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Il primo trattato è uno dei più grandi esempi del pensiero loso co
di un grande contropiede decostruttivo della ri essione loso ca
applicata da Locke a questa idea che appena si analizza da vicino
appare confusa. E’ un’argomentazione che spiega cosa c’è di
confuso. Il primo punto oscuro è il momento chiave del
conferimento ad Adamo da parte di dio, in primo luogo è un
conferimento di autorità che deve essere distinto dalla semplice
precedenza: non basta il fatto che sia il primo ma ci deve essere un
conferimento di autorità in un momento preciso. Il versetto che si
presta a questo è il 28 della genesi, dio li benedice e dice loro
“siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela,
dominate sui pesci del mare e uccelli del cielo e ogni essere
vivente che striscia sulla terra”. Si parla di questo dominio assoluto
della specie umana attraverso Adamo, Locke dice che prima di
tutto l’espressione “soggiogatela” non si può intendere come
essere proprietario degli animali, l’unica spiegazione è che essendo
padroni e dominando su tutto alla ne Adamo è padrone dei mezzi
di sussistenza della prole che verrà e attraverso questo è padrone
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della loro vita e può distruggerli a suo piacimento, ma non è facile
pensare che senza un discorso esplicito dio abbia voluto rendere
tutti schiavi di Adamo. Inoltre si parla al plurale, dio parla ad
Adamo ed Eva quindi anche lei è regina, ma di questo problema
non c’è traccia in Filmer. L’altro punto che si collega a questo sta
nel capitolo 3 della genesi al versetto 16 in cui dio si rivolge ad Eva
e le disse “moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, partorirai
con dolore… quindi si potrebbe dire che ha posto una gerarchia, la
donna è dominata dall’uomo, si potrebbe pensare cosi. Ma prima
di arrivare a questa conclusione bisogna esaminare l’atto
linguistico, non sembra che in quel versetto venga dato un ordine
ma che si descriva uno stato di cose, come andranno le cose.
Quindi non ha valore normativo, non si può stabilire che ci sia un
mandato univoco su Adamo a comandare su tutti gli esseri umani.
C’è poi il problema della rappresentazione temporale di questa
autorità come una catena: in ogni famiglia convivono diverse
generazioni, quindi il nonno comanda sul padre e limita la sua
autorità assoluta.
Se il giusto diritto naturale alla proprietà nasce dal mio lavoro con
la natura, quando si veri ca questo diritto esattamente? La risposta
di Locke è: al primo contatto con l’oggetto.
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OBBLIGO DI CONFORMARSI ALLA MAGGIORANZA: Dentro ogni
idea di coordinamento liberal democratico c’è il punto di qual è la
giusti cazione in base alla quale i meno devono conformarsi si più,
pur essendo più competenti. In Hobbes, che è un autore
assolutista, troviamo la teoria della maggioranza. Locke svolge un
argomento concettuale, ovvero costruire un ordinamento politico
signi ca fare di una moltitudine non costituita di essere umani un
corpo politico. Se un ordinamento politico è un corpo e non solo
un insieme di leggi scritte, allora è proprio di ogni corpo muoversi
in una direzione. È naturale, dunque, che si muova nella direzione
della forza prevalente al proprio interno. C’è il consenso della
maggioranza a questo status. Locke prende in esame due
obiezioni comuni, al tempo, alla posizione contrattualista: la prima
è che in questo contratto non c’è traccia di una nzione loso ca,
l’altra visione è quella della successione delle case regnanti, con
evidenza storica. Il punto è che il governo paterno, quello schema
di estensione del modello familiare al corpo politico in generale, è
qualcosa che poteva esistere nelle fasi più elementari della vita
sociale. Questa rappresentazione per cui il più anziano nella
famiglia più potente della comunità era anche il capo di tutti
funzionò perchè l’eguaglianza di un tenore di vita povero con nato
dava adito a poche controversie e non vi era bisogno di leggi per
risolverle. Così come i bisogni di dover difendersi dai vicini
spinsero ad una monarchia. La stessa accumulazione delle
ricchezze resa possibile dalla divisione del lavoro, posa il seme
nella mutazione della forma di governo. A quel punto l’interesse dei
principi divennero diversi da quelli del popolo e arrivò la necessità
di esaminare più attentamente l’origine dei diritti del governo. La
seconda obiezione è quella secondo cui poiché tutti gli uomini
nascono sotto un governo non c’è mai stata la libertà di
instaurarne uno nuovo. Locke osserva che è innegabile l’esistenza
di un grande numero di monarchie del suo tempo, allora come è
possibile che siano sorte queste monarchie se non ammettiamo il
diritto di un suddito di andarsene e di fondare su un altro territorio
un’altra monarchia insieme ad altri sudditi? Torna quindi a dire che
o c’è un unico erede di Adamo per ogni generazione umana e
quindi tutti gli altri sono impostori, oppure tutti gli uomini sono liberi
e dunque si aggregano secondo il consenso di una forma di
governo. Qui si trova un passaggio fondamentale nella storia del
pensiero politico: l’idea Lockiana del consenso tacito.
