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L’Umanesimo
italiano. Filosofia
e vita civile nel
Rinascimento
di Eugenio Garin
Edizione di riferimento:
L’Umanesimo italiano. Filosofia e vita civile nel
Rinascimento, Laterza, Roma-Bari 1986
Sommario
Introduzione 1
1. Umanesimo e filosofia 1
2. Esigenze filologiche nuove 6
3. Umanesimo e storia 9
4. Umanesimo e platonismo 12
5. Le origini dell’umanesimo 13
6. Umanesimo e antichità classica 17
Le origini dell’umanesimo 21
1. Lettere umane e vita civile 21
2. L’analisi della vita interiore 25
3. La polemica contro le scienze della natura 28
4. Coluccio Salutati 32
5. Il primato della volontà in Coluccio Salutati 35
6. Le leggi e la medicina 40
La vita civile 46
1. La scuola del Salutati e Bernardino da Siena 46
2. Leonardo Bruni 51
3. Poggio Bracciolini e il valore dei beni terreni 54
4. Il mondo delle passioni e il valore del piacere 59
5. Il Valla e le scienze morali 63
1. Umanesimo e filosofia
1
A. POLIZIANO, Prose volgari inedite e poesie latine e
greche edite e inedite, raccolte e illustrate da I. Del Lungo,
Firenze 1867, p. 80.
2
Cfr. E. TROILO, Averroismo e Aristotelismo padovano,
Padova, 1939 (e G. TOFFANIN, Per l’Averroismo padovano,
Lettera a E. Troilo, «La Rinascita», 1939, 5; B. KIESZKOW-
SKI, Averroismo e Platonismo in Italia negli ultimi decenni del
sec. XV, «Giornale Critico della Filos. Itatiana», 1933, 4).
3
G. SARTON, Science in the Renaissance, in J. W.
THOMPSON, G. ROWLEY, F. SCHEVILL and G. SAR-
TON, The Civilization of Renaissance, Chicago, 1929, p. 79
(cfr. W. F. FERGUSON, The Renaissance in Historical
Thought, Five Centuries of Interpretation, Cambridge Mass.,
1948, p. 384; L. THORNDIKE, Renaissance or Prenaissan-
ce?, «Journal of the History of Ideas», IV (1943), pp. 65-74);
B. NARDI, Il problema della verità. Soggetto e oggetto del co-
noscere nella filosofia antica e medievale, Roma, 1951, pp. 58-59
(e, nella seconda ed. del 1952, p. 61, n. 105, la ulteriore precisa-
zione polemica); G. BILLANOVICH, Petrarca letterato. I. Lo
scrittoio del Petrarca, Roma, 1947, pp. 415 e sgg. Una visione in
tutto diversa, e una valutazione non dissimile da quella sostenu-
ta in queste pagine, può invece trovarsi nel volume di MARIE
BOAS, The Scientific Renaissance, 1450-1630, London, 1962.
4
Cfr. B. CROCE, Lo storicismo e l’idea tradizionale della
filosofia, «Quaderni della Critica», 13 marzo 1949, pp. 84-85.
5
Una prospettiva, appunto, «classificatoria», in P. O. KRI-
STELLER, Movimenti filosofici del Rinascimento, «Giornale
critico d. Filos. it.», 1950, pp 275-88, da integrarsi con Huma-
nism and Scholasticism in the Italian Renaissance, « Byzantion»,
7
SALUTATI, De fato, fortuna et casu, II, 6, Laur. 53, 18,
fol. 11 v-12r, ove lamenta anche che «usque adeo pauci sunt,
qui studiis humanitatis indulgeant, licet illa commendentur ab
omnibus, placeant multis et aliqui delectentur in ipsis» (cfr.
Vat. lat. 2928, fol. 5 r.)
8
Cfr. l’edizione della Destructio di Averroè pubblicata dal
Nifo a Venezia nel 1497; di E. BARBARO le Epistole a cura di
V. Branca, Firenze, 1943, I, p. 45 sgg.
3. Umanesimo e storia
9
B. L. ULLMAN, Leonardo Bruni and the Humanistic Hi-
storiography, «Medievalia et Humanistica», 1946, pp. 45-61
(cfr. H. BARON, Das Erwachen des historischen Denkens im
Humanismus des Quattrocento, «Hist. Zeitschrift», 1933). Su
humanitas, studia humanitatis e φίλανθρωπία cfr. del
Guarino il commento alla Retorica (Naz. di Firenze, II, I, 67,
10
Cfr. in proposito gli studi di A. MAIER, An der Grenze
von Scholastik und Naturwissenschaft, Roma, 19522 ; Die Vor-
läufer Galileis im 14. Jahrhundert. Studien sur Naturphilosophie
der Spätscholastik, Roma, 1949: Zwei Grundprobleme der scho-
lastichen Naturphilosophie, Roma, 19512 ; Metapysische Hin-
tergründe der spätscholastischen Naturphilosophie, Roma, 1955;
Zwischen Philosophie und Mechanik, Roma, 1958.
11
Nell’Examen vanitatis doctrinae gentium.
4. Umanesimo e platonismo
5. Le origini dell’umanesimo
12
È inutile ripetere qui quanto espone lungamente il Fergu-
son nell’opera sopra citata. Ma cfr. anche di F. SIMONE,
La coscienza della Rinascita negli umanisti francesi, Roma, 1949
e La «reductio artium ad Sacram Scripturam» quale espressio-
ne dell’umanesimo medievale fino al secolo XII, «Convivium»,
1949, pp. 887-927. Sul XII sec. cfr. W. A. NITZE, The so
called Twelfth Century Renaissance, «Speculum», XXIII, 1948
pp. 464-71; e sono da leggersi le conclusioni di HANSLIE-
BESCHÜTZ, Mediaeval Humanism in the Life and writings of
John of Salisbury, London, 1950, p. 94: «his thought... was de-
termined on the whole by traditional forms of ecclesiastical li-
terature... His humanistic outlook, for which antiquity was a
kind of picture book: illustrating the types of twelfth-century
life seems... to have been intimately connected with the archaic
stage of European systematic thougth». Ugualmente negativi
sono, in fondo, i dotti e accurati studi di R. WEISS, The Dawn
of Humanism in Italy, London, 1947 e Il primo secolo dell’uma-
mesimo, Roma, 1949, che mostrano con assoluta evidenza co-
me «quel primitivo umanesimo, non resultante né da una rea-
zione a una forma di speculazione filosofica, né da un consape-
vole desiderio di una renovatio studiorum o da una speranza di
un’età d’oro», non fosse in sostanza niente affatto parente del-
l’umanesimo rinascimentale, ma «spontaneo e naturale svilup-
po degli studi classici così come erano coltivati durante il tar-
do Medioevo». L’onesta conclusione del Weiss, che non toglie
nulla all’utilità di cosiffatte preziose ricerche, ricolloca nella sua
giusta luce lo stacco netto della nuova forma di cultura, che è
davvero una nuova visione della vita.
13
RICHER, Histoire de France (888-995), éd. R. Latouche,
Paris, 1930-37, II, pp. 224-31.
14
Cfr. Laur, XXXII, 46 (Teocrito), Magliab. VII, 973
(commento a Stazio).
15
Cfr. E. CALLOT, La Renaissance des Sciences de la vie
au XVI.me siècle, Paris, 1951, p. 14 sgg. Il Callot deve
constatare, senza capirne la ragione, questa funzione positiva
dell’umanesimo; ma la ragione è chiara a chi abbia mente
a comprendere, e va ricercata in una «educazione» e nella
conquista di un metodo, di una logica.
16
Cfr. il curioso e importante testo del Naudé pubblicato
dal Croce nei «Quaderni della Critica», 10 marzo 1948, pp.
116-17. (A proposito delle questioni generali sopra discusse
sono ora da vedere: B. L. ULLMAN, Studies in the Italian Re-
naissance, Roma, 1955; G. SARTON, The Appreciaton of An-
cient and Medieval Science during the Renaissance, 1450-1600,
Philadelphia, 1955; C. DIONISOTTI, Discorso sull’umanesi-
mo italiano, Verona, 1956. Sul problema della periodizzazione
fondamentale è la relazione di D. CANTIMORI, La periodiz-
zazione dell’età del Rinascimento nella storia d’Italia e in quella
d’Europa, X Congresso Int. di Scienze Storiche, 1955, Relazio-
ni, vol. IV, Firenze, 1955, pp. 307-334. Una messa a punto di
alcuni aspetti della discussione si trova nei due scritti di W. K.
FERGUSON, Italian Humanism: Hans Baron’s Contribution,
e di H. BARON, Moot Problems: Answer to Ferguson, usciti
nel «Journal of the History of Ideas», 19, 1958, pp. 14-34).
LE ORIGINI DELL’UMANESIMO
17
LEONARDO BRUNI, Vita di Messer Francesco Petrar-
ca, ap. PHILIPPI VILLANI Liber de civitatis Florentinae fa-
mosis civibus... cura et studio G. C. Galletti, Florentiae, 1847,
p. 53; JULII CAESARIS SCALIGERI Poetices libri VII, VI,
I (Apud Petrum Santandreanum, 1594, p. 765): «de integro re-
diviva novam sub Petrarcha pueritiam inchoasse... visa est»; G.
J. VOSSII De historicis latinis, Lugd. Batav. 1651, p. 524. Il
che non esclude, in molti, l’idea che le «tenebre» fossero dura-
te meno, e cioè solo tre secoli, fino alla venuta di Carlo Magno.
Domenico Silvestri, amico del Salutati, autore di un De insulis
et earum proprietatibus (ed. C. Pecoraro, Palermo, 1955, «Atti
d. Acc. Science, Lettere e Arti», s. IV, vol. 14, 1953-54; sul S.
cfr. P. G. RICCI, Per una monografia su D. S., «Annali Scuola
Normale Sup. Pisa», 1950, pp. 13-24; R. WEISS, Note per una
monografia su D. S., ivi, pp. 198-201), in un’epistola a Giulia-
no Zonarini (ms. Naz. Firenze, II, IV, 109, f. 79 v) «cum Flo-
rentia tribus seculis latuisset». Non diversamente Donato Ac-
ciaiuoli nella vita di Carlo Magno (ms. Naz. Firenze, II, II, 10).
Filippo Villani riporta a Dante il merito di aver tratto le lette-
19
PETRARCA, Familiar. rer., I, 9 (ed. ROSSI-BOSCO,
vol. I, Firenze, 1933, p. 45 sgg.).
20
PETRARCA, Familiar. rer., III, 12 (vol. I, pp. 128-131).
21
I testi in K. BURDACH, Rienzo und die geistige Wand-
lung seiner Zeit, Berlin, 1913-28. Per la Vita Caesaris e l’idea-
le dell’uomo completo è da vedere R. DE MATTEI, Il senti-
mento politico del Petrarca, Firenze, 1944, p. 103 e sgg. Sul-
la composizione dello scritto cfr. anche G. MARTELLOTTI,
Petrarca e Cesare, «Annali Scuola Normale Sup. di Pisa», 1947,
pp. 149-158 (su alcuni aspetti dell’opera di Cola v. JOSEF
MACEK, Racines sociales de l’insurrection de Cola di Rienzo,
«Historica», VI, Praha, 1963, pp. 45-107).
22
PETRARCA, Familiar. rer., IV, I (vol. I, p. 153 e
sgg.). Su Dionigi e la celebre lettera (del 26 aprile 1336) v. U.
MARIANI, Il Petrarca e gli agostiniani, Roma, 1946, p. 31 sgg.,
p. 41 (Dionigi aveva anche commentato Valerio Massimo)
23
PETRARCA, Familiar. rer., VIII, 4 (vol. II, p. 164):
«nemo est qui se moriturus credat». L’Autobiografia, il Secreto
e Dell’ignoranza sua e d’altrui, a cura di Angelo Solerti, Firenze,
1904, p. 170.
24
PETRARCA, Seniles, XI, 14.
25
PETRARCA, Dell’ignoranza sua e d’altrui, pp.
272-73. [Sulla polemica del Petrarca, sui suoi «amici»,
sull’«averroismo», cfr. P. O. KRISTELLER, Petrarca’s
«Averroists». A Note on the History of Aristotelians in Veni-
ce, Padua and Bononia, «Mélanges Augustin Renaudet», «Bibl.
Humanisme et Renaissance», IV, 1952, pp. 59-65; ID., Il Pe-
trarca, l’Umanesimo e la Scolastica a Venezia, nel vol. La civiltà
veneziana del Trecento, Firenze, 1956, pp. 147-8; B. NARDI,
Letteratura e cultura veneziana del Quattrocento, nel vol. La
civiltà veneziana nel Quattrocento, Firenze, 1957, pp. 101-45].
