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“LA MALATTIA MENTALE”

PROF. GIANNI PIZZOL


Università Telematica Pegaso La malattia mentale

Indice

1 LA MALATTIA MENTALE ------------------------------------------------------------------------------------------------ 3


2 QUADRO NEVROTICO ----------------------------------------------------------------------------------------------------- 4
1.1 L’ANSIA ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 4
1.2 I DISTURBI D’ANSIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 5
1.3 CRITERI DIAGNOSTICI DEGLI ATTACCHI DI PANICO (DAP) ----------------------------------------------------------------- 6
1.4 TRATTAMENTO DEI DISTURBI D’ANSIA ---------------------------------------------------------------------------------------- 7
3 QUADRO DEPRESSIVO----------------------------------------------------------------------------------------------------- 8
4 DISTURBI BIPOLARI -------------------------------------------------------------------------------------------------------- 9
5 QUADRO PSICOTICO ------------------------------------------------------------------------------------------------------ 10
5.1 DISTURBO SCHIZOFRENICO --------------------------------------------------------------------------------------------------------11
5.2 TRATTAMENTO DELLA SCHIZOFRENIA ----------------------------------------------------------------------------------------13
6 LE EMERGENZE PSICHIATRICHE------------------------------------------------------------------------------------ 14
6.1 APPROCCIO AL PAZIENTE NELL’URGENZA PSICHIATRICA ------------------------------------------------------------------17
6.2 L’USO DEI FARMACI NELL’EMERGENZA PSICHIATRICA. --------------------------------------------------------------------18
7 TRATTAMENTO SANITARIO OBBLIGATO (TSO) ---------------------------------------------------------------- 20
BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 23
SITI WEB ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ 23

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)

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1 La malattia mentale

La malattia mentale con è un semplice disturbo medico, ma è una sindrome complessa, dove

i diversi fattori biologici, psicologici e sociali, si intrecciano con la storia di ciascuna persona e

determinano un disturbo mentale specifico per ogni persona. Nella classificazione delle malattie

mentali riportata nella nosografia ufficiale del DSM IV e nel ICQ X, si possono individuare

centinaia di diversi disturbi tra di loro, dove ciascuno è costituito da diversi sintomi che devono

essere presenti per un determinato periodo di tempo e che gli stessi sintomi possano comunque

trovarsi in diversi altri disturbi mentali1. Il disturbo mentale può essere definito come

un’alterazione, temporanea o permanente, che induce l’individuo malato a non riuscire a fra

fronte in modo adeguato ai suoi bisogni e alle esigenze del mondo sociale in cui vive, a volte

consapevole di questo disagio, a volte no.

Categorie di disturbi mentali:

 PSICOTICI compromissione del giudizio di realtà con deliri e allucinazioni.

 NEVROTICI assenza di compromissione del giudizio di realtà; basati principalmente

su conflitti intrapsichici che determinano ansia, fobie, ossessioni.

 FUNZIONALI assenza di un danno organico noto o di un fattore eziologico ben

definito in grado di spiegare l’alterazione.

 ORGANICI presenza di danni strutturali cerebrali che spiegano il disturbo.

1
American Psychiatric Association (2000). DSM-IV-TR. Manuale Diagnostico e Statistico
dei Disturbi Mentali. Trad. it. Milano: Masson, 2001

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2 Quadro nevrotico
La netta distinzione fra il quadro nevrotico e quello psicotico e’ solo un artificio didattico.

Un disturbo non e’ sempre nettamente attribuibile al piano nevrotico o al piano psicotico

Il modo nevrotico di vivere e’una sofferta esagerazione delle preoccupazioni che caratterizzano

l’esistenza umana normale, limitandone uno sviluppo attivo e sereno.

