Sei sulla pagina 1di 23

PSICOLOGIA DELLE DIPENDENZE

INFORMAZIONI GENERALI:
● dispense
● tematiche →
○ dipendenza patologica e non patologica
○ motivazioni di uscita
○ limite → inteso come massima realizzazione di quello che posso; ma anche
limiti imposti come norme, divieti e come li vivo. Questo porta al binomio:
fallimento e autostima
○ droghe e dipendenze specifiche e dipendenze senza sostanze
○ contesto socio-culturale
○ neuroscienze (accenni)
● esame → orale di 20 minuti:
○ domanda 1: ampia e generica su uno dei temi trattati (concetti di natura più
astratta e teorica)
○ domanda 2: più specifica e che riguarda una particolare tipologia di
dipendenza
○ domanda 3: a piacere (che di solito è per prima) → se è qualcosa di specifico
si aspetta di sentire un bel volume di cose.
○ domanda 4: per la lode
Lezione 7 marzo
PATOLOGIA O NON PATOLOGIA?

Questo è il bambino, che è un organismo con scarso equilibrio e che poggia


su una piccola base. Questo piccolo equilibrio è lo stato omeostatico, le oscillazioni di
questo equilibrio producono un qualcosa di disagevole.

Questo è l’adulto che poggia su una bella base.


Entrambi questi soggetti sono sottoposti a degli stressor ambientali che comportano una
compromissione dell’equilibrio. La differenza consiste nel fatto che il primo, ovvero il
bambino, ha pochi strumenti per difendersi, mentre l’adulto ha più strumenti per difendersi.
La combinazione felice è l’affiancamento dei due triangoli, per cui i
piccoli sono appoggiati e sostenuti dagli adulti, per cui il soccorso arriva in tempi celeri e non
fa precipitare il piccolo e le oscillazioni sono mantenute entro un range di tollerabilità.

Questa combinazione varia nel tempo, perchè sono numerosi gli


ambienti che influenzano il bambino. All’interno di questi nuovi ambienti vi possono essere
non solo nuove sollecitazioni, ma anche nuovi referenti, ovvero dei surrogati che svolgono la
funzione di sostegno come lo faceva la mamma (talvolta può essere svolto anche dai
coetanei).
Quando la crescita arriva a toccare i 12-13 anni possono entrare in questa funzione di
supporto anche delle cose che non sono umane, come per esempio sostanze, attività,
comportamenti (il 64% degli esordi avviene intorno ai 14 anni. Inoltre tanto più una persona
inizia precocemente tanto più sarà facile che si sviluppi una dipendenza). Una delle prime
che esordisce è la nicotina, che viene definita la soglia d’ingresso di tutte le dipendenze da
sostanze. Ma perchè la nicotina? La nicotina è una molecola che passa quasi inosservata,
perchè i suoi effetti portano ad un rilassamento, ma questo beneficio viene procurato da un
disturbo. Nella nicotina questo disturbo è data dalla crisi di astinenza, seppur minore di
quella che hanno i soggetti che soffrono di una dipendenza da sostanze. Questa sindrome
se ne va quando reintroduco la nicotina, per cui quest’ultima non è rilassante, ma eccitante
in quanto aumenta, anche se in maniera minima, sia l’ampiezza che la frequenza del battito.
Per cui è difficile dire che i soggetti usano la nicotina per avere questo effetto eccitante, in
quanto impercettibile, ma nemmeno per rilassarsi perchè finchè non vi è una dipendenza
questo effetto non si percepisce. Il fumatore per mesi non riesce a ingerire la nicotina,
perchè il fumo difficilmente arriva nei polmoni (e quando ci arriva è il momento dello sviluppo
della dipendenza), ma egli fa di tutto per cercare di avere gli effetti della nicotina, che non
arrivano fino a che non si instaura una dipendenza. Ma perchè succede questo e perchè
avviene proprio a 13 anni? Se si aggiunge ad un’immagine di un ragazzo di 12 anni una
sigaretta mediante un fotomontaggio genera l’impressione di essere più grande e più figo,
perchè fa qualcosa che la famiglia non approva. Questo desiderio dal fatto che il soggetto
prima delle superiori egli conosceva tutti ed era il principe del suo regno, mentre appena
entrato nell’adolescenza vede tutti soggetti più grandi, con cui le ragazze vogliono uscire, e
lui si deve affermare in questo nuovo mondo. Questo diventa un processo molto duro per i
maschi, che si sentono sempre troppo piccoli e, quindi, l’esigenza di apparire più grande è
forte. La nicotina, quindi, è un pegno che molti sono disposti a pagare in cambio di un
cambiamento di immagine istantaneo.
Altri fattori che possono interessare riguardano la comprensione del vissuto del tempo:
quando si è piccoli la comprensione del tempo è estremamente contratta e la comprensione
che esista qualcosa al di là di adesso è molto minima, mentre l’estensione ad una settimana,
ad esempio, del tempo arriva intorno ai 6/7 anni; mentre l’estensione del tempo a livello di
epoche arriva intorno alle medie. Il vissuto, quindi, è compreso entro una certa dimensione,
per cui il futuro è una dimensione propria dei vecchi. Questo comporta che una buona opera
di prevenzione non deve essere puntata sul futuro, per cui ad esempio tra 20 ti verrà il
tumore, ma bisogna restringere la durata del tempo, per cui ad esempio si ha il tumore e
rimangono solo 4 mesi di vita, in questo modo la scala delle priorità cambierà.
Quindi rispondendo al perchè proprio la nicotina? Perchè una delle cose che i genitori
dicono di non fare e l’unica che è a buon mercato, inoltre è una delle poche sostanze che ha
l’elemento trasgressivo più forte.

Quando si parla di dipendenza?


Ci sono alcuni connotati che sanciscono il margine tra la dipendenza vera e propria e la non
dipendenza:
● sintomatologia legata all’astinenza
● il fatto di essere una condizione necessaria per il raggiungimento dell’obiettivo
● diventa un automatismo
● interferisce con il funzionamento sociale, lavorativo, scolastico della persona →
questo avviene sia nel momento del consumo, che nel momento della dipendenza
perchè viene alterato il mio regolare processo di interazione con l’ambiente.

In questa situazione in cui il mio campo di riferimento è molto ridotto la


pressione aumenta e di conseguenza ricerco ciò che calma questa situazione di stress.
Quindi le dipendenze si sviluppano in un momento di vita molto precario, in cui il mio
equilibrio è determinato dal fatto che:
● se le condizioni sono più faticose ho bisogno di maggiore sostanza
● se ne tolgo uno, ne metto un’altra.
Un altro grande momento della nostra vita è quello in cui arriva la morosa, in cui l’omeostasi
è determinato dal suo arrivo. Quando questa se ne va si ritorna alla scena precedente in cui
possono riemergere le dipendenze, come generi di conforto.
La dipendenza, quindi, quando si diventa adulti diventa una scelta, un modo di entrare in
contatto con il mondo. Per cui diventare adulto, con una base stabile e ampia, è una
possibilità della quale si può fare a meno; l’altra alternativa è quella di sviluppare uno stile di
vita dipendente. Ma allora dove si sviluppa la patologia? Come si differenzia la dipendenza
fisiologica da quella patologica? La dipendenza è una particolare forma di relazione molto
proficua e specialissima. Molte specie non sono attrezzate per affrontare una dipendenza,
come ad esempio le tartarughe che sono incapsulate nella loro specificità, in quanto si
sviluppano in autonomia. Le relazioni di dipendenza, invece, sono tipiche del mammifero, in
quanto in una prima parte della vita si sta in simbiosi con la mamma, ma ad un certo punto
bisogna sviluppare una relazione più autonoma e iniziare a vivere una vita senza mamma.
La stagione di dipendenza dalla mamma negli esseri umani ad oggi non si sà quanto dura,
mentre nel passato finiva abbastanza in fretta, ovvero intorno ai 16 anni in cui il termine dello
sviluppo fisico coincide con l’inizio dell’assegnazione dei ruoli sociali. Questo legame di
dipendenza, quindi, è diventato un terzo della nostra esistenza e questo permette la
trasmissione di codici di adattamento che non sono nel nostro codice genetico. Per cui tutto
il tempo della dipendenza è un tempo che si passa a passare tutto il codice non genetico,
quindi culturale, utile per l’adattamento. Ma quando si può parlare di patologia? Per fare
questo bisogna prima di tutto avere un’idea di salute, prima ancora di poter parlare di criteri.
L’idea di salute corrisponde nella figura dell’adulto, in quanto è il fine ultimo di tutti i genitori
quello di accompagnare la generazione successiva ad essere adulti. Si aveva un’idea molto
precisa di che cosa o chi fosse l’adulto, almeno fino a 50 fa. Le caratteristiche dell’adulto
sono le seguenti:
● autonomo → talvolta una persona può essere adulta ma non autonoma, come ad
esempio nel caso del soggetto che soffre di una disabilità.
● pensiero critico
Ad oggi abbiamo una grande difficoltà nel definire chi sia l’adulto, mentre in passato era
molto semplice perchè tutto ciò che connaturava l’adulto arrivava tutto insieme ed era molto
eterodiretto, per cui in base allo status sociale si sapeva chi si doveva diventare, per cui il
passaggio da un bambino ad un adulto era un passaggio diretto come se si attraversasse un
tunnel. Questo periodo viene chiamato periodo della disindulgenza, per cui il soggetto passa
da un momento in cui non è governato dalla legge a cui è governato del tutto da essa e
questo dura circa una settimana in cui a seguito di un percorso iniziatico il soggetto diventa
adulto. Ad oggi non si riesce a dare molto bene questa definizione di adulto e quindi anche
la meta risulta essere indefinibile e bisogna poi anche domandarsi: che cosa accade quando
si retrocede? Ovvero se una persona perde la casa, la famiglia che si era creata, il lavoro e
quindi retrocede non si considera più un adulto? Un soggetto non autonomo, per esempio
un soggetto in carrozzina, si può considerare dipendente? Si, ma è una dipendenza
patologica? No, perchè quando sei non autonomo tu non hai altra strada. Quindi la
dipendenza patologica, in quest’ottica, diventa una scorciatoia che una persona decide di
percorrere perchè non tollerano di essere piccoli. Chi, infatti, non sviluppa una dipendenza
non solo prende una strada più lunga, e anche più ripida, ma tollera, anche se talvolta può
soffrire, la condizione di essere piccolo.
Una caratteristica di tutte le esperienze di dipendenza è che mangiano la possibilità di
essere assimilate. La dipendenza, inoltre, può assicurare una soddisfazione per il
raggiungimento di un obiettivo, ma non assicura la realizzazione, in modo particolare
l’autorealizzazione, perchè ciò che ho raggiunto non l’ho fatto con le mie potenzialità e di
conseguenza non ho scoperto nulla in più di me. Allora l’autostima non è pensare tanto bene
di sè stessi, ma avere tante misure di sè, per cui le persone che non hanno tanto autostima
significa che non hanno preso il loro potenziale e misurato nella realtà. Per cui nelle
dipendenze, mancando la misura del proprio sè, manca anche l’autostima, perchè il
soggetto non si è mai applicato per vedere quanto nella realtà è capace. Il fallimento deriva
dal fatto che il soggetto è arrivato al suo limite e quindi il soggetto ha acquisito tutta
l’autostima possibile. Facendo questo ottengo molti benefici, quali:
● l’orientamento
● mi colloco in mezzo agli altri
● posso valutare dove sono i posti in cui posso ottenere i risultati migliori.