26
PETRARCA, loc. cit., p. 289.
27
PETRARCA, Invectiva in medicum quendam; Opera, Ba-
silea, 1581, p. 1087 sgg. Una buona edizione critica delle Invec-
tive ha dato Pier Giorgio Ricci (Roma, 1960) che vi ha oppor-
tunamente aggiunto il volgarizzamento di Domenico Silvestri.
28
PETRARCA, Senil., III, 7; Opera, p. 778.
29
Alcuni temi fondamentali, suscettibili di ampi sviluppi,
si trovano nei saggi del Michalski, pubblicati fra il 1924 o il
1938 (v. l’elenco in«Giornale crit. d. filos. it.», 1948, pp.
386-87), a proposito del dissolversi della Scolastica. Perché è
difficile trascurare l’amicizia di Geri d’Arezzo con l’occamista
arditissimo fra’ Bernardo, che fu in relazione con Nicola di
Autrecourt (è questo, infatti, il Bernardo di cui parla il WEISS,
Il primo secolo cit., p. 190), o quello che scrive il Salutati al
logico nominalista Pietro Alboino da Mantova, convertitosi alla
poesia (sul quale v. quanto ho scritto sul «Giornale critico»,
1948, pp. 203-4, 389-90): «enuda sophismatum apparentiam;
redde nobis rerum noticiam... tum velim de poetica cogites».
30
Cfr. L. MINIO-PALUELLO, Il«Fedone» latino con
note autografe del Petrarca, «Rendic. Acc. Lincei», Cl. sc. mor.,
IV; 4 (1949, pp. 107-113; Plato Latinus, II, Phaedo, Londini,
1950, p. XII.
31
PETRARCA, Senil. IV, 6-7.
32
ALESSANDRO WESSELOFSKY, Il Paradiso degli Al-
berti; Ritrovi e Ragionamenti del 1389: romanzo di Giovanni da
Prato, Bologna, 1867. Sul Marsili cfr. U. MARIANI, op. cit.,
p. 66 sgg. Singolare interesse, fra i documenti editi dal Wes-
selofsky, ha il poemetto in lode di Occam composto dal Cie-
co degli Organi [su cui cfr. C. VASOLI, Polemiche occami-
ste, «Rinascimento», III, 1952, pp. 119-41] Per la polemica
retorica-dialettica, oltre i «dialoghi» del Bruni, son da vedere i
testi pubblicati da A. MANETTI, Roberto de’ Rossi, «Rinasci-
mento», II (1951), pp. 33-55.
33
LEONARDO BRUNI, Dialogi ad Petrum Histrum, ap.
MEHUS, Historia litteraria florentina (AMBROSII TRA-
VERSARII Latinae Epistolae, I), Florentiae, 1759, p. CCLX-
XXIII.
4. Coluccio Salutati
34
COLUCCIO SALUTATI, Epistolario, ed. Francesco
Novati, vol. I, Roma, 1891, pp. 178-79.
35
G. MANETTI, De illustribus longaevis, Cod. Urb. lat.
387 (in F. NOVATI, op. cit., IV, 2). Invectiva LINI COLU-
CII SALUTATI... In Antonium Luschum Vicentinum..., Flo-
rentiae, 1825, pp. 21-22, 54. Cfr. AENEAE SYLVII In Eu-
ropam sui temporis, LIV (Opera, Basilea, 1571, p. 454): «com-
mendanda est multis in rebus Florentinorum prudentia, tum
maxime quod in legendis cancellariis, non iuris scientiam, ut
pleraeque civitates, sed oratoriam spectant et quae vocant hu-
manitatis studia. Norunt enim recte scribendi dicendique ar-
tem, non Bartholum aut Innocentium, sed Tullium Quintilia-
numque tradere... Coluccius, cuius ea dicendi vis fuit, ut Galea-
cius Mediolanensium princeps, qui patrum nostrorum memo-
ria gravissimum Florentinis bellum intulit, crebro auditus est
dicere, non tam sibi mille Florentinorum equites quam Colucii
scripta nocere...»
36
C. SALUTATI, De saeculo et religione, I, I.
37
C. SALUTATI, Epistolario, II. p. 303-307.
38
De fato, II, 8, Cod. Vat. lat. 2928, fol. 16r.
39
Epist., III, pp. 416-20.
41
De fato, II, 10-11, fol. 23v-31v. JOHANNIS DOMI-
NICI, Card. Sancti Sixti, Lucula Noctis, ed. E., Hant, Notre
Dame, Indiana, 1940.
42
De nobilitate legum et medicinae, 5.
43
Ep. Regi Navarrae (1376), ms. Marucell. (Firenze), C, 89,
48r.
6. Le leggi e la medicina
44
Cod. Magliabech., cl. VIII, 1445, fol. 166v: «Uraniam
autem cum Venere collocamus, nam grece uros latine ignis est,
neos novum, et ipsa Venus, amoris ut inquiunt dea, novos ignes
admovet... Huic non incongruenter rhetoricam deputamus,
cuius est proprium animos accendere et novos estus in audi-
torum mentibus generare...» Su mitologia e poesia in Boccac-
cio cfr. V. BRANCA, Motivi preumanistici nell’opera del Boc-
caccio, in Pensée humaniste et tradition chrétienne au XV.me et
XVI.me siècles, Paris, 1950, pp. 69-85 (Il De Hercule del S. è
uscito a cura dell’Ullman, Zürich, 1951, 2 voll.; e, sempre a cu-
ra dell’Ullman, anche il De saeculo et religione, Firenze, 1957).
Per lo sviluppo Mussato-Petrarca-Boccaccio, cfr. G. BILLA-
NOVICH, Pietro Piccolo da Monteforte tra il Petrarca e il Boc-
caccio, in Medioevo e Rinascimento, Studi in onore di B. Nar-
di, Firenze, 1955, pp. 1-76. Sul Salutati, la sua vita e la sua bi-
blioteca, nonché sul complesso dell’opera sua, è da vedere, ora,
B. L. ULLMAN, The Humanism of Coluccio Salutati, Pado-
va, 1963. A proposito della polemica sulla poesia cfr. FRAN-
CESCO DA FIANO, Un opuscolo inedito in difesa della poe-
sia, a cura di M. L. Plaisant, «Rinascimento», N. S., I, 1961, pp.
119-162.
45
Oratio HUGONIS DE SENIS (Laur. gadd. 89, sup.
cod. 27, fol. 125a; cfr. K. MÜLLNER, Reden und Briefe ita-
lienischer Humanisten, Wien, 1899, p. 113): «atqui tollantur
leges, quae civitas, quae universitas, quae domus, quae familia
non illico deficiat? quin immo natura ipsa humana ad nihilum
redigetur... Non immerito nobilissimus ille iuris consultus Ul-
pianus civilem sapientiam veram philosophiam appellat. Huius
disciplinae tanta est vis, tanta potestas, ut vix possit aliquo elo-
quentiae studio enarrari...».
46
LEONARDO BRUNI, Epist. VI, ed. Mehus, II, Floren-
tiae, 1741, p. 50.
47
POGGIO BRACCIOLINI, Opera, Argentorati, 1513,
fol. 19 r v.
48
JOHANNIS ARETINI physici de medicinae et legum
praestantia, Laur. lat., plut. LXXII, 22: «numquam satis, mea
opinione, legalis disciplina laudari potest... haec enim non ru-
sticos solum, vel cives, aut optimates, sed praetores et magistra-
tos compescit et limitat, reges regit, dominis dominatur, impe-
ratoribus imperat...; haec minores a maioribus tuetur paribu-
sque aequitatem servat». Sul mutar delle leggi: «id populi fa-
ciunt, qui diverso quidem tempore varias habent opiniones et
iudicia; nec tamen antiquas sanctasque leges, sed seipsos deci-
piunt aut deludunt... Leges ipsae canones suos vel regulas ser-
vari iubent, quasi dominae sint». Questo e i vari altri testi qui
citati sono stati raccolti da me nel vol. La disputa delle arti nel
Quattrocento, Firenze, 1948, da integrarsi con l’importante stu-
dio di G. F. PAGALLO, Nuovi testi per la ‘disputa delle arti’
nel Quattrocento: la «quaestio» di Bernardo da Firenze e la «di-
sputatio» di Domenico Bianchelli, «Italia Medievale e Umanisti-
ca», II, 1959, pp. 467-481 (e su una replica al Vernia di Pie-
tro Donato Avogaro cfr. BERNARD M. PEEBLES, Studies
in Pietro Donato Avogaro of Verona, «Italia Medievale e Uma-
nistica», V, 1962, pp. 28-9).
49
LAPUS CASTELIUNCULUS, Epist. Roberto Strozzae
(Cod. Ottobon. lat. 1677, fol. 218v). Cfr. MÜLLNER, Reden
und Briefe, p. 249 sgg.: Oratio de laudibus philosophiae, ivi, p.
139 sgg.
50
MAGISTRI JOANNIS DE IMOLA quaestio utrum
scientia civilis vel canonica sit nobilior medicinali, Marcianus lat.
cl. X, 218, fol. 79-82. N. VERNIA, Quaestio an medicina no-
bilior atque praestantior sit iure civili (nella edizione curata dal
Vernia del commento del Burley alla Fisica, cfr. GUALTERII
BURLAEI de physica auscultatione, Venetiis, 1589).
51
Vari opuscoli di ANTONIO DE FERRARIS detto il
GALATEO, Lecce, 1868 (Collana di scrittori di Terra d’O-
tranto, III), pp. 10, 13, 25-26.
LA VITA CIVILE
52
Per la polemica antiastrologica e il pregio infinito dell’ani-
ma cfr. S. BERNARDINO DA SIENA, Le prediche volgari
a cura di P. Bargellini (sono le prediche senesi del 1427), Mila-
no, 1936, predica II, p. 56 sgg.: «L’altro reame è lo spirituale,
il quale è l’anima; la quale anima è sopra tutte le cose corpora-
li, e più gentile che niuna altra cosa corporale. Questa anima è
in altezza e virtù sopra tutta la terra, sopra l’acqua, sopra il fuo-
co, sopra l’aria, sopra ogni cosa che s’appartiene a detti elemen-
RI, Rer. ital. Script., XIX, 3, ed. C. di Pierro, 1926, p. 403 sgg.
Sugli studia humanitatis cfr. Epist., ed Mehus, Florentiae, II, p.
49: «quae propterea humanitatis studia nuncupantur, quod ho-
minem perficiant atque exornent» (v. CAROLI SIGONII de
laudibus studiorum humanitatis, in M. A. MURETI Orationes,
Lugduni, 1590, p. 97).
54
ANGELI DECEMBRII Mediolanensis Ad summum
pontificem Pium II de Politia literaria, Basileae, 1562, p. 6. Po-
litia titeraria significa qui, insieme, la honesta disciplina del Cri-
nito e la elegantia del Valla.
55
LEONARDO BRUNI, Vita di Dante in PHILIPPI
VILLANI Liber, p. 46 (cfr. anche A. SOLERTI, Le vite
di Dante, Petrarca e Boccaccio scritte fino al sec. XVI, Milano,
1904).
56
FR. BARBARI De re uxoria liber in partes duas, ed. A.
Gnesotto in «Atti e Memorie d. R. Accad. di Padova», vol.
XXXII, 1915, pp. 8-103: composto nello stesso clima, i Dialogi
del Bruni, il De ingenuis moribus del Vergerio e il De re uxoria di
F. Barbaro costituiscono, presi insieme, un quadro tipico di un
atteggiamento caratteristico del primo Quattrocento fiorentino,
Il De dignitate matrimonii del Campano in Opera, Venezia,
1595. Utile per la bibliografia è il volume di R. KELSO,
Doctrine for the Lady of the Renaissance, Urbana Ill. 1956.
2. Leonardo Bruni
57
M. FICINI Opera, Basileae, 1565, I, 778-779. ERMO-
LAO BARBARO, Epistolae, Orationes et Carmina, ed. V.
Branca, Firenze, 1943, I, p. 96. Nel Valla l’esaltazione della
carne va ben più in là: «melius merentur scorta et postribula de
genere humano quam sanctimoniales virgines et continentes»
(Opera, Basileae, 1543, p. 924).
