1.
E. Buonaiuti, Storia del Cristianesimo, II: Evo Medio, Milano 1943, p. 717.
2.
A. Dondaine, Un Traité néo-manichéen du XIII siècle: le Liber de Duobus Principiis, suivi
d’un fragment de Rituel Cathare, Roma 1939.
313
la riforma della chiesa nelle riviste religiose di inizio novecento
3.
G.G. Merlo, Eretici ed eresie medievali, Bologna 1989, p. 14.
4.
F. Tocco, L’eresia nel Medioevo. Studi, Firenze 1884 (recentemente ripubblicato con il titolo
Storia dell’eresia nel Medioevo, Torino 1998).
5.
G. Cracco, Eresiologi d’Italia tra Otto e Novecento, in Eretici ed eresie medievali nella storio-
grafia contemporanea, a cura di G.G. Merlo, Torre Pellice 1994, p. 19. I manoscritti conservati
presso la Biblioteca della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze sono il conte-
nuto di un solo armadio situato in un corridoio dell’appartamento di Felice Tocco salvatosi dal
bombardamento di Milano del 13 agosto 1943 che ha distrutto anche l’abbondante epistolario
(A. Olivieri, Felice Tocco. Le carte e i manoscritti della biblioteca della Facoltà di Lettere e Filoso-
fia dell’Università di Firenze, Firenze 1991, p. 480). Sul valore storiografico degli studi ereticali,
si veda L. Malusa, La storiografia filosofica italiana nella seconda metà dell’Ottocento. I: Tra posi-
tivismo e neokantismo, Milano 1977, pp. 248-396 e, soprattutto, Id., La storiografia religiosa di
Felice Tocco, “Studia Patavina” XIX (1972), pp. 580-609.
314
Eresie medievali e eretici modernisti
6.
F. Tocco, Due documenti intorno ai beghini d’Italia, “Archivio storico italiano” ser. V, I
(1888), pp. 417-423; Id., Gli apostolici e fra Dolcino, “Archivio storico italiano” ser. V, XIX
(1897), pp. 241-275; Id., Quel che non c’è nella Divina Commedia o Dante e l’eresia, Bologna
1899; Id., Guglielma Boema e i Guglielmiti, “Memorie della Accademia dei Lincei”, ser. V, VIII
(1900), pp. 1-32; Id., Nuovi documenti sui moti ereticali tra la fine del secolo XIII e il principio
del XIV, “Archivio storico italiano” ser. V, XXVIII (1901), pp. 97-104; Id., I fraticelli, “Archivio
storico italiano” ser. V, XXXV (1905), pp. 331-368; Id., L’eresia dei Fraticelli e una lettera inedi-
ta del beato Giovanni delle Celle, in Id., Studi francescani, Napoli 1909, pp. 406-494. La docu-
mentazione raccolta e gli appunti elaborati su Dolcino sono conservati in una grande cartella
intitolata “Studi francescani” in cui sono confluite anche ricerche ereticali (ad esempio L’eresia
dei Fraticelli e una lettera inedita del beato Giovanni delle Celle), cfr. A. Olivieri, Felice Tocco. Le
carte e i manoscritti, pp. 257, 261, 263, 277, 278.
7.
F. Tocco, Il processo dei guglielmiti, «Rendiconti della Reale Accademia dei Lincei, Atti della
classe di scienze morali» ser. V, VIII (1899), pp. 309-342, 351-384, 407-432, 437-469; Id.,
Guglielma Boema e i Guglielmiti, “Memorie della Accademia dei Lincei” ser. V, VIII (1900), pp.
1-32.
8.
Ad esempio Il Savonarola e la critica tedesca, introduzione di F. Tocco, Firenze 1900 (cfr. F.
Tocco, Savonarola: profeta e ribelle, a cura di F. De Giorgi, Genova 1998) e Id., Scritti inediti
di Giordano Bruno, “R. Accademia dei Lincei”, ** (1891), pp. 447-452, su cui si veda S. Bassi,
Il sogno di Ezechiele: Tocco e Gentile interpreti di Bruno, Roma 2004.
9.
G. Cracco, Eresiologi d’Italia, p. 21.
10.
Ivi, p. 20.
315
la riforma della chiesa nelle riviste religiose di inizio novecento
11.
