Sei sulla pagina 1di 1240

Vj

LUDOVICO B

PASTOR

STORIA DEI PAPI


DALLA FINE DEL MEDIO EVO
C om pilata col su ssid io d e ll A rchivio segreto pontificio
e d i m olti altri Archivi

VOLUME III.
(Storia dei Papi nel periodo del Rinascimento
dallelezione di Innocenzo V ili alla morfe di (iulio 11

NUOVA VERSIONE
SU L LA

V II

E D IZ IO N E

TED ESCA

ITALIANA

IN T E R A M E N T E

RIFATTA

DI

M ons. Prof. ANGELO MERCATI


P R E F E T T O D E L L AUCHIVTO VATICANO

N uova edizione Interamente rifa tta


nidlult m a edizione tedenea

ROMA
DESCLE & C.1 EDITORI PONTIFICI
Piazza Grazioli, 4 (Palazzo Doria)

1932

LUDOVICO BARONE

von

PASTOR

STORIA DEI PAPI


DALLA FINE DEL MEDIO EVO
C om pilata col su ssid io d e ll A rchivio segreto pontificio
e di m olti altri A rchivi

VOLUME III.
Storia dei Papi nel periodo del Rinascimento
dallelezione di Innocenzo VII! alla morte di Giulio II
NUOVA VE R SIO N E
S U LLA

V II

E D IZ IO N E

TED ESCA

ITALIANA

IN T E R A M E N T E

R IFATTA

DI

M ons. Prof. ANGELO MERCATI


PR E F E T T O

D E L I. ARCHIVIO VATICANO

Nuora edizione nterameute rifa tta


su llultim a edizione tedesca

ROMA
DESCLE & C.1 EDITORI PONTIFICI
Piazza Grazioli, 4 (Palazzo Doria)

P etri diyn ita s etiam in


indigno herede non deficit.
L

eo

Titolo delloriginnle tedesco : G eschichte der Ppste seit dem Ausgang


M ittelalters. M it B en u tzu n g des P pstlichen G eheim -Archives u n d vieler
derer A rchive bearbeitet rrm Ludwig Freiherrn von Pastor.
D ritter Hand: Geschichte der P pste im Z eita lte r der R enaissance
der W ahl In n o zen z V III. bis zu m Tode J u liu s I I (1484-1518). Achte
neunte, unvernderte Auflage. Freiburg im [Breisgau 1926. Herder & Co.

P R O P R IE T L E T T E R A R IA
R oma, 1932 T ip o g ra fia d el S en a to d el d o tt. 0 . B ard i.

I.

des
an
von
und

AVVERTENZA
ALLA QUARTA EDIZIONE ITALIANA

Come per il I volume anche per questo III della Storia dei Papi
del P a s t o r , il Supplem ento1 pubblicato a parte stato incorporato
nella presente edizione. Il nuovo volume che n' venuto fuori ,
per ogni rispetto, fedele allultim a edizione tedesca, uscita come
5"-7" a Friburgo in Br. nel 1924. Come avverte lfAutore, nes
suna pagina del vecchio volume rim asta senza aggiunte e miglio
ramenti. L Appendice stata accresciuta di 44 numeri un resto
della corrispondenza privata di Alessandro VI degli anni 1493 e
1494 e di altri non meno preziosi documenti inediti. inoltre
un pregio della presente edizione la ricchissima letteratura com
parsa dal 1899 per circa un venticinquennio.
L 'U d it o r e .
R om a. E pifania del J932.

1
L. von Iastok, S to ria 4ei Papi, -Supplemento ai volumi I e III, Roma,
Descle, 1931.

PREFAZIONE
ALLA PRIMA E SECONDA EDIZIONE

In conformit col progetto originario il presente volume do


veva arrivare fino alla chiusura del concilio lateranense (1517),
ma la dovizia della m ateria fu s grande, che mi fu giuocoforza
decidermi a interrom pere colla morte di Giulio II (1513) perch
questa parte non diventasse eccessivamente estesa. Trattandosi
di pontificati cotanto decisivi come quelli di Alessandro VI e di
Giulio II, non mi parve opportuno ricorrere a una redazione pi
breve. Inoltre la diversit dei giudizi intorno ai predetti ponte
fici rendeva necessaria una trattazione minuta al possibile, la
quale finalmente era richiesta dallesteso e svariato materiale dar
chivio. Tra questo si trovano atti, che erano rim asti del tutto inac
cessibili alla pi recente indagine storica. Ci vale principalmente
per le comunicazioni date dallArchivio concistoriale del Vaticano
e dalle bolle e brevi di Alessandro VI nellArchivio segreto pon
tificio. Da tre secoli i registri del papa Borgia, in tutto 113 grossi
volumi in -4 (nn. 772-884), erano sta ti so ttra tti alia consultazione.
P er cortese mediazione del cardinale H e r g e n r t h e r , defunto pur
troppo nel frattem po, io ottenni neUa prim avera del 1888 il per
messo speciale di S- S. Papa Leone X III necessario per esaminare
quegli atti, lasciandomisi piena libert per il mio lavoro: liberailit, per la quale ripeto lespressione della mia pi rispettosa
riconoscenza al nobile dischiuditore dellArchivio segreto pon
tificio.
Offrirono complementi molto im portanti le relazioni damba
sciata degli archivi italiani, dei quali siano n otati in particolare
le collezioni a Mantova, Modena e Milano. Dei due prim i archivi
eransi bens serviti il G r e g o r o v iu s e il B a l a n , ma essi non erano

viri

Prefazione alla prima e seconda edizione.

sta ti per nulla esauriti. Cos nellArchivio Gonzaga in Mantova


trovai un documento, per il quale diventa insostenibile lopinione
di coloro, che vogliono assolvere Lucrezia Borgia da ogni colpa.
Di grande im portanza sono gli a tti dellArchivio di Stato in
Milano, che, oltre ai numerosi dispacci degli in viati ducali, pos
siede lintiera corrispondenza, in parte cifrata, col fratello duca
Lodovico il Moro, del cardinale Ascanio Sforza, che conosceva pro
fondamente i segreti dei Borgia. Malgrado lim portanza di questa
raccolta per la storia dei Borgia il G r e g o r o v iu s laveva di propo
sito ignorata a causa del disordine in cui era; in fatti cos scrive
egli nellAllgem. Zeitung 1878, nr. 76 Beil.: Non m i fu possibile
trarre alla luce dai cento indeterm inabili cassetti, in cui ora si
trovano sparpagliati, i dispacci degli oratori milanesi di quel
tempo a Roma, che possono contenere parecchie im portanti no
tizie . Una serie di belle scoperte m i compens largamente della
fatica fa tta nello scorrere quei documenti.
Cos per la narrazione che segue si fece per la prim a volta
uso dettagliato di tre dei prim i ragguardevoli archivi, insieme per
m ettendo a contributo il materiale di altri archivi e raccolte di
m anoscritti come pure nella maggiore possibile completezza la let
teratura stam pata ricca fuori dellordinario.
Pur non essendo escluso che da luoghi nascosti vengano alla
luce altri nuovi a tti per la storia del papa Borgia, tu tta v ia il m a
teriale pi sostanziale dovrebbe essere gi esaurito. In ogni caso
i documenti messi a profitto nel presente volume bastano a rendere
possibile un giudizio in complesso definitivo. Non pot certo dirsi
lultima parola in tu tti i punti e si sa che in genere rimane sem
pre largo campo alle indagini di dettaglio, ma dovrebbe essere
incontestabile ci che pi importante, vale a dire che dora in
nanzi ogni tentativo di salvare Alessandro VI vano.
Ebbi a disposizione un materiale inedito non meno ricco peti
i pontificati di Innocenzo V ili e Giulio II. Anche per le memora
bile protezione concessa allarte dal papa della Rovere, in specieI
per la storia della- costruzione di S. Pietro e per le relazioni d
Bramante con Giulio II sono riuscito a trovare nuovi interes
santi contributi inediti nellArchivio segreto pontificio, alla Biblio
teca Angelica di Roma e nellArchivio di Stato in Modena. Mi fu
dato di discutere la dettagliata e in parte nuova interpretazione
degli immortali capolavori artistici creati da Michelangelo e Raf
faello per commissione di Giulio II, interam ente col mio venerato
amico prelato F e d e r ic o S c h n e id e r , in parte con G ia c o m o B u r
c k h a r d t e ambedue si dichiararono consenzienti nella nuova spie

Prefazione alla prima e seconda edizione

IX

gazione degli affreschi raffaelleschi nella stanza di Eliodoro.


Ancora una volta esprimo qui la mia profonda e sentita ricono
scenza a costoro, come in genere a tu tti coloro, i quali mi aiuta
rono nel lavoro reso molto difficile dalla lontananza da una biblio
teca prim aria.
L u d o v ic o P a s t o b .
15 agosto 1895.

PREFAZIONE ALLA TERZA E QUARTA EDIZIONE

Erano scorsi solo due anni e mezzo dall uscita del presente
volume quando dalla casa editrice m i venne la notizia che ne
erano esaurite le due prim e edizioni. Questa prova del vivo inte
resse rivolto in larga cerchia alla Storia dei Papi, fu per me un
nuovo sprone per non rifuggire da alcuna fatica onde migliorare
e arricchire lopera. Prim a di tutto cavai partito il pi compietamente possibile da tutta la letteratura nazionale ed estera uscita
dal 1895 in poi, tenni conto delle giunte osservazioni fattem i e
finalmente m isi a contribuzione anche del materiale nuovo e ine
dito proveniente da Firenze, Parigi, Roma, Venezia e Vienna.
Il giudizio intorno ad Alessandro VI dovette rimanere immu
tato perch lopposizione sollevata in contrario, isolata del resto,
si fonda su argomentazioni di moderni scrittori prive di base.
Quanto alla questione Savonaroliana, trattata recentemente in
modo s vario, gi in un lavoro speciale uscito nel 1898 intervenne
la m ia spiegazione con una serie di critici: ci che fu pubblicalo
sulloggetto di poi esaminai coscenziosamente, tenni calcolo delle
osservazioni m eritevoli di considerazione e nelle note valutai i
novissim i ten tativi di completa apologia del memorabile uomo.
Quanto pi passionatamente fu da taluno condotta la difesa del.
Savonarola, tanto maggiore fu il mio sforzo per sostenere, anche
dopo, il mio punto di vista in maniera calma e rigorosamente
scientifica.
Anche questa volta dedicai cura speciale alle parti riguardanti
la storia dell arte, che gi nella prim a edizione avevano trovato
lapprovazione di eminenti specialisti, come B u r c k h a r d t , K r a u s ,
M O n tz e S t e in m a n n . Completa rifusione e ragguardevole amplia
mento toccarono ai punti riguardanti le relazioni dei letterati con
Innocenzo V ili, Alessandro VI e Giulio II. Quasi ogni capitolo

x ii

Prelazione alla terza e quarta edizione.

poi contiene aggiunte pi o meno estese. In conseguenza di ci,,


sebbene molte sezioni siano state accorciate lasciando da parte ci
tazioni nel testo e sebbene lappendice di documenti sia stata
stam pata in carattere pi piccolo, il presente volume cresciuto
tu ttavia di 70 pagine in cifra tonda.
L u d o v i c o P a s t o il
Innsbruck, 1) giugno 1899.

PREFAZIONE
ALLA QUINTA E SETTIMA EDIZIONE

Quando, alla fine del 1916, si rese necessaria una nuova edi
zione del presente volume, questo lavoro venne tosto intrapreso,
ma non pot da principio essere condotto a termine perch, in
conseguenza della guerra mondiale, era impossibile procurarsi la
letteratura straniera. Anche dopo la conclusione della pace, varie
difficolt insuperabili impedirono che potessi avere le relative
opere ed articoli di riviste apparsi dal 1914 in poi in Italia,
Francia e Inghilterra. Soltanto dopo che, per la chiamata alluf
ficio di m inistro plenipotenziario austriaco presso la Santa Sede,
fu i ricondotto a Roma, si offr lopportunit di m ettere a profitto
tu tta la letteratura straniera. Dovrebbe cos essermi riuscito di
utilizzare tu tti i risultati acquisiti dallo studio dei dotti anche
nei paesi non tedeschi. Con ci lopera di nuovo riportata com
pletam ente allo stato attuale della scienza.
La quantit della letteratura comparsa dal 1899 era s grande,
che quasi nessuna pagina del volume rim asta senza aggiunte
e miglioramenti. Fu dedicata speciale attenzione alle parti rela
tive alle a rti perch in fa tti si trattava delle immortali creazioni
di Bramante, Michelangelo e Raffaello, che, costituendo lapogeo
incontestato della ttivit artistica del rinascimento, avevano, in
modo particolarm ente vivo, affaticato la scienza. Mi tornarono
insieme molto utili i pregevoli contributi messi cortesissimamente
a mia disposizione da competenze cotanto eminenti come Cri
stiano Hiilsen e Giuseppe Sauer e con tutta la riconoscenza ricordo
questo gentile aiuto. E molto sono debitore anche al signor pro
fessore Lauchert di Aquisgrana ed al prelato dottor Paulus in
Monaco.
Tocc un aumento allAppendice. Io ebbi la ventura di ritro
vare nellArchivio segreto pontifcio un resto della corrispondenza

XIV

Prefazione, alla quinta e settima edizione.

di Alessandro VI degli anni 1493 e 1494- I pezzi pi im portanti


di essa, in numero di 44 , sono stam pati nellA pp. col. n. 56. Essi
non cambiano il quadro che avevo dato, ma lo fanno risaltare
pi vivam ente. Cos sono rese impossibili apologie del papa Borgia,
quali si tentano nuovamente in Italia e Spagna, del pari che lo
svisam ento fino alla m ostruosit di quanto noto, fa tto recente
mente da uno psichiatra milanese. Nel resto i documenti incediti
dellAppendice vennero accresciuti di soli pochi numeri, ma testo
e note vennero am pliati e ripassati in modo che il volume ha do
vuto essere diviso in due parti.
P asto r.
Roma, 31 m arzo 1924.

SOMMARIO
IN TR O D U ZIO NE
CONDIZIONI E VICENDE MORALI E RELIGIOSE DITALIA
NEL PERIODO DEL RINASCIMENTO.
D ovizia di vita religiosa e altezza della civilt m ateriale in Italia
a lla fine del secolo xv - G iudizio d i F . G uicciardini 3.
M ali p o litici e sociali dIta lia nel periodo del rinascim ento 4.
Il flagello divino delle m alattie contagiose 5-8.
Il gu asto m orale nel periodo del (rinascimento 8.
D ifficolt di dare un giudizio sin tetico sulla m oralit e religiosit
dunepoca - ombre e luci. N egli Ita lia n i non v mezza m isura n nel
bene, n nel m ale 8-9.
a.
U na profonda convinzione religiosa continua anche nel periodo
di tran sizione del rinascim ento. Sguardo sulla vita di fam iglia - nobili
donne 10.
D a llep isto la rio (li una gentildonna fiorentina 11.
P rofonda relig io sit dei la ic i a Firenze. F . D atini e Feo Beicari
12-13.
A p p u n ti p rivati come testim oni d i genuina piet. D agli appunti
del fiorentino G iovanni M orelli 13-14. D al libro di memorie di Giovanni
Rucelliai 14-15.
I l lib raio fiorentino V espasiano da B isticci 16.
D al diario dello speziale Luca Landucci 17-18.
V ita fam iliare religiosa 18-19.
I testam enti prova del sentim ento religioso del tempo 19-22.
II libriccino del governo d ella fam iglia di Giovanni Dom inici
23-25.
L opera a ben vivere dellarcivescovo santA ntonino 25-26.
P edagoghi cristian i. Maffeo V egio 26-27.
C ultura superiore della donna lideale della donna per il C asti
glione - erudite e pie donne 28-30.
Libri confessionali - cura della Chiesa per tu tti i ceti 30-3L
C arattere religioso delle corporazioni 31-32.
Le confraternite - loro im portanza per l arte 33-35.
A zione d i carit d elle confraternite 35-36.

XVI

Sommario.

Sviluppo delle confraternite in F iren ze e Roma - le confraternite


rom ane ilei (secoli xv e xvi - E stensione e im portanza delle m edesime
37-40.
Im portanza delle confraternite per lo sviluppo d ella poesia pojjolare religiosa 40-42.
F iorim ento del dramma sacro n ell'Ita lia del rinascim ento - D e v o
zio n e e r a p p r e s e n ta z io n e s a c r a 42-45. I l dramma della p assion e a Eom a
nel C olosseo 46.
D iffusione delle confraternite del R osario e del terzOrdine 47-49.
I fr a te lli d ella m isericordia cura dei poveri e degli inferm i 50-51.
O spedali F irenze, M ilano e Roma. Azione di carit dei p a p i 52-57.
R icco svolgim ento della carit cristiana anche n elle citt m inori 54.
P rosp etto sta tistico degli istitu ti di beneficenza 55.
L utero ed Eck intorno al fiorimento della carit in I ta lia 56-57.
Le creazioni d ellarte come testim onianza della fede 57.
Larte del rinascim ento 57-58.
Opere darte per chiese nel periodo del rinascim ento - prospetto delle
creazioni p i im portan ti nel campo dellarchitettura e d ella scultura
58-02.
C onsiderazioni per l apprezzamento dellarte del rinascim ento 62-03.
C arattere cristian o delle pitture del rinascim ento cristiano 63-64.
Larte commento della fede 65-67.
E gregi vescovi e cardinali 68-69.
I sa n ti e b eati del periodo del rinascim ento 70-71.
tu ttora vivo in tu tte le cla ssi un profondo sentim ento religioso
- si fa rigorosa distinzione tra officio e persona - ritorno al cristianesim o
prim a della m orte - rispetto d ei mezzi coercitivi ecclesiastici 72-75.
C ulto delle reliquie dei S an ti 75.
E n tu sia stic o culto di Maria magnificenza delle feste ecclesiastiche
- P rocessioni del C o rp u s D o m in i 75-78.
'Crescente culto del S antissim o Sacram ento - esem pi di piet 78-79.
P rocessioni e p ellegrinaggi 79-80.
b.
L Ita lia cristian a e non cristiana - C ontrapposti di quel tempo I l rinascim ento pagano - Illim ita to sviluppo dellindividuo 81. I l d esi
derio della gloria svolto fino al diabolico - il cielo pagano 82.
C attive conseguenze del rinascim ento u n ila tera le d e llan tichit figure orrib ili 83.
L usso e sfarzo d el periodo del rinascim ento - d etti di predicatori
- leggi contro il lu sso S4-87.
Ricchezza d I ta lia - lu sso esagerato, specie in Firenze 87-88.
[Usura e frode - usura di giudei e cristian i 8S-90.
I F rancescani e le pubbliche case di p restito (m o n te s p ie t a ti s ) 90-92.
Movimento an tisem ita 92-93.
La Santa Sede a favore d ei m onti di piet 93.
La passione pel giuoco e l im m oralit 94-95.
Depravazione principalm ente n elle cla ssi colte ed elevate: nei prin
cipi italian i. G li E ste - F erran te d i X apoli - Lorenzo de Medici 96-98.
Corruzione a Venezia 98.
Condizione morale della societ non facente parte della Corte - fonti
m alsicure 99.

Som m ario.

XVII

G lorificazione dellad ulterio da parte dei novellieri - la questione


d el divorzio 100.
iL'O rla n d o fu r io so d ellA riosto sotto il riguardo della morale 101.
La commedia ita lia n a moderna e la sua diffusione. Commedie im
m orali dellA riosto, del Bibbiena e del M achiavelli (La Mandragola)
102-104.
M alvagio influsso della scena - Contrapposti di q uellet 105.
Schiave orien tali in Ita lia - celibato 105-106.
L'im m oralit pubblica. R ifiorim ento delle antiche etre - il disor
dine delle cortigian e a V enezia e Roma 107-10S.
A zione d ella C hiesa contro la corruzione d ei costumi 109.
R itorna in vita il vizio nazionale dei greci - sua estensione in Ita lia
110- 112.
A m m azzam enti nelle chiese - l assassin io compiuto per ragioni di
S tato. Indifferenza religiosa - Il M o rg a n te m a g g io re del Pulci 11211.'!.
I fautori del falso rinascim ento - Levangelo del piacere del V alla 113.
N iente rottura com pleta colla Chiesa da parte degli um anisti cat
tiv i - iso la ti e tosto p un iti i difensori di idee ereticali 113-115.
Ondeggiam ento degli um anisti fra il libero pensiero e la fede G iovanni P ontano e A ntonio G alateo 115-117.
Indebolim ento del sentim ento religioso presso g li um anisti. Me
scolanza di paganesim o e cristianesim o - tu tta la v ita prende forme
antiche 117-120.
II C ortesio introduce nella scienza teologica la fraseologia pa
gana 120.
A driano d a Corneto nellopera n u lla vera filosofia rigetta tutte le
scienze 121-122.
P osizione della Chiesa di fronte a lla scienza, in ispecie al rina
scim ento 122-123.
A strologia e astrologi nel periodo del rinascim ento 123-125.
Oppugnazione e diminuzione d ell astrologia - superstizioni di altro
genere 126-127.
I filosofi del periodo del rinascim ento - Pletone, Bessarione, Mar
silio F icin o e Pico della M irandola. Accademia platonica 128-130.
La questione dellim m ortalit e natura dellan im a - decisione del
concilio lateranense 130-131.
P ietro Pompon azzi nega l'im m ortalit dellanima e muore suicida
131-132.
N ilo e C ontarini contro il Pomponazzi 133.
M achiavelli, il rappresentante pi geniale del fa lso rinascim ento
- sua vita im morale 133-135.
II D el p r in c ip e di M achiavelli esalta il distacco della p olitica dal
cristianesim o. M achiavelli considera lan tichit come regola incondizio
n ata per il presente 135-137.
L 'invito d el M achiavelli all'un it d Ita lia nna fa n ta sia 138.
Odio di M achiavelli contro i preti e il cristianesim o in genere
Illustrazion e degli attacchi di M achiavelli contro i papi 138-142. Nel
suo P rin cipe giunge a llapogeo il falso rinascim ento 143.
M ondanit del clero ita lia n o dai M endicanti fino a lle cim e pi alte
144-145.
P a s to r,

Storia dei Papi, D I.

XVIII

Sommario.

Riform e clau strali - elem enti m igliori 146-147.


c. I predicatori ili penitenza del periodo del rinascim ento 147-149.
S traordinari successi d ei predicatori di penitenza - loro coraggio
149-152.
A bu si nella predicazione 153.
Girolam o Savonarola riunisce in s m olti dei la ti cattivi e buoni
della predicazione d allora. Carriera del Savonarola. M aniera e im pres
sione d elle sue prediche 154-158.
Savonarola e Lorenzo d e Medici 158-159.
Savonarola circa la corruzione del clero 160.
Savonarola si im m ischia in cose politiche - sua riform a d ella costi
tuzione fiorentina 160-163.
Savonarola riform atore e profeta 164-166.
Savonarola non fu un nem ico della scienza e dellarte - opposizione
sua alle aberrazioni dellarte - esempi - suo influsso su gli a rtisti 167-175.
Precipitata e in p arte esagerata a ttiv it riform ativa del Savona
rola - rigore d elle sue prescrizioni - spionaggio e inquisizione a mezzo
di giovanetti 175-179.
M alumori e discordia in Firenze 179-180.
L ati pericolosi della ttiv it del Savonarola - suo fanatism o politico
e caduta 181-185.
F irenze dopo la morte del Savonarola - perch fece naufragio la
riform a della Chiesa per opera del Savonarola 185-186.
(in a li forze m ettesse in movimento il Savonlarola abbandonando il
fondam ento d'ogni riforma in senso cattolico, v a le a dire la subordina
zione alln suprema legittim a autorit 186.
M artino di Brozzi, il profeta pazzo - P ietro Bernardino, aderente
del Savonarola, antipapa - fine nel 1502 della setta da lui fondata 187-189.
Il profeta Girolam o da Bergam o 190.
Il concilio lateranense contro i monaci ed erem iti profetanti 190-191.
Il profeta Francesco da M ontepulciano a F irenze 191-192.
P rofeti anche in altre parti d'Italia - Girolam o da Siena 192-194.
F ra Bonaventura papa angelico a Roma nel 1516 - ferm ento degli
sp iriti - necessit duna riforma delle cose ecclesiastiche - presentim ento
duna catastrofe 195-198.

LIBRO I.
INNOCENZO V m . 1484-1492.
1. Torbidi in Roma dorante le vacanze della Sede apostolica. Elezione e prin
cipio del governo dInnocenzo VIII.
Movimento generale contro i nepoti e com patriotti di S isto IV .
Girolam o Hiario e C aterina sua m oglie - situazione difficile a Roma accordo con Girolam o Kiario e stabilim ento della pace 201-203.
In izio del conclave - grande numero degli elettori e loro carattere
203-204.
Capitolazione elettorale opinione dei contemporanei sui candidati
a lla suprema dignit 204-205.

Sommario.

XIX

La diplom azia italian a e l elezione pontificia del 1484, 205-200.


Il cardinale B orgia capo d ei cardinali fautori della lega - naufragio
dei suoli sforzi per raggiungere la tia ra 200-207.
G iuliano della Rovere, capo del p a rtito contrario, d m ano al C a r
dinal Cibo, clie diventa papa 208.
Vita antecedente di Innocenzo V i l i e suoi genitori - sua giovent
e carriera ecclesiastica 208-210.
C arattere del nuovo papa - influenza grandissim a d i G iuliano della
Rovere 210-211.
Incoronazione d el papa e presa di possesso del Laterano 212.
Condizioni difficili specialm ente sotto laspetto finanziario - buoni
propositi di Innocenzo V i l i - lieto inizio d i governo 213-215.
Il papa amimila - sua debolezza - contese dei Colonna e degli Or
sini 215.
2. Disaccordi del papa con Ferrante di Napoli (1484-1487). Parentado con Lo
renzo de Medici.
Turbamento delle relazioni tra Roma e N apoli 216-217.
Innocenzo V i l i cerca a lle a ti - rottura aperta con N apoli nel 1485
Innocenzo costretto a partecipare alla guerra dei baroni napoletani 218.
Il cardinale G iovanni dAragona, che doveva tentare una m ediazione
tra Roma e N apoli, muore d i peste - La Santa Sede fa sua la causa dei
baroni napoletani 218-219.
F errante di N apoli e M attia Corvino m inacciano il papa di un con
cilio - Roberto Sanseverino vessillifero della Chiesa 220-221.
A lfonso di C alabria sotto Roma - Minacce d i V irginio O rsini - Roma
bloccata - com battim enti nei dintorni 222-224.
Il papa am m ala - cerca aiu to presso la F rancia 224-225.
Pericolosa situazione del papa - pace fra Roma e N apoli nell'agosto
del 1486, 225-227.
F errante viola la pace e m inaccia a llestrem o il papa - debolezza e
irrisolntezza di Innocenzo V i l i , 227-229.
Ribellione di B occolino Guzzoni a Osimo - suoi rapporti coi Turchi accordo con Ini 229-230.
Ferrante spinge a llestrem o la lotta con Innocenzo V i l i - il nunzio
pontificio offeso - debolezza del papa 230-232.
M atrimonio d i F ranceschetto Cibo con Maddalena d e Medici - im
portanza di esso 233-234.

3. Scompigli in Romagna. Contese e pace Anale fra Roma e Napoli.


Rivoluzione a F orl - contegno del papa di fronte agli scom pigli in
liom agna - ribellione dAncona 235-236.
Sforzi di Innocenzo per la pace - contegno ostile a Roma del re di
N apoli, che aiu tato da M attia Corvino 237-238.
Innocenzo V i l i s i sforza d'aver aiu to dal di fuori - F errante d i N a
poli deposto dal papa (settem bre 1489) 239-240.
Contegno provocante del re napoletano contro il papa abbandonato

Sommario.

XX

da tu tte le potenze - intollerabile condizione del pontefice - ]>ericolo che si


ripeta l esilio avignonese 240-212.
Continua in disposizion e di Innocenzo V i l i , 242-244.
Il
contegno degli S tati ita lia n i nelle contese tra A scoli e Fermo
determ ina ia concludere un componimento con N apoli nel 14!)2, 244-245.
F erran te si attacca a Roma - vano ten tativo della F rancia di otte
nere l in vestitura di N apoli 245-247.
4. La questione orientale. Il principe turco Djem in Roma. Caduta di (iranata.
Morte del papa.

Sforzi di Innocenzo V i l i per allontanare il pericolo turco - dannosa


influenza delle controversie con N apoli 248-249.
P rogetti del papa per la crociata nel 1487 - Raim ondo P eraudi in
Germ ania - il clero tedesco nega la decim a turca 249.
Nunzi pontifici in F rancia - loro trattative su lla guerra turca sforzi per la pace d egli in viati pontifici 250-254.
Il principe turco Djem viene in potere del papa 255-256.
Djem a Roma - descrizioni di contem poranei del principe turco
257-260.
Il sultano m inacciato a mezzo di Djem 260.
Il
congresso per la crociata in Roma n ellanno 1490 - avvenim enti
ostacolan ti la guerra turca 261-266.
Am basceria turca in Roma 266-268.
La conquista di G ranata - im portanza di questo avvenim ento - La
Spagna entra n elle cose italian e 268-269.
Il
sultano manda a Roma la Sacra Lancia, che vi solennem ente ri
cevuta 270-271.
M alattia disperata e m orte del papa 271-273.
TI monumento sepolcrale di Innocenzo V i l i in S. P ietro 274-275.
5. Relazioni di Innocenzo V ili eou larte e con la scienza.

Confronto tra la Roma d i S isto IV e quella dInnocenzo V i l i - a tti


vit edilizia di Innocenzo A'III - la V illa M agliana e il Belvedere v a ti
cano 276-280.
P in tu ricch io e Mantegna al servizio del papa a ttiv it di a ltri p it
tori in Roma 281-283.
Tendenze letterarie di Innocenzo V i l i - P oliziano - relazioni con altri
um anisti ed eruditi - discorsi a lla presenza del papa - la V aticana dediche - rinascita del dramma classico 283-289.
Scoperta del cadavere duna fanciulla romana n e llaprile del 1485,
290-291.
t$. Dirosa della libert e della dottrina della Chiesa. Lo bolla del 14S4 contro
lo tresche. Condizioni morali alla Corte di Roma. Mondanit dei cardinali.
Controversie politico-ecclesiastiche con Venezia 292-293.
Innocenzo V i l i difende la libert ecclesiastica di fronte a F irenze Bologna e M ilano - conflitti p olitico-ecclesiastici con l Ungheria e la
F ran cia (M attia Corvino e C arlo V i l i ) 293-295.

Sommario.

XXI

U surpazioni d i a ltri governi - concessioni del papa a Ferdinando


di Spagna - canonizzazione di Leopoldo marchese dA ustria - introdu
zione di altre canonizzazioni 295.
Relazione d i Innocenzo V i l i cogli Ortiini 295-298.
Tutela della dottrina ecclesiastica - Valldesi e Hus'siti 299-300.
Pico della M irandola - condanna delle sue tesi per Innocenzo V i l i
300-302.
La questione giudaica nella Spagna - uccisione di P ietro Arbues cacciata dei Giudei d alla Spagna 302-303.
La cosidetta bolla delle streghe del 1484 - contenuto, im portanza e
conseguenze della m edesim a 304-300.
Innocenzo V i l i e la questione della riform a - azione contro i concuhinarii - confutazione duna calunnia d e llInfessura 307-308.
P unizioni di fa lsa rii d i bolle pontificie 308.
Uffici venali in Curia - penuria finanziaria - ven alit d eg li im piegati
papali - brutte condizioni in R o m a -eccessi d i Franeeschetto Cibo 309-311.
Morti nel collegio cardinalizio 311-312.
Nomina di nuovi cardinali 312.
G iovanni de Medici d estin ato fan ciu lletto a llo stato ecclesiastico lavorio del padre per ottenergli l>enefici 313-314.
G iovanni de* M edici fa tto cardinale e viene a Roma - lettera esor
tatoria d i Lorenzo de Medici al figlio cardinale 314-316.
Morte del cardinale Marco Barbo - m ondanit del collegio cardina
lizio 317.
Il
cardinale Rodrigo B orgia - sua ricchezza e v ita im m orale - Vanozza de O ataneis 317-318.
I fi pii di Rodrigo B orgia - vengono legittim ati e provvisti in Ispagna
- il palazzo del can i inai B orgia e suo sontuoso arredam ento 319-321.
Sentim ento mondano, ricchezza e sfarzo dei ca rd in a li A scanio Sforza,
Sanse verino, B. Orsini e B alue 321-322.
II cardinale G iuliano della Rovere 323.
Potenza dei cardinali divenuti mondani - Presentim ento di un pros
simo castigo divino - ter rib ili profezie 324-326.

LIBRO I I .
ALESSANDRO VI. 149^1003.
1. Elezione e incoronazione di Alessandro VI. Comincia II nepotismo. Contese
e riconciliazione con Ferrante di Napoli. La creazione cardinalizia del
settembre 1493.
Situazione difficile dopo la m orte di Innocenzo V i l i 329-331.
In izio del conclave - sta to dei p a rtiti nel collegio cardinalizio - la
diplom azia e lelezione papale - N apoli e Francia per G iuliano della Ro
vere 331-332.
R ivali di G iuliano della Rovere - ricchezza e potenza del Borgia
la situazione a lla v ig ilia del conclave 332-333.
I
prim i scru tim i - mene sim oniache nellelezione dA lessandro V I prove documentarie delle ricom pense date agli elettori 333-336.

XXII

Sommario.

Lan nalista della C hiesa su llelezione papale del 14!*2 - giudizio dei
contemporanei su A lessandro V I - descrizione del suo carattere e del
suo fisico 337-340.
Idee m orali rila ssa te di quel tempo - giudizi contem poranei sulla
elezione sim oniaca di A lessandro V I, 340-341.
M agnificenza della incoronazione del papa - im pressione dell'elezione
d A lessandro V I - erronee affermazioni del G uicciardini - contegno di
F erran te di N apoli 341-344.
M alcontento del governo veneto per lelezione di A lessandro V I am basciate per l obbedienza degli S ta ti ita lia n i - discorsi degli in v ia ti im pressione dellelezione d i A lessandro VI a llestero. G iudizio del cro
n ista tedesco Erm. Scliedel 345-347.
I
prim i a tti di governo dA lessandro svegliano in m olti buone spe
ranze. M oderazione neHandam ento della corte. Buoni propositi del papa
847-349.
Incipiente nepotism o di A lessandro V I. Cesare B orgia arcivescovo
di V alencia - N uovi legati 349-350.
Lucrezia B orgia - suo esterno e carattere - va prosciolta d alla m ag
gior p arte delle accuse accum ulate su di lei, m a non d a ogni colpa, 350-353.
Cesare Borgia - suo carattere - suoi ritra tti 353-355.
Turbamento d elle relazioni tra Roma e N apoli - infruttuosa m is
sion e di Federigo dAragona 356.
In trigh i del re napoletano contro il papa - contesa per Cerveteri e
A ngu illara. O stilit fra A scanio Sforza e G iuliano della Rovere, Ten
sione crescente con Na]M>li 357-359.
La lega del 25 ap rile 1493 - F errante di N apoli attacca personal
m ente A lessandro V I, 359-360.
Nozze di Lucrezia Borgia con Giovanni Sforza d i P esaro 360-361.
Lopez de Ila r o come in viato di Ferdinando il C attolico a Roma
361-363.
M inacce di F errante - sue nuove tra tta tiv e col papa - riconciliazione
e vincoli d i fam iglia con N apoli 363-364.
In fruttuosa m issione di Perron de B aschi - T e m p o r a n e a caduta di
A scanio Sforza - Nuovo turbam ento d elle relazioni con N apoli 364-365.
La creazione cardinalizia del settem bre 1493. Cesare B orgia e
A less. F arnese ricevono il cappello rosso. G iulia Farnese e A lessan
dro V I. 366-367.
M alcontento d ei cardinali dopposizione 367-368.
2. Alfonso II di Napoli in Ipci con Alessandro VI. Fu^a del cardinal Giuliano
della Rovere. Discesa di Carlo V ili In Italia.
Nuova rottura tra A lessand ro V I e Ferrante di N apoli - morte di
quest'ultim o 369-370.
In trigh i di C arlo V i l i d i F rancia - A lessandro V I riconosce A l
fonso I l di N apoli - m inacce den F ran cesi 370-372.
G iuliano della Rovere e A lessandro V I - fuga d i G iuliano in F ran
cia 372-373.
Incoronazione dA lfonso I I e m atrim onio di Tofr Borgia 373.

Sommario.

XXIII

Carlo A'III d i F rancia - sua mira su llIta lia e minacce contro A les
sandro V I, 374.
Defezione dei Colonna - somma paura del papa - sue relazioni col
sultano 375-376.
Provvedim enti di A lessandro V I e d i A lfonso I I per la d ifesa - peri
colosa situazione del papa 376-378.
C arlo V i l i in Ita lia - forza dellesercito francese - fisico del re suoi v asti progetti 379-380.
8. Marcia trionfale di Carlo VIII attraverso la Lombardia e la Toscana alla
volta di Roma. Penosa situazione e perplessit di Alessandro VI. Ostia in
potere dei Colonna. Delezione degli Orsini. I Francesi alle porto di lioma.
P rofezie del Savonarola avverate d alla m rcia trion fale di
Carlo V i l i - indescrivibile costernazione degli Ita lia n i 381-382.
R ivolta dei S avelli e d ei Colonna - questi ultim i occupano Ostia
e vi issan o la bandiera francese 383-384.
C arlo V i l i in Toscana - caduta dei M edici 384.
Carlo V i l i non riceve il cardinale legato Piccolom ini e riceve il
Savonarola 385.
I
F rancesi in F irenze - m inaccioso m anifesto d i C arlo V i l i del
22 novembre 1494, 385-386.
Timore del papa - sua disperata situazione. V ani ten tativi di gua
dagnare il papa alla F rancia - In u tile m issione presso Carlo V i l i dei
cardinali P eraudi e Sanseverino - fallim en to totale della p olitica di
Alessandro VI, che invano va in cerca di aiu to 387-390.
Confusione in Roma - p erp lessit d i A lessandro V I, 390-392.
P atto circa lentrata dei F rancesi in Roma 393-394.
4. Carlo VIII in Roma e Napoli. La lega santa del marzo 1495. Fuga del papa.
Ritirata del Francesi dairitalia.
Ingresso dellarm ata francese in Roma il 30 dicembre 1494, 395-396.
I
card in ali e C arlo V III - pretese e m inacce di C arlo V i l i - P a
nico in Roma. A lessandro V I fugge in Gas tei S. A ngelo 396 397.
A lessandro VI m inacciato di deposizione - C arlo V III manca di
serii propositi per la riform a della C hiesa 398-399.
Minacce dol re francese al p apa - convenzione d el 15 gennaio 1495
di A lessandro V I con Carlo V i l i , 399-400.
M alcontento dei cardinali dellopposizione - G iuliano della Rovere
irreconciliabile - abboccam ento tra il papa e il re - C arlo V i l i presta
obbedienza ad A lessandro V I. Nom ina di due cardinali francesi 401403.
Partenza dei F rancesi da Roma - gli am basciatori spagnoli scon
sigliano Carlo V i l i d a llandata a N apoli - F uga del cardinale Cesare
Rorgia 404.
I
F rancesi conquistano con m eravigliosa rapidit il regno di Na
poli 405.
C arlo V I I I e Li questione della crociata 406.
Morte repentina del principe turco Djem 406.
C attivo influsso per l esercito francese del soggiorno a N apoli Comparsa della sifilide 407-408.

XXIV

Sommario.

Fora nazione duna coalizione antifrancese - la lega santa del


m arzo 1495, 108-409.
R itira ta d i C arlo V i l i - trattativ e sue col papa - confusione in
Roma - A lessand ro V I sfugge a un incontro col re francese. C arlo V i l i
a Roma per la seconda volta 410-412.
V iaggio di ritorno d i C arlo V i l i . Savonarola al suo cospetto 413.
La p attuglia di F ornovo il 0 di luglio del 1495 - sconfitta dei
F ran cesi 413-415.
R itorno del papa a Roma - naufragio dei progetti d i Carlo V i l i
415 41.
Grande inondazione del Tevere nel dicembre del 1495, 416419.
R itrovam ento dun m ostro - tim ore dei Romani d i nuovi m ali spaventose profezie del Savonarola 419-420.
5. Cacciata del Francesi da Napoli. Spedizione di Massimiliano I in Italia.
Guerra infruttuosa di Alessandro VI contro gli Orsini. Assassinio del duca
di Gandia. Disegni di riforma del papa,
S talo delle cose dopo l'andata d i C arlo V i l i - Sforzi d i A lessa n
dro VI per cacciare i F ran cesi da N apoli - fine della signoria fran
cese a N apoli - accesso delPIngliiltertra alla lega 421-422.
Infelice spedizione di M assim iliano I in Ita lia (1496), 423 424.
A lessandro VI apre la guerra contro linsubordinata a lta nobilt
d ello stato pontificio - infruttuosa guerra del papa contro g li O rsini assedio del castello di Bracciano - sconfitta dei pontifici presso So
riano il 25 gennaio 1497, 424-427.
Sfavorevole condizione del papa dopo l in felice guerra contro gli
O rsini le m aest spagnole ottengono il titolo ili ca tto lic h e . Gonsalvo d i Cordova strappa O stia ai F ra n cesi 427428.
N epotism o e vita immorale di A lessandro V I, 428-429.
Rinforzo del partito spagnolo nel collegio cardinalizio - il duca
d i Gandia ottiene l'investitura di Benevento e Terracina - Cesare Borgia
nom inato legato per l'incoronazione d el re di N apoli 42!).
.M isteriosa u ccisio n e d el duca di G andia (g iu g n o 197) 430-431.

Im menso dolore di A lessandro V I per luccisione del figlio - con


getture intorno agli a ssassin i 432433.
T utte le indagini circa gli assassin i senza risu lta to - relazione del
cardinale A scan io Sforza. Sospetto contro Giovanni Sforza 433434.
P rop ositi di riform a di A lessandro V I - concistoro del 19 giugno 1497,
434435.
Lettere di condoglianza 436-437.
N uove congetture sugli assassin i del duca d i Gandia - il cardinale
A scanio certam ente innocente 438.
Probabilm ente anche Giovanni Sforasi non ebbe p arte n ell'assassin io
- gravi m otivi di sospetto contro gli Orsini, che A lessand ro V I perse
guita come gli a ssa ssin i del figlio 43S-440.
11
duca di Gandia secondo ogni apparenza fu ucciso in un'avventura
damore - Cesare Borgia alcuni anni dopo incolpato a torto d ella ssa s
sin io -440443.
P ro g e tti di riform a d i A lessa n d ro V I, 444-445.

Sommario.

xxv

Contenuto della grande bolla d i riform a d i A lessandro V I, 446448.


La causa della riform a differita - poi dim enticata - A lessandro V I
non ha pi energia per cam biar vita e cade sempre pi in b alia di Ce
sare Borgia - Cesare Borgia legato per l'incoronazione del re d i N apoli
- su o progetto di deporre la d ign it cardinalizia 419450.
Scioglim ento del m atrim onio infecondo d i Lucrezia con G iovanni
Sforza - gli scandali di casa Borgia ingrossati ancor pi dai contem
poranei - eccitazioni del popolo 450-452.
6. Savonarola e Alessandro VI.
Speranze in una riform a a mezzo del Savonarola - Indifferenza
di A lessandro V I d i fronte a lle coraggiose dichiarazioni del Savonarola
453454.
Nemici del Savonarola - sue speranze n ellim m orale re di F ran cia
e suo fanatism o - intervento di A lessandro V I - sua m oderazione 454455.
Savonarola s i rifiuta d'obbedire, come doveva, al papa 455-402.
Prediche eccessivam ente ap passionate del Savonarola contro i vizi
di Roma 403.
Grande moderazione di A lessandro V I - necessit di un provvedi
mento 4f>3404.
Breve pontificio del 7 novembre 1496 - disobbedienza del Savona
rola 404-405.
T rattative di A lessandro V I cogli in viati di F irenze 400.
Linguaggio senza riguardo del Savonarola - piega sfavorevole al Sa
vonarola in Roma e F irenze 400468.
A lessandro VI scomunica Savonarola (13 m aggio 1497) 408-470.
Nuovo esame della faccenda del Savonarola da parte di cardinali
- la p ossib ilit di un am ichevole componimento gu astata dalle intempe
ranze del Savonarola 471.
f ili am basciatori fiorentini a Roma intervengono a favore del Sa
vonarola 472.
Azioni sacrileghe del Savonarola - sotto l'egida del potere civile e
sprezzando le decisioni pontificie il Savonarola rip iglia le sue prediche
(febbraio 149S) e difende il dispregio in che egli tiene la scomunica
pontificia 473-476.
A ttacchi del Savonarola contro il clero e prediche violente 477-478.
Letizia dei nemici del Savonarola per il suo contegno provocante
- A lessandro V I minaccia l'interdetto ed esige la consegna del Savona
rola. La punizione di colpe ecclesiastiche sta in prim a linea 478-479.
T rattative d ellin viato fiorentino con A lessandro V I - strano con
tegno della Signoria 479481.
Savonarola caldeggia un concilio per deporre il papa - fine del con
tegno del papa in com plesso finora m ite 481484.
C angiam ento a F irenze a sfavore del Savonarola 484-488.
Savonarola e la prova del fuoco 488-489.
Contegno della Signoria quanto a lla prova del fuoco - disapprovata
da A lessandro V I, 489490.
La prova del fuoco non si avvera il 7 aprile 1498 - caduta del Savo
narola 490-494.

XXVI

Processo e tortura del Savonarola 494496.


D efezione in m assa dei seguaci del Savonarola 496497.
Condanna ed esecuzione del Savonarola 497498.
G iudizio tinaie sul Savonarola, che non fu un precursore d ella cosi
detta riform a, ma rappresent in pratica delle tendenze antiecclesiastiche. La riform a non si raggiunge colla disobbedienza 49S-501.
Lopera dello S chnitzer su l Savonarola 502-503.
7. Cesare Borgia depone la dignit cardinalizia e diventa duca di Valenza.
Cambiamento della politica papale. Lega di Alessandro VI con Luigi XII.
Morte d i C arlo V i l i di F ran cia - am biziosi progetti d i Luigi X II di
F ran cia, col quale A lessandro V I entra in stretta relazione 504-505.
Lo scioglim ento del m atrim onio del re francese - circostanze che in
fluirono au laccosta mento e lalleanza del papa colla F rancia 506.
C esare B orgia intende tornare al secolo e sp osarsi con una prin
cipessa - va in fumo il suo m atrim onio colla figlia del re d i N apoli - m a
trim onio di Lucrezia Borgia con A lfonso di B isceglie 506-507.
D issid io e m isteriosa unione degli O rsini e Colonna diretta contro
A lessandro VI, 508.
Cesare Borgia depone la d ignit cardinalizia, diventa duca di V a
lenza e con sfarzo principesco va in F ran cia (autunno 1498). 508-510.
Il
Portogallo fa al papa 1a m inaccia d i un concilio - tensione col
cardinale A. Sforza - gli am basciatori spagnoli fanno per m otivi politici
la stessa mimK-eia degli in viati portoghesi - violento scam bio di parole
con A lessandro V I, 510-512.
C ritica situazione del papa n ella prim avera del 1499 tensione colla
F ran cia - tendenze antirom ane in -Germania e Spagna 513-514.
Benevento restitu ito a lla Chiesa - concessioni alla Spagna - nozze
di O s a r e B orgia con C arlotta dA lbret 514.
A lessandro V I passa dalla p arte di F rancia e Venezia - il cardinale
A scan io Sforza lascia Poma - nepotism o del papa 515-516.
8. I Francesi a Milano. Cesare Borgia conquista Imola e Forli. Restaurazione
di Lodovico il Moro. Luigi XII guadagna Milano per la seconda volta.
Stato d'anarchia a Roma. Assassinio del duca di Bisceglie. Leggerezza e
nepotismo di Alessandro VI. II regno di Napoli diviso tra la Francia e
la Spagna.
L uigi X II di F ran cia conquista M ilano (autunno 1499), 517-518.
Nepotism o di A lessandro V I - si decide la conquista della Romagna
a mezzo d i Cesare B orgia 518-519.
Cesare Borgia conquista Im ola e F orl - morte del cardinale Juan
B orgia - i F rancesi perdono la Lombardia 519-520.
Ritorno di Cesare a Roma - sua potenza 520.
La catastrofe di Lodovico il Moro a N ovara (aprile 1500) - il car
dinale A scanio Sforza prigione dei F rancesi 521.
A narchia in Roma. U ccisione del duca di B isceglie - A lessandro V I
ha paura di Cesare Borgia 522-524.

Som m ario.

XXVII

A lessandro VI in pericolo d i vita - sua leggerezza e nepotism o


524-525.
N unzio fisso a V enezia 526.
^Cesare Borgia duca di Romagna 526-528.
A lessandro V I approva la spartizione del regno di N apoli tra la
F rancia e la Spagna 528-530.
9. Alessandro VI e la guerra turca negli unni 1499-1502.
La questione turca dal 1492 al 1498 e l'atteggiam ento di A lessan
dro V I, 53L
V ittorie turche nel 1499 - consulte in Roma su lla questione della cro
ciata 532-535.
B olla per la crociata d el 1 giugno 1500 - tassazione degli officiali
di curia e dei card in ali per la guerra turca - ruolo della tassazione rela
tivo a i contributi dei cardinali 535-537.
Indifferenza delle i>otenze cristiane di fronte a llavanzarsi dei Tur
chi - provvedim enti d i A lessandro V I per com battere il Turco - vana
legazione del cardinale Peraudi in Germania 538-541.
A tteggiam ento d ellInghilterra e della F rancia nella questione turca
appello del clero francese a'1 concilio 542.
In U ngheria manca lo sp irito di sacrificio - a ttiv it di Tonini. Bakcz - lega fra l U ngheria, Venezia e il papa contro i Turchi (maggio
1501), 542-543.
Successi della flotta veneto-spagnolo-pontificia - conquista di S. Maura
543-544.
Ci che fece A lessandro V I per la causa turca 544-545.
10. I.otta contro 1 Colonna. Lo Stato pontificio in mano dei Borgia. Matrimonio
di Lucrezia Borgia con Alfonso di Ferrara. Cesare Borirlo padrone d! Roma
e duca di Romagna. Congiura dei condottieri contro Cesare: sopraffazione
e sterminio dei medesimi. Strettezze degli Orsini. Dissapori del papa colla
Francia. I vasti disegni di Cesare infranti dalla morte di Alessandro VI.
A zione di A lessandro V I contro i baroni romani 546.
N epotism o e im m oralit di A lessandro V I - la calunnia d'incesto
547-550.
M atrim onio di Lucrezia B orgia con A lfonso di Ferrara 551-552.
V ita irrepreusibile di Lucrezia duchessa di F errara 553-554.
C esare Borgia tiranno di Roma - lib ello contro i B orgia 555-557.
Indifferenza di A lessandro V I contro attacchi - allargam ento a llo
epigramma satirico - il P asquino - poesie e figure derisorie contro il
papa 557-560.
A lessandro V I e Cesare Borgia vanno a Piom bino - disegno di Ce
sare su lla Toscana - C esare conquista Urbino e Camerino 560-562.
Congiura dei condottieri contro Cesare, che sopraffa e annienta i
nem ici - la tragedia di S en igallia 563-565.
A lessandro A'I contro gli Orsini - panico in Roma - m orte del cardi
nale Orsini 566.

xxvm
Campagna li Cesare contro gli O rsini - sconfitta dei F ran cesi a N a
poli - il cardinale M ichiel probabilm ente avvelenato da Cesare - nomina
sim oniaca d i cardinali 567-570.
M alattie e m orti in Roma 570-571.
A lessandro V I e Cesare am m alano contemporaneamente d i m alaria
572-57.'!.
Morte del papa il 18 agosto 1503, 574.
A lessandro V I certo non fu avvelenato, ma soccombette a lla febbre
m alarica romana 574-577.
G iudizio tinaie su A lessandro V I, 577-582.
U La d ign it di S. P ietro non vien meno neanche in un indegno suc
cessore 582.

11. Attivit ecclesiastica di Alessandro VI. Il gran giubileo dellanuo 1500.


Kditto di censura. Missioni in America e Africa. Arbitrato pontificio sul
possesso coloniale degli Spagnoli e dei Portoghesi.
Tutela e favoreggiam ento degli Ordini 583-58-1.
D ifesa della libert ecclesiastica 585.
( ulto dei san ti - introduzione di canonizzazioni 586-587.
U lteriore attivit ecclesiastica. Il gran giubileo del 1500 - ragguar
devole numero di p ellegrini 587-591.
Romei fam osi - Niccol Copernico 592.
B rutte im pressioni dei pellegrini - Cesare B orgia ottiene denaro del
giubileo 592-593.
Linondazione del Tevere del novembre 1500, 593-594.
Estensione del giubileo - 'legazione del P eraudi in Germ ania 594-595.
E d itto di censura del 1* giugno 1501 per la Germ ania 596-597.
A zione contro eretici - Tolleranza verso i Giudei e concessioni alla
inquisizione spagnola - azione contro i M arrani 597-599.
M issioni in G roenlandia 599-600.
Sentenza arb itrale del papa circa il possesso coloniale degli S pa
gnoli e dei Portoghesi - m erito del papa: infondatezza delle accuse sol
levate contro di lu i per questo affare 600-603.
M issionari in Am erica e A frica 603-605.

12. Attinenze di Alessandro VI colla scienza e le Arti.


A lessandro V I e le universit 606 - suo atteggiam ento verso gli uma
n isti e i dotti prediche a l cospetto del papa. I fra telli B randolini
007 609.
Letterati favoriti da A lessandro V I. 610-613.
Spagnoli e costumi sp agnoli alla corte di A lessandro V I, 614-619.
Cure del papa j>er la citt Leonina - v ie - distruzione d ella meta
di Romolo 619-621.
Trasform azione d i C astel S. Angelo. A ltri la v o ri ed ilizi 622-624.
Costruzioni in V aticano - lappartam ento Borgia in V aticano e le
sue decorazioni a pitture del Pinturicchio 624-632.

Sommario.
Pitture del P inturiecliio a C astel S. A ngelo
Lavori di restauro in Roma - ricostruzione
minute 632-633.
F abbriche di A lessandro V I fuori di Roma
Chiesa d ellA nim a - Bram ante e il suo tem pietto

XXIX

- Grottesche 032.
delluniversit - arti
- palazzi in Roma
633-637.

LIBRO I I I .
GIULIO II, IL RESTAURATORE DELLO STATO DELLA CHIESA
E DEL MECENATISMO PONTIFICIO 1503-1518.

1. Le elezioni papali del settembre e novembre 1503. Pio III e Giulio II.
Tim ori per l'im m inente elezione papale - il potere di Cosare Borgia
paralizzato da m a la ttia 641-642.
Cesare Borgia, allon tanato da Roma, si m ette so tto ila protezione del
l'arm ata francese 643.
Vedute su i candidati a lla tiara - in trigh i francesi per ottenere lele
zione d ellAmboise, annientati da G iuliano della Rovere 644-646.
S tato delle cose alla vigilia del conclave - il conclave del settem
bre 1503 - le speranze d ellAnrt)oise se ne vanno, salendo quelle d i G iu
liano che vengono d istru tte da A. Sforza 646-649.
Elezione di Fr. Piccolom ini il 22 di settem bre 650.
V ita antecedente e carattere di P io I I I , 651-653.
I
prim i a tti di governo d i P io I I I corrispondono a lle liete speranze
dei contem poranei 654-655.
Rapida fine della signoria di Cesare B orgia tornato a Roma - sua
fuga in C astel S. A ngelo 655-656.
M alattia e m orte di P io I I I (18 ottobre 1503) - duolo dei contem
poranei 656 658.
Rapida elezione d i G iulio I I - capitolazione elettorale 658-661.
F isic o e carattere di G iu lio II. Confronto con M ichelangelo 662-668.
G iu lio I I e la ricostituzione dello S tato pontificio - contrapposto
di A lessandro V I, 668-669.
F in e del sistem a nepotistico 669-671.
Le creazioni cardinalizie di G iulio II. 671-674.
P olitica finanziaria d i G iulio I I ; sua moderazione ed economia. Con
tinua la vendita d i offici e benefici. Le indulgenze divenuto sp esso unope
razione finanziaria. E ntrate e tesoro del papa 674-678.
G iulio I I come reggente d ello S tato pontificio - Q uiete ed ordine
in Roma. La guardia svizzera. Cura per lapprovvigionam ento di Roma.
Prom ozione dellagricoltura n ella Campagna 678-679.
Cura del papa per il bene de suoi sudditi 679-680.
Governo interno - a lle citt rimangono grandi lib ert - soddisfazione
degli ab itan ti dello S tato pontificio 680-681.

xxx

Sommario.

2. Difficile situazione di Giulio II quando assunse 11 governo. Caduta e fine di


Cesare Borgia. Dissapori con Venezia.
C onfusione in seguito all governo dei Borgia - I V eneziani recano
danno al possedim ento d ella C hiesa - incoronazione d ei papa 682-683.
Il
Cardinal A m boise legato dAvignone e di F ran cia - contegno del
papa coi B orgia 684.
Lagnanze del papa per l assottigliam en to dello S tato pontificio cau
sato d ai V eneziani 685-686.
Il
papa destreggia con Cesare Borgia, che la scia Roma, viene im
prigionato e portato a Roma 680-690.
N ap oli perduta per la F ran cia - tra tta ti fra Cesare B orgia e G iu
lio II - Cesare Borgia, liberato dal Carvajal, va a N apoli, dove Gonsalvo di Cordova lo fa prigione e lo m anda in Isp aglia 690-691.
Morte d i Cesare Borgia - Cesare B orgia e lo S tato pontificio 692.
I
V eneziani rubano terre d ella C hiesa - tensione fra G iu lio I I e
Venezia, che presidia Faenza e R im ini - vane tra tta tiv e con Venezia,
che si rifiuta di restituire le citt rubate in Romagna. Lam enti del
papa 693.
G iulio l i esige invano d al doge la restituzione dei possedim enti
tolti a lla Chiesa 693-697.
G iulio I I cerca aiu to straniero contro Venezia e minaccia censure
- concessioni d'ordine secondario da parte di Venezia. A m basciata d ob
bedienza della repubblica - continua la tensione tra Venezia e Roma
698-701.
3. Assoggettamento di Perugia a Bologna. Caduta dei Bagllonl c dei Bentlvoglio.
I
baroni romani vengono m essi quieti e guadagnati a mezzo di pa
rentadi 702-703.
I B a gl ioni a P erugia e i Ientivoglio a Bologna 703-704.
G iu lio II decide di ricondurre P erugia e Bologna sotto il governo
im mediato della Chiesa 704-705.
D issid io del papa colla F ran cia - il papa crea contro la F ran cia
e Venezia un fatto compiuto - Giudizio del M achiavelli 705-707.
Partenza e m arcia del papa da Roma per P erugia (26 agosto 1506)
707-710.
A ssoggettam ento di Giam paolo P aglion e ed entrata del papa in Pe
rugia (13 settem bre 1506) 710-711.
D isegni del papa per combattere i Turchi - Predicazione di Egidio
da V iterbo 711.
Provvedim enti del papa in Perugia riconquistata 711-712.
Rapida m arcia di G iulio I I verso Bologna ostinazione di G iovanni
Bentivoglio. R elazioni dei papa colla F rancia e Venezia. Giovanni Bentivoglio scomunicato, B ologna colpita d interdetto 712-715.
Difficile cam m ino d i G iulio I I per le gole d e llA ppennino 715-716.
F u g a di G iovanni B entivoglio. Il papa salva Bologna dal saccheggio
dei F rancesi 716-717.
Trionfale andata del papa alla cattedrale di Bologna (11 novem
bre 1506) 717-719.
Nuovo ordinamento d elle cose a Bologna 719-720.

XXXI

M algrado grandi concessioni il papa viene in rapporti tesi colla


F ran cia 720-721.
R itorno di G iulio II da Bologna a Roma, dove entra in trionfo
(marzo 1507) 721-722.
11 cardinale R. R iario elogia i successi del papa 723.
4. Cambiamenti nella politica europea dal 1507 al 1509. Giulio II minacciato
dalla Spagna e dalla Francia. Sforzi dei Veneziani onde umiliare il papato
nel campo ecclesiastico e politico. Resistenza di Giulio II. La lega di
('ombrai e la guerra contro Venezia. Vittoria del papa.
Tensione fra la Spagna e Roma 724.
Il
m isterioso abboccam ento d i Ferdinando il cattolico con Luigi X II
a Savona. Legazione del Cardinal P a llavicin o 725-727.
Invio d i C ostantino A ren iti in Germania - preoccupazioni del papa
per l'andata a Roma di M assim iliano I - legazione del Cardinal Oarvajal presso M assim iliano I, 728-729.
C oll'assenso del papa M assim iliano I assum e il tito lo di imperatore
romano eletto (febbraio 1508) - I V eneziani vincono M assim iliano I,
730-731.
M achiavelli intorno a llavid it di dom inio dei V eneziani 731.
La lega di Oambrai (10 dicembre 1508) 732.
Contegno riservato del papa, che sp into dai V eneziani ad accedere
alla lega - stu d io dei V eneziani di um iliare il papato nel campo eoclestiastico - D issid io per la provvisione dei vescovadi d i Cremona e V i
cenza 732-734.
Contese p olitich e di G iu lio I I con Venezia, che d aiu to a lla ribel
lione li Bologna. A lid osi legato a B ologna 735-737.
Tracotanza di Venezia col papa. Lam basciatore veneto P isa n i o f
fende G iulio I I, 738-739.
A ccesso del papa a lla lega di Cambrai (marzo 1509) - scomunica di
Venezia, che appella al concilio 739-741.
La guerra contro Venezia. La sconfitta dei V eneziani presso Agnadello (14 m aggio 1509) 742-743.
G iudizio del M achiavelli sul contegno dei V eneziani dopo la sconfitta
744-745.
Venezia restitu isce le citt occupate nella Romagna e tratta d i una
pace col papa - G iulio I I contro lannientam ento di V enezia 745-748.
Pace tra Roma e Venezia. La vendetta della repubblica 748-750.
Giulio II lotta per lindipendenza della Santa Sede e la liberazione del
lItalia dai Francesi. La le?a cogli Svizzeri e la gnerra con Ferrara. Scis
sure nel collegio cardinalizio. Malattia e pericolo eorso dal papa in Bologna.
Sua spedizione invernale contro Mirandola. Perdita di Boloima. Tendenze
scismatiche di Luigi XII e di Massimiliano I. Convocazione dun conci
liabolo a Pisa e del concilio ecnmenico a Roma.
P iano del papa per la liberazione dellIta lia dai Francesi, i bar
bari . R isolutezza del papa e indecisione di L uigi X II. Morte del car
dinale Am boise 751-753.

XXXII

Sommario.

Ferdinando il cattolico ottiene l investitura d i N apoli - il papa


sunisce gli S vizzeri - M atteo Scliinner 753-756.
Rottura tra G iu lio II e la F ran cia - il papa scomunica A lfonso
di F errara 756-758.
Irritazione di Luigi X II, che assa le il papa nel campo puramente
sp iritu a le - condiscendenza dei vescovi cortigiani francesi raccolti a
Tours 758-750.
Titubanza d i Luigi X II - risolutezza ed energia d i G iulio II, 758-760.
I l papa muove in persona a lla guerra (agosto 1510) 760.
Secessione nel Collegio cardinalizio - il papa ingannato d a llA lid o si
760-7(3.
Linviato francese m inaccia il papa am m alato in B ologna fan tasie
del p apa febbricitante. I l papa presentandosi in persona avvince a s
i B olognesi 7(54-765.
K itirata di F ran cesi - graduale guarigione del papa 765-767.
Campagna invernale di G iulio II contro Mirandola (gennaio 1511).
Comunicazioni da relazioni veneziane s u llarditezza ed energia del papa
767-76S.
E spugnazione di M irandola e continuazione d ella guerra 769.
Creazione cardinalizia del 10 m arzo 1511, 770.
Infruttuose tra tta tiv e del papa col superbo rappresentante dellim
peratore, M atteo Lang 771-773.
I
F ran cesi riaprono la guerra - Bologna perduta p er il papa. Co
raggio e costanza di G iu lio II. 773-774.
U ccisione del cardinale A lid osi com piuta d a l duca d Urbino - accuse
infondate su lle relazioni di G iulio II eoll'A lidosi 775-776.
I cardinali scism atici convocano un concilio a P isa 776-777.
Sforzi scism atici di M assim iliano I, 778-781.
Litigi XIT fu deridere il papa su lle scene e in lib elli (Gringoire
e Lemaire) 781-781.
A m m alato e senza potenza, ma fornito dindom ito coraggio, G iu
lio I I torna a Roma (27 giugno 1511) 785.
Irrisolutezza e discordia dei nem ici di G iulio II. 785-786.
C onvocazione d'un concilio ecumenico a Roma 786-787.

6. Giulio II in lesa con la Spagna. Grave malattia e runriirionp del papa. La


Ioga santa dell'ottobre 1511. Destituzione dei cardinali scismatici. II di
segno di Massimiliano di conseiniire la tiara. Mala riuscita del conciliabolo
francese di Iisa. La battaglia presso Ravenna nel (riorno di Pasqua del 1512.
Il
progetto di un concilio, idea tu tta propria di G iulio I I , 7SS.
T rattative per un'alleanza del papa con Ferdinando il cattolico 789.
Grave m alattia del papa - tentativo d i rivolta in Roma - guarigione
di G iulio II, 790-793.
Conclusione d ella lega santa (4 ottobre 1511) 793-794.
D eposizione dei card in ali ribelli (24 ottobre 1511) 794-795.
N on si partecipa al conciliabolo - Contegno d i M assim iliano I,
795-796.
Progetto di M assim iliano I di conseguire la tia ra 797-801.

Sommario.

xxxm

M assim iliano cambia atteggiam ento - si distacca d al conciliabolo

801- 802.
O li scism atici rim angono so li colla F rancia, ma iv i pure m olti nemici
della politica di Luigi X II il conciliabolo attaccato con scritti - il
Gaetano 802-803.
A pologie del concordato di Decio e di Zaccaria Ferreri - lambizione
e l'instab ilit d i B. C arvajal 804-805.
A tteggiam ento oscillan te dei F ioren tin i di fronte a l conciliabolo 805.
Contegno della i>opolazione a Prato, P istoia e Pisa o stile a l con
ciliabolo - com pleto fallim ento del conciliabolo francese di P isa , che
trasferito a M ilano, dove il popolo deride la buffonata di concilio
an tip apale 806-809.
A ttiv it di G iulio I I contro i F rancesi e gli scism atici 809-811.
Gaston de F oix salvatore dei F ran cesi in Ita lia pericolosa condi
zione del papa 811-812.
La battaglia di Ravenna il giorno di Pasqua del 1512 - m orte di
Gaston de F oix 812-815.
Fermezza del papa dopo la sconfitta d i Ravenna 816.
Le cose volgono a vantaggio dei F rancesi - contegno di G iulio II,
817-818.
7. Arroganza c riunii degli scismatici. Successi del quinto concilio ecumenico
laterauense. Gli Svizzeri salvatori della S. Sede. Annientamento della do
minazione francese in Italia. Adesione di Massimiliano al concilio Interanense. Morte di Giulio II. Giudizio sintetico sulla sua azione politica ed
ecclesiastica.
G li scism atici sospendono il papa - a ttiv it di G iulio I I per il concilio

ecumenico 810.
A pertura del concilio ecumenico (3 di m aggio del 1512) - orazione
dEgUlio da V iterbo 820-821.
Le due prime session i del concilio lateranense - Il Caetano contro la
falsa teoria conciliare - m utato atteggiam ento dell'im peratore 822-824.
Gli Svizzeri salvatori della S. Sede (il card. Schinner) - ritirata dei
Francesi 825-826.
F ine del conciliabolo francese 826-827.
Rovina delia signoria francese in Italia - feste a Roma (giugno
1512) 827-828.
Il papa ricompensa i valorosi Svizzeri 829-830.
A lfonso di Ferrara accorre a Roma e ne fugge - il congresso di Man
tova - ritorno dei Medici a Firenze e degli Sforza a M ilano 830-832.
Am pliam ento dello S tato pontificio - contrariet 832-S33.
Matteo Lang rappresentante del l'imperatore a Roma (novembre
1512) 834-835.
Lega del papa collim peratore 835-837.
Terza e quarta sessione del concilio lateranense - azione contro la
prammatica sanzione 838-839.
Progetto del papa di reagire alla preponderanza spagnola 839.
G raduale dim inuzione delle forze fisiche del papa - sua m alattia
m ortale 840-842.
P a r t o Storta i t i Papi. ITT.

XXXIV

Sommario.

U ltim e d isposizioni e m orte d i G iu lio l i (20-21 febbraio 1513) 842-8-11.


G iudizio dei contem poranei su G iulio l i - lib elli contro G iu lio I I apprezzam ento d el giudizio (li G uicciardini su G iulio I I come prete
844-847.
A ttiv it di G iu lio I I per la vita interna della C hiesa - bolla contro
la sim onia nell'elezione pontificia - le m issioni protette - le eresie com
b attute 847-i853.
A tteggiam ento del papa verso la questione della riform a - riform e
di m onasteri e favoreggiam ento degli Ordini in generale - ulteriore azione
ecclesiastica di G iulio I I - la capello. J u lia S53-856.
Pericolose concessioni di carattere politico-ecclesiastico 856-857.
R iform a intesa a m ezzo del concilio lateranense - spunti della me
desim a 857-858.
Iie guerre d i G iulio I I e la necessit dello S tato pontificio - apprez
zam ento delle idee di V ettori e del G uicciardini 859-861.
G iu lio II sa lv a to re del p ap ato per avere rista b ilito lo sta to pon
tificio 862-866.

8. Giulio II mecenate delle arti. Suo atteggiamento di fronte alle scienze e alla
letteratura. La nuova fabbrica della chiesa di S. Pietro e del Vaticano.
Il Bramante direttore delle opere edilizie di Giulio II. La galleria delle
statue nel Belvedere vaticano. Scoperte di antichit. Costruzioni nello
Stato della Chiesa. Le meraviglie della nuova Roma di Giulio IL
Im portanza di G iulio I I per larte. Le aspirazioni artistich e di
G iulio II sono dedicate a lla glorificazione della Chiesa di C risto e del
papato. Affinit e differenza degli intenti d i G iu lio II in confronto con
quelli di Niccol V e di S isto IV - G iulio I I mecenate delle a rti S67-869.
G iulio I I e la scienza 869.
La riforma del calendario 869-870.
R elazioni di G iulio I I con lettera ti um anisti - Sigism ondo de' Conti
- Sadoleto Bembo - laccademia romana 871-878.
Prediche a lla presenza del papa - un'incoronazione a poeta - la bi
blioteca vaticana 879-8S1.
La biblioteca p rivata d i G iulio I I 881-882.
G iu lio I I d a llarte dei com piti m onumentali - il secolo di Leone X
in realt il suo 883.
L e im prese ed ilizie di G iulio I I - G iuliano da S angallo fa chiamare
a Roma A. Sansovino e M ichelangelo - progetto di questultim o per il
sepolcro del papa 884-S85.
Bram ante direttore d elle im prese edilizie d i G iulio II - il progetto
di fabbricare nuovam ente S. P ietro e il Bram ante 885-888.
Tre periodi nella storia ed ilizia di S. P ietro 888.
Magnifici progetti del Bram ante per il nuovo S. P ietro 890-S91.
Lantico S. P ietro - opposizione al suo abbattim ento - satira contro
Bram ante S91-S93.
Lo stato ruinoso dell'antico S. P ietro S93-891.
P rim i atti per la nuova fabbrica - collocazione della prima pietra
(18 aprile 1506) 894-896.

Sommario.

xxxv

G li in izi della nuova fabbrica - a ttiv it del Bram ante - suo vanda
lism o a riguardo della vecchia basilica 896-899.
G iulio I I nega al B ram ante il perm esso d i spostare il sepolcro di
S. P ietro 899.
P un ti di v ista dordine religioso del papa nelle sue impreso edi
lizie - progresso dei lavori a l nuovo S. P ietro - spese e modo di procu
rare il denaro 900-904.
Progetto del Bram ante per la ricostruzione del palazzo vaticano
Am pliam ento e abbellim ento del Belvedere 904-907.
R itrovam enti di an tichit in Roma e prime raccolte di resti dellan
tich it - il cortile delle statu e im piantato da G iulio I I nel Belvedere
907-909.
Scoperta d el gruppo del Laocoonte (14 gennaio 1500) - sua colloca
zione nel Belvedere - influenza della m eravigliosa opera sugli a rtisti con
temporanei 909-911.
A ltri ritrovam enti dan tichit - accrescim ento delle collezioni del
Ilei vedere - grande caccia alle an tichit 911-914.
La scultura prom ossa - Andrea Sansovino 914-915.
Xuovte vie e riattam en ti d i vie a Roma - V ia G iulia - S. Maria del
popolo 915-919.
C ostruzioni di G iulio I I fuori di Roma - Loreto e Savona 919-921.
Trasform azione della residenza pontifcia - lA lbertini intorno a lle
m eraviglie della nuova R om a di G iulio I I, 921-923.

9. Michelangelo ai servizi di Giulio II. Il monumento e In statua In bronzo del


papa. Le pitture del soffitto della Sistina.
C hiam ata di M ichelangelo a Roma (prim avera del 1505) - carattere
di Michelangelo e d i G iulio II, 921-925.
Michelangelo riceve la com m issione d i fare il monumento sepolcrale
di G iu lio I I - in izii del lavoro 925.
Conflitto fra G iulio I I e M ichelangelo che fugge da Roma 927-930.
F ine del conflitto. M ichelangelo riceve la com m issione di una grande
statua in bronzo del paipa, che eretta in B ologna e viene poi d i
strutta 930-931.
M ichelangelo chiam ato a Roma per dipingere il soffitto della S i
stina - Storia dell'origine degli affreschi della S istina - difficolt dellim
presa - eroica fatica d ella rtista 931-933.
Scoprim ento degli affreschi della S istin a 936.
Lo scom partim ento architettonico del soffitto della S istin a 936-938.
M ichelangelo si riattacca agli affreschi parietali della et di S i
sto IV e con ci a lla divisione usuale nel medio evo dellopera della re
denzione in tre stad ii 939-940.
G eniale rappresentazione della creazione 940-942.
Lo scene tolte d alla vita dei primi uomini 942-943.
I profeti e le sib ille 943-945.
Gli antenati di C risto e gli scam pi m iracolosi del popolo di
Israele 946.
Michelangelo ha im itato una decorazione per feste 946-947.

XXXVI

Sommario.

11
contenuto ideale d elle pitture d i M ichelangelo nel soffitto della
S istin a 948-949.
I varii progetti di M ichelangelo per il sepolcro di G iulio I I - la
storia di questopera diventa la tragedia della sua vita 949-953.
II Mos di M ichelangelo personificazione di G iulio II, 953-955.

10. Raffaello ai servizi di Giulio II. La Camera della Segnatura e la Stanza


di Eliodoro.
N aturale e processo evolutivo di Raffaello - sua andata a Roma
956-957.
G iu lio l decide di far decorare le Stanze vaticane 957-958.
R affaello elim ina tu tti gli a ltr i pittori 958-959.
Ia pitture rii Raffaello nel soffitto della Camera della Segnatura - sua
raffigurazione Iella teologia, poesia, filosofia e giurisprudenza 959-960.
Le quattro grandi p ittu re m urali li R affaello nella Camera Iella
Segnatura la glorificazione d ellordine delle l*ggi 960-962.
Il Parnaso di Raffaello 962-9(U.
La Scuola di A tene 964-967.
Interpretazione Iella Scuola d A tene , che costruita su llo schema
Ielle sette arti lilierali 967-970.
La glorificazione lei SS.mo Sacram ento (I mi D is p u ta ) 971-982.
Spiegazione della D isp u ta 983-985.
Storia dellorigine d egli affreschi nella Camera Iella Segnatura
985-987.
D estinazione Iella Camera Iella Segnatura 987-988.
Significato e coesione degli affreschi nella Camera Iella Segnatura
989-994.
P ia n o originario degli affreschi per la stanza dEliodoro - Madonne
li Raffaello e ritratto di G iulio II - la Madonna di F oligno e la Ma
donna del P esce - Isaia 994-997.
La Messa di Bolsena - spiegazione del m iracolo rappresentato
e le u strette relazioni con G iulio II 998-1003.
La C acciata d'Eliodoro daJ tem pio - e la relazione d i questo af
fresco cogli avvenim enti del governo di G iulio I I, 1003-1005.
Leone M agno davanti ad A ttila ie la Liberazione di S. P ietro spiegazione li questi affreschi e loro rapporti con G iulio II 1005-1008.
Raffaello ha glorificato la C hiesa e il papato 1008-1009.

APPENDICE
D O C U M E N T I I N E D I T I E C O M U N IC A ZIO N I D A R C H IV I

Avvertenza p r e lim in a r e ..............................................................................

Pag. 1013

1. Il cardinale Ascanio Sforza a suo fratello Lodovico il Moro, reggente


di M il a n o .............................................................................................................1013
2. Il cardinale A scalilo Sforza a suo fratello Lodovico il Moro, reggente
di M il a n o .............................................................................................................1014
3. Alessandro Cortesi a Marco Maroldi della Bella, Maestro del Sacro
P a la z z o .................................................................................................................. 1015
4. Innocenzo V ili a C. B a n d i n o .........................................................................1015
5. Innocenzo VIII a Koberto S a n sev e rin o .........................................................1016
6. Innocenzo V il i al cardinale Giuliano della R o v e r e ............................... 1010
7. J. I*. Arrivabene al marchese di Mantova....................................................1010
x. Annotazione di Niccoli) Franco, vescovo di Treviso, su un colloquio
privato con Innocenzo V ili, d e ll'll ottobre 1489 ..................................1017
0. Bonfrancesco Arlotti a Ercole, duca di Ferrara......................................... 1017
10. Relazione milanese sulle forze dei partiti nel collegio cardinalizio. . 1018
11. Giovanni Andrea Boccaccio, vescovo di Modena, alla duchessa Eleo
nora di Ferrara.................................................................................................. 1019
12. Bartolomeo Valori a Firenze............................................................................. 1020
13. Ambrogio Mirabilia a Bartolomeo C a lc h n s .............................................. 1021
14. Taddeo Vieomercatus a Milano........................................................................ 1022
15. Iapa Alessandro VI al vicecancelliere cardinale Ascanio Sforza. . 1022
10. Giacomo T rotti a l duca Ercole di Ferrara....................................................1023
17. Pai>a Alessandro VI conferisce a Cesare Borgia U vescovato di Valencia. 1023
18. Papa Alessandro VI nomina cardinale Jtian B o r g ia ...............................1024
19. Papa Alessandro VI a Jofr B o r d a ..............................................................1025
20. FloTamonte Brognolo al marchese di Mantova......................................... 1025
21. Papa Alessandro VI a Jofr R o r id a .............................................................. 1026
22. Stefano Taberna a 'M ila n o ..............................................................................1026
23. Il cardinale Ascanio Sforza a suo fratello Lodovico il Moro, reggente
di M ila n o .............................................................................................................1027
24. Stefano Taberna a Milano................................................................................... 1027
25. Stefano Taberna a Milano................................................................................... 1028
20. Alessandro VI a Francewo de Sprats, inviato pontificio in Spagna. . 1028

xxxviii

Appendice.

27. Il cardinale Ascanio Sforza n suo fratello Lodovico il Moro, reggente


di M i l a n o ............................................................................................................ 1029
28. Giorgio Brognolo al marchese di Mantova.....................................................1030
29. Papa Alessandro VI a Fabrizio Colonna .................................................... 1030
30. Giorgio Brognolo al marchese di Mantova.....................................................1030
81. Giorgio Hrognolo al marchese di Mantova.................................................... 1031
32. Giorgio Brognolo al marchese di Mantova.................................................... 1032
33. Giorgio Brognolo al marchese di Mantova.................................................... 1032
34. Floramonte Brognolo ni marchese di Mantova..........................................1032
36. Papa Alessandro VI al cardinal Giovanni C o lo n n a ............................... 1033
30. Papa Alessandro VI nomina quattro nuovi cardinali................................1033
37. Papa Alessandro VI a Lodovico Moro, duca di M ila n o ..........................1084
38. Lettera dim anonimo a Giovanni Bentivoglio..........................................1035
89. Il cardinale Ascanio iSforza a suo fratello Lodovico 11 Moro, duca di
M i l a n o .................................................................................................................. 1035
40. Un ignoto a Giovanni Bentivoglio................................................................... 1030
41. 11 cardinale Ascanio Sforza a suo fratello Lodovico il Moro, duca di
M i l a n o .................................................................................................................. 1037
42. l nolo Bilia a Lodovico il Moro, duca di M ila n o .................................... 1038
43. Progetto di riforma d papa Alessandro VI...............................................1039
<1-4. Il cardinale Ascanio Sforza a suo fratello Iodovico 11 Moro, duca di
M i l a n o .................................................................................................................. 1044
45. Il cardinale Ascanio iSforza a suo fratello Lodovico 11 Moro, duca di
M i l a n o .................................................................................................................. 1044
40. Giovanni Lucido Catanel al marchese di M a n to v a ............................... 1044
47. Il marchese di Mantova a Isaltella d ' E s t e . ...............................................1045
4S. Estratto dalla lettera d'un ignoto................................................................... 1045
-49. Giovanni Lucido Catanel al marchese di M a n to v a ............................... 1040
50. Papa Alessandro VI al cardinal Giuliano della Rovere.......................... 1040
51. Giovanni Lucido Catanel al marchese di M a n to v a ............................... 1040
52. Relazione del cronista fiorentino Bartolomeo Cerretani su Pietro
Bernardino, seguace del Savonarola, come antipapa......................... 1047
53. Beltrando Costabill al duca di Ferrara.................................................... KHS
54. Giovanni Lucido Catanel al marchese di M a n to v a ............................... 1049
55. Giovanni Lucido Catane! al marchese di .M a n to v a ............................... 1050
56. Dalla corrispondenza privata di Alessandro VI negli anni 1493-1494. 1050
57. Ghivizzano al marchese di M an tova......................................................... 1088
58. Ghivizzano a l marchese di 'M a n to v a ......................................................... 1088
59. Ghivizzano al marchese di M a n to v a ......................................................... 1089
00. Cosimo de' Pazzi, vescovo (di Arezzo, a papa Pio I I I .......................... 1090
01. Beltrando Costabili al duca di F e r r a r a ....................................................1090
02. Beltrando Costabili al duca di F e r r a r a .................................................... 1091
03. Ghivizzano ni marchese di M a n to v a .........................................................1091
64. Papa Giulio II a F ir e n z e ...................................................................................1091
65. Papa Giulio II a ForU
...................................................................................1W
60. Papa Giulio l a F o r l ........................................................................................ 1091
07. Papa Giulio II ad Angelo Leonini, vescovo di Tivoli, nunzio a Venezia. 1092
08. Papa Giulio II al cardinale Bernardino C a r v a ja l.................................... 1092
09. Papa Giulio II a F ir e n z e ................................................................................... 1093
70. Papa Giulio II a Giovanni di Sirolo. arcivescovo di Ragusa. e a
Petrus Paulus de C a l i l o ..............................................................................

Documenti inediti e comunicazioni d'archivi.


71.
72.
73.
74.
75.
76.
77.
78.
79.
SO.
81.
82.
83.
84.
85.
80.
S7.
88.
89.
90.
91.
92.
93.
94.
95.
96.
97.
Os.
99.
100.
101.
102.
103.
104.
105.
106.
107.
108.
109.
110.
111.
112.
113.
114.
115.
116.
117.
118.
110.

XX XIX

Papa Giulio l i a F o r l ...................................................................................1093


Papa Giulio II a Filippo conte palatino del R e n o ............................... 1093
Papa Giulio II a Gonsalvo di C o r d o v a ................................................... 1094
Papa Giulio II ad Anna, regina di Francia.............................................. 1095
Papa Giulio II a Luigi X II, re di F r a n c ia .............................................. 1095
Papa Giulio II a Forl........................................................................................1095
Papa (Giulio II ad Angelo Leonini, vescovo di Tivoli, nunzio a .Venezia. 1095
Papa Giulio II ad Angelo Leonini, vescovo di Tivoli, nunzio a Venezia. 1096
Papa Giulio 11 ad Angelo Leonini, vescovo di Tivoli, nunzio a Venezia. 1097
Papa Giulio II ad Angelo Leonini, vescovo diTlvoU, nunzio a Venezia. 1098
Papa Giulio II a Lodovico Bruno, vescovo di Acqui e a Francesco
de Monte, ambasciatore dell'imperatore a Venezia..........................1098
Papa Giulio II ad Angelo Leonini, vescovo di Tivoli, nunzio a Venezia. 1098
Papa Giulio II agli Elettori t e d e s c h i .........................................................1000
Papa Giulio II ad Angelo Leonini, vescovo di Tivoli, nunzio a Venezia. 1100
Papa Giulio II a Cosimo de l azzi, vescovo dA r e z z o ..........................1100
Papa Giulio II ad Angelo Leonini, vescovo di Tivoli, nunzio a Venezia. 1100
Kioramonte Brognolo a Isabella, marchesa di Mantova......................... 1101
Floramonte Brognolo a Isabella, marchesa di Mantova......................... 1101
Papa Giulio l i al marchese di M a s s a .........................................................1101
Giulio II all'Agost intano Egidio da Viterbo...............................................1102
Papa Giulio II alla regina Anna di Francia.............................................. 1102
Girolamo Arsago al marchese di Mantova...............................................1102
Papa Giulio II alla regina Anna di F r a n c i a ......................................... 1102
Papa Giulio II al re Enrico VII d 'I n g h i l t e r r a .................................... 1103
Girolamo Arsago al marchese di M a n t o v a ......................................... HOl
Papa Giulio II a Francesco Gonzaga, marchese di Mautova . . . 1104
Papa Giulio II a Francesco Gonzaga, marchese di Mantova . . . 1104
Papa Giulio II a Francesco Gonzaga, marchese di Mantova e N ic
colo Buonafede, vescovo di C h i u s i ....................................................1105
Papa Giulio II al Cardinal Giov. Antonio di IS. G i o r g io .....................1105
l apa Giulio II a C e s e n a ..............................................................................1105
Giulio II a Ferdinando il c a t t o l i c o ......................................................... 1105
Papa Giulio II a Leonardo Loredano, doge di V e n e z i a .....................1106
Papa Giulio II a Leonardo Loredano. doge di V e n e z i a .....................1106
Papa Giulio l i al cardinale Alessandro Farnese
............................... 1106
Paia Giulio l i a Ferdinando il C a t t o l i c o .............................................. 1106
Papa Giulio II a Luigi XII, re di Francia
......................................... 1107
Papa Giulio l i al cardinale Giorgio d 'A m b o i s e .................................... 1107
Papa Giulio II a Gon.salvo di C o r d o v a ....................................................1107
Papa Giulio II al signore di La T r m o u l l l e ...............................
1107
Papa Giulio II a Pierre I>> Filleul, arcivescovo di A l x .....................1107
Papa Giulio II ad A s c o l l ..............................................................................1108
Papa Giulio II al legato della M a r c a ......................................................... 1108
Papa Giulio II al governatore di S p o l e t o ...............................................1108
Papa Giulio II al governatore di C e s e n a ...............................................1108
Papa Giulio II a P. Ferreri castellano d i m o i a .................................... 1108
Papa Giulio II al cardinale Antonio F e r r e r i ..........................................1109
Beltrando ('stabili al duca di F e r r a r a ....................................................1109
Il cardinale Sigismondo Gonzaga al marchese di Mantova . . . . .....1109
Beltrando Costabili al duca di Ferrara.......................... .............................. 1110

XL

Appendice.

120.
121.
122.
123.
124.
125.
120.
127.
128.
129.
130.
131.
132.
133.
134.
135.

l apa Giulio II a Luigi X II, re di F r a n c ia ...............................................1110


l apa Giulio II a M assimiliano I, imperatore romano eletto . . . .
1111
Il Cardinal Sigismondo Gonzaga al marchese di Mantova . . . .
1112
Il Cardinal Sigismondo Gonzaga al marchese di Mantova . . . .
1113
feltran d o Costabili al duca di F e r r a r a ....................................................1113
Papa Giulio II a B o l o g n a ..............................................................................1114
Papa Giulio II al duca Alfonso di Ferrara
..........................................1114
Lodovico de Fabriano al marchese di M a n t o v a .................................... 1114
Lodovico de Fabriano al marchese di M a n t o v a .................................... 1115
Papa Giulio II al cardinale Frane. Alidosi
......................................... 1115
Papa Giulio II a l C a rd in a l Ippolito d B s t e ........................ ..........................1116
Papa Giulio II al eardinal Frane. Alidosi e alle autorit di Bologna 1116
Massimiliano 1 candidato al seggio p o n tific io ..........................................1117
Papa Giulio l i a Francesco Gonzaga, marchese di Mantova . . . 1120
Giuliano de Medici n Isabella d'Kste, marchesa di Mantova . . . 1121
Relazione di Egidio da Viterbo su Giulio II, Bramante e la nuova
fabbrica dl S. P i e t r o ...................................................................................1121
130. Cornelio de Fine intorno a Giulio 1 1 ....................................................1122
137. Paris de Grassls intorno ai papi del rinascimento come oratori . . 1122
Indice delle peritone

1125

I N D I C E
D E G L I A R C H IV I E D E L L E C O L L E Z IO N I D I CODICI
D I CUI MI SONO SERVITO

Aix (Provenza). B i b l i o t e c a
j a n e s 370.

Arezzo, B i b l i o t e c a

M -

della Fra
t e r n i t d i S. M a r i a 253, il).
Basilea, A r c h i v i o 224, 7!M, 830,
854.
Berlino, B i b l i o t e c a n a z i o n a l e
166, 70, 568.
B ologna ,
A rch iv io
di
&t a t o
288, 309. 378, 071, 0!, 70-1, 721, 735,
73. 741, 701, 774, 813, 827. 58. 900,
1014, 1114.
Biblioteca
universitr i a 228, 384, 627, 717, 721.
Brema, B i b l i o t e c a 213.
Bressanone, A r c h i v i o
p r 1 n c.
v e s c o v i l e 585.
Colonia, A r c h i v i o c i v i c o 213.
Dresda, B i b l i o t e c a 288.
DiissELuoRr, A r c h i v i o d i S t a t o
202. 265, 422.
Ferrara, B i b l i o t e c a 552.
Firenze. B i b l i o t e c a
Riccar
di a n a 160.
Bi b 1 i o t e c a C a p p o n i
666.
B i b l i o t e c a d i S. M a r c o 160.
B i b l i o t e c a N a z i o n a l e 85,
149. 1150. 240. 247. 269. 329. 330. 330,
492. 756. 800. 80. S16, 818, 820.
1040. 1048.
A r c h i v i o d i S t a t o 14. 75.
229. 239. 206. 290. 312. S84. 301. 375.
37. 408. 426. 585. 779. 852. 1021.
Biblioteca Laurenziana
290. 1045.
F oligno. B i b l i o t e c a d i M o n s.
F a l o c i - P n l i g n a n i 785.
F r a n c o f o r t e s . M.. A r c h i v i o
ci
v i c o 278. 595.
G allo S an. B i b l i o t e c a d e l Mo
n a s t e r o 586.

(Jexova, A r c h i v i o

d i S t a t o 211,
842.
Biblioteca
universitr i a 213. 220, 230, 237, 278, 807, 712.
Gli presso Briga, A r c h i v i o d i
F a m i g l i a di J i i r g a n f d e r
F 1 U e 811.
Grenoble, B i b l i o t e c a 343.

Griek, A r c h i v i o d e l C o n v e n t o
730.

H a ll (Tirolo), A r c h i v i o p r o v i n
ciale dei

F r a n c e s c a n i 298.
c i v i c o 081.
I k .v s h b u c k ,
A rch iv io
della
L u o g o t e n e n z a 781. 801. 802.
Katwyk
( Olanda ),
Biblioteca

Imoi.a. A r c h i v i o

del

Collegio

dei

Gesuiti

287.

Leida, B i b l i o t e c a
282. 803.
Londra, B r 1 1 i s II
784.

universita

ria

M u s e u in <M!6,

Lvcca, B i b l i o t e c a

capitola-

r e 2<>7.
A r c h i v i o d i S t a t o 255.
B i b l i o t e c a c i v i c a 149.

Mantova. B i b l i o t e c a O a p i l u p i
572. 099.
Archivio
G o n z a g a. >
152. 204. 209. 213, 217, 218. 219.
225. 228. 24/1, 242. 244. 258. 259.
209. 270. 271. 272. 273. 311. 312.
323. 329. 335, 341. 381. 353. 356,
370. 372. 373. 375. 378, 3W5. 389.
393. 398. 403. 404. 400, 412. 507.
520. 521. 522. 524. 525. 526. 527.
534. 546. 549. 500. 561. 567, 570,
572. 573. 574. 587. 589. 643. 644.
46. 047. 049. 650. 054. 050. 057,
59, 000. 002. 070. 672. 078. 83,

109,
220,
260,
314,
365.
391.
516,
529.
571,
045,
658,
684,

Indice degli archivi e delle collezioni di codici.

XL1I

(sa, 87, 088, osi), Cito, 091, 701, 700, ! Perugia, B i b l i o t e c a


707, 70!), 711, 715, 720, 722, 720, 728,
731, 730, 787, 741, 742, 745), 701, 813,
817, 832, 842, 844, O li, 918,1020, 1030,
1031, 1032, 1045, 1040, 1047, 1050,
1089, 1091, 1101, 1102, 1104, 310-5,
1110, 1113, 1115, 1110, 1120, 1121.
Massa, A r c h i v i o d i S t a t o 273.
Milano, B i b l i o t e c a A m b r o s i a n a 145.
A r c h i v i o d i S t a t o, i 99, 211,
212, 214, 215, 210, 217, 218, 223, 230,
233, 235, 241, 243, 260, 207, 209, 271,
288, 321, 330, 831, 832, 333, 830, 343.
344, 349. 357, 858, 859, 302, 304, 365,
306, 368, 30, 370, 371, 372, 373, 375,
370, 378, 387, 388, 380, 391, 392. 4(*>.
412, 413. 410. 424. 425, 420. 427. 432.
4!, 434, 436, 437, 438, 440, 441, 449.
450, 451. 505, 500. 507. 508, 515, 532.
533, 634. 1019. 1022, 1027, 1028, 1029,
1035, 1036, 1037. 1088, ,1039. 1044.
Modena, A r c h i v 1 o d i S t a t o 144,
197, 202, 200. 208, 210. 211. 212, 213,
21S, 219. 230. 231, 233. 238, 240. 243,
240. 250, 252. 253, 258, 259, 206, 260,
270, 271, 273, 288. 310, 311, 313. 314,
322. 333, 330, 343. 345. 849. 353. 358,
410, 432. 433, 430. 439. 445, 512, 513,
514, 547, 555, 570. 573. 575. 592. 599,
021, 024. 0-47, 049, 050, 056, 657, 059,
UGO. 001, 002. 071. 072. <73. 682, 083,
084, 085, 688. 089, 092, 094. 696, 700.
715. 720. 722. 720, 728, 730, 738. 739.
740. 741. 742. 758, 831. 885. 897. 919,
1013, 1010, 1018. 1020. 1023. 1024.
1049, 1090, 1091, 1109, 1110, 11131110.

Monaco, II. B i b l i o t e c a

di C o r
e d i S t a t o 11. 208. 255,
207. 275, 340. 497. 557. 560. 596,
060, 079. 688, 701, 715. 72. 742.
751. 758, 704. 705. 789. 794. 795.
.27. 848, 849. 855, 858. 804. 879.
Napoi.I, A r c h i v i o d i S t a t o 425.
te
201,
058.
740.
808.

NiKnrawAi.n xfil VatJ.ese. A r c h i v i o


830.
P

a i.k k m o ,

A r c h i v i o

di

S t a t o

145. 290. 853.


P a r to i. B i b l i o t e c a
nazionale
207. 352. 379. 745. 785. 09. 14. 810.
827. 831. 843. 845. 870. 889. 910. 919.
1122.

A r c h i v i o n a z i o n a l e 500,
529.
P arva. B i b l i o t e c a
Palatina

8S1.
P

a v ia ,

A r c h i v i o

107, 145.

m u n i c i p a l e

013.
A r c h i v i o c a p i t o l a r e 278,
034, 919.
A r c h i v i o c i v i c o 712, 715,
762,
Pistoia, B i b l i o t e c a 557.
Pbessuukg, A r c h i v i o c i v i c o 580.
Ratishona, A r c h i v i o d e l l O r d i n a r i a t o 307.
Reggio (Umilia), A r c h i v i o 833.

Rkvai., A r c h i v i o

consigliare

850.
Roma a) A r c h i v i :
Archivio
Archivio

012.

d e l l a n i m a
capitolino

034.
205,

A r c h iv io dei C e r i m o n i e
( i n V a t i c a n o ) 377, 550.
A r c h i v i o C o l o n n a 373. 422,
429, 088, 1080, 1033.
A r c h i v i o G a e t a n i 042.
A r c h i v i o O r s i n i 304.
A r c h i v i o R i c c i 871.
A r c h i v i o i l i S. S p i r i t o 38.
Archivio
concistoriale
( I n V a t i c a n <>) i 330. 335, 330, 349,
305. 34)7, 402. 411, 412, 415, 423, 429,
506, 509. 511. 512. 513. 514. 515. 520,
522. 533, 539, 560, 560, 580. 589, 598,
021, 644, 047. 050, 071, 072. 888, 702,
707, 708. 709, 710, 712, 713, 714, 715,
710. 720. 721, 725, 728, 730, 742. 754.
750, 700, 770, 785, 787, 791, 794. 795,
811, 831, 840, 844.
A r c h i v i o A l t i e r i 85, 578.
Archivio
del
Laterano
606.
Archivio segreto p o n t i
f i c i o 69. 152, 204, 211. 21%, 215,
217. 219. 220, 224, 225, 220. 248. 249,
265, 277, 295. 297. 307, 308. 309. 318,
319. 320. 330. 44. 335, 345, 347. 349,
350, 303. 304. 305, 366, 367, 371. 373,
375. 377. 383. 385, 887. 3S9, 390. 392,
393, 395, 402. 403. 412. 423. 425. 426.
42!). 440, 448. 449. 509. 520. 521, 547,
54. 560. 504. 580. 585. 594. 005. 034,
671. <72, 075. 70. 677. 678. 080. 086.
687, 88. 090. 091, 098. 099, 700. 703.
705. 707. 70. 714, 72. 727, 734. 73.
737, 758. 785, 78. 791. 811. 822. 851.
852. 854, 857, 858. 871. 881. 882. 894.
95. 89. 914. 915. 917. 920. 921. 1013.
1014. 1010. 1023. 1024. 1025. 1026.
102.. 1034. 1040. 1043. 104. 1091I I 10.
A r c h i v i o d S t a t o 39. 207,
212. 343. 358, 545. 0. 074. 676. 910.
li) B i b l i o t e c h e :
ri

1 Ora incorporato nell'Archivio segreto pontificio.

Indice degli archivi e delle collezioni di codici.


B i b l i o t e c a A l t i e r i 205.
B i b l i o t e c a A n g e l i c a 23S,
051, 053, 701, 869, 900, 915, 1122.
B i b l i o t e c a B a r b e r i n i 333,
334, 388, 397. 398, 411, 413, 415, 505,
547, 058, 1024.
B i b l i o t e c a B o r g h e s e 274.
346, 1040.
Biblioteca Casanatense
265, 274. 684.
B i b l i o t e c a C h i g i 2 201. 367,
392, 397, 420, 672, 723, 740.
Biblioteca
Corsini
699.
894.
Biblioteca Vittorio Ema
n u e l e 376.
B i b l i o t e c a del C a pi to lo
d i S. P i e t r o 554.
Biblioteca
del
conte
P a a r 160.
B i b l i o t e c a P l a t t n e r 562.
B i b l i o t e c a V a t i c a n a 145,
209, 205, 340, 349. 377, 446. 522. 548.
557. 501. 606, 60!*. 013. 033. 051, 655,
672. 609, 748. 753. 762, 814. 848, 849,
803. 864. 877. 1040.
Biblioteca della Societ
R o m a n a di S t o r i a P a t r i a
749.
1

B ib lio te c
n a 267.
S a l isb u r g o ,
A r
verno p ro v
B ib lio tec

XI.IH

Vallicellia-

ch iv io
del
go
i n c i a l e 213.
a
d i iS. P i e t r o

701.
Sol a ffu sa , B i b l i o t e c a

di

S tato

864.
S ie n a ,

B i b l i o t e c a

522.

A r c h i v i o d i S t a t o 653, 705.
S im a n c a s , A r c h i v i o 609.
S it t e x . A r c h i v i o
d i S t a t o 755.
T o r in o , A r c h i v i o d i S t a t o 547,

795.
V

e n e z ia ,

B ib lioteca

M a rcian a

376. 385. 389. 415, 445, 654, 090. 1000.


A r c h i v i o d i S t a t o 20, 21,
23. 33. 36. 50, 80, 145. 217, 265. 359,
383, 385, 387. 430, 742.
V erona , B i b l i o t e c a

co m u n ale

240, 242. 243, 200, 265, 1017.


A r c h i v i o d i S t a t o 241,
265, SOS. 343, 754. 778, 7S1, 836.
B i b l i o t e c a d i S t a t o 230,
309. 557. <778. 893.
B i b l i o t e c a R o s s l a n a 2 284,
011. 773. 870, 1123.
WiTCZRTno. A r c h i v i o c i r c o n d a
r i a l e 729. 731, 1112.

V ie n n a .

Z i'r k io . A r c h i v i o

1 Ora nellArchivio segreto pontifcio.


1 Ora nella Biblioteca vaticana.

di

S ta to

825

TITOLO COMPLETO
D E LLE

OPERE RIPETUTAMENTE CITATE

Abschlede, die eirtgenossische. Amtllcbe ammlunK 1 s. i.uzern 1830.


iSpicilegium sive collectio veterani aliquot scrlptorum qui in Galline
bibiiotbecis delltuerant. 3 voli. P arlslls 1723.
Acta Tomiciana, Epistolae Legationes Responsa Actiones res gestae Serenissind Principis Sigismundi ejus nominis primi regis Poloniae magni dacia
Litbuaniae Russiae P russiae Masoviae domini. Voi. I e l i , Posnaniae 1852.
(A ctos). The Korgias and their latest Historian in Tbe Nortb British Review.
October 1870 to January 1871. .New Series XIV. lndou (1870-71) 851-367.
A c t o n Lord, Hlstorlcal Essnys and r>tudie.s. London 1007.
Abemoixo, A.. Alessandro VI, Giulio II e .Leone X nel Carnevale di Roma.
Documenti inediti (1400-1520). Firenze 1880.
A d j n o l f i . P., Laterano c [Via maggiore. Roma 1857.
Adixoi.fi , 1., La l ortica di tv p ietro ossia Borgo nell'et di mezzo. Nuovo
saggio topogrfico dato sopra pnbblici e privati documenti. Roma 1859.
Adi.vol.f i , 1., Iji Torre de' Sanguigni e S. A]>oIllnare. Boma 1S03.
A dlnolfi. P.. Roma nell'et di mezzo, i voli. Boma 1881.
Albbi, E., Le Relazioni degli Ambasciatori Veneti al Senato durante il se
colo decimosesto. 3 Serie. Firenze 1830-1855.
A l b e r t i n i , Fr.. Opusculum de mlrabilibtis novae urbis Romae. Herausgegebeu
von A. Seri m a r s o w. Heilbronn lstai.
Alfani, V.. Memorie j>erugine.
A l l e g r e t t o A l l e g r e t t i . D i a r i delle cose Snnc.d del suo temito. M c r a t o k i , Script.
XXIII, 767-800. Mediolani 1733.
A l t i e r i , M arcxj A n t o n i o , l.i NuptiaM. pubbl. da E. N a r d i c c i . Roma 1873.
A l v i si, K.. Cesare Borgia dnea di Romagna. Notizie e documenti. Imola 1878.
A m a b i l e , L.. Il iSanto Officio della Inquisizione in S ip o lL 'Citt di Castello 1892.
Amat ni S. F i l i p p o P., Biografia dei viaggiatori italiani. Colla bibliografia
delle loro opere. 2* ed., Roma 1882.
Ambrosil-s , Fr., De rebus g estis ac cripti operibus Baptistae Mantuani cogno
mento Hispanioli. Taurini 1784.
A miaxi. M.. Memorie storiche della eitt di Fano. Fano 1757.
A m o b t , De origine, progressu. valore ac f ritotu indulgentlarum... notitia. 2 voli.
Ang. Vindel. 1735.
A c h e r y ( d ) ,

1 I-e co m n n icM ian i in e d ite nono c o n tra sse g n ale da un M itri (), le fonti che pubblicher
n un* c o llc tta n e p a rte d due a ste risc h i (). Il ro l. I d e lla predente operm c ita to nulla
versione ita lia n a uncini nel IM I ed d e g n i l a nulla 7* e d iiio n e tedesca. Il ro l. II t c ita to nulla
r e ta n e ita lia n a u acita n el 19*J ed eKuita alla 7* e d iiio n e tedesca.

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

xlvi

d A ., Origini del teatro italiano con 2 app. s . rappresentazione dram


matica del contado toscano e s. teatro Mantovano nel sec. xvi, 2* ed. 2 voli.
Torino 1801.
A n c o n a , n 'A ., Variet storiche e letterarie. 2 voli., Milano 1 8 8 5 .
A n c o n a , d A . le O . l U c c r , M a n u a l e d e l l a l e t t e r a t u r a i t a l i a n a , v o l . II, n u o v a ed.,

A ncona,

F ir e n z e 1012.

W., D ie Venezianischen Relazionen und ihr Verhltnis zur Kultur der


Renaissance, Leipzig 108.
Anecdota lltteraria ex Mss. codlcibus eruta. 4 voll. Romae 1772-1783.
Anecdota Venetn nunc prinium collecta ac notis illustrata studio fr. J o a n n i s
B a p t i s t a b 'M a r ia e C o k t a r e n i ord. Praedlc. Venetiis 1757.
Annales Bononienses fra tris H i e r o n y m i d e B t j r s e l l i s . M u r a t o r i , Script. XXIII,
867-Olii. Mediola ui 1733.
A n s u e i . m , A' genannt RUd, Berner 'Chronik. 6 voll. Bern 1825-1833. (Nuova ed.
Bern 1884 s.).
A n t o n i u s d e V e b c e i i s , Sermones quadrugesimales. Venetiis 1492.
Archivio della Societ {Romana di Storia Patria. Vol. I ss. Roma 1878 ss.
Archivio storico, artistico, archeologico e letterario della citt e provincia di
Romn fondato e diretto da F a b i o G o r i . 4 voli. Roma-Spoleto 1875-1883.
Archivio storico d ellArte pubbl. p. G n o l i . Vol. I ss. Roma 1888-1887.
Archivio storico italiano ossia raccolta di opere e documenti inediti o dive
nuti rarissimi riguardanti la storia dItalia. 5* Serie. Firenze 1S42 s.
Archivio storico lombardo, giornale della Societ storica lombarda, e bollet
tino della consulta archeologica del museo storico-artistico di Milano.
Vol. I ss. Milano 1874 ss.
Archivio storico per le provincie Napoletane pubblicato a cura della Societ
di storia patria. Vol. I ss. Napoli 1876 ss.
Archivio Veneto. Pubblicai, periodica. Vol. I s s . Venezia 1870 ss.
A r e t i n , I. <ii. v., Beitrge fr Geschichte und Literatur. Vol. I. Mnchen 1808.
A r m a n d , Les u n k l a i l l e u r s i t a l i e n s d e s xv* e t x v r s l c l e s . Vol. II e t III. Paris 1883
e t 1887.
A r m e l l i n i , M a r i a n o , Le chiese di Roma dalle loro origini sino al secolo i v i .
Roma 1887.
A r m s t r o n g . E., Savonarola in The Cambridge Modern History, vol. I : The
Renaissance, Cambridge 1002, 344-182.
A r n o l d , P. F ., Die Kultur der Renaissance. Gesittung, Forschung, Dichtung^
(Sammlung lschen 180). Berlin u. Leipzig 1014.
A r t a u d v . M o n t o r , Geschichte der rmischen Ppste, deutsch von 1. A. B o o s t .
Vol. IV. Augsburg 1S54.
A s c h b a o h . I., Allgem eines Kirchenlexikon oder alphabetisch geordnete Darstel
lung des W issenswrdigsten aus der gesniumten Theologie und ihren H ilfs
wissenschaften. 4 voll. Frankfurt a. 'M. 1846-1850.
Atti e memorie della R. deputazione di storia patria per le provincie di Ro
magna. 3 Serie. Bologna 1S62 ss.
Atti e memorie delle RR. deputazioni di storia patria per le provincie Mode
nesi e Parmensi. 8 voli. Modena 1863-1876.
Atti e memorie delle RR. deputazioni di storia patria per le provincie del
l'Emilia. T. I s s . Modena 1877 ss.
Atti e memorie della Societ Storica Savonese. Vol. 1 e l i . Savona ISSO e 1890.
A u d i f e r e d i . G. B., Catalogna Romanaruiu editionum saee. xv. Romae 1783.
A u t o n , J e a n i > \ Chronlques. 4 voli. Paris 1S34-1S35.
B a l a n . P., Gli Assedll della Mirandola di papa Giulio l i nel 1511 e di papa
Giulio III nel 1551 e 1552 narrati secondo i pili recenti documenti. 2* ediz.
Mirandola 1876.
B a l a n , P Storia d'Italia. T. V. Modena 1877.
A ndreas,

Titolo completo dolle opere ripetutamente citate.

XI. v i i

P., Roberto Boschetti e gli avvenimenti italiani dei suoi tempi 11941529, 2 voli. Modena 188-t.
B a l d i , P Vita e fatti d i Federigo di Montefeltro, duca di l ibino. Vol. III.
Roma 1824.
B a l d i s s e r r i , L., Giulio II in Romagna (1 settembre 1510-26 giugno 1511), in
Riv. stor.-critica delle scienze teologiche H I, Roma 1907, 562-600.
B alan.

B a l u z e , S t ., M i s c e l l a n e a , e d . M

a n s i.

v o li. I .u c a e 17 6 1 .

I. H., p ie rmische Curie, ihre gegenwrtige Zusammensetzung und


ihr Geschftsgang. Mnster 1854.
B a r l e t t a , G., Sermones fratris Gabrielis Barelete, Ordinis Praedicatorum, ijuadrageslmaies de sanetis novi ter impressi. Lugduni 1511.
B a r o n u X., Nuovi studi sulla vita e sulle opere di Antonio Galateo. .Napoli
B angen,

1892.

G., Italia mistica e Italia pagana. Roma 1801.


A., La Diplom atie Vntienne. Paris 1802.
B a u d r i l l a r t , H istoire du lu xe priv et public. 4 voll. Paris 1878-188.
B a u m , M., D ie Demareationslinie Papst Alexanders VI. und ihre Folgen. D is
sertazione. Kln 1890.
B a u m a n n , F., G eschichte des A llgu. Vol. II. Kempten, (senz'anno).
Bau m g a r t e n , H., Geschichte Karls V. Vol. I. Stuttgart 1885.
B a u m g a b t e n , P . M ., Die katholische Kirche unserer Zelt und Ihre Diener in
Wort und Bild, voi. I, Berlin 18!Kl ; vol. III, Mnchen 1002 : 2* ed., voll. M I,
Mnchen 1905-1907.
B a u m g a r t e n , P. IM., Aus Kanzlei und Kammer, Freiburg 1 0 0 7 .
B a u m g a r t n e r , A., S . J., Geschichte der W eltliteratur. Vol. V I: Die Italien. Li
teratur, Freiburg 1911.
B e i s s k l , S t ., D ie Verehrung der Heiligen und ihrer Reliquien. Freiburg i .
Br. 1890.
B e l c a r i u s . F r ., Kerum Gallicarum Commentari!. Lugduni 1 6 2 5 .
B p l g r a n o . L., Della vita privata dei Genovesi. 2 ediz. Genova 1 8 7 5 .
B e l l e s h e i m , A ., Geschichte der katholischen Kirche in Schottland von d e r
Einfhrung des Chrlstentliuiiis bis auf die Gegenwart. I vol. : dal 400 al 1560.
Mainz 1883.
B e l l e s h e i m , A ., Geschichte der katholischen Kirche in Irland von (1er Ein
fhrung des ChrLstenthums bis a u f die Gegenwart. VoL I : dal 432 al 1509
eon una carta geografica. Mainz 1890.
B e l l o r i , Descrizione delle immagini depinte da Raffaele n e l Vaticano. Roma
H a r z k l l o t t i,

B asch et,

165*5 e 1 7 0 0 .
b u s , P.. Historiae Venetae libri XII. Basileae 1567.
Bembus, IV, Opera histrica. Basileae 1567.
B e n i g n i , l \ . D ie Getreidepolltk der Ppste, Ins Deutsclie bertragen von
R. H ir n e r , herausg. von G. R u h l a n d . Berlin [1808].
B e n o i s t , Ch., Csar Borgia. I : La prparation du chef-duvre. II : L'original
du Prince, in Rev. des Deux Mondes, V* priode XXXVI (1906), 56-86,
878-011.
K e r g e n r o t h , G . A . . Calendar o f Lette r s , Despatches and State Papers relatlng
to the ngociations between England and Spain preserved ln the archives
at Simancas and elsewhere. VoL I e II. London 1862 e 1866.
B e r l i n e r . A ., Geschichte der Juden in Rom von den ltesten Zeiten bis zur
Gegenwart. 2 voll. Frankfurt a. M. 1808.
B er .w l d e z . A.. Historia de los Reyes Catlicos Don Fernando y Doa Isabel.
2 voll. Sevilla 1870-1875. (Pn libi frazione della Sociedad de biblifilos An
daluces).
B e r n a r d i . A n d r e a . Cronache Forlivesi dal 1476 al 1517 p. a cura di G. Mazz a t i n t i , 2 voli. Bologna 1885-1807.
B e r n a t s . I (Petrus Martyr und sein Opus epistolarum. Strassburg 1891.

Bem

XLvi il

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

i >o m ., Historia d i tutte l'heresie descritta da D. B. Tomo q u a r t o ,


sln'allinno 1700. Venezia 1724.
B e r t o l o t t i , A., A rtisti Lombardi a Roma nel secoli xv, xv i e xvu . (studi
e ricerche negli archivi 'Romani. 2 voli. Milano 1881.
Beschreibung der iStadt Rom von E r n s t P l a t t n e r . K a r l B c j n s e n , E d u a r d
G e r h a r d und W i l h e l m R s t h l l . 3 v o l l . 'Stuttgart und Tbingen 1 8 2 9 - 1 8 4 2 .
Bibliotheca pontificia duohns libris distillata auctore I! P. P. L u d o v i c o Jac o b o A S . C a r o l o . Lugduni li .'! .
Bibliothque de lcole des ('hartes. Revue d'rndition consacre spciaiement
1 l'Otude du moyen-Age. P aris 1839 s.
Biographie, allgemeine deutsche. Vol. 1-55. I.eipzig 1875-1893.
B e z o l d , Fa. v.. Aus M ittelalter und Renaissance. Kulturgeschichl. Studien.
Mnchen u. Berlin 1918.
Biaoi. G.. The private L ife of the Renaissance Fiorentine, hi Edinburgh Ma
gazine dl Blackwood. vol. 158 (1893), 327-351. Florence 1910.
BlRClt-IIliiSCHFKt.il. A.. Gesehichte der franzsischen Literatur seit Anfang des
10. Jahrb. Vol. I : Uns Zeitalter der Renaissance. Stuttgart 1889.
B i s t i c c i , v. V e s p a s i a n o .
Bliitter, historisch-politische, fr das katholische Deutschland, Herausgegeben
von G. P h i l l i 1*8 e !(!. G r r e s , indi da iO. J r g e F. B i n d e r . Vol. I-CKXIV.
Mnchen 1838-1899.
B l s c i i , Cardinal Schinner. Bern 1891. (Conferenza, non in commercio).
B o c o a r d , Histoire d u Valais. 1 8 4 4 .
B o d e , W.. Gruppe der Beweinung Christi von Giovanni della Knbhia und der
Eiutluss des .Savonarola auf die Entwicklung der Kunst in Florenz in
Jahrbuch der knigl. prenss. Kunstsammlungen VIII. 217-220. Berlin 1887.
B o d e , W.. Die italienische Plastik. 2* ed. Berlino 1893.
B hm , W.. Hat Kaiser M aximilian im Jahre 1511 Papst werden wollen? Pro
gramma. Berlin 1873.
Bhmer. H.. Luthers Romfahrt. Leipzig 1914.
Bhrinukr, F., Die Vorrrefonuatoren d e s 1 4 . und 15. Jahrhundert.*, Sez. IV, 2.
Zrich 1858.
B ogli No, H. F., I.a Sicilia e i suoi cardinali. Palermo 1S84.
B o l e . F., R afaels Wandgemlde die Philosophie , genannt die (Schule von
Athen. Brixen 1891.
B o l e . F., Sieben Meisterwerke der Malerei. Brixen 1893.
Bollettino storico della (Svizzera italiana. T. I ss. Bellinzona 1879 ss.
B o n a n m . l'un.., Numismata Pontiflcum Romanorum quae a tempore Martini V.
ad annuiti 1099 vel autlioritate publica vel privato genio in luce 111 pro
diere. Tom. I. coutinens numismata a (Martino V. usque ad Clementem V ili.
Roniae 1609.
B o n a r d i , A.. Venezia e l a lega di Cambra!, in (Nuovo Archivio Veneto. X . i-i.
VII (1904), 209-244.
B o n a r d i , Ai, Venezia e Cesare Borgia, in Xtiovo Archivio Veneto. X. S. XX
(1910), 381-433.
B o n a z z i , L . Storia di Perugia. 2 v o l i . Perugia 1 8 7 5 - 1 8 7 9 .
B onkt-Maury, G.. I^es prcursetirs de la rforme et de la liberti1 de conscience
dans les pays latins du x ii * ati ,xv* siccle. Paris 1904.
B o n g i , S .. Annali di Gabriel Giolito de' Ferrari da Trino di Monferrato stam
patore in Venezia, vol. I. Roma 1890.
B onnaef, E.. tudes sur la vie prive de la Renaissance. ParLs 1898.
B o r g a t t i , M.. Castel .Sant'Angelo in Roma, istoria e descrizione. Roma 18SK>.
B o r g ia , S t e f ., Memorie storiche della pontificia cittft di Benevento. Parte
terza, volume I. che contiene la storia delle sue vicende e delle geste de'
suoi governatori dell'anno MLI all'anno MDL. Roma 1709.
B ossi, M.. Ilecuperationes Fesulanae. Bononiae 1493.
B

ern in o ,

Titolo completo delie opere ripetutamente citate.

XLIX

G Raccolta d i lettere sulla pittura ecc. 8 voll. Milano 1S22-1825.


d e , Lettres de Rome de Bartolomeo de Bracciano Virginio Orsini
(1480-1494), in Mlanges d'archol. e t dhist. (cole franaise de Rome)
XXXIII (1913), 267-330.
B o u t e b w W;c, iF., Geschichte der Poesie und Beredsamkeit. Vol. I s. Gttingen
1801 s.
IBA.NDI, H., D ie Renaissance in Florenz und Rom. Acht Vortrage. Leipzig
1900, 5 ed. 1921.
RK sxG, K., D as erste Vierteljahrhundert europischer Politik Im Zeitalter
der Renaissance (1494-1519), in Beilage a llAllgemeine Zeitung, 1900,
n.ri 13-15 (17-19 gennaio).
B r e w e r , I<etters and Papers of the reign of Henry VIII. Vol. I ss. London 1802 ss.
Briefe, rmische, von einem Florentiner (A. v. R e u m o n t ). I e II parte. Neue
rmische Briefe von ecc. 2 parti. Leipzig 1840-1844.
B r o m , G., Einige briefe von Raphael Brandolinus Lippus, mitgetheilt von
Dr. G. B. m Rmische Quartalschrift di de (W a a l II, 175-200. Rom. 1888.
B r o s c h , J., Alexander VI. und Lucrezia Borgia in Histor. Zeitschr. d l S y b e l
XXXIII, 300 ss. Mnchen 1875.
B r o s c h , M., Papst Julius II. und die Grndung des Kirchenstaates. Gotha 1878.
B r o s c h , M., Zur iSavonarola-Kontroverse, in Deutsche Zeitschrift fr Geschichts
wissenschaft, X . F. I. (1897-98), Monatsbliitter, p. 257-274.
B r o w n , v . Calendar.
i B r o w n R .], Ragguagli sulla vita di Marino Sanuto detto il Juniore. 3 v o l l .
Venezia 1 8 3 0 .
B r u d e r . A., jStaatslexlkon der Grres-Gesellschaft. Vol. I ss. Freiburg I. Br.
1889 ss.
B r u n n e r , S . , Studien und Kritiken in und ber Italien, 2 v o l l . Wien 1 8 6 8 .
B r u n s , J.. Michael Marullus. Eine Dichterleben der Renaissance in den Prems.
Jahrbchern LXXIV (1893) 105-129.
P c h i , A., Korrespondenzen und Akten zur Gesch. des Kardinals Matth.
Schinner. Vol. I (1489-1515). Basel 1920.
B c h i , A., Kard. M atthus Schinner als Staatsmann u. Kirchenfrst. Ein
Beitrag zur allgem. u. schweizer. Gesch. von der Wende des 15-16 Jahrh.
Parte I (fino a l 1514), Zrich 1923.
B u d d e e , W.. Zur Geschichte der diplomatischen Missionen des Dominikaners
X ikolaus von Schnberg bis zum Jahre 1519. Dissertazione. Greifswald
1891.
Bullarium ordinis Iraedicatortim opera T h o m a e R i p o l l editum et ad autogr.
recognitum, appendicibus, notis illustr. ab A. Bremond. Vol. III e IV.
Romae 1731.
Bullarium Vatican., vedi Collectio.
Bullarum, diplomatuin et privilegiorum summorum Romanorum pontlllcuin
Taurinensi^ editio locupletior facta... cura et studio A lokii T omasetti.
T. V. Augustae Taurinorum 1860. (Quando si cita Bullarium sempre
intesa questa edizione).
( B u r c h a b d I o h .) , Iohannis Burckardi Liber notarum ab anno 1483 usque ad
annum 1506, a cura d i E n r ic o C e l a n l Voll. I e II ( M u b a t o h i , Rerum Italie.
Scriptores, nuova ed., t. XXXII, p. i. voll. I e II). d ttA di Castello 19101911.
B crchard, J oh., vedi PiEPtx.
B u b c h a r d i . J o h . A r g e n t ., Diarium Innocentil V ili-, Alexandri VI. etc. tem
pora complectens nunc primum pubiici juris factum commentarli et monumentis quamplurimis et arcanis adjectis ab A c h i l l e G e n n a r h l l i . Florentiae 1854.
B crciiasdi, J oh., Diarium sive rerum urbanar. commentari! 1483-1506, edid.
L T huasne . 3 voli. P arisiis 1883-1885.
B o t t a e i,

Bouard, A .

Pastor, Storia dei Papi. HI.

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

B ubcucbardt, J., D ie iCultur der Renaissance iu Italien. Ein Versuch. 3 ediz.


curata da L. G kigkb. 2 voll. Leipzig 1877-1878. 12" ed. 1919.
IiUBdKHARDT, J Der Cicerone. Eine Anleitung zum Genuss der Kunstwerke
Italiens. 4 lAullage, unter .Mitwirkung des Verfassers und anderer Fach
genossen bearbeitet von Dr. Wilh . B ode. Parte II. Leipzig 1879.
B t jr c ik h a r d t , J., Geschichte der Renaissance in Italien. Mit Illustrationen.
Stuttgart 1 8 6 8 , (3 e d i z . per H e i n r i c h H o l t z i n g e r . Stuttgart 1 8 9 1 .
B urcIkiiardt, J., B eitrge zur Kunstgeschichte von Italien. Basel 1898.
B usch , M., England unter den Tudors. [Vol. 1 Knig Heinrich VII. 1485-1509.
Stuttgart 1892.
B u s e r . B D ie Beziehungen der Mediceer zu Frankreich whrend der Jahre
1434-1494 dn Ihrem Zusammenhang mit den allgemeinen Verhltnissen.
Leipzig 1879.
B u s e r , M., Lorenzo de Medici als italienischer Staatsmann. Eine Skizze n a c h
handschriftlichen Quellen. Leipzig 1879.
B t t n e r , F., Adam und Eva in der bildenden Kunst bis Michelangelo D isser
tazione di Jena. Leipzig 1S87.
Calendar o iState Papers and Manuscripts relating to English Affairs existing
in the Archives and Collection of Veniee and in other Libraries of Northern Italy edited b.v JRa w d o n B r o w n . Vol. I s s . London 1864ss.
C a u s s k , C., Storia di Civitavecchia, Firenze 1S98.
Calm ktte. J., I m politlqne espagnole dans l'affaire des barons N apolitains (1485
1 1492). in Revue liistorique, CX (1912), 225-246.
C a m b i , G., Istorie in D elzie degli eruditi Toscani. Vol. XXI-XXIII. Firenze
1785 s.
Campagne et bulletius de la grande jirine d'Italic commande par Charles V III
1494-1495 daprs des documents rares ou indits, extraits en grande partie
de 'la bibliotque de N antes par J. d e i .a P il o k g e r i e . Nantes-Paris 1866.
Cambridge Modern Hlstory (The), vol. I : The Renaissance. Cambridge, 1902.
C a n c e i j . i e r i , J-'it.. 'Storia de' solenni possessi de' iSommi Pontellci detti antica
mente processi o processioni dopo la loro coronazione dalla basilica Vati
cana alla (Lateranense. Roma 1802.
Cant, ,C Storia di Como, Firenze 1856.
Cant, C., Gli eretici dItalia. Vol. I. Torino 1S65.
C a n t , C ., Italiani Illustri. Ritratti. 3 voli. (Milano 1873-1874.
C a p p e l l i , A n t o n i o , Lettere di Lorenzo de 'Medici detto il Magnifico conser
vate artiArchivio Palatino di Modena con notizie tratte dai carteggi diplo
matici degli oratori Estensi a Firenze. (Estratto dal vol. I degli A tti e
Memorie delle Deputazioni di storia patria per le provincie Modenesi e
Parmensi). Modena 1863.
C a p p e l l i , A n t o n i o , Fra Girolamo Savonarola e notizie intorno i l suo t e m p o
Modena 1 sta>.
C a R d e l l a . L o r e n z o , Memorie storiche de' Cardinali della santa Romana chiesa.
T. III. iRoma 1793.
C a r d o , G., L a Legn <11 C n m b r a y . Venezia 1,895.
Carinci, G. B- Lettere d i o. Gaetani. Roma 1870.
C a r o , J.. Geschichte Polens. Parte V, sez. 1 e 2. (Geschichte der europischen
Staaten, herausgeg. von H e e r e n , Vx e r t und W . v o n G i e s k r r e c h t ) Gotha
1886 fino al 1888.
C a r p e s a n u s , F r a r c i s c u s , Commentarla suornm temporum, 1470-1526, presso
M a r t n e , Coll. ampi. V, 1175.
C a r r i r e , M ., D i e philosophische Weltanschauung der Reformationszeit in ihren
Beziehungen zur Gegenwart. Stuttgart und Tbingen 1847.
C a r t w k i o h t , .L . Isabella dE ste Jlarehloness o f Mantua 1 4 7 4 - 1 5 3 9 . A Study o f
the Renaissance. Vol. I <* II, 1.on (U m 1 9 0 7 .
C a s t e l l a r , G., Erinnerungen an Italien. Versione tedesca. Leipzig 1876.

Titolo completo dello, opere ripetutamente citate.

