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Tratti distintivi della forza lavoro: età, generazioni, genere, flussi migratori
Età: Il decremento dei tassi di natalità e mortalità, l’innalzamento della speranza di
vita comportano un «vuoto demografico» nella parte giovanile e più scolarizzata
della forza lavoro.
Nel 2060 meno di 2 lavoratori (oggi 4) sosterranno 1 persona in pensione
Generazioni: Tendenziali effetti negativi imputabili alla difficile convivenza di
differenti generazioni (tradizionalisti, baby boomers, generazione x, generazione y o
millennials) con sensibili cambiamenti negli atteggiamenti verso il lavoro, negli stili di
vita, nel coinvolgimento organizzativo etc.
Farsi carico di prevenire stereotipi e rischi di discriminazione connessi con le
differenti classi di età (ageism)
Genere: Partecipazione femminile al mercato del lavoro in Europa più bassa di
quella maschile, ma in lieve aumento.
Molto importante agire su: questioni di conciliazione vita-lavoro; forme di welfare
aziendale; ridefinizione del prestigio e del valore economico-sociale del lavoro.
Flussi migratori: Aumento dell’occupazione dei lavoratori stranieri; gli ambiti sono
agricoltura, edilizia, piccolo commercio, con prevalenza di occupazioni faticose, a
bassa attrattiva, spesso pericolose e al limite della regolarità contrattuale.
Necessario il presidio dei processi interculturali e del valore delle differenze tra
gruppi sociali per prevenire discriminazioni e malcontento sociale
Risorse personali
Caratteristiche psicologiche o aspetti del self che sono generalmente associati con la
resilienza e che riguardano l’abilità di controllare e influenzare l’ambiente con
successo (es. self-efficacy, ottimismo etc.)
-Significati e valori del lavoro
-Proattività
-Employability
-Attributi considerati come risorse per l’occupazione
Significati e valori del lavoro: risorse personali che operano come «schemi di
riferimento» per orientare le scelte e valutare la qualità dell’esperienza
Proattività: ruolo attivo della persona nel rapporto con l’organizzazione di lavoro. Ha
diverse sfaccettature:
1. Strategie comportamentali
2. Processi di negoziazione (role innovation)
3. Processi cognitivi di attribuzione di senso
4. Ricerca di informazioni
5. Condotta proattiva
Fattori disposizionali (Iniziativa personale, personalità proattiva)
Empoyability: vasto insieme di capitale umano, sociale e di atteggiamenti
impegnabile nel costruire la propria storia socioprofessionale e nel cogliere le
opportunità ambientali. Conoscenze e qualificazioni formali, competenze
professionali utili per entrare nel mondo del lavoro e mantenere il lavoro nel corso
della vita attiva. Atteggiamenti, motivazioni e requisiti psicosociali, patrimonio
potenziale delle risorse di una persona; favoriscono la sua interazione proattiva con
il lavoro
Attributi considerati come risorse per l’occupazione: • capacità di gestire la
carriera, come: il career self-management, la career resilience, l’orientamento
imprenditoriale etc.;
• aspetti disposizionali come la proattività, la self-efficacy, il capitale psicologico, le
ancore di carriera etc.
• capacità relazionale come la socievolezza.
• Adattabilità, strategia di coping attivo messa in atto per gestire compiti, difficoltà
connessi con ruoli e vita lavorativa.
Contratto psicologico; Accordo informale con il datore di lavoro, ma non per questo
meno vincolante, di natura non ufficiale; si concretizza in un sistema di aspettative e
credenze sugli obblighi reciproci esistenti tra lavoratore e azienda che di fatto
amplifica i termini del contratto legale. In concreto, è formato dalle percezioni
individuali su ciò che è stato promesso da parte dell’azienda e da ciò che il
dipendente si aspetta di dare in cambio all’azienda. I persistenti cambiamenti del
contesto (e delle persone) spingono verso un’elevata variabilità dei tipi di contratto
psicologico di cui tenere conto per comprendere le condotte lavorative
Tipi di contratto psicologico:
-diminuzione dei contratti psicologici di tipo relazionale;
-notevole diffusione di contratti psicologici di tipi transazionale (riguardante una
transazione economico o in senso giuridico)
- presenza, rispetto al recente passato, di contratti psicologici di natura
transizionale (oggetto transizionale è un oggetto che fornisce conforto psicologico)
in conseguenza dei persistenti fenomeni di ristrutturazione aziendale e di
adeguamento dimensionale delle imprese
-difficile presenza di contratti psicologici bilanciati che richiedono per essere attuati
una attenta negoziazione non solo individuale ma collettiva (sostenuta dalle
rappresentanze sindacali)
Lezione 2: Il legame psicologico tra individuo e lavoro
Lavorare: attività umana dotata di significati profondi che travalicano le esigenze
finanziarie. Il lavoro ricopre delle funzioni psicologiche rilevanti per la persona e può
costituire una opportunità per conseguire soddisfazione, benessere, identità e per
costruire ricche relazioni sociali.
