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24.dianoia
Rivista di filosofia anno XXII, giugno 2017
mucchi Editore
24.dianoia
Rivista di filosofia
del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione
dell’Università di Bologna
Mucchi Editore
dianoia
Rivista di filosofia del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione
dell’Università di Bologna fondata da Antonio Santucci †
Direttore Vittorio d’Anna
Vicedirettore Manlio Iofrida
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sität Bochum), Hans Heinz Holz † (Rijksuniversiteit Groningen), Giorgio Lanaro (Università
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ler (Humboldt-Universität zu Berlin), Alfonso Maierù (Università di Roma “La Sapienza”),
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timore), Gianni Paganini (Università del Piemonte Orientale), Johannes Rohbeck (Technische
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Falko Schmieder (Zentrum für Literatur- und Kulturforschung Berlin), Maria Emanuela Scri-
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tral Michigan University - Mount Pleasant, Michigan), Günter Zöller (Ludwig-Maximilians-
Universität - München).
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no, Gabriele Scardovi, Pietro Schiavo.
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ISSN 1125-1514
ISSN digitale 1826-7173
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24. dianoia
Saggi
Note
307 Eleonora Selvatico, Gli inediti di Levinas: note sul rapporto tra
fenomenologia e tradizione ebraica
327 Recensioni
Averroismi al plurale. La ricezione del Tafsīr Kitāb al-Nafs
di Ibn Rušd nel Commento alle Sentenze di Tommaso
d’Aquino*
Federico Minzoni
«dianoia», 24 (2017)
16 Federico Minzoni
Un’analisi della ricezione latina della noetica rushdiana non può che
iniziare con alcune osservazioni preliminari sul carattere dell’inda-
gine psicologica di Ibn Rušd 1 e dei testi in cui è esposta. È impor-
tante innanzitutto sottolineare che il filosofo andaluso imposta e
sviluppa la sua ricerca psicologica e noetica sullo sfondo di un’on-
tologia di riferimento sostanzialmente aristotelica, in dialogo diret-
to con il De anima di Aristotele e con una ristretta cerchia di com-
mentatori peripatetici (Alessandro di Afrodisia, Temistio, al-Fārābī
e Ibn Bāğğa).
La questione dello statuto ontologico dell’anima e dell’intel-
letto – nonostante le evidenti ricadute esistenziali, escatologiche e
religiose – è per Ibn Rušd in primo luogo un problema di esegesi
aristotelica. Per questo motivo i tre testi principali in cui il filoso-
fo andaluso espone le sue posizioni noetiche, per quanto contenga-
no elaborazioni altamente originali, non sono dei trattati autonomi,
ma dei saggi esegetici sul De anima: si tratta dei commenti noti come
Mukhtaṣar (1160 ca.), Talkhīs (1180 ca.) e Tafsīr Kitāb al-Nafs (1186
ca.), ovvero – rispettivamente – Epitome, Commento medio e Commen-
to grande al De anima 2.
1
Gli studi sulla figura e sul pensiero di Ibn Rušd, inaugurati da E. Renan, Averroès et l’a-
verroïsme. Essai historique, Paris, Durand, 1852, hanno dato corpo a una produzione testua-
le vasta e articolata, che non può in alcun modo essere affrontata qui nella sua interezza. Mi
limito a sottolineare – contro una tradizione eurocentrica a lungo invalsa – che un’analisi del-
la filosofia di Ibn Rušd non può limitarsi alla sua opera di esegeta aristotelico, ma deve con-
siderarne anche il pensiero teologico e giuridico. Per un’introduzione alla vita, all’opera e al
pensiero rushdiani si vedano almeno R. Arnaldez, Ibn Rušd in B. Lewis, V.L. Ménage, C. Pel-
lat, J. Schacht (a cura di), Encyclopedia of Islam, Leiden-London, Brill-Luzac, 1986, vol. III, pp.
909b-920a; M. Campanini, Averroè, Bologna, il Mulino, 2001; R.C. Taylor, Averroes, in J.J.E.
