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Pietro Pomponazzi

Tradizione e dissenso
Atti del Congresso internazionale di studi su Pietro Pomponazzi (Mantova, 23-24 ottobre 2008)
A cura di
Marco Sgarbi

Sono qui raccolti venti studi originali The volume is a collection of twenty
sul pensiero di Pietro Pomponazzi innovative studies on Pietro Pompon-
scritti da maggiori esperti mondiali azzis philosophy written by the most
della materia. Tradizione e dissenso important scholars worldwide. Tradi-
sono le coordinate entro le quali tion and dissent are the coordinates
stato inquadrato il Pomponazzi, autore within which Pomponazzis thought
assai controverso che da una parte ha has been framed: he was a highly con-
portato con s tutto il bagaglio della troversial philosopher who on one hand
tradizione aristotelica e dallaltra ha bore with him all Aristotelian heritage
aperto nuove prospettive che sono and, on the other, opened new perspec-
state al cuore del pensiero moderno. tives for modern philosophy.

sommario
M. Sgarbi, Prefazione. Pietro Pomponazzi fra tradizione e dissenso. Parte I: Pomponazzi e la
tradizione. A. Poppi, Consenso e dissenso del Pomponazzi con il subtilissimus et religiosissimus
Ioannes ScotusrA. Petagine, Come una donna di rara saggezza. Il De immortalitate animae
di Pietro Pomponazzi e la psicologia di Tommaso dAquinorE. De Bellis, La disputa sugli
universali nella Quaestio est an dentur universalia realia di Nicoletto VerniarF. Lazzarin,
Vate e filosofo: riflessi ficiniani nel %FJODBOUBUJPOJCVTrParte II: Pomponazzi e il dissenso.
V. Perrone Compagni, La teologia di Pomponazzi: Dio e gli deirL. Regnicoli, Produzione
e circolazione dei testimoni manoscritti del %FJODBOUBUJPOJCVTrJ.M. Garca Valverde, Nifo
versus Pomponazzi: la discusin exegtica sobre los textos aristotlicosrF.P. Raimondi, Ragione
e fede, necessit e libert: possibili chiavi di lettura del %FGBUPrE. Cuttini, Pomponazzi e
Aristotele: il problema del fine delluomo rG. Giglioni, Il cielo sopra lAquila. Pietro Pompo-
nazzi su immaginazione e devozione popolarerI. Paccagnella, La lingua del PerettorR.
Ramberti, Esegesi del testo aristotelico e naturalismo nel De nutritione et augumentatione.
Parte terza: Ricezione e interpretazioni di Pomponazzi. E. Peruzzi, Gli allievi di
Pomponazzi: Girolamo Fracastoro e Gasparo ContarinirE. Del Soldato, Immagini di Pom-
ponazzi e LuterorM. Bertolotti, Pomponazzi tra streghe e inquisitori. Il De incantationibus
e il dibattito sulla stregoneria intorno al 1520rM. Longo, Limmagine di Pomponazzi nella
prima AufklrungrD. Poggi, Roberto Ardig e Pietro Pomponazzi: le radici rinascimentali del
positivismorC. Vasoli, Due interpreti del Pomponazzi: Francesco Fiorentino e Bruno Nardi.

Biblioteca mantovana, vol. 9


2009, cm 17 24, viii-510 pp.
[isbn 978 88 222 5955 4]

CASA EDITRICE LEO S. OLSCHKI


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Tel. (+39) 055.65.30.684 Fax (+39) 055.65.30.214
2 bozza 15-10-2009

INDICE GENERALE

MARCO SGARBI, Prefazione. Pietro Pomponazzi tra tradizione e


dissenso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. V

PARTE PRIMA

POMPONAZZI E LA TRADIZIONE

ANTONINO POPPI, Consenso e dissenso del Pomponazzi con il sub-


tilissimus et religiosissimus Ioannes Scotus . . . . . . . . . . 3
ANTONIO PETAGINE, Come una donna di rara saggezza. Il De im-
mortalitate animae di Pietro Pomponazzi e la psicologia di
Tommaso dAquino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41
ENNIO DE BELLIS, La disputa sugli universali nella quaestio Est
dentur universalia realia di Nicoletto Vernia. . . . . . . . . . 75
FRANCESCA LAZZARIN, Vate e filosofo: Riflessi ficiniani nel De in-
cantationibus . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93

PARTE SECONDA

POMPONAZZI E IL DISSENSO

VITTORIA PERRONE COMPAGNI, La teologia di Pomponazzi: Dio e


gli dei . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 107
LAURA REGNICOLI, Produzione e circolazione dei testimoni mano-
scritti del De incantationibus . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 131
JOSE MANUEL GARCIA VALVERDE, Nifo versus Pomponazzi: La
discusion exegetica sobre los textos aristotelicos . . . . . . . . . . 181
FRANCESCO PAOLO RAIMONDI, Ragione e fede, necessita` e liberta`:
Possibili chiavi di lettura del De fato . . . . . . . . . . . . . . . . 215

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INDICE GENERALE

ELISA CUTTINI, Pomponazzi e Aristotele: Il problema del fine del-


luomo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 261
GUIDO GIGLIONI, Il cielo sopra LAquila. Pietro Pomponazzi su im-
maginazione e devozione popolare . . . . . . . . . . . . . . . . 271
IVANO PACCAGNELLA, La lingua del Peretto . . . . . . . . . . . . . 285
RITA RAMBERTI, Esegesi del testo aristotelico e naturalismo nel De
nutritione et augumentatione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 315

PARTE TERZA

RICEZIONE E INTERPRETAZIONI DI POMPONAZZI

ENRICO PERUZZI, Gli allievi di Pomponazzi: Girolamo Fracastoro e


Gasparo Contarini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 349
EVA DEL SOLDATO, Immagini di Pomponazzi e Lutero . . . . . . 365
MAURIZIO BERTOLOTTI, Pomponazzi tra streghe e inquisitori. Il De
incantationibus e il dibattito sulla stregoneria intorno al 1520 385
MARIO LONGO, Limmagine di Pomponazzi nella prima Aufkla-
rung . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 407
DAVIDE POGGI, Roberto Ardigo` e Pietro Pomponazzi: Le radici ri-
nascimentali del positivismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 435
CESARE VASOLI, Due interpreti del Pomponazzi: Francesco Fio-
rentino e Bruno Nardi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 479

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2 bozza 15-10-2009

DAVIDE POGGI

ROBERTO ARDIGO ` E PIETRO POMPONAZZI:


LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO

1. GENESI E CONTESTO DEL DISCORSO SU PIETRO POMPONAZZI


Quando Roberto Ardigo` lesse il Discorso su Pietro Pomponazzi,1 il 17
marzo 1869, nel Teatro scientifico del Liceo Virgilio di Mantova, stava
attraversando un momento decisivo e difficilissimo della propria vita.
Ricevuta una forte educazione cattolica (in ambiente familiare prima, se-
minariale poi), proprio in quegli anni egli veniva infatti a mettere in dub-
bio la propria fede (benche, ancora nel 1867, egli fosse impegnato in
unappassionata polemica contro le posizioni anticlericali espresse da Eu-
genio Pettoello e Luigi De Sanctis sulle pagine della rivista politica man-
tovana Favilla).2
La conclusione di tale iter filosofico e spirituale si avra` due anni dopo,
il 7 aprile 1871, quando, dopo la messa allindice del discorso sul Pom-

1 R. ARDIGO`, Discorso su Pietro Pomponazzi, Mantova, Soave, 18691, pp. 36 (la seconda
edizione fu pubblicata sulla Rivista Repubblicana, III, marzo 1880, III, pp. 229-258; la
terza edizione comparve ad opera della Tipografia Guastalla, Mantova, 1880, pp. 58). Tale
scritto e` da me consultato e qui riproposto nella versione proposta in ID., Opere Filosofiche, I,
Mantova, Colli, 1882, pp. 9-52.
2 Tale polemica (ristampata sotto forma di un opuscoletto: R. ARDIGO ` , Una polemica colla
Favilla sulla Confessione, Mantova, Eredi Segna, 1867), si snoda, attraverso una serie di in-
terventi e di relative risposte, dal primo articolo di Pettoello (Favilla, 181, domenica 23
giugno 1867), alle due repliche dellArdigo` (Favilla, 202, gioved` 18 luglio 1867 e Favilla,
205, domenica 21 luglio 1867), allintervento del teologo evangelico romano De Sanctis, di-
rettore del giornale fiorentino LEco della Verita` (Favilla, 217, domenica 4 agosto 1867),
alla risposta del prete professore mantovano (Favilla, 226, gioved` 15 agosto 1867), alla
nuova replica del De Sanctis (Favilla, 235, domenica 25 agosto 1867) e, da ultimo, allar-
ticolo del pensatore mantovano (pubblicato pero` sulla Gazzetta di Mantova, 411, domenica
1 settembre 1867). Tutti gli interventi sono stati raccolti, due anni dopo la morte dellAr-
digo`, nel volume R. ARDIGO`, Scritti vari, raccolti e ordinati da G. Marchesini, Firenze, Le
Monnier, 1922, pp. 15-84 (in questa versione sono stati da me consultati).

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DAVIDE POGGI

ponazzi (primo giugno 1869), la sospensione a divinis per mancata ritrat-


tazione delle tesi in esso esposte e la pubblicazione della prima vera opera
positivistica, La psicologia come scienza positiva (1870),3 lArdigo` svestira` la-
bito ecclesiastico.
Sia che lapostasia sia stata lesito di una serie di dubbiosita` credute
razionalmente vinte e poi esplose nellanimo dellArdigo` 4 o, al contra-
rio, di una progressiva e cosciente messa in discussione dei fondamenti
della fede e del pensiero metafisico-teologico di matrice aristotelico-to-
mistica culminata con la visione del rosso di una rosa,5 come porra` in
evidenza Giuseppe Zamboni nel saggio Il valore scientifico del positivismo
di Roberto Ardigo` e della sua conversione (1921),6 resta il fatto che ai tempi
del Discorso su Pietro Pomponazzi il filosofo mantovano non era ancora
positivista, benche alcune delle tesi di fondo fossero gia` nel suo pensiero
(come lidea psico-fisica dellanima, che anticipa quella che piu` avanti
verra` detta la sostanza psicofisica). Nel Discorso non ce` ancora alcuna di-
chiarazione di adesione al principio sensistico, principio secondo il quale
ogni contenuto psichico va ricondotto alle sole sensazioni, alle corrispon-
denti tracce mnestiche e ai loro nessi associativi, con conseguente nega-
zione del valore dei concetti ontologici (significativamente, di l` a un an-
no, nel 1870, la Psicologia come scienza positiva si aprira` invece proprio con
laffermazione della fenomenicita` della conoscenza umana, contro ogni
pretesa di andare oltre i dati sensitivo-immaginativi).7

3 R. ARDIGO`, La psicologia come scienza positiva, Mantova, Guastalla, 18701. Tale opera
sara` messa allindice nel 1872. La versione da me consultata (e da cui attingero` per eventuali
citazioni) e` quella presentata in ID., Opere Filosofiche, I, cit., pp. 53-431.
4 Cfr. R. ARDIGO ` , La morale dei positivisti, Milano, Marzorati Editore, 1973, pp. 238-
242; ristampa della versione contenuta in ID., Opere filosofiche, III, Padova, Angelo Draghi
Editore, 1900, pp. 239-241. La morale dei positivisti era gia` stata edita allinterno della mede-
sima collana nel 1885, prima ancora nella Rivista repubblicana, 1878, III fasc. e poi ripro-
posta a cura delleditore milanese N. Battezzati nel 1879 assieme alla Sociologia. Questultima
sara` presentata come saggio a se stante allinterno delle Opere Filosofiche, IV, Padova, Draghi,
1886). Faro` riferimento alla ristampa Marzorati per eventuali riferimenti e citazioni.
5 Cfr. R. ARDIGO ` , Guardando il rosso di una rosa, in ID ., Opere Filosofiche, X, Padova, An-
gelo Draghi Editore, 1909, pp. 241-258 (saggio gia` pubblicato, con la data 31 marzo 1907,
nel fascicolo maggio-giugno 1907 della Rivista di Filosofia e Scienze affini).
6 Cfr. G. ZAMBONI , Il valore scientifico del positivismo di Roberto Ardigo ` e della sua conver-
sione, Verona, Societa` Editrice Veronese, 1921, pp. 46-61. Da ora in poi tale testo sara` citato
come Il valore scientifico.
7 Gli antichi credevano, che la scienza dovesse condurre a conoscere le cose fino nella

essenza e nelle cause loro. Lo insegnava espressamente anche il grande filosofo, che Dante ha
chiamato il maestro di color che sanno. A noi non e` piu` possibile una tale illusione; poiche

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LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO

In merito, si considerino le proposizioni con cui si apre il secondo ar-


ticolo del Discorso,8 articolo intitolato Unidea e` una forza, che nasce inav-
vertita e che, matura, prorompe irresistibilmente:
Nasce il pensiero nella mente delluomo per limpressione delle cose esterne,
e vi si moltiplica per lassiduo interno lavoro della mente stessa. La massa dei
pensieri di un uomo corrisponde alla massa di queste produzioni della sensibilita`
e della riflessione, aggiunta a quella dei pensieri propri della societa`, da cui ha
ricevuto leducazione ed il linguaggio.9

Ora, lArdigo` pone senza dubbio il lettore di fronte a una presa di po-
sizione in favore dellorigine sperimentale della conoscenza umana e, al-
trettanto indubitabilmente, la sensazione gioca ai suoi occhi un ruolo
fondamentale nel processo di acquisizione dei contenuti psichici, ma
manca quella definizione univoca delle espressioni quali lavoro interno
e riflessione in termini empiristici, sensistici o addirittura meccanicistici
che costituisce la conditio per poter parlare di professione di positivismo
in senso stretto.
Il pensatore mantovano si colloca ancora, teoreticamente, in quella re-
gione intermedia tra la gnoseologia lockiana esposta nellEssay concerning
Human Understanding (1690) 10 e lo sviluppo che essa ricevette nel corso
del Settecento per mano di Hume in ambito anglosassone 11 e di Condillac

sappiamo, che lo sforzo di risalire oltre i fenomeni e` vano affatto; e che il compito della
scienza non puo` essere altro, che di rilevarne la coesistenza, la successione e le somiglianze
(R. ARDIGO`, La psicologia come scienza positiva, cit., p. 63).
8 Il Discorso su Pietro Pomponazzi si presenta suddiviso in otto articoli, secondo lordine

cos` proposto dallAutore: I. Il pensiero delluomo e` una forza meravigliosamente grande. II.
UnIdea e` una forza, che nasce inavvertita e che, matura, prorompe irresistibilmente. III. Il
pensiero moderno e` la maturazione di quello della Rinascenza, della quale Pietro Pompo-
nazzi fu un fattore importantissimo. IV. Il concetto moderno della naturalita` dei fenomeni.
V. Il concetto della indipendenza della ragione. VI. Il concetto psicofisico dellanima, e tra-
scendente della materia. VII. Il metodo positivo. VIII. La figura e la importanza storica del
pensatore (R. ARDIGO`, Discorso su Pietro Pomponazzi, cit., p. 11, Avvertenza).
9 R. ARDIGO ` , Discorso su Pietro Pomponazzi, cit., pp. 17-18.
10 Locke infatti, nellEssay concerning Human Understanding (1690), lungi dal ridurre tutta

la conoscenza umana alla sola sensibilita`, parla della riflessione come di una seconda sor-
gente di idee che si affianca alla sensibilita` e la definisce in termini sovra-sensitivi: cfr. J.
LOCKE, An Essay concerning Human Understanding, by P.H. Nidditch, Oxford, Clarendon,
1975, Essay, II, 1, 2-4, pp. 104-105). Proprio le operazioni sovra-sensitive fornite dalla reflec-
tion (operazioni quali combining, bringing together e separating) sono alla base della moltiplica-
zione dei contenuti psichici, ossia della genesi delle complex Ideas a partire dalle simple Ideas:
cfr. ivi, II, 12, 1-2, pp. 163-164).
11 Hume, che, al contrario di Locke, e ` propriamente empirista, interpreta la reflexion

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DAVIDE POGGI

in ambito francese.12 In tal modo lArdigo` si trova in una sorta di iato epi-
stemologico, che lascia tuttavia gia` presagire che la svolta sensistico-po-
sitivistica si sarebbe presto compiuta, vista linsistenza su tematiche quali ad
esempio la centralita` dellesperienza empirica, lesaltazione delle scienze
della natura, della psicofisiologia e dei traguardi raggiunti in tali ambiti.13
Cos` scrive lo Zamboni, nella seconda parte de Il valore scientifico, pro-
ponendosi non piu` soltanto una messa alla prova delle tesi positivistiche
del mantovano, ma (riprendendo i termini utilizzati dallo stesso gnoseo-
logo veronese) una vera e propria dissezione psichica, un cacciare il bi-
sturi nella [...] coscienza 14 dellArdigo`:
A che grado e` giunta la certezza del positivismo al tempo del Pomponazzi?
[...] Il discorso sul Pomponazzi e` la piu` schietta e lucida confessione di unanima
alla vigilia dellapostasia: attraverso alla figura delleroe celebrato apparisce chiara
la disposizione di spirito dellArdigo`.15

Dalla lettura del Discorso su Pietro Pomponazzi emerge infatti come


lArdigo` individui nelle tesi dellaristotelico rinascimentale quelle che so-

coerentemente con lorigine sensitiva della conoscenza umana, ossia non come ritorno del-
lattenzione del soggetto su cio` che di sovra-sensitivo accade nel soggetto stesso in presenza
dei contenuti psichici sensitivi (come appunto voleva Locke), bens` come percezione pro-
dotta dal ritorno dellimpressione sensitiva stessa in qualita` di idea e dalla sua azione sul sog-
getto. La reflexion viene cos` circoscritta allambito delle passioni e delle emozioni. Il molti-
plicarsi dei contenuti psichici avviene quindi in virtu` della ri-presentazione dei contenuti (la
cui forza e vivacita` viene progressivamente ad attenuarsi), seguendo quella forza di attra-
zione quale e` lassociazione (per somiglianza, contiguita` spazio-temporale e causalita`-
conseguenza ovvero successione). Cfr. D. HUME, A Treatise of Human Nature: Being an At-
tempt to Introduce the Experimental Method of Reasoning into Moral Subjects (I-II, London, Noon,
17391; III, London, Longman, 17401), edited and corrected by P.H. Nidditch, Oxford, Ox-
ford University Press, 1978, I, 1, I-II, pp. 1-9 ledizione di riferimento e` quella critica curata
da L.A. Selby-Bigge, Oxford, 1888).
12 Condillac, benche nellEssay sur lOrigine des Connaissances Humaines (1746) mostri di
aver subito linfluenza dellEssay lockiano, nel Traite des Sensations (1754) muove una forte
critica al filosofo inglese, colpevole di aver mantenuto linnatismo in merito alle facolta` co-
noscitive del soggetto, le quali facolta`, al pari di ogni altro contenuto psichico, altro non sono
che un prodotto delle sensazioni e del loro naturale complicarsi: cfr. E. BONNOT DE CON-
DILLAC, Traite des Sensations, in ID., uvres Comple`tes, tome III, Gene`ve, Slaktine Reprints,
1970, Dessein de cet ouvrage, pp. 39-40).
13 Accolgo percio ` solo parzialmente losservazione compiuta dal Buttemeyer nel saggio
Ardigo` a la psicologia moderna, osservazione per cui lArdigo` gia` nel Discorso su Pietro Pompo-
nazzi avrebbe enunciato il principio sensistico (cfr. W. BUTTEMEYER, Roberto Ardigo` e la psi-
cologia moderna, Firenze, La Nuova Italia Editrice, 1969, p. 56, nota 3 a pie` di pagina).
14 Cfr. G. ZAMBONI , Il valore scientifico, cit., p. 5.