Essere nevrotici significa:

 avere paura senza motivo (FOBIA)

 rimuginare inutilmente la stessa idea (OSSESSIONE)

 simulare inconsapevolmente una malattia (ISTERIA)

 essere convinti senza motivo di essere gravemente malati (IPOCONDRIA)

 mangiare troppo (BULIMIA) o troppo poco (ANORESSIA)

 essere stanchi senza ragione (NEVRASTENIA)

 avere un infarto, o un’ulcera, per eccessiva tensione emotiva (DISTURBO

PSICOSOMATICO)

La persona nevrotica è consapevole di avere un disturbo, ha coscienza della propria malattia

ed è sempre disponibile ad accettare un trattamento.

1.1 L’ansia
 L’ansia rappresenta uno dei sentimenti fondamentali dell’uomo: sentimento penoso che

pervade tutta la persona, vissuto di minaccia e di pericolo incombente e indefinito, che mette

il soggetto in uno stato di tensione ed allarme.

 Relazione con le reazione di attacco-fuga

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Ansia normale:

 Relazione proporzionata e comprensibile a situazioni ed eventi reali

 stato di allarme che migliora la performance

 possibilità di controllo o coping

 ridotta componente somatica

Ansia patologica:

 Mancanza di relazione o reazione sproporzionata rispetto a circostanze reali

 relazione con conflitti

 intensità tale da creare disfunzione o disagio

 difficoltà di controllo e coping

 notevole componente somatica (angoscia)

1.2 I disturbi d’ansia


 Disturbo da Attacchi di Panico (DAP). Attacchi di panico frequenti, che si

manifestano in periodi discreti e che iniziano con la comparsa improvvisa di

un’intensa apprensione, di timore, spesso associati con sentimenti di disgrazia

imminente.

 Disturbo da Ansia Generalizzata (GAD). Ansia eccessiva e preoccupazione

che persiste per almeno sei mesi

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 Agorafobia. Ansietà legata al rifiuto di luoghi o situazioni dalle quali può

essere difficile o imbarazzante fuggire, o nelle quali è difficile ottenere aiuto nel

caso di un attacco di panico.

 Ansia Sociale. Ansia clinicamente significativa provocata da esposizione a certi

tipi di situazione o di prestazione, che portano spesso a comportamento

evitante.

 Fobie Specifiche. Ansia clinicamente significativa provocata da esposizione a

certi tipi di situazione particolarmente paurosi, che inducono per lo più un

comportamento d’evitamento.

 Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC). Caratterizzato da ossessioni, che

causano una forte ansietà e angoscia, e/o compulsioni che neutralizzano l’ansia.

 Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD). Rivivere un evento

estremamente traumatico accompagnato da sintomi di aumentata eccitazione e

dall’evitamento di stimoli associati al trauma.

1.3 Criteri diagnostici degli attacchi di panico (DAP)


Gli attacchi di panico sono sentimenti improvvisi .Un periodo preciso di intensa paura o

disagio nel corso del quale si sono sviluppati quattro o più dei seguenti sintomi:

 palpitazione, tachicardia, cardiopalmo

 sudorazione - parestesie

 tremori fini o grandi scosse

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 brividi o vampate di calore

 dispnea o sensazione di soffocamento

 sensazione di asfissia

 dolore o fastidio al petto

 nausea o disturbi addominali

 sensazioni di sbandamento o instabilità

 derealizzazione o depersonalizzazione

 paura di perdere il controllo od impazzire

1.4 Trattamento dei disturbi d’ansia

Nel trattamento dei disturbi d’ansia molti pazienti rispondono bene alla psicoterapia basata

su tecniche cognitivo – comportamentali, tecniche di rilassamento e misure generali che

coinvolgano lo stile di vita del paziente; in altri casi sono preferibili e/o possono essere associate

alla psicoterapia terapie farmacologiche specifiche. I farmaci che riducono l’ansia sono descritti

come ansiolitici e agiscono alterando la trasmissione sinaptica chimica del cervello. I farmaci

utilizzati nel trattamento dei disturbi ansiosi sono le benzodiazepine e gli inibitori selettivi per il

riassorbimento della serotonina.