G.G. Merlo, Eretici ed eresie medievali, pp. 14-15. Già Croce aveva sottolineato il suo mo-
do di affrontare gli eretici «come filosofi e semifilosofi» (B. Croce, Storia della storiografia ita-
liana nel secolo decimonono, II, Bari 1930, p. 145).
R. Morghen, L’eresia nel Medioevo, in L’eresia medioevale, a cura di O. Capitani, Bologna
12.
1971, p. 65.
13.
Cfr. G. Miccoli, Note sulla fortuna di fra Dolcino, “Annali della Scuola Normale Superiore
di Pisa” 25 (1956), pp. 257-258. Ma l’impostazione dei due dirigenti socialisti è assai diversa:
«In questi [Labriola] fra Dolcino è presente come elemento atto a dimostrare la validità dell’ap-
plicazione del materialismo storico alla storia del cristianesimo e in particolare delle eresie, su
un piano “scientifico”, per così dire: nel Kautsky per fini più immediatamente politici, come
figura che risuona ancora viva ed operante anche nella valutazione di un nuovo contesto socia-
le e delle sue possibilità di evoluzione e sviluppo» (ivi, p. 258).
14.
G. Miccoli, Note sulla fortuna di fra Dolcino, p. 255. «Ma la storia di Dolcino e del suo
movimento diventa nel Labriola “problema”, quasi con valore di esempio tipico, nel corso di
una più ampia discussione intorno al materialismo storico quale presupposto chiarificatore di
ogni concreta ricerca» (ibid.). Si noti come, in tempi assai più recenti, anche le ricerche polie-
driche di uno studioso del calibro di Giovanni Miccoli prendano avvio da una rassegna storio-
grafica su un caso ereticale. Sul rapporto tra Labriola e Dolcino, si veda anche R. Orioli, «Venit
perfidus heresiarcha». Il movimento apostolico-dolciniano, dal 1280 al 1307, Roma 1988, pp.
217-218.
15.
«Ho veduto quella pubblicazione del Renier ossia quelle ultime pagine che riflettono Dolci-
no. Pare che molti eruditi locali si sieno occupati dell’argomento: ma chi li va a pescare? È cosa
troppo fastidiosa!» (A. Labriola, Lettere a Benedetto Croce (1885-1904), Napoli 1975, p. 95, 14
gennaio 1896).
316
Eresie medievali e eretici modernisti
16.
«Il sacerdote “M.” intimo del Cardinale […] mi annunzia esistere negli Archivi Vaticani
importanti documenti su Fra Dolcino. Mi darà ulteriori notizie» (A. Labriola, Lettere a Bene-
detto Croce, p. 102, 18 marzo 1896). Al momento non si può confermare la notizia della pre-
senza presso l’Archivio Segreto Vaticano di fonti dolciniane; esistono invece presso la Biblioteca
Apostolica Vaticana, per una ricostruzione complessiva dello status documentario, cfr. M. Be-
nedetti, Frate Dolcino da Novara: un’avventura religiosa e documentaria, “Annali della Scuola
Normale Superiore di Pisa. Classe di Lettere e Filosofia”, in corso di stampa.
17.
«Ora per trattare per la prima volta preliminarmente Fra Dolcino, faccio nelle lezioni un
quadro delle condizioni d’Italia al principio del secolo XIV» (A. Labriola, Lettere a Benedetto
Croce, p. 195, 6 gennaio 1897); «Tu ti ricordi che a Perugia io non ti parlavo che di progetti
letterarii. Prevedevo tanto poco tutto questo rumore, che mi proponevo di dedicare tutti i miei
studi alla condizione d’Italia in principio del secolo XIV, per spiegare Fra Dolcino. Di ciò ho
fatto poco e di mala voglia. Rimetterò il resto all’anno venturo» (ivi, p. 209, 12 aprile 1897).
Circa cinquant’anni dopo, il corrispondente di Antonio Labriola affronterà a sua volta il tema
dell’eresia (B. Croce, Note di metodologia storica. Il materialismo storico e le eresie medievali,
“Quaderni della critica” 5, 1946, pp. 119-121).
18.
