ANNALI 25
ESOTERISMO
In: Gian Mario Cazzaniga (a cura di), Storia d’Italia. Annali 25. Esoterismo,
Torino, Einaudi, 2010, 569-598.
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marco pasi
Teosofia e antroposofia nell’Italia del primo Novecento
1
La letteratura su questo argomento è ormai molto vasta, ed è possibile qui dare solo qual-
che indicazione bibliografica sommaria. Il saggio che ha inaugurato una rivalutazione dell’impor-
tanza delle idee spiritualiste, comprese quelle espresse dai movimenti teosofico e antroposofico,
nell’interpretazione storica dell’arte moderna è quello di s. ringbom, Art in the «Epoch of the Great
Spiritual»: Occult Elements in the Early Theory of Abstract Painting, in «Journal of the Warburg and
Courtauld Institutes», XXIX (1966), pp. 386-418. Si vedano poi r. lipsey, An Art of Our Own.
The Spiritual in Twentieth Century Art, Shambhala, Boston-London 1997 e la raccolta di saggi a cura
di k. j. regier, The Spiritual Image in Modern Art, The Theosophical Publishing House, Wheaton-
Madras 1987. Fondamentali sono anche i seguenti cataloghi di mostre: The Spiritual in Art:
Abstract Painting 1890-1985, Los Angeles County Museum of Art - Abbeville Press Publishers,
New York - London - Paris 1986; Okkultismus und Avantgarde. Von Munch bis Mondrian 1900-
1915, Edition Tertium, Ostfildern 1995; Traces du Sacré, Centre Pompidou, Paris 2008.
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da j. a. santucci, La Società Teosofica, Elledici, Torino 1999. Tra gli studi storici più importan-
ti è opportuno segnalare almeno j. godwin, The Theosophical Enlightenment, State University of
New York Press, Albany 1994; m. gomes, The Dawning of the Theosophical Movement, The Theo-
sophical Publishing House, Wheaton-Madras-London 1987 (che si concentrano soprattutto sulle
origini del movimento teosofico); e b. f. campbell, Ancient Wisdom Revived. A History of the Theo-
sophical Movement, University of California Press, Berkeley - Los Angeles - London 1980. Molto cri-
tico, e a volte impreciso, ma non privo di spunti interessanti è p. washington, Madame Blavatsky’s
Baboon. A History of the Mystics, Mediums, and Misfits Who Brought Spiritualism to America,
Schocken Books, New York 1995. Ancora interessante per alcuni dettagli, anche se ostile e inevi-
tabilmente datato è r. guénon, Il teosofismo. Storia di una pseudo-religione, Edizioni Delta Arktos,
Torino 1987 (l’ed. or. francese è del 1921). Ugualmente interessante, ma di segno opposto, è in-
vece lo studio di j. ransom, A Short History of the Theosophical Society, The Theosophical Publish-
ing House, Adyar-Wheaton 2007 (ed. or. 1938), che offre il punto di vista di un’aderente dell’or-
ganizzazione. Il libro si ferma al 1937, ma successivamente la Ransom ha portato avanti la narra-
zione in The Seventy-fifth Anniversary Book of the Theosophical Society. A Short History of the So-
ciety’s Growth from 1926-1950, The Theosophical Publishing House, Adyar-Wheaton 2005 (ed.
or. 1950). Un’altra fonte importante, ancora utile per seguire soprattutto il primo periodo dell’or-
ganizzazione, è l’opera di uno dei suoi fondatori e primi dirigenti: h. s. olcott, Old Diary Leaves.
The History of the Theosophical Society as Written by the President-Founder Himself, 6 voll., The
Theosophical Publishing House, Adyar-London-Wheaton 1972-75 (ed. or. 1895-1935). Utile an-
che, per informazioni su aspetti o autori particolari la Theosophical Encyclopedia, a cura di P. S.
Harris, Theosophical Publishing House, Quezon City 2006. A parte il saggio di Santucci, il letto-
re italiano potrà consultare anche i cenni – interessanti soprattutto per la storia e la situazione del-
l’organizzazione in Italia – contenuti in m. introvigne e p. l. zoccatelli (a cura di), Le religioni
in Italia, Elledici, Torino 20062, pp. 818-23. Va infine segnalata la rivista scientifica «Theosophi-
cal History», che dal 1985 pubblica studi storici sui più vari aspetti del movimento teosofico.
5
Della Blavatsky esistono numerose biografie di qualità diseguale. Qui rimandiamo solo alle
due che ci paiono più utili e significative. La prima è s. cranston, H.P.B. The Extraordinary Life
and Influence of Helena Blavatsky, Founder of the Modern Theosophical Movement, Path Publishing
House, Santa Barbara 1993, che è scritta però dal punto di vista di una simpatizzante e quindi con
inevitabili accenti apologetici. Più equilibrata è quella di m. meade, Madame Blavatsky. The Wo-
man Behind the Myth, G. P. Putnam’s Sons, New York 1980. Su Olcott cfr. s. prothero, The
White Buddhist. The Asian Odyssey of Henry Steel Olcott, Indiana University Press, Bloomington-
Indianapolis 1996; e h. murphet, Yankee Beacon of Buddhist Light. Life of Col. Henry S. Olcott,
The Theosophical Publishing House, Wheaton-Madras-London 1988.