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3 Quadro depressivo

Una breve ed occasionale sensazione di “sentirsi giù” è una risposta comune agli eventi

della vita, come per esempio quando subiamo una perdita o rimaniamo delusi. Tuttavia non si tratta

di un vero disturbo depressivo. Mentre uno stato d’animo che indica tristezza, malinconia,

abbattimento, fino alla disperazione, superando certi limiti per intensità e durata, si può trasformare

in patologia.

Il quadro depressivo è caratterizzato da:

 ABBASSAMENTO DEL TONO DELL’UMORE: il soggetto depresso perde

la fiducia e la stima di se stesso.

 RALLENTAMENTO PSICOMOTORIO: ogni movimento è compiuto come

se costasse fatica, la persona ha un aspetto generale trascurato.

 ANSIA: spesso presente nelle sue componenti somatiche - insonnia, nausea,

palpitazioni, difficoltà respiratorie.

 TENDENZA AL SUICIDIO: visto come unica via di fuga da una situazione

insopportabile.

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4 Disturbi bipolari
Il disturbo bipolare, come la depressione, è una patologia ricorrente dell’umore. Consiste in

episodi ripetuti di mania e depressione e quindi è anche chiamato disturbo maniaco-depressivo.

Lo stato maniacale è opposto alla depressione ed è caratterizzato da:

 IPERATTIVITA’ PSICOMOTORIA: le idee si susseguono accavallandosi e

c’è difficoltà a mantenere l’attenzione. La rapidità di elaborazione ed

esposizione fa dimenticare i nessi logici.

 EUFORIA: elevazione del tono dell’umore. Rivisitazione del proprio passato

in termini positivi, futuro senza preoccupazioni e dubbi. Aspetto non sempre

presente.

PERSONALITÀ DEPRESSA PERSONALITÀ MANIACALE

 Umore triste  Umore allegro

 Bassa autostima  Alta autostima

 Sensazione d’ inefficienza psico-fisica  Sensazione d’efficienza psico-fisica

 Insonnia o ipersonnia  Diminuzione del bisogno di riposo

 Scontrosità e laconicità  Socievolezza e loquacità

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5 Quadro psicotico

Una persona che percepisce ed interpreta se stesso ed il mondo esterno in modo strano e

poco ragionevole, senza rendersi conto di tale sua condizione. I sintomi che caratterizzano il

disturbo psicotico sono il delirio e le allucinazioni.

Il delirio è una convinzione del soggetto inerente a se stesso o al mondo esterno o ad

entrambi, provvista di tre caratteristiche:

 La convinzione non è condivisa, giudicata falsa dalle persone appartenenti

allo stesso contesto culturale, sociale, politico.

 La convinzione deve essere resistente alle dimostrazioni pratiche e alle

argomentazioni logiche.

 La convinzione è un aspetto centrale dell’esistenza del soggetto.

E’ possibile, anche se non facile, comprendere l’origine ed il significato del delirio in

relazione alla vita psicologica dell’individuo che ne è portatore. Deve essere inteso come tentativo,

certamente fallimentare, di difendersi dalla angoscia di non comprendere se stesso ed il mondo

circostante.

L’ allucinazione è una percezione senza oggetto, percepire qualcosa che non esiste o

crederla come effettivamente esistente. Il soggetto percepisce una voce senza alcun stimolo esterno

(altrimenti è illusione). Il soggetto deve essere profondamente convinto della realtà della sua

percezione ed inconvincibile dell’errore (altrimenti è allucinosi)

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5.1 Disturbo schizofrenico

“. ..il paziente che si è organizzato secondo il funzionamento schizofrenico deve trovare

interlocutori che possano capirlo e aiutarlo a cambiare, poco per volta, tale modo di vivere.

