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• Circa il 20-25% della popolazione generale ha sofferto almeno una volta nella vita di un disturbo
mentale clinicamente significativo
Disturbo bipolare
Il disturbo bipolare è una patologia che rientra nella categoria dei disturbi dell’umore, ovvero un
insieme di sindromi all’interno delle quali la persona vive un’importante alterazione del tono
dell’umore, che perdura nel tempo e interferisce con le normali funzioni sociali e lavorative. Spesso
probabilmente ci è capitato di sentirne parlare senza capire, però, fino in fondo di cosa si tratta,
quali sono i sintomi, quali le cure e come possiamo “combattere” questa patologia.
• Il danno economico provocato dai disturbi psichiatrici è maggiore di quello provocato dal cancro
e dalle malattie respiratorie, risultando secondo solo a quello provocato dalle malattie
cardiovascolari
• Il tasso di mortalità, diretta e indiretta, è aumentato (fino al 15-20% di suicidi, il tasso è massimo
tra pazienti di 15-35 anni)
• Continuità
- vede i fenomeni patologici come variazioni quantitative del funzionamento mentale (es.
paura>ansia)
• Discontinuità
- questo punto di vista si basa sul presupposto che alcuni sintomi siano troppo bizzarri perché si
possa rintracciare un equivalente nel comportamento normale. Quindi, sarebbero variazioni
qualitative ....
La semeiotica è l’insieme dei segni e dei sintomi che guida il medico verso la diagnosi
1. Disturbi dell’affettività
2. Disturbo del pensiero
3. Disturbi delle percezioni
Differenziare i termini pensare e sentire nell’approccio col paziente Importante capire e far capire al
paziente cosa sente
AFFETTIVITÀ:
È quindi la capacità di provare emozioni di significato, durata, intensità e tonalità assai variabili
(paura, dolore, simpatia, amore, rabbia).
EMOZIONI E SENTIMENTI
Le emozioni possono essere considerate stati affettivi intensi e di breve durata, suscitati da stimoli
interni ed esterni, che prescindono dalla volontà ed a cui conseguono reazioni più o meno intense
di adattamento che coinvolge diversi livelli da quello neurofisiologico a quello viscerale, da quello
espressivo – comportamentale a quello psicologico – emotivo.
I sentimenti, invece, possono essere definiti stati affettivi di più lunga durata e stabilità, che
caratterizzano l’atteggiamento emotivo individuale nei confronti di se stessi e della realtà esterna,
motivando o favorendo (spinta all’azione) decisioni o inducendo comportamenti corrispondenti.
Stato emotivo spiacevole, che consiste in un sentimento di penosa aspettativa e di allarme di fronte
ad un pericolo reale o potenziale, immediato od imminente, associata a sintomi fisici di iperattività
neurovegetativa (tachicardia, tensione muscolare, tachipnea, cefalea etc..) e ad un comportamento
di evitamento.
È il correlato psicopatologico della paura, della quale conserva il rapporto con l’oggetto scatenante,
che rimane chiaro e conosciuto dal soggetto. Una paura, marcata e persistente, eccessiva e
irragionevole, provocata dalla presenza o attesa di un oggetto o situazioni specifiche che
normalmente non provocano tale reazione
Risulta in una reazione di timore, ripugnanza, raccapriccio, disgusto, fino al terrore. Il soggetto è
consapevole del carattere assurdo della reazione, ma questa non è controllabile volontariamente
né eliminabile con argomenti razionali. (Per questo le patologiche nevrotiche come l’attacco di
panico, le fobie, le crisi d’ansia si differenziano dalle psicosi ove il paziente non ha consapevolezza
E’ il grado estremo dell’incongruenza affettiva, cioè della discordanza tra l’espressione affettiva ed il
contenuto dei discorsi o dell’ideazione (es: “ridere a notizie di morte”).
