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Che cosa è la psichiatria?

• Disciplina medica che studia diagnosi, trattamento, riabilitazione e prevenzione ei disturbi


mentali

• Studia quindi eziopatogenesi, clinica, nosografia, epidemiologia e terapia di questi disturbi


mentali

•Elevata incidenza di disturbi psichiatrici nella popolazione generale

• Circa il 20-25% della popolazione generale ha sofferto almeno una volta nella vita di un disturbo
mentale clinicamente significativo

Disturbo bipolare
Il disturbo bipolare è una patologia che rientra nella categoria dei disturbi dell’umore, ovvero un
insieme di sindromi all’interno delle quali la persona vive un’importante alterazione del tono
dell’umore, che perdura nel tempo e interferisce con le normali funzioni sociali e lavorative. Spesso
probabilmente ci è capitato di sentirne parlare senza capire, però, fino in fondo di cosa si tratta,
quali sono i sintomi, quali le cure e come possiamo “combattere” questa patologia.

Conseguenze delle malattie mentali

• Il danno economico provocato dai disturbi psichiatrici è maggiore di quello provocato dal cancro
e dalle malattie respiratorie, risultando secondo solo a quello provocato dalle malattie
cardiovascolari

• Il tasso di mortalità, diretta e indiretta, è aumentato (fino al 15-20% di suicidi, il tasso è massimo
tra pazienti di 15-35 anni)

• Si hanno un peggioramento della qualità di vita e lavorativa ed un peggioramento di altre


malattie organiche

Modello teorico-eziologico biopsicosociale

Comprende ipotesi biologiche, psicologiche e sociologiche:


Vi è una o più o meno marcata vulnerabilità individuale, su cui agirebbero fattori psicologici e
sociologici, con esito nella malattia mentale

Due punti di vista circa la natura dei fenomeni patologici

• Continuità
- vede i fenomeni patologici come variazioni quantitative del funzionamento mentale (es.
paura>ansia)
• Discontinuità
- questo punto di vista si basa sul presupposto che alcuni sintomi siano troppo bizzarri perché si
possa rintracciare un equivalente nel comportamento normale. Quindi, sarebbero variazioni
qualitative ....

Semeiotica dei fenomeni psicopatologici

La semeiotica è l’insieme dei segni e dei sintomi che guida il medico verso la diagnosi

Colloquio con il pz psichiatrico: la necessità da parte dell’interlocutore di porre in atto modalità


relazionali e comunicative tali da tentare di stabilire una sintonia in entrambe le aree.

Aspetti relazionali: si basano sulle capacità di empatia degli interlocutori


Aspetti di contenuto: si basano sull’esame di realtà (adesione ad una concezione condivisibile di
essa)

1. Disturbi dell’affettività
2. Disturbo del pensiero
3. Disturbi delle percezioni

Disturbi dell’affettività e dell’umore

Differenziare i termini pensare e sentire nell’approccio col paziente Importante capire e far capire al
paziente cosa sente

AFFETTIVITÀ:

L’insieme dinamico di fenomeni soggettivi di significato, durata, intensità e tonalità variabili


(sentimenti, emozioni, passioni) che caratterizzano le tendenze più o meno stabili dell’individuo e le
sue reazioni psichiche agli eventi della realtà interna ed esterna .

È quindi la capacità di provare emozioni di significato, durata, intensità e tonalità assai variabili
(paura, dolore, simpatia, amore, rabbia).

EMOZIONI E SENTIMENTI

Le emozioni possono essere considerate stati affettivi intensi e di breve durata, suscitati da stimoli
interni ed esterni, che prescindono dalla volontà ed a cui conseguono reazioni più o meno intense
di adattamento che coinvolge diversi livelli da quello neurofisiologico a quello viscerale, da quello
espressivo – comportamentale a quello psicologico – emotivo.

I sentimenti, invece, possono essere definiti stati affettivi di più lunga durata e stabilità, che
caratterizzano l’atteggiamento emotivo individuale nei confronti di se stessi e della realtà esterna,
motivando o favorendo (spinta all’azione) decisioni o inducendo comportamenti corrispondenti.

Disturbi dell’affettività: 1. Ansia

Stato emotivo spiacevole, che consiste in un sentimento di penosa aspettativa e di allarme di fronte
ad un pericolo reale o potenziale, immediato od imminente, associata a sintomi fisici di iperattività
neurovegetativa (tachicardia, tensione muscolare, tachipnea, cefalea etc..) e ad un comportamento
di evitamento.

• ANSIA NORMALE: emozione di difesa sperimentata da ogni essere umano in condizioni


fisiologiche di fronte a situazioni che rappresentano un pericolo oggettivo, è caratterizzata da:

- comprensibile reattività: reazione adeguata allo stimolo ansiogeno


- transitorietà: la reazione termina alla sospensione dello stimolo ansiogeno
- funzione adattiva: fornisce all’individuo le risposte psicologiche, somatiche e comportamentali
funzionali al superamento dell’ostacolo

• ANSIA PATOLOGICA: l’ansia è definita patologica quando invece è caratterizzato da:


Incomprensibile reattività: intensità e durata della reazione d’ansia inappropriate allo stimolo
Polarizzazione dell’attenzione sulla preoccupazione per se stessi: lo stimolo ansiogeno è percepito
come minare alla propria integrità

Manifestazioni dell’ansia patologiche

Compromissione della performance del soggetto: anziché ottimizzare le risorse, ne determina un


blocco polarizzante.

