1. NYNFA BOSCO, L'Europa e il suo oriente. La spiritualit del cristianesimo
orientale, 1993 2. MAURIZIO PAGANO, Hegel: la religione e l'ermeneutica del concetto, 1992 3. GIUSEPPE ZARONE, Pensiero e verit. Saggi metafisico-teologici per la metaetica, 1993 4. NYNFA BOSCO, D. Bonhoeffer. Un'etica cristiana della responsabilit per laici e credenti, 1995
TESTI 1. ALFRED NORTH WHITEHEAD, Dio e il mondo. L'immortalit, a cura di Nynfa Bosco, 1993 2. JAKOB BHME, Questioni teosofiche. Ovvero esame della divina rivelazione in 177 domande, a cura di Flavio Cuniberto, 1996 JAKOB BHME
QUESTIONI TEOSOFICHE ovvero esame della divina rivelazione in 177 domande
a cura di FLAVIO CUNIBERTO
fyi Edizioni Scientifiche Italiane Come le finestre del tempio di Salomone Cenni introduttivi sulla gnosi cristiana di Jakob Bhme
Dimostra che puoi far nascere GES in te stesso, e che ne sei tu la levatrice: in caso contrario i Kinder Christi diranno che hai trovato solo il Fanciullo delle storie, ossia la culla vuota (JAKOB BHME, Von der wahren Gelassenheit, 2,53)
I. Note sul 'mestiere. Il filtro hegeliano 1. Nel descrivere l'aspetto fisico del venerato Maestro, il discepolo-biografo Abraham von Frankenberg non cede sicuramente alla tentazione di abbellire: Il suo aspetto era gracile, non bello, di piccola statura, le tempie troppo alte, il naso un po' curvo. Ma gli occhi grigi e quasi celesti -aggiunge - brillavano come le finestre del Tempio di Salomone (AB, pp. 20-21). L'espressione, che appare curiosa, potrebbe aprire prospettive esegetiche singolari, di cui non potremmo dar conto qui se non in misura limitata. E sar un po' questa la cifra delle pagine che seguono: un tentativo di suggerire direzioni di ricerca che potranno trovare in questa sede uno sviluppo non omogeneo e comunque solo parziale. La scelta delle Questioni teosofiche [Theosophische Fragen, 1624] come via d'accesso all'intricato labirinto della teosofia bhmiana cela d'altronde una palese contraddizione. Se infatti essa risponde all'esigenza di un esordio non troppo impegnativo sul piano della mole editoriale, e dalla fisionomia spiccatamente "didattica", pur vero che le Questioni sono l'ultimo scritto del Maestro di Grlitz: l'opera interrotta dalla morte all'inizio della quindicesima Frage (un po' come YArte della Fuga di Johann Sebastian Bach si interrompe sulla Fuga XV a tre voci). E al carattere incompiuto si aggiunge quella che in linguaggio critico-letterario chiameremmo 1'"estrema maturit" dello scritto, circostanza che non agevola, per svariate ragioni, il compito del lettore. Vorremmo dunque chiarire fin dall'inizio qual il senso dell'operazione, sia nei suoi aspetti filologici (la traduzione), sia in quelli propriamente teorici. E diremo allora che gli obiettivi sono in sostanza tre: mostrare anzitutto che cosa significhi tradurre Bhme in italiano (e anzi tradurlo tout court); tentare, nei limiti del possibile, un
commento non del tutto inadeguato all'estrema complessit del percorso; trarre infine lo spunto da un testo breve e "compendiario" per una prima messa a fuoco della sua straordinaria figura. E poich il terzo obiettivo non affatto l'ultimo in ordine di importanza, converr far precedere all'esame delle Questioni un primo sguardo d'insieme, suggerito e sostanziato da una lettura metodica e tuttora in corso della Theosophia revelata nel suo complesso (che poi l'unico modo, come si vedr, di leggere Bhme). L'immagine corrente del philosophus teutonicus, il "calzolaio tedesco di Lusazia" (1575-1624), quella del mistico luterano nutrito di ermetismo, precursore geniale e "barbarico" di quelle strutture speculative che l'idealismo tedesco porter alla chiarezza del concetto ( l'immagine consegnata da Hegel nelle Vorlesungen iiber die Geschichte der Philosophie)} C' poi, in quell'immagine, il dettaglio
1 Cfr. G.W.F. HEGEL, Lezioni sulla storia della filosofia, HI/2, trad. it. Firenze, p. 35. Del teutonicus, dice Hegel, non abbiamo da arrossire {ibid.). Gli riconosce uno spirito poderoso (p. 42), una gigantesca, selvaggia e rude tensione speculativa {ibid.). Ma l'omaggio, che varrebbe la pena seguire nelle sue articolazioni analitiche, tutto sospeso alla categoria del "precorrimento", dunque omaggio ed epitaffio insieme: Soltanto nel concetto, nel pensiero, le pi o meno aneddotico della bottega, che fa da sfondo alla biografia di Frankenberg (1651) come uno strano inserto di medioevo gotico alle soglie della filosofia moderna. Non che di quella bottega si sappia molto. Frankenberg riferisce del suo apprendistato - forse triennale -accennando poi con due parole sibilline (darauf gewan-dert) al successivo viaggio di compagnon, previsto dagli statuti delle gilde. Si potrebbe tuttavia partire proprio di qui, dal terreno in apparenza solo biografico e aneddotico del "mestiere", per movimentare il clich con un paio di raffronti esterni, acontestuali. Il primo una tradizione chassidica tedesca del secolo XIII, secondo la quale il patriarca Enoch, prima di essere rapito in cielo come Elia e trasformato nell'angelo Metatron, sarebbe stato appunto un calzolaio: e proprio nell'esercizio del suo mestiere non soltanto univa la tomaia con la suola, ma congiungeva ci che sta in alto con ci che sta in basso, cos da attrarre la corrente dell'emanazione e da trasformare l'azione profana in rituale. 2
Come dire che alle origini e ai vertici della scienza mistica sta non solo la pratica di un mestiere, ma precisamente una bottega di calzolaio. Il secondo caso - pi esotico del primo - la storia di un maestro tibetano, anche lui calzolaio, che meditando per dodici anni sul proprio mestiere, raggiunge infine l'illuminazione e viene rapito in cielo (come Enoch). 3 Una analisi non superficiale di queste "analogie tradizionali" ci porterebbe troppo lontano. Sarebbe tuttavia una grave omissione non rilevare che l'accenno a Enoch avvicina il racconto chassidico al cuore stesso della teosofia bhmiana, dove la figura del
filosofie hanno la loro verit; soltanto in essi l'assoluto pu venire espresso ed quale in s. Da questo lato Bhme un perfetto barbaro {ibid., p. 36). Cfr. sulla questione I.
SCHUSSLER, Bhme und Hegel, in "Jahrbuch der schlesischen Friedrich-Wilhelms-Universitt zu Breslau", X, 1965, pp. 46-58. 2 Cfr. G. SCHOLEM, La Kabbalah e il suo simbolismo, trad. it. Torino 1980, p. 169. } Ibid, p. 170.
patriarca biblico riveste un ruolo preciso ed oggetto di osservazioni cruciali. 4 E si potrebbe ricavarne in ogni caso una piccola lezione di metodo: come cio un rapido allargamento di orizzonte possa gettare sul clich del "calzolaio mistico" una luce imprevista, trasformando in oggetto di teoria quello che appariva come un dato biografico scontato, e non poco ingombrante. Restando poi ancora per un attimo sul terreno in apparenza umile del "mestiere", si potrebbe proporre un accostamento che apparir arbitrario. La vaga assonanza fra i termini mestiere e mistero sembra nascondere un caso classico di falsa etimologia -di quelli cari appunto alla letteratura "misteriosofica" -, anche se la parentela storica fra i due termini positiva e ben nota. Nella variante inglese: Mystery ha una doppia etimologia: dal latino minister, ministerium, attraverso il francese mestier, che significava "mestiere o arte" (...) e dal latino, di derivazione greca, mysterium, che si riferiva a "scienza occulta", "iniziazione" (...). 5 Ma in forma ben pi assertiva e diretta proprio il traduttore inglese di Bhme, l'avvocato londinese John Sparrow, a riproporre l'accostamento - Tutte le arti e i mestieri [metiers] del mondo sono misteri [mysteries] -, 6
che non affatto, nel testo di Sparrow, un "gioco di parole", e suggerisce una impensabile relazione interna fra l'autore del Mysterium magnum e la sua peculiare condizione sociale, legata appunto alla pratica di un "mestiere". Lo scopo di questi accenni troppo brevi - il topos del calzolaio-iniziato, il nesso quasi-etimologico mestiere-mistero - di lasciare intravedere sullo sfondo "folkloristico"
4 Enoch l'iniziato perfetto, al termine dei prodigi {am Ziel der Wunder; Seel. Fr. 35,12). Di qui, fra l'altro, la nozione peculiare di "vita enochiana". 5 J. RYKWERT, I primi moderni, trad. it. Milano 1986, p. 252, nota 94. 6 J. SPARROW, Preface a J. Bhme, 0/ Christ's Testaments, London 1652 (corsivo nostro); cfr. anche, sulT"ambiente" della citazione, J. WEBSTER, La grande instaurazione, trad. it. Milano 1980 (in part. il cap. 2, "La fratellanza spirituale"). della bottega di Grlitz un paesaggio pi complesso di quello suggerito dal puro dato biografico: di accennare in altre parole alla portata simbolica del "mestiere" tradizionale inteso come sequenza organizzata di gesti, ossia come prassi rituale significativa (e di qui allora la parentela col mysterium-ministerium) ? 2. Posto che un primo obiettivo - davvero minimo -sia stato raggiunto, converr passare brevemente agli aspetti teorici del profilo tracciato da Hegel, badando, pi che ai singoli temi, alla direzione complessiva del discorso. Secondo le pagine "epocali" delle Vorlesungen l'essenza del pensiero di Bhme consisterebbe nella lotta titanica per la conquista del concetto. Hegel procede a una "urbanizzazione" sistematica del teutonicus interpretandone Come le finestre del tempio di Salomone 6 le immagini come metafore coatte, a partire da un senso proprio - quello concettuale - che fatalmente gli sfuggirebbe. 8 Ora l'immaginosit metaforica che Hegel imputa a Bhme come un limite arcaico, proponendosi di estrarne
7 Sarebbe ovviamente futile cercare un passaggio diretto dal mestiere alla teosofia, come se il primo contenesse la chiave della seconda. Quel che si vuol dire che la prassi tradizionale del "mestiere" come partitura simbolica, come sequenza di gesti simbolici, eccede la figura moderna del mestiere come sapere tecnico nello stesso senso in cui il percorso intellettuale degli scritti bhmiani -la Theosophia revelata - eccede una sua possibile sistemazione concettuale. In entrambi i casi il luogo del significato va cercato al livello del gesto. O anche: la teosofia appartiene allo stesso orizzonte del mestiere nella sua accezione tradizionale (che l'orizzonte di un sapere operativo, consegnato in un modo o nell'altro alla forma del rito). L'ambito culturale in cui il nesso fra le due dimensioni appare pi evidente forse la letteratura emblematistica dell'et barocca: su questo punto vedi ad es. E. BE\Z, Die Signatur der Dinge, in "Eranos Jahrbuch", 1973, p. 521. Sulla natura dei mestieri tradizionali (e anche sul motivo del "viaggio") si veda L. BEN'OIST, Le Compagnonnage et les mtiers, Paris 1966. K Cfr. G.F.W. HEGEL, Lezioni cit., p. 42: Le forme, di cui egli si avvale, nella loro essenza non sono determinazioni di pensiero. Sono, da un lato, determinazioni sensibili, chimiche, qualit come 'asprezza', 'dolcezza', 'agrezza', 'ferocia', o sentimenti come 'ira', 'amore', e poi ancora 'tintura', 'essenza', 'tormento', ecc. Ma codeste forme sensibili non conservano in lui il proprio significato sensibile, egli le adopera per fornire parole al pensiero. Non pu non risultarne una "lotta terribile e dolorosa" (ibid., p. 41). la pura vena speculativa, in realt del tutto intrinseca alla concezione e alla prassi bhmiana del significato come segnatura, ossia come gesto sensibile (o per usare un altro termine d'impronta, come "intelligibile empirico"). Nel tita- nismo arcaico del Maestro di Grlitz si rispecchia il titanismo personale di Hegel: lo sforzo immane di imbrigliare senza residui i significati concreti nelle maglie del concetto, e di elevare l'intuizione a sistema. La messa in forma (l'"urbanizzazione") dei caotici materiali bhmiani condanna Hegel a perderne precisamente l'essenziale, o meglio ad assimilarlo in una sorta di grandiosa "anamorfosi" di cui si vorrebbe stabilire con pi precisione la legge interna. Citiamo, a puro titolo di esempio, un passo tipico del De signatura rerum: Troviamo d'altronde che il Sul, il piacere libero, il medico della brama come natura ango- sciosa; lo splendore della libert che viene dal fuoco naturale rifulge allora nell'oscurit dell'angoscia e la colma di libert. La rabbia si estingue e la ruota smette di girare {und das drehende Rad stille steht], e in luogo del girare si produce un suono nell'essenza. 9 Non si pretende che il passo risulti comprensibile di primo acchito: occorre davvero un lungo percorso per padroneggiare la polisemia delle "qualit" e delle "forme". Viene tuttavia spontanea la domanda se lo scenario descritto - il "sole", la "medicina", l'"angoscia" - sia fisico, psicologico o altro. E la domanda non ammette una risposta univoca, perch l'oggetto del discorso non "isolabile", la sua legge una fondamentale ubiquit (che poi l'essenza stessa del simbolismo). Se la metafora una translatio a partire da un senso primario - ossia in Questioni teosofiche 7 ultima analisi da un concetto - si potr dire che la "strategia" di Bhme essenzialmente non-metaforica.
9 Sign. R. 2,15-16. O si pensi alla straordinaria "tempesta", il cui baricentro lo scoccare del Blitz, il lampo che unisce e separa insieme "cielo" e "terra" (ihid. 3,32-34). Questo carattere non-metaforico del discorso, ossia la sua pratica del significato come segnatura, discende a sua volta da una opzione teorica in certo senso ancora pi originaria, che permetter di misurare in tutta la sua portata la violenza dell'operazione hegeliana. Il movimento della Offenbarung - il dischiudersi eWAbgrund nel molteplice naturale - coincide per Bhme col prodursi stesso del linguaggio, il venire deYAbgrund alla Parola: ma allora il linguaggio non sar in alcun modo il veicolo esterno del significato, un puro "mezzo" trasparente al concetto, bens il luogo sensibile del significato stesso. 10 Non ci soffermeremo oltre sulle pagine delle Lezioni perch, ai fini del nostro discorso, lo scarto o la "cesura" introdotti da Hegel dovrebbero essere chiari. Converr piuttosto precisare un po' meglio come vada intesa quella coincidenza, al solo scopo di fissare le prime coordinate di lettura. Nel definire il linguaggio come il luogo empirico del significato e come il luogo stesso del mondo (la Parola il Grund Gottes, il luogo in cui Dio prende forma), bisogner intendere questa empiricit come qualcosa di anteriore alla distinzione "culturale" tra suono e scrittura, tra phon e gramm: il gesto originario del significato al tempo stesso acustico e grafico, verbum e lux, si muove nell'ambito dell'udire e del vedere insieme (ma di un udire e di un vedere non ancora intesi come funzioni fisiologiche "private"). 11
10 Se in luogo di "linguaggio" diciamo "scrittura" - e ci sarebbero buone ragioni per farlo - pu essere utile ricordare qui le osservazioni di Derrida sulla logica hegeliana del Concetto: C'est pourquoi Hegel n'interroge jamais la circulation vivante du discours en termes d'criture. (...) Ce qui devrait pourtant interdire de considrer l'criture (...) come le simple dcchet empirique du concept [corsivo nostro], c'est que ce dchet (...) est coextensif- toute la vie du discours (J. DERRIDA, La dissmination, Paris 1972, p. 57). 11 Per queste nozioni centralissime vedi oltre, Questioni 1,5 sgg. e passim. Sulla Sprachtheologie di Bhme in generale si veda ad es. P. HAN'KAMER, Die Sprache, ihr Begriff und ihre Deutung im 16. und 17. Jabrhundert, Bonn 1927, pp. 151-175 e 195-200. E d'altra parte, se assumiamo - come inevitabile - il punto di vista della finitezza, la coincidenza di linguaggio e mondo sar solo virtuale, nel senso che la cesura tra la parola e la cosa - la lettera e lo spirito, l'esterno e l'interno - la misura della "caduta". L y opus y il Prozess - da intendere come il "lavoro" filosofico, ossia alchemico, ossia spirituale -, consister, almeno sotto un certo aspetto, nel riattivare le tracce della Natursprache Come le finestre del tempio di Salomone 8 (della coincidenza originaria e "adamica" di linguaggio e mondo) a partire dalle singole lingue storiche. 12 Di qui allora la centralit del simbolismo fonetico, la ricerca costante della segnatura come carattere ontologico dei suoni che sorregge il rapporto specialissimo di Bhme con la lingua tedesca (ma anche ad esempio con la lingua latina, re-interpretata alla luce del suo schematismo ontologico latente). La tesi della coincidenza originaria (e perci virtuale) di linguaggio e mondo, contiene dunque una poetologia in nuce, e apre un orizzonte teorico (per certi aspetti gi eckhartiano) nel quale si muover con impressionante coerenza buona parte del pensiero tedesco moderno, da Ha-mann a Walter Benjamin a Unterwegs zur SpracheP Ma quel che pi interessa segnalare qui come quegli sviluppi poetologici - come gi gli sviluppi speculativi - immettano pi o meno radicalmente la "gnosi" bhmiana in una prospettiva soggettivistica (il primato dell'Io) o storicistica (il divenire come luogo del senso) che pu conservare Bhme solo a condizione di liquidarlo. Quella "poetologia" eristica
12 Sulla nozione di Natursprache si veda, fra gli infiniti testi possibili, Aur. 20,90: perch essa [= la lingua naturale] la radice o la madre di tutte le lingue che sono nel mondo, e contiene la conoscenza integrale delle cose. 13 Per usare categorie molto generali, questa l'opzione "romantica" per eccellenza. Se parliamo di una coerenza "impressionante", per la tenacia con cui questa linea accompagna e sfida, nell'ambito della cultura tedesca moderna, la sua controfigura idealistica e storicistica. E come una lotta mai risolta fra un'ontologia di stampo "arcaico" - ma non per questo meno strutturata - e la sua disciplinata negazione in nome di una soggettivit progettuale. di cui si parlava (e che potremmo anche intendere, per proiettarla su uno sfondo "sapienziale", come una sorta di orfismo cristiano), una poetologia appunto solo in nuce, non tematizzata e irriflessa. Lo a condizione di non sapersi come tale, o a condizione di pensare il linguaggio come luogo sacro e non come luogo estetico. In altri termini, la "bottega" di Grlitz non conosce la cesura del Moderno: la sola Caduta su cui Bhme non si stanca di ritornare quella "ontologica" che inserisce al fatto stesso della Manifestazione nella sua sovrana astoricit. Ritroviamo allora, sotto un'angolazione leggermente diversa, lo stesso nodo critico che si presentava sopra con la lettura di Hegel. Il carattere irriflesso della poetologia di Bhme (che poi tutt'uno con la sua dottrina del Wort Gottes come "cuore" di Dio) appare a molti critici moderni come un limite, come una anticipazione geniale ma confusa, perch in sostanza pre-moderna. 14 Anche gli interpreti pi congeniali del pensiero di Bhme - disposti sulla linea "romantica" - sono spesso inclini a relegarlo nella categoria dei "precursori", secondo un Questioni teosofiche 9 paradigma storiografico da cui il confronto diretto e radicale coi testi bhmiani impone di uscire (al punto da vedere se mai, nel complesso della Theosophia revelata, il "canto del cigno" di qualcos'altro). Si tratterebbe, allora, di rovesciare la prospettiva, e di domandarsi se non sia proprio la radicale estraneit di Bhme alla sfera "estetica" a consentirgli un rapporto cos originario con la dimensione della parola (nella misura in cui l'estetico solidale con la sfera della soggettivit moderna, con l'Io in quanto luogo privilegiato del senso). 15
14 E esemplare in questo senso il giudizio di Paul Hankamer: Anch'egli [= Bhme] non supera il confine che sar Klopstock a superare per primo. Ma la direzione del suo pensiero indica un fine lontano, che sar raggiunto da Hamann {op. cit., p. 168; corsivo nostro). 15 Non possibile nemmeno accennare alle questioni sollevate dalla ricezio- ne di Bhme nel quadro della Romantik. Si potranno ricordare di passaggio gli Sia il tentativo hegeliano di disciplinare una strategia metaforica che in realt non tale, sia le letture assai pi congeniali della Romantik in chiave di poetologia e di "fisica poetica", rischiano allora, in un modo o nell'altro, di affaccendarsi intorno a una dimensione perduta: quella di una gnosi cristiana perfettamente compiuta in se stessa, e il cui destino storico sembra essere quello di alimentare letture filosofiche impegnate a trasferirla eis allo ghenos. 3. Va da s che la diagnosi sommaria svolta fin qui ha la semplice funzione di legittimare e preparare una lettura delle Questioni e di Bhme in generale "emancipata" dai filtri storiografici di epoca romantica. Una lettura della Theosophia come gnosi cristiana, di natura essenzialmente pre-filosofica, e le cui articolazioni pi sottili e pi vitali non hanno trovato rifugio nella filosofia ma piuttosto altrove. Detto ci i problemi si affollano. Perch ad esempio parlare di "gnosi" e non, come pi usuale, di "misticismo"?
studi classici di Ernst Benz o quello di W. Feilchenfeld su Novalis. Ma, anche prescindendo dal fenomeno massiccio delle "riscoperte" e delle riletture, sarebbe di estremo interesse esplorare ad esempio le profonda affinit bhmiane (e si potrebbe aggiungere "rosacrociane") del giovane Friedrich Schlegel, la cui diagnosi folgorante della Modernit come coazione a ripetere, formulata nello Studium-Aufsatz, accoglie il nucleo della dottrina bhmiana della Caduta al punto da interpretare la patologia del Moderno come una accelerazione della caduta stessa nella forma della "ruota angosciosa". La malattia moderna ha tutti i caratteri della Narrenthey luciferina, salvo poi pretendere di uscirne alle condizioni dettate dalla soggettivit. N possibile accennare al caso particolarissimo di Schelling, in equilibrio instabile fra i due ordini: e cos instabile da tentare poi il salto nella filosofia positiva. E proprio sul versante degli studi schellinghiani che si riscontrano tuttavia i contributi pi significativi sulla "metabolizzazione" romantica di Bhme. Intendiamo riferirci non solo ai lavori ormai classici sui "padri svevi" (Schneider, Benz) come fonti "occulte" del primo romanticismo, ma anche per esempio a quelli recentissimi di Francesco Moiso: cos, nel quadro di una discussione generale sulla medicina filosofica della Romantik, si veda il capitolo su "J. Bhme e il modello ontologico della malattia", in F. MOISO, Vita Natura Libert. Schelling 1795-1809, Milano 1990, pp. 325-328; e cos il saggio Gttliche Freiheit, di Come le finestre del tempio di Salomone 10 prossima pubblicazione, sulle ascendenze bhmiane della Freiheitsschrift di Schelling. Al caso-Baader si accenner pi avanti, nella solita forma cursoria. Risposta anche qui sommaria, e suddivisa in due tempi. (1) La nozione di "misticismo" in certo senso pi innocua: allude a stati di coscienza il cui prodursi non implica perlopi una dottrina, ma una disposizione della volont ad accogliere il dono della Grazia. Una disposizione perlopi passiva e propiziabile con l'esercizio ascetico, ma (perlopi) non strutturata sul piano conoscitivo. Il mistico ha (normalmente) visioni, non pratica una scienza. Sotto questo aspetto non vi quasi nulla, in Bhme, che richiami l'esperienza mistica in senso ordinario; e anche in confronto alla mistica speculativa di scuola renana, o agli elaborati percorsi spirituali della mistica carmelitana, la componente dottrinale, "intellettuale" in Bhme senza paragone pi estesa. (2) Il secondo aspetto della risposta offre l'opportunit di chiarire un punto rimasto fra le righe: parlando, sopra, di una immaginosit "intrinseca" alla concezione e alla prassi bhmiana del significato come gesto sensibile, avremmo dovuto aggiungere che quella prassi tanto coerente e rigorosa quanto poco sistematica e in molti casi poco chiara. Siamo in pieno paradosso, ed forse il paradosso di Bhme. Lo scarto non insomma, come ritiene Hegel, fra la Bildlichkeit metaforica e il concetto, ma fra la Bildlich-keit e se stessa, tra la forma e il contenuto della dottrina. C' in Bhme un peculiare problema espressivo, su cui ritorneremo pi avanti. 16 E se questo scarto a collocarlo tra i "mistici", si tratta, lo ripetiamo, di uno scarto inerente
16 Muovendo da una "casistica" spirituale estesa alle tradizioni orientali, Ren Gunon dedica al caso di Bhme alcune osservazioni che ci paiono qui del tutto pertinenti: in casi come questo "l'individuo (...) pu non aver coscienza della vera natura di ci che ha ricevuto e a cui stato ricollegato (...) Questi svantaggi hanno fra l'altro la conseguenza di dare spesso all'iniziato, specie per quel che riguarda il suo modo di esprimersi, una certa somiglianza esteriore con i mistici (...) com' capitato in particolare a Jacob Boehme" (R. GUNON, Iniziazione e realizzazione spirituale, trad. it. Torino 1967, pp. 62 sg.; corsivo nostro). Si tratta qui, in primo luogo, delle molteplici assonanze lessicali con i Renani, o con la Theologia Deutsch. Occorre precisare che nel lessico di Gunon il termine "misticismo" ha una connotazione di assoluta passivit. alla forma e non alla dottrina. Ma il termine "gnosi" porta con s implicazioni e complicazioni di ben altra natura. Lo adotteremo allora in via provvisoria, rimandando al cap. IV una precisazione diretta al riguardo.
IL 11 problema di un esoterismo cristiano 1. Se consideriamo il contributo decisivo offerto da Bhme alla genealogia dell'idealismo tedesco (nelle sue varie componenti), potr apparire strano che una cultura filosofica Questioni teosofiche 11 come quella italiana, cos intrecciata alle vicende della filosofia classica tedesca, abbia rinunciato per tanto tempo a sollevare il velo sulle ascendenze teosofiche dell'idealismo. 17 Ma forse ancora pi sorprendente il silenzio - o l'imbarazzo - che si registrano sul versante teologico-religioso, dove Bhme, a differenza dei mistici renani o di Silesio, sempre rimasto ai margini delle iniziative editoriali e di studio. N la matrice luterana e antiromana del suo "profetismo" pu giustificare da sola una circolazione cos scarsa: perch il fenomeno vale, entro certi limiti, negli stessi paesi di cultura riformata. Converr dunque andare subito al cuore del problema, che concerne la na- tura stessa dell'insegnamento di Bhme e della "tradizione" inaugurata dai suoi scritti. Vogliamo dire che fin dalla sua prima irradiazione europea e in particolare inglese (intorno alla met del secolo XVII), il complesso dottrinale della Theosophia revelata si come rifugiato nella massoneria-, o meglio in quegli ambienti di ermetismo cristiano (pansofici, rosacrociani a vario titolo) in cui sarebbe sorta la massoneria speculativa nella sua accezione a noi nota. Il fenomeno , lo ripetiamo,
1 Non certo un caso che i lavori e le intuizioni recenti di Francesco Moiso siano maturati su un terreno decisamente antistoricistico come quello della Natu rphilosophie. specificamente inglese, e raggiunge il suo primo apogeo negli anni di regno di Carlo I Stuart. 18 Resta il fatto che gli aspetti pi vitali, pi "operativi" del pensiero bhmiano vengono come adottati nella cornice di un esoterismo cristiano dai contorni assai sfuggenti: ed in ogni caso questa forte impronta massonica, o magari massonico-pietista, a fornire la chiave della "fortuna" di Bhme, in Italia e non solo. La questione non affatto marginale o storico-erudita. Le stesse vicende editoriali della Theosophia rispecchiano con palmare evidenza un'ipoteca massonica che segna, nel bene come nel male, l'eredit spirituale del Maestro di Grlitz nei tre secoli (e pi) dalla sua scomparsa. Se vero che la storia di questa irradiazione esula largamente dai limiti di questo studio, sar opportuno ricordare come gli sviluppi spesso aberranti della massoneria sette-ottocentesca abbiano potuto condurre a una lettura e ad un "uso" dei testi bhmiani perlomeno discutibili, quando non inquinati del peggiore occultismo. 19 E cos il
18 Le complesse implicazioni storico-teoriche del "bhmismo" inglese richie- derebbero di essere studiate in un lavoro a s. Sulla diffusione degli scritti di Bhme in Inghilterra si rimanda comunque agli ottimi lavori di Wilhelm STRUCK, Der Einfluss Jakob Boehmes auf die englische Literatur des 17. Jahrhunderts, Berlin 1936, e di Serge HuriN, Les disciples anglais de Jacob Boehme, Paris 1956. Per non parlare della letteratura pi specifica su Bhme e Newton, dei lavori sui Come le finestre del tempio di Salomone 12 "filadelfi" e via discorrendo. Sull'ambiente della Riforma puritana e le "aspetta- tive" inglesi nei confronti dell'ermetismo bhmiano cfr. WEBSTER, La grande instaurazione, trad. it. cit., come pure, per altri aspetti dell'ambiente e del pro- blema, il lavoro di J. RYKWERT, I primi moderni, trad. it. cit. Per la galassia dei circoli pansofici e (pseudo-)rosacrociani, variamente intrecciati alla figura e al- l'opera di Bhme, si rimanda ai grandi lavori di W-E. PEUCKERT: in particolare Das Rosenkreutz, Berlin 1973, e Pansopbie, Stuttgart 1936, la cui erudizione impressionante nasconde tuttavia una scarsa attenzione per le strutture teoriche o dottrinali dei fenomeni in questione. 19 Pensiamo ad esempio all'adozione di Bhme negli ambienti del teosofismo del tardo '800: cfr. F. VOX HARTMANN, // mondo magico di Jacob Bhme, trad. it. Roma 1982, che si presenta come un ricco centone di passi bhmiani. Ma gi l'intero capitolo della massoneria tedesca del secolo dei Lumi offrirebbe ampia materia di ricerca in questo senso. Si veda l'ottimo lavoro di L. GuiNET, Zacharias Werner et l'sotrisme magonnique, The Hague 1962. Per la questione "teorica" del teosofismo, vedi oltre, p. 38 e nota 65. blocco delle traduzioni francesi riedite negli anni 70 dalla milanese Arche testimonia come lo studio o perlomeno la lettura del teutonicus in Italia si siano avvalsi in larga misura della mediazione francese: una mediazione inaugurata in epoca napoleonica dal grande lavoro di Saint-Martin e proseguita, tra '800 e '900, nei circoli legati appunto alla massoneria d'Oltralpe. Parlare di un "esoterismo cristiano", in rapporto alla massoneria o ad altre organizzazioni soprattutto di et me- dievale, o ancora a gruppi pi o meno "rosacrociani" di epoca anche recente, significa sollevare un problema irto di enormi difficolt, di ordine storico-sociologico e di ordine spirituale e dottrinale. Se in questo caso ci azzardiamo a farlo, per una ragione molto precisa e aderente alla natura del nostro discorso. Ed che alcuni aspetti della irradiazione bhmiana in Europa - per non parlare della struttura interna dell'opera - lasciano indovinare anche solo "in negativo" quello che certamente stato, e che potrebbe essere tuttora, un esoterismo cristiano a pieno titolo. "Esoterismo" e non solo "gnosi", perch il contenuto appunto gnostico della teosofia (quella che il Maestro di Grlitz chiama la perla sapienziale), fa corpo con una prassi organizzata, di natura individuale o collettiva, in qualche modo non coincidente coll'universalit del culto pubblico e perci appartata, o "segreta", non per ragioni di ordine psicologico-associativo (che rappresentano una possibile degenerazione), ma per ragioni intrinseche alla natura della dottrina. Una prassi, ed questo l'aspetto decisivo, che non si sovrappone al patrimonio magisteriale dall'esterno, n lo fronteggia come un'alternativa "separatista" ed "eterodossa", ma ne stabilisce all'interno il nucleo propriamente "metafisico" (imboccando cos una direzione uguale e opposta a quella del razionalismo deistico e delle varie "demitizzazioni"). In questa prospettiva, che interna e non esterna all'ortodossia, il rapporto classico fede-ragione (nelle sue varie accezioni possibili) subisce Questioni teosofiche 13 una metamorfosi peculiare, svolgendosi in un dinamismo di crescita (nel senso preciso del "grano di senapa" evangelico). La fede essendo quel Zug Gottes, quella "scintilla" seminale, germinale, da cui pu svolgersi, nelle condizioni opportune, e a prezzo di un "lavoro" adeguato, la Wissen-schaft del divino. 20 Si impone a questo punto una breve digressione, che potr essere "gravida" di conseguenze proprio in rapporto alla lettura di Bhme, e a cominciare proprio dalle Questioni. Se c' un "luogo" in cui il rapporto fede-ragione (e quindi religione-filosofia) nella forma a noi nota perde ogni pertinenza per lasciare spazio a qualcosa di totalmente diverso, questo luogo , in termini molto generali, l'Oriente, o per meglio dire quelle "filosofie" o "religioni" orientali che non sono, appunto, n una cosa n l'altra. Si potrebbe dire che il "luogo" proprio di Bhme "orien-
20 L'immagine della scintilla "seminale" che divampa in fiamma gnostica si trova ad es. in Gelas. 1,26 ( il minimum fidei del "grano di senapa" come gnosi virtuale). Nella sua Introduzione all'edizione italiana di F. VOX BAADER, Filosofia erotica, Milano 1982, Lidia Procesi si sofferma opportunamente sul problema delle "filosofie esoteriche" di ambito cristiano (p. 7), dimostrando un coraggio lessicale di cui i titoli correnti dell'Introduzione sembrano vergognarsi (per un curioso refuso, le filosofie "esoteriche" diventano subito "erotiche"). La Procesi intende tuttavia l"'esoterismo" in una accezione molto vaga: l'"altro" dalla ragione, il ricettacolo informe dei saperi ermetici, kabbalistici ecc., a cui Baader si rivolge in odio al razionalismo dei Lumi. L'accezione in cui vorremo usare qui il termine "esoterismo" assai meno irrazionalistica e comunque pi precisa, e sta a indicare il nucleo intellettuale (o simbolico) di una Tradizione, che nel caso del cristianesimo si presenta come una tradizione anzitutto religiosa. Per una introduzione molto lucida ed esauriente al problema si veda Serge Hutin, s.v. "Esotrisme", in "Encyclopaedia Universalis". Ancora una volta, non questa la sede opportuna per fare il punto sulla questione. L'obiettivo di suggerire una direzione di ricerca. Per una discussione molto equilibrata sull'"esoterismo" delle chiese cristiane primitive cfr. i lavori di J. Danilou, e in particolare l'articolo Les traditions secrtes des Aptres, in "Eranos Jahrbuch", XXXI (1962). Un buon lavoro d'insieme, aperto a molteplici prospettive di ricerca e ispirato all'opera di Ren Gunon, quello di Jean REYOR, Pour un aboutissement de l'oeuvre de Ren Gunon. Etudes sur l'esotrisme cbrtien, Milano 1991. Per gli aspetti propriamenti dottrinali della questione, cfr. H. STPHANE, Introduction l'esotrisme cbrtien, 2 voli, Paris 1979-1983.