I disturbi alimentari e le dipendenze


I disturbi alimentari hanno un’adiacenza alle dipendenze. Anche il disturbo alimentare ha un
esordio molto precoce, intorno ai 12-13 anni. Il corpo in quest’epoca diventa un modo di
comunicazione sociale, mentre prima era solo un mezzo di comunicazione affettiva e
familiare. Per cui il corpo come elemento di coniugazione con l’altro cambia senza il mio
controllo e cambia perchè diventa fondamentale nelle relazioni con i pari.
Riguardo all’entità per andare bene posso contare su due emittenti:
● vado bene a me → questo polo è molto piccolo. Se questo polo nel corso degli anni
non si sviluppa interiorizzando una visione di me ben salda e costitutiva, quando mi
dovrò confrontarmi con l’altro nel mondo e quindi con i loro parametri, si baseranno
sempre sulla visione dell’altro, trovandosi con l’abilità di connettersi con l’altro per
avere approvazione che impazzisce, perchè molti e diversi sono i parametri.
● vado bene a qualcuno → e in questo caso mi posso riferire a qualche canone
astratto o a qualcuno che me lo dice. Per tutta un’epoca questo emittente esterno
erano i familiari, o comunque appendici della mamma che tendono a valutare il mio
andar bene con parametri quasi sovrapponibili. A 13 anni questa partita dell’andare
bene non è più solo in famiglia, ma da qualche altra parte, ma gli altri quali e quanti
criteri hanno?
Per cui un disturbo alimentare deriva dalla mancanza di una buona visione di sè e dalla
necessità di rimanere attaccati all’idea che si deve andare bene per gli altri. Ma quindi cosa
c’è di assimilabile tra le due? La dipendenza è il supporto specifico che il corpo attinge per
arrivare al compimento o di qualche performance o per la modifica di alcuni stati. Per cui si
possono sviluppare molte dipendenze, ma la genesi si può trovare in un ambito molto
specifico. Nel mondo del disturbo alimentare, invece, la carenza deriva da un mancato
sviluppo del sè. Per cui entrambi hanno una carenza dell’autonomia, ma nel disturbo di
sostanze è nel fare qualcosa; mentre nel disturbo alimentare è nell’essere qualcuno.

Lezione 14 marzo
Riassunto della scorsa lezione
La fisiologia della dipendenza si ha quando i supporti arrivano al confine delle nostre risorse,
cioè ad esempio quando non possiamo camminare una carrozzina è una forma di
dipendenza sana; mentre se interviene qualcosa dall’esterno una cosa che supporta
qualcosa che il mio organismo possiede si crea dipendenza. Ecco che allora anche in
rapporto con il caregiver si parla di dipendenza sana quando il genitore supplisce a qualcosa
che è mancante nel bambino, mentre diventa patologica quando si supplisce qualcosa che il
soggetto già ha. Per verificare il grado di sofferenza si misura sia l’autorealizzazione, sia la
soddisfazione personale.

Processo per la produzione dell’autonomia


Una affermazione di sè, ovvero un atto di sè, ovvero una partecipazione autentica, comincia
con una motivazione, ovvero con un qualcosa che muove l’organismo e che comprende una
capacità di lettura dei propri stati da parte del proprio organismo per riuscire a rispondere in
tal modo ai proprio bisogni. A seguito della domanda “come sto” si ha davanti un universo di
complessità e categorie infinite. Naturalmente l’attenzione può elaborare una quantità
limitata di informazioni, quindi sarò consapevole solo di piccole porzioni del “come sto”,
avendo quindi sempre una visione parziale. Si possono avere, inoltre, molti filtri, ovvero tutte
le cose che non si vogliono vedere, perchè ciò, ad esempio, potrebbe voler dire sconvolgere
la propria vita. Di conseguenza questa condizione di essere autentici e disponibili nello stare
a contatto con sè non è un’attitudine banale, ma si può sviluppare con la crescita. Molte
volte è l’ambiente stesso che interferisce, perchè offre al soggetto approvazione, ma in
cambio necessita che il soggetto si sintonizzi alle sue esigenze e ai suoi parametri. Se il
soggetto è stato allenato a riferirsi a criteri, valori esterni egli lo utilizzerà per procedere nel
comportamento, ovvero compiendo atti, che sono riferiti verso l’esterno. In questo panorama
rientra l’importanza del caregiver nella dinamica in cui il soggetto è sia capace di
autoriferirsi, ma anche di riferirsi verso l’esterno. Questo è l’inizio del processo di autonomia
e quindi è fondamentale non sbagliarlo.

Tutti gli stati che ci travolgono vengono filtrati e quelli che vengono nominati (quadrante del
sentire) possono poi essere patrimonio del pensiero e si immagina il modo in cui questo
stimolo può essere soddisfatto (quadrante del pensiero). Quindi io posso essere
consapevole di un mio stato, ma non necessariamente divento capace di programmarne la
soddisfazione e ciò può avvenire ad esempio a causa dell’eccesso di pensieri da fare e di
conseguenza alcuni rimangono sempre indietro (ad esempio sistemare la stanza è una cosa
di cui sono consapevole, ma non si riesce mai a programmare quando farlo). Anche in
questo caso vi possono essere degli equilibri e dei contrappesi, perchè non tutto ciò che è
pensabile riesce a diventare attività. Nel terzo quadrante si trova l’esplorazione e la
comunicazione per cui il mio stato manifesta qualcosa all’esterno o perchè con il
comportamento vado alla ricerca di strumenti a me utili, oppure perchè viene comunicato
verbalmente la condizione del mio stato. Anche ciò può essere molto filtrato, perchè non è
detto che tutto ciò che penso successivamente diventi una comunicazione. L’ultimo
quadrante è quello del fare, che non è così scontato. Per cui le cose che si riescono a
portare fino all’ultimo quadrante ha un estremo valore, come se una forza avesse sostenuto
quella sensazione senza farla cadere. Ciò che non arriva fino alla fine è qualcosa che riavvia
di continuo il processo finché non trova una realizzazione.

Modi fallimentari
1. si può rimanere allo stato del pensiero “è una brutta giornata”, ma non spiega il
perchè

2. si può rimanere a livello del pensiero, ad esempio per cui si ama la vicina ma non lo
si dice

3. si può rimanere allo stato dell’esplorazione e della comunicazione


4. si può realizzare tutti i quadranti tranne il primo → per cui il soggetto è un grande
realizzatore, ma ciò che realizza non è mai suo

5. si realizzano solo gli ultimi due → per cui realizzo qualcosa che è stato pianificato da
qualcun altro.

6. si realizza solo l’ultimo quadrante → entra solo nel momento del fare, perchè lui non
sà recuperare in sè la motivazione per fare e di ciò hanno bisogno perchè altrimenti
la motivazione cala e si affloscia.

