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Ansia
Emozione spiacevole caratterizzata da una sensazione genrica di pericolo, paura e attivazione fisiologica.
Paura: il pericolo in questo caso è più specifico, paura di qualcosa/qualcuno.
L’ansia fa parte di molti disturbi mentali in questo caso si parla di disturbi che hanno l’ansia come sintomo
principale:
disturbo d’ansia generalizzato
disturbo di panico
disturbo ossessivo compulsivo
disturbo post-traumatico da stress
disturbo acuto da stress
Disturbo di panico
Le persone con disturbo di panico soffrono di episodi di intenso terrore, conosciuti come attacchi di panico,
in cui si sentono travolti dall’ansia e hanno un forte impulso a fuggire o a chiedere aiuto. Si tratta di scoppi
acuti di ansia estrema.
Criteri diagnostici: ansia cronica e pervasiva per almeno sei mesi, episodi di panico intenso.
Sintomi: tachicardia, sudorazione, tremore, sensazione di soffocamento, dolore toracico, nausea, vertigini,
paura di morire, formicolii, tremori, vampate; timore di ulteriori attacchi, cambiamenti di comportamento a
causa dell’attacco.
Il dp si manifesta spesso all’improvviso, senza una ragione apparente, ma possono essere provocati anche
da circostanze stressanti; non durano più di mezz’ora e possono condurre all’agorafobia.
Insorgenza stimata: tra 1% e 2%
Disturbo ossessivo compulsivo
È una condizione che comprende pensieri ansiogeni indesiderati e rituali compulsivi tesi a proteggere
dall’ansia. L’ossessione è definita come un pensiero molesto e indesiderato o un impulso.
La compulsione è definita come un rituale ripetuto varie volte nello sforzo di controllare l’ansia causata
dalle ossessioni.
Criteri diagnostici:presenza di ossessioni e/o compulsioni, presenza di rituali ritenuti magicamente
preventivi di eventi o situazioni temute.
La sintomatologia interferisce con la vita normale del soggetto.
Insorgenza stimata: tra 1% e il 2,5%
Le fobie
Sono i più comuni disturbi d’ansia, sono paure persistenti ed esagerate di specifici oggetti o situazioni
• Fobia sociale: le paure sono focalizzate sulle situazioni sociali o su attivtà in cui si è sottoposti
all’osservazione e al giudizio degli altri
• Agorafobia: temono gli spazi aperti e i luoghi affollati, si sviluppa spesso dopo un attacco di panico
• Fobia specifica: si riferisce a qualsiasi fobia diversa dalle prime (es. Chetofobia, numerofobia)
Criteri diagnostici: paura persistente e irrazionale per uno specifico oggetto o situazione; reazione di ansia
intensa all’esposizione; la persona riconosce l’irrazionalità della sua paura; la sintomatologia interferisce
con il normale funzionamento quotidiano.
Depressione
Psicopatologia contraddistinta da umore basso con caratteristiche emotive, cognitive, motivazionali e
fisiche.
Mania
Psicopatologia contraddistinta da umore elevato con caratteristiche emotive, cognitive, motivazionali e
fisiche.
I disturbi dell’umore vanno contestualizzati, i cambiamenti patologici dell’umore sembrano venire dal nulla.
Gli umori patologici possono essere definiti come emozioni estreme che sembrano inappropriate al
contesto in cui si manifestano.
Classificazione storica
Melanconia: in passato indicava la depressione
Disturbo unipolare: disturbo dell’umore in cui un individuo presenta solo umore patologicamente basso
Disturbo bipolare: disturbo dell’umore in cui l’individuo presenta sia umore patologicamente basso sia alto.
Il sentimento di colpa
Dal punto di vista della psicoanalisi si focalizza prevalentemente sul concetto di regola:
il bambino obbedisce per la paura di essere punito o di perdere l’affetto dei genitori;
l’adulto per la consapevolezza e il dolore di aver fatto del male agli altri o a se stessi ed ha il
desiderio di riparare al danno causato.