58
H. BARON, Leonardo Bruni Aretino, Humanistisch-
philosophische Schriften mit einer Chronologie seiner Werke und
Briefe, Leipzig-Berlin, 1928, p. 73, ove sono contenuti i testi qui
indicati. Sulle traduzioni aristoteliche cfr. quanto di notizie so-
no venuto raccogliendo nel saggio Le traduzioni umanistiche di
Aristotele nel secolo XV, Firenze, 1951 (Accademia di scienze
morali «La Colombaria», VIII). Un discorso a sé meriterebbe-
ro i commenti quattrocenteschi fiorentini all’etica e alla politi-
ca aristoteliche (per qualche tema e indicazione di fonti cfr. la
mia Giovinezza di Donato Acciaiuoli, «Rinascimento», I, 1951,
pp. 43-70).
59
In questo senso sono orientate anche le battute filosofiche
dei Dialogi ad Petrum Histrum del 1401, dove si scherniscono
la fisica e la logica degli occamisti, che anche in Firenze ave-
vano trovato un difensore in Francesco Landini, il Cieco degli
60
Sul significato della partecipazione piena alla «vita civile»
cfr. del Bruni, De militia liber singularis, pubblicato in appen-
dice alle Osservazioni e dissertazioni varie... concernenti... .An-
tonio da Pratovecchio, Livorno, 1764, p. 81 e sgg., e ora, criti-
camente, in appendice al volume di C. C. BAYLEY, War and
Society in Renaissance Florence, Toronto, 1961, pp. 361-97 (ai
mss. usati dal Bayley va aggiunto quello, assai notevole, dell’Ar-
ch. di Stato di Firenze, Strozziane, III, 46, cc. 1-8).
61
POGGIO BRACCIOLINI, Historia disceptativa de ava-
ricia, Opera, fol. 7 r.
62
Un grande interesse ha, in proposito l’atteggiamento attri-
buito, sia pure polemicamente, dal Filelfo al Poggio nel terzo
dialogo delle Commentationes florentinae de exilio (dal ms. au-
63
L. B. ALBERTI, Opera inedita et pauca separatim impres-
sa, Firenze, 1890, p. 169; PANDOLFO COLLENUCCIO,
Agenoria, in Operette morali, Bari, 1929, pp. 15-17.
64
Dell’epistolario del Bracciolini si è usata l’edizione del
Tonelli, 3 voll., Firenze, 1832-61.
65
POGGIO BRACCIOLINI Ad insignem omnique laude
praestantissimum virum Gerardum Cumanum de nobilitate liber,
Opera, fol. 31 v-32 r. Sul concetto della gloria e dei letterati che
danno la gloria cfr. il De infelicitate principum e il De veritate
67
Filelfo, in ms, magliab. VIII, 1445, c. 308-9. Nelle
Commentationes, fol. 81 r, scrive: «si hominem scimus non
animum, non corpus, sed tertium quiddam, quod et animo
constet et corpore, immortali mortalique natura, nequaquam
ambigere nos oportet...».
68
Cfr. del Filelfo, oltre le Epistulae, Venetiis, 1502, il De
morali disciplina, Venetiis, 1552. Numerosi testi in C. DE
ROSMINI, Vita di Francesco Filelfo, Milano, 1808, 3 voll.
69
La lettera del Raimondi, l’unico suo scritto filosofico, fu
pubblicata dal SANTINI, Cosma Raimondi umanista ed epicu-
reo, «Studi storici», 1899, pp. 153-66, di su un codice del libra-
io Martini, e dalla sua stampa fu da me riprodotta e tradotta nei
Filosofi italiani di ’400, Firenze, 1942, pp. 133-49. Successiva-
73
Ma più specialmente per la polemica antimonastica cfr.
il De professione religiosorum, edito nel 1869 dal Vahlen (L.
VALLAE opuscula tria. «Sitzungsber. d. Wiener Akad.,
philos. histor. Klasse», Bd. 61, pp. 7-67, 357-444. Bd. 62,
93-149). Non è qui il luogo di riprendere la questione delle
varie redazioni del De voluptate, e delle eventuali modificazioni
e attenuazioni recate dal Valla. È comunque probabile che una
prima redazione del 1431 ci sia conservata dall’ed. parigina del
1512; una seconda del 1433 nelle stampe di Lovanio (1483)
e di Colonia (1509); la terza, definitiva, nell’Ottoboniano lat.
2075 della Vaticana. L’ed. di Basilea delle opere conserverebbe
un’arbitraria contaminazione delle prime due redazioni (cfr.
M. DE PANIZZA, Le tre redazioni del De voluptate del Valla
«Giornale stor. d. letteratura ital.», 1943, vol. 121, pp.
1-22. La De Panizza è tornata poi sulla questione, integrando e
correggendo, nel saggio su Le tre versioni del «De vero bono»
del Valla, «Rinascimento», VI, 1955, pp. 349-64 (e de vero
bono, non de voluptate, sarebbe il titolo genuino dell’opera).
Una bella traduzione degli Scritti filosofici e religiosi del Valla
ha dato G. Radetti, Firenze, 1953).
74
VALLA, Opera, pp. 906 sgg., 909 sgg., 926 ecc. («Stoicos
pre ceteris imitari studebimus, qui sunt evangelio propinquio-
res», scrive nel 1444 Enea Silvio, Lettere, ed. Wolkan, I, I, p.
342).
75
VALLA, De voluptate, I, 10: «quod natura finxit atque
formavit, id nisi sanctum laudabileque esse non posse. Est hoc
caelum, quod supra nos volvitur, diurnis nocturnisque lumini-
bus distinctum, tantaque ratione, pulchritudine utilitate com-
positum. Quid commemorem maria, quid terras, quid aërem,
quid montes, plana, flumina, lacus, fontes, ipsas etiam nubes
ac pluvias? Quid pecudes, cicures, aves, pisces, arbores, sege-
tes? Nihil invenies non summa... ratione, vel specie vel utilitate
perfectum, instructum, ornatum. Cuius rei una corporis nostri
compago potest esse documento, quemadmodum Lactantius...
manifestissime ostendit in eo libro quem de opificio Dei inscrip-
sit». Ove è da sottolineare il riferimento al luogo ermetico di
Lattanzio, da cui attingerà Giannozzo Manetti. Ma utili paral-
leli potrebbero stabilirsi fra non pochi luoghi del De voluptate
e l’opera del Manetti sull’uomo.
76
Elegant. praef.: «magnum ergo Latini sermonis, sacramen-
tum est, magnum profecto numen...». Cfr. anche Dialectica,
Opera, p. 643 sgg.
77
Elegantiae, Lugduni, 1543, p. 156: «perlegi... digestorum
libros.. et relegi cum libenter, tum vero quadam cum admira-
tione. Primum quod nescias utrum scientia rerum an orationis
dignitas praestet...».
78
Tortellio Aretino viro sapientissimo CASSIUS [Iunius
Cassius o Giovanni Cassi] in «La R. Accademia Petrarca di Arez-
zo a F. Petrarca», Arezzo, 1904, p. 87 (dal Vat. Lat. 3908).
G. BARZIZII. in principium quoddam artium oratio (MÜLL-
NER, op. cit., p. 57). Cfr. CICER. Arch. 2.
79
L. VALLA, Historiarum Ferdinandi Regis Aragoniae libri
tres, Neapoli, 1509; cfr. POLIZIANO, Praefatio in Svetonium,
Opera, Lugduni, 1528 vol. II, pp. 392, 399; PLATINA, Proe-
mium in vit. Pontif., Opera, Colonia, 1529, p. a r. Cfr. anche,
oltre il bel libro di F. GAETA, L. Valla. Filologia e storia nel-
l’umanesimo italiano, Napoli, 1955, G. RADETTI, La religio-
81
Vita Socratis, Cod. Laur. LXIII 30.
82
Dialogus consolatorius de morte filii, Palat. 691 della Naz.
di Firenze, che contiene anche la versione italiana dello stesso
Manetti. Cfr. le notevoli orazioni di G. Manetti sulla «giustizia»
(per es. nei Palat. 51 e 598 della Naz. di Firenze). Una delle
orazioni del M. fu stampata a Torino dai Fanfani (Collezione di
opere inedite o rare, vol. II, 1862, p. 195-201). L’orazione del
Palmieri vide la luce a Prato nel 1850.
83
GUARINO VERONESE, Epistolario, ed R. Sabbadini,
vol. I, Venezia, 1915 («Miscellanea di Storia veneta edita per
cura della R. Deput. Veneta di Storia Patria», Serie III, vol.
84
B. FAZIO, De vitae felicitate, Antverpiae, 1556; stampato
insieme al De excellentia et praestantia hominis con l’Epitomae
de regibus Siciliac et Apuliae di F. Sandeo (Hanoviae, 1611), pp.
106 sgg., 149 sgg.
85
Opera inedita et pauca separatim impressa, ed G. Mancini,
Firenze, 1890, p. 137.
86
De iciarchia, in Opere volgari, ed. Bonucci, Firenze, 1843-
49, vol. III, p. 92.
87
Della Famiglia dell’Alberti seguo l’ed. del Mancini, Firen-
ze, 1908. Il De fortuna del Pontano in Opera omnia, Venetiis,
1518, p. 275 sgg.
88
ALBERTI, Il trattato della pittura, ed. Papini, Lanciano,
1913, pp. 13, 43, 45, 49, 95.
89
Per la rappresentazione che il Landino fa dell’Alberti cfr.
oltre le Disputationes camaldulenses il De vera nobilitate (ms.
Corsin. 433), nonché la cit. prolusione al corso sul Petrarca.
Cfr. FICINI Opera, Basilea, 1561, vol. I, p. 936.
Nel De iciarchia (Opere, ed. Bonucci, vol. III, p. 118 sgg.),
l’Alberti parlerà in termini stoico-ciceroniani delle faville che
natura pose nell’anima dell’uomo perché ne illuminino la mente
con i raggi di ragione.
90
Cfr. A. MASSERON, S. Antonin, Paris, 1926.
91
ALAMANNI RINUCCINI Oratio in funere M. Palme-
rii, in FOSSI, Monumenta ad A. Rinuccini vitam, Florentiae,
1791 «cum enim duplex felicitatis genus, a philosophis propo-
situm, duplicem vivendi conditionem ostendat, et earum una
in communibus vitae civilis actionibus versetur, altera ab om-
ni actione remota, altissimarum rerum adipiscende cognitioni
92
MATTEO PALMIERI, Il libro della vita civile, Firenze
1529, pp. 42-43, 62, 75-76, 120-125. Cfr. Una prosa inedita di
M. Palmieri fiorentino, Prato, 1850, ossia il Protesto del 1437.
Importante la raccolta di orazioni del Riccardiano 2204.
93
M. PALMIERI, La città di vita, a cura di M. Rooke (Smi-
th College Studies in Modern Language, VIII, 1-2) Northampton
Mass., 1927-28.
94
In pieno Cinquecento così scrive al padre da Padova Paolo
Sacrato, nipote del Sadoleto (Epistolarum Pauli Sacrati libri sex,
Lugduni, 1581, p. 11): «haec autem studia maxime inter se
differre non ignoras, quod in his, quibus nunc versor assidue,
rebus agatur, in illis vero, in quibus tu potissimum a me requiris
ut operam consumam, de verbis tantum quaeratur; nec te latet,
si stylo operam dedero, animum meum a philosophia, quae
hominem sapientem reddit, avocatum iri, quod eodem tempore
utraque in re operam ponere nequeam».
95
POLITIANI Lamia, Opera, II, 302.
96
POLITIANI Opera, II, 459.
97
ANGELI POLITIANI Oratio super Fabio Quintiliano et
Statii Sylvis (Opera, II, 384-5): «Nam ut quod caput est, ipsam
tantummodo, qua de hic in primis agitur Rhetoricen inspicia-
mus. Quid est, quaeso, praestabilius quam in eo te unum vel
maxime praestare hominibus in quo homines ipsi caeteris ani-
malibus antecellant? Quid admirabilius, quam te in maxima
hominum multitudine dicentem, ita in haminum pectora men-
tesque irrumpere, ut et voluntates impellas quo velis atque un-
de velis retrahas et affectus omnes, vel hos mitiores vel conci-
tatiores illos emodereris, et in hominum denique animis volen-
tibus cupientibusque domineris? Quid vero praeclarius quam
praestantes virtute viros eorumque egregie res gestas exornare
atque extollere dicendo? Contraque improbos pernitiososque
homines orandi viribus fondere ac profligare, ipsorumque tur-
pia facta vituperando prosternere atque proculcare? Quid au-
tem tam utile tamque fructuosum est quam quae tuae Reipubli-
cae carissimisque tibi hominibus utilia conducibiliaque invene-
ris posse illa dicendo persuadere, eosque ipsos a malis inutilibu-
sque rationibus absterrere?... Haec igitur una res et dispersos
primum homines in una moenia congregavit, et dissidentes in-
ter se conciliavit, et legibus moribusque omnique denique hu-
mano culto civilique convinxit... Quid autem tam munificum,
tamque bene instituitis animis consentaneum, quam calamito-
sos consolari, sublevare afflictos, auxiliari suplicibus, amicitias
clientelasque beneficiis sibi adiungere atque retinere... Nulla
unquam profecto vitae pars, nullum tempus est, nulla fortuna,
nullae aetates, nullae denique nationes, in quibus non maximas
dignitates... facultas oratoria consecuta sit...».
