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Le dipendenze

Dispensa 1e – Varalli

La dipendenza da sostanze o da comportamenti riguarda fasce di popolazione di ogni


età e condizione sociale. In particolare i giovani, che hanno abbassato in questi ultimi
anni l’età del primo contatto con le sostanze che portano alla dipendenza, sono una
categoria a rischio. L’incontro con queste sostanze durante l’adolescenza può avere
esiti disastrosi, ostacolando la normale crescita e sviluppo dell’individuo. Questo
accade perché alcune di esse, in particolare l’alcol e le droghe, vengono vissute come
un mezzo per modificare il proprio stato mentale secondo i propri desideri, senza però
valutare gli effetti negativi che il loro utilizzo comporta.

Ma non sono solo le sostanze a dare dipendenza, ma anche comportamenti, come il


gioco d’azzardo (ludopatia), l’utilizzo di smartphone, internet, videogiochi, sesso
(anche online), lavoro, capaci di stravolgere la vita almeno quanto droghe, farmaci,
tabacco o alcol. Comportamenti che diventano “compulsivi”, ovvero che escono dal
controllo dell’individuo per divenire automatici e non rinunciabili, e che hanno in
comune la capacità di creare una modificazione in quelle aree del cervello dove viene
prodotta una molecola che si chiama dopamina, e che è responsabile della
sensazione di piacere e gratificazione.

La dopamina è un mediatore chimico prodotto dal nostro cervello che provoca la


sensazione del piacere. Quando siamo soddisfatti per qualcosa o quando viviamo una
situazione che ci rende felici, la sensazione positiva che proviamo è provocata dalla
produzione di questa sostanza. È rilasciata durante le situazioni piacevoli e spinge una
persona a ricercare cercare l'attività o l'occupazione che ne stimolano la produzione.
E’ una sorta di “ricompensa” per il nostro comportamento. Alterare questo
meccanismo attraverso l’assunzione di droghe o alcol o con comportamenti compulsivi
può avere pesanti ripercussioni sulle vite delle persone.
Altre molecole simili sono la serotonina, la cui produzione insufficiente provoca gravi
forme di depressione (alcune droghe sono utilizzate in medicina per aumentarne la
produzione, e se assunte da soggetti non depressi provocano una forte euforia), o la
noradrenalina, che aumenta lo stato di vigilanza. Alcol, droghe e sigarette portano a
un incremento di queste sostanze ben oltre il normale. Il risultato è una “bomba” di
molecole che danno una sensazione di benessere più o meno immediata, che rende
queste sostanze irresistibili. Il guaio è che poi staccarsene diventa sempre più difficile,
in modo più o meno veloce a seconda delle sostanze. Ciascuna di queste ha un effetto
diverso su questo meccanismo, ma il loro utilizzo prolungato provoca una
modificazione del funzionamento del cervello, la cui attività perde a lungo andare il
suo naturale equilibrio.

Smetto quando voglio?

Il ciclo della dipendenza può iniziare con un problema, un disagio, un dolore fisico o
emotivo che una persona prova e vive con molta difficoltà. Spesso è l’ansia provocata
da una sensazione di inadeguatezza o dalla ricerca di un comportamento che ci faccia
sentire accettati in un gruppo o non troppo diversi dagli altri. L'effetto anestetico che
queste sostanze e questi comportamenti provocano contro il dolore diventa una
soluzione accettabile contro il disagio poiché, facendone uso, una persona si sente
sollevata dalle sensazioni negative connesse al suo malessere. E vi sono alcuni
comportamenti che si insinuano subdolamente nelle nostre abitudini legati ad atti
apparentemente innocui e innocenti.

Secondo un sondaggio condotto dall’AND


(Associazione Nazionale Dipendenze) più
della metà degli adolescenti italiani
controlla lo smartphone almeno 75 volte
al giorno e il 7% supera il centinaio. Gli
adulti non sono da meno: metà di loro la
fa almeno 45 volte al giorno. La
nomofobia, ovvero il timore ossessivo di
non essere raggiungibili al cellulare,
colpisce per lo più i giovani tra i 18 e i 25
anni, e spesso è associata a una bassa stima di sé. Allo stesso modo di altre
dipendenze “da tastiera del computer”, comporta un livello di ansia e paura di
rimanere sconnessi che degenera in vere e proprie crisi di astinenza e comportamenti
psicotici. Le dipendenze da giochi, da shopping compulsivo o da pornografia su
internet sono poi peggiorate dal fatto che questi siti sono a disposizione 24 ore su 24
e quindi consentono la connessione a qualsiasi ora del giorno e della notte. E sono
dipendenze che possono diventare molto costose anche in termini economici, perché
chi ne soffre è portato a ripetere all’infinito il comportamento, anche a fronte di spese
o di perdite ingenti.