Con le dipendenze:
Se arrivo al termine → avevo un bisogno e non lo possiedo più. Questa è una condizione di
autoefficacia, per cui il soggetto sà realizzare delle cose che arrivano dalle sue motivazione
e inoltre ha attinto al suo potenziale, che una volta arrivato alla fine ha trasformato il suo
potenziale in qualcosa di reale e quindi diventa un tassello per la sua autostima. Per cui

questi elementi di consapevolezza permettono di mettere una buona base al triangolo


L’autostima è la misura di sé che una persona può ricavare dopo che ha usato tutte le sue
risorse.
Nel primo quadrante rientrano le droghe con effetto empatogeno, ovvero offrono la capacità
di sentire le cose degli altri, ed entactogeno, che vuol dire che offrono la capacità aumentata
di sentire le cose proprie.
Nel momento in cui intervengono nell’ultimo quadrante si ha un momento di soddisfazione
per aver risposto al proprio bisogno, ma risulta essere carente la propria autorealizzazione,
per cui non viene assimilato alcun nuovo elemento di autostima, perchè non si è stati capaci
di farlo da soli, perchè è impossibile distillare la quota che appartiene al sè. Nella Gestalt
ognuna di queste attività è rappresentata con la curva di contatto, dove la punta più alta è il
contatto pieno e la parte finale è il momento del ritiro dell’esperienza. Quando avviene
questo processo si attiva un processo di assimilazione, ovvero si fa proprio qualcosa che
proviene dall’esterno o delle informazioni su di sè, che sono ciò che emancipano e che
permettono di arrivare all’autorealizzazione.
In ognuno dei 4 quadranti vi possono essere degli inquinamenti ed è questo il motivo per cui
questo processo è implicato nella dipendenza. Vediamolo nell’ambito del bambino con i
propri genitori:
1. si ha un soggetto che sviluppa la propria autonomia e qualcuno che si occupa di lui. I
compiti evolutivi di un anno: stare in piedi, dire le prime parole, mangiare un po dal
cucchiaino. I genitori possono occuparsi di questi compiti:
a. sviluppando l’autonomia → è fondamentale tollerare l’errore, perchè si sta
comunicando come il soggetto si deve comportare davanti all’esperienza.
L’attività di mentalizzazione (capacità di leggere ed interpretare gli stati
mentali del proprio comportamento) parte con la mente della mamma, come
si ci fosse una sola mente e dentro questa e grazie a questa si sviluppa
l’altra. Questa attività non viene favorita dall’assenza dell’altro o dalla
presenza di patologie.
b. non sviluppando l’autonomia → ad esempio non gli si lascia la possibilità di
sperimentare e non vi è la tolleranza dell’errore. In questo caso sta
imparando che un’esperienza va bene solo se ha successo e che ha bisogno
dell’altro per far andare bene le cose. Ciò può essere comunicato con: ansia,
rabbia, paura. Ciò può avvenire perchè l’altro si sostituisce (che è un concetto
molto recente, in quanto prima ciò non era presente nel corso della storia).
Tra le varie vicissitudini che la vita ci propone è quella del fallimento, ma come ci poniamo
davanti al fallimento? Di solito il fallimento viene vissuto con paura. Tuttavia molto spesso è
la stessa società che protegge il bambino dal fallimento a seguito delle norme che rendono
normale l’impossibilità del bambino di fallire. Molto spesso questa mancanza di possibilità di
fallire deriva dalla responsabilità non solo civile, ma anche penale che il caregiver ha nel
momento in cui il bambino ad esempio si fa male cadendo dalle scale. Per cui in questa
società le esperienze che si potranno sperimentare saranno molto piccole, perchè si
possono fare solo le cose che portano con sè degli esiti positivi e quando succede qualcosa
di negativo si addossa sempre la colpa a qualcun altro.
La generazione “dei bambini tubo”, perchè non esce mai da una condizione che abbia delle
caratteristiche stabili, che sono:
● la presenza di un adulto di riferimento
● le attività sono previste, quindi già svelte da qualcun altro e prefissate a tutte le ore
della giornata
● la scansione prevista ed eterodiretta del tempo
● avviene un numero previsto e limitato di eventi
● le attività sono finalistiche, per cui mirano ad un esito
Dentro questo ambiente perpetuo che ha un modo di stare in relazione di tipo verticale
(ovvero tutto dipende da ciò che vuole chi sta in alto) il soggetto non possiede più la
capacità di scelta e non possiede più la capacità di stare fuori, perchè dentro casa ormai si
sta bene e non sono presenti più gli stessi vincoli di una volta. Ciò che non accade più è:
● la relazione tra pari senza una supervisione di un adulto
● la capacità di creare degli equilibri
● la capacità di comprendere il concetto di lealtà, di comprendere come si litiga
Di conseguenza ciò che manca in questa società sono le competenze sociali, dette anche
soft skills, mentre se ne possiedono tantissime su come si manipolano gli adulti per ottenere
le cose. Per cui i soggetti sono bravissimi a relazionarsi con gli adulti, ma non più con i
propri pari, perchè manca il concetto di equivalenza. Di conseguenza quando i bambini
entrano in relazione con gli altri, perchè finisce il periodo del tubo, non sanno ad esempio
litigare, decidere, ecc…
Quando qualcuno consegna una libertà bisogna anche affidare la possibilità di gestire
questa libertà, di conseguenza si devono affidare anche delle responsabilità, e viceversa:
per cui ad esempio se non si hanno i mezzi per stare fuori fino a tardi e bisogna affidarsi ai
genitori non si esce, perchè nel momento in cui si affida una libertà bisogna affidare anche
una responsabilità. Ad oggi, invece, molto spesso si lasciano le libertà ma non si affida la
responsabilità, per cui ad esempio ti lascio andare a ballare da solo con i tuoi amici, ma ti
vengo a prendere io. Per concedere queste responsabilità e queste libertà bisogna
immaginare qualcosa che non c’è in quel momento, per cui bisogna trasognarlo, ovvero
immaginarlo più grande e al di là delle sue competenze, per cui bisogna immaginare il suo
potenziale. Successivamente bisogna concedere al figlio la possibilità di dimostrare di aver
avuto ragionare, concedendo la possibilità di rischi e fallimenti. Tutto ciò senza rischiare di
diventare iperprotettivi o di evitare in futuro nuovamente questa situazione. Se non si tollera
questa incertezza non si perde mai il controllo e di conseguenza non vengono date delle
responsabilità. Per cui nel momento in cui si affidano la responsabilità e la libertà si perde il
controllo e si finisce in balia dell’incertezza, che deve essere tollerata. Al termine di questo
processo di responsabilità e libertà gli adulti stanno alla fine del processo ad attendere gli
esiti della nuova condizione e di conseguenza il ruolo del genitore è cambiato.
Ciò è causato da:
● la percezione da parte dei genitori che il mondo sia più pericoloso → è importante in
questo caso conoscere il proprio territorio e le misure concrete di questa percezione,
perchè gli effetti sulla vita dei piccoli è drastica. Se si osservano i dati si nota infatti
che la situazione risulta essere migliorata e che gran parte dei reati contro la persona
avvengono proprio dentro le mura domestiche, per cui forse è più sicuro lasciare le
persone fuori da casa, piuttosto che dentro. Questo deriva dal fatto che ad oggi le
notizie sono basate sul sesso e sul pericolo, senza mettere in luce ciò che invece va
bene in questo mondo. Inoltre molto spesso le cattive notizie vengono raccontate
ovunque e per molte volte.
● la mancanza di omogeneità sui punti di vista su che cosa si deve fare → gli adulti in
passato erano molto più solidali, di conseguenza se mio figlio faceva qualcosa di
sbagliato a scuola era concesso alla maestra di dargli una sberla. Per cui questa
omogeneità c’era sia da un punto di vista orizzontale, che verticale. Quando questa
viene meno ogni famiglia diventa una specie di repubblica autonoma dove ogni
singola famiglia deve fondare delle regole, ma in questo panorama la differenza è
molto presente anche tra i due stessi coniugi. Di conseguenza l'alleanza educativa è
saltata. I genitori quindi avendo sempre paura di essere giudicati o delle
conseguenze delle proprie decisioni diviene più facile esercitare un forte controllo.

Lezione 21 marzo
Il conflitto e i limiti
Il trauma non è male, lo diventa con l’aggiunta dell’impossibilità dell’assimilazione. Se uno
viene violentato a 7 o a 32 anni dal punto di vista del dolore è uguale, ma dal punto di vista
traumatico è diverso: a 7 anni non si riesce a comprendere il senso di quello che è accaduto.
Quinid alcuni aspetti dell’esperienza sono traumatici non solo perchè mentalmente
complessi, ma anche perchè il peso emotivo-affettivo da sostenere è troppo e altri perchè
sono eccessivamente complessi, perchè sono di difficile assimilazione (assimilare vuol dire
che le faccio parti di me). L’esperienza traumatica è come opponesse qualcosa a questa
assimilazione, per cui si forma un gap tra la quantità di esperienze che io ho fatto e le
esperienze che ho assimilato, che sono meno delle prime. L’impossibilità di dare senso alle
cose ce le rende aliene, perchè non sono state integrate in noi e di conseguenza ci
impedisce di vivere esperienze simili a lei. Nel caso della violenza per esempio quella
persona potrà volere delle relazioni, ma non ci riuscirà a causa del ricordo del trauma. Ogni
trauma quindi influenza il comportamento delle persone.
Il confine è l’unico posto dove possiamo incontrare qualcuno, perchè noi possiamo
incontrare qualcuno dove noi terminiamo. Il termine, quindi, è luogo di contatto. Il confine è
la meta da raggiungere nell’evoluzione, ma poi vi è la seconda accezione: la concezione
dell’altro.
Che succede davanti a un confine?

