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N. 117
COMITATO SCIENTIFICO
Paolo Bellini (Università degli Studi dell’Insubria, Varese-Como)
Claudio Bonvecchio (Università degli Studi dell’Insubria, Varese-Como)
Mauro Carbone (Université Jean-Moulin, Lyon 3)
Morris L. Ghezzi (Università degli Studi di Milano)
Antonio Panaino (Università degli Studi di Bologna, sede di Ravenna)
Paolo Perticari (Università degli Studi di Bergamo)
Susan Petrilli (Università degli Studi di Bari)
Augusto Ponzio (Università degli Studi di Bari)
IL CLAMORE
DELLA FILOSOFIA
Sulla filosofia francese contemporanea
A cura di
Paolo Aldo Rossi – Paolo Vignola
MIMESIS
Filosofie
© 2011 – MIMESIS EDIZIONI (Milano – Udine)
Collana: Filosofie n. 117
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INDICE
PREFAZIONE p. 7
AUTORI p. 233
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PAOLO VIGNOLA
LA NIETZSCHE RENAISSANCE
TRA DELEUZE E DERRIDA
La parabola francese
la realtà è la lotta mortale tra gli uomini, per degli obiettivi derisori – si mette in
gioco la propria vita per difendere una bandiera, per ottenere riparazione da un’in-
giuria, etc – ogni filosofia che ignora questo fatto fondamentale è una mistificazio-
ne idealista: tale è, messo sotto una forma brutale, l’insegnamento di Kojève7.
tutta la questione è allora sapere se, in questo movimento, è l’altro che sarà
stato condotto allo stesso, oppure se, per sbarazzarsi simultaneamente del ra-
zionale e dell’irrazionale, dello stesso e dell’altro, la ragione avrà dovuto meta-
morfizzarsi, cessare di essere la stessa e farsi altra/o con l’altro14.
Nietzsche renaissance
Per giungere alla Nietzsche renaissance che a partire dai primi anni ses-
santa, e per più di un ventennio, ha segnato numerevoli produzioni edi-
toriali nonché grandi convegni internazionali come quelli di Royamount
(1964) e Cerisy-la-Salle (1972), è necessario comprendere il ruolo di alcu-
ne importanti tendenze interpretative che si sono prodotte in merito al cor-
pus nietzscheano attorno alla metà del Novecento in Europa. La storia della
lettura e della ricezione di Nietzsche nel Novecento, nella sua interezza
e complessità, è sicuramente uno sterminato paesaggio di interpretazioni
inconciliabili tra loro, ma possiamo riscontrare una ‘linea di inattualità’
che attraversa la ricezione tedesca e quella francese, mostrando – in par-
ticolar modo con Löwith, Jaspers, Bataille – l’intempestività del pensiero
nietzscheano di fronte agli esiti della metafisica occidentale e davanti allo
scenario storico-politico che andava profilandosi.
Sia pure con le dovute distinzioni, i filosofi della Nietzsche renaissance
hanno trovato diversi punti in comune nelle loro esigenze di portare il pen-
siero al di là della dialettica e dell’esistenzialismo, prediligendo in Nietz-
sche l’aspetto inattuale, vitalistico ed affermativo, il metodo a-sistematico,
e lo stile della sua scrittura come evasione dalle categorie classiche della
metafisica e dell’argomentare filosofico rigoroso.
Inoltre, se concepiamo la storia della filosofia contemporanea non come
una successione lineare ed un semplice avvicendamento di teorie e pro-
blematiche, ma piuttosto come una condensazione di strati eterogenei, la
cui provenienza è dislocata in sentieri concettuali che possono ricondurre
a svariate dottrine di pensiero, possiamo osservare come Nietzsche non sia
stato necessario solo per una evasione dalla dialettica, ma anche per una
critica filosofica delle posizioni strutturaliste. Il filo conduttore tra queste
due esigenze risiede in una interpretazione della genealogia e del sistema
delle forze nietzscheano completamente intrecciati, per ricercare, nel corso
dell’evoluzione di un concetto o di un’istituzione, le “forze reattive” che
92 Il clamore della filosofia
hanno contribuito alla sua formazione. Non solo, per quanto riguarda que-
sto altro aspetto, non bisogna uscire dalla Francia, ma gli stessi autori che
compiono il passaggio da Hegel a Nietzsche sono anche coloro che dallo
strutturalismo giungono a ciò che, soprattutto per esigenze storiografiche,
si suole chiamare post-strutturalismo. Quest’ultimo si caratterizza essen-
zialmente, come dichiarò Foucault, nell’applicazione di alcune istanze del-
lo strutturalismo in ambito filosofico – in primis la questione di una critica
del protagonismo del soggetto – venutesi ad intrecciare con il ritorno a
Nietzsche degli anni Sessanta15.
