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La psicologia della salute si propone di superare la concezione riduzionista del modello biomedico,
per la quale la malattia è intesa come una deviazione del sistema di variabili biologiche misurabili, in
cui esiste quindi una causa biologica primaria, oggettivamente identificabile, per ogni malattia,
espressione di dicotomia mente-corpo, si fa quindi poca prevenzione, si pensa più alla cura. Nel
modello biopsicosociale di Engels (1977) la diagnosi e il trattamento devono tenere in considerazione
aspetti biologici, psicologici, sociali, superare la dicotomia mente-cervello, sottolineando
l’interazione dinamica dei diversi fattori nell’insorgenza della patologia, é un sistema
multidisciplinare. Aspetti problematici: mancanza di una metodologia appropriata, mancanza di
chiarezza concettuale tra i diversi livelli. In questo modello gli aspetti sociali della salute indicano le
norme sociali del comportamento (non fumare), le pressioni che mirano a cambiare il comportamento
(famiglia), il valore sociale della salute, classe sociale, appartenenza etnica ecc. Per sociale si intende
uno scenario, che fa riferimento alla social cognition.
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Zani, B., Cicognani, E., Psicologia della salute, ed. Il Mulino
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Fischer, N.-G., Trattato di psicologia della salute, ed. Borla
Il modello biomedico
modello ancora dominante nella medicina moderna, secondo questo approccio la malattia riguarda il
corpo e corrisponde ad una disfunzione organica causata da vari agenti patogeni, si basa sulla
separazione mente-corpo, quindi l’attenzione è più sulla malattia che sulla persona malata, è un tipo
di approccio “troppo semplicistico” di causa-effetto, molto utile nel combattere malattie infettive ecc,
ma insufficiente per trattare alcune patologie (cardiovascolari e tumori).
La corrente psicosomatica
secondo questo approccio, lo sviluppo di alcune malattie (respiratorie, digestive, cardiovascolari,
tumorali) è associato ad alcuni fattori psicologici: conflitto psichico e profilo di personalità particolare
per Alexander e scuola di Chicago; funzionamento psichico particolare, con pensiero operatorio;
discorso incentrato sul concreto e sul presente per Marty e istituto di Parigi. Modello non
inconfutabile, in quanto non ha permesso di stabilire il ruolo eziologico di alcune esperienze infantili.
Approccio epidemiologico
ricerca tutto ciò che distingue i gruppi di soggetti malati da quelli sani in base a fattori ambientali,
psicologici, sociali. Agli studi retrospettivi (ricostruire il passato) si sono susseguiti quelli prospettivi,
in cui, alla fine del tragitto di anni, si ricercano i fattori iniziali che differenziavano i soggetti che si
sono ammalati da quelli che sono rimasti in buona salute. Le ricerche dimostrano l’esistenza ad
esempio comportamenti a rischio, ma bisognerebbe integrare i risultati con studi ipotetici-deduttivi,
non solo empirici.
Modello biopscicosociale
nasce in psichiatria con Engels, secondo cui gli aspetti relativi a salute e malattia sono organizzati in
modo gerarchico. Se ogni sistema può essere studiato in modo autonomo e appropriato si sottintende
un’interdipendenza tra i livelli. Modello troppo generale, è un meta modello, troppo “semplice”, in
quanto la malattia implica una storia e quindi delle relazioni non lineari tra fattori.
Modello transazionale
Di Lazarus e Folkman, alla base dell’approccio vi sono transazioni uomo e ambiente, ovvero tra gli
sforzi cognitivi, emozionali, comportamentali che egli dispiega per adeguarsi ad una situazione
sfavorevole specifica, queste si svolgono in due fasi: valutazione e elaborazione di strategie di
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Fischer, N.-G., Trattato di psicologia della salute, ed. Borla
PSICOLOGIA DELLA SALUTE C.A. PROF. LORENZO CAMPEDELLI
aggiustamento. Questi processi modulano l’impatto degli antecedenti ambientali e disposizionali
sullo stato di salute. Modello che minimizza gli aspetti situazionali e disposizionali.
A Partire dal 1955 Lagache sostiene la necessità di una psicologia medica, disciplina con un certo
numero di argomenti vicini alla psicologia della salute, come verrà definita negli Usa negli anni 80.
Essa deve: sostenere psicologicamente i pazienti affetti da malattie somatiche, analizzare gli effetti e
le conseguenze del rapporto medico/malato/famiglia; descrivere i tratti psicologici in base alle forme
di malattia; capire il peso dei valori e delle credenze dei gruppi e le loro influenze sugli esiti delle
prescrizioni, le direttive sulle prevenzioni ecc. Ma questa disciplina non può rinunciare al metodo
clinico, differenziandosi cosi dalla sociologia, Lagache sostiene che l’attività del soggetto nel proprio
mondo interiore ed esteriore non può essere ignorato. La psicologia medica deve in effetti mettere in
risalto l’interdipendenza tra organismo ed ambiente, da un punto di vista pratico, fin dalle sue origini,
gli psicologi clinici investirono il campo della psicologia medica di Lagache, imponendo un
approccio psicoanalitico e/o psicosomatico creando cosi confusione tra metodo clinico e teoria
psicoanalitica, perciò questa disciplina si è estesa poi tra i medici. La psicologia della salute si
sviluppa negli Usa negli anni 80, corrente fondata su metodi oggettivi e quantitativi di matrice
cognitiva, in Italia e Francia sembra essere biologista. Per Matarazzo: la psicologia della salute
analizza i saperi fondamentali della psicologia applicati alla salute e alla malattia.
Per Serafino: la psicologia della salute deve promuovere stili di vita sani, prevenire e curare le
malattie, migliorare la presa in carico dei pazienti, come diceva già Lagache. Quindi l’approccio
clinico, si riferisce ai metodi clinici, che possono essere utilizzati da tutte le sottodiscipline della
psicologia, la psicolgia clinica è una sottodisciplina della psicologia.
–PERCORSO CLINICO IN PSICOLOGIA DELLA SALUTE:
La corrente quantitativa dominante da 30 anni asserisce che gli esperimenti in psicologia non
differiscono da quelli delle scienze naturali, l’esistenza umana quindi è come un oggetto naturale, si
passa da psicologia concreta ad oggettiva. Ma le scienze naturali non ammettono soggettività, è
lontana da logiche soggettive e sociali perciò non si possono utilizzare gli stessi metodi e gli stessi
strumenti utilizzati con gli oggetti naturali. Da qui scende la conclusione logica, sostenuta dagli autori
della corrente qualitativa, che gli individui come le istituzioni e le culture, a seconda degli obiettivi,
possono essere riportati a modelli qualitativi o quantitativi. Il modello cognitivo voleva
scoprire i significati che l’essere umano crea a contatto col mondo per capirne i processi sottostanti,
ma è stato sconvolto dalla predominanza concessa alla metafora della macchina pensante, dalla
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Fischer, N.-G., Trattato di psicologia della salute, ed. Borla
È lecito domandarsi se lo stress sia un fenomeno “nuovo” legato all'evoluzione della società; in realtà
lo stress e sempre esistito e a seconda delle epoche, i nostri antenati hanno sempre e comunque avuto
a che fare con eventi stressanti.
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Fischer, N.-G., Trattato di psicologia della salute, ed. Borla
La psicologia della salute trova nei concetti di salute, malattia e cure dei capisaldi del proprio
interesse.
Dato lo stato di malattia, il soggetto attiva dei comportamenti di salute a volte funzionali, a volte
disfunzionali. Per spiegare la variazione di questi, la psicologia della salute tira in ballo sia fattori
situazionali (ambiente, stress), sia disposizionali (tipo di personalità) che socio-culturali.
In questa lezione saranno presentati i più importanti modelli e le principali teorie che mirano a
descrivere il modo in cui gli individui percepiscono sia le problematiche della salute che della
malattia.
Va premesso che questa attenzione è recente: i primi tentativi di promozione della salute
incorporavano dei messaggi destinati ad evocare paura, credendo che questi, sarebbero riusciti a
indurre la pratica di azioni pro-salute. In realtà, questa tipologia di messaggio aveva solo effetti a
breve termine scaturendo condotte di evitamento del problema, anziché di approccio. Urgevano
strategie più efficaci.
I modelli che vedremo centrano il loro ragionamento sulla forza di alcune credenze, o di alcune
valutazioni del rischio, sull’autoefficacia (Bandura).
Il valore della salute (Lau e coll., 86)
Più che un modello si tratta di un concetto generale che descrive il valore che gli individui
riconoscono alla salute in relazione ad altre variabili come la ricchezza e/o la felicità. Coloro che
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Leventhal H, Scherer K (1987) The relationship of emotion to cognition: a functional approach to a semantic
controversy. Cognition and Emotion 1:3–28
La psicologia della salute non va ridotta a una psicologia della malattia. Per lavorare sul tema della
prevenzione e dell’educazione alla salute occorre un approccio olistico sulla persona, che abbracci
componenti bio-psico-sociali, e che la consideri nell’arco della vita.
Conta sia un’attenzione rivolta agli effetti brutali e invalidanti che la malattia ha sull’individuo che è
vittima, ma anche un’attenzione alle sue modalità di reazioni.
La psicologia della salute deve occuparsi di sofferenza e difficoltà della vita, sviluppando in parallelo
un interesse verso qualità e valore della vita.
Esaminando le relazioni tra salute (valori, condotte e rappresentazioni), malattia (valori,
rappresentazioni e condotte) e identità poniamo il soggetto in una posizione dinamica, attiva e
responsabile del proprio stare, in possibile relazione con la sua identità di paziente e il suo ruolo di
malato.