Gracia, T.B. Noone (a cura di), A Companion to Philosophy in the Middle Ages, Oxford, Black-
well, 2003, pp. 632-8; M. Geoffroy, Averroè, in C. D’Ancona (a cura di), Storia della filosofia
nell’Islam medievale, Torino, Einaudi, 2005, pp. 723-82.
2
Con qualche approssimazione, lo sviluppo diacronico della noetica rushdiana può esse-
re ricondotto a questi tre commenti, che ne esprimono altrettante formulazioni. La questio-
ne della datazione dei tre commenti, filologicamente assai complessa, è discussa in A.L. Ivry,
Averroismi al plurale 17
Averroes’ Middle and Long Commentaries on the De anima, «Arabic Sciences and Philosophy», 5
(1995), pp. 75-92; H.A. Davidson, The Relation between Averroes’ Middle and Long Commentaries
on the De anima, «Arabic Sciences and Philosophy», 7 (1997), pp. 139-151; A. Elamrani-Jamal,
Averroès: la doctrine de l’intellect matériel dans le Commentaire moyen au De anima d’Aristote.
Présentation et traduction, suivie d’un lexique-index du chapitre 3, livre III: De la faculté rationelle,
in A. De Libera, A. Elamrani-Jamal, A. Galonnier (a cura di), Langages et philosophie. Hommage
à Jean Jolivet, Paris, Vrin, 1997, pp. 281-307, in particolare pp. 289-91; A.L. Ivry, Averroes’ Three
Commentaries on De anima, in G. Endress, J.A. Aertsen (a cura di), Averroes and the Aristotelian
Tradition. Sources, Constitution and Reception of the Philosophy of Ibn Rušd (1126-1198). Procee-
dings of the Fourth Symposium Averroicum (Cologne, 1996), Leiden-Boston-Köln, Brill, 1999, pp.
199-216; C Sirat., M. Geoffroy, (a cura di), L’original arabe du Grand commentaire, cit., pp. 19-31.
3
Dato che il testo arabo del Tafsīr Kitāb al-Nafs si è conservato solo in forma frammenta-
ria, la versione latina è l’unica redazione integrale che ce ne sia pervenuta. Le evidenze mano-
scritte per l’attribuzione della traduzione a Michele Scoto sono esigue: cfr. C. Burnett, The
«Sons of Averroes with the Emperor Frederick» and the Transmission of the Philosophical Works by
Ibn Rušd, in G. Endress, J.A. Aertsen (a cura di), Averroes and the Aristotelian Tradition, cit., pp.
259-99, in particolare p. 269, nota 34.
4
La categoria storiografica di averroismo latino, inaugurata da E. Renan, Averroès, cit.,
è assai controversa: soprattutto per quanto riguarda il sec. XIII, per cui la designazione di
averroismo è documentata solo nelle fonti polemiche (come il Tractatus de unitate intellec-
tus di Tommaso d’Aquino o il Sillabo di Étienne Tempier), è dubbio che la si possa riferire a
un movimento unitario. Per un primo approccio alla questione dell’averroismo latino, cfr. T.
Gregory, L’averroismo latino, in M. Dal Pra (a cura di), Storia della filosofia, Milano, Vallardi,
1975-98, vol. VI, pp. 147-81; F. Niewöhner, L. Sturlese (a cura di), Averroismus im Mittelalter
und in der Renaissance, Zürich, Spur Verlag, 1994.
5
Oltre alla datazione reciproca dei tre commentari rushdiani al De anima (su cui cfr.
supra, nota 2), il principale problema filologico che lo storico si trova ad affrontare è quello
di una doppia redazione del Tafsīr Kitāb al-Nafs: la seconda redazione è quella sopravvissu-
ta per esteso solo in traduzione latina; la prima è attestata in arabo solo in forma frammenta-
ria. Apparentemente, la prima redazione del Tafsīr Kitāb al-Nafs non contiene alcun accenno
alla peculiare teoria noetica che ha invece reso famosa la seconda redazione. Cfr. C. Sirat, M.
Geoffroy (a cura di), L’original arabe du Grand commentaire, cit., pp. 33-68.
