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Ora ci sono tre ordini di realtà a cui bisogna giungere alla certezza: l'io, Dio, le cose.

Per giungere
alla certezza di questi tre ordini, Locke lo fa attraverso tre modalità differenti, cioè l'intuizione, la
dimostrazione e la sensazione.
Per quanto riguarda l'io, Locke usa il procedimento cartesiano del “cogito ergo sum”, quindi
possiamo giungere all'esistenza dell'io attraverso l'intuizione, mentre per quanto riguarda l'esistenza
di Dio Locke utilizza la dimostrazione classica della prova causale, cioè che nulla si produce dal
nulla, sempre da un qualcosa e questo qualcosa da un'altra cosa ancora, così fino a giungere a un
essere eterno che ha prodotto ogni cosa e che sia onnisciente e onnipotente, cioè appunto Dio.
Quanto all'esistenza delle cose, l'uomo non può che basarsi se non sulla sensazione, precisamente la
sensazione attuale; come abbiamo visto con le idee generali, non esiste un rapporto necessario tra
un idea e la cosa a cui essa si riferisce, ma il fatto che noi riceviamo attualmente l'idea dall'esterno
ci fa conoscere che qualcosa esiste in questo momento fuori di noi e produce in noi l'idea, quindi la
certezza che la sensazione attuale ci dà è quella dell'esistenza delle cose esterne, pur non essendo
assoluta, è sufficiente per tutti gli scopi umani..

Quando l'oggetto non è più testimoniato dai sensi, la certezza della sua esistenza sparisce ed è
sostituita da una semplice probabilità, cioè è ragionevole supporre che le cose continuano ad
esistere anche quando io non ne ho una percezione attuale, ma tutto ciò costituisce una conoscenza
probabile, non certa.

Perciò Locke, accanto al dominio della conoscenza certa, che è limitato all'intuizione, alla
dimostrazione e alla sensazione attuale, ammette il dominio della conoscenza probabile, che assai
più esteso. La conoscenza probabile è quella dove si afferma la verità o la falsità di una
proposizione basandosi non sull'evidenza, ma sulla sua conformità con l'esperienza passata o con
la testimonianza di altri uomini.

La conoscenza certa e quella probabile costituiscono il dominio della ragione, che si distingue
dalla fede, che è invece è fondata soltanto sulla rivelazione; tuttavia la ragione rimane il criterio
della fede, perchè solo essa può decidere sulla attendibilità e sul valore della rivelazione.

Liberalismo e Tolleranza

Locke oltre ad essere il fondatore dell'empirismo, è considerato il fondatore del liberalismo


moderno, cioè uno dei primi e più efficaci difensori della libertà dei cittadini, della tolleranza
religiosa e della libertà delle Chiese: ideali che per lui vengono dimostrati ad opera di quella ragione
che lui ha chiarito la natura e le regole d'uso.

Per Locke, come per Hobbes, lo stato di natura è caratterizzato da una condizione di uguaglianza
di tutti gli uomini, ma mentre per Hobbes si tratta di uguaglianza di forza, per Locke si tratta di
uguaglianza di diritti, cioè tutti hanno l'identico diritto di disporre di se stessi e di propri beni;
nello stato di natura ogni uomo è perfettamente libero, cioè non è sottoposto ad alcun potere e
gode, di conseguenza, di un diritto “naturale” alla vita, alla libertà e alla proprietà.

Nonostante ciò questo stato non coincide con una condizione dove una possa vivere come più gli
piace, perchè è regolato dalla legge di natura, che per Locke è una “legge della ragione”, nel
senso che rivela agli uomini, in quanto ugualmente dotati di ragione, alcuni limiti invalicabili:
non si può violare la propria vita, né la vita e i beni degli altri.
Questo diritto naturale dell'uomo implica anche quello di essere giudici ed esecutori della legge di
natura, cioè di applicare la “giustizia naturale” rivelata dalla ragione: di fronte a una violazione
della legge naturale ognuno può reagire in modo proporzionale alle offese. Ciò nonostante
neppure questo diritto autorizza l'uso di una forza assoluta o arbitraria, ma solo quella reazione che
la ragione indica come proporzionata alla trasgressione.
Per Locke, pertanto, nello stato di natura, a differenza di Hobbes, non vige necessariamente uno
stato di guerra, ma è solo possibile nel caso uno o più persone ricorre alla forza per avere un
controllo sulla libertà, sulla vita e sui beni degli altri; proprio per evitare questa situazione che per
Locke, gli uomini abbandonano lo stato di natura e si riuniscono in società così da avere un potere
per ottenere un soccorso in caso di diritti violati.

Ma la costituzione di un potere civile non toglie agli uomini i diritti di cui godevano nello stato di
natura, tranne quello di farsi giustizia da sé, anzi la giustificazione del potere civile consiste nella
sua efficacia a garantire agli uomini, pacificamente questi diritti.

Precisamente, per Locke, la libertà dell'uomo nella società, consiste nel non sottostare ad altro
potere legislativo che a quello stabilito per consenso, di conseguenza il potere civile è scelto dagli
stessi cittadini, diventando allo stesso tempo un atto e una garanzia di libertà degli stessi
cittadini.

Quindi si può notare che a differenza di Hobbes, Locke dice che il contratto stipulato per la nascita
di un potere civile deve escludere in modo categorico un potere assoluto, in quanto nessun uomo
può stipulare un contratto dove deve rendersi schiavo a un altro e rinunciare ai suoi diritti
naturali come la propria vita; infatti per Locke il contratto viene stipulato, non solo tra i sudditi, ma
anche tra i sudditi e il sovrano, rendendo quest'ultimo soggetto alla legge e al diritto, e in ultima
istanza avvicendato dai sudditi se colpevole di manomettere le libertà e i beni dei sudditi stessi.

Uno dei contributi più importanti che ci ha lasciato Locke è sicuramente il concetto di libertà
religiosa e del non intervento dello Stato in materia di fede, che ancora oggi mantiene la loro
validità. Il primo passo che compie Locke è quello di mettere a confronto lo Stato e la Chiesa,
individuando nel concetto di tolleranza il punto di incontro tra i compiti e gli interessi delle due
istituzioni.

Lo Stato è una società di uomini costituita per conservare e promuovere soltanto i beni civili,
cioè la vita, la libertà, l'integrità del corpo, il possesso delle cose esterne. Questo compito stabilisce
i limiti della sovranità dello Stato e la salvezza dell'anima è abbondantemente al di fuori di questi
limiti.
L'unico strumento dello Stato è la costrizione, la quale è, però, incapace di condurre alla salvezza,
perchè solo la fede può condurre alla salvezza e non può essere indotta con la forza. Inoltre né i
cittadini, né la Chiesa possono richiedere l'intervento dello Stato in materia religiosa.

La Chiesa, invece, è una libera società di uomini che si riuniscono spontaneamente per onorare
pubblicamente Dio, nel modo che credono appropriato, per ottenere la salvezza dell'anima. Così
in quanto società libera e volontaria, la Chiesa non può fare nulla sulla proprietà dei beni civili, né
può far ricorso alla forza per nessuno motivo, visto che la forza è prerogativa dello Stato. La Chiesa
ha solo il potere di espellere coloro che ritiene incompatibili con le proprie credenze, ma la
scomunica non deve trasformarsi in una diminuzione dei diritti civili dello scomunicato.

Nonostante ciò, la tolleranza professata da Locke in materia religiosa non è radicale, ma ha dei
limiti, nello specifico coloro che negano l'esistenza di Dio non possono essere tollerati in nessun
modo, quindi veniva limitata solo per le religioni cristiane.

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