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2 ASPETTI CLINICI DELLE PRINCIPALI MALATTIE MENTALI:

 Fattori di rischio

L’analisi dei fattori di rischio suggerisce che la malattia psichiatrica sia


determinata da varie concause:
di tipo biologico: ipotesi genetiche i cui geni coinvolti codificherebbero una
vulnerabilità al disturbo
ipotesi di alterata funzionalità sul piano neuro- trasmettitoriale
di tipo psicologico:
di tipo sociale: relazioni familiari , interpersonali
di tipo culturale
Il primo fattore di rischio è senz’altro costituito dall’ereditarietà seguito dall’
età; un altro fattore di rischio, anche se non confermato da tutti gli studi, è lo
stress materno in gravidanza: gravi eventi psico- sociali stressanti (eventi
bellici, morte del coniuge) che colpiscano la madre nel corso della gravidanza
sembrano incrementare l’incidenza di nati che in seguito svilupperanno un
disturbo.

 Classificazione
Le due più importanti classificazioni psichiatriche si trovano nell’International
Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems (ICD) usato
in Europa e nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders
(Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali DSM), usato negli Stati
Uniti.
Il sistema diagnostico del DSM-IV-TR(Text Revision) elenca 17 principali
categorie di disturbi mentali, che comprendono oltre 400 malattie definite; è un
sistema categoriale, internazionale,  ateoretico, cioè acasuale, fondato
essenzialmente sulla mera descrizione dei sintomi e dei comportamenti
psicopatologici; mira a essere affidabile (cioè, a ottenere gli stessi risultati con

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osservatori diversi) e valido (cioè, a verificare ciò che si è ipotizzato), vale a dire,
ad esempio, che i soggetti diagnosticati come schizofrenici siano realmente
schizofrenici. Il DSM-IV-TR utilizza un approccio descrittivo, in base al quale
prima di porre una diagnosi dovrebbero essere evidenziati i segni e i sintomi
caratteristici di ciascun disturbo.
Nella classificazione ricordiamo:
 Psicosi
 Nevrosi
 Reazioni
 Disturbi del comportamento alimentare
 Disturbi correlati ad abuso alcolico
 Sindromi da deficit di attenzione
 Demenze
 Stress post-traumatico
 Disturbi della personalità

 PSICOSI

Psicosi è una situazione in cui c’è sì, il distacco dalla realtà, ma l’individuo non è
consapevole e, anzi, considera i tentativi di ricondurlo alla realtà come atti di
costrizione e violenza o addirittura come la dimostrazione che esiste un complotto
intorno a lui. Con il termine di Psicosi si indica un gruppo di disturbi caratterizzati da
gravi alterazioni del pensiero, delle senso-percezioni, dell’affettività e della
psicomotricità, che finiscono per influenzare il comportamento stesso del paziente.
L’esperienza psicotica si caratterizza per la perdita dell’aggancio con la realtà fino ad
arrivare alla disgregazione progressiva della personalità.

Gli aspetti evidenti sono:


 Alterazione del pensiero è costituito dalle manifestazioni deliranti; il
delirio è una convinzione non modificabile dal ragionamento o dalla critica
rispetto ad una tematica che ha scarsa o nulla corrispondenza con la realtà e

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hanno contenuti specifici. Altre forme di alterazione del pensiero sono
rappresentate da fenomeni indicati come eco (il paziente percepisce voci
che ripetono il contenuto dei propri pensieri), arresto (il paziente sente un
improvviso blocco nel corso dei pensieri) e diffusione (il soggetto sente che
i suoi pensieri sono condivisi dagli altri). Il pensiero in genere diviene vago
ed oscuro ed il ragionamento perde progressivamente la sua logica per
diventare sempre più incoerente. Possono essere utilizzati neologismi e vi
può essere una perseverazione su alcuni temi o la contaminazione di un
pensiero ricorrente che si inserisce continuamente nel filo del discorso
(inserzione del pensiero).
 Alterazioni delle senso-percezioni sono rappresentate dai fenomeni
allucinatori. L’allucinazione è una percezione alterata di un fenomeno che
non trova riscontro nella realtà esterna.
 Alterazioni della affettività sono caratterizzate da fatuità, capricciosità,
incongruità, apatia, freddezza, distacco emotivo con conseguente
funzionamento e ritiro sociale.
 Alterazioni della psicomotricità sia nel senso dell’eccitamento, del
negativismo fino a giungere all’ arresto psicomotorio del paziente
(catatonia).
Si classificano in:
 Funzionali: disturbi affettività (depressione maggiore e mania )
disturbi deliranti (schizofrenia)
 Organiche: disturbi su base organica del SNC

 Disturbi dell’ Umore ( o dell’affettività)

L’umore è la disposizione affettiva di base oscillante tra i due estremi: piacere e


dolore; la depressione è uno stato psichico caratterizzato da tristezza e dolore
morale particolarmente forti

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I principali fattori di rischio socio-demografici di sviluppare depressione sono il
sesso, l’anamnesi familiare positiva per disturbi depressivi, lo stato civile, la classe
sociale ed il luogo di residenza. Un importante fattore di rischio è rappresentato da
un’anamnesi familiare positiva per depressione: in particolare tra i parenti di primo
grado. Per quel che riguarda lo stato civile, una storia di divorzio o separazione
sembra essere fortemente correlata con un maggior rischio di depressione, infatti i
soggetti stabilmente coniugati o non coniugati sono risultati avere la più bassa
incidenza di depressione, mentre i divorziati hanno mostrato i tassi più elevati.
Tra i pochi studi di incidenza lo studio più noto è il Lundby Study condotto su un
campione di circa 2.500 soggetti selezionati dalla popolazione generale per un
periodo di 28 anni (1947-1975) in cui l’incidenza della depressione è risultata
aumentare progressivamente durante il periodo di osservazione passando dallo 0,14%
allo 0,37% nei maschi e dallo 0,41% allo 0,77% nelle femmine, mentre l’incidenza
annuale calcolata nell’Epidemiologic Catchment Area Study (ECA) del National
Institute of Mental Heath americano ha fornito risultati simili a quelli dello studio
Lundby ed è risultata dell’1,10% nei maschi e del 1,98% nelle femmine.
E’ stata rilevata una stretta correlazione tra eventi esistenziali ed insorgenza di
depressione maggiore sia unipolare, sia bipolare, in particolare sono gli “eventi di
vita”, cioè cambiamenti relativamente repentini nella vita sociale e relazionale
dell’individuo o condizioni di persistente assenza di cambiamento possono essere
parimenti “stressanti” per l’individuo e favorire l’esordio di una sintomatologia
depressiva. Accanto a questo occorre tenere presente il concetto di vulnerabilità che
presuppone la presenza di una determinata condizione o evento che precedentemente
abbia sensibilizzato il soggetto a reagire in maniera abnorme ad una successiva
situazione di stress.
La vulnerabilità può quindi essere in molti casi di tipo genetico, ma anche in una
certa percentuale di casi connessa ad antecedenti di tipo sociopsicologico, quali
esperienze molto precoci di perdita o di separazione da una o entrambe le figure
genitoriali in età infantile.

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In particolare, tra i fattori in grado di aumentare sensibilmente il rischio di
depressione i più importanti sono risultati la perdita di figure genitoriali nell’infanzia
e nell’adolescenza e la presenza di un ambiente familiare particolarmente disturbato,
caratterizzato da frequenti attriti, conflitti intra-familiari e situazioni di abbandono.
L’attenzione dei ricercatori si è progressivamente focalizzata sui modelli cognitivi di
depressione e quindi su alcuni indicatori di vulnerabilità come il livello di autostima e
le caratteristiche attitudinali.
Gli studi epidemiologici al riguardo tendono a fornire dati piuttosto omogenei
riportando un’età media di insorgenza della depressione maggiore intorno ai 25 anni
mentre l’età media di insorgenza del disturbo bipolare risulta essere tendenzialmente
più precoce di quella della forme unipolari.

o Disturbo Depressivo Maggiore ( o unipolare)

La caratteristica essenziale di un Disturbo Depressivo Maggiore è un decorso clinico


caratterizzato da uno o più Episodi Depressivi Maggiori senza storia di Episodi
Maniacali, Misti o Ipomaniacali

Criteri Diagnostici della Depressione (Episodio Depressivo Maggiore)

La caratteristica essenziale di un Episodio Depressivo Maggiore è un periodo di


almeno 2 settimane durante il quale è presente depressione dell’umore o perdita di
interesse o di piacere per quasi tutte le attività. il paziente accusa un sentimento di
tristezza e di dolore morale, si sente colpevole dei suoi limiti o dei suoi errori che non
può perdonarsi, inutile, incapace.

Sintomi: ( min 4) devono persistere per la maggior parte del giorno e per almeno 2
settimane.

L’umore viene spesso descritto dall’individuo come depresso, triste, senza


speranza, scoraggiato,

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abbattuto, malinconico A differenza della tristezza, che può essere considerata
uno stato d’animo normale e passeggero, la depressione si presenta agli occhi
dell’individuo come condizione permanente, immodificabile e quindi senza
speranza. Alcuni individui enfatizzano lamentele somatiche piuttosto che
riferire sentimenti di tristezza. La differenza con la normale ”tristezza
consiste nel fatto che quest’ultima, oltre a poter essere reattiva ad alcuni
avvenimenti della vita particolarmente importanti ( ad esempio, lutto,
separazione, divorzio, malattie, disoccupazione, trasferimento, solitudine e
diverse  altre situazioni avverse), presenta un carattere di transitorietà,
ovverosia,  la persona dopo aver sperimentato i sentimenti di tristezza, vuoto,
mancanza di fiducia e abbattimento, coerenti con l’esperienza di vita che sta
vivendo inizia,  pian piano, un lento ma graduale recupero che gli consentirà,
elaborata l’esperienza negativa, di poter nuovamente affrontare la vita con le
giuste risorse.  Nella depressione la mancanza di speranza, oltre ad essere
cronica e difficilmente scalfibile, è probabilmente uno dei motivi che spinge un
numero significativo di depressi al suicidio

La perdita di interesse o di piacere è quasi sempre presente, gli individui possono


riferire  di non

provare divertimento in attività precedentemente considerate come piacevoli


(hobby, amici,

abitudini, attività ecc.) tanto da mettere in atto un ritiro sociale.

alterazione dell’appetito, in genere una riduzione ma, in alcuni casi è possibile


anche un aumento.