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Il consenso dei governanti non si vede perchè non è dato tutto
insieme. Come si distingue uno stato di consenso da uno stato di
oppressione? Locke ci dice che il consenso non si vede
esplicitamente perchè non è dato tutto insieme ma a poco a poco
dagli individui, man mano che raggiungono la maggiore età.
Dunque la gente non se ne accorge e non vedendolo, pensando
che non sia stato dato, conclude che gli uomini proprio in quanto
uomini sono naturalmente sudditi. Quindi non è consenso espresso
ma implicito. Ci vuole, però, un indicatore empirico che faccia
capire se c’è il consenso dei governanti o meno: Locke a erma
che ogni uomo che abbia uso o possesso di una parte dei domini
di un governo, da con questo il suo tacito consenso e per la durata
di tale uso è tenuto ad obbedire alle leggi di quel governo al pari di
tutti quelli che vi sono soggetti, sia che questo suo possesso sia di
terra o una proprietà appartenente a lui e ai suoi eredi, oppure che
si tratti dell’occupazione di un alloggio solo per una settimana o
solo il fatto di viaggiare liberamente per le strade di quel paese. Il
consenso si comunica con il fatto stesso di trovarsi dentro i territori
di quello stato.
Non c’è contratto che non abbia un oggetto e che non abbia una
motivazione. Il primo motivo per cui si fa un contratto: Locke dice
che nello stato di natura manca una legge stabilita e riconosciuta
per consenso comune per riconoscere ciò che è ingiusto. Il
secondo motivo è che non bisogna privare gli altri della propria
libertà ma poi concretamente non si vede la speci cazione della
legge che deve, però, essere fatta da qualcuno di imparziale.
Quindi si deve riconoscere un giudice imparziale. L’ultima ragione
per cui si fa un contratto è che se anche si eleggesse un arbitro
nello stato di natura chiedendogli di chiedere chi ha torto e ragione,
poi questo saggio anziano non avrebbe il potere o forza di dare la
dovuta esecuzione alla giusta decisione. Da questa ricostruzione
nasce la divisione dei poteri. Questa è un’altra grande innovazione
introdotta dal contrattualismo lockiano. Mentre in Hobbes la
divisione dei poteri rappresentava far perdere l’e ettiva forza di
ognuno di essi.
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Locke parla del tema della conquista, dell’occupazione straniera da
parte di potenze straniere. Qui si può vedere un normativismo
moderno dal punto di vista di cosa vuol dire conquista militare:
molti hanno confuso la forza delle armi con il consenso del popolo.
Locke da autore profondamente normativo dice che un
conquistatore può distruggere la forma di stato vigente ma senza il
consenso del popolo può esigerne un’altra. Il conquistatore che
vince la guerra non è in una posizione diversa da un rapinatore di
strada, se si ha la fortuna di potersi opporre al rapinatore la stessa
cosa avviene con il conquistatore e non si ha nessun obbligo verso
questo. Locke dice che la forza crea il diritto, non c’è distinzione
tra potere e autorità: far fare qualcosa a qualcuno con una
minaccia o perchè si crede che colui che ha un titolo ha ragione. Si
può distruggere ma non costruire senza il consenso dei cittadini.