98
BARBARI Epistolae et orationes, ed. Branca, Firenze,
1943, II. 90-93.
99
Le opere del Galateo, a cui ci si riferisce, sono uscite nella
Collana degli scrittori della Terra d’Otranto, Lecce, 1867, voll.
II-IV, XVIII, XXII.
100
PONTANO Dialoghi, ed. C. Previtera, Firenze, 1944,
pp. 143, 194, 207, 221, 238-39.
101
De educatione («Collana degli scrittori della Terra d’O-
tranto», Lecce, 1867). (Ma cfr. la lettera a B. Acquaviva in
A. CROCE, Contributo a un’edizione delle opere di A. Gala-
teo, «Archivio storico per le provincie napoletane», 1937, pp.
20-33).
102
Il Bruni dedicava la traduzione al Salutati affermando che
col nome di Basilio il Grande voleva reprimere l’ignavia e la
perversità dei vituperatori degli studia humanitatis.
103
Lo scritto del Vergerio nella cit. ed. della Gnesotto e nel
vol. L’educazione umanistica in Italia. (Mi sia lecito, per questa
parte, rinviare al vol. su L’educazione in Europa, Bari, 1957, e
alla raccolta di testi, illustrati e tradotti, L’umanesimo, Firenze,
1958).
104
Per l’opera del Vegio cfr. l’ed. a cura di M. Walburg
Fanning e A. Stanislaus Sullivan, 2 voll., Washington, 1933-36.
105
Le opere del Barzizza nella ed. romana del 1728. I testi
del Guarino nell’edizione del Sabbadini.
106
Oltre la vita di Vespasiano da Bisticci cfr. FR. PRENDI-
LACQUA, De vita Victorini Feltrensis dialogus, Padova, 1774.
(Tutti i documenti su Vittorino ho ora raccolti nel cit. volume
su L’Umanesimo pedagogico).
IL PLATONISMO E LA DIGNITÀ
DELL’UOMO
107
A. FABRONI, Laurentii Medicis Magnifici Vita, Pisis,
1784, II, p. 137 e sgg.
108
GUARINO, Epistolario, II, pp. 226-29.
109
MACHIAVELLI, Discorsi sopra la prima deca di Tito
Livio, I, 10.
110
ALAMANNO RINUCCINI, De libertate, ms. Laur.
«Acquisti e Doni», 216; Ravenna, class. 332 (Cfr. ed F. Adorno,
Accademia Toscana di Scienze e Lettere «La Colombaria»,
XXII, 1957, pp. 267-303; Lettere ed Orazioni, ed. V. R.
Giustiniani, Firenze 1953).
111
Cfr. G. PASQUALI, Medioevo bizantino, in «Civiltà
moderna», 1941, p. 289 sgg. (Per una profonda revisione di
questo giudizio cfr. ora F. MASAI, Pléthon et le platonisme de
Mistra, Paris, 1956, e i miei Studi sul platonismo medievale, Fi-
renze, 1958, pp. 155-219; per questo non del tutto appropriati
sembrano certi rilievi di J. IRMSCHER, Theodores Gazes als
griechischer Patriot, «La parola del passato», 78, 1961. p. 161
sgg.).
112
Cfr. A. DELLA TORRE, Storia dell’Accademia platonica
di Firenze, Firenze, 1902; PLETONE, N óµoι, ed. Alexandre,
Paris, 1858; G. CAMMELLI, I dotti bizantini e le origini
dell’umanesimo, I (Crisolora), Firenze, 1941, II (Argiropulo),
113
C. LANDINI Quaestiones camaldulenses ad Federicum
Urbinatum principem (Florentiae, 1480?).
114
C. LANDINI De vera nobilitate, ms. 433 Bibl. Corsini
(36, E, 5) fol. 36-7:
«mercatura enim liberalis et nulla fraude in adulterandis merci-
bus commissa, publice privatimque splendorem affert, multo-
sque locupletiores reddit; plebem autem quae se aliquo artifi-
cio opificiove tueri et famem frigusque a se arcere studet, prop-
teraque ab ignavia ad laborem convertitur abunde alit, et popu-
li qui ex illa ditescunt, ac propterea ad urbem suam publicis sa-
crisque aedificiis ornandam convertuntur, plurima magnificen-
tia illustriores evadunt, ac denique, cum nulla in terris regio ex-
tet, ubi omnia sint, id tamen efficiant mercatores, ut sua opera
atque industria nusquam locorum quicquid desit..., huiuscemo-
di hominum genus, a quibus omnis dolus, omnis fraus absit, li-
beralitas autem ac beneficientia adsit, tamquam dii mortalibus
omnibus salutares esse videntur. Quorsum ergo haec? nem-
pe ut illud concludam, industriae nos mercatoriae plurimum
debere, eosque homines, qui ex plurimarum rerum inopia co-
piam inducant, veluti bene de hominum genere meritos laudan-
dos censeo. Sintne autem omnino inter nobiles reponendi, non-
dum satis intelligo. Materia in qua plurimum versantur pecu-
nia est, cuius quidem studiosi sunt; eos in nullo hominum nu-
mero apud philosophos unquam fuisse videmus. Sed si libera-
litas in his sit atque beneficentia, possunt huiuscemodi virtutes
nobilitatem facile parere»
.
115
P. O. K RISTELLER, The Scholastic Background of Mar-
silio Ficino. «Traditio», 1944, vol. II., p. 257 sgg., ove, pp.
274-316, è pubblicata da un ms. moreniano della Riccardiana
(Palagi, 199) una giovanile Summa philosophie. Un’altra note-
vole lettera-trattato del F. ha dato il Kristeller in «Rinascimen-
to», I, 1950, pp. 35-42. Qualche precisazione sulla formazio-
ne del Ficino nell’anonima vita (ma, forse, opera del Caponsac-
chi), ignota al Della Torre, contenuta nel Palat. 488 della Naz.
di Firenze. (Le ricerche del Kristeller sono ora da vedere nel-
la raccolta di saggi sopra citati. Le biografie del F. sono state
pubblicate da R. MARCEL, Marsile Ficin, Paris, 1958).
116
FICINI Opera, Basileae, 1576, II, 1537-38. Cfr. anche il
prologo al De vita: «ego sacerdos minimus patres habui duos:
Ficinum medicum, Cosimum Medicem. Ex illo natus sum, ex
isto renatus. Ille quidem me Galeno, tum medico tum platonico
commendavit. Hic autem divino consecravit me Platoni».
117
Sul Tignosi cfr. L. THORNDIKE, Science and Thought
in the Fifteenth Century, New York, 1929, p. 161 sgg., 308 sgg.
Ma forse la posizione del Tignosi e in genere dell’aristotelismo
fiorentino è da vedere sotto una luce diversa, mutando anche le
prospettive rispetto al Ficino. Del Tignosi in particolare cfr.
l’opuscolo in difesa dei propri commenti (Naz. di Firenze,
Conv. C., 8, 1800); v. anche il mio studio su Testi minori
sull’anima nella cultura del Quattrocento in Toscana, «Arch. di
filosofia», 1951, pp. 1-36, e, ora, soprattutto A. ROTONDÒ,
Niccolò Tignosi da Foligno, «Rinascimento», IX, 1958, pp. 217-
55.
118
Sulle perdute Institutiones, cfr. Opera, I 929 (KRI-
STELLER, S UPPLEMENTUM F ICINIANUM Florentiae, 1937,
I, CLXIII-IV). Sui Commentariola, Opera, I, 933 (Supplemen-
tum, I, CLXIII; II, 81). Il De voluptate ad Antonium Canisia-
num in Opera, I, 986, sgg.
119
Cfr. il commento in Convivium Platonis de amore, Opera,
II, 1320 sgg. (cfr. anche l’ed. di R. Marcel, Paris, 1956, con
ampia introduzione).
120
Opera, II, 1836.
121
L. LAZZARELLI, Crater Hermetis, Parisiis, 1505 (su cui
cfr. M. Brini, in «Archivio di Filosofia», 1955, Testi umanistici
su l’ermetismo, pp. 23-77).
122
FICINI Opera, II, 1537: «Nos... elaboravimus ut, hac
theologia in luce prodeunte, et poetae desinant gesta myste-
riaque pietatis impie fabulis suis annumerare, et Peripatetici
quamplurimi, id est philosophi pene omnes amoveantur, non
esse de religione saltem communi tamquam de anilibus fabulis
sentiendum. Totus ferme terrarum orbis, a Peripateticis oc-
cupatus, in duas plurimum sectas divisus est, Alexandrinam
et Averroicam. Illi quidem intellectum nostrum esse morta-
lem existimant; hi vero unicum esse contendunt; utrique reli-
gionem omnem funditus aeque tollunt, praesertim quia divi-
nam circa homines providentiam negare videntur, et utrobi-
que a suo etiam Aristotele defecisse, cuius mentem hodie pauci,
praeter sublimem Picum, complatonicum nostrum, ea pietate,
qua Theophrastus olim et Themistius, Porphyrius, Symplicius,
Avicenna, et nuper Plethon interpretantur».
123
Della Christiana Religione, II.
124
Della Christiana Religione, Proemium II.
5. La teologia platonica
125
Crater Hermetis, loc. cit.
126
FICINI Orphica comparatio Solis ad Deum (Opera, I, p.
825 sgg.).
127
FICINI Ep. lib. VI (Opera, I, pp. 812-13).
128
FICINI Argumentum in Platonicam theologiam.
129
FICINO, Sopra lo Amore, ed. Rensi, Lanciano, 1914, p.
121.
130
FICINI Opera, I, 706-16; De sole et lumine, I, 965 sgg.
che patisce la sua azione, trae fuori quello che v’è di be-
ne. Ed ecco, secondo Ficino, la funzione educatrice del-
l’amore socratico, quando Socrate, saggio e buono, «fu
da’ giovani assai più amato, che egli alcuno ne amasse».
Ostetrico egli era perché educava, e cioè traeva fuori; e
«giocondamente», facendosi amare. «La città non è fat-
ta di pietre, ma di uomini; gli uomini si debbono cultiva-
re, come gli alberi quando son teneri: e dirizzare a pro-
durre i frutti». E non si migliorano con le leggi; «tutti
non possiamo essere Licurgi o Soloni. A pochi si dà l’au-
torità di fare leggi. Pochissimi alle leggi date obbedisco-
no». La via feconda è la via socratica. Socrate, amato-
re di Dio, si fece servo devoto di Dio, e, «commosso da
carità di Patria», fu, non l’amatore dei giovani, ma il su-
scitatore dell’amore loro, per trarli al bene, per trarne il
bene, per educarli insomma, facendoli anch’essi, per tra-
mite suo, servi di Dio nella giocondità d’amore. A simi-
glianza di quel vero Amore che noi crediamo cercare e
afferrare, laddove è lui che ci cerca, e ci si fa presente, e
ci conquista; come Platone dice, alato perché dà le ali e
fa volare131 .
Poesia, bellezza, amore sono i termini in cui si risolve
tutta la teologia ficiniana, se ben si guardi oltre la tenue
superficie di una fragile impalcatura concettuale.
131
FICINO, Sopra lo Amore, p. 153 (cap. XVI: Quanto è
utile il vero amatore).
132
Gli opuscoli latini del Del Medigo v. in app. alla edd.
venete della Fisica di Jean de Jandun (p. es. Venetiis 1546).
La lunga epistola al Pico (Parigi, Naz. lat. 6508, fol. 71-72) in
G. PICO D. M., De hominis dignitate ecc., Firenze, 1942, pp.
67-72. L’epistola del Barbaro a Elia, nelle Epistulae del B., ed.
cit., I, 87-90. Sulle letture dei cabbalisti («Li libri di Mitridate»)
v. anche la quasi ignota lettera del Pico del 1489 (Parigi, B. N.,
Autogr. Rotschild, n. 252).
133
L’epistola del Pico nei citati Filosofi italiani del ’400 pp.