Alterazioni del sonno: insonnia centrale ossia risvegli durante la notte con difficoltà
a riprendere sonno) è il disturbo più comunemente associato.

Le alterazioni psicomotorie possono includere agitazione (ruminazione ossessiva,


rimuginio
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, rallentamento psicomotorio(rallentamento del pensiero dell’eloquio e dei
movimenti del corpo), difficoltà di concentrazione, incapacità di pensare, e/ o
prendere decisioni, a volte problemi di memoria.

Riduzione dell’energia: stanchezza, astenia, faticabilità.

Sentimenti di auto-svalutazione e colpa, ideazione suicidarla, abuso di sostanze,


lamentele somatiche, difficoltà sessuali.

Caratteristiche del Disturbo Depressivo Maggiore

L’ Episodio Depressivo Maggiore non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una
droga, agli effetti collaterali di farmaci o trattamenti  o all’esposizione a una tossina.
Analogamente l’episodio non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una condizione
medica generale.

I sintomi producono degli effetti che, in una sorta di circolo vizioso


paradossale,mantengono e/o aggravano la condizione clinica; ad esempio, il
depresso, a causa della facile faticabilità, tende spesso all’immobilismo ( in genere
sdraiato a letto o sul divano) non sapendo che questa “soluzione non fa altro che
aumentare la faticabilità, ovvero la soluzione trovata è peggio del male.
Si presenta particolarmente invalidante, tanto da compromettere
significativamente i diversi ambiti ( sociale, lavorativo, affettivo ecc.) della vita
dell’individuo.
Un altro esempio è rappresentato dalla relazione tra depressione e ritiro
sociale: tipicamente il depresso tende ad isolarsi (perché si sente indegno, o perché
non ha le forze, oppure perché non vuol essere di peso) riducendo in questo modo i
rinforzi positivi necessari a migliorarne la depressione. Spesso la depressione causa
disoccupazione, problemi coniugali, inabilità ,che inesorabilmente peggiorano il
quadro..

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Trattamento della Depressione

Intervento farmacologico (antidepressivi), intervento psicoterapeutico (efficace la


Terapia Cognitiva) o un intervento combinato psicoterapia più antidepressivi.

La Psicoterapia Cognitiva interviene cercando di individuare e modificare  le


disfunzioni cognitive;inoltre l'analisi funzionale del disturbo (doverizzazione,
interpretazioni catastrofiche, visione degli altri distorta , comportamenti rigidi che
possono, specie in presenza di eventi stressanti, predisporre al Disturbo Depressivo)
e la ricerca dei fattori di mantenimento interpersonali costituiscono un aspetto
fondamentale dell'approccio cognitivo;

L'obbiettivo della terapia è di modificare questi schemi consentendo all'individuo una


visione più realistica e positiva del mondo.

o L’accesso maniacale
è uno stato di eccitamento caratterizzato da euforia, fuga delle idee, iperattività
disordinata, insonnia.
Esordio. Può essere brutale oppure progressivo con uguale frequenza. In ambedue i
casi si nota l’instaurarsi di un senso di euforia, di potenza, dell’impressione di poter
fare tutto facilmente, di un’anomala loquacità, di un’insonnia grave, della tendenza a
spese, comportamenti stravaganti, eccessi alimentari, sessuali, di consumo di
alcoolici.
Sintomi : è eccitato, ha una mimica eccessiva ed esagerata. Il contatto è facile e
superficiale L’umore è euforico, il paziente ha l’impressione soggettiva di un enorme
benessere e piacere; sono però quasi sempre presenti sbalzi di umore molto rapidi dal
riso al pianto, alla collera, alla sospettosità. Le idee del paziente corrono con grande
rapidità senza potersi fermare e provocano una logorrea inarrestabile; l’ideazione è
caratterizzata da temi di grandezza molto fantasiosi, ma non vi è un delirio
organizzato su temi costanti. L’attività è continua, senza sosta né requie, ha un
carattere ludico (risa, canti) e di esibizione. È costante un’insonnia grave, ribelle alle

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cure e non spiacevole per il paziente; il dimagramento è frequente. Sono possibile
grosse spese che possono provocare una catastrofe economica familiare.
o Il Disturbo Bipolare è caratterizzato dall’alternarsi di episodi di eccitamento
accompagnati da Episodi Depressivi Maggiori.

 Disturbi deliranti (schizofrenia)

La schizofrenia è una sindrome (dal greco “sin” e “dromos”, che significa “insieme
di sintomi che concorrono a formare una malattia”). Letteralmente significa “frattura
della mente” o “mente divisa” ed è caratterizzata, secondo le convenzioni
scientifiche, da un decorso superiore ai sei mesi (tendenzialmente cronica o
recidivante), dalla persistenza di sintomi con una gravità tale da limitare le normali
attività della persona:

 allucinazioni,

 deliri,

 difficoltà a focalizzare l’attenzione,

 disturbi del pensiero,

 comportamenti stereotipati,

 appiattimento affettivo,

 catatonia.

“Poli sintomatologici” della schizofrenia: sintomi negativi” e sintomi positivi

I sintomi positivi sono quelle manifestazioni che il malato ha in più rispetto


all’individuo sano, ovvero:

 Allucinazioni (dal latino allucinare, abbagliare): sono percezioni che esistono


solo nella mente del paziente. Pur potendo interessare tutti i sensi (udito, vista,
tatto, gusto ed olfatto), la forma più frequente è data dall’udire delle voci. Le

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voci possono conversare con lui, avvertirlo di eventuali minacce o impartirgli
degli ordini.

 Deliri (dal latino de-lirare, uscire dal confine) sono convinzioni personali
irrazionali ed erronee, che pur non avendo nessun riscontro oggettivo ed
evidente, vengono strenuamente sostenute dal paziente. Le convinzioni
deliranti, possono essere di vario tipo: avere poteri particolari o talenti speciali
come controllare terremoti o essere in comunicazione con Dio, o ancora essere
oggetto di azioni malvagie e persecutorie da parte di familiari o conoscenti.

 Pensiero disorganizzato: i pensieri più intimi, i sentimenti, sono spesso vissuti


come condivisi o conosciuti dalle altre persone. I pensieri, sembrano non avere
nessi logici e il discorso della persona può essere difficile da seguire per la
rapidità con cui il paziente passa da un concetto ad un altro o da un soggetto ad
un altro. La terminologia e la sintassi possono essere bizzarre e possedere un
senso solo per chi parla. A volte le persone pensano che i loro pensieri siano
trasmessi, rubati, controllati o influenzati da agenti esterni (demoni,
extraterrestri)

 Dissociazione del pensiero: distorsione della forma del pensiero come la


tendenza a costruire frasi incomprensibili, ad inventare parole inesistenti, a
passare in continuazione da un argomento all’altro. In sostanza, l’individuo
tende a manifestare delle idee sconnesse.( insalata di parole)

 Comportamento bizzarro: che si manifesta con un comportamento


stravagante o aggressivo nei confronti di situazioni che il malato non riesce ad
affrontare in altro modo. Alcune volte il paziente schizofrenico, assume
posture strambe, trasgredisce le regole della convivenza sociale (si denuda in
pubblico) o manifesta comportamenti incongruenti con la situazione (ride ad
un funerale).

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 Sintomi negativi

Sono quelli più insidiosi, quelli che si insinuano silenziosamente, impoverendo


progressivamente la vita del paziente, togliendo l’impalcatura alla sua esistenza.

Quindi è preferibile parlare, più che di sintomi, di perdita di sentimenti ed emozioni,


perché il malato non reagisce ad eventi che dovrebbero scuoterlo e non prova
emozioni che altre persone in determinate circostanze proverebbero.

In sintesi, lo schizofrenico manifesta:

 Perdita di slancio vitale, comportamento abulico (privo di volontà), senza


iniziativa, perdita di energie interiori: la mancanza di interesse per la vita,
per il lavoro o le attività ricreative, si manifestano nell’inattività completa che
porta il paziente a trascorrere giorni interi senza fare niente ed addirittura
trascurando la propria igiene o alimentazione.

 Massiccia restrizione degli interessi e delle attività

 Isolamento/Ritiro sociale: si riferisce ai problemi nell’allacciare e mantenere


amicizie, coloro che soffrono di schizofrenia possono avere poche relazioni
intime ed avere contatti superficiali e sporadici con il prossimo. Nei casi
estremi possono chiudersi totalmente alla vita sociale

 Scarsa concentrazione

 Apatia: totale stato di indifferenza e disinteresse nei confronti di qualsiasi tipo


di stimolo

 Appiattimento emotivo (mancanza di emozioni): spesso, i pazienti con


schizofrenia non riescono ad esprimere emozioni e possono non avere nessuna
reazione in presenza di eventi tristi o felici oppure possono reagire in maniera
non appropriata. La fissità della mimica facciale e la monotonia dell’eloquio
sono alcune manifestazione di questo appiattimento.

