1. La professione di psicologo comprende l'uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la PREVENZIONE, la
DIAGNOSI, le attività di ABILITAZIONE-RIABILITAZIONE e di SOSTEGNO in ambito psicologico rivolte alla persona, al
gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di SPERIMENTAZIONE, RICERCA e
DIDATTICA in tale ambito.
- La Psicologia Clinica è una branca della psicologia che si occupa degli aspetti COGNITIVI, EMOZIONALI, BIOLOGICI e
COMPORTAMENTALI del funzionamento umano nell’arco della vita, in diverse culture e a tutti i livelli
socioeconomici.
- La Psicologia Clinica integra i dati scientifici, le teorie e la pratica per comprendere, predire e alleviare il
disadattamento, la disabilità e il disagio e promuovere l’adattamento e lo sviluppo personale.
INTEGRAZIONE: Dati scientifici, conoscenze teoriche e pratiche, basate sui modelli teorici, testati empiricamente
(valutazione e interventi)
SCOPO: Comprendere e alleviare il disagio psicologico e promuovere il benessere psicologico in soggetti sani
Psicofisiologia clinica: Si occupa dei processi fisiologici, modificazioni centrali e periferiche che, in stretta
interdipendenza con attività cognitive e comportamentali, contribuiscono alla genesi o al mantenimento di disturbi
mentali e somatici. (es: disturbo di panico che deriva dalla mal interpretazione di alcuni sintomi fisiologici)
Neuropsicologia clinica: Individuazione, valutazione e trattamento dei disturbi cognitivi, affettivi e comportamentali
provocati da un danno cerebrale (ictus, demenze, traumi cranici).
Psicologia clinica della salute: Promozione e mantenimento della salute mentale e fisica dell’individuo; prevenzione,
valutazione e trattamento di tutte le malattie in cui i fattori comportamentali, fisiologici e psicologici mostrano
un’importante influenza (gastriti psicologiche associate alla sintomatologia ansiosa; sintomatologia depressiva e
disturbi cardiovascolari).
PSICOPATOLOGIA= La Psicopatologia (dottrina delle malattie della mente) è il campo della psicologia clinica e della
psichiatria relativo allo -STUDIO -VALUTAZIONE -TRATTAMENTO - PREVENZIONE di una malattia mentale. Psicologia
clinica e psichiatria: psicologo esame di stato in psicologia; psicoterapeuta ha 4 anni di formazione post laurea di
specializzazione; psichiatra ha laurea in medicina e specializzazione in psichiatria.
Oggi non esiste un accordo universale sulla definizione di anormalità o di disturbo mentale. Indicatori di
ANORMALITÀ: 1) Disagio soggettivo (ad es., depressione) 2) Disadattamento (ad es., anoressia e rischio di ricovero)
3) Devianza statistica (lontano dalla norma) 4) Violazione delle norme della società 5) Disagio sociale 6) Irrazionalità e
imprevedibilità 7) Pericolosità
Indubbiamente il contesto culturale gioca un ruolo importante nel determinare ciò che è normale e ciò che non lo è.
Il contesto culturale è in continuo mutamento, quindi i confini della devianza e dell’anormalità si modificano nel
tempo.
CRITERI PIÙ FREQUENTI PER LA DIAGNOSI 1. Ricerca di aiuto: indicatore parziale, soprattutto in presenza di scarso
insight di malattia. 2. Irrazionalità/pericolosità. 3. Devianza: bizzarria, stranezza, deviazione dalla norma. 4. Distress
emozionale: vissuto di disagio soggettivamente sperimentato dall’individuo. 5. Disabilità/Pervasività del danno:
interferenza con il normale funzionamento dell’individuo. Nessuno di questi indicatori è sufficiente. La
COMBINAZIONE di questi fornisce un indice di gravità insieme alla durata della condizione e alle risorse soggettive.
DEFINIZIONE DI SALUTE MENTALE Stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l'individuo è in grado di
sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all'interno della società, rispondere
alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare
costruttivamente ai mutamenti dell'ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni (OMS; Ministero
della Salute).
SINTOMI E SEGNI
SINTOMI: disturbo SOGGETTIVAMENTE riferito dal paziente (sentirsi agitato, sentirsi triste). I sintomi possono NON
ESSERE DIRETTAMENTE OSSERVABILI. EGODISTONICO (qualunque comportamento o idea che non sia in armonia
con i bisogni dell'Io, o specificatamente coerente con l'immagine e la percezione di sé che ha il soggetto) o
EGOSINTONICO (un qualsiasi comportamento, sentimento o idea che sia in armonia con i bisogni e desideri dell'Io, o
coerente con l'immagine di sé del soggetto).
MODELLI DESCRITTIVO-CLASSIFICATORI
Sistemi clinico diagnostici che descrivono sintomi espressi dal paziente e li classificano in categorie diagnostiche.
Esistono disturbi psichici chiaramente identificabili, come entità separate e indipendenti
•COSTRUITI SU BASE CLINICA: categorie di pazienti con gli stessi pattern di sintomi hanno la stessa eziologia (causa
sottostante quel quadro clinico) e hanno bisogno dello stesso trattamento
•Processo di attribuzione alle categorie diagnostiche di tipo DICOTOMICO (sì o no: presenza/assenza)
•Pazienti che presentano uno stesso pattern di sintomi afferiscono alla medesima categoria diagnostica
• La categoria diagnostica è una sintesi delle caratteristiche precipue dell’individuo dal punto di vista psicopatologico
International classification of deseases contiene tutte le tipologie di malattia, non esclusivamente mentali,
pubblicato dall’Organizzazione Mentale della sanità; Manuale Diagnostico Statistico esclusivo per le malattie
mentali.
1948 ICD-6
1952 DSM-I
1968-1969 DSM-II (tentativo di uniformarsi a ICD); ICD-8 (revisione dei sistemi classificatori - eziologia e sintomi
soggettivi/comportamentali – scarse attendibilità e consenso)
1975 ICD-9
1994-2000 ICD-10; DSM-IV (sistema multiassiale; gruppi di lavoro; supporto scientifico) e DSM-IV-TR (creati gruppi di
esperti e viene introdotta l’importanza dell’approccio empirico e supporto scientifico dei quadri clinici presentati)
2013 DSM-5 attualmente in vigore. Tentativo di Approccio dimensionale (livello di una scala) alla malattia mentale
piuttosto che dicotomico, tipico delle edizioni precedenti.
American Psychiatric Association (APA) ha creato un manuale che è lo standard di riferimento per la definizione di
tutti i disturbi mentali.
Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders. Fifth Edition (DSM-5). 2013.
DSM-5: DEFINIZIONE DI MALATTIA MENTALE Il Disturbo Mentale è: Una SINDROME (insieme coerente di sintomi)
caratterizzata da sintomi di RILEVANZA CLINICA (cioè va ad impattare questi aspetti) nella sfera cognitiva, nella
regolazione emozionale o nel comportamento di un soggetto; cause multidimensionali: Conseguenza di una
disfunzione nei processi psicologici, biologici, sociali ed evolutivi sottostanti il funzionamento mentale, associato a un
significativo stato di DISAGIO o DISABILITÀ in aree chiave del funzionamento sociale, lavorativo, affettivo,
interpersonale o in altre aree importanti.
Fornisce una nomenclatura comune e favorisce la comunicazione: le classi infatti sono definite sulla base di dati
empirici e sono accettate da tutta la comunità scientifica. Permette di sintetizzare informazioni sul paziente.
Troppe categorie diagnostiche circa 350 nel DSM-5 (differenze troppo sottili tra i disturbi, rischio di “patologizzare”
situazioni normali) e Sistema di classificazione categoriale dicotomico (prevale su quello dimensionale) che
determinano un approccio principalmente nomotetico, tralasciando quello idiografico e una serie di limitazioni circa
la validità. Rischio di comorbilità nello stesso individuo, cioè riconoscimento compresenza di più quadri clinici,
talvolta fenomeno presente anche nei disturbi di personalità (dovuto sia al fatto che i quadri clinici siano distinti da
sottigliezze e per la moltiplicazione delle categorie diagnostiche presenti nel DSM-5).
Queste classificazioni definiscono il comportamento umano normale o patologico in base all’APPLICAZIONE DI UNA
SPECIFICA TEORIA DEL COMPORTAMENTO, che viene poi applicata in una particolare tecnica terapeutica. Il clinico
utilizza un approccio teorico per concettualizzare la sintomatologia e il comportamento del paziente. Sistemi
fortemente basati su modelli teorici di riferimento (diverso dal DSM).
MODELLO SOCIO-GENETICO: la psicopatologia deriva dalla devianza rispetto a una norma condivisa (espressione del
contesto sociale): nasce a partire dal 1960, sotto il movimento dell’antipsichiatria. Sostengono che non esisti una
malattia mentale, bensì comportamenti non allineati con le norme sociali e culturali vigenti nel contesto ambientale.
Avanza critiche alle modalità di valutazione e trattamento dell’approccio biologico, proponendo un intervento non
basato su metodi scientifici.
MODELLO BIO-PSICO-SOCIALE: la malattia deriva da una compresenza di diversi fattori integrati di tipo biologico,
sociale, psicologico (esempio: contesti economico-sociali).
MODELLO DIATESI-STRESS (Zubin e Spring, 1977). La condizione di malattia (così come la condizione di salute) è
determinata dall’interazione di due fattori principali: DIATESI-VULNERABILITÀ: insieme di caratteristiche
dell’individuo aumenta la probabilità di sviluppare un certo disturbo, così come la presenza di eventi più o meno
stressanti, e fattori di vulnerabilità biologici, psicologici, sociali. Al crescere dei fattori di vulnerabilità saranno
sufficienti eventi stressanti modesti per sviluppare una patologia e viceversa.
Il comportamento è determinato da dimensioni psicologiche INCONSCE (cui l’individuo non ha accesso, se non con
le tecniche psicodinamiche come le libere associazioni) e DINAMICHE: interagiscono l’una con l’altra e danno origine
a pensieri, emozioni e comportamenti. I CONFLITTI tra queste dimensioni producono i sintomi psicopatologici.
