Sei sulla pagina 1di 2

LOCK

IL PADRE DELL’EMPIRISMO.
La ricezione passiva delle idee. Locke è comunemente riconosciuto il padre dell’empirismo: quella corrente
filosofica secondo cui la fonte della conoscenza è innanzitutto rappresentata dall’esperienza. La ragione
dell’uomo è, difatti, limitata dal “materiale” che le forniscono i sensi (ciò che vedo, sento, tocco); in secondo
luogo, ogni tesi, teoria, ipotesi per essere valida deve trovare conferma nel mondo esterno. L’uomo,
dunque, non può conoscere ciò che va oltre la realtà di cui fa esperienza. Da questo punto di partenza nasce
il capolavoro di Locke Saggio sull’intelletto umano, atto a stabilire i confini entro cui può svilupparsi la
conoscenza ed in che modo la ragione deve sempre essere guidata dall’esperienza. Secondo Locke il
primissimo materiale della conoscenza è costituito dalle idee semplici, e queste ultime rappresentano una
ricezione passiva di due tipi di realtà: -nelle idee di sensazione noi riceviamo tutti quei contenuti
appartenenti al mondo, alle cose esterne: attraverso i nostri sensi riconosciamo nella realtà naturale una
serie di attributi (rosso, duro, grande ecc.); -nelle idee di riflessione trovano posto tutte le nostre sensazioni
interne (il pensare, l’essere triste o felice ecc.) che sono sempre, in un qualche modo, collegate con la
sensazione esterna (sono sempre felice, triste per qualcosa). Dunque, non esiste un’idea di Dio innata o
principi universali validi da sempre e per sempre. Per quanto riguarda Dio è sufficiente la prova causale: dal
nulla si produce nulla quindi il tutto deve avere una causa che possa comprenderlo tutto, quindi
onnipotente (o totipotente). Questa causa è Dio.

L'organizzazione attiva delle idee. Il processo conoscitivo si base unicamente sul ricevere passivamente il
materiale (le idee semplici) proveniente dall’esperienza? Assolutamente no. È la nostra mente che, ricevuto
il contenuto, lo organizza e lo assembla attivamente. E lo fa in due modi: -Producendo le idee complesse che
nascono dal raggruppamento di più idee semplici. Dunque, al contrario delle idee semplici, sono
scomponibili. -Creando delle idee generali che sono nient’altro che segni, nomi che diamo ad un insieme di
cose specifiche. L’idea e il nome generale di “uomo”, per esempio, nascono dalla visione di tanti particolari
esseri (Marco, Roberta, Giovanni, che sono idee complesse) in cui riconosco caratteristiche simili (che sono
idee semplici). Quando vedremo, dunque, un essere con due gambe, due braccia, una testa ecc. lo
riconosceremo e lo chiameremo “uomo”. Ma, nota Locke, tale idea non ha davvero una realtà, è solo una
convenzione, uno strumento di classificazione attraverso cui, per rapporti di somiglianza, leggiamo la realtà.

La conoscenza vera e propria. Dopo aver recepito dall’esperienza le idee semplici e averle organizzate tra
loro in idee complesse e generali, passiamo all’ultimo stadio: quello della conoscenza vera e propria. Per
Locke quest’ultima si realizza nel constatare la concordanza o la discordanza di due idee. La conoscenza può
dirsi certa quando è raggiunta attraverso: -l’intuizione: cioè quando realizzo immediatamente ed in modo
evidente la concordanza di due idee. A tal proposito Locke spiega come la concordanza dell’idea di pensare
con quella dell’esistere, ad esempio, appartiene a questo caso (ciò che pensa deve per forza esistere). O
quando mi accorgo immediatamente che l’idea di giallo è discorde da quella di nero. -la dimostrazione:
consiste in un ragionamento, fondato su una catena di intuizioni collegate tra loro (idee intermedie), teso a
dimostrare la relazione di due idee che inizialmente sembrano molto lontane tra loro. Risulterà chiaro
l’esempio proposto da Locke sulla prova dell’esistenza di Dio: conoscendo l’effetto (il mondo) riesco a risalire
all’esistenza di Dio mediante l’idea di una causa (Dio) che deve averlo generato senza essere stata, al tempo
stesso, generata da nient’altro. -la sensazione attuale: abbiamo la certezza che esiste una cosa esterna
solamente quando ne facciamo esperienza diretta ed in quel momento. Se percepisco un’idea che proviene
dall’esterno (per esempio un libro), è sicuro che ci deve essere qualcosa fuori di noi che l’ha prodotta (quel
libro che mi sta davanti esiste). Ma la conoscenza dell’esterno smette di essere certa e diventa probabile
quando l’oggetto non è più da me percepito in quel dato momento. La sua esistenza probabile sarà, dunque,
testimoniata da qualcun altro per me affidabile o dalla coerenza con la mia esperienza passata.
LOCKE IL PADRE DEL LIBERALISMO. Locke ha lasciato una grandissima impronta anche per quanto riguarda
la politica. Difatti, nei Due Trattati sul governo e nella Lettera sulla tolleranza il filosofo si fa paladino delle
libertà degli uomini e del principio di tolleranza religiosa. Locke immagina un ipotetico stato di natura in cui
tutti gli uomini vivono in una situazione di profonda uguaglianza di diritti. Difatti ogni uomo gode del diritto
alla libertà, alla vita e alla proprietà (cioè al prodotto del proprio lavoro). L’esercizio di questi diritti è limitato
alla sua persona in quanto esiste una “legge di natura” (cioè la ragione) che «insegna a tutti gli uomini…che
essendo tutti uguali e indipendenti, nessuno deve danneggiare l’altro nella vita, nella salute, nella libertà e
nella proprietà». Secondo Locke la pacifica convivenza degli uomini potrebbe però trasformarsi in uno stato
di guerra quando qualcuno con la forza potrebbe andare contro la legge di natura e violare i diritti altrui. Per
evitare questa situazione, gli uomini decidono quindi di creare uno stato civile che salvaguardi, attraverso le
leggi, i diritti dei cittadini. È dunque uno stato che nasce dal consenso e che si fa unicamente tutore della
difesa della libertà dell’uomo. Ma che poteri ha dunque questo Stato? Lo stato non può in alcun modo avere
un potere assoluto perché non può esistere un uomo (un sovrano) che possa privare un altro uomo dei suoi
diritti naturali. La libertà, la proprietà e la vita sono diritti che non sono stati concessi dal sovrano e, quindi,
non possono in alcun modo essere tolti. - Lo stato nasce da un accordo, un “contratto” tra i cittadini e tra
questi e il sovrano. Infatti, se quest’ultimo non rispetta la sua funzione (che è semplicemente quella di
tutelare i diritti dei cittadini) e non si sottomette egli stesso alla legge e al diritto, i cittadini possono
ribellarsi. -Lo stato non deve intervenire nelle questioni di fede. Locke è un assiduo propugnatore del
principio di tolleranza e della libertà religiosa. -Il potere legislativo e quello esecutivo non devono mai
essere affidati ad un’unica persona ma devono essere divisi, in modo da potersi controllare reciprocamente.

Per questa visione dello Stato come esclusivo garante, attraverso le leggi, dei diritti dei cittadini, Locke è
considerato il padre del liberalismo.

Potrebbero piacerti anche