Così scrive Gioacchino Volpe: «Un libro che poteva capitar nelle mani di un aspirante-sto-
rico pari a me, il quale, come si interessava di cose del passato, di un certo passato, socialmente
assai mosso, così anche di cose del presente, più o meno affine a quel passato ed egualmente
ricco di moti sociali nelle campagne e nelle città, pullulante di leghe e associazioni operaie, teso
verso un nuovo ordine sociale e quasi verso una nuova civiltà. Un libretto come quello, per chi
studiava un momento storico come quello medievale, poteva bene non dirò dare un filo di
Arianna al giovane storico, ma sì aiutarlo a trovare una via, alquanto diversa da quella battuta
dagli storici della generazione precedente. Ed ecco Antonio Labriola, un certo Labriola, entrato,
per una piccola apertura, nel cerchio della mia vita e fattosi ispiratore di qualche pensiero, di
317
la riforma della chiesa nelle riviste religiose di inizio novecento
cademia scientifico-letteraria, pp. 1156, 1159, 1162, 1166, 1168, 1169, 1171, 1172, 1175,
1177, 1179, 1182.
22.
C. Violante, Introduzione a G. Volpe, Medio Evo italiano, Roma-Bari 1992 (Firenze
19231), p. xl.
318
Eresie medievali e eretici modernisti
23.
Oltre alla conferenza letta da Paul Sabatier a Palazzo Madama a Torino il 30 aprile 1908 e
immediatamente confluita nella rivista (P. Sabatier, L’originalité de S. François d’Assise, III ,
1908, pp. 417-433) – che naturalmente non è di argomento ereticale ma è solo un segno del
clima e dell’interesse di affrontare temi coinvolgenti con un taglio metodologico e ideologico
nuovo – leggiamo soltanto la recensione di Giulio Vitali – autore di I domenicani nella vita
italiana del sec. XII, Firenze 1902 – ai volumi sull’inquisizione di due studiosi cattolici francesi
Célestin Douais e Elphège Vacandard (I, 1907, pp. 197-208).
Si citerà dall’edizione più recente: G. Volpe, Movimenti religiosi e sette ereticali nella società
24.
319
la riforma della chiesa nelle riviste religiose di inizio novecento
26.
G. Volpe, Eretici e moti ereticali, “Il Rinnovamento” I (1907), p. 633.
27.
E. Buonaiuti, Storia del Cristianesimo, II: Evo Medio, p. 717.
28.
G. Volpe, Eretici e moti ereticali, p. 634.
29.
Sulle varianti tra le due edizioni, cfr. C. Violante, Introduzione, a G. Volpe, Movimenti
religiosi e sette ereticali, pp. xlviii-l.
30.
G. Volpe, Movimenti religiosi e sette ereticali, p. 7.
320
Eresie medievali e eretici modernisti
31.
Ibid.
32.
Si legga in tal senso il concordante giudizio di Ovidio Capitani: «Certo […] noi avvertimmo
nei Movimenti religiosi una serie di limitazioni oggettive di informazione specifica, un senso di
rinunzia a spremere le fonti, come invece era avvenuto per altra tematica, in tempi vicinissimi
o addirittura stava avvenendo per altre opere. E ne dobbiamo prendere atto, con umiltà che si
addice di fronte a genialità così prepotente» (O. Capitani, Gioacchino Volpe, p. 204).
33.
Sulla rilevanza di questo episodio nel contesto storiografico milanese, si veda M. Benedetti,
Io non sono Dio. Guglielma di Milano e i Figli dello Spirito santo, Milano 20042, pp. 109-157.
321
la riforma della chiesa nelle riviste religiose di inizio novecento
Ma torniamo agli eretici. Sempre nel nodale 1907, altre parole con-
fermano l’analisi retrospettiva del «chiarimento e giustificazione» del
1922 sottolineando – ancora una volta – che i «moti delle coscienze
compenetrate di misticismo» dei modernisti sollecitavano agli studi di
storia religiosa:
«Tutto il nostro interessamento per quanto si riferiva ad istituzioni reli-
giose finiva con lo studio dei rapporti fra lo Stato e la Chiesa, la cui
importanza pratica non sfuggiva a nessuno. Ma ora si sentono novità
per l’aria anche da noi. Ultimamente, nello spazio di poche settimane,
34.
G. Volpe, Movimenti religiosi e sette ereticali, p. 56. Per il contesto valdese a cui questa espres-
sione è riferita, cfr. G.G. Merlo, Identità valdesi nella storia e nella storiografia, Torino 1991, p.
