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ELEMENTI DI PSICOLOGIA DELL’INVECCHIAMENTO

Docente: Dott. Pierluigi Ceccalupo, Psicologo - Psicoterapeuta


Introduzione:

La psicologia dell'invecchiamento o psicogeriatria (più


raramente, psicologia gerontologica) è una branca della
psicologia che si occupa sia dei problemi psicologici
dell'anziano, sia del processo di invecchiamento da un punto di
vista psicologico e neuropsicologico.
La persona anziana può presentare problemi che si acuiscono
nella terza età, ma che prima erano latenti, oppure disagi
peculiari di questo periodo della vita, dovuti a vari motivi:
problemi medici, decadimento cognitivo, riduzione della vita di
relazione, mancata o parziale elaborazione del lutto per la
morte del compagno/a, etc.
Ancora…
Se l’intero arco della vita (life-span) è un processo costantemente
evolutivo, nell’esistenza di ciascuno di noi si alternano "periodi di
stabilità" e "periodi di transizione"; questi ultimi esigono un compito
evolutivo che è quello di valutare nuove possibilità di cambiamento, a
partire da ciò che si è, che si è diventati.
Il cambiamento è visto dunque come sempre possibile, anzi necessario.
L'anziano e il vecchio hanno di fronte a sé compiti evolutivi, prospettive;
devono ripensare a ciò che è stato, ma non in termini di mero rimpianto,
o di depressivo abbandono: secondo questa prospettiva, c'è sempre
altro lavoro evolutivo da compiere per creare una vita più adatta a sé.
il mondo della ricerca scientifica ha smesso di badare solo
a quello che si perde con l’avanzare dell’età per guardare
di più a quello che si mantiene, si acquista o si deve
trasformare e ci ha permesso di abbandonare (almeno in
via teorica) una concezione pessimistica della vecchiaia
secondo la quale vecchiaia = fatale decadimento. Ciò non
esclude in ogni modo la descrizione dei principali problemi
legati all’invecchiamento da tre diversi punti di vista:
l’invecchiamento biologico, psicologico e sociale
L’invecchiamento dal punto di vista biologico

Sicuramente nell’individuo anziano si compiono una serie di


cambiamenti sfavorevoli e talvolta irreversibili dal punto di vista
fisiologico. Al fattore età si possano collegare con certezza i seguenti
problemi fisici:
1) diminuzione della funzionalità degli organi di senso (acuità visiva e
acustica);
2) calo della potenza muscolare, rallentamento dei movimenti,
minore resistenza alla fatica;
3) diminuzione della potenza sessuale (nel maschio) e riduzione
della libido in entrambi i sessi;
4) diminuzione della rapidità di reazione agli stimoli (rapidità
percettivo-motoria)
L’invecchiamento dal punto di vista biologico
Ma anche per tutti questi aspetti negativi si possono prendere in
considerazione i fattori che ne ridimensionano il danno.
E’ stato dimostrato infatti che alcuni deficit possono essere compensati
attraverso vari tipi di accomodamento:
i deficit sensoriali possono essere compensati con l’abitudine a ripetere
determinate azioni;
il rallentamento dei movimenti è compensato con la precisione e
l’attenzione;
in generale gli anziani sono svantaggiati nei lavori che richiedono frequenti
spostamenti e cambi di strategie, mentre si adattano più facilmente alle
attività che richiedono esperienza, costanza, attenzione.
L’invecchiamento dal punto di vista biologico

Nella maggior parte dei casi, non sono le trasformazioni biologiche a


creare direttamente dei danni e dei disagi nella vita dell’anziano, ma le
difficoltà ad adattarsi al cambiamento fisiologico, ambientale o sociale.
Se l’anziano non diventa consapevole che ha perso molte risorse, ma che
contemporaneamente può ricorrere a capacità sostitutive e compensare
la diminuita funzionalità, vivrà una situazione di grande frustrazione che
intaccherà il proprio senso di autostima e di integrità.

