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Appunti di

Psico-Oncologia
Domenico Arturo Nesci, Tommaso Achille Poliseno,
Domenico Agresta
Psico-Oncologia

La Psico-Oncologia è una disciplina che studia le reazioni psicologiche e


psicopatologiche conseguenti alla diagnosi di tumore nel paziente, nei suoi
familiari e nell’intera équipe sanitaria multiprofessionale impegnata nella cura.

La Psico-Oncologia considera l’interdisciplinarietà e l’integrazione tra le figure


professionali come requisiti indispensabili per l’attuazione di un sistema di cura
che tenga conto della globalità dei bisogni del malato.

La Psico-oncologia si propone di promuovere la ricerca, di stimolare una maggiore


comunicazione e alleanza fra la medicina, la psicologia clinica e la sociologia
facilitando il dialogo e lo scambio di competenze all’interno di un équipe medico-
sanitaria.
Psico-Oncologia

Gli interventi specialistici seguono, in genere, specifici Approcci e Teorie:

• • Interventi psicodinamici ed interpersonali


• •Interventi sistemico-relazionali
• • Interventi cognitivo comportamentali
• •Interventi a carattere supportivo – espressivo ed esistenzialista
• •Interventi psicoeducazionali

Gli obiettivi specifici di questa disciplina si rivolgono, perciò, all’area della


prevenzione oncologica così come della diagnosi, della valutazione e del
trattamento delle conseguenze psicosociali del cancro così come del supporto e
della formazione del personale di cura.
Psico-Oncologia
La localizzazione del tumore ha una grande rilevanza ai fini dell’esplorazione
delle dinamiche psicologiche specifiche coinvolte nel vissuto di malattia

Quando un tumore colpisce un organo o un distretto corporeo è l’intero mondo di


rappresentazioni che sostengono l’immagine di quell’organo specifico ad essere
scompaginato

Si richiede, quindi, per l’applicazione degli interventi il lavoro di professionisti,


psicologi e psichiatri, appositamente formati in questo settore

La formazione in Psico-Oncologia è aperta alle figure professionali che vogliono


specializzarsi in questo settore “trasversale”. I Corsi di Formazione
Multidisciplinare sono composti soprattutto da Medici e Psicologi ma anche da
Sociologi, Infermieri e Specializzandi di Medicina e/o di Psicologia o Educatori.
Psico-Oncologia
Attività Clinica
Colloqui individuali e di gruppo per i pazienti

Colloqui individuali e di gruppo per i famigliari

Psicodiagnostica (valutazione delle reazioni psicodiagnostiche)

Terapia di supporto e psicoterapia per i pazienti

Trattamento psicofarmacologico dei pazienti

Conduzione di gruppi di self-help

Conduzione di gruppi eterocentrati per il personale

Colloqui di selezione e orientamento per i volontari


Psico-Oncologia
Cure palliative

Formazione e supervisione dell’équipe curante e del volontariato

Supporto psicologico al paziente e alla famiglia

Supporto psicologico all’elaborazione del lutto dei familiari

Attività di supporto ed intervento sul Territorio


Psico-Oncologia
Attività di Ricerca

Sviluppo di progetti di ricerca sulla qualità della vita e impatto psicosociale dei
trattamenti antitumorali e palliativi

Sviluppo di progetti di ricerca sullo stress lavorativo

Valutazione dei modelli d’intervento psicosociali


Psico-Oncologia

Nella pratica clinica con i pazienti malati di tumore, uno degli aspetti indicato
come prioritario è l’attenzione costante al corpo, vale a dire che, come operatori
“psi” (inconsciamente portatori di una deformazione professionale che ci fa
concentrare solo sugli aspetti mentali) non dobbiamo mai dimenticare che di fronte
a noi si trova una persona che prima di tutto ha un problema fisico, un tumore, il
quale si ripercuote immancabilmente sulla sfera psichica. Il corpo è malato, il
corpo ha un nemico interno, quasi sempre non visibile e per questo ancor più
angosciante, il corpo soffre rispetto ai veleni-terapie che è costretto a subire.
Psico-Oncologia

Lo psico-oncologo si interessa del vissuto della persona affetta da patologia


neoplastica, riducendo il gravoso carico emotivo del paziente e alleviando le sue
più intime sofferenze, così come dei bisogni psicologici e psicosociali del suo
ambiente umano.

Insieme con le figure professionali specifiche (infermieri, medici, tecnici, volontari


formati) crea un collegamento ed una rilettura funzionale all’azione/intervento
terapeutico più idoneo. In questo senso, funge da professionista della relazione
medico-paziente in modo originale e risolutivo.
Psico-Oncologia
Etnopsicoanalisi
L'approccio etnopsicoanalitico è considerato innovativo nel campo della Psico-
Oncologia perché privilegia lo studio e la visione antropologica della malattia, il
lavoro e la formazione in équipe, l'osservazione e il riconoscimento dei vissuti
(dinamiche controtransferali) presenti nella relazione tra curanti pazienti e
familiari nonché nei contesti psicosociali dove il paziente vive

