1 Potestas regiminis de se exercetur pro foro externo, quandoque tamen pro solo foro
interno, ita quidem ut effectus quos eius exercitium natum est habere pro foro externo,
in hoc foro non recognoscantur, nisi quatenus id determinatis pro casibus iure
statuatur
Questa
personale
ammissione
di
colpevolezza,
riservatamente
a) Iniziativa dellinteressato
La giurisdizione nel foro interno paradigma di giurisdizione volontaria,
non contenziosa. Solo linteressato in grado di far scattare la giurisdizione di
foro interno perch ordinariamente solo lui in grado di certificare la verit dei
fatti sottostanti.
5. Le irregolarit canoniche
la quale non si sarebbe commesso il fatto delittuoso (cfr. can. 1329 2 CIC).
5) La quinta irregolarit riguarda chi ha mutilato gravemente e
dolosamente se stesso o un altro o ha tentato di togliersi la vita (can. 1041, 5
CIC; cfr. can. 762 5 CCEO). La norma esige, dunque, un atto pienamente
deliberato, e non basta la sola negligenza anche se colpevole.
6) Infine, la sesta irregolarit del can. 1041 CIC concerne chi ha posto un
atto di Ordine riservato a coloro che sono costituiti nell'ordine dell'episcopato o
del presbiterato, o essendone privo o avendo la proibizione di esercitarla in
seguito ad una pena canonica dichiarata o inflitta(can. 1041, 6 CIC; cfr. can.
762 6 CCEO) .
Queste sarebbero le sei irregolarit per accedere agli Ordini di cui parla il
Codice di Diritto Canonico, parallele a quelle che il Codice orientale chiama
impedimenti. Di esse tre sono riservate alla Santa Sede, cio, alla Penitenzieria
Apostolica: se c stato un delitto di apostasia, eresia o scisma, quando si
attentato matrimonio, commesso omicidio o aborto; le altre le pu dispensare
lOrdinario.
Quando alcuna di queste azioni compiuta dopo lordinazione,
lirregolarit impedisce lesercizio degli ordini ricevuti o lacceso a nuove ordini
sacre.
chi
attenta
matrimonio,
essendo
vincolato
dallimpedimento
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9. Tipi di censura
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Tre sono le censure canoniche presenti nel Codice: scomunica (can. 1331
CIC), interdetto (can. 1332 CIC) e sospensione (cann. 1333-1334 CIC);
questultima applicabile solo ai chierici. Le tre implicano, soprattutto, la
proibizione di ricevere o di celebrare tutti o alcuni dei Beni che la Chiesa d
ai propri fedeli, in particolare la ricezione dei Sacramenti; la sospensione, nel
caso dei chierici, comporta anche il divieto di esercitare tutti o alcuni atti di
ministero. Vediamo brevemente ciascuna di esse.
a) La censura di scomunica
La scomunica comporta la perdita della comunione nella sua dimensione
giuridica e sociale, senza che ci pregiudichi la comunione mistica con la Chiesa
e con Cristo in quanto tale, che si perde col peccato. Secondo il can. 1331 CIC
allo scomunicato fatto divieto
di partecipare attivamente alla celebrazione del Sacrificio eucaristico o
ad altra cerimonia di culto;
di celebrare i Sacramenti od i sacramentali e di ricevere i Sacramenti;
di svolgere funzioni in uffici, ministeri o incarichi ecclesiastici, o porre
atti ecclesiastici di governo.
Quando la scomunica inflitta o dichiarata in foro esterno dallautorit,
agli anteriori divieti sopraggiungono dei nuovi.
Questa la excomunica maior, del can. 1434 del Codice orientale.
c) La censura di interdetto
Il secondo tipo di censura linterdetto, una pena medicinale che priva di
partecipare a determinati Beni spirituali della Chiesa, senza per comportare la
perdita della comunione ecclesiale.
Nel diritto orientale simile alla cosiddetta scomunica minore (cfr. can.
1431 CCEO).
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d) La censura di sospensione
Infine, la terza censura la sospensione che si applica unicamente ai
chierici, e ha per effetto il divieto di realizzare atti ministeriali, sospendendo
dallesercizio dell'Ordine, dalla giurisdizione o dall'ufficio.
Come negli altri, gli effetti giuridici di questa censura variano a seconda
del modo di imposizione della pena. Se la sospensione avviene latae sententiae
(can. 1334 2 CIC), al chierico proibito lesercizio di tutti gli atti della potest
di ordine, della potest di governo e di quelli legati alla funzione o ufficio che
occupa.