15 Ivi, p. 53.

438
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO

no le direttive metodologiche del positivismo ottocentesco cui egli stava


per aderire. Cos`, piu` che a una presentazione del pensiero del Pompo-
nazzi, ci si trova di fronte a uninterpretazione del significato e del valore
storico del filosofo rinascimentale che permarra` invariata nelle sue linee di
fondo sino agli ultimi saggi del positivista mantovano: allinterno degli
undici volumi del corpus delle Opere Filosofiche, laddove compaiono oc-
correnze di Pomponazzi, lArdigo` si limita infatti a rinviare il lettore
al Discorso o a citarne alcuni brani 16 e la stessa introduzione alla traduzione
italiana (parziale) del 1914 del De immortalitate animae e del De incantatio-
nibus non e` che un abstract, ossia il riproponimento dei passi maggiormen-
te significativi del saggio del 1869.17

16 Guardando allIndice degli Autori presente nel vol. X delle Opere Filosofiche (cfr. ivi, pp.

549-558), i luoghi in cui il Pomponazzi e` citato sono i seguenti (tra parentesi e` indicato il
numero di pagina delle edizioni da me consultate, qualora esse non coincidano con quelle
utilizzate per la compilazione dellIndice): R. ARDIGO`, La psicologia come scienza positiva, in
Opere Filosofiche, I, cit., pp. 215 (in merito allautosufficienza della virtu`), 391 (citazione
dal De Immortalitate Animae), 395 (in merito allelezione di senso ed esperimento come cri-
teri di verita`), 397 (in merito alle ostilita` cui ando` incontro il Pomponazzi a causa delle pro-
prie tesi filosofiche); La morale dei positivisti, in Opere Filosofiche, III, cit., pp. 131 (p. 125 del-
ledizione Padova, Draghi, 1885; p. 97 delledizione Marzorati a cura di Giannini; si rinvia al
Discorso in merito alla virtu` creatrice del pensiero umano), 266 (p. 254 delledizione Draghi;
p. 178 delledizione Marzorati; si tratta di una citazione dal Discorso in merito al pensiero
come forza che, maturando, prorompe nella mente); Sociologia, in ID., Opere Filosofiche,
IV, Padova, Draghi, 18972, p. 233 (p. 210 delle Opere filosofiche, IV, 18861; citazione dal Di-
scorso in merito alla figura del pensatore positivista); La scienza sperimentale del pensiero, in ID.,
Opere Filosofiche, VI, Padova, Draghi, 1894, p. 370 (in merito allesclusione del soprannatu-
rale nella spiegazione degli eventi fisici da parte del Pomponazzi); Il mio insegnamento della
filosofia nel Regio Liceo di Mantova, in Opere Filosofiche, VI, cit., p. 456 (si nomina semplice-
mente il Pomponazzi tra i vari pensatori rinascimentali); Il meccanismo dellintelligenza e lispi-
razione geniale, in ID., Opere Filosofiche, VIII, Padova, Draghi, 1901, p. 170 (si cita nuova-
mente il passo del Discorso in merito alla disposizione danimo del positivista); La perennita`
del positivismo, in ID., Opere Filosofiche, IX, Padova, Draghi, 1903, pp. 364 (si ripete il motto
del Pomponazzi per cui senso ed esperimento sono misura della verita`), 398 (si tratta di una
nota relativa alla pagina precedente in cui si precisa il senso della frase del Pomponazzi); A.
Comte, H. Spencer e un positivista italiano, in ID., Opere Filosofiche, X, Padova, Draghi, 1909,
pp. 483 (non 493 come indicato nellIndice; si cita il Pomponazzi tra i pensatori rinascimentali
che anticiparono il positivismo), 486 (pagina non inserita nellIndice; come prima).
17 P. POMPONAZZI , SullImmortalita ` dellAnima e Il Libro degli Incantesimi, con Prefazione di
R. ARDIGO`, Introduzione, traduzione e note di I. Toscani, I Classici del Libero Pensiero,
Roma, Galileo Galilei, 1914. La Prefazione, dal titolo Il significato e il valore storico dellopera
di Pietro Pomponazzi, e` costituita dai seguenti passi del Discorso: il primo capoverso del terzo
articolo, gli interi articoli quarto, quinto e sesto, larticolo ottavo (lultimo del Discorso). Vista
la scelta di porre il Discorso dellArdigo` come prefazione ai testi del Pomponazzi (quindi come
loro parametri di interpretazione e comprensione), non e` a mio avviso casuale che le opere

439
DAVIDE POGGI

Una lettura, quella compiuta dallArdigo`, che si inserisce in un ben


preciso contesto, rielaborandolo criticamente: da un lato abbiamo quelli
che il Landucci chiama i maestri [...] [della] generazione che in Roberto
Ardigo` manifestava la sua crisi,18 ossia due tra le figure piu` rappresenta-
tive del clero mantovano, don Enrico Tazzoli 19 e labate Giuseppe Pezza-
Rossa, insegnanti presso il Seminario di Mantova e attivi proprio negli
anni in cui lArdigo` qui ricevette la propria formazione, i quali influen-
zarono non poco il pensiero del positivista con la loro impostazione libe-
rale e illuministica e con lesaltazione del ruolo critico della ragione e
delle scienze naturali. Proprio il Pezza-Rossa fu autore di un saggio pub-
blicato senza imprimatur, Lo spirito della Filosofia italiana (1842), in cui, co-
me poi fara` lArdigo` nel 1869, il Pomponazzi e` presentato quale espo-
nente di un metodo positivo e italiano che consiste nellesperienza
e nella osservazione.20 Dallaltro lato, abbiamo invece Terenzio Mamiani

del Pomponazzi proposte dal Toscani nella traduzione italiana siano proprio il De immortali-
tate animae e il De incantationibus, giacche proprio su di essi pare concentrarsi maggiormente
lArdigo` nel saggio del 1869.
18 G. LANDUCCI , La formazione di Roberto Ardigo `, Atti e memorie dellAccademia toscana
di Scienze e Lettere, XXXVII, Firenze, Olschki, 1972, p. 50.
19 Circa il pensiero e gli scritti, editi e inediti del Tazzoli, cfr. T.U. TAZZOLI , Don Enrico

Tazzoli e i suoi tempi, Bergamo, Tip. G. Secomandi, 1952, pp. 481-501.


20 G. PEZZA -ROSSA, Lo spirito della Filosofia italiana. Ragionamento dellAbate Giuseppe

Pezza-Rossa, Prof. nel Semin. di Mantova e Socio corrispondente dellI. R. Istituto Lombardo di
Scienze, Lettere ed Arti, Mantova, Elmucci, 1842, p. 12. Il Landucci, nel saggio La formazione
di Roberto Ardigo`, rileva una serie di analogie con il Discorso su Pietro Pomponazzi dellArdigo`,
analogie non solo contenutistiche, ma anche terminologiche (pur riconoscendo che cio` non
basta per concludere la diretta influenza del saggio del Pezza-Rossa sul Discorso ardigoiano):
Leggendo questo opuscolo di Pezza-Rossa non si puo` fare a meno di pensare a un altro opu-
scolo pubblicato a Mantova 27 anni dopo: il Discorso su Pietro Pomponazzi di Roberto Ardigo`.
La stessa esaltazione della scienza e del libero pensiero, la stessa interpretazione storiografica, la
stessa passione per il metodo positivo, la stessa polemica contro loscurantismo della scolastica,
talvolta le stesse espressioni linguistiche. Naturalmente in Ardigo` manca lintento apologetico
[nei confronti della signoria medicea e di vari esponenti della Chiesa]. Inoltre egli non parla
mai di questo suo probabile insegnante, nonostante nel 1869 fosse ancora vivo e un anno
prima avesse tenuto nella Cattedrale di Mantova la prima Commemorazione dei Martiri di
Belfiore. Forse certe espressioni facevano parte di un genere letterario diffuso e certe interpre-
tazioni storiografiche erano diventate luoghi comuni. Il metodo positivo di cui parla Pezza-
Rossa non e` certo il metodo scientifico dei positivisti; ma non mancano significative coinci-
denze (G. LANDUCCI, La formazione di Roberto Ardigo`, cit., pp. 78-79). Circa le coincidenze di
cui si parla, si considerino alcuni passi significativi tratti dal saggio del Pezza-Rossa: La Italica
scuola dipartiva dai fatti e non dalle semplici astrazioni, e ben lungi dallaffidarsi intieramente a
queste, vi erano anzi riguardate siccome il punto a cui riescire: dal concreto procedevasi alla-
stratto, dal particolare al generale, dallanalisi alla sintesi. E non e` questo forse quel metodo

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LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO

della Rovere, spiritualista, il quale, nellopera che lArdigo` cita piu` volte
nelle note de La psicologia come scienza positiva (1870) come una delle prin-
cipali fonti storiografiche in materia di filosofia rinascimentale, Del Rinno-
vamento della Filosofia antica italiana (1834), aveva cercato di individuare nel
carattere sperimentale la cifra distintiva della filosofia italiana e nel
Pomponazzi vedeva un chiaro exemplum di liberta` del pensiero.21

istesso cui la luce de tempi nostri ha dimostrato per vero? (G. PEZZA-ROSSA, Lo spirito della
Filosofia italiana, cit., p. 8); troviamo inoltre una considerazione circa limportanza della base
sensibile della conoscenza cui il Pezza-Rossa pone pero` (di contro a quanto sosterra` lArdigo`)
precise limitazioni: Noi vedemmo le basi principali del metodo italiano consistere nellespe-
rienza e nella osservazione, ma dei mezzi nulla per anco si vide: rispetto ai quali e` da dire, che
non basta fondare lo studio sopra i fenomeni dei sensi, ma s` anche volersi un retto uso della
ragione che da questi sappia ritrarre la verita`. Laonde, altro passo rilevante e necessario alla ita-
liana sapienza onde procedere positiva e sicura, quello esser doveva di riconoscere lufficio che
la ragione esercita sopra i fatti s` del mondo esteriore che dello interiore; sendoche non al senso
ma alla sola ragione e` dato il giudicare. [...] Gli obbietti per vero delle cognizioni sono gli ob-
bietti stessi dei sensi, ma non possono questi da soli costituire un principio di verita`, sendoche
la verita` non puo` risiedere altrimenti nei sensi e nelle cose, ma solo nella ragione: la quale ra-
gione deve trarre sussidio in gran parte anche [...] [dai] sentimenti (ivi, pp. 12-14). Un con-
cetto che verra` ribadito in chiusura del saggio, assieme alla lotta contro lapriorismo: [Della
filosofia nazionale] ci piacque rinfrescare la memoria fra glitaliani, perche vedemmo taluni a
questi giorni darsi briga ed affanno onde statuire un insegnamento a priori sopra-sensibile e tra-
scendente, che a pochi forse potrebbe, se non a molti, fare illusione. Il ragionamento dietro a
principj anziche dietro a fatti, il partire dalle nude e aride definizioni anziche dallanalisi accu-
rata dei fenomeni [...]. Ma la filosofia deglitaliani esclude, per intrinseco suo carattere, qualsi-
voglia sistema che non cerchi la verita` nei fatti per mezzo di una giusta osservazione, conce-
dendo sempre allintelletto quella parte che gli conviene; imperocche se il sentire e` germe di
tutte le cognizioni, questo germe pero` sempre infecondo rimarrebbe quando il principio ra-
zionale dello spirito umano nol fecondasse (ivi, pp. 45-46). Limportanza del clima culturale
del seminario mantovano per lorientamento filosofico dellArdigo` e il rapporto tra il questul-
timo e il pensiero del Pezza-Rossa sono al centro del saggio: A. JORI, Scienza e metodo speri-
mentale tra antico e moderno. Pitagora, Pomponazzi e Cartesio nelle valutazioni di Giuseppe
Pezza-Rossa e Roberto Ardigo`, in Lincidenza dellantico. Studi in memoria di Ettore Lepore, II, Na-
poli, Luciano, 1991, pp. 149-214.
21 Assieme a Galilei e a Campanella, il Mamiani colloca il Pomponazzi tra i piu ` insigni
pensatori italiani: Fu dal Pomponaccio piu` che dagli altri con chiara e polita eloquenza spie-
gato Aristotele nella purita` del suo testo e delle sue opinioni con certa franchezza e indipen-
denza dintelletto, molto rare in quei tempi. [...] Venuta a fine la scolastica autorita`, rimane-
vano la teologica e la peripatetica. Insorse animosamente contro la prima Pietro Pomponaccio e
le dottrine meramente razionali spart` dalle rivelate, dicendo, altro essere lufficio del puro
filosofo, altro del teologo, ne doversi pretendere dal lume fioco e riverberato della ragione
quel medesimo che dallo splendore duna scienza inspirata; questa avere a dover supplire al
difettivo dogni filosofia naturale, ma non punto sostituirvisi, per lo che insegnava come dalla
cognizione naturale delle cose dovea salirsi a quella di Dio, non viceversa dalla cognizione
anticipata di Dio trarre quella delle cose naturali, secondo luso che regnava a quei tempi.
Tale fu il secondo passo che il Pomponaccio, a rischio della sua vita, fece muovere allumano

441
DAVIDE POGGI

Lo stesso Francesco Fiorentino, nel 1868, aveva pubblicato un intero


saggio dedicato al pensiero del Pomponazzi e, piu` in generale, allaristo-
telismo bolognese e patavino,22 saggio che lArdigo` mostra di conoscere e
di rifiutare quanto agli esiti interpretativi in esso raggiunti:
Il professore Francesco Fiorentino, che ultimamente ha pubblicato sul Pom-
ponazzi un lavoro storico di molto merito, vorrebbe farne un hegeliano del se-
colo decimosesto. E percio` non concede, che lo chiamino positivista, se non
quelli, che ritengono, che il metodo positivo implichi necessariamente lhegelia-
nismo. Ma in cio`, come io credo, ha torto.23

intelletto verso la sua indipendenza (T. MAMIANI DELLA ROVERE, Del rinnovamento della Filo-
sofia antica italiana, Parigi, Dai Torchi di Pihan de la Forest Monrival, 1834, I, 3, 2-3,
pp. 19-23).
22 F. FIORENTINO , Pietro Pomponazzi. Studi storici sulla Scuola bolognese e padovana del secolo

XVI. Con molti documenti inediti, Firenze, Successori Le Monnier, 1868.


23 R. ARDIGO ` , Discorso su Pietro Pomponazzi, cit., p. 44. Alla base dellopinione negativa
espressa dallArdigo` ce` limpostazione idealistica che, a mio avviso, talora emerge dalle analisi
del Fiorentino e, principalmente, nel sedicesimo e ultimo capitolo, laddove lAutore con-
clude mostrando cosa del pensiero rinascimentale sia stato piu` fecondo per la filosofia mo-
derna. Accanto a tesi con cui lArdigo` avrebbe potuto certamente convenire (La filosofia del
risorgimento italiano [leggi: rinascimento] e` stata appunto la battaglia che il pensiero umano
ha ingaggiato non solo contro lautorita` soverchiante, come volgarmente si crede, ma altres`
contro unaltra forma di filosofia ancora superstite, la quale impediva gli ulteriori progressi [la
scolastica medievale]: F. FIORENTINO, Pietro Pomponazzi, cit., XVI, p. 474), si sostiene infatti
che la riflessione rinascimentale intorno allintelletto possibile e al suo rapporto con lintel-
letto agente sembra avere questo significato, di accostarci cioe` sempre piu` a riconoscere il
pensiero come intimo al mondo, e percio` di scemare lopposizione recisa che il medio
evo aveva posto tra il mondo di la` ed il mondo di qua non solo, ma ancora tra la materia
e lo spirito (ivi, p. 475). La filosofia moderna, con Cartesio e le sue tesi dellidentita` di pen-
siero ed essere e dellinneita` dellidea di Dio, non fece che portare avanti il percorso comin-
ciato nel rinascimento (di contro a Malebranche, che, allontanandosi da Cartesio, ripropose
nella Francia del 600 laverroismo): Dicendo che lidea di Dio e` innata ne piu` ne meno che
lidea di noi stessi, Cartesio ha riconosciuto lintimita` dellinfinito come essenziale al nostro
spirito: intimita` disconosciuta dalla filosofia precedente [...]. La prova di SantAnselmo, alla
quale altri potrebbe grossolanamente paragonare la deduzione cartesiana, non ha detto mai
che lidea di Dio fosse intima al nostro spirito: diceva bens` che noi avessimo questa idea,
ma non la connaturava punto con la nostra essenza. Ora questo connaturamento dellinfinito
e del finito, dellidea di Dio e dellidea di noi stessi, discoperto dal nostro spirito e` unintui-
zione veramente nuova e propria di Cartesio. [...] Ora lo spirito non e` tale, se non perche
pensa. [...] Pensare ed essere, per lui almeno, sono tuttuno. [...] Se tutto lo spirito sta dunque
nel pensare; segli ha lidea dellinfinito, egli e` ne piu` ne meno che linfinito (ivi, pp. 479-
481). Avvicinare lAssoluto alla realta` materiale, mostrare come esso sia infuso nel mondo,
questo e` il pregio della filosofia rinascimentale, il cuore di verita` che trova il proprio com-
pimento nellidealismo hegeliano (dove poi riluce nitida e profonda lorma del pensiero ita-
liano, sviluppato nelle interminabili polemiche del secolo decimosesto, a me pare che sia
nella filosofia hegeliana: ivi, p. 487) e che il positivismo (del Villari, diretto referente del Fio-

442
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO

Il Discorso su Pietro Pomponazzi volle proprio essere, a mio avviso, da un


lato il perfezionamento delle interpretazioni del Pezza-Rossa e del Mamia-
ni, dallaltro la breve ma intensa risposta allhegelianizzazione del Pompo-
nazzi compiuta dal Fiorentino, con lintento di mostrare come il filosofo
rinascimentale fosse ancora piu` attuale e di portata europea di quanto si
potesse pensare in chiave idealistica, qualora venisse interpretato piuttosto
con riferimento al nuovo clima positivistico del momento.24
Quali sono dunque le ragioni per cui, agli occhi dellArdigo`, il Pom-
ponazzi e` da considerare un precursore del moderno positivismo? Quat-
tro sono gli argomenti che andro` a esaminare: il metodo positivo, lidea
psicofisica dellanima, lidea trascendente della materia e la naturalita` dei
fenomeni. Queste sono le idee che, secondo lArdigo`, infiltrandosi nel
pensiero comune concorsero alla trasformazione culturale culminata nel
positivismo, non costituendo solo i tratti caratteristici di questultimo,
ma addirittura i suoi fattori psicologici e dialettici.25

2. IL METODO POSITIVO

Nel Discorso sul Pomponazzi lArdigo` scrive:


Prima di tutto, il positivista e` appunto un filosofo, che vuol essere indipen-
dente da qualunque sistema metafisico, edificato a priori. [...] E se`guita quieta-
mente le sue ricerche, senza prender partito [...]. E dice tra se: dove sia la verita`,
lo sapro` soltanto, quando saro` arrivato a discoprirla col metodo infallibile del-
losservazione e dellanalisi. Intanto io non so che farmi di una scienza, che lascia
il campo ad opinioni affatto tra loro contrarie. Quella che io cerco e` una scienza
vera e certa per tutti; sicche basti conoscerla per essere costretti ad ammetterla.26

rentino) si sforza di negare (pur, ai suoi occhi, presupponendolo). In merito, cfr. ivi, pp. 484-
485. Il che, se e` per certi aspetti simile a quanto osservera` lArdigo` (per quanto riguarda lav-
vicinamento di intellezione e sensazione, materia e pensiero), perviene a risultati opposti a
quelli del filosofo mantovano. Questa e` la ragione del giudizio negativo espresso dallArdigo`
intorno al Pietro Pomponazzi del Fiorentino: Quelli che, come il Fiorentino, asseriscono, che
lattendere allo studio dei fenomeni naturali presuppone necessariamente la persuasione del-
limmanenza dellassoluto nelle cose, come spiegano il fatto di Copernico, Galileo, Vico,
Newton, Cuvier, Hervas, Galvani, Filippi, Liebig, ed altri moltissimi simili a questi? Diranno,
che furono hegeliani? O diranno che non meritano il nome di cultori delle scienze positive?
(R. ARDIGO`, Discorso su Pietro Pomponazzi, cit., p. 48).
24 Cfr. ivi, p. 49.