Chi diventa schizofrenico ha vissuto angosce orribili; egli se ne è liberato alla meno peggio,

mutilando in parte la propria esistenza, ma riuscendo a sopravvivere psichicamente…Non si

può chiedere al paziente di accedere ad un modo di vita diverso se non a piccoli passi, attraverso

la comprensione del suo modo di vivere. Questa è una verità universale : come si può pensare di

aiutare qualcuno senza prima riuscire a capire, senza prima mettersi nei suoi panni”

P.C. Racamier

La schizofrenia è il maggior problema di salute pubblica. Colpisce l’1% della popolazione;

più di 2 milioni di persone negli Stati Uniti ne soffrono. Questo grave disturbo mentale distorce i

pensieri e le percezioni in un modo difficile da comprendere per le persone sane.

La schizofrenia è caratterizzata da una perdita di contatto con la realtà e da una distruzione

del pensiero, della percezione, dell’umore e del movimento. Il disturbo solitamente insorge in età

adolescenziale o nella prima età adulta e può persistere per tutta la vita.

Il termine schizofrenia fu introdotto per la prima volta nel 1911 dallo psichiatra svizzero

Eugen Bleuler, significa grossolanamente “mente divisa” perché molti pazienti sembrano oscillare

tra stato normale ed anormale.

Le manifestazioni essenziali della schizofrenia sono la presenza di un insieme di

caratteristici segni e sintomi (sia positivi che negativi) per un significativo periodo di tempo, che

può variare da mesi a anni.

I sintomi positivi riflettono la presenza di pensieri e comportamenti anormali:

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 della percezione (allucinazioni)

 del pensiero deduttivo (deliri)

 del linguaggio e della comunicazione (eloquio disorganizzato)

 comportamento fortemente disorganizzato e caotico.

I sintomi negativi riflettono l’esperienza di risposte normalmente presenti:

 espressione ridotta delle emozioni (appiattimento dell’affettività)

 nella fluidità e nella produttività del pensiero e dell’eloquio (alogia)

 difficoltà ad iniziare un comportamento finalizzato (abulia).

Sulla base degli attuali criteri diagnostici, la schizofrenia può essere classificata in alcuni

tipi, basata sulla presenza di una costellazione di sintomi prevalenti.

La schizofrenia paranoide è caratterizzata da preoccupazione associata ad illusioni

organizzate intorno a un tema: per esempio, la credenza che nemici molto potenti stiano per

attaccarci. Queste illusioni sono spesso accompagnate da allucinazioni uditive (udire voci

immaginarie, per esempio) collegate allo stesso tema. Di tutti i pazienti con schizofrenia, quelli con

il tipo paranoide possono essere riabilitati più facilmente. La prospettiva è meno ottimistica nei casi

di schizofrenia disorganizzata. Caratterizzano questo tipo di schizofrenia una mancanza di

espressione emotiva (chiamata “affettività piatta”), associata a un comportamento disorganizzato e a

un eloquio incoerente. L’eloquio può essere accompagnato da sciocchezze e risate che non hanno

alcuna relazione con ciò che viene detto. Questa forma schizofrenica è soggetta ad un

peggioramento e presenta scarse possibilità di recupero. Un terzo tipo comune è la schizofrenia

catatonica, caratterizzata da particolari movimenti volontari, come l’immobilità e lo stupore

(catatonia), da una postura bizzarra, da smorfie, e spesso anche da una ripetizione di frasi e parole

senza senso.

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5.2 Trattamento della schizofrenia

La terapia della schizofrenia consiste in una terapia farmacologia combinata con il sostegno

psicosociale. I farmaci neurolettici convenzionali, come la clozapina e l’aloperidolo, riducono i

sintomi positivi della schizofrenia in molti pazienti. Sfortunatamente i farmaci hanno anche molti

effetti collaterali, non deve sorprendere che molti sintomi del bloccaggio dei recettori della

dopamina nello striato assomiglino a quelli della malattia di Parkinson; fanno parte di questi sintomi

la rigidità, il tremore e la difficoltà a dare inizio ai movimenti. La terapia cronica con i neurolettici

può far emergere una discinesia tardiva, caratterizzata da movimenti involontari delle labbra e della

mascella.

