TERAPEUTICA
Pubblicato sugli atti del Congresso della FIAP su “Eros e Psyche: il corpo in psicoterapia” Ischia,
novembre 2016
Riccardo Zerbetto
Questo contributo raccoglie la sintesi di un percorso di ricerca su una polarità archetipica che
personalmente considero la più significativa, sia a livello esistenziale che nella pratica
psicoterapeutica. Stando a Lucrezio «nel sogno apparvero per la prima volta alle anime degli
uomini le splendide figure degli dei”. Tema questo, ripreso anche da Hillman (1977) nel suo Re-
visione della psicologia per il quale la psyche “personalizza, drammatizza e patologizza”: configura
quindi sotto forma di “personalità” (come appunto avviene nel sogno) delle realtà complesse a cui
dare un volto ed un modus operandi. «Immaginiamo quindi gli archetipi come i modelli più
profondi del funzionamento psichico, come le radici dell’anima che governano le prospettive
attraverso cui vediamo noi stessi e il mondo». (ibid. p. 19). E ancora «L’archetipo, in quanto
creatore di un universo volto a tenere sotto il dominio del suo cosmo tutto ciò che facciamo,
vediamo e diciamo, è soprattutto paragonabile a un Dio. E gli Dei, come dicono a volte le religioni,
più che ai sensi e all’intelletto, sono accessibili alla visione immaginativa e all’emozione
dell’anima” (ibid. p. 20).
In tale prospettiva, riprendendo Nietzsche dal suo La nascita della tragedia, Apollo rappresenterebbe
quella «limitazione piena di misura, quella libertà dalle più selvagge emozioni, quella quiete piena
di saggezza contraddistinta da uno sguardo solare, conforme alla sua origine, anche quando si adira
e guarda disgustato». «Al contrario agisce Dioniso il “dio ebbro” o per l’influsso delle bevande
alcoliche, cantate da tutti gli uomini e da tutti i popoli primitivi, o per il portentoso avvicinarsi della
primavera, che gioiosamente pervade tutta la natura, si risvegliano quegli impulsi dionisiaci nella
cui accentuazione svanisce la soggettività, in un totale oblio di sé». e ancora «Ora lo schiavo è libero,
ora si infrangono tutte le rigide, maligne delimitazioni che la necessità, l’arbitrio o la “moda
sfacciata” hanno posto fra gli uomini... Ora, nel vangelo dell’universale armonia, ognuno si sente
non solo riunito, riconciliato, fuso con il suo prossimo, ma una sola cosa con esso». Non solo
nell’arte, ma anche nella vita potremmo applicare quantoNietzsche sostiene a proposito della
creazione musicale «Avremo ottenuto molto per la scienza estetica quando saremo giunti non solo
alla comprensione logica, ma anche all’immediata sicurezza dell’intuizione del fatto che lo sviluppo
dell’arte è legato alla duplicità dell’apollineo e del dionisiaco: in modo simile a come la generazione
dipende dalla dualità dei sessi, attraverso una continua lotta ed una riconciliazione che si manifesta
solo periodicamente”. Sino a concludere che
«la riconciliazione (tra i due princìpi) è il momento più importante nella storia del culto greco:
ovunque si guardi, sono visibili gli sconvolgimenti originati da questo evento».
Ma una superiore composizione tra due opposti apparentemente inconciliabili rappresenta anche
l’essenza della dimensione “tragica” (vedi Zerbetto, 2004) dove l’eroe appare stritolato non dal
conflitto tra un Dio/Vero/Bene e un Diavolo/Falso/Male, secondo il paradigma prevalente in ogni
concezione strutturalmente manichea, ma tra una verità e un’altra verità, da un conflitto “tra un dio ed
un altro dio” come sottolineano Vernant e Vidal-Naquet (1991) in Mito e tragedia in riferimento al
conflitto di Antigone tra il rispetto alle leggi della polis (stato) e a quelle “eterne e non scritte” del culto
dei morti.
Sogno e divin-azione
Nella ricerca sulla intima essenza del come siamo fatti (fattore da cui dipendono le rappresenta
zioni che degli dei ci possiamo fare) la tradizione analitica, come quella antica di molte culture, ci
offre lagrande risorsa costituita dalla poiesis onirica. Merita, al proposito, richiamare Hillman
(1977) che sostiene come «Lo sforzo per differenziare l’immaginale in epoca moderna ha inizio
nel 1916 con l’immaginazione attivaa. Il metodo ideato da Jung per impegnare le persone della
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psiche in un dialogo diretto. Da allora, altri in psicoterapia hanno seguito questa strada: basta
pensare alle tecniche messe a punto da Desoille, Leuner, Assagioli e Gerard e all’approccio al
sogno della psicologia della Gestalt. Il merito di tali discipline sta nel fatto che esse incoraggiano
l’esplorazionedel mondo interiore e riconoscono l’esistenza delle molte parti» (ibid. p. 87).