Modello deterministico: nessun sintomo è “accidentale”, tutti i comportamenti sono derivati da esperienze passate
(critica al modello: criterio di falsificabilità).
Il primo modello psicodinamico è quello psicanalitico di Freud, formulato agli inizi del XX secolo. È costituito da due
teorie
• CONSCIO E PRECONSCIO: fanno riferimento al PROCESSO SECONDARIO = differimento della scarica psichica e
gratificazione; l’energia viene controllata. Pensiero logico e razionale, coerente e orientato nello spazio e nel
tempo, cioè alla realtà esterna. Seguono il PRINCIPIO DI REALTÀ.
• INCONSCIO: PULSIONI. Fanno riferimento al PROCESSO PRIMARIO = pensiero impulsivo, disorganizzato,
tendente alla gratificazione, incurante del tempo e coerenza logica. Segue il PRINCIPIO DI PIACERE: impulso e
gratificazione. L’energia psichica è incontrollabile, ma la gratificazione non viene raggiunta.
Comportamento patologico nella prima topica nasce dall’uso massiccio del meccanismo di difesa della RIMOZIONE=
le rappresentazioni (ricordi, pensieri, immagini, emozioni) legate a pulsioni intollerabili sono RIMOSSE nell’inconscio.
Riemergono attraverso una via alternativa: sottoforma di SINTOMO. La terapia tenta di recuperare la
rappresentazione mentale originaria rimossa.
TEORIA STRUTTURALE TRIPARTITA
Es: inconscio, teso allo scarico pulsionale (pulsioni di vita e di morte). Depositario di tutta l’energia psichica alla
nascita.
Io: si sviluppa dall’Es nel secondo semestre di vita. Media tra l’Es e la realtà.
Super-io: si sviluppa nel corso di tutta l’infanzia dall’Io. Coscienza morale (proscrive) e ideale dell’Io (prescrive).
I CONFLITTI INTRAPSICHICI non risolti creano angoscia, la quale induce l’Io ad utilizzare dei MECCANISMI DI DIFESA
per rimuovere la pulsione libidica derivante dall’Es. Il SINTOMO nasce dal COMPROMESSO tra Es e Io (difende l’Io
dall’Es e soddisfa al contempo il desiderio in forma mascherata che si manifesta attraverso il sintomo).
PRIMARI: operano in modo globale e indifferenziato. Non tengono di conto il principio di realtà. Non percepiscono la
separatezza e la costanza di coloro che sono esterni al sé. I primari sono primitivi, immaturi e sviluppati nella prima
infanzia. Riguardano il confine tra il Sé e il mondo esterno.
-proiezione (la persona attribuisce impulsi, pensieri o sentimenti indesiderati a un altro individuo) -dissociazione
-diniego (rifiuto netto della realtà) -idealizzazione e svalutazione -identificazione proiettiva
SECONDARI: operano trasformazioni specifiche e selettive del sentimento, sensazioni e comportamento difficili da
gestire. Riconoscono il principio di realtà, dunque risultano essere più adattivi. Riconoscono separatezza tra sé e
l’altro e la costanza dell’oggetto. I meccanismi di difesa secondari sono definiti “difese mature”. Questi meccanismi
di difesa si innescano quando vi sono conflitti tra l’io, il super io e l’es oppure se ci sono conflitti tra la parte dell’Io
che vuole vivere esperienze e quella capace di osservare senza passare all’azione.
-rimozione -regressione -spostamento -sublimazione (trasformare un impulso, un sentimento, un pensiero, un
comportamento indesiderato in qualcosa di socialmente accettato) -formazione reattiva (Gli impulsi inconsci,
poiché ritenuti inaccettabili per la parte cosciente, vengono convertiti nel loro opposto a livello conscio) -
intellettualizzazione
I meccanismi di difesa diventano disadattivi se RIGIDI, PERVASIVI (si ripropongono in molteplici contesti),
PREVALENTI (si presentano spesso).
• Libere associazioni: tecnica che permette al paziente di descrivere ogni pensiero, emozione, immagine che si
presenta alla sua mente senza censura.
• Interpretazione: l’analista mette in evidenza con la persona il significato di alcuni suoi comportamenti.
• Transfert: la persona si relaziona con l’analista con modalità che in passato ha utilizzato con persone
significative. L’analista interpreta queste risposte.
• Controtransfert: il complesso delle reazioni emotive dell’analista nei confronti del paziente.
• Sogno: “la via regia verso l’inconscio”. Visto che le difese sono meno attive durante il sonno, i sogni, se ben
interpretati, possono rivelare pulsioni profonde. La censura durante il sogno si esprime attraverso la
simbolizzazione.
LA NASCITA DEL COMPORTAMENTISMO
Le prime idee di stampo comportamentista si possono ritrovare in alcune ricerche condotte già alla fine del 1800. Se
dobbiamo identificare una data di nascita di questa disciplina, bisogna però aspettare il 1913. È in quest'anno che
John Watson scrive un articolo che passerà alla storia come il 'manifesto del comportamentismo'. In quest'articolo
definisce che cos'è la psicologia dal punto di vista del comportamentista.
Il comportamento mostrava degli enormi vantaggi rispetto all'inconscio: era osservabile e si poteva misurare
oggettivamente. Forte approccio sperimentale e scientifico. Negli studi sul comportamento animale, si poteva
misurare la frequenza di un comportamento o la sua durata. Oppure dopo quanto tempo, da un determinato
stimolo, veniva messo in atto.
L’oggetto di studio rispetta i seguenti criteri: OSSERVABILITÀ, SPERIMENTABILITÀ (manipolazione di variabili che
incidano sulla relazione tra antecedente-stimolo e conseguenza-risposta) E PREDITTIVITÀ (previsione dell’impatto
che la manipolazione delle variabili può avere). Bisogna abbandonare tutto ciò che fa riferimento all’inconscio,
introspezione.
Gli scienziati del comportamento hanno così escluso molti aspetti centrali dell'essere umano dal suo interesse:
mente considerata come una SCATOLA NERA.
Le prime grandi scoperte sono state sul condizionamento. Per condizionamento, in psicologia, intendiamo
semplicemente uno dei modi tramite cui impariamo dall'esperienza. Ad esempio, il bambino che tocca il fuoco si
brucia e, associando queste due esperienze, impara a non toccare il fuoco.
- Acquisizione
- Mantenimento INTERESSE CLINICO
- Modifica
- Estinzione
Il fisiologo russo Ivan Pavlov stava studiando i processi digestivi del cane. Studiava in particolare la reazione di
salivazione dei cani del suo laboratorio quando vedevano il cibo. Si accorse di un fatto interessante. I cani iniziavano
già a salivare quando sentivano i passi del suo assistente che portava il cibo.
Erano stati condizionati. Avevano imparato - in maniera inconsapevole - ad associare il suono dei passi con il loro
cibo. Reagivano così a quei suoni, allo stesso modo in cui reagivano alla vista di una ciotola bella piena. Pavlov ha così
iniziato a fare degli esperimenti specifici per capire meglio questo meccanismo che divenne noto
come condizionamento classico.
Il condizionamento classico è un processo di apprendimento per associazione. Due stimoli presentati assieme per
un lungo periodo, vengono associati tra di loro. Uno stimolo può essere praticamente qualsiasi cosa. Quello che vedi,
che senti, una persona o un luogo. Gli odori sono stimoli in grado di rievocare ricordi molti lontani.
Un esempio è la paura di aghi o prelievi. Molte persone sono state condizionate da bambini ad associare l'ago con il
dolore.
DISCRIMINAZIONE DI UNO STIMOLO CONDIZIONATO: è possibile ottenere la risposta condizionata solo per un
determinato stimolo, e non per quelli simili associando lo stimolo incondizionato solo allo stimolo prescelto e
presentando da soli quelli simili.
ESTINZIONE DI UNA RISPOSTA CONDIZIONATA: una volta ottenuto un condizionamento, se si prosegue con ripetute
presentazioni dello stimolo condizionato non seguite dallo stimolo incondizionato, la risposta condizionata si
indebolisce progressivamente fino ad estinguersi. L’estinzione può essere ottenuta anche associando allo stimolo
condizionato una nuova risposta incompatibile con la precedente (processo di controcondizionamento nella
desensibilizzazione sistematica). Implicazioni cliniche importanti.
RECUPERO SPONTANEO DI UNA RISPOSTA CONDIZIONATA: Una volta ottenuta l’estinzione, se si lascia passare un
certo lasso di tempo senza più presentare lo stimolo condizionato, ad una nuova presentazione dello stimolo avremo
un recupero spontaneo della risposta condizionata. Le pratiche di desensibilizzazione vanno portate avanti per molto
tempo, proprio per evitare il recupero spontaneo della risposta di paura nelle fobie. È importante mantenere la
pratica di esposizione.
Watson, principalmente, affermava che il comportamento manifesto è la sola unità di analisi scientificamente
studiabile, poiché i processi interni della mente umana, essendo non percepibili dall’osservatore esterno, non
possono essere considerati oggetto di analisi scientifica. Tutto quello che si trova nell’ambiente è il prodotto del
mondo interno e cerebrale, per questo dall’osservazione del comportamento è possibile inferire anche il
funzionamento cerebrale.
Watson ha realizzato diversi esperimenti, tra cui il più noto è l’esperimento con il piccolo Albert, utilizzato per
dimostrare come la paura sia la conseguenza di un condizionamento di tipo ambientale. L’esperimento consisteva
nel verificare se un suono potesse elicitare paura nel bambino in seguito all’esposizione a un forte rumore.
Successivamente, al rumore fu associato uno stimo neutro, come il topo bianco, condizionando, di conseguenza,
Albert che quando, in seguito, vedeva un topolino o altri animali dal pelo bianco, iniziava a piangere atterrito dalla
paura. Quindi, il comportamento del bambino era
condizionato da uno stimolo ambientale, indotto dal
ricercatore, cui seguiva una risposta emotiva che
diventava, a furia di essere ripetuta, automatica o
condizionata.