Si ha una motivazione che trova una barriera, ovvero un confine che


corrisponde al no e che impedisce di raggiungere il bene agoniato. A questo punto il mio
stato motivazionale interrotto produce:
● frustrazione
● rabbia
● tristezza
● svalutazione
● delusione
● angoscia
● creatività attiva per riuscire a raggiungere l’obiettivo
● rassegnazione/ impotenza
● attesa → non è una cosa che va molto di moda nel mondo genitoriale attuale
● impegno e merito → per cui devo fare qualcosa perchè questo bene sia riconosciuto
attraverso il riconoscimento di un merito.
La cosa importante è che tutti questi stati non ci sarebbero senza il no, che crea un confine.
Ma questa società che ci dice dei no dove la troviamo? L’evaporazione dell’adulto è un fatto
scioccante e terrificante perchè sono crollati tutti gli elementi di tutela. Di fronte a ciò un
bambino è:
● terrorizzato
● sedotto → perchè ha i super poteri di far scappare l’adulto
Nel momento in cui l’adulto scompare, scompare anche il confine e quindi non si riesce a
incontrare l’altro. Questa è una lettura anche dell’ADHD ed è tanto più frequente quanto
maggiore è l’evaporazione degli adulti.
Le relazioni di coppia sono lo scenario più possibile in cui vi possano essere dei no e il
soggetto si trova davanti alla sua capacità di essere resiliente ai no e alle sensazioni che
porta con sè. Se fin da piccolo non è stato addestrato all’incontro con questi sentimenti le
conseguenze possono poi essere disastrose.
Le uniche due persone che ci mettono dei limiti per il nostro bene sono i genitori, perchè tutti
gli altri lo fanno per il proprio tornaconto. Per cui è importante che li impongono loro fin da
piccoli perchè viene percepito come una cosa buona e senza doppi fini, come una cosa
genuina. Se io incontro dei limiti dove l’altro si fa solo i fatti suoi non sento la stessa cosa,
ovvero di fermarmi per un bene mio. Le persone, quindi, che hanno una buona capacità di
autoregolazione i limiti li ha appresi a casa, mentre chi non la possiede vuol dire che li ha
incontrati altrove dove sono stati istituiti solo per un bene dell’altro.
Si ha un conflitto quando io ho in mente un bene e tu un altro, che però riguarda sempre il
bene della persona. Ad esempio il figlio vuole andare al parco, mentre il genitore vuole che il
figlio studio e quindi il genitore dice dei no. Come punto di partenza è importante tenere
presente che l’adolescente non ha la propensione innata per l’amore allo studio e quindi non
bisogna aspettarsi che sia in grado di autoregolarsi. Ma questo deriva dal fatto che il bene
che il genitore immagina per il figlio è immerso in uno spazio temporale più lungo e ampio di
quello dell’adolescente. Di conseguenza il conflitto è inevitabile e giusto, che talvolta può
generare altri conflitti che vengono vinti dai genitori perchè sono i padroni assoluti di: soglie,
soldi, oggetti. C’è un modo per evitare il conflitto: generare dei sensi di colpa, per cui il
conflitto non è più genitore e figlio, ma dentro il figlio stesso che ha ricevuto tutte le
motivazione e si trova a dover decidere se trasgredire, oppure se rispettare le regole dei
genitori. Se una persona è abbastanza sana non darà ciò che il genitore gli ha detto.

Con la dipendenza
Nel momento in cui al ragazzo gli si affida l’autonomia è importante che il genitore si ponga
alla fine del processo e se i risultati non si raggiungono si punisce il ragazzo. E’ importante
tenere presente che, però, la responsabilità non può essere retrattile, perchè bisogna far
funzionare bene questa responsabilità. E’ quando il genitore non si sa mettere bene alla fine
del processo che si instaura la dipendenza, perchè si aprono due strade:
● il genitore rimane sempre dentro il processo
● il genitore se ne va.
Il conflitto definisce quali sono i ruoli. Se però questo non passa gli altri due scenari sono
implicati con la dipendenza.
La nostra società è una società che valica sempre i limiti e di conseguenza vi è una
maggiore difficoltà nell’accettare i limiti. Inoltre è molto più difficile accettare dei limiti che
sono stati decisi in modo arbitrario: ad esempio i ragazzi di una stessa compagnia rientrano
tutti a casa a un orario diverso e per questo gli viene complesso accettare i limiti imposti dai
loro genitori.

Lezione 28 marzo
Ripasso
Nel primo caso (traingolo) → dipendenza come alternativa alla crescita
Secondo caso (sana/patologica) → è patologico tutto quello che sostituisce potenzialità che
sono presenti ma non vengono espresse
Terzo caso (quadrante) → le dipendenze sono funzionali alla soddisfazione, ma non alla
realizzazione
Quarto caso (bambini tubo, che è quello che si alza al mattino ed è sempre dentro dei
setting equivalenti, dove manca sempre dalla mattina alla sera l’esperienza di autogestione
con i propri coetanei) → la ricaduta riguardo alle dipendenze si genera se ci sono poche life
skills e quanto tenere in una zona di comfort impedisca di fare le esperienze che fanno
crescere efficacia, autostima e autorealizzazione
Quinto caso (ostacolo fallimento) → quando il timore del fallimento possa chiudere le
esperienze senza arrivare alla massima esposizione del potenziale
Sesto caso (ostacolo come limite) → è una parte molto influente perché riguarda molti degli
atteggiamenti di cura del caregiver. In questo caso per quanto riguarda la parte tecnica del
processo: se il genitore non è capace di fare la parte del contenimento, mettendosi alla fine
del processo, è costretto a tornare dentro al processo, quindi ad accompagnare le cose.
Fare ciò significa ingombrare dentro le possibilità di sviluppo. In più vi è la questione del
merito.

DIPENDENZA
THC
Non c’è una differenza tra mente e cervello. L’impossibilità di reperire qualcosa di cui siamo
dipendenti genera astinenza e ha diverse manifestazioni. Queste sindromi, tuttavia, le
possiamo trovare anche negli innamorati e quindi nella dipendenza affettiva e possono
essere misurati degli stati alterati anche nei giocatori di azzardo se si trovano davanti allo
stimolo. Ecco dimostrato come la mente e il cervello non dimostrano differenze.
Il THC è un cannabinoide ed è la molecola più ricercata da chi ne fa uso per scopo ludico,
socializzante. Questa stessa molecola introdotta in organismi differenti e in momenti diversi
fa effetti differenti, ad esempio a qualcuno rilassa, a qualcuno agita, a qualcuno produce uno
stato di angoscia, a qualcuno favorisce la socializzazione, a moltissimi genera
l’introspezione e il ritiro. Di conseguenza a qualcuno disinibisce, a qualcuno inibisce, a
qualcuno fa divertire, a qualcuno fa meditare, a qualcuno genera propensioni creative, a
qualcuno spegne completamente.
Dire che cosa fa il THC, quindi, è impossibile senza tenere presente chi lo sta assumendo.
Ci si può fare delle domande del tipo:
- quali sono le competenze inespresse che tale molecole supplisce?
- queste competenze sono o non sono presenti nel potenziale di quella persona?

Gli effetti
Ci sono degli effetti di tipo:
- desiderati → sono degli effetti desiderati da qualcuno di specifico. Qualcuno desidera
degli effetti del relax, alcuni quelli che mandano su di giri.
- indesiderati →
- neutri → ad esempio la fame chimica, perchè la persona non fuma per averla; le
pupille che si allargano, la secchezza delle fauci

Effetti desiderati
Il THC è una sostanza blandamente allucinogena, per cui provoca un’alterazione della realtà
(diversa dall’allucinazione perchè è vero che la realtà è alterata, ma è la persona che
introduce qualcosa e che produce una realtà tutta sua; l’allucinosi si radica nella realtà, ma
la distorce) tramite l’arricchimento o l’impoverimento di alcuni elementi della realtà, oppure i
fatti che accadono vengono modificati arricchendoli di mie produzioni, ad esempio penso
che una persona mi segue perchè è salito nella mia stessa fermata e scende alla mia stessa
e in questo caso si è al limite della paranoia. In questo ultimo caso, quindi in caso di
presenza di paranoia, alcune volte il loop di queste paranoie è come se si impigliassero e
non andassero più via, per cui qualcuno resta fuori, ovvero non torna più indietro dallo stato
che si è prodotto durante il consumo e si produce una slatentizzazione.
In adolescenze non è raro che si formino degli stati di equilibrio precario, ma non è detto che
si inseriscano le droghe, anche se queste ultime danno un colpetto a questo equilibrio
precario per quanto riguarda questo aspetto allucinogeno. Quindi una correlazione tra l’uso
di allucinogeni e badtrip, quindi serate andate a male, è dimostrata e l’influenza è alta come
dimostrano le ricerche. Ma come si fa a scoprire chi è il portatore della fragilità?
Molto spesso gli effetti della droga amplifica gli stati della persona, quindi gli accidenti che
capitano durante la realtà alterata sono quelli che fanno capitolare nell’apice, quindi verso
l’inizio dei consumi, o nella coda, quindi verso la fine dei consumi (che è il momento più
importante nell’ambito della cura). Per cui se gli accidenti capitano quando si fa uso di
questa sostanza si rimane colpiti per tutta la vita.