Come le finestre del tempio di Salomone 14 tale" in questo senso. 21 La difficolt di situare la Theosophia revelata entro le categorie ordinarie della concettualit occidentale del tutto analoga a quella sollevata dalle "me- tafisiche" orientali: per esempio il Vedanta, le esegesi coraniche di Ibn Arabi, o anche, per venire a un altro Oriente, lo Zohar e la Kabbalah luriana. Ma se le grandi "affinit" di Bhme sono ad Oriente - e la lettura delle Questioni potr fornire non pochi spunti in questo senso - il suo percorso spirituale appare tuttora quale apparve ai suoi discepoli e contemporanei: come una possibilit estrema dell'esperienza cristiana, la possibilit di attivare il patrimonio spirituale del cristianesimo in una forma al tempo stesso intellettualmente compiuta e "operativa", cio nella forma di un lavoro iniziatico rigoroso o appunto di una gnosi. Detto questo, si impone una precisazione ulteriore. Nel caso specialissimo del Maestro di Grlitz la fedelt alla chiesa (luterana) cos intrinseca al discorso teosofico da fornire spesso a quest'ultimo le movenze apparenti di una semplice catechesi (come nelle Questioni). La fedelt alla lettera della professione di fede, e le peculiarit espressive a cui si accennava in precedenza, impongono alla lettura di Bhme una direzione molto precisa e molto didattica: quella di un movimento continuo e spesso impercettibile dall'essoterico all'esoterico, dal dato religioso nella sua formulazione dogmatica alla "perla" gnostica che non lo nega ma lo presuppone e lo realizza (come si cercher di mostrare, ad esempio, nel caso cruciale del rapporto Creazione-Caduta). Tutto ci inevitabilmente ancora generico. Le consi- derazioni svolte fin qui si proponevano di definire un campo di ricerca in cui si tratterebbe ora di mettere piede: sia
21 Uno spazio teorico non lontano da questa prospettiva sembra offrirlo la "filosofia della religione", per esempio nell'accezione (gnostica) di un Ferdinand Christian Baur. sul versante dell'interpretazione testuale, sia su quello sto- riografico dei "circoli" bhmiani e delle loro complesse metamorfosi. A tale scopo non sar inutile ripercorrere in primo luogo la vicenda singolare del corpus manoscritto della Theosophia revelata, dove l'ipotesi fin qui vaghissima di un "esoterismo" bhmiano assumer contorni finalmente pi definiti (cap. III). Il capitolo successivo (IV. Appunti di metodo) avr la funzione parallela e complementare di mostrare come quell'esoterismo (o quella gnosi) sia la dimensione propria dei testi di Bhme, quella a cui non pu non tendere l'assimilazione meditante del suo percorso.
Questioni teosofiche 15
III. Dal cenacolo di Grlitz agli ( Stillen im Lande': una storia sommersa La vicenda dei manoscritti bhmiani riveste un interesse che va ben oltre l'aspetto storico-filologico. Si pu ricostruirla con buona sicurezza per circa un secolo, dalla morte dell'Autore (1624) fino all'edizione amburghese del 1730. 22 Fin dai primi anni dopo la morte del Maestro, l'olandese Abraham von Willemszon van Beyerland si dedica a una ricerca meticolosa delle copie e degli autografi su cui verr condotta, dallo stesso Willemszon, la prima traduzione degli scritti di Boehme in una lingua straniera (Amsterdam 1634-1642). 23 Il "tesoro" della collezione Willemszon, ossia il nucleo autografo, comprende: VAurora (o Morgenrte); i trattati Von den Testamenten Christi\ YApologia contro Gre-gorius Richter; il Gesprch einer erleuchteten und einer
22 Si veda la sez. VII dell'AB, "Catalogus der originalen Hand-Schriften und ersten Copeyen der samtlichen Schriften des sei. Jacob Bhmens" (1728); per un resoconto completo cfr. W. BuDDECKE, /. Bhme. Die Urschriften, voi. 2, Stuttgart - Bad Cannstatt 1966, pp. 477-87. 23 L'elenco completo e dettagliato delle traduzioni olandesi in AB, sez. VI, pp. 116 sgg. unerleuchteten Seele; il trattato Von wahrer Gelassenheit\ il Gebet-Buchlein\ la prima Apologia contro Balthasar Tilken; e infine 41 epistole (Sendbriefe). 24 Sempre intorno agli anni '30 i manoscritti bhmiani varcano la Manica, inaugurando quella fase per molti aspetti straordinaria che la "ricezione" inglese del teutonicus: tra il 1648 e il 1662 un'equipe diretta dal citato John Sparrow (avvocato all'"Inner Tempie" di Londra, e personaggio enigmatico) porter a termine la traduzione integrale degli scritti, maturata nell'ambiente della riforma puritana e del fervore comeniano e "rosacrociano" (lo stesso ambiente che tiene a battesimo i primi passi della futura "Royal Society", tra le riunioni dell'"Invisible College" e le prime sedute "ufficiali" della massoneria speculativa). 25 In parallelo agli sviluppi inglesi per ancora l'Olanda a porsi come la pi sicura custode del lascito e del "culto" bhmiano. Alla morte del mecenate Willemszon (1680), il corpus manoscritto viene acquisito da Wilhelm Goswijn Huygens, ispiratore e soprattutto finanziatore di quella che sar due anni pi tardi l'edizione Gichtel (Amsterdam 1682, quindici volumi in ottavo). E sempre nell'ambito del gruppo olandese (di cui fanno parte fra gli altri Andreas Dionysius Freher e Johann Wilhelm Ueberfeld), vedranno la luce le due successive edizioni di Amburgo, quella del 1715 e quella del 1730: basata, quest'ultima, su un pi ampio uso dei manoscritti e corredata di ricchi materiali documentari. 26 Come le finestre del tempio di Salomone 16 Ma il significato del 1730 nella vicenda dei manoscritti bhmiani va al di l dell'apogeo editoriale. A partire da
2A AB, p. 127 (ma nell'elenco della sez. VI, p. 108, le Epistole sarebbero solo 16). 25 Per una concisa e aggiornata messa a fuoco della prima "ricezione" ingle- se di Bhme cfr. J.P. SCHOBINGER, Die Philosophie des 17. jahrhunderts. England, voi. 3/1, Basel 1988, pp. 75-80 ("Die Bhme-Rezeption"). Si veda inoltre Hutin, Les disciples cit. 26 E questa tuttora l'edizione critica di riferimento, "la migliore e la pi completa in nostro possesso" (BUDDECKE, Die Urschriften cit., p. 479). Questioni teosofiche 17 questa data infatti il corpus manoscritto scompare. E scompare per ben due secoli, fino a quando, nel 1924, alcuni manoscritti (probabilmente non autografi) riaffiorano nelle biblioteche di Breslavia e Wolfenbttel. La svolta decisiva si ha per dieci anni pi tardi, quando Werner Buddecke, il futuro editore delle Urschriften, viene a contatto con i rappresentanti di una Bhme-Gemeinde insediata nella localit renana di Linz. E proprio l riemerge il "tesoro": il corpus manoscritto di van Beyerland, custodito gelosamente per due secoli e di cui la "comunit scientifica" aveva perso le tracce. Il fondo custodito dalla comunit di Linz costituisce la prova vivente di una "tradizione ininterrotta", 27 mantenuta nel silenzio delle piccole comunit pietiste che riconoscevano in Bhme, in Gichtel e Ueberfeld i propri "padri spirituali". 28 Seguendo vie incerte e clandestine il fondo originario era stato trasmesso come una reliquia preziosa da Leida a Berlino, e di qui a Pammin in Pomerania per approdare infine nel gruppo di Linz am Rhein. L'immagine della "reliquia" va presa in realt molto sul serio. Il breve accenno alla diffusione seicentesca degli autografi e delle copie manoscritte suggerisce in effetti appena la traccia esterna di quelli che furono, fin dall'inizio, i circoli bhmiani diffusi in giro per l'Europa. Da un appunto allegato al manoscritto originale dell'Aurora apprendiamo ad esempio che l'autografo fu sottratto a Leida nel 1750 per poter mostrare alle buone anime la grafia autentica del beato Autore. 29 E uno spirito di atten-
27 Una lckenlose Tradition (Ibid., p. 481). 2 *Ibid., p. 482. 29 Ibid., voi. 1, p. 350 (corsivo nostro). E per forse la stessa edizione amburghese a fornire l'idea pi adeguata dello spirito che accompagna fin dall'inizio l'irradiazione degli scritti bhmiani in Europa. Leggiamo infatti in apertura della sez. VI: Una volta gettato il seme di questa divina parola, Dio non ha cessato in alcun modo di benedirlo, sia nel cuore delle buone anime sia all'esterno, procurandogli una rapida e ampia diffusione. E cos non pu non destare meraviglia lo zelo e lo slancio con cui tanti spiriti solleciti si diedero a trascrivere [le sue opere] (...) Fu cos adempiuto ancora durante la vita dell'Autore ci che Questioni teosofiche zione devota, che prende forma in cenacoli privati di varia estrazione sociale e la cui struttura interna pu dare luogo a semplici congetture. Ma c', nel brano citato in nota, un particolare non trascurabile: il fervore delle trascrizioni -di cui gi le Epistolae theosophicae documentano i problemi e le fasi - sembra prescindere dalla possibilit di un'edizione a stampa. Le edizioni in realt verranno, e anche presto, ma possiamo affermare con una certa sicurezza che nei circoli bhmiani propriamente detti la modalit prioritaria della trasmissione il testo manoscritto. Si apre qui un ventaglio di problemi di cui non possibile dar conto in questa sede. Non tuttavia casuale che la prima edizione a stampa in assoluto sia quella del Weg zu Christo (poi Christosophia), pubblicato a Grlitz da Johann Sigi-smund von Schweinichen l'anno stesso della morte di Bhme (1624) nella forma di una silloge comprendente il trattatello sulla penitenza {Von wahrer Busse), quello sul- l'abbandono {Von der wahren Gelassenheit) e quello sulla vita soprasensibile {Vom ubersinnlichen Leben)? Q Diciamo non casuale perch il Weg zu Christo lo scritto pi introduttivo del teutonicus, e non tanto dal punto di vista teorico o dottrinale quanto dal punto di vista ascetico-penitenziale, ossia come ingresso nella scuola teosofica? 1 E questa insomma la palestra dove il discepolo metter
egli aveva annunziato pi volte: quel che la mia patria rigetter, lo accoglieranno altri popoli con gioia (p. 97, corsivo nostro). 30 Cfr. AB, sez. VI, p. 97. 31 E un invito che non si pu non "girare" al lettore, rimandandolo per esempio alla vecchia traduzione italiana di E. NOBILE, La via verso Cristo, Bari 1933. Si pu dire, con le parole di Gerhard Wehr, che nel Weg zu Christo l'eredit esoterico-spirituale di Bhme assume il carattere di un manuale reli- gioso-edificante (G. WEHR, Esoterisches Christentum, Stuttgart 1975, p. 222). Cogliamo l'occasione per segnalare che il "cristianesimo esoterico" del titolo di Wehr rimanda precisamente alla linea "teosofista" a cui si accennava (vedi so- pra, nota 19), e la cui appartenenza a un "esoterismo cristiano" per cos dire legittimo resa assai dubbia dai presupposti stessi del teosofismo. Il titolo del libro di Wehr riprende un classico della letteratura teosofista, ossia il Cristiane- simo esoterico di A. Besant. alla prova la seriet delle sue intenzioni, ed comprensibile che sia appunto questa la prima opera destinata a una diffusione su larga scala. E per lo stesso teutonicus a indicare con chiarezza il criterio che avrebbe dovuto presiedere alla pubblicazione degli scritti e che ne regolava in ogni caso la diffusione interna al gruppo. Rivolgendosi all'amico-discepolo Cari von Endern, Bhme annuncia il proposito di mettere il libro [il manoscritto Von Christi Testamenten] in una forma pi infantile [kindlichere], per maggior comprensione dei semplici e destinata alla stampa. E aggiunge che ai sensi pi dotati [den hohen begabten Sinnen] si Questioni teosofiche pu dare il profondo [das Hohe y che potr essere perci trascritto] e ai semplici lo stampato? 2 Il discorso chiaro. Sono previsti due livelli di diffusione ai quali corrisponde la copia manoscritta e la pubblicazione a stampa, sebbene poi il significato [der Verstand] sia lo stesso, e non occorra neppure modificare i termini per renderlo pi accessibile. (Notazione importante: come dire che la struttura stessa del discorso, pi del lessico, a selezionare i lettori). Siamo dunque in presenza di una "cerchia interna", che le molteplici edizioni a stampa non smentiscono ma anzi presuppongono e a cui Bhme allude spesso con l'espressione un po' sibillina di Kinder Gottes, i "figli di Dio". 33 Alla luce di questa tradizione che possiamo definire orale e manoscritta, la scoperta novecentesca della Gemeinde bhmiana di Linz am Rhein assume un significato pi
32 De Testamentis Christi, Zuschrift an Un. Cari von Endern, in BW, voi. 6 (corsivo nostro). 53 Sulla natura di questa cerchia interna si sofferma ad esempio B. Gorceix nella sua ampia introduzione alla traduzione francese delle Epistolae (J. Bi IME, Epitres thosophiques, Paris 1980). Malgrado le troublantes hypothses suggerite da alcuni passi delle lettere, Gorceix ritiene di non dover attribuire al cenacolo di Grlitz il carattere di una vera confrrie (p. 36). Altro il caso dei gruppi bhmiani posteriori: En Angleterre et Amsterdam (Gichtel!), il existera au XVII sicle et au XVIII sicle de vritables fratcrnits hoehmistes. Du vivant de l'auteur, parlons plutt d'amis ecc. {ibid. e sg.; corsivo nostro). pregnante. La comunit bhmiana riaffiora come un torrente carsico di cui si erano perse le tracce. Ma l'incontro della cultura accademica con gli Stillen im Lande - col mondo "silenzioso" delle comunit pietiste o bhmiano-pietiste non dei pi felici. La Bhme-Gemeinde si appella infatti alla regola del segreto: vieta allo studioso di divulgare il nome esatto della localit e cos pure il nome del "decano" a cui affidata la tutela del fondo manoscritto per conto di tutte le comunit bhmiane} 4 E quel che pi importa, si oppone coerentemente a qualunque utilizzo editoriale dei materiali conservati. Arrivano intanto gli anni della guerra e del delirio, e la vicenda assume contorni che con un eccesso di frivolezza si potrebbero definire "romanzeschi". Nel 1941 la Gestapo ordina, per ragioni niente affatto chiare, il sequestro del corpus e lo scioglimento della comunit di Linz. Uno studioso rivale di Buddecke - quel Wilhelm Goeters che gi nel 1934 era arrivato autonomamente sulle tracce del fondo autografo, precedendo di poco lo stesso Buddecke e scontrandosi con gli stessi divieti - sventa il sequestro e si impadronisce dei manoscritti (o di una parte di essi), per poi custodirli gelosamente durante le traversie della guerra e dell'immediato dopoguerra. Anche il rivale Goeters, col quale Buddecke in contatto, si oppone per alla pubblicazione dei manoscritti. Sar solo il figlio di Goeters a Questioni teosofiche firmare l'atto di resa, "consegnando" i manoscritti a Buddecke nell'estate del 1953, e rendendo cos possibile l'agognata edizione delle Urschriften. Anche a prescindere dai suoi risvolti pi enigmatici - si vorrebbero conoscere ad esempio le ragioni precise del provvedimento di polizia - la vicenda senz'altro esemplare. Da una parte uno studioso "laico", impaziente di estrarre il tesoro nascosto e di "pubblicarlo" secondo i criteri della scienza filologica. Le resistenze opposte dalla
M BUDDECKE, Die Urschiften cit., voi. 2, p. 482. Bhme-Gemeinde gli appaiono patetiche, un caso di oscu- rantismo religioso insensibile alle ragioni della scienza. 35 Dall'altro, una tipica comunit di Stillen im Lande, un cenacolo di devozione pietista legato da una catena ininterrotta alYexemplum e alla presenza spirituale del Maestro. Dunque la "cerchia interna" cresce e prolifera, e in terra tedesca trova un rifugio ideale nel mondo "silenzioso" del risveglio pietista. In quanto "silenziose" e appartate, le comunit bhmiane del "risveglio" ci sfuggono. Ma sotto la patina sentimentale, arcadica, del "risveglio", il lavoro sugli scritti del Maestro slesiano si perpetua con mirabile continuit. Un testimone oculare e coinvolto come Heinrich Jung-Stilling ci informa che gli influssi di Bhme agiscono in segreto e sempre con molta forza tra la gente comune'?* 3 ed ancora un biografo di Jung-Stilling, Arnold Ruge, a informarci sul modo "curioso" in cui gli scritti bhmiani venivano letti nelle comunit pietiste: Quando essi [= gli Stillen] pronunciavano espressioni come "ruota delle essenze eterne" [Rad der ewigen Essenzien], o "sguardo inviarne" [schickender Blick] e altre ancora, provavano una particolarissima elevazione d'animo. Passavano intere ore a scrutare le figure magiche e pensavano che quelle immagini di fronte a loro vivessero e si muovessero. 37 Dove chiara l'allusione all'utilizzo delle tavole emblematiche - le tavole dell'edizione Gichtel - come "supporti di meditazione". L'incontro drammatico fra lo studioso Buddecke e quella che potremmo chiamare una "confraternita" di campagna vede collidere insomma due prassi di lettura ben definite e tra loro indipendenti, anche se poi la storia della tradizione
35 Ibid. Quasi a giustificare il proprio atto di forza, Buddecke aggiunge che la comunit era ormai "in via di estinzione". 36 H. JUNG-STILLING, Theobald oder die Schwrmer, in Smmtliche Werke, 1841, voi. 6, p. 320 (corsivo nostro). 37 A. RuCE, Aus Stillings Leben, in Ges. Schriften, voi. 1. bhmiana riesce ad associarle in tutte le combinazioni possibili: la lettura "filosofica" e quella "meditante". Questioni teosofiche Il primo grande alveo di questa ricezione operativa, che assume gli scritti del Maestro slesiano come base e programma del lavoro spirituale, come si detto la massoneria inglese. 38 Le comunit pietiste rappresentano una "copertura" assai diversa: innanzitutto pi popolare, comunque non "segreta" nei suoi statuti organizzativi, ma in qualche modo parallela e intrecciata alla prima, come si lascia anche solo congetturare dalla fitta rete di rapporti fra i due lati della Manica (un esempio fra tutti: la grande diffusione della letteratura "filadelfa" in Germania). Ma non interessa qui tracciare una mappa anche solo schematica di quella che abbiamo chiamato la "linea" meditante od operativa, e non interessa neppure stabilire fino a che punto tale mappa sia un oggetto storico ricostruibile. Quel che interessa definire con una certa chiarezza la natura alternativa delle due "linee", e portare esempi non generici a conforto della nostra tesi. 39
38 Ed su questa linea che troviamo, a puro titolo di esempio, l'edizione o meglio riedizione settecentesca di William Law, e poi la magnifica ristampa edinburghese dei primi anni del nostro secolo. 39 Per quanto riguarda le possibili "combinazioni" fra le due letture, pensia- mo ovviamente a un Oetinger, a un Saint Martin, a un Baader, che sembrano muoversi oscillando sul crinale fra i due versanti. L'intera opera, ad esempio, di Ernst Benz, si muove sulla loro scia. Per tutte le questioni relative alla diffusione del pensiero di Bhme nella Germania pietista, doveroso richiamare il grande lavoro di R. Ch. ZlMMERMANN, Das Weltgehilde des jungen Goethe. Studiai zur hermetischen Tradition im deutschen XVIII Jabrhundert, 2 voli., Mnchen 1969-1979, dove la parola d'ordine appunto "ermetismo". Lo studio dello Zimmermann, strumento indispensabile di consultazione e ricco di prospettive teoriche assai lucide, coglie in modo definitivo la centralit dell'opera di Bhme nella koin ermetizzante del sec. XVIII (cfr. ad es. p. 24), ed sensibilissima al clima generale dell'epoca, ai rapporti fra Popularphilosophie e religione naturale, fra ermetismo ed eclettismo ecc. Anche in questo caso tuttavia, come in quello citato di W.E. Peuckert, la ricchezza e la genialit della ricostruzione storica sembrano sbarrare la strada alla percezione della teosofia bhmiana come organismo intellettuale e operativo. IV. Appunti di metodo. 1. L'Illusione. 2. La Ruota. 3. / centri sottili 1. L'Illusione. Se nei capitoli precedenti si accennato alle "prassi" di lettura degli scritti bhmiani in prospettiva storica (tra comunit pietiste, massoneria e filosofia), converr ora porsi il problema da un punto di vista pi diretto, individuando se possibile un filo capace di orientare nella selva della Theosophia revelata. E poich l'obiettivo immediato di queste pagine di introdurre la lettura delle Questioni, la cosa pi ragionevole sar di entrare "in medias res" con un preciso esempio testuale. Nei due capoversi iniziali della decima Frage, dedicata alla caduta di Lucifero, il principe delle tenebre viene descritto come un Narr, un "folle" (un "matto") o un "buffone", e nello stesso tempo come un Knstler, un "artista". Restando all'interno delle Questioni non possibile cogliere la straordinaria pregnanza allusiva delle due immagini: c' il rischio di intenderle come un Questioni teosofiche dettaglio esornativo dal suono un po' eccentrico. Estendendo lo sguardo ad altri testi bhmiani - e in forma per quanto possibile metodica - scopriremmo invece che quei brevi cenni fanno sistema con tutta una famiglia di passi fra loro eterogenei, fino a costruire un "oggetto" disseminato la cui ricostruzione andrebbe di pari passo con una lettura integrale dell'opera. 40
Cos, ad esempio, il significato "essenziale" del termine narr - il suo significato nella Natursprache - ci viene illustrato in un passo del Mysterium Magnum (22,65) che lo interpreta come una "furiosa ruota
40 Proprio in considerazione di questo carattere "disseminato" del testo bhmiano, Jean-Louis Vieillard-Baron dichiarava indispensabile l'uso del computer: Una analyse des textes dtaills ne peut tre faite sans Faide de l'informatique (J.L. VIEILLARD-BARON, Etrodoxie et esotrisme chez J. Bhme, in AA.VV., Aspects du lihertinisme au XVI L sicle, Paris 1974, p. 174). Si otterrebbe per questa via una concordanza davvero esaustiva e capillare, ma la domanda se l'uso del computer sia compatibile con una lettura meditante degli scritti bhmiani. di fuoco". Il termine narr, che il Vangelo di Matteo associa al fuoco infernale, 41 porta inscritto come sua segnatura 10 schema di una circolarit ossessiva, percepita come un fuoco devastatore che non si estingue. 42 Altra fonte da collocare in serie sarebbero quei passi dispersi in cui narren {giocare nel senso attivo di prendere in gioco) riferito all'illusione demoniaca: 43 Satana vi appare come un illusio- nista, e la tentazione come un riuscito gioco di prestigio in cui il Tentatore convince Adamo delle propria avvenuta degradazione (un po' come la metamorfosi "porcina" dei compagni di Ulisse da parte della maga Circe). Ma narren poi anche sinonimo di affen, scimmiottare, nel senso del vecchio adagio "diabolus simia Dei": Satana mette in cari- catura l'immagine divina dell'Uomo primordiale, conferen- do a quell'immagine deformata il magnetismo sinistro di una larvai Col graduale ampliarsi del paesaggio testuale si delinea insomma, in rapporto a Lucifero, il campo semantico della "parodia", dell'"illusione" come deforma- zione inconsistente eppure sinistra, rovinosa, dell'inganno come gioco metafisico. E di una parodia che si esplica nella forma simbolica della "ruota", come circolarit "for- sennata" e coatta.
41 La Vulgata dice fatuus: Quis autem dixerit: Fatue, reus erit gehennae ignis (Mt 5,23). 42 Tenendo presente l'italiano "folle", avremmo l'immagine omologa del "girare in folle". Il campo semantico di "folle"/"follia", "folla", "folletto", pu offire un equivalente alla "segnatura" del germanico narr. Quanto al nesso tra "folla" (come "massa disordinata") e "follia", esso appare vicino all'accezione bhmiana di turba (col suo affine turbiren), che appunto la "folla" in quanto portatrice di una segnatura "vorticosa" e "vertiginosa" (e non affatto un caso Questioni teosofiche che la caduta di Lucifero porti a sua volta la segnatura della vertigine: Come uno che stia su una roccia altissima (...) e quanto pi guarda in basso tanto pi vi cade, senza fondo [Princ. 4,73]). D'altra parte, il "folle" in questione il "matto", il Primo Arcano dei Tarocchi, e via enumerando il "jolly", il "giocoliere", 11 "giullare", forse anche il "trickster" ecc. (a cui corrisponde in Bhme la figura del Gaukler o dello S eh a lek). 43 Cfr. Princ. 4,3; Myst. punct. 10,15 ecc. 44 Per l'uso del termine cfr. Questioni 10,6. Il motivo della "buffoneria" e quello affine dell'"arte" (Lucifero come buffone e artista) non dunque n frivolo n banalmente "popolaresco", 45 ma anzi tecnico: e il discorso andrebbe allargato alla dimensione della magia, che nella sua accezione demoniaca risulta affine a quella illusionistica del gioco di prestigio, o anche dell'opera d'arte come pura finzione, come trompe-l'oeil. 46 Senza dire che il termine Kunstler qui, nel passo citato delle Questioni l'equivalente parodico dell'Artista, ossia dell'alchimista spirituale a cui spetta la realizzazione dell'opus ( l'accezione che attraversa da un capo all'altro il De signatura rerum). Definire Lucifero come un Kunstler significa farne un alchimista alla rovescia. Questa breve incursione testuale ha ottenuto un primo risultato non disprezzabile: quello di mostrare come il si- gnificato dei singoli termini si dilati e si arricchisca nella prospettiva degli altri scritti bhmiani, confluendo via via in un campo semantico sfaccettato e rigoroso. Ma l'esempio scelto, quello della parodia e dell'illusione come ambito propriamente demoniaco, ci offre l'opportunit di riaprire la questione cruciale e fin qui solo in parte sfiorata, della gnosi bhmiana e dei suoi rapporti con lo gnosticismo. Questione cruciale, centrata sulla tesi della illusoriet del male e del conseguente problematico rapporto tra finitezza, creazione e caduta. Anche qui, come spesso in queste pagine, ci limiteremo a suggerire qualche coordinata d'insieme, attenendoci in primo luogo alla distinzione classica fra una gnosi ortodossa (per esempio Clemente), e una gnosi eterodossa (per esempio Valentino). Ma alla ricerca di un criterio complessivo, che risulti applicabile anche al caso di Bhme e che consenta di evitare rischiosi equivoci, az-
45 Come sembra ritenere Koyr rispetto, per esempio, alla concezione bhmiana del paradiso: enfantine e ricalcata sui motivi della letteratura popo- lare (A. KOYR, La philosophie de Jacob Boebme, Paris 1929). 46 Cfr. anche solo Questioni 3,30 (e relativo commento). Come le finestre del tempio di Salomone 24
zarderemo senza troppi preamboli quanto segue: se la tesi gnostica per eccellenza quella che afferma l'illusoriet del male, lo gnostico ortodosso riterr tuttavia non illusorio il movimento che porta a riconoscere il male come illusione, mentre per lo gnostico eterodosso non si d alcun movimento, ma una sorta di 'risveglio' istantaneo che svuota di senso qualsiasi apprendistato spirituale. Nei termini dell'ermetismo cristiano quel movimento sar il "lavoro" cristico: il sacrificio iniziatico dell'io aggrappato alla "magica" vischiosit dell'illusione stessa. Se il Male illusorio, la sua illusoriet va realizzata adottando la pi rigorosa delle discipline. E il movimento in cui consiste il lavoro iniziatico cos definito lo stesso che riconduce la lettera - l'essoterico - allo spirito - l'esoterico. Non allora che il secondo neghi il primo, perch il secondo il primo dal punto di vista della sua consumazione, della sua consummatio iniziatica, del suo Ziel. A1 Dalle due opzioni possibili seguiranno atteggiamenti opposti verso la Legge e le forme esterne del culto, intese ora come costitutive di quel movimento - come l'involucro essoterico da attraversare e realizzare - ora invece come un puro ostacolo al risveglio. Considerata sotto questo profilo la vicenda del teutonicus esemplare. Nonostante la pubblica persecuzione del "primarius" Richter e il carattere chiuso, riservato, della
47 Vorremmo portare l'attenzione sulla questione delicata del rapporto fra nascita e ri-nascita. L'opus spirituale si presenta anzitutto come Wieder-geburt (vedi anche solo il trattato omonimo del Weg zu Christo): la Wieder-bringung, il ri-pristino della condizione adamica perduta, inteso come il crescere del neuer Leib, del "nuovo Adamo" sotto l'involucro del "vecchio Adamo" ecc. E tuttavia, quanto pi il "lavoro" procede e il nuovo corpo prende forma, tanto pi il processo acquista il carattere della Nascita tout court: della Nascita eterna intesa come il nascere o la natura di Dio (Geburt Gottes), come il compiersi stesso della Manifestazione. In altre parole, il lavoro consiste nel consumare lo spazio di quel Wieder- per cui la nascita si presenta inizialmente come una ri-nascita. Vengono cos definiti due livelli, dinamicamente connessi, ai quali corrisponder sul piano ermeneutico la distinzione tra un senso essoterico o propriamente religioso, e un senso esoterico o propriamente inziatico. 0 3 Questioni teosofiche 25 sua "confraternita" slesiana, Jacob Bhme resta fino all'ultimo il luterano devoto che nel Weg zu Christo prescrive la pi rigorosa osservanza della Legge, indicando nel "vero pentimento" l'unica via d'accesso alla teosofia. Nessuna tentazione settaria o separatista nella forma, e la pi appassionata adesione alla "lettera" nella sostanza. Ben diverso sar il caso delle scuole bhmiane posteriori, a cominciare da Pordage e gli altri "filadelfi" inglesi, dove la componente antinomica diventer decisiva: anche se poi P"osservanza" bhmiana di due pensatori cattolici come Baader e Saint-Martin sembra confutare da sola una presunta incompatibilit fra la "gnosi" del teutonicus e la Chiesa di Roma. 48 2. La Ruota. La figura della ruota vorticosa, associata alla dimensione luciferina nella sua valenza buffonesca e parodica, per solo una variante di quella "ruota angosciosa" (Angstrad) la cui fenomenologia attraversa la Theo-sophia revelata da cima a fondo. 49 E questa a sua volta non che un "tempo" di quella figura generalissima che appunto la Ruota: forse la struttura fondamentale dell'intero percorso (proiettata su uno sfondo vertiginoso di "equivalenze" bibliche - il "carro" di Ezechiele per esempio in Aur. 3,10 - e naturalistiche). Vediamo allora di raccogliere con pi attenzione questo "filo" e di pensarlo come un metodo, una chiave di lettura. Una situazione sempre ricorrente e nelle forme pi svariate quella del moto ascensivo: l'angoscia che si trasforma in gioia (Freude), il crampo che si scioglie, il respiro che si distende, l'oscurit che si apre e "sboccia" nella
48 Cfr. ad es. J.P. SCHOBIN'GER cit., in part. p. 81, su Pordage e il giudizio (in chiave bhmiana "ortodossa") del vescovo Taylor; cfr. anche Hui'lN, Les disciples cit., p. 29. La tendenza a presentare la posizione dello stesso Bhme come "eterodossa" e separatista peraltro diffusa, e nasce da un equivoco profondo circa la natura del suo esoterismo. Cfr. in questo senso J.L. VIEILLARD-BARON, art. cit. 49 Cfr., a puro titolo di esempio, Sign. R. 2,9; Drf Lei?. 14,24; M.M. 22,62; ecc. freschezza saporosa della corolla ecc. 50 Figure tutte di cui non lecito stabilire a priori se il loro contenuto sia fisico, psicologico o metafisico (e non lecito perch la separazione viene dopo, la portata di quelle situazioni pi originaria ossia simbolica). Ora, lo schema esplicito o latente del moto ascensivo (potremmo forse dire il suo "diagramma") quello appunto di un percorso a spirale: da intendere grosso modo come un moto circolare ascendente a due fasi. Cos il primo ternario elementare - Tamaro, l'aspro, l'ardente - genera una struttura antagonistica che Come le finestre del tempio di Salomone 26 non trova pace, e continua a generarsi dal basso; cos esso diviene come una ruota che gira [tuie ein drehend Rad], che si volge angosciosa e penosa con un lampo obliquo, un girare insensato [gleich einer Unsinnigkeit], e il lampo si trasforma in un fuoco pungente: che non per un fuoco gagliardo, ma come il fuoco [racchiuso] in una pietra. 51 E la ruota angosciosa continua a girare veloce wie ein schneller Gedancken (come un pensiero veloce), finch dalla furia (Grimmigkeit) viene una scossa [Schrack] di gioia, e attraversa la furia come l'accendersi di una luce. E la scossa si fa all'istante bianca, chiara, luminosa (...) e il suo pungolo, che l'amarezza, trionfa [triumphiret] nel girare della ruota per la gran gioia. 52 La ruota angosciosa rappresenta ed la prima fase, il primo "giro", destinato a trasformarsi in un giro trionfante o glorioso secondo la formula generalissima: in der Ueberwindung ist Freude (la gioia nel giro-awolgi-
50 Rinunciamo qui a fornire precise indicazioni testuali, perch si tratta di un struttura davvero pervasiva: occorrerebbe citare centinaia di passi. 51 Princ. 1,11 (corsivo nostro). 52 Ihid. 2,9 (corsivo nostro). I due passi citati rappresentano una sezione minima all'interno di un iter grandioso il cui commento analitico richiederebbe molto spazio e un grado di comprensione del testo qui non postulabile. mento superiore). La struttura a cui ci riferiamo, ossia il passaggio dalla ruota ossessiva (Angstrad) alla ruota gloriosa {Triumphrad) molte cose a un tempo: , potremmo dire, la struttura simbolica della Manifestazione, ossia la struttura stessa della vita divina, nella misura del suo manifestarsi, ossia nella misura del nostro meditare? 0
