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LA TOSSICODIPENDENZA

Fin dai tempi più antichi l’umanità ha fatto uso di sostanze


di ogni genere nella speranza di alleviare il dolore fisico o di
alterare gli stati di coscienza. Quasi tutti i popoli hanno
scoperto sostanze intossicanti che producono effetti sul
sistema nervoso centrale, attenuano l’angoscia fisica e
mentale o producono stati d’euforia. Nonostante le
conseguenze spesso devastanti prodotte dall’assunzione di
tali sostanze, i loro effetti iniziali di solito sono piacevoli e
ciò potrebbe essere alla radice dell’abuso. Il consumo
patologico di sostanze è ripartito in due categorie: l’abuso
di sostanze e la dipendenza da sostanze. Insieme
costituiscono i principali disturbi correlati a sostanze che
compaiono nel DSM-IV.
LA TOSSICODIPENDENZA

Secondo la definizione del DSM-IV la dipendenza da sostanze è caratterizzata dalla presenza di


almeno tre dei seguenti criteri:

 L’individuo sviluppa la tolleranza, indicata da dosi notevolmente più elevate della sostanza necessarie per
produrre l’effetto desiderato, oppure dagli effetti della sostanza che si fanno marcatamente meno evidenti con
l’assunzione della quantità abituale.

 I sintomi da astinenza, cioè effetti fisici e psicologici negativi, si manifestano quando l’individuo smette di
assumere la sostanza o ne riduce la quantità. L’individuo può anche servirsi della sostanza per attenuare o
evitare i sintomi da astinenza.

 L’individuo assume la sostanza in quantità maggiori o per periodi più prolungati di quanto aveva previsto.

 L’individuo riconosce che il suo uso della sostanza è eccessivo; può anche aver cercato di ridurre l’assunzione
senza però riuscirvi.

 L’individuo dedica gran parte del suo tempo a procurarsi la sostanza o a riprendersi dai suoi effetti.

 L’individuo fa un uso continuativo della sostanza nonostante i problemi psicologici o fisici da essa prodotti o
esacerbati.

 L’individuo interrompe o riduce la propria partecipazione a molte attività sociali, lavorative, ricreative a causa
dell’uso della sostanza.
LA TOSSICODIPENDENZA

Per la diagnosi di abuso da sostanze l’individuo deve


esperire una delle seguenti condizioni in conseguenza
all’uso ricorrente della sostanza:
 Incapacità di adempiere a obblighi o responsabilità importanti
(famiglia, lavoro…)

 Esposizione a pericoli fisici, quali manovrare macchinari o


guidare in stato di intossicazione.

 Problemi di ordine legale o giudiziario, quali l’arresto per


condotta molesta o per violazioni del codice stradale.

 Problemi sociali o interpersonali persistenti.


CARATTERISTICHE PRINCIPALI DEL
COMPORTAMENTO TOSSICOMANICO

 IL CRAVING
Il craving è il desiderio impulsivo per una sostanza psicoattiva, per un cibo o per qualunque altro
oggetto-comportamento gratificante: questo desiderio impulsivo, sostiene il comportamento
“additivo” e la compulsione finalizzati a fruire dell’oggetto di desiderio.
 L’ADDICTION
Il termine “addiction” se letteralmente tradotto significa “essere dedito a, dipendenza, abitudine
a, passione, mania”. Nella terminologia correlata all’uso di sostanze stupefacenti si parla di
addiction quando l’individuo pur consapevole delle conseguenze negative di questo
comportamento tende a ripeterlo, senza riuscire a controllarlo. Nelle condotte di addiction si
ritrovano due comportamenti essenziali: una componente impulsiva di dipendenza, con vissuto
di perdita del controllo, ed una componente compulsiva, con coscienza della dimensione negativa
del comportamento e tentativo di contrastarlo. Vi è un meccanismo di attrazione-repulsione.
 LA TOLLERANZA
Il fenomeno di risposta del sistema nervoso centrale tale da ridurre gli effetti delle ripetute
somministrazioni di droga e che dunque porta all’aumento della dose necessaria per avere gli
stessi effetti.
 L’ASTINENZA
La sindrome di astinenza si ha in risposta all’adattamento neurologico. La mancanza di droga
provoca un effetto di scompenso che da luogo ai sintomi di astinenza. L’astinenza può essere
fisica e/o psichica. A seconda dalla sostanza prevale l’una piuttosto dell’altra.
PERCHE’ LE PERSONE ASSUMONO DROGHE?

Assumere una droga è un atto sociale concreto, che ha dei


significati per chi lo attua e che risponde a bisogni estremamente
diversificati; va quindi studiato in stretto rapporto con
l’appartenenza di genere e con la storia personale di ogni
individuo, con la fase di vita in cui si verifica, in relazione al
contesto in cui si attua e alla cultura in cui si inserisce.

Il potere di attrazione che le droghe esercitano sulle persone è


strettamente legato alla funzione che gli viene attribuita di fornire
un qualche tipo di risposta, per lo più immediata, a bisogni e
desideri che gli individui manifestano in ambiti diversi.
PERCHE’ LE PERSONE ASSUMONO DROGHE?

 IL BISOGNO DI MODIFICARE ED ESPANDERE GLI STATI DI COSCIENZA: modificazione delle


percezioni, dei ricordi, dei processi cognitivi; sperimentazione di nuove emozioni.

 LA RICERCA DI SENSAZIONI FORTI: nell’adolescente si intensifica il bisogno di ampliare i confini del


proprio spazio di vita e la curiosità di sperimentare nuovi stili di comportamento anche ricercando esperienze
avventurose ed inusuali; è anche la fase in cui sono maggiormente intrapresi comportamenti che implicano un
certo grado di rischio. L’esperienza con la droga, per la sua illegalità e potenziale dannosità, costituisce una
risposta efficace a tali bisogni. Bisogno di sperimentare i propri limiti, di mettersi alla prova, ricerca del
brivido, di esperienze forti.

 IL BISOGNO DI FACILITAZIONE SOCIALE: la droga crea un’atmosfera di apertura, facilitando la


comunicazione e la condivisione di sentimenti ed esperienze.

 IL BISOGNO DI ECCITAZIONE NELLE ATTIVITA’ DI RICREATIVE DEL TEMPO LIBERO: ci sono


diversi tipi di attività: quelle relative alla socializzazione che consentono di manifestare un livello di emotività
superiore a quello che si può esprimere in altre occasioni del tempo libero (festa, pub…); quelle mimetiche o
di gioco più o meno organizzate (partita di calcio, ballare…). L’insieme di queste attività implica un certo
grado di allenamento del controllo delle emozioni e di de routinizzazione che consentono all’individuo di
provare e di esprimere esperienze e stati emotivi generalmente esclusi nei normali ambiti di vita.

 IL BISOGNO DI SALVAGUARDARE E MIGLIORARE L’IMMAGINE DI SE’: le persone adottano certi


comportamenti anche per incrementare aspetti e dimensioni salienti del sé e dell’identità. Quanto più
l’esigenza di definire la propria identità o di sperimentare ruoli e modelli diversificati assume centralità
psicologica nell’esperienza di vita di un adolescente, tanto è maggiore la probabilità che egli possa identificare
il fumare, l’assumere alcolici o droghe illecite come un modo per migliorare l’immagine che egli ha di sé.
PERCHE’ LE PERSONE ASSUMONO DROGHE?

 LA RICERCA DI AUTONOMIA, DI EMANCIPAZIONE, DI SFIDA: sfida nei confronti delle norme


proposte per rimarcare la propria distanza dal loro mondo: la droga come simbolo di emancipazione
dall’infanzia.

 IL BISOGNO DI APPARTENENZA E DI PRESTIGIO: ad esempio nell’adolescenza vi è la necessità di


ridefinire la relazione con i genitori raggiungendo l’indipendenza emotiva, diventando cioè in grado di
assumersi delle responsabilità, di prendere decisioni in diversi ambiti (salute, istruzione, idee politiche,
amicizie, sessualità, scelte lavorative…). Nello sforzo di differenziarsi dalle figure adulte significative e
di ricercare una propria specificità è particolarmente necessario avere dei coetanei simili, con cui
sperimentare scelte e comportamenti autonomi e con i quali condividere difficoltà e conflitti. In questa
fase vi è il forte bisogno di sentirsi accettati e stimati. E’ perciò possibile che per sentirsi tale in un
gruppo di amici che sono già dei consumatori, un ragazzo arrivi a condividere atteggiamenti favorevoli
nei confronti delle droghe e diventi disponibile a provare egli stesso. Con tale atteggiamento può anche
dimostrare di essere diverso dagli altri che non lo fanno, sentirsi quindi più forte, più coraggioso e più
libero, costruendo la propria reputazione, la propria immagine ed il proprio status nel gruppo e
ottenere dagli altri membri ammirazione e popolarità. Oltre al rapporto tra individuo e piccolo gruppo
questo può espandersi anche a gruppi più ampi (rave, discoteche, feste…).