Effetti indesiderati
L’uso del THC produce degli effetti considerevoli sulla memoria. L’ippocampo è la sede di
cellule speciali che riguardano la memoria, che è di diversi tipi:
● memoria di lavoro (detta anche 7 +-2, perchè riesce a contenere solo un certo
numero limitato di informazioni e perchè le cose che sono meno di 5 le gestiamo con
un altro apparato) ed è quella della durata minore;
● memoria a breve termine, che è quella che dura leggermente di più ed è rilevante
anche nel percorso di studi, perchè riguarda l’apprendimento in tutte le sue
sfaccettature;
● memoria a lungo termine, che è quella di durata maggiore, in quanto le informazioni
vengono archiviate in questo tipo di memoria;
● memoria procedurale, che è un tipo di memoria inossidabile, in quanto contiene tutti
gli atti automatici.
Il THC deteriora la memoria a breve termine, che poi ha ripercussioni sulla memoria a lungo
termine, perchè se le informazioni non passano su quella a breve termine non possono
essere poi assimilate in quella a lungo termine. Sappiamo che c’è un deterioramento in
questa memoria, ma il quanto viene deteriorata si può scoprire solo anni dopo. Ma la
persona che fuma THC quanta percezione ha di questo calo? Poco, perchè passano molto
inosservati questi effetti. E questo è molto rischioso perchè non si riabiliterà mai più la
persona a seguito di questa carenza. A ragion di questa scarsa percezione personale è un
argomento che nella prevenzione con i giovani è un argomento poco trattabile.
Un altro effetto è l’acetaldeide che produce i tumori. Io brucio qualcosa di organico e di
conseguenza esce il monossido, che non fa bene alla nostra salute quando viene respirato.
Quando brucio il tabacco escono altri principi attivi come ad esempio: nicotina, catrame. In
generale è difficile numerare le sostanze che escono quando si brucia il tabacco. Le
molecole che non entrano nell’organismo quando fumo si fermano nel filtro, anche se parte
di queste sostanze comunque entrano in noi. Tuttavia anche il tabacco fa da filtro, per
quando si fa il secondo tiro non si sta più fumando il tabacco, ma un tabacco con l’aggiunta
di altre sostanza di seconda combustione e quindi le sostanze si continuano ad accumulare
fino all’ultimo tiro, nella quale sono presenti migliaia di molecole e di conseguenza è anche
difficile comprendere quale molecola fa cosa all’interno nell’organismo. E’ evidente soltanto
che se fumi il tabacco finisci lì. Se noi, però, bruciamo una canna alcune cose non le
abbiamo, però alcune ci sono perchè comunque si usano i cannabinoidi in abbinata con il
tabacco, con l’aggiunta dell’acetaldeide. Quest’ultima ha un incidenza sullo sviluppo dei
tumori 5 volte maggiore rispetto al tabacco, ma perchè non si hanno queste evidenze?
Perchè non si fuma da soli una canna, perchè non sempre è presente questa molecola,
perchè non si fumano tante canne quanto le sigarette. Nonostante tutto questo, tuttavia,
bisogna tenere presente che la canna aumenta il rischio che già è presente con la sigaretta.
Un altro effetto a lungo termine è sulla sessualità. Per quanto riguarda il periodo della
gravidanza si rileva che vi sono dei neonati più fragili dal punto di vista immunitario, ma
anche in questo caso non si comprende bene il perchè. Invece, che cosa fa ai maschi? Ogni
uomo può essere misurato nel suo stato di fertilità che dipende dalla quantità e dalla qualità
dei suoi spermatozoi. In questo il THC può compromettere lo stato di salute dello
spermatozoo. Quest’ultimo è composto da:
● flagello
● corpo con ATP
● testa che contiene i cromosomi
● cappuccio che permette di aprire un varco all’interno dell’ovulo femminile e si scioglie
una volta che questo è entrato.
La quota di fertilità può essere diminuita per:
● mancanza di funzionamento del flagello;
● mancanza di funzionamento del corpo che contiene ATP;
● coda troppo piccola;
● presenza di due code, in quanto girano in tondo;
● il cappuccio non è funzionale.
Di conseguenza il THC influenza negativamente il numero degli spermatozoi funzionanti.
Anche in questo caso essendo una conseguenza a lungo termine non ha molto presa sulla
prevenzione con i giovani.

Particolarità della pianta


La più piante può essere maschio o femmina, altre possono essere sessuate o asessuate.
La pianta maschile risulta essere più esile con dei rametti e delle foglie molto piccole. Il
consumo per produrre una pianta maschile è bassissimo. Al contrario la pianta femmine è
più rigogliosa e anche i fiori o l’infiorescenza, che contengono i semi, sono più grandi e
quindi è anche più costosa da produrre. Che cosa si fuma? Se fumi il maschio il THC non è
presente, in quanto si fuma solo il fiore della femmina. Di questa parte non si fuma: il seme,
il gambo, le foglie più grandi. Si fumano solo le foglie più piccole e più appiccicosi.
La pianta è un cannabinoide, mentre il THC è un cannabinolo, che è una proprietà dei
cannabinoidi. Un prodotto di lavorazione di questa pianta è:
● l'HASHISH (o fumo), che è un frammento della pianta tritata con THC. La forma
dell’HASHISH che ha maggior concentrazione di resina è quella più nera, chiamata
anche pongo perchè è modellabile come il pongo, mentre quando la concentrazione
è giallognola e farinosa hanno una minor quantità di resina.
● l’olio, che contiene solo il THC.
HASHISH e Marjuana sono due cannabinoidi, quindi derivano dalla cannabis. Di
conseguenza tutti sono contenitori di THC solo in dosi diverse.

La dose
Quanto costa una dose? Quanto è una dose? E che cos’è questa dose? La dose è la
quantità di prodotto che suscita l’effetto desiderato. Di conseguenza la dose non è uguale
per tutti, perchè ad esempio alcune persone possono piano piano diventare resistenti. In
altre parole è difficile dire quale sia la dose, ma si può dire che con 10 euro si porta a casa
circa un 1 grammo e con questa quantità le persone si fanno due canne quando iniziano a
fumare, mentre quando fumano già da un po se ne fanno solo una. Questo dimostra che
questa è una droga a bassa soglia per quanto riguarda le finanze e siccome è una droga
che all’inizio si fuma in compagnia l’acquisto è a colletta e di conseguenza il prezzo si
abbassa ancora. Inoltre è una droga a bassissimo impatto di legalità, non solo per le forze
dell’ordine, ma anche per gli stessi genitori (che non tanto spesso la trattano da un punto di
vista legale). Il modo nel quale viene trattata è sempre più paritario a quello con cui viene
trattato l’alcool.

Giorgio Samorini, etnobotanico più famoso, ha un modo di approcciare la faccenda molto


interessante da un punto di vista culturale. Ha vissuto con popolazione tribali, ha fatto
sperimentazione su di sè, vive con persone che fanno esperimenti per vedere gli effetti delle
droghe, studia gli animali che si drogano.

MD
MD, MDMA, Ecstasy, pastiglie, creccole. L’anfetamina si identifica nell’organismo quando ci
si accorge che si diventa ipervigili, quindi è aumentatore dell’organismo. Entra, quindi, nella
categoria degli eccitanti, infatti molto uso di anfetamina è stata promossa dall'esercito a
partire dalla Seconda Guerra Mondiale. Successivamente è rimasta in dotazione dalle forze
armate senza comprendere se è legale o meno, insomma è nel detto e non detto e viene
legalizzata come farmaco, ma viene usato nel modo delle droghe.
Se si somministra dell’anfetamina il trisma va in contrattura e ci comunica un’intossicazione
dell’anfetamina quando si sente e si vede fino alla fronte e di conseguenza si genera un
blocco che porta a difficoltà di apertura e chiusura della mandibola. Questo non si nota solo
nell’esercito, ma anche nelle discoteche ad una certa ora e solo in alcune discoteche. Per
evitare questo in alcune discoteche le persone cercano di sgranchire i muscoli della bocca;
mentre chi torna dal fronte e ha fatto abbastanza uso di questo tipo di droga sviluppa una
serie di sindromi.
La forma che questa sostanza può assumere è varia: in pastiglia, trasparente perchè si
scioglie nell’acqua e soprattutto la quantità di sostanza contenuta è difficile da identificare.
I sequestri dicono che il 20% delle molecole psicoattive presenti nei prodotti sequestrati
sono davvero ecstasy, per cui le altre le vendono come se lo fossero, ma non lo sono. Ma
come mai questo accade?
● il costo → no perchè produrla non è molto costoso e non serve nemmeno un
laboratorio eccessivamente grande. Oggi una pastiglia costa tra 5 e 15/20 euro e
quindi è diventata di uso facile e popolare, in quanto altrimenti il consumatore si
perderebbe o arriverebbe molto tardi;
● perchè lo Stato ha creato una tabella delle droghe che non si possono vendere e
l’ecstasy è tra queste. Di conseguenza si fanno delle molecole che non sono
elencate nella tabella delle droghe illegali, ma che hanno più o meno le stesse
caratteristiche di quelle illegali. In questo modo il venditore è salvo, ma il
consumatore? Si suppone che si abbiano degli effetti che siano simili a quella
illegale, ma non ammazzano.
Di queste alternative ce ne sono moltissime. Le sperimentazioni sulle nuove molecole dentro
i circuiti medici durano circa 7 anni, invece questo non avviene con le nuove molecole, in cui
è la persona stessa in discoteca che diventa il laboratorio. Più una molecola viene alterata,
però, maggiore sarà il rischio che gli effetti si allontanino da quelli veritieri dell'ecstasy e
diventeranno difficilissimi da identificare e classificare.

