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Psicologia delle dipendenze

Giorgio semolini: nome importanti nell’ambito e utile per la tesi.


Tematiche:
- Dipendenza patologica e non patologica.
- Cosa porta a smettere
- Il limite come massima realizzazione del potere e limite come imposizione
- Rapporto fallimento autostima
- Droghe e dipendenze specifiche con affondi sulle dipendenze senza sostanze
- Dipendenze e dipendente nel contesto culturale
Esame:
- Orale da 20 minuti
- 3 domande: una ampia e generica su concetti più generici e teorici (es. che relazione c’è con il
fallimento, ruolo del caregiver), la seconda domanda riguarda una dipendenza specifica, la terza
domanda è un argomento a piacere, c’è una quarta domanda se il voto è incerto in positivo o negativo.

bambino che è parzialmente stabile


in quanto oscilla in base alle soddisfazioni La configurazione più
che riceve dal mondo esterno. corretta vede il bambino
sostenuto dall’adulto in modo
tale da fornirgli le
L’adulto invece possiede una base soddisfazioni. Le oscillazioni
solida su cui fare affidamento. La si situano quindi all’interno
realizzazione del potenziale stabilisce la
del bambino.
base della mia piramide dando la stabilità.

Entrambi sono soggetti ad un ambiente e la differenza sta che nel primo non ha basi per
controbattere e proteggersi, mentre l’adulto può essere scalfitto ma possiede la base per
controbattere.
Nei diversi ambienti possono esserci nido, palestra, scuola in cui vi sono nuove sollecitazioni
e nuovi soggetti che svolgono il ruolo di sostegno.
Quando questa crescita arriva all’età di 12-13 anni in cui possono subentrare forme di
sostegno che però non sono positive.

Quanto più precocemente la persona inizia ad abusare e più facilmente diviene un consumatore assiduo. La
maggior parte dei fumatori inizia tra i 13 e i 14 anni, scavalcando quell’età più difficilmente si inizia.
Nicotina: passa quasi inosservata perché gli effetti sono poco visibili, e lo stato che dà è uguale a quello di
una persona che non fuma, ma non risulta tale in quanto precedentemente si vive una lieve crisi di
astinenza. La nicotina è un eccitante lieve. È il pegno da pagare per poter sembrare più grande e
poter conformarsi all’ambiente di vita. Dimostra di avere molta presa sui ragazzi in quanto è una
delle poche cose a buon mercato che gli adulti fanno ma che dicono di non fare.
Perché si fuma? Perché si vuole trasgredire e sembrare più grande in quanto attorno a quell’età ci si trova in
un ambiente completamente diverso da quello in cui si era immersi inizialmente perciò si
cerca di affermarsi/conformarsi all’ambiente.
Per la prevenzione è utile la comprensione del tempo, in quanto fino all’età di 6-7 anni c’è l’idea di un tempo
come adesso, e non come prima e dopo.
La percezione della durata delle epoche viene maturata verso gli undici anni. Bisogna perciò ragionare sul
breve tempo per poi far comprendere il problema.

I disturbi alimentari sono costituiti da un esordio intorno alle medie in quanto il corpo cambia e non è facile
da controllare e gestire. Inoltre, diviene un canale sociale di relazione soprattutto tra pari; è dovuto anche al
fattore dell’andare bene a me (polo piccolo in via di sviluppo) e dell’andare bene all’altro (non è più legato
alla famiglia che monitora e accetta, perciò diviene un’incognita), il corpo è quindi soggetto al giudizio altrui.
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Se l’idea di andarsi bene non è ben saldata e compresa comporta una confusione nella relazione con l’altro in
quanto non si è in grado di comprendere cosa voglia dire andare bene, perciò cerca di comprenderlo e di
conformarsi all’idea di andar bene dell’altro, realizzando poi che il tentare di conformarsi allo standard
dell’altro per averne l’approvazione non funziona come dovrebbe portando, appunto, a disturbi di tipo
alimentare.
Il legame tra disturbo alimentare e dipendenza è che entrambi sono volti al raggiungimento di una
prestazione o alla modifica di alcuni stati, mentre nei disturbi alimentari vi è una difficoltà nell’essere
qualcuno che può si può identificare come sé.
Sono entrambi mancati sviluppi di autonomia.

Differenza tra dipendenza e non dipendenza


Si riconosce perché con la presenza della dipendenza si nota che:
- Necessità di quella sostanza per raggiungere quell’obiettivo;
- Automatismo nell’assumere la sostanza;
- Interferisce con il funzionamento sociale e biologico;
- Deliberata ignoranza dei rischi che comporta.

Si presenta tanta spinta ma poco sostegno, ciò può portare ad un aumento della dipendenza
perché con l’aumentare della pressione aumenta l’utilizzo per sentirsi al sicuro. Più vi è
stress e più vie è un rafforzamento della dipendenza o la nascita di nuove.

Con il tentativo di rimuovere una dipendenza aumentano le altre o ne arrivano di nuove. Ciò indica che
l’equilibrio è dato da quegli elementi e che non possono essere rimossi in quanto l’alternativa è perdere
l’equilibrio.
Con l’arrivo della morosa può diminuire la forza delle dipendenze in quanto assume il
ruolo di tutte le altre figure, ciò però porta al fatto che se quest’ultima se ne va si torna ad
una situazione di squilibrio.

La dipendenza rappresenta l’alternativa allo sviluppo che porta alla base la dipendenza stessa e non la
struttura dell’uomo; perciò, non raggiunge la base di stabilità solida. Perciò la stabilità precedentemente
indicata non è obbligata.

Come differenziamo la dipendenza patologica da quella fisiologica?


La dipendenza è la prima forma di relazione specifica e importante per lo sviluppo, cosa che in molte specie
non è presente. Nella specie umana invece non vi è un’età specifica in cui questa dipendenza scompare.
La dipendenza sana (fisiologica) permette di trasmettere codici utili che non sono presenti nel patrimonio
genetico al piccolo, come ad esempio le regole della cultura di appartenenza.
Perciò la dipendenza può essere divisa in due grandi categorie:
1. Maieutiche: dipendenze che caratterizzano stadi di transizione verso l’autonomia; aiutano a
raggiungere obiettivi o stati d’animo desiderabili incrementando progressivamente la forza delle
spinte;
2. Pervasive: dipendenze che tendono ad auto perpetuarsi e incrementarsi; aiutano a raggiungere
obiettivi o stati d’animo desiderabili sottraendo progressivamente forza ai costituenti delle spinte.
Inoltre, la dipendenza maieutica serve per agevolare con l’effetto di essere sempre meno indispensabile e
progressivamente gli atti divengono sempre più “propri”. Perciò la realizzazione di un atto autentico è una
vera e propria realizzazione di sé.
La dipendenza patologica, legata all’aiuto pervasivo serve per agevolare, ma con l’effetto di rendersi sempre
più indispensabile, perciò, progressivamente, gli atti che si compiono sono sempre meno “propri”.
Alla realizzazione di un atto o di uno stato inautentico non corrisponde una vera realizzazione di sé.
Per riconoscere la dipendenza patologica si individua dei criteri nati dalla definizione di salute.

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La definizione di salute è rappresentata dall’adulto stabile, il quale è dato da:
- Autonomia: un adulto può essere tale ma non autonomo quando porta una data disabilità;
- Pensiero critico e capacità di ragionare;
- Attualmente non vi è una definizione vera e propria di adulto in quanto i criteri nel tempo sono
cambiati.
Una volta l’adulto era colui che possedeva casa e aveva un lavoro ed una famiglia.
Se la definizione di adulto rimane quello di una volta vuol dire che nel momento in cui perde uno di questi tre
elementi perde lo statuto di adulto, per questo vi è la necessità di individuare una nuova definizione di adulto.
Si può dire che un adulto sia tale anche nel momento in cui non si è autonomo e può essere anche dipendente,
es. un adulto in carrozzina. Ma questa non è considerata dipendenza patologica in quanto nello sviluppo delle
dipendenze patologiche esiste un’alternativa più lunga e faticosa, in altre parole la dipendenza patologica
rappresenta una strada più facile per raggiungere un obiettivo, mentre la strada più lunga porta
all’acquisizione della capacità di tollerare il malessere che stanno vivendo (es. ragazzo che non fuma avvia
un percorso più lungo per accettare la loro età e a tollerare il sentimento che genera il sentirsi più piccoli).

Facendo il percorso breve non si assimilano quei determinati elementi necessari per uno sviluppo sano, di
conseguenza vi sarà la mancanza che richiede l’assunzione di sostante per essere colmata. Quella mancanza è
data dalla mancanza di realizzazione che si presenta solo se si percorre la strada più lunga.
Autostima: è avere o meno tante misure di sé. Chi ne possiede poco non hanno preso il potenziale per
misurarsi con le situazioni e acquisire delle misure di sé, oppure che non hanno potuto assimilare
questa misura per via di una dipendenza intrusiva. Non è avere una buona opinione di sé. È
quindi, in altre parole, la consapevolezza della propria misura.
Le potenzialità e i limiti possono essere:
 Creatività;
 Fiducia;
 Identificazione;
 Autostima;
 Autonomia;
 Identità;
 Stabilità;
 Integrazione;
 Ruolo.

Atti autentici e identità


Gli atti autentici, a prescindere dal raggiungimento degli obiettivi o delle aspettative iniziali, producono esiti
di fondamentale importanza durante tutto il percorso che va dall’intenzione alla realizzazione. In particolare,
realizzano il sé potenziale. Rappresentano una presa d’atto di se stesso da parte del soggetto, dei propri limiti
e delle proprie qualità.
Queste “notizie di sé” lo differenziano progressivamente dagli altri, da ciò che era e da rappresentazioni
idealizzate o svalutative.
Ogni notizia di sé costituisce un tassello d’identità e ci fa uscire dal limbo del dubbio, delle incertezze e delle
aspettative irrealistiche. Ci rende più consapevoli di ciò che possiamo.
Inoltre, facilita le nostre scelte successive. Ci dà la sicurezza di poter osare a partire da qualcosa di certo, di
verificato e ci dispone così a nuove espansioni.
Mettendo in relazione la figura genitoriale con la persona che cresce la dipendenza è sana fino a quando
l’adulto sostiene nelle parti in cui vi sono delle mancanze, diviene patologica quando l’adulto ricopre ruoli
che la persona potrebbe compiere autonomamente.

Processo di produzione dell’autonomia


l’affermazione di sé comincia con il riferimento a qualcosa che muove l’organismo (motivazione), è
identificabile come una sorgente interna con conseguente capacità di lettura dei propri stati emotivi.

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Gli stati emotivi sono infiniti, tuttavia vi è un focus su una porzione di questo stato e non una visione
completa. Si presenta quindi una scala di priorità, e conoscere nel profondo una parte dello stato emotivo
vorrebbe dire sconvolgere il proprio mondo interno.
Questa sintonizzazione con gli stati d’animo può essere indirizzata verso di sé o verso l’altro/ambiente, ciò
dovrebbe avvenire in modo fluido e quindi spostare la sintonizzazione da un punto all’altro; tuttavia, può
accadere che si sia bloccati o da una parte o dall’altra.

le frecce indicano gli stati d’animo e solo alcuni vengono riconosciuti e a cui viene dato un
nome, altri invece possono restare senza nome, per questo restano fermi. Il primo quadrante è
quello delle sensazioni/sentimenti.

Se possiedono un nome passano nel quadrante successivo delle percezioni che cercherà
soddisfazione. Il secondo quadrante riguarda il momento in cui subentra il pensiero ed è
denominato quadrante del pensiero.
Nonostante si sia consapevoli del proprio stato non è detto che vi sia una pianificazione volto
alla risoluzione di quest’ultimo, perciò si seguirà una scaletta di risoluzione ed alcuni
resteranno in coda in attesa del turno.