18 Federico Minzoni
13
Secondo Alessandro di Afrodisia, l’intelletto materiale (noûs hylikós) sarebbe una dispo-
sizione (epitedeiótes) corruttibile del corpo organico. Cfr. Alessandro di Afrodisia, De anima,
84.24-85.1 e il più problematico Id., De intellectu, 112.11-6, di dubbia attribuzione. La critica
rushdiana alla noetica alessandrista è in Tafsīr Kitāb al-Nafs, III, c. 5, 393.196-397.298 e c. 14.
14
Ibn Rušd non espone mai questo argomento esplicitamente: lo si trova invece in Temi-
stio, Parafrasi del De anima, 203.26-30 (riferito all’intelletto agente) e in Sigieri di Brabante,
Quaestiones in tertium de anima, q. IX (riferito all’intelletto simpliciter).
15
Cfr. Ibn Rušd, Tafsīr Kitāb al-Nafs, III, c. 5, 402.432-48.
16
I loci classici dell’indagine aristotelica sull’intelletto sono Aristotele, De anima, III 4 e 5;
III 5 in particolare è stato oggetto di un’intensa attività esegetica che ha dato vita a interpre-
tazioni estremamente distanti fra loro. Escludendo come poco pertinenti i pure importan-
ti commenti neoplatonici tardoantichi (guidati da interessi teoretici che trascendono l’inten-
to di un’interpretazione onesta della lettera aristotelica) segnalo qui – oltre ai frammenti di
Teofrasto traditi da Temistio – almeno il De anima di Alessandro di Afrodisia, la Parafrasi del
De anima di Temistio, il Tafsīr Kitāb al-Nafs di Ibn Rušd e il Commento al De anima di Tomma-
so d’Aquino. Sul commento peripatetico tardoantico al De anima cfr. P. Moraux, Le De anima
dans la tradition grecque. Quelques aspects de l’interprétation du traité, de Théophraste à Thémistius,
in G.E.R. Lloyd, G.E.L. Owen (a cura di), Aristotle on Mind and the Senses, Cambridge, Cam-
bridge University Press, 1978, pp. 281-24; sul commento peripatetico al De anima nell‘Islam
medievale, cfr. H.A. Davidson, Alfarabi, Avicenna, and Averroes, on Intellect, cit., pp. 265-82. Fra
20 Federico Minzoni
22
Mentre al-Fārābī e Ibn Bāğğa sono, in positivo o in negativo, riferimenti costanti per
l’Ibn Rušd del Tafsīr Kitāb al-Nafs, Ibn Sīnā – colpevole di avere studiato i libri dei commen-
tatori anziché quelli di Aristotele – viene escluso con decisione dal novero dei peripatetici.
Per un esempio di questa attitudine anti-avicenniana, cfr. Ibn Rušd, Tafsīr Kitāb al-Nafs, III,
c. 30, 470.41-8.
23
Sull’ostilità al ragionamento analogico (qiyās) del kalām come rivendicazione program-
matica della proposta filosofica rushdiana, cfr. M.´Ā. al-Jābrī, Introduction à la critique de la rai-
son arabe, Paris, Éditions La Découverte: Institut du monde arabe, 1994.
24
Il tema è sviluppato soprattutto, in polemica con al-Fārābī, in Tafsīr Kitāb al-Nafs, III,
c. 36, locus dedicato alla questione dell’unione del pensante umano con l’intelletto agente. Il
problema dell’unione è trattato da Ibn Rušd anche in tre epistole, sopravvissute solo in tra-
duzione ebraica; due di queste epistole sono confluite in latino nel medievale Tractatus de per-
fectione naturali intellectus e poi nel rinascimentale De animae beatitudine. I testi delle epistole
22 Federico Minzoni
l’intelletto agisce sul pensante non solo come causa agente esterna,
ma anche e soprattutto come causa formale, pena l’impossibilità per
l’uomo di svolgere un ruolo attivo nel pensiero 25.