La salute e la dinamica identitaria
Nell’Encyclopaedia Universalis il termine “salute” e “identità” compaiono insieme in 148 rubriche,
“malattia” e “identità” in 170. In Bioetica l’identità personale è l’insieme delle caratteristiche
umane che ci distinguono dal mondo animale. L’isteria, infatti, è spiegata come l’identità che non si
lascia definire, la molteplicità dell’essere, la non costruzione del sé. Definire l’identità sembra dunque
non impossibile ma complesso.
La nozione di qualità di vita è stata introdotta per la prima volta nel 1960 negli Stati Uniti nella
“Commissioni on National Goals” dove il legame tra salute, qualità di vita, benessere e soggettività
sono posti in rilievo. Va precisato che la qualità di vita, in Europa, è stata innanzitutto associata alle
cure palliative, e quindi in parte ridotta alla qualità di sopravvivenza.
L’OMS ha efficacemente definito la quality of life come “la percezione che ha un individuo del suo
posto nell’esistenza, nel contesto della cultura e del sistema dei valori nei quali vive, in relazione con
i propri obiettivi, le sue aspettative, le sue norme e le sue inquietudini. La qualità di vita è associata
in modo complesso con: la salute fisica, lo stato psicologico, il livello di indipendenza, le relazioni
sociali, la relazione con l’ambiente, la cultura e la politica”.
È chiaro che nella definizione sono compresenti aspetti soggettivi ed ecologici. L’identità come
ancoraggio e l’identizzazione come illusione vitale.
L’identità è il sistema di rappresentazioni, immagini e sentimenti, che hanno una funzione difensiva
e costruttiva, per mezzo dei quali la persona si definisce, si riconosce ed è riconosciuta da altri.
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Fischer, N.-G., Trattato di Psicologia della Salute, ed. Borla
1. IL PROCESSO DI RICERCA
7. IL CAMPIONAMENTO
Da una quindicina d'anni si può osservare uno sviluppo dei metodi qualitativi, che, a differenza dei
metodi quantitativi, si focalizzano su ricerche contestualizzate attraverso lo studio di casi
particolari, l'analisi del discorso, l'osservazione naturale e la descrizione dei dati. Distinzione tra il
termine metodo e metodologia: il termine metodologia rinvia ai legami fra la teoria della realtà sociale
ed il metodo usato da uno studio per rendere conto di un aspetto della realtà, il termine metodo rinvia
alle tecniche di raccolta e analisi dei dati.
Durante il secolo scorso sono stati fatti molti progressi nel campo della lotta contro il cancro, grazie
all'intervento di più fattori:
1) ottimismo dovuto ai traguardi terapeutici raggiunti dalla chirurgia, la radioterapia e dai trattamenti
medici,
2) approccio pluridisciplinare alla malattia nelle sue varie fasi (oncologo, chirurgo, psicologo, ecc),
3) nuovo dialogo tra paziente e medico che pone le basi della relazione attorno alla malattia,
4) miglioramento delle cure complementari,
5) ridefinizione delle cure palliative,
6) definizione dei diritti dei pazienti.
Il fenomeno metastatico
La biologia ci permette oggi di suddividere le diverse tappe che permettono ad una cellula di migrare
dal tumore primitivo verso altri organi per permettere lo sviluppo di metastasi.
La crescita tumorale. Numerosi fattori di crescita stimolano il tumore primitivo. Questi fattori attivano
la proliferazione della cellula per mezzo di segnali intracellulari, segnali che possono essere lanciati
all'esterno della cellula e andare a stimolare altre cellule vicine che posseggono un recettore sulla
propria membrana.
L'invasione. Le cellule, provenienti dal tumore primitivo, vanno a erodere i tessuti vicini per
aumentare il volume del tumore primitivo, ma soprattutto per avvicinarsi ai vasi, aprire o distruggere
la loro parete, e passare nella circolazione generale.
La circolazione sanguigna. Con l'apertura della parete dei vasi, la cellula tumorale può circolare nei
vasi sanguigni o linfatici. E qui sarà sottomessa ad attacchi che causeranno molte morti cellulari (a
causa dei linfociti NK, e della distruzione meccanica nei piccoli vasi).
L'aggregazione. La cellula tumorale cerca ora di attaccarsi alla parete del vaso per mezzo di complessi
sistemi di aggregazione cellulare.
Nelle società protostoriche il dolore era considerato come qualcosa di esterno e "malvagio" che
attaccava il corpo, una punizione, un segno degli dei.
Questo approccio permane fino alla nascita della medicina greca introdotta da Ippocrate, che definisce
il dolore come uno stato che va contro l'armonia naturale. In seguito, il Medio Evo rappresentò circa
mille anni di oscurantismo scientifico per l'Occidente.
Le concezioni attuali sul dolore, così come i primi progressi nella lotta al dolore, appaiono solamente
nel XIX secolo.
n.b. Il contenuto del presente modulo è stato formulato e rielaborato sulla base delle informazioni, dati, teorie e
postulati, ivi compresi i rimandi bibliografici indicati dall’autore. Per eventuali approfondimenti si consiglia la
lettura integrale del seguente testo:
Fischer, N.-G., Trattato di Psicologia della Salute, ed. Borla
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Fischer, N.-G., Trattato di Psicologia della Salute, ed. Borla
Ogni malattia si definisce come uno stato di salute caratterizzato da una perturbazione più o meno
grave dei processi vitali dell’organismo, provocata da agenti patogeni. L’esperienza della malattia
grave rappresenta il momento in cui si fa ricorso a risorse psichiche insperate per far fronte alla
situazione; questo perché la malattia grave sconvolge non lo solo lo stato di salute, ma anche la vita
psichica, facendo precipitare il soggetto in condizioni di vita radicalmente diverse e minacciandone
l’esistenza stessa.
Nessuno è pronto ad affrontare tali sconvolgimenti, poiché gli apprendimenti anteriori e le
acquisizioni dell’esperienza sono impotenti nel loro insieme ad affrontare l’impensabile. Durante
queste situazioni drammatiche, la persona realizza che il rischio di morire realmente ad una certa data
è del tutto diverso dal sapersi mortale.
Ogni malattia introduce un insieme di fratture nell’esperienza stessa di vivere, e fra queste in
particolare la rottura dell’identità precedente. I malati si trovano spogliati dei gusci tranquillizzanti
che gli assicuravano stabilità e autostima, risultando in una distruzione dell’immagine personale che
si erano creati; la finalità di quest’identità sarebbe di adattarci socialmente e di non renderci
completamente responsabili della nostra vita, ma il confronto con la malattia fa esplodere di nuovo
questo conflitto. Essere malato significa entrare in una nuova identità sociale, imposta da nuove
regole di conformità. È un’esperienza di de socializzazione e risocializzazione che si basa
particolarmente sul sistema dei valori. Per far fronte alla situazione e sopravvivere, bisogna inventarsi
nuovi valori laddove al momento non ce ne sono.
Il coping è definito come l’insieme degli sforzi cognitivi e comportamentali destinati a controllare,
tollerare o ridurre le esigenze interne o esterne che ci sembrano intollerabili e che minacciano od
oltrepassano le risorse di un individuo; è fondamentalmente un modo di far fronte allo stress. Le
strategie di coping sembrano dunque utili a gestire lo squilibrio o le perturbazioni provocate da un
evento o da una situazione stressante, sviluppando dei mezzi cognitivi ed emozionali tali da
controllarne o diminuirne gli effetti negativi. Si presuppone con questa definizione che il
comportamento umano sia a priori dotato di un potenziale di risposte per far fronte agli eventi
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Fischer, N.-G., Trattato di Psicologia della Salute, ed. Borla
PSICOLOGIA DELLA SALUTE C.A. PROF. LORENZO CAMPEDELLI
La perdita del conosciuto e l’angoscia del dopo sono sicuramente i tormenti più manifesti di coloro
che vivono i loro ultimi momenti. Queste persone possono ricevere un’ancora di salvezza
dall’esterno, ma è necessario che il loro corpo non sia eccessivamente dolorante perché possano
accettarla: da qui, l’importanza delle cure palliative affiancate ad un aiuto psicologico. Un buono
numero di pazienti ci mostra che la limitatezza di tempo intensifica i legami affettivi, i rapporti con
gli altri; al contrario, per la larga maggioranza, la mancanza di tempo è percepita come un intralcio
all’elevazione di sé. Le delusioni ed i rimpianti sono immensi, e l’ansia sembra persistere quando una
grande quantità di progetti rimane incompiuta: in particolare, quello di amare. Molti pazienti quindi
soffrono di un’ansia persistente, provocata dai morsi del non detto, che porta ad un morire nostalgico.
La psicologia clinica cerca di trasformare quest’ansia in pacificazione, malgrado il tempo ridotto,
grazie ad un incontro segnato dalla compassione e dalla bontà.
In molti casi, questi pazienti finiscono nella depressione e nell’ansia, che sono indici di conflitti non
risolti prima della fase terminale; questi conflitti sono imputabili a difficoltà di comunicazione,
all’impatto della malattia e dei trattamenti ed all’adattamento al cambiamento di ruolo.
L’accompagnamento di questi malati grave nella sofferenza globale agirà come fonte inestimabile di
conforto di fronte all’inevitabile.