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 Povertà del pensiero: il pensiero è poco ricco e male articolato, la povertà
espressiva delle frasi brevi, delle risposte a monosillabi, dei silenzi
interminabili, testimoniano questa difficoltà. Può verificarsi anche che lo
schizofrenico parli liberamente usando parole convenzionali che, combinate tra
loro, non conferiscono significato al discorso (insalata di parole).

Accade spesso che in un individuo, tutti questi sintomi, non si presentino


contemporaneamente. Una sindrome schizofrenica infatti, può essere caratterizzata
anche da soli sintomi negativi e, spesso, in assenza di elementi palesemente
disturbanti, come possono essere le manifestazioni comportamentali dei sintomi
positivi, accade che quelli che sono segnali allarmanti, passino inosservati o
banalmente additati come indici di esasperata introversione.

Diagnosi:

La diagnosi è molto complessa, specie in fase precoce, perché la caratteristica


fondamentale del disturbo è la variabilità della tipologia dei sintomi e il loro decorso:
non esistono sintomi caratteristici uguali e definiti per tutti i malati, mentre esiste una
ricorrente associazioni dei sintomi.

Cause:

Origine multifattoriale: un complesso mix di fattori genetico - biologico –


psicologici ( un aumento della produzione della dopamina come le esperienze
soggettive e il contesto familiare in cui il paziente affetto da schizofrenia viene
allevato e in cui vive, poiché è dimostrato che l'ambiente è determinante nello
sviluppo della malattia. ).

Forme:

La malattia si manifesta in modo differente a seconda dei diversi contesti culturali e


socioeconomici: la schizofrenia è più frequente nelle classi sociali disagiate e,
generalmente, chi si ammala tende a discendere nella scala sociale peraltro, come

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dimostrano i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nei paesi in via di
sviluppo la malattia a decorso ed esito più favorevole.

Classificazione: si basa principalmente sulla sintomatologia clinica:

 1) schizofrenia di tipo paranoide:

 comparsa dei sintomi in età più tardiva (dopo i 40 anni) rispetto agli altri tipi

 prevalgono idee fisse, allucinazioni e deliri: il contenuto ideativo dei pazienti è


caratterizzato da idee di riferimento e da deliri non sistematizzati.

 In questo tipo sono molto frequenti le allucinazioni e vi predominano quelle di


tipo uditivo.

Le allucinazioni sono assenti quando la personalità è discretamente conservata e i


deliri sono sistematizzati. L’evoluzione della malattia può essere rapida e condurre in
breve tempo ad una regressione avanzata, di solito però, questa è molto più lenta che
negli altri tipi.

I malati paranoidi sono quelli che conservano un miglior contatto con l’ambiente e
possono adattarsi meglio alla vita ospedaliera. A volte i deliri li rendono ribelli e
violenti. Gli impulsi omicidi sono più frequenti in questo gruppo che negli altri.

 2) schizofrenia di tipo ebefrenico: caratterizzata prevalentemente da:

  apatia, disinteresse, disadattamento ed incapacità a svolgere le normali attività


quotidiane

 prevale la dissociazione del pensiero

 si sviluppa quando il paziente è ancora giovane ed è la più difficile da


diagnosticare.

 I deliri sono poco sistematizzati; predominano solo quelli di grandezza, le idee


ipocondriache (soggetti sani che credono di essere malati) con eccessiva
preoccupazione per il proprio corpo.

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 le allucinazioni, a differenza di quelle del tipo paranoide, sono di contenuto
piacevole e più frequenti.

 L’atteggiamento del paziente è apatico e distaccato, spesso sorride a


sproposito. Nei casi di rapida regressione sono notevoli le alterazioni del
linguaggio (sproloquio di parole, associazioni per assonanza e neologismi).

 La prognosi è decisamente sfavorevole.

 3) nella schizofrenia di tipo catatonico prevalgono :

 fenomeni come lo stupore catatonico (soppressione di ogni movimento), il


negativismo (manifestazioni oppositive)

 i "disturbi della volontà" o disorganizzazione comportamentale.

 I sintomi catatonici sono molto marcati e ad un periodo di eccitazione (che può


mancare) segue uno stato di immobilità, che può essere di vario grado: dallo
“stupore catatonico”, che simula una paralisi totale di qualsiasi attività, ad una
riduzione al minimo di tutte le attività o ad un blocco della volontà. A volte
segue la volontà degli altri al posto della sua e perciò è molto obbediente.
L’esaminatore può mettere il corpo del paziente nelle posizioni più scomode ed
il paziente vi rimarrà.

 Un fenomeno presente che sembra l’opposto di questa suggestionabilità è il


negativismo: invece di fare ciò che gli si dice il paziente fa il contrario.

 I deliri e le allucinazioni sono possibili e spesso sono di tipo cosmico e


universale.

 La prognosi è favorevole.

 4) schizofrenia di tipo semplice:

 si manifesta dopo la pubertà con un progressivo disinteresse del paziente per


tutto ciò che lo circonda. Il soggetto rifiuta di uscire, di andare a scuola, di

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lavorare, restringe le sue attività, riduce i contatti umani e infine sviluppa quasi
solo i sintomi principali ed essenziali della schizofrenia.

 Il contenuto ideativo è caratterizzato da una scarsità di idee, mentre sono


assenti le allucinazioni, i deliri, le idee di riferimento ed altri sintomi
conclamati.

 La prognosi è negativa. Il paziente non ha praticamente alcuna possibilità di


tornare sano.

5 Schizofrenia infantile: è’ caratterizzata da un precocissimo distacco emotivo


dall’ambiente e da un comportamento negativo di fronte agli stimoli sociali; sono
rari i deliri. Diversamente da quanto succede nella schizofrenia post-puberale in
ambienti favorevoli rimane un rapporto emotivo positivo con uno dei genitori, più
raramente con entrambi. L’intelligenza anche se non valutabile con le comuni
scale, data l’incapacità a concentrarsi di questi pazienti, originariamente, in
genere, è normale, se non alta. Si nota una grande precoce sensibilità per i colori.
Si divide in forma infantile, con esordio sotto i 10 anni, prepuberale e giovanile.

Non sono tutti d’accordo nel chiamare schizofrenia senile quei disturbi del
comportamento che compaiono dopo il sessantesimo anno di età e che non sono da
attribuirsi a lesioni cerebrali organiche evidenziabili.

 Terapia:

La terapia della schizofrenia è uno dei problemi principali che si trova ad affrontare
la psichiatria contemporanea.

Quasi 50 anni di progresso farmacologico hanno reso la malattia quasi sempre


“curabile” ma certamente non ancora “guaribile”.

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 Approccio Farmaceutico:

La classe di psicofarmaci utilizzati per il trattamento delle psicosi sono definiti con il
termine neurolettico (o antipsicotico).

Possono essere somministrati per via orale, intramuscolare o endovenosa: a dosaggi


adeguati riducono il delirio, le allucinazioni, le anomalie comportamentali degli
psicotici, favorendone il reinserimento sociale. Se assunti da un soggetto non
psicotico non producono uno stato di sedazione quanto piuttosto una estrema
indifferenza agli stimoli ambientali e un fortissimo appiattimento emotivo . Sono
distinti in due classi:

Antipsicotici tipici (o di prima generazione) - 1949:

 Il meccanismo prevede il blocco di alcune vie della dopamina

 Efficacia contro i sintomi positivi

 Scarsa/nulla efficacia sui sintomi negativi

 Una sottopopolazione di pazienti non risponde

 Gravi effetti collaterali

Antipsicotici atipici (o di seconda generazione) - 1970:

 Il meccanismo prevede il blocco di alcune vie della serotonina e, in modo


minore, per alcune vie della dopamina.

 Efficace sia sui sintomi positivi che negativi

 Effetti collaterali meno marcati

 I neurolettici classici “tipici” hanno permesso un buon controllo nella maggior parte
dei casi della sintomatologia positiva (deliri, allucinazioni) e della disorganizzazione,
ma si sono mostrati poco efficaci nella terapia dei sintomi negativi. I recenti farmaci
“atipici” hanno permesso un altro progresso mostrando una maggiore efficacia dei

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precedenti sulla sindrome negativa primaria e secondaria con una incidenza
estremamente bassa di sintomi indesiderati di tipo extrapiramidale.

Effetti collaterali:

Gli effetti collaterali più comuni sono pesantezza del capo, torpore, debolezza, senso
di svenimento, secchezza della bocca e difficoltà di accomodazione visiva,
impotenza, stitichezza, difficoltà urinarie, sensibilizzazione della pelle (alterazione
del colorito ed eruzioni cutanee), alterazione del ciclo mestruale, tendenza
all'ingrassamento, aumento della temperatura corporea, impotenza, sbalzi di
pressione sanguigna; possono accentuare la tendenza alle convulsioni i pazienti
epilettici.
Un uso cronico di questi farmaci va generalmente a interferire in modo eccessivo con
altre vie dopaminergiche generando così due particolari sindromi chiamate: Sindrome
neurolettica e sindrome extrapiramidale.

 Sindrome neurolettica: La sindrome maligna da neurolettici costituisce la più


grave fra le reazioni avverse alla terapia neurolettica. La sindrome é
caratterizzata da rigidità muscolare, febbre, segni di compromissione del
sistema nervoso vegetativo, riduzione o perdita dei movimenti della
muscolatura volontaria, alterazioni dello stato di coscienza che possono
progredire fino allo stupore e al coma

 Sindromi extrapiramidali: consistono in sintomatologie simili al morbo di


Parkinson caratterizzate quindi da tremori, bradicinesia eccetera. Tra gli effetti
extrapiramidali vi sono rigidità dei muscoli e dei movimenti, mancanza di
espressività del volto, irrequietezza motoria, lentezza o blocco dei movimenti,
rallentamento della ideazione e dei riflessi.

