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I TEST DI PERSONALITA
INTRODUZIONE
TEST ED ESAME PSICODIAGNOSTICO
Diverse sono le finalità dell’esame psicodiagnostico.
Nella pratica clinica lo psicologo deve affrontare forme diverse di disadattamento e sofferenza: la domanda
esplicita/implicita è una domanda di aiuto. L’esame psicodiagnostico è il primo passo di un percorso di sostegno
psicologico o un momento di elaborazione dell’opportunità di un trattamento psicoterapeutico.
In altri ambiti l’esame psicodiagnostico può essere volto a chiarire la conoscenza delle condizioni psicologiche per
gravi provvedimenti o per determinati compiti.
Nell’ambito peritale può mirare a chiarire le componenti psicologiche di una condotta criminosa.

Per riferirsi a tali attività professionali si è usata a volte l’espressione “valutazione della personalità”. Assimilare il test
psicodiagnostico come personalità è riduttivo e si indicherebbe una parte per il tutto.
È ancora diffusa nella legislazione e negli ordinamenti universitari.
L’espressione “valutazione della personalità” non compare tra le attività professionali previste dal Tariffario delle
prestazioni psicologiche.
La valutazione della personalità potrebbe essere compresa nel punto che parla di “Esame psicodiagnostico
completo”.
Solo due volte su trenta o più si incontra il riferimento a “inventari o questionari per la valutazione globale della
personalità”; più spesso si parla di test per la valutazione del disagio psicologico, della psicopatologia, di tratti e
costrutti psicologici e psicopatologici specifici.

INTEGRAZIONE VERTICALE
L’esame psicodiagnostico è un complesso processo di raccolta, analisi ed elaborazione di informazioni. La
struttura logica e la struttura formale dell’esame sono costituite da una successione sistematica e
intelligentemente organizzata di approfondimenti successivi. Anche per i test psicologici deve essere così:
inizialmente si utilizza un test ad ampio spettro e successivamente test di carattere via via più mirato e specifico.

Quanto più ampia è la base di conoscenza e di esperienza dello psicologo tanto più ampio è il ventaglio di ipotesi
alternative che egli prende in esame e che potrebbero dar ragione dei medesimi dati.
Man mano che progredisce l’esame diminuisce l’incertezza circa le variabili di rilievo clinico, le ipotesi
psicodiagnostiche, le variabili psicopatologiche possibili, le possibilità di evoluzione, le possibilità di intervento.

L’esame psicodiagnostico è un processo attivo simile a un processo di problem solving e decision-making: un


complesso processo di raccolta e di elaborazione di informazioni relative al soggetto in questione.
Questo processo di restringimento procede per esclusione e “falsificazione” di ipotesi piuttosto che per logica
induttiva.
L’impiego dei test tenderà a essere strutturato gerarchicamente per approfondimenti successivi: integrato sia
orizzontalmente che verticalmente con il colloquio clinico e le altre procedure nel corso dell’esame psicodiagnostico.
Durante l’esame emergono ipotesi relative a meccanismi e processi attraverso i quali si possono essere sviluppati
problemi o disturbi psicologici attualmente lamentati.
Nelle fasi più avanzate sarà opportuno l’utilizzo di test che offrono l’analisi di costrutti più specifici e mirati.

INTEGRAZIONE ORIZZONTALE
Asse portante della valutazione psicodiagnostica è il colloquio clinico: accanto ai colloqui e a integrazione dei colloqui
si collocano i test psicodiagnostici. I test si collocano all’interno dell’esame psicodiagnostico ed è importante
ricordare che sono utensili.
Molti test non sono opera né di teorici della personalità né di “addetti ai lavori”.
I test psicologici ed in particolare quelli psicodiagnostici operano nell’ottica dell’approfondimento puntuale e
dell’analisi del singolo caso. Il loro obiettivo è una conoscenza più approfondita del soggetto lungo alcune delle
molteplici dimensioni psicologicamente rilevanti.

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La diagnosi può essere un tassello utile ed imprescindibile ma non esaurisce l’esame psicodiagnostico che è un
insieme più ampio.
I test vanno concepiti come utensili che potenziano il lavoro di esplorazione che lo psicologo svolge abitualmente
attraverso il colloquio.
I test quantitativi possono essere usati all’interno di un approccio nomotetico quando all’interno di uno idiografico.

Questionari ed inventari di personalità analizzano l’autoreferto del paziente e devono essere integrati con il colloquio
clinico e con informazioni provenienti da fonti osservative e da registrazione psicofisiologica (integrazione
orizzontale).
I test di personalità esplorano il soggetto lungo uno dei molteplici piani di analisi: il piano della propria
autovalutazione e autodescrizione soggettiva.
Un assessment multidimensionale cerca di integrare informazioni e misurazioni provenienti da diversi piani.

MODELLI MULTIDIMENSIONALI
Lo psicologo, per condurre l’esame psicodiagnostico, ha la possibilità di utilizzare una mole estesa di informazioni.
Queste informazioni possono essere classificate in più classi a seconda del canale da cui provengono,
tradizionalmente almeno tre:
1) Canale verbale: sono le informazioni che un soggetto fornisce nel corso del colloquio clinico. Esse non sono
neutre, in particolare sono influenzate da variabili legate al contesto entro il quale esse sono raccolte, dalle
variabili connesse alla relazione interpersonale, da quelle proprie allo psicologo in causa e ai suoi biases
idiosincrasici.
2) Osservazione del comportamento della persona : sono le informazioni offerte dal comportamento non verbale
nel corso del colloquio clinico, della somministrazione di un reattivo psicologico, di un role-playing, di
un’interazione col coniuge o con i familiari, di un’osservazione sul campo. Anche queste informazioni sono
influenzate dalle variabili già descritte in precedenza.
3) Registrazione dell’attività psicofisiologica dell’individuo : sono le informazioni ricavabili dalla registrazione delle
risposte elettrodermiche, dell’attività elettromiografica, della temperatura, della frequenza cardiaca ecc.
Nonostante l’apparente oggettività, neppure queste informazioni sono neutre.
La psicologia ha utilizzato da sempre questi principali canali sia nella pratica psicodiagnostica sia nella ricerca relativa
ai vari costrutti di personalità.
L’impiego contemporaneo di una pluralità di fonti di informazione corrispondeva ad un desiderio di completezza e
all’ovvia forza del buon senso; si collocava però all’interno di una concettualizzazione unidimensionale dei costrutti
considerati.
L’idea era quella che una pluralità di informazioni potesse attenuare le distorsioni che si potevano avere dalla
raccolta di informazioni nell’uno o nell’altro modo.

Negli anni ’70 è stata messa in crisi l’assunzione che gli indici provenienti da diversi canali d’informazione
descrivessero comunque i medesimi fenomeni e i medesimi costrutti e cogliessero angolature differenti di una realtà
unitaria.
Le intercorrelazioni tra valutazioni provenienti da canali differenti sono elevate solo nel caso in cui le emozioni siano
indotte in grado estremo, altrimenti esse sono sistematicamente basse e di scarsissimo valore predittivo.
In altre parole misure di un canale o di un altro vanno considerate come valutazioni di dimensioni tra loto connesse
ma relativamente indipendenti.
Se ragioniamo in un’ottica multidimensionale considereremo i testi di personalità come descrizioni o misurazioni
della dimensione soggettiva di un costrutto multidimensionale e della sola dimensione soggettiva.
Spesso un test psicologico non misura il costrutto che ci interessa ma solo una delle componenti di quel costrutto;
bisogna quindi fare attenzione alle inferenze che ne traiamo.
Il basso valore predittivo non è conseguenza di insufficienze nello specifico test ma di un modello ingenuo nella testa
dell’utilizzatore di quello specifico test.
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LINEAMENTI DI METODOLOGIA
ASPETTI STORICI E METODOLOGICI
Una breve storia
I tentativi di una classificazione della personalità nascono probabilmente con l’uomo; principalmente tale interesse è
stato costante in filosofia ed in medicina.
Solo alla fine del XIX secolo possiamo individuare i primi tentativi di misurazione della personalità. È attraverso la
misurazione che la psicologia comincia a muovere i primi faticosi passi come disciplina scientifica.
KRAEPELIN -> usò una prova di libere associazioni (presentazione di parole-stimolo a cui il soggetto doveva
rispondere con la prima parola che gli veniva in mente) per distinguere persone schizofreniche da persone con
disturbi maniaco-depressivi
KENT/ROSANOFF -> primo tentativo di standardizzazione delle risposte (procedura per cui confrontare le risposte
date dal soggetto con quelle di un campione di persone dalle caratteristiche note)

Il primo vero e proprio questionario di personalità fu sviluppato per usi bellici per identificare velocemente i soggetti
inabili al servizio militare per gravi problemi emotivi.
Personal Data Sheet di Woodworth/Psychoneurotic Inventory presentava 116 item a cui il soggetto doveva
rispondere sì/no. Un numero eccessivo di risposte affermative indicava la necessità di un colloquio individuale.
Questo test non fu completato in tempo per consentirne l’utilizzo ma costituì il modello per i successivi questionari
che si proponevano di misurare l’adattamento emotivo o altre caratteristiche di personalità come la Thurstone
Personal Schedule o il Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI).

Nell’ambito della valutazione della personalità una nicchia a parte è occupata dalle tecniche proiettive (termine di
Frank [1939] che le considera una modalità di investigazione dinamica e globale della personalità).
Negli anni ’20 con l’affermarsi del paradigma psicoanalitico RORSCHACH crea il famoso questionario delle macchie
che porta il suo nome seguendo l’ipotesi secondo cui il modo di percepire gli aspetti formali di una figura da parte del
soggetto è indicatore di un più generale atteggiamento verso il mondo e del funzionamento psicologico della persona
stessa.
Accanto al test di Rorschach vi è il Thematic Apperception Test (TAT) messo a punto dai “personologi di Harvard” che
si erano proposti di studiare la personalità e la motivazione umana. Il TAT comprende una serie di figure che vengono
mostrate al soggetto con la richiesta di inventare una storia per ciascuna di esse mettendo in evidenza i sentimenti
ed i pensieri dei personaggi e l’epilogo della storia stessa.
I metodi proiettivi si caratterizzano per almeno tre aspetti:
a) ambiguità degli stimoli proposti;
b) dissimulazione del vero scopo del test;
c) libertà da parte del soggetto di rispondere come meglio crede.
Raramente i test proiettivi soddisfano i requisiti psicometrici richiesti ai test psicologici e la loro validità è stata più
volte messa in discussione.

Una svolta fondamentale nell’ambito della misurazione della personalità è rappresentata dalla comparsa dello Strong
Vocational Interest Blank (SVIB), un questionario di misura delle preferenze e interessi volto a stabilire le inclinazioni
di un individuo per diversi tipi di lavoro, corsi di studio o attività ricreative. Le novità offerte erano: valutazioni
all’interno del comportamento normale e utilizzo di una chiave interpretativa delle prove basata su un criterio
empirico (= selezione di prove o domande sulla base delle risposte di un gruppo di persone, indipendentemente da
considerazioni teoriche di ordine generale).
L’utilizzo del metodo empirico consentiva di costruire prove su qualsiasi argomento senza la necessità di impianti
teorici sofisticati o ricerche particolarmente complesse.
L’American Psychological Association (APA) emanò una serie di norme per la costruzione e il corretto uso dei test
psicologici. Venne così introdotto il concetto di validità di costrutto secondo il quale era necessario fare riferimento
alla dimensione psicologica sottostante che si supponeva determinasse la prestazione al test da parte del soggetto.
La messa a punto di misure con validità di costrutto fu facilitata dall’utilizzo dell’analisi fattoriale, metodo

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matematico che consiste nel trovare le dimensioni sottostanti o fattori a cui fa riferimento un dato questionario.
Dagli anni ’50 in poi tutte le misure di personalità furono sviluppate utilizzando anche l’analisi fattoriale.
Negli anni ’60 si assiste a una diffusa presa di posizione contro l’utilizzo dei test dovuta innanzitutto alla
contestazione culturale e sociale di quel periodo che critica fortemente tutto ciò che può creare diseguaglianze tra gli
uomini; i testi, in particolare quelli di intelligenza, vengono additati come strumenti di selezione iniqua a sfavore
delle classi svantaggiate e delle minoranze.
L’affermarsi delle teorie comportamentiste (per le quali le valutazioni della personalità non sono utili a comprendere
o prevedere il comportamento di una persona) enfatizzò l’uso dell’osservazione diretta a scapito dei test.
Mischel mise in dubbio l’utilità delle misure dei tratti enfatizzando la variabilità del comportamento nel tempo.
Egli criticò l’uso dei test perché:
1. Offrivano quadri generici e poco utili per comprendere la singola persona;
2. Le domande erano formulate in modo ambiguo o si prestavano a diverse interpretazioni e la somministrazione in
momenti diversi dello stesso test portava a risultati differenti;
3. Misuravano aspetti poco connessi con i comportamenti reali;
4. Per prevedere il comportamento di una persona era molto più utile conoscere le condizioni e variabili
situazionale;
5. L’appartenenza a un particolare gruppo diagnostico convogliava solo una informazione minima sul
comportamento del paziente.
Queste critiche costituirono un terreno fecondo per gli sforzi degli studiosi nella elaborazione di misure più specifiche
ma contemporaneamente più valide statisticamente e predittivamente.

Dagli anni ’80 ad oggi vi è un rinnovato interesse per i questionari di personalità seppure accompagnato da una
maggiore consapevolezza dei limiti di tali strumenti e da un uso più parsimonioso di essi.
D’altra parte la grande quantità e diversità delle misure di personalità disponibili oggi ha probabilmente generato
anche una certa confusione: misure sviluppate nei più diversi ambiti teorici e di diversa qualità convivono insieme e
vengono spesso utilizzate senza la consapevolezza dei pregi e dei difetti.
Non si può disconoscere l’utilità delle misure di personalità ma tale utilità è direttamente proporzionale al grado di
preparazione teorica e tecnica di chi le usa.

Che significato attribuire alle misure di personalità?


La natura delle misure di personalità è inferenziale: non possiamo conoscere direttamente una dimensione
psicologica ma possiamo specificarla tramite una serie di indicatori osservabili connessi tra loro da una teoria. Una
volta che abbiamo a disposizione una teoria, anche abbozzata, la scelta degli indici osservabili costituisce il
passaggio critico nella costruzione della misura e rappresenta la maggiore difficoltà tecnica che va affrontata dagli
sviluppatori del questionario.
Il processo inferenziale appena descritto è il processo tipico delle “scienze avanzate” che contano su metodi
inferenziali o indiretti di misura.

La validità di costrutto
C'è stato un lungo periodo dove vi era un interesse nel comprendere cosa realmente misurava una serie di item e un
questionario. Agli studiosi interessava trovare delle misure che distinguessero sottogruppi di persone,
indipendentemente dal significato delle misure stesse. Tali misure però impedivano ogni generalizzazione o
consentivano inferenze di importanza trascurabile. Tali misure non si rivelarono così efficaci nella discriminazione.
Una misura sviluppata tramite il metodo empirico e che mostra tali limiti è la scala Pd dell'MMPI: essa è stata creata
selezionando una serie di item che distinguevano persone “psicopatiche, asociali e amorali” da quelle che non lo
erano. Le ricerche con tale scala mostrano però che:
• discriminava in modo inadeguato delinquenti da non delinquenti;
• discriminava cacciatori che per errore avevano colpito delle persone da quelli che non l'avevano fatto;
• distingueva studenti definiti dai loro pari come “poco responsabili” da quelli definiti “molto responsabili”;
• distingueva persone normali e attori professionisti;
• distingueva tra infermieri che non temevano pazienti psichiatrici e quelli che ne avevano paura.
Guardando questi risultati è impossibile capire cosa la scala misura a meno di cominciare a costruire una teoria
riguardante il concetto di psicopatia.
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Costruire una teoria riguardante una dimensione psicologica, sviluppare una misura di questa dimensione e verificare
il significato della misura in accordo alle previsioni che scaturiscono dalla teoria è quello di cui si occupa la validità di
costrutto.
Un buon esempio di questo processo riguarda il costrutto di sensation seeking. Nel dopoguerra ci si accorse che le
persone variavano nella capacità di sopportare le condizioni di minima stimolazione e rispetto alla quantità di stimoli
che potevano autosomministrarsi durante l'esperienza di deprivazione.
Marvin Zuckerman ipotizzò che il bisogno di stimolazione fosse un'importante dimensione di personalità e la chiamò
appunto sensation seeking. Da questa prima formulazione teorica era possibile fare alcune predizioni sull'età dei
soggetti, sulle loro risposte fisiologiche e sul loro bisogno di intraprendere attività più o meno rischiose. I questionari
di Zuckerman confermarono queste ipotesi, dimostrando così che esse erano misure valide di questa dimensione.
Solo una serie di evidenze legate a una teoria può spiegare l'effettivo significato della misura di un questionario. La
teoria potrà essere più o meno sviluppata e consentire più o meno previsioni; oggi si preferisce lavorare con
strumenti che misurano dimensioni specifiche di personalità in quanto è molto più facile lavorare con modelli teorici
dalla portata limitata piuttosto che con quelli difficili da verificare. La validità di costrutto non è un attributo
immutabile ma dipende dagli sviluppi della teoria stessa.

Sulla validità di costrutto di un questionario Cronbach/Meehl, Loevinger, Campbell/Fiske e Gough fecero alcune
osservazioni:
1. Il contenuto degli item dovrebbe rappresentare appropriatamente, esaustivamente e in maniera rilevante il
costrutto di interesse (aspetto detto validità di contenuto).
2. Vanno considerate le (cor)relazioni tra questionario o una sua scala e delle altre misure (detta validità
convergente e divergente).
3. É opportuno confrontare gli esiti del test con delle osservazioni comportamentali.
4. È bene cercare eventuali relazioni inaspettate tra i punteggi al questionario e altri comportamenti.
5. Misure diverse del medesimo costrutto devono essere più simili tra loro che misure uguali di costrutti diversi.
6. È la teoria che ci suggerisce come valutare le proprietà metriche del questionario.
La validità di costrutto non può essere espressa semplicemente da un numero o una relazione; essa è il risultato delle
inferenze e dei riscontri empirici che si possono ricavare da una rete concettuale più o meno complessa e in continua
evoluzione. La validità di costrutto racchiude in sé tutti gli altri tipi di validità e costituisce la struttura fondamentale
di ogni test.
Nel 1954 l'APA nelle technical recommendations aveva affermato che nei manuali dei test era necessario riportare
tutte le informazioni disponibili perché si comprendesse quali attributi psicologici spiegano la variabilità dei punteggi
al questionario e andrebbe delineata la teoria sulla quale è basato il test e indicare come i dati la supportano. Nella
maggior parte dei casi una scarsa o parziale validità di costrutto è causata dalla difficoltà di formulazione teorica in
psicologia.

Natura delle risposte del soggetto


Nella pratica non è facile valutare le correlazioni questionario-criterio perché i manuali dei singoli questionari
riportano correlazioni con molti criteri e sfortunatamente tali correlazioni si collocano spesso tra 0 e 1/-1. Questo
fenomeno avviene perché la maggior parte dei costrutti studiati dalla psicologia ha multiple connessioni con altre
dimensioni. Inoltre il valore delle correlazioni risentirà sempre del fatto che né il questionario né il criterio sono
misure esenti da errori.

Una regola che ci consente di operare una prima valutazione delle correlazioni consiste nel tenere conto solo dei
valori più bassi e più alti, indipendentemente dal segno; gli altri valori potranno essere considerati dopo aver preso
più confidenza con lo strumento.
Valutando inizialmente le correlazioni più alte e più basse e successivamente quelle intermedie potremo farci un'idea
del significato della scala o del questionario; sarà poi la teoria rispetto alla quale queste misure sono state sviluppate
che ci dirà se tale significato corrisponde proprio al costrutto che avevamo intenzione di misurare.

Per facilitare una visione d'insieme i manuali spesso riportano anche delle indicazioni cliniche sotto forma di
descrizioni generali (delle caratteristiche delle persone appartenenti alle diverse fasce di punteggi) o di resoconti di
casi (vere e proprie relazioni di carattere clinico).
L'utilità di queste informazioni è proporzionale alla loro accuratezza e alle conoscenze dell'utilizzatore.

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Per i questionari più complessi sono disponibili dei veri e propri manuali contenenti le esemplificazioni cliniche e
molti suggerimenti pratici.
Per completare le proprie conoscenze sulla validità del test sarebbe buona pratica avere una conoscenza delle
ricerche più importanti sui questionari di interesse.

Norme statistiche
Le norme statistiche sono dei valori numerici/normativi rispetto ai quali confrontare il punteggio ottenuto da un
singolo soggetto al questionario stesso. Queste norme sono ottenute tramite la "taratura del questionario":
procedimento per il quale il questionario è somministrato ad un gruppo di persone/gruppo normativo che si
suppone siano rappresentative della popolazione normale.

Grazie alle norme statistiche è possibile convertire il punteggio ottenuto da un soggetto, detto punteggio grezzo, in
un valore numerico che indice se e in quale misura il soggetto stesso differisce dalle persone normali. Nei test di
personalità vengono utilizzati solitamente tre tipi di conversioni: punti z, punti T e percentili.
I punti z indicano in quale misura il punteggio che si sta esaminando si discosta dalla media dei punteggi ottenuti dal
gruppo normativo; più un punteggio si discosta dalla media, più il soggetto differisce dalla popolazione normale. Si
considera un punteggio significativamente diverso dalla media quello che corrisponde ad almeno un valore di z =
1,5; questo significa che il punteggio del soggetto si discosta dalla media di 1,5 deviazioni standard.
Il segno ci indica se il punteggio è superiore (segno positivo) alla media o inferiore ad essa.
Se la distribuzione dei punteggi si avvicina alla distribuzione normale un valore z = 1,5 corrisponde ad un punteggio
ottenuto dal 10% dei soggetti del gruppo normativo. Adottando un atteggiamento più prudente si può scegliere uno
z = 2 che corrisponde ad un punteggio ottenuto dal 5%.
Usando un criterio prudente/conservativo si rischia di valutare "normale" un comportamento che non lo è: questo è
il problema dei falsi negativi. Al contrario un criterio più libero espone al rischio di valutare "anormale" una
manifestazione nella norma: questo è il problema dei falsi positivi.
I punti z si utilizzano quando la distribuzione dei punteggi dei soggetti appartenenti al gruppo normativo si
approssima alla distribuzione normale. Non sempre però i costrutti misurati dai questionari contemplano gruppi
normativi con tale caratteristica, in particolare se si tratta di misure cliniche.
Di solito con le misure cliniche si avrà una distribuzione bimodale: questo significa che la maggior parte dei soggetti
avrà punteggio vicino allo 0 (assenza del problema) e il restante si concentrerà nei punteggi immediatamente vicini e
successivi (presenza).
Esistono anche distribuzioni plurimodali in cui i punteggi si concentrano in corrispondenza di tre valori o più valori.

In assenza di una distribuzione normale si dovrebbero usare i punti T o i percentili.


I punti T sono punti detti normalizzati e non sono altro che punti z che hanno subito due trasformazioni successive:
1. vengono matematicamente modificati/normalizzati in modo che siano interpretabili in accordo a una distribuzione
normale;
2. sono espressi in una unità di misura diversa dai punti z.
Per passare dai punti z ai punti T si usa la formula T = 50 + 10z.
Dopo la trasformazione le regole per interpretarli sono identiche a quelle dei punteggi z tenendo conto dell'unità di
misura differente.

Un metodo alternativo ai punti T consiste nel considerare i percentili; essi, espressi su una scala da 0 a 100, indicano
la percentuale dei soggetti appartenenti al gruppo normativo che hanno ottenuto un certo punteggio grezzo. I
percentili sono il metodo più pratico, semplice e corretto per valutare la significatività dei punteggi non essendo
legati a nessuna distribuzione statistica. Occorre però avere l'accortezza di non interpretare i valori come se
appartenessero a una scala con intervalli uguali. I percentili quindi non consentono un confronto preciso tra i
punteggi di diversi soggetti.
Se lo scopo è decidere se un singolo punteggio è più o meno significativo rispetto alla norma, i percentili
costituiscono il miglior sistema di valutazione.

Le conversioni da punteggi grezzi a punti z, T o percentili sono riportate nei manuali dei test.
In alcuni manuali non è riportato alcun sistema di conversione ma solo dei punteggi di soglia o cut off, dopo i quali
occorre considerare altamente probabile la presenza del costrutto o del problema in questione. Questo sistema di
valutazione sarà utilizzato in presenza di distribuzioni dei punteggi normativi bi-/plurimodali.
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Le difficoltà di interpretazione di un punteggio derivano anche da gruppo scelto per la taratura del questionario: non
è raro che i valori normativi siano espressione di una parte ristretta della popolazione generale.
Ai fini di una corretta valutazione dei risultati ottenuti col questionario diventa indispensabile anche un'attenta
valutazione del gruppo da cui i valori normativi sono tratti.

Generalmente il gruppo normativo dovrebbe avere queste caratteristiche:


• numerosità sopra il migliaio;
• equamente diviso tra maschi e femmine;
• rappresentativo di molte fasce di età;
• rappresentativo di diverse classi sociali;
• rappresentativo di diversi livelli di scolarità;
• rappresentativo di diverse occupazioni lavorative;
• rappresentativo delle eventuali diverse etnie che compongono la popolazione.
Difficile trovare tutti questi criteri ma almeno i primi tre sono considerati imprescindibili.
Se nemmeno questi fossero rispettati le valutazioni fornite sulla base delle norme andrebbero considerate
cautamente.
È possibile ottenere risultati sufficienti anche con gruppi non ottimali se i valori ricavati sono disaggregati e presentati
per determinati attributi quali sesso, età, titolo di studio ecc. In questo modo si può confrontare il punteggio
ottenuto dal soggetto con quello di parte del gruppo normativo a lui simile in qualche caratteristica.
I migliori gruppi normativi sono quelli rappresentativi della popolazione e disaggregati in categorie.
Non tutti i gruppi normativi devono essere necessariamente rappresentativi della popolazione normale; alcuni
questionari vanno tarati principalmente sulla fascia di popolazione in cui solitamente si verifica il disturbo. Esistono
poi questionari che riportano dati normativi ricavati su gruppi più o meno rappresentativi di popolazioni
patologiche.

I valori normativi ci consentono, tramite opportune conversioni, di valutare il punteggio grezzo ottenuto a un
questionario rispetto a una situazione di normalità.

Conclusioni
Non è praticamente mai possibile considerare gli indici numerici che indicano la natura delle misure di personalità
come la prova inconfutabile e definitiva del valore della misura: a volte gli indici si prestano a molteplici
interpretazioni, a volte il loro significato va spiegato in funzione di altri indici altrettanto imperfetti, a volte è la teoria
sottostante al test che è poco precisa. Inoltre le stesse procedure sono molte volte imperfette.
Anche se una misura risulta attendibile rimane il problema dell'utilizzo corretto delle norme statistiche e della
rappresentatività del gruppo normativo.

LA SOMMINISTRAZIONE
Non tutte le persone sono in grado di completare proficuamente dei questionari; inoltre alcune persone hanno una
serie di pregiudizi sull'utilità di questi strumenti.
A volte capita che i risultati forniti dai questionari siano scarsamente utilizzabili poiché non sono state fornite
spiegazioni esaurienti sul senso delle misure o su eventuali difficoltà che si potrebbero incontrare.
È fondamentale spiegare
- perché si somministra un questionario;
- perché si somministra quello specifico questionario;
- quali elementi o caratteristiche di un questionario possono suscitare difficoltà o avversione in chi deve compilarlo; -
la relazione tra i test e la diagnosi dei disturbi mentali; - come viene tutelata la riservatezza dei dati acquisiti.

Perché si somministra un questionario?


Ai soggetti si devono comunicare le ragioni fondamentali che giustificano l'uso di un questionario.
Innanzitutto un questionario consente un notevole risparmio di tempo e di denaro: si ricavano informazioni che se
ottenute in altro modo richiederebbero lunghe indagini.

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Il questionario è uno strumento sofisticato tramite il quale è possibile approfondire elementi che sfuggirebbero al
colloquio o all'osservazione.
La valutazione di una persona non è riconducibile ai risultati ottenuti su un questionario; esso è un aiuto all'interno di
una strategia che comprende diverse fonti di informazioni.
L'utilizzo di un questionario può aiutare il soggetto a rivelare particolari che altrimenti sarebbero inespressi.
Lo scrivere aiuta a concentrarsi sulla propria situazione esistenziale.
Lo psicologo ha la consapevolezza dei limiti della misura di personalità in esame ma ritiene che essa possa offrire un
contributo utile per svolgere il lavoro.

Perché si somministra uno specifico questionario?


Dopo le spiegazioni generali è opportuno soffermarsi sui motivi che hanno portato alla scelta di uno specifico
questionario.
L'atteggiamento peggiore che si può tenere in questo caso è quello di chiedere la compilazione senza dare nessuna
spiegazione.
Questa scelta si giustifica rispetto al tipo di informazioni che lo psicologo vuole ottenere.
Alcuni strumenti generali di valutazione della personalità offrono profili globali della persona. Tali misure sono utili in
tante situazioni diverse e sono quasi sempre utilizzate nelle valutazioni psicologiche.
In questo caso si può dire che il questionario permette di ricostruire in maniera sintetica alcune caratteristiche
importanti della persona.
Altri strumenti mirano a individuare la presenza di svariati problemi contemporaneamente ed eventualmente
quantificarli.
In questi casi si può dire che il questionario aiuta a capire se ci sono ambiti meritevoli di particolare attenzione.
Inoltre le domande del questionario, seppure possono sembrare poco attinenti allo scopo della valutazione,
consentono di escludere problemi difficilmente evidenziabili con altri metodi.
Alcune volte si vuole solo quantificare la misura in cui la persona possiede un certo tratto o stato psicologico. Questa
scelta si giustifica affermando che si ha bisogno di quantificare il disturbo per prendere le decisioni più opportune.
Tale questionario si potrà anche usare periodicamente per capire come varia lo stato psicologico.
Giustificare le scelte vuole dire offrire spiegazioni semplici e chiare e non soffermarsi su particolari tecnici. Le persone
hanno bisogno di dare un senso alla valutazione a cui si stanno sottoponendo.

Problemi legati all'uso dei questionari


È necessario essere consapevoli delle caratteristiche dei questionari che possono generare problemi o sentimenti di
avversione in chi li compila.
Un elemento di carattere generale riguarda l'imbarazzo che si può provare davanti a una prova scritta.
In questo caso oltre a enfatizzare gli scopi per cui si somministra un questionario sarà opportuno sottolineare che:
- Tutte le persone incontrano qualche difficoltà di fronte a queste prove;
- Le misure di personalità non hanno scopi valutativi, offrono descrizioni non giudizi;
- La richiesta di compilare i questionari è fatta nell'interesse della persona, ai fini di poter ricavare informazioni
utili per aiutarla o indirizzarla al meglio.

Vi sono poi problemi più specifici:


1) Nome del questionario stesso: il nome può sorprendere o creare agitazione/ansia.
2) Contenuto degli item: alcuni strumenti contengono item apparentemente bizzarri che possono confondere o
irritare le persone.
3) Forma degli item: molti questionari italiani sono tradotti da un linguaggio straniero in un italiano approssimativo.
Al di là delle traduzioni alcuni item sono più difficili di altri da interpretare o possono avere significati oscuri.
4) Ripetitività: per motivi statistici molti questionari contengono item abbastanza simili tra loro; le persone trovano
abbastanza fastidiosa questa caratteristica.
5) Sistema di risposta: essa influenza l'atteggiamento della persona verso la prova stessa. I sistemi di risposta
vero/falso sono adatti per persone di limitata cultura e consentono una compilazione rapida. Molte persone li
trovano però limitativi perché non consentono di esprimere opzioni intermedie. Un sistema di risposte che
permette più di due opzioni è preferibile.
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6) Aspetto esteriore: se il questionario è consegnato su fogli "malmessi" non è favorita la sua compilazione. Questi
elementi di possibile disturbo vanno comunicati al paziente rendendosi disponibili a chiarire difficoltà o curiosità
che potrebbero nascere nel corso della compilazione.
Di norma i risultati di ogni prova psicodiagnostica vanno comunicati in modo da salvaguardare lo stato psicologico del
soggetto. La persona ha il diritto di conoscere gli esiti della prova ma lo psicologo ha il dovere di comunicarli nel
modo più semplice possibile affrontando con delicatezza temi che potrebbero avere effetti negativi sull'equilibrio
della persona.

I referti o i rapporti psicodiagnostici vengono stilati per uso personale e per condividere informazioni con i colleghi o
con terzi coinvolti nel caso in esame. Anche in questi casi quindi il linguaggio usato sarà il più chiaro possibile; sarà
particolarmente importante tenere separati i risultati ai test da interpretazioni soggettive. È utile l'utilizzo di un
linguaggio piano a causa dell'eterogeneità della cultura psicologica e alla presenza di molti termini psicologici dal
significato non univoco.

La relazione tra test e diagnosi di disturbo mentale


Le diagnosi sono descrizioni che tentano di caratterizzare un certo individuo sulla base di una serie di criteri. La
formulazione di una diagnosi richiede di prendere in considerazione numerosi ambiti e di conseguenza obbliga ad
un'indagine approfondita. È sempre abbastanza complicato definire la presenza o l'assenza dei criteri diagnostici,
condizione che vincola la precisione della diagnosi al grado di esperienza e di abilità di chi la conduce.

I test di personalità possono aiutare in questo processo ma una diagnosi non può essere basata solo sui risultati di
essi; la diagnosi infatti implica una valutazione complessa che tiene conto di diversi elementi, molti dei quali non
ricavabili dai test. Inoltre le risposte di un soggetto ad un test di personalità non devono essere considerate un
riflesso oggettivo della realtà.

Un altro uso scorretto dei test deriva dall'interpretare i risultati di queste prove in senso causale: i test non offrono
nessuna informazione eziologica o di tipo esplicativo essendo costruiti per offrire un quadro descrittivo sintetico
dell'individuo.

La riservatezza dei dati


Molte persone sono riluttanti a completare dei test poiché non sanno chi e come userà queste misure; per questo
motivo il primo argomento da trattare dovrebbe essere quello della riservatezza e del segreto professionale
specificando anche chi correggerà i questionari, come verranno utilizzate le informazioni contenute e come verranno
conservati.

I dati provenienti dai questionari sono definiti "sensibili" perché inerenti alle convinzioni personali e agli aspetti intimi
della vita della persona. Il loro trattamento e custodia sono regolati dalla legge n.675 del 31/12/1996 e dal decreto
legislativo n.255 del 28/07/1997.
Secondo Michielin chi tratta e custodisce dati personali e sensibili deve:
- Acquisire il consenso scritto del soggetto interessato, minori compresi;
- Comunicare il trattamento e le sue modalità al garante per la protezione dei dati personali e ottenere
l'autorizzazione;
- Rispettare una serie di obblighi e limiti nel trattamento dei dati e usare precauzioni per impedire la diffusione degli
stessi per caso, errore o volontà di terzi.

L'obbligo di notificazione non esiste se il trattamento dei dati "È effettuato da liberi professionisti iscritti in albi o
elenchi professionali, per le sole finalità strettamente collegate all'adempimento di specifiche prestazioni e fermo
restando il segreto professionale".
Michielin spiega che il Garante per la privacy ha concesso un'autorizzazione generale a "Trattare i dati idonei a
rivelare lo stato di salute e la vita sessuale"; tale autorizzazione si estende "Agli esercenti le professioni sanitarie e
agli organismi sanitari pubblici, qualora i dati e le operazioni siano indispensabili per tutelare l'incolumità fisica e la
salute di un terzo i della collettività" anche senza il consenso dell'interessato. Questa autorizzazione si applica anche
"Agli organismi, alle case di cura e ai soggetti privati" (purché vi sia il consenso scritto dell'interessato) e agli
"Esercenti le professioni sanitarie iscritti in albi" che perseguono specifici compiti o obblighi previsti da leggi, in

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materia, tra l'altro di "Diagnosi, riabilitazione degli stati di invalidità e di inabilità fisica e psichica, di tutela della
salute mentale".
Io sottoscritto ………………………………………………………………………………………………………… nato a
………………………………………………………………………………. il ……………………………………………… residente a
…………………………………………………………………………………………………………………………………………………….. documento n.
………………………………………………………………………… assistito dallo psicologo dott. ……………………………………………………………………………. e dallo
stesso informato sui diritti e sui limiti di cui alla legge n.675/96, concernente “La tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento
dei dati personali”, esprimo il mio consenso e autorizzo al trattamento dei miei dati personali esclusivamente ai fini dell’intervento
psicologico diagnostico, curativo, riabilitativo e di sostegno, il dott. ……………………………………………………………………………………

Luogo e data ……………………………………………………………………………. Firma ……………………………………………………………………………….

