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Fattori di rischio
Classificazione
Le due più importanti classificazioni psichiatriche si trovano nell’International
Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems (ICD) usato
in Europa e nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders
(Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali DSM), usato negli Stati
Uniti.
Il sistema diagnostico del DSM-IV-TR(Text Revision) elenca 17 principali
categorie di disturbi mentali, che comprendono oltre 400 malattie definite; è un
sistema categoriale, internazionale, ateoretico, cioè acasuale, fondato
essenzialmente sulla mera descrizione dei sintomi e dei comportamenti
psicopatologici; mira a essere affidabile (cioè, a ottenere gli stessi risultati con
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osservatori diversi) e valido (cioè, a verificare ciò che si è ipotizzato), vale a dire,
ad esempio, che i soggetti diagnosticati come schizofrenici siano realmente
schizofrenici. Il DSM-IV-TR utilizza un approccio descrittivo, in base al quale
prima di porre una diagnosi dovrebbero essere evidenziati i segni e i sintomi
caratteristici di ciascun disturbo.
Nella classificazione ricordiamo:
Psicosi
Nevrosi
Reazioni
Disturbi del comportamento alimentare
Disturbi correlati ad abuso alcolico
Sindromi da deficit di attenzione
Demenze
Stress post-traumatico
Disturbi della personalità
PSICOSI
Psicosi è una situazione in cui c’è sì, il distacco dalla realtà, ma l’individuo non è
consapevole e, anzi, considera i tentativi di ricondurlo alla realtà come atti di
costrizione e violenza o addirittura come la dimostrazione che esiste un complotto
intorno a lui. Con il termine di Psicosi si indica un gruppo di disturbi caratterizzati da
gravi alterazioni del pensiero, delle senso-percezioni, dell’affettività e della
psicomotricità, che finiscono per influenzare il comportamento stesso del paziente.
L’esperienza psicotica si caratterizza per la perdita dell’aggancio con la realtà fino ad
arrivare alla disgregazione progressiva della personalità.
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hanno contenuti specifici. Altre forme di alterazione del pensiero sono
rappresentate da fenomeni indicati come eco (il paziente percepisce voci
che ripetono il contenuto dei propri pensieri), arresto (il paziente sente un
improvviso blocco nel corso dei pensieri) e diffusione (il soggetto sente che
i suoi pensieri sono condivisi dagli altri). Il pensiero in genere diviene vago
ed oscuro ed il ragionamento perde progressivamente la sua logica per
diventare sempre più incoerente. Possono essere utilizzati neologismi e vi
può essere una perseverazione su alcuni temi o la contaminazione di un
pensiero ricorrente che si inserisce continuamente nel filo del discorso
(inserzione del pensiero).
Alterazioni delle senso-percezioni sono rappresentate dai fenomeni
allucinatori. L’allucinazione è una percezione alterata di un fenomeno che
non trova riscontro nella realtà esterna.
Alterazioni della affettività sono caratterizzate da fatuità, capricciosità,
incongruità, apatia, freddezza, distacco emotivo con conseguente
funzionamento e ritiro sociale.
Alterazioni della psicomotricità sia nel senso dell’eccitamento, del
negativismo fino a giungere all’ arresto psicomotorio del paziente
(catatonia).
Si classificano in:
Funzionali: disturbi affettività (depressione maggiore e mania )
disturbi deliranti (schizofrenia)
Organiche: disturbi su base organica del SNC
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I principali fattori di rischio socio-demografici di sviluppare depressione sono il
sesso, l’anamnesi familiare positiva per disturbi depressivi, lo stato civile, la classe
sociale ed il luogo di residenza. Un importante fattore di rischio è rappresentato da
un’anamnesi familiare positiva per depressione: in particolare tra i parenti di primo
grado. Per quel che riguarda lo stato civile, una storia di divorzio o separazione
sembra essere fortemente correlata con un maggior rischio di depressione, infatti i
soggetti stabilmente coniugati o non coniugati sono risultati avere la più bassa
incidenza di depressione, mentre i divorziati hanno mostrato i tassi più elevati.
Tra i pochi studi di incidenza lo studio più noto è il Lundby Study condotto su un
campione di circa 2.500 soggetti selezionati dalla popolazione generale per un
periodo di 28 anni (1947-1975) in cui l’incidenza della depressione è risultata
aumentare progressivamente durante il periodo di osservazione passando dallo 0,14%
allo 0,37% nei maschi e dallo 0,41% allo 0,77% nelle femmine, mentre l’incidenza
annuale calcolata nell’Epidemiologic Catchment Area Study (ECA) del National
Institute of Mental Heath americano ha fornito risultati simili a quelli dello studio
Lundby ed è risultata dell’1,10% nei maschi e del 1,98% nelle femmine.
