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Il termine clinica indica le attività che il medico svolge al letto del malato. Lo psicologo clinico fornisce aiuto
in molteplici condizioni di sofferenza e malattia mediante ricorso a conoscenze e procedure che derivano
dalle varie branche della psicologia.
Focalizza la propria attenzione sul particolare, sullo studio intensivo e sull’approfondimento del singolo caso
e delle sue specificità (approccio idiografico).
DEFINIZIONE ITALIANA : La psicologia clinica è un settore della psicologia i cui obbiettivi sono la spiegazione,
la comprensione, l’interpretazione e la riorganizzazione dei processi mentali disfunzionali o patologici
individuali e interpersonali, unitamente ai loro correlati comportamentali e psicologici. La psicologia clinica è
identificabile con le metodiche psicologiche volte alla consulenza, alla diagnosi, terapia o comunque di
intervento sulla struttura e organizzazione psicologica individuale e di gruppo, nei sui aspetti problematici, di
sofferenza e di disadattamento e nei suoi riflessi interpersonali, sociali e psicosomatici. La psicologia clinica è
altresì finalizzata agli interventi atti promuovere le condizioni di benessere socio-psico-biologico e ii relativi
comportamenti, anche preventivi , nelle diverse situazioni cliniche e ambientali. La psicoterapia nelle sue
differenti strategie e metodiche costituisce l’ambito applicativo che più caratterizza la psicologia clinica,
come punto di massima convergenza tra domanda, conoscenze psicologiche disponibili, fenomeni indagati e
metodi utilizzabili.
PSICOLOGIA CLINICA
• La pratica dei reattivi mentali: per la valutazione dei bambini intellettivamente deficitari.
• La pratica dell’ipnosi nel trattamento dell’isteria.
Una diagnosi è un processo decisionale complesso che è inevitabilmente legato al funzionamento mentale di
chi la effettua: Esempi di bias (errori) del valutatore:
Entrambi i sistemi offrono classificazioni categoriali e suddivisono i disturbi mentali sulla base di set di criteri
con caratteristiche descrittive.
Un sistema di classificazione sia quanto più semplice possibile e assicuri la massima concordanza tra i diversi
utilizzatori (inter-rater reliability).
Entrambi i sistemi si avvalgono di numerosi comitati e gruppi di consenso, entrambi sono a teoretici, cioè
non hanno preteso di fare scelte teoriche di campo, ma si limitano a identificare le tipologie più frequenti di
disturbo mentale e descriverne i quadri sintomatologici. Oggi tra DSM-5 e ICD-11 esistono differenze di
dettaglio e l’uno rimanda all’altro.
Psicodiagnostica
L’esame psicodiagnostico può essere descritto come un complesso processo di raccolta, analisi ed
elaborazione di informazioni; è un processo attivo sostanzialmente simile a un processo di problem-solving e
decision-making.
Non operano nell’ottica della classificazione nosografica e l’obiettivo non è quello di collocare il paziente
all’interno di un gruppo diagnostico, ma riguarda l’approfondimento di alcune delle molteplici dimensioni
psicologicamente rilevanti di un soggetto.
I test psicodiagnostici hanno a che fare con l’immagine che il soggetto ha di se e da di se.
I test proiettivi riguardano l’investigazione dinamica e globale della personalità e si caratterizzano per:
• Ambiguità degli stimoli proposti
• Dissimulazione del vero scopo del test
• Libertà del soggetto di rispondere come meglio crede
I primo t.dP utilizzano un criterio empirico: selezione degli item sulla base delle risposte di un gruppo di
persone, indipendentemente da considerazioni teoriche generali.
Nella somministrazione di un questionario si fanno implicitamente alcune assunzioni:
- La persona è consapevole del proprio stato e delle proprie emozioni
- Il significato delle parole è lo stesso per gli autori del test e per chi lo compila
- Il soggetto vuole collaborare
Colloquio psicologico
Il colloquio clinico va al di la del semplice ascolto empatico e rappresenta un’attività tecnica che si avvale di
una competenza professionale specialistica. Il colloquio clinico utilizza inizialmente il sistema cognitivo-
verbale: ciò che il paziente pensa e ciò che il paziente dice di sé. Inoltre si osserva il comportamento del
soggetto in una situazione data e costituisce una funzione di connessione tra psicologo e pazienze.
Il colloquio psicologico si suddivide a sua volta in tre sottoinsiemi per quanto riguarda il momento della
raccolta dati: aspetto, storia personale e storia familiare. L’età apparente del pz fornisce una prima
indicazione delle sue condizioni fisiche e del suo stile di vita includendo il fatto dell’abbigliamento, della cura
della persona, il movimento ecc.
La storia personale si focalizza sui periodi significati nella vita dal punto di vista evolutivo; alcuni di questi
possono produrre cambiamenti: eventi critici – eventi stressanti. Bisogna individuare le cause predisponenti
e scatenanti del disturbo, contestualizzare i dati osservanti in un’ottica storica ed evolutiva per poi trarre
delle esperienze del pz dati utili per la consultazione e per l’indicazione al trattamento.
La storia familiare è importante perché chiarisce il contesto del disturbo e del suo sviluppo e permette sia la
valutazione di dinamiche familiari e della loro replicabilità e di rilevare dati che potrebbero riguardare
l’origine del disturbo.
• LEGATI AL TERAPEUTA: convinzioni, pregiudizi, motivazioni, “risonanza” nel terapeuta di aspetti della
storia del paziente.
• LEGATI AL PAZIENTE: teoria della mente, teoria della malattia, motivazioni, aspettative.
“Assessment” psicofisiologico
È deputato alla valutazione delle specifiche modalità del sistema di risposte psicofisiologiche della persona in
esame. Indaga l’attività elettrica cerebrale, l’attività oculomotoria, gastrointestinale o utilizza le tecniche di
neuroimaging. Una volta analizzata la linea di base, in molti casi interessa valutare una reazione di
attivazione; lo psicologo intende confrontare il livello di attivazione in presenza di condizioni-stimolo che
inducono stress. Si parlerà di un profilo psicofisiologico.
(à Alessitimia: mancato riconoscimento cognitivo della presenza di lievi tensioni che interferiscono con vari
aspetti della quotidianità)
L’apparente analogia con i disturbi fisici può indurre in errore nella considerazione della gravità di un
disturbo. Una fonte di errore è legata all’idea che esista una soluzione di continuità fra normalità e disturbo.
Se non esiste soluzione di continuità fra normalità e disturbo, la definizione del grado particolare (cut-off)
oltre il quale si può parlare di disturbo è arbitraria.
C’è chi stabilisce il cut-off non tanto in base a un dato percentuale, ma in base alla probabilità che il disturbo
ha di permanere nel tempo con la stessa intensità e di comportare problemi più gravi per lo sviluppo della
personalità.
Si parla di sindromi per far riferimento al fatto che un singolo elemento, anche se poco frequente, non deve
costituire fonte di preoccupazione, mentre una serie di elementi possono giustificare una diagnosi clinica.
Molti disturbi non sono cosi distinguibili come un sistema classificatorio poiché a volte i bambini presentano
un problema associato ad un altro (comorbidità).
Vi sono numero approcci al campo che possono influenzare largamente la maniera in cui il bambino viene
preso in considerazione nella valutazione e nel trattamento. Di fronte a un disturbo psicologico presentato
da un bambino, dobbiamo chiederci in che misura sia il risultato delle caratteristiche con cui è nato, e da che
misura dipenda da esperienze successive alla sua procreazione. L’impostazione biologica trova una conferma
più evidente in quelle malattie psicologiche il cui riscontro genetico non solo è chiaro, ma è anche
determinante per produrre un vero disturbo.
L’approccio psicobiologico non si limita alla ricerca genetica e alla valutazione del peso delle componenti
genetiche, ma si muove in numerose altre direzioni interessate a studiare diversi aspetti psicofisiologici
sottostanti ai disturbi psicologici.
In ambito psicobiologico, si possono individuare die fondamentali settori di ricerca che si occupano
rispettivamente del funzionamento del sistema nervoso centrale e del funzionamento degli altri organi del
corpo (psicofisiologia).
In particolare la neuropsicologia si è dimostrata in grado di stabilire connessioni tra funzionamento
psicologico, soprattutto per il suo versante cognitivo e funzionamento del sistema nervoso.
In ambito psicobiologico, la ricerca eziologica vuole capire quali fattori hanno prodotto un certo effetto, la
ricerca funzionale vuole descrivere come agisce e si configura questo effetto.
Percezione
Visione: riguarda l’esperienza diretta del mondo esterno, ottenuta grazie al funzionamento del sistema
visivo, in quale non è altro che un insieme di processi che rendono disponibile all’osservatore un mondo
percepito, che tuttavia è ben diverso da una rappresentazione completa, oggettiva e «vera» del mondo fisico
Realismo ingenuo à la percezione non farebbe altro che catturare e riflettere la struttura del mondo reale,
mettendo a disposizione dell’osservatore la rete di somiglianza/differenze presente negli stimoli esterni. Non
c’è differenza tra mondo fisico e percepito.
Realismo critico à si ha una distinzione fra tre entità fondamentali: mondo fisico, informazione ottica,
mondo percepito in quale a sua volta è un modello vincolato con due requisiti fondamentali (adeguatezza
della rappresentazione e aderenza all’informazione ottica).
Le cose appaiono cosi come sono grazie al sistema mente-cervello; sulla base delle informazioni raccolte
dagli occhi e rimanendo a esse aderente, genera un modello del mondo che risulta -il più delle volte-
adeguato agli scopi linguistici e/o comportamentali, momento per momento.