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Su questo aspetto, mi permetto di rimandare a id., The Modernity of Occultism: Reflections
on Some Crucial Aspects, in w. j. hanegraaff e j. pijnenburg (a cura di), Hermes in the Academy:
Ten Years’ Study of Western Esotericism at the University of Amsterdam, Amsterdam University Press,
Amsterdam 2009, pp. 59-74. Per un approfondimento sul rapporto tra movimento teosofico, nel-
l’ambito più ampio della corrente occultista e neospiritualista tra la seconda metà dell’Ottocento
e la prima metà del Novecento, e modernità si potrà consultare j. dixon, Divine Feminine. Theo-
sophy and Feminism in England, The Johns Hopkins University Press, Baltimore-London 2001; a.
owen, The Place of Enchantment. British Occultism and the Culture of the Modern, The University
of Chicago Press, Chicago-London 2004; o. hammer, Claiming Knowledge. Strategies of Epistemo-
logy from Theosophy to the New Age, Brill, Leiden-Boston-Köln 2001. Rispetto alla situazione ita-
liana, e con particolare riferimento al femminismo di matrice spiritualista e teosofica, importanti l’in-
troduzione e il contributo di Lucetta Scaraffia (Emancipazione e rigenerazione spirituale: per una nuo-
va lettura del femminismo) in l. scaraffia e a. m. isastia, Donne ottimiste. Femminismo e associazioni
borghesi nell’Otto e Novecento, il Mulino, Bologna 2002, pp. 7-16 (in part. pp. 9-12) e 17-124.
10
Su Annie Besant, cfr. a. h. nethercott, The First Five Lives of Annie Besant, University of
Chicago Press, Chicago 1960; id., The Last Four Lives of Annie Besant, University of Chicago Press,
Chicago 1963; e a. taylor, Annie Besant. A Biography, Oxford University Press, Oxford - New
York 1992.
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Su Leadbeater, cfr. g. j. tillett, The Elder Brother: A Biography of Charles Webster Leadbeater,
Routledge & Kegan Paul, London 1982. Una biografia più completa, destinata a rimanere quella di ri-
ferimento, è la tesi di dottorato che lo stesso Tillett ha successivamente discusso presso l’università
di Sidney: Charles Webster Leadbeater 1854-1934. A Biographical Study, University of Sydney, De-
partment of Religious Studies, March 1986, ora disponibile online: http://leadbeater.info.
12
Sulla vicenda, e le relative conseguenze, cfr. id., Charles Webster Leadbeater cit., pp. 242-73
e 899-928; j. dixon, Divine Feminine cit., pp. 90-118; b. f. campbell, Ancient Wisdom Revived
cit., pp. 115-19.
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13
Cfr. a. h. nethercott, The First Five Lives of Annie Besant cit., pp. 118-21; e j. dixon, Di-
vine Feminine cit., pp. 90 e 102. La Dixon cita in particolare il manifesto dell’associazione, The In-
dependent Theosophical League, London s.d.: cfr. ibid., p. 247, nota 96 e p. 248, nota 31. La Theo-
sophical Encyclopedia la ignora, inserendo solo una brevissima voce su una «Independent Theo-
sophical Foundation» creata intorno al 1910 in Italia (p. 302). Si tratta senza dubbio della sezione
italiana della Independent Theosophical League, su cui torneremo. Per i nomi indiani (come quel-
lo di Basu) non abbiamo fatto uso di segni diacritici ma abbiamo usato una versione semplificata,
che è quella più corrente nella letteratura teosofica consultata.
14
Cfr. a. besant, On the Watch-Tower, in «The Theosophist», XXXI, n. 12 (settembre 1910),
pp. 1503-4.
15
Cfr. b. f. campbell, Ancient Wisdom Revived cit., pp. 128-30.
16
Su Steiner esiste una vasta letteratura divulgativa, perlopiù di tono apologetico. La biogra-
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sioni fra Steiner e Besant giunsero a un esito drammatico e, tra la fine del
1912 e gli inizi del 1913, Steiner uscì dalla Società Teosofica e creò una
sua organizzazione indipendente, la Società Antroposofica. La maggior
parte dei teosofi tedeschi seguì Steiner nella sua iniziativa, che ebbe un
notevole successo nei paesi di lingua tedesca, e si diffuse poi nel resto del-
l’Europa17.
Prima di maturare il suo interesse per le dottrine teosofiche, Stei-
ner si era occupato di filosofia e di scienze naturali, scrivendo in par-
ticolare su Nietzsche e curando l’edizione degli scritti scientifici di
Goethe. Dopo l’adesione alla Società Teosofica, l’ampiezza dei suoi in-
teressi e le indubbie doti intellettuali, oltre a un certo carisma persona-
le, lo avevano in poco tempo condotto al vertice della sezione tedesca.
A parte alcuni aspetti minori relativi alla cosmologia e alla costituzione
dell’uomo, i cui principî Steiner riprende dalla dottrina blavatskyana, a
differenziarlo dal gruppo dirigente della Società Teosofica di allora vi
era un maggiore accento sull’importanza di una tradizione esoterica di
matrice cristiana, che risentiva anche di suggestioni derivate da corren-
ti esoteriche nate e sviluppatesi sul suolo tedesco, come il rosacrocia-
nesimo e la Naturphilosophie. Inoltre Steiner cercò di integrare l’aspet-
to teorico e metafisico con aspetti rituali e insegnamenti di tipo pra-
tico. Da subito l’antroposofia si propose come «scienza spirituale» che
abbracciava, oltre allo sviluppo più specificamente individuale, tutti i
campi della creatività e della cultura umana. Grande importanza ven-
ne data alla creazione artistica nelle sue forme più diverse, alla danza,
al teatro, alla pedagogia, alla teoria politica e sociale, ma anche ad
aspetti trascurati dagli insegnamenti teosofici, come l’agricoltura e l’e-
cologia.