428-45; quelle del Barbaro nella cit. ed. Branca, I, 84, 100, 101
sgg. Per le calculationes suiseticae, ivi, II, 22 sgg. Un interes-
sante documento, fin qui sfuggito, dei rapporti del Pico con gli
scienziati contemporanei si trova fra gli scritti del fisico e me-
dico Bernardo Torni (ms. Ricc. 930, fol. 26 r-31 r), professore
in Pisa fra il 1476 e il 1496. (Un’importante messa a punto del
rapporto fra E. Barbaro e i logici ha fatto C. DIONISOTTI,
Ermolao Barbaro e la fortuna di Suiseth, Miscellanea Nardi, pp.
219-53).
134
BARBARO, Epistol., I, p. 8 sgg., 12, 14, 96.
135
SFORZA PALLAVICINO, Opere, Milano, 1834, vol.
II, p. 586. Sono interessanti in proposito, fra le molte, le
orazioni pronunciate a mezzo il ’500 dal Mureto, italiano per
cultura, e dal dottissimo Carlo Sigonio, del quale è da vedere
particolarmente la settima, de studiis humanitatis (Lugduni,
1590, pp. 97-115).
7. L’uomo
136
Vedi l’intera orazione nell’ed. cit., pp. 102-45. (Ma nel
frattempo m’è venuta tra mano quella che fu, forse, la redazione
originaria del celebre discorso, contenuta anonima nel Palat.
8. La pace filosofica
9. La polemica antiastrologica
137
Oraculum de novo saeculo. Ma del Nesi s’è visto lo zibal-
done Magliab. VI, 176 e le orazioni nei mss. Magliab. XXXV,
211 e Ricc. 2204. Per altri spunti mi sia concesso rimandare
al saggio Desideri di riforma nell’oratoria del Quattrocento, nel I
quaderno di a «Belfagor», 1948, pp. 1-11.
138
FRANCESCO SANSOVINO, Del governo et ammini-
stratione di diversi regni et republiche così antiche come moder-
ne, Venetia, 1578, c. 197 r e sgg.
no degno sul più degno, del più opaco sul più chiaro.
Nell’emergere delle forme verso Dio, i cieli, come in ge-
nere il mondo degli elementi, trovano il loro posto al di
qua della coscienza umana. La natura è ordine, è unita
molteplice armonicamente regolata; e di questa armonia
e di questa unità è espressione la causa, intesa come le-
game razionale e logicamente traducibile di tutte le cose.
Il determinismo implicito nell’astrologia giudiziaria, pre-
tendendo di far dipendere la vita interiore, non solo da
modificazioni corporee, ma, attraverso il corpo, da con-
figurazioni celesti, finte a immagine delle divinità paga-
ne, sostituisce alla bella e divina armonia delle cause un
complesso di corrispondenze accidentali e fittizie. Il Pi-
co non esclude, né lo potrebbe, il collegamento fisico del
tutto, ma nega che gli astri abbiano una posizione deter-
minante diretta e, insieme, privilegiata, quasi che, essi so-
li, immediatamente, orientino tutte le vicende della no-
stra vita, e in genere della vita sublunare, caratteri uma-
ni, mutare di regni, sorgere e tramontare di fedi religio-
se (oroscopo delle religioni). Molto acutamente egli tro-
va in tutto questo una reviviscenza, più o meno travisa-
ta, dei culti astrali139 . A Marte o a Giove sono attribuiti
certi influssi, non perché veramente li dimostri operanti
lo studio dei loro raggi, ma perché le divinità corrispon-
denti nell’Olimpo pagano avevano certe attribuzioni. La
virtù non è dell’astro, ma del nome, o meglio del Dio da
cui il nome deriva.
Il Savonarola, tanto sensibile sul piano morale e reli-
gioso, vide bene come la polemica antiastrologica aves-
se essenzialmente una funzione apologetica, e in questo
139
I testi qui usati del Pico, del Savonarola, del Pontano
vedili citati nell’ed. da me curata in due voll. delle Disputationes
del Pico, Firenze, 1946-51. E, ivi, p. 16, il facsimile di una carta
della redazione originaria del De rebus caelestibus del Pontano
dal Vat. lat. 2839.
140
Sulla tragica figura dell’astrologo Lucio Bellanti e sulla
sua attività politica cfr. N. MENGOZZI, Un processo politico
in Siena sul finire del secolo XV, «Bollettino Senese di Storia
patria», 1920.
141
Tono diverso ha il De moribus, ms. Laur. plut. 78, 24,
ove la ricerca morale viene esaltata rispetto all’indagine fisica:
«quid enim animo male affecto proderit, sive reciprocas ele-
mentorum vicissitudines ac nostrorum corporum compaginem
intellexerit, sive ad viscera usque terrae descenderit?». Ben al-
tra la funzione di una civile disciplina: «in agris quondam di-
spersos homines et victu ferino propagantes compulit in una
moenia et in communem societatem convocavit. Haec illos pri-
mo inter se domiciliis coniunxit, deinde coniugiis quasi vincu-
lis quibusdam devinxit; tum sermonum litterarumque commu-
nione formavit. Haec leges sanxit; haec eos ad deorum cultum
erexit, ad ius hominum erudivit, ad fortitudinem excitavit, ad
Se dalla scuola del Valla agli studi ebraici del Pico la fi-
lologia umanistica, operando sul terreno scritturale, pre-
parava una grande offensiva critica; se la «teologia plato-
nica» sboccando nella mistica unione con Dio nel segre-
to dell’anima costituiva il prologo di tanta parte della più
fervida religiosità cinquecentesca, e giustificando le varie
religioni annunciava l’ideale della tolleranza; Savonarola,
impegnato a creare in terra una città umana degna del-
l’uomo, segnava col suo rogo del ’98 il fallimento sul ter-
reno pratico anche di non piccola parte del programma
umanistico.
143
ANNIBALE ROMEI, Discorsi divisi in sette giornate,
Verona, 1586, (Per i nessi fra «filosofia dell’amore» e petrar-
chismo, cfr. ora l’elegante ricerca di L. Baldacci, Il petrarchi-
smo italiano nel Cinquecento, Milano-Napoli, 1957).
144
BENEDETTO VARCHI, Opere, Trieste, 1859, II, p.
531 sgg., cfr. ivi, p. 496 e sgg. (Dell’amore, Lezione una), p.
816 sgg. (Vita di Francesco Cattani da Diacceto).
145
Del Diacceto cfr. I tre libri d’amore, con un panegirico d’A-
more; et con la vita del detto Autore fatta da M. BENEDETTO
VARCHI, in Vinegia, 1566; Opera omnia, Basileae, 1563; gli
scritti vari del ms. Magliab. XII, 47 (e P. O. KRISTELLER,
Francesco da Diacceto and Florentine Platonism in the Sixteenth
Century, «Miscellanea Mercati», Città del Vaticano, 1946, vol.
IV, pp. 260-304 = Studies, p. 287 sgg.).
2. La grazia
146
BALDASSAR CASTIGLIONE, Il Cortegiano, I, 26,
(ed. Cian, Firenze, 1894).
147
GIOVANNI DELLA CASA, Galateo ovvero de’ costu-
mi, Firenze, 1707, p. 75.
148
ROMEI, Discorsi, pp. 13-14.
149
ALESSANDRO SARDO, Discorsi, Venezia, 1586, pp.
13-14.
152
Di S. Erizzo cfr. la lettera a pp. 627-35 della raccolta del
Ruscelli, Lettere di XIII uomini illustri, Venezia, 1560.
153
Del FIRENZUOLA cfr. i Ragionamenti e i Discorsi
(Opere, Firenze, 1848, vol. I, pp. 81-131; II, pp. 239-80;
281-305).
154
ANTONIO BRUCIOLI, Dialogi della naturale philoso-
phia e humana, Venezia, 1544, c. 105 v.
155
NICCOLO VITO DI GOZZE, Dialogo della bellezza
detto Antos secondo la mente di Platone, Venezia, 1581, p. 22
(cfr. i suoi scritti teologici negli Urb. lat. 499-500).
156
Sugli occhi e il vedere cfr. MARIO EQUICOLA, Di Na-
tura d’Amore, Venezia, 1525: «per il vedere riconosce (la men-
te) la vera bellezza della nostra anima, la qual... ha avuto questa
sorte, di poter esser veduta, avendo il simulacro manifesto...».
157
GIULIO CASTELLANI, Opuscoli volgari editi e inedi-
ti, Faenza, 1847, pp. 74-78.
158
FEDERIGO LUIGINI, Il libro della bella donna (in
Trattati del ’500 sulla donna, Bari, 1913); FIRENZUOLA,
Delle bellezze delle donne, I. Ma è ancora da vedere, del Varchi,
il discorso Della bellezza e della grazia (Opere, II, pp. 733-35)
«nel quale si disputa se la grazia può stare senza bellezza».
3. La metafisica d’amore
159
L’elenco degli scolari del Diacceto in VARCHI, Opere,
II, p. 818.
160
ALESSANDRO FARRA, Tre discorsi, Pavia, 1564 (nel
primo si discorre «dei miracoli d’amore», nel secondo della
divinità dell’uomo, imitando e compilando il Pico; nel terzo de
«l’ufcio del Capitano»). Sul valore del Giorgio v. ora un acuto
rilievo del Nardi, «Acta Congr. Schol. Intern.», Romae, 1951,
pp. 625-26.
161
Dell’opera di Leone Ebreo si è usata l’edizione di S.
Caramella, Bari, 1929.
162
Una raccolta di Trattati d’amore del Cinquecento curò
G. ZONTA (Bari, 1912); ma è raccolta inadeguata a dare
un’idea del banalizzarsi di questa produzione. Un buon elenco
in P. LORENZETTI, La bellezza e l’amore nei trattati del
’500, Pisa, 1920, pp. 165-75 («Annali della R. Scuola Normale
Superiore», XXVIII); ma vi sono lacune, non solo per quel
che riguarda lettere e scritti minori, ma anche per la maggior
trattatistica (è omesso il Nifo, De pulchro e De amore, Lugduni,
163
Ragionamento di Mons. PAOLO GIOVIO... sopra i
motti, e disegni d’arme, e d’amore, che comunemente chiamano
imprese. Con un discorso di GIROLAMO RUSCELLI intor-
no allo stesso soggetto, Milano, 1559, p. 54 sgg. Cfr. LUDOVI-
CO DOMENICHI, Ragionamento nel quale si parla d’imprese
d’armi, et d’amore, Milano, 1559.
164
CHRYSOSTOMI JAVELLI CANAPICII... Opera,
Lugduni, 1580, II, 269 sgg. FELICE FIGLIUCCI, Della
166
Vere conclusioni di Platone conformi alla Dottrina christia-
na et a quella d’Aristoteles. Raccolte da Messer FRANCESCO
DE’ VIERI detto il Verino secondo, Firenze, 1589. Del Veri-
no cfr. anche Ragionamento de l’eccellenze et de’ più meraviglio-
si artificii della magnanima professione della Filosofia, Firenze,
1589.
167
AUGUSTINI STEUCHI Eugubini de perenni philoso-
phia libri X, Lugduni, 1540.
168
De perenni philosophia, pp. 77-78: «Coniungunt igitur
dexteram seseque exosculantur vetus et nova theologia, et sae-
culorum intervallis disiunctae redeunt, ipsis philosophis aucto-
ribus, ad amplexum, mutuoque copulantur, et per manus philo-
sophorum ducitur in sacrarium domiciliumque suum Veritas...
O beata palam tempora quibus veritas haec, haec theologia ma-
nifestissima de caelo refulsit, quam philosophi videbant et non
videbant... Quocirca cum sint haec, non nostra solum prae-
dicatione et professione manifesta, sed ipsorum quoque phi-
losophorum testimonio probata, non video quid philosophiam
a theologia disiungat. Nam neque Aristotelem, quem suorum
maiorum theologiam admirantem saepe reperies, possumus ab
istorum consortio, si iudices aequi voluerimus esse, seiungere».
Ancora pp. 561-62: «cuncti naturali consensu atque... ratio-
nis... instinctu, ...universaque philosophia, ...id tandem cuncti
concordes, quasi ratione se ipsam excitante, ...Plato et Aristo-
teles multique alii Philosophorum adeo Clare hunc finem vide-
runt, ut pene miraculum sit, eos ratione vidisse quod post nun-
tius caelestis revelavit... Quamquam, ut dixi, perennis haec fuit
usque ab exordio generis humani philosophia...».