IL CONDIZIONAMENTO OPERANTE
• Rinforzi
• Punizioni
I rinforzi sono le contingenze che aumentano la frequenza del comportamento. Per contingenza intendiamo qualsiasi
cosa succeda l'istante dopo il comportamento. Se prendo un antidolorifico e mi sento meglio, è più probabile che lo
usi ancora in futuro. Se non mi fa nessun effetto, non lo userò più.
Il problema con i rinforzi è il tempismo. Immaginiamo che tu stia addestrando il tuo cane a fare i bisogni in una certa
zona del giardino, rinforzandolo con del cibo per cani. Lo porti fuori e lui fa i bisogni nell'area 'giusta', poi prende una
palla e torna da te. Se tu gli dai un croccantino per cani in questo momento, stai rinforzando il
comportamento 'portare la palla'.
Un punto chiave è la differenza tra premio e rinforzo. Il premio è dato per il risultato e il rinforzo per il
comportamento. Se vuoi educare tuo figlio allo studio, funzionano meglio lodi frequenti alternate ad altri piccoli
rinforzi (ad es., dolci) dopo che ha dedicato molte ore allo studio, rispetto alla promessa di una nuova bici a fine anno
se prende tutti otto.
Anche l'attenzione è un rinforzo sociale molto potente. Se dai attenzione a comportamenti problematici che vorresti
eliminare, in realtà rischi di aumentarli.
Le punizioni riducono la frequenza di un comportamento. Qui il discorso si complica però, perché la vita reale non è
un laboratorio controllato. Le punizioni infatti rischiano spesso di essere controproducenti o, comunque, poco utili.
Per ridurre comportamenti problematici di solito si rinforzano comportamenti alternativi o si cerca di renderli meno
vantaggiosi.
TIPOLOGIE DI RINFORZO
GENERALIZZAZIONE: il soggetto emette la risposta a stimoli simili allo stimolo che aveva preceduto il rinforzo
DISCRIMINAZIONE: il soggetto emette la risposta solo in presenza dello stimolo discriminativo che in passato aveva
preceduto il rinforzo
ESTINZIONE: processo naturale di riduzione della probabilità di emissione di una risposta non più seguita da rinforzo
Skinner ha portato avanti molte ricerche sui piccioni, che venivano utilizzati, ad esempio, per trovare i naufraghi. I
piccioni venivano condizionati a premere un pulsante quando vedevano oggetti arancioni in laboratorio. Poi diversi
piccioni venivano bloccati sotto gli elicotteri di salvataggio, in maniera tale che uno potesse vedere solo a destra, uno
a sinistra e uno davanti. Quando un piccione vedeva il giubbotto di salvataggio (che è arancione) premeva un
pulsante che indicava la direzione al pilota.
I piccioni erano circa tre volte più accurati. Se un soccorritore vedeva un naufrago il 38% delle volte alla prima volta
che sorvolava un'area, i piccioni lo vedevano il 90% delle volte.
1961: esperimento della bambola Bobo. Bambini 3-5 anni. Osservazione di un video con contenuti aggressivi:
interazione aggressiva dell’adulto con la bambola Bobo. Bambini del gruppo sperimentale mettevano in atto lo
stesso comportamento aggressivo, tanto più frequentemente, se per l’adulto non vi erano state conseguenze.
Apprendimento può non essere diretto e può essere influenzato dall’osservazione del comportamento altrui.
Fornisce un modello di spiegazione per cui noi apprendiamo comportamenti disfunzionali, fornendo però anche
alcune tecniche di intervento.
La teoria bifattoriale di Mowrer presuppone che il condizionamento fobico che crea le fobie specifiche comprenda
due fasi:
1. Attraverso un processo di condizionamento classico la persona impara a temere uno stimolo neutro (SN)
perché associato a uno stimolo avversivo (SI); acquisizione della fobia
2. Attraverso un processo di condizionamento operante la persona impara a ridurre la paura evitando lo
stimolo condizionato. La risposta di evitamento dello stimolo fobico viene mantenuta perché la riduzione
della paura funge da rinforzo.
LA “TEORIA DEI DUE STADI” MODIFICATA PER IL Disturbo OC (DOLLARD & MILLER, 1950):
La terapia del comportamento rappresenta l'applicazione clinica del comportamentismo. Si avvale dei principi del
condizionamento classico e operante (e del modellamento) per trattare problemi clinici. Si è sviluppata dalle prime
scoperte sul condizionamento che hanno mostrato come le nevrosi potessero essere ricreate in laboratorio negli
animali e curate. Tappa fondamentale quella del 'piccolo Albert'. Un esperimento (che ora sarebbe contrario a ogni
etica professionale e non verrebbe permesso) in cui Watson ha condizionato un bambino ad avere paura dei topi.
Fino a sviluppare una fobia vera e propria.
Iniziano poi gli studi sulla cura delle nevrosi. Tra gli anni '40 e gli anni '50 Mowrer sviluppa la teoria bifattoriale, che
spiega lo sviluppo delle fobie.
2) Costruzione di una gerarchia delle paure o situazioni ansiogene (da quelli meno paurosi/intensi a quelli più
paurosi/intensi). Uso delle unità di disagio soggettivo (SUD, range 0-100).
3) Esposizione graduale (immaginativa o in vivo) a una serie di situazioni temute dal soggetto, seguendo la gerarchia
delle paure. Si possono utilizzare misurazioni fisiologiche, per esempio, frequenza cardiaca: di fronte ad uno stimolo
emotigeno, fobico, il battito cardiaco aumenta (risposta fobigena)
Non si procede all’attività successiva fino a che la SUD dell’attività che precede non è uguale a 0, o ad un livello
molto basso. La tecnica di esposizione graduale non viene sempre presentata all’interno di un programma
terapeutico più ampio come la desensibilizzazione. Può essere usata come tecnica a sé statnte. Esistono delle
varianti rispetto nella fase di esposizione: 1. Esposizione tramite realtà virtuale (quando risulta molto complicato
ricreare la situazione emotigena. Si pensi ai veterani di guerra, o alle fobie relative all’uso degli aerei) 2. Flooding
(“esposizione per immersione”): esposizione allo stimolo/contesto che produce la risposta d’ansia più elevata.
Tendenzialmente sconsigliata: più efficace un’esposizione graduale. Viene utilizzata quando il tempo per superare la
fobia è poco.
Il comportamentismo non fu privo di critiche. L'approccio molto pragmatico, in particolare della scuola americana,
unito al grande utilizzo di esperimenti portò l'opinione pubblica a diffidare di queste pratiche. Non mancarono
persone che cercarono di utilizzare il comportamentismo per scopi che violavano l'etica di qualsiasi clinico. Fu il caso
delle terapie aversive, utilizzate da gruppi religiosi estremisti per cercare di 'curare' l'omosessualità.
Insegnare la connessione B-C: è importante sottolineare come la teoria del paziente si basa
sulla connessione tra A-C (l’avvenimento provoca il comportamento conseguente). Ma in
realtà la connessione è B → C: ciò che penso mi suscita l’emozione, determinando un
comportamento.
Cliente: «Il mio capo mi ha fatto talmente arrabbiare che ho perso il controllo. Sono andato
via sbattendo la porta e insultandolo!»
Psicologo: «Cosa ne pensa se le dicessi che forse lei si è arrabbiato perché pensa che il suo
capo non DOVEVA comportarsi così?» (intervento eccessivamente direttivo: il clinico sta
proponendo un pensiero al cliente). Un escamotage: quanti avrebbero reagito così? Se non tutti,
cosa intercorre tra l’evento e l’emozione che potrebbe permettere ad altri di reagire diversamente?
Alla catena di inferenze fatte dal cliente sottostà un pensiero irrazionale. Seguire la catena
di inferenze per trovarlo: il paziente riporta spesso il pensiero più automatico, superficiale
cioè immediato. La catena di inferenze permette di partire dal pensiero automatico per
arrivare alle credenze di base.
CREDENZE INTERMEDIE
CREDENZE DI BASE
Credenze derivate di Ellis sono le credenze intermedie di Beck. PAN di Beck sono le inferenze su A di Ellis.
Secondo Beck è importante lavorare sui PAN senza necessità di indagare le credenze più profonde.
I pensieri negativi automatici sono rappresentazioni che precedono, accompagnano e seguono (spesso
amplificandolo) uno stato emotivo di cui non abbiamo piena consapevolezza, che si trovano a un livello
preconscio. Sono molto rapidi e involontari, automatici, ma accessibili alla consapevolezza, con uno sforzo
d’attenzione. Funzionano come fattori di mantenimento. Sono quelli che generano distorsioni cognitive.
Sono dati per veri, non vengono criticati dal soggetto. Più sono rigidi, pervasivi e catastrofici più generano
sofferenza e comportamenti disfunzionali. Rappresentano il primo target del terapeuta.
Le credenze centrali di base sono idee, regole, giudizi, o interpretazioni su sé stessi, sul mondo o sugli altri, e
sul futuro (TRIADE COGNITIVA) più difficilmente accessibili alla consapevolezza perché si trovano ad un
livello più profondo. Sono convinzioni profonde (o core belief o schemi cognitivi), cioè modalità interpretative
di base con cui la persona rappresenta sé stessa e gli altri e organizza il suo pensiero, è una tendenza stabile
ad attribuire un certo significato agli eventi. Determinano scopi esistenziali e relazionali, guidano il nostro
comportamento orientando le nostre previsioni sulla realtà.
Le credenze intermedie sono più malleabili rispetto alle convinzioni di base. Le convinzioni intermedie sono
costituite da opinioni (es. “È umiliante andare all’esame impreparato!”), regole (es. “Devo sempre essere
all’altezza della situazione!”) e assunzioni (es. “Se prendo trenta tutti mi stimeranno!”) generate da
credenze di base.