E’ stata rilevata una stretta correlazione tra eventi esistenziali ed insorgenza di
depressione maggiore sia unipolare, sia bipolare, in particolare sono gli “eventi di
vita”, cioè cambiamenti relativamente repentini nella vita sociale e relazionale
dell’individuo o condizioni di persistente assenza di cambiamento possono essere
parimenti “stressanti” per l’individuo e favorire l’esordio di una sintomatologia
depressiva. Accanto a questo occorre tenere presente il concetto di vulnerabilità che
presuppone la presenza di una determinata condizione o evento che precedentemente
abbia sensibilizzato il soggetto a reagire in maniera abnorme ad una successiva
situazione di stress.
La vulnerabilità può quindi essere in molti casi di tipo genetico, ma anche in una
certa percentuale di casi connessa ad antecedenti di tipo sociopsicologico, quali
esperienze molto precoci di perdita o di separazione da una o entrambe le figure
genitoriali in età infantile.
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In particolare, tra i fattori in grado di aumentare sensibilmente il rischio di
depressione i più importanti sono risultati la perdita di figure genitoriali nell’infanzia
e nell’adolescenza e la presenza di un ambiente familiare particolarmente disturbato,
caratterizzato da frequenti attriti, conflitti intra-familiari e situazioni di abbandono.
L’attenzione dei ricercatori si è progressivamente focalizzata sui modelli cognitivi di
depressione e quindi su alcuni indicatori di vulnerabilità come il livello di autostima e
le caratteristiche attitudinali.
Gli studi epidemiologici al riguardo tendono a fornire dati piuttosto omogenei
riportando un’età media di insorgenza della depressione maggiore intorno ai 25 anni
mentre l’età media di insorgenza del disturbo bipolare risulta essere tendenzialmente
più precoce di quella della forme unipolari.
Sintomi: ( min 4) devono persistere per la maggior parte del giorno e per almeno 2
settimane.
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abbattuto, malinconico A differenza della tristezza, che può essere considerata
uno stato d’animo normale e passeggero, la depressione si presenta agli occhi
dell’individuo come condizione permanente, immodificabile e quindi senza
speranza. Alcuni individui enfatizzano lamentele somatiche piuttosto che
riferire sentimenti di tristezza. La differenza con la normale ”tristezza
consiste nel fatto che quest’ultima, oltre a poter essere reattiva ad alcuni
avvenimenti della vita particolarmente importanti ( ad esempio, lutto,
separazione, divorzio, malattie, disoccupazione, trasferimento, solitudine e
diverse altre situazioni avverse), presenta un carattere di transitorietà,
ovverosia, la persona dopo aver sperimentato i sentimenti di tristezza, vuoto,
mancanza di fiducia e abbattimento, coerenti con l’esperienza di vita che sta
vivendo inizia, pian piano, un lento ma graduale recupero che gli consentirà,
elaborata l’esperienza negativa, di poter nuovamente affrontare la vita con le
giuste risorse. Nella depressione la mancanza di speranza, oltre ad essere
cronica e difficilmente scalfibile, è probabilmente uno dei motivi che spinge un
numero significativo di depressi al suicidio
Alterazioni del sonno: insonnia centrale ossia risvegli durante la notte con difficoltà
a riprendere sonno) è il disturbo più comunemente associato.
L’ Episodio Depressivo Maggiore non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una
droga, agli effetti collaterali di farmaci o trattamenti o all’esposizione a una tossina.
Analogamente l’episodio non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una condizione
medica generale.
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Trattamento della Depressione
o L’accesso maniacale
è uno stato di eccitamento caratterizzato da euforia, fuga delle idee, iperattività
disordinata, insonnia.
Esordio. Può essere brutale oppure progressivo con uguale frequenza. In ambedue i
casi si nota l’instaurarsi di un senso di euforia, di potenza, dell’impressione di poter
fare tutto facilmente, di un’anomala loquacità, di un’insonnia grave, della tendenza a
spese, comportamenti stravaganti, eccessi alimentari, sessuali, di consumo di
alcoolici.
Sintomi : è eccitato, ha una mimica eccessiva ed esagerata. Il contatto è facile e
superficiale L’umore è euforico, il paziente ha l’impressione soggettiva di un enorme
benessere e piacere; sono però quasi sempre presenti sbalzi di umore molto rapidi dal
riso al pianto, alla collera, alla sospettosità. Le idee del paziente corrono con grande
rapidità senza potersi fermare e provocano una logorrea inarrestabile; l’ideazione è
caratterizzata da temi di grandezza molto fantasiosi, ma non vi è un delirio
organizzato su temi costanti. L’attività è continua, senza sosta né requie, ha un
carattere ludico (risa, canti) e di esibizione. È costante un’insonnia grave, ribelle alle
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cure e non spiacevole per il paziente; il dimagramento è frequente. Sono possibile
grosse spese che possono provocare una catastrofe economica familiare.
o Il Disturbo Bipolare è caratterizzato dall’alternarsi di episodi di eccitamento
accompagnati da Episodi Depressivi Maggiori.