 Approccio psicologico:

Un importante aspetto della terapia sta nel poter parlare con qualcuno. Il metodo
esatto potrebbe variare per soddisfare le esigenze individuali del paziente e la fase
dell'episodio psicotico. Un individuo che si trova nella fase acuta di una psicosi
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potrebbe semplicemente voler sapere che c'è qualcuno che può capire la sua
esperienza e che può rassicurarlo che si rimetterà. Col progredire della fase di
ricupero,egli potrebbe chiedersi “perché questo è capitato proprio a me?” ed imparare
mezzi pratici per prevenire l'insorgenza di altri simili episodi, per esempio come
gestire lo stress e come riconoscere i segni premonitori di una crisi psicotica.

La terapia psicologica può aver luogo su una base individuale o di gruppo.

  La guarigione:

I tempi della guarigione variano da una persona all'altra. Alcuni si rimettono


velocemente con minimo intervento, mentre altri hanno bisogno di supporto più a
lungo. Per rimettersi dal primo episodio psicotico di solito ci vogliono parecchi mesi
di tempo. Se i sintomi continuano oppure ritornano un'altra volta il processo di
ricupero potrebbe durare più a lungo. Alcuni vanno incontro ad un periodo difficile
che potrebbe durare mesi o anche anni prima che le cose effettivamente si
normalizzino. L'importante è tener presente che la psicosi è una malattia curabile.

 NEVROSI

Nevrosi è un disturbo che comporta disagio soggettivo per l’individuo di cui


l’individuo stesso è consapevole e nei confronti del quale è critico, ossia ammette
questa sofferenza e in genere cerca aiuto.Le nevrosi sono disordini dei sentimenti,
delle idee e dei comportamenti; riconosciuti come patologici dallo stesso paziente;
manifestanti in modo simbolico un conflitto interno alla psiche del paziente; non
implicanti una frattura nel rapporto con la realtà. Gli sconvolgimenti sociali - guerre,
emigrazioni, crisi sociali – provocano un loro aumento. I traumi dell’infanzia ed il
tipo di educazione ricevuto hanno grande importanza nel loro sviluppo.
Sintomi comuni a tutte le nevrosi: Ansia, Disturbi sessuali (impotenza,
parziale o totale, e frigidità), Disturbi del sonno (Comprendono difficoltà ad
addormentarsi o a riaddormentarsi, incubi, risvegli precoci, sonno che non ristora
dalla fatica), Stanchezza nevrotica ( Maggiore al mattino che di sera; non diminuisce

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ma aumenta con il riposo e l’inattività); Manifestazioni aggressive. (Sia dirette:
irritabilità, oppositività, intolleranza) sia indirette (ironia, sarcasmo, indifferenza
affettiva).

o Disturbi d’Ansia

L'ansia può essere considerata come uno stato "spiacevole" di preoccupazione o


di attesa di un pericolo che però non è definito, questa condizione la differenzia
dalla paura dove l'oggetto è invece definito o circoscritto.
Gli stati ansiosi sono sostenuti dalla considerazione che scopi, obiettivi, interessi o
investimenti della persona sono gravemente minacciati, ovvero la persona avverte
il rischio che questi "beni" possono essere compromessi o perduti. Gli scopi
minacciati ritenuti fondamentali per la persona possono essere di diversa natura e
naturalmente variano da individuo a individuo, ad esempio possono riguardare
aspetti o valutazioni legati alla propria persona ( essere una persona amabile, di
valore, stimata, ammirata, in salute etc.) o a persone care ( futuro dei figli, salute
dei propri cari, rapporto affettivo con il proprio partner etc.). In questo senso,
l’ansia può essere considerata quindi come una sorta di allarme che segnala la
presenza di una minaccia  a “beni” considerati irrinunciabili. L’ ansia segnala la
minaccia, mentre la depressione indica la  perdita di uno scopo o di un bene
considerato irrinunciabile o comunque importante.
Lo stato ansioso si caratterizza infatti per l’aumento delle normali risposte
fisiologiche( aumento del battito cardiaco, difficoltà respiratorie, sintomi
neurovegetativi come sudorazione, bocca secca, vampate di calore,
iperventilazione etc.), psicologiche ( la persona ansiosa percepisce il timore o la
paura di qualcosa di indefinito, ha la sensazione che stia per succedere qualcosa di
negativo, gli stati di apprensione e preoccupazione si fanno frequenti cosi come le
rimuginazioni) e comportamentali, come se l’organismo raccogliesse le forze per
fronteggiare, con l’attacco o la fuga, una minaccia o un pericolo.

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Ovviamente l’ansia, quando non assume le caratteristiche patologiche, ha una
funzione adattiva molto importante poiché ci consente di affrontare situazioni
impegnative con un maggior grado di “combattività”; in effetti la letteratura e gli
studi sulla“curva dell’ansia”hanno dimostrato che in situazioni prestazionali
importanti ( ad esempio un esame scolastico, un colloquio di lavoro, una
prestazione sportiva etc.) moderati livelli di ansia garantiscono una performance
più efficace rispetto a livelli di ansia troppo bassi o troppo alti.
Livelli troppo bassi d'ansia non aiutano la motivazione mentre livelli troppo alti
di ansia aumento il rischio di ansia da prestazione ( pensiamo all'ansia d'esame o
all'ansia da prestazione sessuale)che può compromettere seriamente la
performance dell'individuo. L'eccessivo livello d'ansia rappresenta un importante
fattore di perturbazione, spesso l'individuo anticipa in maniera catastrofica (ansia
anticipatoria) l'esito della prova anche perche il buon esito della prova assume
caratteri assolutistici ( "non posso fallire, non devo sbagliare, devo riuscirci a tutti
costi) il che, in una sorta di circolo vizioso, contribuisce ad aumentare l'ansia. In
questi casi possono essere comuni "vuoti di memoria", sintomi neurovegetativi,
confusione che compromettono il buon esito del risultato.
Una altra forma d'ansia abbastanza invalidante è costituita dall'ansia di
separazione che si manifesta con una eccessiva angoscia nel momento in cui il
bambino o l'adulto è "costretto" a separarsi, anche per brevi momenti, dalla figura
di accudimento. Un eccessivo livello d'ansia può anche associarsi ai disturbi del
sonno, principalmente all'insonnia iniziale o frequenti risvegli notturni. In
sostanza, l’ansia non è disadattava ma lo diventa quando diventa eccessiva; inoltre
è da sottolineare che l’ansia e significativamente determinata da fattori
temperamentali, nel senso che ognuno di noi presenta un ansia di base ( misurabile
con particolari strumenti come lo STAI) costituzionale  che può influenzare, in
concomitanza di altri fattori, l’eventuale esordio di un disturbo d’ansia. Se in
condizioni di normalità l’ansia rappresenta una specie di allarme adattivo, nella
sua espressione patologica assume una connotazione disfunzionale come nei

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disturbi d’ansia.  Nei diversi disturbi descritti, l'ansia si presenta con modalità ed
intensità differenti:
 Disturbo d'Ansia Generalizzato lo stato ansioso diventa cronico,  le
rimuginazioni e le preoccupazioni accompagnano l'individuo per gran parte del
tempo, oltre a tutta una serie di manifestazioni somatiche dell'ansia;
 nelle Fobie (Specifica e Sociale) il disturbo d'ansia si manifesta solo in
particolari circostanza, ovvero quando l'individuo si trova, o teme di trovarsi, 
nella situazione o condizione fobica, in questi casi l'ansia  può innescare un
vero e proprio attacco di panico
 L'intensità dell'ansia caratterizza il Disturbo di Panico: in pochi minuti l'ansia
può assumere un intensità talmente elevata da far temere l'impazzimento o
l'imminente morte dell'individuo.
 Nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo, l'ansia è invece legata alle ossessioni, in
genere egodistoniche, e alla messa in atto dei rituali; in questo disturbo l'ansia
aumenta in maniera esponenziale (questo fattore è stato sfruttato ai fini del
trattamento) quando l'individuo non è nelle condizioni di poter mettere in atto i
rituali.
L'ansia, oltre ad essere caratterizzata da vissuti di preoccupazione, apprensione,
confusione, testa vuota, e spesso accompagnata da manifestazioni somatiche. I
sintomi somatici possono investire ogni sistema o apparato. Frequentemente si
manifestano sintomi cardiovascolari come tachicardia, palpitazioni, extrasistoli,
alterazioni della pressione arteriosa e dolori al torace o in sede precordiale. Talora
l’individuo  lamenta  difficoltà  respiratorie con improvvise sensazioni di
soffocamento o di mancanza del respiro. Comuni sono i disturbi gastrointestinali
che si manifestano con stitichezza, diarrea, nausea, vomito, bruciore o dolore
gastrico.I disturbi somatici più frequenti sono i sintomi cosiddetti
"neurovegetativi" quali sudorazione, sensazioni di freddo o di caldo, bocca secca,
senso di vertigine o di sbandamento. Comuni sono i disturbi del sonno con
difficoltà di addormentamento o risvegli frequenti durante la notte e disturbi
dell'alimentazione sia con riduzione che con aumento dell'appetito.