Quello che è certo è che, qualunque sia la sostanza o il comportamento che la


caratterizza, la dipendenza non è un nemico che annuncia il suo arrivo, anzi riesce
quasi sempre a mascherarsi dietro l’illusione di mantenere il controllo della situazione:
se ne prende in genere coscienza quando è troppo tardi; anzi, spesso si
attivano meccanismi di negazione del problema.

Noi ci occuperemo soprattutto delle dipendenze provocate da sostanze chimiche. Negli


ultimi anni sono cambiate molte di queste insieme alle modalità d’uso e di
somministrazione e sono cambiati i significati attribuiti al loro consumo. Molte droghe
non sono più nemmeno percepite come tali, nella totale ignoranza circa i loro effetti
sull’organismo. Perciò spesso le persone che fanno uso di queste sostanze sono in
genere dei policonsumatori, cioè fanno uso di diversi tipi di sostanze, o abbinandole
all’alcol; così non si percepiscono come dei drogati. In genere si tende a considerare
un “drogato” un individuo che fa uso di eroina (sostanza molto pericolosa derivata
dall’oppio). Per i consumatori delle nuove droghe è scomparsa la paura e la
consapevolezza della dipendenza: si è diffuso il consumo da “fine settimana”, come
un’opportunità fra tante, un’occasione di identificazione con il gruppo, uno strumento
per facilitare il divertimento, l’evasione e la trasgressione. Non manca nemmeno chi le
considera utili per avere più successo nella vita sociale e professionale, o per
dimenticare la sofferenza e le proprie frustrazioni.

Qualunque sia la motivazione, la somma complessiva dei benefici è sempre inferiore a


quella dei danni che queste sostanze
provocano all’organismo. E stiamo
facendo riferimento a danni già noti e
documentati, perché ancora si sa troppo
poco di come funziona la chimica del
nostro cervello per poter valutare
pienamente danni che tendono a essere
permanenti e a sommarsi e accumularsi
nel tempo.

Per questo è importante avere informazioni corrette sui loro effetti per essere
consapevoli delle insidie nascoste correlate al loro utilizzo e non cadere nella trappola
delle dipendenze. Ci sono diverse modalità di utilizzo che vanno dall’uso occasionale o
saltuario a stati di dipendenza e assuefazione. La pericolosità di una sostanza dipende
sia dalla sua natura che dall’utilizzo che se ne fa:
L’uso è definibile come un utilizzo controllato e limitato nella frequenza e nella
quantità. Il soggetto può interrompere il suo legame con la sostanza che non
necessariamente, in questi termini, provoca danni. Ad esempio un uso anche
continuativo di alcol (ad esempio un moderato consumo di vino a tavola) non
danneggia un organismo adulto sano. Diverso è se l’utilizzo diventa più frequente o in
quantità maggiore: in questo caso oltre a danni all’organismo che possono diventare
con il tempo gravi e cronici è probabile cadere nella dipendenza. Sostanze più
pericolose, come le droghe pesanti, anche se utilizzate occasionalmente
determinano invece danni gravi non sempre evidenti da subito. In questo caso la
progressione verso l’abuso e a forme di dipendenza è più diretto e frequente, sia per
dinamiche psicologiche che fisiche.

L’abuso si ha quando la persona crea un rapporto stabile con la sostanza. Questo è


correlato all'insorgere di difficoltà di adempiere ai principali compiti connessi alla
propria vita sociale (lavoro, scuola, famiglia) e conduce ad un uso non più.
controllato, anche in situazioni fisicamente rischiose (per esempio quando si è alla
guida). L'abuso si differenzia dalla dipendenza, tuttavia si presenta già come
"situazione patologica". La sostanza diventa un bene quasi irrinunciabile e connesso a
particolari situazioni (ad esempio legando idea di divertimento al consumo di alcol o
droghe). Ciò induce a non mettere alla prova le proprie risorse psichiche, impedendo
così il processo di evoluzione e maturazione di sé. Se questa modalità si protrae, il
soggetto rischia di perdere progressivamente il controllo e di cadere nella
dipendenza. E’ solo questione di tempo.

Quando giunge alla dipendenza (o tossicomania) l'individuo non può più fare a
meno della sostanza. Da un punto di vista psicologico, si comincia ad attribuire un
valore irrinunciabile ai cambiamenti che la sostanza è in grado di produrre: a questo
punto, la sostanza crea il "mondo" in cui vivere. In genere è abbinata
all’assuefazione: l’organismo tende ad “abituarsi” alla sostanza e per mantenerne
gli effetti deve assumerne dosi sempre più elevate.