La schizofrenia è una sindrome (dal greco “sin” e “dromos”, che significa “insieme
di sintomi che concorrono a formare una malattia”). Letteralmente significa “frattura
della mente” o “mente divisa” ed è caratterizzata, secondo le convenzioni
scientifiche, da un decorso superiore ai sei mesi (tendenzialmente cronica o
recidivante), dalla persistenza di sintomi con una gravità tale da limitare le normali
attività della persona:
allucinazioni,
deliri,
comportamenti stereotipati,
appiattimento affettivo,
catatonia.
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voci possono conversare con lui, avvertirlo di eventuali minacce o impartirgli
degli ordini.
Deliri (dal latino de-lirare, uscire dal confine) sono convinzioni personali
irrazionali ed erronee, che pur non avendo nessun riscontro oggettivo ed
evidente, vengono strenuamente sostenute dal paziente. Le convinzioni
deliranti, possono essere di vario tipo: avere poteri particolari o talenti speciali
come controllare terremoti o essere in comunicazione con Dio, o ancora essere
oggetto di azioni malvagie e persecutorie da parte di familiari o conoscenti.
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Sintomi negativi
Scarsa concentrazione
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Povertà del pensiero: il pensiero è poco ricco e male articolato, la povertà
espressiva delle frasi brevi, delle risposte a monosillabi, dei silenzi
interminabili, testimoniano questa difficoltà. Può verificarsi anche che lo
schizofrenico parli liberamente usando parole convenzionali che, combinate tra
loro, non conferiscono significato al discorso (insalata di parole).
Diagnosi:
Cause:
Forme:
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dimostrano i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nei paesi in via di
sviluppo la malattia a decorso ed esito più favorevole.
comparsa dei sintomi in età più tardiva (dopo i 40 anni) rispetto agli altri tipi
I malati paranoidi sono quelli che conservano un miglior contatto con l’ambiente e
possono adattarsi meglio alla vita ospedaliera. A volte i deliri li rendono ribelli e
violenti. Gli impulsi omicidi sono più frequenti in questo gruppo che negli altri.
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le allucinazioni, a differenza di quelle del tipo paranoide, sono di contenuto
piacevole e più frequenti.
La prognosi è favorevole.
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lavorare, restringe le sue attività, riduce i contatti umani e infine sviluppa quasi
solo i sintomi principali ed essenziali della schizofrenia.
Non sono tutti d’accordo nel chiamare schizofrenia senile quei disturbi del
comportamento che compaiono dopo il sessantesimo anno di età e che non sono da
attribuirsi a lesioni cerebrali organiche evidenziabili.
Terapia:
La terapia della schizofrenia è uno dei problemi principali che si trova ad affrontare
la psichiatria contemporanea.
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Approccio Farmaceutico:
La classe di psicofarmaci utilizzati per il trattamento delle psicosi sono definiti con il
termine neurolettico (o antipsicotico).
I neurolettici classici “tipici” hanno permesso un buon controllo nella maggior parte
dei casi della sintomatologia positiva (deliri, allucinazioni) e della disorganizzazione,
ma si sono mostrati poco efficaci nella terapia dei sintomi negativi. I recenti farmaci
“atipici” hanno permesso un altro progresso mostrando una maggiore efficacia dei
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precedenti sulla sindrome negativa primaria e secondaria con una incidenza
estremamente bassa di sintomi indesiderati di tipo extrapiramidale.
Effetti collaterali:
Gli effetti collaterali più comuni sono pesantezza del capo, torpore, debolezza, senso
di svenimento, secchezza della bocca e difficoltà di accomodazione visiva,
impotenza, stitichezza, difficoltà urinarie, sensibilizzazione della pelle (alterazione
del colorito ed eruzioni cutanee), alterazione del ciclo mestruale, tendenza
all'ingrassamento, aumento della temperatura corporea, impotenza, sbalzi di
pressione sanguigna; possono accentuare la tendenza alle convulsioni i pazienti
epilettici.
Un uso cronico di questi farmaci va generalmente a interferire in modo eccessivo con
altre vie dopaminergiche generando così due particolari sindromi chiamate: Sindrome
neurolettica e sindrome extrapiramidale.