Molto dipende dal tipo di lavoro che si svolge
L’attività umane in svariate situazioni più che contribuire a costruire e migliorare le
condizioni di vita, rischia di generare un potenziale distruttivo. Tra i vari esempi di
distruttività (inquinamento, produzione di armamenti, spreco delle risorse naturali)
Renato Rozzi inserisce anche il lavoro apparente.
Lavoro apparente: occupazione nominale, dotata di stipendio, orario, contributi,
regoe, mansionario ma che non genera valore aggiunto. È lavoro, inteso nel senso
formale del termine: avere il posto.
Non è un’attività umana, intesa come creazione di ricchezza, processo di
trasformazione, generazioni di valore per la collettività…. (approfondire)
Il rapporto tra individuo e lavoro può assumere svariate forme; si può ritenere che vi
sia un legame psicologico tra la persona e l’attività lavorativa che tra travalica il
significato del lavoro come obbligo o necessità economica. Peraltro, si possono
distinguere diversi livelli in cui si struttura tale legame psicologico tra la persona e il
lavoro.
Job: un individuo può attribuire particolare importanza per il proprio compito
lavorativo, per l’attività svolta in sé. L’attaccamento al proprio lavoro, in questo
caso, può essere spiegato in termini di passione professionale, competenza,
soddisfazione verso i risultati che si possono ottenere, possibilità di creare,
trasformare, adattare l’ambiente.
Work: lavorare in generale; il legame tra individuo e attività lavorativa può derivare
dai significati sociali che il lavoro può assumere. Dipende quindi dai valori, dall’etica
sociale, dall’appartenenza a determinati gruppi o all’adesione a ideologia diffuse
interiorizzate e fatte proprio dalla persona. È il caso che caratterizza, ad esempio, la
forte identificazione con la propria professione da parte di molti insegnanti e di
molti operatori in ambito sanitario.
Gli individui al lavoro possono fare un ulteriore investimento psicologico: quello
dello << stare in una organizzazione>>. Il legame con il proprio lavoro può essere
quindi rafforzato anche attraverso l’appartenenza all’organizzazione in cui si opera.
In questo caso prevalgono esperienze psicologiche quali l’orgoglio, il senso di
cittadinanza organizzativa. La costruzione di una parte dell’identità professionale
ruota attorno al sentimento di membership dentro un organismo sociale più ampio
(l’organizzazione di lavoro), come nel caso ad esempio di un manager che s’impegna
a fondo nel proprio lavoro per il successo e il prestigio della propria azienda.
Nell’ambito della psicologia del lavoro e delle organizzazioni, numerosi studiosi
hanno cercato di comprendere il legame psicologico tra individuo e lavoro mediante
il concetto di “motivazione al lavoro”.
Motivazione al lavoro: insieme di forze che determinano la direzione, l’intensità e la
persistenza dell’azione nelle esperienze che caratterizzano la persona in rapporto al
proprio lavoro. Si tratta di un insieme di processi psicologici che influenzano il modo
in cui un individuo eroga uno sforzo e alloca le risorse psicologiche disponibili per
generare un comportamento o un sistema di azioni.
Direzione: scelta degli obiettivi da perseguire.
Intensità: grado di investimento ed energie allocate
Persistenza: sforzo e continuità dell’azione nel perseguimento degli obiettivi.
La nozione di motivazione al lavoro può essere applicata a vari processi e su diversi
piani di azione. Differenti finalizzazione ( motivazione alla prestazione, motivazione
ad apprendere, motivazione alla carriera, motivazione verso l’organizzazione)
Non è possibile ritenere che ogni persona sia dotato in modo permanente di un
certo grado di motivazione al lavoro (variabilità individuale nel tempo). Di fatto, ogni
individuo può essere dotato di un potenziale di motivazione che si manifesta con
diversi gradi di attivazione e intensità in funzione dei compiti che svolge, degli
obiettivi che si pone e del tipo di contesto che vive.