La dipendenza ha sempre una componente psicologica, ma alcune sostanze, come


l’alcol e alcune droghe, hanno la capacità di “rendersi indispensabili” per l’organismo
che le assume. Sospendere la loro somministrazione provoca infatti la cosiddetta
sindrome da astinenza che, a seconda delle sostanze, può comportare: sbalzi di
umore che possono arrivare a vere e proprie sindromi psicotiche, cefalee, tremori,
disturbi gastro-intestinali (dolori, nausea e vomito), alterazioni del ciclo sonno-veglia,
disturbi alimentari (inappetenza o bulimia), sbalzi della pressione sanguigna, collassi
e può portare persino alla morte.

Sono molte le sostanze che innescano i meccanismi della dipendenza: si differenziano


per gli effetti che provocano in chi ne fa uso, per la quantità necessaria a produrre
dipendenza e per la loro rilevanza sociale.
you lock the door and throw away the key
there's someone in my head but it's not me.

Pink Floyd – The dark side of the moon


Il tabacco
Negli ultimi decenni numerose ricerche scientifiche hanno reso
inequivocabilmente chiaro il rapporto attivo tra fumo e numerose
malattie quali il tumore ai polmoni, la bronchite cronica e l'enfisema
polmonare. Ciò ha spinto i governi a cercare di tutelare la salute dei
cittadini con una opportuna legislazione, per esempio vietando il
fumo nei locali pubblici e nei luoghi di lavoro, in considerazione della
tossicità del cosiddetto "fumo passivo".

 LE SOSTANZE TOSSICHE

Le sigarette contengono oltre 4000 sostanze chimiche: centinaia di queste sono


tossiche e una sessantina sono cancerogene. Alcune sono presenti anche nei detersivi,
come l’ammoniaca, altre sono veri e propri veleni, come l’arsenico. Contengono anche il
polonio-210 che è radioattivo.

Tra le sostanze nocive contenute nel tabacco, la più nota per la propria tossicità è la
nicotina. Si può considerare a tutti gli effetti una droga perché agisce sul sistema nervoso
centrale con un effetto rilassante, provocando assuefazione e dipendenza.

È un veleno vegetale che entra nell'organismo con il fumo: dai polmoni passa nel
sangue, che ne assorbe circa un decimo, mentre il resto è in parte bruciato e in parte
rimane nel mozzicone e nel filtro della sigaretta. L'assuefazione arriva con rapidità e gli
effetti dell'intossicazione cronica si sommano in maniera progressiva nel tempo,
creando le premesse per ulteriori danni all'organismo, in particolare all'apparato
cardiocircolatorio.

La nicotina che viene espirata e rimandata all'esterno


con il fumo residuo crea le premesse per il fumo
passivo, particolarmente nocivo per bambini e anziani,
che hanno ridotte capacità di difesa.

La combustione incompleta del tabacco forma l'ossido di


carbonio, un gas incolore e inodore in grado di fissarsi
all'emoglobina del sangue sostituendosi all'ossigeno.
Per questo motivo il sangue del fumatore risulta poco ossigenato e non è più in grado
di rispondere alle richieste dell'organismo, specie sotto sforzo; ciò determina una
sensibile diminuzione della capacità respiratoria e della sopportazione alla fatica.

Nel fumo della sigaretta è presente anche il catrame che si forma dopo che, aspirando, si
estrae la nicotina e il vapore acqueo dal fumo. Il catrame viene inspirato sin dall’inizio,
ma si concentra soprattutto nell'ultima parte della sigaretta, vicino al filtro, facendo
diventare quelle "ultime boccate" le più pericolose. Le particelle fini di catrame inspirate
condensandosi si depositano, infatti, nei polmoni e sono responsabili della maggior
parte delle malattie polmonari, in particolare del cancro.

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) le


sigarette sono la causa del 20% delle morti nei Paesi
sviluppati, oltre ad essere causa del 90-95% dei tumori
polmonari, l'80-85% delle bronchiti croniche ed enfisema
polmonare, il 20-25% delle patologie cardiovascolari.

Ogni anno nel mondo perdono la vita circa 3.000.000 di


persona per cause correlate al fumo.

Le e-cig, le sigarette elettroniche sono molto spesso un aiuto per chi non riesce a
smettere di fumare. In effetti l’emissione di molte sostanze nocive è molto ridotta
rispetto alle sigarette, ma non aiutano per quanto riguarda l’assunzione e la
dipendenza da nicotina. Inoltre si nutrono numerosi dubbi sulla pericolosità di altre
sostanze contenute nei vapori.