25 Ivi, p. 56.

26 Ivi, p. 44.

443
DAVIDE POGGI

Ora, mediante questo ritratto del positivista lArdigo` intende mo-


strare come il progetto di una filosofia e psicologia scientifica non
puo` essere fondato su princ`pi, ossia prodotti umani, conoscenze com-
plesse e quindi mediate guardando alle quali spiegare la realta`, bens` su
cio` che col suo immediato darsi e` irrefutabilmente vero e certo. Egli cerca
i contenuti elementari e concreti (non per nulla egli parla di osservazio-
ne e di analisi), contenuti ai quali vanno ricondotti i sistemi e, come
lArdigo` usa ripetere, lastratta e vagabonda speculazione metafisica: so-
no i fatti forniti dallesperienza che, osserva il filosofo mantovano, sug-
geriscono le idee, che guidano ad avvertire cio`, che, senza di loro, non si
sarebbe giammai intravveduto; [...] che tirano la mente dellosservatore,
senza che egli se ne accorga, di cosa in cosa, fino a quei dati che spiegato
il come dogni essere e divenire.27 Un anno dopo, nel 1870, allinterno
de La psicologia come scienza positiva, egli scrivera`:
Se io [...] dicessi, contrariamente a cio` che siamo soliti di udire, che i fatti
sono divini, e che i principii sono umani, non temerei, che alcuno potesse con-
vincermi di errore. Un piccolo fatto, ribelle ai principii ricevuti di una scienza,
ha la forza di metterla sottosopra [...]. Insomma e` sempre il fatto il punto di par-
tenza. E questo e` al tutto certo e irreformabile. Dove invece il principio e` un
punto di arrivo.28

Il Fatto e la legge che, volgarmente, e` detta governare gli eventi for-


niti dallesperienza, non si distinguono come eterogenei luno rispetto al-
laltra, bens` solo relativamente al punto di vista dal quale sono esami-
nati:
Quando diciamo, il fatto, non escludiamo la legge. Se lo facessimo, toglie-
remmo anche la scienza, perche essa consiste appunto nel dimostrare le leggi dei
fatti. Ma che e` infine la legge, se non il fatto? [...] La legge si distingue dal fatto,
non come cosa da cosa, ma solamente, come la cosa considerata in cio` che ha di
comune con altre, vale a dire il generale e lastratto, dalla cosa considerata in tut-
te le sue particolarita`, ossia come individuale e concreta. [...] Per dirlo in una sola
parola, la legge e` la somiglianza dei fatti.29

Tale e` il metodo positivo che da` il titolo al settimo articolo del Di-
scorso e ne costituisce largomento, il quale metodo, proprio perche basato

27 Ivi, p. 46.
28 R. ARDIGO`, La psicologia come scienza positiva, cit., p. 126.
29 Ivi, pp. 69-70.

444
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO

sullimmediata conoscenza del Fatto, porta con se una verita` super partes,
trasversale rispetto alle singole scuole di pensiero e libera dalla dialettica
dei sistemi. LArdigo` individua appunto nel modus philosophandi del Pom-
ponazzi tale metodo positivo o positivistico.30
In un contesto in cui la tesi dellimmortalita` dellanima individuale era
stata ufficialmente confermata dal Concilio Laterano V nel 1513 con la
bolla Apostolici regiminis (con la conseguente condanna di ogni posizione
a favore della sua mortalita`),31 lattenta lettura del testo aristotelico e la s-
pregiudicata osservazione del processo conoscitivo, cos` come e` quotidia-
namente fornito dalla coscienza, permisero al filosofo rinascimentale di
affrontare la questione della natura dellanima umana in maniera affatto
indipendente dalle interpretazioni date, in particolar modo, dalle scuole
averroistica, platonica e tomistica.
Lintero Tractatus de immortalitate animae (1516) e` pervaso da questo du-
plice procedimento critico-argomentativo che, analogamente a cio` che ac-
cade nel processo della percezione visiva, finisce per fondersi in un unicum.
E si noti come il continuo rimando non tanto alle tesi aristoteliche, quanto
piuttosto al testo dello Stagirita,32 racchiude una notevolissima complessita`:
per prima cosa, considerato in se e per se, esso non e` un far parlare lauc-
toritas, ma costituisce, allinterno della discussione circa la corretta interpre-
tazione del pensiero di Aristotele, un ana`logon del rinvio al Fatto come lo
intendera` lArdigo` in ambito scientifico e psicologico.33

30 Metodo positivo fondato sullosservazione dei fatti forniti dallesperienza che anche
Italo Toscani (riferendosi pero` alla sola sensazione esterna e non allosservazione psichica in
generale), commentando il De incantationibus, riconosce nel Pomponazzi: Nelle parole del
Pomponazzi balena il principio che ha dato la mossa e lo sviluppo a tutta la scienza moderna:
il metodo positivo. Quello stesso che Galileo e Leonardo dovevano riprendere con cos` me-
ravigliosi risultati e che il nostro secolo doveva far suo di nuovo con le conseguenze mirabili
che tutti conosciamo. Quale miglior omaggio poteva rendere la realta` dei fatti allintuizione
e allaffermazione del nostro filosofo? (P. POMPONAZZI, Il libro degli incantesimi, ossia delle cause
dei meravigliosi effetti naturali, a cura di Toscani, cit., p. 261, nota 1 a pie` di pagina).
31 Cfr. G. D I N APOLI , Limmortalita ` dellanima nel rinascimento, Torino, SEI, 1963,
pp. 220-221.
32 Unimpostazione che avrebbe potuto essere definita filologica se lignoranza della

lingua greca non avesse impedito al Pomponazzi di guardare alloriginale aristotelico e lo


avesse costretto a servirsi delle traduzioni latine.
33 E` interessante notare come lArdigo` non ritenga il Pomponazzi un fedele erede di
Aristotele, benche le sue tesi si fondino sui princ`pi stabiliti dallo Stagirita: E il Pomponazzi
che cosa ha insegnato sullanima? La sua dottrina, quantunque si discosti, non solo dal com-
mento di Averroes, che direttamente combatte, ma anche da quello dellAfrodisio, suo in-
terprete prediletto, anzi dallo stesso insegnamento di Aristotile, ponendo, in un modo assai

445
DAVIDE POGGI

Secondariamente, in relazione al contesto storico, il rimando alla con-


siderazione del testo aristotelico, lungi dal limitarsi a quanto sostenuto dai
vari esegeti, ha una portata dirompente se si considera che la messa in di-
scussione non tanto dellimmortalita` dellanima, quanto del fatto che essa
abbia un fondamento razionale e aristotelico avveniva contemporanea-
mente allesortazione alla lettura personale del Testo Sacro sostenuta da
Lutero in Germania.34
Si consideri la confutazione delle tesi di Averroe`, per il quale alluni-
cita` e allimmortalita` dellanima intellettiva vanno contrapposte la molte-
plicita` e la mortalita` delle anime umane, vegetativo-sensitive, a motivo
delleffettiva separazione dellintelletto agente, che trascende il piano della
materialita` (piano da cui e` parimenti separato anche lintelletto potenzia-
le, chiamato materiale solo per indicarne la passivita`).35 Al Pomponazzi
non interessa tanto provare la falsita` filosofica di una tale posizione (egli
si limita infatti a esortare il lettore alla lettura delle obiezioni mosse al
commentatore arabo da Tommaso dAquino),36 quanto piuttosto sottoli-

piu` semplice e immune da contraddizione, lanima come ununica ed impartibile forma, non
cessa pero` di essere una dottrina, tanto o quanto, aristotelica: come sono aristotelici i principii
su cui resta fondata. Se non che, avendo egli indovinato con un colpo docchio meraviglioso,
limportanza capitale di un insegnamento tutto positivo, che negli scritti dello Stagirita tiene
un posto secondario, e avendone fatto il punto di partenza delle sue deduzioni sullanima,
riusc` ad essere lautore, veramente originale, di una dottrina, che, alla caduta irreparabile,
presto segu`ta, dellaristotelismo, ne salvo` le parti buone (R. ARDIGO`, Discorso su Pietro Pom-
ponazzi, cit., pp. 35-36).
34 Benche non sia possibile affermare che il giudizio di Pomponazzi in merito alla Ri-
forma fosse positivo: cfr. V. PERRONE COMPAGNI, Critica e riforma del cristianesimo nel De fato di
Pomponazzi, saggio introduttivo a P. POMPONAZZI, Il fato, il libero arbitrio e la predestinazione,
traduzione del De Fato di Pomponazzi e note a cura di V. Perrone Compagni (testo latino
a fronte calibrato sulledizione critica di Richard Lemay, Lucani, in aedibus Thesauri mundi,
1957), Firenze-Torino, Nino Aragno Editore, 2004, I, pp. CXII-CXVII. Per eventuali citazioni
dal De fato, faro` ricorso a tale edizione critica latina.
35 Cfr. AVERROE ` (IBN -ROSCH), Commentarium Magnum in Aristotelis De anima Libros, re-
censuit F. Stuart Crawford, Cambridge (Massachusetts), in ID., Corpus Commentariorum Aver-
rois in Aristotelem, consilio et auspiciis Academiae Americanae Mediaevalis adiuvantibus Aca-
demiis Consociatis, ediderunt H.A. Wolfson, D. Baneth, F.H. Fobes, versionum latinarum,
VI, 1, The Mediaeval Academy of America, 1953, III, cc. 4-5, pp. 383-413; ivi, III, c. 20,
pp. 443-454.
36 I luoghi cui fa riferimento il Pomponazzi sono i seguenti: THOM . AQ. De unitate intel-

lectus contra Averroistas III, 63-84; ivi, IV; ivi, V, 99-113; Summ theologi I, q. 75, a. 6, resp.;
ivi, I, q. 76, artt. 1-2, resp.; ivi, I, q. 79, art. 4, resp.; Cont. Gent. II, c. 73-81, nn. 1488-1626;
Quaestio de anima art. 2-3, resp.; Quaestio de spiritualibus creaturis artt. 2, 9, resp.; In De anima
III, lect. 7, nn. 689-695. Il Corpus thomisticum e` consultabile on line sul sito www.corpusthomi-
sticum.org.

446
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO

neare che si tratta di un figmentum et monstrum ab eo Averroe confic-


tum.37 Per realizzare tale scopo egli colpisce al cuore la tesi immortalisti-
ca di Averroe`, ossia lesistenza di una qualche operazione dellanima in
generale e dellintelletto in particolare, che non dipenda dal corpo sia
ut subiecto (ossia che si realizzi mediante gli organi del corpo), sia ut obiecto
(cioe` che tragga dai contenuti sensitivo-immaginativi, i phantasmata in or-
gano sensus, i materiali per le funzioni cognitive, una condizione che, sep-
pur compatibile con la non-corporeita` dellanima, la legherebbe inscindi-
bilmente al corpo, giacche necessario per lesercizio delle operazioni
intellettive).
Seguiamo il ragionamento del Pomponazzi:
Verum quod hoc Aristoteli non consonet eiusque sententiae contrarietur,
satis patet, cum Aristoteles in fine [...] textus 12 primi De anima dicat intelligere
aut esse phantasiam aut non esse sine phantasia. Et, quamvis ibi conditionaliter
loquatur, tertii tamen De anima textu 39 clarissime dicit quod non est intelligere
absque phantasmate, quod et experimento comprobatur. Nullo igitur modo in-
tellectus humanus, secundum Aristotelem, habet operationem prorsus a corpore
independentem, quod est oppositum concessi.38

Cio` verra` ribadito pochi passaggi dopo, costituendo un ulteriore caso


di quella duplicita` di rimandi (al testo aristotelico da una parte, allespe-
rienza dallaltra) di cui ho precedentemente parlato:
Secundo ad principale: quia si secundum Aristotelem anima intellectiva est
vere immaterialis, ut fingit dictus Commentator [ossia Averroe`], cum istud non
sit per se notum, immo maxime dubium, oportet per aliquam evidentiam ma-
nifestari. Modo ad inseparabilitatem concludendam sufficit, secundum Aristote-
lem, quod sit vel virtus organica, vel, si non organica, saltem quod sine obiecto
corporali non possit exire in opus. Dicit enim, textu 12 primi De anima, quod
sive intellectus sit phantasia, sive non sit sine phantasia, non contingit ipsum se-
parari. [...] Si igitur ad inseparabilitatem sufficit alternative vel esse in organo
tamquam in subiecto, vel ab ipso dependere tamquam ab obiecto, igitur ad se-

37 P. POMPONAZZI , Tractatus de immortalitate animae (Bononiae, per Magistrum Iustinia-

num Leonardi Ruberiensem, 1516), caput quartum, in ID., Tractatus acutissimi, utillimi et mere
peripatetici, premessa di F.P. Raimondi, Casarano, Eurocart, 1995 (ristampa anastatica delle-
dizione Venezia, haered. Octaviani Scoti, 1525), p. 41v. Cfr. la recente traduzione italiana da
me consultata: ID., Trattato sullimmortalita` dellanima, a cura di V. Perrone Compagni, Fi-
renze, Olschki, 1999. Da ora in poi, laddove faro` riferimento a tale opera del Pomponazzi,
ne semplifichero` il titolo, indicandolo con De immortalitate animae.
38 Ibid. Il Pomponazzi qui cita da ARISTOT . De an. I, 1, 403a8-10; III, 7, 431a16-17.

447
DAVIDE POGGI

parabilitatem coniunctim requiritur neque dependere ab organo tamquam a su-


biecto, neque tamquam ab obiecto, saltem in aliqua sui operatione. Cum autem
istud sit de quo est quaestio quomodo ergo certificabit Averrois animam esse
immortalem, praecipue cum dicat Aristoteles quod necesse est intellegentem
phantasma speculari, et quilibet homo hoc experitur in semetipso? 39

Anche la confutazione della tesi immortalistiche platoniche si fonda,


oltre che sullesame dei passi del De anima,40 sullesperienza psichica sog-
gettiva, poiche il Pomponazzi (anticipando a mio avviso le riflessioni di
Descartes sullunicita`-unita` dellego e soprattutto, daccordo col Balibar,
quelle di Locke riguardo al self-consciousness) 41 propone un esempio di ca-
rattere autobiografico dalla cui analisi emerge limmediata esperienza che
il soggetto ha di se stesso in quanto cosciente e auto-cosciente. La co-
scienza, osserva il filosofo rinascimentale, si mostra come una, ossia pre-

39 Ivi, p. 42r.
40 Quam autem huiusmodi opinio sit ab Aristotele remota non difficile est videre. Ete-
nim De anima secundo ponit vegetativum in sensitivo veluti trigonum in tetragono; sed ma-
nifestum est trigonum in tetragono non esse tamquam rem realiter distinctam ab eo, sed
quod est trigonum in potentia est actu tetragonum. Quare, cum per Aristotelem eodem
modo in mortalibus se habeat sensitivum ad intellectivum, sensitivum non erit distincta res
ab intellectivo (ivi, caput sextum, p. 43r). Il Pomponazzi fa qui riferimento a ARISTOT. De
an. II, 3, 414b31-32.
41 Nella Secunda Meditatio, Descartes, cercando qualcosa che appartenga essenzialmente

al soggetto e che, conseguentemente, non possa essere oggetto di dubbio, afferma che lEgo e`
cosciente di cogitare e che, a tale consapevolezza si aggiunge una ulteriore consapevolezza, in
virtu` della quale egli sa di esser proprio lui il soggetto del pensare (dove per pensare si intende
linsieme dei molteplici contenuti psichici): cfr. R. DESCARTES, Meditationes de Prima Philoso-
phia, Amsterdami, apud Ludovicum Elzevirium, 1642, in ID., uvres de Descartes, VII, pu-
bliees par Ch. Adam & P. Tannery, Paris, Vrin, 1996, pp. 26-29. Pur facendo dellEgo il
centro di gravita` dei contenuti psichici (giacche essi mettono tutti capo allio), Descartes
non giunge pero` a tematizzare la nozione di autocoscienza e il ruolo di questultima in me-
rito allidentita` personale (identita` che, nei discorsi di Cartesio e` assunta come fatto): il saggio
di Etienne Balibar, Identite et difference, ha proprio il merito di aver evidenziato la novita` in-
trodotta da Locke nel XXVII capitolo dellEssay. Cos` osserva il Balibar: En faisant de la
conscience (consciousness) le crite`re de lidentite personnelle (identity of person) Locke a, en ef-
fet, ete conduit a` revolutionner la conception meme de la subjectivite, aussi bien par rapport
a` lidee aristotelicienne de lame individuelle comme forme substantielle que par rapport a`
la revendication cartesienne du Je existant et pensant. [...] Cette revolution theorique [...]
du primat de la conscience et de limperialisme du sujet, est le moment decisif de linvention
de la conscience comme concept philosophique (E. BALIBAR, Identite et difference. An Essay
concerning Human Understanding, II, XXVII, Of Identity and Diversity. Linvention de la con-
science, presente, traduit et commente par E. Balibar, Paris, Editions du Seuil, 1998, pp.
10-11). Circa il pensiero di Locke in materia di self-consciousness, cfr. J. LOCKE, Essay, cit.,
II, 27, pp. 328-348.

