Incidenza
I numeri che noi abbiamo sulle dipendenze non sono una stima realistica perché si basano sugli
accessi al SerD, ma non tutti i soggetti che abusano fanno accesso ai servizi.
Nel 2015 i Ser.D. hanno assistito complessivamente 143.020 soggetti tossicodipendenti: il 19,6%
sono nuovi utenti e l’86,3% sono utenti di genere maschile, percentuale che raggiunge l'89,3% tra i
nuovi utenti e l’85,6% tra quelli in carico dagli anni precedenti.
I soggetti in trattamento hanno mediamente 38,9 anni.
Il 70% degli utenti risulta in carico per uso primario di eroina, il 16% per cocaina e l'11% per
cannabinoidi: nel corso degli anni si osserva un progressivo decremento della quota di soggetti
trattati per eroina e un incremento della quota dei trattati per cocaina.
Tempo medio di latenza stimato tra inizio uso e richiesta di primo trattamento è di 6.1 anni,
(oscillante tra i 3,9 e gli 8, 8 anni) differenziato da sostanza a sostanza (oppiacei 5,5 anni; cocaina
8,5 anni; cannabis 5,5 anni).
Questo dato porta a dare estrema importanza agli interventi di prevenzione, soprattutto nelle scuole.
Bisogna assolutamente ridurre questo tempo di latenza e quindi far capire alle persone che prima si
chiede aiuto, prima ci si ferma meglio è più. Più avanti vai più sarai fregato.
Criteri di classificazione delle droghe d’abuso
La nicotina ha un’emivita piuttosto breve e tra una sigaretta e l’altra si va già in astinenza, per
questa quando si fuma si ha la sensazione di rilassamento, perché allieva l’attivazione e la
sofferenza dell’astinenza (rinforzo negativo – tolgo qualcosa di spiacevole). La fase di luna di miele
finisce quando il “farsi” passa da essere rinforzo positivo a rinforzo negativo.
Per il GAP, siamo in alto mare rispetto alla visione popolare e i pregiudizi legati ad esso. Molti
ancora credono sia un vizio ma in realtà, anche se non c’è una sostanza, i sistemi neuropsicologici
sono gli stessi. La dipendenza rimane una malattia.
Soprattutto con i famigliari andrà chiarita la cosa, altrimenti continueranno a remare contro la
persona. Va riconosciuto al paziente il suo impegno, non colpevolizzarlo le volte che ricade.
Bisogna far sì che il familiare capisca si tratta di una malattia e si rivolga ad essa come tale.
La limitazione all’accesso al denaro consiste nel limitare i soldi alla persona, negandogli ogni
accesso al credito e concedendogli dai 2 ai max 5 euro al giorno. Agli inizi è molto dura ma poi
viene apprezzato dagli utenti. O si danno pochi soldi o si chiede di riportare ogni scontrino (cosa
che però va bene solo in una fase più avanzata del percorso perché il giocatore potrebbe giocare i
soldi dati convinto che vince e spenderà quei soldi e coprirà le sue tracce, ma perde e così si è
innescata la cascata negativa).
Ci sono giochi ad alta additività (bingo, slot) e giochi a bassa additività (totocalcio, tombola) e
talvolta, anche se raramente, potrebbe essere utile consigliare un cambio di gioco da alta a bassa
additività.
Orientare un familiare
Buongiorno dottore, mi rivolgo a lei per avere informazioni su come muovermi per aiutare Matteo,
un mio familiare che ha problemi di dipendenza da cocaina. Non sappiamo cosa fare. In casa
nostra le sostanze sono sempre state viste come una cosa fuori dal mondo.
Nel rispondere, cercare di essere equidistante e esporre tutte le vie perseguibili.
Opzioni possibili:
- Ser.D
Servizio ad accesso diretto, senza appuntamento ed è sempre presente un equipe di
riferimento (medico, psicologo, assistente sociale, educatore). Offre farmaci e consulenze
gratuiti, esami gratuiti e accesso alla comunità senza pagare nulla. Svantaggio sono i tempi
di attesa di un servizio pubblici che purtroppo presenta poca elasticità.
- Medico di famiglia
Per prescrivere alcuni farmaci (antabuse o altri) ma essendo di famiglia probabilmente
conoscerà i famigliari e forse non si vuole fare sapere
- Clinica
Dura 21 giorni, serve per diminuire la fase acuta dell’uso (utile farla prima di una comunità).
- Comunità
Ce ne sono di varia natura e a grandi linee dovremmo conoscerle. Quelle brevi sono a
indirizzo cbt e durano circa 6 mesi e fanno parte di una revisione del metodo in uso in
precedenza. L’ottica è tenere il sogg lontano dal contesto per diminuire la fase iniziale di
abuso e poi ti inserisco sul territorio con collaborazione con il servizio territoriale. Sono
generalmente terapeutiche (attività quotidiane come lavanderia, cucina e poi attività di
gruppo).
Quelle lavorative hanno come strumento principale è il lavoro
Quelle di vita, ci si sta per un lungo periodo, anche anni. Nel primo anno, non fai nulla da
solo sei sempre accompagnato in tutto (scelta quando le altre hanno fatto .