Attenzione
Riguarda l’insieme dei diversi processi di selezione che il cervello mette in atto nei confronti degli stimoli che
giungono dal mondo esterno attraverso gli organi di senso. I sistemi sensoriali e cognitivi dell’uomo hanno
una capacità di elaborazione limitata. Questo sistema consente di concentrare le proprie risorse mentali su
alcune informazioni piuttosto che su altre, determinando ciò di cui siamo coscienti in ogni dato istante.
Orientamento automatico
-succede spesso che degli elementi possano attirare la nostra attenzione mentre stiamo cercando
volontariamente qualcos’altro. In questo caso i fattori automatici e quelli volontari competono per il
controllo dell’attenzione.
-è indipendente dal carico cognitivo, cioè ha un luogo anche se il soggetto sta svolgendo un’altra attività
mentale. Si comporta come un riflesso, dirigendo la nostra attenzione verso elementi nuovi/inaspettati
all’interno del nostro campo visivo.
Attenzione e coscienza
Ascolto dicotico: consiste nella presentazione simultanea di 2 messaggi diversi (uno per orecchio), chiedendo
ai soggetti di prestare attenzione solo ad uno di essi.
I soggetti generalmente non riescono a riportare il messaggio cui non prestano attenzione consapevolmente,
a meno che non contenga un elemento saliente (ex. proprio nome).
I soggetti producono risposte fisiologiche (precedentemente condizionate) anche ad elementi cui non
prestano attenzione consapevolmente
Priming:
Durante l’effetto priming si attiva un ricordo nella memoria implicita che influenza la risposta a uno stimolo
successivo, aumentando l’accessibilità di informazioni presenti in memoria.
Il più delle volte pensiamo semplicemente di aver cambiato idea: tuttavia nella maggior parte dei casi non
siamo consapevoli che ha avuto luogo un effetto priming. In realtà molti comportamenti e atteggiamenti
sono assolutamente influenzati dall’effetto priming e sono determinati da stimoli non del tutto consapevoli.
Sistemi attentivi:
• Attenzione selettiva à capacità di modificare il focus attentivo, in modo da ridurre la salienza di
stimoli non rilevanti.
• Attenzione divisa à capacità di controllare e dislocare le risorse attentive tra più compiti
contemporaneamente.
• Attenzione sostenuta à capacità di mantenere per un tempo prolungato l’attenzione su uno
stimolo/compito
Memoria
È la capacità di acquisire, immagazzinare e rievocare le informazioni
Processi di categorizzazione
Le categorie rivestono un ruolo importante sia come principio di organizzazione che struttura il sistema di
rappresentazione, sia come chiave di recupero delle informazioni e come fonte di inferenze.
Il livello di astrazione delle relazioni fra gli elementi aumenta, quando si passa dai livelli bassi a quelli alti della
gerarchia; ai diversi livelli cognitivi, corrisponde una diversa salienza.
Apprendimento
Apprendimento e cambiamento:
modificazione comportamentale che consegue o viene indotta dall’interazione con l’ambiente.
Implica un cambiamento nell’interazione tra individuo e ambiente, però non tutti i cambiamenti di
comportamento sono conseguenza della relazione dell’individuo con l’ambiente esterno.
Ogni azione che ha un effetto sull’ambiente, ha anche un effetto retroattivo sull’organismo. Le conseguenze
di un comportamento possono modificare – aumentandola o diminuendola- la probabilità che quel
comportamento venga messo in atto nuovamente.
Un rinforzo può essere primario o secondario, quando è determinato dalla storia individuale.
La punizione può produrre risposte di fuga e di evitamento, e inoltre produce sensazioni spiacevoli e non
estingue un comportamento, ma riduce temporaneamente intensità e/o frequenza.
Quando un comportamento non produce più conseguenze rilevanti per l’organismo la risposta si estingue
Estinzione à processo naturale che seleziona i comportamenti che smettono di essere in qualche modo
funzionali.
Problem solving: atto decisionale sempre vincolato all’obiettivo desiderato; implica l’applicazione di regole e
procedure.
Decision making: rappresentato da un ragionamento di scelta dell’alternativa più adeguata, tra una serie di
opzioni; a ciascuna strategia attribuiamo una certa probabilità di successo.
Teorie normative
In condizioni di incertezza e di rischio, ci rappresentiamo le alternative in termini di utilità attesa. Ad ogni
possibile alternativa consegue un diverso stato del mondo, cui associamo la probabilità che esso possa
concentrarsi.
I modelli delle teorie normative descrivono condizioni di scelta ideale, che non rendono conto del reale
funzionamento dei processi cognitivi alla base della presa decisione. L’uomo non riesce a ragionare in modo
assolutamente perfetto, per via dei limiti sia delle funzioni e strutture mentali che presiedono alla raccolta,
selezione, elaborazione e memorizzazione delle informazioni, sia dei vincoli esterni.
Strategie di scelta: il tipo di strategia decisionale utilizzata dipende dalle caratteristiche del compito e del
contesto. In situazioni di rischio, le decisioni sono fortemente condizionate dalle rappresentazioni e credenze
personali. Nel momento di valutazione del rischio, spesso dati e informazioni sono limitate e/o insufficienti.
Ricorriamo pertanto a informazioni e conoscenze che derivano dall’esperienza personale.
Teoria dell’utilità attesa: le persone dovrebbero tendere a massimizzare il risultato atteso. Nelle scelte, si
dovrebbe optare per l’alternativa che comporta la maggiore utilità.
Euristiche
Scorciatoie cognitive che semplificano la complessità del valutare la probabilità di un evento e consentono di
prendere una decisione più rapidamente.
L’uomo compie valutazione sbagliate perché fa affidamento su un numero limitato di principi euristici, che
però consentono di semplificare i problemi, le operazioni di valutazione delle probabilità e di previsione.
Gli individui sono molto fiduciosi rispetto alla correttezza dei propri giudizi e non sono consapevoli né della
fragilità delle assunzioni su cui basano le proprie decisioni, né di quante informazioni aggiuntive siano
necessarie per valutare eventi incerti o rischiosi
Tendenza a cercare l’evidenza a favore dell’idea iniziale, escludendo o sottostimando l’evidenza contraria
• DISPONIBILITÀ: Probabilità valutata in base alla facilità con cui una persona si ricorda i casi in cui un
evento si sia verificato
• RAPPRESENTATIVITÀ: Grado di somiglianza con le proprietà essenziali della popolazione cui il
soggetto appartiene (ex. I disoccupati sovrastimano il tasso di disoccupazione nella propria città)
• ANCORAGGIO E AGGIUSTAMENTO: Viene scelto un punto di riferimento come prima
approssimazione di un giudizio, e la stima finale di probabilità tende a rimanere ancorata ad esso
Esperienza emotiva
Gli individui differiscono in modo considerevole non modo in cui sentono le emozioni: stati discreti
altamente differenziati, chiaramente distinguibili in una varietà di condizioni differenti o sfumature fini della
stessa condizione.
Questa variabilità nell’esperienza emozionale è stata descritta come differenziazione emozionale o
granularità emozionale.
Appraisal:
le emozioni non sono semplicemente innescate da eventi o oggetti esterni in modo automatico ma sono
stati intenzionali che nascono da interpretazioni significative da parte del soggetto;
È il significato che il soggetto attribuisce alla situazione che rende un’emozione proprio quella emozione
Emozioni di base
Emozioni biologicamente determinate e innescate in modo automatico; a ciascuna corrisponde un correlato
neurale e specifiche espressioni facciali; son innate e la variabilità che caratterizza la vita emotiva è il
risultato di influenze sociali o culturali sull’espressione delle emozioni che inibiscono/mascherano le risposte
stereotipiche innate
Approccio Costruzionista
Em. categorie di senso comune che corrispondono a una variabilità di eventi mentali che derivano
dall’interazione di ingredienti psicologici più basici ed elementari (manifestazione comportamentale,
espressione facciale, attivazione neuro-fisiologica) che sono essi stessi il risultato dell’evoluzione; le
categorie emotive che conosciamo (rabbia, paura, tristezza, disgusto etc.) non esistono come categorie
naturali innate
Perspective on psychological science à
• I modelli di costruzionismo psicologico consentono di prendere dagli approcci delle emozioni di base
gli aspetti evoluzionistici come fattori basilari per la nascita dell’esperienza emotiva e dagli approcci
dell’appraisal il ruolo dell’attribuzione di significato attribuendola al soggetto e non alle situazioni
stimolo
• I modelli costruzionisti sono simili alle teorie dell’appraisal in quanto considerano l’emozione come
un atto di attribuzione di significato ma mentre nelle seconde è la situazione stimolo che è oggetto
di tale attribuzione, nei modelli costruzionisti è lo stato interno ad esserlo.
• un sistema innato ancestrale che rappresenta gli stati fisici come piacevoli o spiacevoli (il core
affect), alta/bassa attivazione
• sistema concettuale per le emozioni legato alla memoria (le conoscenze che una persona ha in
merito alle emozioni)
• Attenzione controllata (non necessariamente intenzionale)
• non si tratta di elementi separati che lavorano insieme come gli ingranaggi di una macchina ma di
elementi continuamente amalgamati tra di loro
Regolazione emotiva
Riguarda il fatto che non è la natura dell’evento in sé a suscitare l’emozione, ma il significato che l’individuo
costruisce in relazione al proprio stato.