Esempio:
Opinione: uno che non ha tutto sotto controllo è un irresponsabile
Regole: devo sempre avere tutto sotto controllo per evitare errori
Assunzioni negative: se qualcosa va storto è una mia responsabilità
Assunzioni positive: se ho tutto sotto controllo, non sbaglierò e sarò competente
COME IDENTIFICARE I PAN (E POI CREDENZE INTERMEDIE E DI BASE)
Ricordare e ripercorrere (ABC): portando esempi di situazioni CONCRETE
Immaginare (se si trovasse in una situazione CONCRETA del genere cosa penserebbe, che emozioni
proverebbe, cosa farebbe?)
Hic et nunc: qui ed ora, in seduta valutare le emozioni che compaiono in seduta, fare ABC sulla situazione vissuta in
quel momento in seduta (cosa sta provando, cosa sta pensando).
T: “Non sono sicuro che sia così, ma ammettiamo che succeda: gli altri vedranno che lei si è bloccato, questo cosa
significherebbe questo per lei?” P: “Beh…
potrebbero capire che sono in difficoltà nel parlare in pubblico” T: “E se lei è in
difficoltà nel parlare in pubblico…” P: “Vuol dire che non
sono adatto per questo lavoro…” T: “E cosa teme in
questo?” P: “Temo di essere
giudicato senza valore e incompetente”
CREDENZE INTERMEDIE: Se ti blocchi durante una presentazione, sarai giudicato in difficoltà e incapace di parlare in
pubblico. Se gli altri notano che sei in difficoltà risulterai incompetente e senza valore.
Nel modello cognitivo di Beck gli schemi cognitivi hanno un ruolo centrale
Schema è una struttura generale di conoscenza: modalità con cui il soggetto vaglia, decodifica e valuta gli stimoli che
lo colpiscono (Beck, 1967, prima formulazione)
In una prima formulazione, lo schema non corrisponde al contenuto (credenze di base, credenze intermedie e PAN).
In una seconda formulazione lo schema coincide con il contenuto delle credenze e dei pensieri automatici.
1) Idee
2) Credenze di sé (opinioni, regole, credenze di base ecc…)
3) Credenze sugli altri
4) Credenze degli altri in relazione con noi
5) Assunzioni generali
6) Assunzioni specifiche
Differiscono in base alla posizione:
1) Centrale: attivati da stimoli esterni molto facilmente, strettamente correlati all’identità (schemi core) e al
senso di sé, contengono maggior numero di informazioni. Pervasivi.
2) Periferici
Gli schemi conferiscono regolarità, continuità e stabilità alla nostra esperienza, oltre che un senso di coerenza e
unitarietà fondamentali per la costruzione dell’identità di sé.
Hanno una forte tendenza confermazionista: tendono ad autoalimentarsi. Leggiamo la realtà tramite gli schemi,
confermandoceli.
Gli schemi cognitivi a contenuto negativo sono: ipervalenti, rigidi e inflessibili (o al contrario iperflessibili)
Un evento stressante può essere in grado di attivare schemi cognitivi negativi (Modello diatesi-stress)
Gli schemi cognitivi negativi rappresentano elementi di vulnerabilità la cui attivazione può determinare uno
scompenso psicopatologico
FATTORI DI MANTENIMENTO
I fattori di mantenimento sono dei meccanismi cognitivo-comportamentali che tengono in atto la sofferenza o il
disturbo psicologico. Strategie sbagliate.
Modalità disfunzionali che la persona mette in atto per affrontare il problema con l’idea che possano costituire un
buon mezzo per risolverlo, non accorgendosi che in realtà lo mantengono o lo aggravano.
BIAS COGNITIVI
I bias cognitivi sono delle distorsioni dei processi di elaborazione (attenzione, memoria, stili di pensiero) che
mantengono il disturbo e il circolo vizioso che lo può connotare, spesso aggravandolo.
Catastrofizzazione: consiste nel soffermarsi sul peggiore evento possibile e sulle peggiori conseguenze possibili,
sovrastimando la probabilità che si verifichino. Esempio: “Se non prendo il massimo dei voti, sarà terribile perché
non entrerò mai all’università e tutti saranno delusi di me”.
Pensiero dicotomico: consiste nel rappresentarsi gli eventi in categorie estreme e opposte, senza considerarle
all’interno di un continuum. Esempio: “Non ho saputo rispondere a tutte le domande, sono un incompetente”
Ragionamento emotivo: consiste nel considerare il proprio stato emotivo come spiegazione per conferire senso a
una situazione, invece che considerarlo come una conseguenza di essa. Esempio: “Mi sento terribilmente sfiduciato,
questo significa che la situazione è senza speranza” “Mi sento molto in ansia, questo significa che c’è veramente un
pericolo”.
Inferenza arbitraria: consiste nel saltare a delle conclusioni, in mancanza di prove sufficienti. Esempio: “Il professore
ha una faccia seria mentre guarda il mio compito: vuol dire che ho preso un pessimo voto!”
Esagerazione / minimizzazione: il valore e il significato delle esperienze negative sono ingigantite, mentre il valore e il
significato delle esperienze positive sono minimizzate. Esempio: “Quel ragazzo mi ha detto che mi trova bella, ma
solo perché è un tipo galante”.
Personalizzazione: consiste nell’attribuire a sé stessi la causa di eventi o comportamenti negativi. Esempio: “Il mio
fidanzato è nervoso e irritato oggi. Avrò sicuramente fatto qualcosa di male che lo ha infastidito”
Astrazione selettiva: prestare attenzione solo al dettaglio di una situazione (generalmente negativo) piuttosto che
considerare il quadro complessivo. Esempio: “Sono andato in confusione!!” (per pochissimi minuti durante la mia
presentazione di 60 min al congresso)
Ipergeneralizzazione: un singolo evento è visto come capace di connotare negativamente un’intera vita o un intero
ambiente piuttosto che essere trattato come un evento tra tanti. Esempio: “Non ho risolto questo problema di
matematica: a scuola sono proprio un disastro”
Etichettamento: identificare qualcuno tramite un’etichetta globale piuttosto che riferirsi a specifici eventi o azioni.
Esempio: “Ho sbagliato un calcio di rigore. Sono proprio un perdente"
Impediscono una disconferma della credenza disfunzionale. Il paziente pensa che siano utili per risolvere il problema.
In una fase iniziale, riducono lo stato di attivazione.
Evitamento (può anche essere mentale); Ipervigilanza; Compulsioni; Condotte di eliminazione (vero e proprio fattore
di mantenimento, insieme ai comportamenti autolesivi).
Utilizzo rigido e persistente dei bias cognitivi si collega a DISTORSIONI (BIAS) ATTENTIVE O MNESTICHE
SINDROME COGNITIVO-ATTENTIVA per i disturbi d’ansia e dell’umore = persistente “monitoraggio della minaccia”
(Wells, 2009). Tutte le distorsioni cognitive che vanno ad incrementare il monitoraggio della minaccia (percettive,
mnestiche, attentive, emotive)
RIMUGINIO: Attività mentale RIPETITIVA e PERVASIVA, prevalentemente in forma VERBALE, ASTRATTA e PRIVA DI
soluzioni concrete, espressione di eccessiva ansia e apprensione, i cui contenuti consistono in PREVISIONI e
VALUTAZIONI NEGATIVE, orientato al FUTURO tende a vedere sempre potenziali minacce
RUMINAZIONE: stile di pensiero RIPETITIVO e PERSISTENTE caratterizzato dal susseguirsi di PENSIERI e IMMAGINI
NEGATIVE e PESSIMISTICHE che spesso riguardano sé stessi ed eventi del passato (es. perché è capitato proprio a
me? Perché sono fatto così? Cosa ho fatto di sbagliato?). Orientata al PASSATO. Ruminazione depressiva o rabbiosa,
incastra il soggetto in un circolo senza soluzioni.
IL PROBLEMA SECONDARIO COME FATTORE DI MANTENIMENTO
Ruolo centrale del “problema secondario” nel mantenimento del disturbo (De Silvestri, 1982).
Consiste nella valutazione personale della propria risposta emozionale/comportamentale avuta in un determinato
situazione. “Cosa ha pensato dopo aver provato quella emozione?” “Cosa ha pensato dopo aver evitato di andare
all’esame?” “Come valuta la sua emozione/il suo comportamento?”
Si focalizza su CREDENZE IRRAZIONALI. Il nucleo del lavoro terapeutico è scovare le credenze irrazionali di base:
pretese
BECK: Terapeuta COGNITIVO; Usa l’ABC (ma non lo nomina); Metodo socratico (domande e risposta, disputa
empirica, cioè messa in discussione delle modalità processuali)
LA PSICOTERAPIA COGNITIVA
La psicoterapia cognitiva presenta le seguenti caratteristiche:
1) Fondata scientificamente
dialogo socratico
ABC e scoperta guidata
Disputing e ristrutturazione cognitiva
Esposizione e tecniche comportamentali
Homework
Problem-solving
4 tipologie di disputa:
-LOGICA sottolinea il carattere illogico delle credenze
-EMPIRICA (alla Beck): verifica la coerenza della credenza con la realtà empirica
-PRAGMATICA: valuta l’utilità della credenza irrazionale
-ALTERNATIVA RAZIONALE: scelta tra la credenza razionale e irrazionale
le nuove formulazioni di B vanno a sostituire i B precedenti. I prerequisiti perché questo meccanismo funzioni: aver
trovato le credenze irrazionali, averle identificate e disputate.
-La SCHIZOFRENIA si associa a una DILATAZIONE DEI VENTRICOLI con perdita di liquor cefalorachidiano.
Circuito serotoninergico inizia dai nuclei del rafe. Circuito dopaminergico nasce dall’area tegumentale ventrale e
nucleo accumbens.
Noradrenalina, GABA coinvolti nei disturbi d’ansia (Ansia si associa a un incremento del tono simpatico e a una
riduzione del tono parasimpatico. Dunque, incremento spropositato di NA associato a aumento temperatura,
frequenza cardiaca, velocità respirazione). Il GABA è ipoattivo.