Infine la custodia dei dati è regolata dall'articolo 17 del Codice deontologico degli psicologi, in vigore dal Febbraio
1998.
ARTICOLO 17: La segretezza delle comunicazioni deve essere protetta anche attraverso la custodia e il controllo di appunti, note,
scritti o registrazioni di qualsiasi genere e sotto qualsiasi forma, che riguardino il rapporto professionale. Tale documentazione
deve essere conservata per almeno i cinque anni successivi alla conclusione del rapporto professionale, fatto salvo quanto
previsto da norme specifiche. Lo psicologo deve provvedere perché, in caso di sua morte o di suo impedimento, tale protezione
sia affidata ad un collega ovvero all’Ordine professionale. Lo psicologo che collabora alla costituzione ed all’uso di sistemi di
documentazione si adopera per la realizzazione di garanzie di tutela dei soggetti interessati.

Lo psicologo che somministra test a fini di diagnosi, cura e riabilitazione deve richiedere il consenso informato al
paziente/cliente e avere attenzione nella custodia dei dati acquisiti; egli non ha l'obbligo di comunicare al Garante il
possesso e il trattamento dei dati sensibili.

Casi particolari di somministrazione


Nel caso in cui la somministrazione di test o esami sia fatta da parte di un collega o esperto, lo psicologo condividerà
con lui solo le informazioni strettamente necessarie al tipo di collaborazione (articolo 16 del Codice deontologico).

Nel caso di somministrazione o scoring da parte di non psicologi è bene ricordare che essa deve sottostare al rispetto
delle norme procedurali e deontologiche che appartengono alla professione di psicologo; l'uso del test è parte
dell'attività di diagnosi a cui fa riferimento l'articolo 1 della legge 56/89.
La somministrazione e l'interpretazione sono di competenza degli iscritti all'Ordine degli psicologi. Il
Codice deontologico prescrive che
ARTICOLO 21: L’insegnamento dell’uso di strumenti e tecniche conoscitive e di intervento riservati alla professione di psicologo a
persone estranee alla professione stessa costituisce violazione deontologica grave. Costituisce aggravante avallare con la propria
opera professionale attività ingannevoli o abusive concorrendo all’attribuzione di qualifiche, attestati o inducendo a ritenersi
autorizzati all’esercizio di attività caratteristiche dello psicologo. Sono specifici della professione di psicologo tutti gli strumenti e le
tecniche conoscitive e di intervento relative a processi psichici (relazionali, emotivi, cognitivi, comportamentali) basati
sull’applicazione di principi, conoscenze, modelli o costrutti psicologici. È fatto salvo l’insegnamento di tali strumenti e tecniche
agli studenti dei corsi di studio universitari in psicologia e ai tirocinanti. È altresì fatto salvo l’insegnamento di conoscenze
psicologiche.

Come entrare in possesso dei test


La principale fonte dove reperire i test psicodiagnostici è costituita dalle riviste scientifiche: l'articolo rappresenta un
vero e proprio manuale e riporta in appendice il protocollo del test, le indicazioni per lo scoring e altre informazioni
utili. Talvolta alcune informazioni sono reperibili solamente contattando l'autore.
In entrambi i casi è opportuno scrivere all'autore per chiedere l'autorizzazione ad utilizzare il test.
Per i test in lingua straniera va richiesta l'autorizzazione per effettuare la traduzione in italiano; essa inoltre deve
seguire regole e procedure complesse e laboriose. Spielberger suggerisce quattro fasi per questo processo:
1. Preparazione di una traduzione preliminare;
2. Valutazione di essa da parte di esperti dell'argomento e del linguaggio;
3. Incontri e procedure per stabilire l'equivalenza linguistica tra originale e traduzione;
4. Fase di somministrazioni e analisi psicometriche per dimostrare empiricamente fedeltà e validità del test
tradotto.
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Alcuni test sono distribuiti gratuitamente dall'Ordine degli psicologi, notizia che compare periodicamente nel
bollettino.
Altri test, infine, sono diffusi con finalità commerciali. Per acquistarli va sottoscritta un'autocertificazione di iscrizione
all'Ordine (specificando la regione e il numero di iscrizione all'albo). Alcuni test possono essere acquistati anche da
specializzandi in psicologia o psicoterapia se alla domanda è allegata una dichiarazione di responsabilità da parte di
un iscritto all'Ordine.

IL "MINNESOTA MULTIPHASIC PERSONALITY INVENTORY-2" (MMPI-2)


L'MMPI-2 è la seconda edizione di uno dei questionari più conosciuti ed utilizzati in campo clinico.
In occasione della seconda edizione è stato fortemente ampliato nei contenuti per venire incontro alle esigenze
dell'assessment in psicologia clinica e psichiatria e il gruppo normativo è stato completamente rivisto per essere più
rappresentativo della popolazione; allo stesso tempo la struttura fondamentale del test è stata mantenuta con poche
modifiche.
L'MMPI-2 non è adatto per l'assessment di base ma si rivela indispensabile per l'approfondimento di particolari
situazioni di interesse clinico.

COSTRUTTI TEORICI
Il questionario originale è formato da 566 item, parte dei quali vanno a comporre tre scale di controllo e parte dieci
scale cliniche.
I punteggi ottenuti vengono riportati su appositi moduli che consentono di ottenere dei profili grafici la cui forma
consente un'interpretazione più raffinata rispetto alla sola interpretazione delle singole scale.

Le tre scale di controllo sono le scale:


- L (Lie): misura il grado in cui la persona tenta di mostrare una buona immagine di sé; gli item della scala si
riferiscono a piccoli difetti o scorrettezze tipici di quasi tutte le persone; raramente mostra punteggi elevati
- - F (Frequency): misura una serie di esperienze e pensiero poco comuni nella popolazione normale; più
elevato è il punteggio più la persona considera gravi i propri problemi; può misurare atteggiamenti anticonformisti;
punteggi estremi suggeriscono l'invalidazione del test
- K (Correction): misura alcuni meccanismi difensivi nei confronti del test; punteggi troppo bassi indicano che il
soggetto è vulnerabile e giudica negativamente la propria condizione esistenziale, punteggi troppo alti indicano che
tende a negare i problemi e si difende dalle domande del test.
Alcune frazioni del punteggio grezzo ottenuto alla scala K sono aggiunte alle scale di Ipocondria, Deviazione
psicopatica, Psicoastenia, Schizofrenia e Ipomania per aumentarne il potere discriminante.

Le scale cliniche sono:


- Ipocondria (Hs) contiene item relativi a problemi fisici; elevati punteggi possono indicare persone con
problemi a livello somatico, persone eccessivamente preoccupate dai propri sintomi fisici e persone che utilizzano i
sintomi fisici a scopi manipolativi
- Depressione (D) ha a che fare con bassa autostima, tristezza, pessimismo, disperazione; elevati punteggi
possono indicare depressione, lentezza psicomotoria, lamento somatico, rimuginazione mentale; in pazienti di
interesse psichiatrico è spesso la scala più elevata
- Isteria (Hy) contiene item che segnalano problemi fisici o item fortemente ottimistici che tendono a negare
qualsiasi problema; elevati punteggi indicano negazione di problemi, tendenza a dipendere dagli altri, paura di
essere rifiutati, seduttività
- Deviazione psicopatica (Pd) riguarda indifferenza alle regole sociali e un certo disadattamento; misura una
serie di caratteristiche antisociali che vanno dalla semplice insofferenza fino ad atti violenti; le persone con punteggi
elevati tendono a vedere il torto solo negli altri e fanno fatica ad empatizzare
- Mascolinità/Femminilità (Mf) formata da item che riguardano interessi estetici, scelte di vita e presenza di
passività; può essere interpretata come una misura di adesione rigida o flessibile allo stereotipo sessuale; è
fortemente correlata al livello culturale
- Paranoia (Pa) riguarda il grado di sensibilità all'opinione altrui che, per alti punteggi, diventa vera e propria
sospettosità; punteggi elevati possono indicare anche la tendenza a non vedere i propri difetti e a considerarsi
sempre in ragione

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- Psicoastenia (Pt) misura aspetti durevoli dell'ansia (ansia di tratto); elevati punteggi possono associarsi a
rimuginazioni mentali e compulsioni; spesso è accompagnata a punteggi elevati nelle scale D e Sc
- Schizofrenia (Sc) misura il grado di confusione mentale e anche la creatività e la presenza di eventuali dubbi
sulla propria identità; punteggi estremi possono indicare disorientamento e deterioramento dei processi logici
- Ipomania (Ma) valuta il grado di energia della persona espressa a livello ideativo, motorio, emotivo; sembra
anche misurare la ricerca di sensazioni forti, impazienza, competitività, fiducia in sé e senso di invulnerabilità; non
misura caratteristiche del disturbo maniacale perché una persona con tale disturbo non avrebbe la pazienza di
compilare il test
- Introversione sociale (Si) misura l'inclinazione della persona a isolarsi (punteggi alti) o a stare con gli altri;
non è una scala strettamente clinica.

DESCRIZIONE
L'MMPI originale fu sviluppato per aiutare a formulare diagnosi di disturbo mentale, in modo più preciso, secondo le
categorie degli anni '30.
Per ottenere questo scopo si chiese a gruppi di pazienti con diagnosi diverse e ad un gruppo di persone normali di
rispondere vero/falso ad alcune affermazioni; le risposte che differenziavano i gruppi andarono a formare le diverse
scale.
Questo lavoro accurato si rivelò inadatto agli scopi: lo studio della normalità e della psicopatologia ha mostrato che
non esistono confini rigidi tra diversi stati psicologici.
L'MMPI fu il primo vero strumento agevole da usare per la distinzione tra normalità e patologia; la sua principale
debolezza però risiede nel sistema con cui è stato costruito: i costrutti di base che il questionario vuole misurare
sono ambigui, di difficile interpretazione e a volte di dubbia utilità per l'assessment clinico. Gli stessi nomi delle
scale possono indurre in errori di interpretazione.

Nel caso dell'MMPI-2 un'approfondita conoscenza dello strumento e una grande esperienza di uso sono requisiti
fondamentali ai fini di un'interpretazione corretta

MMPI: LA VERSIONE ITALIANA


La prima traduzione italiana non ufficiale è di Giancarlo Reda nel 1948; la versione utilizzata prima de la
comparsa dell'MMPI-2 fu messa a punto nel 1957 dall'Istituto nazionale di psicologia del CNR e dall'istituto
neuropsichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia.
Furono rese disponibili anche una versione ridotta ed una abbreviata, per persone di basso livello culturale.

L'ultima taratura fu eseguita negli anni '70 e solo dopo fu disponibile un manuale italiano assieme a uno dei primi
esempi di software per la correzione e l'interpretazione computerizzata.

La versione italiana dell'MMPI era formata da 550 item (erano stati eliminati quelli non pertinenti al contesto
italiano) e prevedeva le dieci scale di base e le tre scale di controllo.
I punteggi ottenuti alle diverse scale venivano tracciati su appositi fogli, in modo da ottenere profili che potevano
essere interpretati in accordo a varie regole.
Nel manuale del 1979 erano pochi i riferimenti alle proprietà psicometriche del test: i valori di test-retest a 3/4 giorni
variavano da 0,55 a 0,88; le scale erano intercorrelate tra loro (r fino a 0,87) e la validità del test era studiata tramite
correlazioni con altri test o diagnosi.

La forma ridotta
La versione ridotta dell'MMPI conteneva solo gli item effettivamente pertinenti alle tredici scale.
La versione italiana è stata messa a punto dall'Istituto del CNR ed è costituita da 357 item. L'unica scala modificata è
stata la Si accorciata da 70 item a 44.

La forma abbreviata
Solo per il contesto italiano è stata messa a punto una forma abbreviata composta di soli 174 item per consentire
l'applicazione del test a soggetti di basso livello culturale. In questa forma sono stati eliminati gli item di maggiore
complessità linguistica e ne sono stati modificati altri per una maggiore comprensibilità.
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Le scale di Ipocondria e Ipomania non compaiono, mentre è stata introdotta una scala di Aggressività, preparata sul
contenuto manifesto degli item.
Questa scala non è sovrapponibile a quella di forma ridotta avendo con essa correlazioni matematiche medie
(r=0,66).

IL MINNESOTA MULTIPHASIC PERSONALITY INVENTORY-2


L'MMPI-2 è formato da 567 item che si riferiscono a un vasto campo di argomenti riguardanti il soggetto esaminato. I
primi 370 item esaminati corrispondono alle 10 scale di base e le tre scale di controllo, risultando così la forma
ridotta.
Il questionario prevede altre tre nuove scale di controllo, formate utilizzando nuovi item oppure accorpando gruppi
di item già presenti:
- F-back: tendenza a fornire risposte inusuali nella seconda
metà del test
- Trin: tendenza a rispondere sempre vero o sempre falso -
Vrin: tendenza a rispondere a caso.
Sono state aggiunte sei scale "supplementari" per valutare aree potenzialmente importanti prima trascurate: scala
Mac-R per l'alcolismo e le tossicodipendenze, Ostilità ipercontrollata (entrambe già utilizzate anche se in forme
diverse), scala di Disturbo da stress post-traumatico, scala di Disagio coniugale, scala di Tossicodipendenza
potenziale, scala di Ammissione di tossicodipendenza.
Infine sono state aggiunte altre quindici nuove scale unendo tra loro gli item sulla base del loro contenuto: Ansia,
Paure, Ossessività, Depressione, Preoccupazioni per la salute, Ideazione bizzarra, Rabbia, Cinismo, Comportamenti
antisociali, Tipo A, Bassa autostima, Disagio sociale, Problemi familiari, Difficoltà sul lavoro, Indicatori di difficoltà di
trattamento.
Il sistema di risposta è dicotomico (vero/falso) e le istruzioni chiedono di leggere una frase per volta, di indicare la
risposta contrassegnando la casella relativa e di evitare il più possibile le omissioni.

MMPI-2: la versione italiana


Il lavoro di traduzione e adattamento è stato compiuto con persone bilingue per assicurare una maggiore
corrispondenza tra le versioni e sono state effettuate diverse verifiche per la leggibilità del test. Il
questionario è quindi adatto anche a persone con istruzione elementare.

SOMMINISTRAZIONE
La modalità prevista è l'autosomministrazione su base individuale o collettiva.
La forma italiana è disponibile solo sotto forma di protocollo cartaceo mentre la versione americana anche mediante
audiocassetta e PC.
Per la somministrazione collettiva è disponibile un modulo di risposta per la lettura ottica.
Il tempo di completamento varia dai 45 minuti alle 2 ore, rendendo difficile il completamento da parte di pazienti con
grado di psicopatologia medio/grave. È necessario quindi motivare il soggetto anticipando la difficoltà ma
sottolineando le informazioni che si possono ricevere.

Altre difficoltà sono costituite dal sistema di risposta dicotomica che non ammette risposte intermedie e dal
contenuto di alcuni item che può apparire lontano dall'esperienza della persona.
In certi casi la persona può essere sorpresa dalla presenza di item che possono apparire bizzarri o banali; può essere
utile quindi spiegare che il test è stato concepito per molteplici usi e che deve contenere item che segnalano
particolari problemi o inclinazioni.

SCORING
Le risposte vengono conteggiate in modo da ottenere dei punteggi grezzi per sei scale di validità, dieci scale cliniche,
sei scale supplementari e quindici scale di contenuto.
I punteggi ad alcune scale di base possono essere calcolati con o senza la correzione per determinate frazioni del
punteggio della scala di validità K.

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I punteggi grezzi vengono riportati su tre schede diverse (scale di base, supplementari e di contenuto),
separatamente per maschi e femmine dove si vengono a formare dei profili grafici individualizzati con la relativa
corrispondenza in punti T.
I punti T delle scale di base, ad eccezione di Mf e Si, sono chiamati "uniformi" e sono stati ricavati in modo tale che a
un dato valore di T corrispondesse il medesimo percentile in tutte le scale.
Per tutte le altre scale i punti T sono chiamati "lineari" e non hanno subito il processo di normalizzazione; non sono
altro che punti z convertiti sulla scala di misura dei punti T.

Il manuale italiano riporta anche le modalità per ricavare altre otto scale e più di una trentina di subscale e le loro
norme in termini di medie e deviazioni standard: in linea generale non si consiglia di utilizzare queste scale a causa
della loro scarsa validità e degli scarsi studi su di esse nella popolazione italiana.

La correzione del test a mano risulta particolarmente lunga (almeno un'ora) e si presta a diversi errori. Per tale
operazione converrà prendere in considerazione un programma di scoring automatizzato.

INTERPRETAZIONE
Le dieci scale di base si possono interpretare in due modi:
1) Interpretazione per punte: si interpretano tutte le scale il cui punteggio corrisponde ad almeno 65 punti T o a
valori superiori. È utile prendere in considerazione anche quelle con punti T corrispondenti o minori di 40;
2) Interpretazione per codice: si considerano le due/tre scale con punteggi più alti. Ognuna delle scale è numerata e
la combinazione numerica corrispondente alle 2/3 più alte origina un codice; nel manuale italiano sono
contenute le interpretazioni dei vari codici.
Indipendentemente dai punteggi l'utente esperto cerca di interpretare il profilo grafico collegandolo a profili "tipici"
che richiamano particolari categorie diagnostiche o classificazioni psicopatologiche.

Secondo lo schema di Diamond si può avere un'interpretazione "per assi": si tratta in sostanza di contrappore i punti
T di coppie di scale che misurano aspetti concettualmente opposti per rilevare in quale polo si colloca la persona
esaminata.

Le scale supplementari e quelle di contenuto vengono interpretate se i punteggi T corrispondono ad almeno 65. Per
esse non sono previste né l'interpretazione per punteggi bassi né quella per codice.
Le scale di controllo hanno criteri interpretativi abbastanza diversi tra loro; usualmente le scale L, F e K sono
considerate per prime sia separatamente che nella loro configurazione globale a tre; le scale Vrin e Trin vengono
valutate per confermare o disconfermare le ipotesi nate dall'interpretazione delle prime tre. Infine la scala F-back
controlla la compilazione delle sole scale di contenuto.

Le restanti otto scale ed eventuali subscale vengono interpretate seguendo la regola di considerare i punteggi che si
discostano di almeno 1,5-2 deviazioni standard dalla media normativa.

SCORING AUTOMATICO
Per la versione originale del'MMPI esistono due programmi di correzione automatizzata che offrono anche un referto
con l'interpretazione del test.

Il programma di Di Giorgi e Michielin permette sia la compilazione su PC del test, sia l'inserimento di ciascuna
risposta ricavata dal protocollo cartaceo. L'output del programma rende disponibile i punteggi grezzi e i punti T perle
tre scale di validità e le dieci scale cliniche. L'output è completato dal profilo grafico delle scale (con e senza la
correzione per le frazioni di K), un referto e due brevi interpretazioni per codice.
Il referto consiste nella descrizione dettagliata dei correlati cognitivi, comportamentali ed emotivi associati ai diversi
punteggi di ciascuna scala.

L'altro programma nominato "DUE-PLUS" è compilato da Mosticoni e Mosticoni.


In questo programma non è prevista la compilazione ma la sola possibilità di inserire le singole risposte o i valori T.
Anche questo programma fornisce i punteggi, il profilo delle scale e un referto narrativo, ma pone una maggiore
enfasi sulla diagnosi.
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Il referto fornisce un'ipotesi diagnostica riferita alla nomenclatura del DSM-III, basata su tre modelli differenti:
1) Statistico: il software calcola la probabilità con cui il profilo delle scale si avvicina a un profilo noto e riporta,
sempre in termini probabilistici, la relativa diagnosi;
2) Per codice: fornisce l'inquadramento diagnostico basandosi sui codici;
3) Razionale: analizza la forma del profilo e, in base a sesso ed età, produce un'indicazione diagnostica compatibile
con le conoscenze sul test.
È anche disponibile un'interpretazione per soggetti "normali" qualora il test sia utilizzato per finalità non cliniche.

La principale differenza tra i due programmi riguarda il rapporto narrativo: il primo offre un rapporto più dettagliato
ed adatto a coloro che hanno meno confidenza col test, mentre il secondo offre più informazioni dal punto di vista
dell'inquadramento diagnostico.
In entrambi i casi il referto può essere stampato, visualizzato o salvato in semplice formato di testo.

I software computerizzati di questo genere si basano, per produrre i referti, su regole decisionali più rigide di quelle
di uno psicologo esperto; essi vanno quindi considerati solo indicativi.

STABILITÀ E SENSIBILITÀ
I dati di stabilità si riferiscono a un intervallo medio di sette giorni; l'utilizzo di intervalli più lunghi non ha portato a
differenze sostanziali nel valore dei coefficienti di stabilità.
I coefficienti di correlazione test-retest della scala L sono 0,77 per i maschi e 0,81 per le femmine. La scala non è mai
stata considerata particolarmente sensibile e tende a segnalare solo tentativi davvero palesi ed estremi di
falsificazione o livelli davvero alti di ingenuità sociale.
La scala F presenta coefficienti di correlazione di 0,78 per i maschi e 0,69 per le femmine. La scala è particolarmente
sensibile alle fluttuazioni dello stato psicologico o ai cambiamenti indotti dal trattamento.
La scala K ha valori di 0,84 per i maschi e 0,81 per le femmine. Persone istruite per presentare sé stesse nella maniera
migliore ottengono punteggi elevati a questa scala che mostra perciò di essere sensibile alla dimensione misurata. A
seguito di intervento terapeutico i valori della scala tendono ad aumentare.
La scala Hs ha coefficienti di 0,85 per entrambi i sessi. Si ritiene che la scala misuri aspetti stabili della personalità e
che sia sensibile alla dimensione misurata.
La scala D ha coefficienti 0,75 per i maschi e 0,77 per le femmine. Essa è sensibile ai cambiamenti di umore delle
persone.
La scala Hy presenta valori di 0,72 per i maschi e 0,76 per le femmine. I suoi punteggi tendono ad aumentare in
presenza di un atteggiamento di negazione dei propri problemi.
La scala Pd ha coefficienti di correlazione di 0,82 per i maschi e 0,79 per le femmine. I punteggi di essa diminuiscono
col progredire dell'età e sono sensibili ai cambiamenti a seguito di psicoterapia.
I coefficienti di correlazione con la scala Mf sono di 0,82 per i maschi e 0,73 per le femmine. La scala non sembra
sensibile ai cambiamenti del soggetto, anche in caso di notevoli differenze nelle altre.
La scala Pa presenta valori di 0,67 per i maschi e 0,58 per le femmine. La scala raramente produce falsi positivi
essendo particolarmente sensibile ai problemi legati alla dimensione misurata. È possibile avere molti falsi negativi
poiché il costrutto misurato è palese e facilmente soggetto a falsificazione.
La scala Pt fa registrare valori di 0,89 per i maschi e 0,88 per le femmine. Non è particolarmente sensibile al
cambiamento.
I coefficienti alla scala di Sc sono 0,87 per i maschi e 0,80 per le femmine. La scala è sensibile a seguito di un
trattamento ma non ai cambiamenti dovuti allo trascorrere del tempo. Valori elevati si registrano anche in presenza
di stress esistenziali.
La scala Ma ha coefficienti di 0,83 per i maschi e 0,68 per le femmine. I punteggi aumentano o diminuiscono in
corrispondenza della quantità di energia che la persona utilizza nella vita quotidiana; essa è perciò sensibile alla
dimensione misurata.
Infine la scala Si presenta valori di correlazione di 0,92 per i maschi e di 0,91 per le femmine. Maggiori sono i
punteggi, maggiore è la tendenza della persona a evitare il contatto sociale.
I coefficienti di correlazione test-retest per le scale supplementari e le altre scale di controllo variano da 0,62 a 0,92.
La scala Mac-R per l'Alcolismo risulta refrattaria a qualsiasi cambiamento, anche dopo la psicoterapia e le due scale
per la Tossicodipendenza sono più sensibili alla misurazione di questo costrutto. La scala di Disturbo da stress
posttraumatico è sensibile alla dimensione ma fa registrare falsi positivi a causa dei contenuti che richiamano una

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condizione generale di disadattamento. La scala di Disagio coniugale risulta particolarmente sensibile ai problemi di
coppia, mentre quella di Ostilità ipercontrollata pone alcuni interrogativi essendo creata e generalmente utilizzata
per la popolazione carceraria.
Le scale di contenuto hanno coefficienti di correlazione da 0,79 a 0,91 ma su di esse si hanno pochi dati, anche se in
generale vengono ritenute sensibili alla dimensione misurata.

PROPRIETÀ PSICOMETRICHE (versione originale)


Le proprietà psicometriche del questionario sono state studiate da Pancheri e Sirigatti e sono riportate nel manuale
italiano.
La consistenza interna delle scale di base (α di Cronbach) varia da 0,34 a 0,87, quella delle scale supplementari da
0,24 a 0,90 e quella delle scale di contenuto da 0,67 a 0,86.
L'insoddisfacente consistenza interna deriva dalla mancanza di validità di costrutto e dal fatto che tutte le scale
tendono a misurare manifestazioni psicologiche dal contenuto eterogeneo. Inoltre alcuni valori di consistenza
potrebbero essere artificialmente elevati a causa della lunghezza di alcune scale.
Le scale di contenuto, costruite in base alla somiglianza dei contenuti espressi nei diversi item, hanno una
consistenza interna maggiore e più accettabile delle altre scale.
Le scale di base sono spesso intercorrelate tra di loro. Le scale Hs, Pt e Sc sono quelle generalmente più correlate con
le altre scale. Questo è dovuto al fatto che vi sono molti item comuni a più scale e che le dimensioni misurate dalle
diverse scale hanno ampi spazi di sovrapposizione reciproca.

Infine l'analisi fattoriale sulle scale di base dà origine a quattro fattori diversi per i due sessi.
Per i maschi i fattori sono: psicopatologia generale (comprende quasi tutte le scale), benessere/atteggiamento
difensivo (scala K più scala Hy), depressione (D, Si e correlata negativamente la scala Ma) e un fattore residuo
(difficilmente interpretabile che contiene la scala Mf).
Per le femmine abbiamo un fattore di psicopatologia grave, uno legato ad aspetti nevrotici (Ansia e D), uno
caratterizzato da Hy e l'ultimo dalla scala Mf.

PROPRIETÀ PSICOMETRICHE (versione italiana)


Il gruppo normativo non è sottoarticolato per fasce di età.
La consistenza interna delle scale di base (α di Cronbach) varia da 0,34 a 0,91, quella delle scale supplementari da
0,31 a 0,90 e quella delle scale di contenuto da 0,70 a 0,87.
Le scale di base più deboli sono Hy (0,62 per entrambi i sessi), Mf (0,56 i maschi e 0,34 le femmine), Pa (0,57 maschi e
0,59 femmine) e Ma (0,57 maschi e 0,63 femmine).
Tra quelle supplementari segnaliamo Mac-R (0,44 maschi e 0,32 femmine), Ostilità ipercontrollata (0,47 maschi e
0,32 femmine) e le due scale di Tossicodipendenza con valori attorno a 0,40-0,50.
Le scale sono ancora più intercorrelate rispetto agli studi americani; le scale più correlate con le altre sono Hi, Pt, Sc e
D.
L'analisi fattoriale dà origine a quattro fattori (diversi per maschi e femmine e dalla versione americana) di difficile
interpretazione.

Per studiare la validità sono stati confrontati profili di soggetti normali con pazienti di interesse psichiatrico; anche se
non vi sono risultati dettagliati è possibile dedurre dal confronto dei profili grafici che le scale F, K, quelle di base
eccetto Mf e quelle di contenuto discriminano tra normali e psichiatrici in modo più marcato nel caso delle femmine.

PROBLEMI DI UTILIZZO
L'MMPI-2 traccia profili di personalità che hanno un valore soprattutto dal punto di vista psicopatologico. Il suo
utilizzo si configura soprattutto in sede di assessment iniziale o ai fini di screening diagnostico, mentre più raro è
l'utilizzo per valutare l'esito di un trattamento psicologico.
I problemi più grossi vengono dall'interpretazione. La mancanza di validità di costrutto rende l'interpretazione
complessa e spesso diversa a seconda del grado di esperienza e di conoscenze dell'utilizzatore.
Le elevazioni delle scale Hs, Hy, D, Pt e Sc sono compatibili con diversissime ipotesi, per non parlare della scala Mf
che molti ritengono inutile. Inoltre le scale cambiano di significato in relazione alla elevazione delle altre. In ogni
caso le indicazioni offerte dal questionario hanno un carattere abbastanza generico, non sono facilmente
comunicabili al paziente e sono difficilmente utilizzabili in sede di intervento.
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L'MMPI-2 non si presta ad essere uno strumento di base per l'assessment ma un utile complemento in situazioni
particolari: esso può essere utile per indirizzare i dubbi dello specialista e per stabilire l'eventuale gravità di disturbi
di personalità.
L'uso proficuo dipende pesantemente dal grado di esperienza dell'utilizzatore e è indispensabile un training
preliminare.

L' "EYSENCK PERSONALITY QUESTIONNAIRE" (EPQ)


COSTRUTTI TEORICI
Per "dimensioni di personalità" si intendono costrutti stabili, fondamentali e ampi che si collocano in un ordine
sovraordinato rispetto a quello dei tratti di personalità.
Eysenck indica quattro criteri che ritiene requisiti necessari per promuovere un costrutto al rango di dimensione di
personalità:
1. Un criterio psicometrico: il costrutto deve soddisfare alcuni requisiti psicometrici;
2. Un criterio genetico: una dimensione di personalità dovrebbe essere qualcosa di più di un costrutto teorico,
dovrebbe avere un riscontro empirico nella storia evolutiva della nostra specie ed essere in una certa quota
trasmesso geneticamente;
3. Un criterio teorico-sperimentale: si deve poter formulare l'ipotesi di differenze di comportamento di soggetti con
punteggi differenti in questa dimensione;
4. Un criterio sociale: da una dimensione si pretende qualcosa di più di differenze interindividuali ma anche variabili
sulla vita delle persone.
La personalità è per Eysenck descrivibile come uno spazio a tre dimensioni.

L'EYSENCK PERSONALITY QUESTIONNAIRE


L'EPQ è il risultato di un'elaborazione ventennale di questionari sviluppati da Eysenck.
Il primo fu il Maudsley Medical Questionnaire che esplorava una prima dimensione di personalità indicata come N
(Neuroticism). Successivamente venne il Maudsley Personality Inventory, che oltre a N analizzava una seconda
dimensione indicata come E (Extraversion). Uno sviluppo successivo fu dato dall'Eysenck Personality Inventory, nel
quale venne aggiunta una scala di controllo L (Lie) volta a identificare il tentativo di dare risposte menzognere al
questionario. Infine da un'ulteriore elaborazione è emersa la nuova versione dell'Eysenck Personality Questionnaire,
che introduceva una terza dimensione di personalità indicata come P (Psychoticism).

La scala E descrive un continuum che ha per estremi l'introversione, nel caso di punteggi bassi, e l'estroversione, con
punteggi alti.
La scala N descrive una dimensione di instabilità e labilità emotiva/emozionale (termine migliore sarebbe stato
emotionability). Un punteggio elevato indica una disposizione a intense reazioni emozionali, che possono essere
elemento di vulnerabilità, e a possibili disturbi psicologici in caso di stress elevato.
La scala P descrive una dimensione di anticonformismo, asocialità, disadattamento sociale e può includere aspetti di
ostilità e antisocialità.
La scala L è una scala di "desiderabilità sociale" e funge da scala di controllo; punteggi elevati possono significare
l'intenzione di porsi in una luce socialmente accettabile.

DESCRIZIONE
L'EPQ, nella forma originale, è composto di 90 item: 23 item nella scala N, 21 nella E, 25 nella P e i rimanenti 21 nella
scala L.
Gli item sono alternati in modo quasi regolare. Il sistema di risposta è dicotomico e le istruzioni parlano di "abitudini,
comportamenti e tratti di carattere che una persona può avere".

SOMMINISTRAZIONE
È prevista solo l'autosomministrazione. Il tempo di compilazione è di 10-15 minuti. È prevista la somministrazione a
voce per l'esame di soggetti non vedenti e analfabeti.
Nelle somministrazioni possono nascere delle difficoltà a causa del sistema dicotomico di risposta. L'esaminatore può
spiegare che in questo sistema si chiede di prendere una decisione tra "più sì che no" e "più no che sì".

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SCORING
Attraverso apposite griglie si ricavano quattro punteggi, uno per ogni scala. Punteggi e scale si indicano con le quattro
lettere N, E, P, L sia perché le dimensioni hanno ampiezza maggiore delle denominazioni, sia perché la scarsa
corrispondenza tra costrutti e denominazioni potrebbe indurre fraintendimenti.
Se sono presenti le norme appropriate è opportuna la trasformazione dei punteggi grezzi in punti z.

INTERPRETAZIONE
Un punteggio basso alla scala E indica che il soggetto presenta caratteristiche di introversione; un punteggio elevato
che presenta caratteristiche prevalentemente estroverse.
Un punteggio elevato alla scala N indica un'alta vulnerabilità a fronte di situazioni emozionali anche moderatamente
negative o stressanti, segnalando un fattore di rischio. Il termine "nevroticismo" non corrisponde a nevrosi: un
punteggio elevato non deve essere interpretato come indicatore di una sindrome nevrotica mentre implica che
l'individuo ha un rischio maggiore di altri di sviluppare disturbi emozionali.
Un punteggio elevato nella scala P indica un tipo diverso di vulnerabilità a fronte delle pressioni sociali, che può
condurre ad atteggiamenti e comportamenti o francamente originali e anticonformisti o di disadattamento e
marginalità sociale. Il termine "psicoticismo" non ha rapporti con le psicosi.
Un punteggio elevato alla scala L indica che il soggetto tende a offrire un'immagine positiva di sé e a rispondere in
conformità con stereotipi perbenisti e conformisti corretti.

PROPRIETÀ PSICOMETRICHE (versione originale)


Il gruppo normativo è suddiviso in sei fasce d'età, per sesso e per oltre 50 gruppi professionali diversi.
Per tutte le scale vi sono differenze legate al sesso e all'età. I punteggi alle scale E, N e P tendono a diminuire con
l'età mentre quello di L tende ad aumentare. Il punteggio delle femmine è più alto nelle scale N e L, più basso nella
scala P e prima inferiore e poi superiore per la scala E.
La consistenza interna varia da 0,68 a 0,88. Le intercorrelazioni tra le tre scale sono estremamente basse in accordo
con l'ortogonalità delle dimensioni.
Per quanto concerne la stabilità, a intervallo di un mese le correlazioni test-retest hanno coefficienti compresi nella
gamma 0,78-0,90.
Le ricerche transculturali hanno mostrato la similarità delle dimensioni eysenckiane in 34 differenti culture. La
stabilità nel tempo è stata dimostrata dopo un periodo di 6 anni e dopo uno di 19.

PROPRIETÀ PSICOMETRICHE (versione italiana)


La prima traduzione italiana era di 69 item poiché mancava la scala L ritenuta da Bruni, il traduttore, non adeguata in
validità degli item. Il titolo in intestazione era EPI (Eysenck Personality Inventory), creando confusione con la
precedente versione inglese.
La prima traduzione dei 90 item originale fu di Sanavio e Soresi. Essa fu somministrata a soggetti di età, professioni e
scolarità differenti. Le analisi psicometriche suggerivano di revisionare le scale L e P riconoscendo la rilevanza delle
differenze culturali.
Per iniziativa di Sybil Eysenck circolarono due versioni successive, entrambe più lunghe (101 e 103 item) perché
includevano degli item di "riserva".
La somministrazione della prima versione da 101 (tradotta da Parisi) mostrò la presenza delle quattro scale quanto
forti differenze culturali che resero necessaria una riconsiderazione e riduzione del numero di item.
Grazie all'insieme delle analisi sui dati italiani si è pervenuti a una griglia dell'EPQ italiano composta da 88 item
distribuiti in 22 per la scala E, 21 per la N, 21 per la P e i restanti 24 per la scala L.

LA FORMA RIDOTTA (EPQ-R)


È stata predisposta una forma ridotta dell'EPQ composta da 48 item equamente ripartiti tra le scale e scelti tra quelli
con le migliori caratteristiche psicometriche negli studi inglesi.

La forma italiana dell'EPQ-R è stata costruita selezionando i 12 item con le migliori caratteristiche psicometriche in
base agli studi italiani e si discosta dai 48 item originali inglesi.
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Per l'EPQ-R sono presenti norme italiane più aggiornate per soggetti tra i 16 e i 60 anni o norme per soggetti
ultrasessantenni. Si tenga presente però che i soggetti rispondevano alla Batteria CBA 2.0 e che quindi il test
somministrato isolatamente possa dare risultati diversi.

L'α interna risulta 0,78 per la scala E, 0,82 per la N, 0,58 per la Pe 0,74 per la scala L. Questi coefficienti migliorano nei
gruppi clinici.
La stabilità è stata valutata a due intervalli. Dopo un intervallo di 7 giorni la correlazione test-retest è risultata
compresa tra 0,85 e 0,72 per le quattro scale. Dopo 30 giorni la correlazione test-retest è risultata compresa tra 0,80
e 0,61.

IL "COGNITIVE BEHAVIOURAL ASSESSMENT" (CBA 2.0)


Negli anni '80 un gruppo di psicologi clinici italiani ha riunito gli sforzi per adattare questionari preesistenti e crearne
altri da utilizzare per l'ambito clinico e di ricerca. Il risultato di questo lavoro ha dato origine alla Batteria CBA 2.0, una
serie di schede e test finalizzati a individuare eventuali aree problematiche in popolazioni cliniche, anche se si può
estendere l'utilizzo a popolazioni non cliniche.
La Batteria CBA 2.0 è una procedura psicodiagnostica flessibile e resistente all'usura del tempo poiché non fornisce
diagnosi o profili psicodiagnostici ma una descrizione delle eventuali problematiche del soggetto e il legame di esse
con la situazione ambientale, unita ad alcuni tratti psicologici che caratterizzano la persona. Essa è utile nel rilevare
l'eventuale cambiamento dell'individuo a distanza di tempo.