LI

M., Lucrezia Borgia duchessa di Ferrara. C o n nnovi documenti, note


critiche 1 un ritratto inedito. Ferrara [1921],
C e o c h e t t i , B., La repubblica di Venezia e la corte di tRoma nei rapporti della
religione. 2 voli. Venezia 1874.
C e c x o .y i , G., Vita e fa tti di Boccolino Glizzimi da Osimo capitano di ventura
del secolo xv, narrati con documenti inediti ed editi rarissimi. Osimo 18.89.
C e l i e r , L , Alexandre VI et ses enfants en 1493, in Mlange d archol. et
dhistolre, XXVI (1906), 319-3S4.
C e l i e r , L., Alexandre VI et la rforme de l glise, in Mlange-s darchol et
d'hlstoire, XXVII (1907), 65-124.
C e l i e r , L L e s D ataires du xv* slcle et les origines de la Daterie apostolique. (Bibllothque des coles fran^aises dAthnes e t de Rome, 103),
Paris 1910.
( ' e r r a t i , M Tlberii Alpliarani de basllicae Vaticanae antiquissima e t nova
structura liber. Pubblicato i>er la prima volta dal dottor M. C k r k a t i . Roma
1014 (Studi e Testi, voi. 26).
'" e r r i , D., Vita e gesta dei sommi pontefici Romani nati od oriundi nel regno
degli Stati ISardi. Voi. 11. Torino 1856.
'e r r i . I)., Borgia ossia Alessandro VI Papa e suol contemporanei. Torino 1858.
ChahavaT, E., Inventaire des autographes e t documenta historiques, runis pur
M. Benjamin Fillon. Vol. I e II. Paris 1878 s.
t*n k u r ie r , C., d e , Histoire de Charles V ili , roi de France. 2 voll. Paris 1868.
C h e v a l i e r , Repertoire des sources historiques du moyen-Age. Paris 1877-1883.
Sappl. 1888.
I i i i . e ii o w M.k i , C . v., Rom. I ; D ie .Menschen der Renaissance. Autorisierte Uebersetzung aus dem Polnischen von R o s a S o h a p i r e .* Mnchen 1912.
C h m e l . J Urkunden. Briefe und Actenstcke zur Geschichte Maximilians I.
und seiner Zeit. (Bibi, del Lit. Vereins vol. X). Stuttgart 1845.
C h m e l , J., Briefe und Actenstcke zur Geschichte der Herzoge von Mailand
von 1452 bis 1513. Aus den Originalen herausgegeben in Notizenblatt zum
Archiv f r sterreich. Geschichte. Ann. 0 e 7. Wien 1856-1857.
C h m e l . J Regesten des rmischen Kaisers Friedrich III. 1452-1493. 2 parti.
Wien 1859.
Christophe, J. B., H istoire de la Papaut pendant le XV* slcle avec des pice
jnstitcatives. 2 voll. Lyon-Paris 1863.
Chroniken der deutschen Ptiidte vom 14. bis ins 16. Jahrhundert. Herausgeg.
von der histor. Commission bei der knigl. Akademie der Wissenschaften.
Vol. Is s . Leipzig 1862 ss.
CiacoxiI*s. A lph ., Vitae et res gestao Pontifionm Itomanorum et 8. R. E. cardinaliutn... ab A ugust , Oldoixo S oc. Jesu recognitae. T. II et III.
Romae 1077.
Cia m , V., Caterina Sforza a proposito della Caterina Sforza di Pier Desiderio
Pasolini. Torino 1893.
Ciax, V., 11 Cortegiano del conte Baldesar Castiglione annotato e illustrato.
3* ed. Firenze 1929.
Ciax, V., l n trattatista del Principe a tempo dl X. Machiavelli, Mario Saiomoni. Torino 1900. (D agli A tti della R. Accademia di scienze di Torino,
vol. XXXV).
C ic o g n a . Em.. D elle Iscrizioni veneziane. 6 voli. Venezia 1824-1853.
Cixacli. A >gelo, Le monete dei Papi descritte in tavole sinottiche ed illustrate.
Fermo 1848.
Cipolla. C.. Le signorie dal 1300 al 1530. .Milan 1881.
C it t a d e l l a , L. X.. Saggio di Albero genealogico e di Memorie au la fam iglia
Borgia specialmente in relazione a Ferrara. Ferrara 1872.
C l m e x t , Les Borgia. Histoire du pape Alexandre V I , de Csar et de Lucrce
Borgia. Paris 1882.
Catalano,

LU

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

G., La guerra di Venezia contro i Turchi (1499-1501), in Nuovo Archivio


Veneto, X V III (1899), 5-76, 348-421; XIX (1900), 97-138 (Documenti).
Oollectio bullarum, brevlum aliorumque diplomatum sacrosanctae basilicae Va
ticana*. T. II. ab (Urbano V. ad Paulum TU. productus. Romae 1750.
C 'o m m in e s , Pini,, d e , scs lettres et ngociations pubi, avec un comment, histor.
par K e r v y n d e X j e t t e n h o v e . Bruxelles 1867-1874.
C o m m i s e s , Ph. d e . Mmoires. Nouvelle d., revue sur les manuscrits de la
Bibliothque royale et publie avec annotations et claircissem ents par
M. D u p o n t . Vol. II, 1477-1498. Paris 184;}. Nouvelle d. pubi, par B. d e
M a n d b o t . Paris 1903.
C o n d i v i , A., D as Leben des Michelangelo Buonarroti. Zum erstenmal in die
deutsche Sprache libersetzt durch R u d o l f V a l d e k . Wien 1874.
C o n d i v i , A., Vita de Michel Angelo Buonarroti. Nuova edizione di F r e y . B e r
lin 1887.
C o n s t a n t , G., Deux manuscrits de Burchard. Fragment du D iaire (1492-1496).
Le Crmonial, in (Mlanges d'archol. et dhistoire, XXII (1902), 209-250.
C o n s t a n t , G., Les m atres des crmonies du xvi* sicle. Leurs Diires, in
Mlanges darchol. et dhistoire, X X III (1906), 101-229, 319-343.
C o n t a t o r e , D. A., Ile historia Terracinensi libri quinque. Romae 1706.
C o N T f x o w u h , F e l i x . Pars altera elenchi S. R. E. cardlnalium ab anno 1430
ad anmitn 1549 ex bibliotheca Francisci cardinalls Barberini Ep. Portuen.
ac S. R. E. vicecancell. Opus posthumum. Romae 1659.
C o p i n o e r , W. A., iSupplement to Hains Repertorium Bibliographicum. Parte I
e II 1, 2, London 1895-1902.
Coppi , A., Cenni storici d i alcune pestilenze. Roma 1832.
C o p p i , A., Discorso sopra le finanze di Roma nei secoli di mezzo. Roma 1847.
C o p p i , A., Memorie Colonnesi compilate. Roma 1.855.
Co b i o , B Storia di Milano. Vol. III. Milano 1857.
Corpo diplomatico Portuguez p. p. L u iz A u g u s t o R e b e l l o d a S e l v a . Vol. I.
Lisboa 1862.
C o r t e s i u s, P a u l u s , D e cardinalatu libri tres ad Juliuin Secundum Pont. Max.
In Castro Cortesio 1510.
C o r v o , F. B a r o n , Chronicles o f th House o f Borgia. London 1901.
Cosca, A., Girolamo Savonarola e i nuovi documenti intorno al medesimo in
Archivio storico italiano. Quarta Serie IV. 2X2-306. 429-468. Firenze 1879.
C r e i q h t o n , A history o f th Papaey during th period of th Reformation.
Vol. III e IV. London 1S87.
C r e i z n a c h , V., Geschichte d e s neuern Dramas. Vol. I. Halle 1 8 9 3 .
CKEizKNACit, V., Geschichte des neueren Drainas. Voll. I e II. Halle 1S93, 1901.
C r o c e , B La Spagna nella vita italiana durante la rinascenza. B ari 1917.
Cronaca di Viterbo di G i o v a n n i h i J izzo dal 1475 al 1479 in ('Tonache e Sta
tu ti della citt d i Viterbo pubbl. ed iUustr. da J. C i a m p i . Firenze 1S72.
Cronaca Sublacense del P. D. C h e r u b i n o M i r z i o d a T r e v e r i . monaco nella
protobadla di Subiaco. Roma 1S85.
Cronache della citta di Perugia edite da A r i o d a n t e F a b r e t t i . Vol. II. 1393-1561.
Torino 18S8. (Non in commercio).
Cronica di Bologna. M u r a t o r i , Script. X VIII, 241-792.
Cronica di Napoli di N o t a r G i a c o m o , pubblicata per cura di P a o l o G a r z t l l i .
Napoli 1845.
C r o w e , J . A. und C a v a l c a s e l l e , G. B Geschichte der italienischen Malerei.
Deustche Original-Ausgabe, besorgt von Dr. M. J o r d a n . Voll. II, III e IV.
Leipzig 1S69-1S71.
C r o w e -C a v a l c a s b l l e . Raphael (Versione tedesca). 2 voll. Leipzig 18S3-1SS5.
C u p i s , C . DE, Le vicende dell'agricoltura e della pastorizia nell'Agro .Romano.
L'annona d Roma. Roma 1911.
C ogo ,

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

un

e , D., Discorso critico sui Borgia con l'aggiunta di documenti inediti


relativi al Pontificato di Alessandro "VI tot Archivio della Societ Romana
di storia patria IV, 77-147. Boma 1881.
D e l L u n g o , I., Florentia. Uomini e c o s e del Quattrocento. Firenze 1897.
D e l a b o b d e H. F., L expdition de Charles V i l i en Italie. Hlstoire diploma
tique et militaire. Paris 1888.
D e l p h i n i , P., Oratiunculae duae habitu coram summls pontlflcibua Pio III.
et Julio II. mine primum editae. Vonetiis 1848.
D e n g e l Pa., Dvorik M. und E g c e k H., Der Palazzo di S. Marco, genannt
Palazzo di Venezia. Leipzig 1909.
D e n i f l e , H., D ie Universitten des M ittelalters. Vol. I: D ie Universitiiten des
M ittelalters bis 1400. Berlin 1885.
D k n n i s t o u n , J (Memolrs of the D ukes of .Urbino illustrating the arms nrts ecc.
of Italy from 1440-1630. 3 voll. London 1851.
D e s j a r d l n h , A b e l , iNgociations diplomatiques de la France avec la Toscane.
Documents recueillis par G i u s e p p e C a n e s t r i n i T. I e II. Paris 1859 e 1881.
Deutsche Zeitschrift fr Geschichtswissenschaft, hrsg. von L. Q u i d d e . An
nate 1889-1894. Freiburg 1889-1894.
Diario di Ser T o m m a s o i S i l v e s t r o X o t a r o con note di L. F u m i . F a s e . 1. 2.
3. 4. Orvieto 1891-1395.
Diario Ferrarese dall'anno 1409 sino al 1502 di autori incerti. M u s a t o ! , Script.
XXIV, 173-408. .Mediolani 1738.
Diario Nepesino d i A n t o n i o L o t i e r i d e P i s a n o 1459-1468 pubbl. p. c. di G. L e v i
in Archvio della ISoc. Romana di storia patria VII, 115-183. Roma 1884.
D id o t . A. F., Aide Manuce et iH elifnlsm e il Venlse. B aris 1875.
D i e s a i ; t u , J . , Geschichte der schweizerischen Eidgenossenschaft. Il vol. Uno
al 1516 (nella collezione H e e r e n - C k e r t ). Gotha 1892.
Dispacci di A. G i u s t i n i a n 1502-150.% puhbi. da P a s q i -, V i l l a h i . 3 voli. F i
renze 1886.
D it t k i g i i , F ., Cardinal Gasparo Contnrini 1 4 8 3 - 1 5 4 2 . Eine Monographie. Brauns
borg 1 S 8 5 .
Documenti dl Pio II e III. Vedi P i c c o l o m i n i .
D l l i n g e r , J. J. J Lehrbuch der Kirchengeschichte. Il volume, 1 parte 2 e d .
Regensburg 1843.
D l l i n g e r , J . J . J ., Kirche und Kirchen. Papstthum unde Kirchenstaat, Mn
chen 1861.
D l l i n g e r , J. J. J Beitrge zur politischen, kirchlichen und Cultur-Geschicht*
der sechs letzten Jahrhunderte. Vol. II e III. Regensburg und Wien
1S63-18S2.
D o l l m a y r . H . , Raffaels W erksttte in Jahrbuch der kunsthistoriseben S a m m
lungen des nllerh. Kaiserhauses XVII, 231 s s . Wien 18G.
D o r e z . L . T h u a s n e , L ., Pie de la Mirandole en France (14.85-1488). Pari 1897.
DrpRKsvE. D., Los eryptes Vaticanes. Paris-Rome 1902.
D u s m e n i l . M. A. J.. H istoire de Jnles II. Sa vie et son pontlflcat. Paris 1873.
D u M o n t , Corps universel diplomatiques du droit des g e n s . T. III e IV. Am
sterdam 1726.
D u r m , J., D ie Bankunst der Renaissance in Italien (Handbuch der Archi
tektur. 2* parte, vol. V). Leipzig 1903: 2* ed. 1914.
C o h a r . J. e t Q u t i f , J.. iScriptores ordinis Praedicatomm recensiti notisque
historicia et criticis illustrati ecc. T. I. Lutetiae Parlsiorum 0719.
Egger. H.. Codex Escurialensis. Ein Skizzenbuch aus der W erkstatt Domenico
Ghirlandajos. lUn vol. dl testo ed uno di tavole. Wien 1906.
E g g s . <j j
Purpura docta, s . vitae, legationes. r e s gestae, obitus S . R. E.
Cardinalium, qui ingenio, doctrina, eruditione. scriptis ecc. ab n. DXL
usque ad aetat. nostr. inclaruere. H b . III e TV. Fol. Francof. e t Monach.
1710-1714. Acc. Supplementum novum purpurae doctae. Ang. Vind. 1729.

D al R

L iv

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

e g i d i u s ) v o n V i t e b b o , D ie Lebensbeschreillmngen der 'Ppste ini Zei


talter Kaiser Maximilians I. [H ist, viginti aeculor.J, herausgeg. von
H f l e r in Archiv fr sterr. Geschichtskunde X II, 378 s. Wien 1845.
E u b e n b e r g , R., D as Zeitalter der Fugger. 2 voll. Jena 1896.
E i i r l e F . c* S t e v e n s o n E . , Gli affreschi del Pinturicchio nellappartamento
Borgia nel Palazzo Apostolico Vaticano. Roma 1897 (edizione francese con
aggiunte. P a ris '1899).
E h s e s , S t ., Rmische Dokumente zur Geschichte der Ehescheidung Heinrichs
VIII. von England 1527-1534. Paderborn 1893.
E m p o t . i , F. L., Bullarlum ord. Eremitanim s. Augustin!. Romae 1628.
Kncyclopedia, T he iGatbolk*. 1(1 voll. Xew York 1907-1914.
E n d e m a w n , W., Studien i n
der romanisch-canonistischen Wirthschafts-und
Rechtslehre. 2 voll. Berlin 1874.
E n g l e u t , G ., Commentatio de catalogo archiepiscoporum Maguntinensium Wimphellnglano. Aschaffenbnrgl 1882.
E n n e n , L , Geschichte der Stadt Kln, m eist aus den Quellen des Klner Stadt
archivs. vol. III. Kln-Neuss 1869.
L p i n o i s , H. d e , Le Pape Alexandre VI in Revue des questiona historiques
XXIX, 357-427. P aris 1881.
E u h e l , K., Geschieht der oberdeutschen XStrassburger) Minorltenprovlnz.
2 voll. Wrzburg 1886.
F a b r e t t i , A.. Biografe dei Capitani venturieri dell'Umbria scritte ed illustrate
con documenti. Vol. III. Montepulciano 1844.
F a h b i c i u s , .1. H Bibliotheca latina mediae et inlimae aetatis, ed. M a n s i .
6 toni. Florentiae 1858-1859.
F a b r o n i u s , A., Ijm rentil Medicis Magnifici vita. Plsis 1784.
F a l k , F ., D ie D ruckkunst im D ienste der Kirche, zunchst in Deutschland,
bis zum Jahre 1520. Kln 1879.
F a l u s c i i i , Cose notabili di Siena. Siena 1784.
F a n t i , J.( Imola sotto Giulio II. Memorie d l storia patria. Imola 1S82.
F An t o n i . S.. Istoria della citt dAvignone e contado Venesino. 2 voli. Ve
nezia 1678.
F a n t i zzi, G., N otizie degli scrittori Bolognesi. 9 voli. Bologna 1781-1794.
F e a , C a b l o , N otizie Intorno Raffaele Sanzio da Urbino ed alcune d i lu i opere,
intorno Bramante. Giuliano da tS. Gallo, Baldassar Peruzzl ecc. Roma 1822.
F e r d i n a n d ! .P r i m i . Regis, Iustnictionum iiber (1486-1487), ed. S e . V o l f i c f s x a .
Napoli 1861. Nuova ed. completata da L u i g i V o l p i c e l l a . Napoli 1916.
F e r r a t a , F., Lopera diplomatica pontificia nel triennio 1510-1513 e l'opposizione
del concilio Lateranense a (inolio scismatico di Pisa (1511-1512). Grotte di
Castro 1910.
F erri, A., L A r c h i t e t t u r a in R o m a n e i secoli xv e x v i Roma 1867 s.
F e s s l e r , J iSammluug vermischter Schriften ber Kirchengeschichte und Kir
chenrecht Freiburg 1. Br. 1S69.
F e s t e r , R ., M achiavelli (Politiker u. Nationalkonomen, hrsg. von G . S c iiM O i.i.r a
u. O. H i n t z e . I). Stuttgart 1900.
F i o r e n t i n o . Pietro Pom pomi zzi. Firenze 18(59.
F ischer . K , Geschichte der neuern Philosophie. 3 ed. Vol. I. parte I*. H ei
delberg 1,889.
F l a m i n i , Studi d storia letteraria. Livorno 1895.
F l a m i n i , F.. Il Cinquecento (Storia letteraria dItalia [V I], Milano s. a. [1902] >.
F l e c h s i g , E.. D ie Dekoration <ler modernen Bhne in Italien von den A nfn
gen bis zum Schlsse des 16. Jahrhunderts. P arte I. D issertazione lipsiense.
Dresden 1895.
F l o r u s , De expeditione Bononiensi in G r a e v i c s , Thesaur. antiquit. IX P.
VI. Venetlis 1735.
F r s t e r . E., Raphael. 2 voll. Leipzig 1867-1868.

E g id io , ( A

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

LV

Y ., Iscrizioni delle chiese e daltri edilizi d Uoma dal secolo s i fino


ai giorni nostri. 14 voli. Ioma 1869-1885.
F o r g e o t , H., Jean B alue C a r d in a l d'Angers. Iaris 1895.
F o u c a r d . C., Carteggio diplomatico. Napoli 1879.
F r a k n i , W., Ungarn und d ie Liga von Cambrai 1509-1511. Nach unlientzteu
Quellen. Budapest 1883.
F r a k s i , V. Erddi Bakcz Tamfts. Budapest 1889.
F k.sIkni, W., M atthias Corvini, Knig von Ungarn 1458-1490. Auf Grund
archivalischer Forschungen und mit Genehmigung des Verfassers aus dem
Ungarischen bersetzt. Freiburg i. Br. 1891.
F r a x t z , E., Fra Bartolomeo della Porta. Studie ber die Renaissance. Regensburg 1879.
F r a x t z . F., Sixtus IV. und die Republik Florenz. Regensburg 1880.
F a x t z. E.. Geschichte der christlichen Malerei. Parte II. Freiburg 1. Br. 1S94.
F r a t i , redi G r a s s i s .
F r a t i , L.. La vita privata di Bologna dal secolo x i i i a l xv m . Con appen
dice di documenti Ined. Bologna 1900.
F r e i ie r , Scriptores ecc. Tom. III. Hannoniae 1 6 1 1 .
F rk y . C., Studien zu Miohelagniolo (Regesti) in Jahrbuch der preuischen
Kunstsammlungen XVI, 91-103. Berlin 1895.
F r e y , C., Die Dichtungen des M iehelangiolo Buonarroti. Berlin 1S97.
F r e y , D., Bramantes (St. Peter-Entwurf u. seine Apokryphen. Wien 1915.
F r e y . k .. Michelagniolo Buonarroti. Sein Leiten u. seine Werke. Voi. I. Berlin
1907.
F r e y , k ., Michelagniolo Buonarroti. Quellen u. 'Forschungen zu seiner Gesch.
u. Kunst. Vol. I. Berlin 1907.
F r i e d l n d e r . J D ie Italien. Schaumnzen des 15. Jahrhunderts (1430-1530).
Berlin 1882.
F r i z z o x i , Arte italiana del Rinascimento. Milano 1891.
F d c h s , I., Die tnailiindischen Feldziige der Schweizer. 2 voll. St. Gallen 1810
e 1812.
F iteteb. E d., Geschichte der neueren Historiographie. (Handbuch der m it
telalterlichen und neueren Geschichte, Sezione I). Mnchen u. Ix'ipzlg 1911.
F u e t t o . E d .. Geschichte des europischen Staatensystem von 1 4 9 2 b i s 1 5 5 9
(Handbuch der m ittelalterl. u. neueren Gesch., Sezione II). Mnchen u.
Leipzig 1 9 1 9 .
F u u h i s u s , B a p t ., D e dictis factisque memorabllibus a C a m H-l o G i l i x o latina
facta. Mediolani 1509.
F c MT, L . Alessandro VI ** il Valentino in Orvieto. Notizie storiche raccolte
da documenti inediti per le nozze Gamurrini-Giulietti. Siena 1877. (Edi
zione di 150 esemplari fuori di commercio).
Fumi, L., Carteggio del commune di Orvieto degli anni 1511 e 1512 in Arch.
d. Soc. Rom. XIV, 127-163. Roma 1801.
F h r e r , S . Geschichte von WalUs. Vol. III. Sitten 1850.
G a b o t t o . F., Giason del Maino e gli scandali universitari nel Quattrocento.
Studio. Torino 1888.
G a b o t t o . F., L'Astrologia nel Quattrocento in rapporto colia civilt. Osser
vazioni e documenti inediti. Milano-Torlno 1889.
G a b o tt o , F., Vita di Giorgio Menila. Alessandria 1894.
G a g l ia r d i , E., Julius II., der Schpfer des Kirchenstaates, in Deutsche
Rundschau. Ann. XXXVIII. vol. 149 (1911). 202 275.
G a i r d x e b , Letters and Papers o f Richard III. and Henry VII. 2 voll. London
1861 ss.
Galaste, A., Il diritto di placitazione e leconomato dei benefici vacanti in
Lombardia, Milano 1S94.
F orcella,

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

LV 1

B., D ie Kiroliengeschichte von Spanien. 3 voll. Regensburg .18(12-1870.


B., Serie episcoporum ecclesiae catholicae quotquot innotuerunt a beato
Petro apostolo. Katisbonae 1S73.

Oa m s,
Ga

u s,

iSaggi d i osservazioni sul valore delle antiche monete pontificie


api>endiee di documenti. ,S- L !t a. (Romae 1700).

G a r a m p i,

con

Tl., Geschichte der italienischen Literatur. Vol. II. Berlin 1888.


J. B., A cta caeremonialia S. Komanae Ecclesiae ex tnss. codicibus.
Vol. I. Romae 1753.
Gaye, G., 'Carteggio inedito d artisti dei secoli xv, Xvi e xvn. 3 voli. Firenze
1840.
Gazette des beaux-arts. iCourrier europen de l'Art et de la Curiosit. Paris
1809 ss.
G e b h a r d t , IB., (Die Gravamlna der deutschen Nation gegen den rmischen
Hof. Breslau 1884. (2. ediz. 1893).
B ebhakdt, B., Adrian von Corneto. Ein (Beitrag zur Geschichte der Curie und
der Renaissance. Breslau 1880.
G e b h a k t, La R enaissance italienne e t la philosophie de il'histoire. P aris 1 887.
Gebuart, E., Un problme de morale et dhlstire. Les Borgia, in Revue des
i>eux Mondes. Vol. ,84 (1887), 88-919; vol. 80 (1888), 141-173 (riprodu
zione in iMoines et Papes. Paris 1890).
Geffk en,
Der Bllder-Katechlsmus des 1 5 . Jahrhunderts. Leipzig 1 85.1.
Gek. e u , L., Vor trge u. Versuche. B eitriige zur Literaturgeschichte. Dresden
1890.
G e ig e r , L., Alexander VI u. sein Hof. Nach dem Tagebuch seines Zeremonien
meisters Burcardus. (Meinolren-Bihliothek, 4* serie, vol. III). Stuttgart s. a.
[1912].
G e n n a r e i j . i , vedi B u r c h a r d i Diarium.
C e r ig Ik , .Toh., D a s opus epistolarum des Petrus Mnrtyr, ein Beitrag zur Kritik
der Quellen des ausgehenden 15. und beginnenden 10. Jahrhunderts. (D is
sertazione knigsbergese). Braunsberg 1881.
Geschichte der ppstlichen Nuntien in Deutschland (di M o s e r ). Vol. II. Frank
furt und Leipzig 178,8.
G e y m m .e r , H. v., Die ursprnglichen (Entwrfe fr ;St. Peter in Rom, nebst
zahlreichen Ergnzungen und neuem Texte zum erstenmal herausgegeben.
1 vol. di testo e 1 vol. di tavole. Wien-Paris 1875-1880.
G h e r a r m . A., Nuovi documenti e studi intorno a Girolamo Savonarola. Se
conda edizione emendata e accresciuta. Firenze 1887.
G i i e r a r d i J a c o p o , Il diario Romano di J . G . da Volterra dal V II settembre
MCCCCLXXIX a l X II agosto MOOCCLXXXXIV, a cim i di E n r i c o C a r u s i .
( M u r a t o r i . Rerum italic. Scripotores. Nuova ed., ,t. X X IIII, p. .3). Citt
di Castello 1904.
G i a n n o n e . ,P.. Istoria civile del regno d i Napoli. Ediz. accresciuta di note cri
tiche ecc. T. III. Venezia 1706.
G i e s e i . e r , J . C. L., Lehrbuch der Kircliengeschichte. Vol. II, sez. 3 e 4 . B o n n
1828-1835.
G i l b e r t , W., Lucrezia Borgia Duehess o f Ferrara, a biography illustrated by
rare and unpublished documents. London 1809.
Giornale storico della Letteratura Italiana. T. I. ss. Roma-Torino-Firenze 1883 ss.
Gl si, W., Der Antheil der Eidgenossen an der europischen Politik in den
Jahren 1512 bis 1516. Ein historischen Versuch. Schaffhausen 1866.

G aspa ry,

G a t t ic u s,

GrusTtNXAK, A ., v e d i D is p a c c i.

La 'Cancelleria ed altri Palazzi dl Roma attribuiti a Bramante.


Roma 1S92.
G o l d a s t . M.. Monarchia 'S. R. Imperli. 3 voll. Francofurti 1611-1613.
G o l d a s t . M., Collectio constit. imper. Francofurti 1613 e 1713.
G l l e r , E., p ie ppstliche Pnitentiarie von ihrem Ursprung bis zu ihrer
G n o l i, D .,

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

lvii

Umgestaltung unter Pius .Y., vol. II, p. 1 e 2: Die piipstl. Pnit. von
Eugen IV. bis P ius V. (Bibliothek d. Kgl. Preuss. Hist. Institut in Rom,
voll. A'II e VIII). Roma 1011.
o r i , F a b i o , (Archivio storico, artistico, archeologico e
letterario della citt
e provincia di Roma. Vol. I-IV. Roma e Spoleto 1875-1883.
G o t h f j n -, E., Politische und religiose Wolksbewegungen vor der Reformation
Breslau 1878.
G o t h f i n , E., Die cu lturentxvicklung Sd-Italiens in Einzeldarstellungen. Bres
lau isst;.
G o t h e i w , E., Ignatius von Loyola und die Gegenreformation. Halle 1805.
G o t t i . A ., Vita d i M ichelangelo Buonarroti narrata con laiuto di nuovi d o c u
menti. 2 voli. Firenze 1875.
G o t t l o b , A., D er L egat Raimund Peraudi im Hist. Jahrbuch VI, 4 3 8 - k il.
Mnchen 1 8 8 5 .
G o t t l o b , A., Aus der Camera apostolica des 1 5 . Jahrhunderts. Ein Beitrag
zur Geschichte des ppstlichen Finanzwesens und des endenden Mittelnlters.
Innsbruck 1 8 8 0 .
G o y a v , vedi Vntican.
G o z z a m m , D i alcuni avvenimenti in Bologna e neH'Emilia dal 1 5 0 e 1 5 1 1 e del
Cardinali legati Ferrerio ed Alidosi in A tti d. Romagna, 3 Serie, IV, 6 7 1 1 7 ; VII, 1 0 1 - 2 6 7 . Bologna 1 8 8 6 s .
G o z z a d i n i , G., Memorie per la vita di Giovanni II Bentivoglio. Bologna 1830.
G r a s s e , J. G. Th., Lehrbuch einer allgemeinen Literlirgeschichte aller bekann
ten Volker der Welt. Vol. II e III. Dresden und Leipzig 1842-1852.
G r a f , A., s t udii Drammatici. La vita un sogno. Amleto. Tre commedie ita
liane del Cinquecento: La Calandria. La Mandragola. 11 Candelaio. 11
Fausto di Cristoforo Marlowe. Il mistero e le prime forme dell'auto sacro
in Ispagna. Torino 1878.
G r a f . A., Attraverso il Cinquecento. Torino 1888.
G r a s s i , P a r i s b e , Diarium i D l l i n g k r , Beitrge III, 3(S5-4,'53. Wien 1 8 8 2 .
G r a s s i s , P a r i s d e , Diarium, e d . L. F r a t i , Le due spedizioni militari di Giulio II
tratte dal Diario di Paris de Grassis Bolognese con documenti. (Docu
menti e Studi pubbl. J*. c. della deputaz. di storia p. le provinole di Ro
magna. Vol. I.) Bologna 1886.
G r a z ia , Cronaca d e l l a c i t t il di Perugia s e c o n d o u n c o d i c e a p p a r t e n e n t e ai
c o n t i P a g l i o n i , p u b b l . per c u r a d i A r i o d a n t e F a b r e t t i c o n a n n o t a z i o n i
d e l m e d e s i m o , d i F. B o .n a i n i e F. P o l i p o r i . A r c h i v i o ssto r . i t a l . T. II. XVI.
Firenze 1850 s.
G r e u o h o v i u s . F., Wanderjahre in Italien. 5 voll. Ieipzig 1864-1880.
G r e o o r o v i v s , F., D as Archiv der Notare des Capitols in Abhandl. der h i s t o
rischen Klasse der bayerischen Akademie der Wissenschaften. Mnchen 1872.
G r k io r o v it ; s . F .. Lucrezia Borgia, nach Urkunden und Correspondenzen ihrer
eigenen Zeit. 2 voll. Stuttgart 1S74. (III ed. migliorata e accresciuta. Stutt
gart 1875).
GREBoRovifs, F., Geschichte der Stadt Rom im Mittelalter. Vom 5. bis zum 16.
Jahrhundert. III ed. migliorata. Vol. VII ed VIII. 1880. (VII vol. ln
IV* ed. 1804. Versione italiana, vol. I l i e IV. Roma. Societ editrice
nazionale, 1001).
G r e o o r o v u s . F ., Die Grabdenkmler der Ppste. Marksteine der Geschichte
der Papstthums. Zweite, neu umgearb. Aufl. 1^ipzig 1881.
G r im m , H ., L eben M ichelangelos. 5. ed. 2 voll. B erlin 1870.
( r i m m . H..
G r i s a r . H ..

Leben Raphaels. 2. ed. Berlin 18S6.


Zu den neuen Publieationen ber Savonarola in Zeltschr. f . kathol
Theol. IV. 3 9 ls . Innsbruck 1880.
G to ic , G . ItafTael. D es MeUters Gemlde in 275 Abbildungen. Mit einer

LVIII

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

blograpli. Einleitung von A. R o s e n b e r g . 4" edizione hrsg. von G. G. Stutt


gart-Leipzig 1909.
Gbne, D., Papst-Geschichte. (Vol. II. 2 ed. Regensbtirg 1875.
G r o n e b , A., Itaffaels Disputa. (Strassburg 1905.
G r o t e *e n d , H., Quellen zur Frankfurter Geschichte. Vol. I . Frankfurter Chro
niken und annalistlche Aufzeichnungen des \Mittelalters, bearbeitet von
Dr. N . F k o n i n g . Frankfurt a. jM. 1 8 8 4 .
Gbumello , A., Cronaca dal 1407 al 1529 sul testo a penna ecc. in Raccolta
di cronisti e documenti storici lombardi inediti. /Vol. I. Milano 1S5G.
Gkuykk, F. A.. Essai sur les fresqucs d Raphttel au Vatican. Chambres. Pa
ris 1859.
G d e m a n n , W., Geschichte des Erzithungsvvesens der abendlndischen Juden.
Vol. II Wien 3884.
G u m fit; Histoire de l'Ogiise de France, fr. VIII. Baris 1853.
O o u a , E., Studien zur Gesch. des V. Laterankonsils. [I] e Neue Folge (S it
zungsberichte der K. K. Akademie der W issenschaften zu Wien, phil.-hist.
Klasse. Vol. 14, 1 0 Abh.; vol. 152, 3 Abh.). Wien 1S99 1900.
G u g l i e l m o t t i , A l b ., (Storia della .Marina Pontifcia nel medio evo dal 728 a l
1499. Vol. II. (Firenze ISTI.
G u g l i e l m o t t i . Am.. La guerra del pirati dal 1500 al 1560. 2 voli. Firenze 1876.
G u g l i e l m o t t i , A i.a.
istoria delle fortileazioni nella spiaggia Romana.
Roma 1880.
Gu iil , E., Kilnstlerbricfe. Zweite, vermehrte Auflage von U. Rosenberg. Vol. I.
Berlin 1880.
G u i c c i a r d i n i , F r .. Storia d'Italia. Vol. I . Capolago 1830s. (Mi riferisco sem
pre a questa oliera quando dft il nome G u i c c i a r d i n i ).
G u i c c i a r d i n i , F r ., O l ie r e i n e d i t e i l l u s t r . d a G . C a n e s t r i m . 10 v o l i . 1854-1808.
G u i c c i a r d i n i , Storia Fiorentina iti Opere inedite III.
G u i d i c i n i , G i u s ., Miscellanea storico-patria Bolognese. Bologna 1S72.
I I a b e r l , F. X., Bausteine fr Musikgeschichte. 3* parte. Leipzig 1888.
H a b i c h , G ., D ie Medaillen der Italien. Renaissance. Berlin ( 1 9 2 4 ) .
I I h l k r . C., Der iStrelt Ferdinands des Katholischen und Philipps I . um die
Regierung von Castilien 1504-1500. Dlssert. Dresden 1SS2.
H a s s e r , H e i n r i c h , Jahrbuch der Geschichte der Medicln und der epidemi
schen Krankheiten. D ritte Bearbeitung. Vol. I e III. Jena 1875-1882.
H a f e n n t , r ., Grundlinien der Geschichte der Philosophie. (Grundlinien d e r
Philosophie als Aufgabe, Geschichte und l<ehre zur Einleitung in die phi
losophischen Studien. Voi. II). Mainz 1881.
H a g e n . A., Raphaels Disputa in Archiv fr die zeichnenden Knste dl R. N a u
m a n n . Ann. VI. p. 124-148. Leipzig lsoo.
H a g e n , Th. Die Papst whlen von 14S4 und 1492. Programm des Vincentlnum.
Brixen 1SS5.
H a h n , Geschichte der K e t z e r im M ittelalter. Voll. 1 1 . Stuttgart 1 8 4 7 .
H a i n , L , Repertorium bibliograpliicum. 4 voll. Stuttgardiae 1820-1838.
H a m m e r , J. v o n , Geschichte des osmanisoheu Reiches, grossentheils aus bisher
unbenutzten Handschriften und Archiven. Vol. II. P est 1828.
H a n s e n , J.. Zauberwesen. Inquisition u. Hexenprozess Im M ittelalter (Histor.
Bibliothek. 12). Mnchen u. Leipzig 1900.
H a n s e n , J., Quellen u. Untersuchungen zur Gesch. des Hexenwesens u. d e r
Hexenverfolguug im M ittelalter. Bonn. 1901.
Habet, A. v o n , (Pilgerfahrt von Kln durch Italien, Syrien ecc. ln len Jahren
1490-1499. herausgegeben von E. v o n G r o o t e . Kln 1860.
H a r f f , A. v.. Viaggio in Italia nel MCDXCVII del cav. Arnold! di H a r f f . Con
introd. e note d i A. R e u m o n t . in Archivio Veneto, XI (1876), 124-146.
393-407.

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

ux

K., Savonarola. Zweite verbesserte Auflage. (Neue Propheten, 2 fase.).


Leipzig 1861.
H a s e , K.. Erinnerungen an Italien in Briefen. Leipzig 1890.
H a s s e , K. P., D ie italien. Renaissance. Ein Grundriss der Gesch. ihrer Kultur.
Leipzig 1915.
H a u CK, K., Zur Geschichte des Herzogs Lodovico il Oloro von Mailand. Dlssertazione d i Heidelberg. Kln 1S92.
H a u s , H ., /es sources de l'histoire de (France. XVI sicle. Vol. I : I/es pre
mires guerres d'Italie, Charles V III et L ouis X II (1494-1515). Paris 1900.
H a u s m a n n , M., Geschichte der ppstlichen Reservatflle. Ein Beitrag zur
Rechts-und Sittengeschichte. Regensburg lstis.
H a u s r a t h , A . , [Martin Luthers Romfahrt. (Nach einem gleichzeitigen Iilgerhuche erlutert. Berlin 1894.
I I a u t z , I. E., Geschichte der Universitt Heidelberg, lierausgeg, von K k j c i i l i .n M e l u b g g . Vol. I. Mannheim 1862.
H avkmann , W., Geschichte der italienisch-franzsischen Kriege von 1494-1515.
2 voll. Hannover 1833.
H m isK tn lic, M. v., D ie rmischen iklzzenbeher, hrsg. von Hls e k u. E g g e r .
Vol. I. Berlin 1913.
H e f e l e , C. J., D er Cardinal Ximenes und die kirchlichen Zustnde .Spaniens
am Ende des 15. und Anfnge des Hi. Jahrhunderts. Insbesondere ein Beitrag
zur Geschichte und Wrdigung der Inquisition. Tbingen 1S44.
H e f e l e , H.. Alfonso I. u. Ferrante I. von (Ntapel. (Schriften von Ant. Beeeadelli,
Tristano Caracdolo, Camillo Porzio. 'Cebersetzt u. eingeleitet. (M. I I e r z f f m i . I>as Zeitalter der Renaissance. I* serie, vol. 4). Jena 1912.
H e f e l e , K., Der hl. Bernhardin von Siena u. die franziskan. Wander- predigt
in Italien whrend des 15. Jahrhunderts. Freiburg 1912.
H e iiien -h e i m k k , II.. Machiavellis erste rmische Lgation. Ein Beitrag zur
Beleuchtung seiner gesa ndtscha ft liehen Ttigkeit. Dissertazione strasburghese. Darm stadt 1878.
II e i d f n i i e i m e r , H., Petrus Martyr und sein opus eplstolarum. Berlin 1881.
IIe id e .v iie im e r. H .. D ie C0rres|K>udenz Sultan Bajazets I I . mit. Papst Ale
xander VI. in Zeitschrift fr Kirchengeschichte di R r ib g f i V, 511-573.
Gotha 1S82.
H e m m tra ft er , M.. D ie Orden und Congregationen der katholischen Kirche.
2 voll. Paderborn 1890-1897.
H e in r ic h , .1. 15., Dogmatische Theologie. Vol. II. Mainz 1870.
H e l b i o , W.. Fhrer durch die Sammlungen klassischer Altertmer In Rom.
Vol. I. 2* ed. L eipzig 1899; ' ed. 1912.
H slyot, H.. Geschichte der K lster und Ritterorden. 8 voll. Ielpsig 1753.
H erg en b th er , J A n t i -Janus. Eine historisch-theologische Kritik der Schrift:
Der Papst und das Conzii. von Janus . Freiburg 1. Br. 1870.
H ergfn - r o t h e r , J Katholische Kirche und christlicher S taat in ihrer geschicht
lichen Entwicklung und in Beziehung au f die Fragen der Gegenwart. Histo
risch-theologische Essays uud zugleich ein Anti-Janus vlndlcatus. Duc
parti. Freiburg i. Br. 1872.
HracrxitTiiER. J Handbuch der allgemeinen Kirchengeschicbte. Vol. II e III.
Frelbnrg i. Br. 1877-1880. (3 ed. 1S84-1SS6) ; 5* e<l. riveduta <la J. P. K issen,
1913-15.
H e h g e n r . it i ie r . J., Conziliengescbichte. Nach den Quellen dargestellt. Vol. VIII
(continuazione della Conziliengeschichte di H e f f x e . Freiburg i. Br. 1.887.
H t a x A t z , Fs.. J a v .. Coleccin de bulas, breves y otros documentos relativos
la Iglesia de Amrica y Filipinas, vol. I e II. Bruselas 1879.
H e k t z b e b g . G. F . , Geschichte Griechenlands seit dem Absterben des antiken
Lebens bis zur Gegenwart. 4 voll. Gotha 1876-1879.
H ase,

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

LX

G. F., Geschichte der Byzantiner und des osmanisclien Reiches


bis gegen Ende des sechzehnten Jahrhunderts. (Allgem. Geschichte in Ein
zeldarstellungen herausgeg. v o n W i l h . O n k e n ) Berlin 1883.
H e r z f e l d M a r i a . Leonardo <la Vinci der Denker, Forscher u. Poet. Nach den
verffentlichten Handschriften. Auswahl, Uebersetzung u. Einleitung von
M . H. 3* ed. Jena 1911.
H e r z f k l d , M a r i a , D as Zeitalter der Renaissance. (Ausgewhlte Quellen zur
Gesch. der ital. Kultur. 1* serie, voll. 1-9; 2* serie, voll. I e II). Jena
1910-1017.
H ettinqeb. F., Apologie des Christenthums. 3 voll. (Freiburg 1863-1867.
H e t t n e r , H., Italienische Studien. Zur Geschichte der Renaissance. Braun
schwelg 1871.
H eyck, E d., iFlorenz u. die .Medici. (Monographien zur Weltgesch. I), 3* ed.,
Bielefeld u. Leipzig 190!).
II kyo, W.. Geschichte des Levnnthandels iin M ittelalter. Vol. II. Stuttgart 1879.
(ilit. franaise refondue et considrablement augmente par l'auteur.
Traduct. d*> F. R aynaiK. 2 voll. Paris 1885-1886).
H ildeurandt. E d., Michelangelo. Leipzig u. Berlin 1913.
IIli.(ie k s , J., D er Index der verbotenen Bcher. Freiburg 1904.
H i i .o k r s . .T., Die Bcherverbote in Papstbriefen. Freiburg 1907.
H uxebband, K., Zelten. (Vlker und Menschen. Vol. II. Berlin 1875.
H l l i . e m r ax h , K., tudes hist, et littraires, vol. I : tudes italiennes. Paris 1868.
H i n o j o s a , R. d e , Los despachos de la diplomacla pontificia e n Espafia. Vol. I.
M adril 1896.
H insc h iu s , P., System des katholischen Kirchenrechts. Berlin, voll. 6. 1869-1897.
H f l e r , C., Italienische Zustnde gegen Ende des fnfzehnten und im Anfnge
des sechzehnten Jahrhunderts in Abhandlungen der III. Klasse der k. baye
rischen Acadeinie der W issenschaften. Vol. IV, sez. . Mnchen 18*15.
H f l e r . C. v.. [Die romanische W elt und ihr Verhltnis
zu den Reformideen
des Mittelalters. Wien .1878.
H fler, C. v., Zur Kritik und Quellenkunde der ersten Regierungsjahre Karls V.
Parte 2. Wien 1878.
H f l e s , C. v.. D as diplomatische Journal des Andrea del Burgo, kalserl. Ge
sandten zum iCongresse von B lois 1504, und des erzherzogl. Secretilrs Joh.
Haneton I\*nkschrift ber die Verhandlungen Knig Philipps und Knig
Ludwig? X II. 1498-1506 in Sitzungsberichte der Wiener Akademie 1885.
H f l e r , C. v., Der Hohenzoller Johann Markgraf von Brandenburg. Mn
chen 1$8.
H f t . e r , C. v., Don Rodrigo de Borja (Papst Alexander VI.) und seine Shne,
Don Pedro Luis, erster, und Don Juan, zweiter Herzog von Gandia aus
dem Hanse Borja. W ien 1888.
H fleb, C. v.. D ie Aera der Bastarden am Schlsse des M ittelalters (In Abhand
lungen der k. bhnt. G esellschaft der W issenschaften). Prag 1S91.
H f l e r . C. v.. D ie Katastrophe des herzogl. Hauses der Borja's von Gandia.
Wien 1S92.
H o f f m a n n , W., Studien ber Italien. Frankfurt a. M. 1S76.
I I o f m a n n , T h ., Raffael u. seine Bedeutung als Architekt. Voll. 1-4. Leipzig
1908-1911.
H o f m a n n . W. v., Forschungen zur Gesch. der kurialen Behrden vom Schisma
bis zur Reformation, vol. I : D arstellung; vol. I I : Quellen. Listen und
Exkurse (Bibliothek des Kgl. Preuss. Hist. Instituts in Rom. XII). Rom 1914.
Horr. C., Griechenland im M ittelalter und in der Neuzeit. (Allgemeine Encyklopdie, herausgeg. von E r s c h und G r u b e r ) . I sezione, vol. I.XXXVI.
Leipzig 1868.
H o l z a p f e l . H .. nandbuch der Geschichte des Franziskanerordens. Freiburg 1909.
I I o n i g . R.. Bologna e G iulio I I . 1511-1513. Bologna 1904.
H

ertzbekg,

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

i.x i

H ubkb, A., Geschichte Oesterreichs. Vol. III. Gotha 1888.


K. p ., tdtewesen des Mittelalters. 4 voll. Bonn 1826-1S29.
H u b t e s , H., Nomencltor litterarius theologiae catholicae. Vol. II. Oeniponte
1906.
I u j x e b , C., Die volkswirtschaftlichen Anschauungen Antonius von Floren*
(1389-1459). Paderborn 1901.
I m b a b t d e L a T o u b , P., I x i s origines de la rforme. Vol. I : La France mo
derne ; vol. II : Lglise catholique, la crise et la renaissance. Paris 19051909.
H ix m a n n ,

I n f e s s u s a , S t ., K o m i s c h e s T a g e b u c h . U e b e r s e t z t u . e i n g e l e i t e t v o n H . H

e f e i.e.

D as Zeitalter der Renaissance, 1* serie, vol. 8). Jena 1913.


I n f e s s u b a , i S t e f . , Diario dlia eitt di Roma. M u b a t o r i , Script. III 2, 11111252. Nuova ed. di O. T o m m a s i m in Fonti per la storia dItalia. Roma 1890.
Inveutario dei monument! di Roma, vol. I. Roma 1908-1912.
Jahrbuch der Kniglich Pre us si sehen Kunstsammlungen. Vol. I. ss. Berlin 1880 ss.
Jahrbuch, historisches, der Grres-Gesellschaft, rediglrt von H f f e s , ( i h m i c h ,
G r a u e s t , P a k t o b und S c t i n b e r . 19 voll. \Miinster e Mnchen 1880-1898.
J a x i t s c i i e k , H ., I>ie G esellschaft der Renaissance in Italien und die Kunst.
Vier Vortrge. Stuttgart 1879.
J.O'.N, A. O., D ie katholischen Missionen in Indien, China lind Japan. Ihre
Organisation u. das portugiesische Patronat vom 15. bis Ins 18. Jahrhundert.
Paderborn 1915.
J a n x e r , f ., Geschichte der Bischfe von Regensburg. Vol. III. Regensburg 1886.
J a s .n e t , C l ., Le crdit populaire e t les banques en Italie du XV* au XVIII"
sicle. Paris 1885.
J assen , A.. Leben des Soddoma. Stuttgart 1870.
J a x s s e x , J ., Frankfurts Reichscorrespondenz nebst anderen verwandten ActenstUckeu von 1376-1519. II volunil in due parti. Freiburg 1. Br. 1866 e 1873.
J a x s s e x , J o h ., Geschichte des deutschen Volkes seit dem Ausgang des Mit
telalters. Vol. I. 16. und 17. Aufl. bes. von P a s t o s . Freiburg i. Br. 1897.
J a s s s e n - P a s t o s , Geschichte des deutschen Volkes. VoL VIII. 1.-12. Aufl. F rei
burg i. Br. 1894. 13* e 14* ed. 1903.
J o l l e b , Cardinal Scbinner als katholischer Kirchenfrst. Eine historische
Skizze in Bltter aus der W alliser Geschichte. Herausgeg. von dem
geschichtsforschenden Verein von Oberwallis. Annata I, p. 49-62. 6(5-69.
Sitten 1890.
J obga , N Geschichte des osman. Reiches Nach den Quellen dargestellt, v o l . II.
(Gesch. der europischen Staaten, opera 37). Gotha 190!*.
J obga , N., N otes e t extraits pour servir l histoire des croisades au xv* sicle.
Cinquime srie, 1476-1500. Bucarest 1915.
Jobbt, Storia di Papa Alessandro VI 1431-1503. Genova 1855.
J u s t i , K.. Michelangelo. Beitrge zur Erklrung der Werke u. des Menschen.
Leipzig 1900.
J u s t i , K., Michelangelo. Neue Beitrge zur Erklrung seiner Werke. Berlin 1909.
JovAsoviTs, Forschungen ber den Bau der leterskirche zu Rom. Wien 1877.
Joviu8, P., Vitae Iilustrium virorum. 2 voll. Basileae 1576-1577.
Joviu8, P., Elogia virorum llteris iilustrium. Basileae 1577.
Katholik, Der. .Zeitschrift fr kathol. W issenschaft und kirchliches Lelien.
Ann. 1 ss. Strassburg e Mainz 18201898.
K a s e b , K., Deutsche Geschichte im Ausgang des M ittelalters (1438-1519), vol. II.
(Bibliothek deutscher Geschichte). Stuttgart u. Berlin 1912.
K e i b u s c e b , .F. A., Geschichte des BenedictincrsUftes Melk in Xiedersterrekh, seiner Besitzungen und Umgebungen. Vol. I. Wien 1867.
K e b s c h i u u m k r , A., Geschichte des deutschen Nationalhospizes Anima in Rom.
Nach authentischen, bisher unbenutzten Quellen. Wien 1868.
(M .

H tB Z F E L D ,

LXII

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

ut: L k t t e .n h o v e , Philippe le Commines, ses lettres e t ngociations,


publ. avec un comment, historique par K. j>H iL . 8 voll. Bruxelles 1867-1874.
Ki m i t , B.. D ie Katastrophe Ludovico Moros in Novara im April 1500. Eine
quellenkritische Untersuchung. Dissertazione. Greifswald 1S90.
Kirche oder Protestantism us? 4" ed. ^lainz. 1883.
Kirchenlexikon oder Encyklopdie der kathol. Theologie und ihrer H iilfsw issenschuften, herausgeg. von H. I. W c t z e b und B. W e l t e . Freiburg i. Br.
1 8 4 7 - 1 8 5 6 , 1 2 voll. Zweite Auflage, begonnen von J. C a k d . H e k g k x r t h e r ,
fortgesetzt von F. K a u l e n . 9 voll. Freiburg 1 8 8 2 ss.
K l a c z k o , J Florentiner Plauderein. Deutsch von L a u s e r . Berlin 1884.
K l a o z k o , J., Jules II. |Paris 11898.
K l e i n , I. L., Geschichte des Dram as. Vol. IV : D as italienische Drama. I vol.
Leipzig 1866.
K n a c k f u s s , II., ltaphael. 2. ediz. iBielefeld und Leipzig 1895.
K n e u e l , Jou., Tagebuch
1473-1479 in Basler Chroniken, heransgeg. von
W. V isc 'h k h und H. Boos. Vol. II e III. Leipzig 1880-1887.
K w e p p e k , I., Nationaler Gedanke und Kaiseridee bei den elsssischen Huma
nisten. (Erluterungen und Ergnzungen zu J a n s h e n s Geschichte des deut
schen Volkes. Herausgeg. von L. P a s t o r . Vol. I, fase. 2 e ). Freiburg
1. Br. 185)8.
Knetpkr. J Jakob W impheling (1450-1528). (Erluterungen und Ergnzungen
zu Jansseiw Geschichte des deutschen Volkes, hrsg. von L . P a s t o r , v o l . III,
fase. 2-4). Freiburg 11*02.
K k p f i . e r - R o h r h a c h e r , 'Universalgeschichte der katholischen Kirche. Volume
XXIII. Mnster 1883.
Kh uth , C., Beitrgt zur K ritik des Gescliichtsreiber Jean dAuton. HofhLstoriograph des iKnigs Ixmis XII. von Frankreich. Dissertazione. Greifs
wald 1889.
K h l e r , A., Katholisches Leben i m .Mittelalter. Innsbruck 1 8 8 7 .
K h l e r . Cii Les iSuisses dans les guerres dItalie de 1506 il 1512. (Mm. de
la Soc. hlst. <le Genve). Genve 181*6.
K o l o e , Th., D ie deutsche August inercongregation und Johann von Staupitz.
Ein Beitrag zur Orden-und Reformationsgeschichte. Gotha 1S79.
K rabcp A., 00 I.iM)it\>K L., Acta Pontiflcum Danica. Vol. IV e V. Kopenhagen
1910, 1913.
K r a u s . F. X., Geschichte der christlichen K u n s t , vol. II, p. II, fortgesetzt u .
hrsg. von J. S a u e r . Freiburg 1900-1908.
K r a u s , F. S-. La Camera delia Segnatura. Firenze 1S90.
K r a u s , F. X.. Dante. Sein Leben und seine Werke, sein Verhltnis zur Kunst
und Politik. Berlin 1897.
K r e t s c u m a y r , H., Geschichte von Venedig. Vol. II. /Gotha 1920.
K r i e o e r , A ., Ueber die Bedeutung des 4 . Buches von Coccinius Schrift De
bellis Italieis fr die Geschichte M axim ilians des lErsten. Heidelberg 1886.
K r i s t e i j . e r . P., Andrea Mantegna. Berlin 11 . Leipzig 1902.
K r o x e s , F. v ., Handbuch der Geschichte Oesterreichs. Vol. II. Berlin 1877.
K u o i .e r , Handbuch der Geschichte der Malerei seit Konstantin dem Grossen.
Zweite Auflage von Dr. J a k o b B u b c k u a r d t . Vol. II. Berlin 1S47.
L a b b k , P i i ., Sacrosanta Concilia. 21 voll. V e n e t . 1728-1733.
L a e m m e r . H., Monumenta Vaticana. Friburgl 1861.
L m m e r , J L , Zur Kirchengeschichte des 16. und 17. Jahrhunderts. Freibnrg
i. Br. 18(53.
L a m a n s k v , V l a d .. ,Secrets d'tat de Venise: iDocuinents, extraits, notice.? e t
tudes servant claircir les rapports de la Seigneurie avec les Grecs,
les Slaves et la porte Ottomane A la fin du 15' et au 16* sicle. St-Petersbourg 1884.

ebvyn

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

l x iii

L a s c i a s i , K., Pagan and C h r i s t i a n Rome. London 1S92.


L asciasi , R Storia degli scavi di Roma e notizie intorno le collezioni romane
di antichit. Voli. I e II. Roma 1902, 1906.
L a s d u c c i , L., Ein florentinisches Tagebuch, 1450-1510, nebst einer anonymen
Fortsetzung 1516-1542. Uebersetzt, eingeleitet u. erklrt von M a r ia H e r z f e l d , voll. I e II. (M. H k r z f e i . ii, (Das Zeitalter der Renaissance. 1* serie,
voll. V e VI). Jena 1912. 1913.
I.asduoci, L.. Diario Fiorentino dal 1450 al 1510. continuato ila uu anonimo
Uno al 1542, pubbl. da J o d o c o b e l B a d ia . Firenze 1883.
L iso. K a s p a r . Theologischer Grundriss der alt und jeweiligen christlichen Welt
bei Abbildung der alten und heutigen katholischen Helvetia und sonderbar
des alten christlichen Zrichs. 2 parti. Einsiedeln 1092.
L a s o e , K.. Der Papstesel. Ein Beitrag pur Cultur-und Kunstgeschichte des
Reformationszeitalters. Mit. vier Tafeln in Lichtdrck. Gttingen 1891.
L a x z , K., Einleitung zum ersten Bande der ActenstUcke und Briefe zur Geschi
chte Kaiser Karls V. Wien 1857.
L a u c h e b t , F., D ie italienischen literarischen Gegner Luthers. (Erluterungen
und Ergnzungen zu Janssens Geschichte des deutschen Volkes, hrsg. von
I .. P a s t o r , vol. 8 ) . Freiburg 1 9 1 2 .
IiA V issE , E ., H istoire de France, vol. 5, parte I : Les guerres dItalie etc., par
H. L e m o s i e r . P aris 1903.
Lazzari, A., Ugolino e Michele Verino. Torino 1897.
L e a , H. Cu., A history o f the Inquisition o f the middle ages. 3 voll, London
1889.
L e h r e t , I. F., Geschichte von Italien. Parte VI. Halle 1784.
Le G lav, Correspondance de lempereur Maximilien I et de Marguerite dAutriche 1507-1519. 2 voll. Paris 1839.
L e i i m a s s , P., D as (Pisa ner Conzil von 1511. Inauguraldissertation. Breslau 1874.
I.emm e s s , L., D ie Franziskaner im Heiligen Lande. 1* parte (Franziskanische
Studien, Beiheft 4). Mnster i. W. 1916.
Libri commemoriali, I , della Repubblica di Venezia (editi da R. P r e d e l l i ),
vol. C (Monumenti storici, pubbl. d. R. Deput. Veneta di storia patria,
1* serie, Documenti, voi. 11). Venezia 1903.
Leo, H., Geschichte von Italien. Parti III, IV e V. Hamburg 1829s.
L b o s e t t i , A., Papa Alessandro V I , secondo documenti e carteggi del tempo.
3 voli. Bologna 1880.
L e o p a r d i , M., Vita di Niccol Bonafede, vescovo di Chiusi e officiale nella
Corte Romana dai tempi di Alessandro VI ai tempi di Clemente VII. Pe
saro 1832.
L b o b t e l l o , J o a m p i e b o ( d a V o l t e r r a ), Effemeridi delle cose fatte per 11 duca
di Calabria 1484-1491 in Documenti per la storia, le arti e ie industrie
delle provlncie Napoletane, p. p. cura di G a e t a n o F i l a n g i e r i , p r i n c i p e
h i S a t r i a n o . Vol. I. Napoli 1883.
L p i n o i s . H . d e . Alexandre VI i n Revne des questiona historiques XXIX
'557-427. Paris 1881.
L c t a r o u i l l y . P ft.lilces de Rome moderne. Parts 1825-1857.
Ij.taroi i i . l y . P Le Vatican e t la Basilique de St. Pierre de Home. 3 voli,
larls 1882.
lettere di Michelangelo, pubbl. da G. M i l a n e s i . Firenze 1875.
Lettres de BYrry Carolidelet il Marguerite d'Autrcbe. pubbl. p. M. M. DE l a
Bri r e et R e n d e M al *l ii e in Bulletin hist, et philol. du corniti des
travaux historiques. Ann6e 1895. p. 98-134. Part 1.89(5.
Lettres du roy Louis X II et du C a r d in a l George d Amboise. 4 voli. Bruxel
l e s 1712.
I - e v a . g . d e , istoria documentata di Carlo V in correlazione aU'Italia. P. I.
Venezia 1883.

Lxiv

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

E. 31., Geschichte des Hauses Habsburg bis zum Tobe Kaiser


M aximilians I. Parte VIII. Wien 1844.
Literaturblatt, theologisches. In Verbindung m it der katholisch- theologischen
Facuitit und unter M itwirkung vieler Gelehrten herausgeg. von Prof.
Hr. F. H. K e u s c h . Annate I-XII. Bonn 1860-1877.
L isim , A., Relazioni fra Cesare Borgia e la Repubblica Senese, in Bullettino
Senese di storia patria, VII (1900), 83-150.
L i t i o , R o b . d e , vedi R o b e r t u s .
I . i t t a , B., Fam iglie celebri italiane. Disp. 1-183. Milano e Torino 1819-1881.
L j u b i . S., Dispacci di Luca <le Tollentis, vescovo di Sebenico, e di Lionello
Cheregato, vescovo di Traft, nunzi apostolici in Borgogna e nelle Fiandre
dal 1472 sino al 1488. Zagrebia 1870.
I i I . o k f . n t k , I. A., Geschichte der spanischen Inquisition. Uerbersetzt v o n H ck.
4 v o l l . Gmiind 1819-1822.
I.tlilK E , W., Geschichte der Plastik von den ltesten Zeiten bis auf die Gegen
wart. 2 voll. Leipzig 1870-1871.
Li Jke, W.. Geschichte der italienischen Malerei. 2 voll. Stuttgart 1878.
Luoas, H., Fra Girolamo Savonarola. A biographlcal Study based on C o n
temporary Documents. London 1899.
Ludwig G. e M o l m e n t i P., Vittore Carpaccio. La vita e le opere. Milano 1906.
L nig. Christ., Codex Italiae diplomaticus. 4 voll. (Francofurti 1725-1732.
L t z o w , K a r l v ., D ie Kunstsehittze Italiens, in geographisch-historischer
Uebersicht geschildert. Stuttgart 1887.
L u i g i i >a P o r t o , L e t t e r e s t o r i c h e 1509-1518, e d . B a r t . B r k s s a n . F i r e n z e 1857.
L uzio, A., Lettere inedite di Fra Sabba da Castiglione. Milano 1888.
L uzio, A., Federigo Gonzaga ostaggio alla Corte di Giulio II. Roma 1887.
Luzio, A., I Precettori d'isabella d'Este. Appunti e documenti. Ancona 1887.
Luzio, A., e R e n i e r , lt., D elle relazioni di Isabella d'Este Gonzaga con Lu
dovico e Beatrice (Sforza. Milano 1890.
Luzio, A., e R e n i k r . K Francesco Gonzaga alla battaglia di Fornovo secondo
1 documenti Mantovani. Estratto dallArchivlo storico italiano. Serie V,
tom. VI. Firenze 1890.
L uzio, A., e R enikr, R Mantova e Urbino. Isabella d'Este ed Elisabetta Gon
zaga nelle relazioni famlgliari e nelle vicende politiche. Torino, Roma
1893.
Luzio, A., e R e n i k r , R Il lusso di Isabella d'Este, marchesa di Mantova.
Roma 1896.
Luzio, A., Isabella d'Este e la corte Sforzesca. Milano 1901. (D allArchivio
storico Lombardo, 3* serie XV [19011. 145-176).
Luzio. A.. Isabella d'Este e Giulio II (1503-1505), in R ivista d'Italia, XII 2.
Roma 1905), 837-876.
Luzio. A., La reggenza d'isabella d'Este durante la prigionia del marito (1509
sino 1510). in Archivio storico Lombardo, 4* serie XIV (1910). 5-104.
Luzio. A., I preliminari della lega di Cambray concordati a Milano ed a Man
tova, in Archivio storico lom bardo, 4* serie XVI (1911), 245-310, edizione
a parte. Milano 1912.
L uzio, A., Isabella d'Este di fronte a Giulio II negli ultim i tre anui del suo
pontificato, Milano 1912 (dallArchlvio storico Lombardo, 4* serie XVII
[1912], 245-335, XVIII [1912], 55-144, 393-456).
Luzio, A., Isabella dE ste e i Borgia, in Archivio storico Lombardo, XLI
(1914), 460-553, 673-753: X LII (1915), 115-167, 412-4G4.
Luzio, A. e R enieb, It., La coltura e le relazioni letterarie di Isabella dEste
ed Elisabetta Gonzaga, I : La coltura, in Giornale storico della letteratura
italiana, X XX III [1S99], 1-62. I I : Le relazioni letterarie. 1. Gruppo man
tovano, ibid. XXXIV (1899), 1-97. 2. Gruppo ferrarese, ibid. XXXV (1900),

L ic h n o w s k y ,

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

i.xv

10.3-237. 3. Gruppo lombardo, ibid. XXXVI (1900). 323-34(1. 4. (iriip|x> ve


neto, ibid. XXXVII ( 1901), 202-245. 5. Gruppo emiliano, ibid. XXXVIII
(1901), 41-70. 6. Gruppo d ellItalia centrale, ibid. XXXIX (1902). 11-231.
7. (rupito meridionale, ibid. XI. (1902). 2X9-334. Appendici. Ibid. XI.II
(1903), 75 SS.
M a c h i a v e l l i . N ., Le lettere fam igliuri, p . p . E . A l v i n i . Firenze 1883.
M a c h i a v e l l i . N Opere, .s voli. Italia 1813.
M a c h i a v e l l i , X., Opere Inedite, pubbl. da L P a s s e r i n i e !. M i l a n e s i . Fi
renze 1873 ss.
Mackowsky. H., Michelangniolo. Berlin 1908; 2* ed. 1919.
M ac S w i n e y de M a k h a n a o l a s s , Marquis. I a - Portugal et l e Salnt-Slge; voi. 3 :
I.es r o i e s dor envo.ves par les Papes aux rois de Portugal au x v r slcle.
Paris 1904.
Maoelin, L., Le journnl d'un habitant francai* de ltoine au xvi* slcle (1509
ii 1540). tnde sur le nmnuwrit XLIII-98 de la Hibliothque Barberini,
in Mcl&nges d'archeologie et dhistoire, XXII (1902), 251-300.
Magenta.
I V isconti e gli Sforza nel <'astello di Paria e loro attinenze con
la Certosa e la Storia cittadina. 2 voli. Milano 1KK3.
Mai. A.). Spicilegliim Unmantini. T. I-X. Boni He 1839-1844.
M a I s t r e (J. d e ) , 3>ii I*ai>e. Louvain 1S21.
Makvscev, V., Monumenta historica Slavoruin meridionalliini vicinorumqiie
populorum e tabularlis et bibliotliecis Italiae deprompta ecc. T. 1, voi. I
e II. Vareoviae 1874-1882.
Ma l a g r zzi-V a l e s i , Fk., Iji corte di I.odo vico il Moro. La vita privata e l'arte
a Milano nella seconda nietil del Quattrocento. Milano 1913.
M a l a vo l t i , O .. lstorin de fa tti e guerre de' Sanesl. P. I l i dal 1 4 0 5 al 1 5 5 S .
Venezia 1599.
. V a i . h - i e s o , D.. Annali Veneti dall'anno 1457 al 1500 ordinati et abbreviati
dal senatore F r a n c e s c o I . o s g o in Archivio storico italiano VII, p. I e II.
Firenze 1843.
M a x c i x i , (;., V ita di J^eon B attista Alberti. Firenze 18.82.
M a .n n i . 1). M ., Istoria degli anni saliti dal loro principio tino al presente del
MIM'CL (tratta in gran parte da quella P. 1.. F. T o m m a s o M a r ia A l k a .n i
dell'Ord. de' Predicatori). Firenze 175.
Mansi, Miscellanea, vedi B alitke.
M a s t i j a x c B a t t i s t a , ()pera (D e patientia De vita beata). K. 1. et a.
Marcellino d a C i y e z z a . (O. F. M.). Storia delle Missioni francescane. Voi. II,
parte 1*. Prato 1883.
M\R c i i e s e . p. V i n c e n z o , Memorie del |tii insigni Pittori. Scultori e Archi
letti Domenicani. Qunrtn edizione accresciuta e migliorata. 2 voli. Bo
logna 1878-1S79.
M a r c h e s e . V.. Scritti vari. 2 voli. Firenze I M O .
M a r i n i . G a e t ., D egli archiatri Pontifici. Voi. I . I I . Roma 1784.
M a r io t t i . fa g g io di memorie ist. della citt! di Perugia. Perugia 180(5.
Martxk. E d.. Thesaurus nov. anecdotorum complectens regnm ac prlncipuin
aliorumqne rirorum ecc. 5 voli. Lutetiae 1717 ss.
M v r t n e . Ed., et D r r a n d . T ' r s . . Veterum scriptorum et monnmentorum hUtoricorum. dogmaticormn. moraliuin amplissima collectio. 9 foli. Parisiig
1724 s s .
M a k tin o r i, E.. Annali della zecca di Itoina. Sisto IV. Innocenzo V ili, ltoma
1918.
\ I timori. E.. Annali della zecca di Roma. Alessandro VI. Pio HI. Giulio II.
Roma 1918.
M vim rR. P i t r u s . O p u s epistoiarum. Amsterdam 1070.
Massuu . Ces., aggio storico-medico sulle pestilenze di Perugia e sul governo
sanitario di esse dal secolo xtv fino ai giorni nostri. Perugia 1838.
P a s t o r , storia <f> Papi. III.

lx v i

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

II., Une rhabilitation dAlexandre VI (critica di Ollivier) e I.e


card. li. Borgia, rponse au r. p. Ollivior in itevue des quest, hist. IX.
406-475 : X I. 181-198. Paris 1870-1872.
M a t a u a z z o , F r a n c e s c o . Cronaca della citt di Perugia dal 1402 al 1503, pubbl.
p. cura di A r i o d a n t e F a b r e t t i . Archivio stor. ital. T. XVI, parte II.
Firenze 1851.
M a t a h a z z o . F r a n c e s c o , Chronik von Perugia 1402-1503. Uebersetzt und ein-releltet von M a r ie H e r z e e l d . ( M . H e r z f e l d , Das Zeitalter der Renaissance
V serie, vol. 1), Jena 1010.
M a u L uk , M. d e . Procdures politiques du rgne de Bonis XII. (Documents
indits sur l'histoire de Farnee). Paris 1885.
M a u U > e - i . a -< l a v i r e , d e , Les origines e la Rvolution franaise au commen
cement du x v i' sicle. Paris 1889.
M a u l d b - l a -C l a v i b k , d e . La diplomatie au temps de Machiavel. 3 voll. P aris
1892 a 1893.
M a u i .b e - i . a -C'l a v i r e , jje . Histoire de Ju is X II. I Partie : Louis d'Orlans.
2 voll. P aris 1890. 11. P artie: I.a diplomatie. P aris 1808.
M au l u e -L a -C l a v i r e , d e , l.e s femmes de la Renaissance. Paris 1 8 9 S .
M a u r e n i i h k c h e r , W., Geschichte der katholischen Reformation. Vol. I. Nrdlingen 1880.
M a z z i . C .. Ricordi del Savonarola ed aneddoti in un anonimo D iario della
corte di Boma (Diario del Burchardo), in La Bibliolllia, XII (1010-1911).
81-94, 321-.'2.
M a z z u c h e l u , Gli scrittori dItalia. 2 tom. Brescia 1 7 5 3 s .
M e h r i n g , G., Kardinal Raimund Ieraudi als Ablasskommisar in Deutschland
und sein Verhiiltnis zu Maximilian I. Mit 9 Textbeilagen, in Forschungen
und Versuche zur Geschichte des M ittelalters und der Neuzeit. Festschrift.
Dietrich Schilfer zum 70. Geburtstag dargebracht. Jena 1915, 334-409.
M e i e r , F. K.. Girolamo -Savonarola, Berlin 1836.
M e i n e r s , C h ., Lebensbeschreibungen berhmter Mnner. Vol. II. Zrich 1790.
Mlanges d archologie et d'histoire (cole franaise de Rome). Paris 1881 ss.
Memorie Perugine di T e s e o A l f a n i dal 1502 a l 1527 pubbl. p. c. di F . B o n a i n i , con annotazioni del medesimo, di A . F a b r e t t i e F. P o l i b o r i . Ar
chivio storico ital. T . XVI. parte II, p. 247 ss. Firenze 1851.
Memorie storiche di Mirandola. 4 voli. Mirandola 1872-1877.
Memorie storiche e documenti sulla citt e sullantico principato di Carpi.
T. I. Carpi 1S77.
M e n o t t i , M .. I Borgia. Storia e iconografia. Roma 1 9 1 7 .
M e n o t t i , M ., I Borgia. Documenti inediti sulla famiglia e la corte di A l e s
sandro VI. Roma 1917.
M e n z e l , IV., Christliche Symbolik. 2 ed. 2 voll. Regensburg 1856.
M e r g e n t h e i m , L ., Die Quinquennalfakultten pro foro externo. 2 voll. Stuttgart
1908.
Miscellanea di studi critici edita in onore di A r t i ro G r a f . Bergamo 1008.
M i c h a e l d e M e d i o l a n o , Sermonarium triplicatimi. Basileae 1479.
M i c h a e l , G.. Ignaz v. Dlliiiger. 3 ediz. Innsbruck 1894.
M i c h a e l i s , A.. Geschichte des Statuenhofes im vaticanischen Belvedere in
Jahrbuch des deutschen archologischen Instituts V, 5 s. Berlin 1891.
M i c h a u d . Geschichte der Krenzzilge. Uebers. von U n g e w i t t e r . 7 voll. Quedlin
burg 1827.
M i c h e l a n g e l o , B.. Le Rime, pubbl. da C. G u a s t i . Firenze 1S63.
M i g n a s t i , F. M.. Istoria della sacrosanta patriarcale Basilica Vaticana. Roma
1S67.
M i g n e , Dictionnaire des Cardinaux. Paris 1 8 5 7 .
M i n o ti e t t i . M., Raffaello. Bologna 1S85.
M atagne,

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

U t VII

Mittheilungen des Instituts fiir sterreichische Geschichtsforschung, redigirt


von K. Mhlbaghex. Vol. I s s . Innsbruck 18S0ss.
M h l e r , J. A., Kirchengeschichte. Herausgegeben von P. 1?. (S a m s <>. S . lt.
4 voll. Regensbarg 18C7-1S70.
Mom., R. v., Geschichte und l,itterntur der Staats wissen sehn ften. Vol. III.
Erlangen 1858.
M o l i s i , Documenti di storia Italiana. T . I. Firenze 1 8 3 6 .
M u u t o r . W . und W i t i m Kit, M.. Rom. 2 ediz. Regensburg 1 8 7 0 .
M o l m k n t i , P. G La storia di Venezia nella vita privata dalle origini alla
cadnta della repubblica. 2 ediz. Torino 1880.
Monumenta historica Soc. Jesu. S. Franciseus Borgia. 1*. I. Matriti 1804.
Monumenta Hungariae historica. Acta extern. MAtyfts, Vol. I-IV. Riulapest.
1875-1878.
Morsi eh, Pii.. Le Quattrocento. Essa i sur l'histoire littraire du x v sicle
italien. Voll. 1 e 2. P aris 1901.
M o b k m , D le tte r e di Lorenzo i l Magnifico al Sommo Pontefice Innocenzo VIII
e piti altre di personaggi illustri toscani. Firenze 1830.
M o r e k i, D . Memorie istoriehe di 8 . Lorenzo di Firenze. T. 11. Firenz l s l T .
M o r o s i, C a f.ta n o , Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da H. Pietro
sino ai nostri giorni. 10!) voli. Venezia 1840-187!*.
M o b s o u n , B., Zaccaria FVrreri. Episidio biografico del sec. xvi. Vicenza 1S77.
M or.so i.in , B L'Abbate di Monte Subasio e il concilio di Pisa 1511-1512.
Venezia 1803.
M o b t j s , Biblioteca Picena ossia notizie storiche delle opere e degli scrittori P i
ceni. 5 voli. Oslmo 1702 s.
MoL- 11RET. P., Histoire gnrale de l'glse. Vol. V : La Renaissance et la
rforme. Paris 1910.
MO -i .nen, W. F. v.. Geschichte der iSchweizer Sldner bis zur Errichtung der
ersten stehenden Garde 1497. Bern 1887.
Mt'LLEB. G.. Documenti sulle relazioni delle citt Toscane coHoriente cri
stiano * coi Turchi fino all'anno MDXXXI. Firenze 1879.
M l l e r . J. J D es Heiligen Rmischen Reiches Teutscher Nation ReichstagsThentruin. 3 parti. Jena 1713 ss.
Mt'LLXER. L.. Literatur und knnstkritische Studien. Wien u n d Leipzig 189C.
Mntz, E.. Les Prcurseurs de la Renaissance. Paris et London 1882.
Mntz. E., Les historiens et les critiques de Raphal 1483-1883. Essai biblio
graphique pour servir d'appendice l'ouvrage de Passavant avec choix
de documents indits on peu connus. Paris 1883. :
M t'X TZ, E L'Atelier montaire de Rome. Documents indits ecc. Pari 1884.
Msrz, E.. Les monuments antiques de Rome l'poque de la Renaissance.
Nouvelles recherches in Revue archologique. Troisime Srie: V, 350-363;
VI. 27-12; VII. 124-139. 224-243. 330-341 : VIII, 33-40, 319 336; IX. 54-63,
170-180. Paris 1S84-1887.
Msrz, E.. La Renaissance en Italie et en France A lpoque de Charles VIII.
Paris 1885.
M n t z . E . Raphal. Sa vie, son euvre e t son temps. P aris 1 8 8 1 . Nouvelle
dition entirement rfondue. Paris 1 8 8 5 .
M s t z . E.. Bibliothque du Vatican au svi* sicle. Paris 1886.
Msrz, e .. Les antiquits de la v ille de Rome aux x iv , xv* e t xvi* sicles.
Topographie - monuments - colleotions. daprs des documents nouveaux.
Paris 1886.
M n t z . e . et P . F abre . La Bibliothque du Vatican au xv* sicle d'aprs des
documents indits. Paris 1887.
MC.TT 7 . E., Les sources de l'Archologie chrtienne. Paris 1887.
Mt'srz. E.. Histoire de lArt pendant la Renaissance. I. Italie. 3 voll. Pari*
1 8 8 9 -1 8 9 5 .

lxviti

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

n t z . E., I.a Tiare pontificale dii vm* an x v r slcle. Paris 1807.


Mntz. E., I.cs art A la cour des pa|>es Iunoccnt V ili. Alexandre VI, Pie III
(1484-1103). Hecueil de documents in<klits ou peu connus. Paris 1898.
M u r a t o r i , I,ud.. Herum Itallcarum scriptores praeclpni a anno aerae Christi D
mi M I quorum potissima pars mine primuin in luoem prodlt ex codielbus
Mmarorliis collegi t, ordinavi! ecc. 28 voli. Mediolani 1723-1751.
N a r d i , I a c o p o , Istorie della citt ili Firenze, ed. L . A r b i b . 2 voli. Firenze 1 8 3 8
sino al 1 8 4 1 .
N avac . i e r o , A., istoria della republica Veneziana (-1488) in M u r a t o r i . Script.
X X III, !)23 ss. Mediolani 17S3.
N a v a r r c t e , iM. iF. e . Coleccin ile Ins viajes y idesciibrlmientos q u e liieieron
por mar los Espaioles desde el fin del siglo XV. 2 edit. 2 voli. Madrid
1858-1859.
N a v e n n e . Firii. d e . Rome, le palais Farnese et les Fftrnse. Paris [1913],
N k m e c , V., Papst Alexander VI. Klagenfurt 1879.
N ihbv. lx- Mura di Roma. Roma 1820.
N io c o i . a d e l l a T u c c i a , Cronaca di Viterbo. Cronache e statuti della citt di
Viterbo, pubblicati ed illustrati da I g n a z i o C i a m p i . Firenze 1 8 7 2 .
N then, K. C u , Geschichte aller Jubeljahre und ausserordentlichen Jubilen
der katholischen Kirche. Itegensburg 1875.
Nom., M., Tagebuch einer italienischen R eise, herausgeg., von W. L bke. 2 ed.
Stuttgart 1877.
N o i .h a c , P. DK. La 'Bihliothqne de Fulvio Orsini (Bibi, de l'cole des hautes
tndes). Paris 1S87.
NoLliAC. 1. j i e . rasine en Italie. tude sur line episodi' de l a Renaissance.
Paris 1888.
N o t a io ih ( S a n t i p o r t o . Diario di Itoma dall'anno 1481 al 1492 presso M u b a t o r i . Script. I li 2. 1071-1100. .Mediolani 1734.
N o t a r ( i . u o m o . vedi Cronica di (Napoli.
Notizenblatt. Vedi C i i m e i ., Briefe und lActenstllcke.
N o v a k s . G. d e . Elementi della storia de' tonimi pontefici. 2 ediz. T. VI. Siena
1804.
Nuutiatnrberichte aus Deutschland nebst ergilnzeuden Actenstiicken. Erste
Ahtheilung liearh. von W. F h i e d e n s b v r g . Vol. 1 <> III. Cotlm 1802s.
N u n z i a n t e . K.. Alcune lettere di Joviano l ontano. Napoli 1886.
N u t i , Lettere di Sigismondo Tizio. Siena 1877. (Pubblicazione per nozze).
O i . i v e r , M. ,I>.. Itrodrlgo di' ltorja (Alejamlro Vii. Sus hljos y descendientes
iii Bidetin de la Real Aeademta de la Historla IX. 402-447. Madrul lvst.
O l l i v i e r . l-e Pape Alexandre VI et les Borgia. P . I. Paris 1870.
Owen, .1.. The Skcpl i c s <if th Italtan Renaissance. I-ornimi 1803.
P a g i , Fu., B iw ariu iii historico-chrouologico-critleuin, lllustriora Pontlficum
Komanorum gesta ece. complectens. T. IV e V. Antwerplae 1727.
l AGMUCflir, P ., I castellani del Castel S. Angelo di Roma, in {Miscellanea di
storia e cultura ecclesiastica. IV. Roma 1905-1906, 455-475. 568-5S5.
P a i . a < k y . F.. Geschichte von Bhmen, grsstentheils nach Urkunden und Hand
schriften. Voll. IV p V. Prag 18IO-1S05.
1 ' a i . u d a n - M i j j c b , 'C .. De frste Konger af den Oldenborgske iSlaegt. Kjbenhavn 1S74.
P a n v i n i u s . i *.. Romani Pontiliccs el cardlm es'S. K. E. ab eisdem a Leone IX.
ad Paulum 1. IV. creati. Venetiis 1557.
P a n z e r . G. W.. Annales typographlci. Voll. 1-9. Norlmliergae 17S3-1S01.
P o l o d i B e n e d e t t o d i C h u d e l l o M a s t r o . Memoriale pnhb. p . P e i . a e z in A r c h .
d. Soc. Rom. XVI. n-131. Roma 1888.
} a p e n Co r d t . F k i j x . Geschichte der Stadt im ;.Mittelalter. Herausgegeben und
! mit Aiimerkungen. Urkunden. Vorwort und Einleitung versehen von
Prof. (Ko n s t a n t i n I I k l e k . Paderborn 1857.

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

l x ix

Parvenu-b, L .u b k n tu s , D e operibus et rebus gestis IulU II. 1. ftl. Coni melitarioius in Anecdota litt. I li, 307-318. Roma 1783.
P a s o l i n i , I*. II., Caterina Sforza. 3 voli. Itorna I n !et.
P a s o l i n i , P. 1)., I tiranni di Romagna ed i Papi del medio evo. Imola 3888.
P asolini, I. IX, Nuovi documenti su Caterina Sforza, in Atti <* .Memorie della
R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, 3* serie XV,
Bologna 1897, 72-209.
1 P a s s a i u .n i , I . . |. Memorie intorno alla vita di (Silvestro Aldobramlinl con ap
pendice di documenti storici. Konia 1878. (Aggiunta : Roma 187!)).
P a s s a v a n t , .1. I ) . ,
P a r is 1 8 0 0 ).

,R a f a e l

von

T J r b in o .

v o li.

L e ip z ig

18:19 s.

(ed .

fr a n c e se

I ... D ie R eise des Kardinals I.uigi d'Aragona durch Deutschland,


Friinkreich und Obertalien 1 5 1 7 - 1 5 1 8 , lieschrieben v o n A n t o n i o d e B e a t i s .
Freiburg 1905.
P ai l i 's , X., Job. Tetzel. der Ablai-preiliger. Mainz 1899.
P a u l u b , X., Zur Geschlchte des Juhiliiums vom J a lire 1500, in Zeltschrift fUr
kath. Theoiogie, XXIV (1900), 173-180.
Ia u lu s , X.. Raimund Pera ud als Ablusskomin issar, in Hist. Jahrhucli. XXI
(1900), 045-082.
Pavi .i 's , X., Gescbichte des Ablasses ini Mitteiaiter vom Frsprunge bis zur
Mitte des 14. Jabrliunderts. 2 voli. Paderborn 1922-1923.
P l i c i e r . IV. Lettres de Charles VIII roi de France. Voli. 1 - 5 (il V voi. per
P l i c i e r e iB. ]>e .M a n d k o t ). Iaris 1 si >8-1905.
P i . i s s i k k , L . l ( i . , (Sopra alcuni documenti relativi allalleanza tra Alessandro VI
e Luigi X II, 1498-14!*9. in Archivio della SocietA Romana XVIII, 303-373 ;
X VIII, 99-319. Roma 1894-1895.
PtuasiEB, L. (1., Louis XII et il,il do vie Sforza. 2 voli. Paris 1890.
P l i s s i u :, L. tG., T extes et fraginents lndits reiatifs A i'anne 1500 in Revue
des Inngnes Romanes, 4" Si-rie, X. 510-551. Paris 1897.
P U s s i e k .. L . G -, iS u r quelques pisode de l'exiiiniitlon de Charles V ili en
Italie, in ltevue historique, I.XII (1900). 291-313.
P l i k s i e r , L. G., Catalogue des documeiits de la coliection Podocataro A la
Bibliothque Marciana A Venise. in Centralblatt fiir Blbliothekswcsen,
XVIII (1901), 473-403, 521-541, 576-59*.
PLlssmt. L. G., Pour la biographi du C a r d in a l G illes de Vlterbe ( Kgidio
Ciinisiei, in Miscellanea di studi critici, edita in onore di A k tcro Giiah.
Bergamo 1903, 789-815.
P ericoli, 1\, L'ospedale di |S. Maria della Consolazione. Imola 1879.
P a s t o ii ,

P r a t , v e d i V n tic a n .

f o n u s , F. T Hieronymus Savonarola. Xach Orisinal-Irkuiiden und un*


gedruckten Schriften. l'ebers. von J. F. S chBodkh. Braunschwelg 1H58.
P kmkxb. F. <I\, Histoire de Fiorenee depuis la doiiiiiiation de Medici jnsqu'A
la ebute de la republlque. T. I e (II. Paris 1888.
Petri-cei.i.i e lla G attina, IF Histoire dl|>lomntique< des Conclave. Voi. I.
Paris 1 MV4.
P h i l i -EPb , G eorg , Kirchenrecht. 7 voli. Regeusburg 1845-1872. (Voli. V i l i per
il Prof. V e r in o 1889).
P iazza, Carlo. Opere pie di Roma. Roma 1079.
Picco LOMi.xi, E nea . Alcuni documenti inediti intorno a P io l i e a P io III.
Siena 1871.
PiccoLOMINI. p d ji vita e l'opera di Sigismondo Tizio (14581528). .Siena 1908.
PtoooLOMiNi, 1., il pontificato di (Pio III secondo la testimonianzi di una
fonte contemporanea (con documenti in a liti del R. Archivio di Stato in
Siena, in Archivio storico Italiano, 5 serie XXXII (1903), 102-138. edi
zione a parte. |Firenze 1903.
Piciiikr. a .. Geschichte der kircbliclien Trennung zmiseben dem Oricnt und

lxx

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

Occident von den ersten Anfngen bis zur jngsten Gegenwart. 2 voll.
Mnchen 1864-1865.
rico rri, G. B Aneddoti Poiizianeschi. (E stratto dalla Miscellanea di studi
in onore di P. IC. F a l l e t t i ). Modena *1911.
P i c o t t i , G . B . , Per le relazioni fra Alessandro VI e lliero de' Medici, in Ar
chivio storico italiano, IX X V III, 1. Firenze 1915, 37-100.
B i g o t t i , G. B Giovanni de Medici nel conclave per l'elezione di Alessandro VI.
Koma 1921.
P i e p e b , A .. Ein unedirtes iStiick aus dem Tagebuch Burchards. Stampa a parte
da R m isch e Q uartaIxchrift herausgeg. von d e W aal und F i n k e . Rom 1894.
Piizerat, A., Zur Entstehungsgeschichte der stndigen Nuntiaturen. Freiburg
i. Br. 1894.
P i e r l i n g , La Russie et le ,Saint-Sige. Vol. I . Paris 1 8 9 6 .
P i i . org e b ik , vedi Campagne etc.
P i n z i , <., istoria della citta di Viterbo lungo il Medioevo. Vol. IV (1436-1534).
Viterbo 1913.
P iiKR, F., Mythologie der christlichen Kunst von der ltesten Zeit bis ins
sechzehnte Jahrhundert. 2 voll. Gotha 1847-185L
P i t t i , J., Istoria fiorentina dal 1215 al 1529, pubbl. da F. L. P o l i d o r i , in Archivio storico italiano. Vol. I. Firenze 1842.
P l a t n e r - B u n b e n , vedi Beschreibung der S tad t Rom.
P l a t z h o f t , W.. D ie Tlieorie von der .Mordbefugnis der Obrigkeit im 16. Jahr
hundert. (Hlstor. 'Studien, verffentlicht von E b e r i n g , 54). Berlin 1906.
P o d e s t , 15.. Intorno alle due statue erette in Bologna a Giulio l i in A tti e
Memorie delle Deputaz. di storia patria per le provinole di Romagna VII,
107 ss. Bologna 1868.
P lii.M A N N , Die W irtsch a ftsp o litik der ilorentiner Renaissance und das Princip
der Verkehrsfreiheit. Leipzig 1878.
P o n t a n i , G a s i - a r e , 11 D iario Romano d i Gaspare Pontani gi riferito al N o
taio di Nantiporrto (30 gennaio 1481-25 luglio 1492), a cura di D i o m e d e
T o n i ( M u r a t o r i . Rerum italica rum |Soriptores, nuova ed.. t. 111. 2). Citt
di Castello 1907 s.
P o N T A N tr s, J o a . J o v i a m s , Oliera omnia solata oratione. 3 voli. Venetiis 1518.
P o r t i g l i o t t i , 'G., I Borgia. Milano 1913.
P o r t o , vedi L r t o i da 1.
P o r z io ,
La congiura de Baroni del Regno di Napoli contra 11 Re (Ferdi
nando I. Ridotta alla sua vera lezione... por cura del comm. S t a n i s l a o
d A l o e . Napoli 1 8 5 9 .
P o r z io . C.. D i e Verschwrung der Barone des Knigreichs Neapel gegen Knig
Ferrante I. presso II. H e f e l e , Alfonso I. und Ferrante I. von Neapel.
Jena 1016, 5)9-203.
P r a t o , G i o . A n d r e a , i s t o r i a d i M i l a n o n i A r c h v i o s t o r . i t a l . \ o l. III. Fi
renze 1S42.
P rescott. W. H.. Geschichte der Regierung Ferdinandus und Isabellas der
Katholischen von /Spanien. Vers. tedesca. 2 voll. Leipzig 1N42.
P riebatscii. F.. Politische Korrespondenz des Kurfrsten .Ubreclit Achilles.
Vol. 111 (Publikationen ans den kgl. Prenss. (Staatsarchiven vol. il). Lei
pzig 1898.
P u i t i G iB oL M O . 1 Diari. V cura d i A r t u r o S e g h e ( M u r a t o r i . Rerum italiourum Scrlptores, nuova ed.. t. III. 2). Citt di Castello 1912 ss.
P r o c t o r , R.. An Index to th <arly Printed Books in th British Museum.
Frolli Ilio Invention of Printing to th year MD. London 1*9S.
PRL88, R.. Geschichte des neuern Drmnas. 1 vol. due met. Leipzig 1SS0-1882.
P u n g i LEONI. Memorie intorno alla vita di D. Bramante. Roma 1836.
Quartalschrift. Rmische, fr christliche Alterthuinsknnde und fr Kirchenge

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

LXXI

Herausgeg. von A. d e W'a a i ,. H. F i x ice und E h s e s . Ann. I s s .


Itom 1887 s.
Quartaischrift, Tbinger theologische. Ann. I ss. Tbingen 1831 ss.
s c h ic h te .

< jr T O \ J

a c .,

vedi

o h aro .

Qvtif , I ac., Vita H. 1. Fr. Hieron.vmi Sa vonarolae Ferrariensls. Ord. Praedlc.,


authore IH. I). Io. J'r. Pico Mirandulae Concordiaeque P rin cip e... addillonibus aucta et illustrata. 2 voli. P arisiis 1074.
QUWde, L., Deutsche Zeitschrift fr Geschichtswissenschaft. Ann. 1889-1894.
Freiburg i. (Br. 1S89-1894.
R a p h a e l ( M a f t e i u s ) V o l a t e b b a x u s , Comiuentariorum urbanorum libri 3S. P a
risiis 1526.
R anke, I.. v., Deutsche Geschichte im Zeitalter der Reformation. Vol. I e VI,
2 ediz. Berlin 1844-1847.
Ran Kt, L. \ ., Die rmischen Ppste in den letzten vier Jahrhunderten. Vol. I
e III. 0 diz. Leipzig 1874.
R a x k k . L v., Geschichte der romanischen und germanischen Vlker von 141*41 0 1 4 . 2. ediz. Leipzig 18 7 4 .
Ranke, L. v.. Zur Kritik neuerer Geschichtschreiber. 2 ediz. Leipzig 1874.
R a n k e . L. \ .. Historisch-biographische Studien. Leipzig 1877.
R a n k e . L. v.. Zur Geschichte der italienischen Poesie. Gelesen in der kgl. Aka
demie der W issenschaften. Berlin 1837.
Regesti di bandi e editti. Notificazioni e provvedimenti diversi relativi alla
cittft di Roma ed allo 'Stato Pontificio. iVoL 1 : 1224-1605. Roma 1920.
R a t t i . N\, Delle fam iglie Sforza-Cesa rini, iSavelll. Perettt, Monta Ito ecc. 2 voli.
Roma 1794.
Rattinger. G.. Geschichte der kirchlichen Armenpflege. 2. edl*. Freiburg
i. Br. 1884.
Ravnai.m. O.. Annales ecclesiastici. Accedimi notae chronologicae, critlcae ecc.,
au tore J. D. M a s s i . T. XI e XII. Lucae 1754 s.
R e d t f x h a c h e r , 1t., Architektur der italienischen Renaissance. Frankfurt 1N 86.
R e k i i i i n . D.. Appendice* ad Hainli-Copingeri Repertorium blbllographlcum.
Vol. I n VI. iMonaebii 1805-1910.
Resai. uet, A.. Prrforme et hmnanisme & Paris |>endaiit les premire guerre
d itali" (1494-1517). Paris 1916.
R enazzi, f . m ., 'Storia deli'nnlverslt degli studj dl Roma, detta la iSaplenza.
con un saggio storico d. letteratura Romana dal see. x m sino al sec. xvm .
2 voli. Roma 1803-1804.
Kenier, R vedi L ezio.
Repertorium fr Kunstwissenschaft, edito da S c iik r t a g . pol In I. J a x i t s c h e k ,
indi da T h o d e . (Stuttgart e Leipzig 1 8 7 6 .-s,
Revmost , A. vox. D ie Cara fa von Maddalonl. 2 parti. Berlin 1851.
Rbcmoxt. A. vox. Beitrge zur italienischen Geschichte. 6 voll. Ik-rlln 1853-1887.
R er m o s t , A. vox, Geschichte d e r Stadt Rom. Vol. II e III. Berlin 1 8 6 7 - 1 8 7 0 .
R e v m o x t . A . v o x . Briefe heiliger und gottesffirchtlger Italiener. Freiburg 1.
Br. 1ST7.
R e c m o x t , A. vox. Vittoria Colonna. Leben. Dichten nnd Glauben Im 16. Jahr
hundert. Freiburg i. Br. 1881.
Retmoxt. A. vox. Kleine historische Schriften. Gotha 1882.
R e u m o x t , A . vox. Lorenz de' Medici il Magnifico. Zweite, vielfach vernderte
Auflage. 2 voll. Leipzig ls iil.
R e c s c h , H.. Der Indes der verbotenen Biicher. 2 voll. Bonn 1883-1885.
Revue des f tudes juives. Puhlicotion trimestr Ielle de la gloctet de etudes julve.
T. I-XXII. Paris 1880-1*92.
Revue des questions historiqties. IJvralson la s . Paris 1866ss.
Revue blstorique Is s . Paris 1876ss.
R ico , C., Pinturicchlo. Perugia 1912.

bxxii

Titolo completo delift opere ripetutamente citate.

d a (P i s t o j a detto C k c c o d e , Ricordi storici dal 1494 al 1500,


pubbl. p. c. d i il. V m ;o in Scelta di curiosit letterarie inedite o rare dal
sec. x m a l .xvi q. Disp. 180. Bologna 1882.
Ricordi ili Casa Sacelli d al 1475 al 1572 in iN io c o i -a d e l l a T u c c i a , ed. C i a m p i
423 s. Firenze 1872.
R ic h a r d , 1., Origines de la nonciature de France. Nonces rsidants avant
Lon X, 1456-1511, in Revue les questions historiques, N. S. XXXIV (1905),
103-147.
R i c h a r d , 1., Origines des nonciatures permanents. Ijh reprsentation ponti
ficale au xv* sicle (1450-1513), in Revue d histoire ecclsiastiques. VII
(1006), 152-70, 317-388.
R i o u a b d , 1., .Origines e t dveloppement de la iSecrtairerie dtat Apostolique
1417 fino al 1823), in Revue dhistoire ecclsiastique, XI (1910). 56 ss.,
505 ss., 728 ss.
Ru, A. F., IX- lart chrtien. Nouvelle dition entirement refondue et con
sidrablement augmente. 4 voll. (Paris 1861-1867.
Rio, Michei-Angel e t Raphiiel. Avec un supplment sur la dcadence de l'cole
romaine. P aris .1.867.
R it t k k . H., Geschichte d e r .Philosophie. Parte IX. Hamburg 1 8 5 0 .
U ix .M 'u , T u a d d A n s e l m , Handbuch der Geschichte der Philosophie. Nuova
impressione della l i eiliz. Vol. II: Geschichte 1er Philosophie des Mittelulter.s. Sulzbacli 1850.
R o b e r t i s d e L i t i o ( L i c i o ), Quadragesimale de peceatis per fratrem R . C a k a o h o i . ttm d e L . ord. min. |Venetils 1 4 8 8 .
R o b i n s o n -. .1. C., A criticai aceount of the ilrawings by .Michelangelo and R af
fael la th (University Galleries. London 1870.
R o c c a . .1., Bartolomeo Cerretanis IWalog ber die ilorentinische Geschichte im
Zeitalter des .Mediceerpapstes Leo X. J)iss. Mnster 1907.
U o d o c a n a c i ii , E La femme italienne il l poque de la Renaissance. Sa vie
prive et mondaine. Son influence sociale. P a ris 1907.
R o d o c a x a c h i , E., Le cbilteau Saint-Auge. Paris 190i).
B o d o c a x a c h i , E Rome au tem i de Jules II e t de Lon X. La cour pontificale.
Les artistes e t les gens de lettres. La ville et le peuple. Ijb sac de Rome
eu 1527. Paris 1912.
R o d o c a n a c h i , E., Les Corporations ouvrires A R om e depuis la ehute de lem
pire Romain. 2 voll. P aris 1894.
R o d b iu o , Fr. J., Il istoria verdadera de la luqulslciim. .{ voll. Madrid ls76-ls77.
R o n d o n i,
Una relazione senese s u Girolamo Savonarola f li Sigismondo
Tizio], in Archivio storico italiano. 5* serie II (lSSHi, 277-282.
R O s l e r , A., Cardiual Johannes Dominici 1357-1419. Freiburg i. Br. 1893.
IU isL iR , A., Kardinal Job. Dominici s Erziehungslehre unii die brigen pda
gogischen Leistungen Italiens im 15. Jahrhundert. Freiburg i. Br. 1894.
R o h b h a c h e r , vedi K x p v l e r .
R o m a n i n , Storia documentata di Aenezia. T. IV e V. Venezia 1 8 5 5 s .
R o n c h i m i , A., Documenti Borglani dellArehivio d i Stato in Parma in Atti e
memorie delle R ii. deputazioni di storia patria per le province dell'Emilia.
Nuova Serie I. 37 ss. Modena 1S77.
Roscoe, W., Leben und Regierung des Papstes Leo X. I'ebers. von II. Iii.
K. H e x KE. 3 parti. Wien ISIS.
R o s m i n i , iU a r l o d e . Dell'istoria intorno alle m ilitari imprese e alla vita di
Gian-Jacopo Trivulzio detto il Magno tratta in gran parte da' monumenti
inediti che conferiscono eziandio ad illustrar le vicende di Milano e dItalia
di que tempi. Libri XV. 2 voli. Milano 1815.
R o s m i n i , C a r l o d e ', D ellIstoria d Milauo. T . I. IV. Milano 1820.
R o s s b a c i i , IL. D as I .eben und die politisch-kirchliche W irksamkeit d e s Bern Id ino Lopez de Carvajal, Cardinais von S. Croce in Giernsaietiune in

R ig c ia b d i, E b a n o .

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

i.xxtti

Rom, und das schism atisdie Concilinm Pisanum. P arte I. Dissert. Breslau 1S92.
Rossi, T r i h a l i i o . d e , Ricordanze in I clizie desili eruditi Toscani XXIII, -Jit'.803. Firenze 1780.
Rossi, V.. Storia letteraria d'Italia. Quattrocento. Milano 189s.
RrDKi.nACti. Hieronymus Savonarola und seine Zelt. Hamburg 1835.
R i m o i i r , C. F . v o n , Italienische Forschungen : parti. Berlin und Stettin 1S27
a 1831.
R t h , E., Geschichte der Italienischen Poesie. 2 voll. Leipzig 1844.
.Sabatini, R., The IJ( of Cesare Borgia. A History and some triticisins.
London 11912],
SabhaDIXI, R., Storia del Cicvronianismo e di altre questioni letterarie iidl'et
della Rinascenza. Torino 1885.
S g j i l l e r , .1. . . Die Papstwahlen und die Staaten von 1447 bis 1555 (XIcolaus V. bis Paul IV.). Fine klrcheiirccht lid i-historische Untersuchung filier
den Anfang des Rechts der Exclusive in der Pa|>st\valil. Tbingen Isirn.
Saggiatore, il (periodico). 2 voll. Roma 1844-1845.
Sait8i HK K. lt.. Menschen und Kunst der Italienischen Renaissance. Iterila 1903.
Vol. supplementre 1904.
SAMOt'ILU. A., Olivier Maillard. Sa predicatimi et son teiups. Paris 1891.
Sanchis v S ivkua, J Algunos documentos y cartas privadas que pertenecleran
al eegundo duque de Gaudia, Don Juan de liorja. N otas para la bistorta
de Alejandro VI. Valencia 1919.
S a x u o n in i. T Modena sotto il governo del l apl. Modena ls79.
S a x d r e t . L.. Le concile de Pise 1511 in Revue des questiona historique XXXIII.
425-450. Paris 1888.
S a x .n a 7.a B II, J

<pera

o m n ia .

I .u g d u n i

1592.

Quadro elementar das Uclat,<>c- politica* e diplomatlcas de Portugal com ns dlversas pitelicias do mundo ordenado e eomjiosto
l>elo V. de iS., continnado e dirigido pelo L riz AroritTo K k iik l U ) he S u v a .
T. X. Lisboa 18t Hi.
S a x i'd o . M., Vite ile' duchi di Venezia. Mi k a t o h i. Script. XXII. 41*5-1252. Me
diola ni 1733.
Svxrno. M La spedizione di Carlo V ili in Italia, pubbl. jier R. F r i . i n (Ap
pendice aH'Arcb. Veneto). Venezia 1878-1882.
S a x c t o . ,M | Dia rii. Tom. I-XV. Venezia 1*79 s*.
Savonarola, G., Prediche sopra l'Esodo. Veneti 1540.
Savonaroi. x. <; Poesie, ed. ( tasti. Firenze IMG (ediz. di soli 260 e s.i.
S avoxakoi^, g ., D ialogus de ve ritate prophetlca fra tri- Hleronyml Perrariensls
ord. Praed (Impressum Venetiis per Incarniti Soiirdinni. 1507.
S a v o x a k o l a . G Prediche di Frate Gieronimo ila Ferrara s o p r a Efcecblcl | Ve
nezia | 1541.
S a v o n a r o l a . G.. Prediche quadragesimali (lei Rev. P. F. Jeronlino Savonarola
<la Ferrara sopra Amos propheta e sopra Zacbarla. Vinegia 1544.
S avox.irola.
Compendimi! Revelatlonuin. ed. ila Q ittif : Vita SavonarolaII. Parisils 1074. 213-885.

k xtarem .

V is c o n u e

DK.

S ch a d en , v ed i T u ra s e li!.
S c h f e r . (cschichte Portugals. 5

voli. Hamburg 1v'i-1S 5 4 .


Von Bildern und Menschen der Renaissance. Berlin 1914
E.. D er Kultus der hl. Anna am Ausgange iles Mlttelalters.
Freiburg mul Leipzig 1893.
Sciiei w , Ch.. Brieftmcb. Ein Beitrag zur Geschichte der Reformation und
ihrer Zeit. Herausgeg. v o n F. v. Ho d e n und I. K. F. K n a a k e . Vol. I.
Potsdam 1807.
Schirrmaiuer. F. W., iGeschichtc von Spanien. Vol. VI. Gotha 1*J.'i.
S o im i r . U A , A n d r e a . Cronaca di Mantova dal 1445 al 14S4 trascritta ed
S o i A i w a , E..
Sen a i m k e i.l.

lx xiv

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

imnotata da C a r l o u A u c o in Raccolta di cronisti e documenti storici


Lombardi inediti II. 121-15)4. (Milano 1857.
S c h l e c h t , J., Ppstliche Urkunden fr die Dizese Augsburg von 1471 bis
1488. Augsburg ls!)8. (Ed. a parte da Zeitschrift des Histor. Verein fr
Schwallen und Neuburg, XXIV [1897], 45-100).
S c h l e c h t , J.,
Pius III. und die deutsche Nation. Mit einem Anhang unge
druckter Briefe und dein Lobgedichte des Engelbert Funk. Kempten uud
Mnchen 1914. OSenza le lettere pubblicato per la prima volta in F est
schrift Georg v. Hertling zum 70. Geburtstage dargebracht. Kempten und
Mncluu 1913. 305-328).
Schm a r s o w , A., iPinturlccliio in Rom. (Stuttgart 1882.
Schm a r s o w , A., Melo/./.o da Forll. Ein Beitrag zur Kunst- und Kulturgeschichte
Italiens Im 15. Jahrhundert. Berlin und Stuttgart 1880.
S o h m id l in ,
Geschichte der deutschen Nationalkirche in Rom S . Maria dell'Anima. Freiburg 1900.
S c h m i d t , L o t h a r , Fraueubriefe der Renaissance. (D ie Kultur. Sammlung il
lustrierte Einzeldarstellungen, herausgeg. von C. G u r l i t t , vol. 9). Berlin
1900.
S c h m i d t , L o t h a r , Die Renaissance in Briefen von Dichtern, Knstlern, Staats
mnnern. Gelehrten und Krauen. 2 voll. Leipzig 1909.
S c h n e e u a n s , H., Geschichte der grotesken Satire. Strnszbnrg 1894.
S c h n e i w ir . 1., D ie kirchliche und politische W irksamkeit des Legaten R ay
mond IVraudl 1480-1505. I'nter Benutzung ungedruckter Quellen bearbeitet.
Halle 1882.
S c h n e i d e r , I., Der Trkenzug-scongress in Rom (3. Juni Ids 30. Juli 1490).
Nach archivalisclien Quellen dargestellt. Programm des stdtischen Real
gymnasium zu Gumbinnen. Gumbinnen 1893.
S c h n i t z e r . J Savonarola im Lichte der neuesten Literatur in Hist.-polit. B lt
ter CXXI, 465-482, 548-577. 034-050, 717-731, 777-802. Mnchen 1898.
S c h n i t z e r . J.. Die neueste Literatur ber iSavonarola, in Hist.-polit. Bltter,
CXXV <1900). 202-270, 340-864, 400-427. 488-521.
S c h n it z e r , J ., Z u r
Geschichte. Alexander VI., in Histor. Jahrbuch, XXI
(1900), 1-21.
S c h n i t z e r , J., Quellen und Forschungen zur Geschichte Savonarolas. I : Bar
tolomeo Redditi und Tommaso Ginori ( Verffentlichungen aus dem Kirchenlilstor. Seminar Mnchen IX), Mnchen 1903. II. Savonarola und die
Feuerprobe. Eine iiuellenkritische Untersuchung, (ibid. II serie III), Mn
chen 1904. III : Bartolomeus Cerretani (Ibid. II serie V), Mnchen 1904.
IV: Savonarola nach den Aufzeichnungen des Florentiners Piero Parenti,
Leipzig 1910.
S c h n i t z e r , J., D ie Flugschriften-Literatur fr und wider Girolamo Savona
rola. in Festgabe Karl Theodor v. Heigel gewidmet, Mnchen 1903, 190-235.
S c h n i t z e r , J Savonarolas Erzieher uud Savonarola als Erzieher. Berlin
Schneberg 1913.
S c h n i t z e r . J.. Savonarola im Streit mit seinem Orden und seinem Kloster.
Mnchen 1914.
S c iiN r itR E R . F., Chronik der Seuchen. 2 parti. Tbingen 1825.
S c h n e r . R ., R o m . W ie n u n d

L e ip z ig

189S.

A.. Andrea Sausovino und seine Schule. Stuttgart 1881.


BOHOTTM l l e r , H i l t g a r t , Hieronymus Savonarola. Predigten. Ausgewhlt und
bersetzt. Berlin 1901.
S c h r c k h . Klrehengeschichte. Voll. XXX s. Leipzig 1772 ss.
ScHOK, J., Aldus Manutius und seine Zeitgenossen in Italien und Deutschland.
Berlin 1802.
S c h u l t e , A l o y s , Die Fugger in Rom 1495-1523. Mit Studien zur Geschichte
des kirchlichen Finanzwesen ihrer Zeit. 2 voll. Leipzig 1904.
S cw nfeld.

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

lxxv

Kaiser M axim ilian 1. als Kandidat fr den ppstlichen Stuhl


1511. 1-eipzig 1900.
S c h u l t e , .Ton. F r i e d b . v o n , Die Geschichte der Quellen und Literatur des canonischen Rechts von Pa [M t Gregor IX. bis zum Concil von Trient. (Gesch.
der Quellen ecc. von Gratian bis auf die Gegenwart. Vol. II). Stuttgart 1S77.
S c h u l t i i k i s s , D ie Gesellschaft der italienischen Uenaissance in Literatur und
Geschicthe in AUgem. Zeitung (Beilage) 1892, n. 294, 205. 357.
S c h u l t z e . V ., D as Kloster S . Marco in Florenz. Ein kulturgeschichtliches Bild
aus dem 15. Jahrhundert. Leipzig 1888.
S b l r e , A., Lodovico Sforza, detto il Moro, e la repubblica tll Venezia diill'autunno 1494 alla primavera 141*5. I: La calata di Carlo V ili, re di Frauda,
in Archivio storico Lombardo, 3* serie XVIII (1902), 249-317. II : La caduta
di Napoli, ibid. XX (1!H>4), 83-100. I l i : La lega ili Venezia, ibid. 308-443.
S o . b e . A.. I prodromi della ritirata di Carlo V ili, re di Francia, da Na|iolt.
Saggio sulle relazioni tra Venezia, Milano e Roma durante la primavera
del 1495, in Archivio storico italiano, 5* serie XXXIII <li)t>4), 132-3(10;
XXXIV (1004), 2-27, 350-405.
S e m k r a u , A., D ie Condottieri. Jena 1900.
S e m e r a u , A ., Michelangelo. Der Meisters Werk und seine Lpbenageschlchte.
Berlin s. a.
S e m p k h , H., Bramante in D o h m e s , Kunst und Kiiustler. Vol. III. Leipzig 1X78.
S e m p e r , H.. S c h u l z e , F. ( . und B a r t h . W.. Carpi. Ein FUrstensltz der Re
naissance. Dresden 1 S 8 2 .
S e n a r e g a . R.. De r e b u s Genuensilms p r e s s o M u r a t o r i . S c r i p t . XXIV. MtdloS c h u l t e , A lo y s,

Inn i 1 7 3 s.

F. I., D ie Monarchia Sicula. Eine hist oriseli-ca nonist Ische U n t e r s u


chung. Freiburg I. Br. 1809.
Serapeum. Zeitschrift fr Bibliothekwissenschaft. Hundschrlftenkunde und Ul
tore Literatur. Im Vereine mit Bibliothekaren und Literaturfreunden
herausgeg. von Dr. R o h e r t N a u m a n n . Annate 1-XXXI. I.eipzig 1840-1870.
S e r h o n a t i . Vita d'lnnoeenzo VIII. Milano 1829.
S i g i s m o n d o h e ' C o s t i d a F o l i g n o , L e s t o r i e d e ' suol t e i n p l d a l 1475 al 1510.
T. I e II. Roma 1883.
S i m o n . F. A.. Kritische Geschichte des l'rsprungs der Syphilis. 2 voll. Ham
burg ls57-lS<>0.
S i n n a c h e r , F. A.. IVeitrge zur Geschichte der bischfl. Kirche Sflben und Itrlxen
in Tyrol. Vol. 7. Brlxen 1830.
S i s m o n t i i . I. c<., Geschichte der italienischen Freystaaten Im Mittelalter. Ans
dem Franzsischen. 11. a 14. parte. Zrich 1820.
S A i r a . W. lt.. Fiorentine Life during the Renaissance. Baltimore 1*93.
S o r a .n z o . G.. Bibliogratia veneziana. Venezia 18x5.
S p a h n . M.. Michelangelo und die Sixtinische Kapelle. Eine psychologischhistorische Studie. Berlin 1907.
S p r i n g e r . A.. lt a f l f a e l und M i c h e l a n g e l o . I ,e i |> z i s 1 8 7 8 . 2 . edlz. 2 v o l l . 1 8 8 3 .
S p r i n g e r , A.. R affaels Schule von Athen, in D ie graphischen Knste, annata
V. p. 53-107. Wien 1883.
STAfEETTl. L.. Il cardinale Innocenzo Cybo. contributo alla storia della poli
tica e dei costumi Italiani nella prima meta del secolo sv i. Firenze 1894.
S t a i b e r . IL. Die Schedelsche Bibliothek (Studien und Darstellungen aus dem
Gebiete der Geschichte, herausgeg- von H. G rauet, vol. VI, fase. 2-3),
Freiburg 1908.
S t e i n . H. v o n . Sieben Bcher zur Geschichte des Platon Ismus. Parte I I I ., Gt
tingen 1875.
S t u .n m a n n . E ., Botticelli. Bielefeld und Leipzig 1 8 9 7 .
S t e i n m a n n , E., Pinturlcchio. Bielefeld und Ix-ipzig 1S98.
S e n t i,

j,xxvi

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

E., Rom in der Renaissance von N ikolaus V. l)is auf Julius II.
Leipzig 1880.
S t e i n m a n n , E., Chiaroscuri in den Stanzen Raffaels i n Zeitschrift f r bildende
Kunst. N eue Folge. X, 100-178. ILeipzig :1899.
S t e i n m a n n , E., D ie Sixtinische Kai>elle. :2 voll. Mnchen 1901-1905.
S t e i n m a n n , E ., Michele Marini. E i n Beitrag zur Geschichte der Renaiisanceskulptur in Rom. I^elpzlg 11103.
S t e r n , A.. Geschichte der neuern Literatur. Vol. I : Frhrenaissance und Vor
reformation. Leipzig 1882.
S t e v e n s o n , E., (Topografia e monumenti dl Roma nelle pitture a fresco di
Sisto V. della biblioteca vaticana, nella pubblicazione: Al s. pontefice
Leone X III omaggio gitili, della biltl. vat. Roma 1888.
Stimmen aus 'Maria-Laach. Katholische Bltter. Voll. I-XL1X. Freiburg i. Br.
1871-1895.
S t c k t . , A , Geschichte der Philosophie. Vol. 111. Mainz 1800.
S trait8fl, D. F., l'lrich von Hutten. 2. ediz. Leipzig 1871.
Studi e documenti di storia e diritto. Pubblicazione periodica dell'accademia
dl conferenze storico-giuridiche. A. 1 ss. Roma 1880 ss.
S u o e n h e i m , iS ., Geschichte der Entstehung und Ausbildung des Kirchenstaates.
Leipzig 1918.
S y m o n , J. H.. and B e n s u s a n , S . I... The Renaissance and its Makers. London
IM 3.
S y m o NIi s .
A., Renaissance in iltnly. The Age o f tile despots. New edition.
London 1897.
S y m o m i s , J. A., The Life of Michelangelo Buonarroti, based of studies in the
archives of the Buonarroti fam ily at Florence. Vol. I. London 181*3.
S / . C 8 E N , A., Rafael in Ungarische Revue IX , 045 s. Budapest 1889.
T a c c h i V e n t u r i , 1.. Storia della Compagnia dl G e s in Italia. Vol. I: La vita
religiosa in Italia durante la prima etil della Compagnia di Gesti. Roma
1910.
T a i . i . a r k ;o , C. M., Giovanni Fontano e 1 suol tempi. Napoli 1874.
T a m a s s i a , N La famiglia italiana nel secoli decimoqnlnto e decimosesto. Milano-Palermo-NapoU ( 1910).
T anoi., M., Die iiipstlichen Kanzleiordnuugen von 1200-1500 Innsbruck 1894.
T a t i i a m , E. 11. K.. Erasmus in Italy, in The English hlstor. Review, X (1895),
042-002.
T e h a l m n i , Sebastiano di Branca. D iario Romano dal 3 maggio 14s5 al 0 giugno
1524, a cura di P a o l o I ' ic c o i .o m i n i . In M u r a t o r i , Rerum italicaruin Scriptores, nuova ediz., t. X XXIII, 3, Citt! di .Castello 1!H)7, 231-445.
T h e i n e r , A., Vetera Monumenta historica iluiigariam sacralo illustranti.
T . I I ( 1 3 5 2 - 1 5 2 0 ) . Romae 1 8 0 0 .
T j i e i n e r , A., Vetera Monumenta Poloniae et Lithuaniae geutiuuiiiue tinitiuiaruni bistoriam illustrantia maximum partem nondum edita ex tabuluriis
Vatlcanls. T. 11 (1410-1572). Romae 1801.
T h e i n e r , A .. Codex diplomaticus dominii temporalis S. Sedis. Recueil de do
cuments pour servir A lhistoire du gouvernement temporei des tats du
Saint Sige ex tra its des archives du Vatican. T . I l l (1389-1793). Romae
1X02.
T h e i n e r . A.. Vetera Monumenta .Slavorum meridionalium historlam illustrantia. T . I (1198-1549). Romae 1803.
T h i e m e . U .. Allgemeines Lexikon der bildenden Knstler. Voll. 1-13. Leipzig
1907-1920.
T h i e r s c h , 11. W. I.. Erinnerungen an Emil August von Schaden. Frankfurt
a. M. und Erlangen 1853.
T h o d e . H.. Die Antiken in den Stichen Marcali tons ecc. Berlm 1.881.

S t e in m a n n ,

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

i .x x v ii

T hodk, K.. Franz von Assisi und die Anfnge ler Kunst der Renaissance ln
Italien. Leipzig 1S85.
T hode. H.. .Michelangelo und das Ende der Renaissance. 5 voll. Iterlln 1902-1912.
T hvasxk . vedi B ubc .vkoi Diarium.
T hi asxk. I... DjennSultan. Als de Mohammed II. frre de Bayezld n 1459-1595,
d'apres les docunients originaux en grande partie indlts. tude sur la
iptestlon d'Orient fl la fin du XV* sicle. l ari 1892.
Tiara ct Purpura Veneta ab anno MC(X3LXX1X ad anunin Min f i . IX seren,
reipnbllcae Venetae a civitate Rrixiae dicala. Rrixlae 1701.
T iraiionciii. G irolamo, l{iidiote<'a Modenese, il voll. MiHiena 1781-17811.
T iraiiokciii, Girolamo. Sturia della letteratura italiana. T. V. VI. VII. Roma
1783.
Tocco, F.. Introduzione a I*. V i l l a r i , Il Savonarola e l a critica tedesca. F i
renze 1900.
Tomassktti. G., IjU l aiupagna Romana antica, medioevale e moderna. Voli. 1-3.
Roma 1910-1913.
Tommasixi. O., La vita e li si-ritti di N . .Machiavelli nelle loro relazioni col
machiavellismo. Storia ed esame critico. Vol. I. Torino 1883.
Toxtxi. I... Riinini nella tSignoria de' Mal a test a. l arte seconda che comprende
il secolo jcv ossia volume (plinto della storia civile e sacra Rimine*-. Itimini 1862.
T orraca. J-.. Fra Roberto da I.eeee in Arch. storico Napoletano VII. 141-UH,
Napoli 1882.
T o bka c a , Fr.. stu d i di storia letteraria napoletana. Livorno 1884.
Torre. A. nella, istoria dellAccademia Platonica di Firenze. (Pubblicazioni
ilei lt. Istituto di Studi superiori in Firenze. (Sezione di Filosofia e Filo
logia i. Firenze 1002.
T osi. F. M.. Monumenti sepolcrali di Roma. Roma 1853-185.
T o s t i . L . Storia della badia d Monte Gassino. T . III. Naiioli 1X43.
T rincher. F r.. Codice Aragonese ossia lettere regie, ordinamenti ed altri
atti governativi de' sovrani Aragonesi in Napoli riguardanti l'ammini
strazione interna del reame e le relazioni all'estero. 2 voli. Napoli lslMls.
Tschackekt. 1.. Die Ppste der Renaissance. Heildellierg 1870.
Ti r u h . H.. Der Berner Chorherr Constane Keller, in Festgabe zur <10. JahresV e r s a m m lu n g der allgemeinen
gcschichtsforschendon Gesellschaft der
Schweiz dargeboten vom Hist. Verein des Kantous Bern. Ilern 1905, 230-30X.
T i r.seij .ix I S, Horat S. .1.. I-auretanae hlstoriae libri qulnque. Editto ultima.
Cotonine 1*512.
I i.UELLi. F.. Italia sacra, si ve de episcopi* Italiae et Insularnm adiaeentium
rebusqtie ab iis gestls opus. Romae l*Vl4s. Editlo II. ed. N I ouetch.
10 voli. Venetiis 1717-1722.
I goi.ini , F il .. .Storia dei conti e diK'hl dTrbino. Vol. I. II. Firenze ISSO.
I'lman.x. H.. Stadie Ober Maximilians Plan einer deutlichen Kirchenreform
im Jahre 1510 in Zeitschrift ffir Kirchengeschichte del Bbihjkr III. 100220. Gotha 1870.
I'lmaxx. H.. Kaiser Maximilian I.. au f urkundlichen Grundlage dargestellt
2 Voll. Stuttgart 1884-1x01.
(Ilmasx ). H., Ad soletnnia decennalia in memoriam et honorem Wer. quondam
Prineipis ae Dominae D. Annae. Gryphiswaldlae 1900.
Ilmaxn. H . Kaiser M aximilians I. Absichten a u f das Iapstthum in den Jahren
13*17 t is 1511. Stuttgart 188*.
I ' l m a x n . H.. S a n d r o B o t t i c e l l i . Mnchen [ 1 8 8 3 1 .
I'ztFJ.Lt. H.. La vita e i tempi di Paolo dal Pozzo To-canclli. Ricerche e studi.
Roma 1x94.
V a i r a m . TnoM. A i c .i s t i x . Cremonensium Monumenta Romae extantia. Pars I .
Romae 1778.

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

LXXVIU

G., Bibliotheca mann scripta a<l S. Marci Venetiarum. Codices


mss. latini, 6 voli. fVenetiis 1868-1873.
V a r c h i , B., Storia Fiorentina per cura di M. /S a n t o k io , 2 voli. Milano 1845-1840.
V a s a r i , G., Jj? vite de' piti eccellenti pittori, scultori ed architetti. Firenze.
Le Monnier, 1846 ss. (Nuova ediz. di G. M i l a n e s i , Firenze 1878 ss.).
VAi.E.\TiNKt.Lr,

V a t i c a n , L e . iL e s ,P a p e s
et P

aul

ahre.

et

la

( .Z iv i lis a t io n , p a r G

eorge

oyau,

A n- d r

bat

P a r i s 18513.

A n t o n i o d e , 11 D iario della citt) di Roma dallanno 1480 allanno


1*92, a cura <11 G i u s e p p e C h i e s a , in M u r a t o r i , Rerum italicorum Scriptores, nuova ediz.. t. X X III, 3, Citt di Castello 1911, 447-099.
V A T T A 8 8 0 , M., Antonio Flam inio e l e principali poesie dellautografo Vaticano
2870 (Studi e Testi, 1). Roma 1900.
V a t t a s s o , M Per la storia del dramma sacro in Italia (Studi e Testi, 10>.
Roma 1903.
V e n t u r i . A.. Storia d ellarte italiana. V I I :
La pittura del Quattrocento.
Vol. 1-S. .Milano 1913.
V e n u t i , R u d o l p h i n u s , Numisimita Romanorum Pontiticnm praestantiora a
Martino V. ad Ite ned i et lim XIV. Romae 1744.
V e r m i o l i o l i , Memorie di Pintnriccliio. Perugia 1 8 3 7 .
V e s p a s i a n o ha B i s t c c i . Vite di uomini illustri del secolo xv in M a i , SpicilRom. I. Roma 1839.
V

asch o ,

e s p a s ia n o

da

is t ic c i,

V ite

di

u o m in i il lu s t r i

del

s e c o lo x v ,

ed.

r a t i.

B o

logna 1892.
V e t t o r i , F r .. Sommario della -storia dItalia dal 1511 al 1527 ed. R e u m o v t
in Archivio storico italiano. Append. VI. B, p. 201-387.
V e t t o r i , F r .. Viaggio in Alemagna, l arigi 1837.
Vierteljahrschrift (oppure Zeitschrift) fr Kultur und Literatur der R enais
sance, speziell fr vergleichende Literaturgeschichte timi Renaissancelite
ratur. Herausg. von G e ig e r und Kocu. Erste und zw eite Folge. Leipzig
1888-1895.
V ig n e u l l e s . 1 i i i l . d e , Gedenkbuch des Metzer Brgers Philippe von Vigneulles
aus den Jahren 1471-1522. Nach der Handschrift der Verfassers berausgc,-.
von H. M ich e l a n t . (Bibliothek des Literar. Vereins in Stuttgart, 24).
Stuttgart 1852.
V ig n e u l l e s , P h i l . de . Ricordi dl Filippo di Vigneulles intorno al soggiorno
da lui fatto nel regno d i Najioli al tempo di Ferrante I dAragona. E pi
tome di A l f r e d o R e u m o n t , i n Archivio storico italiano, Appendice IX.
Firenze 1853. 223-237.
V il l a , A. R.. l>. Francisco de Rojas, embajador de lo s Reyes Catlicos in Boletfn de la R. Academia de la Historia XXIX. 180 ss., 295 ss., 364 ss., 440 ss
Madrid 1896.
V i l l a n u e v a , J. L., Viage llterario a las iglesias d e Espafia. T. I-XXII. M a
drid 1803-1852.
V i l l a r i . P., Storia di Girolamo iSavonarola e de suoi tempi, nuova ed. voli. 2.
Firenze, 1930.
V i i . laki -C asanova , Scelta di prediche e scritti d i Fra G. -Savonarola, con
nuovi documenti eoe Firenze 1898.
V i l l a r i . P.. Niccol M achiavelli e i suoi tempi illustrati con nuovi documenti.
3* ediz. riveduta e corretta. 3 voli. Milano 1912-1914.
V i s c h e r , R., Luca iSignorelli und die italienische Renaissance. Leipzig 1S79.
Vita. la. Italiana, nel Rinascimento. I. Storia : M a s i E., Lorenzo il Magnifico,
G i a c o s a , G -La vita privata ne Castelli. B i a g i , G., La vita privata dei
Fiorentini. D e l Lungo. I., La donna fiorentina nel rinascimento e negli
ultimi tempi della liberti!. II. Letteratura : M a z z o n i , G.. 11 Poliziano e
rUuianesimo. N e n c i o n i , E., La lirica del Rinascimento. R a j n a , P., LOr-

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

i.xxix

l'ando Innamorato del Boiardo. Tocco, F., Il Savonarola e la Profezia.


2 voli. Milano 1893.
U t a l e . F. A., istoria diplomatica de' senatori di lloma 1791.
\ o g e l , J . A ., ,Dc ecclesiis Recauatensi et Lauretaim earomque episcopi*. C o n i
mentarius histaricos. 2 voli. Recanati 1859.
V oc. e l s t k i n . H.. und R ie o e r , P., Geschichte der Juden in Rom. 2 voll. B er
lin 1895.
V o io t , G., Die Wiederbelebung des dassiscbeu Alterthums oder da erst*
Jahrhundert des Humanismus. 2 Hz., 2 voll. Berlin 1880-1881.
V o l a t e r r a k u s , vedi R a p h a e l .
V o l a t e r r a x t s , J a c o b u s . Diarium Romaiium in M u r a t o r i . Script. XXIII. S1-2K,
Mediolnni 1733.
W a d d in o , f.., Annales Minorum eu trlum ordinuni a S . Francisco instltutorum. Edit. seconda, oliera et studio R*< P. J o s e p h i .Ma r i a e F o x s e c a
ab K b c h a . T. XIV e XV. Romae 1735 ss.
W a i i i m i s , L., Das Ausschliessungsrecht (jus exclusivae) der katholischen Staa
ten Oesterreich, Frankreich und Spanien bei den Papst whlen. Wien 1sH*.
W a i . s e r , E., Poggius Florentinus. I/ip z ig und Berlin 1014.
W k i s - L i e b e r s b o r f , I. E.. Das Jubeljahr 1500 in der Augsburgerkunst. Mn
chen 1001.
I W e i s s , A. M.], Vor der Reformation. Tr? articoli in llistor.-polit. Bilitter
LXXIX. 17-41. 98-126, 185-216. Mnchen 1H77.
W e i s s . A. M., Apologie dies iChrlstenthum.s vom Standpunkte der Sitteniehri5 vol. Freiburg i. Br. 1883-1889.
Weibs. J., Berthold von Henneberg. Erzbischof von 'Mainz 1484-150L Sein
kirchenpolitische und kirchliche (Stellung. Dissertazione monacete. Freiburg i. Rr. 1880.
W e i s s , J. B., Lehrbuch der W eltgeschichte. Vol. III. D ie christliche Zeit:
II. 2 met : D as M ittelalter in seinem Ausgang. Wien 1870. (3. ediz
vol. 6 e 7. 1889).
W e r w i s g h o f f , A., Nationalkirchliche Bestrebungen im deutschen Mittelalter.
(Kirchenrechtliche Abhandlungen, 01). Stuttgart 1010.
W e r n ix , P., Renaissance und Reformation. Tbingen 1912.
W e t z e r und W e l t e , vedi Kirchenlexikon.
W i c k o f f , D ie Bibliothek JuliusII in Jahrbuch der prensslchen Kunstsamm
lnngen XIV. 40-65. Berlin ISfl.
'V i l i . m a .v x . O., (Jescbichte des Idealismus. Voi. III. Braunschwelg 1807.
WilsO , Life and Works o f Michel Angelo. London 1876.
W lffux , II.. Die classische Kunst. Eine Einfhrung in die italienische Renai
sance. Mnchen 1899.
W o l p . J., Lectionmn inemorabilium et recondltaruin centenari! XVI. 2 voll
Lauingae 1600.
W o l f f , m .. F r e i h e r r , v ., I'ntersuchungen zur Venezianer Politik Kaiser Maxi
milians I. whrend der Liga von Cambrav. mit besonderer IJerilck-iichtigung Veronas. Innsbruck 1005.
W o l f f . M.. F r e i h e r r , v .. D ie Beziehungen Kaiser Maximilians I . zu Italien
1490-1508. Innsbruck 1900.
W o l t m a x x , Geschichte der Malerei. Fortgesetzt von W o e s m a x x . Vol. II.
Leipzig 1882.
Wolzogex. A.. R afael /Santi. Sein Leben und seine Werke. Leipzig 1865.
W o o o w a r o . W. H.. Cesare Borgia. A Biograpby. With Docnments and Illu
st rations. London 1913.
W r a m p f l m e y e r . H., Tagebuch Ober Dr. M . Luther, gefhrt v o n Dr. Cordntus. 1537. Halle 1885.
VKlarte, C h a r l e s , Vn condottiere au xv* -ii-cle. Rimini. tudes sur les lettre

I,XXX

Titolo completo delle opere ripetutamente citate.

et les rts il la cour les -Mulatest a d'aprs les papiers d'tat d<v archives
d'Italie. Paris 1882.
Y b ia k t k , C i i a k i . kh , ( V'sar Iti irida. Sa vie, sa captivit, sa mort. 2 voll. Paris issu.
Z a h n , A. n i , (Notizie artistiche tratte dallArehivio segreto Vaticano in Archi
vio storico ittil.. .3. IScrie. VI 1, 200-1! >4.
Z e i s s h e r g , II., Die polnische Geschichtschreibung des M ittelalters. Leipzig 1S73.
Zeitschrift fr bildende Kuust, herausgeg. von L i t z o w . I.eip/.i^ 1870 s.
Zeitschrift fr die historische Theologie. In Werbindung mit der historischtheologischen Gesellschaft zu I/Cipzig nach I l i j i k n und N i k i i x e r lierausgeg. von K a h m s . Gotha 18508s.
Zeitschrift f r katholiske Theologie, redatta dal Dr. J . W i e s e r und Dr. F . S t e n t k u p , poi da H. G r i s a r und K. M i c h a e l . Voll. I ss. Innsbruck '1877 ss.
Zeitschrift fr Kirchengcschichte. in Verbindung mit W . G a s s , II. R e u t e r u n d
A . R i t s c h i, herausgeg. v o n Th. B k ie g e k . v o l l . I ss. Gotha 1877 s s .
Zeitschrift, historische, heransges. von H e i n r i c h v . S y i i k i . voll. I ss. Mnrhen und Leipzig 185!* ss.
Z h i . i . e k , .1.. Italic et Renaissance. Politique, lettres, art. Nouvelle dit. 1*. II.
Paris 1883.
Z i m m k k m a n .n . .1.. Peter 'Kalk. Fin Freiburger Staatsmann und Heerfhrer, in
Freilnrnwr (eschiehtsbltter XII, Freiburg i. Ie. 1905, 1-151.
Z lN d K .R U S , A . , Beitrge zur Geschichte der Philologie. Parte I : D e carminibus
latinis saec. xv et ,xvi Ineditis. Innsbruck 1880.
Z i n k k i s e x . J. M., Die orientalische Frage iu Ihrer Kindheit. Eine geschicht
liche Studie zur vergleichenden Politik in Histor. Taschenbuch del R a u
m e s , D ritte Folge VI. 461-611. Leipzig 1855.
Z i t r i t a , <!.. Anales de la corona de 'Aragon. Vol. IV e V. Zaragoza 1610.

INTRODUZIONE
C O N D IZIO N I E V IC E N D E M O R ALI E RELIG IO SE
D IT A L IA
N E L PE R IO D O D E L R IN A SC IM E N T O

Storia dei

III.