La parte deficitaria nella catena di trasmissione del NT non è certa: in alcuni casi è la quantità di NT rilasciata, ma
soprattutto sembra legata alla quantità e sensibilità di recettori postsinaptici. Inoltre, il deficit può coinvolgere i
meccanismi di ricaptazione del NT (enzima iper o ipoattivo) o il meccanismo di disattivazione o degradazione del NT.
in situazioni di stress (ansia) si ha un’iperattivazione del sistema simatico, cui risponde il sistema neuroendocrino
attivando l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene. L’organismo risponde velocemente: il glicogeno si scinde in glucosio,
aumentando i livelli nel sangue di glucosio >> aumenta la pressione arteriosa >> il respiro diventa più veloce >> il
flusso sanguigno subisce una serie di cambiamenti portando alla diminuzione dell’attività dei reni e della digestione,
e aumentando lo stato di allerta
a lungo termine, essere continuamente sottoposti ad una condizione di stress cronico o allert porta ad una continua
ed elevata presenza di glucosio nel sangue, e dunque una condizione di elevata pressione che disturba il sistema
immunitario.
Inoltre, possono essere fatti interventi BIO-COMPORTAMENTALI: tecnica del bio-feedback o neurofeedback: TMS,
terapia elettroconvulsivante, stimolazione vagale, stimolazione cerebrale profonda.
1) Correlare le malattie psichiatriche direttamente con differenze individuali nella sequenza di DNA
2) Endofenotipo = biomarker che costituiscono un disturbo e che si suppone abbiano un corredo genetico più
semplice rispetto alla patologia psichiatrica. Non sono stati ancora definiti
Secondo il MODELLO DIATESI-STRESS i GENI non operano in modo isolato rispetto all’AMBIENTE, bensì è importante
l’interazione tra i due: i comportamenti sono ereditabili, ma non tutte le persone predisposte sviluppano una
malattia mentale. L’ambiente gioca un ruolo importante. Ambiente può influenzare l’espressione genica
(attivazione/disattivazione geni e regolazione proteine). Per questo motivo, se possediamo il gene per una malattia,
non è detto che finiremo necessariamente per ammalarci di quella malattia. Non ereditiamo la malattia mentale
tramite i geni, MA LA SVILUPPIAMO ATTRAVERSO L’INTERAZIONE DEI GENI CON L’AMBIENTE.
Ricerca di Caspi e collaboratori (2003): ricerca longitudinale di 20 anni sull’interazione geni-ambiente. Individui dai 5
ai 25 anni. La fase adolescenziale è quella più a rischio per lo sviluppo della depressione maggiore. Studiarono
interazione tra polimorfismo del gene trasportatore della serotonina (geni) e l’esperienza di maltrattamenti
(ambiente) nel rischio di sviluppare depressione. La probabilità di sviluppare il disturbo depressivo aumenta in
presenza di grave maltrattamento solo nel gruppo di due alleli brevi, a basso rischio genetico (variante genica del
trasportatore della serotonina), è minima nel gruppo di due alleli lunghi, anche in presenza di grave maltrattamento.
La GENETICA DEL COMPORTAMENTO studia il grado in cui geni e ambiente influenzano il comportamento (studio sui
gemelli omo ed etero zigoti). Quanto del funzionamento manifesto dell’individuo (fenotipo) sia influenzato dal
genotipo e quanto dall’ambiente.
La GENETICA MOLECOLARE studia e identifica le particolari funzioni dei geni nel determinare il comportamento:
Differenze a livello di singoli nucleotidi (A, T, G o C) nella SEQUENZA del DNA di un gene. Singolo filamento di DNA di
due individui uguali in tutto tranne che in un’unica posizione.
EPIGENETICA: studio di come l’ambiente modifica l’espressione o la funzione genica. Marcature
epigenetiche (chimiche) che si legano al DNA modificandone l’attività e il funzionamento Studi sulle cure
parentali nei ratti: •licking e grooming = LG • arched-back nursing = ABN La prole dei
ratti con alte cure parentali (alto LG-ABN) tende ad essere meno vulnerabile allo stress rispetto alla prole dei ratti
con basse LG-ABN (Francis et al., 1999).
I topini nati da una mamma a basse cure materne, assegnati a una madre con elevato LG_ABN, crescono mostrando
minima sensibilità allo stress e livelli elevati di LG_ABN (effetto dell’ambiente). La minore reattività allo stress è
associata ad un incremento nell’espressione del gene per i recettori dei glucocorticoidi, recettori nell’ippocampo che
legano il cortisolo, inibendo l’attività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene.
INTERAZIONE RECIPROCA GENI-AMBIENTE: in presenza di alcuni geni siamo portati a vivere più probabilmente
determinate situazioni e dunque determinati ambienti. Il nostro corredo genetico influenza l’ambiente che viviamo
(sensation seeking, dipendenze, gambling).
Vulnerabilità genetica alla depressione facilita il verificarsi di certi eventi esistenziali (Silberg et al., 1999). Un certo
tipo di eventi stressanti (“dipendenti”) dipendono più dal corredo genetico che da sfortunate circostanze occasionali.
COLLOQUIO CLINICO
È l’elemento centrale della valutazione clinico-diagnostica
Interazione faccia a faccia in cui il clinico ottiene informazioni dettagliate sul paziente: Dati
anagrafici; Tipologia di invio; Storia di vita; Anamnesi (precedenti patologie mentali e a
carattere medico, precedenti trattamenti); Problematica presentata e sintomatologia
(esordio, frequenza, intensità, caratteristiche); Obiettivi e aspettative (positive e negative)
COLLOQUIO CLINICO NON STRUTTURATO
PRO: è flessibile, più facile relazione di fiducia
CONTRO: meno affidabile, può trascurare dettagli importanti, più difficile il confronto
COLLOQUIO CLINICO STRUTTURATO
PRO: più affidabile, più facile identificare comorbilità
CONTRO: può includere domande marginali, poco flessibile
Sarebbe bene iniziare con un colloquio non strutturato, per rompere il ghiaccio.
STRUMENTI PER CONDURRE UN VALUTAZIONE CLINICA (sempre svolta con più strumenti)
Colloquio clinico e interviste strutturate
test e questionari
Osservazioni comportamentali
Valutazione psicofisiologica
I TEST E I QUESTIONARI sono utili perché permettono di:
Confermare o respingere ipotesi diagnostiche
Quantificare la gravità della sintomatologia associata ad un disturbo
Quantificare il grado di miglioramento durante un trattamento
Devono però essere posti in relazione al contesto clinico e alle informazioni provenienti da
altre tecniche di valutazione clinica (colloquio, osservazione comportamentale…)
TEST AUTOVALUTATIVI
- Ad ampio spettro (Minnesota Multiphasic Personality Inventory)
- Test specifici (Beck Depression Inventory)
TEST PROIETTIVI: stimoli incerti e ambigui, ampia varietà di interpretazioni
TEST D’INTELLIGENZA: accertano che le disfunzioni non dipendano da debolezza cognitiva
STATE AND TRAIT ANXIETY INVENTORY (STAI Y1/Y2; Spielberger et al., 1996)
STAI Y1 (STATO) = Questionario che misura la GRAVITÀ dei sintomi ansiosi TRANSITORI E NEL
MOMENTO ATTUALE
Composto da 20 item (valutati su una scala Likert a 4 punti, da 1 a 4); Presenza di item
invertiti
STAI Y2 (TRATTO) = Questionario che misura la GRAVITÀ dei sintomi ansiosi STABILI E DI
LUNGA DURATA
Composto da 20 item (valutati su una scala Likert a 4 punti, da 1 a 4); Presenza di item
invertiti (Mi sento calmo, mi sento sicuro, mi sento agitato, sottopressione)
DISTURBO D’ANSIA
Le emozioni rilevanti nei disturbi d’ansia sono la PAURA e l’ANSIA.
PAURA= emozione che segnala la presenza di un pericolo IMMINENTE e prepara ad una
REAZIONE IMMEDIATA. Lo stimolo è chiaro, evidente e PRESENTE. Dimensione cognitiva
(pensieri: sono in pericolo), dimensione fisiologica (attivazione immediata ed elevata del SNA
simpatico. Attivazione sottocorticale, con coinvolgimento dell’amigdala, per risposte
immediate e veloci), dimensione comportamentale (attacco/fuga), prepara l’organismo a
rispondere in maniera ottimale, se lieve.
ANSIA= emozione che segnala preoccupazione ANTICIPATORIA rispetto ad una possibile
minaccia. Lo stimolo minaccioso è INDEFINITO. Dimensione cognitiva (pensieri: potrebbe
succedere qualcosa di male), fisiologica (attivazione SNA, cronica e lenta), comportamentali
(evitamento): se lieve è adattiva. Serve come sistema di allerta per l’organismo.
Sia la paura che l’ansia diventano disadattive quando diventano irrealistiche, sproporzionate
e invalidanti.
Disturbi d’ansia nel DSM-5
FOBIA SPECIFICA
DISTURBO D’ANSIA SOCIALE
DISTURBO DI PANICO (DP)
AGORAFOBIA
DISTURBO D’ANSIA GENERALIZZATA (DAG)
Caratteristiche comuni: eccessiva paura, ansia invalidanti e irrealistiche; persistenti: i sintomi
persistono DA ALMENO 6 MESI oppure da 1 MESE per gli attacchi di panico. Elevata
comorbilità con depressione maggiore.
FATTORI DI MANTENIMENTO
Mancanza di scopi alternativi
EVITAMENTO (comportamentale e mentale)
Distorsioni cognitive (bias cognitivi e bias attentivi/mnestici)
RIMUGINIO
Errore metacognitivo
FOBIE SPECIFICHE
Fobia è una paura marcata e sproporzionata, provocata sistematicamente da particolari
oggetti o situazioni. L’oggetto (o la situazione) viene evitato o sopportato con intensa ansia.