DESCRIZIONE
La Batteria CBA 2.0 è una batteria di assessment a largo spettro: è finalizzata a indagare le principali problematiche
che un soggetto può presentare. Essa è costituita da dieci "schede", cioè una specifica sezione della Batteria che
comprende voci o item omogenei per aspetto formale o deviazione storica.
Alcune schede contengono delle scale di misura, cioè questionari o inventari nella forma che prevede una serie di
frasi e delle risposte tipo vero/falso o a scelta multipla. Le scale di misura sono dette scale primarie perché mettono
in luce eventuali problemi lamentati dal soggetto, problemi che dovranno poi essere approfonditi. Gli
approfondimenti verranno effettuati anche tramite scale secondarie, che dovranno essere scelte a seconda dei
risultati che emergeranno dalla Batteria. Per scale secondarie si intendono tutti questi test di carattere più specifico
che possono essere utili per approfondire costrutti o aree circoscritte. Esse non fanno parte del CBA ma nel manuale
vi sono indicazioni per quali sia più appropriato utilizzare in base ad un determinato "punteggio".
In questo modo si è voluto simulare il processo che lo psicologo utilizza per arrivare alla determinazione dei problemi
principali del paziente.
Il CBA non contiene scale per valutare i disturbi di personalità ma può essere utilizzato per eventuali falsificazioni o
per valutare possibili comorbilità.
Presentiamo una sommaria descrizione delle singole schede.

Scheda 1. Dati generali


Si tratta di una cartella finalizzata a raccogliere dati anagrafici e ha prevalentemente un'utilità pratica: permette di
recuperare l'indirizzo o il numero del soggetto ma raccoglie anche dati utili sia in ambito diverso da quello clinico, sia
per ricerche sociodemografiche.
In essa vengono anche richiesti il giorno e l'ora di compilazione (sia inizio che fine) per poter valutare l'accuratezza
con il quale è stato compilato il protocollo.

Scheda 2. "State-Trait Anxiety Inventory". Forma X1 (STAI-X1)


Essa è la traduzione e l'adattamento del questionario di Spielberger per misurare l'ansia di stato, cioè quella che il
paziente riporta di provare nel momento della compilazione. Questa scala non ha significato strettamente clinico ma
fa parte degli indici che permettono di decretare la validità del protocollo. Essa è composta da 20 item con risposta
su scala Likert.

Scheda 3. "State-Trait Anxiety Inventory". Forma X2 (STAI-X2)


È l'adattamento del questionario di Spielberger per misurare l'ansia di tratto.

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L'ansia di tratto è il primo costrutto di rilevanza clinica che si trova nel CBA 2.0; si riferisce a uno stato di ansia
durevole, che la persona riporta di provare nella maggior parte delle situazioni quotidiane e che può costituire un
vero e proprio tratto di personalità.
Anche questa scheda è composta da 20 item su scala Likert.

Scheda 4. Cartella autobiografica/anamnesi psicologica


La scheda 4 costituisce la parte più importante della Batteria poiché contiene una serie di informazioni di carattere
clinico e anamnestico che consentono di ottenere un quadro abbastanza completo di eventuali problematiche del
soggetto. Essa è complementare al colloquio e deve essere utilizzata per approfondire tutti quegli aspetti che
vengono segnalati dal soggetto e che possono essere espressione di disagio psicologico e/o esistenziale. In essa vi
sono domande più intime, che può risultare difficile porre al colloquio (problemi sessuali, familiari, esperienze
traumatiche, uso di droghe, desideri suicidari ecc.).
In tutto la scheda 4 è composta da 59 domande con risposta a scelta obbligata o a risposta aperta.
Tutte le informazioni ricavabili in questa scheda non sono presenti in altre parti del questionario ed una sua
minuziosa esplorazione costituisce un aiuto fondamentale per lo psicologo.

Scheda 5. "Eysenck Personality Questionnaire". Forma ridotta (EPQ-R)


L'EPQ-R contiene la traduzione e l'adattamento in forma ridotta dell'Eysenck Personality Questionnaire. Questo
questionario è costituito da 3 scale che misurano altrettante dimensioni della personalità: Estroversione-
Introversione (E), Instabilità emotiva (N), Disadattamento sociale (P) e una Scala di controllo (L) interpretabile anche
in senso clinico.
Nella Batteria la presenza di questo questionario consente di individuare delle caratteristiche stabili del soggetto che
possono fungere da variabili moderatrici nello sviluppo di determinati disturbi o essere elementi di "protezione"
rispetto all'insorgenza di problemi psicologici.
La scala L in questo protocollo viene inoltre utilizzata come indice di validità.

Scheda 6. "Questionario PsicoFisiologico". Forma ridotta (QPF-R)


Il questionario QPF-R elenca reazioni e disturbi psicofisiologici che un individuo può esperire. Esso deriva dal
Questionario psicofisiologico di Pancheri e Chiari.
Il QPF-R è costituito da 30 item e chiede al soggetto di valutare la frequenza (da quasi mai a quasi sempre) di alcune
reazioni psicofisiologiche.
La prima e fondamentale analisi consiste nell'esaminare le risposte più elevate date ai singoli item, potendo
riconoscere così eventuali disturbi specifici.
Molto probabilmente il punteggio non sarà elevato in presenza di disturbi psicosomatici e di stress ma potrebbe
esserlo in caso di disturbi d'ansia.
Il punteggio totale dell'QPF-R riflette il giudizio della persona sul proprio livello di attivazione generale e sulle proprie
reazioni psicofisiologiche; esso è un indice del "lamento somatico".

Scheda 7. "Inventario delle Paure". Forma ridotta (IP-R)


L'Inventario delle Paure è la versione italiana ridotta della Fear Survey Schedule di Wolpe. Essa consiste in 58 item
elencanti una serie di situazioni-stimolo che possono generare paura; il soggetto valuta l'intensità della paura
provata in una scala Likert.
L'IP-R fornisce due indici complessivi e cinque specifici per raggruppamenti di paure.
Gli indici complessivi forniscono un'indicazione sul numero di paure (IP-F) e sulla loro intensità (IP-H). Questi indici
offrono un'indicazione sugli aspetti quantitativi e qualitativi connessi alle esperienze di paura. Gli indici specifici
informano se l'individuo manifesta problemi fobici in aree circoscritte quali: - IP-1: calamità e gravi pericoli
personali;
- IP-2: situazioni che comportano critiche e rifiuto sociale;
- IP-3: animali non pericolosi ma considerati, per tradizione o cultura, repellenti (non comprendono tutti gli animali
quindi potrebbero non risultare alcune fobie specifiche);
- IP-4: viaggi, spostamenti e situazioni che comportano l'allontanamento da casa e/o dai propri cari; - IP-5: vista del
sangue e di ferite, iniezioni e interventi chirurgici (fobie sanitarie).
Punteggi alti indirizzano verso fobie specifiche; più indici con punteggi particolarmente bassi potrebbero indicare la
presenza di un disturbo di personalità o di una grave psicopatologia. È suggeribile esaminare l'IP-R anche
singolarmente.
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Scheda 8. Questionario D (QD)


Il Questionario D è stato sviluppato ex novo dagli autori allo scopo di misurare le manifestazioni depressive anche
lievi e di disporre di uno strumento agevole da somministrare.
Esso è composto da 24 item a risposta dicotomica. Alti punteggi indicano l'esistenza di una condizione depressiva
non necessariamente clinica; uno stato depressivo può essere secondario a altri disturbi di carattere medico o
psicologico.

Scheda 9. "Maudsley Obsessional-Compulsive Questionnaire". Forma ridotta (MOCQ-R)


Il MOCQ-R è la forma ridotta del questionario di Hodgson e Rachman. Esso indaga comportamenti e problemi di tipo
ossessivo-compulsivo e fornisce un indice complessivo e tre indici riferiti a tre subscale.
Esso è composto da 21 item e l'indice complessivo (MOCQ-R) propone un'indicazione sintetica sulla presenza di
disturbi ossessivo-compulsivi. Gli indici specifici si riferiscono a:
- MOCQ/R-1: checking = comportamenti e preoccupazioni relativi a controlli ripetuti e superflui;
- MOCQ/R-2: cleaning/washing = problemi connessi all'igiene e alla pulizia, nonché preoccupazioni connesse a
improbabili contagi e contaminazioni;
- MOCQ/R-3: doubt ruminating = dubbi ricorrenti e pensieri intrusivi sgradevoli e persistenti; risulta elevato nei casi
di pazienti con difficoltà nel controllare i pensieri.

Scheda 10. "State-Trait Anxiety Inventory", forma X1. Forma ridotta (STAI-X1/R o STAI-X3)
Lo STAI-X1/R non è altro che lo STAI-X1 della scheda 2 in forma ridotta. Esso è formato da 10 item ed ha una duplice
funzione: valutare il livello di ansia esperito alla fine della prova e confrontare l'ansia del soggetto all'inizio e alla fine
della prova.
Anche questa scala non ha un significato clinico nel CBA ma è utilizzata come indice di validità.

SOMMINISTRAZIONE
Il CBA può essere somministrato individualmente o in gruppo; si può utilizzare la forma cartacea, la somministrazione
tramite PC o l'eterosomministrazione sotto forma di intervista.
Generalmente è somministrata tra il 1° e il 2° colloquio in modo da poter usufruire delle informazioni rilevate nei
colloqui successivi.
Il test richiede 30-45 minuti per la compilazione in un ambiente tranquillo e riservato.
Per valutarne l'attendibilità e la validità è indispensabile che esso venga completato senza molte pause.
Alla fine della compilazione è possibile completare e chiarire eventuali omissioni, fatta eccezione per quelle presenti
nelle schede 2 e 10 (riferite a STAI-X1 e STAI-X1/R).

SCORING
Per lo scoring si utilizzano dei fogli di notazione e delle griglie di correzione; questa procedura è sconsigliata a causa
della laboriosità richiesta e della facilità di incorrere in errori.
È consigliabile utilizzare lo scoring computerizzato.
La Batteria offre un gran numero di informazioni: dati anagrafici del soggetto, informazioni della scheda 4, item
"critici", indici di validità e punteggi grezzi per ogni sua scala trasformabili successivamente in punti z e in percentili. Il
tempo necessario per lo scoring è di 30-40 minuti.

INDICI DI VALIDITÀ
Il CBA prevede diversi indici di validità, affinché lo psicologo sia in grado di valutare se i risultati ottenuti siano
attendibili.

Il primo indice di validità da considerare sono le omissioni: esse non devono superare il 10% degli item delle scale,
fatta eccezione per gli item della scala 4 in cui le omissioni sono considerate dal punto di vista "qualitativo" e non
quantitativo.
Nella scheda 4 va posta particolare attenzione agli item su relazioni affettive, esperienze omosessuali, esperienze
carcerarie, abuso di alcolici, enuresi e encopresi, esperienze negative, droga e tentati suicidi.
Nel caso in cui le omissioni non siano tali da invalidare il protocollo occorre calcolare un "punteggio stimato", cioè il
punteggio grezzo totale di un test nel quale vi siano omissioni. Esso si calcola attraverso la formula

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(𝑝𝑢𝑛𝑡𝑒𝑔𝑔𝑖𝑜 𝑡𝑜𝑡. 𝑖𝑡𝑒𝑚 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑖𝑙𝑎𝑡𝑖) × (𝑛. 𝑖𝑡𝑒𝑚 𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑖 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑠𝑐𝑎𝑙𝑎)


𝑝𝑢𝑛𝑡𝑒𝑔𝑔𝑖𝑜 𝑠𝑡𝑖𝑚𝑎𝑡𝑜 =
𝑖𝑡𝑒𝑚 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑖𝑙𝑎𝑡𝑖

Il secondo indice riguarda i punteggi allo STAI-X1 e allo STAI-X1/R; essi informano sul livello di ansia del soggetto
all'inizio e alla fine della compilazione.
Punteggi elevati suggeriscono che il soggetto potrebbe aver subito gli effetti disorganizzanti dell'ansia. Se
essi sono maggiori o uguali al 99° percentile il protocollo risulta non valido.

Il terzo indice è il punteggio ottenuto alla scala EPQ/R-L. Esso indica che il soggetto si è preoccupato di offrire
un'immagine di sé socialmente accettabile e di conseguenza può aver falsato alcune risposte.
In questo caso si invalida se il punteggio corrisponde ad almeno il 95° percentile.

Vi è poi l'indice STAI-ACC. Esso è un indice complesso basato sulla coerenza delle risposte date dal soggetto,
confrontando le schede 2 e 10.
Lo STAI-ACC suggerisce se l'eventuale cambiamento di ansia nel corso della prova avviene sempre nello stesso senso,
crescente o decrescente; in caso contrario potrebbe essere che il soggetto abbia compilato il protocollo con scarsa
attenzione.
Tale indice è calcolato in punteggi grezzi e vi sono tre possibilità di valutazione:
- punteggio < 6: protocollo valido;
- punteggio = 6: protocollo dubbio;
- punteggio < 6: protocollo non valido.

L'ultimo indice è l'indice IR che si basa sul confronto delle risposte date a 6 coppie di item uguali collocati in punti
diversi. Ad ogni coppia uguale viene "assegnato" un punto ed il totale viene valutato nel seguente modo: - 6
punti: protocollo valido;
- 5 punti: protocollo dubbio;
- < 5 punti: protocollo non
valido.

Nel caso di un solo indice dubbio (STAI-ACC o IR) è lo psicologo che valuta se ritenere il protocollo valido o meno; se
essi risultano entrambi dubbi il protocollo viene invalidato.

INTERPRETAZIONE
Dopo aver riportato tutte le informazioni sul foglio di notazione è possibile stende il referto su un modello
predisposto a tale scopo.
Il referto ha lo scopo di trasformare i punteggi in parole; le informazioni da riportare si possono dividere in tre
categorie: informazioni sulla validità del protocollo, interpretazione delle scale e approfondimenti consigliati. Le
informazioni circa la validità del protocollo riguardano:
- L'accuratezza delle risposte
- La valutazione circa l'interferenza dello stato di ansia
- La valutazione della tendenza alla simulazione e al conformismo da parte del paziente
- L'analisi della motivazione.
L'interpretazione delle scale primarie riguarda le informazioni relative a ciascuna scala della Batteria che presenti dei
punteggi significativi e tutti quei dati che possono confermare o disconfermare i risultati alle varie scale. È anche
opportuno considerare tutti gli altri dati che possono indicare problemi rilevanti e abitudini nocive.
Non è obbligatorio riportare nel referto le informazioni ottenute nella scheda 4 poiché già evidenziate nel foglio di
notazione.

Infine gli approfondimenti consigliati prendono in considerazione i problemi che richiedono di essere approfonditi
(assieme agli strumenti e alle modalità adatte) e gli aspetti che a causa di ambiguità o mancanza di informazione
vanno esplorati.
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Il tempo di stesura del referto varia in funzione dell'esperienza dell'utilizzatore ma richiede almeno 20-30 minuti.

SCORING E INTERPRETAZIONE AUTOMATIZZATA


Il programma computerizzato di scoring della Batteria CBA 2.0 fornisce anche:
- La scheda anagrafica del paziente;
- Le indicazioni sulla validità del protocollo;
- Il quadro riassuntivo con tutti i punteggi grezzi alle diverse scale e i corrispondenti valori in percentili e punti z;
- Gli item critici;
- Sintesi ragionata della scheda 4;
- Il referto con i soli risultati degni di nota;
- L'indicazione degli eventuali approfondimenti da condurre per lo specifico caso.
Tutti i dati una volta inseriti sono salvati automaticamente nell'archivio del programma e possono essere visualizzati
e/o stampati.
Il software è stato costruito tenendo conto dei processi decisionali dello psicologo in fase di assessment. Secondo gli
autori un programma che vuole avvicinarsi a quanto fa realmente uno psicologo deve: utilizzare una pluralità di
questionari; analizzare i dati dei vari questionari in relazione gli uni agli altri; prevedere fasi di successivo
approfondimento.
Il programma ha il difetto di funzionare solo in ambiente Ms-Dos e vi possono essere alcuni problemi di stampa dei
risultati.

STABILITÀ
I dati di stabilità sono stati raccolti a 7 e a 30 giorni di distanza. I costrutti misurati dalle varie scale sono stabili: i
coefficienti test-retest si attestano sopra lo 0,70 in entrambi i casi, fatta eccezione per STAI-X1 e STAI-X1/R che sono
misure di stato.

PROPRIETÀ PSICOMETRICHE
Le norme sono presentate divise per sesso e tre fasce d'età. Per la popolazione anziana sono presentate norme
separate suddivise per sesso e cinque classi d'età.
Im entrambi i casi sono riportati i percentili divisi per sesso.
Per chi utilizza questo strumento in ambito ospedaliero sono presenti delle norme divise per sesso, fasce di età e
diverse patologie.

La consistenza interferenza (α) delle diverse scale è soddisfacente varia da 0,58 a 0,94 a eccezione dell'EPQ-P che
presenta un valore di 0,32 (è la scala più debole).
Le intercorrelazioni più basse si notano tra le scale di Estroversione e Disadattamento sociale dell'EPQ-R e le altre
scale mentre le altre scale sono più correlate tra loro trattando delle diverse sfaccettature dell'ansia o della
depressione.
I singoli test sono stati ampiamente valutati dal punto di vista della validità.

PROBLEMI DI UTILIZZO
La Batteria è stata concepita principalmente per la fase iniziale dell'esame psicodiagnostico anche se si è rivelata utile
nel seguire l'evoluzione dei pazienti nel tempo, data la sensibilità di molte scale e l'importanza delle problematiche
trattate nella scheda 4.

In secondo luogo essa non fornisce profili psicodiagnostici ma cerca di descrivere le problematiche concrete
lamentate dalla persona. Di fatto la filosofia con cui è stata costruita la Batteria enfatizza la necessità di considerare
le problematiche specifiche di ciascun soggetto al di là di classificazioni diagnostiche.

In terzo luogo la Batteria non è particolarmente adatta per indagini con pazienti psicotici e spesso non è attendibile
se compilata da soggetti con gravi disturbi di personalità. In tal caso gli indici di validità diventano degli indizi che
spingono lo psicologo a ulteriori indagini.

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IL "16 PERSONALITY FACTOR TEST" (16PF-C)


La speranza di arrivare a una descrizione esaustiva della personalità e l'introduzione dell'analisi fattoriale hanno
portato allo sviluppo delle teorie definite dei "tratti", quelle dimensioni che meglio potrebbero descrivere in modo
completo la personalità umana. Gli studi faticano però a raggiungere un accordo sul numero e la natura di tali
dimensioni. Da questi studi sono nati alcuni test di personalità, tra cui il 16PF di Raymond Cattell.

COSTRUTTI TEORICI
Il 16PF misura 16 dimensioni di personalità, tradizionalmente presentate come dimensioni bipolari e individuate
tramite lettere:
A- Distaccato/Orientato agli altri
B- Alta/Bassa intelligenza
C- Emotività/Forza dell'io
D- Sottomissione/Dominanza
E- Riservatezza/Estroversione
F- Incostante/Scrupoloso
G- Prudenza/Audacia
H- Cinico/Sensibile
L- Fiducioso/Sospettoso
M- Conformista/Eccentrico
N- Semplice/Sofisticato
O- Sicurezza/Insicurezza
Q¹- Conservatore/Radicale
Q²- Dipendenza/Autonomia Q³-
Basso/Alto autocontrollo Q⁴-
Rilassato/Irritabile.

I fattori sono ordinati per lettere poiché spiegano quantità progressivamente minori di varianza: in parole più
semplici i fattori decrescono progressivamente di importanza nella descrizione della personalità. I fattori da Q¹ a Q⁴
sono stati rilevati solo dai dati dei questionari e misurano aspetti più "clinici" dei precedenti.

Inizialmente l'inventario era composto da 187 item e fu creato in due forme adatte per la somministrazione collettiva
(A) o individuale (B).
Successivamente l'inventario è stato aggiornato e ridotto a 105 item, rappresentanti la forma C del 16PF.

DESCRIZIONE
Una procedura base per valutare la personalità è stata analizzare i termini utilizzati in una lingua per descrivere le
persone. Questa procedura deriva dall'ipotesi di sedimentazione linguistica secondo la quale le differenze individuali
più importanti vengono codificate nel linguaggio quotidiano. Tramite l'analisi fattoriale è possibile sintetizzare la
serie di termini utilizzati come descrittori di personalità in unità di livello superiore, denominate tratti, che
costituirebbero la struttura fondante della personalità stessa.
Partendo dallo studio di Allport e Odbert, Cattel ridusse i 17953 item originali a 171 chiedendo poi ad alcune persone
di utilizzarli per valutare persone che conoscevano bene e sottoponendo i risultati ad analisi fattoriale. Svolgendo
questo procedimento per altre due volte arrivò a 12 elementi che chiamò i tratti fondamentali della personalità.
Cattel ipotizzava che essi fossero necessari e sufficienti per descrivere la personalità.
Successivamente ampliò l'elenco fino a 23 tratti, di cui i 12 principali emergevano sia dalle ricerche su materiale
psicologico tratto dall'osservazione e sia da quelle che utilizzavano i questionari di autovalutazione, 3 emergevano
solo dalle osservazioni e i restanti 8 solo dai questionari.

I 12 elementi iniziali assieme a 4 elementi emersi solo dai questionari divennero le 16 dimensioni misurate dal 16PF. I
risultati di Cattel non sono mai stati confermati ma nonostante tutto il 16PF è un ottimo strumento poiché tratta
dimensioni di personalità tipiche della popolazione normale.
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IL 16 PF-FORMA C
Il 16PF-forma C è composto da 105 item suddivisi in 15 scale da 6 item ciascuna (una per ogni dimensione di
personalità), la scala dell'Intelligenza formata da 8 item ed una scala di controllo (MD), formata da 7 item, per
smascherare eventuali tentativi di falsificazione delle risposte da parte dei soggetti.
L'inventario contiene una serie di affermazioni spesso non direttamente connesse al tratto a cui si riferiscono. Il
sistema di risposta è a scelta forzata con tre o più alternative.
Le istruzioni chiedono di segnare una delle alternative di risposta. Viene inoltre specificato di non pensare troppo a
lungo alla risposta, di evitare le omissioni e di usare il meno possibile le risposte intermedie.

LA VERSIONE ITALIANA
La prima edizione italiana, nella forma di 187 item, è stata pubblicata nel 1955; non si hanno notizie su chi tradusse il
test e su come la traduzione fu eseguita.
La prima taratura italiana fu effettuata anni più tardi sulla forma C e il gruppo normativo è stato poi ampliato
aumentando il numero del campione.

In Italia è stata pubblicata una versione aggiornata e riveduta del 16PF a 105 item, denominata "forma D"; essa è
stata tarata su soggetti tra i 15 e i 35 anni ma non è ancora mai stata oggetto di ricerche.

SOMMINISTRAZIONE
La modalità prevista è l'autosomministrazione individuale o collettiva. I soggetti pongono le risposte su un foglio
separato predisposto per la lettura ottica nel caso di somministrazione su vasta scala.
Il questionario necessita di un certo impegno poiché la formulazione di molte domande spinge il soggetto a
prolungate riflessioni e richieste di chiarimento. Inoltre la non omogeneità nel sistema di risposta richiede uno sforzo
di comprensione.
Il tempo per completare l'inventario varia dai 30 ai 40 minuti.

SCORING
Le risposte sono conteggiate per ottenere punteggi grezzi nelle 16 dimensioni di personalità e per l'eventuale
Distorsione motivazionale.
I punteggi grezzi vengono quindi trasformati in punti stanine o in punti sten.
I punti stanine sono punteggi standard normalizzati espressi su una scala da 1 a 9 con media 5 e deviazione standard
2. I punti sten sono molto simili agli stanine, con la sola differenza che sono espressi in una scala da 1 a 10 e quindi
hanno media aritmetica 5,5 e deviazione standard 2.
I punteggi standardizzati vengono quindi riportati su un apposito foglio di profilo.
La correzione del test a mano richiede almeno 30-40 minuti; in ogni caso esiste anche un software per la correzione e
l'interpretazione computerizzate.

INTERPRETAZIONE
Per ogni soggetto si ottiene un profilo a linea continua che illustra la sua posizione rispetto ai 16 fattori di personalità.
In generale punteggi bassi (sotto i 2 punti stanine) e alti (sopra gli 8 punti stanine) saranno oggetto di particolare
attenzione poiché potrebbero indicare caratteristiche di particolare spicco della personalità.
È bene sottolineare che non esistono caratteristiche personologiche in assoluto positive o negative; gli esiti dei test
andranno di volta in volta valutati a seconda delle finalità per le quali la persona si sottopone a tale prova. La
strategia interpretativa più consigliata è quella di considerare la forma del profilo più che i singoli punteggi. Le
ricerche effettuate hanno identificato i profili "tipici" di personalità di diverse mansioni lavorative e di diverse
manifestazioni psicopatologiche.

STABILITÀ E SENSIBILITÀ
Le correlazioni test-retest a distanza di una settimana variano da 0,32 a 0,71 con un coefficiente medio pari a 0,45.
Questo dato indica che il questionario è poco stabile nel tempo.
Il questionario non è stato molto utilizzato per valutare gli esiti di un trattamento psicologico ma qualche ricerca
indica che esso è sensibile ai cambiamenti indotti dalla psicoterapia.

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PROPRIETÀ PSICOMETRICHE (versione originale)


La fedeltà delle diverse dimensioni, misurata attraverso il metodo dello splith-half, varia da 0,75 a 0,95.
L'analisi fattoriale mette in luce che la correlazione media di ciascun item col fattore che deve misurare è di 0,37. La
brevità delle scale non inficia sostanzialmente il loro potere di misura della dimensione a cui appartengono.

Cattel ha eseguito anche un'analisi fattoriale di "secondo ordine": il procedimento si applica ai punteggi ottenuti dai
soggetti alle diverse scale o fattori piuttosto che alle singole risposte. Tramite quest'analisi egli ha trovato otto grandi
"superfattori": Estroversione-Introversione, Ansia, Concretezza-Sentimento, Indipendenza-Sottomissione,
Discrezione-Spontaneità, Idealismo-Realismo, Intelligenza, Moralità. Alcuni di questi sono simili a quelli trovati
utilizzando altri test di personalità ed entrano a far parte di quelle cinque grandi dimensioni considerate i "mattoni"
fondamentali della personalità.

I dati riportati hanno messo in dubbio l'omogeneità delle diverse scale e la composizione fattoriale del test. In
generale il questionario differenzia le persone con diverse mansioni lavorative e diverse attitudini, mentre vi è
qualche dubbio sulla capacità discriminativa del test in ambito clinico.

PROPRIETÀ PSICOMETRICHE (versione italiana)


Il manuale italiano riporta solamente le correlazioni test-retest quali proprietà psicometriche del test. Inoltre
la forma C è presentata con la sola taratura originale del 1962.

È consigliabile fare riferimento alla taratura eseguita da Mayer e Argentero che divide le norme per sesso, tre livelli
culturali, e quattro fasce d'età. In questo studio sono emerse numerose differenze legate a queste tre variabili. Un
altro studio ha accertato che il test risulta facilmente falsificabile se utilizzato per la selezione del personale.

PROBLEMI DI UTILIZZO
Cattell non si è mai preoccupato di dimostrare empiricamente il significato delle sue misure. Mentre i primi fattori
hanno un significato abbastanza chiaro dal fattore I in poi essi sono meno interpretabili e hanno diversi elementi di
sovrapposizione.
Di conseguenza a volte l'interpretazione del test può risultare fuorviante. Per usare l'inventario è bene conoscere i
principali studi empirici su questo strumento e non limitarsi al significato dei fattori come descritto nei manuali.
Le tabelle lavorative si riferiscono a lavori tipici del Nord America negli anni '50.
L'inventario è facilmente falsificabile, il che pone dei dubbi sul suo utilizzo nell'ambito della selezione del personale.

L'inventario ha però dei punti di forza: i fattori, essendo poco correlati, offrono informazioni diverse; le informazioni
ricavate sono probabilmente tra le più complete nell'ambito della misura della personalità.

Si sa poco sull'utilità in campo clinico del 16PF-C.

IL "BIG FIVE QUESTIONNAIRE" (BFQ)


Il Big Five Questionnaire è un questionario italiano che misura i cinque tratti considerati fondamentali nella
descrizione della personalità. Esso è uno dei pochi test italiani di personalità.
La presenza di una misura di descrizione della personalità come il BFQ, fondata su un modello teorico ritenuto valido,
si rivela importante per la ricerca scientifica e per le varie applicazioni della psicologia.

COSTRUTTI TEORICI
Le cinque dimensioni che costituiscono i Big Five sono costituite da un continuum bipolare e vengono qui
brevemente descritte.
L'Estroversione si riferisce a una modalità di comportamento dinamica, attiva e dominante. La persona estroversa
ama le compagnie, può essere impulsiva e non particolarmente riservata. Al contrario, la persona poco introversa
tende a essere riservata, non molto loquace e più incline ad attività solitarie.
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La Stabilità emotiva riguarda caratteristiche legate a bassa ansia, bassa vulnerabilità e controllo delle proprie reazioni
comportamentali ed emotive. Persone con scarsa stabilità emotiva sono descritte di umore labile, irrequiete, nervose
e con scarso controllo sulle proprie reazione emotive.
La Gradevolezza descrive un atteggiamento amichevole, cordiale e altruista. Queste persone sono viste come cordiali
e cooperative e sono spesso coinvolte in attività di gruppo. Descrizioni esattamente opposte caratterizzano persone
con scarsa gradevolezza.
La Coscienziosità misura presenza di riflessività, scrupolosità e accuratezza che all'estremo possono diventare
pignoleria ed eccessiva attenzione per i dettagli. Scarsa coscienziosità può essere indicativa di poca attenzione e
superficialità nell'eseguire i compiti e gli impegni.
L'Apertura mentale descrive persone curiose verso il mondo, la cultura, di vari interessi e aperte a nuove esperienze.
Persone con scarsa apertura mentale possono avere limitati interessi e poca propensione alla novità e alla scoperta.

Le ricerche condotte sui Big Five convergono verso alcune conclusioni comuni:
- I cinque fattori possiedono una notevole affidabilità e validità;
- Restano relativamente stabili nel periodo dell'età adulta; - sono invarianti rispetto al sesso;
- Si ritrovano in molte culture differenti.
Il modello a cinque fattori rappresenta un interessante punto di convergenza tra le teorie di personalità legate al
senso comune e le conoscenze accumulate dalla ricerca scientifica.

DESCRIZIONE
Tra gli anni '50 e '60 sono state sviluppate diverse misure dei tratti e non vi era un accordo generale su quanti e quali
dovessero essere i tratti fondamentali della personalità.
Nel 1981 Goldberg affermava che "qualsiasi modello utilizzato per strutturare le differenze individuali dovrebbe
comprendere - a un certo livello - qualcosa di simile a queste dimensioni individuate dai Big Five".
I Big Five sono dunque cinque dimensioni che costituiscono la modalità più parsimoniosa e generalmente condivisa
per descrivere la personalità; inoltre tali fattori riassumono in sé un vasto numero di fattori più specifici.

Per la misura di questi fattori è stato messo appunto, tramite l'analisi fattoriale di liste di aggettivi o dell'analisi
fattoriale "di secondo ordine" di alcune scale di personalità classiche, un apposito questionario, il Big Five
Questionnaire, recentemente aggiornato (Neo-Personality Inventory-Revised) che rappresenta lo strumento di
riferimento per lo studio e la valutazione dei Big Five.
Il questionario misura le cinque dimensioni di base della personalità sopra indicate. Ciascuna dimensione è divisa in
due sottodimensioni.
Dinamismo
ESTROVERSIONE
Dominanza
Controllo emozioni
STABILITÀ EMOTIVA
Controllo impulsi
Cooperatività
GRADEVOLEZZA
Cordialità
Scrupolosità
COSCIENZIOSITÀ
Perseveranza
Apertura alla cultura
APERTURA MENTALE
Apertura all’esperienza
Accanto a queste misure vi è una scala di controllo, detta "Lie", per verificare la tendenza a rispondere in modo
socialmente desiderabile.
Il BFQ è formato da 132 item che si riferiscono a diversi aspetti di personalità. Al soggetto viene chiesto di leggere
ciascuna frase e di valutare quanto quella frase si applica alla sua personalità in una scala Likert a cinque punti.

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SOMMINISTRAZIONE
La modalità prevista è l'autosomministrazione su base individuale o collettiva. I soggetti segnano la risposta su un
foglio separato predisposto per la lettura ottica.
Il tempo necessario per completare l'inventario varia dai 15 ai 40 minuti.

SCORING
Le risposte vengono conteggiate in modo da ottenere dei punteggi grezzi per le cinque dimensioni di personalità, la
scala di controllo e le dieci sottodimensioni, per un totale di sedici punteggi.
I punteggi grezzi sono quindi trasformati in punti T e vengono riportati su un apposito foglio di profilo, col quale si
ottiene un profilo a istogramma. Sono previste tabelle di conversione separate per maschi e femmine.

La correzione del test a mano richiede almeno venti minuti; poiché alcuni punteggi devono essere invertiti è
abbastanza facile incorrere in errori di calcolo. In ogni caso esiste un software computerizzato per la correzione e
l'interpretazione del test.

INTERPRETAZIONE
L'interpretazione segue questi passi:
1) Verifica della scala Lie per valutare gli effetti della desiderabilità sociale nelle risposte al questionario;
2) Interpretazione singola delle cinque dimensioni di base;
3) Ulteriore rifinitura dell'interpretazione, prendendo in considerazione le dimensioni sottostanti; 4) valutazione del
profilo complessivo risultante da tutte le dimensioni.

L'utente esperto cercherà di mettere in relazione tra loro i punteggi alle diverse scale poiché potrebbero formare
particolari costellazioni di personalità.
Gli autori definiscono punteggi bassi o alti quelli che differiscono di almeno una deviazione standard dalla media.

È portante sottolineare che non esistono profili di personalità assolutamente desiderabili o indesiderabili. La
personalità va considerata in senso adattivo rispetto alle richieste dell'ambiente e non come un aspetto singolo. Il
manuale riporta alcuni esempi di profili che possono essere prototipici di particolari costellazioni di personalità,
con particolare riferimento alle mansioni lavorative. Manca un'esemplificazione che faccia riferimento a contesti
clinici.

STABILITÀ E SENSIBILITÀ
I valori dei coefficienti di correlazione test-retest, calcolati ad un intervallo di quattordici giorni, variano da 0,74 a
0,87.
Non è stata indagata la sensibilità in quanto non è stato creato per seguire i cambiamenti nel tempo ma per mettere
in luce aspetti duraturi della personalità.

PROPRIETÀ PSICOMETRICHE
Nel manuale italiano non sono riportate notizie riguardo all'età media e alla scolarità dei componenti del campione
normativo. Le medie e le deviazioni standard sono riportate divise per sesso, rispetto a tutte le scale del BFQ. La
consistenza interna (α di Cronbach) delle cinque dimensioni principali varia da 0,73 a 0,90 mentre quella delle dieci
sottodimensioni varia da 0,60 a 0,86. Le scale più deboli da questo punto di vista sono la Cooperatività, Cordialità,
Apertura all'esperienza, Apertura alla cultura, Dinamismo e Dominanza. Desta qualche perplessità il fatto di non
riscontrare valori di consistenza maggiori data la solida validità di costrutto del questionario. Una spiegazione può
fare riferimento alla scelta degli item o alla loro formulazione. Molto spesso alcuni item iniziano con una negazione
e questa caratteristica può generare un po' di confusione in chi compila l'inventario.
Le intercorrelazioni maggiori si riscontrano tra la scala di Estroversione e quella di Apertura mentale e di
Coscienziosità. Le sottodimensioni dello stesso costrutto correlano in misura maggiore rispetto alle sottodimensioni
di costrutti diversi.
L'analisi fattoriale presentata nel manuale è un'analisi di "secondo ordine" che ha confermato la struttura a cinque
fattori del test.
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Il manuale descrive anche studi di validità concorrente e discriminante tramite la correlazione del questionario con
altre misure di personalità inerenti al modello dei Big Five o diverse dal suddetto modello. Sono state riportate
anche correlazioni con strumenti che misurano l'ansia, l'ostilità e altre misure di interesse clinico. Gli studi condotti
confermano sostanzialmente la validità di costrutto del questionario.

PROBLEMI DI UTILIZZO
Il BFQ è un inventario che si basa su una tassonomia di personalità molto vicina a quella utilizzata dalle persone
comuni, ha una solida validità di costrutto e caratteristiche psicometriche più che soddisfacenti.
Il questionario è prezioso nella ricerca qualora si abbia bisogno di una descrizione di personalità basata su un
modello teorico accurato e sperimentato. Gli usi professionali sono rivolti soprattutto alla selezione e valutazione del
personale e per la valutazione del potenziale in azienda.