 IL BISOGNO DI RIDURRE GLI STATI DI DISAGIO E DI REGOLARE LE EMOZIONI: quanto più


l’adolescente avverte difficoltà ed il peso dell’affrontare e superare i compiti di sviluppo che sono
specifici della sua fase di vita, tanto più aumenta la probabilità che la droga possa apparirgli un mezzo
per ridurre stati psicologici negativi (ansia, angoscia, incertezze, tensione, depressione, bassa
autostima…) per proteggersi e meglio rispondere alle richieste del suo ambiente di vita. L’uso della
droga non come piacere, ma desiderio di uno stato di anestesia che risparmia dall’esperienza del dolore
e che rende insensibili alla vita.
PROCESSI PSICOLOGICI NELL’USO E NELL’ABUSO

È necessario per comprendere il problema dell’uso e dell’abuso di


sostanze, affrontare le caratteristiche delle diverse fasi che compongono
il percorso per cui si diventa consumatori di droga, prendendo in esame
una serie di fattori psicosociali le cui diverse combinazioni possono
facilitare l’iniziazione, l’uso continuato, la transizione a stili di
consumo dipendenti. Occorre sottolineare che ogni percorso di
consumo è riconducibile all’interazione di tre fattori fondamentali:

 L’individuo con la sua storia


 La sostanza con i suoi effetti
 Le situazioni che mettono in rapporto la persona con la sua
storia, con la sostanza e i suoi effetti.
 In sintesi bisogna prendere in considerazione i: fattori
personali, interpersonali, situazionali.
LE FASI DEL CONSUMO

 Fase preparatoria o di avvicinamento: perché un individuo decida di assumere una


droga occorre che abbia elaborato un orientamento favorevole al consumo e che consideri
l’eventualità di provare un’esperienza in grado di rispondere a bisogni ed aspettative per
lui rilevanti in rapporto a diversi ambiti: esperienza di sé, relazioni con gli altri, stile di
vita, tutti in rapporto alla fase di vita in cui si trova. Il ruolo cruciale esperito dai fattori
cognitivi e motivazionali, sia in questa fase sia in quelle successive, porta perciò ad
escludere che l’attuazione di questo comportamento a rischio sia semplicemente spiegabile
in base a processi imitativi.
 Fase di contatto o “iniziazione”: se si presenta l’occasione e il soggetto che ha elaborato
qualche tipo di disponibilità decide di provare, prendono avvio ulteriori processi.
L’esperienza concretamente vissuta gli permette infatti di valutare la quantità e l’entità
degli effetti sperimentati, la loro congruenza con precedenti aspettative, il rapporto tra
svantaggi e vantaggi implicati; gli consente inoltre di confrontare l’esperienza che ha di sé
dopo aver assunto la droga con quella che ha in condizione di astensione. In base a
quest’insieme di considerazioni e di valutazioni egli può decidere o di non assumere più la
droga o, invece, di continuare. Il ruolo delle influenze interpersonali non appare più così
centrale come nel primo contatto: il rapporto con gli altri consumatori è utile soprattutto
ai fini di mantenere aperti i canali indispensabili per approvvigionarsi di droga, per
ottenere solidarietà e legittimazione o, nel caso di chi si coinvolge in modo più totalizzante
LE FASI DEL CONSUMO

 Fase di stabilizzazione: nel caso in cui il soggetto decida di


continuare, si trova a dover scegliere tra diverse possibilità:
 consumare la droga saltuariamente solo e se quando capita l’occasione
 consumare la droga più regolarmente, andando a procurarsela
 attenersi ad un determinato stile di consumo o ad un altro
 smettere temporaneamente o definitivamente

 Per diventare un vero e proprio consumatore:


 deve apprendere da persone più esperte la tecnica più corretta
 deve diventare capace di discriminare gli effetti e di metterli in rapporto
all’assunzione della sostanza
 deve trarre piacere dalle sensazioni che prova, considerato che esse non
sono necessariamente e intrinsecamente piacevoli
LE SOSTANZE

LE PRINCIPALI SOSTANZE SONO:


 EROINA

 COCAINA

 ECSTASY

 ALLUCINOGENI

 INALANTI

 MARIJUANA

 HASHISH
L’EROINA
CHE COS’E’

L’eroina è una droga illegale che dà una forte dipendenza. Tra gli oppiacei, è sia la droga più
abusata sia quella ad azione più rapida. Si ricava dalla morfina, una sostanza naturale estratta
dai semi di certe varietà di papaveri. Generalmente, si vende sotto forma di polvere bianca o
marrone, o di sostanza nera, appiccicosa comunemente conosciuta con il nome di “gomma” o
“catrame nero”. Benché l’eroina di maggior purezza stia diventando più comune, la maggior
parte dell’eroina che si vende per strada è mischiata o “tagliata” con altre droghe o con sostanze
come zucchero, amido, latte in polvere o chinino (sale acido usato come antipiretico). Inoltre può
essere tagliata anche con stricnina o altri veleni. I consumatori di eroina sono a rischio di
overdose o di morte poiché non conoscono l’effettiva potenza della droga o il reale contenuto.

COME SI USA

Generalmente l’eroina viene iniettata, inalata, aspirata o fumata. Nella maggioranza dei casi un
tossicodipendente si inietta eroina fino a quattro volte al giorno. L’iniezione endovenosa produce
la maggiore intensità e il più rapido sopraggiungere dell’euforia (da 7 a 8 secondi), mentre
l’iniezione intramuscolare produce un inizio relativamente lento di euforia (da 5 a 8 minuti).
Quando l’eroina viene inalata o fumata, l’effetto più forte si sente generalmente tra i 10 e i 15
minuti. I ricercatori hanno confermato che tutte le forme di somministrazione causano
dipendenza. L’iniezione continua ad essere il metodo prevalentemente usato tra i
tossicodipendenti che si rivolgono ai servizi sanitari.
L’EROINA
Quali sono gli effetti immediati, a breve termine

Poco dopo l’iniezione (o l’inalazione), l’eroina arriva dal sangue al cervello. Nel
cervello, si trasforma in morfina e rapidamente si lega ai recettori degli oppioidi.
Generalmente i tossicodipendenti affermano di sentire un’ondata di sensazioni piacevoli,
uno “slancio” (“rush”). L’intensità del rush dipende dalla quantità di droga che si è
assunta e dalla rapidità con cui entra nel cervello. L’eroina crea dipendenza perché
arriva al cervello molto rapidamente. Con l’eroina generalmente il rush è accompagnato
da un accaloramento della pelle, secchezza della bocca e una sensazione di pesantezza
nelle estremità che può essere accompagnata da nausea, vomito e forte prurito. Dopo gli
effetti iniziali, chi ne fa uso, rimane assopito per molte ore. La funzione mentale si
offusca e la funzione cardiaca diminuisce. Anche la respirazione diminuisce molto, a
volte fino al punto di causare la morte. L’overdose di eroina è particolarmente rischiosa
se la droga è acquistata per strada dove non si possono controllare quantità e purezza.
L’EROINA
Uno degli effetti più dannosi è la dipendenza che crea nel soggetto che l’assume. La dipendenza è
una malattia cronica con ricadute, caratterizzata da una ricerca e da un uso compulsivi di droga e
da cambiamenti neurochimici e molecolari nel cervello. Una volta diventati dipendenti, lo scopo
principale nella vita dell’eroinomane diventa la ricerca e l’uso della droga. Le droghe cambiano
completamente il loro cervello e il loro comportamento. La dipendenza fisica si sviluppa con
l’aumento delle dosi. Con la dipendenza fisica, il corpo si adatta alla presenza della sostanza e se
l’uso viene bruscamente interrotto i sintomi di astinenza compaiono subito. La sindrome di
astinenza può presentarsi nel giro di poche ore dall’ultima volta che si è consumata la droga. I
sintomi includono inquietudine, dolore ai muscoli e alle ossa, insonnia, diarrea, vomito, brividi con la
pelle d’oca e tremori agli arti inferiori. L’intensità dei sintomi di astinenza raggiunge il livello più
alto tra le 24 e le 48 ore dopo l’ultima dose e diminuisce dopo circa una settimana. Tuttavia, alcune
persone hanno manifestato persistenti sintomi di astinenza anche dopo molti mesi. L’astinenza da
eroina non è mai fatale in adulti sani, ma può causare la morte del feto di una donna
tossicodipendente incinta. A volte, alcuni tossicodipendenti sopportano molti dei sintomi
dell’astinenza per ridurre la loro tolleranza alla droga e poter così provare nuovamente l’euforia
iniziale. Una volta si credeva che la dipendenza fisica e i sintomi dell’astinenza fossero le
caratteristiche chiave dell’assuefazione all’eroina. Ora è noto che questo non è esattamente
corretto, poiché il desiderio e la ricaduta possono presentarsi settimane e mesi dopo che i sintomi di
astinenza sono spariti.
L’EROINA
Quali sono le complicazioni mediche dell’uso cronico
Le conseguenze mediche dell’uso cronico d’eroina per via endovenosa
includono vene cicatrizzate o collassate, infezioni batteriche nei vasi
sanguigni e delle valvole del cuore, ascessi e altre infezioni dei tessuti e
malattie epatiche e renali e complicazioni ai polmoni. Molti degli
additivi che si trovano nell’eroina possono includere sostanze che non si
dissolvono nel corpo facilmente; questo può causare un’infezione o la
morte di piccoli gruppi di cellule negli organi vitali. Le reazioni immuni
a questi e altri agenti inquinanti possono causare artrite o altri problemi
reumatologici. Da non sottovalutare le infezioni (epatite B e C, HIV e
una varietà di altri virus trasmessi attraverso il sangue che poi di fatto
possono essere trasmessi ai partner sessuali e ai figli), trasmesse per
condivisione delle siringhe o rapporti sessuali non protetti.
L’EROINA
LA TERAPIA FARMACOLOGICA

Il metadone

Il metadone non è un farmaco sperimentale. È un analgesico narcotico (oppioide agonista)


sintetico a lunga emivita (è il tempo necessario per diminuire la quantità di un farmaco del
50% durante l’eliminazione; la conoscenza dell’emivita è importante per consentire una
somministrazione adeguata) usato ormai in tutto il mondo. E’ ormai stabilmente consolidato
nella ricerca biologica. Assunto per bocca, è ben assorbito a livello circolatorio e nel cervello
occupa i recettori per gli oppioidi nell’arco di 24 ore. Il farmaco sopprime l’irrefrenabile
desiderio per l’eroina senza però rimpiazzare i suoi effetti euforici. L’uso per bocca, consente
inoltre di interrompere l’uso per via endovenosa, riducendo così la trasmissibilità di malattie
infettive. Se usato correttamente, il metadone permette di interrompere l’uso di eroina; anche
se è fondamentale associare a questo intervento un counseling appropriato, supporti
riabilitanti, psicoterapia, coinvolgimento familiare e quanto sia ulteriormente necessario.
 Metadone a mantenimento: lo scopo del trattamento è di ridurre l’uso illegale di eroina, il
crimine, le morti e altre conseguenze negative associate alla dipendenza da droga. Può
durare decenni, senza causare grossi danni collaterali.
 Metadone a scalare: trattamento usato per la disintossicazione.
 Lo scalaggio alla cieca
L’EROINA
La durata del trattamento è legata alla storia clinica, sanitaria, personale e
sociale del singolo individuo. Il metadone come l’eroina e gli altri oppiacei,
può causare dipendenza fisica se preso su basi regolari. Ma la dipendenza
da metadone somiglia molto di più alla dipendenza da insulina dei
diabetici, piuttosto che a quella dell’eroina.