L'alcol
In Italia la vendita di alcol (etanolo, alcol
etilico o spirito di vino) non è
regolamentata se non per limiti minimi di
età. L'alcol si ottiene attraverso la
fermentazione e la distillazione degli
zuccheri presenti nella frutta, nei cereali
e in alcuni semi vegetali ed è contenuto
nel vino, nella birra e nei liquori distillati.
Una volta ingerito, l'alcol viene assorbito
a livello dello stomaco e dell'intestino
tenue. La quantità assorbita dipende
unicamente dal volume ingerito, quindi - entro le capacità di assorbimento del nostro
organismo - tutto l'alcol assunto riesce a oltrepassare facilmente le pareti del tubo
digerente e a passare nel sangue.
Oltre ai danni provocati dall’alcol all’organismo in quanto sostanza tossica, la sua
pericolosità è dovuta ai comportamenti che una persona in stato di ebbrezza o di
ubriachezza può compiere. Attività come la guida o l’utilizzo di macchinari che
richiedono attenzione e concentrazione diventano in questo caso molto pericolose. Vi
è un limite di alcol nel sangue (tasso alcolemico) oltre al quale non è consentito
mettersi alla guida di un veicolo, che in Italia è di 0,5 grammi per litro di sangue.
Oltre a comportare gravi sanzioni, che vanno dall’ammenda alla sospensione o al
ritiro della patente all’arresto e al sequestro del veicolo, è considerato un aggravante
della responsabilità penale derivante da incidenti provocati in stato di ebbrezza.

Avendo una diretta azione sui meccanismi che regolano i freni inibitori di una persona,
il comportamento di persone ubriache può facilmente sconfinare in modalità moleste o
violente. Anche in questo caso l’ubriachezza viene considerata un’aggravante di
eventuali reati commessi sotto l’effetto dell’alcol.

“In Italia sono almeno 30.000 l’anno i decessi per cause alcol-correlate e l’alcol
rappresenta la prima causa di morte tra i giovani fino all’età di 24 anni. Il consumo di
alcol non solo produce danni al bevitore stesso, ma anche alla famiglia e al contesto
sociale allargato in cui vive. L’alcol può indurre infatti a comportamenti violenti (1
omicidio su 4 e 1 suicidio su 6 è alcol-correlato), abusi, abbandoni, perdite di
opportunità sociali, incapacità di costruire legami affettivi e relazioni stabili, invalidità,
incidenti sul lavoro e sulla strada.” [Il Fatto Quotidiano – 18 maggio 2011]

 ■ GLI EFFETTI DELL'ALCOL

Il tasso alcolemico di un individuo non dipende solo dalla


quantità di alcol ingerita, ma anche da molti altri fattori,
come la struttura corporea (peso), lo stato di salute, l'età, il
sesso e lo stato di digiuno o di sazietà. Infatti il corpo umano
assorbe l'alcol in parte mediante la parete dello stomaco e in
parte dai tessuti intestinali; si sa che bere a stomaco vuoto
comporta un assorbimento molto più rapido dell’alcol.
Inoltre, alcuni farmaci, in particolare analgesici e
tranquillanti, ne aumentano gli effetti negativi.
Una piccola parte dell'alcol in circolo, variabile dal 5 al 15%, viene eliminata con il
respiro, il sudore e con le urine; la maggior parte, invece, viene metabolizzata dal fegato
attraverso un enzima chiamato alcoldeidrogenasi, dalla cui quantità dipende la diversa
tolleranza all'alcol (che dipende da diversi fattori, tra cui il sesso e l'etnia), che impiega
però molte ore per metabolizzare un'ingente quantità di alcol dal sangue; la parte non
metabolizzata resta in circolo e raggiunge tutte le cellule, comprese quelle del sistema
nervoso, dove agisce sui centri cerebrali superiori ad azione inibitoria, dando un senso di
ebbrezza e disinibizione.

Quando la quantità in circolo è più alta si indebolisce la capacità di ideazione e di


pensiero, vengono compromessi la coordinazione motoria, l'equilibrio, la vista e la
parola. Questa è la cosiddetta fase depressiva, che spinge il soggetto a isolarsi e a
continuare a bere in solitudine. L'epilogo si manifesta con stati di sonnolenza,
confusione, perdita di coscienza, coma etilico e, nei casi più gravi, anche la morte.

Sono maggiormente soggetti ai danni derivati dall’abuso di alcol il sistema nervoso


centrale, il fegato (epatite, cirrosi epatica), i reni, il cuore, l’apparato riproduttivo.
Può inoltre causare tumori allo stomaco e all’esofago.

Se l’uso moderato di alcol non provoca danni, il rischio di passare dall’abuso alla
dipendenza è frequente ed elevato, ed è caratterizzato dalla cosiddetta "pulsione al bere",
cioè la necessità di assumere alcol con assiduità, come avviene per le droghe.
L'alcolismo, però, rispetto a queste provoca un numero di morti quasi cinque
volte superiore! Oltre ai danni fisici vi è inoltre una grave compromissione della vita
sociale e famigliare.
Si calcola che in Italia vi siano un milione e mezzo di alcolisti, ma solo 100mila di loro
sono in trattamento terapeutico. Per aiutare l'alcolista a sconfiggere la dipendenza
esistono delle associazioni di volontariato: la più conosciuta è l'Associazione Alcolisti
Anonimi, che opera sull'intero territorio nazionale.