Condizioni e vicende morali e religiose dItalia


nel periodo del rinascimento.
T L .secolo decim oquinto, sp ecia lm en te la sua seconda m et, e il
* principio del d ecim osesto fu rono, com e per lE uropa in genere,
cos per lIta lia in p articolare un tem po di tran sizion e da antiche
form e d ellesisten za ad un muovo a sp etto d elle cose. In tu tti gli or
dini della v ita si com p un g ra n d io so rivolgim en to, nel quale si
m anifestarono acu ti co n tra sti : le condizioni politiche, sociali, let
terarie, a rtistich e ed ecclesia stich e v en n ero a trovarsi in un fe r
mento, ch e a n n u n cia v a lo sp u n ta re di un nuovo periodo.
G razie al m ovim ento di co ltu ra di rin ascim en to sta v a per sor
gere un nuovo m ondo anche n el cam po in tellettu ale m en tre le
granili scop erte doltrem are a lla rg a v a n o in modo in atteso l oriz
zonte d ellum anit. A q u esti due m ondiali avven im en ti storici
gl'italian i hanno p reso p a r te in m odo em in en te, anzi il m oto del
rinascim ento quanto a lle lettere e alle arti a p referen za opera
loro. P ien a di am m irazion e la p o sterit contem pla la grande copia
di cospicui lettera ti ed a r tisti d ellItalia di allora, urna copia,
quale in tu tta la sto r ia deilu m an it fo r s e solo lepoca di P ericle
sa presentare.
A lla ricchezza d ella v ita in tellettu a le fa ceva riscontro lelevatez, a del p rogresso m a teriale. P erch , d ice F rancesco G uicciar
dini, < rid o tta tu tta in som m a p ace e tranq uillit, coltivata non
meno nei luoghi pi m ontuosi e pi ste r ili, ch e nelle pianure e re
gioni su e pi fe r tili, n so tto p o sta ad altro im perio che d e suoi
m edesim i, non solo era abbon dan tissim a d abitatori, di m ercatanzie e di ricchezze, m a illu stra ta som m am ente dalla m agnificenza
di molti p rin cip i, dallo splendore di m olte n o b ilissim e e bellissim e
citt, dalla sed ia e m aest detla relig io n e . 1
In q u esto quadro, ch e il grande sto rico delinea dello sta to d el
lItalia n ellan no 1490, trascu rato il rovescio della m edaglia circa
1 G c i o c i a r o ! m I, c. 1. Cfr. S iS M O s n t X II. 40 * s . Sulla potenza finn tizi uri a
Italiani, specie lei Fiorentini, r e d i K h b f .m h ma I. '70 s. Per la statistica
Iella popolazione d'Italia dalla meta del secolo xv alla met dei xvt, cfr. J.
ItKLocii in Z rittch r. /. NozUihcit*. H I (1900), 765-770.

te g ll

Introduzione.

le condizioni d i allora e sp ecialm en te il decadim ento p olitico che


ben p resto d oveva condurre quel m agnifico p aese in rovina. P re
cisa m en te n ella seco n d a m et del secolo decim oquinto a llocchio
a tten to d ello sserv a to re si p resen ta un gu asto sp a v en to so delle
cond izion i politich e d Italia. La politica d iven t sem pre pi un
sistem a di perfidia e di tradim ento, per cui il ten er fed e ai tr a tta ti
sem brava un in gen u a sto lte z za : erano continuam ente a tem ersi
ingan ni e so v erch ierie m en tre il sosp etto e la diffidenza avvele
navano le relazioni dei principi e delle potenze.
Con cin ism o su p erla tiv o il M achiavelli ha raccom andato que
s t a rte di governare g li sta ti, questa p olitica di prepotenza senza
rigu ard i, la quale, quas^ non e siste sse alcuna g iu stiz ia p u n itiv a ,
calp estava in m odo brutale il g iu sto e lon esto e rig u ard ava com e
lecito ogn i m ezzo, purch conducesse al fine d e sid e r a to .1 I grandi
di quel tem po, F ran cesco e Lodovico S forza, L orenzo de M edici,
A lessandro VI e C esare B orja, com e pure F erra n te di N apoli erano
segu aci di qu esto rovinoso sistem a. N elle con tinu e gu erre svolgevano il disord in e del loro esser e i
duci di bande m ercenarie, i cosiddetti condottieri. N on g i sp in ti
da en tu siasm o p er lonore e il d iritto, per la fa m ig lia ed il principe
en travan o in cam po, eserciti nazionali, m a sold ati venali si b atte
vano per una m ercede ben cali colata, pronti o g g i a p resta re ser
vizio a lla v v ersa rio di ieri. \ ai bande m ercenarie divennero una
vera piaga del paese. La cam pagna era con tin u am en te m inacciata
da saccheggi e d evasta zio n i. N ella vita p riv a ta sp e sso non v era
sicu rezza e regn ava larbitrio, le quali cose n ella procedura g iu d i
zia ria degen eravan o poi nel pi in. lima no rigore. In m olti S ta ti i
cittad in i erano g ra v em en te prem uti dalle alte gabelle. M olti di
questi m alanni politici e sociali erano del resto com uni an ch e agli
altri S ta ti europei ; in nessun luogo per essi erano sta ti e re tti a
sistem a , in n essu n luogo g li antichi d iritti e le fra n ch ig ie popolari
erano sta te cos com pletam ente conculcate com e in I t a lia .3
N on f a quindi m era v ig lia che n essu n o sap esse opporre una resistqnza alla procella che ebbe principio con lirruzione dei F r a n
cesi sotto C arlo V III. P e r lunghi anni il prim o p aese c iv ile d E u
ropa d ivent ora il tea tro di gu erre sa n g u in o sissim e, il prem io
per il quale la F ra n cia e la Spagna, d iven tate in tan to m onarchie
u nitarie m oderne e s a lite al grado di grandi potenze, si batterono
1 Vedi H i p i .e r , Qeaehiehts- I uffasaung 72.
* (lfr. II. H epiu; A lfonso I. unii F errante I. ron Xeapel j . i i ss.
l i e t i m o n t . Curala I. 2:5: cfr. K c r c k h a r o t , C ultu r I3, 8 5 s. ; P i H . m a x n
17, 140 t i i s t -1. S y m o n d s . Jti iia ix*iihcc 121-127 ; M o n n i k r . Q uattrocento I .
2." s s . ; S a i t s c h h 'k 131 s s . ; S e m b r a i ; . C ondottieri, Jena 1900. W. B l o c k (Die
Condottieri, S tu d ia i iibcr die xoy. nubi ut yen S ch la ck ten , Berlin 1914), di
mostra che errata l'idea a lungo tenuta elle le battaglie dei condottieri si
svolgessero iter lo pi senza jterdite.

Il flagello della peste.

all'ultim o sa n g u e. L a fin e fu c o stitu ita dalla rovin a di un sistem a


politico n a zio n a le ita lia n o e d a lla sso lu ta preponderanza della
Spagna.
Alle gu erre v en n ero ad a g g iu n g e r si a v v en im en ti e fenom eni
naturali, che ap p ortaron o agli uom ini m iseria , pericoli e ste r
minio. L e cron ache del secolo XV, sp ecia lm en te della sua. seconda
met, sono zeppe di relazioni di stra o rd in a rii fen om en i celesti e
dintem perie, di sca rsi raccolti, d i ca restie, d inondazioni, di te r
remoti e p e s tile n z e .1 Lo m a la ttie co n ta g io se si com prendevano al
lora com e anche pi ta rd i so tto il n om e gen erico di peste, m entre
il popolo le chiam ava sem p licem en te: la m oria.
La m iseria, co n seg u en za delle in cessa n ti guerre, e lan gu sta
coabitazione in lu ogh i fo rtifica ti, m a ssim a m en te n e l ca so degli assedii sp e sso tir a ti in lungo, crearon o d elle condizioni sa n ita rie
assai m iseran d e. A ci si a g g iu n g e v a la m ancan za di p ulizia, non
che il su d iciu m e ed il ca ttiv o n u trim en to d elle cla ssi povere del
popolo. O ltre a q u esto il com m ercio poco so rv eg lia to col L evan te
costituiva una fo n te p eren n e d im p ortazion e di m a lattie in fettiv e ,
le quali p erci in rea lt quasi m ai si sp en sero in Italia, che anzi
vi si p ro trassero quasi s ta b ilm e n te .2
Certo in nessu n p eriod o d ella sto r ia ita lia n a il popolo ven n e
cos di freq u en te tr ib o la to d a lle ep id em ie quanto n ellaureo pe
riodo co ta n to celeb rato del rin ascim en to. Il corteo ter rib ile nella
sua severit g r a v e del carro d e lla m orte, m esso in iscen a da un
artista di quel tem po, P iero di C o sim o ,3 era p reso dal vero. Come
una vam pa, che ora se g u iti ad ard ere in segreto, ed ora n u ova
mente si levi in alto, q u esta c a la m it si p ro tra e per tu tto il se
colo XV penetran do anch e n el seg u en te. E non fu ron o soltan to le
grandi c itt che ebb ero a g em ere sotto q uesto flagello di D io :
anche luoghi pi piccoli e in s a n a p ostu ra, com e O rvieto, furono
ripetute v o lte co n v ertiti in cim iteri am m orb anti la ria . * A ppena
la terrib ile m a 'a ttia si m a n ife sta v a in un luogo, la fu g a diven
1 SoiiN T K ttK R I I , 7 s . v o l l e

d are u n a cron aca

nou

s o l o lo lle p e s t i , m a

an-

>'he d e l l e a l t r e c a l a m i t , m a i l s u o l a v o r o r i u s c o l t r e m o d o i n c o m p l e t o ; c o s p e r
1 ^ ' li n o n f a

p u n t o m e n z io n e d e lla

*'' s .) .

4 3 s ..

M assari

C oppi

g ra n d e c a r e s tia

Vita italiana

4 7 s .,

I,

d e l 14W
1 1 5 s s .,

(c fr . M a ta k a zzo

H a eseb

III,

1 8 5 s.

si

o c c u p a n o s o lt a n t o d e ll e m a l a t t i e e p id e m i c h e . (S e n z a c o n f r o n t o p i r ic c a e C he
n e ll a s u a e s t > o s iz io n e t i e n e c o n t o a n c h e d e l l e c a r e s t i e e d e i f e n o m e n i m e t e o r o " c i, l a g r a n d e o p e r a d e l C o r r a d i . A nnali delle ep idem ie occorse in Ita lia dalle
v in te m emorie fino allanno 1850, 8 v o l i . B o l o g n a 1 8 6 5 - 1 8 9 4 : c f r . A rchivio stor.
<ial. 5 v io r ie X , 4 2 2 s s . S u l l e e p i d e m i e , s p e c i a l m e n t e i n R o m a , v e d i a n c h e i l n o
s t r o v o i. I .

li.

p.

437 ss.

(e d . 1 9 3 1 );

I I, 265, 298.

~ Cfr. Rkumont. K lein c S c h rifle n 67.


3 Ampiamente descritto dal V a s a r i ; vedi W o i . t m a . n n , (leseli, der Malerei
1&J. C f r . Jahrb. d. preuss, K un stsu m m l. V I I , 4 2 s s .
4 S i c o n f r o n t i n o l e l i s t e d e i m o r t i n e l V ia rio d i S e r T o m m a s o d i S i l v e

str o

c h e c o m in c ia c o n

l a n n o

14S2.

6
ta v a la p arola d ordin e. P er quelli che rim anevano si cred ev a di
poter fa r e a lm en o qualche cosa m ediante grandi fu o ch i accesi sulle
pubbliche p iazze. In siem e il sen tim en to religioso d el tem po cer
cava di rico n cilia re il cie lo con processioni, a tti di p en iten za pub
b lica e p r e g h ie r e .1 R icorrevasi specialm ente alla B ea tissim a V er
g in e e a san S eb astian o, ven erato fin dai tem p i an tich i in tu tta la
c r istia n it com e patrono contro la peste. P i di una bella tavola
vo tiv a , com e p e r es. laffresco dipinto n el 1464 d a B enozzo Gozzoli
in S. A g o stin o di S. G im ignano, ebbe la sua o rig in e in ta li m o
m en ti cala m ito si. La voga in cui ven n ero le im m agin i di S. S eb a
stia n o , nel rap presentare le quali fecero a ga ra m aestri com e A n
ton io P ollaiuolo, M antegna, Foppa, Gozzoli, P eru gin o, S ign orelli,
P in tu ricch io, V ecch ietta e B enedetto da M aiano, non s i sp ieg a
che 'in parte con m otivi a r tistic i ; e ssa fu in p ari tem po il portato
d ella fe d e nel valid o p atrocinio di questo sa n to con tro le m a lattie
in fe ttiv e . In sim il g u isa fu anche ven erato S. Rocco. Ma p rim a di
tu tto si ricorreva alla p rotezione della p o ten te M adre del Sign ore.
M olti g on falon i di co n fra tern ite eseg u iti n el secolo xv specialm en te n ellU m bria p resentano la M adonna che intercede con tro le
freccie d ella peste e delle m alattie sca g lia te dal Cielo. B enedetto
B onfigli in p articolare cre severi quadri di q u esta specie. In un
gon fa lo n e dip into da R affaello giovan etto per la ch iesa deila T r i
nit a C itt d i C astello si veggono i sa n ti S eb astian o e Rocco, cho
collo sguardo desiosam ente rivolto a D io uno e trin o lo supplicano
a p reservare il paese da epidem ie e f la g e lli.2 A n im e nobili che si
i Notizie sulla processione pro ficaie et m o rta lita te del tempo della p e s t e
nella seconda met del secolo xv. presso A. de S a n t i , D ie L auteranische Lilanci, H birtetst von J . Norpkx, Paderborn 1 0 0 0 , 70, 80 ss. S u f o g l i v o l a n t i c o n
una preghiera alla misura di Cristo, che nel secolo xv furono stampati in
grande quantit a Iti poli come protezione specialmente contro la peste, v e d i
O . V z i k u . i , I/orazione della m isura di Cristo, Firenze 1 5 )0 1 ; cfr. L it. Zentral-

h lall

1002, 185.

assav ak t,
Raphael T, 60-01 (ed. frane. II, 7). M ntz, R aphael 81.
WoLTMAKK, Oesch. der Malerei l i , 181. r a z i a n i , L 'a rte a C itt di Castello (F i
renze 1S00) tav. 40. 41. 49-52 : < k o n a u 207. Dei d i p i n t i che sono qui in questione
quello di A. Pollaiuolo trovasi ora a Londra, quello del Perugino (1505) in
S. Sebastiano di Manicale (cromolitografia dellArundel Society). Nel 1518 il
Perugino dipinse un secondo S. Sebastiano; un terzo dipinto attribuito a lui
(Madonna con S. Sebastiano e S. Hocco) trovasi nella sagrestia di S. Maria in
Trastevere a Roma. Il S. Sebastiano del Mantegna con la firma del maestro
in greco i> posseduto dalla gallera di Vienna. Il Sebastiano di V. Foppa in
Brera a Milano, il Sebastiano del Signorelli a Citt! di Castello. Il Sebastiano
dipinto nel 1515 da fra Bartolomeo sparito : vedi W o l t m a n n II, 606. Il Se
bastiano del Vecchietta per il Duomo di ,Siena del 147S. Il Sebastiano di
Benedetto da Maiano trovasi nella chiesa della Misericordia in Firenze (Fotog.
Alinari n. 4901). Clfr. D. Frhr v. H a d e l n , Die w ichtigsten D a r stc llu n g sfo n n e n
des hl. Sebastian in der Italien. M alerei bis zu m Ausgang des Quattrocento.
Strassbarg 1906 ; K o z ic k i i x .o in Przeglad P olski 1905. Su statue di S. Sebastiano
vedi \V. Dreni, in Jahrb. der preusa. K unstsam m l. XXXVI (1915), 129 s s . Su

Le epidemie della peste.

prendevano cura dei loro sim ili sofferen ti, non m an cavan o: cos
in particolare la B. S te fa n a Q uinzani del Terzo O rdine dom eni
cano, d uran te g li a n n i di p e ste 1497 e 1501, si e sa u r in a tti di
eroica carit p er g li in f e r m i.1 Qua e l m un icipi en erg ici e m edici
intelligenti p rend evan o anch e delle m isu re g i razion ali contro il
morbo, m a q u esti p rovv ed im en ti m iravan o sem p re a p reservare
la propria com unit, ch non si pen sava nem m eno ad una lo tta
comune contro il te r r ib ile m ale. Sebbene in sullo scorcio del se
colo si p erfezio n a sse non poco il siste m a dei cordoni locali e n elle
citt pi gra n d i v e n isse r o is titu iti uffici di san it, fo n d a ti lazza
retti, n om in ati m edici sp e c ia listi della p este e fo sse r o p rese pi
sistem aticam en te le m isu re d ir e tte a d isin fetta r e, pu re non si
avvertiva alcuna reale d im in u zion e n ella d iffu sion e e frequenza
del m o r b o .2 L a n g elo sterm in a to re tro v a v a n e l suolo d ella P en i
sola inzup pato di sa n g u e un cam p o tro p p o fa v o re v o le alla sua
feroce a ttiv it . C orrevano tem p i calam itosi : appena g li anim i
angosciati com in ciavan o a resp irare, ecco riap p arire g li an tich i
sintom i n o ti pur tro p p o ; il p i sicu ro e p i tem u to d i essi era
il bubbone tu rch in o scu ro nel cavo d elle a scelle o tsulla palm a
della m ano.
Di fr o n te allo sp len d id o quad ro di cu ltu ra, che si sv o lg e innanzi
agli occhi d ello sserv a to re in tu tti g li S ta ti d ello sm em b rato paese,
m assim e .nei cen tri d ella v ita le tte r a ria ed a r tistica , com e F iren ze
e Roma, la p e ste col su o in fierire, con le in n u m erevoli m iserie
chessa porta con s, si p r e se n ta non solo com e una caricatu ra
di quei g iorn i di sp len d o re e di ogni m ondana m agnificenza, m a
anche com e una fa v o la in v ero sim ile di p o rten to sa fa n ta sia dan
tesca . 3 M a le d escrizion i d ei co n tem p oran ei, i lam enti infiniti e
le lunghe liste m o rtu a rie doi c r o n isti non lascian o alcun dubbio
sulla realt delle str a g i.

Sebastiano quale patrono contro la peste v. anche G. H t . a x d a m c r a , II duomo


'''* ''uranio, Taranto, T. 1023, 147 ss. Intorno a gonfaloni umbri, che In tempo
(|i Peste venivano portati per le strade in solenne processione, vedi W. B o m b e ,
' on/alont um bri, in A u g u sta P erusia II, (1907), fase. 1. Cfr. anche K unstchronik
III
(1006-07), 490s., 452; W. B o m b e , Perugia, L e id ig 1914, 117 ss. Un grande
numero di tali gonfaloni pot ammirarsi nel 1907 a llesposizione darte antica
timbra a Perugia : v. Catalogo delia m ostra d'antica arie umbra, Perugia 1907.
In Bolelt. d'arte V. (1911), 63 ss. (con riproduzione) U. G.voli tratta del gon
falone della peste dipinto per A ssisi circa il 1468-70 da Nicol Alunno ed ora
nel presbitero di Kevelaer.
1 Cfr. A nne D ominica ine, Lyon 18S3, Janvier 2, 517 s.
Vedi FPELMAifs, Oeffentl. G esundheitspflege in Ita lie n in V ierteljahrs'hrift f r G esundheitspflege X I (Braunschweig 1879), 177. Cfr. anche IIoiisf nfXMAx>-, lieber die grossen E pidem ien in Ita lie n w hrend der Renaissance-eit in Allgem. Zeitung 1884, nr. 177 s. B eil. Intorno a prediche sulla peste,
dei predicatori ambulanti, vedi K. H e k e l e . D er hl. B e m h a rd in von S iena 54 s.
s.

* IIB8CHELMASJf loc. c it.

A lla peste, ch e desolava in m odo cos nefando lIta lia del rina
scim ento, venn e ad a g g iu n g ersi fin d alla d iscesa di Carlo V i l i la
s ifilid e .1 Q uesta m a la ttia n auseante, p r e s e n t a t e s i colla m assim a
violenza, trov, 'in p arte a causa della scostum atezza notevolm ente
cresciu ta, una d iffu sion e cos gen erale quale n essu n a ltra aveva
m ai a v u ta per lin nan zi. A m ig lia ia fu ron o le v ittim e , n essu n a con
d izione sociale fu risparm iata. Le relazioni dei contem p oran ei ci
danno dei quadri sp aven tosi di questo m orbo, che non perdonava
a s ta to e condizione. E sse la d esign an o com e un m ale terrib ile,
m a lig n o e venefico, dinanzi al quale lum anit r ifu g g e sp aven tata,
com e un morbo p eggiore della lebbra, al quale n e ssu n a ltra m a
la ttia pu contend ere la palm a, un m orbo che consum a il corpo,
sn erva lo sp irito e c o n v e lle d m alati in cadaveri am bulanti. E sse
la chiam ano un m alore orrendo, sp ietato, con tam in an te, letale,
una scabbia orrib ile e venefica, un m ostro sim ile al cerbero in fe r
n a le . 1 fen om en i, in cui allora la m alattia si m an ifesta v a , erano
tali da non f a r riten ere per esagerate queste e sp r e ssio n i.2 Com e
n egli altri paesi d E uropa, co s anche in Ita lia il nuovo m alanno
era riten u to siccom e un g iu sto castigo per i peccati degli uom ini e
per la grande scostum atezza.
La g en erale corruzione dei costum i nel periodo del rin a sci
m ento ap p artien e a quel gen ere di afferm azioni storich e, le quali
s i accettan o con 5a m edesim a fa cilit con cui vengono pronunziate.
La critica equanim e e o g g e ttiv a nel giu d icare intorno a lla m ora
lit e gen ero sit di questo periodo terr calcolo non solo delle
om bre, m a anche della luce, e dovr sap er contenersi nei lim iti di
quanto storicam en te conosciuto. Che nel periodo del rin a sc i
m en to so tto m olti risp etti le cose subissero un fo r te cam biam ento
in peggio, non si pu co n testare. F a tti terrib ili e alterazion i pro
fonde, com e q u elle accen nate qui sopra, non poterono che influire
in modo p ern icio sissim o su lla nazione italiana. R im ane tu tta v ia
ad in v estig a re se sia fo n d a ta lasserzione del gu a sto p ro fo n d is
sim o e irrim ed iab ile e del com pleto ritorno di tu tti gli ordini so
ciali al pagan esim o.
fc cosa g i in s e per s oltrem odo ardua presen tare in modo
fed ele unepoca in cui si com pirono su tu tti cam pi i pi gran d i
rivolgim enti e, sp in ti b ru scam ente agli estrem i, si m a n ifestaron o
i pi strid en ti co n tra sti. R iesce per ancor pi m alagevole dare
un giudizio com plessivo ed esau rien te sulla m oralit e r elig io sit
di una tale epoca. A nzi sim ile im presa in certo sen so im p o ssi
bile. N essun m ortale penetra con il su o occhio nel fondo d ella co
scienza d ellind ivid u o; quanto m eno dato quindi in t r a v e d e r e il
g ro v ig lio di m om enti scu san ti e agg ra v a n ti, da cu i dipende il retto
r . sotto llb. Il, cap. 4.
s .-'IM O * I I , -K>.

Il guasto morale del rinascimento.

giudizio su llo sta to m orale di u n in tera ep o ca ! Tali cose si p o s


sono b en s in d a g a re sin o a d un c erto punto, giam m ai p er sta b i
lire con a sso lu ta certezza. In q u esto cam po b isogn a innanzi tu tto
guardarsi dal g en era lizza re il g iu d izio ; q u anto pi chiaram en te
sembra c h e parlino le testim o n ia n ze tra d izio n ali, tan to pi vien e
im posta la m assim a cautela, poich T essere e sse s o n o com plete
per le sin g o le cla ssi so cia li d ev esi troppo a circostan ze m eram ente
fo r tu ite .1 E p recisa m en te p er lIta lia del rin ascim en to le testim o
nianze intorno a l a v ita e a lla ttiv it dei lettera ti u m a n isti hanno
una preponderanza d el tu tto sp rop orzion ata. Che ta n to in questi
circoli u m an isti, com e n elle p i a lte cla ssi d ella societ e presso il
clero si fo s s e in filtra ta sp esse v o lte una g ran d e im m oralit, non
pu m ettersi in dubbio, ma, anche qui una c r itic a im p arziale deve
guardarsi dal d ip in g ere con colori tropp o n eri lo sta to delle case
ndl periodo del r in a sc im e n to .2 C om e accade nella n atu ra, co s in
ogni periodo sto r ic o accanto a lle fo rze d istr u ttiv e op erano anche
le forze co n serv a tiv e. L azio n e d q u este u ltim e m eno avv ertita
dall occhio dello sto rico , poich il bene non a g isce con tan to
chiasso, vio len za e a p p ariscen za com e il m le; una pacifica e n or
male evoluzione d elle c o se e c c ita m eno la cu riosit che una rottura
im provvisa e tu m u ltu o sa dello sta to ord in ario e r e g o la r e .3 P er
questo n ei m onum enti sto rici d i tu tti i popoli trovasi di p r e fe
renza r e g istra to il m ale; la v irt se n e v a p er la sua str a d a quieta
e silen ziosa, m entre il v iz io e il d elitto m enano scalpore. T utti
parlano del v izio so e del m a lfa tto r e , m en tre luom o dabbene a t
tende in o sserv a to al proprio dovere e d poco m otivo di parlare.
Affinch un quadro di s to r ia d ellin civ ilim en to corrisponda alla
verit n ecessa rio che e sso accan to alle fo r z e p ertu rb atrici rilevi
nche le co n serv a trici, acca n to a lle om bre anche i lati lum inosi.
Nel popolo ita lia n o q u esti due la ti sp iccaron o in m odo particolar
mente acuto. U n uom o di sta to d el secolo decim oquinto n el deter
minare che f a con m o lta g iu stezza i ca ra tteri patologici dei popoli
civili dE uropa, cos esp rim e il su o g iu d izio : presso g lita lia n i non
v e posto p er le m ezze m isu re, c o s nel bene com e nel m ale ; il bene
l>er p rev a le . 4

C ultu r I I ', 1 9 9 .
3
Cfr. L . ( S c h u d t , J lie IlenainHiince in /Iric/cti I . H i t s . ; H . R i k s c i i In U t,
M'indireicr 1909, 3X2 (contro la tetra pittura tropi m unilaterale presso
s 'Itnciiick, Meimclii ii inni K im xt der Uni. Kenain*an*e, Berlin 1903 s.); V.
''rAX. I.uci cd ombre nel R inascim ento italiano, in G azzetta lettera ria X V lfl
1 BtTBCKIIARTT,

< 1 8 M ), n . 4 1 .
3 C f r . K a c f .m a n n , ,Cdsariu* von Ileisteibach (2 * e d . K i iln 1 8 6 2 ) 1 2 5 .
*
A. M a r i xi ( c f r . i l m i o v o i . II, 1 0 9 ) . Consideratione, p r e s s o T h o m a s ,
Xur tenet. Geschichtgforschnnff i n Allg. Zeliting 1 S 7 6 , n r . 3 5 8 li d i.

10

Introduzione.

1.
U n a p rofon d a con vin zione relig io sa era sta ta la base d e l po
polo ita lia n o nel M edio E v o : essa s i m antenne in la rg a cerchia
anche nel pericoloso periodo di tran sizion e del secolo x v .1 L in
flu sso benefico della C hiasa, per quanto fo ssero d ep ravati alcuni
dei suoi ra p p resen tan ti, app are e v id en te in tu tti i cam pi. Q uanto
di buono e di solido ci fo ss e ancora in m ezzo al ferm e n to e ai m a
lann i su scita ti dalla procella dei tem pi e dal m oto del r in a sci
m ento, si rilev a so p ra tu tto dando uno sguardo alla v ita fa m ig lia r e
del tem po.
P recisa m en te in T oscana, la vera region e della, cu ltu ra d Italia,
il fo co la re dom estico c i offre n el su o com p lesso dei quadri a ssai
con solanti. Sebbene gi ci si m a n ifestin o non pochi m alanni, pure
in g en erale qui regn ava ord in e e d iscip lin a severa, am ore di p a
tria, sp irito di abnegazione, cura per leducazione dei figli e le pi
am orevoli prem u re m atern e. E g r eg ie e degne m atrone, i cu i ri
tra tti co n ferisco n o una rara vagh ezza ai fresch i dei p ittori fioren
tin i d i quel tem po, in v ig ila n o severe al m an ten im en to del se n ti
m ento relig io so e dei buoni costum i. D alle a ttra en ti biografie del
lingenuo V esp asian o d a [B isticci2 lib raio fiorentino, com e pure
dallo sc r itto di G iacom o da B ergam o su lle celebri donne del suo
tem po veniam o a conoscere una lunga serie di tip i ra p p resen ta
tiv i d i nobile fe m m in ilit .8 Le lettere p rivate d i quel tem po per
i In ci villino daccordo i critici pi insigni delle pi svariate tendenze,
B u r c k h a r d t , R e u m o n t , R s i .e r . G a s p a r , M n tz , T o r r a c a e G u a sti.
Prove pi dirette s i nvrnnno in seguito nel corso dellesposizione. Ofr. anche il
nostro vol. I, 41 (ed. 1 0 3 1 ) . S t e r n I, 3 5 2 . P r l s s I I , 2 0 , 3 6 . G r u y e r 1 7 3 . V i s c h e r ,
Syn o rolli 1 2 5 , 1 2 8 . O a h o t t o , Um poeta beatificato (Venezia 1 8 9 2 ) 7 . C i a m p i , L o
renzo ii Magnifico r
Saronarola (Estratto di X. A ntologia 1 8 7 5 , gennaio p. 1 4 ) .
( k s a u k o nella medesima rivista 1804, voi. 1 3 5 , 1 0 2 . D A n c o n a , Variet storiche
IT. 1 0 0 . L a z z a r i ,'Uis. e Moi.m e n t i , Venezia (Firenze 1 8 0 7 ) 2 2 4 s.; d e M e a u x in
t'orrespondant d /X X X X III ( 1 8 9 8 ) , 33 ss. ; B a u m g a r t n e r , W eltU t. VI. 1 8 8 s.:
W e r k l e , R enaissance unii R efo rm a tio (12 s s . Cfr. il geniale saggio di E. G i j l e r :
Kirchgeschichtl. Probleme des R enaissanvezeitalters, Freiburg. 1 0 2 4 . l f t s s .
*
Veramente le edizioni pi antiche delle Vite di Vespasiano da B isticci
del M a i e del B a r t o i . i (Firenze 1859) contengono, di vite di donne, soltanto
Quella di Alessandra de' Bardi e solo per tanto sono giuste le osservazioni
di H . R i k s c h in I.it. la n ittceiser 1909, n. 15, p. 003 e di B a u m g a r t n e r .
W eltUt. VI, .177. I/opera completa invece, quale si lia nelledizione d i F r a t i
(3 voli., Bologna 1892-93) reca alla fine dodici V ite di donne illu stri : otto di
esse anche nella versione di S c u t b r i n g : espasiaw) de Uisticci, Lebensbcsrhrcibim gen bcriiinhter Mnner des Q uattrocfiito, Jena 1914. Fece una raccolta
ili 32 vite d celebri donne Sabatino degli A lien ti (1450-1510) ; vedi B a u m g a r t n e r ,
loc. c i t
,
a R e u m o n t in Allg. Z eitung 187C. nr. 191 leil. ; Lorenzo II*. 326 e K leine
S ch rifte n 55 s., 04 s. Cfr. Br a g g i o in Giorn. ligustico 18S5, X II, 35 ss. e P. Bo-

com a

La religiosit degli Italiani del rinascimento.

11

buona so r te a noi co n serv a te m ostra n o che q u estelogio non


esagerato.
Di p regio in estim a b ile so tto q u esto rigu ard o la corrisp on
denza ep isto la re d ella g en tild o n n a fiorentin a A lessa n d ra M acinghiStrozzi (m. 1406, m. 1471). S fo g lia n d o q u esti docum enti in tim i si
vede a fo n d o n ella v ita d o m estica d i allo ra e le g g e si quasi n el
lanim a della nobile e sv e n tu r a ta m adre, ch e aveva consacrato v ita
e p en sieri u n ica m en te a l bene dei su oi figli, dopo ch e una m orte
precoce le ebbe rap ito il con sorte. T u tte le sofferen ze e le gioie,
le sp era n ze e le d elu sion i di u n a genera zio n e p a ssa n o d avanti al
lettore e d ap p ertu tto si riv ela un p rofon d o sen tim en to religioso.
Allorch le m or in e s ilio il figlio M atteo, co s A lessa n d ra scri
veva : ... D ip oi ho com e add 23 (ago sto ) piacque a Chi m e lo di
di chiam allo a s, con buon con oscim en to e con buona g r a zia e Con
tutti e sa g ra m en ti ch e si rich ied e al buono e fed ele cristia n o . P er
la qual cosa ho auto un a m a ritu d in e g ra n d issim a delle sse r p rivata
di tale fig liu olo; e gran danno m i p a re ricevere, o ltre a llam ore
filiale, d ella m orte su a ; e sim ile voi d u e a ltri m ia, ch e a piccolo
num ero s e te rid o tti. L od o e rin g ra zio N o str o S ig n o re di tu tto
quello c h su a v o lo n t ; ch son certa Id d io h a veduto che ora
era la sa lu te d ella n im a su a : e la sp erien za ne v eg g o p er quanto
tu mi sc r iv i, ch e c o s b en e s accord assi a q u esta asp ra e dura
m orte: e cos ho n te so p e r lettere, ch e ci sono in a ltri, di cost.
E bene c h io abbia se n tito ta l doglia nel cuore m io, ch e m ai la
sent ta le, h o p reso co n fo rto d i ta l pena di due cose. L a prim a,
che gli e r a presso d i t e ; che son certa ch e m edici e m edicine e
tutto quello sta to p o ssib ile di fa r e p er la saihite sua, con quegli
rimedi si so n o p o tu ti fa r e , si son o fa tti, e che n u lla s lasciato
indrieto p er m an ten erg li la v ita ; e n u lla g li g io v a to : ch era
volont di D io ch e co s fu s s i. L altra, di che h o p reso quieta, si
della g razia e d ella rm e ch e N o str o S ig n o re gli di a quel punto
della m orte, di ren d ersi in colpa, di ch ied ere la co n fessio n e e co
munione e la strem a, u n zio n e: e tu tto in ten d o che fe c e con divo
zione; ch e sono seg n i tu tti d a sp era re che Iddio g li abbia appa
recchiato buon luogo. E pertan to, sap en d o che tu tti abbino a fa r e
questo p asso, e non sap p i n o com e, e non si n o certi di fa rlo in
quel m odo che ha fa tto el m io g ra zio so figliuolo M atteo (ch chi
muore di m orte s b ita, chi ta g lia to a pezzi ; e co s d im olte m orti
si fanno, ch e s i perde la n im a e 1 corpo), m i do pace, considerando

orar*. Saggio di rit'Ordi di donne florentine (Per nozze). Firenze 1896; I. et.
Mtxgo. La donna fiorentina del buon tem po antico. Firenze lOOfi, 150-248. V.
anche gli articoli di X. P a i t l u s , Z u r W ertschtzung d er E hefra u im i t ittelalter,
in Lit. Beil. alla K ln. Yolkzeitung 1004. nr.10 (da una i redica del domeni
cano Gabriele Barletta) e : Frauenlob hei m ittelalterlichen i l inori! enpredigeni,
ln XYissench. B eil. alla G ermania 1907, nr. 35, p. 374 s.

Introduzione.

12

che Iddio m i pu fa r p e g g io ; e se per sua grazia e m isericord ia


mi co n serv a am endua voi m iu figliuoli, non m i dorr da lcu n altra
a fr iz io n e . Q ualche tem p o dopo A lessan d ra torn a a parlare del
caso di m orte e s c r iv e : E bench i sap p ia ch e n ulla gli m ancassi,
pu re ho pena e h i non mi v i trovai. Or alle co se che non rim edio
non da p en sare, e recarsi a p azien za: ch tu tto fa Iddio p er lo
m eg lio d ellanim e nostre. C onfortoti a pazienza, e p regare Iddio
per lu i: e apparecchianci avere dellaltre; che ci percuote Iddio,
e la g e n te del m ondo. A tu tto ci b isogn a prep arare a portare en
p ace . 1
U n sen tim en to religioso cos profondo non e ra circoscritto alle
sole donne, m a e r a proprio tattiche di m olti uom ini delle pi sv a r ia te
p osizion i sociali. Quali n ob ile figura non m ai il ricco m ercante
fiorentino F rancesco D atin i (m . 1410), lam ico di G iovanni D om i
nici, il quale in su lla fine d ella v ita si rid u sse n ella p a tria citt
e leg l intero su o patrim onio ai poveri di C risto! L a m o g lie di
quest'uom o a ltretta n to a ttiv o ch e pio, a lui egu ale di sen tim en ti,
m or terziaria dom enicana. U na di ta li figure, quali il secolo XV
produsse in copia, quasi con trappeso verso lo sp irito del r in a sci
m ento u nilaterale, fu il fiorentino F eo B eicari. Com e il D a tin i fu
anche il B eicari un uom o di v ita a ttiv a , che so ste n n e parecchi puh
blicl uffici, n elle s ta te del 1454 sed ette nel m ag istra to d ei priori,
fu im p iegato a llufficio del d eb ito pubblico e m or nel 1484. U na
m agnifica testim on ian za dello sp irito da cui era an im ata la parte
m igliore del laicato sono gli sc r itti edificanti del B eicari e la sua
corrispondenza p rivata. Lo scritto su llum ilt, ch e e g li d iresse alla
sua figliuola O rsola r itir a ta si nel m on astero del P arad iso in F i
renze, una gem m a della letteratu ra ascetica di quel te m p o .2
L um ilt sc r iv e il B eicari ricchezza ineffabile e dono
d ivino. L um ilt un ab isso d ellabbassam ento d i se stesso , con tro
il quale nulla valgono le potenze in fern a li, una torre di fo r te z za in
faccia al nem ico. L u m ilt d ifesa e scolta divina, onde il nostro
1 *'fr. G u a s t i , A lessandra Macinghi tu gli S tro zzi. L ettere di una g entil
donna fiorentina del set'. AT ai fiutinoli esuli- (Firenze 1 S 7 7 ) 3 7 7 ss.. 204. BxirM o v t . Kleine S ch riftcn 73-75. Mi n t z , Jlist. tl-e r .lr t. I, 15 s . T. lira. IiUiieo tu
\ ita ital. I , 1 0 2 s . ; DEI. L u n g o . L a tlonna fiorentina 298 a 299; d ' A n c o n a , Voriet storielle l i , 1TVT s s . ; P i i . M o n .m k r , Alessandra M a d a g ili S tro zzi, i n J f ililiothi'iiue u)Uverelic d e l l a Itc v u c Suisse 1SSVJ. o t t o b r e ; G i u l i a F r a n c e s c h i x i ,
Le lettere di Alessandra M a dnghi S tro zzi. Firenze 1895 ; L. g c n u u n , Fi'auer.hriefe di r K enaistanee 3 - 2 1 v IHe Renaissance in B ricjcn I , 1 7 0 - 2 1 2 ; d A n c o n a
e B a i t i , M a n u a l e I I . 9K-1 OC.

Intorno al 1 t a l ini - al 1Vicari efr. U k .it .m o x t , B rie fc 8 2 , 1 5 3 s . e L o


s. Per il Beleari v. anche P ropugnai. X VIII, 2 e B ossi, Q u attrocen to
1 2 5 . 4 1 8 ; A n c o n a e Baoch, M anuale l i . 1 0 2 8 3 ; s u l P a tin i G u a s t i , S o r L apo
M azzci, ISSI. A rch. si or. im i. 4* Serie V ili, 3 9 0 s., e il lU c o rso di I. d e l L u n g o .
Prato 1SS>7 ; G. la v i. L 'arch ivio d i un m ercan te toscano d el secolo _xiv ( F ran
cesco di V a rc o D a tin i), in Arch. stor. i t a l. 5 * serie XXXI (1903), 425-431.
-

renzo

12, 4 3 2

Profonda religiosit dei laici a Firenze. Feo Beicari.

13

occhio in tern o v ien e c o s vela to , ch e non ved iam o le n o stre proprie


eccellenze e v irt ; lu m ilt la p erfezio n e delle anim e pure e f e
deli. La p en iten za so lle v a lanim a, la con trizion e f a ch ella tocchi
il cielo, lu m ilt g lie lo apre. U n a s a n ta sco rta sono la c a rit e
lum ilt, poich q u esta su b lim a lanim a, quella fa s che non cada.
I santi p adri ann overan o i tr a v a g li corp orali fr a i m ezzi onde
giungere ad um ilt, e san G iovanni S colastico dice che la via del
lum ilt lobbedienza e la sem p licit del cu ore e tu tto ci che si
oppone a lla su p erb ia . A lle v ie d ellum ilt (spettano an ch e la po
vert, il p elleg rin a re, il nascon d ere quello che s>i sa, ili p arlare
sem plice, il ra ccogliere elem o sin e, il lavoro m anuale, la rin u n zia
allalte carich e, la p arsim on ia nelle parole, non confidare negli uo
mini, m a a v er fiducia solo nel S alv a to re. A n ch e il ricordo della
m orte e del giu d izio, com e pure della p a ssio n e di C risto generano
um ilt. L um ilt rende l a n im a dolce, m ite, ra ssegn ata, p azien te,
catana, seren a, docile, co m p assion evole, so p r a ttu tto zela n te senza
tristezza, v ig ila n te sen za stan ch ezza . M entre io c o s chiudo en u
m erandoti i fr u tti dellu m ilt, rip eto con san B ern a rd o : Vuoi tu
onorare Iddio? sii um ile; vu oi tu o tten ere il perdono dei tuoi p e c
cati? sii u m ile; vuoi tu co n seg u ire la d iv in a g razia? sii um ile:
vuoi tu tr io n fa r e d ella te n ta z io n e ? s ii u m ile; vuoi vin cere il tuo
nem ico; sii u m ile; vuoi cu sto d ire e d ifen d ere la v irt ? s ii um ile;
vuoi contem plare i c e le sti m iste r i? sii um ile; vuoi ap profondire
ie d ivin e sc r ittu r e ? sii u m ile; vuoi fa r e acq u isto d i vera gloria?
sii um ile; voi m erita re ogni fa v o r e ? sii u m ile; vuoi assicu rare la
pace della n im a ? sii um ile. Che il d o lcissim o S ign or N o stro Ges
Cristo conceda q u esta v irt a noi e a tu tti quelli che ne hanno b i
sogno. P reg a p er q u esto orgoglioso.
Da F iren ze, a d 19 o ttob re 1455.
F eo B e lc a r i. 1

Sono pure a ttesta zio n i di sc h ie tta p iet i num erasi appunti


privati, di cui va ricca se g n a ta m e n te F iren ze. V ig ev a q uivi presso
molti il lodevole co stu m e di ten ere dei re g istr i, p e r n otarvi le n a
scite, i m atrim on ii, le m orti ed ailtri accidenti dei con giu n ti. In
mezzo a q u este note, ch e c in fo rm a n o intorno alla in tim it della
vita fa m ig lia re, si trovan o sp e sso v a ria m en te avvicen d ate anche
notizie r e la tiv e ad a v v en im en ti contem poranei vicin i e lontani,
passi scelti d a v a rii au tori, norm e d i v ita pratica, considerazioni
generali. Ci son o s ta te co n serv a te ann otazioni di sim il fa tta del
fiorentino G iovanni M orelli, ch e vanno dal p rin cip io del secolo XV
* Stampato in .M o k k n i, L e tte re di F. Jictrari, Firenze 1825.

14

Introduzione.

fino a l 1 4 2 1 .1 C ol raccon to dei proprii c a si il M orelli in ten d eva


istru ire il p rop rio figlio su l com e p o tesse d iv en ta r fe lic e : quivi
egli si riv ela com e un m odello di padre cristian o tu tto so llecito del
bene tem porale ed etern o dei suoi figliuoli dalla p rim a fa n ciu llezza
fino alla tom ba. Q uesta ed u cazione sa n issim a p rop ria del c r istia
n esim o p ossiam o riten ere ch e in gen erale fo sse ancora ad ottata
com e n orm a dai F io ren tin i di quel tem po. Il secolo del r in a sci
m en to m a lgrad o ogn i d egenerazione fu profondam ente p io e cr e
dente. * A ssa i n otevole la raccom andazione ch e ra sen ta quasi una
stim a eccessiva, dello stu d io dei classici fa tta dal M orelli, il quale
d escriv e la su a cu ltura com e trascu rata anche in q u esto p u n to;
tu tta v ia questo apprezzam ento ap parisce su b ord in ato a scopi s u
periori e sp ecialm en te a lleducazione religiosa. D i quale p iet fi
liale fo s s e an im a to q uesto nobile fiorentino, lo a ttesta n o le parole
profond am ente se n tite , che e g li unisce a llelogio di su o padre m or
to g li innanzi tem p o : O s e noi volessim o essere fed eli c r istia n i
ed am ici di Dio, noi vedrem m o ogni giorn o la sua potenzia e som m a
g iu stiz ia (nelle su e disposizoni); m a noi p e n o stri peccati siam o
accecati, e vogliam o p iu ttosto giu d icare e credere le cose o pro
spere o dannose c i avven gan o p er avven tu ra o p er indotto d i pi
0 di m eno senno, ch e per volo n t di D io ; e questo non vero, ch
tu tto procede da lui, m a secon do i n ostri m eriti. E per dico che
1 sa v i hanno v a n ta g g io , che conoscono Iddio e operano bene, o
a g iu ta n si m eg lio ; e D io vuole che tu t a iu ti e co lla tu a fa tic a ven ga
a p erfezio n e; e questo giu d icio si vede chiaro e m a n ifesto 'in P agolo (m io padre), se vorrai in te n d ere . N con parole m eno com
m oventi eg li d escriv e poi com e p a ssa sse il prim o an n iversario
d ella m orte del su o p rim ogen ito in p regh iera e p en iten za accanto
a una croce. T i p rego ancora cos e g li chiude la su a lu n ga p re
ghiera al C rocifisso per il d efu n to che la m ia orazione ti piaccia
udire per tua p iet, e quella esau d ire per tua m isericordia, e per
dono desiderato p er la salute, lum e e gaudio e allegrezza della
b en edetta a n im a del m io dolce figliolo, la quale desidero con ten ta
in v ita eterna, q uanto se fo ss e possibile, d esid ererei la v ita del su o
corpo al m ondo r ia v e r e . V olgendosi poi alla M adre di Dio, recita
la S alv e R egin a aggiu n g en d o vi il seg u en te sfo g o del su o cuore
paterno : M ad re d olcissim a, od orifero tabernacolo del figliuolo
diddio, fam m i ti p rego p a rtecip e del tu o dolore e della tu a affli
zione, acciocch con pien a g iu stizia partecipando le tu e afflizioni,

i Cronaca di G io v . M o b e l u aggiunta al M i u c s n m , Isto ria di F irenze


(1718) IH7-354; cfr. R suat. D om inici's F rziehungslehre 68 s. e P. G i o b g i .
Sulla cronica di Giovanni di Paolo Morelli. Firenze 1S82. V. anche il principio dei
* Libro di Ricordi di .Matteo P&lmikri ( A r c h i v i o d i S t a t o i n F i
r e n z e ) in Areh. si or. tal. 5* Serie X III, 35.
Giudizio di Itosi .kk loc. cit. 73.

Cagli appunti di due fiorentini: Giovanni Morelli e Giovanni Rucellai.

15

io m eriti ricev ere l arra di ta n ta fe lic it , q u an ta pel tuo F igliu olo


ci fu nel leg n o d ella cro ce ricom prato, e fa m m i degno d ella grazia
addom andata al g lo r io sissim o F ig liu o lo , raccom andando m e e la n i
ma dea m io figliuolo, a lla fo n te v iv a della m isericord ia ; e a questo
dono e a q u esta g ra z ia dom and are a te R eg in a del cielo, m in vita
quella parola, che p rim a n el sa lm o per m e fu a tu a lau d e e riv e
renza d etta, dove s e rep u ta ta n o str a a v v o ca ta nel cosp etto del
nostro C r e a to r e .1
U n uom o del m edesim o sta m p o di G iovanni M orelli era Gio
vanni R ucellai. G razie a buoni su ccessi n el com m ercio eg li aveva
accum ulato gra n d i ricch ezze, ch e 'in n o b ilissim a m a n iera im pie
gava a bene d ella C hiesa e d ello S ta to . P er su a incom benza il ce
lebre Leon B a ttis ta A lb erti co m p la fa c c ia ta d i m arm o di S . M a
ria N ovella ch e p o rta an cora il nom e del su o fon d atore. Il m ede
simo m aestro edific in V ia d ella V ig n a il p alazzo R ucellai, am m i
rato com e uno dei pi cosp icu i m onum enti del prim o rin ascim en to
toscan o.2 N o n lu n g i di l so rg e lora to rio di S. S ep olcro eretto
nel 1467 p a rim en ti d allA lb erti p er in carico del R ucellai con una
esatta riproduzione del S a n to S epolcro secon do un d isegn o che il
costruttore a v ev a fa tto p ren dere a G eru sa lem m e.8 N e lla su a tard a
et il R ucellai com inci a com porre un lib ro di m em orie della
specie qui so p ra d escritta , il quale ci p erm ette di ved ere a fondo
nella v ita in tim a di q u ellepoca.
Io
rin g ra zio il S ig n o r Iddio v i s i d ice c h e g li mi h a creato
un essere rag io n ev o le e im m ortale in un paese, dove r eg n a la vera
fede c r istia n a ; v icin o a R om a c en tro di q u esta fe d e ; in Italia, la
pi nobile e d egn a p orzion e del m ondo c r istia n o ; in T oscana, una
delle pi n ob ili p ro v in cie d Ita lia ; n ella c itt d i Firenze* cui va
data la palm a d ella pi bella, non p ur della c ristia n it , m a e del
mondo u n iv erso . Io lo rin g ra zio d i averm i con servato una v ita
longeva con p e r fe tta sa n it di corpo, da non m i ricordare n el corso
di s e s s a n ta n n i di e sse r e sta to tr a tte n u to a c a sa un m ese p er m alsania; ch la sa lu te la som m a g ra zia terren a. Io lo rin grazio
di averm i co n cesso fo r tu n a n e m iei n egozi, ta n to ch e dal poco,
ondio com inciai, sono sa lito a ricch ezza e u n iv ersale fiducia, m enr
trech io non solo ho a cq u ista to o n oratam en te, m a in pari g u isa ho
speso, la qual co sa di m erito m a g g io re che il guadagno. Io lo rin
grazio di a v e r e alla m ia v ita a sseg n a to un tem po, che a sen ten za
di tutti da ch ia m a rsi pei- la c itt di F iren ze il pi felice, il
tempo deHeccelien tissim o citta d in o C osim o de M edici, il cui grido

1 Kosleb loe. eit. 72-73.


Disegni presso B u r c k h a r d t , Gesch. der Renaissance 6 3 .
3
Descritto dal Gbaus in K irchenschm uek 1895, p. 155 s. Cfr. C. G u a sti, L e
Copfe lle R ucellai in 8 . P ancrazio, Firenze 1S99.

1C

Introduzione.

non lia in tu tto il m ondo chi l'aggu agli, un tem po di u n a pace


decenne e d una im p ertu rb ata tran q u illit, le cu i beneficenze tan to
pi dolci sono ap p arse, q uanto pi gravi p esi e dolori i gio rn i
p assati hanno dovuto sop portare. Io lo rin grazio che mi ha co n
cesso una m ad re eccellen te, la quale, appena d ician n oven n e alla
m orte di m io padre, ha resp in to tu tte le p rop oste di rim a rita rsi,
ed v issu ta so la m en te per i suoi figliuoli a loro gran d e con sola
z io n i. Lo rin g ra zio pure di una non m eno e g r eg ia consorte, il cui
affetto per m e andava com pagno con la cura solerte della casa
e della fa m ig lia , con servatam i lunghi an n i e la cui m orte fu la
perdita pi a cerb a ch e m i potesse o p ossa m ai toccare. M entre
consid ero tu tti questi benefizi e grazie senza num ero, m i stacco
adesso n ella m ia v ecch iaia d a ogni cosa di terra, per celebrare te
solo S ig n o re e prim a so rg en te di vita e per ren d erti g ra zie dal
lintim o della n im a m ia.
Cos scriv ev a G iovanni R ucellai in sul vespro di una v ita lunga,
non esen te da trib olazion i, ma ricca di con forti. E n el libro, al quale
egli a v ev a affidato i suoi p ensieri e i suoi sen tim en ti, i due suoi
figlioli a g g iu n sero la seg u en te testim on ian za: In m em oria com e
noi, P an d o lfo e B ernardo R ucellai figliuoli di G iovanni, d a m ano
del quale proviene q u esto libro, a ttestia m o di aver se n tito da am ici
della nostra fa m ig lia , che la casa dei R ucellai non ha avu to a ltr i
che si m erita sse ta n to elo g io e ad essa dacch e s is te abbia procactia to tale onore, quale il ricordato G iovanni, nostro p a d r e .1
Un ugual sen tim en to di fed e e di p iet p rofon d a trova esp r e s
sion e nei d eliziosi ritra tti biografici d etta ti d a llin gen u o libraio
fiorentino V esp a sia n o da B isticci. Q uest'uom o eccellen te oriundo
di fa m ig lia c iv ile, che v isse nel periodo pi splendido del com
m ercio librario italiano, s te tte in in tim i rapporti e p isto la ri con
num erosi p erson aggi di alto rango: i M edici, il duca di U rbino
non m eno che il papa N iccol V lonorarono della loro p artico
lare am icizia. V esp asian o si tenne p ossib ilm en te lontano dai rap
presen tan ti del rin ascim en to, che non stavan o p i sul terren o del
cristia n esim o : il suo ideale e r a il pio G iannozzo M a n e tti.2 N ei suoi
ultim i anni V esp a sia n o si dedic tu tto allo stu d io dei padri della
Chiesa, che eg li p referiv a ai classici perch utili alla sa lu te d el
la n im a . Da q u esti stu d ii o rig in a ro n o m olti suoi sc ritti ascetici
profondam ente r e lig io s i.s
i Kki m o n t , Jjorcnso de' M edici 1, 328-329. Ofr. i M a r c o t t i , Un m ercante
fiorentino e la sua fa m ig li ( l or nozze), Firenze 1881 e D'Anco.na, Variet sto
riche II, 208 ss. Propugna tare III, 13, 14.
1 *Vv. su M a n k t t i il nostro voi. 1. 4 7 . 5 4 3 (ed. 1 9 iU > .
3
<'fr. F r i z z i , Iti epos. da B isticci (E stratto dagli A n nali della R. Scuola
Norm ale Sup. di Pisa 1 8 8 0 ) 9 5 ss. ; 1 \ ScuriiRisa iu X eitschr. f. Jluchcrfreundc
X. F . XI ( 1 9 1 9 - 2 0 ) , 1 8 3 - t t t ; M o n m k k , Q uattrocento II , 1 7 4 - 1 7 0 ; d A n c o n a e
S a c c i , Manuale l , 1 1 0 - 1 1 8 .

Luca Landucci.

17

Quali buoni elem en ti v i fo sse r o n ella v ita citta d in a di F iren ze


10 m ostra il d ia rio d ello sp ezia le L uca L anducci, il quale certo
non pens m ai che le su e an n o ta zio n i rifletten ti in v a r ia vicen d a
fatta della su a fa m ig lia e della citt a v essero un giorn o ad u scire
per le stam p e. Q uestuom o sem p lice con du sse una v ita di fa m ig lia
veram en te esem p lare : parlando d ella m orte di sua m oglie con fessa
che q uesta d u ra n te il m atrim on io durato q u a ra n totto anni non lo
aveva fa tto in q u ieta re una v o lta sola. In ogni sv en tu r a e g li vede
la pun izione del cielo per i p eccati d egli uom ini. Il L anducci era
profondam ente p en etra to della fu g a c it di o g n i terren a grandezza,
< perci la ricch ezza e la m agn ificen za d i F iren ze non ese rc ita
vano su lui alcun e sedu zion e. S o tto i su oi occhi erig ev a ! allora
11 sontuoso pailazzo S trozzi, il cu i p rop rietario m oriva ai 15 di
m aggio dei 1491 sen za ved ere il com pim ento dellop era sua. Il
Landucci n el r e g istr a r e questo fa tto nel su o d iario o sserv a : Ben
puoi ved ere ch e cosa son o le sp era n ze di q u este cose tra n sito rie.
E pare che l uom o n e s ia sig n o re, eg li l oposito, loro sono sign ore
di noi. D urer q uesto p alazzo q u asi in e te r n o : guarda se questo
palazzo sig n o r e g g ia to lui, e di qu anti ancora sar sig n o re. Siam o
dispensatori e non sig n o r i, quanto p ia ce a lla bont di D io . U n
anno a p p resso m uore L orenzo D e M edici il M agnifico ed il L an
ducci esclam a : B en pu p en sa re o g n iu n o ch la v ita um ana
nostra; q u esto uom o era, secondo il m ondo, el pi g lo rio so uom o
che si tro v i, e 1 pi ricco e 1 m a g g io re stato, pi rip u tazion e.
Ogniuno lo p red icava che g o v ern a v a lItalia, e v eram en te era una
.'avia te sta ; e ogni suo caso g li riu sc iv a bene. E al p resen te aveva
condotto quello ch e p er g ra n lun go tem p o n iu n o citta d in o laveva
saputo fa r e : a v ev a con d otto el su o figliuolo a l card in alato... E con
tutte q u este co.se non pot a n d a r pi l unora, quando venne
ai punto. E p er : uom o, uom o qual cosa abbiam o noi d a nsuperbire? . 1
Con am orasa a tten zio n e d'1 L anducci tie n e d ietro agli avven i
menti di ca ra ttere gen erale, sp ecia lm en te a lla sto r ia d ella sua
citt niatale. sen za tu tta v ia in tro m ettersi n elle fiere a g itazion i di
Parte. P ia ce in fin itam en te quel su o sp ir ito con ciliativo verso i
nemici e la p a rte am orevole ch e il L anducci prende alla sorte del
suo prossim o, anche di poco leg a ti a lu i. C os quando nel 1494
avvenne la ca cciata dei M edici egli si prend e a cuore la ca u sa del
sriovane card inale, d a lui v ed u to alle finestre del palazzo m ediceo
in atto di raccom an darsi a D io a m ani g iu n t e .2 Quando nel 1497
' enne g iu stiz ia to L orenzo T ornabuoni p erch im plicato in una con
giura. il L anducci vers lag rim e d i dolore. F ed ele segu ace del S a
vonarola, per op era del quaile credeva si fo sse r o m eglio a v v ia te le
' L a n d u c c i , Diario
1 L a n d u c c i , Diario

6 2 , 0 4 -0 5 .
75.

Storia dei Papi, I I I .

18

Introduzione.

cose, il L anducci s i sep ar in con tan en te da lui allorch il dom eni


ca n o venn e a c o n tesa con la u torit ecclesiastica. G iusta od in g iu sta
ch e fo s s e la pena, egli tu tta v ia sosteneva la si dovesse risp ettare. 1
D av v ero com m oven te la fiducia in Dio e la rasseg n a zio n e gen u i
n a m en te c r istia n a di q u estuomo dabbene anche nei m aggiori info r tu n ii. A di 2 d agosto 1507, com e piacque a D io mio, arse la
c a sa m ia dove a b itato... e p erd etti tu tte le m ie cam ere, che v a v ev o
d en tro o g n i m ia cosa, ch e perdetti pi di 250 ducati doro... E io
con tre altri m iei figliuoli rim anem m o in cam icia; e pi fo rte , c h e
B a ttista usci dal .etto ignudo com e nacque, perch s appicc el
fu o co nel letto dovegli era a dorm ire, e and fu ori per la v ic i
n anza a fa r si d are una cam icia... Ma perch io accetto l a v v ersit
com e la prosperit, e cos dico gran m erc d elluna com e d ellaltra
al S ig n o re; p ertan to io p reg o che mi perdoni i m iei peccati e m an
dim i tu tte quelle co se che sono per su a gloria. S ia sem pre laudato
Iddio da tu tte le creatu re; e con questa m edicina ognuno pu cu
rare ogni in ferm it e pene; si pu im parare dal sa n to G iobbe che
d isse : quel m edesim o S ig n o re che me le di, quel m edesim o m e l
to lte ; s ia laudato I d d io .2
Il sen tim en to sch ietta m en te religioso che si riflette in q u este ed
a ltre m em orie, si m a n ifesta v a dappertutto anche in altre g u ise nella
v ita fa m ig lia re. U n crocifisso, qualche pia im m agin e, sp ecia lm en te
quella della beatissim a V ergin e, con una lam pada innanzi, non m an
ca v a quasi in n essuna ca sa ; nelle fa m ig lie b en estan ti o rd in aria
m ente eravi d i pi eziandio una piccola cappella. " M olte case eran o
o rn a te lanche estern a m en te di affreschi di so g g e tto religioso, sp e
cia lm en te di M adonne. T estam en ti di quellep oca m ostrano, che ac
can to ad altri libri d ivoti, sp ecialm ente ai F io re tti d i S. Francesco,
rim asti sem pre popolari, si leggeva assid u am en te anche la Sacra

i t'fr. sotto, 111. Il, cap. li.


= LaNMJOCI, J k trio 2S3-2S4.
:l Vedi K u su a , lltttit in iri fir;iehungsleltre 2 1 7 . Molto diffuse erano in is|-clo le Madonne a rilievo dipinte in terra otta <> stucco. le quali provenivano dall'otliclna del llobhla. Sulle immagini tenute jier divozione nelle case v. in
onerale ISi K< Kn\Ki>T, Bcitrge 41. 106,
I,e stampe in legno di sog
getto saero venivano per lo pi incollate alle porte. Por questo le prime silograne italiane sono oggi molto raro. Il gabinetto dello stampo in rame di JSerlino possiede un certo numero di frammenti in parte delle primissime Incisioni
in legno che olii*- lItalia, i quali furono staccati dalle pareti di una camera in
occasione lolla demolizione d'unalitica casa in Bassa no. <fr. l'importante d is
sertazione del L lPPU .iss sulla silografia italiana in Jahrb. dcr prona*. A un*tmiiiiihI. V, 310. Alcuni intagli italiani In legno od altre stampe si trovano pure
presso <. I* Scukk.iukb. Manuel ile Vamateur do la t/rarure sur boi* et su r melai
nii l ~,w eie (Berlin 1SH s.), per es. n. 1 (stampa di stoffa), S5, SO,
l'i7liK). :, 5!>s. Oliti (GR7). 758, 755, 771. 830, SHH, 905 ccc. Anche qui ricorrono
spesso a S. Itocco e S. Sebastiano; v. n. 1070, 1070.

Varie manifestazioni del sentimento religioso in Italia.

1!>

S c r ittu r a .1 Le b ib liotech e ita lia n e conten gono un num ero stra o rd i


nario di m a n o scritti b iblici. Gli am a n u en si in F iren ze ap p arten e
vano per lo pi a fa m ig lie d istin te , e non v i son o cop isti sa la ria ti.
E sem plari com pleti d elia S acra S crittu ra eran o sen za dubbio rari
a causa del loro alto prezzo, m en tre sono freq u en tissim i quei libri,
che potevano se r v ir e o a scopo di cu lto o per p riv a ta edificazione. Anche in Ita lia torn v a n ta g g io sa alla letteratu ra religiosa lin
troduzione d ella r te d ella sta m p a : dal 1471 alla fine del secolo
uscirono non m eno di dieci d iv erse trad u zion i della S a cra S c rit
tura in ita lia n o . Gli u m a n isti cr istia n i si acconciarono al g u sto
del tem po e cercaron o col tra d u rre la B ib b ia in1 versi la tin i di in
fluire in sen so relig io so su i circoli dai sen tim en ti rigid am en te
cla ssici.3
Lo prescrizion i r e lig io se v en iv a n o ta n to pi scrupolosam ente
sservate, in q uan to ch e e sse era n o p er Ho pi cresciu te su in ieme con le ab itu d in i d ella v ita. C ostum anze relig io se s in treccia
vano al lavoro q u otid ia n o : lanno ecclesia stico colle sue fe s te e peiodi fe s tiv i sta v a in s tr e ttissim a relazion e colla v ita del popolo.
Verano d ei libri s p e c ia li4 per a g ev o la re lin tellig en za delle m iste
riose e in siem e sem p re p oetich e cerim onie del d ivin culto, alle
uali, g razie alla con oscenza a ssa i diffu sa della lin gu a la tin a , pren
devano v iv issim a p arte an che le p erson e m eno istru ite. P er questo
'ggi pure in Ita lia la litu r g ia d ella C hiesa a lla portata anche del
popolo m inuto. La celeb razione dei g iorn i dom enicali e fe s tiv i vien e
' fficacissim am ente in cu lcata non solo n ei lib ri co n fessio n a li e n e g li
ritti di devozione, m a freq u en tem en te a u m en tata altres per
manto era p o ssib ile in fo r z a di s ta tu ti sp on tan ei delle m aestran ze.5

1 <1fr. il testam ento di Benedetto Maiano presso Lkadkr. La / arrocchia


l S. M artino a Mainilo, Firenze 1875. Su libri di edificazione spirituale di quel
1i nipo cfr. anche Lippmanx in Jahrb. iter preti**. K tinsi sam m i. V, .'!<Xi s. V. inoltre
Fkbrato, Preghiere zcrittc n e i scr. X I V e .TF, Padova 1872. Sulla cura di Ku-vnto IV per la traduzione in italiano di libri edificanti v. A d a H anrtorum
* V di luglio, Paris 1868, 704.
2 <ifr. I. C a r i n i , L e vrntioni /Iella liib b ia in volgare italiano, Sampierdarena 1S!U. (In V igou rocx, M anuale Biblico, I, 263-330). Zeitxehr. /. katli. Theol.

p. :!41 s., e specialmente 8 . Bkkgkr in Romania 1804, p. 358 ss. Cfr. ancheH . H a i - i t in Xf itnchr. f. Kirchengcsch. XV (1*95), 45.1 s.. XVI (1806), 526 s. ;
lrp/i. n/or. Hai., 5* serie XIII (1894), 478. V. inoltre <i. M a s c i n i . Vita di Lor.
lolla. Firenze 1801, 244: T a c c h i V k x t c b i I. 01; trte x t . Vcberactstmgcn
ter lUtel (estratto da Real.-Knzykl. f. protcnt. Theol. . Kirche), Leipzig
1S07. 20 0 s.
3 <'fr. L a z z a r i 200 ss.
4 Edizioni italiane di uno scritto di tal genere (L u eid a ria t), che eru letto
'tot Vesuvio a llEkla , ne comparvero sette prima del 1500; cfr. leccellente
lavoro di S c iiu n z , V e r R in /lu ss dcr R cligion beim aungchcnden M ittcla lter,
betonders in V anem ark (Freiburg 1804) 15.
* Cir. Landucci, D iario 38.

20

Introduzione.

A nche i d ig iu n i p rescritti dalla C hiesa eran o r ig o ro sa m en te o s


serv a ti. Il M achiavelli n o ta quali c a ttiv a im p ression e producessero
n ei F io ren tin i le p erson e del seg u ito del duca di M ilano, quando
nalla v is ita f a t t a da G aleazzo M aria alla casa d e M edici su l p rin
cipio d ellan no 1471 fu v io la to il p recetto del d igiuno, ci ch e fino
allora non era si m ai v is t o .1 U n esem pio a ssa i fam oso d e llosser
van za scru polosa del p recetto della stin en za ce loffre A n to n io F erro
nel 1487 d u ra n te il v ia g g io ch egli fece in q u alit dam basciatore
p resso il su ltan o B aja zet. L e relazioni dei laici s col clero secolare
che regolare era n o in tim issim e. P ie ela rgizion i p er ch iese e m ona
ste r i v en iv a n o fa tte con ta n ta profusione, che qualche direttore
danim e sco n sig lia v a la g en te dal ven ire in soccorso di quei m o
n a ste r i, che non osserv a v a n o la loro regola, am m onendo altres
che con reg a lie eccessiv e non ven issero esp o sti i buoni relig io si
alla ten ta zio n e d i rila ssa m en to nella rigid a v ita del c h io s tr o .3 A n
che per via di testa m en ti ven ivano quasi di regola a sseg n a te delle
som m e a scopi ecclesia stici o di carit, ed in siem e ord in ati uffizi
d iv in i, p regh iere per lanim a del d efu n to ed a tti di pen iten za. La
ste ssa fo rm a dei testa m en ti ci a ttesta qual fo s s e il pio sen tire di
allora. Quasi tu tti com inciano collinvoeare Iddio e i suoi sa n ti ov
vero raccom andano al C reatore e ai san ti lan im a del te sta to r e. *
1 lituvoK T, E iein e S o h riften 136 s.
a Cfr. A. M a r i n i nel periodico Scintilla IX. (1895), 33-36.
Rosi.kk. Dominici'* E rzirh ungtieh re 23. Si confronti su ci il seguente
testamento : *#1461 Ian. i l (more venet.) : ... Alngister Cressi qm Alegreti
Barbarli... Iteni volo et ordino quoti dentar uni bono sacerdoti bone faine
due. -1 causa celebraudi imam missani cottidie ]>ro anima inea et eo die
ijiio non celebratili dicat salmos penitentlales pr anima mea, et due. 1
pr cereis ad iliuininandum dietam missam... . A tti Tom aso de Camuciis
li. SUJ. A r c h i v i o d i S t a t o i n V e n e z i a .
*
Cfr. (. Mancini. Il testam ento ili L. II. A lberti, in Arch. stor. Hai.
IAX1I (1!)14). 418.. 17 s.; P a s o l i n i (III. 537 s.) pubblico il testam ento di Ca
terina Sforza, stoso a Firenze nel 1509. A Comprova del detto qui sopra offro
un pros|>etto degli inizi di testamenti veneziani. 1 Testamenti stesi dal
notaio Pietro Arri vaitene. 21 settembre 1474: A l nome de Dio dovendo mj
Alvlxe de Lion nudar in Fiandra et considerando el viazo longo... perh lio
determinato voler ordinare ete. Altri testamenti per es. uno del 28 maggio
1475. cominciano bens col nomi ilei testatori, ma nel documento stesso si
tUce: Cumulino animati! incan altissimo .1estui et. b. Marine et S. Ursulae ecc. 2 I testam enti lei notaio Niccoli Riga, che esercit iln dopo il
1505, cominciano quasi tutti con le parole: In nomine D ei aeterni. Am en.
Uno di essi del 24 febbraio 1475 principia cosi: A l nome sia de iniser Jebu
Clirlsto et de la sua madre santm Madonna S. Maria et de tutta la corte
celestiale. Amen. >"> I testamenti del notalo Bernardino ltanemi (1471-147!*)
cominciano col nome del testatore, ma quasi mai manca la raccomandazione
a Dio, alla beatissima Vergine e ni iSanti. Alcuni cominciano colle parole:
Al nome sia dello eterno Iddio padre et liol e t spirito santo e t della glo
riosa vergine etc. 4 I testamenti del notaio Pasino Grattaroli, che vanno
lino al 1508, cominciano tutti colla forinola: In Dei aeterni nomine. Amen.
5 I testamenti del notaio Cristoforo Colonnino (1513-152S) cominciano quasi

I testamenti prova del sentimento religioso del tempo.

21

11 testam en to del celeb re v ia g g ia to r e G iovanni d a E m poli com incia


cos : A l nom e sia dello o n n ip o ten te Iddio et della su a g lo rio sis
sim a m adre S a n ta M a ria sem p re V er g in e e t di M ess. San Gio
vanni rA p o sto lo e t V a n g e lista e t d el g lo rio so e t bem aventurato
Sancto Ieronim o e t S a n cto B iasio, m ia p ro tetto ri, li quali per su a
piet e t m isericord ia li piacci p e r m e in terced ere allo altissim o
Iddio et a lla su a g lo r io sa M adre ch e m i choncedino gh ra zia di rachorrmi nella su a sa n eta corte il d della ch iam ata, racom ando
lanim a m ia che n o n o sta n te sia pech atrice e t m eriti m olto catigho, ricev a n o stro S ig n o re il quore ch o m trito e t u m iliato poi
siam o sua viaxalli et figliu oli nati e t h ord in ati p er fr u ir la som m a
beatitudine : chom fido n elle v isc e r e del m io S ign ore e t della sua
gloriosa m adre ch e m i dar g h ra zia di v iv e r e in q u esta valle d i
m iseria in suo serv izio e t n e lla ltro trio m fa re a glo ria p rep arata
i tu tti li fe d e li c h r istia n i e t m i chon ced erann o la g h r a zia di fa re
questo p resen te testa m en to per d isch arich o di chom scienzia acoch
lanim a m ia rim an gh i n etta et sem za n esu n o c h a r ic o .1 U no dei
pi belli esem p ii d el com e in m aniera vera m en te c ristia n a d ispo
nessero dei p rop rii averi p erson e m olto in tellettu a li, ce loffre il
testam ento di P ic o d ella M irandola. E g li lascia la cu ra dei suoi
funerali in tera m en te ai su p e r stiti, purch e ssi sia n o c ristia n i e pos
sibilm ente sem p lici ; se g u o n o poi dei pii leg a ti, sp ecialm en te a f a
vore della costru zion e d'una c h ie sa ; leg a i beni m obili a suo fra filo e g lim m obili a llosped ale di S . M aria N u ova di F ir e n z e .2
li pittore M an tegn a d estin a una ra g g u ard evole som m a p er la fo n
dazione duna cappella in S. A nd rea di M an tova ; s L eonardo da
Vinci, il gen io pi u n iv ersa le del periodo del rin ascim en to, si
raccom anda esp ressa m en te n e l su o testa m en to a llin tercession e
tei buoni . 4 P er Rom a v i so n o dei le g a ti ch e sp iran o un profondo
ent m ento relig io so . N el 1494 una sig n o r a leg a un ospedale
tutto il suo a v ere e si consacr poi a l serv izio dei m a la ti.5 U n
mpre eolie parole : Qnoniam humamim genus non est stabile, sed devenimns ad finvm et neirim us dlem ncque hornm animoque prudenti hoc pertinet,
ut seni per mortis perieuliun cogitetur eventus, hinc est qnod praedicta coniderans. Ego... in primis animam menni commendo altissim o Ileo creatori.
Qualche testamento allontanandosi da dettn forinola comincia con le parole:
* In Ohristi nomine. Amen . 6 I testamenti dei notari Francesco Zorzi e
Bartolomeo Raspi (1515-1525) cominciano con le parole: In nomine D ei
eterni . Pi tardi, per es. nei testamenti del notaio Domenico Baldignra
( 1530-1540). -si comincia in italiano cosi : In nome del Sig. nostro Gesil Cristo .
A r c h i v i o d i S t a t o i n V e n e z i a , Sezione notarile.
1 G ioroktti ha pubblicato il testo del testamento in .1 rch . utor. ita t. 5* Serie
XIV, 324 *.
3 Oioni. ilegli A rch ivi Tose. I. SS.
* Vedi Thobe, Mantegna, B ielefeld ls07.
4 Cfr. HoSKXRUtG, L. dn Vinci, Blelefeld 1S0S, 131.
5 P

e r ic o l i

74.

Introduzione.

m odesto c itta d in o rom ano, S tefa n o S atri, nel 1482 d estin tu tto
il suo avere al com pim ento e aCla decorazione della nuova fa b
b rica da lu i in com in ciata della ch iesa d i S. S a lv a to re in P o r tic o ,1
un a prova q u esta di quanto fo sse v iv o il sen tim en to artistico
anch e nel sem p lice popoletto. A nche esam inando il con ten u to dei
te sta m e n ti v en ezian i troviam o quasi regolarm en te (tr a ttisi d i p e r
sone alto locate o di povera condizione, di dotti o dig n oran ti)
dei leg a ti in denaro per lornam ento di chiese, per so v v en ire con
fr a te r n ite . per dotare ragazze povere, per la sa lu te d ellanim a p ro
p ria com e per q u ella dei c o n g iu n ti.2
1 Ora
Oiiiobooo. Ofr. Jj. J'akqu.u.i, L e m em orie d i S . M aria in P u n ico
in S. Omobono. Itoma 1sih> e Stkinmann In Zcltsehr. f. hi14. K v n st. 1907.
Cfr. nnelle il testamento ili fliglimondo ile Conti rieorilnto nell'edizione della
.snu storiti I. x x s iil.

* Testamenti : 7 Mussilo I tili : B eiuisuta fu del m aestro Giovannino Ccntnfcrri di Vhiogg'm luseln in legato ilue calici i>or S. Maria in Chloggla e S. F ran
cesco fuori ili Cliloggia (. li/i Gerardo 1{osa Delia, h. 1344. 06). 1474 (more v.)
,s febbraio: 1,/nlovieus Barbadleo lascia un legato ili Messe per la salute dellnninia sua (A tti Leonardi di Biasio, li. 595, n. .1.7). 1475, 2l> agosto: G radeniga olim
fin ili L o rcm o Gradenigo: Ite m ordino et sia dito m esse cento de m orti iter l'anim a
min a ra n ti che sin se iteli tu... Item lusso a !< fle de N. B nldisera ila S Ho fal l
lue. 27 ter zoseinlunii d'esse ter suo m aridar il te r andar niuneye (A tti A . Gr/tsselli, h. .7UH, il. I07i. ]4s5, 10 novembre: Gaspar q. S. J o h a n nis Zerdonis: Item
roto celebra ri un am m issnm m nynam in canta in ecclesia fr u n i in in inor a m (loc.
clt. ii. 110). USI), 17 novembre: Lena relieta B arthol. ile Monte: Item volo ed eb ra ri
missini 100 pr anim a mea antequam corpus m eum tra d u tu r scpulture (loc. eit.
. :>:>). H!>7. 13 novembre: Dominiciis t/. B ern a rd i ile Patina li ti ita rolline lega a
un monastero 2 ducuti (A tti Gregorio Trina, b. 938, . 215). 1503, 19 luglio: Do
minici/* Dona: pio legato li Messe, legati! per chiese (loe. cit. n. ~0i. 15011 (ni.
v.), 11 febbraio: D /tm yanus da PaxtrovicM o: D im itto . M ariac eeclesiae . Pantini unum ex 5 tap etis ifuos liubeo videi icet meliorom ino uni-ma mea. Item d im itto
eeclesiae s. Mariti e ile gratin unum aliiun iHdeHeet ex a Hi* i/uatuor indiort'tn. pr
anim a inni. Item d h n itlo unum hi pel uni s. M ariac de M ontarlon pr anim a
inni. Ih ni d im itle unum alitila ta prtum s. M arine de Tarcisio iir anim a tim i.
Seguono legati ili Messv (loc. eit. n. -fi}). 1312, 15 luglio: C onslantinus de A u
gi li cyrttyivus: pia fondazione (loc. cit n. 129). Un interesse siieclale presenta
il testamento <11 Benedetto Marcello con la data del 3 luglio 147!*: ... Benedetto
Marcello fo de *er t'hrislophoro dovendo andar per com andam ento dcla nostra
III1 Signoria in Hixpunin cutn el magro m iser Dotnencgo lioiani a in hor p er suo
centuria... E t prim u m Deo optim o m axim oque: eiusque gloriose liryitU s matri* Marie commendo anim ata covpusque me uni, citili gratta, ac intercessioni ubi
altissim o pUicuerit ad ce lesi cm palriam pervenire passim ... P er intinta della //
m ia m urier f'a lh a rin a volo siano dati del m io due. do. Item sia fa to d ir per anim a
m ia I/ messe *. M aria i l /incile de . Gregorio. Item /lue. 2 ai fr a ti de *. M aria d /l
borio, et a ltri do ale tlone munege de S o n d a Chiara ile M urati: i qual priegino d m
per l'anima mia. Pro m ale vero ablatis dim id iu m ducati. In principio di questo
atto si dice: fin n nihil sii eertiu s morte, incerti/ut rero Intra morti, dieenlt
d ia in 11ora Ut, in odi: Quis eit, n adicianl hodicrnae crastina snm nuic teinpora
ili superi. |(li/. IV . 7, 171. Segue poscia un'altra citazione da Orazio. Interessante
parimenti il testamento seguente: 14!M). 14 maggio:... A n th o n iu s D aniel M a
rina* dvvrd o ru m doctor... In prhnis ilaquc rogavit D aini et d. Icsum ChrUtlum.
ut quando plucMcrit eius sacrai!' M aicslati velie a il im am a corporc suo pr c ius

La teoria di Giovanni Dominici sull'educazione.

23

Quanite cose in m ezzo ai p ericoli e subbugli del tem po d ip en d es


sero dalla co n serv azio n e d ella v ita c r istia n a della fa m ig lia , lhanno
ben ricon osciu to i pi illu m in a ti ra p p resen tan ti della C hiesa.
Quando s u llin izio del secolo x v il rin a scim en to p rese per la
prim a volta ad e se r c ita re una sen sib ile influenza sulla societ ita
liana, il beato Giovanni! D om inici sc r isse il su o aureo libretto sul
governo d ella fa m ig lia , il d om enicano tu tto p ien o di zelo per la
salute d elle anim e in un lin g u a g g io breve e risoluto v ien e qui
esponendo i suoi doveri di m adre alla pia con sorte di A ntonio A l
berti. E g li s a m a estrev o lm en te co n g iu n g ere le su e norm e per la
vita p ra tica com une con la relig io n e e m ed ian te q u esta illu strarle.
Negfli a v v ertim en ti che il D om inici d s i rivela su b ito una m a
gnifica arm onia tr a l ord in e di n a tu ra e lord ine di grazia. In oppo
sizione a lle idee u n ila tera li, a ccessib ili solo a pochi, degli u m an isti,
che per g iu n ta non sa p ev a n o a d a tta rsi al cristian esim o, il D om i
nici un isce a un p ro fo n d issim o sen tim en to religioso un sen so ele
vato della v ita p ratica, il quale fa s che le sue regole sia n o acconce
ad ogni con d izion e di v it a . T u hai cos dice rivolgendo Sa
parola a B artolom ea tu hai d o n ato in tera m en te a D io Signore
anim a, corpo, so sta n ze e i figliu o li, in q u an to a te si appartengono
e con ci te stessa , e bram i sa p ere ini quale g u isa tu abbi ad u sare
in suo onore ciascu n o di q u esti b e n i . In co n fo rm it di questo
v ene esposto in q u a ttro p arti com e debbano u sarsi le fa co lt del
l'anim a, le e n e r g ie e i sen tim en ti d el corpo, i beni di fo r tu n a e com e
educare i figli affinch co n seg u a n o il fine da D io voluto. D i sp e
ciale im p ortan za son o la terza e la q u arta parte, che sta n n o fr a
pianto di pi bello ci offra fa lettera tu ra di quel tem po. N e llam
m aestram ento intorno al retto uso dei beni tem porali con form e
m ente alla volont di D io s inculca alla m adre il dovere di darsi
premura onde a ssicu ra re quel patrim onio, c h essa d eve lasciare
; 'me ered it a su oi figliuoli. Q uanto al resto, di cui e lla pu libe
ramente disporre, v ie n e e so rta ta che, m em ore della p overt in spi
rito riguardi i prossim o com e rap p resen ta n te di D io e di ogni

oi'iiu tutu piotale ati/ur m isericordia t orari- ilifiltri tir sibi ha tir gratiam /restare,
"i sacramenta omnia sancir m a tris eertrsir r r e e n n tr r a<- corde contrito susci
ti' n possi!... Seguono lesati |>er h? Messe e simili ( it ti Ilari, Alm erici, li. l j . n. 1).
lu tti questi testam enti trovatisi nelfA r e h i r i o d i S t a t o i n V e n e z i a .
( , fr . anche T rsta m rn ti M ilanesi d el Q uattrocento con lascili artistici, in A rd i,
-'or. Unni,, s i , 4 * serie VII (1907), 2 ."><>-2 >l ; T esta m en ti a ntichi tr a tti da a li A r' hi f i tirila Congregazione iti carit ili Venezia, serie 1-12. Venezia 1S82-1S9C.
VVabbehg in K u n stirissrn srh a ftt. liritriig r Aug. S d m a r soie g e id d m e t, Ix>ipzlg
1
pnliblic il testamento li Francesco Sassetti ( 1 4 S 8 ) , mercante fiorentino
< mecenate delle arti. I testam enti di Antonio Rospigliosi di l istoia e li sua
l o g l i o ( 1 4 9 4 ) nel Libro A ili R id i orili d"Antonio ili Taddeo R ospigliosi (J.J.J9*,s pubbl. dal P rincipe Ai. (. (R o s p i g l i o s i . Pisa 1 9 0 9 , 2<X! ss.
U u s l k k ,

Dominici"s L 'rzieh un gslrlire

18.

24

Introduzione.

suo bene ed a v ere si v a lg a a sosten tam en to del prossim o che tien e


il p osto d'i D io. S iccom e per non tu tti gli uom ini h anno egu ale
d iritto a lla su a beneficenza, cosi si sta b ilisce lordine fr a coloro
che hanno b iso g n o del suo soccorso.
R iguardo al dovere d elleducazione il D om inici in siste su c in
que punti. E d u ca : figliuoli 1 per Iddio, 2 p er il loro padre e per
te, loro m adre, 3" p er se ste ssi, 4 per la p atria, 5 per le prove della
v ita . La m adre deve o rn are dim m agini sa cre la ca sa, affinch
p er loro m ezzo so r g a nei fa n ciu lli fin da p rin cip io lam ore a lla
v irt , La. bram a di seg u ire C risto, lodio contro il peccato; al v e
d ere i sa n ti essi sarann o indotti a contem plare i'J santo dei jsanti.
La lettu ra dei libri sacri deve com inciare solo quando i fan ciu lli
sia n o ab b astan za preparati alla loro in telligen za. N e lleducazione
dei ragazzi b isogn a reag ire contro labuso d egli scritto ri p agan i.
R igu ard o al v e stir e i figli debbono ab itu arsi fin dalla giovent
al con tegn o ed alila m odestia. P rocura che abbiano una buona
co m p a g n ia ; n iu n a d elle co se che Dio t i ha affidato a lui pi
cara quanto i tuoi figliuoli. Ai suoi occhi quindi le loro anim e sono
p i preziose del cielo e della terra, e tu non gli p otresti rendere
m a g g io r se r v iz io educando bene i figli che ti sono sta ti donati,
nem m eno se i>ossedendo lun iverso in tero lo im p ieg a ssi a soccorso
dei p overelli. D ifficilm ente tu potresti salvare lan im a tua, se per
tua tra scu ra g g in e a v esse a p erire quella dei tuoi figliuoli; m entre
tu puoi sta r tran qu illa circa la salute d ellanim a tua, qualora m erc
le tu e doverose cure le anim e dei tuoi figliuoli g iu n g era n n o a
sa lu te .
P en sieri e co n sig li non m eno nobili su g g erisce il D om inici l i
dove parla del m odo on d e i figliuoli si hanno ad istr u ir e p erch
adem piano i loro obblighi v erso i gen itori . Il risp etto si fa cc ia
ved ere innanzi tu tto nelle parole. E sig i anzi tu tto da essi che m o
str in o il loro risp etto in tr e m odi: prim o, rin graziare se p u n iti;
secondo, tacere alla p resen za dei g e n ito r i; terzo, risp on d ere con
m o d estia . Il risp etto ai gen itori deve in oltre m ostrarsi n ellimp ieg o dei beni tem p orali e nel com portam ento estern o. N on se
dere sen za com an dam en to n ella presenzia dei g en ito ri, sta r e ritti
e cortesi, in ch in are il capo um ilm ente a ciascuno com andam ento,
e fa r e debita riv eren zia <li cappuccio. A ttendi ad una che g iovi
sopra laltra e fa g li d iv en ta re dentro e di fu o ri fe lic i. Q uesta .
che alm eno due volte il d , la sera quando van n o a d orm ire e la
m attina quando van n o fu o ri, e debitam ente a g g iu n g o la terza,
quando dopo m a n g ia re ritorn an o fu ori, e se fem m in e sono o tali
che stien o in casa, quando s i coricano e quando si levano, s in ginoechino con tu tta riveren zia a pi tuoi o del padre o dam enduni, e dom andino la b en edizione; la quale um ilm ente da, e so
stie n i tale riveren zia um ilm ente, non per te m a p er loro. D ica

La teoria pedagogica di Giovanni Dominici. Altri pedagogisti cristiani.

25

inginocchiato benedicite, e tu so g g iu n g i quella benedizione credi


a Dio esser pi g ra ta e u tile a figliuoli : com e di dire : D io ti be
nedica di ben ed izion e etern a , o: La g r a z ia di D io sia sem pre teco,
o v eram en te: D io ti riem p ia delle su e sa n te benedizioni l'anim a
e il corpo, o an co ra : D io ti fa c c ia g ra zio so a s e a g li uom ini,
o : Dio ti fa c c ia ta le quale t i v o g lia per la g lo ria suia ; m utandola
<econdo i c a si occorren ti. E ta le ben edizion e ricevu ta, chini il
capo : e levan d osi baci la m ano del ben ed icente, e vada sicu ra che
nulla li potr n u o c e r e . E d a g g iu n g e : E com e a te con form e
mente a questa istru zio n e debbono i figliuoli m ostrare rispetto,
vosi lo dico che sim ilm en te tu d evi condurti in ogni circostan za
verso Dio, il P ad re n o stro ch n ei cieli. E c i d icasi sp ecialm en te
del p iegare e gin occh ia in n an zi a lui, onde pregarlo della sua
benedizione. E ci tu devi fa r e non so lo d u e o tre volte al giorno,
ma ogni qual v o lta sta i per in tra p ren d ere una nuova occupazione.
In questi casi f a un seg n o di croce p er te r r a , su l legno, su i miuri,
0 su qualunque altro o g g e tto ti si p resen ti, e bacialo. Bada dal
pronunciare con ira o con leggerezza, p er sp a v en ta re o p er qual
siasi altro m otivo, una m aledizione o u n im precazione sui tuoi
figliuoli, o su q u a lsia si a ltr a creatu ra o d! m andarli al diavolo,
poich una ta le m aled izion e u scita d alla bocca del padre o della
madre o si verifica o v v ero in qualche m odo d a n n e g g ia .
Il
D om in ici si r ife r isc e in p articolare alle condizioni di f i venze al suo tem p o n e llultim a p a rte: C om e s i debbano aillevare
1 figliuoli ad utili m em bri dello S ta to . E g li co n sig lia in isp ecie
a tenerli lon tan i dal p a rtecip a re ai p a r titi, nulla p otendosi pen
are d i p eg g io , gia cch se tte g g ia n te non reg g e la repubblica,
ma straccia, d iv id e, g u a s t a ... .1
U n bel riscon tro al nobile sc r itto del D om in ici fo r m a il libro
-ntitolato: O pera a ben vivere, so r to una gen erazion e pi tard i e
attribuito al grand e a rcivescovo fiorentino, A n ton in o. A n ch e le le t
tere di A n ton in o alla g en tild o n n a D iodata d eg li A dim ari ap p arten
gono a questo gen ere di sc r itti, seb b en e e sse non siano p ropria
mente un a v v ia m en to a lled u cazion e dei figli. G lin segn am en ti qui
dati in rigu ardo alla v ita , al con tegn o, alla conversazione, alila v i
sita delle ch iese ed agli esercizi sp iritu a li m ostrano com e que
stuomo pio, sem p lice, a u stero e sp erim en ta to fo sse lungi da ogni
esagerazione e fa ls a p iet . O gni p regh iera scriv e A n ton in o a
Diodata degli A d im a ri g ra d ita a D io, e ta n to pi grad ita, quanto
Pi viene dal cu ore: pure io non ho a ch e d ire contro la recita del! uffizio. A p p arecchiati a so p p o rta re m alattie, povert ed a ltr e p ri
vazioni, beffa o persecuzione, cura dom estica o ten tazion e. T i con

1 R osleb, Dominici'* E r:ieh u n g tleh re 25-fG. Relativamente alla teoria dvll*ducazione del Dominici cfr. anche d'A s c o s a e B a c c i . M anuale II, 29-34.

Introduzione.

2G

fe s s a una volita il m ese e p er ora ti accosta ogn i due m esi a lla com u
n ion e in qualch e giorn o fe stiv o . In citt, eziandio presso con giu n ti,
p arla il m eno che puoi e solam ente se d evi. N on perdere docchio
i tuoi figliuoli, accioch v iv a n o nel tim ore di Dio e si ten g a n o lon
ta n i d alle ree com p agn ie. D al m ale bi guarda, non pur n elle azioni,
m a e ned p en sieri. S ii v ig ilan te, non ti abbandonare, drizza la
m en te ad a ltro e al bene. T i solletica la su p erb ia? e tu pronta
f a di a iu ta rti d an do addietro uno sgu ard o a tuoi m olti peccati.
T en ta ta di p u silla n im it o disperazione, volgi i tuoi p en sieri alla
b en ig n it e m iserico rd ia in fin ita di C risto; sia ti p resen te il la
d ro n e salvato. P i ardua ch e non il com inciam ento la p ersevenanza n el b en e: il com in ciare a nulla giova, se non si ra g g iu n g e
la m eta. A rin v ig o rire lo sp ir ito tra v agliato, leg g i di freq u en te
sc r ittu r e sp iritu a li e la m ed ita con tu tta ponderazione e d iligen za.
N on ti f o punto b iasim o che tu conversi fa m ig lia rm en te con donne
tim o ra te di D io. M a non ti fidare cos di subito ad ognluna. I voti
fa tti si soddisfino com e prim a si pu. Il S ign ore ti conceda la sua
benedizione in siem e colla n o s t r a .1
L e m assim e p rofon dam ente religiose p rom ulgate da sa n ti fa u
tori della rifo rm a ecclesia stica com e erano il D om inici e S. A n to
n ino, ricorrono a ltr e s p resso quei rap p resen tan ti del R in ascim en
to, che rim asero fed eli al cristian esim o. Q uesti sep p ero in m odo
eccellen te con ciliare i prin cip ii cristia n i con la sap ien za a n tica. In
nanzi tu tto si d eve qui ricordare il nobile e pio V itto rin o da F eltre,
il quale, bench non abb ia lasciato scr itto alcuno su questo a r g o
m ento. pure con la su a fa m osa scuola di' M antova ha esercita to
u n azione oltrem odo benefica, e profonda. - Q uanto a nobilt d a n i
m o vien e p rossim o a V itto rin o il sen ese A gostin o D ati (m . 1479).
i cu i m eriti p ed agogici non sono sta ti apprezzati che d alla critica
recente. A ccanto a lui bixsogna rilevare A ntonio Ivan i il cui tr a t
ta to del Governo della fam iglia pieno di uno sp irito sc h ie tta
m ente cristia n o . U n a g ra n d e seriet di sen tim en ti e una sin cera
p iet d im ostra F ra n cesco B arbaro, il quale, ancora giovan e d ic ia s
setten n e, in uno sc r itto m olto am m irato dai contem poranei tra tt
ditfu sam en te del m atrim onio, della fa m iglia e delled u ca zio n e .3
K ki m o n t . Klehtc Schriften 2 7 e B riefe lil. Italiencr 1 4 0 s . Uosi.ek (Dominici Krziehiingxlchrc 07-08) motto in dubbio se il Palerm o attribuisca con
ragione a iS. Antonino lo scritto: Opera ben rire rc (Firenze 1S58).

1 Ofr.
bridge

il n o s t r o v o i.

1887 ;

Symon

s n p p l. p . 8 2 s . ; 1 I a s .s k ,
</<

B ord ea u x
3

X IV

I. .'MI s s .

( e d . 1JK51) e

Wooiiward, V ittorin o ila F eltre, C am

Ilenai*ancc l ( t ! s s .
R en aissan ce 4S-X- : J . M visti.\

nnd I U n s is a n .

I iM 'd a g n ftfstl il i c u i q u i s o p r a

a n c h e A . J S 'n u ,

in

A nnate d e Ui fa c iliti

(1 1 )1 2 ), 1 2 1 s s . . 1113s s .
s o n o s t n t i e g r e g ia m e n t e d e lin e a t i

s i.e r . Dominici K rziehunustchre e c c . 1 5 0 s . . 1 0 4


n o v a 1S85.

; S a i t s c h i c k 2 2 3 - 2 2 7 e v o i.

S o tizU iti A. Ir a ni.

Sa ram a

dui U<>-

2 1 4 s . Q u a n t o a U ' I v n u i cfr.
I M is (_\ B b a g g i o , i . Ira n i, Ge<-

Pedagogisti cristiani. Malico Vegio.

Idee e p rin eip ii eccellen ti propu gn pure P aolo V ergerio il V ec


chio, la cui d ottrin a in to rn o alUed u cazion e incontr una diffusione
non c o m u n e .1
La pi r ilev a n te op era p ed agogica d egli u m an isti cristia n i del
secolo XV d evesi ad un a m ico d i papa P io II M affeo V egio. I suoi
sei liljri intorno a lleducazion e, sta m p a ti la prim a volta in M ilano
nel 1491, non p ropugnano n idee ste r ili, n ideali irra g g iu n g ib ili.
Per una educazione razion ale il V e g io p on e innanzi agli occhi i
savii dellantichit, per una ed ucazione c r istia n a eg li desum e i suoi
nrincipii dalla v erit riv ela ta , dalla S crittu ra , dalle opere dei
Padri e d all'esem p io v iv o dei sa n ti. E n erg icam en te e g li inculca
'applicazione del dom m a e della m orale c r istia n a alla v ita . A buon
liritto egli d la pi g ra n d e im p ortan za a llesem pio v iv o di tip i
moralmente p e r fe tti e non si sta n ca dal m ettere innanzi a g li occhi
lei genitori sp ecialm en te una sa n ta M onica e, com e fr u tto della
u educazione vera m en te buona e tim o ra ta di D io, il grande figlio
ii essa, S. A gostino, il cui elo q u en te e dolce lib ro delle C on fesioni era lo scritto p red iletto d egli u m a n isti cr istia n i : Il buon
sempio dei g en itori rende pi efficace led ucazione, la lo ro p re
ghiera ch iam a sopra di e ssi la benedizione del c ie lo . Il lavoro
lei Vegio cla ssico anche quanto allo stilo a ttra en te in modo sp e
lale per il caldo soffio d i in tim a, p rofon d a con vinzione, che lo
civade: la consapevolezza d ellim p ortan za su blim e d ello g g etto si
sprigiona d a p p ertu tto d a lle sue p a r o le .2
I
p rineip ii sa n issim i di p ed a g o g ia cristia n a , co n segn ati con tale
inanim ita in n um erosi tr a tta ti, fo rm a v a n o una diga poderosa conro i pericoli che recava con s la p en etrazione delle n u ove idee
M R inascim ento in tu tti gli ordini d ella v ita. Q uesti pericoli si
Vedi Koi'i1, / . I. Vergerlo, (Ut ernie hum ani*t. 1iidagoge, I.uzern lftKi
llixt. .liihrli. XVIII. 5 3 9 s.; cfr. G. J.'Ulivo, D el pedagogista
Verga-io,
('trvuze 1S94.
Questo giudizio del lavoro del Vegio del Kot-p. M. Vegiu*' Erzieh unu*i'hrr. Einleitung. I eher*etzung unii E rl u teru n g en (Preilmrg 1XS9) 2 0 s.: efr.
and, il bello scritto del medesimo autore: .li. Vegio, ein U nm attisi unii Jiilugnyt ilm
Jahrhundert* ( Luzern 1X.S7I 12 s. e anche KitLEii. Pdagogik
des M. Vegiu*. Schwill i. Gmiind 1K50. V o ig t II-, 39 s. R ossi 40, 192. GraiM.
'Ili neri!tori pedagogici Hai. d el *ee. i r . Torino 1S90 e M. 5IISOU, V ita ili
'/ Vegio. I.mli 1 sh;. (JkjiM, fili *erittori pedagogici i/o/, dei er. X V I. To
rti. ls!tT: II. Il k m K it in (ioni. *tor. d. liti. Uni. XXX (1897). 271 -s.: XXXI
ls!^ i. 13 3 ss. : K. M' i.i.kk. Heilen und B rie fe itili. Jluinani*ten. Ein B eitrug
:ur 1 li neh. der Pdagogik de* Iltnnanisniu*. Wien 1800 e v. in proposito V.
Uossr in n in n i, eil. XXXVIII (1901). K K ss. Anche un padre, elle tu su
'in |>iiiiln ili vista tanto sostanzialmente utilitario come Giacomo Piccolomini
fratello (li lio 11 li. comincia egli pure le sue istruzioni al tiglio eoil'esortazione a osservare puntualmente i doveri religiosi: 1aoi.o Iiocolomi.ni, Docu
m enti di pedagogia e d i scuoia. Istru zio n i di (line. Todrseh ini-Pieeoi om ini al
.figlio Enea i I IMt-lOO). Estratto dal B ull. Sene*e di storia patria X (1908),
fuse. l.

28

Introduzione.

m a n ifesta ro n o sp ecia lm en te allorch si fecero strada 'le ten d en ze


in s g iu stifica te del nuovo tem po verso una p i elevata cu ltu ra
della donna e cadd ero quelle barriere tan toch dei fa u to ri a
sen tim en ti c r istia n i del R inascim ento ebbero il sopravven to n ella
cultura su p erio re della donna e caddero quelle barriere, d a cui nel
m edio ev o era sta ta circon d ata la v ita della donna. Q uesta tr a
sfo rm a zio n e non si com p sen za p regiudizio m orale, tan toch i
fa u to r i d el rin ascim en to cristia n o ebbero a f a r se n tir e ser ie am
m onizioni. L e m adri ch e hanno figliuole e vo g lio n le allevare se
condo Iddio e secon d o lon esto e costu m ato v iv e r e dice V e sp a
sia n o da B isticci alle m adri, proponendo loro a m odello i r itr a tti
di donne cosp icu e im parino a non fa r e loro leg gere n il Cento
N ovelle, n i libri del Boccaccio, n i S on etti del P etrarca, che,
bench e sia n o costu m ati, non bene che le p u re m enti delle fa n
ciu lle im parino ad am are a ltro che Iddio e i loro proprii m ariti.
F a re loro leg g ere cose sa cre: v ite d e santi P adri o istorie, o si
m ili cose, acci che im p arin o a tem perare la loro vita e i loro
costum i, e v ltin si a cose g ravi e non leg g ieri . 1
Il
non aver badato ai pericoli, che giacevan o in fondo ai tr a li
g n a to rinascim ento, ebbe com e conseguenza che g li sforzi di em an
cipazion e fa v o riro n o sp esso una vita ignobile e sensuale, bench a
m olti riu scisse pu re di arm onizzare le n uove ten d en ze con le leg g i
etern e del cristian esim o. N in case borghesi, n in fa m ig lie p r in
cipesche sono m ancate nel secolo XV e x v i donne in sig n i, che hanno
sap u to conciliare nel pi bel modo la pi rigid a costum atezza con
la pi fine c u ltu r a .3 Ce n e f a fed e il fa m o so Libro del p erfetto corteejiano com posto da B ald assarre C astiglione, il gen iale am ico di
R affaello, em in en te com e prosatore, poeta e diplom atico. E g li in
e.sso p resen ta ai su oi contem poranei un tip o ideale, descrivendo
in pari tem po in m odo a ttra en tissim o il tono della societ nob ile
e fo r se il prim o salotto, che m eriti questo nom e m oderno. Mai
fo r s e sta ta pi m agnificam ente d escritta l efficacia ed u cativa
d una belia e ragguard evole sign ora com e in questo classico libro,
che ha reso im m ortale la corte di U r b in o .3
Il
libro d el C astiglion e pone il principio, che la cu ltu ra della
gen tild o n n a neve rag g iu n g ere il m edesim o livello di svilu p p o in
tellettu a le del m arito suo. La donna d eve sap ere intendere e g iu
dicare retta m en te nei vari: ram i della scienza e delle arti, seb b en e

lini' munt, K l r i n e S ih ri f i r n 23. Ofr. anche R osi.er. D i r l ' n i u r n f n i i r -,


Freiburg 11*07. 1 10-334.
J U k i m o n t . V ittorio f u / mi 1(10: II. K i n k f . . Dir Fruii ini M ittra tter,
Kempten u. Miwlien 101.". lit i ss. Ofr. anello K o d o o a x a c i i i . I.a fem m e italienne
23 ss. : AnxoTj). K nltirr tire Jlrnaiitxance 04 s.
*
Ofr. il reniait- articolo del l>r. K. FebkrX. Fin Salon iter JtenU sonre
nel nr. 11003 della V. Fr. Prexxe d\>l 12 aprile 1S05. M oryrnhlatt.

La donna nel Corteyiano dui Castiglione

29

non abbia ad esercita rle. A lleducazione le tte r a ria deve corrisp on


dere in lei la cu ltu ra p ra tica od e stetica , quale si m ostra nel fine
gusto dellab b igliam en to, scevro di v a n it e leggerezza, nel dare
alla con versazion e un in d irizzo ora serio, ora gaio, m ai per licen
zioso od o ffen sivo, e fin alm en te n ella g ra zia d elia persona. N on d i
m eno le q u a lit m orali e le v ir t dom estiche non vadano m ai
disgiu n te dalle p rero g a tiv e d ello sp irito qui sopra d escritte. La
donna deve sa p er ten ere il governo della fa m ig lia e della roba
< a tten d ere a lled ucazione dei figli. P er quanto fa c c ia a ga ra col
m arito, la donna tu tta v ia non d eve m ai, s ia nelle occupazioni m a
teriali, sia n el g e sto o n el d isco rso v en ir m eno alla g ra z ia e legiadria del su o sesso . L a d on n a non p er n atura m eno d elluomo,
l'oich essa sa m eglio g o v ern a re e u su fru ire della su a potenza ben
ch certo m inore. P erci an ch e la donna ha p restato se r v ig i degni
li ogni encom io in tu tti gii ordini, nel governo, nel cam po di b at
taglia, n ella scien za e n ella p o e s ia .1
Che se g i il com p arire della donna in pubblico, se in genere
nel periodo del rin a scim en to fu ro n o a ssa i pi freq u en ti che p er
addietro ca ra tteri m u liebri ben sp icca ti, ci s i p resen ta poi un f e
nomeno d egn o d i n o ta in questo, ch e si d istin g u essero anche nelle
scienze delle donne m ondane, com e C ccilia G onzaga, Iso tta N ogarola di V erona, C assan dra F ed ele. C onseguirono ilalloro poetico
A ntonia de P u lci e L ucrezia T ornabuoni de M edici, la m adre di
Lorenzo de M edici. C osa c a r a tte ristic a a v u to riguardo al tem po
che entram be non com posero ch e can ti sa cri. A d un periodo

4
Ofr. R e u m o k t , V ittoria Colonna 100-101. .T. B u r c k h a r d t , D ie cu ltu r der
Renaissance l i 3. 334 3s. H. J a x i t s c i i e k , Die G esellschaft der R enaissance in Ita Hi'n (Stuttgart 1>879) 50 ss. <S. M a r c e i Ao, L a cronologia del Cortegiano di Ji.
Cagtigiionc, Livorno 1895 (per nozze), di opinione che i primi tre libri del
l'ortet/iano siano stati composti dall'aprile 1508 fino al maggio del 1509 in
Urbino, e il quarto in Roma fra il settembre del 1513 e il dicembre ilei 3535.
Xuova edizione del Cortegiano per V. G i a n , Firenze 1.892; vers. ted. di A. W e s selsk v, Der H ofm ann des O rafen H. Castiglione, Miinchen u. Leipzig 15)07.
ler le edizioni antiche vedi S. Hoxui. Annali I, 30-3-. I)il una versione del
terzo libro del Cortegiano P . ( S e l i g e r , Fraurnxpiegel d er R enaissance v on (Ira f
1!. Castiglione, L eipzig-R eu d n itz [1903]. Ofr. inoltre A. JoLt, De Jialth. Castilionis opere cui Ut uhm il libro del Cortegiano , Cadomi (Caen) 1856; S t k I Ha.n.
l e ber da li n d i II Cortegiano fo n (ira f li. di Castiglione, Berlin (progr. del
Luisen-Gymn.) 190j; G. T o d e r r o , I l tipo ideale del cortegiano nel Cinquecento,
Vittoria 1900 (cfr. G ia n in Giorn. stor. d. lett. ital. I [1907 J, 203 ss.): Itcil.
lU.I Ugem. Z citu n g 1907, nr. 100 (16 maggio), 201-203; I. R axftt.. le b e r de
h unstanschauungen in 11. Castigliones Cortegiano, Graz 1908; idem In U t.
A nzdgcr, Graz 1908, S ls . ; idem in Ilist.-polit. III. C H I (1913), 577-587, <73(>s7 ; S y m o s o s , R enaissance 143-149; F u m is i, Cinquecento 308-372, 500; L.
S c h m id ? , D ie Renaissance in B rie fc n II, 718., 91 ss. ; B r a n d i. R enaissance*,
17S-181 ; B a c m g a r t x e r , W e ltlit. \ 1, 304-314; O h x .e d o w sjc i I, 407-474. Sulle
donne nel Cortegiano anche W. A k d r e a s in A rch iv f. K ulturgcsch. X (1912),
201 ss.

30

Introduzione.

p osteriore a p p a rten gon o V eronica G am bara, G aspara S tam p a e


V itto r ia C olonna. L a p rim a ha pagato il suo trib u to alle debo
lezze d ellepoca, laltra, la pi celebre p oetessa dItalia fu
so tto ogn i rigu ard o una p ersonalit cos d istin ta, che lo storico
d elia c iv ilt del rin a scim en to la chiam a una s a n ta .1
U n m ezzo im p ortan te per curare leducazione relig io sa del
l in d ivid u o com e la v ita cristia n a della fa m ig lia e per m ettere
a rip aro dai pericoli del tem po, con sisteva nel sacram en to della
p en iten za. I co n fessio n a li di q u ellepoca, dei quali il pi diffuso
era quello di S. A ntonino, - q u asi tu tti prescrivono che il popolo
m in u to venga in terro g a to intorno alla fede, al P a ter n oster, ai
dieci com andam enti di D io e ai precetti della C hiesa. S. A ntonino
vuole ch e i fan ciu lli s interroghino in particolare su l com e si com
p ortino coi g e n ito r i; e v icev ersa anche al padre e alla m adre ven
gono ricordati i loro doveri s v erso i figliuoli com e verso i se r
vito ri. I figli si educheranno nella discipllina e nel tim ore di D io,
ai serv ito ri si dar il tem po n ecessario per sod d isfa re ai loro do
veri religiosi, e in caso di m alattia se ne dovr a v er cura e soc
correrli.
I
co n fessio n a li contengono inoltre anche delle dom ande sp eciali
per i diversi sta ti e per le varie classi del popolo. Il co n fessio n a le
di S. A ntonino ad esem p io contiene particolari dom ande per i giud'ici, avvocati (fr a laltro s e d ifesero u n i causa fa lsa e se p ro tes
sero i poveri), m aestri, m edici (se visita ro n o anche i poveri), nego
zia n ti, o sti, m acellai (se diedero carne ca ttiv a per buona, se il peso
fu m ancante), p an attieri, sa rtori (se riten n ero per s i rita g li a v a n
zati, se lavorarono di dom enica senza m otivo), fab b ri, lanaioli, ore*
IlrR cK ii.\H i> T . C ullar I I - 1. 12<: cfr. Uoss. Qualtrui-culo 42. A r i u .v m . I.n
dontta urliti le tte m i urti tiri cini/ueccnto, Verona 1S!M). (Unni. il. Ictt. XVI. 4 0 8 ;
W o t k k in Afonastbi. il. ir i # . Club in W ien JSiM . nr. 3 . V. a n c h e M a i * m ie L a
(1,i.AVii:itK, .ex fenim e de tu Jteuaiauee, Paria 1 8 ! ). Per le L ettere di m o li#
entorose donne, n elle limili eh inram ente appare non essere n ili el<Hjueiitia tu
di dottrina nlli li uom ini in ferio ri (Vinezla, appo Gulirie Giolito 1 5 4 8 . 1 5 4 9 * .
confronta J. iS.vnku iu Oiorn. xtur. d. lett. ita l. XXIV (1 8 i> 4 ). ;! ss. >Su donne
erudite dv>l Rinascimento v. inoltre M o n .n i , Q uattrocento I. ffli ss. ; Jiln.
i'iilkxzeituni; 15102, nr. 388, 3 0 aprile; S a i t s c i i i o k 1 7 2 s s . e voi. suppl. 0 7 s. :
U o ih h - a x a c iii . /. fetiune Uniteti ne :iti-fi. a iS s s. in proposito II. IL tivirm c in
Journal de* S u rn n tx X. >S. V (1SHI7). 535 ss. Su Vittoria Colonna come poetessa:
F l a m i n i , Cinquecento 198-200, ."Vis ; H . v r m o a r t x k b , W cltlit. VI, 314-317. CSu
V. Gamba ra : K i . a m i . n i Uh-, eit. 1117 s. e 548: I*rzio-HBKiER. Cult, e etiti z. lett.
'Isabella d'Usto i l 3. 347 ss.: J.. (Sciimiot, J tie Jtenaissunee in liriefen II. 250ss.
Su Isotta Nogarola : L. G e ic e h , l ortrge u. te r * neh e 28*33, 83-85.
3
t f r . G k f f c k k x , Iter IIitderkateehi*inn* de* l.. Jahrhundert* I ( L e i|> 7 .i
1 8 3 5 ), 3 4 s. le n iv i p u p e p a r tic o la r i in to r n o a d a lt r i c o n f e s s io n a li d e ll'e p o c a : c f r ,
p. 108.

* Confessionale

I). A

n t o n in i

archiepiscopi F iorentini

15Q S , f . 74t> s . e t

41!.

Prescrizioni religiose negli statuti dello corporazioni.

ar

fiei, servi e g io r n a lie r i.1 N e ssu n o sta to era riten u to troppo basso
per la m atern a sollecitu d in e della C hiesa; s i sco r g e con q u a n to
zelo si so r v e g lia sse la v ita del popolo, con quale scrupoloso am ore
si ten essero d occhio le sin g d .e cond izioni anche del b asso popolo
e si cerca sse d i con oscern e e co rreg g ern e le debolezze. P er i fa n
ciulli A n ton in o di F iren ze com pose un catech ism o apposito, che
fu stam p ato la prim a v o lta a V en ezia nel 1473. Il libriccino, del
quale si conoscono a ltre tr e ed izion i, si d istin g u e p er chiarezza
ta tto : esso e g r eg ia m en te a d a tta to a llin telligen za dei piccoli.
La p rovvid a cura della C hiesa per tu tti e il sen tim en to reli
gioso delle m a sse si m a n ifesta ro n o lum in osam en te n elle m aestranze
e nelle co n fr a te r n ite ch e ebbero un gran de sviluppo.
Le n u m erosissim e corp orazioni avevan o b en s di m ira innanzi
tutto scopi terren i, tu tta v ia e sse v i univan o quasi se n z a eccezione
anche scopi relig io si e di ca rit . L e corporazioni, che non m anca
vano n n essu n a c itt , avev a n o anzi, pi o m eno, un ca ra ttere reli
gioso. O gni corp o di artefici aveva la su a p rop ria C hiesa o cappella
e il proprio sacerdote. - Gli sta tu ti sp ira n o un profondo sen tim en to
religioso giacch sp esso il d esid erio di m an tenere una candelaia a
un altare, di celebrare in m odo p articolare la f e s t a di un san to, di
possedere una propria cap pella per le sacre fu n zion i in com une,
aveva d ato o rig in e a lla fo n d a zio n e del sodalizio. S ev ere p rescrizion i
invigilavan o circa ladem pim en to dei doveri religiosi da p arte d egli
aggregati. N elle d om eniche e n eile fe ste ciascuno era ten u to ad
ascoltare una M essa, e di pi ciascun o alm eno una volta al m ese
doveva a ssiste r e alla M essa n e lla c h iesa del sodalizio. A chi pi
assiduo si m ostra v a alla ch iesa era n o riserb a ti dei prem ii. Gli sta
tuti in sisto n o sp esso anche su l portam en to devoto da ten ersi nella
casa di D io e p roibiscon o di lascia re la ch iesa prim a che sia ter m i
nato ii serv izio d iv in o . A lcuni sta tu ti p rescrivon o esp ressam en te
che gli a g g r e g a ti s i co n fe ssin o d u e o tr e v o lte lan n o; g lin ferm i
non dovevan o v e n ir soccorsi se prim a non a v essero so d d isfa tto
i Confcnxionale I ) . A n t o n i n i ecc. f. l i ) s s . Nella dioct si di Acqui vigeva
'l precetto, confermato il 22 agosto 1499 con decreto sinodale sotto il vescovoI-uigi Brano, che ogni confessore fosse tenuti ad avere ed a studiare diligen
temente la ,S il in ina di S. Antonino o 11 Ma ni mi un cura to n u n . (Questo fatto spiega
!<* numerose ristampe del due scritti fattesi negli ultimi trent'anni del sec. x v ;
vedi Allg. deutnche liiogr. XX, 501; T a c c h i V r a m n i I. 281.
*
Ier quel che segue cfr. I I o o o c a S a c h i I. i.xxv s.. xrix n. e di pi G o t t i-'B in II ini. ,fnh rii. XVI, 130 ss. Sulle corporazioni a Firenze vedi A. D o r e n .

fin tw lcklu n g uiid O rganinntion d r r F lo rc n tin er Z iin fte ini II. und / }. .olirli un te r t, Leipzig ISO". Cfr. 11U t. Z citnrh r. LXXXIII (1890), 127 ss. Per Venezia:
*. M o n t i colo, / c a p ito la ri d elle a r ti ven ezia n e not lottante a lla G iunti za c p o i
alla G iu stizia Vecchia, d alle o rigin i al IC C C X X X , voi. 1. Itoma 1K!M> e l ini.
Xeitnehr. cit. 131 ss. IVr Perugia : A. B r i g a n t i . L e corporazion i d e lle a r t i n el
camune d i P eru g ia (sec.. X III-XIV), Perugia 1910. Per la corporazione peru
g in a dei pittori : W . B o m b e , Gench. d e r P eru gin cr M alerei, Berlin 1012, 1-16.

Introduzione.

q uesto prim o d overe relig io so. In m olti sta tu ti la b estem m ia pu


n ita con pen e sp ecia li. V ien e com andata in m odo sp ecia lissim o la
sa n tificazion e delle d om en ich e e degli altri gio rn i fe s tiv i. O gni cor
porazion e te n e v a il su o sa n to patrono, che secondo la leggen d a o
la sto r ia a v e v a esercita to la m edesim a arte o er a sta to in qualche
a ttin en za con e ssa . C asi in Rom a i m aniscalchi e gli orefici ven e
ravan o com e p atron o S. E ligio, i m arinai S. N iccol, i conciapelli
S. B artolom eo, g li agrico lto ri S. Isidoro, i m ugnai S. P a o lin o da
N ola, i bottai S. Giacom o, gli osti S. B iagio, gli alb ergatori S. G iu
lian o, i m uratori S. G regorio M agno, g li scalp ellin i i sa n ti Q uattro
C oronati, 1 ca m b ia-valu te S. M arco, i m ereiai S. Seb astian o, i m er
ca n ti di lana S. A m brogio, ii calzolai S. C rispino, i barbieri e m edici
S. C osm a e D am iano, g li speziali S. Lorenzo, i p itto ri S. L u c a .1
L a fe sta del p otrono celebravasi con solen n e fu n zio n e relig io sa
e p rocession e, alla qu ale d oveva prender p a rte ogni ag g reg a to . In
R om a tu tte le corporazioni com parivano r iu n ite nella gran d iosa
p ro cession e che nlla v ig ilia d ellA ssu n ta m oveva dal L ateran o a
S. M aria M aggiore. Q uesta fe sta d ella M adonna era nella citt
etern a la vera fe sta d ella classe o p e r a ia .2
Il
profon do sen tim en to religioso, la p iet veram en te sen tita ,
che in Rom a com e nelle a ltre citt ita lia n e a v v iv a v a le corp ora
zion i, era quella, che an im ava anche i sem plici operai con i se n ti
m enti della fra tella n za , d ella reciproca benevolenza e della u stera
rettitu d in e so tto ogni rigu ard o che sa lta n o agli occhi del letto re
d egli sta tu ti. Sp eciali a rticoli tra tta n o della cura dei poveri, dei
m alati e dei p rig io n ieri. O gni sodalizio aveva il suo p rop rio m e
dico e il proprio ospedale. La v isita e il soccorso ai soci m alati
o p rig io n ieri, che con qualche azione d isonorante non si fo ssero
resi ind egni d ella ssisten za dei loro con fra telli, v e n iv a n o a sse
g n a ti com e d'ufficio a sin g oli m aestri della corporazione; oltre a
ci i p residi delle m aestran ze erano ten u ti a provvedervi di p er
son a. In certi sodalizi v erano a ltre s delle p ensioni fsse p er i soci
b iso g n o si e per le loro ved ove e gli orfan i, com e pure in parte
contrib uti ab b astan za rilev an ti p er la dotazione delle figlie. A nzi
la cura verso i sin g o li soci estendevas>i anche alla ltra v ita , poich
tu tti g li a g g r e g a ti dovevan o a ssiste re alle esequie dei soci, i po
veri avevan o sep oltu ra a sp ese com uni, per ognuno v en iv a n o c ele
b rate M esse da m orto e di tu tti i d efu n ti v e n iv a fa tt a sp eciale
com m em orazione in d eterm in ati giorn i dellanno col sacrifizio del
laltare.
S p esso a la to e in sesno delle organ izzazion i p ro fession ali pene
tra te di sp irito religioso, delle m aestranze, esistev a n o anche a ltre
1 Kodocakagw I e .11 passim .
3 AMNOI.FI I, 2 3 7 . IlODOC.YXACIII, I. CI.
3 K obooaxaoiii I , x c v ss. e G o t t l o b lo c . c i t

Le confraternite.

33

aggregazion i, le quali m iravan o al p erfezion am en to relig io so e


morale d ei loro m em bri m ed ia n te l e sercizio di particolari opere
di culto o d i am ore v erso il p rossim o. A nch e qu este con fra tern ite
avevano il loro sp ecia le patrono, la loro ch iesa o cap p ella p a rti
colare. M ediante le co n trib u zion i dei soci della c o n fr a tern ita v e
nivano soccorsi i b iso g n o si, p rovved u te dii dote le figliuole, curati
glinferm i e |Si d ava se p o ltu r a a i m o r t i.1
L e co n fr a te r n ite floride im p ieg a v a n o una parte dei loro beni
anche nella co stru zion e e neHab b ellim en to di una c h iesa propria,
nel fa r e eseg u ire d ip in ti, b a sso r ilie v i o un sa n to sepolcro in altre
chiese della citt , n ella cq u isto di sp ecia li g o n fa lo n i o p er la co
struzione o a rred am en to d una p ro p ria c a sa per le adu n an ze della
scuola.2 N e i te sta m e n ti s in contran o m olto sp esso d elle d isp o si
zioni m iranti a ta le s c o p o .3
In V en ezia la c o n fr a te r n ita di S. G iovanni E v a n g e lista fece
erigere nel 1453 una scu ola o rn a ta di e le g a n te vestib olo e dip in
gere da G en tile B ellin i il m iracolo della reliquia della C roce in
tre quadri, ch e o g g i co n serv a si neHA ccad em ia della c itt delle la
gune. Ad orn am en to d ella c a sa d ei co n fra telli d i S. M arco co
struita nel 14S5 e r a d estin a ta la p red icazione di S. M arco del
m edesimo m aestro, al p resen te in B r e r a .4 II C arpaccio cre il suo
capolavoro p er la so ciet d i S. O rsola d istrib u en d o la sto r ia di
questa sa n ta in nove quadri (1490-1495). Q uesto p itto re adorn
pure con opere del suo p en n ello le fa b b rich e delta con fra tern ita
(fi S. G iorgio d eg li S ch iavon i e di S. S te fa n o .5 D alla scu ola di
S. Rocco n el 1489 fu c o str u ita una c h ie sa propria, d ed icata a

1
Ufr. in generale .Mo roni XVI, 117 ss. e la dissertazione (11 L a .n ih .n i ,
Appunti di critica storica por l'ori#ine e la v ita delle fra te rn it laicali in.
Italia, Perugia 1915. L e con fra tern ite italiane meriterebbero bone tuia parti
colare ricerca, per la quale i loro archivii in gran parte ben conservati con
tengono ricchi materiali. (Si dovrebbe a tal proposito anche esaminare, come
mediante la doppia organizzazione della societ secondo i due principi!, econouico-materiale e industriale nelle corporazioni e 'Idealmente religioso e di
carit nelle confraternite, siasi ottenuto un salutare avvicinamento degli oppo
sti principii economici e professionali.
1
tCfr. B u r c k h a r d t , G eschichte der R enaissance in Ita lien 182-185, dove
sono menzionati parecchi esempli di una tale attivit ; cfr. anche Burckhakot,
Beitrge 158 s., 203 e D urm , R enaissance in Ita lie n 433, 555) s.
* Cfr. il * testamento del 17 novembre 14S9 citato sotto p. 36 n. 2. V. inoltre
* testamento di Antonio Tinto del 2 febbraio 1474 ( A tti Leonardi de Biasio,
b- 545, . 4). A r c h i v i o d i s t a t o i n V e n e z i a .
* B u r c k h a r d t , G eschichte der Renaissance in Ita lie n 184. W o i . t u a . v x II,
S7 ; cfr. R epertorium X V III, 187, 188.
* Woi.TMAXN- II, 298-299. I o i . u k x t i , Carpaccio, Venezia 1MK!. A rch. stor.
'AllA rte I I I (1897), 405 s. l O L l i c m et L u d w ig , V ittore Carpaccio et la cinv!rrie de S a in te Ursute Femise, Florence 1908 (cfr. L. T e s t i , X u o vi s tu d i su l
Carpaccio, in A rch. stor. ita l. 5* serie X X X III (1904), 96 ss. Ludwio <?t .Moi b t i , F. Carpaccio, Milano 1903, 85-260.
P asto,

S toria iti Papi,

111.

Introduzione.

34

S. R occo; nel 1517 B artolom eo Bon com inci la costru zion e di


una g r a n d io sa ca sa pei co n fratelli, la quale d iven n e in se g u ito una
delle pi stu p en d e creazion i dellarch itettu ra ven ezia n a e fu abbel
lita dal T in to r e tto con 56 colossali d ip in ti di so g g etto b ib lic o .1
In P a d o v a si d istin g u ev a n o la scuola del Santo, che d a l 1511 in poi
fu fr e g ia ta di 17 affresch i del T izian o e dei su o i d iscep oli p resi
dalla leg g en d a di S. A n ton io, e la scu ola d el Carm ine.
In S ien a le c o n fr a te r n ite di S. B ern ard in o e di S. C aterin a si
e ressero cia scu n a due ora to rii co n tig u i riccam en te orn ati e con
p o r t ic i.2 Col so p ravan zo d egli in tro iti la c h iesa d ella Mijsericordia
di A rezzo v en n e a b b ellita d una superba f a c c ia t a ; 3 la c o n fr a te r
n ita dellA n n u n zia ta fe c e d ipingere nel 1466 da P iero d ei F r a n
cesch i uno stend ardo per la ch iesa, il qualle pi non si con serva. *
A F iren ze parecchie co n fra te rn ite p ossed evan o proprii edilzi.
M agnifico in isp ecie quello della co n fra tern ita dei laici dello Scalzo
(cos detta, perch n elle processioni uno d ei fr a te lli e r a te n u to a
portare il C rocifisso a piedi scalzi) il cu i cortile fr e g ia to di dieci
affreschi di m an o del S arto, tolti dalla v ita di sa n G iovanni B a t
tis ta (ann i 1 5 1 1 -1 5 2 6 ).8 F a m o sissim e sono le scu ltu re ornam entali
che con fo rm e a una deliberazione del 1406 le corporazioni fioren
tin e fecero eseg u ire a Or San M ichele: il G hiberti cre p er i cam
b iavalu te il S. M atteo, p er i p annaiuoli S. G iovanni B a ttista , per
i lanaiuoli il S. S te fa n o ; DonateHo il S. G iorgio p er gli arm aiuoli
e il S. M arco p er i lin a iu o li: V errocchio il C risto coll incredulo
T om m aso per i m e r c a n ti.0
S p esso em in enti a r tisti d ip in sero a n ch e i q uadri per i g o n fa
loni d elle c o n fr a te r n ite .; M agnifiche opere di q u esta sp e c ie acqui
staron o le scu o le di S. N icol di F o lig n o e dellA n n u n zia ta di P e
rugia. 8 A n ch e la c o n fra tern ita di S. B ern ard in o di P er u g ia im
p ieg la sua ricchezza in uno stendardo, d ip in to n el 1475 da B en e
d etto B u o n fg li,8 e n ellornare la fa c c ia ta della c h ie s a .10 P a rim en ti
Burokharrdt, (letch. d. Jienaiss. 184; cfr. N o k l, Ita l. Skizzenbuch. 2 ed.
(Stuttgart 18(55) 77 s. G. N ic o l e tti, Illu stra zio n e ie lla chiesa e scuola di 8.
Itocco in Vctwzia, Venezia 1885. iSu confraternite In Venezia e sull'arte da
esse promossa, cfr. in generale anche M o l m e n t t , S to ria di Venezia 1*, 185 ss..
103 s. Sulle attinenze del pittore Bonifazio Pasini di Verona colla confraterJixita dei Ss. iSlro e U bera in Verona, cfr. G. IjUdwio jn Jahrb. d. preuss.
K unstsam m lunpi'n X X II (1901), (2 ss.
2 B u r c k h a r d t loc. cit. 18(5.

B u rc k h a rd t

W o L tm a n

"

lo c . c i t. 1S3.

II, 2 1 6 . Uiorn. degli Aroh. Tose. VI, 1 1 .


W O I.T M A N N II, 614.
Vedi iA. P iiru ep i. Fiorone, Leipzig 190C5, 52.
Qfr. GERSiAon in JRw. d e (art ehrtien 1901), OS, ss. o sopra p. 6.
Ofr. WoLTM A.VX l i , g l i .
W oLTM ANN 11, 214.

IO B

u r o k iu r d t

lo c. c it . 183.

Le confraternite.

36

la confraternita, dei fla g ella n ti di S. G regorio di A ssisi nell 1468


si fece fa r e da N iccol da F o lig n o un g o n fa lo n e, che o g g i tro v a si
nella raccolta d i quadri di K a r ls r u h e .1 P er la c o n fra tern ita dei
Ss. A n geli di C agli, T im oteo V iti n el 1518 d ip in se il N oli me Um
ifere. 2 F ra le scuole di R om a p rim eg g ia il b elloratorio con peri
stilio a S. G iovanni D e c o lla to .3
In tal m an iera q u este n u m erose corporazioni oltre a lladem pi
mento dei loro fini filan tropici h ann o fa v o r ito non poco an ch e larte.
Ogni c itt , anzi quasi ogn i b o rg a ta d Ita lia , v a n tava sim ili con
fraternite, a rricch ite dai p ap i di m olte g r a zie sp iritu a li. * U na
delle pi a n tich e la c o n fr a te r n ita la ica di S. L eonardo in V iterbo,
la quale fin dal 1144 a v ev a q uivi fo n d a to lospedale F r a n c o .6
ire gen erazion i pi ta r d i, un fa cch in o fiorentino fond la celebre
confraternita d ed icata a M aria so tto il tito lo d i M adre d ella Mis
ericordia che per lo pi d etta s e n z altro la M isericordia. I soci
avevano il d overe di ra cco g liere m alati e f e r iti per le strad e, di
ondurlii a llospedale e di sep p ellire i m orti. N el 1325 i co n fra telli
della M isericordia si acqu istaron o gran d i m eriti in occasion e della
l>este. D allora in poi v en n ero accolte n ella co n fra ter n ita anche
persone perven ute, m ed ia n te donazioni e la sciti, a gran d e ric
chezza, esse fu ro n o cen tri di v ita s ia so cia le che a rtistica . In s e
guito alla unione co m p iu ta si nel 1425 d ella c o n fr a te rn ita della
-Misericordia con la C om pagnia d i S. M aria di B igallo, la quale
non era te n u ta ad o p ere di ca rit v erso il prossim o, la M isericorda and in d ecadim ento. N e l 1475 riso rse e n ella peste del 1494
i rese oltrem odo b en em erita. 0

S WOLTMANN Vii, 212.


2 WOI.TMANN II, 3 2 8 .
* liU R C K H A R D T lO C . d t . 1 8 5 .

* Cfr. fra altro 1 '. C e r b e t c t , D elie chiese dei conventi e delle c o n fra te r
nite della M irandola 3 voli. Mirandola 1889-U ; M. O lO X I, 1 disciplinati di
ti. lla r io in C astelfioreniino, in Misceli, stor. della Y aldelsa II (1894), 08-112,
-1(5-242; J v i v k k a , Catalogo delle scrittu re a ppartenenti alla c o n fra ic m ita di
ti. Maria della riet nell'A quila, in Boll. d. Hoc. di S to ria patria A . L. A n ti-

nri (Aquila) X III (1901), fase. 25: I*. C a j t a r o , N o tizie e docum enti dettai
' hiesa pincrolcse IV. Pinerolo 1899, 123-109 ; l i . B r u m o s i . Lerem o di S . Iliromo di Fiesole, F iesole 1 9 2 0 , 1 5 .
5
Ix> statuto di questa confraternita sUito recentemente pubblicato dal
'"zi ( Gli ospizi m edioevali e TospcdaU: gratule di Viterbo [ 1893]. In seguito a
'lUesta sco|ierta viene a cadere l opinione del M u r a t o r i (AntU /uit. Italiae, I ) i s .
5) circa il tempo in cui ebbero origine le confraternite.
* Ofr. I*. L un m n, Isto ria della arcitum fr. di S . M aria della M isericordia,
Firenze 1843 e Livorno 1S71 (edizione anteriore del 1779). O. B ianchi, L a comw gnia della M isericordia, Firenze 1855. H ist.-poL HI. VIII, 395 s. D ubi in Re*
' ieto 114 (1894), 333 ss.; A. Seingardi, L e m edaglie dei capi di guardia delta
*' K.vig, D ie Ilrudcrsch a ft der M isericordia in F lorcnz, in liagr. Carita
tl lle m 1906. 9 ss.