- Percorso privato individuale
Scegli tu il professionista e tempi ma ha lo svantaggio di essere solo un’ora a settimana che
non è sufficiente.
- Gruppi Auto Aiuto
Sul territorio ci sono quasi in ogni città (es. Alcolisti Anonimi che comprendono però molti
altri gruppi per i figli e per i familiari). Mondo dei 12 passi
AA hanno una discreta rigidità: ci va solo l’interessato (non professionisti), tutti possono
intervenire (per 3 minuti e poi si passa la parola) e una volta al mese fanno una riunione
aperta a tutti per mostrare la loro realtà. Per AA se hai abusato, non potrai mai più bere un
goccio.
ACAT ci si va con un familiare o amico, non c’è la ritualità dei 12 passi e quindi manca
l’aspetto più spirituale, non c’è la rigidità dei 3 minuti.
Bisogna essere bravi a consigliare il gruppo giusto rispetto al paziente che si ha davanti.
- Carcere e morte
Di solito non ne se ne parla mai. Forse non temi da introdurre in fase di orientamento ma
sicuramente temi che prima o poi nel percorso vanno messi sulla bilancia, per
responsabilizzare e per essere chiari con la persona.
- Gruppi
- Farmaci
Efficace per alcool, eroina ma non per cocaina e GAP
- Terapia familiare
Quando si ammala un paziente si ammala tutta la famiglia.
La dipendenza porta a condotte a rischio, ovvero patterns comportamentali che prevedono una
ricompensa immediata (Marlatt e Barrett) nonostante gli svantaggi a lungo termine. Conoscenza che
i pazienti hanno ma la risposta immediato ha maggiore peso. È una strategia atta a fronteggiare
situazioni-stimolo difficilmente controllabili: regolare le emozioni, fronteggiare lo stress,
modificare lo stato di coscienza (evitamento del dolore e ricerca del piacere). Tutti vogliono una
scorciatoia per il benessere, per questo cominciano ad utilizzare droghe.
L’uomo è l’unico animale che sa godere dell’aspettativa del rinforzo. Ad esempio, l’eccitamento
sessuale talvolta è meglio dell’atto in sé. Capita quindi un aspetto paradossale: il cervello ricorda
delle sensazioni piacevoli delle prime volte e dopo 10 anni abuso in cui è stato di merda, il cervello
invierà solo il segnale del ricordo della gratificazione iniziale.
Certe difficoltà quando si smette quindi sono normali perché il cervello sta cercando di riadattarsi e
ritornare all’equilibrio.
Fattori predisponenti:
Stati depressivi
Stati ansiosi
Solitudine e isolamento sociale
Noia
Bassa autostima
Basso senso di autoefficacia
Scarse abilità comunicative
Abusi fisici o psichici durante l’infanzia
Alterato funzionamento del circuito della gratificazione
Disturbi di personalità
Espressione di un disturbo psichico sottostante (es. disturbo bipolare)
Alto livello di sensation seeking (la noia molto spesso è un trigger per l’abuso)
Fattori scatenanti/precipitanti
Sono difficilissimi da identificare, perché talvolta è proprio il caso che ti fa ritrovare in una certa
situazione. A maggior rischio sono gli eventi in grado di provocare un forte cambiamento con
sconvolgimento emotivo (lutto, perdita, trauma, forte litigio, abbandono, delusione amorosa,
interruzione della vita lavorativa, cambio di residenza, ma anche inaspettata disponibilità di denaro
contante e/o di tempo libero …)
Fattori perpetuanti:
Le sostanze stesse.
Assessment
- Valutazione motivazionale
Primo step nelle dipendenze, ma anche per tutte le terapie in generale, è fare una valutazione
motivazionale. Durante il percorso, il paziente non avrà sempre la motivazione alle stelle per cui
essere bravi terapeuti significa anche essere dei buoni motivatori.
- Valutazione multidisciplinare delle diverse dimensioni-aree
- Specificazione del problema (come, quando, dove, con chi e con che effetti)
- Storia del problema, conseguenze e tentativi di soluzione
- Ipotesi sul mantenimento del problema
- Aspettative – motivazione e autoefficacia
Approfondire le aspettative del cliente riguardo al trattamento e ai suoi risultati.
- Valutazione delle risorse
- Restituzione e condivisione; costruzione di un programma terapeutico per tappe
Ipotesi di trattamento con precisazione di obiettivi di trattamento possibili e realistici sia per il
breve sia per il lungo periodo.
In chiusura, fornire ampie informazioni sui risultati principali di tutte le analisi che li hanno
integrati (test, registrazioni psicofisiologiche, ...). Prospettare la propria formulazione del caso.
Esporre una ricostruzione dei principali meccanismi che possono aver dato origine ai problemi.
Indicare le principali variabili che mantengono la situazione attuale. Sollecitare il cliente a fare
domande.