448
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO

senta al soggetto come suoi tanto i fatti della sfera sensitivo-appetitivo-


vegetativa, quanto le piu` nobili funzioni intellettive. Lesperienza de-
nuncia in tal modo linfondatezza delle tesi platoniche secondo cui lani-
ma intellettiva sarebbe realmente distinta da quella vegetativo-sensitiva e
nello stesso individuo vi sarebbero piu` forme sostanziali:
Primo quidem hoc videtur experimento contradicere. Ego namque, qui
haec scribo, multis cruciatibus corporis angustior, quod opus est sensitivae;
idemque ego, qui crucior, discurro per causas medicinales, ut refellam hos cru-
ciatus; quod nisi per intellectum fieri non potest. Si igitur altera esset essentia,
qua sentio et qua intelligo, quo igitur modo fieri posset ut idem qui sentio
sim ille qui intelligo? Sic etenim dicere possemus quod duo homines simul co-
niuncti sic mutuas habent cognitiones; quod ridiculum est.42

Ora, di fronte a tale adozione dellesperienza psichica dal punto di vi-


sta della prima persona, non tanto come esempio per provare le proprie
tesi, ma come vero e proprio argomento positivo,43 risulta comprensibile
il giudizio entusiastico dellArdigo`, giudizio secondo il quale un ipotetico
lettore ottocentesco, affrontando il testo del pensatore rinascimentale,
avrebbe potuto facilmente confonderlo con uno dei piu` recenti saggi
di psicologia empirica:
A chi legge oggi i libri del Pomponazzi sullanima e vi apprende, che la sua
dottrina e` basata sulla osservazione di questo fatto, che in ogni nostra intellezio-

42 P. POMPONAZZI, De immortalitate animae, cit., caput sextum, pp. 42v-43r.


43 Nel 1882, allinterno delledizione Colli de La psicologia come scienza positiva, lArdigo`
cos` manifesta la propria insoddisfazione per il ruolo (a suo dire) affatto marginale che Wolff
assegno` alla psychologia empirica rispetto alla psychologia rationalis: E i fatti perche dunque li ag-
giungono codesti empiristi tanto discreti? Oh! Cos` ad abundantiam. Una prova di piu` anche
meno forte delle altre, e specialmente se ad hominem, non nuoce. E giova, enumerate e de-
scritte le molte svariate facolta` [dellanima], darne unidea anche mediante dei fatti, che ne
siano le manifestazioni (R. ARDIGO`, La psicologia come scienza positiva, cit., p. 159). La psico-
logia empirica di Wolff, secondo il positivista mantovano, proprio perche procede a fianco di
una psicologia razionale, e` quindi una psicologia apparentemente empirica. Circa le opere di
Wolff cui lArdigo` fa riferimento nel passo sopraccitato, cfr. CH. WOLFF, Psychologia empirica,
methodo scientifica pertractata, qua ea, quae de anima humana indubia experientiae fide constant, conti-
nentur et ad solidam universae philosophiae practicae ac theologiae naturalis tractationem via sternitur
[ripr. anast. ed. Frankfurt und Leipzig, 17382], in ID., Gesammelte Werke II, 5, herausgegeben
von J. Ecole, J.E. Hoffmann, M. Thomann, H.W. Arndt, Ch.A. Corr, Hildesheim-Zurich-
New York, Olms, 1968; ID., Psychologia rationalis methodo scientifica pertractata, qua ea quae de
anima humana indubia experientiae fide innotescunt, per essentiam et naturam animae explicantur, et
ad intimiorem naturae ejusque autoris cognitionem profutura proponuntur [ripr. anast. ed. Frankfurt
und Leipzig, 17402], in ID., GW II, 6, Hildesheim-Zurich-New York, Olms, 1972).

449
DAVIDE POGGI

ne, di cui siamo certi, abbiamo bisogno di un fantasma, come egli si esprime nel
principio dellApologia,44 deve sembrare di leggere, in alcuno dei piu` recenti
[trattati] psicologici, la esposizione delle piu` moderne teorie sulla astrazione, sul-
la associazione delle idee e sulla necessita` del linguaggio. [...] A chi legge, come
egli, quando stabilisce un principio, lo faccia dietro losservazione dei fatti, e co-
me, nel disputarne, si appelli allesperimento, deve parere di sentire il linguaggio
di uno degli attuali positivisti, o di scorrere la Logica di Stuart Mill.45

Il riferimento allo Stuart Mill appare qui particolarmente significativo:


conferma anzitutto cio` che lArdigo` stesso scrivera`, nel 1882, nellAvver-
tenza alledizione Colli de La psicologia come scienza positiva, ossia che, al-
lepoca della svolta positivistica, il pensiero di Stuart Mill era centrale
nella volutamente limitata conoscenza che il filosofo mantovano aveva
della riflessione positivistica europea dellepoca; 46 secondariamente, il ri-

44 P. POMPONAZZI , Apologia (Bononiae, impressum per Magistrum Iustinianum Leonardi

Ruberiensem, 1518), I, caput primum, in ID., Tractatus acutissimi, utillimi et mere peripatetici, cit.,
p. 52r.
45 R. ARDIGO ` , Discorso su Pietro Pomponazzi, cit., pp. 36-37. LArdigo` fa riferimento a
J.S. MILL, A System of Logic, Ratiocinative and Inductive. Being a Connected View of the Principles
of Evidence and the Methods of Scientific Investigation (1843), 2 voll., edizione critica basata sul-
lottava edizione (1872) a cura di J.M. Robson e R.F. McRae, Toronto and Buffalo, Uni-
versity of Toronto Press, Routledge & Kegan Paul, 1973.
46 In questo libro [ossia La psicologia come scienza positiva] si trova gia` almeno il cenno
delle dottrine svolte poi piu` particolarmente e piu` ampiamente ne miei scritti posteriori.
Circa le quali dottrine credo di dovere avvertire che sono il frutto delle mie meditazioni,
e non una semplice riproduzione delle dottrine contenute nei positivisti sia francesi, sia in-
glesi, sia tedeschi. [...] Dei filosofi ho studiato (ma a lungo e con tutta la lena, e fino dalla
prima giovinezza) solo i vecchi metafisici. A questo studio ho accompagnato poi sempre
quello delle scienze naturali, che ho fatto invece sulla letteratura relativa piu` recente. Il
mio positivismo filosofico quindi non e` che leffetto della mia indagine individuale, mossa
e aiutata dai metodi e dai dati appresi colle scienze dette naturali, e applicata, per mia propria
e naturale iniziativa e colle sole mie povere forze, alle questioni filosofiche, che, per la pratica
fatta sui libri dei metafisici, mi erano divenute famigliarissime. Per cio` hanno torto quelli che
mi chiamano comtiano [cfr. T. MAMIANI DELLA ROVERE, Recensione a La psicologia come
scienza positiva, La filosofia delle scuole italiane, a. II (1870), IV, pp. 211-221], o seguace
di altro autore positivista. Non ho mai letto nessuno dei libri di A. Comte. Di tutti gli altri
positivisti ho letto solamente qualche tratto di un libro di J. Mill, di due di S. Mill, e piu` tardi
della prima parte dei Primi Principi di H. Spencer, nella quale poi notai delle idee fondamen-
tali diverse dalle mie e che ho dovuto riprovare. Le poche altre idee, che pure conosco delle
dottrine positive straniere in voga, non sono che miei indovinamenti occasionati da cenni
accidentalmente incontrati qua e la` nei periodici scientifici] (R. ARDIGO`, La psicologia come
scienza positiva, cit., Avvertenza, pp. 57-58). Come evidenzia il Buttemeyer nel saggio Roberto
Ardigo` e la psicologia moderna, le due opere dello Stuart Mill sono il Sistema di Logica e lEsame
della filosofia di Sir William Hamilton (opera del 1865, citata dallArdigo` nella versione francese,

450
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO

chiamo al metodo induttivo dello Stuart Mill come equivalente ottocen-


tesco della psicologia pomponazziana conferisce una complessita` ancora
maggiore allapprezzamento espresso dallArdigo` nei confronti del conti-
nuo rinvio allesperienza psichica introspettiva compiuto dal Pomponazzi
nelle opere dedicate alla natura dellanima. Quanto valore avesse agli oc-
chi dellArdigo`, in materia psicologica, lampliamento del concetto di
esperienza allintrospezione psichica, apparira` non appena si consideri
quanto scrive lArdigo` nel 1870, allinterno de La psicologia come scienza
positiva, in polemica (non esplicita) col Comte circa la pari dignita` di tutti
i dati dellesperienza, esterna ed interna (losservazione della coscienza era
stata infatti esclusa dal Comte dalle esperienze con valore scientifico):
Dico [...], che la fisiologia, anche dove e` utile, non puo` condurre, se non ad
un certo punto, oltre il quale non serve che losservazione diretta del pensiero,
quale si presenta nella coscienza. Prendiamo, per esempio, una quistione capita-
lissima della psicologia; la quistione, se gli atti intellettivi e i sensitivi siano essen-
zialmente diversi, o essenzialmente identici. La potremmo noi sciogliere fisiolo-
gicamente? [...] E senza ricorrere, in ultima analisi, al confronto diretto delle
sensazioni e delle idee apprese e contemplate in se stesse dalla coscienza di chi
le ha? 47

E, si noti, la questione indicata dallArdigo` a titolo esemplificativo, e`


intrinsecamente connessa alla problematica affrontata dal Pomponazzi nel
Tractatus de Immortalitate animae, per la cui soluzione egli rimandava alla
diretta osservazione della coscienza. Ora, che si trattasse gia` nellopera

La philosophie de Hamilton, trad. Cazelles, Paris, Baillie`re, 1869): cfr. W. BUTTEMEYER, Roberto
Ardigo` e la psicologia moderna, cit., pp. 9, nota 31 a pie` di pagina; 22, nota 15 a pie` di pagina, in
cui pare di evincere che ledizione del System of Logic consultata dallArdigo` sia stata la terza
(London, Parker, 1851).
47 R. ARDIGO ` , La psicologia come scienza positiva, cit., p. 173. Si tengano inoltre i seguenti
passi, sempre in merito alla ri-abilitazione dellosservazione introspettiva della coscienza: La
fisiologia si occupa anchessa del fatto della vita umana, come la psicologia. Ma sotto un altro
aspetto: cioe` sotto quello della sua manifestazione organica, o materiale, che dir si voglia. Sic-
che, quantunque sia di grandissimo ajuto alla psicologia, anzi si possa dire, che in molte parti
combaci con essa, non la puo` pero` sostituire. Il pensare, come fanno molti, che la scienza
della vita del pensiero, o morale, debba ormai lasciare il campo assolutamente a quella della
vita degli organi, o fisica, e` un errore [...]. Si danno in natura dei fenomeni psichici, vale a
dire dei fenomeni, che, considerati nella loro specialita`, non sono, ne fibre, ne fluidi, ne mo-
vimenti, ne altra forma qualunque, o condizione della materia, presa come tale. [...] Or dun-
que, se, oltre gli atti puramente fisiologici, che si vedono cogli occhi e si palpano colle mani,
si danno in natura anche degli atti psichici, non osservabili altrove che nellinterno della co-
scienza, si dovra` per questi ultimi avere una scienza speciale e distinta, che se ne occupi ex
professo (ivi, pp. 172-173).

451
DAVIDE POGGI

del 1870 di una critica al Comte (il che diverra` esplicito in opere della
tarda maturita` come A. Comte, H. Spencer e un positivista italiano, del
1908, o Estema, idea, logismo, del 1911),48 non deve risultare in contrad-
dizione con la scarsa conoscenza che lArdigo` dichiarera` di aver avuto,
agli albori del proprio positivismo, circa il pensiero del filosofo francese.
Egli trae infatti tali convincimenti proprio dalla lettura del System of Logic
di Stuart Mill, in cui si afferma esplicitamente che, di contro alle tesi del
Comte, le leggi del pensiero possono essere scientificamente indotte
non nel macro-fenomeno sociale, ma nel contesto dellimmediato posses-
so conoscitivo che il soggetto ha di cio` che accade nella propria coscienza
(la reflection lockiana), ossia in virtu` dellobservation e dellexperiment degli
stessi mental phenomena.49
Parimenti interessante e` la prima parte del passo del Discorso su Pietro
Pomponazzi precedentemente citato (che qui ripropongo per comodita`
del lettore):

48 Da me la Psicologia, e proprio quella fondata massimamente sulla osservazione in-

terna, non solo e` una scienza rigorosamente tale, ma e` quella colla quale intendo giustificare
i dati di tutte le altre, facendone quindi la scienza fondamentale. E apparisce questo, si puo`
dire, in tutte le pagine dei miei libri, che dimostrano, che lopera mia e` stata soprattutto
precisamente in quella osservazione diretta della coscienza, alla quale il Comte voleva si ri-
nunciasse (R. ARDIGO`, A. Comte, H. Spencer e un positivista italiano, in ID., Opere filosofiche,
X, Padova, Draghi, 1909, p. 489; gia` pubblicato nella Rivista di filosofia e scienze affini,
luglio 1908). Professando il Comte, che il fatto e` la ragione unica e legittima nella scienza
di affermare; e che lapprensione di esso ha solo un valore relativo; e che la legge non e`
altro che lordine secondo il quale si trovano succedere i fatti; onde infine sfugge alla
scienza la essenza e la causa: in tutto questo egli, come gia` avvertimmo, non ha fatto
che appropriarsi quanto si aveva gia` nella tradizione e nellabitudine scientifica. Se ne e` ap-
propriato senza cercarne la giustificazione nelle stesse ragioni gnoseologiche. Ed e` precisa-
mente su questo, che manca al Comte, delle ragioni gnoseologiche del metodo positivo,
che verte soprattutto lopera del mio particolare studio psicologico sopra ricordato. E
con cio` integro nella sua deficienza il Comte (ivi, pp. 489-490). In Estema, idea, logismo
(1911), lArdigo` osserva: La sperimentazione del fatto [...] impone assolutamente che si af-
fermi, non potendosi non aversi nella coscienza cio` che vi si ha; che e` la ragione per la
quale il Positivismo professa essere criterio del Vero la Sperimentazione del Fatto. E inten-
dendo per Fatto, non solo cio` che si vede e si tocca, come qualche povera e insana mente
vuol far credere che ritenga il Positivista, ma anche latto psichico semplice per se (e questo
soprattutto, poiche la sperimentazione su questo si basa) e latto intellettivo e quello estetico
e quello morale, e cos` via (R. ARDIGO`, Estema, idea, logismo, in ID., Opere Filosofiche, XI,
Padova, Angelo Draghi Editore, 1912, pp. 182-183; gia` pubblicato nella Rivista di filoso-
fia, continuazione della Rivista Filosofica e della Rivista di Filosofia e Scienze affini,
Anno 1911, fasc. III, Padova, giugno 1911).
49 Cfr. J.S. MILL , A System of Logic, cit., VI, 4, II , pp. 849-852. Circa la notevole analogia

tra il passo del System of Logic e i ragionamenti compiuti dallArdigo` ne La psicologia come
scienza positiva, cfr. W. BUTTEMEYER, Roberto Ardigo` e la psicologia moderna, cit., pp. 21-22.

452
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO

A chi legge oggi i libri del Pomponazzi sullanima e vi apprende, che la sua
dottrina e` basata sulla osservazione di questo fatto, che in ogni nostra intellezio-
ne, di cui siamo certi, abbiamo bisogno di un fantasma [...] deve sembrare di
leggere, in alcuno dei piu` recenti [trattati] psicologici, la esposizione delle piu`
moderne teorie sulla astrazione, sulla associazione delle idee e sulla necessita`
del linguaggio.50

Nellaccentuazione compiuta dal Pomponazzi del ruolo della sensa-


zione e dellimmaginazione allinterno del processo astrattivo aristoteli-
co-tomistico 51 (secondo il quale dalla permanenza di tracce immaginati-
ve negli organi del senso effetto delloriginaria sensazione lintelletto
potenziale astrae la forma degli oggetti del mondo esterno), accentua-
zione cui consegue la negazione della pensabilita`, da parte delluomo,
del simpliciter universale (giacche in omni [...] quantumcumque ab-
stracta cognitione idolum aliquod corporale sibi format),52 lArdigo` scor-
ge quellinterpretazione empiristica dellastrazione che da Berkeley,53

50 R. ARDIGO`, Discorso su Pietro Pomponazzi, cit., p. 36.


51 Allinterno di una delle opere capitali del corpus di scritti ardigoiani, La Ragione
(1894), il positivista mantovano mostra di conoscere e, almeno in parte, di condividere le
tesi dellinduzione delluniversale a partire dai contenuti sensitivo-immaginativi (luniver-
sale del per lo piu`), tesi esposte dallo Stagirita negli Analitici secondi (cfr. ivi, II, 19, 99b15-
100b19). Questo e` il commento dellArdigo`: Aristotele, sulla fine del secondo libro degli
Analitici posteriori, della Ragione [ossia dellattivita` intellettiva sovra-sensitiva] dice in sostanza
cos`: I sensi producono le sensazioni, e queste restano nella memoria loro. Un atto unico
dellAnima poi, paragonando tra loro le molte memorie, origina la esperienza unica, e,
astraendo dai particolari, luniversale, onde si informa la potenza relativa dellanima stessa,
per la quale luniversale medesimo e` il principio dellarte, se si riferisce alle cose da farsi, e
della scienza, se si riferisce a cio` che e`. E su cio` faremo alcune considerazioni. [...] Consi-
derazione seconda. Aristotele suppone degli atti speciali di speciali facolta` dellAnima, mentre
noi eliminiamo al tutto tale supposizione, che la scienza dimostra assurda [...] e non necessaria
e puramente immaginaria. [...] Considerazione terza. Giustamente pone Aristotele, che i ma-
teriali del lavoro razionale sono forniti tutti, nessuno escluso, dalle sensazioni, che restano
nella memoria e si unificano nella esperienza, che non e` altro che il nostro continuo del pen-
siero; e danno luogo al concepimento delluniversale, che non e` pero` la forma reale delle
cose, astratta dallintelletto attivo, come penso` Aristotele, ma e` invece solamente il ritmo co-
mune dei dati dellesperienza [...]. Considerazione quarta. Lunita` della esperienza, secondo
Aristotele, e` dipendente dallunita` dellatto della facolta` della sostanza semplice dellanima, e
non dalla continuita` del fatto psichico, dipendente da quella dellorgano cerebrale e della na-
tura in genere [...]. Considerazione quinta. Luniversale, secondo Aristotele, e` nellanima una
entita` numericamente unica, mentre in realta` e` invece lunificarsi in una sola totalita` ritmica
complessa dei ritmi analoghi, che concorrono a formarla, come gia` dicemmo (R. ARDIGO`,
La Ragione, in ID., Opere Filosofiche, VI, Padova, Draghi, 1894, pp. 222-224).
52 P. POMPONAZZI , De immortalitate animae, cit., caput nonum, p. 45r.

53 Cfr. G. BERKELEY , A Treatise concerning the Principles of Human Knowledge (1710), in ID .,

453
DAVIDE POGGI

Hume 54 e Condillac 55 giunge fino ai piu` attuali positivisti come lo stesso


Stuart Mill 56 (interpretazione secondo la quale il possesso di contenuti
astratti e universali in senso stretto e` una vana illusione che lanalisi psi-
cologica corregge mostrando come tali universali siano in realta` delle
immagini che, in virtu` del nome ad esse associato, riuniscono sotto di
se i contenuti di volta in volta esperiti dal soggetto).57
Una concezione dellastrazione che lArdigo` stesso, allinterno del sag-
gio autobiografico Guardando il rosso di una rosa, dice di aver avuto ben
presente nel momento della propria conversione al positivismo: la vi-
sione della rosa risulto` decisiva ai fini della svolta positivistica poiche
in tale visione lArdigo` ebbe lapprensione immediata della dinamica psi-
chica cognitiva che dalla sensazione culmina nellastrazione e nel pensie-
ro. Cos` il filosofo mantovano presenta tale episodio:
Leggevo un giorno, e colla mia inevitabile preoccupazione gnoseologica,
nel Manuale di Fisiologia delluomo di Giovanni Muller; e venni, leggendo e me-
ditando, a sedermi, nel giardinetto della casa canonicale da me abitata, sopra un
sasso, davanti ad un rosaio in fioritura. Una rosa nella piena espansione de suoi
petali specialmente attrasse il mio sguardo. Ed esclamai: Ma vedi che bel rosso! E
pronunciai proprio distintamente questa parola. E nel farlo andai subito a pen-
sare, che io avevo questa parola a mia disposizione, e con un significato che mi
brillava in mente, vale a dire con una idea relativa; anzi, con una idea generale,
che io potevo applicare a quelloggetto particolare, che qualificava come rosso; a
questo, e a tutti gli altri infiniti che convenissero con essa: a quel modo mede-
simo che ad un caso particolare si applica qualunque altra concezione, che ap-

The Works of George Berkeley, ed. by A.A. Luce and T.E. Jessop, II, London, Th. Nelson and
Sons, 1949, Introduction, 12-18; I, 5.
54 Cfr. D. HUME , A Treatise of Human Nature, cit., I, 1, VII .