Per lo psicoanalista il senso di colpa è legato al Super Io: istanza morale in parte inconscia che comincia a
registrare la sua attività sin dalla prima infanzia annotando tutti i divieti genitoriali, sociali e religiosi. Non
occorre che il “fatto” o la regola sia stato agito o infranta, basterebbe infatti averlo solo pensato affinché il
senso di colpa associato faccia effetto.
Possiamo affermare che i sensi di colpa sono emozioni inutili e quindi spesso dannosi perché non fanno star
bene e non cambiano nulla; tuttavia il senso di colpa impedisce di realizzare il proprio progetto di vita e di
rimanere incastrati o meglio di mantenere cristallizzati i meccanismi infantili.
Finché non ci affranchiamo dai genitori, il nostro progetto non decolla e da adulti ci si ammalerà di sensi di
colpa e si guarisce solo se ci si riuscirà a liberare e realizzare quello che Jung chiama processo di
individuazione, che poi altro non è che la piena realizzazione del proprio sé.
DIPENDENZA DA SOSTANZE
Le droghe
Si definisce droga ogni sostanza, naturale o artificiale, che modifica la psicologia o l’attività mentale degli
essere umani –OMS 1967
Criteri di classificazione delle droghe:
giuridici (Art.14 del DPR 309/90)
o legali
o illegali
di pericolosità
o leggere
o pesanti
di preparazione
o naturali
o semisintetiche
o sintetiche
farmacologici, in base a struttura chimica e caratteristiche farmacologiche.
Abuso di sostanze
Una modalità patologica d’uso della sostanza, che porta a menomazione o a disagio clinicamente
significativi con:
uso ricorrente della sostanza risultante in una incapacità ad adempiere ai principali compiti
connessi con il ruolo sul lavoro, a scuola o a casa
uso ricorrente della sostanza in situazioni fisicamente rischiose
ricorrenti problemi legali correlati alle sostanze
uso continuativo della sostanza nonostante ricorrenti o persistenti problemi sociali o interpersonali
causati o esacerbati dagli effetti della sostanza
tolleranza, come definita da ciascuno dei seguenti
O bisogno di dosi notevolmente più elevate della sostanza per raggiungere l’intossicazione o
l’effetto desiderato
O un effetto notevolmente diminuito con l’uso continuativo della stessa quantità di sostanza
astinenza, come manifesta da ciascuno dei seguenti
O la caratteristica sindrome di astinenza per la sostanza
O la stessa sostanza (o una strettamente correlata) è assunta per attenuare o evitare i sintomi
di astinenza
la sostanza è spesso assunta in quantità maggiori o per periodi più prolungati rispetto a quanto
previsto dal soggetto
desiderio persistente o tentativi infruttuosi di ridurre o controllare l’uso della sostanza
una grande quantità di tempo viene spesa in attività necessarie a procurarsi la sostanza o a
riprendersi dai suoi effetti
interruzione o riduzione di importanti attività sociali, lavorative o ricreative a causa dell’uso della
sostanza
uso continuativo della sostanza nonostante la consapevolezza di avere un problema, persistente o
ricorrente, di natura fisica o psicologica, verosimilmente causato o esacerbato dalla sostanza.
Fattori che possono influenzare l’abuso di sostanze
Fattori socio culturali, costi e reperibilità della sostanza
Legalità / sanzioni sul suo utilizzo
Età (giovani 13-29 anni sono a maggiore rischio)
Sesso maschile
Coetanei che ne facciano uso
Fattori inerenti la personalità dell’individuo possono avere influenza nel modo in cui un soggetto è
capace di far fronte all’assuefazione e nella modalità con cui egli può cercare aiuto
Doppia diagnosi
1. tipo I: disturbo psichiatrico abuso di sostanze. Autoterapia?
2. tipo II: abuso di sostanze disturbo psichiatrico. Danno sul SNC (acuto, cronico)
3. tipo III: copresenza dei due aspetti che hanno un’eziologia indipendente
Classificazione droghe
Allucinogeni: avremo perdita di contatto con la realtà, sensazione di aumento/espansione della
coscienza e allucinazioni. Il meccanismo d’azione è sconosciuto, ma è probabilmente implicato il
sistema serotoninergico.