Uno che vince sul campo con la forza militare n dove può
arrivare? Locke dice che è più facile elencare i diritti che NON
acquisisce attraverso la vittoria militare. Sui conquistati nell’ipotesi
che siano stati essi a scatenare una guerra ingiusta, il vincitore ha
un potere assoluto di vita e di morte però questo potere non si
estende ai loro possessi e non si estende alle vite di quelli che non
hanno partecipato attivamente alla guerra. Perchè non può
appropriarsi dei loro beni? Perchè i crimini dei padri non possono
ricadere sui gli, le appropriazioni dei beni della popolazione vinta
priverebbe i gli della loro eredità e questo diritto limitato ha un suo
corrispettivo nella situazione in cui si viene rapinati in punta di
spada da un bandito che intima di dargli ad esempio una borsa.
Una borsa con pochi spicci, io posso legittimamente ucciderlo.
Viceversa se do in consegna incautamente ad un mio compagno
di viaggio 100 sterline, quando ritorno quello si ri uta di restituirmi
la somma li non si ha il diritto di ucciderlo. La spiegazione è che il
primo usava la forza minacciando la mia vita e non potevo avere il
tempo di appellarmi alla legge per difenderla, nell’altro caso invece
io non ho la mia vita in pericolo. La stessa cosa si applica in grande
al rapporto di conquista: si ha diritto di vita e di morte su quelli che
hanno combattuto ma non si può toccare la proprietà di quelli che
neanche hanno combattuto. Un contro esempio a questa idea è la
pratica del bottino di guerra: Locke concede che questo sia
legittimo ma sempre entro certi limiti. E’ illecito appropriarsi del
bottino di guerra di un anno di raccolto ma non della terra stessa.
Un altro punto di contrasto con Hobbes è la questione delle
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promesse estratte con la forza: Hobbes nel suo quadro di
riferimento assolutistico la qualità del consenso non c’entra con il
fatto del consenso. La persona che aliena gli a etti più cari per
salvarsi da un naufragio lo fa liberamente, ogni scelta è libera.
Locke al contrario a ronta il tema del consenso e dice che le
promesse estratte con la forza non vincono, perchè su tutto ciò
che un altro mi prende con la forza io mantengo il diritto e lui è
obbligato a restituirmelo. L’usurpazione e la tirannide sono una
conquista interna, l’equivalente di quello che è la conquista
all’esterno, con la di erenza che un usurpatore non può mai avere
la forza del diritto dalla sua parte dato che l’usurpazione è entrare
in possesso di ciò su cui un altro ha diritto. La tirannide è lo
scon namento dalla giurisdizione. Contro ciò, Locke teorizza il
diritto dell’esistenza che si basa sul principio che dice che
chiunque delle autorità ecceda nel potere conferito dalla legge per
ordire contro i sudditi ciò che la legge non permette, questo titolare
di autorità cessa di essere un magistrato e in quanto ha infranto i
limiti della sua autorità gli si può opporre resistenza come a
chiunque altro violi un mio diritto. Il re non può compiere atti illegali
da solo, secondo Locke. Ci si può ribellare anche quando la
propria vita e libertà sono in pericolo, quando si n una situazione
di urgenza che può coinvolgere anche la propria religione. La
resistenza armata è un atto politico straordinario che richiede il
veri carsi di questa congiunzione di fattori. Il governo quando è
accusato di parzialità e abusi non fa un mea culpa, ma
normalmente nega. Il governo cercherà una scusa che lo pone al
riparo dalle obiezioni, di fronte a questo evento come si dovrà
ragionare? Qui Locke utilizza un’idea di senso comune che deve
intervenire. In base a questo standard di senso comune, se è
evidente che si ostenta un’intenzione e si agisce seguendone
un’altra, che si ricorra ad espedienti per eludere la legge per ni
contrari a quello per cui è stato conferito se il popolo reputa che i
ministri vengono scelti in conformità a questi ni, se il popolo
assiste a ripetute prove di arbitrario esercizio del potere come si
può impedire ad un uomo di vedere come stanno le cose
chiaramente e cercare un modo per mettersi in salvo? Un’altra
distinzione è quella tra società e governo. La dissoluzione nella
società non si vede mai se non con un’invasione da parte di una
forza straniera, diverso è il caso in cui è solo il governo ad essere
rovesciato dall’interno della società e questo governo come può
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dissolversi? Si dissolve quando viene alterato in legislativo, quando
viene meno seguono la morte dell’immagine governativa e questo
ha luogo se una o più persone si incaricano di fare leggi senza che
il popolo lo abbia scelto. Locke fa una casistica di forme di
alterazione del potere legislativo: la prima è quando il sovrano
sostituisce la sua arbitraria volontà alle leggi. La seconda forma si
ha quando il principe impedisce la corona al legislativo di riunirsi a
tempo debito o di agire liberamente in vista dei ni per cui è stato
costituito. La terza modalità di alterazione si ha quando il potere
arbitrario del principe cambia l’elettorato. Una quarta modalità è
quella di consegnare il popolo alla soggezione di un potere
straniero da parte del principe o del legislativo.