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o I Disturbi Somatomorfi

Rappresentano una categoria all’interno della quale sono racchiusi

sintomi fisici non imputabili a condizioni mediche generali, all’uso di sostanze o ad


altro disturbo mentale; è necessario che i sintomi non siano intenzionalmente prodotti
dall’individuo che pregiudicano la qualità della vita del soggetto arrecando disagio
e/o compromettendo i diversi ambiti dell’ individuo (sociale, lavorativo, affettivo
ecc.). I Disturbi Somatoformi possono dunque rappresentare una specie di “anello
di congiunzione” tra il versante psichico e quello somatico. In altre parole, il processo
di somatizzazione potrebbe iniziare dalla valutazione cognitiva di un evento o
situazione a cui si accompagna, se l’evento è valutato negativamente come minaccia,
la risposta di stress, ansia o paura che a loro volta innescano ed iper-attivano, come
una sorta di segnale d’allarme,  le risposte del sistema nervoso autonomo che, se
abnormi o croniche, possono creare problemi fisici. Di solito i Disturbi
Somatoformi (Psicosomatici) si manifestano con danni fisici a carico dei diversi
apparati o sintomi pseudoneurologici; a livello dell’apparato gastrointestinale (ulcere,
gastriti, coliti ecc.), dell’apparato respiratorio(asma, iperventilazione), dell’apparato
urogenitale(dolori mestruali, impotenza, eiaculazione precoce, anorgasmia ecc.),
dell’apparato cardiocircolatorio(ipertensione, aritmia, tachicardia), della
pelle(orticaria, allergie, dermatite, psoriasi ecc.) del sistema muscolare(crampi,
mialgia, artrite, cefalea ecc.). Spesso, i pazienti che presentano questo tipo di Disturbi
manifestano significative difficoltà nell'espressione delle emozioni, nella gestione
dell'ansia o della rabbia,mancano di efficaci strumenti per fronteggiare lo stress,
risultato scarsamente assertive nelle relazioni interpersonali che spesso risultano poco
gratificanti o frustranti.

Ipocondria:è la preoccupazione legata alla paura di avere o alla convinzione di


avere una grave malattia, basata sulla erronea interpretazione di sintomi o funzioni
corporee. L’ipocondriaco presta particolare attenzione a qualsiasi segno o sintomo
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che in qualche modo possano “provare” i propri timori; egli “scannerizza”
continuamente il proprio organismo focalizzandosi ed interpretando erroneamente
ogni minima variazione (battito cardiaco, respirazione, colorito del viso, lievi mal di
testa o dolori vari ecc.), questa iper-attenzione ovviamente aumenta il rischio che
qualche sintomo inevitabilmente viene trovato confermando, in una sorta di circolo
vizioso, le preoccupazioni iniziali.

L’Ipocondriaco è sempre alla ricerca dirassicurazioni,che tipicamente hanno un


effetto blando mentre stressano cronicamente i familiari e quanti gli stanno vicino, e
di specialisti in grado di diagnosticare la malattia temuta. Le continue visite mediche
e i possibili effetti iatrogeni possono peggiorare il quadro in quanto l’assunzione di
medicine o gli effetti degli eventuali interventi chirurgici possono indebolire
l’organismo; generalmente l’ipocondriacorifiuta l’invito a rivolgersi ad uno
specialista della salute mentale. Tutta la vita è orientata verso questo timore
pregiudicando significativamente la qualità della vita del soggetto e dei propri
familiari., Le relazioni sociali e lavorative vengono significativamente compromesse
poiché l’ipocondriaco richiede continuamente rassicurazioni, non si sente compreso,
pretende un trattamento privilegiato, monopolizza le discussioni su tematiche inerenti
la propriamalattia, troppe assenze dal lavoro. Storie di gravi malattie o la morte di
qualche persona significativa nell’infanzia sembrano predisporre al disturbo. Spesso
il disturbo è scatenato da un evento casuale quale può essere la malattia e/o la morte
di una persona cara, una propria malattia,notizie legate a particolari malattie. Questi
eventi attivano false credenze circa il proprio stato di salute che si manifestano
attraverso immagini (Nat) spaventosi che causano l’interpretazione errata di
manifestazioni corporee normali in pericolosi sintomi di malattie mortali. Le
immagini o Nat possono, ad esempio, riguardare: Immagini del cuore palpitante
che esplode-Immagini dei polmoni che non si riempiono completamente d’aria -
Immagini di emorragie cerebrali Immagini del corpo devastato dal cancro -
Immagini di sofferenze atroci legate alla devastazione del corpo

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 Reazioni (o Disturbo dell’Adattamento)

A) Depressione normale

Condizione affettiva normale e transitoria, che si verifica successivamente ad eventi


particolarmente dolorosi od emotivamente stressanti. L'autore sottolinea il fatto che
questo tipo di depressione non costituisce una vera e propria malattia, dal momento
che l' intensità è compatibile con l'evento che l'ha scatenata Un esempio è
rappresentato dalla reazione normale che consegue ad un lutto, in cui, generalmente,
l'individuo attraversa cinque fasi progressive (negazione, protesta, rabbia e colpa,
nostalgia, accettazione e spostamento degli investimenti su altri oggetti)

B) Depressione reattiva

Questo tipo di depressione è simile alla precedente per il fatto che consegue ad un
evento psicosociale scatenante, come può essere un lutto, una separazione, un
fallimento, ma se ne differenzia per una maggiore intensità e durata

Si possono inserire in questa categoria la reazione da lutto,la sindrome della tristezza


cronica (che colpisce soggetti in contatto continuativo con problematiche personali e
familiari particolarmente frustranti, come la malattia di un familiare); la depressione
post partum e gravidica

La caratteristica fondamentale di un Disturbo Reattivo è una risposta psicologica ad


uno o più fattori stressanti identificabili che conducono allo sviluppo di sintomi
emotivi o comportamentali clinicamente significativi. I sintomi devono svilupparsi
entro 3 mesi dall’esordio del fattore o dei fattori stressanti. La rilevanza clinica della
reazione è indicata dal notevole disagio, che va al di là di quello prevedibile in base
alla natura del fattore stressante, o da una significativa compromissione del
funzionamento sociale  scolastico o lavorativo. Il disturbo deve risolversi entro 6
mesi dalla cessazione del fattore stressante (o delle sue conseguenze);  i sintomi
possono persistere per un periodo prolungato (cioè, più di 6 mesi) se si manifestano
in risposta ad un fattore stressante cronico

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 DISTURBI COMPORTAMENTO ALIMENTARE

I Disturbi della Alimentazione sono caratterizzati dalla presenza di grossolane


alterazioni del comportamento alimentare. Rappresentano un argomento di
drammatica attualità, recenti indagini attestano che l’Anoressia costituisce la prima
causa di morte per “malattia” nelle giovani donne mentre le statistiche
epidemiologiche evidenziano che il Disturbo, negli ultimi 40 anni, è praticamente
raddoppiato; per di più la localizzazione delle aree geografiche interessate sembra
ampliarsi a ritmi preoccupanti. Sono indubbiamente legati a variabili culturali poiché
la frequenza  del disturbo risulta massima in  determinate culture è minimali, se non
addirittura assente,  in altre. La cultura occidentale, opulenta e consumistica,  ha
enfatizzato modelli di successo basati più sull’apparire che sull’essere, di
conseguenza il corpo è stato assunto come palcoscenico attraverso il  quale  ( la
moda, la magrezza ed look in generale) è possibile mostrare i criteri di “successo”
richiesti. Nella cultura occidentale i canoni di bellezza e di successo sono improntati
sulla magrezza;le modelle, le “veline” e, in generale, i personaggi dello spettacolo
ammirati per il loro successo esibiscono corpi perfetti, immuni da qualsiasi
imperfezione (spesso grazie anche all’intervento della chirurgia estetica). E’ ovvio,
specie in adolescenza dove l’identità dell’individuo è in fase di costruzione  (vedi
sezione Adolescenza del presente sito),  che i modelli di successo tendono ad essere
imitati  nelle loro caratteristiche essenziali che, nel caso di modelli dello spettacolo,
non possono che essere caratteristiche di tipo corporeo (magrezza e bellezza).
La psicopatologia si intreccia dunque con la cultura in cui si manifesta e  ne
assume per cosi dire l’”abito”;  l’importanza della valenza culturale può essere
provata, dal fatto che nella cultura africana o in altre zone del mondo ( dove si muore
letteralmente di fame!!!) il Disturbo praticamente non esiste; Nelle culture dove
procurarsi da mangiare ogni giorno non è scontato i criteri di bellezza e successo
sono praticamente opposti a quelli occidentali, ad esempio la corporatura robusta e i
fianchi larghi nelle donne africane sono segni estetici apprezzabilissimi poiché in

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quella cultura queste caratteristiche fisiche sono segno di ricchezza e salute, inoltre
una donna con queste caratteristiche garantisce un maggior successo riproduttivo
garantendo la trasmissione dei geni del partner. Queste osservazioni  indicano che
sicuramente vi è un connubio, una “complicità”, tra le manifestazioni
psicopatologiche  e la cultura ove queste si esprimono.

I Disturbi Alimentari “sfruttano” la teatralità del corpo per manifestare disagio e


sofferenza proprio come cent’anni fa, in un assetto culturale in cui la donna era vista
ancora come subalterna, la stessa funzione era toccata all’Isteria e alle sue
manifestazioni di “rottura”.

Questa sezione di disturbi comprende due categorie specifiche, l’Anoressia Nervosa


e la Bulimia Nervosa. La caratteristica comune ad entrambi i disturbi, è la presenza
di una alterata percezione del peso e della propria immagine corporea

Caratteristiche dell’ Anoressia

rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra del peso minimo normale, intenso
timore di acquistare peso, presenza di una alterazione dell’immagine corporea per
ciò che riguarda forma e dimensioni corporee. L’individuo mantiene un peso
corporeo al di sotto di quello minimo normale per l’età e l’altezza. La perdita di
peso è primariamente ottenuta tramite la riduzione della quantità totale di cibo
assunta; in aggiunta possono essere messe in atto condotte di eliminazione
(es.vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi e diuretici) o la pratica
eccessiva di attività fisica, allo scopo di perdere peso.