L'accenno iniziale al tema luciferino viene cos catturato at- traverso la figura della Ruota dentro una struttura dinamica pi ampia che la struttura stessa del "processo" ossia del meditare. 54 E ad ogni modo pi chiaro, a questo punto, quale sia 53 Questa "potenza del negativo", questo passaggio attraverso la negativit come momento costitutivo dell'essere integrale l'intuizione di cui Hegel si riconosce debitore al teutonicus. Ma avendo qui citato il termine tedesco Ueber- windung (cfr. ad es. Princ. 1,13), cogliamo l'occasione per una breve analisi comparativa. Tradurre Ueber-windung con superamento rischia di impoverire l'immagine, la cui segnatura schematica piuttosto un "avvolgere e trascinare verso l'alto", un moto spiraliforme dove la Freude appare "al giro superiore" della spirale. Si potr dire che anche la Aufhebung hegeliana ha una valenza non diversa, e non si vede in effetti da dove provengano le triadi hegeliane se non di qui. Ma a parte il fatto che il ternario bhmiano una ternario "senza sintesi", il problema di vedere che cosa sia davvero in gioco nel passaggio dalla teosofia alla filosofia speculativa. La metafora della Ueber-windung non una semplice metafora, un tropo ornamentale che rivestirebbe il concetto e che la filosofia lascerebbe poi cadere come una morta "spoglia": il moto spiraliforme la cosa stessa, ha la realt di una struttura simbolica, e ad essa dovr confor- Questioni teosofiche 27 marsi l'intelligenza nel suo percorso meditante. Che questo possa essere anche il caso di Hegel? Che si possa dare cio una lettura meditante di Hegel, dove il movimento del concetto verrebbe riattivato nel suo potenziale metaforico (o come si visto non-metaforico ma "gestuale"?) Il valore della boutade sta forse nel richiamare la natura anamorfica della filosofia classica tedesca: come "traduzio- ne" di una prassi ascetico-spirituale nello spazio ibrido della Germania moderna. 54 Non possibile qui accennare nemmeno sommariamente ai problemi connessi con questa doppia circolarit. Baster dire che uno degli aspetti cruciali quello della Scheidung: il punto in cui si produce la separazione e insieme il contatto fra i due cerchi. Nello schema, a cui si accenner, delle sette forme elementari, quel punto sar la quarta forma, intermedia fra il ternario angoscioso e il ternario glorioso: cfr. ad es. Questioni 3,11. Facendo uso di una terminologia filosofica moderna, e tuttavia in qualche modo interna alla prospettiva del teutonicus, si potrebbe vedere nella ruota angosciosa il diagramma del ripetere come cattiva ripetizione o cattiva infinit, mentre la circolarit vittoriosa espansiva e agisce per "sovrabbondanza". Sono il "circolo vizioso" e il circolo "virtuoso", colti qui nella loro originaria identit. la portata di quella fenomenologia del demonico da cui siamo partiti. Non si tratta per nulla di una teodicea pi o meno filosofica, del tentativo sempre ripreso di "scagionare" Dio dalla presenza e dagli effetti del male. Il senso della "discesa agli inferi" di immettere il lettore "serio" nel dinamismo di quella circolarit che, svolta correttamente, si innalza e si esalta nel tripudio della Freiheit, della Freude, della Liebe Gottes. Si tratta insomma di un percorso iniziatico nel senso rigoroso della parola. E allora il passaggio per i "gironi" infernali ne sar la rigorosa premessa: quella che Bhme chiama con termine straordinario la Ursache, ossia la materia, l'alimento, cos come il fuoco l'alimento della luce. E mancheremmo un aspetto essenziale se non ricordassimo che questo moto ascensivo (in cui scritta la figura della Ruota) ha il carattere, insieme, della crescita vegetale e della fioritura. L'avvolgersi a un giro pi alto fa tutt'uno con lo schiudersi della ruota gloriosa: uno schiudersi che uno sbocciare e che connota il culmine del processo o Paradeis, il ripristino dello stato originario, della condizione adamica come stato umano integrale. 55 Non c' un solo testo di Bhme in cui questa struttura dinamica, questo movimento rotatorio e ascensivo venga descritto in una forma che si possa definire completa. Quanto si diceva a proposito di un caso specifico - la serie semantica della "buffoneria" - vale per tutti i casi possibili, compresa quella struttura semantica per eccellenza che il Rad, la Ruota nelle sue metamorfosi. Anche la Ruota, la struttura del meditare, , negli scritti della Theosophia, un oggetto disseminato, come le facce molteplici di un unico prisma non frammentabile. L'oggetto crescer col progredire della lettura meditante, e crescer nel lettore-discepolo come la Perla che si deposita nella conchiglia. 56 55 Sulla segnatura "paradisiaca" della crescita vegetale - alla quale assimi- lato il "processo" - si veda per esempio Sign. R. 8,24 sgg. Come le finestre del tempio di Salomone 28 56 Sono molto lucide in proposito le osservazioni di Gerhard Wehr, editore della Studien-Ausgabe in corso di pubblicazione presso l'Insel Verlag: In luogo Ma per meglio accostarsi all'enigmatica coerenza di questo procedere - che nello stesso tempo il contenuto e la forma del testo - conviene dare la parola allo stesso Bhme. Gi la Vorrede dell'Aurora (1612) ci informa che il discorso si approfondir via via, je weiter, je tiefer, e che molti temi verranno ripetuti pi volte e sempre pi a fondo, per venire incontro all'ottusit del lettore, e anche alla mia. 57 E quel che vale per la singola opera vale per l'insieme: per l'intero arco degli scritti che tra il 1612 e il 1624 articolano, con alcune fasi intensissime, la visione iniziale. Ecco perch egli scriver pi libri e sempre pi a fondo, in modo tale che quanto non viene colto nell'uno si possa trovare nell'altro. 58 E se l'approfondimento graduale, anche chiaro fin dall'inizio il suo carattere frammentario, perch a causa della corruzione la nostra conoscenza parziale (Stckwerk o stuckweise)? 9 3. I centri sottili. Ma appunto, le affermazioni di Bhme valgono pi a circoscrivere il problema che a risolverlo, pi a saggiare e selezionare i lettori che a metterli sulla strada. Non sar lui insomma a fornire "apertis verbis" la chiave della lettura. Che questa reticenza sia almeno in parte intenzionale risulta dalle formule con cui il Maestro di Grlitz ama rivolgersi alla cerchia interna, alla comunit dei Kinder Gottes. 60 E interrogarsi sulle ragioni di
di un percorso lineare e logicamente consequenziale troviamo un girare in tondo, una deambulazione intorno a un centro. Le immagini, i simboli, che crescono per cos dire organicamente dalla pagina bhmiana, generano un moto circolare e spiraliforme che occorre accompagnare con una lettura meditante {Esoterisches Christentum cit., p. 221, corsivo nostro). Non fosse per le riserve a cui si accennava in precedenza (vedi nota 31), la descrizione di Wehr perfetta. 37 Aitr., Vorrede, 107. 58 Epist. 10,45. 59 Si tratta, dice la Vorrede al De signatura, di offrire al lettore (...) una materia (Ursache) che lo induca a un movimento, al desiderio e alla fame della Perla preziosa (3; corsivo nostro). Qui lo stesso Bhme a presentare il pro- prio libro come un "supporto di meditazione". ' ,0 Si veda la lettera a Cari von Endern del 4 maggio 1620 {Epist. 6,2): Pur essendo verso di Voi come un estraneo, riconosco il vostro tenero cuore verso questa reticenza significherebbe ritornare alla questione gi accennata della natura pi o meno esoterica dei suoi scritti, ma anche interrogarsi sulla stessa natura della sua ispirazione. 61 Uno studio capillare delle comunit bhmiane successive alla cerchia originaria mostrerebbe probabilmente come lo sforzo di esplicitare queste chiavi di lettura abbia accompagnato il consolidarsi di una prassi rituale organizzata, e perci di un esoterismo bhmiano in senso stretto. Cos nella cerchia olandese, raccolta intorno alla figura di Johann Georg Gichtel (1638-1710), quella che abbiamo chiamato "lettura meditante" si configura nello stesso Gichtel come un'ascesi metodica scandita sui testi del Maestro. 62 Questioni teosofiche 29 Vale anzi la pena di soffermarsi un attimo sul caso-Gichtel perch proprio la sua Theosophia practica revelata a fornire per la prima volta in modo esplicito una interpretazione "operativa" delle sette forme elementari come centri sottili su cui condurre la meditazione (e assimilabili senza dubbio ai chakras della tradizione indo-tibetana). 63 L'interesse del caso-Gichtel insomma non solo storico ma metodologico: assai probabile che il contatto personale con i membri del primo gruppo bhmiano gli abbia fornito delle chiavi di lettura in qualche modo autorizzate,
i Kinder Gottes (...) e poich la S.V. si getta nella stolida umilt dei Kinder Gottes, vi riconosco il timore di Dio e il desiderio di entrare nella comunit dei Kinder Gottes, nella quale in Cristo e in Dio siamo tutti un solo Corpo, in molte membra e mansioni (corsivo nostro). 61 Vedi sopra, nota 16. 62 Sulla figura, estremamente interessante, di Johann Georg Gichtel, si veda la monografia di B. GORCEIX, Johann Georg Gichtel (1638-1710), Lausanne 1975; ma anche, per una breve introduzione, S. Hutin, Les disciples cit., pp. 16-24. 63 S. Hutin parla in proposito di uno yoga boehmiste (ibid. p. 23); il parallelo con la tradizione tantrica (p. 192) ripreso da G. VAN DER LEEUW, Le Feti crateur, trad. fr., Paris 1926, p. 48. Su Gichtel e la dottrina dei centri sottili cfr. anche R. BERNOULLI, Seelische Entwicklung im Spiegel der Alchernie, in "Eranos Jahrbuch", III (1935), pp. 280-281. Alcuni accenni in questo senso, accompa- gnati da tre tavole della Theosophia practica, si trovano in ZOLLA, le meraviglie della natura. Introduzione all'alchimia, Milano 1975, pp. 206-207 e 563-566. e che si debba quindi vedere nella teoria dei "centri" una esplicitazione ortodossa delle indicazioni operative sibilline contenute negli scritti del Maestro. 64 Se mai, l'affiorare in Gichtel di una teoria esplicita dei centri sottili porrebbe il problema di una lettura di Bhme condotta in parallelo alle teorie tradizionali dell'Oriente estremo o anche islamico. Ed una tentazione molto forte: alla coerenza interna vedremmo aggiungersi una coerenza di pi ampio respiro, quasi sempre illuminante per la prassi meditativa a cui si accennato, e si avrebbe la sensazione di trovare a Oriente quelle "chiavi" di cui la superficie dei testi bhmiani cos avara, e che pure la natura stessa di quei testi richiede. Un discorso analogo andrebbe fatto per l'uso meditativo o rituale delle straordinarie tavole emblematiche che accompagnano le edizioni antiche di Bhme (l'edizione Gichtel, l'edizione inglese "di William Law"). Verrebbe spontaneo parlare di mandala cristiani e non sarebbe una definizione arbitraria. Si correrebbe nondimeno un rischio, su cui non possibile sorvolare: quello di surrogare con elementi di natura comparativa un percorso la cui coerenza anzitutto interna, col risultato di "perdere il filo" e di ricadere con le migliori intenzioni nelle braccia di un sincretismo sterile. (E sta qui, fra l'altro, la distanza essenziale tra la teosofia nell'accezione di Come le finestre del tempio di Salomone 30 Bhme - come gnosi cristiana innestata sul terreno dell'ermetismo - e il cosid-
64 In parole molto povere, si ha l'impressione che Gichtel non aggiunga nulla, ma si limiti a "illustrare", anche in senso grafico, il dinamismo onnipervasivo degli scritti bhmiani. Ecco un esempio di come la Ruota sia associata in Bhme alla teoria delle "sette forme" e quindi alla struttura della "nascita": Se dovessi circoscriverti in breve la divinit nella sua nascita, direi allora: E come se tu avessi di fronte una ruota formata da sette ruote, ciascuna incastrata nell'altra ( . . . ) le sette ruote sono i sette spiriti di Dio (...) Essi generano un 'mozzo' in ogni ruota, eppure non sono sette mozzi ma uno solo, che si adatta a tutte le ruote {Aur. 13, 71-73; corsivo nostro). Ora, le sette forme (o "spiriti") "si generano nel corpo come in Dio" {Aur. 13,30). Le sette forme sono dunque centri corporei, anche se poi la nozione problematica, e il "corpo" sar da intendere nello stesso tempo come "il corpo di Dio" {der Leib Gottes). La dottrina dei centri sottili fa tutt'uno con quella dell'Uomo primordiale. detto teosofismo ottocentesco). 65 In altre parole: non ci sono "scorciatoie", e se anche esistono conviene evitarle. Non soltanto i temi crescono, come si visto, col progredire della lettura, ma anche il metodo affiora e si precisa dall'interno, con l'ampliarsi graduale del paesaggio, percorso su e gi come una spola sul telaio. 66 La questione della "reticenza" ci riporta infine ancora una volta a quelle peculiarit espressive a cui si accennato. Se vero che l'oscurit dei temi e delle tecniche di lettura pu rispondere in parte ad una strategia precisa, 67 sarebbe forse un errore riportarla per intero a un calcolo deliberato. La Theosophia revelata si presenta lucidamente come lo sviluppo di un carisma particolare, rispetto al quale il Wundermann di Grlitz sa di essere in certo modo passivo. La scrittura fluisce velocissima sotto le sue dita, che faticano a star dietro e tremano come di fronte a un compito immane. E come uno scroscio di pioggia, dove colpisce colpisce, e in questo senso l'opera non sua (es ist nicht mein Werk), e lui ne solo un cattivo, semplice arnese; ed cos poco sua che quando
65 Sulla distinzione fra teosofia e teosofismo si vedano le pagine definitive di R. GUNON, Le Thosophisme. Histoire d'uno pseudo-religion, Paris 1922/1986, pp. 7-11. Le riserve, pi volte espresse, nei confronti del lavoro di G. Wehr e del suo "cristianesimo esoterico", vanno intese in questa prospettiva. 66 Accettando le regole del gioco si finir per scoprire l'architettura quasi inverosimile dei suoi scritti (H. GRUNSKV, Jacob Boehme, Hildesheim 1956, p. 7), l'incroyable mticulosit du penseur autant que du manieur de mots (B. GORCEIX, Introduction a J. Bi IME, Epitres cit., p. 100). E degno di nota che l'ottimo lavoro di Hans Grunsky viene presentato come il frutto di un impegno ventennale {op. cit., p. 7). Quanto ai rischi di una disinvolta mescolanza fra motivi tradizionali eterogenei, rimandiamo ancora a R. Gunon: Les formes traditionnelles peuvent tre compares des voies qui conduisent toutes un meme but, mais qui, en tant que voies, n'en sont pas moins distinctes; // est vident qu'on n'en petit suivre plusieurs la fois, et que, lorsqu'on s'est engag dans l'une d'elles, il convient de la suivre jusqu'au bout et sans s'en carter, car vouloir passer de lune l'autre serait bien le meilleur moyen de ne pas avancer en ralit, sinon meme de risquer de s'garer tout fait {Apercus sur l'initation, Paris 1992, p. 49, corsivo nostro). Questioni teosofiche 31 hl Basterebbe citare gli "infiniti" passi del De Signatura sul carattere riservato degli insegnamenti ermetici trasmessi. usa il Noi intende lo Spirito, quando usa il singolare, l'io, intende l'Autore stesso. 68 Queste confidenze occasionali, sparse qua e l negli scritti, riempiono di meraviglia. Hanno il tono della sincerit assoluta, a cui si sposa un'autorevolezza senza pari. Ma allora come se gli mancasse il linguaggio, il "codice" necessario per dare a quelle immagini la veste e la forma operativa pi adeguata. Un segno di questa distanza tra il carisma e i mezzi, l'evoluzione interna degli scritti, in cui riveste un'importanza di primo piano l'adozione di procedimenti kabbalistici, a partire, si suppone, dall'incontro con Balthasar Walter. Ed ancora la citata lettera ad Abraham von Sommerfeld a esporre con tutta la chiarezza necessaria la posizione di Bhme su questo punto: 46. Sarebbe bene che di tutti [i miei libri] se ne facesse infine uno solo, e che gli altri venissero lasciati cadere. Perch la molteplicit crea dissidio e contraddizione a causa dell'ottusit dei lettori che non sanno discernere lo spirito e la sua mirabile lingua. La ragione pensa allora che ci sia contraddizione, eppure in profondo non c' contraddizione. 69 l'auspicio di un lavoro che possa disciplinare e ridurre la massa sconcertante degli scritti. Si visto in realt come quella massa non sia affatto caotica: l'"ottusit" dei lettori a non cogliere la coerenza strepitosa dei suoi labirinti interni, congegnati si direbbe come un finissimo meccanismo ad orologeria. E tuttavia Bhme si accorge di non dominare fino in fondo la "chiave" del meccanismo: continua a percepire una distanza, uno scarto, tra l'opera cos com' e quella che gli appare come una possibile versione pi didattica, in qualche modo pi accessibile. Questo scarto, mai colmato, e la professione di umilt che ne deriva, il segno inconfondibile e toccante del suo magistero spirituale.
68 Ep. tbeos. 10; 45,30,49 (lettera ad Abraham von Sommerfeld, "Anno 1620") (corsivo nostro). ( '' } Ibid., 46 (corsivo nostro). V. Le 'Questioni teosofiche' (1624) Ben poco sappiamo sulla stesura delle Questioni e delle relative risposte. Il Bericht dell'edizione amburghese parla, genericamente, di "amici slesiani" e accenna alla prima edizione a stampa, uscita a Dresda nel 1642. Anche a supporle compiute, le Questioni resterebbero una via di mezzo fra il trattato e il compendio propedeutico in senso stretto (come la Clavis). All'obiettivo della completezza -le 177 domande toccano si pu dire tutti i temi della teosofia bhmiana - si associa un'evidente Come le finestre del tempio di Salomone 32 preoccupazione didattica, nel senso di contenere in breve spazio il "nocciolo" della dottrina: ed , per Bhme, come battere una nuova strada, in vista della summa auspicata nella lettera a Cari von Endern. N si pu adottare come termine di confronto il precedente illustre delle 40 Fragen uber die Seele [Quaranta questioni sull'anima, 1620], dove l'interpellante era un singolo discepolo - l'amico kabbalista Balthasar Walter - e anzi una figura chiave dell'intero cenacolo bhmiano. 70 Nel caso delle Questioni gli interpellanti sono anonimi, ed lecito pensare a un questionario collettivo, redatto da pi discepoli in vista di un un compendio ad uso della scuola. Ci premesso, la brevit a volte schematica dei capoversi e lo sviluppo disuguale delle risposte non deve trarre in inganno. Rispetto ai grandi "trattati" si riducono l'ampiezza e l'intrico labirintico della pagina, ma non muta il dinamismo profondo che la struttura. I tratti essenziali della scrittura bhmiana sono tutti presenti anche nelle Questioni', a cominciare dall'uso della lingua tedesca, guidato da una percezione visionaria della segnatura, dell'engramma semantico dei singoli termini. Un certo affiorare di temi squisitamente neoplatonici -
70 Secondo la leggenda bhmiana sar proprio la lettura delle Vierzig Fragen a conquistare Carlo I Stuart, tanto da indurlo a finanziare la magnifica edizione inglese, affidata all'equipe di John Sparrow (cfr. AB VI, 7). l'insistenza sul tema deVIdea, la critica della nozione di "progetto" (Vorsatz) divino (che sembra quasi una parafrasi plotiniana) - potrebbe far pensare a un tono pi "filosofico", pi vicino alle impostazioni di scuola. Ma si tratterebbe anche in questo caso di un'impressione fuorviarne, e per fugare i sospetti converr soffermarsi sul caso emblematico del S e del No. I due principi dinamici della natura divina - la Liebe Gottes e il Zorn Gottes, espansione e contrazione, diastole e sistole - vengono ricondotti nelle Questioni a quella che potrebbe sembrare una coppia di funzioni logiche astratte, affermazione e negazione? 1 Il fatto che nel testo delle Questioni il S e il No sono lo Jah e il Nein della lingua tedesca: valori linguistici, e anzitutto fonetici, che risultano comprensibili solo a partire dalla struttura fine della lingua. Ci significa, nella prospettiva della Natursprache, leggere l'aspirazione finale dello Jah come una segnatura espansiva (uno Aus-hauchen, uno "spirare"), e viceversa leggere nella filigrana del Nein il gesto opposto della contrazione e dell'introversione (ein/hinein) come movimento appropriarne. Per non parlare dell'assonanza tra lo Jah e la prima sillaba del Nome divino Jah-weh, la cui struttura bisillabica e bipolare rispecchia ancora una volta la pulsazione originaria dei due principi. Che allora la coppia elementare delle Questioni rappresenti una svolta "logicistica", nel senso (auspicato da Questioni teosofiche 33 Hegel) di una "depurazione" concettuale del linguaggio teosofico, pura apparenza. E la traduzione (per esempio in italiano) ad estrarne il concetto: la segnatura linguistica originaria li riporta immediatamente nel flusso dei significati concreti. Se un primo tratto dunque l'uso "visionario" della lingua tedesca, un secon-
A considerarle in questa luce si apre comunque una strada suggestiva: difficile non cogliere un'aria di famiglia* con la struttura del codice binario nel linguaggio informatico (la possibilit di ricondurre la totalit dell'informazione al gioco infinitamente variato di una coppia operativa elementare). do aspetto decisivo che i grandi temi teosofici si arricchiscono anche nelle Questioni secondo la logica peculiare a cui abbiamo fatto cenno in precedenza. Il carattere compendiario del lavoro non modifica insomma l'attitudine a variare ogni volta l'angolazione dello sguardo: col risultato che le brevi e spesso schematiche risposte si immettono in una Bewegung che ha il carattere dell'ennesima "variazione sul tema". Abbiamo cos il paradosso di un testo che riassume senza ripetere ci che riassume. Anche le Questioni andranno messe "in serie" con i trattati maggiori secondo un principio che potremmo chiamare di "esaustione" simbolica. 2. E infine veniamo al testo. L'esordio fa pensare a un andamento sistematico: dall'Uno (inteso come Abgrund) ai molti, passando per lo snodo fondamentale della Diade o della polarit fondamentale. A uno sguardo appena pi attento l'illusione sistematica o "filosofica" si dissolve. L'unit non posta e nemmeno dedotta; si dovrebbe dire che "si manifesta" o anche "si apre", e il luogo del suo aprirsi il Gemuth (il "sentire"), inteso a sua volta non come un Gemuth soggettivo o "privato" (psicologico) ma come il campo stesso del manifestarsi. 72 L'Uno come Abisso il Nulla anteriore ad ogni distinzione. 73 Ma l'evento centrale dell'intero discorso teosofico il "nascere" di quel Nulla,
72 Per la nozione di Gemuth cfr. Questioni 6,4. La proposta di renderlo con "sentire", o "sentimento", pu sembrare molto arbitraria; siamo comunque in un ambito non lontano dal sentido in S. Giovanni della Croce (le "sette caverne" del sentido presentano una strana analogia con l'organismo delle "sette forme"). 7? Occorre sgombrare il campo da un possibile equivoco: quello di intendere il Nulla come il non-essere che l'Abisso respingerebbe "scegliendo" l'essere. Questa lettura non vede che il Nulla Dio stesso in quanto anteriore alla propria Geburt, alla propria "natura", cio Dio come non-manifestato. E sul Nulla si orienta infatti la volont creaturale nella Gelassenheit, nell'abbandono di ogni "presa". D'altra parte, che Dio "scelga" l'essere contro il niente attingendo alla propria "libert" originaria e abissale una prospettiva viziata di antropomorfismo (e di un antropomorfismo che enfatizza la dimensione "tragica" della scelta). La Gttliche Freiheit, la libert dell'Abisso il suo librarsi sulle Acque, al di qua di ogni "presa", la sua "imprendibilit". Come le finestre del tempio di Salomone 34 il suo porsi come "natura", secondo un dinamismo trinitario che il principio della manifestazione universale. Quel ritmo ternario si articola su una polarit in certo senso pi radicale: quella, come si visto, del S e del No, assimilabili alla Liebe e al Zorn Gottes (l'Amore e la Collera). Sono i due "registri" coeterni dell'unit divina, principio dissolvente e principio coagulante, espansione e contrazione, diastole e sistole, secondo un rapporto di correlazione dinamica che ne fa all'origine una sola cosa ("ein Wesen"). Ma l'immagine-simbolo che li stringe in un plesso inseparabile quella della fiamma: il fuoco e la luce, il bruciare e lo splendere come aspetti dell'unica fiamma. 74 I due principi sono intesi come "centri" o "fuochi" dell'operare divino, e l'immagine dei due fuochi, in apparente contrasto col dinamismo della luce e della fiamma (che presupporebbe un solo fuoco), sembra sottendere lo schema geometrico e astronomico (kepleriano) dell'ellisse come figura "sdoppiata". Sebbene i due fuochi siano distinti solo dal punto di vista della realt manifestata e finita, e se ne parliamo, ne parliamo "auf creatrliche Art". 75 Il dischiudersi o l'articolarsi dell'Unit (al modo di una fioritura, della crescita vegetale) un processo di natura linguistica. Se la visione semantica del rapporto uno-molti ben radicata nel neoplatonismo antico e medievale (Eriu-gena), qui la semantica assume la forma radicale di un meccanismo o di una combinatoria linguistica, le cui assonanze con la Kabbalah sono esplicite anche nel testo delle Questioni. L'articolarsi dell'Unit divina ha infatti la struttura di un Nome (il Tetragrammaton), inteso come serie vocalica elementare che porta in s la segnatura della \ 74 La teosofia bhmiana insegue i due "registri" nelle variazioni pi vertigi- nose, di cui le Questioni nella parte elaborata non possono dar conto: sul piano della Offenbarung come Rivelazione saranno l'Antico e il Nuovo Testamento, la Legge e la Grazia, ma anche la lettera e lo spirito, il Rigore e la Misericordia, l'Adamo "exotrique" (come traduce Janklvitch) e il Cristo "sotrique". 75 Prmc. 2,5. triplice vita divina (Padre, Figlio e Spirito: mentre la "H" finale, l'unico fonema non vocalico, segna per cos dire il passaggio alla manifestazione esterna). Il Nome l'articolazione fonetica dell'unit. Ma ecco entrare in gioco la correlazione dinamica dei due principi: se la vocale ha una segnatura espansiva (e potremmo dire illimitata), la potenza del Nome divino avr bisogno di un principio limitante, di una resistenza che la costringa in una forma, ed questa la funzione del "negativo" come volont divina che "devia" per generare. Lo schiudersi (il "fiorire") del Nulla nella sua scansione binaria e ternaria si articola a sua volta - con l'allargarsi concentrico dell'onda - su una base naturale dalla struttura pi Questioni teosofiche 35 complessa: l'organismo delle sei forme, "propriet" {Eigenschaften] o "energie" {Krfte], o anche "essenze" {Essenzieri] divine (i Quell-Geister dell'Aurora), che scandiscono il movimento della manifestazione in quanto la vita stessa di Dio nel suo autogenerarsi. La teoria delle sei forme elementari (che diventano sette se le consideriamo dal punto di vista del loro compimento, del "settimo giorno" in cui i sei giorni attivi "riposano" e vengono glorificati), , nelle Questioni, appena abbozzata. O meglio, riprendendo quanto si diceva sul dinamismo interno degli scritti, la teoria delle forme elementari trova qui una delle svariate formulazioni che attraversano la Theosophia revelata formandone in certo senso la struttura portante. L'importanza della teoria tale che ci si dovr limitare qui a un breve accenno, rimandando al testo e al commento. E d'altra parte, il vero problema non di assegnare una valenza univoca ai sei (o sette) momenti della struttura, al di l delle continue oscillazioni terminologiche tra un testo e l'altro: il vero problema di comprenderne l'effettiva portata. Non sarebbe eccessivo affermare che capire le sette forme e capire Bhme tutt'uno. Quei momenti (o "stazioni") della Geburt che vengono qui de- finiti come "asprezza" (Schrfe), "durezza" (Hrte), "sensazione penosa" {peinliche Empfindnis), "fuoco angoscioso" (aengstliches Feuer-Quall), "amore" (Liebe), "suono" (Schall) e infine "sostanza" (Wesenheit), 16 articolano un percorso o un processo che il processo per eccellenza: la Manifestazione, certo, il "nascere" {Geburt) di Dio, ma anche e identicamente il "rinascere" {Wiedergeburt) della creatura finita, la sua realizzazione metafisica. 77 Sulla struttura dinamica (e "rotatoria") di questo processo, abbiamo fornito prima alcune indicazioni generali. Converr qui ribadire, ancora una volta, che i due movimenti - il "nascere" e il "rinascere" - sono in realt un unico e identico processo che si determina come ascendente o discendente secondo la direzione in cui viene considerato, e che potr essere definito come il processo cristico nella sua doppia accezione cosmogonica e teogonica (l'Incarnazione come "discesa" della Parola nella carne e come il "sorgere" della Parola "nell'anima"). Ecco allora, di nuovo, la duplicit della Ruota-Spirale, che in primo luogo la ruota delle forme (Aur. 13), e il cui sdoppiamento non se non la doppia direzione del Prozess. 18
76 Questioni 3,11-35. 77 Vedi sopra, nota 47. 78 La doppia direzione ascendente e discendente del processo consentirebbe ampi sviluppi sul piano del simbolismo. Pensiamo in particolare alla figura dell 'albero rovesciato (su cui cfr. ad es. A.K. CoOMARASWAMY, 27 grande brivido, Come le finestre del tempio di Salomone 36 trad. it. Milano 1987, cap. 22, "L'albero rovesciato"): l'albero che ha le radici in cielo e la chioma sulla terra. Ma "gli Alberi (...) sono rovesciati solo al di sotto di quel punto in cui ha luogo la rettificazione e la rigenerazione dell'uo- mo" {ibid. p. 344). Che come dire: la speculante, l'inversione, reale solo dal punto di vista della finitezza. Un equivalente preciso si ha in Bhme con l'im- magine della philosophische Kugel: la "sfera filosofica" formata da due emisferi opposti e tangenti. La visione "binoculare" dei due emisferi - l'occhio sinistro e l'occhio destro - si riassorbe nella visione monoculare del centro, che l'oc- chio assoluto. La tavola illustrativa della Kugel (o Wunderauge der Ewigkeit) si trova in Seel. Fr. 1. Con un salto meno azzardato di quanto pu sembrare, varrebbe la pena di esaminare sotto questa angolazione l'inversione apparente subita dalla dottrina della potenza e dell'atto nel passaggio dall'ontologia artistotelica a quella neoplatonica: un'inversione che sembra rispondere a una legge di compie- Non esporremo a questo punto le varie tappe di quella "sintassi celeste" che il generarsi delle forme come sensi angelici; n seguiremo il movimento, ad essa speculare, della Caduta. Rimandiamo senz'altro al testo e al commento, nella fondata convinzione che il percorso di Bhme non si lasci ridurre a un'esposizione riassuntiva. Parlando tuttavia di processo "speculare" abbiamo toccato il punto critico dell'intero percorso. Lo svolgersi della Bewegung, del movimento, come un'onda concentrica sempre pi ampia, segue un doppio registro: il determinarsi della manifestazione, prima informale e poi formale (cio individuale), e il progredire di quel suo doppio sinistro che la Caduta. E il doppio registro non va identificato, frettolosamente, col ritmo originario, la pulsazione del S e del No, la Misericordia e il Rigore, bens con la doppia prospettiva da cui possibile accedere a quel ritmo originario che unitario nella sua radice: la prospettiva dell'Uno e la prospettiva del Due. Il problema vertiginoso della Caduta si chiarir allora come un problema di prospettiva: come la prospettiva dell'Illusione che accompagna fin dall'inizio, magneticamente, lo schiudersi dell'Uno (in quanto sguardo ri-flessivo sul fondo magico dell'Uno) e la cui consumazione costituisce l'obiettivo proprio del cammino spirituale.
VI. Tradurre Bhme Dovrebbe essere abbastanza chiaro a questo punto quali siano i problemi connessi con una traduzione di Bhme, in italiano o in altra lingua. Il percorso della Theosophia revelata passa per intero attraverso le segnature fonetiche (e mentariet analoga a quella messa in gioco dal simbolismo dell'albero inverso. Il diagramma perfetto di questa complementariet il cdd. "sigillo di Salomone", formato dalla sovrapposizione e dall'intreccio di due triangoli equilateri dai vertici contrapposti. Questioni teosofiche 37 talora anche grafiche) della lingua tedesca, oltre a un modesto ma sostanzioso apparato di termini latini e a densissimi inserti ebraici. L'attitudine a percepire come in filigrana le "segnature" delle parole determina uno scarto continuo rispetto al lessico ordinario della lingua tedesca, e il significato ultimo dei singoli termini si lascia fissare "stereoscopicamente" solo alla luce di una lettura complessiva. 79 Dire che il percorso passa di l significa dire che la Nascita della Parola - il formarsi del corpo spirituale nell'anima meditante - mediata, sorretta, dalla lingua tedesca in quanto traccia articolata della Natursprache. 80 In assenza del testo a fronte si pensato perci di riprodurre tra parentesi quadre non solo i termini pi oscuri o pi devianti rispetto al significato ordinario, ma anche i termini e le espressioni la cui spiccata valenza meditativa sollecitava una particolare attenzione al suono della lingua tedesca. Solo in qualche caso si tentata la via della ricreazione mimetica del termine originario (p. es. Annehmlichkeit = presa; Ichts - occhio ecc.). Lo scopo del piccolo apparato interno di evidenziare le famiglie semantiche operanti nel testo, e di seguire per quanto possibile le linee dinamiche interne al suo percorso (linee affidate per esempio all'uso ricorrente dei prefissi e al gioco vertiginoso delle assonanze). Per la stessa ragione si deciso di evidenziare in corsivo le parti salienti. Un'ultima osservazione, sempre in chiave di "guida alla lettura". Se la Teosophia revelata nel suo insieme , con le parole di Martensen, una straordinaria filosofia della preghiera, 81 i testi di Bhme, Questioni incluse, saranno testi
79 E il caso di riportare le parole di Hans Grunsky: Il loro significato [= dei termini bhmiani] si discosta perlopi dal senso corrente anche quando si tratta, in apparenza, di parole tedesche molto familiari, e non si lascia riassumere nella forma di un glossario, ma pu essere compreso solo a partire da una presenta- zione integrale del sistema (H. GRUNSKY, op. cit., p. 319; corsivo nostro). 80 Cfr. ad es. Aur. 8,73: Comprendi dunque la tua madrelingua, vi troverai un fondo non meno profondo che nell'ebraico o in latino. 81 H.L. MARTENSEN, Jacob Boehme: bis Life and Teaching or Studies in Thcosophy, trad. dal danese di T. Rhys Evans, London 1885, p. 20. da recitare, o comunque da leggere e rileggere (l'inglese direbbe peruse) secondo una prassi ermeneutica che trova la sua definizione insuperata nelle parole famose della Lettera VII di Platone (341 c-d): Non affatto una disciplina come le altre; solo dopo una lunga frequentazione e convivenza, la cosa [to pragma] si manifesta all'improvviso [exaipbnes] nell'anima, come la luce che si accende da una scintilla e poi nutre se stessa.