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6 Le emergenze psichiatriche

“ Ci deve essere qualcuno che riesca a superare questo panico, questa fuga dal dolore degli

altri che ci ricorda la nostra infelicità, la nostra incapacità o la nostra disperazione; qualcuno che

riesca a stare con una persona che si accorge di non poter assolutamente aiutare, senza avvertire

un senso di fallimento nel non riuscire a farlo”.

R.Laing

L’emergenza psichiatrica può essere definita come una situazione acuta e grave in cui la

sofferenza psichica di un soggetto o un suo comportamento, collegati ad una qualche

psicopatologia, richiedano un intervento psichico immediato per i rischi che tale stato comporta alla

persona stessa (per la sua tutela somatica, relazionale, sociale, professionale e patrimoniale) o agli

altri2.

Lo scopo dell’intervento di emergenza è quello di prestare aiuto ad una persona quando

questa presenta chiari segni di scompenso psicologico acuto, in particolare modo quelli che fanno

temere per un stato francamente psicotico, come nelle depressioni severe, stati d’ansia o di grave

panico, accesso delirante acuto, comportamenti di tipo autistico, condizione per la quale è senz’altro

necessario un intervento.

Nella categoria “emergenze psichiatriche” sono compresi molti disturbi e sindromi sostenuti

da varie condizioni psicofisiche. Possono essere determinati da condizioni non psicotiche, senza

implicazioni comportamentali con rilevanza soggettiva, come di solito accade nei disturbi d’ansia,

ma anche da quadri psicotici o da comportamenti aggressivi e violenti. Possono infine essere

2
Casacchia M, Sconci U., Urgenza, emergenza e crisi, In urgenza in psichiatria, Milano, Masson, 1990.

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sostenuti da intossicazioni esogene o da condizioni legate a disturbi di competenza della Medicina

Generale.

Le emergenze psichiatriche comprendono una varietà di condizioni cliniche fortemente

differenziate, sia per l’eziologia, sia per la fenomenologia. Possono presentarsi come una riduzione

delle condizioni sociali fino a gravi disturbi comportamentali con atti violenti.

Le emergenze psichiatriche giungono all’osservazione dello specialista, in gran parte, presso

i servizi dedicati all’emergenza, al pronto soccorso o, ancora , ai servizi territoriali, sono

caratterizzati dall’agitazione fino alla condotta aggressiva e violenta: vanno a costituire quella

ampia e vaga categoria diagnostica/descrittiva come “agitazione psicomotoria”. Le emergenze

comportamentali sono correlabili a tre principali cause:

 condizione medica generale

 intossicazione o astinenza da sostanze

 disturbo psicotico.

In quest’ultimo ambito si collocano i disturbi psicotici in fase acuta, che sono di difficile

interpretazione e definizione diagnostica; il più delle volte le emergenze comportamentali possono

essere sostenute dalla comorbilità, con la presenza di tutte e tre le cause, aumentando le difficoltà di

gestione e trattamento. L’incremento di condotte aggressive, la maggior conoscenza delle malattie

organiche nelle condizioni comportamentali dello stato mentale e la diffusione dei disturbi da uso di

sostanze, quali l’alcol o altre sostanze psicoattive e, nello stesso tempo, una migliore organizzazione

delle risposte della Psichiatria, con la presenza dello psichiatra nel Pronto Soccorso degli ospedali,

hanno determinato e favorito un aumento nel numero degli interventi psichiatrici in emergenza.