La diminuzione della capacità di provare piacere per qualsiasi tipo di esperienza vitale. È frequente
nelle sindromi depressive (“sentimento della perdita del sentimento”): è uno dei due criteri
obbligatori per la diagnosi di depressione maggiore
Una diminuzione o assenza di qualsiasi reazione emotiva di fronte a situazioni, eventi della vita di
tutti i giorni. Indifferenza, inerzia fisica oppure di mancanza di reazione di fronte a situazioni che
normalmente dovrebbero suscitare interesse o emozione, una riduzione dei comportamenti
finalizzati, una assenza di spirito di iniziativa, una sottomissione nelle scelte quotidiane.
Umore
La tonalità di fondo dell’affettività, colora l’intera vita psichica del soggetto ed è quindi lo stato
emotivo globale ed unitario con cui il mondo viene percepito (atmosfera emotiva pervasiva e
durevole)
• Normale od eutimico: il soggetto reagisce e risponde in modo equilibrato, flessibile e congruo agli
stimoli ambientali
- (il soggetto, infatti, non differenzia i significati in rapporto alla variabilità degli stimoli, ma li
percepisce sempre rigidamente ed in modo stereotipato, sulla base della patologia
dominante, arrivando, infine, ad avere una falsa coscienza della realtà interna ed esterna)
• L’umore patologico si distingue da quello fisiologico per:
• Espressione del tono dell’umore con possibile ipofunzione delle altre facoltà psichiche.
• La depressione del tono dell’umore non solo non appare giustificata da eventi di perdita e/o
di lutto, ma è un dolore che non si attenua col passare del tempo, esagerato in rapporto al
presunto evento precipitante o inappropriato
Clinica:
1) Umore depresso (oppure umore irritabile nei bambini e negli adolescenti) per la maggior parte
del giorno, quasi ogni giorno, come riferito dal resoconto del soggetto osservato dagli altri.
2) Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte o quasi tutte le attività per la maggior parte
del giorno, quasi ogni giorno (come indicato dalla presenza di apatia per la maggior parte del
tempo, riferita dal soggetto od osservato da altri.)
3) Significativa perdita di peso o aumento di peso non dovuto a diete (per es. più del 5% del perso
corporeo in un mese), oppure diminuzione o aumento dell'appetito quasi ogni giorno (nei bambini
considerare l'incapacità a raggiungere i normali livelli ponderali.
5) Agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno (osservato dagli altri, e non soltanto
sentimenti soggettivi di essere irrequieto o rallentato).
(che possono essere deliranti) quasi ogni giorno (non soltanto autoaccusa o sentimenti di colpa per
il fatto di essere ammalato).
8) Diminuita capacità di pensare o di concentrarsi, o indecisione, quasi ogni giorno (come riferito
dal soggetto o osservato da altri).
9) Pensieri ricorrenti di morte (non solo paura di morire), ricorrenti propositi suicidi senza un piano
specifico, o un tentativo di suicidio o ideazione di un piano specifico al fine di commettere il suicidio
ALTERAZIONI:
Alleanza terapeutica: lo psichiatra deve prestare attenzione alle relazioni dei pazienti cosi come
dei loro familiari. La gestione della alleanza terapeutica dovrebbe comprendere la
consapevolezza dei fattori di transfert e contro transfert anche se non sono direttamente
affrontati nel trattamento. Attribuire un ruolo attivo del paziente e dare valore alle sue
esperienze.
Informazione e counselling: la depressione non può essere vinta con un atto vi volontà e gli si
consiglia di astenersi da iniziative e cambiamenti che potrebbero essere dettate da idee
pessimistiche.