Come le finestre del tempio di Salomone 38 Nota bibliografica. Bhme in Italia I ricchi materiali documentari allegati all'edizione del 1730 accennano a una precoce diffusione degli scritti di Bhme anche a sud delle Alpi (YAusfhrlicher Bericht [V, 4] riporta la testimonianza di un certo Henricus Prunius, frequentatore del cenacolo bhmiano di Lissa, e reduce da un viaggio in Italia nell'anno 1638). L'argomento merita attenzione, perch un'eventuale presenza di Bhme in Italia negli ambienti della mistica o della religiosit eterodossa - o meglio ancora dell'esoterismo massonico e in senso lato rosacrociano - avrebbe tutti i caratteri di quel "fiume carsico" di cui si parlava a proposito delle comunit di area pietista. Alleghiamo invece una breve nota sulle traduzioni e sullo stato degli studi bhmiani in Italia, a scopo orientativo e come materia di ulteriore riflessione critica. Dopo una breve antologia di Scritti di religione (Paravia 1924, pp. 92; rist. SeaR, Scandiano 1989), contenente alcuni capitoli del Weg zu Christo, fu lo stesso Antonio Banfi a curare la voce "Bhme" per 1"'Enciclopedia Italiana" (voi. 7, p. 280). Al medesimo giro di anni risalgono le traduzioni laterziane di Emilia Nobile, la Via verso Cristo e un blocco omogeneo di capitoli del Musterium magnum, col titolo La storia di Giuseppe (Bari 1938, pp. 252); entrambi nella collana "anticrociana" di "Studi religiosi ed esoterici". Nel 1928 la stessa E. Nobile pubblicava una monografia su J.B e il suo dualismo essenziale (Roma 1928), che rimane tuttora l'unica monografia su Bhme in lingua italiana. Nel 1942 esce dai Fratelli Bocca una traduzione dei Sei punti teosofici, anonima e affidata nella sua nuda brevit all'intuito del lettore "devoto" (rist. Genova, I Dioscuri 1991). Dopo il volumetto di Bocca si registra una sola traduzione italiana di scritti bhmiani: una versione anonima e abbreviata del De signatura rerum, condotta su quella francese di Sdir (Parigi 1894) e pubblicata dalla milanese Arche. Nel catalogo della stessa Arche (collezione Sebastiani) esce inoltre la "storica" traduzione francese della Morgenrte realizzata da Louis-Claude Saint-Martin nel 1800 (L'Aurore naissante, 1977); alla quale si affiancano in pochi anni le versioni francesi della Menschtverdung Christi (De l'Incarnation de Jsus-Christ, 1976, rist. anastatica dell'edizione di Losanna 1861), del trattato Von der Gnadenwahl (De l'lection de la Grdce, 1976) e della Clavis (Clef 1977). La serie delle ristampe milanesi era stata inaugurata poco prima dalla citata traduzione parziale di Sdir (De la Signature des Choses, 1975). Il blocco delle traduzioni francesi riedite da Arche testimonia - come gi accennato - il peso della mediazione francese nella "ricezione" italiana del teutonicus: una mediazione inaugurata in epoca napoleonica dal grande lavoro di Saint-Martin e proseguita, tra '800 e '900, nei circoli legati alla massoneria d'Oltralpe. In un panorama cos scarso di iniziative originali assume allora notevole spicco la scelta antologica curata da Gerardo Fraccaro per la "Grande antologia filosofica Marzorati", voi. Vili, pp. 1604-1644 (ampie traduzioni dall'Aurora e dai Tre principi, breve glossario). Questioni teosofiche 39 Il resoconto della letteratura critica non ha pretese di completezza, ma richiede in ogni caso ben poco spazio. Oltre alla citata monografia di E. Nobile, vanno citati alcuni articoli su rivista: E.C. Salzer, Jakob Bhme come rappresentante del Rinascimento tedesco, in "Rinascita", 4 (1941), pp. 827-843 e 5 (1942), pp. 425-439; Id., Jakob Bhme, il mistico di Grlitz, in "Rivista di filosofia neoscolastica", 33 (1941), pp. 385-408; R. Franchini, La 'Philosophia teutonica' di J. Bhme, in Id., Le origini della dialettica, Napoli 1969, pp. 151-65; L. Procesi Xella, La teosofia bhmiana del fondamento, in "Archivio Filosofico" (1982), N. 1-2, pp. 11-29. Ricordiamo ancora il lavoro di Rubina Giorgi, Alla ricerca delle nascite, Pollenza/Macerata 1978 (si vedano su Bhme le pp. 33-77, "Un'arte dei corpi linguistici"), e i gi citati lavori di Francesco Moiso (vedi sopra, nota 15), inquadrati in uno studio a largo raggio delle origini naturphilosophisch dell'idealismo tedesco, con particolare riguardo al primo e al secondo Schelling.
Nota editoriale Il testo adottato quello dell'edizione del 1730: non si tratta di un'edizione critica secondo gli standard odierni, ma di un'edizione comunque pregevole e fondata su un accurato lavoro di comparazione. Per tutte le questioni relative alla possibilit di una edizione critica di Bhme rimandiamo al lavoro "scientificamente" impeccabile di W. Buddecke. Per le citazioni in nota ci riferiamo a tale edizione, nella ristampa anastatica curata da Will-Erich Peuckert: Jakob Bhme, Smtliche Schriften, 11 Bde, hrsg. von W-E. Peuckert (Faks.-Neudr. der Ausg. 1730), Frommann-Holzboog, Stuttgart 1955-1960 (e citata in seguito come BW)- Il titolo Theosophia revelata quello attribuito all'intera opera dall'edizione Gichtel del 1682. Diamo infine le sigle utilizzate per le singole opere, precisando che si tratta - con l'eccezione dell 1 'Ausfiihrlicher Bericht - delle sigle "canoniche" gi utilizzate nell'edizione amburghese del 1730: - Aur. = Morgenrte im Aufgang, 1612 [Aurora; BW, voi. 1). - Princ. = Beschreibung der Drey Prinzipien Gttliches Wesens, 1619 [De tribus principiis; BW, voi. 2]; - Dreyf. Leb. = Von dem Dreyfachen Leben des Menschen, 1620 [De triplici vita; BW, voi. 3]; - Mschw. = Von der Menscbiverdung ]esu Chris ti, 1620 [De incarnatione Verbi; BW, voi. 4]; - Seel. Fr. = Vierzig Fragen iiber die Seele, 1620 [Psychologia vera; BW, voi. 3]; - Theos. Punct. = Von sechs theosophischen Puncten, 1620 [Sex Puncta theosophica; BW, voi. 4]; - Myst. Punct. = Kurze Erkldrung sechs mystischer Puncte, 1620 [Sex Puncta mystica; BW, voi. 4]; Come le finestre del tempio di Salomone 40 ri ri ri ri - Gelas. = Von der wahren Gelassenheit [De aequanimitate, in Christosophia III; BW, voi. 4]; - Irrth. Stief. = Vom Irrthum Stiefels, 1622 BW, voi. 5]; - Sign. R. = Von der Geburt und Bezeichnung aller Wesen, 1622 [De signatura rerum; BW, voi. 6]; - Gdw. = Von der Gnadenwabl, 1623 [De electione gratiae, in BW, voi. 6]; - M.M. = Erklrung tiber das Erste Buch Mosis, 1623 [Mysterium magnum; BW, voli. 7 e 8]; - Epist. = Theosophiscbe Sendbriefe, 1618-1624 [Epistolae theosophicae; BW, voi. 9]; - AB = Ausfhrlicher Bericht [De vita et scriptis; BW, voi. 10].
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Questioni teosofiche Ovvero esame della divina rivelazione in 177 domande Prefazi one del l 'Autore al Lettore
Sta scritto: L'uomo naturale non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non capace di intenderle (I Cor 2,14). Ma sta anche scritto, per contro: Lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondit di Dio (I Cor 2,10). Se l'uomo dotto, senza luce divina, volesse accostarsi a queste domande e spiegarle, non ne sarebbe in grado; e dovrebbe anzi guardarsi dal domandare troppo in alto, dove egli stesso non comprende. A lui diciamo di lasciare la cosa a colui al quale lo Spirito di Dio vorr concederlo (lo Spirito che scruta ogni cosa attraverso lo spirito dell'uomo). Perch per lui cosa inafferrabile e impossibile. Ma a coloro che amano Ges diciamo che bene indagare e capire, e che non vi cosa impossibile. Perch in un vero cristiano abita Cristo, in cui sono rivelati tutti i tesori della sapienza nascosta: egli sa nello Spirito di Cristo, e non in virt della propria natura. Abbiamo dunque sviluppato queste domande in un libriccino apposito, con chiarezza e in forma sommaria, mentre gli altri scritti le svolgono in forma pi ampia. E ne raccomandiamo il Lettore alla Rivelazione del Nostro Signore Ges Cristo. Capitolo primo Che cos' Dio in se stesso, al di fuori della natura e della creatura? 1. Dio l'eterna unit, il bene unico, non misurabile, che nulla ha dietro o davanti a s: nulla che possa dargli o aggiungergli qualcosa, o che possa muoverlo, senza inclinazioni e propriet [Eigenschaften]. Egli una cosa sola in se stesso, senza origine nel tempo, pura semplicit, senza contatto, senza luogo, n gli occorre dimora. Ma insieme fuori del mondo e nel mondo ed pi profondo di un pensiero profondo. E se enumerassimo per centomila anni la sua grandezza e
profondit non avremmo nemmeno iniziato ad esprimerla, perch infinito. Tutto ci che pu essere contato e misurato naturale e formale: ma l'unit di Dio non pu essere espressa, perch attraversa ogni cosa simultaneamente, e per questo chiamata Bene, perch l'eterna soavit [San/te], e la suprema beatitudine [Wohltun] nella natura e nella creatura sensibili, ossia l'amore come sensibile dolcezza [Ssse]. 2. Perch l'unit, cio il Bene, fluisce da se stessa, ed entra fluendo nel volere [Wollen] e nel moto; e l'unit ama o compenetra il volere [Wollen] o il fluire \Walien], e il fluire o il volere sente [empfindet] l'unit soave. E questo il fondo amoroso [Grund] dell'unit, di cui Mose dice: Il Signore nostro Dio l'unico Dio, e non ve n' un altro (Es. 20; Deut. 4,39) 1 .
1 Si noti l'associazione fonetica tra Wollen ("volere") e Wallen ("ribollire", "tumultuare"), a cui si aggiungeranno pi avanti (2,1-2) le varianti del Wille ("volont") e del Wellen ("ondeggiare"). La nozione astratta di "volere" o "volont" si scioglie in un campo semantico pi vasto in cui fa tutt'uno col "ribollire" e con 1'" ondeggiare". Il fluire deYAbgrund assume insomma il carattere di urionda, come il sollevarsi e il concentrarsi di un'onda primordiale. (Il Wollen 3. E non vale dunque ci che pensa la ragione, che Dio abiti al di sopra del firmamento, al di fuori del luogo di questo mondo. Non vi un luogo in cui Egli dimori separatamente, ma la sua manifestazione ha diversi gradi. Egli in noi, presso di noi e attraverso di noi; e se il suo amore [Liebe] entra in una vita [Leben], l Dio si manifesta come reale: ossia il suo amore, l'Unit, l fluente [aus-fliessend], volente e sensibile. Dio gli ha creato un Luogo nel fondo dell'anima [im Grunde der Seele], nXTdea eterna ossia nello specchio [Gegenwurf] dell'eterno spirare amoroso, in cui l'amore vuole e sente se stesso, come dimostrano gli angeli e le anime beate 2 .
evoca d'altronde l'idea della Wollust, la "volutt" nel senso del latino "z^o/uptas"). 2 Anche "vita" (Leben) e "amore" (Liebe) sono semanticamente vicinissimi, quasi varianti di un'unica "arche", e come tali vanno percepiti alla lettura. L'Idea eterna la Sapienza, la Weisheit, definita qui come il luogo destinato ad accogliere fin dall'origine il raggio divino. Secondo il racconto di Abraham von Frankenberg, nella parola greca "idea" Bhme percepiva la segnatura di una "vergine celeste", una "dea spiritual-corporea" (AB p. 16). Di qui, per la prima volta, l'uso del termine in rapporto alla Sophia.
Capitolo secondo Che cos' l'abisso di tutte le cose, dove non vi creatura, ossia il Nulla abissale? 1. una dimora dell'unit divina, perch l'aprirsi [das Auf-thun], ossia l'occhio del Nulla [das Ichts des Nichts] Dio stesso. L'aprirsi l'unit, un eterno vivere e fluire [Wellen]: volont [Wille] pura che non ha nulla da volere se non se stessa. 1
2. Perci la volont una pura volutt [Wollust] amorosa, un'uscita da s verso il sentire. La volont (1) il Padre eterno del fondamento [Grund]; e il sentire amoroso (2) il Figlio eterno, che la volont genera in s in una sensibile forza amorosa; e l'uscita dell'amore volente-sensibile (3) lo Spirito della vita divina. 3. E cos l'eterna unit una vita triplice, non misurabile e senza inizio, che sta in un puro volere [Wollen], in un rac-cogliere [Fassen] e in un sentire se stessa, e in un eterno uscire [Aus-gehen] da se stessa. 2
1 Si noti anche qui la pregnanza simbolica del discorso. L'"aprirsi" un Auf-thun, dunque piuttosto uno "sbocciare", uno "schiudersi", o anche un "sollevarsi": come "il sollevarsi di un'onda" (vedi sopra, 1,2). Sul termine Ichts vedi oltre, 2,7. La traduzione, che pu sembrare qui arbitraria, in realt giustificata dal nesso fra l'Unit e il suo "aprirsi", che sar precisato pi avanti come l'aprirsi dell'Occhio eterno. 2 La determinazione del Figlio come un fassen (un "prendere-raccogliere") si presterebbe a sviluppi molto ampi. Si osservi come quel "raccogliere" rivesta nello stesso tempo la funzione del "logos" greco (da legein) - che peraltro estraneo al lessico di Bhme - e quella propria del Figlio come cuore del Padre: dove il cuore va inteso anzitutto nel senso schematico del re-cipiente ossia del vaso. Sul Figlio come Cuore del Padre cfr. ad es. Aur. 3,15. Ma vedi anche ibid. 3,16-17: dalla sorgente di Ges (...) come in un vaso celeste ["in einem himmlischen Ge-fsse"]. Lo schema o il diagramma del vaso (Ge-fss) inscritto poi nella definizione ricorrente del Figlio come ge-fassete Wort (la "Parola rac- colta"; cfr. ad es. M.M. 2,1); quanto all'associazione tra il cuore e il vaso, del 4. E l'oggetto [das Aus-gegangene] della volont e dell'amore vivente [Liebens und Lebens] la Sapienza [Wei-sheit] di Dio, ossia il luogo del divino contemplare [die gttliche Be-schaulichkeit], e il gaudio dell'unit divina, attraverso la quale l'amore entra nelle energie e nei colori, nei prodigi e nelle virt. 5. In questa vita sbocciante [auf-thuenden] dell'unit divina vengono intesi cinque sensi [fiinf lautbare sensus] nel sentire della vita amorosa - A, E, l O, U - in cui sta il divino volere ed agire. Essi procedono verso un espirare [Aus-hauchen] che genera la distinzione e l'intelligenza della divina trinit, cosicch la vita eterna si sente e si comprende. 3
6. La trinit si manifesta dall'unit con un triplice spirare [Hauchen], e questo triplice spirare entra in se stesso in triplice modo in un Proprio. E lo stesso triplice senso [sensus] si chiama, nella lingua naturale [sensualische Spra-che] JEHOVAH. 4
tutto esplicita anche nella Tavola emblematica del De Testamentis Christi (BW, voi. 6), dove riprende peraltro un motivo iconografico antichissimo. Non privo d'interesse il fatto che l'episodio biografico deDa seconda illu- minazione giovanile sia legato proprio alla vista di una "vaso" (un "Zinnern Gefss", un "vaso di zinco"; cfr. AB, p. 11). L'interesse sta in primo luogo nel legame tra la forma del vaso e l'esperienza estatica della visione, associata altre volte allo "sguardo del Figlio": So aber ein Mensch allhie auf Erden mit dem HI. Geiste erleuchtet wird aus dem Brunnquell Jesu Christi (...), so gehet eine solche Freude in seinem Herzen auf, dass der ganze Leib zittert (...) welche alleine die verstehen, die an dem Orte sind zu Gaste gewesen (Aur. 3,16; dove evidente l'intonazione autobiografica). Va da s che il vaso in questione lascia scorgere in filigrana il calice eucaristico (il Kelch Christi), qui assimilato alla "sorgente di vita" {Brunnquell). 3 1 cinque "sensi" sono anche - qui implicitamente - le cinque forme della sensibilit corporea (che dunque radicata in Dio). Cfr. ad es. Mschw. LI 10,4 sg.: [i sensi] sono le radici del gusto rinnovato che penetrano nella sapienza e nei prodigi divini; e Dio si effonde nei sensi ed una sola sostanza con i sensi (ibid. 8). Cfr. su questo punto G. BONHEiM, Zeichendeutung und Natursprache. Ein Versuch ber Jacob Boehme, Wrzburg 1992, in part. la parte LI, "Die Sinnlichkeit der Offenbarung", pp. 59-226, e la nozione di un "sensorio metafisico". Ma sono anzitutto le articolazioni elementari del significato in quanto suoni elementari (vocali). 4 La sensualische Sprache o Natursprache il luogo sensibile (sensualisch) della coincidenza tra il sensus, cio il significato, e Yens. Vedi M.M. 35,48: 7. Poich Turrita, ossia la /, trapassa in un essere triplice, dove lo JE il Padre, che con la sua volont spirante passa nello HO, cio il raccogliersi [Fassung] dell'amore, e nello HO viene intesa la Parola di ogni energia; essa forma una circonferenza, un racchiudersi [Um-schluss], ossia l'eterno qualcosa [Ichts] da cui esce il desiderio amoroso. E questa uscita lo Spirito, che si raccoglie e si forma nello VA. Perch V lo Spirito, e A la Sapienza in cui lo Spirito si raccoglie in una vita attiva. 5
L'unica lingua era la Natursprache (...) ed essi intendevano nella lingua il senso cio l'essere, il modo in cui la volont formava l'essere. Linguaggio ed essere coincidono, e questo nella modalit sensibile del Soffio, lo Hauchen, che come la forma generalissima del linguaggio. Conviene sottolineare come la nozione di sensus stringa insieme empiricit e significato: il linguaggio naturale il luogo empirico del senso. Esso racchiuso nella scorza delle lingue storiche come l'oro nella pietra. La segnatura linguistica del Soffio il Nome Je-ho-vah, perch lo "spirare" triplice, ha tre modi, ossia: (1) Yin-spiratio, (2) il raccogliersi nel cuore (la Parola), e (3) Yex-spiratio. Anche qui, come nel caso del linguaggio, il respiro va inteso come movimento empirico e come struttura metafisica a un tempo. La trinit "sta nel respiro" (ed in questo senso che Dio pu essere spirito, Geist). Ma il Nome, formato dai cinque suoni vocalici, si apre sulla H finale (1'"aspirata"), che segna il passaggio dal regime vocalico al regime consonantico, ossia: il passaggio dal ternario come principio della manifestazione alla manifestazione propriamente detta. Lo spirare esce da s, e questo uscire la Sapienza, la Weisheit (la Jungfrau Sophia). Cfr. M.M. 35,50: Ma la H significa il piacere divino o la Sapienza, il modo in cui il piacere divino spira da se stesso [aus sich selher aus-hauche]. La Sapienza il momento della transizione all'esterno (e quindi il passaggio alla corporeit come "tempio" dello Spirito). C' in questo movimento verso l'esterno un aspetto di resistenza, un condensarsi del respiro la cui modalit linguistica appunto la consonante. L'alfabeto nella sua interezza Che cos' Dio in se stesso 46 - vocali e consonanti - articola dunque la Natur Gottes in quanto polarit. E a questo punto che compare il Due come opposizione. 5 L'associazione tra il Figlio, la Parola, e la circolarit verr precisata in 2,10. Cfr. su questo tema Sign. R. 9,2, dove le sette forme elementari si dispongono ad "anello" o a "ghirlanda" {Ring/ringen) intorno alla Parola come intorno al centro immobile della ruota ( ^'invariabile mezzo" della tradizione estremo-orientale). Nel simbolismo ermetico il "carattere" del Figlio infatti il simbolo del sole. Sul significato dello Ichts cfr. M.M. 3,21: Il tutto non ha bisogno dello Ichts, lo Ichts solo il suo gioco, con cui il tutto gioca per diventare manifesto. Per limitarsi all'essenziale, si noti come la determinazione dello Ichts oscilli tra la figura del Figlio e quella della Sapienza, a cui allude il motivo del "gioco", evidenziando cos una parentela che richiederebbe un commento ben pi ampio. 8. Cos questa triplice vita spirante in se stessa si chiama O. JAH. Perch il desiderio raccolto [ein-gefassete] la O, un occhio [Auge] del vedere eterno, un puro vedere; e lo JAH il triplice ingresso in s medesimo alla sensibilit del volere, che si apre-solleva attraverso il respiro eterno. 6
9. L'aprirsi [das Aufthun], ossia la propriet sensibile [im sensu] dell'aprirsi, si chiama ADONAI, e sono le sei energie da cui scaturisce [entspringet] il Mysterium Ma-gnum, l'alto Nome TETRAGRAMMATON: dal quale sono sbocciati [entsprossen] tutti gli esseri del visibile e dell'invisibile in forma e figura. 10. Nelle sei energie della parola ADONAI risiedono le sei propriet della natura eterna, ossia della vita naturale, da cui sono fluiti gli angeli e le anime secondo la virtualit [In-wendigkeit] della loro IDEA; e anche i sei giorni della creazione del mondo, i quali, insieme alla visione vivente (che assume forma sostanziale [Wesen] con la O) si raccolgono nella quiete: qui le sei energie riposano nell'amore silenzioso, nell'unit eterna, pur continuando a volere e ad uscire nella loro azione senza sosta. 11. Ed questa la O, il settimo giorno, in cui Dio si riposato e in eterno si riposa dal suo operare. Ossia le sei
6 La circonferenza, che sopra era associata alla Parola, sembra assumere qui una posizione autonoma rispetto al ternario (JAH), ed associata al vedere. Viene cos ribadita l'oscillazione a cui si accennava tra il Figlio come Cuore del Padre e la Sapienza: Y occhio del "vedere eterno", simboleggiato dalla lettera O, da un lato il "centro" del ternario (cfr. ad es. Irrth. Stief. 150), ossia il "secondo principio", dall'altro il culmine di un movimento trinitario che ha nella Sapienza il suo quarto termine (per dare un'idea del complesso simbolico implicito in questa affinit tra il Figlio e la Sapienza - o in termini kabbalistici la Shekinah - si pensi alla figura adocchio del cuore, ossia al vedere come funzione propria del cuore in quanto centro dell'essere: beati mundo corde, quia videbunt Deum {Mt 5,8). Il percorso suggerito da Bhme in queste righe (O. JAH) corrisponde con evidenza al diagramma dcYocchio nel triangolo (cfr. ad es. la tavola del Mysterium Pansophicum, in BW, voi. 4). Sulla Shekinah come aspetto femminile di Dio vedi G. SciIOLEM, Le grandi correnti della mistica ebraica, trad. it. Torino 1993, pp. 235 sgg. Sul motivo dell'"occhio del cuore" cfr. R. GUNON, I simboli della scienza sacra, trad. it. Milano 1975, cap. 72, "l'Occhio che vede tutto". energie - (1) l'attrazione [Begierlichkeit], (2) il moto [Beweglichkeit], (3) il sentire [Empfindlichkeit], (4) il fuoco o la vita [Feuer oder Leben], (5), la luce o l'amore [Licht oder Liebe],
(6) il suono [Schall] o la distinzione o l'intendere - riposano in ci da cui sono scaturite: nella O, nella dimora [Sfatte] di Dio dove si annuncia l'amore eterno, l'unit, ovvero l'occhio [Ichts] dell'unit, che il Sabato eterno delle cose, della buona sostanza. 12. Comprendiamo dunque (1) come il Nulla Eterno al di fuori di ogni inizio sia un puro splendere [Schein], l'occhio della visione eterna [das Auge des ewigen Sehens]. Perch tutte le cose vedono in esso come un nulla [ein Nichts], mentre il Qualcosa [das Etwas] scaturisce da questo vedere: e cos il Nulla, l'Eterna Unit, vede liberamente attraverso ogni cosa. 13. E comprendiamo inoltre (2) che Dio stesso il vedere e il sentire del nulla, e per questo viene detto un nulla (pur essendo Dio stesso), perch inafferrabile e inesprimibile. 7
7 I capoversi 9-13 richiedono un commento unitario perch il paesaggio della prima Quaestio si allarga qui in una grandiosa ricapitolazione (si noti che il capoverso 13 si chiude, circolarmente, sul Nulla abissale della domanda). Se il Nome Jehovah articola l'unit divina nella sua pulsazione trinitaria - ossia come principio della manifestazione - il nome Adonai la articola in quanto vita, processo del manifestarsi: la "formula" delle sei energie elementari (cfr. Introduzione) intese come momenti della "nascita" {Geburt). Che il primo Nome, definito qui come Tetragrammaton, scaturisca dal Nome Adonai (che sembra successivo), pu apparire strano. In realt, ADONAI come la "base" del Tetragrammaton: e viene dunque prima dal punto di vista della manifestazione, che nello stesso tempo il punto di vista del meditare. Le sei energie, assimilate ai sei giorni della creazione, diventano sette ove si includa il loro "riposo", ossia la forma totale in cui si raccolgono nel "settimo giorno" (che la Ruhe, ossia la Pace). Ora, la settima forma appunto la O (1'"omega") intesa come forma conclusiva: considerata da questo punto di vista essa identica alla Sapienza, gi definita come il prodotto {das Aus-gegangene) del dinamismo trinitario (cfr. 2,4), come lo specchio gioioso in cui Dio contempla la sua opera. A questo momento conclusivo viene associata altrove la dimensione della corporeit, e la Sapienza, come settima forma, sar allora il corpo stesso di Dio. Cfr. ad es. Dreyf Leb. 5,68: La sostanzialit [Wesenheit] in Che cos' l'abisso di tutte le cose 48 cielo, ed l'energia o la corporeit [Leiblichkeit] dei sette spiriti di Dio, ed chiamata il corpo di Dio [der Leib Gottes]. Sarebbe di grande interesse soffermarsi sull'immagine della "dimora" (Sttte): l'uso di Sttte anzich Wohnung nasce da un'evidente assimilazione fonetica tra Sttte e Stadt ("citt"), dove la dimora divina diventa la Citt Celeste, ossia la forma conclusiva della manifestazione (nello stesso senso in cui ad esempio la tradizione ind definisce Brahma-pura - "Citt di Brahma" - la "dimora" di Brahma nella forma individuale). D'altra parte, le sette forme in questione formano un tutto organico insieme alle tre determinazioni del Respiro, secondo una figura complessiva che corrisponde con notevole esattezza all'organismo dell'albero sephirotico nella Kabbalah. Sulla questione, assai discussa e per certi aspetti enigmatica, dei rapporti fra Bhme e la Kabbalah, si veda ad es. W. SCHULZE, J.B. und die Kabbalah, in "Judaica", XI (1955), pp. 12-29. Sulle analogie fra la teosofia bhmiana e la dottrina di Isaak Luria si veda la testimonianza sorprendente di OETINGER, in Gedanken zur Verteidigung Jacob Boehmes, Frankfurt und Leipzig 1731, p. 258.
Capitolo terzo Che cosa sono l'amore e la collera di Dio? come pu essere Egli un Dio collerico e geloso, se l'amore immutabile? come possono amore e collera essere una cosa sola? 1. Se anche la nostra esposizione potr risultare difficile al lettore, egli potr nondimeno comprendere ogni cosa purch invochi la virt divina e possieda la vera seriet [das recht Ernst]. 2. Sappia il lettore che tutte le cose consistono nel S [Jah] e nel No [Nein], siano esse divine o diaboliche, terrene o in qualunque altro modo. L'Uno, cio il S, pura energia [Kraft] e vita, ed la verit di Dio o Dio stesso. Egli sarebbe in s inconoscibile, e non avrebbe gioia n esaltazione o sentire senza il No [Nein]. Il No il limite [Gegen-wurf] del S, o del vero: perch il vero si manifesti e sia qualcosa deve esservi un < contrarium > in cui Veterno vivere sia attivo, sensibile, volente. 1
3. E tuttavia non possiamo dire che il S e il No siano distinti, come due cose giustapposte: sono una cosa sola [ein Ding], eppure si scindono in due inizi (Principia), e formano due centri [centra], dove ciascuno agisce e vuole in se stesso. Come il giorno nella notte e la notte nel giorno: sono due centri indistinti, se non per il volere e il desiderio. Essi hanno infatti due fuochi: il giorno (1), ossia l'ardore che apre [aufschliessende], la notte (2), ossia il freddo che chiude [ein-schliessende]. E sono tuttavia insieme un solo fuoco [ein Feuer], e nessuno sarebbe manifesto o attivo senza l'altro: perch il freddo la radice del caldo, e il caldo la causa
1 E il grande principio dell'antagonismo dinamico: non c' manifestazione senza opposizione. Il termine Gegen-wurf ha il valore etimologico di ob-jectum, e vale qui per "schermo", "resistenza", o anche "limite", come appunto proponiamo. [Ursache] del freddo. E al di fuori della loro eterna lotta le cose sarebbero un nulla, silenziose e immobili. 2 4. Cos va intesa l'eterna unit dell'energia divina: se l'eterna volont non uscisse da s e non facesse presa [in Annehmlichkeii], non vi sarebbero figure o differenze ma tutte le energie sarebbero una sola potenza. N potrebbe esservi alcuna comprensione: perch il comprendere sorge dalle differenze e dal molteplice, dove una propriet vede l'altra, la prova, la vuole.