Esempi dalle slide.
Motivazione intrinseca: promuove l’azione finalizzata al conseguimento di benefici e
soddisfazione ricavabili dall’attività in sé (autonomia, realizzazione personale)
Motivazione estrinseca: richiede una componente esterna di strumentalità per
essere attata (conseguimento di benefici esterni all’attività: denaro, evitamento,
punizioni)
Per lungo tempo la ricerca sulla motivazione lavorativa si è concentrata sul rapporto
fra questi due tipi di motivazione per capire quali aspetti sono più efficaci nel
motivare le condotte lavorative e quali sono le conseguenze in termini di
progettazione del lavoro. È in gioca la concezione di persona, la teoria psicologica
implicita sottostante i vari tipi di gestione del personale.
(McGregor), Teoria x; modelli di gestione del personale basati su una visione dei
dipendenti come indolenti, poco ambiziosi, indifferenti alle esigenze organizzative,
resistenti al cambiamento. Secondo tale interpretazione, i lavoratori sarebbero
spinti solo dai bisogni primari, cioè quelli presenti nella parte bassa della gerarchia di
Maslow. In tal caso, le politiche del personale sono volte a sollecitare la motivazione
estrinseca dei lavoratori con una forte centratura su sistemi di premi e punizioni.
Teoria Y: vedono i lavoratori come potenzialmente attivi, pronti ad assumersi la
responsabilità e a condividere gli obiettivi organizzativi. Secondo tale
interpretazione, i lavoratori sarebbero mossi da bisogni più elevati della scala di
Maslow (autorealizzazione). In tal caso, il management sarà propenso ad adottare
strategie per alimentare la motivazione intrinseca dei subordinati mediante
l’arricchimento dei compiti, l’autonomia operativa, la partecipazione alle decisioni.
Rapporto tra i due tipi di motivazione;
Teoria della valutazione cognitiva: motivazione intrinseca sorretta da due esperienze
psicologiche: ossia il sentimento di competenze e il sentimento di autonomia.
L’introduzione di benefici od obblighi tende a mettere in discussione tali sentimenti
e a far sentire le persone maggiormente dipendenti da fattori contingenti, accessori.
Sia la motivazione intrinseche che gli incentivi influenzano il livello della prestazione.
La motivazione intrinseca ha un peso maggiore nel determinare la qualità della
prestazione, mentre la motivazione estrinseca agisce maggiormente sulla quantità
della prestazione. I due tipi di motivazione non sono in antagonismo, ma operano in
modo simultaneo e combinato
Teoria dell’autodeterminazione (SDT): le persone agiscono spinte da bisogni
fondamentali e innati, su questa base cercano di realizzare il proprio potenziale e
sviluppare il proprio talento.
Motivazione autonoma: azioni condotte a partire dalla propria volontà.
Motivazione controllata: azione avviata sotto una pressione esterna o un obbligo da
agire.
Slide.
Caratteristiche del lavoro e motivazione
Teoria delle caratteristiche lavorative: motivazione intrinseca può essere stimolata
da una strategia ottimale di job design. L’attivazione della motivazione intrinseca
può scattare se un individuo può, grazie al lavoro, attivare tre stati psicologici tra
loro complementari: 1) generare esperienze di apprendimento grazie alla
conoscenza dei risultati ottenuti con la propria attività (feedback);
2) sperimentare la responsabilità di produrre una buona prestazione (autonomia)
3) sperimentare il significato del proprio lavoro (varietà, identità e significatività)
Slide.
Teoria dell’aspettativa-strumentalità-valenza (modello Vie di Vroom): si presume
che la persona compia decisioni consapevoli finalizzate a massimizzare i risultati
attesi. La motivazione è rappresentable con un’espressione moltiplicativa: M=V*I*E
Valenza (v): preferenza, desiderabilità e attrattività di un certo risultato
Strumentalità (I): relazione percepita tra sforzo e benefici (di secondo ordine) attesi
Aspettativa (E): percezione di quanto lo sforzo conduca ai risultati attesi
Goal setting Theory: la presenza di un obiettivo può costituire uno stimolo per
accentuare sforzo, impegno e ricerca di soluzioni. L’obiettivo dovrà essere specifico,
cioè chiaro, ben identificato, non generico e formulato in modo che sia possibile
valutarne il conseguimento.