Hume -> processo di empirizzazione dello studio della natura umana -> la sezione del Trattato
sulle passioni dell'anima vuole esporre come funziona la capacità conoscitiva e l'agire morale
degli esseri umani.
Era rimasta una base teologica di riferimento che in qualche modo coglieva alcuni aspetti
fondamentali nel processo di laicizzazione del pensiero che con Hume assume una
costituzione chiara ed evidente e che da Hume in poi diventerà esplicita perché da Darwin in
poi il tema della natura umana sarà sganciato dal tema della natura divina e dell'azione
morale rivolta al Bene sommo contemplato all'interno della teologia.
I termini predominanti per descrivere stati come amore, paura, gioia e dolore sono ancora
quelli utilizzati da Cartesio (passioni, affetti, affezioni) -> in un noto saggio di Isaac Watz egli
afferma:
La parola passione significa la ricezione di una qualche azione in un senso filosofico esteso;
in un senso filosofico più limitato, essa significa una qualsiasi affezione della natura umana;
come l'amore, la paura, la gioia, dolore: ma le persone comunemente lo limitano alla rabbia.
Il termine passione si usa spesso nella conversazione in un senso limitato, per indicare una di
queste affezioni particolari, appunto la rabbia o il sentimento improvviso. Così come la parola
affezione a volte è usata solo in un senso limitato e significa amore.
Le passioni possono essere descritte come le commozioni sensibili della nostra intera natura,
sia essa corpo o spirito, che sono stimolate dalla percezione di un oggetto secondo alcune
particolari proprietà che questo oggetto mostra.
Emozione: un disturbo della mente, una veemenza della passione -> unisce il mondo delle
passioni a quello delle emozioni
Passione: Violenta commozione della mente
Forse, s e si può parlare di una definizione unica, si possono definire entrambi come feelings
vividi, sentimenti vividi, che sorgono immediatamente dalla considerazione di oggetti percepiti
o ricordati o immaginati, o da precedenti emozioni.
Si comincia a parlare di emozioni accomunate alle passioni, ma esse hanno comunque una
propria dignità semantica (mentre prima erano fondamentalmente delle accezioni delle
passioni).
Hume
Trattato sulla natura umana -> pubblicato nel '39 con scarso successo -> si pone come
obbiettivo di approcciare lo studio del comportamento umano (comportamento di oggetto
morali, ma fondamentalmente si tratta di comportamento) attraverso un metodo sperimentale
di ragionamento che fa leva su un approccio metodologico induttivo.
Hume elogia una filosofia che partendo dalle basi e da un'osservazione possa costruire o
disegnare una geografia dell'intelletto umano che si basi su metodi sperimentali di
ragionamento
Induzione -> io do una cosa ma non ne do un valore assoluto -> quello che dico ha valore in
base a quello che osservo. Quelle verità intuitive accessibili in maniera diretta sono il frutto
della vanità. Esistono ovviamente idee vere e intuitive, come quelle matematiche e
geometriche, ma la nostra conoscenza intuitiva si ferma lì.
Hume si inserisce sul sentiero tracciato da Locke e da Cartesio -> il rapporto tra Cartesio e
Locke è particolarmente interessante, Cartesio si pone come fautore di una posizione
intellettualistica della conoscenza (introspezione) affiancata a visioni più mediche e fisicaliste.
Locke al contrario ha una prospettiva sensistica della conoscenza, ciò che conosciamo è
riconducibile alle percezioni sensibili.
Hume pone alcuni punti interessanti riguardo la sua posizione anti-metafisica e a favore di
una impostazione empirica della conoscenza umana che trova in Hume una base per lo
sviluppo successivo sia delle teorie della conoscenza umana sia della natura umana ->
possibilità di determinare il tipo di natura che l'essere umano ha.
L'approccio di Hume contro la metafisica è molto simile a quello cartesiano come impegno ->
allontanarsi dalla metafisica scolastica e trattare i fenomeni della natura umana a pari degli
altri fenomeni naturali, come fenomeni conoscibili e riconducibili alle leggi il cui il linguaggio è
quello matematico -> Cartesio però cade vittima della propria metafisica, e Hume critica
questa idea delle idee chiare ed evidenti e distinte nonché l'approccio intellettualistico alla
conoscenza .
La teoria della conoscenza per Hume non si basa su conoscenze evidenti, chiare e distinte,
ma al contrario su elementi probabili, e mai certi -> ci troviamo su un piano che non
corrisponde a quello dell'universalità, perché non abbiamo la possibilità di osservare tutti i casi
possibili di un singolo fenomeno.