2 L'Amore {Liebe) e la Collera {Zorn) sono assimilati al S e al No come polarit simbolica (vedi Introduzione). Si noti anzitutto la descrizione in termini di "aprire" e "chiudere" intesi come gesti elementari {Yauf- e Yein-): sono l'espansione e la contrazione, la diastole e la sistole, ma anche le due direzioni della potestas clavium o il solve et coagula dell'ermetismo, richiamati qui in modo esplicito dalle propriet fisiche del caldo
e del freddo. Va da s che la polarit pu essere letta in termini di maschile/femminile (diurno/notturno), e il modo stesso dell'esposizione richiama con forza il diagramma taoista dello yin/yang (dove ciascun principio contiene l'altro in potenza, nella forma del punto bianco in campo nero e del punto nero in campo bianco; cfr. ad es. T. BURCKHARDT, Alchimia, trad. it. Milano 1986, pp. 109 sgg.). Le due direzioni della "potestas clavium" - l'aprire e il chiudere, o anche lo "sciogliere" e il "legare" - corrispondono del resto alle potenze giudiziarie della Misericordia e del Rigore, ossia alle due colonne dell'albero sephirotico (cfr. R. GUNON, /'/ re del mondo, trad. it. Milano 1977, pp. 30-31). Da un punto di vista pi generale ci si potrebbe domandare se la comparsa della polarit non introduca un elemento estraneo al cristianesimo nelle forme note. Ma si pensi al simbolismo non solo vetero-testamentario della mano destra e della mano sinistra: lo stesso episodio evangelico dei due ladroni, crocifissi alla destra e alla sinistra di Cristo e oggetto rispettivamente di "misericordia" e di "rigore", ripropone un simbolismo tradizionale. E da notare per soprattutto il modo dell'esposizione, il cui ritmo interno deve guidare, qui come sempre, la lettura meditante del testo bhmiano. Potrebbe sembrare che la polarit - S e No, Amore e Collera - venga introdotta qui per la prima volta. Di fatto, gi la comparsa della Weisheit (la H del Tetragrammaton) configurava il passaggio del "respiro" all'esterno, dal regime della vocale come fluire illimitato al regime della con-sonante come schermo, specchio o limitazione (vedi sopra, 2,6). Ci a cui stiamo assistendo allora l'approfondirsi di un unico movimento, l'allargarsi di quell'onda circolare che la O, la Circumferenz (2,7), gi descritta come il passaggio del "respiro" nell'essere sostanziale" (Wesen). E cos l'organismo delle sei (sette) forme elementari verr ripreso pi avanti (capoversi 11-35) in modo da mostrarne il ritmo interno, scandito dai due "giri" della spirale: il giro attrattivo del Nein (la "sistole") e il giro espansivo dello Jah (la "diastole"). 5. E cosi va intesa anche la gioia [Freude]. Ma se deve esserci una presa [An-nehmlichkeit], questa dovr essere un desiderio ap-propriante [eine eigene Begierde] e ri-flettente [zu seiner Selbst Empfindlichkeii], una volont di resistenza che non potr coincidere con l'unico volere. Perch l'unico volere vuole l'unico bene, che esso stesso, vuole solo s stesso nell'identit [Gleichheit]. Ma la volont fluita all'esterno [ausgeflossene] vuole la diversit per distinguersi dall'identit ed essere il proprio qualcosa [und sein eigen Etwas sey], perch l'Eterno Vedere abbia qualcosa da vedere e da sentire. E dalla volont propria nasce il No: perch essa entra in una forma propria che vuole imporsi come propria. E volendo essere qualcosa non pu coincidere con l'unit, che un puro fluire e un puro S [ein aus-fliessend Jah]: libero nel proprio spirare e in-sen-sibile, perch non ha nulla in cui possa sentirsi, se non fosse lo schermo della volont deviata [des ab-gewichenen Willem] cio del No, che un limite [Gegen-wurf] del S in cui il S diventa manifesto e ha qualcosa da volere. 3
6. Perch l'Uno non ha in s nulla da volere, a meno che non si duplichi in modo che siano due: nell'unit non pu sentirsi, ma nella dualit [Zweiheit] sente [empfindet] se stesso. 7. Intendete allora correttamente: la volont deviata uscita dall'uguaglianza dell'eterno volere, e non ha nulla da volere se non se stessa. Ma poich Qualcosa proprio staccandosi dall'uno (che come un Nulla, pur essendo tutto), essa si raccoglie nel desiderio [Begierde] di se stes-
5 II Nein il principium individuationis. Non sarebbe eccessivo affermare che il movimento fichtiano della Setzung come deduzione del molteplice nasce di qui. E per pi urgente decifrare il ritmo interno dell'esposizione, il cui carattere asistematico appare sempre pi funzionale a un percorso di natura meditativa (ma potremmo anche dire iniziatica). Si noti ad esempio che il "no" viene definito in termini quasi identici a quelli in cui definita Vdea, la Weisheit, in 1,2. Siamo dunque a un giro pi ampio dello stesso movimento; la "resistenza" agisce come un prisma che filtra la luce solare manifestandone la struttura interna, le sette forme. sa, e desidera [hegehret] se stessa come pure l'unit da cui fluita* 8. Essa desidera l'unit perch l'unit trovi in essa una base sensibile - la base del piacere amoroso -, e desidera se stessa per generare movimento, conoscenza e comprensione, affinch l'unit si distingua e sorgano le energie. E sebbene l'energia non abbia fondamento n inizio, nell'atto della presa [An-nehmlichkeit] si formano distinzioni, e da queste distinzioni sorge la natura. 9. Questa volont che fluisce all'esterno entra nel desiderio, e // desiderio magnetico [magnetisch], cio attrattivo [ein-ziehend], mentre l'unit espansiva [aus-fliessend]. Abbiamo dunque una coppia di opposti, S e No: perch l'espandersi non ha fondamento [Grund], mentre l'attrarre genera un fondamento. Il nulla vuole uscire da s per manifestarsi, e il qualcosa vuole entrare in s perch il nulla acquisti un sentire, perch l'unit diventi sensibile in esso. E cos il fuori [Aus] e il dentro [Ein] sono disuguali. 10. E il No [Nein] si chiama No perch un desiderio rivolto all'interno [ein-gekehrete], come un chiudere e un attrarre [als Nein-werts ein-schliessend], mentre il S [Jah] si chiama S perch un eterno uscire [Aus-gang], ed il fondamento di ogni essere, verit pura. Esso infatti non ha alcun No [Nein] prima di s, e il No si determina solo nel volere alla ricerca di una presa. 5
4 Si potrebbe porre qui la domanda cruciale: quel "deviare" della volont non gi un preludio alla "caduta"? E evidente in ogni caso che la volont "autoconservativa" - in termini spinoziani potremmo dire il conatus - qui ancora sospesa sul nulla "come una sorgente alla sua origine" {Gelas. 1,30). Ora, che la volont individuale contenga insieme il desiderio del nulla, proprio di una manifestazione ancora integra. Siamo a quel punto del processo dove l'eterno "dimora" nel tempo, dove la "lettera" ancora trasparente allo spirito pur essendo gi determinata come lettera. J Si noti l'assonanza Nein/hinein, a cui si contrappone il movimento espansivo del S (lo "spirare" dello Jah; cfr. Introduzione). La polarit schematizzata in una coppia di gesti dinamici intesi come pulsazione elementare. 11. Questa volont emanata e desiderante attrattiva e si raccoglie in s stessa: di qui vengono forme e propriet [Eigenschaften]. (1) La prima propriet Yasprezza [Schdrfe], da cui il duro, il freddo, l'asciutto, la tenebra. Perch la contrazione fa ombra a se stessa, e questo il vero fondamento della tenebra eterna e temporale; e la durezza e l'acutezza sono il fondamento
del sentire. (2) La seconda propriet il movimento deY attrarre [Anziehen], che una causa del separare. (3) La terza propriet l'incontro {die wahre Empfindung] tra la durezza e il movimento: che come un'asprezza angosciosa di fronte all'unit. (4) La quarta propriet il fuoco [Feuer], ossia il lampo dello splendore [der Blitz des Glanzes]: esso ha origine dal contatto tra la grande asprezza angosciosa e l'unit; perch l'unit dolce e silente [sanft und stille], e l'asprezza dura e irrequieta terribile, e una base della pena. 6
12. Nel contatto si produce allora una scossa [Schrack], e in questa scossa l'unit si mostra come uno sguardo [Blick] o un fulgore [Glast], un sussulto gioioso. Allora infatti la luce sorge in mezzo alla tenebra: l'unit diventa luce, e la presa [An-nehmlichkeit] della volont desiderante diventa un fuoco spirituale originato dall'asprezza fredda, dal moto e dal sentire della tenebra. Ed la sua so-
6 Dove situare le "propriet" in questione? Al registro propriamente fisico (il fuoco, l'attrarre) si sovrappone infatti quello fisiologico-percettivo (l'aspro) e quello psicologico (la pena, l'angoscia), secondo un intreccio semantico vertiginoso che esclude ogni "locazione semplice". D'altra parte, questa non che una tra le infinite versioni del settenario offerte da Bhme a partire dalla Morgenrte: e le versioni sono ben lontane dal coincidere, proponendosi ogni volta come il supporto di un movimento meditativo sempre variato e cos indirizzato alla sua pienezza. Sull'importanza centrale della dottrina, che le Questioni si limitano ad accennare schematicamente, riportiamo le parole di Christopher Walton, grande studioso ottocentesco di Bhme e del suo allievo anglo-tedesco Dionysius Andreas Freher: No one can have any solid pretensions to a knowledge of theosophical truth, until he shall have mastered in understanding and experience, this most fundamental subject of the constituent ground of Nature (cit. in Jacob BOEHME, The Threefold Life of Man, trad. inglese di John Sparrow, London 1909, "Appendix B"). stanza [Wesen], come un consumare divorante [als eine schreckliche Ver-zehrlichkeit]. 1 13. E per questo Dio viene detto un Dio collerico [zornig] e geloso [eiferig], un fuoco che consuma [ver-zehrend]: non per ci che Egli in se stesso al di fuori di ogni presa, ma per il suo nucleo di fuoco; e per "tenebra" intendiamo il fondamento buio, come un oblio [Ver-gessung] del bene. La quale tenebra nascosta [ver-borgen] nella luce come la notte nel giorno (come leggiamo in Gv 1,5). 14. Nelle suddette propriet vediamo dunque la collera di Dio, e la prima un contrarsi [Ein-ziehen] nel No [Nein]: essa non si adegua al S, cio all'unit, ma forma in s una tenebra, ossia una perdita [Ver-lierung] del bene. 15. In secondo luogo essa forma in s un'asprezza, che come l'agonia della dolcezza, dell'unit soave. In terzo luogo forma in s una durezza, ossia la morte eterna, la vana impotenza. In quarto luogo forma in s, in questa durezza mortale, una sensazione penosa che non si estingue [eine immerwhrende peinliche Empfindnis]. In quinto luogo forma in
s un fuoco angoscioso. E sotto queste propriet intendiamo la collera di Dio e il fuoco infernale: e viene detto Inferno [Hlle] o caverna [Hhle] perch un nascondimento [Ver-borgenheit] o una chiusura [Ein-
7 La figura dello Schrack fortemente polisensa: al significato psicologico dello "spavento" (da schrecken) si sovrappone quello acustico-immediato dello "schianto" provocato dalla folgore, ma anche, insieme, la strana esaltazione connessa alla vista del lampo, inteso come il prodursi istantaneo di un contatto fra cielo e terra. E il momento del passaggio (vedi Introduzione) dal ternario angoscioso al ternario glorioso in tutta la variet dei significati possibili. Sul lampo {Blitz) come punto di contatto e di separazione fra i due "centri" si veda l'interpretazione illuminante di Hans GKUNSKV, Jacob Boehme, Stuttgart 1956, pp. 212 sgg. Come gi sopra (3,8), l'ambito semantico della An-nchmlichkeit quello del "far presa" e pi ancora del "prendere", nel senso intransitivo per cui si dice che una fiamma "prende", "attecchisce". L'unit "al di l di ogni presa" quella che altrove viene qualificata come Freiheit: la libert, ci che sfugge alla "presa", 1'" imprendibile". schliessung]. Ed inimicizia verso Dio, perch penoso, e l'unit divina pura dolcezza, e sono l'uno contro l'altro come il fuoco e l'acqua. E di qui hanno preso origine il fuoco e l'acqua anche nel mondo creato. 8 16. La quinta propriet nell'accendersi della volont emanata dunque la sensibilit dell'unit divina come amore [Liebe], che nel fuoco si fa mobile e desiderante, e genera nel fuoco (nella pena) un secondo principio, un grande fuoco amoroso. Essa infatti l'alimento [Ursache] e il fondamento della luce [Licht], per cui la luce scaturisce nell'essenza del fuoco. Essa la potenza dell'amore nella luce [sie ist der Liebe Kraft im Lichte]. Cos l'unit entra nel movimento e nella sensibilit, perch la forza eterna diventi sensibile e vi siano volere, desiderio, distinzione: altrimenti l'unit sarebbe una eterna quiete, e insensibile. 9
17. Questo amore e questa luce dimorano nel fuoco e lo compenetrano, cosicch l'essenza del fuoco si trasmuta nella gioia pi alta [in die hchste Freudenreich], e non vi
8 II gesto semantico del ver- {ver-zehren, ver-bergen, ver-gessen, ver-lieren ecc.) va inteso come la segnatura infera per eccellenza (cfr. Princ. 4,69-74). Il ver- il "carattere" della dimensione tenebrosa in quanto cattiva infinit: in termini pi liberi potremmo definirla come un'interruzione (ri-flessiva) del flusso luminoso che si condanna a una ricerca senza esito. L'esposizione dei capoversi 14-16 sembra riepilogare quella del capoverso 11, ma facile vedere che in realt non si corrispondono: c' come un leggero scarto intorno a una figura dalla fisionomia peraltro nettissima, quella di una "ruota" quaternaria associata al Zorn Gottes. L'associazione Hlle/Hhle suggerisce l'idea di una "cavit buia", di un luogo chiuso e senza luce che ha per nello stesso tempo il carattere del fuoco inteso come processo divorante (la simbolicit di questo "fuoco" risulta per esempio dalla possiblit di pensarlo come un fuoco "freddo"; cfr. Seel. Fr. 7,3: La tenebra ha in s un fuoco freddo ecc.). Si noti infine, riguardo al Dio "geloso" {eiferig), che la figura scritturale della "gelosia" ha piuttosto il significato dello zelo, ossia appunto l'ardore, il fervore delYignis consumens. i} E chiaro che Liebe e Licht (come anche Liebe e Leben: cfr. 1,3) vanno pensati insieme, a partire dalla loro assonanza fonetica. Quanto al termine Ursache, si tratta della
materia nel senso di hyle, cio della sostanza di base, del "materiale". La nozione logica di "causa" apparirebbe qui davvero troppo debole. pi collera ma solo un puro gusto amoroso [Liebe-Gesch-mack] e un sentire divino. 18. L'eterna unit si incendia [uber-inflammieret sich] diventando amore, e perch vi sia qualcosa da amare. Perch se l'amore-unit non stesse nella qualit ardente del fuoco esso non sarebbe reale [wirklich], e l'unit sarebbe immota e senza gioia. 19. La collera divina va intesa allora come l'essenza del fuoco: e il divino fuoco amoroso come l'amore sensibile, l'unit sensibile. Esse formano due centri in un solo fondamento, come un doppio fuoco. 10
20. (1) Il fuoco della collera, la ricerca [Wille] divorante di una presa [An-nehmlichkeit], il fondamento/principio della natura eterna, da cui gli angeli e le anime traggono il loro principio, e viene detto Mysterium Magnum. Da questa natura eterna sgorgato anche il mondo visibile, come un proiettarsi [Gegen-wurf dell'interno all'esterno. 11
21. (2) E il centro dell'amore il S [Jah], ossia lo
10 Si noti che i due "fuochi" in questione corrispondono esattamente a quelli che in geometria sarebbero i "fuochi" di un'ellisse (di cui la circonferenza, con un solo "fuoco" o "centro", com' noto un caso-limite). Cfr. il diagramma della "sfera filosofica" (philosophische Kugel) in Seel. Fr. 1,106. 11 Vedi sopra (2,9-10), dove l'articolarsi della natura eterna nelle sei potenze del Nome Adonai sembrava ancora prescindere dalla polarit dei due "fuochi". E si tenga presente il capoverso 3,9, dove il desiderio come principio generativo detto "magnetico". Siamo al punto d'incontro tra la nozione di mysterium mag-num e quelle affini di mag-ia, mag-netisch, i-mag-nation, e cos pure mat-rix. E il mistero del generare ossia della nascita, a cui corrispondono nel lessico di Bhme i termini in qualche modo equivalenti di natura e Geburt. Parlare allora di "natura eterna" come parlare di "nascita eterna": l'evento stesso del nascere o del "venire alla luce" come manifestazione delYAbgrund. Lo studio della radice mag- porterebbe lontano. Si noti comunque la vicinanza della serie semantica sopra accennata all'ambito di maya nella tradizione ind (dove Maya la Shakti di Brahma, la sua onnipotenza, ma anche, se considerata separatamente da Brahma, la possibilit della "grande illusione"). L'accenno al "proiettarsi" (come possibile traduzione di Gegenwurf) ripropone del resto la figura della Sapienza in quanto "specchio magico". La genesi dell'illusione avr a che fare con l'orienta- mento della volont rispetto al "fondo" magico della matrix (vedi 10,5). Sull'am- bito semantico di mag- (o mah.-) in area indoeuropea cfr. ad es. E. ZOLLA, he parole e la cosmogonia, in "Conoscenza religiosa", N. 1-2, 1972, p. 39. spirare ardente del fuoco che detto Parola di Dio: lo spirare dell'unit divina, la base [Fundament] della forza. E qui va inteso lo Spirito Santo, come un espirare del soffio amoroso, come il movimento o la vita dell'amore. E cos lo spirito angelico e psichico in cui Dio si manifesta e dimora. 22. Ma il principio delle anime e degli angeli, secondo la loro natura, va inteso come la natura eterna del fuoco. Perch la divina chiarit [die klare Gottheit] non diventa creaturale (essa una ed eterna), ma compenetra la natura come il fuoco attraversa un ferro incandescente.
23. E comprendiamo a questo punto come sia possibile la dannazione [Ver-dammnis] degli angeli e delle anime, se essi perdono [ver-lieren] cio il fuoco amoroso staccandosi dall'unit divina ed entrando nel desiderio appropriante. Divampa allora in esse il fuoco rabbioso, ed la loro vera vita. 24. Ma se il divino fuoco amoroso arde nel loro fuoco centrale, il loro ardore vitale pura gioia e soavit celeste [ein sanftes Wolthun], e il fuoco divino e naturale stanno in un solo fondamento. 12
25. In questa quinta propriet diventa manifesta la Gloria [Glorie] e Maest [Majestt] di Dio, come luce amorosa. Di cui dice la Scrittura (1 Firn 6,16): Dio abita in una luce inaccessibile, a significare che nessuna creatura mai stata generata dal fuoco centrale amoroso, perch il fuoco santissimo, Dio stesso nella sua Trinit. 26. Da questo fuoco santo emanato il S [Jah] y come un raggio [Straht] dell'unit sensibile: ed il prezioso Nome di Ges [der theure Name JEsus], che riscatta l'anima dal fuoco della Collera: prendendo forma umana, calandosi nel
12 Si delinea lo scenario della "caduta". Dal punto di vista della realt manifestata e creaturale tutto dipende dal suo modo di "stare" nella relazione fra i due "fuochi". C' un modo di stare nella relazione che li realizza come un fuoco solo, e c' un modo di stare nella relazione che li realizza come due. Sul significato della "prova del fuoco" vedi oltre, 10,15-23. fuoco centrale deviato della Collera divina - cio nell'anima - la riaccende col fuoco amoroso e la riunisce a Dio. 27. Ponete dunque attenzione, e comprendete il vero fondamento! In Dio non c' collera ma puro amore; solo nel fondamento che rende mobile l'amore il fuoco della collera, che per in Dio solo un alimento del regno gioioso e delle potenze. Nel centro del fuoco rabbioso invece tenebra, pena e tormento. 28. E sono l'uno nell'altro come il giorno e la notte, e nessuno comprende l'altro ma dimorano l'uno nell'altro, e formano due principi [Principia], come due eterni inizi [An-fnge]. 29. Il primo inizio detto il Regno di Dio nell'Amore; e l'altro inizio detto il Regno della Collera divina, il fondamento buio in cui dimorano gli spiriti cacciati [ver-st os s eneri]. 30. Il fondamento del Regno di Dio puro S, ossia le potenze della Parola che distingue [des schiedlichen Wortes]. E il fondamento della Collera di Dio un puro No, da cui proviene la menzogna. Perci Cristo ha detto che il diavolo il padre delle menzogne, perch il suo fondamento pura negazione, e un contraddire il vero.
31. La sesta propriet il suono [Hall], il risuonare [Schall], l'intelligenza [Verstndnis], il discorso [Rede] o il distinguere [Unterscheiden], ossia l'intelletto [der wahre Ver stand]. Esso risiede nei due fuochi centrali a un tempo. Ma nel centro del fuoco naturale, nel luogo della presa (e nella misura in cui i due fuochi sono distinti, come accade per i diavoli e le anime dannate), esso non intelletto, bens astuzia ed acume, un saggiare [Probirung] il fondamento naturale: un puro abuso delle potenze, da cui nascono inganno e diffidenza, stupidit, buffoneria [Narrheit] e frivolezza. 13
15 La precisazione tra parentesi (soferne diese beyde Feuere geschieden werden) non potrebbe essere pi chiara: la dia-bolicit consiste appunto nel 32. In questa sesta propriet stanno i Nomi Santi, ossia le potenze divine nello schiudersi dell'unit [im Auf-thun der Einheit], nell'operare e nel volere, e stanno nei due fuochi ad un tempo: il fuoco della mobilit naturale e il fuoco della fiamma amorosa. 14
33. Sta qui la parola taumaturgica con i suoi effetti: il gran nome di Dio TETRAGRAMMATON [JeHoVaH] infatti il centro dei prodigi [Wunder] divini e opera in entrambi i fuochi centrali: ma gli spiriti malvagi ne abusano [missbrauchen], proiettandosi [in ihrer Ver-wandelung] nel centro della natura ignea. 15
34. Ed qui racchiuso il principio dell'intera CABALA e Magia, perch [nel Nome] sono le potenze operanti dove il non sensibile opera nel sensibile. E in questo luogo troviamo la Legge di Mose, che ci proibisce di abusarne pena il castigo eterno: come risulta dal secondo Comandamento fra i dieci. Cosa chiara per i nostri e sigillata per l'empio. 16
separare i due fuochi, nella illusione della loro separatezza. Si delinea qui un motivo di portata vastissima: la separazione (illusoria o anche "immaginaria") dei due fuochi produce come un'immagine deformata e parodica delle potenze. L'esempio specifico in questo caso quello dell'intelletto nel suo "registro" luciferino, ma analogo discorso varrebbe per i vizi come virt rovesciate ecc. Vedi oltre, 13,2: la logica della perdizione identica alla logica del Regno. 14 In che senso i Nomi "stanno" nella sesta propriet se l'intero organismo delle sei propriet o potenze risiede come si visto nel Nome Adonai (vedi sopra 2,9)? Il fatto che i Nomi "nascono" qui nella loro modalit propriamen- te acustica, ossia come suoni. Vedi oltre, 3,34. L'onda si allarga e si determina nella prospettiva delle singole "stazioni". 15 Cfr. ad es. Irrth. Stief. 150: E in questo punto, dove il suono eterno o la voce divina viene generata in eterno dalla libera volont dell'abisso, ha origine il preziosissimo Nome JEHOVA ecc.. 16 II secondo Comandamento della Legge mosaica - "non nominare il Nome di Dio invano" - equivale a "non abusare delle potenze". L'identit di cabala e magia indica lapidariamente l'identit fra il linguaggio (il Nome) e le potenze. L'"abuso" dunque un uso improprio o deviato dei Nomi a fini demiurgici: ed quell'uso del linguaggio che ha come condizione la scissione luciferina tra i due fuochi. L'accenno alla legge mosaica consente di vedere pi da vicino il meccanismo delle propriet ossia della "nascita". Qui siamo infatti nella prospettiva
35. La settima propriet del volere emanato e desiderante la sostanzialit [Wesenheit], in cui tutte le potenze giacciono e operano sostanzialmente: essa il sub-jectum delle potenze da cui scaturito il mondo visibile, ed emanato attraverso il movimento del Nome prodigioso, entrando nella distinzione e nella forma. 17
36. Per questo in tutti gli esseri del mondo visibile sono entrambi i fuochi centrali, secondo l'Amore e la Collera di Dio, come vediamo nelle creature. 37. Ma il fuoco santo vi nascosto [ver-borgen], sigillato [ver-schlossen] dal peccato e dalla fuga [Fluch] divina (il movimento della Collera), come vediamo dalla tintura \Tinc-tur\. Ed tuttavia possibile entrarvi, per divina grazia. 18
38. Lo stesso fuoco santo, quando ancora compenetra-
della sesta propriet, che il suono come modalit acustica del linguaggio. Che la Legge compaia "in questo luogo" significa allora che "in questo luogo" il Nome nasce come Legge rivelata, ossia come annuncio. Ne una riprova complementare l'esposizione della sesta propriet come la troviamo ad esempio nei Drey Prinzipien: E il suono [Ton, Schall] nella ruota vorticosa colui che annuncia in tutte le qualit [o propriet] la nascita del Fanciullo (Princ. 3,13). La comparsa della sesta forma assimilata qui alla Nativit in quanto lieta novella (eu-angelion). Ma il contenuto dell'Annuncio la Parola stessa. Ci di cui stiamo parlando la Nascita della Parola nei due momenti della Legge mosaica e dell'Incarnazione. In un commento di maggiore ampiezza si potrebbe mostrare come questo complesso di significati si riconduca al tema della "voce" di Dio, la Stimme Gottes, nel suo passaggio da Adamo ad Abramo, a Mose, alla stessa Parola incarnata. 17 Con la settima propriet siamo alla con-clusione (cfr. 2,10-11), alla Sa- pienza intesa come corporeit divina. Si veda anche Dreyf. Leh. 5,50: Poich essa [= la Sapienza, Weisheit] la sostanzialit [Wesenheit] spirituale (...) la corporeit [Leiblichkeit] spirituale. O anche l'"elemento" puro, la terra vergi- nale, e quindi il Corpo stesso di Cristo in quanto cibo eucaristico. Quello che , dal "punto di vista" di Dio, il passaggio alla manifestazione (ai "frutti" dell'Albero della Vita), dal punto di vista creaturale sar il culmine del processo spirituale (o pi semplicemente del Prozess): infatti la Sapienza a conferire la "corona" o la "perla" della visione. Quella che pu sembrare una discesa anche, identicamente, un'ascesa. 18 Anche il termine Fluch semplicemente intraducibile. Se il significato consolidato quello di "maledizione", in realt il Fluch la "fuga" di Dio (da fliehen), il suo svanire. Cos in Pr. 18,7: Perch il Fluch di Dio non altro che il ritirarsi [fliehen] da una cosa. va la terra, era il paradiso: e lo tuttora, salvo che l'uomo ne stato scacciato, e qualcuno si cerca in questo fuoco fino alla morte, e non lo trova, a meno che non lo abbia trovato in se stesso. 19 39. In questa domanda sull'amore e la collera di Dio dobbiamo dunque intendere due fuochi: (1) un fuoco amoroso, che pura luce ed chiamato Amore, l'unit sensibile; (2) e un fuoco rabbioso che la presa appropriante della volont emanata attraverso la quale il fuoco amoroso diventa manifesto; e questo fuoco rabbioso il principio della natura eterna, e nel suo centro interno detto tenebra e pena. Eppure i due fuochi sono un unico principio, e sono in eterno: ma si scindono [scheiden sich] in due inizi eterni, come vediamo nel fuoco e nella luce.
19 Formulazione magnifica: il paradiso era ed la natura manifestata - la "terra" - in quanto immagine non scissa del fuoco originario. Il paradiso nel mondo, ma l'uomo non in paradiso (se non virtualmente). Il "cercarsi" nel fuoco senza vederlo la circolarit della "ruota angosciosa" come sforzo ciecamente ripetitivo. Cfr. Gelas. 1,22: la ragione discorsiva deve evitare di "cercare se stessa", ossia di ri-flettersi ecc.
Capitolo quarto Che cosa c'era prima degli angeli e della creazione? 1. C'era Dio coi due fuochi centrali e le potenze, l'eterna infinita nascita [Gebrung] dei prodigi, colori e virt, dove gli angeli e le anime, con tutte le creature del mondo visibile e del mondo angelico spirituale riposavano in una IDEA ossia in un Modello [Inmodelung] spirituale: in essa Dio ha visto dall'eternit tutte le sue opere, non in forma creaturale - nella divisione [Scheidung] - ma nella schematicit [Frmlichkeit] delle potenze, dove lo Spirito di Dio gioca con se stesso. 1
2. In questi fuochi centrali era l'elemento [das Elementi, e i due fuochi centrali erano un'unica sostanza distinta in due principi, come il fuoco e la luce. 2
3. Quando per il fuoco centrale della volont appropriarne si mosso, contraendosi in un pi gran desiderio di contemplare e formare se stesso, ne risultata la creazione [Schpfung]. E stata la volont eterna di Dio a muoverla secondo i due fuochi, cosicch l'Idea ha acquistato figura, in lode dei Suoi prodigi.
Questioni teosofiche 59 1 Cfr. 1,3 e 2,10. Videa, ossia la Sapienza, dunque il "luogo" della generazione. Cfr. ad es. Tbeos. Punct. 1,62: la Sapienza verginale non generatrice [ist keine Gebrerin] e non dischiude nulla, ma lo Spirito a dischiudere i suoi prodigi. Essa il suo abito [Kleid] e il suo ornamento, e ha in s i prodigi, i colori e le virt del mondo divino, ed la casa [Haus] della Santissima Trinit e l'ornamento del mondo divino ed angelico. L'accenno al "gioco" una chiara allusione scritturale: allora io ero con lui come architetto ed ero la sua delizia ogni giorno (Pr. 8,22). Per il nesso tra l'"abito" e la Sapienza verginale si veda ad esempio il motivo iconografico tradizionale della Vergine intenta a "tessere" il Velo del Tempio. 2 La nozione di "elemento", nel senso di "elemento puro" (das reine Element), anteriore ai quattro elementi fisici, coincide almeno in parte con la Weisheit in quanto "corporeit spirituale" o "terra celeste" (cfr. Princ. 22,71). E l'elemento paradisiaco di cui fatto in origine il corpo di Adamo (cfr. ibid. 14,43). 4. E in questo movimento emerso il fondamento buio [bolliselo] della Collera divina, che Dio aveva chiuso nella tenebra, ed escluso [ver-stossen] dal suo operare. Ed ancor oggi come un palato famelico proteso verso la creazione, e vuol diventare creatura e figura. 5. E questo il motivo e la causa per cui Lucifero, il principe del Trono [Thron-F tirsi], si rivolto dall'Amore verso il fuoco centrale della Collera, in cui si illudeva [meinte] di regnare sulla dolcezza e l'amore di Dio; e fu perci cacciato dal fuoco amoroso centrale e perdette il suo trono nella luce. Ora egli possiede la tenebra [Hlle], e cos per le anime dannate. 6. Questo fondamento buio [hllisch] nel ritrarsi [im Fluch] della Collera il centro del mondo visibile ed chiamato Satana, di cui Cristo ha detto che seduce [ver-ftihre] il mondo intero. E va inteso come il regno della tenebra, dove il caldo e il gelo si combattono, come i nostri intenderanno [den Unsern genug]?
5 II baricentro dell'intero passaggio (capoversi 4-6) sta nel Fluch, nel "ritrarsi" della Collera che la isola dal suo rapporto funzionale con l'Amore ponendola in essere come illusione di autonomia. L'immagine del "palato famelico" va intesa nel senso del "risucchio", dell'attrazione "magnetica" esercitata dal centrum natura e; ed in questo senso che Satana "seduce [ver-fuhre).
Capitolo quinto
Quale fu il principio e la sostanza da cui gli angeli furono creati? e quale fu l'energia della parola che flu in essi creandoli? 1. La Scrittura dice di Dio {Sai 104,4): Fai dei venti i tuoi messaggeri, delle fiamme guizzanti i tuoi ministri. In queste parole racchiuso l'intero significato: con la parola "messaggeri" [Diener] si intende infatti Videa formale [bildliche], ossia lo spirito angelico proveniente dal soffio [Odem] o dallo spirare [Hauchen] della virt e della potenza divina, dal santo Nome di Dio. 1
2. E la parola "fiamme guizzanti" [Feuer-Flammen] allude al fuoco centrale della natura eterna, dove sta la sostanza della creatura, ossia il volere proprio della propria sostanza. Bisogna dunque intendere: 3. L'IDEA o immagine [Ebenbild] di Dio una forma del Nome Divino nello schiudersi del Nome di Dio, in cui Dio dall'eternit ha riconosciuto ogni cosa: ossia una immaginazione [Imagination] del volere divino, in cui il volere dell'abisso entrato in una forma senza per questo diventare creatura. Essa infatti soltanto urlDEA, un'immagine che si forma in uno specchio. L'immaginazione della virt
1 Malgrado la densit e la compattezza dell'esposizione, le Questioni non offrono che una rapida sintesi dell'angelologia bhmiana (e come sempre da una prospettiva particolare, che quella degli angeli come "grammatica celeste"). Per uno sviluppo di pi ampio respiro cfr. il cap. 8 del Mysterium magnum, "Sulla creazione degli angeli e il loro governo", ma soprattutto i capp. 4-8 dell'Aurora ("Sulla creazione dei santi angeli", "Sulla sostanza corporea di un angelo", "Come l'angelo e l'uomo siano immagine di Dio", "Sulla regione degli angeli", "Sul Corpus di un regno angelico"). Sull'angelologia di Bhme si vedano le osservazioni di B. GoRCEix, L'Ange et l'Allemagne au dix-septime sicle, in AA.VV., L'Ange et l'homme, Cahiers de l'Hermtisme, Paris 1978, pp. 132-41. Gorceix ipotizza in proposito una possibile influenza di Reuchlin, con riferimento ad esempio al cap. 50 del De arte cabbalistica. divina si formata dunque nel nome emanante [aus-fliessenden] di Dio. 4. Ma quando Dio volle avere questa IDEA in una creatura vivente, cio in una volont propria, mosse e distinse il fuoco centrale della natura eterna: cos VIDEA diventata manifesta nel fuoco, cosa che avvenuta attraverso lo spirare del S (JAH). 5. E cos il No, la volont della presa \An-nehmlichkeit] appropriarne, si introdotto nell'espirare del S perch la creatura [Creatur] poggiasse su un volere proprio [eigene] : e questo volere proprio va inteso nel fuoco centrale, nelle propriet [Eigen-schaften\ del fuoco in cui consiste la vita creaturale. Questioni teosofiche 61 6. Perch se ci non fosse accaduto, Lucifero non avrebbe potuto staccarsi dal bene e cadere. Se non avesse avuto una volont propria avrebbe dovuto gradire l'energia divina. Cos invece la creatura si staccata [ab-gebrochen] dal bene per regnare nella potenza e nelle propriet del fuoco centrale, ossia nel mutamento [Ver-wandelung] e nella fantasia [Phantasey]. 2
7. Perci Cristo lo ha chiamato un assassino e un mentitore dal principio: perch il No ha assunto in lui il predominio, e ne fa un mentitore puro. 3
8. L'essenza e la sostanza degli angeli buoni una virt [Kraft] del fuoco centrale e della luce centrale. Qui sta la loro immagine [Bildnis]'. ma VIDEA in essi una figura [Figuri del Santo Nome di Dio, ossia della Parola prodigiosa [wunderthuendes]. 9. E poich i nomi e le virt divine sono senza numero, vi dunque una differenza tra le IDEE in essi, cos come
2 La fantasia non l'immaginazione, ma la sua variante patologica, qui associata al "gesto elementare" del ver- nell'accezione ormai nota del trapassare e dello svanire. Sul tema centrale della Phantasie (o Phantasey) vedi oltre, 10,2. 3 Perch un "assassino" {Mrder)} Cfr. Gio. 4,27: la "fantasia" la facolt del "costruire e del distruggere'", dove il distruggere crea lo spazio necessario per un costruire sostitutivo. In questo senso vedi oltre, 10,4. una virt ha un effetto diverso dall'altra. Pur essendo in Dio una cosa sola, nell'emanazione, ossia nella Sapienza, sono distinte per manifestare i prodigi. L'IDEA angelica dunque distinta nelle virt [Krften], e ciascuno ha potere e virt diversi dagli altri. 10. Come sono diverse le stelle nel firmamento, cos sono diversi gli angeli, affinch vi sia una armonia [Harmo-nia], ossia una conoscenza gioiosa delle virt divine. 11. Il loro fondamento sta nei Troni delle virt divine, e sono nel loro insieme i messaggeri dei Troni delle virt. Perch dai Troni, ossia dal Nome santo di Dio, dall'unit eterna, scaturita VIDEA, e per questo vi sono differenze e gerarchie fra di essi. 4
12. Bench siano tutti messaggeri di Dio, ogni Trono ha i suoi ministri e le sue legioni con nomi specifici, secondo i rispettivi Troni e virt. Vi sono perci Principati [Fiirsten-Enget] fra di loro, secondo la propriet di ogni Trono: quale la virt del Trono, tale il Principato. Gli altri sono messaggeri, non servi, ma voci nell'armonia del Trono, in lode del gran Dio. 13. Le profondit mondane ed extra-mondane sono piene di questi Troni e Gerarchie, non per nei quattro elementi, ma nell'elemento puro del fuoco e della luce interni: essi [= i quattro elementi] possiedono un altro principio, ossia un altro mondo, che pure in questo mondo ma in un'altra qualit, in un altro caos. 5
14. Intendete dunque il fondamento angelico: gli angeli provengono dall'essenza dei due fuochi eterni centrali; le loro virt sono i grandi Nomi di Dio nel movimento del-
4 II Nome coincide con i Troni perch questi vanno intesi come le "lettere" del Nome di Dio (del Tetragrammaton). L'idea (la Sapienza-specchio) il luogo della manifestazione come moltiplicazione del Nome. 5 Sul nesso fra gli angeli e Velemento puro cfr. ad es. Sign. R. 14.48. Sul rapporto fra gli angeli e gli elementi vedi anche oltre, 13,5 sgg. dove gli elementi del mondo fisico appaiono come la dimora degli angeli caduti in quanto "spiriti elementari". l'espirazione [aus-fliessenden]. Sgorgano dal S e vengono condotti nel No, affinch le virt si manifestino: doveva esserci un limite e uno schermo [Gegenwurf] perch sorgessero le differenze. 6 15. Il nome Jachiel (il Signore il vivente, il mio Dio) la distinzione [Unter-scheidung] dell'Idea delle virt; di qui fluisce Eliei (Dio il mio Dio), e i santi Nomi secondo la propriet divina, che sono molteplici. Solo per accennare al Lettore come tutti fluiscano dai sensi divini. 16. Ma i nomi dei Principati, che introducono nel senso la R.T, o la S., e la cui virt sta nella forza e nella potenza del fuoco, vengono dal grande Nome Tetragrammaton (JeHoVaH), e sono principi sul firmamento e sugli elementi: essi dimorano infatti nell'elemento interno, da cui i 4 elementi sono emanati ed emanano tuttora. 7
17. Vi sono anche Principati esterni, che dimorano nei quattro elementi e sono detti spiriti astrali, ossia ascendenti [Ascendenten], ed hanno le loro propriet nel mondo (visibile), diverse dai principi interni. Essi hanno infatti un altro caos di natura esterna, di cui non riferiremo per evitare ogni abuso e superstizione. 18. Se vogliamo considerare e intendere correttamente le virt e le funzioni degli angeli, e non limitarci alle immagini [Bilder] come la ragione [Vernunft] ottusa, consideriamo anzitutto gli spiriti delle lettere [die Geister der Buch-stahen], in quale senso ed energia riposi ciascuno di essi; e consideriamo poi la composizione [Zusammenfugung\ degli stessi spiriti letterali da cui sorge la parola o il significato [Verstand]: avremo allora l'intero fondamento nel S e nel No. 8
6 Ecco ancora, lapidaria, la formulazione del principio oppositivo: non c' manifestazione senza opposizione. 7 II Tetragrammaton inteso qui come pura base consonantica. 8 Lo spirito ciclici lettera il suo valore semantico originario, inscritto nella Natursprache. Cfr. Epist. 4,21: Perch mi stato concesso di riconoscere gli spiriti delle lettere dalla loro provenienza (lettera a Christian Bernhard del 14 19. Come dunque le parole sono distinte per mezzo degli spiriti letterali {vocali), cos la loro distinzione sul piano delle creature e delle forme: cos insomma il regno umano e tutto Questioni teosofiche 63 quanto si chiama creatura. Esse [= le creature] sono sensi divini provenienti dai due fuochi centrali, come parole composte dalle virt divine. 9
20. Perch come l'alfabeto il significato [Verstand] di tutti gli esseri, cos la parola di Dio il significato di tutte le cose, e gli angeli sono le sue lettere. 21. I principati indicano le lettere, ossia i Troni, e gli angeli-messaggeri indicano la composizione dei sensi: essi si lasciano usare docilmente per formare l'armonia della comprensione divina, a lode dello stesso Dio. 22. Come nelle lettere risiede la forza e il potere di distinguere i sensi, cos la massima forza [die grsste Kraft] risiede nei Troni angelici: gli altri sono come lettere composte e forze cooperanti. La loro gerarchia [ihr Regiment und Ordnung] va intesa come Valbero nei suoi rami. E tale il rapporto fra le specie che vivono nei quattro elementi, gli uomini compresi', ogni specie ha i suoi superiori, e tutto ci una figura del mondo interno spirituale. 23. Se l'uomo non fosse rinchiuso nel No e potesse
novembre 1619). Il passo richiederebbe tuttavia un commento assai pi ampio. Cos ad esempio illuminante la contrapposizione fra Geist (spirito) e Bild (forma, figura): il livello semantico proprio della lingua naturale o adamica , nel lessico di Bhme, sensualisch, ossia concreto e non astratto, spazializzato ma non figurativo (o "iconico"). E insomma il livello del tracciato schematico o Charakter, termine che non a caso le Questioni associano alla nozione di Idea. Si pu desumerne che Videa (la Sapienza, lo specchio dell'Intelletto ecc.) il "luogo" dei caratteri. Ma se consideriamo il rapporto essenziale, e gi etimologico, fra Videa e la visione, questo "luogo" vedr coincidere il "carattere" come gesto spaziale elementare e il "carattere" come suono elementare (come grafema e come fonema). Siamo nel luogo della coincidenza tra verbum e lux in quanto modalit della vibrazione originaria. 9 La doppia dimensione acustica e visiva del significare si precisa qui nella sua portata ontologica. La formazione (per via combinatoria) delle parole-suoni fa tutt'uno con la genesi delle cose-figure. Si veda, per una straordinaria variazione sul tema, il cap. 10 del De signatura rerum. Per tutta la questione si rimanda inoltre a M.M. 35,54 e 36,42 sgg. comprendere quali energie [Krften] porta nella propria bocca, quale potere vi risiede, ne gioirebbe altamente. Ma non pu saperlo, per via della caduta [des Fluches], e ci gli impedisce di abusarne. 24. Egli porta nella propria bocca un potere senza limiti: se avesse la fede e volesse dar forma a questa energia, possederebbe il principio di tutti i segreti e potrebbe operare miracoli come gli angeli. Come attesta anche la Scrittura: Se avrete fede come un grano di senapa potrete dire alla montagna: gettati nel mare {Mt 21,21). E ancora: Vicino a te la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore (Rom 10,8). 10
25. E questo, come sopra si accennava, sia detto per i nostri e niente pi, per evitare ogni abuso. Un chiavistello ne chiude l'accesso agli indegni, ed anche proibito scriverne pi
diffusamente. Bench sia venuto il tempo in cui queste cose saranno manifeste a chi ne degno. Ed abbastanza.
