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Tradizione e dissenso
Atti del Congresso internazionale di studi su Pietro Pomponazzi (Mantova, 23-24 ottobre 2008)
A cura di
Marco Sgarbi
Sono qui raccolti venti studi originali The volume is a collection of twenty
sul pensiero di Pietro Pomponazzi innovative studies on Pietro Pompon-
scritti da maggiori esperti mondiali azzis philosophy written by the most
della materia. Tradizione e dissenso important scholars worldwide. Tradi-
sono le coordinate entro le quali tion and dissent are the coordinates
stato inquadrato il Pomponazzi, autore within which Pomponazzis thought
assai controverso che da una parte ha has been framed: he was a highly con-
portato con s tutto il bagaglio della troversial philosopher who on one hand
tradizione aristotelica e dallaltra ha bore with him all Aristotelian heritage
aperto nuove prospettive che sono and, on the other, opened new perspec-
state al cuore del pensiero moderno. tives for modern philosophy.
sommario
M. Sgarbi, Prefazione. Pietro Pomponazzi fra tradizione e dissenso. Parte I: Pomponazzi e la
tradizione. A. Poppi, Consenso e dissenso del Pomponazzi con il subtilissimus et religiosissimus
Ioannes ScotusrA. Petagine, Come una donna di rara saggezza. Il De immortalitate animae
di Pietro Pomponazzi e la psicologia di Tommaso dAquinorE. De Bellis, La disputa sugli
universali nella Quaestio est an dentur universalia realia di Nicoletto VerniarF. Lazzarin,
Vate e filosofo: riflessi ficiniani nel %FJODBOUBUJPOJCVTrParte II: Pomponazzi e il dissenso.
V. Perrone Compagni, La teologia di Pomponazzi: Dio e gli deirL. Regnicoli, Produzione
e circolazione dei testimoni manoscritti del %FJODBOUBUJPOJCVTrJ.M. Garca Valverde, Nifo
versus Pomponazzi: la discusin exegtica sobre los textos aristotlicosrF.P. Raimondi, Ragione
e fede, necessit e libert: possibili chiavi di lettura del %FGBUPrE. Cuttini, Pomponazzi e
Aristotele: il problema del fine delluomo rG. Giglioni, Il cielo sopra lAquila. Pietro Pompo-
nazzi su immaginazione e devozione popolarerI. Paccagnella, La lingua del PerettorR.
Ramberti, Esegesi del testo aristotelico e naturalismo nel De nutritione et augumentatione.
Parte terza: Ricezione e interpretazioni di Pomponazzi. E. Peruzzi, Gli allievi di
Pomponazzi: Girolamo Fracastoro e Gasparo ContarinirE. Del Soldato, Immagini di Pom-
ponazzi e LuterorM. Bertolotti, Pomponazzi tra streghe e inquisitori. Il De incantationibus
e il dibattito sulla stregoneria intorno al 1520rM. Longo, Limmagine di Pomponazzi nella
prima AufklrungrD. Poggi, Roberto Ardig e Pietro Pomponazzi: le radici rinascimentali del
positivismorC. Vasoli, Due interpreti del Pomponazzi: Francesco Fiorentino e Bruno Nardi.
INDICE GENERALE
PARTE PRIMA
POMPONAZZI E LA TRADIZIONE
PARTE SECONDA
POMPONAZZI E IL DISSENSO
507
INDICE GENERALE
PARTE TERZA
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2 bozza 15-10-2009
DAVIDE POGGI
1 R. ARDIGO`, Discorso su Pietro Pomponazzi, Mantova, Soave, 18691, pp. 36 (la seconda
edizione fu pubblicata sulla Rivista Repubblicana, III, marzo 1880, III, pp. 229-258; la
terza edizione comparve ad opera della Tipografia Guastalla, Mantova, 1880, pp. 58). Tale
scritto e` da me consultato e qui riproposto nella versione proposta in ID., Opere Filosofiche, I,
Mantova, Colli, 1882, pp. 9-52.
2 Tale polemica (ristampata sotto forma di un opuscoletto: R. ARDIGO ` , Una polemica colla
Favilla sulla Confessione, Mantova, Eredi Segna, 1867), si snoda, attraverso una serie di in-
terventi e di relative risposte, dal primo articolo di Pettoello (Favilla, 181, domenica 23
giugno 1867), alle due repliche dellArdigo` (Favilla, 202, gioved` 18 luglio 1867 e Favilla,
205, domenica 21 luglio 1867), allintervento del teologo evangelico romano De Sanctis, di-
rettore del giornale fiorentino LEco della Verita` (Favilla, 217, domenica 4 agosto 1867),
alla risposta del prete professore mantovano (Favilla, 226, gioved` 15 agosto 1867), alla
nuova replica del De Sanctis (Favilla, 235, domenica 25 agosto 1867) e, da ultimo, allar-
ticolo del pensatore mantovano (pubblicato pero` sulla Gazzetta di Mantova, 411, domenica
1 settembre 1867). Tutti gli interventi sono stati raccolti, due anni dopo la morte dellAr-
digo`, nel volume R. ARDIGO`, Scritti vari, raccolti e ordinati da G. Marchesini, Firenze, Le
Monnier, 1922, pp. 15-84 (in questa versione sono stati da me consultati).
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DAVIDE POGGI
3 R. ARDIGO`, La psicologia come scienza positiva, Mantova, Guastalla, 18701. Tale opera
sara` messa allindice nel 1872. La versione da me consultata (e da cui attingero` per eventuali
citazioni) e` quella presentata in ID., Opere Filosofiche, I, cit., pp. 53-431.
4 Cfr. R. ARDIGO ` , La morale dei positivisti, Milano, Marzorati Editore, 1973, pp. 238-
242; ristampa della versione contenuta in ID., Opere filosofiche, III, Padova, Angelo Draghi
Editore, 1900, pp. 239-241. La morale dei positivisti era gia` stata edita allinterno della mede-
sima collana nel 1885, prima ancora nella Rivista repubblicana, 1878, III fasc. e poi ripro-
posta a cura delleditore milanese N. Battezzati nel 1879 assieme alla Sociologia. Questultima
sara` presentata come saggio a se stante allinterno delle Opere Filosofiche, IV, Padova, Draghi,
1886). Faro` riferimento alla ristampa Marzorati per eventuali riferimenti e citazioni.
5 Cfr. R. ARDIGO ` , Guardando il rosso di una rosa, in ID ., Opere Filosofiche, X, Padova, An-
gelo Draghi Editore, 1909, pp. 241-258 (saggio gia` pubblicato, con la data 31 marzo 1907,
nel fascicolo maggio-giugno 1907 della Rivista di Filosofia e Scienze affini).
6 Cfr. G. ZAMBONI , Il valore scientifico del positivismo di Roberto Ardigo ` e della sua conver-
sione, Verona, Societa` Editrice Veronese, 1921, pp. 46-61. Da ora in poi tale testo sara` citato
come Il valore scientifico.
7 Gli antichi credevano, che la scienza dovesse condurre a conoscere le cose fino nella
essenza e nelle cause loro. Lo insegnava espressamente anche il grande filosofo, che Dante ha
chiamato il maestro di color che sanno. A noi non e` piu` possibile una tale illusione; poiche
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LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO
Ora, lArdigo` pone senza dubbio il lettore di fronte a una presa di po-
sizione in favore dellorigine sperimentale della conoscenza umana e, al-
trettanto indubitabilmente, la sensazione gioca ai suoi occhi un ruolo
fondamentale nel processo di acquisizione dei contenuti psichici, ma
manca quella definizione univoca delle espressioni quali lavoro interno
e riflessione in termini empiristici, sensistici o addirittura meccanicistici
che costituisce la conditio per poter parlare di professione di positivismo
in senso stretto.
Il pensatore mantovano si colloca ancora, teoreticamente, in quella re-
gione intermedia tra la gnoseologia lockiana esposta nellEssay concerning
Human Understanding (1690) 10 e lo sviluppo che essa ricevette nel corso
del Settecento per mano di Hume in ambito anglosassone 11 e di Condillac
sappiamo, che lo sforzo di risalire oltre i fenomeni e` vano affatto; e che il compito della
scienza non puo` essere altro, che di rilevarne la coesistenza, la successione e le somiglianze
(R. ARDIGO`, La psicologia come scienza positiva, cit., p. 63).
8 Il Discorso su Pietro Pomponazzi si presenta suddiviso in otto articoli, secondo lordine
cos` proposto dallAutore: I. Il pensiero delluomo e` una forza meravigliosamente grande. II.
UnIdea e` una forza, che nasce inavvertita e che, matura, prorompe irresistibilmente. III. Il
pensiero moderno e` la maturazione di quello della Rinascenza, della quale Pietro Pompo-
nazzi fu un fattore importantissimo. IV. Il concetto moderno della naturalita` dei fenomeni.
V. Il concetto della indipendenza della ragione. VI. Il concetto psicofisico dellanima, e tra-
scendente della materia. VII. Il metodo positivo. VIII. La figura e la importanza storica del
pensatore (R. ARDIGO`, Discorso su Pietro Pomponazzi, cit., p. 11, Avvertenza).
9 R. ARDIGO ` , Discorso su Pietro Pomponazzi, cit., pp. 17-18.
10 Locke infatti, nellEssay concerning Human Understanding (1690), lungi dal ridurre tutta
la conoscenza umana alla sola sensibilita`, parla della riflessione come di una seconda sor-
gente di idee che si affianca alla sensibilita` e la definisce in termini sovra-sensitivi: cfr. J.
LOCKE, An Essay concerning Human Understanding, by P.H. Nidditch, Oxford, Clarendon,
1975, Essay, II, 1, 2-4, pp. 104-105). Proprio le operazioni sovra-sensitive fornite dalla reflec-
tion (operazioni quali combining, bringing together e separating) sono alla base della moltiplica-
zione dei contenuti psichici, ossia della genesi delle complex Ideas a partire dalle simple Ideas:
cfr. ivi, II, 12, 1-2, pp. 163-164).