Il linguaggio molto semplice con cui sono descritte le diverse dimensioni misurate favorisce la restituzione del profilo
all'individuo che ha compilato il test.

L'inventario può essere utile anche nell'ambito clinico: il BFQ può essere utilizzato come strumento di
completamento dell'assessment per evidenziare risorse e deficit di personalità. Esso è inoltre potenzialmente molto
utile per valutare le caratteristiche personologiche in soggetti di interesse clinico.

Qualche problema di utilizzo può nascere quando si interpreta il profilo complessivo del soggetto, operazione che
può essere appresa tramite gli esempi del manuale o con un'adeguata pratica.

ALTRE FORME
Il Big Five Observer (BFO) è utilizzato per aiutare gli osservatori a tracciare dei profili di personalità dei soggetti
osservati. Esso è composto di una scheda con 40 coppie di aggettivi bipolari ciascuna accompagnata da una scala
Likert a 7 punti. Il BFO è usato da osservatori che compilano la scheda per ciascun soggetto osservato.

Il Big Five Questionnaire for Children (BFQ-C) è nato per valutare le cinque dimensioni su popolazioni di bambini e
preadolescenti. Esso descrive 65 situazioni comuni nella vita di bambini e preadolescenti e prevede differenti sistemi
di risposta a seconda della fascia di età presa in considerazione. Il BFQ-C può essere utilizzato anche come supporto
per gli osservatori.

L' "ADJECTIVE CHECK LIST" (ACL)


L'ACL è composto da una serie di aggettivi riferiti alla personalità che il soggetto può liberamente contrassegnare;
non esiste l'obbligo di rispondere a tutti gli item del test. In secondo luogo la costruzione del test non è ispirata a un
metodo empirico o ad una precisa teoria; inoltre le diverse scale sono frutto di diverse modifiche e rimaneggiamenti
nel corso di vent'anni.
L'ACL, essendo una misura generalmente gradita dai soggetti, rappresenta un'alternativa pratica e interessante alle
più consuete misure di personalità.

COSTRUTTI TEORICI
L'ACL è formato da 300 aggettivi di uso comune riferiti a diverse caratteristiche personologiche e che vanno a
formare 37 scale.
Queste scale sono state suddivise in cinque gruppi che misurano:
1. Aspetti generali del processo valutativo di sé = 4 scale (numero totale degli aggettivi contrassegnati, numero
di aggettivi favorevoli, numero degli aggettivi sfavorevoli e risposte comuni);
2. Bisogni fondamentali degli individui = 15 scale (Successo, Dominio, Perseveranza, Ordine, Comprensione
degli altri, Protezione degli altri, Associazione con gli altri, Relazioni con l'altro sesso, Esibizione, Autonomia,
Aggressione, Cambiamento, Ricevere soccorso, Umiliarsi, Mostrarsi deferente);
3. Aspetti vari = 9 scale (Disposizione a migliorarsi, Autocontrollo, Fiducia in sé, Adattamento personale, Alta
autostima, Creatività, Potenziale per il comando, Orientamento maschile, Orientamento femminile);
4. Ruoli identificati dall'Analisi Transazionale (Genitore critico, Genitore protettivo, Adulto, Fanciullo istintivo,
Fanciullo sottomesso);

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5. Alta e bassa Originalità e Intelligenza.


Il numero totale degli aggettivi contrassegnati è sostanzialmente una scala di controllo, il cui punteggio viene anche
utilizzato per correggere i punteggi ottenuti alle altre scale.

DESCRIZIONE
Liste di aggettivi furono introdotte nel 1949 all'Insitute of Personality Assessment and Research di Berkeley per
aiutare gli osservatori a raccogliere e sistematizzare le descrizioni circa i soggetti che venivano studiati nell'ambito
dei programmi di valutazione della personalità. La lista di aggettivi che costituisce l'ACL è stata messa a punto
facendo riferimento a diversi elenchi di aggettivi ricavati da studi sull'MMPI, dai tratti individuati da Cattell, da una
serie di considerazioni teoriche desunte da Freud, Jung, Mead, Murray e da alcune esigenze valutative di carattere
pratico. L'ACL fu completato nel 1952 e da allora è rimasto invariato.

Col diffondersi dello strumento emerse la necessità di paragonare diversi individui o gruppi sulla base degli aggettivi
contrassegnati; per semplificare questo processo nacquero per via puramente induttiva e razionale le scale dell'ACL,
raggruppando tra loro aggettivi che facevano riferimento ad una dimensione comune. Altre scale furono create
correlando gli aggettivi con criteri esterni non derivati da test.

Una sostanziale revisione delle scale dell'ACL è stata compiuta nel 1979: le 24 scale originarie sono state modificate
tramite l'aggiunta o l'eliminazione di diversi item e ad esse sono state aggiunte 13 scale, andando così a formare le
attuali 37.
Le scale della nuova "versione" sono sostanzialmente differenti dalle precedenti; tuttavia il loro nome, rimasto
invariato, può generare una certa confusione.

La principale debolezza dell'ACL nella valutazione della personalità risiede nel sistema con cui è stato costruito: le
dimensioni che l'ACL si propone di misurare sono a volte ambigue, di difficile interpretazione e con molti problemi di
validità. Gli stessi nomi delle scale possono indurre in errori di interpretazione.

LA VERSIONE ITALIANA
La prima edizione italiana dell'inventario è stata pubblicata nel 1962. Non si conoscono particolari su chi ha tradotto
il test e su come sia stata eseguita questa traduzione.
La prima taratura è stata eseguita nel 1968. Di pari passo agli aggiornamenti della versione originale, l'ultima
versione italiana dell'ACL è stata pubblicata nel 1980 e in questa occasione è stato anche creato il manuale del test,
giunto alla seconda edizione.

SOMMINISTRAZIONE
L'ACL è nato come strumento che doveva servire per svolgere osservazioni sulla personalità di altri individui. Col
passare del tempo è stato quasi esclusivamente utilizzato per l'autodescrizione su base individuale o collettiva. Il
sistema di risposta è a scelta libera. Le istruzioni chiedono di leggere un aggettivo e di segnare quelli che sono
giudicati più adatti per la descrizione di sé nel momento attuale.
Il tempo necessario per completare l'inventario varia da 10 a 20 minuti. Il semplice elenco di aggettivi vicini al
linguaggio quotidiano rendono la compilazione del test gradevole e non faticosa.

SCORING
Le risposte vengono conteggiate in modo da ottenere dei punteggi grezzi per le 37 dimensioni misurate. I punteggi
grezzi variano proporzionalmente al numero di aggettivi scelti per l'autodescrizione. Per ovviare a questo
inconveniente gli autori hanno suddiviso le norme in cinque sottogruppi differenziati per numero medio di aggettivi
contrassegnati.
I punteggi grezzi vengono trasformati in punti "standard" (punti T non normalizzati) mediante apposite tabelle divise
per sesso e nei cinque sottogruppi individuati.
Si ritiene anche particolarmente opportuno vagliare i singoli aggettivi segnati.
La correzione a mano richiede almeno una quarantina di minuti. Come per gli altri test esiste un software
computerizzato per la correzione e l'interpretazione.
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INTERPRETAZIONE
Se si utilizza l'inventario per lo studio della personalità, si valuta in primo luogo la validità del protocollo, prendendo
in considerazione i punteggi alle scale denominate "numero totale degli aggettivi contrassegnati" e "risposte
comuni". Se il protocollo è valido, si consiglia di fare attenzione a quei punteggi distanti almeno una deviazione
standard e mezza dalla media.
Il manuale suggerisce di esaminare separatamente anche le cinque scale che identificano i ruoli secondo l'Analisi
Transazionale e le quattro dimensioni legate alla combinazione di alta e bassa Originalità e Intelligenza.

Per l'interpretazione delle singole scale si può fare riferimento alle descrizioni fornite dal manuale.
I nomi di alcune scale sono fuorvianti:
- La scala "Bisogno di perseverare nello sforzo" caratterizza persone conservatrici, a volte grette e pignole;
- La scala "Bisogno di comprendere gli altri" misura il possesso di capacità logiche e di interesse per i problemi
intellettuali;
- La scala "Bisogno di ricevere soccorso o aiuto" individua persone ansiose, dipendenti con scarse capacità di
problem solving;
- La scala "Bisogno di umiliarsi" individua persone che tendono a evitare situazioni sociali o di responsabilità;
- Non si hanno prove che la scala "Disposizione a migliorarsi psicologicamente" sia utile come fattore prognostico
per il trattamento psicologico;
- La scala di Autocontrollo sembra avere più a che fare con la repressione e la mancanza di spontaneità;
- Le scale di Orientamento misurano tratti stereotipicamente legati a uno dei due sessi;
- Le scale per l'Analisi Transazionale appaiono deboli e complicate da usare.

L'ACL nasce per la valutazione della personalità normale e ad oggi non esistono sistemi interpretativi standard basati
sulla forma dei profili. Un utilizzatore con molta esperienza potrebbe provare ad ipotizzare quadri personologici in
funzione delle caratteristiche grafiche dei profili.

STABILITÀ E SENSIBILITÀ
I valori di test-retest variano da 0,34 a 0,85 per la versione americana e da 0,22 a 0,59 per quella italiana.
La differenza che esiste tra i valori americani e quelli italiani potrebbe essere causata da problemi di traduzione, da
differenze transculturali o da differenti intervalli di tempo per il retest.
I coefficienti riscontrati per il gruppo italiano suggeriscono che l'ACL non misura aspetti stabili nel tempo ma ciò può
aiutare a seguire il cambiamento e l'evoluzione dell'immagine di sé degli individui.

PROPRIETÀ PSICOMETRICHE (versione originale)


La consistenza interna (α di Cronbach) delle scale varia da 0,52 a 0,95 con le femmine che tendono ad avere valori
leggermente più bassi rispetto ai maschi. I valori però sono leggermente gonfiati a causa della lunghezza delle scale.
Alcune scale dell'ACL (Creatività, Successo, Ordine, Perseveranza e le scale di Analisi Transazionale) hanno una certa
validità predittiva e discriminano l'aspetto misurato.

PROPRIETÀ PSICOMETRICHE (versione italiana)


La consistenza interna delle scale varia da 0,40 a 0,94, generalmente peggio di quella americana ma analogamente
ad essa più bassa nelle femmine.
Le scale sono intercorrelate tra loro con valori che raggiungono lo 0,89 (r di Pearson) poiché molti item sono comuni
tra più scale.

L'analisi fattoriale ha rilevato sei fattori nei maschi (definiti come Maturità, Baldanza, Gentilezza, Femminilità,
Testardaggine e Originalità) e sette fattori, sostanzialmente simili a quelli dei maschi, nelle femmine.

Lo studio della validità dell'inventario ha rilevato che i contenuti di ciascuna scala sono eterogenei, non facilmente
identificabili e i nomi delle scale possono essere fuorvianti.

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PROBLEMI DI UTILIZZO
L'ACL è uno strumento che tenta di catturare l'esperienza fenomenologica del soggetto ed è stato concepito per lo
studio della personalità normale. I pregi consistono nella sua brevità, nella formulazione degli item, nel sistema di
risposta e nella capacità di cogliere i cambiamenti nel tempo.
Tali pregi vengono però oscurati da alcuni difetti che ne rendono problematico l'utilizzo. In particolare le dimensioni
misurate dall'ACL non esauriscono tutti gli aspetti della personalità; i contenuti delle varie scale sono eterogenei,
sovrapponibili tra loro e raramente riconducibili a dimensioni più semplici. I nomi delle scale possono essere
fuorvianti.
La scarsa stabilità nel tempo può essere utile per cogliere i cambiamenti nell'esperienza fenomenologica ma può
essere soggetta a fluttuazioni dovute al caso o ad uno stato d'animo momentaneo.
In generale l'inventario è carente di validità di costrutto a causa del metodo empirico con cui sono state ricavate le
scale.
Per le motivazioni sopra elencate, i risultati all'ACL andranno considerati come semplici ipotesi da approfondire.

L'uso in campo clinico può essere utile per evidenziare le caratteristiche che possono favorire o sfavorire un
trattamento psicologico.

IL "MILLON CLINICAL MULTIAXIAL INVENTORY-III" (MCMI-III)


La personalità viene considerata un'organizzazione strettamente interconnessa di caratteristiche psicologiche
profondamente radicate, tendenzialmente stabili, che non si possono contrastare o modificare facilmente, che si
esprimono automaticamente nella maggior parte delle modalità di funzionamento della persona. È da tempo
consolidato l'uso di concettualizzare la personalità come un sistema organizzato gerarchicamente.
Parallelamente si è evoluto il modo di guardare ai disturbi di personalità. Qualora i tratti di personalità siano rigidi e
non adattivi, qualora causino una compromissione funzionale significativa o una sofferenza soggettiva, essi
costituiscono disturbi di personalità. La caratteristica essenziale di un disturbo di personalità è lo strutturarsi dei
tratti di personalità in un modello costante di esperienza interiore e di comportamento che può coinvolgere l'area
cognitiva, l'area affettiva, l'area del funzionamento interpersonale e l'area del controllo degli impulsi.

Nella concettualizzazione psicodiagnostica si usa distinguere due prospettive.


La prima è quella categoriale, secondo cui i disturbi di personalità rappresentano sindromi cliniche distinte
qualitativamente. Essi sono raccolti in tre gruppi in base ad analogie descrittive dal DSM-IV: il gruppo A include i
Disturbi di personalità paranoide, schizoide e schizotipico; il gruppo B include i Disturbi di personalità antisociale,
borderline, istrionico e narcisistico; il gruppo C include i Disturbi di personalità evitante, dipendente e
ossessivocompulsivo.
La seconda prospettiva è quella dimensionale secondo cui i disturbi di personalità rappresentano varianti non
adattive di tratti di personalità che si confondono impercettibilmente con la normalità e tra loro.

Nella realtà italiana si dispone di pochi strumenti diagnostici in linea con la terminologia concettuale moderna e il
formato nosologico dei disturbi di personalità.
Il Millon Clinical Multiaxial Inventory costituisce internazionalmente il test per antonomasia di valutazione dei
disturbi di personalità.
Nell'ottica categoriale è possibile far riferimento alla Structured Clinical Interview for DSM-IV Axis II Personality
Disorders (SCID-II), un'intervista semistrutturata che aggiorna e adegua ai correnti standard quella precedente. La
versione italiana è stata posta ad esame e ha passato il vaglio dei tradizionali esami di fedeltà.

IL MILLON CLINICAL MULTIAXIAL INVENTORY-III


Theodore Millon è uno dei più illustri teorici statunitensi che si è occupato di disturbi di personalità. Egli è uno degli
studiosi che si occupa delle revisioni periodiche del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM) per
quel che riguarda i disturbi di personalità.
Millon ha creato i migliori inventari attualmente disponibili per misurare le caratteristiche di personalità patologiche
nell'adulto, nell'adolescente e in setting ospedalieri.
L'MCMI può essere considerato uno dei quattro principali test psicodiagnostici oggi esistenti (insieme al Rorschach, il
TAT e l'MMPI), con il vantaggio di essere stato elaborato nell'ultimo mezzo secolo.
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COSTRUTTI TEORICI
Millon sostiene che la psicopatologia deve essere studiata mediante un approccio biosociale che tenga conto dello
sviluppo filogenetico, ontogenetico e neurobiologico dell'uomo.
Secondo questa prospettiva tutti gli esseri umani (in realtà tutte le forma di vita) possono essere classificati in base a
quattro categorie bipolari: Piacere-Dolore (richiama gli aspetti legati all'esistenza), Adattamento-Cambiamento
(relativo alla sopravvivenza), Sé-Altro (relativo alla riproduzione) e Sensazione-Astrazione (relativo all'emergere di
capacità di pianificazione e problem solving). La combinazione delle prime tre polarità è utilizzata per costruire una
tassonomia dei disturbi di personalità che possa essere allo stesso tempo fondata teoricamente e aderente alla
classificazione del DSM, ovviamente questa tassonomia si è modificata nel tempo coerentemente alla revisione dei
criteri del DSM.

Millon prevede quattordici "configurazioni" di personalità patologica: Schizoide, Evitante, Depressivo, Dipendente,
Istrionico, Narcisista, Antisociale, Sadico, Compulsivo, Passivo-aggressivo, Masochista, Schizotipico, Borderline,
Paranoide.
In accordo al sistema teorico gli ultimi tre pattern sono considerati più gravi degli altri poiché rappresentano forme
altamente disintegrate della personalità normale, caratterizzate da un funzionamento estremamente deficitario;
inoltre il disturbo etichettato come Evitante è entrato nel DSM grazie al lavoro dell'autore americano.

L'opera di Millon si concretizza in una descrizione puntuale delle configurazioni di personalità in accordo a otto
domini diversi: Comportamento manifesto, Rapporti interpersonali, Stili cognitivi, Esperienze passate interiorizzate,
Immagine di sé, Meccanismi di difesa, Organizzazione intrapsichica e Temperamento.
Egli non considera le configurazioni come mutualmente escludentesi: ciascun individuo può essere descritto in base a
come si colloca lungo tutte le quattordici diverse configurazioni.

Il MCMI è lo strumento self-report creato da Millon per valutare la popolazione di interesse clinico rispetto alle
quattordici configurazioni di personalità. Esso produce dei punteggi che collocano l'individuo esaminato su ognuna
delle configurazioni di personalità, aiutando a descrivere le caratteristiche personologiche dell'individuo esaminato.

DESCRIZIONE
La prima versione del MCMI è del 1972 con il nome Millon-Illinois Self-Report Inventory. Da questa versione ha subito
molte modifiche sia per utilizzare al meglio gli sviluppi teorici della teoria biosociale, sia per adeguarsi alle diverse
edizioni del DSM. Il MCMI-III sostituisce le versioni precedenti e rappresenta l'ultima edizione dell'inventario. I
risultati ottenuti utilizzando le diverse versioni non sono confrontabili tra loro a causa dei cambiamenti nella
composizione delle scale e nei campioni normativi.

I principali costrutti esaminati corrispondono alle quattordici configurazioni di personalità del paragrafo precedente,
in accordo col modello teorico di Millon e con la classificazione del DSM-IV. Sono anche previste dieci scale di misura
di sindromi cliniche, che possono integrare le dimensioni misurate in precedenza: Ansia, Disturbi somatoformi,
Mania, Distimia, Dipendenza da alcol, Dipendenza da droghe, Disturbo da stress post-traumatico, Disturbi del
pensiero, Depressione maggiore, Deliri. Le ultime tre sindromi sono considerate particolarmente gravi. Millon ha
sviluppato anche quattro scale di controllo (Validità, Autoapertura-Disclosure, Desiderabilità sociale,
Drammatizzazione-Debasement) utilizzate sia per valutare la validità del protocollo, sia per correggere i punteggi
ottenuti alle altre scale.

In tutto il MCMI-III è formato da 175 item, con sistema di risposta dicotomico, che si riferiscono ad aspetti emotivi,
cognitivi e comportamentali del soggetto esaminato.
Le istruzioni suggeriscono di non preoccuparsi per eventuali frasi percepite come insolite e di essere il più onesti
possibile nelle risposte.
La mancanza di una versione italiana va considerata una grave lacuna culturale e porta a riflettere sugli aspetti del
prevalere degli aspetti commerciali e della condizione di "monopolio" esistente nel campo della pubblicazione degli
strumenti psicodiagnostici in Italia.

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SOMMINISTRAZIONE
Il questionario è fatto per essere applicato su soggetti adulti con problemi psicopatologici. La modalità prevista è
l'autosomministrazione su base individuale o collettiva. É possibile la somministrazione cartacea o tramite PC.
Le risposte vengono segnate su fogli a parte, predisposti per la lettura ottica. Il
tempo necessario per la compilazione varia dai 30 minuti fino ad un'ora.

SCORING
Le risposte vanno conteggiate per ottenere dei punteggi grezzi nelle quattordici configurazioni di personalità, le dieci
sindromi cliniche e le quattro scale di controllo. I punteggi ottenuti sono quindi convertiti in punteggi standard
chiamati Base Rates (BR) che si basano sui punteggi percentili. Per calcolarli l'autore ha stimato la prevalenza nella
popolazione clinica di ciascuna dimensione misurata dalle scale e ha utilizzato questo valore per stabilire un livello di
significatività clinica o cut off per quella dimensione.
Il valore trovato è stato fatto corrispondere convenzionalmente ad un BR di 75. Attraverso l'assegnazione di altri
punti "àncora" Millon ha costruito le tavole di trasformazione che consentono di convertire i punteggi grezzi in punti
BR.
Una volta trasformati i punteggi grezzi in punti standard BR sono previste delle correzioni dei valori delle quattordici
scale principali in funzione dei valori ottenuti nelle scale di controllo e in quelle che misurano le sindromi cliniche;
sono previste delle correzioni anche nel caso di pazienti ospedalizzati.
Dopo tutti questi passaggi è possibile riportare su un foglio di profilo i punti BR finali ottenuti dal soggetto su ogni
scala.
La correzione a mano è sconsigliata e non vengono fornite delle griglie di correzione. Sono disponibili lo scoring
computerizzato e il referto automatizzato.

INTERPRETAZIONE
L'interpretazione del MCMI-III è complessa e viene schematicamente condotta nel modo seguente:
- I tre tipi di scale (Configurazioni di personalità, Sindromi cliniche e Validità) vengono considerati separatamente
e, per ciascuna tipologia, vengono prese in considerazione le scale il cui punteggio corrisponde ad almeno 60
punti BR. Inoltre nelle prime due tipologie le scale che misurano aspetti più severi sono considerate a sé stanti.
- Interpretazione per codice: si considerano le due o tre scale con i punteggi più alti. Ogni scala è indicata con una
lettera o un numero quindi la combinazione corrispondente da origine ad un codice la cui interpretazione è
riportata nel manuale.
- Considerazione di alcuni item particolari/critici.

L'inventario offre delle indicazioni sulla presenza e sul tipo di eventuali disturbi di personalità o, comunque, di
configurazioni personologiche meritevoli di attenzione, integrate da informazioni riguardanti la presenza di alcune
delle sindromi psicopatologiche più comuni. In questo modo è più semplice comprendere se al di sotto di un disturbo
comune si cela un disturbo di personalità.
Le interpretazioni automatizzate forniscono anche delle indicazioni prognostiche, sia relative al decorso del disturbo
sia relative a difficoltà che un eventuale trattamento può incontrare.

STABILITÀ E SENSIBILITÀ
Il MCMI traccia profili di personalità che hanno valore solo da punto di vista psicopatologico. Il suo utilizzo si
configura in sede di assessment iniziale o a fini di screening diagnostico.
I valori di test-retest calcolati a diverse fasi del trattamento psicologico (intervallo di circa 4 settimane) variano da
0,51 a 0,85 per le scale sulle configurazioni e da 0,47 a 0,83 per le scale sulle sindromi cliniche. Non si è a conoscenza
se i valori varino n funzione del sesso o dell'età.

PROPRIETÀ PSICOMETRICHE (versione originale)


La consistenza interna (α di Cronbach) varia da 0,81 a 0,95.
Le scale sono decisamente intercorrelate tra loro poiché molti item sono comuni a più scale e la stessa teoria di
Millon prevede una certa interdipendenza tra le diverse dimensioni misurate.
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L'analisi fattoriale dà origine a otto fattori: Disadattamento generale, Acting-out, Ansia, Rigidità nel controllo
emotivo, Ostilità, Tossicodipendenza, Psicosi e Scarso controllo emotivo.

La validità del questionario è stata studiata con diverse strategie:


- La costruzione del questionario è stata condotta sulla base di un approccio teorico preciso;
- Le scale sono state composte in modo da massimizzare la consistenza interna;
- Ciascun item è stato selezionato in modo da avere la correlazione più alta con il punteggio totale della scala di
appartenenza (validità discriminante);
- In fase costruzione i risultati al test sono stati confrontati con diagnosi formulate da clinici a cui era stato
insegnato il modello teorico di Millon;
- Sono fornite le correlazioni con l'MMPI;
- Sono stati effettuati diversi studi per valutare la validità del test in particolari popolazioni cliniche.
La valutazione sull'efficacia diagnostica suggerisce che l'uso del MCMI-II aumenta la precisione della diagnosi fio a 16
volte, con l'MCMI-III sono stati ottenuti risultati ancora migliori.
Le norme sono riportate divise per sesso, per persone di colore e soggetti di origine ispanica ma non sono
differenziate per l'età.

PROBLEMI DI UTILIZZO
Da una rassegna del 1997 risulta che le scale cliniche (ad eccezione di quella del disturbo da stress post-traumatico)
sottostimano la presenza dell'effettivo disturbo. Per questo motivo è bene integrare le informazioni offerte dal MCMI
con misure d psicopatologia più specifiche.
Nella stessa rassegna si fa notare che il MCMI si è rivelato molto utile nel discriminare diversi quadri di personalità
patologica tra i tossicodipendenti e in persone con disturbi alimentari.
Un altro dato che emerge è che la scala di Antisocialità e quella di Narcisismo sembrano misurare aspetti un po'
differenti da quelli comunemente attribuiti a queste sindromi.
Infine le diverse forme del MCMI non correlano con le più comuni forme di interviste cliniche per i disturbi di
personalità. Questo, più che far dubitare sulla validità del test, mette in luce la grande difficoltà diagnostica che si
incontra nel campo dei disturbi di personalità.

PROSPETTIVE FUTURE
Le versioni future del MCMI saranno costruite per evidenziare anche dei sottotipi all'interno delle configurazioni
personologiche più generali.
In secondo luogo, l'inventario dovrà prendere in considerazione anche dei tratti di personalità abbastanza specifici
per poter migliorare la propria capacità di discriminazione.
Come terzo punto verranno sviluppate delle versioni dello stesso inventario in funzione delle modalità di
somministrazione; sviluppando diverse forme dello stesso inventario si possono calibrare gli item in funzione delle
caratteristiche che ciascuna forma è più adatta a cogliere.
È probabile che le forme future divergeranno dal DSM-IV poiché secondo gli autori il questionario dovrà valutare tutti
i domini (gli otto descritti all'inizio) che sono pertinenti a un disturbo di personalità e che sono insufficientemente
rappresentati nel DSM-IV.

Millon, sempre ispirandosi alla propria teoria, ha sviluppato un inventario per popolazioni cliniche di adolescenti, il
Millon Adolescent Clinical Inventory - MACI, e per pazienti di interesse medico, il Millon Behavioral Health Inventory -
MBHI.

ANSIA
Il termine "ansia" indica una pluralità di costrutti che nel corso del secolo si sono evoluti ed articolati.
Oggi "ansia" è un termine clinico e si riferisce ad un'emozione negativa. All'epoca di Manzoni indicava anticipazione e
apprensione ma in riferimento a eventi positivi e desiderati e accompagnata da sentimenti di impazienza e piacevole
eccitazione.
Oggi come ieri il costrutto d'ansia ha il proprio nocciolo nelle nozioni dell'anticipazione e dell'aspettativa, a esse oggi
si aggiunge la nozione di pericolo.

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Nel lessico psicodiagnostico per ansia si intende "l'anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento negativo
futuri, accompagnata da sentimenti di disforia o da sintomi fisici di tensione. Gli elementi esposti al rischio possono
appartenere sia al mondo interno che a quello esterno".
Questa è la definizione di uno stato transitorio ma in psicologia e nel lessico comune si incontra lo stesso termine per
fare riferimento ad un diverso costrutto logico, auna variabile di personalità relativamente stabile che può
caratterizzare alcuni individui e differenziarli da altri. Un primo elemento di chiarezza è stato il ricorso alla distinzione
tra stato e tratto.

La misurazione dell'ansia ha dovuto affrontare una seconda e più complessa questione: il passaggio da una
concezione monodimensionale ad una multidimensionale dell'ansia.
Il costrutto di ansia infatti fa riferimento ad aspetti connessi ad un'attività cognitiva consapevole ma anche ad aspetti
di natura emozionale e di attivazione psicofisiologica. Nel corso degli anni queste componenti hanno avuto più
attenzione ed autonomia.
La componente cognitiva (detta "preoccupazione mentale" e cognitive worry) ha dato luogo ad un costrutto a sé,
centrale nel Disturbo di ansia generalizzata.
La componente fisiologica ed emozionale ha trovato spazio e attenzione nel costrutto di "attacco di panico".

Un'ulteriore questione ha riguardato la differenziazione rispetto a costrutti vicini: angoscia, depressione, panico,
paura, stress.
Angoscia (Angst) è un termine introdotto da Kierkegaard per indicare l'atteggiamento dell'uomo di fronte alla sua
situazione nel mondo. Per Heidegger e l'esistenzialismo l'angoscia rappresenta la rivelazione emotiva della
condizione umana nel mondo. Freud e la teoria psicoanalitica diedero diffusione al termine e lo introdussero nella
clinica psicologica.
Oggi le sottoarticolazioni del costrutto di ansia (e disturbi d'ansia) coprono, in psicodiagnostica, la maggior parte
dell'ambito semantico del termine angoscia.

STATE-TRAIT ANXIETY INVENTORY


Costrutti teorici
Fu Cattell a distinguere all'interno del costrutto d'ansia tra due accezioni fondamentalmente diverse: l'una riferita ad
uno stato emotivo di un individuo in un dato momento e in una data situazione, l'altra riferita ad una variabile di
personalità che può differenziare tra loro individui diversi.
È merito di Spielberger aver reso corrente la distinzione e aver diffuso le denominazioni tecniche tuttora in uso: Ansia
di stato (State-anxiety) e Ansia di tratto (Trate-anxiety).
L'ansia di stato è uno stato transitorio emozionale o una condizione dell'organismo umano caratterizzata da sentimenti soggettivi
percepiti a livello cosciente di tensione e apprensione, e dalla aumentata attività del sistema nervoso autonomo. Essa può variare
e fluttuare nel tempo.

L'ansia di tratto invece si riferisce a differenze individuali relativamente stabili nella disposizione verso l'ansia, cioè differenze tra
le persone nella tendenza a rispondere con elevazioni dell'intensità dell'ansia di stato a situazioni percepite come minacciose.

La forma X (STAI-X)
La costruzione dello STAI inizia nel 1964 con l'obiettivo di identificare un certo numero di item che possano costituire
un unico test che possa essere somministrato con due tipi diversi di istruzioni, le une per l'ansia di stato e le altre per
l'ansia di tratto. L'obiettivo si dimostrò impossibile in quanto la lingua inglese non offre vocaboli sufficienti a prestarsi
a due utilizzi.
Nel 1970 si arrivò alla forma X, quella definitiva. Essa contiene due scale distinte, entrambe di 20 item: 15 sono
dissimili, solo 3 sono identici tra loro, 2 sono estremamente simili contenendo le stesse parole-chiave.
Nel 1983 la forma Y iniziò a sostituire la X.
Dalle ricerche svolte con lo STAI si può osservare che:
a) è stata messa in dubbio la monodimensionalità dell'una come dell'altra scala e le analisi fattoriali hanno indicato
due fattori, uno dato dagli item esprimenti la presenza di ansia e l'altro dato dagli item esprimenti calma e
assenza di ansia;
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b) il costrutto d'ansia misurato dallo STAI-X ha una sovrapposizione troppo ampia con quello di disforia e
depressione;
c) lo STAI-X riflette la concezione dell'ansia negli anni '70 e non copre adeguatamente la componente cognitiva
valorizzata successivamente.

Descrizione
Lo STAI-X consiste di 40 item distribuiti equamente in due scale: una di Stato, indicata come X1, e una di Tratto,
indicata come X2.
Le istruzioni della scala X1 chiedono di fare riferimento a "come lei si sente adesso, cioè in questo momento" e di
scegliere una risposta che meglio descrive "i suoi attuali stati d'animo".
Le istruzioni della scala X2 chiedono, invece, di fare riferimento a "come lei abitualmente si sente". Il
soggetto deve scegliere la risposta in una scala Likert a quattro punti.

Somministrazione
L'autore consiglia di non fare riferimento alla parola "ansia" per non influenzare il soggetto. A questo scopo il
protocollo originario riporta il titolo Self-Evaluation Questionnaire e la versione italiana un criptico Questionario STAI.
La somministrazione non ha limiti di tempo, il tempo necessario per la compilazione complessiva è di circa 10-15
minuti.
Si raccomanda di mantenere l'ordine di somministrazione originario (X1 e poi X2). È comunque lecito l'utilizzo di una
sola scala ove l'esaminatore sia interessato alla misura di un solo costrutto. La risomministrazione frequente non
presenta inconvenienti; il solo STAI-X1 è utile per monitorare l'evoluzione nel tempo dell'ansia di stato in una
particolare condizione.

Scoring
Il punteggio assegnato a ciascun item varia da 1 a 4. Per l'assegnazione è necessario il ricorso alle apposite griglie. Si
ricavano così due punteggi: uno relativo alla scala di Stato e uno relativo alla scala di Tratto. I punteggi grezzi
possono essere trasformati in punti z, in punti T e in percentili.
Sono tollerate due omissioni per ciascuna scala.
Il tempo necessario per lo scoring è circa 10 minuti.

Interpretazione
Il punteggio STAI-X1 indica l'ansia che la persona percepisce in quel momento. Dato il contenuto degli item un
punteggio elevato potrebbe corrispondere, in alcuni casi, a uno stato emotivo denominabile come disforia. Essendo
un'autovalutazione soggettiva potrebbe concordare o meno con quanto rilevato da un osservatore e con quanto si
registra con un’ipotetica rilevazione del livello di attivazione con le procedure di registrazione psicofisiologica.
Si riferisce ad uno stato transitorio che potrebbe variare in pochi minuti.
Si tratta di una variabile individuale che ha senso soprattutto quando messa in relazione al contesto nel quale il
soggetto sta compilando il test.

Il punteggio STAI-X2 si riferisce all'ansia che una persona percepisce abitualmente e in maniera generalizzata.
Un punteggio molto elevato non deve essere considerato automaticamente come indicativo di un disturbo d'ansia.
Nel manuale originario si vedeva che pazienti con "reazioni depressive" ottenevano in media punteggi mezza
deviazione standard più alti di pazienti sotto la classificazione con "reazioni d'ansia".
Inoltre la psicodiagnostica e la classificazione moderna dei disturbi d'ansia è molto articolata e precisa e per alcuni
disturbi si potrebbero avere punteggi nella norma o talvolta punteggi bassi.

Versione italiana e proprietà psicometriche


La traduzione e l'adattamento italiano sono ad opera di Pancheri e Lazzari; la traduzione è stata effettuata da un
gruppo di tre psichiatri con una buona conoscenza dell'inglese e la retro-traduzione da uno psicologo americani
bilingue.
Per 29 item la traduzione non poneva problemi e combaciava perfettamente con la forma inglese; per 8 item la
parola-chiave inglese non ha un preciso corrispondente italiano ed è stato usato il termine giudicato più vicino; per
gli ultimi tre è stata usata una traduzione più libera perché relativi a tipici idiomi americani.

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La buona corrispondenza rende affidabili le ricerche transculturali. In


più studi è stata riscontrata la sensibilità al trattamento.

Nel 1985 lo STAI-X è stato incluso nella Batteria CBA 2.0.


In questo caso le istruzioni allo STAI-X1 sono state leggermente modificate: esse circostanziano ulteriormente gli
aspetti temporali e situazionali e chiedono di fare riferimento a "come si sente adesso, cioè in questo preciso
momento, mentre sta iniziando a compilare questo test".
Sono fornite norme separate per la popolazione tra i 16 ed i 60 anni ed altre per gli ultrasessantenni. Sono anche
disponibili norme per pazienti con diverse patologiche organiche.
Si tenga presenta che in questo caso i pazienti rispondevano all'intero BA e non può quindi essere escluso che il
punteggio al solo inventario dello STAI potrebbe risultare differente.

La forma Y (STAI-Y)
La revisione della forma X iniziò nel 1979 e fu ispirata dal desiderio di ottenere una migliore differenziazione del
costrutto di ansia da quello di depressione e possibilmente un maggior potere discriminativo tra le due tipologie di
pazienti.
In secondo luogo Spielberger desiderava ottenere un miglior bilanciamento fra item che indicavano la presenza di
ansia ed item che indicavano la sua assenza.
Infine desiderava aggiornare alcuni item che avevano cambiato in parte il significato e aggiornare il costrutto di ansia
alla luce delle teorie cognitive dell'ansia e del worry.
Nella nuova forma Y vengono modificati sei item in ciascuna scala; in particolare scompaiono item che facevano
evidente riferimento a disforia e depressione e non ad ansia.

La costruzione e la standardizzazione della forma Y veniva completata nel 1983; essa presenta una correlazione
elevatissima con la precedente forma X: Spielberger indica vari studi che la attestano compresa tra 0,96 e 0,98.

Somministrazione, scoring e interpretazione


Le modalità di somministrazione sono le stesse descritte per la forma X. Per l'ansia di Stato, Spielberger prevede la
possibilità di modificare le istruzioni standard per fare riferimento a momenti precisi particolarmente significativi per
eventuali esigenze cliniche.
Le modalità di scoring e di interpretazione rimangono invariate, sempre presumendo il riferimento alle griglie
corrispondenti.