 L’intensa paura di “diventare grassi”, presente nei soggetti con questo disturbo, non
è solitamente mitigata dal decremento ponderale. Anzi, in molti casi la
preoccupazione per il peso corporeo aumenta parallelamente alla perdita reale di
peso.  La percezione ed il valore attribuiti all’aspetto fisico ed al peso corporeo
risultano distorti in questi soggetti. Possono adottare le tecniche più disparate per
valutare dimensioni e peso corporei, come pesarsi di continuo, misurarsi

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ossessivamente con il metro, o controllare allo specchio le parti percepite come
“grasse”. Tipicamente i soggetti affetti da anoressia ingaggiano una guerra ferrea nei
confronti del cibo e di tutto ciò che lo rappresenta; l’umore e l’autostima sono
fortemente condizionati dalla perdita di peso nei confronti del quale il soggetto si
mostra tenace e determinato nonostante la pesante compromissione della salute fisica.
Questa costante ricerca del dimagrimento a tutti costi impone al soggetto anoressico
un autodisciplina quasi ascetica che prevede regole e prove di volontà  ai limiti della
sopportazione (  ad es., il soggetto nonostante la precarietà del proprio fisico dedica
molto tempo all’attività sportiva con l’unico scopo di perdere calorie, o si impone
regole rigidissime per resistere ai “morsi” della fame). Il disturbo è spesso seguito da
amenorrea mentre un ritardo del menarca può registrarsi nei soggetti  pre-puberi.
Nonostante il drammatico dimagrimento e le crescenti preoccupazioni dei familiari
il soggetto anoressico ha una scarsa consapevolezza della malattia per cui è difficile,
in sede terapeutica, aspettarsi un atteggiamento collaborativo, al contrario non sono
infrequenti i casi di vero e proprio sabotaggio delle prescrizioni.

Caratteristiche della Bulimia


La Bulimia Nervosa è caratterizzata da ricorrenti episodi di “abbuffate” seguiti
dall’adozione di mezzi inappropriati per controllare il peso, come il vomito
autoindotto, l’uso di lassativi,diuretici o altri farmaci, digiuno post abbuffata ed
esercizio fisico eccessivo

 In genere i soggetti Bulimici provano un forte senso di vergogna per le loro


condotte alimentari e di conseguenza le abbuffate avvengono in solitudine
quando si è certi di non essere scoperti.
 Durante questi episodi il soggetto continua ad ingoiare cibo, di solido
rapidamente, finché non si sente tanto pieno da star male.
 Di  solito l’abbuffata è preceduta da sentimenti di insoddisfazione relativi al
proprio corpo,al peso, o  può essere scatenata da delusioni sociali, umore
disforico o, più semplicemente, dalla fame che segue una dieta compensatoria

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 L’abbuffata lenisce questi sentimenti solo momentaneamente, lasciando il
soggetto in preda all’autocritica e alla depressione
 La crisi bulimica è tipicamente accompagnata dalla sensazione di perdere il
controllo (da alcuni descritti come un esperienza di derealizzazione) o di non
resistere all’impulso
 Ricorso a comportamenti compensatori inadeguati finalizzati a prevenire
l’aumento di peso a seguito dell’abbuffata: vomito autoindotto, uso di
lassativi e diuretici,
 Gli individui affetti dal Disturbo attribuiscono grande importanza al peso e alla
forma del corpo tanto che questi elementi  ne condizionano i livelli di
autostima

 Caratteristiche del Disturbo


il soggetto bulimico può mimetizzarsi anche per anni, poiché, egli si presenta, nella
maggior parte dei casi, come normo peso o con alterazioni ponderali non
significative. Il trattamento è di tipo farmacologico e psicoterapeutico

 Disturbi correlati all’abuso di alcol


Alcoolista è un consumatore di alcool in eccesso che presenta sia uno specifico
disturbo psichico sia manifestazioni che minacciano la salute, la vita relazionale, il
comportamento. Queste persone necessitano di una cura.
Una definizione più semplice chiama alcoolista una persona che non è più in grado di
astenersi dal consumo di alcool.
L’alcool ha un’azione anestetizzante ed euforizzante: è un antidolorifico ed un
antidepressivo di facile acquisizione, anche se assai dannoso. Il consumo medio al di
sopra del quale si instaura l’alcoolismo è di 150 centimetri cubici/millilitri di alcool
anidro a 100° (pari a circa litri 1,350 di vino o litri 0,600 di superalcoolici come
grappa, whisky, cognac, gin, vodka, slivoviz, kirsch oppure 2,5 litri di birra

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La tolleranza è la quantità di alcool che una persona è in grado di consumare senza
avere delle conseguenze patologiche a livello fisico o psichico.
La dipendenza dal consumo di alcool, è la impossibilità di astenersene.
Si manifesta in due modi:
la perdita di controllo del bevitore occasionale nel quale gli intervalli tra le bevute si
raccorciano cosicché si assiste ad un passaggio dalla dipendenza psichica a quella
fisica; questo tipo di dipendenza è tipico dei paesi del Nord Europa
l’impossibilità all’astensione di alcool per il bevitore abituale che può anche non
ubriacarsi mai ma che deve bere ogni giorno una certa quantità di alcool, che
tendenzialmente aumenta; è una dipendenza tipica dei paesi mediterranei, in
particolare Italia, Francia e Spagna.

Fattori sociali
L’alcoolismo è un fenomeno inserito in una certa cultura: si pensi all’alcoolismo
professionale di muratori, baristi e cuochi, rappresentanti; oppure all’alcoolismo
diffuso tra le popolazioni di montagna e in genere viventi in ambiente rurale.
Fattori psicologici
Anche se non esiste un unico tipo di personalità dell’etilista tuttavia alcuni tratti di
carattere sono assai frequenti: insicurezza, immaturità, scarsa tolleranza alla
frustrazione, scarsa autonomia e dipendenza dalle persone di riferimento affettivo.
L’alcoolismo femminile, oggi in grande aumento, è più legato a tratti depressivi o
nevrotici. In enorme aumento è anche l’alcoolismo giovanile, nel quale agiscono
moltissimi fattori: solitudine,  bisogno  di  darsi  un ruolo, senso di imitazione,
insicurezza, uso dell’alcool come disinibente o come sostanza che dà una
momentanea sensazione di euforia e sicurezza. Il consumo giovanile di alcool è ancor
più fortemente influenzato dalla pubblicità.
Quadro clinico
Viso acceso, alito che puzza di alcool, tremori, sudorazione continua. Disturbi alla
funzionalità di fegato, cuore ed apparati circolatorio e neurologico. Il carattere
presenta abituali modificazioni: irritabilità, collera, labilità del tono dell’umore,

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egocentrismo, scarso senso di responsabilità, scarso senso etico e perdita dei freni
inibitori, vuoti di memoria che diventano sempre maggiori. Il problema viene
abitualmente negato e la persona afferma di volerne uscire con le sue sole forze,
naturalmente invano.
Tipi di intossicazione acuta
Ubriachezza semplice: caratterizzata da umore euforico o, più tardi, depresso,
diminuzione delle inibizioni, rallentamento dei riflessi, della motricità e della
vigilanza.
Ebrietà patologica: vi è agitazione psicomotoria ed aggressività che possono
arrivare anche all’ebrietà allucinatoria o delirante con gravi aggressioni od atti
suicidi.
Complicanze
Tra le complicazioni dell’alcoolismo cronico abbiamo la demenza; il delirio
soprattutto di gelosia, di veneficio ed in generale persecutorio, le allucinosi croniche.
Particolare attenzione dovrebbe essere dedicata allo svezzamento, dato che una
brusca sospensione
dall’alcool potrebbe provocare crisi epilettiche, delirium tremens, allucinazioni o
tremori.

 Sindromi da deficit di attenzione


L’ADHD consiste in un disordine dello sviluppo neuro psichico del bambino e
dell’adolescente, caratterizzato da iperattività, impulsività, incapacità a concentrarsi
che si manifesta generalmente prima dei 7 anni d’età.
Sintomi e diagnosi
Secondo il DSM, l’ADHD può essere quindi definita come “una situazione/stato
persistente di disattenzione e/o iperattività e impulsività più frequente e grave di
quanto tipicamente si osservi in bambini di pari livello di sviluppo”. Questi sintomi
finiscono con il causare uno stato di disagio e di incapacità superiore a quello tipico
di bambini della stessa età e livello di sviluppo.

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I sintomi chiave di questa condizione sono la disattenzione, l'iperattività e
l’impulsività, presenti per almeno 6 mesi e comparsi prima dei sette anni di età.
I bambini con ADHD:
 hanno difficoltà a completare qualsiasi attività che richieda concentrazione
 sembrano non ascoltare nulla di quanto gli viene detto
 sono eccessivamente vivaci, corrono o si arrampicano, saltano sulle sedie
 si distraggono molto facilmente
 parlano in continuazione, rispondendo in modo irruento prima di ascoltare tutta
la domanda
 non riescono ad aspettare il proprio turno in coda o in un gruppo di lavoro

 possono manifestare serie difficoltà di apprendimento che rischiano di farli


restare indietro rispetto ai compagni di classe, con danni emotivi

La diagnosi di ADHD può essere formulata secondo il DSM in presenza di:

 6 o più dei 9 sintomi di disattenzione oppure di


 6 o più dei 9 sintomi di iperattività\impulsività.