Il terzo quadrante è quello dell’esplorazione e della comunicazione, in esso lo stato manifesta


qualcosa all’esterno in maniera verbale o non verbale. Perciò la condizione contatta l’ambiente.
Può essere molto filtrato e modificato per proteggerci, mantenendo questi stati senza che
arrivino alla soddisfazione.

L’ultimo quadrante riguarda il fare. In esso si hanno tutti gli strumenti in mano, ma senza
portarli a termine per timore o per senso di inadeguatezza.
Ciò che arriva all’ultimo quadrante è dovuta alla forza della motivazione. Tutto ciò che non
raggiunge la fine viene riciclata e reimmessa nel corpo per essere rielaborato.

Tutto ciò si collega alle dipendenze in quanto nell’ultima fase si è raggiunta la soddisfazione
del bisogno/sentimento iniziale, attingendo al proprio potenziale rendendolo reale. Ciò
conferma se stessi aumentando l’autostima. Più sensazioni si portano al fare e maggior forza
acquisterà la propria base di benessere. Le droghe possono aiutare a portare avanti la freccia,
possono quindi spronare le sensazioni o il pensiero.

Si può quindi compiere l’azione e portare l’azione al fare anche con l’ausilio di droghe o di elementi esterni
(es. persone), ciò però impedirà l’assimilazione della capacità di sviluppare la propria autonomia e la propria
autonomia e fiducia nel saper fare autonomamente.

Anche nel periodo di sviluppo in cui il bambino ha bisogno di apprendere possono avvenire degli sbagli in
questi ambiti, infatti è importante far apprendere che l’errore è utile per imparare e quindi è necessaria la
possibilità di sbagliare e di sperimentare anche l’errore.
Fallimento: è uno step importante per imparare e sviluppare l’autonomia, impedire l’errore impedisce lo
sviluppo.

Bambino tubo: definito così in quanto non è mai solo perché sempre accompagnato da un adulto e le attività
sono sempre stabili. Perciò gli eventi sono limitati e selezionati mirando ad un esito.
In questo ambiente il bambino non è libero di scegliere in quanto non vede alternativa. Questo tipo di
bambini non comprende come relazionarsi effettivamente tra pari e organizzarsi in quanto non gli è permesso
sperimentare. Una volta cresciuti questi bambini non saranno più in grado di comunicare perché non avranno
le capacità sociali necessarie.
Per evitare questo tipo di sviluppo è necessario immaginare il bambino con il suo potenziale e non solo con le
sue capacità.

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Se tollero l’incertezza perdo il controllo permettendo l’autonomia all’altro, se però non tollero
quest’incertezza mantengo il controllo non permettendo la crescita dell’autonomia.

Il tipo di educazione e la possibilità di autonomia è variato portando la situazione attuale in quanto


l’omogeneità è diminuita, in altre parole gli adulti non si riconoscono più come tali perciò ogni qual volta
succede qualcosa vi sono conseguenze molto gravi.
In altre parole, la famiglia è divenuta una piccola repubblica in cui vi sono grandi disuguaglianze sul modo di
fare ed educare. Non vi è più solidarietà/alleanza educativa ma solo giudizio. Questo modo di agire porta al
restringimento del mondo dei piccoli anche per rassicurare sé stessi. Per educare al meglio è necessario
conoscere nel concreto l’ambiente per comprendere fin dove e quale autonomia concedere.
Trauma: dolore con impossibilità di assimilazione; non si trova solo su un piano cognitivo e richiedono un
processo lungo per renderlo elaborabile.

I limiti che vengono dati sono volti al nostro bene per permettere un buon sviluppo, e chi li mette spesso sono
i genitori. Ciò non avviene quando i limiti vengono assegnati per proteggere sé stesso e non il soggetto,
impedendo così la comprensione dei limiti buoni.

Il conflitto
Avviene quando si hanno in mente due tipi di bene differenti, e nel caso in cui il bene che si ha in mente è il
bene dell’altra persona volto al suo benessere per il futuro.
Il non desiderare la stessa cosa genera il conflitto, dando forma ad un buono ed un cattivo. Quest’ultima
forma viene accettata dal genitore sano in quanto comprende la differente visione del tempo.
Esiste un modo per evitare il conflitto, ovvero la generazione del senso di colpa, per cui si comunica ciò che è
giusto fare portando ad un conflitto interno della persona che poi si protrarrà nel futuro in maniera malsana.
Questo secondo metodo di confliggere risulta essere molto malsana.

I sistemi
Il set è tutto quell’insieme di set setting, sittering, sostanza e gli effetti sull’organismo. Ogni cultura ha un
sistema di cultura, ad esempio in Italia il sistema è dato dall’alcool che è legale e si struttura all’interno di
queste categorie, mentre in altre in cui l’alcool non è l’legale vi è un’altra sostanza o elemento che fonda le
basi.
In altre parole, il sistema indica su quale sostanza si basa la società e racchiude tutta la funzionalità.

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THC e Cannabis
Può produrre risultati differenti in come:
- Disinibisce;
- Inibisce;
- Procura divertimento;
- Porta alla riflessione ed introspezione;
- Può rendere più creativi;
- Può attivare;
- Può procurare un vero e proprio stato di rilassamento.
La reazione è quindi strettamente legata alla persona che lo assume.
Comporta però diverse sintomatologie come:

Allucinosi: indica un’alterazione della realtà, che si radica all’interno della realtà modificandola, di
conseguenza prende elementi fisicamente presenti decifrandoli in modo differente dal reale,
provocando paranoia.
Il THC colpisce principalmente la memoria a breve termine, ma il danno non è misurabile se non sul lungo
tempo. Inoltre, essendo impalpabile il come cambia la vita non è così utile per prevenire e per tentare di
allontanare la persona dall’assunzione di questa sostanza. Nelle sigarette le sostanze dannose che si manifesta
nel momento in cui viene bruciato un elemento organico. Queste sostanze, quando si parla di sigarette, si
trovano non solo nel filtro ma nella sigaretta stessa, il che significa che ad ogni tiro non si fuma solo il
tabacco ma anche queste sostanze e ad ogni tiro aumentano quelle che vengono fumate.
Ciò cambia per quanto riguarda la canna, anche se parzialmente per quanto riguarda le miste.
Acetaldeide: è implicata nello sviluppo di tumori.
I danni a lungo termine sono quindi:
- Tumori;
- Danni alla memoria a breve termine;
- A livello sessuale soprattutto in gravidanza in quanto i bambini nasceranno con delle difese
immunitarie minori. Mentre nei maschi provoca un’alterazione dello stato di salute dello spermatozoo
Dose: indica la quantità di sostanza che permette di avere un effetto. Quando si esagera con essa si sfocia
nell’overdose.

Cenni storici
Ci sono stati numerosi impieghi nel corso dei secoli, infatti:
- Neolitico: ritrovamento semi fossilizzati;
- Mesopotamia: primi tessuti di canapa.
Inoltre, la pianta veniva vista con un valore religioso e medicina di uso comune.

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Fenici: la canapa costituiva il 90% delle vele delle navi e addirittura i vestiti dei marinai e le scarpe in tela
erano composte da Cannabis. Perfino i giornali di bordo, le carte di navigazione e le Bibbie, erano
caratterizzate da carta contenente fibre di canapa.
Per Carlo Magno, a fine del Medioevo sosteneva che la canapa era come una preziosa materia prima per la
produzione di vele, tessuti e olio per lampade.
In Italia si iniziò ad utilizzarla a partire dalle repubbliche marinare e nel XIV secolo venne utilizzata nella
produzione di cellulosa e della carta, che poi verrà utilizzata principalmente, nel XVI secolo, per la stampa.
Con l’invenzione delle navi a vapore vi è una riduzione della produzione di canapa.
Dopo la Prima Guerra Mondiale, la canapa fu sostituita definitivamente dalle sostanze sintetiche.
Nel 1929 il governo prussiano vietò la coltivazione di canapa indiana ma nonostante questo in Germania
durante la Seconda Guerra Mondiale si ricominciò a coltivarla.
Negli anni Trenta: canapa adibita ad uso industriale con la produzione di materie plastiche.
Conflitti e campagne denigratorie nei confronti nella canapa: l’industria “Du Pont” e la catena Hearst si
coalizzarono.
Nel 1937: declino Canapa a seguito dell’approvazione del «Marihuana Tax Act», legge firmata dal presidente
Roosevelt, la quale segnò l’inizio del proibizionismo nei confronti della coltivazione, dell’uso e
del commercio della canapa.
Negli anni Novanta in Italia:
- 1977 prima legge contro gli stupefacenti (Legge Cossinga).
- 1990 Legge Jervolino Vassalli

Cannabis: la piana appartiene alla famiglia delle Cannabinacee e all’ordine degli Urticali; è adattabile a suoli
e condizioni climatiche differenti. Risulta essere una pianta annuale e dioica. Esiste un’unica
specie di canapa caratterizzata da diverse varietà o sottospecie, più precisamente può essere divisa
in tre sottospecie, ognuna delle quali può contenere fino a sessanta cannabinoidi; tra questi il
principale è il principio attivo denominato delta-9-tetraidrocannabinolo (delta 9-thc).
Le tre sottospecie sono:
1. La Cannabis Sativa o Utile: è la canapa più comune e originaria dell’Asia centrale. Fu individuata da
Linneo nel 1753. Contiene una percentuale minima di THC;
2. La Cannabis Indica o canapa indiana: è stata descritta da Lamarck nel 1785. Nel 1929, Vavilov e
Buckinich scoprirono che proveniva non solo dall’India ma anche dal Pakistan, Afghanistan, Iran,
Turchia, Siria e Nord Africa. Ha una quantità maggiore di THC;
3. La Cannabis Ruderalis o selvatica: è stata scoperta nel 1924 dal botanico sovietico D.E. Janischevsky.
Tale specie deriva dal Nord della Russia e si estende fino ad Ovest della Siberia e dell’Asia Centrale.
Cannabis indica: deriva dalla fioritura della pianta femminile e presenta una resina giallastra e collosa.
Rappresenta la sostanza base dell’Hashish.
Cannabis indiana: è un miscuglio di foglie, semi e fiori essiccati ed è la base della marijuana.

È importante anche differenziare le sostanze naturali soprattutto per via dell’aspetto, infatti:
- La marijuana è di colore verde, marrone o grigiastro e contiene in media il 3% di THC. Inoltre, può
essere fumata da sola o insieme al tabacco, oppure può essere aggiunta in preparati alimentari o in
tisane ed infusi;
- La sinsemilla è una tipologia di marijuana ricavata dalle piante senza semi femminili e contiene il
7,5% di principio attivo.

Consumo di cannabis in Italia nel 2015


Secondo la relazione del Parlamento del Dipartimento delle politiche antidroga:
- Dal 30 dicembre 2014 fino al primo giugno 2015: duemila gli arresti per uso di Cannabis;
- I consumatori di età compresa tra i 15 e i 64 anni sono circa il 10% della popolazione (4 milioni di
italiani).

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Hashish
È un derivato della pianta di cannabis e contiene in media il 3,6% di THC
La differenza tra hashish e marijuana è che quest’ultima deriva dalla cannabis inda e richiede una lavorazione
più primitiva, mentre per l’hashish la lavorazione è più raffinata e contiene più thc, in esso le parti prive di
THC vengono levate.
Hashish: ne esistono diverse tipologie e contengono tutti una quantità di THC differente. È venduto sotto
forma di panetti o tavolette uniformi che con l’accendino si scaldano, sbriciolano e mischiano con il
tabacco. Può essere fumato o ingerito per via orale.
Olio di cannabis: detto anche cannabis liquida contiene una percentuale di principio attivo pari a 16; la
consistenza è densa e pastosa.