Proprietà psicometriche (versione originale)


Nelle norme originarie non sono riportati gruppi clinici.
La consistenza interna (α di Cronbach) è 0,86/0,95 per la scala di Stato e 0,89/0,91 per la scala di Tratto.
La validità convergente e divergente della forma Y sono documentate nel manuale originario ma non vi sono studi
che supportino l'incremento atteso della validità discriminativa in rapporto alla depressione.

Le correlazioni test-retest alla scala di Stato dopo 30 giorni sono tra 0,34 e 0,62; dopo un intervallo di 60 giorni sono
comprese tra 0,36 e 0,51.
Per la scala di Tratto le correlazioni sono comprese tra 0,71 e 0,75 dopo 30 giorni e tra 0,65 e 0,68 dopo 60.
Anche per la forma Y è stata confermata l'altissima sensibilità della scala di Stato al cambiamento situazionale e allo
stress.

Struttura dimensionale e validità discriminante


Bieling, Antony e Swinson hanno trovato che la scala di Tratto non misura l'ansia "pura", come desiderato da
Spielberger, ma parimenti la depressione. Nei soggetti considerati la scala di Ansia di tratto correla di più con il Beck
Depression Inventory (0,72) che con il Beck Anxiety Inventory (0,42). La struttura fattoriale dello STAI-Y2 è stata da
loro riesaminata alla luce del modello gerarchico tripartito: la scala sembra più un fattore sovraordinato che descrive
un'emozione negativa e due fattori specifici di ordine inferiore, relativi a preoccupazioni/pensieri disturbanti
(costrutto di ansia) e ad umore disforico e valutazione negativa di sé (costrutto di depressione).
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Proprietà psicometriche (versione italiana)


Nella versione italiana sono state riscontrate differenze significative in funzione del sesso e dell'età: le donne hanno
punteggi significativamente superiori agli uomini, inoltre i punteggi tendono a crescere con il crescere dell'età. I dati
normativi sono pertanto suddivisi in funzione dell'età e del sesso. Oltre a medie e deviazioni standard, gli autori
forniscono tabelle dei ranghi percentili.

La consistenza interna (α di Cronbach) varia tra 0,91 e 0,95 per la misura di stato e tra 0,85 e 0,90 per quella di tratto.
Stabilità e sensibilità sono state valutate a distanza di 20 giorni in condizioni di stress e a 30 giorni in condizioni
normali. Nel primo caso i coefficienti di correlazione test-retest risultano 0,31 per la scala di Stato e 0,86 per quella
di Tratto; nel secondo risultano 0,49 per la scala di Stato e 0,82 per quella di Tratto. Non è stata considerata la
struttura dimensionale della versione italiana.

La forma ridotta (STAI-X1/R)


Spielberger suggerisce la riduzione a 10 item dello STAI-X1 nei casi in cui si debba ripresentare l'inventario in
condizioni di ristrettezza di tempo. Questa esigenza è quasi la regola quando si vuole monitorare l'evoluzione
dell'ansia di stato nel corso del tempo. Lo psicologo in questi casi è interessato alle variazioni del punteggio nel
tempo: si ha quindi la richiesta di massimizzare la sensibilità del test.

Non tutti gli item dello STAI-X1 o Y1 sono ugualmente sensibili al cambiamento; pertanto la selezione degli item della
forma ridotta deve basarsi su considerazioni attinenti la stabilità temporale e la sensibilità al cambiamento. Vidotto e
Bertolotti hanno identificato, sulla base della sensibilità rilevata e delle considerazioni psicometriche, i dieci item
appropriati per la forma ridotta, da loro indicata come STAI-X1/R.
Questa forma viene presentata con le stesse istruzioni dello STAI-X1 o Y1, facendo quindi riferimento a "questo
preciso momento".

Nel complesso la forma ridotta può essere considerata il "termometro" più agile, sensibile e affidabile per la
valutazione dell'ansia di stato.
Lo STAI-X1/R è inserito nella Batteria CBA 2.0 e ne costituisce la scheda 10.

Problemi di utilizzo
La forma Y sostituisce la forma X, che si raccomanda di non utilizzare ad eccezione della Batteria CBA 2.0. Nel caso si
utilizzasse la forma X converrà fare riferimento al relativo manuale che riporta norme recenti e ampie.
L'impiego della forma Y è facilitato dalla presenza del manuale di Spielberger, tradotto e curato da Pedrabissi e
Santinello.

TEST ANXIETY INVENTORY


Costrutti e presupposti teorici
La letteratura psicologica americana abbonda di test per la valutazione dell'ansia in situazioni specifiche.
Nel sistema scolastico americano ed italiano spesso le prove hanno forma di test a scelta multipla. Si ha quindi a che
fare con una sottoarticolazione della paura degli esami, a sua volta considerata una sottoarticolazione della
problematica dell'ansia sociale e un esempio comune di paure sociali.
L'esistenza stessa di un questionario che valuti l'ansia della persona che deve superare dei test mostra quanto sia
tenue la distanza tra i costrutti di ansia e paura.
Grazie alla ricerca sulla test anxiety si è annullata la modalità di guardare l'ansia come un fenomeno unitario e si sono
imposte concezioni multidimensionali più articolate e approfondite.
Il costrutto di test anxiety fu inizialmente concepiti come monodimensionale; al suo interno si sono però distinte due
diverse componenti: una rappresentata da manifestazioni cognitive (preoccupazione, aspettative negative, pensieri e
timori sulla valutazione che emergerà dal test) e l'altra rappresentata dalle sensazioni di attivazione riferibili al
Sistema Nervoso Autonomo.
Il meccanismo di worry parrebbe dovuto al ruolo dell'interferenza con l'attenzione: ciò porterebbe a dire che l'ansia
d'esame non sarebbe tanto un problema emotivo quanto un problema dell'attenzione.

Descrizione

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Il Test Anxiety Inventory è stato sviluppato per misurare le differenze individuali nelle manifestazioni d'ansia in una
situazione specifica come quella del sostenere una prova d'esame sotto forma di test.
L'inventario è composto da 20 item. Si tratta di una misura di Ansia di tratto, chiedendo al soggetto di fare
riferimento a come si sente "generalmente".
Il Test Anxiety Inventory è formalmente simile allo STAI ma concettualmente diverso: esso abbandona la concezione
monodimensionale dell'ansia e si sottoarticola in due subscale.
La prima subscala, denominata Preoccupazione, fa riferimento all'attivazione di pensieri interferenti col compito e
alla rimuginazione delle conseguenze di un eventuale insuccesso; la seconda, denominata Emotività, fa riferimento
alle classiche manifestazioni neurovegetative dell'ansia.

L'analisi fattoriale indica due fattori corrispondenti alle denominazioni delle due scale: otto item saturano il primo,
otto il secondo e i rimanenti quattro presentano saturazioni elevate in entrambi.
La consistenza interna (α di Cronbach) varia tra 0,92 e 0,96 per la scala totale e fra 0,85 e 0,91 per le due subscale. La
chiarezza delle due scale è oggi considerata opinabile.

La versione italiana
L'adattamento italiano è stato svolto da Comunian nel 1998.
Le femmine in genere ottengono punteggi più bassi dei maschi.
In questa versione viene sostanzialmente confermata la struttura bifattoriale originale.

La consistenza interna (α di Cronbach) varia tra 0,83 e 0,90 per la scala totale e fra 0,59 e 0,88 per le due subscale. La
correlazione test-retest dopo un intervallo di tre mesi varia da 0,61 a 0,78.

Esistono due versioni italiane: la forma A, traduzione fedele dell'originale, stampata sul fronte del foglio e la forma B,
che modifica leggermente alcuni item per adattarli al sistema scolastico italiano, stampata sul retro.

Somministrazione
L'inventario prevede l'autocompilazione; può essere somministrato individualmente o in gruppo.
Il tempo richiesto per la compilazione è inferiore ai dieci minuti.
Nel somministrare il test sarebbe preferibile evitare il termine ansia ma definire il test come un "questionario di
atteggiamenti", titolo stampato sull'intestazione della versione originale. Il protocollo italiano è intitolato Test
Anxiety Inventory (questionario d'ansia); sta all'esaminatore decidere se tagliare il titolo.

Scoring
La risposta a ciascun item viene valutata con punteggi da 1 a 4. Dalla somma dei punteggi di tutti gli item si ricava il
punteggio totale (T). Vengono poi calcolati i punteggi relativi alle due subscale Preoccupazione (P) e Emotività (E).
Lo scoring presuppone l'uso di apposite griglie; i punteggi grezzi sono poi trasformati in punti z e in ranghi percentili.
Il tempo necessario per lo scoring è circa 10 minuti.

Problemi di utilizzo
La specificità degli item e il continuo riferimento al contesto scolastico rendono inutilizzabile il test al di fuori di tale
luogo.

Prospettive future
Sarason amplia ulteriormente il costrutto di test anxiety a quattro componenti: Preoccupazione, Pensieri irrilevanti
per l'esecuzione del test, Sensazioni di tensione, Sintomi fisici.
Egli sviluppa un test composto di queste quattro subscale detto Reactions to Test Scale. Attualmente non esiste un
adattamento italiano o studi in Italia su di esso.

ENDLER MULTIDIMENSIONAL ANXIETY SCALES


Costrutti e presupposti teorici
Le Endler Multidimensional Anxiety Scales si collocano in una prospettiva interazionista della personalità che media
tra i due approcci tradizionalmente opposti: da una parte le teorie classiche della personalità, che cercano la
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spiegazione del comportamento dell'individuo in tratti di personalità, dall'altra le teorie situazionali, secondo le quali
la spiegazione si trova piuttosto nelle variabili inerenti alla situazione.

La teoria dei tratti, ed in particolare la teoria dell'ansia come tratto, è stata oggetto di giustificate critiche e
opposizioni.
Innanzitutto le variabili implicate nelle situazioni sono tali da sovrastare e annullare l'effetto delle differenze
individuali: tutti o quasi entrano in ansia davanti ad una minaccia. "Ditemi la situazione e vi dirò il livello d'ansia",
invece di "ditemi il tratto d'ansia e vi dirò il livello d'ansia". È il punto di vista "situazionista": invece di approfondire le
variabili della persona può convenire approfondire le variabili della situazione e l'analisi del contesto.
In secondo luogo dire che una persona "è caratterizzata da un forte livello di ansia di tratto" permette solo previsioni
generiche: si sa che questa persona si troverà in ansia spesso ma non si sa quanto. Tanto meno ci permette di
prevedere come il soggetto in esame si comporti o comporterà in situazioni specifiche.

Secondo una prospettiva interazionista, la miglior previsione del livello d'ansia presente in una data situazione è
funzione di un'interazione tratti x situazione più che dei due fattori separati. Da ciò la cosiddetta ipotesi differenziale,
la quale afferma che l'ansia di stato risulta da quell'interazione tra soggetto e situazione stressante che si venga a
creare in un'area congruente con una subscala specifica indicativa di una sottoarticolazione dell'ansia di tratto.

L'ansia di tratto non viene più considerata come un costrutto unitario ma viene scomposta in quattro principali
articolazioni situazione-specifiche: valutazione sociale, minaccia di danno o pericolo fisico, minaccia data da
situazioni ambigue, minaccia in situazioni innocue o di normale routine quotidiana. Ad esse si aggiunge una quinta
articolazione denominata "altre paure", cioè la miriade di paure idiosincrasiche che possono caratterizzare
ulteriormente la vita emotiva degli individui.
Le scale di Endler sono un insieme tra un inventario delle paure, un inventario di ansia di tratto ed uno di ansia di
stato.

Endler Multidimensional Anxiety Scales (EMAS)


L'EMAS si trova alla fine di un programma di ricerca risalente all'inizio degli anni '60.
Endler predispose un elenco di stimoli ansiogeni da una parte e un elenco di risposte d'ansia dall'altra. Gli item del
primo elenco descrivevano situazioni-stimolo potenzialmente ansiogene, gli item del secondo descrivevano possibili
risposte del soggetto. Questo inventario e le sue revisioni sono stata chiamate S-R Inventory of Anxiousness. Esso si
tratta di un inventario incrociato: esplora sia il versante situazionale, sia il versante personale e in più esplora
l'interazione, cioè come si incrocino le reazioni d'ansia della persona in esame con le diverse situazioni
potenzialmente ansiogene.

Questo piano di lavoro appariva affascinante ma si scontrò con la difficoltà di gestione di un numero troppo elevato
di combinazioni situazioni/risposte. Pur limitandosi a 14 item sulle situazioni-stimolo e a 11 descriventi le risposte
d'ansia il soggetto doveva rispondere a 154 domande (14x11) da cui si ricavavano ben 25 punteggi.
Endler lavorò alla semplificazione e alla riduzione ottenendo così alla fine le quattro situazioni-stimolo seguenti: 1)
Situazioni di valutazione sociale o minaccia interpersonale;
2) Situazioni di minaccia di danno o pericolo fisico;
3) Situazioni di minaccia data da situazioni ambigue;
4) Situazioni di minaccia in situazioni innocue o di normale routine quotidiana.
Il formato finale fu quindi composto da 4x15, dove 15 sono gli item che descrivono le risposte d'ansia.

Endler inoltre elaborò l'originario elenco di risposta tenendo conto della distinzione stato/tratto. Le risposte alle
situazioni sono per definizione variabili di tratto. Perciò integrò il suo test per l'ansia con l'elaborazione di scale di
stato. Consapevole delle acquisizioni sulla multidimensionalità dell'ansia di stato, sviluppò un test bifattoriale di ansia
di stato.
Il risultato finale di questo lavoro sono le Endler Multidimensional Anxiety Scales, che offrono una misurazione
bifattoriale dell'ansia di stato e una a quattro fattori dell'ansia di tratto.

Versione italiana e proprietà psicometriche

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La traduzione in italiano e la back translation sono state condotte da due madrelingua italiani e due inglesi. La
consistenza interna delle varie scale è compresa tra 0,78 e 0,95. Nella versione italiana non è stata analizzata la
struttura dimensionale con analisi fattoriali.

Descrizione
L'EMAS è costituito da tre parti: la scala di Stato (indicata come EMAS-S), la scala di Tratto (EMAS-T), la scala di
Percezione della situazione (EMAS-P). Le risposte devono essere date in una scala Likert a 5 punti.

La scala S chiede al soggetto come egli si senta "in questo particolare momento" e consiste di 20 item: 10 per la
dimensione denominata "Emozionale-autonomica" (AE, Autonomic-Emotional) e 10 per la dimensione indicata come
"Preoccupazione cognitiva" (CW, Cognitive-Worry).

La scala T è costituita da quattro scale di Tratto, ciascuna delle quali chiede di fare riferimento a come il soggetto
reagisce abitualmente in quattro diverse situazioni. Più esattamente si tratta di 15 item che vengono riproposti per
quattro volte con quattro diversi set di istruzioni. Al soggetto viene chiesto di immaginare di essere in ciascuna delle
quattro situazioni seguenti: 1) in una situazione di valutazione, una situazione cioè in cui il soggetto sta per essere
valutato oppure è osservato da altre persone (SE, Social Evaluation); 2) una situazione di pericolo fisico, immaginare
cioè "situazioni nelle quali potresti sentire un vero dolore fisico oppure essere ferito o farti del male fisicamente"
(PD, Physical Danger); 3) una situazione nuova, sconosciuta e incerta, "situazioni nuove e sconosciute, comprese
quelle in cui sei insicuro di cosa ti possa succedere" (AM, Ambiguous); 4) abitudini giornaliere (DR, Daily Routines).

Vi è poi la scala P che consiste di 8 item che chiedono una valutazione della situazione attuale in raffronto alle
quattro situazioni-tipo oggetto delle quattro scale del EMAS-T. Possono avere un valore di informazioni addizionali
benché, in assenza di un'inchiesta successiva, rischino di poter essere travisate.

Somministrazione
Il test prevede l'autosomministrazione.
La scala di Stato è riportata su un foglio a sé, il che consente di somministrarla anche singolarmente. In un altro foglio
vi sono la scala di Tratto e alla fine quella di Preoccupazione della situazione.
Non è necessario somministrare tutte e tre le scale ma quando viene fatto si deve mantenere l'ordine qui indicato.

La somministrazione dell'EMAS-P crea difficoltà: di almeno quattro item il soggetto difficilmente coglie il significato
senza richiedere ulteriori spiegazioni con inevitabile interruzione di artefatti e difficoltà relazionali. Se possibile
converrà non somministrare affatto questa parte chiedendo al soggetto di ignorare il foglio.

Scoring
Per ciascun item si assegnano da 1 a 5 punti a seconda della risposta.
L'EMAS-S dà luogo a tre punteggi: quello Totale, quello relativo alla scala di Preoccupazione Cognitiva (CW) e quello
della scala Emozionale-autonomica (AE).
L'EMAS-T fornisce quattro punteggi distinti: Valutazione sociale, Pericolo fisico, Ambiguità e Routine quotidiana. In
accordo con un quadro teorico interazionista non è previsto un punteggio globale per la scala T. Non si ricavano
punteggi totali dell'EMAS-P, ognuno deve essere considerato a sé.

Apposite tabelle consentono la trasformazione dei punteggi grezzi in ranghi percentili e punti T in rapporto a sesso
ed età. È disponibile un foglio profilo per la trasformazione dei punti e la visualizzazione grafica di essi.

Interpretazione
In ciascuna scala più alto è il punteggio più la variabile è accentuata nella direzione dell'ansia. Elevati livelli di ansia di
tratto sono predittivi del presentarsi di elevati livelli di ansia di stato al momento in cui si presenti una situazione che
viene percepita come quella valutata.
Per gli autori punteggi estremamente bassi devono porre dubbi: possono essere frutto di falsificazione intenzionale
ma anche risultato di uno stato di eccitazione e negazione del pericolo.
Se l'obiettivo del testing psicologico fosse una valutazione di tipo approfondito sarà opportuna la somministrazione
parallela di un Inventario delle Paure, al fine di disporre di più informazioni sulle situazioni-stimolo specifiche.
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Il ricorso all'EMAS non risolve le difficoltà nella diagnosi differenziale tra ansia e depressione poichè esso presenta
correlazioni elevate con misure di depressione. È probabile che la scala DR sia più una scala di depressione che una di
ansia.

Problemi di utilizzo
Il manuale italiano riporta norme molto ampie e recenti mentre è molto vago, eccessivamente, sull'interpretazione
dei singoli punteggi.
Non è necessario, come già detto, somministrare tutte e tre le scale e nemmeno l'utilizzo del foglio di profilo.

"INVENTARIO DELLE PAURE"


Costrutti e presupposti teorici
Il termine "paura" è utilizzato per indicare un'emozione o un oggetto/una situazione che possono indurre paura. Gli
Inventari delle Paure sono elenchi di questo secondo tipo.
Il termine "paura" ospita due concetti diversi; per paura si può intendere o una risposta, un'emozione o un stimolo,
un oggetto. Vi sono quindi due costrutti che richiedono definizione.
Il primo costrutto si riferisce alla paura in quanto reazione emotiva particolare di un individuo. Tale costrutto
descrive una risposta complessa e multicomponenziale che include:
a) uno stato di attivazione fisiologica che interessa il sistema nervoso autonomo e il sistema endocrino;
b) manifestazioni comportamentali specifiche come freezing, reazioni di fuga/evitamento, interferenza e
scadimento nelle capacità e nelle prestazioni dell'individuo;
c) un resoconto verbale di uno stato soggettivo di tensione e di apprensione.
Si può notare che la sovrapposizione con il costrutto di ansia è molto forte. Nell'uso linguistico italiano sembra più
appropriato parlare di paura quando ci si riferisce ad uno stato transitorio dell'individuo che ha inizio in condizioni o
situazioni-stimolo ben definite e fine con il venir meno di queste condizioni.
Il secondo costrutto si riferisce a oggetti o situazioni che determinano paura: questa proprietà non è insita
nell'oggetto o nella situazione, ma emerge ed esiste solo nell'interazione di uno stimolo dato con un individuo dato.
Questo costrutto rientra nel dominio delle differenze individuali. È un costrutto di tratto e descrive caratteristiche
stabili della persona.
Gli Inventari delle Paure misurano questo costrutto: sono stati sviluppati da psicologi clinici e psicoterapeuti che
avevano a che fare con le paure delle persone.

Fear Survey Schedule


L'origine della Fear Survey Schedule (FSS) è fatta risalire a un inventario costruito da uno studente per la sua tesi di
dottorato selezionando item riferentisi alle più comuni paure e fobie. Su tale lavoro si basa la FSS-I, la prima di oltre
15 versioni.
La FSS-III consisteva di 76 item e chiedeva al soggetto di valutare ciascuno in base alla paura che suscitava in lui: le
risposte erano graduate lungo una scala Likert a cinque punti. L'inventario derivava dalla lunga pratica clinica di
trattamento delle fobie di Joseph Wolpe, lo scienziato che ideò la "desensibilizzazione sistematica" e impresse una
svolta radicale alla concettualizzazione delle fobie e al loro trattamento. La FSS-III presentava una sottoclassificazione
degli item in sei categorie: paure di animali, paure sociali e interpersonali, paure di danni fisici e malattie, paure
relative a rumori, fobie classiche, paure varie.
In seguito si è avuto un proliferare di versioni, le quali combinavano variamente gli item delle prime tre, altre volte
abbreviavano l'inventario, più spesso lo integravano con item riferiti a paure prima non presenti.

Il termine Fear Survey Schedule non è il nome di uno specifico inventario ma piuttosto di una struttura-base: a
seconda delle specifiche esigenze del ricercatore/clinico un certo numero di item possono essere tolti, aggiunti o
modificati.
Leggere le diverse versioni dà uno strano senso della rapidità dei cambiamenti dei tempi: si incontrano item come
"bomba", "pillola" mentre mancano paure legate all'AIDS.

Versione italiana
La traduzione italiana di una FSS di 87 item è stata condotta da Luccio ed è riportata in appendice al volume di Wolpe
"Tecniche di terapia del comportamento".

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La versione di riferimento è una versione successiva di 92 item, dei quali solo 54 provengono dalla FSS-III. Nelle
norme di riferimento i punteggi delle femmine sono sistematicamente più elevati rispetto ai maschi. La
stabilità è stata valutata ad intervallo di un mese ed è risultata 0,86. La consistenza interna, calcolata sul
punteggio totale, è 0,95 (α di Cronbach).

La struttura interna dell'inventario presenta cinque fattori principali che danno luogo a cinque subscale: 1)
guerre, calamità e gravi pericolo personali;
2) eventi sociali, in particolare situazioni che potrebbero comportare critiche e rifiuto sociale;
3) animali non pericolosi ma considerati tradizionalmente repellenti;
4) viaggi, spostamenti e situazioni che comportino l'allontanamento da casa o dai propri cari; 5) sangue ed
interventi medico-chirurgici.
Esiste anche una forma per Bambini utilizzabile per età comprese tra 8 e 15 anni.

Descrizione
L'inventario comprende 92 item. Per ognuno il soggetto è invitato a valutare la propria paura in una scala Likert a 5
punti. L'inventario comprende tre domande aperte di carattere integrativo.

Somministrazione
L'inventario è predisposto per l'autosomministrazione, ma è possibile anche la somministrazione assistita a persone
analfabete o con gravi malformazioni. La compilazione richiede 15-20 minuti; è opportuna un'inchiesta successiva
per approfondire le paure più significative.
Può essere somministrato anche a persone con una scolarità modesta.

Il soggetto può far presente di non avere esperienza di taluni stimoli: occorre spiegare che in realtà gli si chiede di
immaginare e valutare la reazione che egli potrebbe avere in quelle situazioni. Le istruzioni chiedono di valutare
l'intensità della paura e non il contiguo costrutto di "preoccupazione".
È possibile che alcuni soggetti fraintendano le istruzioni e focalizzino l'attenzione non sull'intensità della paura ma
sulla frequenza con cui si danno preoccupazioni circa quella paura.

Scoring e interpretazione
Ad ogni item viene attribuito un punteggio da 0 a 4. Nello scoring si calcolano sette punteggi che è opportuno
trasformare in punti z.
Il punteggio F (Fear) è il punteggio totale calcolato sommando i punteggi a tutti gli item. È una misura della
disponibilità della persona in esame a descriversi come una persona che ha paura di tutto ed è quindi una misura
d'ansia di carattere generale. Esso è anche una misura della disponibilità a presentarsi sotto tale luce e quindi risente
delle distorsioni indotte dalla "desiderabilità sociale". È opportuno quindi che l'Inventario sia somministrato
parallelamente a test che includano una scala di desiderabilità sociale o una scala Lie. Punteggi bassi in entrambe le
scale possono suscitare il sospetto che il soggetto percepisca sia cognitivamente, sia emotivamente le dimensioni del
pericolo e del rischio con superficialità.
Il punteggio PH (Phobia) è la numerosità degli item che hanno conseguito punteggio massimo (4). Il punteggio PH
correla molto con il punteggio F e non aggiunge nulla alla sua interpretazione: vanno messe in atto e giustificate
eventuali discrepanze.
Gli altri punteggi corrispondono alle cinque subscale. Il loro calcolo richiede l'utilizzo di griglie di correzione. In
particolare il punteggio alla subscala 2 è un ottimo indice di ansia sociale, quello alla subscala 4 di paure di
allontanamento. La presenza di un alto grado di queste paure è uno dei criteri diagnostici dell'agorafobia.

La forma ridotta (IP-R)


La forma ridotta consiste di 54 item: sono state eliminate le tre domande aperte, 13 item riferiti alle calamità, 7 sulle
situazioni sociali, 14 sulle paure singole. La forma ridotta conserva le 5 subscale.
La forma ridotta è stata costruita per far fronte a situazioni di ristrettezza di tempo e per poter essere incorporata
nella Batteria CBA 2.0.
Le proprietà psicometriche della forma ridotta riconfermano e ampliano le proprietà adeguate della forma intera.
Sono fornite norme separate per età tra 16/60 e per la popolazione sopra i 60 anni. Sono riferiti i punteggi relativi a
pazienti con differenti patologie.
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Sviluppi futuri
Il costrutto di ansia si è sempre più articolato e frammentato grazie agli sviluppi della ricerca di base e clinica.
Una prova è la recente attenzione al costrutto di worry. Esso emerge dal ricco filone di ricerca della test anxiety.
Inoltre la ricerca psicopatologica ha portati a considerare come caratteristiche definitorie centrali del Disturbo
d'ansia generalizzata una preoccupazione eccessiva e una difficoltà della persona nel controllare la preoccupazione.

Vi è poi il Beck Anxiety Inventory che è stato sviluppato per misurare sintomi di ansia che presentino la minor
sovrapposizione possibile con la depressione. L'inventario si compone di 21 item rispondendo ai quali si deve fare
riferimento all'ultima settimana. La struttura riscontrata dall'analisi fattoriale è bifattoriale: un primo fattore
rappresenta aspetti somatici di ansia, un secondo fattore rappresenta gli aspetti soggettivi dell'attacco di panico.

ASSERTIVITÀ
COSTRUTTI E PRESUPPOSTI TEORICI
Il termine "assertività" traduce l'inglese assertiveness che significa affermare, dichiarare. In psicologia è stato
introdotto da Wolpe che intendeva, per risposta assertiva, l'appropriata espressione verso gli altri di ogni emozione:
assertività come libera espressione delle emozioni.
Essa può essere considerata un punto medio ideale posto tra due polarità opposte ed entrambe inadeguate sia alla
realizzazione degli scopi della persona, sia al mantenimento di rapporti sociali soddisfacenti: da un lato il
comportamento aggressivo e dall'altro quello passivo.
Da un certo punto di vista la nozione di assertività sostituisce l'antica nozione di "personalità inibita" poiché la
nozione di inibizione presupporrebbe una pregressa acquisizione di capacità, le quali a un certo punti della storia
personale vengono annullate da una forza eguale e contraria.
Da un altro punto il costrutto confina con la nozione di "personalità eccitata" e con il costrutto di aggressività. Nei
riferimenti psicopatologici troviamo da un lato fobia sociale e disturbo di evitamento di personalità e dall'altro il
disturbo antisociale di personalità.

Vi sono altre definizioni di assertività, tra cui quelle che la pongono sul piano dei diritti personali: "Ogni persona ha il
diritto di essere sé stessa e di esprimere sé stessa, ha il diritto di sentirsi bene nel fare ciò e non in colpa - fintanto
che non ferisce gli altri" [Alberti e Smith].
Secondo Smith solo l'interessato ha il diritto di giudicare il proprio comportamento, una volta che gli si assuma la
responsabilità e conseguenze e non provochi danno agli altri.

Più spesso però gli psicologi hanno evitato le connotazioni ideologiche del discorso e hanno preferito definire
l'assertività attraverso un elenco di specifiche abilità.
Lazarus definisce il comportamento assertivo come la capacità di dire no, di chiedere favori, di fare richieste, di
esprimere sentimenti positivi e negativi, di iniziare/continuare/porre fine a una conversazione generica. Galassi e
Galassi la definiscono attraverso nove categorie di comportamenti interpersonali: dare e ricevere complimenti,
fare richieste, iniziare e mantenere una conversazione, difendere i propri diritti, esprimere opinioni personali,
esprimere disappunto e dispiacere, esprimere rabbia, esprimere sentimenti positivi.

Nel complesso la concettualizzazione dell'assertività è stata sostanzialmente ateoretica ed è stato modesto il


tentativo di collocarla in una teoria generale della comunicazione.

In Italia Anchisi e Dessì concettualizzano l'assertività e i suoi training lungo cinque elementi-guida:
1) riconoscere le emozioni e accettarle senza imbarazzo;
2) comunicare le proprie emozioni sia verbalmente sia non verbalmente;
3) avere consapevolezza dei propri diritti come dei diritti altrui;
4) apprezzare sé stessi ed essere disponibili ad apprezzare gli altri; 5) essere consapevoli di essere gli artefici del
proprio destino.

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La misurazione dell'assertività non può essere riportata al piano di un tratto di personalità né al paino di categorie
psicopatologiche. Essa non è né una misura di ansia sociale né una misura di aggressività né una misura della
cosiddetta "immagine di sé".
L'assertività è piuttosto la misurazione di più competenze di ordine sovraordinato che si concretizzano in
atteggiamenti e comportamenti passivi o aggressivi.

RATHUS ASSERTIVENESS SCHEDULE (RAS)


L'Assertiveness Schedule è considerato il capostipite dei test di assertività. Esso è un questionario a risposta
vero/falso di 30 item.
Fu creato da Wolpe e Lazarus e ripreso e sviluppato da Rathus, diventando così il Rathus Assertiveness Schedule
(RAS).
Il RAS è una misura di assertività generale. Esso è composto di 30 item con risposta su scala Likert da -3 a +3. I vari
item hanno un contenuto giovanilistico essendo stato sviluppato con studenti del college.
Nel corso degli anni sono state sviluppate delle versioni abbreviate che garantivano la facile comprensione anche in
popolazioni degradate culturalmente o socialmente.
Il test presenta alcuni limiti strutturali: non risultano adeguatamente considerate le tematiche dell'espressione di
sentimenti ed emozioni positivi e non consente un'adeguata discriminazione tra comportamento assertivo ed
aggressivo.

Versione italiana
La prima traduzione è del 1979. L'attenzione in Italia alla problematica dell'assertività ha portato alla ritraduzione
molteplice del RAS.
La versione di riferimento è quella di Galeazzi, l'unica che fornisce norme e analisi psicometriche. Tale versione ha
come sistema di risposta una scala Likert a 5 punti, diversa dall'originale.

Descrizione e somministrazione
Il RAS è composto da item che descrivono situazioni ed aspetti dei rapporti interpersonali che possono risultare
difficoltosi.
Il RAS è concepito per l'autocompilazione, in setting individuale o collettivo. La somministrazione richiede circa 10
minuti.
Dopo lo scoring può essere utile una breve inchiesta per approfondire eventuali problematiche indicate in alcuni
item.

Scoring e interpretazione
Il punteggio si calcola attribuendo alla risposta a ogni singolo item un punteggio da 0 a 4. È necessario l'impiego di
una griglia di correzione data la formulazione di alcuni item e dato che alcuni punteggi vanno invertiti.
Sommando il punteggio dei 30 item si ottiene un punteggio totale che va trasformato in punti z e confrontato con le
norme di riferimento tenendo conto del sesso e dell'età del soggetto in esame. Il tempo necessario per lo scoring è
di circa dieci minuti.

Il test assume un continuum tra una polarità positiva (il comportamento tipicamente assertivo) e una negativa di tipo
passivo; solo alcuni item suggeriscono l'espressione di un comportamento aggressivo. Il punteggio cresce al crescere
dell'anassertività; più precisamente cresce al venir meno delle abilità assertive e al crescere dell'ansia sociale.
Un punteggio superiore alla media di due deviazioni standard richiede attenzione e approfondimento.

Gli item con punteggio 4 sono di per sé indicativi di specifiche difficoltà che possono meritare attenzione
nell'inchiesta successiva. Il test non misura il comportamento interpersonale del soggetto ma la percezione che
l'interessato ha di esso.

Proprietà psicometriche (versione italiana)


Le femmine hanno sistematicamente punteggi più elevati dei maschi.
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La consistenza interna (α di Cronbach) è 0,81. L'analisi delle correlazioni item-totale mostra che alcuni item non
concorrono alla bontà del test.
La fedeltà test-retest a 30 giorni è stata 0,79.
Il test ha una buona capacità discriminativa.

L'analisi fattoriale con il campione italiano evidenzia sei fattori:


a) paura di essere valutati negativamente;
b) offendere la sensibilità altrui;
c) difficoltà di interazione con persone importanti;
d) difficoltà nel far valere i propri diritti;
e) difficoltà nelle interazioni sociali con l'altro sesso;
f) riluttanza a emergere.
È consigliato di utilizzare a fini di scoring solo il punteggio totale.

ASSERTION INVENTORY
L'Assertion Inventory è stato sviluppato da Gambrill e Richey. Gli item sono tutti descrittivi e indicano comportamenti
in situazioni relativamente specifiche; essi riguardano gli ambiti seguenti:
1) respingere delle richieste;
2) ammettere limiti personali e la propria incompetenza in date aree;
3) dare inizio a contatti sociali;
4) esprimere sentimenti positivi;
5) fronteggiare delle critiche;
6) differenziarsi dagli altri;
7) fronteggiare situazioni di tipo commerciale; 8) dare un feedback negativo all'interlocutore.

L'originalità è data dal doppio sistema di risposta; per ciascun item è richiesta una doppia valutazione: oltre al grado
di disagio che una persona prova in detta situazione, è richiesta una stima della probabilità più o meno elevata di
essere effettivamente in grado di emettere il comportamento. Si tiene quindi conto di una differenza rilevante: due
diversi individui possono esperire un elevato grado di disagio e ansia di fronte ad una situazione ma possono reagirvi
in maniera differente.

L'analisi fattoriale è stata eseguita solo sui punteggi della scala di Ansia/disagio; risultano undici fattori, ognuno dei
quali spiega percentuali di varianza modeste confermando l'intento di costruire un test rappresentativo di una
pluralità variegata di situazioni e non di una dimensione generale dell'assertività.

La correlazione test-retest a cinque settimane è 0,87 per la scala di Disagio e 0,81 per la scala di Probabilità di
risposta. Entrambi i punteggi sono sensibili all'effetto del trattamento.

Descrizione
È un questionario di 40 item, ciascuno dei quali indica una possibile situazione connessa con abilità assertive. Il
protocollo del test presenta due colonne ai lati e una parte centrale: l'item è riportato nella parte centrale, nella
colonna di sinistra è riportata una prima scala di risposta (Ansia o disagio), nella colonna di destra una seconda scala
(Probabilità).
Per ciascun item vengono richieste al soggetto due valutazioni:
- una valutazione del grado di ansia o disagio che l'esaminato prova/proverebbe nella situazione descritta lungo
una scala a 5 punti (1= nulla; 5= moltissimo);
- una valutazione della probabilità di emettere effettivamente quel comportamento al verificarsi della situazione
lungo una scala a 5 punti (1= sempre; 5= mai).

Versione italiana

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La prima traduzione in italiano è di Rolandi e Bauer. Con la diffusione dell'attenzione alla problematica dell'assertività
il test è stato ritradotto più volte ed è stato oggetto di modifiche anche rilevanti.
Nella versione Bonenti-Meneghelli la scala di probabilità è rovesciata rispetto all'originale (1= mai; 5= sempre). Nelle
versioni impiegate nelle ricerche sulle scale secondarie CBA i punteggi, per ragioni di omogeneità, sono compresi tra
gli estremi 0-4 invece che 1-5.

A causa dell'assenza di un adattamento vero e proprio non è possibile un utilizzo quantitativo del test. Nonostante la
sua fragilità, è considerato molto utile sul piano qualitativo.

Somministrazione
Le istruzioni chiedono di compilare prima la scala di Disagio per tutto il test e solo in un secondo tempo compilare la
scala di Probabilità. Per evitare influenza delle risposte già date è consigliabile coprirle.
È fondamentale che il soggetto abbia capito correttamente le modalità di risposta.
È necessaria una breve inchiesta successiva per meglio chiarire gli ambiti più problematici nelle relazioni
interpersonali dell'esaminato.

Scoring
Sommando i punteggi delle risposte, senza necessità di griglie, si ricavano due totali, l'uno per la scala di Disagio e
l'altro per la scala di Probabilità di risposta.
Qualora si possa fare riferimento a gruppi normativi è opportuno esprimere i punteggi in punti z. Il
tempo per lo scoring è circa dieci minuti.