La teoria classica delle valutazioni cognitive non definisce chiaramente cosa succeda tra la
percezione di un certo stimolo ambientale e la risposta emotiva costruita
Linea temporale:
In terapia, una delle strategie più efficaci è far cambiare al paziente la risposta cognitiva (cambiamento
cognitivo) che ha di norma verso un qualcosa che reputa un problema per lui
-CONFRONTO DIRETTO: affrontare una certa situazione indipendentemente dalla possibilità che produca
emozioni negative. Questa strategia si rivela efficace soprattutto se può produrre effetti positivi a lungo
termine
Attenzione:
Appraisal:
• Reappraisal positivo:
Cambiare punto di vista
o Cercare un lato/significato positivo
o Cercare e modificare le distorsioni cognitive
• Accettazione
o consiste nel prendere atto della situazione o dell’incapacità dell’individuo di affrontarla
• Accusa dell’altro
o è un riversamento sugli altri delle proprie responsabilità per l’occorrenza di un problema o
per l’incapacità di risolverlo
Risposta:
USO DI SOSTANZE: modificazione percettiva della situazione e del vissuto emotivo che questa produce
nell’individuo; può essere anche utilizzata per indurre un rilassamento muscolare, diminuzione del battito
cardiaco e/o della pressione sanguigna (in particolare quando la sostanza è un farmaco)
AGGRESSIONE FISCIA/VERBALE: solitamente utilizzata per riversare all’esterno la tensione corporea prodotta
dalla situazione
SOCIALI à che regolano i rapporti interpersonali e quindi anche la relazione terapeutica: si tratta
dei sm agonistico rituale (cervello rettiliano) , sessuale (cervello rettiliano), dell’attaccamento/
accudimento (sistema limbico), cooperativo paritetico (neocortex).
Ogni SM, oltre a declinarsi in un insieme di comportamenti, ha associate delle specifiche emozioni che
fungono da elemento segnalatore dell’attivazione di uno specifico SM.
Inoltre i SM producono un “accoppiamento strutturale”, per il quale solitamente i SM di due soggetti
tendono a sincronizzarsi
In clinica, l’emozione esperita e colta dal terapeuta in un processo di auto-osservazione e di osservazione del
paziente diventa uno strumento prezioso nella relazione terapeutica e permette, inoltre, il monitoraggio
della stessa.
S.M. ATTACCAMENTO
Il sistema dell’ATTACCAMENTO è finalizzato ad ottenere la vicinanza, il conforto e la protezione della figura
di attaccamento [FdA] (di un conspecifico).
S.M. ACCUDIMENTO
Complementare al sistema dell’Attaccamento, quello dell’ACCUDIMENTO ha come obiettivo la salvaguardia
di un membro del gruppo sociale vissuto come più indifeso e debole.
-Viene ATTIVATO attraverso segnali di richiesta d’aiuto
-Un ostacolo nel raggiungimento della meta può generare preoccupazione, ansia per l’incolumità dell’altro,
compassione, tristezza, fino anche a disperazione, colpa, ecc.
-Il raggiungimento della meta genera emozioni di gioia, tenerezza, ecc.
S.M. AGONISTICO
Il sistema AGONISTICO è finalizzato a stabilire i ranghi sociali così da regolare l’accesso alle risorse (cibo,
partner sessuali, territorio).
-E’ ATTIVATO dalla percezione di una competizione per accedere alle risorse disponibili, non solo
“biologiche”, ma anche sociali e culturali.
-Un ostacolo nel raggiungimento della meta genera rabbia, umiliazione, vergogna, tristezza, invidia, ecc.
-Il raggiungimento della meta da luogo a emozioni di gioia, trionfo, orgoglio, ecc.
S.M. COOPERATIVO-PARITETICO
Il sistema COOPERATIVO-PARITETICO è finalizzato al raggiungimento di uno scopo che non potrebbe essere
altrimenti raggiunto dallo sforzo di un singolo individuo.
-Si ATTIVA quando il soggetto si percepisce come parte di un gruppo che lavora in modo vantaggioso per il
perseguimento di una meta comune (ritenuta vantaggiosa a sua volta)
-Un ostacolo nel raggiungimento della meta genera sfiducia, colpa, rabbia, isolamento, ecc.
-Il raggiungimento della meta da luogo a emozioni di gioia, solidarietà, fiducia, serenità, ecc.
S.M. SESSUALE
Il sistema SESSUALE è finalizzato alla ricerca del partner sessuale con il fine dell’accoppiamento e della
conseguente conservazione della specie.
Anche i SM dell’attaccamento e dell’accudimento possono essere funzionali, in certi momenti della terapia,
in quanto il paziente si sente accolto nelle sue richieste e necessità.
Possono porre il paziente in un ruolo dipendente e subordinato che rischia di ostacolare il raggiungimento
dell’obiettivo terapeutico.
Importante per il terapeuta riconoscerla in se stesso, monitorarla al fine di operare un certo distacco e
favorire la più proficua attivazione di altri SM.
Nel paziente può palesarsi attraverso atteggiamenti seduttivi ritenuti più o meno consapevolmente necessari
al mantenimento della relazione e/o all’accettazione di sé e/o all’ottenere aiuto da parte del terapeuta
ATTACCAMENTO
Sviluppo dell’idea di sé e degli altri
Il comportamento di ATTACCAMENTO
È quella forma di comportamento che si manifesta in una persona che consegue o mantiene una prossimità
nei confronti di un altro individuo differenziato o preferito, ritenuto in genere più forte e più esperto, in
grado di affrontare il mondo in modo adeguato. Questo comportamento diventa molto evidente ogni volta
che la persona è spaventata, affaticata o malata, e si attenua quando si ricevono conforto e cure» (Bowlby,
psicanalista1988).
È una struttura che include componenti affettive, percettive, motorie e cognitive, ed è concepito come una
rappresentazione interna di Sé e di ciascuna figura di attaccamento ed è costituito da strutture di memoria
implicita delle interazioni con la FdA, e delle risposte date da questa nei confronti delle richieste di cura e
conforto del bambino
Le relazioni con le persone significative vengono generalizzate in modelli operativi (di Sé, dell’Altro e di Sé-
con-l’Altro) che danno significato alle prime esperienze interpersonali, funzionano come base per
l'assimilazione e l’elaborazione delle successive esperienze con l’Altro e costituiscono la matrice delle future
interazioni.
Con l’aiuto di queste rappresentazioni il bambino (e l’adulto) regolano il proprio comportamento sulla base
delle aspettative formatesi nella comune storia di relazione, attivando piani e strategie già immagazzinati.
Sono quindi delle scorciatoie che servono per orientarne il comportamento verso la FdA e prevederne i
comportamenti più probabili in successivi episodi di attivazione del sistema di attaccamento.
Contribuiscono a formulare aspettative e previsioni senza dover riconsiderare tutta la situazione
Le esperienze che ciascuno ha determinano in misura rilevante le sue aspettative di trovare una base sicura
ed anche la misura in cui sarà capace di stabilire e mantenere, quando c’è l’opportunità, un rapporto
reciprocamente gratificante
La natura delle aspettative che ciascuno formula determina in modo significativo il tipo di persone a cui si
accosterà e con cui costruirà delle relazioni ma anche il modo in cui queste persone si comporteranno con
noi
I MOI hanno la funzione di «ridurre la complessità del mondo» e tendono a persistere relativamente
immutati fino all’età adulta e durante quest’ultima.
Tuttavia sono aperti ad informazioni nuove e discrepanti rispetto ad essi e questo permette che i MOI
vengano rivisti e accomodati in base alle nuove esperienze relazionali incrementando la capacità di
adattamento
Lo studio dell’Attaccamento
Avviene attraverso la Strange Situation la quale non è altro che una situazione sperimentale costruita per
l’osservazione e lo studio del comportamento di attaccamento nei bambini tra i 12 e i 18 mesi (studi
successivi anche con fasce di età superiori, fino ai 3 anni) realizzata in tre fasi.
Secondo la teoria la separazione attiva il sistema dell’attaccamento mentre il ricongiungimento con FdA lo
disattiva.
Dalle osservazioni rilevate attraverso tale metodologia di studio sono stati individuati degli stili di relazione
che i bambini mostrano alla separazione e al ricongiungimento con la FdA che definiscono altrettanti pattern
di attaccamento.
Circa il 40% degli adulti presenta uno stile di attaccamento classificato come insicuro.
Avere uno stile di attaccamento adulto non costituisce di per sé una patologia o un problema ma può
rappresentare una maggiore vulnerabilità nella gestione efficace delle situazioni difficili.
Il bambino SICURO
Si tratta di bambini che hanno fatto esperienza di caregiver stabilmente disponibili, pronti a rispondere
quando chiamati in causa, per incoraggiare e dare assistenza, ma intervenendo attivamente solo quando
necessario.
Il bambino ha una rappresentazione di Sé come degno amore e attenzione, autorizzato a esprimere il disagio
nei momenti di difficoltà.
Vi è una rappresentazione dell’Altro come affidabile, benevolo, disponibile e accogliente.
Tale modello operativo si è formato a partire da memorie e aspettative in cui le proprie richieste di
attaccamento hanno incontrato una coerente risposta positiva da parte della figura di accudimento.
Il bambino ha una rappresentazione di Sé come indegno di protezione e cura da parte dell’Altro significativo;
Si crea un’immagine di Sé come poco amabile, non meritevole di fiducia e incapace di suscitare nell’Altro
risposte positive e affettuose, e rappresentazioni dell’altro come rifiutante, “lontano” e inaffidabile.