Persistenza: > 6 mesi
ANIMALI (serpenti, cani, ragni)
AMBIENTE NATURALE (altezza, acqua)
SITUAZIONI SOCIALI (luoghi affollati, voli, treni, ponti)
SANGUE (aghi, ferite)
La risposta fisiologica consiste in un’attivazione del SNA: aumento frequenza cardiaca,
conduttanza cutanea (nei pazienti sono maggiori per l’elemento fobigeno rispetto a stimoli
emozionali negativi in generale; nel gruppo di controllo vale il contrario, cioè la risposta di
conduttanza cutanea risulta più intensa per stimoli emozionali negativi).
EZIOLOGIA DELLE FOBIE SPECIFICHE:
Modello BIFATTORIALE del condizionamento (Mowrer, 1939).
ACQUISIZIONE della paura = Condizionamento classico
MANTENIMENTO della paura = Condizionamento operante
L’evitamento è il maggior comportamento di mantenimento. Non consente di disconfermare
la paura irrealistica; riduce il senso di autoefficacia dell’individuo, inversione causa-effetto
MODELLAMENTO= osservazione e imitazione di risposte fobiche altrui (Bandura et al., 1966)
Modello BIOLOGICO= APPRENDIMENTO PREDISPOSTO: Il nostro circuito della paura è stato
“predisposto” dall’evoluzione ad apprendere la paura di particolari stimoli =
PREDISPOSIZIONE EVOLUZIONISTICA (Seligman, 1971)
AGORAFOBIA
Paura o ansia MARCATE relative a 2 o più delle seguenti 5 situazioni: Utilizzo trasporti
pubblici (ad es., aereo) Trovarsi in spazi aperti (ad es., mercati, ponti) Trovarsi in spazi
chiusi (ad es., cinema) Stare in fila o tra la folla Essere fuori casa da soli
L’individuo TEME o EVITA queste situazioni perché pensa che potrebbe essere DIFFICILE
FUGGIRE o che NON POTREBBE RICEVERE SOCCORSO in caso di sintomi simili al panico o
sintomi imbarazzanti. EVITAMENTO attivo o presenza di un ACCOMPAGNATORE. Ansia e
paura SPROPORZIONATE rispetto al reale pericolo posto dalla situazione agorafobica.
L’ansia aumenta quando una persona avverte il danno potenziale al suo bilancio scopistico
come MOLTO PROBABILE ed ELEVATO POTERE DI COMPROMISSIONE.
REBT: CONCETTUALIZZAZIONE DELL’ANSIA; processi cognitivi:
Qualcosa di negativo potrebbe accadere.
Ci sono buone probabilità che accadrà (e non sarò in grado di sopportarlo).
Non deve accadere.
Sarebbe terribile se accadesse.
Non ho potuto/non sono stato capace far fronte ad esso se è successo.
Rimuginio mantenuto per rinforzo negativo: riduzione attivazione fisiologica d’ansia, genera
nel soggetto meta-cognizioni positive riguardo il rimuginio (di cui parla Wells). Ciò conduce
ad un problem solving inefficace. Elevata percentuale di pazienti con stili d’attaccamento
insicuro e prevalenza di eventi traumatici nel corso dello sviluppo.
(è utile preoccuparsi)
DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO
È stato separato dagli altri disturbi di ansia perché il sintomo di ansia è trasversale ai disturbi,
ma non è sufficiente per diagnosticare un disturbo ossessivo (le ossessioni comunque
generano una forte componente ansiosa che viene gestita con le compulsioni, tuttavia le
emozioni più forti sono colpa da iper-responsabilità e disgusto). In più il comportamento di
mantenimento non è l’evitamento bensì le COMPULSIONI. In più sono state riconosciute basi
neurobiologiche differenti e si utilizzano farmaci diversi per trattare i due disturbi.
OSSESSIONI: Pensieri, immagini o impulsi INTRUSIVI, PERSISTENTI e RICORRENTI.
Sono vissuti come DISTURBANTI, INAPPROPRIATI e INCONTROLLABILI.
Pazienti tentano attivamente di SOPPRIMERLI, RESISTERVI o NEUTRALIZZARLI (la forza di
soppressione è direttamente proporzionale alla frequenza dei pensieri stessi e alla loro forza
patologica: esperimento orso bianco).
Sintomi ossessivi raggruppati in 4 sottogruppi: WASHER, CHECKER, ORDINE E SIMMETRIA,
PENSIERI PROIBITI. Possono co-esistere nello stesso paziente.
Checkers ossessionati dall’idea che qualcosa possa essere sfuggito al loro controllo e che, di
conseguenza, possa accadere un evento catastrofico di cui loro sarebbero colpevoli. Le
compulsioni di controllo sono la soluzione cui ricorrono, oppure il rimuginio quando non
possono controllare direttamente. Le ripetizioni di controllo vengono ritualizzate, cioè svolte
in serie predefinite di ripetizioni.
Washers: ossessionati dalla contaminazione 1)di sostanze nocive alla salute 2) di sostanze
innocue per la salute, ma disgustose, quindi sporcizia, unto, grasso 3) contaminazione
morale, cioè contatto con persone di cui non hanno stima perché considerate di un basso
livello morale 4) contaminazione della sfortuna. Compulsioni di lavaggi ripetitivi e molto
lunghi, evitamento.
COMPULSIONI: COMPORTAMENTI RIPETITIVI (OVERT) o AZIONI MENTALI (COVERT) che il
soggetto si sente OBBLIGATO a mettere in atto in risposta a un’ossessione o secondo rigidi
rituali. Sono volti a RIDURRE L’ANSIA o il DISAGIO o a PREVENIRE EVENTI TEMUTI (possono
essere considerati fattori di mantenimento e comportamenti protettivi).
IRRAZIONALI (rispetto all’ossessione) o eccessivi.
Tra le compulsioni: PULIZIA, CONTROLLO, ORDINE oppure CONTARE, RIPETERE
MENTALMENTE
Più del 90% dei pazienti in trattamento presenta sia ossessioni che compulsioni. L’età di
insorgenza: tarda adolescenza
Comorbidità con: Disturbi d’ansia Depressione maggiore PTSD
Sessuali: 10% Morali/religiose/blasfeme: 11% Aggressive: 29%
Contaminazione-malattia: 46% Simmetria, ordine e sequenze: 27%
Tipi di ossessioni secondo la Y-BOCS (strumento per la valutazione del DOC. yale-brown
obsessive compulsive scale)
OSSESSIONI AGGRESSIVE: Timore di far del male agli altri ; Timore di far del male a se stessi ;
Immagini violente o terrificanti ; Timore di far cose imbarazzanti ; Timore di messa in atto di
impulsi (ad es., rubare al supermercato, ingannare il cassiere) ; Timore di responsabilità di
cose che vanno male o di delitti ; Timore di disastri
OSSESSIONI DI CONTAMINAZIONE: Disgusto rispetto a perdite o secrezioni corporali (urina,
feci, saliva...); Preoccupazione rispetto a sporcizia e germi; Preoccupazione rispetto ai
contaminanti ambientali (gas, radiazioni...); Preoccupazione rispetto a oggetti domestici
(detersivi, solventi...); Preoccupazioni di ammalarsi
OSSESSIONI SESSUALI: Pensieri, immagini oscene; Contenuto incestuoso; Contenuto
zoologico; Contenuto pedofilo; Contenuto omosessuale
TRATTAMENTI
1) RISTRUTTURAZIONE COGNITIVA DELLE CREDENZE IRRAZIONALI NEL DOC
Si lavora sulle credenze della fusione pensiero-evento/azione/oggetto. Credenze sulla
pericolosità e inaccettabilità dell’ansia/colpa provocata dai pensieri. Si possono fare
esperimenti comportamentali: è sufficiente il solo pensiero perché accada qualcosa?
Importante disputare anche le meta-credenze sul pensiero: ripristinare l’idea che il
pensiero sia un oggetto mentale e non un dato di realtà
Credenze sull’intolleranza dell’incertezza: “Se… allora andrò all’inferno o sarò cacciato o
contaminerò…” Quali prove sperimentali ha? Lavorare sulla tollerabilità dell’incertezza.
DISTURBO DA ACCUMULO: persistente difficoltà nel gettare via o separarsi dai propri beni a
prescindere dal loro valore reale. ansia e colpa nel disfarsene. Accumulo oggettivo che
ingombra spazi vitali e ne compromette l’uso previsto.
Si usano tecniche tipiche del DOC, abbastanza recente come disturbo
EZIOLOGIA: attaccamento emotivo con gli oggetti, percepiti come animati, come se fossero
“VIVENTI”. Difficoltà a prendere decisioni, evitamento in forma di procrastinazione della
separazione. Sensazione di responsabilità ipertrofica (eccessiva nelle dimensioni o
attribuzioni) nei confronti degli oggetti
• nel PTSD, esperire un evento traumatico crea una memoria patologica che perdura nel
tempo. Quando si presenta alla mente, il soggetto rivive l’esperienza traumatica come se
fosse reale, anche in totale assenza di pericolo.
• PTSD comprende memorie intrusive o sogni sull’evento, evitamento stimoli associati al
trauma, memoria frammentata circa aspetti dell’evento.
• Many factors influence a person’s response to stressful situations. The impact of stress
depends not only on its severity but also on the person’s preexisting vulnerabilities.
Resilience is the most common longterm trajectory.
Il modello costruito da Ehlers und Clark (2000) si riferisce al circolo vizioso che si istaura
dopo “l’interpretazione” di un evento traumatico e dà il via ad un PTSD cronico. In
particolare, altri fattori che aumentano la possibilità di instaurarsi di un PTSD: il momento del
processamento cognitivo durante il trauma prevede MENTAL DEFEAT (Percezione di
incapacità di fronteggiare l’evento; Danno del trauma considerato permanente; bagaglio
personale di strategie di coping) STATO CONFUSIONALE durante il trauma e DISSOCIAZIONE.