11 Hume, che, al contrario di Locke, e ` propriamente empirista, interpreta la reflexion
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DAVIDE POGGI
in ambito francese.12 In tal modo lArdigo` si trova in una sorta di iato epi-
stemologico, che lascia tuttavia gia` presagire che la svolta sensistico-po-
sitivistica si sarebbe presto compiuta, vista linsistenza su tematiche quali ad
esempio la centralita` dellesperienza empirica, lesaltazione delle scienze
della natura, della psicofisiologia e dei traguardi raggiunti in tali ambiti.13
Cos` scrive lo Zamboni, nella seconda parte de Il valore scientifico, pro-
ponendosi non piu` soltanto una messa alla prova delle tesi positivistiche
del mantovano, ma (riprendendo i termini utilizzati dallo stesso gnoseo-
logo veronese) una vera e propria dissezione psichica, un cacciare il bi-
sturi nella [...] coscienza 14 dellArdigo`:
A che grado e` giunta la certezza del positivismo al tempo del Pomponazzi?
[...] Il discorso sul Pomponazzi e` la piu` schietta e lucida confessione di unanima
alla vigilia dellapostasia: attraverso alla figura delleroe celebrato apparisce chiara
la disposizione di spirito dellArdigo`.15
coerentemente con lorigine sensitiva della conoscenza umana, ossia non come ritorno del-
lattenzione del soggetto su cio` che di sovra-sensitivo accade nel soggetto stesso in presenza
dei contenuti psichici sensitivi (come appunto voleva Locke), bens` come percezione pro-
dotta dal ritorno dellimpressione sensitiva stessa in qualita` di idea e dalla sua azione sul sog-
getto. La reflexion viene cos` circoscritta allambito delle passioni e delle emozioni. Il molti-
plicarsi dei contenuti psichici avviene quindi in virtu` della ri-presentazione dei contenuti (la
cui forza e vivacita` viene progressivamente ad attenuarsi), seguendo quella forza di attra-
zione quale e` lassociazione (per somiglianza, contiguita` spazio-temporale e causalita`-
conseguenza ovvero successione). Cfr. D. HUME, A Treatise of Human Nature: Being an At-
tempt to Introduce the Experimental Method of Reasoning into Moral Subjects (I-II, London, Noon,
17391; III, London, Longman, 17401), edited and corrected by P.H. Nidditch, Oxford, Ox-
ford University Press, 1978, I, 1, I-II, pp. 1-9 ledizione di riferimento e` quella critica curata
da L.A. Selby-Bigge, Oxford, 1888).
12 Condillac, benche nellEssay sur lOrigine des Connaissances Humaines (1746) mostri di
aver subito linfluenza dellEssay lockiano, nel Traite des Sensations (1754) muove una forte
critica al filosofo inglese, colpevole di aver mantenuto linnatismo in merito alle facolta` co-
noscitive del soggetto, le quali facolta`, al pari di ogni altro contenuto psichico, altro non sono
che un prodotto delle sensazioni e del loro naturale complicarsi: cfr. E. BONNOT DE CON-
DILLAC, Traite des Sensations, in ID., uvres Comple`tes, tome III, Gene`ve, Slaktine Reprints,
1970, Dessein de cet ouvrage, pp. 39-40).
13 Accolgo percio ` solo parzialmente losservazione compiuta dal Buttemeyer nel saggio
Ardigo` a la psicologia moderna, osservazione per cui lArdigo` gia` nel Discorso su Pietro Pompo-
nazzi avrebbe enunciato il principio sensistico (cfr. W. BUTTEMEYER, Roberto Ardigo` e la psi-
cologia moderna, Firenze, La Nuova Italia Editrice, 1969, p. 56, nota 3 a pie` di pagina).
14 Cfr. G. ZAMBONI , Il valore scientifico, cit., p. 5.
15 Ivi, p. 53.
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LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO
16 Guardando allIndice degli Autori presente nel vol. X delle Opere Filosofiche (cfr. ivi, pp.
549-558), i luoghi in cui il Pomponazzi e` citato sono i seguenti (tra parentesi e` indicato il
numero di pagina delle edizioni da me consultate, qualora esse non coincidano con quelle
utilizzate per la compilazione dellIndice): R. ARDIGO`, La psicologia come scienza positiva, in
Opere Filosofiche, I, cit., pp. 215 (in merito allautosufficienza della virtu`), 391 (citazione
dal De Immortalitate Animae), 395 (in merito allelezione di senso ed esperimento come cri-
teri di verita`), 397 (in merito alle ostilita` cui ando` incontro il Pomponazzi a causa delle pro-
prie tesi filosofiche); La morale dei positivisti, in Opere Filosofiche, III, cit., pp. 131 (p. 125 del-
ledizione Padova, Draghi, 1885; p. 97 delledizione Marzorati a cura di Giannini; si rinvia al
Discorso in merito alla virtu` creatrice del pensiero umano), 266 (p. 254 delledizione Draghi;
p. 178 delledizione Marzorati; si tratta di una citazione dal Discorso in merito al pensiero
come forza che, maturando, prorompe nella mente); Sociologia, in ID., Opere Filosofiche,
IV, Padova, Draghi, 18972, p. 233 (p. 210 delle Opere filosofiche, IV, 18861; citazione dal Di-
scorso in merito alla figura del pensatore positivista); La scienza sperimentale del pensiero, in ID.,
Opere Filosofiche, VI, Padova, Draghi, 1894, p. 370 (in merito allesclusione del soprannatu-
rale nella spiegazione degli eventi fisici da parte del Pomponazzi); Il mio insegnamento della
filosofia nel Regio Liceo di Mantova, in Opere Filosofiche, VI, cit., p. 456 (si nomina semplice-
mente il Pomponazzi tra i vari pensatori rinascimentali); Il meccanismo dellintelligenza e lispi-
razione geniale, in ID., Opere Filosofiche, VIII, Padova, Draghi, 1901, p. 170 (si cita nuova-
mente il passo del Discorso in merito alla disposizione danimo del positivista); La perennita`
del positivismo, in ID., Opere Filosofiche, IX, Padova, Draghi, 1903, pp. 364 (si ripete il motto
del Pomponazzi per cui senso ed esperimento sono misura della verita`), 398 (si tratta di una
nota relativa alla pagina precedente in cui si precisa il senso della frase del Pomponazzi); A.
Comte, H. Spencer e un positivista italiano, in ID., Opere Filosofiche, X, Padova, Draghi, 1909,
pp. 483 (non 493 come indicato nellIndice; si cita il Pomponazzi tra i pensatori rinascimentali
che anticiparono il positivismo), 486 (pagina non inserita nellIndice; come prima).
17 P. POMPONAZZI , SullImmortalita ` dellAnima e Il Libro degli Incantesimi, con Prefazione di
R. ARDIGO`, Introduzione, traduzione e note di I. Toscani, I Classici del Libero Pensiero,
Roma, Galileo Galilei, 1914. La Prefazione, dal titolo Il significato e il valore storico dellopera
di Pietro Pomponazzi, e` costituita dai seguenti passi del Discorso: il primo capoverso del terzo
articolo, gli interi articoli quarto, quinto e sesto, larticolo ottavo (lultimo del Discorso). Vista
la scelta di porre il Discorso dellArdigo` come prefazione ai testi del Pomponazzi (quindi come
loro parametri di interpretazione e comprensione), non e` a mio avviso casuale che le opere
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DAVIDE POGGI
del Pomponazzi proposte dal Toscani nella traduzione italiana siano proprio il De immortali-
tate animae e il De incantationibus, giacche proprio su di essi pare concentrarsi maggiormente
lArdigo` nel saggio del 1869.
18 G. LANDUCCI , La formazione di Roberto Ardigo `, Atti e memorie dellAccademia toscana
di Scienze e Lettere, XXXVII, Firenze, Olschki, 1972, p. 50.
19 Circa il pensiero e gli scritti, editi e inediti del Tazzoli, cfr. T.U. TAZZOLI , Don Enrico
Pezza-Rossa, Prof. nel Semin. di Mantova e Socio corrispondente dellI. R. Istituto Lombardo di
Scienze, Lettere ed Arti, Mantova, Elmucci, 1842, p. 12. Il Landucci, nel saggio La formazione
di Roberto Ardigo`, rileva una serie di analogie con il Discorso su Pietro Pomponazzi dellArdigo`,
analogie non solo contenutistiche, ma anche terminologiche (pur riconoscendo che cio` non
basta per concludere la diretta influenza del saggio del Pezza-Rossa sul Discorso ardigoiano):
Leggendo questo opuscolo di Pezza-Rossa non si puo` fare a meno di pensare a un altro opu-
scolo pubblicato a Mantova 27 anni dopo: il Discorso su Pietro Pomponazzi di Roberto Ardigo`.