L’ansia patologica è caratterizzata da:

Manifestazioni psichiche Neurovegetative Motorie

• Nervosismo • Palpitazione • Tremori


• Paura • Ipersudorazione • Agitazione
• Insicurezza • Nausea • Cefalea
• Distraibilità • Senso di • Irrequietezza
soffocamento • Contratture muscolari

Disturbi dell’affettività: 2. Paura

Emozione principale reattiva di fronte ad un pericolo esterno, definito e chiaramente riconoscibile


dal soggetto (“ansia da oggetto”).
Disturbi dell’affettività: 3. Fobia

È il correlato psicopatologico della paura, della quale conserva il rapporto con l’oggetto scatenante,
che rimane chiaro e conosciuto dal soggetto. Una paura, marcata e persistente, eccessiva e
irragionevole, provocata dalla presenza o attesa di un oggetto o situazioni specifiche che
normalmente non provocano tale reazione

Risulta in una reazione di timore, ripugnanza, raccapriccio, disgusto, fino al terrore. Il soggetto è
consapevole del carattere assurdo della reazione, ma questa non è controllabile volontariamente
né eliminabile con argomenti razionali. (Per questo le patologiche nevrotiche come l’attacco di
panico, le fobie, le crisi d’ansia si differenziano dalle psicosi ove il paziente non ha consapevolezza

Disturbi dell’affettività: 4. Dissociazione Affettiva

Riguarda lo scollegamento tra l’avvenimento- stimolo e la risonanza emotivo-affettiva (tipica nella


schizofrenia)

E’ il grado estremo dell’incongruenza affettiva, cioè della discordanza tra l’espressione affettiva ed il
contenuto dei discorsi o dell’ideazione (es: “ridere a notizie di morte”).

Disturbi dell’affettività: 5. Labilità Affettiva


È un’anomala variabilità degli affetti, con notevole instabilità del tono dell’umore, facilmente e
rapidamente modificabile da stimoli incongrui o di scarsa importanza

Disturbi dell’affettività: 6. Anedonia

La diminuzione della capacità di provare piacere per qualsiasi tipo di esperienza vitale. È frequente
nelle sindromi depressive (“sentimento della perdita del sentimento”): è uno dei due criteri
obbligatori per la diagnosi di depressione maggiore

Disturbi dell’affettività: 7. Apatia

Una diminuzione o assenza di qualsiasi reazione emotiva di fronte a situazioni, eventi della vita di
tutti i giorni. Indifferenza, inerzia fisica oppure di mancanza di reazione di fronte a situazioni che
normalmente dovrebbero suscitare interesse o emozione, una riduzione dei comportamenti
finalizzati, una assenza di spirito di iniziativa, una sottomissione nelle scelte quotidiane.

Disturbi dell’affettività: 8. Abulia

La mancanza di volontà. Impedisce di prendere decisioni in maniera autonoma, di imporre i propri


desideri, di intraprendere qualsiasi iniziativa e di compiere un'azione pur sapendo che è necessaria.

Umore
La tonalità di fondo dell’affettività, colora l’intera vita psichica del soggetto ed è quindi lo stato
emotivo globale ed unitario con cui il mondo viene percepito (atmosfera emotiva pervasiva e
durevole)

• E’ la risultante di un insieme di caratteristiche della persona, di esperienze, apprendimenti ed


abitudini acquisite. L’umore è quindi un’entità complessa, contemporaneamente stabile e dinamica
(modificabile dall’ambiente)

• E’ condizionato da fattori costituzionali, biologici e biografici (somma di esperienza,


apprendimento ed abitudini acquisite), che spesso sfuggono all’osservazione, e non è accessibile
all’esperienza, ma influenza le reazioni emotive agli avvenimenti.

UMORE normale e patologico

• Normale od eutimico: il soggetto reagisce e risponde in modo equilibrato, flessibile e congruo agli
stimoli ambientali

• Patologico: è caratterizzato da rigidità ed immodificabilità rispetto ai mutamenti di circostanze,


agli stimoli ed ai loro significati.

- (il soggetto, infatti, non differenzia i significati in rapporto alla variabilità degli stimoli, ma li
percepisce sempre rigidamente ed in modo stereotipato, sulla base della patologia
dominante, arrivando, infine, ad avere una falsa coscienza della realtà interna ed esterna)
• L’umore patologico si distingue da quello fisiologico per:

- Intensità spesso maggiore


- Mancanza di fattori scatenanti o sproporzione tra questi e l’entità del disturbo
- Decorso indipendente da avvenimenti esterni
- Persistenza nel tempo
- Frequente concomitanza di sintomi somato-vegetativi e cognitivi
- Spettro: le alterazioni patologiche dell’umore sono considerate lungo una sola
dimensione ai cui estremi vengono inquadrate le manifestazioni psicopatologiche
(mania e depressione)

Disturbi dell’umore: 1. DEPRESSIONE

• Espressione del tono dell’umore con possibile ipofunzione delle altre facoltà psichiche.
• La depressione del tono dell’umore non solo non appare giustificata da eventi di perdita e/o
di lutto, ma è un dolore che non si attenua col passare del tempo, esagerato in rapporto al
presunto evento precipitante o inappropriato

Clinica:

Episodio depressivo maggiore: presenza di almeno di 5 sintomi durante lo stesso periodo di 2


settimane e rappresentano un cambiamento rispetto al funzionamento precedente; almeno uno
dei sintomi è umore depresso o perdita d’interesse o di piacere.

1) Umore depresso (oppure umore irritabile nei bambini e negli adolescenti) per la maggior parte
del giorno, quasi ogni giorno, come riferito dal resoconto del soggetto osservato dagli altri.

2) Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte o quasi tutte le attività per la maggior parte
del giorno, quasi ogni giorno (come indicato dalla presenza di apatia per la maggior parte del
tempo, riferita dal soggetto od osservato da altri.)

3) Significativa perdita di peso o aumento di peso non dovuto a diete (per es. più del 5% del perso
corporeo in un mese), oppure diminuzione o aumento dell'appetito quasi ogni giorno (nei bambini
considerare l'incapacità a raggiungere i normali livelli ponderali.

4) Insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno.

5) Agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno (osservato dagli altri, e non soltanto
sentimenti soggettivi di essere irrequieto o rallentato).

6) Affaticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno.

7) Sentimenti di svalutazione o di colpa eccessivi o immotivati

(che possono essere deliranti) quasi ogni giorno (non soltanto autoaccusa o sentimenti di colpa per
il fatto di essere ammalato).