Poco dopo la sua fondazione, la sede della Società Antroposofica verrà
fissata a Dornach, in Svizzera, dove verrà ben presto costruito l’edificio
che la ospiterà, il Goetheanum. Steiner morì prematuramente nel 1925,
lasciando dietro di sé un movimento non privo di conflitti e tentativi di
scissione, ma nel complesso estremamente vitale e dinamico. Durante il
periodo nazista il movimento, pur avendo nel suo seno un numero non
indifferente di membri aderenti al partito e influenzato esponenti impor-
tanti del regime, finì con l’essere attaccato dalla stampa e infine bandi-
fia più completa e documentata è quella di c. lindenberg, Rudolf Steiner. Eine Biographie, 2 voll.,
Verlag Freies Geistesleben, Stuttgart 1997. In italiano, cfr. s. rihouët-coroze, Rudolf Steiner. La
vita e l’opera del fondatore dell’antroposofia, Convivio, Firenze 1989.
17
Per una sintetica introduzione al movimento antroposofico, cfr. c. leijenhorst, «Anthro-
posophy», in Dictionary of Gnosis & Western Esotericism, a cura di W. J. Hanegraaff, Brill, Leiden-
Boston 2005, pp. 82-89 e la bibliografia generale alla fine di questo Annale.
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to come tutti gli altri movimenti spiritualisti e occulteggianti, tra cui na-
turalmente ciò che rimaneva della Società Teosofica18.
vol. I. (1874-1878), p. 409. Cfr. anche e. bratina, Appunti di storia del movimento teosofico in Ita-
lia, in «Rivista Italiana di Teosofia», XXXI, n. 11 (novembre 1975), p. 305.
21
Sulla storia della Società Teosofica in Italia si potrà consultare e. bratina e a. girardi,
«Italy, Theosophy in», in Theosophical Encyclopedia cit., pp. 323-25; e. bratina, Appunti di sto-
ria cit., pp. 304-8; Società Teosofica Italiana, in Le religioni in Italia cit., pp. 818-23. Cfr. anche l’in-
teressante documento La Società Teosofica in Italia (avvenimenti dal 1902 al 1945), in «Rivista Ita-
liana di Teosofia», LVIII, n. 1 (gennaio 2002), pp. 4-5, originariamente apparso in «Società Teo-
sofica Italiana - Bollettino», Savona, I, n. 1 (novembre 1945), pp. 4-6. È importante menzionare
anche la monografia di a. capone, Giovanni Amendola e la cultura italiana del Novecento (1899-
1914), Elia, Roma 1974, che dedica ampio spazio ai primi anni del movimento teosofico in Italia,
e gli importanti studi di m. rossi, che si concentrano però su una sola delle correnti teosofiche ita-
liane: cfr. Julius Evola e la Lega teosofica indipendente di Roma, in «Storia Contemporanea», XXV,
n. 1 (febbraio 1994), pp. 39-55 (di cui vi è anche una traduzione inglese parzialmente rimaneggia-
ta: Julius Evola and the Independent Theosophical Association of Rome, in «Theosophical History»,
VI, n. 3 [giugno 1996], pp. 107-14); e La Teosofia di fronte al Fascismo, in g. de turris (a cura di),
Esoterismo e fascismo, Mediterranee, Roma 2006, pp. 53-62.
22
Cfr. e. bratina e a. girardi, «Italy, Theosophy in» cit., pp. 323. Cfr. però anche e. brati-
na, Appunti di storia cit., p. 305, dove la data indicata è il 1894.
23
Cfr. Italy, in the theosophical society - european section, Tenth Annual Convention,
Held in London […] July 7th and 8th, 1900, s. l. d., p. 22.
24
Il progetto fu elaborato intorno al 1889 insieme a Franz Hartmann, R. Thurmann, e alla
contessa Constance Wachtmeister, tutti membri eminenti della Società Teosofica. Cfr. v. gilar-
doni, Un terreno predisposto, in Monte Verità. Antropologia locale come contributo alla riscoperta di
una topografia sacrale moderna, Armando Dadò - Electa, Locarno-Milano 1978, p. 10; e w. schö-
nenberger, Monte Verità e le idee teosofiche, ibid., pp. 65-71. Cfr. anche r. landmann, Ascona-
Monte Verità. Auf der Suche nach dem Paradies, Huber Verlag, Frauenfeld-Stuttgart-Wien 2000,
pp. 60-61; e. ries, Monte Verità, Ascona: Superficie e correnti sotterranee, in e. barone, m. riedl e
a. tischel (a cura di), Eranos Monte Verità Ascona, Ets, Pisa 2003, pp. 219-30; e. bratina, Ap-
punti di storia cit., p. 305.