-suicidio: vigilanza contro l’emergenza di impulsi distruttivi contro se e gli altri
-informare il paziente della possibilità di oscillazioni dell’intensità dei sintomi nell’arco di 24 ore
e da un giorno con l’altro, la possibilità di comparsa di idee “strane”
Trattamento con farmaci antidepressivi: il medico curante dovrebbe avere familiarità con
l’utilizzo di due o tre composti ad attività antidepressiva, prestando attenzione al loro range di
efficacia. Se il paziente non risponde entro 3 settimane alla terapia prescritta, dovrebbe essere
presa in considerazione l’opportunità di un cambiamento di terapia.
Psicoterapia: La psicoterapia può avere un ruolo nella terapia di mantenimento, sola o associata
agli antidepressivi, per aiutare il paziente a gestire i problemi sociali ed interpersonali che sono
conseguenze o triggers della depressione ricorrente.
COMPORTAMENTO:
Stadio I: aumento dell’attività psicomotoria e della spinta a parlare; eccessivo spendere, fumare,
telefonare.
UMORE:
Stadio II: aumento della disforia e della irritabilità, rabbia e ostilità manifeste.
IDEAZIONE:
Stadio I: contenuti di grandezza; ideazione coerente con qualche deragliamento; accelerazione del
corso del pensiero.
Stadio III: incoerenza, lassità dei nessi associativi, allucinazioni in un terzo dei pazienti;
disorientamento spazio-temporale; occasionali idee di riferimento.
Disturbi dell’umore: 3. IPOMANIA
L’alterazione dell’umore in senso ipomaniacale è un innalzamento del tono dell’umore (simile alla
mania) ma di entità̀ tale da non comportare una rilevante alterazione delle capacità funzionali del
paziente che, pertanto, continua normalmente a svolgere le sue abituali attività;
Tuttavia deve essere un chiaro cambiamento del modo di agire che non è abituale del soggetto
quando è asintomatico; tale cambiamento è chiaramente percepito dagli altri (viene fuori
soprattutto l’irritabilità nel rapporto con gli altri, quindi l’irritabilità è il tipico elemento che ci fa
pensare alla fase ipomaniacale)
Stato d’animo in cui non prevale un chiaro orientamento dell’umore, ma vi è una miscela di diversi
sentimenti: irrequietezza, insoddisfazione, irritabilità, ansia, malumore, aggressività, euforia. Questi
provocano disagio e sofferenza e sono vissuti in rapida ed inestricabile successione
Il processo di ideazione
Per ideazione si intende una funzione (cognitiva) che relazionando tra loro singole idee (per
somiglianza, contrasto, contiguità spaziale e temporale) conferisce un determinato ordine formale
al corso del pensiero
• Processo di astrazione: gli elementi comuni a diverse rappresentazioni vengono isolati, liberati dai
caratteri specifici delle singole rappresentazioni, ed acquisiscono il valore e l’autonomia di concetti.
Che cos’è l’astrazione? la rappresentazione mentale; per esempio se penso a una bottiglia,
una cosa è vedere la bottiglia nella realtà e una cosa è averne la rappresentazione mentale.
Disturbi della FORMA del pensiero: 2. DISTURBI DEI NESSI ASSOCIATIVI (I)
• Concretismo: è la tendenza del soggetto a selezionare una qualità̀ fisica di un concetto o di una
cosa, a spese del significato globale
• Iperinclusioni: è l’inclusione di aspetti falsi o irrilevanti in un concetto o categoria. Risulta, quindi, in
un ampliamento inappropriato dei confini di un concetto o categoria, dovuto alla mancata
soppressione di aspetti marginali
• Assonanze: le parole vengono scelte in funzione del loro suono anziché del loro significato.
• Ecolalia: è la ripetizione di parole o frasi pronunciate da altri, spesso con tono derisorio,
ironico o sarcastico.
• Neologismo: è una parola nuova prodotta dal paziente, spesso attraverso la combinazione di
sillabe di altre parole o di parole,
• Paralogismo: è l’utilizzo di parole con significato diverso da quello comune
• Risposte di traverso: sono risposte date a caso, di getto, assurde e contrastanti con altre
risposte date immediatamente prima.