La stessa esaltazione della scienza e del libero pensiero, la stessa interpretazione storiografica, la
stessa passione per il metodo positivo, la stessa polemica contro loscurantismo della scolastica,
talvolta le stesse espressioni linguistiche. Naturalmente in Ardigo` manca lintento apologetico
[nei confronti della signoria medicea e di vari esponenti della Chiesa]. Inoltre egli non parla
mai di questo suo probabile insegnante, nonostante nel 1869 fosse ancora vivo e un anno
prima avesse tenuto nella Cattedrale di Mantova la prima Commemorazione dei Martiri di
Belfiore. Forse certe espressioni facevano parte di un genere letterario diffuso e certe interpre-
tazioni storiografiche erano diventate luoghi comuni. Il metodo positivo di cui parla Pezza-
Rossa non e` certo il metodo scientifico dei positivisti; ma non mancano significative coinci-
denze (G. LANDUCCI, La formazione di Roberto Ardigo`, cit., pp. 78-79). Circa le coincidenze di
cui si parla, si considerino alcuni passi significativi tratti dal saggio del Pezza-Rossa: La Italica
scuola dipartiva dai fatti e non dalle semplici astrazioni, e ben lungi dallaffidarsi intieramente a
queste, vi erano anzi riguardate siccome il punto a cui riescire: dal concreto procedevasi alla-
stratto, dal particolare al generale, dallanalisi alla sintesi. E non e` questo forse quel metodo
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LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO
della Rovere, spiritualista, il quale, nellopera che lArdigo` cita piu` volte
nelle note de La psicologia come scienza positiva (1870) come una delle prin-
cipali fonti storiografiche in materia di filosofia rinascimentale, Del Rinno-
vamento della Filosofia antica italiana (1834), aveva cercato di individuare nel
carattere sperimentale la cifra distintiva della filosofia italiana e nel
Pomponazzi vedeva un chiaro exemplum di liberta` del pensiero.21
istesso cui la luce de tempi nostri ha dimostrato per vero? (G. PEZZA-ROSSA, Lo spirito della
Filosofia italiana, cit., p. 8); troviamo inoltre una considerazione circa limportanza della base
sensibile della conoscenza cui il Pezza-Rossa pone pero` (di contro a quanto sosterra` lArdigo`)
precise limitazioni: Noi vedemmo le basi principali del metodo italiano consistere nellespe-
rienza e nella osservazione, ma dei mezzi nulla per anco si vide: rispetto ai quali e` da dire, che
non basta fondare lo studio sopra i fenomeni dei sensi, ma s` anche volersi un retto uso della
ragione che da questi sappia ritrarre la verita`. Laonde, altro passo rilevante e necessario alla ita-
liana sapienza onde procedere positiva e sicura, quello esser doveva di riconoscere lufficio che
la ragione esercita sopra i fatti s` del mondo esteriore che dello interiore; sendoche non al senso
ma alla sola ragione e` dato il giudicare. [...] Gli obbietti per vero delle cognizioni sono gli ob-
bietti stessi dei sensi, ma non possono questi da soli costituire un principio di verita`, sendoche
la verita` non puo` risiedere altrimenti nei sensi e nelle cose, ma solo nella ragione: la quale ra-
gione deve trarre sussidio in gran parte anche [...] [dai] sentimenti (ivi, pp. 12-14). Un con-
cetto che verra` ribadito in chiusura del saggio, assieme alla lotta contro lapriorismo: [Della
filosofia nazionale] ci piacque rinfrescare la memoria fra glitaliani, perche vedemmo taluni a
questi giorni darsi briga ed affanno onde statuire un insegnamento a priori sopra-sensibile e tra-
scendente, che a pochi forse potrebbe, se non a molti, fare illusione. Il ragionamento dietro a
principj anziche dietro a fatti, il partire dalle nude e aride definizioni anziche dallanalisi accu-
rata dei fenomeni [...]. Ma la filosofia deglitaliani esclude, per intrinseco suo carattere, qualsi-
voglia sistema che non cerchi la verita` nei fatti per mezzo di una giusta osservazione, conce-
dendo sempre allintelletto quella parte che gli conviene; imperocche se il sentire e` germe di
tutte le cognizioni, questo germe pero` sempre infecondo rimarrebbe quando il principio ra-
zionale dello spirito umano nol fecondasse (ivi, pp. 45-46). Limportanza del clima culturale
del seminario mantovano per lorientamento filosofico dellArdigo` e il rapporto tra il questul-
timo e il pensiero del Pezza-Rossa sono al centro del saggio: A. JORI, Scienza e metodo speri-
mentale tra antico e moderno. Pitagora, Pomponazzi e Cartesio nelle valutazioni di Giuseppe
Pezza-Rossa e Roberto Ardigo`, in Lincidenza dellantico. Studi in memoria di Ettore Lepore, II, Na-
poli, Luciano, 1991, pp. 149-214.
21 Assieme a Galilei e a Campanella, il Mamiani colloca il Pomponazzi tra i piu ` insigni
pensatori italiani: Fu dal Pomponaccio piu` che dagli altri con chiara e polita eloquenza spie-
gato Aristotele nella purita` del suo testo e delle sue opinioni con certa franchezza e indipen-
denza dintelletto, molto rare in quei tempi. [...] Venuta a fine la scolastica autorita`, rimane-
vano la teologica e la peripatetica. Insorse animosamente contro la prima Pietro Pomponaccio e
le dottrine meramente razionali spart` dalle rivelate, dicendo, altro essere lufficio del puro
filosofo, altro del teologo, ne doversi pretendere dal lume fioco e riverberato della ragione
quel medesimo che dallo splendore duna scienza inspirata; questa avere a dover supplire al
difettivo dogni filosofia naturale, ma non punto sostituirvisi, per lo che insegnava come dalla
cognizione naturale delle cose dovea salirsi a quella di Dio, non viceversa dalla cognizione
anticipata di Dio trarre quella delle cose naturali, secondo luso che regnava a quei tempi.
Tale fu il secondo passo che il Pomponaccio, a rischio della sua vita, fece muovere allumano
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DAVIDE POGGI
intelletto verso la sua indipendenza (T. MAMIANI DELLA ROVERE, Del rinnovamento della Filo-
sofia antica italiana, Parigi, Dai Torchi di Pihan de la Forest Monrival, 1834, I, 3, 2-3,
pp. 19-23).
22 F. FIORENTINO , Pietro Pomponazzi. Studi storici sulla Scuola bolognese e padovana del secolo
442
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO
2. IL METODO POSITIVO
rentino) si sforza di negare (pur, ai suoi occhi, presupponendolo). In merito, cfr. ivi, pp. 484-
485. Il che, se e` per certi aspetti simile a quanto osservera` lArdigo` (per quanto riguarda lav-
vicinamento di intellezione e sensazione, materia e pensiero), perviene a risultati opposti a
quelli del filosofo mantovano. Questa e` la ragione del giudizio negativo espresso dallArdigo`
intorno al Pietro Pomponazzi del Fiorentino: Quelli che, come il Fiorentino, asseriscono, che
lattendere allo studio dei fenomeni naturali presuppone necessariamente la persuasione del-
limmanenza dellassoluto nelle cose, come spiegano il fatto di Copernico, Galileo, Vico,
Newton, Cuvier, Hervas, Galvani, Filippi, Liebig, ed altri moltissimi simili a questi? Diranno,
che furono hegeliani? O diranno che non meritano il nome di cultori delle scienze positive?
(R. ARDIGO`, Discorso su Pietro Pomponazzi, cit., p. 48).
24 Cfr. ivi, p. 49.
25 Ivi, p. 56.
26 Ivi, p. 44.
443
DAVIDE POGGI
Tale e` il metodo positivo che da` il titolo al settimo articolo del Di-
scorso e ne costituisce largomento, il quale metodo, proprio perche basato
27 Ivi, p. 46.
28 R. ARDIGO`, La psicologia come scienza positiva, cit., p. 126.
29 Ivi, pp. 69-70.
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LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO
sullimmediata conoscenza del Fatto, porta con se una verita` super partes,
trasversale rispetto alle singole scuole di pensiero e libera dalla dialettica
dei sistemi. LArdigo` individua appunto nel modus philosophandi del Pom-
ponazzi tale metodo positivo o positivistico.30
In un contesto in cui la tesi dellimmortalita` dellanima individuale era
stata ufficialmente confermata dal Concilio Laterano V nel 1513 con la
bolla Apostolici regiminis (con la conseguente condanna di ogni posizione
a favore della sua mortalita`),31 lattenta lettura del testo aristotelico e la s-
pregiudicata osservazione del processo conoscitivo, cos` come e` quotidia-
namente fornito dalla coscienza, permisero al filosofo rinascimentale di
affrontare la questione della natura dellanima umana in maniera affatto
indipendente dalle interpretazioni date, in particolar modo, dalle scuole
averroistica, platonica e tomistica.
Lintero Tractatus de immortalitate animae (1516) e` pervaso da questo du-
plice procedimento critico-argomentativo che, analogamente a cio` che ac-
cade nel processo della percezione visiva, finisce per fondersi in un unicum.
E si noti come il continuo rimando non tanto alle tesi aristoteliche, quanto
piuttosto al testo dello Stagirita,32 racchiude una notevolissima complessita`:
per prima cosa, considerato in se e per se, esso non e` un far parlare lauc-
toritas, ma costituisce, allinterno della discussione circa la corretta interpre-
tazione del pensiero di Aristotele, un ana`logon del rinvio al Fatto come lo
intendera` lArdigo` in ambito scientifico e psicologico.33
30 Metodo positivo fondato sullosservazione dei fatti forniti dallesperienza che anche
Italo Toscani (riferendosi pero` alla sola sensazione esterna e non allosservazione psichica in
generale), commentando il De incantationibus, riconosce nel Pomponazzi: Nelle parole del
Pomponazzi balena il principio che ha dato la mossa e lo sviluppo a tutta la scienza moderna:
il metodo positivo. Quello stesso che Galileo e Leonardo dovevano riprendere con cos` me-
ravigliosi risultati e che il nostro secolo doveva far suo di nuovo con le conseguenze mirabili
che tutti conosciamo. Quale miglior omaggio poteva rendere la realta` dei fatti allintuizione
e allaffermazione del nostro filosofo? (P. POMPONAZZI, Il libro degli incantesimi, ossia delle cause
dei meravigliosi effetti naturali, a cura di Toscani, cit., p. 261, nota 1 a pie` di pagina).
31 Cfr. G. D I N APOLI , Limmortalita ` dellanima nel rinascimento, Torino, SEI, 1963,
pp. 220-221.