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Gli indicatori che legittimano la resistenza del popolo declinata
come prevenzione di una deriva tirannica del governo si
riassumono in un concetto generale che il principe o il legislativo
agiscono contrariamente al loro mandato: quando uno dei due
tenta di violare la proprietà dei sudditi e di rendere una parte della
comunità padrone e arbitro dei beni del popolo. Se il legislativo
viola la proprietà dei sudditi il popolo ha diritto di provvedere con
l’istituzione di un nuovo legislativo. Secondo caso quando il potere
esecutivo agisce contro il mandato facendo uso della forza per
corrompere i rappresentanti e aggiudicarseli per i suoi scopi.
Oppure quando il potere esecutivo impegna in anticipo gli elettori e
se ne serve per far eleggere uomini che in anticipo hanno
promesso cosa voteranno e cosa delibereranno.
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Montesquieu
Nasce nel 1689 vicino Bordeaux (anno in cui Locke pubblica i due
trattati) nell’ultima fase del regno di Luigi XIV che dura 75 anni.
Compie gli studi secondari in un collegio religioso studiando diritto
a Parigi e nel 1714 entra come consigliere nel parlamento locale di
Bordeaux e viene eletto due anni dopo all’accademia delle scienze
locale, eredita da uno zio la carica di presidente di sezione al
parlamento di Bordeaux e il nome di Montesquieu. Fa studi di
scienze naturali e scrive varie memorie. Nel 1721 pubblica la sua
prima opera “le lettere persiane” che ottiene un grande successo e
stabilisce subito la sua fama. Tra il 1722 e il 1725 si trasferisce a
Parigi dove conduce una vita mondana nella oritura del pre
illuminismo, pubblica delle piccole opere anonime e nel 25 ritorna a
Bordeaux e subito dopo torna di nuovo a Parigi e viene eletto
nell’accademia. Parte per un viaggio lungo in Germania, Austria,
Italia, Olanda, Inghilterra e Svizzera per osservare la vita di questi
paesi percepiti come stranieri. Nel 1731 ritorna nel castello dove è
nato e inizia la scrittura de “lo spirito delle leggi” che dura 17 anni
di scrittura e viene pubblicato nel 1748 in modo anonimo a
Ginevra, in svizzera. Il libro ha grande successo ma è più
commentato che non e ettivamente letto.
Tre grandi opere che sono 3 facce diverse sul discorso dell’origine
della disuguaglianza: il contratto sociale, l’emilio e la nuova Eloisa.
Vengono pubblicati a Ginevra dove vengono mandati al rogo in
quanto opere temerarie e scandalose. Diventa, quindi, un
perseguitato politico. Nel 76 da inizio alla sua ultima opera “le
fantasticherie del passeggiatore solitario” che lascerà poi
incompleta.
DIRITTO DEL PIU FORTE: Il più forte non sarebbe mai abbastanza
forte per essere sempre il padrone, se non trasformasse la sua
forza in diritto e l’obbedienza in dovere. Cedere alla forza non è un
atto di volontà ma a limite di prudenza. La forza sarebbe però un
diritto instabile, no a quando non è sostituita da una maggiore,
cosicché i sottomessi possano, e anzi debbano non obbedire, o
meglio cercare di essere i più forti. Tutto ciò non fa della forza un
diritto, ma semplicemente una forza: noi dobbiamo obbedire ai
poteri legittimi. Un potere è legittimo se emana da una convenzione
giusta.
Questa cosa dei limiti Rousseau la usa per dire come è possibile
evitare che si passi ad una oppressione, come evitare che la
volontà generale degeneri in oppressione.
Nel terzo libro c’è un’analisi delle forme di governo. Rousseau non
è entusiasta della monarchia. Il governo sotto il quale senza arti ci
la popolazione aumenta e si moltiplica è senza dubbio il migliore.