La depressione è quattro volte più frequente nei pazienti colpiti da cancro rispetto alla popolazione
generale. Spesso è condita da un atteggiamento letargico o di ritiro, in particolare nei pazienti malati
da lungo tempo. L’ansia è riconoscibile nei pazienti che sollecitano un’attenzione eccessiva, che
soffrono d’insonnia o incubi e che, al tempo stesso, negano la gravità della loro malattia o
l’importanza delle loro preoccupazioni personali. Ma se contattano un medico e ammettono il loro
stato d’ansia, avranno la fortuna di camminare verso il conforto. La medicazione combinata con la
psicoterapia puntuale e intensiva per rialzare l’umore, favoriscono l’addomesticamento agli impatti
della malattia. Dopo la depressione, l’ansia è infatti il sintomo psicologico più comune nei malati
gravi. La minaccia della morte riattiverebbe l’angoscia delle separazioni vissute e cumulate nella vita.
Il paziente sarebbe tanto più vulnerabile quanto più ha vissuto nella sua infanzia una perdita
traumatizzante o se non si è totalmente ripreso da un recente lutto.
Barraclough (1999) ha identificato una personalità di “tipo C” per descrivere la tendenza dei pazienti
cancerosi a negare o reprimere le emozioni negative per paura che la loro espressione sia giudicata
socialmente inaccettabile. Queste persone esternano una grande gentilezza e amano far piacere agli
altri, ma quando la malattia esplode, una parte importante di loro crolla, e si congelano psichicamente.
Un sostegno assicurato da una piccola equipe, idealmente composta da un medico, un’infermiera e
La medicina della metà del XX secolo si basava quasi esclusivamente sulla concezione strettamente
biomedica (riduttrice) di un dato disturbo, dando poca importanza a fattori come i comportamenti
adattivi del soggetto, il suo stile di vita, ecc. Ma quando hanno cominciato a farsi largo dimostrazioni
secondo cui, ad esempio, per eliminare l'alcolismo non serviva solo ed esclusivamente curare una
cirrosi epatica, si sono accorti che il carattere unitario e singolare di una malattia non implicava la
stessa univocità eziologica. Così, una malattia con diagnosi semplice e non ambigua può rinviare a
fattori eziologici multipli, mentre una malattia complicata come la polmonite, si scompone in più stati
di morbilità le cui cause sono più "facili" da circoscrivere. Inoltre è da sottolineare, da un lato, come
il limite tra la normalità e la patologia volte sia veramente sottile (ipertensione, alcolismo, ecc..) e,
dall'altro, come questi disturbi spesso siano "sensibili al contesto". Infine, va presa in considerazione
anche la natura primaria vs secondaria di ogni disturbo, così come la loro eventuale comorbilità.
3. Il ruolo della famiglia e dei pari nello sviluppo dei problemi di alcol: verso una concezione
integrata di fattori in causa
La famiglia, come il gruppo dei pari, non sono degli strumenti di persuasione o di modellamento
infallibili, che impongono i loro messaggi pro o contro l'alcol ad un recettore passivo; il fatto di
entrare in una relazione problematica con una sostanza psicoattiva (e di sviluppare eventualmente
una dipendenza) dipende da un insieme di relazioni particolari che indeboliscono l'essere in fase di
sviluppo facendone un soggetto a rischio.
L'influenza della famiglia
Prima di tutto, i ricercatori hanno distinto più livelli di influenza per studiare l'impatto familiare sui
comportamenti di alcolismo:
-per quanto riguarda l'influenza individuale, cioè l'impatto di un individuo della famiglia su un altro,
sono stati messi in rapporto essenzialmente i comportamenti del figlio nei confronti dell'alcol e, per
quanto siano un fattore importante, i modelli parentali di alcolizzazione non forniscono una
spiegazione esaustiva delle condotte adolescenziali nei confronti dell'alcol;
-studi su campioni di famiglie con parenti alcolizzati mostrano che gli apprendimenti sull'alcol
cominciano prima di quando non si creda e che lo sviluppo di schemi interiorizzati sull'alcol potrebbe
variare in funzione degli usi parentali di esso;
-sull'influenza delle interazioni genitori/figli, secondo Jacob e Leonard sono due le dimensioni
maggiori dell'azione genitoriale che strutturano i modi di interazione in causa: da una parte
l'educazione (nurturance) e dall'altra il controllo (control). Disfunzioni gravi nell'uno o nell'altro
causano gravi danni e duraturi a livello dello sviluppo emozionale e cognitivo nel bambino (ovvero,
n.b. Il contenuto del presente modulo è stato formulato e rielaborato sulla base delle informazioni, dati, teorie e
postulati, ivi compresi i rimandi bibliografici indicati dall’autore. Per eventuali approfondimenti si consiglia la
lettura integrale del seguente testo:
Fischer, N.-G., Trattato di Psicologia della Salute, ed. Borla
Newcomb afferma che sia possibile costruire un modello ad equazioni strutturali (MES) che tenga di
conto dei costrutti caratteristici del campo biopsicosociale; l'effetto di influenza di queste variabili
latenti potrà essere poi testato sulle variabili risultati, sia a livello di fattore comune che a livello di
parti specifiche giocate da ognuna delle componenti del costrutto. Nel "modello ipotetico" di
Newcomb (1994), il costrutto latente definito come "disfunzione familiare" contiene diversi aspetti
comuni a vari indicatori di problemi familiari (conflitto genitoriale, deficit di comunicazione nella
famiglia, ecc…), però questo modello tende a separare la parte comune delle variabili da quella
specifica che fa capo ad ogni componente del costrutto, in modo tale che ogni tipo di problema
familiare possa essere utilizzato come predittore a tutti gli effetti. Inoltre, la parte comune propria a
più variabili può essere interpretata come un costrutto latente di devianza generale.
Nel caso di questo modello, Newcomb individua quattro "percorsi causali":
1. da un costrutto latente ad un altro latente;
2. da un costrutto latente ad una misura residuale specifica;
3. da una variabile caratterizzata dalla sua misura residuale ad un costrutto latente;
4. da una variabile residuale ad un'altra residuale.
5. Le rappresentazioni profane delle cause dell'alcolismo: interessi e limiti del punto di vista "in prima
persona"
Per introdurre a questo paragrafo si fa riferimento ad uno studio su 1000 alcolizzati, scelti su un
campione di 5000 in riferimento ad un gruppo di mutua assistenza per malati alcolizzati, divisi in 794
uomini e 206 donne.
L'eziologia profana dell'alcolismo femminile
La popolazione delle alcoliste donne si divide in due tipi di alcolismo. Nel primo caso, il ricorso
all'alcol si presenterebbe in tempi tardivi, significativamente associato all'esperienza detta del "nido
vuoto", per cui si assiste allo spopolamento dell'universo familiare percepito come la causa degli
affetti negativi (es, depressivi); spesso sembra comparire nelle donne le quali assistono all'abbandono
da parte del figlio ormai grande della sfera familiare ed in concomitanza con un coniuge spesso
assente ed impegnato in attività esterne alla famiglia. La rappresentazione di queste donne del loro
alcolismo è come se fosse fondata su una sorta di "trauma esistenziale" che, secondo loro, indurrebbe
degli affetti negativi con conseguente ricorso compensatorio all'alcol.
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Fischer, N.-G., Trattato di Psicologia della Salute, ed. Borla
Cambiare un comportamento legato alla salute non è un compito facile. In via generale, un
comportamento è prima di tutto un’azione osservabile, ma non sono le motivazioni personali che
permettono di qualificarlo come comportamento legato alla salute; sono piuttosto le conseguenze,
positive o negative che può avere sulla salute.
Specifiche del settore della -Modello credenze relative -Modello del processo
salute alla salute prudenza adattamento
-Teoria della motivazione a -Modello di riduzione del
proteggersi rischio di AIDS
-Modello informazione,
motivazione e comportamento
LE TEORIE DI PREDIZIONE
- Il modello delle credenze relative alla salute (Health Belief Model, HBM):
comparso verso il 1950 (Rosenstock, 1974). Originariamente è stato formulato allo scopo di spiegare
perché le persone accettavano/ non accettavano di fare un test di individuazione delle malattie
asintomatiche (es. cancro ai polmoni). In seguito, il modello è stato utilizzato per comprendere i
comportamenti associati alla prevenzione delle malattie (es. vaccinazione) e all’osservanza
terapeutica. Le applicazioni che riguardano lo studio dei comportamenti legati alla salute (es.
abitudini di vita) sono più recenti. L’ HBM asserisce che un individuo può effettuare delle azioni per
prevenire una malattia (o una condizione sgradevole) se possiede le conoscenze minime in materia di
PSICOLOGIA DELLA SALUTE C.A. PROF. LORENZO CAMPEDELLI
salute e se considera quest’ultima come una dimensione importante confrontando i vantaggi e gli
svantaggi per prevenire la malattia.
Esempio: dopo aver abbandonato l’uso del tabacco, il soggetto arriva alla conclusione che questa
azione ha più lati buoni che cattivi, quindi conclude che smettere di fumare è una misura preventiva
efficace per preservare la qualità dei suoi polmoni. L’HBM quindi mette essenzialmente l’accento
sulle credenze legate alla salute o alla malattia.
- Teoria sociale cognitiva di Bandura (1986). Secondo questa teoria, le differenze individuali nel
modo di compiere un’azione o di adottare un comportamento significativo si spiegano in larga parte
con 2 credenze: la credenza nell’efficacia del comportamento e quella dell’autoefficacia.
Secondo questa teoria, un individuo adotta un comportamento di salute se considera che quest’ultimo
contribuisce al raggiungimento dei risultati previsti ma, prima di tutto, se ha sufficientemente fiducia
nella sua capacità di realizzarlo al momento di eseguirlo.