In generale, possiamo affermare che i fattori degenerativi non sono mai


esclusivamente di carattere biologico, ma le diminuite funzionalità
trovano le proprie cause nell’interazione tra fattori fisici, psicologici e
sociali
L’invecchiamento dal punto di vista psicologico

Si considerano i cambiamenti sia sul piano cognitivo sia sul piano


emotivo-affettivo.

Area cognitiva:
indebolimento della memoria a breve termine;
riduzione della capacità di apprendimento di nozioni nuove;
riduzione della capacità di selezione degli input;
In generale, si può dire che a livello cognitivo diventa più difficile
imparare cose del tutto nuove rispetto alle esperienze
precedenti, mentre non ci sono difficoltà ad apprendere novità
nei campi già sperimentati.
L’invecchiamento dal punto di vista psicologico

Area emotivo-affettiva:

Accentuazione dell’egocentrismo e della tendenza


centripeta. Diminuisce la sensibilità emozionale e
relazionale verso gli altri Abbandono di capacità
progettuali In generale si può dire che la persona anziana
tende sempre di più a concentrarsi su i suoi problemi
fisici, economici, sociali mentre diminuisce la sensibilità
emozionale verso gli altri.
L’invecchiamento dal punto di vista sociale

Numerose sono le
problematiche derivanti dalla
collocazione sociale e
ambientale dell’anziano
collocazione dell’anziano in un
nuovo modello di famiglia:

Il nuovo assetto della famiglia nucleare.


Nelle società industriali o postindustriali la famiglia è
rappresentata dalla famiglia nucleare e urbana (in Italia
circa il 65% delle famiglie).
Questo tipo di organizzazione familiare si distingue dal
modello di famiglia allargato, diffuso nel passato. In
questa forma di organizzazione, insieme ai figli vivevano
altre persone imparentate o no tra loro e personale di
servizio.
Questo tipo di famiglia era presente nelle civiltà rurali dove era funzionale ai
sistemi di conduzione della terra, ai sistemi produttivi, ai modi di
organizzazione del lavoro, alle tipologie insediative che connotavano il
paesaggio agrario italiano (bracciantato o mezzadria). La famiglia nucleare si
rivelò invece più funzionale della famiglia allargata alle esigenze della società
borghese nascente e alla produttività di tipo industriale. Nella famiglia
contadina dove prevaleva il modello allargato, esisteva una netta definizione
e separazione dei ruoli sociali. In questa struttura l’anziano poteva ancora
assumere delle funzioni importanti come quelle di detentore di regole morali
e sociali, di custode del patrimonio delle tradizioni, dispensatore di nozioni
utili all’esecuzione di attività produttive
Oggi all’interno della famiglia nucleare l’anziano non trova più
specifiche funzioni da svolgere. Se accanto a questa situazione si
aggiunge l’allontanamento dei figli sia in senso fisico ed
economico e talvolta anche in senso affettivo, si capisce il senso
di emarginazione che l’anziano può provare.

Nel passato l’anziano poteva contare su una rete di relazioni più


estesa, ora dopo il distacco dei figli, in un contesto famigliare
molto ristretto, l’anziano potrebbe trovarsi di fronte al problema
della solitudine e dell’isolamento.
allontanamento dal ciclo lavorativo:

Uno dei fattori più significativi che determinano il fenomeno


dell’invecchiamento è senza dubbio la condizione di pensionato che cancella
quella rete di rapporti sociali in cui il soggetto aveva sviluppato la parte
centrale della sua vita, determina la diminuzione del reddito e provoca un
brusco passaggio da una vita consacrata al lavoro all’ inattività forzata.
L’individuo anziano si trova all’improvviso di fronte ad una grande quantità di
tempo libero che spesso non sa utilizzare perché mancano la disponibilità
economica, le strutture e la mentalità per sfruttare al meglio questo tempo
affrancato dal lavoro.
L’anziano medio aspirerebbe ad avere un’occupazione. Secondo un’inchiesta
condotta dall’Ufficio internazionale del lavoro, l’85% dei pensionati desidera
lavorare regolarmente o saltuariamente, mentre solo una piccola parte è
soddisfatta di riposarsi ma trova insufficienti le possibilità finanziarie.
il problema dell’alloggio:

il problema dell’alloggio deve essere inquadrato nella problematica più


ampia che riguarda i rapporti familiari e sociali dell’anziano. Infatti,
l’abitare dell’anziano è fortemente condizionato da alcuni aspetti
relazionali:
• se l’anziano vive in coppia col coniuge o col convivente tenderà a vivere
nella casa in cui risiede da tempo
• se l’anziano è solo o vive ancora in coppia l’abitare potrebbe essere il
frutto di strategie di vicinanza o di avvicinamento tra la famiglia “vecchia”
e quella dei figli adulti. Quelle che sembrano solitudini sono solo
“anagrafiche” poiché l’anziano gode in realtà di una rete di appoggi.
se il vecchio è solo e la salute è precaria allora l’alloggio diventa
un problema. Ne è testimonianza magari la casa “degradata” che
esprime l’impossibilità e il declino del vecchio ed è lo specchio
disarmante delle difficoltà di chi vi abita.
Il problema allora di molti vecchi che vivono da soli è che essi non
sono in grado di provvedere a sé stessi e alla cura della loro casa.
Per molti anziani si apre la triste prospettiva del ricovero in RSA.
Oltre alla emarginazione famigliare, alla distanza dei figli, alla
diminuita autosufficienza e alle precarie condizioni di salute,
esistono altri fattori che potrebbero provocare l’allontanamento
dell’anziano dalla propria casa e il trasferimento verso luoghi di
ricovero.
L’anziano • È attorno ai primi anni ’70 che, in Italia, gli anziani e la loro
condizione cominciano ad essere oggetto di attenzione e di riflessione.
come • I “vecchi” diventano visibili e la loro dimensione quantitativa pone il

oggetto di problema in tutta la sua “durezza”.


• Questo porta alcuni studiosi (Maderna Burgalassi-Pagani) a riflettere

ricerca sugli anziani e la loro condizione, avviando ricerche attente e mirate.


I problemi e le contraddizioni

La paura che viene indotta dal numero sempre


più crescente di persone anziane impedisce,
però, ai molti di cogliere alcune contraddizioni
che, strettamente legate ai mutamenti
demografici e a quelli socioeconomici in atto,
assumeranno rilevanza nel corso degli anni ‘70
per poi esplodere negli anni ’80.
I problemi e le contraddizioni

Ci si riferisce all’allungamento della vita media e


allo stesso tempo all’invivibilità della vita
allungata, all’incremento del tempo disponibile e
alla non valorizzazione dello stesso, alle conquiste
medico-farmacologiche e all’abbandono sociale,
all’espansione dei servizi sociali, assistenziali e
culturali e alla loro disfunzionalità e incapacità di
dare risposte efficaci.
I problemi e le contraddizioni
• La maggiore longevità evidenzia con puntualità
contraddizioni e problemi.
• Si accusano carenze conoscitive e metodologiche; le
categorie concettuali utilizzate si mostrano sempre più deboli
per comprendere i mutamenti che sono in atto nel mondo
degli anziani che, a loro volta, appaiono sempre di più diversi
tra loro.
• Si rendono necessari nuovi “concetti” e nuovi “strumenti”
per potere entrare e conoscere tale “mondo”.
Approccio multidisciplinare integrato

• La complessità della condizione anziana impone un approccio


di carattere multidisciplinare integrato che consente non la
sovrapposizione di discipline diverse che rimangono distanti e
non comunicano tra di loro, ma il loro conglobamento in un
metodo unitario di lavoro.
Questo rende possibile un’analisi della condizione anziana sia
nei suoi aspetti prettamente individuali che nei suoi aspetti
sociali.
• Questo è l’approccio al quale ha fatto ricorso una parte
consistente della ricerca e della letteratura sociologica,
psicologica e, in anni più recenti, gerontologica.
Vecchiaia, età e cicli di vita

• Ogni società è caratterizzata da una propria


suddivisione della vita in età o in fasi.