55 Cfr. E . BONNOT DE CONDILLAC, Traite des Sensations, cit., IV, 6.


56 Cfr. J.S. MILL , A System of Logic, cit., I, 2, III -IV ; IV, 2-3. Anche il Taine (che allepoca

lArdigo` non conosceva) presenta una analoga concezione dellastrazione: cfr. H. TAINE, De
lIntelligence (1870), Paris, Hachette et C.le, 190611, I, 2, pp. 38-45; II, 4, pp. 252-267. Cfr.
anche la recente riproduzione della prima edizione del 1870 (Paris-Budapest-Torino, Har-
mattan, 2005).
57 Uninterpretazione empiristica dellastrazione che, del resto, era gia ` presente in
Locke. Questi nellEssay concerning Human Understanding formula la ridefinizione delle idee
astratte e universali in termini di sortal ideas: cfr. J. LOCKE, Essay, cit., II, 12, p. 164; III,
7-9, pp. 411-412; III, 11-13, pp. 414-416; III, 15, p. 417; III, 4, 1-2, pp. 420-421; III, 6,
32, pp. 459-460. Accanto a tale concezione dellastrazione, Locke presenta pero` una versione
alternativa affine a quella aristotelico-tomistica (benche egli non sembri affatto distinguere i
due processi astrattivi, presentandoli spesso assieme): cfr. ivi, II, 11, 19, p. 159; II, 27, 3,
p. 330; III, 3, 6, pp. 410-411; III, 3, 11; IV, 9, 1, p. 618.

454
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO

punto per tale applicabilita` dico essere generale. E quindi, se questa idea del ros-
so, essendo cos` generale, e` un dato del senso, perche non potranno essere del
pari un dato del senso tutte le altre, che si vogliono proprie dellintelletto? Ahi-
me`! Gia` erano preparate nella mente per gli studj e le riflessioni precedenti le
ragioni, onde attribuire la formazione delle idee, cosiddette intellettuali, alla con-
fluenza delle diverse rappresentazioni sensibili; quelle ragioni che poi ampiamen-
te esposi ne miei scritti posteriori.58

Abbiamo qui solo dei nomi che si legano a contenuti immaginativi


indeterminati e, in virtu` di tale nesso e tale indeterminatezza (ambedue
conditiones dellapplicabilita` ai molteplici casi dellesperienza), fungono
da concetti astratti e universali: la necessita`, sostenuta dal Pomponazzi,
del concreto psichico sensitivo-immaginativo, ossia del fantasma, per
le operazioni psichiche superiori e` quindi, agli occhi dellArdigo`, unaf-
fermazione psicologicamente valida e attuale.59
Non deve tuttavia passare in secondo piano un particolare: nelle pro-
prie riflessioni circa il rosso della rosa lArdigo` e` indotto dallo studio del-
lo Handbuch der Physiologie des Menschen di Johannes Muller.60 Il positivista
mantovano racchiude in questo dettaglio un aspetto essenziale del pro-
prio pensiero, il fatto cioe` che la problematica epistemologica viene esa-
minata da un duplice punto di vista, quello psicologico e quello fisiolo-
gico: cio` significa che il meccanismo dellintelligenza 61 (ossia linsieme
dei processi psichici che cominciano con il concreto dato sensitivo e,

58 R. ARDIGO`, Guardando il rosso di una rosa, cit., p. 257.


59 Italo Toscani si dichiarera ` in proposito daccordo con lArdigo` (benche non faccia
esplicitamente riferimento al positivista mantovano): Tale principio [la necessita` del fantasma
per ogni conoscenza] e` rimasto psicologicamente vero. Perche la nostra coscienza non puo`
accogliere nulla di cui non possegga in un qualche modo la rappresentazione; che non possa
in altre parole essere magari idealmente concretato con linee certe nei riguardi della nostra
vista psichica (P. POMPONAZZI, SullImmortalita` dellAnima, a cura di Toscani, cit., p. 118, nota
1 a pie` di pagina).
60 J.P. MU LLER, Handbuch der Physiologie des Menschen fu r Vorlesungen, 2 voll, Coblenz, J.
Holscher, 1833-1840. Alla conoscenza dellopera del Muller, va aggiunta, in particolar
modo, anche la conoscenza dellopera di Richard Wagner, lo Handworterbuch der Physiologie
(R. WAGNER, Handworterbuch der Physiologie mit Rucksicht auf physiologische Pathologie,
Braunschweig, Vieweg, 1846), degli studi dello Helmholtz e dei risultati della fisiologia e
neuro-fisiologia in generale (di cui lArdigo` era al corrente in virtu` della lettura di molteplici
riviste scientifiche). Circa le citazioni compiute dalle opere dello Helmholtz da parte dellAr-
digo` allinterno delle Opere Filosofiche, cfr. W. BUTTEMEYER, Roberto Ardigo` e la psicologia mo-
derna, cit., p. 35.
61 Cfr. R. ARDIGO ` , La psicologia come scienza positiva, cit., Avvertenza (1882), p. 56.

455
DAVIDE POGGI

per progressiva associazione e confluenza, culminano nelle modalita` di


pensiero piu` complesse e apparentemente sovra-sensitive) vede nellor-
ganismo la propria controparte (e il proprio fondamento). Questo, vedre-
mo, costituisce il cuore dellidea psicofisica dellanima.

3. LIDEA PSICOFISICA DELL ANIMA E LA CONCEZIONE TRASCENDENTE DELLA


MATERIA

Proprio in virtu` dellosservazione della coscienza il soggetto si scopre


bisognoso dei phantasmata per lo svolgimento delle funzioni cognitive di
natura intellettiva. Tali phantasmata portano con se tuttavia il funziona-
mento dellorganismo, giacche le percezioni sensitive e i loro residui altro
non sono che il frutto e la manifestazione dei processi fisiologici (incon-
sci) del corpo. Il che, tradotto nel linguaggio della psicologia aristotelica e
pomponazziana, equivale a dire che lanima intellettiva non e` ne separata
dallanima sensitivo-vegetativa e dal corpo, ne radicalmente eterogenea
rispetto ad essi (andando incontro per natura quindi necessariamente
al medesimo destino del corpo). La definizione dello status ontologico
avviene su basi gnoseologiche, ossia dietro lanalisi del modus cognoscendi
dellanima umana:
Amplius per nullum naturale signum cognosci potest intellectum humanum
habere alium modum intelligendi, ut experimento comprehendimus, quoniam
semper indigemus phantasmate; quare concluditur quod hic modus intelligendi
per phantasmata est essentialis homini.62

Cos`, osserva il pensatore rinascimentale,


inter ista duo extrema, scilicet non indigere corpore ut subiecto vel ut obiecto
[tale e` la condizione delle Intelligenze separate] et indigere corpore ut subiecto
et obiecto [tale e` la vita psichica degli animali che non oltrepassa i limiti delle
facolta` sensitive], est medium, quod neque est totaliter abstractum, neque est to-
taliter immersum [rispetto al corpo e alla materialita`]. Quare, cum fieri nequeat
ut aliquid indigeat corpore tamquam subiecto et non tamquam obiecto, ut ma-
nifestum est, relinquitur ut tale intermedium non indigeat corpore tamquam su-
biecto, verum tamquam obiecto. Hoc autem est intellectus humanus [...]. Media
[anima] vero, quae est intellectus humanus, in nullo suo opere totaliter absolvi-
tur a corpore, neque totaliter immergitur; quare non indigebit corpore tamquam

62 P. POMPONAZZI, De immortalitate animae, cit., caput nonum, p. 44v.

456
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO

subiecto, verum tamquam obiecto. [...] Et sic medio modo inter abstracta et non
abstracta erit actus corporis organici [...] in omni suo opere [...], cum semper de-
pendeat a corpore tanquam obiecto.63

Una relazione di dipendenza dal corpo che, se gia` nel Tractatus de Im-
mortalitate animae appare stretta (senza pregiudicare il fatto che lintelletto
sia, in ultima analisi, sui generis rispetto alla corporeita`, poiche, se lintel-
letto umano necessita dei phantasmata e dei relativi processi organici co-
sa che trova conferma non solo sul piano psichico mediante la necessita`
degli idola riscontrata dal soggetto in semetipso, ma anche su quello psi-
co-fisico, analizzando i casi di laesio organorum 64 , cio` non significa
che intellectus humanus [...] intelligendo [...] fungatur quantitate),65

63 Ibid.
64 Ivi, caput octavum, p. 43v. E` interessante notare come questo argomento di carattere
psico-fisico (la dimostrazione della necessita` dellimmagine sensibile e del corpo per lintel-
lezione), costituisce una ripresa dei ragionamenti compiuti da Tommaso dAquino nella
Summa Theologi: cfr. THOM. AQ. Summ theologi I, q. 84, a. 7, resp. LArdigo` pare ignorare
tale aspetto sperimentale della gnoseologia tomistica, che pur conosceva (anche il sopracci-
tato esempio autobiografico del dolore e dei metodi per alleviarlo si ispira a Tommaso: cfr.
THOM. AQ. Summ theologi I, q. 76, a. 1, resp.), prediligendo una lettura del pensiero del-
lAquinate incentrata sulla massiccia presenza in esso della speculazione metafisica, a discapito
dellattenzione allesperienza concreta.
65 Ivi, caput octavum, p. 45r. Proprio in virtu` di tale irriducibilita` alla materia, lintelletto
umano puo` rivolgere la propria attenzione su se stesso, ossia reflectere supra se ipsum (ivi,
caput octavum, p. 44v), esercitare lattivita` discorsiva della ragione e concepire luniversale e
comprendere per universali (cfr. ibid.). Una conoscenza riflessiva di se stessa che tuttavia,
a motivo dellincapacita` dellanima di elevarsi al pensiero puro (scevro cioe` dalle immagini
corporee), non e` piena (come quella che le intelligenze hanno di se). Italo Toscani, com-
mentando queste tesi, si pone sulla linea interpretativa ardigoiana, ossia evidenzia lattualita`
di tali affermazioni, individuando delle analogie con quanto sostenuto dal James circa la co-
scienza che il soggetto ha di se stesso: Dice in proposito il James che la coscienza dellio ri-
sulta: 1 dai suoi elementi costitutivi (io materiale io sociale io spirituale io puro). 2
dalle sensazioni e dalle emozioni che questi suscitano (sentimento di se self seeling). 3 dalle
azioni che essi provocano. Ricerca e protezione dellIo (self-seeking and self-preservation)
(P. POMPONAZZI, SullImmortalita` dellAnima, a cura di Toscani, cit., p. 123, nota 1 a pie` di
pagina). In questo accostamento il Toscani, che gia` altrove si mostra influenzato dallArdigo`
nellanalisi del pensiero pomponazziano, e` forse incoraggiato dallinteresse espresso dallAr-
digo` circa la psicologia del James (col cui pragmatismo il positivista mantovano era tuttavia
in disaccordo: cfr. W. BUTTEMEYER, Roberto Ardigo` e la psicologia moderna, cit., pp. 13 e nota 53
a pie` di pagina; ivi, p. 95, Appendice II, Lettera dellArdigo` al Ferrari del 7 aprile 1904): cfr.
W. JAMES, Le varie forme della coscienza religiosa. Studio sulla natura umana, trad. di G.C. Ferrari
e M. Calderoni, Prefazione di R. Ardigo`, Torino, Bocca, 1904). Circa le teorie del James in
merito allio, cfr. W. JAMES, The Principles of Psychology, I (di II), Dover Publications, New
York, data di pubblicazione non indicata (rist. anast. delledizione pubblicata da Henry Holt
& Company nel 1890), chapter X, pp. 291-401.

457
DAVIDE POGGI

nellApologia (1518) 66 e in uno degli ultimi saggi, il De nutritione et aug-


mentatione (1521),67 andra` incontro a una radicalizzazione, giacche il
Pomponazzi compie in tali opere una ri-definizione non piu` solo della-
nima, ma dellintelletto stesso in termini materiali, come notera` il Fio-
rentino nel saggio dedicato al Pomponazzi e alla scuola aristotelica di Bo-
logna e Padova:
Lintelletto non alberga piu` nella materia per una certa concomitanza 68 [...],
dacche questa puo` trarre quello dalla sua energia, ed assurgervi, senza che laltro
scenda in lei da sconosciute regioni. [...] Questa modificazione [...] a me sembra
contenere una mutazione sostanziale [...]. Imperocche altro e` il dire che lintel-
lezione nostra non possa aver luogo senza lesistenza dellintelletto separato, ben-
che questo non vi influisca punto ne poco; altro e` il credere la materia capace di
sollevarsi per virtu` propria sino al conoscere.69

Tra materia e intelletto non vi sarebbe piu` alcuna soluzione di conti-


nuita`, nessuna differenza essenziale, giacche la materia puo` elevarsi al
pensiero e generare la conoscenza per virtu` della materia stessa.
Questa radicalizzazione (che non e` piu` solo un controllo critico atto a
porre dei freni allinutile moltiplicazione delle facultates allinterno del
processo cognitivo, ma si configura come unipotesi interpretativa 70 cir-
ca i rapporti tra la virtu` sensitiva e quella intellettiva) non sfugg` nemme-
no allArdigo`, il quale, nel Discorso su Pietro Pomponazzi, oltre al Tractatus
de immortalitate animae, fa proprio riferimento allApologia e al De nutritione:
Chi vi legge [nel Tractatus del immortalitate animae e allinizio dellApologia],
come, dal principio enunciato [quello per cui in ogni intellezione luomo neces-

66 Si igitur apud hos celeberrimos peripateticos, cogitativa virtus extensa est, quoniam
omnes affirmant ipsam esse virtutem sensitivam; ipsaque potest sequestrare substantiam a
quantitate; quid igitur obstat, et ipsum intellectum, existentem materialem et extensum, se-
cundum quemdam altiorem gradum, quam sit cogitativa ipsa, infra tamen limites materiae, et
universaliter conoscere, et universaliter syllogizare? Non discedendo tamen penitus a materia,
quoniam in omni tali cogitatione dependet a phantasmate. Puto itaque quod qui tenet co-
gitativam esse talem, multum probabiliter habet tenere et de intellectu (P. POMPONAZZI,
Apologia, cit., I, caput tertium, p. 59v).
67 Cfr. P. POMPONAZZI , De nutritione et auctione (Bononiae, per Hieronymum de Vebe-

dictis, 1521), ristampato col titolo De nutritione et augmentatione in Tractatus acutissimi, utillimi et
mere peripatetici, cit., I, caput undecimum, pp. 121r-123r; I, caput vigesimum tertium, p. 130r.
68 Il Fiorentino fa qui riferimento a P. POMPONAZZI , De immortalitate animae, cit., caput

decimum, p. 46v.
69 F. FIORENTINO , Pietro Pomponazzi, cit., pp. 174-175. Cfr. anche ivi, p. 173.

70 Cfr. P. POMPONAZZI , Apologia, cit., I, caput quintum, pp. 62v-63r.

458
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO

sita di un fantasma], egli deduca la necessita` assoluta dellorganismo, per tutti in-
distintamente gli atti del pensiero, credera` di udire uno degli attuali fisiologi, o il
discorso [...] del Tyndall. Chi legge quello che egli dice, in qualche luogo del-
lApologia e del libro della Nutrizione, sui rapporti tra il conoscere e la virtu` della
materia, deve necessariamente correre col pensiero alle piu` nuove teorie sulle
monadi e sulla natura della materia.71

Ora, in tale passaggio il positivista mette in evidenza quelli che sono


gli altri due concetti chiave del positivismo ottocentesco, due concetti tra
loro strettamente connessi: lidea psicofisica dellanima e la concezione
trascendente della materia.
Cosa si deve intendere per idea psicofisica dellanima? Per compren-
dere il senso di questa espressione occorre guardare, come lArdigo` stesso
suggerisce, a un saggio di John Tyndall comparso sulla francese Revue
des Cours scientifiques, Les forces physiques et la pensee (1868), da cui il
pensatore mantovano trasse tale nozione (e non dalla psico-fisiologia
del Fechner, benche affine sotto vari aspetti).72 Si tratta di un discorso di-
vulgativo atto a presentare lo spirito scientifico della Royal Society di Lon-
dra (di cui il Tyndall era membro), discorso che, sin dalle prime battute,
pone in evidenza la complessita` del concetto di verita` in relazione alla
conoscenza fisica della natura:
Cest, je crois, lAmericain Emerson qui a dit quil etait bien difficile, pour
ne pas dire impossible, dexprimer fortement une verite sans faire un tort appa-
rent a` quelque autre verite. Dans cet etat de choses, il me semble que la meil-
leure marche a` suivre est dexprimer fortement les deux verites et de donner a`
chacune delles sa part dans la formation de la conviction resultante. Car souvent
la verite, semblable a` un aimant avec ses deux poles, a un caracte`re de dualite.
Bien des differences qui agitent les penseurs ont leur source dans lexclusion avec
laquelle les differentes parties affirment une moitie de la dualite, en oubliant en-
tie`rement lautre.73

Il fisico inglese comincia a questo punto un lungo esempio che, par-


tendo dalla natura inorganica e passando progressivamente alla sfere della
vita, vegetale e animale, ha lo scopo di portare alla luce come i piu` di-
sparati modi di presentarsi della natura altro non siano che la controparte

R. ARDIGO`, Discorso su Pietro Pomponazzi, cit., pp. 35-36.


71

Cfr. W. BUTTEMEYER, Roberto Ardigo` e la psicologia moderna, cit., pp. 11, 22.
72

e (tr. de langlais par Ed. Barbier), 5 dec. 1868,


73 J. TYNDALL , Les forces physiques et la pense

Revue des Cours scientifiques, Paris, Baillie`re, VI, 1868-1869, p. 12.