Le cause

Le cause che portano alla manifestazione della sindrome di ADHD non sono
univoche, né ancora accertate completamente dai medici.:
 familiarità suggerendo una componente genetica nella sua trasmissione.
 Alcuni studi vanno nella direzione di valutare gli effetti di alcool e fumo
durante la gravidanza sullo sviluppo di ADHD.
 fattori ambientali, secondo una ricerca americana pubblicata sulla rivista
Pediatrics, svolta su 2500 bambini, la TV e in particolare le ore trascorse
quotidianamente dai bambini di fronte a essa dall’età di 0 fino ai sei anni
influiscono significativamente sullo sviluppo di disordini dell’attenzione e
iperattività. Secondo i ricercatori statunitensi non sarebbero i contenuti ma le
immagini irreali e veloci di molti programmi ad alterare lo sviluppo del
cervello.

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Il trattamento

Il trattamento dell’ADHD può richiedere un approccio sia terapeutico, seguendo una


terapia psico-dinamica, che farmacologico.

 Demenze
Con il termine "demenza" si indica non una malattia, bensì una sindrome, cioè un
insieme di sintomi, che comporta l’alterazione progressiva di alcune funzioni:
memoria, ragionamento, linguaggio, capacità di orientarsi, di svolgere compiti motori
complessi, e, inoltre, alterazioni della personalità e del comportamento. Queste
alterazioni sono di severità tale da interferire con gli atti quotidiani della vita.
Stati confusionali
Cause Evidenti: accidenti vascolari cerebrali (ictus, trombosi, ecc.), malattie
cardiache o insufficienza respiratoria, febbre, interventi chirurgici, disidratazione (da
mancata assunzione di liquidi).
Nascoste: polmoniti con scarsa sintomatologia, infarto, diabete scompensato, scarsa
alimentazione o avitaminosi, tumori cerebrali, assunzione eccessiva di farmaci
(soprattutto psicofarmaci, sonniferi, antiparkinsoniani, diuretici, digitale ecc.). Anche
choc emotivi possono provocare stati confusionali nell’anziano: soprattutto lutti e
cambiamenti improvvisi di abitudini o di ambiente (ricoveri in ospedale o in casa di
riposo, traslochi ecc.) 
Sintomi.
Disorientamento nel tempo e nello spazio, vuoti di memoria soprattutto per i fatti
recenti, perplessità di fronte a ciò che non si riesce più a fare o ricordare, falsi ricordi
che sono un tentativo di ricostruzione di un passato dimenticato.

Stati demenziali
Di vario tipo e con varie cause (morbo di Pick, di Alzheimer, demenza
arteriosclerotica ecc.). Si descrive qui, a mo’ di esempio, il quadro della demenza
senile, che ne è la forma più frequente e tipica.

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Esordio
Spesso lento ed insidioso, può rimanere a lungo compensato soprattutto quando si
vive una vita molto abitudinaria e sempre nello stesso ambiente. Sono caratterizzati
da disturbi della memoria, dimenticanze inspiegabili, trascuratezza nel vestire,
riduzione di interessi ed attività, modificazioni del carattere (collere poco motivate,
egocentrismo, capricciosità…).

Pre-Sintomi

Disorientamento temporale e spaziale completo, disturbi della memoria con


ricostruzione di un passato fantastico a riempire il vuoto di memoria, incapacità a fare
cose ben note, impoverimento del linguaggio, attenzione scarsa, disturbi del
ragionamento.
Comportamento apatico o agitato, soprattutto di notte.
Stati  depressivi. Disturbi che si presentano spesso in forma attenuata o atipica. È
facile confondere una depressione per un inizio di demenza senile o per le
lamentazioni somatiche tipiche dell’anziano; spesso la depressione è unita all’inizio
di una malattia somatica, che può coprirne la sintomatologia. I disturbi depressivi
dell’anziano sono  facilmente curabili.
Possono presentarsi in varie forme.
·    Depressione grave. Di tipo melanconico, spesso caratterizzata da un blocco
psico-motorio oppure gravemente agitata. Frequenti idee deliranti di rovina o
di colpa.
·    Depressione attenuata. Caratterizzata da noia, perdita di interessi,
rallentamento.
·   Depressione mascherata. Si manifesta con l’apparenza di disturbi somatici
(disturbi gastrointestinali, dolori vari, disturbi del sonno).
·    Depressione reattiva. Solitamente successiva a qualche evento penoso.
Caratterizzata da senso di fatica, pessimismo, scoramento, lamentele per
disturbi somatici talvolta mal definiti o localizzati a livello gastrointestinale.
Sono spesso presenti senso di insicurezza, paura della solitudine o

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dell’abbandono affettivo, comportamenti regressivi (si comporta come se non
sapesse più fare cose che in realtà è ancora in grado di fare) caratterizzati da
ansia ed irritabilità.
Stati  nevrotici
Anch’essi si presentano in varie forme.
·   Disturbi ipocondriaci. Il funzionamento del corpo e le sue difficoltà diventano
il principale interesse.
·        Disturbi del carattere. Irritabilità, diffidenza, recriminazioni continue,
egocentrismo o tendenze autoritarie.
·        Comportamenti di evitamento. L’anziano rifiuta di fare delle cose
lamentando dolori, fatiche o difficoltà varie, che servono a mascherare la paura di
un malore, di cadere ecc.
·        Comportamento di rinuncia. Tutto viene abbandonato all’incuria, l’anziano
sta a letto, rifiuta di mangiare, di parlare, di stare pulito.
È necessario affrontare queste situazioni, per lo più legate a problemi psicologici e
non psichiatrici, con molta disponibilità alla comprensione ed al dialogo.
Stati  deliranti  tardivi
Esordio subdolo e progressivo nel tempo. All’inizio: lamentele, mancanza di fiducia,
irritabilità; poi il quadro si precisa con delle lamentele più specifiche contro persone
ben determinate, quasi sempre familiari o vicini. Il delirio ha temi di
danneggiamento, di gelosia, erotici; spesso è unito a manifestazioni allucinatorie
uditive.
Suicidio dell’anziano
Molto frequente (il 30% dei suicidi hanno più di 60 anni).
Spesso legati a pregressi disturbi depressivi, ma altre volte legati a situazioni
contingenti: malattie, difficoltà economiche, infermità sensoriali, solitudine. È
necessario tenere sott’occhio tutte queste situazioni di disagio.
L’anziano è spesso solo ed isolato, inoltre è meno in grado di provvedere a se stesso.
Una presa in carico da parte dei servizi pubblici è limitata ai casi più gravi.

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È necessario allora utilizzare le risorse esistenti nel territorio: centri anziani,
associazioni di volontariato, gruppi di mutuo aiuto, cooperative di solidarietà che 
potrebbero ampliare il loro campo di attività anche a questo. Importante è non
rinunciare e non rimandare ma stimolare.

 Stress post-traumatico

Il Disturbo Post-traumatico  da Stress si caratterizza per una serie di sintomi che

seguono un evento traumatico particolarmente  intenso, drammatico, pericoloso.

L’evento traumatico può riguardare direttamente la persona che  in seguito svilupperà

il disturbo oppure persone ad essa vicine e a cui è affettivamente  legata. Gli eventi

traumatici possono essere di varia  natura ( aggressioni, rapine, violenze sessuali,

sequestri, terremoti, incidenti stradali, incidenti ferroviari, naufragi, disastri aerei,

incidenti sul lavoro etc.) ma, ai fini dell’esordio del disturbo, devono rappresentare un

forte  rischio per la vita o per la salute della persona, dei propri familiari, amici, o

persone significative. L’evento traumatico può riguardare anche eventi che non hanno

coinvolto direttamente  la persona come, ad esempio, la notizia che un proprio caro è

deceduto violentemente e/o inaspettatamente in seguito ad un incidente stradale. In

seguito all’evento traumatico la persona inizia a sviluppare una serie di sintomi

caratteristici:

 Presenza di pensieri intrusivi o sogni, a forte contenuto ansioso, che hanno

come tema il contenuto dell’evento traumatico;

 Presenza di occasionali stati dissociativi in cui la persona sembra rivivere, nei

pensieri, nelle reazioni e nel comportamento,  il trauma;

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 Se esposta a situazioni che ricordano il trauma la persona può reagire con

intensa ansia, angoscia, terrore, risposte comportamentali di fuga, come se

rivivesse il trauma. Di solito chi è affetto da Disturbo Post-traumatico da Stress

evita sistematicamente ogni cosa che possa far rievocare il trauma;

 Si possono manifestare perdita di speranza e interessi, mancanza di piacere,

difficoltà nel provare o esprimere emozioni;

 La persona può vivere uno stato permanente di allarme che comporta una

eccessiva attivazione fisiologica stile attacco o fuga; questo continuo stato di

pericolo può comportare ansia, agitazione, scoppi di collera, disturbi del

sonno ed altri sintomi.

 Possono essere presenti ideazione persecutoria, comportamenti auto lesivi,

significativi cambiamenti della personalità.

Ai fini diagnostici i sintomi devono essere presenti da più di un mese e comportare

disagio o compromissione in ambito lavorativo, affettivo e sociale.

Quali sono le cause del Disturbo Post Traumatico da Stress?

Le cause del Disturbo Post-traumatico da Stress sono rintracciabili nella natura stessa

dell’evento  traumatico e in ciò che esso comporta rispetto al danno, alle

aspettative, al modo abituale di reagire delle persone e, soprattutto, alle capacità

previsionali di ognuno. Un evento catastrofico imprevisto ci lascia disarmati rispetto

alle nostre abituali capacità di prevedere gli eventi, di poter elaborare strategie di

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problem solving o utilizzare le nostre esperienze passate. Un evento traumatico

grave comporta la riorganizzazione del nostro abituale modo di pensare e prevedere

le cose, ci lascia disarmati rispetto alla nostra capacità di essere padroni del nostro

destino. Queste variabili personali incidono sull’esordio e sulla gravità del disturbo.