36

L e fo rti e com m oven ti parole dei predicatori di penitenza,


o vvero il flagello d ella p este fu ron o sp esso occasione ch e nel se
colo XV n u ove co n g reg a zio n i di questo gen ere s i a g g iu n g essero di
con tin uo a lle g i e siste n ti. Cos n el 1415 sorse in V en ezia 1 la con
fr a te r n ita di S. Hocco, la quale nelle rip etu te v isite della peste
sp ieg unazion e oltrem odo benefica. A d e ssa ap p a rten ev a n o i pi
ricchi citta d in i, d n ob ili e persino m olti dogi. P er ta l ra g io n e la
co n fr a te r n ita d isp o n ev a di cos ricco p atrim on io, che oltre a llas
siste n z a o b b ligatoria verso i poveri e g lin ferm i, fu 'in g rad o di
fa v o rire anche le a rti, com e sta to g i detto. M olti eran o con tem
p oraneam en te soci di pi c o n fr a te r n ite .2
A llorch n e llanno 1448 la p este infier in R om a colui ch e era
allora il co n fesso re tedesco a S. P ietro, istitu per i su oi con n a
zion ali la c o n fra tern ita deUA ddolorata, tu tto ra e s is t e n t e .3 P arim enti fino ai n o stri g io rn i si m antenuta la conifraternita civica
dei Buonuom in di S. M artino fon d ata da S. A n ton in o n el 1441, la
quale h a il com p ito di ricercare e sovven ire ai poveri vergogn osi.
Dopo breve tem po gi 600 fa m ig lie ven ivan o sov v en u te da questa
fra tella n za , e di ci non per anco contento, A n ton in o si recava
p ersonalm en te n ei pi rip osti q u a rtieri della c itt in c er ca di m i
sera b ili, apportando in persona aiu to e co n forto ovunque. Il me
d esim o s i narra di san L orenzo G iu stin ian i p atriarca di V e n e z ia .4
A nche il beato B ern ard in o da F eltre, onde ven ire in soccorso dei
nobili decaduti e in gen ere dei poveri vergogn osi, fon d in V icenza
due istitu ti, i quali per secoli so n o sta ti una fo n te di b e n e d iz io n e .5
In R om a il dotto Cardinal Torquem ada fon d nel 1460 la con
fr a te r n ita dellA n n u n zia ta con cap p ella p ropria in S. M aria sopra
M inerva, allo scopo di provvedere di dote ragazze p o v e r e .0 A nche
in a ltr e c itt ita lia n e so rsero nel secolo XV dellle associazion i m i
ranti alla stessa bella opera di ca rit , n ella quale il pi nobile
Sull'istituzione e lmi>ortauza cori>rativn delle scuole veneziane cfr.
San so vino, Venezia 90 ss. V. anche I.. V en tu ri, L e Compagnie della calca, in
Kuovo Arch. Veti. Nr. 8., XVI (190S). XVII (1900).
s * Testamento del 17 novembre 1489: Lena relieta B arth. de M onte: Ite
diiiiitto tri h un scoli# de quibus ego su m ride Urei 8 . P etri M artiri de Muriano.
8 . lY a n cisci a l i m n et 8 . Maria C laudorw n et Cecorum soldo J^0 parvor. pr
quallbvt cornili ( A tti A nt. Grasselli, b. 508, . i)5). 18 novembre 1489: Barth iti.
q. D om inici de Pergam o velutarius: Ite m d im itto due. 2 auri scholae 8 . M aria
servorum de qua ego su in... Ite m scholae im ignac 8. R ochi de qua ego sum (loc.
eit . 25). | A r c h 1 v 1 o d i S t a t o i n V e n e z i a .
3 Ctfr. il nostro voi. I. 437 s. (ed. 1931).
*
R atzinger, A rm enp)lege 370. Ofr. anche Skaikk ISO e specialmente X.
Mart EUJ, J biionuomini d i 8 . M artino (estratto dalla R assegna nazionale).
Firenze 18S4. V. anche C orrespondant 18S9 Juillet 396 e G u a s t i in Rosa d'ogni
mesci. Calendario fiorentino 1S64; T acchi V en tu r i I, 377 s.
6 A rt a Sanrt. sept VII. 869.
Ofr. il nostro voi. I, 369 (ed. '11)31).

Le confraternite.

87

e delicato se n tir e e la c r istia n a prudenza s i danno la m ano. Cos


in Parm a n el 1493 si fo rm u n a fra tella n za , onde agevolare le
nozze di povere e v irtu o se rag a zze e di g io v a n i.1
Sop rattu tto ricche di c o n fr a te r n ite era n o F iren ze e Roma.
Nella citt d ellA rn o il num ero d elle so c ie t o com p agn ie di citta
dini c o stitu ite si a scopo d i p ra tich e sp ir itu a li am m ontava sul p rin
cipio del secolo XVI a 73 e v i erano a ssociazion i non soltan to per
adulti ma anche per fa n ciu lli, ta n to la v'ita di fa m ig lia er a stret
tam ente 'legata con lecclesia stica . Q ueste a ssociazion i di fa n ciu lli
raccoglievansi tu tte le dom eniche e g li a ltri giorn i fe s tiv i per
assistere al vesp ro. T r a le so ciet destim ate agli uom ini alcune
non esclu d evan o qualche lie to tra tten im en to , a ltre si consacravano
esclusivam ente ad opere di beneficenza, altre ancora alle pi rigid e
pratiche di p en iten za. U n a sp ecia le fr a te lla n za av ev a cu ra di d i
sporre a r e lig io si sen tim en ti e d i dar sep oltu ra ai m a lfa tto ri con
dannati a m o r t e .5
U n idea e sa ttissim a c ir c a le ste n sio n e di qu este co n fra tern ite
ce la p ossiam o fa r e dando un sg u a rd o allo svilu p p o c h e sse p re
sero in R om a, m etropoli d ella c r istia n it . La p i in sig n e di quelle
aggregazioni, ch e pi tard i fu r o n o e r e tte ad are con fratern ite, era
quella ch e anche o g g i s u s s is te so tto il nom e d a rcico n fra tern ita del
Gonfalone. Q uesto so d a lizio fo n d a to nel 1264 da dodici g en tilu o
mini, ch iam ossi da p rin cip io C om pagnia dei R accom andati di M a
donna S an ta M aria. I co n fra telli ra ccoglievan si da p rin cip io in
S. M aria M aggiore, poi in S. L u cia d ella C hiavica. Innocenzo V III
dal v e ssillo ch e p o rta v a si n elle p rocession i g li diede il nlome del
G onfalone e a g g reg ad e s s o a ltre cin q u e con fra tern ite. A nche
A lessandro V I fa v o r la co m p a g n ia del G onfalone, la quale oltre
alle pie p ra tich e m irava pure a scopi di c a r it . * Le altre con
fraternite p resen ta n o per lo pi q u esti due scopi.
Ad Innocenzo III risa le la c o n fra tern ita dello S p irito S an to, la
quale ricev ette un nuovo im p ulso d a lltsservisi a g g r e g a ti i papi

K a th . Lcben II, S39.


S to ria fiorentina I (Milano 1845), 398-394. R e x jm o n t , Lorenzo
1J, 317 s iSk a i f e 180. D A s c o s a , I*. 4 0 5 g. S. I^ a (So r s a . L a Compagnia di Or
S(in Michele, ovvero una pagina della beneficenza in Toscana n e t ce. X I V ,
Tra ni 1902 (cfr. G. B r u r c o m in A rch. sto r. ita t. .V serie X X X I V [190*1,'
-17 ss.). Sulla Compagnia della (Morte In Genova cfr. M. Itosi, Uh confortatorio
per i condannati a m orte in R iv . delle <li*cipi. carcerarie. 1 febbraio, 1 marzo
1899. SnU'arciconfratemita deUOspedalc di S . Maria della Morte in Bologna,
he parimente aveva lo scopo di preparare 1 condannati alla morte, cfr. F r a t i ,
lo privata 2 ss.
*
Cfr. l'interessante monografia di R u g c e r i . L 'archconfraternit del Gon
falone (Roma 1.806), dove a p. 4SI s. sono pubblicate le ordinanze d'Innoceirzo
'I I I tratte daU'Archivio della Confraternita. Prepara una monografia sulla
confraternita del Gonfalone il dottor L. K ers.
1

K o b le r,

V a r c h i,

Introduzione.

E u g en io IV e S isto IV . M olti card inali, q u asi l in tera co rte pon


t if ic ia sotto i su d d etti p a p i appartennero a questo sodalizio. Era
p o i costu m e fin dal secolo XV, che anche p rin cip i str a n ie ri, venuti

a v is ita r e Ila c itt etern a , s in scriv essero nel r eg istr o d ella com pa
g n ia dello S p ir ito San to, e co s quel re g istr o d ivenuto u n a rac
colta di autografi u n ica nel suo g e n e r e .1
N on m eno celebre e r a la co n fr a te rn ita di S. S alvatore, la
p rim a che sia s ta ta elev a ta ad a rcico n fra term ta . E ssa ven erava
in m odo p a rtico la re la v e tu sta im m agin e del S alvatore n ella cap
p ella S ancta Sanctorum , la quale v en iv a p o rtata solen n em en te in
p rocession e a S. M aria M aggiore, da dove le si m oveva incontro
con la m iracolosa im m a g in e d ella M adonna d i d etta b a s ilic a .2 Al
socolo XIII r isa le la c o n fra tern ita d ei se tte dolori di M aria in
S. M arcello e al secolo XIV quelle di S. M aria del Popolo, di S . B er
nardo e di S. A n n a dei P a ra fren ieri.
A bbondante oltrem odo dii nuovi sodalizi di sim il g en ere il
secolo XV. S o tto E u g en io IV ebbe o r ig n e la c o n fra te rn ita di S. B e r
nardo alla C olonna T ra ia n a ; so tto P io II la co n fr a te r n ita dei preti
di S. L u cia d e G innasi, rin n o v a ta da G iulio II. S p etta in o ltre al
p on tificato del p a p a sen ese la g i m en zion ata fon d azion e del ca r
dinal T orquem ada. S o tto P a o lo II si costitu iron o 'le con fra tern ite
d ellim m acolata C oncezione in S. Lorenzo in D am aso e qu ella di
S. A m brogio. * S otto Innocenzo V i l i nel 1488 v en iv a fo n d a ta in
S. G iovanni D ecollato da alcuni pii F io ren tin i la co n fratern ita
d ella M isericord ia col lodevole scopo di procu rare i soccorsi della
relig io n e e la sep o ltu ra ai condannati a m orte. Q uesta co n fra ter
n ita, ch e nel 1490 fu co n ferm a ta dal papa e arricch ita di p r iv i
legi, aveva un proprio sacerdote. A ppena un m a lfattore ven iva
condannato a m orte, due co n fra telli si recavano da lui p er disporlo
alla c o n fessio n e generale e alla sa n ta Com unione. L in tero sod a
lizio, preceduto da una croce ricop erta di n ero e cantando i salm i
p enitenziali, accom p agna il condannato al patibolo e ne sep p el
liva poi il cad avere nel p roprio cim itero. I co n fra telli v estiv a n o
di n ero e in m em oria del loro patrono p ortavan o nel cappuccio
un effigie della te sta di S. G iovanni B a t t is t a .4

* Ofr. Je notizie da noi date estraendole dallA r c h l v l o d i S. S p i r i t o


in voi. I, 353 s. (ed. 1931) * II. 650 s.
2
Ofr. P i a z z a 361 s . B . M t u j k o , Dell'oratorio m S. Lorenzo del L aterano
detto Xaneta Sa net orimi. Roma 1666. G. M a r a n g o n i , Tutora dclVantichissim o
oratorio... appellata Sanata Sanctorum . Roma ,1747 ; G risar, Di rom. K a pelli'
Sanc a Sanctorum . Un- X eh a t:, Freiburg 190S, 43 ss.; idem in C ivilt C attoliea 1007, I, 440 ss.
P i a z z a 556 s 347 s., 523 s 514 s., 510 s 484 s., 429 s 423 s. e M o r o m II.
205 ss.
| i
i i f i
* Muli. T\, 343 ss. P i a z z a 502 ss. I.a M isericordia romana meriterebbe una
monografia : copiosi atti relativi sono nellA r c h l v i o d i S t a t o i n R o m a .

Le confraternite.

39

N e llann o 1499 A lessan d ro V I con ferm la co n fr a te rn ita di


S. Rocco e di S. M artin o a l P o rto d i R ip etta . Q uesta con g reg a
zione, ch e p r e sto s i e r e sse una ch iesa e uno spedale, s i prendeva
cura in m odo sp ecia le d ei b arcaioli e d eg li o sti di quel quartiere.
Leone X le accord sp ecia li ind u lgen ze. P a rim en ti al tem po di
A lessandro V I risa'le l o r ig in e d e lla rcico n fra tern ita del SS. S acra
m ento e d e lle cin q u e p ia g h e di N . S. Ges C risto, che divenne in
breve a ssa i florida. I co n fr a te lli accom p agnavano in processione
solenne il S a n tissim o allorch v e n iv a p orta to a g lin ferm i e ai m o
ribondi. E s s i avevan o u n a p ro p ria cap p ella a S. L orenzo in D amaso, ch e fu p resto m ag n ifica m en te abb ellita. S p eciale p rotettore
di questo sod a lizio f u il papa G iulio II, ch e gli c o n cesse la con
ferm a so len n e e si fe c e acco g liere n el n um ero dei suoi m e m b r i.1
Sotto il p ontificato di L eone X s i c o stitu p a rim en ti una c o n fr a te r
nita del S S . S acram en to n e lla c h ie sa di S. G iacom o a S cossacavalli in B orgo. A l tem p o del papa m ediceo ap p arten gon o pu re due
altre n u ove associazion i : P arcico n fra tern ita della C arit in S. G i
rolamo e la c o n fr a te r n ita d ella C roce a S. M arcello. L a p rim a fo n
data dal Cardinal G iulio de M edici, m ira v a p i che altro a soccor
rere i poveri e i m a la ti: L eon e X le affid in oltre la cu ra delle
co n vertite . 2
Gli effetti benefci di sim ili co n fr a te r n ite , lefficacia da esse
esercitata sp ecia lm en te su lla con serv a zio n e d ella religion e e del
buon costu m e n el ceto b org h ese e operaio, sono quasi in estim ab ili.
Di quale im p ortan za p oteron o d iv en ta re sod alizi di questo genere
non so lo p e r la v ita r e lig io sa della c itt di Rom a, m a anche per
circoli m olto p i e ste si, lo m ostra la sto r ia d ellO ratorio d el divino
amore, i cu i in izi risa lg o n o g i al tem p o di L eone X 3 m entre Je
sue radici rim on tan o alla sp a v en tev o le et di A lessan d ro V I.
Con la preceden te en u m erazion e per tu ttaltro che esau rito
il num ero di q uesti pii sodalizi n e lla c itt etern a. V anno pu re te
nute in co n sid erazion e le fr a te lla n z e n azion ali e quelle operaie.
Fra queste u ltim e (c o n fr a te r n ite d elle a rti) e sistev a n o allora quelle

Un'associaziooe per la tutela dei prigionieri fondata in Milano nel 1466 vicn
ricordata dal Tosioi-o nella rivista Oharitas, 1898, nr. 9.
* T a c c h i V e n t u r i I, 192 s.
M o r o n i II. 300 s. P i a z z a 42!) s., 391 s., 462 s.. ">49 s . . 546 s.; T a c c h i V e n
t i - r i I, 192 s., 358 SL Ofr. anche il nostro vol. FV 2, 551, suH'arciconfraternita
della carit.
* Pi dl proposito si parler di ci nel vol. IV della presente opera quando
si esporr la restaurazione ecclesiastica. V. inoltre T a c c h i V e s t c k i I. 406 s s . ,
123 ss.; K. B e n r a t h in S tu d ie n zu r R e forni a t iongeteh. u. prakt. Theol. 0 .
Knwcrau an einem 70. Geburttage dargebracht. T*ipzig 1917; A . B i a n c o n i .
L'opero delle Compagnie del D ivino Am ore, Citt di CasteUo 1914. In 'f'Audc*
del 5 ottobre 1 9 0 9 . p. 2 5 . B b c c k e b prova che loratorio di S . Girolamo fondato
in Vicenza nel 1 4 0 4 aveva gi gU stessi statuti dei sodalizi di Genova e Roma.

40

Introduzione.

dei p a n a ttieri, d ei cuochi, dei barbieri e ch iru rgh i di cam pagna,


degli sp ezia li, dei sella i, d egli orefici e d egli a rg en tieri, dei pittori,
degli sca lp ellin i, dei te ssito r i, dei g ia rd in ieri, dei fr u ttiv en d o li e
dei p iz z ic a r o li.1 P r e sso le ch iese e cappelle di d ette c o n fr a te rn ite
v era di solito un a p p o sito spedale. P e r abbellire le cap p elle della
co n fr a te r n ita non si b ad ava ia sp e se ; q uasi tu tte (le ch iese s i d i
stin g u ev a n o per bellezza e ricchi orn am en ti, nei quali p er lo pi
m olto sa g g ia m e n te a vevasi riguardo al m estiere, al quale i so ci a p
p arten evan o. C os i fe sto n i in S. M aria d ellOrto in R om a ricordano
i fr u ttiv e n d o li. La c h ie sa dei fornlai, S. M aria di L oreto p re sso il
F oro T raiano, v en n e ed ificata sotto G iulio II su d iseg n o d i A n
ton io da S an gallo.
U na serie non m eno v a r ia si sco rge dando u n occh iata a lle f r a
tellanze nazion ali, in parte fo n d a te sp ecialm en te p er in d u striali.
Cos esistev a n o in R om a p articolari fra tella n ze p er i calzolai e pa
n a ttieri ted esch i. U na fra tella n za ted esca g en erale aveva su a sede
presso lo sp izio nazion ale ted esco di S. M aria d ellA n im a .1 In sim il
g u isa anello i F ra n cesi, i P ortogh esi, gli S lavon i, gli S p agn oli, i
S en esi, i L om bardi, i F io ren tin i avevan o ile loro co n fra tern ite, che
sta v a n o in str e ttis s im a a ttin en za con losp izio della risp ettiv a
n azione. *
L e co n fr a te r n ite fu ro n o della m assim a im portanza per lo sv i
luppo della jjoesia relig io sa popolare e del dram m a sacro, ch e fu
rono m olto fiorenti n el secolo xv.
N ei can ti sacri popolari p rosegu iron o ad ech eg g ia re le celestiali
ed isp ira te arm onie di un san F ra n cesco d A ssisi e di un F ra Iacopone da Todi. L a canzone sa cra trov nelle co n fra tern ite n on solo
i pi zelan ti cu lto ri m a possiam o dire che e ssa u scita p rop ria
m ente da quelle. E r a uso di vecch ia d ata sp ecialm en te in T oscana
eh! gli a g g r e g a ti alle co n fra tern ite, term in ate le opere d ella g io r
nata, sul fa r d e llA v e M aria s i a c c o g lie s s e r o n elle p rop rie cappelle
ovvero anche in n an zi a lle im m agin i della M adonna p oste agli angoli
delle vie, p er p reg a re e ca n ta re laudi sacre. In F iren ze fin dallo
scorcio del secolo XII, e r a si c o stitu ita una com pagnia di can tori d etti
laudesi, alla qu ale in p r o g resso di tem po ten n ero d ietro tu tte le
a ltre m olte co n fr a te r n ite , le com p agn ie di Or San M ichele, di
S. M aria N ovella, di S. Croce, del C arm ine e d O gnissanti. N egli
sta tu ti era e sp ressa m en te p rescritto il canto d elle laudi. Il popolo
can tava com e g li v en iva dal cu o re e non trovava nulla di scon
* P

ia z z a

0 0 5 s.

8 Ofr. 'Sonm id i.in , (iexeh. ih-r lU'utxchrn K ationalkirche in Hom 8 . Maria


dell'Anim a, Freiburg 1006. Ibid. SIO ss. sulle particolari confraternite tedesche
in Uomo.
* pfr. il nostro vol. I. 260 sa. (ed. 1 9 8 1 ) . Zcilsrhr. d. hint. Ver. Bamberg
XXXVII i Is7.->i, 7:1 s . P ia z z a 2 9 6 s ., 2 0 8 s . e d e AVaaI-, Z ) c r Campo Santo dor
l)cutchrn ;u Rom, Freiburg i, B ., 1 8 9 6 .

Le laudi

i drammi spirituali.

41

veniente o scan d aloso niella p p lica re a te s ti religiosi le arie di ca n


zoni p ro fa n e. I com p ositori di q u este laudi a p p arten evan o sp esso
alle pi co lte ed elev a te c la ssi della so ciet . Ond che fr a gli au
tori di laudi sa cre tro v ia m o ili Cardinal D om inici, il dotto Lorenzo
G iustiniani ( f 1456), A n ton io B ologn in i, vesco v o di F olign o ( f 1461),
C astellano C astellan i, dal 1488 al 1518 p ro fesso re a P isa , L ucrezia
Tornabuoni, m adre d i L orenzo d e M edici e finalm ente lo stesso
Lorenzo . 1
M olte di q u este n u m ero sissim e laudi, s o lite a can tarsi non solo
per p rivata o pubblica divozione, m a anche in occasione di pro
cessioni e p elleg rin a g g i, co n ten g o n o un ricco tesoro di v e ra poesia
e di sch ietto sen tim en to relig io so . M algrad o la fa stid io sa m ono
tonia dei m otivi, e s s i a ttr a g g o n o per la m era vigliosa ricchezza e
variet d ellesp ressio n e e in siem e per la d elicata sem p licit degli
affetti . Ci d ica si in p a rtico la r m odo d elle laudi com poste dal pi
em inente di q u esti poeti relig io si, dal g i m e n z io n a to 2 F eo B eicari,
il quale non si sta n ca di esalltare lin esa u rib ile tem a d e llam or d i
vino. U na raccolta delle su e p o esie v en n e a lla lu ce fin dal 1455
per la com p agn ia de B a ttu ti d i S . Zanobi in F iren ze. A llorch il
Beicari, il poeta cristia n o , ven n e a m orte nel 1484, il suo scolare
Girolamo B en iv ien i cos c a n ta v a :
Perduta ha el cieco mondo quella luce
t'ho [iel dubio camin gran temilo scorta
Fu tri fi de passi mici ministra et duce.
T ace el celeste suon ra spenta et morta
e lharmonia di quella dolce lyra
<hel mondo afflicto or lascia el civl conforta. *

Le laudi, in o rig in e certo puram ente liriche, venendosi a trovare

in im m ediato co n ta tto co l cu lto d iv in o della C hiesa altam en te dram


<>53 c f r . a n c h e R e u m o s t . Lorenzo I - , 4 2 0 s . ;
SignorelU 1 3 4 s . C r e i z e s a c m I , 30C5 s . R o s s i
195, -3 3 4 6 s . , 4 2 4 i D ' A s c o s a 1-, 3 1 2 s . e A I a s c i s i , Cortona nel m edio evo ( F i rn e 1 8 9 7 ) 1 0 6 s s . ; M o m r a a , Q uattrocento I I , 1 8 2 - 1 8 8 ; B a u m g a r t n e r , W cltlit.
' I. 1 8 0 s . , 1 9 5 s s . ; A. F o h e s t t , P e r la storia di una lauda, i n Giorn. *tor. di.
rtt. ital. X I J V ( 1 9 0 4 ) , p 5 1 s s . La p i c o m p l e t a r a c c o l t a d i l a u d i f u p u b b l i c a t a
dal G A T .i.errr, Lande p iritu a li d i Feo Beicari, di Lorenzo de' M edici, d i Frati'( c o (TAlbizi e c c . . F i r e n a i1 l i i f U . U n a s c e l t a p r e s s o F . T o r b a o a , I l teatro ital.
fai secoli X I I I , X I V ie UYK, F i r e n z e 1 8 8 5 , 1 4 6 . I n o l t r e : G . R o n d o n i , Laudi
drammatiche dei di sci pi ina li di Siena, i n Giorn.. c i t . II (1883), 2(715 ss. ; E.
l fc a c o r o . L a u d i e devozioni della c itt d i Aquila, i b i d . VII (1866), 135 *.,
" t ss.; V ili (1886), 180 s s . . IX (1887), 381 s s . ; XII (1888), 368 ss.; XV (1890),
152 s s . ; XVIII (1801). 1S6 s a ; XX (1892), 879 s s . ; E. B o t t a z z i , L a u d i della
ritt di B orgo S . Sepolcro, i b i d . XVIII (1891), 242 ss. ; 31. V ATTa s s o , A neddoti
>n dialetto rom anesco del seo. X I V , R o m a 1901 : G. G a i.i.i, I d isciplinati dell'i'm bria del 1260 e le loro laudi, i n Giorn. c i t . , Supplem ento n \ 9, T o r i n o 1906.
* V. sopra p. 12 s.
s R e l- m o s t , Lorenzo I*. 431-433.
1 I n s i e m e n G a s p a k y I I , (1 9 4 s . ,

11-. 2 2 s . }< tk .v I . 14.> s . [ V i s c h e r .

12

Introduzioue.

m a tic o ,1 a ssu n se r o ben to sto a n ch e sse un c a r a tte r e dram m atico


sem pre pi spiccato. L e canzoni sp iritu a li m esse in. form a dii dialogo
d iven taron o v eri dram m i rap p resen tati, cui si d ava il nom e d i devo
zione. N on un m ero caso ch e il dramlma sa cro d egli Ita lia n i so r
g e sse p roprio n e llU m bria, nel m ezzogiorno della T oscan a e n el set
ten trio n e dello S ta to pontificio. Quivi n ella rocciosa e rom ita valle
di R ieti S. F ra n cesco aveva costru ito <per i p astori circon vicin i il
p rim o presepio, quivi in m ezzo a quella popolazione profondam ente
relig io sa co n tin u a v a ad e siste r e v iv issim a m e n te lo sp irito del santo
in g en u a m en te pio. E non nem m eno un caso fo r tu ito , che proprio
le c o n fr a te r n ite fo ssero le prim e e pi zelanti cu ltrici del dram m a
sacro. G i le loro p rocession i con i ceri accesi e i gon falon i al vento
co stitu iv a n o p er s un dram m a sacro. Ben presto la nuova m aniera
ebbe la rg a d iffusione, com e ci prova un (lam ento d i M aria dram
m atizzato in d ia letto a b r u z z e se .2 Qui com e n elle devozioni proba
b ilm en te um bre del G ioved e V en erd S a n t o ,3 si sco rg e g i un
n otevole (progresso. E ntram b i i .pezzi ap p arten gon o sicu ram en te
al secolo XIV e fo r s e anche a lla prim a m et del m ed esim o : essi s ta
van o in s tr e ttissim a a ttin en za col culto d iv in o e s i rap p resen ta
vano in ch iesa : d ovevan o sp ieg a re al popolo le parole ch e il sacer
dote d icev a a lla ltare e dal pulpito.
La devozione del G ioved S an to ricca di p assi p ien i di com
m oven te b ellezza. In ten erisce d a v v ero quel p asso in cui M aria
sco n g iu ra il suo figliuolo di non to rn are a G erusalem m e, d ove lo
m inaccia la m orte. P e r risp a rm ia re un d isp iacere alla m adre il
S a lv a to re ha com u nicato la su a in ten zion e so lta n to a M aria M ad
dalena, m a essa leg g e in volto a G es quello che sta per accadere.
Gli dom anda p erch sia co s ra ttr ista to , ch e a lei per il dolore si
sp ezzan o le v e n e e per lam bascia le vien m eno il respiro :
Diluito, fllgio mio, (limilo a mi.
Perch stai tanto fonato?'
Amara mi, piena di suaplri,
Perch a mi lo hai celiato?
De gran dolore se spezano le vene,
E de dolgia, fllgio, me esse el flato.
C'he te amo, fllgio, con perfetto core,
Dimilo a mi, o dolce Segnore.

1
Questo punto viene di solito troppo poco rilevato, mentre a me sembra
del massimo momento. Ofr. le eccellenti osservazioni di G u i d o G r k es intorno
al carattere drammatico del culto cattolico nella sua dissertazione sul teatro
nel Medio-Evo in H istor.-pol. B iitt. VI, 10-11.
* D A n c o n a , I=, 116 p Itti s.
>
Pubblicate per la prima volta da P a l e r m o . I m anoscritti pala tin i d i F i
renze II, 279 ss., poi la D A n c o n a in Rio. di fllol. Romanza II, 1 s. Gir. E b e k T
ln Jahrb. f r r o m a n L i t e r a t u r V, 51 ss. K l.U N IV, 156 s, c D 'A n c o n a l 2, 184 s s .

Svolgimento del dramma sacro a Firenze.

43

C risto allo ra le f a noto, ch e per la reden zione del m ondo egli


va alla m orte. M aria cade sv e n u ta al sudlo. T orn ata in s esclam a :
Non m i ch ia m a r pi M aria, dacch io t ho perduto, figliuol m io .
M aria vu o le accom pagn are il S alvatore, il quale vi acconsente.
Innanzi a lle p o rte d i G erusalem m e essa benedice il suo figlio e cade
svenuta. Quando to rn a ta in s, C risto scom parso ed essa, str a
ziata dal dolore g r id a :
O flgio mio tanto amoroso,
O filgio mio, dfle se* tu andato?
O filgio mio tutto grazioso,
Per qual porta se tu entrato?
O filgio mio assai deletoso,
Tu sei partito tanto sconsolato !
Ditim e, donne, per amor di Dio
Dov andato lo filgio mio?

A q u esto fa se g u ito la scen a dellQ liveto e d ella rresto di Ges.


La devozione del V en erd S a n to com in cia allorch il predica
tore a rr iv a to a quel p u n to in cui P ila to d ord in e che Ges
sia flagellato. E ssa fo rm a u n a rapp resen ta zio n e com pleta della p as
sione di C risto. P ien i d i p ereg rin a p o esia sono i lam enti in essa
intercalati della V erg in e. D opo la p reg h iera di C risto p er i suoi
nem ici, essa , com e vuole la litu r g ia del giorno, dice alla Croce:
Inclina l toi rami, o croce alta,
E dola (dona) reposo a lo tuo Creatore;
I/O corpo precioso ja se spianta ;
La sa la tua forza o lo tuo rigore.

In m aniera a lta m e n te d ra m m a tica d escritta la sep oltu ra. M aria


la perm ette, so lo vu ole str in g e r e an cora una volta fr a le su e braccia
il su o diletto. A lla te sta di C risto sta G iovanni, M addalena ai suoi
piedi, n el cen tro la B e a tissim a V erg in e. E ssa bacia una dopo l altra
le m em bra di C risto ; gli occhi, le gote, la bocca, il costato, i piedi,
m entre a s e s te s s a o ai circo sta n ti riv o lg e parole com m oventi. Sulla
fine M aria s i v o lg e ancora una v o lta al popolo, cui m ostra i chiodi,
m entre la M addalena e so rta tu tti a perdonare ai proprii nem ici,
come ha fa tto C risto.
D alla m et del secolo XV il dram m a sacro ora d etto R appre
sentazione sacra co m p arisce in nan zi tu tto a F iren ze so tto una
form a d iv ersa , m a g g io rm en te svilu p p ata, m a pu r sem pre in con
nessione con le co n fra tern ite. Ora son o reali rappresentazioni di

V. anche H. S c b ib o b s in Z eit. /. eh risii. K unct XI ( 1896), 2D1 s.. n.. che esprime
la congettura essere la deposizione dalia croce dellAngellco nellAccademia
delle Belle Arti c proprio comporta per una di queste D evozioni .

44

Introduzione.

m isteri da p a ra g o n a rsi in tu tto ai dram m i re lig io si daltri paesi a


q u elle p o c a .1 L e ra p p resen ta zio n i non hanno pi luogo in chiesa,
m a a llaperto, lazio n e d iv ie n e pi com plicata, lo scen ario pi ricco
e in luogo dei sem plici can tori di laudi com paiono veri poeti, com e
L orenzo d e M edici e il B eicari. Di q u estu ltim o s i sono con servati
p arecch i m is te r i: per es. A bram o ed Isacco (rap p resen ta to nel
1449), YAnnunciazione d i M aria, Giovanni B a ttista nel deserto, il
G iudizio U niversale ed a ltr i. N ie n te m en o che L orenzo d e M edici,
ili sig n o r e d i F iren ze am an te della rte, celebr i m artiri G iovanni
e P aolo nel m istero eseg u ito lanno 1489 p er le nozze di su a figlia
M addalena col n ip o te del papa F ran cesco Cibo. D i m oltissim e
com p osizion i non conosciam o lautore. Il so g g e tto tolto o dalla
S acra S crittu ra o dalla leg g en d a dei S an ti, la scena q uanto m ai
realistica, e il tu tto ten d e a scu otere il sen tim en to religioso degli
sp etta to ri. Le rap p resen tazion i sacre andarono in g ra n d issim a voga
in Ita lia nel seco lo XV s p resso il popolo, com e presso i p rin cip i,
m a in nessun a ltr o luogo ebbero un s largo svilu p p o com e in F i
renze, il cen tro a rtistico d ellIta lia di allora. N on quindi un caso
ch e g li autori dei m isteri, dei quali ci n oto il nom e, com e Bdlcari, L orenzo d e M edici, B ernardo e A n ton io P ulci, P ierozzo Ca
stellan o, G iuliano D ati, sia n o tu tti F io re n tin i. .Insigni a r tisti,
com e il B runellesco, portarono la p p arato scen ico ad un alto grado
di p erfezion e. A bbiam o n o tizie di m acch in ism i che fa n n o stu p ir e;
m acchine volanti, sulle quali i sa n ti glorificati salivan o in cielo;
d egli apparecchi, m ediante i qmalli : m essa g g eri di D io scende
vano su lla terra ; n m an cavano e ffetti d i luce sorp ren d en ti e ab
b aglian ti. N el ra p p resen ta re i cori degli an geli intorno a D io
P adre fa cev a n o a gara i prim i a r tisti del r in a sc im e n to .3

i Gfr. 1 ' A n c o n a 1-, 217 V*s. e li pi iStikfk, in Z ri t soli l i f t /ir ronuinischo


1hilologie di Grber XVII ( issiti). 673 ss.. 582 ss. lin a jcceiieute B ib lio g ra fo
delle antiche [Rappresent. il al in tu- nc are. A I -e X V I venne 'dita da Oot->mb jb
H a t i n e s ('Firenze IS52). S a cre rappreseti!, ile' see. X I V , X V r X I7 con ottim e
introduzioni di D A n c o n a furono pnbblieate in tre volumi a Firenze nel 1872.
Ofr. B ossi, Q uattrocento 200 s.. 424 s. l'ua serie di D evozioni e R appresenta
zioni, fra cui con g i A noti in jiezzo finora inedito, presso T o r r a c a , I l te a tro
ital., F irenze 1885, 47-304. C'fr. Jtosst. Q uattrocento 200 *., 42+ s. ; K i.ein ,1
(Icsch. des lita n ia IV, 366-237: M o n n i k r , Q uattrocento II, 2 1 1 ! ss.; B a u m lARTNKR. W cItKt. VI, 204 ss.; T o r r a c a , S tu d t di storia lett. Xapol. 1 ss.; Vatt a s s o . P er la storia d ii dranuna sacro in Ita lia . Roma 1908. |Su esecuzioni di
drammi sacri a Ferrara c Mantova vedi L i t z i o - R k n i k r , I ai coltura e le rclaz.
lett. d'isabella d'R ste I. 57 ss.
Intorno n quanto qui detto efr. la grande <>i>era di D A n c o n a I 1, 245 ss.,
277 s., 37ta 401 s 4,45 ss., 474 s.. RCp ss. e Fj-kchsjg. Ilekoration der m odem en
Buhtw, 5, 11 quale dice: Vorremmo quasi affermare che il nostro tenii>o con
tutte le sue grandiose conquiste nella tecnica, pure non trovasi in condizione
di produrre quello che il rinascimento ha prodotto in questo campo . Su
Lorenzo de Medici quale autore di misteri, cfr. H i l d e b r a n d , tudcs ital. 204 ss.

Svolgimento <el dramma sacro a Firenze.

Il dram m a sacro, u scito dal cu lto d ivin o e dalla fr e sc a v ita


popolare, co n serv in so sta n za n ei secolo x v , m algrado v i s in tro
ducessero elem en ti m ondani, un c a r a tte r e del tu tto religioso.
Gli elem en ti p ro fa n i e com ici rim a sero sem p re com e una sem
plice in serzion e, una v a ria n te, sp e s s o co m e un con v en ien te con
trapp osto; lin ten to p rin cip a le di tu tti i dram m i ap p are leleva
zione m orale e relig io sa . I dogm i della fed e, e p ersin o il m istero
della S a n tissim a T rin it , sono quivi e sp o sti, so n o d ich iarati i dieci
com andam enti di D io, raccom an d ate le v irt dom estiche, confu
tate le credenze dei G iudei e dei G entili. P e r questa ragion e lo
spettacolo h a lu ogo q u a si esclu siv a m en te n elle gran d i fe stiv it
della C h iesa o in g io rn i d i le tiz ia onde elev a re e purificare la gioia
del popolo, o in g io r n i d i lu tto e di cord oglio, affinch additando
il cielo m ed ian te le sa cre ra p p resen tazion i d ella p assion e e glorifi
cazione d i C risto e d ella su a C hiesa, gli anim i d ei fe d e li s i v o l
gano alle cose d i lass .
Chi vu o le con oscere a fo n d o la cu ltu ra popolare ita lia n a di
questepoca, d eve in te r r o g a r e q u este sa cre rap p resen tazion i. Il
sentim ento d ella p iet e d ella fe d e p resen ta si qui con ta l fo rza ,
con una m a e st e sem p licit ta n to solen n e, ch e produce la pi pro
fonda im p ressio n e a n ch e su a n im i di non c r e d e n ti.1
Il fiorir d e l d ram m a e d ella canzone sp iritu a le nel secolo XV
una n u o v a p ro v a ir r e fr a g a b ile della co n servazion e del se n ti
m ento relig io so n ellepoca del rin ascim en to, e questo fiorire con
tinu n e i prim i decen nii del secolo x v i. C os che anche n e llanno
1517 per o p era d ei D om en icani so rse in Piistoia un p io sodalizio
di g io v a n e tti so tto il n o m e di C om pagn ia disila P u rit , i quali
m entre e se r c ita v a n o o p ere d i p iet e ca rit , fa cev a n o pure pro
cessioni sim b olich e dando in siem e ra p p resen tazion i di dram m i
sacri. U n dram m a su lla M adonna ra p p resen tato d a q u esta com pa
gnia m ise in m oto la c itt in te r a e tocc fino alle lagrim e anche
i pi d u r i.2
A ncor p i com m ovente e r a il dram m a rom ano della passione,
che n ella s u a fo rm a d efin itiv a ap p a rtien e a lla fine del secolo xv,

V attahso
(loc. cit., 1 1 0 ss.) pu aggiungere ai nomi finora noti d'autori d i
misteri quello del minorit fra Pietro d'Antonio da Lucignano, del quale nel
l'opera predetta pubblica li dramma della conversione di 8 . Paolo eseguito
nella chiesa del convento di Cesena l'anno 1400.
i Circa la rappresentazione del battesimo nei drammi 8 . Quirico e J u litta
e 8. Barbara il I>A x c o n a 1*, 58 dice: Una scena sim ile a questa crediamo
che anche al di d'oggi nella sua nuda m aest, nella sua semplicit solenne,
scuoterebbe profondamente il pubblico scettico de nostri teatri .
3
Qfr. P. V igo , Una com pagnia di gior-inetti pistoiesi a principio del secolo
X V I, Bologna 1887 e A rch. stor. tal. 4* 'Serie, XX. 240 s.

46

Introduzione;

ma ch e c e r ta m en te pi a n t i c o .1 A n ch e in R om a il dram m a sacro
era u scito da una c o n fra tern ita dalla g i m en zion ata arcicon frate r n ita del G onfalone. Q uesto so d alizio p ossed eva u n a cap p ella al
C olosseo, ch e f u r e sta u r a ta nel 1517. Il c ristia n esim o a v ev a circon
dato d i cap p lle q u e sto m onum ento, ch e fo rm a v a il pi gran d ioso
avan zo di R om a e nel m ezzo d ella n fteatro a v e v a in a lb erato la
C roce per a tte sta r e la v itto r ia del c r istia n esim o sul g en tilesim o in
quel luogo co n sacrato dal san g u e dei m artiri. A llo ste sso m odo che,
finch R om a f u papale, o gn i ven erd e dom enica in sul fa r della
sera ved ovasi una processione m uovere alla v o lta del C olosseo, cos
tra ev a n o l ab a n tico an ch e i fr a te lli della r c ic o n fr a te m ita del
G on falon e p er p reg a re in nan zi alla C roce in quellaren a ed iv i d i
scip lin a rsi. N e llan no 1490 Innocenzo V i l i d ied e alla c o n fra tern ita
il perm esso di ten ere n ellan fiteatro sa cr e r a p p r e se n ta z io n i,3 e con
ci ste sso un te a tr o d una grand ezza sto rica sen za pari su lla terra.
L e rap p resen tazion i s i fa cev a n o so p ra un palco elevato, sor
g e n te so p ra il te tto p ia tto d ella capp ella di S. M aria della P iet
ad d o ssa ta alle a rca te deHan fiteatro p oste a m ezzogiorno. D egli
a r tisti, com e un A n to n ia sso Rom ano, c h era un con fratello, ave
v ano d ip in to lo scen ario. A n ch e g li a u tori del dram m a, i rom ani
M ariano P articap p a e B ernardo di M astro A n to n io e il fiorentino
A n ton io D ati (p en iten ziere al tem po di A lessan d ro V I eran o a g
g reg a ti a lla co n fra tern ita . I p erso n a ggi, ap p arten en ti a lle prim e
c la ssi dei citta d in i, si p resen ta v a n o in costum i a n tich i con togh e
rom ane, elm i e corazze. Il dram m a co n sistev a in una rap p resen ta
zion e lirica-dram m atica d ella sto r ia d ella p a ssio n e in v e rsi rim ati.
La lin g u a quella del popolo, e anche qui m uovono a ten erezza i
lam enti della V ergin e. Lo sp etta co lo v en iv a d ato so ltan to il V e
nerd Santo, a n o tte in o ltra ta alla lu ce di fiaccole e d lan tern e.
C os lo v id e n el 1497 il n oto ca v a liere e v ia g g ia to r e co lon iese A r

1
Ofr. G r b q o k o v i u s , K lein e S ch rifto n III (Isip z ig 1892), [177 ss. A m a t i , La
passiono di Cristo in rim a volgare secondo che recita c rappresenta di parola
a parola la com pagnia d el G onfalone di R o m a ecc. iRoina 1I 8 O6 (Edizione di
soli 200 esemplari). A h i n o i il, R om a I, 380 ss. K l e i n IV, lfi, . K e u m o n t II, 990
ss., 1212. CKKazENACM I, (335 s. D e B a r t h o l L o m a e i s in Studi di fil. rom an. VI,
1S3 s. e D ' A n c o n a , I, (115 s., 171 ste., 353 ss. In queste opere non si fa men
/.Ione del dipinto parietale che s i riferisce al dramma della passione, situato
sopra il portone occidentale dell'anfiteatro, d cui parla M o i . i t o k 61. Muovo
materiale per il dramma romano della passione nel Colosseo ad oliera della
arclconfraternita del Gonfalone, offre V a t t a s s o , V er la storia del dram m a
sacro 71 ss. Ibld. 38 ste. anche frammenti di pi antichi drammi romani della
passione, della prima metil del secolo XV.
* Vedi sopra p. 37.
Vedi A d i n o i . f i , Luterano Doc. X II. Le rappresentazioni nel Colosseo ebbero
lnogo negli anni 1490-1539: cessarono poi in seguito al d ivieto di Paolo 111.
V o t t a s s o loc. cit. 73 ss., St s .

Origine del torz'ordine.

noldo von H arff, il quale loda la buona e d ig n ito sa esecu zion e fa tta
da gio v a n etti delle p rim a rie f a m ig lie .1
In Ita lia era n o m olto d iffu se le co n fr a te r n ite d el R osario, il terzordine e a sso cia zio n i p er dar sep o ltu ra a i m orti. A lla diffusione
delle co n fra tern ite del R osario, ch e s i fa n n o r isa lire a S . D om enico,
attendevano i D om enicani, m a se n e occupavano a ttiv a m en te anche
dei nunzi pontifci, com e p e r e s. il vesco v o A lessan d ro di F o rl. I
confratelli si ob bligavan o a recita re in g io rn i d eterm in a ti il R osario
onde im plorare la lib erazion e da g r a v i ca la m it. I papi S isto IV ed
Innocenzo V III cercaron o di prom uovere qu este co n fra ter n ite ar
ricchendole d in d u lg e n z e .2
A nche il te r z ordine e r a una ered it della gran d e epoca m edio
evale. E sso per lo p i si f a risa lir e a san F rancesco, m a fin dai
tempi di san N o rb erto eravi n ellO rdine dei P rem on straten si allato
al ram o m a sch ile e fe m m in ile un c o s d etto te r z ordine, i cui
iscritti bench v iv e sse r o n el m ondo pure p a rtecip avan o a certe
preghiere e p ie p ra tich e d el c h io s t r o .3 T u tta v ia solo con san F ran
cesco qu esta istitu z io n e r ic e v e tte una fo rm a fssa e urna generale
diffusione. La regola ch e il S a n to diede n el 1221, co n stava in
origin e d i 12, co lle p o sterio ri a g g iu n te di 2 0 p u n ti. P er entrare
a fa rn e p a rte si rich ied e : fe d e ca tto lica e obbedienza a lla C hiesa ;
condotta ir r e p r e n sib ile ; n essu n eretico o sem p licem en te sosp etto
di e resia pu esse rv i accolto, m a dopo la m m ission e co stu i deve
consegnarsi al giu d ice p er la deb ita pena. Il p ostu lan te deve
innanzi tu tto r e stitu ir e quei beni che in q ualche m odo in g iu
stam ente detien e, so sten ere un in te r o ann o di p rova prim a
dellaccetta zio n e effe ttiv a e prom ettere di o sser v a re i com andamenti di D io ; le sp o se p er en tra rv i h ann o bisogn o del consenso
dei risp ettiv i m a riti. T a n to g li uom ini com e le d on n e v estiran n o
molto alla sem p lice, sen za p o rta r ta n ti v ezzi s i terran n o lon
tani dai fe stin i, sp etta co li e danze, e non daranno a scolto ai
pubblici g iu lla ri. In oltre v ie n lo ro p rescritto di d ig iu n a re pi
spesso che g li a ltri c r istia n i e anche di recita re p reg h iere in deter
m inate ore d ella g iorn ata. D ebbono a cco sta rsi ai sacram en ti della
con fession e e com unione tr e v o lte a llanno, a N a ta le, P asq u a e P en
tecoste. N on lecito p o rta re arm i offen siv e, s e non in ca so di ne
cessit ; tre m esi dopo esse r e sta to am m esso ciascu n o fa r il suo
testam ento. L e co n tese, che d el resto fr a te lli e sorelle debbono
attentam ente e v ita r e s ia f r a loro s ia con a ltri, saran n o com poste
o dal su periore d ellord in e o dal vescovo d iocesano. Il giuram ento
H a r f f 31 (nella versione italiana di R e c m o x t in Arch. l'ew . XI, p. 141).
'ra zi e a quetete sacre rappresentazioni il Colosseo venne in certo modo preervato daUa progressiva distruzione. R e u m o n t III 2, 454.
* V. BuU. O ri. P ra e iic . IV, (57 ; K irchenlexikon d i Friburgo X,* 1280 8.
* H u r t e k , Innocenzo I I I . voL IV (2* ed. 1844), 140.

48

ntroduKtout.

non e r a p erm esso c h e in casi u r g e n tissim i: p o ssib ilm en te ogni


g io rn o d o v ev a si a sco lta re una M essa, v isita r e i fr a te lli in ferm i,
accom p agnare i d e fu n ti alla sep oltu ra e p regare p ace alle an im e
loro. I su p eriori dello rd in e non si eleg g ev a n o a v ita, ma solo a
tem po. T u tti g li a sc r itti debbono alm eno una v o lta lanno, in caso
di b iso g n o pi sp esso, p resen ta rsi a lla v isita in un luogo com une.
La v is ita sa r d iretta da un sacerdote e ciascu n o si sottop orr
alla p en iten za in g iu n t a g li.1
I
te r z ia r ii o vvero fr a te lli e sorelle della p en iten za dovevano,
p er dir co s, fo r m a r e com e una fa m ig lia d e llO rdine nel m ondo,
con servan d osi per m ed ian te la loro regola im m uni dallo sp ir ito
m ondano. Ivi i laici n ella pi v a sta esten sio n e, uom ini e d o n n e di
ogni con d izion e ed et , fu ro n o o rg a n izzati per la grande op era di
c iv ilt cristia n a , ch e sp len d ette a lla m en te del sa n to d A ssisi :
quella di rin n ovare tu tto in C risto.
Q uale benefica influenza d o v esse esercita re listitu to d ei te r
zia rii su l ravviv a m en to e progresso d ella v ita e dei sen tim en ti
ecclesia stici, troppo chiaro. Lo sp ir ito di san F ran cesco o m eglio
lo sp ir ito d ellev a n g elo ven n e m ediante il te r z ord in e a diffondersi
in tu tte le cla ssi e gradu azion i della societ.
S in dal p rin cip io il te r z ord in e fu p op olarissim o nel p aese na
ta le del fo n d a to re: ricch i e poveri, a r tig ia n i e m en d ican ti, d otti
e ign oran ti, poeti e a r tisti en tra v a n o nel so d alizio: vi hanno ap
p arten u to i pi em in en ti in g eg n i d ella n azion e italian a, un D ante,
un Colombo. 2 D el gran nu m ero degti a sc r itti al te r z ord in e fr a n c e
scan o in Ita lia f a fe d e s a n tA n t o n io .5

* R egula T ertta rio ru m presso H o l s t e n i u s , Codex regul m onast. I l i , 39-42;


P. S a b a t i k r , R eg u la antiqua fra!rutti et s ororum de pocnitentia, l a r i .-5 .1!H11.
IV M a n d o n n e t , Les rgles et le gouvernem ent de l'Orilo de P oenitentia au X I I I
sicole, Iaris 1902; W t r r z E B un d W e l t k ' K trchcnlexikon X , 740. H e i m b u c h e k
X, 3 0 4 s.; H o l z a p f e l 0 6 0 ss. B v c h b e r g e k in Kirehl. H andlexikon II, 2320ss.
1*. M a n d o n n e t , L e s origines de l'Ordo de P ocnitentia, in Compte renda ilu
I V Congrs seieitt. intern a i, des C atholiqucs tenu a Fribourg (Unisse), 5 sect. ;
sciences histor., Fribourg 1898, 1S3-215. Riguardo alle idee di K . -M 'I - i . e b
vedi C l a u s e n , H onorius III. (Bonn 1895) 320 s.
* StxiuB, D ie B ed eu tu n g des d ritten Ordens des hl. Franciscus (Mainz
1870) 2 s., 7 s. I/autore sostiene al im ri di J e x l e b (N orm albueh f r die B ru d er
und Sch icestvn t des d ritti' O rdens des hl. Franciscus [W arendorf 1881] 12).
senza tuttavia addurne le prove, ehe anche Raffaello e Michelangelo apparte
nevano al terzordine. In comprova di ci io non potei trovare alcun docu
mento. Il padre <li Raffaello era aggregato alla confraternita di 8 . Maria della
Misericordia ; vedi P a s s a v a n t I, 413. Secondo V i s c h e k (Signorelli 125) il |Signorelli In Cortona apparteneva ad una confraternita religiosa. Ofr. anche
H o l z a p f e l 0(59 s .
s Questo passo importante, Uno ad ora dn nessuno osservato, trovasi nella
Sum m a theol. di santA n t o n i n o (III, tit. 23. cap. 5, $ ."> (Verona 1750, III. 12 1 *1 ).
Il terz'ordino di S. Domenico, stando a sant'Antonino, era assai poco diffuso in
Italia.

Il terz'ordine.

V olendo che tu tto q u an to e g li op erava fa c e sse capo avan ti


lu tto al cen tro della C hiesa, cos sa n F ra n cesco volle pure che anche
la regola del su o te r z ord in e a v e sse la co n ferm a della S a n ta Sede.
Dopo di allora vi fu r o n o pochi pontefici, che a questo istitu to reli
gioso non abbiano dato un seg n o del loro fa v o r e. Lo storico dellO rdine fra n cesca n o so lta n to fino a llanno 1500 enum era non m eno
di 119 b olle o brevi in fa v o r e del te r z ordine. N e llepoca del rin a
scim ento fu r o n o p atro n i e m ecen ati di q u esto sod alizio specialm ente i papi M artino V, P io II, S isto IV , G iulio II e L eone X.
U n u lterio re svilu p p o tro v il te r z ord in e n el fa tto , ch e nu
m erosi a sc r itti a sp ira ro n o ad u n ire allo sta to di pen iten za anche
un pien o r itir o dal m ondo, v iv en d o perci in com u n it clau strali
e adattan dosi ai voti d e llordine. C os ebbe o rig in e il te r z ordine
regolare. Il papa N iccol V accord a q u esti relig io si di fon d are
nuovi con ven ti, di te n e r e ca p ito li gen era li, di e le g g er e dal loro
grem bo un p rop rio v ic a r io g en era le e q u attro definitori e invece
dellabito erem itico, p ortato fino allora, di in d ossare un abito sp e
ciale della con gregazion e. N el cap ito lo g en erale di M ontefalco
del 1448 fu e le tto il prim o v ica rio gen erale. D ieci anni pi tard i
l avi gi a lla te sta un p rop rio g en erale. S ulla fine del secolo XIV,
grazie agli sfo rzi di s a n tA n g elin a di Corbara, sorsero anche le te r
ziarie regolari di san F ran cesco, ch e trovaron o in Ita lia una celere
diffusione e ven n ero fa v o r ite dai papi M artino V ed E u gen io IV .
Pio II le a sso g g e tt al g en erale dei F ra n cescan i O s s e r v a n ti.1
In una m aniera del tu tto analoga era si fo rm a to un te r z ordine
di S. D om enico co stitu ito in p arte com e u n a c o n fra tern ita d am bo
sessi, in p a rte com e un sod a lizio di cla u stra li. L e sue regole ven
nero ap p rovate dai pap i Innocenzo V II ed E u g en io IV. Q uesto terzo
rdine di S. D om enico v a n t parecchi sa n ti e beati fr a cui qui acenniam o so lta n to a C aterin a da S ien a, a Colomba da R ieti,
Osanna da M antova e L ucia da N a rn i. 5
Q uesta istitu zio n e dei terzia rii in trod otta con tan to su ccesso da
' ntram bi g li O rdini m en d ican ti fu poi im ita ta anche da a ltri Or
dini. B o n ifa cio IX n ellan no 1400 p erm ise agli A go stin ia n i di accor
dare a vedove, sp o se e g io v a n e tte labito di un terzordine, e nel
1470 P aolo II diede anche la fa co lt di a ccettare uom ini. A nche
1 W f t z k b . W k j .t k * K irrh en lcxiko n X. 741 s. X I-, 13CS ss. H o l z a p f e l
i;7 ! ss,. OSI ss.
* W k t z k r . W kj.t k * K irchenlej-ikon I lis , 1414ss. e D. Ricci. S toria della
Colomba da R ie ti, Perugia 1901. Su Osanna da Mantova: Lvzio-Rkxikb, Colt.
' relax, lett. d'isabella d E nte l i 2, 247-232; G, B a g o lim c I.. Kkrrktti, La
,,fiita Otta mia A nd rea ti da M antova, terziaria dom enicana (1^9-1505) Firenze
UXfi; Fkurato. L ettere inedite di donne M antovane del *ee. X V . Mantova 1K70.
xiv : i b k l . 0<S-J2 e 101 s. lettere sue ai marchesi Federigo e Francesco Gonzaga.
S U Lucia da K am i: I.vzio-IUtmkk l o c . d t . '">1: !.. A. G a x m . m . Sulla venuta in
ferrava dilla beala Suor Luca da X arni. Modena 1901; idem in A lti per lo
pvov. di Romagna. ;} serie XX (190Q), 285 ss.

Pastor,

Storia d ti Pupi,

III.

Introduzione.

p resso i S e r v iti e i M inim i troviam o dei te rz ia rii. S p ettan o p arim enti a qu esta ca teg o ria le O blate di Tor di Specchi, is titu ite da
sa n ta F ran cesca R om ana. ' Il terzordine e ta n te altre co n fr a ter
n ite si sono co n serv a te in Italia m algrado tu tte le procelle dei
secoli su ccessiv i. A m ig lia ia sono .stati i soci di tali sodalizi che
hanno m erita to di Dio, dei m alati e dei m iserab ili, com piendo
inn um erevoli opere di carit sp ir itu a le e corporale. Ad ogn i v isita to r e di quel sin g o la re paese rim ane innanzi tu tto
in d im en tica b ile lim p ression e che fa la sepoltura dei m orti per
o p era di ta li co n fra tern ite.
Com e un affresco dei giorni di G iotto e d ellO rcagna d iven
ta to vivo, col n ero m antello a fo g g ia di abito talare e la cappa
egu alm en te nera, che coprendo la testa e il collo del portatore
lascia libere so lta n to due brevi a p ertu re per gli occhi, con alla cin
tu ra la corona lievem en te crocchiante, una bara nel m ezzo m essa
a nero, anche o g g i i fr a te lli della M isericordia percorrono le vie
d ella citt di F iren ze col m edesim o silen zioso raccoglim ento e col
m edesim o p asso m isurato com e cinquecento an n i fa . Com e allora
anche o g g i o gn i cittad ino, dal re al m endicante, si scopre il capo
a lla v v icin a rsi del fu n eb re convoglio. A nche oggi il fo r estier e
0 chi nuovo per la T oscana ra ttien e il passo a llapparire di quel
corteo ch e pare di sp ettri e il fiorentino, cui il v isita to r e si r iv o lg e
chiedendo che cosa sig n ifich i quella scena s stran a, m eravigliato
di una ta le ignoranza, gli risp on d e: la m isericordia! S , sono
non m eno di cinque secoli che le popolazioni toscan e rip eton o con
la ste ssa riveren za e g r a titu d in e il nom e della M isericordia, la
quale nella sua antica co stitu zio n e repubblicana si m antenuta
in vigore, im m u tabile com e una legge di natura, sem p re fe d e le
a se stessa , dai g io rn i di D ante A ligh ieri fino ad oggi non o stan te
tu tti i riv o lg im en ti so ciali e p olitici, che segu iron o d allora in poi.
Dal giorn o in cui sorse verso la m et del secolo x m in F irenze,
q u esta citt, d u rante il secolo XIII, XIV e XV, fu v isita ta da non
m eno di v en ticin q u e ep id em ie p estilen ziali, e per ogn u n a di q u este
1 co n tem p oran ei vi san n o raccon tare 4 dei fr a telli della M iseri
H k l y o t I I I . 7* s. : V I I . li*. W k t/.k k u. W k i . t k / x K irrh en h x ik o n X. 7 4 5 I - .
s. : XI \ 2 1 0 * . e sullo Obitv li Tor de* S|ieoohi il nostro vL I. 2 4 4 >
(e<l. 1 0 8 1 ) K irrh en te s i boa li Kritnirgi I V - . 10*0.
(milito il terx'orrtine fosso allora propagato in tutti h classi tirila soeietil
s rileva da molto disposizioni testamentario. l'or Venezia accenniamo in ;roposito ai seguenti testamenti : 10 lugli 1407 : Lena de Paxtruieh de
ard.
min. (A tti Ant. (rnx*rlti. b. .708, n. Sih. 1 dicembre 1471 : A ntonia .J. orti. *S. Fruite,
filio Itnrth. li Ohut de Hurant. elio nomina esecutrice testamentaria F m aw il*'
cita \'fdo . onl. s. Frane. iA tti Bernardino lianen*i*, I. S.M. n. i l i 1 novem
bre 14NN : Fiorite! li mi refieta &. Mairi de S a lrin o (A tti Oratotela, h.
n.
17
novembre 14N0: J*ena n ii r t a Bariti, de Monte (lue. eit.. li. '*). A r c h i v i o li
S t a t o in Ve n e z i a .

100K

Istituti per rii infermi e i poveri.

51

cordia, del loro ero ism o in fa c c ia a lla m orte e d elladem pim ento
continuo, in d efesso della loro m issio n e . 1
Ma il pen siero dei m orti non fa cev a d im en ticare i viv i. T u tte
e se tte le opere di m isericord ia, com e sono rap p resen tate negli
affreschi di R affaellin o del G arbo n e llorato rio di S. M artino della
congregazione dei B uonom ini a F iren ze e nei celebri b assorilievi
in terra co tta d ellO spedale del C eppo in P isto ia , ' venivano m esse
in pratica.
I
cenni finora dati hanno m ostrato com e in tu tta lIta lia fo sse
invalso il co stu m e presso tu tte le v a rie corporazioni di fon d are
svariati is titu ti p er i b isogn i corporali e sp iritu a li dei loro m em
bri. Con le m aestran ze e le c o n fr a te r n ite han no poi sem pre g a re g
giato in opere di ca rit a n ch e i con v en ti e i m u n icip ii, com e poi
gen eralm en te il clero, la b org h esia e la nobilt si diedero scam
bievolm ente la m ano n elle loro opere di beneficenza. Ovunque nel
m edioevo era n o so rte ca se per o rfa n i ed a sili p er b isogn osi v a g a
bondi ; 3 ta n to le grand i com e le p iccole citt con pie fon d azion i di
ogni gen ere si proposero il com p ito di len ire le um ane m iserie
sotto q u a lsiv o g lia fo rm a p otessero m a n ife sta r si. N on poche fon d a
zioni eb bero certa m en te m olto a soffrire n elle procelle d ellepoca.
Le stra o rd in a rie calam it del secolo xv rich ied ettero da tu tti i
m aggiori sacrifici, che v en n ero a ffro n ta ti q u asi sen za eccezione.
In m an iera eccellen tissim a era organ izza ta nella m aggior parte
dei luoghi la cura per i poveri e raro ch e nella descrizione deile
num erose ep id em ie non s in con trin o d elle n otizie intorno a ci
che la cittad in an za in ta li tem p i di calam it ha fa tto a pr delle
classi in d ig en ti. V en iv a p ro v v isto secon d o le fo rze per lalloggio,
il vestito , il buon n u trim en to e l a ssiste n z a m edica, e questo ram o
della pubblica so llecitu d in e era affidato ad organ i sp eciali. *
A m m irab ile al pari del nu m ero stra o rd in ario delle fon d azion i
di beneficenza e di m en d icit la loro v a riet e leccellen te arre
dam ento. S i hanno ca se di m end icit, com e p er es. il deposito di
m endicit in Lucca, fo n d a to nel 1413 dal ricco P aolo G uinigi, che
sono veri palazzi. Con a ttiv it in fa tica b ile s i fondarono sop rattu tto
e si am pliarono gran di fa b b rich e ad uso di ospedali, che sono un
vanto speciale del secolo XV.
* H

0 R8CIIKLMANH

sop ra a p. 7 n.

n e ll'a r tic o lo

'1. <'fr .

H ia m ii.

s u lle

e p id e m ie

p e s tile n z ia li

n r.

170.

c ita to

I.n compagnia iUUii .U incricordia ili Finn

H r c - n lSTi.
C t r . M i ' .v r / I I . 4 0 7 . <M re l a s o r t e d e l l ' O i r / W a / r

ilei Ceppa v . p a r t i c o l a r i
"1.
3 ( f r . ILT.JKR. V o lk tic irltc h a ftl. Angchauungcn A ntonim i rmi Fiori n ; 1!U.
* N elle n o tiz ie d a te pii so p ra se^uo I'kkki.m an.v. (icffcull. flixiinilhi-itup/tcjiut lla licn in Vicrtcljahr**chrif1 f a r (cminilhciliiplttge X I. 17S. *"fr. a n c h e I ij.n u c
1 8 2 ss. In g e n e ra le ved i J . 1. K i r s c h , l)cr barmht rzige C hrU tu* in i c r m iltch ilIcrl. K irche, in B ayr. Carita-Bl. 1 0 0 0 . 1 ss., 4 3 ss.. S fi ss.

iie ll'o p a r a d i

I u u ; i . \ i \ a i i c i t a t a

q u i a p p r e s s o p . .">4 n .

52

Introduzione.

A nche in ci si seg n a l in m odo p articolare F iren ze. N el 1338


n ella c itt d ellA rn o g i vi eran o n ei d iversi istitu ti o ltre m ille
letti per in ferm i poveri. 1 N el secolo XV il num ero degli ospedali
s a l a 35. Il pi an tico e il pi fa m o so di e ssi quello di S. M aria
N u ova. N el secolo x v i, al tem po del V archi, questo ospedale ero
g a v a per la cu ra dei m alati 25,000 scudi annui, dei quali 7,000
p roven ivan o da elem osin e, il resto dai fon d i d ellis t it u t o .2 A que
s to sta b ilim en to d iven u to poi uno dei pi gran d i del m ondo, sa
a g g iu n se lo sp edale della Scala fo n d ato nel 1306, che rim ase in
p ied i fino a llan n o 1531. N iccol d egli A lberti fon d n el 1377 un
o sp ed ale per donne p overe e p a rim en ti nel m edesim o secolo fu
fo n d a to lo sped ale di S. N iocol, ch e pi tard i ricev ette il nom e
di S. M atteo. Il bel portico di S. P aolo in piazza S. M aria N ovella
e r e tto secondo il d isegn o del B runellesco ricorda lospedale omo
n im o fo n d a to nel 1451. Il V archi m enziona in oltre lospedale di
S. B on ifa cio e quello d egli Incurabili, cui s i aggiu n gon o i v a rii sta
b ilim en ti delle corporazioni. A llato a questi sta b ilim en ti d estin ati
alla cura degli in ferm i ne so rgevan o m olti altri per offrire un asilo
ai poveri e ai b isogn osi. F in dal 1421 F iren ze possedeva anche un
osp izio pei tro v a telli, d etto O spizio d egli Innocenti. Il fab b ricato
di q uesto istitu to una delle pi sq u isite creazion i del B runellesco.
U n suo p artico la re orn am en to fo rm a to dal d elizioso p ortico a
pian terreno in stile del rin ascim en to con i suoi m agnifici b a ssori
lievi in m aiolica, rap p resen ta n ti bam bini in fa sc e , di Luca della
R o b b ia .5 O rnam enti a r tistic i p resen tan o pure i grandi ospedafli di
S ien a e di R om a. *

i
H U llu a n n , SU idttcesen IV, (1: cfr. T o m o l o , /.tir Gesch. il. ('ha ri tu* in
Italien nel [rlodleo C harita* 1S!>n, nr. 8. Sui sodalizi di carit a Firenze,
specialmente In Compagnia d'Or San Michele, cfr. F. C a r a b e l l e s e , L e condi
zioni dei poveri a F irenze nel tee. xv. in R ic. slor. ita l. X II (1890), -tifi-4118.
* V a r c h i , I , 3SM.

Intorno nuli istituti di beneficenza fiorentini oltre al P a s s e r i n i , Storia


itegli S ta b ilim en ti di beneficenza di F irenze, Firenze 1S53. cfr. anche S k a i f e . Fio
rentine L ife 1 8 0 s., e la monografia d F. H k i m . Storia di llo spedii le di S. Maria
degl'Innocenti di Firenze e di m olti a ltri pii stabilim enti, Firenze 1811). 2 voli.:
Il Jt. Arcispedale di S. Maria Vnoni, i suoi benefattori, sue antiche memorie,
Firenze 1888; D e l B a d i a nella sua edizione del Diario fiorentino del I ^ a n d u o c I
27 s ., 312. 3(33; U . B b U s o o l i , I o Spedale di S. M aria degli In n o cen ti d i F i
renze. Firenze 1000.
* Per lioma v. il nostro voi. II. 040ss. SnlPospedale di Siena v. C onferenze
dcll'Accadcm. d. R ozzi, Siena 1805. Ter Milano cfr. I*. C a s e t t a . L ospedale
maggiore di Milano. Milano ISSO: V. F o r c e l l a . Iscrizioni delle chiese e degli
a ltri edifizi di Milano dal src. V i l i ai nostri giorni. 12 voli. Milano 1888-W.
voi. S: Is titu ti di beneficenza : M a i . a i c z z i - V a i . k m 135 s s . . I*. P e c c h i a I . l'autore
del sommarlo Gli ospedali di Milano (nel Hollctt. m unicip. di M ilano 1016) ha
cominciato una grande pubblicazione : Gli archici degli a ntichi ospedali m ila
nesi 1. Siena 1016. Stigli ospizi por poveri pellegrini a Milano cfr. E. V v

Ospedali a Milano e a Roma - Attivit dei papi per !a carit.

T utti g li sta b ilim en ti osp ed alieri di questo tem po vengono


]>er su p era ti d allosp ed ale m aggiore, opera del F ila rete, e dal
lazzaretto di M ilano co m in ciato n el 1488 da L azzaro d e P a lazzi;
costruzioni ch e p osson o a d d irittu ra m ettersi alla pari coi pi
grandiosi sta b ilim en ti od iern i di sim il gen ere. Qui pure si danno
la mano a rte e corrisp on d en za a llo scopo. La costru zion e seg u e il
principio di o tten ere luce ed aria m ed ian te larghi corridoi, logge
aperte, c o r tili e g ia rd in i. N e llosp edale m a g g io re la sa la degli in
ferm i a fo rm a d i cro ce e r a d isp o sta in m odo, ch e g in ferm i p otes
sero ved ere la lta re e r e tto n el centro. U na d isp osizion e sim ile fu
introdotta da S isto IV , p e r losp ed ale di S. S p irito a R o m a .1
In gen era le n ella c itt etern a i papi d ied ero il m igliore esem pio
per quanto con cern e o p ere di ca rit . Gi M artino v, il restau ratore
della Rom a decaduta, il padre d ella p a tria , ebbe una zelante
sollecitudine per g lin d ig e n t i.2 E u g en io IV fu . nel sen so pi pieno
della parola, un padre dei p overi e degli a m m alati. E gli restaur
il decaduto osped ale di S. S p ir ito in S a ssia e cerc favorirlo, iscriendosi e g li ste sso alla co n fr a te r n ita d ello S p irito S an to. Il suo
sempio fu seg u ito da S isto IV , che m ise a nuovo q u ellospedale
favo r a ssa i quel sodalizio. D allora in poi crebbe sem p re pi il
ostum e di dare il proprio nom e alla d etta co n fra tern ita . 1 In occa
sione del giu b ileo del 1500 sotto A lessan d ro V I la fratellan za dei
anattieri fon d la c o n fra tern ita di S. M aria di Loreto, la quale
resse la ch iesa e losp edale di S. M aria di L oreto d e F o r n a r i.0
in questo tem p o ebbe pure o rig in e losp ed ale di S. Rocco e nel 1506
-egu la nuova org a n izza zio n e di quello di S. M aria della C onsola
to n e , il quale fu in v a r ie g u ise so v v en u to da parte dei papi. " L o
spedale per g lincurab ili di S. G iacom o in A u gu sta, i cui d isegn i
rano sta ti a p p ron tati da A n ton io da S a n g a llo il G io v a n e ,7 godette
particolari favori di L eone X . s A questi istitu ti pubblici si a g
tn-h, kIiii-, limili. 4* serie XV (I tili). 3S0-3S3. Stille grandiose fondazioni
11' lienettoenza a (Genova vedi iSviiia. ih m in . Ijolpzig 190h, vj *. por Napoli :
1' FiUNGlEU-RiVASrninu. Storia ilella rarit naiiiilet. 4 voli., Napoli 1*75-79.
* MI'ktz I. -tti.
2 t'fr. il nostro voi. 1. 232 (ed. 1931.
1 (*fr. il nostro voi. I. 353 (ed. 1931 1.
4 t ir . il nostro voi. II. 150.
5 P u z z a 71.

* P e ric o li, JL'oxih -iIii Ii - ili g . M aria ilclla C o n to la zio n e, 39


liti.
T Riamo! bach i r 365.
* P i a z z a -K5, 4<!. Fra i patroni degli o|iedali si trovano persino degli uo
mini inali 11 conte Everso degli AnguiI la r a e Pesare Rorja. 11 primo con testa
mento del 14 IJ0 volle si fabbricasse a nuovo l'ospedale di S. C lo vanni in A l
terano ( r m k l l i s i 272). <'osare fece costruire la sala per le donne nello
spcdaH* di S. M a r i a della Consolazione ( R e i ; m o s t , f f r*ch. il. S t. Jtow III 1 ,
2 1 -4 2 2 1 . Cfr. in generale M o r i c H i x i , In fittili ili carit in tinnii. Ruma 1s7<i e
H iit -iml. m v i . 3 3 S s ., 3 1 3 s s . ; U L i i .i .k m a m i . Misi, ile la c ita n te Itmne,
Paris 1S78.

54

g iu n sero le m o lte fon d azion i nazionali che serv iv a n o ad accogliere


i pellegrini sta n ch i e a cu ra re i m alati, non c h e a so v ven ire i poveri
con n azion ali dom iciliati in Rom a. T u tte queste fon d azion i u su fr u i
rono della benevolenza dei papi e fu ron o dai m edesim i on orate di
m olte g razie e fa v o ri, con ch e si offr n uovam ente il d estro alla
fo rm a zio n e di c o n fr a te r n ite per sov ven zion are gli ospizi, com e fu
per il caso deUA nim a. N iccol V con la su a lib eralit rese p o ssi
bile lerezion e di uno spedale con ch iesa per i D alm ati e g li Slavi
del m ezzogiorno, S. G irolam o degli S ch iavon i; so tto S isto IV , nel
p on tificato del quale cade la nuova erezione di parecchi osp izi n a
zion ali, q u esta fon d azion e ven n e am pliata. N e l 1455 C alisto III a s
seg n ai B retoni una ch iesa, a ttig u a alla quale n el 1511 so rse una
casa per m alati. 1
N svolg im en to m eno ricco della ca rit cristia n a presen tan o
le citt m inori. Quanto, g ra zie alle n u ove ricerch e d elle fo n ti, sa p
p iam o a tale riguardo di P isto ia e V iterb o fa davvero stu p ire. 2 Di
m olti luoghi, specie dello S ta to pontifcio, si potrebbe scrivere una
sim ile storia della c a r it ; per a ltri m ancano pur troppo docu
m enti, ma i nom i di S. S p irito, di S. Giacom o, di S. P ellegrino,
della M isericordia p arlan o anche qui un lin g u a g g io abbastanza
chiaro. Non punto e sa g e r a to quanto dice uno de m igliori cono
scitori d Ita lia : In nessun paese si hanno tali con sid erevoli la
sciti. pie fondazioni e fra tella n ze onde a llev ia re e ven ire in soc
corso della m iseria di g en te in ferm a, debole, im potente e d isg r a
ziata. Secondo un com puto a p p ro ssim ativo il patrim onio di tu tti
g listitu ti di beneficenza ita lia n i, com presa Rom a e i niontes pieta tis, am m ontava nel 1870 a 1200 m ilioni di lire. 4
<'Ir. il nestro vul. I. 2(Ki-2*Bi <el 11131 . V. auelie J. m U u i i i k k . gli*i
de Suini 11 ix i/i* li reti ut* l\ otite, se* ilalex fu neiaire et xix inxcriptioiix.
4'nt*n 1888.
- V. le prezio se m ulinim i Ito ili I I a R i i i a c c h i . S to ria deglixti! a li ili benefici nza .
l'.'ixl ra zio n e eil t il lieti zinne in ixloia e xiio circondario. F ire n z e 1X83-1884, 4 voli.
l .s iK t, f*fr.
Inoltri- ( i n v i l i \ n l . S ia lo della beneficenza in Verona. V ernila 1838: < " r i . s t o f a I J .
C enni xlor. xngli x/teduli ed ixtit. di pubb. beneficenza della c itt di 1 erom i.
Vernini 1XH : S t a tu i i ro lg a ri de lo ledale d i S. M aria V ergine d i S ien a , x e ritti
l'a n n o l.lo.'i. imititi, ila I S a n c i i i . Siem i 1s14 : l l A H U t 'Z / .i . Ilei g o tc r u o d e lio x p e d a h
di S iena. S ie n a l s l K i : A i a i h i . .'a n tico opedali ilei /hizzi in B ologna, llologna
issi ; S v ie n i. U lu li di henef. a 'orino. M ilano 18S5 : .('I.A R E T T A , I in a rm i x e ritti
della c itt di T o rin o e ile" xaoi xohbonjbi (chicxc. ix tit. di henef.. alazzi. e<-eI.
T o riin 1*!>!>: ( . A. Hoc a . I.c chiexe e gli oxpcduli della c itt di S a lu n a non
)ti exixlt nti. I.neea l.s72 (e fr. I r'eh. xtor. Hai.. 3* seriv X V III [1873], 3 3 8 s s .):
I >i:i ni. I.a iHx tc in M ilano n e ll'anno J ) M c il p rim o la zza r e tto a C u ago.
M ilano UH**: O r i s a r in Z e U te h r. f. k a th . T hcot. X I X . 151 s. A reli. xtor. itaI
I* S e rie XV. 77 ss. (tiorn. xi. il. I.e lt. itili. I. 458. t: n oto il m ajniifieo os|>dale
ili K aliriano : vedi vri'XTZ I. 43.

< P i n z i . liti oxpizi m ediin ra li e l'ospedale g ra n d e ili Y ilerlio , Y iterlx

ItVHiliiK. U rei lleixen mieli Ita licii (I/eipzig 1832) 12!.


\ llgem. y.eituno 1S74. tir. 357. Jleit. Non nndrft certo molto eh* queste
somme a|i]Hirterraiino alla storia. ioich la moderna rivoluzione ha srift eoniiti-

Prospetto statistico de^li istituti ili beneficenza.

La carit, il fu oco d iv in o che C risto ha p ortato dal cielo ed ha


a-c'oso noi cuore dei su oi fed eli, il vero am ore di Dio e del pros
sim o era cos v iv o nel periodo del rin ascim en to, che non solam ente
m antenne la m a g g io r p a rte d elle a n tich e pie fondazioni, ma con
dusse a m atu razion e un g r a n d issim o num ero di nuovi istitu ti di
beneficenza. F in ora q u esto punto lum inoso della v ita di quellepoca
stato pur troppo trascu rato. 1
. i a t o nnelie in q u e sto c am p o la sua s p ie ta ta oliera ili il istru zio n e , fru tto il p a
trim onio dvlla (triti c ris tia n a , ohe la feti* e la pi et A degli a v i a v e v a racco lto al1um bra e s o tto la tu te la d e lla (I lle s a , o ra s o ttr a tto a d ogni su a influenza. T u tte
le pie fo n d a zio n i, non c o s titu ite a 'v a n ta g g io di d e te rm in a te fa m ig lie , sono in
lierieolo.
i ( i sia ipiindi i>er m esso d 'illu s tr a r e con un p ro sp e tto s ta tis tic o ci che
'ini diciam o.
Piemonte

le
'c

Spedali e case per tro


vatelli ..........................
Ricoveri ili mendicit .
( rfanotrofii.....................
S u s s i d i i ..........................
D o t a z i o n i .....................
K dueazione.....................
Scopi indeterminati . .

IS

1
1
11
1
22

8la

K ducaziouc.....................
Scopi indetcriniim ti. .

Is
3 *

12

11

li*

7i

t1
56
10
4

3
2

i
3

22

2M
1

Venezia
3?

42

Umbria
_
z * *

a Si

H1

* e

a *

5
1

15
1

16
1

11
f)
1
14
5
1

(>
2
1
<>

fio

37

20

2f>
(i

23

16

Campania

Lazio
i l

_
ei

C,

7
4

14

27

24

2
1
4

11

\b

Sicilia

^ iOl
j!
u.
2
e
X

fi

1
7
5

30
,s

f e

Emilia

oS
H

90

Liguria

I I
I s

il

Sussidii . . . . . .
I l u t a z i o n i .......................

iz

Toscana

Spedali e caso per tro


vatelli ..........................
Ricoveri di mendicit .
"rfanotrofii.....................

Lombardia

il
Z l

!l

12

.Mi
6

12

19
19

47

24

:4

9-

tl.-sttf quadri b a sa to itila S ln l ini ini ilclU li/iiri J'ir al II. \ / / . ISSI).
ittinin Issii-IM H . s voli. I a <4fio por rK m ilia qu iv i m a n c a n ti soni s ta to p re se
d alla s ta tis tic a del IM ll. Ilei re sto quoslo duo o|H*ri' n o n sono n com plete, n
c ritich e . In i| itesi a in tro d u z io n o non p otei n iira iv a d e sse re io n i pioto. |ioichc
a ltri m en ti ossa sa re b b e d iv e n u ta tin'o|>cra nlKcittle. I na sto ria fo n d a m e n ta le
'lolla ticnothvnz in Ita lia re s ta a n c o ra un desideri u rg e n te . Ci o sserv a an ch e
il T o m o lo , c h e nel |T odico l'hflriltlH lss-. tir. *. acc en n a a d un c o rto n u m ero
li s c r itti spoetali.

Introduzione.

TI num ero stra g ra n d e di q ueste p ie benefiche fon d azion i ch ia


ram en te a tte sta , che in Ita lia anche n el periodo del rin ascim en to
ardeva nel cuore del popolo un sch ietto am ore verso D io e v erso
il p rossim o. E sse d im ostrano com e la religion e di G es C risto sia
la relig io n e d ella p iet e del conforto. Cosa m olto sig n ifica tiv a , v e d evansi p arecch ie chiese di ospedali ornate di quadri rap p resen
ta n ti la m adre del S alvatore in atto di contem plare il F ig lio to lto
dalla Croce. A l v isita to r e stra n iero q u e stopere gran d iose d ed ica te
alla cu ra dei poveri, dei m alati e degli abbandonati fa cev a n o una
p ro fo n d issim a im pression e. E di ci rende testim on ian za M artin
L utero, ch e nel su o v ia g g io a R om a del 1511 v isit buona p a r te
della penisola. In Italia cos egli esp rim eva il suo giu d izio
gli osp ed ali son o m olto ben provveduti, di bella co stru zion e; v i si
m a n g ia e b eve bene; h ann o (inferm ieri d iligen ti e m edici d otti:
i lettii e i v e stiti sono p u litissim i e gli am bienti bellam ente dip in ti.
A llorch vi si p orta un m alato, gli si tolgon o subito gli a b iti in pre
sen za d un n otaio, il quale n e f a lin ven tario e li d escrive a ccu rata
m ente venen do poi ben cu sto d iti. Al m alato vien e in d ossato un
bianco cam iciotto, poi ilo si pone sop ra un buon letto con b ian
ch eria di bucato. T osto sono da lui due m edici, vengono g lin fe r
m ieri, che portano da m an giare e da bere in bicchieri e ta zze
pu lite, cui toccan o con un dito. V engono altres alcune donne e no
bili m atrone, coperte il volto con un velo, le quali servon o per qual
ch e giorn o i poveri co s da sconosciute, tan to ch e non si arriva
a sapere chi sian o, poi torn an o alle loro case. C os ho visto in F i
renze, dove gli ospedali son o ten u ti con tale accuratezza. In m a
n iera sim ile son o regolate anche le case dei trovatelli, dove i bam
bini ven gono a ssa i bene n u triti, allevati, educati ed istr u iti, v e
sto n o tu tti un ab ito del m edesim o colore e sono tenuti in ottim a
cu stod ia . 1
Il
m edesim o g iu d izio diede G iovanni Eck. il quale g iu n g e ad
afferm are essere certo, ch e tu tti g li ospedali dei T edeschi, in con
1
iiacIIh
t lio r n s

K. K. J-ViRHTF.M \N X . Ijiithrr T ineh relitti 11 ( I ^eipisl g 1 S 4 .1 i. *213 e


Tati eliucli. hcrauxgcy. rim S k i u k m v n n . D r c s d e n 1 S 7 2 . 1 0 4 s . : D i x i t
de

I ta lo r u m

h o s p i t a i i t a t e . i l lu m in ilo

r e g lis a e d illc iis e o n s t r u o ta . o p tim i e ib i e t


s im i.
v id i

m o d ic i d o c t i s s i m i . l o e t u s e t
F lo r e n tia .

q u a n ta

cu ra

v estcs

h o s p i t a l in

ip s o r u in

w itn s in

I 1 S 7 6 1 . 1 3 2 s .) . N e l

1 - s. (n e lla

m u n ii is s i m i o t p ie t l
s o r v e n t n r .

K a io li k

v o r s . ta l. d i

essen t

p r o v is i!.

p r o n it , m in is t r i d i l i g e n t i s

in fa n ta vittim e d u ca ti tur. n inniur, crtiilinntur. V .


o s i i e i l n l e i l i S i e n a n e l Pellegrina min ilei carotiere
14S H Is.), e d i t o il a G r o o t k

h o s p ita lia

L u t i
Lu-

Ed

le c t i...

an ch e

lin e e

ego

b r e fo tr o fi!.

uhi

an che

l e l o g i o

A r n o ld o

vox

I k i m o s t in

liB K i. I I . 2 3 2 -.. n .. F . u . k c o m u n i c a

ik>l g r a n d e

H arkf ( a n n o
I reh.

lV n . X I

su l gra n d e o s p e

d a l e i l i F i r e n z i ' u n i m s s o d e l l a d e s c r i z i o n e il e i v i a g g i o d e l d u c a A l l i e r t o d i S a s
s o n ia

in T e r r a

a L ip s ia

S a n ta

n e l 147(1 c o m p o s t a

n e l lii-S t). ( i l i a r c h i v i ! d e g l i

m e n t o ( s u l in a li v a c o n f r o n t a t o
d o n o a n c o r a i l lo r o r i v e l a t o r e .

da

I I a x r y q x iM e r o e x t h a i. ( s t a m p a t a

o s )ie ila li

D i* r m .

ita lia n i

ile ll'e p o e a

I! in a i nuance in I ta lic a

del

R in a s c i

3 6 0 s .)

a tte n

Le creazioni dell'arte testimonii della fede nel periodo del rinascimento.

57

fronto dei g ra n d io si sta b ilim en ti di Rom a, F iren ze, Siena, V enezia


e altri luoghi, sono una b a g a t t e lla .1 Q uasi tu tti questi ospedali
godevano di p articolari in d u lg en ze p on tificie e v e s c o v ili.2
U na m a n ifesta zio n e sp eciale della v ita religiosa nel periodo del
rinascim ento ita lia n o e di som m a im portan za per la sto r ia della
civilt , alla to alle m olte pie fo n d a zio n i, la cop ia innum erevole
di opere d a r te di q u ellet , ch e in carn an o idee religiose. Q ueste
creazioni a r tistic h e co stitu isco n o un cr ite r io non disprezzabile p er
valutare la ltezza del se n tim e n to relig io so ; e s se ap p aiono com e i
te stim oni ra p p resen ta tiv i della fe d e . : L a r te form a la grandezza
d] quellepoca, in cui tu tto , an im a to da un a lto sen tim en to della
bellezza, ne a n d ava e n tu sia stic o , le su e opere son o la gloria im p eri
tura del g en ia le popolo ita lia n o . P e r il grand e pubblico, p er la m a g
gior parte dei v isita to r i della p en isola d egli A pp en n in i una tale
attivit a r tistic a in se r v ig io o alm eno sp ie g a ta si en tro la sfera
delle idee d ella C hiesa, c o stitu isc e com e la nota c a r a tte ristic a di
quel tem po, com e il rin a scim en to p ro p ria m en te detto. P er quanto
>ia natu rale questo g iu d izio da p arte di un p rofan o d ellarte, tu t
tavia lo sto rico deHin civ ilim en to , pure apprezzando in tu tto e
giustam ente le produzioni d ella rte, non pu tra scu rare gli altri
fenom eni d ella v ita c iv ile o la scia rli n ella penom bra, poich in
genere le opere d a rte non si possono in ten d ere p ien am en te senza
una ch iara con oscen za d egli a ltri tr a tti c a r a tteristici di una data
epoca.
Senza add entrarci troppo in co n tro v ersie di e stetica , vuoisi
tu ttavia rilevare, ch e nel g iu d izio e apprezzam ento critico del
larte del rin a scim en to b isogn a d istin g u ere tr a il modo con cui da
una parte si venn e sv o lg en d o la rch itettu ra e la scu ltu ra orn am en
tale e dalla ltr a la p ittu ra , sp ecie la p ittu ra su tavola. Ma anche
larte in d u striale, le con dizion i della qu ale offrono certo il pi im
portante c r ite r io per v a lu ta re il g u sto e la popolarit della vita
artistica di u n epoca, si d eve co n sid era re sep aratam en te. T u ttavia
questo fa tto r e v ien e ancora il pi delle volte troppo poco valu tato
nella sua im portanza econom ico-nazion ale e sociale.

1 K(-k. D cr F n ft unii li-tal Tail ChrUitenUcher Predig von di n Zehru <!<


'ottcn (Ingolstadt 1539 ; cfr. intorno a quest'opera rara Jaxssex-Iastor, <lem-li.
d. dcutxchi'H Yolfces V II, 4!M'u f. XiVIId. All'accusa del Butzer, che presso i cat
tolici non si trovi a lc u n a vera fiducia in Cristo, alcun reale amore del pros
simo, alcuna vera san tit, cosi risponde E c k : H ic tarnen ei oliiicio unum
hospitale S. S pintus Roma? aut hospitale Senonsc aut s. Marci Fiorentino,
int va <|uae sunt sub illustri Yenetnrum dominio, an non in his otlii ioslii'
inonstrctur caritas in proxiinos etiam alieno, qua ni fiat in omnibus domimiet civtatibus I/Uthericis . R cp ira Jo. E c k i i a d vertu s cril'ta xtrundn Rii'fr i ( ia risila 15-18) 32.
2 B u r c k h a r d t , Gexeh. d. Rcnaixxance 222.
* F. iSonxElDER in A lte . X eu e 11 r ii 1S77, p. 4.SS.

Introduzione.

N el cam po d ella rch itettu ra e della p lastica d ecorativa si com p


nel periodo del rin ascim en to una reale rivoluzione. V en n e ria s
su n ta lantica fo rm a , che g i prim a aveva e se rc ita to influenza su l
la r te ita lia n a : s e anche venuta su da condizioni culturali pagane,
in s per e ssa non era pagana, non ostile al cristia n esim o , ma
neu trale. 1 N e llapprezzam ento religioso di uno stile arch itetton ico
ci ch e decide soltan to lo spirito, sotto lazione del quale le sue
op ere sono sta te in n alzate, non gi il giudizio per quanto giu sto
su lla loro m inore o m aggior perfezion e estetica. A qualche storico
d ella rte sapr certo grave prescindere da quella civ ilt , che fu in
o rig in e co n g iu n ta colle an tiche form e e considerare la rch itettu ra
del rin ascim en to cristia n o solo in base a quello sp irito , con cui le
in tese e le cre la grande e cred en te tendenza di quel tem po. P r e c i
sam en te la iconfusione del criterio religioso ed e stetic o ha sp esso
turbato di m olto il giu dizio intorno a llarte del rin ascim en to. L arte
cristia n a di quellep oca cerc di trasfon d ere n e llan tico involucro
lo sp irito del C ristian esim o, di esprim ere le idee cristia n e m ediante
l'antica form a e di acconciare qu estu ltim a alla vita della civilt
cristia n a del tem po.
Cos la penisola italica si venne ricoprendo di num erose nuove
costruzion i ad uso di chiese, in parte grandiose, le quali form an o
anche oggi l'ornam ento e lorgoglio delle sue c itt : am bizione m u
li iem ale e piet si diedero in ci la m ano. - Q uesta predica scolp ita
nella p ietra che si leva su verso il cielo basterebbe da sola a pro
vare com e la fed e fo sse aneor viva in tu tte le classa d ella popola
zione. della quale v ita lit rende pure testim on ian za linterno orn a
m ento, sp esso c o s ricco, delle case di D io. :
Un catalogo anche solo app rossim ativam en e com pleto delle
opere d arte a scopo ecclesia stico nel periodo del rin ascim en to ri
chiederebbe un libro apposito. Il seg u en te quadro ' non serv e che
a ricordare le opere pi considerevoli nel cam po d ellarch itettu ra
e della scultura.
Urti. Il (iliilMTti. il guercia. 11 iHrunellesro incorrono iter le pori' di 1ronzi1
del battistero d Firenze.
14*13. Al (liiltertl viene iiltldiitn 1 ]<riin;i |xirtli del battistero.
1107. Al Donatello nlttdiitii la ti mi rii del David iier il duomo di Firenze.
14tlS. Al Donatello, n iNieiiil l.nml>vrti e a Nanni dAntonio di llnnco ven
gono commesse tre Jlgurv di evangelisti |Kl duomo di Firenze.
11**. U (guercia fornisce una Madonna |>er la cattedra le di Ferrara.

I (RA I S.

D ii

b a lli.

A ir r lr

u n ii

riir

Itr n iix x iiiiii.

2*

e d ..

F re ib u rg

ls v>

ili J .i t t. Rmalxi'hnu 1 S7S. ]>. C53S.


II Vr. M n tz I. 14. 414. l5fr. H. W iij.icii. Dii Uiiiikiiiixt ili'r l{cnai*xanc<

3 H kvmont

in lin i itti hix ; il m

T hIc M ichelnnflelux ( IIiiiiiIIiw Ii riir K iiiixlirixx.. hcniHxi/eil.

vi n K ritz Ht'tuiKR ii. il.. lierlln-Xeubalielsbcrg l 1 4 s O .


< Tolto iu sostanza da U m i t k n h a i iikr 4ii3 s s .

v * *

Opere artistiche per chiese nel periodo del rinnscimento.


1
14!.
1412.
1414.
1414.

5i)

11 Ciuft'agni lavora statue pel duomo di Firenze.


Il Donatello vieti pagato per una figura di profeta.
Vivn pacato al Donatello il Giosu.
Intarsi nel limitilo ili Orvieto.
Il Ghiberti si assume la statua di bronzo di 'S. Giovanni Battista per
Or Sun Michele ili Firenze.
1413. Il Donatello ricevo l'incarico per due figure del cani|>anilc di Firenze,
l-ilo. il Donatello vieti imgato per il suo .S. Giovanni Battista.
141. Il Donatello eseguisce Iti statua d S. Giorgio i>er Or San Michele.
141. AI Quercia viene affidato il fonte battesim ale |>er S. Giovanili da Siena.
1*17. Pilette ilvll'acqua santa nel duomo ili Orvieto attribuite a Matteo Senese.
1417. 11 Gliilierti disegna i candelieri d'argento |ier Or |San Michele.
1417. Si affidano al Quercia Ine lastre ili bronzo per il fonte battesim ale di
San Giovanni da Siena.
1417. Ai (illiberti vengono commosso dite storie 1K-1 fonte battesim ale di Siena.
141!:. Il Brunellesco dii principio al San I/orenzo di Firenze.
141! . Al (illiberti violi commessa la statua di S. Matteo per Or tsan Michele.
142. circa. La cappella dei P azzi in Firenze del Brunellesco.
1421. Al Donatello e a Giovanni di Bartolo vien commessa una statua di marmo
pel- campanile di Firenze.
1422. 11 Donatello eseguisce due teste ili profeti pel duomo di iFirenze.
1422. li (guercia eseguisce due ligure per iS. Frediano di Lucca.
l->24. Il Ghilicrti compie la porta di bronzo del battistero di Firenze.
1424. Il Ghilierti fa finestre di vetro pel duomo di 'Firenze.
1425. Al Ghihcrti vien commessa la seconda imrta ilei battistero di Firenze.
142.'. Il Donatello riceve l'incarico di preparare una statua ]MI campanile di
Firenze.
142. Il Brnnollesoo dii principio alla fabbrica a forma centrale degli Angeli
a Firenze.
1421. Facciata del duomo di forno. 1430-1440. Chiosa di Villa a Castiglione
il'( Mona.
1431. f: condotta a compimento la cupola del duomo di Firenze.
1431. Luca della Robbia appronta la tribuna di marmo iiei cantori del duomo
di Firenze.
1433. Disegno ilei Brunellesco por S. Spirito di Firenze.
1433. Taliernacolo di B. Bossoliino in S. Flora o Lucilia di Arezzo.
1433. 11 Donatello prepara la cantoria della sci-onda eappella del duomo di
Firenze.
1434 Finestre a vetri del Ghilicrti J H -r la cap]>elln di S. /.anobi ilei duomo di
Firenze.
143. Benedizione della cupola del duomo ili Firenze.
143. Taliernacolo ilei Bosscliino nella Pallia di Fiesole.
143. Al Donatello vengono affidate le porte di bronzo delle due nuove sagre
stie del duomo di Firenze.
14i s. Cimine lnissoriliovi ili Luca della Robbia )iol <-am|>anile di Firenze.
143-v. Luca della ltobbia fa due altari di marmo | h-I duomo di Firenze.
14 .lv. i |K-m ilei Turini per la sagrestia del duomo di Siena.
1440. li Ghlberti compie il reliquiario di S. /anobi.
144:;. s. Marco in Firenze.
1441. Il Michelozzo lavora insieme al Gbilierti alle ihirte ilei battistero di
Firenze.
1442. Luca della Robbia fa il tatiermicolo del Sacramento per l'ospedale di
S. Maria Nuova di Firenze.
1442. 11 Vecchietta fa un Cristo pel duomo di Siena.
1443. Tabernacolo del Buggialio nel duomo di Firenze.

Introduzione.
1443. Il Ghllx'rtl compie sci bassorilievi della seconda porta del battistero di
Firenze.
1440. Luca della Hobblit comincia l'Ascenslone di Cristo per la sagrestia del
duomo <li Firenze.
144(>. Si compie la statua di ( 'risto del Turini pel duomo di lenii.
1447-1448. Cancellata di bronzo del Miche lezzo nel duomo di Firenze.
1447. S. Michele in Bosco presso Bologna.
144*. line ungell di Luca della Uohhia nella ca p itila del Sacramento del dii'Kruy
di Firenze.
1448. Reliquarlo di <S. Bernardino del Turini.
144)!. Timpano in IS. Domenico di Urbino di Luca della Bobbia.
14.1. S. Marco di Fiesole vien condotto a compimento.
1450. S. Giacomo in Piazza Navona a Roma.
14.-.1. Coro nella chiesa dell'Annunziata di Firenze dellAlberti.
1451. 11 Donatello intimila un Giovanni Battista per la chiesa dei Frarl di
Venezia.
1408. 11 Mlchelozzo lavora la statua dargento di |S. Giovanni Battista ier il
battistero di Firenze.
1452. Vittorio Ghiiterti indora In porta di bronzo del battistero.
14ri". Vieti collocata nel battistero la seconda porta di bronzo del 'Gliiiierti.
1453. fc condotta a line S. Maria sopra Minerva a Roma.
1450. SI completa la facciata d S. Maria Novella di Firenze.
Ht.. Chiesa del Corpus Domini a Bologna.
1450. Aitar maggiore della cattedrale di Ferrara (Meo del .Caprina).
1457. II Donatello comincia le porte di bronzo di S. Giovanni di Siena.
145!i. S. Domenico di Perugia.
14*50. I/Alberti comincia !S. Sebastiano e S. Lorenzo di Mantova.
14* 0. Porta maggiore ilei duomo di Como.
14iio. Coro di marmo di fc>. Maria della Spina a Pisa.
14*50. s. Campanile del duomo di Ferrara.
14tt:. Cappella l ortinari presso iS. Enstorgio a Milano.
140". Statue dei princpi degli apostoli a Roma di Paolo Romano.
I bi), s. Scanni di Giuliano da Maiano nella sagrestia del duomo di Firenze e
nella Badia di Fiesole.
14*0. Cappella di 1S. Andrea presso S. Pietro a Roma.
14*13. Tabernacolo di altare d Mino da Fiesole in >S. Maria Maggiore di Roma.
Ut53. SI di) principio a S. Maria delle Grazie a Milano.
14*13. Statua di legno del Vecchietta per la cattedrale di Xarni.
1405-1472. Ciborio ilei Vecchietta nel duomo di Siena.
1405. Stalli del coro del iIxHlinari nel duomo di Modena.
1405. Facciata d s . .Marco a Roma.
140*1. S. Michele di Venezia.
14*50. Chiesa deHos|iedale della Scala d Siena.
140S. Stalli del coro nella chiesa dei jFrari in Venezia.
14*8). Si linisce il monumento di .S. Domenico a Bologna.
1470. Si compie la facciata di iS. Maria Novella a Firenze.
1470-1475. Lavori in legno di Giuliano da Maiano per lAnuunziata di Firenze.
1470. S d principio a S. Satiro di Milano.
1471. SI compie a Siena la Madonna della Neve.
1471. S comincili a Siena la chiesa dei (Servi di Maria.
1471. Si consacra a Roma la chiesa della Consolazione.
1471. II Verrooehio lavora degli apostoli iter Sisto IV.
1471. Tabernacolo di Mino da Fiesole nel battistero di Firenze.
1!7'_'. SI comincia il duomo in Cittft di Castello.
1471;. S di') principio dall'Alberti a s . Andrea di Mantova.
1472-1477, S. Maria del Popolo a Roma.

Opere artistiche per chiese nel periodo del rinascimento.


147:;.
147.".
147.".
147.'!.
1474.
1475.
1475.
1475.
1475.
I47H.
147<i.
1470.
147(1.
147(1.
147(1.
H77.
1477.
1478.
1478.
1478.
1478.

Si comincia S. Maria in Vado a Ferrara.


s i comincia la facciata della Certosa a Pavia.
Cappella Sistina a Roma.
la v o r i in marmo del Ci vitali nei duomo di Lucca.
Benedetto da Maiano eseguisce il pulpito in S. Croce in Firenze.
S. Caterina a Siena.
Coro del duomo d i P isa di Baccio Pontelii.
s. Sagrestia di S. Satiro a Milano.
Statua di K. Paolo i>er il duomo di Siena del Vecchietta.
Si compie il coro d ellAnnunziata di Firenze.
Cappella Colleonl a Bergamo.
Scanni in S. Domenico di Perugia.
11 Bramante ricostruisce 8 . Satiro di Milano.
David in bronzo del Verroechio.
Cristo in bronzo del Vecchietta per lospedale della Scala a Siena.
Si comincia la ricostruzione del duomo di Pavia.
Scanni nel duomo ili Pisa condotti a termine da Baccio Pontelii.
Statue del Verroechio per il tabernacolo in Or San Michele a Firenze.
Cappella dellincoronata a Pisa compita da Baccio Pontelii.
Il S . Sebastiano in argento del Vecchietta per il duomo di Siena.
Ges Bambino del Vecchietta per il fonte battesim ale di S . Giovanni
di Siena.
147S*-14S1. S. Agostino di Roma.
1480. S. Annunziata fuori di Bologna.
148U-1489. S. Maria de' M iracoli di Pietro Lombardo a Venezia.
1481. Tabernacolo di Mino da Fiesole per S. Ambrogio di Firenze.
1482. Vien condotto a line S. Lorenzo di Cremona.
1482-14S4. Tempietto del Oivitali per il Volto Santo nel duomo di Lucca.
1483. S. Giovanni Crisostomo a Venezia.
1483. S. Maria delle Grazie a Pistola.
1485. Decorazione in legno per l'altar maggiore del duomo di Firenze di Giuliano
da Sangallo.
1485. Posa della prima pietra della chiesa della Madonna delle Carceri in Prato
di Giuliano da Sangallo.
1485. Si pongono le fondamenta della Madonna del Calcinaio a Cortona.
14*5. Si comincia la chiesa di IS. Maria Maggiore a Citt li Castello.
1485. Altare del duomo di Siena.
1485. Ricostruzione del duomo di Como.
1486. Coro di S. Francesco di Treviso.
14S7. Chiesa dell'incoronata a Lodi.
1487. Si comincia la chiesa di S. Maria de Miracoli a Brescia.
1487. Il Ferrucci lavora il ciborio per il duomo di Prato.
1488. S. Bernardino di Assisi.
1488. S talli del coro di S. Pancrazio di Firenze.
148S. Stalli del coro nel duomo d Lucca.
K9G. Stalli del coro nel duomo di Citt di Castello.
1491. Si comincia il campanile del duomo di Ferrara.
1491. Si comincia la chiesa di S. Maria in Via Lata a Roma.
1491. Vestibolo del duomo di Spoleto.
1491. Si comincia la chiesa di S. Maria presso S. Celso a Milano.
1491. s. Stalli del coro di S . Maria Novella a Firenze.
1491. s. Il Civitali fa le decorazioni per la cappella di S. Giov. Bnttista nel
duomo di Genova.
1491. condotto a termine il coro del duomo di Firenze.
1492. Giuliano da Sangallo comincia a Firenze la chiesa di S. Maria Madda
lena de Pazzi.

Introduzionu.

14!>'_. Chiesa di Pietrnsantn a Napoli.


14812. Ornamentazione della cripta del duomo di Xa|Mili.
14!"!. S. ( 'rocc a Crema.
141*3-1508. |S. Niccol di Carpi.
14!>4. S. Francesco di Ferrara.
1404. S. <lila ra di (Pistoia.
1404. Madonna deirCniiltft a Pistoia.
1404-1498. Pulpito del Ci vitali nel danaio di Lticcn.
1405. ,S. Maria di Moinerrato a (toma.
1405. Si costruisce parte della chiesa di S. Lorenzo in Damaso a liofila.
1405. Si compie a Bevagna S. (Mariti dellAnnunziata.
1405. Scanni di iS. Petronio a Bologna.
141)7. S . ( i n c o i n o

M a g g io r ' d i

F ir e n z e .

1488. S. Francesco al Monte presso Firenze.


1408. X. Vincenzo dell'Orto a Savona.
1488-1500. iIji Piet di .Michelangelo In S. Pietro.
141)0. Decorazione del coro nel luomo di Ferrara.
1400-1511. S. Sisto a Piacenza.
141)!). Benedetto da Itovezzano lavora la cantoria in S. Stefano di Genova.
1500. Si dii principio a S. Benedetto di Ferrara.
1500. Si cotnincia la ricostruzione del duomo di Foligno.
1500. S. Maria ddl'Anlm a a Homa.
1500. Si deliliera la costruzione di S. Maria di Loreto a Itoma.
1500. S. Pietro in Molitorio.
1500. s. Cappella ili S. Antonio a Padova.
150CJ. Si comincia la chiesa di >S. Giustina a Padova.
1502. Si comincia il duomo di Cividale.
1503. S. Cristoforo di Ferrara.
1504. S. Magno di Legnano.
1401. Si pone la prima pietra di S. Malia della Consolazione a Todi.
1505. S. Giovanni Battista di Ferrara.
1500. SI |K>ne la prima pietra |>er la nuova chiesa di S. Pietro in Uouia.
1500. S. Fantino di Venezia.
1500. Benedetto da Bovezznno eseguisce la tomba di S. Guatherto per Val*
louihrosa.
1508. Altare nella chiesa della Madonna delle ( inveri a Prato.
1508-1500. I.avori del Bramante in Loreto.
150S*. S. Maria Maggiore di .Sjiello.
1500. S. Michele d Orvieto.
1510. S. Giovanni di Parma.
1511. s. I.a chiesa dei Serviti a Siena.
1511. li iSaiisovino eseguisce la statua H S. Giovanni Battista lier il duomo
di Firenze.
1512. S. Spirito li Ferrara.
151. Statua d'aiKistolo del Sansovino |ier il duomo di Firenze.
1514. 1.avori del Sansovluo alla Santa Casa di Loreto.
1514. Si dii principio al duomo di Carili.
1515. Si pone line a ,S. Zaccaria di Venezia.
151. S. Maria di Piazza di Busto Arsizio.
1518. Si comincia la chiesa di S. Stefano a Faenza.

E stata posta la q uestion e se la ria ssu n zion e d ella form a an tica


nel cam po d ella rte abbia racchiuso in s il pericolo d un risveglio
dello sp irito pagano, della sua concezione della civ ilt e del m ondo,
se, com e nel cam po della letteratu ra, anche in quello d ellarte ci sia

Considerazioni per l'apprezzamento dellarte della rinascenza.

stato da tem ere il so rg ere d un m ovim en to p a g a n o della rinascenza


a lato del cristia n o . La risp o sta non pu e sse r e ch e n egativa. S im ili
tim ori erano ancor m eno da tem ere in una societ ferm am en te
cristian a ch e nei p rim ord ii del cristia n esim o , quando la C hiesa
nelle sue p rim e creazion i a rch itetto n ich e e n elle su e opere d arte
plastica abbracci sem p licem en te le form e d ellan tich it . L in te
resse e lin tellig en za per la lettera tu ra e la r te classica non fu ron o
mai sp en ti del tu tto in Ita lia ; il sen so a n tico dello sp azio e delle
form e s era co n serv a to v iv o n e llet rom anica e nella g o tic a e collegandosii cogli elem en ti c o str u ttiv i o decorativi d ellarte m edioevale
pervenuto a uno o r ig in a le stile ibrido. A nche n ellarch itettu ra
della p rim itiv a rin ascen za so p ra v v iv e q u esto com prom esso fra
idee c o str u ttiv e m edioevali e la gioconda d ecorazione m utuata d al
lan tich it.
Gli ideali, a i quali a sp ira la rch itettu ra del rin ascim en to, par
ticolarm ente quella p ien a m en te sv o lta del C inquecento, vale a dire
spazio am pio e com odo rela tiv a m en te alla d istrib u zion e di esso n el
lintern o e co stru zio n e centi-ale ad una so la nave rela tiv a m en te
alla pianta, non p ossono co n sid era rsi in c o n tr a sto col sen tim en to
cristia n o : in p arte e ssi si p r esen ta ro n o g i a lla gotica n ellultim o
periodo com e fini da ra g g iu n g ere, m entre sotto pi dun risp etto
essi m eglio che lo s tile p receden te so d d isfa cev an o al bisogno p ra
tico di uno spazio p erspicu o p er la p redica e d una q u an tit di
altari per la celebrazione, o rg a n ica m en te incorporati alledificio. 1
La p ittu ra e in p arte anche la scu ltura figu rativa d ellepoca del
rinascim ento nella loro n atu ra non rap p resen tan o che un logico
ulteriore svilu p p o delle produzioni del p a ssa to : linfluenza di id ee
t; tip i an tich i, sp ecialm en e s ta tu e e g ro ttesch e, - d u ran te il se
colo x v si lim it in so sta n za a llelem en to a rch itetto n ico e decora
tivo. 3 S o lta n to collin izio del secolo x v i em erge poten tem en te lan
tich it nel pensiero e nelle creazion i degli a r tisti. ; Ma per quanto
pure R affaello e i suoi discepoli la scia ssero largo cam po ariantico,
pure ci ch e e ssen zia le ha u n o rig in e del tu tto indip en d en te da
esso. La p ittu ra d ellepoca del rin a scim en to p rin cip alm en te un
prodotto dello sp irito n azion ale italian o, ch e ha sp ieg a to in questo

i C fr . in p r o p o s iti) l e lie lle o s s e r v a z i o n i p r e s s o

V . s o t t o , lili.

II.

eap .

12 e

111.

III.

r a i r -S . u

cap . s.

dove

kk

se

II,

0 4 3 , (Mi s .

n e p a r la

p i

este

sa m en te.

W ot.TM AKN 11. 135.


*
<Ifr. J a k s c h k k . D ie A n tik e in iter bildeiiilcn K unnt der Jlrnaigtancc. I:
h' torni liner iralerci de* Q uattrocento, Stra -sburj; l!HHl. V. pure <oerx in Jlixt.
Z itm lir. l'X III. 2 5 1 s. c s . U k i n a c t i , l.n m litologie /giuri et Vhit. profani
timi* In in in tu re ila jh im e ite In Renni*anee, i n R e r. urrlieol. .V serie I (1 i > 1 5 l.
1(4-1!.
s

< 'ft \

W o i . k f i i.v .

f Innx. K uriti

237.

Introduzione.

cam po nel m odo pi lum inoso la sua forza creatrice. G erm ogliata
sul su olo della relig io n e cos 'inesauribilm ente ricco d idee feconde,
non tu rb ata da alcun ostacolo, nel su o organ ico svilu p p o v erso una
regolare ed arm on ica p erfezion e, essa d iven n e la pi eloq u en te e
p o ten te b a n d itrice ed in terp rete delle grandi v e rit e dei m isteri
del C r is tia n e sim o .1 Q uale sacerd o tessa della relig io n e essa ha por
ta to su lla terra con le su e sa n te m ani lim m agin e del d iv in o .2
S p ecie la p ittu ra su tavola, satu ra di p rofon d o sen tim en to reli
gioso, ha r a g g iu n to in q u estepoca il pi alto fa s tig io che la sto ria
di tu tti i tem pi reg istri. Il catto licism o per fu lan im a di tu tto
q u esto svilu p p o verificatosi n ella p ittu ra di quellepoca. 3 E m en tre
la relig io n e ca ttolica offriva a g li a r tisti i pi n ob ili so g g etti per le
loro opere, essa ste ssa tro v a v a una m irab ile ap oteosi e glorifica
zione nel m ite lin g u a g g io d ella rte. D a un gran num ero di quadri
sp ira un p rofond o sen tim en to religioso, esp re sso so ven te an ch e con
sc r itte com m oventi. Cos per es. so tto la P rocession e della sa n ta
C roce del B ellin i si leg g e: G entile B ellin i infiam m ato d am ore per
la Croce, 1 4 9 6 . S u llep istilio di un quadro da lta r e del P in tu ricchio (ora in P eru gia) leg g esi la seg u en te sc r itta : G uarda, o m or
tale, com e tu sei sta to redento affinch il sa n gu e d ellA g n ello non
sia v ersa to in u tilm en te per t e . In u n a M adonna, n ella P in acoteca
d i P eru gia, a ttrib u ita a G iovanni Sp agna, s ta un fo g lio con note,
in cui si leg g e un com m ovente inno m arian o col ritorn ello: A do
m andar piet vengo M aria a te. In un quadro di S. Seb astian o,
ch e il M antegna d ip in se per s, egli sc risse q u este belle p a role:

Solo il divino dura, tu tto U resto fum o.


E vero che accanto a llind irizzo sp iritu a le cristia n o m ostrasi
q ua e l nelle p ittu re e nelle scrittu re, assai di rado tu tta v ia nel
secolo xv, una tendenza sen su ale, pronu n ciatam en te um ano-natu
rale, m a proprio dalle m igliori produzioni tr a sp ir a pura relig io
sit. N essu n a delle m olte scuole di a r tisti fa qui eccezion e. I m ae
stri delle scuole pi d iverse fa n n o anzi a gara nel dare la pi bella
esp ressio n e alle sublim i v erit e ai p rofondi m isteri del C ristia n e
sim o. Chi non con osce len tu sia stica divozione dei m aestri um bri,
la m ite sev erit di un F rancia, la delicatezza dei R obbia, le lin ee
m eravigliose di un Luini, la v iv a cit delle tin te del B e llin i! Quando
poi s inaugur il secolo d oro d ellarte, p recisam en te i prim i g en ii,
com e un L eonardo, un R affaello, un M ichelangelo, p rodussero le
loro opere pi in sig n i nel cam po d ellarte religiosa. La Cena di
L eonardo da V in ci, la D isputa, i C artoni per gli arazzi della S i-

KW.ORovu-s Vi l l a 14!t.
Stkixmann. n o ta c e la !*.
Tale il giudizio dello Scihai>kx 107. Cfr. il giudizio dello
chcnuchmttcb ISftS. p. U't s.

S t q n l e

in K 'r-

Carattere cristiano della pittura del rinascimento italiano.

'tin a e la T rasfigu razion e di R affaello 1 seg n a n o propriam ente


il punto cu lm in a n te d e lla p ittu r a c r istia n a . I p ittori e g li scultori
gareggiarono so p ra tu tto nel g lorificare la B e a tissim a V ergin e. In
Raffaello q u esto so g g e tto fo r m a il tem a d ella sua v ita , il filo doro
che s in tesse in tu tta la sua a ttiv it da r t is t a , com e la ttesta n o
i forse cin q u an ta r itr a tti di M adonne usciti dalla su a m ano. Il coro
namento di qu este op ere la S istin a, la quale al pari di tu tte le
produzioni d e llU rb in a te u n isce arm o n ica m en te al realism o della
l'orma lid ea lism o d ella ra p p resen ta zio n e; 2 q uivi M aria risplende
in una sola figu ra com e v erg in e, com e m adre di g r a zia e com e
egina del c ie lo .3 II dolore d e lla M adre d i D io esp resso nel modo
i com m oven te n elle rap p resen ta zio n i d ella P iet , esterio rm en te
forte da G uido M azzoni, pi calm o e lim p id o da G iovanni B ellin i,
dal P eru gin o, fr a B artolom eo, del S arto, con com p ostezza e n obilt
veram ente com m ovente n el fa m o so capolavoro di M ich ela n g elo .4
Quanto a lle ra p p resen ta zio n i della sto r ia della p a ssion e p er opera
degli a r tisti del R in ascim en to, in isp ecie d egli in izi del Cinque<ento, co sa n o tev o le ch e e s s e n ella m a g g io r p a rte in opposizione
allarte n ord ica e v ita n o p er q uanto p ossib ile il d isg u stev o le e il
ripugnante, q uasi m ai ten d on o a p rod urre un effetto v io le n to a
danno della b ellezza e m an ten g o n o in g en era le una m isu ra sch ietta
m ente a r t is t ic a .5
Q uantunque lItalia a b b ia riccam en te p rovved u to quasi tu tti i
musei d E uropa, p u re anche oggi essa ci p resen ta un teso ro ta l
mente in esa u rib ile d i eccellen ti op ere di p ittu r a religiosa, ch e a
volerne dare un elenco solo a p p ro ssim a tiv o s i richiederebbe
unopera speciale. Im m a g in i per ch ie se era n o il gen ere principale
delle p ittu re su tavola. A lla to ad e sse v en iv a n o d ip in ti m olti qua
dri devoti per uso d om estico, e m olto sp e sso ven ivan o tr a tta ti so g
getti biblici e co ltiv a to il r itr a tto . L e rap p resen tazion i religiose
destinate a lluso fa m ig lia r e sp e sso si riconoscono g i pel form ato
(molto p r e fe r iti i ton d i) e sp ecia lm en te p er la m an iera d i tr a tta r le
pi libera e d eclin a n te in p ittu r a d i gen ere. U n a n u ova m in iera
di argom enti fu d isch iu sa m erc l in te r e sse d estatosi per l a n ti
1 Intorno alla D isputa cfr. sotto, lib. I l i , cap. 10; per la Cena di Leouardo y. la bella dissertazione di F r a n t z , Das heilige A bendm ahl den Leonardo
Vinci, Freiburg 1885, e la monografia di H o e b t h , Leipzig 1900; per gli
razzi di Raffaello e la Trasfigurazione il nostro vol. IV 1, 472 ss., 498 ss.
2 I*. K e p p l e r , R affaels i l a domi en in H i ut.-polii. Hl. XCVI, 19 ss., 81 ss.
e 11 nostro vol. IV, 1, 497. Su Raffaello come pittore cristiano cfr. J.kishki,
in S tim m en aus H ara Laach X V III, 473 ss. e R ev. de Fart chrtien (LS83,
ct. K r a u s - S a c e r II 2, 469 s3. V. anche le espressioni dello S tr isi.e loc. cit.
* ArcAie f r zeiehm ende K n ste di J a u m a n x ann. II, p. 100.
4 Cfr. sotto, lib. II, cap. 12.
8 Cfr. CJr a u s in K irchenschm uck 189G, p. 104. Per nn affresco rappresen
tante Orlato che porta la croce, dell'antica scuola lombarda, cfr. L 'a rte II
11S99), 403 s.
P a s t o r , Storia dei Papi, 111.

Introduzione,

ch it, la cu i s to r ia e m ito lo g ia se r v ad abbellire i son tu osi ap p ar


ta m en ti dei ricchi e dei n o b ili.1 Gli argom en ti riig io si tu tta v ia
co stitu isco n o ancora la m aggioran za nel secolo xv, e si trovano
di fr o n te a g li a n tich i n ella proporzione q uasi d i v en ti ad u n o .2
Il p ro g resso della p ittu ra verso il realism o, il quale del resto
co n tra sseg n a tu tta la rte del secolo xv, anche la fiam m inga a que
sto tem p o an cora p revalen te in E uropa dipese in p arte notevole
dalla in fluenza della m istica, che concorreva a rendere palpabili
nel m odo pi concreto p o ssib ile ed a ricostru ire in m an iera pi
in d ip en d en te, non ch e a v ivere p ersonalm ente i sin g o li a v v en i
m en ti della sto r ia sacra, introducendo per ta l v ia n e lliconografia
trad izio n a le una serie di n uovi tr a tti to lti dalla v ita n a tu r a le .3
In ci v era m en te si c h iu se anche un occhio su p arecchie n ovit
non del tu tto inn ocen ti : i sa n ti vanno prendendo sp esso le fa ttez ze
di c o n te m p o r a n e i.4 Lo stu d io del nudo in d isp en sa b ile p er una
rapp resen tazione dal vero, prese b en s una con sid erevole e sten
sio n e per opera del r in a sc im e n to ,5 tu tta v ia nel suo prim o periodo
le figure ignu d e di uom ini sono rare, figure scop erte di donna non
s in contrano quasi m ai, m en tre in vece i bam bini ign u d i sono fr e
q u e n ti.0 La religione, sen za essere an gu sta, ten eva an cora gli
a r tisti nei dovuti confini, i quali per, o ltrep a ssa ti di quando in
quando, so lta n to in pien o rin ascim en to finirono p er e sse r e ab
b attu ti.
D i p articolare im portanza com e lottatori con tro lo sp ir ito m on
dano che s in sin u a v a qua e l n ella rte del rin ascim en to fu ro n o i
p itto ri dellordine dom enicano : con a capo F ra G iovanni A n gelico,
il p itto re pi c r istia n o per tu tti i t e m p i.8 P i tard i s i d istin se pi
di tu tti il grande P'ra B artolom eo della. P orta ( f 1 5 1 7 ).9 L a lotta
di G irolam o Savon arola con tro le degenerazioni d ellarte del rina
scim en to v err d escritta pi av a n ti, dove avrem o ad occuparci
pi da vicin o a n ch e delle aberrazioni d ella rte del secolo xv.
S e noi v olgiam o lo sg u a rd o alla copia quasi im m en sa di opere
darch itettu ra , p ittu r a e scu ltu ra ch e il secolo x v p rod u sse in
1 WOI.TM.V.NN l i ,

134.

= M t'N T Z I , 2 3 2 ,

273.

8 Cfr. K r a u s - S a u k r l i 2. 499 s.
M n t z I. 2 9 S , 3 2 7 - 3 4 6 , 0 0 4 .
8 MUiraz I, 232.

M I ' n t z I, 291: E n thse gnrale les quattrocentiste3 v ita ie n t de re


prsenter des Usures nues... I/o in pio! des ligures nues ne cessa dailleurs, pendnut tout le quinzime sicle, soulever des protestations . 500.
' Renaissance und lom inikani'rorden in 11isl or.-polit. III. XCIII. 807 ss. ;
XCIV, 20 ss. 1. V i n c e n z o M a r c h e s e , Memorie dei pii) insigni pittori, scultori
e a rchitetti domenicani, ed. IV, 2 voli., Bologna 1S7S-1S79.
8 Cfr. il nostro vol. I, 525-537 (ed. 1931).
Ofr. F r a n t z , fr a B artolom eo della Porla, Hegensburg 1879 e K N .v r r ,
Fra Bartolomeo della l orla v n d die Schule ron
Marco, Halle 190R.

Larte dol rinascimento espressione deila fede cristiana.

(7

Italia, non pu so r g e r e alcu n d u b bio ch e la g ra n d issim a m a g g io


ranza, m a lgrad o lin flu sso d e lla n tich it , tu tta an im ata da uno
spirito di r e lig io n e e di fe d e , e c h e la r te d i allora fu in sostan za
arte veram en te c r is t ia n a .1 L a rte del rin ascim en to, seb b en e p er il
suo fiorire a lle co rti dei p rin cip i, dove se r v iv a d iretta m en te al
mondo p rofa n o , p o ssa d ir si a r is to c r a tic a ,2 p u re essa orn innanzi
tutto la ch iesa . Q uanto d i m eglio in ogn i tem p o potettero produrre
larch itettu ra, la p ittu r a , la scu ltu ra e la r te m anuale fu adibito a
ornam ento dei t e m p ii.3 Q uivi tu tti i teso ri d ellarte sta v a n o aperti
innanzi lagli occh i del popolo, ch e poteva o g n i giorn o ved erli e
devotam ente a suo b ella g io stu d ia rli. Q uivi e sso fo r m a v a il suo
gusto ed im p arava a im ita r li. C os la rte era in allora a rig o r di
term ine un com m en to d ella fed e per tu tti, ta n to nobili ch e plebei e
in questo lin g u a g g io o g g i pure la relig io n e p arla an ch e a coloro
che non v i aderiscono.
A buon idiritto q u ind i un c r itic o m oderno ragion an d o intorno
allim p ortan za d ella r te in rap p orto alle condizioni re lig io se e m o
rali del popolo ita lia n o d urante il periodo del rin ascim en to, co s si
esprim e : la r te fig u ra tiv a f a f a r ila p ace con tu tte le m acchie, di
cui era co n ta m in a ta lIta lia di allora. E ssa non co sa di uom ini dal
gusto fine, m a c o sa di tu tto il popolo, il cu i sen tim en to pi pro

i Cfr. i giudizi simili del

M ntz

I, 273-274: I l sentimento religioso ispir

ili continuo durante il secolo decimoquinto lenorme maggioranza delle opere

darte. L'arte apparisce strettam ente alleata alla religione . T h o d e , F ranz von
1 utts 520: M algrado l inllusso dellantico larte anche nel quattrocento pura
m ente cristiana . P. K e p p l e b , K u n stb c tra ch tungen in Bist.-poU t. Bl. XCV,
17s s .: Anche il rinascimento ha prodotto opere d'arte religiose le quali per
contenuto di fede e per unzione religiosa possono reggere al confronto con 1 ca
polavori dell'antico mondo artistico. Anche il rinascimento Infisse appunto
le sue pi vigorose e forti radici nel campo della Chiesa, della fede, della re
ligione: esso non irreligioso n per il suo concetto fondamentale n per 11 ca
rattere principale, n per 1 suoi capolavori. Anchesso deve alla religione e alla
fede quanto ha di pi sublim e. V isc h e e , BignorlU 143: S e esaminiamo
le produzioni dei pittori e scultori italiani del rinascimento, noi possiamo ricon
ciliarci con lo spirito degli Italiani, poich da esse spira una vera religio
s it . G o t h e i x , Jgnatiu s von Loyola 87: I n tu ttaltra maniera che alla poesia
tocc all'arte figurativa il compito di dar forma allideale religioso. In qual
modo essa abbia adempito questo suo ufficio, come essa abbia pagato 11 suo
debito di riconoscenza al cristianesimo e quali servigi abbia reso e renda tutt'ora in particolare al cattoliclsm o, uno dei fa tti pi conosciuti. Non era
certo necessario, che l'artsta, dipingendo la piet, sentisse anch'egli piamente
sebbene dei pi insigni artisti ci consti, che la loro opera andava allunisono
col loro sentimento; ma quanto egli operava col pennello e con lo scalpello
doveva essere sperimentato e veduto cosi da lui. Cos l arte italiana ha rappre
sentato con insuperabile compiutezza tutta la grande scala degli affetti religiosi
dal pi semplice sfino al pi elevato . Cfr. anche K r a u b - S m e r 112, 521 ss., 705 s.
Mktz I, 234.
>
R. M eyer nel supplemento scientifico della L cip zig er Z eitvn g , nr. 129
del 27 ottobre 1S94.

Introduzione.

prio si estr in se c a in e s s a . L e op ere d arte so n o l a provare,


che la p iet pi p rofon d a e la fed e pi elevata si sp rig io n a n o a n
cora eloquenti dai cuori e sono d a e ssi com prese. A nche l, dove
il sen tim en to non pu dirsi p ropriam ente ecclesia stico , prevalgono
tu tta v ia u n a b ellezza ta lm e n te sp iritu ale, u n a ta le p u rit di se n
tire, ta le gra n d io sa seriet , ta le in focato en tu sia sm o p er il su
blim e, ch e in m ezzo a tu tta l insufficienza m orale d ellepoca vi
sp icca nondim eno m a n ife sto quel g erm e di sa lu te, di n ob ilt e di
purezza, che v iv e in qu esto popolo ab ituato a cerca re il buono sotto
la fo r m a del bello . 1
L a v iv a fo r z a della fede, che fece n ascere q u este op ere d arte,
a tte sta ta pure d a m olti altri fa tti. A llato agli in d egn i prelati,
vescovi e cardin ali, certo anche troppo num erosi, s i p resen ta a lla t
ten to o sserv a to re una buona serie d i uom ini eg r eg i, ch e in quel
tem po di a g ita ta tran sizio n e adem pirono scru p olosam en te i loro
doveri. F urono vescovi di q u esto g en ere: a M antova M atteo B on im p erto ( f 1444), a V en ezia L orenzo G iu stin ia n i ( t 1446), -1 a
M ilano G abriele S fo rza ( f 1457), a iF irenze S. A n ton in o ( | 1459).
a O sim o G asparo Zacchi ( f 1474), a B ovin o N atu lo Lom bardi
( f 1477), a Squillace F ran cesco C aietani ( f 1480), a F o lig n o A n
to n io B ertin i ( f 1487), a C osenza G iovanni B a ttista P in elli
( f 1495), a Im ola e R im ini Iacopo P a ssa rella ( f 1495), ad A quino
R oberto di L ecce ( f 1495), a M odena N iccol Sandonnino
( f 1499), a B elluno e P ad ova P ietro B arozzi ( |1 5 0 7 ), a N ap oli
A lessan dro C arafa ( f 1503), a C h ieti (dal 1505 al 1524) Gio
vanni P ietro C arafa, a F o rl P ietro Griffi ( f 1516), a P isto ia
N iccol Pandolfini ( f 1 5 1 8 ).3
A n ch e n el (supremo sen a to della C h iesa non pochi p relati
sp len d ettero per esim ie doti di m ente e di cuore. M artin o V no

W o l.T M A X N II, 1 3 6 .
2
Vedi W ctzes u . W m .tk'j K irchenlexikon VII*, 1528 s., dove il resto
tlellu letteratura In proposito.
Ier i sopradetti cfr. U g h e i . u . specialmente IV, 380; III, 224; I, 563;
V i l i , 384; IX, 622; I, 761; IX. 342 s. ; II, 690; I, 445; II, 168; V, 439 VI.
224, 943; II, 626; III, 376. Per Antonino v. sopra p. 23 s. e il nostro voi. II, 17.
SuUaltivitil del 'Carafa per la riforma in Chic ti vedi D i t t i i c h in H ixt. Jahrb.
V . 346 s. Neli'elogiare il Carafa convengono Paride de Grassis (ed. F r a t i 231)
e S a lu to (XI, 771, 773). Cfr. il nostro voi. IV 2, 556 ss. Sul PineUi v. anche
PAOiJuccan IV (1906), 455 s. Su Pietro Barozzi e altri egregi vescovi ; T a c c h i
V e n t u r i I, 172 ss. |Sui sinodi diocesani tenuti in Italia da alcuni vescovi zelanti
per la riforma del costumi e il mantenimeuto della disciplina nel clero cfr.
HEKELE-IlERfiENniVrjiER V i l i , 5, 190, 258 s 296, 365 ss., 745 s. ; H. W e b e r in
Kirchcnlavikon di Friburgo VI*, 10S7 s. B u r c k h a r d t II, 104, 230 (ll 81, 188;
lJ61, 142), fa notare in proposito, che in Italia i vescovadi non venivano quasi
mal conferiU seguendo le tavole genealogiche (come per es. in Germania) e che
1 novellieri ed altri motteggiatori non fanno quasi mal menzione d vescotf.
B a n d e l u i , scrittore di novelle, descrive (II, 39, 40) dei vescovi virtuosi.

Egregi prelati. Sauti del rinascimento.