• Tali società, per poter gestire il processo di


invecchiamento e il ricambio generazionale, organizza
periodi e transizioni, calendari e percorsi che incidono
sulla suddivisione delle età e scandiscono i tempi sociali,
per cui l’età ha un peso come principio organizzativo
della società.
Vecchiaia, età e cicli di vita

L’età è una costruzione sociale riconosciuta


e condivisa che va a connotare il corso della
vita e “gestisce” collettivamente i destini
individuali.
Vecchiaia, età e cicli di vita

• Anche se in passato sono esistite società


semplici che proponevano solo due classi di età
(bambini e adulti), la maggior parte delle
società ha fissato almeno tre classi di età:

• Bambini

• Adulti

• Anziani
Vecchiaia, età e cicli di vita

• Anche se, con i cambiamenti che nel tempo


hanno interessato la società industriale, questa
tripartizione della vita subisce, all’interno dei
suoi segmenti, modificazioni che daranno vita a
nuove “fasi” (o sotto-fasi) rendendo meno rigidi
i confini e creando periodi di transizione.
Vecchiaia, età e cicli di vita
Ad esempio la prima fase è sempre più caratterizzata
da “momenti” che rallentano e spostano in avanti il
passaggio alla vita adulta (es. ricerca del lavoro
stabile).
• Si diversificano anche l’età adulta e la vecchiaia.
• Per ciò che riguarda la vecchiaia, si parla di “vecchi-
giovani” (old-young) e di “vecchi-vecchi” (old-old), di
terza, quarta e magari anche di quinta età.
Terza e quarta età

• La terza età è un’età caratterizzata da


buone condizioni di salute, inserimento
sociale, disponibilità di risorse diverse e
realizzazione personale.
Terza e quarta età

• La quarta età è
caratterizzata dalla
dipendenza e dal
decadimento fisico.
(Laslett,1989).
Terza e quarta età

• Età incerte, carenti di status sociale, si contrappongono


ad età che in passato erano rigidamente definite.
• Il ciclo di vita, fortemente imposto dalla società e
trasformato da individui e gruppi nel loro percorso
esistenziale, assume sempre di più l’andamento di una
linea spezzettata.
Il significato di invecchiamento

L’invecchiamento non è solo un processo attraverso il quale ci


si modifica in funzione del tempo, ma “Riferito all’uomo indica
il complesso delle modificazioni cui l’individuo va incontro,
nelle sue strutture e nelle sue funzioni, in relazione al
progredire dell’età” (Cesa Bianchi, 1987).
Un doppio significato..
• L’invecchiamento come maturazione o accrescimento è visto come un
processo attraverso il quale l’individuo aumenta quantitativamente le
sue funzioni e strutture e le differenzia qualitativamente.
• L’invecchiamento come senescenza è il processo attraverso cui
l’individuo diminuisce quantitativamente le proprie strutture e perde
progressivamente le proprie funzioni.
Un doppio significato..

Questi due processi fanno parte del


processo di sviluppo che inizia dal
momento in cui comincia a formarsi un
essere vivente, fino al momento della sua
morte.
Un doppio significato..

• Nel processo di senescenza tendono a decadere


le funzioni scarsamente esercitate, mentre
permangono e migliorano quelle maggiormente
utilizzate.
• L’invecchiamento umano comunque, seppur
generalizzato a tutti gli individui, si svolge con
modalità, ritmi e conseguenze, variabili da
individuo a individuo.
Un fenomeno complesso..

L’invecchiamento è un fenomeno complesso che non


può essere affidato alla sola età cronologica, si devono
chiamare in causa le altre “età”: l’età psicologica, l’età
sociale, l’età biologica, ed essere intese come un
insieme compatto, (Giumelli, 1996).
L’età Biologica

Secondo Cesa-Bianchi (1987), l’età biologica


di una persona è la sua posizione attuale nei
riguardi della sua potenziale durata di vita:
si avvicina notevolmente all’età cronologica,
ma non si identifica con essa.
L’età psicologica
L’età psicologica si riferisce alle capacità
adattative di una persona che risultano dal
suo comportamento, ma può anche
riferirsi alle relazioni soggettive o
all’autoconsapevolezza: è collegata sia
all’età cronologica che a quella biologica,
ma non è pienamente desumibile dalla
loro combinazione.
L’età sociale