Con la maturazione, tali pattern divengono man mano più complessi, in relazione con lo sviluppo degli altri
sistemi motivazionali, delle funzioni mentali e delle esperienze relazionali.
Inoltre il tipo di attaccamento che si instaura tra una FdA e il bambino è specifico di quella relazione; in altre
parole esso è indipendente per entrambi i genitori: un bambino può presentare un attaccamento sicuro alla
Strange Situation con il padre e un diverso pattern con l’altro genitore.
-Pattern B. Memorie e aspettative che le proprie richieste di attaccamento incontrano una risposta coerente
e positiva da parte del genitore.
- Immagine di sé: “autorizzato” ad esprimere disagio quando lo sperimenta, in generale
degno d’amore. Rappresentazione dell’altro: affidabile, benevolo e disponibile.
-Pattern C. Informazioni poco coerenti: alcune volte la FdA ha risposto positivamente alle sue richieste di
attaccamento e altre volte in modo negativo (imprevedibilità della risposta).
- Il SM dell’attaccamento è iperattivato a causa dell’imprevedibilità della presenza della
FdA che ne consente la disattivazione.
-Pattern D. Interazione con genitore in cui prevalgono emozioni di quest’ultimo mentre risponde alle
richieste di attaccamento (espressioni di dolore, paura, collera improvvisa).
- Circolarità paradossale nell’attivazione del SM dell’attaccamento. Rappresentazione
multipla di sé e dell’altro: rappresentazione di sé come vittima, persecutore o salvatore.
Teoria polivagale
LIMITI DELLA TEORIA DELL’AROUSALTradizionalmente sono state alcune variabili legate al SNA (ex. battito
cardiaco) i principali indicatori dello stato emotivo di risposta allo stress percepito. La teoria dell’arousal
assume che queste misure siano indicatori accurati di come il cervello stia processando gli stimoli emotivi
Diverse strutture efferenti si sono evolute per la regolazione della gittata cardiaca. C’è un progressivo
passaggio nella regolazione cardiaca da comunicazione endocrina a nervi non mielinizzati a nervi mielinizzati.
Si sviluppano meccanismi neurali di eccitazione e inibizione antagonisti, per consentire una rapida
regolazione metabolica
Attraverso l’inibizione del tono vagale sul cuore (cioè rimuovendo il freno vagale) il mammifero è capace di
rapidi aumenti della gittata cardiaca e di una transitoria mobilizzazione senza necessariamente richiedere
un’attivazione simpatico-adrenergica (con i costi ad essa associati)
In caso di sfide ambientali prolungate si ingaggia il sistema simpatico-adrenergico. Con una rapida
riattivazione del sistema vagale i mammiferi hanno la capacità di inibire l’input simpatico al cuore riducendo
rapidamente l’attivazione metabolica per rilassarsi e calmarsi.
In generale, lo sviluppo filogenetico risulta in una maggiore complessità e possibilità di controllo sul cuore
attraverso il sistema vagale dei mammiferi
Parallelamente, c’è un progressivo sviluppo del controllo neurale della faccia, della laringe e della faringe che
consente espressioni facciali e vocalizzazioni sempre più complesse. Maggiore capacità di regolazione dei
comportamenti, in particolare quelli necessari a ingaggiarsi e disingaggiarsi dalle sfide ambientali
L’evoluzione ha modificato le strutture del SNA. Il SNA include le strutture anatomiche e le relazioni
funzionali dei sistemi filogeneticamente più antichi. La regolazione emotiva e comportamento sociale
riflettono i cambiamenti strutturali del SNA dovuti a processi evolutivi
Nei mammiferi, le strategie di risposta del SNA alle sfide ambientali seguono un ordine gerarchico partendo
dalle strutture più recenti e, quando queste non possono funzionare, si attivano le strutture più antiche
-Lo stadio filogenetico del SNA determina gli stati affettivi e la gamma di comportamenti sociali utilizzabili
Le ossa dell’orecchio medio separate sono una specificità dei mammiferi. Le ossa dell’orecchio medio
separate consentono ai mammiferi di comunicare a frequenze difficili da sentire per i rettili
Un funzionamento non ottimale dei muscoli dell’orecchio medio produce un’ipersensibilità alle frequenze
basse (associate ai predatori) e riduce la capacità di estrarre le frequenze della voce umana dal rumore di
fondo (Meccanismi Uditivi Anti- Mascheramento)
VALUTARE LA SICUREZZA
NEUROCEZIONE: È Inconsapevole rilevazione del rischio (nell’ambiente e nella relazione) da parte del
sistema nervoso. Può sia smorzare i sistemi di difesa e favorire il comportamento sociale e può favorire
strategie difensive di mobilitazione (attacco/fuga) o di immobilizzazione (collasso, dissociazione)
Neurocezione difettosa:
COINVOLGIMENTO SOCIALE
I mammiferi per sopravvivere hanno la necessità di distinguere amici da nemici, di effettuare una valutazione
del livello di sicurezza/pericolosità di un ambiente e di comunicare tra loro
Componente di controllo corticale (motoneuroni superiori) : Nuclei del tronco encefalico da cui passano le
vie efferenti per controllare
• Fornisce un accesso alla neuroregolazione dello stato fisiologico tramite interazioni sociali faccia a
faccia
• Nei mammiferi, alla nascita, la comunicazione neurale bidirezionale tra volto e cuore costituisce il
nucleo del Sistema di Coinvolgimento Sociale
Difficoltà nella regolazione dello stato sono una caratteristica fondamentale di molti disturbi psichiatrici e
comportamentali. Le sollecitazioni metaboliche, la percezione di un pericolo, le minacce alla vita e le malattie
provocano un’inibizione del SCS e producono espressioni facciali e uno stato fisiologico non “sociali”
(rimozione del freno vagale) che favoriscono comportamenti difensivi
Immobilizzazione:
• Fattore facilitante del benessere • SENZA PAURA
• Strategia difensiva (freezing, collasso) • CON PAURA
Sincope vasovagale
• Causa comune di svenimento
• Iperstimolazione del nervo vago che provoca la dilatazione dei vasi e il rallentamento della frequenza
cardiaca, riducendo la capacità del cuore di pompare sangue in alto, contrastando la gravità. Senza afflusso
di sangue il cervello si “spegne”.
>Ricerche ed esperimenti
-CANI DI PAVLOV
Una vasta inondazione a Pietrogrado (1924) interruppe le ricerche di Pavlov e molti dei suoi cani
“condizionati” quasi annegarono. Dopo l’esperienza dell’inondazione alcuni dei suoi cani si ripresero bene.
Altri invece persero tutti i loro riflessi condizionati e il deficit si mantenne per alcune settimane• I cani
traumatizzati.
Quando stavano con lo sperimentatore ripristinavano immediatamente i loro riflessi condizionati
Quando venivano lasciati soli dallo sperimentatore ripresentavano immediatamente il deficit
• Sensoriali
• Motorie
• SNA
• Affettive
• Cognitive
È fondamentale discriminare il livello di salienza dei diversi stimoli, per selezionare ed immagazzinare quelli
utili al mantenimento del benessere dell’individuo. Le esperienze traumatiche possono ostacolare
l’integrazione nel senso di sé di alcune informazioni, a livello affettivo ed autonomico
Pazienti con sintomi dissociativi e PTSD presentano stati dell’Io relativamente discreti, discontinui e resistenti
all’integrazione
• - Rilascio di oppioidi endogeni ed altri anestetici che alterano la comunicazione tra strutture
• inferiori e superiori
• - Inibizione del talamo, con conseguente disconnessione della corteccia limbica e della
• neocorteccia dal tronco dell’encefalo
• - Senza il coinvolgimento delle strutture corticali, anche l’integrazione orizzontale tra i due
emisferi, attraverso il corpo calloso, è compromessa
Architettura cerebrale
-CERVELLO RETTILIANO: è responsabile del controllo delle funzioni vitali e della raccolta delle informazioni
sensomotorie. Nelle aree superiori ci sono le strutture in cui vengono generate le emozioni basiche.
-SOSTANZA GRIGIA PERIACQUEDUTTALE (PAG): è importante nella regolazione autonomica e delle risposte
difensive ed è coinvolta in tutti i sistemi emotivi.
-SISTEMA LIMBICO: funziona come una vasta asta interconnessione con la neocorteccia e costituisce il
substrato per l’immagazzinamento dell’esperienza emotiva, fornendo le basi per l’apprendimento
-NEOCORTECCIA: svolge funzioni cognitive superiori (linguaggio, immaginazione, pensiero astratto, ecc)
• Plasticità cerebrale
• Anche nel mesencefalo (PAG)
• A livello corticale, tipicamente riflette specifiche funzioni sensoriali
• Nella PAG è legata a specifiche risposte difensive
• Circuiti
• - Ex. Corteccia-gangli della base-talamo-corteccia
• - Il ridotto funzionamento di una delle stazioni di un circuito compromette la selezione di azioni
orientate ad uno scopo.
• Maggiore densità di connessioni, rispetto a quelle orizzontali
È possibile che, in assenza di integrazione verticale, quella orizzontale non possa avvenire a livelli più alti.
Secondo questa ipotesi, la mancanza di integrazione verticale sarebbe alla base dello sviluppo di stati dell’io
separati, come nella dissociazione strutturale
Alti livelli di arousal durante le esperienze traumatiche potrebbero alterare il processamento sensoriale nel
talamo, compromettendo la trasmissione delle informazioni alla corteccia frontale, giro del cingolo, amigdala
e ippocampo
Le informazioni sensoriali vengono probabilmente integrate a livello dei collicoli (SC e IC). La funzione di
SC e IC è il coordinamento dei comportamenti verso specifici punti nello spazio, rispetto al corpo. Il SC
integra informazioni sensoriali con altre informazioni dal corpo, in congiunzione con le risposte affettive di
base della PAG, per promuovere la sopravvivenza dell’organismo.