Il clinico deve scegliere, fra i molti strumenti a disposizione, quelli che ritiene essere più utili per
perseguire il suo obiettivo. Non è necessario utilizzare un numero elevato di reattivi per migliorare
l’efficacia dell’assessment. Una procedura spesso condivisa, prevede l’utilizzo di un test di
personalità in associazione alla valutazione di alcune dimensioni cliniche (ex asse 1). Esempi:
MMPI + CBA + APPROFONDIMENTI SPECIFICI oppure MILLON + APPROFONDIMENTI
SPECIFICI
GAP e valutazione
Se c’è un interesse economico (risarcimento o questioni legali) prestare attenzione a questo dettagli
nella scelta del test da utilizzare (il cba difficilmente identificherà chi mente, cosa che MMPI invece
fa).
Batteria utilizzabile:
Danno sostegno alla diagnosi che deve essere sempre basata sul colloquio clinico (con domande su
dsm).
1 coll = raccolta della storia e della situazione del paziente
2 coll = minnesota
3 coll = test su GAP
4 coll = colloquio su dsm
5 coll = restituzione della relazione finale (carta intestata)
Non bisogna indurre, ma far uscire dal paziente. Il paziente non è stupido ma ha trovato la strategia
che al momento per lui era migliore. Bisogna sempre favorire il cambiamento durante il colloquio.
“Io penso che il suo mal di schiena peggiori notevolmente a causa del suo peso. Le prescrivo una
dieta che vorrei che lei seguisse nei prossimi sei mesi. Sono sicuro che allora la Sua schiena dovrà
sopportare uno sforzo minore e quindi ne trarrà giovamento…”
“Se invece non seguirà le indicazioni probabilmente il suo dolore aumenterà e potrebbe andare in
contro a seri problemi”.
Un tempo il paradigma era
Il nuovo modello, più usato, si basa sul colloquio motivazionale (che si basa su ascolto empatico;
dissonanza cognitiva; autopercezione al cambiamento) e sul modello transteorico di Prochaska e Di
Clemente.
PRECONTEMPLAZIONE
Gli aspetti positivi di un comportamento sono percepiti maggiori di quelli negativi
Cosa fare?
→ seminare ed ispirare fiducia
→ mantenere il contatto
→ ridurre il danno
→ aumentare la consapevolezza e i dubbi
CONTEMPLAZIONE
Si inizia a percepire gli aspetti negativi ma non si è pronti a pensare al cambiamento (ambivalenza).
Cosa fare?
→ Esaminare i pro e i contro
→ Esplicitare - restituire la ambivalenza
→ Amplificare le contraddizioni
→ Bilancia decisionale
PREPARAZIONE
Si fa strada l’idea di cambiare ma non c’è chiarezza sul fine e sulle azioni da intraprendere per
cambiare. Il paziente ha deciso e noi con le nostre competenze lo dobbiamo guidare.
Cosa fare?
→ Aiutare a determinare le scelte
→ Fornire opportunità praticabili
→ Essenziale è anche conoscere il contesto nel quale si opera quindi conoscere quali iniziative
e attività sono presenti e sono consigliabili al paziente.
AZIONE
Vengono decise azioni che portano ad un cambiamento (autoefficacia).
Cosa fare?
→ Aiutare a determinare le scelte
→ Fornire opportunità praticabili
MANTENIMENTO
Spesso il cambiamento richiede azioni atte a mantenerlo e rafforzarlo.
Cosa fare?
→ Sostenere i cambiamenti (piccoli passi)
→ Prevenire le ricadute
RICADUTA
Cosa fare?
→ Recuperare eventuali errori
→ Mantenere il contatto
→ Facilitare il rientro in fase di determinazione - azione
Cosa “usare” durante i colloqui
Immaginiamo che queste aree siano tre bicchieri, il cambiamento scatta quando tutti e tre i bicchieri
sono pieni. Se vogliamo favorire la motivazione dobbiamo lasciar perdere la dimensione già
presente e concentrarsi su quelle non presenti.
Esempio: Anna e smettere di fumare
Ritieni sia importante? Si
Ritieni di essere capace di riuscire a smettere? No
Questo è un buon momento per smettere? No
dovremo concentrarci su fiducia e disponibilità e lasciare in secondo piano l’importanza perché
già presente in lei.
Domanda da non fare al paziente ma da farsi mentalmente e verbalizzare con il paziente nella fase
persuasiva.
Bilancia decisionale (utile agli inizi di ogni gruppo in modalità di brainstorming perché amplifica
l’ambivalenza).
Fac-simile
USO NON USO
VANTAGGI
SVANTAGGI
Oltre ad essere utile farla al paziente è utile per noi per capire quali sono i rinforzi che mantengono
la dipendenza e quali sono i freni che impedirebbero un successo nel percorso. Gli svantaggi del
non uso diventano i nostri obiettivi terapeutici.
Unica accortezza, procedere in modo tale che non si finisca con i vantaggi dell’uso perché per
effetto recency sarà la cosa che ricorderanno di più.
Non basta togliere la sostanza, perché lascia un vuoto che va riempito perché se rimane vuoto primo
o poi la sostanza lo riprende.