32 Unimpostazione che avrebbe potuto essere definita filologica se lignoranza della
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DAVIDE POGGI
piu` semplice e immune da contraddizione, lanima come ununica ed impartibile forma, non
cessa pero` di essere una dottrina, tanto o quanto, aristotelica: come sono aristotelici i principii
su cui resta fondata. Se non che, avendo egli indovinato con un colpo docchio meraviglioso,
limportanza capitale di un insegnamento tutto positivo, che negli scritti dello Stagirita tiene
un posto secondario, e avendone fatto il punto di partenza delle sue deduzioni sullanima,
riusc` ad essere lautore, veramente originale, di una dottrina, che, alla caduta irreparabile,
presto segu`ta, dellaristotelismo, ne salvo` le parti buone (R. ARDIGO`, Discorso su Pietro Pom-
ponazzi, cit., pp. 35-36).
34 Benche non sia possibile affermare che il giudizio di Pomponazzi in merito alla Ri-
forma fosse positivo: cfr. V. PERRONE COMPAGNI, Critica e riforma del cristianesimo nel De fato di
Pomponazzi, saggio introduttivo a P. POMPONAZZI, Il fato, il libero arbitrio e la predestinazione,
traduzione del De Fato di Pomponazzi e note a cura di V. Perrone Compagni (testo latino
a fronte calibrato sulledizione critica di Richard Lemay, Lucani, in aedibus Thesauri mundi,
1957), Firenze-Torino, Nino Aragno Editore, 2004, I, pp. CXII-CXVII. Per eventuali citazioni
dal De fato, faro` ricorso a tale edizione critica latina.
35 Cfr. AVERROE ` (IBN -ROSCH), Commentarium Magnum in Aristotelis De anima Libros, re-
censuit F. Stuart Crawford, Cambridge (Massachusetts), in ID., Corpus Commentariorum Aver-
rois in Aristotelem, consilio et auspiciis Academiae Americanae Mediaevalis adiuvantibus Aca-
demiis Consociatis, ediderunt H.A. Wolfson, D. Baneth, F.H. Fobes, versionum latinarum,
VI, 1, The Mediaeval Academy of America, 1953, III, cc. 4-5, pp. 383-413; ivi, III, c. 20,
pp. 443-454.
36 I luoghi cui fa riferimento il Pomponazzi sono i seguenti: THOM . AQ. De unitate intel-
lectus contra Averroistas III, 63-84; ivi, IV; ivi, V, 99-113; Summ theologi I, q. 75, a. 6, resp.;
ivi, I, q. 76, artt. 1-2, resp.; ivi, I, q. 79, art. 4, resp.; Cont. Gent. II, c. 73-81, nn. 1488-1626;
Quaestio de anima art. 2-3, resp.; Quaestio de spiritualibus creaturis artt. 2, 9, resp.; In De anima
III, lect. 7, nn. 689-695. Il Corpus thomisticum e` consultabile on line sul sito www.corpusthomi-
sticum.org.
446
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO
num Leonardi Ruberiensem, 1516), caput quartum, in ID., Tractatus acutissimi, utillimi et mere
peripatetici, premessa di F.P. Raimondi, Casarano, Eurocart, 1995 (ristampa anastatica delle-
dizione Venezia, haered. Octaviani Scoti, 1525), p. 41v. Cfr. la recente traduzione italiana da
me consultata: ID., Trattato sullimmortalita` dellanima, a cura di V. Perrone Compagni, Fi-
renze, Olschki, 1999. Da ora in poi, laddove faro` riferimento a tale opera del Pomponazzi,
ne semplifichero` il titolo, indicandolo con De immortalitate animae.
38 Ibid. Il Pomponazzi qui cita da ARISTOT . De an. I, 1, 403a8-10; III, 7, 431a16-17.
447
DAVIDE POGGI
39 Ivi, p. 42r.
40 Quam autem huiusmodi opinio sit ab Aristotele remota non difficile est videre. Ete-
nim De anima secundo ponit vegetativum in sensitivo veluti trigonum in tetragono; sed ma-
nifestum est trigonum in tetragono non esse tamquam rem realiter distinctam ab eo, sed
quod est trigonum in potentia est actu tetragonum. Quare, cum per Aristotelem eodem
modo in mortalibus se habeat sensitivum ad intellectivum, sensitivum non erit distincta res
ab intellectivo (ivi, caput sextum, p. 43r). Il Pomponazzi fa qui riferimento a ARISTOT. De
an. II, 3, 414b31-32.
41 Nella Secunda Meditatio, Descartes, cercando qualcosa che appartenga essenzialmente
al soggetto e che, conseguentemente, non possa essere oggetto di dubbio, afferma che lEgo e`
cosciente di cogitare e che, a tale consapevolezza si aggiunge una ulteriore consapevolezza, in
virtu` della quale egli sa di esser proprio lui il soggetto del pensare (dove per pensare si intende
linsieme dei molteplici contenuti psichici): cfr. R. DESCARTES, Meditationes de Prima Philoso-
phia, Amsterdami, apud Ludovicum Elzevirium, 1642, in ID., uvres de Descartes, VII, pu-
bliees par Ch. Adam & P. Tannery, Paris, Vrin, 1996, pp. 26-29. Pur facendo dellEgo il
centro di gravita` dei contenuti psichici (giacche essi mettono tutti capo allio), Descartes
non giunge pero` a tematizzare la nozione di autocoscienza e il ruolo di questultima in me-
rito allidentita` personale (identita` che, nei discorsi di Cartesio e` assunta come fatto): il saggio
di Etienne Balibar, Identite et difference, ha proprio il merito di aver evidenziato la novita` in-
trodotta da Locke nel XXVII capitolo dellEssay. Cos` osserva il Balibar: En faisant de la
conscience (consciousness) le crite`re de lidentite personnelle (identity of person) Locke a, en ef-
fet, ete conduit a` revolutionner la conception meme de la subjectivite, aussi bien par rapport
a` lidee aristotelicienne de lame individuelle comme forme substantielle que par rapport a`
la revendication cartesienne du Je existant et pensant. [...] Cette revolution theorique [...]
du primat de la conscience et de limperialisme du sujet, est le moment decisif de linvention
de la conscience comme concept philosophique (E. BALIBAR, Identite et difference. An Essay
concerning Human Understanding, II, XXVII, Of Identity and Diversity. Linvention de la con-
science, presente, traduit et commente par E. Balibar, Paris, Editions du Seuil, 1998, pp.
10-11). Circa il pensiero di Locke in materia di self-consciousness, cfr. J. LOCKE, Essay, cit.,
II, 27, pp. 328-348.
448
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO
449
DAVIDE POGGI
ne, di cui siamo certi, abbiamo bisogno di un fantasma, come egli si esprime nel
principio dellApologia,44 deve sembrare di leggere, in alcuno dei piu` recenti
[trattati] psicologici, la esposizione delle piu` moderne teorie sulla astrazione, sul-
la associazione delle idee e sulla necessita` del linguaggio. [...] A chi legge, come
egli, quando stabilisce un principio, lo faccia dietro losservazione dei fatti, e co-
me, nel disputarne, si appelli allesperimento, deve parere di sentire il linguaggio
di uno degli attuali positivisti, o di scorrere la Logica di Stuart Mill.45
Ruberiensem, 1518), I, caput primum, in ID., Tractatus acutissimi, utillimi et mere peripatetici, cit.,
p. 52r.
45 R. ARDIGO ` , Discorso su Pietro Pomponazzi, cit., pp. 36-37. LArdigo` fa riferimento a
J.S. MILL, A System of Logic, Ratiocinative and Inductive. Being a Connected View of the Principles
of Evidence and the Methods of Scientific Investigation (1843), 2 voll., edizione critica basata sul-
lottava edizione (1872) a cura di J.M. Robson e R.F. McRae, Toronto and Buffalo, Uni-
versity of Toronto Press, Routledge & Kegan Paul, 1973.
46 In questo libro [ossia La psicologia come scienza positiva] si trova gia` almeno il cenno
delle dottrine svolte poi piu` particolarmente e piu` ampiamente ne miei scritti posteriori.
Circa le quali dottrine credo di dovere avvertire che sono il frutto delle mie meditazioni,
e non una semplice riproduzione delle dottrine contenute nei positivisti sia francesi, sia in-
glesi, sia tedeschi. [...] Dei filosofi ho studiato (ma a lungo e con tutta la lena, e fino dalla
prima giovinezza) solo i vecchi metafisici. A questo studio ho accompagnato poi sempre
quello delle scienze naturali, che ho fatto invece sulla letteratura relativa piu` recente. Il
mio positivismo filosofico quindi non e` che leffetto della mia indagine individuale, mossa
e aiutata dai metodi e dai dati appresi colle scienze dette naturali, e applicata, per mia propria
e naturale iniziativa e colle sole mie povere forze, alle questioni filosofiche, che, per la pratica
fatta sui libri dei metafisici, mi erano divenute famigliarissime. Per cio` hanno torto quelli che
mi chiamano comtiano [cfr. T. MAMIANI DELLA ROVERE, Recensione a La psicologia come
scienza positiva, La filosofia delle scuole italiane, a. II (1870), IV, pp. 211-221], o seguace
di altro autore positivista. Non ho mai letto nessuno dei libri di A. Comte. Di tutti gli altri
positivisti ho letto solamente qualche tratto di un libro di J. Mill, di due di S. Mill, e piu` tardi
della prima parte dei Primi Principi di H. Spencer, nella quale poi notai delle idee fondamen-
tali diverse dalle mie e che ho dovuto riprovare. Le poche altre idee, che pure conosco delle
dottrine positive straniere in voga, non sono che miei indovinamenti occasionati da cenni
accidentalmente incontrati qua e la` nei periodici scientifici] (R. ARDIGO`, La psicologia come
scienza positiva, cit., Avvertenza, pp. 57-58). Come evidenzia il Buttemeyer nel saggio Roberto
Ardigo` e la psicologia moderna, le due opere dello Stuart Mill sono il Sistema di Logica e lEsame
della filosofia di Sir William Hamilton (opera del 1865, citata dallArdigo` nella versione francese,
450
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO
La philosophie de Hamilton, trad. Cazelles, Paris, Baillie`re, 1869): cfr. W. BUTTEMEYER, Roberto
Ardigo` e la psicologia moderna, cit., pp. 9, nota 31 a pie` di pagina; 22, nota 15 a pie` di pagina, in
cui pare di evincere che ledizione del System of Logic consultata dallArdigo` sia stata la terza
(London, Parker, 1851).