LE DROGHE E I LORO EFFETTI


Dal punto di vista farmacologico, con il termine droga si intendono tutte le sostanze in grado
di alterare le capacità del cervello e modificale gli stati psicologici e comportamentali
agendo sui meccanismi di produzione della dopamina e degli altri mediatori chimici
connessi con la sensazione del piacere. Si tratta in realtà di sostanze molto diverse
fra loro, sia negli effetti, che possono essere euforizzanti oppure calmanti, sia negli
effetti collaterali e nella pericolosità. Vale la pena ricordare che anche la caffeina, contenuta
nel caffè, nel té e nel cacao, o altre sostanze stimolanti presenti in alcune bibite “energetiche”
fanno parte di questa famiglia. Oltre però non avere alcuna limitazione per legge, se il loro
uso si mantiene su dosaggi non eccessivi non provocano danni all’organismo, e anche le
forme di dipendenza e assuefazione sono molto blande.

Diversamente da queste ultime e da alcol e sigarette, la legge italiana punisce "chi coltiva,
produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette in vendita, cede o riceve, a
qualsiasi titolo, distribuisce, commercia, acquista, trasporta, esporta, importa,
procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito, consegna per qualunque scopo o
comunque illecitamente detiene" sostanze stupefacenti. La legge distingue fra droghe
leggere e droghe pesanti ed è più severa per i reati che riguardano droghe pesanti
(eroina, cocaina, …) con pene da 8 a 20 anni di reclusione, mentre per i reati che riguardano
droghe leggere (hashish, marijuana) le pene vanno da 2 a 6 anni di reclusione (legge Jervolino
Vassalli del 1990).

Vengono utilizzate per “stare bene”, per sentirsi in forma o adeguati a una determinata
situazione, o per sostenere attività – lavorative o per divertimento – molto più di quanto il
fisico di una persona potrebbe reggere. Questo invoglia il soggetto a ripetere l’esperienza,
pensando di poter evitare i danni causati dalla sostanza. Purtroppo, questo è un
atteggiamento estremamente rischioso: tutte le sostanze (anche quelle considerate
"leggere") agiscono sulle cellule nervose, alterandone le normali funzioni e, sebbene
con modalità diverse e differenti gradi di pericolosità, possono portare a forme di
assuefazione o dipendenza.

Nella grande diversità di sostanze e di effetti, il denominatore comune è che tutte le


droghe fanno male: sia al cervello, la cui chimica viene alterata e che non solo non
funziona più come prima, ma che può perdere definitivamente molte delle sue cellule
“bruciate” dalla sostanza stupefacente, che al resto del corpo, con un interminabile elenco
di danni ai vari organi. Chi fa uso di droghe aumenta sensibilmente il rischio di sviluppare
forme di depressione, ansia o disturbi psicotici, come la schizofrenia. Inoltre vale anche
per le droghe quanto detto per l’alcol sul rischio comportato da comportamenti messi in
atto in condizioni di alterazione psichica, sia per quanto riguarda la guida, sia in quanto
aggravante di eventuali reati commessi.

Un discorso a parte ma molto simile a quello delle droghe è quello dei farmaci con
effetti sul sistema nervoso utilizzati per il trattamento di un'ampia varietà di disturbi
psichiatrici e neurologici, la maggior parte dei quali può essere prescritta anche dai medici
di medicina generale. Possono avere effetti sull’umore, sul ciclo del sonno, per calmare
l’ansia o come stimolanti. Il loro uso deve essere sempre fatto sotto stretto
controllo medico: l’abuso, anche in presenza di patologie che ne giustificano
l’assunzione, porta rapidamente a dipendenza e assuefazione, oltre a una ampia varietà di
effetti collaterali.