10 II processo cosmogonico - la manifestazione attraverso la Parola {Wort) che il Cuore di Dio - coincide virtualmente con la formazione della parola a partire dal "cuore" umano. Riportiamo qui una delle formulazioni pi pregnanti: Perch lo Spirito denomina ogni cosa secondo il modo in cui essa sta nella nascita, e secondo il modo in cui si formata nella creazione. Cos la forma anche la nostra bocca: nel modo in cui essa [= la cosa] procede dalla sostanza eterna e viene all'essere. Cos anche la parola umana viene dal centro dello spirito, in forma qualit e figura, ed come se lo spirito plasmasse un tale essere [= la parola] cos come essa nella creazione, quando egli esprime le forme [Gestalten], creandole {Dreyf. Leb. 6,2). Dall'identit essenziale della parola e della cosa erkennen wir, dass wir Gottes Kinder, und aus Gott geboren sind {ibid. 6,3). Come una fondazione poetologica, od ontosemiologica, della figliolanza divina.
Qual l'ufficio proprio degli angeli, e perch l'energia divina entra in una forma? 1. Come noi uomini sulla terra governiamo e comprendiamo ogni cosa mediante la diversit delle parole, cos Dio, il sentimento [Gemth] eterno, opera e governa con le parole figurate [bildlichen] nella Sapienza. 2. Gli angeli non sono altro che energie [Krfte] figurate della parola di Dio: perch il sentimento [Gemth] dell'uomo un'immagine dell'eterna energia [Kraft] divina. 3. Perch tutti i sensi vengono da un'unica base affettiva, e dai sensi vengono i pensieri, come una conclusione o un'immaginazione [Imagination], e di qui il piacere, che diventa sostanziale e genera il desiderio sensibile e quindi l'opera. 4. Cos Dio il sentimento [Gemth] eterno, ossia l'in- telletto, e non vi sarebbe dentro nessuna differenza se Egli non uscisse da se stesso. Le sue emanazioni sono le energie - come i sensi nell'uomo - e le energie si raccolgono in una immaginazione nella quale consiste Videa angelica, e l'immaginazione si introduce nel piacere espansivo, ossia nel S [JAH], e il piacere nel desiderio, ossia nel fondamento della presa [An-nehmlichkeit] individuale, ossia nel No [Nein], E il desiderio si introduce nelle propriet fino al fuoco, da cui scaturisce la luce. Cos le stesse propriet del desiderio sono i pensieri di Dio, da intendere nei due centri, cio nel S e nel No. 1
Capitolo sesto
1 La nozione di Gemth complessa e pressoch intraducibile (sull'uso del termine nella tradizione mistica renana cfr. ad es. il "Dictionnaire de spiritualit asctique et mystique", Paris, s.v. "Tauler"). E il principio attivo della sensibilit, intesa a sua volta come l'articolazione fondamentale dell'organismo umano e divino: come il luogo dell'analogia dinamica tra le due nature, che sono in 5. Il S divino, e il No la natura appropriante [die Eigenheit der Naturi, ossia il determinarsi [Emp-find-lichkeii] del desiderio. Questo desiderio di determinazione si realizza [ist ein Werck worden] negli angeli: che sono i pensieri di Dio secondo l'amore e secondo la collera, ossia una manifestazione del suo sentimento [Gemth] o del suo volere. 2
6. Non che in Dio vi siano pensieri, ma nella sua volont emanata desiderante, che si introduce nel fuoco e nella luce per diventare sensibile. 7. E come un uomo governa il mondo e tutti gli esseri con i suoi pensieri, cos Dio, l'unit eterna, governa ogni cosa mediante gli uffici degli angeli: l'energia e l'operare sono di Dio, loro sono gli strumenti coi quali Dio si diverte, manifestando le energie eterne e i prodigi e guidandoli in un gioco amoroso [Liebe-Spiel]. 8. Essi non sono che le corde nella grande armonia della gioia divina, nel canto e nel suono delle energie, e sono gli operai dei prodigi divini \Wunder Gottes], i formatori delle energie, ossia dei santi Nomi di Dio.
radice o in potenza una natura sola (cfr. Grunsky, op. cit., pp. 110 sg.; BoNMElM, op. cit., cap. "Metaphysik der Sinne"). La lettura del termine in filigrana porta tuttavia pi lontano: la valenza di Ge-mt quella di un "raccogliersi", analogo nella sua funzione al Cuore come Parola raccolta e come Ge-fss. Come i sensi articolano ed esprimono il Gemut umano, cos gli angeli (i "sensi angelici", i "servitori" e i "messaggeri") articolano ed esprimono il Gemut eterno. Ma Tana-logia ("come...cos") pu trarre in inganno. L'opposizione in realt fra una natura integra e una natura decaduta, tra le quali i sensi oscillano come "messaggeri sottili" ("subtilesten Boten") che entrano in Dio per rientrare da Dio nel regime della necessit (Meschiv. II 10,4). Il Gemt sar allora l'organo comune - il sensorio - di questa comunicazione oscillante (cfr. anche Introduzione, nota 73). Si noti ancora la pulsazione ritmica che continua a governare il processo: dal raccoglimento del Gemut all'espansione dell'Idea (Immaginazione), alla chiusura delle "propriet" (il fuoco), e di nuovo all'espansione della luce. 2 II No come principium individuationis il "gesto" che pone un limite al desiderio e lo realizza: in questo senso la sua Emp-findlichkeit, in cui risuona il valore di finden ("trovare"), come anche - nel prefisso Emp- - l'idea di un movimento frenato.
9. Come noi uomini diamo forma e figura nella nostra bocca alle energie dei sensi [sensuum] e le mettiamo in parole, cos il loro lavoro una messa in forma [Bildung] delle energie e delle forme divine. Qual l'ufficio proprio degli angeli 66 10. Ci che essi vogliono e bramano messo in forma e figura dall'immaginazione [Imagination], e queste forme sono pure idee, come Dio le ha modellate prima ancora della creazione [Schpfung] degli angeli. 11. Ed questa la santa Cabala delle mutazioni [die heilige Cabala der Vernderungen], e il grande regno gioioso in cui la sapienza e la scienza di Dio prende forma e figura attraverso gli spiriti centrali del fuoco e della luce. E vi dentro una tale gioia di conoscenza che essi si inchinano umilmente di fronte all'Eccelso, perch il No non prevalga in loro e non li privi di quell'onore [Ehre] e di quella gloria [Herrlichkeit]. 12. Il loro nutrimento un attingere [Schpfen] all'unit divina, un desiderio avido di quella unit, ed come un balsamo [Balsam] per il loro fuoco centrale, a evitare che la furia [Grimm] si risvegli. E per questo essi vivono in eterno ed umile abbandono [in gelassener Demuth], perch il No non s'innalzi com' accaduto ai diavoli: e la caduta di Lucifero sta di fronte a loro come uno specchio. 3
3 Si noti anzitutto la fulminante ambivalenza di schpfen/Schpfung, che nello stesso tempo l'"attingere" (6,12) degli angeli all'unit divina e l'atto creativo con cui Dio porta gli angeli all'esistenza (6,10). Il venire all'essere della manifestazione coincide con l'atto per cui essa "si nutre" del non-manifestato, o anche: la manifestazione si realizza sospendendosi al suo centro vuoto. Il movimento verso l'alto coincide col movimento verso il basso, e non sarebbe illegittimo parlare in proposito di una realizzazione discendente e di una realizzazione ascendente come di un unico processo considerato nelle due direzioni (per parlare in termini di "potenza" e di "atto", quello che "in potenza" nel primo caso sar "in atto" nel secondo e viceversa). Seconda osservazione, la genesi del mondo angelico , come si visto, la genesi del linguaggio, nella forma di una combinatoria celeste fondata sul principio di polarit. Sullo sfondo kabbalistico del discorso - la "santa Cabala delle (per)mutazioni" - si veda, oltre al citato Schulze (II, nota 7), il lavoro recente 13. Intendete dunque: l'intera creazione [Creation] del mondo interno ed esterno (ossia nell'elemento puro e nei quattro elementi) una pura messa in forma delle energie divine, ma secondo i due fuochi centrali, il S e il No. E un'emanazione che procede da un'emanazione, fino alla materia pi rozza e condensata della terra e delle pietre. 4
14. Giacch il mondo visibile la stessa parola emanata con i due fuochi centrali, e questi fuochi formano un subjectum nel quale vivono le creature esterne. 15. E quanto pi si penetra nella virt [Kraft] di una cosa, tanto pi ci si avvicina a Dio, come si pu vedere nei metalli e nei vegetali e in tutti i viventi. Perch i quattro elementi sono la cosa pi esterna; viene poi il corpo astrale, e la terza la quinta essentia, ossia il fondo dell'elemento santo. La quarta la tintura, l'energia suprema della parola emanata nella quale i due fuochi centrali risiedono in un unico subjectum-. ed Dio stesso nella sua chiarit. Questioni teosofiche 67 16. Se solo volessimo destarci dal sonno di Adamo e guardarci attorno, potremmo vedere prodigi: se non ci
di J. SCHULITZ, Jakob Boehme und die Kabbalah: eine vergleichende Werkanalyse, Frankfurt a.M. 1993. Terza osservazione. L'equilibrio dello stato angelico anteriore si presenta come una sintesi di "umilt" ed "esultanza" da intendere in senso "tecnico": se l'esultanza un moto verso l'alto (ex-sultatio), l'umilt invece un "inchinarsi" all'Altissimo. Cfr. ad es. Gelas. 1,26: il divampare della fiamma della conoscenza (auf-gehen) fa tutt'uno col desiderio di sprofondare (sencken) nella sua luce e di reputarsi cosa indegna e di nessun valore. Non si tratta di generiche notazioni sentimentali o di un vago linguaggio edificante, perch la complementarit dei due "gesti" (verso l'alto e verso il basso) ha la funzione precisa di impedire il manifestarsi del "No". E un "salire" nella luce "aderendo" alla luce, dove l'adesione azzera lo spazio della riflessione. Su questo punto cruciale si veda ancora Gelas. 1,29, dove il combinarsi delle due direzioni genera un moto unitario dell'anima "in avanti" {vor sich). 4 Notiamo di passaggio che l'uso del termine Creation in luogo di Schpfung risponde come sempre a una semantica sottile, che mette in serie Creation e crescerei wachsen, Kreatur e Kraft. La serie formata da questi quattro termini, e con l'aggiunta di Krone (corona), Krieg e Christus, Kreuz (croce) e Kronos/Saturnus, consentirebbe di radiografare con risultati sorprendenti vaste zone della teosofia bhmiana. La segnatura di Creation la crescita vegetale, ossia l'"Albero dei Nomi" (vedi oltre, 6,17) come moltiplicazione "ohne Zahl und Ende". fosse cos cara la terra potremmo vedere il cielo. E questo sia detto per i nostri. 17. E questa dunque la conclusione [Schluss] dell'operare angelico: essi sono strumenti giocosi [Gespielen] della gioia divina, e membra e rami del grande albero dei Nomi divini su cui crescono i frutti celesti; si cibano della sua linfa, ossia ogni angelo del proprio Trono, e quale il Trono - il Nome divino - tale l'ufficio di quell'angelo, ma l'intero albero Dio. 18. I saggi pagani hanno compreso il subjectum, ossia l'immagine [Gegenbild] dei Troni, e li hanno adorati come divinit, ma non ne hanno colto il vero fondamento interno; fra i cristiani esso rimasto muto, tranne alcuni pochi a cui Dio lo ha manifestato e che ne hanno parlato segretamente, in parabole. Capitolo settimo Che cosa ha mosso Lucifero a peccare contro Dio e a deviare dal bene? 1. Lo ha mosso la presa individuante [die eigene An-nehmlichkeit], ossia il No, la volont emanata nel fuoco centrale della natura eterna. Egli vi si innalzato [empor geschwungen], desiderando dar forma all'energia divina nella potenza del fuoco. 2. Egli desider provare [probiren] la propriet della natura eterna, e non volle restare nell'abbandono [Gelassen-heit] ma volle dominare nel e col santo Nome del Trono. 3. La causa per che lo mosse a questa brama il Trono nel quale era principe, e nel quale rimane in eterno secondo la propriet della potenza del fuoco: non vi rimasto secondo il santo Nome dell'energia luminosa ma secondo la tenebra. 4. Quando prese avvio la creazione [Schpfung] degli angeli, la volont appropriarne si innalzata, le propriet [Eigenschaften] hanno preso a operare e a moltiplicarsi. 1
5. A queste propriet ha attinto [geschpfet] la volont generativa [kreaturliche] di Lucifero: riconoscendo in esse
1 Siamo al punto descritto in 6,4: Il desiderio si introduce nelle propriet fino al fuoco, da cui scaturisce la luce. Il gesto ap-propriante, individuante, del desiderio, presiede alla nascita delle forme (Bildungen), che per si compie nel segno espansivo della luce. Che come dire: la forma rimane sospesa alla sua origine informale. Il fuoco - la "fucina" delle forme - va attraversato in certo modo senza guardarlo. Quanto alle "propriet", esse vanno intese al solito come gli archetipi dinamici della natura divina, e sono perci sinonimo di "forze", "essenze" ecc. Cfr. Mschw. II 9,1: Quando fu rivestito della sostanzialit divina, [Satana] dovette subire la prova del fuoco e portare la sua immaginazione nella luce; ma egli la port all'indietro, nel centro della furia. Sul significato esiziale dello sguardo "al-l'indietro" cfr. ad es. GRUNSKY, op. cit., cap. 18, "Das hllische Zuriick und die Liige des Machtwerdens"; ma si tratta di un archetipo universale, dall'anabasi di Orfeo alla moglie di Lot. L'esito dello sguardo all'indietro un apparire prematuro. La forma deve agire come formante prima di apparire come formata. la chiave dell'onnipotenza, e trovando in s l'energia miracolosa [die wunderthuende Kraft], la sua volont generativa si innalzata verso la potenza del fuoco e ha abusato in lui del Nome Santo. Egli non ha voluto restare nell'abbandono [Gelassenheit], ma ha voluto dominare sui Troni e si staccato [ab-gebrochen] dall'Unit. 6. Egli ha voluto dominare col No sopra il S, perch il No si innalzato in lui e ha disprezzato [ver-achtet] il S: nel No stava infatti il potere di distinguere e formare, cos la volont generativa volle regnare nel No - nel mutamento [in der Capitolo settimo Ver-wandelung] - e si stacc dall'unit divina per entrare nella presa appropriarne [in die Annehmlichkeit der Eigenschaften]. 7. E subito le propriet divennero in lui manifeste [offenbar]: ossia il fuoco freddo, l'acutezza, l'aspro, il duro, l'amaro, il pungente, l'ostile, l'angoscia e la pena del fuoco. E divenne un nemico di ogni amore, umilt [Demuth] e dolcezza [Sanftmuth], perch al Fondamento della collera divina si era appiccata la falsa volont. 2
2 II deviare dalla Gelassenheit (7,5) - da intendere come adesione irriflessa alla wunderthuende Kraft della natura divina - il "passo indietro" che apre lo spazio della progettualit. Il suo effetto riflessivo di rendere manifesta la distinzione qui ancora indistinta delle "propriet": ossia di portare alla luce la sfera del proprio, emancipando la "sistole" dalla "diastole", il No dal S. Tenendo ferma l'immagine-base della fiamma, si pu dire che il gesto luciferino emancipa il fuoco dalla luce: ma se consideriamo l'economia complessiva dei due momenti e il loro rapporto con i "tre mondi" o i tre livelli macro-e microcosmici (Spirito, Anima, Corpo; cfr. oltre, 12,15-17), si potr aggiungere che la deviazione luciferina emancipa fatalmente la sfera psichica (la potenza del fuoco) da quella propriamente spirituale (la potenza della luce). Il motivo della magia nella sua accezione diabolica ha a che fare precisamente con questo "taglio", e si lega a quello che potremmo chiamare il "fascino del fuoco". Cfr. oltre, 10,5: Gli piacque il mondo magico dell'onnipotenza. Anche la "caduta" di Adamo riprende, in altri testi, la stessa modulazione, sostituendo all'asincronia dell'indugio quella simmetrica della fretta. Il nucleo metafisico del discorso del tutto congruente con i temi della gnosi kabbalistica. Cfr. ad es. G. SCHOLEM, Le grandi correnti cit., p. 255: Egli [Adamo] avrebbe dovuto aspettare, staccare pi tardi dall'albero la corteccia, che rappresenta il primo frutto ecc.. I frutti dell'Albero corrispondono qui alle "propriet" della Natur Gottes emancipate, ossia prematuramente manifestate da Lucifero. Come ha potuto un angelo diventare un diavolo? o che cos' un diavolo? in quale essenza e sostanza viene a trovarsi dopo la caduta? 1. Non bisogna pensare che il Santo Nome in cui Lucifero era un angelo del Trono \Thron-Engel] sia diventato un diavolo esso stesso: e tanto meno che lo sia diventato il fuoco amoroso centrale, ossia l'energia della luce. Ci impossibile. 1
2. Quando infatti Lucifero introdusse il suo desiderio in una potenza propria, si stacc dalla volont divina e si spense [ver-lasch] in lui la luce del suo fuoco vitale. Perch l'unit da cui si era staccato un balsamo [Balsam] del fuoco, in cui il fuoco assume il suo splendore luminoso. 3. Cos in lui rimase solo il No: una creatura formata [eine gebildete Creatur]. E il S si allontan da lui, perch il No si era separato dal S in una volont propria, non volendo soggiacere Capitolo settimo al S (al Soffio [Hauchen] dell'unit divina), ma volendo essere il proprio stesso soffio. 4. Ne rimase un fuoco freddo, acuto, duro, pungente, amaro, velenoso, angoscioso e penoso: il fuoco centrale vi dimora in eterna lite, in una fame e una sete inestinguibili. 5. Per ridiventare un angelo Lucifero avrebbe dovuto attingere di nuovo all'unit e all'amore divino: avrebbe dovuto uccidere con l'amore la sua vita di fuoco e risolversi all'umilt. Ma l'abisso tenebroso [das hllische Fun-dament] non pu risolversi a questo, perch non rimane in
1 Sul nesso fra Angelo e Trono vedi sopra, ad es. 5,9-12. La caduta di Lucifero coinvolge per cos dire solo un aspetto dell'Angelo: uno scindersi nel Trono del principio tenebroso da quello luminoso. Ma su questo punto vedi oltre, 11,1 sgg., dove lo sdoppiarsi del Trono si configura come la lotta tra Michele e il Dragone.
essi (nei diavoli) alcun desiderio di umilt o di pentimento [Busse]. 6. La loro vita non altro che l'abisso tenebroso, un condensato [Quali] della collera divina, puro veleno e ribrezzo, e come un'agonia senza fine. E se odono parlare di amore e umilt ne rifuggono, perch l'amore la morte della loro falsa vita. 7. Essi provano bens un eterno rimorso [eine eivige Reue] per l'eredit perduta - per il bene - ma non possono credere di ottenere la grazia perch la loro fede un dubbio eterno. 2
8. Si sono staccati da Dio e perci fuggono [fliehen] e maledicono [fluchen] l'energia e la volont divina, che per essi insopportabile. Se la santa energia divina li toccasse, ne sarebbero indeboliti, poich essa uccide la volont individuale, e la volont individuale non vuole essere uccisa, per non perdere la sua forza e il suo potere [seine Kraft und Macht] ? 9. Cos Lucifero, che era un principe del Trono, ha abbandonato [ver-lassen] il proprio Nome santo, e la volont propria - ossia il principio generativo del fuoco centrale [die Creatur, verstehet das Centralische Feuer-Leben] - si innalzata secondo le propriet della natura eterna. 10. Egli si dunque giocato [ver-scherzet] idi (propria)
2 Contrapposizione esemplare di rimorso e pentimento (8,5): se il rimorso la ferita aperta della coazione autoconservativa, il pentimento (Busse) chiude una volta per tutte la ferita della colpa. La fenomenologia del demonico accennata in queste righe tutta all'insegna di una coazione a ripetere frustrante e senza esito. L'abisso tenebroso il luogo del bisogno che non si estingue, del dubbio condannato a non risolversi: come una parodia di vita che si nutre della propria morte. Figura di questa vita parodica altrove il serpente (Schlange), considerato nel suo avvolgersi (schlingen) senza fine intorno all'Albero della Vita (cfr. Pr. 4,73: Il suo salire [= di Lucifero] la sua caduta). Come ha potuto un angelo diventare un diavolo? 71 Il rapporto tra rimorso e pentimento esemplifica sul piano psicologico il passaggio dalla circolarit angosciosa al "lampo" che la ferma e la volge in circolarit gloriosa. 3 Chi vuol salvare la propria anima la perder, chi la perde la salver. La pseudo-vita si aggrappa a se stessa, vedendo nella liberazione la propria fine. immagine divina - VIDEA - e l'ha resa muta ed inerte come un albero rinsecchito e senza linfa: una figura immobile, del cui carattere [Charakter] angelico si vergogna in eterno. Il suo modo e la sua forma non sono pi angelici, egli ha perso l'immagine divina ed diventato come un animale velenoso, la cui vita nel veleno. 11. Tale la forma assunta dai diavoli ognuno secondo la sua propriet: perch le loro propriet sono diverse, ferma restando la base dell'essenza buia; e hanno anch'essi le loro gerarchie, secondo le rispettive propriet. Vi sono dunque le legioni della superbia, della cupidigia, dell'invidia, dell'ira, della menzogna, dell'illusione magica e molte altre ancora: e ciascuna un contrarium della saggezza e della verit divine. 12. Ogni energia divina positiva ha un contrarium nell'abisso tenebroso, ossia nel No, affinch il S, la verit, sia riconosciuta: e cos anche la tenebra, cio la base abissale della collera divina, diventata una forma [bildlich]. 13. Ma qualcuno domander: com' possibile che un angelo diventi un diavolo rabbioso e spregevole? 14. La risposta che ci avviene attraverso i due fuochi centrali eterni, in cui la volont risiede nelle propriet: che l'uno si separi dall'altro gi accaduto. Se poi accade anche nell'uomo, sar l'uomo a corrompersi. Capitolo nono Poich Dio onnipotente, perch non si opposto a Lucifero e ha consentito che ci accadesse? 1. Se il fuoco si divide [scheidet sich] dalla luce nasce fra i due una grande ostilit: cos come sono ostili l'acqua e il fuoco, e nessuno desidera l'altro perch sono l'uno la morte dell'altro. Ma se crescono insieme in un'unica vita, in un solo fondamento [in einem Grunde], allora c' amore fra di essi, e una grande gioia. Cos anche il rapporto fra il diavolo e Dio: Dio non desidera pi il diavolo e il diavolo non desidera pi Dio. 2. Se ora qualcuno chieder perch Dio nel suo movimento non ha impedito ci, si dir che Dio gli aveva dato il suo amore e gli aveva posto un divieto, come lo pose ad Adamo. Ma la volont centrale eterna del fuoco, ossia la collera divina, non volle, e si divise [scheidete sich] in essi nel suo modo proprio. 3. E qui occorre distinguere l'amore e la collera in Dio: vengono detti entrambi divini, ma Dio, in quanto bene eterno, non la collera. La collera ha un altro principium: essi sono una cosa sola nel fuoco amoroso, ma sono due nella divisione [in der Scheidung]. E poich sono entrambi senza inizio, essi hanno una volont eterna per cui nessuno pu uccidere l'altro ma restano, eterni, ciascuno in se stesso. E una forza duplice, e sono due centri, ma vengono in origine dall'unit, da un unico fondamento. 1
1 Sugli sviluppi della questione nella filosofia classica tedesca cfr. ora F. MoiSO, Gttliche Freiheit, di prossima pubblicazione. Nel mostrare l'ascendenza bhmiana delle tesi di Schelling nella Freiheitsschrift, Moiso insiste sulla coesistenza irrelata e indifferente dei due "principi" nelVUn-grund. Non che l'opposizione dei due principi venga "tolta" nell'unit originaria, ma questa va 4. Quando dico perci che l'amore di Dio onnipotente, sopra ogni cosa e in ogni cosa, ci accade secondo la volont del S []ah] y ossia della luce, e se il No [Nein] gli si abbandona allora il S trasforma il No nella propria energia e nel proprio amore e i due fuochi centrali restano l'uno nell'altro, in un unico fondamento, in un solo amore e in un solo desiderio. Dio non sarebbe onnipotente, se solo l'amore lo possedesse nella sua onnipotenza, e l'amore non sarebbe manifesto e non sarebbe riconosciuto come amore senza la collera. 5. Perci l'amore si riversa nel fuoco della collera, per diventare un fuoco amoroso. Se per la collera si separa dall'amore nella presa appropriarne [in eigene Annehmlichkeit], Questioni teosofiche 73 l'amore non lo impedisce con la forza, perch ne seguirebbe che Dio in contrasto con se stesso. 6. Cos il No, la collera divina, si diviso dall'amore (negli angeli caduti) per entrare in un regno proprio. E questo prodigio [Wunder] serve anche da specchio agli altri angeli, perch la loro volont propria non s'innalzi; e perch in eterno gioiscano e lodino Dio riconoscendo di non trovarsi nell'essenza del fuoco, e tanto pi rivolgano il loro desiderio all'unit divina, e restino nell'abbandono e nell'umilt, cio nell'armonia divina. 2
7. Se dunque parliamo della volont della Collera, e diciamo che si staccata dall'Amore per entrare nella forma, ci va inteso in relazione alla creatura. Non stata una volont esterna agli angeli caduti, ma il Dio collerico nella creatura formata a diventare formale [bildlich], se no il
pensata come un libero coesistere dei due: Dell'Ungnind indifferente dire che esso luce oppure tenebra (p. 13). Ed tuttavia un libero coesistere che precede il "taglio" operato dallo sguardo luciferino. 2 II motivo del mondo infero come "specchio" e controfigura del mondo angelico e celeste si lega, nella tradizione bohmiana successiva, alla questione della eternit delle "pene infernali". Per un accenno al riguardo vedi oltre, 14 e 15.
suo intero locus sarebbe decaduto: e poich non cos, ci dimostra che furono cacciati dal loro trono. 8. Non bisogna dare a Dio la colpa della caduta, ma solo all'energia formata [der gebildeten Kraft] nella creatura secondo il No: stata questa a rovinarsi e a diventare menzogna, non Dio ma la creatura, non la potenza informale della collera [die ungebildete Kraft des Zornes] in cui arde l'amore, ma il Trono secondo la presa [Annehmlichkeit] e l'ipseit [Selbheit]. E come fece il loro re e il loro principe, cos fecero anche le sue legioni. 3
9. Se la Collera indurisce [verstocket] una creatura, non una rabbia esterna a penetrare in essa, ma la sua stessa rabbia, e per questo possibile giudicarla. Se la creatura costringesse Dio al male non si potrebbe giudicarla, perch farebbe allora la volont di Dio: essa invece ha una volont contraria, e per questo cade nel giudizio. 10. La ragione parla molto di Dio e della sua onnipo- tenza, ma comprende poco di Dio e del suo essere: essa
3 La caduta "esterna" a Dio. Il suo prodursi non imputabile alla Collera, che nel suo rapporto organico con la Luce (ossia nella prospettiva della Luce) non Collera: imputabile a un punto di vista che genera la Collera come tale. Vedi oltre, 12,4-6 {Bildung des Finstemis/hildliche Herrschung). In che senso la caduta connessa alla Bildung, al sorgere delle forme, e quindi al procedere della Manifestazione? Il sorgere delle forme come gioco ritmico dello JAH e del NEIN comporta la possibilit di uno "sguardo" sulle forme che presuma di dominarle dall'esterno (in questo senso va Poich Dio onnipotente perch non si opposto a Lucifero 74 intesa la hildliche Herrschung, il "dominio formale" di 12,6). L'attivazione di questa possibilit precisamente la "colpa" di Lucifero. Ma insistere sul fatto che questa possibilit inerisce unicamente alla creatura come tale - cio alla forma formata - significa ribadire che la caduta si d solo nella prospettiva della finitezza. Occorre notare del resto come la prospettiva mitico-religiosa della caduta come "evento" si sciolga, nel'esegesi biblica di Bhme, in una serie indefinita di "cadute" successive: Lucifero, il Sonno di Adamo, la Creazione di Eva, il Frutto proibito, la Cacciata, l'uccisione di Abele, la Confusione delle lingue. Il cadere pi un processo continuo che un "evento", ed un processo (illusorio) che coincide sotto un certo aspetto col procedere della Manifestazione stessa. Le tesi di Bhme sulla "caduta" configurano un'interpretazione esoterica o metafisica del dato religioso. separa Vanima da Dio come fosse una sostanza separata, e nulla sa degli angeli o dell'anima. E questo il maggior danno della cecit, che si litiga, si disputa, e non si perviene al vero fondamento. 4
4 Non ben chiaro, a un primo sguardo, il senso di questa osservazione filosofico-tecnica sull'anima come "sostanza separata". Il punto che il "taglio", la Schcidung operata dalla ragione separando l'anima da Dio (l'anima dallo Spirito) corrisponde al "taglio" operato da Lucifero separando il primo dal secondo principio, il Fuoco dalla Luce, ed per cos dire la sua "ricaduta" sul piano conoscitivo.