47 R. ARDIGO ` , La psicologia come scienza positiva, cit., p. 173. Si tengano inoltre i seguenti
passi, sempre in merito alla ri-abilitazione dellosservazione introspettiva della coscienza: La
fisiologia si occupa anchessa del fatto della vita umana, come la psicologia. Ma sotto un altro
aspetto: cioe` sotto quello della sua manifestazione organica, o materiale, che dir si voglia. Sic-
che, quantunque sia di grandissimo ajuto alla psicologia, anzi si possa dire, che in molte parti
combaci con essa, non la puo` pero` sostituire. Il pensare, come fanno molti, che la scienza
della vita del pensiero, o morale, debba ormai lasciare il campo assolutamente a quella della
vita degli organi, o fisica, e` un errore [...]. Si danno in natura dei fenomeni psichici, vale a
dire dei fenomeni, che, considerati nella loro specialita`, non sono, ne fibre, ne fluidi, ne mo-
vimenti, ne altra forma qualunque, o condizione della materia, presa come tale. [...] Or dun-
que, se, oltre gli atti puramente fisiologici, che si vedono cogli occhi e si palpano colle mani,
si danno in natura anche degli atti psichici, non osservabili altrove che nellinterno della co-
scienza, si dovra` per questi ultimi avere una scienza speciale e distinta, che se ne occupi ex
professo (ivi, pp. 172-173).
451
DAVIDE POGGI
del 1870 di una critica al Comte (il che diverra` esplicito in opere della
tarda maturita` come A. Comte, H. Spencer e un positivista italiano, del
1908, o Estema, idea, logismo, del 1911),48 non deve risultare in contrad-
dizione con la scarsa conoscenza che lArdigo` dichiarera` di aver avuto,
agli albori del proprio positivismo, circa il pensiero del filosofo francese.
Egli trae infatti tali convincimenti proprio dalla lettura del System of Logic
di Stuart Mill, in cui si afferma esplicitamente che, di contro alle tesi del
Comte, le leggi del pensiero possono essere scientificamente indotte
non nel macro-fenomeno sociale, ma nel contesto dellimmediato posses-
so conoscitivo che il soggetto ha di cio` che accade nella propria coscienza
(la reflection lockiana), ossia in virtu` dellobservation e dellexperiment degli
stessi mental phenomena.49
Parimenti interessante e` la prima parte del passo del Discorso su Pietro
Pomponazzi precedentemente citato (che qui ripropongo per comodita`
del lettore):
terna, non solo e` una scienza rigorosamente tale, ma e` quella colla quale intendo giustificare
i dati di tutte le altre, facendone quindi la scienza fondamentale. E apparisce questo, si puo`
dire, in tutte le pagine dei miei libri, che dimostrano, che lopera mia e` stata soprattutto
precisamente in quella osservazione diretta della coscienza, alla quale il Comte voleva si ri-
nunciasse (R. ARDIGO`, A. Comte, H. Spencer e un positivista italiano, in ID., Opere filosofiche,
X, Padova, Draghi, 1909, p. 489; gia` pubblicato nella Rivista di filosofia e scienze affini,
luglio 1908). Professando il Comte, che il fatto e` la ragione unica e legittima nella scienza
di affermare; e che lapprensione di esso ha solo un valore relativo; e che la legge non e`
altro che lordine secondo il quale si trovano succedere i fatti; onde infine sfugge alla
scienza la essenza e la causa: in tutto questo egli, come gia` avvertimmo, non ha fatto
che appropriarsi quanto si aveva gia` nella tradizione e nellabitudine scientifica. Se ne e` ap-
propriato senza cercarne la giustificazione nelle stesse ragioni gnoseologiche. Ed e` precisa-
mente su questo, che manca al Comte, delle ragioni gnoseologiche del metodo positivo,
che verte soprattutto lopera del mio particolare studio psicologico sopra ricordato. E
con cio` integro nella sua deficienza il Comte (ivi, pp. 489-490). In Estema, idea, logismo
(1911), lArdigo` osserva: La sperimentazione del fatto [...] impone assolutamente che si af-
fermi, non potendosi non aversi nella coscienza cio` che vi si ha; che e` la ragione per la
quale il Positivismo professa essere criterio del Vero la Sperimentazione del Fatto. E inten-
dendo per Fatto, non solo cio` che si vede e si tocca, come qualche povera e insana mente
vuol far credere che ritenga il Positivista, ma anche latto psichico semplice per se (e questo
soprattutto, poiche la sperimentazione su questo si basa) e latto intellettivo e quello estetico
e quello morale, e cos` via (R. ARDIGO`, Estema, idea, logismo, in ID., Opere Filosofiche, XI,
Padova, Angelo Draghi Editore, 1912, pp. 182-183; gia` pubblicato nella Rivista di filoso-
fia, continuazione della Rivista Filosofica e della Rivista di Filosofia e Scienze affini,
Anno 1911, fasc. III, Padova, giugno 1911).
49 Cfr. J.S. MILL , A System of Logic, cit., VI, 4, II , pp. 849-852. Circa la notevole analogia
tra il passo del System of Logic e i ragionamenti compiuti dallArdigo` ne La psicologia come
scienza positiva, cfr. W. BUTTEMEYER, Roberto Ardigo` e la psicologia moderna, cit., pp. 21-22.
452
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO
A chi legge oggi i libri del Pomponazzi sullanima e vi apprende, che la sua
dottrina e` basata sulla osservazione di questo fatto, che in ogni nostra intellezio-
ne, di cui siamo certi, abbiamo bisogno di un fantasma [...] deve sembrare di
leggere, in alcuno dei piu` recenti [trattati] psicologici, la esposizione delle piu`
moderne teorie sulla astrazione, sulla associazione delle idee e sulla necessita`
del linguaggio.50
453
DAVIDE POGGI
The Works of George Berkeley, ed. by A.A. Luce and T.E. Jessop, II, London, Th. Nelson and
Sons, 1949, Introduction, 12-18; I, 5.
54 Cfr. D. HUME , A Treatise of Human Nature, cit., I, 1, VII .
lArdigo` non conosceva) presenta una analoga concezione dellastrazione: cfr. H. TAINE, De
lIntelligence (1870), Paris, Hachette et C.le, 190611, I, 2, pp. 38-45; II, 4, pp. 252-267. Cfr.
anche la recente riproduzione della prima edizione del 1870 (Paris-Budapest-Torino, Har-
mattan, 2005).
57 Uninterpretazione empiristica dellastrazione che, del resto, era gia ` presente in
Locke. Questi nellEssay concerning Human Understanding formula la ridefinizione delle idee
astratte e universali in termini di sortal ideas: cfr. J. LOCKE, Essay, cit., II, 12, p. 164; III,
7-9, pp. 411-412; III, 11-13, pp. 414-416; III, 15, p. 417; III, 4, 1-2, pp. 420-421; III, 6,
32, pp. 459-460. Accanto a tale concezione dellastrazione, Locke presenta pero` una versione
alternativa affine a quella aristotelico-tomistica (benche egli non sembri affatto distinguere i
due processi astrattivi, presentandoli spesso assieme): cfr. ivi, II, 11, 19, p. 159; II, 27, 3,
p. 330; III, 3, 6, pp. 410-411; III, 3, 11; IV, 9, 1, p. 618.
454
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO
punto per tale applicabilita` dico essere generale. E quindi, se questa idea del ros-
so, essendo cos` generale, e` un dato del senso, perche non potranno essere del
pari un dato del senso tutte le altre, che si vogliono proprie dellintelletto? Ahi-
me`! Gia` erano preparate nella mente per gli studj e le riflessioni precedenti le
ragioni, onde attribuire la formazione delle idee, cosiddette intellettuali, alla con-
fluenza delle diverse rappresentazioni sensibili; quelle ragioni che poi ampiamen-
te esposi ne miei scritti posteriori.58
455
DAVIDE POGGI
456
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO
subiecto, verum tamquam obiecto. [...] Et sic medio modo inter abstracta et non
abstracta erit actus corporis organici [...] in omni suo opere [...], cum semper de-
pendeat a corpore tanquam obiecto.63
Una relazione di dipendenza dal corpo che, se gia` nel Tractatus de Im-
mortalitate animae appare stretta (senza pregiudicare il fatto che lintelletto
sia, in ultima analisi, sui generis rispetto alla corporeita`, poiche, se lintel-
letto umano necessita dei phantasmata e dei relativi processi organici co-
sa che trova conferma non solo sul piano psichico mediante la necessita`
degli idola riscontrata dal soggetto in semetipso, ma anche su quello psi-
co-fisico, analizzando i casi di laesio organorum 64 , cio` non significa
che intellectus humanus [...] intelligendo [...] fungatur quantitate),65
63 Ibid.
64 Ivi, caput octavum, p. 43v. E` interessante notare come questo argomento di carattere
psico-fisico (la dimostrazione della necessita` dellimmagine sensibile e del corpo per lintel-
lezione), costituisce una ripresa dei ragionamenti compiuti da Tommaso dAquino nella
Summa Theologi: cfr. THOM. AQ. Summ theologi I, q. 84, a. 7, resp. LArdigo` pare ignorare
tale aspetto sperimentale della gnoseologia tomistica, che pur conosceva (anche il sopracci-
tato esempio autobiografico del dolore e dei metodi per alleviarlo si ispira a Tommaso: cfr.
