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FONDAMENTO EPISTEMOLOGICO
DEL DIRITTO CANONICO
1.1
Cfr. G. DALLA TORRE, Lezioni di Diritto canonico, 2 ed., Torino, 2004, p. 15.
Linsieme delle norme giuridiche, poste o fatte valere dagli organi competenti della Chiesa cattolica,
secondo le quali organizzata e opera essa Chiesa e dalle quali regolata lattivit dei fedeli, in
relazione ai fini che le sono propri. V. DEL GIUDICE, Nozioni di Diritto canonico, Milano, 1970, p. 15.
Dato che il Diritto canonico positivo appartiene alla parte umana e storica della Chiesa, e, in questa
parte, alla sfera sociale, ossia alla sfera pi esterna, non deve apparire una stranezza affermare che il
Diritto canonico riflette, forse come nessun altro fattore positivo della Chiesa, la condizione di
pellegrina, storica, contingente e mobile che contrassegna questa stessa Chiesa, pur nella sua
condizione di indefettibilit. Il Diritto canonico ricorda continuamente alla Chiesa che si trova immersa
nel mondo, nel tempo e nello spazio, e che soffre le conseguenti connaturali pressioni e
condizionamenti di tali fattori (Constitutio Dogmatica: de Ecclesia, n. 8, d). Insieme le ricorda che
essa debole ed ha bisogno di confrontarsi con la potenza della grazia di Dio per non venir meno alla
sua fedelt perfetta (Constitutio Dogmatica: de Ecclesia, n. 9 [...]. EDITORIALE, Verso nuove
strutture ed un nuovo Codice di Diritto canonico, in Concilium, III (1967), n. 8, p. 16.
S. LENER, Sul concetto di Diritto oggi: equivocit, univocit o analogia?, in La Civilt Cattolica, 131
(1980-III), p. 222.
Cfr. PIUS PP. XII, Nuntius radiophonicus: A Summo Pontifice die XXIV mensis decembris A. MCMXLII
in pervigilio nativitatis D. N. Iesu Christi, universo orbi datus, 24 decembris 1942, in AAS, XXXV
(1943), p. 13.
IOANNES PP. XXIII, Litterae Encyclicae: Pacem in Terris, 11 aprilis 1963, in AAS, LV (1963), n. 29, p.
277. Abbreviato dora in poi con: PT.
cos come anche Paolo VI quando disse: plus le droit est oubli, mpris, foul aux
pieds, plus deviennent videntes sa grandeur, sa beaut, son absolue ncessit pour la
vie en commun ordonne de la socit9.
tenendo conto di questo orientamento che la Chiesa, nel corso della sua
bimillenaria esperienza, certamente in modo graduale e secondo la maturit giuridica
dei tempi, anche a fronte di correnti di pensiero di vero e proprio rigetto del Diritto 10, si
sempre adoperata perch potesse contare su di un sistema organizzato di norme
giuridiche, convinta che non solo esso non sia in contrasto con la sua essenza, ma
costituisce un fattore ineludibile per la sua stessa esistenza11 :
la Chiesa intesa quale comunit di persone che vivono nella storia, come insieme di
individui che hanno accolto la Buona Novella del Vangelo e che nella storia cercano il
proprio perfezionamento spirituale per raggiungere la salvezza, vive giuridicamente e del
Diritto ha bisogno 12.
Cfr. PAULUS PP. VI, Allocutio: Ad Excellentissimos Viros e Legatorum Coetu apud Sedem Apostolicam,
novo ineunte anno Beatissimo Patri fausta omnia ominatos, 7 ianuarii 1965, in AAS, LXV (1965), p.
231. [Il testo negli AAS in francese nonostante lintitolazione sia in latino].
10
Anche se con motivazioni diverse e partendo da presupposti filosofici-teologici differenti, hanno negato
lautorit ecclesiastica e la forza obbligatoria della tradizione disciplinare, cio il Diritto ecclesiale, i
movimenti ereticali dei primi secoli cristiani (Donatisti, Montanisti, Novaziani), quelli spirituali del
Medioevo con il loro Cristianesimo in senso radicalmente ascetico (Catari, Valdesi e Albigesi). Nelle
et pi tarde, il profetismo escatologico di Gioacchino da Fiore e lo spiritualismo dei Fraticelli, quindi
Wyclif, Hus, i sostenitori classici della Riforma protestante, seppure con posizioni differenziate, e, nel
secolo scorso, soprattutto negli anni del Vaticano II, correnti di pensiero antigiuridiche allinterno della
stessa Chiesa cattolica. Cfr. P. ERD, Teologia del Diritto canonico. Un approccio storico-istituzionale,
Torino, 1996, pp. 12-16; 49; J. S. DE LA TORRE, El Derecho en el misterio de la Iglesia, in Revista
Espaola de Teologia, 14 (1954), pp. 212-213; A. MONTAN, Il Diritto nella vita e nella missione della
Chiesa 1, 2 ed., Bologna, 2006, p. 69.
11
Cfr. G. FELICIANI, Le basi del Diritto canonico, Bologna, 2002, pp. 62-63.
12
13
14
Sulla base di queste prime considerazioni e tenuto conto che ogni Ordinamento
giuridico espressione di particolari presupposti ideologici e culturali che lo
qualificano, frutto di una volont iniziale e di una tradizione che lo caratterizzano e allo
stesso tempo lo differenziano da altri sistemi giuridici, ci si chieder: che tipo di
Ordinamento giuridico quello della Chiesa? Qual la sua natura? Quali i riferimenti
da cui trae i propri contenuti?
A queste domande si cercher di rispondere di seguito, trattando dei presupposti
metodologici e dei principi fondamentali che animano il Diritto canonico.
15
Ordinamento della convivenza sociale, operato dalla pubblica autorit secondo giustizia, finalizzato
immediatamente al bene comune e terminalmente alla promozione integrale della persona umana. A.
MARTINI, Il Diritto nella realt umana, in G.I.D.D.C. (cur.), Il Diritto nel mistero della Chiesa, 2 ed.,
vol. I, Roma, 1988, p. 26.
16 A. MONTAN,
Il Diritto, p. 18.
17
18
19
Per poter adeguatamente dire cosa sia il Diritto canonico, stando al principio Ius
sequitur vitam, il punto di partenza non pu che essere la storia/storicit nella sua
particolare accezione di esperienza quotidiana,
concreto vissuto degli uomini in ogni qui ed oggi che li ha visti insieme protagonisti
di un divenire comune, che, pur originando dal vissuto di ciascun singolo soggetto,
assume tuttavia uninevitabile portata sociale, stabile e progressiva anche per coloro che
verranno in seguito [...]. In altri termini [...] lautentico locus dellumano, la sua
concreta e necessaria collocazione nellesistenza 20.
In tal senso, esso non fa altro che essere funzionalmente adeguato alla natura
missionaria della Chiesa, al contempo umana e divina, la quale, affondando le proprie
radici nelluniversalit della sua vocazione terrena e mossa interiormente dal dinamismo
dello Spirito Santo, che nella storia, attraverso i sacramenti e le istituzioni ecclesiali,
rende possibile la salvezza in Cristo, realizza la sua historia salutis 21. Con la storia,
lelemento giuridico si pone, quindi, in termini di stretta e necessaria reciprocit ed
identificazione:
Il Diritto, [...] non si proietta dallesterno, magari dallalto, sulla storia usandole violenza
o, comunque imprigionandola, ma esso stesso storia, storia vivente, sua dimensione
imprescindibile [...]. Non costringe la societ, la esprime [...] non uninvenzione dei
palazzi del potere, ma appartiene al livello basso vitale della esperienza quotidiana [...].
Esso da reperirsi nella struttura stessa della societ, appartiene alla sua pi elementare
fisiologia 22.
La storia diviene, in tal senso, lhumus, il terreno fertile, il Sitz im Leben, da cui nasce e
cresce ci che acquista rilevanza giuridica. Il contesto primario da cui il Diritto ricava la
propria origine, lidentit e il suo fine; non solo il luogo dove chiamato ad agire23 e
20
P. GHERRI, Relativit e storicit: la natura categoriale del Diritto canonico secondo T. Jimnez Urresti,
in P. GHERRI (ed.), Categorialit e trascendentalit del Diritto. Atti della Giornata Canonistica
Interdisciplinare (PUL, 23 marzo 2006), Citt del Vaticano, 2007, p. 166.
21
Cfr. EDITORIALE, Il dinamismo del Diritto canonico che realizza storicamente il dinamismo
intrastorico della Chiesa, in Concilium, V (1969), n. 8, pp. 17-18.
22
23
che, per quanto attiene alla sua fisionomia strutturale, tenuto conto dello scarto
ineliminabile tra lideale e il reale proprio della storia, lo rende intrinsecamente relativo,
provvisorio, imperfetto e modificabile24.
24
Relativo, in quanto legato ad una concreta situazione di vita in cui nasce e per cui nasce; provvisorio,
perch soggetto ad essere trasceso dal futuro che irrompe nel presente; imperfetto, perch incapace a
soddisfare ed esaurire in s ogni esigenza dellessere umano; modificabile, perch proprio specifico
del divenire della storia la novit che domanda un cambiamento. Cfr. A. MARTINI, Il Diritto, pp.
41-42.
25
Nel linguaggio delle scienze giuridiche il termine fonte (sorgente; origine, causa) viene usato in
senso metaforico e lespressione fonti del diritto indica sia i fatti o gli organi che producono le
norme o regole di condotta (fontes essendi), sia i documenti e le raccolte che consentono di conoscere
le norme vigenti in un determinato momento storico (fontes cognoscendi). A. MONTAN, Il Diritto, p.
95.
26
La Sacra Scrittura occupa un posto fondamentale per ogni tipo di istruzione cristiana. Deve essere
considerata, quindi, come lanima del Diritto della Chiesa e del suo studio. Cfr. CONCILIUM
OECUMENICUM VATICANUM II, Constitutio Dogmatica: Dei Verbum, 18 novembris 1965, in AAS, LVIII
(1966), n. 24, pp. 828-829. Abbreviato dora in poi con: DV.
27
28
[...] finch la Chiesa non ebbe una consistente dimensione numerica e si articol intorno ad un
Maestro e capo carismatico, non ci fu bisogno di un Diritto e di una struttura organizzativa, bisogno
che invece emerse quando le comunit cristiane presero consistenza a livello di numero e di membri.
Cominciano allora a formarsi comunit organizzate sotto la guida dei vescovi, assistiti dai presbiteri e
diaconi, che devono porsi per risolvere tutta una serie di problemi organizzativi e disciplinari. L.
MUSSELLI, Storia del Diritto canonico. Introduzione alla storia del Diritto e delle istituzioni
ecclesiali, Torino, 1992, p. 18.
29
Cfr. A. MONTAN, Il Diritto, p. 57. Tesi diametralmente opposta quella sostenuta dal card. Albert
Vanhoye il quale individua la presenza di testi propriamente giuridici negli scritti di san Paolo
sostenendo che lapostolo non si sarebbe accontentato di un semplice insegnamento generale, ma
avrebbe dato alle sue comunit unorganizzazione propriamente giuridica. Ci sarebbe da ravvisare:
nella richiesta che le donne portino il velo nellassemblea cristiana (cfr. 1Cor 11, 16); nei passi che si
riferiscono alluso dei carismi riguardanti lorganizzazione sociale della comunit (cfr. 1Cor 14,
26-33); in merito ai matrimoni e alle carni immolate (cfr. 1Cor 7;8;10); sul divieto di avere rapporti
con i fratelli che siano impudichi, avari, idolatri, maldicenti, ubriaconi o ladri, e lesclusione dalla
comunit (cfr. 1Cor 5, 9-13); rispettando le regole giuridiche del giudizio, esercitando un vero e
proprio potere penale, della sanzione del cristiano colpevole di grave immoralit (cfr. 1Cor 5,4-5). Cfr.
A. VANHOYE, La legge, carismi e norme di Diritto secondo san Paolo, in AA. VV., Teologia e Diritto
canonico, Citt del Vaticano, 1984, pp. 63-64.
30
F. FESTORAZZI, La Sacra Scrittura anima del rinnovamento della Teologia morale, in La Scuola
Cattolica, XCIV (1966), p. 104.
31
BENEDICTUS PP. XVI, Litterae Encyclicae: Deus caritas est, 25 decembris 2005, in AAS, XCVIII
(2006), n. 21, p. 234.
32
Cfr. P. GHERRI, Ius Administrativum Canonicum I. Introduzione generale: Teoria e Metodo, Dispensa
del docente, Roma, A.A. 2007/2008, p. 4.
33
Y el fin de la sociedad de la Iglesia, cual fundada por Cristo, es la misin que Cristo le encomend:
misin universal histrica salvfica. Es misin universal de destinatarios, tiempo y espacio, por ser
predicar a todos los hombres hasta la consumacin de los siglos y hasta los confines de la tierra. Es
misin historica, por cumplirse por actos sociales de predicar, bautizar y ensear a observar. Es
misin salvfica, pues quien creyere y fuere bautizado se salvar; quien no creyere se condenar. Por
esa su misin, la Iglesia es histrico-salvfica; y ejercindola, la Iglesia se edifica y crece en Iglesia
histrico-salvfica, humano-divina. T. JIMNEZ URRESTI, De la Teologa a la Canonistica, Salamanca,
1993, p. 250.
34
Sicut enim Filius missus est a Patre, et Ipse Apostolos misit (cfr. Io 20,21), [...]. Quod solemne Christi
mandatum annuntiandi veritatem salutarem Ecclesia ab Apostolis recepit adimplendum usque ad
ultimum terrae (cfr. Act 1,8). Unde sua facit verba Apostoli: Vae... mihi est, si non
evangelizavero! (1Cor 9,16), ideoque in mittendis praeconibus indesinenter pergit, usquedum
novellae Ecclesiae plene constituantur atque opus evangelizandi et ipsae continuent. A Spiritu Sancto
enim ad cooperandum compellitur, ut propositum Dei, qui Christum principium salutis pro universo
mundo constituit, effectu compleatur. Praedicando Evangelium, Ecclesia audientes ad fidem
confessionemque fidei allicit, ad baptismum disponit, a servitute erroris eripit, eosque Christo
incorporat, ut per caritatem in Illum usque ad plenitudinem crescant. Opera autem sua efficit ut
quidquid boni in corde menteque hominum vel in propriis ritibus et culturis populorum seminatum
invenitur, non tantum non pereat, sed sanetur, elevetur et consummetur ad gloriam Dei, confusionem
daemonis et beatitudinem hominis. Cuilibet discipulo Christi onus fidei disseminandae pro parte sua
incumbit. [...]. Ita autem simul orat et laborat Ecclesia, ut in Populum Dei, Corpus Domini et Templum
Spiritus Sancti, totius mundi transeat plenitudo, et in Christo, omnium Capite, reddatur universorum
Creatori ac Patri omnis honor et gloria. LG, n. 17, pp. 20-21.