Legge craxi-jervolino-vassalli in Italia:


- Cannabis illegale;
- Distinzione tra droghe leggere (derivati naturali della Cannabis) e droghe pesanti;
- Distinzione tra uso personale e «spaccio»;
- Reclusione in carcere dai 2 ai 6 anni;
- La coltivazione della Cannabis rimane un reato, così come ha stabilito la Consulta del 9 marzo 2016;
- Si può incorrere in sanzioni amministrative (sospensione di patente, passaporto, porto d’armi e
permesso di soggiorno dai due ai quattro mesi).

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Anfetamina
le anfetamine sono le più conosciute droghe di sintesi, infatti sono
sostanze prodotte in laboratorio che stimolano il sistema nervoso
centrale.
La struttura chimica è simile agli stimoli naturali dell’organismo come:
- Adrenalina;
- Noradrenalina;
- Dopamina;
- Serotonina.
Speed: è un derivato dell'anfetamina, nello specifico è un sale della metamfetamina; è più diffuso in polvere
bianca o rosa.
Altre anfetamine simili allo speed, però sotto forma di cristalli, sono:
- Ice;
- Shaboo;
- Crystal.

L’anfetamina identifica una sua funzione nell’organismo nel momento in cui la persona risulta molto più
vigile, per questo rientra nella categoria degli eccitanti. Può essere definita come la droga dell’empatia.
Gli effetti principali sono:
- Effetti eccitanti;
- Effetti di allucinosi: più precisamente amplifica la sensazione di sintonia con l’altro.
Questi effetti vengono prodotti dalla serotonina e dopamina che amplifica e sorregge lo di benessere che
viene alterato dall’uso di queste sostanze, questa variazione comporta una successiva diminuzione drastica
della serotonina vivendo gli eventi con uno stato d’animo più basso aumentando, conseguentemente, il
desiderio di riassumere la sostanza per essere nuovamente felice. Dopo l’assunzione della sostanza la
capacità di percepire le sensazioni positive e quindi la produzione di serotonina è drasticamente bassa e la
ripresa di questa capacità automatica del corpo è molto lenta e non è detto che si riesca a riportarla al livello
precedente alla prima assunzione della sostanza. Infatti, anche con un solo consumo comporta degli effetti
drastici sull’organismo in quanto la serotonina, già dal giorno dopo è inesistente, e provoca un’elevata
dipendenza fin da subito.
Gli stimolanti del nostro organismo ci consentono di utilizzare le riserve energetiche del corpo per rispondere
ai pericoli; essi vengono però immediatamente neutralizzati dopo che hanno compiuto il loro lavoro.

Le anfetamine agiscono:
- Nel sistema nervoso centrale e periferico per un tempo più protratto;
- Non sono bloccate dai meccanismi di controllo naturale;
- Ne impediscono il funzionamento.
L’utilizzatore esperisce più a lungo sia gli effetti piacevoli che gli effetti collaterali. Le amfetamine sono
molto più potenti degli stimolanti naturali, perciò, induce abuso e un rapido sviluppo di tolleranza e
successiva dipendenza.
Inoltre, comportano degli effetti indesiderati quali:
- Vasocostrizione;
- l’aumento della frequenza cardiaca;
- aumento pressione sanguigna;
- l’alterazione del ritmo sonno/veglia;
- irritabilità;
- inibizione delle funzioni intestinali;
- anoressia;
- idee paranoidi
L'uso prolungato delle anfetamine comporta, molto spesso, la riduzione della sintesi naturale della dopamina.

Un po’ di storia
Le anfetamine vennero sintetizzate verso la metà degli anni Trenta da un chimico di Los Angeles, Gordon
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Alles. Tali sostanze dovevano costituire un sostituto sintetico dell'efedrina, efficace nella cura dell'asma, ma
di difficile estrazione; ebbero subito un grosso successo commerciale, soprattutto per le proprietà stimolanti e
venivano usate soprattutto dagli studenti.
Venne introdotta nella maggior parte del mondo sotto forma di Benzedrina e veniva prescritta senza ricetta
medica per:
1. Stati depressivi;
2. Esaurimenti nervosi.

Negli anni ’50 una potente azione anoressizzante porta alla produzione di farmaci per le cure dimagranti; ciò
determinò una vera e propria epidemia d’abuso, con moltissimi casi di persone diventate dipendenti nel corso
di cure dimagranti.
Da quando fu necessaria la ricetta, le anfetamine furono utilizzate soprattutto in diversi campi:
- Esercito;
- Studenti;
- sportivi come farmaci dimagrenti;
- narcolessia;
- trattamento ADHD.

Alla fine degli anni ’50 si registravano 11.000 casi annui di “psicosi da anfetamine” ed una statistica stimava
che quasi il 5% dei giovani giapponesi abusasse di queste sostanze.
L’anfetamina aveva molto successo nell’esercito dopo la Seconda guerra mondiale ed è rimasta in dotazione
a loro senza però dichiararlo, ma risulta visibile in quando la mandibola tende a contrarsi impedendo
l’apertura della bocca impedendo di parlare. Gli eserciti compromessi distribuirono massicciamente pillole a
base di amfetamine ai soldati, in particolare ai piloti per aumentarne le prestazioni belliche; circa il 10% delle
truppe americane era dedito all'uso cronico di anfetamine.
I Giapponesi distribuirono le anfetamine anche alla popolazione civile, nelle fabbriche di munizioni e
materiale bellico.

Fine conflitto = accumuli di sostanze = scorte da smaltire = venivano “consigliate” nei casi di sonnolenza e
stanchezza cronica, obesità e depressione.

Spesso quando si acquista l’anfetamina si riceve altro che ci assomiglia perché essendo illegale c’è un alto
rischio di ripercussioni legali; perciò, si tende a realizzare una molecola che abbia effetti e caratteristiche
simili ma che non rientra nell’elenco delle sostanze illegali; perciò, anche se si venisse scoperti non si
rischierebbero ripercussioni legali gravi.
Il rischio di questo processo è che la nuova sostanza non si sa cosa produce nel soggetto; perciò, vi è il
rischio di ammazzare il consumatore.
1970: le anfetamine diventano illegali con l’approvazione del “U.S. Drug Abuse Regulation and Control Act
of 1970”, la legge americana per la regolamentazione e il controllo dell’uso delle droghe.

Un’altra caratteristica è il dove viene consumata, infatti viene usata principalmente nei luoghi di festa in
quanto aumentano le prestazioni e le attività del metabolismo; tuttavia, più dura la festa e più pastiglie
serviranno; perciò, non è un consumo legato ad una sola assunzione. Inoltre, comporta l’assunzione di altre
sostanze per variarne l’effetto portando ad un aumento notevole dei rischi, e spesso viene combinata con:
- Alcol: intossicazione con aumento dei rischi di incidenti. Le anfetamine possono dare un falso senso
di sobrietà e controllo. Questo connubio attiva due canali di dispersione dei liquidi portando ad un
aumento del rischio del blocco renale;
- Cannabis: possono aumentare il rischio di episodi psicotici;
- Eroina: si incrementa il rischio di collasso cardiaco o insufficienza respiratoria;
- Cocaina: queste de sostanze assieme incrementano naturalmente il rischio di effetti cardio e cerebro-
tossici.

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Un corpo con all’interno l’anfetamina produce calore fino a 40/41 gradi senza però che il soggetto se ne
accorga, per questo si suda per cercare di tornare ad una temperatura normale. I rischi principali di questo
processo sono:
1. Colpo di calore: il sangue non riesce più a scorrere perché la temperatura è troppo alta e c’è la
necessità di raffreddare il corpo in maniera moderata in quanto un abbassamento drastico della
temperatura porterebbe alla morte;
2. Blocco renale: con l’aumento della sudorazione diminuisce la quantità di liquidi corporei portando, se
non si assume abbastanza acqua, ad un blocco del rene portando ad un mancato filtraggio del sangue
mantenendo in quest’ultimo le tossine mandando in tilt il corpo che non possiede più un meccanismo
di filtraggio. La soluzione è bere acqua per reintegrare liquidi.

Mentre i danni che comporta fin dalla prima pastiglia sono:


- Drastico abbassamento della serotonina e della capacità di produrla;
- Rottura dell’assone: porta alla perdita delle connessioni neuronali, ma essendo molte ci vuole tempo
prima che la perdita sia significativa. Ciò però non porta alla morte della cellula, la quale ricrea delle
connessioni differenti da quelle che erano presenti in precedenza.

Diffusione e modalità odierne


Attualmente una pastiglia costa dai 5 ai 15-20 euro. Le anfetamine si presentano in varie forme e si assumono
in vari modi, come:
- Polveri: sniffate o iniettate;
- Compresse: ingerite o frantumate in polvere per essere iniettate;
- Capsule: ingerite.
Amfetamine e metanfetamine sono anche usate per via anale
I dati in Italia nel 2016:
1. Il 2% degli studenti tra i 15 e i 19 anni ha fatto uso di ecstasy e anfetamine;
2. Il consumo nel 2016: minimo di 0,1% al massimo di 2,9%;
3. Il consumo aumenta con il crescere dell’età.
Mentre a livello globale:
- Numero di adulti (15-64) consumanti anfetamina= 0,5% 1,6 milioni durante l'anno e 3,6% 12,0
milioni nell'arco della vita;
- Numero giovani adulti (15-34) consumanti anfetamina= 1.0% 1,3 milioni durante l'anno.

Nei paesi anglosassoni la pena può essere:


- Possesso: 5 anni di reclusione + multa;
- Spaccio: 14 anni di reclusione + multa.
Mentre in Italia: sono ritenute illecite attività di produzione, vendita e detenzione di anfetamine e
metanfetamine senza autorizzazione (art. 17 del Decreto):
- Possesso: 8-20 anni di reclusione;
- Spaccio: (piccole dosi) 6mesi-4 anni di reclusione + multa da 1000-15000 euro.
L'acquisto e la detenzione di sostanze per uso personale non ha rilevanza penale. Sono comunque previste
sanzioni amministrative (sospensioni)
Le droghe sintetiche riconducibili per struttura chimica o effetti tossicologici al THC (tetraidrocannabinolo),
il principio attivo delle cannabis, rientrano nelle droghe pesanti (tabella I della legge n.79/14).

Incidenza a livello fisiologico e cerebrale


Gli stimolanti del nostro organismo ci consentono di utilizzare le riserve energetiche del corpo per rispondere
ai pericoli, ci allertano, ci fanno sentire bene e danno all’individuo la temporanea insensibilità alla fatica, alla
fame, alla sete, al dolore; essi vengono però immediatamente neutralizzati dopo che hanno compiuto il loro
lavoro.
Le anfetamine o gli stimolanti di sintesi sono stati al contrario disegnati per agire nel sistema nervoso
centrale e periferico per un tempo più protratto, non sono bloccate dai meccanismi di controllo naturale anzi
ne impediscono il funzionamento e naturalmente, chi ne fa uso, esperisce più a lungo sia gli effetti piacevoli
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che gli effetti collaterali. Il problema è che le amfetamine sono molto più potenti degli stimolanti naturali;
inoltre la conseguenza a tutto questo processo è una velocizzazione della tolleranza alla sostanza e quindi
anche un aumento della dipendenza stessa.