THOM. AQ. Summ theologi I, q. 76, a. 1, resp.), prediligendo una lettura del pensiero del-
lAquinate incentrata sulla massiccia presenza in esso della speculazione metafisica, a discapito
dellattenzione allesperienza concreta.
65 Ivi, caput octavum, p. 45r. Proprio in virtu` di tale irriducibilita` alla materia, lintelletto
umano puo` rivolgere la propria attenzione su se stesso, ossia reflectere supra se ipsum (ivi,
caput octavum, p. 44v), esercitare lattivita` discorsiva della ragione e concepire luniversale e
comprendere per universali (cfr. ibid.). Una conoscenza riflessiva di se stessa che tuttavia,
a motivo dellincapacita` dellanima di elevarsi al pensiero puro (scevro cioe` dalle immagini
corporee), non e` piena (come quella che le intelligenze hanno di se). Italo Toscani, com-
mentando queste tesi, si pone sulla linea interpretativa ardigoiana, ossia evidenzia lattualita`
di tali affermazioni, individuando delle analogie con quanto sostenuto dal James circa la co-
scienza che il soggetto ha di se stesso: Dice in proposito il James che la coscienza dellio ri-
sulta: 1 dai suoi elementi costitutivi (io materiale io sociale io spirituale io puro). 2
dalle sensazioni e dalle emozioni che questi suscitano (sentimento di se self seeling). 3 dalle
azioni che essi provocano. Ricerca e protezione dellIo (self-seeking and self-preservation)
(P. POMPONAZZI, SullImmortalita` dellAnima, a cura di Toscani, cit., p. 123, nota 1 a pie` di
pagina). In questo accostamento il Toscani, che gia` altrove si mostra influenzato dallArdigo`
nellanalisi del pensiero pomponazziano, e` forse incoraggiato dallinteresse espresso dallAr-
digo` circa la psicologia del James (col cui pragmatismo il positivista mantovano era tuttavia
in disaccordo: cfr. W. BUTTEMEYER, Roberto Ardigo` e la psicologia moderna, cit., pp. 13 e nota 53
a pie` di pagina; ivi, p. 95, Appendice II, Lettera dellArdigo` al Ferrari del 7 aprile 1904): cfr.
W. JAMES, Le varie forme della coscienza religiosa. Studio sulla natura umana, trad. di G.C. Ferrari
e M. Calderoni, Prefazione di R. Ardigo`, Torino, Bocca, 1904). Circa le teorie del James in
merito allio, cfr. W. JAMES, The Principles of Psychology, I (di II), Dover Publications, New
York, data di pubblicazione non indicata (rist. anast. delledizione pubblicata da Henry Holt
& Company nel 1890), chapter X, pp. 291-401.
457
DAVIDE POGGI
66 Si igitur apud hos celeberrimos peripateticos, cogitativa virtus extensa est, quoniam
omnes affirmant ipsam esse virtutem sensitivam; ipsaque potest sequestrare substantiam a
quantitate; quid igitur obstat, et ipsum intellectum, existentem materialem et extensum, se-
cundum quemdam altiorem gradum, quam sit cogitativa ipsa, infra tamen limites materiae, et
universaliter conoscere, et universaliter syllogizare? Non discedendo tamen penitus a materia,
quoniam in omni tali cogitatione dependet a phantasmate. Puto itaque quod qui tenet co-
gitativam esse talem, multum probabiliter habet tenere et de intellectu (P. POMPONAZZI,
Apologia, cit., I, caput tertium, p. 59v).
67 Cfr. P. POMPONAZZI , De nutritione et auctione (Bononiae, per Hieronymum de Vebe-
dictis, 1521), ristampato col titolo De nutritione et augmentatione in Tractatus acutissimi, utillimi et
mere peripatetici, cit., I, caput undecimum, pp. 121r-123r; I, caput vigesimum tertium, p. 130r.
68 Il Fiorentino fa qui riferimento a P. POMPONAZZI , De immortalitate animae, cit., caput
decimum, p. 46v.
69 F. FIORENTINO , Pietro Pomponazzi, cit., pp. 174-175. Cfr. anche ivi, p. 173.
458
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO
sita di un fantasma], egli deduca la necessita` assoluta dellorganismo, per tutti in-
distintamente gli atti del pensiero, credera` di udire uno degli attuali fisiologi, o il
discorso [...] del Tyndall. Chi legge quello che egli dice, in qualche luogo del-
lApologia e del libro della Nutrizione, sui rapporti tra il conoscere e la virtu` della
materia, deve necessariamente correre col pensiero alle piu` nuove teorie sulle
monadi e sulla natura della materia.71
Cfr. W. BUTTEMEYER, Roberto Ardigo` e la psicologia moderna, cit., pp. 11, 22.
72
459
DAVIDE POGGI
460
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO
Il che non annulla affatto i caratteri distintivi dei due livelli, scongiu-
rando (almeno per il momento) lesito materialistico (cos` come per il
Pomponazzi del Tractatus de immortalitate animae il fatto che lanima intel-
lettiva sia legata alla quantita` non significa affatto che nel pensiero non vi
sia che quantita`):
Per fortuna grande le aumentate cognizioni ed analisi filosofico-psicologiche
da un lato, e dallaltro le abitudini veramente scientifiche, partorite dalle scienze
461
DAVIDE POGGI
82 Lidea psicofisica e ` contenuta nella dottrina della necessita` del fantasma, per gli atti
della cognizione; e quindi dei corrispondenti moti organici, con tutto quello che ne conse-
gue; lidea trascendente della materia, in quella della possibilita` dei rapporti tra il conoscere e
la virtu` della materia (ivi, p. 43).
83 Gia ` nelle prime pagine del Discorso su Pietro Pomponazzi lArdigo` mostra infatti di co-
noscere e condividere le tesi evoluzionistiche darwiniane, da poco presentate in lingua ita-
liana (cfr. CH. DARWIN, On the Origin of Species by Means of Natural Selection, or the Preservation
of Favoured Races in the Struggle for Life, London, Murray, 1859; la prima traduzione italiana
compare pochi anni prima del discorso dellArdigo`: cfr. ID., Sullorigine della specie per elezione
462
LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO
Il grande albero del pensiero umano, colla meraviglia del suo fusto e delle
sue frondi, non potra` essere inteso, prima che non sia stato convenientemente
studiato linforme germoglio di vita psichica del zoofito, e non se ne sia seguita
la evoluzione graduata e progrediente per la scala degli animali, di classe in clas-
se, di specie in specie.84
naturale, prima traduzione italiana per cura di G. Canestrini e L. Salimbeni, col consenso del-
lautore, Modena, Zanichelli, 1864): cfr. R. ARDIGO`, Discorso su Pietro Pomponazzi, cit., pp.
18-19. Citazioni dallopera di Darwin (nella traduzione italiana) compariranno con notevole
frequenza anche ne La psicologia come scienza positiva e nelle relative Note: cfr. ivi, pp. 89, 90,
304, 355, 368, 370, 381. Se degli studi di Helmholtz si parla gia` nel Discorso (cfr. ivi, pp. 39-
40), seppur in maniera generica, e` ne La psicologia come scienza positiva (1870) che lArdigo` fa
riferimento alla legge per cui la forza non si crea e non si perde, e [...] nella natura si con-
serva inalterabilmente la totalita` della sua energia, malgrado le continue infinite variazioni
della sua azione nelle singole cose (ivi, p. 96). Cfr. H. VON HELMHOLTZ, Ueber die Erhaltung
der Kraft, Berlin, Reimer, 1847 (edito, in traduzione italiana, in ID., Opere, a cura di V. Cap-
pelletti, Torino, UTET, 1969, pp. 49-116). Quanto alle teorie di Angelo Secchi, se lArdigo`
dichiara esplicitamente di conoscerne la tesi esposta ne Lunita` delle forze fisiche (Roma, Ti-
pografia Forense, 1864), ossia la legge dellequivalenza della forza calorica (nonche della forza
in generale) e del movimento (per cui si ha la trasformazione della quantita` di moto di un
sistema fisico in una quantita` di moto ad essa equivalente), gia` allinterno del Discorso su Pie-
tro Pomponazzi (allinterno del discorso sulla naturalita` dei fenomeni: cfr. ivi, p. 27) e, ne La
psicologia come scienza positiva (1870), i riferimenti a tale scritto si fanno assai frequenti, egli
ritiene di sostenere in ambito psicologico lequivalente di quanto teorizzato dal Secchi in am-
bito astronomico e fisico (cfr. Lettera del mons. L. Martini al card. Patrizi del 16/08/1871, pub-
blicata in G. MARCHESINI, La vita e il pensiero di Roberto Ardigo`, Milano, Hoepli, 1907, pp. 16-
19; cfr. in merito anche W. BUTTEMEYER, Ardigo` e la psicologia moderna, pp. 55-56 e nota 3 a
pie` di pagina 56). Anche nellopera del Secchi, benche di argomento fisico, lArdigo` pote
trovare la tesi dellirriducibilita` del mentale al fisico, pur nella totale corrispondenza del
primo al secondo (cfr. A. SECCHI, Lunita` delle forze fisiche, cit., I, 1, p. 6).
84 R. ARDIGO ` , La psicologia come scienza positiva, cit., p. 169. La nota 152 (cfr. ivi, p. 355)
cui lArdigo` rimanda alla fine di tale passo consiste in una citazione dal saggio di Darwin sul-
lorigine della specie.
