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EMPIRISMO

viene dalla parola greco Empiria→ esperienza


A seguito di Cartesio si origina due opposti gruppi in netta contrapposizione fra di loro:
● Uno in continuità con lui → Razionalismo, inaugurato dallo stesso Cartesio, tale filone
di pensiero ritiene che le verità fondamentali della conoscenza siano tutte
deduttivamente riconducibili alle idee innate (innatismo) e da queste deduciamo
tutte le conseguenze razionali possibili che si possono creare a partire da questi
principi primi
→ La conoscenza sicura, certa e indubitabile procede quindi in maniera deduttiva per via
analitica.
Per il razionalismo,infatti, tutti i principi primi sono deduttivi in quanto non possiamo
partire dai sensi
● L’altra forma di pensiero è l’Empirismo ed è invece opposta al pensiero Cartesiano.
In realtà, però, questa risulta essere paradossalmente debitrice di Cartesio nella
misura in cui viene pensata la mente da un punto di vista strettamente gnoseologico.
Difatti, per gli empiristi, la mente rimane comunque sede delle idee e il concetto di
idee degli empiristi è lo stesso di Cartesio ( inteso quindi come qualunque contenuto
mentale).

Nel Dettaglio:
Per tradizione, si vede Locke come il padre fondatore dell’empirismo inglese, ossia di quella
corrente della filosofia moderna, proseguita da Berkeley e Hume.

Da un punto di vista storico l’empirismo riprende sia dal cartesianesimo (questione della
mente e concetto di idee), sia dalla rivoluzione scientifica (dalla quale riprende
l’importanza dell’esperienza).

Filosoficamente parlando, invece, rispetto al razionalismo, l’empirismo inglese è


caratterizzato dalla concezione della ragione come facoltà i cui poteri sono, però, limitati
dall’esperienza la quale viene intesa in due modi:
- come fonte e origine del processo conoscitivo:secondo l’empirismo, infatti, non ci
sono idee innate: tutto quello che noi conosciamo deriva dall’esperienza e quindi
essa è origine della conoscenza e fondamento della verità e criterio di validità. Per
empiristi non c'è nulla nella mente prima dell’esperienza, anche idea di sostanza
viene dall’esperienza
→ ciò comporta che non c’è modo di trarre da sé due principi a noi preesistenti, tutta la nostra
conoscenza e conoscenza deriva dall'esperienza. L'esperienza deriva dalla percezione, dalla
sensazione→ esperienza sensibile.
- come criterio di verità delle tesi dell'intelletto: la più o meno validità di un giudizio,
infatti, richiede ricorso all’esperienza per essere comprovata

Si vede quindi come il costante richiamo dell’esperienza, faccia sì che l'empirismo, in antitesi
al razionalismo, tenda ad assumere un atteggiamento critico nei confronti delle possibilità
conoscitive dell’uomo.