Capitolo decimo Che cosa ha desiderato il diavolo per deviare dall'amore di Dio? 1. Desider essere un artista [Knstler]. Vide la creazione e, avendo compreso il suo fondamento, volle essere un dio in proprio [ein eigener Gotti, regnare su tutte le cose col potere del fuoco centrale, formarsi in tutte le cose e assumere tutte le forme, per essere ci che lui voleva e non ci che Dio voleva. E anche oggi la loro gioia suprema di potersi trasformare e introdurre nelle forme pi svariate, ossia fantasticare [Phantasie treiben]. 1
2. Volle essere un folle [Narr] e lo divenne. Ma non sapeva ci che sarebbe diventato una volta estintasi la luce, cos come Adamo non sapeva che cosa sarebbe diventato nel sentire il freddo e il caldo, e al risvegliarsi in lui del fuoco centrale con le sue propriet. N sapeva, Adamo, che sarebbe caduto dall'uguaglianza [Gleichheit], e che avrebbe perso la luce del fuoco centrale. 3. Il diavolo volle essere un signore nel No e possedere un altro principio, ossia /'/ potere della divisione {die Macht der Scheidung] nel fondo del processo formativo \im Grunde der figurlichen Bildung]. Non gli piacque la sottomissione ma l'altezza, e disprezzando l'umilt e la
1 Per le complesse stratificazioni di senso inerenti alle figure del Knstler e poi del Narr (10,2), si veda YIntroduzione, IV. Il "passo indietro" di Lucifero comporta una doppia valenza: (1) la prima quella di trattenerlo, indugiando, presso la matrice delle forme, col risultato di "perdere" la continuit del processo; (2) la seconda quella di aprire una distanza ri-flessiva che gli consenta di dominare il processo. Dunque l'illusione di poter "costruire" la forma elabora la perdita gi consumata della forma stessa. La nozione di fantasia riassume esemplarmente questo complesso di significati. Fantasia la produzione di forme (surrogatone), dove il carattere illusorio della forma prodotta si risolve nella coazione ripetitiva propria del "fantasticare". dolcezza non volle essere nell'unit ma nel molteplice [Viel-fltigung]} 4. Volle operare col proprio nome, ossia con la forza del fuoco centrale, e non col Nome divino del suo Trono: pose il No sopra il S. E divenne cos un nemico di Dio, un mentitore e un distruttore delle buone forme: il suo desiderio era distruggere [zerstren] le cose formate dall'agire divino per mettere in opera il suo agire e la sua forza plasmatrice. 3
5. Gli piacque il fondo magico dell'onnipotenza, e per questo si innalz, ribellandosi al S: nel suo centro infatti il fuoco non appare, ed egli vide che il S - lo spirare dell'unit - diventava luce Capitolo decimo e amore operante nel centro del fuoco. E pens allora che la natura del fuoco fosse pi forte e superiore alla soavit dell'uno, ai nomi formati nello schiudersi dell'unit, e si illuse [ver-meinete] di poterli dominare a suo piacimento nella potenza del fuoco. Non per questo volere era stato creato da Dio. 4
6. Una volta abbandonato l'ordinamento divino, il san-
2 II potere della divisione. Tutto si riconduce a quel "taglio" immaginario che fin dall'inizio associa allo schiudersi del Nome la sua controfigura infera. Sul carattere immaginario della caduta e del regime luciferino si potrebbe forse chiamare in causa con qualche utilit la nozione di immagine virtuale. Si pensi alla nota illusione ottica della sbarra metallica che, immersa in un liquido, appare spezzata sotto la superficie: il tratto che appare spezzato quel tipo di immagine che l'ottica definisce, appunto, "virtuale". Si potrebbe parlare allora di una "virtualit" del Male, nel senso di intenderlo come una deviazione immaginaria. Ora, la formazione di un'immagine ottica virtuale richiede due elementi: (1) un cambiamento di densit o di mezzo; (2) un osservatore esterno al fluido. Ci si domander, restando in metafora, come operare una trasposizione metafisica di questi elementi. La risposta andrebbe cercata probabilmente nel nesso - positivo ma arduo - fra il vedere, la Sophia/Lfetf come "specchio", e la figura delle acque superiori come piano di riflessione dell'Intelletto divino ( la wsserige Matrix, la "matrice acquea" di cui ad es. in Princ. 7,34). 3 Vedi sopra, 5,1, su Lucifero come assassino [Mrder). 4 La questione della magia (e del magus come figura ambivalente, associabile ora all'alchimista spirituale, ora alla sua contraffazione luciferina) troppo complessa per essere anche solo accennata in questa sede. Si veda sopra, 3,9, l'accenno decisivo al carattere "magnetico" del desiderio. Converr ribadire, molto in generale, che l'ambito della magia quello dell'attrazione.
to Nome di Dio nel suo schiudersi si divise [scheidete sich] da lui e rest nell'unit, e Lucifero rimase nelle propriet del fuoco centrale dimorando in se stesso e pur conservando il suo Trono principesco, in cui il santo Nome di Dio aveva preso la forma di un Trono. E non fu pi un angelo con le sue legioni ma una figura di larva ed un monstrum. 7. Quando la luce fu spenta, la tenebra e la fredda acutezza del furore [Grimm] furono in lui manifeste, ed egli divenne un nemico di Dio e di tutte le schiere angeliche. Capitolo undicesimo Che cosa fu la lotta fra Michele e il Dragone? che cosa sono Michele e il Dragone e come si giunge alla vittoria e alla cacciata di quest'ultimo? 1. MICHELE l'alto nome divino di questo Trono in cui Lucifero era un principe. Fu lui a separarsi [ab-scheidete] dal No - dalla menzogna - nel nome e con la forza del quale Lucifero avrebbe dovuto operare con Dio. Egli fu e resta in eterno la potenza e la forza dell'amore di Dio in questo Trono. Anzi, egli stesso il Trono secondo la figura [Figur] divina dell'unit: non una creatura, ma una figura dell'energia divina nello schiudersi o muoversi dell'unit. 1
2. Il quale Nome poi, quando l'unit si mosse una
1 La figura dell'Arcangelo Michele e della sua lotta col Dragone [Ap 12,7) richiederebbe un ampio excursus nei territori dell'esoterismo ebraico. Nell'ebraismo antico Mikael (= Chi come Dio?) il "Principe di questo mondo" (cfr. TRE 9,587), una sorta di "visir" celeste preposto all'intera creazione. Secondo varie tradizioni sembra identificarsi con Metatron (quando non con Enoch o col "Figlio dell'Uomo"). Ed noto che la figura di Metatron svolge un ruolo centrale nella cosiddetta mistica della Merkavah (cfr. ibid. 9,588; Scholem, op. cit., pp. 74 sgg.). L'aspetto pi rilevante per qui il suo rapporto chiaroscurale con Lucifero: Michele il Nome del Trono di cui Lucifero il principe. A tale riguardo vale la pena di riportare le brevi osservazioni di Ren Gunon nel Re del mondo cit., p. 35: se, come abbiamo visto, Mikael si identifica con Metatron, ne rappresenta per soltanto un aspetto; accanto alla faccia luminosa ve ne una oscura, rappresentata da Samael, chiamato anch'esso Sar ha-olam [= Principe del Mondo]. L'aspetto tenebroso di Metatron dunque la "controfigura" di Mikael, ed il "principe di questo mondo" di cui parla il Vangelo. Si legano a questa ambivalenza complesse considerazioni di ordine numerologico, dalle quali risulta ad esempio che il "numero" della Bestia nell'Apocalisse (il numero dell'Anticristo) anche un numero solare; ma soprattutto noto che il Serpente una figura al tempo stesso eristica e anticristica (si veda l'intero percorso del De signatura rerum). Quello che alla lettera appare come un antagonismo frontale, risulta essere piuttosto uno sdoppiamento (immaginario), che autorizza a vedere in Michele la figura "normale" di Lucifero in lotta con la propria ombra. Per la natura di quell'ombra non resta che rimandare alle considerazioni svolte sulla illusoriet della caduta.
seconda volta con l'emanazione di GES, fu riferito agli uomini; e per questa ragione il diavolo divenne un nemico degli uomini, che avrebbero dovuto possedere il suo trono. Perci egli desidera gli uomini nel suo regno. 3. Il Dragone [der Drachen] invece l'abisso tenebroso in cui Lucifero aveva preso forma con le sue legioni. Quell'abisso che si era sollevato con Lucifero, il Principe del Trono: ossia il regno del fuoco centrale secondo la presa appropriarne, che non una creatura ma la figura della collera divina secondo il modo Che cosa fu la lotta fra Michele e il Dragone 78 della divisione [Ab-scheidung] o del distacco dall'unit e dall'amore. 2
4. Esso la volont propria, la potenza della Collera, che non possibile descrivere a parole. E ancora: esso la furia, la qualit [Qual] essenziale della calura e del gelo, della durezza e dell'acutezza, del pungente e dell'amaro, dell'angoscia e della pena, ossia la passivit sensibile, il primo principium, una fame e una sete inestinguibili, un desiderio di vanit e di menzogna, un ribrezzo velenoso e una qualit mortale. 5. Questo fuoco come un fuoco di zolfo, che arde nel fetore e nel veleno, ed come un'agonia mortale: la morte e il buio che si manifestarono con la caduta di Lucifero. 6. Quanto a Satana, che come dice Cristo seduce [ver-fuhret] il mondo intero, la falsa volont del proprio, il primo principio come volont buia, un principio di menzogna e contraddizione, un distogliere dal bene, uno spirito universale e increato dell'abisso tenebroso: la mente dell'abisso, la scienza infernale.
2 La solita lettura "in filigrana" evidenzia la parentela fonetica tra Drache e Rache, vendetta (mentre anche pi immediata l'assonanza Drache/Rachen = fauci). La segnatura del Dragone quella di una circolarit che non si chiude, come una vendetta che non si estingue. Raccomandando di "porgere l'altra guancia", Cristo spezza precisamente la "catena" della vendetta, ed in questo senso che schiaccia la testa del serpente; cfr. a puro titolo di esempio, M.M. 23,32, sulla figura del Kopf-Zertreter. 7. E cos esistono diavoli di vario nome e propriet, che sono principi delle loro legioni, essendosi formati nella propriet tenebrosa. 8. Questo fondo la loro vita e li tiene prigionieri: e come varie sono le propriet dell'abisso tenebroso, vari sono i loro principi [Frsten], a guida delle diverse propriet. 9. Belial la qualit [Quali] del piacere impuro e del disordine. 10. Beelzebub la qualit dell'idolatria e della falsa forma. 11. Asmodeo uno spirito di furore e di follia, e via dicendo: e tutte le qualit [Qualitten] dell'abisso tenebroso sono anche spiriti formati [creatrliche] nell'abisso. 12. Lucifero invece la superbia, ossia lo spirito della rivolta. 13. Tutte queste propriet si sono risvegliate anche nell'uomo dopo la caduta, quando si distolse da Dio, e hanno preso forma con l'uomo? 14. E questo dunque il Dragone, il Serpente antico con cui Michele (figura dell'energia divina) ha combattuto, e lo ha cacciato con le sue legioni dal Santo Nome. E nell'uomo il Nome di GES a combattere contro il Dragone. 15. Questa lotta non un'entit formale e creaturale, ma procede contro il regno formale degli spiriti di menzogna che Questioni teosofiche 79 volevano regnare nel Nome di Dio: una lotta tra il S e il No, tra la collera formale e l'amore, tra il primo e il secondo principio. 16. In questa lotta deve vincere il carattere [Charakter] divino dell'Idea, se vuol essere un angelo; in questa lotta caduto Adamo, e in questa lotta il nome di GES - nel ricettacolo della nostra umanit - riport la vittoria sul
3 Ossia: la natura dell'uomo decaduto rispecchia sul registro del Zom Gottes la struttura settenaria dell'organismo divino. Dragone nel deserto, dove fu tentato per 40 giorni per superarlo infine nella morte. 17. Fu questa la lotta di Mose sul Monte Sinai, nella propriet paterna del fuoco, quando rimase sulla montagna per quaranta giorni e Israele fu tentato se volesse o potesse rimanere nella propriet del Padre. 18. Non riuscendo a restarvi, Israele vacill [fiel ab] e costru un idolo [Ab-Gott], ossia il vitello d'oro. E per questo furono spezzate le Tavole della Legge, a significare che la volont umana appropriante non poteva sconfiggere il fondamento della collera, ma andava spezzata ed uccisa per poter rientrare attraverso la morte nel Nome santo. 19. Perci Cristo dovette morire e condurre la volont umana attraverso la morte e l'abisso tenebroso; perch la volont appropriante non pu sussistere in Dio. Per resistere in Dio, la volont dovr essere insensibile e impassibile, cos da dimorare nel fuoco senza essere presa [ergriffen] dal fuoco. 20. Come il sole penetra [durch.. .dringet] negli elementi e vi risplende, eppure la luce resta libera; o come il fuoco porta il ferro all'incandescenza [durch-glhet], ma non per questo diventa ferro, e il ferro solo un objectum in cui il fuoco si accende e si innalza: cos pura dev'essere la volont per possedere l'unit divina. Non deve offrire alcuna presa [keine Annehmlichkeit]. 21. Se appena offre una minima presa, sorge in essa il dragone, cio Vabisso tenebroso-, essa deve limitarsi a penetrare il fuoco della collera e divampare [sich...uber-inflam-miren] nel fuoco senza esporsi alla presa [ohne Annehmlichkeit]. Cos i due principi - il fuoco e la luce - resteranno in un solo fondamento: la natura, cio il movimento, nel fuoco, e lo spirito [Willen-Geist], ossia la vera forza dell'unit divina, nella luce. 22. L'amore e la collera possono dunque restare indivisi in un solo fondamento, ed essere una sola cosa, come vediamo in Dio e nei santi angeli. 23. Bisogna dunque intendere che la forza del Trono, il S e il No, l'amore e la collera formata della natura eterna nella volont del fuoco centrale, hanno lottato fra loro: in questa volont era Che cosa fu la lotta fra Michele e il Dragone 80 Lucifero con i suoi angeli, e Lucifero volle il dominio, e questa fu la causa che trasform il fuoco centrale nelle fauci del Dragone, ossia nell'abisso tenebroso. Dio lo permise per punire l'angelo caduto; e ve lo tenne prigioniero perch la creazione non ne fosse pi sconvolta. 4
4 La lotta tra Michele e il Dragone qui la figura di quella che potremmo chiamare la "prova del fuoco" in senso tecnico, illustrata dalle situazioni esemplari di Israele nel deserto e della Tentazione di Cristo. Perch in senso "tecnico"? Perch la "vittoria" allusa nel titolo il coronamento di quel ritterliches Ringen in cui consiste il Prozess, il percorso iniziatico della nascita eterna. Piuttosto che indicare una singola stazione del processo, la "prova del fuoco" ne mostra la direzione complessiva: quella riassunta dalla massima evangelica "noli resistere Malo", ossia non opporre resistenza, non offrire alcuna presa al fascino del fuoco. Si tratta di attraversare la "propriet del Padre" tenendo lo sguardo rivolto alla "propriet del Figlio", o anche, ove si tenga presente l'illusoriet costitutiva della differenza, di "stare nel due guardando l'uno". Una presa anche minima ("mit dem wenigsten Theil", Gelas. 1,30) permetterebbe al Zorn Gottes di "visitarla" (ibid.) e di porvi dimora. La condizione per sottrarsi alla presa allora l'azzeramento: l'anima deve entrare "nel nulla" (ins Nichts), o "nell'abbandono" {in die Gelassenheit, che appunto il "lasciare" la presa). E per essenziale rilevare come l'anima attraversi la prova del fuoco per divampare nella fiamma (sich.. .ber-inflammiren) dell'Amore divino. Si veda allora, a titolo comparativo, Gelas. 1,26: allora lo Spirito Santo (...) accende con la sua fiamma amorosa la forma vitale; e divampa \_gehet...auf\ l'alta scienza e conoscenza del centrum ( . . . ) come un fuoco sottile e incessante. Lo Spirito discende come una scintilla seminale che trova alimento nell'anima azzerata. La fiamma in questione sar il "fuoco santo" (vedi sopra 3,32-33), o anche il "fuoco filosofico" degli ermetisti, che poi, nella prospettiva del compimento, l'unico fuoco. E ancora, la scintilla {Funke) che "cade nell'anima abbandonata" {Gelas. 1,29) come un'"esca", uno Zunder, la cui segnatura linguistica la stessa di Zunge, la lingua di fuoco pentecostale che scende guizzando dall'alto a comunicare la "lingua" dello Spirito. Riguardo all'esempio di Israele, sottoposto alla "prova del fuoco" nel deserto, si noti infine che il suo "vacillare" {ab-fallen) ha per effetto il passaggio all'idolatria (Ab-getterei), ossia al regime delle immagini proliferanti come surrogato dell'Unico. I due termini portano la segnatura deYab-, della deviazione dall'immobilit che offre una presa al negativo (e lo stesso "vacillare" sar il diagramma nascosto della Torre di Babele, come anche, prima ancora, della creazione di Eva).
Come va considerato l'eterno Consiglio di Dio nella visione divina, se vero che lo Spirito scruta ogni cosa, come dice S. Paolo, e anche gli abissi della divinit? e come pu lo Spirito scrutare ogni cosa, se questa non una facolt creaturale? come pu l'uomo intendere davvero il fondamento dell'unit divina? 1. Benevolo lettore, questa domanda viene posta perch la ragione [Vernunft] non illuminata ritiene impossibile conoscere tali misteri: essa infatti non pu comprenderli, e allora bestemmia e attribuisce al diavolo quel potere. Per amore del prossimo vogliamo dare perci qualche spiegazione, se mai Capitolo dodicesimo qualcuno volesse giungere alla visione e comprendere il senso profondo. 2. La ragione corre di forma in forma [in eitel Bildlichkeit] alla maniera creaturale, e ritiene che Dio nella sua Trinit abbia deliberato su come creare [machen]; e per questo essa attribuisce la caduta di Lucifero e di Adamo a un proposito [Vor-satz] divino. Ma il pensiero razionale non coglie il fondamento: Dio non pu tenere consiglio con se stesso perch Egli stesso il Consiglio [Rath]; gli alti Nomi emananti delle energie divine sono il consiglio di Dio, la Parola che opera prodigi. N esistono progetti [Vor-stze] sulle cose singole, perch l'origine di ogni cosa e il modo in cui sar risiede nH'IDEA, in un processo di formazione eterna [in ewiger Bildung] e non come qualcosa di formato [als ein Gebildetes]. In un processo continuo dove l'Amore e la Collera - i due fuochi centrali delle energie - sono impegnati in un'eterna lotta amorosa [Liebe-Ringen]; e in questa lotta la Parola che opera prodigi assume forme [bildet sich...in Figuren] che sono immagini [Gegenbilde] dei Nomi santi, e vengono chiamate idee. 1 3. Ora le energie della natura eterna si formano anche secondo la qualit del fuoco, e avranno allora una modalit oscura, acuta, dura, rabbiosa, pungente, amara, angosciosa, focosa e fredda: che non sono creature ma una messa in forma [Bildung] delle energie nel No, nella collera divina. E queste forme sono compenetrate ogni momento dal S e dalla luce centrale, che le trasforma [verwandeln] in un gioco amoroso: allo stesso modo in cui dal male esce il bene e da un'anima o da un angelo dannato un angelo santo.
1 Ritroviamo qui un motivo squisitamente neoplatonico: la critica dell'idea di creazione come processo tecnomorfo, come un "fare" [machen) che implicherebbe un calcolo o un progetto da parte di Dio (cfr. Plotino, Enn. Ili 8,4; e vedi sull'argomento E. SAMEK LODOVICI, Filosofia della natura e caso. Attualit di una polemica plotiniana, in "Rivista di filosofia neoscolastica", LXXIV, 1982, N. 1, pp. 27-46). Conviene tener presente che gi il termine Creation si associa nel lessico bhmiano all'area semantica di cresco, crescita (vedi sopra, 6,13): il suo modello la crescita vegetale, l'arborescenza, l'Albero dei Nomi che poi l'Albero del Mondo (vedi l'immagine introduttiva della Morgenrte). Come allora la "caduta" tende a risolversi in un processo continuo, cos anche l'idea dogmatica di creazione tende a coincidere col processo stesso della Manifestazione divina. La distinzione, molto netta, fra Natur e Creatur, andr allora riferita a stadi diversi di quell'unico processo: rispettivamente, alla manifestazione informale (un-bildlich) e alla manifestazione formale (bildlich). Si gi visto che proprio al sorgere delle forme connesso in qualche modo l'"evento" della caduta. Qui potremmo dire: per non "cadere" la forma deve restare in formazione, deve restare come sospesa al gioco dei due principi, dove la funzione individuante-coagulante del Nein viene continuamente neutralizzata e "trasfigurata" dalla vittoria (Ueher-windung) del principio espansivo. Prendendo a prestito un termine delle scienze fisiche, avremo una situazione di omeostasi, il cui equilibrio si nutre della propria Capitolo dodicesimo (apparente) instabilit (come la kleistiana porta di Wrzburg, che si regge in piedi perch tutte le pietre vogliono precipitare in una volta sola). Si noti ancora la figura pregnante del Ringen, che quella di una lotta disposta "ad anello" (Ring), secondo una circolarit gloriosa di cui la "ruota dell'angoscia" l'immagine parodica. Di questa circolarit angosciosa figura il Serpente come ouroboros (cfr. il frontespizio del Weg zu Christo, in BW, voi. 4, p. 200). Di qui l'immagine iniziale della ragione discorsiva - la "corsa" della ragione - costretta a rincorrere sul piano delle forme formate ("in eitel Bildlichkeit") una totalit non raggiungibile su quel piano.
4. Il formarsi dell'idea ha luogo dall'eternit, perch lo spirito di Dio vede in anticipo ogni cosa, come essa sar al momento di essere creata. Ma questo passaggio non viene da una delibera divina, bens dalla libera emanazione della volont secondo i due fuochi centrali, dove le energie si formano e si alimentano. Cos la volont propria si forma nel No [Nein], nella modalit furiosa del fuoco, e il S, ossia lo spirare [Aus-hauchen] dell'unit si forma nella luce, e le due figure stanno l'una nell'altra in un solo fondamento. Nel S sta il santo nome dell'Amore, e nel no il nome della Collera: e il s nel Nome santo dell'Amore lotta col no, ossia la volont appropriante, per superarla, ed pure soltanto un gioco amoroso. Perch la luce compenetra la messa in forma [Bildung] della tenebra, e Vopera della forma diventa allora un trionfo gaudioso. Vi allora un eterno superamento [eine ewige Ueberwindung] del Dragone nella Collera, e non che un gioco dei due fuochi centrali. 2
5. E sta qui il proposito divino di cui parla la Scrittura: Dio, in quanto e si chiama Dio, non ha bisogno di alcuna figura, ma le energie hanno bisogno l'una dell'altra per superarsi. 6. E sta qui anche l'origine [der Grund] del diavolo: perch la volont propria, ossia il No, lotta contro il S come una forma formata [in gebildeter Art] e devia dal S e se ne stacca in un movimento proprio. E cos diventa il diavolo, ossia un nemico del S nel dominio della forma propria [in eigene bildliche Herrschung^. 7. E qui vediamo altres come Michele abbia combattuto contro il Dragone e la falsa volont di forma: nella quale volont inizialmente era il S, cio il nome santo, ma la volont propria del fuoco centrale si separata dal S per fare presa su se stessa, e in questo separarsi la sua cacciata, nel nome di Michele.
2 Non si perda di vista il gioco semantico tra il Nein e lo Aus-hauchen, in cui inscritto lo schema oppositivo ein/aus, dentro/fuori, contrazione/espansione. 8. Ed quanto attesta la Sacra Scrittura, nel profeta Michea e nel re Saul, quando uno spirito malvagio "proveniente dal Signore" entra in Saul, e cos pure in Sedecia e nei suoi compagni. E cos ancora, quando il Signore dice: Chi inganner Questioni teosofiche 83 Acab perch muova contro Ramot e perisca? Chi ha risposto in un modo e chi in un altro. Si fatto avanti uno spirito che - postosi davanti al Signore - ha detto: Lo inganner io. Il Signore gli ha domandato: Come? Ha risposto: Andr e diventer spirito di menzogna sulla bocca di tutti i suoi profeti. Quegli ha detto: Lo ingannerai senz'altro; ci riuscirai; va' e fa' cos (I Re 22,20-22). Quel Signore era la collera di Dio che ardeva su Israele, come attestano molti luoghi della Scrittura e in particolare Mose e i Profeti dove parlano del fuoco del Signore come di una potenza divorante. 9. Comprendiamo allora da dove provenga l'effusione della collera, poich nel santo Nome di Dio, nel centro della luce, non vi collera ma puro amore, ovvero Dio stesso. 10. Nel No, inteso come potenza del fuoco, sorgono invece i raggi della collera [die Strahlen des Zornes]: e sono questi gli spiriti malvagi che troviamo in Saul e nei falsi profeti, e nei contrasti babelici fra le sette, nel divergere delle opinioni [Meinungen] e delle religioni, dove al puro amore di Dio subentra la corsa [Lauffen] artificiosa della ragione. Le forme [Qualle] dell'errore e gli spiriti della discordia vengono dunque dall'anima ignea, scaturita dal fondo del fuoco centrale eterno ed entrata in una forma creaturale. 11. Queste forme [Qualle] sono spiriti malvagi provenienti dal Signore della Collera, dalla volont propria individuale: e sono gli eretici, gli "scarti", come loro stessi si chiamano fra loro. E vediamo che essi lottano per dominare le forme [um die Ueberwindung der Bilder] e per dominare nella lettera [in dem Buchstaben] il Nome Santo, la Parola emanata di Dio, lottando per nient'altro che la lettera, nel modo in cui avviene la lotta interna fra il S e il No, ossia fra i due principi eterni. 3 12. E in questa lotta il santo Nome di Ges ha preso forma umana, per stroncare la qualit del Dragone e della Collera e liberare gli uomini dal volere del No. E regna ora in questa lotta sui propri nemici - il peccato, la morte, il diavolo e il buio infernale - come dice la Scrittura: Finch i suoi nemici (che sono nemici del Trono regale e principesco di Michele, dal quale sono stati scacciati) saranno uno sgabello per i suoi piedi. 13. Tutto ci per accennare ai nostri il nostro pensiero, ottenuto da Dio: sappiano che questa la porta sublime, dischiusa in ultimo dal Signore a chi vuole intendere. Ma non abbiamo scritto per gli empi, e suggelliamo quanto scritto con la ferma volont che Tempio non comprenda. Amen. 14. Ma come pu un uomo comprendere gli abissi della divinit, e scrutare tutte le cose come dice S. Paolo, che cio lo spirito scruta ogni cosa, anche gli abissi della divinit (1 Cor Come va considerato Veterno Consiglio di Dio 84 2,10)? (E non pu trattarsi dell'uomo razionale, naturale, chiuso nella propria volont). 15. Ora, l'uomo un'immagine [Bilde] dell'essere universale [des Wesens aller Wesen], un'immagine di Dio secondo l'amore e secondo la collera. In quanto anima (1) esso il fuoco centrale del volere proprio, perch di qui vengono le creature e non dalla chiara divinit. 4
3 Bhme allude qui (10,11) alla vicenda esiziale delle controversie cristologiche, e pi in generale alle ostilit tra le forme religiose, viste come un affaccendarsi dall'esterno sul significato del Nome (cfr. ad es. M.M. 36,29. La caduta il rapprendersi indebito delle forme formanti in forme formate, in puri involucri opachi al senso. La lotta delle opinioni (Meinungen) tuttavia assai di pi che una metafora linguistica della caduta: nella misura in cui la Manifestazione l'Albero dei Nomi, l'emergere della Collera coincide realmente con la corruzione dei nomi stessi, ossia con la corruzione del linguaggio (Babele). 4 II passo in corsivo al termine del capoverso, come anche il precedente episodio biblico del capoverso 8 (quel Signore era lo Spirito della Collera ecc.), potrebbero suggerire un'interpretazione francamente manichea, com' il 16. Lo spirito (2) il fuoco luminoso centrale scaturito dall'idea eterna dell'energia divina, ed soprannaturale: perci esso anche un Tempio dello Spirito Santo in cui Cristo dimora e nutre l'anima con la sua carne e il suo sangue, balsamo umano-divino in cui la morte e la Collera sono spezzate. Questo balsamo divino permane dunque nell'anima sostanzialmente [wesentlich], come dice Cristo: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 17. Viene poi (3) il corpo esterno, che immagine del mondo esterno, dei quattro elementi e del Gestirn. Questo ordine esterno governa la vita esterna, e fu questo ordine esterno a suscitare la voglia di Adamo, che si stacc dall'unit divina per introdurre il suo volere in questo mondo: allora la volont fu presa dal dragone della Collera e trasformata in un monstrum, lo spirito impallid, la luce divina si spense e Videa si fece muta ed inerte. 5
18. Allo spirito (e all'Idea) venne in soccorso Ges, come emanazione dell'unit divina, per riportare all'anima la luce dell'amore.
caso ad esempio della Christliche Gnosis di F. Ch. Baur: A partire da questo punto lo sviluppo del sistema bhmiano non pu prendere altra via se non quella del Manicheismo. Non si pu parlare di creazione in senso proprio, e gi nel passo citato in precedenza Bhme afferma chiaramente che la creazione risulta dal 'Salitter acceso da Lucifero. Quello che Bhme intende per creazione non che la mescolanza e il compenetrarsi dei due principi ecc. (F. CH. BAUR, Christliche Gnosis, Tbingen 1835, rist. Darmstadt 1967, p. 583). L'equivoco sorge da una comprensione inadeguata della Scheidung - della "divisione" fra i due principi - e della sua natura illusoria o immaginaria. La possibilit di una natura edenica - su cui Bhme si diffonde con estrema ampiezza - smentisce da s la presunta ovviet dell'interpretazione manichea. 5 Troviamo qui (15-17) in sintesi estrema la dottrina dei tre mondi o dei tre principi e delle loro corrispondenze antropologiche. Cos l'anima corrisponde al primo principio, Questioni teosofiche 85 il Fuoco, la matrice ignea della fiamma; lo spirito corrisponde al secondo principio, ossia la Luce che emana dalla fiamma; il corpo al terzo principio, ossia il mondo esterno in quanto emanazione con-clusiva della volont divina. Nel linguaggio dell'alchimia i tre principi corrisponderanno al ternario di zolfo, mercurio e sale. Ma in realt la situazione molto pi complessa di quanto possa apparire a uno sguardo frettoloso. Per quanto riguarda la semantica del ternario alchemico ci si limiter ad osservare che lo zolfo bhmiano il Sul-phur, principio ambivalente dove l'aspetto igneo del phur si associa all'aspetto luminoso del sul. 19. Ora, quando il Nome di Ges, che nella forma umana si chiama Cristo, entra nell'anima deviata e la compenetra col raggio dell'unit divina, Videa eterna - lo spirito - torna a rianimarsi nel balsamo dell'amore e la luce a risplendere nella tenebra dell'anima. Allora il No si riconcilia col S, e Michele torna a lottare col Dragone, in quanto Nome del Trono in Cristo Ges. 20. In questa luce l'anima torna a vedere la sua prima patria, ovvero l'origine da cui scaturita, perch il nome di Dio in essa e opera nello spirito. Allora essa vede nella visione di Dio e pu scrutare ogni cosa, ma non per sua iniziativa e per sua volont: secondo il muoversi del Nome in essa, l'anima assiste al formarsi [Formirung] del Nome prodigioso, e vede ed ode come Dio parla in essa. N si tratta di un discorso figurato [hildliche], ma di un discorso reale [wirkliche] nell'intelletto [Verstande], come quello dei Profeti, eppure incomprensibile alla ragione esterna. A questo proposito S. Paolo dice: La nostra patria nei cieli (FU 3,20); e aggiunge: Mi stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perch io non vada in superbia (2 Cor 12,7). 21. Dovete dunque intendere: l'uomo vede quei misteri nello spirito di Cristo, nel quale sono racchiusi tutti i tesori della Sapienza, come attesta la Scrittura. Ora intendete quale sia il consiglio eterno di Dio, e come l'uomo possa giungere a questa visione [Anschauung]. Qui abbiamo solo accennato alla sua possibilit: il processo [Prozess] effettivo che permette di raggiungerla lo abbiamo descritto ampiamente in altri libri. 6
6 Va da s che il "processo" in questione Yopus, il Werk, inteso nel senso di un'alchimia cristiana volta al ripristino dello stato primordiale, lo stato adamico. Cfr. a puro titolo di esempio Sign. R. 7,25-35, dove il Prozess contenuto "nel beato Nome di Ges Cristo", o per meglio dire nelle stazioni della sua vita, "dal suo dischiudersi nel corpo di Maria fino alla sua Resurrezione"; quelle stazioni scandiscono il philosophisches Werk, che lavorando la pietra grezza (27) genera la pietra preziosa (26), ossia il corpo celeste (himmlischen Leib).
Com' avvenuta la cacciata del Dragone e delle legioni di Lucifero? dove fu cacciato e come pu trovarsi fuori di Dio, se Dio riempie ogni Capitolo tredicesimo cosa? e ancora, qual il fondamento dell'inferno in cui dimora? 1. La cacciata del Dragone la falsa volont deviata e formale [bildliche], tesa al proprio: la volont traviata in cui si formarono Lucifero e i suoi angeli. 1
2. Il Dragone l'abisso tenebroso, e gli spiriti cacciati sono le propriet [Eigenschaften] naturali formate deWabisso tenebroso. Tali essi divennero distogliendosi dal santo Nome di Dio, dalla sostanza dell'unit divina e formandosi nel No, nella menzogna. 2
3. La cacciata avvenne mediante il santo Nome del Trono: esso fu cacciato con le sue legioni dal Trono che era la sua dimora [Behausung], e fu racchiuso nella tenebra, nella furia dell'abisso tenebroso. 4. Fu cos separato dalla santit di Dio, e dimora sotto il firmamento e sulla terra, tra il tempo e l'eterno, come
1 Ancora una volta il discorso religioso (o mitico-religioso) svela il proprio fondo metafisico: la "cacciata" degli angeli ribelli coincide senz'altro con una devizione (Ab-kehrung) della volont, deviazione che a sua volta coincide con l'aprirsi di una prospettiva illusoria sul processo della manifestazione. 2 Le "propriet naturali", dette anche Krfte ("energie"), e altrove Gestalten, Essenzien ecc., sono come si visto le articolazioni elementari dell'organismo divino, le stazioni del suo "nascere". Quello che viene a configurarsi per effetto della "caduta" allora una natura alla rovescia in cui lo stesso organismo viene riproposto per cos dire in forma infera: l'immagine speculare e parodica della Natur Gottes. L'analogia di struttura fra i due mondi un tema centrale. Cfr. ad es. Sign. R. 16,23: L'inferno - il mondo tenebroso - genera anch'esso i suoi frutti, che hanno la stessa sostanza e lo stesso regime dei frutti celesti, ma nel modo della propriet furiosa (...). Stessa segnatura, stesso Cbarakter, come un tema musicale trasponibile in "maggiore" e "minore". E necessario non perdere di vista che la genesi di quell'immagine illusoria, il luogo del suo formarsi la Liige. un principe della tenebra nella furia di Dio [im Grimme Gottes]. 5. Il suo governo principesco nell'altezza, ma in luoghi diversi, negli elementi e in ogni luogo, secondo il modo e la propriet dei quattro elementi, secondo le rispettive propriet: perch le loro propriet sono molteplici, e dimorano nei quattro elementi, ogni genere nella sua equit. 3
6. Bisogna per intendere correttamente: essi non pos- siedono gli elementi secondo le loro buone propriet, ma solo la furia emanata dal furore eterno dell'abisso tenebroso. 7. Perch negli elementi vanno intesi due regni, uno secondo l'effusione dell'Amore, l'altro secondo la Collera. Ed essi dimorano nella parte della collera, e sono rinchiusi nella notte eterna, e non possono toccare le buone propriet degli elementi: possono per dimorare nelle forme sostanziali fluite Capitolo tredicesimo dal furore, e con queste sostanze vengono operati gli incantesimi [die Zauberei]. 8. Vi sono varie forze [Kraft e] emanate dalla forza santa della luce centrale, che si oppongono all'abisso tenebroso: il male e il bene perlopi si affiancano, e il bene trattiene il male e lo compenetra, sicch gli uomini non possono dimorarvi. A meno che la volont umana non lo trasformi con la forza o non sia trasformata dalla turba magna per cui la furia prende il sopravvento. 9. La loro dimora un budello [ein Schlund] di menzogne, una voragine [Rachen] di corruzione [Verderbens] senza fine, un parto della fantasia [Phantasey] sotto una falsa luce. L'immaginazione vi suscita [einbildet] una luce che non ha fondamento e non pu toccare la Maest [Maje-stt] di Dio, una luce che svanisce alla sola pronuncia del suo Nome.
3 Chiara allusione agli "spiriti elementari", ben noti anche alla tradizione paracelsiana. Cfr. ad es. Pr. 7,35: Perch ogni forma nella matrix possiede le sue creature visibili e invisibili (...) nei fuoco saranno spiriti e creature invisibili agli occhi materiali; e cos nell'aria spiriti invisibili, perch l'aria immateriale ( . . . ) Vacqua ha creature materiali che non sono per visibili ecc..
10. Il Dragone [Drachen] - ovvero la rabbia {Rachel dell'abisso tenebroso - non esso stesso il fuoco centrale della natura eterna, ma come un rapprendersi {Annehmlich-keit] di quella e un'emanazione del fuoco: cos come il fumo {Rauchi e il fuoco sono due sostanze pur provenendo da un unico fondamento. Cos esso non se non un depositarsi {Wesenl della furia {Grimml, come il fumo viene dal fuoco. 11. Perci esso separato da Dio come il fumo dal fuoco, pur traendo forza e vigore dal fuoco centrale della natura eterna: perch l la sua vita, ma la sua volont e il suo piacere {Lust] sono come il fumo che viene dal fuoco. 4
12. La natura ignea arde nella sua essenza creaturale: ma nella sostanza divina temperata {ists ein Tempera-menturn] dal fuoco amoroso centrale della luce. La materia {Ursachei del fuoco si trasforma allora nella luce, ma nelle fauci del Drache - nella rabbia dell'abisso tenebroso - le propriet manifestano i loro effetti? 13. L'abisso tenebroso e quello celeste sono l'uno contro l'altro come il giorno e la notte, e sono l'uno accanto all'altro, ma nessuno comprende l'altro n pu vederlo nella sua essenza. Perch ci che in Dio un ardore amoroso nell'inferno un ardore della tenebra.