E' un approccio complesso e di confine al tempo stesso (così come lo è l'intervento


psico-oncologico) che trova nelle aree di sovrapposizione della psicoanalisi,
dell'antropologia e della gruppoanalisi riferimenti teorici utili ad osservare, con
attenzione, la situazione clinica ed a leggere, in chiave psicodinamica, le richieste
del paziente anche rispetto al suo gruppo familiare ed al contesto istituzionale nel
quale è inserito.
Psico-Oncologia
Etnopsicoanalisi

Nella scena clinica la malattia, i vissuti e la stessa relazione tra curanti e pazienti
hanno una valenza reale e simbolica al tempo stesso ed acquisiscono, perciò, una
funzione ed una natura rituale ma scientificamente osservabile e riconoscibile

L'approccio etnopsicoanalitico è un metodo di intervento psicoterapeutico


multidisciplinare che propone una visione più ampia e integrata della psichiatria e
della psicologia clinica, sottolineando il ruolo dei fattori contestuali e culturali nel
dare forma ai diversi quadri psicopatologici
Psico-Oncologia
Etnopsicoanalisi
Il malato oncologico, secondo il modello etnopsicoanalitico di Nesci e Poliseno,
ha un vissuto persecutorio rispetto alla malattia. Ciò è clinicamente osservabile
perché il cancro è esso stesso un doppio persecutorio. Non è un virus o un batterio,
non è un nemico estraneo che ci aggredisce dall’esterno

Il cancro è il risultato di una serie di mutazioni: sono le nostre stesse cellule che
diventano “maligne” e danno vita ad un aggressore interno, ad un altro “noi stessi”
che proprio per l’essere familiare al nostro sistema immunitario non viene
riconosciuto come nemico e ci distrugge in modo subdolo e spesso invisibile e per
questo ancor più temibile ed inquietante. Il cancro è strutturalmente, dunque, il
nostro “doppio” persecutorio

Le cure sono traumatiche, aggrediscono le cellule sane oltre a quelle malate, e


l’incertezza della guarigione completa, è facile capire la grande angoscia che
caratterizza tutti i vari momenti della cura e dei controlli successivi
Psico-Oncologia
Etnopsicoanalisi

Nella nosografia del modello etnopsicoanalitico proposto da Nesci, nel paziente


oncologico sono osservabili "stati bordeline transitori". Questa originale
concettualizzazione trova la sua ragion d'essere nel vissuto che i malati oncologici
hanno della malattia rispetto delle dinamiche relazionali che essi vivono nella
scena clinica: essi sono particolarmente angosciati e preoccupati perchè vivono la
malattia come una intollerabile trasformazione del mondo, una catastrofe non
semplicemente mortifera ma soprattutto alieneante; essi vivono, perciò, una
particolare angonscia che non è la stessa degli stati psicotici o dei disturbi
dell'adattamento con ansia e depressione
Psico-Oncologia
Etnopsicoanalisi
Il termine neoplasia, ovvero nuova formazione, ci consente di riflettere proprio
riguardo al fatto che, l'operatore ed il paziente si trovano, nella malattia oncologica
e nella relazione terapeutica, a contatto con un cambiamento, una de-formazione
che d’improvviso si innesta nel corpo, causando vissuti profondamente
angoscianti

Rispetto alle cure, alla comunicazione della diagnosi o alle aspettative di


guarigione i pazienti ed i famigliari vivono la malattia in uno stato di tempo
sospeso, uno spazio intermedio, sono collocati (cioè vivono o non vivono) tra la
vita e la morte. .

Nesci ha definito come stati bordeline transitori questi quadri clinici specifici del
paziente oncologico per via del fatto che lo stato mentale è continuamente in
un'area bordeline anche se di esso appaiono manifestazioni quasi sempre solo
transitorie. L'uso degli psicofarmaci, ed in particolare di antipsicotici atipici a
bassissimo dosaggio, scelti in base al vissuto controtransferale dell'operatore, è
legato a questa concettualizzazione specifica ed originale
Workshop
“Cinema e Sogni”

Il Social dreaming acquista sempre più consensi e risultati positivi nell'ambito


delle Organizzazioni in generale proprio come strumento di ricerca/intervento

Lo strumento metodologico (il workshop cinema e sogni, ideato da Nesci e


condotto sempre in tandem col Dr. Poliseno e in più con un terzo conduttore,
l’antropologo Domenico Scafoglio o lo psicoanalista didatta dell’IPA Dominique
Scarfone, dell’Università di Montreal) si innesta bene, come un SD modificato, nel
contesto formativo (completamento/sedimentazione) dei corsi di Perfezionamento
in Psico-Oncologia dell’Università Cattolica
Workshop
“Cinema e Sogni”
Ci si può domandare che importanza hanno i sogni ed in che modo possono aiutare
l'operatore a sciogliere i nodi critici della sua delicata professione

Il sogno rimane lo strumento più utile per svelare e conoscere il nostro contesto
relazionale, i nostri processi di pensiero e quelli inconsci in modo nuovo e creativo

Il SD risulta essere uno strumento capace di sintetizzare ed elaborare, nella


esperienza della Matrice, tutte le componenti che condizionano e determinano, in
ambito Istituzionale, il ruolo, l'identità e le modalità relazionali e di pensiero
proprie degli operatori sanitari

Tutto ciò può evitare anche problematiche/sindromi specifiche come il Burn-out,


frequente assenteismo, autocure, tossicofilie o difficoltà comunicative tra gli
operatori ed i pazienti

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