I disturbi saranno delirium, disturbo psicotico, disturbo percettivo persistente (flash-back) e
attacchi di panico (bad trip).
o LSD
o Mescalina
Psicostimolanti: si classificano in naturali (cocaina) e di sintesi (amfetamine come destro
amfetamina, metamfetamina e metilfenidato). Sono sostanze euforizzanti, energizzanti e
socializzanti (effetti simili, ma meno intensi e più prolungati con le amfetamine).
Solitamente le amfetamine sono assunte in cpr mentre la cocaina viene inalata (fumo).
I rischi per la salute sono eventi cardiaci e cerevrovascolari, perforazione del setto nasale.
O Cocaina: blocca il reuptake presinaptico di dopamina, serotina e noradrenalina; induce la
liberazione di dopamina dei neuroni dell’area ventrale tegmentale del sistema limbico.
O Amfetamine: inducono il rilascio di catecolamine (spt dopamina) dalle terminazioni
presinaptiche.
Causano uno stato di iperattività, tachicardia, midriasi e fini tremori. Gli effetti durano circa
3/4 ore dopo le quali gli utilizzatori diventano stanchi, ansiosi, irritabili ed irrequieti.
Alte dosi ed utilizzo cronico possono produrre psicosi con idee paranoidi, allucinazioni ed
iperattività; può verificarsi dipendenza fisica ed al termine di un utilizzo prolungato si
possono avere profonda depressione e passività.
Deprimenti
O Oppiacei: producono un sentimento di piacere intenso ma fugace. I sintomi legati
all’astinenza da oppioidi cominciano poche ore dopo l’ultima dose, raggiungono il culmine
dopo 2/3 gg e scompaiono nell’arco di una settimana.
L’eroina esiste come polvere miscelata (tagliata) con altre sostanze tra cui chalk o lattosio
in polvere; può essere sniffata (snortina), mangiata, fumata (chasing the dragon), inoculata
sotto cute (skin popping) o inettata per via endovenosa (mainlining).
Pasticche intere possono essere polverizzate e poi iniettate.
Avremo iniziale euforia seguita da apatia e disforia; rallentamento psicomotorio;
sonnolenza; difficoltà a parlare, parola abburattata; deficit attentivi, mnesici e di giudizio;
scarsi sintomi psichiatrici; agitazione, aggressività, disturbi del comportamento; miosi
pupillare; vomito e stipsi.
I disturbi psichiatrici saranno delirium da intossicazione, disturbo psicotico e disturbo
dell’umore.
O Benzodiazepine
O Etanolo
Alcolismo
L’alcool rappresenta la più diffusa sostanza d’abuso.
La natura multiforme degli effetti dell’alcool erano già noti nell’antichità presso molti popoli.
Da allora si sono alternate concezioni contrapposte, ora medico - biologiche (che riducevano l’alcolismo ad
una patologia d’organo consegnandolo alle competenze del medico internista) ora etico - morali (che lo
sottraevano all’area medica per attribuirlo a quello della devianza sociale come è stato per tutto il periodo
del proibizionismo.
Con i primi anni ’60 si è assistito ad un recupero del modello medico di malattia.
La nosografia psichiatrica americana classificò l’alcolismo tra i disturbi di personalità considerandolo un
sottotipo della personalità sociopatica.
È con il DSM III (1980) che i disturbi da abuso di sostanze, tra i quali rientra anche l’alcolismo nelle sue varie
forme, vengono separati dei disturbi di personalità e posti su un asse diverso e viene accolta la distinzione
tra dipendenza ed abuso.
Nel nostro paese il consumo di alcool inizia attorno ai 15 anni e diventa regolare attorno ai 18 anni. In
questa fascia della popolazione solo il 2% ammette di aver bevuto eccessivamente fino all’ubriachezza
almeno una volta negli ultimi tre mesi.
Per quanto riguarda la Dipendenza alcolica la percentuale di popolazione affetta da questo disturbo si
aggira attorno al 10-15% (8-10% maschi; 2-5% femmine).
In alcune sottoculture, i disturbi del comportamento alimentare costituiscono la norma, ad esempio nelle
industrie della moda, nella danza, nella ginnastica agonistica e nell’ippica. In questo contesto alcuni
possono essere etichettati come disturbati, altri no e questi ultimi, quando non sono più nel contesto, sono
in grado di tornare ad un’alimentazione normale.