Facendo esplicito riferimento alla psicologia della Gestalt (dizione che, probabilmente, va intesa
come “terapia della gestalt”) Hillman aggiunge come «tutte le figure (del sogno) vengono
avvicinate attraverso l’empatia. Si penetra empaticamente in ciascuna persona e scena d’un sogno
o d’una fantasia e siarriva a riconoscere che sì, anche questo è nostro».
Nell’approccio al dreamwork proposto da Perls (Zerbetto, 2011a e 2014a) si propone un percorso
integrativo delle componenti del sé che nel sogno appaiono “smembrate” nei diversi personaggi che
lo animano. «Tutti i differenti elementi del sogno sono dei frammenti della personalità. Essendo il
fine di ciascuno di noi divenire una personalità sana, vale a dire unificata, si tratta quindi di mettere
insieme i diversi elementi del sogno. Dobbiamo riappropriarci degli elementi proiettati, frammenti
della nostra personalità e recuperare quindi il potenziale contenuto nel sogno» (Perls, 1947, tr. it.
1995).
«La differenza, semmai è nella tecnica utilizzata e che, nel caso dell’approccio junghiano fa più spesso
riferimento alla interpretazione e alla evocazione archetipica che trova rispecchiamento della
situazione presentata dal paziente. Nell’approccio gestaltico, la metodologia generalmenteimpiegata
è quella della drammatizzazione che, nello stile gestaltico, privilegia il “monodramma”.Si chiede
cioè al cliente di “agire” le parti del sé in gioco alternativamente (assumendo cioè le diverse parti in
successione e attivando tra le stesse l’interazione dialogica) con il vantaggio di trasformare, come
direbbe ancora Hillman, una psicodinamica in una “psicodrammatica» (Zerbetto, 2009 e 2014b).
Questa operazione (che è più che una tecnica) consente al paziente di “vedere il mondo” da prospettive
diverse (quella del persecutore, ad esempio, anziché della vittima) aprendo scenari di comprensione
assolutamente nuovi. La pre-condizione (e la difficoltà nel superare le resistenze che ad essa si
oppongono), sta tuttavia nel collocarsi in una dimensione di assenza di giudizio a priori o sospensione
di giudizio (epochè). In questo collocarsi “al di là del bene e del male” sta la possibilità di osservare in
modo equanime la polarità in gioco con la possibilità di constatare, alla fine di una interazione tra le
“parti”, che il giusto non sta da una parte o dall’altra ma, spesso, nella “modalità” con la quale le due
parti sanno dia-logare (Da Zerbetto 2014a).
Bibliografia
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cliniche e modelli teorici della relazione terapeutica. a cura di C. Loriedo e P. Moselli. Milano:
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(fondato da Aldo Carotenuto). n. 12. aprile 2011.
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Psicoterapia della Gestalt contemporanea: esperienze e strumenti a confronto. Milano:
FrancoAngeli.
Zerbetto R. (2011c), "Quando il daimon si scinde in angelo o demone" da Giornale storico del
Centro studi di Psicologia e Letteratura (fondato da Aldo Carotenuto), Volume 7, ottobre 2011
Fascicolo 13 su: Dèmoni e Dèi.
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sobre Claudio Naranjo. Dimensiones de la única búsqueda. Barcellon: La Llave ediciones.
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crocevia di mondi. a cura di Angela Peduto e Giorgio Antonelli. Roma: Alpes editore.
Zerbetto R. (2015). Note sul transfert in S. Ferenczi e in F. S. Perls in Revista della Asociaciòn
Espagnola de Terapia Gestalt.
CV
Riccardo Zerbetto è medico Specialista in Clinica delle Malattie Nervose e Mentali eNeuropsichiatria
Infantile. E’ direttore del Centro Studi di Terapia della Gestalt con sedi a Milano e Siena, già
presidente della Associazione di Psicologia Umanistica e Traspersonale, della European Association
for Psychotherapy-EAP, della Federazione Italiana degli istituti e Scuole di Gestalt- FISIG, animatore
della EAP-Italia e socio onorario della Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia-FIAP.
E’co-fondatore e past-president di Alea-Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e direttore
scientifico di Orthos, associazione per lo studio e il trattamento dei giocatori d’azzardo. E’autore di
numerose pubblicazioni su psichiatria, psicoterapia e mito. Ha coordinato il gruppo di lavoro su Mito
e Psiche del World Council for Psychotherapy. E’ cultore di poetica haiku e ArteNatura
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della EAP-Italia e socio onorario della Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia-FIAP.
E’co-fondatore e past-president di Alea-Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e direttore
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e Psiche del World Council for Psychotherapy. E’ cultore di poetica haiku e ArteNatura
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