Questioni teosofiche 88 4 Nella semantica sottile di Bhme anche Rauch ("fumo") va messo in serie con (D)rache, Rache. L'immagine del fumo conferma la natura di "doppio" volatile e illusorio, e al tempo stesso giftig, "velenoso", che propria della dimensione infera, o in altri termini del Male. 5 Abbiamo accennato al nesso costitutivo tra la caduta e il sorgere delle forme. Ora un aspetto essenziale di quel "sorgere" il loro offenhar werden, il loro manifestarsi, inteso come elemento di squilibrio, come atto indebito (cfr. ad es. Sign. R. 7,9-10). Qui appare chiaro che le "propriet" ignee assumono una valenza infera nella misura in cui appunto si manifestano. N ci va inteso come una latenza infera in Dio: il manifestarsi della Collera non un passaggio dalla potenza all'atto, perch appunto il suo apparire a porre la Collera come Collera. E uno stato di cose molto affine a quello suggerito dalla figura etico-metafisica dell'oscenit. L'ob-scaenum si determina come tale solo in quanto "si mostra": lo sguardo indebito a suscitarlo, col risultato che l'osceno in senso proprio sta nello sguardo e non nella cosa, nel "fumo" e non nel "fuoco". (Nella prospettiva bhmiana lo sguardo "osceno" sar quello di Lucifero sulla matrix, il luogo della generazione come "fondo magico dell'onnipotenza": cfr. supra 10,5). 14. Questa voragine infernale sfocia in vari luoghi attraverso i quattro elementi, e in particolare la terra, ma anche nei regni superiori: l dove troviamo sorgenti solforose, o grandi ghiacci e grandi arsure, nei grandi deserti e dove la terra spaccata. Qui dimorano gli spiriti dannati, come anche le anime dannate degli uomini: e gli stessi spiriti ne provano spavento perch l'ardore infernale. 15. Ma il suo fondo non ancora del tutto manifesto, e dovranno aspettare l'ultimo Giudizio. Il sole e l'acqua ne tengono il regno ancora nascosto perch non possa manifestarsi fino al giorno del Giudizio, e solo allora le sue propriet saranno manifeste. Ecco perch anche i diavoli provano spavento di quel giorno. 16. Intendete dunque: Dio nulla nell'abisso tenebroso, perch non vi emana secondo l'amore: Egli sussiste, ma in se stesso, ed come nulla per l'abisso tenebroso. 17. E cos anche l'inferno nulla in Dio: esso sussiste, ma la luce non lo afferra, e i due si rapportano come la morte e la vita. Ciascuno (dei due) vive ed opera in se stesso, e sono come un Qualcosa ed un Nulla {tuie Ichts und Nichts]. 18. Dio nella luce un Ichts, e nell'inferno un Nichts, perch l'eterna unit una sostanza e una forza solo nella luce, e la menzogna una sostanza e una forza solo nella sfera del proprio [in eigener Annehmlichkeit]. 6
19. Perci i diavoli si trovano in grande scherno: perch sono cos vicini a Dio e non possono raggiungerlo, ed questo il loro tormento angoscioso.
6 Sul significato del termine Ichts vedi sopra, 3,7. L'assonanza fra i due termini ne ribadisce la vicinanza estrema proprio mentre si afferma una distanza assoluta. E come dire che tra Dio e l'inferno la distanza un nulla. Si noti che le rispettive iniziali (la J e la N) sono anche, foneticamente, le stesse di Jah e Nein. Molto vi sarebbe da aggiungere sul significato della lettera I nella lingua naturale: perch la 7 il centrum dell'amore supremo (M.M. 52,41), ma anche "il carattere dell'Uno" (ihid. 53,25) inteso come principio germinale, come radice (Wurzel, ihid.). Tutto ci rimanda, ovviamente, al simbolismo dello iod, la prima lettera del Tetragrammaton. Capitolo quattordicesimo e quindicesimo
Qual l'ufficio del diavolo nell'inferno? l'abisso tenebroso ha avuto inizio nel tempo o esiste dall'eternit, e sussister in eterno oppure no? 1. i7 fondamento esiste dall'eternit ma in forma non manifesta [nicht in solcher Offenbarung}, perch la collera di Dio sussiste dall'eternit ma non come collera: non come una realt esterna e formale ma come il fuoco latente [verborgen] nel legno o in una pietra prima di essere risvegliato. 2. Questo risveglio o accensione - l'aprirsi delle fauci -ha avuto inizio con la caduta di Lucifero, quando un essere creato - la volont propria in quanto No - si distolto dal S. 1
3. Ma poich questo fondo [Grund] risvegliato scaturisce dal fondamento eterno e ha una volont eterna, quel fondamento non pu passare, a meno di non sopprimere la stessa creazione e la natura eterna nella sua sostanzialit [in eigener Annehmlichkeit]\ se ci accadesse si estinguerebbero anche la conoscenza e la sensibilit [Empfindlichkeit], e cos pure la gioia. 4. Ma ci non pu essere, perch occorrono due inizi eterni [zwey ewige An-fnge], l'uno nell'altro, affinch l'uno si conosca e si trovi nell'altro, e affinch i santi angeli e le anime, con tutte le creature celesti, lodino Dio e si rallegrino di non essere nel male. 2
1 Si noti l'associazione, in apparenza incongrua, tra l'immagine dell'" accendersi" e quella delle "fauci": come se il divampare del fuoco facesse tutt'uno con l'aprirsi di una voragine, le due immagini vanno lette l'una nell'altra o l'una sull'altra. E il motivo mitico delle "fauci infuocate". 2 Se la domanda concerne l'eternit o meno delle "pene infernali", la risposta - qui appena abbozzata - non delle pi esplicite. L'ultimo capoverso sembra prospettare una beatitudine celeste che si "specchia", almeno, nella * Le risposte di Bhme alle Quaestiones dei discepoli-scolari si interrompono qui. Per la soluzione dei quesiti rimanenti l'edizione amburghese del 1730 rimanda al complesso delle Theosophische Schriften, e in particolare al prezioso Indice delle materie ("Index rerum et vocum theo-sophicarum") che correda il voi. XI. Non manca un accenno al celebre mistico inglese Eduard Taylor, al quale si deve il primo tentativo di completare l'opera, nello stesso spirito e secondo le proprie capacit (BW, voi. 9, p. 43). Il libro di Eduard Taylor, Jacob Behmens Theosophick Philosophy Unfolded...And Answers given to the Remainder of the 177 Theosophick Questions by the said JACOB BEHMEN, which were left unanswered by him at the the Urne of bis death...BY Capitolo quattordicesimo e quindicesimo EDWARD TAYLOR, fu pubblicato postumo a Londra nel 1691, e si presenta come un compendio della teosofia bhmiana, arricchito da un glossario di termini teosofici. 3 Abbiamo detto "il primo" tentativo, perch ne conosciamo almeno un secondo, il Versuch einer
possibilit del male, se non nella sua realt effettiva. Ma il capoverso precedente molto chiaro nelTattribuire l'eternit al Fundament, ossia al Nein, al principio del limite, e non invece al Grund "risvegliato" dalla caduta di Lucifero. Qui ci limitiamo ad osservare che, se il "destarsi" del Dracben connesso al "punto di vista" di Lucifero (l'assolutezza creaturale), il superamento di quel punto di vista avr per effetto la sua estinzione. E tale lo scopo del processo cristico. Sulla questione delle pene infernali e dell'apocastasi le scuole bhmiane successive si divideranno. Cfr. E. BF.NZ, Die Sympathie der Dinge am Ende der Zeiten, in "Eranos Jahrbuch" (1955), pp. 133-97, che prende partito a favore della tesi sostenuta dai Filadelfi inglesi (John Pordage, Jane Lead): le "pene infernali" non sarebbero eterne, l'apocatastasi finale riassorbirebbe - secondo la vecchia teoria origeniana - anche Lucifero e gli angeli caduti (pp. 158 sgg.). Di parere opposto (ma la cosa andrebbe esaminata pi da vicino) Johann Georg Gichtel e Andreas Dionysius Freher, il cui manoscritto Wider die Lehre von den Wiederbringungen der Teuffel und Verdammten (1718), diretto precisamente contro la posizione "filadelfa" (cfr. S. Hu i 'IN, Les disciples anglais de Jacob Boehme, Paris 1960, p. 31). 1 Cfr. BUDDECKE, Die Jakob-Bhme-Ausgaben. Ein beschreibendes Verzeicbnis, 2. Teil, Die Uebersetzungen, Gttingen 1957, pp. 101-103. Una parziale ristampa del lavoro del Taylor si trova anche nel secondo volume dello "Jacob Boehme Society Quarterly", edito a New York verso la met degli anni '50. Questioni teosofiche 91 Aufklrung der 177 Fragen aus Jakob Bhme, pubblicato nel 1777 a Francoforte da Friedrich Christoph Oetinger. Anche a prescindere dal loro valore intrinseco, i due lavori vanno nel senso di quell"'unico libro" che il Maestro di Grlitz avrebbe voluto estrarre - o che qualcuno estraesse - dalla materia dispersa del suo "memoriale". Riportiamo qui di seguito l'elenco delle Questioni in- compiute.
Elenco delle Questioni incompiute
Non volendo ripercorrere la strada battuta da Oetinger e prima ancora da Eduard Taylor, ci limitiamo a riportare qui il nudo elenco delle Fragen rimaste aperte (NN. 16-177). Trattandosi di formulazioni anonime e "di scuola", abbiamo rinunciato a indicare tra parentesi i termini tedeschi pi oscuri o di pi ardua traduzione. L'utilit dell'elenco sta nel fornire una "mappa" del territorio teosofico in tutta la sua ampiezza: dalle questioni di filosofia naturale all'interpretazione dei primi libri della Genesi, all'intera vicenda eristica fino alla Resurrezione e al significato della Presenza sacramentale. Solo qualche cenno alle linee interpretative pi salienti. La prima, la pi immediata, la ricerca implacabile del significato figurale nascosto dietro la lettera del testo biblico. Si indovina sullo sfondo la costruzione grandiosa del Mysterium magnum, la cui lettura "radiografica" della Rivelazione mosaica ne evidenzia le linee di forza spirituali allo stesso modo in cui l'interpretazione del liber naturae ne evidenzia e ne attualizza la Signatur. Ma non sar l'orientamento figurale delle Questioni a costituire di per s una novit (se non in ambito luterano, dove l'impresa del Maestro di Grlitz rappresenta la pi audace sconfessione della "nuda lettera"). Sar invece pi istruttivo soffermarsi su quella famiglia di quesiti la cui stessa formulazione porta l'impronta inconfondibile del Maestro: sono, ad esempio, quelli relativi al carattere non metaforico deW'uomo nuovo' e della sua corporeit sottile. Non eccessivo affermare che sta proprio qui il "gesto originario" della spiritualit bhmiana: quello che la ricongiunge, per vie misteriose, alle linee di una metafisica non solo cristiana ma prima ancora orientale (si pensa al Vedanta e al Sufismo), pur muovendosi nel solco di un rigoroso percorso cristico. E il "gesto" che lo converte da una fede "storica" alla paradossale letteralit degli enunciati biblici sull'uomo "a immagine e somiglianza" di Dio, e sulla necessit della "seconda nascita" come Kinder Gottes. A quale livello di senso - ecco la domanda - le espressioni scritturali mostrano il loro contenuto non solo metaforico? L'intero complesso della Theosophia Revelata una risposta a questa domanda nella forma di una via, al tempo stesso pratica e intellettuale, o in una parola operativa. Percorrere quella via significa lasciar cadere l'involucro dell'uomo "vecchio" - la sog- gettivit, la fede "storica" o semplicemente religiosa - per nutrire il corpo della nostra Umanit integrale e, al di l di questa, l'Al- bero delle Perle (il Perlen-Bumlein) su cui fiorisce la Conoscenza. Com' possibile allora "cibarsi realmente di Cristo", ossia "qual la bocca che se ne ciba"? (Frage 151). Il Sacramento della Questioni teosofiche 93 Parola implica una fisiologia sottile, un corpo rigenerato che partecipa dell'Eucarestia nella misura della sua avvenuta rina- scita. E questa fisiologia sottile si espande in una dottrina analitica della corporeit celeste, e della Terra celeste o Terra Santa (il Ternarius Sanctus) intesa come il paesaggio originario della Manifestazione: la dottrina della sensibilit come organismo angelico si espande in una geografia spirituale e in una ierostoria. La condizione per accedere a questa dimensione "non metaforica" della Scrittura che la volont si assottigli fino a passare per la "porta stretta", per la "cruna dell'ago" (altre tra- dizioni conoscono l'immagine del ponte sottile come una lama). Frage 135: "qual la porta che Egli ha dischiuso per noi con la Sua morte?". Passare per quella porta l'iniziazione, la morte iniziatica come nascita di Lui in noi. La via ha da essere seguita con "rigorosa instancabile seriet", e di questa via la Theosophia revelata offre, in termini che possono apparire spesso indecifrabili, la chiave. La "mappa" che segue va percorsa con la mente fissa a queste coordinate, come un (arido) repertorio di loci da cui spiccare il salto verso la pratica diretta dei testi. 16. Perch Dio ha riversato un tale furore, un tale ricettacolo di corruzione? 17. Poich Dio indivisibile ed eterno, in che modo agisce nel luogo dell'inferno? e l'inferno esiste in un luogo oppure no? 18. Dov' il luogo del cielo, dove dimorano gli angeli, e come si distingue dall'inferno? e se un luogo determinato, come intenderlo? 19. Che cosa sono le Dominazioni, i Troni e i Principati angelici, buoni e malvagi, nel mondo invisibile; e come intendere il mondo spirituale ed eterno in quello visibile? Sono separati localmente? e quale ne il principio interno? 20. Di che cosa fatto il mondo visible, dal momento che la Scrittura dice: Dio ha fatto ogni cosa mediante la Sua Parola? Come va intesa questa affermazione? 21. Poich Dio e la Sua Parola sono il bene, donde fluito il male negli esseri di questo mondo? Ossia gli animali velenosi, le erbe, le piante, nella terra e altrove? 22. Perch deve esserci contesa e contrasto in natura? 23. Qual il fondamento dei quattro elementi: come avviene la separazione, per cui da un solo elemento se ne generano quattro? 24. Di cosa sono fatte le stelle, e a quale scopo? 25. Qual il fondamento della luce naturale temporale, e quale della tenebra? Da cosa trae origine la distinzione? 26. Che cos' il cielo creato dal mezzo delle acque? e che cos' la separazione delle acque?
27. Qual il fondamento del genere maschile e femminile negli esseri di questo mondo? Da cosa nasce la conjunctio e il desiderio? Non poteva avvenire in un solo fondamento, senza separazione? 28. Che cosa sono i principi nello spirito del mondo, dell'essere superiore e inferiore? 29. Che cos' lo sperma nella generazione delle cose? 30. Che cos' la differenza spermatica tra i metalli e le pietre, i vegetali - le erbe e le piante - e gli esseri terreni? 31. Come avviene la loro conjunctio, femminile e maschile, da cui la prole e la crescita? 32. Che cos' la tintura nel genere spermatico, da cui la crescita e lo splendore? 33. Donde sono scaturite e di cosa sono fatte le creature della vita mortale? 34. Che cos' YArchaeus e il Separator, che le ha formate e tuttora le forma? 35. Che cosa sono i sei giorni della creazione, e che cosa il Sabato? 36. Che cos' la differenza tra le creature mortali, e che cos' il loro Chaos, in cui ogni genere vive e in cui sono distinti gli uni dagli altri? 37. A quale scopo o perch sono state create le creature mortali? 38. Da che cosa stato creato l'uomo col suo corpo? 39. Che cos' stato il soffio che infuse nell'uomo un'anima vivente? 40. Che cos' la vita immortale in lui, cio l'anima, e che cos' lo spirito dell'uomo; e che cos' la vita esterna di questo mondo in lui? 41. Che cos' Videa o l'immagine di Dio nell'uomo, in cui Dio agisce e dimora? 42. Che cos'era il paradiso in cui Dio lo cre? E una creatura mutevole o riposa su un principio eterno? 43. Perch Dio cre all'inizio un Solo Uomo, e non subito un uomo e una donna, come le altre specie? 44. Il primo uomo cos conformato fu creato per la vita eterna o per il mutamento? 45. Qual era l'immagine di Adamo prima di Eva, qual era la sua forma e figura quando non era n maschio n femmina ma entrambi? 46. Adamo prima di Eva possedeva organi maschili, e delle gambe, uno stomaco, un intestino, i denti ecc. come noi? 47. Se Adamo fosse stato come noi ora, come avrebbe potuto rimanere impassibile e indistruttibile? Questioni teosofiche 95 48. Quale sarebbe stato il cibo e la bevanda di Adamo in paradiso, senza affanni e bisogni, se avesse superato la prova} 49 Si cibava egli di quei frutti paradisiaci in cui consister il cibarsi nell'era futura? e come avrebbe potuto nutrirsi se fosse rimasto - lui soltanto - qual era, un'immagine eterna e celeste e non bisognosa di vanit, laddove tutti gli esseri di questo mondo sono terreni e perituri? 50. Anche in Adamo, nello stato di innocenza, regnavano i quattro elementi, o ve n'era uno solo come uguaglianza dei quattro? e conobbe il caldo e il freddo prima della caduta? 51. C'era qualcosa che avrebbe potuto ucciderlo o spez- zarlo? 52. Quale sarebbe stata la sua condizione sulla terra e che cosa avrebbe fatto se fosse rimasto in paradiso? 53. Com'era la terra prima della caduta, quando era chiamata un paradiso?. 54. La riproduzione sarebbe avvenuta senza il maschio e la femmina, visto che alla Resurrezione dei morti non vi sar maschio n femmina, ma saranno come gli angeli di Dio nel cielo? 55. Come avrebbero potuto restare maschio e femmina in eterno? Dio avrebbe dovuto trasformarli, per renderli simili agli angeli nella vita eterna? E Adamo fu creato fin dall'inizio in forma angelica, o in una forma differente da quella in cui sarebbe risorto e vissuto in eterno? 56. Che cos'erano gli alberi del paradiso, buoni da mangiare e piacevoli alla vista? 57. Che cos'era l'Albero della Vita, e che cos'era l'Albero del Bene e del Male, ciascuno nella sua virt, essenza e propriet? 58. Perch Dio li ha creati, pur sapendo che l'uomo avrebbe trasgredito il divieto? 59. Perch Dio proib all'uomo di mangiare dell'Albero? quale ne fu la causa? 60. Perch l'uomo sulla terra avrebbe dovuto regnare su tutti gli animali; come avrebbe potuto farlo e a che scopo? 61. Perch Dio ha detto: non bene che l'uomo sia solo, e mentre all'inizio guard le sue opere e disse: sono buone, dell'uomo invece disse: non bene che l'uomo sia solo? Perch non era bene? 62. Perch Dio fece scendere su Adamo un sonno profondo quando estrasse la donna dalla sua costola? Che cosa significa questo episodio? 63. In che modo la donna fu creata da Adamo, e che cosa significa la costola da cui fu creata, come scrive Mose?
64. Eva ricevette un'anima e uno spirito dall'anima e dallo spirito di Adamo, o gliene fu data una nuova direttamente da Dio? 65. Come avvenne la separazione di Adamo nella donna? 66. Perch Adamo prese subito con s la sua Eva e disse che era la sua carne? Come poteva riconoscerla? 67. Che cos'era il serpente sull'Albero della conoscenza del bene e del male, da cui Eva fu tentata? 68. Perch il serpente sedusse Eva e non Adamo, con- vincendola a godere del frutto [proibito]? 69. Che cosa fu il peccato, e come fu che il peccato divenne una inimicizia di Dio? 70. Perch Dio non lo ha impedito, perch non ha fatto in modo che non avvenisse? 71. Com' che ad Adamo ed Eva si aprirono gli occhi e si accorsero di essere nudi, cosa che prima non sapevano? 72. Che cosa fu la loro vergogna, per cui si nascosero dietro gli alberi del paradiso? Donde nacque il loro spavento? 73. In che modo Adamo ed Eva, cadendo, morirono realmente al regno dei cieli e al paradiso, pur continuando a vivere in questo mondo di una vita naturale? 74. Che cosa fu la voce di Dio, quando parl "alla brezza del giorno"? In che modo Dio richiam Adamo? Come va intesa la cosa? 75. Che cosa fu la stirpe della donna, che avrebbe schiac- ciato la testa al serpente? e fu solo una promessa esterna o un'infusione corporea di grazia reale? 76. Che cosa fu la maledizione della terra e che cosa accadde in essa? 77. In che modo Adamo ed Eva furono cacciati dal paradiso nel mondo? e che cos'era il Cherubino con la spada sguainata? 78. Perch il primo uomo (nato da donna) fu un assassino? 79. Che cosa fu il sacrificio di Caino e Abele? perch offrirono un sacrificio e che cosa fecero per mezzo di esso? 80. Perch l'omicidio di Caino fu causato da un sacrificio? quale ne la spiegazione? e che cosa raffigurano i due fratelli? 81. Quale fu la grazia che permise al primo mondo di essere beato senza legge? quale fu la sua giustificazione? 82. Se Caino fu condannato per il suo peccato e in cosa sia consistito il suo dubitare della grazia. 83. Perch Dio impresse un segno su Caino e perch disse: chi uccider Caino subir la vendetta sette volte? 84. Perch Lamech suo erede disse alle proprie mogli Zilla e Ada: Lamech sar vendicato settantasette volte? Che cosa significa ci? 85. Quale fu il maggior peccato del primo mondo? Questioni teosofiche 97 86. Che cos' la vita enochiana? dov' rimasto Enoch, e cos Mose ed Elia? 87. Che cosa significa il diluvio universale? 88. Che cosa significa l'ebbrezza di No, dopo la quale egli maled il proprio figlio Cam? 89. Che cosa fu la torre di Babele, e perch allora le lingue si confusero? 90. Che cos' l'alleanza con Abramo, e qual il significato della circoncisione? 91. Che cosa simboleggia la distruzione di Sodoma e Gomorra, e come avvenne? 92. Perch la moglie di Lot divent una statua di sale? Come va inteso il fatto? 93. Perch le figlie di Lot giacquero col proprio padre, dopo averlo ubriacato, per averne una discendenza, e ne nacquero due grandi popoli? Che cosa significa questa figura? 94. Che cosa significa l'episodio di Mose salvato dalle acque, e perch fu destinato a un compito cos grande? 95. Perch il Signore, quando lo scelse, gli apparve in un roveto ardente? 97. Che cosa simboleggia l'uscita dall'Egitto? 98. Perch Mose dovette restare quaranta giorni sul monte Sinai, quando il Signore gli diede la Legge? 99. Che cos' la Legge in compendio? 100. Che cosa furono i sacrifici di Mose e in che modo il peccato fu cancellato da questi sacrifici? 101. Qual il fondamento delle profezie, e in virt di quale conoscenza essi profetarono? 102. Che cosa fu il Cristo, annunciato dai profeti nell'Antico Testamento? 103. Che cosa fu Giovanni il Battista, suo precursore? 104. Che cosa fu la vergine Maria (in cui Dio divenne uomo), prima di restare incinta? 105. Perch dovette fidanzarsi col vecchio Giuseppe prima di restare incinta per opera dello Spirito Santo? Che cosa significa ci? 106. In che modo Dio (come Parola) divenne carne? Che cosa assunse della condizione umana? 107. Perch Dio volle farsi uomo? Non avrebbe potuto cancellare il peccato anche senza Incarnazione? 108. In che modo la divinit e l'umanit si sono congiunte nell'Incarnazione? 109. In che modo Cristo fu partorito da Maria senza danno per la sua verginit? Come pot restare vergine anche dopo il parto? 110. Perch Cristo pass trent'anni sulla terra prima di Elenco delle Questioni incompiute 98 iniziare la sua missione? Perch dovette crescere in et e intelligenza presso Dio e presso gli uomini, lui che era Dio e non aveva bisogno di crescita alcuna? 111. Perch si fece battezzare con l'acqua da Giovanni, Lui che era il Battesimo stesso e che avrebbe battezzato con lo Spirito? 112. Perch dopo il Battesimo Cristo dovette essere tentato quaranta giorni nel deserto? com' che un Dio-uomo doveva essere tentato, e perch doveva essere tentato dal diavolo prima di iniziare i suoi prodigi? 113. In che modo Cristo poteva essere nello stesso tempo in cielo e sulla terra? 114. Perch Cristo sulla terra parlava in parabole del Regno dei cieli? 115. Perch Cristo non ha scritto egli stesso il suo Vangelo ma lo ha solo insegnato, lasciandolo poi scrivere agli Apostoli? 116. Perch dovevano essere proprio i sacerdoti e gli scribi a contraddire Cristo e a deriderlo, fino a volerlo uccidere? perch non potevano essere le autorit secolari o la gente comune? 117. Perch, prima della Passione, si tenne un processo in cui Cristo fu deriso, schernito, flagellato? Perch Cristo lo permise? 118. Perch dovevano essere proprio i dottori della Legge a condannarlo, mentre furono le autorit pagane a eseguire la condanna? 119. Perch Cristo dovette patire e morire? Era necessaria per Dio una tale vendetta, e non poteva Egli cancellare il peccato in altro modo? 120. Che cosa simboleggiano i due assassini che furono appesi alla croce ai lati di Cristo? e perch Cristo dovette morire su una croce di legno e non altrimenti? 121. Come ha potuto Cristo in croce uccidere la morte con la propria morte? 122. Perch dovette essere inchiodato alla Croce, e il
L. Questioni teosofiche 99 suo fianco essere aperto da una lancia che ne fece sgorgare sangue ed acqua? Che cosa simboleggia tutto ci? 123. Perch doveva essere schernito sulla Croce? 124. Nel sangue che Egli vers sulla terra c'era virt divina? 125. Perch la terra trem quando Cristo era appeso sulla croce? 126. Che cosa significa la tenebra che soprannaturalmente avvolse la terra? 127. Perch Cristo, al momento della morte, affid la sua anima nelle mani del Padre? che cos' qui la "mano" di Dio? 128. Perch molti si convertirono e credettero vedendo quel che accadeva alla morte di Cristo, ma non i sacerdoti? perch dovettero restare ciechi e ottusi di fronte all'evento? 129. Che cosa fu la discesa di Cristo agli inferi, in cui vinse il diavolo e la morte? 130. In che modo predic agli spiriti che non avevano creduto al tempo di No, come sta scritto? 131. Che cosa significa il suo riposo nel sepolcro, e perch dovette restarvi 40 ore? 132. Perch il suo sepolcro doveva essere custodito dalle guardie? che cosa significa il fatto che i sacerdoti volevano opporsi alla potenza di Dio e trattenere Cristo nel sepolcro? 133. Perch l'Evangelista dice che gli angeli fecero rotolare la grossa pietra che chiudeva il sepolcro? Cristo non avrebbe potuto risorgere in altro modo? 134. Quale fu la potenza dispiegata dalla sua Resurrezione? in che modo ha mostrato la morte nel proprio corpo? che cosa ha fatto con esso? 135. Qual la porta che Egli ha aperto con la sua morte nella nostra umanit, nella collera e nella giustizia di Dio, in modo che noi potessimo entrare in Dio? 136. Perch Cristo dopo la sua Resurrezione apparve per la prima volta a una donna, e non ai suoi discepoli? 137. Che cosa significa il viaggio dei due discepoli da Gerusalemme ad Emmaus, quando i due si lamentano, angosciati, per la morte del loro Maestro, e Cristo cammina in mezzo a loro, e li ammonisce e li ammaestra senza che essi lo riconoscano? 138. Perch Cristo dopo la sua Resurrezione mangi coi discepoli del pesce, ed entr da loro passando per la porta chiusa e li ammestr? 139. Perch Cristo dopo la sua resurrezione non si mostr a tutti ma soltanto ad alcuni? 140. Perch Cristo dopo la sua Resurrezione rimase 40 giorni sulla terra prima di salire al cielo? che cosa significa ci? Elenco delle Questioni incompiute 100 141. Che cosa fu l'ascensione di Cristo in cielo, avvenuta visibilmente? Dove and e dove si trova ora? 142. Che cosa significano i due uomini in abiti splendenti, i quali dissero: Perch lo cercate qui, Ges ritorner come lo avete visto partire? 143. Perch i discepoli dovettero aspettare ancora nove giorni prima di ricevere lo Spirito Santo? perch la cosa non avvenne subito? 144. Che cosa significa il fatto che i discepoli dovettero aspettare insieme la venuta dello Spirito? 145. Che cos e la festa di Pentecoste? Come avvenne l'ef- fusione dello Spirito e in che modo si sciolsero le loro lingue? 146. Come va inteso il prodigio delle lingue, per cui essi parlavano tutte le lingue e tutti i popoli li capivano? 147. A che giova per noi questa effusione dello Spirito dalla morte di Cristo, dalla sua Resurrezione e Ascensione al cielo? In che modo pu avvenire anche in noi? 148. Come distinguere la parola letterale e la parola vivente di Cristo, l'una accanto all'altra nell'effusione dello Spirito? non tutti infatti udivano lo Spirito dalla bocca degli apostoli, ma alcuni dicevano: Si sono ubriacati di mosto. Questi ultimi udivano parole umane, e non gli insegnamenti di Ges risorto. 149. In che modo Cristo stesso continua a esercitare il ministero della Parola, pur sedendo alla destra del Padre? che cos' un pastore nello Spirito di Cristo, e che cosa invece un maestro della lettera senza spirito, ciascuno nella sua funzione? 150. Che cos' il potere delle chiavi ( Gv 20,23)? come si pu usarlo correttamente e chi degno di esercitarlo, chi ne capace? come va inteso? 151. Che cos' il testamento dell'Ultima Cena col pane e col vino? com' possibile cibarsi realmente di Cristo, che cosa sono la sua carne e il suo sangue e qual la bocca che se ne ciba? 152. Qual il luogo del corpo umano in cui dimorano il Corpo e il Sangue di Cristo? poich Egli ha detto: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me, ed il in lui, e chi non mangia di me non possiede la vita. 153. Come pu l'uomo diventare un tralcio sulla vite di Cristo e in che modo Cristo dimora in lui pur sedendo alla destra di Dio in cielo? come pu sedere anche nell'uomo alla destra di Dio, senza confondersi tuttavia con l'uomo esteriore? 154. Che cos' un cristiano di nome, fuori di Cristo, che si illude e si attribuisce i meriti di Cristo senza essere rinato nello spirito di Cristo e conducendo una vita animale? il testamento di Cristo efficace anche per lui oppure no? Questioni teosofiche 101 155. I credenti possono gustare la carne e il sangue di Cristo anche al di fuori della forma e dell'uso testamentario? e in che modo? 156. Per quale motivo Cristo ha istituito il testamento della Cena dicendo: Tutte le volte che fate questo, fatelo in memoria di me? a quale scopo usare il pane e il vino? o si pu gustarlo anche senza di essi? 157. La vera Cena legata al primo uso apostolico, oppure gli uomini hanno il potere di modificarne la forma, come di fatto avvenuto? 158. Il testamento della Cena efficace anche in forma modificata? 159. Che cosa fanno i teologi quando si coprono di insulti a proposito dei testamenti di Cristo e della nuova alleanza? svolgono cos un servizio divino o di chi altri sono al servizio? 160. Qual , sulla terra, il contrassegno del vero cristiano, che permette di distinguerlo dal cristiano-di-nome? 161. Che cos' prpriamente un un cristiano all'interno e all'esterno e come pu essere un tempio dello Spirito Santo se il Regno di Dio si manifesta all'interno? come pu trovarsi allo stesso tempo in cielo e sulla terra? 162. Che cos' l'Anticristo sulla terra e in mezzo ai cristiani? 163. Che cosa sono Babele, la Bestia e la Prostituta dell'Apocalisse? 164. Che cos' la loro sconfitta, e come avviene che la Bestia dalle sette teste venga gettata nell'abisso? 165. Com' che Cristo assume il regno nell'uomo, non appena uccisa la Bestia? 166. Che cos' la rinascita nello spirito di Cristo? avviene essa nel tempo o alla fine del tempo? 167. Che cos' la morte per un vero cristiano? che cosa muore in lui? 168. Che cos' la morte dell'empio e perch viene chiamata morte eterna? 169. Dove va l'anima quando si separa dal corpo, sia essa beata oppure no? 170. Com' la sua vita fino al Giorno del Giudizio? 171. Che cos' il Giudizio universale, e come avviene? 172. Come avviene la resurrezione dai morti, e che cos' che risorge? 173. Che cos' il trapassare di questo mondo e che cosa rimane di esso? 174. Che cosa ci sar dopo questo mondo, quando Dio sar tutto in tutti e le potenze saranno sgominate? Elenco delle Questioni incompiute 102 175. Dove sar l'inferno, e la dimora eterna dei santi? 176. Quale sar l'agire e il patire dei santi e dei dannati? 177. Come sar la gioia eterna dei santi e la pena eterna degli empi? o potr esservi un mutamento?
Indice
Come le finestre del tempio di Salomone. Cenni introduttivi sulla gnosi cristiana di Jakob Bhme I. Note sul 'mestiere'. Il filtro hegeliano II. Il problema di un esoterismo cristiano III. Dal cenacolo di Grlitz agli 'Stillen im Lande': una storia sommersa IV. Appunti di metodo. 1. L'Illusione. 2. La Ruota. 3. I centri sottili V. Le 'Questioni teosofiche' (1624) VI. Tradurre Bhme Note bibliografiche. Bhme in Italia Nota editoriale
QUESTIONI TEOSOFICHE OVVERO ESAME DELLA DIVINA RIVELAZIONE IN 177 DOMANDE Prefazione dell'Autore al Lettore Capitolo primo Che cos' Dio in se stesso, al di fuori della natura e della creatura Capitolo secondo Che cos' l'abisso di tutte le cose, dove non vi creatura, ossia il Nulla abissale? Capitolo terzo Che cosa sono l'amore e la collera di Dio? come pu essere Egli un Dio collerico e ge- loso, se l'amore immutabile? come possono amore e collera essere una cosa sola? p. 68 Capitolo quarto Che cosa c'era prima degli angeli e della crea- zione? 81 Capitolo quinto
Quale fu il principio e la sostanza da cui gli angeli furono creati? e quale fu l'energia del- la parola che flu in essi creandoli? 83 Capitolo sesto Qual l'ufficio proprio degli angeli, e perch l'energia divina entra in una forma? 89 Capitolo settimo Che cosa ha mosso Lucifero a peccare contro Dio e a deviare dal bene? 94 Capitolo ottavo Come ha potuto un angelo diventare un diavolo? o che cos' un diavolo? in quale essenza e sostanza viene a trovarsi dopo la caduta? 96 Capitolo nono Perch Dio onnipotente, perch non si opposto a Lucifero e ha consentito che ci accadesse? 99 Capitolo decimo Che cosa ha desiderato il diavolo per deviare dall'amore di Dio? 103 ndice 105 Capitolo undicesimo Che cosa fu la lotta fra Michele e il Dragone? che cosa sono Michele e il Dragone e come si giunge alla vittoria e alla caccciata di quest'ultimo? Capitolo dodicesimo Come va considerato l'eterno Consiglio di Dio nella visione divina, se vero che lo Spirito scruta ogni cosa, come dice S. Paolo, e anche gli abissi della divinit? e come pu lo Spirito scrutare ogni cosa, se questa non una facolt creaturale? come pu l'uomo intendere davvero il fondamento dell'unit divina? Capitolo tredicesimo Com' avvenuta la cacciata del Dragone e delle legioni di Lucifero? dove fu cacciato e come pu trovarsi fuori di Dio, se Dio riempie ogni cosa? e ancora, qual il fondamento dell'inferno in cui dimora? Capitolo quattordicesimo e quindicesimo Qual l'ufficio del diavolo nell'inferno? l'abisso tenebroso ha avuto inizio nel tempo o esiste dall'eternit? e sussister in eterno oppure no?