Approccio psicologico:
Un importante aspetto della terapia sta nel poter parlare con qualcuno. Il metodo
esatto potrebbe variare per soddisfare le esigenze individuali del paziente e la fase
dell'episodio psicotico. Un individuo che si trova nella fase acuta di una psicosi
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potrebbe semplicemente voler sapere che c'è qualcuno che può capire la sua
esperienza e che può rassicurarlo che si rimetterà. Col progredire della fase di
ricupero,egli potrebbe chiedersi “perché questo è capitato proprio a me?” ed imparare
mezzi pratici per prevenire l'insorgenza di altri simili episodi, per esempio come
gestire lo stress e come riconoscere i segni premonitori di una crisi psicotica.
La guarigione:
NEVROSI
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ma aumenta con il riposo e l’inattività); Manifestazioni aggressive. (Sia dirette:
irritabilità, oppositività, intolleranza) sia indirette (ironia, sarcasmo, indifferenza
affettiva).
o Disturbi d’Ansia
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Ovviamente l’ansia, quando non assume le caratteristiche patologiche, ha una
funzione adattiva molto importante poiché ci consente di affrontare situazioni
impegnative con un maggior grado di “combattività”; in effetti la letteratura e gli
studi sulla“curva dell’ansia”hanno dimostrato che in situazioni prestazionali
importanti ( ad esempio un esame scolastico, un colloquio di lavoro, una
prestazione sportiva etc.) moderati livelli di ansia garantiscono una performance
più efficace rispetto a livelli di ansia troppo bassi o troppo alti.
Livelli troppo bassi d'ansia non aiutano la motivazione mentre livelli troppo alti
di ansia aumento il rischio di ansia da prestazione ( pensiamo all'ansia d'esame o
all'ansia da prestazione sessuale)che può compromettere seriamente la
performance dell'individuo. L'eccessivo livello d'ansia rappresenta un importante
fattore di perturbazione, spesso l'individuo anticipa in maniera catastrofica (ansia
anticipatoria) l'esito della prova anche perche il buon esito della prova assume
caratteri assolutistici ( "non posso fallire, non devo sbagliare, devo riuscirci a tutti
costi) il che, in una sorta di circolo vizioso, contribuisce ad aumentare l'ansia. In
questi casi possono essere comuni "vuoti di memoria", sintomi neurovegetativi,
confusione che compromettono il buon esito del risultato.
Una altra forma d'ansia abbastanza invalidante è costituita dall'ansia di
separazione che si manifesta con una eccessiva angoscia nel momento in cui il
bambino o l'adulto è "costretto" a separarsi, anche per brevi momenti, dalla figura
di accudimento. Un eccessivo livello d'ansia può anche associarsi ai disturbi del
sonno, principalmente all'insonnia iniziale o frequenti risvegli notturni. In
sostanza, l’ansia non è disadattava ma lo diventa quando diventa eccessiva; inoltre
è da sottolineare che l’ansia e significativamente determinata da fattori
temperamentali, nel senso che ognuno di noi presenta un ansia di base ( misurabile
con particolari strumenti come lo STAI) costituzionale che può influenzare, in
concomitanza di altri fattori, l’eventuale esordio di un disturbo d’ansia. Se in
condizioni di normalità l’ansia rappresenta una specie di allarme adattivo, nella
sua espressione patologica assume una connotazione disfunzionale come nei
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disturbi d’ansia. Nei diversi disturbi descritti, l'ansia si presenta con modalità ed
intensità differenti:
Disturbo d'Ansia Generalizzato lo stato ansioso diventa cronico, le
rimuginazioni e le preoccupazioni accompagnano l'individuo per gran parte del
tempo, oltre a tutta una serie di manifestazioni somatiche dell'ansia;
nelle Fobie (Specifica e Sociale) il disturbo d'ansia si manifesta solo in
particolari circostanza, ovvero quando l'individuo si trova, o teme di trovarsi,
nella situazione o condizione fobica, in questi casi l'ansia può innescare un
vero e proprio attacco di panico
L'intensità dell'ansia caratterizza il Disturbo di Panico: in pochi minuti l'ansia
può assumere un intensità talmente elevata da far temere l'impazzimento o
l'imminente morte dell'individuo.
Nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo, l'ansia è invece legata alle ossessioni, in
genere egodistoniche, e alla messa in atto dei rituali; in questo disturbo l'ansia
aumenta in maniera esponenziale (questo fattore è stato sfruttato ai fini del
trattamento) quando l'individuo non è nelle condizioni di poter mettere in atto i
rituali.