169
JACOBI MANZONII Cesenatis De triplici hominis vi-
ta, activa nempe contemplativa et religiosa, methodi tres, quae-
stionibus quinque millibus centum et nonaginta septem distinc-
tae, in quibus omnes Platonis et Aristotetis multae vero aliorum
Graecorum, Arabum et Latinorum in universo scientiarum orbe
discordiae componuntur, quae omnia publice disputanda Bono-
niae proposuit, Anno salutis, 1577; JACOBI MAZONII Cese-
natis In almo gymnasio pisano Aristotelem ordinarie, Platonem
vero extra ordinem profitentis, in universam Platonis et Aristote-
tis praeludia, sive de comparatione Platonis et Aristotelis, Vene-
tiis, 1597.
170
Le opere di Gian Francesco Pico sono in gran parte rac-
colte nel II vol. della ed. di Basilea, 1573, degli scritti dello zio.
Cfr. anche On the Imagination by G. F. Pico of M., the Latin
text, with an intr. and an English transl. and notes by H. Ca-
plan, Cornell Univ. Press, 1930. A proposito della polemica
intorno all’imitazione cfr. GIORGIO SANTANGELO, La
polemica fra P. Bembo e G. F. Pico intorno al principio d’imita-
zione, «Rinascimento», I, 1950 pp. 323-340. Il Santangelo ha
anche ripubblicato i testi. Firenze, 1954.
L’ARISTOTELISMO E IL PROBLEMA
DELL’ANIMA
1. Pietro Pomponazzi
171
Le opere dell’Achillini son riunite nell’ed. di Venezia,
1508. I commenti del Trapolino sono manoscritti (cfr. B.
NARDI, Appunti sull’averroista bolognese Alessandro Achillini,
«Giornale critico della filosofia italiana», 33, 1954, pp. 67-108).
Del Pomponazzi cfr. l’ed. di Venezia del 1525, e per il De
fato e il De incantationibus l’ed. di Basilea del 1567 a cura del
Gratarol (ma, ora, del De fato è uscita l’ed. critica a cura di R.
Lemay, Lugano, 1957; del De immortalitate cfr. l’ed. Morra,
Bologna, 1954); per le Dubitationes in IV meteor. Arist. lib.
l’ed. veneta del 1563. Dei corsi di lezione fu parzialmente edito
quello sull’anima dal Ferri nel 1877; ma finalmente vengono ora
studiati sistematicamente e pubblicati nelle parti importanti da
Bruno Nardi («Giornale critico della filos. ital.», 1950-56; cfr.
anche Il commento di Simplicio al «De anima» nelle controversie
della fine del sec. XV e del sec. XVI, «Arch. di filosofia» 1951).
172
Il Tomeo raccolse i suoi Dialoghi nel 1524 (ed. Venezia)
e nel 1525 gli Opuscula. Gli scritti filosofici del Contarini, più
volte stampati, sono raccolti nell’ed. veneta del 1588.
173
Quaestiones subtilissimae super tres libros Arist. de an.,
Venetiis, 1552, fol. 131; v. THOMAS DE VIO, Scripta
philosoph., I, Roma, 1938.
2. La polemica sull’immortalità
174
Del Nifo cfr. oltre il De immortalitate animae, Venetiis,
1525, il De intellectu, Venetiis, 1527 e il comm. al De anima,
Venetiis, 1503.
175
SIMONIS PORTII NEAPOLITANI De humana men-
te disputatio, Florentiae, 1551 (la trad. it. del Gelli in un ms.
della Naz. di Parigi). Gli «opuscoli» del Porzio con l’Apologia
del MARTA, Neapoli, 1578.
176
G. CASTELLANI, De humano intellectu libri tres, Bo-
noniae, 1561. Cfr. del Varchi la lezione Sulla creazione ed infu-
sione dell’anima razionale, Opere, II, pp. 311 sgg.
sta è quella cosa, della quale chi più sa, meno ardisce di
ragionarne».
3. Jacopo Zabarella
177
JACOBI ZABARELLAE De rebus naturalibus libri
XXX, Venetiis, 1590.
178
Per i testi sull’anima dei minori aristotelici cfr. E. RE-
NAN, Averroës et l’averroisme, Paris, 1852. F. FIORENTI-
NO, Pietro Pomponazzi, Firenze, 1868; K. WERNER, Der
Averroismus in der christlich-peripat.Psychol. d. späteren Mit-
telalters, Wien, 1881. L. MABILLEAU, Etude historique sur
la philosophie de la Renaissance en Italie. C. Cremonini, Paris,
1881; B. Nardi, La fine dell’averroismo, in «Pensée humaniste»
179
La civil conversatione del Sig. STEFANO GUAZZO,
gentiluomo di Casale di Monferrato, divisa in quattro libri...
nuovamente dall’istesso autore corretta e ...ampliata, Venezia,
1586, pp. 16, 19, 24. Del Guazzo cfr. anche le Lettere, Torino,
1591.
180
ALESSANDRO PICCOLOMINI, L’istrumento della
filosofia, Venezia, 1560; Della institution morale libri XII, in
Venetia, 1582, pp. 125, 133.
181
A. PICCOLOMINI, In mechanicas quaestiones... comm.
de certitudine mathem. discipl., Romae, 1547, p. LXXIII; v.
VARCHI, Opere, II, p. 797.
182
S. ERIZZO, Trattato dell’istrumento e via inventrice degli
antichi Venezia, 1554; Lettere di XIII huomini illustri, pp. 620-
25; GIACOMO ACONCIO, De methodo e opuscoli, ed., G.
Radetti, Firenze, 1944, p. 166.
183
Cfr. ZABARELLA, Opera logica, Francoforte, 1608;
FR. PICCOLOMINI, Universa philosophia de moribus, nella
ed. di Venezia, 1594 (gr. I, cap. XIV-XXIV; Comes politicus,
pro recta ordinis ratione propugnator...) PERSIO, Defensiones;
PETRELLA, Quaestiones logicae, Patavii, 1571 e 1576; del
Varchi cfr. Del methodo, Opere, II, pp. 796 sgg.
184
CAESARIS CREMONINI CENTENSIS... Dialectica,
addita in fine singularum lectionum paraphrasi a Troylo de
Lancettis, Venetiis, 1663, p. 89.
185
M. NIZOLII De veris principiis et vera ratione philoso-
phandi contra pseudo-philosophos libri IV, in quibus statuuntur
ferme omnia vera verarum artium et scientiarum principia... et
praeterea refelluntur fere omnes M. A. Majoragii obiectationes
contra eundem Nicolium, Parmae, 1553. Com’è noto lo scrit-
to fu ripubblicato da Leibniz con introduzione e note, Franco-
forte, 1671 (Antibarbarus philosophicus, sive Philosophia scho-
lasticorum impugnata libris IV de veris ecc.). Sul Nizolio latini-
sta cfr. P. MANUTII Epistularum libri V, Venetiis, 1561, cc.
35-36. (Del De veris principiis del Nizolio abbiamo ora la bel-
la ed. di Q. Breen, 2 voll., Roma, 1956; sul N. v. gli studi del
Breen stesso e i due saggi di Paolo Rossi, nei volumi miscella-
nei La crisi dell’uso dogmatico della ragione, a cura di A. Ban-
fi, Milano, 1953, e Testi umanistici sulla retorica, «Archivio di
filosofia», 1953, pp. 57-92).
rum quae traduntur, esse non solum non falsas sed etiam
non inutiles, non supervacuas, nec impertinentes).
Unica vera scuola filosofica la lettura dei grandi classi-
ci, continua e penetrante, per comprendere la loro paro-
la; e, a un tempo, la comprensione del linguaggio uma-
no comune (intelligentia communis usus loquendi tum eo-
rum, tum etiam populi). Comprensione, questa, che solo
l’esperienza può dare, poiché ci muoviamo, qui, sul ter-
reno della libera creazione umana, completamente auto-
noma. In questa adeguazione di sé alla coscienza degli
uomini, in questa civile conversazione, scopriremo vera-
mente il nostro segreto, e il senso e il valore dell’umanità
nelle sue relazioni (veram sapientiam veramque eloquen-
tiam). E quello stesso appello iniziale ai classici perderà
qualunque equivoco sottinteso di abdicazione alla pro-
pria libertà; sarà null’altro che un mezzo per ritrovare la
propria verità. Dichiaratamente il Nizolio, nel suo quar-
to principio, riafferma la piena indipendenza d’indagine
(libertas et vera licentia, sentiendi ac indicandi de omni-
bus rebus), proprio in omaggio al vero (ut veritas ipsa re-
rumque natura postulat). Oltre ogni autore, al di sopra
di Platone e d’Aristotele, restano, unici e veri maestri, i
sensi, il pensiero e l’esperienza.
Né, d’altra parte, la comprensione scientifica della
realtà significa il rifugio in nebulosi universali, ma l’a-
derenza al reale singolo, afferrato nel suo intimo rappor-
to di sé con sé e con i reali dello stesso genere. Il Nizolio
insiste in una polemica mai interrotta, opponendo all’a-
strazione che finge, oltre gli enti, altri enti fittizi, la com-
prensione con cui la mente afferra, simul et semel, sin-
gularia omnia cuiusque generis. La quale comprensione
poi, come dirà altrove, lungi dal perdersi per entro le nu-
bi dell’astrazione, resta aderente al senso e alla coscien-
za. Insomma, alla logica aristotelica si vuol sostituire una
nuova logica che nasca per entro gli effettivi moti della
interiorità umana, e ne costituisca la concreta consape-
186
Op. cit., I, 7: «respondeo tibi, domine Aristotele, etiam
si nulla erunt universalia stulta et inepta, ut vere non sunt, ta-
men artes et scientiae et definitiones tradentur et erunt de sin-
gularibus et individuis..., non per naturam propriam et priva-
tam, sed per communem et perpetuam successionem aeternis,
nec de omnibus singillatim et seorsum, sed in universum vel
universe, hoc est simul et semel acceptis... Vestrum universa-
le fit per fictam illam et vanam, ut vos appellatis, intellectus
abstractionem a singularibus... Nostrum vero universum effi-
citur per comprehensionem et acceptionem omnium cuiusque
generis singularium simul et semel, sine ulla intellectus a sin-
gularibus abstrahentis ope, sed solo intelligentiae singularia ip-
sa comprehendentis auxilio... Vestrum universale licet per na-
turam existat in singularibus, tamquam nubes quaedam in aere
pendens, ubi sunt ideae Platonis...; nostrum universum et per
naturam est singularibus, et per intellectum non separatur a sin-
gularibus, non magis quam populus et exercitus cum intelligun-
tur a nobis et omnino ipsum nihil aliud est, nisi ipsa singularia
simul et semel per intellectum comprehensa et quasi congrega-
ta... Vestrum universale vos, non solum ab intellectu solo fie-
ri, sed etiam ab intellectu solo cognosci ac percipi vultis, ab ex-
terioribus vero sensibus nequaquam. Nostrum universum, licet
ipsum quoque ab intellectu quodam modo fiat, ita comprehen-
dente, ut dixi, simul omnia singularia, et ab eodem cognosca-
tur intelligaturque, utpote ab ipso comprehensum, tamen per-
cipitur et usurpatur etiam a sensibus tam esterioribus quam in-
terioribus, si non omnino, at certe magna ex parte». Cfr. III,
7, la definizione di comprehensio: «actio quaedam sive operatio
intellectus nostri, qua mens hominis singularia omnia sui cuiu-
sque generis, simul et semel comprehendit, et de eis ita compre-
187
STEFANO GUAZZO, La civil conversazione (Venezia,
1586), p. 14.
188
SPERONE SPERONI, Dialoghi, Venezia, 1552, c. 110
sgg.
189
B. TOMITANO, Quattro libri della lingua toscana... ove
si prova la filosofia esser necessaria al perfetto oratore e poeta con
due libri nuovamente aggiunti di precetti necessari allo scrivere
e parlare con eleganza, III ed., Padova, 1570 (nell’ed. veneta
del ’46 al secondo libro è aggiunta una notevole parafrasi della
Retorica d’Aristotele).
190
S. SPERONI, Dial. della Rhettorica (Dialoghi, Ven.
1596, c. 130 sgg).
6. La poetica
191
L’Ercolano, dialogo di BENEDETTO VARCHI, dove
si ragiona delle lingue e in particolare della toscana e fiorenti-
na con la correzione di LODOVICO CASTELVETROe la
Varchina di GIROLAMO MUZIO, Firenze, 1846.
192
In Aristotelis librum de Poetica explanationes, Venetiis,
1560. Gli scritti del Varchi nella cit. ed. delle Opere, vol. II.
193
SARDO, Discorsi, p. 76; VARCHI Della poetica, Opere
II, 685; BERNARDO TASSO, Ragionamento della poesia, in
Opuscoli inediti o rasi di classici o approvati scrittori, tomo I,
Firenze, 1845, p. 174.