• DEL CONTENUTO:
1. Idee prevalenti
2. Idee ossessive
3. Idee deliranti
• DELLA FORMA:
Convinzione falsa, basata su di un’inferenza non corretta riguardante la realtà esterna, che è
fermamente sostenuta nonostante le critiche esterne, e senza tener conto di ciò che costituisce
un’incontrovertibile e chiara evidenza del contrario, non correlata al contesto socio-culturale
specifico.
CARATTERISTICHE DEI DELIRI:
PRIMARI:
SECONDARI O DELIROIDI: sono deliri comprensibili (nel senso che è facile comprenderne la genesi),
sulla base di:
- Stato affettivo del soggetto (umore depresso o maniacale) esempio paziente depresso può avere
un delirio di colpa, cioè la sua depressione lo porta a pensare in maniera ricorrente non
corrispondente alla realtà che lui ha colpa di una serie di mali. Delirio maniacale: delirio di
grandezza pensi di essere discendente del re di Inghilterra ma non è dimostrabile.
- Carattere del soggetto (personale timide, condizionate da un senso di inferiorità, inclini a dare
risalto ad atteggiamenti negativi nei loro confronti).
DELIRI STRUTTURATI O SISTEMATIZZATI (è presente una stabilità ed una coerenza interna nel
contenuto del delirio).
DELIRI NON STRUTTURATI O FRAMMENTARI (i contenuti sono mutevoli nel tempo, non coerenti,
scarsamente articolati)
Chi ne soffre a volte non riesce ad articolare quello che pensa stia succedendo
• Ipocondriaci: convinzione di avere una malattia grave ed incurabile. (malumore che fa stare
giu. Abbastanza tipico del depresso anziano. Riferisce di avere mal di testa e pensa di avere
un tumore)
• Di colpa: convinzione di aver commesso colpe, omissioni o azioni riprovevoli, per le quali si è
indegni di vivere o che meritano di essere punite.
• Di rovina: convinzione che il soggetto o la propria famiglia sono in miseria, e che ogni
possibilità di progresso economico e sociale è compromessa
• Di negazione: delirio in cui il paziente nega l’esistenza della propria realtà corporea (assenza
di funzioni, assenza o trasformazione di organi), paziente che credeva che lo stomaco non
esisteva e non si convincono di quello che tu dici e della realtà esterna (il mondo non esiste;
gli altri sono morti)
Le principali tematiche deliranti: 4. DELIRI A TEMA SESSUALE
• Bizzaro, per definizione significa che non può corrispondere alla realtà es: un asino che vola,
dire che al posto del cuore ho una radio.
Delirio di influenzamento (citato sopra)
• Delirio di lettura del pensiero, diffusione: la forza sa i miei desideri, conosce i miei pensieri, li
amplifica e così li sanno tutti. Ne parla anche la televisione. Se una cosa la penso, subito lo
dicono per radio.
• Delirio di furto: altre volte me li portano via i pensieri e resto senza niente o mi infilano
dentro i loro, che io non voglio, perché sono estranei (delirio di inserzione) e la gente ride
quando passo con queste idee non mie nella testa. Se ne accorgono tutti, sono come
trasparente. Devo trovare una corazza molto robusta.
Non ci riferiamo soltanto a quello che ci viene dall’esterno, ma anche da quello che proviene
dall’interno del nostro corpo.
• ALLUCINAZIONI FISIOLOGICHE:
- Durante i sogni
- Allucinazioni ipnagogiche (compaiono nella fase di addormentamento)
- Allucinazioni ipnopompiche (compaiono nella fase del risveglio)
L’umore va inteso come una dimensione complessa della vita psichica dell’uomo, nella quale
confluiscono aspetto emozionali, affettivo-sentimentali, cognitivi, temporali, motivazionali e motori,
che colora di sé tutta la vita dell’individuo, costituendo una sorta di griglia percettiva ed elaborativa
con cui si dà significato alla realtà.