71ss.
35.
O. Capitani, Gioacchino Volpe, p. 201.
322
Eresie medievali e eretici modernisti
La similitudine dei toni usati nel 1907 e nel 1922 non può sfuggire:
segno di una consapevolezza – immediata, forte, duratura – non muta-
ta con il trascorrere del tempo: gli anni passati e il contesto differente
non rimodellano il senso di quella scelta che viene ribadita nelle sue
motivazioni centrali.
G. Volpe, Rassegna di studi storici, “Rivista d’Italia” 10 (1907), p. 690. Sulla rivista “Coeno-
36.
323
la riforma della chiesa nelle riviste religiose di inizio novecento
37.
G. Salvemini, Carteggio (1907-1909), a cura di S. Bucchi, Manduria 2001, p. 370, 2 otto-
bre 1907. Si vedano anche le pagine dedicate al rapporto tra classi sociali ed eresia in P. Cavina,
L. Grilli, Gaetano Salvemini e Gioacchino Volpe. Dalla storia medievale alla storia contempora-
nea, Pisa 2008, pp. 74-89.
38.
I docenti, i corsi, gli allievi (1861-1915), Appendice 2, p. 1168.
39.
G. Volpe, Movimenti religiosi e sette ereticali, pp. 57-60.
40.
L. Zanoni, Gli Umiliati nei loro rapporti con l’eresia, l’industria della lana ed i Comuni nei
secoli XII e XIII, Milano 1911 (rist. anast. Roma 1970).
41.
Id., Valdesi a Milano nel secolo XIII, Milano 1912 (anche in “Archivio storico lombardo”
XXXIX, 1912, pp. 5-22).
324
Eresie medievali e eretici modernisti
42.
In una lettera del novembre 1908 Alessandro Casati lo rassicura sull’intercessione di Uberto
Pestalozza presso Volpe («Pestalozza parlerà domattina avanti l’esame a Volpe come [sic] otterrà
una proroga di una settimana per la consegna della tua tesina scritta» G. Boine, Carteggio,
III/1: Giovanni Boine - Amici del “Rinnovamento”(1905-1910), a cura di M. Marchione, S.E.
Scalia, prefazione di G. Vigorelli, Roma 1977, p. 143, Milano, novembre 1908). Immediata-
mente dopo, il 27 gennaio 1909, Uberto Pestalozza cercherà di confortarlo sul futuro: «Quanto
all’Accademia, in complesso mi sembrano ben disposti. Volpe poi è stato soddisfatto del tuo
lavoro. Vedrò adesso d’informarmi bene e ti darò così notizie precise e positive» (ivi, p. 166). Se
Uberto Pestalozza – il futuro storico delle religioni – interviene rassicurante, è dallo scambio
epistolare con Alessandro Casati che emergono alcuni giudizi pungenti su Volpe: «Cosa vuoi
dire quando dici che Volpe ha dentro di sé un ebreo?» scrive Boine a Alessandro Casati il 30
gennaio 1909 (ivi, p. 173) oppure il 26 aprile 1912 Boine apprezza la definizione di uomo che
«non ha memoria» in riferimento a Volpe (ivi, p. 688). Su Giovanni Boine attraverso le colla-
borazioni alle riviste “Rinnovamento”, “La Voce”, “La Riviera Ligure”, si veda M. Costanzo,
Giovanni Boine, Milano 1961.
G. Boine, Carteggio, III/1: Giovanni Boine - Amici del “Rinnovamento” (1905-1910), p. 655.
43.
In seguito scrivendo a Giuseppe Prezzolini l’11 dicembre 1911, Giovanni Boine dà notizia
dell’invio di «un manoscritto per il bollettino prossimo» (G. Boine, Carteggio, I: Giovanni
325
la riforma della chiesa nelle riviste religiose di inizio novecento
326
Eresie medievali e eretici modernisti
«Io ricordo per mio conto; io non pretendo definire: dico che sentivo
queste cose alle lezioni di Gioacchino Volpe: dico ch’io m’ero innamorato
allora di questa sua abbondante storia e avrei voluto (ahimè, ahimè),
portare anch’io umilmente da buon scolare, come gli altri, a lui la mia
tesi, una prudente e composta e ricca di citazioni mia tesi, ahimè!»47.