Di regola, le proibizioni derivate dalla sospensione riguardano solo la
liceit degli atti posti dal chierico. Eccezionalmente, per, possono causare
anche linvalidit degli atti di potest di governo.
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punibili con scomunica latae sententiae. Due di questi non sono riservati alla
Sede Apostolica e possono essere assolti dallOrdinario diocesano: lapostasia
eresia e scisma (c. 1364 1 CIC) e laborto procurato. Le altre cinque censure
sono riservati alla Sede Apostolica.
Le cinque scomuniche latae sententiae riservate alla Santa Sede ho gi
avvertito che nel Diritto orientale manca listituto della pena latae sententiae e,
quindi, queste condotte vengono punite in altro modo riguardano la
profanazione delle specie eucaristiche (can. 1367 CIC; cfr. can. 1442 CCEO),
l'aggressione fisica al Romano Pontefice (can. 1370 1 CIC; cfr. can. 1445 1
CCEO), la consacrazione episcopale senza mandato pontificio (can. 1382 CIC;
cfr. can. 1459 1 CCEO), la violazione diretta del sigillo sacramentale (can. 1388
CIC; cfr. cann. 1456, 728 1, 1 CCEO), e il tentativo di assolvere il complice nel
peccato contro il sesto comandamento del Decalogo: dico tentativo, perch, in
questo caso, lassoluzione invalida, a meno che non si tratti di pericolo di
morte (can. 1378 1 CIC; cfr. can. 728 1, 2 CCEO).
Come si sa, nel caso di pericolo di morte, il can. 976 CIC precisa che
ogni sacerdote, anche se privo della facolt di ricevere confessioni [o
addirittura sotto censura che vieti lesercizio dellordine (can. 1335 CIC)],
assolve validamente e lecitamente tutti i penitenti , da qualsiasi censura
[anche se riservata alla Santa Sede] o peccato; perfino del peccato turpe, come
indica il can. 977 CIC, anche se presente un altro sacerdote idoneo. Tuttavia,
nel caso di pene imposte, dichiarate o riservate alla Sede Apostolica, cessato il
pericolo di morte e ristabilita la salute del reo, costui ha l'obbligo di ricorrere
alla Santa Sede.
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astratto ai sensi del can. 145 CIC. Ci che il can. 508 2 impone in modo
tassativo che, dove manchi il canonico Penitenziere perch non c Capitolo, vi
sia sempre un sacerdote incaricato dal Vescovo che svolga stabilmente le
funzioni che altro esercita il Penitenziere.
Pu trattarsi, dunque, di un ufficio ecclesiastico costituito dal vescovo,
o semplicemente di un incarico dato personalmente a un sacerdote al quale il
Vescovo conferisce le necessarie facolt per realizzare un ministero tale e quindi
per esercitare la giurisdizione ecclesiastica nel foro interno. La formula che
venga scelta risulta indifferente a patto che si raggiunga lobiettivo pastorale che
intende il canone: che vi sia un ministero pubblico, stabile e sufficientemente noto
in diocesi in grado di realizzare gli scopi pastorali che li si deve affidare.
Daltra parte, nellambito della propria giurisdizione, il Vescovo
diocesano, oltre a designare il sacerdote di cui al can. 508 2 che realizzi queste
funzioni, potrebbe anche delegare ad altri sacerdoti la potest di assolvere delle
censure latae sententiae non riservate: vale a dire, potrebbe delegare le facolt di
foro interno che lui possiede perch vengano esercitate nellamministrazione
del Sacramento del Perdono. Al limite, addirittura, il Vescovo potrebbe anche
investire di questa facolt tutti i sacerdoti della propria diocesi, ma per fare ci
dovrebbe avere una ragione pastorale (scarsit di clero, grandi distanze, ecc.)
proporzionata al serio rischio che ci comporta di non aiutare, sia i sacerdoti che
i fedeli, a distinguere tra lassoluzione sacramentale dei peccati e la remissione
giurisdizionale della sanzione penale. Non una semplice distinzione
concettuale. Per questa via, a livello di formazione della coscienza, potrebbe
risultare banalizzata la disciplina penale della Chiesa e il ruolo pedagogico che
essa possiede nei confronti dei fedeli.
Malgrado gli intenti pastorali che possa avere una scelta del genere,
lesperienza sta a dimostrarlo che contestualmente avviene nei fedeli una
perdita del senso della gravit dei fatti ai quali la Chiesa connette le sanzioni
latae sententiae.
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