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Cocaina
La coca risulta essere un principio attivo ed è uno dei più antichi, più
potenti e più dannosi stimolanti di origine naturale. L’arbusto della coca,
Eritroxylon coca significa “pianta divina”, cresce sui territori andini del
sud dell’America. L’uso delle sue foglie, che masticate a lungo permettono
di vincere la fame, la sete e gravi fatiche, viene fatto risalire a oltre 45000
anni fa.
Comporta aumento di adrenalina e corrisponde all’effetto dell’assunzione
di due tazzine di caffè.
La cocaina è stata isolata (estratta dalle foglie di coca) per la prima volta
nel 1859 dal chimico tedesco Albert Niemann. Ma cominciò ad essere diffusa nella comunità medica non
prima del 1880.
Lo psicoanalista austriaco Sigmund Freud, che usò il farmaco in prima persona, fu il primo a promuovere in
generale la cocaina come tonico per curare la depressione e l’impotenza sessuale.

Foglia: primo elemento che può essere fumato della pianta dopo che viene essiccata.
Pasta di coca: è la seconda fase nella produzione della cocaina e per ottenerla si parte dalla figlia e si mischia
a concime ed acqua per ottenere la pasta di coca. Essa può essere fumata facendo una mista
con il tabacco; da noi non viene fumata perché è ingombrante e sarebbe difficile da
trasportare.
Cocaina cloridrato: viene prodotta in blocchi e poi grattugiata per renderla polverosa, e viene assunta
sniffandola. Risulta essere molto concentrata rispetto alle precedenti fasi.
Freebase: vede l’aggiunta del carbonato per togliere la base cloridrica rendendo la cocaina ancora più pura,
da cui deriva il crack
Il picco degli affetti avviene:
1. Con il fumo della pasta: si manifesta entra un secondo e mezzo raggiungendo tutto il corpo;
2. Con la digestione della foglia e con la cocaina cloridrato: impiega 20 min;
3. Con il crack (freebase): si ha il massimo degli effetti e il minor tempo di raggiunta dell’effetto

Gli effetti non sono tipicamente divertenti, ma:


- Anoressizzanti: toglie l’appetito e non favorisce la digestione;
- Motivazione all’obbiettivo;
- Aumento della sensazione di auto-efficacia;
- Anestetizzante: veniva usato come anestetico e più è pura più è efficace;
- Aggressività se in astinenza;
- Paranoie e deliri dopo l’assunzione.
Essi si manifestano principalmente all’interno della relazione in quanto non è una droga da contemplazione
ma da azione volta alla gratificazione; l’effetto decade dopo poco tempo (40 minuti-1 ora). Dopo il primo
utilizzo la sostanza non avrà più lo stesso effetto della prima volta e diminuirà con il tempo e anche dopo
l’utilizzo, e quindi nel “ritorno alla normalità” (down) sono sempre più deprimenti.
il grafico può essere diviso in tre fasi:
1. I costi energetici metabolici sono tollerabili e può durare
anche anni. Da energia e forza in più rispetto al normale;
2. I costi metabolici ed economici si equivalgono e la zona di
down peggiora sempre di più, non solo sul piano fisico ma
anche a livello psichico perché si manifestano deliri di Prima fase seconda fase terza fase
persecuzioni (minaccia la relazione con il terapeuta) e
deliri di gelosia. La cocaina risulta quindi essenziale per
svolgere le funzioni quotidiane;
3. Craving: i momenti di down prevalgono e i soggetti risultano consumati, la cocaina diviene un
elemento necessario per la sopravvivenza, vi è un distacco quasi completo con tutti i soggetti cari.
Non si riesce nemmeno a raggiungere il livello di tolleranza e non è più sufficiente per svolgere le
attività quotidiane.
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Le tre fasi vanno a sommarsi e a peggiorare nel tempo.
La fascia più debole ed evidentemente più pericolosa d’insorgenza della dipendenza è nel periodo
dell’adolescenza tra i 15 e i 19 anni.
Inoltre, essendo i costi molti elevati si arriva, in sequenza, a:
- chiedere prestiti dalla famiglia e dagli amici;
- spacciare diverse tipologie di sostante;
- vendita dei propri beni e di quelli dei familiari;
- prostituzione con il proprio spaccino. Si vende perciò la parte più apprezzata di sé. Quest’ultima parte
avviene principalmente nell’ultima fase quando tutti gli elementi precedenti sono terminati.

Crack
viene fumato tramite inalazione con acqua in quanto risulta incandescente e rischia di ustionare se inalato
direttamente e per farlo si può usare il bongo oppure una pipetta arrotolata.
Ciò che favorisce la dipendenza è:
- Tempo di durata/concentrazione della sostanza;
- Tempo di effetto.
Perciò per sviluppare la dipendenza da crack è di massimo due giorni, portando all’assunzione della sostanza
tramite diversi canali per variarne l’effetto e la durata.

Gli effetti sul corpo sono principalmente il logorio a livello cardiaco specialmente se vi sono problemi
preesistenti a livello cardiaco.
Nella cura è difficile l’aggancio in quanto il dipendente da cocaina ha in mente l’effetto immediato e la
prospettiva di lavorare tanto per tornare ad una situazione di normalità da cui era inizialmente scappato non
attrae. Inoltre, l’aggancio è difficile perché non vede la proposta come avente un valore o una possibilità in
quanto richiede più impegno.

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Eroina
È un principio attivo oppiaceo che deriva dai papaveri, nello specifico dal
papaver somniferum o papavero da oppio, comunemente chiamato
papavero viola, facente parte della famiglia delle papaveracee. È diffuso
in Asia e in tutti i paesi del Mediterraneo, compresa l’Italia dove è
presente in tutte le zone costiere, di pianura, collinari e di montagna. I
semi del papavero possono restare nel terreno decenni prima di
germogliare, favorendone così la vegetazione spontanea. Attualmente si
coltiva in modo legale e al fine di ottenere la morfina per uso medico
soprattutto in Francia, Spagna,
Australia e Turchia. In Italia è utilizzato per scopi ornamentali e alimentari. Le piantagioni illegali si
ritrovano soprattutto in Afghanistan, Pakistan, Sudest Asiatico, Colombia e Messico. In particolare,
l’Afghanistan è il primo Paese che esporta eroina illegalmente in Italia. In tempi recenti si stanno
aggiungendo anche Paesi limitrofi come l’Iran e il Pakistan.
Per ottenere l’oppio vengono incise le capsule di papavero da oppio immature causando così la fuoriuscita
del lattice. Il lattice bianco, a contatto con l’aria, assume un colore brunastro e viene raccolto con particolari
coltelli ricurvi. Si ottiene così un prodotto appiccicoso, con una consistenza pastosa e molliccia che, una volta
essiccato, diventa oppio e viene suddiviso in pani.

Inoltre, l’oppio può essere mangiato o fumato, oppure mischiato ad altre sostanze come l’alcol.

Veniva utilizzato anche per il controllo sociale, infatti controllando l’oppio si controllavano determinate fasce
di popolazione.
L’utilizzo dell’oppio da fumare è arrivato con la compagnia delle indie orientali.
Drouch-en: significa erbe secche e sostanze amare, e sono costituite da:
- Spezie ad uso alimentare e medicinale;
- Pharmacon (dal greco) ad uso medico e come veleno.
Perciò quando si dice droga si intende tutto ciò.

Dall’oppio si ottiene la morfina, il principio attivo dell’eroina, si ottiene attraverso la frantumazione dei pani
di oppio che vengono immersi in acqua calda con l’aggiunta di bicarbonato. Si genera così un liquido
brunastro che viene lasciato riposare e successivamente filtrato.

Con l’aggiunta di cloruro di ammonio si provoca la precipitazione di una polvere grigio-marrone che
costituisce la morfina di base, un prodotto grezzo composto da:
- 50% morfina;
- 20% narcotina;
- 30% altri composti.
Attraverso un processo chimico di acetilazione della morfina si ricava l’eroina. Il primo passaggio di questo
processo permette di ricavare l’eroina di base che solitamente è di color marroncino e contiene quantità
significative di:
- eroina (diacetilmorfina);

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- 6-monoacetilmorfina;
- Morfina;
- acetilcodeina;
- papaverina;
- noscapina.
Attraverso un secondo passaggio si ricava l’eroina di tipo chiaro o bianco che contiene gli stessi composti
dell’eroina di base meno la papaverina e la noscapina e con un maggior contenuto di eroina.
Grazie all’ultimo passaggio chimico del processo di acetilazione si ottiene l’eroina bianca composta da eroina
in forma solubile di cloridrato.
L’eroina risulta essere un calmante e porta al dimenticare i problemi in quanto permette di percepire
l’immunità da essi, sensazione che viene vissuta grazie alla mamma nei primi anni di vita.
Quindi l’uso di questa sostanza può essere dovuto anche all’assenza di questo comportamento della madre
nell’infanzia.

L’eroina era meno usata negli anni ’90, ma era più utilizzata negli anni ’70. Con l’arrivo dell’eroina da
fumare il consumo è tornato in auge, ed il processo di assunzione è:
1. sistemata su un foglio di alluminio e scaldata utilizzando la fiamma di un accendino;
2. la stagnola viene continuamente inclinata o agitata per evitare che l’eroina liquefatta diventi una
massa ingestibile;
3. da quando inizia ad emettere una linea di fumo, questo viene aspirato lentamente attraverso una
cannuccia o un foglio di carta arrotolato.
Gli effetti sono percepibili dopo un minuto circa; i rischi per la salute rappresentati da questa modalità sono
rappresentati da malattie croniche respiratorie.
Porta inevitabilmente all’overdose, infatti il cambio di modalità di assunzione o di uno degli elementi legati
all’assunzione sembra far aumentare il rischio di overdose perché il corpo non è pronto come lo sarebbe con
il procedimento abituale.

Il consumatore di eroina è iconico perché richiama determinate caratteristiche specifiche, e in più possiede
altri connotati specifici come:
- cura: è lui che è considerato il vero e proprio tossico su cui si è strutturata la terapia da utilizzare con
tutte le sostanze.

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ALLUCINOGENI
Gli allucinogeni hanno un setting morbido e protetto. C’è chi fa
dell’uso degli allucinogeni una faccenda di lavoro: poter avere uno
sguardo vergine sulle cose pare che abbia degli effetti sulla
creatività. Chi usa queste sostanze per lavoro usa una quantità di
sostanza ancora minore di quella che si può chiamare dose.

In essi troviamo:
- LSD;
- Funghetti;
- Ibogaina.

LSD
Chiamato anche cartone, acido o trip, è prodotto sotto forma di cristalli
che poi vengono diluiti con altre sostanze.
Successivamente viene suddiviso in fogli molto sottili imbevuti in una
goccia di questo liquido. Può però essere mischiato a cubetti di
zucchero o gelatina.
Spesso su questo foglio ci sono dei simboli quali ad esempio una bici
disegnata con colori accesi in quanto amplia la percezione sensoriale
ed emotiva. Inoltre, generalmente i cartoncini sono perforati per indicare le singole dosi (blotter) sulle quali è
stato versato il quantitativo minimo della sostanza in forma liquida.
Questo viene estratto dalla claviceps purpurea che è un fungo parassita che si forma vicino ai semini della
graminacea. Nell’iconografia dell’LSD vi è una bici volante, scomposta in onore di colui che l’ha scoperta.
Questa iconografia la si trova nel momento in cui si vende LSD in un pezzo di cartone che è stato imbevuto
da una gocciolina piccolissima di acido di LSD. Questa iconografia suggerisce e richiama l’esperienza di una
grande amplificazione sensoriale ed emotiva.