6!>

min u n a s e r ie idi eccellen ti card in ali, fr a i quali eran o p a rtico


larm ente in sig n i D om enico C apranica, G iuliano C esarm i, N ic
ol d A lb erg a ti. E u g en io IV fr e g i della porpora il grande greco
Bessarione, G iovanni T orquem ada, G iovanni de C arvajal, E nrico
de A llosio e N iccol d i Cusa. C alisto III cre ca rd in a le lesim io
infante G iacom o di P ortogallo, P io II il d e g n o fr a tello di Do
menico C apranica, A n g elo , B ern ard o E roli, A lessan d ro Oliva,
B artolom eo R overella. S o tto il pontificato di P aolo II fu ron o nom i
nati il n ob ile O livieri C a ra fa e M arco B arbo. M em bri d egn issim i
del co lleg io ca rd in a lizio fu ro n o pu re quelli creati da S isto IV ,
come S te fa n o N a rd in i, i due sp a g n o li A u x ia s de P od io e Pedro
Gonzales de M endoza, o ltre a G abriele R an gon e e al venerabile
Elia de B o u r d e ille s.1
A llorch poi la m ond anit v en n e pi e pi infiltrandosi nel
'acro collegio, accan to a in d eg n i ca rd in a li non m ancarono tu t
tavia uom ini p ii, d o tti e v ersa ti n eg li affari, i quali riuscirono di
ornam ento a lla C h iesa, com e R aim ondo P erau d i, creato cardinale
da A lessan d ro V I. P r im a di tu tti v a qui ricordato il gran d e F ran
cesco X im enes, ch e ad )una so m m a sem p licit e a u ster it di co
stum i co n g iu n g ev a uno sp len d id o ta len to a m m in istra tiv o ed una
em inente cu ltu ra sc ie n tific a ; e g li r icev ette il cappello ro sso sotto
Giulio II. P i tard i, so tto L eone X, r ifu lse nel sen ato della C hiesa
il C aetano (T om aso d e V io), il quale n elle su e legazion i di Ger
m ania, F ra n cia e U n g h e r ia sp ieg u n a ttiv it m era v ig lio sa e p e r
la su a v a sta d o ttrin a fu d e sig n a to com e il p i gran d e teologo
dopo T om m aso d A q u in o .2 D egn e figure di con d otta g en u in a
m ente sa cerd otale s i in contran o an ch e tr a le file del clero seco
lare. F u ron o uom ini di q u esta razza quelli, ch e lavorarono nel!O ratorio del d iv in o am ore.
P ersin o di sa n ti lep oca del rin a scim en to pi ricca di quanto
com unem ente s i cred a. Il se g u e n te elenco, non an cora com pleto,
disposto secon d o g li a n n i della m orte, pu d are al letto re u n idea
della m agn ifica coron a di sa n ti e b eati, ch e il popolo italian o ci
diede in q u e llepoca. L a loro v ita c i pone innanzi agli occhi lI
talia c r istia n a del rin ascim en to, ch e p er ta n to tem p o era si com
pletam ente p erd uta di fr o n te a llIta lia p a g a n a .3
1 Ofr. I nostri voi. I e II alle pagine indicate acVindice delle peritone sotto
i nomi surriferiti.
2 I particolari intorno al suddetti si veggano sotto. Ofr. inoltre Ilint.-pol.
IH- LXXIV, 103 s. Sono unanimi nel lodare il Carata P a k i s de C h a s s i s ed.
I ' k a t i 231 e S a h u t o XI. 771. 773. In occasione della morte del Peraudi avve
n u t a nel 1905, Giulio II scriveva: * Erat enim rectus e t sedi a [ K > s t. admod u m utilis . * B re v e cpixr. Lettinetu s. d. IA!/. hrev. 29 s . , 72i>. A r c h i v i o
segreto pontificio.
*
In generale per la presente compilazione dei santi rimando allo O h e v a Ukb, R eper., dove data con la massima cura e per intero la letteratura ulte-

70

Il
p rofon d o sen tim en to relig io so del popolo italian o, Si quale
si m a n ife sta n elle m olteplici opere di carit, nel m agnifico fiorire
d ella r te e n ei n u m erosi s a n ti e beati, si m a n ife sta n el m odo pi
sv a ria to in tu tte le c la ssi della popolazione. N la fierezza de

rioro. N otizie isolate intorno ai santi del primo rinascimento sono date anche
nella presente oliera I, 33 ss., 55 ss., 241 ss., 244 ss. (ed. 1931). Cfr. inoltre
l'elenco di donne sante dItalia nel secolo XV presso A. R o sle r , Die Frauenfruge, Wleu 1893, 211,* Freiburg 1907, 392.
1400. Oddino Barotti, pro|>osto a Fossano in Piemonte.
1404. Iacopo d'Oldo, prete di (Lodi.
1410. Orsolina da Parma.
1411. Daniello da Venezia, Camaldolese.
1415. Renincasa Rapaecloli, IServita.
1419. Chiara Gambacorti, Domenicana.
1419. Giovanni Dominici, Domenicano.
1420. Renincasa, IServita in Toscana.
1429. Gemma di Sulmona.
1429. Corradino, Domenicano, che rinunci alla [Hirpora e mori servendo gli
appestati In Bologna.
1430. Manfredi di Riva, eremita.
1432. Roberto M alatesta, terziario francescano di Rimini.
1433. Stefano Agazzari, canonico regolare di Bologna.
1435. Pietro Gambacorti, fondatore degli eremitani di iS. Girolamo.
1435. Angelina di Marsciano, terziaria francescana di Foligno.
1440. Francesca Romana.
1443. Niccolo dAlbergati, vescovo di Bologna e cardinale.
1444. Rernardino da Siena.
14t>0. Giovanni Tavelli, vescovo di Ferrara.
144". Tommaso Rellaccl.
1447. Ooleta.
j
1
;
1450. Angelina, Clarissa di (Spoleto.
1451. Ercolano da Plagario, Francescano.
1451. Matteo da Girgenti. Francescano.
1452. Pietro Geremia, Domenicano.
1455. Fra Angelico da Fiesole, Domenicano, pittore.
1455. Giovanni Bassand, Celestino.
1455. Andrea da Modena, Francescano.
1-150. Lorenzo Giustiniani, patriarca di Venezia.
1456. Filippo dAquila, Francescano.
14,56. Rita di Cascia.
1450. Giovanni Capistrnno, Francescano.
1450. Gabriele Ferettt.
1467. Angela Felix.
1458. Angelo Masnccio, Camaldolese.
1458. Cristina Visconti di Spoleto.
1458. Antonio ab Ecclesia.
1458. Elena Valenfinis da Udine.
1459. Antonino, arcivescovo di Firenze.
1460. Antonio Neyrot da RlpoU.
1460. Arcangelo da Calafatimi.
1463. Caterina da Bologna, Clarissa,
1403. Maddalena Alberici.

La piet italiana nel rinascimento.

71

tempi n la co rru ttela di una g r a n p arte del clero v a lsero a d i


struggere la p ia , e in c e r te reg io n i p ersin o fa n a tica m en te pia,
tendenza del popolo. P ersin o in m ezzo a lle lo tte p i san gu in ose
di partito, quali ad e sem p io ebbe a p rov a re P eru gia, si poteva
constatare d evozion e e p iet n ei m ig lio ri c itta d in i. 1
1400.
1467.
1471.
1471.
1472.
1470.
1478.
1478.
79.
1179.
1480.
1ISO.
1482.
14S2.
1183.
1483.
1484.
1484.
1485.
1480.
1489.
1490.
1490.
1491.
1491.
1491.
1491.
1194.
1494.
1494.
1495.
1495.
1495.
1495.
1499.
1501.
1502.
1503.
1504.
1505.
1505.
1506.
1507.
1507.
1510.
1511.
1520.

Bartolomeo de Cerveriis, Domenicano.


Margherita, principessa di Savoia, Domenicana.
Antonio di Stronconio.
Matteo Carrier!, Domenicano.
Giovanni Bonvisi, Francescano.
Iacopo della Marca, Francescano.
Caterina da Pallanza.
Serafina da Pesaro.
Andrea da Montereale, Agostiniano.
Michele di Barga, Francescano.
Andrea da Peschiera, Domenicano.
liuchlna da Soncino.
Amadeo, Francescano di Milano.
Pacifico Ceredano, Francescano.
Giacomo Filippo Bertoni. Servita.
Damiano Fulcheri, Domenicano.
Maria degli Alberici.
Cristoforo di Milano, Domenicano.
Iacopo, Francescano a Bitetto.
Bernardo di ;Scammaea, Domenicano.
Bartolomeo Foresta, Francescano.
Pietro da violino, Francescano.
I.odovico Rabida, Carmelitano.
Iacopo Alemanni, Domenicano di Bologna.
Giovanna Scopelli di Reggio.
Eustochia Calafata, Clarissa.
Vitale di B astia.
Bernardino da Feltre.
Sebastiano Maggi, Domenicano.
Antonio Turriani, Agostiniano.
Angelo di Chiavasso.
Francesca, Servita di Mantova.
Veronica di Binasco.
Domenica, Francescana di Urbino.
Marco di Modena, Francescano.
Colomba da Rieti.
Girolamo Caribi, Domenicano.
Martino di Vercelli, Agostiniano.
Vincenzo d'A<inila, Francescano.
Margherita di Ravenna.
Osanna di Mantova.
Colomba d i R ieti.
Francesco di Paola, fondatore del Minimi.
Francesco di Caldarola, Francescano.
Caterina F iesco Adorno.
Giovanni Licci.
Elena Duglioli dallOlio di Bologna.

i B cbckiiardt, C ultur I s, 29.

Introduzione.

72

L a p iet d e lle m o ltitu d in i s i m a n ifest in m odo straord in ario


nei g ran d i g iu b ilei del 1450, 1475 e 1 5 0 0 .1 N m eno fo r te erom
peva il se n tim e n to relig io so presso tu tte le cla ssi dei c itta d in i in
occasion e di pubblici in fo rtu n ii, sp ecialm en te n elle freq u en ti e p i
d em ie p estilen zia li ; in ta li circostan ze cercavasi di p rop iziarsi in
tu tti i m odi il cielo m ed ia n te o p ere d i p en iten za, di p iet e di
beneficenza. Q uando nel 1457 la p este e il terrem oto visita ro n o
B ologn a, lu n g h e p rocessio n i p ercorsero lita n ia n d o le v ie della
citt , secon d o ch e n a rra il cron ista locale. S ch iere di flagellanti
and avano attorn o p rocessionalm en te e com e g iu n g ev a n o a lle croci
er e tte p er le strad e, tu tti g rid avan o ad a lta v o ce: M isericordia,
m isericord ia! Quasi tu tta la citt tra sco r se o tto giorn i in teri in
d igiu n o str e ttissim o : i beccai non vendevano pi carne. L e stesse
donne di m alavita si em en d a ro n o .2 N e llanno 1496 in m ezzo agli
in testin i d iso rd in i a S ien a corse voce di m era vigliosi fenom eni,
ch e su scitaron o grand e sgom en to. A llora su b ito le co n fra ter n ite
com inciarono a f a r processioni, lo ste sso fe c e r o a poco a poco
tu tte le parrocchie ideila citt e lu n gh i stuoli d i uom ini e di donne
tr a sse r o al duomo, dove ciascu n o offr una can d ela di cera a llim
m agin e di M aria, la celebre M aiestas di D uccio di B u oninsegna.
O ltre a questo ciascun o, secon do le proprie forze, esercit opere
di c a r it : chi risca tt un p rig io n e p er d eb iti raccon ta A lle
g retto A lleg retti , chi p rovvid e di corredo una fa n ciu lla povera
e chi fe c e celebrare delle M esse. U n a gara nel bene infiam m i
m em bri di tu tte le co n fra tern ite. G iorno e n o tte questi andavano
attorn o a piedi scalzi flagellandosi e recitando incessan tem en te
p reg h iere affinch Iddio li lib erasse da quelle tr ib o la z io n i.3
S u lla fine del 1504 e al p rin cip io del 1505 B ologn a v en n e fu n e
sta ta da un violen to terrem oto. Il govern o ordin to sto si te n e s
sero grandi p rocession i, n elle quali ven n ero p o rta te per le v ie le
pi in sig n i reliquie e ia M adonna d i S. Luca. L a g en te v e st gram aglia, si c in se di cilizio, d igiu n e preg. C essata finalm ente
quella piaga, G iovanni B e n tiv o g lio fe c e d ip in g ere in a tte sta to di
gra titu d in e la cap pella di S. C ecilia con la leg g en d a di questa
santi; affidando il lavoro a F ra n cesco F rancia e ai suoi discepoli. *
Cfr. Il nostro voi. I. 4 2 7 ss. (ed. 1 9 3 1 ) : II. 4 8 9 s. e sotto, ltb. II. cap. 1 1 .
Sulla religiositA viva noi popolo italiano v. anche M o n n i e r . Q uattrocento II.
1(18-218. Cfr. d'altra parto A n t o n i o d e B e a t i s nella sua descrizione del viaggio
ilei oard. Luigi d -Aragona (ed. da P a s t o k . Freiburg 1 9 0 5 ) , ohe in contrasto
colte condizioni in Italia trov fra l tedeschi maggior sentimento religioso,
od anche pifi devoto contegno In chiesa (p. 1 0 8 , <107 ; cfr. p. 5 2 . 5 1 s.). S u l
l'abuso che si faceva delle chiese contenendovisi con Irriverenza e facendovi
affari mondani cfr. T a c c h i V e n t i - r i I, 1 7 7 - 1 8 5 .
2 Annoi. Bonon. 8 9 0 .
3 Allegretto A

llegretti

S56.

Gior. R eni voglio 147 s. W o l t m a n n II, 310, 318. G l i affre


schi, sebbene danneggiati, sono di cosi squisita bellezza, che rimangono im G o z z a d in i,

I sentimenti religiosi radicati ancho nei cattivi.

S o m ig lia n te racco g lim en to com pirono i V en ezian i dopo la o rri


bile d isfa tta del 14 m a g g io 1509 presso A gn ad ello. La ste ssa S i
gnoria ordin una g ra n d e fe s ta di p en iten za p er p lacare lira di
Dio. O ltre a 70,000 a b ita n ti della c itt delle la gu n e pi accosta
rono in quei g iorn i di terro re ai sa n ti s a c r a m e n ti.1
M olti ra p p resen ta n ti d ella (Chiesa, e p ersin o dei papi, com e
un A lessan d ro V I, era n o eccessiv a m en te m ondani, m a g lita lia n i
assai pi a cu ta m en te d elle a ltr e n azion i sap evan o d istin g u ere
tra p erson a ed ufficio. N on p er n ie n te sa n ta C aterin a a v ev a fa tto
osservare, ch e in tu tte le co n tin g en ze d eesi obbedire ad ognuno,
anche al p essim o dei p a p i.2 P er quanto fo sse r o p erson e indegne
i m in istri d elle benedizioni e delle grazie, a v ea si il convincim ento,
che anche un in d egn o ra p p resen ta n te di C risto n e llese rc izio d el
suo m in istero pur sem p re suo ra p p resen tan te, e che i sacra
menti tra g g o n o la loro efficacia d a C risto e non dalla sa n tit di
chi li d ispen sa. U n ribaldo in sig n e quale era V itellozzo V itelli
lessu n altra co sa |aveva p i ard en tem en te bram ato prim a di
ossere g iu stiz ia to , ch e di o tte n e r e dal papa, da un A lessan d ro V I,
la sso lu z io n e .3 I figli di C aterina S fo rza in viaron o ad e s s a n ella
sua d isg ra zia lesorta zio n e, c h e non si la sc ia sse trarre dal dem o
nio alla d isp era zio n e p e r qu an to le m e tte sse innanzi agli occhi
tutti i suoi m isfa tti, poich una g o ccia del sa n gu e di C risto era
pressi indimenticabilmente in chiunque visita la cappella ; in particolare poi
'a sepoltura di |S. lO cilia unopera d'incomparabile grazia e delicatezza.
1 Ofr. B k m b o il ih. (V ili.
2 Sciitjr.THKisH dii Allgcm. X citung 1892, nr. 1SU Heil. Cfr. anche Coronri,
Igiuitiun 79. iS. Antonino parla diffusa mente della possibilit, che anche preti
'attivi vengano elevati persino al pontificato, e del dovere di obbedire anche
a questi. Nella forza dell'autorit, cos egli ragiona, riposa lordinamento del
nmsurzio umano voluto da D io. Per quanto adunque 1 superiori o 1 sudditi
siano cattivi, pure questordinamento in s qualche cosa d buono e fonte di
l>ene. Il potere che D io diede al diavolo per tentare o tribolare Giobbe, Pietro
o Paolo, ha dovuto certo servire a mettere in guardia o ad umiliare i ten-*
tati. Antonino insiste poi con forti espressioni sul dovere dell'obbedienza,
specie verso il papa, autorit suprema sulla terra. Del resto un papa Imper
fetto in fatto di costumi potrebbe tuttavia essere un buon governante, e ove
accadesse che il papa fosse in pari tempo uno scostumato e un cattivo gover
nante, allora deve dirsi bens che l'abuso del potere deriva dalla corruzione
degli uomini, ma che il potere per a deriva da Dio ; agli eletti esso serve di
purificazione e di salute, a l cattivi di tormento e di dannazione. 8 . Aktonik.,
Sum m . theo. I l i , tit. 22, c. 2. Il cronista e prete senese Blgismondo Tizio,
pur nel suo sentim ento rigorosamente (cattolico, eleva le piil furibonde
invettive contro i papi del suo tempo; cfr. P . P i c o o l o m i n i , T izio 120, 128.
Per la distinzione fra persona e ufficio e su ci che 1 predicatori ambulanti
dicevano intorno all'obbedienza anche a superiori cattivi, cfr. H e f e l e , Iicrn/t arditi ron Siena 34 ss.
8 M a c h i a v e l l i , S c ritti m in o ri 142. B u r c k h a r d t , C u ltur 13, 0 8 , 140, (l l 118,
345, 1287. 267 s.), 11^251 (>U 96s., 148). iCfr. B a r z e l l o t t i , Ita lia m istica 51.

74

Introduzione.

b a sta n te ad esp ia r e tu tti i peccati d ellin fern o. C aterin a e r a sta ta


sem p re fino allora una vera figlia d el su o tem po, ch e con tu tta la
sua leg g erezza n on a v e v a perduto la fe d e ; in m ezzo a i su o i m o
rali tra v ia m en ti fa b b rica v a ch iese e sovven iva con ven ti. D a vec
c h ia s i p en t d ella su a crudelt, a scoltava tu tti ,i giorn i la san ta
M essa e la r g h e g g ia m in e le m o sin e .1 S im ilm en te anche L ucrezia
B o r ja cerc e sp ia r e con la p iet e a ltre op ere di ca rit le colpe
d ella su a fr iv o la g io v e n t .2
C he al le tto di m orte v en issero rifiutati i co n forti d ella reli
gion e, sono casi ch e ricorrono iso lati. C osim o d e M edici erasi
a g g ra v a to di m olte colpe per la sua crudelt con gli a v v ersa rli e
p er larb itra ria d istribu zion e d ei b alzelli. A p p ressan d osi la sua
fine, e g li s i m ostr seria m en te im p en sierito p er la sa lu te d ella
n im a sua, si co n fess e p ien o di p en tim en to e di fe d e ric ev e tte il
san to viatico , dopo aver dim andato a tu tti p e r d o n o .8 N on ostan te
la su a sp en siera tezza e tem poranea licen za m orale, L orenzo de
M edici si ten n e ferm o all cristia n esim o p ositivo. Scosso d a s in
cero p en tim en to, e g li esp r e sse il su o dolore iper i suoi errori in
una poesia, la qu ale fr a le pi b elle canzoni di p en iten za, che
p resen ti la lettera tu ra ita lia n a :
Io son quel misero ingrato
Peccator, cho tanto errato,
lo son quel prodigo figlio,
Che ritorno al padre m io;
Stato sono in gran periglio
Esulando da te, D io;
Ma tu se si dolce e pio,
Clic non guardi al mio peccato.

Quando gli fu p orta ta la sa n ta C om unione non volle attendere


il suo S alv a to re g ia cen d o in letto e non o sta n te le rim ostran ze dei
circo sta n ti, c o s m alato a m orte si alz, si v e st, e so sten u to dai
serv ito ri entr n e lla sa la dove si g e tt ginocchioni dinanzi al
S an tissim o . L a d iv o zio n e con cui r ic ev ette il sa n to v iatico fe c e a
tu tti una p rofon d issim a im p r e s s io n e .5
P ersin o uom ini, che n ella loro v ita eran si p erm esso di v ili
pendere e sch ern ire fieram ente sacerd oti e C hiesa, ap p rossim an

* P a s o l i n i II, 200, 398 s.


Ofr. sotto, lib. II, cap. 10.
s S c n u tT Z E , S. Marco 50. R e u m o s t , L orenzo I=, 139. Intorno a C. Marsuppinl, morto senza confessarsi e comunicarsi, cfr. le nostre notizie nel vol. I,
p. 30 (ed. 1931).
* Vedi B a u m o a b t x e r , W ellit. VI, 195.
s Heumon-t, Lorenzo III, 41B. Cfr. anche Rm. Quartalschr. XVI (1902),
157 ss. e /V r m s tb o s g , Savonarola H~.

I sentimenti religiosi radicati anche noi cattivi.

75

dosi il pericolo di morte, tornavano alla fede dei loro primi anni.
Non avevano perduto la religione nemmeno i selvaggi condottieri
dei mercenaria.1
I
mezzi coercitivi della Chiesa, parte per colpa dello stesso
clero che troppo spesso e per futili motivi li applicava, non agi
vano pi con la forza dei primi tem pi,2 ma da moltissimi erano
ancora temuti ie rispettati. Di ci fa prova lo zelo, con cui si cer
ava che venisse tolto linterdetto e anche limpressione prodotta
dalla scomunica pontificia del Savonarola.8
Universale era la fede nellintercessione dei santi e nelleficacia delle loro reliquie. Ogni citt, ogni borgata si davano
grande premura per assicurarsi tali protettori spirituali. Nesuna eccezione facevano in ci i governi, che pure erano, come
1 veneziano, in continua lotta con Roma a causa del loro assolu
tismo politico. Pi volte ci vien riferito a quali sacrifici e stenti si
esponessero, onde procurarsi delle reliquie dai paesi conquistati
dai Turchi. Allarrivo di esse tutte le autorit con a capo il doge
raevano solennemente in processione incontro ai sacri avanzi.
Per la veste inconsutile del Signore furono stanziati nel 1455 fino
a 10.000 ducati, ma non si pot ottenere.4 Le repubbliche di Siena
e Perugia ingaggiarono nientemeno che una guerra per possedere
'anello nuziale della Beata Vergine e Sisto IV si occup molto per
tppianare questo dissidio. In qual pregio si avessero le sante reli
quie dimostrato anche dallo zelo spiegato dalle autorit di Ge
nova per riavere quelle cherano state rubate in S. Bartolomeo
nel 1507 : regn indescrivibile giubilo allorch vennero restituite
lei giugno 1508.a La citt pi ricca di reliquie era Roma,0 la
luale appunto nel secolo xv giunse a possederne due delle pi
insigni, la testa di S. Andrea acquistata da Pio II e la santa lancia
donata dal sultano al papa Innocenzo VIII. Il ricevimento di queste
due reliquie si convert in feste grandiose, nelle quali il rinasci
mento cristiano fece sfoggio di tutta la sua magnificenza.7 Quanto
fosse geloso il popolo di Roma delle sue reliquie lo mostra il fatto,
C ondottieri 5 9 .
* Gifl nel 1406 si lamenta di ci jP. P. Vergerlo (A rch . star, per Trieste,
l'Istria ed il Trentino, 1, 372) ; cfr. Inoltre la * relazione dellambasciatore fio
rentino In data di Roma 27 febbraio 1454. A r c h i v i o d i S t a t o i n F i
r e n z e . D ist. S , t i . 0 , f. 20b. V. anche il nostro voi. II, 611.
* I particolari sotto. >V. inoltre B u r c k h a r d t . C u ttu r I3. 137 e C a m p o b i ,
O lii L e ttere in ed ite di S o m m i P ontefici (Modena 1878), 1 s.
1 O fr . S e m e r a u ,

* B

urckhardt

I, 7 2 .

Ofr. la narrazione su documenti di C. B o r s a t e , I l fu r to del S . Sudario


nel 1507. Estratto da Jliv. Lig.. Genova 1915.
* Per la storia del tesoro di reliquie della cappella Sa nota Sanctorum nel
see. xv cfr. G r i s a r , Die rm . JCa peli e 8 . |S.. Freiburg 190P, 24; su llapertura,
sotto Leone X, S a s u t o XXV. 204, 226 ss. ; G r i s a r 143 ss.
* Cfr. il nostro voi. II, 222 s. e sotto, llb, I, cap. 4.

7(>

Introduzione.

che nellanno 1483 il magistrato fece delle energiche rimostranze


al papa Sisto IV perch aveva mandato al morente Luigi XI alcune
delle reliquie che si conservavano in Roma.1
Il
culto della Beatissima Vergine era, come in generale fu sem
pre in Italia, oltremodo grande anche allora. Nobili e plebei, papi
e principi, semplici cittadini e gente del contado facevano a gara
nellonorare Maria. Alcune poesie in onore di Maria, come la
canzone del patriarca di Venezia Lorenzo Giustiniani: M aria,
Vergine bella, sono di straordinaria bellezza e devozione.2 Come
la poesia, anche larte faceva il possibile per glorificare Maria.
Innumerevoli chiese e cappelle erano e furono ancora di con
tinuo a lei dedicate.8 LUmbria e la Toscana sono quasi semi
nate di affreschi rappresentanti Maria e in modo speciale la sua
incoronazione. * veramente immenso il numero degli affreschi,
dei rilievi e delle statuette della Madonna messe per devozione
alle case e ai canti delle vie o nelle cappelle private. Con Roma,
Firenze in particolare era ricca di queste testimonianze di com
movente piet, che si dovevano alla gara delle classi alte e
basse. Anche eccellenti artisti, come Donatello, Mino da Fie
sole, i Robbia, Ghirlandaio, hanno dato magnifiche opere per i
tabernacoli, dinanzi ai quali si cantavano le laudi.8 In tavole
innumerevoli Maria viene sempre e sempre rappresentata nobile
ed augusta come Madre di Dio e il figliuoletto come Cristo Bam
bino sempre cosciente della sua alta missione. Alcuni artisti,
come Luca della Robbia e pi tardi Raffaello, conseguirono con
le loro Madonne una fama mondiale.B Le immagini miracolose
della Madre di Dio erano ritenute come il tesoro pi prezioso delle
citt e in tempi di grande calamit venivano portate in proces
sioni solenni per le strade. In ogni distretta facevasi ricorso con
tenera fiducia alla Madre della grazia. Sotto il suo manto intere
1 Sisto IV si richiam allesempio del suol predecessori, particolarmente (li
(rrcgorlo Magno, che avrebbero essi pure regalato delle reliquie. Jao. Votat k k k a n u s presso M u r a t o r i X XIII, 1S7. Sulla cessione di reliquie romane alla
chiesa dOgnissanti a Wittenberg neUanno 1516 cfr. K a L k o f f , Alla u n d Reliquienvorehrunff a der Schlosskirche zu W ittenberg, Gotha 1907, 70.
3 Vedi BAUM GARTNER. V eltlit. VI. ISO.
T>a maggior parte delle chiese Italiane dedicate a Maria debbono la loro
origine e la loro forma al rinascimento e al barocco: v. K irchcnxchm urk
189, p.100.
* Clfr. F in KE, F . in cu b a rli (Kln 1893) 39.
Sul tabernacoli fiorentini vedi G e r s p a c i i in Rassegna naz. CXIj (1705),
505 ss., per Roma : A. R u f f i n i , Im m agini di Maria S a n tissim a collocate sulle
mura esterne di tatuili edifitH di Rom a. 2 voli. Roma 1853.
8 Per Raffaello v. sopra p. fiS s.; per 1 Della Robbia: B o b e . Die K nstler/am ilie der Robbia und Hai. P la stik 73 ss. e G r a u s in K irchinsehntuck 1S98. Si):
cfr. anche B u r c k h a r d t , B eitrge 12. C a v a m - U c d - M o u n i e r , Les della Robbia.
Paris 1S82. M. R e t m o n d , Leu della Robbia, Firenze 1897,

ulto della Madonna. Feste ecclesiastiche.

7?

amiglie, confraternite, magistrati di citt si facevano rappre


sentare dai pittori quasi illustrazione viva del commovente canto
iwpolare :
Sotto il tuo bel munto
A m abile Signora,
Viver io voglio e ancora
Voglio morir un ili 1

vviene che citt intere, come per es. Siena nel 1483, si consa
crino alila Regina del c ie lo .2 II Savonarola segu pi tardi quetesempio, quando fra entusiastiche acclamazioni dichiar Cristo
rt di Firenze.
Le feste ecclesiastiche erano celebrate con tal pompa e gusto
i he il Settentrione non ne aveva alcuna idea. La maest delle fun
zioni in Roma, centro della Chiesa, fin da antico era stata grande
<dtre ogni dire: sotto Pio II e Paolo II essa crebbe ancora di pi.
' ol maggiore sfarzo era festeggiato il giorno del Corpus Domini,
:>er la cui degna celebrazione molto si occuparono Martino V ed
Eugenio IV. A Roma gli stessi pontefici prendevano parte alla sonne processione comparendovi vestiti degli abiti pontificali e
per lo pi in sedia gestatoria, circondati da tutti i cardinali, pre
dati e clero delleterna citt. Niccol V e Pio II per la loro speciale
divozione al Santissimo Sacramento dellaltare andavano in proessione a piedi, portando essi stessi lostensorio. Anche quando
la corte pontificia trovavasi in viaggio, come fu per es. nellanno
162, in cui Pio II dimorava in Viterbo, la festa del Corpus Do
mini si celebrava egualmente con la medesima pompa che a Roma,
e descrizioni che ne fanno i contemporanei mostrano come in
ali circostanze venisse messo al servizio della religione tutta la
magnificenza e lo sfarzo delle festivit cos altamente sviluppate
nel periodo del rinascim ento.3 Un pregio particolare annettevasi
1 Fra queste immagini del manto protettore (cfr. F o su a c t, La Vierge,
'Ir misricorde. Paris 11*08) specialmente notevole quella di Domenico Ghir
l a n d a i o in Ognissanti a Firenze perch fra 1 ritratti del Vespucci compare
l a v o di colui, al quale deve il nome l'America. Vedi B r o c k h a u s , Forschungcn
'ber ftorentinische K u n tiice rk e , Leipzig 1902, 85. 1
Cfr. B u r c k h a r d t , H eitrage 1 5 8 s . Quanto svolge B u r c k h a r d t (C u ltu r I a,
-" i- s ., 2 5 4 s., 2 5 6 s., 3 3 5 ) ha bisogno di essere in varii punti rettificato. Si
milmente B a r z e l l o t t i , Ita lia m istica 5 2 . La vasta letteratura cattolica in
torno ai santuarii di Maria rim asta sconosciuta ad entrambi. Cfr. il prospetto
'li questa In W k t z e r u . W m . t e ' s K irehenlexikon V i l i 5, 848 s.
*
Cfr. il nostro voi. I I , 180 s. Cfr. anche B u r c k h a r d t l i 2, 144, 101 ; Mo
to s i IX, 46 s. e D ' A s c o s a , 1, 70 s., 290; R o d o c a s a c h i , H om e au tempii de J u les I I
et de Leon X , 306-307. Su lla processione del Corpus D om ini svoltasi pi solen
nemente in Perugia dal 1420 in poi v. Cronache di Perugia ed. F a b r k t t i II, 6 s.
i>a magnifica processione del Corpus D om ini fatta a Bologna nel 1402 de
scritta in A nnal Itonon. O li. (Su feste ecclesiastiche a Bologna cfr. anche F i u t i ,
l i/a privata di Bologna, 166 ss.

78

a sten dard i e g o n fa lo n i m agnifici, del cui orn am en to con pitture


occupossi so p ra ttu tto la scu ola u m b r a .1 E ra celebre la solennit
del Corpus D om ini in V enezia, a lla q u ale in terven ivan o sem pre
il doge e tu tti i m a g istr a ti dalla c i t t .2 A nche a F erra ra la casa
re g n a n te p ren deva di reg o la p a rte alla p rocession e del Corpus
Dom ini. *
U n c a ra ttere sem idram m atico a ssu m eva la celeb re processione
di S . G iovanni B a ttista a F irenze, della quale s i con servan o de
scrizion i d ell anno 1439 e 1454. D a q u estu ltim a m em oria s i fa
evid en te, che nella p rocession e v en iv a ra p p resen tata tu tta la sto
ria del m ondo dalla caduta di L u cifero al g iu d izio u n iversale. * Di
grand e im portanza divennero le nu m erose n u o v e asso cia zio n i, che
si fa cevan o un dovere di prom uovere la venerazion e del m istero
dellaltare. L idea ne p a rt d a llo sserv a n te C herubino da Spoleto.
Il su o contem poraneo e co n fratello beato B ern ard in o da F eltre
a ssu n se com e una m issio n e speciale la diffusione di q u esti sodalizi
del S S . S a cram en to: ne eresse a P arm a ,(1486), P eru g ia (1487),
O rvieto (1488), G enova (1490), B ologn a (1491), R aven n a (1492) e
B rescia (1 4 9 4 ).5
La crescen te d ivozion e v erso il SS. Sacram ento dellaltare,
che s i estr in se c a n elle m agnifiche p rocession i del Corpus D om ini,
in gen ere u n o d ei fen om en i pi con solan ti di quellepoca. E ssa
s i m a n ife sta an ch e n e lla r te per m ezzo di num erosi, superbi
tabernacoli. I pi v a len ti m aestri d el tem po fa c ev a n o a g a r a nel
preparare luoghi degni per rip orvi il Corpo di C risto. C os il
G hiberti nel 1432 abbozz il tab ernacolo p er la ch iesa dei te ssi
tori d i F irenze. A ltri stu p en d i tab ern acoli d i q u ellepoca si am
m iran o anche o g g i in A rezzo, F iesole, P rato, n e llospedale della
S cala a Siena, in S. M aria N u ova, in S. A m brogio, nel duomo
e nel b a ttistero di F iren ze e in m olti a ltri luoghi. In u n m a g n i
fico b assorilievo in m arm o (ora a l M useo N azio n a le di F iren ze)
M atteo C ivitale rappresent il fed ele ora n te d in an zi a llO stia santa
so sp e sa al d i sop ra d un calice. N on fu un ca so ch e so tto il pontifi
cato d i G iulio II la san ta E u ca restia tr o v a sse n ella D ispu ta di
R affaello la pi m era v ig lio sa glorificazione a rtistica, perch i pi
R aphael SI.
1
Ctfr. S a n u t o V ili, 370 s ., M o l m e n t i 326 s . e B ollett. ili. del 19" congress
eucaristico del 1* ottobre 1897, 342 s. ; cfr. 233 s. sulla processione in Vicenza.
D ' A n c o n a I, 295.
* C k k i z e n a c h I, 303 s.
Particolari presso T a c c h i V e n t u r i 1 9 1 s.
F. X. K rau s la fa risalire aU'attivit dell'Ordlne francescano. L it. R u n d
schau 1985, 9. Ofr. S tim m en aus M aria-Laach XXXIX, 45.
" Altri parUcolari sotto lib. III. cap. K l Cfr. anche G r a u s in K irchentehm uck 1899. 28 s. e B r o u s o u -e , L 'a rt. la religion et la Renaissance, Paris 1 9 1 0 ,
3l7 .
i M ntz,

Libri di preghiere. Pellegrinaggi.

79

celebrati sc r itto r i d ella n azion e celeb ravan o il m istero dei m isteri.


T utto d evozione e riveren za , tu tto p e n tito e con trito nelle opere
e nello sp ir ito m on d ato n el bagn o d ella co n fessio n e, fo n d a to nella
fede, acoeso di sa n to am ore A n g elo P o lizia n o rivolse in una delle
sue orazioni un com m oven te sa lu to a llE u ca restia . L am ico suo
Lorenzo d e M edici celebr il m istero in m an iera altam en te poe
tica co s :
Questa spiga 11 suo bel frutto
Ha cresciuto, e fatto un pane ;
Santo pan, che pasce 1 tutto
Alle mense quotidiane.
O felice vite umane
Ohe mangiate il pan de Santi !

C om m oventi testim o n ia n ze d ella venera zio n e verso il S S . S a


cram ento racch iu d on si n e lle p reg h iere d i quel tem po. A n ch e in
altre p reg h iere a llo ra in u so sp ira il m ed esim o fe r v o r e d i sen ti
m ento relig io so . N on s i p osson o leg g ere sen za com m uoversi le pre
ghiere del m a ttin o e della sera, la raccom andazione a S . G irolam o
per chiedere la su a protezion e d u rante la g io rn ata, i d ivoti esercizi
per la S a n ta M essa e prim a d ella co n fessio n e. E r a m olto in uso
specialm en te in T oscan a la m ed itazion e del ven erab ile B eda su lle
ultim e se tte parole di C risto tra d o tta in lin g u a v o lg a r e .2
Q ueste p regh iere c i tra sp o rta n o in quel tem po, in cui, sen za ba
dare ai m a n eg g i m ondani e p a g a n i d i m olti eru d iti e d oviziosi, la
cittad in an za, d istr ib u ita in n u m ero se co n fra tern ite, dop o aver
com piute le azioni d ella giorn a ta , ra cco g liev a si n elle proprie chiese
e capp elle o in n an zi a lle m o lte im m a g in i di M adonne situ a te a g li
angoli delle stra d e per q u ivi p reg a re e ca n ta re. I p elle g rin a g g i e
le p rocession i erano esp r e ssio n i del m edesim o sen tim en to p io e b i
sogno r e lig io s o .3
1 Vedi B atxmgabtneb VI, 197, 201!.
V. : Orazioni antiche toscane p r e s s o

t o n in o

alerm o,

Opera a ben vivere di S. An

2G 5 s s .

s Vedi R e u m o x t , L orenzo II*, 428 s. Molto spesso i pellegrinaggi venivano


ordinati per disposizione testamentaria. Cfr. testam ento 1 agosto 1472:
Franciscus i l a retti anus olirn 8 . U eorgii: Item. volo, quod m itta tu r una persona
hone condition's ad 8. M ariam de M onte Irtono pro anim a mea, c u i d im itto
due. 1 auri cum hoc tam en, quod ire debeat discalciata a Padua usque ad ecclesiam ipsam. E t sim iliter volo, quod m itta tu r ad S'. M ariam de Tarvisio alia p er
sona... Ite m sim iliter volo in itti aliam persona-m ad indulqentiam 8 . Yictoris
(A tti A nt. Grasselli, b. 508, n . 98). 10 novembre 1485: Gasparus q. Johannis:
D im itto Isabethae uxori B ernardini meae consobrinae, qui B ernardinus laborat
in mea apotheeha, due. IO a uri cum hoc, quod m ittere ten ea tu r aliquem sive ire
ipsa in persona ad indIgcntiam 8 . M ariae de L oretho pro anim a m ea (loc. cit.
n. 110). 10 luglio 1508: D om inicus D ona: Ite m volo et ordino, quod m itta tu r
Komam et A sciscium pro anim a mea. Ite m quod m itta n tu r personae a d 8 . Trinitatem , ad 8. Crurcm, ad 8 . L a u re n tiu m et ad CasteHum pro anima m ea (A tti

HO

Introduzione

Com e luogh i di p elleg rin a g g io o ltre a R om a eran o rigu ard ati


innanzi tu tto L oreto e A ssisi, e per il M eridionale il sa n tu a rio di
San M ichele A rcan gelo su l m onte G argano.
R iguardo a g li altri luoghi di p elleg rin aggio, fr a i quali acquist
ben to sto gran de rinom anza quello del sa n to m on te di V arallo fo n
dato nel 1 4 9 1 ,1 son o di gran lunga i p i n u m erosi quelli d edicati
alla B ea tissim a V ergin e. Il culto degli Italian i verso M aria si m a
n ife s ta anche qui n ella m aniera pi bella. A g li a n tich i sa n tu a rii
di questo genere, di cui alcuni rim ontano ai p rim i secoli d el C ri
stian esim o, vennero allora ad a g g iu n g ersen e an ch e dei n u o v i: in
P iem on te N o stra S ig n o ra d el P ila stro presso M ondov, in L igu ria
la B eata V ergin e nel b oschetto di C am ogli presso G enova, in L om
bard ia la M adonna delle G razie presso M antova, S. M aria presso
S. C elso in M ilano, la M adonna del F uoco nel duom o di F o r l n el
lE m ilia, la M adonna della Q uercia p resso V iterbo, la M adonna
del Buon C onsiglio a Genazzano, M aria del perpetuo soccorso in
R om a ed a ltr e .2
Come a q uesti san ti luoghi, cos il popolo fed ele accorreva in
folla anzi tu tto quando i grandi p redicatori della p en iten za fa c e
vano sen tire la loro voce. La libert, con cui questi uom ini e se r c ita
vano il loro m in istero, uno dei lati pi con solan ti di quel tem po,
m a non m inore la profonda im pressione che producevano le severe
am m onizioni di questi predicatori isp ira ti. In ta li circostan ze bene
appariva quanto fo sse p rofon dam ente rad icata la fe d e nei cuori
degli Italian i.

A ccanto a llIta lia cristia n a nel p eriodo del rin ascim en to v e ne


aveva pure una non cristian a, la quale e r a fin troppo im b evu ta dello
Orcg. i rina, b. i>58, n. OH). 11 febbraio 1506 (m. v.) : J)am yanus de ro stro -'
viehio: Itc m volo et sic ordino, quod m itta tu r una persona ad
M ariam de L o
r d ilo pr anima mca (loc. cit. . 204). A r c h i v i o d i S t a t o i n V e n e z i a .
i ttfr. M o t t a , I l beato B ernardino Calmi fondatore del Santuario d i Forallo. I)oe. e lett. ined., Milano 1891. K irchenschm uck 1890, p. 66 s. Z eitschr.
/. bild. K unst 1S97, p. 23Ss., 202 s., 289 s. B o r d i g o , S to ria ,ie guida del S. M onte
di Varallo, Varallo 1830 c 1857. Museo storico t'd artist. Yalsesiano IV, nr. 8,
1891 ; tS, I t u T U K , A lp s aiul Sanctuariex o j P iedm ont, London 1881 ; P. G o I - d h a r d t .
Dio B eiligcn Bcrge Varallo, Orla und Varese, Berlin 1908; A n d r . S c h m i d iti
Zeitschr. f. ehrisll. K unst XXII (1909), 164; J o h a n n G e o r g H e b z o g z v S a c h s e n ,
ibid. 291-294; P. G a l l o n i , Sacro M onte di Varallo, A tt i d i fondazione, Varallo
1909; Origine e svolgim ento delle opere d arte, Varallo 1914; P. M. S e v e s i ,
Storia del culto ni.talo al beato B ernardino Caimi. di M ilano dei F ra ti
Minori, fondatore del Sacro M onte d i Varallo. Doc. e d iti c ined., Novara 1909.
V. ancho Areh. stor. Lomb. 4* serie XV (1911), 164 s.
O fr . W E r/.E B u . W k i .t ' s K irehenlexikon V ili* , 8 0 6 s . , d o v e si h a l a l e t
teratura speciale.

Le tendenze pagane nel rinascimento.

tl

sp irito della n tico p a g a n e sim o .1 Q uesta Ita lia , contro la quale lot
tarono sen za posa i g ran d i p red icatori di p en iten za, tan to pi v iv a
m ente si d istin g u e d allaltra, quanto pi il M ezzogiorno il paese
degli estrem i. Quel m ed esim o secolo, che irrad iato dalla sa n tit
di un A n ton in o, di un F ie so le e di un F ra n cesco di Paola, pure il
secolo di un L orenzo V alla, di un S ig ism o n d o M alatesta, di un
Cesare B o rja e di un N iccol M ach iavelli. A ccan to ad un A lessa n
dra V I sed ette su lla sed ia ap ostolica un P io III, accanto ad un
Innocenzo V III un G iulio II. In tu tti i cam pi n e g li S ta ti ita lia n i
del secolo x v tu tro v i fr a m m isti in g u isa str a n a il bene ed il m ale.3
P er chi rich ied esse il m otivo fon d a m en ta le, che in quel tem po
condusse m olti Ita lia n i su le v ie p eg g io ri, la risp o sta non pu
esssere dubbia : fu lo scon fin ato sv ilu p p o ch e il R in ascim en to fa ls a
m ente con cep ito in te se dare a llind ivid uo. I fa u to r i di questo ro v i
noso in dirizzo con p ien a coscien za op ponevano legoism o, lorgo
glio, lam bizione, il piacere m ondano e sen su a le d ellan tico p agan e
sim o allab negazion e, a llum ilt e alla m ortificazione del C ristian e
sim o. Cos sorg o n o qu elle s in istr e figure, che alla pi elev a ta cu l
tura con giu ngon o una scellera ta em p iet , u n a stu ta m a lig n it , un
disprezzo di ogni v alore m orale, uom ini, di cui tip o N iccol M a
chiavelli. 1 N ella sen ten za p ro n u n zia ta da q u e stuom o: S , noi Ita
liani siam o per eccellen za ir r e lig io si e p erv ersi , la g en eralizza
zione fa lsa , m a g iu sta com e c a r a tte ristic a dei segu aci del R ina
scim ento con sen tim en ti p agan i. La m a g g io r p a rte di costoro si da
vano ad una sca p estra ta d isso lu tezza ; neg li a ltri, da quando v e n i
vano a conoscere la n tich it , al p osto del sa n to id ea le di v ita cri
stian a su b en trava quello dei gra n d i uom ini della s t o r ia .4

1 Come piil tardi riconobbe lo stesso benemerito autore (efr. la sua lettera
all'autore di quest'opera nell'appendlee alla 1* e 2* ed. d el II voi.), nellesposizioue di J . B u r c k h a r d t il lato non cristiano-pagano si affaccia troppo in
prima linea. Ila questa parzialit, in parte dovuta alla mancanza di fonti esi
stente al tempo del B u r c k h a r d t e che lascia del tutto fuori di considerazione
ini|)ortanti fatti, deriva il concetto tuttavia non ancora superato del carattere
prevalentemente pagano del rinascimento.
1 B u r c k h a r d t , C ultur I, 16. Ofr. H o k l e r , Rodrigo lo rja 21 e G r im m . Mieh el angelo I'. 117: F e b t e r . M achiavelli 19 s. ; M a i c e u . i > ' o d a O v k z z a VII 1,
Prato 18S8. fi ss.; B a u m g a r t n e r , W elllit. VI, 313 s. ; T a m a s s i a , F am iglia ita
liana -19 ss., 74 ss., 84 s s . : A r n o l d , K u ltu r der R enaissance 87 ss.
3
Cir. A r n o l d K. B e r g e r , Die R tickkch r zunt Zeichen (ritornar al segno,
come dice (M a c h i a v e l l i ) in AUgetn. Z eitu n g 1 8 9 4 , nr. 2 3 7 lieil. Con molta forza
A n t o n i o d a V e r c e l l i sferza legoismo del suo tempo. Serm . I I I . 6 9 . Sugli uomini
italiani del rinascimento di questo indirizzo cfr. anche W e r .n l e . Renaissance
und R eform ation 1 2 ss., 8 0 s. : F e s t e r , .Machiavelli 1 9 .
*
B u r c k h a r d t . C ultur, I I 1, 201. Cfr. anche A r n o l d , D ie K u ltu r <Ur Renaisxancc, Leipzig 1914, che distingue rigorosamente fra gli umanisti viventi
cristianamente e i fautori dellantichitft che si godevano la vita al di li! del
>ene e del male.
r A3TOR. Storia dei Papi. UI.

Col fa r si in nan zi di ten den ze pagane si con n ette stretta m en te


lo svilu p p o fino al diabolico della bram osia di gloria. U na tendenza
quasi pagana verso lim m ortalit del nom e si vede gi in fo r te
dose nel P etra rca : presso di lui incontrasi g i anche quella idea
di un al di l glorio so per gli uom ini grandi, di un cielo pagano,
che im p ron tato a C icerone e al F edone di P latone. Ma presso il
P etra rca e in gen ere presso gli um anisti cristia n i si scorge pure
ch iaram en te la lotta che doveva legarsi tra la sp ira zio n e incondi
zion ata alla gloria e le esig en ze d ellum ilt c r is tia n a ,1 di cui non
si fa pi parola presso i rapp resen tanti d una concezione u n ilate
rale e perci fa lsa d ella nticb it, che m irava a un to ta le rin n ova
m ento della m edesim a in contrapp osto col m ondo ideale rig id a
m ente cristia n o del Medio Evo. I concetti di virt e di g loria d iv en
tano per essi id en tici, la parola virt perde il suo sign ificato cr i
stia n o ; chi ha con seguito il serto della gloria, quegli solo co n sid e
rato uomo virtuoso, qualunque siano i m ezzi di cui s serv ito .
L dove in tal gu isa l'ideale della g loria oscurava gli ideali della
vita cristian a, al posto del cielo cristian o gu ad agn ato m ediante
l'abnegazione e la fed e su bentrava il cielo pagano, a fa v o r e del
quale si trovavano anche a ltre testim on ian ze d egli a n tich i. A n
cora in D ante i pi grandi e v irtu osi uom ini del p agan esim o non
vanno o ltre il lim bo, ora invece troviam o trasp o rta ti nel cielo con
a m assim a d isinvoltu ra i celebri patriotti d ella n tich it. N el poema
di Bernardo Pulci in m orte di Cosim o il V ecch io q u estultim o v ie n e
ricevuto in cielo d a Cicerone, che pure fu detto padre della p a tria ,
dai F abii, da C urzio, F abrizio ed altri m olti; in sie m e ad e s s i ,
p rosegu e a dire il poeta, e g li sar certo un lu stro di quel coro,
dove non cantiino se non anim e senza p e c c h e .3
La gloria m oderna si m an ifesta nel culto degli uom ini celebri,
delle case ove nacquero e dei loro sepolcri, e in cop iose produzioni
della letteratura um anistica. Gli u m anisti scrissero di p referen za
opere di com pilazione intorno ad uom ini celebri e donne fa m o se .
E ssi hanno il pi saldo convincim ento di essere i disp en satori della
gloria, an;j; della stessa im m ortalit. * L a v id it della propria glo
ria volu ta ad ogn i costo, la sm isu ra ta am bizione, che ha se te di
grandezza senza badare a llo g getto e alle con segu en ze, vien e
esp ressa nel m odo pi a p erto nel celebre proem io del M achiavelli
alla sua storia fiorentina, dove egli b iasim a i suoi predecessori del
loro troppo riguardoso silen zio sul conto delle fa zio n i cittad in e.
Se n e ingannarono, d iceg li, e m ostrarono di conoscere poco

1 t'fr. il iinstrn voi. I. )i. ."i s. (ni. 1931) e I I 'R o k h a r o t , C u ltu r l l a. 317, 3i>l
Ufr. E. W. Maykr, Mach lancili Qechichtaaujjassung unii m in Hepriff
virt. 8tini ira zi oriner llitto r ik , Mftnchen 11 . Berlin 1012.
B v R C K u .v R i / r ,
*

B u R c K iiA R ir r ,

c u ltu r
C u ltu r

l i , 3 1 7 -3 1 8 . O f r .

I,

173 s.

R o s s i,

L azza ri

1 s.

Q u attrocen to S s .
R o s s i , Q u attrocen to

3 4 s.

Le tendenze pagane nel rinascimento.

s3

lam bizione d egli uom ini, e il d esid erio ch e eg li hanno di perpe


tuare il n om e d e loro a n tich i e di loro. N si ricordarono che
molti non aven do a vu ta o ccasion e di a cq u ista rsi fam a con qualche
opra lodevole, con cose v itu p ero se si sono in g eg n a ti acquistarla.
N con sid eraron o com e le a zio n i ch e hanno in s grandezza, come
hanno quelle de g o v ern i e d egli sta ti, com unque elle si tra ttin o ,
qualunque fine abbino, p are sem p re p ortin o a g li uom ini pi onore
che b ia sim o . 1
Cos sp ie g a si com e, parlando di pi d una im presa sorp ren
dente e terrib ile d ellepoca del rin ascim en to, d e g li storici a ssen n ati
ne additin o com e ca u sa im p ellen te l accesa bram a di p ersegu ire
qualche cosa di g ran d e e di m em o ra b ile.- E qui si fa m a n ifesto
qualche cosa d i vera m en te diabolico, com e am m ettono p ersin o i pi
grandi am m iratori del r in a s c im e n to .3 II r ecen tissim o b io g ra fo del
M achiavelli o sserv a m olto bene a ta l rig u a rd o : Cola di R ienzo,
Stefano Porcaro, G irolam o O lgiati e m olti a ltr i fu ron o m ossi m eno
da un vero am ore d ella lib ert che dalla bram a di g a reg g ia re con
Bruto; s e an d a v a n o in con tro al patibolo, non era pi la fed e in
unaltra v ita ch e d a v a loro la fo rza di gu ard are in fa cc ia la m orte,
ma solo la sp era n za di a v e r glo ria in q uesto m o n d o .1 F ortu n a ta
mente esem p ii di ta l f a t t a non eran o che is o la ti: dai pi appena
si avvicin ava la seriet della m orte ta li v a n e speculazioni v en i
vano ab ban don ate; la co n fu sio n e delle idee dava allora luogo a un
pentito ritorno al dogm a d ella f e d e .4
D allo sconfinato ind ivid u alism o, ta n to fa v o rito dai segu aci d un
rinascim ento della n tic h it u n ila tera le e fa lso , ebbero o rig in e
oltre alla c u p id ig ia di g lo ria anch e m o ltissim i a ltr i b ru tti vizi,
come la p rod igalit e il lusso, il gioco e lo sp irito di ven d etta, la
menzogna e la frode, il lib ertin a g g io , lem p iet e la ssa ssin io , lin
differentism o relig io so , lin cred u lit e la su p erstizion e. U n fen o
meno ad d irittu ra o rrib ile co stitu isco n o fin alm ente alcuni uom ini,
i cui delitti non son o pi su sc e ttib ili di una sp iegazion e psicologica,
come m ezzo cio p er ra g g iu n g ere qualche fine d eterm inato, m a
appaiono so lta n to com e uno sfo g o di com pleta nequizia e di g io ia
addirittura diabolica n ella p erv ersit . A q u este orride figure ap
partiene S ig ism o n d o M alatesta e in un certo sen so anche C esare

C ullu r I3, 179.


2 <*fr. il nostro voi. I, 566 s. (ed. li CU) dove si trovano dei particolari in
torno allo stretto nesso tra le congiure e i tirannicidi! li allora col rinascimento
unilaterale deUantichit.
3 B u b c k h a b d t I*, 179-180. V l l a r i I 3, 87.
4 V e l i .a r i loc. cit.
& F r v n - t z , JSixtus IV . 187.
1 B crckhabdt.

Introduzione.

B o r j a .1 Q ueste fu ron o per eccezioni e anche i seguaci del fa lso


rinascim ento non costitu iscon o che una piccola parte della nazione
italiana. Ma la loro influenza a g col tem po com e un co n ta g io sem
pre pi largam en te. Di questo fa tto r a ttrista n te ci stan n o innanzi
sicu re testim on ian ze. A m m esso pure che i predicatori ta lv o lta esa
g erin o nel loro zelo, non v ha tu tta v ia alcun dubbio, che, p rin ci
p alm ente per linfluenza del fa lso rinascim ento, per ta n ti la ti in
Italia si verific un cam biam ento in p eggio. Pi uno si addentra
n ella v ita intim a di quellepoca, e pi si resta sorp resi d allasprezza
dei co n tra sti . 1
A lla sem p licit e al buon costum e dei tem pi nnrlati -i con trap
pose in quasi tu tte le citt italian e un lusso crescen te e im a cre
scen te corruttela dei costum i. N ella su a Som m a teologica l a rciv e
scovo di F irenze A ntonino ricorda lab itu d in e del lusso, i preziosi
letti di parata, i sontuosi banchetti, i cavalli orn ati doro e d a r
gento, le case p reziosam ente arredate e am p lissim e. M inutam ente
egli tra tta , severam en te condannandolo, del lu sso nel v estia rio
delle donne. Secondo lopinione della rcivescovo i suoi contem pora
nci non la cedevano al lusso g i rim p roverato ai giudei dal profeta
Isa ia : egli parla di m aniche s lunghe e larghe, ch e il loro prezzo
b astava a com perare un buon abito intiero, di stra sc ich i e sa g era ti,
di scarpe colla punta rivoltata e con tacch i d ip in ti di particolare
altezza per m ostrare un altezza che non si ha, di cin tu re di seta,
con ornato intessutovi di oro e arg en to . 3 Io non so checosa debba
d ire sul lusso, il quale ha orm ai a p p estato tu tta lItalia , escla
m ava R oberto da Lecce in una delle sue prediche. D acch S. B er
nardino com inci a predicare, si g rid a to ta n to da lui com e da
altri in focati predicatori contro la v a n it e lo sfa r z o del vestire,
m a non ne fu nulla, anzi le donne son d iv en tate di giorn o in giorno
sen io re pi c a ttiv e . E gli m inaccia le donne m ondane dellira di
D io: 0 voi donne petu lanti, per v ostra cagion e D io irato, per i
vostri stra scich i, per i v ostri seni scoperti, p er i vostri v isi im bel
lettati, 4 per la v ostra p ro fan azion e dei tem pi e dei luoghi santi,
per i vostri osceni a tteg g ia m en ti ecc. . U n altra volta e g li tra tta
il m edesim o a rgom en to con m inore in d ign azion e, m a p raticam ente : O ggigiorno la p assio n e per il lu sso ta n to cresciu ta , che

1 lti R C K H A R D T. CuUur II-1. 224 s. Su Sigismondo M alatesta efr. il nostro


volumi' II. S7 ss. V. anche Mox.nier. Q uattrocento I, 20 s., 2 3 .; ibid. 1S-21 su
nitri tipi di perversa crudelt ira i tiranni italiani del secolo xv.
T o braca . Uoberto da Leere 140: anche ne" suoi Stilili di ut or. Irtt. Xap. IfiS.
Vedi Ilgn er. \'olk*icirtch(iftl. Anuchauunge A n to n in i 237 s. Sul lusso
in Firenze v. anche Reumont, Lorenzo II-, 422
* Snil'iniheilettamento cfr. I o d o c a k a o m , Lu fem m e ita lien n e 104-111; ibid.
111-113 sul colorire i capelli. V. anche F l o e r k e . n ie Moden der itaVen. R enaitonce, Mnchen 1917, 75 s.

Il lusso crescente. Predicatori e leggi in contrario.

alle fa n c iu lle che van n o a m arito b iso g n a dare una dote ricch is
sim a; di m odo che, chi ha pi figlie, app ena pu collocarne una -1
In sim il g u isa p arlaron o anch e altri predicatori, com e per es.
Antonio da V e r c e lli,2 M ichele da M ilano, 3 e B ernardino da
Siena. * Ma non so lta n to i pred icatori di p en iten za sp iegaron o il
loro zelo contro q u este pericolose n ov it , sib b en e anche le autorit
civili d ap p ertu tto pi e p i volte vi si opposero.
N on v era q u asi c itt , ch e non a v e sse a m ostrare una lunga
serie di leg g i con tro il lu sso, contro g li ab b ig lia m en ti son tu osi, sp e
cialm ente delle donne, co n tro le sp ese eso rb ita n ti in occasione di
n o z ze ,5 corredi, b an ch etti e accom p agn am en ti fu n eb ri. Il bisogno
di ripeterle ci m ostra qu an to celerm en te e a fon d o s in sin u a sse il
male. ' Il fiorire d ellin d u stria e del com m ercio, il crescen te benes

tro

i
C fr . JroK M A N N 2 1 4 - 2 1 5 . d o v e s i r i p o r t a n o a n e l l o p r o t e s t e
il lu s s o d e l v e s t ir e .

ili ( i i u d e i c o n

~ A ntonU 'h Vkkckii.k.v.. Sa'inaiK 'n f. v ji. c f r . BaiT. Mani i a m


tienfia li li. I I . e . 2 3 .
:1 M I c h a e i ,

i>k

5 A

altre

F ir e n z e

k o io i . a n o

li s t a t u t i

fe s t e d i fa m ig lia

' t i p e r a s s e i 201)
fa m ig lie n o b ili

1. -iS : I I . 4K. 4!l ; I I I ,

Ite r lil. H cn iliardiii con Siena

4 C f r . H k k k i.h .

del

1415

+N. 7 2 .

43 ss.

o r d in a v a n o

che

in

o c c a sio n o

il n u m e r o d e i e o m n ie iis a li d a u n a

L orenzo

R b im o n t,
il n u m e r o

d e g li

I-.

1<M). A

in v ita ti

era

Ih- pn-

s.

R om a

p a rto

in

il i

nozze

d a ll'a ltr a

o c c a sio n e d i

s grande,

e lio

por

nozze

m ezzo

di

fiati Heil.

1S74. n r.

S u u s i n u z ia li, s p e c ia lm e n te

su l lu s s o in

in
io le

A llijrin.

v e n iv a n o e o n v e r t i t e in s a l e p o r t in o l e p i a z a e p u b b l i c h e . V e d i R k i m o n t i n

/.citim i/

non

o c c a sio n e

di n o z z e e s u lle le g g i e m a n a te p e r lim it a r e l'e c c e s s iv o lu s s o r a c c o g lie m a te r ia le

J ,c M aritine i n JlulU il l'/ioi/ne ih In R iiiiix h u iiii. i n l le r . </<*


( 1SS04:). 29-410. C f r . < . v . (E B H T rK U i. Il orli :iitn fc n te ifn-

1 U oikm a s a c i i i .

incnt. Il ixt.

X . S. X X X I I

H inaitm noc in Uniteti, E s s l i n g e n 1 1 )0 0 : B i . u a , P riv a te L ife 3 4 6 s s . : B k u i k a . n o .


I'miikc nuziali iti flcnova nei acculo x v . i n diorn. Un. X I V . V i s li a m i l e S a i t s i i i h k ,
'"ni. s u p p l. p . 2 2 .
8 In

F ir e n z e fu r o n o e m a n a t e d e lle d is iio s iz io n l c o n tr o

" l'CM) : m i e s s e

s i a g g iu n s e r o

Ih /m iniri

5 4 s .) d e l 2!) n o v e m b r e

I*r i p i a a t o s a p p i a
f

71-71!.

1 0 2 -1 1 )4

an cora
d e lla

la le g g o s u n t u a r i a d e l
H i i-i.MA.NX

il l u s s o

1352.

1355.

tin d a l

l.'WH)

13h4

I:W S.

I. UH*). I l i u . M a n n

I V.

!:;.).

(in te s ti

due,

('mi. ('n/i nini t'H .

m e t r o v a t i in

N a z i o n a l e

1471

in

F i r o n z e i

del

v a p r e s a i n c o n s i d e r a z i o n e s |i e c i a l m o i i t c

C ardinal

kI oi'. ini Ir.

IV .

dui

14(14 e 2 !) f e b b r a i o

in e d iti, fu r o n o d a

B i b l i o t e c a

1 5 1 1 ( v e d i I .A M i t ' c c i 3 0 7 ) . l o r B o l o g n a

II. ilei,ul. ili

d ecr eti

Vita ita lia n a ilei rinunci m en to

13!H . 14;). 1 - 1 . ( v .
ltiiiii.K ii.

a ltr i s e v e r i

1 4 0 s .

B e s s a r i o n e d e l 1 4 5 3 ( t e s t o in A lti e unni. d ella


i>cr la Montagna 3* s e r i e X V I I |1 x l N ) |. 1 4 > y l." C : c f r .
F r a t i , Ln rifu ltr in it iti iloloj/nn. F i r e n z e l r t i s i . e l io

s u s c it g r a n d i la g n a n z e d a p a r te d e lle d o n n o , c o m e si p u v e d e r e d a u n o s c r it t o
di M a tte o

B o sso

di

V erona

r iv e lim i d a P a o l o I I

(B o s si.

R enili. Fenili.

3 7 s s .( .

In

R om a

g li

sta tu ti

(V . n o s t r e n o t i z i e n e l v o i . I I . 2 ! ) S s . i e d e c r e t i d i S i s t o

IV

l i m i t a r o n o il l u s s o . in *r s e n z a e f f e t t o , f i l i n e m o s t r a n o U d e s c r i z i o n i i n t e r e s s a n t i
le rla

s to r ia d e lla c u lt u r a d e i

X iiitilili

d i M a s c o A n t o n i o A i.tik k i ic d . X A ito rc c i.

lt< i n a

1 * 7 3 i e o iiip o < ti a l te m p o d i C iu lio

n io n t e

s c o r r e t t a : l o r i g i n a lo

tr o v a si

I I. ( l'e d iz io n e

n eU 'A rcliivio

(d e i

V i i/itia li) e v a r i -

A l t i e r i

in

R om a.

A L u cca v e n n e r o p r o m u lg a te d e lie le g g i c o n t r a r ie n e l 1 4 7 3 c n e l 14X 4 (v .

Uni.

X , 1 2 4 s .i.

c o lo X V ; o f r .

I n 'M a c e r a t a

lo

le g g i

c o n tro

(ili H latiili mi uhm r i ilei secolo

A l'

il

lu s s o

ni

AT

c o m in c ia r o n o

Ari li.

col

se

H I p e r la c itt ili Maee-

Introduzione.

sere e l'en tu sia sm o per la form a esteriore proprio del rin ascim en to
e in particolare della n azion e ita lia n a, fecero s che lo sfa r z o ec
cessivo, sp ecia lm en te rigu ard o al v estire, p ren d esse in m olte citt
u.rca p ericolosa e s te n s io n e .1 In V enezia, dove il lu sso in vad eva daprala, Fono 1879 (P er nozze). Numerosissime disposizioni regolanti 11 lusso hanno
Venezia (v. con B urckhardt. C ultur II, ITO. specialmente Moi.menti 279*.; I,
2*17-272; 11. 4fl8-443, 454; cfr. anche S a n ito XIV, 115 s.) e Genova (Beuirano
Hit!, 254 s. 200, s 4!Ki ss.); E 1andiaki, V ita priva ta genovese n e l R inascim ento,
In A tti della Noe. lig. di uh ir. /m lr. XLVII, Genova 1915. V. inoltre M. M anfre
di ni, D eliberazione del com une di Jadoea dcU'a. UBO contro t superflui ornanienti dt lle donne (Per nozze), Padova 1890, Verga in A reh. st. Lotnb. XXV.
lUiTDitiLi.AHT 1 II, (Sto s. F a r se tti in Meni, dellaooad. di Torino, iSerie 2*, voi. 38,
137 s. Lczio-R knier, I l lusso 10 s. Bonazzi I, 729; Rodocanachi, la /em m e ititHenne il ss., 71 ss., 114 ss., 329 ss., 344 ss.; F rati, La v ita privata di Bologna
29 k.-.. 70 ss., 207s.. ^71 s 275 ss., 279 ss; Casanova, L a donna senese n el Q uat
tr o m ila . .Siena UNII ; E. C alvi, h a donna in Rom a seeondo i le ttera ti e i viag
giatori del I 'nqueiento, in .Viiovn Antologia CCXXVI (1909), 591 ss., (iOCi ss. :
A. P ilo t. 1)1 alcune leggi suntuarie della Repubbl. Veneta, in A teneo -veneto
XXVI. 2 (1908); Miss {M. [M. N e w e tt (sulle leggi contro il lusso a Venezia nel
sec. xiv c xv) in IIIstor. Essai/ bg member o f tlie Oirens College. London 1902;
A. B o n a r d i , Il lusso d'a ltri tem pi in Padova. S tu d io stor. con doc. ined., Vene
zia 1909 (cfr. F. Gorra in llis t. Zcitschr. CVI [1911], 430 s.); A. Zanklj.i, Di
alenili' leggi suntuarie Pistoiesi dal .V/l' al X V I see in Areh. stor. itaU. 5* serie
XVI (1895), 200 ss.; idem, Una legge suntuaria Pistoiese del see. XV (1//60), in
Boll. stor. P istoiese I (1899); D b o l i Azzi, in Boll, per l'U m bria XXII, 1473; C.
M a M o t t i . Leggi e disposi:, suntuarie Ascolane dal X I 1 al X V I I I secolo. Ascoli
Piceno 1900; A. Lizikr. D i un tentativo di legge suntuaria a X ovara, Novara
1900 (cfr. Z a n e i .l i in R iv. stor. tal. XXIV [19071, 442-445, con altre indicazioni
bibliografiche i ; M a L a g u zzi - V a l e r i 210 ss.; A. P i n e t t i , L a lim itazione del lusso
e dei consumi nelle leggi suntuarie Bergamasche, Bergamo 1917.

Intorno al lusso del rinascimento offrono complementi alle notizie presso


B u r c k h a r d t , C u liu r II, 112 s 114 s., 117, 172 le opere menzionate nella nota
precedente. ( fr. inoltre B a u d r i i j . a r t , llis t. dii Iuse III (Paris 1880), 333 ss.
G i a n , Corti giano 43. s s ss., 155. M u n t z , llis t. de VArt, I, 5, 198 s., 312 s. M a n
c i n i , A lberti 44(2, s., 453. B o n a z z i I. 725. M k r k e l , Tre corredi m ilanesi del Q uat
trocento, Itoma 1N0H. M o i . m e . n t i , l.a Dogaressa ili 1 cinzia (Torino 1884) 2:!.'. s.,
250. Areh. d. Soc. Rom. 1. 4>sl. nota. A rd i. stor. ita l. 5* Serie XVI, 200 a. dove si
ha pure altra letteratura speciale. Quanto crescesse sotto Sisto IV e i suol
successori, il l u s s o in invila Roma, che |H>chl decenni! prima a i colti Fiorentini
era parsa abitata da bifolchi, si pu vedere nel nostro voi. II, 459 ss. Rbum o n t i l i 1. 403 s. ; 2. 458 ss. e Allgem . Z eitung 1874, nr. 358 llcil. (secondo 1 gi
citali X uptiali di M a r o > A n t o n i o A l t i e r i . i S u banchetti e sfarzo delle mense
a 1 tempo del rinascimento cfr. i saggi di M. Smiit in F ra n kf. Z eitung 1887, g e n
naio I l s. ; O ' d e m a n x 212; L. S t e c c h e t t i , La tavola e la cucina nei secoli X IV .
e JTV. Firenze 18S4 e l'opera di L. A. a n d i n i . Tavola, cucina e cantina della
corte ili E errarn n<-l Quuttvoccnto. Modena 1889 (nozze Agazottl-Testi). importnntc H'r le nuove notizie attinte aU'Archivio di Stato ili Modena. (5. T a ssisi.
Feste, spiltacoli, d ircrtb n en ti e piaceri degli antichi l 'cneziani. Venezia 1890; Rrav. Die P cst iter R epublik Venedig (2 programmi del r. imp. ginnasio di K l a g e n furt) 1805 e 18(10 (specialmente 1800. 32 ss.), ( i r . ora anche il molto ricco l a v o r o
di L u z i o - R e n i e r , 11 lusso di Isahelta d'E ste. Roma 1S90. N elle notizie sui comme
stibili acquistati, gli appunti degli inviati di Colonia, che dal gennaio a l m a r z o
1501) furono a Roma per ottenere la conferma dell'elezione ]>er larcivescovo
Filippo conte di Daum-Oberstein, contengono prove per la vita suntuosa in

T.usso esagerato.

H7

pertutto la v ita p riv a ta , g i n el 1472, poi ancora nel 1514 fu is t i


tuito un a p p osito m a g istra to p er m ettere un fren o a lleccessivo
lusso, sp ecialm en te rigu ard o a llorn a m en to d elle gioie. Q uesto m a
g istra to a tten d ev a con zelo al su o ufficio, m a le d isposizioni non
rim asero che n e lla c a r ta .1 in cred ib ile q uale p rod igalit reg n a sse
sotto questo lato a lle co rti dei p rin cip i ; un solo abito di Ippolita
Sforza e r a ta lm en te fr e g ia to d i oro e di p erle che il su o valore si
faceva ascen d ere a 5000 ducati, un quarto di m ilion e di lir e in
moneta m oderna. 2
Causa p rin cip ale del cr e sc e n te lusso e della v ita vo lu ttu o sa era
la grande ricchezza del p aese. G lIta lia n i eran o d iv en ta ti una delle
pi p rosp ere n azion i del m ondo. Le ren d ite dello S tato im porta
vano nel 1455 a N ap oli 510000 ducati, a F iren ze 200000, nello
Stato d ella C hiesa 400000, a M ilano 500000, a V en ezia quanto p er
cepiva il re di S p agn a, cio 800000 d u cati. N e l 1492 e sse eran o sa
lite a N ap oli a 600000, a F iren ze a 300000, a V en ezia a un m ilione
di ducati do ro ; cio a d ire ancora un aum ento n o n o sta n te le p er
dite su b ite dal com m ercio ita lia n o a ca u sa delle in v a sio n i turche.
Poi, a d ir vero, ten n e d ietro , sp ecia lm en te p er V en ezia, una serie
di g r a v issim e d isd e tte , di cu i la pi se n sib ile fu certo la scop erta
della via m arittim a p er le In d ie o rien ta li. Con tu tto ci la ricchezza
rim ase ancora a ssa i co n sid erevole. 3
A lato di V en ezia la g ia tezza era gran de innanzi tu tto a F i
renze, ed ivi pure q u in di si fe c e r o se n tir e le pi a lte p ro teste non
solo da p arte del clero, m a anche del laicato. L arred am en to di
una sola stan za, secon do scriv e Leon B a ttista A lb erti, co sta p i di
quello co sta sse una v o lta lin tero palazzo adornato p er u n a fe s ta
di nozze. U n a v o lta gli op erai m a n g ia v a n o a m ezzogiorno n ella
loro officina con ten ti di poco v in o e pane, m en tre le donne d esin a
vano a casa. E ccettu a to a p ran zo q u este non bevevano p u n to vino.
Oggi la g ioven t vu ol godere, scialacqu a il denaro nel gioco, nei
pranzi, in g u arn izion i di g a la e con donne, ha p erd u to og n i risp etto
per i vecchi e p erd e il tem p o n el fa r n ien te. Si cerca tr a r profitto
dai pubblici uffici, com e s e si tr a tta s s e di unin d u stria . Ed A les
sandra Strozzi in una le tte r a del 1466 scriv ev a : N on m i pare da
darsene ora pensiero, e m a ssim o essen d o il tem p orale che corre al
ltoina . I ja cm m bl kt In A rchiv. /. die (leseli. d<s \ icderrhcinti I I 1. DUsseldorf
1HT>4. 11*5.
Vedi K R E T S C II V A Y R II. 4H5.
2
Ofr. I j U z i o - R k m k k , I l lu sso 11. 34. M o t t a . N o zze prin cipesch e nel Q u at
trocento, Milano 1894 (Per nozze), 391.
1

O fr . M c n ' t z .

*4" ( r e n d i t e d e l

R en a issa n ce

1 4 9 2 ; c fr . in

n e z ia L v i g i d a P o r t o 2 6 e

5 0 ( r e n d i t e ili S t a t o m *l 1 4 5 5 ) , G r b o o b o v u j s V II

p r o p o sito

B u r c k h a r d t,

G o ttlo b .

C ultur

Cam. Ai>. 2T>(> s .i

1 ;. * ii. C f r . a n c h e

per

V e

L 'a p p e n d iti

'li Z i i ' i Ki. n e l l a s u a n u o v a e d . d e l l a v e r s i o n e i t a l . d o lit i K u l t u r d i B u r c k h a r d t ,

l-a civilt tiri Iti nasci m ento in Italia I.

F i r e n z e 1 8 9 !), 3 3 1 .

Introduzione.

8H

p resen te; che de g io v a n i che sono nella terra, volen tieri si sta n n o
sanza tor d on n a; e la terra in ca ttiv o term in e; e m ai si fe c e le
m aggiori esp ese en dosso alle donne, che si fa ora. N on s gran
dota che quando la fa n ciu lla va fuori, che tu tta lha in dosso, tra
seta
g io ie . '
Al tem po di L orenzo de M edici, in cui gen eralm en te incom incia
un cam biam ento in m ale su tu tti i cam pi, si dettero persino d ei casi
che alcuni a causa del lusso andarono com pletam ente in rovina. Un
esem p io sin g o la re di tal fa tta B enedetto S a lu ta ti; il ban ch etto
che in siem e con i suoi soci egli diede nel 1476 ai figli del re F e r
rante, fa sov v en ire in abbondanza quello fa m ig era to del card. P ie
tro R iario. - sta to tu tta v ia con ragione osservato, che eccessi di
tal fa tta lim itavan si a casi rari, poich in gen erale per tu tta lItalia
la vita era ancora sem plice, n b isogna poi prendere alla lettera i
lagni dei contem poranei. T u ttavia innegabile un p eggioram en to
nel secolo xv. M olte ricche fa m ig lie davano ca ttiv o esem pio. Le
nozze di B ernardo R ucellai con N an nina de M edici celebrate nel
g iu g n o dellanno 1466 assorbirono un 'intiero patrim onio. 1
A lla ricchezza e al com m ercio, che fav o riv a n o il lusso, si a sso
ciavano strettam en te lusura e la frode. Gi san B ern ard in o da
Sien a flagella le varie specie d inganno e di sop erch ieria, onde si
rendevano colpevoli i m ercatanti e riprende in modo p a rticolare e
duram ente gli stcchi, i quali incettando le m erci ne rin caran o il
prezzo, vendendole care e ricom prandole a buon m ercato. Con tu tto
d iritto portare essi quei nom e (stocchi da stocco), poich trafiggono
e uccidono la gente e dovrebbero essere banditi dalla c itt . S im il
m ente sferza B ernardino coloro che facevan o uso di m isure e pesi
fa lsi. Sanno benissim o, egli dice, di peccare, ma van ripetendo a
se ste ssi : Con roba di buono o ca ttiv o acquisto s i riesce ad em p ire
la casa fino al te tto . P ien o d indignazione il sa n to si scaglia con
tro g li usurai c r istia n i, i quali danno persino del denaro agli
E brei, acciocch esercitin o le loro usure contro i cristia n i . Che

* A i.k ssa N D R A M a i i.n c h i n k c .i.i S t o z z i . L e tte re d una gen tildon n a F ioren


tin a tt l nce. X \ . piibbl. ila ( t a s t i . F i r e n z e lsTT. i>4S s. Rf.itm o n t . L orenzo I I * ,
.ll.i e A lei ne S e h rifte n 1 2 9 s . (S u l l u s s o in F i r e n z e I la c o r t e il i I x > r e n z o v . a n c h e
M o .v n ik k . (Juattroven to I I .
ss.
2 I* a i.a i;I. Il co n cito fa tto ai ff/l inoli ilei l\c di A a poli da B en edetto .s a lu
ta ti e con\ panni m ercan ti fior ra tin i il Iti F ebbraio 1)76. F i r e n z e 1H7B. S u l b a n
c h e t t o d e l e a r d i n a l J t i a r i o v . il n o s t r o v o i . I I . 4 4 o s .
3 ( G iu d iz io li R k t m o x t .

CU3 , 323.

1 , 125 s . . 3 3 0 s . O l t r e m o d o g r a n d e e r a

lu s s o

L orenzo I I * .
ita italiana nel R inascim ento

o c c a s i o n e li n o z z e p r in c i j > e s e h e : v e d i
(J u attroccato. M i la n o ( p e r n o z z e ) 1 8 0 4 .
5

iu

M o tta ,

( i i ' i i KMa n n :>44 s .. i l q u a l e , in c o n t r a d i z i o n e

l G iu d e i

a b b ia n o e s e r c it a t o

u su ra ,

fc t r o p p o

S o z z e prhiripcitchr. n e i

i> er c o n

n a tu r a le

ch e

le

fo n ti, n e g a c h e

i p r e d ic a to r i

b ia s i

m a s s e r o in n a n z i t u t t o i c r is t ia n i, p e r c h i G iu d e i n o n a n d a v a n o a p r e d ic a . S u l -

il

Lusura.

questo sta to di cose non ch e m ig lio ra re p eg g io ra sse, risu lta dalle


prediche di G abriele da B a r le tta (1470), di R oberto da L ecce e di
Michele da M ilano. Q uestultim o c i d un elen co com pleto di con
tratti e daffari fro d o len ti, cercando d i sp ie g a r e in quel su o modo
personale, i term in i p roprii d ella rte. 1 V un a lunga serie di p re
diche di questo M ichele, le quali si occupano del com m ercio doloso
e del peso a d u lterato. - U na delle p rediche di G abriele da B arletta
d nella fo rm a v io len ta che lo ca ra tterizza v a il seg u en te dialogo:
Cittadino, sei tu cristia n o ? S , padre, b a ttezzato in questa e
questa ch iesa . Che fa i tu ? E sercito usura. Oh, se gli abiti
della tu a donna fossero m essi sotto il torchio, n e sprizzerebbe
vivo il sa n g u e dei p o v eri! . 11
Gi da q u esti p assi risu lta chiaro, ch e non erano a ffa tto i soli
Giudei che in m odo in a u d ito d issa n g u a ssero il popolo: i c r istia n igiudei e sercita v a n o lusura in una m isura m olto pi in tem p eran te
degli ste ssi giudei, com e ebbe a la m en tarsi fi m ag istra to di V e
rona. 1
Per q uanto i pred icatori in v eissero in ogni luogo con tro lusura,
e in alcune citt , com e per esem p io a P iacenza, v ig e sse ro le pen e
pi severe, com e il rifiu to della sa n ta C om unione e della sep oltu ra
e c c le sia stic a ,5 pure il m ale non accen n ava a cessare. N a tu ra l
mente esso m ostrav a si pi m align o in q uelle citt , che1, com e
Firenze e V en ezia, era n o centri di com m ercio, sp ecialm en te di
traffico m onetario. T u tti i p a trio tti e scritto ri della citt d eT A rn o ,
i suoi oratori e leg isla to ri m enzionano in prim a linea e com e un
male p rincip ale e fo n d a m en ta le la usura. D ocum enti a u ten tici m o
strano che qui non tr a tta si punto di esa g era zio n i r etto rich e: un
interesse del 30 per cen to non e r a punto co sa s tr a o r d in a r ia .0 N el
1420 fu proib ito ai p ig n o ra ta rii di e sig e r e pi del 20 p er cento,
ma non per questo le cose volsero in m eglio. D ieci anni dopo fu
presa una ltra strad a e si cerc di m ettere un fren o agli usurai cri
stiani col p erm ettere a g li E brei di riscu otere il 20 per cento. T utto
1 'l 'ii r n

e b r a ic a

in

21

M iin c h e n

I ta lia
s s .:

o fr.

Die A nfiinge der Monte Vietati,

I I o i-z a p k e l.

l a r t i c o l o

il i A . B r / i o

l m liri uni

1899;

S u ll'a z io n e

d e i p r e d ic a to r i c o n tr o

s u lla

M adonna

d e lla

<i l 'M i m m i , (li ebrei a H rindixi e a Lecce,

G.

tle r hi. Hcrii li arti in roti S iena

l u s u r a

il

in a le e b r a ic o

V i t t o r i a , in
T o r in o

v. a n ch e

1900.

IIe fk le .

4 8 -5 3 .

* G d e m a n i ? 24T>.

Meiuola.no. Serm o n e , l a r t e
t)k I j t i o . Qua lira ij. <le p eccati 1 2 3 .

M i e li , ii r

a n e li e I io n ,

* G. B a r l e t t a ,
1 1I e lla
5 G

C o r te ,

IEMAXX

I I , u . S I e tu tta la te r z a p a r te . Y

S e rm o n e ( L a g d u n 1 3 1 1 ) 4SI*.
S to ria ili Vernini 111 ( V e n e z i a

1 7 4 4 1 . (.

2 4 t.

* P o iiL M A X N JiO s . /O fr . E n 'd e m a .n x .

inilairc et le bam ine en I t a li e

s tu d ic ii

I. 3 2 s . J a x n e t ,

L e c r d it po-

1 2 s . S e c o n d o i l .M o r o n i < X I> V I, 2T>2) s i r i s c u o

te v a a n z i a llo r a in I t a l i a lin o a l 7 0 e s o p e r c e n t o . A P ia c e n z a a l te m p o d i B e r
na ii liu o

ila

F e ltr e

il 4 0 p er c e n to

era

cosa

com une.

V edi

W adm ng

X I A ', 4 S I .

DO

Introduzione.

inutiOe: E brei e cristia n i ora d issanguavan o u n iti il p o p o lo .1 Il


elero e il la ica to levan o terrib ili lam enti. S. A n ton in o sc risse uno
pera sp eciale co n tro lusura, n ella quale f a sen tir e fo r te pi che
mai la sua voce contro questo v iz io .2 V en tanni dopo la m orte del
san to l ottim o V esp asian o da B isticci esclam ava: o citt di F i
renze, ti b iso g n a dare indietro, ch, tu s e colm a di usura e d iso
nesti guad agn i ! Uno consum a laltro, turpe cu p id ig ia ha inim icato
luno contro dellaltro. Il m alfare venuto co s in costum e, che non
chi ne abbia vergogna. In questi ultim i tem p i si sono vedute
appo i tuoi citta d in i cose ta n to inaudite, tali d isordini e fa llim en ti,
che ben si m ostra essere una ca stig o di Dio, e tu tta v ia ti o stin i nel
tuo indurim ento. P er te non ha speranza, perciocch tu non pensi
che a fa r denari, e vedi pure com e la roba de tuoi c itta d in i se ne
va in fum o, appena che essi hanno ch iu so gli occhi . S im ili am m o
nim enti rivolge V espasian o da B isticci ai M ila n e si.3 A ncor pi
fo r te p arlavano i predicatori, i quali non si appagarono di parole,
ma cercaron o e trovaron o un certo rim edio a ta le disordine con
listruzion e di pubbliche case di p restito.
F urono sp ecia lm en te i F rancescani che, com e una volta nel se
colo x ill, cos ora n ella seconda m et del xv, si m isero a capo di
q u esto m ovim ento di riform a sociale col beneplacito della Sed e apo
s to lic a .1 G razie al loro in tim o con ta tto con tu tte le classi d ella so
ciet essi avevano potuto conoscere a fon d o liniquo procedere con
cui giudei e cristia n i sapevano sfr u tta re quel m om entaneo im ba
razzo di chi cercava denaro a prestito, esigen d o un in teresse in cre
dibilm ente alto. Onde elim inare questo sfr u tta m en to a b ase di
usura delle str e tte zz e specialm ente del basso popolo, e ssi d elib era
rono di fon d are d egli istitu ti, presso i quali chiunque ab b isogn asse
di denaro in con tan ti lo p otesse prendere in p restito d ietro la con

1 IUei mont, Lorenzo II*. :ms s . PUhi.m.on .si. Khuknkkbc. I. <S.


a Ie Uuri*. Ofr. F a i i r k m s i M a n s i 1. I l i c K s d k m a x n 1. 84 s . \V. S o m b a k t
i Iter Hourgeoi*. Z u r Geixletgexch. de moderiteli W irixchaftttnenxehn, MUn<hen u. Leipzig 15>i:!. l-W s.) <IA il seguente giudizio sulle Idee economico-sooinll di S. Antonino : Quale dovizia di scienza pratica sta nella S o m m a di
Antonino. Kssa lopera di uno degli uomini pi savi! del suo tempo, che girava
l>or le vie di Firenze con oeelilo aperto, al quale non era occulta nessuna delle
mille astuzie e m alizie dei suoi cari concittadini negli nfTari. che era versato
nell'assicurazione dei trasporti come ncH'operazioni di cambio, nellindustria
delia seta, come nel commercio del panni . Ofr. anche Iw.nkr, Die voTkswtrixcltafll. A utchanungen Antoninx ron Fioretti, Paderborn 1!M)4.
3 V e s p a s i a n o d a B i s t i c c i . V ite ed. F r a t i 111. 322.
*
Ofr. .Iannkt 1<>. 4!. v. Helow . Itie I rachen der R e fo rm a i ioti, Mflnchen
u. Berlin 11)17, 37 ; Ihtt. Zeitxchr. OXVI (1!U6),
G ottlob (Z u r Gech. der
Monte pie/ali in M'ietich. Heil. alla Germania 1903. 11 . 22, l>. Ita) ss.) ri
corda precedenti istituzioni analoghe: le pili antiche in Inghilterra, verso la
met del see. xur, sono attestate da una lettera di papa Innocenzo IV del
marzo 1251.

Monti di piet.

91

segna di un p egno e d a p rin cip io sen za in te r e sse alcuno, poich il


capitale im p ieg a to v i v e n iv a c o stitu ito da lib ere contribuzioni, da
collette, d on a tiv i e p ie fon d a zio n i : di qui il term in e m ons, m onte,
quasi un m ucchio di denari, del quale era co n sid erata com e pro
prietaria la c o lle ttiv it dei p overi e lo ste sso istitu to . D a principio
queste case di pegn i fu ro n o is titu ti p riv a ti, pi tard i diventarono
dello Stato.
A llo S ta to della C h iesa sp e tta lonore di a vere per prim o in tr o
dotto qu esti istitu ti di beneficenza, e m onti di p iet, m onte pieta
tis. I papi riconobbero su b ito il v alore e lim portanza di q u esti is t i
tuti per lelevazion e d om estica e il p ro g resso econom ico del popolo
li fa v o riro n o a tu tto p otere largen do in d u lg en ze a coloro che d es
sero pi c o n tr ib u ti1. U n a bolla di N iccol V del 29 lu g lio 1454
approv lerezio n e dun M onte d e p r e s titi in A n c o n a 2. A fa v o re
del Mons p ie ta tis fo n d a to a P eru g ia nel 1462, P aolo II n el 1467
>man un decreto, m en tre S isto IV il 15 di feb b ra io 1472 ne
conferm g li sta tu ti . Lo ste sso pap a n el 1479 eresse un sim ile

Vedi P a u l u k , D er Alilnss ini M ittd a ltc r nix K ulturfalci or, Kiiln


60.
- Vedi Ankki.su in A'. Iti risto Mi so m In! *3 febbraio; cfr. A rch. si or. ital.
serie XI (1803), 4.
Sulla con dizion e ili //li ebrei in P iru g ia . T o r i n o 1 8 9 1 . s , (52 s s .
Ilie A itfn gc d e r Monten p id a ti* B 3 . 4 2 ( c f r . F k d o r iX o h n k i d e r i n
l 't X cn tralbU itt ]!MH. n . .SO. c o l . H4 s . e d E . V e r g a in A rch. stor. L om b. X X X
I!MK{]. 2 2 0 - 2 3 2 ) . H e f e l e , H ot lil. lie m h u n iin ron S ie n a 5 3 s . G . < } n r p p i n
Zoitschr. / . K u ltu rg eseh . V ( 1 8 0 8 ) , 1 0 4 s . P e r i l r e s t o d e l l a b i b l i o g r a f i a c f r . u u * lie in K irch cn lex ik o n d i F r i b u r g o V I I 2, 1(590 s . e n e l l a S ta atslexilcon d e l l a
' i r r c s - O e s e l l s f l i . I I I . 1 0 0 2 s . (K 2 5 ). K i . a i z e , Jjcs M onta d e p i t , 2 v l s . P a r i s
is 5 t; B n u b m a n n . J a h rb f. X a tion alokon om ic d i I I t l i ; e r r a n o I ( 1 8 6 3 ) , 3 2 4 s s .
H n d k m a n n , s t u d i a i d e r ram anisch-canoni*ti*ehen- W irth sclia fts-u n d R cclitsleh re
I ( 1 8 7 4 ) . 4tJO -471. M isceli. F rancese. V I . 1 5 9 s . A . H k r t o l i . n i in (ioni. il. E co
nom isti H i s a p p i . ( 1 8 9 1 ) , 5 2 7 s . ( ) . S c a l v a n t i , Jl m ons p ie ta tis d i P eru gia
P e r u g i a 1 8 0 2 . C a l v i . V icende d e l m on te di p iet di M ilano, M i l a n o 1 8 7 1 . A.
U a l l h t t l n S an to Monte della P iet di \Reggio n e llE m ilia , R e g g i o 1 8 0 4 . A n Kl.M I, Il M olili il'A re c ra . F o l i g n o 1 8 0 4 . X . M e n o o z z i , I l M on te dei. P asch i d i
siena, I - V I I , S i e n a 1 8 8 2 /1 H 1 3 . ' . S c a l v a n t i , I l M ons p ie ta tis d i d u b b io , P e r u g i a
1 8 8 : M B m m x K , A p p u n ti sto ric i in torn o al M onte d i p iet d i Genova, i n
'iioni l,fi. X . S . i l 11 x !* s i, 52 s s .. 1 1 5 s s . : D . T a m l l i a . Il saero m on te d i p ie t
di Homo. R u m a 1 0 0 0 : G . G u e r r i e r i , L a fon dazion e e le vicen de d e l M onte pio
U Lecce. T ron i 1 0 0 0 ( d a R a sseg n o P u g lie se X V I I : c-fr. I j L 'Z Z a t t i i n R iv . sten',
lai X V I II 1 104*11. 1 4 4 s s . ) ; Z d e k a i k k . I.ii fon dazion e del m on te pio d i Mace
rata. T o r i n o 1 0 0 0 : l i . P a n s a . G li e b rei in A q u ila nel see. X P . L 'opera d e i F r a ti
Vittori e il Molile di P ie t is titu ito da S . G iacom o d ella M arca, i n Hall. d. Soc.
di stor. pah-, negli A b ru zzi , 2* s e r i e X V I ( 1 0 0 5 : c f r . G l a b b i n i i n A reli. stor. ita l.
5* scriv> X X X V I [ 1 0 0 5 1 . 3 8 6 s . t : K . M a i o c c h i , I l b. B ern ardin o ila F e ltr c e la
fondazione d el Minile d i p iet in P a ria , in R ir. d i scien ze stor. ( P a v i a ) I V
11 0 0 7 1 :
C o r s a . / F ran cescani c lorigin e del M onte di p iet in P iacen za, c
1ritni x ta ttili d i i M on te d i p ie t di P iacen za, i n Arch irti in fran eisc. h ist. 11
' 1 8 0 0 ) : S c i i m o l l e b in Jah rb. f. G csetzgebu n g . I o lk sir irth s d a f i I V 1 1 X 8 0 ), 8 7
- s N t ' u t i N c . D ie J u den gem ei n den des M itte la ltc r s ( F i n i 1 8 9 8 ) 4 0 0 s . Z iiK K A r r a
ili Arch. Stor. ital. 5* S e r i e X V I I , (53 s s . B r C x l in H it.-pol. Bl. C K 1 X , 4 ii2 s .
F a iir e tti.

II. H o i . z a p f k l ,

92

Introduzione.

istitu to nella su a citt natale Savona. Col tem po sorsero sim ili
istitu ti in A ssisi, M antova, Pavia, R avenna, V erona, A lessandria,
F errara, P arm a, R eggio E m ilia, R im ini, Cesena, M ontagnana,
C hieti, R ieti, N arn i, A reevia, Gubbio, M onselice, B rescia, Lucca,
M ilano, A quila ecc. Qu?si ovunque furono i F ran cescan i che pro
cu raron o al popolo questa nuova d ifesa contro il d issa n g u a
m ento c a p ita listico . Sotto questo riguardo fu p articolarm en te in
stan cab ile il beato B ernardino da F eltre: la sua a ttiv it com e p re
dicatore, che si estese a tu tta lItalia, ovunque accom p agn ata dal
con solid am en to o dallistitu zion e di case di p restito. 1 La e d e r e
d iffu sione di tali istitu ti co stitu isce la m iglior prova del quanto
essi corrispon dessero a un reale bisogno, p a rticolarm en te nelle
piccole citt. Non m ancarono certam en te opposizioni da p arte
d egli usurai. La guerra che i Giudei in gaggiaron o contro le case
di p restito abbastanza sign ificativa per m ostrare larroganza e
la potenza sociale a cui essi erano g iu n ti n ellItalia di allora,
specialm ente colla padronanza nel m ovim ento degli affari. - N
mono sign ificativo il fa tto che neHanno 1514 in Cesena, dove
ai prestatori ebrei era perm esso d i e sig ere il 20 p er cento,
si m a n ifest il serio tim ore, che m ediante i loro beni i Giudei
a v essero a d iven tar padroni di tutta la citt.
Alcuni principi, com e G iovanni G aleazzo S forza di M ilano e
G iovanni B en tiv cg lio di Bologna, stavan o dalla parte dei Giudei
usurai, ma trovarono un inflessibile a v versario nel beato B ern ar
dino da Feltre. 4 Dalla vigorosa e in cessan te opposizione di que
s t uomo coraggioso contro i Giudei si vede bene quale rovinosa in
fluenza esercita ssero allora costoro in Italia e fino a qual segn o
su cch iassero il san gu e del popolo, tan to del ricco com e del povero.
In seg u ito a q u esto si cre nel popolo italian o un largo m ovim ento
an tisem ita , che pi duna volta condusse a deplorevoli eccessi. Di
questi non deve darsi colpa a B ernardino da F eltre, poich egli

I. (IN. I>k D k c k k k . Le* immln ite pii' ti' rii Helf/if/uc, BriLxtllt'" 1*44
(Introduzioni1) i- il lavoro iU-1 Ja sn k t 4 s. tenuto in tropi) jkjch considerazione.

K h rkm ikih.

d e l l i e n t o B e r n a r d i n o d ii F e l t r e p e r i Monten p itta titi c f r .


I)ii \Il/tnge KIVJKi: I,. J>K I I k s s k . L e flirtili. U em h (UiUii ite F e ltre e t
min iru rre. 1 : l.n r ii-: I I : I.'tra rre oii le prt l'in tM 't. T o u r il X ) 2 . C f r . i n p r o
p o s i t o (5. v . IELOW in tli.it. Xeitm-lir. X C V (lf lO ) , 4 t U s . S u l l o p e r o s i t i t d e l f r a n
c e s c a n o ll a r n n l i n d i T e r n i [ ic r i M ontes p iela ti* c f r . C o n t e 1. M a s a s s k i . H um aba
ila Terni e i Munti iti p itti). P e r u g i a 1!M> ( d a l Itiill. il. K . ih p u t. ili *tor. p a tr.
Iter II ni tirili V i l i : s t i i n i p n t o a n c h e in Itiinminin X a:. 1JKKI, d o n i l e a p a r t e , Fi
ren ze l'.'irj). Cfr. Mni.x.\i>FKL 35 s.
i

Sul l ' atti vltft

I l e i z a I KH ..

.I.w n k t 14. C l i s t a t u t i d e l .M o n t e d i
h i A . H k i j . i ' c c i t l ' e r n o z z e ) , P e r u g i a ls!H ).
a llK M iK M ti TIIK R .

*
chenn ehi

Hi lim ili Leonia

l'ic t r t ili

A . l i . JfcSlS.

H ie ti d e l

V o o K L S T K lN

1 4 stl fu r o n o . 'liti

111.

C fr . e l i n r t i e o l l d e ir K w .K n s u l l e p e r s e c u z i o n i d e i C i m i v i in
d e l V e r i n o T.. i n s s . : 1 , 1 1 1 . :t s s .

lic /n V

f. K ir-

Monti rii piet. Moto antisemita.

predicava non solo co n tro g li u su ra i giu d ei, ma anche contro i cri


stiani e am m on iva a g u a rd a rsi d alle in tem p eran ze. C hiunque ha
cara la sa lu te d ella n im a propria, pred icava il beato a Crem a
non deve d a n n eg g ia re g li E brei, n la loro persona, n la loro so
stanza, n altro, poich an ch e v erso g li E b rei b isogn a dim ostrare
g iu stizia e carit cristia n a . T an to e sig o n o le d isp osizion i pon

tificie, ta n to la c a r it cristia n a . D altra p arte per il m a g istero


ecclesiastico proib isce la con tin u a ed in tim a d im estich ezza coi
Giudei, i quali non si avreb bero a ch iam are nem m eno in q ualit
di m edici com e ad esso g en era lm en te a c c a d e .1 N on d im en o certi
usurai ebrei cercaron o di to g lie r e p rod ito ria m en te di v ita il ce
lebre p r e d ic a to r e .2 B ern ard in o scam p a lla tten ta to e p rosegu la
sua m ission e. N e l 14&6 Innocenzo V i l i lo ch iam a Rom a, da dove
di l a poco usc u nen erg ica bolla in fa v o r e dei m onti di piet.
N el 1473 era sta ta e r e tta a F iren ze una casa di p restito che
per, in con segu en za di p ressio n i da v v ersa ri c r istia n i ed ebrei do
vette in b rev e tem po ch iu d ersi. A llorch l anno 1488 so ggiorn
nella citt d ellA rno, B ern ard in o da F e ltr e torn ad adop erarsi p er
lerezione di ta le istitu to , m a coi loro in trig h i e corruzioni g li ebrei
ebbero il sop ra v v en to e solta n to il S avon arola riu sc n e llim presa
nellanno 1495. Il decreto allora em an ato sv ela in tiera la g ra n
dezza dellu sura g iu d aica. Q uivi si d ice ch e gli E brei dom iciliati a
Firenze si fa c e v a n o d are il 32 e m ezzo per cen to a in teresse com
posto, di m an iera che 100 fiorini im p resta ti davano in 50 anni
49791556 fiorini, 7 g ro ssi e 7 d a n a r i! 3
A um entando il num ero dei ricorren ti a lle ca se di p restito cre
scevano n a tu ra lm en te le sp ese di a m m in istra zion e e si vid e perci
la necessit di d e sistere dal p r e stito g ra tu ito con in trod u rre un pic
colo com penso per o v v ia re alle d ette sp ese. I D om enicani o sserv a
rono in con trario, che con ci v e n iv a v io la ta la proibizione cano
nica di riscu o tere in t e r e s s i.4 Intorno a ta le questione si ve<nne
svolgendo una contro v ersia lettera ria , in cui ebbe la sua p a rte a n
1 A ria sanclor., sept. A'II, 808. 882. E ri.kk loc. cit. XJII. li. I.-?.
2 In Modena Un'Ebrea gli mand delle frutta avvelenate. Vedi E ri.er loc.
eit. I>. (52.
Ofr. Vi li. ari. Sa ron/iroa (Firenze 1859) I. 278. Ofr. Di; Rossi. Jiieorrianze 238s. J a x x et 12. n. 5. Pkrrkxs II. 147. K ecm oxt. Lorenzo II-. 309; Ilor,zapfel. D ie .1 nftinge (10 s., 02. TTi s., .86 s. Il racconto di Parenti -lill fondazione
del Monte (li piet in Firenze colla colialKirazIone del Savonarola, presso
i S c h x i t z e e . Quel U n . Porseli. IV, 112 s. Ofr. inoltre M. Giardini 1 banchieri
ehrei in Firenze nel hoc. x v e il Monte ili piet fon uto ila d ir. Savonarola,
Itorgo S. Lorenzo 1907: <5. Cnkrohi. I l Savonarola r i pareri, in Jlameiina Xaz.
(Firenze). 10 maggio 1901. La testimonianza ini sopra addotta confuta le asser
zioni del G'Dkmaxx ( v . .opra p. SS n. 5) e del R bivuiii ( Ili* t. rie* Ittraeliteit,
laris 1855. 152), i quali negano che gli Ebrei esercitassero usura. (*fr. anche
l ftl.lssiKit. Tei-te* 532 s.
* Ofr. Janxkt 13 e lo sta a tsle x ik o n del Bbudqs III. 1093; Iioi./viKKi. 104-141.

Introduzione.

!*4

che la riv a lit fr a g li O rdini. La sag g ezza della S an ta Sede seppe


in tan to anche qui ten ere il g iu sto m ezzo. Come M artino V una
volta d ich iarava p erm essa la vendita delle r e n d ite ,1 c o s i suoi su c
cessori fecero il m edesim o quanto alle case di p restito. Gi Paodo II,
S isto IV , Innocenzo V i l i e da u'timo G iulio II avevano dato la loro
con ferm a a c a se particolari di p restito. - In gen erale poi ta li is ti
tu ti v en n ero m essi al sicuro d a ogni con testazion e e raccom andati
m ediante un decreto di leeone X del 4 m aggio 1515 nel quinto co n
cilio lateran en se riconoscendosi lecito il pagam en to di una tassa
fino a ch e il suo am m on tare non ecced esse le sp ese n ecessarie. Chi
so sten esse il contrario, incorrerebbe n ella s c o m u n i c a .L ab b assa
m ento del ta sso d egli interessi nel secolo XVI coincide in p arte col
fiorire delle ca se di p restito . *
Al pari dellusura era fin da antico p rofondam ente rad icata in
Italia la ca ttiv a abitud in e del gioco. In nessun a ltr o p aese del
globo a veva esso tro v a to allora una s larga d iffu sion e quanto in
questo. G i nel secolo x in e x iv ricchi e poveri si abbandon avano a
questa passione, n da tale m ania per il gioco eran o im m uni gli
ste ssi Ebrei ita lia n i: specialm ente durante il so g g io rn o a n n u ale in
cam p agna, dove si era m eno tenuti d occhio, la g en te d a vasi in
braccio a questa rovinosa passione. N on m ancavano certo decreti
in contrario, che anzi fra tu tte le num erose raccolte di sta tu ti delle
citt non ve n ha una che non con ten ga disp osizion i con tro il
gioco. ' In F iren ze i dadi e altri giuochi dazzardo fu ron o p roibiti
fin dal 12S5. Se non che ta n to qui che altrove tali d ivieti, che fu ron o
rinn ovati anche nel secolo XV, approdarono a poco per la ragion e
che in certi determ inati giorn i il gioco ven iva perm esso. M iglior
fo rtu n a ebl>e lin terven to di uom ini stretta m en te di C hiesa, com e
del beato D om inici, di san B ernardino e sa n tA n ton in o. N a rra si di
qu estultim o com e una volta, predicato c h ebbe n ella ch iesa di
S. S tefan o, venne a p assare per Borgo SS. A postoli. G iunto presso
la loggia dei Buondelm onti scorse l una b rigata a tten ta al g io c o :
egli en tra e rovescia le ta v o le; g li a sta n ti con fu si gli si g etta n o

.I Cfr. ItBL'DKR, fn a n zp o litil: H udolfs IV. ron Oestcrreieh

(Innsliruek 188*)

5 8

* V. s o p r a p. SI s. e a n e llo R r i .ek loc. c it. L, (13; L U I, 6, *. v J a x n ct


a 1i w k i . k-H krc. e n h o t h e b V ili , *540.

iM

J a n n e t 15.

5 Oltre ni R u icK iu iv r, C ullar

l i , 3056. cfr. per i secoli x m


e x iv li
attuili storico-giuridici dello Zdhkm kk in A rch. st. it. 4 Serie XVIII, 2 0 a.:
XIX, 3 s. V. inoltre L e ssi, liibliogra/ia Hai. di giuochi di cxirle. Firenze
Li'7.io-1k.meb, M ontata c tritino, Torino 1803 e Cuci, Il giuoco a N apoli (Est.
daU.lroh. Xap.) Napoli ISO; .M o l m e n t i , Storia di Venezia* I, 2 S ts,s . ; II. 5U 8s.;
ti. IHU.CCTTi, /.e bische e il giuoco d'azzardo a Venezia, Venezia 1903; F b a t i ,
IjQ vita privata di Bologna 125 ss.

Passione del gioco. Immoralit.

innanzi g in occh ion i su p plicand olo di p e r d o n o .1 P urtroppo per


lintervento di q u esti r ifo rm a to ri ven n e di nuovo fr u stra to dagli
eccessi ch e s i p erm isero certi card in a li m ondani e nipoti di p a p i.2
Le v iv a cissim e p ittu re ch e dei g io ca to ri del suo tem po traccia
Leone B a ttista A lb erti, ' si rife r isc o n o con m olta probabilit al
lam biente rom ano. D el resto le cose non an davano m eglio n elle
altre gran di c itt d Ita lia , p er e s., a G e n o v a 4 e a V e n e z ia .5
U n altro lato b ru tto e certam en te il pi bru tto n ella v ita ita
liana d allora era la sco stu m a tezza . I la g n i dei contem poranei e
specialm ente dei p red icatori co n tro q uesta p ia g a sono in fin iti. U no
di questi, R oberto da Lecce, a rriv a n ien tem en o ad afferm are, ch e
la dison est a suo tem po era an d ata pi o ltre che non a v a n ti il d i
luvio. 11 Se q uesto certa m en te m olto esa g era to , pure indubitato,
che la sco stu m atezza a llepoca del rin ascim en to aveva fa tto pro
gressi ra ttr ista n ti in tu tte le gra n d i citt e p ersin o in m olte di m i
nor con to, di m odo che fr a la g e n te colta e altolocata erano assai
frequenti en orm i d issolu tezze. I figlioli ille g ittim i non erano una
onta, e appena fa c e v a si d istin zio n e fr a e ss i e i leg ittim i d iscen
denti. 7
F a tta qualche o n orevole eccezion e, la m a g g io r p arte dei prin
cipi ita lia n i d ellep oca d el rin a scim en to era n o fin troppo in fe tti di
morale depravazione. La sp a v en to sa im m oralit dei B orja non
un fa tto isolato, poich quasi tu tti i gran d i d ellIta lia di quel tem po
vivevano in sim il gu isa . L o r ig in e di m olti di e s si g i per s s ig n i
ficativa. A l nostro tem po, scriv e E n ea S ilv io P iccolom ini n ella
sua Storia, d i F ederico III l Ita lia g o v ern a ta in g ran d issim a
parte da g en te n a ta fu o r i del m atrim on io . K A llorch nel 1459
and a F errara, P io II fu ricev u to da se tte p rin cip i, nessu n o dei
quali discend eva da le g ittim e nozze.
1 Vedi R o n l e b , D ominici' F rziehungslelire .'!<! e H k i m o x t , Lorenzo II-, 315.
2 Cosi specialmente Franceselietto Cibo, del quale si riparler pifl avanti.
3 Cena di fam iglia nelle Oliere volgari I, liti s s . Cfr. K o h l e k e I I e u m o s t
lc. cit.

B elc. r a s o -S4.

5 Vedi K r e t s c i i m a v r II. 4><3.


*
R oberto <' araivioi.i . Q uadragesim ale de iircratl ( Venvt 141)0) 144. Gi1HKMASS 219.
7 P h i l i p p e d e C o m m i s i * . M m oires VII. 2 ied. .M a n d i it II, 1 1 3 ) : m ais i h
c fo n t point grani diffrrcnce en Ita lie d'ung b a tta rd ung legitime. Ofr.
Ze l l e r , Ita lie e t Ilcnaissanee 1SS. V i l l a r i , M achiavelli I-. 1 1 s. G r im m , Mi
chelangelo I \ 1 1 4 F r a s t z , S ix tu s IV . 3 7 s. e K. ni S o r a o x a in Ita segna naz.
X (1 1 K 2 I 1 3 1 ; T a m a s s i a . L a fa m ig lia ita!. 2 2 0 ss. : M o l m e s t i , S to ria di Ve
nezia II. 5 8 8 s.
8 A e . S y i . v i r s , ( h seli. K aiser F ried rich IH ., tradotta in tedesco da I l g e s
Il (Leipzig 1890). 135. Ofr. e r o s o s i 199. Nella maggior parte degli altri paesi
dell'Europa le cose certo non andavano meglio. Cfr. H o k l e r , D ie A era der Batarden am Schluss des M ittela lters (A bhand. der liohm . GeseUseli. d. W issensch.
VII Serie, voi. IV), Prag 1801.

Introduzione.

Q uesto sta to di cose sp ie g a com e il secolo delle d in a stie dei ba


stardi non pren d esse m olto scandalo neanche dellorig in e dei B orja,
a lla ste ssa g u isa che in gen erale venne di m oda u n eccessiv a in d u l
genza nel g iu d icare intorno alla m oralit. 1 Con la scostu m atezza si
d avan o la m ano la crudelt e la p assion e di ven d etta. M olti di que
s ti illeg ittim i sig n o ri si p erm ettevano delle co se da fa r veram en te
raccapriccio. La storia dei M alatesta a R im in i, dei M a n fred i a
F aenza, dei B aglion i a P eru g ia fa vedere una fero cia san gu in aria
da inorridire. G iam paolo B aglion e v iveva in cestu osam en te con la
sorella. P an dolfo P etrucci, dal 1490 tiran n o di S ien a lacerata dalle
fa zio n i, si d iv ertiv a n ellesta te a rotolar gi gro sse p ietre dal
M onte A ndata, senza badare chi an dassero a c o lp ir e .2
T utto lo sfa r z o della cultura non pu trarci in in gan n o intorno
a llim m oralit e agli atroci fa tti, ch e ci e sib isce la storia degli
S fo rza a M ilano e quella d egli E ste a F errara. Le atro cit d om esti
che erano senza fine. A F errara una p rin cip essa a causa di un su p
posto adulterio vien e decapitata in siem e con un figliastro (1425);
principi leg ittim i e illeg ittim i fu ggon o dalla corte e ven gon o m i
nacciati anche in terra stran iera da sicari m andati ad in seg u irli
(questo ultim o fa tto nel 1471); a ci si a g g iu n g o n o le perm anenti
congiure dal di fu o ri; il bastardo di un bastard o vuole strap p are
la signoria al unico leg ittim o erede (E rcole I): s i dice ch e q u est'u l
tim o abbia a vvelen ato la propria con sorte (1493) perch aveva
scoperto che questa valeva avvelenar lui e p recisam en te per m an
dato del di lei fra tello F erran te di N ap oli. E p ilogo di queste tr a
ged ie la con giu ra di due bastardi contro i loro fra te lli, il duca
A lfo n so I regn an te e il cardinale Ip p olito (1506), la quale per
scoperta a tem po fu punita con la condanna degli autori al carcere
a v ita . 3
F orse pi sp aven tevoli ancora erano le condizioni alla corte
di F erra n te di N apoli. Q uesto p rincipe in fa tica b ilm en te a ttiv o
eor.'giungeva ad u na lta cultu ra in tellettu ale la m a lig n it e la
ferocia d una belva rapace. Con terrore il P on tan o o sser v a v a la
gioia sata n ica di F erran te, che so g g h ig n a v a e stro p iccia v a si le
m ani quando pensava ai p rigion ieri ben cu stod iti nella su a carcere,
che egli lasciava nella torm en tosa incertezza della so rte che li
attendeva. T u tte quelle v ittim e non erano che persone, delle quali
il re erasi per trad im en to im p ossessato in parte alla sua m ensa
reale. A ragione sta to detto in fern a le davvero il p rocedere di
1 <fr. Ci.vx, C ortigiano 33. Graf. Cinquecento 120. Ma Lagu zz i-V aler i 49!*.
Ki kckmakkt, Ciiltiir I . 2S s., 34. Tommasixi. M achiavelli I. 335. Boxazzi
I. 72. Sugli orrori dot M alatesta ofr. anche .Saitsciiiok 138-144.
1
IU-rckiiariit, Ctiltuv is, 4 7 s. Cfr. M n tz. H ist. de T A rt I, 1 3 s. l?n>
crano 4 0 v Boxazzi I . 7 3 0 ; Vn.r.ARi. M achiavelli P , 1 5 ; ( S a i t s c h i c k 1 4 4 s .
o voi. suppl. p. 5 8 ; L u zio in A tti il. Accad. Yirgil. di M antova V, 1 ; cfr.
.Irch. Vrnrfo 1 9 1 3 .

Immoralit dei principi italiani.

9?

F errante co n tro il m in istro A n to n ello P etru cci in vecch iatosi e


divenuto in fe r m o al su o serv izio , il quale nella crescen te paura di
essere m esso a m orte fa c e v a co n tin u am en te d ei regali al re, che
questi tra n q u illa m en te a ccetta v a . F in a lm e n te b ast u n om bra di
sospetto c h ei fo s s e com plice n e llultim a c o n g iu ra dei baroni per
offrire p r e te sto a lla su a ca ttu ra e m orte. D i A lfon so duca delle
Calabrie, figlio e su ccesso re di F erra n te, il c r o n ista fra n c ese F i
lippo de C om ines dice, c h e e g li e r a luom o pi crudele, pi p er
verso, pi v iz io so e tr iv ia le che s ia s i m ai v is t o .1
M eglio senza co n fro n to an davano le cose alla corte dei G onzaga
a M antova, d ove la g en ia le Isa b ella d E ste, quale la pi splendente
personificazione della cu ltu ra del rin ascim en to, prom uoveva in sta n
cabile la le tte r a tu r a e la r t e ,2 m a anche a M antova non m anca
vano d isordini. Perfino alla corte dei M on tefeltro di U rbino, della
quale B a ld a ssa rre C a stig lio n e c i h a 'abbozzato un quadro cos
attraente, seb b en e m olto idealizzato, v en iv a n o ra p p resen tate con
grande a p p lau so com m ed ie im m orali com e p er es. la Calandria.
Nei circoli ele v a ti reg n a v a n elle relazioni so c ia li un to n o che non
Taceva te n ta tiv o alcuno per v ela re il cin ism o d o m in a n te .3

1 Mcm. V II, 13 (1. M a n d r o t II, 178). Vedi Gora e i n 32 3., 304 s., 523-320
I a, 30-37 ; M o n n i e r , Q uattrocento I, 18 s. Presso H e f e l e , A l
fonso I. 310 s. data in tedesco la relazione di C a r a c c io l o (D e varietale
'"rtunac, presso M u r a t o r i XXII) sulla triste fine di Antonello Petrucci.
2 Isabella dEste, che L u zio [Arch. stor. Lomb. 3* serie XV, 170], appella
la prima dama completamente m oderna, e il buon genio del Rinascimento ita
liano , e la corte di Mantova al .suo tempo sono stati studiati in numerosi
:itrgi particolari da L u zio e I e n i e r . Su di loro si fonda l'opera popolare,
.r varii titoli scientificamente contestabile, di .1 i 'L i a C a r t w r i g h t : Isabella
lEste Marchiane of M anina H 74-I5S9. A stu d y o f th e R enaissance, 2 voll.
I-nndon 1908, 1907 eoe. : traduzione francese di S c H L r m b e h g e r , P aris 1912
(cfr. W. G o e t z in l i int. Zeitseh v. CXVI [19101, 100..). V. anche Fu. v. B e z o l d ,
Aus dem B riefw echsel der Marligrfin Isabella von Estc-ftfm zaga, in A rch iv
Kulturgesrh. VIII [1910], 385-418, ora nel libro d i B i z s u , A us M ittela lter
m. Renaissance. Mnchen u. Berlin 1918. 328-301, con n. a p. 452-454. Estratti
da lettere di Isabella presso I.. - S c h m i d t , P vauenbriefe der R enaissance 22-45
e Die R enaissance in B riefen II. 223 *s. : V. O.U!, P ietro B em bo e Isabella
d'Este Gonzaga, in Giorn. stor. d. lett. ital. IX (1887), 81-130. L u zio e H e n i k r
t.a coltura e le rclaz. letter, di Isabella d'E ste Gonzaga, nel Giorn. stor. tl.
lett. Hal. XXXIII-XLII [1899-1903], dilnno in XLII, 75 ss. il catalogo della
Mblioteca di Isabella. Sulla sua abilitil politica tratta Luzio, Isabella d'E ste
la Corte Sforzesca, in .1 veli. stor. Lom b. 3* serie XV [1901], 145-170: a parte,
'Ulano 1901.
5
Ofr. F r . v. B e z o l d , A u s dem li ri c f Wechsel d ir Markgrfin Isabella von
E*tc-(lonzaga, in A rch iv f. K u ltu r gesch. VIII [19101. 409 s., 413 s. I partico'ari in proposito pi fl avanti quando si parler delle condizioni del teatro,
ier le corti qui ricordate cfr. R e u m o x t III 2, 130 s., 329 s. B u r c k h a r d t I3, 43 s.
Cujt, Cortegiano 17 s. e segnatamente L u z i o - R e x i e r . M antova e Urbino, To
rino 1893. Per la corrispondenza di Floriano D olio col marchese Francesco
Gonzaga cfr. L u z i o - R e x i e r . Colt, e rei. lett. d'isabella d'E ste II, 4, 42-38.
B urckhardt

Pavtor, storiti dei Papi. I li

98

P rofon d e e n ere om bre p resen ta la fa m ig lia d e M edici e


innanzi tu tto L orenzo. E ducato d alla su a e g r e g ia m adre, Lorenzo
non h a p erd uto la fed e, com e m ostra la sua m orte da cristian o,
m a la v ita del gran de m ecen ate delle a rti e d elle scien ze troppo
sp e sso d issen t d alle m assim e della religion e cristia n a . Il barbaro
sa cch eg g io della citt di V olterra, lap propriazione del denaro
d ella ca ssa di risp arm io p er zitelle, in seg u ito a lla quale m olte di
esse, d efrau d ate della loro dote, si diedero in braccio al v izio , la
s fa c c ia ta cu pid igia onde egli si usurp i beni d ello S tato, sono
m acchie in fa m a n ti, che nem m eno i suoi pi cald i p a n eg ir isti sono
in grado di cancellare. Quasi di continuo L orenzo tro v a v a si im pi
g lia to in a vven tu re dam ore e per m olti anni m an ten n e una rela
zion e con una donna m aritata. O ggi n ellaccad em ia p laton ica di
sp u tava intorno alla virt e a llim m ortalit e scriv ev a p ie laudi,
dom ani in ton ava in m ezzo a licen ziose b rig a te i suoi im m orali
can ti carnevalesch i o fa c e v a si leg g ere da L u ig i P u lci i friv o li
ca n ti del M organte. La parola e l esem p io di un tal uom o dovettero
esercita re una influenza p rofon dam ente corru ttrice sui F io ren
tin i ; la su a sig n o ria d ivent un epoca di n e fa sto splendore. 1
Come in F irenze, cos anche a M ilano e V en ezia proprio quelli
che erano a capo della cosa pubblica d avan o ta n te v o lte lesem pio
pi tr iste Lodovico il M oro, anche v iv e n te la m oglie, m anteneva
relazioni am orose con m olte donne di condizioni a lte e b asse:
egli fece ritra tta re da L eonardo da V in ci le pi b elle delle sue
am iche . C ecilia G allerani e L ucrezia C r iv e lli.2
Q uanto riferisce n ellan no 1475 un in v ia to m ilan ese su lla im
m oralit del doge P ietro M ocenigo setta n ten n e e quanto narrano
a ltri relatori circa la corruzione dei nobili p are q uasi incredibile.
N on pu quindi recar m era v ig lia se n e llultim o terzo del secolo XV
com pariscono dei traditori nei suprem i grad i della repubblica,
se un Soranzo v ien e im piccato com e sp o g lia to re d i c h ie se e se un
C ontarm i vien m esso in caten e per s c a s s o .9
* Ufr. I I e u m o n t , Lorenzo II-, 340 e (eseh. Koms III 1, 3 5 5 . S t e r x I, 178.
V i u . a h i , Savonarola I, 3 8 s 4 3 s ., 4 0 s. B a u d r i l l a r t 3 4 2 s . O w e x 1 5 2 . G a
s p a r y II, 2 4 7 s ., 2 5 1 . F r .v n t z , Sixtus IV. 3 3 s . C a n t I, 1 8 0 , 2 2 2 e B u s e r .
Lorenzo 1 1 s. Il documento quivi allegato a p. 1 2 1 non prova in vero nulln
contro la scostumatezza di Lorenzo, poich non si tratta d 50 belle schiave,
come il B u s e r opina, ina di 5 0 pelli slovene ! ISugli immorali canti carneva
leschi di Lorenzo cfr. V i u l a r i , M achiavelli 13, 1 9 5 . Per M arsilio Ficino e altri
platonici contemporanei Lorenzo era il tipo platonico del principe, il quale
governa lo stato filosofando . A. i i e u . a T o r r e , S to ria delFAccad. Platon. 7 4 1 s.
2 Vedi M A L A O U Z Z I-V A L E R I 45*8 ss.
* Vedi M o l m e s t i 25)1, 290 (II, GOl. 004 s.) : cfr. A rch. stor. Hai. 5* serie
XXXI (15*03), 288 ss. ; 299 ss. ; B e l g r a n o 408. B u r c k h a r d t I3, 04. La prova della
scostumatezza di P. Mocenigo fornita dalla seguente * lettera, notevole anche
per la leggerezza con cui si giudicavano cosi fa tti disordini.
<( illustrissim o Signore mio... Preterea sono quatro giorni c h e questo D u s e
stato molto grave d e doglia de liancho, e t de renella con la urina i g n e a Ut

Im m oralit fra i p rincipi e gli um anisti. M oralit nei ceto m edio.

Sorprende poi oltrem odo il ved ere con quale indulgenza le


persone c o lte rig u a rd a v a n o le d issolu tezze dei grandi. L etterati e
poeti, pi tard i an ch e p itto ri, glorificaron o g li am orazzi dei p rin
c ip i, taluni an cora v iv e n ti, e di una m an iera tale, ch e ai secoli
posteriori p a rv e il colm o della in d iscrezion e e allora invece inno
c e n te c o r t e s ia .1
Nel m al costu m e g a r e g g ia v a n o coi p rincipi i fa u to r i del rin a
scim ento fa lso , u n ila tera lm en te p a g a n o : quella tu rb a di u m anisti
che avevano sa p u to ren d ersi in d isp en sa b ili in q u a si tu tte le corti
principesche, s ia co m e edu catori di p rin cip i, sia com e oratori di
parata e am b asciatori.
R isp etto a lla ltr a p a rte della so ciet non a d d etta alle corti certo
non p o ssib ile fo rm u la re un g iu d izio com p lessivo circa il suo
stato m orale. Q uanti buoni ed e g r e g i elem en ti tu tta v ia vi fossero
fu gi m o stra to qui sop ra ; 2 ci v a le sp ecia lm en te pel c eto in tellet
tuale m edio, p e r quelle cla ssi d ella popolazione, ch e van n o dal
piccolo borghese in d u str ia le fino al p a trizia to citta d in o , e p er le
quali g lin teressi r e lig io si fo rm a n o il c en tro assolu to dei loro p en
sie r i. A b itu ate ad un a v it a a ttiv a , p u n tu ale e ferm a m en te regolata,
e s s e sanno ten ere la fa n ta s ia pi a fr e n o che non i c e ti ad e sse
superiori e in fe r io r i. Q uesta c la sse m edia sen te m olto fo r te e al
vivo ,i d isord in i del clero e dom anda una riform a, s ia pure ri
stretta alla propria c itt ; d i ci f a fed e ognuna delle num erose
cronache u sc ite da q uesto a m b ie n t e .3
In gen ere per s i fa r e b b e to rto alla realt sto rica o v e si p ren
dessero a p arola le d escrizio n i dei poeti e d e g li scritto ri di satire,

sanguinosa, in modo chel collegio (lelli medici di questa cita longamente disputorno se doverano cavarli sangue o non. Et tandem, propter nimiam seneetutem, quoniam septuagenarius est, concltiseno de non cavargello, ma appli
carli altri remedii, e t ita factum est, per modo che heri le doglie erano molto
rimesse, et la urina asai ratificata ; pur se dubita chel non voglia concedere
el loco ad un altro. Advi-sando la Vostra Sublimit che la principale casone
'Piale attribuita ad questi soi accidenti si il coito, perch quando el ritorno
npitaneo della armata, el meno <loe fem ine Turche zovine et, ut fertur. asai
M ie, le quali per evitare la sollitudine, se dice che molte volte tene tute doe
nel lecto. La quale cosa meo iuditio merita qualche exctisatione perch bi-"ina che la zoventude facia suo curso. Me racomando hutnilmente alla iS. V.
III.ma.
Hata Venetiis die dominico XI. februarii 1475.
Illustris ducalis dominationi.s vestrae
Servus Leonardus Botta .
la tergo! (Illti*tnxi)m o principi et c j-o Hcntisnimo domino (dom ino) (lalcaz
Marie Sfoi lic 1 ter,comiti (duci) MedAoani ecc. domino meo tingulariasim o ecc.
Vot. estere. Venezia 14 7J (la lettera erroneamente posta sotto quest'anno).
A r c h i v i o di S t a t o in Mi l ano.
* B

urckhardt

I , 5 3 . G o t h e ix

525.

2 V. sopra p. 10 .?s.
3 G o t h e i x , Ignatiu* ron L oyola 81; cfr.

B onazzi

I, 730.

100

Introduzione.

dei n ovellieri e d ei p red icatori, poich questi esa g e ra n o e gen era


lizzano quasi sen za eccezion i. Da ta li fo n ti non si p osson o dedurre
che con clusioni m alsicure e fa lla c i ; 1 m a che allato ai buoni ele
m enti an cora abb ond an ti la societ ita lia n a del secolo x v n e o f
fr is s e an che m o ltissim i di c a ttiv i, non so g g ia c e tu tta v ia ad alcun
d u b b io .2 In siem e alle cau se di carattere gen erale h anno qui influito
in m odo p ern icio sissim o anch e la lettera tu ra e il teatro.
S o lta n to ai dotti era a ccessib ile la lettera tu ra pornografica
dun B eccadelli, d un V alla, dun P o g g io e dei loro innum erevoli
segu aci : il velen o v en iv a sparso in v a stissim a sca la m ed ian te no
velle e com m edie sc r itte in lin gu a volgare. A lle n ovelle del B oc
caccio, rip etu ta m en te stam p ate nel q u attrocen to (la p rim a volta
da un ebreo) ten gon o d ietro le produzioni ancor pi oscen e di un
ser Cambi, di un M asuccio, di un G entile S erm ini, di un F rancesco
V ettori, d un B andello e di a ltri. Il tem a p red iletto di questi n o vel
lieri sono le relazioni sessu ali nel loro crasso verism o e in sie m e le
denigrazioni del m atrim onio e della fa m ig lia . M ariti sem p liciotti
vengono in gann ati e im brogliati, i gelosi m algrado la loro v ig i
lan za ; preti e fr a ti seducono e in gan n an o la g en te venendo poi
e ssi ste ssi tru ffa ti e pun iti. Ovunque si m a n ifesta la tendenza di
scolp are ladulterio, di glorificarlo anzi, purch esso s i com pia con
una certa fu rb eria e s c a ltr e z z a .4 Come p resso i cam pioni del R ina
scim ento fa lso , pagano, co s anche qui il libero am ore ap p arisce
siccom e lideale cui si d eve a sp irare. Il P on tan o d iceva ap erta
m ente che la m oglie deve chiudere un occhio sulle relazioni del
m arito colle d o m estich e.5
A nche i poem i rom antici d i un B oiardo e d i un A riosto d ovet
tero esercita re una g ra v e efficacia sulla m orale. N e llepopea caval Ofr. le osservazioni molto degne di attenzione, sebbene qua e iti forse
troppo spinte, di W o t k k nel Programma su Ercole Strozza (Wien 1892) 1 1 s.
e in Allgcm. Z eitung 1896, nr. 20 U d. Come W o t k e si esprime anche il Scnul^
r i i E i s s in Allgetn. '/. ilung 1892, nr. 301 Hcil. (fr . anche H a h k k , Z u r Kritik 153 * Areh. slor. Hai. 4 (Serie 11, 288 s. G a s i >a r y 11, 452-453. G r a n t in Iti*
X atlon IV, 482 s. e su ci G e i g e r in Z c ittc h r ift fiir vcrglcich. Lit.-Oe*ch.
N. Serie II, 250 s. .Sulle donne italiane del Rinascimento, la loro buona qua
lit In generale vedi Rodocaxachi, L a fa n n ie Ualicnne 206-274; T a m a s s i a . Iai
fam iglia itai. 190 s s .
Ofr. per un determinato territorio B e l g r a n o 422 s., 453 s. Per quanto
i predicatori spesso esagerino, pure alcune delle loro testimonianze sono troppo
precise e degne di fede. <fr. per es. ficrnione* de Sancii d i G a h r . B a r l e t t a . 12.
5
H o f m a n n , B arbara con M antua 25. 11 D ccamcrone del Boccaccio tro
va vasi persino in mano d donne; vedi M a i . Spicil. IX, 616. Circa la diffusione
dei libri cattivi efr. fra l'altro i Sermone di O a b r . B a r l e t t a , 13.
*
Off. il nostro voi. I, 6. n. 3 e n. 4 (ed. 1931) e la letteratura speciale
Ivi indicata. V. anche D a n d o l o , Secolo (li Leone X . II (Milano 1861). 155s . :
F l a m i n i . Cinquecento 355-366. 5648. ; d ' A n c o n a e B a c c i , M anuale l i , 4 9 2 ss. :
Lrzio-HENIER, Colt, c rela:. M I . <Vltabella d'Ete l i 1, 77 s.
o U o t h e i n , C ulturcntw icklung 572.

O rlando furioso dellAriosto.

101

leresca del p rim o non m ancan o sc h erzi sa la ci e quadri lu b r ic i;1


peggiore poi di m olto VOrlando fu rioso del celebre p oeta aulico
degli E sten si. N on so lo tu tti i co m b a ttim en ti q u iv i d escritti hanno
origine d a lla sen su a lit d e g li ero i e d elle ero in e, m a non m ancano
nemmeno descrizion i se n su a li e a d d irittu ra in d ecen ti, le quali do
vevano riu scire ta n to p i p erico lo se, quanto pi il p o eta sapeva
volgere tu tta la m agn ificen za dei colori. M olti p a ssi in que
stopera da rte poetica, la pi im p o rta n te p rod otta dal rin asci
mento sono ta li, ch e la m a g g io r p a rte dei tra d u tto ri stra n ieri non
si atten taron o d i tr a sfe r ir li n e lla p ro p ria lin g u a .2 A v a n ti di
narrare lim pu den te e g r o tte sc a m en te in d ecen te fa c ez ia d ellin su
perabile fu r b e r ia e in fe d e lt d i tu tte le m o gli lo ste sso A riosto
dice:
Donne, e voi che le donne avete in pregio,
Per Dio, non date a questa istoria orecchia...
Lasciate questo canto ! ch senz'esso
Pu star listoria e non sar inen chiara...
Passi chi vuol, tre carte, o quattro, senza
Leggerne verso...

A ci v en g o n o ad a g g iu n g e r si p a ssi fo rtem en te sa tir ic i contro


la vita sco rretta del clero. B ra n d ire per la sfe r z a d ello scherno
spettava m eno di o g n i a ltro a un poeta, l in te r a v ita del quale era
piena di d isso lu te z z e .3 A l co n tra rio eg li si te n n e lon tan o da a tta c

1 Ofr. Erscii-Gri uer

2* Sezione XXVI, 25.