35
Procedens ex amore Patris aeterni, in tempore fundata a Christo Redemptore, coadunata in Spiritu
Sancto. Ecclesia finem salutarem et eschatoligicam habet, qui nonnisi futuro saeculo plene attingi
potest. Ipsa autem iam hic in terris adest, ex hominibus collecta, terrestris nempe civitatis membris
quae ad hoc vocantur ut iam in generis humani historia familiam filiorum Dei, usque ad adventum
Domini semper augendam, efforment. Unita quidem propter bona caelestia iisque ditata, haec familia
a Christo in hoc mundo ut societas constituta et ordinata est, atque aptis mediis unionis visibilis et
socialis instructa. Ita Ecclesia, insimul coetus adspectabilis et communitas spiritualis, una cum
tota humanitate incedit, eamdemque cum mundo sortem terrenam experitur, tamquam fermentum et
veluti anima societatis humanae in Christo renovandae et in familiam Dei transformandae exsisitit.
CONCILIUM OECUMENICUM VATICANUM II, Constitutio Pastoralis: Gaudium et Spes, 7 decembris 1965,
in AAS, LVIII (1966), n. 40, p. 1058. Abbreviato dora in poi con: GS.
36
P. GHERRI, Relativit, p. 170. [Il testo tra parentesi quadre unaggiunta alla citazione].
37
Considerare il Diritto canonico un a priori fa perdere di vista la sua dimensione evolutiva, come frutto
della storia, qualificandolo piuttosto, rispetto alla concreta vita di una comunit, come una realt gi
strutturata, formalizzata, preconfezionata. Nella linea della considerazione del Diritto come un a priori
cfr. F. COCCOPALMERIO, Fondare teologicamente il Diritto della Chiesa? in AA. VV., La Teologia
italiana oggi. Ricerca dedicata a Carlo Colombo, Lecco, 1980, pp. 395-410.
38
Cfr. E. CORECCO, Ordinatio rationis o ordinatio fidei? Appunti sulla definizione della legge canonica,
in Communio, 36 (1977), n. 36, p. 51.
39
No hay necesidad de llegar a una mistificacin del Derecho cannico. [...]. El Derecho Cannico
pertenece a la socialidad, y por tanto a la visibilidad de la Iglesia, y, para ser ms exactos a la
historicidad de la Iglesia. Y, para an mayor exactitud: la historicidad es una nota de exigencia de la
nocin misma de la Iglesia peregrina, pero su historicidad real no es de su esencia, sino de si
existencia: la Iglesia peregrina existe slo como Iglesia histrica, como congregacin o asociacin de
los creyentes en Cristo dotatos de la misin divina que Cristo le confi. T. JIMNEZ URRESTI, De la
Teologa, p. 390.
40
Anche SantAgostino riferisce che nella Chiesa delle origini non esisteva vero
utile del singolo, che non si identificasse ipso facto con il bene di tutti, e parlando, di
conseguenza, dei pastori, riferisce di un governo profondamente improntato ad uno stile
di servizio teso allutilit comune45 .
41
La justificacin radical del fenmeno cannico slo puede ser teolgica, ms exactamente
ecclesiolgica. Toda otra razn, aunque goce de conveniencia o utilidad, es insuficiente, por no dar
razn teolgica. Ha de ser razn positiva requerida por la naturaleza-consistencia de la Iglesia. No
razn propria de lo interno de la Iglesia, que es una dimensin intrnseca de ella; sino en la dimensin
de su historicidad, que se realiza en lo exterior socio-histrico de la Iglesia y que es su otra dimensin
intrnseca de su consistencia. T. JIMNEZ URRESTI, De la Teologa, p. 248.
42
43
44
P. GHERRI, Ius Administrativum Canonicum I, p. 6. [Il testo tra parentesi quadre unaggiunta alla
citazione].
45
[...] doctrina vero illa sapientiae, quae a vulgi strepitu remotissima, in contemplatione veritatis dulci
delectatione defigitur, hanc popularem gloriam quantulamcumque non assequeretur, nisi per eos qui in
mediis turbis agendo ac suadendo populis praesunt, non ut praesint, sed ut prosint: quia dum isti
actuosi et negotiosi homines, per quos multitudinis administratur utilitas, et quorum auctoritas populis
chara est [...]. AUGUSTINUS, Contra Faustum Manichaeum, lib. XXII, cap. LVI, in J. P. MIGNE (ed.),
Patrologiae cursus completus. Series Latina, tomus XLII, Paris, 1886, col. 436. Abbreviato dora in
poi con: PL.
46
In essi si parla di Diritto penale, Diritto processuale, Diritto del clero, degli Istituti religiosi, delle
Societ di vita apostolica, ecc.; cfr. CIC 17; CIC; CCEO.
47
Quae diversitas facile explicatur, si quis modice attendat ad modernos Codices civiles, quae solent
esse Codices Iuris civilis privati sensu strictissimo, neque quidquam habent de Iure publico. Quare
quamvis verba quandoque generalia sint eadem v.g. de personis, de rebus, tamen in Codicibus fori
ecclesiastici et civilis sudstantialiter diversam habent significationem. Qua ratione v.g. in Codice
gallico liber I inscribitur de personis; at de quibusnam personis? Evidenter omnes istae sunt personae
privatae, individua privata, parentes, tutores; de magistratibus pubblicis nihil reperitur. Longe aliter in
foro ecclesiastico. Personae libri primi Iuris Decretalium sunt personaeae publicae sive ratione
potestatis ordinis sive potestatis iurisdictionis; de personis privatis nullus titulus continetur. Item ex
ordinem Institutionum canonicarum pariter omnes fere personae sunt publicae et solummodo adduntur
tituli. Et revera regolares ut regolares per se sunt extra utramque hierarchiam i.e. ordinis et
iurisdictionis costituti et propterea a Iuris dispositionibus de hierarchia ordinis et iuridisctionis
arcentur. Quibus ex disquisitionibus brevibus patet, quantopere cavendum sit in novo corpore Iuris
canonici a servili quodam imitatione Codicum civilium. F. X. WERNZ, voto manoscritto, 26 aprilis
1904, in A.S.V., A.C.C., scatola 1, busta VIII, n. 29, pp. 4-5.
48
Canonici quoque iuris obiectum praecipuum et essentiale est iura et obligationes uniuscuiusque
hominis erga alios et erga societatem definire atque tueri, etsi eatenus fieri possit in Ecclesia quatenus
ad Dei cultum et animarum salutem pertineant. PONTIFICIA COMMISSIO CIC RECOGNOSCENDO,
Principia quae Codicis Iuris Canonici recognitionem dirigant, in Communicationes, I (1969), p. 79.
49
Quaestio eaque in futuro Codice solvenda proponitur, videlicet, qua ratione iura personarum
definienda tuendaque sint. [...] Unicuique christifidelium iura agnoscenda ac tuenda sunt, et quae in
lege naturali vel divina positiva continentur, et quae ex illis congruenter derivantur ob insitam
socialem conditionem quam in Ecclesia acquirunt et possident. Et quoniam non omnes eamdem
functionem in Ecclesia habent, neque idem statutum omnibus convenit, merito proponitur ut in futuro
Codice ob radicalem aequalitatem quae inter omnes christifideles vigere debet, [...], statutum
iuridicum omnibus commune condatur, antequam iura et officia recenseantur quae ad diversas
ecclesiasticas functiones pertinent. PONTIFICIA COMMISSIO CIC RECOGNOSCENDO, Principia, pp.
82-83.
50
[...] Agnoscenda enim sunt iura subiectiva vera et propria sine quibus ordinatio iuridica societatis vix
concipitur. Proclamari idcirco oportet in iure canonico principium tutelae iuridicae aequo modo
applicari superioribus et subditis, ita ut quaelibet arbitrarietatis suspicio in administratione
ecclesiastica penitus evanescat. Haec finalitas obtineri solummodo potest mediantibus recursibus
sapienter a iure dispositis ut ius suum quod quis ab inferiore instantia laesum reputet, in superiore
restaurari efficaciter possit.[...]. Admiso hoc principio, potestatis ecclesiasticae clare distinguantur
diversae functiones, videlicet legislativa, administrativa et iudicalis, atque apte definiatur a quibusdam
organis singulae functiones exerceantur. PONTIFICIA COMMISSIO CIC RECOGNOSCENDO, Principia, p.
83.
A questo proposito, varr ricordare che il Diritto canonico, se, da un lato, non
ammette la privatizzazione degli elementi costitutivi da cui scaturisce la piena
51
52
Anche se il rilievo assoluto accordato nella Chiesa alla singola persona il christifidelis non appare
come oggetto diretto dei Codici canonici, n pi generalmente della normativa canonica come tale,
questo rilievo simpone tuttavia al Diritto canonico ed alla stessa vita ecclesiale attraverso il valore
ontologico e fondativo riconosciuto alla persona stessa, valore che spesso risulta addirittura
derogatorio rispetto al sistema legale. P. GHERRI, Corresponsabilit e Diritto: il Diritto
amministrativo, in Apollinaris, LXXXII (2009), p. 249. [Il corsivo proprio della citazione].
53
Cfr. R. COPPOLA, Pubblico e privato, in AA. VV., Il giudizio di nullit matrimoniale dopo listruzione
Dignitas Connubii. Parte prima. I principi (Studi Giuridici LXXV), Citt del Vaticano, 2007, pp.
315-318.
54
55
appartenenza alla comunit cristiana, ossia i vincoli della professione di fede, dei
sacramenti e del governo ecclesiastico (cfr. Can. 205); dallaltro, con il Codice dell83,
elenca tutta una serie di spettanze giuridiche singolari secondo lo stato di vita proprio
del fedele56, anche se il Legislatore canonico, con lo stesso Codice, non si preoccupato
affatto di creare una distinzione netta tra ci che potrebbe essere ritenuto pubblico e
quanto invece sarebbe privato. Optando, piuttosto, per lutilizzo di entrambe le istanze
in maniera autonoma e con una certa elasticit spesso ha ignorato la presunta
bipolarit57.
1.1.1.2 Strumentalit del Diritto
56
57
58
59
60
61
Per il fedele genericamente inteso: cfr. Cann. 211-221; 843; 991;1177; 1180. Come fedele laico: cfr.
Cann. 225-227; 229; 231; 793. Se membro di un Istituto di vita consacrata o una Societ di vita
apostolica: cfr. Cann. 654; 670; 737.
Cfr. P. GHERRI, Ius Administrativum Canonicum I, p. 15.
Ad Gentes divinitus missa ut sit universale salutis sacramentum Ecclesia ex intimis propriae
catholicitatis exigentis, mandato sui Fundatoris oboediens (cfr. Mc. 16, 16), Evangelium omnibus
hominibus nuntiare contendit. Ipsi enim Apostoli, in quibus Ecclesia est condita, vestigia Christi
sequentes, praedicaverunt verbum veritatis et genuerunt Ecclesias. Eorum successorum officium est
hoc opus perenne reddere, ut sermo Dei currat et clarificetur (2 Thess. 3, 1) et regnum Dei ubique
terrarum annuntietur et instauretur. CONCILIUM OECUMENICUM VATICANUM II, Decretum: Ad
Gentes, 7 decembris 1965, in AAS, LVIII (1966), n. 1, p. 947. Abbreviato dora in poi con: AG.
Cfr. P. ERD, Teologia del Diritto canonico, pp. 78-80.
Cfr. T. JIMNEZ URRESTI, La missione divina nella storia e le missioni canoniche, in Concilium, IV
(1968), n. 8, pp. 98-105; P. ERD, Teologia del Diritto canonico, pp. 80-84.
LG, n. 23, p. 28.
ci, il mandatum Christi viene a configurarsi come la ratio essendi di tutta la Chiesa62 , a
tal punto, che nel momento in cui questo fosse disatteso, verrebbe tradita e messa in
discussione la sua stessa natura. Il compito missionario il requisito determinante e
fondamentale, la chiave di lettura, di tutto ci che ecclesiale: la natura, la struttura
istituzionale e tutti i mezzi di cui la Chiesa si avvale per ledificazione del Regno di
Dio; in altre parole, la naturale giustificazione di tutti e ciascuno i suoi modos de
presencia63 nel mondo. Come diretta conseguenza di ci, la natura missionaria della
Chiesa o, altrimenti detta, norma missionis, stata proposta come fondamento
radicale64, principio guida sintetico, chiave dinterpretazione del giuridico ecclesiale65 .
Va detto per, che lutilizzo dellespressione norma missionis, non tanto e
direttamente un modo per definire il Diritto canonico, quasi fossero sinonimi, quanto
piuttosto un concetto composito, che distingue al suo interno tanto il contenuto del
messaggio evangelico da annunziare, la norma fidei, quanto lazione missionaria stessa
con i suoi effetti66 . Tale distinzione consente di dire che la missione della Chiesa ha una
propria oggettivit da tutelare, tanto sotto il profilo del contenuto, cio la norma fidei
che si venuta ad identificare nel corso dei secoli con lattivit magisteriale e
dogmatica con cui la Chiesa intende approfondire e tutelare il contenuto del depositum
fidei affidatole dal suo Fondatore67
communionis, cio tutto quanto possa avere attinenza con ledificazione, la salvaguardia
e lo sviluppo disciplinare della vita della comunit ecclesiale. Premesso che il Diritto
62
Cfr. LG, n. 13, pp. 17-18; Vogliamo nuovamente confermare che il mandato di evangelizzare tutti gli
uomini costituisce la missione essenziale della Chiesa [...]. Evangelizzare, infatti, la Grazia e la
vocazione propria della Chiesa, la sua identit pi profonda. Essa esiste per evangelizzare. PAULUS
PP. VI, Adhortatio Apotolica: Evangelii nuntiandi, 8 decembris 1975, in AAS, LXVIII (1976), n. 14, p.