La dose consigliata è un sesto del foglietto che viene consegnato e viene assunta tramite mucose; perciò, gli
effetti arrivano dopo una quindicina di minuti.
Questa droga non porta a dipendenza in quanto il tempo di ricarica di cui necessita l’organismo è elevato;
non vi è nemmeno l’overdose o degli effetti collaterali troppo gravi, ma l’effetti più grave è l’horror trip.
Gli aspetti più negativi, quindi, sono quelli che riguardano il bad trip. Vi sono due scenari:
1. ci sono delle costituzioni in via di definizione, per cui vi sono delle parti più solide e delle altre più
mobili, tipiche delle persone adolescenti;
2. una persona più adulta dovrebbe avere maggiori punti di fermi nello sguardo con il mondo e nella
capacità di relazionarsi con il mondo.
Le cose che possono portare al bad trip sono:
- ambiente troppo rigido in quanto può risultare molto difficile staccarsi da questo ambiente per
lasciarsi andare ad una sensazione di rilassamento;
- percezione che si sta vivendo in quanto l’intensità della percezione e la sensibilità di ognuno può
essere un elemento eccessivo che potrebbe non essere sostenibile per l’individuo.
Inoltre, il bad trip può portare a:
a. slatentizzazione/destrutturazione di una psicosi latente: come se tutto potesse essere messo in
discussione. Questa destrutturazione del piano di realtà deve essere voluta dal soggetto, perchè
altrimenti diventa un’esperienza angosciante che non viene compensata nemmeno dagli effetti di
ilarità.;
b. difficoltà nel lasciare la presa sul controllo: avviene nella prima fase dell’assunzione dell’LSD;
c. amplificazione di percezioni negative: si presenta principalmente nella prima fase e può comportare
l’esplosione dell’emozione;
d. inflazione dell’ansia: si presenta nella fase di coda ed è la parte più difficile da sostenere in quanto
quando si rimane da soli perché gli altri soggetti che ne hanno fatto uso sono andati via parte la
sensazione del “adesso mi passa”, ovvero un’inflazione di ansia che tende a non finire mai;
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e. distruzione della vita nel piano psichico per i motivi sopra elencati.
Quindi bisogna essere disposti a perdere tutti i punti di riferimento e ritornare a uno sguardo vergine sul
mondo. Alcune volte la sensazione che si vive con l’uso dell’LSD è simile a quella dell’esperienza psicotica.

La persona può essere di costituzione fragile, per cui la persona non ha più il Sè precedente e quando esce
dall’esperienza dell’LSD non riesce più a ricostruirlo. Si viene quindi riconsegnati a un mondo non più
componibile è come essere un avvenimento degli avvenimenti che non vengono più rimessi insieme.
Inoltre, alcuni soggetti possono incorrere in episodi spiacevoli.
Infatti, il modo in cui l'LSD agisce sulla persona cambia di volta in volta in volta e da soggetto a soggetto, e
dipende molto anche dalle condizioni psicofisiche della persona stessa.
È uno scossone per l'equilibrio psicologico e neurobiologico della persona, c'è un'alterazione delle percezioni
talmente intensa che un soggetto potrebbe averne degli effetti di natura psicotica quali:
1. disturbi depressivi;
2. disturbi d'ansia;
3. attacchi di panico.

Gli effetti durano un paio d’ore e sono:


- Rilassamento con riflessione e interesse per qualsiasi cosa;
- Attivazione intensa;
- Percezione intensa delle cose;
- Fiammate d’ilarità;
- Percezione di sinestesie;
- Percezione di forza ed energia;
- Effetti psichedelici: dati dall’ergot.
L’ LSD è una sostanza basata sull’acido lisergico che si trova nell’ergot, un fungo parassita della segale.
L’ingestione della segale attaccata dal fungo, o di prodotti che da essa derivano, causa una condizione
chiamata “febbre del pellegrino” o ergotismo i cui sintomi sono deliri allucinatori e forti dolori alle gambe.

Gli effetti psichedelici dell’ergot erano conosciuti già dagli Assiri che, nel 500 a.C., scrissero di una “pustola
nociva della spiga di grano”.
Ne è stato inoltre ipotizzato l’uso rituale all’interno delle cerimonie dell’antica Grecia, dove l’ergot era
l’ingrediente base all’interno di una bevanda sacra che permetteva agli iniziati di avere visioni divine.
L’Europa del primo medioevo vedeva l’ergot come responsabile di intossicazioni di massa a causa dell’uso
di farina fatta con grano non ripulito dal fungo.
Nasce inoltre, la capacità di connettere piani o notizie differenti secondo simmetrie/analogie apprese in modi
e tempi differenti facendo emergere un’idea/intuizione.

Le fasi sono:
- Ilarità e scintillii che dura 1-2 ore. In esso le percezioni sono più “esplosive” ed intense;
- Altopiano in cui l’effetto è in alto e dura 6-8
ore;
- Coda: è la parte finale e dura più o meno due
ore come la prima fase. In essa la mente rallenta e gli effetti si attenuano, inizia a farsi sentire la
stanchezza. Si precipita meno nelle cose ma si riescono a mantenere più connessioni tra le diverse
cose e sono anche gli elementi che restano più facilmente.
La sensazione che l’effetto non finisca mai è data soprattutto dal fatto che il soggetto è rimasto solo nel suo
trip.
Il consumo avviene principalmente durante il fine settimana in quanto dura in totale più o meno 12 ore.
L’assunzione di alcool in questo caso può portare effetti negativi ma non porta allo sballo e non dagli effetti
classici.
Con questa droga ci possono essere delle guide, ovvero degli amici che possono seguirti e starti vicino
durante il trip; tuttavia, queste guide sono migliori se già conoscono gli effetti e le possibili alternative.

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FUNGHI
La manita muscaria: si chiama muscaria perché le mosche in quanto
veniva usata per uccidere le mosche, che però dopo poco
riprendevano a volare in maniera alterata. Anche le renne ne vanno
matte.
L’effetto che dà è la percezione più grande di sé e la conseguente
riduzione di ciò che circonda la persona.

Altri funghi sono:


- Silopsicinici: nascono a mazzi e sono molto comuni. Possono essere essiccati e fumati oppure
mangiati freschi. La specie di gran lunga più utilizzata attualmente. La sua presenza è stata riscontrata
nell'America del Nord;
- Isossazolici;
- Panaeolus: considerate “psilocibinici-latenti” ovvero producono psilocibina e composti affini in
maniera incostante.
La maggior parte dei funghi psilocibinici sono soggetti ad un fenomeno di bluificazione di parti del carpoforo
al tocco o con l'invecchiamento. Il motivo sembra risiedere in un processo enzimatico al quale viene
sottoposta la psilocina, con sua conseguente trasformazione in un prodotto di color blu (LEVINE, 1967).
Sono state tuttavia evidenziate a più riprese delle eccezioni riguardo singole specie, o anche all'interno della
medesima specie, per le quali l'associazione bluificazione/presenza di alcaloidi psilocibinici non è valida,
venendo a meno una delle due condizioni.

Con i funghi il dosaggio non è certo in quanto non si sa quanto contiene quel fungo, perciò l’assunzione è
frazionata, in quanto si tagliano fettine sottili di fungo e si valutano gli effetti che si ottengono mangiando
altre fette se gli effetti sono scarsi.

IBOGAINA
La sostanza allucinogena è soprattutto nelle radici. Dosaggi minimi portano
ad effetti eccitanti che però si esasperano se le quantità assunte aumentano, è
quindi stata realizzata una quantità che non da effetti eccessivi e una dose
“eroica”, ovvero la quantità limite che il corpo può sostenere prima di
collassare. Queste due quantità vengono utilizzate nella tribù del buitifang
come elemento di comunanza o come elemento d’iniziazione.

Ibogaina: molecola psicoattiva dagli effetti dissociativi presente in diverse piante, principalmente nell’iboga,
ovvero una pianta usata nella medicina tradizionale del Congo, Camerun e Gabon.

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Alcol
Utilizzato in farmacopea in quanto catalizza dei principi attivi
amplificandoli e favorisce l’assorbimento delle sostanze nelle diverse vie.
I suoi danni riguardano tutto il corpo.

Nel 2016 il 64,7% della popolazione italiana di 11 anni e più dichiara di aver
consumato almeno un tipo di bevanda alcolica nell’anno, stabile dal 2015
(64,5%), ma in netto calo rispetto al 2006 (68,3%).
In particolare, scende il consumo giornaliero di alcol in tutte le fasce d’età
(11 - 17; 18 - 24; 25 - 44; 45 - 64; 65 e più) soprattutto tra i più giovani
(11 - 17).
Tra il 2006 e il 2016 diminuisce soprattutto la quota di chi consuma bevande alcoliche quotidianamente (dal
29,5% al 21,4%), ma aumenta quella di coloro che le consumano occasionalmente (dal 38,8% al 43,3%) e
fuori dai pasti (dal 26,1% al 29,2%). I modelli tipici dei paesi del Nord Europa, caratterizzati da un consumo
elevato di bevande alcoliche anche fuori dai pasti, prende quindi il posto del modello tipico della tradizione
italiana caratterizzato da un consumo quotidiano di bevande alcoliche (soprattutto vino) durante i pasti.

Cambiano soprattutto i comportamenti delle donne: tra il 2006 e il 2016 le consumatrici giornaliere scendono
da 4 milioni 463 mila a 3 milioni 138 mila (-29,7% contro -23,2% dei maschi), mentre aumentano quelle che
fanno uso di bevande alcoliche fuori dei pasti, da 4 milioni 52 mila a 5 milioni 250 mila (+29,6%); le
consumatrici occasionali passano invece da 9 milioni 608 mila a 10 milioni 641 mila. Tra gli adolescenti
diminuisce sensibilmente il consumo di alcolici (dal 29 al 20,4%) sia giornaliero (peraltro molto contenuto),
sia occasionale, seppure con un andamento oscillante negli ultimi anni.
Tra le persone di 25 anni e più, la quota di consumatori di bevande alcoliche aumenta al crescere del titolo di
studio conseguito.Ciò avviene soprattutto per le donne.
Vi è infatti una differenza del 30,3 % nel consumo di alcol tra le donne con licenza elementare (39,8%) e le
donne con dottorato di ricerca e laurea (70,1%) tra quelle con licenza elementare consuma alcol almeno una
volta all’anno il 40,1%, quota che sale al 68,6% fra le laureate.
Le differenze di genere, pur permanendo, diminuiscono all’aumentare del titolo di studio, anche a parità di
età. Andamento inverso ha, invece, il consumo quotidiano, che risulta crescente al diminuire del titolo di
studio, sia per gli uomini che per le donne.
Binge drinking: è una modalità di consumo di bevande alcoliche caratteristica in particolar modo delle fasce
di popolazione giovanile e sviluppatasi inizialmente nei Paesi del Nord Europa. Con questo
termine si vuole normalmente identificare una modalità di “consumo eccessivo episodico”
concentrato in un arco ristretto di tempo di bevande alcoliche di qualsiasi tipo in modo
consecutivo; con consumo di 6 o più bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione. I
luoghi dove si eccede di più sono, nell’ordine:
- casa di amici o parenti (39,3%);
- bar, pub o birreria (29,4%);
- ristorante, pizzeria, osteria (27,5%);
- casa propria (25,1%);
- discoteca/night (13,0%);
- luoghi all’aperto o la strada (5,3%);
- altri luoghi come, ad esempio, punti di degustazione o vinoforum (2,7%).
Le percentuali di binge drinker sia di sesso maschile che femminile aumentano nell’adolescenza e
raggiungono i valori massimi tra i 18 e i 24 anni (M=22,2%; F=8,6%); oltre questa fascia di età le percentuali
diminuiscono nuovamente. La percentuale di binge drinker di sesso maschile è statisticamente superiore al
sesso femminile in ogni classe di età ad eccezione degli adolescenti, ossia quella fascia di popolazione per la
quale la percentuale dovrebbe essere zero a causa del divieto per legge della vendita e somministrazione di
bevande alcoliche al di sotto della maggiore età.
Consumo di alcol: consumo di almeno un tipo di bevanda alcolica (vino, birra, altri alcolici) almeno una
volta nell’anno. 
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Consumo giornaliero di alcol: consumo di almeno un tipo di bevanda alcolica tutti i giorni.
Consumo occasionale di alcol: consumo di almeno un tipo di bevanda alcolica occasionalmente, ovvero
meno di una volta al giorno.
Consumo fuori pasto di alcol: consumo di almeno un tipo di bevanda alcolica almeno una volta nell’anno al
di fuori del pasto.
Consumo abituale eccedentario di alcol: consumo che eccede 2 unità alcoliche al giorno per l’uomo; 1 unità
alcolica al giorno per la donna; 1 unità alcolica al giorno per gli
anziani di 65 anni e più; il consumo di almeno una bevanda alcolica
nell’anno per i giovani al di sotto dei 18 anni. 
Comportamento di consumo di alcol a rischio per la salute:
- consumo che eccede: 2 unità alcoliche al giorno per l’uomo; 1 unità alcolica al giorno per la donna; 1
unità alcolica al giorno per gli anziani di 65 anni e più; consumo di almeno una bevanda alcolica
nell’anno per i giovani al di sotto dei 18 anni;
- consumo di 6 o più bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione.