8) Diminuita capacità di pensare o di concentrarsi, o indecisione, quasi ogni giorno (come riferito
dal soggetto o osservato da altri).
9) Pensieri ricorrenti di morte (non solo paura di morire), ricorrenti propositi suicidi senza un piano
specifico, o un tentativo di suicidio o ideazione di un piano specifico al fine di commettere il suicidio

ALTERAZIONI:

1. Dell’umore: tristezza, infelicità, malinconia, dolore, pessimismo, colpa, avvilimento,


accompagnati da inibizione e rallentamento di tutta l’attività psichica. Questi pz non hanno
prospettive future.
2. Cognitivi: deficit di concentrazione, di attenzione, di apprendimento, di memoria ed
alterazione dei contenuti del pensiero fino al delirio: temi di perdita, indegnità, idee suicide
3. Somatici (peggiorano al mattino): disturbi del sonno (soprattutto insonnia), perdita
dell’appetito e/o calo ponderale, facile affaticabilità, disturbi sessuali. Molto spesso questi
ammalati localizzano la loro tristezza nel corpo, nella fronte, nel petto, nell’epigastrio.
4. Psicomotori: rallentamento (arresto motorio), tensione muscolare, e l’espressione triste del
volto. In alcune forme c’è agitazione.

GESTIONE DELLA DEPRESSIONE

Alleanza terapeutica: lo psichiatra deve prestare attenzione alle relazioni dei pazienti cosi come
dei loro familiari. La gestione della alleanza terapeutica dovrebbe comprendere la
consapevolezza dei fattori di transfert e contro transfert anche se non sono direttamente
affrontati nel trattamento. Attribuire un ruolo attivo del paziente e dare valore alle sue
esperienze.

Informazione e counselling: la depressione non può essere vinta con un atto vi volontà e gli si
consiglia di astenersi da iniziative e cambiamenti che potrebbero essere dettate da idee
pessimistiche.
-suicidio: vigilanza contro l’emergenza di impulsi distruttivi contro se e gli altri
-informare il paziente della possibilità di oscillazioni dell’intensità dei sintomi nell’arco di 24 ore
e da un giorno con l’altro, la possibilità di comparsa di idee “strane”

Trattamento con farmaci antidepressivi: il medico curante dovrebbe avere familiarità con
l’utilizzo di due o tre composti ad attività antidepressiva, prestando attenzione al loro range di
efficacia. Se il paziente non risponde entro 3 settimane alla terapia prescritta, dovrebbe essere
presa in considerazione l’opportunità di un cambiamento di terapia.

Psicoterapia: La psicoterapia può avere un ruolo nella terapia di mantenimento, sola o associata
agli antidepressivi, per aiutare il paziente a gestire i problemi sociali ed interpersonali che sono
conseguenze o triggers della depressione ricorrente.

Disturbi dell’umore: 2. MANIA

• • Caratterizzata da un abnorme e stabile innalzamento del tono dell’umore in senso


esaltato o euforico.
• • Si inserisce in un quadro sintomatologico i cui aspetti più salienti sono rappresentati da
iperattivitá, aumento ingiustificato dell'autostima, idee di grandezza, irritabilitá.
ALTERAZIONI:

1. Dell’umore: dell’umore: ansia, disforia, irritabilità, quadro affettivo


2. Cognitivi: accelerazione delle idee (idee fugaci, ma non incalzanti a fuga delle idee:
rallentamento), distraibilità, labilitià attentiva, deliri, allucinazioni, Ideazione espansiva del
contenuto: religioso, politico, finanziario, genealogico
3. Somatici Iperstenia, insensibilità a stimoli dolorosi, appetito variabile, possibile ingestione di
alimenti bizzarri, dimagrimento complessivo, insonnia anche totale, ipersessualità.
4. Psicomotori: Eccitamento: iperattività, avventatezza, agitazione e furore: questi fattori
possono portare a gravi conseguenze

STADI DELLA MANIA:

COMPORTAMENTO:

Stadio I: aumento dell’attività psicomotoria e della spinta a parlare; eccessivo spendere, fumare,
telefonare.

Stadio II: agitazione psicomotoria, logorrea; occasionali comportamenti aggressivi.

Stadio III: attività psicomotoria frenetica e spesso bizzarra.

UMORE:

Stadio I: Labile, prevale l’euforia; irritabilità se il soggetto viene contrariato.

Stadio II: aumento della disforia e della irritabilità, rabbia e ostilità manifeste.

Stadio III: chiaramente disforico; terrore, disperazione.

IDEAZIONE:

Stadio I: contenuti di grandezza; ideazione coerente con qualche deragliamento; accelerazione del
corso del pensiero.

Stadio II: fuga delle idee; disorganizzazione ideativa; deliri.

Stadio III: incoerenza, lassità dei nessi associativi, allucinazioni in un terzo dei pazienti;
disorientamento spazio-temporale; occasionali idee di riferimento.
Disturbi dell’umore: 3. IPOMANIA

L’alterazione dell’umore in senso ipomaniacale è un innalzamento del tono dell’umore (simile alla
mania) ma di entità̀ tale da non comportare una rilevante alterazione delle capacità funzionali del
paziente che, pertanto, continua normalmente a svolgere le sue abituali attività;

Tuttavia deve essere un chiaro cambiamento del modo di agire che non è abituale del soggetto
quando è asintomatico; tale cambiamento è chiaramente percepito dagli altri (viene fuori
soprattutto l’irritabilità nel rapporto con gli altri, quindi l’irritabilità è il tipico elemento che ci fa
pensare alla fase ipomaniacale)

Disturbi dell’umore: 4. DISFORIA

Stato d’animo in cui non prevale un chiaro orientamento dell’umore, ma vi è una miscela di diversi
sentimenti: irrequietezza, insoddisfazione, irritabilità, ansia, malumore, aggressività, euforia. Questi
provocano disagio e sofferenza e sono vissuti in rapida ed inestricabile successione

Disturbi dell’umore: 5. IRRITABILITÀ

Reazione emotivo-affettiva caratterizzata da scarso controllo dei sentimenti di rabbia, noia,


impazienza ed insofferenza, e scatenata da stimoli di secondaria importanza

DISTURBI DEL PENSIERO


Il pensiero è quell’attività operativa della psiche che, attraverso processi di astrazione, associazione,
correlazione, integrazione e simbolizzazione dei dati informativi, consente di relazionarsi con la
realtà, derivare concetti dalla realtà e produrre giudizi sulla realtà.

Il processo di ideazione

Per ideazione si intende una funzione (cognitiva) che relazionando tra loro singole idee (per
somiglianza, contrasto, contiguità spaziale e temporale) conferisce un determinato ordine formale
al corso del pensiero

• Processo di astrazione: gli elementi comuni a diverse rappresentazioni vengono isolati, liberati dai
caratteri specifici delle singole rappresentazioni, ed acquisiscono il valore e l’autonomia di concetti.

