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Per Psicologia Medica si intende una disciplina che studia tutti gli apporti della Psicologia alle Scienze
Mediche su diversi livelli:
• Il livello di studio scientifico di base;
• Il livello di scienza applicata che costruisce delle tecniche.
(definizione di Pierre Bernard Schneider, 1969)
Pierre Bernard Schneider, fondatore della psicologia medica, di origine svizzera, fu autore nel 1969 di uno dei testi di
maggiore rilevanza di questa disciplina intitolato appunto “Psicologia medica”.
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dell’organismo nel senso della ricostituzione o restituzione di uno stato di salute che era stato
temporaneamente perso in un determinato paziente.
Psicologia e Psichiatria
Un equivoco si verifica spesso tra la parentela che sussiste tra la psicologia e la psichiatria, perciò per
chiarire ogni dubbio: la psicologia è lo studio dei fenomeni psichici, appartiene alle discipline scientifiche
ma non è una scienza medica, perché non si propone di curare, mentre la psichiatria invece cura
i cosiddetti ‘disturbi mentali’.
Definizione precisa del livello delle
discipline scientifiche:
• Psicologia: studio dei
fenomeni psichici, non è una
scienza medica, perchè non
si propone di curare;
• Medicina: studio dei
fenomeni di funzionamento
dell’organismo umano CON
l’intento di curare il
funzionamento patologico;
• Psichiatria: branca
specialistica della Medicina
che ha l’intento di curare i
disturbi cosiddetti mentali
(=fenomeni patologici).
All’interno della psichiatria c’è comunque un panorama più evoluto ed allargato, ossia quello delle
neuroscienze, quindi i fenomeni mentali non sono solo tali ma sono anche organici (ad esempio mentre parlo
i neuroni funzionano e permettono di articolare una frase, se invece si hanno funzioni mentali alterate si può
iniziare a delirare e dire le cose in modo anomalo e non razionale).
Quindi, il campo delle scienze mediche ha una intersezione con quello delle scienze psicologiche, ma questa
intersezione non è rappresentata dalla psicologia medica, bensì dalla psicologia clinica.
La psicologia medica rappresenta un interscambio, cioè come studiare i fenomeni psichici, es. la
comunicazione, può interessare un medico che comunica col suo paziente. Oppure lo studio delle dinamiche
di gruppi può essere utile a migliorare il funzionamento delle equipe sanitarie che lavorano in gruppo.
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Psicologia clinica
La psicologia clinica è l’unica branca della psicologia che si occupa della clinica, cioè che si fa carico della
sofferenza (dal greco clinen = piegarsi). Alcune scienze psicologiche, che raggruppiamo all’interno della
psicologia clinica, possono quindi essere raggruppate in ambito medico: soffrire è normale, ad esempio dopo
un lutto si manifesta la ‘melancolia depressiva’, ma è uno stato normale di tristezza temporanea, non è una
patologica. Questa sofferenza, ovviamente, fa capo alla psicologia clinica dal punto di vista della descrizione
del fenomeno, ma può anche interessare le scienze mediche nel momento in cui un lutto non elaborato possa
essere considerato come una depressione e quindi essere trattato farmacologicamente, biologicamente: si
usano per esempio tecniche di psicoterapia, che fanno capo alla psicologia clinica ma che possono essere
usate sia in medicina che in psicologia. Queste tecniche hanno scopo terapeutico e non propriamente di
studio scientifico e naturale (anche se appunto appartengono all’ambito psicologico).
Uno psicologo in generale non cura, non ha funzioni mediche, non si occupa di patologie, ma si può far
carico della sofferenza; se è uno psicologo clinico e usa tecniche come la psicoterapia può comunque
intervenire sulla sofferenza di una persona, ma non su una sua patologia, che appartiene invece al campo
delle discipline mediche.
Psicologia medica
La psicologia medica si colloca a ponte, non appartiene al campo della medicina o della psicologia, ma
fornisce al medico una serie di elementi psicologici, cioè contribuisce ad agevolare alcune tecniche che si
usano in medicina: prima di tutto fornisce uno strumento per agevolare quello che è il rapporto tra medico e
paziente.
Infatti la storia della medicina è la storia del rapporto medico-paziente ed il futuro della medicina è il futuro
del rapporto medico paziente.
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I tipi di Medico nella storia della professione
Se tutto questo è vero allora significa che ciascun medico può, senza rendersene conto, agire in modo tale da
far rivivere dentro di sè un medico del passato, di quelli che si incontrano nel percorso storico della storia
dell’umanità.
In ordine cronologico i vari tipi di medico del passato sono: il medico primitivo, lo stregone o lo sciamano; il
medico erudito (nell’antichità greco-romana); il medico sacerdote e il medico monaco (medici medioevali e
rinascimentali); il medico eretico; il medico scienziato (dall’800 in poi si iniziò ad usare il metodo
scientifico); il medico ciarlatano; il medico tecnico; il medico secolare (quello che si è affrancato
completamente dalla religione); il medico politico (di oggi).