La tristezza è il dolore che coglie l’essere umano Il dolore depressivo: la qualità̀ che fa
quando un avvenimento avverso colpisce la sua traghettare dolore e tristezza nella depressione
esistenza precaria o quando la discrepanza tra la può essere riconosciuta nella loro pervasività̀,
vita com’è e come potrebbe essere diventa il nell’interessare soma e psiche allo stesso
centro della sua fervida riflessione modo, nella loro fissità, nel non essere più̀
(demoralizzazione). Essa colpisce fino al 70% della modificabili dalle situazioni esterne, tristi o
popolazione e può considerarsi una conseguenza di liete, nell’intensità del dolore, che tende a
eventi sfavorevoli, di cui rappresenta una risposta congelare vissuti psichici e somatici in un unico
proporzionata per durata ed intensità all’evento. blocco, privo di spinta evolutiva.
DEPRESSIONE: epidemiologia
DEPRESSIONE: Sintomi Affettivi
Vantaggi:
Alleanza terapeutica
La “non comprensione”: non comprende la propria malattia: sintomi psicopatologici, sentirsi non
compresi
Il diritto all’informazione
• La psicoeducazione “cura” la non-comprensione del paziente rispetto a quello che gli sta
accadendo ß
Le sessioni
• durata di 90 minuti
• 15-20 MIN: riscaldamento. Conversazione informale di argomenti generali; rotazione dove
ciascun paziente riferisce eventi rilevanti della settimana; domande sulla sessione
precedente.
• 40 MIN: lezione sul tema della sessione;
• Ultimi 30 MIN: discussione aperta sul tema affrontato
In aumento, per tutti i paesi sviluppati, con netta prevalenza per il sesso femminile (6:1).
Sono in frequente comorbidità con altri disturbi psichiatrici, come depressione, abuso di sostanze e
disturbi d’ansia e hanno frequenti complicanze fisiche.
Il rischio di morte è 12 volte maggiore rispetto a soggetti sani confrontabili per età.
ANORESSIA
Esordio: il possibile inizio in coincidenza di una dieta, cui consegue euforia per il calo ponderale
raggiunto con rinforzo positivo nella lotta contro la fame ed ulteriore calo ponderale.
Inizia in questa fase il disturbo dell’immagine corporea con negazione della malattia, la paziente
sceglie cibi “non pericolosi”, ipocalorici, rispettando un’alimentazione rigida e stereotipata con
deficit nutrizionali ed alterazioni organiche (amenorrea, disturbi cardiovascolari).
Segni precoci:
Vittimologia
La vittimologia si occupa a livello multidisciplinare degli aspetti biologici, psicologici, psichiatrici,
sociologici, giuridici e politici della vittima. La vittima è il soggetto in sofferenza fisica e psichica che
ha subito un danno in seguito ad eventi interpersonali, spesso devianti o antigiuridici, o catastrofi
causate dall’uomo o dalla natura.
A livello scientifico la vittimologia è importante nell’ambito delle concezioni bio-psico-sociale della
malattia mentale, che implica l’embricarsi di fattori di predisposizione genetica e fattori ambientali
stressanti nella genesi delle patologie psichiatriche.
Il trauma psicologico
Nella seconda metà dell’Ottocento l’idea di “nevrosi traumatica” emerge in ambito neurologico.
riflette le trasformazioni della società industriale ed accompagna l’insediarsi dello stato sociale.
Nelle stazioni ferroviarie, lungo i binari dei treni e nei grandi cantieri gli incidenti sono numerosi.