L’età sociale si riferisce alle


abitudini e ai ruoli sociali della
persona in funzione delle
aspettative del suo gruppo e della
società: è collegata, ma non
completamente definita, all’età
cronologica, biologica e
psicologica.
I fattori alla base dell’invecchiamento

• Fattore genetico (definisce il ritmo, le fasi, la durata del


processo di invecchiamento);

• Fattore educativo-culturale (influenza significativamente il


processo di senescenza, sia pure in modo diverso a seconda della
popolazione di appartenenza. Un buon livello educativo e
un’adeguata situazione culturale sembrano agire positivamente
sull’invecchiamento, mentre una situazione opposta è, spesso,
chiamata in causa quale condizione favorente un rapido
decadimento delle funzioni della persona).
I fattori alla base dell’invecchiamento

• Fattore economico (molte ricerche, fra le quali quelle


di J. Birren, documentano una vera e propria dicotomia
nel modo di svolgersi dell’invecchiamento fra gli
appartenenti alle classi socio-economiche più fortunate e
quelli appartenenti alle classi più svantaggiate, per questi
ultimi la senescenza si attua molto più frequentemente
con modalità esclusivamente negative).
I fattori alla base dell’invecchiamento

• Fattore sanitario (opera in stretta interdipendenza


con il fattore economico. L’insorgenza di patologie,
specie se di carattere cronico e progressivo, influenzano
negativamente il processo di invecchiamento fino a farlo
precipitare. Tale influenza negativa diventa più incisiva
se si realizza in un quadro di inadeguate risorse
economiche).
I fattori alla base dell’invecchiamento

• Fattore personalità (bisogna prendere atto della


diversità che la senescenza assume negli individui
chiusi e in quelli aperti, negli attivi e nei disimpegnati,
nei tenaci e nei labili e così via. A differenti tipologie
caratteriologiche corrispondono diverse modalità di
invecchiare. In ogni caso la personalità è in stretta
connessione con l’ambiente, e le modalità adattative
della persona dipendono da questa interdipendenza).
I fattori alla base dell’invecchiamento

• Fattore famiglia (l’invecchiamento varia


notevolmente se un individuo vive solo, in coppia, o in
un gruppo più numeroso. L’influenza di tale fattore si
differenzia anche in rapporto al carattere dell’individuo
che invecchia, alle sue condizioni culturali ed
economiche, al gruppo di appartenenza, ecc..).
I fattori alla base dell’invecchiamento

• Fattore ambiente (ormai è un dato di fatto che


l’invecchiamento è espressione di un’interazione fra
l’individuo e il suo ambiente, interazione nella quale
l’individuo modifica continuamente l’ambiente e
l’ambiente modifica continuamente l’individuo).
Invecchiamento e patologia

• Esiste una relazione fra patologia ed età, nel


senso che molte malattie prediligono
determinate fasce di età.
• Per quanto riguarda l’età senile è possibile
riconoscere che alcune patologie si riscontrano
più frequentemente rispetto ad altre.
Invecchiamento e patologia
• Gli antichi dicevano “senectus ipsa morbus”.
• L’affermazione sosteneva che la vecchiaia
comportasse di per sé la patologia; che questa fosse un
evento ineliminabile e irreversibile col passare degli
anni.
• Le concezioni e i dati più recenti respingono questo
modo di intendere il rapporto tra patologia ed età.
• Considerano la patologia riferibile ad uno o più fattori
estrinseci e le modificazioni connesse all’età solamente
come fattori predisponenti o scatenanti.
Invecchiamento e patologia

È ancora da sottolineare come nella genesi


della patologia nell’anziano è spesso
riconoscibile una causa di carattere sociale,
come la perdita del partner, lo sradicamento
dalla famiglia, e l’istituzionalizzazione.
Malattie organiche e malattie psichiche
La comparsa di malattie organiche e/o psichiche
nell’età senile ripropone il problema delle relazioni
esistenti fra queste due forme di malattia.
È noto che esistono malattie puramente organiche, ma
in queste forme morbose non è possibile escludere
l’interferenza di co-fattori di carattere psicologico.
Né si può escludere il ruolo svolto dai fattori psicologici
nel valorizzare una terapia o nell’influire sul decorso
della malattia stessa.
Le malattie organiche

Quelle più frequentemente riscontrate sono le


cerebropatie vascolari o degenerative.