Il naltrexone/antaxone: è un antagonista narcotico a lunga durata, ed è usato per il


mantenimento. Esso funziona legandosi ai recettori per un periodo superiore alle 24
ore, rendendo un’iniezione o somministrazione di oppiacei agonisti senza alcun
effetto. Questo trattamento richiede caratteristiche importanti:
 Elevato grado di motivazione nell’intraprendere la cura
 Buon livello di adattamento sociale
 Relazioni familiari ben conservate e/o partners non tossicodipendenti
 Assenza di poliabuso di sostanze nella storia tossicologica
 Tipo di carving
L’EROINA
Subutex/Suboxone
Prodotte in Gran Bretagna, le pillole di Subutex sono disponibili sotto prescrizione
medica in più di 30 Paesi nel mondo, come trattamento controllato per l’astinenza
da eroina. Il subutex contiene buprenorfina, un oppiaceo sintetico (morfina),
destinato alla “cura” della dipendenza da oppiacei. Da qualche tempo, infatti, il
subutex affianca il metadone nelle terapie di dismissione degli oppiacei e funziona
con lo stesso meccanismo. Il farmaco è fatto per essere assunto per via
sottolinguale, in questo modo si assorbe lentamente e può essere impiegato per
scopi terapeutici. Il principio su cui si basa la cura è lo stesso del metadone: creare
e mantenere le condizioni perché la persona possa riabilitarsi e conservare questa
condizione di equilibrio personale e sociale, eliminando in maniera graduale la
smania di assumere eroina. I vantaggi del subutex rispetto al metadone sono legati
al fatto che a parità di efficacia, si presentano un minor numero di effetti collaterali
e minor rischio di overdose letale. A volte accade che i pazienti lo riducano a
polvere per scioglierlo e iniettarselo per avere un maggior effetto; assunto così
infatti diventa una specie di morfina. Per questa ragione il subutex è in via di
sostituzione con il suboxone, variante che non si presta a questo uso.
LA COCAINA
Che cos’è
La cocaina è una potente sostanza stimolante che da dipendenza e che colpisce
direttamente il cervello. È stata definita “la droga degli anni ottanta e novanta” a
causa dell’uso e della popolarità così diffusi in quegli anni. In realtà però l’uso della
cocaina, rispetto a quello di altre sostanze, è tra i più antichi. Agli inizi del ventesimo
secolo, la cocaina divenne lo stimolante più utilizzato nella maggior parte dei
ricostituenti ed “elisir” che furono creati come cura per trattare numerose malattie.
In Italia, secondo la classificazione delle sostanze stupefacenti e psicotrope, la cocaina
rientra nella tabella I, questo significa che è considerata una sostanza ad alto rischio
di abuso. Ci sono essenzialmente due forme chimiche della cocaina: il sale cloridrato e
il “freebase”. Il sale cloridrato, forma in polvere della cocaina, si dissolve nell’acqua e
quando si utilizza può essere assunta per via endovenosa o inalata. Conosciuta come
“coke” (coca), “C”, “snow” (neve), “flake” (fiocco) o “blow” (soffio), la cocaina viene
solitamente venduta per strada sotto forma di polvere bianca, fine e cristallina.
Generalmente gli spacciatori la mescolano con altre sostanze come maizena, talco e/o
zucchero; o con certe droghe come la procaina, un anestetico locale di composizione
chimica simile; o con altri stimolanti, come le anfetamine.
LA COCAINA
Che cos’è il crack
“Crack”, nome comune dato alla forma freebase della cocaina, è ottenuto trasformando la
cocaina in una sostanza che si possa fumare. Il termine “crack” si riferisce allo scricchiolio che si
sente quando la si fuma. La cocaina crack si ottiene attraverso un processo chimico utilizzando
ammoniaca o bicarbonato di sodio e acqua, ed è scaldata per eliminare il cloridrato. Proprio
perché viene fumato, il crack da euforia in meno di dieci secondi. Quest’effetto, piuttosto rapido
e immediato, è una delle ragioni dell’enorme popolarità raggiunta dal crack a metà degli anni
ottanta. Un’altra ragione è il modico costo sia per la lavorazione che per l’acquisto.

Come viene assunta


Le principali modalità di assunzione sono quella orale, nasale, endovenosa e inalatoria. Lo sniffo è il
processo di inalazione della polvere attraverso le narici; in questo modo la sostanza viene assorbita dal
flusso sanguigno attraverso le mucose nasali. L’iniezione invece introduce la sostanza direttamente nel
flusso sanguigno con effetti più intensi rispetto all’inalazione. Con l’espressione “fumare cocaina” si
può intendere sia l’inalazione dei vapori della sostanza sia il fumare classico che comporta un
assorbimento nel flusso sanguigno rapido tanto quanto quello dell’iniezione. La cocaina può anche
essere sfregata sulle mucose. Alcuni consumatori assumono la polvere di cocaina o il crack insieme
all’eroina (speedball). Non esiste nessuna modalità sicura di assunzione.
LA COCAINA
Come si manifestano gli effetti

Sono stati realizzati molti studi per capire il modo in cui la cocaina produce effetti
piacevoli e il perché crei dipendenza. Una delle ragioni sono gli effetti che ha sulle
strutture profonde del cervello. I ricercatori hanno scoperto che quando si stimolano
certe regioni del cervello si producono sensazioni di piacere. Durante degli studi
condotti con animali si è riscontrato, per esempio, che tutto quello che produce
piacere, come l’acqua, il cibo, il sesso e molte droghe d’abuso, aumenta l’attività nel
nucleus accumbens. I ricercatori hanno scoperto che nel momento in cui si manifesta
un evento piacevole, questo è accompagnato da un notevole aumento della quantità di
dopamina rilasciata dai neuroni. Spesso l’abuso continuo procura tolleranza; questo
significa che il cervello ha bisogno di una dose sempre maggiore e più frequente per
ottenere lo stesso livello di piacere provato durante l’uso iniziale. Studi recenti hanno
scoperto che, durante i periodi di astinenza, il ricordo dell’euforia associata all’uso di
cocaina o la sola esposizione a situazione ad esso associate, possono causare un
desiderio incontrollabile di assumere la sostanza e di conseguenza una ricaduta, anche
dopo lunghi periodi di astinenza.
LA COCAINA
Quali sono gli effetti a breve termine

Gli effetti della cocaina si presentano quasi immediatamente dopo il suo utilizzo e
spariscono nel giro di pochi minuti od ore. Generalmente l’assunzione in piccole quantità
fino a 100 mg, fa sentire il soggetto euforico, energico, particolarmente comunicativo e più
vigile mentalmente, specialmente nelle sensazioni visive, uditive e tattili. Ancora, la cocaina
può inibire temporaneamente l’appetito e il sonno. Alcuni consumatori ritengono che la
cocaina li aiuti a portare a termine le attività fisiche e intellettuali più rapidamente, mentre
ad altri produce un effetto opposto. La durata dell’immediato effetto di euforia dopo il
consumo varia a seconda della modalità di assunzione. Più è veloce l’assorbimento, più è
intenso ma breve l’effetto. Gli effetti fisiologici a breve termine sono: vasocostrizione,
dilatazione delle pupille, aumento della temperatura corporea, del ritmo cardiaco e della
pressione arteriosa. Il consumo di grosse quantità intensifica l’effetto ma può anche portare
ad avere comportamenti più stravaganti, trasgressivi e violenti. I consumatori possono
sperimentare tremori, vertigini, spasmi muscolari, paranoia o, dopo una serie di dosi, una
reazione tossica molto simile all’avvelenamento da anfetamina. Alcuni affermano che si
sentono inquieti, irritabili e ansiosi. In occasioni rare, si sono verificati decessi improvvisi
nel corso di un primo utilizzo di cocaina o poco dopo. I decessi cocaina – correlati sono
generalmente causati da arresto cardiaco o convulsioni seguite da arresto respiratorio.
LA COCAINA
Quali sono gli effetti a lungo termine
La cocaina è una droga che da forte dipendenza. Una volta provata può essere
difficile prevedere o controllare se e in che modo se ne farà utilizzo. Si pensa che gli
effetti stimolanti e di assuefazione siano principalmente il risultato della sua capacità
nell’inibire il riassorbimento della dopamina da parte delle cellule nervose. La
dopamina è rilasciata dal cervello come parte del sistema di gratificazione ed è
direttamente o indirettamente coinvolta nella proprietà di indurre dipendenza di tutte
le principali sostanze d’abuso. Si può sviluppare una considerevole tolleranza agli
effetti della cocaina, a tal punto che chi la consuma abitualmente riferisce
un’incapacità nel riuscire a provare le stesse sensazioni della prima volta che l’ha
consumata. Alcuni aumentano frequentemente le dosi per intensificare e prolungare
gli effetti euforici. Insieme alla tolleranza si può verificare anche un aumento della
sensibilità per gli effetti anestetici (insensibilità al dolore) e convulsivanti, senza un
incremento della dose. Questa maggiore sensibilità può spiegare alcune morti
verificatesi dopo un’assunzione di dosi basse di cocaina. Quando la cocaina è usata
ripetutamente e in dosi crescenti, può portare ad uno stato di irritabilità, inquietudine
e paranoia. Questo può portare a una vera e propria schizofrenia paranoide in cui
l’individuo perde il contatto con la realtà e soffre di allucinazione uditive.
LA COCAINA
Quali sono le complicazioni mediche che derivano dall’abuso