Un ridimensionamento dell’impegno ontologico risultante dal-
la scelta, gnoseologica prima che ontologica, di porre un intelletto
materiale sostanziale e unico per tutta la specie e una comprensio-
ne della natura ilomorfica del rapporto che nel momento del pensie-
ro lega l’uomo agli intelletti separati sono due opzioni irrinunciabili
per chi voglia afferrare il carattere – profondamente aristotelico –
della filosofia della mente rushdiana. Vediamo ora come questi trat-
ti caratteristici della noetica di Ibn Rušd siano stati intesi e fraintesi
da Tommaso d’Aquino nel suo Commento alle Sentenze.
si trovano in K.P. Bland (a cura di), Ibn Rušd. The Epistle on the Possibility of Conjunction with
the Active Intellect. With the commentary of Moses Narboni, New York, The Jewish Theological
Seminary of America, 1982 (epistola singola) e in M. Geoffroy, C. Steel (a cura di), La béatitu-
de de l’ame. Éditions, traductions annotées, études doctrinales et historiques d’un traité d’Averroes,
Paris, Vrin, 2001 (epistole collazionate).
25
Cfr. Ibn Rušd, Tafsīr Kitāb al-Nafs, III, c. 18, 438.83-440.84; c. 36, 499.586-500.590.
26
Il presente paragrafo riprende in parte un tema affrontato da R.C. Taylor in un inter-
vento dal titolo What Aquinas Owes to Avicenna and Averroes on Cognition: The Commentary
on the Sentences, tenuto all‘Università statale di Milano il 28/01/2011. Dato che il problema
in esame è qui specificamente la ricezione del Tafsīr Kitāb al-Nafs nel Commento alle Senten-
ze, non mi occuperò di un‘introduzione generale alla psicologia e alla noetica di Tommaso,
per cui rimando a N. Kretzmann, Philosophy of Mind, in N. Kretzmann, E. Stump (a cura di),
The Cambridge Companion to Aquinas, Cambrige, Cambridge University Press, 1993, pp. 128-
59; A. Petagine, Aristotelismo difficile. L‘intelletto umano nella prospettiva di Alberto Magno, Tom-
maso d‘Aquino e Sigieri di Brabante, Milano, Vita e Pensiero, 2004, pp. 67-110. Oltre a Commen-
to alle Sentenze II, d. 17, q. 2, a. 1, i loci classici della ricerca psicologica e noetica tommasiana
sono il Commento al De anima, le Quaestiones disputatae de anima e Summa theologiae, I, qq. 75-89.
27
Il Tractatus de unitate intellectus è un libello di natura più polemica che teoretica in cui
Tommaso d’Aquino, anche per difendere il suo aristotelismo da eventuali accuse di eterodos-
sia, attacca con veemenza la noetica di Ibn Rušd e dei suoi supposti seguaci latini. Il destina-
tario latino dell’attacco di Tommaso è stato identificato a partire da P. Mandonnet con Sigie-
ri di Brabante, sul cui presunto averroismo verterà appunto la seconda parte di questa ricer-
ca. Cfr. P. Mandonnet, Siger de Brabant et l’averroïsme latin au XIIIe siècle (1899), Louvain, Édi-
tions de l’Institut Supérieur de Philosophie, 1908-112. Su Sigieri di Brabante si vedano anche
B. Nardi, Il preteso tomismo di Sigieri di Brabante, «Giornale critico della filosofia italiana», 17
(1936), pp. 26-35; Id., Ancora sul preteso tomismo di Sigieri di Brabante, «Giornale critico del-
la filosofia italiana», 18 (1937), pp. 160-4; F. Van Steenberghen, Maître Siger de Brabant, Lou-
Averroismi al plurale 23
vain-Paris, Publications Universitaires-Vander Oyez, 1977; R.A. Gauthier, Notes sur Siger de
Brabant, I. Siger en 1265, «Revue des Sciences philosophiques et théologiques», 67 (1983), pp.
201-32; F.X. Putallaz, R. Imbach, Profession: philosophe: Siger de Brabant, Paris, Cerf, 1997; B.C.