Tutto ciò che riguarda le nostre idee e il nostro pensiero è di origine di sensoriale (riprende in
questo senso il pensiero Aristotelico ma anche quello di Cartesio) -> Hume parla di percezioni
La distinzione tra percezioni dei sensi e della mente sono quantitative e non qualitative -> in
questo Hume si distingue dalla prospettiva Cartesiana, la quale, per quanto contraddittoria,
distingue abbastanza le due sostanze anche da un punto di vista qualitativo -> quando cerca
di spiegare le passioni alla fine rimane su un piano fisicalista -> Hume in realtà non si occupa
di mantenere questa dualità, ma fa vedere come -> fa vedere come in realtà la dimensione
delle idee sia il frutto di esperienze sensibili, è copia sbiadita di un'impressione sensibile.
Le idee quindi non si collocano su un piano diverso della conoscenza per Hume -> Il modo in
cui noi pensiamo di conoscere la realtà mettendo in connessione due eventi (causalità) è
diverso da ciò che nella realtà accade -> c'è una distinzione chiave tra il fatto che noi
crediamo di conoscere la realtà perché le attribuiamo delle connessioni e la materia di fatto.
Secondo Hume la causalità non esiste, perché è una semplice attribuzione che noi diamo ai
fenomeni osservabili, una connessione arbitraria data solo dal fatto che osserviamo
ripetutamente due eventi o fenomeni in congiunzione (uno dopo l'altro).
Kant -> Hume ha ragione nel dire che non esiste causalità nei fenomeni della natura, perché
la causalità è un principio, una categoria dell'intelletto, che non si trova nella natura, ma
rappresenta un filtro della mente attraverso cui osserviamo e comprendiamo la realtà.
Noi agiamo in un contesto per abitudini -> abitudine = conoscenza basata sull'esperienza, non
su leggi a priori o conoscenze evidenti. Dalla ripetizione dell'ordine di certe impressioni sorge
un'aspettativa:
• Valore epistemico dell'abitudine
• Utilità predittiva della scienza (fallibilità della conoscenza) -> dalla ripetizione dell'ordine
di certe impressioni sorge una certa aspettativa e credenza.
Niente mostra la forza dell'abitudine a riconciliarci con un fenomeno più del fatto che gli
uomini non vi si stupiscono di fronte alle operazioni della loro stessa ragione, invece
ammirano l'istinto degli animali e trovano difficoltà a spiegarlo.
Il nostro modo di conoscere è quello di basarsi su credenze rispetto alla realtà, non su
certezze -> queste credenze possono anche essere meno certe di quanto si sia voluto far
credere che fossero nel passato.
Quindi: spazio e tempo sono astrazioni dei rapporti tra impressioni che si presentano
contemporaneamente o successivamente.
La sostanza non esiste -> è il prodotto della nostra associazione di idee che mette insieme
vari elementi. È un'astrazione e generalizzazione di elementi che noi percepiamo con i nostri
sensi, ma noi in realtà non abbiamo percezione di una sostanza È importante considerare che
la teoria della conoscenza di Hume non consiste di universalità, ma di esperienze sempre
particolari e uniche.
Grazie a Hume si è aperta la strada per l'idea secondo cui il nostro modo di conoscere la
realtà non è assolutamente certo, ma mediato da categorie e filtri di altro tipo -> costruzione
umana.
Il nostro modo di attribuire la causalità è frutto di un'analogia con quello che noi crediamo
accada dentro di noi -> quando parliamo di volontà e vogliamo produrre certi risultati,
abbiamo la capacità di produrli. Noi però non possiamo dire in che modo la volontà agisca, dal
punto di vista della causalità (non delle ragioni, ricordati la differenza) -> non posso sapere in
che modo muoverò il braccio, quando muovo il braccio non penso a muovere il muscolo
attraverso impulsi neurali ecc. -> non ho idea di come funzioni la volontà e non riesco a
spiegarla come meccanismo di connessione tra la volontà e il muscolo.
Noi abbiamo poca conoscenza di cosa sia la volontà, ma abbiamo invece esperienza di ciò
che è la necessità delle nostre azioni.
Hume fa poi un riferimento al fatto che non sappiamo il modo, non sappiamo il perché, ma se
andiamo in una tribù di selvaggi, osserveremo una tendenza innata ad accoppiarsi tra
maschio e femmina -> questa tendenza ci porta ad agire in un certo modo.