C’è una quantità enorme di complicazioni mediche associate all’abuso di cocaina. Le più
frequenti sono: disturbi cardiovascolari, disturbi respiratori, disturbi neurologici e disturbi
gastrointestinali. I sintomi fisici possono includere, vista annebbiata, febbre, spasmi muscolari,
convulsioni e coma. In base alle diverse modalità di assunzione si hanno effetti avversi diversi. Per
esempio sniffare regolarmente cocaina può portare alla perdita del senso dell’olfatto, emorragie
nasali, problemi di deglutizione, raucedine e irritazione generale del setto nasale. Ingerire la
cocaina può causare la cancrena nell’intestino perché riduce il flusso del sangue. Chi l’assume per
via endovenosa può avere reazioni allergiche, sia alla droga sia alle sostanze che vengono
aggiunte, che a volte possono provocare la morte. La cocaina tende a ridurre la necessità di
mangiare, pertanto l’uso abituale causa perdita d’appetito e di conseguenza perdita di peso e
malnutrizione. Le ricerche hanno dimostrato che potenzialmente esiste un’interazione pericolosa
tra cocaina e alcol. Se consumati insieme, l’organismo li trasforma in etilene di cocaina il cui
effetto nel cervello è più lungo e più tossico rispetto a quelli dati dall’uso separato di entrambe.
Coloro che se la iniettano, corrono inoltre il,rischio di contrarre malattie infettive (come l’HIV e
le epatiti). L’HIV si trasmette anche direttamente, per esempio quando una madre infetta
trasmette il virus al feto durante la gravidanza. con le relative conseguenze. Gli studi dimostrano
che l’uso di droghe interferisce anche con il giudizio nel determinare i rischi che si possono
presentare e, pertanto, i consumatori tendono a non prendere precauzioni quando hanno
relazioni sessuali, a condividere aghi e altri strumenti per iniettarsi la sostanza e, sia uomini che
donne, a praticare sesso in cambio della droga.
LA COCAINA
Quali trattamenti sono efficaci
L’assuefazione e l’abuso di cocaina sono un problema molto complesso
che porta a cambiamenti biologici nel cervello e ha ripercussioni nella
sfera sociale, familiare ed ambientale. Pertanto, il trattamento è
complicato e deve affrontare una varietà di problemi. Come in
qualunque trattamento, occorre determinare il quadro psicobiologico,
sociale e tossicologico del paziente. Attualmente non esiste nessun
farmaco per trattare nello specifico la dipendenza da cocaina. Si
stanno a tutt’oggi sperimentando farmaci per il trattamento. Gli
antidepressivi hanno mostrato di dare qualche beneficio contro i
cambiamenti d’umore che si verificano nel momento dell’astinenza. Si
conta molto sui trattamenti comportamentali che risultano essere molto
efficaci sia a livello ambulatoriale che in struttura residenziale.
L’ECSTASY
Che cos’è
E’ una sostanza illegale che agisce sia come stimolante che come allucinogeno,
producendo un effetto energizzante, così come distorsioni temporali e percettive e un
maggior piacere delle esperienze tattili. In genere, l’ecstasy, viene assunta per via
orale, sotto forma di pastiglie o capsule e i suoi effetti hanno durata che va dalle 3
alle 6 ore circa. La dose media riferita è di una/due pastiglie. Non di rado chi ne fa
uso ne assume una seconda dose nel momento in cui cominciano a svanire gli effetti.
L’ecstasy può avere effetti sul cervello alterando l’attività dei neurotrasmettitori, che
rendono possibile la comunicazione tra le cellule nervose in molte aree del cervello.
Inoltre, può interferire con la capacità di regolazione della temperatura corporea e
questo ha portato, in rare occasioni, a conseguenze mediche gravi, inclusa la morte.
Nonostante l’MDMA sia nota universalmente tra i consumatori come ecstasy, i
ricercatori hanno scoperto che numerose pastiglie non contengono soltanto MDMA,
ma anche una serie di altre sostanze o combinazioni delle stesse che possono essere
altrettanto dannose. Sostanze adulteranti riscontrate nelle pastiglie di ecstasy
acquistate per strada includono metamfetamina, caffeina, destrometorfano (prodotto
da banco per sedare la tosse), efedrina (sostanza stimolante utilizzata anche per il
controllo del peso), cocaina. Inoltre come per numerose altre sostanze d’abuso,
l’ecstasy raramente viene utilizzata da sola (spesso associata all’alcol e alla
marijuana).
L’ECSTASY
Breve storia dell’ecstasy
L’MDMA venne sviluppata in Germania agli inizi dl ‘900 come composto
precursore da utilizzare per la sintesi di altri prodotti farmaceutici. Durante gli
anni ’70 negli Stati Uniti alcuni psichiatri iniziarono a utilizzare l’ecstasy come
strumento psicoterapeutico nonostante la sostanza non fosse mai stata sottoposta
a sperimentazioni cliniche e non avesse avuto l’approvazione per un suo utilizzo
sugli esseri umani. Tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli anni ’80 l’ecstasy ebbe
un piccolo seguito tra gli psichiatri e alcuni la chiamarono persino “la penicillina
dell’anima” poiché sembrava favorire la comunicazione nei colloqui con i
pazienti, e si diceva che permettesse, a chi ne faceva uso di giungere alla soluzione
dei propri problemi. Fu inoltre in quel periodo che l’ecstasy iniziò ad essere
reperibile in strada. Soltanto alla fine del 2000 venne approvata la prima piccola
sperimentazione clinica per stabilire se la sostanza poteva essere utilizzata in
modo sicuro in condizioni attentamente monitorate per trattare il disturbo post –
traumatico da stress. Nel 1985 le autorità americane bandirono la sostanza
collocandola nella lista dei farmaci privi di dimostrata efficacia terapeutica.
L’ECSTASY
Chi abusa di ecstasy

L’ecstasy ha inizialmente raggiunto la popolarità tra gli adolescenti e i giovani


adulti nel mondo delle discoteche o nei party conosciuti come raves (party che
possono proseguire ininterrottamente per tutto il weekend). Comunque
recentemente il profilo del tipico utilizzatore sta cambiando. La facilità di
reperire la sostanza l’ha portata nelle scuole e nelle università. L’ecstasy è anche
diventata una sostanza più popolare tra gli omosessuali maschi dei contesti
urbani. I dati hanno mostrato che alcuni maschi omosessuali e bisessuali
prendono l’ecstasy e altre “club drugs” (droghe generalmente assunte da
adolescenti e giovani in locali, party, discoteche e concerti). Le più comuni sono
MDMA, GHB, rohypnol, ketamina, metamfetamina e LSD. GHB e Rohipnol sono
prevalentemente depressivi del sistema nervoso centrale. A causa del loro essere
spesso incolore, insapore e inodore, è possibile vengano aggiunti a bevande e
ingeriti all’insaputa del consumatore in molti luoghi di ritrovo. Questo è
interessante, dato che l’uso di club drugs è stato associato ai comportamenti
sessuali ad alto rischio che possono portare a contrarre l’HIV o altre malattie
sessualmente trasmissibili.
L’ECSTASY
Quali sono gli effetti

L’ecstasy è diventata una droga diffusa, in parte per gli effetti piacevoli che una persona sperimenta già dopo
un’ora dall’assunzione di una sola dose. Tali effetti comprendono un senso di stimolazione mentale, calore
emozionale, empatia verso gli altri, benessere generale e diminuzione dell’ansia. Inoltre chi la usa, riferisce
un’intensificazione della percezione sensoriale come elemento peculiare. A causa delle sue proprietà stimolanti,
quando viene utilizza nei club e nelle discoteche può anche permettere di ballare per periodi prolungati. Ci sono
comunque alcuni consumatori che riferiscono effetti indesiderati immediati, tra cui ansia, agitazione e
noncuranza dei pericoli. Può provocare una serie di effetti collaterali quali, nausea, brividi, sudorazione,
digrignamento involontario dei denti, crampi muscolari e offuscamento della vista. E’ possibile anche
un’overdose di ecstasy. I sintomi possono andare dalla pressione alta, allo svenimento, agli attacchi di panico e
nei casi più gravi a una mancanza di coscienza e convulsioni. Uno degli effetti collaterali più significativi, sebbene
raro, è l’ aumento della temperatura corporea (ipertermia). Inoltre negli individui sensibili si può manifestare
disidratazione, ipertensione e infarto. Nelle ore successive all’assunzione, si verifica nell’individuo una
significativa riduzione delle capacità mentali. Questi effetti, in particolare quelli che interessano la memoria,
possono durare anche più di una settimana, in chi ne fa un uso regolare. La riduzione in modo rilevante della
capacità di elaborare le informazioni mette in evidenza i potenziali pericoli legati all’esecuzione di abilità
complesse o che richiedono abilità particolari (per esempio guidare). Nel corso della settimana successiva a un
uso moderato di ecstasy, molti consumatori riferiscono una serie di sensazioni che vanno dall’ansia,
all’incapacità di stare fermi, all’irritabilità, alla tristezza, che in alcuni individui può portare a gravi forme di
depressione. Nei consumatori abituali sono stati osservati anche livelli di ansia molto elevati, impulsività,
aggressività, disturbi del sonno, mancanza di appetito e ridotto interesse verso il sesso. Alcuni di questo disturbi
potrebbero non essere direttamente attribuibili all’ecstasy, ma potrebbero essere riconducibili ad altre sostanze
spesso utilizzate in associazione con essa quali la cocaina e la marijuana o altre sostanze adulteranti contenute
nelle pastiglie.
L’ECSTASY
Quali sono gli effetti sul cervello

L’ecstasy agisce sul cervello aumentando l’attività di almeno tre


neurotrasmettitori: la serotonina, la dopamina e la norepinefrina. La serotonina
gioca un ruolo molto importante nella regolazione dell’umore, del sonno, del
dolore, dell’emozione, dell’appetito e di altri comportamenti. L’eccessivo rilascio di
serotonina determina quell’innalzamento del tono dell’umore che viene riferito dai
consumatori, ma che si trasforma diversi giorni dopo l’assunzione, in
comportamenti negativi. Gli studi hanno dimostrato che alcuni forti consumatori
sperimentano confusione, depressione e indebolimento dei processi di attenzione e
della memoria. Studi tomografici nei consumatori hanno mostrato cambiamenti
nell’attività cerebrale in aree che riguardano la conoscenza, le emozioni e la
funzione motoria. Una diagnosi certa è però ancora estremamente complessa,
perché deve tener conto di una serie di ulteriori altri dati relativi alla storia
personale, clinica e tossicologica del soggetto. I potenziali effetti collaterali
dell’ecstasy sullo sviluppo del feto devono destare invece grande preoccupazione.
Gli studi comportamentali sugli animali hanno riscontrato rilevanti effetti negativi
sulle capacità di apprendimento e sulla memoria. L’ecstasy può anche dare
dipendenza.
L’ECSTASY
Quali i possibili interventi
Dato che il contesto sociale sembra giocare un ruolo importante, il ricorso a
programmi di prevenzione potrebbe essere un efficace approccio. Fornire
accurate informazioni scientifiche sugli effetti è molto importante se si
desidera ridurre l’effetto di questa droga. Non esistono trattamenti specifici per
l’uso di ecstasy. I trattamenti più efficaci per l’abuso e la dipendenza delle
sostanze sogno gli interventi cognitivo – comportamentali finalizzati ad aiutare
a modificare i pensieri, le aspettative e i comportamenti del paziente e ad
aumentare le abilità nel fronteggiare i fattori stressanti della vita. Non sono
disponibili attualmente trattamenti farmacologici; gli antidepressivi possono
essere d’aiuto nel combattere i sintomi depressivi riscontrabili spesso nei
consumatori che interrompono l’assunzione.
GLI ALLUCINOGENI
Che cosa sono
Nel 1938, presso la casa farmaceutica “Sandoz” in Svizzera, il chimico Albert Hofmann è stato il
primo a sintetizzare l’LSD. Lo scienziato stava conducendo delle ricerche sulle possibili
applicazioni mediche di vari composti dell’acido lisergico derivati dalla segale cornuta, un fungo
che si sviluppa nella segale. Cercando composti di valore terapeutico, Hofmann creò più di due
dozzine di molecole sintetiche derivate dalla segale cornuta. La venticinquesima fu chiamata
LSD-25. Cinque anni dopo la creazione della droga, Hofmann ne ingerì, accidentalmente, una
piccola quantità e sperimentò una serie di effetti sensoriali tremendi. “I miei contorni, si sono
trasformati nei modi più terrificanti. Tutte le cose nella stanza roteavano attorno, gli oggetti
familiari e i mobili assumevano forme grottesche, minacciose. Erano in movimento continuo,
animati, come se fossero guidati da un’inquietudine interna. Anche peggio di queste trasformazioni
demoniache del mondo esterno erano le alterazioni che io ho percepito di me stesso, nel mio io.
Ogni sforzo della mia volontà, ogni tentativo di porre fine alla disintegrazione del mondo esterno e
la dissoluzione del mio ego sembrava vano. Un demone mi aveva invaso e aveva preso possesso del
mio corpo, mente e anima”. Gli allucinogeni sono sostanze che provocano allucinazioni,
distorsioni profonde nella percezione della realtà. Sotto l’influenza di questa sostanza l’individuo
vede immagini, sente suoni e prova sensazioni tattili che sembrano vere ma non corrispondono
alla realtà del mondo esterno. Alcuni allucinogeni producono anche delle oscillazioni rapide ed
intense nelle emozioni. Interferiscono nel controllo del comportamento, del sistema percettivo e
regolatorio dell’umore, della fame, della temperatura corporea, del comportamento sessuale, del
controllo muscolare e della percezione sensoriale.
GLI ALLUCINOGENI
Cosa sono le droghe dissociative