47.
Ibid.
48.
A. De Stefano, Le origini dell’ordine degli Umiliati, “Rivista storico-critica di scienze teolo-
giche” X (1906), pp. 851-871; Id., Un nuovo testo della «Nobla Leyçon», “Studi medievali” II
(1906), pp. 80-92.
A. De Stefano, La Noble Leçon des Vaudois du Piémont, Paris 1909; La nobile lezione, La
49.
327
la riforma della chiesa nelle riviste religiose di inizio novecento
Nel 1909 il progetto di fondare in quella città una rivista con l’inten-
to di riunire plurime esperienze moderniste dopo l’urto disgregativo
dell’enciclica Pascendi50, assume risvolti spionistici coinvolgenti non
solo Antonino De Stefano, ma anche Ernesto Buonaiuti, quando il
Sant’Uffizio, incaricato da Pio X, doveva indagare attraverso Pietro Per-
ciballi sulla pericolosità dei progetti contenuti nella corrispondenza di
De Stefano: corrispondenza opportunamente riprodotta51. Nonostan-
te ciò, un anno dopo, nel 1910, la “Revue moderniste internationale”
viene fondata. Nel 1913 Antonino De Stefano abbandona definitiva-
mente l’abito ecclesiastico e l’anno successivo inizia l’intensa collabora-
zione con “Bilychnis”, la rivista edita dalla Facoltà della scuola teologica
battista di Roma fondata nel 1912, alla quale collaborano, tra gli altri,
Romolo Murri, Emilio Comba, Mario Rossi, Luigi Salvatorelli, Ugo
Janni. Egli vi pubblica Saggio sull’eresia medievale nei secoli XII e XIII, Le
origini dei frati gaudenti, Delle origini dei “Poveri lombardi” e di alcuni
gruppi valdesi, I tedeschi e l’eresia medievale in Italia e, infine, nel 1921
nella collana editoriale di “Bilychnis” – la «Biblioteca di studi religiosi»
– il volume Arnaldo da Brescia e i suoi tempi52. Questi studi, e altri an-
cora53, verranno raccolti in Riformatori ed eretici nel medioevo nella cui
Avvertenza si legge:
«Tutti questi moti, la cui natura religiosa non esclude, anzi presuppone
e potenzia, un contenuto schiettamente sociale e politico, sono ideal-
mente raggruppati intorno al motivo della Reformatio Ecclesiae che è
uno dei motivi fondamentali della storia medievale dell’Europa»54.
50.
S. Pivato, De Stefano, Antonino, in Dizionario biografico degli italiani, 39, Roma 1991, pp.
447-448. A margine della fondazione della rivista si colloca un non chiaro episodio di spionag-
gio religioso (F. Parente, Buonaiuti, Ernesto, in Dizionario biografico degli italiani, 15, Roma
1972, p. 114).
51.
L. Bedeschi, Un episodio di spionaggio antimodernista. Documenti inediti sul caso Benigni-De
Stefano-Buonarroti, “Nuova Rivista Storica” LVI (1972), pp. 389-423.
A. De Stefano, Arnaldo da Brescia e i suoi tempi (Biblioteca di studi religiosi, 13) Roma
52.
1921.
53.
Tra cui A. De Stefano, L’attività letteraria dei Valdesi primitivi, “Rivista storico-critica delle
scienze teologiche” IV (1908), pp. 740-754.
54.
A. De Stefano, Riformatori ed eretici nel medioevo, Palermo 1938, p. 5.
328
Eresie medievali e eretici modernisti
biato: ormai sono nate alcune riviste erudito-religiose – nel 1931 vede
la luce l’“Archivum fratrum Praedicatorum” – dove convergono, ad
esempio, le scoperte documentarie e gli studi innovativi del frate Predi-
catore Antoine Dondaine, piattaforma documentario-storiografica di
una fase nuova che aprirà la strada alla pubblicazione nel 1951 di Me-
dioevo cristiano di Raffaello Morghen – un allievo di Buonaiuti – in cui
si consolida un passaggio concettuale relativo all’eresia dell’età di mez-
zo: da «prodotto della vitalità di una società», come insisteva Volpe,
l’eresia diviene «processo di crescita religiosa generato dalla vitalità
dell’Evangelo»55. Medioevo cristiano è espressione di Ernesto Buonaiuti,
dell’infaticabile fondatore di riviste, dell’inesausto scrittore di storia re-
ligiosa per il quale «l’epoca della grande creazione cristiana»56 – scrive
Luigi Salvatorelli – è il medioevo e, in particolar modo, sono Francesco
d’Assisi e Gioacchino da Fiore.