Allo stesso modo il condizionamento culturale è strettamente connesso a capacità naturali ->
possiamo prevedere certi comportamenti perché si inseriscono in un certo contesto -> non
esiste una libertà assoluta, non esiste una volontà staccata dalle condizioni e i contesti
particolari, e anche tutte le nostre possibilità di spiegare la volontà si riducono alla possibilità
di spiegarle attraverso la necessità -> l'attribuzione che noi diamo alla volontà e al modo in cui
Argomentazione:
• Non c'è possibilità di acquisire la conoscenza di cause o effetti da parte dei sensi e della
ragione;
• L'esperienza sensibile ha una priorità epistemica: reiterazione e consuetudine:
- Eterogeneità dell'evento causa e dell'evento effetto
- L'esperienza come antidoto dell'arbitrarietà dell'intelletto
- Inafferrabilità delle cause generali
- La natura esperienziale della scoperta delle leggi naturali -> le leggi nn esistono a priori,
ma proprio sulla base della nostra esperienza.
Nella mente umana si trova innestata una percezione di dolore e piacere come sorgente
principale e principio motore di tutte le sue azioni. Ma il dolore e il piacere possono
presentarsi alla mente in due modi molto diversi tra loro, in base agli effetti che hanno. Essi
possono sia comparire come impressioni del sentire attuale, o soltanto nell'idea, come accade
ora che le sto menzionando. È evidente che la loro influenza sulle azioni non è affatto uguale:
le impressioni muovono l'anima al più alto grado; non tutte le idee, invece, hanno il
medesimo effetto".
L'impressione del piacere smuove maggiormente l'individuo rispetto alla semplice idea del
piacere -> ciò che possiamo esperire appieno è strettamente legato ai sensi, mentre le idee
sono in un certo senso staccate dalla realtà sensibile (eccezion fatta per le impressioni di
riflessione, vedi sopra).
Credenza -> rappresenta la nostra modalità di conoscere la realtà. Noi crediamo che ciò che
ci circonda risponda a certe leggi, ma la credenza non è altro che il prodotto di determinate
abitudini (non corrisponde al modo in cui la considerava Cartesio) -> la credenza può elevare
un'idea semplice al livello delle impressioni e in tal modo l'idea può influenzare le passioni (i
pregiudizi possono condizionare le nostre passioni -> se io ho un'attitudine pessimista, questa
credenza condizionerà un certo tipo di aspettativa rispetto alla realtà e una predisposizione
alle passioni).
Poiché induce un'idea a imitare gli effetti di un'impressione, la credenza deve anche renderla
somigliante a queste loro qualità: non è altro che una concezione più vivida e intensa di
un'idea. Come la credenza è forse il requisito fondamentale per eccitare le nostre passioni,
Il secondo libro del Trattato è dedicato proprio alle passioni. Questa visione è completamente
diversa da quella di Cartesio -> non stravolge la prospettiva cartesiana, ma:
- Non ha un approccio dualistico come quello sostenuto da Cartesio (approccio
antimetafisico);
- Da un valore preminente nella costruzione delle credenze e della conoscenza umana;
- Ha un aspetto fondamentale che si rifà alla distinzione quantitativa rispetto a quella
qualitativa tra percezioni dei sensi e percezioni della mente -> accomuna sul piano delle
passioni gli uomini agli animali paragonando la ragione a un istinto animale evoluto.
Da una prospettiva esternalista, Hume vede negli uomini e negli animali la passione come un
punto che ritrova nella natura comune la propria co-costitutività.
È la rassomiglianza fra le azioni esterne degli animali e le nostre, infatti, che ci consente di
giudicare che le loro azioni interne somiglino alle nostre; e lo stesso principio di ragionamento,
portato un passo avanti, ci permetterà di concludere che, essendo le nostre azioni interne
simili tra loro, anche le cause da cui derivano devono rassomigliarsi.
Hume non ha la preoccupazione di dover distinguere tra anima e copro, tra autonomia
dell'anima e meccanicità del corpo -> lo stesso prodotto della mente è copia, traccia delle
impressioni sensibili -> lo scopo del secondo libro è individuare un meccanismo di
funzionamento delle passioni che è affine a quello operato da Cartesio, ma rispetto a Cartesio
Hume non entra nel fisiologico, ma riprende le definizioni note al tempo () e parla di passioni
come:
Un'emozione violenta e sensibile della mente, prodotta quando lei si presenta un qualche
bene o male, oppure un oggetto che, per la conformazione originaria delle nostre facoltà, sia
adatto a suscitare un appetito. Per ragione intendiamo affezioni appartenenti allo stesso
genere del precedente; ma la ragione agisce con più calma, e non provoca alcun disordine
nel temperamento: è proprio questa tranquillità che ci induce in errore rispetto a tali affezioni,
e fa sì che le consideriamo come semplici conclusioni delle nostre facoltà intellettuali. Sia le
cause sia gli effetti di queste passioni violente e calme sono estremamente variabili, e
dipendono in grande misura sul carattere particolare e sulle disposizioni di ogni
individuo. Generalmente parlando, le passioni violente esercitano un'influenza più potente
sulla volontà; per quanto si trova spesso fermezza d'animo, sono in grado di controllare le
altre nei loro movimenti più furiosi. Ciò che rende tutta la questione ancora più incerta è che
una passione calma si può facilmente cambiare in una violenta, per un'alterazione
dell'oggetto, come anche attingendo nuova forza da una passione che l'accompagna, o per
l'abitudine, o , ancora, sollecitando l'immaginazione. Dopo tutto, il cosiddetto conflitto di
passioni e ragione diversifica la vita umana, facendo in modo che gli uomini siano così
diversi non soltanto fra loro, ma anche da loro stessi, considerati in tempi differenti.