Le droghe come la PCP (fenciclidina) e la ketamina, inizialmente usate come anestetici


generali in chirurgia, producono distorsioni delle percezioni visive e sonore e sensazioni di
distacco -dissociazione- dall’ambiente e da se stessi. Queste alterazioni mentali non sono
allucinazioni, pertanto la PCP e la ketamina sono più propriamente denominate “anestetici
dissociativi”. Il destrometorfano, un comune farmaco antitosse può, ad alte dosi, produrre
effetti simili a quella della PCP e della ketamina. Le droghe dissociative agiscono alterando la
distribuzione del glutammato nel cervello. Il glutammato è coinvolto nella percezione del
dolore, nelle risposte agli stimoli esterni e nella memoria.

Perché le persone assumono allucinogeni

Le droghe allucinogene sono presenti nella storia dell’uomo da migliaia di anni. Molte culture,
dai tropici fino all’artico, hanno utilizzato delle piante per provocare stati di distacco dalla
realtà e per precipitare in visioni, che credevano potessero offrire introspezioni mistiche.
Storicamente, le piante allucinogene furono molto usate nei rituali sociali e religiosi e la loro
disponibilità fu limitata dal clima e dalle condizioni del terreno. Dopo lo sviluppo dell’LSD, in
composto sintetico che può essere fabbricato ovunque, l’abuso di queste sostanze divenne
molto più esteso e dagli anni sessanta è cresciuto drammaticamente. Da quando si è stabilito
che non ne esiste un uso medico, tutto l’uso dell’LSD è illegale.
GLI ALLUCINOGENI
Le caratteristiche fisiche dell’LSD
L’LSD è una sostanza trasparente o bianca, inodore, solubile in acqua e sintetizzata
dall’acido lisergico, un composto derivato da un fungo della segale. L’LSD tra le
droghe conosciute, è la più potente per le sue capacità di alterare le percezioni: dosi
orali di soli 30 microgrammi possono produrre effetti che durano da sei a dodici
ore. Viene prodotto inizialmente in forma cristallina. Il cristallo puro può essere
schiacciato in polvere e mescolato con agenti leganti per produrre tavolette note
come “microdots” oppure sottili quadretti di gelatina chiamati “vetri”; più
comunemente viene dissolto, diluito e poi applicato su carta o su altri materiali. La
forma più comune dell’LSD è l’acido di carta assorbente, fogli di carta messi a
bagno nell’LSD e tagliati in piccoli francobolli per dosi individuali. Le variazioni
nella produzione e la presenza di contaminanti possono produrre LSD che varia da
trasparente a bianco, nella forma più pura, a marrone o nero. L’LSD
incontaminato comincia a degradare e a scolorire poco tempo dopo la sua
produzione e di conseguenza, gli spacciatori spesso lo applicano sulla carta colorata
per impedire che l’acquirente possa capire la purezza e l’età della droga.
GLI ALLUCINOGENI
Gli effetti

Il meccanismo preciso con il quale l’LSD altera le percezioni è ancora poco chiaro. Studi di laboratorio indicherebbero
che l’LSD, come le piante allucinogene, agisce su certi gruppi di recettori di serotonina e che i suoi effetti sono molto
spiccati in due regioni del cervello. Generalmente gli effetti cominciano da 30 a 90 minuti dopo l’assunzione e possono
durare fino a 12 ore. I consumatori chiamano le esperienze “trips” (viaggi) e le esperienze avverse e acute “bad trips”
(viaggi cattivi). Anche se la maggior parte dei trips includono sia aspetti piacevoli che sgradevoli, gli effetti della droga
sono imprevedibili e possono variare a seconda della quantità ingerita, della personalità del soggetto, del suo umore,
delle sue aspettative e dell’ambiente. I consumatori possono provare degli effetti fisiologici quali, aumento della
pressione sanguigna e del battito cardiaco, vertigini, perdita dell’appetito, bocca asciutta, sudorazione, nausea,
intirizzimento e tremori; ma gli effetti più notevoli di questa droga riguardano le emozioni e i sensi. Le emozioni
possono oscillare rapidamente dalla paura all’euforia, con transizioni così rapide da avere la sensazione di provare
molte emozioni simultaneamente. L’LSD ha anche effetti drammatici sui sensi. I colori, gli odori, i suoni e le altre
sensazioni sembrano essere estremamente intensificati. In certi casi le percezioni sensoriali possono mescolarsi, in un
fenomeno noto come sinestesia nel quale la persona sembra udire e sentire i colori e vedere i suoni. Le allucinazioni
distorcono o trasformano le forme e i movimenti; possono anche generare la percezione che il tempo passi molto
lentamente o che il corpo stia cambiando forma. I consumatori sviluppano rapidamente un elevato grado di tolleranza
agli effetti della droga e dopo un uso ripetuto hanno bisogno di dosi crescenti per produrre gli stessi effetti. La
tolleranza è di breve durata e scompare se il soggetto smette di assumere la droga per diversi giorni. Non risulta nessuna
evidenza che l’LSD generi sintomi di astinenza se un uso cronico viene interrotto. Ci sono due effetti a lungo termine
associati all’uso di questa droga: il disturbo psicotico indotto da allucinogeni e il disturbo percettivo persistente da
allucinogeno.
GLI ALLUCINOGENI
Il disturbo psicotico indotto da allucinogeni

Gli effetti dell’LSD possono essere descritti come una psicosi indotta da droga: distorsione o disgregazione
della capacità della persona di riconoscere la realtà, di pensare in modo razionale o di comunicare con gli
altri. Alcuni consumatori riportano effetti psicologici devastanti che persistono dopo la fine del trip, con la
produzione di uno stato simile ad un disturbo psicotico di lunga durata. La psicosi persistente indotta da
LSD può manifestarsi con oscillazioni drammatiche, dalla mania alla depressione profonda con forti
disturbi della percezione visiva e allucinazioni. Questi effetti possono durare per anni e colpire persone con
nessuna storia clinica di questo tipo e nessun altro sintomo di disturbo psicologico.

Il disturbo percettivo persistente da allucinogeno

Alcuni ex consumatori riportano esperienze conosciute in gergo come “flashback” e definite nel mondo
medico con la sigla HPPD. Questi episodi sono ritorni periodici spontanei, ripetuti e talvolta continui, delle
distorsioni sensoriali originariamente prodotte dall’LSD. L’esperienza può includere allucinazioni, ma
generalmente consiste in disturbi visivi, come vedere movimenti illusori sui limiti del campo visivo, bagliori
brillanti o colorati e aloni o scie attaccate agli oggetti in movimento. Questa condizione è tipicamente
persistente e in alcuni casi rimane immutata per anni anche dopo la sospensione dell’uso. Poiché i sintomi
di HPPD possono essere confusi con altri disturbi neurologici come l’ictus o tumori cerebrali, può
succedere che i pazienti consultino diversi medici prima che il disturbo sia correttamente diagnosticato.
Non c’è nessuna terapia consolidata per gli HPPD, anche se alcuni farmaci antidepressivi possono ridurre i
sintomi. La psicoterapia può essere importante.
GLI ALLUCINOGENI
Le droghe dissociative - Forme ed effetti della fenciclidina PCP