- Le teorie dell’azione ragionata (Fishbein e Ajzen, 1975): secondo questi autori l’adozione di un
comportamento controllato dalla volontà dipende solo dalla motivazione, la quale, a sua volta,
canalizza tutti gli atteggiamenti e le regole che un individuo segue nei suoi confronti in un contesto
ben definito. Gli atteggiamenti raggruppano, da una parte, le risposte cognitive ed emozionali che
sorgono spontaneamente al pensiero di adottare un comportamento e, dall’altra, la valutazione
soggettiva delle conseguenze dell’agire sulla vita. Le norme soggettive informano sull’importanza
che l’individuo attribuisce all’opinione delle persone che lo circondano, riguardo al suo
comportamento.
Sebbene interessante, la teoria dell’azione ragionata include solo i comportamenti sorretti dalla
volontà. Capitano, tuttavia, delle situazioni nella vita in cui il controllo volontario è limitato.
Per ovviare a questa lacuna Ajzen ha introdotto la teoria del comportamento pianificato (1991).
Questa componente riflette la capacità di un individuo di adottare un comportamento o in un contesto
generale o al momento di superare alcune eventuali difficoltà. Come gli atteggiamenti e le norme
soggettive, la percezione del controllo comportamentale può influenzare l’intenzione e, inoltre, può
agire direttamente sul comportamento. Tuttavia, il valore predittivo o la forza di associazione fra le
variabili di queste teorie saranno dipendenti dai 4 elementi seguenti: l’azione, l’oggetto, il contesto e
il tempo. Secondo Ajzen e Fishbein (1980) la predizione del comportamento sarà tanto più esatta
quanto più il contesto nel quale si svolge ed il momento in cui potrà realizzarsi saranno stati
specificati.
- La teoria dei comportamenti interpersonali (Triandis, 1980): considera che il comportamento risulta
da 3 fattori: la forza dell’abitudine, l’intenzione di adottare il comportamento e la presenza di
condizioni che ne facilitano l’adozione. I 2 primi fattori variano a seconda della novità del
La nozione di sostegno sociale è stata introdotta in psicologia della salute per indicare l’ambiente
sociale del malato, inteso non solo nelle sue caratteristiche oggettive, ma anche nel modo in cui gli
individui lo percepiscono. Degli studi (Dressler e Bindon, 2000; Seeman 2001) hanno mostrato che
qualcuno può percepire una situazione come stressante e non avere reazioni di ansia e sconforto se
beneficia di un sostegno sociale. Al contrario, un debole sostegno sociale sembra costituire un fattore
di vulnerabilità di fronte ad un evento stressante. L’importanza e la specificità del sostegno sociale
non risiedono nella somma delle relazioni, ma piuttosto nella qualità dei supporti affettivi che queste
rappresentano per il malato. Ciò che sembra importante è il modo in cui l’individuo percepisce questo
sostegno sociale. Per questo è stata apportata un’ulteriore distinzione in diversi studi fra sostegno
sociale percepito (che rappresenta la valutazione fatta dall’individuo del sostegno affettivo che gli
viene dato, in relazione all’adeguatezza o meno del sostegno) e il sostegno sociale ricevuto (che
corrisponde alla rete relazionale che si sviluppa attorno a questo individuo). Per Schumaker e
Brownell (1984), il sostegno sociale può definirsi come uno scambio fra 2 persone allo scopo di
migliorare la qualità di vita di una di loro. Kobasa (1985), il sostegno sociale è una risorsa psicologica
La messa in relazione
In sintesi, essere un curante sufficientemente buono significa poter contenere la sofferenza dei
pazienti che non possono gestirla da soli. Significa aiutare il paziente, per mezzo della relazione, a
ritrovare le sue capacità e il suo equilibrio per affrontare la malattia.
Chi svolge una professione di aiuto può trovarsi a dover rispondere a bisogni non sempre
soddisfacibili, sia per la mancanza di mezzi, sia perché le richieste possono essere improprie, questo
a lungo andare può portare ad uno stato di logoramento e di stress psicofisico, che li rende meno
attenti alle esigenze degli utenti, noto come sindrome del burnout.
Questo termine fu proposto negli anni ’70 da Freudenberg. È la risposta ad una situazione avvertita
come intollerabile: l’operatore percepisce una discrepanza tra richieste degli utenti e risorse
disponibili, ne deriva un senso di impotenza acquisita, dovuto alla convinzione di non poter fare nulla
per modificare la situazione.
2
Zani, B., Cicognani, E., Psicologia della salute, ed. Il Mulino
3
Bettinardi, O., Gremigni, P., Psicologia della salute. Strumenti di valutazione psicometrica, ed. Erickson
n.b. Il contenuto del presente modulo è stato formulato e rielaborato sulla base delle informazioni, dati, teorie e
postulati, ivi compresi i rimandi bibliografici indicati dagli autori. Per eventuali approfondimenti si consiglia la
lettura integrale dei suddetti testi:
Zani, B., Cicognani, E., Psicologia della salute, ed. Il Mulino
Bettinardi, O., Gremigni, P., Psicologia della salute. Strumenti di valutazione psicometrica, ed. Erickson
La cultura è la matrice all’interno della quale opera qualsiasi comportamento umano, ed è anche ciò
che contraddistingue il comportamento umano dal comportamento animale. Le variabili culturali non
sono solo dei filtri attraverso i quali vengono percepiti la salute ed il trattamento delle malattie, ma
anche parte integrante dei processi biologici della salute e della malattia.
La ricerca interculturale può aiutare a chiarire la natura delle interazioni fra fattori biologici,
psicologici e culturali. Gli studi monoculturali di malattia sono, per loro stessa natura, limitati per
quanto riguarda la generalizzazione ad altri ambienti o gruppi. Gli studi interculturali permettono
invece di identificare dei fattori di rischio che si possono applicare alla cultura in generale. Essi
identificano anche fattori di rischio significativi che sono amplificati, o in alcuni casi attenuati per
mezzo della cultura. Per fare un esempio nello studio di Framingham sui disturbi cardiaci, il fumo è
uno dei fattori di rischio per la malattia cardiaca nel Massachusetts e a Honolulu, ma non a Porto
Rico. Un’altra differenza riguarda il peso relativo (l’obesità). Quest’ultimo era un fattore di rischio
minore per la popolazione bianca degli Stati Uniti rispetto agli altri due gruppi. Questo studio
evidenzia che la malattia coronarica ha un'eziologia complessa, con fattori di rischio multipli,
distinguendosi dalla maggior parte delle malattie contagiose che si possono abitualmente ricollegare
ad un unico agente patogeno, o al cancro al polmone per il quale il tabacco è un fattore significativo
fondamentale.
Non si può far molto per controllare i fattori di eziologia e dell’ambiente quali l’esposizione alle
radiazioni o i fattori genetici. Non si può fare niente per quel che riguarda i fattori di rischio
significativi quali l’età, la razza o il sesso. Al contrario, si può fare molto per modificare il
comportamento.
Nello studio di salute avventista si mettono a confronto due gruppi di non-fumatori ed il gruppo
avventista presenta tassi inferiori di cancro ai polmoni. I benefici dell’astinenza dal fumo sono
incrementati dal consumo di frutta nell’alimentazione. Allo stesso modo in cui la presenza di fattori
di rischio multipli aumenta la probabilità che la malattia si manifesti, la presenza di comportamenti
di salute multipli accresce la probabilità di buona salute e permette di spiegare perché alcuni fumatori
vivono a lungo in buona salute e perché altri individui che non hanno mai fumato sviluppano dei
disturbi cardiaci.
Studi interculturali inoltre mettono in luce dei fattori che aumentano la vulnerabilità alla malattia:
fattori psicologici e sociali che indeboliscono la risposta immunitaria. Le conclusioni della ricerca
1
Fischer, N.-G., Trattato di Psicologia della Salute, ed. Borla
In accordo con la definizione dell'OMS olistica e positiva della salute, non solo come assenza di
malattia o infermità, ma anche come stato di benessere fisico mentale e sociale, la psicologia dell'
ambiente pone la sua attenzione sulle condizioni ambientali in grado di influire sulla salute sia
Il rapporto tra salute e lavoro non è un tema nuovo, la preoccupazione dei medici, relativa
all’influenza nociva del lavoro sulla salute è un argomento molto dibattuto. Eppure il lavoro
rappresenta anche una fonte intrinseca di profitti psicologici.
La prestazione sul lavoro, ha infatti acquisito un ruolo centrale nella costruzione dell’autostima. Con
il lavoro, l’individuo acquisisce ruoli sociali, esercita le proprie competenze, sviluppa una rete di
supporto sociale, guadagna benessere psicologico. Al contrario, la privazione di lavoro è in genere
associata ad un deterioramento della salute psicologica e fisica.
I modelli della salute sul lavoro
Il modello «domanda-controllo»
Gli stressor legati al lavoro sono numerosi e diversificati (carico di lavoro, lavoro ripetitivo,
sorveglianza, management arbitrario,ecc…). Karasek (1979) presenta un modello operatorio in cui
vengono sottolineate due caratteristiche comuni a questi stressor:
le esigenze o le pressioni del lavoro (dove lavorare rapidamente);
il basso costo (o la debole discrezionalità di decisione) di cui il lavoratore dispone.
La discrezionalità di decisione, include al tempo stesso l’opportunità di esercitare le proprie
competenze e quella di prendere delle decisioni.