Un grave incidente, la perdita inaspettata di una persona cara,  annullano le nostre

capacità previsionali e i  nostri piani  proiettandoci  in un mondo ignoto governato

dall’ansia, dall’angoscia, dalla paura e dalla disperazione. Il continuo stato di

allarme e ansia che si vive nel Disturbo Post-traumatico da Stress segnala la

perdita di questa capacità previsionale. L’evento traumatico spesso non viene

ricordato con precisione ed il ricordo, nella maggior parte dei casi, appare confuso,

frammentato, irreale. Recenti ricerche hanno dimostrato che questo oblio sia dovuto

ad un “corto circuito” dei meccanismi cerebrali che hanno la funzione di registrare gli

eventi; sembra, infatti, che l’esperienza traumatica sia talmente forte da alterare i

normali meccanismi di immagazzinamento dell’informazione del cervello. Questa

alterazione della memoria  è responsabile delle continue intrusioni di frammenti di

ricordi, accompagnate da ansia, angoscia, terrore, che invadono la persona che ha

subito il trauma. Un'altra riflessione riguarda la natura del trauma.

Il DSM IV descrive il trauma come un evento straordinario, vissuto direttamente, che

mette a repentaglio la vita della persona o quella di persone significative, oppure il

venire a conoscenza della morte violenta o inaspettata di persone care. Questi eventi

possono riguardare violenze sessuali, aggressioni, incidenti ferroviari, disastri aerei,

atti di terrorismo,  incidenti stradali, rapine etc. Tuttavia, recenti ricerche ( vedi

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Liotti), hanno messo in discussione questa definizione di trauma come evento singolo

e catastrofico sposando la tesi che il trauma, e i conseguenti sulla persona, possa

essere esteso a tutte quelle esperienze, ansiose e angoscianti, meno intense ma

continuate quali possono essere ad esempio le esperienze di attaccamento. In questo

senso, il bambino che quotidianamente, per anni, subisce vessazioni, soprusi,

maltrattamenti fisici e psicologici, può presentare un quadro simile, in alcuni aspetti,

a quello presentato nel Disturbo Post-traumatico da Stress come ansia, angoscia,

reazioni di allarme, dissociazione.

Come si cura il Disturbo Post Traumatico da Stress?

 Terapia Cognitivo Comportamentale del Disturbo Post Traumatico da Stress

La cura del Disturbo Post Traumatico da Stress può essere affrontata clinicamente

in più modi, poiché rientra nella categoria generale dei Disturbi d’Ansia per i quali la

psicoterapia ha sviluppato molteplici mezzi ampiamente efficaci.

Scopo della terapia cognitivo-comportamentale è aiutare  il soggetto ad identificare e

controllare i pensieri e le convinzioni negative, identificando gli errori logici

contenuti nelle convinzioni e le alternative di pensiero e di comportamento più

funzionali e vantaggiose in relazione all’evento traumatico vissuto. Alcune tecniche

da utilizzare sono:

l’esposizione: utile per ridurre le situazioni di evitamento, il soggetto viene invitato a

rivivere l’avvenimento nella propria immaginazione e a raccontarlo al terapeuta. La

procedura di esposizione si pone l’obiettivo di permettere al paziente di percepire e

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valutare in modo "controllato" l’oggetto della propria paura. Questo metodo, se

graduale, consente al paziente di riappropriarsi di quelle funzionalità sociali e

quotidiane che ha perso a causa dei rilevanti evitamenti dovuti ai sintomi acuti

dell’ansia ed alla sindrome di ansia anticipatoria. Nel progettare ed effettuare le

esposizioni deve essere ben spiegato il significato di tali procedure e quindi ricercare

la piena collaborazione del paziente ed eventualmente di un suo familiare.

Ri-etichettamento delle sensazioni somatiche:la discussione concreta sulla natura di

diverse sensazioni favorisce una categorizzazione ed una più realistica adesione ad un

modello dei sintomi di ansia come effetti della sindrome da stress. La possibilità di

discutere con il paziente delle cause dei singoli sintomi, con eventuali esempi anche

calibrati sulle comuni esperienze della vita quotidiana ha la funzione di normalizzare

e "decatastrofizzare" la condizione soggettiva del paziente

Rilassamento e respirazione addominale: le tecniche di rilassamento e di

educazione respiratoria sono uno strumento "sotto controllo" del paziente, il quale

può utilizzarle quotidianamente ed in modo autonomo per alleggerire la tensione e lo

stress.

Ristrutturazione cognitiva: il soggetto può essere aiutato a riconoscere i propri

pensieri automatici e spontanei legati all’evento traumatico, pensieri che spesso sono

intrusivi, rapidi ed istantanei; l’allenamento nel percepire i propri pensieri ed i propri

atteggiamenti è molto importante in quanto attraverso questa procedura il paziente si

rende consapevole di come effettivamente modifica il proprio stato emotivo. Da tale

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abilità deriva anche il successivo lavoro di revisione e modificazione delle assunzioni

generali. Attraverso questo lavoro il soggetto può modificare i propri schemi a favore

di spiegazioni alternative più realistiche, adattive e concrete. Un ruolo di rilievo è

costituito dal lavoro con i familiari (o con un familiare) attraverso il quale è possibile

non solo ottenere la collaborazione per eventuali coinvolgimenti diretti in procedure

di esposizione dal vivo, come esposto più sopra, ma è utile anche avere una

collaborazione nella gestione delle relazioni in casa.

EMDR: la desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari (Eye

Movement desensitisation and reprocessing) è una nuova tecnica messa a punto da

F.Shapiro nel 1989 si basa sulla scoperta che alcuni stimoli esterni possono essere

particolarmente efficaci per superare un grave trauma. In particolare, l’esecuzione di

alcuni movimenti oculari da parte del paziente durante la rievocazione dell’evento

permette di riprendere o di accelerare l’elaborazione delle informazioni legate al

trauma.

Homework: un altro aspetto importante è quello delle procedure da attuare tra una

seduta e l’altra, i cosiddetti "compiti per casa" o homeworks. E’ utile insistere sulla

necessità di attuare i compiti in quanto molto spesso il lavoro progettato ha un senso

preciso ed il suo risultato è necessario per la continuità del trattamento. Gli specifici

compiti sono progettati in collaborazione con il paziente e consistono frequentemente

in diari di registrazione di elementi-bersaglio, o diari di automonitoraggio, o in

schede di analisi delle cognizioni associate agli eventi.

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 Disturbi della personalità

Un Disturbo di Personalità rappresenta un modello di esperienza interiore e di


comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura
dell’individuo, è pervasivo e inflessibile, esordisce nell’adolescenza o nella prima età
adulta, è stabile nel tempo, e determina disagio o menomazione. I Disturbi di
Personalità sono:

Il Disturbo Paranoide di Personalità è un quadro caratterizzato da sfiducia e


sospettosità, per cui le motivazioni degli altri vengono interpretate come malevole.

Il Disturbo Schizoide di Personalità è un quadro caratterizzato da distacco dalle


relazioni sociali e da una gamma ristretta di espressività emotiva.

Il Disturbo Schizotipico di Personalità è un quadro caratterizzato da disagio acuto


nelle relazioni strette, distorsioni cognitive o percettive, ed eccentricità nel
comportamento.

Il Disturbo Antisociale di Personalità è un quadro caratterizzato da inosservanza e


violazione dei diritti degli altri.

Il Disturbo Borderline di Personalità è un quadro caratterizzato da instabilità delle


relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e degli affetti, e da marcata impulsività.

Il Disturbo Istrionico di Personalità è un quadro caratterizzato da emotività


eccessiva e da ricerca di attenzione.

Il Disturbo Narcisistico di Personalità è un quadro caratterizzato da grandiosità,


necessità di ammirazione, e mancanza di empatia.

Il Disturbo Evitante di Personalità è un quadro caratterizzato da inibizione,


sentimenti di inadeguatezza, e ipersensibilità ai giudizi negativi.

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Il Disturbo Dipendente di Personalità è un quadro caratterizzato da comportamento
sottomesso e adesivo legato ad un eccessivo bisogno di essere accuditi.

Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità è un quadro caratterizzato da


preoccupazione per l’ordine, perfezionismo.

IL TRATTAMENTO TERAPEUTICO
La cura dei disturbi psichiatrici consiste in :
trattamenti di tipo farmacologico: I farmaci psicotropi o psicofarmaci vengono
abitualmente classificati in diversi gruppi secondo la loro azione prevalente. I gruppi
principali sono: gli ansiolitici, o benzodiazepine; gli antidepressivi; i farmaci
regolatori del tono dell’umore; i neurolettici o antipsicotici.
interventi psicoterapeutici: La psicoterapia comprende una serie di colloqui
regolari tra il paziente e lo psichiatra o uno psicologo. Gli studi evidenziano che tale
tipo di approccio orientato alla realtà è in grado di insegnare al paziente a gestire e
risolvere i problemi La psicoterapia non sostituisce l’uso di farmaci ma si dimostra
utile una volta che il trattamento farmacologico ha alleviato i sintomi psicotici del
paziente.
interventi socio –riabilitativi : La riabilitazione dei soggetti con patologia grave
comprende una vasta gamma di programmi, non medici, che includono interventi di
consulenze attitudinali, formazione professionale, tecniche per la gestione dei
problemi e delle risorse finanziarie, uso dei mezzi di trasporto pubblico e attività di
interazione sociale.
Questo approccio è particolarmente importante per garantire il successo dei
trattamenti della schizofrenia in comunità, perché permette, ai pazienti dimessi, di
acquisire le capacità necessarie per condurre una vita produttiva al di fuori dei confini
protetti del ricovero ospedaliero.

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