Correlazione tra alcol e fumo


Alcol e fumo sono frequentemente associati. Si passa infatti dal 28,8 % dei fumatori di 20 e più sigarette con
almeno un comportamento di consumo a rischio al 10,6 % dei non fumatori.
Correlazione accentuata soprattutto tra gli uomini, che sono i fumatori più forti. Il 29,8% dei fumatori e il
27,9% degli ex fumatori hanno un comportamento di consumo eccessivo di alcol contro il 17,1% di chi non
ha mai fumato.

L’alcol è la causa principale di molte malattie considerate totalmente alcol correlate, fra cui in particolare la
cirrosi epatica alcolica; ma anche causa concomitante di varie altre patologie vascolari, gastroenterologiche,
neuropsichiatriche, immunologiche e dell’apparato scheletrico, di infertilità e problemi prenatali, di cancro,
ivi compreso il cancro della mammella; nonché di altri gravi eventi quali incidenti stradali, omicidi, suicidi,
incidenti vari. Per quanto riguarda la panoramica italiana, tenendo conto della distribuzione per genere e
classi di età delle dimissioni con diagnosi totalmente attribuibili all’alcol, il Ministero della Salute evidenzia
le differenze dei valori assoluti delle dimissioni con tali diagnosi per regione di ricovero, genere e classe di
età. In testa alla classifica per regione di ricovero, con oltre 5.000 dimissioni, vi sono in ordine crescente,
Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia. Chiudono la classifica, con dimissioni inferiori a 400,
Molise e Valle d’Aosta.

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Popper
Si chiama così perché una volta aperto emette questo suono.
Il Popper è il nome con il quale si intendono una serie di sostanze
stupefacenti tossiche come, il nitrito di amile, il nitrito di (iso)butile e il
nitrito di etile.
Questo genere di sostanze, storicamente, avevano diversi usi:
- In medicina è stato usato, opportunamente dosato, come antidoto
negli avvelenamenti cianidrici e come farmaco anti-anginso,
prima di essere sostituito dalla nitroglicerina che aveva maggiore durata d’azione maggiore sicurezza
nell’utilizzo;
- Nelle concerie per la lavorazione della pelle.
Rientra nella categoria dei volatili (droghe assunte per via inalativa diffusa) che quindi portano dipendenza.
L’impiego dei poppers per scopi ricreativi si è diffuso intorno agli ultimi anni ‘60 – inizio anni ‘70, per poi
proseguire fino agli anni ‘90. Al giorno d’oggi non è molto frequente ma sembra che stia tornando «di
moda».
Si associa, per i suoi effetti, al sesso non solo eterosessuale ma anche, e forse soprattutto, omosessuale.
Infatti, non è solo un inibitore fisico, ma anche psicologico che permette di ridurre i propri limiti ed
intensificare il piacere.
Non è una sostanza che crea dipendenza, ma in alcuni casi la ritroviamo associata ad una dipendenza
psicologica strettamente legata alla potenza sessuale e al desiderio di trascendenza.

Gli alchilnitriti sono composti liquidi, solitamente, di colore giallo o trasparente e fortemente infiammabili;
inoltre sono tutti caratterizzati da una elevata volatilità, perché a contatto con la temperatura ambiente si
trasformano in gas. L’odore del popper è piuttosto caratteristico e viene spesso identificato come dolce e
nauseante, oppure pungente m comunque piacevole.
Inoltre, è legale in:
1. Italia;
2. Francia;
3. Spagna;
4. Inghilterra.
Il popper si è diffuso inizialmente nell’ambiente dei sexy shop, soprattutto inglesi ed è giunto in Europa
continentale negli anni ‘90, parallelamente al consumo di altre droghe sintetiche come l’ecstasy o LSD. Oggi
la vendita avviene online.

Può essere assunto tramite:


- Inalazione tramite sniffo;
- Diffondendolo in tutta la stanza;
- Inalarlo sotto le coperte tramite diffusione.
Però il metodo più comune è lo «sniffati» tramite il naso direttamente dalla boccetta, in modo ripetuto e
compulsivo, oppure tramite la bocca facendo dei respiri profondi. È possibile inalare queste sostanze anche
attraverso l’utilizzo di maschere apposite per aumentarne l’effetto.

Gli effetti sono:


- Forte tachicardia;
- Appannamento visivo e percettivo;
- Cuoce la pelle/mucose del naso;
- Rilassa la muscolatura sessuale;
- Rush alla testa, come un forte calore;
- Euforia, sensazione di leggerezza mentale;
- Benessere diffuso;
- Distensione muscolare, dilatazione degli sfinteri;
- Potenziamento dell’erezione;
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- Vasodilatazione;
- Vampate di calore;
- Insensibilità al dolore;
- Distorsione sensoriale.
Gli effetti collaterali a breve e a lungo termine sono:
1. Mal di testa;
2. Vertigini;
3. Palpitazioni;
4. Perdita di coscienza;
5. Collasso del sistema circolatorio causato da un forte abbassamento della pressione sanguigna;
6. Difficoltà respiratorie;
7. Problemi temporanei di erezione;
8. Capogiri;
9. Nausea e vomito;
10. Emicrania;
11. Tachicardia;
12. Problemi permanenti alle facoltà mnestiche e della concentrazione;
13. Ridotta capacità relazionale;
14. Problemi cardiaci, polmonari, epatici e renali;
15. Danni al sistema nervoso e al cervello.
Vi è anche il rischio di possibili danni irreversibili alla mucosa nasale, in caso di consumo protratto o di
contatto diretto del liquido con la mucosa, irritazione, arrossamento e possibile comparsa di dermatite
seborroica in caso di contatto del liquido con la pelle del viso, naso o labbra.
L'ingestione può portare alla necrosi del tubo digerente o alla morte per avvelenamento; inoltre è
assolutamente da evitare il contatto con gli occhi.

L'assunzione della sostanza può avere interazioni farmacologiche anche gravi se si sta assumendo un ciclo di
aspirina, cardioaspirina, e flectadol. Il popper non è assolutamente indicato per soggetti affetti da anemia,
glaucoma o da disturbi cardiaci e della pressione di qualsiasi tipo, dati i suoi effetti e da evitare in
concomitanza con farmaci per la disfunzione erettile come, viagra o cialis, essendo anch’essi vasodilatatori, il
rischio di interazioni cardiache fatali è altissimo.
Il manuale Merck Diagnostic and Therapy menziona che vi sono poche prove di rischi significativi associati
all'inalazione di alchil-nitriti.
Uno studio britannico e una classificazione delle droghe secondo i danni causati sia all'individuo che alla
società pone il popper tra i meno dannosi sia per l'individuo sia per la società rispetto ad altre droghe
ricreative.
Un'indagine della Commissione per la sicurezza dei prodotti dei consumatori degli Stati Uniti in merito agli
standard di imballaggio del 1983 indicava che “non sono disponibili dati che indicano un rischio di lesioni
personali o malattia derivante dall'abuso di inalatori”.
Oltre all’utilizzo dei popper anche l’inalazione di colle, solventi, vernici e combustibili sono fenomeni che
hanno preso piede nella nostra società andando a sostituire le droghe pesanti. Questo fenomeno viene
chiamato «sniffing» e ciò che in particolare lo caratterizza è il fatto di essere la forma di "sballo chimico" di
più facile accesso, infatti:
- le sostanze dello sniffing sono facilmente reperibili e sono molto spesso contenute in prodotti di largo
consumo acquistabili pressoché ovunque;
- costano poco, soprattutto in confronto ai prezzi "di mercato" di altre sostanze d´abuso come droghe e
farmaci;
- non sono soggette ad alcuna forma di controllo sulla vendita.
La Prevalenza dell’uso di inalanti vi è tra i giovani in USA e in Europa (ESPD 2012). In altre zone del
mondo, come l’America Latina, l’Africa e il Sud-est asiatico, molti bambini di strada sniffano regolarmente
inalanti per dimenticare la miseria della loro vita quotidiana.

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Studi condotti sugli inalanti
Uno studio australiano condotto su 30 adolescenti di cui 11 assuntori di inalanti per più di 12 mesi, 11
consumatori di cannabis e 8 soggetti di controllo senza storia di uso di sostanze stupefacenti, ha investigato
gli effetti di queste sostanze sullo spessore della materia bianca. I soggetti in esame non presentavano disturbi
psicotici o condizioni mediche serie. Per lo studio essi sono stati sottoposti ad una risonanza usando l’indice
di anisotropia frazionale (FA) per valutare l’integrità della materia bianca. Dai risultati è emerso che, rispetto
ai soggetti di controllo, gli assuntori di inalanti avevano il valore di FA inferiore in una porzione adiacente
all’ippocampo sinistro e in alcune aree del corpo calloso.
Questo studio indica dunque che sia gli assuntori di inalanti che i consumatori di marijuana presentano
anomalie nella materia bianca, particolarmente nelle aree mediali temporali e callosali, con anomalie callosali
più pronunciate negli assuntori di inalanti. Gli autori ipotizzano che questo potrebbe essere dovuto alla
lipofilia di inalanti, come il toluene (benzene), che risulterebbero particolarmente dannosi per tessuti lipidici
come la mielina

Stanno sempre più aumentando le evidenze scientifiche per le quali, inalare in età adolescenziale, provochi
problemi psichici, come la depressione e i pensieri suicidari. La ricerca americana mette sempre più in
relazione i problemi familiari e scolastici, la violenza e la delinquenza nei giovani con il consumo di inalanti.
Consumo di sostanze da inalare è spesso legato a rituali di gruppo. Sotto l’influsso dei coetanei,
l’inspirazione rischiosa di sostanze volatili («bagging») acquisisce spesso, tra i bambini e gli adolescenti, il
carattere di una prova di coraggio. Il consumo di poppers nell’ambiente degli omosessuali, per esempio, fa
spesso parte di specifiche pratiche sessuali. Inalare sostanze chimiche può causare anche la morte immediata.