Interpretazione
Il punteggio principale è quello della scala di Ansia/disagio: un punteggio elevato indica che il soggetto in esame
esperisce un elevato disagio in molteplici situazioni di tipo interpersonale - tale disagio può connotarsi spesso come
vera e propria ansia sociale.
Il punteggio della seconda scala indica la probabilità di espressione del comportamento desiderato. Tale punteggio
va utilizzato come specificazione del primo: i due punteggi assieme consentono di collocare il soggetto in esame
all'interno di quattro possibili profili-tipo:
1. "Anassertivo passivo" (ansia alta-probabilità bassa): il soggetto esperisce elevata ansia sociale ed è raramente in
grado di comportarsi secondo le proprie convinzioni e i propri desideri nelle situazioni interpersonali;
2. Anxious performer o "esecutore ansioso" (ansia alta-probabilità alta): il soggetto è in genere capace di
comportarsi secondo i propri desideri o le proprie convinzioni ma per farlo deve far fronte a un disagio/un'ansia
elevata;
3. "Disinteressato" (ansia bassa-probabilità bassa): il soggetto afferma di provare un disagio modesto, tuttavia non
mette in atto il comportamento desiderato e coerente con le proprie convinzioni; giustifica tale discrepanza in
termini di valore e afferma "la cosa non è importante/non mi interessa";
4. "Assertivo" (ansia bassa-probabilità alta): il soggetto esperisce raramente ansia sociale ed è in genere in grado di
comportarsi secondo i propri desideri.

L'analisi per area tematica o singolo item consente di evidenziare gli item con punteggi estremi che sono di per sé
indicativi di specifiche difficoltà che possono meritare attenzione nell'inchiesta successiva.

Il questionario è utilizzato per valutare l'opportunità di un training assertivo e, all'interno di esso, per valutare il
livello base di affermatività e di individuare le situazioni problematiche.

SCALE FOR INTERPERSONAL BEHAVIOUR


La Scale for Interpersonal Behaviour (SIB) può essere considerata lo sviluppo di quella di Gambrill e Richey: è
indipendente da essa ma ne riprende il doppio sistema di risposta e la selezione delle domande predilige item
situazione-specifici.
Gli item provengono da un pool iniziale di 765 item ricavati da circa 15 test di assertività. Essi furono ridotti
attraverso vari studi preliminari ai 50 che corrispondono alla forma definitiva. Ne esiste anche una forma ridotta di
28 item.
Gli item della scala possono essere classificati in quattro categorie:
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1. Asserzione negativa: item riguardanti l'espressione di sentimenti negativi, richieste del cambiamento di
comportamento di altri che ci infastidisce, dire di no a richieste altrui, far valere i propri diritti e interessi. È
composta da 15 item e comprende le cosiddette "abilità difensive";
2. Espressione e gestione dei limiti personali: composta da 14 item. Ne fanno parte l'ammettere la propria
ignoranza in date questioni, il chiedere chiarimenti e aiuto, il riconoscere propri errori, l'abilità di gestire critiche
e pressioni;
3. Assertività sociale: composta da 9 item. Si tratta di comportamenti come iniziare o interrompere una
conversazione, esprimere opinioni personali, avviare una conoscenza con estranei, prendere l'iniziativa in
situazioni sociali.
4. Asserzione positiva: i 12 item riguardano l'abilità nel ricevere e nel manifestare approvazione e sentimenti
positivi, nell'esprimere interesse anche di natura sentimentale.
Nel complesso la SIB rappresenta un compromesso tra teorie dell'assertività come tratto generale e teorie
dell'assertività come insieme di risposte situazione-specifiche.

La scala è stata sviluppata in Olanda nel 1984 e l'anno successivo è stata resa nota da un articolo in inglese.
L'immediata disponibilità della versione inglese contribuì alla diffusione e il test fu apprezzato per la numerosità dei
campioni normativi e la completezza delle analisi psicometriche.

Descrizione e somministrazione
La scala è costituita da 50 item valutati singolarmente una prima volta in rapporto al disagio/tensione che possono
provocare al soggetto, una seconda volta in rapporto alla frequenza con cui egli si comporta nel modo descritto. Il
foglio è diviso in tre colonne: gli item sono scritti nella parte centrale, a sinistra vi è la valutazione del disagio e a
destra quella della frequenza.

È prevista l'autocompilazione che richiede circa 15 minuti. È fondamentale accertarsi che il soggetto abbia compreso
correttamente le modalità di risposta.

Scoring e interpretazione
Nello scoring si ricavano 10 punteggi, cinque per la scala di Distress (Disagio/tensione) e cinque per quella di
Performance (Probabilità di risposta).
I cinque punteggi calcolati per ciascuna scala sono: un punteggio totale (detto assertività generale) e quattro relativi
alle quattro categorie di item.
È opportuno trasformare i punteggi in punti z. Il tempo necessario per lo scoring è circa 15 minuti.
Le quattro subscale fattoriali e il punteggio totale possono essere considerati contemporaneamente: alcuni soggetti
possono avere difficoltà solo in aree specifiche, altri possono avere problemi più generali.
I punteggi vanno interpretati in rapporto alla duplice valutazione lungo la scala di Distress e lungo la scala di
Performance.

Proprietà psicometriche
Nello studio di riferimento sono presentati otto campioni indipendenti, che comprendono pazienti fobici, pazienti
psichiatrici, donne assertive e soggetti normali.
La struttura dimensionale originaria a quattro fattori è stata replicata in un secondo campione di pazienti fobici, in
uno eterogeneo di pazienti psichiatrici, in un campione di studenti e in uno di soggetti normali non studenti.

La correlazione tra i punteggi generali di Distress e di Performance è -0,48; la correlazione tra le varie subscale
corrispondenti varia da -0,56 a -0,41.
La stabilità a intervallo di 22-40 giorni oscilla fra 0,72 e 0,85 per le scale di Distress e tra 0,69 e 0,73 per quelle di
Performance; ad un intervallo di 41-93 oscillano rispettivamente tra 0,61 e 0,76 e tra 0,32 e 0,72.
Vi sono numerosi dati a sostegno della validità convergente delle varie subscale con il punteggio di altri test e con
misure da osservazioni comportamentali.

Versione italiana

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Al momento non esiste una versione italiana pubblicata ma solamente uno studio preliminare che autorizza
aspettative verso un futuro adattamento italiano.
La traduzione italiana è stata sottoposta a studi parallelamente al RAS. La struttura a quattro fattori risulta
sostanzialmente, ma non completamente, confermata.

La consistenza interna (α di Cronbach) delle scale originarie varia da 0,73 a 0,91 per le scale di Distress e tra 0,74 e
0,90 per quelle di Performance.
L'attendibilità test-retest dopo 3-4 settimane è compresa tra 0,75 e 0,91 per le scale di Distress e tra 0,68 e 0,82 per
quelle di Performance.
Le correlazioni con il RAS variano da 0,37 a 0,64 per le scale di Distress e tra -0,27 e -0,57 per quelle di Performance.
La versione italiana è al momento ancora provvisoria.

OSSESSIONI E COMPULSIONI
COSTRUTTI TEORICI
Nel lessico scientifico si definiscono come ossessioni delle attività mentali con caratteristiche ben precise: si
ripresentano con una particolare ripetitività e persistenza, creano all'interessato ansia o disagio marcato, sono
vissute come intrusive e inappropriate e il soggetto lotta attivamente per allontanarle dalla mente. È un costrutto che
va differenziato da quello di "pensiero intrusivo" e "preoccupazione" da un lato e da quello di "delirio" dall'altro. Per
compulsioni si intendono, invece, principalmente dei comportamenti manifesti con carattere ripetitivo, con
caratteristiche di particolare rigidità e stereotipia, che l'individuo si sente obbligato a mettere in atto a suo dispetto,
per prevenire l'ansia o il disagio, pur riconoscendone il carattere assurdo o eccessivo.
In entrambi i casi la maggior parte del disagio è data dalla lotta che l'interessato sostiene per contrastarle.

Ossessioni e compulsioni sono fenomeni normali dell'esperienza della maggior parte delle persone. Solo una
minoranza nega di avere avuto esperienza in qualche occasione o in qualche periodo della propria vita di ossessioni o
di compulsioni. Esse paiono fluttuare nel tempo di intensità, frequenza, contenuto ecc. Molte persone imparano a
riconoscere in sé stessi e nei loro cari tali fluttuazioni come spie sensibili del miglioramento o del deterioramento
dello stato generale di adattamento o di benessere psicologico. Ossessioni e compulsioni possono essere considerate
come indicatori del benessere e del disagio psicologico generale di un individuo.
Solo nel caso in cui esse raggiungano intensità, frequenza e caratteristiche tali da interferire significativamente con la
vita della persona e risultino invalidanti in vario grado esse hanno rilievo clinico.

Non esiste relazione tra ossessioni, compulsioni e tratti ossessivi di personalità. Il Disturbo ossessivo-compulsivo è un
disturbo d'ansia, il Disturbo ossessivo-compulsivo di personalità è un disturbo di personalità.
Il Disturbo ossessivo-compulsivo di personalità si riferisce ad un quadro particolarmente pervasivo di preoccupazioni
per l'ordine e per i dettagli, un perfezionismo che interferisce con il completamento del compito, un eccesso di
coscienziosità e scrupolo ed altre caratteristiche connesse a rigidità e ipercontrollo.

MISURE DI OSSESSIONI E COMPULSIONI


Le ambiguità di costrutto si riscontrano nei primi test che sono stati sviluppati per la psicodiagnostica dei disturbi
ossessivi e che contengono item relativi a tratti ed item relativi a sintomi ossessivo-compulsivi. È il caso della
Selfrating Obsessional Scale di Sandler e Hazari, ricavata dal precedente questionario di 867 item denominato
Tavistock Self-Assessment Inventory. Essa comprende 40 item relativi a due subscale: una di "Tratti di carattere
ossessivo" che descrive "una personalità eccessivamente sistematica, metodica, rigida, a cui piace un modo di vita
molto ordinato, puntuale, preciso, che detesta i compiti lasciati a metà e considera fastidiosa ogni interruzione";
l'altra subscala di "Sintomi ossessivi" che descrive una persona la cui vita quotidiana è disturbata dall'intrusione di
desideri e impulsi non desiderati tanto da essere costretta a compiere azioni razionalmente ritenute non necessarie,
la persona deve mettere in atto certi rituali che divengono parte integrante del comportamento giornaliero. Questa
scala ha un interesse solamente storico-filologico.

Un certo numero di item di Sandler e Hazari sono stati utilizzati nel Leyton Obsessional Inventory. Leyton è una città
inglese scelta per lo studio delle interazioni madre-bambino. Il gruppo di ricerca doveva identificare, tra l'altro, un
tipo di madri detto houseproud housewives: donne di casa perfette e perfezioniste sua nella cura della casa sia nella
cura dei figli. Fu sviluppata una procedura card-sorting: 115 cartoncini con una domanda ciascuno che andavano letti
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singolarmente e riposti in una scatola contrassegnata con un "sì" o con un "no" a seconda che il soggetto si
attribuisse o meno le caratteristiche indicate. Le domande possono essere distinte in tre ambiti:
- 46 domande provengono da un test precedente (Cornell Health Questionnaire) e si riferiscono ad ansia e
depressione ma hanno carattere puramente distraente, servono per evitare che si capisca l'interesse nelle
abitudini e tendenze perfezionistiche nella gestione della casa;
- 46 domande sono centrate su aspetti e problemi della vita domestica, su pensieri ricorrenti, sull'abitudine di
effettuare controlli, sul timore dello sporco, sull'eccessiva cura della pulizia personale e della casa, sull'ordine e
sulla tendenza alla routine; esse sono definite come "sintomi ossessivi";
- 23 riguardano la tendenza all'accumulazione, al risparmio, all'irritabilità, alla rigidità, alle preoccupazioni per il
funzionamento del proprio corpo, alla regolarità, alla puntualità; esse sono denominate "tratti ossessivi".

Una volta considerati tutti i cartoncini la procedura prevede una seconda fase di "valutazione della resistenza": si
ridanno al soggetto i cartoncini della scatola "sì" e si chiede di valutare per ciascuno di essi se si tratta di una cosa
"del tutto sensata e logica" o se "lei non voglia veramente fare queste cose e tenta in realtà di interrompersi mentre
le sta facendo".
Segue una terza fase di "valutazione dell'interferenza": l'esaminatore chiede di valutare se qualcuna delle cose che
vengono fatte interferisce con altre cose o se fa in qualche modo perdere tempo e registra se interferisce
notevolmente (3), moderatamente (2), un poco (1) o per nulla (0).
La somministrazione è macchinosa e lunga ma può risultare divertente e informativa sul piano osservativo,
interazionale e informale.

Cooper e McNeil ottennero così un metodo di identificazione di casalinghe perfezioniste; successivamente Cooper
sviluppò degli item alternativi per soggetti maschi e propose la sperimentazione su pazienti ossessivi; le casalinghe
presentavano dei punteggi intermedi tra soggetti normali e soggetti ossessivi.
In seguito fu ricavata una forma di questionario di autocompilazione ed una versione per bambini.
La traduzione italiana è ad opera di Tansella e Bellini nel 1979 e costituisce il miglior riferimento per l'utilizzo del test.

Il Leyton non ha mai risolto il problema di focalizzarsi sulle tematiche della casa e della pulizia; inoltre i punteggi delle
scale di Resistenza e Interferenza sono troppo influenzati dalla numerosità degli item scelti dal soggetto per fornire
un effettivo indice utile.
Esso fu affiancato e in parte soppiantato da Maudsley Obsessional Compulsive Inventory, costruito per impieghi
clinici e di ricerca sui disturbi ossessivo-compulsivi.
Ai questionari si sono aggiunte tecniche di misurazione intermedie tra il questionario di autodescrizione e l'intervista
come la Compulsive Activity Checklist e la Yale-Brown Obsessive Compulsive Scale.

La Compulsive Activity Checklist è una scheda compilata dall'intervistatore per valutare il grado in cui i sintomi
compulsivi interferiscono con l'attività quotidiana del paziente. La scala era inizialmente composta da 62 item: per
ciascun item l'intervistatore chiede se il soggetto ripete più volte quel comportamento, se impiega più tempo del
normale in certe attività o tende ad evitarle. Le risposte sono in una scala Likert a 4 punti per valutare l'interferenza;
essa si basa sul giudizio dell'intervistatore essendo quindi troppo arbitraria. Da essa sono state ricavate varie versioni
per l'autosomministrazione: la più recente inglese consiste di 28 item; quella francese di 18 ed ha buone proprietà
psicometriche. Non risultano versioni in italiano.

La Yale-Brown Obsessive Compulsive Scale (Y-BOCS) è un'intervista semistrutturata che consiste di quattro parti:
1. L'intervistatore fornisce definizioni ed esempi di ossessioni e di compulsioni;
2. L'intervistatore presenta una lista di 50 ossessioni e 50 compulsioni comuni e chiede al paziente di indicare
quelle per lui più rilevanti (symptom checklist);
3. Sia per le ossessioni sia per le compulsioni, l'intervistatore valuta, lungo una scala a cinque punti a) durata o
frequenza, b) interferenza col funzionamento sociale e lavorativo, c) disagio soggettivo, d) grado di resistenza, e)
controllo percepito sulle ossessioni o compulsioni. La scala vera e propria è questa parte (denominata
YBCOSCore Component) e consiste di 5 item per ossessioni e 5 per compulsioni.

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4. E’ prevista una valutazione addizionale di altri aspetti di potenziale interesse (denominata YBOCS-Investigational
Component).
La YBOCS è una valutazione di parametri formali di ossessioni e compulsioni indipendentemente dal loro contenuto e
dalla loro numerosità. È costruita in riferimento ai criteri diagnostici del Disturbo ossessivo-compulsivo forniti dal
DSM-III-R ma non è un test psicodiagnostico: la sua finalità è misurare la gravità di sintomi ossessivi e compulsivi in
pazienti già diagnosticati. Esso serve a monitorare il decorso del trattamento e l'efficacia di esso quando è in corso.
La somministrazione richiede circa 40 minuti e presume una competenza ed un training dell'intervistatore. Le
proprietà psicometriche sono adeguate e la sensibilità al cambiamento è buona.
Il ruolo dell'intervistatore è cruciale; l'attendibilità pare sovrastimata e gonfiata da biases sistematici connessi agli
esaminatori.
Nella valutazione della gravità dei sintomi è impiegato usualmente un cut off di 15 punti per differenziare tra un
livello "lieve" ed uno moderato/grave.
Il punteggio totale può risultare eccessivamente basso nel caso di ossessioni senza compulsioni o compulsioni senza
rilevanti ossessioni. È correlata con misure di ansia e depressione, in misura non meno elevata delle misure date dai
questionari, a scapito della validità divergente.

MAUDSLEY OBSESSIONAL COMPULSIVE INVENTORY


Gli ideatori si riferirono a questa scala con il termine Inventory e con il termine Questionnaire; si possono quindi
trovare entrambe le denominazioni e gli acronimi: Maudsley Obsessional Compulsive Questionnaire (MOCQ) e
Maudsley Obsessional Compulsive Inventory (MOCI).
Il Maudsley Hospital è un ospedale universitario londinese noto per la presenza di Eysenck e di una scuola di
psicologia clinica. Negli anni '70 è il centro mondiale di sperimentazione e ricerca sul trattamento psicologico del
Disturbo ossessivo-compulsivo.
A partire da un pool più ampio di item Hodgson e Rachman isolarono 30 item che discriminavano meglio tra pazienti
con Disturbo ossessivo-compulsivo e pazienti con altre diagnosi di tipo nevrotico.
In un secondo tempo somministrarono la scala a 100 soggetti che dovevano rispondere ai seguenti criteri:
- lamentare disturbi di gravità tale da richiedere l'intervento terapeutico;
- presentare rituali e non solo
ossessioni;
- non essere psicotici.

Dall'analisi delle risposte emersero cinque componenti:


1) preoccupazioni e comportamenti di pulizia e decontaminazione = Cleaning (11 item);
2) preoccupazioni e comportamenti di controllo e ricontrollo = Checking (9 item);
3) comportamenti ripetitivi e "lungaggine ossessiva" = Slowness-Repetition (7 item);
4) dubbi e scrupoli ossessivi = Doubting-Conscientiousness (7 item);
5) intrusioni e rimuginazioni mentali = Ruminating (2 item).
Il test venne quindi articolato in quattro scale, prendendo in considerazione solamente i primi quattro fattori. Al
di fuori della popolazione di pazienti ossessivi, gli autori consigliano di considerare solo tre subscale e di
"eliminare" quella di Slowness-Repetition.

Descrizione e somministrazione
Il questionario è composto da 30 item, metà dei quali formulati in forma affermativa e l'altra metà in forma negativa
allo scopo di controbilanciare le risposte.
Al soggetto è chiesto di rispondere dicotomicamente (vero/falso).
Il test prevede l'autosomministrazione che richiede circa 5 minuti. Le istruzioni invitano a rispondere senza
soffermarsi troppo.
La presenza di un elevato numero di doppie negazioni può indurre in errore e è opportuna un'inchiesta successiva
per accertarsi della corrispondenza delle risposte segnate con quanto inteso dal soggetto.

Scoring e interpretazione
Per lo scoring è necessario il ricorso alle apposite griglie di correzione e richiede circa 10-15 minuti.
Si ricava un punteggio totale e quattro corrispondenti alle subscale.
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Un punteggio elevato alla subscala Cleaning indica paure connesse a potenziali "contaminazioni" e comportamenti
frequenti o protratti di pulizia o "decontaminazione".
Un punteggio elevato alla subscala Checking indica che la persona dedica molto tempo a controllare e ricontrollare
senza necessità.
Un punteggio elevato alla subscala Doubting-Conscientiousness indica che il soggetto ha seri dubbi sul fatto di fare o
aver fatto bene le cose e un senso di insoddisfazione e incertezza anche quando le ha eseguite con cura.
Il costrutto Slowness-Repetition è quello più debole e dovrebbe riferirsi a caratteristiche di ripetitività e lungaggine
ossessiva riscontrabili in soli pazienti con Disturbo ossessivo-compulsivo di lunga cronicità e invasività.

Sensibilità
La sensibilità agli effetti del trattamento è stata calcolata valutando alcuni pazienti all'inizio e dopo 6 mesi dalla fine
del trattamento con il MOCI e con altre valutazioni cliniche indipendenti.
È stato osservato che per la sua formulazione dicotomica e per il tipo di item utilizzato esso è sensibile alla scomparsa
o alla sostanziale riduzione della sintomatologia ma è poco sensibile a variazioni modeste della sua intensità.

Proprietà psicometriche (versione originale)


La struttura interna, valutata in tre ricerche su soggetti normali, sostenuta è quella a tre fattori.
L'indice di fedeltà tau di Kendell è 0,8 e quindi pienamente soddisfacente.
La correlazione test-retest sul punteggio totale valutata a un intervallo di 6-7 mesi è risultata 0,69; non sono
riportate le correlazioni per i punteggi delle subscale.

I punteggi, sia totale che delle subscale, presentano alte correlazioni con i punteggi del Leyton Obsessional Inventory
e della Yale-Brown Obsessive-Compulsive Scale. Il punteggio totale permette di discriminare significativamente
pazienti ossessivi da pazienti fobici.
La validità esterna dei punteggi delle subscale Cleaning e Checking è stata confermata da valutazioni cliniche
indipendenti.
Per quanto riguarda la validità convergente e divergente, quella meno documentata è la subscala
DoubtingConscientiousness e vi sono delle perplessità per la scala Slowness-Repetition.

Gli item non coprono l'intero spettro dei sintomi e sottorappresentano quelli prettamente mentali. Inoltre pazienti
con rituali diversi da quelli classici e pazienti con ossessioni senza compulsioni rischiano di ricevere punteggi nella
gamma della normalità.

Versione italiana
L'anno successivo alla pubblicazione del MOCI ne è apparsa una traduzione letterale italiana a fini illustrativi.
Analizzando la fedeltà del questionario somministrato a 868 soggetti, si trova una consistenza interna soddisfacente
(α di Cronbach = 0,77); due item presentavano correlazioni item-totale nulle e tre correlazioni item-totale molto
basse.

È stato possibile condurre l'analisi fattoriale sia sul campione totale che sul campione diviso per maschi e femmine;
nel complesso la struttura suggerita è la stessa: i tre fattori Checking, Cleaning e Doubting.
La presenza di numerose doppie negazioni rende altamente probabile il verificarsi di risposte erronee; si consiglia
quindi di utilizzare la forma MOCQ-R che rappresenta una riduzione ed una revisione che incrementa l'affidabilità del
test.

LA REVISIONE ITALIANA: MOCQ-R


La forma MOCQ-R deriva da molti anni di utilizzo della versione italiana.
La presenza di numerosi item in forma negativa dava spesso luogo a risposte fasulle. È stata quindi intrapresa una
revisione sostanziale della versione italiana:
1) sono stati eliminati quattro item che presentavano le più basse correlazioni con il punteggio totale del test;
2) sono stati eliminati cinque item che, nell'analisi fattoriale e degli item, presentavano un significato ambiguo; 3)
sono stati ritradotti gli item rimanenti;
4) sono stati volti in forma affermativa sei item contenenti una negazione; 5)
è stata sacrificata la scala Slowness-Repetition.

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Il MOCQ-R costituisce il risultato di tale operazione di revisione ed è stato incluso nella Batteria CBA 2.0.

Descrizione e somministrazione
Il MOCQ-R è costituito da 21 item formati da un'affermazione in prima persona. Il soggetto risponde "vero" o "falso"
a seconda che si riconosca o meno in tale affermazione. Solo due degli item sono stati mantenuti alla forma negativa.
La compilazione richiede circa 3 minuti e non comporta particolari difficoltà; al termine è comunque opportuno
verificare la comprensione dei due item negativi.
Di regola il test è previsto all'interno della Batteria CBA 2.0 ma vi è l'opportunità di utilizzarlo singolarmente in un
secondo tempo.

Scoring e interpretazione
Per ogni item va assegnato un punteggio di 0 o 1 a seconda della risposta del soggetto. Si calcolano quattro punteggi,
il totale e quello relativo ad ogni subscala. I punteggi grezzi vanno trasformati in punti z e in ranghi percentili.
Per lo scoring è necessario il ricorso alle griglie e richiede circa 10 minuti.
Per entrambi i sessi il cut off di attenzione clinica è 14 e corrisponde al 96° centile.
I punteggi delle subscale hanno lo stesso significato della forma completa ma bisogna prestare particolare attenzione
al punteggio della subscala Doubting poiché formata da soli 4 item; un punteggio elevato in essa è spesso associato a
preoccupazioni, ansia o disforia e riflette le polarizzazioni del pensiero in tali stati.

Proprietà psicometriche
Attualmente sono disponibili norme relative a soggetti di diverse aree del paese di età compresa tra 16 e 60 anni ed
altre relative a pazienti con differenti patologie. Tali norme potrebbero risultare diverse nel caso di somministrazione
del solo MOCQ-R poiché ricavate dall'intera Batteria CBA 2.0.
La consistenza interna (α di Cronbach) varia da 0,76 a 0,79 per il punteggio totale e da 0,76 a 0,58 per le subscale. La
correlazione test-retest risulta 0,84 dopo sette giorni e 0,85 dopo trenta. Le analisi fattoriali riconfermano la
struttura a tre fattori.

PADUA INVENTORY
Il Padua Inventory è stato ideato da Sanavio, a somiglianza dell'Inventario delle Paure: un elenco di ossessioni e di
compulsioni di frequente riscontro nella pratica clinica. Per identificare gli item appropriati, l'autore ripercorse il
materiale delle interviste e delle cartelle cliniche di 28 pazienti con Disturbo ossessivo-compulsivo. Ne ricavò circa
200 affermazioni che descrivevano ossessioni e compulsioni lamentate da tali pazienti. Tali affermazioni furono
somministrate a pazienti con altri disturbi d'ansia o con depressione per eliminare gli item meno discriminativi. Da
questa selezione si ottennero 76 item su cui iniziarono i test psicometrici che portarono alla forma definitiva
denominata Padua Inventory in onore dell'università di Padova.

L'inventario è di maggior semplicità e celerità di somministrazione rispetto al Leyton, è privo di doppi negazioni ed ha
una stabilità della struttura interna nelle diverse lingue e nazionalità.
Per quanto riguarda il carattere strutturale vi è uno spostamento dell’attenzione dal piano del contenuto al piano dei
processi, la presenza di numerosi item relativi a comuni ossessioni, impulsi e rituali mentali ed una copertura del più
ampio spettro ossessivo fino ad includere contenuti prossimali.

Il Padua Inventory è conosciuto ed utilizzato anche nel mondo anglosassone grazie alla traduzione inglese, a cura
dello stesso autore.
È in corso un adattamento per adolescenti di lingua inglese.

Descrizione e somministrazione
L'inventario si compone di 60 item che descrivono pensieri, impulsi o comportamenti riferibili a ossessioni e
compulsioni di frequente riscontro clinico.
Il soggetto è invitato a valutare ciascun item lungo una scala a cinque punti che ha per estremi "per nulla-mai" e
"moltissimo-sempre".

L'inventario prevede l'autosomministrazione e ad essa fanno riferimento tutti i dati delle ricerche pubblicate. Lo
psicologo consegna il protocollo, legge con l'esaminando le istruzioni e lascia che egli compili il test autonomamente.
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Ritirato il test lo psicologo discute eventuali difficoltà incontrate.


Il tempo necessario per la compilazione è di circa 15 minuti; può diventare molto più lungo con soggetti
particolarmente meticolosi ed incerti.

Scoring e interpretazione
I punteggi che si ricavano dall'inventario sono sei: due di carattere generale e quattro relativi ad altrettante subscale.
Per lo scoring è necessario ricorrere all'apposita griglia di correzione.
Il punteggio totale si ottiene sommando il valore corrispondente alla risposta scelta dal soggetto per ciascun item.
Un secondo punteggio è dato dal numero di item che vengono valutati dall'esaminato con il punteggio più elevato.
Tali punteggi evidenziano l'intensità e l'ampiezza di ossessioni e compulsioni eventualmente lamentate dal soggetto.

Vengono poi calcolati i punteggi relativi alle subscale sommando il valore corrispondente alle risposte agli item che le
costituiscono:
- Fattore 1: inadeguato controllo sulla propria attività mentale = indica la presenza di ossessioni, pensieri ed
immagini intrusive, incapacità di allontanare la mente da pensieri intrusivi e indesiderati, lunghe rimuginazioni
mentali sulle proprie responsabilità in incidenti occasionali, eccessivo tempo di elaborazione mentale di semplici
dubbi o decisioni; l'aspetto chiave è la lamentela di un insufficiente controllo mentale per sgomberare la mente
da pensieri intrusivi.
- Fattore 2: contaminarsi: compulsioni di pulizia, evitamento attivo e passivo di oggetti "contaminati", attenzione
eccessiva allo sporco, paure e preoccupazioni relative a "contaminazioni" e contagi improbabili o irrealistici,
comportamenti di pulizia eccessivi, pratiche ripetute e stereotipate di "decontaminazione"; è una misura delle
classiche compulsioni di pulizia.
- Fattore 3: comportamenti di controllo = operazioni ripetute, stereotipate e eccessive di controllo e ricontrollo
senza necessità.
- Fattore 4: impulsi e preoccupazioni di perdita di controllo sul proprio comportamento motorio = timore di
soggiacere a impulsi pericolosi o socialmente sconvenienti, paura di fare gesti particolari, impulsi a rompere
oggetti o commettere azioni indesiderate; la subscala valuta impulsi ossessivi rari, che alimentano ossessioni ed
evitamento attivo o passivo di stimoli o situazioni connessi - si tratta di ossessioni senza compulsioni, ma il
soggetto teme di poter cedere ad una compulsione.

Proprietà psicometriche (versione originale)


La versione originale è quella italiana. Le analisi psicometriche originarie sono descritte in Sanavio e le norme sono
divise per sesso e fascia d'età. I punteggi femminili sono statisticamente superiori a quelli maschili. L'andamento dei
punteggi con l'età presenta una curva a U: sono più alti nella fascia più giovane e in quelle più anziane.

La consistenza interna (α di Cronbach) risulta di 0,90 per i maschi e di 0,94 per le femmine. Sono state considerate
diverse analisi fattoriali e la soluzione più stabile e chiare è la soluzione a quattro fattori sopra indicata.
Il punteggio totale correla con il Leyton, con il Maudsley e con la scala N dell'Eysenck Personality Questionnaire. Per
quanto riguarda la validità i punteggi dei pazienti ossessivi risultano più elevati rispetto a quelli di altri pazienti di
area "nevrotica" - oltre che nei punteggi finali - in 53 dei 60 item.
La correlazione test-retest a distanza di 30 giorni è risultata 0,78 per i maschi e 0,83 per le femmine.

Proprietà psicometriche (traduzioni straniere)


La struttura dimensionale a quattro fattori è stata replicata nella popolazione normale di vari paesi. Le proprietà
psicometriche hanno indici estremamente simili a quelli italiani.
I punteggi medi differiscono nelle differenti nazionalità e solo in Italia le donne riportano punteggi più elevati dei
maschi.

Validità predittiva
Sternberger e Burns hanno rilevato che il punteggio totale PI può essere considerato un ragionevole indice per un
impiego di screening nella popolazione normale.
Purdon e Clark hanno inoltre rilevato che soggetti con un punteggio PI più alto presentano più pensieri intrusivi. Vi è
inoltre una differenza nel grado in cui i soggetti credono che i pensieri ossessivi possano tradursi in realtà.

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Validità discriminante
Il fattore 1 del PI valuta dubbi e preoccupazioni eccessive, misura una lamentela del soggetto di non riuscire a
esercitare quel controllo che vorrebbe sui propri pensieri e sulla propria attività mentale. Esso è dunque a cavallo tra
i costrutti di ossessione e di worry. Freeston ha individuato 5 item del PI che possono essere considerati item di
worry; la loro eliminazione dovrebbe quindi accrescere la capacità discriminante del test.

Burns invece propone di eliminare 21 item e conservare solo gli item attinenti a cinque categorie di contenuto
definito: pensieri di poter danneggiare sé stessi o altri, impulsi a danneggiare sé stessi o altri, contaminazioni,
controlli, compulsioni connesse al vestire. Per tale riduzione è stata proposta la denominazione Padua
InventoryWashington State University Revision (PI-WSUR).
È però un errore focalizzarsi sul contenuto di ossessioni e impulsi, poiché possono essere i più vari: a renderli
patologici non è il contenuto ma l'intensità, l'invasività, l'interferenza ecc.
Il PI-WSUR è quindi un'esercitazione accademica di competenze psicometriche ed incompetenze psicodiagnostiche e
cliniche.

Padua Inventory Revised


Van Oppen, Hoekstra e Emmelkamp hanno potuto studiare la struttura fattoriale del PI su un numero sufficiente di
pazienti diagnosticati con Disturbo ossessivo-compulsivo. Essi suggeriscono una soluzione a cinque fattori: 1. impulsi,
2. contaminazione, 3. controlli, 4. ruminazioni, 5. precisione. Questi cinque fattori includono 4 1item che
costituiscono il Padua Inventory Revised. In questo modo aumenta il potere discriminativo.

Problemi di utilizzo
L'unico articolo che presenta le norme e le analisi psicometriche italiane risale al 1988. Sono state studiate e
aggiornate le norme per adolescenti italiani.
Il test purtroppo non suscitò interesse in Italia per cui non sono state pubblicate griglie di correzione e protocollo per
l'originale italiano ma solo per la versione inglese.

OBSESSIVE COMPULSIVE COGNITIONS WORKING GROUP (OCCWG)


L'OCCWG è un gruppo internazionale di ricerca costituito da gran parte degli studiosi che si sono occupati di Disturbo
ossessivo-compulsivo.
Questo gruppo sta sviluppando un test ampio e articolato che esplora sei aree:
1) Una nozione eccessiva della responsabilità (inflated responsability);
2) Un'importanza eccessiva del pensiero che rasenta il pensiero magico;
3) Eccessiva preoccupazione circa la necessità di tenere sotto controllo i propri pensieri;
4) Un sovradimensionamento del pericolo;
5) Intolleranza per l'incertezza;
6) Perfezionismo.
Attualmente sta procedendo agli studi di fedeltà e validità e confronti cross culturali poiché il progetto tende ad
ottenere uno standard internazionale che assorba le principali variabili influenzate dalle culture nazionali.

Si tratta quindi di un test finalizzato alla valutazione e alla quantificazione di vari "ingredienti" che i modelli teorici
ritengono cruciali nello sviluppo e nel mantenimento del Disturbo ossessivo-compulsivo.
È un test che
1. E’ frutto di un consenso internazionale;
2. Non ha finalità diagnostiche né misurative di ossessioni e compulsioni, ma è complementare a MOCI e PI;
3. Permetterà un'analisi delle variabili eziopatologiche del disturbo utili a fini di prognosi e indicazione terapeutica.
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DEPRESSIONE
Il Beck Depression Inventory è un inventario molto breve, agile e sensibile. È uno dei test più utilizzati al mondo per la
valutazione della depressione sia per fini prettamente clinici sia per fini di ricerca. È stato pensato e studiato per la
popolazione adulta ma ha trovato buona applicazione anche con gli adolescenti.

PRESUPPOSTI TEORICI
Il volume di Beck ("Depression: Causes and treatment") del 1967 rappresentò una svolta nell'intendere la
depressione, per più ordini di motivi:
- Consentiva di ritrovare una linea di continuità al di sotto delle diverse manifestazioni depressive normali come
patologiche;
- Superava le scotomizzazioni nosografiche dell'epoca, prima fra tutte la contrapposizione tra una depressione
nevrotica e una psicotica, mettendo le basi della moderna classificazione diagnostica dei disturbi dell'umore così
come oggi la conosciamo;
- Operava un superamento delle concettualizzazioni psicodinamiche del problema e un equilibrio tra aspetti
psicologici e biologici;
Dette il via all'enorme allargamento del ricorso alla psicoterapia nella cura della depressione.
Nei trent'anni successivi ebbero conferme e diffusione la teoria e la terapia cognitiva della depressione.

Sostanzialmente Beck considera secondarie le modificazioni del tono dell'umore nel corso della depressione e
primarie le distorsioni che il sistema cognitivo del soggetto opera nell'analisi degli eventi e nell'interpretazione della
realtà. Depressione è lo spostamento che si viene ad operare da un processo di valutazione e interpretazione più o
meno equilibrata e adattiva dei dati di realtà verso un'elaborazione che distorce sistematicamente e negativamente
la valutazione del sé, la visione del mondo e le aspettative per il futuro.
Le ricerche effettuate o ispirate da Beck hanno avuto supporto da parte di un breve questionario da lui inventato nel
1961.

BECK DEPRESSION INVENTORY (BDI)


Le origini del BDI sono dovute alle necessità di rigore metodologico connesse al vasto e innovativo programma di
ricerche intrapreso sulla depressione.
La creazione di un test ex novo fu dovuto a due ordini di motivi:
- L'insoddisfazione per i test allora disponibili (in particolare l'MMPI e la sua scala D);
- La necessità di poter controbilanciare l'inconsistenza della nosografia psichiatrica all'epoca (il riferimento è il
DSM del 1952) e delle osservazioni clinico-psichiatriche.