25
a. pioda, Teosofia, Tipografia alle Terme Diocleziane di Giovanni Balbi, Roma 1889. Cfr.
anche w. schönenberger, Monte Verità cit., pp. 65-66. L’opuscolo in realtà era un estratto da un
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suolo italiano, agli inizi come semplice centro e poi come loggia, la si
trova tuttavia a Roma a partire dal 1894. In quell’anno, sempre a Ro-
ma, fu creata anche la prima biblioteca teosofica italiana, grazie a un do-
no della Contessa Wachtmeister, che era stata a suo tempo amica e di-
scepola diretta di Madame Blavatsky26. Già in quei primissimi anni si
mise in evidenza Decio Calvari, che diventerà in seguito una delle figu-
re più rappresentative del movimento teosofico in Italia e farà carriera
come funzionario pubblico, sino a raggiungere il posto di segretario ge-
nerale del parlamento italiano27. Calvari si fece subito notare anche a li-
vello internazionale con la pubblicazione di un articolo su occultismo e
teosofia in «The Theosophist», l’organo internazionale della Società28.
L’articolo è interessante, perché insiste sugli aspetti pratici e operativi
del «vero» occultismo, che viene identificato con la teosofia. Con que-
sto Calvari, mentre prendeva implicitamente posizione su una delle que-
stioni più problematiche della dottrina teosofica, mostrava anche quel-
la che sarebbe stata una tendenza costante dell’esoterismo italiano del
Novecento, compreso quello formatosi in ambito teosofico.
La diffusione della Società in quel periodo sembra essere stata favo-
rita da una vera e propria attività di tipo missionario da parte della di-
rigenza internazionale. Diversi delegati furono inviati o si recarono spon-
taneamente nei diversi paesi in cui la Società stava muovendo i suoi pri-
mi passi. Le figure più autorevoli della Società, come il presidente
Olcott, Besant e Leadbeater si recarono spesso in Italia almeno a parti-
re dalla fine degli anni novanta. Ma la persona che svolse un ruolo di
coordinatrice sul campo fu Isabel Cooper-Oakley, che era stata a suo
tempo amica e allieva della Blavatsky. Già nel 1897, e poi più stabil-
mente a partire dal 1899, la Cooper-Oakley passò lunghi periodi nel pae-
articolo che il Pioda aveva pubblicato nello stesso anno sulla rivista «Lux. Bollettino dell’Accade-
mia internazionale per gli studi spiritici e magnetici».
26
Cfr. the theosophical society - european section, Seventh Annual Convention, Held in
London […] July 10th and 11th, 1897, s. l. d., p. 21. In Constitution and Rules of the Theosophical So-
ciety […] together with List of Officers and Branches, Minerva Press, Madras 1895, p. 25, la sede del
centro italiano per il 1894 viene indicata come Olevano Romano, paese a una sessantina di chilo-
metri dalla capitale, dove probabilmente era andata a risiedere la Murphy, indicata come dirigen-
te del centro. Sugli inizi del movimento teosofico in Italia, cfr. anche la testimonianza coeva di p.
bornia, Gli esoteristi, in «Il Mondo Secreto», 11-12 (nov.-dic. 1899), pp. 556-57.
27
Nel 1897 Calvari risulta essere segretario della loggia di Roma, sotto la presidenza di Cathe-
rine Lloyd. Cfr. General Report of the Twenty-Second Anniversary of the Theosophical Society, Adyar
1897, p. 66.
28
d. calvari, Occultism and Theosophy, in «The Theosophist», XIX, n. 6 (marzo 1898), pp.
337-41. L’articolo era già stato pubblicato l’anno prima con il titolo Occultismo e teosofia, in Al-
manacco Italiano. Piccola enciclopedia italiana della vita pratica […] Anno III - 1898, R. Bemporad
e figlio, Firenze 1897, pp. 401-3.
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29
Cfr. the theosophical society - european section, Seventh Annual Convention cit.; o.
cuffe, General Secretary’s Report, in id., Tenth Annual Convention cit., p. 7. Sulla Cooper-Oakley,
cfr. la nota biografica di Boris de Zirkoff in h. p. blavatsky, Collected Writings cit., vol. XII.
(1889-1890), pp. 730-34. Purtroppo la nota non si sofferma sul periodo italiano.
30
Italy, in «The Theosophist», XXII, n. 4 (gennaio 1901), p. 246. Ove non indicato altrimen-
ti, tutte le traduzioni da testi originali sono mie.
31
Cfr. per esempio le osservazioni venate di inquietudine che Olcott fa nel 1902 nel presen-
tare la situazione italiana (nel momento in cui, come vedremo, era stata creata una sezione nazio-
nale autonoma della Società): «Per ragioni di prudenza, che non è necessario spiegare a chiunque
conosca le relazioni intricate tra la Chiesa, lo Stato e il popolo italiano, non posso entrare nei det-
tagli sulla diffusione delle nostre idee in quella terra piena di storia e di bellezza; ci sono state nel
passato troppe tragedie perché io possa prendermi il rischio di provocarne eventualmente delle al-
tre» (New Sections, in General Report of the Twenty-Seventh Anniversary and Convention of the Theo-
sophical Society, at Benares […] 1902, The Theosophical Society, Madras 1903, pp. 2-3).
32
Cfr. il verbale della Prima Convenzione della Sezione Italiana della Società Teosofica, tenuta-
si nel febbraio del 1902, in «Rivista Italiana di Teosofia», LVIII, 2 (feb. 2002), pp. 5-12.