Bazán, Siger of Brabant, in J.J.E. Gracia, T.B. Noone (a cura di), A Companion to Philosophy in the
Middle Ages, cit., pp. 632-8; A. Petagine, L’intelletto e il corpo: il confronto fra Tommaso d’Aquino
e Sigieri di Brabante, in A. Ghisalberti (a cura di), Dalla prima alla seconda scolastica. Paradigmi e
percorsi storiografici, Bologna, Edizioni Studio Domenicano, 2000, pp. 76-119; A. Petagine, Ari-
stotelismo difficile, cit., pp. 111-210.
28
Cfr. Tommaso d’Aquino, Tractatus de unitate intellectus, II, 59, 38.37-8.
29
Cfr. Tommaso d’Aquino, Commento alle Sentenze, II, d. 17, q. 2, a. 1, 422 sgg.
24 Federico Minzoni
30
Sull’esclusione rushdiana di Ibn Sīnā dal novero dei commentatori peripatetici, cfr.
supra, nota 22.
31
Cfr. Tommaso d’Aquino, Commento alle Sentenze, II, d. 17, q. 2, a. 1, 423.
32
Cfr. supra, nota 13.
33
Cfr. Tommaso d’Aquino, Commento alle Sentenze, II, d. 17, q. 2, a. 1, 424.
Averroismi al plurale 25
34
Ibid. Tommaso conosce la noetica avicenniana di prima mano, attraverso la lettura del
Liber de anima seu sextus de naturalibus, su cui cfr. supra, nota 20.
35
Cfr. Tommaso d’Aquino, Tractatus de unitate intellectus, II, 49-52.
26 Federico Minzoni
36
Id., Commento alle Sentenze, II, d. 17, q. 2, a. 1, 424.
37
Ivi, 424-5; cfr. Ibn Rušd Tafsīr Kitāb al-Nafs, III, c. 5, 389.59-393.195. Ho già accennato
al fatto che l’interpretazione rushdiana di Temistio è in buona misura arbitraria. Cfr. supra,
nota 7.
38
Cfr. Tommaso d’Aquino, Commento alle Sentenze, II, d. 17, q. 2, a. 1, 425.
39
Cfr. Ibn Rušd, Tafsīr Kitāb al-Nafs, III, c. 5, 391.117-393.195; 399.344-61. Si noti che Tom-
maso non recepisce la terza delle difficoltà che Ibn Rušd individua nel modello temistiano,
ossia la cosiddetta quaestio Theofrasti, che – posto che ogni sostanza separata è pura forma e
posto che l’intelletto materiale per accogliere gli intelligibili in atto deve essere privo di forma
propria – si chiede quale genere di sostanza separata possa allora essere l’intelletto materia-
le. La quaestio Theofrasti, che si interroga sulla natura dell’intelletto possibile (noûs dynámei), è
formulata in Temistio, Parafrasi del De anima, 107.32-5.
40
L’eternità degli intelligibili speculativi è la prima delle tre difficoltà che Ibn Rušd oppo-
ne al modello noetico temistiano. Cfr. Ibn Rušd, Tafsīr Kitāb al-Nafs, III, c. 5, 391.117-392.128.
41
L’esistenza di un atto noetico singolo secondo la sua prima entelechia e molteplice
rispetto alla sua entelechia seconda è il secondo dei tre argomenti che Ibn Rušd oppone a
Temistio; Tommaso lo riformula qui liberamente. Cfr. Ibn Rušd, Tafsīr Kitāb al-Nafs, III, c. 5,
392.158-393.186.
Averroismi al plurale 27
42
Cfr. Tommaso d’Aquino, Commento alle Sentenze, II, d. 17, q. 2, a. 1, 425-7.
43
Ivi, 425.
44
Cfr. Ibn Rušd Tafsīr Kitāb al-Nafs, III, c. 5, 396.279-397.298; 405.528-36. La preoccupa-
zione rushdiana in c. 5 è di sottolineare contro Alessandro che l’intelletto materiale, per ave-
re una natura immateriale, non può essere una disposizione del corpo organico: è questo il
motivo per cui Ibn Rušd afferma che l’intelletto è forma del corpo solo in senso improprio.
