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Università Pontificia Salesiana

Facoltà di Teologia

Il Diritto e la giustizia nella Chiesa


Esercitazione per il corso di Diritto Canonico I

Stud.: MORAIS A. S. Marcelo (20244)


Prof.: MWANDHA Kevin

Roma, 2015-2016
IL DIRITTO E LA GIUSTIZIA NELLA CHIESA1
Il presente lavoro espone un riassunto sul il diritto come ciò che è giusto, che
appartiene alla prima parte del capitolo III – Il Diritto canonico come ciò che è giusto nella
Chiesa dell’autore Carlos J. Errazuriz.
Per capire che cosa sia il diritto nella Chiesa l'autore sottolinea che la molteplicità di
approcci a livello filosofici, scientifici e pratici, può avere il rischio di sottomettere ad una
certa visione culturale del diritto, necessariamente contingente. Di fronte a questa varietà si
rivela la necessità di una base diversa più solida e assoluta, fondata sulla verità evangelica di
modo a comprendere la realtà giuridica ecclesiale, con profonda continuità ed armonia tra
l’ordine naturale e quello soprannaturale, tra la fede e la ragione, tra la filosofia e la teologia.
La realtà giuridica è connessa ai rapporti sociali che presuppone l’intersoggettività di
almeno due soggetti distinti in situazioni relazionati tra di sé, dove uno appare come
proprietario dei beni fondamentali: la vita, la libertà, ecc. in cui rappresenta una situazione
legittima nell’ambito del dover o della norma. Il secondo ha l’obbligo di rispettare il dominio
dell’altro su ciò che è suo. Dunque, da una parte c’è la titolarità di un diritto; dall’altro, c’è un
corrispettivo dovere giuridico di comportarsi in modo che il titolare del diritto possa usufruire
del suo dominio su ciò che è proprietario. E’ in questa giustizia situata nell’ambito
dell’esperienza, di dare a ciascuno il suo diritto che esso viene considerato come ciò che è
giusto.
La giustizia comprende oggetti d’indole esterna o visibile, che non significa soltanto i
beni materiali, ma anzi, i beni giuridici più rilevanti come la vita, la libertà, l’intimità, ecc.
Nel caso dell’alterità o intersoggettività del rapporto secondo giustizia, richiede che il suo
oggetto possieda la necessaria determinazione per poter essere soddisfatto esternamente.
Senza questa esteriorità, non sarebbe possibile la specifica obbligatorietà del diritto, la
possibilità che il soggetto titolare del diritto esiga dall’altro ciò che gli compete, negli
compimento di sanzioni sociali di modo a proteggere la giustizia ed ad inibire l’ingiustizia.
È fondamentale l’esistenza sviluppata di un sistema sociale di dichiarazione o
determinazione di tutela dei diritti e dei correlativi doveri di ognuno, tale sistema formato di
regole o norme, procedimenti, sistemi, ecc, anche dalla figura sociale specializzata (giudice,
avvocato, docente, ecc). Il fenomeno giuridico e la sua realtà ontologica, sono intrinseci ai
rapporti tra le persone umane, che non si può ridurre a una cosa strumentale, cioè ad un
1
Carlos J. Errazuriz M. Il Diritto e la Giustizia nella Chiesa. Per una teoria fondamentale del diritto canonico.
Giuferè, Roma, 2000. PP. 93- 109.
sistema o la tecnica che serve a rendere operativi i diritti e i doveri, mediante determinazione
e tutela (norme, processi, ecc).
Anzitutto, i beni fondamentali come: la vita, la liberta, l’integrità, ecc, non provengono
da nessun sistema sociale e pure da nessun accordo tra gli interessati, ma è inerente alla stessa
natura dell’uomo. Questo evidenzia che la relazionalità giuridica deve essere collocata
all’interno della relazionalità tra le persone, di modo a esprimere il rispetto ed amore
reciproco nell’essere e nell’agire.
La realtà giuridica non è mai puramente naturale, per riconoscere ciò che è adeguato
alla natura della persona bisognosa di molteplici interventi a livelli individuale e collettivo.
Questo insieme di riporti giuridici comprende elementi naturali ed elementi positivi che sono
inseparabili, poiché si richiedono mutuamente: nella realtà umana non si può ipotizzare una
situazione in cui basterebbe solo il diritto positivo, staccandolo dal diritto naturale.