Ora, e questo è il carattere del post che allontana il movimento dai suoi
predecessori – poiché inserendo Nietzsche nella struttura quest’ultima ten-
de a saltare –, se lo strutturalismo aveva sostituito al soggetto e alla libertà
umana la forza della struttura intesa come l’ordine delle relazioni di signi-
ficato nelle quali l’uomo è inserito, il post-strutturalismo mette in dubbio
l’immutabilità di tale ordine, concentrandosi attorno al concetto di genesi e
di produzione di tali strutture. In più, ed ecco l’intreccio, se il metodo gene-
alogico di Nietzsche sarà dunque ciò che più potrà interessare il post-strut-
turalismo, il carattere vitalistico ed energetico della filosofia nietzscheana
verrà a sostituire il formalismo e la staticità dello strutturalismo, tramite
i concetti appunto di “energia”, “forza” e “produzione”. Se le differenze,
per lo strutturalismo, erano ciò che poteva permettere la conoscibilità della
struttura, per i post-strutturalisti esse determinano la genesi stessa degli
ordini simbolici. Una genesi, una produzione impersonale, lavorerebbe
incessantemente producendo la stessa soggettività non più immutabile,
ma reinscritta in processi di soggettivazione temporanei. In tal maniera i
rapporti sociali, così come il linguaggio e, nel caso di Deleuze e Guattari,
la psicanalisi, vengono valutati in termini energetici, cosicché il pensiero
dovrà andare alla ricerca di ciò che imprigiona o canalizza il libero flusso
delle energie produttive. Tra gli agenti imprigionatori si ritrovano – oltre
la struttura –, la dialettica, la soggettività e, in particolare per Deleuze,
l’economia negativa del desiderio. Dato l’intreccio tra ermeneutica niet-
zscheana ed elaborazione concettuale singolare, possiamo allora dire che
l’interpretazione di Nietzsche da parte di questi autori, in particolare De-
leuze, Foucault e Derrida, per ciò che concerne queste quattro tematiche,
risulti al tempo stesso caratterizzante e caratterizzata da il superamento
dello strutturalismo.
Genealogia vuol dire valore dell’origine e, al tempo stesso, origine dei va-
lori. Genealogia si contrappone tanto al carattere assoluto dei valori quanto al
loro carattere relativo e pratico. Genealogia significa elemento differenziale dei
valori da cui deriva il loro stesso valore. Genealogia vuol dire dunque origine e
nascita dei valori, ma anche differenza e distanza nell’origine […] l’elemento
differenziale non è mai critica del valore dei valori senza essere anche elemento
positivo di una creazione. Perciò Nietzsche non considera mai la critica come
reazione ma come azione18.
18 G. Deleuze, Nietzsche et la philosophie, PUF, Paris 1962, pp. 2-3; Id., Nietzsche e
la filosofia, trad. it. S. Tassinari, introd. e cura di G. Vattimo, Colportage, Firenze
1978. Nuova edizione a cura di F. Polidori, trad. it. F. Sossi, Feltrinelli, Milano
1992, p. 5. Dalla prossima citazione di questo testo indicheremo tra parentesi le
pagine che si riferiscono all’originale francese.
19 U. Fadini, Deleuze plurale, per un pensiero nomade, Pendragon, Verona 1999, p.
39.
La Nietzsche renaissance tra Deleuze e Derrida di P. Vignola 95
21 Ibidem.
22 U. Fadini, Deleuze plurale, cit., p. 115.
23 G. Deleuze, Pensée nomade, in AA. VV, “Nietzsche aujourd’hui”, UGE, Paris
1973 [atti del convegno di Cerisy-la-Salle], ora in G. Deleuze, L’île déserte, textes
et entretiens, cit., pp. 357; Id., Pensiero nomade, trad. it. D. Tarizzo, in Nietzsche e
la filosofia, Einaudi, Torino 2002, p. 315. Dalla prossima citazione di questo testo
indicheremo tra parentesi le pagine che si riferiscono all’originale francese.