Che cos’è l’astrazione? la rappresentazione mentale; per esempio se penso a una bottiglia,
una cosa è vedere la bottiglia nella realtà e una cosa è averne la rappresentazione mentale.

• Processo di associazione: una rappresentazione, un ricordo o un’idea richiamano altre


rappresentazioni o idee che hanno elementi in comune con quella. Quindi, il pensiero opera
mediante idee, che rappresentano astrazioni intellettuali non riconducibili a stimoli attuali, né ad
alcun oggetto concreto.
Forma del pensiero

• - quantità e velocità dei contenuti ideativi


• - coerenza dei nessi associativi
• - espressione nel linguaggio

In condizioni normali il pensiero è caratterizzato da un flusso di idee che fluisce ordinatamente da


una premessa ad una conclusione passando attraverso alcuni concetti intermedi.

Disturbi formali del pensiero

Disturbi della FORMA del pensiero

Sono rappresentati da modificazioni della produzione e del fluire delle idee;


Riguardano quindi il modo in cui il pensiero si struttura e si svolge nel tempo, nelle caratteristiche
associative e nelle formulazioni rappresentative, cioè come il paziente associa tra di loro i vari
pensieri ed anche come formula le varie rappresentazioni mentali.
Disturbi della FORMA del pensiero: 1. DISTURBI DEL FLUSSO DEL PENSIERO

il rallentamento ideativo detto anche bradipsichismo:


l flusso del pensiero è rallentato E difficoltoso però ha ancora una sua logica; l’attività del pensiero
appare rallentata, impigrita, quasi spenta e si può esprimere anche come eloquio poco fluente. (ES.
soggetto depresso che QUASI non parla). La latenza delle risposte risulta molto allungata, nel senso
che il pz non è che non capisce le domande ma elabora la risposta molto più̀ tardivamente: se
chiedo “dove abiti?” lo sa e ne è consapevole però mi risponderà̀ tardi perché́ il suo pensiero è
rallentato. In alcuni casi quindi è talmente rallentato il pensiero del pz che si arriva al blocco
mentale quindi al blocco mutacico. Spesso vedrete un pz depresso o schizofrenico che non parla
affatto, in quest’ultimo poiché́ è presente nella sua mente o allucinazioni o voci o perché́ pensa ad
altre cose all’esterno apparirà̀ completamente bloccato e mutacico. [blocco=interruzione brusca e
inaspettata dell'eloquio. Il soggetto non ricorda più cosa voleva dire]

Tachipsichismo o accelerazione ideativa:


è l’opposto del bradipsichismo. In questo caso Il flusso delle idee è accelerato, continuo; si esprime
con eloquio logorroico ed è tipico del pz maniacale, fino ad arrivare alla fuga delle idee per cui parla
talmente veloce che i pensieri fuggono dalla mente del soggetto e lo stesso pz non riesce a capire a
quello che sta pensando a causa dell’elevata velocità con cui produce i propri pensieri. Qualche
volta il pz può essere mutacico pur avendo una fuga delle idee, proprio perché non essendo capace
di comprendere quello che sta pensando no parla e rimane (es. nella mania catatonica). I consueti
nessi associativi fra le diverse idee sono allentati e/o sostituiti da associazione per assonanza
verbale, per somiglianza alla parola che ha pensato. Molto spesso fanno delle correlazioni non
perché c’è una logica in quello che dicono ma perché il suono è uguale alla parola che hanno
pensato prima.

Disturbi della FORMA del pensiero: 2. DISTURBI DEI NESSI ASSOCIATIVI (I)

• Circostanzialità: eloquio dispersivo, ridondante, ripetitivo, esitante nel giungere a conclusione


• Incoerenza: I nessi associativi tra le idee sono compromessi (allentati o rotti) con alterazione della
continuità̀ logica o finalistica. I pensieri vengono espressi in maniera sconnessa, bizzarra, caotica,
tanto che il discorso risulta spesso inadeguato o apparentemente incomprensibile.
• Deragliamento: Nel deragliamento vi è il passaggio improvviso da un tema di pensiero ad un altro in
funzione dell’emergenza di un contenuto ideico non pertinente al tema originale.
• Tangenzialità ̀: Risposta obliqua o non pertinente ad una domanda precisa. Il pz dà una risposta che
si avvicina quasi, ma non è la risposta che ci si aspetta a quella domanda.
• Illogicità ̀: il pensiero raggiunge le proprie conclusioni senza che venga seguito un percorso logico
comprensibile
• Perseverazione: il pz ripete in maniera stereotipata parole o idee, pur avendoli enunciati poco prima

Tra i disturbi intrinseci del pensiero, infine, vanno ricordati:

• Concretismo: è la tendenza del soggetto a selezionare una qualità̀ fisica di un concetto o di una
cosa, a spese del significato globale
• Iperinclusioni: è l’inclusione di aspetti falsi o irrilevanti in un concetto o categoria. Risulta, quindi, in
un ampliamento inappropriato dei confini di un concetto o categoria, dovuto alla mancata
soppressione di aspetti marginali

Disturbi della FORMA del pensiero: 3. DISTURBI DEL LINGUAGGIO

• Assonanze: le parole vengono scelte in funzione del loro suono anziché del loro significato.
• Ecolalia: è la ripetizione di parole o frasi pronunciate da altri, spesso con tono derisorio,
ironico o sarcastico.
• Neologismo: è una parola nuova prodotta dal paziente, spesso attraverso la combinazione di
sillabe di altre parole o di parole,
• Paralogismo: è l’utilizzo di parole con significato diverso da quello comune
• Risposte di traverso: sono risposte date a caso, di getto, assurde e contrastanti con altre
risposte date immediatamente prima.