33
La fonte è Guido Ferrando, che aveva fatto parte della Società ma se ne era successiva-
mente allontanato: cfr. g. ferrando, La Società Teosofica, in «La Voce», I, n. 17 (8 aprile 1909),
pp. 1-2. La vicenda vide come protagonista dello scontro con la Cooper-Oakley Giovanni Amen-
dola, allora giovane membro della loggia romana ma già uno degli esponenti più in vista dell’inte-
ro movimento (cfr. a. capone, Giovanni Amendola cit., pp. 81-91).
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re, deciso e poco incline ai compromessi, e del resto sembra logico pen-
sare che lei stessa fosse all’origine dei commenti sull’immaturità degli
Italiani. Nonostante questi screzi e qualche grave problema di salute, la
Cooper-Oakley rimase in Italia sino al 1910, quando, considerando or-
mai il suo compito concluso, si spostò in Ungheria per aiutare a organiz-
zare la sezione locale della Società34. Grazie ai suoi sforzi e a quelli dei
primi aderenti – italiani o stranieri che fossero – il movimento conobbe
un notevole successo, tanto è vero che nel 1902 vi furono abbastanza
logge e membri per ottenere dalla dirigenza internazionale l’autorizza-
zione a creare una sezione italiana autonoma, con sede centrale a Roma.
Al raduno che sancì la nascita della sezione presenziò anche Leadbeater
come delegato del presidente Olcott35. In quei primi anni, centri sorse-
ro velocemente in diverse città italiane, tra le quali (a parte la capitale)
Firenze, Milano, Napoli, Bologna, Torino, Pisa e Genova36. Molti altri
vennero creati negli anni a seguire.
Come primo segretario generale della sezione italiana venne eletto il
capitano Oliviero Boggiani, ma dopo solo un anno vi fu un primo cam-
bio al vertice, con l’elezione di Decio Calvari, che era uno dei membri
più autorevoli nel gruppo romano. Anche questi rimase però in carica
per un periodo breve e gli succedette nel 1905 Otto Penzig, tedesco di
nascita ma italiano di adozione, nonché noto professore di botanica del-
l’Università di Genova37. La sostituzione dopo soli due anni di Calvari,
che si era dimostrato così attivo e capace sia prima sia durante il suo se-
gretariato, fu senza dubbio collegata al conflitto che esplose in quell’an-
no nella sezione38. Bisogna osservare come questo cambio nella direzio-
ne anticipi di poco un’altra grave crisi che colpì la Società Teosofica nel
suo insieme, legata allo scandalo di Leadbeater del 1906 e alla sua riam-
missione in seno alla Società dopo l’elezione della Besant a presidente39.
Tra i vari contraccolpi che il movimento subì a causa di questa vicenda,
vi fu anche, come abbiamo visto, la creazione di una Independent Theo-
sophical League, con sede a Benares. Nel 1910 Calvari, insieme ad Au-
34
Cfr. Italy, in «The Theosophist», XXXI, n. 11 (agosto 1910), p. 1497.
35
Cfr. Prima Convenzione cit.
36
Cfr. General Report of the Twenty-Eighth Anniversary and Convention of the Theosophical So-
ciety, at Adyar, Madras […] 1903, The Theosophical Society, Madras 1904, p. 114.
37
Cfr. a. besant, Our General Secretaries. IX Italy, in «The Theosophist», XLIV, n. 12 (set-
tembre 1923), pp. 641-642b.
38
Si tratterebbe cioè delle tensioni che si erano create intorno alla figura della Cooper-Oakley,
cui abbiamo fatto riferimento.
39
Questi aspetti vennero lungamente dibattuti dai membri italiani. Cfr. per esempio c. p.
stauroforo, Il dissidio per l’elezione presidenziale nella S. T., Ars Regia, Milano s.d. [1907].
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Alle origini il movimento teosofico ebbe in Italia (ma non solo in Ita-
lia) due anime, diverse se non apparentemente incompatibili. Da una
parte esso attirava l’alta e media borghesia, dall’altra scrittori, artisti e
letterati che spesso disprezzavano proprio i valori e la classe borghesi,
visti come ostacolo per una radicale trasformazione sociale e culturale
del paese. Per quanto riguarda i primi, Lucetta Scaraffia osserva che «fa-
cevano parte di una élite intellettuale e sociale: professori universitari,
aristocratici, uomini politici e militari», in altre parole «l’alta borghesia
laica, in genere ostile alla Chiesa»41, che desiderava rinnovare la cultu-
ra nazionale ma era lungi dall’essere radicale o rivoluzionaria. Per i se-
condi invece, la cultura italiana era ormai stantia e superata, e doveva
essere rinnovata radicalmente, accogliendo da una parte gli stimoli che
nei più diversi campi provenivano dai grandi paesi europei, e ponendo-
si dall’altra in continuità con la spinta palingenetica del Risorgimento,
a volte persino con tentazioni autoritarie. Sarebbe problematico enfa-
tizzare eccessivamente il contrasto tra l’anima borghese e quella anti-
borghese del movimento. È probabile che tra questi due poli esistesse
una serie sfumata di posizioni, più che un’opposizione radicale e coscien-
te. Tuttavia questa polarità può aiutare a comprendere alcuni aspetti
della scissione del 1907, ed è possibile supporre che la prima componen-
te si sia trovata a suo agio soprattutto nel gruppo rimasto fedele alla Be-
40
Era un’esigenza sentita da diversi membri, anche a livello internazionale, che erano scon-
tenti dell’indirizzo della Società durante la dirigenza di Besant e l’influenza di Leadbeater. Que-
sto fenomeno venne definito «“Back to Blavatsky” movement» (cfr. j. ransom, A Short History
cit., p. 441).