Setting
Queste molecole vengono consumate per aumentare le performance e la socialità, motivo
per il quale anche il setting diventerà specifico: le feste. Ovviamente non ne basta una,
perchè questa avrà una durata limitata che non permette di arrivare a fine serata da sola.
Viene assunta in ambienti chiusi e molto affollati dove, generalmente, si consumano anche
altre droghe, prima tra tutte l’alcool e poi anche da qualche canna, sigaretta e poi varie ed
eventuali. Di solito abbinata a questo tipo di droga è la TECNO.
Effetti
E questo che cosa provoca nel soggetto? L’aumento del metabolismo produce:
● accelerazione del ritmo cardiaco
● sudore e di conseguenza perde dei liquidi.
Di conseguenza questo produce calore nell’organismo e in certe circostanze possono avere
fino a 40 o 41 gradi senza accorgersene. Ma quando i corpi si scaldano cercano di
raffreddarsi sudando. Gli effetti collaterali sono il colpo di calore, per cui il sangue non scorre
e di conseguenza ci sarà bisogno di raffreddarlo, cosa che il nostro corpo fa tramite il
sudore, ma facendo così si perdono dei liquidi e quando si rimane senza liquidi un rene va in
blocco. Questo provoca che il sangue non si svuota dall’urina e questo porta alla morte
dell’organismo. Come prevenzione a tutto questo, quindi, è importante bere, ma che cosa si
consuma in discoteca? L’alcool, che però è un diuretico, quindi fa uscire più liquidi di quelli
che si mette dentro. Ecco che allora si attivano due canali di dispersione di liquidi e quindi si
fanno degli effetti peggiori di quello che si faceva con le metanfetamine.
Le metanfetamine non fanno solo un effetto eccitatorio, ma blandamente allucinogeno,
quindi hanno degli effetti di allucinosi per cui di reinterpretazione dei dati di realtà. In questa
percezione di realtà amplificata ciò che viene amplificata nel consumatore di pastiglie è la
sensazione di sintonia, condivisione, riconoscimento reciproco con l’altro. Questa si
potrebbe, quindi, chiamare come una droga dell’empatia ed è una droga che aumenta il
desiderio, ma che molto spesso non aiuta nella sua attuazione. Questo effetto viene
prodotto dalla serotonina, che modula, amplifica e sorregge le sensazioni legate al piacere,
più che al gradimento, che sono collegati alla molecola della dopamina. Il mondo, quindi,
può assumere diverse scale di grigio per carenza di serotonina e di conseguenza la
metanfetamina l’aumenta. La serotonina aiuta a vedere nell’altro l’elemento bello e
divertente e se si toglie la serotonina l’altro viene visto solo come un avversario e quindi si
generano dei comportamenti aggressivi che non sono più modulati. L'ecstasy fa in modo che
tutta la serotonina che si trova nell’organismo viene sparata tutta a mille quando è in circolo
la droga, ma nel momento in cui questa sparisce di serotonina nell’organismo non ne rimane
nemmeno un po e quindi anche la percezione del mondo diventa grigio. E la capacità di
recuperare la serotonina è molto lunga e non è detto che si riesca a ritornare alla situazione
di partenza ed ecco che allora il weekend, momento dell’uso della droga, è l’unico momento
di luce e di felicità per i consumatori.

Danni
Questo tipo di droga ha un impatto molto violento dopo un primo consumo. Parlando di
dipendenza prima che si attivano degli effetti di astinenza è molto lunga, a parte il crac che
si genera in 3 giorni, mentre per le metanfatematimene avviene dopo una sola
consumazione, ma in ogni caso prima di riassumerla bisogna aspettare che la serotonina si
rialzi. E proprio a seguito di ciò la persona vedrà sempre il mondo scuro.
Questo è un argomento da scuola superiore, in quanto dice agli adolescenti perchè si
sentono in quel modo nel qui ed ora.
Nel cervello sono misurati una certa quantità di danni al neurone, in particolare all’assone. Di
conseguenza il neurone non muore, ma pare che l’assone si interrompa e in questo modo si
perdono tutte le connessioni che l’assone anticipa, in quanto nel cervello il rapporto di
connessione non è 1 a 1, ma 1 a 1 milione. Solo che queste connessioni sono talmente tanti
che è difficile misurarle e inoltre vengono perse anche fisiologicamente con la crescita.
Però succede anche un’altra cosa: l’assone si rifà e quindi si sviluppano delle nuove
connessioni, che però non c'entrano nulla con quelle che c’erano prima. Ma questo cosa
genera nell’individuo? Nessuno lo sà perchè la persona non ha nessuna percezione di
questo. Si sà solo che le prime connessioni sono fisiologiche, mentre quelle che si ricreano
no.

Lezione 9 aprile
COCAINA
La cocaina è un eccitante. Il principio attivo rimane sempre uguale ed è la cocaina, ma la
sostanza cambia. La prima versione disponibile è la foglia, che da secche sono un po
croccantine e si vendono in buste legalmente in alcuni paesi dell’America §Latina: Bolivia,
PErù, Argentina, Venezuela. Non cresce nella giungla, in quanto il suo ambiente ideale
sarebbe in alta collina. Viene raccolta a mano e successivamente le foglie vengono fatte
seccare e si mangiano, rompendole a pezzettini e mettendole in parte alla bocca. PEr
aumentarne il principio attivo si può mangiare la llipta, che è un sassolino fatto con le ceneri
ricche di alcune sostanze che messe in bocca con le foglie di coca aiutano a estrarre dalla
foglia la cocaina. Essendo queste sostanze un po amare vengono mescolate con lo
zucchero di canna, che dà un colore nero.
Gli effetti sono un lieve eccitamento del metabolismo e questo accade anche se si fanno i
the con la cocaina. Le persone sono motivate ad assumere questa bevanda perchè queste
popolazioni vivono ad alta quota, che porta a una scarsità di ossigeno e, inoltre, il the e il
caffè non sono proprie di quella zona. A seguito della carenza di ossigeno aumenta
l’emoglobina e se questo viene accelerato con la cocaina l’adattamento è maggiore.
Ovviamente non è consigliato assumerla di mattina perchè ha anche degli effetti
anoressizzanti, perchè chiude lo stomaco e tutto l’apparato digestivo. Ecco allora che il
consumo di coca andrebbe bene nel tardo pomeriggio, circa dalle 4 alle 8.
Come si arriva dalla foglia di coca agli altri prodotti? Vengono prese le foglie di coca e
vengono messe delle corsie pronte per essere macerate. Dopo aver drenato i liquidi si
ottiene la pasta di coca, che è di colore grigiastro, un po appiccicaticcio e granuloso che si
vede che contiene delle impurità. Questa pasta di coca può essere fumata. Ma come mai
dalle nostre parti non si fuma? Perchè è ingombrante e di conseguenza conviene lavorarla
ulteriormente producendo la cocaina cloridrato, affinchè vi sia una maggiore concentrazione
di cocaina in una sostanza di piccolissime dimensioni. Questa sostanza non viene prodotta
in polvere, ma in blocchi, perchè sia ridotta in polvere deve essere grattugiata. Questo tipo di
coca viene assunta tirandola e quando ciò avviene il metodo di assunzione dell’organismo è
una via di mezzo tra l’ingestione e le mucose, dove ciò che cambia è il tempo di
smaltimento. Il picco degli effetti quando arrivo? La parte digestiva, mediata dal tempo delle
mucose, produce degli effetti nel giro di 20 minuti sia per la modalità della foglia masticata,
sia per la polvere. La pasta, invece, che viene respirata produce degli immediati nel giro di
massimo 2 secondi. La cocaina si può fare anche endovena e gli effetti sono immediati e per
questo motivo molti overdose avvengono quando la siringa è ancora nella vena.
Un’altra versione ancora più concentrata è mettendo dei carbonati producendo una
freebase, ovvero a base libera togliendo il cloridrato. Questi prodotti vengono concepiti per
essere fumati e si chiamano CRAC. Quest'ultimo ha l’aspetto di cristalli e si chiama così
perchè fa CRAC quando si scalda. Per fumarlo servono delle pipette apposite, che sono
composte da un canale lungo, che ha la caratteristica di essere attorcigliato a serpentina, e
una pipetta molto piccola.
Da recenti studi si sà che la dipendenza è favorita:
● dalla velocità che vi è tra l’assunzione e l’effetto;
● dall’intensità dell’effetto.
Con la foglia abbiamo poca concentrazione, ma tempi molto lunghi con gli effetti; con la
stringa abbiamo una buona concentrazione, ma un tempo di attesa dell’effetto molto lunga;
con la pasta abbiamo un tempo veloce di effetto, ma una concentrazione molto piccola; con
il CRAC abbiamo sia un’alta concentrazione, che una velocità degli effetti e per questo per
sviluppare la dipendenza da CRAC si sviluppa nel giro di un fine settimana. Quindi, tanto più
veloce è il feedback tanto più velocemente si svilupperà la dipendenza, o più in generale con
maggior facilità rinforzerà il nostro comportamento.
Moltissimi dipendenti che fumano la cocaina in striscia dopo che si è sviluppata la
dipendenza passa a modalità di somministrazione più rapida, come ad esempio fumandola o
facendosela in vena. Ma questo progredire non avviene solo con la Coca, ma con tutte le
tipologie di dipendenze.
L’effetto desiderato dalla cocaina, oltre all’effetto anestetico che è collegato con quello
anoressizzante, è legato all'aumento della sensazione di autoefficacia, più che del piacere
stesso. Questo effetto di solito è ambito dai piccoli, perchè la maggior parte delle persone in
crescita non hanno un grande senso dell’autoefficacia, che di solito viene raggiunta verso la
fine dell’adolescenza. Ma questo vale in qualunque situazione in cui vi è un gap tra le mia
potenzialità e il sovraccarico delle richieste dall’esterno, perchè la coca aumenta la
prestazione nel giro di pochissimo tempo, tra i due secondi e i 20 minuti. Gli effetti che le
persone si godono sono il modo in cui le persone interagiscono, perchè non è una droga da
meditazione, in quanto si ha la necessità di relazionarsi.
L’effetto della cocaina decade in pochissimo tempo, massimo in un’ora, perchè viene
smaltita molto facilmente nel nostro organismo e per questo è difficile rintracciarla negli
esami del SERT. Quando l’effetto della cocaina scompare il giorno dopo porta a un calo della
produttività che va sotto la media dei miei standard, per cui si entra in una fase di down.
Questo è un effetto negativo a breve termine generale di qualunque dipendenza.
A peggiorare il quadro è che l’organismo ha una capacità di tollerarla dopo una prima
assunzione e quindi la dose deve sempre aumentata per riuscire ad avvicinarsi al primo
effetto desiderato, ma al contempo i periodi down diventano sempre più profondi.