Contenuto del pensiero

• Il contenuto del pensiero può essere:


• Egosintonico: è coerente con il senso di sé dell’individuo
• Egodistonico: è in contrasto con aspetti essenziali del suo sistema di valori

Disturbi del Pensiero

• DEL CONTENUTO:

1. Idee prevalenti
2. Idee ossessive
3. Idee deliranti

• DELLA FORMA:

1. Disturbi del flusso del pensiero (bradipsichismo, tachipsichismo, impoverimento)


2. Disturbi dei nessi associativi (circostanzialità, incoerenza, deragliamento)
3. Perversione, illogività
4. Disturbi del linguaggio (assonanze, ecolalia, neologismo, paralogismo)

Disturbi del CONTENUTO del pensiero: 3. IDEE DELIRANTI (DELIRIO)

Convinzione falsa, basata su di un’inferenza non corretta riguardante la realtà esterna, che è
fermamente sostenuta nonostante le critiche esterne, e senza tener conto di ciò che costituisce
un’incontrovertibile e chiara evidenza del contrario, non correlata al contesto socio-culturale
specifico.
CARATTERISTICHE DEI DELIRI:

• Non corrispondono alla realtà (sono assurdità o impossibilità del contenuto)


• Sono sostenute con ferma convinzione (certezza soggettiva) cioè solo il soggetto ci crede ed
è fermamente convinto gli altri non comprendano la realtà
• Sono incorreggibili, cioè resistono ad ogni tentativo di critica (incorreggibilità)
• Non sono condivise dalla cultura o subcultura cui il paziente appartiene.

PRIMARI:

(inderivabili, psicologicamente indeducibili ed incomprensibili). Il delirio primario può scaturire da


un intenso ed indecifrabile stato d'animo con caratteristiche di turbamento (tipico della
schizofrenia e si esprime soprattutto come alterazione di giudizio di verità). Spesso l’insorgenza
dell’idea delirante è preceduta da una particolare esperienza detta umore delirante o di sensazione
di fine del mondo o di mutamento pauroso. Si tratta di un’esperienza di mutamento minaccioso del
mondo circostante: il soggetto ha l’impressione che la realtà che lo circonda sia cambiata, non la
riconosce più. Non si tratta di un cambiamento grossolano, ma di qualcosa di impalpabile, di
catastrofico. Si tratta di un’esperienza penosa, sgradevole per il soggetto, per cui per lui
rappresenta un sollievo sviluppare l’idea delirante, perché non si tratterà più di qualcosa di
impalpabile, indefinibile. Questa esperienza delirante rimane e si sviluppa verso una rielaborazione,
verso un’idea delirante vera e propria.

SECONDARI O DELIROIDI: sono deliri comprensibili (nel senso che è facile comprenderne la genesi),
sulla base di:

- Stato affettivo del soggetto (umore depresso o maniacale) esempio paziente depresso può avere
un delirio di colpa, cioè la sua depressione lo porta a pensare in maniera ricorrente non
corrispondente alla realtà che lui ha colpa di una serie di mali. Delirio maniacale: delirio di
grandezza pensi di essere discendente del re di Inghilterra ma non è dimostrabile.

- Condizione attuale del soggetto (risposta ad avvenimenti traumatici o a particolari situazioni


ambientali: ad esempio, isolamento forzato) in questo caso nei carcerati ad isolamento forzato
molte persone deprivati dagli stimoli sensoriali possono presentare una situazione delirante a
questa deprivazione totale.

- Carattere del soggetto (personale timide, condizionate da un senso di inferiorità, inclini a dare
risalto ad atteggiamenti negativi nei loro confronti).

DELIRI STRUTTURATI O SISTEMATIZZATI (è presente una stabilità ed una coerenza interna nel
contenuto del delirio).

- Se io ho un delirio di persecuzione, ovvero penso di essere l’oggetto della persecuzione di altre


persone penso tutte le volte che esco di casa iniziando dal portiere che quello non è un portiere ma
è un’agente del kgb che si è travestito, poi esco e vedo che tutte le altre persone ferme alla fermata
dell’autobus ad aspettare me per vedere come sono vestito perché se porto l’ombrello significa che
ho delle armi con me se non lo porto significa che quel giorno non le ho quindi significa che i
pensieri le idee si strutturano si sistemano a formare un grande delirio.

DELIRI NON STRUTTURATI O FRAMMENTARI (i contenuti sono mutevoli nel tempo, non coerenti,
scarsamente articolati)

Chi ne soffre a volte non riesce ad articolare quello che pensa stia succedendo

Le principali tematiche deliranti: 1. MINACCIA DI PERICOLO DELLA PROPRIA INTEGRITA’

• Persecuzione: convinzione di essere oggetto di molestie, attacchi, persecuzioni o


cospirazioni da parte di figure definite o non ben determinate, isolate o appartenenti ad
organizzazioni di varia natura
• Veneficio: convinzione di essere avvelenati mediante veleni o farmaci anche tramite cibo
• Influenzamento: convinzione che le sensazioni, gli impulsi, i pensieri o le azioni non sono
proprie, ma imposte da una forza esterna o attraverso mezzi esterni misteriosi o fisici
• Riferimento: convinzione che eventi esterni o comportamenti di altre persone nell’ambiente
circostante siano connessi, di solito in termini negativi, con il soggetto o con sue qualità o
attributi. (Incrocio un gruppo di persone che parlano per i fatti loro ma sono convinto che
parlano di me)
• Di rivendicazione: convinzione di aver subito un’ingiustizia e ricerca conseguente di una
riparazione per via legale e tramite comportamenti antisociali. (Quante persone nei
condomini iniziano a litigare con altre persone nell’adunanza e che pensano che il proprio
vicino gli metta apposta la cacca di colombi nel suo balcone quindi sta in continuazione a
rivendicare queste denunce non solo al condominio ma anche al commissariato.)

Le principali tematiche deliranti: 2. DELIRI MANIACALI O ESPANSIVI

• Di grandezza o megalomanico: delirio il cui contenuto implica un sentimento esagerato della


propria importanza, potere, conoscenza o identità̀.
• Genealogico: convinzione di essere discendente di un personaggio illustre. •
• Di onnipotenza
• Mistico: il soggetto è conviento di essere investito da una missione religiosa.