45
Cfr. supra, note 24 e 25.
28 Federico Minzoni
46
Cfr. infra.
47
Cfr. Tommaso d’Aquino, Tractatus de unitate intellectus, I, 1, 2.11.
48
Id., Commento alle Sentenze, d. 17, q. 2, a. 1, 426 sgg. Cfr. Ibn Rušd, Tafsīr Kitāb al-Nafs,
III, c. 5, 399.370-401.423.
49
La formulazione rushdiana della teoria del doppio soggetto di intellezione presuppo-
ne una sfumatura intenzionale che Tommaso sembra non avere colto: invece che di un sub-
strato da cui gli intelligibili traggono il loro essere spirituale (l’intelletto possibile) e di un sub-
strato da cui essi traggono il loro essere materiale (i fantasmi), Ibn Rušd parla rispettivamen-
te di un substrato (l’intelletto materiale) rispetto al quale gli intelligibili speculativi sono uno
degli enti del mondo («subiectum per quod sunt unum entium in mundo») e di un substrato
(le specie intelligibili) rispetto al quale gli intelligibili speculativi sono veri («subiectum per
Averroismi al plurale 29
quod sunt vera»), ossia a proposito degli enti del mondo. Cfr. Ibn Rušd, Tafsīr Kitāb al-Nafs,
III, c. 5, 400.385-390.
50
Cfr. Tommaso d’Aquino, Commento alle Sentenze, II, d. 17, q. 2, a. 1, 427; Id., Tractatus de
unitate intellectus, I, 2, 2.20-4.
51
Cfr. Id., Tractatus de unitate intellectus, III, 64-6, dove il primo e il secondo argomen-
to risultano invertiti rispetto all’esposizione di Commento alle Sentenze, II, d. 17, q. 2, a. 1, 427.
30 Federico Minzoni
52
Id., Commento alle Sentenze, II, d. 17, q. 2, a. 1, 427; Id. Tractatus de unitate intellectus, III,
65, 41.28-42.36.
53
Id., Commento alle Sentenze, II, d. 17, q. 2, a. 1, 427; Id., Tractatus de unitate intellectus, III,
64, 41.17-26.
54
Id., Commento alle Sentenze, II, d. 17, q. 2, a. 1, 427; Id., Tractatus de unitate intellectus, III,
66, 42.43-60.
55
Id., Commento alle Sentenze, II, d. 17, q. 2, a. 1, 427.
Averroismi al plurale 31
Sulla prima ricezione latina del De anima di Aristotele, fortemente improntata alla psi-
57
cologia avicenniana, cfr. M. Gardinali, Da Avicenna ad Averroè, cit.; B.C. Bazán, 13th Century
Commentaries on De anima, cit.
32 Federico Minzoni
58
Ibn Rušd, Tafsīr Kitāb al-Nafs, III, c. 5, 399.365-9.
24. dianoia
Saggi
roberto limonta
Una più del diavolo. Divinazione, prescienza e futuri contingenti nel De Divinatione daemonum
di Agostino d’Ippona
federico minzoni
Averroismi al plurale. La ricezione del Tafsīr Kitāb al-Nafs di Ibn Rušd nel Commento alle Sentenze
di Tommaso d’Aquino
andrea di biase
Pascal, i filosofi e il ritratto dell’uomo. «On ne peut faire une bonne physionomie»
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La tesi tripartita di Locke
gaetano antonio gualtieri
Conoscenza e sviluppo del mondo umano nella filosofia di Giambattista Vico
francesco cerrato
La riforma spinoziana della dialettica. Spaventa e Gentile interpreti dell’Etica
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Corps et lois : les passions comme pivot de la moralité chez Montesquieu
paulo eduardo arantes
Tentativo di identificazione dell’ideologia francese. Una introduzione (1990)
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Michel Henry e la religione
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Vita e metodo. La svolta epistemologica di Michel Henry
garth w. green
Verità e non-verità nella filosofia della religione di Michel Henry
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Note alla filosofia henryana della religione. Sulla genesi della fenomenologia materiale,
alla luce degli inediti
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Recensioni
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