La PCP, sviluppata negli anni cinquanta come anestetico endovenoso per la chirurgia, è classificata come anestetico dissociativo. I
suoi effetti sedativi ed anestetici producono uno stato simile ad una “trance” e i pazienti provano l’esperienza fuori dal corpo e
distaccati dal loro ambiente. La PCP fu usata in medicina veterinaria ma il suo uso umano non è mai stato approvato a causa di
problemi emersi durante gli studi clinici, inclusi il delirio e l’agitazione estrema provata dai pazienti quando si svegliavano
dall’anestesia. Negli anni sessanta la PCP in forma di pastiglie venne largamente abusata, ma l’impennata del suo uso illecito
diminuì rapidamente quando gli assuntori diventarono insoddisfatti per la lunga attesa tra l’assunzione della droga e gli effetti e
l’imprevedibile e spesso violento comportamento associato al suo uso. La PCP in polvere, nota come “ozone”, “rocket fuel”, “love
boat”, “hog”, “embalming fluid”, o “superweed”, è comparsa negli anni settanta. Nella sua forma in polvere, la droga viene sparsa
sulla marijuana, sul tabacco, o sul prezzemolo e poi fumata e in questo caso gli effetti si sentono rapidamente. A volte i consumatori
assumono la PCP sniffandone la polvere o ingoiandola in forma di tavoletta. Normalmente la polvere di PCP è cristallina e bianca,
ma può essere colorata con coloranti solubili in acqua o a volte in alcol. Sniffata o fumata, la PCP passa rapidamente al cervello dove
interferisce con la funzione dei recettori che hanno un ruolo notevole nella percezione del dolore, nelle attività cognitive, incluse
l’apprendimento e la memoria e nelle emozioni. Nel cervello la PCP altera anche le azioni della dopamina, un neurotrasmettitore
responsabile dell’euforia e il rush (slancio d’eccitazione) associato a molte droghe. A dosi basse (5mg o meno), gli effetti includono
respirazione poco profonda e rapida, aumento della pressione sanguigna e del battito cardiaco e aumento della temperatura
corporea. Dosi di 10mg o superiori, provocano alterazioni pericolose nella pressione del sangue, nel battito cardiaco e nel respiro,
spesso si accompagnano nausea, visione confusa, vertigine e consapevolezza ridotta del dolore. Le contrazioni muscolari possono
provocare movimenti non coordinati e delle posture bizzarre. In casi gravi, le contrazioni possono dare luogo a frattura ossea o a
insufficienza renale. Dosaggi molto elevati possono provocare convulsioni, coma, ipertermia e morte. Gli effetti della PCP sono
imprevedibili. Si sentono pochi minuti dopo l’assunzione e durano per diverse ore. Alcuni utilizzatori segnalano di aver sentito gli
effetti anche per più giorni. Un solo episodio di assunzione può produrre sensazioni di distacco dalla realtà, incluse distorsioni dello
spazio, del tempo, dell’immagine corporea, mentre altri episodi possono produrre allucinazioni, panico e paura. In alcuni casi
vengono riportate sensazioni di invulnerabilità e anche di forza fisica quasi sovraumana. Gli assuntori possono diventare
gravemente disorientati, violenti o suicidi. L’uso ripetuto può dare luogo a dipendenza e studi recenti indicherebbero che tale uso
ripetuto e prolungato può provocare una sindrome d’astinenza con la sospensione. I sintomi quali la perdita della memoria e la
depressione possono persistere anche per un anno dopo che un utilizzatore cronico smette di assumerla.
GLI ALLUCINOGENI
Natura ed effetti della ketamina

La ketamina (“K”, “special k” e “valium per gatto”) è un anestetico dissociativo che si è


sviluppato nel 1963 per sostituire la PCP ed è di uso corrente in anestesia umana e nella
medicina veterinaria. Una grande parte della ketamina venduta illegalmente proviene
dagli ambulatori veterinari. Anche se la sostanza è fabbricata come liquido iniettabile, la
ketamina viene fatta generalmente evaporare per produrre polvere da sniffare o delle
pastiglie. La struttura chimica, il suo meccanismo d’azione e i suoi effetti sono molto
simili a quelli della PCP ma la ketamina è molto meno potente e agisce per molto meno
tempo. Gli utilizzatori segnalano sensazioni che variano dall’impressione piacevole di
galleggiare all’illusione di essere separati dal corpo. Alcune esperienze comportano una
sensazione terrificante di distacco sensoriale che viene descritta come un’esperienza di
essere vicini alla morte. Queste esperienze, analoghe ai bad trips (cattivi viaggi)
dell’LSD, vengono chiamati “K-hole”. Essendo inodore e insapore, la ketamina può
essere mescolata alle bevande senza lasciare tracce visibili e provoca amnesia. A causa
di queste proprietà è spesso somministrata a vittime inconsapevoli e usata per
commettere abusi sessuali.
GLI ALLUCINOGENI
Natura ed effetti del destrometorfano

Il destrometorfano (a volte chiamato “DXM” o “robo”) è un ingrediente (o principio attivo) presente


nei calmanti per la tosse acquistabile in farmacia senza ricetta. Come la PCP e la ketamina, agisce
da antagonista dei recettori che si occupano della percezione delle dolore, dell’attività cognitiva e
delle emozioni. La fonte più comune del destrometorfano come droga d’abuso è lo sciroppo “extra-
forte” antitosse che tipicamente contiene una dose di principio attivo di 3mg per millilitro di
sciroppo. Alle dosi raccomandate per il trattamento della tosse (da 5 a 10 ml di sciroppo pari a 15 –
30mg di destrometorfano) questi composti sono sicuri ed efficaci. A dosaggi molto più elevati ( per
esempio assumendo circa 120 ml di sciroppo, pari a 360 mg di destrometorfano), il destrometorfano
produce effetti dissociativi simili a quelli della PCP e della ketamina. Gli effetti variano con la dose
e gli utilizzatori descrivono una serie di livelli distinti, correlati alla dose, che variano da un lieve
effetto stimolante con leggere distorsioni delle percezioni visive a dosaggi di circa 60 ml di sciroppo
ad un senso di dissociazione completa dal corpo con dosi di 300 ml di sciroppo o più. Generalmente
gli effetti durano 6 ore. Le preparazioni mediche vendute in farmacia contenenti il destrometorfano
spesso contengono anche l’antistamina e dei decongestionanti. Alte dosi di queste sostanze
aumentano molto i rischi associati all’abuso di destrometorfano.
GLI INALANTI
Che cosa sono
Gli inalanti sono sostanze volatili che producono vapori chimici
che, se inalati, inducono un effetto psicoattivo o uno stato di
alterazione mentale. Anche se vi sono altre sostanze che possono
essere inalate, il termine inalanti viene utilizzato per indicare una
serie di sostanze la cui caratteristica principale è l’assunzione
quasi esclusiva per inalazione. Questa definizione comprende
un’ampia gamma di prodotti chimici differenti che possono avere
diversi effetti farmacologici; di conseguenza, è difficile farne una
classificazione precisa. Si possono individuare quattro categorie
generali di inalanti: i solventi volatili, gli aerosol, i gas e i nitriti,
in base alla forma in cui sono spesso reperibili nei prodotti
domestici, industriali e medici.
GLI INALANTI
 I solventi volatili sono liquidi che evaporano a temperatura ambiente. Sono presenti in un gran numero di
prodotti economici e facilmente reperibili, utilizzati comunemente a scopi domestici e industriali. Questi
includono i diluenti e i solventi per vernici e prodotti per sverniciare, liquidi per lavaggio a secco, benzine, colle,
fluidi correttori e liquidi vari.

 Gli aerosol sono nebulizzatori che contengono propulsori e solventi. Questi includono vernici, spray,
atomizzatori per deodoranti e lacche per capelli, nebulizzatori di olio vegetale per cucinare e nebulizzatori per
proteggere i tessuti.

 Tra i gas abbiamo gli anestetici usati in ambito medico, come anche i gas che si usano in prodotti domestici o
commerciali. I gas anestetici includono etere, cloroformio, alitano e protossido di azoto, comunemente
conosciuto come “gas esilarante”. Quest’ultimo è il più abusato. Tra i prodotti casalinghi e commerciali che
contengono gas si trovano gli accendini alimentati a butano, bombolette di gas propano, spray e refrigeranti.

 I nitriti vengono spesso considerati una speciale classe di inalanti. A differenza di molti altri inalanti che
agiscono direttamente sul sistema nervoso centrale, i nitriti principalmente dilatano i vasi sanguigni e rilassano la
muscolatura. Mentre altri inalanti vengono utilizzati per modificare l’umore, i nitriti sono utilizzati
principalmente per migliorare le prestazioni sessuali. I nitriti comprendono: il nitrato di ciclo esile, il nitrito di
isoamile e il nitrito isobutile. Il nitrito di ciclo esile è presente nei deodoranti per ambienti. Il nitrito di amile
viene usato in determinate procedure diagnostiche e viene prescritto ad alcuni pazienti per i dolori cardiaci.
Distribuite illegalmente, le ampolle di nitrito di amile vengono chiamate “poppers” o “snappers”. Il nitrito di
butile è una sostanza illegale che viene spesso confezionata e veduta in piccole bottiglie note anch’esse come
“poppers”.
GLI INALANTI
Come riconoscere chi fa uso di inalanti
Il modo migliore per interrompere l’uso di inalanti prima che sia causa di seri problemi
alla salute consiste in un’identificazione precoce e in un altrettanto precoce intervento. I
genitori, gli educatori, i medici di famiglia così come altri operatori sanitari, dovrebbero
essere allertati dai segnali di seguito riportati, che potrebbero essere sintomatici di un
serio problema di abuso di sostanze inalanti:

 Alito e abiti odorosi di sostanze chimiche;


 Macchie di vernice e altri sostanze coloranti su viso, mani o abiti;
 Bombolette vuote di vernice spray e bottiglie di solventi nascoste; pezzi di stoffa o abiti
intrisi di sostanze chimiche;
 Stato di ubriachezza o confusionale;
 Linguaggio incomprensibile;
 Nausea o mancanza di appetito;
 Incapacità di concentrarsi, mancanza di coordinazione, irritabilità e depressione.
GLI INALANTI
In che modo vengono utilizzati

Gli inalanti possono essere assunti per via nasale o per via orale in vari modi:
 Attraverso lo sniffo di esalazioni da contenitori;
 Inalando aerosol direttamente nel naso o in bocca;
 Convogliando i vapori da sniffare o inalare in sacchetti di plastica o di carta;
 Aspirando in bocca i vapori provenienti da stracci imbevuti da sostanze inalanti;
 Inalando da palloncini riempiti di ossido nitroso.