Le principali tematiche deliranti: 3. DELIRI DEPRESSIVI

• Ipocondriaci: convinzione di avere una malattia grave ed incurabile. (malumore che fa stare
giu. Abbastanza tipico del depresso anziano. Riferisce di avere mal di testa e pensa di avere
un tumore)
• Di colpa: convinzione di aver commesso colpe, omissioni o azioni riprovevoli, per le quali si è
indegni di vivere o che meritano di essere punite.
• Di rovina: convinzione che il soggetto o la propria famiglia sono in miseria, e che ogni
possibilità di progresso economico e sociale è compromessa
• Di negazione: delirio in cui il paziente nega l’esistenza della propria realtà corporea (assenza
di funzioni, assenza o trasformazione di organi), paziente che credeva che lo stomaco non
esisteva e non si convincono di quello che tu dici e della realtà esterna (il mondo non esiste;
gli altri sono morti)
Le principali tematiche deliranti: 4. DELIRI A TEMA SESSUALE

• Erotomanico: convinzione di essere amato da una persona o di essere oggetto di interesse


sessuale da parte di una persona estranea
• Di gelosia: convinzione irriducibile di un tradimento erotico da parte del partner

Le principali tematiche deliranti: 5. DELIRI BIZZARRI

INFLUENZAMENTO, LETTURA, DIFFUSIONE, INSERZIONE E FURTO DEL PENSIERO.

• Bizzaro, per definizione significa che non può corrispondere alla realtà es: un asino che vola,
dire che al posto del cuore ho una radio.
Delirio di influenzamento (citato sopra)
• Delirio di lettura del pensiero, diffusione: la forza sa i miei desideri, conosce i miei pensieri, li
amplifica e così li sanno tutti. Ne parla anche la televisione. Se una cosa la penso, subito lo
dicono per radio.
• Delirio di furto: altre volte me li portano via i pensieri e resto senza niente o mi infilano
dentro i loro, che io non voglio, perché sono estranei (delirio di inserzione) e la gente ride
quando passo con queste idee non mie nella testa. Se ne accorgono tutti, sono come
trasparente. Devo trovare una corazza molto robusta.

DISTURBI DELLA PERCEZIONE


La percezione è il risultato finale di una complessa attività organizzativa ed integrativa degli stimoli
provenienti dal mondo esterno, attraverso la mediazione degli organi di senso.

Non ci riferiamo soltanto a quello che ci viene dall’esterno, ma anche da quello che proviene
dall’interno del nostro corpo.

La percezione è quindi un’attività conoscitiva, in parte a carattere recettivo perché abbiamo


bisogno degli organi sensori periferici e in parte costruttivo, che consente di cogliere la realtà e di
strutturarla sulla base dei dati dell’esperienza che noi già abbiamo.
Disturbi della PERCEZIONE: 1. ALLUCINAZIONI

L'allucinazione è definita come una percezione senza oggetto

• ALLUCINAZIONI FISIOLOGICHE:

- Durante i sogni
- Allucinazioni ipnagogiche (compaiono nella fase di addormentamento)
- Allucinazioni ipnopompiche (compaiono nella fase del risveglio)

• ALLUCINAZIONI IN STATI PATOLOGICI NON PSICHIATRICI

- Allucinazioni uditive dell’otite


- Allucinazioni visive del glaucoma (aumenta la pressione all’interno dell’occhio)
- Allucinazioni in corso di patologie del SNC, quali tumori cerebrali, epilessie
- Allucinazioni da uso di sostanze stupefacenti come LSD (visive), amfetamina (uditive) e
sono soggetti che non fanno largo uso e per tempo prolungato
Disturbi della PERCEZIONE: 2. ILLUSIONI

L'allucinazione è definita come una percezione senza oggetto

• E’ la percezione di un oggetto esistente che viene recepito in maniera errata. E’ facilmente e


rapidamente correggibile.
• •L’illusione è una percezione e come tale è stabile, localizzata nello spazio esterno, vissuta
con passività e dotata di freschezza sensoriale.
• •L’illusione può verificarsi in differenti situazioni normali (particolari stati affettivi, momenti
di disattenzione, situazioni ambientali confusive) o in condizioni patologiche che comportino
un disturbo dell’affettività (depressione, ansia) o alterazioni modeste dello stato di
coscienza.
• Le PAREIDOLIE sono dei fenomeni illusionari dove c'è la percezione dell'oggetto reale in cui
io però faccio un'elaborazione fantastica. Non è sempre patologica
DISTURBI DELL’UMORE
DEPRESSIONE

L’umore va inteso come una dimensione complessa della vita psichica dell’uomo, nella quale
confluiscono aspetto emozionali, affettivo-sentimentali, cognitivi, temporali, motivazionali e motori,
che colora di sé tutta la vita dell’individuo, costituendo una sorta di griglia percettiva ed elaborativa
con cui si dà significato alla realtà.

La tristezza è il dolore che coglie l’essere umano Il dolore depressivo: la qualità̀ che fa
quando un avvenimento avverso colpisce la sua traghettare dolore e tristezza nella depressione
esistenza precaria o quando la discrepanza tra la può essere riconosciuta nella loro pervasività̀,
vita com’è e come potrebbe essere diventa il nell’interessare soma e psiche allo stesso
centro della sua fervida riflessione modo, nella loro fissità, nel non essere più̀
(demoralizzazione). Essa colpisce fino al 70% della modificabili dalle situazioni esterne, tristi o
popolazione e può considerarsi una conseguenza di liete, nell’intensità del dolore, che tende a
eventi sfavorevoli, di cui rappresenta una risposta congelare vissuti psichici e somatici in un unico
proporzionata per durata ed intensità all’evento. blocco, privo di spinta evolutiva.

La depressione non è quindi un semplice abbassamento dell’umore, ma un insieme di sintomi più̀ o


meno complessi che alterano, anche in maniera consistente, il modo in cui una persona ragiona,
pensa e raffigura sé stessa, gli altri ed il mondo esterno, risultando di conseguenza, come detto,
profondamente differente dalla tristezza normale.

DEPRESSIONE: epidemiologia
DEPRESSIONE: Sintomi Affettivi

DEPRESSIONE: Sintomi Psicomotori e Cognitivi


DEPRESSIONE: Sintomi Neurovegetativi

DEPRESSIONE: Trattamento (terapia farmacologica e trattamento psicoterapeutico)


Disturbo Bipolare
È una sindrome la cui caratteristica principale è rappresentata da cambiamenti del tono dell’umore
in senso patologico.
Ha una componente biologica più importante rispetto alla depressione maggiore.
DISTURBO BIPOLARE: caratteristiche delle FASI MANIACALI
DISTURBO BIPOLARE: Criteri diagnostici per un EPISODIO MANIACALE (MANIA)

DISTURBO BIPOLARE: L’EPISODIO IPO-MANIACALE (IPOMANIA)


DISTURBO BIPOLARE: Trattamento

Concetto e metodologia della psicoeducazione del paziente con Disturbo Bipolare

Cura della malattia o miglioramento dei sintomi (gravità, decorso, complicanze...)