-CORPO CALLOSO:
L’esposizione a minacce per la sopravvivenza riduce l’integrazione sensoriale a livelli essenziali. In queste
situazioni non possono essere coinvolte le strutture superiori e l’integrazione avviene per lo più a livello dei
collicoli.
La risposta allo stress comprende il rilascio di numerosi neurotrasmettitori analgesici; effetto sulla
percezione del dolore, coscienza, controllo motorio, umore e memoria
Ridotto funzionamento corticale; eccessivo rilascio di oppioidi endogeni e altri anestetici secondari allo
stress può alterare lo stato di coscienza
o Ruolo centrale nei sintomi dissociativi
-DIFFERENZIAZIONE: riguarda i fenomeni associati a parziale o completa perdita di input sensoriali da una
porzione del corpo, a seguito di una lesione di una via somato sensoriale.
Avviene comunemente a livello del talamo, con concomitante alterazione della corteccia sensomotoria
L’attivazione oppioidi come possibile responsabile della disattivazione del talamo
o Informazionisensorialilimitateraggiungonoleareedellacortecciaincuiavvienel’integrazione di
sensi, emozioni e pensieri
o Potrebbeessereilmeccanismofunzionalecherendelamemoriasensorialediunevento traumatico
come un frammento, anziché un’esperienza integrata come avviene normalmente per gli altri
ricordi
o Tale frammento non integrato è associato all’attivazione di uno specifico circuito emotivo o Si
costituisce così una frammentata parte del sé (EP) legata al trauma, con una distinta
Esperienza sensoriale
In momenti di estrema minaccia, il cervello necessita di una gamma di risposte analgesiche per facilitare la
sopravvivenza. Parti di sé discrete sono la conseguenza di attivazione di analgesici endogeni (risposta dorso-
vagale), per prevenire un sovraccarico durante stati di alto arousal:
Alcune parti sono caratterizzate da stati emotivi o somatici (EP), altre hanno attivazioni affettive e difensive
minime (ANP). Tipicamente, integriamo inconsapevolmente sensazioni di movimento, tocco, temperatura,
gusto, odore e vista in un’unica percezione di ordine superiore (van der Hart et al., 2006)
I sopravvissuti hanno spesso difficoltà di sintesi, anche ai livelli più basici. È necessario un meccanismo innato
che consenta di legare i diversi elementi di un’esperienza con il loro contesto. Il cervello utilizza le
oscillazioni di frequenza per integrare i diversi aspetti di una percezione (40 Hz GBA)
SINTOMI NEGATIVI)
SINTOMI POSITIVI)
• FLASHBACK/RIESPERIENZA
-RICORDO
• Caudato sx
• Giro frontale superiore sx • Lobo parietale inferiore sx • Cingolato anteriore sx
-FLASHBACK
• Caudato dx
• Cingolato posteriore dx
• Cuneo dx
• Lobo parietale inferiore dx
Queste alterazioni nel funzionamento e nelle connessioni cerebrali potrebbero spiegare la natura
frammentata della memoria nel PTSD e l’impossibilità di esperire un senso unitario di sé e della propria storia
COSCIENZA DEL TEMPO
Nei disturbi neuropsichiatrici di origine striata (Parkinson, ecc.) la disritmia è attivata bottom up (dal talamo
alla corteccia).
In epilessia e altre condizioni di origine corticale, il meccanismo è top down, attivato da una riduzione
dell’input corticotalamico. Entrambi i casi risultano in iperpolarizzazione delle cellule talamiche,
diminuendone il funzionamento, e in oscillazioni a bassa frequenza
UDIRE VOCI
Spesso compaiono sintomi di epilessia del lobo temporale DIFFERENZIALE CON SINTOMI PSICOTICI
- n/dissociazione voci compaiono prima dell’età adulta, sono almeno tre e sono sia bambini che adulti.
Attivazione dorso-mediale prefrontale
- n/schizofrenia quasi esclusivamente voci di adulti. Contenuti solitamente bizzarri. Legata ad attivazione
delle aree di produzione e comprensione del linguaggio
COSCIENZA DEL CORPO
-RADICAMENTO:
• - Totale
• - Parziale; una parte del corpo è dissociata
• - Assente; sentirsi al di fuori del proprio corpo
-DEPERSONALIZZAZIONE:
Consente di prendere le distanze dall’esperienza traumatica e di provare empatia per chi la sta subendo.
Mancato o parziale radicamento è spesso alla base di gesti autolesivi, che assumono la funzione di recupero
della coscienza corporea
I sistemi emotivi di base e schemi emotivi primitivi non coinvolgono le strutture corticali Pericolo imminente
comporta rapide reazioni difensive innate, mediate dal mesencefalo:
-PAG:
FINESTRA DI TOLLERANZA EMOTIVA: Range di intensità emotiva che un individuo sente di poter gestire
-IPERAROUSAL
• - Le risposte difensive rapide dimostrano che non sia necessaria (e spesso nemmeno utile!) una
valutazione conscia dello stimolo
• - CS raccoglie l’informazione dalla retina, seleziona i target ambientali per orientare le risposte
comportamentali rapide (Merker, 2007)
• CALMA
• - È l’emozione con cui trascorriamo la maggior parte del tempo
• - La tolleranza della calma favorisce la tolleranza di tutte le altre emozioni
• - Importante, per i pz traumatizzati, distinguerla dallo «spegnimento» dorsovagale
Importante per i pz non uscire troppo o troppo rapidamente dalla finestra di tolleranza di un’emozione
positiva. Potrebbe innescare reazioni di spegnimento o attivare schemi emotivi negativi più «familiari», e
quindi paradossalmente più confortevoli
Si riferisce allo stato di attività del cervello a riposo. Si attiva quando le persone non concentrate
sull’ambiente esterno o sono impegnate in compiti orientati all’interno, come recupero ricordi
autobiografici, immaginare il futuro e considerare il punto di vista dell’altro.
È tipicamente autoreferenzial.
Può servire a consolidare, stabilizzare e fissare il contesto per l’elaborazione di informazioni in futuro
Fondamentale nella cognizione delle interazioni sociali
-SISTEMI DI AZIONE
SISTEMI DI AZIONE
1. Vita quotidiana
2. Difensivi
1. VITA QUOTIDIANA
• Ipervigilanza • Flight
• Fight
• Freezing
• Sottomissione
• Recupero dall’attacco (isolamento, cura delle ferite e ritorno alle attività quotidiane)
STATI DELL’IO
• Possono non essere consapevoli della presenza di altri stati • Reti organizzate in funzione di età, azioni
o situazioni
• Paura
• Distrazione
• SISTEMA VAGALE DORSALE: IMMOBILIZZAZIONE
• Resa
• Hopelessness • Passività
APPARENTLY NORMAL PARTà Risposta al trauma attraverso i Sistemi di Azione della vita quotidiana •
Evitare la consapevolezza del trauma mentre accade:
• Evitare i ricordi del trauma
• Sviluppo fobia degli stati interni e dei ricordi traumatici
SINTOMI NEGATIVI:
• Amnesia del trauma
• Ottundimento emotivo
• Derealizzazione ed evitamento relazioni
SINTOMI POSITIVI SONO ESPRESSIONE DEI SISTEMI DI AZIONE: Emotional Part (EP)
EMOTIONAL PART
Delirio: falsa convinzione che comporta un’interpretazione non corretta di percezioni ed esperienze
Spesso può risultare difficile distinguere un delirio da idee e convinzioni; si tratta di distorsioni ed
esagerazioni del pensiero deduttivo, che si collocano lungo un continuum. I deliri vengono suddivisi sulla
base del loro contenuto:
- Controllo
- Erotomaniaci
- Gelosia
- Grandiosità
- Inserzione del pensiero
- Persecuzione
- Riferimento
- Somatico
- Trasmissione del pensiero
Inoltre si usa raggruppare in due ampie categorie i sintomi psicotici: sintomi positivi (positivi intendiamo
un’abbondanza, eccessività degli aspetti che si manifestano, percezioni in più e così via), sintomi negativi
(intendiamo un espressione ridotta di attività dal punto di vista affettivo, emotivo).
Molti studiosi parlano di spettro schizofrenico, cioè di un gruppo di disturbi collegati e in sovrapposizione tra
loro che possono avere basi eziologiche comuni. Vi sono diversi sottotipi che sono definiti dalla
sintomatologia predominante al momento della valutazione, sintomatologia che può variare nell’evoluzione
della malattia:
- paranoide
- disorganizzato
- catatonico
- indifferenziato
- residuo
La schizofrenia sembra più comune nel sesso maschile, dove tende anche a presentare un decorso più grave,
con maggiori sintomi negativi e minori probabilità di guarigione. L’esordio tende essere giovanile tanto da
denominarla “dementia praecox”.
È comune la prassi di distinguere il decorso in tre fasi:
Alcuni disturbi psicotici possono essere dovuti a una condizione medica generale; esiste una varietà di
condizioni mediche che possono provocare sintomi psicotici, in particolare deliri e allucinazioni.