I rischi di un mercato non controllato

Molto più di alcol e tabacco, la cui produzione e vendita sono legali e regolamentate, il rischio
di sofisticazione è molto elevato. Perciò ai danni che le droghe in quanto tali possono
provocare vanno aggiunti quelli provocati dalle sostanze che vengono utilizzate per
tagliarle o per aumentarne il peso o gli effetti. “Per pompare i panetti di fumo o per
rendere gli effetti dell'erba più pesanti vengono utilizzati plastica, cera per scarpe,
grassi animali, polvere di vetro, ammoniaca. Esistono studi sugli effetti che le
sostanze stupefacenti - allo stato puro - hanno sugli organismi; non esistono
ovviamente studi per capire che effetti hanno sugli organismi la cera per scarpe o
l'ammoniaca, se assunte regolarmente seppure in piccole dosi, ma per anni.”
Repubblica [9/1/2014]
Per le droghe pesanti le sostanze utilizzate per il “taglio”, come amfetamine, stricnina,
antistaminici o altri farmaci, aumentano notevolmente la loro pericolosità. Prendendo
l’esempio della cocaina, “stando alle analisi della polizia scientifica su dosi
sequestrate, il principio attivo raramente supera il 35-40%. Vale a dire che su una
dose di 1 grammo ce ne sono al massimo 0,40 di cocaina. Il resto è un oceano di
lattosio, amido, mannite, polvere di marmo, zucchero, borotalco e altre mille
porcherie. Succede, sempre più spesso, che gli spacciatori del mercato fai-da-te
finiscano per tagliare troppo e allora il trucco è quello di aggiustare con farmaci:
aspirina, novalgina o fenacetina, ai quali poi si aggiunge una massiccia dose di
amfetamina… Ad ogni passaggio il mix diventa sempre più pericoloso.” Corriere della
Sera [30/12/2008]

Infine va tenuto presente che è tutt’altro che certa e conosciuta la composizione delle
cosiddette “droghe da discoteca”, come l’ecstasy, prodotte in laboratori clandestini da
personale non specializzato e senza particolari scrupoli per la salute dei loro
“consumatori”.

La cannabis___________________________________________

La cannabis (o canapa indiana) è un tipo di canapa originaria dell'Asia centrale, da cui si


ottengono vari prodotti psicoattivi come: la marijuana (infiorescenze seccate); l'hashish
(la secrezione resinosa delle sommità fiorite agglomerata in blocchi di grasso); la ganja (le
sommità fiorite); l'olio di cannabis (un concentrato alcolico). Se per anni la cannabis è
stata considerata la “droga che non fa male”, sempre più studi scientifici confermano la
relazione tra il suo uso abituale, o a maggior ragione con il suo abuso, con l’insorgenza di
patologie nervose e psicosi, soprattutto in soggetti geneticamente predisposti. Anche se la
sua pericolosità non è paragonabile a quella di altre droghe la cannabis può dare
dipendenza psicologica; il suo abuso deprime inoltre il sistema immunitario e altera la
vita di relazione, mettendo a rischio lavoro, studio e comportamenti in cui sono
necessarie lucidità, prontezza e determinazione.

In Italia la legge 242/16 consente la vendita legale di prodotti derivati dalla cannabis,
purché con un contenuto di THC (il principio attivo) inferiore allo 0.6% per utilizzi medici o
contenuta in prodotti come deodoranti da ambiente o “articoli da collezione”. Non si fa
specifico riferimento ad un uso “ricreativo” della sostanza ma è ovvio che, una volta
acquistata, uno ne fa ciò che vuole e quindi può anche fumarsela, anche se ciò continua a
essere considerato un comportamento illecito. Questa modifica del quadro normativo ha
portato alla diffusione di esercizi commerciali e persino alcune tabaccherie la vendono. Ci si
trova quindi in una situazione in cui due norme differenti si sovrappongono, quella che
permette la compravendita dei derivati della canapa legale, e quella che vieta uso e
possesso di sostanze stupefacenti.

Generalmente la cannabis induce una condizione leggermente euforica, senza


perdita del contatto con la realtà; tuttavia a volte si manifestano depressione, ansia,
rallentamento del pensiero e dell'azione, diminuzione della memoria a breve termine,
calo dell'attenzione, della coordinazione, delle idee e dei movimenti. La "canna" causa
all'apparato respiratorio danni pari a quelli di quattro sigarette: infatti il fumo viene
trattenuto più a lungo, è più caldo e ha maggior effetto cancerogeno.
La cocaina____________________________________________

È una sostanza estratta da una pianta (Erytroxylium Coca) che cresce spontaneamente
in America Meridionale, utilizzata da secoli dalle popolazioni locali per il suo effetto
analgesico che non altera la condizione mentale ma consente di sopportare meglio la
fame, la fatica e l’altitudine. Le sue foglie macerate e amalgamate formano una pasta
che per raffinazione dà origine a una polvere cristallina biancastra (da cui il termine
improprio di "neve") che ha un forte effetto eccitante. Generalmente viene assunta per
via nasale, ma anche spacciata in scaglie (flake cocaine) o in cristalli (crack).

Tradizionalmente identificata, soprattutto nella prima


metà del XX secolo, come droga della borghesia, ha
subito negli ultimi decenni una enorme diffusione
presso tutti i ceti sociali. Oltre a essere utilizzata in
occasioni di divertimento (discoteche o altri ritrovi,
serate fra amici, ecc), è in questi ultimi anni
aumentato enormemente il consumo da parte di
persone che la utilizzano per sopportare lo stress di
professioni usuranti o che comportano turni di lavoro
lunghi o particolarmente faticosi. Oltre ai rischi per la salute di chi ne fa uso, ve ne sono
di enormi per chi si può trovare a subire le conseguenze di loro errori.