459
DAVIDE POGGI

manifesta e sperimentabile delletat moleculaire e delle forces attrattive e


repulsive che operano su questo livello insensibile: 74
La formation dun cristal, dune plante ou dun animal, est [...] un simple
proble`me mecanique qui ne diffe`re des proble`mes mecaniques ordinaires que
par la petitesse des masses et la complexite des procedes. Voila` un cote de notre
double verite. Examinons actuellement lautre moitie.75

Il Tyndall si appresta cioe` ad affrontare la questione del rapporto tra la


dimensione fisica e quella della coscienza e del pensiero. E` proprio a
questo punto che comincia quella parte del discorso che lArdigo` riporta
nel Discorso su Pietro Pomponazzi nella seguente versione semplificata e
da lui tradotta in italiano:
Ogni atto di coscienza, sia poi una sensazione, o un pensiero astratto, o un
affetto, corrisponde ad un certo determinato stato molecolare del cervello. Sem-
pre ha luogo questa relazione tra la fisica e la coscienza: in modo che, dato uno
stato del cervello, se ne dovrebbe dedurre il pensiero e il sentimento; e vicever-
sa, dato il pensiero o il sentimento se ne potrebbe dedurre lo stato del cervello.
Ma come fare questa deduzione? [...] Poiche laggruppamento delle molecole,
onde i materialisti vogliono spiegare tutto, in realta` non ispiega niente.76

74 Cfr. ivi, pp. 13-14.


75 Ivi, p. 14.
76 R. ARDIGO ` , Discorso su Pietro Pomponazzi, cit., pp. 34-35. Cfr. anche R. ARDIGO ` , La
psicologia come scienza positiva, cit., pp. 231-232. Loriginale francese presenta alcuni particolari
degni di attenzione, benche il senso del discorso del Tyndall sia stato adeguatamente colto
dallArdigo`: Un homme, par exemple, peut dire, je sens, je pense, jaime; mais comment
la conscience vient-elle se meler a` notre proble`me? On regarde le cerveau humain comme
lorgane de la pensee et du sentiment; quand nous sommes blesses, le cerveau ressent la bles-
sure, quand nous reflechissons, cest le cerveau qui pense; cest le cerveau qui met en mou-
vement nos passions et nos affections. Essayons detre un peu plus precis. Je crois que tous les
grands penseurs, qui ont etudie ce sujet, sont prets a` admettre lhypothe`se suivante: que Tout
acte de conscience, que ce soit dans le domaine des sens, de la pensee ou de lemotion, cor-
respond a` un certain etat moleculaire defini du cerveau, que ce rapport de la physique a` la
conscience existe invariablement; de telle sorte quetant donne letat du cerveau, on pourrait
en deduire la pensee ou le sentiment correspondant, ou quetant donne la pensee ou le sen-
timent on pourrait en deduire letat du cerveau. Mais comment faire cette deduction? Au
fond ce nest pas un cas de deduction logique. Cest tout au plus un cas dassociation empi-
rique. Vous pourrez repondre que bien des deductions de la science ont ce caracte`re dem-
pirisme; la deduction, par exemple, quun courant electrique circulant dans une direction
donnee fera devier laiguille aimantee dans une direction definie; mais les deux cas diffe`rent
en ceci, que si lon ne peut demontrer linfluence du courant sur laiguille, on peut au moins
se la figurer, et que navons aucun doute quon finira par resoudre mecaniquement le pro-
ble`me; tandis quon ne peut meme se figurer le passage de letat physique du cerveau aux

460
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO

Lidea psico-fisiologica dellanima, che lArdigo` ritiene lultimo e il


piu` positivo dei molteplici tentativi di definizione della natura dellanima
e dei suoi rapporti col corpo, significa appunto la corrispondenza dei due
piani, fisico e psichico, per cui il contenuto di coscienza si produce in
corrispondenza della stimolazione organica e ne e` la controparte conscia
(una corrispondenza evidenziata dagli esperimenti di neurofisiologi come
Helmholtz, Fechner, Marey, etc.).77 Poiche qualita`, forma e atteggiamen-
to dellorgano del corpo sono le condizioni da cui dipendono totalmen-
te tutti gli atti psichici in quanto consistono tutti in sensazioni, o ricor-
danze di sensazioni, ne La psicologia come scienza positiva, radicalizzando i
ragionamenti compiuti dal Pomponazzi nel Tractatus de immortalitate ani-
mae, lArdigo` osservera`:
La vita psichica incomincia colla organica, e ingrandisce, metamorfizzandosi
con essa, a poco a poco, e a poco a poco vien meno; e il corpo muore, anche
psicologicamente, non dun tratto, come se partisse da esso qualche cosa repen-
tinamente, ma a grado a grado, a parte a parte.78

Il che non annulla affatto i caratteri distintivi dei due livelli, scongiu-
rando (almeno per il momento) lesito materialistico (cos` come per il
Pomponazzi del Tractatus de immortalitate animae il fatto che lanima intel-
lettiva sia legata alla quantita` non significa affatto che nel pensiero non vi
sia che quantita`):
Per fortuna grande le aumentate cognizioni ed analisi filosofico-psicologiche
da un lato, e dallaltro le abitudini veramente scientifiche, partorite dalle scienze

faits correspondants du sentiment. Admettons quune pensee definie corresponde simultane-


ment a` une action moleculaire definie dans le cerveau. Eh bien! Nous ne possedons pas lor-
gane intellectuel, nous navons meme pas apparemment le rudiment de cet organe, qui nous
permettrait de passer par le raisonnement dun phenome`ne a` lautre. Ils se produisent en-
semble, mais nous ne savons pas pourquoi (J. TYNDALL, Les forces physiques et la pensee,
cit., pp. 14-15).
77 Cfr. R. ARDIGO ` , Discorso su Pietro Pomponazzi, cit., p. 40.
78 R. ARDIGO ` interessante notare
` , La psicologia come scienza positiva, cit., pp. 185-188. E
come, quando il passaggio al positivismo si sara` definitivamente concluso nellArdigo` (ossia a
partire da La psicologia come scienza positiva del 1870), non si parlera` piu` solo di idea psicofisica
dellanima, ma di sostanza psicofisica, la quale espressione, liberato il termine sostanza da
quella valenza metafisica che le dette la tradizione filosofica, indica che il fatto psichico sen-
sitivo e` lindistinto originario da cui, in base a cio` cui esso e` abitudinariamente associato o
inquadrato (relativamente ad esso), diviene me (livello psichico, coscienza individuale
e soggettiva) o non me (cosa del mondo fisico spazialmente fuori del soggetto). Cfr. ivi,
pp. 178-193, 382-387.

461
DAVIDE POGGI

naturali, hanno costretto i materialisti a riconoscere, in modo chiaro, limpossi-


bilita` di trasformare lestensione e il moto, soli attributi della materia come tale,
in sensazioni, in raziocini, ed in affetti.79

Certo, affinche si potesse parlare di parallelismo psico-fisiologico, os-


sia di idea psico-fisica dellanima, fu necessario rintracciare nellorgani-
smo le orme del pensiero,80 e questo, osserva lArdigo`, fu proprio lesito
degli studi psicofisiologici. Cio` comporta tuttavia unulteriore ri-defini-
zione oltre a quella dellanima: quella della materia. Dato che non vi e`
contrapposizione essenziale tra spirito-psichico e corpo-fisico, entrambi
devono essere ricondotti ad un unicum originario, che viene a definirsi in
un modo o nellaltro (analogamente a quanto fece Leibniz con le mona-
di, alle quali riconduce tanto cio` che e` corporeo, ossia la matie`re, quanto
cio` che e` a-corporeo, ossia lame e lesprit).81
Cos`, se nelle tesi asserite dal Pomponazzi quali lidentificazione del-
lanima intellettiva con quella vegetativo-sensitiva nellunica anima inte-
sa come forma del corpo organico e la dipendenza dellanima intellettiva
dal funzionamento del corpo lArdigo` scorge i prodromi dellidea psico-
fisica dellanima, nellaffermazione della possibilita` insita nella materia di
generare il pensiero (per sue sole intrinseche virtu`) egli intravede quel-
lavvicinamento dello psichico e del fisico che il positivismo racchiude
nellespressione concezione trascendente della materia.82 Un avvicina-
mento che pero`, per essere letto nel modo in cui lo legge lArdigo`, esige
una chiave di lettura e tale e` il ruolo della teoria evoluzionistica darwi-
niana e di quella della conservazione-trasformazione della forza/energia,
come sosteneva Helmholtz, o del moto, come voleva lastrofisico Angelo
Secchi (tre teorie che il filosofo mantovano mostra di conoscere).83 Cio`
diventera` esplicito ne La psicologia come scienza positiva, dove si afferma:

79 R. ARDIGO`, Discorso su Pietro Pomponazzi, cit., p. 41.


80 Ivi, p. 40.
81 Ivi, pp. 41-42.

82 Lidea psicofisica e ` contenuta nella dottrina della necessita` del fantasma, per gli atti
della cognizione; e quindi dei corrispondenti moti organici, con tutto quello che ne conse-
gue; lidea trascendente della materia, in quella della possibilita` dei rapporti tra il conoscere e
la virtu` della materia (ivi, p. 43).
83 Gia ` nelle prime pagine del Discorso su Pietro Pomponazzi lArdigo` mostra infatti di co-
noscere e condividere le tesi evoluzionistiche darwiniane, da poco presentate in lingua ita-
liana (cfr. CH. DARWIN, On the Origin of Species by Means of Natural Selection, or the Preservation
of Favoured Races in the Struggle for Life, London, Murray, 1859; la prima traduzione italiana
compare pochi anni prima del discorso dellArdigo`: cfr. ID., Sullorigine della specie per elezione

462
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO

Il grande albero del pensiero umano, colla meraviglia del suo fusto e delle
sue frondi, non potra` essere inteso, prima che non sia stato convenientemente
studiato linforme germoglio di vita psichica del zoofito, e non se ne sia seguita
la evoluzione graduata e progrediente per la scala degli animali, di classe in clas-
se, di specie in specie.84

Ragione, questa, per la quale lo studio psicologico deve essere con-


dotto, non solo introspettivamente e ponendo attenzione alla manifesta-
zione esterna-corporea dei contenuti di coscienza, ma anche in maniera
comparata. Si considerino in merito i passi, sempre de La psicologia come
scienza positiva, in cui, al fine di evidenziare le analogie tra la dimensione
psichica e quella fisica, il pensatore mantovano procede al confronto tra le
leggi cui sottostanno anche i fenomeni della coscienza e quelle che re-
golano il cosiddetto mondo esterno:
Lassociazione delle idee e` una semplice applicazione delle due maggiori
leggi, che determinano la produzione dei fenomeni nelluniversa natura: voglio

naturale, prima traduzione italiana per cura di G. Canestrini e L. Salimbeni, col consenso del-
lautore, Modena, Zanichelli, 1864): cfr. R. ARDIGO`, Discorso su Pietro Pomponazzi, cit., pp.
18-19. Citazioni dallopera di Darwin (nella traduzione italiana) compariranno con notevole
frequenza anche ne La psicologia come scienza positiva e nelle relative Note: cfr. ivi, pp. 89, 90,
304, 355, 368, 370, 381. Se degli studi di Helmholtz si parla gia` nel Discorso (cfr. ivi, pp. 39-
40), seppur in maniera generica, e` ne La psicologia come scienza positiva (1870) che lArdigo` fa
riferimento alla legge per cui la forza non si crea e non si perde, e [...] nella natura si con-
serva inalterabilmente la totalita` della sua energia, malgrado le continue infinite variazioni
della sua azione nelle singole cose (ivi, p. 96). Cfr. H. VON HELMHOLTZ, Ueber die Erhaltung
der Kraft, Berlin, Reimer, 1847 (edito, in traduzione italiana, in ID., Opere, a cura di V. Cap-
pelletti, Torino, UTET, 1969, pp. 49-116). Quanto alle teorie di Angelo Secchi, se lArdigo`
dichiara esplicitamente di conoscerne la tesi esposta ne Lunita` delle forze fisiche (Roma, Ti-
pografia Forense, 1864), ossia la legge dellequivalenza della forza calorica (nonche della forza
in generale) e del movimento (per cui si ha la trasformazione della quantita` di moto di un
sistema fisico in una quantita` di moto ad essa equivalente), gia` allinterno del Discorso su Pie-
tro Pomponazzi (allinterno del discorso sulla naturalita` dei fenomeni: cfr. ivi, p. 27) e, ne La
psicologia come scienza positiva (1870), i riferimenti a tale scritto si fanno assai frequenti, egli
ritiene di sostenere in ambito psicologico lequivalente di quanto teorizzato dal Secchi in am-
bito astronomico e fisico (cfr. Lettera del mons. L. Martini al card. Patrizi del 16/08/1871, pub-
blicata in G. MARCHESINI, La vita e il pensiero di Roberto Ardigo`, Milano, Hoepli, 1907, pp. 16-
19; cfr. in merito anche W. BUTTEMEYER, Ardigo` e la psicologia moderna, pp. 55-56 e nota 3 a
pie` di pagina 56). Anche nellopera del Secchi, benche di argomento fisico, lArdigo` pote
trovare la tesi dellirriducibilita` del mentale al fisico, pur nella totale corrispondenza del
primo al secondo (cfr. A. SECCHI, Lunita` delle forze fisiche, cit., I, 1, p. 6).
84 R. ARDIGO ` , La psicologia come scienza positiva, cit., p. 169. La nota 152 (cfr. ivi, p. 355)
cui lArdigo` rimanda alla fine di tale passo consiste in una citazione dal saggio di Darwin sul-
lorigine della specie.

463
DAVIDE POGGI

dire la legge della latenza delle forze e quella della divisione del lavoro. Se un
fascio di luce solare cade sopra una foglia verde di un vegetale, la forza, che vi
apporta, non vi si trasforma tutta in un modo. Una parte dei raggi ne e` riflettuta
[...]. Ma unaltra parte vi si arresta a dar nuova forma alle sostanze, che hanno da
costituire la materia e i tessuti vegetali [...]. Analogo e` il processo delle opera-
zioni mentali. La forza [...] non si esaurisce tutta nello stimolo, non si esaurisce
tutta nella sensazione cosciente, che ne consegue; una parte si fa, per cos` dire,
latente e si fissa in forma di tendenza od abitudine [...]. Come poi la forza greg-
gia, o ricevuta dal di fuori, o ammassata al di dentro mediante i processi fisio-
logici, o messa in serbo ed impressa nella forma latente della memoria, della in-
clinazione, della abitudine, si metamorfizzi nelle svariatissime, meravigliose,
infinite forme del pensiero, questo ci e` spiegato per la legge della divisione
del lavoro. [...] Quella forza, che nel zoofito stante limperfezione degli ordigni
in cui si incontra, non si trasmuta, che in una sensazione ottusissima, nelluomo,
che presenta una organizzazione assai piu` complicata e finita, puo` tradursi nella
meditazione del filosofo, nellestro dellartista, nella virtu` eroica di chi da` la sua
vita per unidea.85

In base a tali premesse lArdigo` perviene quindi a degli esiti interpre-


tativi esattamente contrari a quelli che il Fiorentino aveva raggiunto nel
proprio saggio del 1868:
La controversia dellintelletto possibile [ossia la questione del congiungi-
mento di materia e intelletto nelluomo] [...] parmi avere questo significato,
di accostarci cioe` sempre piu` a riconoscere il pensiero come intimo al mondo,

85 R. ARDIGO`, La psicologia come scienza positiva, cit., pp. 201-203. Si consideri lanalogia
tra le riflessioni del passo proposto e quelle dellincipit del Discorso su Pietro Pomponazzi, de-
dicato proprio alle trasformazioni delle forze fisiche e alla comparsa, tra di esse, del pensiero
umano, esplicitamente definito una forza meravigliosamente grande: Giorgio Stephenson,
il celebre ingegnere inglese che ha fatto costruire la prima locomotiva, stando un giorno a
guardare la lunga fila dei carri che, trascinati dalla sua macchina sulle rotaie di ferro, con im-
ponente aspetto gli passavano dinanzi rapidamente, diceva ad un suo amico, che era con lui:
cio` che imprime il movimento a tutto questo convoglio non e` che la luce del sole. Egli aveva
ragione. La locomotiva rimorchiatrice dei carri si moveva per la elasticita` del vapore acqueo
sviluppato nella sua caldaia dalla combustione del carbon fossile: e questo carbone non e` altro
che il prodotto di un lavoro segreto dei raggi solari nellinterno delle cellule verdeggianti dei
vegetali. Stephenson aveva ragione. Ma egli avrebbe detto una cosa ancor piu` mirabile e piu`
vera, se di quel fatto grandioso e sorprendente, che rendeva attoniti tanti spettatori, avesse
additato unaltra causa; una causa ancor piu` remota e, in apparenza, troppo tenue per tanto
effetto, vale a dire il semplice pensiero di un uomo (R. ARDIGO`, Discorso su Pietro Pompo-
nazzi, cit., pp. 13-14). Ora, se nellincipit del discorso del 1869 non e` affatto dichiarata lo-
mogeneita` delle forze fisiche e del pensiero, non si deve dimenticare che esso trascenda il
piano delle prime, in virtu` della naturalita` di tutti i fenomeni, psichici e fisici, di cui si parla
nel Discorso.

464
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO

e percio` di scemare lopposizione recisa che il medio evo aveva posto tra il mon-
do di la` ed il mondo di qua non solo, ma ancora tra la materia e lo spirito.86

Non limmanenza dellAssoluto nel mondo fu il vero senso delle tesi


del Pomponazzi, osserva lArdigo`, ma la conciliazione di materia e spirito
allinterno dellunica dimensione della natura.