13; nonch un pronunciamento della Congregazione per la Dottrina della Fede del 1992: Tali ex
indole sacramentali derivatur Ecclesiam non esse clausam in seipsa, sed permanenter apertam impulsi
missionario et oecumenico, utpote missam in mundum ad annuntiandum et testificandum mysterium
communionis quo ipsa constituitur, ad idipsum actuale reddendum et expandendum: ut omnes et omnia
coadunet in Christo; ut sit omnibus inseparabile unitatis sacramentum. CONGREGATIO PRO
DOCTRINA FIDEI, Litterae ad Catholicae Ecclesiae Episcopos de aliquibus aspectis Ecclesiae prout est
communio: Communionis notio, in AAS, LXXXV (1993), p. 840.
63
M. J. ARROBA CONDE, La Iglesia como presencia, in Vida religiosa, LXXXVI (1999), p. 185.
64
65
66
67
Stando a questa prassi, il Diritto nella Chiesa, conseguentemente alla sua natura
missionaria, viene a qualificarsi come lo specifico strumento attraverso il quale i valori
desunti dalla riflessione teologica sono universalmente trasmessi alla comunit cristiana
per mezzo di una chiara normativa funzionale:
Il Diritto della Chiesa orientato a valori che costituiscono la comunit dei cristiani,
oppure sono necessari o utili per la vita di questa. La norma di Diritto canonico deve
configurare questi valori in modo da rendere possibile alla comunit di appropriarsene
nella prassi. Questo fatto determina la relazione tra Diritto canonico e Teologia. Queste
due attivit della Chiesa costituiscono le parti di uno stesso processo. La fede richiede
lintelligenza (fides quaerens intellectum); a questo scopo serve la Teologia, che indaga e
68
69
70
illumina i misteri della fede. Ma allo stesso tempo la fede richiede anche lazione (fides
quaerens actionem). Lo scopo del Diritto canonico lorientamento delle azioni pratiche
degli uomini. Nella sua formulazione non pu esserci nulla di misterioso, ma devono
essere chiaramente indicate e le situazioni e le forme di azione precise 71.
In secondo luogo, sar tanto pi idoneo, quanto pi sapr adattarsi alle varie circostanze
della cattolicit, offrendo soluzioni giuridicamente sempre appropriate.
71
72
J. PROVOST - K. WALF, Diritto canonico e realt della Chiesa, in Concilium, XXII (1986), n. 3, p. 12.
73
74
D. CENALMOR - J. MIRAS, Il Diritto della Chiesa. Corso di Diritto canonico, Roma, 2005, p. 50. [Il
testo tra parentesi quadre unaggiunta alla citazione].
75
D. CENALMOR - J. MIRAS, Il Diritto, p. 50. [Il testo tra parentesi quadre unaggiunta alla citazione].
76
Itaque divinae gratiae auxilio freti, Beatorum Apostolorum Petri et Pauli auctoritate suffulti, certa
scientia atque votis Episcoporum universi orbis adnuentes, qui nobiscum collegiali affectu
collaboraverunt, suprema qua pollemus auctoritates, Constitutione Nostra hac in posterum valitura,
praesentem Codicem sic ut digestus et recognitus est, promulgamus, vim legis habere posthac pro
universa Ecclesia latina iubemus ac omnium ad quos spectat custodiae ac vigilantiae tradimus
servandum. IOANNES PAULUS PP. II, Constitutio Apostolica: Sacrae Disciplinae Leges, 25 ianuarii
1983, in AAS, LXXV (1983), II, pp. XIII-XIV. Abbreviato dora in poi con: SDL.
77
Itaque, invocato divinae gratiae auxilio apostolorum auctoritate suffulti, certa scientia atque votis
patriarcharum archiepiscoporum et episcoporum orientalium ecclesiarum adnuentes, qui nobiscum
collegiali affectu collaboraverunt, apostolicae qua aucti sumus potestatis plenitudine usi constitutione
hac nostra in posterum valitura praesentem Codicem, sic ut digestus et recognitus est, promulgamus,
quem vim legis posthac obtinere pro omnibus ecclesiis orientalibus catholicis decernimus iubemus
atque earundem ecclesiarum hierarchis tradimus custodia ac vigilantia servandum. IOANNES PAULUS
PP. II, Constitutio Apostolica: Sacri Canones, 18 octobris 1990, in AAS, LXXXII (1990), p. 1043.
78
79
Cfr. Can. 20; Normativa: degli istituti di vita consacrata (cfr. Can. 587); delle Societ di vita apostolica
(cfr. Can. 735); delle Societ di vita comune (cfr. Can. 740); sulla costituzione e laccettazione di
Fondazioni (cfr. Can. 1304).
80
81
La fidelidad al Espritu exige el respecto del Derecho; pero ms que un instrumento de orden o
control, el Derecho y las insitituciones cannicas necesitan ser controlados, esto es, constantemente
evaluados segn los tres criterios que derivan de su naturaleza misional: su coherencia con el
evangelio, su eficacia apostlica, su correspondencia con las necesidades de los fieles y de la
sociedad. M. J. ARROBA CONDE, La Iglesia como presencia, p. 187.
Lo stretto rapporto che intercorre tra norma fidei e norma communionis, in quanto
scaturite dallunica norma missionis, fa s che lattivit legislativa nella Chiesa sia
inscritta nel quadro di un ordine, creazionale e redentivo, ai cui principi
funzionalmente piegata82 . Il professor Francesco DAgostino, pronunziandosi
sullargomento, chiarisce quali siano questi principi a cui lOrdinamento giuridico
canonico fa riferimento:
La verit del Diritto al di fuori del Diritto stesso. [] il kerygma, lannunzio di
salvezza, creatore di una nuova realt: lessere tutti figli di Dio e fratelli gli uni degli altri
che offre lorizzonte di senso al sapere dei giuristi 83.
Sono verit di fede da intendersi in senso assoluto, per loro natura immutabili, ma
con valenza generica proprio perch dedotte dalla Rivelazione: la norma fidei, nel cui
alveo contenuto anche ci che viene definito Ius divinum, cio linsieme di fattori
giuridici che hanno Dio come autore e che si pongono come metro di giudizio nei
confronti delle stesse norme canoniche85. Sostenere lo stretto legame tra Teologia e
Diritto, come si gi avuto modo di dire, non significa affermare che questultimo sia
una realt divina o procedente direttamente da Dio, esso
82
Cfr. G. DALLA TORRE, La citt sul monte. Contributo ad una teoria sulle relazioni fra Chiesa e
Comunit politica, 2 ed., Roma, 2002, p. 73.
83
Cfr. F. DAGOSTINO, La Teologia del Diritto positivo: annuncio e verit del Diritto, in PONTIFICIUM
CONSILIUM DE LEGUM TEXTIBUS INTERPRETANDIS, Evangelium Vitae e Diritto. Acta Symposii
internationalis (Civitate Vaticana, 23-25 maii 1996), Citt del Vaticano, 1997, pp. 130-131.
84
T. JIMNEZ URRESTI, Diritto canonico e Teologia: due Scienze diverse, in Concilium, III (1967), n. 8, p.
30.
85
Le verit di fede, a cui la Chiesa si riferisce per darsi una normativa giuridica, sono
pertanto pregiuridiche. Rappresentano la regola informante della vita giuridica del
Popolo di Dio, il paradigma necessario dal quale assumere i propri contenuti87. Non
possono essere proposte sic et simpliciter allosservanza della comunit ecclesiale,
senza prima essere passate attraverso unopera di presa di coscienza dei loro contenuti e
il formale inserimento, per disposizione della competente autorit ecclesiastica,
nellOrdinamento giuridico. ci che Hervada definisce, con brevit di termini,
rispettivamente positivazione e formalizzazione dei principi e delle norme fondamentali
di Diritto divino88. A questo processo, prettamente storico, contribuisce anche il sensum
fidelium, cio la coscienza viva della comunit ecclesiale89. Esso diventa lambito entro
il quale ci che procede da Dio riceve, storicamente, forma e figura definitiva90. A tal
proposito il professor Arroba Conde afferma:
normalmente sintendono come di Diritto divino gli aspetti voluti da Dio per la Chiesa,
che hanno conseguenze giuridiche. Una specie di Ordinamento che, in quanto voluto da
Dio, si sottrae alla discrezionalit della Chiesa che non pu cambiarlo. Bisogna per
differenziare la volont divina e la presa di coscienza ecclesiale circa il contenuto. La
capacit ecclesiale di intendere il volere divino e di esprimerlo in norme, giuridiche e
positive, una capacit sottoposta allevoluzione storica 91.
Il rapporto tra norma fidei e norma communionis non si caratterizza solo per la
precedenza temporale della prima rispetto alla seconda, ma anche per quella valoriale.
Nella gerarchia delle fonti, infatti, quanto procede da Dio con senso normativo
altrimenti detto Diritto divino rispetto alle mere norme ecclesiastiche, viene prima sia
in ordine di tempo sia di importanza. Lo Ius divinum, poi, non ammette di essere n
86
87
88
89
90
91
Cfr. PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA, Linterpretazione della Bibbia nella Chiesa (Documenti
Vaticani), Citt del Vaticano, 1993, pp. 98-103.
M. J. ARROBA CONDE, Diritto, pp. 18-19.
La fisionomia del Diritto canonico, cos delineata, porta a dire che la Canonistica
una: scienza giuridica (deontica), con oggetto giuridico, [...] presupposto teologico
(ecclesiologico-sacramentale)92.
A fronte della natura del Diritto canonico appena esposto, occorre aggiungere che
nella storia della Canonistica la variet di indirizzi epistemologici stata e continua ad
essere notevole e le rispettive posizioni teoretiche, con la formulazione di differenti
principi guida, salvo leggere sfumature, si differenziano in maniera consistente le une
dalle altre. Tale ricerca di senso si posta in ambito canonico gi nel momento in cui si
verific la crisi didentit della Canonistica registratasi in maniera chiara e decisiva nel
momento in cui, sulla base della nuova visione teologico-dogmatica conciliare della
Chiesa come Popolo di Dio e fidei, spei et caritatis communitatem 93, venne scardinata
la concezione giusnaturalista della Chiesa come societas iuridice perfecta 94. A questa si
aggiunse una certa inadeguatezza del Codice del 17 che, a causa dellabrogazione di
diverse norme in esso contenute e ad una certa produzione legislativa successiva alla
sua promulgazione, non era pi totalmente rispondente alle esigenze giuridiche della
Chiesa95 . Prima del Vaticano II era pacifico e unanimemente condiviso considerare il
Diritto canonico come scienza nellalveo della Teologia pratica, improntata al metodo
92
93
LG, n. 8, p. 11.
94
Cfr. G. DALLA TORRE, La citt sul monte, pp. 65-67. possibile far risalire gli inizi della crisi del
concetto di societas iuridice perfecta, utilizzata con intento apologetico a favore della Chiesa di fronte
agli Stati civili, gi ai primi decenni del ventesimo secolo quando, nel campo della dogmatica
giuridica-positivista, si formul la teoria della socialit del Diritto e della pluralit degli Ordinamenti
giuridici applicata esplicitamente al Diritto canonico per mezzo della quale prospettiva si
comprendeva perch una norma di condotta dovesse essere qualificata come giuridica, sempre che
fosse imposta in un gruppo sociale, la cui organizzazione la garantisse istituzionalmente, e fosse
generalmente considerata ed osservata come effettivamente vincolante nelle relazioni esterne di coloro
che fanno parte dello stesso gruppo sociale. Sotto tale profilo perfettamente comprensibile che nello
stesso territorio siano presenti diversi Ordinamenti giuridici, con possibilit di relazioni reciproche,
non necessariamente derivanti gli uni dagli altri. P. LOMBARDIA, Lezioni, p. 17.
95
M. VISIOLI, Il Diritto canonico nella vita della Chiesa, in G.I.D.D.C. (cur.), Corso istituzionale di
Diritto canonico, Milano, 2005, pp. 41-43.
esegetico del Codice, finalizzata a dare indicazioni allagire del cristiano, sulla base
della teoria generale della Chiesa come societ giuridica perfetta96.
Gli antesignani di questo cammino di ricerca furono alcuni canonisti cattolici,
raccolti attorno al teologo e canonista tedesco Klaus Mrsdorf, presso la Ludwig
Maximilians Universitt, che iniziarono un nuovo percorso di approccio al Diritto
anche canonico su base fondazionale, dando origine alla cos detta scuola di Monaco
di Baviera97. La convinzione che li animava era quella che il Diritto della Chiesa, in
forza della sua natura, andasse inquadrato nel contesto teologico.
Collocando la Chiesa nel mistero dellIncarnazione, come nuovo Popolo di Dio e
comunit che continua nella storia lazione salvifica di Cristo, Mrsdorf la definisce
sacramento di Cristo e secondo questa stessa prospettiva giustificher di conseguenza
anche la sua dimensione giuridica. Venne, pertanto, proposto un approccio di
comprensione del Diritto canonico che partendo dalla fede e tralasciando la sua
caratteristica fenomenologica arriver a definirlo kerygmatico, sacramentale98 e la
Canonistica come scienza teologica, con metodo giuridico 99.
Eugenio Corecco, uno dei discepoli pi eminenti del teologo e canonista bavarese,
fondando la propria speculazione teoretica epistemologica del Diritto canonico sulla
centralit del concetto di communio, in cui risiederebbe lo statuto ontologico del Diritto
della Chiesa, andr anche oltre il suo maestro. Convinto che la tendenza di fondo della
canonistica postconciliare quella di ridare alla scienza del Diritto canonico una
identit teologica pi precisa100, arriver a definire la Canonistica non solo come
scienza teologica, ma perfino con metodo teologico 101.
Lorientamento dottrinale della scuola bavarese ha suscitato molte critiche. Gi gli
eredi dello Ius Publicum Ecclesiasticum videro con perplessit le posizioni teoretiche di
96
Cfr. P. GHERRI, Teologia del Diritto: il nome di una crisi? in Ius Canonicum, XLIII (2003), pp.
249-299.
97
Cfr. P. LOMBARDIA, Lezioni, p. 18; A. MONTAN, Il Diritto, pp. 75-76; P. GHERRI, Teologia, p. 340.
98
Cfr. A. ROUCO VARELA, Evangelische Kirchenrechtstheologie heute. Mglichkeiten und Grenzen eines
Dialogs, in Archiv fr katholisches Kirchenrecht, CXL (1971), p. 133.
99
Cfr. P. LOMBARDIA, Lezioni, p. 18; A. MONTAN, Il Diritto, p. 75; P. GHERRI, Teologia, pp. 341-342.
100
E. CORECCO, Lapporto della Teologia alla elaborazione di una teoria generale del Diritto, in E.
CORECCO, Ius et communio. Scritti di Diritto canonico, vol. I, Lugano Casale Monferrato, 1997, p.