Si tratta di figure mediche ben note agli storici della medicina e che possiedono caratteristiche
incredibilmente diverse nelle loro modalità di relazione con il paziente. Anche perché una relazione è fatta
da più persone, essa è almeno duale, nel caso più semplice, e pertanto per valutare che tipo di medico si è, si
dovrà anche tenere conto delle aspettative del paziente stesso: ad esempio che tipo di medico egli, un poco o
del tutto inconsapevolmente,
si aspetta? E quanto queste
aspettative, dette o non dette,
influiscano sull’agire del
medico e sui suoi
atteggiamenti? E ancora, che
paziente avrà di fronte il
medico? Sarà quello che si
aspetta? Quali suoi aspetti
solleciterà? Con quali si
confronterà in modo
umanitario, benevolmente
neutrale e con quali atri,
invece, finirà con l’essere
aggressivo, competitivo,
distruttivo?
Quindi il medico è
influenzato nei suoi atteggiamenti e nei suoi modi di gestire le sue pratiche mediche anche dalle aspettative
del paziente. Dovrà fare i conti con le aspettative e le richieste del paziente stesso: potrebbe comportarsi in
modo filantropico, neutrale, o aggressivo, competitivo o persino distruttivo.
Se si guarda lo sviluppo e la cronologia della scienza e della tecnica (immagine a lato), bisogna riconoscere
che le prime specie umane risalgono a milioni di anni fa, ma solo da ‘500mila anni’ la tecnologia comincia a
diventare un elemento importante per l’uomo, che non è ancora homo sapiens (databile intorno ai 20mila
anni). In tutte queste epoche, alcuni uomini sono stati incaricati di curare le malattie utilizzando tecniche
diverse.
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Le prime figure di medico: Medico sacerdote
Nei tempi più remoti le funzioni di cura dei processi morbosi erano un ‘miscuglio di empirismo e
magia’ (tecniche empiriche ricavate dall’uso e dall’esperienza) in cui le funzioni sacerdotali e quelle
sciamaniche esprimevano, come tuttora in alcune civiltà cosiddette primitive, la credenza in un contatto
diretto fra le malattie e la morte, che appartengono ad una divinità trascendente.
Questi miscugli si basavano sull’uso pratico di rimedi in parte magici, religiosi, naturali, ricavati come
decotti, infusi e applicazioni di varie sostanze di tipo animale e vegetale. Non si parla solo di un fenomeno
prestorico, ma oggi intere specie animali vengono distrutte per ricavare dei prodotti che vengono utilizzati
nella medicina popolare cinese (come balsami ricavati dalle tigri). Tuttora ci sono popolazioni che imputano
le malattie alle divinità trascendenti e non a processi controllabili dall’essere umano: si fanno ancora
pellegrinaggi per ottenere la grazia divina, la guarigione, il miracolo, o persino nelle chiese si possono
trovare santi traumaturgici, ma anche in qualunque santuario del buddhismo, induismo ecc si richiede alla
divinità affinchè questa interceda per la cura di malattie.
Solo pochi secoli fa tutto questo iniziò a dare spazio a tecniche diverse che non facessero così riferimento ad
un’ entità soprannaturale: Ippocrate, Acmeone, alcuni filosofi e i primi veri medici, specialmente nelle
colonie della Magna Grecia (come Sicilia e Calabria) esercitavano la loro funzione e producevano le loro
opere, in particolare Ippocrate scrisse: “ (il medico) vestirà con decoro e pulizia e si profumerà con
discrezione, perchè tutto questo fa bene ai malati (…) Sarà onesto e condurrà vita regolata, sarà grave e
umanitario nel tratto; eviterà l’eccessiva austerità, senza arrivare allo scherzo e senza tralasciare di essere
giusto, sarà sempre degno di essere se stesso”.
Nella citazione, si sta parlando di etica e di un comportamento che fa riferimento alla morale, e non a
qualcosa di direttamente religioso. Dall’opera di Ippocrate, basata sul concetto che ogni malattia non deriva
necessariamente da un influsso divino, ma è legata alla rottura di un equilibrio (della kràsis = la rottura del
corretto equilibrio degli umori corporei), deriva la fondazione della fisiopatologia e quindi delle discipline
prescientifiche ma di sicuro rivoluzionarie.
Pestilenze medioevali
In epoca medioevale erano diffuse molte pestilenze: lebbra, vaiolo (scomparso nel 1977 grazie alla
vaccinazione), peste (varie epidemie diffuse in tutta Europa con elevata mortalità), morbillo, scorbuto
(assenza vitamina C), rachitismo, parotite. Queste pestilenze non venivano interpretate su base scientifica,
infatti nel Medioevo vi era la credenza che il corpo e l’anima fossero due elementi completamente uniti e
fusi e quindi ogni malattia si manifestava come una perturbazione di corpo e anima.