4. LA NATURALITA` DEI FENOMENI

Proprio il concetto di natura introduce laltro tema che lArdigo` dice


essere caratteristico del pensiero moderno in generale e del positivismo in
particolare, la naturalita` dei fenomeni. Cos` scrive nellincipit del quarto
articolo del Discorso su Pietro Pomponazzi, articolo dedicato proprio a tale
argomento:
Il concetto che, estendendo via via, sempre piu`, la sua efficienza logica, ha, si
puo` dire, dato laspetto caratteristico al pensiero moderno, e` quello della natu-
ralita` dei fenomeni.87

Riprendendo le riflessioni vichiane e comtiane (conosciute pero`, que-


ste ultime, non direttamente, ai tempi del Discorso su Pietro Pomponazzi,
ma grazie alla saggio del 1866 di Pasquale Villari),88 lArdigo` mostra co-

86 F. FIORENTINO, Pietro Pomponazzi, cit., p. 475. Cfr. in merito la nota 22 del presente
lavoro.
87 Ivi, p. 25.
88 Cfr. P. VILLARI, La filosofia positiva e il metodo storico. Memoria, Il Politecnico, Serie
IV, I, gennaio 1866, sezione letterario-scientifica, Milano, Amministrazione del Politecnico
(tip. F. Zanetti), pp. 1-29 (versione in cui e` stato da me consultato e da cui trarro` eventuali
citazioni); ristampato in ID., Saggi di storia, di critica e di politica. Nuovamente raccolti e riveduti
dallAutore, Firenze, Tip. Cavour, 1868, pp. 1-36. Cfr. inoltre la recente edizione curata da
M. Martirano: P. VILLARI, Teoria e filosofia della storia, introduzione di G. Cacciatore, Roma,
Editori Riuniti, 1999, pp. 111-148. Cfr. W. BUTTEMEYER, Roberto Ardigo` e la psicologia mo-
derna, cit., pp. 8-9 e nota 29 a pie` di pagina 9, in cui sono indicati i luoghi in cui lArdigo` fa
riferimento al Villari e si dice debitore del suo pensiero e, in particolare, del suo scritto del
1866. Si noti, in merito, come lArdigo` segua da vicino (se non addirittura ricalchi) la clas-
sificazione delle tre epoche storico-culturali dellumanita` che il Villari aveva proposto ne La
filosofia e il metodo storico: analogamente al filosofo napoletano, lArdigo`, nel Discorso su Pietro
Pomponazzi (cfr. ivi, 25-27), parla di una prima epoca dominata dalle superstizioni e dalla
mitologia (epoca che il Villari chiamava teologica: cfr. ID., La filosofia e il metodo storico,
cit., pp. 6-7; pp. 118-119 delledizione a cura di Martirano), di un secondo periodo carat-
terizzato dalla ricerca di un unico principio in virtu` del quale render conto della realta` (pe-

465
DAVIDE POGGI

me, nella spiegazione degli eventi della natura, lumanita` abbia progressi-
vamente abbandonato le interpretazioni fantastico-mitologiche e meta-
fisico-teologiche, giungendo alla definizione del mondo come sistema
autosufficiente, i cui elementi, strettamente interconnessi, costituiscono
luno la ragione dellaccadere dellaltro. Nulla e` piu` considerato isolato,
in balia di potenze soprannaturali, nulla rinvia ad entita` trascendenti il
piano degli eventi stessi di cui occorre render conto:
Non fu se non in seguito a nuovi studi, a nuove scoperte, che [luomo] si
accorse, che la ragione dei fenomeni, in prima a dirittura collocata in una forza
estrinseca, piu` o meno lontana, deve essere cercata nelle cose stesse in cui si ve-
dono. Onde si conchiuse che, [...] tutto quello, che apparisce nella natura, non
e`, che una trasformazione, matematicamente determinata, di cio` che gia` prima
in essa esisteva.89

La concezione della naturalita` dei fenomeni ha appunto una tale va-


lenza critica (atta cioe` a porre dei freni, in stile occamistico, alla-critica
moltiplicazione degli elementi in gioco, al ricorso immotivato al deus ex
machina) e, per lArdigo`, costituisce un metodo di infinita applicabilita`.
Se allinterno degli scritti del Pomponazzi sullanima, come ho preceden-
temente cercato di evidenziare, lArdigo` scorge nella necessita` delle
sensazioni, delle immagini e di tutto cio` che di corporeo e` sotteso in esse
il rifiuto, da parte del pensatore rinascimentale, di quella rottura duali-
stica tra anima e corpo che la tradizione psicologica aveva operato nel
soggetto (o, meglio, imposto ad esso); se in tale conciliazione di intel-
letto e sensazione poste addirittura agli estremi di un iter senza fratture
che la materia non possa superare in virtu` di cio` che possiede gia` in se

riodo denominato metafisico dal Villari: cfr. ID., La filosofia e il metodo storico, cit., p. 7; p.
119 delledizione Martirano) e, da ultimo, di una terzo stadio dellumanita`, quello propria-
mente scientifico che entrambi i filosofi chiamano positivo (cfr. P. VILLARI, La filosofia e il
metodo storico, cit., p. 9; p. 121 delledizione di Martirano). Il terminus a quo dellepoca po-
sitiva e` tuttavia rappresentato, secondo il Villari, dal pensiero di Galilei e dal suo metodo
fondato su osservazione, ipotesi, esperimento e formulazione della legge (cfr. P. VILLARI,
La filosofia e il metodo storico, cit., pp. 10-11; pp. 122-124 delledizione Martirano). In merito,
notevoli sono le analogie, concettuali e terminologiche, tra i passi in cui il Villari presenta il
metodo galileiano e positivo per cui dal fatto osservato si giunge allinduzione della legge
generale e quelli in cui lArdigo` espone il rapporto di priorita` gnoseologica del fatto ri-
spetto al livello ideale dei princ`pi e delle leggi: cfr. P. VILLARI, La filosofia e il metodo storico,
cit., p. 10 (pp. 122-123 delledizione di Martirano); R. ARDIGO`, Discorso su Pietro Pompo-
nazzi, cit., pp. 45-46.
89 Ivi, p. 26.

466
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO

stessa il positivista mantovano individua, giustamente, il rifiuto del ri-


corso a entita` che vadano oltre il piano da cui ha origine tutta la sua vita
(fisiologica e psichica); nelle due opere inedite del 1520, il De incantatio-
nibus 90 e il De fato, trova ora lapplicazione di tale metodo critico-speri-
mentale non piu` solo al mondo interno della vita psichica soggettiva,
ma anche al mondo esterno, sia esso inteso come mondo della natura,
che come mondo morale, ossia la societa` umana con le sue manifesta-
zioni culturali.
Certo, tale molteplice applicazione del principio della naturalita` dei
fenomeni emergera` maggiormente nelle opere piu` positivistiche rispetto
al Discorso su Pietro Pomponazzi (nella Psicologia come scienza positiva se ne
fara` un ampio uso in ambito psicologico),91 ma gia` nellorazione del 1869,

90 P. POMPONAZZI, De naturalium effectuum causis sive de Incantationibus (1520), Reprogra-


fischer Nachdruck der Ausgabe Basel 1567, Hildesheim-New York, Olms, 1970.
91 Cfr. R. ARDIGO ` , La psicologia come scienza positiva, cit., pp. 63-72, 84-99, 140-146,
201-203, 211-220. Or bene anche pel filosofo positivo lidea e` una formazione lenta, pro-
gressiva, durevole, non dellindividuo, ma della societa`, e dipendente dalle esterne condizioni
di essa, ma solo in quanto queste condizioni esterne e lopera sociale giovano a dare eccita-
mento e rinforzo al pensiero individuale, il quale e` il vero fattore dellidea, secondo che di-
cono giustamente i psicologisti. Ma lindividuo e la societa` producendo lidea, non fanno
opera capricciosa, ed avente solo valore momentaneo e soggettivo. No: tale lavoro ha la
sua ragione nella stessa natura per la quale agiscono, come la forma che assume il seme ger-
mogliando. E come la forma assunta dal seme per la germogliazione, piu` che se stessa, rap-
presenta quellordine di cose, che ha determinato la formazione della specie vegetale a cui
appartiene, cos` lidea di un uomo, piu` che loperazione accidentale, soggettiva, variabilissima
di esso, rappresenta, secondo che dicono giustamente gli ontologisti, quellordine assoluto e
immutabile, almeno quanto la natura, nel quale e` la ragione oggettiva del fatto particolare,
che consideriamo (ivi, p. 220). Cfr. anche R. ARDIGO`, La formazione naturale e la dinamica
della psiche, in ID., Opere Filosofiche, IX, Padova, Draghi, 1903, pp. 127-135: Dallovo si svi-
luppa lanimale in tutti i suoi organi, in tutte le sue funzioni; come dal seme si sviluppa il
vegetale in tutto cio` che lo costituisce e fa. [...] Le formazioni diverse, cos` ottenute, rappre-
sentano quindi direttamente, non cio` che e` in se stessa la forza naturale che agisce a deter-
minarle, ma solo la specialita` del prodotto della azione di essa sopra la cosa, alla quale fu ap-
plicata; questo prodotto, che, come tale, non e` riscontrabile se non nella medesima. La
formazione naturale, effettuandosi nel modo anzidetto, riesce ad avere in se stessa quanto
si richiede pel suo esistere, pel suo agire; e nella forma caratteristica della sua specie [...]. E
tanto lo sviluppo, e fisiologico e psichico, nellanimale e` una naturalita` inconsciamente pro-
ducentesi, che esso si conforma necessariamente, non solo alle esigenze delle virtualita` del-
lovo particolare, ma anche alle esigenze accidentalissime delle condizioni esterne concorrenti
a determinarlo. [...] E, come nel protoplasma delle cellule del vegetale tanto e` di verde
quanto e` lazione della luce su di esso, cos` nel protoplasma delle cellule cerebrali tanto e`
di prodotto psichico quanto e` lazione su di esso della esteriorita` affettante: nulla piu`, nulla
meno. E cos` la naturalita` del funzionamento anche psichico e` attestata da cio`, che esso cor-
risponde in tutto e per tutto al funzionamento fisiologico; testimoniandosi cos` la medesi-
mezza del principio dinamico manifestantesi parallelamente nelluna forma e nellaltra.

467
DAVIDE POGGI

nellammirazione nei confronti delle tesi presentate dal Pomponazzi nel


De incantationibus e nel De fato, si palesa a mio avviso nellArdigo` linten-
zione di bandire ogni manifestazione del soprannaturale, ossia di ricon-
durre a ragioni immanenti tanto i fenomeni fisici, quanto quelli psichici.
Si consideri il De incantationibus: qui il filosofo rinascimentale, prenden-
do spunto da un quesito postogli dal medico Ludovico Panizza, suo con-
cittadino, riguardo alla natura di una serie di eventi miracolosi (la guari-
gione di due bambini e lestrazione di una freccia da una ferita mediante
alcune formule, il movimento imposto a un setaccio mediante sole parole)
e al possibile intervento di daemones (intelligenze immateriali che si aggiun-
gono a quelle motrici dei pianeti) in tali circostanze, espone le proprie tesi
in materia di magia. Quale senso avrebbe mai, si chiede il Pomponazzi, il
ricorso allazione di entita` che, se si esamina il tutto con laiuto del testo
aristotelico, della ragione e di cio` che lesperienza psichica mostra, non
possono avere alcuna conoscenza di cio` che accade nel mondo delluomo
e alcuna comunicazione con esso? Esaudire preghiere e richieste, significa
infatti esercitare atti di intellezione e volere. Tuttavia se il demone non
puo` conoscere le cose singolari per essenza,92 bens` solo per specie e se
queste ultime sono de novo acceptae mediante le cose materiali, non si capi-
sce come cio` sia possibile.93 Cos` scrive il Pomponazzi:
Quoniam sensibilia non agunt [in] intellectum nostrum nisi prius agant in
sensus, imo necque prius in media [...]. Quanta igitur ipsa materialia minus agere
poterunt in intellectus penitus abstractos? Oporteret etiam in abstractis ponere
intellectum agentem et passibilem, et quod de novo ipsa intelligentia immuta-
retur. [...] Quare [...], dicamus, quia si daemones talia [gli interventi miracolosi]
operari non possunt nisi volentes, et non volunt nisi intelligant: non possunt au-
tem intelligere nisi secundum aliquem modorum assignatorum, nullus autem il-
lorum modorum videtur possibilis in daemonibus, igitur daemones talia operari
non possunt.94

Ne deriva che il ricorso ai demoni costituisce esclusivamente un modo


per aggirare loscurita` circa le ragioni degli eventi di cui si vorrebbe render
conto e che, a parte tale funzione, lintromissione di tali sostanze spirituali
e` totalmente priva di fondamento.95 Quindi, conclude Pomponazzi,

92 Cfr. ivi, pp. 6-10.


93 Cfr. ivi, pp. 15-17.
94 Ivi, pp. 17-18.
95 Priva di un fondamento, certo, ma non di uno scopo e di unutilita` sociale: il volgo,

468
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO

in vanum daemones ponuntur: ridiculum enim et omnino fatuum est delinque-


re manifesta, et quae naturali ratione probari possunt, et quaerere immanifesta
quae nulla verisimilitudine persuaderi possunt.96

Per spiegare quelli che sono chiamati propriamente miracoli bastano


alcuni fattori, ben piu` verosimili dei demoni: 97 le virtu` curative di erbe,
minerali, etc. e di una serie infinita di oggetti la cui azione puo` essere oc-
culta e invisibile, oggetti il cui utilizzo da parte di colui che conosca tali
proprieta` puo` impressionare il popolino tanto da indurlo a credere che si
tratti di un intervento divino, angelico o demoniaco. Ne e` da escludere
che gli uomini stessi abbiano, ciascuno a modo suo, virtu` occulte analo-
ghe a quelle degli oggetti precedentemente citati. La stessa virtu` immagi-
nativa e desiderativa puo` essere cos` forte da suggestionare il soggetto,
ossia da rendere reale cio` che invece e` presente come idea (ossia come
specie spirituale). Le guarigioni miracolose sono proprio da annoverare
tra le prodigiose reazioni-alterazioni del corpo (proprio o altrui) a tutti
questi elementi. In tal modo, agli occhi del Pomponazzi e` possibile di-
stinguere (analogamente al Ficino) il magus, ossia il conoscitore delle virtu`
occulte delle realta` naturali, dal praecantator, ossia lillusionista-truffatore.
Non si puo` certo affermare che allArdigo` interessino le motivazioni
addotte, nello specifico, dal Pomponazzi (ossia le virtu` delle pietre, degli
uomini, dei pianeti, etc.), giacche esse rivelano la condizione del pensie-
ro del suo tempo, anche presso gli uomini colti, anche presso i professori
delluniversita` padovana, suoi maestri: 98 il positivista mantovano ammira
piuttosto il pensiero attuale (di portata oltre-cinquecentesca) che sta alla
base di cio` che e` invece prettamente rinascimentale, cioe` il concetto del-
la mutua dipendenza di tutte le cose, e della potenzialita` propria di cia-
scheduna,99 concezione in cui si manifesta il progetto di sostituire allin-
tervento sovrannaturale [...] cagioni puramente naturali.100 Mutua
dipendenza di tutti gli eventi e potenzialita` insite nelle cose stesse (come

incapace di comprendere le vere cause degli eventi, deve essere guidato verso il bene e dis-
suaso dal compiere il male e lintroduzione delle entita` demoniache gioca a tal riguardo un
ruolo di notevole importanza. La figura del daemon si configura quindi come un modus in-
struendi vulgus: cfr. P. POMPONAZZI, De incantationibus, cit., pp. 200-202.
96 Ivi, p. 20.

97 Cfr. ivi, pp. 11-38.

98 R. ARDIGO ` , Discorso su Pietro Pomponazzi, cit., p. 29.


99 Ivi, p. 29.

100 Ibid.

469
DAVIDE POGGI

principio che consente il passaggio da un modo di presentarsi della na-


tura allaltro), potenzialita`, questultime, che, come ho cercato di mo-
strare, giocano un ruolo di rilievo tanto in ambito psicologico, quanto
naturalistico (e sociologico), giacche costituiscono la vera ratio per cui
la natura si spiega da se senza ricorso a terze persone non immediata-
mente date dallesperienza:
Tutto e` indissolubilmente legato in una sola immensa armonia di cose. Non
solo: ma le forze, onde queste cose si producono e stanno insieme, emergono
dalla stessa intima costituzione della materia, di cui sono fatte.101

Un discorso, questo, che trovera` piena espressione allinterno de La


psicologia come scienza positiva (1870), in cui lArdigo` scrive:
Possiamo conchiudere, non potersi dire, che la scienza moderna debba, in
tutto e per tutto, i principii dellunita`, dellordine, della razionalita` delle cose,
e della corrispondenza dei fatti colla loro natura, allantica [che pure li aveva for-
mulati]; che li tenga da essa quasi a prestito, e con una certa incertezza e ripu-
gnanza, come se lo facesse in onta al suo metodo, al suo spirito, alle sue massime.
Quei principii la scienza moderna se li e` appropriati, dopo che li ebbe, per cos`
dire, trovati di nuovo; sicche per essa si sono trasformati, ingranditi, e sopra tutto
resi veramente scientifici, certi e positivi. Ai quali poi essa ne aggiunse un altro,
tutto nuovo e tutto suo, e che si puo` dire essere la conseguenza, il compendio e
la prova loro: il principio cioe`, che la forza non si crea e non si perde, e che nella
natura si conserva inalterabilmente la totalita` della sua energia, malgrado le con-
tinue infinite variazioni della sua azione nelle singole cose.102

Ora, le tesi esposte dal filosofo rinascimentale in merito agli eventi


miracolosi devono aver colpito profondamente la mente del giovane Ar-
digo`, il quale, nel saggio Guardando il rosso di una rosa, afferma che uno dei
primi passi verso lapostasia fu costituito dai dubbi intorno allesistenza dei
miracoli sorti a causa degli studi compiuti,103 studi che sin dal periodo

101 Ivi, p. 27.


102 R. ARDIGO`, La psicologia come scienza positiva, cit., p. 96. Si confronti il passo citato
con quello del Discorso su Pietro Pomponazzi che vado a indicare, passo che a mio avviso con-
tiene i germi di quanto poi scritto dallArdigo` nel 1870: cfr. R. ARDIGO`, Discorso su Pietro
Pomponazzi, cit., pp. 25-27.
103 R. ARDIGO ` , Guardando il rosso di una rosa, cit., pp. 246-248: Lo studio e la riflessione
cominciarono a scuotere la mia fede circa gli insegnamenti dogmatici [...]. E cominciai col
dubitare della attendibilita` dei racconti dei miracoli e del ricorso alle profezie [...]. I miracoli?
Era unestate, e io mi trovava a passare le vacanze presso una mia zia a Rivarolo Mantovano.
E un giorno, essendo fuori del borgo, vidi diverse persone correre ad un ponte [...]. Si trat-

470
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO

seminariale (come hanno evidenziato tanto il Landucci quanto il Butte-


meyer) si concentrarono, tra laltro, proprio sul pensiero del Pomponazzi:
non esistono veri e propri miracoli, ma soltanto avvenimenti che si spie-
gano naturalmente e che vedono tra le proprie ragioni non solo eventi
fisici (che per il Pomponazzi erano le virtu` occulte degli oggetti e gli in-
flussi dei pianeti), ma anche e soprattutto fattori di natura psicologica
(quali, in accordo con il pensatore rinascimentale, la forza dellimmagina-
zione e della superstizione, che consente al soggetto e alle masse di ve-
dere nella serie di eventi cio` che in essi si voleva trovare).
Se il principio della naturalita` dei fenomeni vale per il mondo della
natura, come dicevo, esso trova la propria applicazione anche in relazio-
ne al mondo umano nella sua complessita` (dalla sfera teoretica a quella
pratica, dal piano del singolo a quello della collettivita`).
Tale applicazione, che il Pomponazzi compie sia nel De incantationibus
che nel De fato, consiste nellindividuazione delle leggi cicliche che rego-
lano gli avvenimenti terreni (nel senso di sub-lunari) e le dinamiche so-
ciali e sono ricavate induttivamente dallosservazione del corso naturale
degli eventi e dallo studio della storia 104 (una concatenazione di processi
pre-spengleriani, ma gia` aristotelici, di nascita-sviluppo-declino-morte).
Leggi in cui Dio (causa efficiente, formale e finale del mondo) 105 opera
mediatamente, ossia attraverso lazione-influsso degli astri e delle intel-

tava di un fanciulletto che si era annegato [...]. Degli accorsi tre o quattro giovani pratici del
nuoto si erano intanto svestiti e si erano slanciati nellacqua allo scopo di ripescare il povero
morticino [...]. Ma senza frutto. Pensarono allora alcuni dei presenti di far discendere nel ca-
nale [...] una di quelle grandi casse [...] pel trasporto delluva nella vendemmia. Entratevi due
persone [...] si misero a frugare di qua e di la` nel fondo [...]. Ma ancora non riuscivano. E
vedo, che allora uno dei presenti va a porre sullacqua dallaltra parte del ponte, perche
ne scendesse, una grande scodella di legno, nella quale aveva fissato e acceso una di quelle
candelette di cera, che si benedicono e si distribuiscono in chiesa [...]; e col pensiero che do-
vesse, per la sua virtu` miracolosa, venire a fermarsi al posto del morto per indicarlo ai ricer-
catori. Arriva la scodella e passa oltre. Ma la fede resta ancora, e la si riprende a farla discen-
dere di nuovo. E siccome la cassa della vendemmia frattanto si era voltata trasversalmente [...]
in modo da impedir il passaggio [...] [della scodella], arrivata nella sua seconda corsa la scodel-
la contro di essa, ne fu trattenuta, come era ben naturale. E di l` a qualche tempo non molto
lungi dalla scodella uno dei pali pote urtarsi contro il corpicciuolo ricercato e farlo venire a
galla. Miracolo! Miracolo! Grida allora la gente [...]. E io mi meraviglio, e dico tra me: mi-
racolo, perche? La scodella si fermo` perche trattenuta dalla cassa e per giunta non proprio sul
punto del ritrovamento. Un episodio che, riferisce il positivista, fu ingigantito dallentusia-
smo di massa, cos` da acquisire (immeritatamente) il carattere di indubitabilita`.
104 Cfr. P. POMPONAZZI , De incantationibus, cit., pp. 143-150.