280.
101
Cfr. A. ROUCO VARELA - E. CORECCO, Sacramento e Diritto: antinomia nella Chiesa? Riflessioni per
una Teologia del Diritto canonico, Milano, 1971, pp. 52-53.
Mrsdorf in quanto, a loro giudizio, troppo astratte e soprattutto perch causa della
perdita del carattere giuridico del Diritto, ridotto, di fatto, ad una realt limitatamente
etica tanto da non poter essere considerato neanche un vero Diritto102 . A questo
proposito lo storico Jean Gaudement ha osservato che se non contestabile che tra
Teologia e Diritto ci sono dei rapporti di dipendenza, visto che questultimo desume i
propri presupposti dalla prima, innegabile che gi a partire da Graziano e Pietro
Lombardo le due discipline hanno affermato la loro piena autonomia103.
Dello stesso tenore sono anche i contributi pubblicati nella rivista Concilium. In
questa, pur sostenendosi il legame tra Teologia e Diritto canonico, non per questo si
fonda teologicamente la natura del Diritto ecclesiale. Anzi, proprio opponendosi
allimpostazione di pensiero della scuola tedesca, secondo la convinzione che
teologizzando il Diritto canonico si arriverebbe ad immobilizzare le verit teologiche,
trasmettendo poi questa stessa immobilit alla pastorale, che diventerebbe a sua volta
moralistica e giuridista, si pronuncia con uno slogan che qualificher tutta la sua linea di
pensiero: de-teologizzare il Diritto e de-giuridizzare la Teologia104.
103
Cfr. J. GAUDEMENT, Thologie et Droit canonique: Les Leons de lHistoire, in Revue de Droit
Canonique, XXXIX (1989), p. 8.
104
Cfr. DITORIAL, in Concilium, I (1965), n. 8, pp. 7-9. Si cita lditorial della sezione di Diritto
canonico delledizione francese di Concilium in quanto questo contributo non stato inserito
nelledizione italiana della medesima rivista.
105
Con il riferimento alla scuola di Navarra si ha lintenzione di definire il quadro dottrinale giuridico
della seconda met del Novecento, secondo lorientamento pi comune: scuola di Monaco, scuola di
Navarra, Concilium. Cfr. C. R. M. REDAELLI, Il concetto di Diritto della Chiesa nella riflessione
Canonistica tra Concilio e Codice, Milano, 1991.
106
107
C. R. M. REDAELLI, Il metodo esegetico applicato al Codice di Diritto canonico del 1917 e a quello
del 1983, in Periodica de Re Canonica, 86 (1997), p. 87.
109 A. MONTAN,
110
Il Diritto, p. 77.
111 A. MONTAN,
Il Diritto, p. 78.
112
113
115
116
117
Cfr. A. DE LA HERA, Liquet ius canonicum esse ius sacrum prorsus distinctum a iure civili, in
Periodica de Re Canonica, 66 (1977), p. 484.
119
120
Una delle motivazioni possibili che ha contribuito allimpoverimento della prospettiva canonistica dal
punto di vista scientifico sarebbe stata ladozione dello strumento codiciale come unica fonte di
Diritto. Questa scelta avrebbe pesantemente inciso tanto sulla forma del Diritto canonico che sul suo
approccio teoretico e metodologico. Cfr. C. R. M. REDAELLI, Ladozione del principio di
codificazione: significato ecclesiologico soprattutto in riferimento alla ricezione, in AA. VV.,
Recezione e comunione tra le Chiese. Atti del Colloquio internazionale di Salamanca (Salamanca,
8-14 aprile 1996), Bologna, 1998, pp. 283; 284; 299. Ad arrestare la ricerca epistemologica della
Canonistica, poi, sarebbe intervenuto, poco dopo la promulgazione del Codice, anche lobbligo
imposto dalla Santa Sede di applicare per il suo studio il metodo esegetico relegando ad altre scienze,
come alla Storia del Diritto canonico, tutte le questioni in esso non comprese. Cfr. SACRA
CONGREGATIO DE SEMINARIIS ET DE STUDIORUM UNIVERSITATIBUS, De Novo Iuris canonici Codice in
scholis proponendo, 7 augusti 1917, in AAS, IX (1917), p. 439. Su queste premesse la Canonistica
sarebbe diventata pura Codicistica, come ebbe a dire lo Stutz lamentando la rottura con il ricco
contenuto dottrinale del passato, che con la codificazione del Diritto canonico si sarebbe determinata.
Cfr. U. STUTZ, Der Geist des Codex Iuris Canonici. Eine Einfhrung in das auf Gehei Papst Pius X.
Verfasste und von Papst Benedikt XV. Erlassene Gesetzbuch der katholischen Kirche, Stuttgart, 1918,
pp. 168-169.
121
Basti ricordare gli interventi in merito alla Filosofia: LEO PP. XIII, Litterae Encyclicae: Aeterni Patris,
4 augusti 1879, in ASS, XII (1879), pp. 97-115; alla Teologia: PIUS PP. X, Litterae Encyclicae:
Pascendi Dominici gregis, 8 septembris 1907, in ASS, XL (1940), pp. 593-650; PIUS PP. XII, Litterae
Encyclicae: Humani generis, 12 augusti 1950, in AAS, XLII (1950), pp. 561-578; alla S. Scrittura:
LEO PP. XIII, Litterae Encyclicae: Providentissimus Deus, 18 novembris 1893, in ASS, XXVI
(1893-1894), pp. 269-292; PIUS PP. XII, Litterae Encyclicae: Divino afflante Spiritu, 30 septembris
1943, in AAS, XXXV (1943), pp. 297-325; e in un approccio generale anche se indiretto: IOANNES
PAULUS PP. II, Litterae Encyclicae: Fides et Ratio, 14 septembris 1998, in AAS, XCI (1999), pp. 5-88.
122
Nella storia pi recente, in particolare quella del secolo scorso, dei tentativi
risolutivi circa la corretta prospettiva metodologica canonica sono stati comunque fatti.
Non si trattato, tuttavia, di una scelta di valore o di una ricerca vera e propria, ma di
un processo prettamente deduttivo sulla base delle conclusioni epistemologiche a cui le
varie scuole sono pervenute. Da queste, in modalit consequenziale o di riflesso, stato
definito il metodo. In altri termini, sulla base delle scelte adottate dai diversi
orientamenti dottrinali sulla natura del Diritto canonico, coerentemente ad essi, si
delineata e configurata in maniera automatica la questione metodologica123.
In realt, tale modo di procedere, che ha portato alla individuazione di una
pluralit di metodi, o, altrimenti, ad un metodo proprio e differente per ogni scuola in
riferimento alla stessa scienza, definiti metodo teologico, giuridico, o anche
proprio124, a priori un grave errore;
non esiste [infatti] una pluralit di metodi tautologicamente specifici (o propri) di
ciascuna disciplina/scienza, ma pi declinazioni e specializzazioni dellunico metodo
attraverso il quale luomo pu giungere a conoscere ci che lo circonda125.
Il metodo, genericamente inteso, non ha altra valenza se non quella di essere uno
strumento intellettivo capace di rendere la verit di una scienza, veicolandone nella
realt il suo contenuto. Dallo stesso termine, metodo (in greco meta-odos, cio la
strada verso il fine), si pu risalire alla sua consistenza concettuale: si tratta di
123
Partendo dalla premessa che il Diritto canonico in funzione della giustizia, cio di un ordine sociale
giusto conforme ai valori oggettivi della persona, avendo la Canonistica la stessa valenza di scienza
giuridica cos come qualsiasi altra scienza giuridica secolare, la scuola canonistica laica italiana, fatte
salve alcune peculiarit, per il semplice fatto di essere una scienza al servizio di una comunit di
credenti, ha optato per la scelta di un metodo squisitamente giuridico.
Diversamente, la scuola di Monaco, ponendo alla base del suo impianto teoretico la visione di Chiesa
come communio, nettamente contrapposta a quella di Chiesa societas, nonch sulla base che la
Canonistica scienza teologica perch trova la propria giustificazione solo nella e dalla fede, definisce
il suo metodo giuridico, ma solo nei limiti ammessi dalla sua epistemologia teologica, altrimenti nelle
impostazioni pi estreme sarebbe addirittura teologico.
La scuola di Navarra, di prospettiva diametralmente opposta a questultima, partendo dalla
constatazione che tutto nella Chiesa si traduce in relazioni giuridiche ed in atti di giustizia, persino i
sacramenti, e che questa dimensione di giustizia la causa determinante del fatto che la Chiesa ha un
Diritto con vero carattere giuridico, qualifica il metodo proprio della Canonistica come giuridico. La
differenza di questultima prospettiva dottrinale rispetto a quella della scuola canonistica laica italiana
si porrebbe nello sforzo comunque di collegare Teologia e Diritto.
In ultimo, lorientamento di pensiero delineatosi con la rivista Concilium, che tratta la Canonistica
nel cui alveo prende forma il giuridico ecclesiale come scienza giuridica, con oggetto giuridico, ma
con presupposti teologici, sostiene con forza un metodo giuridico. Cfr. G. DALLA TORRE, Lezioni, pp.
25-27; M. VISIOLI, Il Diritto canonico, p. 44.
124
125
127
V. DEL GIUDICE, Note conclusive circa la questione del metodo nello studio del Diritto canonico, in
Archivio di Diritto Ecclesiastico, II (1940), p. 3.
128
129
il metodo non particolare a questa o a quella scienza ma la via generalmente seguita dallintelletto
umano per la conoscenza, linsieme dei procedimenti mentali che alla conoscenza conducono. V.
GUELI, Il Diritto singolare e il sistema giuridico, Milano, 1942, p. 20.
Non v un metodo per studiare il Diritto italiano e un altro per studiare, poniamo il Diritto spagnolo,
o qualsivoglia altro; non v una logica particolare da usare per luno o per laltro. In questo senso
affermai che una questione del metodo per lo studio del Diritto canonico non esiste. Uno il modo, una
la forma logica, che deve a sua volta servire a determinare la logica specifica alla quale obbediscono
gli istituti allinterno di ciascun sistema. V. DEL GIUDICE, Note conclusive, pp. 11-12.
Come, infatti, si pu parlare di un metodo particolare nello studio del Diritto canonico quando si
pensa che il metodo, come non a torto stato osservato, non particolare a questa o a quella scienza,
ma la via generale seguita dallintelletto umano per la conoscenza, linsieme dei procedimenti
mentali che alla conoscenza conducono? Ci significa che non esiste un metodo qualificato
dalloggetto della conoscenza. Ritengo, pertanto, che si possa andare anche al di l di quanto ha
affermato Del Giudice, cio che una questione del metodo nello studio del Diritto canonico non
esiste, poich penso che non solo non esista un metodo peculiare per lo studio del Diritto canonico,
cio un metodo della Canonistica, ma che non esista neppure un metodo proprio per lo studio del
Diritto in generale, cio un metodo giuridico, come non esiste un metodo matematico, fisico, chimico,
ecc. Il problema che si pone nello studio del Diritto canonico non un problema di metodo, ma un
problema di tecnica: la tecnica giuridica, non gi il metodo, che varia secondo che si versi nello
studio del Diritto civile o nello studio del Diritto canonico, nel senso che varia, nello studio delluno o
dellaltro, il particolare impiego dei generali metodi logici induttivo, razionale o intuitivo, ecc. , in
relazione alla diversa natura dellOrdinamento canonico e dellOrdinamento civile. P. FEDELE, Lo
spirito del Diritto canonico, Padova, 1962, pp. 49-50.
130
131
132
133
Cfr. DITORIAL, p. 7.
135
Cfr. DITORIAL, p. 8.
136
Cfr. DITORIAL, p. 9.
137
138
lipotesi sarebbe una spiegazione provvisoria di dati osservati, il cui fine, attraverso gli
strumenti suoi propri (lintuizione, la dissociazione e lassociazione dei gruppi di dati e
delle loro deduzioni), sarebbe quello di coordinarli in modo da realizzare un sistema
unitario. Qualora ci non fosse possibile, perch in presenza di ipotesi insufficienti, ci si
avvarrebbe dellaltro criterio, definito teoras, che essendo un sapere gi in s completo,
preso come modello teoretico di riferimento, avrebbe la valenza di completare ci che
mancherebbe alle ipotesi. Cos stato, ad esempio, per i costituzionalisti italiani che,
riferendosi alla teoria pura di Kelsen o alla teoria dellOrdinamento giuridico, hanno
potuto costruire la propria scienza139.
Altri ricorsi tecnici sono los tipos jurdicos, intesi come espressioni tecniche
fondate su di un ideale normativo (per es. la figura ideale del cristiano, del religioso,
ecc.), o comportamentale (per es. la diligenza del buon padre di famiglia), che
rappresentano come degli archetipi della norma verso cui tendere, anche se mai
potranno essere pienamente e totalmente realizzati in quanto ritenuti imagen-meta. In
questo senso si configurano quali criteri di riferimento e valutazione della realt, di
legittimit e applicazione del contenuto della legge. Non sono da confondere con los
conceptos jurdicos, in quanto i primi, a differenza di questi ultimi, sono la riproduzione
schematica della struttura di una realt che si considera appunto tipica e non godono di
un grado di astrazione ampio, bens molto limitato. Conservano, infatti, come
caratteristica immediata un riferimento diretto ed immediato alla realt140.
140
141
Cum igitur pastorale Episcoporum munus tanti sit momenti tantaeque gravitatis, Episcopi dioecesani
aliique in iure ipsis aequioarati, si ob ingravescentem aetatem aliamve causam, implendo suo officio
minus apti evaserint, enixe rogantur, ut, vel sua ipsi sponte vel a competenti Auctoritate invitati,
renuntiationem ab officio exhibeant. CONCILIUM OECUMENICUM VATICANUM II, Decretum: Christus
Dominus, 28 octobris 1965, in AAS, LVIII (1966), n. 21, p. 683. Abbreviato dora in poi con: CD.
142
143
da prescrizioni legali e per questo ritenuti obbligatori, mentre altre forme potrebbero
essere ritenute facoltative, e solo ad liceitatem.
Quelli della sicurezza e pubblicit non sono gli unici principi che giustificano il
formalismo nel Diritto. Altro fattore sarebbe rappresentato dalla validit di un atto o di
un comportamento. La necessit delluso di segni convenzionali non , comunque,
unesclusiva del mondo giuridico, tutte le dimensioni dellesistenza, religiosa o sociale
che sia, si servono di segni perch si possano instaurare legami e intrecciare relazioni. Il
Diritto in questo senso si manifesta pienamente nella sua categorialit144.