Secondo Karasek, la tensione appare quando le esigenze di lavoro sono elevate e la discrezionalità di
decisione è debole. Da questo modello, discendono altre tre predizioni:
-le situazioni poco esigenti con un alto grado di controllo produrranno deboli tensioni psicologiche;
-le situazioni in cui basse esigenze sono associate ad una bassa opportunità di controllo ridurranno
-la capacità di risolvere i problemi e produrranno degli stati di apatia;
Il modello psicodinamico si basa su un approccio della salute in termini di equilibrio psichico, ossia
una visione della salute psichica al lavoro. Questa è intesa in funzione di una interazione dinamica,
da un lato, fra l’organizzazione del lavoro con i suoi obiettivi e le sue costrizioni e, dall’altro, gli
orientamenti e le aspirazioni dell’individuo che cerca di realizzarsi. Questa dinamica del lavoro
costituisce una sfida psichica: se essa permette all’individuo di svilupparsi, di procuragli piacere,
allora il lavoro gli offre un’opportunità di esprimere i suoi desideri nel quadro della sua partecipazione
ad una squadra; ma se il lavoro gli impedisce questo tipo di investimento, allora appare una sofferenza
specifica contro la quale il lavoratore cercherà di difendersi, ma che bloccherà l’espressione del suo
investimento.
Il modello psicodinamico ha evidenziato dei fattori determinanti legati all’importanza della
dimensione soggettiva delle situazioni di lavoro. Tre elementi entrano in gioco nella salute psichica
sul lavoro:
1. Tutto ciò che contribuisce a mantenere o a sviluppare l’equilibrio psichico sul lavoro. Questo è il
risultato di un adattamento al lavoro in cui si costruisce una relazione positiva che permette
globalmente all’individuo di realizzarsi. La realizzazione di sé sembra dunque tanto più elevata
quanto più la situazione professionale offre una “risonanza simbolica” creatrice di piacere e di senso;
2. Un secondo fattore, complementare al precedente, riguarda le possibilità di investimento concreto
delle capacità cognitive, affettive, relazionali, che permette il lavoro. Quando il modo di lavorare è
Da una trentina d’anni, gli psicologi hanno riconosciuto i benefici psicologici e fisici che procuravano
gli ambienti controllabili. Essi hanno dimostrato che essere di fronte a situazioni o compiti non
controllabili, produce deficit cognitivi, affettivi e motivazionali. Di fatto, l’esercizio del controllo,
ovvero la capacità di fare delle scelte e di agire di conseguenza, ma anche la capacità di predire le
conseguenze delle proprie azioni, è segno di benessere. Le ricerche empiriche hanno mostrato in
modo consistente che un debole controllo e/o un’impossibilità di prendere delle decisioni, sono
Le relazioni interpersonali
Le interazioni al lavoro sono state studiate soprattutto in relazione al supporto sociale. Quando un
lavoratore percepisce che le sue relazioni di lavoro sono caratterizzare da una mancanza di supporto
sociale, egli risentirà stress e proverà una debole soddisfazione professionale. In parallelo, i rischi di
sviluppare delle malattie cardio-vascolari aumenteranno. L’efficacia reale del supporto sociale è
soggetto di numerose polemiche, tuttavia vi è accordo nel pensare che nel lavoro, un supporto sociale
elevato da parte dei colleghi o della gerarchia ha un effetto diretto sul benessere psicologico e fisico,
e può avere un effetto tampone sulle situazioni stressanti. Al contrario, i conflitti fra colleghi, fra
subordinati e gerarchia, o nelle relazioni di servizi, fra professionisti e clienti, sono fonti di stress, di
ansia e di condotte di dipendenza.
Delle ricerche basate sulla teoria dell’equità hanno dimostrato che delle relazioni percepite come
inique non generano semplicemente un sentimento di ingiustizia, ma anche burn-out. Il burn-out è
definito come sindrome da esaurimento emotivo, di depersonalizzazione e di ridotta realizzazione
personale che insorge negli individui che operano a contatto con altre persone. L’esaurimento
emotivo rinvia al fatto che la persona è ”svuotata nervosamente”, ha perso qualunque entusiasmo,
non è più motivata dal proprio lavoro. Esso è associato a fattori di tensione psicologica, di ansia, di
fatica fisica. La depersonalizzazione corrisponde a degli atteggiamenti impersonali, negativi, cinici
verso i clienti o i pazienti. Infine, con la realizzazione personale ridotta, l’individuo valuta sé stesso
in modo negativo, non attribuendosi alcuna capacità di far avanzare le cose.
3. La prevenzione
I livello di intervento
Si possono distinguere tre tipi di prevenzione: primaria, secondaria e terziaria.
1. Con la prevenzione primaria, si tratta di prevenire lo stress agendo sulle sue origini o sui fattori
favorenti. Il bersaglio dell’intervento può essere l’individuo, l’organizzazione, l’interfaccia
individuo/organizzazione (selezionare le persone più adatte per un compito). L’obiettivo è in generale
quello di identifica e modificare le caratteristiche potenzialmente stressanti dell’ambiente di lavoro o
dell’individuo, oppure di creare ambienti di lavoro privi di stress.
2. La prevenzione secondaria cerca di ridurre le conseguenze dello stress prima che queste assumano
proporzioni più gravi. In questo caso, l’oggetto di intervento è principalmente il lavoratore. La
maggior parte degli interventi cerca quindi di addestrare i lavoratori nel ridurre lo stress. La critica
più comune è che essi non cercano di ridurre la fonte dello stress, ma semplicemente di insegnare agli
individui i mezzi efficaci per farvi fronte.
3. La prevenzione terziaria interviene laddove l’individuo abbia subito un trauma profondo,
proponendogli un trattamento o una modificazione delle condizioni di lavoro, con l’obiettivo di un
ritorno all’occupazione. In questo caso, in termine prevenzione può apparire inappropriato, ecco
perché alcuni preferiscono parlare di trattamento, riabilitazione o riadattamento.
2
Meichenbaum, D., Al termine dello stress - Prevenzione e gestione secondo l'approccio cognitivo comportamentale
Erickson
Conclusione
Secondo l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, le categorie di rischi considerate
più importanti per l’avvenire sono gli agenti chimici (cancerogeni), la sicurezza e gli aspetti
psicosociali (stress sul lavoro). I fattori psicologici sono dunque, nell’ambito del lavoro, al rango
delle prime preoccupazioni. Di fatto, se le conoscenze di cui disponiamo permettono di analizzare il
legame fra salute e lavoro, nel corso degli ultimi decenni, la natura ed il contento del lavoro hanno
conosciuto una trasformazione drastica e richiedono nuove analisi. Lo sviluppo del settore dei servizi,
la mondializzazione dell’economia, il numero crescente di contratti a tempo determinato e dei lavori
precari, le esigenze di flessibilità, il lavoro temporaneo, ecc., hanno contribuito ad una rapida
trasformazione. In altre parole, l’ambiente di lavoro, e con lui, il contratto psicologico fra il datore e
il lavoratore, subisce una mutazione radicale.
La psicologia della salute non potrà senza dubbio accontentarsi di accompagnare i cambiamenti, ma
dovrà equilibrare e articolare la parte delle variabili individuali ed organizzative. Essa dovrà anche
mostrare la propria capacità di formare dei professionisti che sapranno tenere i due fili essenziali
rappresentanti dalla ricerca fondamentale e applicazione pratica. La capacità di questi professionisti
di intraprendere delle ricerche pluridisciplinari sarà un pegno di riuscita.
Concetti chiave
Burn-out→ sindrome di esaurimento emotivo, di depersonalizzazione e di riduzione della
realizzazione personale, che implica lo sviluppo di immagini negative di sé, di atteggiamenti
sfavorevoli nei confronti del lavoro e una perdita di interesse per l’altro.
Modello dell’aggiustamento individuo-ambiente→ quadro concettuale che considera le transazioni
complesse fra le attese degli individui e le caratteristiche degli ambienti di lavoro, e che valuta la loro
adeguatezza, in particolare attraverso il ruolo delle percezioni e nell’emergenza dello stress.
Psicopatologia del lavoro→ studio del rimbalzo psichico del disadattamento al lavoro sulla salute
mentale.
Stress professionale→ insieme di pressioni psichiche e psicologiche legate alle situazioni di lavoro e
che si traducono in reazioni fisiologiche e psicologiche diverse, con un effetto sulla salute: malattie
coronariche, disturbi psichici, insoddisfazione, conflitti relazionali, ecc.
n.b. Il contenuto del presente modulo è stato formulato e rielaborato sulla base delle informazioni, dati, teorie e
postulati, ivi compresi i rimandi bibliografici indicati dall’autore. Per eventuali approfondimenti si consiglia la
lettura integrale del seguente testo:
Fischer, N.-G., Trattato di Psicologia della Salute, ed. Borla
Meichenbaum, D., Al termine dello stress - Prevenzione e gestione secondo l'approccio cognitivo comportamentale,
Erickson
Skinner afferma che il controllo è un costrutto centrale in quasi tutti gli aspetti del comportamento e
dell’esperienza umana.
In psicologia della salute si è privilegiata tradizionalmente una concezione di controllo come tratto
stabile o stile cognitivo.
L’origine del costrutto è da ricondursi alla teoria dell’apprendimento sociale di Rotter, il quale
distinse gli orientamenti al controllo interno ed esterno: gli interni credono che gli eventi siano una
conseguenza delle proprie azioni, mentre gli esterni credono che le cause degli eventi riguardino
fattori al di fuori del controllo.
Il modello originario postula che il soggetto adotti con maggiore probabilità un certo comportamento
se si aspetta di raggiungere uno scopo e se lo scopo ha un valore.
La dimensione di internalità/esternalità del locus of control è stata in seguito estrapolata dal resto del
modello è ha cominciato ad essere trattata come variabile di personalità.
Tale tendenza è stata rafforzata dall’adozione di uno strumento di misura specifico, la scala del locus
of control di Rotter, che valuta questa caratteristica bipolare della personalità.
Le ricerche empiriche hanno cercato di applicare il concetto di locus alla spiegazione dei
comportamenti di salute, partendo dal presupposto che gli interni si assumano maggiormente la
responsabilità delle proprie azioni e della propria salute.