105 Cfr. ivi, p. 115.

471
DAVIDE POGGI

ligenze che li animano. Occorre sapere, osserva Pomponazzi nel De incan-


tationibus, che
superos in haec inferiora non operari nisi mediantibus corporibus coelestibus.
Verum et corpora coelestia non solum sic dirigunt homines, verum etiam ma-
nifesta indicta futurorum eventuum dant hominibus, modo in somniis, modo in
vigiliis secundum apparitionem diversarum figurarum [...]. Ex quibus concludi-
tur, omnem effectum hic inferius aut per se aut per accidens reduci ad coelum,
et ex peritia corporum coelestium miranda et stupenda posse cognosci & pro-
nuntiari.106

Le stesse religioni, subendo tali influssi, compiono il medesimo ciclo


vitale di qualsiasi cosa che abbia un inizio, che sia generata: la religione
segue cioe` una lex con delle precise fasi di crescita, stasi e declino.107
E` in queste tesi del De incantationibus e in quelle analoghe che il Pom-
ponazzi espone, coerentemente con la propria visione gnoseologica e co-
smologica, anche nel De fato,108 che lArdigo` dice espressamente di scor-
gere una anticipazione di quel metodo storico-sociologico comtiano o
fisica dellumanita` 109 che, inizialmente osteggiato in Francia, si era rapi-
damente diffuso nellEuropa ottocentesca e il Villari aveva recentemente
presentato, sotto forma di apercu, agli intellettuali italiani ne La filosofia po-
sitiva e il metodo storico (1866): 110
Anche i fenomeni, che si collegano al pensiero e allarbitrio delluomo, tan-
to considerati nella cerchia ristretta dellindividuo, e come li studia lantropolo-
gia, quanto in quella assai piu` vasta della vita complessiva dellumanita`, e come li
studia la filosofia della storia e la sociologia, anche questi fenomeni sono retti da
leggi fisse, risultanti dalla natura stessa delle forze, che li producono, e dalle cir-
costanze, nelle quali agiscono: anche questi fenomeni, oltre a costituire un
complesso speciale, entrano, come parte integrante, nella grande totalita` dellu-
niverso. [...] Or bene il Pomponazzi, nel libro [...] delle Incantazioni, e in quel-
lo del Fato, prima di Vico, di Lessing, di Herder e di Kant espone con tutta
chiarezza il principio fondamentale della fisica dellumanita`, che lattivita` del-

106 Ivi, pp. 122-123.


107 Ivi, p. 284. Cfr. anche ivi, pp. 280-283.
108 Si considerino, a titolo esemplificativo, i seguenti passi: Cfr. P. POMPONAZZI , De Fato,

cit., I, 9, III/1-7; I, 11, III/52; I, 12, III/6-7; II, 7, IV/32-43.


109 R. ARDIGO ` , Discorso su Pietro Pomponazzi, cit., p. 30.
110 Ne il Villari, ne tanto meno il Comte sono nominati dallArdigo` nel Discorso su Pietro
Pomponazzi, ma, come cerchero` di far emergere, le tesi del filosofo napoletano sono ben pre-
senti nel discorso ardigoiano.

472
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO

larbitrio umano, quantunque si mova con leggi sue proprie e determinate, non
e` pero` al di fuori di quello che egli chiama il fato, cioe` la catena indissolubile
delle cause; 111 e non esita ad applicare i canoni della nuova critica anche alle
religioni, e a considerarne i rivolgimenti e le vicende, in relazione a tutti gli altri
fatti della natura.112

Ne agli occhi dellArdigo` deve essere sembrata priva di fondamento


e, quindi, difficilmente accettabile la lettura in chiave positivistica che
egli stava compiendo nel Discorso del 1869 in merito al pensiero pompo-
nazziano se si considera che egli, leggendo il sopraccitato saggio che il
Villari aveva scritto nel 1866, vi aveva ritrovato le tesi di fondo del De
incantationibus e del De fato. Si tengano presenti i seguenti passi de La fi-
losofia positiva e il metodo storico, in cui il pensatore napoletano, dopo aver
applicato il modello ciclico ai fenomeni del macro-soggetto sociale nei
suoi aspetti culturali (artistici e politici) 113 ed evidenziato limportanza, in
tali cicli vitali, dellintroduzione delle idee nuove, si appresta a fare al-
trettanto con la religione:
Esaminando tutto luomo, non pero` come unastrazione, ma quale egli ci si
presenta veramente, colle sue facolta`, le sue passioni, i suoi mutamenti deta` in
eta`, danno in anno, troveremo che la sua esistenza ha un continuo riscontro
nella societa` e nella storia. Ogni nuova idea, ogni facolta` che osserviamo nel-
luomo da` luogo inevitabilmente a una nuova serie di fatti sociali. [...] Prendete
[...] lidea di Dio per esempio. [...] Se questidea si trova realmente in noi, essa
deve portare le sue conseguenze inevitabili nella societa` [...]. Questi fatti ci sono
e si chiamano religioni, queste religioni sono nella storia infinite per numero, e

111 Si noti come la terminologia ardigoiana e ` presente nellIntroduzione alla traduzione


italiana del De immortalitate animae e del De incantationibus curata da Italo Toscani, introdu-
zione in cui questultimo, presentando il contenuto del De Fato, utilizza lespressione catena
indissolubile delle cause: Il Pomponazzi avendo concepito lanima umana come indissolu-
bilmente legata al corpo, non puo` ammettere [...] [la liberta` di indifferenza], ne puo` sottrarla
da quella connessione che la stringe col sistema delle altre forze; percio` piega piu` dalla parte
della determinazione fatale degli stoici, che da quella della vuota determinabilita` dellAfrodi-
seo. Se lo spirito non e` determinato per se stesso, ma e` pura determinabilita`, Pomponazzi ha
ragione, perche allora la determinazione deve provenire di necessita` da una causa esterna, e
non piu` da se stesso. E se proviene da una causa esterna, lo spirito e` sommesso al fatto [sic],
cioe` alla catena indissolubile delle cause (I. TOSCANI, Introduzione a P. POMPONAZZI, SullIm-
mortalita` dellAnima e Il Libro degli Incantesimi, cit., p. 66).
112 R. ARDIGO ` , Discorso su Pietro Pomponazzi, cit., pp. 29-30.
113 Cfr. P. VILLARI , La filosofia positiva e il metodo storico, cit., pp. 17-20 (pp. 132-135 del-

ledizione curata da Martirano). Il Villari applichera` tale metodo anche al linguaggio: cfr. ivi,
pp. 21-23 (pp. 137-139 delledizione Martirano).

473
DAVIDE POGGI

per forme diverse. Voi potete studiarle [...]. Che cosa imparate con questo stu-
dio? Voi non avrete lassoluta e piena conoscenza di Dio [...]; ma potete speri-
mentare e provare storicamente, come lidea di Dio e` nata, non gia` in voi, ma
nelluomo; come risplende, come soffusca, e che conseguenze porta nella civilta`
dei popoli questa vicenda continua.114

114 Ivi, pp. 20-21 (pp. 135-137 delledizione Martirano). Il Toscani stesso si mostra dac-
cordo con lArdigo` nel sottolineare la capacita` del Pomponazzi di precorrere lanalisi storici-
stica delle religioni sorta in Europa dalla fine del settecento in poi: Dopo aver notato il le-
game che annoda le ricerche della provvidenza, del fato e della predestinazione, egli [il
Pomponazzi] si mette a sciogliere il nodo, affidandosi in gran parte alla ragione; non alla ra-
gione sintende, che lavora da se, e trae dal proprio fondo il tema del suo ragionare, ma a
quellaltra ragione, che attingendo daltronde il suo contenuto lo va rafforzando in modo,
da appianarne le grinze piu` sporgenti. Questo esempio era piu` ardito e nuovo in materia,
dove altri non si attentava di profferir verbo, se non appoggiandosi a qualche autorita` rivelata:
cos` che la critica del Pomponazzi, per questo verso puo` tenersi come il cominciamento di
quella critica indipendente, che tratta le religioni come ogni altra produzione dello spirito
umano, e che non ha preso piede in Europa se non da Kant a questa parte (I. TOSCANI, In-
troduzione a P. POMPONAZZI, SullImmortalita` dellAnima e Il Libro degli Incantesimi, cit., p. 76).
Sempre il Toscani, commentando la tesi per cui, giacche lanima ha un principio, deve pos-
sedere anche una fine, tesi sostenuta dal Pomponazzi allinterno del De immortalitate animae
(cfr. P. POMPONAZZI, De immortalitate animae, cit., caput nonum, p. 45v), sottolinea che tale af-
fermazione verra` portata avanti dal filosofo rinascimentale allinterno del De incantationibus e
qui verra` applicata a ogni fenomeno naturale e sociale, in particolare alle religioni: Questo
concetto [il fatto che, per natura, cio` che comincia ad esistere e` destinato a cessare di esistere],
[...] e` stato genialmente esteso dal Pomponazzi a tutti i fenomeni individuali e collettivi, nel-
lordine materiale e spirituale. Le cose e gli uomini non solo finiscono; ma anche linsieme e i
conglomerati delle cose e degli uomini: i fiumi, i continenti, le citta`, gli Stati, le leggi, le
religioni. Gia` anche le religioni. Ed egli parla cos` obbiettivamente anche della sorte della
religione cattolica in unepoca di triste e fosca intolleranza dogmatica (P. POMPONAZZI, Sul-
lImmortalita` dellAnima, a cura di Toscani, cit., p. 115, nota 1 a pie` di pagina). Ancora, circa la
tesi del De incantationibus per cui lorigine della credenza nellesistenza di miracoli ed entita`
demoniache sia da ricercare nellignoranza del volgo (ignoranza delle vere cause dei feno-
meni) e nella superstizione, il Toscani non manca di esaltare non solo la spregiudicatezza
del Pomponazzi, ma anche quella sua sconcertante attualita` che ha fatto in modo che la fi-
losofia moderna (ottocentesca in particolare) non lo abbia smentito, bens` confermato e per-
fezionato: Questa massima del Pomponazzi mentre dimostra il suo coraggio nellirridere e
nello sfatare le false opinioni dominanti a quei tempi, ci da` anche la misura della sagacita` e
della modernita` ondegli ha saputo cogliere le intime e le vere origini del soprannaturale. E la
sua spiegazione ripetuta dal Vico nella Scienza Nuova, e maestrevolmente applicata attraverso
gli studi dei piu` moderni pensatori, dallo Spencer al Kerbaker ci ha dato la chiave delle piu`
svariate e piu` antiche mitologie (ivi, pp. 188-189, nota 1 a pie` di pagina). Da ultimo, cos` il
Toscani commenta la tesi pomponazziana della ciclicita` degli eventi naturali: Questo delle
mutazioni universali, anche delle cose inanimate, o delle forme collettive, e` unintuizione
veramente geniale. E lo vediamo dalle conseguenze che accennano ad invertir perfino lat-
tivita` religiosa dello spirito. Davvero qui lA. anticipo` non soltanto il Vico, ma il concetto
che informa tutta la conoscenza e tutta la scienza moderna. Ed e` del resto una derivazione
assai stretta del sistema di armonia che lA. concepisce nellordinamento delluniverso, e

474
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO

Occorrera` attendere una decina di anni perche lArdigo` dia una forma
sistematica e pienamente positivistica, ne La morale dei positivisti (1879), alle
tesi racchiuse, a livello embrionale, nel sopraccitato passo del Discorso su
Pietro Pomponazzi, ossia laccordo tra lanomalia delle leggi che regolano
luomo e la societa` rispetto alla natura e alle sue leggi fisiche in senso stret-
to da una parte e, dallaltra, lappartenenza delluomo e della societa` alla
natura come suoi prodotti, seppur di grado (evolutivo) piu` elevato.115
Nel saggio di argomento morale,116 dopo aver definito le sensazioni
come il materiale rappresentativo-cognitivo originario della coscienza,
lArdigo` afferma che da esse si ottengono, per progressiva associazione,
fusione e specificazione,117 le idee, formazioni psichiche superiori che
non sono originali rispetto al resto dei contenuti della coscienza, bens`
dordine piu` elevato.118 Luomo non costituisce il vertice della scala degli
animali solo per la complessita` delle produzioni psichiche di cui e` capace,
ma anche per il fenomeno dellattenzione,
per la quale il pensiero umano e` dotato di una autonomia, che lo distingue fra
tutti gli altri, lo sottrae alla immediata efficienza delle cose, gli rende possibile la
costruzione dei sistemi cogitativi della scienza e degli ordinamenti pratici, crea le
specialita` individuali svariatissime dellarte e del costume, e la forza sublime del
carattere.119

Una affermazione circa la speciale particolarita` teoretico-pratica del-


luomo che non va confusa con una dichiarazione di assolutezza delluo-
mo rispetto alla natura. Se si puo` dire che luomo e` un essere facente

che tende ad assimilare nel ciclo della propria esistenza, le cose piu` grandi e le piu` piccole,
le materiali e le spirituali. Ce` in germe tutta la filosofia della storia e della natura come oggi
sintende (ivi, p. 256, nota 1 a pie` di pagina).
115 Non si dimentichi che la legge del progresso storico e ` considerata dallArdigo` la
medesima legge individuata da Darwin: cfr. R. ARDIGO`, Discorso su Pietro Pomponazzi, cit.,
ivi, p. 52.
116 Saggio in cui, a sua volta, si riprendono quelle riflessioni dellultima parte de La psi-

cologia come scienza positiva, parte intitolata La psicologia positiva e i problemi della filosofia: cfr. R.
ARDIGO`, La psicologia come scienza positiva, cit., pp. 207-230.
117 Cfr. R. ARDIGO ` , La morale dei positivisti, cit., pp. 47-48.
118 Cfr. ivi, p. 48.

119 Ivi, p. 50. A tale superiorita ` psichica fa da condizione e controparte, per lArdigo`,
una superiorita` organica, in particolar modo cerebrale: Attitudine [allattenzione] possibile
nelluomo per lo sviluppo superiore del suo cervello, nel quale si ha, per cos` dire, un organo
nuovo sovrapposto allinferiore comune; a quel modo che il cervello stesso e` nei vertebrati
una sovrapposizione al sistema nervoso vegetativo, onde lo sviluppo e lautonomia psichica
loro, dovuta a tale sovrapposizione, e` tanto superiore a quella degli invertebrati (ibid.).

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DAVIDE POGGI

parte del regno dei fini, lo si puo` dire solamente in quanto lidealita` e` il
massimo prodotto di quella dinamica psichica che comincia negli animali
e culmina nelluomo seguendo il corso dellevoluzione naturale: cos` fa-
cendo pero` si naturalizza il concetto di regno dei fini, facendone un quid
che, riprendendo le espressioni pomponazziane, trascende il piano natu-
rale non simpliciter, bens` secundum quid, ossia sotto laspetto della com-
plessita`:
Lambiente sociale e` per un singolo uomo, come lambiente del nostro pia-
neta per una pianta che vegeti sopra di esso. Nella pianta si riflettono, in gene-
rale, le condizioni dellambiente universale e, in particolare, quelle delle sue mo-
dificazioni nei diversi siti, e nei diversi tempi. E la naturalita` assoluta delle forme,
sia particolari sia generali, della pianta, dipende dalla naturalita` dello stesso suo
ambiente terrestre, che e` un fenomeno necessariamente derivato dalle cause co-
smiche che lo produssero. Lambiente sociale e` anchesso una naturalita`, colle-
gata per la serie infinita degli effetti, allessere universale. Con cio` anche la psiche
di un uomo singolo, e di una societa`, e` naturale in modo assoluto.120

Come gia` lArdigo` osservava nel 1869 commentando lattualita` delle


tesi del Pomponazzi in merito al Fato (e ora si comprende quanto siano
complesse le ragioni di tale giudizio), analogamente a quanto sostenuto
dal pensatore rinascimentale, luomo e la societa` sono e restano quindi
intrinsecamente parte di quel tutto dinamico, di quella serie di eventi
in costante interconnessione che chiamiamo natura.121

5. CONCLUSIONE

Daccordo con le parole dello Zamboni de Il valore scientifico del posi-


tivismo di Roberto Ardigo` e della sua conversione (1921), il Discorso su Pietro
Pomponazzi costituisce a mio avviso la presa di coscienza di un preciso
cambiamento di prospettiva che si stava realizzando, dopo un lungo pe-
riodo di riflessione, nella mente dellArdigo`, in cui, usando le sue stesse
espressioni, stava prorompendo una idea ormai matura, con conseguen-
te sconvolgimento del precedente sistema di credenze.122 Il Discorso si
qualifica in tal senso come una (auto-)dichiarazione delle nuove certezze

120 Ivi, p. 51.


121 Cfr. ivi, pp. 54-55.
122 LArdigo ` descrive tale processo proprio nel Discorso su Pietro Pomponazzi: cfr. ivi,
pp. 19-22.

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LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO

acquisite dal filosofo mantovano (una confessione che, in piena tradizio-


ne agostiniana, e` tanto privata, ossia compiuta dal soggetto nella propria
intimita`, quanto pubblica, ossia di fronte alla comunita`), certezze che era-
no state raggiunte in virtu` degli studi compiuti sino ad allora.
Ora, tale confessione avviene allinterno e in occasione della celebra-
zione della figura di Pietro Pomponazzi: una celebrazione che assume i
caratteri non della precisa esposizione del pensiero del Pomponazzi, bens`
della sua attualizzazione e della sua sprovincializzazione. La celebrazione
della figura di Pietro Pomponazzi rappresenta solo laccidentale occasio-
ne per questa conversione? La risposta a tale quesito non puo` che esse-
re, a mio avviso, negativa.
Col presente saggio ho infatti cercato di porre in evidenza leffettiva
presenza di ragioni intrinseche alla scelta ardigoiana di collocare il Pom-
ponazzi a fianco dei principali positivisti ottocenteschi, ragioni costituite
dalle effettive analogie tra i due filosofi mantovani quanto al metodo spe-
rimentale, alla concezione della naturalita` dei fenomeni (fisici e psichici) e
alla necessita` di risolvere la questione dellanima partendo da un punto di
vista gnoseologico, dallanalisi cioe` dei contenuti di coscienza immediata-
mente esperiti.
Non solo: se e` vero, come io credo, che allepoca del Discorso lArdigo`
non avesse ancora abbandonato la religione e si trovasse nella difficilissima
posizione di chi deve conciliare cio` in cui crede per fede e cio` che e` in-
vece presentato agli occhi della mente dallesperienza e dalla ragione, egli
trovo` nel Pomponazzi il miglior exemplum di spirito critico e di onesta`
intellettuale, giacche laristotelico rinascimentale incarna e cerca di risol-
vere in se stesso la convivenza tra due inconciliabili (fede e ragione), sul-
la base del fatto che i due ambiti non potranno mai smentirsi apodittica-
mente (essendo radicalmente altre le ragioni dellassenso alla verita`
filosofica e a quella di fede).
Per tutti questi motivi il Discorso dellArdigo`, pur essendo incentrato
sul Pomponazzi, finisce per costituire (per noi e per gli uditori dellepoca)
non tanto uno strumento per la conoscenza del pensiero del filosofo ri-
nascimentale, quanto piuttosto del positivismo (nei limiti in cui le tesi del
Pomponazzi ne sono lanticipazione) e del dramma filosofico-spirituale
vissuto dallArdigo` in quel difficile 1869.

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