L'ansia, oltre ad essere caratterizzata da vissuti di preoccupazione, apprensione,
confusione, testa vuota, e spesso accompagnata da manifestazioni somatiche. I
sintomi somatici possono investire ogni sistema o apparato. Frequentemente si
manifestano sintomi cardiovascolari come tachicardia, palpitazioni, extrasistoli,
alterazioni della pressione arteriosa e dolori al torace o in sede precordiale. Talora
l’individuo lamenta difficoltà respiratorie con improvvise sensazioni di
soffocamento o di mancanza del respiro. Comuni sono i disturbi gastrointestinali
che si manifestano con stitichezza, diarrea, nausea, vomito, bruciore o dolore
gastrico.I disturbi somatici più frequenti sono i sintomi cosiddetti
"neurovegetativi" quali sudorazione, sensazioni di freddo o di caldo, bocca secca,
senso di vertigine o di sbandamento. Comuni sono i disturbi del sonno con
difficoltà di addormentamento o risvegli frequenti durante la notte e disturbi
dell'alimentazione sia con riduzione che con aumento dell'appetito.
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o I Disturbi Somatomorfi
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Reazioni (o Disturbo dell’Adattamento)
A) Depressione normale
B) Depressione reattiva
Questo tipo di depressione è simile alla precedente per il fatto che consegue ad un
evento psicosociale scatenante, come può essere un lutto, una separazione, un
fallimento, ma se ne differenzia per una maggiore intensità e durata
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DISTURBI COMPORTAMENTO ALIMENTARE
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quella cultura queste caratteristiche fisiche sono segno di ricchezza e salute, inoltre
una donna con queste caratteristiche garantisce un maggior successo riproduttivo
garantendo la trasmissione dei geni del partner. Queste osservazioni indicano che
sicuramente vi è un connubio, una “complicità”, tra le manifestazioni
psicopatologiche e la cultura ove queste si esprimono.
rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra del peso minimo normale, intenso
timore di acquistare peso, presenza di una alterazione dell’immagine corporea per
ciò che riguarda forma e dimensioni corporee. L’individuo mantiene un peso
corporeo al di sotto di quello minimo normale per l’età e l’altezza. La perdita di
peso è primariamente ottenuta tramite la riduzione della quantità totale di cibo
assunta; in aggiunta possono essere messe in atto condotte di eliminazione
(es.vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi e diuretici) o la pratica
eccessiva di attività fisica, allo scopo di perdere peso.
L’intensa paura di “diventare grassi”, presente nei soggetti con questo disturbo, non
è solitamente mitigata dal decremento ponderale. Anzi, in molti casi la
preoccupazione per il peso corporeo aumenta parallelamente alla perdita reale di
peso. La percezione ed il valore attribuiti all’aspetto fisico ed al peso corporeo
risultano distorti in questi soggetti. Possono adottare le tecniche più disparate per
valutare dimensioni e peso corporei, come pesarsi di continuo, misurarsi
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ossessivamente con il metro, o controllare allo specchio le parti percepite come
“grasse”. Tipicamente i soggetti affetti da anoressia ingaggiano una guerra ferrea nei
confronti del cibo e di tutto ciò che lo rappresenta; l’umore e l’autostima sono
fortemente condizionati dalla perdita di peso nei confronti del quale il soggetto si
mostra tenace e determinato nonostante la pesante compromissione della salute fisica.
Questa costante ricerca del dimagrimento a tutti costi impone al soggetto anoressico
un autodisciplina quasi ascetica che prevede regole e prove di volontà ai limiti della
sopportazione ( ad es., il soggetto nonostante la precarietà del proprio fisico dedica
molto tempo all’attività sportiva con l’unico scopo di perdere calorie, o si impone
regole rigidissime per resistere ai “morsi” della fame). Il disturbo è spesso seguito da
amenorrea mentre un ritardo del menarca può registrarsi nei soggetti pre-puberi.
Nonostante il drammatico dimagrimento e le crescenti preoccupazioni dei familiari
il soggetto anoressico ha una scarsa consapevolezza della malattia per cui è difficile,
in sede terapeutica, aspettarsi un atteggiamento collaborativo, al contrario non sono
infrequenti i casi di vero e proprio sabotaggio delle prescrizioni.
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L’abbuffata lenisce questi sentimenti solo momentaneamente, lasciando il
soggetto in preda all’autocritica e alla depressione
La crisi bulimica è tipicamente accompagnata dalla sensazione di perdere il
controllo (da alcuni descritti come un esperienza di derealizzazione) o di non
resistere all’impulso
Ricorso a comportamenti compensatori inadeguati finalizzati a prevenire
l’aumento di peso a seguito dell’abbuffata: vomito autoindotto, uso di
lassativi e diuretici,
Gli individui affetti dal Disturbo attribuiscono grande importanza al peso e alla
forma del corpo tanto che questi elementi ne condizionano i livelli di
autostima
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La tolleranza è la quantità di alcool che una persona è in grado di consumare senza
avere delle conseguenze patologiche a livello fisico o psichico.