Vantaggi:

1. Miglioramento della qualità assistenziale percepita dai pazienti


o - Ricerca di aiuto
o - Aderenza farmacologica
o - Alleanza terapeutica
2. Il paziente si sente PARTE ATTIVA nel suo trattamento come facente parte di un’equipe
eterogenea
3. Evita i problemi della relazione terapeutica psichiatra-paziente (es. diffidenza)
4. Trattamento esaustivo e completo (stabilizzazione dell’umore)

Alleanza terapeutica

La “non comprensione”: non comprende la propria malattia: sintomi psicopatologici, sentirsi non
compresi

Di conseguenza à Peggioramento del quadro clinico

Il diritto all’informazione

• La psicoeducazione “cura” la non-comprensione del paziente rispetto a quello che gli sta
accadendo ß

• L’accettazione della malattia porta all’accettazione delle cure


Meccanismi di azione della psicoeducazione

La psicoeducazione nella pratica clinica

Il gruppo di psicoeducazione è un completamento alla visita individuale, utile per fornire


informazioni al paziente sulla sua malattia e facilitarne la gestione:

- Educazione riguardo alla malattia


- Informazione sulla terapia
- Monitoraggio dei sintomi

I vantaggi del lavoro di gruppo:

• Permette l’effetto “modellamento”


• Facilita l’aiuto reciproco fra pazienti
• Riduce lo stigma
• Facilita la coscienza di malattia
• Aumentala rete sociale dei pazienti
• Più efficiente, più economico

Quando introdurre la psicoeducazione?

• Quando il paziente è in fase EUTIMICA


• NO mania (irritabilità, tachipsichismo, disturbo del pensiero)
• No ipomania (giocosità, predisposizione al litigio, instabilità) con eccezioni...
• No fasi MISTE (irritabilità, ansia, pensiero negativo, tachipsichismo)
• No gravi Depressioni (rallentamento, difficoltà attentive, della memoria,
• No sintomi PSICOTICI
ASPETTI FORMALI

Numero e tipologia dei pazienti

• Compreso tra 8 e 12 (attenzione, senso di appartenenza,


• Età, genere in equilibrio
• Tutto lo spettro bipolare
• Relazioni amicali e sentimentali (?)

Le sessioni

• durata di 90 minuti
• 15-20 MIN: riscaldamento. Conversazione informale di argomenti generali; rotazione dove
ciascun paziente riferisce eventi rilevanti della settimana; domande sulla sessione
precedente.
• 40 MIN: lezione sul tema della sessione;
• Ultimi 30 MIN: discussione aperta sul tema affrontato

DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE


Sono disturbi ad eziologia complessa, alla cui base c’è interazione tra fattori genetici e ambientali.
L’esordio è solitamente intorno ai 14-18 anni, ma comunque è sempre possibile, non hanno
predilezione per alcun ceto sociale.
Ci sono caratteristiche della personalità che predispongono allo sviluppo dei disturbi come la scarsa
autostima, l’incapacità a riconoscere e distinguere le emozioni, la tendenza al perfezionismo.

In aumento, per tutti i paesi sviluppati, con netta prevalenza per il sesso femminile (6:1).
Sono in frequente comorbidità con altri disturbi psichiatrici, come depressione, abuso di sostanze e
disturbi d’ansia e hanno frequenti complicanze fisiche.
Il rischio di morte è 12 volte maggiore rispetto a soggetti sani confrontabili per età.
ANORESSIA

ANORESSIA: Due tipologie cliniche

Con Restrizioni: Con Abbuffare/Condotte di Eliminazione:


nell’episodio attuale di anoressia nervosa il nell’episodio attuale di Anoressia Nervosa il
soggetto non ha presentato regolarmente soggetto ha presentato regolarmente
abbuffate o condotte di eliminazione. abbuffate o condotte di eliminazione.
L’alimentazione è ipocalorica e vengono evitati
cibi grassi. Le persone affette dalla norma compulsiva
sono state vittime, con maggior frequenza di
Le ragazze affette dal tipo restrittivo hanno un abuso fisico o sessuale, spesso da parte del
rapporto migliore con la famiglia, soprattutto padre. Hanno una maggior tendenza all’abuso
con la madre, la frequenza di disturbi mentali ed un rischio maggiore di suicidio.
della madre è più frequente in pazienti con tipo
restrittivo.
ANORESSIA: Esordio e Segni precoci

Esordio: il possibile inizio in coincidenza di una dieta, cui consegue euforia per il calo ponderale
raggiunto con rinforzo positivo nella lotta contro la fame ed ulteriore calo ponderale.
Inizia in questa fase il disturbo dell’immagine corporea con negazione della malattia, la paziente
sceglie cibi “non pericolosi”, ipocalorici, rispettando un’alimentazione rigida e stereotipata con
deficit nutrizionali ed alterazioni organiche (amenorrea, disturbi cardiovascolari).

Segni precoci:

• Notevole perdita di peso, in eccesso rispetto all’eventuale dieta


• Preoccupazione per peso, tipo di alimentazione, caloria, contenuto in grassi e dieta in
generale
• Frequenti commenti ed ansia circa il sentirsi “grassi” od in sovrappeso nonostante la perdita
di peso
• Negazione della fame e rituali alimentari: magiare i cibi in un certo ordine, masticazione
eccessiva, attenzione alla disposizione dei cibi nel piatto
• Frequenti scuse per evitare gli orari dei pasti o le situazioni in cui si mangia
• Regime di esercizio fisico eccessivo e rigido, a dispetto di tempo, stanchezza, fatica, malattia
• Ritiro rispetto ad amici ed attività abituali