Gli autori si basano sulla conoscenza che l’esperienza di ansia intensa (insopportabile,
annientante) stia alla base del disturbo, e che questa esperienza abbia il suo risvolto
nell’ambito clinico a causa di tre componenti:
-la tipologia della memoria traumatica (frammentata, disorganizzata, spesso NON
INTENZIONALI, legate ad aspetti sensoriali ed emozionali), caratterizzata da flashback,
emozioni intense, memorie improvvise e intrusive. Attenzione selettiva va ad individuare
elementi che elicitano la risposta di paura
- l’interpretazione disfunzionale del trauma e delle conseguenze (Negative Appraisal of
Trauma): metodi di elaborazione del trauma che portano nel paziente la percezione di essere
sotto minaccia. Tendenza alla generalizzazione dell’evento traumatico ad altri contesti.
Sovrastima della probabilità che risucceda. Senso di responsabilità/colpa. Credenze che i
sintomi siano il segno di una rottura, di una distruzione di sé.
-il comportamento fortemente evitante di situazioni “stressanti” e l’attivazione di
comportamenti rassicuranti, responsabili della non correzione dell’interpretazione
disfunzionale dell’evento (ipervigilanza, evitamento, dissociazione, attenzione selettiva).
L’evitamento degli stimoli (a livello cognitivo e comportamentale) è responsabile per il
mantenimento del disturbo, impedisce una corretta integrazione dell’episodio. A causa di
quest’evitamento la vittima è ostacolata nel correggere l’interpretazione disfunzionale della
realtà attuale, che è ormai “senza pericolo”.
DISTURBI DELL’UMORE
Il tono dell’umore consiste in componenti dello stato emotivo che PERDURANO per un certo
tempo (se non diventano stabili) e sono solitamente MENO INTENSE delle emozioni e NON
DIRETTAMENTE EVOCATE da uno stimolo specifico. Umore è influenzato e influenza attività
mentali, comportamenti e modificazioni somatiche.
Tono dell’umore come continuum:
MANIA (euforia ipertrofica, scarso bisogno di sonno) < IPOMANIA < EUTIMIA (tono umore in
asse)> TRISTEZZA NON PATOLOGICA > DEPRESSIONE LIEVE / MODERATA > DEPRESSIONE
MAGGIORE
Nel DSM-V i disturbi dell’umore sono divisi in
A) DISTURBI DEPRESSIVI o UNIPOLARI
-depressione live/moderata/grave (nel DSM-IV non rientrava depressione da lutto)
-distimia o disturbo depressivo persistente
-disturbo disforico da ciclo mestruale (non aveva dignità nosografica nel DSM-IV)
-disturbo da disregolazione dell’umore dirompente (era assente nel DSM-IV)
B) DISTURBI BIPOLARI e correlati
Esordio:10-25 anni; 2:1; da 1 a 5% della popolazione. La durata media del DDP è tra i 4 e i 5
anni, ma può durare fino a 20 o più
EPISODIO MANIACALE:
I sintomi devono durare almeno 1 settimana; causano disagio o compromissione del
funzionamento significativi; POSSONO richiedere l’ospedalizzazione; possono includere
manifestazioni psicotiche
EPISODIO IPOMANIACALE:
I sintomi durano almeno 4 giorni. I cambiamenti nel funzionamento sono osservabili dagli
altri, ma la compromissione funzionale non è marcata. Sintomi psicotici assenti.
L’ipomania è caratterizzata da eccitamento, diminuito bisogno di sonno, sensazione di avere
maggiore energia fisica e psichica, maggiore efficienza mentale, maggiore loquacità, euforia,
ma anche irritabilità, sensazione di avere maggiori potenzialità personali: tutto appare
possibile e fattibile, senza conseguenze, tanto che spesso si mettono in atto azioni impulsive,
pericolose per sé o per gli altri. Sovraffollamento di pensieri sconnessi.
Aumentando l’eccitamento fino alla mania si arriva a non riuscire più a portare a termine
progetti, il comportamento tende ad essere disorganizzato, caotico, inconcludente. L’umore
è irritabile, disforico. I discorsi sconclusionati, maggiori livelli di energia portano a non sentire
il bisogno di dormire o di mangiare. Anche il desiderio sessuale può aumentare, diventando
quasi impellente, con comportamenti impulsivi.
Alto contributo genetico nel disturbo bipolare. Presente una disfunzione dei recettori di
dopamina e serotonina e noradrenalina. Presente una disregolazione del cortisolo. Presenti
variazioni dell’attivazione neurale nelle aree cerebrali coinvolte nelle emozioni. Negli EPISODI
MANIACALI presente una iperattivazione dello striato. Cambiamento nel funzionamento dei
recettori.
IL RUOLO DEI NEUROTRASMETTITORI NEL DISTURBO BIPOLARE:
Episodi maniacali: IPERATTIVAZIONE del sistema NORADRENERGICO (a partire dal locus
coeruleus) e DOPAMINERGICO (area tegumentale ventrale). IPERATTIVAZIONE del NUCLEO
STRIATO.
Episodi depressivi: IPOATTIVAZIONE del sistema SEROTONINERGICO (dal nucleo del rafe)
Due potenziali meccanismi associati allo sviluppo di un disturbo bipolare: deprivazione di
sonno (precede esordio di episodi maniacali) e sensibilità alla ricompensa.
INTERVENTI PSICOLOGICI NEI DISTURBI BIPOLARI
Interventi PSICOEDUCATIVI per aiutare il paziente a comprendere: Sintomi Decorso
Fattori scatenanti Possibili trattamenti
CBT per le fasi depressive; coinvolgimento dei familiari per l’aderenza dei pazienti al
trattamento
TERAPIA FARMACOLOGICA NEI DISTURBI BIPOLARI
STABILIZZATORI DELL’UMORE come il LITIO (azione GRADUALE)
Altre classi di farmaci utilizzate nei disturbi bipolari: FARMACI ANTICONVULSIVANTI
(antiepilettici: valproato di sodio); FARMACI ANTIPSICOTICI (ad es., olanzapina; azione
RAPIDA per la gestione della prima fasemaniacale )
Attenzione all’uso degli antidepressivi, che può portare un viraggio verso episodi maniacali
Emil Kraepelin (1856-1926) parlò per primo di DEMENTIA PRAECOX. Dementia= progressivo
deterioramento cognitivo. Praecox= esordio in giovane età
Eugene Bleuler (1857-1939) nel 1908 propose il termine SCHIZOFRENIA (dal greco “schizein”
= dividere; “phren” = mente): riteneva la caratteristica centrale del disturbo = “rottura dei fili
associativi”
PSICOEDUCAZIONE
•Discutere la terapia farmacologica con lo psichiatra
TRAINING DI ABILITÀ SOCIALI (role playing ed esercizi di
gruppo), ad esempio:
•Come fare un colloquio di lavoro
•Come ordinare un pasto al ristorante
Terapia familiare per ridurre l’EMOZIONE ESPRESSA (EE):
•Commenti critici
•Ostilità
•Eccessivo coinvolgimento emotivo
DISTURBI DELLA NUTRIZIONE E DELL’ALIMENTAZIONE
- Anoressia nervosa
- Bulimia nervosa
- Disturbo da binge-eating (nuovo nel DSM-V)
Caratteristiche dell’abbuffata
Assunzione di una quantità di cibo SIGNIFICATIVAMENTE MAGGIORE di quella che la maggior
parte degli individui assumerebbe nel medesimo (breve!) periodo di tempo.
Si accompagna a una SENSAZIONE DI PERDITA DI CONTROLLO (ad es., sensazione di non
riuscire a smettere di mangiare).
Altre caratteristiche: Scatenate da interazioni sociali negative o eventi stressanti Condotte
in solitudine Seguite da disgusto, vergogna, e paura di aumentare di peso 2° fase del
disturbo: CONDOTTE COMPENSATORIE. La prima abbuffata si presenta durante una dieta.
Comorbidità con: Depressione maggiore Disturbi d’ansia Disturbo da uso di sostanze
Diversi disturbi di personalità
Età: tarda adolescenza, età adulta. 9:1
Elementi in comune tra AN e BN: Timore di diventare grasse Polarizzate sul cibo, peso e
immagine corporea Distorsione dell’immagine corporea Perfezionismo patologico
Depressione, ansia e ossessioni Elevato rischio suicidario
Differenze:
PESO!! Pazienti con anoressia nervosa sono notevolmente sottopeso; nella bulimia siamo nel
normopeso o leggermente sotto. Fondamentale richiedere la storia dell’alimentazione dei
pazienti, andamento del comportamento alimentare nel corso dello sviluppo.
AN: Disinteresse nelle relazioni intime Meno attivi sessualmente Negano la gravità
della patologia: egosintonia con la perdita di peso, per cui sviluppano una sorta di
dipendenza. Percezione distorta del corpo
BN: Tendono a compiacere ed essere attraenti agli occhi degli altri. Preoccupazione
esagerata per il peso Stabiliscono relazioni intime Più attivi sessualmente Provano
vergogna e colpa per il loro disturbo
Elevata ereditarietà. Il rischio di sviluppare AN è 11.4 e BN è 3.7 MAGGIORE negli individui
con un parente di primo grado con AN o BN rispetto al gruppo di controllo.
RUOLO DELL’IPOTALAMO NELLA REGOLAZIONE DELLA FAME/SAZIETÀ
Ipotalamo laterale: se attivo produce sensazione di fame.
Ipotalamo ventromediale: responsabile della sensazione di sazietà
RUOLO DELLA SEROTONINA
IPERATTIVA in pazienti con AN, porta a maggiori livelli di ansia. RESTRIZIONE. Serotonina
aumenta di livello e aumenta il numero di recettori.
IPOATTIVA in pazienti con BN, ridotto senso di sazietà e depressione. ABBUFFATE
Secondo la prospettiva cognitivo comportamentale, il nucleo psicopatologico è la valutazione
di sé centrata su PESO, FORMA CORPOREA, e la capacità di CONTROLLARLI.