Le sostanze chimiche inalate vengono rapidamente assorbite attraverso i polmoni nel flusso
sanguigno e distribuite velocemente al cervello e ad altri organi. Dopo alcuni minuti
dall’inalazione, si ha l’intossicazione congiuntamente ad altri effetti simili a quelli prodotti
dall’alcol. Tra questi: linguaggio incomprensibile, incapacità di coordinare i movimenti, stato
euforico e senso di stordimento. Inoltre chi ne fa uso potrebbe provare stati deliranti,
allucinatori e illusori come la convinzione di poter volare. Poiché l’intossicazione dura
soltanto alcuni minuti, capita spesso che si cerchi di prolungare gli effetti piacevoli
continuando l’inalazione per diverse ore, pratica questa che risulta essere particolarmente
pericolosa. Con le successive inalazioni, si possono manifestare stati di incoscienza e persino
morte. Nella migliore delle ipotesi, si sperimenta una minor inibizione ed un minor
autocontrollo. Dopo un uso pesante di inalanti, è possibile che ci si senta stanchi per diverse
ore e che si avverta un mal di testa latente.
GLI INALANTI
Quali sono gli effetti a breve e a lungo termine
Benché le sostanze chimiche che si trovano negli inalanti possono produrre
vari effetti farmacologici, la maggioranza degli inalanti produce euforia
rapida che assomiglia all’intossicazione alcolica, caratterizzata da
un’eccitazione iniziale, seguita poi da sonnolenza, disinibizione,
stordimento e agitazione. Se vengono inalate sufficienti quantità, quasi
tutti i solventi e i gas producono anestesia, una diminuzione della
sensibilità percettiva e possono condurre persino ad uno stato di
incoscienza. Le sostanze chimiche contenute nei solventi, nei gas e negli
aerosol possono produrre una varietà di altri effetti durante o poco dopo il
loro uso. Questi effetti possono includere: aggressività, apatia,
deterioramento cognitivo e il non adeguato funzionamento sul lavoro o in
situazioni sociali, nausea, sonnolenza, balbuzie, letargia, riflessi rallentati e
debolezza muscolare generalizzata.
GLI INALANTI
Quali sono le conseguenze mediche

Coloro che abusano di inalanti corrono il rischio di soffrire di tutta una serie di conseguenze mediche devastanti.
L’inalazione prolungata di composti chimici altamente concentrati può indurre aritmia provocando un arresto cardiaco e
la morte in pochi minuti. Questa sindrome, nota come morte istantanea per inalazione, può essere provocata anche da
una singola assunzione di inalanti. L’abuso di inalanti può causare la morte anche in altri modi:
 Asfissia da inalazioni ripetute che portano ad alte concentrazioni di fumi inalati che sostituiscono l’ossigeno disponibile nei polmoni;
 Soffocamento bloccando l’entrata di aria nei polmoni quando si inalano i vapori da una borsa di plastica messa sulla testa;
 Soffocamento da vomito inalando il vomito prodotto dopo aver usato inalanti;
 Ferita mortale per incidenti, includendo le morti per incidenti automobilistici.

Le ricerche realizzate sugli animali e sugli esseri umani mostrano come la maggior parte degli inalanti sia altamente
tossica. Forse l’effetto più nocivo è il danno estensivo e di lunga durata al cervello e altre parti del sistema nervoso che
includono il controllo cognitivo, motorio, visivo e uditivo. Le anormalità cognitive possono andare da un lieve
deterioramento fino a una demenza severa. Gli inalanti sono tossici anche per altri organi (cuore, polmoni, fegato e
reni). Anche se alcuni danni al sistema nervoso o ad altri organi sono più o meno reversibili quando cessa l’abuso,
molte altre sindromi sono irreversibili. L’abuso degli inalanti è altamente rischioso durante la gravidanza. I nitriti
vengono utilizzati generalmente dai ragazzi in tarda adolescenza e dagli adulti per lo più per aumentare il piacere
sessuale. L’abuso di queste sostanze in questi contesti è associato a pratiche sessuali poco sicure che accrescono
fortemente il rischio di contrarre malattie infettive. Le ricerche su animali aumentano la possibilità che ci possa essere
un legame tra l’abuso di nitriti inalanti e lo sviluppo e la progressione di infezioni e tumori. Ricerche scientifiche
dimostrano infatti che i nitriti indebolirebbero il sistema immunitario.
LA MARIJUANA
Che cos’è
La marijuana in inglese spesso chiamata “pot”, “weed”, “grass”,
“mary jane” o “mj”, è una miscela verdastro-grigia di foglie, gambi
semi e fiori di canapa – Cannabis sativa – essicati e tagliuzzati. La
maggior parte dei consumatori fuma marijuana sotto forma di
sigarette fatte a mano, chiamate anche “joints” (spinelli), altri usano
pipe o pipe d’acqua (bongs). Si sono diffusi anche i sigari di marijuana
(blunts) realizzati sostituendo il tabacco con la marijuana spesso
mescolata ad altre droghe come crack e cocaina. La marijuana viene
usata anche per preparare il the e a volte come ingrediente nei cibi. Il
principale principio attivo nella marijauna è il delta-9-
tetraidrocannabinolo (THC) responsabile degli effetti psicoattivi della
droga. L’ammontare di THC (che è anche il principio attivo
dell’hashish) determina la potenza e, perciò, gli effetti. Tra il 1980 e il
1997, la quantità di THC è aumentata drammaticamente nella
marijuana.
LA MARIJUANA
Come agisce sul cervello
Quando la marijuna viene fumata, il suo principio attivo
(THC) passa rapidamente dai polmoni a tutto il corpo incluso
il cervello, attraverso il flusso sanguigno. Nel cervello, il THC
si lega a siti specifici chiamati recettori dei cannabinoidi
situati sulle cellule nervose ed esercita un’influenza sulla loro
funzione. I recettori dei cannabinoidi si trovano soprattutto
nelle zone del cervello che regolano il movimento, la
coordinazione, l’apprendimento, la memoria e le funzioni
cognitive complesse come il giudizio e il piacere.
LA MARIJUANA
Quali sono gli effetti acuti derivati dall’uso

Gli effetti della marijuana si manifestano subito dopo l’ingresso della droga nel cervello e durano da una a
tre ore. Se la droga viene assunta attraverso il cibo o le bevande, gli effetti a breve termine si manifestano
più lentamente, di solito dopo mezz’ora o un’ora e durano di più, anche fino a 4 ore. Fumare marijuana
porta ad un rilascio di THC nel sangue di gran lunga maggiore rispetto all’assunzione attraverso cibo o
bevande. Pochi muniti dopo l’inalazione del fumo, il cuore comincia a battere più rapidamente, le vie
bronchiali si rilassano e si dilatano e i vasi sanguigni negli occhi si espandono facendoli arrossire. Il battito
cardiaco, normalmente 70/80 battiti al minuto, può avere un aumento di 20/50 battiti al minuto o, in altri
casi, può perfino raddoppiare. Quest’effetto può aumentare se con la marijuana vengono assunte altre
droghe. Come quasi tutte le droghe, quando il THC entra nel cervello produce immediatamente euforia
agendo sul sistema di gratificazione e stimolando così il piacere. Si possono provare sensazioni di questo
tipo: i colori e i suoni possono sembrare più intensi e il tempo sembra passare più lentamente. Si ha una
mancata salivazione e improvvisamente ci si può sentire molto affamati e assetati. La mani possono
tremare e diventare fredde. Dopo la fase iniziale, l’euforia passa e possono verificarsi sonnolenza e
depressione. Qualche volta, l’uso provoca paura, ansia, diffidenza nei confronti degli altri o panico. L’uso
della marijuana danneggia l’abilità di una persona a memorizzare eventi, a richiamarli e a spostare
l’attenzione da una cosa all’altra. Il THC diminuisce anche la coordinazione e l’equilibrio. A causa degli
effetti sul cervello e sull’organismo in genere, l’inebriamento causato dalla marijuana può essere causa di
incidenti. Secondo alcuni studi, una dose modesta di marijuana da sola può influire negativamente sulla
capacità di guidare; tuttavia, gli effetti di una dose bassa di droga assunta in combinazione con alcol sono
decisamente più forti rispetto ad un’assunzione di sola marijuana o di solo alcol.
LA MARIJUANA
Gli indici misurati relativi alla capacità di guidare includevano il tempo di reazione, la
frequenza di ricerca visuale (dove il conducente controlla le strade laterali) e l’abilità di
percepire e/o rispondere a variazione nella velocità di altri veicoli. I consumatori che hanno
assunto dosi elevate possono provare psicosi tossica acuta con la presenza di allucinazioni,
illusioni e depersonalizzazione (perdita del senso dell’identità personale). Anche un uso non
frequente di marijuana può provocare bruciore e irritazione in bocca e nella gola, spesso
accompagnato da una tosse pesante. Un individuo che fuma marijuana regolarmente può
essere soggetto a molti degli stessi problemi respiratori che colpiscono i fumatori di tabacco:
tosse abituale e produzione di catarro, una più alta frequenza delle malattie respiratorie acute,
un più elevato rischio di infezioni ai polmoni e una tendenza a soffrire di ostruzione delle vie
aeree. Fumare marijuana può favorire anche l’insorgere di un cancro del tratto respiratorio e
dei polmoni, perché contiene agenti irritanti e cancerogeni. Il THC danneggia inoltre la
capacità del sistema immunitario di combattere malattie infettive e cancro. Il danno che la
marijuana provoca alla memoria a breve termine sembra essere dovuto al fatto che il THC
altera il modo in cui l’ippocampo elabora le informazioni. Man mano che le persone
invecchiano, normalmente perdono neuroni nell’ippocampo e diminuisce così la loro capacità
di ricordare eventi. L’esposizione cronica al THC può accelerare la perdita dei neuroni. La
letteratura dimostra chiaramente che l’uso di marijuana causa problemi nella vita quotidiana
e peggiora problemi personali già esistenti. L’uso di marijuana in gravidanza inoltre po’
danneggiare lo sviluppo del bambino. A lungo termine questa sostanza può condurre alcuni
soggetti a dipendenza e di conseguenza i sintomi di astinenza possono rendere la cessazione
dell’uso difficile. Le persone che tentano di smettere provano irritabilità, difficoltà a dormire,
ansia e aumento dell’aggressività.
LA MARIJUANA
Quali sono le terapie disponibili
I programmi di trattamento sono pochi, in parte perché molte
delle persone che usano marijuana lo fanno in combinazione
con altre droghe. Attualmente non ci sono farmaci disponibili
per trattare l’abuso di marijuana. Recenti scoperte sui recettori
di THC danno comunque la speranza che gli scienziati
possano sviluppare farmaci che inibiscono gli effetti inebrianti
del THC. E’ probabile che tali farmaci possano essere usati per
prevenire ricadute o per eliminare la sua attrattiva.
L’HASHISH
Cos’è
È una sostanza stupefacente psicotropa, derivata dalle infiorescenza femminili
di Cannabis (canapa) i cui effetti sono dovuti principalmente al THC in essa
contenuto (in quantità maggiori rispetto alla marijuana) il nome Hashish
deriva dall’arabo asis “erba”, mentre secondo un’ipotesi che non gode tuttavia
del consenso di tutti gli studiosi, da un gruppo di ismaeliti, che di hashish
avrebbero fatto uso, la parola araba significherebbe “assassino”. Si dice infatti
che proprio questa sostanza venisse data a sicari ed esecutori per allontanare
l’ansia e portarli senza difficoltà a compire omicidi politici. Il pezzo di Hashish
viene comunemente chiamato “fumo”.