Le critiche sulla scala di Rotter sottolinearono l’opportunità di adottare misure del controllo
specifiche alle varie situazioni, e l’importanza di sviluppare misure multidimensionali.
Wallston & W. misero a punto la scala del controllo multidimensionale, la misura più popolare del
locus, essa misura le aspettative generalizzate rispetto alla salute lungo tre dimensioni:
1. Credenza che la salute sia il risultato delle proprie azioni
2. Credenza che la salute sia sotto il controllo di altri potenti
3. Credenza che la salute dipenda dal caso o dalla fortuna.
Gli interni dovrebbero adottare maggiormente comportamenti volti alla promozione della salute, la
credenza nel ruolo di altri può essere funzionale in presenza di malattie acute o croniche, la credenza
nella fortuna può essere adattiva in condizioni in cui c’è poco da fare, anche se in condizioni normali
dovrebbe rendere le persone meno inclini ad adottare comportamenti protettivi.
Le ricerche che hanno esaminato la relazione tra comportamenti protettivi e locus hanno prodotto
risultati contraddittori, e le conclusioni sulle capacità del concetto di prevedere i comportamenti sono
1
Zani, B., Cicognani, E., Psicologia della salute, ed. Il Mulino
L’idea alla base di questa teoria è che le persone possono apprendere di non aver controllo su ciò che
Il punto di partenza della promozione della salute rimane l’approccio educativo. Il sostegno e
l’accettazione delle misure legislative dipende da una adeguata preparazione della popolazione.
L’educazione alla salute cerca di rendere le persone consapevoli delle conseguenze di determinati
comportamenti sulla salute. Essa indirizza primariamente ad azioni volontarie che le persone possono
compiere autonomamente o collettivamente.
Una definizione è stata fornita da Green: “ogni combinazione di esperienze che mirano a predisporre,
facilitare, e rinforzare gli adattamenti volontari del comportamento di salute individuale e collettivo”.
Analisi delle parole usate:
combinazione: per mettere l’accento sulla molteplicità delle esperienze di apprendimento giustificate
dalla presenza di una molteplicità di determinanti del comportamento che occorre prendere in
• Nessuno ha davvero bisogno di un libro o di un insegnante per capire quali sono i gesti e le
cose del sesso. Noi umani siamo stati capaci di riprodurci per millenni senza avere a
disposizione alcun libro o educatore sessuale. Non c’è bisogno dell’educazione sessuale per
capire come si fa il sesso. C’è invece bisogno dell’educazione sessuale per imparare come
proteggere la nostra salute in relazione ai nostri comportamenti sessuali. I nostri bambini
hanno bisogno di adulti capaci di promuovere un’educazione sessuale che li sollevi dalle loro
paure ed ansie, un’educazione sessuale davvero capace di proteggerli3.
• La sessualità è parte della vita degli esseri umani. Dalla relazione che gli adulti hanno con i
bambini, dipende anche il tipo di messaggio che i bambini ricevono intorno alla sessualità,
quale idea essi si fanno del sesso. Cosa può fare allora l’adulto a proposito della sessualità nel
rapporto con i bambini? Noi suggeriamo che innanzitutto verifichi la propria idea riguardo
alla correlazione tra sessualità e progetto di vita per verificare se la sessualità è per lui un fatto
espansivo, di realizzazione di sé, di raggiungimento della pienezza del proprio essere. La
seconda cosa che suggeriamo è che l’adulto dia segnali che il sesso non è una cosa sporca, da
2
Giommi, M. Perrotta,1994 -Guida all’educazione sessuale. Juvenilia, Milano
3
Abel, G.G., Harlow N., The stop child molestation book. Xlibris Corporation, 2001
PSICOLOGIA DELLA SALUTE C.A. PROF. LORENZO CAMPEDELLI
nascondere, da negare, da proibire senza dare spiegazioni o motivazioni. Il cattivo uso del
sesso può diventare un fatto negativo, ma il sesso è un fatto positivo ed è parte integrante della
vita. La terza cosa: dare segnali che la vita è anche piacere, e non solo fatica, sofferenza
delusioni.”
• “Se vogliamo parlare con i figli adolescenti di sesso “dobbiamo avere in mente qualcosa di
molto bello che ancora ci appassiona. Dobbiamo poter trasmettere loro il gusto per un grande
piacere che si può raggiungere soltanto se si è disposti a spendere un po’ di impegno e di
fatica. Dobbiamo far nascere in loro il desiderio di una sessualità fatta di gioia, di corpi che si
prendono, di emozioni, di piacere dei sensi e di gioco, d’amore, di stupore e di doni. Dobbiamo
convincerli che ne vale la pena, anche quando il cammino può sembrare un po’ troppo lungo
e difficile. Sia pure la nostra, una battaglia contro il fast food del sesso, contro l’inevitabile
delusione del tutto e subito, ma sia combattuta con la forza del piacere più che con codici e
divieti. Soltanto per qualcosa che merita i ragazzi sono disposti ad accettare la scommessa
con sé stessi e con la vita. Qualcosa che dia un senso al sesso.4
PAROLE CHIAVE
• EDUCARE vs CONDIZIONARE
• PROMUOVERE vs PREVENIRE
• ACCOMPAGNARE vs DIRIGERE
• SERENITA’ vs ANSIA
• STILE DI VITA vs COMPORTAMENTO A RISCHIO
• AFFETTIVITA’ vs GENITALITA’
• SESSUALITA’ vs SESSO
L’atteggiamento di chi parla di sesso è quasi sempre poco disinvolto. Per non farsi vedere troppo
emozionati, spesso si ride o si scherza, trasformando la vita sessuale in una continua barzelletta. O se
ne parla tra amici al bar come si fa per il campionato di calcio. E, al bar, sul sesso, si inventa quasi
tutto.
Nel passaggio da infanzia a preadolescenza tutte le sfide evolutive ruotano intorno ai cambiamenti
corporei e alle nuove funzioni che il corpo deve assolvere.
La tappa conclusa dell’acquisizione dello schema corporeo evolve ora nella nuova sfida: la
mentalizzazione corporea.
4
Veglia, F., Pellegrini, R., 2003 -C’era una volta la prima volta. Come raccontare il sesso e l’amore a scuola, in famiglia,
a letto insieme. Erickson, Trento
PSICOLOGIA DELLA SALUTE C.A. PROF. LORENZO CAMPEDELLI
“Pensare al proprio corpo non significa pensare il corpo. Pensarci è facile, pensarlo è arduo perché
significa tentare di rappresentarlo nel suo insieme, nel suo aspetto complessivo, partitamene nelle sue
funzioni, regalargli un significato relazionale, sociale, sentimentale, erotico, generativo ed etico: e
riuscire a ipotizzare il suo sviluppo, la sua decadenza e la sua morte, raccogliere e dare senso alle
nuove esperienze del desiderio ingovernabile e del piacere perturbante. L’adolescente prevede di
affrontare e riuscire a realizzare questo compito di sviluppo che definiamo “mentalizzazione del
corpo”, per sottolinearne l’aspetto centrale e cioè la costruzione mentale di un’immagine, di una
rappresentazione ricca di affetti; un evento psichico diverso da quello previsto dalla costruzione dello
schema corporeo”
• Gli adolescenti vivono immersi in un bagno di suoni provenienti da congegni elettronici che
incanalano verso le orecchie un flusso di sonorità musicale mentre i loro occhi sono
bombardati da uno stormo di immagini televisive. Il loro spazio sociale di incontro e di
apprendimento sta diventando sempre più Internet e il loro modo di comunicare è quello
legato alla posta elettronica. Una delle immediate conseguenze di questa esperienza è la
diminuzione dell'importanza del corpo. Il corpo naturale rimane punto d‘appoggio di immense
protesi elettroniche che creano un nuovo concetto di corpo dai confini assai
• Quando le ragazze nel diciannovesimo secolo pensavano a come migliorare se stesse quasi
sempre si concentravano sulle proprie caratteristiche interiori e a come queste si riflettevano
nel loro stile di vita e nei loro comportamenti esteriori. Nel 1892, il diario personale di
un’adolescente così riportava: “Sono risoluta a non parlare ad altri di me stessa o dei miei
sentimenti. A pensare prima di parlare. A lavorare seriamente. Ad essere dignitosa. Ad avere
più interesse negli altri.” Un secolo dopo, negli anni ’90 le ragazze americane avevano un
punto di vista completamente diverso. In una risoluzione scritta da un adolescente sul proprio
diario, questo è quanto si legge” Cercherò di migliorarmi in tutti i modi possibili con l’aiuto
della mia paghetta e del denaro che guadagno come baby-sitter. Dovrò perdere peso,
procurarmi un nuovo paio di occhiali, ho già cambiato il mio taglio di capelli, mi truccherò e
vestirò in modo nuovo e acquisterò nuovi accessori”6.
5
cfr. G. Pietropolli Charmet Ragazzi cibernetici ascoltate il vostro corpo.
Corriere Salute, 17/1/1999
6 Brumberg, L.J., The Body Project: An Intimate Hystory of American Girls
PSICOLOGIA DELLA SALUTE C.A. PROF. LORENZO CAMPEDELLI
CHE IMPATTO HANNO I MEDIA SULLA MENTALIZZAZIONE CORPOREA E SULLE
FANTASIE DEI SOGGETTI IN ETA’ EVOLUTIVA?
777 MacLeanP., 1973, A triune concept of the brain and behaviour, Toronto, Buffalo (tr. it. Evoluzione del cervello e
comportamento umano. Studi sul cervello trino, Torino, Einaudi, 1984).