- Ofr. R u r n , Gesch. der ita l. Poesie II, 293 s. M a k f e i , S toria d. L c tt. Ual. 3, 2
Milano 1825, II, 61-64). O a s p .u y 11, 412. 429 s 4 3 6 s. W e i s s , Apologie II, 382.
Ilt n t c K H a r d t 1 1 3 , 4 5 . S c h n e e g a n s , Groteske S a tire 112 s. E. S c h m i d t , D er ra
mmle Roland in A llgem . Z eitu n g 1882, nr. 808 e 310. Mixeb,* K e u lsch h eitsld /rn
Mainz 189T) 53 s. ; F l a m i n i , C inquecento 74, 75 ; B a u m g a r t n e r , W eltlit. VI,
-OSs., 276; E. B e b t a n a , V A rio sto , il m atrim onio e le donne, in M isceli, di studi
' ritici cd. in onore di A. Graf, Bergamo 1903, 161-194. Il privilegio ottenuto dall'Ariosto per la pubblicazione dellOrlando, ha dato occasione alla sciocca ac
cusa, che Leone X abbia approvato 11 poema, mentre esso privilegio non aveva
altro di mira che di tutelare al solito lopera contro le ristampe. R b u m o x t III
- 347.
j | f f =| 3
3 L'Ariosto, dice il I t e r a II, 245, per vivere e poetare aveva sempre bi- >gno dunamante. Persino nel suo cinquantesimo anno di et rifiut l onorilieo posto di ambasciatore a Roma, che avrebbe potuto por Une aUe sue
finanziarie preoccupazioni, unicamente perch questa carica lo avrebbe sepa
rato daUamante che aveva a Ferrara (S a tira VII, 57 s.). Nella satira seconda
l'Ariosto dice che non vuol contrarre matrimonio per rimaner libero. Cfr. am he
Eeh.now, A riosto * Lehen (Zrich 1809) 81 s., 8 6 s.. 177. P n tss I 2, 107 e iSchucuabdt in Allgem. Z eitung 1875, nr. 149 Heil. R om anisches und K eltisches,
Berlin 1886; V. P i r a z z o l i , Gli am ori dell'A riosto e il suo C anzoniere, in
' orti. stor. d. lett. Hai. XLVIII (19001, 124-144; F lam ini, Cinquecento 6 6 , 08;
I -a i m c a r t n e r , W eltlit. VI, 260 s.

102

Introduzione.

chi con tro la fe d e , ch e anzi in una delle sue sa tire d issu ad e affatto
daHa llo n ta n a rsen e. 1
I! p eg g io ch e lA rio sto si p erm ettesse so tto la sp etto m orale in
con trasi n elle su e com m edie. In n essu n altro cam p o il profondo
m arcio delle co rti ita lia n e del rin ascim en to s i riflette pi cruda
m en te che in q u esto ram o di letteratu ra: il n e fa sto in flu sso del
la n tich it qui in negab ile.
A P om ponio L eto, e al fa sto so fa u to re del fa lso rin a sci
m ento rcole I di F errara sp etta la gloria equivoca di avere per
i prim i rich iam ato sulle scene P la u to e T erenzio. N o n si dava
fe s ta dellaccadem ia rom ana e d ella co rte fer ra r ese , la quale non
fo sse m agn ificata dalla recita d elle com m edie dei poeti p agani,
piene di lazzi inverecondi. T u ttavia le rappresentazioni preparate
da Pom ponio sap evan o m olto di a n tiq u ato; altrim en ti sta v a n o le
cose a F errara, dove P lau to e T erenzio feste g g ia r o n o la prim a
volta il vero loro risorgim ento. E ssi d iventarono i d ich iarati p re
d iletti del duca E rcole I ch e d eve riten ersi com e il vero fondatore
del teatro del rinascim en to. 5 Con lo sfa r zo d ella scena gareggiava
la m b igu it di m olti lavori, in cui p er lo pi non d oveva m ancare
la m oresca. N el carn evale del 1486 in F errara fu ron o rap p resen
tati la prim a v o lta in lin gu a italian a i M enecmt di P la u to .8 Questo
dram m a sta to assa i p r e fe r ito nel periodo del rin ascim en to ed
ha con trib u ito m oltissim o allo sviluppo della com m edia italiana
m oderna. A n che il su ccessore di E rcole, A lfo n so I, coltiv con
m olta p assione q uesta sp ecie di d ivertim en ti tea tra li. N el carne
vale del 1508 and per la prim a v o lta sulle scen e alla sua co rte la
C assaria (la c a ssetta ) dellA riosto im ita ta su P la u to . 4 II so ggetto
assa i licen zioso di questa com m edia (il p ro ta g o n ista un lenone.

' Oltre ni Ra.vke, Zur Oriteli, il. Hai. Poesie (W erke U - M I ) 304. cfr. spe
cialmente G a b o t t o . La politica e la religiosit di L. A rio sto in Uassrgna fim iliana, Modena ISSO, novembre.
3
Quanto segne detto sulle tracce del D ' A n c o n a . Origini del T eatro ita
liano, 2* ed. Torino 1891 e F l e c h s i g , D ekoration der m odernen Hhne 6 ss..
10 s. Ofr. anche K. v. U k i m i a r d s t o k t t m o i . P lautus, Leipzig 1886. 50 ss. :: F la
m i n i , Cinquecento 2 6 5 s . ; I . v z i o - R k x ik k , Commedie classiche in Ferrara n el i
ln fio n i. str. d. tott. Hai. XI. 177 s. ; .trr/i. stor. Lomb. XI (1884). 140-138.
Sulla esecuzione in latino dei JI encomi a Firenze addi 12 m astio 1488 con un
prologo di Angelo Poliziano cfr. R e c m o n t in .1 reh. stor. Hai. 3* serie XX. 19<l s.
e D e i . L u n g o , F lorentia 3.7 T -3 6 3 . Sull'imitazione di iPiauto e Terenzio nella
<-ninmedia italiana del sec. z n cfr. V. D e A m i c i s , L 'im itazione latina nella com
media tal. del xvi secolo, nnova ed.. Firenze 3807 (ivi p. 64 ss. snlle rappresen
tazioni piantine a Roma e Ferrara): O. A. Galzigna, Fino a che punto i cwnmediograjl del li nascimento abbiano im itato P lauto c T erenzio (2 programmi
di ginnasio). Capodstria 18!*. 1000.
* Diario Ferrarese 278.
* U u tro u , Kotierte per la cita di L. A riosto (2 * ed., Modena 1 8 7 1 ) 6 8 - 6 0 .
F i .k c iis ig . Dekoration der modernen l uh ne 2 0 s s , ; D e A m i c i s loc. cit. 7 0 . 7 3 s .

Commedie, immorali.

103

i! quale secondo l'an tico costum e rom ano ha lincarico di con trat
tare delle belle schiave), tu tta v ia su p era to dai S u ppositi (so sti
tuti) del m edesim o A riosto, la Lena (ruffiana) che fu rappresen
tata nel 1528 d in an zi a llin tera corte in occasione del m atrim onio
del principe E rcole con R en ata di V alois ! 1
Con la m ed esim a p assio n e di su o padre co ltivava a M antova
il teatro Isab ella d E ste, sp osa del m arch ese F ran cesco Gonzaga.
Anche in U rb in o fe c e il su o in g r e sso il tea tro profan o. A Rom a le
prime com m edie cla ssich e fu ro n o rap p resen tate probabilm ente al
tempo d Innocenzo V i l i . N q u este si lim itaron o alla piccola cer
chia degli u m a n isti, poich ben presto card inali m ondani ed altri
alti d ign itari e c c le sia stic i m isero le co rti dei loro palazzi a dispoizione di P om ponio L eto. Il ca rd in ale R affaele R iario specialm ente
accord al tea tro fa v o r i da p r in c ip e .2 S o tto A lessa n d ro V I la
mania per g li sp etta co li tea tra li and sen sib ilm en te crescendo,
tanto che una parte esse n z ia le delle fe s te di corte era c o stitu ita da
rappresentazioni dram m atich e d i lavori in p arte a ffatto indecenti.
Al tem po delle fe s te carn ev a lesch e, alle quali A lessan d ro V I pren
deva vivo in teresse, si d avan o di continuo num erose com m edie.
Nellanno 1502 q u e stin d eg n o pontefice fece rap p resen tare nei proprii appartam enti i M enecm i di P la u to .5 M eno inclinazione a sim ili
cose ebbe il b ellicoso G iu lio II, m a g i il su o su ccessore Leone X,
appassionato pei d iv ertim en ti, to rn a v a ad a ltro costum e. E gli non
>'be rossore di a ssiste r e alla sfa r z o sa rapp resentazione d ellim m o
rale com m edia la Calandriti del C a rd in a l B ibbiena, che era andata
'Ulle scene la p rim a v o lta in U rb ino nel carn evale del 1 5 1 3 .4
1
Sulle commedie dell'Ariosto cfr. K l e i n IV, 30 4 s., 326 ss., 351 ss. O a'Cary II, 4 1 6 s. P r l s s I 2 , lOOss. B o u t e r w e k II, 5 8 s. F e u e r l e i n , D ie ital.
Komdie In Preti*. Jahrb. XLVII. 10 ss. Sulle rappresentazioni In Ferrara
'a m p o ri loc. clt. 89 s. e F l e c h s i g 2 2 ss. V. a n c h e C a m p a n in i. IS A rlo tto ( B o
logna 1801). G iom . d. l e . X X . 2 8 2 s.; V i i x a r i , M achiavelli III, 1 4 2 s . ; II rr,MUND. tude llal. 2 6 4 -3 1 6 ; B o n g i, A nnali I, 340-343, 3 8 6 s.; R e i n h a r i w t o c t t * , Plautu 332-337, 4 8 2 ; C r e k e n a c h II. 235 s.. 253 s.; F l a m i n i , Cinquecento
'-66-273, 5 5 5 ; B a u m g a r t n e r VI, 361 s.. 4 1 0 ; P . H e t s k , D rei italien. Lutpiele
"* der Zeit der Renaianee, Jena 1014, 5 ss.; Ibid. 11 ss., traduzione della
' attoria. Sulla satira nelle commedie dellAriosto cfr. D e A m ic i loc. clt. 113-

119; V. Rossi, / S u p p o tili rid o tti a cenano (Nozze Flamini), Bergamo 1R06;
G. M arpillero, / < Hup p ositi di L . A rlo tto , In G lom . tto r. d, lett. Ital. XXXI

(18518), 201 s. SnHesecuzione dei Supponili dinanzi Leone X cfr. Rodocaxachi,


Rome au tem ps de Jule I I e t de IW-on X , p. 171 ss.; L. S c h m id t. Die Renai*
ance in B riefen II. 1 4 2 ss. ; D e i. L u n g o . Floren Ha 321, 322 s.
J D A ncona . O r ig in i I I * . 65 ss., 3 4 7 ss. F l e c h s ig 25 ss.. 35 s.. 41 s.

* b i t par ci di A. G i u s t i n i a n i . I, 3 7 0 . 4 0 4 . 4 1 3 . S a x u t o IV, 7 2 2 . 7 6 7 . 7X 2.
I l Carnevale di Rom a ( F i r e n z e 1 8 0 1 ) 2 3 s s . F l e c h s i g 1 4 s.
* Iungilbonj 3K S . Areh. tor. p. le Marche III. 183 8. Luzio-Remek. Man1ora e Urbino 213 ss. D'Ancona. Orgini II*. 7 7 s.. 88 s.. 101 5. Luzio, F. <>maga i s s . F lech sig 6 0 s.
In S u o r a R ir itta m itena V II: Un carnevale
alla corte fTUrbinn e la prim a rapprcenfazione della Calandriti. Sulla prima
w w iilo n o a trb in o cfr. Tom masini. Mach la re Ui II, 1124 ss. ; Rodocanachi.
Vd k m o i x o .

104

Iiitroritr/ionu.

Leone X in terv en n e anche a una esecuzione dei S u p p o siti dellA rio sto la dom enica di carnevale del 1 5 1 9 .1
Gli equivoci e le fr a si a doppio senso d elle com m edie d e llA riosto e del B ib b ien a ven gono su perati ancora da quelle del M achia
velli. La su a M andragola (o pozione m agica) pi ch e tu tte m ette
in v ista le situ a zio n i pi im m orali. In una prosa m a g istra le viene
qui sv o lto un so g g etto , di cui non si saprebbe im m agin are il pi
pericoloso. N e l dialogo b rillan te e strin g e n te v ien e con incredibile
im pudenza glorificato l a d u lterio; la passione pi sb rig lia ta , la pi
volg a re cu p id ig ia rare volte s ta ta rap p resen tata pi al v iv o . Il
M achiavelli tra v a s in q u esta lurida com m edia tu tta la d eprava
zione della su a propria n atura ed in siem e tu tto lodio con tro il prete
di cui egli era capace. N on il sa n to sdegno contro g lindegni rap
p resentanti della C hiesa com e in D ante, quello che an im a il M a
ch iavelli, m a il m otteggio friv o lo ch e vorrebbe g e tta r e il ridicolo
su un in tera cla sse di persone, s u llistitu zio n e ste ssa , della quale
in F ra T im oteo si d la caricatu ra pi scon cia che si possa im m a
gin are. Il cupido e finto fr a te m ette in d ileg g io quanto v ba di pi
san to nella sua ch iesa p er gu ad agn are il prezzo del peccato per la
p erpetrazione d unazione in fam e.
N punto m igliore una seconda com m edia del M achiavelli, la
Clizia, la debole im itazion e d una d elle pi c a ttiv e com m edie di
Plauto. L autore fa notare nel prologo c h eg li cred e de sse r riu scito
ad evita re sconcezze. M a volendo d iletta re e m uovere alle risa
gli sp ettatori pur n ecessario ricorrere alle persone innam orate;
per s e qui fo sse cosa a lc u n a non on esta, sa r in m odo detta che
q u este donne potranno sen za a rro ssire a sc o lta r la . D i fa tto per
la com m edia contien e dei b ran i che farebbero arro ssire a n ch e gli
u o m in i.; P ersin o un u m an ista com e G iglio G regorio G iraldi esclass. 'd ir a la C alandria o l t r e a i s u d d e t t i c f r . K e e i n I V , 3 9 2 s s . G a s in v r y
ss. G r a f , S tu d i (Im m illatici 8 7 s s . I I e u m o n t I H 2 , 1 3 8 ;
F E l ' B U n loc. cit 1 5 ss. ; < r e i z e n a c i i l , 2 4 1 - 2 4 5 ; F t .A s n s n , C inquecento 2 7 4 s . :
P a u m g a r t n e r , W e ltlit. V I . 4 1 9 s. : V i i x a r i , M a ch ia velli I I I , 1 4 4 - 1 4 6 : G . P e l i. i z z a r o , La commedia del tee. X VI e la n orellin tira a n te rio re e contem poranea
i n Ita lia , V i c e n z a 1 9 0 1 . U . W e n d r i n e r . M e QueUcn von R. )ovi:C * C alandria.
Halle 1 8 9 5 . mostra elie 11 B il> h ic n a n e l c o m p o r r e l a C alandria h a s u b i t o p i

H onw

405

l i . 5 7 7 s . P r 'u .s s I 2 , 1 0 1

l'in f lu s s o d e l

B o c c a c c io

ch e di

P la u to .

11 C a s t i g l i o n e d e l r e s t o

rappresentazione della C alandvia a l c u n e s c e n e


forse n o n si mrel>l>ero p o t u t e r a p p r e s e n t a r e .

s ia n o

sta te

d ic e c h e n e lla

c a m b ia te , le

q u a li

i V . 11 n o s t r o v o i. I V 1 . .191 s .
3

O r .

O r e iz e n a c k

K i .k i n

I V , 3 7 1 s s ..

422 ss.

I I , 2 4 .V 2 5 1 ; I I it-i.E n R .w n .

G a s iw r y

fitudr* ital.

II,

579 ss.

P r o -s s

3 5 0 s s. ; D e A m ic is ,

2.

1 1 8 s. ;

L 'im ita

zione latina nella com m edia italiana ( P i s a 1 8 7 1 ) 9 2 - 9 0 . G r a t , S tu d i d r a m m a


tici 1 3 1 s s . M achiavelli al* K om dieiidichtcr i n Allgum. Z eitung I S S I . n r . 2 3 7
lleit. S a m o s c h . M achiavelli al* K om dicndichtcr , M i n d e n 1 8 8 8 . B a c m o a r t n e b .
W eltlit. V I . 4 2 0 s . G . T a m b a r a , intorno alla Clizia di X . M achiavelli. I t o v i p 1
1 8 9 5 . V i i .u v r i . M achiavelli I H , 1 4 9 s s . ; q u i v i p . 1 5 1 l a p r o v a e h e l a r a p p r e s e n
t a z io n e d e lla

M a n d r a g o la

a lla

p r e s e n z a d i I .e o n e X

una

f a v o la . T o m M a s in i.

Schiave orientali in Italia.

10">

mava in d ig n a to : 0 tem p i, o co stu m i, tu tto il luridum e d e llan tica


c e n a , che il c ristia n esim o aveva m esso da banda, ricom parso! 1
E rano due m ondi d iv ersi, la so ciet sp en sierata d elle Corti,
dove potevano rap p resen ta rsi sim ili com m ed ie e le classi borghesi,
che come p er linn anzi co ltiv a v a n o il dram m a sacro. Ci form ava
un salutare con trap p eso alle fr iv o le ten d en ze del fa lso rin asci
mento, m a a lu ngo a n d are il dram m a sacro non si pot so sten ere:
il m ovim ento procedente dai circoli u m an istici, ch e m irava ad una
completa rin a scita del te a tr o cla ssico , p o se al cim en to la sua e si
stenza e da ultim o ne p rod u sse la r o v in a .2
U na m olto p eg g io re influenza sulla m oralit delle classi pi
agiate oltre alla c a ttiv a lettera tu ra lesercit in p articolare l'uso
vigente in Ita lia fin dalla m et del secolo XV di riten ere com e
schiave fa n ciu lle orien ta li, pi di rado fa n ciu lli e giovan etti.*
I I , 3 8 2 s s . ; F e s t e r . M achiavelli (57 s . : V.
Scampanato. La M au
liti gola di A'. M achiavelli nelle cam m edie c nella rila Hai. del Cinquecento,
N " la IH!*7 ; F l a m i n i , C inquecento 2 7 5 s s . , 5 5 8 ; T,. B i a n c h i , Del j iroloi/ti alla
Clizia del M achiavelli, in Rasxcgna Pugliese XVII. Traduzione della M an
dragola In I. H e y s e , O rci Hai. Luxtxpiele 1 ( 0 - 2 2 8 . Che nelln Mandragola il
Machiavelli abbia avuto di mira uno scopo morale, vien negato anche da
M. M is io x o w , La Mandragola (Napoli 1 8 0 6 ) e dal (iorn. xtor. d. lett. XXIX, 5 3 2 .
' rea 11 tempo In cui fu composta la commedia vedi A. Mkiiix, La bibliografia
'l' ila Mandragola , In (iorn. xlor. tl. U H. Hai. I ( 1 8 8 3 ) , 3 0 6 s s . ; MondoLfo,
La genexi della Mandragola (Teramo 1 8 0 7 ) e (iorn. loc. cit. 1 1 5 s . , 5 6 7 s .
1 R u t h II, 5 0 7 . Per le commedie dei poeti suddetti cfr. anche G. P a .i-imaio, La com media del xee. jtvi ecc., Vicenza 1 0 0 1 ; A. Saj-z\ in (iorn. xtor.
d. lelter. ital. XI ( 1 0 0 2 ) . 3 0 7 ss. Su Pietro Aretino quale commediografo cfr.
1'r k iz k n a o k II, 2 6 3 s.; N. Fresco. L e com nudlc di Pietro A retino, Camerino
l'-'U; S a i .z a loc. cit. 4 1 6 s.; W . J . W i *l f e . D ie Komdien de* p . Aretino, in
'rnn. Rom. M onatxchrift III ( 1 0 1 1 ) , 2 5 7 ss.

Machiavelli

* D 'A n c o n a I I * ,

( il

ss. F le c h s ig

6.

* Ofr. Zamboni, OH E zzelin l, D ante e gli ch ia ri (Vienna 1870) 242 s., 280;
' I.vzari, Del traffico e delle condizioni degli sch ia vi in Venezia nei tem iti
'li mezzo. In Mixer II. di xtor. Hai. I (1682). 463 s.; Rongi. L e *ch ia re irrten'li in Italia In Xuora Antologia (1868) II. lriuKiiARirr II*. 78 s. ZaNEUJ,
Lo *chiare orientali a F irenze n e i xce. XIV, xv, Firenze 1885, Rki mont in B i*t.
Jahrb. VII, 51 ss. M olm enti 2113 ss. <II. 000
l. <-fr. A rrh. xtor. Hai. 5* serie
XXXI [10031 2 03ss.; G otiiein 411 -3. Lrzio-REXint. Ruffoni, nani e chiaiH
del Oonzaga ai tem iti d'Ixahclla rVF.xte (Roma 1* 01) (tl s. Vita italiana nel
M natcim cnlo. I. 01 ss. Oirtm. d. lett. ita l. XXXII, 215: Irrft. *tor. ital. 5* serie
l'.H K s. ; O. I.av.kr. Sklaverei in Europa tehrend der letzten Ja h rh u n d erte
de* M ittelatter* (programma di Bautzen). 1801. Cfr. Al- Kbss in Zeitich r.
f. kath. Thcol. XIX (1995). 273 s.. 607 ss. ; J. Schnitze. Z ur Gesch. der ftklarrrei in F lorenz im IS. Jahrb.. ln R nt. Quartalxehr. XIV (1000), 130-119;
K Veboa. Per la *tori a degli schiavi orientali, in A rrh. xtor. Lomh. XXXII
(1905); V. Rossi. La compera di una schiara m tttcca a Venezia. In .1/ixCrl. di
rudizioni I (1905) : C. Massa, La sch ia ril in Terra d i P ari dal xv al XVin xce.,
In Rassegna Pugliese X X III: Rodocanachi. Le* e sc la m i en Ita lie du UHI' au
xv*
in Rer. des quest, hixt. LXX1X (19061. 383-407 s. e La lem m e itaIcbhc 211 ss., 366 ss. ; Tamassia, La fam iglia Hai. 204 s.. 851*.; B u g i, P riva te
U /e 333 s.

Introduzione.

Prima delle conquiste dei Turchi erano state di preferenza tartare


e circasse le importate in Italia specialmente per opera dei Vene
ziani e dei Genovesi, mentre pi tardi sincontrano in maggior
numero fanciulle serbe, bulgare, greche e albanesi. Crescendo
sempre pi gli abusi, anche le leggi intorno a questo traffico si
fecero via via pi severe. Produce una singolare impressione
vedere come nelle lettere private di persone anche rispettabilissime
si parli di questo mal costume come della cosa pi naturale del
mondo e con tutta semplicit venga descritta la diversa qualit
e la complessione delle schiave. 1 In quasi tutte le maggiori citt
dItalia, a Venezia, Firenze, Mantova, Ferrara, Lucca, Genova e
Napoli, si pu dimostrare la presenza di tali servi e serve forzate.
Nelle fastose corti dei principi insieme ai nani e ai giullari si tene
vano come una rarit sempre alcuni mori e morette, alla cui
nerezza si attribuiva una particolare importanza. Gli artisti di
corte ne hanno immortalati alcuni nei loro affreschi. J Le nobili
famiglie di Firenze tenevano quasi tutte delle schiave. Questo
brutto costume veniva ben sovente a turbare la felicit delle fam i
glie. Talvolta crescevano su insieme figli legittimi ed illegittimi,
cos per es. Carlo, pi tardi prevosto di Prato, figlio di Cosimo de
Medici il Vecchio e di una schiava turcassa, 3 fu allevato insieme
agli altri figli nella casa paterna; di Maria, figlia di Pietro di Co
simo, non si sa di certo chi fosse la m adre.4 Si pu dire che in tutte
le famiglie, dove si tenevano schiave, la moralit dei signori non
era davvero esemplare. Dalla corrispondenza privata si viene a
conoscere come la giovent nobile data al traffico abborrisse dal
matrimonio; al qual proposito Alessandra Strozzi scriveva una
volta ai suoi figli il diavolo esser meno nero di quanto lo si dipinge.5
Una certa norma per giudicare delle condizioni morali ci
offerta da un altro doloroso fenomeno, che lo storico non pu pas
1 Ofr. Lettere di Alessandra Macinghi negli Strozzi (Firenze IsTT) 475;
K teine Schriftcn 134 s .
Cosi 11 Mantcgna nel castello di Mantova nella eterner degli Sposi, riti
'ardi Paolo Veronese specialmente si dilett d'introdurre dei negri nelle sue
com posizioni magnifiche per colorito.
Su di lui cfr. R. S oiivE rrm , l o llildern und Mennehen der Renaissance
(dal M ono tsh eftr f. K unstirissensch. 1112), Berlin 1914. 118 ss. (sul ritratto di
(rio del Mantegna>.
Kettmont In flint. Jahrh. V II. 57.
Rkitmoxt. K teine S ch rifte n 134s. Ofr. A rchivio nim ico italiano 5
Serie IV. 163. In Siena sul principio del secolo decimoqninto lautorit civile
1 vide costretta a reagire contro il dilagante celibato degli uomini : vedi IK r m i . flando di prender moglie in Siena, Siena 1878. In lincea nei 1454 fu sta
bilito che nessun celibe tra 1 venti e 1 cinquant'anni potesse rivestire una pub
blica carica (v. O iom . tigunt. 181*0. ISSI, disposinone che fu poi im itata da
Citt di Castello nel 1465; vedi M czi, Meni. eccl. e civili di C itt di Castello
I. 230. II. 28. Ofr. anche I* S c u m id t , Die Renaissance in R riefen I, 202.

H k v m o k t.

Le cortigiane.

107

sare sotto silenzio. Gi nel secolo XIV era stato grande in molte
citt italiane il numero di quelle infelici, che vivevano della igno
minia. Nel secolo XV si constata sotto questo riguardo un aumento
e prove rattristanti ne offrono persino piccole citt come Orvieto
e Perugia. 1 Queste persone si tolleravano dappertutto per evitare
mali peggiori. Nei grandi centri dove eravi concorso di forestieri,
specialmente in Venezia, Roma e Napoli, col procedere del secolo
le cose presero sotto questo riguardo una piega sempre pi triste.
Il cronista Infessura, del quale certo v poco da fidarsi, nellanno
1490 fa salire il numero di quelle miserabili per la citt di Roma
a 6800. 2 A Venezia, dove il commercio CollOriente esercitava
influenza di demoralizzazione, nei primi del secolo XVI se ne conta
vano nientemeno che 11000 su una popolazione di 300000 abitanti.
Ivi esse godevano duna grande libert, mentre nella maggior
parte delle altre citt, essendo considerate come persone infam i,
1 FuiRErrr. D ocum enti ili torto Perugina, Voi. I. Torino 1887, riporta
'lei decreti del 1424, 148(5, 1478, 148(5, 14S7 contro le m eretrici ; ma tutte que<te ordinanze non approdarono a nulla. Gi nel 1488 apparve un nuovo editto,
'he parimenti rest senza effetto. Per Orvieto vedi alcune testimonianze nel
Diorlo di S er To%cmaso m iSii.vkhtko, per es. 1015. 108 ecc. Numerose notizie
per altre citt (Firenze, Bologna, Ferrara. Siena, Viterbo. Faenza e 1Ionia)
nell'articolo di Kkzasco In Giornale ligustico 1800. 1(51 ss. Per Milano cfr. Arch.
tor. lomb. XVIII, 1000 s. Per (Jenova B E U ; rano 412 s . Per Padova L o v a kim. Die F rauem ccttrennen in l'adua, Merlin 1802. Per Torino Gauotto
In Oiom. ligust. 1800, 31(5 ss. Per Mantova Dior. d. le tt. Hai. XIX, 472 s.
I.izio-Rksier, B uffoni 44 e H rarouym in Mendico A*. V, nr. 10. Uno statuto
per Faenza del 148*7 allegato presso L v o tto , I l vero Raronarola 11>0, n.
Per il regno di Napoli cfr. la relazione del viaggio del cavaliere croato Andrea
I-apltz del 1451 in A rch iv di Hormayr X VII (1820). 522. Per la costumatezza
in Paria importante un editto del duca di Milano Galeazzo Maria Sforza
del 0 (ri turno 1475 contro l'indecente contegno dinanzi al tribunale nell A r
c h i v i o m u n i c i p a l e d i P a v i a . tSul libertinaggio e la licenza degli
indenti in Roma. v. O iom . tor. d. lett. II, 134.: in Pistoia v. Arch. tor. il.
I* serie VII. 114s.
* IXFi-.Hst RA. ed. TomMasini 260. Per Roma cfr. R k im on t III 1, 442 s. ;
- 4(51*. Ijaniif, Papteel 70. L rzio. F. Gonzaga 2 s. A u n u n n , Censimento
di Roma otto leeone X Roma 1882. V io ix rr (contro Wokek) in Itev. hist.
XIr. 444.: Gcehichte d ie Htadt fVien. redig. ron A. Stabzkb III 2, Wlen
73.1
e le opere speciali citate qui sotto p. 108. n. 2. Relativamente alla no
tizia data dallo spagmioto F ran cisco 1xicaixi nel suo Lozana Andalusa (Ven.
1"*28) che nel 1524 <1 siano state a Roma 30.000 cortigiane e 0 0 0 ruffiane, il
I5* iim eii (Luther R o m fahrt. Leipzig 114. l o i n.) osserva : non occorre si
die oh? questa una esaserazlone in stile rnbelaisano . I tei resto Rohmer
'1 sbaglia quando lice che io non ho tenuto conto dellopera del Delicado:
lho fatto in voi. IV 2. 583 n. 3.
* Vedi S a x u t o V ili. 414. M o i.m e n t i 287 O li. * . ) ; K r k t s o iim a y r . 11,
*83. che considera esagerato il numero. G r a k 28*5. l/cggi c m em orie rcnete ulta
prostituzioni sino alla caduta della repubblica. .4 sper del conte di Orford,
Venezia 1870-1872 e (G . T a s s i s i ) Cenni forici e leggi circa il libertinaggio in
* cmezia, Venezia 188(5. Le court isa ite et la plice de m ocurs 4 Ferii. Bor
deaux 1880. Su attentati alia morale in Venezia vedi I I - ih s ie r T e tte * 040*.

Introduzione.

venivano sottoposte a varie restrizioni. Ci non ostante l impu


denza di questa classe di persone cresceva sempre pi.
Una circostanza particolarmente pericolosa si fu, che verso la
fino del secolo XV il vizio assunse delle forme pi raffinate e per
tanto pi seducenti. Caratteristica sotto questo riguardo la scelta
che allora si fece delleufonico e onorevole nome di cortigiane dato
alle pubbliche meretrici in luogo dellaltro prima usato di pecca
trici. Il diario di Alessandro VI del Burcardo mostra che questo
nome era gi in uso nel 1498. 1 Chi portava questo titolo cercava
di corrispondere al nome anche con il lustro della cultura. Veniamo
a sapere che queste dame coltivavano la musica, leggevano poeti,
sapevano parlare e anche scrivere con eleganza. Le loro lettere
posseggono una dizione corretta e sicura ed anche delle citazioni
latine. Specialmente nel secolo XVI queste rappresentanti del demimonde, che vivevano col massimo lusso in sontuose abitazioni, nelle
grandi citt, principalmente a Roma e Venezia, tenevano un con
tegno provocante: andando a passeggio o recandosi in chiesa esse
avevano dietro a un numeroso seguito. Divennero soggetto di
poesia e talvolta esse stesse poetavano. Una delle pi famose corti
giane romane, che portava il superbo nome di Imperia, lamica
del ricco banchiere Agostino Chigi, ebbe a maestro nella volgar
poesia lo Strascino da Siena. 5 Una morte prematura salv Imperia
Cortcgiana, hoc est m erctrix honesta. B t t r o h a r m D iarlum I T , 4 4 2 - 4 4 4 ;
Il SO; <*.fr. (Thuamie) III. 1*57. (Cetani) II 303.
a Collo studio fondamentale dot G u r 224 s. cfr. <3a h i *a r t II, 508; B u r c k n .v R iiT . C ullar II, 188 s ; (iraioiuwnjH V illa . 2K1 s . : < \ v x e i j -o , Storia il. Id i.
il. (Milano ISSO) 153.3.; Se h tri/rn kiss in Alitim i. 7.citim i) 1892, nr. 298: Mixl i i K r r i . Raffaello I H :
O A i a v r r o , M enila 127 s . V o o h l b t e i n 134 s . P a v e s i , Jl
bordello ili /'a fta , in 1/< ni. deli'Int. tvmb. 20; Mai i . d k J . a O - a v i r e , Finirne*
463 SS. ; I>. OSOU, L'epitaffio c il m onum ento d'Im peria cortif/iana, in V. t v
tnlogia OOVII (1900), 409 s . ; P. Ia B r t 'Z Z O X E . Im peria e I snoi am m iratori.
Ibld. 68Bs. Su Imporli) anche ''h i . e t k i w s k i , Rom I. 3 3 8 s. Il suo testamento
p r e s s o R o d o o a x a c h i , Rom e 4!K! ss., cfr. 151 s. Ofr. inoltre te seguenti opere
speciali, che iter st riferiscono In gran parte al sec. xvi : F e r r a i , L e tte re di
cortigiane del re. x v i , Firensse 1SS4 e inoltre T-rzio In G ioni. d. letl. I l i , 4 3 2 ss.
B e r t o i -o t t i . Repressioni straordinarie alla prostituzione in Roma nel sec. xvi.
Homa 1887. A K U lU id, A ppunti /tulle cortcgiane nel cinquecento in Itibl. d. scuole
elastiche ita l. VI ( 1K94K 14. V. C i a x . G alanterie ital. del tee. xvt, in La L et
teratura. Torino 1887. O . B a o c i x i . Cortigiane del sec. x r t (L ettere, curiosit
ecc.) Firenze 1892. Rooocaxachi. Courlisanes et B uffons. fitude de* tnoeurs
ruma in* au x v i * U'-cle. Paris 1*04 e in proposito C i a x in G iom . d. L e tt. it.
XXIV, 446 ss. S aitsoh ick 175 ss. e voi. snppt. p. 08-70 : L. Schmiut. Fra unibriefe der Renaissance 4 0 ss. e : llic Renaissance in B riefen II. 261 ss.; A. S e mkrav, lic K urtisanen dee Renaissance, Berlin u. I/eipzig 1914. Per Roma
cfr. ancora C a i in V. Antologia OtKXVI (1909), -593 ss.. 597 ss. ; B ou u er.
R om fahrt 90 s.. 168 s. : per Venezia : M<.menti <11. 602 s.. 605-624; .4rch . stor.
ital. 5* serie XXXI (1908). 3 0 8 -.; l * r Bologna: F r a t i . La cita privata di
102-10S; A tti e \lcm . per le prue, di Romagna, 3* serie XXIV (1906). 344 s. ;
R
I . o v a r IH T , Dio F ra u d a c eli re nnen in Padua, in Zcilschr. de V c t c m m / .
i

(O lim i)

R isu rre zio n e 'd e l vizio nazio nale dei Greci.

109

dalla sorte comune alla maggior parte delle sue compagne, che,
;fumata bellezza e ricchezza, finivano allospedale o sulla paglia.1
Da parte della Chiesa si cerc di reagire contro tale deprava
zione, specialmente con istituti per il miglioramento delle penitenti
e con decreti riguardanti lunione matrimoniale delle infelici vit
time. 2 I predicatori di penitenza orano instancabili contro il vizio
e riuscivano aimeno a mettere temporaneamente qualche freno.3
Talvolta si tennero anche delle predicazioni speciali per il ravve
dimento di queste peccatrici. Un cronista mantovano parla di tali
prediche tenute in Roma dal celebre Egidio da Viterbo durante la
quaresima del 1508.4 Alcune si ravvidero allora, come poi anche
le drude di Rodrigo e Cesare Borja, Vannozza de Cataneis e Fiam
metta, procurarono negli anni posteriori di espiare mediante opere
di penitemza la loro vita scorretta.5 Ma in complesso lo stato di
tose rimase come prima rattristante,0 in Roma non essendone la

l t-lkakunde l i (1N92), 50 s. (cfr. (ioni. slor. cit. XIX |l.s92], 472 s.) ; iA. Zankuj, L e donne cori etti a l'intuiti, iu JSull. nlor. Pintoiexe III (1901); La
ltrolilu:ione in Perugia nei xecoli jcv c xvi, Torino 1890; 'S. in < S i a o o m o , Jm
nroilit. in X apoli nei tee. xiv. xv e x.'l, Napoli 1880. ("fr. Giorn. xtor. eit. XXXV
1 11(00), 137 ss. e X. A rd i. Ven. XIX (1900), 390 s. ; C u t r k k a . S to ffa d. pronti!.
>' Sicilia, Palermo 190CJ. Un nuovo lavoro deve attendersi da V. 'R o ssi ; cfr.
inche del medesimo: L ettere d i 1. Culmo, Torino 1888.
1 Cosi anche Tullia d'Aragona celebre pure come poetessa (cfr. Aoro InIologio j v [1886], (CS s. ; C e la si. Le rim e di T ullia tVAragona, Bologna 1891;
Lezio In R iv. stor. Manto. I [1885]; Bongi in JticU ta crit. il. lieti, tal. IV
[1887], 1S6 s. e Biagi, V netvra rom ana: T. U'Aragona, Firenze lNit7 ; tv. Boxer,
limili* I, 150s., 270; F lam ini, Cinquecento 195., 380 s., 54 567 ; < hlkdowhkj,
Km I, 368 s.) pass i suoi ultim i anni ammalata e dimenticata in una taverna
in Trastevere, dove poi mor. Vedi Corvisiehi, I l testam ento di Tullia tl'AraiJona (1556) in P anfulla della D omenica 1886.
J Cfr. Grae* 272. K b i b o k . F ra n kfu rtn R&rgerthum. \S. Sor. 331. Pavesi nel
'aggio citato qui sopra p. 108 n. 2.
* <'fr. Giornate ligustico 1890. 319.
* A questi di frate Egidio ha facto una predica per convertire tutte queste bagasse (bagascie) de Roma ; quando furno alla presentia sua tutte vo
levano fare mirabilia et promessoli el partito molto largo; partite che furno
a I.ocha te vidi. Vero che alcune i>er essere state assai in questo peccato se
ano convertite .parte a le monache de ponte (Sisto et in el monasterio de
s . Georgio. Cosar de Bechadellis (non Beccodeili. c u i scrive B e r to u itti loc.
il. 8) alla marchesa lsal>ella di Mantova da Roma 5 marzo 1508. A r c h i v i o
1' o n z a s a In M a n t o v a . Cfr. in pro)osito Ciax in Giorn. d. Ictt.
XXIX. 414.
* Su Vannozza v. sotto, lib. I. cap. C. -Su Fiamm etta, dalla quale prende
il nome di Piazza Fiam m etta la via che dalla Maschera dOro mette a San* Apollinare, vedi Auinoi.f i , T orre de' Sanguigni 15 ss. Che persino tra le cor
tigiane la religione non fosse del tutto-spento vien mostrato dal Gbak 279 s.
* Cfr. la relazione del Crossino del gennaio 1512 presso L v z io , F. Gonzaga
-3>-30. Quali difficolti) incontrassero i predicatori per quanto favoriti dal potere
vivile, lo mostrano le lettere pubblicate dal CaITj in Itihliofilo 1887. p. 39 k.

10

Introduzione.

m inor cau sa il clero stesso , ch e dava m olto c a ttiv o esem pio. Sol
ta n to le t d e lla resta u ra zio n e cattolica ha com inciato a to g lie r di
m ezzo q u esta verg o g n a .
E ppu re il d isord in e delle c o rtig ia n e non e r a poi il m ale p eg
gio re d a cui fo s s e tra v a g lia ta lIta lia del rin ascim en to : lo storico
di q uesto p eriod o non pu fa r e a m eno d i toccare u n a ltr a piaga
ancor pi dolorosa. S icu re testim on ian ze non lascian o alcun dub
bio che lorrendo vizio dei Greci torn a llora di m o d a .1 T an to la
C hiesa ch e la legislazion e civ ile d el m edio e v o in fo rm a ta al suo
sp ir ito avevano p ersegu itato con provved im en ti se v e rissim i e quasi
ovunque e stir p a to q u esto vizio, m a ora esso , so tto la llegra et!
attra en te v e ste degli a n tich i m iti e poesie, fe c e di bel nuovo ritorno
p resso m olti ciech i adoratori d ella n tich it p agana. A V enezia,
Sien a e N apoli esso com parve g i nel p rin cip io del quattrocento.
Con parole di fuoco san B ernardino da S ien a in so rse n elle sue pre
diche contro q u estabbom inevole d ep ravazion e m inacciando lira
di D io .2 F ra i ^predicatori p osteriori sp ecialm en te R oberto da
Lecce, M ichele da M ilano e G abriele B arletta levarono la loro voce
eso rta trice e am m on itrice contro la crescen te c o r r u z io n e .3 A nche
la legislazion e c iv ile cerc sp ecialm en te in V en ezia di porre un
a rg in e a questa form a di corruzione m inacciando pene sev erissim e,
ma indarno. I cam piom del fa lso rin ascim en to pagano glorificavano
ap ertam en te e spudoratam ente i vizi pi con tro n atu ra, ch e furono
gi la m aledizione del m ondo an tico. V era p ersin o ch i s e ne van
tava ed altri adduceva per scusa lesem pio d egli an tich i pi in sig n i,
u gu agliare i quali c o stitu iv a la m aggiore asp irazion e d i questi
u m anisti. N e lla su a se ttim a sa tira lA riosto dice sen za am bagi,
che quasi tu tti gli u m an isti erano in fe tti di quel vizio, per causa

i
Oltre 1 d ati hihliograllci del nostro voi. X, p. 29 n. 2 (ed. 1!KI ), efr. per
elO che segue anche Knkhm. II. 150. L a k d u o o i 251, 298. p ia r io di S o t T o m m a s o
712. B u r o h a r d i D iarium li. 397, (Celatii) 11 4M'; P l a t i n a presso V a i r a n i , Mon.
Ora n o li. I, 28. Cenai *ul libertinaggio a Yeneaia ( v . sopra p. 107 n. 3) 17 ss. U C d e m a x n 21 s. L a n c e , l apateacl 24. P k r r e n s
11, 14?. , B k L g & a n o 427 s s . G u i d i c i n i .
M isceli. Bologn. 43 ss. F r i z z o r i 132. V i l l a r i , M achiavelli 1, 574. V u x a r i - C a s a
n o v a 7, 501 s., 507. M a c h i a v e l l i , L e ti, fornii. p. ;>. c. di K . A i . v i s i . Edizione integra
(.fuori commercio, Firenze ISSI) 233, 317, 321. 325, 335. 337; B u r c k h a r d t I" .
380 s. ; T h e i n e r - N i p p o U , K infuhrung dcr crzicunvenen E h elotigkeit III. 127 -. :
H e f e l b , Ite r hi. Bernhard^ ron M ena 41 ss., 260 s. ; S o m m iB , Savona
rola* B rsieher 4Bs., 87; I v a n Bi-ooii, Die P ro ttitu tio n I , Berlin 19(12, 7 9 6 ss. ;
la testimonianza deil'Aleandro in unn lettera al vescovo Bberardo di Liegi
presso J. Paquikr, AU'andre el la principautv de L itg e , P aris 1896, 180s . :
K a lk o jt ,
Aleam U r gegen L u th er, Leipzig 1908, 143, n . 5; B o i i m e r , Ji'nu
fa h r t 103 s.
V o i c . t , W iederbelebung II*, 471 s .
*
M ic h a e l
d e
M k d i o l a n o , pennone* P. I, 05; P. II. 04; P. I l i
in fine.
( a b r . B a r l e t t a . Sermone* ile Sancii* t. 78. Ron. d e I j t i o , S em i. 30. V. anche
Arvh. Veneto 1888, fase. 71. p 237 s.

tisurrezione del vizio^nazionale dei greci.

I li

lei quale Iddio h a d istr u tto Sodom a e G o m o rr a .1 Q uesto certo


sagerato, com e in g en ere debbono rifiu tarsi siccom e incredibili
molte accuse di ta l f a t t a circa il c a r a tte re v izioso di q u estepoca,
che non risp arm i nem m eno la se v e r it di un M ich elan gelo,2 m a
appunto p er m olti u m a n isti si pu a p p en a d ubitare della v erit di
tali accuse, sebbene da qualcuno non s ia si fa tto che sem plicem ente
celiare in v e r s i.3 P om pon io L eto si d ife se con tro ta le accusa richia
mandosi a llesem p io di Socrate, e il poeta Cosm ico in un lurido
carme fe c e appello a P la to n e .4 D ifficilm ente orm ai si pu pi m et
tere in dubbio, ch e il ca p o dei p oeti e d eg li u m anisti a lla corte di
Lorenzo de M edici, A n gelo P o liz ia n o ,6 e il cron ista veneziano Sanuto sacrificassero al v izio greco, * e p arim en ti A n ton io Loredano,
inviato v en ezia n o a R om a al tem po di Innocenzo V i l i , il quale in
seguito allo scandalo p erd ette il suo p o sto . 7
Il p eg g io per la n azio n e fu ch e co siffa tti vizi penetrarono anche
nel basso ceto. F in dal tem p o della d iscesa di Carlo V i l i un cro
nista c o s s c r iv e v a : T u tto il p aese, tu tte le grandi c itt , Roma,
Firenze N ap oli, B ologn a, F erra ra , sono in f e t t e .8 M olti predicatori
Senza quel vizio son pochi umanisti
Che fe a D io forza, non che persuase
Di far Gomorra e i suoi vicini tristi.
S a tiro V II, 25 s.
2
Cfr. B u r c k h a r d t I*, 180-190 e J a n s e s , Soddom a 42 s. Anche Leonardo
'la Vinci fu accusato senza fondamento di sodom ia; v. R epertorium f r K unstIicseh. XX, 397 ; M. H e r z f e l i j , Leonardo da V inci ,3 Jena 1911, ut s.
* CIO nota il R t r r z E R , Leben des F. lia lb i (W ien 1790) 58 r i s p e t t o al s u o e r o e .
Oiom . star. d. L c tt. ital. XIII, 144. Su Pomponio I>eto v. il nostro v o l . II,
597 ss.
i
* Gfr. Uz je ix i 232 s., dove al ha pure la prova che il Poliziano tenesse un
anonioato. Sulla vita e gli scritti del Poliziano cfr. Tibabosciu, S to ria d. lett.
Hai. VI 2, 379 ss. ; G r a e s s e II 3, 711 s. ; G a s p a r y LI, 213 s., 218 s. ; H o f t m a n x ,
l-ebcnsbildcr berhm ter H u m a n isten I, Leipzig 1837 ; MitLY, .4. Poliziano,
U'ipzig 1S64; C. C a s t e l l a s i , A. Poliziano, Carrara 1868; V ita italiana II, 1 ss.;
In memoria di A. Poliziano, Siena 1894; G . M a z z o s i , I l Poliziano, lum anesimo,
'Ulano 1894; L. D o t a , A nge P olitien et la Vaticane, in Rev. des liibUothqucs
1^94, nov.; M o n m e r , Q uattrocento II, 5 0 ss.; G. B. P ic c o m , Aneddoti poliineschi, Modena 1914 (da Misceli, d i stu d i in on. di P. C. F olletti) ; D e l L u n g o ,
florentia. Uomini e cose nel Q uattrocento, Firenze 1897.
* La prova fornita da un dispaccio di ambasciata, finora non preso In con
siderazione, presso L uzio, P. A retin o (Torino 188) 11, nota 1.
7 N avagieuo presso M uratori X X III, 1194.
M uratori XXIV, 12. Cfr. K nebel II, 150. V. anche la Zeitschr. f r CuU
orgesch. III (1896), 41 dello iS to m ia u se s. Per Venezia dor era stabilita
1*1 vizio la pena di morte, cfr. M olm exti II, 509 s. (A rch. stor. Hai. .V fterie
XXXI [1903], 29739.). M olm evti considererebbe incredibile l'incolpazione al
lanuto. Per Firenze cfr. S ch n itzer, Quellen u. Forsch. IV, Lxvi. Piiilii>i'e he
Vir,XRU1XEB (G edenkbuch, Stuttgart 1S52. 2 8 ; cfr. Arch. stor. Hai. api. IX
11858], 224) enumera fra le esecuzioni chegli stesso vide nella sua perma
nenza nel Regno di Xajioli (circa 1487-14901. labbrucinmento d'nn nomo per
lussuria contro natura.

112

Introduzione.

ad d itan o le m ise r ie d egli Ita lia n i, le guerre, le c a re stie e i terre


m oti com e una g iu sta p un izion e del cielo per la co n tin u a ta scellera g g in e. Il p a tria rca di V enezia, A n ton io C ontarini, n e llan n o 1511
d isse ai suoi conn azion ali sp a v en ta ti da un fo r te terrem oto, che
esso era la p un izione di D io perch non si abbandonava la vita
v iz io s a .1
U n g ra n d e indebolim ento del sen so m orale ap p are a ltr e s dagli
am m azzam enti che si com m ettevan o n elle ch iese, alcuni dei quali
hanno uno s tr e tto nesso col rin a scim en to u n ilaterale di ci ch era
a n tico : i su ccessori v iv en ti dei B ru ti e dei C assii, glorificati dagli
um anisti, ap p arvero in m olti luoghi. - In fam e e ra p u re l assa ssin io
com m esso p er ragion i di S ta to ; un m ezzo questo cui d i preferenza
ricorrevasi a V enezia on de lib era rsi da qualche nem ico in tern o od
estern o. Con sorp ren d en te d isin v o ltu ra tr a tta v a si e deliberavasi
di qu este co se nel co n siglio. L a ssa ssin io era am m esso dal governo
com e un esp ed ien te politico, tan toch il P ontano p o tev a d ire:
N u lla in Ita lia pi a buon m ercato d una v ita u m a n a . Ci po
trem o quindi m a ra v ig lia re che a u m en ta sse contem poraneam ente
anche la p assion e per il duello, e ch e il m alan d rin aggio, m ale ere
d ita rio d ita iia , fiorisse in ta n te lo c a lit ? 8
U n a depravazione m orale com e quella sopra d escr itta doveva
per m olti esser via aUin d ifferen tism o religioso, che trov la sua
esp ressio n e pi vera e pi sig n ifica tiv a n ella fa m o sa sto r ia dei tre
anelli del Boccaccio. * Che poi idee sim ili si potessero esprim ere
a p ertam en te n ella cerch ia d egli a m ici d i L orenzo de M edici, lo m o
str a il M organte m aggiore di L u ig i P ulci. Q uanto pi un ca n to
p rofano e ta n to pi alta lin to n a zion e del proem io. M ette davvero
la nausea il m odo con cui vengono raccon tate e m otiv a te le rapide
1 Sanuto XIJ, 84 8.
J Ufr. k* nostri- notule in voi. ,1 5ti7 an. (si. 1931). V. anche I I a u s k a t i i 'SS '.
Kcnois.i'tuve 93 s ., 121 s., 131 s., 105; S .u tsc h iu k 125 ss. e voi. suppl.
1. 55 sj. ; Fu. v. iltKzoi.o. .Im. M ittelalter u. R enaissance 275 ss.
" A l l a le tte ra tu ra (la n o i a lleg ata nel vol. II, 510, n. 2 s i aggiungano .VI
bini I , 277; H ist. Z eitsch rift d e l SvitEL U l , 374 s. e X o U i a o , Krasme en Ita lie
-0 ; 1ultzhokf, D ie Theorie von der M ordbefugnis iter Obrigkeit 14 ss., 32 ss.
S u l m a l a n d r i u a g g i o v e d i H u e u I s h a B D T II3, 220 s. ; sul duello C i a x , C ortigiano
4 5 ; ( . I . c t a i n t i ; r i k k F k u h x . L e duci t r a t e n Ics ges, l a r i a 1892; G . v .
U e X o w , Das D uell u. der germ anische Ehrbegriff, Kassel IMHi ; sulla vendetta
p riv ata UBCliUlAltDT l i u , 104 ss., 374 ; T amassia, L a fam ig lia f/a/. 59 ss.
*
lU'RckiiARii'r 11 >, 2U5, 340. Per ci elle segue io speravo di trovare lumi
nell'oliera di Owex (T h e Seeplics o f th lta lia n Renaissance, Ixmdon 1808),
ma restai fortemente deluso e non posso ehe confermare il giudizio negativo
dello Z iilufuv.vxx in L itt. H a n d tceiser J893, 3 4 0 s.; anche la terza ed. del
l'oliera, 1008, una ristampa immutata. Affatto Insufflo lente inoltre ci clic
lift lo Skaifk (131 s.) per Firenze. In generate cfr. anche W. H a iiir. D ie o ff enti.
Meinung il. ihre geschieht!. Grundlagen, Tilblngen 1914, 73 s.

indifferentismo religioso. Il Pulci. I fautori del falso rinascimento.

113

.riversioni e il su sse g u e n te b a ttesim o. D ifficilm ente si pu gettare


lo scherno sop ra una cosa sa n ta in m an iera pi friv o la e indegna.
Questo sch ern o m ena il p oeta fino alla p ro fession e d ella sua fede
:R'lla bont re la tiv a di tu tte le relig io n i, la qual fede m algrado le
proteste della su a o rtod ossia si b asa so p ra un concetto essen zial
mente teistico . 5
Forse ancor pi p ericolose era n o le idee e le dottrin e di parecchi
utori del fa lso rin ascim en to. Il program m a di questo indirizzo di
un radicale ritorn o a lla n tico era sta to esp o sto da Lorenzo V alla
! suo scritto S u l p ia c e r e , p u bb licato nel 1431, dove lepicuismo d ella n tich it celebra la su a resurrezione. P iacere, piacere
nientaltro che piacere, ecco quanto dim an da il V alla. Il piacere
usuale per lui il bene suprem o, ondeg li chiam a fortu n a ti quei
popoli della n tic h it p agan a, che la v o lu tt elevaron o a culto dino.- U n opera di sim ile ten den za usc nel 1499 sotto il titolo H yprotomachia P oliphili p resso A ld o a V en ezia : essa, rara e illurata in m odo stra o rd in a ria m en te m agnifico, una glorificazione
allegorica satu ra di eru d izio n e u m an istica d e llep icu reism o nel
nso del V alla. L a circo sta n za che lautore, F ran cesco Colonna,
ra un dom enicano, offre una sp a v en to sa visio n e del m ale che re
nava anche n el cam p o e c c le s ia s tic o .3 P i t i c a m e n t e per il suo
angelo del p iacere, m an m ano ch e il secolo volgeva al tram onto,
incontr sem p re m ag g io ri seg u a ci. A rom perla ap ertam en te con la
liiesa gli u m an isti devoti a llan tico n aturalism o esita v a n o sia per
guardi di prudenza, sia an ch e perch in p arte erano troppo in d if
ferenti da p otersi occupare seria m en te di q uestioni religiose. Taini ebbero voce di atei, perch in d ifferen ti e perch si perm ette
v o discorsi contro la C hiesa: m a nessun o di essi ha esposto,
n ha osato esp o rre un q ualsiasi a teism o sp ecu lativo fon d ato sopra
un convincim ento . 4 Che m algrado tu tta la lib ert da p a rte della

1
R u th II. 142 s.. 198, 202 s. I?rK<KiiAKiiT Ila, 200. Owkn 147 ss., 153 8.
TTr.MBRi.Ni, Lez. di lett. Hai. 330 Rkumont. Lorenzo li*. 44 s (ahj'aiiy II,
G . V olpi in (rioni. tur.. d. lett. ital. XXII (1893), 3V-42. Monmer,
V'iltrocento II. 319 ss. Troppo favorevole il giudizio sul Pulci del Haum'ktnrr. W rltlit. VI, 221 ss., 232 ss., che concepisce non come religioso
:>'lifferentlsmo la mescolanza di religiosit e di frivolo spirito canzonatorio,
il prof. Waj.hkr di Zurigo con una sua lettera del 10 novembre 191(1 insider
''-lazialmente giusto il mio giudizio. Su facezie di I.. Pulci contro rinunor'alltA dell'anima, in un sonetto, v. A rd i. ntor. ital. X. S. IX, 49 ss. Ofr. O PKi
brini, !.. Pulci. Pisa 1912.
* Ofr. il nostro voi. I. 1*5 ss. (ed. 1881 .
* Ofr. Cu. KpiiR U S S I, tii(te tu r le onge de PoUpkUa, Paris 1888; 1). G n o i . i ,
11 *vno di Politilo, in Bibliofilia I (1900), 189-212. 260-2S i ; F. F a u r i n i , In d a .
ut l'oli filo, in Oiorn. ntor. d. lett. ital. XXXV (1900), 1-38 (cfr. Z ac; a r i a .
**>id. XLJ [1908], 454 s. ; F l a m i n i , Cinquecento 352-3.'4; W . S o h u r m k y e b I ii
*'<t,rhr. f. B iicherfreunde N. F . X [1818-19). 44-4.V
* ItURd.xHARnr II. 272: Wkrni.e. R cn a itta n cc u. K eform ation 77 s s .
I a h u r ,

Storia dei rapi.

III.

114

Introduzione.

C hiesa s i p roced esse con rigore contro opinioni prop riam en te ere
tica li, lo m o stra la sorte to ccata a llaccad em ia rom ana sotto
P aolo I I , 1 n o n /ch e le pene in flitte a un Z anino d e Solcia, a un Gio
vanni da M ontecatini, a un N iccol L ioel C osm ico e ad a ltri. Questi
fa u to ri d idee eretica li non com paiono d el resto che iso la ti. Se si
tolg o n o i V ald esi e i F ra ticelli, ne3suna ltr a e re sia h a trovato in
alcun m odo una grande d iffu sion e n ell'Ita lia del rinascim ento.
P er quanto anche la frivolezza e lo scetticism o in d eb olisse in molti
il sen tim en to r e lig io s o ,3 non si d quasi di caso d i un ostinato
a ttaccam en to a id ee eretich e; e per quanto v en isser o e sp ressi a
p arole concetti fr iv o li e da liberi pensatori, pure q u asi m ai le cos<
fu rono sp in te fino ad una fo rm ale rottura col cristia n esim o e con
la C hiesa.* Di fro n te alla seriet della m orte anche i pi a v a n z a i
fa cev a n o ritorn o alla verit antica. L eonardo B runi, che avev;
can tato Venere , 5 alla sua m orte si co n vert del t u t t o ; Codr<
U rceo, professore a B ologna, diceva bens ai su oi uditori non sa
la r s i quello che dopo la m orte d elluom o sar per accadere della
su a a n im a o del suo sp irito e che tu tte le ch iacch iere d e llal di l
non era n o altro ch e spauracch i da vecch iarelle ; tu tta v ia allavvicinarsi della m orte si ricon cili con D io e con la C hiesa ed esort

* <'fr. il nostro voi. 11, {20 ss. e l zlB J.i 187 s.


* Ofr. 11 nostro voi. I I , 187 e .Kilt s*. ; I z i f x l i 212 s. e C anti I . 182 ss. : I I I
s. Sul poeta padovano Niccol l<ello ( osinico cfr. l'eccellente dlssertasioii'
di V'. Rossi In Morii, tur. il. Irti. il. XIII, 101 ss., oltre utla lettera ivi pul>blicata XXIII. 401 s., la qudle mostra, che l'accusa deresia mossa contro 11
poeta non lei tutto infondata. Intorno a un eretico di Bologna, ii umile di
ceva che Cristo non era por anco venuto, vedi B ap tist* M anti-ani-, /te p
tienila 1. III, c. 13. Su Matteo Palm ieri e il suo poema inedito: m citt di
vita, contro il i|uale furono elevate accuse di arianesimo, pitagorelsmo e orlgenlsmo, cfr. G. B o ffito in trioni, nlor. il. lett. Hai. XXXVII 11!HHi, .1 -1 i*. Il
2 aprile 1508 0 . Satmdino degli Arienti scrive al marchese Francesco Gon
zaga sulla esecuzione d'nn monaco a Bologna ( Lrz.io-RF.NiER, Colt, e reto:.
Icllcr. il'Inahclla il'Ente 1 1 4 , 53). che esso fu bruciato vivo pcrchi' havea acrificaio al </mi roto, havea cmn li p ia li conculcala la croce..., data un a hostia
*aerala ad uno gallo, c commrxxo altre enorm it. In un lettera lei 13 lu
glio 1500 (Ibid.) (Sabadino descrve l'esecuzione duna strega.
Ofr. i lamenti di Ant. df. VEROKtxis, Sermone f. 243.
* n fa notare a buon diritto Btczoui in Z citchrift di Srnsi. XLIX. 212.
s Iji canzone morate e laude di \ c in rc del Bruni comincia cosi:
O Venere formosa, o sagro lume,
O salutar fulgore, o alma stella.
Bella sopr'ogni bella.
Che dal sublime cielo amor diffondi:
IJual lingua, inule stilo, o qual volume
Qual elo|uenzia prisca, over novella,
lu con mortai favella . . .
Vedi M f j u j s . I.. B kvni Kpixt. Florentlae 1741, L U I.
c V. Il nastro voi. I, 176 n. 2 (ed. 1931).

Ondeggiamenti nella vita degli umanisti. 1) Pontano. Il Galateo.

116

a n ch e i suoi discep oli a to rn a re alla fed e. 1 S im ilm en te anche

Sigism ondo M alatesta e M achiavelli ch iesero prim a di m orire


e
nella v ita erano sta ti c o s lo n ta n i: e s s i m orirono m uniti del
>anto v ia tico dopo a v er fa tto una co n trita co n fe ssio n e . 2
Qui com e a ltro v e s i sco rg e di bel nuovo, quanto fo sse pene
tr a to a fon do il c r istia n e sim o n e llanim a del popolo italiano. R iesce
in genere a b b astan za difficile fa r s i u n idea sufficientem ente grande
dei contrasti, in cui si m ovevan o g li uom ini di quel periodo di
transizione. P rop rio p er rigu ard o di S igism on d o M alatesta sta ta
recentem ente scop erta un altra testim o n ia n za di q u esto genere.
Questuom o ch e b ru ciava a p ertam en te in cen so al p aganesim o ed
ai suoi vizi, volle fo s s e sco lp ito in m arm o il tesch io di un suo
antenato allo scopo di n on d im en tica r m ai com e dice liscri
zio n e quel suo a n ten a to e di p reg a re ogn i g iorn o p er la salute
d i quella n im a ! 3
Non era che cosa com une p resso trop pi letterati e u m anisti un
ondeggiare durante la v ita tra idee da liberi pensatori e la religione
avita, alla quale poi si a tten ev a n o in punto di m o r t e .4 Ci possiam o
vedere anche in due u m a n isti dellItalia m eridionale, G iovanni
Gioviano P on tan o e A n to n io G alateo.
Il P ontano (1 4 2 6 -1 5 0 3 )6 m ostra n ei suoi scritti di e sse rsi ap
propriato idee eroico-antich e, che vanno d ich ia ra te altam en te peri
colose. N ella su a lo tta co n tro la su p erstizio n e eg li p ass il segno
di molto, fino a p ren d ersela con la invocazione dei sa n ti, c h eg li
giunge sen zaltro ad eq u ip arare a llid o la tria d egli an tich i ! Di pi

c o n fo r to e soccorso a quella C hiesa, d alla quale n el pensiero

1 IU'hOhabdt, C ultur II, 274. Ofr. H u m o u , Codro Urceo (Bologna 1878)


ISO a

* Ofr. Il nostro voi. I, 30 (ed. 1981). T om a s i n i (M achiavelli II. itOl s.. 904)
:i>< 1 ajM-rta la questione se 11 Machiavelli abbia ricevuto gli ultimi sacramenti
e se. ove ci sia avvenuto, e*rli l'ubbia ta tto con religiosa seriet, o iier riguardi
' " t ' riori, o come canzonatore fino alla line. T o w a sin i (908 ss.) considera apo1rifa la lettera di suo tiglio Pietro sulla sua morte, in cui si parla del sacra
m e n ti ricevuti. Quanto alla lettera ader a lui il Vii.i.aki (III*, 306) che Jier
''"n contesta che Machiavelli prima di morire cerc il conforto della religione.
* t n disegno del cranio, che trovavasl in posse-io del March. Campori In
'("lena, presso Yr i a r t e , Un condottiero 330.
C fr. C a r d u c c i.

S tu d i le tt.

J ; G a s i- a r v

II, 275 c

l /.ia jj

218.

* tir . le biografie di S a r n o (Napoli 1701) e T a ij - a r ig o (Napoli 1874' e


-m. h,. Kosat, Q uattrocento 340 s.. 344 s.. 340. 3.V e G o t h B s ai luoghi citati
r -i nota 2 p. 110; Viij_ari , M achiavelli I J, 202-20G; B ru n s. M arnila (v. so
pri) 100*.. I l i , lir ,s .. 124; M o n m e r . Q uattrocento I, 202-210, 30G315; M a s s e ,
'laU tance 120 s. ; G . Borrir, I n poeta della metcorologia. Gioviano Pontano.
* Il/i dcliA cc. Pontoniano XXIX (1899) ; F. Foeeano, L e * X acniae di Q. P an
ino arafra ta te da .1. A d i m ari, Pavia 1880 (Per nozze Foflano-Villa) : Ioa.nnih
!"vusi Io n t a n i Carni ina, 2 voli.. Firenze 1902 (cfr. D cutiehc L iteraturzeituna,
08. 1837 s.).

116

Introduzione.

il P on tan o, q u ale docile discepolo del B eccadelli, sc r isse poesie,


nelle quali v ie n e im ita ta tu tta la licen zio sit d ellultim o periodo
della n tic h it rom ana. M olte di qu este produzioni sono p erv a se da
un c in ism o rib u tta n te. La su a descrizione d ella v ita fr iv o la ai ba
gn i di B aia p ien a di ardente sen su alit. D iven u to orm ai vecchio
e g li com pose d ei carm i scollacciati in torn o alla ecostum atezza
della su a prop ria vita. U n a figura affine il discepolo del P ontano,
M ichele M a r u llo ,1 il quale nei suoi in n i a lla n a tu ra celebr i sin goli
di d ella n tich it q u asi com e fo ssero realt e siste n ti. A ven d o
E ra sm o tr o v a to il m odo di poetare troppo poco cristian o, il suo
giu d izio fu in terp reta to com e u n offesa contro g lita lia n i f a t t a a
bella posta, e in tuono di beffa d ic e v a si: d esiderare m use cristia n e
lo stesso che desid erarle b a r b a r e .2 Il P ontano cre in N apoli
il cen tro di un circolo di d o tti, che p rese il nom e di A ccadem ia
P ontan iana. Com e n ellaccadem ia rom ana di Pom ponio L eto anche
qui i soci presero dei nom i la tin i: co s il P ontano si chiam Iovianus in vece di G iovanni, il San nazaro fu d etto A ctiu s S in cerus . 3
Il Galateo, socio p arim en ti di q u esto circolo di lettera ti, lau
tore di un n otevole dialogo, ch e porta il tito lo d i E rem ita. Questo
com ponim ento non con tien e solta n to vivaci insolenze co n tro il
clero e v io len te accuse contro Rom a, ma vi si attaccan o con seriet
ed ironia anche dom m i della fe d e ; sono posti in d ileg g io in sig n i
personaggi della sto ria sacra e biblica e vien e sch ern ito ad d irittu ra
!an G irolam o per le sue declam azioni contro i cla ssici p agan i. Ma
il bizzarro scritto term in a poi con un ferv id o in n o a lla V e rg in e ! *

t ir . I u i j u b <'aeah S c a l i o e b , Poeticcs lihri septem . Lione 1580, 1. 7, c . t


p. 7(8 ss. ; J. Bbunb, M ichael M arullus, in / m i s s . Jahrbiicher I.XXIV (1893),
105 ss. ; Qioi'n. stor. d. lett. Hai. LX1V, 318 ss. : C f x a m , lo k . B u rcka rd i L ibcr
n o ta n ti* I, M S; H g m ni et epigram m ata M arnili, presso
_V. iS a t h a h , D oni
m e n ti indita poiir servir l Vhistoirc de la Gri'ce ali m oyen ilyc VII, P aris 18S8,
173 ss. iMiirullo ora oriundo bizantino.
2
G otiiein 34. 437 s 439 s., 440 s., 537 s., 5IM e iGaspaRY li . 299 s., 301 ss..
307 s., 317 s. Ofr. anelie L. Geiger, K rasm us in Ita licn , nella rivista /tic N atim i
V (1887-88), 319 s j . ; Idem, V ortrge m ul Verruche, Dresden 1890, 4!) s. ; M. K o i i wunder, M. M arullus (dissert.). Kiinigsberg 1921.
G a s p a k y l i , 301. T a I X a M c . o , / o ntano, Napoli 1874i, 1 2 0 ss., 136-139. I S r i n s
loc. cit. 108 ss. M o n n I e b , Q u a ttro c en to 209 s. ; L ezio - R k m e r , C olt, e r e la :, lett.
d'Isab. d 'E xte II 7. 29Sss.. 308 ss. Apparteneva nirAccademia Iontaniana anche
l'umanista poeta uaiioletauo pi giovane Marcantonio .Epicuro: cfr. K. P k r c o h o , in U iorn. ito r . d. le tt. Hai. XII (1888), 1-76. Sul TunslUo, l'autore del
volgarmente sudicio l'in d e n im ia to re , cfr. F . F i . a m i . n i , S u lle poesie d el T a n n ilo
di genere cario, Pisa 1888 (cfr. (io rn . stor. d. k i t . ita l. X II [1888], 4 5 0 ss . >.
GoTHKtN 462 s.. che utilizza il dialogo di Galateo quale esiste in uu ma
noscritto della Biblioteca di Napoli, e poich non da aspettarsene si in
brevo una imlihllcnitione , ne d uua minuta analisi. Gli sfuggito che il dia
logo trovasi giil stampato da qualche tempo nella Collana di scritto ri d i Terra
AO tranto II (Lecce 1875). 1 ss. A. N. B a r o n e (Hindi sulla vita di .4. Galateo
SS) sfuggirono poi le dilucidazioni del G o t u e i n . Egli crede (p. 80) cho il liu-

Indebolimento del sentimento religioso per opera degli umanisti.

117

Quello stesso p erso n a g g io , che in q u esto d ialogo prende cos


fieram ente d a ssa lto R om a, m o sse a l tem p o di G iulio II alla volta
della citt e te r n a p e r recare a l pontefice |una cop ia del docu
mento o rig in a le g r e c o d ella d onazione d i C ostantino. 1 D a N a
poli aveva g i il V a lla im p u g n a to q u esto docum ento, 2 ed ora
ecco che un u m a n ista n a p o leta n o p ren d e le d ife se di quel docu
mento, che poi f r a poco lA r io sto m e tte r in ridicolo in siem e ad
altre in ezie com e cosa da ricerca rsi nel m ondo della luna. s
R iguardando g li u m a n isti n el loro com plesso, s i pu ben dire
che lesa g era to e n tu sia sm o per la n tich it abbia p rodotto in m olti
quasi in avved u tam en te un ind eb olim ento del sen tim en to reli
gioso. F acen dosi pi poca stim a del m ed io evo e dando valore a
ci solo c h e r a an tico, s i v e n n e a sta b ilir e una p ericolosa in d iffe
renza rigu ard o al d iv a rio d ella relig io n e. Quanto vi aveva di
propriam ente c r istia n o e dom m atico, com e tu tto quello che pro
veniva d a lle t di m ezzo, a p p a riv a ai fa n a tic i u n ilaterali del rina
scim ento com e alcun ch e di barbaro e di vieto. In d ifferen ti di
fronte a lla d istin zio n e e ssen zia le in se g n a ta dalla C hiesa fr a le le
mento pagano e l elem en to cristia n o , e ssi co n fon d evan o l una cosa
con laltra, com piacendosi quindi a m asch erare con lin g u a g g io
pagano concetti c r istia n i. D io v ie n ch iam ato di nuovo Giove, com e
gi in D an te Som m o G iove; il cielo, O lim po, i san ti, d i, la scom u
nica dirae. O vunque q u esti u m a n isti toccan o il cristia n esim o , lo
paganizzano. * Il p oeta P u b blio G regorio di C itt di C astello
sia stato composto verso il 14!Mi. Presso F . 'C a s o t t i , h i alcuni opuscoli del
i itodicim o me. intorno alla t/ui*lionc del dom inio tem porale dei Papi, Pesaro
18<2, 22-30, comunicazioni dall'opera del Galateo De educatione, ebe sono di
rette specialmente contro papi non italiani e contro lo Stato della Chiesa,
mentre egli saluta per rasioni politiche Giulio li .
1 B a r o n e , S tu d i 47 ss. Una traduzione latina del documento della dona
zione fu preparata da B a r t h o l o m a e u s P i c e r x u s d e M o x t e a r d u o , che la de
dic a Giulio I I ; su un esemplare incompleto di questo scritto v. Zeitschr. /.
iath. Theol. 1888, p. 189; un completo nella Biblioteca di corte di Monaco.
U suo testo della donazione anche stampato nellapiendice alledizione del
Ile ilonatione Canuta ntiiii del Valla s. 1. 1520. fol. A lt/ - h III.
1 Ofr. il nostro voi. I, 21 ss. (ed. 1931). V. anche B onkt-M aury. L e prcurteur de la rifo rm e, Paris 1904. 203-207. Contro la donazione di Costanlino
esprime accordandosi a l Valla, eziandio il giurista romano Mario Salamoili
nel un D e firincipat u dedicato a Leone X ; cfr. Cian. Vii tra tta i la d ii < Prin
r'l>c 18 s. Contro il Valla si volge Raffaele Maflfei da Volterra in un'opera de
dicata a Giulio II : cfr. C iax in Giorn. tur. d. lett. Hai. XXIX, 410, n. 1 e
I n trattatita 18, n. 1.
*
Orlando Furiano XXXIV, 80. Ofr. la dissertazioue del G a k o t t o 224 qui
'f r a citata p. 102 n. 1. Con molte ironia si espresse circa la donazione costanti
niana alla presenza di Alessandro VI lambasciatore veneziano G . Donato.
' fr. in proposito iO i a x . Cortegiano 201.
4
B u r c k h a r d t II, 277-278; cfr. 201 e I, 177. 201 s . ; G r e c o r o v i i - s V II3,
P i p e r . .Uittiologie I. 2S0; G b v y e r 176; Schxebbaxs 119 s . ; B o s s i , Q uat
trocento 45, 190, 192.

118

[ntroiluzlono.

in siem e alla T r in it e a M aria V erg in e invoca anche le m use. E gli


dice che M aria d isse r r a e chiude le porte d e lP O lim p o .1 A ncor
pi avvinti va il F o n ta n o : un san to e d etto da lu i non solo D ivus,
ma a d d irittu ra D e u s ; eg li fa senza cerim onie g li an geli identici
ai geniti d e lla n tic h it e lo sta to delluomo dopo la m orte q u a le egli
lo d escriv e ra sso m ig lia al regno delle om bre d eg li a n tich i.2 A volte
per m era sm a n ia d im ita re gli an tich i poeti della decadenza si
p ro v a v a d iletto in poesie lu r id e .3 C erti u m an isti fu ro n o cos
audaci da m ettere in siem e con tu tta d isin v o ltu ra il sa cro e losceno.
U na raccolta m anoscritta di poesie del tem po di A lessandro V I con
tie n e una lu n g a serie di ep igram m i, i quali dapprim a celebrano
M aria V erg in e e m olte sa n te donne e poi tu tto di seg u ito , senza
in terruzione o o sservazion e alcuna, glorificano c o rtig ia n e del tem po.
Q uesto m ettere cos alla pari sa n te e co rtigian e m ostra ^quanto il
sen tim en to m orale e relig io so fo s s e sta to indebolito dal nuovo
p a g a n e sim o .4
Non dir troppo afferm ando che lim itazion e degli antichi
presso m olti segu aci del fa lso e punto c r istia n o rin ascim en to
g iu n se fino alla fo llia : p er i tira n n i C esare e A u gu sto, p er i repubblicani B ruto, p er i ca p ita n i di ven tu ra S cip ion e ed A nnibaie,
per i filosofi A risto tele e P latone, per g li scritto ri V ir g ilio e C ice
rone erano i tip i da lim ita re.11
Come in parecchie opere d a r te di q u ellepoca, c o s anche
presso um anisti di un se n tir e sin ceram en te cristia n o , quali B a t
tista Spagnolo e Iacopo Sannazaro, s incontrano m escolati nella
pi stra n a g u isa co se p agan e e cristian e, il p rofan o e il r e lig io s o .6
P rop rio al p rin cip io del libro prim o del suo celeb re poem a sul

0 a m otto , Pubblio fin g o n o da C itt di C artello ( i b d . 1 8 9 0 ) 2 5 .


B u r c k h a r d t l i 1, 2 7 8 . Hrea la g i u s t a opposizione del Savonarola contro
slmili poeti cfr. Gu>ssnkr, Savonarola al* A pologct u n d Philosoph (Pader-

h<>rii 1 8 0 8 ) 3 0 s .

* Cfr. L a z z a r i 7 s s .
* E pilo pii io clari* tim o rum m ulicrum que ciriole, arte a u t aliqua noia
claruerunt. ('od. di Ermanno Schedel nella Blbllot. di Stato a Monaco. Vedi
Grfxiorovtub, L. Borgia 89 (3* ed. 96).
Viix ar , M achiavelli 1, 3f>. Ofr. anche M arcfjlino da Civezza VII 1.
1 3 s . Sull'imitazione di Cicerone: S auuamni, gloria del Ciceronianismo, Torino
1 8 8 5 ; F l a m i n i , Cinquecento 9 6 s s .
Su Battista Spagnolo mantovano ofr. il nostro voi. IV 1, -116 ss. Epitaffi
paganeggianti in A rch. di Soc. R om . di fio r, hiIr. VI, G4Ss. Vedi G abo tto . Un
porla beoti ficaio. Schizzo di Itoti iuta Spagnolo da M antova, Venezia 185*3:
F l a m i n i , Cinquecento 105 s. ; Z a b u g i i t n , Un bealo porta, Roma 1917. Due poesie
di Batt. Mantovano contro la corruttela morale del tempo: Contra poeta itiip udire loquente (Bomae 1-187) e Ite suorum t ini poro in catam itatibu (Bononiae 1489; stampato eoi precedente, poi pia volte parte separatamente, parte
Insieme), vedi HaIN n.i 2378-2387; K h c h l b o I, 13. Sul Sannazaro: La fede
di I. Sannazaro, Bologna 1891 e Pn-tat, Mythologie, I 282 s., n o n che U n o s t r o

Il sentimento religioso indebolito dal nuovo paganesimo.

N atale di C risto (De p a rtii V irginia), il San nazaro dopo g li an geli


invoca le m use. Il cielo di regola v ien d etto dal poeta lOlimpo,
Dio Padre il ton an te, il dom inatore d e llalto O lim po e il re dei
numi. C risto celeb ra to com e p a d re d e g li di e degli uom ini,
Maria com e D ea M adre e r eg in a degli d i. Il poeta osserva,
vero, che le fa v o le d egli di non si so sten g o n o di fro n te alla storia
evangelica, eppure di continuo eg li fr a m m isc h ia la m itologia alle
idee cristian e. D escriv en d o i m iracoli d i C risto e g li d ic e che
dinanzi a lui le feb b ri leta li d ileg u a v a n si, lira di D ian a calm avasi, le fu r ie v en iv a n o caccia te n el T artaro, e gli ossessi otten e
vano la gu a rig io n e. In m aniera fo r se ancor p i accen tu ata sa c ri
noci a questo andazzo P ietro B em bo. I suoi epitaffi in onore dei
defunti son o co n cep iti in modo tu tto p a g a n o ; nel su o in n o a
into S te fa n o Iddio P a d re com p are n ella su a g loria in m ezzo a l
lOlimpo, C risto com e leroe eccelso , M aria com e N in fa r a g
giante e in (fine e g li su p p lic a perch sia sto rn a ta lira degli
'i. In su lsaggin i di ta l fa tta si trovan o pure n elle su e lettere, anzi
ersi no nella su a q u alit di se g r e ta r io se g r e to di L eone X egli f a
;>e.sso uso di una sim ile fr a s e o lo g ia .1 I C on servatori di Roma,
.vendo restau rata sul C am pidoglio una cistern a , vi scrissero sopra
me gli a n tich i ro m a n i: N o i abbiam o fo n d a to q u esto bacino;
' iempilo tu, o G iove, di p io g g ia , e sii p rop izio a i presidi della tu a
rocca . 2 S ig n ifica tiv o era pu re il costu m e o gn i d pi crescen te
< imporre nel b a ttesim o nom i g reci e rom ani. Gi il P etra rca
c hiam ava i su oi a m ici coi nom i di L elio, S o cra te e S im onide, ed
f iili stesso fa cev a si ch ia m a r C icerone e volev a che sua figlia fo sse
hiamata T u llia. U na nob ile fa m ig lia d ied e a i figli i nom i di
Agamennone, A ch ille e T ideo, un p itto re al figlio quello di A p elle
a sua figlia quella di M inerva. M olti u m a n isti abbandonarono i
!,*ro nomi trad izion ali e in vece loro a ssu n sero nom i antichi.
b nalmente si and ta n to a v a n ti, che p ersin o le licen ziose sg u a l
drine di R om a e di a ltro v e u su rpavan o g li an tich i nom i di L u
crezia, C assandra, P orcia, P en tesilea . E com e i nom i cos anche
s> foggiarono a llan tica cerim o n ie, uffizi ed altri rapporti di v ita
sociale. 3 P rim ieram en te, g io v a il dirlo, non tr a tta si qui che di

415 s .

l'n

p o eta

1a p p a r a to c la s s ic o c o m e

q u a le

r u o lin o

V e r in o , d i e

i n c o n c i l i a b i l e c o l l i d e a

la s c ia

c r is tia n a

a lla tto d a

(e fr .

banda

L azzari 101 s . ) ,

*rma u n e c c e z i o n e . C f r . a n c l i e A . d e l l a T o r r k , S to ria d e l V i rea ri. plah m ira rii


I<rrn;r. Firenze 1902. 687-691.
PrPER, U /litologie In e c l t . O f r . G a s p a k y I I . 401; K k t m o s t I I I 2. (522 ?.
' ' XTi; I. 189-190: S abbadim , Ciccroniatiim no 51*.
F o rcella

I,

32.

* e n ip i. s p e c i a l m e n t e

G r k o o r o v iu s

d el tem p o

1 O fr ., o l t r e a l n o s t r o
a w
* "a

s>2

K i r c k iia r o t I*.

b u r le s c a

del

v o i. I I .

291.

p r in c ip io

V ili* ,

di L eon e

2 7 2 s .. d o v e
X. su i

323 88.,

Q u iv i

c la s s ic o

s p e c ia lm e n te

a n c h e s u lla
s p in to

d a g li

si

hanno

q u a li to r n e r e m o
p o e s ia

an ch e
nel

S c h je h ia x s

119,

m a c c a r o n ic a

u m a n isti

a lt r i

IV
e

v o i.
L azs u lla

U no a ll'e c c e s s o .

120

Introduzione.

una m oda e di un vezzo d a non g iu d icarsi tro p p o severam en te. I


pedan ti p ren d evan o g u sto a in titolare ogn i co n siglio cittad in o
P a tres conscripti, o gn i con ven to di m onache V irgin es Vestales,
ogni sa n to D ivu s o Deus, m en tre gen te di g u sto pi raffinato,
com e un P aolo G iovio, con ci probabilm ente non fa cev a n o altro
che second are quanto non potevano ev ita re. P oich G iovio non vi
d alcu na im portanza, non dee punto recar m eraviglia se n elle sue
fr a s i altoson an ti i card in ali son detti S enatores, il loro decano
P rinceps Senatus, le scom uniche D im e, il carn evale Lupercalia
e v ia di seg u ito . Q uanto b iso g n i e s se r cauti n el dedurre da questo
fr a sa r io una con clusion e affrettata circa tu tto il m odo di pensare,
si vede ben chiaro proprio in questo autore . 1
Ci nondim eno questi vezzi potevano assu m ere un carattere
pericoloso. E la cosa certo pi pericolosa fu lin troduzione della
fra seo lo g ia pagana e d elleleg a n te stile u m an istico nella scienza
teologica, com e ten t di fa re P aolo C ortesio, seg reta r io di A les
sandro V I e pi tardi p r o to n o ta r io a p o sto lico .n elsu o com pendio
di dom m atica uscito n ellanno 1503. Il C ortesio vuole b en s rim a
nere nella d ottrin a della C hiesa e con fu ta le fa lse opinioni dei filo
sofi pagani, m a e g li tu tto com preso della n ecessit delle dottrine
della sapienza a n tica p er d ich iarare e in terp retare i dom m i della
religione. E gli mira a d im o stra re che la nuova scienza del rinnscim en to appieno com p atib ile col dogm a ecclesiastico. certo
pericoloso il suo m ettere in ridicolo la sco la stica , ed anche la
v este pagana che il C ortesio d a lla sua dom m atica non scevra
da pericolo. N on so lta n to p er d esig n a r persone e ord in am en ti del
culto egli fa uso di esp ressio n i p agan e, m a anche per esprim ere
concetti pu ram en te teo lo g ici. Cos ad es. C risto ch iam ato il Dio
de! tuono e del fu lm in e, M aria la m adre degli di, i tr a p a ssa ti, i
m ani. S a n tA g o stin o celeb rato com e il dio dei teologi e com e il
v eg g en te tip ico della teo lo g ia , san T om m aso d A quino com e l Apollo
della c r istia n it . La d o ttrin a del peccato origin ale v ien e intro
dotta con qu esta proposizion e : ora b isogn a prendere a considerare
il F eto n te del g en ere um ano. L in fern o vien d escritto tu tto alla
pagana com e il T arta ro coi fiumi Cocito, A vern o e S t ig e .1
Il co n trap p osto p i sp icca to alla tendenza u m an istica rappre
sen ta ta dal C ortesio lo tro v ia m o n e llopera di A driano da C om eto
sulla vera filosofia p u bb licatasi a B ologna n ellanno 1507. In essa
vien e sev erissim a m en te com b attu ta ta n to la filosofia aristotelica
che la platonica, lin tero um anesim o, la scien za e la cono1 Ii r c k h a r d t I, 292-203. ('ir. anche 11 nostro voi. I, 4 (1. 1081).
3
Libri S cn lc n tia m m . Hornee 1503. Cfr. ISciuiockh, Kircheiigcttch. XXXIV.
- l s s- Iipkr. ilythologic I. 287-28t> e Gebuardt, A drian von Corneto 71 s. ; B o
RATit. li. Orbino, Leipzig 1*75. PC ; Krm s-Sax kr II 2, 405, Sul Tortes'i quale
clccronlnno vedi Sabbamsi 33 s.

Adriano da Corneto.

sterza um ana in gen erale. F o n te di o gn i fe d e e di ogni sap ere


secondo A d rian o la sa c r a scrittu ra . La fed e precede il sapere,
senza fe d e non s i d un retto sap ere ; la ragion e um ana in etta
a conoscere le c o se d ivin e, e solo approfon dendo la B ibbia si
ottiene scienza, fe lic it e b ea titu d in e. A tu tti i filosofi, dice
Adriano, m anca le sem p io d ella d ivin a u m ilt, il quale n el tem po
pi opportuno sta to illu m in a to da C risto. Io non chieggo che
cosa dicano i filosofi, ch ieg g o che cosa fa ccia n o . I d ialettici, dei
quali capo A risto tele, soglion o sten d ere le reti delle argom en
tazioni, la loro a r te la con troversia, m a il c r istia n o deve fu g g irla .
La d ialettica d eve r ig e tta r si a ffa tto ed abb iam o in d isp re g io anche
leleganza d ella re tto r ica e ci r iv o lg ia m o a lla g ra v it della sacra
scrittura. L in terp reta zio n e della C hiesa deve p arlare a tu tta
lumanit, poich la C h iesa non co n sta di u n accadem ia, s bene
del popolo com une. A nulla g io v a con oscere i p o stu lati della geo
metria, d e lla ritm etica e d ella m u sica ; l a stro logia e la geom etria
non conducono p un to a salu te, m a m enano a llerrore e ritraggon o
da Dio. Il S ig n o re v a lod ato e celeb rato pi n el cuore, che con la
musica. La gram m atica, com e anche la lettera tu ra, possono per
tornar proficue alla v ita per ben p arlare e per d iscern ere il vero
dal falso. L e a rti lib ere non m erita n o q uesto nom e : non esse, ma
solo il C risto fa liberi. Cibo del d iavolo sono le opere dei poeti, la
sapienza dei m ondani, la pom pa d ella r etto rica : queste cose in ca
tenano le orecchie, sed ucon o il cuore, m a non saziano punto la fam e
della verit. P laton e, A risto tele, g li ep icu rei e gli sto ici, sono tu tti
dannati col diavolo n e llin fern o , i filosofi sono i p atriarch i degli
eretici. N on le ragion i delle cose, m a il C reatore delle cose dobbiam o
ricercare. La pi sa n ta e pi dotta sem p licit si di essere volon
tariam ente sto lti e di non am m irare la sa p ien za della carne .
D egna di nota tu tta v ia q u esta c o n fe ssio n e : S en z a dubbio,
se i filosofi hanno fo r s e d etto alcun che di v ero e con form e alla no
stra credenza, sp ecia lm en te i platonici, non solo non a tem erne,
ma bisogna v alercen e a n ostro uso, quasi di cosa to lta a illegittim i
possessori. P a ragon ata con q u anto ci offre la sacra scrittu ra, e ssa
ben poco d a v v e r o . V erso la fine del libro A driano esclam a: C he
cosa ho io da ragio n a re di fisica, etica o logica? Q uanto lingua
umana pu p roferire, tro v a si g i n ella sacra scrittu ra . La sua
autorit pi g ran d e d ella ca p a cit di tu tto lo sp irito u m a n o .
Lessenza d ellopera si ria ssu m e p ertan to in q u esto p en siero: Ogni
umano sap ere sto ltezza e solam en te in D io sap ien za e verit.
Per giu n gere a D io e a q u esta sap ien za non occorre alcu n a n otizia
di filosofia o di a ltra d iscip lin a, non c bisogno di stu d iare gli
scritti platonici e a r isto te lic i, m a u n icam en te e so lta n to d una fed e
inconcussa n ella relig io n e riv ela ta , quale esp r e ssa nella B ibbia . 1
* Gkbhardt, A drian von C om eto 54-67.

Introduzione.

Q uestop era sin g o la r e u n accozzaglia di citazion i, d esu n te dai


q u attro g ran d i dottori della C hiesa, m a stra p p a te a cap riccio dal
contesto, sp e sso rip ortate con in esattezza e scelte m eram en te se
condo la ten d en za d ellautore.
A drian o nel suo giu d izio va oltre la g iu sta m isu ra, sebbene in
alcuni p u nti non g li si p o ssa dare tu tto il to r to .1 La sua condanna
a sso lu ta d ella filosofia e delle scienze tro v a si in contradizione coi
padri d e lla C hiesa d a lui ten u ti in ta n ta c o n sid e ra z io n e ,2 in con
tra d izio n e coi g ra n d i teologi del m edio evo, in con trad izion e con
tu tto l a tteg g ia m en to della C hiesa d i fr o n te alla scien za, al rin a
scim en to lettera rio e a lla n tich it in genere. Il valore di queste
cose, sp ecia lm en te com e mezzo di cu ltu ra, non fu m ai disconosciuto
dalla C hiesa cattolica, sebbene essa non abbia p otu to rigu ard ar mai
l a n tich it com e fine a se ste ssa e com e un id eale cui debbasi a sp i
rare. L atteg g ia m en to d ella C hiesa era chiaram en te se g n a to nel
p rin cipio, che ci c h a n tico ven g a u tilizza to per il p ro g resso delle
conoscenze naturali e per a p p rofon d ire la conoscenza sp ecificam ente
cristia n a , non g i per renderla vap orosa o a n ch e d istru g g erla
a ffa tto .11 Gli eccessi dei fa u to ri del fa lso rin ascim en to com e ze
lan ti su l fa r e di A driano resero certo oltrem odo diffcile ai rap
p resen tan ti d ella C h iesa di p o ter ten er e il g iu sto m ezzo: s e la
C hiesa non p o tev a del tu tto fidarsi d ellum anesim o, essa non poteva
del tu tto rigettarlo, poich lo stu d io dei c la ssici p agan i p resen tava
in realt im portanti e in disp ensab ili m ezzi di cultura, com e poi
c erto ad es. che la lettera tu ra p a tristica non s intende a ffatto senza
una conoscen za del m ondo p agan o. P e r ten ere laurea v ia di m ezzo
occorreva fa r valere in pratica le d o ttrin e e i p ostu lati del c r istia n e
sim o pure usando ogni rigu ardo al nuovo in d irizzo della cu ltu ra e
p rom ovendo la scien za e l a rte. E ra n ella n atu ra delle cose ch e m al
grad o ogni chiarezza circa i som m i p rin cip ii delle cose, in pratica
poi, n ei sin g o li casi si d o vesse ten ten n are, essen d o n ecessario in
ogni caso p a rtico la re d ecid ere ciq chera o non era am m issib ile.
O ltre a questo era estrem a m en te diffcile tira re una lin ea di confine
tra il rin ascim en to p a gan o e cristian o, giacch le due scu ole trovavansi sp esso a co n ta tto e non di rado si con fon d evan o n e lla ste ssa
persona. A seconda dellin d iv id u a lit la m escolanza co n fu sa di
elem enti cu ltu rali c r istia n i e an tico-p agan i a v e v a le pi d iv erse
con segu en ze.-M en tre m olti ca lp esta v a n o i p rin cip ii della m orale,
altri b en tosto ed altri ancora dopo dure lotte, talvolta solo al

1 Cosi ad es. egli Insiste n ragione sull'importanza della eoudotta e della


vita pratica dei filosofi stessi, facendo pure notare che la Chiesa nel suo u f
ficio di maestra dere rimanere popolare e a tutti Intelligibile.
2 Ofr. Gebhabot 07 ss.
3 Cfr. quanto esim em m o nel voi. I, p. 9 ss. (ed. 1931).

La credenza nell'astrologia.

123

t e m in e di loro vita., rito rn a v a n o p e n titi agli ideali c r is tia n i.1 N on


pu esservi dubbio alcuno, che p er un g ran d e num ero il culto
ilellan tich it era sem p licem en te il se g u ir e una moda e ster io re -2
La vera con cilia zio n e fr a questi gra n d i c o n tr a sti non lha trovata
che lepoca d ella resta u ra zio n e ca ttolica.
Uno degli effetti pi p a rticolarm en te pericolosi prodotti dal
l'antichit fu quello d i a v e r com u n icato a l periodo del rin asci
mento la su a n a tu ra su p erstizio sa , a lla qual c o sa hanno certo con
tribuito anche influenze arabp, le quali avev a n o eser cita to gi una
irrande in fluen za p resso lim p eratore F ed erico I I . 3
La fo rm a di su p erstizio n e pi u n iv ersa lm en te d iffu sa era la
erologia, ohe di so lito s i p resen ta str e tta m en te con n essa con
l'astronom ia. Il P etra rca a su o tem p o a v ev a co ra g g io sa m en te com
battuto G astrologia, sen za riu scire p er m enom am ente n ellin
tento. Gli u m an isti, poich p r in cip a lm en te riattaccavan si alla
letteratura e filosofia d e lla pi ta rd a a n tich it , non potevano che
corroborare lidea a strologica. T u tto il secolo XV e una parte del
xvi sono d o m in ati dalla van a cred en za, ch e si possa d alla d iversa
1 Vedi B a u m g a r t n e r VI, 313.
*
nota a buon diritto il B u r c k h a r d t I3, 291.
3
Ber l e cose dette qui sopra, oltre ulle illustrazioni fondamentali di B
c k h a r d t II3, 279 ss., si cfr. pure i seguenti lavori del G a b o t t o , nei quali s'
u s u f r u it o frequentemente di materiale tratto dagli archivi! e si e s p o n g o n o n u o v e
i'in lo n i : 1. L Astrologia n el Q uattrocento in rapporto colla civilt. (>crra: "ni c docum enti inediti, Milano-Torino 1889. 2. N uoce ricerche e docum enti
'"ITAstrologia alla corte degli Ktcni e degli S fo rza nel periodico: La lettera',lr. Torino 1891. 3. B artol. M anfredi e VAstrologia alla corte di Mantova.
l'o r in o 189L 4. A lcuni app u n ti per la cronologia della vita dell'astrologo Luca
turico, Napoli 1892. Vedi anche P e r c o p o , Pomponio Gaurico e Luca Gurico
s5. e Giorn. d. lett. XXIX, 554 s., e parimenti Arch. stor. lomb. 1897, 4B2.
ZtTMMNi, Ij Astrologia c la mitologia nel poniamo e nel Folengo in Rassegna crit.
'! lett. ital. II, 1-2. G a d o t t o , M crula I l l s . C a s a n o v a , 7/ Astrologia e la con
degna del bastone al capitano generale della rep. F iorentina. Estr. d. Arch. stor.
'tal. Firenze 1895. M e t e r , Tier A berglaube des M ittcla lters und dev niichx/cn
Jahrhundcrte (B asel 1884) 5 ss. G a i.t.a R d o . Bibl. Espaola II. 614 (stampe
tal. d opere astrologiche). G r a s s e III 1, 930. O a x , Cortcgiano 34. S c h m a k *ow. \lelozzo 87. T J z i e l m 214 s . R o h r in Tlist.-pol. Bl. iCXVIII, 822 s. : J. F r i e
d r ic h , Astrologie u. R eform a tio n , Mnchen 1864. 1(1 ss. ; T o m m a s i . x i , Machia/I i i l . '. 3(5 g g , ; j . \
B i k k e s v a . t e r , Jfikolaj K opernik. Krakflw 1900 (in po
lacco); A . C a p p e m .1 i n A rch. stor. Lomb. XXIX (1902). C e i . a n i , to h . B urckardi
Liber notarum I. 270 s., n . 2 ; 1?. ( S o l d a t i , La poexia astrologica n el QuattrorCHto IBibliot. tor. del R inascim ento voi. 3). Firenze 190 (cfr. R ossi in Giorn.
or. d. lett. ital. X LV III [1906], 403-415); B e r t o m , L Orlando F urioso e Ui
R>na*cenza. Modena 1919, 255.; MaJ.ao.vzzi-Vai.eki 149 ss. ; 355 ss. : Reper.
/- Kunsiiriencha ft XLIII (1922). 227 ss. Su libri astrologici nella biblioteca
Risconti a P aria cfr. O. E. -Schmidt in X eittch r. f. Gesch. u. P olitik Ai
1888). 409, 471. Che anche i Giudei in Italia coltivassero lastrologia vien
Provato da G d e m a n n 221 s.

ur

124

Introduzione.

posizion e dei p ia n eti tr a s e risp etto ai segn i d ello zodiaco sta


b ilire il fu tu ro . Si ven n e form an do un sistem a com plicato, il quale
a sseg n a v a ad o gn i p ia n eta un certo num ero di virt , ch e poi in
sosta n za si fo n d a v a n o nel cara ttere delle a n tich e d iv in it pi o
m eno fr a in te so . Si era fo rtem en te p ersu asi, ch e cer ti p ia n eti eser
c ita ssero un in flu sso decisivo su lluomo, che fo sse nato al tem po
d ella loro a ttiv it , con dizionata questa d a lle d iverse costellazioni.
Solo alcune m en ti illum inate, com e in isp ecie P io II, si m an ten
n ero liberi da ogn i sup erstizion e. N ella m aggior p a rte d elle uni
v ersit a lato agli astronom i v i eran sp eciali p ro fesso ri di a str o
logia, ch e d etta ro n o sistem i com p leti di q u esta ch im erica scien za. 1
In n essu n a corte d Ita lia m ancava lastronom o aulico e in alcune,
per es. in quella di M antova, ve n eran o anzi parecchi. 2 Quasi tutte
le deliberazioni im portanti dei govern an ti, e sp esso anche cose
in sign ifican ti, com e ad es. p arten ze di persone p rin cip esch e, rice
vim en ti di am basciatori stra n ieri, il prendere m edicine, eran tutte
cose che si decidevano dopo avere in terrogato le stelle. F in o i pi
ard iti cond ottieri di bande del sec. XV, com e B artolom eo A lviano,
B artolom eo O rsini, Paolo V itelli, eran o tu tti com presi intim am ente
della credenza n ella stro lo g ia .:: Pi che altrove q u esta fa n ta stic a
scienza 'fioriva a Padova, a M ilano e a B ologna. Ovunque si a n n i
davano concetti a strologici, nei c a le n d a r i e n ella m edicina, nelle
predizioni popolari e in id ee del popolo . * S i giu n ti a tale
dice R oberto da L ecce n elle sue prediche che nessu n o si a rri
sch ia pi di m an giare senza aver con su ltato le stelle, n s indos
san o v e stiti n uovi o in gen ere s i in trap ren d e pi una cosa qual

i
Su Pellegrino l'riscluni. ohe insegn astrologia n Ferrara, ofr. LrffloIchnikk, Cult, e rcluz. h it. d'Inali. d'K xte II -, 253 3. ; suU'astrouomo Luca
Gaurloo coin astrologo ibid. I I 7, 32S s.
1 Ofr. ( a d o t t o , Hartol. M anfredi e Vani robinia alia corte di M antova, To
rino 1MH. Sulla superstizione a3trologica di Isabella d'Este-Gonzaga cfr. li.
S c h m i u t , lii Rena in vince in B ricfen II. 240 ss. e F rauenbrirfe iter Rcnainnaii<
3(5 ss. Su Ludovico il .Moro cfr. L uzio in Arch. star. homi). 3* serie XV (1901).
152 s
Gabotto, h'A strologia 8.
*
V. l'interessante articolo di Bkzoi.d sulla costruzione astrologica della
storia nella 7.citnclirift di Quinne V ili . (53 ora nel libro di Ikzoi.d, J iis MitleUilter ii. Rcnainsance ls!). Cfr. anche Gauotto. N otizie ed E n tra ta del poem etto
inedito de cjrcetlcnlium rirornm principibu di A ntonio Cornazzano (Pineroio 1889) ir, s. d ia Orolio de astrologia dellumanista italiano G kr.orio T im i
N'atk stampala presso K. M'IAner. Reden n. Itrief') ital. Ilu m a n isten . Wieii
1899, nr. XV1. Seguace della superstiirone astrologica fu anche lo storico senese
Sigismondo T izio: cfr. 1*. PiccoLoaiim, Il pontificalo di Pio IH llit s ., 122 s..
124 a. (20 s 23 s 25 s.) ; idem. T izio 122 s.. cfr. 36 s. e 133 s. Zelante fautore
deU'astroloj;ia era diventato in ltoma Lorenzo Behairn, che fu i>er molti anni al
servizio d i Rodrigo Borgia: cfr. I I e x x k e . V e r B am beryer Kanoniku* L . Behaiin.
In Forschungcn tu r Gcsch. B a y c m s XIV (WK), 2 5 ss.

Lastrolofjia del rinascimento.

siasi. 1 L a stro lo g ia e r a c o s str e tta m en te legata con la v ita ita


liana, che p ersin o alcuni papi, com e S isto IV , G iulio II, Leone X e
pi tardi an ch e P a o lo III s in ch in aron o a lle id ee del loro te m p o .2
Un cardinale fe c e s che fo s s e d edicata ad A lessan d ro V I unopera
bulla d ivin a scien za d e llastro n o m ia . 3 II g ran d e C ristoforo L an
dino sperava su l se r io di a v ere d a lle stelle n o tizie circa lavven ire
della religion e c r is tia n a ; il p io D om en ico d e D om enichi tenne un
discorso in lode d ella stro lo g ia d ifen d en d ola contro i su oi a w e r sarii. 4 II d o tto n a tu r a lista e m edico P a o lo T oscanelli, che viveva
come un san to a sceta , se r v a lla fa m ig lia M edici e alla repubblica
fiorentina in q u alit d i astron om o. 6 D i lui e in gen ere delle m enti
pi elette ben lecito supporre, c h e n ella loro con d otta pratica
non si la scia ssero d eterm in a re d alle ste lle al di l d uni certo grado,
e che v era un lim ite, d o v e e relig io n e e scien za im ponevano di
fermarsi. n M olti uom ini di sp ir ito libero, com e il P ontano, nei
loro studii a stro lo g ici p a rtiv a n o dal ferm o co n v in cim en to che e si
stesse n ellu n iverso un n esso cau sale in d issolu b ile fr a tu tte le cose ;
t-ssi credevano ch e l o rig in e, la d isp osizion e e lo sv ilu p p o ulteriore
delluomo su b isse rea lm en te lin flusso d elle fo r z e di n atu ra da cui
luomo ste sso circon dato e riten ev a n o che l a stro lo g ia fo sse una
nanca della scien za n atu rale a ltretta n to sicu ra quanto la zoologia
di A ristotile. T
I
con cetti a stro lo g ici e a stron om ici offrirono feco n d a m ateria
allarte figu ra tiv a nel rap p resen ta re lo zodiaco, le figure a stra li e
le divinit dei p ia n eti. O pere n o te di q u esto g en ere sono gli affre
schi di C osim o T ura e d ei su oi so ci nel p alazzo estiv o di B orso a

1 K o b . d e L i t i o , Quadrag. de pccoatis 4 3 .
J t: dubbio se anche Paolo II favorisse Gastrologia ; v. il nostro voi. HI. 3 2 1 .
Su Sisto IV v. pure G a r o t t o , M enila 113, nota. Secondo C e l a n i (B urckardi Libar
noi a rum I, 270) anche Innocenzo V i l i seguiva vedute astrologiche.
3 A idikredi 343. Vnedizione stampata In lionra nel 1484 del poema didattico
virologico tramandato sotto il nome di Manilio (M a n m i A stronontirm i :
<fr. Panzer II, 4S4; H ain nr. 1070G) fu dedicata a l cardinale Riario.
4 V ii.lari, Savonarola I, 307 ; cfr.. M achiavelli 12, 237 e S k a ife 145 s. Per
' l'omeniehi v. il nostro voi. II, 621, n. 2. Sulla fede di Marsilio Picino nell'in
fluenza delle stelle, cfr. Villari, M achiavelli I3, 180.
* Cfr. U z u x u 214 s. Soltanto negli ultimi anni di sua Ita il Toscanelli per'l"tte fede nellastrolosia in seguito a sue osservazioni personali. Loc. cit. 222-223.
So di lui cfr. anche H. R iesck in U t. H andiceiser 1909, 604. Sulle poesie spiri
tuali dell'astrologo L o r e n z o B o x i n c o n t r i ( Fastorum libri quatnr, Romae 1491,
dedica al suo patrono, il card. Giuliano della Rovere) e combinazione di
astrologia e piet cristiana in dette poesie cfi. B. S o l d a t i in Misceli. < on. d i A.
Oraf, Bergamo 1903, 405 ss., 424 s.
* B urckhardt Ila, 2S1.
: G o t i l u n 446. Cfr. .Me s s e r , L e codice Aragonese, Dijon 1909, i_vju ss. Su
1 ontano e la sua principale opera astrologica Delle cote celesti, cfr. T a i j -a r io o ,
l 'mlnno 4K2-512.

Introduzione.

F erra ra (S c h ifa n o ia ) com e le rap presentazioni n elle S tan ze Borgia


del V atica n o . Q uella p arte delle dottrine astrologioh e, che si r ife
risce ai figliuoli dei pia n eti, trov n ellep oca del rin ascim en to una
esp ressio n e sim b o lica n elle cos d e tte figure p lan etarie. U n tipo
d eterm in ato d i qu este figure p la n etarie a p p arve appunto verso la
m et del secolo XV. Sorto probabilm ente in F iren ze, esso h a com
piu to un cu rio so v ia g g io p assan do d a llIta lia ai P a esi B a ssi e da
q u esti in G erm ania, con servand osi poi fino addentro il secolo X V I.1
Il G iorgion e in un suo celeb re d ip in to ha ra p p resen ta to tr e astrolo g i v e stiti a llorien tale, so tto la m a gica luce crep u scolare d el de
clin a n te vesp ro diffuso sopra un p a esa g g io s ilv e s t r e .2 D a p a r te d e i
circoli ecclesia stici non m anc opposizione a llastrologia, poich la
fe d e n ellonnipotenza d elle stelle m in acciava la lib ert um ana.
U no dei m olti m eriti dei p red icatori d i p en ite n za di quel tem po
davere avu to il co ra g g io di rea g ire en erg ica m en te contro l astrologia. U na condanna pi som m aria di quella che in flissero a questo
sconcio della su p erstizio n e un B ern ard in o d a Siena, un A n ton io *
da V ercelli, un R oberto d a Lecce, un G abriele da B a r le tta non si
pu d a r e .3 A nche m olti u m an isti si d ich iararon o con trarii a llastrolo g ia ,4 e P aolo II n e volev a in terd ire la p r a tic a .6 Opera che fa
epoca fu poi lo sc r itto d ir e tto contro gli astro lo g i da P ico della
M irandola, il quale ad a lta voce e con ogni ferm ezza si lev anche
contro luso di dar rilievo u n ila tera le a lla n tich it cla ssica .6 Cerne
sa esclam a q u esto gran d e im p u gn atore d ellastro lo g ia com e sa
la stro lo g ia in cita re la sp era n za ! Con quale sfro n ta tezza e ssa si
a ssocia al ciclo delle scien ze [ E ssa la co rru ttrice d ella filosofia,
contam ina la m edicina, e m ette la ccetta allalbero d ella religion e.
1
Ia trasmigrazioni e le trasformazioni di questo ciclo di rappresentazioni
sono esposte nello dotta dissertazione di I-iI ppm a sn , D ie sieben P laneten (Pubbl.
della societ calcograf. intern, per l'anno 1895).
* Ora in Vienna. Disegno presso I iI kk II, 497. Unaltra spiegazione del
quadro d W ick u o t: vedi K u n sth ist. Sam m lungen de* K aiserhauses I (Wien
1899). Ss.
( ' okmann 222-224. R ob. a Lecoe se la prendeva specialmente contro
l'alchimia : Qua drag, de peecalis 122. A'a qui menzionato nuche Savonarola
come oppugnatore della superstizione, cfr. G eff <Ikkn 208; S chnitzer , Quellen
u. Forsch. I, 55 s. e Saeonarola al* E rzieh er 37. Contro lastrologia il Savona
rola parla ad es. in Prediche sopra A m os e sopra Z aeharia, Vinezia 1544, fol.
133, 289-290 e nei Compendiata revclationum , ed. Q t r n i 258 s s . Cfr. anche
sotto, pax. 127 n. 3. EgU per condivideva l'ubbin magica del suo n-mpo:
cfr. S chnitzer. Quellen u. Forsch-. II, 167 ss. Contro gii alchimisti del suo tempo
inveisce forte B apt. MakTuantjs, D e p a lim iia 1. I l i , cap. 2 ; c fr. ibidem c. 12
contro gli astrologi.
* Ofr. V o ig t , Wiederbelebung 11-, 492 s. Su una parodia di Arnaldo Heymerick, un umanista tedesco vivente a Roma, relativa alle profezie degli astro
logi, cfr. Ann. des hist. Ver. / . d. X iederrhein C (1917), 160 s.
Cfr. Il nostro vol. II, 021.
B vru.vHarot I, 244.

Superstizione. Errori filosofici.

127

Alluomo to g lie la calm a |e lo riem p ie di im m agin i in q u ietan ti.


Rende sch ia v o il libero, n e p aralizza l en e r g ia e lo lancia nel m are
dellin f e lic it .1 L opp o sizio n e a ltretta n to recisa che ch iara del
lem inente p en sa to re f e c e fo r te im p ression e.
D allora in poi q u esta illu sio n e and m an m ano in Ita lia sce
mando; poeti com ici, com e in isp ecie l A rio sto nei suoi N egro
manti, poterono esp o rre alla b erlin a le fro d i dei n e g r o m a n ti.2 La
pittura esp rim e il m u ta to m odo di p en sare, che s i to rn a a con
nettere colla concezione c r istia n a del m edio ev o : n ella cupola della
cappella C higi in S. M aria del P op olo R affaello rappresent tu tto
allingiro g li d i p la n eta rii e il cielo delle stelle fisse cu stod ito al
di sopra e g u id a to da a n g e li e in alto b en ed etto da D io P a d r e .8
A ccanto a lla str o lo g ia v erano anche a ltre su p erstizion i di di
verso gen ere. In p articolare un certo n um ero di u m an isti erano
accessibili in m odo a ffa tto sp ecia le ai p orten ti e alle predizioni ; il
Poggio p resta v a fe r m a fe d e ai p rod igi del m ondo a n tic o .4 N on si
davano, vero, pi oracoli, n si potevano pi in terrogare gli di,
ma cercare un p a sso di V ir g ilio e in terp reta re i versi che si p re
sentano a ca so siccom e un au gu rio, torn nu ovam en te di moda.
Anche la cred en za nei dem onii dei pi recen ti tem pi p agan i eser
cit la sua influenza. L o sc r itto in to rn o a i m isteri d egli E g izian i
attribuito al n eop laton ico G iam blico usc in v ersion e latin a sullo
scorcio del secolo XV. P ersin o laccadem ia p laton ica di F iren ze
per es. non a n d ata d el tu tto im m une da ta le e sim ile errore n eo
platonico d ella decad ente epoca rom ana. Torn pure in voga la
superstizione, che uno s i p o tesse v a lere d ei dem onii pei proprii
scopi. G i S isto IV in un breve del 1474 d o v ette procedere contro
alcuni C arm elitani bologn esi, i q uali a v ev a n o so sten u to non esser v i
nulla di m ale n el ch ied ere n o tiz ie a i d em on ii. T u tta v ia anche in
questo cam po non m anc la reazione, ed anzi co sa d eg n a di nota,
che poeti e n o v ellieri p o tessero m ettere in ridicolo i m aghi, fa
cendo nel m edesim o tem p o a sseg n a m en to s u llassen so del pubblico.

1 \ eUi 1'. 1OLL, SternglauUe unti iStcnuU'utung. D ie Oesch. u. ila


Antrolugie, Leipzig 11)18, 91.
2 B i r r a II, S M s. C a r r i e r e 81 s . G a s p a r v II, 418 s.; c i r . G a b o t t o , L'A strol,"jio 3 9 ; B v b i I k h a r d t II " , 281 3. ( 2 1 0 s.); G . -M a k p u j . e r o . Il \e g r o m a n tv
di L. A rlotto, in Uiorti. tor. d. left. ita l. X X X III (1899), ! * .
*
B u r i i . j i a r d t I l a , K r a u s - S a u e r II 2, 400, 288. Su Pico c f r . H k z o U j , Antrulog.
'< oM ekttconstruction loc. cit. 03 e U z i b i . l i 223 s . inoltre l'op. c i t di So l d a t i .
'! lin e di popolarizzare l'opera di P ico il .S a v o x a r o i . a compose il suo piccolo
tra tta to contra all'astrologia divinatrice, Firenze 14U5 ( P i n z a 1, 423; Ua.n,
'*378-79) ; eir. Giorn. ut or. d. Ictt. ital. XLV1II (1906), 413. Su Luzio Bellanti, avversario del Pico, cfr C z i e l l i 220 s . e P . P i o c o l o m i s i , Due docum enti
P*T Ut storia dell'arte Senese (pubblic. per nozze), Siena 1902, 7 s.
4 ('fr. E. Wai-ser. l'oggi uh F lo ren tin u s 235 ss.

te r

Introduzione.

128

A p a r t i r e d a i p r im o r d ii d e l s e c o lo XVI d a t o in g e n e r a le d i s t a
b ilir e u n a s e n s i b i l e d im in u z io n e d e lla s t r e g o n e r ia .

Com e la su p erstizio n e, cos pure i pericolosi errori, in cui cad


d ero non pochi filosofi del rinascim ento, eran o in p arte con n essi
colla concezione u n ila tera le d ella n tich it . 2 G em isto P leton e, se
g u a ce e n tu sia sta di P laton e, che e g li in ten d eva in sen so neopla
tonico, non volle sa p ern e di cristia n esim o e quanto alle su e idee
r elig io se torn al paganesim o. D al rin n ovam en to d ella filosofia
a n tica eg li s i a tten d ev a il rip ristin a m en to d una religion e u n i
versale. a
La co n tro v ersia di P leton e con g li a r isto te lic i greci del suo
tem p o venne a d d olcita dal grand e card in ale B essarion e. N e l suo
celebre scritto in d ife sa d i P laton e q u esti fa n o ta re larm on ia e si
sten te fr a i due m aestri a ttici, rilevando nel m edesim o tem po gli
errori che li sep aran o dal cristia n esim o . 4 Con un en tu sia sm o m ag
g io re ancora di quello di P leton e s i dedic alla filosofia platonica
M arsilio F icin o . T u tto com preso d ella v erit d ella religion e c r i
stia n a , q uestuomo pieno d in gegn o, che nel 1473 abbracciava lo
sta to ecclesiastico, cerc di con ciliare il cu lto per la filosofia di
P latone col cristia n esim o . P erson alm en te F icin o era un p erfetto
credente e un prete irrep ren sib ile, m a questo suo voler con ciliare
il cristia n esim o col platonism o, era una faccen d a rischiosa. P le
tone voleva so stitu ire a l cristia n esim o un m isto di n eop laton ism o e
di m assim e relig io se orien ta li ; F ic in o invece, am m aliato dalla bel
lezza di tu tto ci ch era antico, cercava di fa r p assare il p lato
n ism o nel cristia n esim o senza so sp ettare, com e sem bra, il pericolo
che il cristia n esim o p o sitiv o si ridurrebbe a una fo rm a aerea. Il

B u r O m i a r d t I I 291 ss. ; cfr. P i a n , fo r te p ia n o 24!l e Y o o e l b t e j n 133 s .


Sulle streghe in Italia : B t t M U h a r d t II" . 206 ss., 396 ss. (ia l9 9 s s ., 313 ss. i.
fc interessante l'enumerazione delie diverse specie di superstizione presso AsT O N l u s V t R C E L L ., S e r in. f. 102 ss. ( i r . anche K o b . i>k L i t i o , Q uarage*. 14:
M o l m e n t i in A r c h . xtor. ilaI., 5* serie XXXI (1003), 25)5 ss. ; F r a t i , f i l a p r
v a la 99 s s . Persino una donna si finemente coltivata come Isabella dE ste era
soggetta a varie superstizioni e condivideva l'ubbia delle streghe del suo tempo :
cfr. IjUZi<>-Hn.\rrat, C oll, e r e la r. I d i. d 'Isa h . d E xte I, 113 s. Sull'azione dei p r e
dicatori contro la superstizione nelle sue varie forme c f r . H k f h l e , Bernhardin
von S ie n a 23 s.
*
Oltre al B v k K h m d t IP , 812. Cfr. Rrrrnt, Oexeh. dcr P hil. IX. 220 ss
STCKL, Gcxeh. d. Phil. III. 202 ss. K i x n k r , fcxrh. dcr p h il. 194 s. H a f f x k r .
(lexch. der P hil. II, 078 ss. Vedi anche H e i n r i c h , Io g m a tik I. 95. 104.
-> Oltre ni nostro voi. I. 325 ( e d . 1931) c f r . a n c h e B u r c k h a r d t II3. 260:
S tr i>; 126 s. e Zeitxchr. f. Kirehrnpexrh. XIX, 279 s. ; A. b o x a T o r r e , Storia
dellA eoodnnia ecc. 126-478; M o x .v i e r , Q uattrocento II, 76; H a s s r , Renai*sanee 12S ss.
4
Cfr. s u l l ' o p e r a d e l B e s s a r i o n e il n o s t r o v o i . I. 3 2 1 s s . ( e d . 1 9 3 1 ) ; H.vrkner

lo c . c i t . e W

i i .i m .v n n

72 s

Gli aristotelici e i loro orrori.

129

suo m isticism o, rafforzato da un a accen tu a ta tendenza alla stro logia, dest delle ap p ren sio n i. N e llann o 1489 e g li fu accusato
presso Innocenzo V i l i d i m agia, dalla qu ale egli sep p e tu tta v ia d i
fendersi con buon risu lta to . Il F icin o p er non si pu assolvere
da un certo pericoloso m iscu g lio del p la to n ism o col cristia n esim o :
il suo en tu siasm o per P la to n e p assa ogn i confine. E g li non esita v a
a rivolgere al suo u d ito rio anzich la n tico sa lu to : C arissim i in
C r i s t o , q u esta ltro : C arissim i in Platone. In con clusione, di questo
filosofo si a v ev a un cu lto form ale, com e fo s s e sta to un sa n to : si
accendevano lam pade in n a n zi a lla su a im m agin e, lo si m etteva al
lato agli apostoli e ai p r o fe ti e s i celeb ra v a n o fe s te in suo onore.
Quanto si a n d asse oltre m o strato dal fa tto , che con tu tta seriet
i proposto di leg g ere in siem e ai tr a tti del v a n g elo dom enicale ani he dei brani to lti d a g li sc r itti d i P laton e. 1
A M arsilio F ic in o si a sso c ia il suo g io v a n e am ico G iovanni P ico
della M irandola, la pi illu str e figu ra d ellaccadem ia platonica di
Firenze. Di rado un p erso n a g g io em in en te sta to lodato dai coni temporanei con ta n ta u n a n im it quanto q u esto ram pollo dillu stre
i k a i i o k c i i i VI 1. 310 ss. ; R a e h r
in A lhjrm . E nzyklopdie (li E rsch
1* sez. XLIV, Leipzig 1846. 1 ss. ; F. P c c c i n o t t c , J)i Marsilio Ficino
'IrWAccademia platonica fiorentina. Firenze 1866 e idem. Storia della m e d i
mi II 2. Livorno issi). 6 9 6 ss. ; cfr. B eum okt, Lorenzo 112, 25 ss. Itoli rbachkrK n p f l k r 310. R o c h o U . In Z eitsehr. /. K irchengixeh. di K r i e h e r X III. 53 ss.
1' \Khii.KK 2(5 s. S t e i . n 121* s . . 154 s . F i s c h e r I3, 88 s. W i i j . m a n n 74. Lazzari 73 s .
R< -si, Q uattrocento 224 s., 426. G a s p a r v II. 166 8. G a b o t t o , L 'E picurei amo di
\lnrsilio Ficino. Milano 1801. Cfr. Gior. stor. d. L e ti. XVIII. 459 8. Sulle opere
di medicina a s t r o lo g a di Marsilio Ficino vedi W e i t e * w e b e r . Des M arsilius
I irinu Werk. De cita studiosorum , nebst B em erkungen ber den H ellenism us.
Irnc 1S58. Cfr. ora anche IlriT , L e P latonism e pendant la Renaissance ln
'no/, d. phil. ehrt. X. S. X XXIII. 269 ss., 362 s.; V i l l a r i , M achiavelli I 3,
!< k 183 ; x ,. F e r r i , L Accademia platonica di F irenze, in .V. Antologia, 2* serie
XXXIV (1891), 226-244: R r u n s , M arullu 120ss. ; E. G.W.U. Lo S ta to , la / "jlia e l'educazione secondo le teorie di M arsilio Fioino, Pavia 1890: M ov' i m . Quattrocento II, 81-131; A . b e l l a T o r r e . S to ria dell'Accad. platonica di

chic, Firenze 190C (ivi in speciale sul Ficino 479-643 ; cfr. Arch. stor. Hai.
^XX (10021, 425 ss.) ; H a s s e . Renaissance 135-147; W. K a i c l , D ie lteste Jlgiiirnr der geistigen A rb e it: Die S c h rift des M ars. F icinus de vita sana fwj
quietudine eorum . qui incu m b u n t studio littcra ru m /./.S2), in N eue Jnhr''bir f. rf. klass. A lte rtu m , Gesell, u. deutsche L itt., IX ann. (1906), vol. V III,
4S- 41'1, 525-546, 599-610; R r a x d i 116 s s . , 1 2 0 s . ; E. G o t h e i s . Platos S taatslehre
* der Renaissance, in Sitzu n g sb er. der H eidelberger Akad-. d. W issensch.i
l hilos.-hist. Klasse, ann. 1912. 5 dissert. ; S y m o x and B e s s s a j 139 ss. ; M a t t h .
Meier. Gott ii. Geist bei M ars. Ficino, in B eitrge z. Gesch. der R enaissance
" P tormation, J . Schlech t dargebracht. Mnchen u. Freising 1917. 236-247:
' l - F icntus, Vebcr die Liebe oder Platons Gast m ahl, bers, von K. I*. I I a s s k .
ja is sti uno scolaro del Ficino, l'umanista Lorenzo Lippl ( f 1485)
,fr K. M tfcucn, L a u re n t ii U p pii C oltenn opuscula tria (programma del
K K Staate-OlxTjrymn. di W iener-Neustadt), 1901. Cfr. anche F l a m i n i , Per-ffriHo a IIio um anista, poeta e confilosofo del Ficino (pubblic. per nozze),
Pisa 1892.

1 Cfr.

ii

G ru b er

P u t t o r , .storia rf;

p a p i,

H I.

130

Introduzioni!.

lig n a g g io ; lin can to della bellezza, il garbo della parola, lo slan cio
ideale della sua n atu ra g li gu adagnarono tu tti i cuori. Com e il suo
m aestro, an che P ico d opera a d im ostrare lin tim o accordo di tu tti
i filosofem i p agan i f r a di loro, non che con la m istica e la scola
stic a c r istia n a . In prim a linea per Pico non m etteva P latone, ma
lin tr ig a te d o ttrin e arcane della cabala. Q uesto ten ta tiv o di voler
tr o v a r e un m ig lio r sosteg n o del c ristia n esim o nella scien za arcana
c o ltiv a ta dagli E brei, che non nella vecchia v ia dei grandi teologi,
non si pu d esig n a re altrim en ti ch e com e u n ab errazione e una
debolezza. P era ltro o g n i qual v o lta Pico con le su e idee neop lato
n ich e cab alistich e venne a trov a rsi a d isagio di fro n te a lla dottrina
e cclesia stica , si ricred ette sem p re e a sso g g etto ssi allau torit da
D io s ta b ilita .1
Di fron te ai platonici fiorentini stavan o gli aristo telici, che si
d ividevano in a v erro isti e a lc ssa n d n sti. La loro sede prin cip ale
era lu n iv ersit di Padova. In q uesta u n iv ersit ven iva specialm ente d iscussa con ardore la n atu ra e lim m ortalit d ellanim a.
Sul principio del secolo xvi la co n troversia intorno a ta le argo
m ento era d iven tata cos viva, che da ogni nuovo p ro fesso re gli
scolari reclam avano, si d egn asse innanzi tu tto esporre la sua teoria
intorno al'.anim a. In q uesta m ateria gli a ristotelici del rin a sci
m ento erano giu n ti a m assim e abbastanza pericolose. A lessan d risti e a verroisti si accordavano nel dire, che lim m ortalit person ile deH an iina non si poteva filosoficam ente dim ostrare. Gli
a v erro isti in oltre afferm avano che lanim a era una sola in tu tti gli
uom ini. M arsilio F icin o sp ecialm en te richiam latten zion e sul pe
ricolo ch e p resen tavan o ta li teorie, dicendo che gli uni e gli altri,
T i i u b o s c h i VI 1. 3 2 3 ss. : I I a f f n k r II. 0 8 1 s. K a to lik isso , I. 1!(_'. Itu r m o n t
loc. cit. SciHHik-KH XXX. l i t i s. F r a x t / . . S ir i II / 1 \ !> s. U tX N E R 1!7 s. W im .m a n n
SO s. Rossi H 3 0 s -0. Arch. alar. Hai. 5* serie XX. 15H s. (su C a lo ri <Y sisi.
i a s i - a r y II. 171 s. Itomeli,i. Sor. cit. Iti ss. v. B b z o l u in Z eltschr di S y b b i . XI.IX,
104 s . Iir/i. tor. il. S . |S. IX. 2, 31 ss.: X. 1. 3 ss. C a r r i r e Sii s . I I r e y d o r e e . Do
Sgslcin d in .fiih . Pico, Mnrlnirg 1 S 5 8 ; r f r . inoltre H a g e m a n n in IAter. H a n d ic tin v
1M1S, nr. 0 5 . V i n c e n z o d i G i o v a n n i . O. P iro della Mirandola nella torio d rl riunscm euto r drlla filosofia in Italia.. Palermo 1S!>4. F . C e r e t t i , Il Salino X L V I I
ili D avid com m entato dui rinite (!. Piro d. \l.. Milano 1805. F. C e r e t t i . L'ora
zione domenicale rip o sta dal conte <!. Pico il. M.. Mirandola 1805. F. C eretti.
Sonetti inediti d. C. Pico d. Al.. Mirandola 1S04. Horez. L ettre* nd. de .ta to
Pio de la M irandole (1182-1)92), in Oiorn. s tor. il. lett. ita l XXV (1S05*.
352 ss. DORK-TiirASXR p ie de la M irandole in Pvancr. l aris 1N07 (cCr.
M oni. cit. XXXI [1808]. 127 ss.). F. C a l o r i C e s i s . (!. Pico d. M. d itto Ia
Fenice drlli ingegni. Mirandola 181*7. G. M a s s e t a n i . Lo filosofia ralibali!ira ili
<1. l ico il. M., Kni|H>li 1sj*7 (cfr. la pregevole recensione di 1><irez in Oiorn. cit.
XXXIII (Isti!)], :M) ss.*. M o n n i e r . Q uatlrorrnto II. 88
115 s. dE L X a T o r r e
747 ss. S a i t s c i i i c k 343 s. e voi. sappi. p. 87 ss. I 1 a h .s e 147 s s . B r a n d i 121 s s .
S y m o n and B e n s t . SAN 140 s. Scritti scelti. tradotti da A r t i r I . i e b e r t . Jena 1005.
Sull'influenza esercitata dagli studi cal>l>alistici di P ico in Italia su altri cir
coli, cfr. ScilMTZKR. Q uetlrn il. Porseli. I l i , x iv , l.n s.

Il Pomponazzi.

averroisti e a iessa n d rlsti, ven iv a n o a d istru g g ere la religione. Gli


aristotelici cercavan o sch erm irsi coUafo rism o, che una cosa po
tesse esser vera in filosofia e fa ls a second o la fed e, e oltre a ci
protestavano tu tti la loro so tto m issio n e alla d ottrin a della
C h iesa .1
Per quanto in d u lg en te, R om a non p oteva non opporsi a tali
pericolose teorie. N ella sessio n e o tta v a del concilio lateranense del
19 dicem bre 1513 L eone X fe c e pu bblicare una costitu zion e dommatica in d ife sa d ella n im a im m ortale e in dividuale. In pari
tempo venne rig e tta ta la nuova d istin zio n e di una d u p lice v erit,
la filosofica e la teo lo g ica , poich la v erit non pu contraddire
alla verit. O gni asserzio n e, cos vien d ecretata, che contraddica
alla verit della fed e, fa ls a e non lecito in segn arla. Di pi il
concilio in g iu n g ev a ai p ro fesso ri d elle u n iv ersit di ch iarire la
veritit della relig io n e c r istia n a anche nel d iscu tere teo rie e tesi
filosofiche e di co n fu ta re a tu tto potere gli argom en ti dei filosofi
pagani e p a g a n eg g ia n ti in fa v o re della m ortalit o unit del
lanima um ana, d elletern it del m ondo e s im ili.2
Ci non o sta n te P ietro P om ponazzi, caposcuola d egli alessan dristi, chiam ato da P adova a B ologna, ebbe laudacia di pubbli
care nellanno 1516 uno scritto , in cui rich iam andosi ad A lessa n
dro A frod isio difen d ev a , quasi fo sse la v era op in ion e di A risto
tele, la m ortalit d ellan im a com presavi la su a p a rte razionale e
in genere cercava di d im o stra re l im p o ssib ilit di addurre una
prova filosofica in so steg n o d ella im m o rta lit . 3 A V en ezia i fr a ti

1 <l!rc alle opero qui sopra citate ofr. anche il Kirrh> nlexikon di Wktzkk u.
VTixtk 12. X{1 s. e 1750. I,ea III. 575. R ossi, Q uattrocento 223, 420. Il Ma' iii i v i - compose una monografia intorno alla scuola padovana che ottenne il
premio ma che ancora non stata pubblicata. l n preludio <li essa 11 suo
ritto; f j a il,- hlut. sur In phUosophie ite la Renaissance rii Italie, Paria 1881.
'ir. il nostro voi. IV 1, 532 s.
- H

eroenrthkh

V ili, 586.