41
l. scaraffia, Emancipazione e rigenerazione spirituale cit., p. 78.
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E infatti gli Atti stessi del convegno recano testimonianza, tramite gli
interventi dei membri italiani, di un notevole interesse per autori come
Marsilio Ficino e Giovanni Pico della Mirandola, o anche per figure «mi-
nori» come Giuseppe Borri, oggetto di ricerche in particolare di Calvari45.
44
d. calvari, Resumé du Mouvement Théosophique en Italie, in j. van manen (a cura di), Trans-
actions of the First Annual Congress of the Federation of the European Sections of the Theosophical So-
ciety, Held in Amsterdam, June 19th, 20th and 21st, 1904, Brill - Published for the Council of the Fe-
deration, Amsterdam 1906, pp. 381-82.
45
Cfr. i. cooper-oakley, Traces of the “Wisdom”-Teaching in the Italian Renaissance; d. calvari,
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Un filosofo ermetico italiano del secolo xvii, ibid., pp. 149-54 e 179-99. Gli Atti contengono anche
un intervento di Reghini, ma su tutt’altro argomento: Il meccanismo della visione e la quarta dimen-
sione, pp. 307-13. Su Borri il Calvari pubblicò poco tempo dopo una monografia dallo stesso tito-
lo: Un filosofo ermetico italiano del secolo xvii: Francesco Giuseppe Borri, Ars Regia, Milano 1907.
46
Cfr. g. levi della vida, Fantasmi ritrovati, Liguori, Napoli 2004, pp. 120-23. Levi Della Vi-
da fu uno dei pochissimi che rifiutarono di prestare giuramento, e ne dovette subire le tristi con-
seguenze, aggravate in seguito, essendo ebreo, dalle leggi razziali. Cfr. anche g. boatti, Preferirei
di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini, Einaudi, Torino 2001, in particola-
re p. 118.
47
b. giuliano, L’idea religiosa di Marsilio Ficino e il concetto di una dottrina esoterica, Scienza
e diletto, Cerignola 1904. Curiosamente, Levi Della Vida nella sua autobiografia si confonde, at-
tribuendo a Giuliano un libro non suo, anche se pubblicato nello stesso anno, e cioè Il sodalizio pi-
tagorico di Crotone di Alberto Gianola, Zanichelli, Bologna 1904, il cui titolo del resto riporta in
modo impreciso. Anche Gianola, allora insegnante di scuola media e autore di numerosi studi sul
pitagorismo antico, frequentava gli ambienti teosofici. I suoi studi pitagorici rappresentano un al-
tro tassello della costruzione di questa identità esoterica nazionale che si stava formando in ambi-
to teosofico e parallelamente in quello massonico.
48
a. della torre, Storia dell’Accademia Platonica di Firenze, Regio Istituto di Studi Superio-
ri Pratici e di Perfezionamento, Firenze 1902.
49
Cfr. e. garin, Cronache di filosofia italiana 1900-1943, vol. I, Laterza, Bari 1966, p. 43, n. 21.
Altrove lo stesso Garin aveva richiamato l’attenzione sull’entusiasmo per il platonismo ficiniano co-
me moda occultista del tempo (cfr. id., Ritratti di umanisti, Sansoni, Firenze 1967, p. 43).
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58
Cfr. ibid., pp. 259-61. Cfr. anche e. howe, Fringe Masonry in England, 1870-1885, Holmes
Publishing Group, Edmonds 1997, pp. 43 e 62-63, nota 92.
59
Cfr. l. scaraffia, Emancipazione e rigenerazione spirituale cit., pp. 65-69; y. hivert-messeca,
«Besant», in Encylopédie de la franc-maçonnerie, a cura di E. Saunier, Le Livre de Poche, Paris
2000, pp. 79-80. Cfr. anche r. guénon, Il teosofismo cit., pp. 262-65.
60
Cfr. y. hivert-messeca, «Besant» cit., p. 80.
61
Cfr. a. capone, Giovanni Amendola cit.; b. bisogni, Giovanni Amendola teosofo e massone,
in c. castellacci et al. (a cura di), La Libera Muratoria. Massoneria per problemi, SugarCo, Milano
1978, pp. 109-12.
62
Cfr. n. m. di luca, Arturo Reghini cit., pp. 29-78.
63
Cfr. r. sestito, Storia del Rito Filosofico Italiano e dell’Ordine Orientale Antico e Primitivo
di Memphis Mizraìm, Libreria Chiari, Firenze 2003.