Lo scopo del test è la misura dell'intensità della depressione. Gli item furono scelti in base al loro rapporto con le
manifestazioni più frequentemente osservate nella depressione e comunemente riconosciute dagli specialisti: non
riflettono nessuna teoria riguardante l'eziologia o i processi psicologici che sono o sono ritenuti alla base della
depressione. In particolare il BDI non è stato concepito all'interno di una prospettiva cognitivista.

La costruzione e la storia dell'inventario, nonché le informazioni psicometriche, di scoring e il test stesso, sono
descritte nel volume di Beck sopraindicato.
Il volume fu tradotto in italiano nel 1678 e in appendice fu tradotto anche l'inventario che da quel momento è stato
riprodotto ed utilizzato anche in Italia.
Nel 1979 Beck e collaboratori pubblicarono Cognitive therapy of depression ed in appendice riportarono la versione
aggiornata del BDI; tale volume fu tradotto in italiano nel 1987.
In questa revisione furono ritoccati 15 dei 21 item originari e furono modificate le istruzioni ma molti non si
accorsero delle differenze per cui circolarono due versioni dello stesso test.

Fin dall'inizio Beck ribadì che il BDI misura l'intensità della depressione trasversalmente ai diversi tipi di depressione e
trasversalmente alle differenti categorie e sottocategorie diagnostiche; tuttavia al test furono attribuiti compiti di
screening diagnostico.
La questione riflette molta della confusione concettuale che esisteva/esiste su costrutti psicologici e psicopatologici
di base.

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Nel primo caso si assume come "depressione" un costrutto misurabile in ciascun individuo, un costrutto con intensità
variabile nel tempo nello stesso individuo, che può differenziare per intensità un individuo da un altro. In questa
accezione si colloca il BDI, come ribadito da Beck.
Nel secondo caso si assume che un dato punteggio discrimini tra due classi di individui, depressi e normali.
All'interno di questa seconda accezione è possibile uno slittamento di costrutto: depressione diventa una concezione
di malattia che si contrappone a una condizione di normalità. Scivoliamo da un costrutto di un tratto psicologico ad
un costrutto prevalentemente di natura classificatoria.

Descrizione
L'inventario è costituito da 21 item che indagano nell'ordine: tristezza, pessimismo, senso di fallimento,
insoddisfazione, senso di colpa, aspettativa di punizione, delusione verso sé stessi, autoaccusa, idee suicide, pianto,
irritabilità, ritiro sociale, indecisione, svalutazione della propria immagine corporea, calo d'efficienza lavorativa,
disturbo del sonno, faticabilità, calo d'appetito, calo ponderale, preoccupazioni somatiche, calo della libido.
Ciascun item propone quattro possibili risposte secondo gradi di intensità crescente.
È consentito indicare più di una risposta e le istruzioni chiedono di fare riferimento "a come si è sentita nell'ultima
settimana, oggi compreso". Le precedenti istruzioni facevano riferimento al giorno stesso della compilazione.

Somministrazione
Sono previste due modalità di somministrazione.
La principale è l'autosomministrazione e ad essa fanno riferimento la maggioranza dei dati delle ricerche. Lo
psicologo consegna il test e, dopo aver letto le istruzioni, lascia che l'esaminato lo compili autonomamente. Ritirato il
test egli discute eventuali difficoltà incontrate nella compilazione. Il tempo necessario è di 10 minuti circa.

La seconda modalità è la somministrazione "a voce" o "assistita": si consegna una copia all'esaminando perché possa
seguire meglio nella lettura, si leggono le istruzioni, poi il primo item e si chiede al soggetto di indicare a voce la
risposta. Dopo essersi accertati di aver ben compreso si contrassegna la risposta sulla propria copia. In questo caso la
somministrazione richiede oltre 15 minutine una certa rigidità per contenere divagazioni e preservare la neutralità
del setting. Nella fase di restituzione e nel corso della somministrazione va tenuta presente la delicatezza dei
contenuti del BDI.

Scoring
Il punteggio totale si ottiene sommando il valore corrispondente alla risposta scelta per ciascun item, un calcolo
elementare che richiede un paio di minuti. L'item 19 non viene conteggiato qualora il soggetto stesse seguendo una
dieta per dimagrire.
Poiché è consentito indicare più di una risposta nello scoring viene conteggiata quella con punteggio maggiore.

Il punteggio totale è quello a cui si fa riferimento principalmente ma è possibile calcolare altri tre indici.
L'inventario può essere scomposto in due subscale e si possono ricavare i due relativi punteggi. La prima subscala
riguarda i primi 13 item ed è denominata "Cognitivo-affettiva". La seconda considera gli altri 8 e valuta "Sintomi
somatici e prestazionali".
Può essere opportuno fare riferimento alla subscala Cognitivo-affettiva, invece che al punteggio totale, in pazienti
affetti da malattia fisica di interesse medico, di pazienti con dipendenza da eroina e da alcol poiché i sintomi di esse
potrebbero sovrapporsi a quelli valutati dalla seconda subscala.
Un altro indice minore è il numero di item che hanno "risposta non zero" e che rappresenta un indice dell'ampiezza
(invece che dell'intensità) della sintomatologia accusata dal soggetto.

Interpretazione
Il termine "depressione" è equivoco: esso può alludere colloquialmente a un sintomo: un umore triste, depresso.
Esso però indica più tecnicamente una costellazione di sintomi, una sindrome. Il BDI fa riferimento a tale sindrome e
valuta l'intensità della depressione. I cut off a suo tempo indicati da Beck sono stati modificati negli anni;
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Il manuale del 1993 riporta i seguenti:

Punteggio Depressione/Disforia

0–9 minima
10 – 16 lieve
17 – 29 moderata
30 - 63 grave

Il punteggio 16 è considerato il cut off di allarme clinico: al di sopra di esso è opportuno un esame psicodiagnostico e
la valutazione di un sospetto disturbo dello spettro depressivo. Gli item 2 e 9 vanno considerati con attenzione data
la loro attinenza al senso di disperazione e all'ideazione suicidaria.
Il BDI fa riferimento a una sindrome e non ad una categoria nosografica; ove fossero possibili equivoci nella
comunicazione o nella lettura del referto viene raccomandato di non utilizzare il termine depressione ma quello di
"disforia" che implica caratteristiche negative dell'umore e non si presta a equivoci dannosi.
La presenza di uno stato di depressione o disforia non significa che il soggetto debba essere diagnosticato all'interno
dei disturbi depressivi. Una stessa sindrome può riscontrarsi in una pluralità di quadri diagnostici e questo avviene
anche nel caso della depressione che accompagna numerosi disturbi.

Naturalmente la definizione diagnostica di un paziente non può basarsi su un test, ma su un assessment


psicodiagnostico multidimensionale. Così l'identificazione nosografica dei disturbi di un paziente va fatta in base ai
criteri esplicitati dallo stesso sistema nosografico di riferimento.

Stabilità e sensibilità
Il punteggio del BDI è un indice di stato. Esso si presta quindi al monitoraggio delle variazioni dell'intensità della
depressione nel tempo. È utile la somministrazione una volta alla settimana nei pazienti con disturbo bipolare, nel
corso della remissione attesa dopo trauma o lutto, nel monitoraggio della risposta alla farmacoterapia o al
trattamento. Esso può essere considerato un "termometro" di disforia.

Nel caso in cui il BDI sia utilizzato a fini di screening o per valutazioni diagnostiche si raccomanda di somministrarlo
due volte, con il più lungo intervallo di tempo a disposizione, in modo da tenere conto della forte variabilità
dell'intensità della depressione.
I coefficienti di correlazione test-retest variano al variare dell'intervallo tra le due somministrazioni: da un minimo di
0,61 a un mese ad un massimo di 0,98 con un intervallo di 48 ore.

Per quanto concerne la sensibilità agli effetti del trattamento il BDI risulta essere una misura meno iper reattiva a
confronto con l'Hamilton Psychiatric Rating Scale for Depression.

Proprietà psicometriche (versione originale)


Nella letteratura internazionale sono riportate norme per svariati gruppi di interesse clinico e di popolazione
normale.
La consistenza interna (α di Cronbach) varia tra 0,79 e 0,90 a seconda del gruppo considerato: più bassa nei pazienti
con disturbo distimico, intermedia nei pazienti con depressione maggiore, più alta negli eroinomani e negli alcolisti.
La struttura fattoriale varia a seconda della patologia del gruppo esaminato e del metodo di analisi fattoriale
impiegato. Nel complesso si può ritenere che il BDI rifletta una sindrome depressiva sottostante che può essere
scomposta in tre fattori altamente intercorrelati tra loro: sintomi cognitivo-emotivi, sintomi prestazionali, sintomi
somatici.
Sono riportate correlazioni elevate e altamente significative con altre misure di depressione. La correlazione con la
valutazione della depressione ad opera del clinico risulta mediamente 0,72 nei gruppi di pazienti psichiatrici e 0,60
nei gruppi non psichiatrici.

Proprietà psicometriche (versione italiana)

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Scillico ha effettuato una propria traduzione della versione del 1978. Il calcolo della consistenza interna risulta 0,89. I
punteggi vennero inoltre sottoposti ad analisi fattoriale usando il metodo delle componenti principale; si riscontra
una sostanziale unidimensionalità dell'inventario, con tre item (18, 19, 20) che hanno saturazioni basse. Scillico
ipotizza la possibilità di non considerare questi tre item negli impieghi con la popolazione normale.

Il BDI è stato somministrato a studenti delle superiori: per i maschi i punteggi risultano inferiori a quelli delle
femmine.
È stato calcolato il coefficiente di consistenza interna che risulta 0,81. L'analisi fattoriale indica con chiarezza la
monodimensionalità dell'inventario; in subordine potrebbe essere considerata una soluzione bifattoriale con un
fattore caratterizzato da sintomi cognitivo-emotivi ed uno caratterizzato da sintomi somatici.
Il test è stato risomministrato dopo un mese e la fedeltà test-retest è risultata 0,74.
Liguori ha trovato che i coefficienti α di Cronbach, su un gruppo di studenti universitari, erano 0,79 per i maschi, 0,87
per le femmine e 0,85 per il gruppo totale. Le correlazioni nel gruppo totale con lo STAI-Y sono rispettivamente 0,58
per l'ansia di stato e 0,75 per l'ansia di tratto.

Problemi di utilizzo
L'utilizzatore italiano può incontrare qualche problema a causa dell'assenza di un manuale italiano.
La traduzione italiana presente nel volume di Beck è svolta da un traduttore professionale e non si accorda ai
requisiti più severi che si chiedono alla traduzione di un test psicologico. Tuttavia essa è stata accettata dall'autore ed
è stata utilizzata senza problemi in Italia.
Anche per quanto riguarda la traduzione di Scillico sono fornite indicazioni sulle modalità utilizzate per l'affidabilità
della traduzione.
Beck lasciò che si occupassero dell'inventario i collaboratori del Center for Cognitive Therapy, nel quale non vi sono
riscontri delle ricerche italiane svolte sul o con il BDI.

BDI-II
Nel 1996 è stato introdotto il BDI-II dato l'aggiornamento in rapporto ai criteri diagnostici del DSM-IV. Si tratta di una
revisione sostanziale: cambia la formulazione di molti item e quattro sono stati sostituiti da alcuni ex novo. Inoltre le
istruzioni fanno riferimento alle ultime due settimane.
La correlazione con la versione precedente resta elevata (0,93). Nel complesso è ulteriormente aumentata la
sensibilità del test.
I punteggi di riferimento - più alti - risultano meglio discriminativi. Il cut off consigliato è 17.
La traduzione italiana è stata effettuata e sono stata avviate indagini preliminari dall'Obsessive Compulsive
Cognitions Working Group (OCCWG).

CENTER FOR EPIDEMIOLOGICAL STUDIES-DEPRESSION (CES-D)


Il CES-D è un questionario particolarmente adatto alle valutazioni epidemiologiche e di screening della depressione.
Il test è stato sviluppato da Radloff, una ricercatrice del CES del National Institute of Mental Health.
Il CES-D non è né un test di ausilio diagnostico né una misura della gravità della sintomatologia. La sua brevità,
semplicità e moderata intrusività lo rendono idoneo per impieghi di ricerca e screening nella popolazione generale
anziana, su popolazioni istituzionalizzate o con malattia o disabilità.

Descrizione
Il CES-D è composto da 20 item di cui 16 riferiti a sintomi e 4 a sentimenti positivi. Gli item sono tratti dai diversi
questionari di depressione esistenti negli anni '70 e si riferiscono alle seguenti aree: umore depresso, sentimenti di
colpa e di inutilità, senso di disperazione (hopelessness) e senso di impotenza (helplessness).
Le istruzioni chiedono al soggetto di fare riferimento all'ultima settimana. Il sistema di risposta è rappresentato da
una scala di frequenza a 4 punti. Il test prevede l'autocompilazione che richiede 5-10 minuti.

Scoring e interpretazione
Il punteggio è dato dalla somma dei valori attribuiti alle risposte indicate dal soggetto e viene calcolato in uno/due
minuti. Il cut off standard è definito in 16 punti, anche se è più adeguato adottarne uno di 24 quale punteggio di
allarme clinico.
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Un punteggio superiore va ritenuto indicativo di un possibile stato depressivo che necessita di approfondimento
psicodiagnostico.

Proprietà psicometriche (versione originale)


La distribuzione dei punteggi della popolazione normale è asimmetrica, mentre è simmetrica nei campioni di pazienti
depressi.
Gli indici di consistenza interna non sono alti, ma accettabili per un test di depressione, i cui item presentano una
gamma differenziata di possibili sintomi.

L'analisi fattoriale suggerisce quattro fattori: umore depresso, affetto positivo, sintomi somatici e di rallentamento,
sintomi interpersonali. Il CES-D è sempre stato considerato ed utilizzato come test monodimensionale.
Le correlazioni test-retest sono basse come si conviene ad un test che deve essere sensibile a fluttuazioni dell'umore
e non misurare caratteristiche stabili di personalità.

Correla moderatamente con l'Hamilton Rating Scale for Depression. I punteggi discriminano i soggetti normali dai
pazienti depressi, ma producono una percentuale molto alta di falsi positivi, soprattutto in età adolescenziale, nei
pazienti con dolore o malattia fisica.
La capacità discriminativa è stata confrontata con il BDI rivelando la tendenza a sovrastimare la depressione:
utilizzando il criterio standard metà degli esaminati sarebbe risultata depressa.
Un secondo limite del CES-D è legato al limitato potere di discriminare depressione e ansia: esso correla
eccessivamente con misure di psicopatologia generale e di ansia in particolare.

Versione italiana
La traduzione è stata curata da Fava usufruendo delle retro-traduzioni di cinque italo-americani.
Tale traduzione è stata sottoposta a pazienti con diagnosi di depressione, pazienti dell'Ospedale e pazienti affetti da
specifiche malattie somatiche. In tale studio è risultato che nei depressi la correlazione tra CES-D e Hamilton Rating
Scale è 0,61. Secondo tale ricerca inoltre, nei pazienti ospedalizzati con malattie somatiche il cut off andrebbe
elevato a 29, mentre nei soggetti non ospedalizzati è tenuto valido quello di 24.
La versione italiana ha adeguate correlazioni con l'Hamilton Rating Scale for Depression.

HAMILTON RATING SCALE (HRS)


L'Hamilton Rating Scale è un'intervista per valutare in termini quantitativi la gravità della depressione in pazienti già
diagnosticati sofferenti di depressione. Non è dunque né un test psicodiagnostico né un test di personalità. Lascala
è stata costruita da Max Hamilton nel 1960; egli ha apportato modeste modifiche e revisioni in Revised Hamilton
Psychiatric Scale for Depression. Col tempo sono stati accumulati dati numerosi a supporto delle proprietà
psicometriche della scala. In particolare la concordanza tra due intervistatori con gli stessi pazienti (inter-rater
reliability) varia da 0,90 a 0,55.

Descrizione e somministrazione
La HRS consiste di 17 item relativi a sintomi di depressione e di quattro item aggiuntivi che non vengono considerati
nel conteggio del punteggio.
Otto item fanno riferimento a lamentele somatiche, cinque a sintomi comportamentali, due a sintomi cognitivi, uno
all'ansia e uno all'umore. Le istruzioni fanno riferimento allo stato del paziente nell'ultima settimana.
L'intensità dei sintomi può essere valutata in una scala a 5 o a 3 punti.
L'HRS è compilata dall'esaminatore sulla base di un'intervista clinica. Egli necessita di competenze cliniche e di
specifico training per la somministrazione. Non esiste un manuale formale di tale intervista e delle regole di scoring
ma Hamilton riporta indicazioni estremamente precise per guidare l'esaminatore nell'assegnare il punteggio a
ciascun item.

Scoring e interpretazione
I punteggi di 17 item vengono sommati per produrre una misura globale di gravità della depressione.
La procedura indicata da Hamilton richiede due valutatori indipendenti l'uno dall'altro: il punteggio totale assegnato
al paziente è la somma dei punteggi attribuiti dai due valutatori indipendentemente.

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Lo scopo dell'HRS è valutare eventuali variazioni nel corso di successive ripetizioni del test a distanza di tempo; non
sono quindi riportati né cut off né punteggi medi.

Sensibilità
La scala è stata utilizzata nella valutazione degli effetti del trattamento farmacologico e della psicoterapia.
La sensibilità al cambiamento è confermata dalla correlazione con il giudizio clinico e con altri test.
Dato lo sbilanciamento degli item verso gli aspetti somatici l'HRS tende a ipervalutare i cambiamenti connessi a
miglioramenti della condizione somatica generale ed a sottostimare quelli specificamente connessi agli aspetti
affettivi e cognitivi della depressione. Di conseguenza tende a sovrastimare gli effetti delle terapie farmacologiche ed
a sottostimare quelli delle terapie psicologiche.

Problemi di utilizzo
La carenza di un vero e proprio manuale rappresenta una limitazione teorica ed una limitazione pratica.
La concordanza tra i due intervistatori necessari per l'utilizzo della scala rappresenta un punto cruciale: è noto che
dietro concordanze estremamente elevate si possono celare artefatti intenzionali (utilizzare un'intervista facendo
fare lo scoring ad un secondo giudice che non ha la possibilità di interagire col paziente) o non intenzionali (biases
introdotti da entrambi gli intervistatori se uno ha addestrato l'altro oppure se condividono clima, linguaggio,
distorsioni e aspettative proprie di una medesima struttura operativa).

DOLORE
COSTRUTTI E PRESUPPOSTI TEORICI
Il dolore è stato a lungo considerato un processo sensoriale che informa il cervello di un danno tissutale in atto. Da
almeno tre decenni il dolore non è più concepiti come semplice epifenomeno di una stimolazione nocicettiva, ma
come un fenomeno complesso e multidimensionale.
In questo cambiamento hanno avuto un ruolo fondamentale le acquisizioni fisiopatologiche sfociate nella gate
control theory di Melzack e Wall (detta "teoria del cancello" o "teoria del controllo in entrata"). Altrettanto profonda
è stata la riconcettualizzazione prodotta dalla ricerca psicologica: è oggi noto che il medesimo stimolo dolorifico è
modulato da più variabili.
Più ricco e pregnante psicologicamente si è fatto il discorso a proposito del dolore cronico, il dolore che si mantiene
oltre il tempo di normale guarigione: in tal caso il dolore non assolve alcuna funzione di allarme, altera la qualità
della vita di una persona, richiede risposte appropriate sul piano biomedico e psicologico.
Dolore acuto e cronico sono esperienze di natura soggettiva e costrutti di carattere multidimensionale. Entrambi
sono legittimi oggetti della misurazione psicologica e intervengono in numerose condizioni.
La presenza di dolore è la componente predominante del quadro clinico e la caratteristica essenziale del Disturbo
algico: il dolore causa significativo disagio e menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo o in altre aree
importanti.
A seconda dei fattori implicati nell'eziologia e nel mantenimento del dolore, il Disturbo algico viene classificato e
specificato come:
- Associato con fattori psicologici, se si valuta qualche fattore psicologico che giochi un ruolo significativo
sull'esordio, l'esacerbazione o il mantenimento del dolore;
- Associato con una Condizione medica generale, se si valuta che i fattori psicologici giochino un ruolo minimo o
nullo nell'esordio o nel mantenimento del dolore;
- Associato con fattori psicologici e con una Condizione medica generale, se si giudica che sia i fattori psicologici sia
la condizione medica abbiano un ruolo importante nell'esordio, gravità, esacerbazione o mantenimento del
dolore.

La valutazione psicologica del dolore è importante nei disturbi sessuali, in particolare per l'accertamenti della
diagnosi di Dispareunia che ha come criterio essenziale un dolore genitale ricorrente o persistente associato al
rapporto sessuale.

La sintomatologia dolorosa è inclusa anche nei criteri diagnostici per il Disturbi di somatizzazione. Lamentele
collegate al dolore possono essere predominanti in soggetti con Disturbo di conversione.
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Sintomi dolorosi sono spesso manifestazioni associate ad altri disturbi mentali. Essi possono essere intenzionalmente
prodotti nei Disturbi fittizi, allo scopo di assumere il ruolo di malato. Possono essere simulati nella Simulazione, allo
scopo di ottenere benefici.

Il dolore è stato a lungo concepito come un mero processo sensoriale. A questa concettualizzazione elementare
hanno fatto riscontro le prime tecniche di misura del dolore ad un'unica dimensione (l'intensità sensoriale) quali le
svariate forme di "analogo visivo" e di scale numeriche.
Il capostipite dei test veri e propri per la valutazione psicologica del dolore è il McGill Pain Questionnaire.

McGILL PAIN QUESTIONNAIRE


Melzack concettualizzò il dolore come un'esperienza collocata in uno spazio a tre dimensioni: una dimensione
sensoriale, una motivazionale-affettiva e una valutativa-cognitiva. È questo il nucleo teoretico del McGill Pain
Questionnaire.
La parola "dolore" può riferirsi a una miriade di esperienze molto diverse tra loro anche sul piano prettamente sensoriale: è
sufficiente riflettere su come sia diversa l'esperienza pur parimenti dolorosa di un dente cariato da quella di una puntura di
vespa, di una scottatura, di un taglio, di un mal di testa, di una slogatura, di una frattura. Tali differenze sono - sia pur
faticosamente - esprimibili attraverso il nostro linguaggio: da ciò l'attenzione iniziale per il "linguaggio del dolore" da parte di
anestesisti e algologi. [Melzack e Torgerson 1971]

Agli inizi degli anni '70 Melzack e i suoi collaboratori alla McGill University hanno raccolto e catalogato le parole
utilizzate in inglese per descrivere il dolore, più di 90. In secondo luogo hanno cercato di dare a tutto ciò una veste
quantitativa: gli aggettivi da loro identificati sono stati sottoposti a vari gruppi di persone sane affinché li ordinassero
per intensità e attribuissero a essi un punteggio lungo una apposita scala di intensità.
Nel 1975 il test aveva raggiunto la forma definitiva. Esso forniva una misura dell'intensità del dolore ma valutava
anche tre sue dimensioni principali.
Il McGill Pain Questionnaire resta tuttora il questionario più noto, diffuso ed affidabile per la valutazione del dolore
cronico e di quello acuto.

Descrizione
Nella prima parte del questionario è riportato un elenco di 78 "descrittori"; essi sono aggettivi riferibili al dolore o
brevi locuzioni. Tali descrittori sono raggruppati in 20 sottoclassi di contenuto omogeneo; all'interno delle sottoclassi
i vari descrittori sono disposti in ordine crescente di intensità, con relativo valore ordinale. Il soggetto deve scegliere,
all'interno di ogni sottoclasse, quel descrittore che meglio corrisponde al dolore provato. In pratica al soggetto
vengono proposti 20 item a scelta multipla.
Oltre al valore ordinale, ogni descrittore ha un proprio punteggio; perciò ad ogni risposta del soggetto può essere
attribuito sia un valore ordinale sia un valore d'intervallo.

In una seconda parte del questionario è riportata schematicamente la figura umana: il soggetto deve indicare dove è
localizzato il dolore.
Viene poi chiesto al soggetto di indicare la durata del dolore, i sintomi collaterali, l'influenza che il dolore ha sul
funzionamento della persona e gli analgesici eventualmente assunti.
È infine chiesto di valutare l'intensità del dolore presente al momento, l'indice Present Pain Intensity (PPI), lungo una
scala che ha per estremi i termini "assente" e "atroce".

Somministrazione
L'esaminatore legge ad alta voce la consegna. Passa poi a leggere gli aggettivi del primo gruppo e così via e riporta
nel foglio di notazione la risposta del soggetto. Il soggetto deve scegliere un solo aggettivo per ognuno dei 20 gruppi.
Esaurita questa lista l'esaminatore passa alla seconda parte del test e chiede di indicare la localizzazione del dolore,
l'intensità al momento presente e le ulteriori informazioni riportate sul protocollo. Il tempo di somministrazione è di
circa 15 minuti.
L'autosomministrazione è stata a volte sperimentata ma produce punteggi inferiori della somministrazione
raccomandata e rende impossibile utilizzare le norme di scoring esistenti.

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Nel caso il paziente lamenti più di una forma di dolore si consiglia di compilare un protocollo per ciascuno in
riferimento alla specifica localizzazione.

Scoring
Dalle risposte si ricavano più indici.
Innanzitutto si ricava un punteggio generale, denominato "Indice di valutazione del dolore totale" (Pain Rating Index
- PRI). Ai fini dello scoring è opportuno calcolare tre ulteriori punteggi. Le venti sottoclassi sono distribuite in tre
classi o dimensioni principali.
La prima è la classe sensoriale che include 10 sottoclassi: temporale, spaziale, pressione puntiforme, pressione
incisiva, pressione costrittiva, pressione traente, termica, vividezza, gravezza, miscellanea sensoriale; dal punteggio
dei descrittori di dette classi si ricava il punteggio della dimensione sensoriale.
La seconda classe è quella affettiva che comprende 5 sottoclassi: tensione, autonomica, paura, punizione,
miscellanea affettivo-valutativo-sensoriale; da esse si ricava il punteggio nella dimensione motivazionale-affettiva.
La terza classe, quella valutativa, è formata dalla sola sottoclasse omonima e da essa si ricava il punteggio nella
dimensione valutativo-cognitiva.
Questi quattro punteggi sono quelli di maggior interesse nello scoring e nell'interpretazione del MPQ. Vanno anche
considerate le quattro sottoclassi "supplementari" di carattere miscellaneo e di interesse aggiuntivo e il punteggio
della PPI.

Come si è detto, ogni descrittore è posto in posizione ordinale (ordine di intensità crescente), per cui va riportato nel
foglio di notazione il valore ordinale del descrittore scelto dal soggetto. Melzack suggerisce, per il punteggio totale
calcolato attraverso la somma dei ranghi, la denominazione Pain Rating Index-Rank.
Per ogni descrittore si può fare riferimento a un punteggio su scala d'intervallo riportato nelle apposite tabelle
normative; è preferibile dare la preferenza ai valori ordinale per difficoltà di giustificare poi le assunzioni necessarie
al ricorso a una scala d'intervallo.
Il tempo necessario per lo scoring dipende dalla dimestichezza dell'esaminatore ma è stimato tra 5 e 10 minuti.

Interpretazione
Tutti i punteggi crescono all'aumentare dell'esperienza di dolore, per cui ad un incremento del punteggio
corrisponde una più intensa esperienza algica.
L'analisi dei quattro punteggi principali consente la valutazione comparativa del peso delle differenti dimensioni del
dolore e una sua descrizione multidimensionale. Opportuna è l'analisi delle singole risposte e la loro interpretazione
nel referto, utile nelle fasi diagnostiche soprattutto in presenza di problemi di diagnosi differenziale, di diagnosi
dubbie, di controversie legali.

Per classificare il dolore cronico, l'Associazione internazionale per lo studio del dolore ha proposto un sistema a
cinque assi; è previsto spazio per annotazioni sui fattori psicologici nel secondo asse, dove si può registrare la
compresenza di un disturbo mentale, e nel quinto asse, dove tra le possibili eziologie si possono indicare quelle
"psicofisiologiche" e "psicologiche". L'analisi delle dimensioni motivazionale-affettiva e valutativo-cognitiva richiede
attenzione ai fini della prognosi e della definizione dell'iter riabilitativo.

La ripetizione periodica del test consente di monitorare l'evoluzione del disturbo valutando quantitativamente
l'evoluzione dell'esperienza di dolore del soggetto nel corso del tempo parallelamente alla terapia. È consentito
adattare le istruzioni, nel corso della somministrazione, in modo da circoscrivere le risposte ad un arco di tempo
definito.

Proprietà psicometriche (versione originale)


La stabilità test-retest è stata confermata in più ricerche, come anche la sensibilità nella valutazione dell'efficacia e
delle caratteristiche dei farmaci dotati di attività antinfiammatoria e analgesica.
Molte ricerche indicano una capacità discriminativa tra differenti sindromi algiche e una validità concorrente con
altre misure. La struttura dimensionale è controversa: alcune ricerche confermano la struttura a tre dimensioni
mentre altre suggeriscono un'articolazione maggiore.
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Versione italiana
La versione italiana è stata curata da Majani e Sanavio e si riferisce alla versione perfezionata e autorizzata da
Melzack nel 1982.
La traduzione in italiano ha presentato una serie di problemi che raramente si incontrano. Innanzitutto vi fu una
difficoltà semantica: la lista dei 78 descrittori presenta difficoltà di traduzione dato il numero più alto di vocaboli
inglesi rispetto agli italiani; a ciò si è in parte ovviato ricorrendo a brevi locuzioni.
La difficoltà principale per una traduzione è di ordine metrico. Gli aggettivi originari sono selezionati per esprimere
livelli di intensità crescente di diversi aspetti del "linguaggio del dolore". Non è detto che la traduzione letterale in
altra lingua di un descrittore occupi nella propria sottoclasse lo stesso rango e tanto meno un punteggio d'intervallo
simile.

Per questi motivi la versione italiana non ha utilizzato la traduzione della versione inglese ma si è proceduto alla
traduzione ex novo di essa servendosi di confronti con la versione francese (MPQ originato in Canada). Per
identificare il punteggio dei vari termini si è utilizzato un gruppo di valutatori le cui risposte non fossero
condizionate dalla presenza di sintomi dolorosi (analogamente a Melzack). Sono stati poi adottati i descrittori con il
punteggio più vicino a quello dei corrispondenti inglesi e che rispettasse l'ordine progressivo nella sottoclasse di
appartenenza.

McGill Pain Questionnaire-short-form


Esiste una "short-form" del MPQ che considera due dimensioni (sensoriale e affettiva) e richiede solo cinque minuti
per la somministrazione. Tale forma consiste di 15 descrittori (11 sensoriali e 4 affettivi) e le risposte sono date in una
scala a 4 punti dalle quali si ricavano tre punteggi: sensoriale, affettivo, totale.
Non è documentata la fedeltà della forma ridotta e la sua validità è data principalmente da studi correzionali con il
test originario. Secondo Melzack tale forma è da utilizzare come ripiego quando impedimenti di tempo impediscono
la somministrazione della versione originaria.

Questionario Italiano del Dolore (QUID)


Un gruppo di anestesisti e algologi milanesi ha elaborato una versione molto libera del MPQ tanto da preferire la
denominazione originaria di Questionario italiano del dolore.
Il QUID mantiene la struttura del MPQ, in particolare le tre classi. Il questionario utilizza un numero minore di
descrittori (42) organizzati in 16 sottoclassi diverse dalle originarie.
I descrittori sono stati individuati in base a vari criteri e analisi, in particolare la loro diffusione nel linguaggio dei
pazienti e l'esperienza clinica degli autori. Tale scelta è un punto di forza del QUID che risulta di utilizzo più semplice.
Purtroppo essi sono, allo stesso tempo, elementi di debolezza poiché la scelta di criteri di facilità e di frequenza
conduce una concentrazione dei descrittori nei valori centrali della distribuzione escludendo i descrittori bassi e alti.

Prospettive future
La valutazione del dolore cronico nel tempo si è arricchita di altri test. In particolare è utile l'integrazione delle
informazioni sul dolore con informazioni relative alle limitazioni che esso comporta nella vita quotidiana della
persona e informazioni sulla percezione che ha il paziente delle reazioni alle sue manifestazioni di dolore da parte
delle persone per lui più significative. Tali informazioni rendono più ricco un assessment del paziente a fini
prognostici e di definizione dell'intervento riabilitativo e psicologico.
Un esempio di questi test può essere il (West Haven-Yale) Multidimensional Pain Inventory articolato in tre parti: la
prima include cinque scale di valutazione di altrettante dimensioni del dolore, la seconda parte chiede al paziente di
valutare atteggiamento e comportamento di altri significativi in risposta alle proprie manifestazioni di dolore, la terza
parte chiede di valutare la frequenza con cui il paziente intraprende diverse comuni attività quotidiane.

MALATTIA E SALUTE
COSTRUTTI TEORICI E PRESUPPOSTI
L'introduzione del concetto di "ruolo di malato" (sick role) è stata fondamentale per la considerazione delle
dimensioni sociali e psicologiche della malattia in genere e non solo di quella mentale. Il contesto teorico di
riferimento risale al sociologo Parsons:
I sistemi sociali sviluppano norme esplicite in relazione alla malattia e all'invalidità.

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In forza della propria condizione di malato l'individuo è esentato dai propri normali obblighi e acquisisce un diritto a ricevere
attenzione da parte dell'ambiente a vari livelli. Perché l'individuo sia legittimato socialmente nel ruolo di malato non è
sufficiente la presenza di sintomi: l'individuo deve riconoscere che tale stato è indesiderabile, deve impegnarsi e cooperare con
gli altri al fine di raggiungere la salute al più presto, deve darne prova utilizzando i servizi e i professionisti che la società
considera competenti nel diagnosticare e curare la malattia. È necessario anche che l'invalidità conseguente non sia qualcosa
di cui egli può essere considerato responsabile e dalla quale non possa ottenere guarigione per propria volontà ma debba
ricevere cure da altri.

Un primo corollario della teoria è che il "ruolo di malato" varia al variare dei sistemi sociali.
Un secondo corollario vuole che, all'interno di uno stesso sistema sociale, individui diversi possono differire tra loro
nell'aderire in misure e forma diverse a questo "ruolo". Due persone diverse che soffrono degli stessi sintomi
possono avere un comportamento completamente diverso. Su tali differenze influiscono non solo fattori d'ordine
sociale, ma anche d'ordine psicologico.

In questo ampio scenario di variabili connesse alla malattia si colloca il costrutto di illness behavior. Esso indica
l'insieme di tutti quei comportamenti di un individuo che indicano come egli sia fisicamente malato. In senso più
ampio esso si riferisce non solo a come la persona si comporta di fronte alla malattia, ma a tutto il suo atteggiamento
nei confronti di essa, al modo in cui i sintomi sono percepiti e valutati dall'interessato.
Una sottoclasse del costrutto, particolarmente importante e studiata è detta pain behavior. Con essa vengono definiti
gli aspetti osservabili del dolore.
Pilowski ha affrontato il problema dell'abnormal illness behavior: il persistere di un modo inappropriato e disadattivo
di percepire, valutare e agire in relazione al proprio stato di salute malgrado il medico abbia dato una ragionevole
spiegazione della natura della malattia e dell'appropriato comportamento da seguire. Questa è una nozione che
permette di collegare concettualmente una pluralità di problematiche che vanno dalla simulazione, all'ipocondria,
alla compliance, alla negazione.
È noto che quanto più un individuo accetta un concetto di sé stesso come malato o disabile, tanto più il suo
comportamento si modifica in direzione della disabilità con sviluppo di dipendenza, disforia, tendenza a evitare le
comuni responsabilità sociali. L'adesione a un concetto di sé come malato o disabile in grado estremo rappresenta
un indicatore di rischio.
È pure noto che per quanto una particolare malattia/disabilità possa presentare aspetti negativi e dolorosi, essa può
comportare potenziali benefici che possono promuovere o mantenere il ruolo di malato e ritardare o limitare il
recupero. Conoscenti e personale sanitario possono essere coinvolti nella cosiddetta "trappola della malattia" e
operare come agenti di rinforzo del ruolo e del comportamento del malato. È importante quindi l'analisi delle
variabili di contesto e dell'interazione con la struttura sanitaria e il nucleo familiare.

Il bisogno psicologico di assumere il ruolo di malato è uno dei criteri diagnostici dei Disturbi fittizi ed è la motivazione
chiave alla produzione di sintomi fisici o psichici in tali pazienti, mentre sono assenti incentivi esterni al contrario
della Simulazione.

La misurazione del costrutto dell'illness behavior è svolta attraverso procedure di osservazione diretta e attraverso
procedure di automonitoraggio (self-monitoring) con l'ausilio di schede e griglie di registrazione. È importante
affiancare tali misure a misurazioni di carattere soggettivo verbale che misurino la percezione che il soggetto ha di sé.