Vi sono, per questo tre fasi:


1. la fase di idillio/innamoramento → dove la sostanza fa arrivare dove si desidera i
costi non sono eccessivi. Nella prima fase il comportamento tipico è l’investimento
dei proprio soldi per l’assunzione di una piccola quantità;
2. la fase di equilibrio → dove la coca viene assunta per tornare ad avere delle
prestazioni simili a quelle che avevo prima di assumere la coca. I comportamenti
tipici di questa fase sono:
a. i prestiti
b. le truffe
c. la vendita o l’ipoteca dei propri beni
In questa fase, però, le fasi down sono molto gravi che producono come effetti:
d. fame di cocaina, che una delle fami peggiori rispetto a qualunque altro tipo di
droga
e. forme di delirio, come ad esempio:
i. delirio di persecuzione, che minaccia molto la relazione con il
terapeuta e anche per la cura (come molti altri effetti indesiderati della
cocaina.
ii. delirio di gelosia
3. Nell'ultima fase la persona arriva a stare davvero male, perchè gli effetti top
diminuiscono sempre di più, mentre quelli down diventano sempre più bassi. I costi
da mantenere sono alti in questa fase e di conseguenza i comportamenti tipici sono:
a. lo spaccio (che si trova a cavallo tra la seconda e la terza fase);
b. prostituzione che è collegata solo con i propri spacciatori, di conseguenza è
una prostizione che avviene solo all’interno di questo tipo di ambiente;
La cocaina è una delle droghe più difficili da curare, non solo per la presenza del delirio di
persecuzione, ma anche per l’eccitamento e la sicurezza che questa droga offre che offre
l’illusione di non aver bisogno di nessuno. Nella cura non si è veloci, perchè l’utente che
arriva al terapueta è chi entra nella terza fase, in un momento di down e ciò che viene
proposto è un percorso che lentamente porta ad avere un livello energetico nella norma. Il
cocainomane, tuttavia ha in mente un livello di energia molto alto (che tuttavia è
irraggiungibile ormai) ottenuto con un minimo sforzo e in poco tempo. Al contrario la terapia
è un percorso molto lungo e dispendioso, che rende difficoltoso agganciarsi alla pochissima
motivazione che lui dentro di sè può avere. Questo tipo di rapporto terapeutico è un rapporto
molto frustrante.

Di solito il costo della cocaina varia a seconda della qualità di ciò che viene venduto. Di
solito viene mescolata con dei prodotti come ad esempio:
● la grattuggiata del muro
● medicinali, che possono produrre degli effetti collaterali sgradevoli.
Il costo quindi varia a seconda di due fattori:
● la purezza
● la quantità, più aumenta la quantità comprata minore è il costo;
● a seconda della zona geografica: in Italia di solito arriva nelle zone di Genova, quindi
là vicino il costo sarà minore, mentre allontanandosi il costo aumenta sempre di più.
La cocaina ha degli effetti nocivi:
● nel cuore, specialmente nel momento in cui si hanno dei problemi al cuore come ad
esempio un soffio al cuore o qualche valvola che non funziona come dovuto;
● l’overdose → che è la quantità eccessiva che il nostro corpo non regge; mentre la
dose è la quantità giusta per il nostro corpo per avere l’effetto desiderato;
● possibilità di comportamenti aggressivi dettato dallo stato di agitazione proprio della
cocaina, ma anche dai deliri conseguenti che vi sono a seguito dell’assunzione di
cocaina;
● viene affiancata all’alcool e questo porta ad avvicinarsi a:
○ il gioco d’azzardo
○ al sesso.
La cocaina, quindi, funziona anche per sdoganare cose e per darci dei permessi per fare
cose che normalmente non faremmo. L’effetto desiderato è, quindi, come la persona vive nel
momento di picco della cocaina: ma le persone possono sentirsi così, anche, facendo delle
cose che sviluppano l’autoefficacia e questo è poi quello che deve essere proiettato anche in
terapia, perchè altrimenti l’unico panorama che si trova di fronte chi va in terapia è quello
dell’astinenza.

EROINA
L’eroina è un principio attivo, in particolare un oppiaceo, per cui sono prodotti di derivazione
dell’oppio che deriva dai paperi e sono di color porpora e violaceo. Il bulbo del papavero
somniferum è molto grande e l’oppio si estrae incidendolo, più volte di sbiego, facendo
uscire una resina biancastra che diventa bruna/marroncina a seguito del contatto con l’aria
esterna. Queste gocce di resina vanno a formare dei malloppi di oppio grezzo, che una volta
seccata si può fumare. Questo è un prodotto delle Alpi, quindi è Italiano, che in passato
veniva utilizzato come un sedativo. La modalità di utilizzo fumata, quindi, non apparteneva
all’Italia; mentre i dauni ne facevano un uso che avesse a che fare con il controllo sociale,
perchè chi governava l’oppio poteva governare una fascia di popolazione, ma non si sa
bene in che misura o in che modo.
Questa molecola arrivò in Europa nel 700/800, ma l’utilizzo non si è affermato presto, bensì
quando la Compagnia delle Indie Orientali dall’oriente importò le prime droghe (drouch-en,
che vuol dire erba secca e sostanza amara). Ma perchè proprio le droghe? Perchè si
potevano portare solo dei prodotti mummificati o essiccati, come ad esempio il salmone
affumicato, il baccalà, il thè, il caffè, l’oppio. Le droghe, quindi, sono sempre state dei
prodotti esotici, tanto è vero che le prime fumerie di oppio sono nate nel nord Europa. In
Europa la dipendenza da morfina, che si era creata per curare la dipendenza da oppio, è
stata curata con l’eroina, la quale ha creato dipendenza da eroina, che è stata curata con il
metadone. Ad oggi il metadone è un tipo di terapia, che asseconda uno stato non risolvibile
generando uno stato leggermente migliore, che è diversa dalla cura, che genera una
risoluzione dei sintomi, non un alleviamento. Di questo percorso è suggestivo che cosa
suscita la visione dell’eroinomane:
1. le immagini di come deve essere → ovvero l’eroinomane è il vero tossico e attorno a
lui si è sviluppato anche il metodo di terapia, come ad esempio la nascita delle
comunità;
2. periodo sociale;
3. modalità di cura.
L’eroina quindi ha fatto sviluppare il rapporto quantomeno occidentale con le tossicodipenze.
Per quanto riguarda i dati statistici, oggi in Italia, la questione dell’eroina è molto molto più
piccola rispetto a quella di tutte le altre dipendenze, come ad esempio quella da cocaina,
che ad oggi è molto più diffusa tra i giovani.
Queste sostanze, drouch-en, si possono trovare:
● nel negozio di spezie → l’uso delle spezie
○ alimentare
○ curativo/ medicamentose
● pharmakon (ovvero la farmacia) → che dai greci veniva utilizzato con la doppia
accezione di farmaco e veleno.
Per cui quando si dice droga si passa da un uso alimentare, a uno curativo fino a uno
velenoso. Ad esempio l’alcool:
- ha una funzione alimentare
- ha un uso curativo: disinfettante, sedativo, ecc.. (è una delle molecole più utilizzate in
farmacopea perchè si lega bene alle altre sostanze, catalizza i principi attivi di due
sostanze e favorisce l’assorbimento delle molecole nell’organismo)
- velenosa, perchè può portare a delle dipendenze, che può portare a una diminuzione
della funzionalità di alcuni organi, ma anche a seguito di un coma etilico.
L’eroina è un forte depressore dell’organismo, che porta per esempio al dimenticarsi di
respirare che generano delle apnee lunghissime. Ma la motivazione che spinge all’uso
dell’eroina è l’assenza di problemi (per la coca dettata dal fatto che si ha una visione
grandiosa di sè e ciò non genera problemi) dettata dalla sensazione di immunità, per la
quale la persona non avverte nessun problema, che lo tocca senza fargli nulla. Di
conseguenza le persone si sentono salvate da questa sensazione, specialmente se non
l’hanno mai provata (specie se non l’hanno provata nemmeno con la mamma).