La dipendenza dal consumo di alcool, è la impossibilità di astenersene.
Si manifesta in due modi:
la perdita di controllo del bevitore occasionale nel quale gli intervalli tra le bevute si
raccorciano cosicché si assiste ad un passaggio dalla dipendenza psichica a quella
fisica; questo tipo di dipendenza è tipico dei paesi del Nord Europa
l’impossibilità all’astensione di alcool per il bevitore abituale che può anche non
ubriacarsi mai ma che deve bere ogni giorno una certa quantità di alcool, che
tendenzialmente aumenta; è una dipendenza tipica dei paesi mediterranei, in
particolare Italia, Francia e Spagna.
Fattori sociali
L’alcoolismo è un fenomeno inserito in una certa cultura: si pensi all’alcoolismo
professionale di muratori, baristi e cuochi, rappresentanti; oppure all’alcoolismo
diffuso tra le popolazioni di montagna e in genere viventi in ambiente rurale.
Fattori psicologici
Anche se non esiste un unico tipo di personalità dell’etilista tuttavia alcuni tratti di
carattere sono assai frequenti: insicurezza, immaturità, scarsa tolleranza alla
frustrazione, scarsa autonomia e dipendenza dalle persone di riferimento affettivo.
L’alcoolismo femminile, oggi in grande aumento, è più legato a tratti depressivi o
nevrotici. In enorme aumento è anche l’alcoolismo giovanile, nel quale agiscono
moltissimi fattori: solitudine, bisogno di darsi un ruolo, senso di imitazione,
insicurezza, uso dell’alcool come disinibente o come sostanza che dà una
momentanea sensazione di euforia e sicurezza. Il consumo giovanile di alcool è ancor
più fortemente influenzato dalla pubblicità.
Quadro clinico
Viso acceso, alito che puzza di alcool, tremori, sudorazione continua. Disturbi alla
funzionalità di fegato, cuore ed apparati circolatorio e neurologico. Il carattere
presenta abituali modificazioni: irritabilità, collera, labilità del tono dell’umore,
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egocentrismo, scarso senso di responsabilità, scarso senso etico e perdita dei freni
inibitori, vuoti di memoria che diventano sempre maggiori. Il problema viene
abitualmente negato e la persona afferma di volerne uscire con le sue sole forze,
naturalmente invano.
Tipi di intossicazione acuta
Ubriachezza semplice: caratterizzata da umore euforico o, più tardi, depresso,
diminuzione delle inibizioni, rallentamento dei riflessi, della motricità e della
vigilanza.
Ebrietà patologica: vi è agitazione psicomotoria ed aggressività che possono
arrivare anche all’ebrietà allucinatoria o delirante con gravi aggressioni od atti
suicidi.
Complicanze
Tra le complicazioni dell’alcoolismo cronico abbiamo la demenza; il delirio
soprattutto di gelosia, di veneficio ed in generale persecutorio, le allucinosi croniche.
Particolare attenzione dovrebbe essere dedicata allo svezzamento, dato che una
brusca sospensione
dall’alcool potrebbe provocare crisi epilettiche, delirium tremens, allucinazioni o
tremori.
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I sintomi chiave di questa condizione sono la disattenzione, l'iperattività e
l’impulsività, presenti per almeno 6 mesi e comparsi prima dei sette anni di età.
I bambini con ADHD:
hanno difficoltà a completare qualsiasi attività che richieda concentrazione
sembrano non ascoltare nulla di quanto gli viene detto
sono eccessivamente vivaci, corrono o si arrampicano, saltano sulle sedie
si distraggono molto facilmente
parlano in continuazione, rispondendo in modo irruento prima di ascoltare tutta
la domanda
non riescono ad aspettare il proprio turno in coda o in un gruppo di lavoro
Le cause
Le cause che portano alla manifestazione della sindrome di ADHD non sono
univoche, né ancora accertate completamente dai medici.:
familiarità suggerendo una componente genetica nella sua trasmissione.
Alcuni studi vanno nella direzione di valutare gli effetti di alcool e fumo
durante la gravidanza sullo sviluppo di ADHD.
fattori ambientali, secondo una ricerca americana pubblicata sulla rivista
Pediatrics, svolta su 2500 bambini, la TV e in particolare le ore trascorse
quotidianamente dai bambini di fronte a essa dall’età di 0 fino ai sei anni
influiscono significativamente sullo sviluppo di disordini dell’attenzione e
iperattività. Secondo i ricercatori statunitensi non sarebbero i contenuti ma le
immagini irreali e veloci di molti programmi ad alterare lo sviluppo del
cervello.