 GLI EFFETTI

La cocaina agisce stimolando globalmente le


strutture del cervello, perché aumenta la
quantità dei mediatori che attivano le cellule
cerebrali, in particolare la dopamina. La
cocaina, come altri farmaci eccitanti (ad es. le
amfetamine), ne aumenta la produzione e ne
ostacola il riassorbimento.

Aumenta quindi l'energia fisica e mentale, la lucidità


e le capacità psichiche espandendo le possibilità
d'azione del soggetto (la cosiddetta "fase up”). Il
suo uso, però, determina la diminuzione della
quantità fisiologica di dopamina nel cervello. Il soggetto va inevitabilmente incontro al
crollo delle proprie capacità di provare piacere. Subentra quindi la cosiddetta "fase
down", caratterizzata da stanchezza e depressione, preludio all'innescarsi della
tossicomania.

L'uso di cocaina porta in poco tempo all'abuso e alla dipendenza: cresce infatti
l'esigenza di prenderne sempre di più e si aumentano così le dosi e la frequenza fino a
non poterne più fare a meno, arrivando quindi alla dipendenza e all’assuefazione.
L’aumento incontrollato delle dosi porta ad avere tremori, tachicardia e ipertermia,
ipertensione, pupille dilatate, stato confusionale e convulsioni, fino a stati d'ansia,
crisi maniacali, crisi di violenza. I rischi fisici più immediati sono: collasso, infarto,
ictus, perforazione del setto nasale, polmoniti, edema polmonare, epilessia, disturbi
della sfera sessuale, gravi lesioni ai sistemi nervoso, digerente e cardiocircolatorio.

L’eroina______________________________________________

E’ una delle droghe più dannose e pericolose, sia dal punto di vista degli effetti
sull’organismo, sia per la rapidità con cui porta a dipendenza – non soltanto psicologica
ma anche fisica - ed assuefazione. Rappresenta una vera e propria emergenza sociale,
che almeno in Europa sembrava ridimensionata ma che negli ultimi anni è ritornata a
proporzioni allarmanti. Come la morfina è un derivato dell’oppio e può presentarsi
come una polvere di colore bianco cristallino, oppure marrone scuro e molto
appiccicosa (brown sugar). Si assume generalmente per via endovenosa ma si può
anche fumare o inalare dopo averla bruciata. Per le sue proprietà sedative e
antinfiammatorie è stata molto usata in medicina, prima di essere proibita a causa dei
devastanti effetti collaterali.

Gli effetti dell’assunzione sono molto forti e


iniziano con una sensazione molto simile a
quella di un orgasmo per proseguire con
uno stato di calma estatica, anestetizzata
da una sensazione di pace mista a un senso
di esaltazione interiore. Poiché ha un
effetto depressivo sui centri nervosi che
controllano la respirazione, il soggetto può
andare in blocco respiratorio, che può
causarne la morte. Le dosi per cui si può avere una overdose, ovvero un
sovradosaggio letale, sono molto minori rispetto ad altre droghe, il che rende
l’assunzione particolarmente rischiosa per la difficoltà di appurare l’effettivo grado di
purezza della sostanza. Inoltre l’utilizzo di aghi e siringhe non sterili o utilizzati da più
persone comporta rischi molto alti di contrarre infezioni, tra cui l’HIV e l’epatite.

I danni riguardano soprattutto il sistema nervoso, con lo sviluppo di forti disturbi


emotivi e cognitivi, ma le conseguenze possono riguardare tutto l’organismo, con
gravi danni a vari organi interni e a un progressivo indebolimento del sistema
immunitario. Le crisi di astinenza possono essere molto violente e durano diverse
ore o addirittura giorni. Iniziano a manifestarsi con irritabilità, senso di abbandono e
frustrazione, sudorazione, febbre, vomito e tendono a peggiorare con crampi, tremori,
dolori e possono portare anche alla morte per crisi cardiaca, soprattutto per individui
già indeboliti da assunzioni ripetute.

La cocaina è a volte usata in combinazione con eroina, e quando iniettata o fumata in


combinazione viene chiamata speedball. La cocaina agisce come stimolante, l'eroina
come depressivo. La somministrazione concomitante fornisce una forte euforia,
escludendo alcuni effetti negativi, come ansia e sedazione. Gli effetti della cocaina
svaniscono molto più rapidamente di quelli dell'eroina, quindi se una dose eccessiva di
eroina è stata utilizzata per compensare la cocaina, il risultato finale può essere una
fatale insufficienza respiratoria.