Anoressia nervosa
Si è di fronte al rifiuto di mantenere un peso corporeo che sia almeno 85% di quello che sarebbe
considerato normale. Le persone affette da questo disturbo hanno un’intensa paura di aumentare di peso
anche quando si è sottopeso.
È presente una distorsione cognitiva nella percezione del proprio corpo, anche se magre le persone
anoressiche credono di essere ancora in sovrappeso.
L’autostima in questi soggetti è correlata alla capacità di perdere peso.
È presente nelle donne amenorrea (assenza mestruazioni).
Sintomi: grave calo ponderale, irritabilità, insonnia, depressione, ansia, disinteresse per la sessualità,
rallentamento del metabolismo, ipotensione, squilibri elettrolitici, problemi cardiaci e problemi muscolo-
scheletrici.
Anoressia di tipo restrittivo
Il calo ponderale è dovuto alla restrizione alimentare.
Anoressia di tipo bulimico
Il peso viene mantenuto alternando abbuffate e comportamenti di eliminazione attraverso il vomito indotto
o l’uso di lassativi e diuretici.
Bulimia nervosa
Ripetizione di abbuffate (con perdita di controllo) e condotte eliminatorie attuate per mantenere il peso
corporeo e fronteggiare il senso di colpa legato all’abbuffata.
Gli individui affetti sono normopeso o in sovrappeso.
Sintomi: corrosione dello smalto dentario a causa del vomito, disidratazione, anemia, aumento di volume
delle ghiandole salivari, irregolarità mestruali, squilibri elettrolitici, disturbo della personalità borderline,
disturbi dell’umore e impulsività.
Bulimia con condotta di eliminazione
Il soggetto cerca di evitare l’aumento di peso attraverso il vomito auto-indotto, l’uso di lassativi, diuretici e
clisteri.
Bulimia senza condotte di eliminazione
Il soggetto cerca di evitare l’aumento di peso bruciando le calorie attraverso un inteso esercizio fisico o
digiunando nei giorni seguenti.
Ricerche hanno dimostrato che esiste un legame tra anoressia e bulimia, nel senso che un bulimico può
diventare anoressico e viceversa.
Il pensiero psicoanalitico
Secondo Freud la personalità umana è il prodotto della lotta fra gli impulsi distruttivi e la ricerca del piacere,
considerando i limiti sociali come autorità di regolamentazione.
La costruzione della personalità è il risultato della modalità che ogni persona utilizza per gestire i propri
conflitti interni e le richieste provenienti dall’esterno.
La personalità indicherà il modo in cui ciascuno agisce a livello sociale e come affronta i propri conflitti
interni ed esterni.
I disturbi di personalità sono generalmente considerati egosintonici.
Nelle alterazioni patologiche della personalità la soluzione del conflitto si attua tramite il passaggio all’atto,
che si scatena come una risposta automatica diretta verso l’esterno nei tempi e modi di un’unica via di
scarica delle eccitazioni interne.
Mentre nella nevrosi si verifica una lotta tra le varie istanze intrasinaptiche, nei disturbi di personalità la
lotta si compie principalmente tra l’Io e il mondo esterno; il processo è simile a quello che si realizza
all’interno delle psicosi, senza distorsioni della realtà, quali deliri o allucinazioni.
Freud ha dimostrato come le illogicità, eccentricità e stravaganze (che si riscontrano nell’analisi degli
atteggiamenti caratteriopatici) sono con le psicosi in un rapporto simile a quello che collega le perversioni
alle nevrosi: si tratta di un comportamento arcaico, che riappare all’improvviso nell’attuale in modo
imprevedibile e senza apparente motivo logico, poiché vengono disconosciuti i legami che ricondurrebbero
l’episodio al momento traumatico della prima manifestazione, relativo alle fasi precoci dello sviluppo
psicosessuale. Tali elementi infantili si riattivano nel passaggio all’atto in età adolescenziale e poi adulta, in
una modalità ripetitiva abituale, in cui si concentra e si scarica l’intera energia pulsionale, altrimenti
bloccata. Infatti tutte le casistiche sono concordi nell’evidenziare la fissità e l’immutabilità della reazione,
che si manifesta in modo brutale e improvviso, simile a un’esplosione o a un corto-circuito, senza che il
soggetto manifesti particolari emozioni ma spesso viene eseguita con particolare freddezza. Tale
anaffettività manifesta camuffa in realtà un’angoscia massiccia, generalmente riconducibile a nuclei di
fissazione alle fasi orali e anali.