I disturbi comportamentali in emergenza, sono caratterizzati in massima parte dal sintomo

“agitazione”. Presente in vario grado, dalla sensazione soggettiva di tensione a comportamenti

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aggressivi o violenti contro cose e persone, questa condizione viene compresa nella frequente

diagnosi di “agitazione psicomotoria”, non delineata in termini eziologici o di grado. L’agitazione

può essere definita come una serie di comportamenti determinati da varie condizioni patologiche,

fisiche e psichiche, con caratteristiche fluttuanti, e si configura come una sindrome trans nosologica.

Infatti, in vari disturbi, psichiatrici e non, possiamo trovare un insieme di sintomi comportamentali

riferibili al termine “agitazione”. Possiamo definire l’agitazione in base alla presenza di uno o più

dei seguenti comportamenti:

 irrequietezza motoria

 esagerata risposta agli stimoli interni o esterni

 facile irritabilità

 inappropriata e/o finalistica attività verbale e motoria

 disturbi del sonno

 fluttuazione della sintomatologia in termini sia quantitativi sia temporali.

Sulla scorta della prevalenza di un sintomo, o di una serie di sintomi, possono essere

individuati alcuni sottotipi di agitazione. In relazione alla prevalenza di sintomi motori o di quelli

verbali è possibile distinguere: un’agitazione caratterizzata da aggressività fisica con rabbia,

distruttività e disponibilità alla lotta o all’aggressione delle persone, da una caratterizzata da

aggressività verbale, con imprecazioni e urla. Non sempre l’agitazione psicomotoria si presenta con

comportamenti aggressivi, ma l’aggressività complica il quadro dell’impostazione delle diverse

risposte terapeutiche.

L’aggressività può essere definita come ogni comportamento tendente alla distruttività di sé, di altre

persone e/o oggetti.

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6.1 Approccio al paziente nell’urgenza psichiatrica

La prima fase dell’intervento psichiatrico in urgenza / emergenza consiste necessariamente

in un tentativo di sdrammatizzare la situazione, trasformandola da contesto d’emergenza, in cui è

necessario fornire una risposta immediata e non dilazionabile, in un contesto in cui è possibile

parlare dei problemi, cercando di capire ciò che sta succedendo. Non è possibile seguire in questa

prima fase schemi preordinati. E’ importante che ogni operatore abbia consapevolezza del fatto che

tutto ciò che egli farà, nel corso di questo primo contatto, segnerà inevitabilmente i suoi successivi

rapporti con il paziente e con i familiari. E’ utile, perciò:

– evitare inganni o sotterfugi circa il proprio ruolo e le finalità dell’intervento;

– utilizzare un linguaggio semplice, chiaro, facilmente accessibile e che non sia ambiguo;

– trasmettere la disponibilità ad ascoltare e capire quanto sta succedendo;

– tranquillizzare le persone che si sentono minacciate, spaventate o in colpa;

– allontanare i presenti coinvolti sul piano emotivo;

– evitare ogni collusione con familiari o altri accompagnatori;

– non assumere atteggiamenti moralistici o punitivi verso il paziente o i familiari;

– creare un’atmosfera di rispetto per la condizione di sofferenza del paziente e di

partecipazione attenta ai problemi presentati;

– accettare che sia il paziente a stabilire di cosa parlare, cercando di portare poi il discorso

sulla crisi attuale e sulle sue eventuali motivazioni;

– evitare commenti diretti sulle “convinzioni” del paziente e sui suoi comportamenti

bizzarri;

– manifestare sicurezza nelle decisioni, pieno controllo della situazione.

Di fronte ad un paziente particolarmente agitato o violento, è importante che l’operatore eviti di

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mettersi in situazioni potenzialmente pericolose, di assumere atteggiamenti eccessivamente direttivi

o minacciosi, di ostacolare la possibilità del paziente d'allontanarsi dalla stanza. Quando, nonostante

tutte queste precauzioni, il paziente continui ad essere agitato, l’obiettivo immediato dovrà essere

quello di ricorrere alla sedazione farmacologica, da attuare, se possibile, in maniera non drammatica

ed evitando la contenzione fisica, in idonei spazi clinici. La necessità di adottare questi

provvedimenti dovrebbe essere spiegata in maniera esplicita e decisa al paziente e ai suoi familiari.