Come ogni scienza, anche quella giuridica, perch possa trasmettere e comunicare
il proprio contenuto, non pu fare a meno del linguaggio. Esso si qualifica come mezzo
attraverso il quale il sapere pu essere veicolato. Ogni disciplina utilizza una
terminologia propria e specifica, e in questo senso il Diritto utilizza un lenguaje
jurdico. Caratteristiche di questo lessico sono: la precisione, in modo da non vanificare
il fine del Diritto e stabilire un ordine capace di assicurare tutti gli interessi e le esigenze
del bene comune; la chiarezza, nel senso che dovr delineare senza equivoci il senso
delle norme; la semplicit, affinch sia privo di ampollosit o complicazioni che
invaliderebbero la sua funzionalit145.
145
146
147
148
149
1.1.2.1 Istituzionale
Con istituzionale si indica, genericamente, una realt stabile, permanente,
giuridicamente organizzata ed ordinata. Nello stesso tempo, lazione con la quale tale
realt viene fondata151 .
Questa categoria fu adoperata, in ambito canonico, per la prima volta da Papa
Innocenzo IV, che la impieg in riferimento alla personalit giuridica della Chiesa,
intendendola unistituzione che non dipende dalla libera volont dei suoi membri, ma
che vive ed agisce in virt di una volont autoritativa che la guida dallesterno e
dallalto152.
150
151
Cfr. N. ZINGARELLI, Il nuovo Zingarelli. Vocabolario della lingua italiana, 11 ed., Bologna, 1990, p.
1001.
152
Cfr. F. RUFFINI, La classificazione delle persone giuridiche in Sinibaldo dei Fieschi (Innocenzo IV) ed
in Federico Carlo di Savigny, in Scritti giuridici minori, vol. II, Milano, 1936, pp. 5-90.
Una rilettura, per cos dire in sinossi, di quanto appena detto consente di
individuare come elementi tipici e comuni dellistituzionalit, alcuni requisiti
fondamentali: la permanenza o la stabilit; lappartenenza ad una realt gi costituita; la
fisionomia organica preesistente ai membri dellente come elemento regolatore della
convivenza sociale da cui scaturiscono unorganizzazione interna che coordini ruoli,
compiti, poteri ed uffici. Sono tutte caratteristiche da intendere in senso strutturale e
che, a fronte del Magistero di Lumen Gentium, appartengono in modo sostanziale alla
Chiesa fin dalla sua fondazione155 . Lo stesso documento conciliare ribadisce, inoltre,
che le competono per tutto il perdurare del suo pellegrinare terreno, fino a che non si
compir lattesa escatologica e che, proprio perch contrassegnate dallessenziale
carattere della storicit, rivelano limmanenza del dinamismo istituzionalizzante come
motore intra-storico del divenire delle forme visibili della vita ecclesiale156.
Riscontrare gli stessi requisiti non vuol dire, comunque, uguagliare in maniera
indistinta e generica la Chiesa a qualunque altra istituzione civile o sociale. A parte la
153
Cfr. A. LONGHITANO, Il Diritto nella realt ecclesiale, in G.I.D.D.C. (cur.), Il Diritto, vol. I, p. 81. [Il
testo tra parentesi quadre unaggiunta alla citazione].
154
155
[] plene Ecclesiae societati incorporantur, qui Spiritum Christi habentes, integram eius
ordinationem omniaque media salutis in ea instituta accipiunt, et in eiusdem compage visibili cum
Christo, eam per Summum Pontificem atque Episcopos regente, iunguntur, vinculis nempe
professionis fidei, sacramentorum et ecclesiastici regiminis ac communionis. LG, n. 14, pp. 18-19.
156
Donec [] fuerint novi coeli et nova terra, in quibus iustitia habitat (cfr. 2 Pt 3,13), Ecclesia
peregrinans, in suis sacramentis et institutionibus, quae ad hoc aevum pertinent, portat figuram huius
saeculi quae praeterit et ipsa inter creaturas degit quae ingemiscunt et parturiunt usque adhuc et
exspectant revelationem filiorum Dei (cfr. Rom 8,19-22). LG, n. 48, p. 53.
somiglianza nelle forme strutturali, vige per la Chiesa una fondamentale differenza, un
elemento di distinguo gi a partire dal carattere divino del suo atto fondativo che incide
in maniera determinante su tutta la sua realt: Unicus Mediator Christus Ecclesiam
suam sanctam [...] constituit157.
LG, n. 8, p. 11.
158
1. Christifideles sunt qui, utpote per baptismum Christo incorporati, in populum Dei sunt constituti,
atque hac ratione muneris Christi sacerdotalis, prophetici et regalis suo modo participes facti,
secundum propriam cuiusque condicionem, ad missionem exercendam vocantur, quam Deus Ecclesia
in mundo adimplendam concredidit. 2. Haec Ecclesia, in hoc mundo ut societas constituta et
ordinata, subsistit in Ecclesia catholica, a successore Petri et Episcopis in eius communione
gubernata. Can. 204.
159
160
Non bisogna, quindi, vedere tra carisma e istituzione una sorta di reciproca
esclusione, cosicch, prendendo in considerazione luno, debba mancare
automaticamente laltro. Entrambi questi aspetti dellunica Chiesa sono frutti dello
stesso Spirito, il quale non limita la propria azione alla santificazione e alla guida del
Popolo di Dio, ma provvede a questultimo, in senso propriamente istituzionale,
161
PAULUS PP. VI, Allocutio: Ad Praelatos, Auditores et Officiales Tribunalis Sacrae Romanae Rotae, a
Beatissimo Patre novo litibus iudicandis ineunte anno coram admissos, 29 ianuarii 1970, in AAS,
LXII (1970), n. 3, p. 113.
162
Cfr. PAULUS PP. VI, Allocutio: Ad participes Congressus internationalis Iuris Canonici penes
Universitatem Catolicam a S. Corde Mediolani habiti, 17 septembris 1973, in Communicationes, V
(1973), p. 124.
163
164
165
166
[] Spiritus Sanctus non tantum per sacramenta et ministeria Populum Dei sanctificat et ducit
eumque virtutibus ornat, sed dona sua dividens singulis prout vult (1Cor 12,11), inter omnis fideles
distribuit gratias quoque speciales, quibus illos aptos et promptos reddit ad sucipienda varia opera
vel officia, pro renovatione et ampliore aedificatione Ecclesiae proficua, secundum illud Unicuique
datur manifestatio Spiritus ad utilitatem (1Cor 12,7). LG, n. 12, p. 16.
167
168
Cfr. G. GHIRLANDA, Carisma, in AA.VV., Nuovo Dizionario di Diritto canonico, 2 ed., Milano, 1993,
pp. 128-130.
169
Se poi per carisma si intende un dono di grazia, gratuito, che Dio fa a chi lui
chiama per adempiere un servizio, una missione, un ministero, nella e per la Chiesa,
questo, non pu essere tuttavia esercitato in maniera autonoma o peggio ancora
arbitraria, ma il suo adempimento, affinch sia funzionale al bene della Chiesa,
chiamato ad inserirsi nella complessa realt delle differenti istituzioni ecclesiastiche
che, sotto lazione dello Spirito Santo e la potestas dei successori degli apostoli,
mutuano la stessa vitale e sinergica dinamica di coordinamento che avviene in un corpo
tra tutte le sue membra170.
La Chiesa non pu rinunciare, pertanto, nel foro esterno alle istituzioni. Queste,
anche se perfettibili, vengono canonicamente istituite al fine di comunicare la grazia
divina e favorire in tal modo, secondo i doni e la missione di ciascuno, il bene dei
fedeli171 . la missione evangelizzatrice, da rendere comunitariamente, che postula,
come si gi detto, il bisogno di istituzioni e leggi, qualificandoli come mezzi per
scongiurare il rischio di cadere in una lettura relativistica ed individualista del carisma e
della missione 172; soprattutto in considerazione del fatto che il carisma, essendo
sempre qualcosa di singolare173, rimarrebbe limitato allo stesso singolo se non fosse
sottoposto ad un adeguato processo di oggettivazione, necessario per la sua
trasmissione. In questo senso, listituzionalit assume una chiara valenza strumentale al
fine di
conservare lesperienza che diede origine alla Chiesa, garantendo il necessario distacco
tra carisma personale e comunitario, espletando in misura sufficiente loggettivit della
fede e della missione 174.
170
[] licet multa sint, unum tamen corpus efformant, ita fideles in Christo (cfr. 1 Cor 12,12). Etiam in
aedificatione corporis Christi diveristas viget membrorum et officiorum. Unus est Spiritus, qui varia
sua dona, secundum divitias suas atque ministeriorum necessitates, ad Ecclesiae utilitatem disperit
(cfr. 1 Cor 12,1-11). Inter quae dona praestat gratia Apostolorum, quorum auctoritati ipse Spiritus
etiam charismaticos subdit (cfr. 1 Cor 14). LG, n. 7, p. 10.
171
172
173
174
tanto che, allinterno della Chiesa, il secondo diventa il locus delle prime175, definisce
le istituzioni, dispone le esigenze della vita mediante leggi e decreti, completa i tratti
essenziali dei rapporti giuridici fra i fedeli, pastori e laici176. Sono, in altri termini, i
parametri normativi dettati dallOrdinamento giuridico che provvedono a delineare
lidentit, i fini e le modalit desercizio della funzione pubblica delle istituzioni
ecclesiastiche. Queste ultime poi, dal canto loro, rappresentano in tal modo la prima e
originaria manifestazione del Diritto177 . Nellottica del bene comune da realizzare e
della tutela personale dei fedeli da garantire, cio spirituale e terrena allo stesso tempo,
sono da considerarsi istituzioni ecclesiali anche i processi178 , seppure con una valenza
specifica.
Bisogna dire, a onor del vero, che non tutte le istituzioni nella Chiesa hanno lo
stesso valore. fondamentale, per il rispetto e la natura delle cose, distinguere tra
istituzioni che provengono non
da un libero accordo raggiunto dagli uomini tra di loro, ma dalla volont dello stesso
Signore, come compresa e attuata dagli apostoli, espressa nella Scrittura e nella
Tradizione viva della Chiesa [e quelle] che [questultima] ha fatto nascere in continuit e
prolungamento con le istituzioni di Cristo e della Chiesa apostolica179.
176
177
178
179 A. MONTAN, Il
Diritto, p. 82. [Il testo tra parentesi quadre unaggiunta alla citazione].
180
La Parola, il Battesimo, lEucarestia e gli altri sacramenti, i ministeri e i carismi, le comunit locali
presiedute dai vescovi in comunione tra loro e con il vescovo di Roma. A. MONTAN, Il Diritto, p. 82.
181
182
1.1.2.2 Personalistico
183
Questo processo di storicizzazione delle istituzioni di Diritto divino in istituzioni di Diritto umano,
non deve essere considerato alla stregua di un processo meramente sociologico. Le istituzioni
ecclesiastiche sono, nonostante i limiti delle realt umane, frutti dello Spirito Santo che Ecclesiam,
quam in omnem veritatem inducit et in communione et ministratione unificat, diversis donis
hierarchicis et charismaticis intruit ac dirigit, et fructibus suis adornat. Virtute Evangelii iuvenescere
facit Ecclesiam eamque perpetuo renovat. LG, n. 4, p. 7.
184
185
186
187
188
189
Cfr. S. GHERRO, Diritto canonico. Nozioni e riflessioni, 3 ed., Padova, 2006, pp. 55-56.
190
191
192
193
Cfr. L. F. LADARIA, Antropologia teologica, 3 ed., Casale Monferrato, 2002, p. 158; C. DOTOLO, La
centralit della persona nel magistero di Giovanni Paolo II, in Rivista di Teologia Asprenas, 53
(2006), pp. 69-70.
194
195
196
RICHARDUS S. VICTORIS, De Trinitate libri sex., lib. IV, cap. XXIV, in PL, tomus CXCVI, Paris, 1880,
col. 946.
197
198
THOMAS AQUINAS, Summa Theologiae, pars I, quaest. 29, art. 3, ad. 2, in Opera Omnia, iussu Leonis
XIII P. M. edita, cura et studio Fratrum Praedicatorum, tomus IV, Roma, 1888, pp. 331-332.
Abbreviato dora in poi con: STh.
199
Cfr. IOANNES PAULUS PP. II, Allocutio: Ad Pontificium Consilium de Legum Textibus, 24 ianuarii 2003,
in AAS, XCV (2003), n. 3, pp. 334-335.
200
202
203
EDITORIALE, Chi persona? Persona umana e bioetica, in La Civilt Cattolica, 143 (1992-IV), p.
547.
204
205
autocosciente, anche se non appartenente alla specie homo sapiens206. Da qui non ogni
persona sarebbe un essere umano e non ogni essere umano sarebbe persona 207.
Sarebbero persone anche:
alcuni animali che sono coscienti, hanno un linguaggio e sono capaci di pensare, come
gli scimpanz e i gorilla, le balene e i delfini, i maiali, i cani e i gatti; mentre non sono
persone gli esseri umani che non sono coscienti e sono incapaci di razionalit, come gli
esseri umani mentalmente ritardati208.
207
208
209
210
E. SCHOCKENHOFF, Etica della vita. Un compendio teologico, Brescia, 1997, pp. 39-40.
211
Minime per se intelligitur, personam vere et plene personaliter agere; quare personalitas non
necessario ex persona sequitur, sed proprio fundatum attingit, quod propterea etiam proprio nomine
designatur. Hinc persona est personalitas in potentia, quae actibus personalibus actuanda est.
Correspondenter personalitas est persona in actu, i.e. persona actibus personalibus evoluta modo, qui
eius indoli intimae conformis est et ab eadem exigitur -. Hodierno termino dici potest, personalitatem
esse existentiam sensu huius vocis pleno seu personam modo existentiali realizatam. J. B.
LOTZ, Ontologia, Romae, 1963, p. 315.
212
I. SANNA, Lidentit, p. 373. [Il testo tra parentesi quadre unaggiunta alla citazione].
213
D. MONGILLO, La condizione umana: struttura trinitaria e cristologica, in AA. VV., Iniziazione alla
pratica della Teologia. Dogmatica II, vol. III, Brescia, 1986, p. 610.
214
GS, n. 3, p. 1026.