ILLNESS BEHAVIOUR QUESTIONNAIRE


Pilowski e Spence elaborarono un questionario, l'Illness Behaviour Questionnaire (IBQ), che esplora atteggiamenti
del paziente rispetto alla sua malattia e la sua percezione delle reazioni di persone significative e del personale
medico alla sua malattia. La struttura che emerge dall'analisi fattoriale indica sette fattori: 1) Ipocondria generale
= attenzione e preoccupazione eccessiva per il proprio stato di salute;
2) Convinzione di malattia = convinzione del paziente di essere gravemente ammalato anche a dispetto delle
rassicurazioni mediche;
3) Percezione psicologica/somatica = fattore bipolare che si snoda lungo un continuum che ha a un estremo la
percezione della propria malattia come cosa somatica e all'altro estremo la percezione di essa come fatto
psicologico;
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4) Inibizione affettiva = difficoltà nell'esprimere sentimenti personali ad altri;


5) Disforia = sentimenti d'ansia e depressione;
6) Negazione = rifiuto da parte del paziente di ammettere di avere una qualsiasi difficoltà nella sua vita a parte
quelle connesse alla malattia;
7) Irritabilità = tendenza a provare sentimenti di rabbia e irritazione.

Il questionario fu somministrato in Australia a varie comunità di immigrati per studiare come sistemi culturali diversi
possano influenzare l'illness behavior. La traduzione italiana deriva da quella predisposta per questa ricerca; essa è
stata sottoposta a modifiche lessicali per adeguarla alla cultura italiana; la back-version è dello stesso Pilowski.

Descrizione
Il questionario comprende 62 item con risposta dicotomica sì/no.
È prevista l'autosomministrazione che richiede circa 10 minuti.

Scoring e interpretazione
Si calcolano i punteggi relativi alle sette scale costitutive con l'ausilio della griglia. I punteggi vanno poi trasformati in
punti z facendo riferimento ai gruppi disponibili in Italia.
Delle sette scale le prime tre sono effettivamente misure di aspetti chiave del costrutto di illness behavior. Le
rimanenti scale possono essere considerate come supporto ad altre misure o informazioni che lo psicologo potrà
raccogliere. Punteggi elevati autorizzano una prognosi meno favorevole e un rischio più elevato di poter sviluppare
dipendenza, ritiro e limitazioni eccessive.

La motivazione di assumere il ruolo di malato è il principale criterio per la diagnosi di Disturbo fittizio. L'impiego del
test è opportuni nella valutazione dei Disturbi somatoformi, in particolare Disturbo algico e Ipocondria, nell'esame
psicodiagnostico di problemi di Simulazione, di cosiddetta "Sindrome da indennizzo" e "Sindrome di Münchhausen".

Problemi di utilizzo
Non esiste un manuale italiano; l'utilizzatore può fare ricorso a quanto riportato da Fava.
Le proprietà psicometriche sono state studiate solo in parte. Per la versione italiana non sono note né la fedeltà
testretest né la consistenza interna delle varie scale.

SALUTE E QUALITÀ DELLA VITA: COSTRUTTI TEORICI


Nel corso del novecento è mutato il concetto di salute. Essa era concepita in termini monodimensionali: lo stato
fisico dell'organismo quando ha piena funzionalità senza evidenza di malattie. A partire dal 1948 l'Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS) ha riconosciuto la natura multidimensionale del concetto e vi ha integrato le dimensioni
sociali, culturali e soggettive. Da tempo la definizione di salute non è più quella di "assenza di malattia" ma quella di
un "completo stato di benessere fisiologico, psicologico e sociale".
Il diritto alla salute è uno dei diritti fondamentali e inalienabili dell'essere umano: la sua attuazione configura una
delle grandi frontiere di civiltà e progresso che sono davanti a noi.
Di conseguenza le misure della salute si modificano e arricchiscono. Nasce l'esigenza di indicatori di costrutti in
positivo, diversi dai tradizionali (morbilità, mortalità e mortalità infantile, durata della vita): misure della presenza di
salute. Si deve far ricorso a misurazioni psicologiche e di carattere soggettivo.
Lancet afferma che il termine di paragone centrale per una misurazione della qualità della vita deve essere costituito
dalla validità rispetto al punto di vista del paziente.
Nei paesi economicamente avanzati si sviluppa l'attenzione per la qualità della vita e per la sua misurazione. È in uso
distinguere al riguardo tra misure che descrivono dimensioni generali della salute e misure che descrivono
dimensioni della salute facendo specifico riferimenti a determinate patologie.

La qualità della vita, nei documenti dell'OMS, è una percezione soggettiva ed è rispecchiata da una valutazione
soggettiva. Essa ha le proprie coordinate, da una parte, nel contesto della cultura e del sistema di valori in cui la
persona vive, dall'altra, nell'insieme di obiettivi, aspettative, interessi e criteri propri dello specifico individuo.
Spilker afferma che il costrutto di qualità della vita connessa a salute e malattia è un costrutto ad ampio spettro che
include cinque ambiti principali:
1) Lo stato fisico e le abilità funzionali;

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2) Lo stato psicologico e il benessere soggettivo;


3) Le interazioni sociali;
4) Stato e fattori economici e/o professionali;
5) Fattori di ordine religioso e/o spirituale.

La teoria della misurazione della qualità della vita, dopo una fase iniziale di incertezze e semplificazioni, ha raggiunto
un sostanziale consenso nell'impiego contemporaneo di misure di carattere generale e misure specifiche.

SICKNESS IMPACT PROFILE


Il Sickness Impact Profile (SIP) è un questionario di autovalutazione sviluppato a Seattle negli anni '70. È costituito da
136 item relativi a 12 aree: Deambulazione, Mobilità, Cura del proprio corpo, Interazioni sociali, Comunicazione,
Vigilanza, Comportamento emozionale, Sonno e riposo, Alimentazione, Lavoro, Cura della casa, Tempo libero e
divertimento.
Le istruzioni richiedono di contrassegnare solo quegli item che descrivono con certezza le condizioni dell'interessato
ignorando gli altri; è costruito a somiglianza di una checklist. Il test è concepito per l'autosomministrazione che
richiede 20-30 minuti per la compilazione; è prevista la somministrazione per intervista ove le condizioni del paziente
la impongano.
Lo scoring è complesso e richiede l'impiego di alcune trasformazioni dei punteggi; da esso si ricava un punteggio per
ognuna delle 12 aree, due indici cumulativi (uno di funzionalità fisica ed uno di funzionalità psicosociale) e un
punteggio totale.
Il costrutto misurato è lo stato di salute generale percepita dal paziente; più specificatamente è stata data attenzione
al rilevamento dell'impatto di malattie di lieve intensità. In Italia ne circolano più traduzioni, distribuite
gratuitamente da varie case farmaceutiche; è disponibile una correzione automatizzata.

NOTTINGHAM HEALTH PROFILE


Il Nottingham Health Profile (NHP) misura la percezione individuale di ciò che manca ad un completo stato di
benessere nella percezione soggettiva della persona.
Il test è costituito da 38 item che coprono 6 aree di contenuto: Mobilità fisica, Livello di energia, Sonno, Dolore,
Isolamento sociale, Reazioni emozionali.
Il sistema di risposta è dicotomico e il tempo di compilazione non supera i 15 minuti.
Nello scoring si attribuisce alla risposta a ciascun item un punteggio ponderato, ricavabile da apposite tabelle
normative. Dalla somma dei punteggi si ricava un punteggio generale che va da 0 a 100: tanto più esso è alto, tanto
maggiori sono le compromissioni dello stato di salute. Il costrutto fa riferimento a una valutazione "in negativo" della
salute, misura quanto manchi a uno stato ottimale.

THE WORLD HEALTH ORGANIZATION QUALITY OF LIFE ASSESSMENT (WHOQOL)


L'OMS ha dato vita a un progetto - noto come WHOQOL - volto a creare un consenso internazionale sulla
misurazione della qualità della vita e sviluppare un questionario di valutazione di tale costrutto che possa essere
usato per valutare comparativamente a qualità della vita tra culture molto diverse.
La forma pilota è stata tradotta in 12 lingue e somministrata in 15 centri, in 15 diverse nazioni.
Il questionario comprende 100 item che coprono 24 aree diverse, raggruppabili in sei ambiti principali: ambito fisico,
ambito psicologico, livello di indipendenza, relazioni sociali, ambiente, spiritualità/religione/convinzioni personali.

SATISFACTION PROFILE (SAT-P)


Costrutti teorici
La soddisfazione soggettiva è definita quale risultante di un processo che mette a confronto il reale con l'ideale:
quanto minore è la distanza tra la realtà e le aspirazioni del soggetto, tanto maggiore è il grado di soddisfazione. Essa
implica due serie principali di parametri di riferimento: una serie di riferimenti trasversali a molteplici aspetti del
contesto socioculturale dell'interessato e una serie di riferimenti longitudinali alla storia personale di vita
dell'interessato e alla sua progettualità futura.
"Felicità" e "infelicità" possono essere considerate le corrispondenze sul piano delle emozioni personali di gradi
maggiori o minori di soddisfazione soggettiva.
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Si tratta di una valutazione sintetica, posta al termine di catene molteplici di processi psicologici nei quali
intervengono miriadi di variabili.
Per quanto riguarda la salute può variare al variare delle condizioni di salute dell'interessato, ma attraverso catene di
variabili di mediazione e non in modo diretto e lineare. La soddisfazione soggettiva è una misura di stato, che può
variare nel tempo. Oltre ad essere una valutazione soggettiva è anche una variabile altamente interazionale. È
evidente come sia un costrutto ampio e sfuocato che fuoriesce dallo specifico psicologico.

Satisfaction Profile (SAT-P)


Il SAT-P, nonostante il nome inglese, è un test originale di autori italiani. L'ideazione e la messa a punti del test è
dovuta all'esigenza di coniugare il lavoro clinico quotidiano con l'attività di ricerca e con una prospettiva di
qualificazione e documentazione dell'impatto del lavoro psicologico nella qualità della vita del paziente ospedaliero.

La scelta degli item riflette le indicazioni teoriche provenienti da ricerche in tema di qualità della vita connessa alla
salute e l'esperienza clinica quotidiana delle autrici. Gli item coprono un ampio ventaglio di aree nell'intento di
evitare focalizzazioni su aspetti sintomatologici specifici: un'area psicologica, un'area fisica, un'area relazionale,
un'area lavorativa.
Un test di soddisfazione soggettiva può consentire di dare voce alla soggettività del paziente in contesti
oggettivizzanti, autoritari e spersonalizzanti quali quelli della moderna medicina e struttura sanitaria.
Per l'utilizzo è necessario fare ricorso al manuale relativo e ai dati psicometrici riportati nel principale articolo di
riferimento.

Descrizione
Il SAT-P consiste di 32 item relativi ad altrettanti aspetti della vita quotidiana. Per ognuno il soggetto è invitato a
fornire una valutazione del proprio livelli di soddisfazione soggettiva, riferendosi all'ultimo mese. Gli item riguardano
Sonno, Alimentazione, Attività fisica, Attività sessuale, Stato emozionale, Abilità di coping, Risorse cognitive, Lavoro,
Tempo libero, Vita relazionale e Situazione economica. È assente ogni riferimento alla presenza di una patologia.
Il sistema di risposta è relativamente insolito. Si tratta dell'analogo visivo: un segmento di 10cm con estremi i termini
"totalmente insoddisfatto" e "totalmente soddisfatto". Il protocollo si presenta come un blocchetto di 32 fogli,
ognuno con un item specifico e relativo analogo visivo per evitare interferenze con le risposte precedenti.

Somministrazione
Come metodo elettivo di somministrazione è indicata l'autocompilazione. La somministrazione assistita può essere
impiegata a fronte di eventuali difficoltà del soggetto; in questo caso è necessario che l'esaminatore si astenga da
commenti o interpretazioni. Le istruzioni chiedono di rispondere ad ogni item facendo un segno/una tacca lungo il
segmento dell'analogo visivo. Il test è somministrabile a partire dai 18 anni e nelle istruzioni si suggerisce di saltare
gli item relativi al lavoro per le persone che non siano in condizione lavorativa. Il tempo di compilazione si aggira sui
15 minuti.

Scoring e interpretazione
Il punteggio di ciascun item è dato dalla distanza in millimetri tra il segno del soggetto e l'estremo sinistro; esso
quindi varia nella gamma 0-100. Si calcola poi il punteggio di cinque fattori che raggruppano vari item: 1) Funzionalità
psicologica, 2) Funzionalità fisica, 3) Lavoro, 4) Sonno/alimentazione/tempo libero e 5) Funzionalità sociale.

Nel foglio di notazione vengono riportati i punteggi di ciascun item e quelli dei cinque fattori che possono anche dar
luogo ad una rappresentazione grafica a raggiera ("radar").
Tutti i punteggi crescono al crescere del livello di soddisfazione. Le autrici chiariscono che essendo il costrutto
puramente soggettivi esso rifugge dal concetto statistico di norma.
L'interpretazione ha carattere idiografico e consente di cogliere e visualizzare le aree di eventuale insoddisfazione del
soggetto rispetto alle altre, indirizzando successivi approfondimenti.
Il test può essere ripresentato di mese in mese consentendo di valutare gli eventuali cambiamenti nel tempo,
monitorare l'adattamento del soggetto nel corso di malattie croniche, valutare l'impatto di interventi psicologici,
medici e riabilitativi.

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Proprietà psicometriche
La consistenza interna (α di Cronbach) risulta 0,92 per il test intero e variabile nella gamma 0,67-0,88 per i cinque
fattori.
L'analisi fattoriale indica 5 fattori corrispondenti alle aree ipotizzate teoricamente.
La valutazione della stabilità è stata calcolata risomministrando il test dopo un intervallo di sette giorni. Le
correlazioni (Pearson) dei singoli item sono superiori a 0,70 in 28 item. Non vengono riferite le correlazioni testretest
per il punteggio totale e per i punteggi dei cinque fattori. Per la valutazione della sensibilità e del potere
discriminante sono stati confrontati i punteggi ottenuti da pazienti con quadri clinici di diversa gravità: il test
identificherebbe adeguatamente le aree di specifica compromissione.

Per la valutazione della validità concorrente è stato somministrato in parallelo con il NHP: le correlazioni tra i
punteggi dei due test si aggirano attorno al valore -0,50.
Per la validità divergente è stata somministrata in parallelo con la Batteria CBA 2.0, calcolando il coefficiente di
correlazione di Pearson tra tutti i punteggi CBA e tutti i punteggi SAT-P: dei 640 coefficienti risultanti nessuno supera
il valore 0,58 e solo 13 superano il valore 0,50.

RISORSE PSICOLOGICHE E GESTIONE DELLO STRESS


Una parte della valutazione psicodiagnostica nell'area delle variabili di personalità è focalizzata sull'analisi delle
"risorse" psicologiche dell'individuo. Con questo termine si fa riferimento a una serie di abilità cognitive, emotive e
comportamentali che l'individuo mette in atto in situazioni problematiche o stressanti. La natura e la quantità di
risorse a disposizione dell'individuo sono importanti per l'equilibrio psicologico e la salute mentale; a parità di
situazione stressante le risorse a disposizione possono limitare o determinare il disagio psicologico oppure mitigare o
esacerbare una condizione di crisi esistenziale.
Lo studio di queste caratteristiche è fondamentale in psicologia clinica, psicologia della salute e nella selezione del
personale per attività gravose.

Possiamo definire con il termine coping l'insieme di competenze e abilità cui l'individuo attinge per far fronte alle
situazioni problematiche e potenzialmente stressanti e per progettare, pianificare e mettere in atto una strategia di
soluzione delle difficoltà.
Un modello dell'impatto dello stress e dei meccanismi di coping sul benessere psicofisico dell'individuo è stato
sviluppato da Lazarus e Folkman. Benessere e salute degli individui non dipendono direttamente dalla quantità e dal
livello di stress a cui sono sottoposti ma dal modo con cui gli individui stessi valutano e affrontano le situazioni
critiche. Variabili come la durata d'uso, la flessibilità d'uso e il tipo di esito definiscono il valore adattivo di una
strategia di coping. La bontà delle strategie di coping può essere valutata solo tenendo conto della complessa
relazione tra persona, tipo di stress, periodo temporale, flessibilità d'uso e tipo di esito studiato o cercato.

Un costrutto simile è quello di autocontrollo; con questo termine ci si riferisce generalmente a un insieme di
comportamenti, cognizioni e abilità tramite le quali l'individuo autoregola le risposte interne che interferiscono con
l'esecuzione di un certo comportamento. Esso deriva direttamente dal concetto di learned resourcefulness, secondo
il quale l'individuo, nel corso della vita, apprende una serie di repertori comportamentali che gli consentono di
gestire meglio le situazioni stressanti o difficili. Il concetto di autocontrollo definisce quindi l'ampiezza delle risorse
disponibili di un individuo quando si trova ad affrontare situazioni stressanti.

Un altro concetto da introdurre è quello di abilità di problem solving: esso viene considerato come un insieme di
processi cognitivi e affettivo-comportamentali tramite i quali un individuo identifica e attiva strategie per affrontare e
risolvere in modo efficace le situazioni quotidiane difficili. Tali abilità sono generalmente le più importanti nel
contesto generale delle abilità di coping o autocontrollo; il loro deficit è spesso alla base di svariati problemi
psicologici e/o esistenziali.

Infine, anche il concetto di locus of control può essere utile per comprendere i comportamenti e le reazioni delle
persone di fronte a fallimenti o a successi. In accordo con tale concetto le persone attribuiscono i successi o gli
insuccessi nella loro vita a propri meriti/demeriti o a fattori esterni. Questo tipo di attribuzioni determineranno, in
parte, le reazioni comportamentali ed emotive degli individui.
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COPING INVENTORY FOR STRESSFUL SITUATIONS (CISS)


Il Coping Inventory for Stressful Situations è un self-report composto da 48 item che indaga con quale frequenza una
persona mette in atto certi comportamenti di fronteggiamento dello stress.
L'inventario si propone di misurare tre generali abilità di coping:
- Coping orientato al problema = pone l'enfasi sulla pianificazione e sui tentativi di risolvere la situazione
problematica;
- Coping orientato alle emozioni = descrive le reazioni emotive finalizzate a ridurre lo stress;
- Strategie di evitamento = reazioni di evitamento ulteriormente divisibili in strategie di distrazione e strategie che
mirano al supporto sociale.
Ognuna delle tre dimensioni viene rappresentata da altrettante subscale di 16 item ciascuna; il sistema di risposta
prevede una scala a 5 livelli indicanti la diversa frequenza con cui i comportamenti sono messi in atto in situazioni di
stress. Dal test si ottengono cinque punteggi: tre relativi alle dimensioni e due delle sottodimensioni della scala di
evitamento.

I valori test-retest misurati ad un intervallo di sei settimane si aggirano mediamente sullo 0,60.
I valori di consistenza interna (α di Cronbach) si aggirano attorno allo 0,85-0,90; le due sottodimensioni
dell'evitamento fanno registrare valori di α di 0,77 (distrazione) e 0,81 (supporto sociale).
La scala che misura il coping orientato all'emozione è sostanzialmente correlata a quella di evitamento mentre le
altre sono sostanzialmente indipendenti.
L'analisi fattoriale conferma l'esistenza delle tre dimensioni e delle due sottodimensioni della scala di Evitamento. Gli
studi di validità convergente con altre misure di coping o di psicopatologia hanno confermato la validità di costrutto
del test.

La versione italiana
La versione italiana è stata messa a punti da Pedrabissi e Santinello.
La stabilità del test ad un intervallo di cinque settimane ottiene valori variabili da 0,63 a 0,74.
I valori di consistenza interna si aggirano sullo 0,85 per le tre dimensioni e sullo 0,80 per le sottodimensioni.
Analogamente all'originale la scala di coping orientato alle emozioni è correlata a quella di evitamento e si
riscontrano dall'analisi fattoriale tre fattori distinti.

Interpretazione
Si deve prestare attenzione a punteggi bassi nel coping orientato al problema ed a punteggi alti nelle altre due
dimensioni. Un uso poco frequente di strategie orientate alla risoluzione del problema rende la persona
generalmente poco efficace di fronte alle difficoltà; un eccessivo uso di strategie orientate alle emozioni o
all'evitamento rischia di perpetuare il problema esistente.
È utili differenziare tra la ricerca di supporto sociale (potrebbe non essere concettualizzata in negativo e nemmeno
definita una strategia di evitamento) e la distrazione.

COPING ORIENTATIONS TO THE PROBLEMS EXPERIENCED


Il Coping Orientations to Problems Experienced (COPE) prende in considerazione diverse modalità di coping: ognuna
di esse è rappresentata da quattro item che vanno a formare una scala, per un totale di 15 scale. Nella sua versione
finale il questionario è formato da 60 item e fornisce punteggi relativi alle 15 dimensioni studiate. Il COPE chiede di
valutare con quale frequenza, in una scala a quattro punti, il soggetto mette in atto - nelle situazioni difficili o
stressanti - quella particolare modalità di coping. I 15 diversi tipi di coping presi in considerazione sono:
1) Attività = intraprendere qualche tipo di azione per eliminare lo stress;
2) Pianificazione = riflettere, pianificare, elaborare strategie per superare il problema;
3) Soppressione di attività competitive = mettere da parte ogni altra attività, evitare la distrazione per poter trattare
più efficacemente il problema;
4) Contenimento = aspettare l'occasione propizia per affrontare lo stress, trattenersi dall'agire impulsivamente;
5) Ricerca di informazioni = chiedere consigli, assistenza, informazioni;
6) Ricerca di comprensione = ottenere supporto morale, rassicurazioni, comprensione;
7) Sfogo emotivo = esprimere emozioni, dare sfogo ai propri sentimenti;

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8) Reinterpretazione positiva e crescita = elaborare l'esperienza critica in termini positivi o di crescita umana;
9) Accettazione = accettare la situazione e/o la propria incapacità nell'affrontarla;
10) Dedicarsi alla religione = cercare aiuto o conforto nella religione;
11) Umorismo = prendersi gioco della situazione, riderci sopra;
12) Negazione = rifiutare l'esistenza della situazione critica, tentare di agire come se lo stress non esistesse;
13) Distacco comportamentale = è una condizione di helplessness; si riducono gli sforzi per trattare la situazione
critica, si abbandonano i tentativi di risoluzione: è il comportamento tipico di chi pensa che otterrà scarsi risultati
dai propri tentativi di fronteggiamento;
14) Distacco mentale = è il contrario della soppressione di attività competitive: implica distrarsi, sognare ad occhi
aperti, dormire più a lungo ecc.;
15) Uso di droghe o alcol = usare droghe o alcol per tollerare lo stress.

I tipi di coping citati possono essere grossolanamente distinti in tre categorie:


- Meccanismi focalizzati sul problema (1-5);
- Meccanismi focalizzati all'espressione emotiva (6-11);
- Meccanismi potenzialmente disadattivi (12-15).

Le analisi di stabilità, a intervallo di due mesi, mostrano valori di r da 0,48 a 0,77, minore di quella dei classici tratti di
personalità. Le analisi condotte su ciascuna scala hanno rivelato una buona consistenza interna (α di Cronbach che va
da 0,62 a 0,92) ad eccezione della scala di Distacco mentale che presenta un valore di α di solo 0,45.
Le scale non sono fortemente correlate tra loro, con poche eccezioni. L'analisi fattoriale ha dato origine a 11 fattori
facilmente interpretabili ed essenzialmente in linea con l'assegnazione teorica degli item alle diverse scale fatta
eccezione per Attività e Pianificazione che saturano un unico fattore, così come un unico fattore riunisce Ricerca di
informazioni e Ricerca di comprensione.

La validità convergente e discriminante del test è stata indagata correlando le scale del COPE con alcune misure di
personalità: forme di coping focalizzate ai problemi sono positivamente associate con ottimismo, autostima,
resistenza e tendenze ai comportamenti di tipo A; un'alta ansia di tratto è negativamente associata a queste forme.
Sono state trovate associazioni analoghe con la scala di Reinterpretazione positiva e crescita.
Le scale di Negazione e Distacco comportamentale sono negativamente correlate con ottimismo, autostima,
resistenza, tipo A e positivamente correlate con l'ansia di tratto.

La versione italiana
La versione italiana del COPE è stata messa a punto da Sica e collaboratori. L'unico campione normativo è il gruppo di
studenti a cui è stato somministrato (età media 23,2 con deviazione standard 1,8).
La stabilità nel tempo è stata indagata a 30 giorni di intervallo: i punteggi più bassi ottenuti riguardano la scala di
Distacco comportamentale (0,34), quella di Sfogo emotivo (0,39), Attività (0,45) e Negazione (0,50) mentre in media
le altre si attestano su valori di 0,65.
I valori di consistenza interna variano tra 0,57 e 0,93, ad eccezione delle scale di Distacco mentale (0,31), Attività
(0,43) e Distacco comportamentale (0,46).
Analogamente alla versione originale le scale sono sostanzialmente indipendenti tra loro.
L'analisi fattoriale ha dato origine a 13 fattori che ricalcano da vicino quelli ottenuti dallo studio originale.
Da un'analisi fattoriale di "secondo ordine" utilizzando i punteggi che i soggetti hanno ottenuto sono stati ricavati
cinque fattori o dimensioni:
- Supporto sociale = Ricerca di comprensione + Ricerca di informazioni + Sfogo emotivo;
- Strategie di evitamento = Negazione + Umorismo + Uso di droga/alcol + Distacco comportamentale + Distacco
mentale;
- Attitudine positiva = Accettazione + Contenimento + Reinterpretazione positiva; - Orientamento al problema =
Soppressione + Pianificazione + Attività; - Religione.

Interpretazione
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Data l'insoddisfacente consistenza interna di alcune scale si consiglia di fare riferimento alle cinque dimensioni
emerse dall'analisi di secondo ordine. È possibile comunque fare riferimento alle singole scale dell'inventario. Si
deve prestare attenzione a punteggi alti nelle scale di Evitamento, Religione e Supporto sociale poiché l'uso
prolungato di queste strategie può comportare scarso benessere, scarso senso di efficacia personale, fatalismo e
qualità della vita bassa. Al contrario, Attitudine positiva e Orientamento al problema sono in generale da
considerarsi strategie protettive.

SELF CONTROL SCHEDULE (SCS)


La Self Control Schedule è un questionario di autovalutazione composto da 36 item finalizzato ad indagare le capacità
di autocontrollo dell’individuo in situazioni di stress o difficoltà. Gli item fanno riferimento all’uso di pensieri e
autoistruzioni per fronteggiare le reazioni emotive e fisiologiche, all’applicazione di strategie di problem solving, alle
capacità di differire la gratificazione e alla generale fiducia in sé stessi riguardo alla capacità di regolare le proprie
reazioni interne. Le istruzioni del test chiedono di valutare su una scala a cinque punti in che misura ciascuna
affermazione è tipica del proprio comportamento. Dal test si ottiene un punteggio unico indicatore delle capacità di
autocontrollo.

Le analisi di fedeltà nel tempo condotte tramite test-retest ad intervallo di un mese mostrano una decisa stabilità
(r=0,86) che rimane tale anche a 11 mesi di intervallo. La consistenza interna del test varia da 0,78 a 0,91.
L’analisi fattoriale ha mostrato che il questionario misura tre dimensioni: coping orientato al problema, controllo
dell’umore e mancanza di controllo sugli eventi.

L’SCS correla positivamente con misure di autostima, autocontrollo, autoefficacia e negativamente con
manifestazioni legate alla depressione.

La versione italiana
La versione italiana è stata messa a punto da CIlia.
La stabilità nel tempo a una distanza di sette giorni è risultata 0,77 per i “normali” e 0,71 per i soggetti in
riabilitazione. La consistenza interna (α di Cronbach) è risultata rispettivamente 0,76 e 0,84.
L’analisi fattoriale ha messo in evidenza quattro fattori: problem solving, gestione di eventi sgradevoli, controllo
dell’umore e gestione del dolore.

Interpretazione
L’utilità dell’inventario è data dall’ampiezza dei comportamenti di autocontrollo misurati. Persone che ottengono un
alto punteggio dispongono o ritengono di disporre di un ricco repertorio di comportamenti e atteggiamenti che
consente loro una migliore gestione degli eventi stressanti; al contrario, persone con punteggi bassi sono a rischio di
sviluppo di problemi emotivi e comportamentali a causa della scarsità di risorse disponibili. L’inventario può essere
utile per valutare l’esito di una psicoterapia.

PROBLEM SOLVING INVENTORY (PSI)


Il Problem Solving Inventory è finalizzato a valutare la percezione che I soggetti hanno del loro stile comportamentale
in situazioni di problem solving. È uno strumento di autovalutazione che non si propone la misurazione delle effettive
abilità di soluzioni possedute.
Esso è composto da 35 item che valutano i cinque aspetti del problem solving: Orientamento generale, Definizione,
Generazione di alternative, Presa di decisione e Valutazione.
Al soggetto viene chiesto di esprimere il grado di accordo per ogni affermazione utilizzando una scala a sei punti.
L’inventario fornisce quattro punteggi: un punteggio totale e tre punteggi per altrettante scale:
- Fiducia nel problem solving = indica la fiducia in sé stesso come solutore di problemi;
- Stile di avvicinamento/evitamento = tendenza generale ad affrontare o meno le diverse attività che il processo di
problem solving comporta;
- Controllo personale = capacità di controllo delle componenti emotive.
Una maggiore efficacia percepita delle proprie abilità corrisponde a punteggi minori nel test.
La stabilità nel tempo a tre settimane è mediamente 0,80; la consistenza interna del test è buona variando da 0,72 a
0,90 per le diverse scale e il punteggio totale. L’analisi fattoriale conferma le dimensioni sopracitate.

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La versione italiana
La versione italiana è stata messa a punto da Mirandola e Soresi che ne hanno poi curato anche il manuale.
Le norme sono riportate divise per sesso e con le relative trasformazioni in punti z e punti T.
Non sono riportati dati sulla stabilità del test, mentre la consistenza interna è risultata essere compresa tra 0,82 e
0,93.

Interpretazione
Heppner e Petersen sottolineano la relazione esistente tra efficacia percepita nel risolvere i problemi e i livelli di
adattamento sociale. In particolare soggetti che si autovalutano come buoni problem solvers si impegnano
maggiormente nella risoluzione di problemi, hanno una maggiore aspettativa di successo e un maggiore controllo
sulle proprie reazioni emotive. Al contrario, coloro che si autovalutano cattivi problem solvers affrontano con
pessimismo, sfiducia e intense reazioni emotive i diversi problemi esistenziali, favorendo l’insuccesso e
l’abbattimento per eventuali fallimenti.

INTERNAL-EXTERNAL LOCUS OF CONTROL SCALE


Costrutti teorici
Il costrutto di locus of control trae le sue origini dalle teorie dell’apprendimento, secondo le quali, schematicamente,
la possibilità che un comportamento possa essere messo in atto (potenziale di comportamento) dipende dalle
aspettative di rinforzo e dal valore del rinforzo stesso. Rotter si soffermò sul concetto di aspettative di rinforzo; il
verificarsi di un comportamento è determinato non solo dalla natura o dall’importanza delle mete o dei rinforzi ma
anche dall’aspettativa di una persona che questa meta o rinforzo saranno raggiunti. Le aspettative sono frutto
dell’esperienza precedente e possono essere generalizzate qualora ci si trovi in situazioni nuove assimilabili alle
precedenti.
Quando un individuo avverte che un determinato rinforzo non dipende interamente da un’azione compiuta lo riterrà
frutto della fortuna, di forze al di là del suo controllo. In questo caso l’individuo svilupperà una credenza nel controllo
esterno. Se invece una persona percepisce che l’evento rinforzante dipende dal suo comportamento o dalle proprie
caratteristiche di personalità, si parlerà di credenza nel controllo interno.

La critica che sembrò mettere in crisi lo status del concetto riguardò la sua uni- o pluridimensionalità. Rotter
sostenne per molto tempo che il costrutto era unidimensionale. In analisi successive questa posizione fu confutata
mettendo in dubbio tutti i risultati delle ricerche svolte con il costrutto unidimensionale. Tali ricerche misero in luce
che il controllo interno era una dimensione a sé stante alla quale si contrapponevano le forze esterne.
Tali scoperte permisero di ridefinire il concetto, riportando in primo piano il valore della teoria ed evidenziando
chiaramente la necessità di un suo uso più rigoroso.

Internal-External Locus of Control Scale


A Phares si devono i primi tentativi di misurazione delle differenze individuali nelle credenze sul controllo.
Rotter, Liverant e Crowne si basarono su questo lavoro per sviluppare una scala composta da 60 item per misurare
tale costrutto.
Dopo revisioni per eliminare gli item non strettamente pertinenti al concetto di controllo interno-esterno e quelli
eccessivamente sensibili alla desiderabilità sociale, nasce la Internal-External Locus of Control Scale (I-E Scale). Tale
questionario è composto da 29 item, 23 costituiti da due affermazioni, una corrispondente al convincimento esterno
e una a quello interno. Gli altri 6 item sono solo finalizzati a rendere meno espliciti i contenuti del test e non fanno
quindi parte del punteggio.
Nella versione italiana curata da Nigro, i punteggi di maschi e femmine differiscono tra loro in modo significativo.

INTERNAL, POWERFUL OTHERS AND CHANCE SCALES (IPC)


L’IPC è una classica misura di locus of control. Essa è più recente, anche se meno conosciuto, della Internal-External
Locus of Control Scale. L’IPC è uno strumento derivato dalle ricerche che sostengono la multidimensionalità del
costrutto di locus of control.
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L’accumulazione delle evidenze della multidimensionalità del locus of control ha portato allo sviluppo di misure
alternative. Levenson riteneva che occorreva prevedere almeno due misure del concetto di esternalità: è diverso il
comportamento di chi crede nell’influenza di persone potenti da quello di chi ritiene che il mondo è disordinato e
imprevedibile.

Descrizione e somministrazione
L’inventario è costituito da tre subscale per un totale di 24 affermazioni.
La scala di misurazione delle Credenze interne valuta fino a che punto la gente crede di controllare la propria vita. La
seconda scala valuta le Credenze nel controllo esercitato dalle persone potenti; l’ultima scala concerne la
percezione del Controllo esercitato dalla fortuna.
Le istruzioni chiedono di leggere ciascuna affermazione e di valutare il grado di accordo con essa su una scala a sette
punti. Viene richiesto di non pensare troppo alla risposta.
La modalità prevista è l’autosomministrazione individuale o collettiva. I soggetti pongono un segno sulla scala di
seguito alla frase, sulla base della loro risposta. Il tempo necessario per completare l’inventario varia dai 10 ai 20
minuti.

Scoring e interpretazione
Le risposte sono conteggiate così da ottenere i punteggi grezzi per ogni dimensione. Al punteggio di ciascuna scala va
aggiunto +24 per evitare la presenza di numeri negativi.
I punteggi grezzi sono poi confrontati con le norme, riportare divise per sesso.
La correzione a mano richiede meno di 10 minuti.
Un alto punteggio indica per tutte le scale forti aspettative relativamente alle fonti di controllo valutate.
Un alto punteggio nella scala di Controllo interno indica che il soggetto è convinto di avere il controllo sugli eventi
della propria vita. Questo può portare ad un’irrealistica aspettativa di rinforzo con il conseguente impegno in compiti
troppo difficili ed il rischio di forti delusioni.
Alti punteggi nelle scale che misurano l’esternalità mostrano che il soggetto crede fortemente nel controllo
esercitato dalle persone potenti o dalla fortuna. Questi possono essere indicatori di deficit di iniziativa, pessimismo,
apatia, fatalismo e sfiducia nelle proprie capacità.

Proprietà psicometriche (versione originale e italiana)


I valori test-retest a cinque giorni di intervallo sono di 0,74 per la scala di Controllo da parte delle persone e 0,78 per
la scala di Controllo del caso; la scala di Controllo interno non è affidabile a causa del campione di riferimento.
La consistenza interna si aggira sullo 0,80 per le scale di Controllo esterno e di 0,67 per la misura di Controllo interno.
L’analisi fattoriale conferma sostanzialmente la struttura a tre fattori.
Le scale di controllo esterno sono correlate tra loro ma indipendenti da quella di controllo interno.

La versione italiana è a cura di Nigro e Galli. Le norme sono riportate distinte per sesso e per il gruppo intero.
La consistenza delle scale è 0,69 per Controllo interno, 0,64 per Controllo dei potenti e 0,65 per Controllo del caso.
Anche per questa versione le due scale sull’Esternalità sono correlate.

PROBLEMI DI UTILIZZO
Gli inventari trattati in questo capitolo costituiscono misure di “stili” cognitivi o di aspetti generali di comportamento
e dicono poco sull’effettivo comportamento di fronte ad un’effettiva difficoltà.
Gli stili di coping sono talmente tanti, diversificati e contesto-dipendenti da far sembrare più opportuna una misura
che prenda in considerazione singole strategie. È probabile che essi influenzino il modo con cui le persone reagiscono
allo stress in situazioni specifiche.
I processi di coping non sono in assoluto adattivi o disadattivi: una strategia utile in una situazione può essere
totalmente fallimentare in un’altra.
Inoltre i test in questione misurano quanto il soggetto pensa a proposito delle proprie risorse e non il reale uso che
ne fa; si deve quindi considerare la probabile discrepanza tra ciò che il soggetto riferisce e il comportamento
realmente osservato.

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