64
Cfr. General Report of the Twenty-Ninth Anniversary and Convention of the Theosophical So-
ciety, held at Benares […] 1904, The Theosophical Society, Madras 1905, p. 117; g. ventura, I Ri-
ti Massonici di Misraïm e Memphis, Brancato, Catania 1991, p. 107; s. caillet, La franc-maçonnerie
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égyptienne de Memphis-Misraïm, Dervy, Paris 2003, p. 199. Sottile e Sulli-Rao erano avvocati di
Palermo. Il secondo aveva anche creato a Milano «Ars Regia», che per diversi anni fu la casa edi-
trice ufficiale della Società Teosofica in Italia. Macbean era stato console britannico prima a Ge-
nova e poi a Palermo, oltre a essere corrispondente dall’Italia per l’agenzia di stampa Reuters. Se-
condo alcune fonti aveva contribuito sin dagli inizi alla diffusione del movimento teosofico in Ita-
lia, collaborando alla creazione proprio dei centri di Genova e di Palermo (cfr. e. bratina, Appunti
di storia cit., p. 305). Sappiamo che il Sulli-Rao era già attivo nel rito nei primi anni del Novecen-
to, come attesta una sua lettera a Giovanni Amendola del 14 luglio 1904 (cfr. g. amendola, Car-
teggio 1897-1909, a cura di E. d’Auria, Laterza, Roma-Bari 1986, pp. 98-99), in cui cercava di con-
vincerlo ad aderire e a farsene promotore nell’Italia settentrionale. Nel 1921 fu il Macbean a diven-
tare Gran Maestro del rito: cfr. [r. gambier macbean], Cenni sul Antico e Primitivo Rito Orientale
di Memphis, raccolti da R. G. M., s.e., Palermo 1923 (ed. ingl. id., Notes on the A. and P. Oriental
Rite of Memphis, Adyar 1927).
65
Cfr. g. papini, La Biblioteca Teosofica cit., p. 124. Più in generale, sulla biblioteca, cfr. s.
cigliana, Futurismo esoterico cit., pp. 47-66.
66
Cfr. ibid., pp. 54-55.
67
Per un esempio significativo, si vedano le conferenze raccolte in b. giuliano, g. ferrando
e a. reghini, Per una concezione spirituale della vita. Conferenze, Biblioteca filosofica e successori
Seeber, Firenze 1908. Cfr. anche il commento che ne fa Garin in Cronache cit., p. 40.
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Ben presto la biblioteca di Firenze divenne una delle realtà più vivaci
nel panorama culturale della città. In seguito cambiò il suo nome, pas-
sando da Biblioteca teosofica a Biblioteca filosofica, e perdendo gradual-
mente la caratterizzazione esoterica che aveva avuto all’inizio. Ma è cer-
to che molte persone si avvicinarono alla teosofia anche grazie alle ini-
ziative coordinate da Reghini presso la biblioteca.
Per quanto riguarda le riviste, il movimento teosofico dispose subi-
to di periodici attraverso i quali diffondere le sue idee, come «Nova
Lux» (1897-98) e «Teosofia» (1897-1901). Ma la rivista più importan-
te e longeva fu senza dubbio «Ultra», creata da Calvari nel 1907, pri-
ma che si consumasse la crisi che avrebbe spaccato in due la sezione ita-
liana, e poi da lui diretta per molti anni68. Quando nel 1910 il gruppo
romano da lui diretto passò a far parte della Lega Teosofica Indipenden-
te, «Ultra» ne divenne l’organo ufficiale. Nel corso degli anni, a «Ul-
tra» collaborarono nomi rappresentativi dell’esoterismo italiano, tra cui,
oltre a Reghini, Julius Evola, Roberto Assagioli (che ne fu vicediretto-
re), Augusto Agabiti (che la diresse tra il 1914 e il 1918), il filosofo
Adriano Tilgher e il poeta Arturo Onofri.
Bisogna notare che l’impatto delle idee teosofiche in Italia andò al
di là del petit monde dell’esoterismo. Secondo Scaraffia, «fino agli anni
trenta, un po’ tutta la cultura italiana era permeata dalle influenze teo-
sofiche»69. L’osservazione è forse un po’ iperbolica, ma rimane pur ve-
ro che il movimento teosofico penetrò a fondo nel tessuto culturale del
paese, lasciando tracce che aspettano ancora di essere raccolte e studia-
te per offrire un quadro d’insieme soddisfacente. Ciò è vero soprattut-
to per il periodo che arriva sino alla Prima guerra mondiale, durante il
quale la dottrina teosofica si propose con il fascino dirompente della
rottura e della novità. Abbiamo visto come personaggi destinati ad ave-
re un ruolo significativo nella vita culturale e politica italiana, come
Giovanni Amendola o Maria Montessori, abbiano avuto nella Società
Teosofica esperienze formative importanti. Lo stesso si può dire di intel-
lettuali come Giorgio Levi Della Vida. E anche in Italia, come in altri pae-
si europei, il fascino per le idee teosofiche si fece sentire sulle avanguar-
die, in particolare il futurismo, che cercavano forme radicalmente nuo-
ve di espressione artistica70. Echi di insegnamenti teosofici si troveranno
68
Cfr. m. rossi, Julius Evola cit. Cfr. anche, più in generale, f. s. festa, Teosofia ed esoteri-
smo nelle riviste italiane della prima metà del ’900, in e. barone, m. riedl e a. tischel (a cura di),
Eranos Monte Verità Ascona cit., pp. 137-52.
69
l. scaraffia, Emancipazione e rigenerazione spirituale cit., p. 79.
70
Cfr. s. cigliana, Futurismo esoterico cit., passim; g. celant, Futurism and the Occult, in
«Artforum», XIX, n. 5 (gennaio 1981), pp. 36-42.
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71
Su Pirandello, cfr. a. r. pupino, Pirandello. Maschere e fantasmi, Salerno Editrice, Roma
2000, passim. Su Fogazzaro, cfr. infra.
72
Cfr. m. gandini, Raffaele Pettazzoni autodidatta nello studio della storia delle religioni e alun-
no della scuola italiana di archeologia (1905-1907). Materiali per una biografia, in «Strada maestra»,
n. 32 (1992), p. 214. Non risulta che l’articolo sia mai stato scritto.