Un corretto approccio sanitario all’urgenza/emergenza può permettere di gestire adeguatamente il

rapporto con un paziente in stato d’agitazione psicomotoria, potenzialmente violento e non

collaborante. È ovvio, naturalmente, che ci sono delle situazioni, in cui è impossibile rimandare un

intervento, come nel caso delle grosse crisi d’agitazione psicomotoria, nel caso di suicidio, di grave

violenza su persone e cose e/o di sperpero di beni. In questi casi il contenimento e l’assistenza

necessaria al soggetto sono resi possibili solo da una condizione di degenza ospedaliera. Se tali

misure non sono accettate dal paziente si deve procedere al Trattamento Sanitario Obbligatorio

(TSO).

6.2 L’uso dei farmaci nell’emergenza psichiatrica.

La via di somministrazione preferita per il trattamento farmacologico dell’emergenza

psichiatrica è quella orale, ma questo presuppone una quota di collaborazione da parte del paziente.

Possono essere utili alcune formulazioni orali come le soluzioni o le formule orodispensibili, che

permettono la sicurezza dall’assunzione rapida e la rapidità di azione. La somministrazione per via

parenterale, che in genere risulta più rapida, ma ugualmente efficace dell’assunzione per via orale,

ma è poco gradita dai pazienti, di solito è riservata ai soggetti che necessitano di una maggiore

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rapidità d’azione e a quelli che rifiutano la terapia stessa. Senza dubbio la via intramuscolare è più

utilizzata rispetto a quella endovenosa, che in condizioni di emergenza con agitazione e aggressività

risulta complicata e di difficile applicazione. I farmaci somministrati in emergenza sono in gran

parte neurolettici, benzodiazepine e antiepilettici usati di solito come stabilizzatore dell’umore

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7 Trattamento sanitario obbligato (tso)

Interventi che non necessitano del TSO:

1. Esistenza dello stato di necessità. Il sanitario, in presenza di una situazione nelle quali si

riscontra una grave e attuale pericolo per l’incolumità del paziente o altrui, non solo può, ma

deve intervenire (direttamente), pur limitando la libertà del paziente e, ove ne sussistano i

presupposti, può fare riscontro all’intervento delle forze dell’ordine.

2. Stato di coscienza gravemente alterato. La presenza di stati confusionali o di stato di

coscienza gravemente alterato, (la cui origine può essere più o meno nota o verificabile

clinicamente o con esami di laboratorio), può determinare, da parte del paziente, l’incapacità

di esprimere un consenso.

3. Richieste al medico psichiatra di trattamento sanitario obbligatorio per patologie non

psichiatriche. Il medico psichiatra interpellato da altro medico allo scopo di legittimare

l’imposizione di trattamenti sanitari per patologie non psichiatriche, sulla base dell’art.33.

della Legge 833/78 non è tenuto ad intervenire.

In medicina il rapporto tra urgenza, intervento medico e ricovero ospedaliero è logico ed

accettato, in psichiatria e nella medicina delle dipendenze la proposta di ricovero va sempre

ponderata, considerando il carico di valenze negative che esso può assumere nella storia individuale

del soggetto, ma soprattutto non sempre viene accettato da paziente.

Nel determinare la necessità di un ricovero in regime di TSO possono giocare un ruolo di

rilievo diversi fattori sociali oltre alla sola gravità sintomatologica.

Infatti, è stato osservato che non è la gravità del quadro psicopatologico la principale

caratteristica del paziente in TSO.

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vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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Il fallimento delle capacità di contenimento del soggetto di un ambiente familiare e/o

microsociale con scarsa accettazione della disabilità del paziente sembra direttamente correlato al

ricovero coatto.