E’ ricavato dalla lavorazione della cannabis sativa oppure della cannabis


indica, piante che crescono in numerose zone. Può essere coltivata in qualsiasi
luogo. Diversi a seconda dei paesi, sono i processi di estrazione e di
conseguenza le tipologie che possono essere sintetizzate con metodi diversi.
L’HASHISH

Quali sono gli effetti


Gli effetti indotti dall’uso di questa sostanza, che viene generalmente fumata insieme al
tabacco, ma può anche essere ingerita, sono svariati; hanno differente intensità a seconda del
soggetto, delle circostanze psico-fisiche in cui la si assume e dell’assuefazione del
consumatore. Oltre agli effetti collaterali comuni al consumo di tabacco, i principali effetti
sono:

Rilassamento, Euforia, soprattutto nei casi isolati e saltuari, per esempio la prima volta, Forte
diminuzione di eventuale nausea, Attenuazione della reattività fisica, Disordine delle
percezione sensoriale e delle esperienze estatiche,Temporaneo abbassamento della pressione
sanguigna con effetti pericolosi in soggetti affetti da problemi cardiaci o con malformazioni
congenite, Sensazione di alterazione delle percezioni dovute al principio attivo, Focus
cognitivo verso la distorsione della realtà, Distorsione temporanea della memoria, ma che a
lungo termine può portare a patologie quali sindrome di Alzheimer e degenerazione del
tessuto cerebrale in quei soggetti naturalmente predisposti, Aumento della fame al calare
dell’effetto (la cosiddetta fame chimica) indotta da un’errata percezione del cervello,
Secchezza delle fauci e diminuzione della salivazione, Giramento di testa, pupille dilatate e
occhi fissi (causato dall’abbassamento della pressione), Lieve sonnolenza.
L’HASHISH

Se assunto in grandi quantità potrebbe produrre:

disorientamento, nausea, senso di smarrimento, forti attacchi di tachicardia,


giramento di testa anche dopo l’effetto.

L’assunzione di derivati dalla canapa può avere inoltre pericolose interazioni


farmacologiche quando, in concomitanza con l’assunzione, si è sotto terapia
medico-farmacologica di qualsiasi tipo. Tuttavia non sono noti casi di mortalità
dovuta a complicanze causate dalla sola assunzione dell’hashish se nel fisico
non sono presenti farmaci di altro tipo che potrebbero avere un effetto
antagonistico rilevante.

Gli effetti indotti possono essere condizionati in maniera significativa anche da


due fattori psicologici: il set (lo stato d’animo di chi consuma) e il setting (la
compagnia con cui si trova e il luogo)
L’HASHISH
Usi terapeutici
La cannabis è usata per contrastare la diminuzione dell’appetito nei
pazienti affetti da AIDS a da cancro e per diminuire la nausea derivata dai
trattamenti chemioterapici e dalle irradiazioni. Inoltre causa un effetto
positivo sui soggetti affetti da glaucoma, da dolori cronici e da sclerosi
multipla e sulla sindrome di Tourette. Ad oggi, come accade per la
maggioranza delle molecole attive presenti sul mercato, sono ancora in
corso studi che accertino la validità di questi effetti. Tuttavia gli usi
terapeutici hanno radici molto antiche. In Olanda, in Spagna, in Canada e
in 19 stati degli USA l’uso della cannabis a scopo medico è consentito. In
altri paesi europei ed extraeuropei l’argomento è al centro di numerosi
dibattiti sia sul piano scientifico che su quello etico
LA DIAGNOSI PSICOLOGICA E LA CURA

 LA DIAGNOSI MULTIASSIALE

I tossicodipendenti sono generalmente presi in carico dai servizi per le tossicodipendenze


(i Ser.D), che li guidano in un percorso di diagnosi e di cura all’interno di una
prospettiva integrata costruita a partire da un percorso diagnostico dove la
multiassialità della valutazione costituisce la premessa della multidisciplinarietà
dell’intervento. Per prima cosa si effettua l’osservazione e la diagnosi dei pazienti che
giungono al servizio attraverso un protocollo di valutazione psicodiagnostica e medico
tossicologica sulla base della quale si indirizza la persona verso il trattamento più
adeguato. Il percorso diagnostico ha generalmente inizio con dei colloqui motivazionali
effettuati da un educatore professionale per approfondire la richiesta del paziente e
saggiare la sua effettiva motivazione ad intraprendere un percorso di diagnosi e cura. La
valutazione avviene attraverso la raccolta di un’anamnesi psicologica e medica accurata,
correlata alla somministrazione di test psicologici e di esami ematochimici e tossicologici
urinari.
 LA VALUTAZIONE TESTISTICA

Generalmente si somministrano test per la valutazione della personalità e per la


valutazione cognitiva. Per approfondire si possono utilizzare scale per la valutazione
dell’ansia e della depressione, reattivi proiettivi come il Rorshach.
LA PSICOTERAPIA

I trattamenti psicoterapeutici sono ampliamente utilizzati per i


disturbi da uso di sostanze e includono terapie individuali,
familiari e/o di gruppo, ciascuna con vari orientamenti. Il
termine psicoterapia viene utilizzato per descrivere un
trattamento psicologico mirato a modificare pensieri, sentimenti
e comportamenti problematici. Quando la psicoterapia viene
utilizzata nel trattamento delle dipendenze, essa deve occuparsi
dei comportamenti legati alla dipendenza e dei pensieri e
sentimenti che sembrano incoraggiarli, sostenerli o che ne sono il
risultato. Insieme agli obiettivi specifici per la dipendenza, la
psicoterapia tratta temi inerenti altri aspetti della vita dei
pazienti, sia passati che presenti, supponendo che alcuni di questi
abbiano contribuito al loro attuale uso di sostanze.
LA PSICOTERAPIA

 PSICOTERAPIA INDIVIDUALE
Molte delle tecniche e dei principi della psicoterapia impiegati con i pazienti che abusano di
sostanze sono simili a quelli utilizzati con altri pazienti. Tuttavia per curare in modo efficace
questi pazienti è importante combinare una conoscenza generale della psicoterapia con la
conoscenza della farmacologia delle sostanze di abuso, la sottocultura della dipendenza, sulla
perdita di controllo che accompagna la dipendenza e sulle conseguenze psicosociali della stessa.

 PSICOTERAPIA DI GRUPPO
L’approccio della terapia di gruppo ha rappresentato la soluzione più popolare a questo
problema e, attualmente, è l’intervento di elezione. Il gruppo ha la capacità di sostenere e
mettere a confronto, di confortare e sfidare, di coinvolgere i suoi membri in incontri che
aumentano la consapevolezza dei problemi personali e del carattere.

 PSICOTERAPIA FAMILIARE
L’abuso di sostanze ha un profondo effetto sulla famiglia e questa è un fattore cruciale nel
trattamento dell’individuo che ne fa uso. Essa rappresenta un contributo prezioso e spesso
necessario nel trattamento, in particolar modo quando è integrato in un programma
complessivo. Importante è effettuare una diagnosi della famiglia osservando i modelli
interattivi, di comunicazione, i rapporti, le alleanze e i ruoli principali, le regole e i confini, i
legami e gli stili di conflitto.
LA PSICOTERAPIA

IL COLLOQUIO MOTIVAZIONALE

Le persone con problemi di dipendenza sembrano evidenziare più di altri il


problema della compliance al trattamento. La compliance al trattamento assume
un’importanza essenziale allorchè interventi e trattamenti necessari alla persona
sono ostacolati da una scarsa aderenza, da interruzioni, da ricadute.

 I tre punti cardine del colloquio motivazionale:

 Tolleranza: è la base dell’accettazione delle persone come tali e come di fatto


sono. È rispettare l’autonomia della persona e la sua libertà di decidere se
accettare o rifiutare le indicazioni che vengono offerte.

 Direzione attiva: è la capacità dell’operatore di tagliare su misura la direzione


che sta imprimendo al colloquio, sulla capacità del paziente di tollerarla.

 Atteggiamento maieutico: arte di mettere l’interlocutore, mediante il dialogo, di


acquistare chiara coscienza delle conoscenze che si formano nella sua mente.
LA PSICOTERAPIA

I cinque principi fondamentali del colloquio motivazionale:


 Esprimere empatia: creare un clima supportivo, centrato sulla persona, nel quale il paziente trovi facilità ad
esplorare i conflitti e fronteggiare le sue difficoltà. Lo stile empatico è calore non possessivo, accurata
comprensione, è saper ascoltare senza critiche e giudizi.
 Evitare dispute e discussioni: tenere bassa la resistenza del paziente. Se durante il colloquio l’operatore
argomenta in favore del cambiamento e il paziente contro, è necessario cambiare strategia.
 Aggirare ed utilizzare la resistenza: è esperienza comune che affrontare di petto una resistenza generalmente
la rinforzi; al suo aumentare è necessario rispondere in maniera diversa. Lo scopo è quello di favorire una
situazione in cui sia possibile aiutare il paziente a formarsi nuove percezioni di sé e utilizzare l’energia che la
resistenza comporta per trasformarla in una risorsa per trovare nuove soluzioni.
 Lavorare sulle fratture interiori: le fratture interiori sono la discrepanza fra ciò che si è e ciò che si vorrebbe
essere, fra quello che si fa e quello che si vorrebbe fare. La motivazione al cambiamento nasce quando le
persone percepiscono una frattura tra il proprio comportamento e importanti obiettivi personali. Le
motivazioni a favore del cambiamento sono tali quando è il paziente stesso a definirle. Lavorare per
amplificare le fratture interiori non significa però rimproverare, biasimare e insultare.
 Sostenere l’autoefficacia: per autoefficacia si intende la fiducia di un individuo nella propria capacità di
attuare un comportamento prestabilito. La persona effettua un insieme di valutazioni rispetto alla propria
possibilità di raggiungere un obiettivo specifico in un tempo determinato. Senza un adeguato senso di
autoefficacia la percezione dei rischi legati al cambiamento fa generalmente propendere le persone verso
atteggiamenti difensivi. Un compito importante dell’operatore consiste nel sostenere la fiducia nella
possibilità di cambiare e lasciare sempre alla persona la scelta di decidere se e come cambiare. Sostenere
l’autoefficacia non significa però rassicurare, minimizzare e nascondere la verità.
IL CAMBIAMENTO

Si possono avere a disposizione


trattamenti eccellenti, tuttavia se non
vi è la partecipazione attiva della
persona, la sua accettazione e la sua
consapevolezza, non sarà possibile
ottenere nessun cambiamento che sia
significativo e durevole.

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