ANORESSIA: Decorso e Prognosi

Vittimologia
La vittimologia si occupa a livello multidisciplinare degli aspetti biologici, psicologici, psichiatrici,
sociologici, giuridici e politici della vittima. La vittima è il soggetto in sofferenza fisica e psichica che
ha subito un danno in seguito ad eventi interpersonali, spesso devianti o antigiuridici, o catastrofi
causate dall’uomo o dalla natura.
A livello scientifico la vittimologia è importante nell’ambito delle concezioni bio-psico-sociale della
malattia mentale, che implica l’embricarsi di fattori di predisposizione genetica e fattori ambientali
stressanti nella genesi delle patologie psichiatriche.
Il trauma psicologico

Nella seconda metà dell’Ottocento l’idea di “nevrosi traumatica” emerge in ambito neurologico.
riflette le trasformazioni della società industriale ed accompagna l’insediarsi dello stato sociale.
Nelle stazioni ferroviarie, lungo i binari dei treni e nei grandi cantieri gli incidenti sono numerosi.
Alcuni di questi non comportano lesioni fisiche apparenti, ma presentano un inedito tipo di
conseguenze: vi è un grave shock con confusione mentale e agitazione, a cui segue una seconda
fase caratterizzata dall’insediarsi di sintomi quali paralisi, tremori, anestesie, afasie, disturbi della
vista o dell’udito, amnesie e i cosiddetti “attacchi” ossia la ripetizione di sequenze dell’incidente in
stati alterati di coscienza o in sogni che si ripetono insistentemente sempre uguali a sé stessi. Il
termine “idea fissa” viene coniato per indicare quella scena dell’incidente che si insedia nella mente
della vittima, su cui la volontà non ha alcuna presa e di cui la mente non riesce più a liberarsi.

Gli studi sui veterani del Vietnam e il DPTS

Horowitz et al. (1980): PTSD DISTURBO POST TRAUMATICO DA STRESS

-La relazione tra trauma e una serie di disturbi non psicotici: disturbi dissociativi, dolore traumatico,
somatizzazione, disturbo da stress acuto, disturbo borderline di personalità, disturbi depressivi e
disturbi da uso di sostanze

-Fu necessario però aspettare la tragedia della guerra del Vietnam perché i Disturbi Post traumatici
ottenessero un vero e proprio riconoscimento sia dalla comunità scientifica che dall’assistenza
sanitaria pubblica. Vennero aperti centri specializzati nel USA, sovvenzionate ricerche che
portarono l’attenzione u altri tipi di trauma: violenza sulle donne e sui bambini, aggressioni e tentati
omicidi, catastrofi naturali e civili, torture... etc.

Modello Bio-Psico-Sociale

I sintomi considerati indicativi di psicosi e schizofrenia, in particolare le allucinazioni, sono


strettamente correlati all'abuso e alla negligenza infantile, come molti altri problemi di salute
mentale.
Recenti studi di popolazione generale su larga scala indicano che la relazione è causale, con un
effetto dose-dipendente.

Molti meccanismi psicologici e biologici con cui il trauma infantile aumenta il rischio di psicosi
meritano attenzione.

Nel corso degli ultimi anni è comunque aumentata la consapevolezza che eventi traumatici e psicosi
possono essere tra loro correlati (Larkin & Morrison, 2006). Alcuni studi hanno, infatti, dimostrato
che nei pazienti affetti da psicosi esiste un’elevata incidenza di esperienze traumatiche, in
particolare di tipo infantile (Read et al., 2005)

L’importanza dell’assistenza alle vittime è documentata dalla realtà clinica e presso le nazioni
ritenute più avanzate culturalmente e più rispettose dei diritti della persona esistono associazioni e
servizi di assistenza alle vittime multidisciplinari: violenza sui minori, sulle donne, sugli anziani,
adulti, sul luogo di lavoro, reazioni da lutto per ingiuste perdite, vittime di catastrofi naturali o
causate dall’uomo.
Eventi traumatici nell’infanzia/età adulta significativamente presenti in:

• Campione di individui con doppia diagnosi reclutati in comunità (associazione con la


tipologia di droga principale di abuso)
• Campione di donne e uomini ristretti in Ospedale giudiziario definiti incapacità di intendere
e di volere (associazione con la presenza di D.P., psicosi affettive e crimini violenti)
• Campione di pazienti psichiatrici con D. Personalità di tipo Borderline non responsivi al
trattamento psicoterapico
• Campione di popolazione carceraria (associazione con la presenza di ADHD e crimini violenti
con la persona)
• Campione di pazienti clinici con D. Alimentazione (associazione con comportamenti
automutilanti)

LA SCHIZOFRENIA
La schizofrenia è una malattia psichiatrica caratterizzata da un decorso superiore ai 6 mesi (quindi è
cronico-recidivante), dalla persistenza di sintomi di alterazione del pensiero, del comportamento,
dell’affettività e cognitivi, con una gravità tale da limitare le normali attività della persona.
Il termine “schizofrenia”, comunque, è un termine generico, che indica non un’entità̀ nosografica
unitaria, ma una classe di disturbi, tutti caratterizzati da una certa gravità e dalla compromissione
dell’esame di realtà da parte del soggetto.

• Insorge in genere in età giovanile, ma può esordire già nel primo anno di vita od al momento
del parto (15-35 anni)
• Prevalenza lifetime nella popolazione generale: 0,5-1%
• Prevalenza lifetime tra i familiari di primo grado delle persone affette: 5-12%
• Accompagna di solito l’individuo per buona parte della vita
• Compromette in misura significativa il funzionamento sociale, lavorativo e relazionale del
paziente
• Incide, di solito in maniera molto rilevante, sulla qualità di vita della famiglia
• Suscita spesso una reazione sociale di rifiuto e di emarginazione, che aumenta la sofferenza
della persona colpita e dei familiari

SCHIZOFRENIA: Decorso Clinico


SCHIZOFRENIA: Eziopatogenesi

Malattia multifattoriale: Fattori genetici, biologici, psicologici e sociologi


SCHIZOFRENIA: Esordio Clinico

SCHIZOFRENIA: Presentazione Clinica


SCHIZOFRENIA: Trattamento

I farmaci antipsicotici:

Schizofrenia: Patogenesi

Esiste un consenso sul fatto che l’iperattività dopaminergica sia alla base di alcuni dei più importanti
sintomi della malattia. Altri neurotrasmettitori, ed in particolare la serotonina e la noradrenalina,
presentano forti interazioni con le vie dopaminergiche e sono stati chiamati in causa nella
definizione della malattia.

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