194
JULII CAESARIS SCALIGERI Poetices libri septem,
Apud Petrum Santandreanum. 1594, p. 2: «differunt autem
(Historia et Poesis), quod alterius fides certa verum et profite-
tur et prodit, simpliciore filo texens orationem, altera aut addit
ficta veris, aut fictis vera imitatur, maiore sane apparatu... Hanc
autem Poesim appellarunt, propterea quod, non solum redde-
ret vocibus res ipsas quae essent, verum etiam quae non essent,
quasi essent, et quo modo esse vel possent, vel deberent, re-
praesentaret. Quamobrem tota in imitatione sita fuit. Hic enim
finis est medium ad illum ultimum, qui est docendi cum de-
lectatione». Cfr. B. WEINBERG, Scaliger versus Aristotle on
Poetics, «Mod. Philol.», 1942, pp. 337-60.
195
Opere di M. GIULIO CAMMILLO, Venezia, 1560,
vol. II, p. III; G. B. GIRALDI CINTIO, Scritti estetici, 1864,
vol. I, p. 20.
ma... far che l’orazione paia propria degli dei») per entro
quanto v’è di più simile e determinato («nell’istoria ciò
renderebbe bassezza»)196 .
196
GIULIO CAMMILLO, Opere, II, p. 119 (Cfr. I, p.
219).
197
BERNARDO TASSO, loc. cit., pp. 174, 179; TOR-
QUATO TASSO, Il Minturno ovvero della bellezza (Prose fi-
losofiche, Firenze, 1847, 413). Cfr. nei Discorsi sul Poema Eroi-
co: (disc. II,. Venezia, 1587, c. 10 r). «Scelta ch’avrà il Poeta
materia per se stessa capace d’ogni perfezione, li rimane l’altra
assai più difficile fatica, che è di darle forma e disposizione poe-
tica, intorno al quale officio, come intorno a proprio soggetto
quasi tutta la virtù dell’arte si manifesta. Ma però che quello
che principalmente costituisce e determina la natura della Poe-
sia, e la fa dall’Istoria differente, è il considerar le cose non co-
me sono state, ma in quella guisa che dovrebbono essere state
avendo riguardo piuttosto al verisimile in universale che alla ve-
rità dei particolari, prima d’ogn’altra cosa deve il Poeta avverti-
re se nella materia ch’egli prende a trattare v’è avvenimento al-
cuno il quale altrimente essendo successo o più del verisimile, o
più del mirabile o per qualsivoglia altra cagione portasse mag-
gior diletto e tutti i successi che sì fatti trovarà, cioè che meglio
in un altro modo potessero essere avvenuti senza rispetto alcu-
no di vero o di Istoria, a sua voglia muti e rimuti e riduca gli ac-
cidenti delle cose a quel modo ch’egli giudica migliore col vero
alterato il tutto finto accompagnando».
198
Naugerius (H. FRACASTORII Opera omnia, Venetiis,
1584), c. 115-116: «alii singulare ipsum considerant, poeta ve-
ro universale, quasi alii similes sint illi pictori, qui vuitus et re-
liqua membra imitatur, qualia prorsus in re sunt, poeta vero il-
li assimiletur qui non hunc, non illum vult unitari, non uti forte
sunt, et defectus multos sustinent, sed, universalem et pulcher-
rimam ideam Artificis sui contemplatus, res facit, quales esse de-
ceret. Quippe omnes, quibus bene dicendi facultas tributa est,
bene quidem atque apposite dicunt, quantum cuique convenit.
Sed inter illos hoc interest, quod, praeter poetam, nullus simpli-
citer bene atque apposite dicit, sed in genere suo tantum et quan-
tum attinet ad constitutum sibi finem, hic quidem docendi, ille
persuadendi, et siquis eiusmodi finis est. Poeta vero per se, nul-
lo alio... fine, nisi simpliciter bene dicendi circa unumquodque
propositum sibi...».
199
«Vult quidem, et ipse, et docere et persuadere et de aliis
loqui, sed non quantum expedit, et satis est ad explicandam
rem, tamquam adstrictus eo fine, verum ideam sibi aliam faciens
liberam et in universum pulchrum, dicendi omnes ornatus, om-
nes pulchritudines quaeret, quae illi rei attribui possunt.» «Non
...rem nudam, uti est, ...sed simplicem ideam, pulchritudinibus
suis vestitam, quod universale Aristoteles vocat...» Interessan-
te, in una lettera al Ramusio, l’allusione ai commentatori del-
la Poetica (Lettere di XIII huomini illustri, pp. 738-39): «quan-
to mi scrivete del commento d’Averroè sopra la Poetica, io non
l’ho mai veduto, né curato di vedere, perché non ci può esse-
re cosa se non da ridere, eccetto s’egli non citasse qualche com-
mentator Greco, onde si potesse cavar qualch’utile. Quello del
Robortello io non ho veduto, similmente, né quello del Maggio
bresciano, che intendo ha fatto favor grande al nostro povero
M. Bartolomeo Lombardo, attribuendogli tanto».
RICERCHE MORALI
200
DELLA CASA, Galateo, p. 4-6; Lettere, p. 75 (Sul Della
Casa cfr. L. CARETTI, Giovanni della Casa, uomo politico e
scrittore, nel vol. Filologia e critica, Milano-Napoli, 1955, pp.
63-80).
201
CASTIGLIONE, Il Cortegiano, I, 14.
202
Rientra in certo modo in questa linea L’Anassarcho del
Lapino (Frosino Lapini), o vero Trattato de’ Costumi, o modi che
si debbono tenere, o schifare nel dare opera agli studij. Discorso
utilissimo ad ogni virtuoso e nobile scolare, Firenze, 1571 (cfr.
p. 74: «non per altro son dati i Precettori a’ discepoli, che per
iscoprire e migliorare con l’arte quel che la natura, come suo
più caro dono, dentro a l’uomo ha occultato e racchiuso...»).
Del Lapini, il biografo del Diacceto, vedi anche le Stanze sopra
la dignità dell’huomo, Firenze, 1566 e una Lezione del fine della
poesia, Firenze, 1567.
2. La «institution» dell’uomo
203
FELICE FIGLIUCCI, Della filosofia morale libri dieci
sopra i dieci libri dell’Etica d’Aristotele, Venezia, 1552, cc. 3-5.
204
ALESSANDRO PICCOLOMINI, Della Institution
morale libri XII. Ne’ quali egli levando le cose soverchie, e ag-
giungendo molte importanti, ha emendato, e a miglior forma, e
ordine ridotto tutto quello, che già scrisse in sua giovinezza delle
Institution dell’uomo nobile. In Venetia, 1582. (La prima ed.,
Venetiis, 1543, aveva il curioso titolo: De la institution di tutta
la vita de l’huomo, nato nobile e in città libera. Libri X. In lin-
gua toscana, dove e Peripateticamente e Platonicamente, intorno
a le cose de l’Ethica, Iconomica, e parte de la Politica, è raccol-
ta la somma di quanto principalmente può concorrere a la perfet-
ta e felice vita di quello. Composti dal S. Alessandro Piccolomi-
ni, a beneficio del Nobilissimo Fanciullino Alessandro Colombi-
na, pochi giorni innanzi nato, figlio de la Immortale Mad. Laudo-
mia Forteguerri. Al quale, (havendolo egli sostenuto a battesimo)
secondo l’usanza dei compari: dei detti libri fa dono.
205
FRANCESCO PICCOLOMINI, Breve discorso della
istituzione di un principe e compendio della scienza civile, a cura
di Sante Pieralisi, Roma, 1858; Universa philosophia de moribus,
Venetiis, 1594 (è la II ed.; la prima è del 1583. Il commento del
Mureto nella raccolta cit., pp. 103-117; la sua versione, del ’65,
pp. 371-410).
206
La traduzione italiana del Segni, più volte ristampata,
uscì a Venezia nel 1550. Nel ’47 a Firenze, era uscita una
traduzione latina di Pier Vettori. Di A. SCAINO, cfr. L’etica
d’Aristotele ridotta in modo di parafrasi con varie annotazioni e
diversi dubbi, Roma, 1574 (del 78 è la Politica). I Dialoghi della
naturale e morale filosofia del Brucioli, di cui s’è detto, uscirono
in Venezia nel 1544. Del ’47, sempre pubblicata in Venezia,
è la versione della Politica (Gli otto libri della repubblica che
chiamano Politica d’A.), dedicata a Piero Strozzi.
207
Ragionamento di Mons. GALEAZZO FLORIMON-
TE, vescovo di Sessa, sopra l’Ethica d’Aristotile, Venezia, 1567.
La prima edizione, del ’54 fu rifiutata dall’autore, per essere sta-
ta pubblicata manchevole, senza suo consenso («di che io non
poco mi dolsi»). Così parla delle trattazioni in volgare: «non
già... che io speri qualche gran lode d’un’opera così priva d’o-
gni ornamento... alla quale, se io avessi saputo che il Signor
Alessandro Piccolomini, o il Figliucci, o alcun altro gentile spi-
rito avessero questa medesima materia trattato nella lingua no-
stra, non avrei posto mano...». In realtà, ed è interessante sot-
tolinearlo, la prima edizione si presentava come fedele riprodu-
zione del pensiero morale del Nifo: Ragionamenti di M. AGO-
STINO DA SESSA, con l’illustriss. S. Principe di Salerno so-
pra l’Ethica d’Aristotile raccolti dal Rev. Mons. Galeazzo Flori-
montio..., Parma, 1562.
208
S IMONIS P ORTII De dolore, Flor. 1551. G. B. GELLI,
La Circe, I Capricci del Bottaio ecc., Milano, 1878. Una «urbana
e modesta» riflessione morale, tratta dalla tradizione medieva-
le del Panciatantra, ritroviamo nella Prima veste dei discorsi de-
gli animali del Firenzuola («la filosofia apparisce più bella con
mansueto aspetto, puro e semplice abito, che coll’orrido super-
cilio coperto da qualsivoglia cappello; e... chi per parer savio si
mostra in volto torbido e collerico, il più delle volte ha l’intel-
letto così rozzo come egli dimostra nel sembiante»); e così pure
ne La filosofia morale di G. B. Doni (nuova ed., Ferrara, 1610).
209
Circe. ed. cit., p. 67: «furono da voi ritrovate le città,
dove poi poteste, abitando comodamente insieme, provvedere
211
B. VARCHI, Opere, II, p. 568 sgg.; C. TOLOMEI,
Delle lettere, libri sette, Venezia, 1585, p. 162 sgg.
Ma, tra le lettere, vi sarebbe larga messe da cogliere; cfr.
per es. quella del Caro a Bernardo Spina dove si toccano i
soliti temi della vita monastica e solitaria, del ritiro dal mondo
ecc. ANNIBAL CARO, De le lettere familiari, volumi due,
Venetia, 1587; Lettere familiari (1531-1544), Firenze, 1920 (e,
ora, l’ed. critica a cura di A. Greco, 3 voll., Firenze, 1957-61).
212
Cfr. per es. A. BERNARDI DELLA MIRANDOLA,
Eversiones singularis certaminis; G. B. POSSEVINO, Dialogo
dell’onore nel quale si tratta del duello, Venezia, 1553; POM-
PEO DELLA BARBA, Due... dialoghi... de’ segreti della na-
tura... sull’armi e le lettere, Venezia, 1558; G. MUZIO, Il duel-
lo, Venezia, 1553; Il Cavalier, Roma, 1569; Il gentiluomo, trat-
tato della nobiltà, Venezia, 1571; Avvertimenti morali Venezia
1572; F. NOBILI, De hominis felicitate, De vera et falsa volup-
tate, De honore, Lucae, 1563; A. FARRA, Settenario... sull’in-
nalzarsi dell’anima alla contemplazione di Dio, Venezia, 1594;
FRANCESCO DE’ VIERI, Trattato dell’honore, della fama,
et della gloria, Firenze, 1580; B. BALDI, Della dignità; L’arcie-
ro, in Versi e prose, Firenze, 1859, pp. 293-402. Il commen-
to alla Nicomachea del Bernardi della Mirandola nell’Urb. lat.
1414.
213
Dialoghi del Sig. SPERON SPERONI, nobile Padova-
no, di nuovo ricorretti a’ quali sono aggiunti molti altri non più
stampati, Venezia, 1596, pp. 180-215.