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Porno dipendenza
Un’immagine costruita per stimolare una risposta di eccitazione sessuale in chi
la osserva.
Spesso si pensa che la pornografia sia un passatempo o un modo per
soddisfare impulsi sessuali ma vi sono persone che, come qualsiasi sostanza,
ne abusano e ne hanno conseguenza invalidanti a livello sociale, lavorativo,
economico e salutare. Nelle diverse psicopatologie questa è considerata al
limite tra patologia e normalità per le eterogeneità sintomatologiche.
Il primo sguardo verso la dipendenza è durante la fase infantile e spesso
invadono la vita del bambino in modo aggressivo; alcuni studiosi hanno
identificato che possa derivare dallo sviluppo: l’identità sessuale dipende dal
tipo di attaccamento che si ha con la madre in cui se è insicuro il futuro adulto riproporrà i comportamenti
con gli altri adulti. Un rischio è l’età sempre più bassa nella quale si entra in contatto con la pornografia e
perciò si ha meno la capacità di integrare le informazioni in una sana identità sessuale, poiché non vi sono gli
strumenti adeguati e evolutivi per riconoscere il carattere irrealistico ed esagerato dei contenuti pornografici.

Il nostro mondo è pornificato e si insedia la visione di contenuti porno in modo diverso dall'epoca in cui si
vive.
I social promettono di bandire la pornografia ma è davvero così? OnlyFans è una piattaforma in cui la
pornografia è all’ordine del giorno e viene consumata e usata anche da minorenni.
Pornografia: accessibile, abbordabile perchè economica, accettata, aggressiva perchè si inserisce nella vita di
ciascuno e l'economia del porno ne giova e anonima.
I consumatori del porno:
- 18-30anni: 63%;
- 31-49 anni: 38%;
- 50-69 anni: 25%;
- 71-72% uomini.
Infatti, gli uomini sono maggiormente a rischio per sviluppare una dipendenza da porno sebbene le donne
non ne siano esenti.
Neurobiologia: lo sguardo di immagini pornografiche attivano il sistema nervoso nella zona occipitale e la
trasmissione aumentata è quello della dopamina, che accompagnata da altri
neurotrasmettitori, neuroni specchio, testosterone, deltafosb, noradrenalina e altre proteine
porta al raggiungimento del picco, ovvero, l’orgasmo. A questo picco consegue la sbornia da
dopamina (Bowman 2016) che sarà differente quando vi è dipendenza e quando non vi è
dipendenza poiché nel primo caso si ricercherà subito il piacere per evitare il dolore psichico
latente mentre nel secondo caso il down della dopamina è molto più affievolito e ciò
permette di sentirsi soddisfatti e tornare alla normalità. La masturbazione, legata alla visione
della pornografia, è compulsiva ed avviene per un tempo prolungato, mantenendo più a
lungo possibile, il livello dell’eccitazione. L’eccitazione si trasforma in malessere quando vi
è interruzione cioè con l’eiaculazione, con il calo della tensione piacevole portando a un
down di disprezzo, tristezza e senso di colpa, per le immagini visionate.
Le conseguenze frequenti post visione pornografica:
1. Difficoltà coniugali e ansia sociale determinato dal confronto prestazionale;
2. Difficoltà lavorative perché la persona ha la compulsione di guardare video porno di continuo a
discapito del resto della quotidianità;
3. Traumi infantili e adolescenziali per la precoce visione di immagini porno;
4. Reificazione della donna e del corpo: si è riscontrata maggiore aggressività nel contatto con l'altro
Ritiro sociale: difficoltà di innamoramento e snaturamento delle relazioni sessuali;
5. Aggressività;
6. Depressione;
7. cambiamento del pensiero;
8. dipendenza.

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Le cause della dipendenza da pornografia sono:
- l’ambiente;
- le ferite narcisistiche;
- episodi di frustrazione che costituiscono un’immagine del sé sfavorevole.
Spesso viene usata per auto-medicare una profonda ferita emotiva (insicurezza, vergogna, inferiorità).
La pornodipendenza presenta i seguenti sintomi comportamentali:
1. Incremento progressivo della quantità di tempo dedicato all’uso di materiale pornografico (10-12 ore
consecutive);
2. Ricerca di contenuti progressivamente sempre più intensi o bizzarri;
3. Tentativi infruttuosi di sospendere o diminuire i comportamenti di dipendenza;
4. Uso del materiale pornografico nonostante il manifestarsi di conseguenze negative quali:
- difficoltà o impossibilità a creare e mantenere relazioni sociali o sentimentali;
- sentimenti di depressione, vergogna e isolamento;
- perdita o impoverimento delle relazioni con i familiari o col partner;
- perdita di interesse in altre attività (lavoro, scuola, vita sociale, famiglia, sport…);
- problematiche di rendimento sul lavoro o nello studio;
- problematiche economiche;
- uso associato di droghe; disfunzioni sessuali…;
5. Tentativi di dissimulare, negare, nascondere la dipendenza.
A livello psichico, si assiste al progressivo calo dell’autostima e della fiducia in se stessi, modifica di ritmi
sonno/veglia, ansia, calo dell’umore, aumento del senso di colpa e di vergogna, tensione, rabbia e forte stress.
A livello fisiologico, invece, può esserci un calo del desiderio sessuale verso il partner, impotenza e/o
problemi di eiaculazione.

Nel DSM-5 si tratta il disturbo di dipendenza sessuale come principale riferimento diagnostico e trattabile.
La dipendenza è un ciclo da rompere: preoccupazione-disperazione-compulsione sessuale-ritualizzazione che
di fondo hanno l’emozione di vergogna, e dunque per eliminare tale dolore interiore vengono ricercati
momenti di piacere fisico.
In terapia si lavora con le emozioni di fondo per trattare inizialmente di difficoltà relazionali poi si riscontra
la dipendenza con sintomi di dissociazione e alessitimia. In casi gravi la porn addiction slatentizza disturbi di
personalità, è il break più rischioso. La terapia può essere individuale con il soggetto dipendente o con i
familiari oppure gruppale con gruppi di mutuo-aiuto o, sex and love addicts anonymous (stesso scopo dei
gruppi per alcolisti in cui si mantiene l’anonimato).

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Dipendenza da gioco d’azzardo
La dipendenza da gioco d’azzardo (“gambling”) si colloca nel
Manuale dei Disturbi Mentali (DSM-5) nell’area delle
dipendenze patologiche (disturbi non correlati all’uso di
sostanze). Si presenta per un periodo di 12 mesi e comporta
disagio e compromissione clinicamente significativi. E’
caratterizzato dall’incapacità di resistere alla tentazione
“persistente, ricorrente e maladattiva” di giocare somme di
denaro elevate. Esso include lo scommettere su determinati
giochi (es. carte, attività sportive, lotterie, slot machine). Il
DSM-5 attribuisce al GAP lo status di dipendenza, in quanto il
giocatore patologico, sviluppa tolleranza intesa come aumento
della frequenza delle puntate e della quantità di denaro speso per ottenere l’eccitazione desiderata; la
presenza di sintomi tipici di astinenza quali irritabilità, ansietà, insonnia, sudorazione, tremori e un intenso
desiderio come equivalente al “craving” sperimentato dai tossicodipendenti.
Il gioco d'azzardo è un'attività ludica che prevede:
- la possibilità di ottenere un premio;
- la casualità della vincita;
- la partecipazione al gioco con l'impiego di denaro o altri valori.
Sono numerosi i fattori che rendono l'azzardo così ricercato e popolare: la speranza di un guadagno facile, di
cambiare la propria vita, di riscatto sociale, ma soprattutto le forti emozioni (connesse al rischio), che da
molte persone sono percepite come particolarmente piacevoli e stimolanti.
Le conseguenze più dirette si rilevano nel deteriorarsi delle attività personali, familiari e lavorative.

È possibile che il soggetto che soffre di dipendenza da gioco metta a repentaglio anche una relazione affettiva
significativa, il lavoro o delle opportunità scolastiche solo per perseguire nel gioco d’azzardo.
Se per la maggior parte degli individui (54% secondo il ministero della salute) il gioco d'azzardo rimane
un'attività ludica priva di importanti conseguenze negative, per una certa percentuale di persone (circa il 5 -
15%), l'azzardo diventa un problema, con gravità crescente, tanto più il suo utilizzo si trasforma in un
fenomeno compulsivo. In circa il 2-3 % della popolazione, infine, il gioco diviene una vera e propria
malattia, la cosiddetta Dipendenza da Gioco d'Azzardo o Gioco d'Azzardo Patologico (o Ludopatia). La
dipendenza da gioco si distingue dal gioco ludico per la modalità maladattiva, ricorrente e persistente. Questa
esercita un’influenza negativa sui domini personali, professionali, familiari e sociali e spesso è accompagnata
da perdite finanziarie e problemi legali.
Tipologie: i nuovi giochi d’azzardo (videopoker, slot-machine, bingo, giochi online) definiscono un nuovo
modo di giocare:
- solitario,
- decontestualizzato,
- globalizzato,
- con regole semplici e universalmente valide e pertanto ad alta soglia di accesso,
- Slot machine,
- video lottery,
- gratta e vinci,
- poker online,
- lotterie istantanee.
Cause: le Dipendenze, compresa quella da Gioco d'Azzardo, hanno cause multifattoriali, che prevedono cioè
la presenza di differenti e numerosi fattori concausali:
- di natura Biologica: Predisposizione genetica;
- di natura Psicologica: Caratteristiche caratteriali specifiche, impulsività, difficoltà nel
comprendere o nel gestire le proprie emozioni;
- di natura Socio-Ambientale: Diffusione e promozione sociale del gioco d'azzardo.

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Esordio e diffusione del disturbo: esordio della dipendenza da gioco d’azzardo generalmente risale
all’adolescenza o alla prima età adulta ma può manifestarsi anche durante
la mezza età o in tarda età adulta.
La diffusione della dipendenza da gioco d’azzardo è influenzata dalla
disponibilità e dal grado in cui tale pratica è legalizzata, con tassi elevati in
entrambi i sessi. Ultimamente vi è un dilagare di sale gioco e slot machine
nei locali pubblici, con un conseguente incremento esponenziale del
fenomeno, sia negli adulti che negli adolescenti.
Effetti: il gioco d'azzardo ha molte similitudini con gli effetti delle sostanze di abuso, in quanto è in grado di:
- Essere un forte stimolante ed eccitante;
- Consentire alle persone di staccare la presa dalla realtà, con l'illusione di poter cambiare la
propria vita, di poter controllare l'esito delle puntate e di potersi creare un proprio
personaggio vincente;
- Far sentire forti e onnipotenti.

Caratteristiche delle persone dipendenti dal gioco d’azzardo


La stragrande maggioranza delle persone dipendenti dal gioco d’azzardo sembra ricercare in tale pratica
l’avventura e l’eccitazione che vengono soddisfatte puntando cifre di denaro sempre più elevate. Nel
tentativo di recuperare il denaro puntato e perso, il soggetto sarà costretto in una corsa continua, a giocare
cifre sempre più alte, al fine di annullare la perdita o una serie di perdite. Quando le possibilità di ottenere
prestiti si esauriscono, il soggetto vittima della dipendenza dal gioco può ricorrere, per ottenere denaro, anche
a comportamenti antisociali quali la contraffazione, la frode o il furto. Molte persone affette da Gioco
d’Azzardo Patologico possono essere altamente competitive, energiche, irrequiete e facili ad annoiarsi.
Inoltre, sembrano essere eccessivamente preoccupate dell’approvazione altrui e sorprendentemente generose.

Sintomi della dipendenza da gioco d’azzardo


Il disturbo da gioco d’azzardo presenta molte similitudini con il disturbo da uso di sostanze. Tra le quali:
- dipendenza dalla gratificazione,
- comportamento edonico: ricerca del piacere,
- impulsività nel prendere decisioni/sottovalutazione delle conseguenze,
- perdita di controllo,
- craving: bisogno irrefrenabile di ricercare il gioco,
- ricerca del rischio e tolleranza e astinenza.
Il DSM-5 (2013) identifica i seguenti sintomi, almeno 4 sono necessari per la diagnosi:
1. Bisogno di una quantità crescente di denaro per raggiungere l’eccitazione desiderata (tolleranza);
2. Irrequietezza o irritazione a seguito di tentativi di riduzione o interruzione gioco (astinenza);
3. Ripetuti tentativi infruttuosi per controllare, ridurre o smettere il gioco;
4. Preoccupazione per il gioco (pensieri persistenti sul gioco);
5. Spesso il gioco è preceduto da emozioni negative, ansia e depressione;
6. Dopo la perdita il soggetto è spinto a ritentare;
7. Mente per nascondere l’entità del coinvolgimento con il gioco;
8. Mette a repentaglio o perde una relazione significativa;
9. Conta sugli altri per procurarsi il denaro.