Si può quindi parlare di personalità prive di conflittualità interna e di consapevolezza nevrotica ma al
contempo sprovviste di ogni capacità di elaborazione intrapsichica di fronte all’emergenza istintuale e
pulsionale. Questa distorsione caratteriale rende particolarmente arduo/impossibile ogni trattamento
psicoterapeutico.
La profondità e l’estensione dei nuclei traumatici permettono di avvicinare i disturbi di personalità a forme
di psicosi: non bisogna infatti dimenticare che l’acting out sostituisce l’elaborazione delirante o allucinatoria
e rappresenta pertanto l’unica modalità di regolazione all’interno dell’omeostasi intrapsichica.
Il soggetto rimane incapace di spiegare le proprie azioni o ricorre a giustificazioni stereotipate ed adesive
pseudo razionalizzanti.
Classificazione
Il DSM-5 raggruppa i 10 tipi di personalità in 3 clusters (A, B e C) sulla base di caratteristiche simili
1. Cluster A: è caratterizzato dall’apparire strano o eccentrico, comprende questi disturbi
a. paranoie: diffidenza e sospettosità
b. schizoide: disinteresse negli altri
c. schizotipico: idee e comportamento eccentrici
2. Cluster B: è caratterizzato da comportamenti drammatici, emotivi o stravaganti. Comprende
a. antiasociale: irresponsabilità sociale, disprezzo per gli altri, inganno e manipolazione degli
altri per guadagno personale
b. borderline: intolleranza di essere soli e disregolazione emozionale
c. istrionico: ricerca di attenzioni
d. narcisista: sottostante disregolata e fragile autostima e grandiosità palese
3. Cluster C: caratterizzato da comportamenti ansiosi o paurosi, comprende
a. evitante: evitamento del contatto interpersonale dovuto a rifiuto di sensibilità
b. dipendente: arrendevolezza e necessità di essere accudito
c. ossessivo-compulsivo: perfezionismo, rigidità ed ostinazione
Sintomatologia
Secondo il DSM-5 i disturbi di personalità sono problemi con
auto-identità: possono manifestarsi come un’immagine di sé instabile (es. persone che oscillano tra
il vedere se stessi come buoni o come crudeli) o come incoerenza nei valori, negli obiettivi e
nell’aspetto (es. persone profondamente religiose in chiesa, ma altrove irrispettose).
relazioni interpersonali: si manifesta come il fallimento nello sviluppo o nel mantenimento di
relazioni strette e/o con insensibilità nei confronti degli altri (es. incapacità di empatizzare).
Gli individui con disturbi di personalità sembrano incoerenti, confusi e sono frustanti per coloro che li
circondano; possono avere difficoltà a conoscere i confini tra se stessi e gli altri; la loro autostima può
essere eccessivamente elevata o bassa; possono rivestire ruoli genitoriali incoerenti, distaccati, iperemotivi,
abusanti o irresponsabili che possono indurre a sviluppare nel coniuge e nei figli problemi fisici e mentali.
Queste persone possono anche riconoscere di non avere un problema.
I disturbi di personalità implicano tratti di personalità rigidi, disadattivi tanto pronunciati da causare stress
significativo e determinare la compromissione del funzionamento lavorativo e/o interpersonale.
I trattamenti diventano efficaci solo dopo che i pazienti acquisiscono la consapevolezza che i loro problemi
siano intrinseci, non causati solo dall'ambiente esterno.
Le terapie psicosociali sono il trattamento principale.
I farmaci sono d'aiuto nel controllo di sintomi specifici solo in casi selezionati, p. es., per controllare l'ansia
significativa, le esplosioni di rabbia, e la depressione.
I disturbi di personalità sono spesso resistenti al cambiamento, ma molti gradualmente diventano meno
gravi nel corso del tempo.