8
Linee Guida Educazione Alimentare, MIUR, Ottobre-2015
9
MIUR: Programma Nazionale Pluriennale "Scuola e cibo" Piani di Educazione scolastica alimentare
AA: 2009-10 al 2011-2012.
• Il Programma d’Azione per l’allattamento al seno in Europa è un progetto che mira ad aiutare
le donne ad avere un atteggiamento positivo nei confronti dell’allattamento e ad aumentare il
numero di quelle che scelgono di alimentare in questo modo i loro figli. Il progetto ha
identificato un certo numero di azioni che possono essere messe in pratica a livello nazionale
e locale per promuovere, proteggere e sostenere l’allattamento al seno. Il Programma
d’Azione che ne consegue è un modello che politici, amministratori ed operatori sanitari
possono tradurre in piani operativi. Questo lezione vuole essere una rapida carrellata sul
Programma.
• Il progetto è appoggiato dalla Commissione Europea ed è stato sviluppato da specialisti in
allattamento e da madri di 29 paesi.
La promozione dell’allattamento al seno è una priorità di salute pubblica perché:
• È il modo naturale di alimentare i bambini ed è l’inizio ideale per la vita.
• È il miglior modo di assicurare una crescita ed uno sviluppo salutare nei primi sei mesi di vita.
• Il latte materno, accompagnato da altri alimenti, fornisce vantaggi nutrizionali anche dopo i sei
mesi.
• Ha un impatto positivo sulla salute di donne e bambini, con una ridotta spesa sanitaria e meno
diseguaglianze.
I Paesi Europei si sono uniti per sviluppare questo Programma d’Azione
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA:
-Migliorare le pratiche riguardanti l’allattamento al seno nei servizi sociali e sanitari.
-Aumentare il numero di madri che scelgono di allattare i propri figli.
-Aiutare le madri a sentirsi fiduciose, determinate e soddisfatte
-Migliorare le competenze pratiche e la soddisfazione degli operatori sanitari.
IL PROGRAMMA D’AZIONE
È uno strumento pratico per gli amministratori locali, costruito su una storia significativa di iniziative
mondiali ed Europee a favore dell’allattamento al seno.
Il Programma d’Azione fa notare come sia importante che tutte le madri ricevano un’informazione di
alta qualità ed indipendente da interessi commerciali sull’alimentazione dei propri figli.
1
Promuovere, sostenere e proteggere l'allattamento al seno: un programma d'azione per l'Europa, Ministero della
Salute, 15 settembre 2015.
2
VALUTAZIONE DI EFFICACIA E DEFINIZIONE DI UN MODELLO INTEGRATO DI PROMOZIONE DELLA SALUTE (progetto ex
art. 12 lett. b) del d. Lgs 229/99. "Raccomandazioni per gli operatori", 2007
3
Estratto e riassunto da Green LW, Kreuter MW: Health Promotion Planning: An Educational and Environmental
Approach. (2nd ed.). Mountain View, CA, Mayfield, 1991
PSICOLOGIA DELLA SALUTE C.A. PROF. LORENZO CAMPEDELLI
Il modello precede-proceed dell’educazione/promozione della salute
Con questo termine si fa riferimento ad un modello multidimensionale dell’educazione/promozione
della salute sviluppato con il contributo di discipline diverse.
La formulazione iniziale risale agli anni ’70 (PRECEDE), poi ampliato con la componente
PROCEED alla fine degli anni ’80 affronta un problema generalmente trascurato, la progettazione
dei programmi, inoltre l’ampiezza della sua portata consente di applicarlo ad innumerevoli contesti.
Si parte dal presupposto che i fattori che agiscono sulla qualità della vita e sulla salute devono essere
valutati prima della progettazione dell’intervento, tramite varie procedure. Questo aiuta il promotore
a circoscrivere il sottoinsieme di fattori causali significativi ai quali sarà indirizzato l’intervento.
PRECEDE individua obiettivi e criteri specifici per la valutazione dell’efficacia dell’intervento.
Successivamente il PROCEED individua fasi aggiuntive che riguardano l’implementazione
dell’intervento e la sua valutazione.
Le due componenti del modello procedono parallelamente, infatti l’identificazione delle priorità nelle
fasi del PRE conduce alla formulazione di obiettivi che diventeranno gli scopi e i target della fase di
implementazione del PRO, nonché i suoi criteri di successo.
Il modello dirige la sua attenzione sui risultati invece che sugli input costringendo il promotore ad
iniziare da lì.
Le determinanti della salute devono essere diagnosticate prima dell’intervento; in caso contrario
questo potrebbe essere inefficace.
SCALES (PWB) di Carol Ryff (Rivista di Psichiatria, 2003, 38, 3- Ruini, C. Et al.)
RELAZIONI POSITIVE Relazioni basate su fiducia e Poche relazioni con gli altri e
CON GLI ALTRI calore. Forti sentimenti di poco affidabili. Isolati,
empatia. frustrati.
SCOPO NELLA VITA Hanno mete e senso di Poche mete e pochi obiettivi,
direzione della loro vita. nessun significato importante
Significato alla vita. alla vita propria
La classe d’esercizi è uno degli strumenti più affascinanti della bioenergetica: permette infatti di
curare la salute e vitalità del corpo in senso globale – sia fisico che emotivo – e, senza essere uno
strumento di psicoterapia, permette di raggiungere un benessere psicofisico.
Il lavoro della bioenergetica è finalizzato al pieno conseguimento della nostra totalità di esseri umani
La persona compiuta è quella che è in contatto con le proprie sensazioni e con le proprie emozioni.
Entrambe – emozioni e sensazioni- sono localizzate e talvolta rinchiuse nel corpo.
Tale strumento mira ad aiutare a sbloccare l’energia intrappolata o confinata all’interno del corpo e
accrescere la mobilità ai livelli muscolare ed emozionale.
La classe d’esercizi bioenergetici è uno degli strumenti tipici della bioenergetica e si colloca
nell’alveo delle attività di prevenzione e promozione della salute.
4
Lowen, A., Espansione e integrazione del corpo in Bioenergetica, ed. Astrolabio
MOVIMENTI ESPRESSIVI
• Scalciare, battere con piedi, lanciare, ecc., favoriscono l'autoespressione di emozioni come la
rabbia spesso trattenute motivo di tensioni muscolari attuali o croniche.
5
Linee Guida Educazione Alimentare, MIUR, Ottobre-2015
1
Convegno, La promozione della salute nelle scuole:
il Progetto Heartbeat, aprile 2016.
Risulta che negli ultimi anni il rapporto uomo-animale è diventato sempre più stretto e profondo. In
Italia gli animali domestici sono circa 45 milioni di cui 7 milioni cani, 7,5 gatti, ma si parla anche di
uccelli, pesci, roditori ed altre specie.
L’importanza del ruolo degli animali nella salute dell’uomo si è sviluppato e si è strutturato nel corso
della storia, ma dobbiamo aspettare il XVIII secolo per avere teorizzazioni in merito al sollievo
dovuto alla presenza di animali, nello specifico cani e gatti, in casi di pazienti con disturbi mentali.
Per questi ultimi entrare in relazione con questi animali significava entrare in relazione con il mondo
esterno. In seguito gli studiosi hanno notato miglioramenti anche nei casi di reduci del secondo
conflitto mondiale.
Quindi è il caso di dire che gli animali possono intervenire positivamente per il benessere psichico e
fisico dell’uomo.
La definizione teorica del ruolo degli animali nella salute dell’uomo viene enunciata per la prima
volta nel 1964 dallo psichiatra infantile Boris Levinson. Egli notò l’effetto benefico del suo cane
durante le sedute con pazienti affetti da disturbi psichici.
Il cane rendeva più semplice il rapporto medico – paziente ed il rapporto paziente – paziente.
All’interno del suo libro “Il cane come coterapeuta” troviamo per la prima volta il cane rendeva più
semplice il rapporto medico – paziente ed il rapporto paziente – paziente. All’interno del suo libro “Il
cane come coterapeuta” troviamo per la prima volta il termine “Pet Therapy”, terapia per mezzo
degli animali.
Infatti con questo termine si indicano l’insieme delle terapie strutturate sul rapporto uomo – animale
atte ad intervenire a livello terapeutico, ricreativo ed educativo.
Queste terapie sono condotte da professionisti e da volontari adeguatamente formati e con animali
che devono possedere determinate caratteristiche, come ad esempio una buona dose di docilità e
devono essere controllati periodicamente da addestratori e veterinari.
La diffusione di questo metodo di cura è dovuta anche all’attività della “Delta Society”, fondazione
americana, nata nel 1981, socio assistenziale punto di riferimento in questo ambito.
La Pet Therapy è una terapia che va effettuata insieme ad altre terapie e non in sostituzione, va
strutturata sulla base della tipologia di malattia o del disagio da curare, della situazione del paziente
e dell’interazione tra animale, operatore, paziente. Gli obiettivi sono principalmente di natura
Nella Pet Therapy i soggetti principalmente coinvolti sono bambini ed anziani. Si tratta disturbi di
tipo comportamentale, linguistico, emozionale, motorio, deficit di apprendimento, sindrome di
Down, di West, arrivando fino a patologie di demenza senile.
3
Avallone,F., Bonaretti, M., Benessere organizzativo. Per migliorare la qualità del lavoro nelle amministrazioni
pubbliche, 2003.
CONTESTO DI LAVORO
Mobbing: Il terrore psicologico o mobbing lavorativo consiste in una comunicazione ostile e non
etica, diretta in maniera sistematica da parte di uno o più individui generalmente contro un singolo
che, a causa del mobbing, è spinto in una posizione in cui è privo di appoggio e di difesa e lì costretto
per mezzo di continue attività mobbizzanti. Queste azioni si verificano con una frequenza piuttosto
alta e su un lungo periodo di tempo. Heinz Leymann.