La Nietzsche renaissance tra Deleuze e Derrida di P. Vignola 97
questo gioco di forze è ciò che permette a Deleuze un’acuta risoluzione del
problema posto da alcuni testi nietzscheani, tacciati di più o meno larvato
antisemitismo o accusati di essere propedeutici ai fascismi. Lo stesso me-
todo nietzscheano della distinzione delle forze e del loro ruolo all’interno
dell’interpretazione offrirebbe la chiave di lettura dell’aforisma, così come
di tutti gli altri scritti, non consegnando il pensiero del filosofo di Röcken
a nessun ideologia politica se non sulla base delle reali forze in grado di
impadronirsene.
Un aforisma è un gioco di forze, uno stato di forze che restano esterne le une
alle altre. un aforisma non vuol dire nulla, non significa nulla, e non possiede né
significanti né significati. Altrimenti non faremmo che restaurare l’interiorità di
un testo. Un aforisma è uno stato di forze, l’ultima delle quali, la più recente, la
più attuale e la provvisoriamente ultima è sempre la più esterna24.
30 J. Derrida, Nous autres Grecs, In Nos Grecs et leurs modernes, ed. B. Cassin,
Paris 1992, p. 258 (trad. nostra).
31 Cfr. J. Derrida, Della Grammatologia, cit., (pp. 30-33) pp.36-39.
La Nietzsche renaissance tra Deleuze e Derrida di P. Vignola 101
il quale non sarebbe già presente nella sua purezza e solamente da scoprire,
ma da inventare o da trasformare soprattutto grazie allo stile – di scrittura
e di lettura –, ogni volta diverso, di un particolare filosofo. In questo primo
testo dedicato a Nietzsche, Derrida riprende diversi aforismi della Gaia
Scienza e del Crepuscolo degli idoli per mostrare il singolare rapporto che
lo stile di scrittura nietzscheano intrattiene con la figura della donna e con
il tema della verità. Lo stile stesso sarebbe espresso sia in questo rapporto
tra donna e verità, nella plurivocità del senso e dei sensi, sia nell’utilizzo
dell’aforisma e delle figure che in quanto maschere avrebbero un ruolo
squisitamente filosofico, non riconosciuto nella sua profondità da Heideg-
ger. Il rovesciamento del platonismo, che dovrebbe coincidere con un suo
superamento, non consiste nella semplice inversione dei valori, e dunque
nel conferire alla donna l’essenza della verità. Si tratterà piuttosto di mo-
strare, tramite la strategia della scrittura e la figura stessa della donna, una
non-verità della verità, il che significa una “verità plurale”:
Modello della verità [la donna], essa è dotata di un potere di seduzione che
regola il dogmatismo, fuorvia e prende in giro gli uomini, i creduli, i filosofi.
Ma siccome, per quanto la riguarda, essa non crede alla verità, anche se ripone
il proprio interesse in questa verità che non la interessa, la donna è ancora il
modello: stavolta, il buon modello, o piuttosto il cattivo modello in quanto
buon modello: si esercita nella dissimulazione, nel vezzo, nella menzogna,
nell’arte, nella filosofia artiste: è un potere di affermazione.32
32 J. Derrida, Eperons les styles de Nietzsche, Flammarion, Paris 1978, p.28; Id.,
Sproni. Gli stili di Nietzsche, trad. it. di S. Agosti, Adelphi, Milano 1991, p. 40.
Dalla prossima citazione di questo testo indicheremo tra parentesi le pagine che si
riferiscono all’originale francese.
33 J. Derrida, Sproni, cit., (p. 79) p. 90.
102 Il clamore della filosofia
mulazione, la storia dell’essere come storia nella quale nulla, nessun essente si
produce, ma solo il processo senza fondo dell’Ereignis, la proprietà dell’abis-
so che è necessariamente l’abisso della proprietà ed anche la violenza d’un
evento che si produce senza essere.34
35 Cfr. J. Derrida, Otobiographies, Galilée, Paris 1984, p. 59; Id., Otobiografie, l’in-
segnamento di Nietzsche e la politica del nome proprio, trad. it. di R. Panettoni, Il
poligrafo, Padova 1993, p. 79.
36 Ibidem.
104 Il clamore della filosofia
39 Ibidem.