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Il trattamento
Demenze
Con il termine "demenza" si indica non una malattia, bensì una sindrome, cioè un
insieme di sintomi, che comporta l’alterazione progressiva di alcune funzioni:
memoria, ragionamento, linguaggio, capacità di orientarsi, di svolgere compiti motori
complessi, e, inoltre, alterazioni della personalità e del comportamento. Queste
alterazioni sono di severità tale da interferire con gli atti quotidiani della vita.
Stati confusionali
Cause Evidenti: accidenti vascolari cerebrali (ictus, trombosi, ecc.), malattie
cardiache o insufficienza respiratoria, febbre, interventi chirurgici, disidratazione (da
mancata assunzione di liquidi).
Nascoste: polmoniti con scarsa sintomatologia, infarto, diabete scompensato, scarsa
alimentazione o avitaminosi, tumori cerebrali, assunzione eccessiva di farmaci
(soprattutto psicofarmaci, sonniferi, antiparkinsoniani, diuretici, digitale ecc.). Anche
choc emotivi possono provocare stati confusionali nell’anziano: soprattutto lutti e
cambiamenti improvvisi di abitudini o di ambiente (ricoveri in ospedale o in casa di
riposo, traslochi ecc.)
Sintomi.
Disorientamento nel tempo e nello spazio, vuoti di memoria soprattutto per i fatti
recenti, perplessità di fronte a ciò che non si riesce più a fare o ricordare, falsi ricordi
che sono un tentativo di ricostruzione di un passato dimenticato.
Stati demenziali
Di vario tipo e con varie cause (morbo di Pick, di Alzheimer, demenza
arteriosclerotica ecc.). Si descrive qui, a mo’ di esempio, il quadro della demenza
senile, che ne è la forma più frequente e tipica.
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Esordio
Spesso lento ed insidioso, può rimanere a lungo compensato soprattutto quando si
vive una vita molto abitudinaria e sempre nello stesso ambiente. Sono caratterizzati
da disturbi della memoria, dimenticanze inspiegabili, trascuratezza nel vestire,
riduzione di interessi ed attività, modificazioni del carattere (collere poco motivate,
egocentrismo, capricciosità…).
Pre-Sintomi
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dell’abbandono affettivo, comportamenti regressivi (si comporta come se non
sapesse più fare cose che in realtà è ancora in grado di fare) caratterizzati da
ansia ed irritabilità.
Stati nevrotici
Anch’essi si presentano in varie forme.
· Disturbi ipocondriaci. Il funzionamento del corpo e le sue difficoltà diventano
il principale interesse.
· Disturbi del carattere. Irritabilità, diffidenza, recriminazioni continue,
egocentrismo o tendenze autoritarie.
· Comportamenti di evitamento. L’anziano rifiuta di fare delle cose
lamentando dolori, fatiche o difficoltà varie, che servono a mascherare la paura di
un malore, di cadere ecc.
· Comportamento di rinuncia. Tutto viene abbandonato all’incuria, l’anziano
sta a letto, rifiuta di mangiare, di parlare, di stare pulito.
È necessario affrontare queste situazioni, per lo più legate a problemi psicologici e
non psichiatrici, con molta disponibilità alla comprensione ed al dialogo.
Stati deliranti tardivi
Esordio subdolo e progressivo nel tempo. All’inizio: lamentele, mancanza di fiducia,
irritabilità; poi il quadro si precisa con delle lamentele più specifiche contro persone
ben determinate, quasi sempre familiari o vicini. Il delirio ha temi di
danneggiamento, di gelosia, erotici; spesso è unito a manifestazioni allucinatorie
uditive.
Suicidio dell’anziano
Molto frequente (il 30% dei suicidi hanno più di 60 anni).
Spesso legati a pregressi disturbi depressivi, ma altre volte legati a situazioni
contingenti: malattie, difficoltà economiche, infermità sensoriali, solitudine. È
necessario tenere sott’occhio tutte queste situazioni di disagio.
L’anziano è spesso solo ed isolato, inoltre è meno in grado di provvedere a se stesso.
Una presa in carico da parte dei servizi pubblici è limitata ai casi più gravi.
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È necessario allora utilizzare le risorse esistenti nel territorio: centri anziani,
associazioni di volontariato, gruppi di mutuo aiuto, cooperative di solidarietà che
potrebbero ampliare il loro campo di attività anche a questo. Importante è non
rinunciare e non rimandare ma stimolare.