Alcuni di questi non comportano lesioni fisiche apparenti, ma presentano un inedito tipo di
conseguenze: vi è un grave shock con confusione mentale e agitazione, a cui segue una seconda
fase caratterizzata dall’insediarsi di sintomi quali paralisi, tremori, anestesie, afasie, disturbi della
vista o dell’udito, amnesie e i cosiddetti “attacchi” ossia la ripetizione di sequenze dell’incidente in
stati alterati di coscienza o in sogni che si ripetono insistentemente sempre uguali a sé stessi. Il
termine “idea fissa” viene coniato per indicare quella scena dell’incidente che si insedia nella mente
della vittima, su cui la volontà non ha alcuna presa e di cui la mente non riesce più a liberarsi.
-La relazione tra trauma e una serie di disturbi non psicotici: disturbi dissociativi, dolore traumatico,
somatizzazione, disturbo da stress acuto, disturbo borderline di personalità, disturbi depressivi e
disturbi da uso di sostanze
-Fu necessario però aspettare la tragedia della guerra del Vietnam perché i Disturbi Post traumatici
ottenessero un vero e proprio riconoscimento sia dalla comunità scientifica che dall’assistenza
sanitaria pubblica. Vennero aperti centri specializzati nel USA, sovvenzionate ricerche che
portarono l’attenzione u altri tipi di trauma: violenza sulle donne e sui bambini, aggressioni e tentati
omicidi, catastrofi naturali e civili, torture... etc.
Modello Bio-Psico-Sociale
Molti meccanismi psicologici e biologici con cui il trauma infantile aumenta il rischio di psicosi
meritano attenzione.
Nel corso degli ultimi anni è comunque aumentata la consapevolezza che eventi traumatici e psicosi
possono essere tra loro correlati (Larkin & Morrison, 2006). Alcuni studi hanno, infatti, dimostrato
che nei pazienti affetti da psicosi esiste un’elevata incidenza di esperienze traumatiche, in
particolare di tipo infantile (Read et al., 2005)
L’importanza dell’assistenza alle vittime è documentata dalla realtà clinica e presso le nazioni
ritenute più avanzate culturalmente e più rispettose dei diritti della persona esistono associazioni e
servizi di assistenza alle vittime multidisciplinari: violenza sui minori, sulle donne, sugli anziani,
adulti, sul luogo di lavoro, reazioni da lutto per ingiuste perdite, vittime di catastrofi naturali o
causate dall’uomo.
Eventi traumatici nell’infanzia/età adulta significativamente presenti in:
LA SCHIZOFRENIA
La schizofrenia è una malattia psichiatrica caratterizzata da un decorso superiore ai 6 mesi (quindi è
cronico-recidivante), dalla persistenza di sintomi di alterazione del pensiero, del comportamento,
dell’affettività e cognitivi, con una gravità tale da limitare le normali attività della persona.
Il termine “schizofrenia”, comunque, è un termine generico, che indica non un’entità̀ nosografica
unitaria, ma una classe di disturbi, tutti caratterizzati da una certa gravità e dalla compromissione
dell’esame di realtà da parte del soggetto.
• Insorge in genere in età giovanile, ma può esordire già nel primo anno di vita od al momento
del parto (15-35 anni)
• Prevalenza lifetime nella popolazione generale: 0,5-1%
• Prevalenza lifetime tra i familiari di primo grado delle persone affette: 5-12%
• Accompagna di solito l’individuo per buona parte della vita
• Compromette in misura significativa il funzionamento sociale, lavorativo e relazionale del
paziente
• Incide, di solito in maniera molto rilevante, sulla qualità di vita della famiglia
• Suscita spesso una reazione sociale di rifiuto e di emarginazione, che aumenta la sofferenza
della persona colpita e dei familiari
I farmaci antipsicotici:
Schizofrenia: Patogenesi
Esiste un consenso sul fatto che l’iperattività dopaminergica sia alla base di alcuni dei più importanti
sintomi della malattia. Altri neurotrasmettitori, ed in particolare la serotonina e la noradrenalina,
presentano forti interazioni con le vie dopaminergiche e sono stati chiamati in causa nella
definizione della malattia.