E’ la morte però è l’unico modo di avere la resurrezione (Pompeo di Andrea


Pazienza)

Questa sensazione di resurrezione la può gradire solo chi non l’ha sperimentata tanto prima.
L’eroina dà molti effetti collaterali sgradevoli, per questo non è una droga alla quale ci si
avvicina precocemente. Viene considerata come una droga degli anni ‘70 in cui l’unico modo
per utilizzarla era in vena, tuttavia, con l’arrivo dell’eroina da fumare anche i giovani iniziano
ad utilizzare questo tipo di droga. L’intensità degli effetti è diversa, perchè in vena arrivano
tutti insieme, mentre fumandola un po meno velocemente. Gli effetti collaterali sono:
● ciondolamento e rallentamento
● voce lamentosa e lenta
● sensazione di apnea
● vomito
La minaccia con l’uso dell’eroina:
● il deterioramento, che di solito il più noto è quello dei denti;
● il fegato che si deteriora;
● l’overdose, che è molto comune negli eroinomani, ma che vengono salvati grazie a
dei fenomeni che vengono da fuori, come ad esempio un passante che offre
prontosoccorso.
Vi sono dei modi con i quali gli organismi si regolano di fronte alle droghe, per cui
l’organismo si predispone all’introduzione dell’eroina, che viene avvertita e portata a un
cambiamento di stato tra quando si cerca e quando si possiede. Questo porta un’influenza
nell’esito del consumo, infatti molti studi ritengono che molte overdose derivano dal fatto che
la persona non ha consumato l’eroina nello stesso modo.
Come tutte le sostanze che sono a livello di molecola è difficile guardarci dentro, per cui si
prende un 1g, ma di volta in volta il principio attivo può variare ed è anche questo uno dei
grandi motivi di overdose nei consumatori di eroina.

Lezione 18 aprile
ALLUCINOGENI
Il setting per l’utilizzo degli allucinogeni è un setting morbido e protetto. C’è chi fa dell’uso
degli allucinogeni una faccenda di lavoro: poter avere uno sguardo vergine sulle cose pare
che abbia degli effetti sulla creatività. Chi usa queste sostanze per lavoro usa una quantità di
sostanza ancora minore di quella che si può chiamare dose.

LSD
Il papà degli allucinogeni è l’LSD. Questo viene estratto dalla claviceps purpurea che è un
fungo parassita che si forma vicino ai semini della graminacea. Nell’iconografia dell’LSD vi è
una bici volante, scomposta in onore di colui che l’ha scoperta. Questa iconografia la si trova
nel momento in cui si vende LSD in un pezzo di cartone che è stato imbevuto da una
gocciolina piccolissima di acido di LSD. Questa iconografia suggerisce e richiama
l’esperienza di una grande amplificazione sensoriale ed emotiva.
La dose può corrispondere a un sesto del pezzettino di cartone venduto. Viene assorbito
mediante le mucose e il tempo di salita degli effetti si aggira intorno ai 15 minuti, anche se il
picco arriva più tardi. Gli effetti sono:
● accentuazione e vividezza dell’immagine e dei suoni;
● euforia a fiammate, per cui vi sono momenti di grande ilarità e successivamente delle
pause più meditative o di dispersione dell’attenzione sui più disparati oggetti. Alcune
volte può succedere che le persone guardino per 20 minuti una sedia.
● sinestesie → per cui ad esempio vedo la musica nella realtà, per cui i sensi sono
mescolati
L’esperienza che ti lascia è come quella di cadere dentro le cose con un’intensità maggiore
del solito. E’ come tornare alla capacità di imprimere in sè tutto ciò che ci circonda, che porta
alla cessazione della pianificazione dell’esperienza, in quanto è tutto esageratamente
impulsivo e non vi è coordinazione nella sequenza dei fatti.
A causa di questa grande ilarità le cose che fanno ridere sono molte di più, perchè le cose
che non ti aspetti sono molte di più, in quanto la sostanza ha fatto scomparire l’odio. Questa
ilarità dura circa un paio d’ore, ma nel frattempo si sviluppa la capacità di interconnettere
forme, entità, piani o notizie differenti facendo emergere una sorta di insight. Quest’ultimo
può diventare una breccia nella realtà e non essere più solo delle scintille: ad esempio si può
sprofondare in una riflessione, con annessi anche i sensi di vertigine. Sembra, che questi
accidenti, possono dare anche dei risultati terapeutici, perchè è come se portasse le persone
a riscoprire i valori fondativi, come se si stabilisse una connessione con elementi di sè e del
mondo perduti o attenuati nel corso della storia del soggetto. Alcune volte ciò può essere
considerato terpeutico perchè:
● ristabilisce una gerarchia di valori e questo influenza le scelte della vita del soggetto;
● ristabilisce il contatto con il sé e questo sembra avere un’influenza sul decorso di
storie di dipendenza.
La prima fase della salita degli effetti è caratterizzata da ilarità, che dura 2 ore circa, e
successivamente una fase di plateau che dura circa dalle 6 alle 8 ore e infine vi è la coda di
circa altre due ore. In totale, quindi, la durata di questi effetti è di circa 12 ore e per questo
motivo il suo utilizzo è prevalentemente la sera nel fine settimana e alla scomparsa degli
effetti scompaiono anche gli insight avvenuti nella prima fase. Nella fase di coda le
connessioni tra le cose durano un po di più e anche il precipitare nelle cose è minore e
proprio per questo motivo le meditazioni di questa fase possono perdurare dopo l’effetto.
L’alcool in questa situazione non manda in balla, per cui non vi è la sensazione di perdere la
lucidità e di essere sedati non viene percepita perchè viene sovrastata da quelli dell’LSD.
Quando si parla di LSD, tuttavia, bisogna tenere presente che questa sostanza non porta
dipendenza perchè:
● l’utilizzo non può avvenire in sequenze ravvicinate, in quanto il tempo di ricarica dopo
un utilizzo dell’LSD è molto lungo;
● non dà astinenza da un punto di vista fisico;
● alcune dinamiche della psiche fanno propendere all’emancipazione dalla
dipendenza. All’interno di un percorso terapeutico l’ingrediente che favorisce l'uscita
dalla dipendenza è la motivazione personale e grazie ai ribaltamenti valoriali causati
dall’LSD può generare una motivazione a smettere.
Dal punto di vista fisico non sembra si possa finire in overdose, perchè le quantità sono
davvero esigue. Gli aspetti più negativi, quindi, sono quelli che riguardano il bad trip. Vi sono
due scenari:
● ci sono delle costituzioni in via di definizione, per cui vi sono delle parti più solide e
delle altre più mobili, tipiche delle persone adolescenti;
● una persona più adulta dovrebbe avere maggiori punti di fermi nello sguardo con il
mondo e nella capacità di relazionarsi con il mondo.
E quindi bisogna essere disposti a perdere tutti i punti di riferimento e ritornare a uno
sguardo vergine sul mondo. Alcune volte la sensazione che si vive con l’uso dell’LSD è
simile a quella dell’esperienza psicotica, per la destrutturazione del’io e della personlità,
come se tutto potesse essere messo in discussione. E’ importante, quindi, che questa
destrutturazione del piano di realtà deve essere voluta dal soggetto, perchè altrimenti
diventa un’esperienza angosciante che non viene compensata nemmeno dagli effetti di
ilarità. La persona può essere di:
● costituzione fragile, per cui la persona non ha più il Sè precedente e quando esce
dall’esperienza dell’LSD non riesce più a ricostruirlo. Si viene quindi riconsegnati a
un mondo non più componibile è come essere un avvenimento degli avvenimenti che
non vengono più rimessi insieme.

Potrebbero piacerti anche