73
Sulla questione, cfr. j. rousse-lacordaire, Ésotérisme et christianisme. Histoire et enjeux théo-
logiques d’une expatriation, Les Éditions du Cerf, Paris 2007, pp. 203-11 e, soprattutto per il mo-
do in cui la questione si trovò collegata a quella del femminismo, l. scaraffia, Emancipazione e ri-
generazione spirituale cit., pp. 104-11.
74
Cfr. From Italy, in «The Theosophist», XXVIII, n. 12 (settembre 1907), pp. 939-41; w. h.
k.[irby], Italy, ivi, XIX, n. 2 (novembre 1907), pp. 191-92; w. [h. kirby], Italy, ivi, n. 6 (marzo
1908), p. 565.
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4. Dalla fine della Prima guerra mondiale alla fine del fascismo.
te le sue opere furono lette negli anni trenta con molto interesse negli
ambienti dell’antifascismo giovanile, dall’altra colui che spinse Laterza
a pubblicarlo in Italia fu Giovanni Preziosi, fascista radicale noto per il
suo ruolo nella diffusione della propaganda antisemita in Italia tramite
il giornale da lui diretto, «La Vita Italiana», e per la sua attività di pub-
blicista. Il tramite fra Preziosi e Laterza fu la madre di Colonna di
Cesarò, Emmelina de Renzis, che tradusse anche alcune delle opere
di Steiner81. Del resto «La Vita Italiana» ospitò in diverse occasioni au-
tori di orientamento antroposofico, come Colonna di Cesarò, Massimo
Scaligero e l’avvocato Ettore Martinoli, che era il segretario della So-
cietà Antroposofica d’Italia82.
Come osserva la Coli, «La presenza di Preziosi nella divulgazione
delle opere di Steiner è inquietante e tanto più turba se si considera che
uno dei seguaci più intransigenti dell’antroposofia fu il futuro dirigen-
te antifascista Eugenio Curiel»83. La Coli spiega questa apparente con-
traddizione con la forza delle idee pedagogiche di Steiner, che affasci-
narono molti giovani italiani e li spinsero sulla strada dell’antifascismo.
Se si può concordare con questa interpretazione, che pure evita di en-
trare nel merito delle idee in questione, bisogna però anche dire che il
problema più interessante non è capire perché Steiner potesse piacere
ai giovani antifascisti, ma perché potesse entusiasmare fascisti e antise-
miti convinti. E, a onor del vero, il caso di Preziosi non fu isolato. Si
può ricordare infatti anche quello dello stesso Martinoli che, proprio al-
la vigilia del disfacimento del regime, nel giugno del 1943, pubblicò un
articolo su «La Vita Italiana» intitolato Un preannunziatore della nuova
Europa: Rudolf Steiner 84. In esso, Martinoli tiene a smentire le dicerie
sull’origine giudaica di Steiner, sottolineandone invece la condizione
razziale (a suo tempo certificata da Evola) come appartenente al «tipo
ariano di razza spirituale solare». Ma, al di là della patente di purezza
biologica, che era elemento ricorrente nella pubblicistica steineriana del-
l’epoca85, quello che veramente conta per Martinoli è difendere Steiner
dall’idea che il suo insegnamento sia compatibile con forme di indivi-
dualismo in campo spirituale o di democrazia liberale in campo politi-
co. Tutt’altro, protesta Martinoli: «Tutto l’insegnamento e l’indirizzo
81
Cfr. ibid., pp. 219-20.
82
Cfr. m. beraldo, L’Antroposofia cit., p. 95.
83
d. coli, Il filosofo, i libri, gli editori cit., pp. 220-21.
84
In La Vita Italiana. Rassegna politica, pubblicazione mensile de «Il Regime fascista», XXX, 363
(giugno 1943), pp. 555-66. Beraldo, nel suo L’Antroposofia cit., p. 95, lo definisce «apologetico»,
non specificando se l’apologia riguardi Steiner, il regime fascista, o tutti e due.
85
Cfr. m. beraldo, ibid., p. 94.
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90
Cfr. id., Krishnamurti nell’occhio della polizia politica, in g. de turris (a cura di), Esoterismo
e fascismo cit., pp. 67-75.
91
Cfr. ibid., p. 69.
92
Cfr. m. rossi, Julius Evola cit., p. 48; id., «Lo stato democratico» (1925) e l’antifascismo an-
tidemocratico di Julius Evola, in «Storia Contemporanea», XX, n. 1 (feb. 1989), pp. 12-14; f. s.
festa, Teosofia ed esoterismo cit., pp. 142-43.
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93
Cfr. l’articolo di l. hemshell, Fascism and Theosophy, in «The Theosophist», LV, n. 7 (apri-
le 1934), pp. 103-6, o i più che simpatetici resoconti sulla situazione politica italiana pubblicati in
The International Theosophical Yearbook, The Theosophical Publishing House, Adyar, per l’anno
1937 e 1938 (cfr. pp. 109-13 per il primo e pp. 102-4 per il secondo).
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94
Cfr. g. s. arundale, On the Watch-Tower, in «The Theosophist», LIX, n. 3 (dicembre 1937),
pp. 193-200.
95
Cfr. t. castellani, Through Italian Eyes, ivi, pp. 251-61.
96
Cfr. e. bratina, Appunti cit., p. 307.
97
Cfr. ibid.