Sei sulla pagina 1di 2

Al giorno d’ oggi sono numerose le varie forme di disagio diffuso nei giovani e negli adulti presenti all’ interno

della società
contemporanea.
Si ricorda che per “disagio” in psicologia e pedagogia si considera una condizione legata soprattutto a percezioni soggettive di
malessere all'interno del più generale malessere esistenziale connesso al processo di costruzione dell'identità personale.
Quando si fa riferimento al disagio giovanile in genere si tiene conto di alcune condizioni di sofferenza interiore, spesso connesse
all'uso di droghe, alcol ed a comportamenti a rischio, che insorgono nei giovani italiani ed europei nella fascia d'età
dell'adolescenza.
Da qui si capisce che il disagio giovanile moderno potrebbe essere molto complesso da capire e anche superare, assumendo tante
forme diverse che variano a seconda dell’interiorità della persona.
Secondo alcune stime interesserebbe circa otto adolescenti su dieci, quindi un numero alto.
Fra di essi possiamo trovare con molta frequenza i disturbi alimentari, tra cui anoressia e bulimia. Essi sono veri e propri disturbi
che colpiscono più le ragazze, ma dal qualche tempo il numero cresce anche tra i ragazzi. Alla base hanno sempre una profonda
radice psichica-mentale e non andrebbero mai sottovalutati se non di vuole rischiare di vedere chi ne soffre in situazioni che
mettono in pericolo la vita dell’ individuo. Tuttavia, l'incidenza maggiore la si ha nella fascia d'età adolescenziale. Infatti le
persone che si ammalano di DCA (disturbi compulsivi alimentari) si ritrovano a combattere contro questo mostro silenzioso che
impedisce loro di alimentarsi correttamente e di godere del piacere del cibo e di tutti i suoi annessi, come la convivialità e la vita
familiare. L'anoressia, la bulimia o il binge eating adolescenziale possono dipendere da vissuti relazionali infantili problematici o
da traumi vissuti nella primissima infanzia, risvegliati da un evento scatenante, da una fase evolutiva o semplicemente da fattori
ambientali non adeguati a permetterne il superamento definitivo. Spesso, i ragazzi e le ragazze che soffrono di disordini
alimentari hanno dei vissuti tumultuosi con uno o entrambi i genitori, hanno sperimentato sensazioni di non accettazione,
abbandono, inadeguatezza o solitudine. Bisogna tenere presente che il vissuto del bambino può non corrispondere a quella che era
l’intenzione consapevole del genitore, per questo il processo terapeutico non deve diventare una colpa da attribuire al genitore,
ma deve essere caratterizzato da comprensione, elaborazione e anche perdono. Questo per dire che i genitori di un ragazzo o una
ragazza con DCA non devono sentirsi in colpa per quanto sta accadendo al loro figlio o figlia ma è necessario che, insieme a loro,
comprendano quando e come si è inceppato qualcosa.
Molto presente è anche l’ isolamento sociale e dipendenza dalla tecnologia. In questo campo si rende particolarmente noto il
fenomeno degli hikikomori, termine che tende a descrivere una sindrome che colpisce giovani e giovanissimi. Il significato della
parola hikikomori, termine giapponese che deriva dal verbo hiku (tirare indietro) e komoru (ritirarsi), è “stare in disparte,
isolarsi”. Questo termine nasce per definire un fenomeno caratterizzato principalmente da ritiro sociale, una volontaria reclusione
dal mondo esterno, isolamento e rifiuto totale non solo per ogni forma di relazione, ma anche per la luce del sole. Le vittime non
riescono a reggere il giudizio sociale e le pressioni provenienti dalla scuola, dal lavoro e più in generale dalla società, e si
costruiscono la propria bolla per difendersi da un mondo vissuto come troppo competitivo, ingiusto, difficile, insostenibile. La
cura dell’hikikomori è ancora lontana dall’essere definita e varie strategie terapeutiche sono state provate. Comunque, sono
presenti dei trattameti con un buon numero di riscontri positivi, ed essi includono un lavoro sul contesto, sulla famiglia e sulle
relazioni in generale oltre ad un percorso di psicoterapia individuale. Simile a molte altre condizioni psichiatriche, la cura spesso
implica una combinazione di psicoterapia e psicofarmacologia .
Sempre nel campo della tecnologia un’ altra causa per gli esperti è dovuta all’ assenza dei genitori, indicata come la fonte che sta
alla radice di molti disagi.
I giovani sono abituati a stare da soli, ma riempiono la solitudine con strumenti digitali: la chat, il pc, lo smartphone. Fin da
piccoli, molti ragazzi sono accolti da una vera e propria babysitter digitale, la tecnologia, che fa loro compagnia e dà svago. Di
fronte al pc o alla tv, il ragazzo rimane assorto anche per ore, in silenzio. I genitori in questo hanno la responsabilità di non
riuscire a trovare il tempo per il confronto con i figli per passare semplicemente tempo insieme distraendoli così dagli schermi
luminosi, magari perché troppo assorti dalla vita stressante e frenetica di un adulto. E mentre i più piccoli crescono da soli
maturando disagi e insicurezze, anche i “grandi” che sono spesso visti dai loro figli come eroi imbattibili incapaci di fallire o
crollare racchiudono insicurezze e problemi, seppur di altro tipo.

Non solo i giovani risentono i disagi della società moderna: i ritmi del vivere nel presente possono essere opprimenti, non
lasciano spazio per un briciolo di tempo libero soffocando tutte le occasioni di possibile relax per una persona. Di seguito è
riportato un elenco dei principali problemi riportati ai vari psicologi dei paesi industrializzati:

 ansia
 depressione
 attacchi di panico
 disturbi del comportamento alimentare (anoressia, bulimia, alimentazione incontrollata)
 dipendenza affettiva
 sofferenza da separazione di coppia
 disturbo pst-traumatico da stress DPTS
 omofobia interiorizzata
 la sofferenza di non poter avere figli

A questo si aggiungono ovviamente tutti i problemi che la pandemia ha portato, specialmente sul piano economico e sociale.
Innumerevoli persone hanno perso il lavoro in questo periodo per l’ obbligo di vaccinazione, o perché il luogo di lavoro è stato
costretto a tagliare dipendenti per la crisi. Fra una situazione di zone gialle, rosse e arancioni, molte attività hanno chiuso poiché
in estrema difficoltà , e mentre le serrande dei negozi si abbassavano l’ indice di povertà si alzava. L’ansia sociale provocata dai
contagi e le situazioni drammatiche negli ospedali italiani in tutto ciò non ha fatto che peggiorare la situazione. Tuttavia c’ è da
dire che rispetto ai mesi invernali dell’ anno scorso, quest’inverno la pandemia è stata sicuramente più stabile e contenibile. L’
unica soluzione è la positività e la fiducia nel governo.

In conclusione, la società e i suoi ritmi frenetici, così come il nostro presente, non vengono vissuti da tutti allo stesso modo. C’è
chi sopporta e si fa coraggio, mentre altri rimangono indietro scoraggiati, sopraffatti. Per questi ultimi c’è un’ ampia rete di
supporto fatta principalmente da psicologi, psicoterapeuti, strutture di accoglienza e recupero. Il problema in tutto ciò sta nel
modo in cui le persone si rapportano a chi mostra difficoltà e disagi, sminuendo e creando pressioni, senza mai cercare di
guardare l’ altro con empatia.

Potrebbero piacerti anche