Disturbo delirante: uno o più deliri non bizzarri che persistano per almeno un mese
Disturbo psicotico breve: insorgere improvviso di uno o più sintomi psicotici positivi
Disturbo schizoaffettivo: sintomi psicotici combinati con caratteristiche del disturbo dell’umore
Disturbo schizofreniforme: sintomi positivi della schizofrenia ma di durata inferiore
La caratteristica essenziale del disturbo delirante è la presenza di uno o più deliri; il tipo di disturbo delirante
è specifico in base al tema delirante predominante. Il decorso è variabile; in alcuni casi il disturbo può guarire
entro pochi mesi senza successive ricadute, in altri casi può diventare cronico e presentare un’alternanza in
periodi di remissione e ricadute.
Il disturbo psicotico breve è un’alterazione che comporta l’insorgere improvviso di uno o più sintomi
seguenti: deliri, allucinazioni, eloquio disorganizzato, comportamento disorganizzato e catatonico.
Nel disturbo schizoaffettivo si combinano sintomi psicotici con caratteristiche di un disturbo dell’umore:
durante il periodo di malattia, si manifesta un episodio depressivo maggiore, oppure un episodio maniacale
o misto.
Nel disturbo schizofreniforme l’episodio di malattia ha durata compresa tra 1 a 6 mesi e la sintomatologia
presente è costituita dai sintomi positivi della schizofrenia.
Eredità e ambiente
L’eziologia della schizofrenia esemplifica il principio di casualità multipla e offre l’opportunità di valutare
quanto possa pesare il fattore genetico nell’insorgenza di un disturbo mentale.
Gli studi sulle famiglie di pz schizofrenici mostrano che, nelle famiglie in cui un familiare soffre di
schizofrenia, gli altri membri hanno una probabilità più elevata di sviluppare la medesima malattia.
Le ricerche dicono che la vulnerabilità per la schizofrenia non è trasmessa da un solo gene e almeno sette
diverse regioni cromosomiche sono state identificate, negli studi sui legami genetici (linkages), come possibili
siti di geni di trasmissione della schizofrenia.
Eziologia
Sono state riscontrare numerose anomali strutturali in particolare la dilatazione dei ventricoli (riduzione
tessuto cerebrale e perdita di materia grigia nell’area prefrontale).
Ha un’elevata importanza ce l’ha anche il sistema dopaminergico. L’ipotesi dopaminergica sostiene che i
sintomi psicotici e la schizofrenia derivano da un’eccessiva trasmissione di dopamina in alcune aree
cerebrali.
L’eziologia della schizofrenia è inquadrabile nel modello denominato diatesi stress: I fattori genetici sono
predisponenti, ma è necessario l’intervento di fattori ambientali per l’insorgere della patologia.
Trattamento
è molto importante:
Diagnosi precoce della schizofrenia (più probabilità nell’efficacia del percorso terapeutico
- Riconoscimento dell’esordio psicotico e assistenza precoce
- Valutazione e trattamento della crisi
- Sostegno nella fase di recupero
Esempio scale di valutazione diagnostica: SCID, Brief Psychiatric Rating Scale, PANSS
Terapia farmacologica: neurolettici (basse dosi)
Quando la famiglia nega o non riconosce la difficoltà questo allunga i tempi della presa in carico e l’efficacia
dell’intervento.
Nel trattamento della schizofrenia storicamente sono state attuate metodiche di dubbia o nulla fondatezza
teorica (metodica elettroconvulsivante, lobotomia frontale)
Elementi che hanno favorito queste metodiche:
- assenza di risorse alternative nel trattamento degli psicotici
- sovrastima dei vantaggi rispetto ai rischi
- risultati molto rari ma presenti
- spregiudicatezza della classe medica nella difesa del proprio ruolo
- autoconvincimento di poter fare qualcosa di utile
- una medicina non ancora basata sulle evidenze
Disturbi dell’umore
I disturbi dell’umore sono molteplici, presentano differente gravità e diverse sono le modalità di intervento.
Ciò che caratterizza i disturbi dell’umore è la presenza di almeno la presenza di un episodio depressivo
Maggiore: costituisce un fatto “transitorio”, un periodo che si è convenuto debba durare almeno due
settimane, che presenta un cambiamento rispetto al precedente livello di funzionamento dell’individuo. I
sintomi possono essere vari:
Vari dati collegano la depressione ad alterazioni endocrine ed elevati livello di cortisolo. Il cortisolo è il
principale ormone dello stress e viene secreto nei momenti di stress per preparare l’organismo ad affrontare
eventuali minacce, ma un eccesso di esso può causare sintomi simili a quelli della depressione. Le anomalie
neuro endocrine derivano dallo squilibrio dell’asse ipotalamo ipofisi surrene, ovvero del sistema che
controlla la reattività dell’organismo allo stress.
Ci sono varie ipotesi drammatiche le quali ipotizzano che nel corso dello sviluppo infantile, nei momenti
critici in cui gli eventi hanno maggior influenza verso le strutture del cervello in via di strutturazione, il
protrarsi di stressors importanti -come maltrattamenti, abbandoni, assenza di supporto genitoriale-
potrebbero aver compromesso il meccanismo o mio statico che regola l’andamento allo stress e aver portato
a una disfunzione permanente dell’asse ipotalamo ipofisi surrene.
Oltre alla diatesi biologica bisogna parlare di due fattori di rischio di natura psicologica: quello attinente alla
struttura di personalità e quello relativo alle modalità di elaborazione cognitiva.
Il costrutto prognostico più solidamente attestato è una dimensione di personalità che viene definita volte
“nevroticismo”, a volte “l’abilità emozionale” e che viene misurata dai test derivati dalla teoria della
personalità di Eysenck quanto da quella dei cosiddetti “Big Five”.
Un costrutto cruciale è quello degli schemi cognitivi e tali schemi all'origine infantile e adolescenziale a causa
di un'esperienza e reazioni negative dell'infanzia. In particolare genitori iper controllanti, madri depresse o
esperienze di frantumazione della relazione le quali favoriscono la tendenza a sviluppare uno stile
attribuzione interno stabile e globale. La transizione da stati affettivi normali a stati affettivi patologici è
mediata sia da strutture cognitive negative del sé sia da strutture affettive negative. Anche pattern
disfunzionali di attaccamento possono costituire un fattore di rischio di depressione e l’attaccamento può
entrare in gioco come fattore più distale nella genesi della vulnerabilità cognitiva.
I farmaci
Iproniazide à farmaco originariamente per la tubercolosi, rivoluzionò la terapia della depressione.
Capostipite di una classe di farmaci detti IMAO che rendono inattivi gli enzimi che ossidano le monoamine:
noradrenalina, serotonina, dopamina.
Imipramina à capostipite di una seconda classe di antidepressivi: antidepressivi triciclici, che agiscono
inibendo la ricaptazione di noradrenalina e serotonina.
Terza classe di antidepressivi à inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI).
Terapia
Gli antidepressivi hanno il vantaggio di poter dare un sollievo già dopo due settimane, mentre la psicoterapia
ha tempi più lunghi. È consigliato attendere la fine o un alleviamento sostanziale dell’episodio depressivo
prima di iniziare un trattamento psicoterapeutico. Nella psicoterapia della depressione l’obiettivo non è il
sollievo immediato; il vero problema clinico non è tanto la terapia dell’episodio depressivo, quanto la
prevenzione delle cadute.
Una variante di trattamento sperimentata è la terapia cognitiva orientata alla “mindfulness”. Il termine
mindfulness indica uno stato mentale nel quale si pone attenzione al momento presente in maniera non
giudicante.
L’ episodio ipomaniacale: manifestazione meno grave di un episodio maniacale (almeno 4 giorni, non
provoca marcata compromissione della vita sociale o lavorativa).
L’ episodio misto: costituito da rapide alternanze di umore (almeno una settimana), in cui giornalmente sono
presenti le caratteristiche dell’episodio depressivo maggiore alternate a quelle dell’episodio maniacale.
Il disturbo bipolare tra tutti i disturbi psichiatrici è quello che presenta la più alta componente genetica.
I familiari di primo grado hanno un rischio del 10% di sviluppare un disturbo bipolare, un disturbo depressivo
o disturbo schizoaffettivo.
Il trattamento fa ricorso a stabilizzatori dell’umore. Il farmaco è il carbonato di litio; il trattamento con il litio
richiede periodici esami ematici, rigorosa aderenza nella posologia, gradualità nella sospensione.
Si distingue tra disturbo bipolare I e II:
1. Disturbo bipolare I: decorso clinico con uno o più episodi maniacali o episodi misti
2. Disturbo bipolare II: decorso clinico con uno o più episodi depressivi e almeno un episodio
ipomaniacale
Vengono trattati con stabilizzatori dell’umore (il farmaco d’elezione è il carbonato di litio (va monitorato con
grande attenzione). Il trattamento farmacologico è d’obbligo
3. Disturbo ciclotimico: alterazione dell’umore cronica fluttuante tra episodi ipomaniacali e sintomi
depressivi
Suicidio
I disturbi dell’umore presentano un alto tasso di suicidi portati a termine (è importante distinguere l’idea del
suicidio e commetterlo)
La persona che ha sintomi dissociativi utilizza il gesto autolesivo per riuscire a rientrare e riappropriarsi della
percezione del proprio corpo, qualche volta però “può sfuggire di mano”, anche se l’intenzionalità di
suicidarsi non c’era o era bassa, questi gesti autolesivi possono avere conseguenze fatali.