463
DAVIDE POGGI
dire la legge della latenza delle forze e quella della divisione del lavoro. Se un
fascio di luce solare cade sopra una foglia verde di un vegetale, la forza, che vi
apporta, non vi si trasforma tutta in un modo. Una parte dei raggi ne e` riflettuta
[...]. Ma unaltra parte vi si arresta a dar nuova forma alle sostanze, che hanno da
costituire la materia e i tessuti vegetali [...]. Analogo e` il processo delle opera-
zioni mentali. La forza [...] non si esaurisce tutta nello stimolo, non si esaurisce
tutta nella sensazione cosciente, che ne consegue; una parte si fa, per cos` dire,
latente e si fissa in forma di tendenza od abitudine [...]. Come poi la forza greg-
gia, o ricevuta dal di fuori, o ammassata al di dentro mediante i processi fisio-
logici, o messa in serbo ed impressa nella forma latente della memoria, della in-
clinazione, della abitudine, si metamorfizzi nelle svariatissime, meravigliose,
infinite forme del pensiero, questo ci e` spiegato per la legge della divisione
del lavoro. [...] Quella forza, che nel zoofito stante limperfezione degli ordigni
in cui si incontra, non si trasmuta, che in una sensazione ottusissima, nelluomo,
che presenta una organizzazione assai piu` complicata e finita, puo` tradursi nella
meditazione del filosofo, nellestro dellartista, nella virtu` eroica di chi da` la sua
vita per unidea.85
85 R. ARDIGO`, La psicologia come scienza positiva, cit., pp. 201-203. Si consideri lanalogia
tra le riflessioni del passo proposto e quelle dellincipit del Discorso su Pietro Pomponazzi, de-
dicato proprio alle trasformazioni delle forze fisiche e alla comparsa, tra di esse, del pensiero
umano, esplicitamente definito una forza meravigliosamente grande: Giorgio Stephenson,
il celebre ingegnere inglese che ha fatto costruire la prima locomotiva, stando un giorno a
guardare la lunga fila dei carri che, trascinati dalla sua macchina sulle rotaie di ferro, con im-
ponente aspetto gli passavano dinanzi rapidamente, diceva ad un suo amico, che era con lui:
cio` che imprime il movimento a tutto questo convoglio non e` che la luce del sole. Egli aveva
ragione. La locomotiva rimorchiatrice dei carri si moveva per la elasticita` del vapore acqueo
sviluppato nella sua caldaia dalla combustione del carbon fossile: e questo carbone non e` altro
che il prodotto di un lavoro segreto dei raggi solari nellinterno delle cellule verdeggianti dei
vegetali. Stephenson aveva ragione. Ma egli avrebbe detto una cosa ancor piu` mirabile e piu`
vera, se di quel fatto grandioso e sorprendente, che rendeva attoniti tanti spettatori, avesse
additato unaltra causa; una causa ancor piu` remota e, in apparenza, troppo tenue per tanto
effetto, vale a dire il semplice pensiero di un uomo (R. ARDIGO`, Discorso su Pietro Pompo-
nazzi, cit., pp. 13-14). Ora, se nellincipit del discorso del 1869 non e` affatto dichiarata lo-
mogeneita` delle forze fisiche e del pensiero, non si deve dimenticare che esso trascenda il
piano delle prime, in virtu` della naturalita` di tutti i fenomeni, psichici e fisici, di cui si parla
nel Discorso.
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LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO
e percio` di scemare lopposizione recisa che il medio evo aveva posto tra il mon-
do di la` ed il mondo di qua non solo, ma ancora tra la materia e lo spirito.86
86 F. FIORENTINO, Pietro Pomponazzi, cit., p. 475. Cfr. in merito la nota 22 del presente
lavoro.
87 Ivi, p. 25.
88 Cfr. P. VILLARI, La filosofia positiva e il metodo storico. Memoria, Il Politecnico, Serie
IV, I, gennaio 1866, sezione letterario-scientifica, Milano, Amministrazione del Politecnico
(tip. F. Zanetti), pp. 1-29 (versione in cui e` stato da me consultato e da cui trarro` eventuali
citazioni); ristampato in ID., Saggi di storia, di critica e di politica. Nuovamente raccolti e riveduti
dallAutore, Firenze, Tip. Cavour, 1868, pp. 1-36. Cfr. inoltre la recente edizione curata da
M. Martirano: P. VILLARI, Teoria e filosofia della storia, introduzione di G. Cacciatore, Roma,
Editori Riuniti, 1999, pp. 111-148. Cfr. W. BUTTEMEYER, Roberto Ardigo` e la psicologia mo-
derna, cit., pp. 8-9 e nota 29 a pie` di pagina 9, in cui sono indicati i luoghi in cui lArdigo` fa
riferimento al Villari e si dice debitore del suo pensiero e, in particolare, del suo scritto del
1866. Si noti, in merito, come lArdigo` segua da vicino (se non addirittura ricalchi) la clas-
sificazione delle tre epoche storico-culturali dellumanita` che il Villari aveva proposto ne La
filosofia e il metodo storico: analogamente al filosofo napoletano, lArdigo`, nel Discorso su Pietro
Pomponazzi (cfr. ivi, 25-27), parla di una prima epoca dominata dalle superstizioni e dalla
mitologia (epoca che il Villari chiamava teologica: cfr. ID., La filosofia e il metodo storico,
cit., pp. 6-7; pp. 118-119 delledizione a cura di Martirano), di un secondo periodo carat-
terizzato dalla ricerca di un unico principio in virtu` del quale render conto della realta` (pe-
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DAVIDE POGGI
me, nella spiegazione degli eventi della natura, lumanita` abbia progressi-
vamente abbandonato le interpretazioni fantastico-mitologiche e meta-
fisico-teologiche, giungendo alla definizione del mondo come sistema
autosufficiente, i cui elementi, strettamente interconnessi, costituiscono
luno la ragione dellaccadere dellaltro. Nulla e` piu` considerato isolato,
in balia di potenze soprannaturali, nulla rinvia ad entita` trascendenti il
piano degli eventi stessi di cui occorre render conto:
Non fu se non in seguito a nuovi studi, a nuove scoperte, che [luomo] si
accorse, che la ragione dei fenomeni, in prima a dirittura collocata in una forza
estrinseca, piu` o meno lontana, deve essere cercata nelle cose stesse in cui si ve-
dono. Onde si conchiuse che, [...] tutto quello, che apparisce nella natura, non
e`, che una trasformazione, matematicamente determinata, di cio` che gia` prima
in essa esisteva.89
riodo denominato metafisico dal Villari: cfr. ID., La filosofia e il metodo storico, cit., p. 7; p.
119 delledizione Martirano) e, da ultimo, di una terzo stadio dellumanita`, quello propria-
mente scientifico che entrambi i filosofi chiamano positivo (cfr. P. VILLARI, La filosofia e il
metodo storico, cit., p. 9; p. 121 delledizione di Martirano). Il terminus a quo dellepoca po-
sitiva e` tuttavia rappresentato, secondo il Villari, dal pensiero di Galilei e dal suo metodo
fondato su osservazione, ipotesi, esperimento e formulazione della legge (cfr. P. VILLARI,
La filosofia e il metodo storico, cit., pp. 10-11; pp. 122-124 delledizione Martirano). In merito,
notevoli sono le analogie, concettuali e terminologiche, tra i passi in cui il Villari presenta il
metodo galileiano e positivo per cui dal fatto osservato si giunge allinduzione della legge
generale e quelli in cui lArdigo` espone il rapporto di priorita` gnoseologica del fatto ri-
spetto al livello ideale dei princ`pi e delle leggi: cfr. P. VILLARI, La filosofia e il metodo storico,
cit., p. 10 (pp. 122-123 delledizione di Martirano); R. ARDIGO`, Discorso su Pietro Pompo-
nazzi, cit., pp. 45-46.
89 Ivi, p. 26.
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incapace di comprendere le vere cause degli eventi, deve essere guidato verso il bene e dis-
suaso dal compiere il male e lintroduzione delle entita` demoniache gioca a tal riguardo un
ruolo di notevole importanza. La figura del daemon si configura quindi come un modus in-
struendi vulgus: cfr. P. POMPONAZZI, De incantationibus, cit., pp. 200-202.
96 Ivi, p. 20.
100 Ibid.
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tava di un fanciulletto che si era annegato [...]. Degli accorsi tre o quattro giovani pratici del
nuoto si erano intanto svestiti e si erano slanciati nellacqua allo scopo di ripescare il povero
morticino [...]. Ma senza frutto. Pensarono allora alcuni dei presenti di far discendere nel ca-
nale [...] una di quelle grandi casse [...] pel trasporto delluva nella vendemmia. Entratevi due
persone [...] si misero a frugare di qua e di la` nel fondo [...]. Ma ancora non riuscivano. E
vedo, che allora uno dei presenti va a porre sullacqua dallaltra parte del ponte, perche
ne scendesse, una grande scodella di legno, nella quale aveva fissato e acceso una di quelle
candelette di cera, che si benedicono e si distribuiscono in chiesa [...]; e col pensiero che do-
vesse, per la sua virtu` miracolosa, venire a fermarsi al posto del morto per indicarlo ai ricer-
catori. Arriva la scodella e passa oltre. Ma la fede resta ancora, e la si riprende a farla discen-
dere di nuovo. E siccome la cassa della vendemmia frattanto si era voltata trasversalmente [...]
in modo da impedir il passaggio [...] [della scodella], arrivata nella sua seconda corsa la scodel-
la contro di essa, ne fu trattenuta, come era ben naturale. E di l` a qualche tempo non molto
lungi dalla scodella uno dei pali pote urtarsi contro il corpicciuolo ricercato e farlo venire a
galla. Miracolo! Miracolo! Grida allora la gente [...]. E io mi meraviglio, e dico tra me: mi-
racolo, perche? La scodella si fermo` perche trattenuta dalla cassa e per giunta non proprio sul
punto del ritrovamento. Un episodio che, riferisce il positivista, fu ingigantito dallentusia-
smo di massa, cos` da acquisire (immeritatamente) il carattere di indubitabilita`.