Con la parola mobbing si intende una forma di terrore psicologico sul posto di lavoro, esercitata
attraverso comportamenti aggressivi e vessatori ripetuti da parte di colleghi o superiori. Harald Ege.
STORIA DEL MOBBING
To mob: accerchiare, assaltare;
1800 Konrad Lorenz: il nido di uccelli assaltato;
1985 Heinz Leymann: prime ricerche;
1991 Heinz Leymann: primo libro in Svezia;
1993: libro in Germania;
1996 numero 2/1996 della rivista europea di Psicologia del Lavoro EAWOP;
1996 Harold Ege: primo libro a Bologna e fondazione di PRIMA
In Europa: SVEZIA, 1977 – Ente Nazionale per la Salute e la Sicurezza: “Disposizioni relative alle
misure da adottare contro forme di persecuzione psicologica negli ambienti di lavoro”;
NORVEGIA – DANIMARCA, “Codice comportamentale per i datori di lavoro”
GERMANIA, Sportelli di ascolto.
FRANCIA, Ricerche sull’harcelement morale;
OLANDA, SVIZZERA, ITALIA, Non esiste normativa specifica
IN ITALIA SI STIMANO: 22% nella P.A., 12% Scuola/Università, 8% Sanità,8% Industria
e Servizi
3% Commercio, 2% Agricoltura, 15% altro tra cui Credito e Poste.
Le cinque categorie
1.Condotte che agiscono sulla comunicazione professionale
4.Condotte che agiscono sulla posizione occupazionale (perdita della sicurezza di sé).
PSICOLOGIA DELLA SALUTE C.A. PROF. LORENZO CAMPEDELLI
5.Condotte che agiscono sulla salute fisica o psichica.
Azione del medico competente. Possiamo distinguere due fasi:
1.preventiva
2.riabilitativa
Azioni preventive:
Ruolo preventivo
Le azioni preventive hanno la finalità di impedire sia il sorgere di situazioni mobbizzanti sia il loro
perdurare attraverso un’azione diffusa di promozione della conoscenza del mobbing verso tutti gli
attori della prevenzione:
Datore di lavoro, Dirigenti, Preposti, Lavoratori, RSPP, Rsl.
-Promuovere nei luoghi di lavoro come azione preventiva:
la cultura della salute e della sicurezza, suggerisce misure organizzative atte a diminuire i fenomeni
di stress , collabora alle misure di informazione relative al mobbing e altre situazioni di disagio
psicosociali;
-partecipare attivamente ai corsi di formazione in merito ai rischi psicosociali;
predispone protocolli specifici e condivisi di intervento precoce idonei a individuare le fasi iniziali
del mobbing (fasi 1 e 2 ). In tali fasi i sintomi sono reversibili e la situazione più facilmente
reversibile .
La prevenzione del mobbing si fonda sulla partecipazione di tutti gli attori sociali del processo
produttivo di cui fa parte il medico competente. Ogni attore deve fare la propria parte.
-Promuovere presso l’azienda, la definizione di una procedura di “ascolto mobbing” interno che
indichi:
la politica aziendale nei riguardi di tale fenomeno;
i comportamenti che il lavoratore deve seguire in caso di disagio psicologico che possa essere
ricondotto a situazione di mobbing;
indicazioni per segnalare situazioni di mobbing a carico di colleghi di lavoro;
esplicitazioni chiare che prevedono garanzie per chi denuncia situazioni di mobbing o anche solo
sospette.
-L’ascolto e la valutazione delle situazioni segnalate possono essere effettuate da soggetti
istituzionali interni all’azienda quali il medico competente , RSPP , ufficio personale o da soggetti
esterni (consulenti ) che siano portatori di garanzie.
Solo in caso di malafede da parte del lavoratore o di chi segnala una situazione di mobbing devono
essere previste sanzioni (fino al licenziamento) a secondo della gravità del comportamento.
Classificazione EUROPSY
Clinical and Health Psychology - (Clinica, Salute e Benessere)
4
CONSIGLIO NAZIONALE ORDINE DEGLI PSICOLOGI Area di pratica professionale. PSICOLOGIA DELLA SALUTE. CNOP,
2016
PSICOLOGIA DELLA SALUTE C.A. PROF. LORENZO CAMPEDELLI
La Psicologia della salute costituisce un ambito disciplinare di ricerca e applicazioni professionali
riguardante: i fattori cognitivi, affettivo - emotivi, psicosociali, comportamentali, sociali e culturali
che sono all’origine dello stato di salute delle persone (salutogenesi) la promozione e il
mantenimento della salute secondo una prospettiva biopsicosociale; la prevenzione e il trattamento
delle malattie e dei loro correlati psicologici; l’analisi e il miglioramento dei sistemi di tutela della
salute; il contributo all’elaborazione delle politiche della salute in favore delle comunità. In
particolare, alcune delle principali linee di indagine riguardano: l’identificazione dei comportamenti
rilevanti per la salute (ad esempio, i comportamenti a rischio e quelli auto protettivi); la percezione
del rischio e gli effetti sulle condotte nelle varie fasi dello sviluppo umano; le credenze,
atteggiamenti, intenzioni e reazioni nelle condizioni di salute e di malattia;le rappresentazione
sociali di salute e malattia;le emozioni e la loro regolazione in rapporto a
salute e malattia, con specifico riguardo alle disregolazioni affettive;le relazioni tra stress,
b) Consulenza per l’analisi dei fattori psicologici e comportamentali di rischio e di protezione per la
salute bio – psico - sociale in diversi contesti sociali di riferimento;
c) Diagnosi delle caratteristiche di personalità e assessment delle caratteristiche personali, delle
risorse psicosociali, dei bisogni e delle aspettative nelle diverse fasi d’età, mediante strumenti
quantitativi (inventari, test) e qualitativi (osservazione diretta in situazione, colloqui clinici,
intervista narrativa, focus group, ecc…).
g) Counselling individuale e di gruppo per facilitare la gestione efficace di situazioni stressanti, per
prevenire effetti avversi a lungo termine sulla salute e per un migliore adattamento e qualità di vita.
n) Interventi di supervisione individuale e di gruppo rivolti ai vari operatori della salute per
potenziare le competenze comunicative e il funzionamento delle equipe anche nella prospettiva di
prevenire il burn-out.
o) Attività di sperimentazione, ricerca e didattica nell'ambito delle specifiche competenze
caratterizzanti il settore e ai sensi della L.56/1989.
Lo psicologo della salute è un laureato magistrale, abilitato dall'Esame di stato all'esercizio della
professione, iscritto all’Albo degli psicologi nella sezione A capace di operare in completa
autonomia professionale. Mentre gli orientamenti teorici e parte delle pratiche operative della
psicologia della salute possono accomunare tutti laureati in psicologia, i trattamenti psicoterapeutici
sono riservati a quei laureati che sono in possesso del diploma di una delle Scuole di
Si inserisce mercato occupazionale dei servizi sanitari, educativi e sociali, pubblici e privati: o come
dipendenti del SSN nei servizi di psicologia delle ASL (variamente denominati e
L’inserimento nella professione in quanto Psicologo della salute richiede il completamento della
formazione di base (Laurea Magistrale) con il tirocinio professionale svolto nelle aree professionali
tipiche della psicologia della salute, della psicologia clinica, della psicologia dello sviluppo, della
psicologia sociale e delle organizzazioni. Data la specificità dei compiti professionali di chi opera
per la prevenzione e la promozione della salute la partecipazione a Corsi di Alta formazione o
Master Universitari nello stesso ambito risulta particolarmente indicata anche rispetto alla necessità
di conoscenze sui sistemi e le politiche socio- sanitarie. In generale per l’assunzione nel Servizio
Sanitario Nazionale (oltre che per lo svolgimento delle attività professionali di tipo psicoterapeutico
in ambito privato o pubblico) si richiede obbligatoriamente il possesso del diploma di una delle
della Scuole di Specializzazione che conferisce uno dei seguenti titoli di Specialista in: Psicologia
clinica, Neuropsicologia, Psicologia del ciclo di vita, Psicologia della salute, Valutazione
psicologica e consulenza (counselling). In particolare, solamente la scuola di specializzazione
dedicata a sviluppare competenze di Psicologia della salute conferisce il titolo di Specialista in
Psicologia della salute.
http://www.sipsa.org/
http://www.ehps.net/
http://www.eaohp.org/
http://www.each.nl/
http://www.health-psych.org/
http://www.aahb.org/
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http://www.iaapsy.org/division8/
http://www.ischp.net/
http://www.isqua.org/
http://www.isoqol.org/
http://www.isqols.org/
http://www.sbm.org/
Clinical Psychologist
Clinical Therapist (alternate
titles: clinical counselor)
Community Organization Worker
(social services)
Counseling Psychologist, Counseling-center manager
Counselor,
Medical and Health Services Managers Personnel Psychologist
Psychological Stress Evaluator
PSICOLOGIA DELLA SALUTE C.A. PROF. LORENZO CAMPEDELLI
Public Health Educators,
Public Health Officers and Inspectors Social and Community Service Managers, Social
Psychologists
Social Workers, Medical and Psychiatric, Vocational and Educational Counselors Vocational
Rehabilitation Counselor
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http://www.stress.org/
http://www.socialpsychology.org/develop.htm/
(sito dedicato a tematiche di psicologia sociale e con numerosi link a società scientifiche)
World Database of Happiness
http://worlddatabaseofhappiness.eur.nl/