Queste forme possono alterare anche le


capacità intellettive e le funzioni sensomotorie.
Le malattie psichiatriche

Fra queste manifestazioni patologiche ritroviamo


l’ansia e la depressione, che possono condurre
anche al suicidio.
Il numero delle persone anziane che si suicidano è
nettamente superiore a quello dei giovani e degli
adulti.
La solitudine e l’emarginazione possono tradursi in
gravi disadattamenti da ricovero psichiatrico.
Tendenze attuali..

• Restituire l’anziano al suo ambiente di origine;


• Permettergli di conservare i legami con il suo
ambiente;
• Ritardare l’istituzionalizzazione.
Il vissuto della malattia

L’anziano si sente più esposto alla malattia e quindi è meno sicuro


di sé e delle proprie capacità di assolvere ai ruoli sociali e
familiari.
La sofferenza e il dolore dell’anziano sono la diretta conseguenza
della malattia.
Gli anziani temono meno la morte rispetto alla malattia, perché la
prima porrebbe fine alle sofferenze, mentre la seconda le
aumenterebbe
1. Essere malato significa per l’anziano
essere di peso alla propria famiglia

Ma la vera giustificazione psicologica potrebbe


essere quella che non si sente più in grado di
ricoprire il ruolo sociale e familiare che gli era
proprio; oppure sente che gli altri non lo reputano
all’altezza.
2. La malattia induce nell’anziano un certo
grado di depressione

Lo porta a sentirsi debilitato, creando in lui


insoddisfazione e timori.
Può essere ricondotta al disadattamento.
3. L’anziano vede la malattia come diretta
conseguenza dell’età

Spesso sono le manifestazioni patologiche che


inducono la persona anziana a rendersi conto
per la prima volta di essere invecchiata.
4. L’essere ammalato ed il sentirsi
inutile non vengono soggettivamente distinti

La malattia rende meno capaci = l’anziano si


sente inutile.
Sentendosi inutile l’anziano avverte di non essere
più capace di usufruire di quei compensi che
derivano dal suo lavoro.
Vissuto depressivo
La malattia della persona anziana è collegata
strettamente all’età e rappresenta, se non la causa
scatenante, almeno una causa predisponente al
verificarsi delle modificazioni psichiche di cui
abbiamo accennato prima.
Elementi di psicopatologia dell’anziano:
le sindromi demenziali

L’invecchiamento si accompagna ad un progressivo declino


delle capacità cognitive che rientra in una più generale
fisiologica involuzione di tutte le funzioni dell’organismo
umano.
Quando, però, tale involuzione si manifesta troppo
precocemente o evolve in modo rapidamente progressivo, si
configura una sindrome clinica denominata demenza.
Definizioni:

Per demenza si intende un “decadimento globale delle funzioni


cognitive, di solito progressivo, che interferisce con le attività
sociali e lavorative” (American Council of Scientific Affairs).

Secondo il DSM-IV la demenza è un “decadimento globale delle


funzioni corticali superiori, in assenza di importanti
obnubilamenti della coscienza
Le cause

Solitamente la demenza è dovuta ad un processo organico


cronico e irreversibile, scatenato da processi di atrofia
cerebrale.
Quadro clinico della demenza:

Non solo un graduale declino delle funzioni cognitive


(memoria, linguaggio, orientamento), ma anche:
• Alterazioni della personalità, dell’affettività e del
comportamento ;
• Impossibilità di rivestire i propri ruoli sociali;
• demenza come causa principale di disabilità e dipendenza in
età avanzata.
Diverse forme di demenza:

• Demenza senile (tra 65 e 70 anni, sintomatica del


processo di atrofia cerebrale dovuta
all’invecchiamento, esordio progressivo);
• Demenza arteriopatica (conseguente
all’arteriosclerosi cerebrale);
• Demenze atrofiche presenili (caratterizzate da un
esordio precoce 45-50 anni). Comprendono la malattia
di Pick e la malattia di Alzheimer.
È la più comune causa di demenza
tra gli anziani.
Circa il 50%-70% delle persone
affette da demenza soffre di
malattia di Alzheimer.
Che cos’è..