Si vede inoltre come l’empirismo vada contro Cartesio in quanto egli affermava l’utilità dei
sensi solo in campo pratico e non conoscitivo.
LOCKE
L’APPROCCIO CRITICO E L’ANALISI DELLE IDEE
Il suo pensiero si inserisce nella corrente dell’empirismo inglese, che individua la fonte della
vera conoscenza nell’ esperienza. In questo modo egli evidenzia quelli che risultano essere i
limiti della ragione, che appare imperfetta, in quanto condizionata dall’esperienza, pur
essendo l’unica guida per il pensiero umano.
Locke nel suo saggio afferma che prima di dedicarsi a ricerche complesse, sia necessario
indagare sui limiti della conoscenza umana. Infatti egli parte dall’analisi delle idee, derivanti
esclusivamente dall’esperienza ma che non possono essere innate.
Le idee costituiscono l’oggetto del nostro intelletto che risulta essere PASSIVO QUANDO SI
RICEVONO IDEE SEMPLICI e ATTIVO QUANDO SI PRODUCONO IDEE COMPLESSE.
Alla base della nostra conoscenza ci sono le IDEE SEMPLICI, non scomponibili e derivate
passivamente dall’intelletto. Quest’ultime si dividono in:
● IDEE DI SENSAZIONE: derivate dall’esterno
● IDEE DI RIFLESSIONE : derivate dall’interno
A loro volta le sensazioni possono riferirsi a QUALITA’ PRIMARIE (qualità oggettive dei
corpi: il movimento), o SECONDARIE (soggettive e prodotte da noi secondo le combinazioni
delle qualità primarie: i colori). Quando al nostro intelletto arrivano tali idee semplici, egli
diventa attivo dal momento in cui tenta di comporre tra loro tali idee, generando IDEE
COMPLESSE (si dividono in 3 categorie).
● delle SOSTANZE: ciò che è concepito come esistente di per sè.
● dei MODI: le idee delle manifestazioni delle sostanze
● delle RELAZIONI: le idee che scaturiscono dal confronto tra idee
Infine, grazie ad un processo di astrazione, siamo in grado anche di formulare delle IDEE
GENERALI, che non indicano nessuna realtà ma che sono degli insiemi di cose comuni.
LA CONOSCENZA
Per Locke la conoscenza consiste nella PERCEZIONE DI UN ACCORDO O DI UN
DISACCORDO TRA LE IDEE. Essa può essere IMMEDIATA o DIMOSTRATIVA (tramite
l’uso di idee intermedie).
Riflettendo sulla natura delle conoscenza, Locke si ritrova ad affrontare un problema: LO
SPIRITO HA A CHE FARE CON LE IDEE? COME SI ARRIVA A CONOSCERE UNA
REALTA’ DIVERSA DALLE IDEE?
Locke trova la risposta affermando che esistono 3 ORDINI DI REALTA’ (io, Dio e le cose) e
che si possono arrivare a conoscere tali realtà in 3 RISPETTIVI MODI DIVERSI:
● IO: attraverso L’INTUIZIONE
Egli si serve del ragionamento cartesiano secondo il quale IO PENSO E CON CIO’
INTUISCO LA MIA ESISTENZA, DI CUI NON POSSO DUBITARE.
● DIO:attraverso la via della dimostrazione
Egli rielabora la prova causale della tradizione. Il nulla produce il nulla. Se è presente
qualcosa, deve essere stato prodotto da qualcuno o qualcosa, pertanto non potendo
risalire all’infinito si deve presupporre l’esistenza di un essere esterno che abbia
prodotto il tutto.
● COSE: attraverso le sensazioni
Egli si affida alla conoscenza delle sensazioni attuali, ritenendole sufficienti a
dimostrare l'esistenza di tali cose che producono le sensazioni.
Locke ammette anche un LIVELLO DI CONOSCENZA PROBABILE, che deriva da esperienze
passate o da testimonianze.
Distingue la conoscenza razionale dalla fede, che si conosce solo tramite la rivelazione.
HUME
L’ANALISI DEI CONTENUTI DELLA MENTE
Con l’intento di costruire la scienza della natura umana, Hume finisce per condurre
l’empirismo ad un esito scettico. La sua analisi della conoscenza parte dai contenuti della
mente (come Locke), che chiama PERCEZIONI. Egli le suddivide in:
● IMPRESSIONI, che sono le sensazioni e le emozioni percepite con immediatezza
● IDEE, che sono il ricordo sbiadito delle impressioni.
OGNI IDEA DERIVA DA UN’IMPRESSIONE PRECEDENTE AD ESSA,
A differenza di Locke (che oltre alle idee aveva ammesso la realtà dell’io, di Dio e delle
cose), Hume trova la soluzione del problema della realtà nella molteplicità delle idee attuali,
ovvero delle impressioni e delle loro copie.

NON ESISTONO ALTRI TIPI DI IDEE. Egli nega l’esistenza delle idee astratte (ritiene che
siano nomi generali che si riferiscono ad insiemi di idee, associate per abitudine).
Hume considera invece le IDEE COMPLESSE (spazio, tempo, causa-effetto e sostanza).
Esse costituiscono il prodotto dell’IMMAGINAZIONE, che stabilisce delle relazioni tra idee
liberamente. Nonostante la libertà. l’immaginazione non cade in fantasticherie in quanto è
governata da una “dolce forza”: il PRINCIPIO DI ASSOCIAZIONE.
Esso segue i 3 CRITERI FONDAMENTALI:
● SOMIGLIANZA
● CAUSALITA’
● CONTIGUITA’ SPAZIO-TEMPORALE
Le idee complesse non hanno alcun grado di oggettività perchè non corrispondono a nessun
tipo di impressione.

PRINCIPIO DI CAUSALITA’
Le proposizioni che riguardano “relazioni tra idee”, sono fondate sul principio di non-
contraddizione e hanno in se stesse la loro validità (il loro contrario è impensabile e quindi
impossibile).
Le proposizioni che invece riguardano il “materie di fatto” scaturiscono dall’esperienza
(rapporto causa-effetto).
Hume dimostra il CARATTERE EMPIRICO DEL LEGAME CAUSALE (impossibilità di
dedurre a priori da un determinato oggetto le cause e gli effetti: esempio palla da biliardo).
Osserva che un determinato legame non può essere indotto nemmeno a posteriori
dall’esperienza passata (eccezione alla regola).
La relazione causale è quindi PRIVA DI NECESSITA’ OGGETTIVA e dovrà rispondere ad
un’ASPETTATIVA SOGGETTIVA (che sarà a sua volta fondata sull’abitudine e sulla
credenza dell’uniformità del corso della natura).
ANALISI DELLE CREDENZE UMANE
Hume definisce la CREDENZA come la predisposizione istintiva della natura a riconoscere
la realtà o la necessità di qualcosa (2 credenze tipiche)
● ESISTENZA DI UN MONDO ESTERNO (frutto dell’abitudine): dalla percezione di
impressioni unite tra di loro si tende a immaginare ad una loro esistenza continua. La
pseudo-filosofia distingue le percezioni dalla presenza di sostanze materiali esterne.
Per Hume la realtà è costituita dalle percezioni, quindi non possiamo affermare
l’esistenza di alcuna realtà esterna ad esse.
● CREDENZA NELL’IO: non abbiamo impressioni del nostro io, ma solo dei nostri
successivi stati d’animo L’io non è che il FASCIO DELLE NOSTRE PERCEZIONI

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