Caratteristiche de being eating: Il DSM-5 lo include come categoria diagnostica per la prima
volta
Episodi RICORRENTI di ALIMENTAZIONE INCONTROLLATA (abbuffate: quantità eccessiva e
perdita di controllo). Gli episodi di abbuffate sono associati a 3 o più dei seguenti aspetti:
Mangiare molto più velocemente del solito; Mangiare fino a sentirsi scoppiare; Mangiare
molto anche se non si ha fame; Mangiare da soli a causa dell’imbarazzo che si prova per la
grande quantità di cibo ingerito; Provare forte disagio dopo l’abbuffata; Le abbuffate sono
presenti almeno 1 volta a settimana per 3 mesi. NON c’è PAURA di INGRASSARE né
comportamenti compensatori. Età d’insorgenza: mezza età. Comorbidità con: Depressione
maggiore Disturbi d’ansia Disturbo da uso di sostanze ADHD
DISTURBI DI PERSONALITÀ
PERSONALITÀ: Modalità STRUTTURATA di pensiero, funzioni affettive e comportamento che
caratterizza il tipo di adattamento e lo stile di vita di un individuo e che risulta da una
combinazione di: Fattori costituzionali e innati Dinamiche di sviluppo Influenze sociali
TRATTI DI PERSONALITÀ: sono modi costanti di percepire, rapportarsi e pensare nei confronti
dell’AMBIENTE e di SE STESSI, che si manifestano in un ampio spettro di contesti, sociali e
personali
3 CLUSTER
Cluster A: comportamenti insoliti/eccentrici
- Disturbo paranoide
- Disturbo schizoide
- Disturbo schizotipico
Cluster B: comportamenti drammatici/instabili
- Disturbo antisociale
- Disturbo borderline
- Disturbo narcisistico
- Disturbo istrionico
Cluster C: comportamenti ansia/paura
- Disturbo evitante
- Disturbo dipendente
- Disturbo ossessivo-compulsivo
Cluster A (paranoide, schizoide, schizotipico): i pazienti appaiono strani o eccentrici agli altri.
Personalità paranoide: diffidenti e sospettosi degli altri. Hanno il sospetto che gli altri siano
pronti a far loro del male e di solito trovano motivazioni ostili o maliziose dietro le azioni
degli altri. Tendenza a sentirsi senza colpe e intraprendere azioni che ritengono giustificabili,
ma che altri trovano sconcertante. Questo comportamento spesso porta al rifiuto da parte di
altri, che sembra giustificare i loro sentimenti originale. Sono generalmente freddi e distanti
nei loro rapporti.
Di solito lavorano in relativo isolamento e possono essere altamente efficienti e coscienziosi.
Uomini = donne 1,5% nella popolazione
Personalità Antisociale: cinico disprezzo per i diritti e i sentimenti degli altri. Disonestà e
inganno nelle loro relazioni. Manipolazione degli altri per guadagno materiale o
gratificazione personale (a differenza di persone narcisistiche, che sfruttano gli altri perché
pensano che la loro superiorità lo giustifichi).
Non tollerano la frustrazione, e talvolta sono ostili o violenti. Non sentono rimorso o
colpa. Piuttosto, con disinvoltura danno la colpa agli altri.
Inclini all’alcolismo, alla tossicodipendenza, alle devianze sessuali. Spesso hanno una storia
familiare di comportamento antisociale. Da bambini, sono stati trascurati emotivamente e
fisicamente maltrattati.
Uomini 3% donne 1%
Personalità Borderline: instabili nella loro immagine di sé, nei loro stati d’animo, nel
comportamento e nelle relazioni interpersonali. Le persone con una personalità borderline
spesso riferiscono di essere trascurati o abusati da bambini. Hanno rapporti interpersonali
problematici, molto più drammatici e intensi rispetto alle persone con disturbi di personalità
cluster A. Quando hanno paura di essere abbandonati da una persona premurosa, tendono a
esprimere la rabbia inappropriata ed intensa. Tendono a vedere gli eventi e le relazioni come
bianco o nero, buono o cattivo, ma non è mai neutrale. Emotivamente instabile
Uomini = donne 1,4%
Personalità Dipendente: sentono di avere una grande responsabilità verso gli altri. Essi
mancano di fiducia in sé stessi e si sentono insicuri sulla loro capacità di prendersi cura di se
stessi. Ansioso/teso. Spesso protestano che non possono prendere decisioni e non sanno
cosa fare e come farlo. Questo comportamento è dovuto in parte ad una certa riluttanza a
esprimere la propria opinione per paura di offendere le persone di cui hanno bisogno e in
parte a credere che gli altri siano più capaci. Autocritico. Problemi nei rapporti sociali
Donne > uomini 1%
La diagnosi categoriale tramite DSM-V riporta alcuni punti critici: elevata comorbidità tra
disturbi. I quadri clinici dei pazienti con problemi di personalità hanno instabilità temporale.
Un modello alternativo per la diagnosi dei disturbi è quella DIMENSIONALE, basata su due
criteri nuovi, oltre quelli di PERSISTENZA (relativamente) e PERVASIVITÀ.
PATOLOGICO = causa disagio o menomazione in ambito sociale, lavorativo o altre aree
importanti
▪ Autodirezionalità
- Perseguire obiettivi a breve termine
- Standard di comportamento costruttivi e pro-sociali
- Capacità di riflettere su di sé
▪ Intimità
- Profondità e durata delle relazioni con gli altri
- Desiderio e capacità di intimità
- Rispetto reciproco
Criterio B: indaga uno o più DOMINI del tratto patologico della personalità o sfaccettature / aspetti del
tratto.
1) AFFETTIVITÀ NEGATIVA (vs. STABILITÀ EMOTIVA): esperienza frequente e intensa di emozioni negative e
relative manifestazioni comportamentali
2) DISTACCO (vs. ESTROVERSIONE): evitamento dell’esperienza socioemotiva, con ritiro sociale e ridotta
capacità di provare ed esprimere affetti e piacere
3) ANTAGONISMO (vs. DISPONIBILITÀ): comportamenti che mettono l’individuo in contrasto con le altre
persone, tra cui un esagerato senso della propria importanza, mancanza di empatia e tendenza a usare gli
altri
4) DISINIBIZIONE (vs. COSCIENZIOSITÀ): tendenza alla gratificazione immediata, impulsività senza riguardo
per le esperienze passate e le possibili ricadute future
5) PSICOTICISMO (vs. LUCIDITÀ MENTALE): Pensieri e comportamenti incongrui, bizzarri, eccentrici o insoliti
25 SOTTODOMINI O TRATTI
Affettività negativa Ansia, Labilità emotiva, Angoscia di separazione, Ostilità, Perseverazione,
(vs. Stabilità emotiva) Sottomissione
Distacco (vs. Ritiro, Evitamento dell’intimità, Anedonia, Depressività, Sospettosità,
Estroversione) Affettività ridotta
Antagonismo (vs. Manipolatorietà, Inganno, Grandiosità, Ricerca di Attenzione, Insensibilità
Disponibilità)
Diagnosi ANTISOCIALE: almeno 6 dei tratti con un punteggio specifico nella PID-5 > 75° percentile
- Ostilità
- Insensibilità
- Inganno
- Manipolatorietà
- Impulsività
- Irresponsabilità
- Tendenza a correre rischi
Diagnosi EVITANTE: almeno 3 dei tratti con un punteggio specifico nella PID -5 > 75 ° percentile (ANSIA deve
essere presente)
- Anedonia
- Ritiro
- Evitamento dell’intimità
Diagnosi BORDERLINE: Almeno 4 dei tratti con un punteggio specifico nella PID -5 > 75 ° percentile. DEVE
essere presente almeno 1 tra IMPULSIVITÀ, TENDENZA A CORRERE RISCHI o OSTILITÀ
- Ansia
- Labilità emotiva
- Ostilità
- Impulsività
- Tendenza a correre rischi
- Depressione
- Angoscia da separazione
Diagnosi NARCISISTICO: con un punteggio specifico nella PID-5 > 75° percentile
- ricerca di attenzione
- Grandiosità
Diagnosi SCHIZOTIPICO: Almeno 4 dei tratti con un punteggio specifico nella PID-5 > 75° percentile
- Sospettosità
- Ritiro
- Affettività ridotta
- Eccentricità
- Disregolazione cognitiva e percettiva
- Convinzioni ed esperienze inusuali
DIAGNOSI DP TRATTOSPECIFICO (DP-TS): Almeno 1 tratto con un punteggio specifico nella PID-5 > 75°
percentile
DIAGNOSI DP OSSESSIVOCOMPULSIVO Almeno 3 dei tratti con un punteggio specifico nella PID-5 > 75°
percentile. DEVE essere presente il PERFEZIONISMO RIGIDO
DISTURBI DISSOCIATIVI
Alterazione esperienza conscia, della memoria o dell’identità. Comprendono
- Disturbo di depersonalizzazione/ derealizzazione
- Disturbo da amnesica dissociativa
- Disturbo dissociativo dell’identità
Disturbo di depersonalizzazione:
depersonalizzazione: distacco da sé stessi e dai propri processi mentali
derealizzazione: sensazione di irrealtà del mondo circostante
nella diagnosi differenziale bisogna escludere schizofrenia, disturbi da uso di sostanze, altri disturbi
dissociativi o patologici.
Non implica alterazione della memoria.
Eziologia riconducibile a forti situazioni di stress.
Età d’insorgenza: adolescenza
Comorbidità: disturbi PTSD, al 90% con disturbi di ansia e depressivi.
Amnesia dissociativa:
incapacità di ricordare dati personali importanti
non attribuibile a sostanze o altre condizioni mediche o patologiche
fuga dissociativa: se associata a disorientamento e viaggio intenzionale. Creazione nuova identità
caratteristiche:
- Compare all’improvviso
- Scompare all’improvviso ripristinando completamente i dati di memoria
- In alcuni casi rari l’amnesia può coinvolgere eventi di un periodo circoscritto
- La memoria procedurale e le altre rimangono intatte
Eziologia:
-esperienza gravemente stressante
Secondo la teoria psicodinamica: rimozione
Secondo la cognitiva: ruolo della noradrenalina nella modulazione di attenzione e memoria sotto stress:
maggiore ricordo di stimoli emozionali rilevanti. Stress elevato ne compromette la rievocazione