A quest’ultimo sono dedicati studi importanti in un momento assai
delicato. Nel 1930 Buonaiuti pubblica presso l’Istituto storico italiano
per il medioevo l’edizione del Tractatus super quattuor Evangelia57. Sot-
tolineando il carattere escatologico del messaggio gioachimita, egli ne
evidenzia l’estraneità a preoccupazioni di ordine teologico: il messaggio
di Gioachino da Fiore avrà una interpretazione ereticale, ma non è que-
sto che interessa a Buonaiuti. In anni delicati e duri assai, probabilmen-
te sentì affinità con il profeta Gioacchino; forse si identificò nella sua
vicenda umana-culturale-religiosa, ribadendo un ritorno alle origini
nell’attesa di tempi nuovi (per Gioacchino da Fiore la cosiddetta terza
età)58. Riceve un premio dalla Medieval Academy of America e l’invito
a trasferirsi negli Stati Uniti. Non lo farà, anzi, nel 1931 scrive al retto-
re della sua università una lettera che concretizzerà il proprio pensiero
religioso in un rifiuto: «a norma di precise prescrizioni evangeliche (Mt.
55.
G.G. Merlo, Eretici ed eresie medievali, p. 16.
L. Salvatorelli, Prefazione, a Bibliografia degli scritti di Ernesto Buonaiuti, a cura di M.
56.
1930.
58.
Per una rassegna critico-problematica di questi tema, cfr. P. Donadoni, R. Michetti, Ri-
cerche sull’influenza della profezia nel basso Medioevo. Trent’anni dopo: 1970-2000, “Bisime” 104
(2002), pp. 147-166; si veda anche Id., Gli storici e il profetismo tra XIX e XX secolo, in L’attente
des temps nouveaux. Eschatologie et millénarismes et visions du futur du Moyen Âge au XXe siècle,
sous la direction de A. Vauchez, Turnhout 2002, pp. **-**.
329
la riforma della chiesa nelle riviste religiose di inizio novecento
V, 34) […] reputo mi sia vietata ogni forma di giuramento»59. Tali pa-
role lo pongono in una posizione assai simile a quella di tanti eretici
medievali che, ricordando il Vangelo, rifiutavano di giurare: tale scelta
farà di loro automaticamente degli eretici. Buonaiuti si sente profeta,
non eretico. Ciononostante viene scomunicato.
È la condizione di molti eretici medievali che attraverso il ritorno al
Vangelo giungevano inevitabilmente a scontrarsi con le gerarchie eccle-
siastiche: in un confronto impari. Ma se nel medioevo gli “eretici” era-
no soprattutto, e prima di tutto, laici che la vitalità della società e
dell’impatto con le Scritture sollecitavano ad una predicazione evange-
lica allargata, agli inizi del XX secolo si tratta per lo più di religiosi che
trovano nella “vitalità” delle riviste un pulpito, o una tribuna, attraverso
cui esprimersi60. Dalla parola detta si passa alla parola scritta con una
evidente inversione del rapporto scrittura/parola rispetto al passato, ma
con una sintomatica convergenza nel motivo propulsivo della Reforma-
tio Ecclesiae. Non è caso allora che in una peculiare analogia di contesto
fioriscano studi sugli “eretici” medievali, mentre gli “eretici” contempo-
ranei – lo scomunicato Ernesto Buonaiuti, in primo luogo – mai af-
frontino quel tema: nel passato e nel presente nessun eretico si è mai
dichiarato tale. Nel contrasto tra chi sostiene un rinnovamento della
vita religiosa e l’istituzione gerarchica della Chiesa, l’eresia è sempre at-
tribuita.
59.
F. Parente, Buonaiuti, Ernesto, p. 118.
60.
Cfr., in generale, D. Saresella, Introduzione a Spiritualità e utopia, pp. 13-14.
330