Tanto che i luoghi di cura erano soprattutto luoghi religiosi:
• monasteri adibiti a infermerie, con orti di piante medicinali, erano quindi luoghi di sintesi tra la
Medicina dei poveri e quella più dotta, erede delle dottrine ippocratiche e galeniche;
• Ospedali, per lo più istituzioni religiose in cui c’era l’integrazione di servizi sanitari e culto,
erano luoghi in cui si veniva ospitati (da ‘hospes’=ospitare).
Si sviluppano tre tipi di ospedale:
• L'ospizio per i viandanti, nei pellegrinaggi;
• l’ospedale per i malati cronici lebbrosi, nonché per i poveri;
• l’ospedale all’interno di comunità religiose.
Il Medico cristiano
Da ciò si deduce che il medico medievale era un medico cristiano: è proprio il Cristianesimo che cambia la
professione medica, passa dall’atteggiamento del medico ippocratico basato sull’amore verso il prossimo
inteso come ‘philia’ nel rapporto con il paziente, ma che non è ancora l’amore per il prossimo del
cristianesimo; questo passaggio si avrà con l’introduzione del Cristianesimo stesso (diventato religione
ufficiale dell’Impero Romano sotto Costantino) e del dettato del Vangelo. Il primo vero ospedale venne
proprio fondato nel 330 dopo Cristo da Sant’Elena, madre di Costantino.
Nel medico medievale si fanno però già strada alcuni nuovi e importanti elementi:
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- la condizione egalitaria della cura, che Schneider chiama ‘l’atteggiamento universalistico
del medico’, secondo il quale il medico, tramite le tecniche che ha imparato, deve comportarsi allo
stesso modo con tutti i pazienti senza distinzioni;
- il significato terapeutico e spirituale della convivenza con il dolore, si basava sul fatto che al di là
della cura bisognasse dare anche assistenza e supporto morale ai pazienti malati gravi e incurabili;
- le cure dovessero essere gratuite per i più bisognosi.
Medico eretico
Nell’interfaccia tra Medioevo, Rinascimento ed Età Moderna si inizia a sviluppare una nuova figura di
medico: il medico eretico. Una delle figure più note fu quella di Paracelso, nato in Svizzera, che voleva
andare al di là dei medici antichi (il suo stesso nome ha questo significato), si laureò a Ferrara, era figlio di
quello che oggi sarebbe un ingegnere minerario, ed è proprio questo che lo mise in contatto con l’utilizzo di
sostanze minerarie a scopo terapeutico. Fu proprio lui che recuperando le credenze di Ippocrate, disse:
“ iatros philosophos isotehos”, ovvero “il medico che si fa filosofo è uguale ad un dio”: dietro questa
affermazione c’è un residuo del collegamento tra mondo terreno e ultraterreno di cui il medico si faceva in
qualche modo interprete. Di conseguenza allora il medico non rispecchiava ancora la figura scientifica come
la intendiamo oggi, la quale si basa unicamente sulla natura e sulla ‘res esthensa’ = qualcosa di concreto e
materiale, concetto che verrà introdotto successivamente da Bacone, Newton, Cartesio e Galileo.
Paracelso ancora è identificabile come una figura legata alla filosofia neoplatonica, e la critica della medicina
lo indirizza verso una visione astrologica del mondo, per lui il rapporto dell’uomo col cosmo spiegava le
malattie meglio dell’anatomia, tanto che era contrario alla formazione universitaria del medico e si
proponeva di istituire una nuova medicina basata sui 4 pilastri della sapienza medica per la tecnica del
medico: la filosofia, l’astronomia, l’alchimia e la virtù personale del medico.
Paracelso scrisse:
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In tutto questo cominciarono a muoversi delle tendenze che poi si sarebbero fatte strada nella medicina
moderna, chiamata oggi “medicina della decisione condivisa”.
All’epoca del medico milanese Girolamo Cardano, medico di corti, re e imperatori, la medicina si fondava
proprio sugli aspetti astrologici, uno storico disse infatti: “All’epoca di Cardano, come era avvenuto per
secoli, un italiano che si sentisse troppo debilitato per condurre la sua vita normale poteva consultare un
medico, un astrologo o un esorcista, oppure recarsi in pellegrinaggio ad un santuario noto perchè vi si
guarivano le malattie”. In effetti l’astrologia aveva ancora un ruolo, ma in fondo ce l’ha ancora oggi: in molti
giornali e riviste si cerca di integrare le conoscenze astrologiche e il moto degli astri per prevedere il destino
umano ecc.
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