216
217
Sacrae enim Litterae docent hominem ad imaginem Dei creatum esse, capacem suum Creatorem
cognoscendi et amandi, ab eo tamquam dominum super omnes creaturas terrenas constitutum, ut eas
regeret, eisque uteretur, glorificans Deum. Quid est homo quod memor es eius? aut filius hominis,
quoniam visitas eum? Minuisti eum paulo minus ab angelis, gloria et honore coronasti eum, et
constituisti eum super opera manuum tuarum. Omnia subiecisti sub pedibus eius (Ps 8,5-7). GS, n.
12, p. 1034.
218
219
220
Cfr. K. WOJTYA, La persona: soggetto e comunit, in G. REALE - T. STYCZE (curr.), Metafisica della
persona. Tutte le opere filosofiche e saggi integrativi, Milano, 2003, p. 1346.
221
222
Luomo cos inteso, imago Dei, dotato di intelligenza, libert, coscienza, con
vocazione divina, diviene linterlocutore principale di Dio, lunica creatura che Dio
223
224
Humanae [...] personae intellectualis natura per sapientiam perficitur et perficienda est, quae
mentem hominis ad vera bonaque inquirenda ac diligenda suaviter attrahit, et qua imbutus homo per
visibilia ad invisibilia adducitur. GS, n. 15, p. 1036.
225
Nam homo legem in corde suo a Deo inscriptam habet, cui parere ipsa dignitas eius est et secundum
quam ipse iudicabitur. Conscientia est nucleus secretissimus atque sacrarium hominis, in quo solus
est cum Deo, cuius vox resonat in intimo eius. GS, n. 16, p. 1037.
226
227
Vera autem libertas eximium est divinae imaginis in homine signum. GS, n. 17, p. 1037.
228
Dignitas igitur hominis requirit ut secundum consciam et liberam electionem agat, personaliter
scilicet ab intra motus et inductus, et non sub caeco impulsu interno vel sub mera externa coactione.
Talem vero dignitatem obtinet homo cum, sese ab omni passionum captivitate liberans, finem suum in
boni libera electione persequitur et apta subsidia efficaciter ac sollerti industria sibi procurat. Quam
ordinationem ad Deum libertas hominis, a peccato vulnerata, nonnisi gratia Dei adiuvante, plene
actuosam efficere potest. GS, n. 17, pp. 1037-1038.
e secondo
Secondo questa prospettiva persona ogni uomo che porta in s la propria ragione
dessere, cio dotato di una dignit235
fondamentale via della Chiesa236. Realt filosofica e teologica insieme, nei confronti di
cui si pone a servizio lOrdinamento giuridico della Chiesa, perch possa esserne
esplicitata, garantita e difesa la sua peculiarit e centralit e che diventa,
contemporaneamente, come ebbe a dire Giovanni XXIII nella Pacem in Terris, la stessa
causa fondante del Diritto:
229
Immo Dominus Iesus, quando Patrem orat ut omnes unum sint..., sicut et nos unum sumus (Io
17,21-22), prospectus praebens humanae rationi impervios, aliquam similitudinem innuit inter
unionem personarum divinarum et unionem filiorum Dei in veritate et caritate. Haec similitudo
manifestat hominem, qui in terris sola creatura est quam Deus propter seipsam voluerit, plene
seipsum invenire non posse nisi per sincerum sui ipsius donum. GS, n. 24, p. 1045.
230
231
232
233
234
I. SANNA, Lidentit, p. 377; cfr. U. GALEAZZI, Persona, in AA. VV., Dizionario teologico
interdisciplinare, vol. II, Torino, 1977, pp. 707-709.
235
236 IOANNES
PAULUS PP. II, Litterae Encyclica: Redemptor Hominis, 4 martii 1979, in AAS, LXXI (1979),
n. 14, p. 284. Abbreviato dora in poi con: RH.
Omnem hominem personae induere proprietatem; atque adeo, ipsum per se iura et
officia habere, a sua ipsius natura directo et una simul profluentia. Quae propterea, ut
generalia et inviolabilia sunt, ita mancipari nullo modo possunt237.
237
PT, n. 5, p. 259.
238 P.
239
Cfr. S. PI-NINOT, La Teologia fondamentale, Brescia, 2002, p. 140. [Il corsivo proprio della
citazione].
240
PIUS PP. XII, Radiomessaggio: Per Universum orbem emissus, quinquagesimo exeunte anno a Litteris
encyclicis Rerum Novarum a Leone Papa XIII, 1 iunii 1941, in AAS, XXXIII (1941), p. 200.
241
Il Diritto, p. 115.
P. BUSELLI MONDIN, Il Personalismo cristiano di Giovanni Paolo II: Quale significato giuridico?, in
P. GHERRI (ed.), Diritto canonico, p. 77.
244 IOANNES
PP. XXIII, Litterae Encyclicae: Mater et Magistra, 15 maii 1961, in AAS, LIII (1961), n. 51,
p. 417. Abbreviato dora in poi MM.
245
una personalit solo extra Ecclesiam; solo potenzialmente capace in senso giuridico, e
ci perch fondata nel Diritto naturale da cui provengono alluomo, ad ogni uomo,
diritti naturali, originari ed essenziali, fondamentali e pertanto rispettati anche
dallOrdinamento giuridico della Chiesa246 .
Laccoglienza e la tutela di questa capacit giuridica dei non battezzati, seppure
limitata a casi specifici, costituisce e rappresenta comunque, la pi eminente prova della
tensione sempre attuale e reale che esiste nel Diritto canonico tra la considerazione del
valore assoluto della persona e lelasticit delle sue forme. , tra laltro, ulteriore
conferma della rinnovata concezione esplicitata dal vigente Codice riguardo alla
persona fisica ed alla sua condizione giuridica canonica247 sulla scia dellauspicio
espresso dal Concilio Vaticano II contro ogni discriminazione248. Ci si ravvisa quando
il
Codex ammette [...] che un non battezzato possa essere ministro del battesimo (cfr. Can.
861, 2); [...] testimone del matrimonio (cfr. Can. 1108); [...] contrarre matrimonio
canonico seppure non sacramentale (cfr. Can. 1118); [...] ricevere alcune benedizioni
dalla Chiesa (cfr. Can. 1170) 249,
e anche quando si riconosce ai non battezzati, nel caso in cui la loro situazione giuridica
personale venga in qualche modo intaccata o fosse bisognosa di essere ristabilita in
chiarezza, la capacit di essere titolare di diritti processuali250.
Quanto stato messo in evidenza del valore e del riconoscimento della persona,
attraverso cui il Diritto canonico supererebbe qualsiasi attitudine individualista o
totalizzante che dissolva la singolare coscienza della persona-membro nella impersonale
volont della societ251, costituirebbe il fattore princeps secondo il quale
lOrdinamento giuridico della Chiesa, cos come ebbe a dire Giovanni Paolo II, in
246
Cfr. L. VELA, Persona fisica, in AA. VV., Nuovo Dizionario di Diritto canonico, 2 ed., Milano, 1993,
pp. 791-792.
247
248
249
250
251
1.1.2.3 Comunionale
Il principio personalistico, che ha permesso di inquadrare la centralit della
persona nellambito dellOrdinamento canonico e di qualificare il suo sistema giuridico
come strumentale al bene del christifidelis in considerazione del bagaglio valoriale
ontologico, soprattutto se si tiene fede alla sua valenza di instrumentum communionis
rispetto alla norma missionis 253, rimarrebbe incompleto se non si facesse riferimento al
principio comunionale del Diritto ecclesiale. Il punto di partenza, in questo senso,
prodotto dalla riflessione teologica dellultimo Concilio ecumenico che, stando al
Sinodo straordinario dei vescovi del 1985, sostiene che quello della comunione idea
centralis ac fundamentalis in documentis concilii est254 . Il Vaticano II, infatti, tra tutte
le prospettive teoretiche ecclesiologiche che ha offerto a proposito della natura della
Chiesa ricorda che: Unicus Mediator Christus Ecclesiam suam sanctam, fidei, spei et
caritatis communitatem constituit255. In tal senso la dimensione comunionale non
da considerarsi un elemento secondario della Chiesa, ma riguarda la sua stessa
esistenza, tanto in senso verticale256
252
Il Diritto canonico [...] acquista una dimensione di esemplarit per le societ civili perch le spinge a
considerare il potere ed i loro Ordinamenti come un servizio alla comunit, nel supremo interesse
della persona umana. Come al centro dellOrdinamento canonico c luomo redento da Cristo e
divenuto con il Battesimo persona nella Chiesa [...] cos le societ civili sono invitate dallesempio
della Chiesa a porre la persona umana al centro dei loro Ordinamenti, mai sottraendosi ai postulati del
Diritto naturale. IOANNES PAULUS PP. II, Discorso: Il Diritto canonico pu essere desempio ad una
societ civile che non voglia cadere in pericoli darbitrio e di false ideologie. Ai partecipanti al
simposio internazionale di Diritto canonico, 23 aprile 1993, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II,
vol. XVI/1, Citt del Vaticano, 1995, p. 984.
253
254
EXEUNTE COETU SECUNDO, Ecclesia sub verbo Dei mysteria Christi celebrans pro salute mundi, 7
decembris 1985, in Enchiridion Vaticanum, IX (1987), n. 1800, p. 1761.
255
LG, n. 8, p. 11.
256
257
Cfr. H. MLLER, Comunione ecclesiale, pp. 22-26; V. DE PAOLIS, La disciplina ecclesiale, pp. 23-26.
258
P. A. BONNET, Comunione ecclesiale Diritto e Potere. Studi di Diritto canonico, Torino, 1993, p. 13.
[Il corsivo proprio della citazione].
259
260
261
262
Come lessenza uomo non pu pensarsi senza storicit (il che oggi colto da chicchessia), cos
anche, quale essere sociale, impensabile senza la sfera del diritto (ci che spesso non oggetto di
adeguata considerazione sul piano teologico). Lincarnazione di Dio, qualora non vi fosse impegnata
questa sfera, non potrebbe valere come inserzione piena nel mondo degli uomini. H. U. VON
BALTHASAR, Esistenza sacerdotale, in Sponsa Verbi (Saggi teologici II), 2 ed., Brescia, 1972, p. 381.
263
264
nella sua genericit ed astrattezza, deve essere condotto ad una possibile relazione solo
potenzialmente reciproca265.
Ci significa che il principio comunionale, ponendosi per il Diritto canonico
come criterio di salvaguardia della vita cristiana e della stessa comunit di fede266
sottindenderebbe a quellitinerario prettamente cristiano secondo il quale ciascun
christifidelis da semplice uomo/terzo/lontano passa ad essere considerato come vero
fratello/tu/prossimo267, tenuto conto che
nella relazione tra gli uomini, instaurata in Cristo e nella Chiesa, vi una nuova
fraternit, frutto della condizione comune di figli di Dio Padre in Cristo e [che] dal punto
di vista dellagire la prima esigenza di quellessere fratelli e sorelle in Cristo consiste
nellamore, nel vincolo di carit, nel quale risultano inseparabili lamore verso Dio e
lamore verso il prossimo 268.
265
266
267
268
C. J. ERRZURIZ M., Il Diritto e la giustizia nella Chiesa. Per una teoria fondamentale del Diritto
canonico, Milano, 2000, pp. 112-113.
269
270
271
cum Patre per Christum in Spiritu Sancto272, offre lopportunit di mettere in evidenza
due peculiarit della Chiesa come Popolo di Dio273 che lOrdinamento canonico
recepisce e tutela: luguaglianza ontologica dei christifideles seppure nella loro diversit
funzionale e la salvaguardia dellautonomia dei singoli.
273
274
275
276
contribute not only to the development of sound ecclesiological reflection, but also, in a very
practical way, to the good working of the various structures wich enable the faithful to respond with
fidelity to their supernatural calling and to share fully in the Churchs mission. IOANNES PAULUS PP.
II, Allocutio: Canon Law Society of Great Britain and Ireland, in Communicationes, XXIV (1992), n.
2, p. 10.
Diritto canonico fedele al suo mandato proprio nel momento in cui regola le suddette
istanze promuovendo ed armonizzando una loro costruttiva visione dinsieme.
Certamente, affinch liniziativa privata non leda la salute della comunit, la
normativit giuridica svolge anche una funzione di controllo dellautonomia dei singoli,
senza tuttavia mortificare, o addirittura rendere vana, lazione dello Spirito Santo. Si
realizza cos la funzione strumentale-unitiva del Diritto canonico, che, da un lato,
promuove la personale vocazione dei fedeli e, dallaltro, articola i beni tipici della
comunit ecclesiale. Sulla base, poi, della propria coerenza al Vangelo, dellefficacia
apostolica, del suo adattamento ai bisogni correlati dei fedeli e della comunit, il
sistema giuridico canonico, da strumento di controllo diviene uno strumento
controllato277.
277
278
J. HOFFMANN, La Chiesa e la sua origine, in AA. VV., Iniziazione alla pratica della Teologia.
Dogmatica II, vol. III, Brescia, 1986, pp. 74-75.
279
280
281 P.
282
283
284
1.1.2.4 Pastorale
286
287
288
289
290
Sicut enim Filius missus est a Patre, et Ipse Apostolos misit (cfr. Io 20,21) dicens: Euntes ergo
docete omnes gentes, baptizantes eos in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti, docentes eos servare
omnia quaecumque mandavi vobis. LG, n. 17, pp. 20-21.
291
rendere presente levento della salvezza di cui portatrice. La sua realt giuridica si
presenta fin dalle sue origini come norma missionis. [] La centralit della missione
salvifica consente un avvicinamento dinamico alle strutture e norme canoniche []
davanti alle necessit cangianti ed eterogenee delle diverse realt pastorali, non basta
assumere una posizione soggettiva, aperta e rispettosa dellazione dello Spirito.
necessario che questapertura si traduca istituzionalmente, secondo il principio Ius
sequitur vitam 292.
Giovanni Paolo II, affrontando questa stessa tematica, in una allocuzione alla Rota
Romana disse che la pastorale e il Diritto, secondo questa prospettiva, non solo non si
distinguerebbero ma, soprattutto in vista della loro comune finalit, la salus animarum,
si uniscono a tal punto da essere in un certo qual senso reciprocamente assimilabili,
anche se non coincidenti, in quanto non tutti gli aspetti pastorali sono tuttavia di natura
giuridica295 . Diventa chiaro cos che la disciplina canonica non fine a se stessa, ma va
sempre vista in collegamento con il mistero di Cristo e della Chiesa, per loro natura
missionari e, daltro canto, quasi paradossalmente, visto che la dimensione pastorale
stata intesa come punto culminante e di arrivo delliter dazione dellinstrumentum
292
293
Cfr. PAULUS PP. VI, Allocutio: Ad Praelatos, Auditores et Officiales Tribunalis Sacrae Romanae
Rotae, a Beatissimo Patre novo litibus iudicandis ineunte anno coram admissos, 8 februarii 1973, in
AAS, LXV (1973), p. 96.