Stress post-traumatico
Il Disturbo Post-traumatico da Stress si caratterizza per una serie di sintomi che
L’evento traumatico può riguardare direttamente la persona che in seguito svilupperà
il disturbo oppure persone ad essa vicine e a cui è affettivamente legata. Gli eventi
incidenti sul lavoro etc.) ma, ai fini dell’esordio del disturbo, devono rappresentare un
forte rischio per la vita o per la salute della persona, dei propri familiari, amici, o
persone significative. L’evento traumatico può riguardare anche eventi che non hanno
coinvolto direttamente la persona come, ad esempio, la notizia che un proprio caro è
caratteristici:
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Se esposta a situazioni che ricordano il trauma la persona può reagire con
La persona può vivere uno stato permanente di allarme che comporta una
Le cause del Disturbo Post-traumatico da Stress sono rintracciabili nella natura stessa
alle nostre abituali capacità di prevedere gli eventi, di poter elaborare strategie di
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problem solving o utilizzare le nostre esperienze passate. Un evento traumatico
le cose, ci lascia disarmati rispetto alla nostra capacità di essere padroni del nostro
destino. Queste variabili personali incidono sull’esordio e sulla gravità del disturbo.
ricordato con precisione ed il ricordo, nella maggior parte dei casi, appare confuso,
frammentato, irreale. Recenti ricerche hanno dimostrato che questo oblio sia dovuto
ad un “corto circuito” dei meccanismi cerebrali che hanno la funzione di registrare gli
eventi; sembra, infatti, che l’esperienza traumatica sia talmente forte da alterare i
venire a conoscenza della morte violenta o inaspettata di persone care. Questi eventi
atti di terrorismo, incidenti stradali, rapine etc. Tuttavia, recenti ricerche ( vedi
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Liotti), hanno messo in discussione questa definizione di trauma come evento singolo
La cura del Disturbo Post Traumatico da Stress può essere affrontata clinicamente
in più modi, poiché rientra nella categoria generale dei Disturbi d’Ansia per i quali la
da utilizzare sono:
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valutare in modo "controllato" l’oggetto della propria paura. Questo metodo, se
quotidiane che ha perso a causa dei rilevanti evitamenti dovuti ai sintomi acuti
esposizioni deve essere ben spiegato il significato di tali procedure e quindi ricercare
modello dei sintomi di ansia come effetti della sindrome da stress. La possibilità di
discutere con il paziente delle cause dei singoli sintomi, con eventuali esempi anche
educazione respiratoria sono uno strumento "sotto controllo" del paziente, il quale
stress.
pensieri automatici e spontanei legati all’evento traumatico, pensieri che spesso sono
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abilità deriva anche il successivo lavoro di revisione e modificazione delle assunzioni
generali. Attraverso questo lavoro il soggetto può modificare i propri schemi a favore
costituito dal lavoro con i familiari (o con un familiare) attraverso il quale è possibile
di esposizione dal vivo, come esposto più sopra, ma è utile anche avere una
F.Shapiro nel 1989 si basa sulla scoperta che alcuni stimoli esterni possono essere
trauma.
Homework: un altro aspetto importante è quello delle procedure da attuare tra una
seduta e l’altra, i cosiddetti "compiti per casa" o homeworks. E’ utile insistere sulla
preciso ed il suo risultato è necessario per la continuità del trattamento. Gli specifici
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Disturbi della personalità
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Il Disturbo Dipendente di Personalità è un quadro caratterizzato da comportamento
sottomesso e adesivo legato ad un eccessivo bisogno di essere accuditi.
IL TRATTAMENTO TERAPEUTICO
La cura dei disturbi psichiatrici consiste in :
trattamenti di tipo farmacologico: I farmaci psicotropi o psicofarmaci vengono
abitualmente classificati in diversi gruppi secondo la loro azione prevalente. I gruppi
principali sono: gli ansiolitici, o benzodiazepine; gli antidepressivi; i farmaci
regolatori del tono dell’umore; i neurolettici o antipsicotici.
interventi psicoterapeutici: La psicoterapia comprende una serie di colloqui
regolari tra il paziente e lo psichiatra o uno psicologo. Gli studi evidenziano che tale
tipo di approccio orientato alla realtà è in grado di insegnare al paziente a gestire e
risolvere i problemi La psicoterapia non sostituisce l’uso di farmaci ma si dimostra
utile una volta che il trattamento farmacologico ha alleviato i sintomi psicotici del
paziente.
interventi socio –riabilitativi : La riabilitazione dei soggetti con patologia grave
comprende una vasta gamma di programmi, non medici, che includono interventi di
consulenze attitudinali, formazione professionale, tecniche per la gestione dei
problemi e delle risorse finanziarie, uso dei mezzi di trasporto pubblico e attività di
interazione sociale.
Questo approccio è particolarmente importante per garantire il successo dei
trattamenti della schizofrenia in comunità, perché permette, ai pazienti dimessi, di
acquisire le capacità necessarie per condurre una vita produttiva al di fuori dei confini
protetti del ricovero ospedaliero.
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