Antidualismo -> Passione e ragione hanno la stessa matrice, cambia solo la loro
veemenza -> le ragioni sono passioni al pari di tutte le altre (la ragione è più calma).
L'idea che la ragione sia calma ci fa credere che la ragione, a differenza delle passioni, sia
frutto di una qualche capacità intellettuale, ma la differenza in realtà è esclusivamente
quantitativa, non qualitativa né funzionale.
C'è una varia zione possibile che può portare passioni calme a diventare veementi a seconda
della storia, della biografia dell'individuo, delle circostanze particolari -> l'io per Hume non è
una sostanza, ma un fascio di percezioni, un insieme di esperienze in continuo divenire.
Anche per Kant il soggetto esiste come soggetto trascendentale, costituito dall'insieme di
Le passioni:
• Sono impressioni secondarie o riflesse (a differenza delle impressioni delle sensazioni
che sono originarie):
- Derivano dalle impressioni delle sensazioni o per il frapporsi delle idee (ad esempio
penso ad un'esperienza che ho avuto e sorge nuovamente quella passione, in questo
senso è riflessa -> non è un'impressione diretta ma è stimolata da una memoria che mi
ricorda un'impressione precedente)
ATTENZIONE: anche se precedute da idee non sono copie di esse.
• Possono essere di due tipi:
- Calme -> il senso del bello e del brutto nelle azioni e nello stile (da qui nasce 'idea
estetica del bello in Baumgarten) -> calme nel senso che danno vita a un sentimento di
piacere o dispiacere che non è violento ma è legato alla contemplazione del bello e del
brutto
- Violente -> amore e odio, tristezza e gioia, orgoglio e umiltà -> anche queste sono
fondate su dolore e piacere perché il principio guida delle nostre azioni è la ricerca del
piacere e la fuga dal dolore
• Possono anche essere:
- Dirette > desiderio e avversione -> sono quelle che maggiormente hanno a che fare con
un oggetto
- Indirette -> orgoglio e umiltà, ambizione e vanità, amore e odio, invidia, pietà,
generosità -> sono derivate da questo riferimento agli oggetti
• Esistono delle passioni mentali che ci portano a cercare oggetti particolari (fama,
potenza, vendetta ecc.) senza alcuna considerazione del vantaggio che se ne ritrae)
• Non c'è una contrapposizione tra impulsi altruistici e amore di sé -> la nostra tendenza a
fare del bene è strettamente connessa al nostro amor proprio -> siamo esseri sociali e
quindi la modalità dell'altruismo non è una chiave moralistica del nostro agire ma è parte
della nostra natura -> non siamo buoni per natura, ma la nostra dimensione sociale ci
porta a stare con i nostri consimili e non avere un sentimento altruistico per chi ci è più
lontano.
Le passioni dirette si connettono alle passioni indirette, le quali aggiungono loro vigore e
accrescono il desiderio e l'avversione:
Distinzione fra oggetto e causa delle passioni, cioè fra l'idea che procura questa passione e
l'idea a cui dirige il loro fine.
• L'oggetto immediato di orgoglio e umiltà è l'io -> è qualcosa che fa riferimento a noi;
• l'oggetto dell'amore e dell'odio è l'altro -> è qualcosa che è riferito a una persona.
Da Hume in poi, soprattutto con il suo allievo Adam Smith, si costruirà una teoria dei
Elemento chiave è la nozione di simpatia che ci porta non a universalizzare il nostro amore
ma a renderlo maggiormente efficace in un contesto sociale più ristretto.
Obbiettivo -> ampliare il cerchio sociale, in linea di massima la prospettiva è quella di dire che
siamo legati a una situazione particolare > in Hume non esiste una dimensione universale,
quindi anche l'aspetto della simpatia è alla base di un'uniformità temperamentale limitata,
porta a poter parlare di un modo di comportarsi simile fra persone di uno stesso gruppo
sociale, di una stessa cultura -> la simpatia è alla base della costruzione delle particolarità
culturali e permette alle passioni (amore e odio) di emergere.