La legge 180/78 ha prodotto il superamento della precedente legislazione che si fondava su

di un concetto custodialistico e di pericolosità del malato di mente.

Tale cambiamento ha permesso di elaborare un nuovo concetto di ricovero coattocce è un

provvedimento non più difensivo da parte dell’ambiente, ma uno strumento terapeutico per il

paziente, in situazioni di urgenza, che non possono essere gestite diversamente.

All’art. 34 della legge 833/78, che ha recepito la legge 180/78 viene stabilito che il medico,

dopo aver eseguito ogni tentativo di convincimento del paziente, può richiedere il ricovero contro la

volontà del malato se sussistono le seguenti tre condizioni:

 l’esistenza di alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti provvedimenti

terapeutici;

 la non accettazione di tali provvedimenti da parte del paziente;

 l’assenza delle condizioni e delle circostanze che consentono di adottare

tempestivamente idonee misure sanitarie extraospedaliere.

Il provvedimento di TSO viene adottato in base ad una proposta motivata, di un medico che

ha visitato il paziente (art. 33 della legge 180/78), redatta in triplice copia (una copia è per il reparto

psichiatrico, una copia è per il Sindaco ed una copia per il Giudice Tutelare).

Si propone il TSO in modo consono all’attuale legislazione e motivato con chiara

descrizione sintomatologica delle condizioni psicopatologiche del paziente.

Nella compilazione della certificazione è preferibile, non indicare semplici definizioni

diagnostiche, ma offrire notizie cliniche relative al paziente e la descrizione delle condizioni del

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soggetto e delle circostanze rilevate, così da rispettare il concetto di “proposta motivata” propria

della certificazione stessa.

Tali condizioni e circostanze che rendono necessario il provvedimento costituiscono una

diagnosi di stato che va oltre la patologia psichica di cui è affetto il paziente e può essere comune a

varie categorie diagnostiche dalla schizofrenia, ai disturbi dell’umore, dalla dipendenza da sostanze

alla sindrome astinenziale da alcool, ecc.

La proposta di TSO deve essere convalidata dal medico dell’Unità Sanitaria Locale (USL)

competente per il territorio (art. 34 della legge 180/78).

In genere è a ciò preposto un medico del Servizio Psichiatrico o della Direzione Sanitaria

dell’ospedale ove si trova il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) competente.

Il provvedimento di TSO viene disposto dal Sindaco in qualità di autorità sanitaria locale

(art. 35).

Sintesi della procedura per il provvedimento di TSO :

• Proposta del medico che certifica l’esistenza delle suddette tre condizioni.

• Convalida della proposta da parte di una medico, dipendente pubblico.

• Emanazione da parte del Sindaco dell’ordinanza esecutiva (entro 48 ore).

• Notifica al Giudice Tutelare (entro 48 ore) che provvede a convalidare o

meno il provvedimento, comunicandolo al Sindaco.

• Durata del provvedimento: 7 giorni.

• Possibilità di proroga (da comunicare al Sindaco ed al Giudice Tutelare).

• Cessazione del TSO da comunicare al Sindaco ed al Giudice Tutelare.

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Bibliografia

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Disturbi Mentali. Trad. it. Milano: Masson, 2001

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Milano, 2007.

 Cassano G.B. e al., Trattato italiano di psichiatria, Masson, Milano , 2002.

 Casacchia M, Sconci U., Urgenza, emergenza e crisi, In urgenza in psichiatria, Milano,

Masson, 1990.

 Fornari U., Trattato di psichiatria forense, UTET,Torino, 1997.

 Monaco .F., Torta R., Neurolexicon, Dizionario Integrato di Neurologia, Neuroscienze,

Psichiatria e Psicologia, Centro Scientifico Editore, Torino, 2001.

Siti Web
 www.psichiatria.it

 www.psychiatryonline.it

 www.consulta-salutementale.it

 www.psychomedia.it

 www.sospsiche.it

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