1 Oltre alla monografia punto soddisfacente del F io r k n t i .n o . J'ietro Pom


ponazzi (Firenze 1809) cfr. gli nrticoli di F e r r i in A rch. stor. itaI. 3* Serie XV,
ss., in i,n Filosofia <lctle untole tal. 1877. in M orti. N apolitano di Filosofa
' I I (1878. 109-124 e negli A tti d. L incei, Scienze mor. S. II, III, 875-876.
1 h \ n c k in Journal tles S a ra n ts 1800, maggio e luglio. R it t e r IX. 390 ss. D i t t s k h . Contar ini 220 ss. F i s c h e r I , 79 s. F o n t a n a , Sulla im m ortalit delFani ma
Pietro Pom ponazzi, (Siena 18iS>. P o d e s t . Doc. uni P. (Estr. d. A tt i d. R o" " a ) , Bologna 1808. I a v a i u , L ettere di P ietro Pom ponazzi. Mantova 1877.
Oiorn. fhrr. ,/. .<tt. tal. V ili . 377 s. OwEN 1*9 ss. H aefner II, 583.
s t . h -k i . III. 2irj s. I.E.V 111. 575 ss. R i x n e r 2115 s. I>a n cf , (teseti. des M ateriali( I-erlohn 1800) 108 s. C r e d a r o . Lo scetticism o degli accademici II (MiI.in., W o i, ;{o(| .Vrbig, P ietro Pomponazzi, Mantova 1809; Opere filosof. I,
Mantova 1s s hj i .. F e r r i , L a psicologia di P ietro Pomponazzi secondo un tnano" r itto detta Biblioteca Angelica di Henna {Contento ined. al Jte Anim a di A rilotctei. Roma ls77. Cfr. il C entralblatt di Z a r n i k e , 1877. p. 1209; C o s t a in
itti e mem. </. /,. ^ e p u t di st. patr. per le prov. d i Romagna XXI. Sulla vita

132

Introduzione.

m inori riu sciro n o a fa r dare alle fiam m e quel libro p ericoloso; a


R om a e B olo g n a e sso avrebbe in con trato la m edesim a so rte qua
lora il B ib b ien a e G iulio d e M edici non a v essero in terp o sto i loro
caldi uffizi in fa v o re del P om ponazzi. N on era in vero difficile pre
sen ta r la cosa in m odo, com e se il filosofo a v e sse volu to m ettere
in ch iaro la teo ria dellanim a di A risto tele so lta n to com e storico,
senza p o sitiv a m e n te fa r si paladino della sua v erit. O ltre a ci
il P om ponazzi a ssicu ra v a nei term in i pi en erg ici di volere es
sere so tto p o sto a lla C hiesa, il che tr a sse m olti in in gan n o. M al
grado la gran de influenza del B ibbiena e di G iulio d e M edici,
L eone X il 13 giu gn o 1518 fece in v ita r e il filosofo ad una r itr a t
ta z io n e .1 N on si a se il P om ponazzi labbia fa tta ; ma dato anche
che labbia com piuta, non per questo e g li rinunzi alle sue o p i
nioni. D i c i f a testim o n ia n za fr a altro una relazione, conosciuta
solo in questi ultim i tem pi, in torn o agli ultim i giorn i del filosofo.
Soffrendo il celebre filosofo di gravi acciacchi corporali cos
racconta a suo padre A n ton io B rocardo in una le tter a confiden
ziale del 20 m aggio 1525 in vece di m orir m ille volte, deliber
di m orire una v o lta sola. Qual vero filosofo, che ha in d isp regio
la m orte, egli si rifiut di prender cibo. Ogni m inaccia, ogni v io
lenza fu inutile. Solo n ella settim a notte, che fu lultim a, ruppe
il silen zio e d isse: M e ne vad o c o n ten to D o v e vuoi andar
ten e v fu ch iesto al filosofo. D ove van n o tu tti i m ortali ,
rispose. E alla d om anda: E dove van n o i m o rta li? il P om
ponazzi so g g iu n se : D o v e io e g li altri v a n n o . I circostan ti f e
cero un u ltim o ten ta tiv o -p e r indurre il m oribondo a pren d er cibo.
Tndamo. Lo stoico in d ig n a to d isse: L a scia tem i, io voglio m o
r ir e . E cos dicendo s p ir .2 Q uesto racconto, fo n d a to sulla rela

del Ponuponazzl v . m i e l i ? L u z i o - R e k i e b , Colt. c relnz. d'Isab. il'E st e II 1 . 3 6 - 4 6 .


poco in considerazione, eppure molto meritevole, l/i dissertazione in
torno ni materialismo di P ietro Pomponazzi nel K a lh o ik 1 8 6 1 . I. 1 5 0 s.
Spickeb (Lcbcn unti I.ehre tIcs P ietro Pomponazzi, Dissert. tnonacese 1 8 6 * .
p. 8) d'opinione, ohe le proteste di sottomissione del Pomi>onnzzi alla sede
romana non siano che formali e apparenti.
1 Cfr. il documento presso Ranke. Ppste Ic. 48. nota 1.
2 I/a lettera del IIrooaruo fu pubblicata dal Ciax, X u o ri docum enti su
P ietro Pomponazzi (per nozze, Venezia 1887) 2!) s. e iS antto XXXVIII. 387-388.
Alla tino del filosofo qui descritta allude forse l'arguto epitafio dato da IU tle .
art. Pomp. nota I>: J lir sepulliis ja ceo : <itiare? ncseio ncc si sci* aut nescis
curo; si vale# bene est ; vircn s ra ln i; / orlassis et nunc fa lc o ; si au t n o n / (licere
ncseio. Il Ciax (fiorn. il. lett. XXIX. 415) ha cercato recentemente d rappre
sentare 11 ritinto di prender cibo siccome fondato unicamente sui dolori del
Pomponazzi e si pud concedere, che quel rifiuto sla stato in parte motivato
dal dolori corporali del filosofo, ma deesl tener fermo che le espressioni del
Pomponazzi mostrano Vintcnzione di ix>r fine liberamente a l proprli giorni.
Questo espressioni escludono l'opinione, che i dolori avessero tolto al filosofo la
padronanza di s stesso. Cfr. anche I .i zio -Kkxikr loc. ct. II 1. 41. n. 1.
l* r e s a

Il Pomponazzi e i suoi avversari.

133

zione d un testim o n io oculare, riv ela il fa tto tenuto accuratam ente


ceflato dagli am ici del P om ponazzi, che cio questo filosofo, il
quale so tto la m aschera di sen tim en ti cristia n i e sotto lappa
renza di in n ocen te d iscu ssio n e a v ev a sv o lto in psicologia laperto
m ateria lism o ,1 fin col su icid io . P er buona fortu n a n el periodo
del rin ascim en to q uesto gen ere di m orte era ancora affatto in
solito. 2
C onsiderato il p ericolo delle teorie so sten u te dal Pom ponazzi
e la loro grande d iffu sion e, b iso g n a sa lu ta re con g io ia il fa tto ,
che non m an cassero co n fu ta zio n i. N e sc rissero il filosofo A g o
stino N if o ,3 che dedic il suo lavoro a L eone X, lA g o stin ian o
Ambrogio F ia n d in i, * il D om enican o B artolom eo di Spina, B a r
tolomeo F iera m antovan o, il S e r v ita G irolam o A m id e o 0 da L ucca
e il giovan e p atrizio v en ezia n o G asparo C ontarini. Q uestultim o
in form a delicata e co rtese co n fu t i1 suo m aestro prin cip alm en te
con le arm i a lui so m m in istra te dalla scuola to m istica. Il Pom po
nazzi non si dogn di risp on d ere ai su oi a v v er sa rli, eccettu ato
il N ifo e fi C ontarini. A l p rim o risp o se con acredine, non di rado
con alterigia, al secondo co rtesem en te. Il C ontarini com pose pure
un secondo scritto, breve, in cui, pure usando ogni riguardo verso
l'antico m aestro, p arla n etto e risolu to e seguendo p asso passo
lavversario lo co n fu ta in m odo splendido.
A ncor pi g ra v i fu ron o le co n segu en ze che N iccol M achiavelli,
il pi g en ia le ra p p resen ta n te del rin a scim en to pagano, tr a sse
<ialle idee d ella n tic h it .7 G iam m ai fo r s e un uom o ha cos accolto

1 <fr. h u tlio lik loc. cit.


J II suicidio nellepoca d e l rinascimento era ancora inno praticato. Oltre
al <ax. S iim i dar. 22. cfr. M otta. S u icid i nel quattrocento e m i cinquecento
lu lrr/i. /or. liin ih. XV, INI ss. V. mirile I.ANUrcci 277.
1 ,f r . i l n o s t r o v o i . IV 1 . 4 4 4 , 4 5 8 .
<fr. Lal-chebt Itnl. Qegner L u th er* 230.
5 < f r . L a c c h f .r t lo c . c i t .

OSO,

n . 4.

o l t r e a l l e o s s e r v a z i o n i p u n t o o g g e t t i v e d e l F i o r e n t i n o 41 s 41 s ., 5'J s .,
r- " ctr. l i , r < ; k n h o t iie r V i l i , 5 8 5 s . e s e g n a t a m e n t e l ' e c c e l l e n t e m o n o g r a f ia d e l

1*11 im c u .su C ontarini 222


I te r a c i!,
t i Jto.

in d e .r

I, 00.

s s .,

in o ltr e

L au ch k rt

in s u ffic ie n te ; R e u s c h

non

1.

c.

373. I..'e s p o s iz i o n e

c o n o sc e n e m m e n o il

del

F io r e n

^
I-a bibliografia Intorno al M achiavelli stata raccolta da Moni. I l i ,
'li* 's. <'fr. MoirL, Ilam ltcrtcrbueh d rr Staat*w i*ten*eh. IV. 1003. Assai notcv"li sono le recensioni delle ojiere di Tkk.mik.i.eniu r;. Vn.i.ARl e X itti fatte
dal Kkumont in M igrai Z eitu n g 1877, nr. 248 ss. Itcil e nel L U eraturblatt di
un 1872. p. 147 ss. i>ul difetti del lavoro del Tom maxi ni v. tte u t nelie L iteraf
itunff 1s s 4, nr
cfr. anche Zeitxchr. di Syhki. IjII,. 554 s. Pel voi. II del
Tomiamn, efr. Ciax in K ir. alar. itnl. XXX (1013), 17 s. ; iper X itti (Mach. I,
NIili ]H7t c fr ,,rn
Croce .1 reh. star, per le pror. S a poi. XXX (1906),
7'J-"'' <fr. inoltre O wex 102 ss. Oierke, A lth u tili* 2!!. Le CorrcH/iondant
Is77 e 1X.S2. Eij-ixgkb (D ie antiken Quel leu der Staatulehre Maehial * in /.eiltehr. fiir die g ei. Staat*\ei**entehaften XI.IV, 1-58 (ristampa am-

134

Introduzione.

in s lo sp ir ito della n tic h it pagana com e q u estuom o di S ta to


fiorentino e n tu sia sta d ellanttica Rom a. Su principili pagani il Ma
ch iavelli regol di freq u en te anch e la su a v ita, n ella quale ci per
m etton o sg u a rd i ch e recano raccapriccio le lette re al suo intim o
am ico F ra n cesco V e tto r i.1 E rano due anim e gem elle. I loro pen
sieri eran o q u asi esclu siv a m en te occupati dalla politica e da av
ven tu re am orose. La loro so rte fu cer to m olto d iv ersa, ch il V et
tori v isse com e am basciatore a Romia con gran fa sto e il M achia
velli, in seg u ito ai rivolgim en ti politici del 1512, s i v id e condannato
a un ozio forzoso, il che riusc duro ad un uom o com e lui ab itu ato
al lavoro. C a ra tteristico per il suo m odo d i p en sare il vedere
com e cerca sse con solarsene. Dopo essersi in g o lfa to nello studio
d egli antichi poeti e .sto r ic i procurava d istrarsi in m isere tavern e
per poi uscire continuam ente in cerca d i a v ven tu re am orose. Di
q u este princip alm en te, dopo la p o litica del giorno, p arlasi nelle
lettere confidenziali al V etto ri. N em m eno una p arola egli dedica
alla m oglie e ai suoi tr e figli (nel 1514 g lien e nacque anche un
quarto). A m m ettiam o pure che il M achiavelli nel raccontare le
su e am orose im prese esa g eri e dica cose solo in p arte basate
sul vero; ci m algrado non s u ssiste alcun dubbio, ch eg li condu
cesse una v ita scap estrata e im m o ra le.2 N e llebbrezza dei sensi
egli cerc con forto alla sua sven tu ra. A bbench mi approssim i
oram ai alla cinq u an tin a c o n fessa una volta ap ertam en te
l>llntn. TUbingen l.v s s ) mostra d ie il Machiavelli dipende dagli antichi. D ii un
complemento u Kllingcr A. B i n i . Pulitilo e il M achiavelli, Montevarchi 1000.
l'er in critica delia nuova edizione deUo|>era del V i i -L a r i efr. P e l l e g r in i in
Un, hitiUogr. <1. A lt. ilal. I I . nr. 12. Pisa 1804. Ofr. Inoltre A B i ro . Machiov< Ili. in The ( 'fi ni brillile Modera tory I : The Rcnaiance. Cambridge 1903,
lOOs. ; l S c m m i o t . (enaix.Hince in R riefen I I , 27 s. ; P . C a m c e l l o d e l l a
S p i n a . t detra tto ri c gli apologili ilei M achiavelli-. C i t t di C a s t e l l o 189v Su
ritratti di Machiavelli vedi E. IM i ' n t z . I.c m u ffe ile tur!vai! ile P aul .uve,
Paris V.XK), -13 e cfr. C ia n in Qiorn. tur. ri. h i t . lui. X -X X V III (1001). 177 .*.
' X. M a c h ia v e l l i , Le lettere fa m ilia ri. i>. p. K. A l v i s i , Firenze 1883. Per
ia cortesia del Prof. I z i k i . l i di Firenze potei prender 'cognizione anche della
eilitio integra di questopera, che ier riguardo alla decenza tenuta riservata
ai ariin pubblico. Per quanto ne sia ributtante la lettura, devesi tuttavia deplo
rare la Noaretezza in cui son tenuti questi documenti, che in modo affatto essen
ziale appartengono al ritratto del Machiavelli. Cfr. anche A . M e d in In Gtorn.
tor. il. lelt. Hai. II (1883), 175-1Sii. F a r i n e l l i (in Racyna bibliogr. d. lett. itaL
IV. 243) giudica che ndl'interesse della gin.stiziii debba notarsi che le lettere
fam igliari accanto alle testimonianze di profonda immoralit offrono anche
tratti umanamente nobili. Sulla corrispondenza col Vettori in generale cfr.
V IL LARI II,* 212 S.
cfr. fioni. lor. il. J.ett. lui. Iti. 17(5s. V illa r i II-. 2 1 8 s. GasiabY II.
342. 300 e Allgrm. Zctiing 1875. nr. 25, p. 3I2 : !.. .tifn n k in R e m e de H eus
Monde 1 novembre 1873: F ester. M achiavelli 08-102. 107 s. : .1. I>l* breton.
/.il ili.il/riice ih X. Machiavelli. Paris 1013 (cfr. V illa r i II I3. VI -). Sul
Vettori v. anche II. Rosemeiek. .V. M achiavelli' s ernie Lcgation zi K aiser MariinilUin !. (Biickelnirg 185) 40.

Machiavelli: sua vita immorale. Il Prncipe.

1.35

son tu ttavia alla ccia to d alle reti di am ore. N le v ie d isa g ia te


ponno fiaccare la m ia pazienza, n loscu rit della notte m etterm i
paura. H o lasciato an d a rsen e tu tti i p en sieri per cose grandi e
serie, n mi d iletta pi il leg g ere g li an tich i, n ragionare dei
presenti. Ogni m io p en siero rivolto a llam ore, del che so grado
a Venere . 1 A lcuni racconti del M achiavelli su lle su e avventure
sono cos pieni di esp ressio n i lub rich e da fa r e ripugnanza e sch ifo
allo stesso suo pi recen te a p o lo g is ta ;a anzi parecchie lettere sono
talm ente triv ia li, che fino ad o g g i n essu n o ha avuto il coraggio di
pubblicarle. L e str ettezze fin anziarie in cui il M achiavelli venne a
trovarsi gli fecero to sto p a ssa re il riso sfa c c ia to per cose oscene.
Kgli non era, vero, povero affatto, m a le su e ren d ite non soppe
rivano ai bisogni della sua fam iglia.. A b itu a to a p rofon d ere denaro,
si vide ora costretto a lesin a re il cen tesim o. Invano cerc in tu tti
i modi un posto che g li a ssic u r a sse occupazione e pane. A llora per
richiam are sopra di s 1a tten zio n e d e M edici scr isse il suo f a
moso libro Del p rin cip e . s
Quanto sia laudabile cos vi sv o lg e le sue idee il M achia
velli m a n ten ere la fed e, e v iv ere con in tegrit, e non con
<tuzia, ciascun o lo intende. N on d im en o si vede per esperienza
ne nostri tem p i, quelli p rin cip i avere fa tto gran cose che della
fede hanno ten u to poco conto, e che hanno saputo con lastuzia
aggirare i cervelli deg^i uom ini, ed alla fine hanno su p erato quelli

Ma< i l i a v k i . i j .
*

L e tte r e fa in ilia ri

M achiavelli

V iix a k i.

S u l te m ilo iu

3 ( l. c f r .

sop ra

p. 134.

11.

1.

I I , 2 1 8 ; c f r . in p r o p o s i t o U z ie l i.i 2 3 2 .

P rin cip e c f r . V H -i.a u i 11 . 2 7 0 . 3 0 !)


(fi e neh. K a rls V . I . 5 2 2 s s . ) m o s t r a
U a x k e ( 7.. Kriti-k 1 0 3 * 1 , c h e II Principe.

c u i e b b e o r ig in e

lo M M A s ix t I I . SO s s ., 1 0 1 - 1 0 0 . l t w

il

s. ;

n k .a k t m k

M |i > t c r s i a c c e t t a r e n l ' o p i n i o n e d e l

'In n a t o s o t t o i l p u n t o d i v i s t a c h e p r e v a l e v a . n e l l ' a n n o 1 5 1 4 . n q u e l l a , c h e p e r
< lu lv .x - o (> g || a t t r i b u i s c e a l V i l l a r i . c h e e i o il l i b r o s i a s t a t o s c r i t t o s o l t a n t o
ni 1 1 5 1 5 . m a c h e i n v e c e , c o m e r i l e v a s i d a u n a l e t t e r a d e i M a c h i a v e l l i d e l 1 0 d i -

( O pere

; u ib r e 1 5 1 3
I' m m a s in j
p r im i

d o , c i t . )

r e d a z io n e

1 d e d ic a r e a

!t0 ). a l l o r a

s p ie g a

la tin a

col

ch e
tito lo

il

' iu lia n o n o n

e g li

d e d ic n

era

la v o r o

de

G iu lia n o d e M e d ic i, e

l'riit pr. c h e
<' '"l iceenlo 2 8
*

V ili,

u ltim a to

f in ito

al

principatihu .

10

q u a n to

o lla

d ic e m b r e

che

so sta n za .

1513 er a

M a c h ia v e lli

la

m e d ita v a

d a l q u a le p o i, r i f a t t o e a m p lia t o , d e r iv

Ixren zo

d e'

e 5301 v o r r e b b e c h e il
s o lta n to

frisi

M e d ic i.

C o n tr o

M a c h ia v e lli a b b ia

d o p o c o m p iu to

' i a (g iu lia n o c f r . a n c h e F k s t e k .

il

lib r o

V illa r i

o r i g i n a l e . I* er l a

M ach iavelli

II

K i.a m is i

p e n s a t o d i d e d ic a r la
v a g h e g g ia ta

1 1 3 s .. p e r q u e lla

r e a lm e n te

" v en u ta a L o r e n z o I b id . 1 1 5 s . C i r c a l o s c o l i o i n t e r e s s a t o d e l l a d e d i c a a i M e d i c i
.S e c o n d o C i a k (U n tru tta P rincipe a u n M e d i c i, che Iti
!' n;<t /m i.ale m edicea r era e sa lta la apertam i ntc. U n e d i z i o n e c r i t i c a d e !
' 1" e u n ' e d i z i o n e c o m m e n t a t a d e l P rin cipe c u r (5 . I . i s i o a F i r e n z e n e l 1SM).
1 fr . in p r o p o s i t o < i k .n t i l e i n A rd i. sto r. Hai. 5* s e r i e X X I I I ( 1 S W ) . 4 0 0 s s . ;
< i \ x i n flu ir, stor. d. le lt. ita l. X X X V ( 1 9 0 0 ) . 1 0 0 s s . ; K a j x a . i b i d . 4 5 t i s . ;
'I U n tisi ii n e l l a H eilage a l l 'Allgcni. Z cilu n g d e l 2l> m a r z o 1!HW. n . 0 5 ; T o m m a !' i * i in Hendie. d. j f . A cead. d ei L in cei I X .
'

an ch e S ym on d s.

> |v .

so tto )

T h e A p e o f th D espota

2 0 s .)

(lijH i l d e d a l l a

d e d ic a

241*

del

ss.

Introduzione.

ch e si sono fo n d a ti su lla lealt... A rdir d i dire questo, ch e aven


d ole (le buone q u alit) ed osservandole sem pre, sono dannose,
e parendo d'averle, son u tili; com e parere p ietoso, fed ele, um ano,
intiero , ed e sse r e ; m a sta re in m odo edificato con lanim o, che
b isognan do non essere, tu p ossa e sappia m utare il con trario...
Un uom o ch e v oglia fa r e in tu tte le parti p r o fessio n e d i buono,
con v ien e che rovini in fra ta n ti che non sono buoni. Onde ne
cessa rio im p arare a potere essere non buono, ed usarlo e non
u sarlo secondo la n ecessit , m ezzo uomo, m ezzo bestia, ora vcipe,
ora leone... quello che ha sap u to m eglio usare la volpe,
m eg lio cap itato... Ma sem pre gli n ecessario essere ta n to pru
dente, che sapp ia fu g g ir lin fa m ia di quelli vizi che gli torrebbero lo sta to ... Se gli uom ini fo sse ro tu tti buoni, questo precetto
non sarebbe buono; m a perch sono tr isti, e non losservereb b ero
a ,te, tu ancora non lhai da o sserv are a loro... E sono ta n to sem
plici questi uom ini, e ta n to ubbidiscono alle n ecessit p resen ti,
che colui che in gann a trover sem pre chi si lascia ingannare...
E per bisogna che e g li abbia un anim o disposto a volgersi
secondo i ven ti. F accia adunque un prin cip e conto di vin cere e
m antenere lo sta to ; i m ezzi saran n o sem p re g iu d icati onorevoli,
e da ciascuno lodati : perch il v u lgo ne va sem pre preso con
quello che pare, e con levento della cosa: e nel m ondo non
se non vulgo . 1
A scusa del M achiavelli qualcuno ha su g g e rito che fi libro
non va in teso com e un codice g en erale, m a che ha un valore per
casi eccezionali soltan to. D al-p u n to di v ista cristia n o una ta le di
fe sa si m ostra fr a g ile . La relig io n e dell'U om o-D io non conosce
che una leg g e m orale app licabile a tu tti gli uom ini, sian o nobili
o plebei, e a tutti i casi im m agin ab ili : un buon fine non pu
m ai g iu stificare un c a ttiv o m ezzo.
P recisa m en te il co n trario in seg n a M achiavelli. Il p en siero fo n
dam entale del suo P rin cipe che n ella p o litic a si debbono m et
tere da parte tu tte le co n sid erazion i m orali e che il r a g g iu n g i
m ento del bene dello S ta to g iu stifica ogni m e z z o .8 C i ch e g li leva
a cielo in uno stile serra to , eloquente e lim pidissim o, la com
pleta separazion e della p olitica d a g li eterni p rincipii del c r istia
nesim o. G iam m ai d ottrin e pi d isso lv itrici sono sta te presenIl prin cipe

M a c h ia v e lli,

s i t o . c h e il p r i n c i p e s a p p i

c.

ls . ir.

W k is s .

Ipologie

f a r e la l i e s t i a . p o t e r e s s e r e

I I * . <323-<24. I l r e q u i

v o lp e e

il M a c h ia v e lli t o r n a

fiir IHe yen.

a Vedi Y i i .-i.a r i 111*. 3 8 1 s. o).


; N k i m a x x i Il i/znntiit. J iu ltu r n. Rena butti nceka II tir,
X<I
tk -a

[ 1 9 (1 3 1, d i e e

il

M a c h ia v e llis m o

O fr . a n c h e D V r r w a c h t k r i n

v e l li (p ia le

le o n e , s u l q u a le

s o v e n t e , d e r i v a ila l I u t a r c o . V e d i B u . i n o e r i n
S tn tit.itrix ie n x e h ift .'il X I . I V , ."><: T o m m a s i n i l i , 1 1 0

c o lu i c h e c o m p ie

un

p a g a n e sim o

IlochUind

l i n d i r i z z o

in

sen za

Z eU teh riJt
im i

H ist. Zeilitehr.
s c r u p o li

in

| > li-

3 * j t n n . 1 9 0 .V 0 6 , l i , 5 3 9 s u M a c h i a

n eo -p a g a n o

n e lla

r in a s c e n z a

ita lia n a :

Il P rincipe di Machiavelli e i Discorsi.

13T

tate con ta le eloquenza e ta n to acum e, ma ad un tem po con ta n ta


impudenza. La so sta n za e 'io sp irito della sua politica sono tali,
come se in gen ere non e s is te s s e un D io e alcuna g iu stiz ia rim u
neratrice, non che un cristia n esim o . E g li ignor com pletam ente
che questultim o era da secoli il solido fon dam ento di tu tta la
vita pubblica e p riv a ta e il fa tto r e sp iritu a le p i im portante
delle nazioni europee. Il suo m odo di p en sa re tu tto p agan o;
il modello della sua p olitica b asato esclu siv am en te su lla forza
mutale e sul calcolo a stu to dellan tica R om a. D i g iu stiz ia in ge
nerale non si parla ; in alcuni p u nti il M achiavelli sorp assa in
efferatezza e durezza i suoi p egg io ri contem poranei. Lo ste sso
Cesare B orgia, ch' g iu n to ad a ssa ssin a r e i suoi vecchi alleati,
pure non ha m ai d istru tto c itt , com e raccom anda di fa r e in certi
casi i. quinto cap itolo del P rincipe, dove si d ice: C h i d ivien e
padrone d una c itt co n su eta a v iv e r e lib era e non la disfaccia,
aspetti di essere d isfa tto da quella . N essu n p asso del libro mo
stra pi chiaram ente, che esso noni pu e s s e r e sc r itto com e una

I 'i x k e .
Iter G ettante <le* gertchtcn limi he ili yen Kricgc, Freiburg 1915, 2!
" fr. HruciiREU. In L itcr Iieilage alla Kiiln. Yolkxzeitung 1015, n. 14, p. 110 8.).
Sulle Idee {Militiche esposte nel Principi' efr. pure H H X e r r a n d , Htudes itul.
::1(1-350: H M .-pot. HI. X('IX (1885) 15!); S y m o x i i s . The Agc o] th Dcxpot
- '<
2G3 s. ; F e s t e r . MaehinrcUi 157 ss., lt>5 s. ; F l a m i n i , Cinquecento l i s c i l i :
'il. H e x o i h t , .Uachiavcl et le M ackiarlixm e, i n H e i \ de* D e u x Monde 5* P r .
^XX111 liMMi), 521 s.. XXXIV ( l!MX!i 123 s. ; K. B r a i g , M achiavelli eia K la siik e r
Liberatim i u h , in .lagazin fa r. irolkxtiiml. Apologctik V ( litOft-07), 241 s..
> I 356 s. ; K. B r a x d i , in W cltgcsch. heruuxgeg. ron J. v. l FLrGK-HAttm xo
I '. IUrlin 1007. 174; B r a m i i , HenaiM ance 230 ss. ; B a u m g a r t x k r . W eltlU, VI.
<s-. 330 s. ; Il asse. Renaixsuncc 107 qq. K. IIeyer (Ite r Mach ia rei li* in a*.
l-erlin 1918) prova rinlinia insostenibilit del -sistema di Machiavelli, prescin
dendo affatto dalla morale cristiana. P er la storia dei giudizi formulati in
rmania su Machiavelli efr. A. K i . k a x in H ist. Zeilschr. ,CKIX (1010), 427-458.
V 1>. 5 il F ester ricorda Herder, elle nella 58* delle sue H ricjc su r HefSrderung
'r Ihunanitat per il primo ha apprezzato M. storicamente nella luce del suo
empo. Ik>i moderni difensori della teoria politica di M a lato del suol biografi
italiani Villari e'Tommasini (specialmente voi. II, ove 018 s. sono ricordati altri
aiodeml difensori) vanno nom inati: F. Tiiudichum , Pro M achiarell, Stuttgart
l'J7 (efr. Deu Iteli e L itera t urzeitung 1.S08, 2 8); R. B e ltz . M achiavelli, Ham,l!rii
Fester. M achiavelli 103-2IH e in B ell, aVAUgem. Z eitung ]Si.
24S (efr. W. Goktz in Hiator. Zeitxvhr. XiClV [1005], (158 ss.); S n io x and
Hi,xSi-SAJt. K ,m i inninee 215 ss.. .'123 ss. Intorno a frasi letterarie anteriori a
' I . nelle inali si rivela una (concezione politica del rinascimento italiano che
.'''Unra il Machiavellismo, ma non i' ancora svolta con conseguenza (come
presso 1 l ontano), efr. F . vox Bezol. .Ih* M ittclalter u. Hin a i nuance 257 ss.
V he 1$. H b lk r, Die K onxtanzcr H eform ai imi. I>eipzig 187, 384 s richiama
1attenzione su un parallelo pii) antico della teoria di M. In contrasto col Mahiavpllismo
Salam oxi nella sna o|iera De principatu dedicata a Leone X.
"a -fam{inta soltanto nel 1544 a Roma, anche nelle sue vedute politiche
'lene. pr con severe espressioni contro gli abusi alla Curia, principi 1 mo
nili e religiosi ; efr. V. C i a -x , Un tra tta tixta del Principe a tempo di fi.
'chiarelli; M. Salamoili, Torino 1000.

188

guid a p ra tica per L orenzo d e M edici. Qui si vede ch iaro che il


M ach iavelli esp o n e la su a teoria in astratto, senza r iflettere alle
con segu en ze im m ed iate delle sue d o ttr in e .1
Il m ed esim o dicasi della esortazion e d iv en ta ta fa m o sa , e che
m erit a lla u to re la fa m a del pi ardente apostolo d ellunit
d Italia, che nel v ig esim o sesto capitolo, fo r se a g g iu n to solo
pi tardi, e g li fa ai M edici di liberare lIta lia dai barbari. Ved esi, c o s eg li, com e la [ lIta lia ] p rega D io che le m andi qualcuno
che la redim a da qu este crud elt od in solen zie barbare. V edesi
ancora tu tta pronta e disposta a seg u ire una bandiera, purch
ci sia uno che la p ig li . Si con fron tin o con q u este parole le let
te r e p riv a te del M achiavelli sc r itte n egli anni 1513 e 1514.
Q uanto i alla unione degli Ita lia n i qui e g li o sserva voi
mi fa te rid ere: in prim a perch qui non v ien e in atto unit di
sorta per qu alsivoglia cosa buona, e poniam o che g'ii ste ssi capi
si uniscano, ci non basta, perch noi non abbiam o m ilizie che
v a lg a n o un danaro, a llin fu ori d egli sp a g n u o li; p er secondo perch
i m em bri non nono m ai str e tti c o i c a p i .2
L a sserzion e d ellu nanim e d esid erio d Italia com e tu tto lin
v ito a llunit e liberazione dItalia contenuto nel cap itolo v ig e
sim o sesto non altro che un gioco di fa n ta sia , che nuiia ha che
fa r e col pensiero fo n d am en tale del P rincipe. Il M achiavelli nella
sua politica non ha avuto di m ira un gran d e fine p a tr io ttico ; la
su a politica p iu tto sto non altro che il prodotto delle su e esp e
rienze personali e dei suoi stu dii um an istici. Q uanto eg li espone

i I V r c i flie d etto qui sopra cfr. il giudizio (li B a u m g a b t k R , (leseh


burlii l \ I. 531-532. col quale l accorda lincilo ili Fu. S c m . n o K (presso A V k i s s .
i r eUgesch. IV, IM3I. Questo consenso tanto pii! significativo, data la diver
sit del punto di vista da cui partono gli autori. Cfr. anche Fusto 160 *.
M a c h i w k i . i . i . Opere V ili. 7 5 s. R . u m o a r t e x . (leseli. Karl* I", I. 3 1 - 3 3 2
Nella Iteli, allAllgent. Zeiliing 1!WH. n (!5 anche Bbosch. riferendosi al capitolo
tinaie del Prncipe rimanda alla contraddizione colle .lettere al Vettori: Chi
cosi iiensava e tuttavia scrisse quel capitolo finale che spira entusiasm o. . . .
quegli non pu nel suo libro aver proseguito l'idea di insegnare a Lorenzo de
Medici come si dovesse unire e liberare l'Italia . Intorno allo scopo al quale
M. mir col suo libro, noi possiamo semplicemente dire: ci chegli voleva con
esso ottenere per la sua persona, era un impiego in ufficio pubblico di Casa
.Medici. Kclativamentv alle frasi di i l . nelle sue lettere suUunificnziouc del
l'Italia c f r . anche F e s t e s 1 4 5 . Invece non solo italiani moderni come I >'Ancona
t l l cim a tili tlclt'uniti) pulitini nei pin ti itnliani, Ho'onna ISSO. 1-103) e Tom mas i n i (II. 12(1 ss.) credono al vivo, ardente patriottismo di M.. che troverebbe
la sua espressione specialmente in questo 20 capitolo, ma anche B b etsig (Dos
i-ritte iivrtelja h rh u n ilert eurvp. Politile III. 41 appella quel capitolo un grido
appassionato del nazione Usino. <M nazionalismi) diventato politico, il pi
grandioso appello n un jmuioIo, che penna abbia mai si-ritto. K. .Ik n tsch . nella
Zi il. Wlen I!*13. n. 442<. del 21 gennaio) crede iu M. alla profondit del suo
possente dolore sulle condizioni della imtria sua . dal quale sarebbe nato il libro
lei Principe e clic nell'ultimo capitolo cromi** impetuosamente !

Il Principe di Machiavelli e i Discorsi.

nella sua celebre opera in sosta n za non che la rap p resen ta


zione e il p erfezio n a m en to siste m a tic o della p olitica effettiva del
suo tem po, la quale non con osceva preoccupazioni m orali n in
pubblico n in p riv a to e se<nza scrupolo di sorta fa ceva uso della
forza e dellin gann o. Il M achiavelli col lodare apertam ente questa
orrida poilitica, a g g ra v a ta anche da alcuni tr a tti tolti a llan tich it
pagana, siccom e il nocciolo della p ru den za di stato, credeva di
potersi raccom andare a L orenzo de M e d ic i.1
idee a ltretta n to p erico lo se sv o lg e il M achiavelli nei suoi Di.-corti sulle deche d i L ivio. F in dai p rim i capitoli Rom olo v ien e
scusato di avere ucciso il fr a te llo e di aver fa tto a ssa ssin a re il
suo collega. N m ai dice il M achiavelli, uno in gegn o sa vio ripren
der alcuno d'alcuna azion e stra o rd in a ria , che, per ordinare un
regno o con stitu ir una repubblica, u sa sse. C onviene bene che ac
cusandolo il fa tto , leffetto lo sc u si . E in altro luogo il M achia* eli: d ice: D ove si delibera della sa lu te della patria, non vi
dehbe cadere aGcuna con sid era zio n e n di g iu sto n d in giu sto,
n di pietoso; n di cru dele, n di laudabile, n d ignom inioso,
; nzi posposto o gn i altro risp etto , seg u ire al tu tto quel partito
che gli salvi la vita e m an ten gale la lib ert .2
Che un uomo com p reso di tali idee non solo si m antenesse
estraneo al C ristia n esim o e a lla C hiesa, ma che pure in tim am en te
'! osteggiasse, cosa ev id en te. Il M achiavelli, pi pagano che
cristiano, scettico perfetto,'' pien o dodio fu r io so contro i preti,

: B a i- m i a k t k n lo c . e i t . I , 53 -33A . |C f r . a n c h e S a i t s c i i i c k

-477

s. P e r i p u n ti

vistili.

i q u a l i M . r a p p r e s e n t a C e s a r e B o r g i a c o m e l ' i d e a l e d e l s u o p r in 1. i fr . B k x o i s t , f'caiir IIornili


s s . : .S y m o m : h . The t//< o f th licapota
- : F k h tk r .

M. an ch e
1 n ansl a

tu tto

M achiavelli.

*'J s . P i a t z h o p p

il

|i r i n i o .

che

II

in o n d o

In

ha

a v u to

p r a s si,

tin o

M ordhefugnia IMI.

j s

s s .i

il c o r a g g i d i

esp orre

a llo r a

g e lo s a n ie n te

te n u ta

r ile v a

c h ia r a m e n te
seg reta ,

I' ; a s s a s s i n i o p o l i t i c o e il i s t i g m a t i z z a r e c o m e v il t f t e m e n z o g n a q u a l n i a r i o r r o r e
l* -r la s u n a p |> l l c a z l o n e ( p . 2s) .
- D ia c o n i aolir In p rim e deca di T ito l.ir io I . e . !l :
" h "i relli j | j -_>< s .. :t( t : I X a s i i m , f i n f/iteceli lo 2.1 s . ;
' in n o n e g a r e c h e e g l i [ n e i D ia c o n i] h a r a c c o m a n d a t o
to r i e r e g g ito r i d i S t a t i

-I-

l" r il r a g g i u n g i m e n t o

m e z z i n o n s o lo
d e i lo r o

scop i

III.
4 1 . V iix a M ,
F k k t k k 14! : N o n
p it i d 'u u n

v o lta

im m o r a li, m a d ir e t t a m e n t e

(c fr .

a n c h e ib id .

1 5 4 s .)

al

d e lit -

Sui

Di-

v. a n c h e T o m m a s i n i i l , 14!* s .,1 0 2 - 1 0 . S n l M a c h i a v e l l i q u a l e s t o r i c o v e d i
i l > T n t,

fleaeh. der netterai Hiatiiviof/rnphic

' f e r i s c e e r o i c h i' in

r 'l>

dal

q u a lc h e

: e ]K>r i n n a l z a r l e a
f a l s a r e l fatti .

F . F a l c o . A'.
- u i i r . m e n t r e C ia n

m odo

i 1 s . 121. N e l l o s c r i v e r e s t o r i a e g l i

r is |* > n d o n o

a lle

te o r ie

fig u r e id e a l i in q u e s t o s e n s o , e g l i n o n

e s |x s t e

"r

Prin-

M achiavelli ( L u c c a 1NSH5) 1 5 . c h i a m a i l M a c h i a v e l l i u n p a (G ioiti, il. UH. N X I X . 5 3 1 ) I ti tra tta tista ilrl P rin c ip e

v < r t v b U . d e s i g n a r l o p i u t t o s t o c o m e u n o s c e t t i c o . K . B r a m ii
'l^ n r x o ,

n el

r ifu g g e n e a n c h e

M i llycach.

IV ,

it e r liu

1HI7. 174 d

q u e sto

g iu d iz io :

(in

I V i.r n K -

M a c h ia v e lli

li c o l o r o , c o m e v e n e s o n o s e m p r e s t a t i , c h e n o n e r a n o n r e l i g i o s i , n s e n z a

l'-'g iu d iz i,

ma

s e m p lic e m e n te

in d u r it i

co n tro

la

C h ie s a

il

c r is tia n e s im o .

Introduzione.

e seg n a tam en te contro i papi. C ontro essi gli appariscon o leciti


tu tti i m ezzi, anche i pi delittuosi. E gli biasim a G ianpaolo B ag lion i, perch questi n ellanno 1506 s i lasci sfu g g ir e la bella
occasione di fa r prigion iero con la stu zia il capo della C hiesa. E
cosi scriv e di lu i: [Il B aglion i] non seppe o, a dir m eglio, non
ard , avendone g iu sta occasione, fa r e una im presa, dove ciascu n o
a v esse a m m irato lanim o su o, e a v esse di s lasciato m em oria
eterna, sendo il prim o che avesse d im ostro ai prelati q u an to sia
da estim a re poco chi v ive e regna com e loro, ed av esse fa tto una
cosa la cui grandezza a vesse superato ogni in fa m ia , ogni pericolo
che da queJla potesse d ip e n d e r e .1 P ersin o i nem ici pi d ich ia
rati del papato designano questo passo com e satu ro di odio
contro il prete e com e orrendo per la n egazion e che v i tr a
spira di ogni principio m o ra le.2
I/o d io del M achiavelli non si esten d e alla sola persona, ma
va lino atlla cosa. E gli riconosce b en s ed in siste su llim portanza
e la n ecessit della religione per ogni principato, m a la religion e
per lui non altro che una pia frode. A i su oi occhi una religion e
p erfetta deve m irare ad uno scopo politico : e ssa d eve prom uo
vere il p atriottism o e il patriottism o alla pagana. P erci il p oli
teism o rom ano tanto lo seduce, da raccom andarlo com e lideale
d una religione p o litic a .3 Come per gli antichi p agan i, co s anche
per il M achiavelli la religione non altro che un istitu to politico,
un espediente politico per guidare g lidioti, e la sua fortu n a ap p a
re a lui so g g etta alle leggi di una fa ta listic a rivolu zion e com e tu tte
le altre cose di questa terra. 1 P er il C ristian esim o non ha alcuna
sim patia, anzi gli sem bra che la religione del S a lv a to re sia p eri
colosa ier il suo ideale di stato. La religione n ostra, e g li scrive,
richiede che abbia in te fortezza, vuole che tu sia a tto a p a tire
pi che a fare una cosa forte. Q uesto modo di v iv ere p a re che
abbia reso il m ondo debole e datolo in preda gli uom ini scellera ti.
La religione a n tica beatificava solo gli uom ini p ie n i di m ondana
gloria, com e cap itani di eserciti e fon d atori di repubbliche; la
nostra invece ha glorificato pi gli uom ini um ili e con tem p lativi

T o m m a s in i in v e c e p e n s a ( l i , 7 P 4 ). c h e ir . s la s t n t o u n b e f f a r d o , m a n o n u n a t e o
e In l u n g h e , a M in -ta n c a
fr o n te a lla

v e r tm s e s p ie g a z io n i

r e lig io n e c o m e q u e lla

s p i r it o d e lla
7 2 0 s s . e in

n o v e lla

lio c e a e r e ^ e a d i

X. An!(tinaia

d ife n d e

il

su o

p u n to

di

v is ta

tcoUiffia coni pii ra t in i a la ica le


a n e ll i {M ach iavelli II. tMiSsas.

di una
tre

di

d e llo
7 0 4 ss-,

C t XXXIX ( 1 9 1 1 ) . 5 2 9 - 5 4 8 ) .

1 D incorsi I, c. 2t.
3

< ti d i z i o d i K r o a c h ,

< } h ,o k o v u - n .

!.. B orgia

'fittiti* l .

s. ; S y m o n d s,

a lla c o s a e f r . a n c h e F k s t e r S 3 s. ; F l a m

1 2 $ : c f r . G iu m m . M ichelan gelo I r* 13*2


T he Ago o f Ihc Jlespota 3 6 3 . Q u a n t o
i n i , Cinquecento 1<.

1 O xvk n l 'MI. < f r . la d i s s e r t a z i o n e g i c i t a t a


ti a i * a are . iR efonnaton 2 2 .

lltVM.KR 7 2 .

d i E llin g k r 2 7 ;

W k k n le .

R e

Machiavelli contro la religione cristiana e i papi.

141

che pii a ttiv i. E ssa ha p osto il som m o bene nella u m ilt e n el


labiezione, nel d isp rezzo delle c o se m on dan e; quando laltra lo
poneva nella g ran d ezza d anim o, n ella fo r z a del corpo ed in ci
che rende audaci gili uom ini . 1
Come della relig io n e c r istia n a , cos a n ch e della C hiesa, del suo
prim ato e del suo sacerdozio, q u esto scritto re, tu tto pieno di p ar
tigiano osseq u io v erso le a n tich e idee pagane, non conosce che
la caricatura. L a quale relig io n e scriv e eg li ip ocritam en te e in
contradizione coi f a tti m a n ife sti se si fo s se m an ten u ta quale
venne istitu ita dal su o fo n d a to re, le cose sarebbero procedute
altrim enti e pi fe lic i a ssa i sarebbero sta ti g li uom ini. M a quanto
essa siasi in vece a lte r a ta e corro tta pu ved ersi da questo, che i
popoli i quali si tr o v a n o pi v ic in i a R om a, sono quelli appunto
he meno ci cred o n o .- Il M ach iavelli che qui im puta alla C hiesa
'luanto a v v en iv a a d an n o di essa , sap eva p ur bene, che con questa
^ua odiosa sp ie g a z io n e e g li v e n iv a a tr o v a r si quasi solo. P er ch
vi sono alcuni i q uali cred on o dice e g li ste sso che il benes
sere dItalia dipenda dalla C hiesa di R om a, v o g lio addurre contro
di essa due ragion i p r in c ip a lissim e . La p rim a di e s s e non che
una ripetizion e di q u a n to egli aveva o sse r v a to innanzi, che cio
a causa del c a ttiv o esem p io d ella co rte rom ana lIta lia avesse
perduto ogni p iet e ogni r e lig io n e !3 Q uesta a sserzion e con trad
dice direttam en te a lla v e r it ; 4 lo zelo p er la relig io n e cristia n a
filile labbra di un uom o, che n el m edesim o tem p o d ich iara il C ri
stianesim o pericoloso p er lo S ta to , n on ab bisogna di esser e pi
lum eggiato. L a seco n d a obb iezione sim ile per valore alla prim a,
poich essa v u ole che solo i papi sia n o d a in colp are d ella d iscordia

1 l>i*cor*i II. c. 2; cfr. V ix x a b i II2. 302 s. ; Tomm\8ixr II, 722 s.


Discorsi I, c. 12. V n j . A i t i II2, 300; H i i t l e r 73: M. R i t t b r . D ir E n tw ick
lung iter (leschichtneisxenschaft, Mnchen u. Berlin 11)19, 142 s.. 144 s. Quanto
>ia ingiusto voler col .Machiavelli gettare sui soli papi la responsabilit dei
sordini politici d Italia, vien fatto notare dal W b g e l e , D ante' s Leben (3* ed.
iena 1S79) r>. ( 'fr. la citazione del nostro vol. I, 23. n. 2 (ed. 1931). V. anche
H' n.KH in Jlist. poi. Hl. XLVII. 424: F u eteb , (esch. der neueren H istoriographie
' *n forte avversione d i (M. a l spapato ha specialmente la base politica che egli
ad esso principalmente ascriveva la colpa dellItalia in frammenti (D iscorsi
Livio I. 121. Per lui, totalmente irreligioso, il papato come Istituto religioso,
non esiste affatto . T o m m a s i x i (II. 710 ss.) tratta deUostilit politica di M.
ai papato approvando dal punto di vista di un moderno italiano avverso alla
Illesa.
I.a prima . che per gli esempi rei di quella corte, questa provincia ha
Perduto ogni divozione ed ogni religione. D iscorsi I, c. 12. Cfr. T o m m a s i m II,
70(5.
*
1 fr. quanto esponemmo sopra p. 10 ss. MArT.nK (Origines 123) osserva
r"titro il Machiavelli, che non la Curia ha guastato l'Italia, ma che invece la
irru zion e degli Italiani intacc anche la Curia.

142

e della debolezza dItalila.1 Come storico il M achiavelli avrebbe


potuto sap ere che solo Roma, com e c itt m ondiale e cen tro del
lantica poten za e coltura, poteva essere la p rop ria e degna sede
della C hiesa u n iversale fon d ata da C risto e ch e so tto la sig n o ria
dei papi essen d o sta ta il punto di partenza per le pacifiche con
q u iste della c iv ilt cristian a, Roma aveva ad em p ito una m ission e
infinitam ente pi benefica di quella della n tica Rom a, quando i
popoli venivano calp estati dal suo piede di b r o n z o .2 II M achiavelli
om ette di osservare, che uno Stato u n ita rio m ilitare e a sso lu tista
avrebbe d istru tto non solo la ricca v ita m unicipale e provinciale
d Italia e avrebbe a sso g g etta to la nazione al g iogo tir a n n ic o di
un despota, ma di pi avrebbe reso im possibile il m agnifico rifio
rim ento della scienza e d ellarte, ch e rim arr la g loria perenne
d ellItalia del rin a scim en to .3 P er tu tte queste cose il M achiavelli,
stretto nel cerchio m agico delle idee antiche, non aveva n sen n o
n intelligenza. Il papato per lui la radice di ogni m alan n o; esso
ha corrotto la religione e lo Stato, perci deve e sse r e estirp ato.
P are che il M achiavelli non abbia riflettu to com e in questo caso
sarebbe stata an n ien tata lunit religiosa e con ci anche lu n it
politica della nazione italiana. Lultim a sua m ira d oveva del resto
spin gersi ancor pi in l dellann ien tam en to del papato e della
C hiesa rom ana. P er un uomo che poneva lo S tato al di sop ra di
tutto, sopra la religione com e sopra la m orale, non vi p oteva e s
sere altra m ira da quella di laicizzare la religion e. L ogicam ente
il M achiavelli doveva adunque d esiderare di vedere in sed ia ta lan
tica religione rom ana, o quello chei chiam a p atriottism o, al posto
della religione cristia n a e al posto della C hiesa u n iversale lo S ta to
n azionale divinizzato, che legge e fine a se m edesim o . *
i l)icnri I, e. 12. Cfr. F l a m i n i . Cinquecento 28 s. .V questa accusa (11 i l .
(litro 11 |iii|> ii(o (lutilo onusti (lolla divisione (l'Italia consente il G u i c c i a r d i n i
nelle sue osservazioni ai discorsi del XI. su Livio (Opere inedite I. Firenze 1857,
27 ss.). Cfr. H r k y s I o . I t o e n te Yicrteljahrliiindert I I I . fi. Circa l'influenza del
Critieipe di \ |. sullo svolgimento della concezione irreligiosa della storia o della
vita in Italia e in conseguenza nuche sulla ostilltt derivatane contro il papato
e lo Stato temiHirale. cfr. Hebgenr8tkk in H ist.-pol. li. XI,IV (1859), 757 o Der
hirchenxtaat neit der fra n si . Rerohition, Freiburg 1860, 215.
a H rPLKR 73.
! C a n t i - I. 1118: cfr. liks la memorabile sentenza del G u i c c i a r d i n i che giu
dica non desiderabile la formazione (l'uno Stato unico nel senso di Xlaeliiavelli.
V. a m l i e K . F i s c h e r . Gegch. der Pii ilo, I ' , 75; V i i x a r i I 3, 5 s . : F k b t e r 144 s .
Sulla differenza dello idee lwlltiche di Guicciardini da quelle di M achiavelli in
generale cfr. XI. H a r k i i a u s k n . F i'. Guicciardini polilixchc Theorien in eincn
Opere inedite. Heidelberg 100.8, 88, 9 9 s. ; cfr. in proposito K. W k r n e r in hit.
Kiuultclian 15*11, 450 s.
*
In questo senso d esprime quasi a parola un critico, che certo non parla
da un punto di vista cattolico: K. ' F i s c i i e r , Gcteh. d. Pii il. I \ 86. t'ir, anche
H a i k n k r in K utholik 1875. I. 234 : G a s p a r v II. 3 56s.; C a n t i : I. 192s. e C a r
r i ! r i a li s. circa l'esagerazione del concetto di stato del Machiavelli.

Gravi mali nella Chiesa.

14

Non pu fa r m era v ig lia che un uom o, il quale p ro fessa v a ta li


idee e che in te o r ia e in p ra tica era un m isto di cinico e d i ep i
cu reo,1 ven isse in ultim o dai suoi proprii connazionali rigu ard ato
come un fu r fa n te e che non si v o le sse cred ere alla sua conver
sione sul letto di m orte. L a ca g io n e d ellodio u n iversale che p e
sava sul M achiavelli, sc r iv e il V arch i, era la licen zio sit de>l suo
parlare, la su a v ita scan d alosa e la su a o p era Del P rn cip e . 2 In
questo libro p ervien e a llap ogeo quel fa ls o rin ascim en to pagano,
il cui trio n fo avrebbe m an dato in rovina la nazione ita lia n a .3
Per quanto q u este id ee ch e il M ach iavelli esp on e circa le con
dizioni ecclesia stich e dallora debbansi sca rta re com e una cari
catura, egli per in d u b itato, che una gran p arte del clero ita
liano, dal fr a te m en d ican te fin su al 'capo suprem o, aveva la su a
tuona porzione in q u a si tu tti i m alan ni finora d escritti. Quanto
pi la C hiesa era v en u ta crescen do in in tim a com unione con tu tta
la vita pubblica e sociale, ta n to pi a n ch essa ven n e m in acciata
dai pericoli del m ond o nei suoi m em bri e n ei su oi rap p resen tan ti
infetta dalla m ondana corru ttela. L egoism o, lorgoglio, la cu
pidigia, che si m a n ifesta v a n o n ella sim o n ia e n ella in au d ita accu
mulazione di prebende, il fa s to e la so n tu o sit , i pi raffinati e
grossolani piaceri sen su a li a v ev a n o tro v a to una la rg a diffusione
fra gli uom ini di C hiesa. I lam en ti dei c o n te m p o ra n e i4 che fa n n o
spavento, n um erosi e in d u b ita ti f a tti m ostrano quanto fo s s e
grande la corruzione.
Il p eggio poi fu che neanche la sa n ta Sede and im m une da
tale corruzione. La m on d an it com incia in e ssa con P aolo II,
rasce sotto S isto IV e Innocenzo V i l i e g iu n ge a llapice sotto
Alessandro V I, che con la sua v ita im m orale contam in tu rp e
mente la Sede del p rin cip e d egli a p o s to li.0 L a dem oralizzazione
di quel tem po a ttr a sse la tten zio n e anche di o sservatori stra n ieri,
come il cav a liere A rn oldo von H a r ff.7
1

(in d iz io

d i R e i' m o n t in

- V a r c h i I. 150. Cfr.
1 A nche G r e g o r o v itts
n is tic a a n d a v a

L it.-B la lt

t r c k iia r d t

(L .

Borgia

I-,

124)

d i B o n n 1 sTJ. 1 4 7 .
S2.
d o p i n i o n e , c h e q u e s t a

c u ltu r a u m a

u b r i a c a i n c o n t r o a l l a b i s s o c h e l a d o v e v a i n g o i a r e .

* O l t r e a i d e t t i d i l i o

I I , N ic c o li) C u s a n o e

D o m e n ic o d e P o n w n lc h i,

a l

le g a ti n e l v o i. I I d e lla p r e s e n t e o p e r a 1 7 5 s s ., c o n f r o n t is i, p e r r im a n e r e s o lt a n t o
' " il n o m in i

d i s e n tim e n ti e c c le s ia s t ic i, l e

K o n r a i c u n d e A k k v a i.o .

Specu lim i rita c

1 H .'is ile a e 1 5 0 5 ) 5 7 0 s s . ; P i k t r o
: B a i t . AI a n t u a n u s ,

c u i p a r o le h a n n o

I I , 2t>:

A I a r b o p r e s s o Z a b i t . h i . n . / .

D e calam itatibii* lem p. libri

in o lt e e s p r e s s i o n i d e i p r e d i c a t o r i d i p e n i t e n z a
M 'd e m a sx 2 1 8 s . ; q u e s t e

un

v a lo r e

d o p p io .

L ai r k n t. J i s tix ia n u b ,

J.i lo

Opera

I. R o m a 1000.

/ / / , s p e c ia l, p. 5 0 8 8 . e l e

r a c c o lte in b u o n

num ero

u ltim e d e b b o n o p e r e s s e r e a p p r e z z a te co n

p resso

c a u te la .

5 C f r . i l n o s t r o v o i . I I . 3 7 2 s .. 4 2 3 3 ., 4 5 0 . 60J s s .
* A ltr i p a r t ic o la r i in p r o p o s i t o v .

A. vox H a r f f ,
X I . 1 4 4 s .) .

P ilg erfa h rt

3 0 -3 7

sotto,

li b r o I e I I .

(v e r s io n e ita lia n a

di R

eum oxt

in

A rd i.

144

Introduzione.

U n quadro a ffa tto tr iste ci presenta anche la v ita di m olti car


dinali, vescovi e p relati del tem po, i quali accu m u lavan o nelle
proprie m ani benefici su b en efici1 e non si p eritavan o di condurre
una v ita n ien te affatto ecclesia stica, anzi del tu tto m ondana e
peccam inosa. La crisi m orale nel C ollegio card in alizio avvenne
sotto il pontificato di S isto IV . 2 D urante il govern o d Innocenzo V i l i il g u a sto giu nse a t a le ,3 che dopo la su a m o rte pot
v en ire eletto per corruzione un A lessandro V I. Quali uom ini im
m orali en tra ssero nel senato della C hiesa so tto il B o rg ia , ce lo
m ostra uno sgu ard o alla vita d un Ippolito dE ste, d un F rancesco
Iloris, d un C esare Borgia e di a lt r i.4 Solo con G iulio II com inci
alm en o in parte un certo m iglioram ento, sebbene a n ch e g li fr e
g ia sse della porpora uom ini indegni com e S igism on d o Gonzaga
e F rancesco A lid o s i.5 Soltanto dopo la m et del secolo XVI torn
a prevalere nel C ollegio cardinalizio lindirizzo stretta m en te ec
clesiastico.
N on pu fa r m eraviglia, che con tale sta to di cose n e llalto e
suprem o clero la disciplina ecclesiastica fo sse rila ssa ta su su fino
ai pi alti gradi del clero, e come anche fra il clero regolare e
secolare prendessero sem pre p i piede d isordini e sregolatezze
m orali dogni genere.

* Ksompl presso Boscot:. Leo X. I, 21; C a st I, 21 e sotto nel corso della


esposizioni- propriamente detta.
a Cfr. il nostro voi. II, U08 ss.; V. inoltre J. Schi.kcht, A ndrea Zam om etic.
Piiderbom 11HK!, 55 h. : Rodocanachi, Rome au tem p i de J u le t 11 et de Leon -\
5 ss., i> ss., 57 ss,.; Ulein. L e tu.re de cardino ujc ram aio de lo R ena ance, in
Iter de quest. hit. I.XXXIX (1011), 414 ss. Su abusi e mondanit uelltipiscopato efr. Tacchi-V k.nt v ri I. 15 ss., id i ss.. 166 ss. Che molte volte proprio la
gente pili inetta brigasse di ascendere a sedi vescovili, vien lamentato da B apt.
M asti; anu*. Ite vita beata 182.
a Vedi sotto, libro I. specialmente il cap. 6.
* Altri particolari Intorno ai suddetti si diranno nel corso della narra
zione. Sul cardinale llorl> vedi Iakis di. C h assis tsl. _1K llis g e r 372. P el car
dinale Ippolito dEste vien riferito, d ie prendesse a servizio degli assassini por
a cricca re II suo fratello germano Giulio, perch un'amante del cardinale aveva
trovato Ih'IU gli occhi di lui! Gkf.cohovu^s, Oiav, Cortei/iano 35; Rooocaxachj.
Rome 78; L. S ch m id t. Die Renaissance hi Urie feti II, 120 s. Cfr. anche H e s x a v t. Le Mal francai* i) rtp o q u e de lexpeditioii de Charles V i l i en Itali*
( Paris 1886) 24 ss.. 41* ss. T u r a s s i: . D jem -Snltan 304 s. Sul lusso o la prodiga
lit del cardinali v. fra nitro Gabb. B a r i j . t t a , Serm one t. 87 e B o h m e r . R oiti
fati rt 117 s.
6
Dell'Alldosl si parler pi diffusamente sotto nel libro III. Sulla scostumatezza dol cardinali S. Gonzaga e Cornaro cfr. la testimonianza presso Luzio,
F. Oonzoi/a 4IV-47. Quali fossero le condizioni anclie al tempo di Giulio II lo mo
stra la relazione dellamba sciatore estense in data di Itonia 17 giugno 15 0 6
intorno al favore, d ie la cortigiana Imperia godeva presso diversi cardinali.
A r c h i v i o di S t a t o i u Mo d e n a .

Mali nel clero e nei conventi.

Il

145

sale d ella te r r a per m o lti tito li era d iven tato scip ito, ma

dove la purezza dei costum i sv a n isce, iv i per lo pi nem m eno la


fe d e rim ane in ta tta e a ci ven n e ad a g g iu n g e rsi anche lazione

del falso rin ascim en to p agan o p er condurre non pochi al tra v ia


m en to . P reti lindegni di q uesta rism a eran o quelli che ad E rasm o
e a Lutero, al tem po d ella loro v en u ta a R om a so tto G iulio II,
p o rsero occasione delle loro te tr e d ip in tu r e .1 In g iu sto tu tta v ia
il c r e d e r e ch e il m arcio del clero s ia sta to p roprio in Rom a pi
irrande che altro v e, poich abbiam o d ocu m en ti ch e provano le s i
s te n z a d ella corruzione d el clero in quasi tu tte le c itt d ella p en i

sola ita lia n a .2 In parecchi luoghi, per es. a V en ezia, le cose an d a


va n o a s s a i p eggio che a R o m a .a Che, date ta li circostan ze, ven isse
a ffa tto a sv a n ir e in m olti luoghi lefficacia e il risp e tto per lo stato
sa cerd o ta le, com e d ep loran o m o ltissim i c o n te m p o r a n e i,1 cosa
naturale. L a im m oralit del clejro era c o s d iffu sa e grande, che
si le v a r o n o delle voci per ch ied ere il m atrim on io dei p r e ti.5 Contro
uno scritto d i qu esto g e n e r e R oderico de S a n ta E lla com pose un
tr a tta to dedicato a S isto IV."
1 Gfr. N o l h a c , E rasm e en Ita lie 70-79 e H a u s r a t h 57, 69; T a t i i a m , Erai n Italj) 659; B o h m e r , Jto m ja h rt 106 s . , 130 s . , 141 s s .
In generale efr. C a n t I, 201 <. V er Genova cfr. B e l g r a d o 473 s ; per Ve
rona Tiib. Quartalschr. 1859. 1 6 ; pei F rinii Cian in Giorn. il. L ett. XXIX, 4121-1; per i'erugia B o n a z z i II, 729 s. ; per Orvieto D iario ili Stp. T o m m a s o 736;
r Fermo L e o p a r d i , N. B u onafede 18; Per Ferrara S o l e r t i , Vita ferrarese in
tti il. Uoiiiayiio 3* serie X, 18; per Jiepi D iario N epesino 121, 131, 157; per
liieti II it. Jahrb. V, 347 ; per Pavia * editto del dnea di (Milano al podest di
lavia in data 1470, 27 settembre (lagno su preti ehe si aggiravano qua e l di
'tte senza abito clericale). A r c h i v i o m u n i c i p a l e i n P a v i a . Anche
u Sicilia i disordini nel clero erano gravi. Cfr. il * breve di Sisto IV agli
'l'iiti di . Maria de Bosco e S. Placidimo, dato da Roma 4 novembre 1475.
Editto del vicer, da Palermo 26 ottobre 1500, contro i preti concubinarii.
lutti e due questi documenti nellA r c h i v i o d i ' S t a t o i n P a l e r m o .
SiiUacettia d'avarizia fatta a l clero cfr. F r . V e t t o r i , Viaggio in Alemanna
' l'*J7 quale inviato fiorentino a Massimiliano 1), Paris 1837, 115.
* Ofr. oltre al B r o s c H in Ilintor. Z e itsc h rift di S y b e l XXXVII, 309 s . anche
1 1 in i uni libertinaggio 22 s., 30; M a l a g i i z z i - Y a l e r i 145 e di ** breve dInnonzo v i l i del 31 ottobre 1487. A r c h i v i o d i S t a t o i n V e n e z i a ,
rea lo stato delle cose in Roma abbiamo testimonianze non dubbie in Bur' h a k d i D iarium I, 2 4 0 s., II, 7 9 s. V. inoltre: ** P. C a m u d u b , venerali, fr a tri
Antonio ord. J cuna tur., dot. M ediolani 1453 Jun. S, Cod. 235 della B i b l i o tfl c a A m b r o s i a n a di Milano, lettera di P. B a r k o c i u s del 1481 in Anec"ta l m e t a , ed. C o n t a r i n i f . 202; cfr. inoltre F l . A m b r o s i u s , De reoux genti
cripti operibux Bapt. M antuani (Taurini 1784) 186; F r e h x III, 186;
' i i i j t , Pi ut, a
m t 50 Q s. ; R b u m o n t III 2, 457 s. ; G o t t l o b , Cam. ap. 25s.
* l 'fr. G a b r . B a r l e t t a , Serm one f. 35.
5 'fr. Theinkr, Die E in fiih ru n g der erzicungenen Eheloxigkeit (nuova ed.
Nippold, Barmen o. J.) I l i , ,128 s.
* * ItoDKRiri de Sakcta E l l a (cfr. Graesse, T rtxn r VI 1, 143. Haij, Rep.
' 13s., 31-32. M azzetti, P rof. Boi. [1847J 2<i6s.) contro im pugnatorem ceibatu et costituti presbyterorum ail X ix tu m P. M. Magnifico codice del rinaimento con larma di ISisto IV. Cod. Vatic. 3639. B i b l i o t e c a V a t i c a n a .
' n i

P a s t o r , storia de, papi , I H .

10

Introduzione.

T risti oltre ogni dire erano le condizioni in n on pochi conventi.


In m olti di q u esti i tr e voti essen ziali di ca stit , povert e obbe
dienza ven ivan o violati. ' M oltissim i religiosi, dice il francescano
Roberto da Lecce, non lo sono pi che di n o m e .2 Quali c a ttiv i ele
m enti a lb ergassero molti conventi lo m ostra lesem pio del pittore
F ra F ilip p o L ippi e del novelliere Bandello g i ricordato, che per
viveva per lo pi alle c o r ti.:: Anche in m olti m onasteri di m onache
la disciplina era seriam ente r ila s s a ta .4 E com e avreb b e potuto
essere altrim en ti se frequentem ente i gen itori co strin g ev a n o le
loro figlie a prendere il velo, per non dover d a r loro la d ote? Cos
sp esso i conventi di m onache scesero alle condizioni di m eri isti
tuti di ricovero. Se un vescovo zelante te n ta v a di ricondurli al
loro scopo originale, urtava contro la opposizione d ei laici, che
facevano appello ad antichi d iritti. A d isp etto di ta li disordini,
che non fa cevan o altro che offrire m ateria ab b on d an tissim a alle
satire, non pu d altra parte negarsi a llep oca del rinascim ento
la ttesta to che vi sono stati superiori d i Ordini religiosi bene in
tenzionati, com e ad esem p io E gid io da V ite r b o ,5 pii v escovi, come
A ntonino e Lorenzo G iustiniani, e anche non pochi papi, i quali
furono instancabili nel fare sem pre nuovi te n ta tiv i di riform a.
P recisam ente quanto alla riform a dei conventi si fecero cose im
portanti." U na grande e duratura efficacia sul rinnovam ento del
buono sp irito nei chiostri e sul m iglioram ento d ei costum i del po
polo lesercit in Italia specialm ente la con gregazion e dei B en e
dettini di S. G iustina d i Padova fon d ata nel 1412 dal veneziano

i (lfr .

Cronica ili llulatiun

M o i.m k .n t i '-1>1

( II,

588 s .l;

73(1. W o i .r

Diario ili

I. 8 5 7 .

Gt'DEM AKN I S I S s .

T om m aso

T r e in e b - N u * p o i d ,

S ii.

E infu h ru n g

dcr ergirungcncn K h llo tig kcil I I I , 1 0 1 . G h e r a r d i , D ocum enti <>!>s. C a n t I.


S o hcrlftcn li. p i . A m h r o s i u s , llapt. M antuanu* 1 9 0 . iM o r
soi.r.v. L'A bate iti Monte s'ubo*io 4 s. BOllct. ut. il. S v i::, itili. Vi l i , 234. l fI .i s h i k r . TCJtei 542.
s K o b . d e L i t i o , Qua drag. de peccali * 5 3 . I l p r e d i c a t o r e l a m e n t a s p e c i a l 2 0 5 . H k i m o n t , A7 .

m e n te

l'im m is c h ia r s i

(lfr . s o p r a
m o lti

sen za

v o c a z io n e

a c c e tU n z io n e . S u
tK o o U

d el

(w d l

fr a ti

p. (K> e p e r
c i

n e lla

cu ra

il L l p p i s o t t o

en tra v a n o

in s is t o n o

nei

d 'a n im e
p. 168.

c o n v e n ti

dove

H o h k rto da L e c c e

M a la u v z z i- V a i.e r i

n e lle

p a r r o c c h ie .

11 m a l e

p r in c ip a le

tro v a v a n o

(S en ti.

35)

era, che
facile

tr o p i

B enedetto

da

1 4 2 ).

* Ksempl negli Animi. Bonon. 807 e presso Bklgrano 477 s.\ 482. Cfr.
Bossi. Recup. F in ii, e pini. 42, 43. Sanuto IV, 305 e Oiorn. lig u stic o X II, 37 s. ;
M erli, V ita di S. B ernardin o da Fi lire ( i l s. ; i l . Itosi, L e m onache nella v ii
genovese dal noe. A l a l .XVII. In A l ti d. Hoc. L ig. di st. patr. XXVII (1S1*5>.
8s<., 17 ss., 1S3 ss. ; F rati, l 'ila p riv a la di Bologna 1*3 ss. ; B o d o c a x a O H I , La
/em m e ilnl. i t l s s . . 2.'!! ss. ; T u c h i V en tu ri 1, 143 ss. ; T a m a s s i a , La fa m igli'1
ilal. 311 ss. ; M a i . . \a r zzi -Vm.kk i 14J s.
* t 'f r . L a m m k k .

K irchenyeach.

6 5 s. ; B o h u e r ,

* ('ir e a le s o lle c it u d in i d e i p a p i v . i l n o s t r o
18 1 s s . . 3(11. 5St e
H vform aiion 2 2 s .

iu m o l t i l u o g h i q u i s o t t o ,

lu

v o i.

R o m fa h rt

I,

3 5 0 ss.

g e n e r a le c f r .

4 !> s .
(ed . IS S I );
W e iss ,

l'o r

IL
def

Mali nel clero e nei conventi.

147

Lodovico B a r b o .1 Q uesta non solo fon d m olte n uove case, com e in


Bassano, sul m onte A g r ia n o p resso V erona, a G enova, S. S p irito
presso Pavia, S. D io n isio a M ilano, m a in v i pure dei m onaci nei
conventi gi e siste n ti p er p rocedere a lla loro riform a. (In pro
cesso di tem po m olti co n v en ti ita lia n i d i B en ed ettin i aderirono
alla nuova rifo rm a : cos S. M aria in F iren ze, S. P aolo a Roma,
S. Giorgio M a ggiore a V en ezia, il P oliron e n el M antovano, S. S e
verino nel N apoletano, S. P ietro p r e sso P eru g ia , S. P rocu lo presso
Bologna, S. P ietro p resso M odena, S. P ietro de G lisciate in M i
lano, S. S isto p resso P iacen za. M en tre m olte v o lte le riform e dei
conventi non fu ro n o che p a sseg g ere, q u esta riform a dei ch iostri
lienedettini h a il m erito dessere sta ta una rifo rm a d u r a tu r a .2 Di
c i fa fede la m agnifica d escrizio n e che dello sta to e del p rogresso
d i questa co n gregazion e f a il d om enicano F elice F ab er di U lm a,
che nel 1487 v isit S . G iu stin a . Il F ab er fa anche n otare che
lesempio dei B en ed ettin i rifo rm a ti ese r c ita v a una benefica azione
sugli altri O r d in i.9
U naltra p ro v a ch e accan to a g li elem en ti gu a sti e r efr a tta rii
ad ogni riform a ve n era n o anche dei buoni, anzi degli o ttim i e Ici
proprio nei conventi che eran o le co se m esse pi in c a ttiv a fa m a ,
c i viene offerta so lo che diam o u n occh iata ai grandi predicatori
d i penitenza, i quali q u asi sen za eccezion e a p p arten evan o a Ordini
religiosi.

3.
I predicatori di p en iten za ch e ta n to n elle grandi com e nelle
piccole citt della p e n iso la fa n n o in cessa n tem en te r iso n a re la loro
voce di esortazione e m in accia con tro la corruzione, sono uno dei
fenomeni pi n otevoli n e llIta lia del rin ascim en to. Q uanto questi
uomini hanno fa tto per m ig lio ra re le con d izioni religiose, m orali
" sociali, resta ancora in gran p a r te in esplorato. Q uanto finora
'Oppiamo, ci p resen ta so tto una luce oltrem odo lu sin g h iera la loro
azione com e rifo rm a to ri d i costu m i, com e p acieri e uom ini poli
tici. La p oten te im p ressio n e che qu esti b en efa tto ri e salvatori

1 Cfr. K alholik 1859, II, 1361s. e D ittrich in Hint. Jahrb. V, 320 s.


* K alholik 1859, 1360 s., 1489 s s .; 18(H), 200 s., 425 ss. D ittkich in Hint.
''*hrb. v, 320 s., dore sono ctate anche altre opere.
* F. Farm, E ragatorium , ed. H a s s le s III (Stuttgardiae 1849), 393. Anche
I,n If'Hllcatorc di quel tempo assai rgido nei suoi giudizi, dice: Nonne vi" h iu s i n liac vita inultos religiosos e t religiosas qui propter Deum munduni
"'temnunt, castilatem perpetuam et voluntaran panpertatem observant;
'i H i q u e rejeeta propria volntate usque ad sepultaran! obedieutiae praelatorum
86 submittunt . A nt. V ercell., Serin., f. 244.

Introduzione.

148

del popolo esercita v a n o su i loro contem poranei, ha essen zialm en te


la su a base su llo scotim ento delle coscienze. Le loro prediche erano
a d attate in m odo sorprend en te alle varie condizioni d el m omento,
al cui m iglioram en to tendevano. Colle loro parole in fu ocate essi
da gen uin i m issionari popolari cercavano di ricondurre i loro udi
tori ad una v ita cristiana. Largom ento p re fe rito e che e ssi espo
nevano energicam en te, eran o i v a r ii ca stig h i tem p orali, che i
peccati attiravan o sui loro au to ri; era senza dubbio q u esto lar
gom ento, che pi di tu tti poteva indurre alla riflession e e a lla pe
nitenza gli uom ini leggeri e sensuali del rin a sc im e n to .1
A lla testa di questi banditori del pi puro am ore di D io e del
prossim o sta un uomo, che ha m olta som iglian za con Francesco
dA ssisi: B ernardino da Siena. E n trato a 22 anni n ei F ran ce
scani, egli si dedic tu tto a llufficio della predicazione e, com e disse
P io II, come un secondo Paolo fece risuonare la su a voce per tutta
lItalia. Gi q uattro anni dopo la m orte ( f 1444) B ernardino, che
aveva rinunziato alla m itra e al cappello card in alizio per restare,
quale genuino discepolo del poverello d A ssisi, predicatore del po
polo sem plice, era proclam ato santo. Padre, io ho an n u n ziato il
tuo nome a tu tto il mondo , scrisse il P in tu ricch io sotto laffresco,
con cui glorificollo nella biblioteca del duom o di Siena.
Molti con fratelli dellOrdine g areggiaron o con B ernardino;
cos A lberto da S artean o ( t 1450), A ntonio da R im ini (circa il
1450), S ilvestro da Siena (circa il 1450), G iovanni da P rato (circa
il 1455), G iovanni C apistrano ( f 1456), A n ton io da Biton+o
( f 1459), Iacopo della Marca ( t 1476), R oberto da Lecce ( f 1488),
A ntonio da V ercelli ( t 1483), M ichele da C arcano (circa il 1485),
B ernardino da F eltre ( f 1494), B ernardino da B u stis ( f 1500).
Non un caso che tu tti app arten essero a llO rdine fran cescan o
poich la sua azione principale da a n tica data era c o n sistita nellin terven ire com e paciere nei d issidi so cia li; m a anche da altri
com unit religiose uscirono non pochi celebri p red icatori. N om i
niam o qui fra i pi in sig n i: i S erviti Paolo A tta v a n ti e C esario
de C oniughi, i D om enicani G iovanni D om inici, G iovanni da N a
poli e G abriele B arletta, il C arm elitano B a ttista Panezio, g li A go
stin ian i A urelio B randolino Lippi e E g id io da V ite r b o .3
Cultiir II*. 239-240.
Alle operi' m enzionate nel nostro voi. I, -t. n. 4 (ed. 1931) ii agRungaii'1
ancora : Tirahosoiii VI 2. 122 ss. G ra sse , Lehrbueh der Litcraturgesch. II. 1 73ss.
e Rossi. Quattrocento 102 s. ; J \ Z an o tto , S toria riditi predicazione n e i secoli
della letteratura itili., Modena l.HOO. 1 !. R iff a , Della eloquenza x ile n i nel Quattrocento c particolarm ente dei serm oni volgari dei Poliziano, C agiiari-Sassari
1 8 1 * 0 ; Symoxiis. The Age of tln
Despolx 3.X4 s . . 477 ss. ; B au m oartn kr. Y eillit.
NI. 182 s. ; Houeapfei., (leseli. des F ranziskanerordens 219 ss.; A. Z asb m j.
l'redieatori a Urem ia nel Q uattrocento, in A rd i. stor. Lom b. 3* serie XV (1901).
&3-114 (tratta specialmente di Bernardino da Siena, Alberto da Sarteano, Gio1 B urckhardt,

I predicatori di penitenza nel periodo del rinascimento.

149

difficile p oter le g g e r qualche cosa di pi com m ovente delle


prediche di questi uom ini, n elle quali v ie n e svelato sen za p ;e',
se anche di freq u en te con esagerazion e, tu tto il brutto di quel
lepoca.1 L ord in e delle prediche, quando q u esto era osservato, si
atteneva ai com andam enti di D io e a i p recetti della C hiesa. I pec' iti e i vizi ad e ssi co n tra rii v en gon o sfe r z a ti sen za m isericordia
con esem pi tr a tti d alla v ita p ra tica . Gli argom enti sono to lti per
lo pi dalla sa cra s c r ittu r a e d ai pad ri della C hiesa. Il fine delle
prediche innanzi tu tto pratico. L istru zio n e d el popolo p rop ria
mente detta circa le v e r it della fe d e era la scia ta ai p red icatori
' rdinarii e fissi; i pred icatori di pen iten za m iravano sop ratu tto
a un cam biam ento m orale dei loro ud itori. L a cosa p rin cip a le per
loro era leffetto pratico. E ssi si fa cev a n o se n tir e in c e r ti tem pi
ita Capistrano e Bernardino da Feltre). Sulle prediche di Bernardino da
c f r . O . B r a c x h nelle C onferenze ten u te nella R e g ia Accada dei R ozzi,
S-na 1895 e .4cft. si. Hai. 5 |Serie XVII, ti0(1 s.. ove altra letteratura, a cui ora
d e v e aggiungere T h u r e a u - D a k g i n , Un prdioaieur /optila ire don m a l i e
'/ hi Renaissance : S. B ernardin d e Sienne, P aris 1896; poi le recensioni di
l t ' c c i i n Arch. stor. i t a l 5* gerle X VIII 415 s. ; N. I a u i - u s in L it. Ila n d w eiser
I' '*>, 138 s. ; iP. i K e p f l k r in L it. R undschau 1896, S38 s. : inoltre F u va O r t r o y ,
I !< indite de S t. B ernardin d r Sien n e -par un Fri-re M ineur, son contempo'"iii. i n Anal. Botand. XXV (1906), 304-988; A l e s s i o , Storia d i S . B ernardino
Siena e (lei suo tempo. Mando in 1898; R o n z o n i , L eloquenza d i S . B e m . da,
''nn della sua scuola, S ien a 1899; Z a n o t t o loc. cit. 82-95; E. D P r b k ,
l'azione di S. R e m . da S iena nella citt di Perugia, in B oll, d. I)ep. d i stor.
itr. per VUmbria VI (1900); Monnter, Q uattrocento II. 191 s. ; Baum gartner
' I- 1*4 s. ; DAncona e Bacci. Mainiate II. 60 s. ; K. H e fe le , D er hi. B em h a rd in

XU-na, Freiburg 1912 (cfr. M 'isscnschaftl. B eil. alla Germania 3913, n. (>,
45-47 e L t. Beil. alla JCln. V olkszeitung 1912, n. 52, p. 4(01-408. iSu Bernar'1*> da Poltre vedi Grupv in H ist.-polit. R I. (IXXI, 144 s. e la monografia di
I Ciik.nov. lvaris 1897 e inoltre le osservazioni in Anal. Bollanti. 1897, 188 s. ;
Imiltre Ln>. iik R e s s e , L e btenheureux B ernardin de F eltre et son oeuvre, li
'"11. P a r i s 1!K)2. iSu Boberto (Caracciolo) da Lecce: T o r r a o a , S tu d i di sto ria lett.
'flirta n ti, Livorno 1884, 165-203; V. d e F a b r i z i o , F r R oberto Caracciolo.
.... 1909 (da R ir. stor. S a len iin a IV). Il Q uadragesimale de peccatis di Jt.
1 L. composto nel 1483 fu dedicato al cardinale Giovanni dAragona e con*ne questa dedica anche nell'edizione di Venezia del 1490. Cfr. P a n z e r I, 538 ;
II 242; III. 249 3., 272, 278; IV, 52; H a i n n. 4438-4443; C o i i n g e r I, 149. Su
A u r e l i o IJrandolino Lippi come poeta e predicatore confronta T i r a b o s c h i VI 2,
''5 s s . !/<> prediche stampate sono catalogate presso G r a s s e e H a i n ; cfr. anche
JIefelb loc. cit. 75 s., 90 ss. .Stragrande il numero di quelle inedite, di cui
riera specialmente la B ib 1 i o t e c a X a z i o n a le d i F i r e n z e . Con ouanto
1" si predicasse risulta dalle memorie di parecchie chiese : cfr. per es. :
\ o la dr' predicatori che hanno predicalo in S . M a rtino di Lucca de quoti si
'""servata la nota nellA rchivio <ic Signori Canonici dal 1406 ss. (Ms. nella
b i b l i o t e c a d i L u c c a . Di Egidio da Viterbo si parler ancora appresso
sI>ecialinente in modo ampio nel quarto volume di quest'opera. Cfr. anche
Alessio, Storia di S. B ernardino da S ien a e del suo tempo. Mondovl 1908. Su
f-sidio Canisio da Viterbo v. il nostro voi. IV 1, 131 s. ; cfr. anche Boumkk,
Komfah ri 36 ss.
n in i

s u

1 Giudizio d i G u d e m a n n 259.

lf)0

Introduzione.

.speciali, .segnatam ente in quaresim a, poi sp ecia lm en te in occa


sione d i qualche grave d issid io pubblico o di qualche se r ia di
scordia p r iv a ta nelle c itt , o quando correva qualche trem endo
pericolo la sicu rezza pubblica o la m oralit od un qualche morbo
desolava la regione. Con ardente en tu sia sm o essi si dedicavano
alla con version e dei peccatori, a llin coraggiam en to dei buoni, a
con ferm are i v a cillan ti, prendendosi a cuore anche i m alanni
sociali, com e ne fanno prova i m onti di piet. T alvolta i predica
tori prom uovevano altres la divozione di un sa n to sp ecia le; casi
sappiam o che i due grandi B ernardini dellO rdine fra n cescan o si
adoperarono con buon su ccesso nel diffondere il culto di sa n Giu
seppe. 1 Onde raggiu n gere il loro scopo i predicatori m ettevano
ogni studio nel parlare an zitu tto in m odo popolare e facilm en te
intelligibile. P er ten er v iv a l atten zion e si serv iv a n o di racconti
tolti dalla vita ordinaria, di esp erien ze personali, di esem p i forti
e di mezzi efficacissim i. La loro voce in p a rte voce d i m inaccia
e di castigo, in parte un colloquio sem plice ed am ich evole con gli
uditori, ai quali sp esso direttam ente vien rivolta la p arola.2 Quanto
questo m odo di predicare in con trasse il gu sto del popolo italiano
ce lo m ostra il concorso veram ente straordinario. A l loro arrivo
tu tta la citt e il contado si m ettevan o in m ovim en to; p er lo pi si
chiudevano tu tti i negozi ed essendo insufficienti le ch iese a con
tenere tan ta m oltitudine, assa i sp esso v en ivan o scelte le piazze
pubbliche. S tretti e p igiati a m ig lia ia se n e sta v a n o l , g li a c
corsi, per lunghe ore poich le prediche erano com unem ente molto
lunghe. D ella predica di Roberto da Lecce recitata in P er u g ia
n ellanno 1448 si narra, che v i si trovaron o p resen ti ben 15000
p ersone convenute dalla citt e d'ai dintorni, che tu tti i posti
erano sta ti occupati gi m olte ore prim a e che la p red ica dur
circa quattro ore.*
N elle m enzionate predicazioni di R oberto da L ecce ten u te nel
lanno 1448 si fe c e anche uso di un m ezzo assa i accon cio p er scuo

' Hkikski. in S tim in en a u i Maria-Laaeh XXXVIII. 284 s. Todi dopo una


prodica del beato Bernardino da Feltre nel 1488 si consacr alla Madre di I>i"
I,. Leo.m.i. Cronaca dei retro ri ili Tinti, Todi 1880, 129 s. ; cfr. Miscellanea Frin
ceavano IV (1889), 31 *.
*
Oltre a B u r c k h a r d t II3, 240 cfr. specialmente T o r r a c a , B o i. da h te n
In Arch. Hlor. Xa polii. VII, 151 ss.
3
O r a z i a n i 507 s. sulla predicaziono di Hoberto da tljecce. C f r . c o n c i l a
relazione dell'arrivo di san Bernardino in Perugia nelle Cronache d i Perugia, ed.
F a h r k t t i II. 5 ss. e ilild. OS s. sulla predicazione di Iacopo della Marca. R i c o r d a
una predica di Roberto da Iiecce sull'elemosina, in S. Maria Maggiore a R o m a
uel 14X2. Q uoouo ( i I I k r a k o i ( Un ri uni, ed. C a r i s i 03); erano presenti setto car
dinali et iiror H ieronym i corniti (C aterina S fo rza ): populti* vero tam frequen*
utriusqua *exu* e t Omni condii ionin, u t toc un illuni capere n o n potuerit.

Quadri viventi. Bruciamento delle vanit.

151

tere g li uditori : la pred ica ven n e cio co n fo rta ta dalla esecu zion e
di quadri v iv en ti. C os in q u ellocca sio n e s i vid e u scire dal duom o
di P erugia C risto con la cro ce in isp a lla ; gli si fe c e incontro
Maria in n e r o a m m a n to e quindi la procession e m osse verso il
pulpito del p red icatore, dove e r a ra p p resen tata la crocifissione,
i pianti d elle p ie donne a i piedi della croce e finalm ente la depo
sizione dalla croce. 11 popolo accom p agn q u este scene con gem iti
< pianti. A n ch e d i a ltr i F ra n cesca n i si ricordano sim ili apparati
scenici in occasion e di p r e d ic h e .1
I primi effetti, che i p red icatori quasi avunque otten evan o in
breve tem po, era n o la sca rcera zio n e di poveri debitori insolvib ili
<il bruciam ento delle v a n it , cio a d ir e : dadi, carte, m ahere, capelli finti, am u leti, quadri in decen ti, canzonieri p rofan i,
strumenti m u sicali. Q ueste co se v en iv a n o p ortate in una pubblica
niazza e fa tta n e una ca ta sta , in cim a alla q u ale v e n iv a p er lo pi
collocata una figura di dem onio, eran o date alle fia m m e.2 In se
guito ven iva a v o lta d egli a n im i pi in d u riti : chi da un pezzo
non s i era pi co n fessa to , ora si c o n fe ssa v a ; la roba di m alo
acquisto v e n iv a r e stitu ita ; i d iscorsi fu n esta m en te calu n n iosi v e
nivano r itr a tta ti e s i com p ivan o opere di p en iten za e di riconci'iazione con D io. V erso la fine della predicazione, quando gli anim i
erano gi poten tem en te scossi, loratore p assava a ci che nelle
ontingenze del momento sem b ra v a la cosa pi im portante ad
seguirsi. N e lle trem en d e g a re p a r tig ia n e di allora questa cosa
ra p er lo pi la ricon ciliazion e d ei con ten d en ti, la rinuncia alla
en d etta .3 T enendo in a lto la croce il pred icatore fa ce v a risonare
am m onim ento al perdono, a lla rem issio n e e alloblio delle offese.
I cronisti r iferisco n o com e allora le m o ltitu d in i scop p iassero in
pianti ed a lti lam en ti, com e la ria trem a sse a lle grid a di Ges,
misericordia! e com e su b ito si d isp on essero p rovved im en ti per re
stituire la pace da lu n go tem p o sv a n ita . A llora si v e n iv a a quei
solenni accordi di pace e abbracci, quandanche fr a le parti con
tendenti v i fo sse r o s ta ti d i m ezzo d eg li om icid ii. P er q u esto santo
scopo si fa c e v a n o to rn a re in c itt coloro che per il p a ssa to erano
stati posti al bando. P a re che queste paci v en issero pienam ente
osservate, anche dopo p a ssa to quel p rim o fervore, e ch e poi la
memoria di quel fr a te rim a n esse b en ed etta p er m olte gen era
zioni. Ma a v v en n ero anche delle se lv a g g e e terrib ili crisi, com e
quelle delle fa m ig lie V a lle e C roce di R om a nel 1482, nelle quali

r m z e n a c h

S u lle

la n t i c f r . H

I, 313-314. D A s c o s a . 1=. 2 8 0 s .
bruciature v e n u t e d i m o d a s o t t o l ' i n f l u e n z a d e i
e f e l e , Ite r hi. B e m h a r d in ron S ien a 8 0 s . , 2 6 3 s .

C fr . i b i d . 5 6 - 5 9 .

p r e d ic a to r i a m b u

152

Introduzione.

anche il g ran d e R oberto da Lecce lev in van o la sua v o c e .1 Non


fa c ile d eterm in a re i su ccessi che i predicatori di p en iten za otte
n ev a n o s ia nel cam po m orale che n el sociale, perch i contem po
ranei /d ifetta v a n o per lo pi della n ecessa ria am piezza di v ista e
della se r e n it del giu dizio. N on devonsi calcolare so ltan to colla
m isura dei contem poranei, m a una critica prudente non deve
neanche fa r n e troppo poco c a s o .2 Sp esso il p op olo ven era v a i
p redicatori di p enitenza com e san ti. Dopo la p red ica di chiusa,
che term in a v a con le parole: L a pace sia con voi, aveva lu ogo or
d in ariam en te una solen ne processione, alla quale prendevan parte
tu tto il popolo e anche le au to rit. A lle volte, /sulla fin e della
m ission e, com e pu bene ap p ellarsi la ttiv it di q u esti predicatori
di penitenza, ricevevano il Corpo del S ign ore tu tti gli a d u lti, co
m inciando dai m a g istra ti fino ai m em bri d elle v a rie corporazioni
operaie. ' Q uando poi il predicatore lasciava la c itt , lentusiasm o
del popolo per questo sp iritu a le b en efattore si m a n ifesta v a spesso
in m an iera a ssai co m m o v en te.4
C osa m irabile poi com e in alto e in basso, principi e /papi, si
prendessero in pace il b iasim o di questi predicatori," e m irabile
p arim enti la fra n ch ezza con la quale quegli uom ini rin facciavan o
a tu tte le cla ssi e ceti d i person e i loro vizi e peccati.
Al pari degli altri m alanni i predicatori pi serii e m igliori si
lam entavano anche delle in tem p eran ze dei loro con fratelli n e llan

1 Colle opere dn noi citate ni vi. 1. -17 n. 1 (od. 1!KU, fra cui come sempre
primeggia il B u r c k h a r d t l l s. 240. ofr. anche la monografia del B arzei l o t t i 55 *
V. il giudizio sintetico del successi dei predicatori di iicnitvtizn pres*<>
H w k i .k loc. olt. 82 ss. <^fr. anche Z anki.l i . Predicatori a Il reselo n el Q uattri'
cento, in A rdi. utor. Lomb. XXIX [1909], e (Birri. Ussita, Roma 1920, f>7 ss ).
* Cfr. Cronache di Perugia, e d . F a h r e t t i II. 34.
* B u r c k h a r d t II, 240-242; cfr. T o r r a c a loc. clt. 143 s. e Cronache di P e
rugia, e d . F a b r k t t i II. UH.
8
Ofr. Il nostro voi. I. 4>ss. (ed. lfiftl) e 11. 599, come pure B u r c k h a r d t II
244 e (K i i k m a n n 218. 251). 11 pi poderoso pai di tutta l'epoca. Giulio II. fu pre
cisamente uno dei pi zelanti fautori del predicatori dalla franca parola. Egli
stesso mand pili volte qua e lil del predicatori : ofr. IAb. brer. 25 s.. f. 44; JSOfi
Iter. iO Ih,non (oo. 4>: fr n tr i M artino Sem i cinti ord. de m onte 'Carmelo. I>ft ordine, che in ecclesia ('rucifernrum Vene!ornili verbum D e i et doclrinam erangelicam in sta traditim i libi a leo fa c u lta tc m fe s tls n a tivit U t et quadragehnae
iroj-imae fu tu ra c pracdicare. Ihld. f. 117; J507 Jan. 2S Bonon, (no 4) ; Thnolhi'O
de Medici /.u r e n ti ord. ti. Fra nei sci ; viene mandato come predicatore quaresimaUsta a (Siena. Qual valore annettesse Giulio l alle prediche recitate in Roma
da Egidio da Viterbo rilevasi dal breve dei 4 novembre 1!i05 da Ecidio da
Viterilo, stampato in App. n. 80 A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o . Sotti'
Giulio l i predic a Roma anche lAgostiniano (Mariano da Cavi. Il Cardinal Gon
zaga In una * lettera datata da Roma. 20 gennaio 1508, lini a la dottrina e la
vita esemplare di quest'uomo, che In addietro aveva predicato con grande suc
cesso a Bologna, Firenze e Napoli. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .

Difetti nella predicazione.

168

nunziare la parola di D io .1 V eniam o a sap ere di predicatori, i


quali recavano su l p u lp ito tropp a erudizione scolastica, si perde
vano in so ttili questioni teologich e ovvero scendevano troppo ab
basso per in contrare il g u sto del popolo. N m ancavano poi certi
predicatori, i quali a sp e se d elle d ottrin e del C ristianesim o, su
blimi nella loro sem p licit, esp on evan o n elle chiese la sapienza
pagana nuovam ente scop erta e scin tilla n te, nel suo sv a r ia to sp len
dore e alle cita zio n i d ella B ibbia e dei S a n ti P adri fino allora quasi
-elusivam ente in uso so stitu iv a n o dei richiam i ai filosofi e ai
l'oeti pagani o v v ero fa cev a n o sen zaltro un guazzabuglio della
mitologia pagan a e della d om m atica c r is tia n a .2 P ersin o un uomo
i egregio com e la g o stin ia n o E g id io C anisio non ebbe scrupolo
li ricordare, tra tta n d o della m orte esp ia to ria di C risto, il sa cri
ficio di Decio, e d ifend end o la n a scita soprannaturale del S alva
re, la n ascita di M in erva dal capo di G io v e !3 E gu alm en te peri>loso era il m odo di fa r e di coloro, i quali invece d istru ire e di
lificare il popolo, non cercavan o che una vana gloriuzza, reca
vano sul pulpito m iracoli in v en ta ti dogni genere, annunziavano
el luogo san to nuove e fa lse p ro fezie e sciocche fa v o le, esa g era
rne i mali e siste n ti, d ip in g ev a n o i vizi in modo del tu tto scon
c ie n t e , a ttaccavan o sen za alcun rigu ardo i d ign itari ecclesiatici e persino lo ste sso pontefice, p resen tavan o la C hiesa come
H tutto depravata, e app elland osi a seg n i illusorii o a cervellottiche rivelazioni predicevano com e gi im m inenti terrib ili castigh i,
la distruzione di Rom a, la d esolazione d ella C hiesa, la ven u ta delA nticristo e pi ragion avan o di p olitica e di altre cose terrene,
nzich dellunica casa, c h era n ecessa ria . *
Molte di queste c a ttiv e e buone qualit della predicazione di
'lora riuniva in s, sv ilu p p a te in som m o grado, un uomo, che

1 <'fr. K o b . d e L i t i o . P. Il, K n m . 8. V. anche M c i , or. M e d i o L a . n o . P. IH .


*). Altre citazioni presso O t'D B M A I fW 288. ( Ir. anche H e k W k Ino. cit. 36
,:t V 77 ss.. 16B.
1 (Ymtrn ci, pi tarili. si <1iressi- In reazione lei Teatini ; v. Tuh. Thetti.
V ortahrhrift 1S59. 12 s.
5 Vedi B ihm fk. rioni uh ri 30).
' Ofr. A n t o n in i s . Humtna T h ro l. P. I I I . tit. 1*. c. 4 e le disposizioni del
'iHIio lateranense (v. il nostro voi. IV 1. .>41). Prima di questo v'era certo
" ti iiiam-anza di controllo. i|ii:intuni|iiv in generale non venissero imi messi alln
I*r>ilica*lone m* non frati o preti, che avessero almeno ricevuto eli ordini minori,
'la. osserva 11 Itru rK H A R D T 1>. 243 un punto di divisione pred io non ni poteva
"* mmen qui stabilire, poich la chiesa e cosi anche il |iergamo. servivano gii!
'* lumto tempo per iscopi pubblici di varia natura, atti giudizinrii, pubblica(*i editti, lezioni ecc. e |<erch talvolta venne data facolt di tenere vere
i redii he anche ad umanisti e laici . Circa un procedimento contro un predica*
,r" di Milano nell'anno 1492 cfr. G liis io x i in .4rrh . stor. lonUi. X I I I . 42 ss.
e deposizioni contenute nei ilocuineriti qui riportati non svenano pur troppo
abbastanza precise da poter stabilire la reale colpa del predicatore.

154

Introduzione.

riem p p er qualche tem po lIta lia tu tta d el suo nom e: G i r o la m o


S a v o n a r o l a . F u la predica di un fr a te A g o stin ian o, ch e a questo
figlio d i una antica fa m ig lia fe r r a r e s e 1 d o ta to di belle qualit
su g g e r la risoluzione di en tra re a llin sap u ta dei suoi genitori
n ellO rdine di S. D om enico. E gli era nato il 21 settem b re 1452.
Ora per c a so il Savonarola in un v ia g g io alla volta di F aen za nel
lanno 1474 aveva ascoltato quella predica. L anno a p p resso eg i
era n ovizio nel con ven to dei D om enicani a B ologna. I gen ito ri d<!
gio v a n e ir a t e trovarono fr a le su e carte uno scritto sul dispregio
del mondo. In lesso lard en te gio van e abbozza un quadro orribil
dei costu m i dei suoi contem poranei. Del bene che pur v era in
abbondanza sem bra ch e non si a v v eg g a questo giovan e, il quale
non poteva |avere ch e poca con oscenza del mondo. E gli non ved
altro ch e il m ale, ch e g li ricorda Sodom a e Gom orra. N el primo
an no della sua vita cla u stra le il Savon arola com pose il suo celebr
carm e: Della ruivn della Chiesa, in cui ven gon o p arim en ti de
scritti i soli punti oscuri delle condizioni dallora. La C hiesa vien
qui rappresentata so tto lim m agin e d una ca sta vergin e, poich
in lei la fed e rest sem p re intem erata. A lla dom anda del Savo
narola: D o v e sono i m aestri, dove la d ottrina, dove l am ore cri
stian o e l an tica purezza? la v erg in e lo prende per m ano e gli
dice : Q uando io vidi la superba am bizione pentrare in Roma e
contam inare ogn i cosa, allora io mi ritira i e ch iu si in questo
luogo, dove o ra conduco la m ia v ita in pian to . Quindi gli mostr;.
le terrib ili fe r ite , che le avevan o in flitte la passione e la malizia
um ana. Il S avon arola tu tto pieno di dolore in v ita i sa n ti e i m ar
tiri a piangere.
Prostrato li tempio e l'edificio cinto.

A lla dom anda del S a v o n a ro la : di chi la colpa, la C hiesa ri


sp on d e: A m bizione, con cu p iscen za degli occhi e della carne. Al
che il Savonarola esclam a :
I)eh! |H>r Dio, dimmi,
Se romper s potrta quelle craudi nli*!

Ma la C hiesa gli rep lica:


Tu piansi e tac i ; e questo meglio parine. -

In p regh iere e p en iten ze cerc quindinnanzi il g iovan e Do


m enicano di tra rre un co n fo rto al torm en to che gli cagion ava la

1 Sull'avo ilol Savonarola, il medico Michele Savonarola, e l'influenza. cb*


va ammessa, di lui sidl'educazlone del nopote efr. Sciixitzkk. Savonarola* Brzielirr 1-37.
Parile ili F r a ( i . S a v o n a r o l a , e d . O r a s t i 10-15.11 t r a t t a t o Del dispregi<
del monda s t a m p a t o n e l l a s e c o n d a e d i z i o n e i t a l i a n a d e l l a s t o r i a d e l S a v o n a -

Il Savonarola.

155

vista di tan to p erv ertim en to relig io so e m orale. A Bologna il


Savonarola aveva so r v e g lia to a llistru zio n e dei n o v izi: nellanno
1481 o 1482 i su o i (superiori lo m andarono com e predicatore a F i
renze, centro e fo co la re del r in a sc im e n to .1 La profonda corru
zione m orale che si present al S avonarola nella residenza di L o
renzo il M agnifico, il lib ertin a g g io larg a m en te diffuso, lo sc etti
cismo e la celia sa rca stica dei F io ren tin i riem pirono quelluomo
austero del pi p rofon d o dolore. E g li d ecise di tu tto m ettere in
opera onde o v v ia re a ta n to g u a sto . M a le sue prim e prediche re
citate nella ch iesa di S. L orenzo non trovaron o quasi eco veruna.
Le m aniere e il m odo d i p arlare di q u esto predicatore stran iero
apparvero ai F io ren tin i rozze ed in colte, asp ro il suo accento lom
bardo, le sue esp ressio n i rudi e n eg lette, a ffrettato e violento il
suo gesto. In q u este lezioni relig io se e ssi lam entavano innanzi
tutto che m an cassero le p red ilette cita zio n i di poeti e filosofi. Il
loro fa v o rito era F r a M ariano, creatu ra d e M edici, le cui p re
diche erano cos freq u en ta te ch e il v a sto recinto d ella ch iesa di
S. Spirito poteva appena con ten ere la fo lla degli ascoltatori. A n
gelo P oliziano elo g ia nel M ariano la voce sonora, la locuzione
eletta, la rte del fr a se g g ia r e , larm onia delle cadenze. Un uomo
pi in sin u an te ad un tem po e pi circo sp etto prosegue egli
a dire . non lho mai conosciuto. E g li non resp in ge con sover
chio rigore, n illude e sed u ce con in tem p eran te indulgenza. T a
luni predicatori si ten g o n o p er sov ra n i della v ita e della m orte
degli uom ini. M entre abu san o del loro potere, essi guardano sem pre
con occhio rannuvolato e ti stan can o con il tono perenne di cen
sori de* costum i. M ariano s che un uomo tu tto m oderazione.
Sul pergam o, cen sore sev ero ; com e s ia disceso, si espande in
discorsi affabili, ch e gli a ccattivan o gli a n im i .5 La freddezza

tola tei V i i j . a r i I. A pp. v ili s s . L u c a s (Sarrm. 7 a.) <IA il ieguentp giudizio;


It 1* pfrlui|>s not hypercritical to twe, both in tin* He m in a m undi mx! in th
ItMprrgio, traces of a constitutional tendency to take a pessim istic view o f the
-tate of affairs: a tendency, which Is not. certainly, inconsistent with great
l Tuonai holiness, hut which, if not kept in due check, might well lead. In later
'lay*, to regrettable exaggeration o f speech, and possibly also to Imprudence in
a*tlon . Ofr. anche U t a h 94,u .: He was fond of denouncing Pharisaism, but.
f we are not mistaken, there was an element o f unconscious Pharisaism in
his own judgments of wen . Sulla melanconia coin tratto fondamentale della
nature del Savonarola efr. S t \ i o > * and
Rcnai**anec liV fi s .
1
II tem|>o del primo arrivo del Savonarola In Firenze non del tutto
uro: Giirrardi 300 s.<. sta |er il 14K2. il V iL U li 12. 73 per il 14X1.
3
UerMojrr, Lorenzo ll=. rii)0. *Yr. anche L Sinviirr. b ic R^nainnancc in
Hrrfcn l i . 7 s. ; MoBCtf, L e ttere di Lorenzo il Magnifico
s. Ibid. 28 * una
*"Uiinendatizia per Mariano a Innocenzo VII! (senza data, ma del 14KSI. S u l
la (plauso. n>n cui Mariano fece i quaresimali a Milano negli anni 14KK e J4H.
r fr Camvh, D tipacci di il. (ih n a r d i 4Ti2. 4.*V4. J acopo GikkaiUI. che iv i Pud!
nel 1190, lo dice (452) praveonem d ivin i cerbi celeberrimi! in, a lte ru m Robert tun

156

Introduzione.

dei F io ren tin i non isco ra g g il Savonarola, anzi lo infiam m vie


pi a co n tin u a re sen za riguardi la lo tta con tro i v iz i; in pari
tem po per la su a fa n ta s ia riem p ivasi delle sto rie del V ecchio e
del N u o v o T estam en to, le Visioni degli an tich i p ro feti e d ellApoca lisse riv iv e v a n o innanzi ai suoi occhi. U n giorn o cred ette di
avere una v isio n e e di udire la voce di D io, ch e g li ordinava di
ann u nziare a! popolo le calam it che m in acciavan o la C hiesa. In
breve la fe d e nella sua d iv in a m ission e d iv en n e in lui certezza.
T r a tto u n a v o lta nel cerchio m agico delle v isio n i e dei sogni,
non n pi u scito fino al giorno della sua c a t t u r a .1
Quando neg li anni 1484 e 1485 lo m andarono a predicare la
quaresim a nella citta d in a di S. G im ign an o p osta sui m onti di
Siena, i suoi su p eriori non fecero che secondare i d esid erii del
S avonarola. Quivi egli os p er la p rim a volta esporre il su o pro
gram m a p rofetico riassu n to n elle tr e celeb ri proporzioni : La
C hiesa sa r flagellata poi rin n o v a ta e ci sa r p resto
N ell'anno 1486 esp ose in B rescia lA p ocalisse, m inacciando la col
lera d iv in a ed eccitando tu tti ad una p en iten za gen erale. Il con
sen so che trovarono queste prediche ridon al S avonarola quella
fiducia in s stesso, che aveva quasi perduta in F iren ze. V i ho
aperto il m io icuore scriv ev a e g li a su a m adre il 25 gennaio
1489 assai pi di quello che non aveva p en sato di fa r e . Sap
p iate adunque, che esso pi che m ai fe rm o ad esp o rre lanim a,
il corpo e tu tta la scien za ch e Iddio m ha d ata per am ore di lui
e sa lu te idei prossim o, e poich questo non posso fa rlo nella patria,
v o g lio fa rlo di fu ori. C on fortate tu tti al ben v ivere. O ggi partir
per G en o v a . Lanno m edesim o f e ritorno a F ir e n z e .2 II 1 ago
sto 1490 il S avonarola sa l il p ergam o di S. M arco p e r esporvi
lA pocalisse ed otten n e un p ieno su ccesso. Il cam b iam en to eh?
interven ne in suo fa v o r e fu a ltretta n to im p rovviso che grandioso.
V ista la fo lla enorm e che correva a lle su e prediche, n ella qua
resim a dellanno 1491 g li fu a sseg n a to '1 pu lp ito del duom o. Per
ore ed ore m ig lia ia di person e a tten d evan o il com parire di quel
luomo piccolo, dal v o lto pallido, dalla fro n te solcata di rughe,
dal naso sp iccatam en te aquilino, dagli occhi di fu oco e acuti come
AquinofciMcm [Roberto In Lecce], Paulum d ijnstem itisi religione prohibil**
egtCm. Mono entusiasta d i questo giudizio e di quella del Poliziano la testitnonianza dello storico senese S i g i s m o n d o T i z i o , ehe ud egli pure il predicatore
e loda i suol pregi esteriori ina lo caratterizza pili come un rftore (presso P
Picoot-oMim, Tizio 121). Su lui cfr. anche T i r a h o s c h i VI 2, 423-42S : Z a x o t t o .
Storia dello predico zi One 124 ss. e A. P e r i n i , Un em ulo di Fr. G. Saeonarola Fr. Maritino do Geno zzano, Roma 1U17. che spesso con successo difende il sno
eroe contro l'ingiusto giudizio datone dal Vlllar. Sulla rivalit tra M a r i a n o
e Savonarola cfr. Lucia, Savonarola 77 ss.
1 ScilWAn in IM era h irb la tt di Itomi IV, S9S.
2 V i l i .a r i , I s , 8 8 -9 1 .

Il Savonarola e la sua predicazione.

J57

di s p ir ito .1 O gni cosa pei F io ren tin i sem brava nuova in fr a te G i


rolamo: la persona d elloratore, la m ateria e largom ento del
suo discorso. Q uando n el lin g u a g g io su b lim e e im m aginoso dellA ntico T estam ento, del cui s p ir ito e r a ripieno, eg li faceva rom oreggiare il to rren te ir r e sistib ile d ella su a poderosa predica
zione sopra la m oltitu d in e d egli uditori, in realt si sarebbe
potuto pensare ch e fo sse r isu sc ita to uno degli an tich i profeti
giudaici per indurre il popolo a p en iten za con lannunzio dei so
vrastanti c a stig h i di D io .2 In tr o d u sse quasi un nuovo m odo di
pronunziare il verbo di D io scriv e il c r o n ista fiorentino C er
retani cio a llap ostolica, sen za d ivid ere il serm one, non pro
ib e n d o questione, sfu g g e n d o g li orn am enti d eloquenza; solo il
suo fine era desporre qualche co sa del V ecchio T estam en to e in rodurre la sem p licit d ella p r im itiv a C h ie s a .3 Che questo pre
dicatore crescesse di con tin u o n ella stim a d ei F ioren tin i faceva
vie pi m eraviglia, in quanto che egli sen za alcun riguardo e
spesso in modo e c c e ssiv o d icev a a q u esto popolo c o s altam ente

1 o l t r e a l l e g e m i n e t in i d i G i o v a n n i d e l l e

C o r n io le c i d s lc u r is s lt n a m e n t e

* li n e a m e n t i d e l g r a n d e p r e d i c a t o r e i l r i t r a t t o d i B a r t o l o m e o d u l i a P o r t a ( c o p i l i ,

non o r i g i n a l e , c o m e d i c e W o I.t u a n .n I I , *02 e q u a s i t u t t i i m o d e r n i ; d o v e s i a


andato l ' o r i g i n a l e n o n s i s i i ) , o r a e s p o s t o n e l c o n v e n t o d i S . M a r c o . O f r . U u b i e r i ,
II ritrailo di Fra W rolam o, F i r e n z e 1 8 5 5 e F r a n t z , F ra llartolom eo iM s s . , d o v e
. im Iio d e l p a r t i c o l a r i i n t o r n o a d a l t r i r i t r a t t i e m e d a g l i e . 11 d o m e n i c a n o F r a B e
n e d e tto n e l s u o

II cedro del libano,

p o e m e tto e p ic o

e d ito

dal

Ma r c h ese, co si

I c x T iv e l' e s t e r io r e d e l S a v o n a r o la :
E ra

p arvo

di corpo,

ma

ben

sa n o ;

E ra d i m em b ra a

m o d o d e lic a to ,

C he q u a si

s u a - a n ta m a n o .

ri Iu c ca

I la r e s e m p r e , e n o n g i m a l tu r b a to
DI sgu ard o
D e l l o c c h i o

d e str o e p e n e tr a n te e
s u llo r m a to , o s c u r o

D e n so d i b arba e

b e llo ;
g ra to .

d 'o s c u r o c a iie llo ,

I .a b o c c a s v e l t a , e l a f a c c i a d i s t e s a ;
A r c a t o e l n a s o a lq u a n t o a v e v a q u e llo .
'e d l M a rch ese,

tic r itti

a ri

(F ir e n z e

I S a v o n a r o la e a D o m e n ic o d a P e s c la

1855)

>**>.

C ir c a

due

m e d a g lie

n e l M u ^ eo d i V ie n n a v .

r e la t iv e

R iv is ta ita l. di

num ism atica 1 8 9 2 . C i r c a 11 m e d a g l i o n e d i p i n t o i n t e r r a c o t t a d e l M u s e o d i B e r


l i n o v e d i B o d k i n Jah rb. d. preuss. K u n stsa m m l. 1 8 8 7 . S u l l a m e d a g l i a d i b r o n z o
* n o > r a e s i s t e n t e a g l i l ' t l i z i a F i r e n z e , c h e I a k k s t i r i c o r d a s o t t o II n o v e m b r e d e l
H !'7 , c f r . S c i i . m t z e r ,

Q u rllrn

u.

F orsch .

I V , 2 1 5 . 1A

d e s c r iz io n e

del

( la i c o

di

homo d i
r'"v,la sta tu ra , e 'I r is o a ssa i g ra n d e , e l naso g ran de aquilino, /Cocchi a zu rri,
1,1 carne bianca e t d e lic a tissim a . F a c s i m i l e d e l l a f ir m a d i - S a v o n a r o l a p r e s s o
' i u i u v a t . A utographe* rcu n is p a r FilUm I , p . 4 , u . 4 .
Iu u u n s . Ha to n a r ola 7 . <f r . K i . a c z k o , J u les II, 3 4 0 s s ; F r e y . Michelan-s v u a r o la

fa tta

""*> I . 1 7 4 s

dal

C e r r e ta n i

p resso

S c h x itz e r

1 7 s. G i S ta to n e F ilip e p i

profili, agi, apostoli e ai m artiri.

lo c . c lt .

paragona

77:

.S a v o n a r o la

V l l l a R I - C a b a .n o v a 4711.

* \ tU -A iu I , 1 5 1 , n . 2 ; S c h .n i t z e k l o c . c l t . I I I , 6 .

I li,

agli antichi

158

dotato di se n tim e n to a r tistic o le cose /pi acerbe, dichiarando


cio assere va n a v olu tt la loro bellezza, denunziando com e inde
cen ti i loro d ip in ti e flagellando con acri parole tu tta la v ita di
F iren ze d ip in g en d o la com e sen su ale e viziosa, m algrado tu tta la
su a g e n ia lit ed a r g u z ia .1 Il modo e la m aniera ten u ta dal Sa
vonarola nel predicare fa cev a s che gli uditori pren d essero tutto
in buona p arte, e che anzi spesso con alti lam enti si co n fessa ssero
colpevoli. N elle m inute delle prediche s incontra pi volte losser
vazione d ello s c r itto r e : Q ui ruppi in la grim e e non p otei pi
p r o se g u ir e . La lettura di questi app u n ti non pu naturalm ente
so stitu ire appieno la v iv a parola, ma tu tta v ia anche le parole tra
sc r itte hanno in s ta n ta com m ovente esp ression e, che n ella loro
o rig in a lit e sem p licit possono osercitare unefficacia quasi uguale
alla p arola parlata
Le su e a rd ite im m agin i, il su o p arlare pla
stico e in fo ca to trascin avan o la v iv a ce fa n ta sia della m oltitudine,
la sua com m ozione p ro fo n d a , le sue terrib ili m inacce d im m i
nenti ca stig h i esercitavan o una fo r za irre sistib ile sul popolo fa
cile a m utarsi. Invano L orenzo d e M edici, tu tto in ten to ad a tti
rare a s quanto v era d i m eglio, cerc di gu ad agn are alla sua
causa qu esto predicatore g iu n to a tale reputazione. Sebbene il
Savonarola a v e sse senza scopo irrita to quel potente, allorch, dopo
la su a elezione a priore del convento di S. M arco riedificato dai
M edici, non g li fece la con su eta v isita , lo sca ltro M edici lo lasci
tranquillo; di fr o n te al su o m ulo pi dichiarato, intem perante e
violen to egli si co n ten n e da p erfetto gentiluom o e p o litico; per
quanto gravem ente offeso e g li non trascese ad alcun a tto im pru

i Wkiss IV, 231.


a K h a n t z , K ixlu* IV , 70. Ofr. 11 giudizio di Domenico Benlvlcni sull'imprensione che faceva la predicazione ilei -Savonarola, nel suo T ra tta lo ( 1496),
presso S p e o t a To ( Kkai k) nella Hcil. alVAIIgem. Z eilu n g 1S9S, n. lt)!>, p. 7:
La predicazione del fv penetrava nel cuore perch egli parlava con incredi
bile commozione (arcato et affocato, e ri parlare mio rchcm cnte). I.a gente ne
partiva In silenzio e non trovando i>er lungo tempo la jiarola (senza fareiturni) . Sul S. come predicatore, in |articolare come predicatore di penitenza,
efr. anche TlJUnoscni VI 2. 434 ss.; lUctl. J tO T H K , Ut neh. der redigi, Bretnen
ISSI, 335 s. ; E. Danne, J cr m c Savouarole prriicatcur, l aris 1S04; K r j r in i in
K irchenlexikon di Friburgo X2, 338; Z a n o t t o loc. cit. 127-137; M o x n i , Quat
trocento II, 415 ss. ; A r a i.s t r o n o . Ha costoro/ 14!ls.; Symon and B e x s u s a n
1U9 ss. ; Ni iiNnv.nR, Savonarola* U rstchcr 4t>ss. V. specialmente L u c a , >a<"
il avola ss., che con sa mi critica discute i pregi e I difetti della predicazione
del CS. e protesta contro l'esagerata valutazione e ammirazione senza critica
del Savonarola predicatore da parte di I.notto e altri. In imrticolare L c c a s
biasima le lungaggini e prolissit e gli artifici dell'interpretazione allegori
della Bibbia e (p. 31 ss.) le esagerazioni, in parte di natura non innocente, che
spuntano a lato di massime ascetiche sane. 11 valore positivo lell'oiieni di
IiUiirro sta, come dice L u o a s a p. xv, principalmente nel dare numerosi estratti
delle opere del Savonarola.

Il Savonarola e la stia predicazione.

159

dente o da fa r se n so e con d ig n ito sa calm a si prese le um iliazioni


e lt offese del violen to p r e d ic a to r e . A nzi quando Lorenzo in tese
prossima la p rop ria (fine, fe c e v en ire a s q u eirim pavido censore
dei co stu m i.2 Se il S avonarola a v esse p osseduto un po di m ode
razione, la .sua efficacia su L orenzo che m algrado tu tta la le g
gerezza era tu tta ltro che in accessib ile a considerazioni religio
ne avrebbe p otuto e s se r e incalcolab ile. M a il suo carattere im>etuoso lo trascin e, tu tto p reso dalla m ira che gli sta v a sem pre
innanzi d una radicale rifo rm a di o gn i ordine di cose, gli fe c e
dimenticare ogni lim ite su g g e r ito dalla prudenza e dalla circo
spezione.
Lindipendenza e linfluenza del S a von arola crebbero gran
demente con la sep a ra zio n e d ella co n gregazion e toscana del suo
Ordine dalla provincia lom barda o tten u ta da A lessandro V I . 3 In
S. Marco venne allora com p iuta una sev era rifo rm a ; il S avon a
rola dava a tu tti nella sua persona un esem pio vivo dei p rin cip ii,
he andava inculcando. * I suoi ab iti era n o sem pre di stoffa assai

1 Kki m ont, Lorenzo 11-, :*;. ( Yr. a n c h e L u c a s 7il ss.


<'Ire-a hi fam osa c o n tro v e rsia , se re a lm e n te in <|uestu c irc o sta n z a il S a
vonarola ubbia f a tto <li|>eiiilcrc la sso lu zio n e ric h ie sta ila L orenzo <litIla r e s ti
tuitone d ella lilicrtA <11 F ire n ze , c u i |w r6 L o ren zo a v re b b e d a to una risp o sta
iMtiva. e fr. V u j.a h i I, 182-lhO e A rrh. ni or. Hai. 5 S erie I. 201 s. S e m b ra
he ni V ll-i.ari sia n o rim a s te sconosciute ta n to le o sserv azio n i d e llo S c h w a b in
I it< infurbititi di Bonn IV. s!H*, q u a n to quelle d i F k a n tz , Fra Bartolom eo 75 s.
'fr. su tu tta in q u e stio n e a n ch e le o sserv a zio n i del P k ix b g b IM In CHom.
il. J.ett. tal. X, 2-1! s il q u a le a ra g io n e f a n o ta re c h e il Vn.Um i s fidato
troppo i|,.| l'seu d o -R u rIn m acchi. V. a n c h e Itev. hi*t. X X X V III, 1*18; A rm h tro n h
a Litui. Il tutor, R eviete IV , 44H s. e IIa k tw io in II ini. Z eitachrifl L X IV , 181,
1*" * Hc. ont niente S ' iim tz k k (Savonarola ani R terbehetlc Atrenzo de" Medici,
Il iti. Jahrb. X X I
2WK27, e in Jtm . QuarlaUehr. X V I (31HJ2J, 101-105),
'Minando m in u ta m e n te le fo n ti, d im o s tr l'in c rc d ib illtil d eiia n a ira z io n e
li l U-o e H u rla m acchi e la c red ih illtil d ella re la zio n e del testim o n io o c u la re
l'olizlino. C fr. an ch e L u c a s K1-S4, 11 q u a le fa rile v a re ohe il ra cc o n to del l oliiinnn non so lta n to pili ono rev o le |ie r Lorenzo, m a an ch e a lt r e t t a n t o pel S a v o
narola e ch e s'a c co rd a in o ltre m eglio col f a tt o In c o n te sta to , che ({l p rim a
d e l l a rriv o del S lo re n z o aveva r ic e v u to con e d ifica n te pietA gli u ltim i s a c ra

menti.
* A lessan d ro VI p ro n u n z i la s e p a ra z io n e li S. .Marco d a lla provincia
nihardn con b reve del 22 m aggio 14K. R e la tiv a m e n te a lla s e p a razione d ella
i'freg n tlo m . to sc an a d a lla p ro v in c ia louilnirda prom ossa d a l S. neHin te re s ie
I e lla risiila o sse rv a n z a , c fr. S o n MTZKK, Sa vom rolli im S tr c ite tnil nenetu Or<"H 04-70; L u ttit sfl-KK) 104-112: <J. N k x o i.iM , Tre lettere d i <!. S. e una di Fra

li-mcnco di l i Mfiti II-unirme di i c o n te n ti di


IKunenico d i Fievole c di
'a terin a di ina con quello d i S . Mareo di F irenze, in Arck. *tor. Hai. 5?
rie XIX (1S97). 116 ss.
Sul s. e lo sserv a n za , stille s u e m assim e In ra p p o rto a lla rifo rm a d ell'O rdle cfr. S c i i n i t z k r . Savonarola im titre itr m il neinem Orden 41-50; K o s s t .
s itrrs a in Hitt.-pnl. HI. <H.IV (1014). ISO ss. O r c a i'a ttu a z io iie d ella rifo rm a
n"ru*a | n s M a rco : L u c a s 1U2 s. ; S a u t t e r , tiaconarolc rfo rm a teu r moral,
MonUQbso 1907, 34 ss. C fr. a n c h e le o sserv a zio n i d el c o n tem p o ran eo C e rre-

160

Introduzione.

g rossolan a, il su o letto era il pi duro, la sua cella la pi povera


e a n g u s ta .1
Con crescen te audacia, m a sen za m isura, g i a llin izio del de
cim o decenn io del secolo il S avonarola n elle prediche d e llA vvento
s era esp r e sso con tro il fu ro re del clero, m a anche contro la de
pravazion e dei p rin cip i. I p r e d ica to r i , icos eg li, solletican o
o g g ig io r n o le orecch ie con A ristotele, V irg ilio , O vidio, Ciceroni
D ante e P etra rca e punto si danno p en siero d ella salu te delle anime.
P erch invece di ta n ti lib ri non in segn an o quelluno, dove si con
tie n e la leg g e e la v ita ? Il V ange!o, o cristia n i, b isogn ereb b e che
lo p ortaste sem p re indosso, non dico gi il libro, m a lo spirito.
Ch se tu non hai do sp irito della grazia, e porti indosso lintero
volum e, non ti giover a nulla. O quanto ancor pi sciocch i sono
ora coloro ch e s em piono il collo di brevi e di ced olette d indul
genze, che sem brano proprio m ereiai che vanno alla fiera ! L a ca
rit cristia n a non ist nelle carte e nei libri. I veri libri d i Cristo
son o gli apostoli e i sa n ti e la vera vita co n siste n eliim ita re la
v ita loro. M a oggi g li uom ini, sp ecialm en te gli ecclesia stici, sono
d iven tati libri del diavolo. P arlan o con tro lam bizione e lorgoglio,
m entre essi vi sono im m ersi fino agli orecchi. P red ican o la castit
e ten gon o concubine e fa n c iu lli! C om andano di o sservare i digiuni
TANt presso S< ti.NtT/FH, Quelen N. Forneh. 1X1, 7 s.. 70. Sul malcontento, se
guito iilla separazione, in una parto dei monne! di S. Marco, ofr. jScekitzex.
X<ironurola ini tu r r ite init *einem Orile 7 0 ss. Fra questi era 1*. Francese
Mal, che use! du 'S. Marco e and a ltoma, dove poi nel 1-iUT divent procu
ratori) dell'ordine: dalla sua partenza da Firenze egli fu un nemico capitale
del Savonarola.
1 VII.I.ARI I, 170. Pebbens llO s. Si entra nelle celle del Savonarola pas
s i i l i d o per un oratorio nella cui parete esterna si legge la seguente iscrizione:
Leo X. P . AI. die Epl
ph. MDXVI hoc | oraui ingro X annos |
et X quadr. fribus | tot lena visitanti | bus concessit.
Questoratorio del chiostro non lia veramente nulla che fare con Savona
rola e Leone X concesse l'indulgenza al visitatori bene inteso senza aver ri
guardo alla persona del frate. Solo in tempi "recentissimi l'oratorio stato
messo in stretto rapporto coi Domenicano erigend ogli! quivi un monumento.
Attigui a questo stanno lo studio e il dormitorio del Savonarola, due celle
molto piccole, di quattro piedi quadrati ognunn con una finestrella rotonda alla
som m iti alta poco pii) di due piedi. 11 primo spazio serviva da stanza per lo
studio, l'altro per dormire. S. B r c n x e r , sititi tu 1, 7 1 . Nella prima cella si
conservano ora le reliquie del Savonarola, custodite una volta nella sagrestia
di S. Marco: il suo rosario, il mantello, il cilizlo, la sottana e un pezzo del
palo, legato a l quale sostenne la morte. In S. M a r c o si conservano anche
due bihbie, le cui note marginali alcuni vorrebbero attribuire al Savonarola,
ci che dal Y i i . i .a r i II, 120 messo in dubbio. Questo critico ritiene invece
come di mano del Savonarola le glosse a due bibite nella B i b l i o t e c a N a
z i o n a l e e K i c c a r d i a n a . l'na bihbla con numerose notizie marginali
del Savonarola mi fu mostrata nel 188 nella sua ricca collezione dal c o n t e
I a a r ambasciatore austriaco presso 1 Vaticano.

ltl

Il Savonarola e la predicazione.

c vivono nel lusso. Q uesti sono lib ri buoni a nulla, fa lsi, lib ri del
diavolo, perch eg li v i sc r iv e den tro tu tta la su a m alizia, tu tta la
sua scelleratezza. I p rela ti si p a v o n eg g ia n o della loro d ign it e di^prezzano gli altri ; voglio n o ch e altri s i cu rvi dinanzi a loro e li
strisci; ago g n a n o le p rim e ca tted re n elle scu o le e i prim i pergam i
dItalia. Godono d i esse r tr o v a ti la m a ttin a in piazza, p er essere
salutati e ch ia m a ti m a estri e rab bi; fa n n o grandi le fim brie dei
loro vestiti e d ilatan o le fila tterie, si gonfiano, si danno grande im
portanza e vog lio n o e ss e r e in te si a un sem p lice cenno. T u tto
rovinato nella C hiesa. I 'prelati non fa n n o pi alcuna d istin zion e
tra bene e m ale, tr a vero e fa lso . G uardate com e o ra i prelati e i
predicatori riv o lg o n o i loro p en sieri so lta n to a lla te r r a e alle cose
terrene; la cura delle a n im e non ist pi loro a cuore. N e i prim i
tempi della C hiesa i ca lici eran o di leg n o e i p relati d oro, ora
la C hiesa ha i ca lici d oro e i p rela ti d i le g n o .1
Ancor pi stu p o re sollevaron o le p rediche te n u te dal S avon a
rola nella q u aresim a del 1494. In q u este e g li m ise in rapporto i fia
t i l i da lui p redetti con la v e n u ta d i un nuovo C iro, che senza
ostacoli avrebbe percorso lI t a lia .2 N e l settem b re torn su l m ede
imo argom ento. Gi al p rin cip io del m ese precedente am basciatori fran cesi fu ro n o a F iren ze per tr a tta r e colla S ig n o ria sul
transito delle tru p p e di Carlo V i l i : 8 ci accrebbe leccitazione
generale. Il 21 di settem b re q u esta giumse al colm o. L e am pie
navate del duom o di F iren ze potevano a ste n to con ten ere la folla,
i he stranam ente ec c ita ta ed a n sio sa sta v a g i d a pi ore in a ttesa.
A nalm ente l ora to re sa l il pergam o. Con terr ib ile accento eg li
sordi con quelle p a ro le della S crittu ra : Ecce ego adducavi aquas
iiper tei'ram . Q ueste p arole, ch e ricordavano predizioni assa i di
vulgate, circa un g ran d e dilu vio, fu ro n o quasi fo lg o r e ch e scop

1 Prediche del r. p. F r a G. S a v o n a r o l a sopra il salmo Quam bonus, VIIn 1544; Predica VII, f. 5 0 s. Predica V ili , f. 72b. Pred. X X III, f. 247 ss.,
' t u . A B t . tiavonarola I, 165 s., 1(59-170. Secondo L u c a b 118, n. 2 le prediche
'l almo Quiim bonus non possono apjrartenere allAvvento 1493, ma spettano
a uno degli anni precedenti 1401 o 1492: e nota che anche altrove abbisogna
li revisione e correzione la lista delle predici! del Savonarola compilata da
I*uotto (p. 1 8 ).
Sulla questione del quando il Savonarola pronunzi per la prima volta
annunzio del nuovo O ro, cfr. L u c a s 115 uh. Come termine pi remoto ]iotrebhe venire in considerazione lestate o l'autunno del 1493, ma pi proha*
Imente soltanto lAvvento del 149:$ o la Quaresima del 1494. Alla fine del
'.il v sicuramente dopo il principio del 141*4 certo non occorreva pi una
"ijDc.iiW- illustrazione divina per profetare l'invasione. Sc h s it z k * ( H i st.-poi.
1
<"XXV [1900], 200 ss.) sulla base di affermazioni del Savonarola stesso
'li altri contemporanei vorrebbe mantenere contro I.ucas un termine anteore per il primo annunzio e cosi salvare il profetismo di Savonarola in
tuesta cosa.
* Cfr. I. lcas 120.
i
Storia ti rapi. Iti.

11

162

introduzione.

p ia sse nel tem p io. Gli in nu m erevoli uditori fu ro n o p resi da epav en to ed orrore, ta n to che, com e d ice il P olizian o, s i rizzarono
loro d cap elli su l capo. S grande fu il terrore, il p ian to e il ge
m ito, s c r iv e il c r o n ista C e r r e ta n i,1 che! ciascuno com e sem ivivo
e sen za p a ro la a g g ir a v a si per la c itt . I l P o liz ia n o d ic e che si
se n t rizzare i c a p e lli.2
P oche settim a n e dopo, i M edici erano scacciati e il re di Francia
fa c e v a il suo so len n e in g resso in F irenze. Il ter rib ile avveram ento
d elle pred izion i del Savonarola, il suo benefico in terv en to p er m an
ten ere la q u iete n ella c itt d u r a n te il so g g io rn o dei F ra n cesi ave
v a n o accresciuto in som m o grad o il suo p restig io . Il popolo vide
in lu i il v ero p ro feta delle cose c h ertano accadute e d icevasi ch egli
solo era sta to capace di cam biare i sen tim en ti del re di Francia
nel suo en tra re in F iren ze, che e g li solo la v ev a indotto a ripartire.
D a lui quindi s i atten d ev a co n sig lio, aiuto e com ando dn tu tto ci
che fo sse per seg u ire nella difficile im presa del cam biam ento della
c o stitu z io n e .3 In tal m odo il priore di S. M arco per la fo r z a stess..
delle co se venirne sem pre pi sp in to in un cam p o p er lui nuovo,
lubrico e pericoloso. Il su o im m isch iarsi nei negozi p o litici nasceva
certo dalle in tenzioni m ig lio ri e p i pure, m a era im prudente e
doveva d ite n ta r e f a t a l e 4 II S avon arola giu stifica v a questo suo
in trom ettersi col d ire che lo tro v a v a n ecessario per la sa lu te delle
anim e. Tu non volevi crederm i grid a e g li al popolo n elle sue
prediche su lla riform a della costitu zion e m a ora hai v isto che
le m ie parole si son o tu tte verificate, che non la m ia te sta che
m e le su g g erisce, m a eh e.ven gon o da Dio. P r e sta te dunque orec
chio a chi non altro cerca che la salu te d lie v o stre anim e. Purifi
c a te i v o stri cuori, a tten d ete a fa r e il bene com une, d im en ticate i
p rivati in te r e ssi; ch se voi con ta li disp osizion i di an im o rifor
m ate la v o stra c itt , essa sar p i gloriosa di quello ch e non sia
sta ta per il p assa to . E tu , o popolo di F iren ze, darai 'in ta l modo
p rin cipio alla rifo rm a d i tu tta Ita lia e sten d erai la tu a ala su tutto
il mondo, p er p o rtare a tu tti i popoli Ha riform a. Q uesta riform a,
prosegue il Savonarola, deve com in ciare dagli ecclesia stici e il

i Sohnit/.eb, Q u e le n tu. F o r urli. I l i , 12.


o V n X A M I-, 203. S ia io x e F i u p k p i ( V r u -A B I -C A S A K O V A 475) fa salire il
numero degli uditori ordinari del Savonarola a 8.000-10.000 i>ersone. TtostMichela ngniolo I, 195.
3
V hj.ari la, 25t. Cfr. anche iSchnitv.kr, F Iuguchriften-L ite ra lur 228
p. 233: Solo dalla Uno del 1494, cio dopo avvenuta la marcia di Carlo V111
data il periodo della u incontestata superiorit, del suo decisivo i n f l u s s o
su tutte le classi della popolazione .
* Conviene In questo giudizio dell'attivit politica del Savonarola a n c h e
V. Tocco (Introduzione a V iij.ari. Il Saronaroki c Ut critica tcdenca, B ren '
1900, xx s.).