214
T. TASSO, Prose filosofiche, Firenze, 1847, I, pp. 22, 33.
215
ARISTOTELIS Stagiritae Libri, Tertium volumen, Ve-
netiis, 1574 (FELICIANI praefatio).
216
PAOLO PARUTA, Opere politiche, a cura di C. Monza-
ni, Firenze, 1852, vol. I, p. 118 sgg.
217
Sulla fortuna lo Speroni compose un dialogo molto biz-
zarro sostenendo che, «così come il nostro intendere non è a
caso, ma è umano artifizio così il caso non è inteso d’alcuno, et
è caso pure perciò, né lo sarebbe se intendendo si conoscesse»
(Dialogo sopra la fortuna ed. cit., pp. 509-15).
218
G. SIGONII orationes (Lugduni, 1590), p. 87.
219
SPERONI, Dialoghi, pp. 361-502 (interlocutori Silvio
Antoniano, Paolo Manuzio e Girolamo Zabarella).
220
Della Historia dieci dialoghi di M. FRANCESCO PA-
TRITIO, ne’ quali si ragiona di tutte le cose appartenenti al-
l’Historia et allo scriverla et all’osservarla, Venezia, 1560; J.
ACONCIO, Delle osservazioni et avvertimenti che aver si deb-
bono nel leggere delle historie, in Opere, ed. Radetti, p. 303 sgg.
(Cfr. FR. ROBORTELLUS, De historica facultate, Florentiae,
1548).
221
D. GIANNOTTI, Opere (Della repubblica veneta, pref.),
in Scritti politici, Milano, 1830, p. 32.
222
MACHIAVELLI, Discorsi sopra la prima deca di Tito
Livio, II.
223
F. GUICCIARDINI, Del reggimento di Firenze, I, Opere
inedite, 1858, vol. II, p. 13. (Cfr., a questo proposito, V. DE
CAPRARIIS, Francesco Guicciardini. Dalla politica alla storia,
Bari, 1950, p. 14 sgg.).
224
Discorsi del Signor FILIPPO CAVRIANA, cav. di S.
Stefano sopra i primi cinque di Cornelio Tacito, Firenze, 1597
(«Al Lettore»).
1. Leonardo da Vinci
225
L. PACIOLI, Divina proportione, Vienna, 1889 (I ed.,
1508).
2. Girolamo Cardano
226
Dall’edizione di Lione, 1663, in 10 voll., di tutte le opere.
227
Lettere di XIII huomini illustri, p. 713; H. FRACASTO-
RI Opera, Venetiis, 1584.
228
JO. BAPTISTA PORTAE... Magiae naturalis libri vi-
ginti (Hanoviae, 1644), I, 2: «unde vos, qui Magiae visuri acce-
ditis, nil aliud Magiae opera credatis, quam naturae opera, uti
ars ministra, et sedula famulatur...».
4. Andrea Cesalpino
229
De furtivis literarum notis, vulgo de ciferis, libri quatuor,
Neapoli, 1563, Introd.: «ita me semper ad haec propensum
natura tulit, ut arcani quid et abditi inde depromerem...».
230
A. CESALPINO, Questiones peripateticae, Venetiis,
1571.
5. Bernardino Telesio
231
BERNARDINI TELESII De rerum natura, a cura di V.
Spampanato, Modena, 1910, Roma, 1926; Delle cose naturali,
trad. di Francesco Martelli (1573), dall’ed. in due libri (I
manoscritti palatini di Firenze, a cura di F. Palermo, III, Firenze,
1868, pp. I-232).
232
De rerum natura, I, 2: «nam si... agentes operantesque
naturae, calor nimirum frigusque moli, cui sese indunt, unum
prorsus fiunt, itaque nullam entis ullius partem invenias, quae
vel moles sola vel sola agens natura sit, sed quantulavis entis
cuius vis particula, quin punctum quodvis, ex utraque, penitus
alteri commixta altera et unum utraque alteri facta constat...»
233
Delle cose naturali, I, 34; p. 57 sgg.
234
Delle cose naturali I, 35; p. 60.
235
De rerum natura, VII, 2; III, pp. 3-4.
236
Le obbiezioni del Patrizi e le risposte del Telesio (Solutio-
nes Thylesii) in F. FIORENTINO, B. Telesio, Firenze, 1872,
II, pp. 375-396.
237
La philosophia di Bernardino Telesio ristretta in brevità,
et scritta in lingua toscana dal MONTANO ACCADEMICO
COSENTINO (Sertorio Quattromani), Napoli, 1589 (ed. E.
Troilo, Bari, 1914); ANTONII PERSII Apologia pro B. Tele-
sio adversus Franciscum Patritium. Responsiones ad obiecta F.
Patritii contra Telesium (Cod. Magliab., Cl. XII, 39); cfr. anche
l’Apologia di Antonio Solino (Cl. XII, I). J. A. MARTAE...
Propugnaculum Aristotelis adversus principia B. Telesii..., Ro-
mae, 1587; TH. CAMPANELLAE Philosophia sensibus de-
monstrata... Neapoli, 1591; Prodromus Philosophiae instauran-
dae, id est dissertationis de natura rerum compendium, Franco-
furti, 1617.
238
FR. PATRITII Discussiones peripateticae, Basileae, 1581
(la prima parte era uscita in Venezia nel 1571); Nova de univer-
sis philosophia, libris quinquaginta comprehensa: in qua Aristo-
telico methodo, non per motum, sed per lucem et lumina ad pri-
mam causam ascenditur. Deinde nova quadam et peculiari me-
thodo tota in contemplationem venit divinitas. Postremo metho-
do Platonico rerum universitas a canditore Deo deducitur... Ve-
netiis, 1593 (Ferrariae, 1591). Nel 1558 aveva pubblicato la pla-
tonica Città felice.
239
Cfr. MARCELLI PALINGENII STELLATI... Zodia-
cus vitae... libri XII, Lugduni, 1608; v. anche il De immortalita-
te animarum di ANTONIO PALEARIO (Opera, Amsteloda-
mi, 1696, pp. 573-632) e il De principiis rerum di SCIPIONE
CAPECE.
1. Rinascimento e Riforma
240
FRANCESCO SANSOVINO, Del governo et ammini-
strazione di diversi regni et repubbliche, così antiche come mo-
derne, Venezia, 1578, p. 197.
241
SANS0VINO, Op. cit., p. 189.
242
Cfr. l’anonima Forma d’una Repubblica Catholica del 1581
(ed. CANTIMORI, in Per la storia degli eretici italiani nel
XVI sec. in Europa, Roma, 1937, «Studi e documenti della R.
Accademia d’Italia»). [La Forma è in realtà del Pucci; vedila ora
ristampata dal Firpo, Gli scritti di Francesco Pucci, «Memorie
dell’Acc. delle Scienze di Torino», s. III, t. 4, parte II, 1957,
pp. 69-104.
243
Spaccio della bestia trionfante, in Opere italiane, ed. Gen-
tile, Bari, 1925-27, II, p. 201: «perché finalmente la loro adora-
zione si termina ad uomini mortali, dappoco, infami, stolti, vi-
tuperosi, fanatici, disonorati, infortunati, inspirati da geni per-
versi, senza ingegno, senza facundia e senza virtude alcuna; i
quali vivi non valsero per sé, e non è possibile che morti va-
gliano per sé o per altro» Cfr. A. MERCATI, Sommario del
processo di Giordano Bruno, Città del Vaticano, 1942, p. 90.
244
G. BRUNO, Opere italiane, I, p. 301; II, pp. 65, 223-24.
245
BRUNO, Opere italiane, II, pp. 472-74.
246
Opera latine conscripta, 1879-91, I, 3, pp. 136, 146:
«Deus est monadum monas, nempe entium entitas; quapropter
etiam vulgo philosophantibus ens et unum non differunt. Sicut
ergo per monadem omnia sunt unum, ita et per monadem sunt;
quando quod unum non est, nihil omnino est».
247
Opere italiane, II, pp. 188-200; cfr. il De visione Dei del
Cusano.
248
Sommario, p. 87 (e p. 101); Spaccio, Opere, II, p. 198; e
De magia (Opera lat. Conscripta, III, p. 403: «nullum magiae
genus noticia et cognitione indignum, quantoquidem omnis
scientia est de genere bonorum...»).
249
Documenti della vita di G. B. a cura di V. Spampanato e
G. Gentile, Firenze, 1933, pp. 40, 107, 154; Sommario, p. 89.
250
De la causa, Opere, I, p. 191; Opera lat. Conscripta, II, II,
p. 213; Documenti, p. 96; Sommario, p. 115.
251
Lampas triginta statuarum, 22 (Opera lat. conscripta, III,
p. 59 sgg): «cum materia sit caussa multitudinis et divisionis,
forma vero unitatis, dicimus fulgorem divinitatis spiritum es-
se per se unum et facere unum (ab uno enim secundum quod
unum non procedit nisi unum), tamen quia est, operatur in uni-
verso extento et materiali, quo quidem divisionem recipiente et
in partium multiplicationem materiam distribuente accidit mul-
titudo, ut ea anima quae in toto tota et in uno una videbatur,
iam in multa veluti fragmenta distracto corpore, et in diver-
sas hypostases numerales multiplicato, multae fiunt animae...
Quod ita ferme est, quemadmodum si unus sit sol et unum con-
tinuum speculum, in toto illo unum solem licebit contemplari;
quod si accidat speculum illum perfringi et in numerabiles por-
tiones multiplicari, in omnibus portionibus totam repraesenta-
ri videbimus et integram solis effigiem, in quibusdam vero frag-
253
Opere ital., I, p. 300 sgg.; Sommario, p. 113.
254
Opere ital., I, p. 295; I, p. 321.
255
Opera, I, 4, p. 79; «si quippe sunt pulchre facta, mo-
ta, ordinata, concordantia, oportet esse unum concordantem,
ordinantem, moventem, et exornantem necessario, quemadmo-
dum ex sensu fluminum et plantarum sensum fontium et radi-
cum colligere cogimur».
256
Opera lat., I, 2, p. 193.
257
Opere ital., I, p. 247 sgg.
258
Opere ital., II, p. 430: «però ora che siamo stati nella fec-
cia delle scienze che hanno parturito la feccia delle opinioni, le
quali sono causa della feccia degli costumi ed opere, possiamo
certo aspettare de ritornare a meglior stati».
4. La «contemplazione»
259
Opere ital., I, pp. 191 sgg., 211 sgg.
260
Opere ital., II, p. 212.
5. La riforma morale
261
Opere ital., I, p. 281 sgg.
262
Opere ital., II, pp. 367, 264 (cfr. Opera lat., II. 3, p. 94).
263
Opere ital., II, p. 152 sgg.
264
Opere ital., II, p. 129.
6. L’eroico furore
265
Opere ital., II, p. 269.
266
Opere ital., II. p. 360 sgg.
267
Opere ital., II, p. 472 sgg.
268
TOMMASO CAMPANELLA, Lettere (a cura di V.
Spampanato), Bari, 1927 p. 134.
269
Apologia pro Galileo: «et propterea mundus vocabatur ab
initio Sapientia Dei (ut revelatum est Sanctae Brigittae) et liber,
ut omnes in eo legeremus... Ergo sicut Apostolis prae ceteris
credimus in Scriptura, naturae libro primo... Concordant enim
codices Dei utrique alter alteri...» (Le Opere di GALILEO
GALILEI, Firenze, 1846, V, pp. 507-509). Cfr. Poesie, ed.
G. Gentile, Firenze, 1939, p. 20 sgg.
270
Metaph. (Parisiis, 1638), pp. 2-5; Poesie, p. 30.
271
Poetica, a cura di L. Firpo, Roma, 1944, p. 260.
272
Metaph. (Parisiis, 1638), p. 65. Cfr. GUNDISALINI
de anima («Arch. his. doctr. et litt. du M. A.», IV, 1929-
30, pp. 90-91): «sapientia a sapore dicta est... et merito...
quia cum omnes alii sensus, praeter tactum, ...a se remota
sentiant, gustus ex omnibus... hoc habet proprium ut sentire
non possit nisi quod se, nullo mediante, tetigerit...». E a
p. 87: «scientia... sensibilis et mutatio formae sensatae cum
sentiente... scientia intelligibilis est mutatio formae intellectae
cum intelligente...». Cfr. su questa teoria GILSON, Les
sources gréco-arabes de l’augustinisme avicennisant, loc. cit. e
J. TEICHER, D. Gundisalino e l’agostinismo avicennizzante,
in «Riv. Filosof. neoscolastica», 1934.
273
Del senso delle cose e della magia, a cura di A. Bruers,
Bari, 1925, pp. II e 151.
EPILOGO