- Suicidio: atto a esito fatale, in cui l’individuo provoca deliberatamente la propria morte (più
frequente tra gli uomini, 4:1)
- Suicidio mancato: atto suicidario fallito, ma potenzialmente mortale
- Parasuicidio: atto a esito non fatale, in cui l’individuo provoca danno a sé stesso (più frequente nelle
donne, 3:1)
- Il tasso di suicidi a causa della depressione maggiore è di circa il 7% negli uomini e l’1% nelle donne
- Il 95% dei suicidi è associati alla presenza di una patologia psichiatrica
- Valutare l’ideazione suicidaria: da quanto tempo il paziente ci pensa, quanto riesce a distrarsi da
questo pensiero, qual è il rischio che passi all’atto
Il progetto suicidario può avere diversi significati: riconquistare o ricongiungersi a un amore perduto, punire
e/o indurre senso di colpa negli altri, riparare a colpe reali o presunte, liberarsi di sentimenti ritenuti
inaccettabili o un impulso momentaneo e incontenibile (non c’è pianificazione, si valuta solo lo stato di quel
momento).
L’ansia non è una patologia ma una funzione adattiva, ovvero è un’anticipazione apprensiva di un pericolo o
di un evento negativo futuro, accompagnato da sentimenti di disforia o da sintomi fisici di tensione.
Viene considerato come un costrutto bidimensionale che implica aspetti cognitivi e aspetti psicofisiologici.
La funzione dell’ansia è paragonabile a quella del dolore! (serve per avvisarci che c’è un problema imminente
Preoccupazione: fenomeno adattivo che porta a focalizzare l’attenzione su un problema e richiama risorse
verso la sua soluzione. Può diventare eccessiva e disadattiva e rallentare il processo di soluzione del
problema (evitamento cognitivo)
Comorbidità: più di metà di coloro che soffrono di un disturbo d’ansia, o contemporaneamente o nel corso
della vita svilupperanno un altro disturbo d’ansia (coesistenza di più patologie diverse in uno stesso
individuo)
Dal punto di vista neuropsicologico si parla di amigdala, la quale ha un ruolo chiave tra le struttura cerebrali
nell’attivare paura o collera in risposta a uno stimolo esterno.
LeDoux: strada inferiore (valutazione rapida) e strada superiore (valutazione dettagliata)
• Interventi che hanno mostrato efficacia, in ordine decrescente: (trattamento di lungo periodo):
- terapia psicologica (cognitivo-comportamentale)
- terapia farmacologica
- Autoaiuto
Attacchi di panico:
ansia intensa, breve e transitoria, paura o terrore durante il quale sono avvertiti almeno 4 dei seguenti
sintomi:
- palpitazione o tachicardia
- sudorazione
- tremore
- dispnea, sensazione di soffocamento
- sensazione di asfissia
- dolore al petto
- nausea o disturbi addominali
- sensazione di sbandamento, svenimento
- derealizzazione o depersonalizzazione
- paura di perdere il controllo, di impazzire
- paura di morire
- parestesie
- brividi o vampate di calore
Nell’attacco di panico sono in evidenza la violenza delle manifestazioni fisiche, più che la preoccupazione e il
tratto d’ansia. È possibile distinguere tra attacchi di panico provocati e non provocati.
Il più delle volte questi attacchi restano episodi isolati che non lasciano conseguenze; a volte si ripetono e
innescano gravi reazioni con disagio e sofferenza che possono raggiungere un disturbo clinicamente
significativo: il disturbo di panico.
Disturbo di panico: esperienze di attacchi di panico inaspettati e ricorrenti (per un periodo non inferiore a un
mese), persistenti preoccupazioni di poter avere nuovi attacchi.
In certi casi può essere riferito un desiderio di fuggire dal luogo in cui si sta manifestando l’attacco e/o di
raggiungere un posto “sicuro”.
È possibile che l’individuo tenda ad evitare quei luoghi o quelle situazioni e che provi ansia al pensiero di
doverle affrontare. Si parla di disturbo di panico con agorafobia.
Agorafobia: ansia di essere in luoghi o situazioni dove sia difficile o imbarazzante allontanarsi oppure dove
sia difficile o impossibile ricevere aiuto
Fobie specifiche
Una fobia specifica è rappresentata da una paura marcata persistente, irragionevole o sproporzionata per
stimoli precisi o situazioni circoscritte e chiaramente discernibili (es. paura di alcuni animali)
Ad esempio fobia del sangue/iniezione/ferite: elevata familiarità (75%); è caratterizzata da una risposta
lipotimica vasovagale (Svenimento) (in contrasto con la risposta fisiologica abituale delle altre fobie)
Fobia sociale
È caratterizzata da una fobia marcata e persistente relativa a una o più situazioni sociali o prestazionali. La
persona teme di agire e comportarsi in modo inadeguato in presenza di persone non familiari e di essere
giudicata negativamente.
Oltre ansia nel corso dell’esposizione alla situazione temuta, può manifestarsi un’ansia anticipatoria la quale
consiste quandola persona comincia a preoccuparsi prima dell’evento (anche svariate settimane)
Può instaurarsi un circolo vizioso in cui l’ansia anticipatoria determina un atteggiamento di apprensione che
dà origine a una prestazione scadente che finisce con il confermare le idee di inadeguatezza
Si instaurano condotte di evitamento.
Un sintomo caratteristico che risulta dall’esposizione a un trauma estremo e continua rivivere l’evento
traumatico dove solitamente la persona sperimenta un disagio psicologico e reattività fisiologica
all’esposizione a eventi stimolo che assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico. La
sintomatologia può causare disagio clinicamente significativo e menomazione del funzionamento sociale,
lavorativo o di altre aree importanti; in questi casi si parla di disturbo acuto da stress e di disturbo
postraumatico da stress.
Disturbo ossessivo-compulsivo
Ossessioni ¹ preoccupazioni ¹ ideazioni depressive ¹ paure
Ossessioni: pensieri, impulsi, immagini mentali intrusive e persistenti che causano ansia o marcato disagio
La persona è consapevole che tali pensieri sono prodotti dalla propria mente; lotta attivamente per
allontanarli
Le ossessioni sono egodistoniche (il paziente non ne ha una chiara percezione)
Compulsioni: comportamenti ingiustificati, stereotipati e ripetuti, riducono l'ansia connessa a un'ossessione,
la persona si sforza senza successo di non emetterli
Il disturbo ossessivo compulsivo è caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni che causano
marcato disagio, fanno consumare almeno un’ora al giorno, interferiscono significativamente con le normali
attività.
Paradosso nevrotico: una persona lucida e consapevole persevera in condotte che sa essere assurde,
controproducenti e dannose.
Si utilizza la terapia cognitiva per il trattamento dei casi più lievi, per i pazienti che presentano solo
ossessioni, per gestire le fasi di post trattamento e per prevenire ricadute oppure in abbinamento alle
procedure canoniche di esposizione e prevenzione della risposta
Farmaci ansiolitici
Fino agli anni 50: barbiturici (es. pentotal)
Attorno agli anni 60: gli studi che portarono alla creazione del diazepam (valium) aprirono la strada alle
benzodiazepine
Le benzodiazepine:
Agiscono sull’acido gamma-aminobutirrico (GABA), un neurotrasmettitore inibitorio
Sono farmaci sedativo ipnotici
Gli effetti collaterali sono sonnolenza, ritardo nei riflessi, vertigini e si possono sviluppare tolleranza e
dipendenza
Disturbi dell’alimentazione
Il disturbo più drammatico è rappresentato dall’anoressia nervosa: adolescenti angosciati dal loro aspetto
fisico, temendo di ingrassare, si privano di cibo fino a raggiungere uno stato fisico gravissimo
Rifiuto di mantenere il peso al di sopra di un peso minimo per età e statura
Body Mass Index (BMI): Kg/m^2
La quasi totalità delle persone interessate è rappresentata da ragazze adolescenti o tardo adolescenti
Decorso:
- remissione
- evoluzione cronica
- decesso
Bulimia nervosa
Una crisi bulimica è l’ingestione in un certo lasso di tempo di una quantità di cibo esagerata. Sono indotte da
stati depressivi di umore, condizioni di stress interpersonale, sentimenti di insoddisfazione; a volte la
conseguenza della fame accumulata mediante i digiuni e le restrizioni che il soggetto si impone.
La bulimia nervosa consiste nella presenza di abbuffate e appropriati metodi compensatori per prevenire
l’aumento di peso.
Metodi compensatori:
- vomito
- digiuno nei giorni successivi l’abbuffata
- attività fisica
Una storia di abuso porta facilmente a una dipendenza da quella determinata sostanza. Per capire il
meccanismo della dipendenza è però necessario chiarire prima due fenomeni: la tolleranza e l’astinenza.
àTolleranza: corrisponde al bisogno di quantità notevolmente più elevate di quella sostanza per
raggiungere l’intossicazione.
àAstinenza: quando le concentrazioni ematiche o tissutali di una sostanza declinano rapidamente si
sviluppano spiacevoli sintomi.
Sono proprio queste caratteristiche estremizzate di rigidità, immodificabilità, pervasività ecc. che possono
finire col determinare un disagio clinicamente significativo e una compromissione del funzionamento sociale,
lavorativo e di altre aree importanti: disturbo di personalità.
à si basa sul funzionamento a lungo termine della persona, al di là degli eventuali eventi stressanti specifici,
al di là dei vari sintomi, al di là dei periodi più o meno lunghi di difficoltà e crisi. Tali caratteristiche di solito
diventano riconoscibili durante l’adolescenza o la prima età adulta.