Ecstasy e altre droghe da discoteca

Pillole colorate, dall’aspetto innocuo e accattivante, che sembrano caramelle, che ti


fanno sballare per tutta la notte al prezzo di pochi euro e si possono acquistare anche
su internet. Non creano una dipendenza fisica e permettono di superare i limiti di
resistenza, l'inibizione sessuale e i problemi di contatto con gli altri. Una volta svanito
l’effetto non intaccano in modo significativo la vita di relazione, il lavoro, lo studio.

Per molti ragazzi è perciò difficile considerarle delle droghe vere e proprie, il che
spesso fa sì che siano assunte in dosi massicce o insieme ad alcol o altre sostanze. In
realtà sono pericolosissime. Contengono mix di sostanze sempre diverse ed è
praticamente impossibile sapere cosa si sta prendendo; spesso si tratta di derivati
sintetici delle anfetamine, con effetti sia eccitanti sia allucinogeni. Vengono prodotte in
piccoli laboratori “fai da te” che alimentano un mercato difficile da bloccare almeno
sino a quando non vengono identificate e inserite nella tabella delle sostanze illegali,
per essere subito sostituite da altre molecole modificate solo di poco.

Anche se simili negli effetti, chimicamente possono appartenere a tipologie di sostanze


molto diverse, e questo rende difficile fare una stima precisa dei danni collaterali che
possono provocare. E rende molto problematico prestare un soccorso adeguato a chi a
seguito della loro assunzione si sente male.

Basta anche una sola dose per sperimentare il peggio: tachicardia, crisi ipertensive,
infarti e danni gravi a fegato, reni e apparato gastrointestinale. Possono causare
reazioni imprevedibili come aggressività, agitazione psicomotoria, depressione e
convulsioni. Anche una singola “pasta” può causare la morte.
L’ecstasy è stata la capostipite di queste droghe tipicamente da discoteca. Il suo
principio attivo è la MetilenDiossiMetaAnfetamina (MDMA); originariamente utilizzato
in medicina e in psichiatria, fu successivamente abbandonato per via dei gravi danni
cerebrali che provocava.

L’MDMA porta ad un accumulo di serotonina nel cervello, generando, per il tempo di


effetto della sostanza, uno stato di entusiasmo e benessere. Gli effetti sono: esaltazione
delle percezioni sensoriali, alterazione della percezione del tempo, eccitamento e
benessere, facilità di comunicazione ed euforia. La maggior parte degli studiosi concorda
sull'assoluta nocività di queste sostanze, che possono danneggiare in maniera
significativa il sistema nervoso e provocare danni irreversibili.

Un’altra droga che si è inserita da pochi anni del commercio illegale, ma che nel 2017
ha coinvolto, insieme all’utilizzo di altre metanfetamine nella loro forma più pura, circa
200 mila italiani è la Shaboo: una droga sintetica che ha risultati euforici immediati,
con un effetto stimolante fino a dieci volte maggiore della cocaina. Però, provoca
anche ansia, tensione, irritabilità, pensiero e comportamento irrazionale, insonnia,
perdita di appetito, deterioramento mentale.

Una droga sempre più diffusa è la GHB (gammaidrossibutirrato), meglio


conosciuta come la droga dello stupro. Viene utilizzata in medicina – in dosaggi molto
limitati - per curare disturbi del sonno, ma se assunta come stupefacente procura
euforia e un abbassamento dei freni inibitori, unito a una perdita della memoria nel
periodo del suo effetto. Quest'ultima sua caratteristica fa sì che venga spesso
somministrata a persone inconsapevoli rendendole così facili vittime di aggressioni
sessuali che poi non ricordano di aver subito. Ha un sapore abbastanza sgradevole
per cui viene sciolta in bevande alcoliche, a volte insieme ad altre sostanze
stupefacenti aumentando così i rischi di effetti collaterali.

Il dato che però è importante sottolineare è che ad acquistare queste droghe


sintetiche sono prevalentemente adolescenti, ragazzi tra i 15 e i 20 anni. La
conferma arriva dallo studio ESPAD Italia condotto nel 2017: il 34,2% degli studenti
(percentuale che, riportata alla totalità degli studenti di 15-19 anni, equivale a circa
880.000 ragazzi) ha riferito di aver utilizzato almeno una sostanza psicoattiva illegale
nel corso della propria vita. Il 26% ha invece riportato di averne fatto uso nel corso
dell’ultimo anno. Tra questi ultimi, l’89,5% ha assunto una sola sostanza illegale e il
restante 10,5% è definibile un “poliutilizzatore”, avendo assunto due o più sostanze. Il
confronto con i risultati delle precedenti rilevazioni evidenzia come negli ultimi cinque
anni il consumo nel corso della vita sia in aumento.
Ma ne vale davvero la pena?

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