294
295
[...] la dimensione giuridica e quella pastorale sono inseparabilmente unite nella Chiesa pellegrina su
questa terra. Anzitutto, vi una loro armonia derivante dalla comune finalit: la salvezza delle anime.
Ma vi di pi. Lattivit giuridico-canonica per sua natura pastorale. Essa costituisce una peculiare
partecipazione alla missione di Cristo Pastore, e consiste nellattualizzare lordine di giustizia
intraecclesiale voluto dallo stesso Cristo. A sua volta, lattivit pastorale, pur superando di gran lunga i
soli aspetti giuridici, comporta sempre una dimensione di giustizia. IOANNES PAULUS PP. II,
Allocutio: Ad Romanae Rotae Praelatos, auditores, officiales et advocatos anno iudiciali ineunte, 18
ianuarii 1990, in AAS, LXXXII (1990), n. 4, p. 874.
Lesperienza di tutti, e la storia del fenomeno giuridico lungo i millenni, non lasciano dubbi in
merito: [...] il diritto serve soltanto a risolvere problemi. P. GHERRI, Quali istanze istituzionali, p.
109.
297
298
P. GHERRI, Quali istanze istituzionali, p. 114. [Il corsivo proprio della citazione].
Tutti gli istituti di Diritto canonico sono dunque al servizio dei pastori della
Chiesa e questultimi sono la ragion dessere dei primi301 perch, attraverso un fedele
riferimento alla normativa canonica, che consenta di non scadere in presunte soluzioni
pastorali, altrimenti definite pastoralismo, siano evitati il disordine e larbitrariet: une
communaut sans la loi, loin dtre, en ce monde, la communaut de la charit, ny a
jamais t et ny sera jamais rien dautre que la communaut de larbitraire302. Se un
ministro sacro trascurasse il Diritto nellesercizio del suo ministero, dimenticherebbe un
importante presupposto teologico: che qualsiasi funzione nella Chiesa comporta sempre
una partecipazione ai tria munera Christi, la cui unit organica richiede
contemporaneamente lesercizio di ognuna di queste tre funzioni.
Va ricordato, a questo punto, che tra la dimensione legislativa, di cui si parlato
sopra, e la reale e concreta applicazione delle norme canoniche nella vita della Chiesa,
specifico della missione, si rende necessaria unopera di declinazione della generalit ed
astrattezza della prima in modo da essere confacente alla particolarit e specificit della
seconda. In altri termini: la pastorale pone sempre problemi concreti e singolari; la
norma invece formulata sempre in termini generali ed astratti, cio valevole per una
maggioranza di casi e destinata a disciplinare tutti i rapporti e le situazioni suscettibili di
rientrare nel modello prefigurato303. In riferimento alla dimensione personalista del
Diritto canonico, la persona del livello legislativo, quella tipizzata secondo gli estremi
299
300
PAULUS PP. VI, Allocutio: Ad Praelatos, Auditores et Officiales Tribunalis Sacrae Romanae Rotae, a
Beatissimo Patre novo litibus iudicandis ineunte anno coram admissos, 28 ianuarii 1972, in AAS,
LXIV (1972), p. 204.
301
302
303
304
Cfr. P. GHERRI, Diritto canonico, Antropologia e Personalismo, pp. 14; [...] il Diritto nella sua
componente normativa risolve problemi relazionali generali in modo preventivo, concreto ed
impersonale, curandosi pi dellequilibrio relazionale generale che della condizione attuale di ogni
e ciascun soggetto; condizione che rilever nella fase applicativa del Diritto (lesercizio del governo)
pi che in quella costitutiva (la creazione delle norme) [...]. P. GHERRI, Quali istanze istituzionali,
pp. 109-110. [Il corsivo proprio della citazione].
305
Pastori in bonum animarum nel modo pi efficace ed adeguato alle odierne necessit
spirituali, apostoliche e missionarie 306.
1.1.2.5 Sacramentale
306
307
308
Cfr. PAULUS PP. VI, Allocutio: Ad Praelatos, Auditores et Officiales Tribunalis Sacrae Romanae
Rotae, 8 februarii 1973, p. 98.
309
310 A. MONTAN,
Il Diritto, p. 81.
Nella Chiesa lelemento umano non scompare perch assorbito da quello divino
anche se le due dimensioni formano ununica complessa realt, nella quale lelemento
visibile costituisce lo strumento attraverso cui si rende visibile ed esistenzialmente
sperimentabile lazione salvifica del Cristo, il quale lunico mediatore tra Dio e
luomo mediante il mistero pasquale, lautore della salvezza, il principio dellunit e
311
Ecclesia terrestris et Ecclesia coelestibus bonis dilata, non ut duae res considerandae sunt, sed unam
realitatem complexam efformant, quae humano et divino coalescit elemento. Ideo ob non mediocrem
analogiam incarnati Verbi mysterio assimilatur. Sicut enim natura assumpta Verbo divino ut vivum
organum salutis, Ei indissolubiliter unitum, inservit, non dissimili modo socialis compago Ecclesiae
Spiritui Christi, eam vivificanti, ad augmentum corporis inservit. LG, n. 8, p. 11.
312
313
314
315
316
317
318 A. G. URRU,
Secondo questo ordine di idee sono superate le impostazioni eretiche dei primi
secoli della Chiesa, come: il dualismo ecclesiologico di Nestorio 319 e il monofisismo di
Eutiche320 . La categoria della sacramentalit non acquista, di per s, una sua propria
consistenza sostanziale, come se fosse una substantiam rerum, ma rimane a livello di
concetto relativo, nel senso che ha bisogno sempre di un terminus ad quem, cio di una
realt a cui far riferimento, per essere definito nel suo contenuto321. Il Magistero
conciliare consente di individuare tale realt nellintima unione con Dio e di tutto il
genere umano in Cristo Ges322, ad opera dellazione dello Spirito Santo. In altri
termini, la costituzione dogmatica Lumen Gentium, con lapplicazione della categoria di
sacramento nei confronti della Chiesa, mette in evidenza il senso e lessenza del mistero
ecclesiale come missione storico salvifica di fronte al mondo, in quanto segno di
comunione con Dio e con ogni uomo, per linstaurazione del Regno323. Secondo questa
prospettiva si pu parlare di sacramentalit a proposito del Diritto canonico, in quanto
parte integrante dellelemento visibile della Chiesa, come instrumentum communionis,
finch capace di rendere, come gi detto, funzionalmente ed esistenzialmente la
salvezza e le sue attribuzioni secondo la logica sacramentale:
319
Nestorio, nato nel IV secolo in Siria, prima monaco presso il convento di Euprepios, poi prete ad
Antiochia. Inviato nel 428 dallimperatore Teodosio II a diventare patriarca di Costantinopoli, si
segnal fin dallinizio per la sua lotta contro gli Ariani e contro i discepoli di Apollinare. Le difficolt
che alla fine gli causarono la deposizioni e lesilio iniziarono con laver appoggiato uno dei suoi preti
accusato di contestare lortodossia del titolo Madre di Dio dato a Maria. Preoccupato di salvaguardare
la trascendenza del Verbo, Figlio di Dio, come di distinguere senza alcun compromesso in Ges
lumanit e la divinit, rifiutava lutilizzo di ogni espressione che ponesse in comunicazione le
propriet delle nature tra loro. Cos, nello stesso tempo, compromette lintegrit delle due nature e
pone una dualit di soggetti concreti, Ges e il Verbo. Cfr. G. LANGEVIN, Nestorianesimo, in P. CODA
(cur.), Dizionario critico di Teologia, Roma, 2005, pp. 914-916.
320
Il monofisismo trov la sua espressione pi radicale un po prima della met del V secolo. Il principale
rappresentante, il monaco Eutiche [...] avversava in modo rude il nestorianesimo sostenendo che
bisognava riconoscere una sola natura del Verbo incarnato. La natura divina assorbirebbe quella
umana. Nel 451, il concilio di Calcedonia condann la dottrina di Eutiche e opponendo la famosa
definizione secondo la quale Cristo riconosciuto in due nature, senza confusione, senza
cambiamento, giacch la differenza delle nature non viene affatto soppressa a causa dellunione, bens
viene salvaguardata la propriet delluna e dellaltra natura. Cfr. M. FDOU, Monofisismo, in P. CODA
(cur.), Dizionario, pp. 886-888.
321
322
Cum autem Ecclesia sit in Christo veluti sacramentum seu signum et instrumentum intimae cum Deo
unionis totiusque generis humani unitatis. LG, n 1, p. 5; Christus quidem exaltatus a terra omnes
traxit ad seipsum (cfr. Io. 12,32 gr.); resurgens ex mortuis (cfr. Rom. 6,9) Spiritum suum vivificantem
in discipulos immisit et per eum Corpus suum quod est Ecclesia ut universale salutis sacramentum
constituit; sedens ad dexteram Patris continuo operatur in mundo ut homines ad Ecclesiam perducat
arctiusque per eam sibi coniugat [...]. LG, n. 48, p. 53.
323
Unde Ecclesia, donis sui Fundatoris instructa fideliterque eiusdem praecepta caritatis, humilitatis et
abnegationis servans, missionem accipit Regnum Christi et Dei annuntiandi et in omnibus gentibus
instaurandi, huiusque Regni in terris germen et initium constituit. LG, n. 5, p. 8.
la Chiesa in quanto sacramento, deve essere segno per il mondo dei valori del Vangelo.
Cos le realt regolate dal Diritto positivo canonico debbono corrispondere allutopia
evangelica senza contraddirle [...]. Qualunque norma o struttura ecclesiastica deve essere
al servizio di questa missione comunitaria [cos come] lamministrazione della giustizia
[...] avr come scopo fondamentale la promozione della comunione ecclesiale, nella
salvaguardia dei diritti personali dei membri del Popolo di Dio 324.
Nella storia della Canonistica gi il cardinal Soglia, nella seconda met del XIX
secolo, aveva sostenuto che il luogo teologico del Diritto ecclesiale doveva essere
definito a partire dal dogma dellIncarnazione325 e, in ambito ecclesiologico, il cardinal
Newman si riferiva allIncarnazione come allarchetipo del principio sacramentale che
occuperebbe un ruolo centrale nellinterpretazione del carattere giuridico della Chiesa,
costituendone il fondamentale principio dunit326 . Le norme positive veicolano
giuridicamente, quindi, le verit della Rivelazione e della Tradizione nelle concrete
esigenze del Popolo di Dio. in sostanza, quella del Diritto, come si gi avuto modo
di mettere in evidenza, una funzione di mediazione, di strumentalit327 . Esso non
assurge ontologicamente ad altri livelli se non a quello di realt umana, al pari di
qualunque altro Ordinamento giuridico328. Questo perch la Chiesa conserva e non
perde la sua dimensione storica, contingente, umana. un vero Diritto alla pari di
qualunque altro Diritto, sotto il profilo ontologico e funzionale, sociale ed
antropologico, collocandosi e rimanendo allinterno dellambito umano, cui la
struttura teandrica della Chiesa fa riferimento:
Se il Diritto, nella verit del suo concetto, relazione tra pari, esso, anche nella sua
forma Canonistica, sar sempre e comunque Diritto civile, regoler cio sempre e
comunque relazioni sociali tra gli uomini, dato che nessun uomo potr mai essere ritenuto
estraneo ad una qualsivoglia civitas. [] Il Diritto canonico non diverso nella sua
essenza dal Diritto civile; essendo a pieno titolo Diritto, anchesso far riferimento ad
una civitas ed avr come obiettivo garantirne la possibilit.
Non appare teologicamente necessario considerare il Diritto canonico una realt diversa
dal Diritto in quanto tale, solo perch la funzione del Diritto canonico si inserisce nella
missione salvifica del Corpo di Cristo 329.
324
M. J. ARROBA CONDE, Diritto, p. 16; nota 22, p. 16. [Il testo tra parentesi quadre unaggiunta alla
citazione].
325
Cfr. G. SOGLIA, Institutiones Ius Publici Ecclesiastici, Laureati, 1842 (successivamente pubblicate
come Institutionum Iuris Publici Ecclesiastici, Mutinae, 1850).
326
327
328
329
1.2
LA SALUS ANIMARUM
330
F. DAGOSTINO, Fondazione del Diritto, in G.I.D.D.C. (cur.), Fondazione del Diritto. Tipologia e
interpretazione della norma canonica, Milano, 2001, pp. 15; 16.
331
dellessere figli di Dio e raggiungere il fine per il quale sono stati creati e redenti, cio
la visione beatifica del Regno 332:
il fine dellOrdinamento canonico non , come negli altri Ordinamenti, circoscritto negli
angusti limiti della vita umana e della realizzazione dei beni temporali necessari alla
medesima. Il Diritto della Chiesa, come ha le sue profonde radici in un Ordinamento
supremo che non conosce limiti di spazio e di tempo [...] cos ha il suo fine supremo in un
bene oltremondano che non ha leguale, assoluto, immutabile, insostituibile: la salvezza
eterna delle anime 333.
Luomo, ogni uomo, trova la propria salvezza solo nellincontro con Cristo di cui
la norma canonica diventa unindicazione preziosa e un elemento di verifica, come
scrisse Pedro Lombardia:
la norma aparece como un indicador que seala el camino de la salvacin y como una
medida de los actos, internos y externos del hombre, que anticipa de alguna manera la
valoracin de que ha de ser objeto en el juicio definitivo 334.
di prodotto della
Canonistica; cio scienza giuridica, con oggetto giuridico e che si avvale, per la sua
indagine di ricerca, di metodiche giuridiche, seppure con contenuto precipuamente
teologico e pastorale337. Meglio dire che la salvezza delle anime il fine mediato del
Diritto canonico, nel senso che questa laspirazione costante, la finalit ultima e il
metro di verifica della razionalit di ogni norma e istituzione ecclesiastiche. Per dirlo
con le parole di Jimenz Urresti, la salus animarum sarebbe il fine meta-giuridico del
Diritto canonico in quanto, se si volesse indicare un fine immediato del Diritto canonico
332
333
334
335
336
337
questo sarebbe da ravvisare nella edificazione del bene politico della Chiesa338 tanto
che
muovendosi sul piano della strumentalit e della positivizzazione, ordina i suoi mezzi
sociali strumentali (leggi) al suo fine e prescrive una condotta sociale con giudizi pratici,
di modo che la verit canonica consiste in questa adeguazione dei suoi mezzi al fine
inteso dal Legislatore, cio nella sua efficacia339.