L’Alzheimer è una malattia degenerativa del SNC che distrugge


lentamente e progressivamente le cellule del cervello in modo
irreversibile.
La malattia può durare da 8 a 15 anni cogliendo in modo
conclamato circa il 5% delle persone dai 60 anni in su.
Anatomia patologica:

1. L’encefalo si presenta atrofico,


2. il peso è ridotto,
3. le circonvoluzioni sono assottigliate,
4. le scissure ed i solchi allargati con
ampliamento dei ventricoli laterali.
Anatomia patologica:

5. Diffusa rarefazione neuronale


(soprattutto nel sistema dei grandi
nuclei colinergici del nucleo basale di
Maynert);
6. Dendriti più corti e meno ramificati
7. Presenza di placche senili o amiloidee;
8. Degenerazione neurofibrillare.
Quadro clinico

La malattia ha un inizio insidioso con decorso


cronico-progressivo.
All’inizio la sintomatologia è sfumata tanto da non
poter stabilire con certezza il momento di inizio.
Sintomatologia

• Turbe della memoria


• Disorientamento nel tempo e nello spazio
(“wandering”-vagabondaggio)
• Disturbi del linguaggio (afasie: incapacità di esprimersi
o comprendere mediante la parola)
• Agnosie (gli stimoli, uditivi, visivi, tattili, vengono
percepiti ma non riconosciuti)
• Disordini psichiatrici (allucinazioni, deliri, illusioni);
• Turbe del comportamento (agitazione psicomotoria,
apatia, aggressività);
• Disturbi dell’affettività (ansia e depressione).
Esami diagnostici
• Esami neuroradiologici: TAC – RM – PET
• Test neuropsicologici: MMSE (Mini Mental State
Examination).

Interventi di riabilitazione
psicogeriatrica con il malato di
Alzheimer
Sono strategie finalizzate a ridurre l’impatto della malattia, ma
sono strettamente condizionate dalla stimolazione delle
funzioni residue.
Obiettivi:

1. Promozione della capacità del malato di Alzheimer


di fronteggiare i problemi della vita quotidiana
(coping);
2. Potenziamento dell’autostima e del benessere;
3. Stimolazione delle funzioni residue;
4. Raggiungere il miglior livello di vita possibile;
5. Sostegno ai familiari e al caregiver.
Si distinguono:
• Approcci cognitivi (stimolazione della memoria dichiarativa e
procedurale – ROT);

• Approcci mirati alla sfera emotiva (terapia della reminiscenza per


recuperare esperienze emotivamente piacevoli);

• Approcci mirati alla stimolazione (terapia occupazionale. Per


individuare e aumentare il numero delle attività piacevoli);

• Approcci comportamentali (condizionamento operante di Skinner:


rinforzo negativo per inibire comportamenti controproducenti, rinforzo
positivo di comportamenti adeguati);
• Interventi orientati all’ambiente (progettazione degli spazi
per aiutare il malato a sapere chi è e a sapere dove è. Gli
ambienti devono essere riconoscibili ed i percorsi facilitati
con indicazioni e simboli).

• Interventi psicosociali sulla famiglia (per ridurre il carico


psico-fisico della demenza e ritardare l’istituzionalizzazione. –
gruppi di autoaiuto- sportelli informativi - volontariato).
Conclusioni:

Possibilità di intervento nell’ambito della psicologia dell’invecchiamento


Necessità di un cambiamento di “mentalità” rispetto alle problematiche
degli anziani (attraverso informazione e formazione);
Messa a punto di interventi diretti specificamente miranti al benessere
psicologico dell’anziano.
GRAZIE!!!

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