104 Cfr. P. POMPONAZZI , De incantationibus, cit., pp. 143-150.
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larbitrio umano, quantunque si mova con leggi sue proprie e determinate, non
e` pero` al di fuori di quello che egli chiama il fato, cioe` la catena indissolubile
delle cause; 111 e non esita ad applicare i canoni della nuova critica anche alle
religioni, e a considerarne i rivolgimenti e le vicende, in relazione a tutti gli altri
fatti della natura.112
ledizione curata da Martirano). Il Villari applichera` tale metodo anche al linguaggio: cfr. ivi,
pp. 21-23 (pp. 137-139 delledizione Martirano).
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per forme diverse. Voi potete studiarle [...]. Che cosa imparate con questo stu-
dio? Voi non avrete lassoluta e piena conoscenza di Dio [...]; ma potete speri-
mentare e provare storicamente, come lidea di Dio e` nata, non gia` in voi, ma
nelluomo; come risplende, come soffusca, e che conseguenze porta nella civilta`
dei popoli questa vicenda continua.114
114 Ivi, pp. 20-21 (pp. 135-137 delledizione Martirano). Il Toscani stesso si mostra dac-
cordo con lArdigo` nel sottolineare la capacita` del Pomponazzi di precorrere lanalisi storici-
stica delle religioni sorta in Europa dalla fine del settecento in poi: Dopo aver notato il le-
game che annoda le ricerche della provvidenza, del fato e della predestinazione, egli [il
Pomponazzi] si mette a sciogliere il nodo, affidandosi in gran parte alla ragione; non alla ra-
gione sintende, che lavora da se, e trae dal proprio fondo il tema del suo ragionare, ma a
quellaltra ragione, che attingendo daltronde il suo contenuto lo va rafforzando in modo,
da appianarne le grinze piu` sporgenti. Questo esempio era piu` ardito e nuovo in materia,
dove altri non si attentava di profferir verbo, se non appoggiandosi a qualche autorita` rivelata:
cos` che la critica del Pomponazzi, per questo verso puo` tenersi come il cominciamento di
quella critica indipendente, che tratta le religioni come ogni altra produzione dello spirito
umano, e che non ha preso piede in Europa se non da Kant a questa parte (I. TOSCANI, In-
troduzione a P. POMPONAZZI, SullImmortalita` dellAnima e Il Libro degli Incantesimi, cit., p. 76).
Sempre il Toscani, commentando la tesi per cui, giacche lanima ha un principio, deve pos-
sedere anche una fine, tesi sostenuta dal Pomponazzi allinterno del De immortalitate animae
(cfr. P. POMPONAZZI, De immortalitate animae, cit., caput nonum, p. 45v), sottolinea che tale af-
fermazione verra` portata avanti dal filosofo rinascimentale allinterno del De incantationibus e
qui verra` applicata a ogni fenomeno naturale e sociale, in particolare alle religioni: Questo
concetto [il fatto che, per natura, cio` che comincia ad esistere e` destinato a cessare di esistere],
[...] e` stato genialmente esteso dal Pomponazzi a tutti i fenomeni individuali e collettivi, nel-
lordine materiale e spirituale. Le cose e gli uomini non solo finiscono; ma anche linsieme e i
conglomerati delle cose e degli uomini: i fiumi, i continenti, le citta`, gli Stati, le leggi, le
religioni. Gia` anche le religioni. Ed egli parla cos` obbiettivamente anche della sorte della
religione cattolica in unepoca di triste e fosca intolleranza dogmatica (P. POMPONAZZI, Sul-
lImmortalita` dellAnima, a cura di Toscani, cit., p. 115, nota 1 a pie` di pagina). Ancora, circa la
tesi del De incantationibus per cui lorigine della credenza nellesistenza di miracoli ed entita`
demoniache sia da ricercare nellignoranza del volgo (ignoranza delle vere cause dei feno-
meni) e nella superstizione, il Toscani non manca di esaltare non solo la spregiudicatezza
del Pomponazzi, ma anche quella sua sconcertante attualita` che ha fatto in modo che la fi-
losofia moderna (ottocentesca in particolare) non lo abbia smentito, bens` confermato e per-
fezionato: Questa massima del Pomponazzi mentre dimostra il suo coraggio nellirridere e
nello sfatare le false opinioni dominanti a quei tempi, ci da` anche la misura della sagacita` e
della modernita` ondegli ha saputo cogliere le intime e le vere origini del soprannaturale. E la
sua spiegazione ripetuta dal Vico nella Scienza Nuova, e maestrevolmente applicata attraverso
gli studi dei piu` moderni pensatori, dallo Spencer al Kerbaker ci ha dato la chiave delle piu`
svariate e piu` antiche mitologie (ivi, pp. 188-189, nota 1 a pie` di pagina). Da ultimo, cos` il
Toscani commenta la tesi pomponazziana della ciclicita` degli eventi naturali: Questo delle
mutazioni universali, anche delle cose inanimate, o delle forme collettive, e` unintuizione
veramente geniale. E lo vediamo dalle conseguenze che accennano ad invertir perfino lat-
tivita` religiosa dello spirito. Davvero qui lA. anticipo` non soltanto il Vico, ma il concetto
che informa tutta la conoscenza e tutta la scienza moderna. Ed e` del resto una derivazione
assai stretta del sistema di armonia che lA. concepisce nellordinamento delluniverso, e
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LE RADICI RINASCIMENTALI DEL POSITIVISMO
Occorrera` attendere una decina di anni perche lArdigo` dia una forma
sistematica e pienamente positivistica, ne La morale dei positivisti (1879), alle
tesi racchiuse, a livello embrionale, nel sopraccitato passo del Discorso su
Pietro Pomponazzi, ossia laccordo tra lanomalia delle leggi che regolano
luomo e la societa` rispetto alla natura e alle sue leggi fisiche in senso stret-
to da una parte e, dallaltra, lappartenenza delluomo e della societa` alla
natura come suoi prodotti, seppur di grado (evolutivo) piu` elevato.115
Nel saggio di argomento morale,116 dopo aver definito le sensazioni
come il materiale rappresentativo-cognitivo originario della coscienza,
lArdigo` afferma che da esse si ottengono, per progressiva associazione,
fusione e specificazione,117 le idee, formazioni psichiche superiori che
non sono originali rispetto al resto dei contenuti della coscienza, bens`
dordine piu` elevato.118 Luomo non costituisce il vertice della scala degli
animali solo per la complessita` delle produzioni psichiche di cui e` capace,
ma anche per il fenomeno dellattenzione,
per la quale il pensiero umano e` dotato di una autonomia, che lo distingue fra
tutti gli altri, lo sottrae alla immediata efficienza delle cose, gli rende possibile la
costruzione dei sistemi cogitativi della scienza e degli ordinamenti pratici, crea le
specialita` individuali svariatissime dellarte e del costume, e la forza sublime del
carattere.119
che tende ad assimilare nel ciclo della propria esistenza, le cose piu` grandi e le piu` piccole,
le materiali e le spirituali. Ce` in germe tutta la filosofia della storia e della natura come oggi
sintende (ivi, p. 256, nota 1 a pie` di pagina).
115 Non si dimentichi che la legge del progresso storico e ` considerata dallArdigo` la
medesima legge individuata da Darwin: cfr. R. ARDIGO`, Discorso su Pietro Pomponazzi, cit.,
ivi, p. 52.
116 Saggio in cui, a sua volta, si riprendono quelle riflessioni dellultima parte de La psi-
cologia come scienza positiva, parte intitolata La psicologia positiva e i problemi della filosofia: cfr. R.
ARDIGO`, La psicologia come scienza positiva, cit., pp. 207-230.
117 Cfr. R. ARDIGO ` , La morale dei positivisti, cit., pp. 47-48.
118 Cfr. ivi, p. 48.
119 Ivi, p. 50. A tale superiorita ` psichica fa da condizione e controparte, per lArdigo`,
una superiorita` organica, in particolar modo cerebrale: Attitudine [allattenzione] possibile
nelluomo per lo sviluppo superiore del suo cervello, nel quale si ha, per cos` dire, un organo
nuovo sovrapposto allinferiore comune; a quel modo che il cervello stesso e` nei vertebrati
una sovrapposizione al sistema nervoso vegetativo, onde lo sviluppo e lautonomia psichica
loro, dovuta a tale sovrapposizione, e` tanto superiore a quella degli invertebrati (ibid.).
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DAVIDE POGGI
parte del regno dei fini, lo si puo` dire solamente in quanto lidealita` e` il
massimo prodotto di quella dinamica psichica che comincia negli animali
e culmina nelluomo seguendo il corso dellevoluzione naturale: cos` fa-
cendo pero` si naturalizza il concetto di regno dei fini, facendone un quid
che, riprendendo le espressioni pomponazziane, trascende il piano natu-
rale non simpliciter, bens` secundum quid, ossia sotto laspetto della com-
plessita`:
Lambiente sociale e` per un singolo uomo, come lambiente del nostro pia-
neta per una pianta che vegeti sopra di esso. Nella pianta si riflettono, in gene-
rale, le condizioni dellambiente universale e, in particolare, quelle delle sue mo-
dificazioni nei diversi siti, e nei diversi tempi. E la naturalita` assoluta delle forme,
sia particolari sia generali, della pianta, dipende dalla naturalita` dello stesso suo
ambiente terrestre, che e` un fenomeno necessariamente derivato dalle cause co-
smiche che lo produssero. Lambiente sociale e` anchesso una naturalita`, colle-
gata per la serie infinita degli effetti, allessere universale. Con cio` anche la psiche
di un uomo singolo, e di una societa`, e` naturale in modo assoluto.120
5. CONCLUSIONE
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