Cura del disturbo da gioco d’azzardo


Psicoterapia sia individuale che di gruppo. Fondamentale è la motivazione personale al cambiamento e alla
decisione di smettere. Esistono inoltre dei questionari autosomministrabili, che possono aiutare chi ne ha
necessità ad orientarsi meglio circa la problematicità del proprio comportamento. Uno di questi è il test per la
valutazione del gioco d'azzardo patologico - South Oaks Gambling Screen (SOGS). E il KFG Questionario
Breve sul Comportamento di Gioco d’Azzardo. Curare una Dipendenza da Gioco d'Azzardo non significa
solamente riuscire a smettere di giocare, ma soprattutto riuscire a non ricominciare.
Terapia farmacologica: alcuni farmaci che agiscono sull’impulsività, come gli SSRI o gli stabilizzanti del
tono dell’umore, possono coadiuvare il lavoro dello psicoterapeuta, ma non sostituirsi ad esso.
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Dipendenza da gioco e disturbo ossessivo-compulsivo
Anche la dipendenza da gioco d’azzardo può essere considerata una variante del Disturbo Ossessivo-
Compulsivo sulla base della natura compulsiva dell’azione associata all’incapacità di smettere.
Ciò che differenzia però nettamente il Disturbo Ossessivo-Compulsivo dalle dipendenze comportamentali è
che se nel caso del DOC la compulsione ha la funzione di ridurre un’emozione negativa (in genere l’ansia),
nella dipendenza da gioco la compulsione produce emozioni positive a cui il soggetto non riesce a rinunciare.
Spesso, infatti, continua a giocare nonostante gli ingenti sforzi per controllare, ridurre o interrompere il
comportamento.

Dipendenza da gioco e disturbi psicologici


Molte persone soffrono anche di altri disturbi, tra cui il più comune è la Depressione, ma anche alcuni
disturbi di personalità caratterizzati da impulsività, quali il disturbo borderline e il disturbo narcisistico di
personalità.
Gli individui con disturbo da gioco d’azzardo spesso ricorrono al gioco quando si sentono depressi.
L’ideazione suicidaria è un aspetto molto frequente nei giocatori patologici e il 17% ha una storia di tentato
suicidio. Altre comorbidità si hanno con disturbi d’ansia, personalità borderline e personalità antisociale. E’
molto comune inoltre che chi è dipendente dal gioco d’azzardo faccia anche uso di sostanze stupefacenti e
alcol.

Conclusioni
Il concetto di pericolosità insito nel gioco, non fa ancora parte del nostro patrimonio culturale, ciò provoca
una sottostima del reale pericolo che rappresenta nella sua forma patologica. A ciò si aggiunga la
considerazione del fatto che fino ad oggi l’intervento statale in questo ambito è stato caratterizzato da una
ambiguità di fondo: se da una parte, gli organi di governo si sono dimostrati sensibili ad una politica contraria
al gioco, soprattutto se legale, dall’altra continuano a sostenere la legalizzazione della pratica, introducendo
nuove opportunità di gioco.
Uno degli effetti dell’attuale fase di estrema legalizzazione del gioco d’azzardo è l’aumento del numero dei
giocatori, che non sono posti nella condizione di cogliere la potenziale pericolosità dei prodotti offerti. I
potenziali utenti sono sommersi da messaggi colorati ed invitanti, che ricordano esplicitamente ed
ininterrottamente che è sempre possibile svoltare nella vita, passando da una condizione di stenti ad una
agiata senza troppi pensieri. Il denaro facile, un modo di cambiare il proprio destino, il brivido del gioco,
sono queste le immagini lanciate dagli spot di gratta e vinci, poker on-line, lotto, superenalotto, etc.
Nell’illusione di guadagno e nell’eccesso si smarrisce la consapevolezza della certezza della perdita. In
questo periodo di crisi economica e depressione, quando il PIL e lo Spread perdono punti, il mercato del
gioco d’azzardo fiorisce come un sogno atteso.

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Dipendenza da internet
Detta anche Internet Addiction Disorder (IAD) è un fenomeno molto
complesso che non presenta una definizione comune ovvero dotata di
criteri condivisi e standardizzati; può essere definita come un disturbo del
controllo degli Impulsi non altrimenti giustificato, con riferimento
all’incapacità da parte del soggetto di controllare le proprie azioni, anche
se ha la consapevolezza che l’atto in questione è dannoso per sé e/o per gli
altri.
L’evoluzione dello studio del fenomeno della dipendenza da internet si
sviluppa a partire da Goldberg che, nel 1996, facendo riferimento ai criteri
del DSM per la dipendenza da sostanze, inquadrò dei comportamenti che fanno pensare a una possibile
dipendenza da internet:
- Perdita della cognizione del tempo mentre si è online;
- Avere problemi nel portare a termine i lavori a casa o sul lavoro;
- Isolamento dalla famiglia e dagli amici;
- Sentimenti di colpa legati all’uso di internet;
- Sentire un senso di euforia quando si è connessi.
In seguito, Kimberly Young concepì un modello sulla base dell’approccio al GAP (gioco d’azzardo
patologico) definendo 5 tipologie di comportamenti compulsivi espressi in rete, ovvero:
1. Dipendenza cybersessuale: dipendenza che comprende tutti coloro che frequentano siti per adulti
visionando immagini pornografiche e/o scaricando filmati porno, e utilizzatori di chat erotiche;
2. Dipendenza cyber-relazionale: dipendenza di coloro che manifestano un eccessivo coinvolgimento
nelle relazioni affettive e/o adultere nate e mantenute in rete tramite chat, e-mail, social network;
3. Net compulsion: comportamenti compulsivi messi in atto online, tra cui il gioco d'azzardo online, lo
shopping compulsivo online compreso il commercio/aste online. Simili comportamenti possono
essere praticati senza limiti di distanza e orario e sono spesso caratterizzati da perdite ingenti di
denaro con le relative ripercussioni finanziarie, relazionali, lavorative o scolastiche;
4. Information overload: ricerca compulsiva di informazioni online e il materiale raccolto viene
collezionato e organizzato;
5. Computer addiction: dipendenza caratterizzata da un uso eccessivo di giochi online.

Differenze tra uomo e donna: circa un terzo degli utenti internet navigano in rete come forma di fuga o per
cambiare il proprio umore. Gli uomini sono in genere attratti da siti a sfondo sessuale,
preferendo stimoli visivi ed esperienze sessuali focalizzate. Le donne sono invece più
orientate a passare il tempo a flirtare in chat dedicate e sono maggiormente concentrate
sulle relazioni e interazioni.
Davis fu tra i primi a puntare l'attenzione sulle motivazioni che potevano essere alla base del disturbo,
partendo dall'ipotesi che esistono due tipologie di Uso Patologico di Internet: specifica e generalizzata.
Specifica: è quando il canale di espressione della dipendenza si sposta per praticità sull’uso di internet, ma in
problema rimane l’originario, e cioè quello offline.
Generalizzata: è caratterizzata da un uso patologico della rete a volte con fini sociali, altre volte a-finalistico e
sembra riferirsi più a persone con problematiche psicologiche preesistenti, con un livello di autostima basso,
e quindi la percezione di sé come persona di poco valore.

Cause
Le conoscenze neurobiologiche portano a ipotizzare l’esistenza di un disequilibrio tra il sistema della
serotonina e della dopamina, infatti, i livelli di dopamina possono aumentare non solo in seguito
all’assunzione di alcool o di sostanze stupefacenti, ma anche in associazione al gioco d’azzardo, mangiando
del cioccolato o ricevendo un abbraccio o una parola di gratificazione.
Per aumentare il piacere, queste persone cercano molto probabilmente un maggior coinvolgimento al fine di
stimolare il rilascio di dopamina, in questo modo, ottengono effettivamente una maggior gratificazione, ma
con il passare del tempo, queste alterazioni tenderebbero a cronicizzarsi, costruendo una nuova anomala,
stabile e resistente condizione di non equilibrio.
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La ricerca neurobiologica ha individuato che i circuiti neuronali implicati nel processo di craving, vengono
attivati oltre che dalla semplice interazione farmaco-recettore che si realizza quando siamo in presenza di una
sostanza abusata, anche da stimoli precedentemente neutri che acquisiscono una significatività oggettiva per
il soggetto.

Aspetti clinici
Il dipendente da Internet usa il mezzo in maniera esclusiva e totalizzante, instaurando un legame così forte
che il computer diventa la nuova relazione primaria della sua vita; soprattutto gli adolescenti manifestano
tratti disfunzionali o sintomi psichiatrici legati a disturbi d'ansia o dell'umore e sembrano usare il web per
sopportare un pesante stato d'angoscia, solitamente correlato all'estrema preoccupazione di non riuscire a
sostenere le richieste di perfezionismo che percepiscono arrivare dall'esterno. L’uso scorretto o patologico di
Internet crea in genere la tentazione o la necessità di una vita parallela più o meno segreta che meno si fa
conoscere agli altri e più rende possibile la gestione dell'angoscia; i giovani riconoscono che ciò che
compiono non è socialmente accettato, ma non possono permettersi un'alternativa perché tale comportamento
rappresenta l'epifenomeno di un bisogno e non di una scelta consapevole.
In caso di brusca interruzione dell'uso, provocata in genere da un genitore o un familiare preoccupato dalle
conseguenze sociali che ogni dipendenza patologica determina, possono manifestarsi stati d'ansia, agitazione,
rabbia e comportamenti aggressivi, esattamente come accade in una crisi d'astinenza.
Il ritiro sociale progressivo a cui si va incontro equivale a una tendenza a rinunciare alle relazioni dal vivo
che vengono rimpiazzate da quelle online; in situazioni più compromesse l'unica forma di relazione fa
riferimento a un generico rapporto con il web.
Solitamente alla base della sintomatologia del disturbo sottendono dinamiche dissociative che si correlano a
rimandi strutturali diversi, raggiungendo nei casi più gravi stati di derealizzazione o depersonalizzazione, la
cui intensità è proporzionale al tempo trascorso online. In aggiunta è stata osservata la presenza di sintomi
fisici associabili allo stile di vita tenuto da molti dipendenti da Internet: problemi alimentari, difficoltà
circolatorie a carico degli arti inferiori, mal di schiena, dolori muscolari al braccio, sindrome del tunnel
carpale, affaticamento e arrossamento degli occhi, vertigini, mal di testa e insonnia.

Come curare la dipendenza da internet


A differenza di quello che molti pensano gli psicofarmaci non possono essere considerati la cura della
dipendenza da internet. I casi in cui si rende necessaria una terapia a base di psicofarmaci sono quelli in cui
alla dipendenza si associa un evidente e grave livello di depressione.
La cura più efficace per chi soffre di dipendenza da internet risulta essere attualmente la psicoterapia, e più in
particolare la terapia cognitivo-comportamentale, che mira ad individuare comportamenti alternativi in grado
di sostituire gradualmente l’utilizzo eccessivo di internet.
Attraverso la psicoterapia, inoltre, il soggetto che soffre di dipendenza viene aiutato a superare le eventuali
difficoltà socio-relazionali determinate dalla dipendenza.

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