I disturbi di personalità sono pertanto vari e tra loro molto diversi; essirappresentano dei modelli abituali di
esperienza interiore e di comportamento che deviano marcatamente rispetto alle aspettative della cultura
dell’individuo e che possono coinvolgere più aree:
- Cognitività (le modalità di percepire e interpretare sé stessi, gli altri e gli avvenimenti)
- Affettività (la varietà, l’intensità, la labilità e l’adeguatezza della risposta emotiva)
- il funzionamento interpersonale (vi è un influenzamento della sfera sociale)
- il controllo degli impulsi
I DdP sono cioè stati tradizionalmente considerati classi diagnostiche ben distinte. In contrasto con elevata
comorbidità tra i diversi DdP e con altri disturbi. Un’alternativa a un approccio categoriale è un approccio
dimensionale: si ipotizza cioè un continuum tra un disturbo e l’altro, anzi una pluralità di dimensioni
continue.
Attualmente, è mantenuto l’approccio categoriale, che individua 10 disturbi di personalità raggruppati in tre
«cluster», cioè in gruppi con aspetti di somiglianza tra di loro.
Cluster A :
1. Disturbo PARANOIDE Di Personalità
Nel caso del disturbo paranoide di personalità le persone leggono, analizzano e interpretano la realtà in
senso sospettoso e diffidente.
Possono interpretare come malevole le intenzioni degli altri; presumono, senza base sufficiente, di essere
sfruttate, danneggiate o ingannate; dubitano senza giustificazione della lealtà e della affidabilità; possono
essere riluttanti a confidarsi ed entrare in intimità con gli altri per un timore ingiustificato che le informazioni
possano essere usate contro di loro; corgono significati nascosti umilianti o minacciosi nelle parole altrui e
interpretano negativamente complimenti o altre espressioni benevole; possono portare costantemente
rancore ed essere incapaci di dimenticare insulti o offese che pensano di aver ricevuto;
possono essere gelosi in modo patologico, sospettare in modo ricorrente che il partner sessuale sia infedele,
raccogliere:
2. Disturbo SCHIZOIDE Di Personalità
Il disturbo schizoide di personalità è dato da una modalità pervasiva di distacco dalle relazioni sociali e una
gamma ristretta di esperienze e di espressioni emotive nei contesti interpersonali.
Le persone con tale disturbo presentano la maggior parte delle seguenti caratteristiche:
- sembrano non desiderare l’intimità o le relazioni strette, come far parte di una famiglia o di un
gruppo;
preferiscono passare il tempo da sole e avere lavori e passatempi che non implicano l’interazione
con altri;
- dimostrano poco o nessun interesse per le esperienze sessuali con altre persone;
Avendo un tipo di vita molto asociale i pazienti quando iniziano una terapia è grazie ai familiari o amici, il
paziente infatti sembra non soffrire per questo disturbo, agli occhi di esterni però risulta come un
comportamento strano
(Riassunto: Preferenza a stare da soli, poco o nessun interesse nelle relazioni familiari, sociali e sessuali)
- idee di riferimento, cioè interpretazioni scorrette di avvenimenti casuali e di eventi esterni come se
avessero un significato particolare e insolito riferito specificamente all’interessato, ma non sono
sostenute da una convinzione delirante e non rappresentano un delirio di riferimento;
- possono presentare credenze «strane», che oltrepassano la subcultura di loro eventuale riferimento
(che vadano al di là, per esempio, di credenze superstiziose o nella metempsicosi o nella vita
extraterrestre), ed espressioni di «pensiero magico», cioè la convinzione di disporre di un «potere
speciale» nell’influenzare gli avvenimenti e determinare il comportamento altrui, oppure di disporre
di chiaroveggenza, poteri telepatici ecc.;
• sono presenti esperienze percettive insolite (come, per esempio, «sentire» la presenza di persone),
incluse illusioni corporee;
• stranezze nel pensiero e nell’eloquio, per esempio, eloquio vago, circostanziato, metaforico,
iperelaborato o stereotipato (può, per esempio, essere allentato, digressivo e vago, ma senza veri
deragliamenti e incoerenze);
• sospettosità o ideazione paranoide;
• affettività inappropriata o coartata, per esempio non utilizzano l’intera gamma di affetti e condotte
interpersonali implicate nelle relazioni sociali;
• comportamento o aspetto strani, eccentrici o peculiari a causa, per esempio, di insoliti manierismi,
disattenzione per le convenzioni sociali;
• nessun amico stretto e confidente al di fuori dei parenti di primo grado;
• eccessiva ansia sociale, che non diminuisce con l’aumento della familiarità, e tende a essere associata
con preoccupazioni paranoidi piuttosto che con un giudizio negativo di sé.
Cluster B
Difficoltà di regolazione emotiva e controllo degli impulsi
Il disturbo antisociale di personalità corrisponde a quanto, nel passato, si poteva trovare indicato con le
espressioni di «psicopatia» e di «sociopatia». È dato da un quadro di inosservanza e di violazione dei diritti
degli altri:
la persona non riesce a conformarsi alle norme sociali per ciò che concerne il comportamento legale,
- può mentire, truffare e usare condotte manipolative per ricavare profitto o piacere personale,
- prende decisioni sotto l’impulso del momento ed è incapace di pianificare,
- tende a essere irritabile e aggressiva e può commettere aggressioni fisiche,
- ha condotte spericolate e non si cura della sicurezza propria e altrui, può essere estremamente
irresponsabile,
- mostra scarso rimorso per le conseguenze delle proprie azioni
• impulsività in aree come lo spendere soldi in modo irresponsabile, il gioco d’azzardo, rapporti sessuali
non sicuri, l’abuso di sostanze, la guida spericolata, le abbuffate alimentari;
• ricorrenti minacce o comportamenti suicidari, comportamenti automutilanti;
• instabilità affettiva dovuta a una marcata reattività dell’umore (per esempio, episodi di poche ore di
intensa disforia, irritabilità o ansia);
• sentimenti cronici di vuoto (caratteristica comune con quella dei disturbi di narcisismo);
• rabbia intensa e immotivata, e difficoltà a controllarla;
• ideazione paranoide o gravi sintomi dissociativi transitori durante i periodi di stress
Spesso considerano le relazioni con le persone che conoscono marginalmente molto più intime di quanto
non siano. L’espressione delle emozioni è esagerata e teatrale (e spesso imbarazzano amici e conoscenti con
manifestazioni pubbliche eccessive delle emozioni, per esempio, piangere in maniera incontrollata per
ragioni minime).
Hanno spesso un elevato grado di suggestionabilità
Per il Disturbo Istrionico di Personalità non si conoscono al momento interventi mirati ed efficaci a differenza
degli altri Disturbi di Personalità.
Nel caso del disturbo narcisistico di personalità si incontra un quadro di grandiosità, necessità di essere
oggetto di ammirazione, mancanza di empatia. Tali soggetti hanno un senso grandioso di autostima e
sovrastimano le proprie capacità, sono assorbiti da fantasie di illimitati successi, si ritengono superiori,
speciali e unici, si aspettano ammirazione dagli altri, ritengono che a loro tutto sia dovuto, approfittano degli
altri per i propri scopi, mancano di empatia e sono incapaci di riconoscere i sentimenti e le necessità degli
altri
Molto difficili, tutto questo si manifesta anche nella relazione terapeutica, molto difficile saperli lasciare
guidare e contemporaneamente fare in modo che guidino perso la direzione più adattiva e funzionale ai fini
della risoluzione del problema. Deve sembrare un’idea loro altrimenti possono venire messo in atto questi
cicli interpersonali, noi terapeuti non dobbiamo avere meriti
Per disturbo evitante di personalità si intende una modalità pervasiva di inibizione sociale, sentimenti di
inadeguatezza e ipersensibilità al giudizio negativo.
- Nel timore di essere disapprovate o criticate, le persone con questo disturbo evitano quei lavori o
quelle attività scolastiche che comportano un contatto interpersonale;
- entrano in relazione con altri solo se sono certe di essere accettate;
- si vedono come inette, poco attraenti, inferiori;
- sono inibite nelle relazioni intime;
- possono sentirsi gravemente ferite e umiliate per critiche lievissime e finiscono con l’evitare i
contatti sociali pur desiderandoli.
A differenza del Disturbo Schizoide di Personalità dove c’è disinteresse della relazione in quello Evitante c’è
la paura della relazione.
- “Ho bisogno di qualcuno ma nessuno mi vorrà”
- “Quando qualcuno mi è vicino è perché mi vuole sfruttare/dominare, NON perché ci tiene a me”
La caratteristica principale del disturbo dipendente di personalità è un bisogno eccessivo di essere accuditi,
che determina un forte timore delle separazioni e un comportamento sottomesso e dipendente.
- Gli individui si reputano incapaci di badare a sé stessi e di «funzionare» adeguatamente senza l’aiuto
di altri,
- permettono ad altri di prendere le decisioni che li riguardano,
- hanno difficoltà a esprimere il proprio dissenso e non esprimono la propria rabbia,
- hanno difficoltà a prendere decisioni anche per cose di piccola importanza senza consiglio altrui,
- stentano a fare progetti e avviare attività in modo autonomo.
Overwhelming: sopraffatti dai propri stati emotivi: “Devono sempre far felice l’altro”
(Riassunto: Bisogno eccessivo di essere accuditi, comportamento sottomesso e dipendente, difficoltà nel
prendere autonomamente delle decisioni)
(Riassunto: preoccupazione dell’ordine, forte attenzione ai dettagli, sistemare quest’ultimi diventa più
importante dell’attività in sé)