La realtà giuridica che mette la nozione di diritto come ciò che è giusto, è usata di
modo frequente nel linguaggio quotidiano, come l’espressione “diritti umani” che serve a
comunicare le esigenze del diritto naturale per avvertire che il diritto risulta inseparabile dalla
giustizia. Nella cultura giuridica ci sono il diritto in senso oggettivo e quello in senso
soggettivo. Nell’ambito ecclesiale, predomina oggi la visione normativa identificato con
l’insieme delle norme della Chiesa cattolica. Il normativismo estrinseco tende a ridurre il
diritto ad una mera tecnica, ad un meccanismo di per sé potrebbe essere solo un mettersi al
servizio di un efficace funzionamento del rispettivo sistema. Il problema di questa visione è il
rischio di dimenticare la sostanza del diritto, contenendo unicamente nella prospettiva dei
rapporti interpersonali di giustizia, limitandola a semplice regola estrinseca. La verità del
diritto canonico implica ad una visione realistica in cui la persona umana è posta al centro
della norma giuridica. All’interno della corrente teologica si è cercato di evitare una
concezione della giuridicità puramente positivista. La letteratura canonica di questi anni cerca
di produrre materiale per spiegare la giuricità canonica: la comunione, la carità, la salvezza
delle anime, la sacramentalità, ecc; dove si trova piena allusioni come l’equità canonica, la
misericordia, ecc.
Il diritto nella Chiesa deve essere vincolato con la comunione o con la salvezza delle
anime, che nel suo procedere sia presenti la carità e la misericordia; in fatti il principio
giuridico della Chiesa è la carità e la comunione.
Il rapporto tra Chiesa e diritto nell’ottica del diritto come ciò che è giusto, richiede per
parte dell’autorità ecclesiale mostrare che la verità, sulla mediazione ecclesiale dei beni
salvifici, deve essere integrata dai rapporti di giustizia intraecclesiale di modo a scoprire che
la dimensione di giustizia è necessaria per impostare un’ecclesiologia cattolica nell’aspetto
propriamente giudico, nell’essere e nella missione ecclesiale. Di fatto oggi c’è il bisogno
d’integrazione tra realtà teologica e realtà giudica della Chiesa ed una sintesi del dibattito nel
periodo post Concilio Vaticano II. L’autore difende che l’ottica del diritto come ciò che è
giusto applicata al diritto canonico, permette di impostare adeguatamente il problema
fondamentale del rapporto tra Chiesa e diritto.
Il teologo Luois Bouyer descrive la specificità del diritto canonico ponendo in
evidenza che “Una chiesa che ripudiasse il diritto correrebbe il rischio di esser non la Chiesa della
carità ma la Chiesa dell’arbitrio. Perché il diritto, correttamente compreso, è la giustizia applicata
alle situazione concrete” 2.

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

In questo lavoro, ho potuto capire il rischio dell’assolutizzazione del diritto


polarizzarlo in senso normativista e del positivismo che tende a dissociare diritto e giustizia,
dove il diritto viene considerato come un sistema di norme da applicare alle persone e alle
società. Il diritto in quanto strumento viene identificato con il potere e per imporre
forzatamente le norme. Il vero diritto e giustizia nella Chiesa è quello che cerca sempre di
mettere insieme le reali esigenze di giustizia della persona e della società, senza uniformare la
giuridicità su schemi meramente formali. Altrimenti il diritto sarà applicato per rispondere al
male minore, se non finirà con l’essere disprezzato o radicalmente contestato, come nemico
dell’uomo, della sua dignità e libertà. Solo inquadrandolo nell’ottica della giustizia e della
teologia, ossia della realtà relazionale delle persone vincolato al mistero della salvezza,
evidentemente senza allontanarsi dal diritto secolare, dallo studio del diritto naturale o della
filosofia del diritto, si possono ricuperare quel rispetto e quell’amore verso ciò che è giusto a
servizio di difendere la dignità umana.

2
Ibid. p. 108.

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