Il riferimento alla salus animarum acquista la sua valenza nei confronti dellintero
sistema canonico non solo come ratio fundamentalis e come fine mediato, ma anche nel
momento interpretativo ed applicativo delle norme:
per indagare e accertare la ratio di uno specifico testo legislativo, [...] interpretare e
applicare le norme positive nel modo pi corretto e pi rispondente non solo alla lettera
ma anche e soprattutto alla mens Legislatoris, [...] risolvere eventuali antinomie tra le
varie disposizioni di legge, [...] supplire lacune legislative nella regolamentazione di una
determinata materia o nella risoluzione di un particolare caso pratico controverso 340.
In questo senso si esprimeva il Giacchi dicendo che il giurista deve tener conto
di questo fine nellinterpretare norme dubbie, o nellindagare quale sia la ratio di una
singola disposizione, o nel risalire ai principi generali341. Anche se immediatamente, lo
stesso autore, riduceva la portata della salus animarum a sostegno dellautonomia del
carattere positivo dellOrdinamento giuridico canonico, dicendo che non pu in nessun
modo sostituire le norme positive dettate dal Diritto della Chiesa; nel senso che
lOrdinamento della Chiesa pur sempre un Ordinamento positivo nel quale la certezza
del Diritto, la sua stabilit, le garanzie in esso considerate non possono essere affatto
sacrificate ad esigenze, pur nobilissime, che in esso non siano state espressamente o
implicitamente riconosciute342 .
338
T. JIMNEZ URRESTI, Diritto canonico, p. 31. [Il corsivo proprio della citazione]. Ci che secondo
Hervada, sarebbe la somma delle condizioni della vita del Popolo di Dio, che permettono che si possa
perseguire con pienezza e facilit luso dei mezzi necessari e convenienti per la salvezza e la santit,
cos come per il compimento della missione apostolica dei fedeli e la missione pastorale della
gerarchia. Tutto ci secondo il cammino segnato dallazione dello Spirito Santo. Cfr. J. HERVADA,
Coloquios propedeuticos de Derecho cannico, Pamplona, 1990, p. 147.
339
T. JIMNEZ URRESTI, Diritto canonico, p. 31. [Il corsivo proprio della citazione].
340 J. HERRANZ,
341
342
Cfr. O. GIACCHI, Diritto, pp. 104-105. [Il corsivo proprio della citazione].
344
345
346
Cfr. F. DAGOSTINO, Zo, bios, psych: fondazione concettuale e conseguenze pratiche del discorso
sulla vita, in AA. VV., Nuove Frontiere del Diritto. Dialoghi su giustizia e verit, Bari, 2001, pp.
109-118.
347
[...] Dato autem quod sit potentia activa, ulterius non recte procedit: non enim in anima sunt duae
formae sed una tantum quae est eius essentia, quia per essentiam suam spiritus est, et per essentiam
suam forma corporis est, non per aliquid superadditum. Unde ratio superior et inferior non fundantur
super duas formas sed super unam essentiam animae. Nec etiam verum est quod ratio inferior
fundetur super essentiam animae secundum illam habitudinem qua est animae solummodo illae
potentiae quae sunt organis affixae, qualis non est ratio inferior. Dato etiam quod illa potentia quam
nominat synderesis sit idem quod ratio superior vel inferior, nihil prohibet nomine rationis nominari
illam potentiam absolute, nomine autem synderesis nominari eandem cum habitu ibi inhaerente.
THOMAS AQUINAS, Quaestiones Disputatae De Veritate, quaest. 16, art. 1, ad 13, in Opera Omnia,
tomus XXII/2, Roma, 1976, pp. 506-507; Preterea. Quecumque conueniunt ad unum esse ita se
habent quod, corrupto uno, corrumpitur aliud. Set et corpus conueniunt ad unum esse, scilicet ad esse
hominis. Ergo, corrupto corpore, corrumpitur anima; Ad undecimum dicendum quod licet anima et
corpus conueniant ad unum esse hominis, tamen illud esse est corpori ab anima; ita quod anima
humana esse suum, in quo subsistit, corpori communicat, ut in premissis quaestionibus ostensum est.
Et ideo, remto corpore, adhuc remanet anima. THOMAS AQUINAS, Questiones Disputatae De anima,
quaest. 14, ad 11, in Opera Omnia, tomus XXIV/1, Roma, 1996, pp. 124; 128; cfr. THOMAS AQUINAS,
Summa Contra Gentiles cum commentariis Ferrariensis, lib. II, c. 69, in Opera Omnia, tomus XIII,
Roma, 1918, pp. 447-448.
348
349
Cfr. STh, pars I, quaest. 76, artt. 1-3 in Opera Omnia, tomus V, Roma, 1889, pp. 208-223.
350
Cfr. STh, pars I, quaest. 29, art. 2, in Opera Omnia, tomus IV, Roma, 1888, pp. 330-331; STh, pars. I,
quaest. 89, artt. 1-5 in Opera Omnia, tomus V, Roma, 1889, pp. 370-381.
Dello stesso tenore anche il Catechismo della Chiesa Cattolica quando, sulla
base dei riferimenti scritturistici, affermando che luomo nella sua natura unisce il
mondo spirituale e il mondo materiale in maniera indissolubile come due aspetti della
stessa persona reciprocamente necessari ed essenziali, dice:
La persona umana, creata a immagine di Dio, un essere insieme corporeo e spirituale.
Il racconto biblico esprime questa realt con un linguaggio simbolico, quando dice che
Dio plasm luomo con polvere del suolo e soffi nelle sue narici un alito di vita, e
luomo divenne un essere vivente (Gn 2,7). Luomo tutto intero quindi voluto da Dio.
Spesso, nella Sacra Scrittura, il termine anima indica la vita umana, oppure tutta la
persona umana. Ma designa anche tutto ci che nelluomo vi di pi intimo e di maggior
valore, ci per cui pi particolarmente egli immagine di Dio: anima significa il
principio spirituale nelluomo. Il corpo delluomo partecipa alla dignit di immagine di
Dio: corpo umano proprio perch animato dallanima spirituale, ed la persona
umana tutta intera ad essere destinata a diventare, nel corpo di Cristo, il tempio dello
Spirito: Unit di corpo e di anima, luomo sintetizza in s, per la sua stessa condizione
corporale, gli elementi del mondo materiale, cos che questi attraverso di lui toccano il
loro vertice e prendono voce per lodare in libert il Creatore. Allora, non lecito
alluomo disprezzare la vita corporale; egli anzi tenuto a considerare buono e degno di
onore il proprio corpo, appunto perch creato da Dio e destinato alla risurrezione
nellultimo giorno. Lunit dellanima e del corpo cos profonda che si deve considerare
lanima come la forma del corpo; ci significa che grazie allanima spirituale il corpo
composto di materia un corpo umano e vivente; lo spirito e la materia, nelluomo, non
sono due nature congiunte, ma la loro unione forma ununica natura 352.
352
353
responsabile della sua libert. E non neppure un fine meramente sociale, perch non il
Popolo di Dio considerato esclusivamente come collettivit, indipendentemente dai suoi
componenti che tende a questo fine: ogni battezzato, ogni fedele concreto, che
personalmente chiamato a conseguirlo. Da qui la convenienza che, per rispondere
adeguatamente alla suprema lex della salus animarum, lOrdinamento giuridico del
Popolo di Dio sia un modello nella tutela efficace dei diritti umani 354.
1.3
LA NORMA POSITIVA
La Chiesa, come comunit fraterna che vive nella storia, ha bisogno per la sua
complessit istituzionale e pastorale, in senso strumentale, di norme che si offrano alla
collettivit, al fine di orientarne e governarne lesistenza nel pieno rispetto della
ricchezza valoriale e della tutela terrena ed eterna di ogni fedele. Queste nel loro
insieme compongono lOrdinamento giuridico ecclesiale che, in quanto formato da
leggi formalmente poste dalla competente autorit, costituisce il Diritto positivo.
Rispetto allinsieme, la norma rappresenta, quindi, uno dei suoi elementi-base, un
tassello dellintero mosaico giuridico.
Senza voler creare alcuna opposizione tra laspetto visibile della Chiesa e quello
invisibile, le leggi ecclesiastiche esercitano la loro azione prevalentemente nella
dimensione esterna e visibile, rivestendosi dei caratteri propri di ogni norma giuridica,
qualunque sia lOrdinamento specifico di appartenenza. Questi sono: la generalit,
lastrattezza, la certezza e lesteriorit355. La legge generale perch indirizza il suo
354
J. HERRANZ, Studi sulla nuova legislazione della Chiesa, Milano, 1990, pp. 119-120. [Il corsivo
proprio della citazione].
355
Cfr. M. PARADISO, Corso di Istituzione di Diritto privato, 3 ed., Torino, 2004, pp. 12-13.
precetto non specificamente a un singolo individuo, bens a tutti, alla generalit dei
consociati. astratta in quanto detta una regola destinata a disciplinare tutti i rapporti e
le situazioni suscettibili di rientrare nel modello prefigurato. Certa perch si prefigge
lassenza del dubbio di diritto o di fatto, nel senso che in base a quanto stabilito dalla
legge, i singoli sanno preventivamente i precetti che debbono osservare e quali
conseguenze dovranno sopportare in caso di inosservanza. Lesteriorit, infine, indica
che i rapporti regolati si svolgono nel mondo esterno e godono di pubblicit.
A queste caratteristiche si aggiungerebbero limperativit, lintersoggettivit e
lelasticit che, sebbene comuni a tutte le norme di qualunque sistema giuridico,
sarebbero da intendere in maniera particolare nellOrdinamento canonico 356. La
particolarit, per quanto concerne limperativit, risiederebbe nella sua duplice origine:
dai presupposti teoligici, ai quali necessariamente riferita, e dallautorit che la
promulga. Il carattere intersoggettivo si avvarrebbe del fatto che il Diritto canonico
chiamato a difendere e favorire lidentit, la specificit dei carismi del singolo e la
necessaria relazione di questi in rapporto alla communio, in modo tale che le norme
giuridiche si differenzino da quelle morali. Lelasticit sarebbe dettata dal fatto che
essendo la norma giuridica strumentale alla salvezza, questa in determinati casi
dovrebbe avere la capacit di superare la propria naturale rigidit. In altre parole,
lelasticit della norma troverebbe la propria spiegazione nella considerazione che
nellOrdinamento canonico la verit sostanziale prevale sulla certezza formale. Ci
spiegherebbe lesistenza di istituti giuridici particolari quali: la dispensa, il privilegio,
lindulto, la tolleranza, la dissimulatio e laequitas canonica.
357
358 Cfr.
Chiesa per sua natura incompatibile con ogni concezione formalistica e positivistica
che attribuisca alle prescrizioni legali un valore assoluto ed esclusivo. La sua certezza,
quindi, non di carattere formale, bens sostanziale, in quanto non assicurata dalla
legalistica osservanza delle singole disposizioni stabilite dallautorit ecclesiastica, ma
dalla coerenza dellintero sistema giuridico, nella sua globalit e nelle sue
specificazioni, ai principi fondamentali posti dal Diritto divino e naturale.
Concretamente ci significherebbe che il senso di ogni norma non potr essere desunto
partendo solo ed esclusivamente dalla sua lettera, cio dalla sua formulazione testuale,
ma sempre necessario riferirsi, per la sua piena comprensione, allinsieme del
depositum fidei e dei principi dellintero Ordinamento canonico, in modo tale che il
processo di applicazione della norma al caso concreto possa essere coerente e non
tradisca la propria fonte. In altri termini, dalla lettera della legge si dovrebbe cogliere lo
spirito, cio la sostanza, seppure nella consapevolezza che questultima non pu essere
totalmente sondata ed esaurita. Stando cos le cose, si garantisce un sistema giuridico
efficace, certo e fedele ai principi fondamentali dellOrdinamento giuridico canonico,
permettendo di sostenere che tra la forma e la sostanza delle norme del Diritto
canonico intercorre un intimo, necessario e vitale rapporto359, direttamente funzionale
alla salus animarum.
359
360
STh, pars. I-II, quaest. 90, art. 4, in Opera Omnia, tomus VII, Roma, 1892, p. 152.
sapienza di Dio e alla sua legge361 . Precisa ancora la definizione tomista che la legge
ordinatio ad bonum commune. In ambito naturale, il bene comune comporta in primo
luogo, oltre al benessere sociale, allo sviluppo ed alla pace, il rispetto della persona e
dei suoi diritti fondamentali. In ambito ecclesiale, essendo la legge finalizzata a
custodire e a favorire la crescita della communio tra i fedeli, e potenziare nel singolo e
nella comunit larmonico sviluppo della vita di grazia, dei carismi e una coerente
testimonianza di fede nel loro comportamento esteriore362, il bene comune implica il
riconoscimento, la promozione e la tutela delle situazioni giuridiche soggettive del
battezzato.
Nella Chiesa, a differenza degli Stati, la legge costituisce una sorta di eccezione
alla modalit ordinaria di governo. La potestas regiminis svolta in larga maggioranza
attraverso lesercizio della potest esecutiva, come daltra parte dimostrano
autorevolmente le Decretali che, per oltre quindici secoli, hanno costituito lo strumento
princeps del governo ecclesiastico universale. Lautorit ecclesiastica legifera solo per
necessit urgente e generale. Infatti affinch [...] nasca una nuova legge occorre che
essa venga riconosciuta necessaria e non pi procrastinabile363 . Ci dimostra che,
prima ancora che alla legge, la priorit in seno alla comunit ecclesiale da attribuire
allazione dello Spirito Santo, alla vita evangelica, allesercizio della carit fraterna che
ne costituiscono il vero Dritto.
Cfr. IOANNES PAULUS PP. II, Litterae Encyclicae: Veritatis Splendor, 6 augusti 1993, in AAS, LXXXV
(1993), n. 44, p. 1168.
362
363
364
GRATIANUS, Concordia discordantium canonum. De Iure divinae et humanae constitutionis, dist. IV,
cap. II, pars III, in PL, tomus CLXXXVII, Paris, 1891, col. 35.
365
SDL, p. XIII.