Quello sotto il quale invece il popolo diminuisce è il peggior tipo di
governo. Un altro tema importante è quello della morte del corpo
politico: la cosa più importante è che mentre altri autori, soprattutto
Hobbes, lo hanno visto come un evento catastro co, Rousseau
introduce l’idea che come nel corpo umano si comincia a morire
dalla nascita a causa dell’invecchiamento di alcune cellule, così il
corpo politico porta in se le cause della sua distruzione n dal
momento in cui viene costituito. La prima forza disgregatrice è
l’attrito, l’erosione. Qualunque cosa cessa il suo movimento a
causa dell’attrito. Allo stesso modo nel corpo politico la prima forza
disgregatrice è l’attrito politico interno, ovvero quello determinato
dalle volontà particolari che erodono la volontà generale. Il
funzionare di un corpo politico è come un ingranaggio che si
inceppa per la sabbia inserita negli ingranaggi, la sabbia
rappresenta gli interessi particolari. Meno si comunica e meno c’è il
rischio di distorsione. Rousseau è fautore di una repubblica senza
comunicazione. La seconda forza è la tendenza del governo a
sviluppare una dinamica loro indipendente dal sovrano. Ciascuno
ha un suo interessa da difendere. La dissoluzione avviene quando i
membri del governo usano separatamente il potere che
dovrebbero usare solamente come corpo politico oppure quando il
principe agisce solo secondo i propri interessi.
C’è un rimedio per evitare l’attrito che porta alla morte del corpo
politico? L’antidoto che Rousseau ha ragionato riguarda le elezioni
periodiche del parlamento. Se il principe interferisse in queste
elezioni diventerebbe violatore delle leggi e nemico dello stato.
Un’altra novità è l’idea che il rimedio all’attrito fra le istituzioni può
trovare rimedio se si automatizza ad ogni generazione a intervalli
regolari (20 anni) la convocazione automatica di assemblee di tutto
il popolo con all’ordine del giorno sempre due punti ssi non
soggetti all’arbitrarietà: il primo, se il sovrano acconsente a
conservare la presente forma di governo. Il secondo, se il popolo
acconsente a lasciare l’amministrazione a coloro che ne sono
incaricati.
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il suo compito è ri e ere sulle implicazioni di come le is tuzioni
funzionano (principe di Machiavelli, anche se non è riducibile a questo
po di impostazione). Rawls si domanda che cosa è una società giusta.
Viene presa e rimessa sul tavolo come una domanda vera a cui
rispondere. L'impostazione del realismo poli co è vedere la poli ca come
il perseguimento e cace dei propri ni, interessi, valori. Si deve scegliere
da dove prendere ques valori che poi si vuole spingere con strumen
adegua e col massimo successo.
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società giusta è un tipo di decisione presa da gente abilitata a dare
una risposta, il problema che queste persone si pongono prima di
andare a speci care quali sono le istituzioni e come funzionano. I
decisori comparano principi di giustizia e li comparano secondo il
metodo dell’equilibrio ri essivo: vedere cosa viene fuori da un certo
principio e se questo si conforma o no al senso di giustizia. Quello
che i decisori fanno è soppesare principi candidati di vario genere
con le conseguenze che comportano. Dentro la posizione originaria
i partecipanti accettano ciò che Rawls chiama “pluralismo”. Cioè il
risultato che viene fuori dalla posizione originaria deve essere un
risultato che emerge dal fatto che i decisori vogliono valori diversi,
e questo è il carattere distintivo della giustizia.
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Ciò che fa di una concezione della giustizia una concezione politica
della giustizia, non è solo il fatto che è neutrale rispetto a queste
due opzioni ma anche per altre cose: il fatto che questa
concezione non si occupa di tutto ma della struttura di base dove
la struttura di base della società è il complesso delle principali
istituzioni politiche di una società. In secondo luogo la concezione
politica è frutto di un ragionamento loso co, quindi è autonoma,
per cui la posizione originaria è ancora valida che ha la funzione di
facilitare il compito perchè non presuppone una grande virtù da
parte di chi si interroga su cosa sia giusto. È uno strumento che
consente di costruire questa concezione come una concezione
autonoma dalle verità rilevate. L’altra questione è che costruisce
questa idea di struttura di base in base a un linguaggio fatto di
termini dotati di signi cato, un linguaggio controllato.
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———— PRIMA MEZZ ORA 10 MARZO
REGISTRAZIONE 23 MARZO