Il Savonarola riformatore politico.

1G3

Itene tem porale d eve se r v ir e al bene m orale e religioso : se Cos'imo


de M edici ha d etto ch e g li S ta ti non si g o vern an o col P a te r noster,
sappiate ch e q u esta la m a ssim a d un tiranno, e che s e si vuole
un buon governo, b isogn a ricondurlo a D io. S e co s non fo sse egli
non s im paccerebbe certo di affa ri politici.
Per qu esta n uova co stitu zio n e egli raccom and in una predica
;onuta nel duom o quattro cose so p r a ttu tto : il tim ore di D io e la
riforma dei buoni costum i ; lam ore per un governo popolare e per
il pubblico bene posponendo ogn i p riv a to in te r e sse ; u n am n istia
funerale per i fa u to r i d el p a ssa to g o v ern o e clem en za v erso i debi
tori dello S ta to ; finalm en te la co stitu zio n e d i <un gov ern o su larv. hissime basi (governo universale), al quale d ovessero p artecipare
utti i c itta d in i.1 C i ch e p areva incred ib ile accadde : il p rio re di
S. Marco riu sc a in trod u rre un g o v ern o dem ocratico, e cos le
dee da lu i esp r e sse n ile p rediche d iven taron o leg g i dello S tato.
Viene fon d ato il G ran C onsiglio, quale il p riore lo a v ev a proposto
ul modello di V en ezia, v en gon o rifo r m a te le im p oste, soppressa
l'usura m ediante l erezio n e di un M onte di P iet , riord in ata la
giustizia, abolito lo abuso di tu m u ltu a rie a ssem b lee popolari, i
cos detti p arlam enti, cos s fr u tta ti dai M edici. *
La riform a p o litica non e r a che una p arte d ella gran d e im p resa
ne erasi proposto il S a von arola : i su oi d isegn i abbracciavano
altres la v ita sociale, la scien za, la rte e la letteratu ra. Di contro
al paganesim o del fa ls o rin a scim en to d o v ev a si rista b ilire la sinoria del c ristia n esim o in tu tti g li ordini d ella v ita sociale. Il suo
A vviva C r is t o d o v ev a p a ssa r e di bocca in bocca; il codice divino
doveva essere la norm a su p rem a d ella v ita p olitica e sociale, scien

\ ijI.aki 1*, 276 s., 279. La predica del 1* aprile 1495 sul cambiamento
Ila forma di governo, in tedesco presso ISchottmWx t a 46-04. Ibld. 18-40,
prediche che hanno per oggetto la riforma morale.
S u l Savonarola come riformatore della costituzione fiorentina oltre al
' m .a li, 283 ss., 816 s., cfr. anche F k a n t z , tixtu x IV . Sa ss. V. inoltre O h e U 323 s. C i p o l l a In A tv h . Ycnct. 1874. T h o m a s , L e* revolution* potit. de
'''eneo (Taris 1881) 348 s. B e r n o n in K ev. de* quest. hi*t. LXXXVIII, 563.
" S>" r,",or in AUgom. Z eitu n g 185)8, JJcil. nr. lta>; S y m o m i h , The ,Agc oj th
'put* 158 s., 174; L u c a s 152 s., 170 s. ; O. B i a n u m , K rititc h e S tu d ia i zu r
dr y r(i O. su rumirolu (dissert. di itostock), Kln llKJl ; A k m h t k o n u
Sulla riforma savonaroliana della costituzione e le opposizioni di pur..... ' anche la relazione del cronista I i b t k o Iark.nti presso S o h n i t z e k ,
/ II, h B. fu r te h . IV, 18-72 con L xxxn ss. Ilrid. 26 g. sulhi predica del 14 di.nbre lim . B elati vilmente all'apologia deUa riforma savonaroliana delTuma11
Bartolomeo Scala, cancelliere della iSiguoria fiorentina ( f 1495,), cfr.
^HMrzrs. f'lug*rhriftcn-L U eratur 203 s. Hbosch (Z u r aronarola-Kontroverse
' ** riunisce i giudizi di M achiavelli suH'attivita politica del Savonarola
* i i r r o r i nella sm politica.

lf>4

Introduzione.

tifica ed a r tistic a . In questo sen so C risto fu proclam ato re di F i


renze e v in d ice d ella su a lib e r t .1
L a c o stitu zio n e di C risto a re di F iren ze a v ev a p er anche
un a ltro sign ifica to . Il S avon arola elevava la p retesa dii essere
organ o di sp ecia li rivelazion i e m ission i d ivine. L a su a anim a
poetica, e s a lta ta sin o a l fa n a tism o , la su a ardente fa n ta sia , il suo
ap p rofo n d irsi nei lib ri p ro fetici e apocalittici della S a cr a Scrit
tu ra e le predizioni di un G ioacchino e di un T ele sfo ro ingene
rarono in lui la fe r m a p ersu asion e di sta r e in im m ed iata com u
nicazione con D io e con g li an g eli. C redeva di udire voci celesti
e di avere visiioni. L e v isio n i presero v ia v ia ta l sopravvento
neflla sua m ente riflessiv a , che pur conversando con adtri e g li ve
d ev a il c ie lo aperto e se n tiv a voci, n orm ai dubitava della realt
di questo su o im m ediato com m ercio col m ondo d e g li sp iriti .
Q uan to io vedeva in sp ir ito ed an n u n zia v a d ice e g li nello
scritto su lle vision i ora per m e di gran lu n ga pi c erto che non
sia n o i prim i p rin cip ii 'per i filo s o fi .2 A con ferm arlo ancor pi in
qu este su e fa n ta sie con corse una circo sta n za tu tta esterio re la
quale oper s da fa r g li a sso lu ta m en te d ilegu are ogn i dubbio. Nei
convento di S. M arco c era un fr a te sonnam bulo, di nom e Silvestro
Maruifi, il quale a v ev a sp esso delle v isio n i e fa c ev a d ei discorsi
sin golari. Il Savonarola pose p resto in q u estuom o co s cieca fi
ducia, che una v olta diede persin o com e p rop ria una v isio n e avuta
dal (Marutfi per preteso in ca rico d eg li a n g eli. * L a p ossib ilit che
1
Cfr. F r a n t z , F ra B artolom eo 74, 7(V-79; cfr. P k r r k n s 175 s . P ra tic h e opra
Amo e sopra Zaokaria (1544), f. 407v i Domenica dello pilline); P a r e r t i pre~
S c i i m t z k b , Q uel leu t . \Forsch. IV, 1)4, 1113 s . ; inoltre H r y g k , F io r a i: u . <h
Medici 1)8 ss. ; F e s t e r , M achiavelli 34 s. B r a n d i (Renaissance* 134) d questi*
giudizio: I l reggimento di Savonarola era una intollerante teocrazia a bav
democratica. D io stesso doveva guidare il governo: per la bocca del monaco
egli doveva m anifestare la sua volont. (Ma la sentenza del monaco esigeva
una reazione tanto profonda e estesa quale mai uno Stato ha veduta. In tutto
si dovevano elim inare le condizioni dell'ultimo passato, ogni capriccio, ma
anche tutto ci chera divenuto storicamente .
a Vom pendium revclationuni, e d . Q u t i f 223. O fr. a n c h e D iaogus de te
rita l e prophetica f. 7 e iH>.
a V ili .a r i I, 330-331. S o h w a h in JA teraturblatt di Ionn IV, 908. IUOAB
387. Relativamente aUaffermazione di I S c h n i tz k r che in realt Savonarola non
abbia attribuito grande valore alle visioni di Silvestro, 'il L u c a s (412 e 425)
fa osservare che si tratta di dichiarazioni del Savonarola nei protocolli falsifi
ca tl del suo processo, dni quali naturalmente nulla pud dedursi. Anche da
una breve, incidentale osservazione di R e d d it i lo S c h n i t z e r (Q uellen u . F o r s c h .
I, 2 6 s . ; testo 08 s.) vuol cavarne troppo se vi trova che nella cerchia del S a
vonarola il sonnambulismo e le pretese visioni d Silvestro non erano prese
del tutto sul serio. Contro S a c n n a (in Jlixt.-pol. Bl. CXXI, 5(57), per evitare
ulteriori malintesi, fnceio qui espressamente notare che io sono ben lungi dal
presentare 11 Savonarola come un mistificatore, sebbene altrettanto poco lo
possa riguardare iu lui un veri profeta, chiamato da Dio. Ofr. in proposito
sotto, MI. Il, cap. t.

li Savonarola riformatore politico.

Ifi5

egli s illud esse circa la su a illu m in a zio n e d a p arte di D io, eg li


[(eludeva sen zaltro. N e l d ialogo su lla v e r it p r o fetica eg li rile
vava colle pi en erg ich e parole la p u rezza d elle su e intenzioni
dichiarando : Io h o adorato sin cera m en te il Signore* io cerco
imitarne i v e s tig i; io ho v e g lia to le n o tti in te r e nella orazione;
io ho perduta la pace, ho co n su m ato la sa lu te e la v ita p el bene
del p rossim o; no, non p o ssib ile ch e il S ig n o r e m i abbia in g a n
nato. Questo bene la v e r it ste s s a ; q u esto lum e a iu ta la m ia
ragione, reg g e la m ia c a r i t .1
Nel fuoco d ella su a eloquenza con tro il g u a sto prom osso a tu tto
potere dai M edici il Violento dom enican o la scia v a si Inon di rado
trascinare ad e sp r e ssio n i e s a g e r a te .2 S u lla b a se di ta li espressiioni
i form lopinione ch e il S avon arola sia sta to un nem ico della
cienza e d ellarte. L a critica m oderna ha tu tta v ia d im ostrato che
iccuse di tdl gen ere sono in g iu ste . R esta ferm o, ch e di Savonarola
nei suo convento si adoper p er g li stu d ii e che raccom andava, in
sta della m issio n e, sp ecia lm en te la p p ren d im en to della lin gu a
reca e delle o rien ta li, sen za peraltro otten ere un n otev o le sucsso. Sta in oltre il fa tto , che il S avon arola ha sa lv a to a F iren ze
i m agnifica B ib lio teca d e M edici. U n siffa tto uom o pu essere
stato un nem ico d ella scien za ? C ontro laccu sa che s ia stato un
avversario dei p oeti e della p oesia, il S avon arola s d ifeso da s.

* lUalngu de P eritate profili, f. 12', 13-13'. Ofr. V n - X .A R i 12, 391 s.


ah in LiteraturbU ill <11 Bonn IV, Mf! s. e iTocco In L a vita tal. II, 381.
Hubeb in i/in (or. T atehcnbuch 5 Folge V (1875), (53 8. ; ISaithciiick 283 sa. ;
uoxoa -100-407, che crede fermamente alla probit del Savonarola; altret:ulto SoHOTTUtlJ-iR, p. vn . IUcah (49-73) discute la questione (cfr. IW -u in K alholik 1899, l i , 4(58 s.) sottoponendo a minuto esame il Compendium
l'ir iu tin n u m e il D ialog un de meritate prophetiea del Savonarola. Anche Luca
' leva che la questione vero profeta o fa U a rin t mal posta: p. SU: There
- a middle term lying between these two extrem es: and that middle term is
tin* w ry simple hypothesis that he was deluded, as so many men, before and
nee, have been deluded in the matter of visions and revelations. IVesame
quattro criteri, sui quail Savonarola cercava di appoggiare la genuinit
'M suo profetismo, cio 1 la sua certezza soggettava, 2* il compimento di
'nte sue predizioni, 3* gli splendidi successi delle medesime, 4* li fatto da
Ini osservato che tutti 1 buoni di 'Firenze credevano a lui e tutti 1 cattivi lo
whattevano (v. C ompendium R eveationum . ed. Q u t if II, 306) d per ri-uluto l'autoillusione, alla quale s'era abituato. S fecta to * ( K rau s) nella
*eil. air.4Byem. Z eitung 1898, n.* 1(59. p. 6 s . ricorda che gi Domenico Bend' ni, entusiastico seguace del Savonarola, ha formulato lo spinoso dilemma :
" o rilo da Dio o a grondi uni mo sim ulatore e seduci ore . Esaltati aderenti
*1 Savonarola, come Bartolomeo Redditi, la cui opera composta nel 1501 serve
'fi nei pal men te a provare il profetismo del (Savonarola, anche dopo il suo lu
gubre esito vi credettero in modo inconcusso (S cn srrzi*, QuetUm u. Forch.
I- 12.). Nelle sue profezie (1497) Leonardo da Vinci parodia il profetismo de)
Savonarola ; cfr. M. H erzteld , L. da V inci o lx s . (testo p. 278-303).
1 B ibckh ardt II*. 249,

16>

Introduzione.

Io non ho m a i a v u to in anim o d ice e g li di con d an n are larte


del p oetare, m a solam en te l abuso che m olti n e fan n o. Q uesto abuso
lo sp ieg a p o i m eglio dicendo: V una fa lsa g en ia di p retesi poeti,
i quali non sa n n o fa r e altro ch e correre dietro le n orm e d e Greci
e R om ani : v oglion o la m edesim a form a, lo ste sso m etro ; invocano
i loro m edesim i d i, n( san no u sa re altri nom i, altre p arole che
quelle u s a te d a g li an tich i. N oi siam o uom ini al pari d i loro, ed
avem m o da D io ugu ale fa co lt d i dar n om e a lle cose ch e vanno
ogni giorno m utando. M a costoro si resero sch ia v i d egli antichi, in
m aniera ch e non solam ente non voglion o p a rlare con tro la loro
usanza : m a neppure voglion o dire ci ch e ssi non d issero. E questo
non solam ente un fa lso p oetare, m a anche una p este p ernicio
sissim a alla gioven t . Io certo m i affatich erei a provarlo, se non
fo sse pi ch ia ro del so le; lesp erien za ch lunica m a estra deile
cose, h a resi cos m a n ife sti agli occhi di tu tti i danni ch e nascono
da questo fa lso gen ere di p oetare, che van o orm ai fer m a rsi a
confutarlo. M a che d irem o noi, quando i p agan i stessi condanna
rono questi p o eti? N on fu quel P la to n e m edesim o ch e o g g i tanto
si leva a cielo, colui ch e d isse n e c e ssa r ia una le g g e ch e scacciasse
daJle c itt q uesti poeti i quali c o llesem p io e co llau to rit di di
n efand i e col so lletico di tu rp i p o esie sv eg lia n o le pi ignom iniose
libidini e affrettan o la decadenza m orale? Che fa n n o in contrario
i n ostri p rin cip i c r istia n i? P erch dissim u lan o q u esti m ali? Perch
non m ettono fu ori una leg g e ch e scacci dalle citt , non solo questi
fa lsi poeti, m a anche i lor libri, e quelli degfli antichi ch e discor
rono dii cose m eretricie, ch e lodano i fa lsi d i? Grani fo r tu n a sa
rebbe se q u esti libri v en issero d istru tti, e v i rim an essero so lo quelli
che in citan o la v ir t .1
Idee a ffa tto sim ili p r o fe ssa v a til S avonarola relativam en te alle
arti figu rative. P i v o lte ebbe a d ich iarare quello c h e g li biasim ava
n ellarte del suo tem p o e ci ch e invece avrebbe volu to vedere
al su o p osto. Quello ch e an che in q u esto cam po g iu sta m en te egli
com batte, il fa lso rin ascim en to pagano, ch e p ro fa n a v a l a r te reli
giosa e la v v iliv a nel fa n g o di m o tivi e sen tim en ti terren i, se non
1
S a v o k a r o t , a , Opus p e n i NI e de divisione, ordine ae u tilita te omnium
soientiarum (s. 1. et a.: alla Biblioteca nazionale di Berlino), f. 18. l'-lO.
21'). Ofr. V i i x a r i I. 474 ss.: ed. ted. II. 118 s . ; G. Gnerguj, f r a t e Oiroanio
nette lettere e per le arti. In Rassegna X a s. CXX (1901); A. G a l l e t t i , O. SaronaroUi, Genova 1012, 57 s. ; M. C m n , L 'estetica del Savonarola, Livorno 1012;
S o l i n i r / K K . saconarolas E rzieher 04-72. 10S-11S. Noi suo scritto Savonarola ini
S tir ile m it seincin Ordon 83 s. lo S c n x i r z E B fa fortemente rilevare che promo
vendo gli 6tudi Savonarola non era guidato da punti di vista scientifici, ma
esclusivam ente pratici e che egli era anche in particolare ostile al conferimento
del gradi accademici ai suoi monaci.

Il Savonarola e il rinascimento.

17

del tutto im p uri. E g li in g e n e r e non vu ol punto sap ere di un arte,


che non sia al se r v iz io della relig io n e, e quindi flagella a san gu e
la rappresentazione del nudo, com e im pu dica e corrom pitrice, ta n to
pi che i d ipin ti d elle ch iese son o i lib ri d ei fa n ciu lli e delle d o n n e .1
Fortem ente egli lev (la su a voce contro il n atu ralism o n ellarte
religiosa, sebb en e rico n o scesse che lo stu d io d ella n atura il
punto di p artenza di ogn i a r te ; eg li c o n sig lia v a gli a r tisti di ba
dare pi a llesp ressio n e e alla bellezza ideale che non alla p erfe
zione dlia form a.
Egli cerc che fo s s e bandito d a lla rte ogn i lusso, m a anche qui
generalizz ed esa g er in m odo p u n to co rrisp on d en te alla realt.
Vai v e stite e o r n a te la V erg in e M aria alla fo g g ia d elle vostre
oortegiane e le d ate i lin eam en ti delle v o stre am asie. E li giovani
vanno poi dicen do a q u esta donna ed a q u esta ltr a : costei Da
Maddalena, quello S. G iovann i, ecco la V e r g in e ; perch voi dii*
pingete le vostre figu re n elle ch iese, e q u esto un grande d ispregio
delle cose d iv in e. V oi d ip in tori fa te m ale a ss a i; e se vai sap este
come so io, lo scandalo che ne seg u e, certo noi fa r e ste . Voi m ettete
tutte le v an it nelle c h ie se : cred ete voi ch e la V e r g in e M a ria an
dasse dipinta in q u esto m odo com e voi la d ip in g ete? Io v i dico che
ella andava v e s tita com e una p o v e r e lla .*
Il Savonarola ten d ev a in vece v erso con cetti rigid i e sev eri al
possibile. Le figure dei sa n ti debbono esse r e su p eriori alla so lita
natura e com e ta li re se tip ica m en te ricon oscib ili ; lab ito loro vuol
essere g rave e sen za orn ati e in a rm on ia col tem po antico, nel
quale v iv ev a n o .

1
B o d e 223. Cfr. M I n t z , Le Preurseur 227 ; cfr. p. 229 ss. e 237. (The il
Savonarola non fosse nemico dell'artc l'ha dimostrato esaurientemente per
l'rimo L. Gb u y e r , Le Illustration* dt critu de J. Savonarole publie cn Ita lie
I' et IC, tite le et le parole de Savonarole ur l'A rt, Paris 1879. pPr.
Inoltre Rio. De f A r t ch rtien II. 368. F k a n t z II, 666. H e t t n e r , Italieniche
Studien 143-153. M n t z in L A r t 1881, IV, 162 s. U l m a x n , B o tticelli 140 s. V.
nel A. Reichen s p e r o e r . Z u r C harakteristik der Henaiance in Kln. YoTktzcilunff 1881 nr. 347; K r a u s - S a u e r II 2, 278-282. Ibid. 17: I/opposizione del S.
nlla dominante corrente contemporanca, non seppe osservare i lim iti del sano
intelletto umano e s'infranse contro l'ostilit duna generazione, chera gi sulla
via dello scetticismo . E a p. 281, sintetizzando, Kraus d questo giudizio : Re!*uto sbagliata l'attivit politico-sociale del S. perch per un verso fece troppo
'Ttl concessioni all'elemento democratico e iter l'altro, col fantasma d'una teorrzia repubblicana con (Tristo capo, commise lerrore di voler fondare sull'ure psichico rapidamente dilegnantesi dun momento, un ordinamento politico,
altrettanto va detto per ci ch'egli volle per la rte. Cfr. anche C. A m e n h o v e n ,
'/n'nzo de .1tedici u. Savonarola in ih rem V erhltnis z u r K un ut, in K ation XX
1902 903. n.i 2S e 29. p. 438 ss., 456 ss. ; G . G n e r g h i loc. c i t 44-70; S t e u t h a u s e r
'a llitt. pol. B l. CXXXI, 405 s., 659 s. t senza valore la polemica, che scende
frasi immature, di B i e r m a n n ( v . sopra p. 16 n. 2).
*
Da Sopra Amo propheta e sopra Zaeharia, Vinegla 1544, f. 183-183'. Cfr.
Vnj-AM I. 473, ed. ted II, 116.

168

Introduzione.

C erte esp ressio n i del S avonarola risp etto a llarte non si possono
scu sa re di p a r z ia lit e di esa g erazion e ; m a p er p arecchi riguardi
la su a opp osizion e ai tra v ia m en ti d ellarte di allora era a ffa tto giu
stificata. N o n s i pu n eg a re che sp ecialm en te n egli u ltim i decennii
del secolo XV com inci a in filtrarsi n ellarte ita lia n a un indirizzo
se n su a le e pagano, ch e colla su a m olle gra zia avrebbe interpretato
um anam en te a n ch e le co se san te, un indirizzo che si d eve designare
com e un d ife tto anche dal punto d i v is ta e stetico . B a sta d are uno
sguardo a m olte opere so rte a quel tem po p er co n sta ta re un forte
in crem en to del realism o e il g u sto c rescen te d egli a r tisti n el ripro
durre tu tti quei num erosi accessorii, che g lita lia n i a v ev a n o cari
n ella v ita gio rn a liera e davan p iacere a llocchio d el p itto re. E g li
ind ub itato che proprio al tem po del S avonarola en tram b e queste
cose non di rado p rev a lev a n o ta lm en te e p a ssavan o cos in
prim a linea, ch e il m o tiv o d ellopera d arte n e v en iv a a soffrire,
a lia s te s s a g u isa che d altra p arte esso, sta n te q u ellinvolontario
n atu ralism o, difficilm ente era ricon oscib ile com e un m otivo sacro
d estin a to a su g g e r ir e sen tim en ti d iv o ti . I m aestri del primo
rin ascim en to che fo r te m e n te cu ran o lelem en to d ecorativo (G hir
landaio, S ign orelli, [Rosselli, B o tticelli e G ozzoli), n elle loro rap
p resen tazion i sa cre segu on o esa g era ta m en te la m oda nuova di
introdurre figure d ella so ciet co n tem p o ra n ea .1 Sono specialm ente ca ra tteristici, p er q uesto modo di procedere, g li affreschi
del G hirlandaio in S. M aria N ovella di F ir e n z e 2 e il ciclo delle
p ittu re alle pareti della S istin a , dove n ella Cena del R osselli s a f
follano sp etta to ri borghesj p ersin o col cane e col g a t t o .3
La consuetudine, che cond u ceva sp esso ad abusi, di riprodurre
com e sa n ti i ritra tti dei con tem poranei, crebbe v ia v ia n ella se
conda m et del secolo xv . Se g i il D on atello per m odellare la
sua sta tu a d i un p r o fe ta s i se r v i di un uom o com e il P o g g io 4 la
co sa passa i confini d el lecito. Lo ste sso d icasi in c erto sen so delYAdorazione dei M agi del B o tticelli, d egli affreschi d i B en ozzo
Gozzoli nel Cam po S a n to d i P isa e in S . G im ignano e di quelli del
G hirlandaio in S. M aria N ovella di F irenze. M olto p eggio ancora

1 B u r c k h a r d t , H citrge 2 4 9 s . ,Ofr. W a r h u b o , liild tiisk u n st u. Fioretti iner


Brgenlum , 1002.
3
Per quante bellezze offrano gli affreschi del Ghirlandaio nel coro di S.
Maria X ow lla. bisogna tuttavia dichiarare come una siecie di profanazione
della istoria .Sacra il fatto, che in essi vi sono dipinti non meno Idi 2 1 ritratti di
membri delle due fam iglie, che ordinarono quegli affreschi. M u n t z , Prcurseur*
2 3 0 . Ofr. B u r c k h a r d t , Jtcitrgc 2 1 5 s.
* Laito Rinascimento abbandon, ed cosa notevole, questo procedimento,
che fortemente distrae, a vantaggio di maggior unit e pi vivo effetto del
motivo principale.
* Cfr. in proposito E. W alser. Poggia Fiorentina 314 s.

Deficienze morali e religiose nell'arte del rinascimento.

169

fu che lo sco stu m a to C arm elitano F ra F ilip p o L ippi d ip in g esse


continuam ente com e M adonna la L u crezia B uti con la quale aveva
illecita r e la z io n e .1 C osa m olto c a r a tte r is tic a per q u ellepoca il
fatto, che a l L ipp i, m alg ra d o lo scandalo, v en issero al pari di
prima date com m ission i per c h ie s e .2
Sebbene labu so di so g g e tti m ito lo g ic i3 e quadri sensuali e
scandalosi non c o stitu isse r o n el seco lo x v ch e eccezioni, pure si
hanno a dep lorare m olti b ru tti sv ia m en ti a q uesto proposito. Cos
per es. F ra B artolom eo prim a del suo ra vved im en to d ip in se San
-Sebastiano in m odo ta le, che il quadro, com e n arra il V asari, in
eguito a bru tte esp erien ze dei co n fesso ri, fu al pi presto dovuto
rimuovere dalla c h ie sa . 4 A n ch e p arecchie p ittu re e ram i del M antegna, che del iresto s i m a n ten n e sem p re fe d e le alla C hiosa, sotto
questo riguardo non son o in a p p u n ta b ili.5 P arim en ti l /Giudizio
Universale di Luca. S ig n o relli nel duom o di O rvieto sp esso nel
fare uso del nudo eccede i lim iti p erm essi in una ch iesa e nella
cornice p resen ta p ersin o del so g g e tti m ito lo g ici. Il m edesim o a r
is t a dipinse per L orenzo il V ecch io a lcu n e figure di di ignude,
e nel palazzo di P a n d o lfo P etru cci a S ien a fe c e tr a la ltro un
baccanale. * Di lui pure L educazione d i Pane con gru p p i di di
ignudi, che ora tr o v a si n el M useo di B e r lin o .7 S con ven ien ti al
sommo sono alcuni a ffresch i del Sodom 'a.8
Col secolo XVI com in cian o poi le ra p p resen tazion i m itologich e
magnifiche pel colorito, m a m olto lib ere. P ersin o m aestri com e
Leonardo d a V inci e M ichelan gelo si la scia ro n c te n ta r e a rappre
sentare Leda col c ig n o in m odo in d ecen te. A nche le Veneri del
Tiziano e pi le p ittu r e del G iulio R om ano nel P alazzo del T a
Mantova, com e g li a ffresch i di R affaello n ella F a rn esin a a Rom a,
debbono qualificarsi p ericolosi dal p un to di v is ta m orale. Ci vale
ancor pi delle scen e m ito lo g ich e del C o rreg g io : G iove e A n tiop e
al Louvre, D anae a V illa B org h ese, Leda n ella G alleria di B er

1 1 f r . G u h i . I , 2 4 . ,C teow E -C A V A l.cA 8E iX E I I I . 5 2 s .
2 0 1 6 f a r i l e v a r e a b u o n d i r i t t o P . ItiK F F E L n e l s u o
lo m in io

und Uniticeli*

in

Frank/. Zeitung

g e n ia le s a g g io :

flhir-

d e l 2 1 g e n n a io 1 898 .

* S u r a p p r e s e n t a z i o n i m i t o l o g i c h e i n c a s s o n i i t a l i a n i c f r . l o p e r a d i P . S c h u -

rtiatnn. Trillien u. Trititelibiltlcr (ter italicii. Friihrciuiisaaiwc, 2 p a r t i ,


Kuimlchrimik N . F . X X V I
'1 9 1 4 - 1 5 ), 2 4 s . , W . B o m b e i n Kln. Yolknzcitung 1 9 1 6 , n 1 0 4 4 ( 3 1 d i c e m b r e ) e
H txo,

I ^ lp z ig 1 9 1 5 ; in o lt r e l e c o m u n ic a z io n i p r o v v is o r ie in
1 a r t i c o l o d i S . K e t x a c h c i t . q u i s o p r a p . 0 3 n . 4.

4 V m ari

III

(ed . 1 598) I , 39.

* P H e b I 1 , 3 2 6 . O f r . a n c h e I I. F o e b s t e b

"ilwigcn
* P

X X II

ip e

in Jahrb. (ter preti*. Kunstgam-

( 1 9 0 1 ) , 7 8 8 ., 1 5 4 s . e K r i s t w J . e b 3 6 8 8 ., 3 ! 8.

I 1, 322.

fB O W E -f AVAt-CASiaXE I V , 1 m e t A , 8 5 s s .

* Ofr. Uiti.-poi. HI. LXXXI, 303 s. e Fangosi 110,

170

Introduzione.

lin o .1 Q uanto g i n e lla su a g io vin ezza il C orreggio A vesse per


duto il sen so per ci ch e si conviene, d im ostrato d agli affreschi
che d ip in se lann o 1518 n ella Cam era di S. P aolo a P a rm a per la
b ad essa di quel ricco m on astero di m onache, D onna G iovanna,
dam a e d u c a ta um an isticam ente. Il soffitto della sala convertito
in un p ergolato, nei cui vuoti si nascondono geniii e am orini di
.seducente leg g ia d ria . L e G razie ignude, le P arche, la Fortuna,
S a tir i, C erere, M inerva e altri rap p resen tan ti del m ondo pagano
d egli sp ir iti sono d ip in ti in chiaroscuro in 16 lu n ette accan to ad
un a personificazione d ella c a stit e v er g in it siccom e unim m a
g in e um an isticam ente com p ita d ella v ita um ana. In m odo non de
cen te ra p p resen ta ta G iunone punita, la dea ste s s a d el tutto
sv e stita . N ella p arete prin cipale di questo pergolato di num i pro
cede D ian a col suo tiro . T u tto m itologico, n ien te c r is tia n o .2 Me
ritan o b iasim o dal punto d i v ista cristian o anche le V en eri di
Sandro B otticelli e d i P iero di Cosim o, quantunque non s i abbia
qui a lam entare tu tta (quella la sc iv it che ved rem o nei p ittori po
ste r io r i.3
P ersino il sa n tu a rio delle ch ie se non venne risp arm iato da
rappresentazioni della n tich it o non ecclesiastich e. L a co sa pi
strana, che il rin a scim en to offre in q u esto il c o sid etto Tem pio
del M alatesta a R im in i, co stru ito per com m ission e di quel
tiran no d a lla rch itetto Leon B a ttista A lb erti. L accessorio pagano
assum e qui delle proporzioni eccessive, di m odo che ap p en a vi
troveresti una iscrizio n e a ttin e n te a religion e. La sta tu a di San
M ichele il ritra tto d ellam an te del M alatesta, la n ota Isotta. Le
personificazioni d elle v irt , d egli elem en ti, delle a rti e scien ze pas
sano dinanzi a g li occhi d egli o sserv a to ri in leggeri, svolazzan ti
abiti o affa tto nu de n elle creazion i plastich e d i A g o stin o di Duc
cio a lle p areti, p ila stri e capp elle. N ella C appella d ellA cqua il sar
co fa g o d egli a n ten a ti del fo n d a to re m ostra la C asa M alatesta nel
tem p io d ella fa m a Idi M inerva. N e lla C ap p ella d i S . G irolam o si
p resen ta lO lim po p a g a n o : D iana, M arte, M ercurio, S atu rn o e
la ste ssa V enere com p letam en te ignuda com e sim boli dei p ia
n e ti. 4

* ('tv. l 'e l e n c o d i q u e s t e r a p p r e s e n t a z i o n i d a t o d a S. R e i j a c f i p . 1 0 1 s s ..
112 SS.
3
C f r . W o t.tm .v n n II, 00. Archiv f r zeichnende Knste di .N.vuM a n n VII.
117 ss. e H u m o u r . Drei Reiten nach Italien ( L e i p z i g 1832) 159; M e t e r , Corveggio, L e i p z i g 1871, 111 ss.:
R i c c i , Antonio Allegri da Correggio, ber*, ron
H k d w . J a h n . B e r l i n 1887. 1 8 9 s s . ; A r n o l d o B a r r i i . i. L allegoria della r Ha
umana n e l dipinto correggletco della Camera di S. Paolo in Parma, P a r m a 1901 ;
G r o n a u , C o r r e g g io , S t u t t g a r t 1907. 27 s s .
* P i p i I, 1, 327; c f r . B u r c k h a r d t , B eitrge 423 s . ; B a y e r , A u * Italien.
L e ip z ig 1885. 267 s . ; l m a s . B otticelli 84 s.
Cfr. 11 nostro vol. II 88 s. V. anche S e m e r a u , C ondottieri 116 ss., 135 ss.

Deficienze morali e religiose uell'arte (lei rinascimento.

171

Del tu tto libero com pare lelem en to m itologico n ella decora


zione di q u esto tem p io : n elle in co rn icia tu re o pannelli di portali,
nei freg i degli zoccoli, non so lta n to d egli edifici, m a sp ecialm en te
anche delle ch iese. Q u este ra p p resen tazion i esclu sivam en te deco
rative sono parte co p ia te d a a n tich i sa rco fa g h i, m onete o gem m e,
parte balzate fu o r i d alla fa n ta s ia d ello scu lto re stesso . S u lla porta
della cattedrale di Com o s i trovan o figure d e lla n tica m itologia e
Uoria, centauri, ch e p ortano su lle sp alle d onne ignude, putti, E r
tole ed anche M uzio Scevola. S im ilm en te le porte di bronzo ese
guite nel 1441-1447 da A n to n io F ila r e te per l a n tica ch iesa di
S, Pietro m ostran o sco n v en ien ti gruppi m itologici nel fo g lia m e a
ibesco che circon d a i b a tte n ti.1 F ig u re com p letam en te nude cir>ndano il fu sto d ellacq u asan tiera, che A n ton io F ed erig h i cre
;>el duomo di S ie n a .2 A n ch e fr a le celebri rapp resen tazion i a g r a f
rto del pavim en to della ca tted ra le di S ien a se n e trovan o alcune
di carattere a ffa tto non ecclesia stico . N ella C appella Colleoni a
targam o si in con tran o i fa tti di E rcole. N ella m agnifica fa cc ia ta
iella C ertosa di P a v ia la fa s c ia in ferio re d ello zoccolo non con
tiene che rap presentazion i a n tic h e 3 A n d rea San sovin o non ebbe
scrupolo a rap p resen ta re co lla parte su p eriore del corpo nuda
'.e figure m uliebri, ch e debbono fa r e da F ede e Speranza, nei m aTufici sepolcri dei ca rd in ali A scan io S fo rza e G irolam o B asso a
S. Maria del P o p o lo .1
Cosa ca r a tte ristic a al som m o che num erosi m onum enti se;>olcrali m ancano di q u alsia si se g n o cristia n o . E sem p i del genere
ono il sa rco fa g o di Iacopo della Q uercia, ora n ella G alleria di
F irenze5, il m onum ento di P iero e C osim o d e M edici del V erroc' hio in S. L orenzo a F ir e n z e 0, quello d i R olando d e M edici a llA nnunziata7 nonch quello di G iovanni d e M edici del D onatello in
S. Lorenzo a F ir e n z e .8 N si scorge il m enom o seg n o cristian o in

1 P ipi i 1, E92-294. Quanto venisse mescolato 11 pagano e il cristiano, li'trato anche da uno stipo esposto a Perugia nel 1907 colla figura del Ruon Pa"r, fiancheggiato da Giove, Marte. Vulcano, Bacco, Saturno e Venere: v.
' otologo d. m ostra d'antica a rte um bra, Perugia 1907, 1<K.
2 liproduzione presso K raus-Saurr II 2, 675. Cfr. Schmarkow In R eper.
I- KunstuHss. XII (1889), 288 s.
1 ( fr. Meyer. Oberital. F rih ren a issa n ce II, Berlin 1900. 131 s . Anche negli
:;nni 152ti-2S P . Fancelli decor capitelli del duomo di P i s a con satiri e le loro
"Ode amanti! P a t i n i , P isa [19121, 81 s.
* ffr. S t. F ra sciictti, Le rappresentazioni allegoriche nei m onum enti ro'"in i 4rlla Rinascenza, in hhnporium, Bergamo 1902, agosto, 123 s.
4
t'n fonte battesim ale lavorato dal Quercia nel duomo di Siena mostra
aliato a scene bibliche anche amorini, tritoni e centauri. Cfr. P ipeb I 1, 292 ss.
* MCjrrz I, 59.
T M tr.v rz I . 424.
* MCktz I, 429.

172

Introduzione.

m olti m on um enti sep olcrali di Rom a. R im ando a quelli per il


padre di G iu lio II, m orto nel 1 4 7 7 1 e p e r lo sp o so della nepote
di q u esto pontefice, A n sedu no G irani ( f 1 5 0 8 )2 a i S s. A postoli,
per la rciv esco v o P aolo C a p ra n ica 3 in S. M arco; p er la fam iglia
P on zetti (1505 e 1509) a S. M aria della P a c e ,4 p er L orenzo Gerusin i in S. S im e o n e per F ilip p o d ella V a lle (1506) a llA racoeli,
per M arcan ton io A lb e r to n i7 in S. M aria del P opolo, p e r Pietro
F abi a S. N ico la in C a rcere.8 II m onum ento duna V a sin io la a
S. M ichele A rcan gelo in fo r m a d una lap id e p a g a n a .8 M anca il
seg n o c r istia n o n ella ch iesa d ella M inerva nei m on u m en ti per Gio
vanni A lb e r in i,10 D iotesalvi N eron i (1 4 8 2 ),11 A g a p ito Rustici
(1 4 8 2 ),12 C incio R ustici (1 4 8 8 )1 A ndrea B regn o (1 5 0 6 )14 e Cantacu sin a F loridi (1 5 0 8 ).18 Del tu tto lavorati secondo m odelli del
la n tich it erano il sepolcro del V errocch io p er F ran cesco Tornabuoni in S . M aria N o v ella a F iren ze e SI m onum ento per F ran
cesco S a ssetti in S an ta T rin it a F iren ze e se g u ito dopo il 1 4 8 5 .1
Anche n elle iscrizion i dei sep olcri com incia a sv a n ire il conte
n uto cr istia n o : un fa m o so esem p io n e lepitaffio d i Leonardo
B runi in S a n ta Croce a F ir e n z e .17 In quale m an iera bizzarra lele
m ento p agano-an tico s i fa c e sse largo in m onum enti sepolcrali
nelle ch ie se d im o stra to da quello di M arcantonio della Torre
( f 1506) e di suo figlio, e se g u ito da A ndrea R iccio p er S. Ferm o

1 Vedi S teim an n II, 81.


- Vedi Tobi n.* 3(5.
a Kretto nel 1470, vedi F orcella IV, 348.
Vedi T osi n. 6 ; S t e i n m a n n , Marini 8 s.
0
V. liscrizione tino ad ora rimasta inosservati! e caratteristica ik-1 temi'
ili Alessandro VI presso FORCELLA l i , 196.
Vedi T osi n. 46. Ofr. Stkinman.v, Marini 8; L'A rohttectc 1911, IV, 160 ss.
? V. L 'A rte X [1907], 200.
s Vedi F orcella IV, 123.
L'iscrizione presso F o r c h i . i .a VI, 268, n. 909.
10 Vedi T obi n. 77.
i Ibid. n.* 81.
a Ibid. n. 84.
Ibid. n." 72.
>* Ibid. n . 7 4 : S t e i n m a n n , Roni 3 .
15 Iscrizione presso F o r c e l l a I, 435. Sepolcri senza senno cristiano anche
nella chiesa di Montoiiveto a Napoli (ad es. (niella di Marina curiali* t!ur
loni inu*. Ti n a not ar Come*, f 1490] e nel duomo di Trento il noto monum ento
dei capitano veneto Sanseverino. S i nota la mancanza di un segno cristiano
anche nel sepolcro, eretto da iIx>renzo de" Medici e provvisto d'nuiscrizione dei
Poliziano, di Fra Filippo LJppi nella navata trasversale sinistra dei duom o d
Spoleto e nel sepolcro a muro, eretto di faccia, d'un Orsini d'Ambrogio da
Milano (1499).
1 Vedi F. SciH O T T M T L t.E R in R eper. /. Jiunstwiscnch. XXV, 401 s,
17 Stampato in M u z u c c u m I 2, 220.

Deficienze morali e religiose nellarte del rinascimento.

13

a Verona. Gli otto b a sso riliev i eccellen tem en te lavorati ci p resen


ta n o la v ita e la m orte del fa m o so m edico proprio alla fo g g ia
a n tic a , di m odo che un v isita to r e cristia n o deve prenderne sca n
d a lo ; il dotto uom o tie n e la su a lezione d a v a n ti a lla sta tu a di M i

nerva circondato da A p o llo e d a Ig e a ; in to rn o a l letto d ellinfe r m o stan n o A p ollo e le P a r c h e ; i suoi p a ren ti im plorano dagli
li la su a g u a rig io n e m ed ia n te un sacrifizio di a n im a li; lanim a
del defun to s a le su lla b arca di C aro n te; le G razie lo attendono
n eg li E lisi ; la dea d ella g lo ria , tr a P e g a so e la M orte, depone una
coron a su lla su a s a lm a .1 L a m m ira g lio B en ed etto P e sa ro ( f 1503)
rappresentato n el suo sepolcro colla M adonna, m a al su o la to et
nudo M a r te !2 P ersin o nel m on um en to sep o lcra le di pap a S isto IV,
fa t to g li er ig ere dal n ip o te G iuliano d ella R overe, isono m isch iate
cen e cristia n e e p a g a n e : n el p rogram m a delle rap p resen tazion i
qui date (le se tte v ir t p rin cip a li, le s e tte a rti lib erali) si esp rim e
tu t ta v ia un p en siero tra d izio n a le an tico, in q uanto che s i pone
otto gli occhi la m issio n e e lessen za della v ita cristia n a , m a n el
lesecuzione d ella r tis ta il lib ero s p ir ito del tem po non m aschea to s i ca ccia fu o r i a sufficienza e m ostra il p a ssa g g io a una
fo rm a fo rtem en te m o n d a n a .8 In g e n e r a le per i papi del secolo XV
mantennero la r te nei g iu sti lim iti, m en tre in F iren ze e s s a m ostra
non poche a b e r r a z io n i.4
Tali aberrazion i, che per solo pi tard i divennero freq u en ti,
ci sp ieg a n o ab b a sta n za c e r te fo r ti e sp r e ssio n i, se s i vuole anche
e s a g e r a te , del S avon arola. C he la su a opp osizione fo s s e g iu sti
fica ta fu am m esso a n ch e da m olti p itto r i, com e pu re un fa tto
ch e l'eloquente d om en ican o e se r c it in g en ere una p rofon d a effi
c a c ia su una in te r a s e r ie di a r tisti.
Lavoravano a llo ra nel con ven to di S . M arco i m in iatori B en e
d etto , F ilip p o L apacin o ed E u sta ch io ; i p itto ri A g o stin o di P aolo
del M ugello, A g o stin o d e M acconi, A n d rea di F iren ze e sop rat
tu tto F ra B artolom eo della P o rta ; fin alm en te gli a r ch itetti D om e
n ico di P aolo e F ra n cesco di P ra to non che due della fa m ig lia

* Q u e s t i b a s s o r i i l e v l t r o v a n s i o r a a l I x m v r e <li l u r i g i . ( ' f r . P k k k i k s ,

ficulp-

rtm {/al., Irad. franc. II, 250.


* Cfr. Mostalembert, D u vandalism e et du catholicism e dan Fart, P a ris
1*50. 130.

J Cfr. G b b g o b o v i u s , D ie Grabnuiler der rom ischcn P pste (1857) 110 ss.,


l o i s * .; *1911, 54m .), K ra u s-S a u e b II, 2, 8 5 6 8., e il nostro vol. II, 570.
* Mxr/., Prcurseurs 224. En thse gnrale les papes monstraient une
n>'rve excessive vis--vis des beaux-arts. On chercherait vainement Home
*** compositions mythologiques, qui remplissaient ds-lors les palais de Klo'

n'iKv .

introduzione.

della R obbia. M a anche fu ori del ch iostro e r a m olto grande il


num ero deg li a r tisti che possono v en ir d esig n a ti quali segu aci del
Savonarola. B a sti qui ricordare, f r a i p itto r i, Sandro B o tticelli e
L orenzo d i C redi, che com e F ra B artolom eo d ied ero alle fiam m e i
loro stud ii su l nudo, inoltre il P eru gin o; poi larch itetto Cronaca
e g li scu lto ri B accio da M ontelupo, F errucci, B accio B a ld in i, Gio
vanni delle Corniole. In una serie di opere d arte u scite allora si
m a n ifesta linfluenza del S a v o n a ro la .1 La m orte di C risto, il pianto
per il m orto R edentore, che n elle sue prediche il Savonarola
d ip in geva con parole s com m oventi, m ai fu ro n o rappresentati
ta n to sp esso a F iren ze com e in questo tem po. P ietro Perugino
negli ultim i anni del secolo xv si q uasi e sclu siv a m en te occupato
di tali so g g e tti: il superbo affresco m onum entale della Crocifis
sione nella sala capitolare di S. M aria M addalena dei P azzi, la
Deposizione dalla Croce nel P alazzo P itti, C risto nellO rto degli
Olivi, C risto in Croce e la P iet n ellA ccadem ia di F iren ze appar
ten gono tu tti agli anni 1494-1497. P resso a poco al m edesim o
tem po sp etta n o le D eposizioni di C risto nel sepolcro di Sandro
B otticelli e di F ilip p in o Lippi (nella P in acoteca di M onaco), che,
sp iranti inconsolabile dolore, rap presentano il so g g e tto dal lato
dellorrore. A lquanto pi tardi v en n e la P iet di A ndrea Sansovin o in S. S p irito e fu com m essa a F ilip p in o la gran d e Deposi
zione. dalla Croce (n ellA ccadem ia di Firenze), ch e fu condotta a
term ine solo n ellanno 1504 dal P eru gin o. C ontem poraneam ente
sorse laffresco del Giudizio universale d i F r a B artolom eo per

i U oi>k 222-223 (ora ancho in B ode , F Io rm tin e r BU dhauer dcr Renaissance.


Il i r li ii U M rj). efr. W o I- t m a n .n II, 002. S o h u l t z e , |S . Marco <51. P. M a r c h e s e .
Memorie dei piti insigni p itto ri, scultori c a rch ite tti dom enicani I (ed. IV), 512
ss. Mi'N T /. P rcuraeurt 231-232. K r a u s , lia n te (107 s. iS t e i n m a n n , B o tticelli 2 6 s.
e Madonnenideal d ei Michelangelo in Zeitschr. f. bild. K inste 1890, 100, -3., 201
s. (rii) nella 3* e 4* edizione io ho ricordato *he F a r i n e l l i ( Rassegna bibliogr.
d. lett. ilal. IV, 242) i ragione si pronunzi) contro le opinioni eccessive di
S t h k m a k n nel ditato articolo.. Recentemente K. F b b y ha combattuto la tesi
di Bode relativamente all'influenza del Savonarola sul pianto del Cristo morto
di Giovanni della Robbia e s occupato anche minutamente delle relazioni di
Michelangelo col S. (I, ISO s. e Quelien u. Forse li. I, 111-118). 11 risultato, al
quale arriv F re y , : Michelangelo internam ente certo preso del Savonarola,
non era per un vero e proprio seguace <lel monaco, che pi tardi divent per
lui una specie di simbolo e martire politico. Larte sua rimasta completa
mente non tocca da lu. Il profondo sentim ento nella P iet tante volte affer
mato e |ln genere l'intensltil del l'espressione, del movimento spirituale e cor
porale nelle sue oliere, non origina dal iSnvonarola, ma dalla disposizione na
turale di Michelangelo, dalla ricchezza d'idee e dalla sua concezione della
forma . Contro K lactU o (3 4 3 s.) e Ktki.nmann (Allgeni. Z eitung 1SS>7, lleil.
148) Frey (I, 15)0) e K ra u -S a i-e r (11 2, 2 5 8 ) fanno giustamente rilevare che la
scelta degli affreschi listin i non pu fa rs i risalire alle prediche del {Savona
rola. Cfr. anelie S i *a h n 208.

Attivit riformativa precipitata e in parte esagerata del Savonarola.

175

S. M aria N uova, ch e a p p a rtien e al m ed esim o in d irizzo a r t is t ic o .1


Questo rilievo d ato alle cose sev ere n elle rapp resen tazion i r e
ligiose, com e pu re il rito rn o a lla sch iettezza e sem p licit nella
forma e nei colori f u se n z a dubbio o p era 'assai m eritoria sta n te
il pericolo Idi c e r ti in d irizzi a r tistic i d i allora, che m inacciavano
di perdersi d ietro un e ccessiv o n a tu ra lism o e in m inutezze baroc
che. T u ttava a lla m a g g io r p a rte di qu este opere d arte m anca
la freschezza e in g e n u it n a tiv a , la v e r it in trin seca insom m a,
che soglionsi in v ece am m irare n ei p itto r i d el quattrocento. Le
opere di quegli a r tis ti sem b ran o ta lv o lta fo r za te e nella loro
seriet e s a g e r a te .2
a

V . -.- ' m k

: .

Questo in dirizzo n e lla rte risp on d eva in gen erale al carattere


dellazione ch e sp ie g a v a il S avon arola, in specie a lla sua op era
riform atrice n el cam po d ella v ita civ ile, o p era p recip ita ta e in
parte esagera ta .
I
successi da lui o tten u ti in F iren ze con le su e prediche m o
rali, sp ecie dopo il 1495, fu ro n o per il m om ento a ffa tto straord inarii. Le parole eloq u en ti con cu i fu lm in a v a lo zio e il vizio, infiam
mava al v ero am ore d i D io e del p rossim o, ed esortava tu tti, sp e
cialm ente i fa n ciu lli, a ricevere sp esso i sa n ti sacram en ti, e ad
essere ten eram en te d ev o ti d ella B e a tissim a V erg in e, e ser cita
rono subito una g ran d e efficacia. L a sp etto d i quella c itt fr iv o la
sembr to s to ca n g ia to . Le donne d ep onevan o i loro ricchi abbi
gliam enti, si v e stiv a n o con sem p licit e a n d avan o attorn o d i
messe; la gioven t lib ertin a e r a d iv en u ta quasi per in can to mo
desta e relig io sa ; nem ici im placab ili s i ab bracciavan o; banchieri
e m ercanti r e stitu iv a n o sp o n ta n ea m en te quanto in g iu sta m en te
Possedevano.* L e f e s t e e !i giuochi e r a n o so sp esi, le canzoni im

1 B o d e 2 2 4 ; c f r . O u u k n , R o tticela 1 4 4 , s . S t k i n m a n n , UotOcelli 8 5 . Re)"rtorium d. K u nstw issen sch a ft XX, 4 2 8 .


1 B o d k 225; cfr. U lm a iv k , B o tticelli 140, 146. Ancor pi severamente si
prime K r a u s ( I l 2, 281), il quale giudica che nel ili profondo della sua anima
il S. non abbia posseduto alcuna necessaria relazione personale coll'arte. Sim il
mente S t h n h a u s e r in H h t.-v o l. B l. CKXXI, 925.
*
Ofr. Domenico Benivieid presso ' S c h x i t z e b , F lvgchriften-L iter. 109 ss.
Sulle riforme morali del 8 . a Firenze cfr. anche L. G. ( S a u t t e r , Havonarole
r'form ateur inorai. Thsc (fac. libre de thol. prot. de Montauban 1907) 44 ss.
'"n tendenza apologetica, ma in line p. 106 ammette le esagerazioni). Circa la
forma morale della giovent cfr. Iatcas 43 ss. ; Scitn'itzeb, Savonarola E rzi r 39-~2. Belativainente al successo delle collette pei poveri vedi JLucab 154.
scHxrrzEa, F lugchriften-Liter, 214 ss. da relazione su un buon numero di opu*coll di nemici del S., che trovano da ridire sulla sua riforma dei costumi
** lolla costituzione e contro (il suo atteggiamento francofilo . Ibid. 199 s. u
alcologie dei suoi aderenti.

ltt

Introduzione.

m orali del ca rn evale avev a n o ceduto il p osto a can ti spirituali,


le chiese eran o s tip a te ; la freq uen za ai sa n ti sacram en ti cresceva
con siderevolm en te e le elem osin e fluivano sem p re pi abbondanti.
Il num ero dei fr a ti d i . M arco sa l da 50 a 238. F a q u esti si tro
vavan o g io v a n i delle p rim arie fa m ig lie, anche uom ini attem pati
ed a ssa i rep u tati n elle lettere, nelle scienze e nella p olitica, come
P an dolfo R ucellai, G iorgio V esp ucci, Zanobi A cciaiu oli, Pietro
Paolo U rbino, p rofessore di m edicina, un ebreo, m a estro di Pico
d ella M iran dola ed anche m olti a lt r i.2
U n a nuova v ita e r a com in ciata a F iren ze. La gran d e que
stio n e era se durerebbe a lungo. A lla sua d u rata riu sc innanzi
tu tto fa ta le il fatto , che il focoso priore di S. Marco n e lla sua
lotta contro la corruzion e fa v o rita dai M edici o ltrep a ssa sse spesso
non solo i g iu sti lim iti d ella prudenza, m a a ltr e s d e llequit.
Il Savonarola port nella vita religiosa una rigid ezza, scru
polosit ed esagera zio n e ignota al m ed io evo. N el su o ze lo rartim ente eg li sa p ev a ten ere il g iu sto mezzo. V olgendo di preferenza
la sua a tten zion e al m ale, egli cadde vie pi nel pericolo di non
scorgere il bene che pure e siste v a in grande abbondanza. In quella
nuova ra eg li non sa p eva ritro varsi. P e r lu i il rinascim ento
era un m ondo estraneo, di cui non con osceva che g li eccessi .
A questi e g li ne con trap p ose degli altri, la cui realizzazone du
ratura era m eno possib ile a F irenze che altrove^
Il Savonarola, senza dubbio an im ato d alle m igliori intenzioni,
voleva sep arare d a lla Chiesa o gn i cosa ch e sap esse d i mondano
perdendo per di v ista nel suo zelo passionato, che la C h iesa tro
vasi per sua n atu ra nel mondo. Senza essere m ai sta to a contatto
con la v ita pratica, egli (trasfer le su e idee m on astich e a tu tte le
varie a ttin en ze del v iv ere civ ile e condann con estre m a durezza
e parzialit anche cose per s lecite. L accu sa perpetua d ei suoi
a v v ersa rii, c h eg li cio volesse convertire la c itt di F iren ze in un
unico conven to e dei suoi ab itanti volesse fa r e a ltr etta n ti frati
e m onache non del tu tto in fon d ata. T ra tta si certo d esagera-

x 1?. S co ti-B eo tin eu .i, II ca m e ra le del 1V>5 a F irenze, in Miscellanea


Cian, l'isa 190; cfr. (Horn. lor. d. Iclt. Hai. LIV (1909), 240.
a Vn.i.AKi I*, .'<2 . Su Giorgio Antonio Vespucci, figlio ili Amerigo Ve
spucci, cfr. A. U K I.I.A Torre, Storia dellA ccad. Platon. 772 s. Ad. W iedemaxs.
dotto Schiccrt. liild e r aim der Z rit Saronarolas nach aUen A u f z e i c h n u n g e n ,
Strassburg 1907, un racconto storico in forma di un diario di Zanobi Accia
inoli, ma niente affatto una parafrasi d'un antico manoscritto, come, caduto
nella Unzione, crede il crtico in J.it. Z entralblott 1908, n. 24, col. 775 s sebbene
Ubera Invenzione.
a B h r i n o k s 1063; cfr. S t e r n I, 277.; inoltre S a i t s c h i O k 278 s s . ; Arm
s t r o n g 1(16 ss. IiU C a s (38 ss.) nel suo giudizio prende una posizione c o n c i l i a t i v a .
Tratta la questione in modo del tutto apologetico S c h n i t z e r in H ist.-pol. Bl( XXV (1900), 264, 353 s.

Attivit riformativa precipitata e in parte esagerata del Savonarola.

177

zione quando il 17 novem b re 1494 l in v ia to m an tovano r ife r isc e:


Un frate di S. D om enico ha m esso in ta n to sgom en to la popola
zione, che tu tti s i sono d ati a lla p iet e tr e g io rn i della settim an a
non si cibano che di p a n e e d acqua, e in due g io rn i prendono so l
u n to pane e vino. L e fa n c iu lle e in p arte a n ch e le donne m aritate
-i sono ritira te nei ch io stri, d i m a n iera che in F iren ze non si
veggono pi che g io v a n o tti, uom ini e v e c c h ie .1 M a un fa tto
che in seg u ito a lle pred iche del S avonarola, recitate certo con
retta intenzione, lin g r e sso di person e di m ondo n ei ch io stri avve
niva in m odo e c c e s s iv o .2 Si a rriv a ta l p u n to che bisogn ribasare la tassa, che i m acellai a v ev a n o da p a g a r e a llo S ta to , a causa
!<! disastro fin an ziario to ta le che li m in acciava. Il d ig iu n o
certo una buona opera, m a quel ta l d ig iu n o era esa g era to , non
poteva affatto d urare e doveva prod u rre una reazione. Il fr a te
domenicano nel su o zelo esa g e r a to p roib iva an ch e c e r ti d iv e r ti
menti m ondani le c itis s im i.3
I mezzi che il Savon arola raccom an d ava per a ttu a re la sua
riforma eran o di c a ra ttere a ssa i rig id o secondo lindole del tem po.
Il gioco pubblico e r a su b ito p u n ito con la to rtu ra, i b estem m iau r i con la p erfo ra zio n e d ella lin g u a . 4 E s ig e v a con tu tto rigore
!<> spionaggio d ella serv it v erso il padrone di casa, com e pure
non rifu ggiva dallim m isch ia rsi n ella lib ert d ella v ita dom estica,
tenuta sem pre a F ir e n z e in a lta con sid erazion e. I pi bruschi
ntexzi coattiv i, lo sp io n a g g io e la d elazion e d ovevano in siem e
operare a sta b ilir e nella v ita di tu tti i citta d in i una perfezione
pinta a tal g rad o che non sar m ai p o ssib ile, se non a pochi. Che
i! Savonarola con la su a u n ila tera lit e g r ettezza d idee fo sse in
tondo luomo pi in e t t o 5 a com piere e ffettiv a m en te un cam bia
1

Arch. slor. lomb.

I,

331.

C i

prova

an ch e

la

r e la z io n e

d el

V a g lie n ti :

I n f i n i t is s im i f i g l i u o l i d u o i n l n i d a b e n e l a s c i a v a n o i p a d r i l o r o e l e l o r o m a d r i
g i t t a v a n s i a l l a r e l i g i o n e .s o t t o e l s u o m a n t e l l o ; e n o n c h e g i o v a n i d e l l a t e r r a ,
1,1:1 c i t t a d i n i e q u a l i a v e v a n o a v u t o m o g l i e e
f a t ^ n v a n s i f r a t i . R a x d i , S a v o n a ro la
"remino ( F i r e n z e 1 8 9 3 ) 4 9 .

S im o x e F e l i p e f i

fig liu o li la s c ia v a n o e lo r o f ig liu o li

g iu d ica to da P ie ro V a g lie n ti cron ista

( V iL a . a h i - C a s a n o v a

-477) r i c o r d a

ch e

n e lla

casa

S tr o z z i

A raron o n e l c h io s tr o s e i f r a t e lli.
' f r . O a s p a b y I I , 1 9 9 e <04. A n c h e S y m o n b s (T h e Age o f the D espots 4 1 3 )
1 ' tutta l a s u a s i m p a t i a p e l i S a v o n a r o l a r i l e v a c h e q u a n t o e r a d i e s a g e r a t o
n o n sano n e l p u r i t a n i s m o d e l S ., p a r z i a l e e n o n t a g l i a t o a l t e m p e r a m e n t o
'Uano, f u l a c a u s a p e r c u i l a s u a r i f o r m a n o n p o t e v a a v e r e f e r m o p i e d e e d e r a
im m a n c a b il e u n a r e a z i o n e .
4 H o h b in c .e b 8 5 3 - 8 5 4 ; c f r . P a s t o r , Z a r B eurtheilu n g Savonarola's 5 4 s .
'cab ( 4 ) o s s e r v a : W h a t e v e r m a y b e t h o u g h t o f t h e w i s d o m o r u n w i s d o m
in f li c t in g s u c h
M1*t b e d o u b t e d

p e n a ltie s i n
w h e th e r

a n a g e v e r y d iffe r e n t fr o m

it fo r m e d a

p a rt o f th e

our o w n , it m ay

o f f ic e o f a

lu>r Ul s t i r u p t h e c i v i l m a g i s t r a c y t o t h i s p a r t i c u l a r f o r m

C h r is tia n

o f a c tiv ity .

at

prea,

5 G i u d i z i o d i B u b c k j i a r d t II*, 2 4 9 s . , i l q u a l e o s s e r v a : Q u e l l o c h e p i
l* r d t in G i n e v r a r i n s c i S 0 i 0 a s t e n t o a l f e r r e o U a l v i n o , d i o t t e n e r e c i o , m e -

PAK>a, S to ria iti Popi. I H ,

12

178

Introduzione.

m ento duraturo delle condizioni pubbliche, n u lla fo r s e lo mostra


pi ch ia ra m en te del fa tto di a ver affidato tu tta la sua polizia
tira n n ica nelle m ani di im m atu ri fa n ciu lli.
C otesti in q u isitori, n ei quali il Savonarola sco rg ev a la santa
com unit fu tu ra , d ovevano percorrere per ogn i dove la citt a
dar la caccia a i v izio si. L a loro g iu risd izion e si esten d eva fino
alle fa n c iu lle e a lle donne, anzi alle ste sse donne di m ala vita!
Con lun gh i bastoni in m ano e ssi chiedevano dai p a ssa n ti in modo

(limito uno .-tinto d'assedio poi-manente dal ili fuori, un cambiamento della vita
pubblica privata, doveva rimanere in Firenze niente altro che un tentati''
e in quanto tale esacerbare all'estremo gli avversarli . Sim ilm ente s'esprime
I I a s h k , Hcnaissanve 178.
*
1a> StTiMiy.ua 52 allega questultimo fatto appellandosi alla l rnl. />.
.Imo* f. X CV lllb, CUVl>, senza biasimarlo. Quando Inoltre Schm tzkk pensa vi'
la polizia lii mano di fanciulli non poteva esser poi tanto tirannica, percii'
appunto rlpostu in mano di ragazzi non ancora giunti all'uso della ragione, fa
meraviglia come egli faccia le viste d'ignorare in proposito la testimonianza
da me addotta (Z u r U eurthcilung H aionarohi's 55, n. 1) del I.anducci. Quc
entusiastico fautore del Savonarola tiice espressamente (D iario 127), cbe dii
resisteva alla |>olizia del fanciulli correva pericolo d'essor messo a morte. Qu-ste violenze sovrastavano, ben s'intende, non direttamente da irnrte dei fanciulli,
ma del loro fautori e protettori. F. X. Krau s (Li.. K undschau 1898, p. IW;
chiama a ddirittura pazzo questo genere di polizia del Savonarola. Anche la
cronaca di S i m o n : F u j i ' I t i , fanatico pel Savonarola, pubblicata r e c e n t e i u e u ;
da V i u - a h i - C a s a n o v a , narra: 1.1 fanciulli cosi riformati tenevano in terrori'
tutti l ribaldi della plebe... essi andavano, discorrendo et perseguitaudo gi *calori et simili altri ribaldi con tanto zelo e t spirito che non si poteva resistere
iill'lmpeto loro. Symon and U A iu k a n (Hcnussanev 212) sentenziano: TI'
burning of the vanities was a tremendous, the summoning o f children to scour
the streets in search o f the uclean thing was a piece of misdirected enthusiasm
that brought Its owu reaction, Its own penalty*. L u c a s 47: Our o w n impp*
sion is that these youngsters were in some danger of belli trained up t o a pan1
eularly odious form of l*hnrisaie pride#. Hecenteuiente tratta iu m o d o a n
gelico della polizia del fanciulli, collu quale Savonarola a v r e b b e s o l t a n t o Vl>
luto, avviare su *ie migliori e piegare alle sue mire e Intenzioni di riforn- >
Vislinlu attiro della giovent, che prima s'ora manifestato in m o d o p e r i c o l a
nella vita pubblica, lo .S d is ir a n , Su ruminila a L'rzic/itr u. Caronti rota al* r-*i lit'r 72-i>0. A p. 85 egli ora ricorda il (tasso di L a n d u o c i p. 127, m a di f r o n t e alio
espressioni elogiative del medesimo lo metterebbe da parte come palp a b ile J,J
g orazione. Ala rende precisamente tanto pi degna di n o t a la t e s t i m o n i a uza
l'iittegglameuto del Land ucci iu tutto il resto. S oh m tzer (p. 3) d inoltre
valore al fntto che nel Parenti non si pu sorprendere la nlmina indignali11''
sulla pubblica molestia e i l fan a tism o c terrorism o d e i f a n c i u l l i . Q u a n t o egit
stesso r i p o r t a in f o r m a d i r e l a z i o n i e l o g i o s e d i a m i o d e l S . s u l l a c o s a , eoa
f e r m a I n v e c e a s u f f i c i e n z a l a pubblica m o l e s t i a e i l fa iu itisn w e terro rism *
C f r . anche S c i i m t z e b i n l i i s t . -pul. HI. CXXV (1900), 334 s s . e Q u elle* u. forse*IV, c i .1 s . L'erudito s v i z z e r o E . \V a u s i s i b e n e m e r e n t i s s i m o degli s t u d i s u l r i a
s c i n i e u t o , m i s c r i v e v a i l 10 n o v e m b r e 1916 : I d i f e n s o r i del S a v o n a r o l a , 1 (jua^i
sostengono c h e S d e l i c a t i s s i m i fan ciu lli n o n a v r e b b e r o p o t u t o m o l e s t a r e s e r i a
mente o a n e l l o u c c i d e r e a l c u n o , r i c o r d i n o l e a z i o n i d i q u e s t i fa n c iu lli
c o n g iu r a p a z z ia n a

( p r e s s o i l P o liz ia n o ) , o v e e s s i s tr a p p a n o d a i s e p o lc r i il c a d a

v e r e d i J a c o p o P a z z i .

Malumori in Firenze.

179

>rnmamente im p ortu no lelem o sin a per qualche pio s c o p o .1 A ccaleva talvolta, che q uesti ragazzi p en e tr a v a n o con fo rza nelle
ase, strappavano di m ano a i g iu o ca to ri c a rte e dadi e persino il
i-naro, confiscavano arpe, liu ti, essen ze odorose, specchi, m anere e opere poetiche p ortand o tu tto al rogo. Il m alum ore con
ti queste in tollerab ili v essa zio n i a u m en ta v a ogni giorno pi,
ut il Savonarola s e ne rid eva. E poich d i fr o n te a questi ragazzi
molto petulanti m olti c itta d in i facevano uso del loro d iritto priito ricacciandoli in d ietro a colpi di bastone, il S avonarola a ssei/ii') loro delle gu a rd ie per d ife sa . Il fa n a tism o dei fa n ciu lli e dei
> patroni crebbe a ta l punto, che com e a tte sta p ersin o uno
pi in fa tu a ti am m ira to ri del S avon arola, il c r o n ista L an. ci chiunque si o p p on eva a questo g en ere di polizia del
n i ivo profeta, ch e con poteri d itta to r ia li dom in ava ogn i c o s a ,2
l
eva pericolo d e sse r m esso a m o r te .3 T u tta v ia , m algrado queterrorism o, m algrado le m olte in fo c a te p rediche del priore di
.Marco, so lta n to una p arte dei F io ren tin i a d eriva al nuovo re
gime. Il subbuglio delle fa zio n i, le cui onde avrebbero poi in gh iott.ij il capopopolo, crescev a ogn i giorno, le condizioni d ella citt
evennero sem p re pi in n a tu ra li e in so p p o rtab ili. Invece di
' "ere della prom essa pace, tu tta F iren ze, o gn i fa m ig lia era lace
rata da contese e discordie.
In tu tte la Case c o s si lam en tavan o g li esasp erati a v ver
s ili del S avon arola era scop p iata la discordia. M arito e moK , padre e figliuoli, in breve tu tti sta v a n o fr a loro in contesa.
1 jtto il giorno pi udivano fiere m inacce. L a suocera cacciava di
a la nuora, il m a rito la m oglie, solo in q u esta cosa u n iti, di v i
vere separati. Le donne scriv ev a n o di n ascosto al S avonarola per
irgli le tram e ch e i loro m a riti ordivan o contro di lui . Dei
kfnitori abbandonavano i loro figli per en tr a r e in un convento.
^ in dalla m ezzanotte c ir c a delle donne e sa lta te traevan o al duom o,
per ivi b isticcia rsi con g li a v v ersa rii del p ro feta , dicendo essere
gli la vera luce e che chi non g li cred eva era un e retico . 4 E sse

fr. la rotazione di So.\irxzi iu Areh. il. ital. S . 8. XVIII, 8-9.


1 * 't r .

S a .m - to

I , TV.

I >'fr. aopra n. I p. 17&


Im u u -x n 2 1 0 . O f r . la d e s c r i z i o n e d e l V a g l i e n t i i n
V . a n c h e I I a s e 3 5 . f in i m a lc o n te n t o n e lle

JUv. delie Jiibliot.

f a m ig lie in

s e g u ito

IV ,

a ll'a z io n e

p r e s s o S c u x i t z e b , Quellen u. t'o rieh . IV, 1 0 0 . M a ( R itra tto di lettere ai tu ri di Malia, s o t t o l ' a n n o 1 4 U 5 , i n Cp<re ineII ( 1K74 1 3Stl scrive: I>* male contentezze in Firenze erano grandi: chi
"mava una cosa e chi un'altra : il Frate chi lo amava e chi no. I forestieri
'Aleggiavano dicendo, che voi eri tif iti dalle mani de' Medici e t entrati in

cfr . a n c h e P a r e n t i

' " k ij.i

laeiia del Frate*.

180

Introduzione.

non fa cev a n o che ripetere quanto il S avonarola a v ev a detto le


m ille volte circa la su a vocazione d iv in a .1
Con q u esta vocazion e co n trastava fin dal p rin cip io il modo
di p redicare ten u to non di rado dal Savon arola. A i Fiorentini
egli rin fa c c ia v a : L a vostra v ita un v iv ere da p o r c i . I prin
cipi che dovevan o in vad ere lIta lia egli li p resen tava com e bar
bieri con gran d i rasoi ; il m ale che apporterebbero, com e uninsa
lata d i borrana, acre alla bocca; la riform a dei costum i com e un
m ulino ch e produce la fa rin a d ella sapienza. Dopo ta li prediche
i suoi segu aci s i a tteg g ia v a n o sovente in fo g g e stra n e, al che
davano il nom e di e s s e r pazzi per am or di C r is t o .a Anche il
cosidetto bruciam ento delle v a n it assu m ev a un cara ttere triviale
e a ssai tea tra le. Quando s i d ava fuoco alla pira la S ig n o r ia usciva
sul balcone, la cam pana del P alazzo V ecchio su on ava a d istesi,
canti e squilli di trom be risuonavan per laria, quindi si andava
alla P iazza di S. M arco per ivi celebrare una fe sta di maggior
pazzia, com e ch iam avaia lo ste sso Savonarola. Si form avano tre
cerch i; nel pi interno sta v a n o i D om enicani, a ltern a ti con ra
gazzi v e stiti da a n geli, quindi giovan i p reti e laici, nel cerchio
estern o vecchi, c itta d in i e preti. T utti avevan o il cap o ornato di
corone e poi tenendosi per m ano ballavano su lla piazza una
r id d a .a
Il
Savonarola non capiva la rid icolaggin e di ta li m ezzi, anzi
g iu stificava queste stra n e danze ricordando D avid ed annunziava
che presto si sarebbero vedu te cose ancor pi straordinarie.*
E gli non rifletteva che il m orboso aum ento e sovreccitam ento

i Cosi S avonarola, ltiatogus de fe r ita le prophetica, Veuetiis 1507, f. '


Manifestar est c a r m i fidei lamine, et per consequrns non esse christianum ,
ubstinnlo hi i/une praedixim us anim o eontradixit, cu in sinl a JJeo. Cfr. I<cca

50. n. 1.
* II ask 125: c fr. 32.
H u r c k H a r d t I I * . 251. P e r h k n s 287 s. : cfr. I I a s e 84 s. I I tramestio dei
HaronaroUani ricorda in molti ponti quello dell'esercito della salute dei n o s t r i
giorni. Anche pi severo il giudizio di Hkyck, e come lui pensa aneli'
F r k y , M ichelangelo I , 181 S i -b o t a t o ( Allgem . Z eitung 1808, Iicil. 143) P r '
land delle feste dei fanciulli richiama l'attenzione sulla piccineria di tutta
questa scenata e sul passaggio del sublime al ridcolo e cita la lettera di un*
claustrale pubblicata recentemente per nozze e a ine rimasta inaccessibil*'colla quale questa ricorse al Savonarola, perch s'interessasse del taglio e dell
misura delle gonnellino per le sue educande. Qui pure Luca (40 s ) assun"
rebhe un punto di vista conciliativo. Ammette le esagerazioni, ma osserva che il
nostro giudizio di condanna prende troppo poco in considerazione il c a r a t t e r e
ingenuamente entusiastico del |.o|iolo italiano, tanto differente dalle razze teuto
niche, pel quale simiti cose sarebbero state adatte come surrogato d ti tradstonali divertimenti carnevaleschi da eliminare. D i nuovo in senso apologeti'-"
tratta la questione Sciim tzkb (Sai'onarolas E rzieher 90-103).
* lfRtu.ss 2CS.

F an atism o politico del S avonarola.

181

del sentim ento relig io so darebbe poi luogo ad una stanchezza,


>me pure era lontano dal vedere, com e la violenza del su o proce
dere avrebbe provocato una reazione. U n o dei lati pi perico
losi nel m ovim ento dei seg u a ci del S avon arola stava in ci, che
- -i form avano q u asi una ch iesa nella C hiesa. Con questa specie
'li separazione vera m en te era sta to g i fa tto il prim o p asso verso
ria chiesa nazionale, a lla quale si sareb be indubbiam ente dovuto
\ enire qualora ta le sta to d i co se a v esse d u rato pi a lu n g o .1
I.a m edesim a m orbosa in tem p eran za e ristrettezza d idee
pieg il Savonarola allorch e a v v en n e p resto t lasciato il
impo m orale entr su l terren o p olitico. A n ch e qui tra scin a to
' '!a ua fa n ta sia e sa lta ta si d ette , per p r o fe ta di D io. E gli non
ipiva quanto fo sse p ericoloso fa r p arla re n elle su e p rofezie
Iddio in gran parte dal p un to di v is ta fiorentino circa il re di F ranla grandezza d ella c itt , la d isfa tta di tu tti i suoi nem ici e la
nquista di P isa . A nzi egli a p p lica v a a qu este sue predizioni
Ilo stesso ch e C risto d iceva d elle su e p a ro le: nem m eno un iota
i iWi o rester inadem piuto. B iso g n a in o ltre pensare, ch e qui non
! rattavasi soltan to di p ro fezie r e la tiv e allo svilu p p o del regno di
Dio, ma sp esso di c o se puram ente esterio ri e m eram ente p oliti
ne, come sarebbe la p oten za fu tu r a di F iren ze, la riconquista
d Pisa ecc. Dal fa tto poi che m olte d elle su e predizioni non si
avveravano, eg li non si lascia v a p un to sc o n c e r ta r e .2
TI governo politico del Savonarola, la su a azione sp ie g a ta in
m campo estran eo alla vocazion e di relig io so u n itam en te alla
a m issione p ro fetica , non solo lo d ev ia ro n o dalla sua a ttiv it
propriamente ecclesia stica , ma lo sp in sero irresistib ilm en te in
o ltro a llabisso, ch e doveva ingoiarlo. in n egab ile che il fr a te
' San M arco colla s u a azion e non solo ridest passioni politiche,
ma infiam m a n ch e s e ste s s o fino a l fa n a tism o politico. *
A nche incond izion ati am m ira to ri del S avon arola debbono
>nveni re, che sul p ergam o e g li non di rado la sciavasi traspor-

1 Giudizio di B u b c k h a BDT I I 5, 24t, al tinaie lo aderisco malgrado S c iw r 8 t II quale nemmeno qui sa vedere 1 lati deboli del Savonarola. Quanto
autore si lasci trasportare dal suo fervore apologetico, si vede dalla
gnente asserzione, in cui nel medesimo tempo si rinchiude un disconoscere
' vera missione del predicatore. In tali condizioni era certo molto facile a com
penderai come la cosa pubblica minacciata nella sua stabilit minacciasse con
- tPTimime pene ogni offesa alla libert felicemente acquistata e quindi era in
"'t i (spazieggiato dallo S c u m t z e r ] appieno giu*tlftrato il Savonarola quando
tav j
a non farsi piegare ad alcuna clemenza verso coloro che eransi
"'1 colpevoli di alto tradimento, ma a massacrarli senza misericordia .
} BomuNGE* 881-886. Cfr. anche Lrcju 72 s. : B bosch . Z u r Saronarola Knntrnrrr$r 20 S -2 7 1 ; S ymox and B e k s u s a j 201 s.
* Oindlzio di S c h w a b in L itera tu rb ta tt di Bonn IV. 02. Cfr. anche G k is a b
F*rr. llichclagnioto I, 181.

182

Introduzione.

tare ad un lin g u a g g io affa tto disdicevole a nn m in istro di pace.


Cos egli p er es. n e lla su a predica contro le tu m u ltu arie assem
blee popolari, di cui s sp esso abu savan si i M edici, i cos detli
p arlam en ti, usc in q u este p arole: S e quello volessi fa r e parla
m ento ar dei S ign ori, gli sia ta g lia to il cap o; se a ltro sia rtib ello e confiscatogli tu tti i beni. Quando i S ign ori voglion far
parlam ento, subito s intenda non essere pi S ign ori, e ognuno
li possa ta g lia r e a pezzi senza p e c c a . E ra il 28 lu g lio 1495
quando il Savonarola si lasci cos trasp ortare dalla su a passione
politica.* Q uattordici giorni dopo la sua proposta ven iv a elevata
a leg g e! Quando n eirottob re. dopo la ritira ta di Carlo V i l i , i
M edici fe c e r o un te n ta tiv o di ritorn are a F iren ze, il Savonarola,
col C rocifisso in m ano, ch iese la m orte p er tu tti coloro senz i
eccezione, che volessero rista b ilire la tiran n id e. T o sto fu em a
nato un d ecreto che rin novava la ta g lia sulla v ita dei M edici
conteneva quasi un in v ito gen erale alle a r m i.
L uomo, che fa cev a tali proposte e le faceva accettare, pre
ten deva poi p er s il d iritto di essere il m ediatore d ire tto della
volont d ivin a anche in cose di pubblica am m in istrazion e. Era
su o scopo di tra p ia n ta re in F iren ze una teocrazia com e quella
d egli E brei al tem po dei g iu d ici. P erci lidea religiosa si tra
sform in politica e il prin cip io m onarchico fu sop p ian tato dal
dem ocratico sotto lazion e im m ediata della d iv in it : il Savona
rola, qual nuovo D aniele, doveva com unicare al popolo di Firenze
le risposte e ordinazioni divine. * F iren ze su lla fine d el secolo xv
non era in grado di to llera re a lungo una teocrazia di tal genere,
nella q uale in conclusione il Savonarola quale in terp rete della
volont d iv in a co stitu iv a lultim a istanza, il prin cip io m onar
chico, e si a rrogava una tal quale in fa llib ilit . Qui sta v a il peri
colo anche p er tu tte le sue istitu zio n i di carattere ecclesiastico
in F ir e n z e .4

1 O fr. 1n p r o p o s i t o L u c a s

106.

v m am is. .ino, ass.


s Mabobsse I, 181.
*
F r a n t z . SUxtux TV, SSs. Anche B r o s o h (T icultrhrx /.ritxrhr. fa r (JmcWpM*
rixxrnxrhiift
IT. 2BS1 fa notare l'impossibilit d trasformare durevol
mente Firenze in uno stato teocratico. T r o s c i i sbaglia del resto quando a s s e
risce ehe lo abbia mosso In dubbio l'ortodossia eattollea-romana d e l S a v o n a r o l a ,
mentre Invece Un dalla precedente edirione lo ho indicato come affatto inote
nibili lopinione, ehe 11 Savonarola abbia esposto la dottrina luterana circa 1*
giustificazione. Passa la giusta misura anche il giudizio di A r m s t r o n g (Faronarrila ir.1): As we look forward. I t seems rather the apocalyptic preacher*
of early Anabaptism that hawe a right to claim him a s a precursor, than the
Lutheran divines. H is enemies actually accused him o f holding the F r a t i c e l l i
doctrine of Spiritual Poverty. This he directly denied, but he approached per.
iotisly near 'W ycllfs theory of t h e D o m i n i o n of Grace, which was I n p o p u l a r
estimation nearly akin to It.

Firenze dopo la caduta del Savonarola.

183

Ci che da ultim o oper la caduta e la rovin a del Savonarola,


fu proprio il su o p ro fetism o , che g li si doveva convertire in una
-pada a due ta g li: con quella fa c ilit con cui il popolo s era Ia
cinto convincere c h eg li fo s s e il v ero p ro feta di D io, con la m e!*><ima, v iste deluse tu tte le su e sp eranze, si lasci persuadere
. -ere il fr a te un fa ls o p r o fe ta e d esse r e sta to gabbato da lu i.1
Quanto fo sse sup erficiale il rin novam en to sp iritu a le in F i
renze, si vide su b ito dopo la tr a g ic a fine del S a v o n a ro la .2 La
riforma attu a ta d a lleloquente pred icatore rest lim ita ta ri una
piccola cerchia m en tre n ella g ran d e m o ltitu d in e ben presto si
di'ogu quella rigidezza di v ita relig io sa e m orale. La tra sfo rm a
tine dei costum i, p rop u gn ata sp e sso con m ezzi g r e tti e intem pe
ranti, in gen ere non era sta ta di d u r a ta .8 Il S avonarola del resto
aveva orm ai in su a v ita sp erim en tato, che linfluenza da lui eser
cita sui F io ren tin i p er m ezzo delle su e prediche non era m olto
profonda. A ppena egli taceva, il v izio e lin credulit tornavano
t! alzare la te sta . E g li allora si sfo g a v a in am are ram pogne
nn tro quel popolo da lu i ta n to am ato, m in acciava la collera divin?, e dichiarava che la prom essa fe lic it si sarebbe con vertita
in terribili ca stig h i. M a con tu tta la s u a eloquenza e g li non riusc
fi estinguere la p assio n e p er la p olitica, c h era la nota caratteri-stiea dellindole dei F io r e n tin i. E siste v a un con trasto irrid u ci
bile tra questi e il loro isp ira to p ro feta . C ostui erasi in g erito nel
rivolgimento p olitico sp ecia lm en te n ellin teresse della religion e:
lo Stato avrebbe dovu to opporsi con m ezzi coattivi alla corru
zione e m andare ad effetti un rin n ovam en to religioso e m orale,
l'al loro canto i F io r e n tin i in fon d o s in teressa v an o d ella riform a
religiosa solo in q u an to q u esta p o tesse g io v a re alla lib ert poliDi qui ven iva il curioso fen om eno, che ogni qual volta n elle
" e prediche il Savon arola s i d iscostava dalla politica, l a tten
zione dei suoi ud itori lo abbandonava. Cos egli vid esi costretto
a proclam are C risto re di F iren ze, a fa r s che la V er g in e M aria
ronsigliasse dal pergam o laccetta zio n e della nuova costituzione
i fare in g iu n g ere dal S ig n o re ste sso labolizione dei p arlam enti.
Egli si trov n ella n e c e ssit di paragon are la nuova costitu zion e

1 RfiinuxcEB 88.

1 Sul conflitto di Savonarola con Alessandro VI e sulla sua fine v. appresso,


lih- l. cap fi.
*
Fkaxtz. S ir i u t IV , 84: cfr. 75 e M aboirsk I. 292 Stilla sfren atem i che
nuovamente piede specialmente anche presso la rlorcntfi dopo |1 suppli*''1 *1^1 S., cfr. S c n x r r z E R , Savonarola* K rzirhrr 10B-10R. V. anche le narrazioni
r,i lwcvTt presso S a H j r n v .K X , Quellen u. F or neh. IV. 285 ss. I segnaci del 8. spie-ivano questo nel loro senso: cosi B artolom ei RramiTT. presso S o to r m tt loc.
' lf- 1. li: i^a sua predicazione fece Firenze nn |>aradlso In terra, et per l'oppo
sto la sua morte e la cessatione della sua doctrina hanno fa tto quella uno
ofrrno . Cfr. anche L j ln d u o c i, V iario 181.

184

Introduzione.

con la g era rch ia an gelica e i giorni della rivolu zion e d i Firenze


con i se tte g io rn i d ella creazione. M a tu tto fu in u tile. Il Savona
rola non fu in grad o di rim uovere le tr isti con segu en ze della si
gn oria m edicea. L en tu siasm o religioso e la rifo rm a religiosa da
lui su scita ta fu ro n o co sa p a sseggera; un fu oco che ra tto divamp,
m a che p resto si s p e n s e .1
M entre in F iren ze alm eno il Savon arola p o teva segn alare al
cuni buoni su ccessi dellopera sua, il su o p rogram m a generale di
riform a, arditam en te concepito, m a n ie n te a ffatto chiaram ente
form u lato, fa lliv a in vece com pletam ente. O ltrem odo fa ta li a que
sto p rop osito fu ro n o innanzi tu tto le sp era n ze da lu i rip oste in
un m onarca cos leg g ero e scostu m ato quale era C arlo V i l i re di
F ran cia.* A llorch questo nuovo M essia ebbe la scia to lIta lia e i
piani fran cesi nau fragaron o, si d ileguarono pure le sp eran ze fan
tastich e del suo profeta, il q u ale ora si m ise su lla v ia della ribel
lione contro il rap presen tan te, pur trop p o del tu tto indegno, della
leg ittim a autorit. In questo agli non soltan to trov la propria
rovina, ma pregiudic altres alla cau sa della vera riform a, che
non si poteva con seguire p er la v ia della rivoluzione.
S. C aterina da S ien a aveva scr itto una v o lta al governo di
F irenze, che anche s e il papa fo sse un dem onio in carnato, gli si
doveva tu tta v ia obbedire, non per lui, m a perch rappresentante
del Signore, per la obbedienza che si d eve a D io .5 II Savonarola
disprezz la scom unica di A lessan d ro V I. anzi gli m inacci la
deposizione per m ezzo d un concilio, attaccan d o co s le basi di
ogni ord inam en to ecclesia stico. * La convocazione (di UI* concilio
ecum enico onde riform are le condizioni ecclesia stich e era cert"
cosa urgen tem en te d esid erab ile, ma un con cilio sen za, anzi con
tro il capo della C h iesa, non solo non avrebbe potuto elim inare

VaJ.ARt I>, KT>Ciss. e G eixi, Fra G. R aion arnia. App. alle L ettu re di famiB a u m o a r t n VI, 244. I a 'C a s (36 ss.) vorrei**1
rilevata non si forte e generale la trausitorietit ilei successo, ch naturale
una reazione ad ogni slancio inusitato, esperienza, che puf) fare qualunque mis
sionario. Ma, pensa il I a j c a s , poich conosciamo giti una serie di personaaci
pi o meno noti, che hanno conservato unimpressione, por tutta la vita, della
predicazione del S., chistiticnta la conclusione, che detta predicazione ha
portato frutti anche nelle animo di centinaia di persone ignote, che mai svani
rono ilei tutto.
3
Assai bene dice liiin.KR, Rom . W elt 226. che tutto io sforzo del Savona
rola divent spoglio di forza allorch egli volle Identificare la sua causa con
quella del re di Francia. Qfr. anche il giudizio di A b m s t b o s u , Saronarola 141
1 t'ir, il nostro voi. I, 100 <ed. 1931).
*
I particolari sotto al lib. Il, cap. 6. Savonarola aveva anche detto che 1*
sede pontificia dovesse venir trasferita da Itoma a Gerusalemme : cfr. S c h s it y .eb .
F lugsvhriften-Lter. 215, 221.
i

illia (Firenze 1857) 0. Otfr. anche

Savonarola e la riforma della Chiesa.

i malanni esisten ti, irta li avrebb e in vece in g r a n d iti.1 Gi il s i-

nodo di B asilea con le in fin ite difficolt da e sso su scitate, invece


delle sperate m igliorie, a v ev a m o strato Iquali conseguenze dove-

i Questo il giudizio ilei Marchese (I, 254), domenicano assai devoto del S a
narola. Anche in questa questione lo S chxitzkb 648 tenta un salvataselo
"npli'to del Savonarola ; la convocazione d'un concilio per deporre Alessan
dro VI, egli pensa. era affatto nellinteresse bene inteso della "Chiesa. Qui ven- 'ilo dimenticate del tutto ilue cose: prima che il Savonarola avrebbe vo
lto affidare 11 compito di riformatore Iella Chieda e del papato ad un mo
ire* scostumato e avventuriero qnale era Carlo V ili , nella quale idea egli
Incapon malgrado la sua imjxisslbilitft e malgrado tutti i disinganni. Si dientic* in secondo luogo che tale tentativo di un concilio celava in s il perilo molto serio di uno scisma, poich assolutamente ira riand non vera ila
-itnrsi. che, data pure ladesione personale di Alessa miro VI al concilio,
-noi avrebbero fatto lo stesso. Non v dubbio alcuno che Cesare e i cardinali
lui dipendenti avrebbero in tal caso creato un an ticip a, conseguendone che
stati avrebbero presi) partito in proposito. Ix> scisma sarebbe stato completo:
ra un tale scompiglio nella Chiesa avrebbe recato seco ben altri mali che il
. verno stesso di un Alessandro VI. Ier dimostrare che col promuovere un
neiilo il Savonarola non si sarebbe male apposto, lo S ciinitzer 500 s. di*.
la convocnzlone dun concilio senza, anzi contro il papa, fatta dal principi
sto certe condizioni, era amm issibile secondo il diritto canonico. T! fa nppello
i pro|ni*ito specialmente a Giovanni de Turrecremata e n S. Antonino. Non
qui il caso di esaminare il valore e la giustezza delle opinioni esp res^ la
'l'iestl personaggi. Io mi lim ito quindi a chiarire il modo con cui queste espres
s i sono state valutate dallo Rchnttzer. Qnestl riassume cosi lopinione del
'rimo: Secondo 11 de Turrecremata qualora il papa fosse venuto in grave
-l'etto di eresia presso dottori ed altri uomini rispettabili, deve egli essere
rtato dai cardinali a purificarsi mediante una pubblica professarne <11 fede;
fi I rifiuta. bisogna pr rifarlo perch convochi un concilio generale, e se
b*> a ci iti rifiuta, allora I cardinali -dessi del il ino -onvoearlo ; se poi questi
Igino. possono far ci Vim peratore e i principi cristiani, oppure potrebbero
1 prelati raccogliersi da s . Per il Savonarola non ha agito a seconda di
'sta teoria: egli non s' attenuto a questo processo di istanze dato come
indispensabile e trascurando le istanze ecelodnstiche s' rivolto direttamente
i principi. Sulla teoria di S. Antonino lo tSoBim zm osserva: Secondo S. An
ic in o non (spetta al papa, qualora egli fosse eretico o sospetto di eresia, di conv -aro un coniglio: questo diritto appartiene ai cardinali, quindi al patriarca
rtodosso di Costantinopoli, poi all'imperatore, ai re e agli altri principi (8 u m . Thcol., Pars III. tit. 23, cap. 2 | 7) . Sfogliando l'opera di Antonino si
v,*e che quanto dine ScnxtT7.ni non del tutto esatto. A l luogo citato dleesl
'fatti: Dicunt autem aliqui, quod papa negligente et nolente convocare concilium ad loeum idonenm pr allqua causa ardua imminenti potest* congre
gami! condlium s]>eotat prim o ad osane* cardlnales... Srcundo spectat ad pa
rlare ha s et praecipue ad OonstAitlnopoUtantttia. T o rd o ad lmperatorem...
'"irto nd reges. Q uinto ad alio principes . Anche qui dunque viene indicato
' "ti molta risolutezza quel corso d'istanze, cui 11 Savonarola non si attenne,
ve avrebbe dovuto finire l'ordine nella Chiesa se a ciascuno fosse permesso,
-fatacendo le istanze ecclesiastiche, di rivolgersi al potere laico per deporre un
papa a suo giudizio eretico? T>e prove irrefragabili, che 11 Savonarola pretendeva
di po. - e d e r e per l'eresia di Alessandro VI. non sono mai venute fuori, e non v'
nemmeno alcun argomento per dire che Alessandro VI sentisse ereticalmente,
"fa ricordato anche Sii.vesteh Prieeias, D e irrefragabili cerita te Romanae

18

Introduzione.

vano in evitab ilm en te accom pagnare il ten ta tiv o di sovvertire


lordine n atu ra le di ogni regim e, sop ratu tto nella C h ie sa .1
Il
S avonarola nel suo sta to di sovreccitam en to nervoso e sotto
linflusso di p retese vision i e rivelazioni, non era si p unto re.- )
conto delle consegu enze che dovevano segu ire dal suo m odo di
p roced ere.3 D i l a poco doveva m ostrarsi quali fo rze avesse egli
m esso in m oto sacrificando il fondam ento di ogni riform a in
sen so cattolico, cio la sottom issione alla suprem a au torit legit
tim am en te co stitu ita. * Dopo la sua tragica m orte er a scoppiata
una violenta persecuzione contro i suoi segu aci, per sottra rsi alla
quale molti si rifugiaron o in ca m p a g n a .4 M a non and m olto che
i F rateschi, com e chiam avansi i seguaci del Savonarola, torna
rono in a u g e: nel m arzo del 1499 essi a v evan o in m ano tu tte !e

B cvlctiae r .
S aronarotc

L cttrcx r<
Ilixt.-poi. RI. C X X '

1 1 , c h i' s v o lg i* l e s t e s s o I d e e : o f r . in p r o p o s i t o H c k t a u d ,
37.

CIO c h e d i

nuovo

S c jim t z k k

rls]K > n d e in

( 1 0 0 0 ) . ar>7 . n q u e s t e n o s t r e o s s e r v a z i o n i , n o n m u t a p e r n u l l a l a p o s a . M e la ti

Z u r S a ro n a ro la -K o

v a m e n t e n i c o n c i l i o p r o g e t t a t o d a l <S. o f r . a n c h e B b o s c h ,

Irorcrae

J.

2 0 8 -2 0 1 . S n u n t e r r e n o d e l t u t t o n u o v o v u o l p o r r e la q u e s t i o n e

H r*

Il.cltrc* <fe fta ro n a ro le anx princcx ch rftien x pour la runion <Tv<'


coneUo ( e s t r . d a R rr u r T o r n ititi, P a r i s 1 0 0 0 ) . S e c o n d o l a s u a f a n t a s i o s a o p i
T v r n O . l R.

n in n o la c o n d o t t a d e l S . in q u e s t a f a c c e n d a s a r e b b e s t a t a

sen za

e c c e z io n e dui

p u n t o d i v i s t a t e o l o g i c o e c a n o n i c o , m a t>er r a g i o n e t u t t a d i v e r s a d a q u e l l a d e g li

VI

il ix il o r o t i ili S . C lo\ I l t i r t a n d a c c e t t a l a s s e r z i o n e d i S . c h e A l e s s a n d r o
e r e t ic o o

I n c r e d u lo e

s v o l g e 11 p e n s i e r o

seg u en te:

S a v o n a r o la

non

ha

fo sse

p rete-

c h e s i r a d u n a s s e u n c o n c i l i o p e r la r i f o r m a d e l l a C h i e s a s e n z a e m e n o c o n t r o il
iw p a ; e g li h a p r im a d i t u t t o c h ie s t o i l c o n c i lio p r e c is a m e n t e p e r c h s i p o t '
p r o v v e d e r e a c h e la C h i e s a r i o t t e n e s s e In p r i m o l u o g o u n c a p o , p e r c h s e c o n d i
la

su a

c o n v in z io n e , a n c lie

p r e s c in d e n d o

z io n e s lm o n la c n . A le s s a n d r o
esser

papa.

S a v o n a r o la

VI

q u in d i n on

a c c u s a c o n tr o A le s s a n d r o

VI.

d a lla

q u e stio n e

d e lla

v a lid it

d e ll'e le

s ic c o m e a f f a t t o in c r e d u l o n o n e r a e n o n p o te v a
fa

a p p e llo

dal

papa

al

c o n c ilio ,

m n e le v a

c h 'e g li n o n A p a p a . Q u in d i, s e c o n d o l'o p in io n e d i

l l n r t a u d . d i f e n s o r i e n e m i c i d i S . n o n h a n n o f in o r a r e t t a m e n t e c o m p r e s a la cos:.
n o n laI p u n t o d i v i s t a

c h e c o n t i e n e l a id o ii n

a f fa tt o s u l te r r e n o d d l'o p ln io n e d e lla

Champion di' la xuprt'inntir pontificale

g i u s t i f i c a z i o n e d i S .. c h e n o n s t a

s u p r e m a z ia

d e l c o n c ilio e d

( p . 7 s .) . A . M o r tim i ( W

fcm i'

an zi

n ir e r *

d el

11)00) c o n v i e n e i n c o n d i z i o n a t a m e n t e c o n U n r t a u d m e n t r e l a R ee. rf
i r ti. hixl. I .V I 11 ( 1 0 0 0 ) . l i s c r i v e r i s e r v a t a f/a ru w n c n ta tio n d ii P . Ifuriatiti
ut ccrtain cm cn t ntj< n in i il', non* ne l o m m n pax xiir qucllc n e rcn con tre poi1
il fi co n lra iliiiio n . T w v o , n e l l 7 n / r o < i . a V i i J . a h i . Il S avonarola e la c ritic a tedi
xen x t.v -M a n c h e d i f r o n t e a U n r t a u d p e r s i s t e n e l r i t e n e r e c h e S a v o n a r o l a s t a

g e n n a io
i/ i

s u l te r r e n o d e lla s u p e r io r it d e l c o n c ilio : o f r . ib ld .

xx

s s ., x x x m

s s ., x x x v i i m

in cred u lit d i A l e s s a n d r o VI t r a t t a fS R A C nrr


fiirin a n ia d e l SO 1SU2HO 1 S 0 S . .1 0 8 s . S c h M W W

S u l l ' o p i n i o n e c h e II S . a v e v a d e l l a
n e lla
l/iir

Wixxcnxch. Bell, a l l a
Orxrh. A le sa n it r i VI.

12) tr o v a u n a a ffa tto so r p r e n d e n te c o n fe r m a p er

l ' a c c u s a d i S .. c h e u n c o n c i l i o d o v e v a d e p o r r o A l e s s a n d r o l'o r o lii' n o n e r a c r i


s t ia n o , n e lla

p a r o la

l u i , c h e r a u n

m arrano

ig n o m in io s a

u sa ta

sp esso

. M a u n a p a r o l a c c i a

dal

co n te m p o r a n e i

c o n tr o

non i1 u n a p rova.

1 Ofr. 11 nostro voi. I. 296 s i. (ed. liVl i.


a FRANT7.
* K o s i.f r .

Sxtu x IV . S 2 .
D om inici d o .

I.

S a n uro

IH .

Cfr.

im o n e

l'tu r m

presso

V illa r i-C a b a x ov a -103.

di

Savonarola e la riforma della Chiesa.

187

pubbliche cariche. La m em oria e la v en erazion e pel Savonarola


ora si ridestarono, sebbene il gen era le dei D om enicani vi s i oppo

nesse con sev erissim e in g iu n z io n i.1 S u lla fine del 1500 si present
in Firenze come p red icatore del popolo un uom o sin golare, di
me M artino di B rozzi. V e stito di cenci, coi capelli scarm igliati,
uesto M artino, che non fa cev a altro che an nunziare terrib ili
istighi e sp aven tose p rofezie, dava l im p ression e di un m ezzo
mo, ma il popolino fa c ile ad e sa lta r si prendeva v iv issim o in te
resse per il Pazzo d i B rozzi.'1 Q uesto soprannom e non gli dispiava. Dio an dava egli predicando punir lItalia, Rom a,
Firenze, perch sta to ucciso Savon arola; al p rofeta sa v io non
voluto dar fed e, perci Iddio ha m an dato nella m ia persona
<n profeta p a zzo . Il g o vern o fe c e per due volte incarcerare quel
;/zarro fan a tico , sen za che qu esti abbia perci rin u n ziato alle
sue idee.*
Quali effetti d o vesse a v e r e la ttu a zio n e logica delle idee del
tvonarola si vide poco dopo n el cu rioso non che pericoloso ten.ifivo di com piere una riform a nel cam po ecclesia stico nel sen so
>!uto dal priore di S. M arco. Q uesto te n ta tiv o dim ostr quanto
' 'e stata g iu sta la condanna pronunciata d a llau torit eccleastica, sebbene in n essu n m odo ne ven ga giu stificato il procediKnto giu d iziario co n tro il Savonarola, in p articolare poi luso
della tortura. *
Secondo la relazione del cron ista fiorentino C er re ta n i una
ntina di segu aci del Savonarola p rovenienti dal b asso popolo

1 *fr. R anke, gtudirti 328. M arch ese I. 305 s. G hekaroi, I )o r . 329 s. ; Pa' rl presso S citottoer. Q u e U e n u. Forarli. IV, 283 ss. Sulle relazioni senza
iica degli aderenti al'S a v o n a ro la c irra m iraeoli, che sarebbero avvenuti dopo
Mia morte a sua in v o ca to n e, cfr. iS o is itz k r loc. cit. III. x x in .
Pazzo di B r o z z i:

q u e s t o il n o m e d i u n a c i t t a d i n a j ir e ii s o F i r e n z e s u l l a

* i* h e v a a S i e n a .
G am b i X X I. 168. M a r c h e s e

I. 3 1 0 . Q u a n to in flu is s e r o s u g li a r t is t i le Id e e

le p r o f e z i e d e l S a v o n a r o l a , r i l e v a s i d a l l a c u r i o s a

'> di Cristo

quadro,

d i S. B o ttic e lli

(o r a

n e lla

r a p p r e s e n t a z io n e d e lla

ita ti-

g a lle r ia n a z io n a le d i L o n d r a ). Q u e s to

su c u i fig u r a n o c o m e t ip i i d e a l i i l S a v o n a r o la e 1 su c 4 d u e c o m p a g n i d i

n t n r a . r e c a l a
i'o t q u a d r o

s e g u e n te is c r iz io n e

s u lla

( in e

d e l l a n n o

In l i n g u a

greca : * Io

1500 d u r a n te

t o r b id i

A le s s a n d r o
d I t a l i a ,

d ip in s i

n e l l i n t e r -

i n f o r m e a l c a p o X I d S . G i o v a n n i , n e l s e c o n d o s v e n t u r a ! d e l l A p o :i*pi d u r a n t e i ( r e a n n i e m e r a d e l l o s c a t e n a m e n t o d e l d e m o n i o , q u e s t i
e n o i lo v e d r e m o c a lp e sta to
T he A cadetti// 1 5 f e b b r a i o 1 8 7 1 ,

r sa rft p o i l e g a t o s e c o n d o i l d o d i c e s i m o ( c a p i t o l o )
' il q u e s t o q u a d r o . V e d i S u w e y i G b l v i x i n
l> 1 3 0 o ri-M A S N , BottireUi 1 4 8 s .

1 HOrUft, Italianisehc Zu statuir ffrgen F.ndr d ts 15. J a h ru n d r rlt 30.


r im o

**fr. in A p p . n r . 5 2 i l t e s t o d e l l a c u r i o s i s s i m a r e l a z i o n e s u c u i h a p e r il
r i c h i a m a t o l a t t e n z i o n e TI o k i . e b . Italianisrhc Z ustdnde 3 0 s . S i c c o m e

r ,> I' c o m u n i c a z i o n i d i H o ft -e b s o n o m o l t e v o l t e i n e s a t t e e q u e s t o r a c c o n t o
*' in s d g r a n d i s s i m o i n t e r e s s e , r e p u t a i n e c e s s a r i a l a p u b b l i c a z i o n e l e t t e r a l e
le i m e d e s i m o , l ' n a

r e la z io n e

p a r a lle la

p i

breve, ch e

Ceh r eta x i d

in

n itr o

188

Introduzione.

eransi uniti in una lega. T enevano costoro di so v en te segrete


conventicole ecl eransi eletto un papa, al quale appieno si sotto
m ettevano n ello sp iritu a le e nel tem porale. A questa d ign it fu
innalzato un fiorentino di bassa condizione, di nom e P ietro Ber
nardino, d i 25 anni, di piccola statu ra, cap elli n eri, n a so lungo
e voce rauca. Senza alcuna cultura egli d istin g u ev a si sopratutto
per una g ran d e scaltrezza. In opposizione ai su ccessori mondani
di S. P ietro in Roma, costui avrebbe dovuto in au gu rare una
rio di nuovi papi della C hiesa p u rifica ta .1 A ssid u o u d itore delle
prediche del Savonarola e ap passionato lettore dei suoi scritti,
P ietro B ernardino erasi resa cos fa m ig lia re la B ibbia da saperla
quasi a m em oria. M entre era ancora in v ita i! Savonarola, egli
sulle pubbliche piazze e portici aveva predicato ai fan ciu lli e al
popolo con tan ta eloquenza, che ciascuno stu p iva. M orto il suo
profeta, B ernardino continu q uesta propaganda in adunanze
segrete. Le nuove dottrin e d a lui annunziate ai suoi segu aci eran"
som m am ente pericolose, di n atura affatto rivoluzionaria. La
Chiesa, egli diceva, deve rinnovarsi con la sp ad a; dopo la morte
del Savonarola non rim asto un solo g iu sto su lla terra. Prima
che la C hiesa sia rinnovata, non fa pi m estieri con fessa rsi, poi
ch tutti i sacerdoti e i fra ti sono tiep id i. P ietro B ern ard in o cele
brava anche funzioni ecclesiastich e; aveva seco un olio, con cui
ungeva le tem pie dei suoi segu aci e diceva che era lunzione dello
S p irito Santo. I nuovi settarii p regavano solo nello sp irito, non
udivano M essa e v estiv a n o poveram ente. Quando m angiavan
insiem e. P ietro B ernardino arrestavasi aUim p rovviso e diceva :
Lo sp irito vuole ch e preghiam o e dopo aver pregato in silen
zio, dava il segnale di proseguire il pasto. D ai suoi segu aci il
nuovo papa era venerato com e un profeta. In tu tto q uanto egl
diceva o faceva, essi ravvisavan o segni d im m inenti e gravi mu-

IIIIR O . presso SCHKIr/EB, Quelle* u. Forarh. I li, 7(5 s. Ci che iSchnitzer nota In
proposito i>er npitogglnre la sua asserzione che il movimento, secondo opi!
apiairciiza molto Inoffensivo di Bernardino, manifestamente un anormale ]>slclii
eamenteo, f> stato a torto gonfiato da Hiifler e da me tino a farne una specie
tV scisma, di cui poi deve considerarsi padre spirituale il Savonarola , del1
Incelo. Su Bernardino e la sua setta cfr. pure P a r e s t i presso P c i i x i t z e k Io''
elt. IV, :SVJ ss.: Ivi detto un certo Bernardino *eulptore. Anche V e t t o r i . I*ag
gio IH s. dio' in breve J'ielro ternani propagatore di una nuora religio'
Intorno alle sue prediche e ni sui<i scritti cfr. sii interessanti dati di MoMCn II*
513 nota, come il passo presso V e t t o r i non presi in considerazione da H t r * - * * > Cfr. TIofi.er 31. il quale osserva che Bernardino ci ricorda un profeta
slmile di Parma apparso nel secolo dceimoterzo, il quale senza poter mostrar1
una missione in u la dall'alto, sotto pretesto di una superiore ispirazione e di
speciali grazie dello Spirito Santo, aveva tratto In errore un numero conside
ivvole di persone, facendole vivere in una semplicit e povert apparentemente
evangelica. lincili* la licenza dei suoi costumi rese necessario lintervento del
l'autorit civile cd ecclesiastica.

Pietro Bernardino, seguace del Savonarola, antipapa.

189

.t/.ioni nel cam po p o litico per opera di F ra n cesi, T edeschi ovvero


Turchi, oppure segni d ella prossim a rovin a d ella C hiesa.
Le occulte con v en tico le di qu esti se tta r ii non poterono rim a
r t i re a lungo celate a llin q u isizio n e e a lla rcivescovo di F irenze.
Dietro loro u rgen ti ista n ze il C onsiglio d egli O tto p roib quei
onvegni e in tra p rese un buon num ero di a rresti. Il nuovo
aita dichiar ai suoi a d eren ti da v er e g li preveduto tu tto queto e poi li esort ad a llo n ta n a rsi seg reta m en te da F iren ze. I set .rii si recarono a B olo g n a e di l a M irandola, dove fu ro n o am o
revolmente accolti dal dotto conte G ian F ran cesco, nepote del
tmoso G iovanni d ella M irandola e ard en te am m iratore del Sauarola.' Di l a poco costui fu a ssed ia to dai suoi fr a te lli Lodo. co e Federico, ch e levavan o delle p retese su M irandola ed erano
. tati dal duca fe r r a r ese E rcole I e da G ianiacopo T rivulzi. G ian
Francesco cadde in ta li d istr e tte , che g li ven n e m eno il coraggio,
ittavia i detti s e tta r ii gli ra p p resen taron o com e fo sse volont
Dio ch e g li tr io n fa s s e di tu tti i suoi n em ici. Il conte prest
e a queste fa lla ci a ssicu ra zio n i, ma, non essen d o a llaltezza
vi suoi a v v ersa rii, n e lla g o sto del 1502 p erd ette il su o d o m in io 2
aivando a sten to la sola v ita . I se tta r ii, gli unti, com e e ssi stessi
ppellavansi, caddero n elle m ani d egli a ssed ia n ti v in citori, i quali
'ristata rono che qu esti unti p ro fessa v a n o opinioni eretich e e vievano scostum atam en te. P er la qual cosa P ie tr o B ern ard in o con
'.uno dei suoi fu b ru cia to sul rogo e g li a ltr i ven n ero m andati
a confine o con segn ati a F ir e n z e .3
Non ostan te qu esto e sito in fe lic e in seg u ito fu pi volte ripeluto in Ita lia il ten ta tiv o di sco n v o lg ere lord in am en to ecclesiatico tradizionale so stitu en d o v i un sacerd ozio laico; n el crescen te
cadim ento della d iscip lin a e c clesia stica non m ancarono m ai
<U coloro che si cred ettero chiam ati ad a ttu a re riform e di questo
genere.4 C os n ella n n o 1508 a F iren ze, dove so p ra v v iv ev a an
1 Sugli scritti composti da Gian Francesco Pico della Mirandola in <Mfesa
"1 Savonarola cfr. S ch nitzk r, F lugschri/ten-I.iler. 204 ss.; sulla sua Apologi
K /*. //ir. tjaronarolae F e rra rie n tit O. F r. l'r. (composta durante il processo
'"atro il s.) vedi Schnitzek. (juellcn u. F ortch. IV. 277,
* Odiociamoini V. c. 4 ; cfr. Tmabohchi VII 1, 397. .1/fili. d. Mirandola II,
f U i . A \ . A tte d ii di lla M irandola 10. Cfr. pure il raro scritto di F. O m etti,
1 Attedio della M irandola n el J502 (secondo documenti inediti), Mirandola
ln77.

* Quivi appunto nell'anno 1502 i seguaci del Savonarola eransl di nuovo


sitati, come risulta dai decreti del generale dei Domenicani Bandelle presso
'urdi, n o cu m en ti 335. Se i flagellanti, che nel 1501 passarono dall'Italia
in <>ermania e nella Svizzera, abbiano attinenza col Savonarola, non -si puO
r t toppo r i l e v a r e c o n c h i a r e z z a d a l l a r e l a z i o n e p r e s s o T r i t h k m i u h ,
Vhron.
A. 415. Anche Assbei.M (tem e r Chrfmik III, 152 8.) fa menzione di questi
pellegrini e dice, che essi spargevano delle profezie, ma non dii altrimenti alcun
dato sufficiente circa i loro rapporti col movimento religioso dItalia.
* H o n o , Jtalienitche H ustnde 33.

Introduzione.

1U0

cora il cu lto su p erstizio so per il S avonarola e per le sue predi


zioni, non che il ton o da lui dato per i predicatori intorno al rin
novam ento e a lla punizione delia C h ie sa ,1 si present un ere
m ita di nom e G irolam o da B ergam o. P allido, m acilento, con lunga
barba, G irolam o predicava nella chiesa di S. S p irito ch e lItalia
verrebbe lacerata, che Roma, V enezia e M ilano andrebbero in
com pleta rovina, che popoli, di cui prim a n ulla sa p evasi, deva
sterebbero q u este c itt col fe r r o e col fu o c o .2 A nche a ltri predi
catori vennero fu o ri allora in F iren ze con p rofezie spaven tose su
im m inenti c a stig h i e su l rinnovam ento d ella C hiesa.
N egli anni segu en ti voci sim ili circa la caduta del dominio
sacerdotale, circa lum iliazione e la riform a della C hiesa romana
risonarono proprio vicin o al papa m ed esim o .4 S otto L eone X labu
so di fr a ti e di erem iti vaticin atori del fu tu ro crebbe talm ente,
che* fu n ecessario lin terven to da parte della C hiesa. N e llundice
sim a session e (19 dicem bre 1516) del con cilio lateran en se venne
ordinato: nessun ecclesiastico regolare o secolare, chiunque egl
sia, am m esso al m in istero della predicazione, ove prim a noi;
sia sta to accuratam ente e coscienziosam ente esa m in a to dai ri
sp ettiv i sup eriori e trovato idoneo quanto alla condotta, allet,
a llonest, a lla prudenza e alla scienza. Ovunque e g li intend:
predicare dovr p resen tare ai vescovi le testim on ian ze circa la
sua idoneit. Il concilio ingiun ge ai predicatori d i an nunziare la
verit evan g elica e alla Sacra S crittu ra secondo l'in terp retazion
e lesp osizion e dei dottori della Chiesa, senza agg iu n g ere a pro
prio cap riccio cose contrarie o discord an ti da essa. In partico
lare si guardassero i predicatori dal preannunziare un tempo
fis.-io per calam it fu tu re, la venuta dellA n ticristo o il giorn o del
g iu d izio finale poich la S crittu ra dice, non esser cosa n o stra co
noscere i tem pi e i m om enti (A t t i I, 7). C oloro che ta li cos
hanno fin qui p redetto prosegue a dire il concilio furono
m entitori e per causa loro venne a scap itare a ltr e s la reputa
zione d egli altri predicatori, che rettam en te an n unziavano la pa
rola di Dio. N essu n o poggiandosi sulla Sacra S crittu ra si faccia
lecito di predire alcun che del fu tu ro o di afferm are di saperlo
dallo S p irito S an to o per d ivin a rivelazione, o di b a sarsi su nuove
e vane divinazioni, ogn un o in vece secondo la d ivin a ordinazione
annunzi e dich iari il van gelo ad ogni creatu ra collorrore a l vizio
e inculcando le virt e curi la pace e la carit scam bievole, tanto
raccom andate dal R edentore. N essu n o ardisca scindere la veste
( ir . L a x d u c c i 2 S 5 . C a u r i XXI. 1*04. 2 5 . V i u . a b i II, 309.
3
Hoki.kr. Jlaticniache Z uttiin de 33. Il predicatore dii Bergamo ricordato
(lai S a s u to VII, -to probabilmente Montico con Girolamo da Bergamo.
* I anuucct 2S5.
Corp. dipi. Portug. I, 133 e S a s u t o X II, 323.

Il concilio lateranense contro i monaci ed eremiti profetanti.

191

inconsutile di C risto, n essu n o si p erm etta di d en igrare o vilip en k-re innanzi al m ondo i v escovi, i prelati ed a ltr i su p eriori eccle
siastici. Quanto alle p ro fezie e sse non si debbono ann u n ziare al
l>opolo prim a di esse r e s ta te e sa m in a te dalla S ed e A p ostolica o
dal risp ettivo vescovo, poich non d evesi fa cilm en te dar fed e ad
ogni spirito e perci lA p ostolo c i am m on isce di esam inarle. Chi
o n traw ien e a queste d isp osizion i, incorre la proibizione di p re
dicare e la scom unica, dalla quale solo il papa pu a sso lv ere.1
Quanto fo ssero in d isp en sa b ili qu este sev ere disp osizion i lo
si pu vedere dando u n occhiata alle in tem p eranze, che si perm iro certi predicatori erem iti e ce r ti fr a ti ind ovini appunto nei
pumi anni del pon tificato di L eone X.
Verso lanno 1513, racconta Iacopo P itti, dodici F rancescani
i onventuali avev a n o p reso in siem e la d eterm in azion e di percor
rere le d iv erse reg io n i d Ita lia , secondo ch e le avevan o fr a s
divise e di a n n u n ziare a i loro ud itori la v v e n ir e .2 U n o di questi,
i rancesco da M ontepulciano, predic n e lla v v en to in S . Croce di
Firenze3 ed abbozz dei quadri co s sp a v en to si c ir c a g lim m i
nenti castig h i che avreb b ero colpito g lita lia n i e sp ecialm en te i
Romani e i F io ren tin i, che m anc poco g li u ditori non p erdessero
la testa. Il popolo tu tto in o rrid ito and ava g rid an d o: M isericor
dia, m isericordia! T u tta la c itt ne fu so ssop ra, poich i vaticin ii
del predicatore, c erto p iu tto sto in g ra n d iti che atten u ati, perven
nero anche a coloro, ch e per la tropp a ressa non si erano potuti
avvicinare a lui. V en n ero rip etu te con nuova in sisten za le predi
zioni del Savonarola, tu tti g li sco n ten ti si m isero in agitazion e,
di modo che la S ig n o ria com inci a im p en sierirsi. Il vicario del
l'arcivescovo fioren tino cit in n an zi a s il p red icatore e trov
'he ia sua con dotta era m igliore che le su e fa co lt m entali. N el
giorno della fe s ta di S. S te fa n o F ra n cesco da M ontepulciano
predisse la rovina di Rom a, dei p reti e dei fr a ti. N essu n m alvagio
resterebbe in v ita . P er tr e a n n i si doveva sta re sen za predica e
'nza M essa. ,Vi sarebb e sta to un te r r ib ile m acello: gli uom ini
sarebbero uccisi quasi tu tti, m a n ean ch e le donne e i fan ciu lli
verrebbero risp a rm ia ti. V errebbero scio lti tu tti i vin coli sociali,
le madri si ciberebbero dei propri figli. T u tte qu este cose a v ver
rebbero, quando il re fra n cese s i m ostrer im potente, quando il
figlio del re F ed erig o torner n el suo regn o e quando governer
un papa eletto can on icam en te. Il p red icatore finiva colleccitar

V ili , 7 0 7 - 7 0 8 .
112.
*
Predica di F. F rance uro da Monte Pulciai*) de' F ra ti M inori Convenluali di 8. Francesco. F a tta in S a n ta Croce di F irenze, a di 18 di Dicembre.
L'anno 513. Raccolta dalla viva voce del Predicatore, per B er Lorenzo Vinuoti
notaio Fiorentino, m entre che predicava, Firenze 1301.
1 11KRGENHOTH E8

2 l iTTI

192

Introduzione.

tu tti a p enitenza. I suoi uditori stavano com e alien ati dai sen .
La S ig n o ria si riv o lse to sto a R om a per aver con sig lio da Leo
ne X allorch il predicatore m or im p rovvisam en te di polmonite
il 31 dicem bre del 1513. Il popolo accorse a baciarne i piedi com e
ad un san to, per cui il corpo venne sep p ellito di n otte con tutta
segretezza. Ma lo sp irito di profezia nuovam ente su scita to non
fu potuto sp egn ere che a grande stento. Sopravven n ero altri
fra ti a predicare la persecuzione che so v ra sta v a alla Chiesa e
com e verrebbe eletto un antipapa e come sorgerebbero fa lsi car
dinali, fa lsi vescovi e fa lsi p rofeti. Ben p resto presero a fa r da
profeti anche m onache, bigotte, g iovan ette e con tad in i. Lauto
rit vescovile proibi quindi con pene sev erissim e di predicare
e di ascoltar co n fession i senza il perm esso dei leg ittim i suptriori, di p rofetizzare in qualunque modo, di esporre arbitraria
m ente le Sacre Scrittu re, di ten ere se g rete adunanze religiose,
com e pure che si portassero in g iro reliquie del S avonarola e dei
suoi co m p a g n i.1
M algrado queste severe prescrizioni il m ovim ento scatenato
dal Savonarola nella citt dellA rn o non s i calm s to sto. Per
unintiera generazione i seguaci del m orto p rofeta si sostennero
di sop piatto com e una setta segreta. La fe d e dei p a rtig ia n i del
Savonarola era d iven tata un sistem a, che p otevasi ch iam are un
pietism o politico nazionale fiorentino . 11 Savon arola in questi
circoli venne trasform ato in un vero santo. A i suoi resti mortali,
alle ossa, a lle ceneri e sim ili veniva a ttrib u ita una virt mera
vigliosa e ferm am ente credevasi alle sue profezie circa la tre
menda rovina di Rom a e la restaurazione della repubblica fioren
tin a. Pare ch e persino M ichelangelo, pur serio com era, s ia stato
im p igliato in questo tram enio. In un vecchio m an oscritto fioren
tin o si legge, che eg li n ellanno 1513 vide in Rom a una meteora
e che su b ito decisosi ne fece il d isegn o: era una stella a tre
code, di cui una avreb b e d esign ato Rom a, la seconda F irenze, la
terza l O riente. O gnuno avrebbe potuto vedere la carta presso lo
stesso M ichelangelo, ed esser chiaro ci ch e essa sign ificava, cio
a dire: orribili calam it sovrastare ' su R om a e F iren ze e la
C hiesa cattolica e queste ven ire precisam ente d allim peratore
turco o da qualche grande sign ore cristian o. I barbari verreb
bero in Roma e F iren ze com m ettendo d evastazion i pi che a

i P itt i 112-113. Intorno a Francesco da Montepulciano cfr. inoltre Cui**


XXII. 37 3. I^AXDuoci .343-344 (in tedesco per M. Hebzfkm> II. 271 s.) ; ArrA
tur. Hai. 5* serie VIII, 222; Iarknti presso Sciim tzkr, Quellen u. Forteti.
IV. 3U2 ; l< t KTKuMurr II. 244 s. (*i20T> g., j*155) D 'A n c o n a II 1. Sulla descrizione che nella Moriii tu dialogo fa delia condotta di Francesco il Coutf'
Tllt, che serv di fonte al P itti, cfr. R occ, C erretani 4.

Sopravvivenza delle profezie savonaroliane a Firenze.

jYato nel 1512 o . 1 N el feb b ra io del 1515 l a u to rit ecclesia stica di


cnze dovette p roced ere con tro un fr a te di nom e Teodoro, figlio
un certo G iovanni da S cu tari. Q uesto discepolo del Savonarola
. va predicato per un an n o e aveva o tte n u to un largo seguito,
talm ente presso le d on n e che lo ven era v a n o com e un santo,
oro andava spaccian d o ch e un a n g elo g li aveva rivelato un
.in segreto, che cio eg li (T eodoro) n ella fu tu ra restaurazione
< Ila Chiesa diven tereb b e quel Papa angelico, la cui venuta era
ta predetta dal S avonarola. Teodoro fu sottop osto ad un in teratorio, nel quale tu tta v ia non si fe c e uso della to rtu ra ; T eo
poi preg D io e gli uom ini a perdonarlo. Il v icario d ellareovo proib quindi so tto pena di scom u nica la predicazione
a previa licenza dei su p erio ri, la diffusion e delle p rofezie e
nservazione di reliquie del Savonarola. L eone X approv
sto m odo di p ro ced ere.5 Ci non o sta n te ancora p er m olti
ni passarono di bocca in bocca nel popolo fiorentino le prodel Savonarola circa un rin n ovam en to della C hiesa e una
va ra di fe lic it e di b ea titu d in e per tu tti i c ristia n i, e spealmente intorno a u n ra di pace e di lib ert per F iren ze. N on
fi incavano m ai dei fa n a tic i i quali si stu d ia v a n o di rintracciare
gni precursori di un grand e riv o lg im en to del mondo.
Un profeta di tal fa tta com parve ai tem p i del M achiavelli n ella
sona di F ra n cesco da M eleto. F ig lio di un fiorentino e di una
ava turcassa, F ra n cesco ancor g io v a n etto era ven u to nelino 1473, p robabilm ente per ragioni daffari, a C ostantinopoli,
1 -e ebbe m olte d isp u te con G iudei circa la loro con version e al

C rimm . Michelangelo

II* . 3 0 6 1 .

o l t r e a l C a m b i X X I I . SSMiO e M o k k m
> e

co n te m p o r a n e o

g i

da

me

I I . 3 i s s .. 5 1 1 * . , e f r . l o

a lle g a t o

nel

Z i ir

la v o r o :

s c r itti! r a -

R eu rth cilu n g

'ir/'* (K{, che Ita |ier titolo: P rovetto di don Theodijro tuo | naeho clic
" 1 ro

p a / hi .1 ngelicho

eh iam arr

irti ili

T eodoro

con

S a v o n a r o la

| . 1. e t a ., c o l q u a l e v e n g o n o a c c e r t a t i i
n e g a ti

"'> ls j 7 , p . 3 1 3 . A n c h e d a l l a c r o n a c a

da

L i'o

c ita ta

t t o

Il rero Savonarola,

M oreni

dal

(lo c . d t . ) c i

i t a n t o c h i a r a m e n t e c h e la n e g a z i o n e d i q u e s t i r a p p o r t i d a p a r t e d e l I . i

r l-

otto

1 r:l i n c o n c e p i b i l e . I l b r e v e d i le e o n e X d e l 1 7 a p r i l e 1 5 1 5 a l l e g a t o
lai
m i lo c . c l t . s e c o n d o 11 B a r t o U , n o n <i t r o v a n e i I t c g e - t l d i H a n E M n iiT iiE B ,
- ilt lie n e

'**
'

p resso

il

M orkxi 5 1 1 -5 1 5 s e c o n d o

Firenze. <'fr. anche

11

racconto ili

l'o r ig in a le

il 'U lu le d e l p a n i i l i c e e s p r e s s a m e n t e <p . 3415:


......

ertami

1,1 fr a le Jeroninio.

n e H 'A r c b lv lo

presso

I a r k s t i

S c iis itz k k

A r c lv e I V , 34Ki-

rip iy la ra ctim n c r r lr propoCcr-

T e r la r e la z io n e in e d it a d i t V r r e t a n i c f r . I U m x a .

5 1 s.

_ l w

i<> cIk - s e g u e c f r . l i n t e r e s s a n t e a r t i c o l o i l i S . I io .v ia S n Arch. nlor.


S e r i e I I I . (_ ,*s. t ' f r . a n c h e I a REXTI p r e s s o S<'1 .m t 7. kr I V . 34*1 s . N e l

'* 1 5 1 4 u u p r e d i c a t o r e c a r m e l i t a n o a n n u n z i ^
S a v o n a r o la r i m iu in e n t e r in n o v a m e n t o d e lla

in

F ir e n z e se c o n d o

4 'I ll e s a s o t t o

i l l 'I l l e s i a m i s s i o n e a l j x m te lic - e d ' a l l o r a l e e o n e X

TOR, Storia dei P api, III.

(P

un

arkxti

lo s | i l r i t o

Paga angelico
l o c . c l t . , 3 0 1 .) .

13

Introduzione.

C ristianesim o. D urante il suo soggiorno nella m etropoli d el form i


dabile nem ico, che m inacciava i pi gravi m alanni alla cristi
n it, i p en sieri del n o stro giovane si rivolsero certo prim a di tutto
a disvelare il futuro, che doveva liberare il m ondo dalla barbar:
d ellIsIam. T ornato a Firenze, F rancesco si trov probabilm ente
coinvolto in quel m ovim ento che fa cev a capo al Savonarola. P: i
tardi s in g o lf nella lettura di scritti p rofetici. La conclusione f.i
ch e egli si cred ette poi in grado di sollevare, g razie allispirazioi
dello S p irito Santo, il velo che occultava lavven ire. Il risultai
delle sue in vestigazion i, fo n d ate p rincipalm ente sopra certi calco!:,
fu da lui con segnato in due scritti, che to sto ven n ero dati al!
stam pe. Il prim o, intorno ai m isteri della S. S crittu ra, pare c)
abbia incontrato ta le accoglienza, che F ran cesco sii con ferm \
pi nella sua m issione di p ro feta e deliber di dedicare il suo se
condo lavoro al neo eletto Leone X, che accett la dedica. In que.- >
secando scritto il profeta svolgeva lidea, che il grande cam bia
m ento si sarebbe in izia to n ellanno 1517 con la con version e il*
Giudei e avreb be a v u to fine n ellanno 1536 con lo sterm in io de:PIslamLsmo. N el frattem p o le sue idee eran si largam en te diffuse
F irenze ed erano sta te annun ziate anche dal pergam o da qualche
predicatore. Ma la cosa parve a llau torit ecclesia stica , e non
torto, pericolosa. Il concilio p rovinciale fiorentino, raccoltosi n>
1517 sotto la presidenza del cardinale arcivescovo G iulio d e Mi dici (pi tardi papa C lem ente V II), em an un decreto che proibiv.
le opere di F rancesco da Meleto, com e pure la pubblicazione dello
sue opinioni dal pulpito. Leone X conferm questo d ecreto e i
p rofeta, che erasi tan to illuso, pare siasi sottom esso, poich di lui
non si fa pi oltre parola. La straord in aria ra rit dei suoi sc ritti
dim ostra che tu tti gli esem plari che si poterono avere furono
d istru tti.
Cosa d egn issim a di nota si ch e in quei tem p i c r itic i sim ili
profeti sorgessero anche in altre parti dItalia.
In M ilano nellago sto del 1516, dopo la seconda conquista fran
cese, com parve un erem ita toscano, G irolam o da S ien a, che co
m inci a predicare nel duom o senza perm esso d ellarcivescovo. La
figura e il m odo di fa r e di questo profeta erano cos stra n i, eh*'
to sto tu tta la citt ivolle vederlo ed udirlo. Gli scritto ri co n tem p o
ranei m ettono a riscon tro il nuovo predicatore con G iovanni Bat
tis ta ; lo descrivono com e un uomo di alta statu ra, ma sm ilzo; an
dava scalzo, senza cam icia e a capo scoperto, in d ossava solo un
a b ito di panno grossolano e un m isero m antello della m edesim a
stoffa. I capelli arruffati e la lunga ispida barba accrescevan o la
esp ressio n e austera, quasi selv a g g ia del predicatore c irca tren
tenne, che parlava con m olta sp igliatezza. F in ita la su a predica,

Il profeta Girolamo (la Siena.

195

i *li recavasi in v a r ia b ilm e n te a lla lta re d ella M adonna, dove pron ato al suolo s e n e sta v a lu n g a m en te in preghiera. Ogni sera
faceva sonare la ca m p a n a del duom o e in siem e coi m olti devoti
ivi accorsi recitava la S alve R egina. Q uesto sin golare erem ita
rovava in m ezzo al popolo o gn i g io rn o pi seg u a ci. A l che contrii uiva specialm ente lo stra o rd in a rio rig o re d i v ita del nuovo pro
feta. Acqua, p ane e rad ici d erbe fo rm a v a n o il suo unico n u trinto, suo letto e r a la nuda terra . E g li non a ccetta v a elem osin e;
i quanto g li si dava, e g li si serv iv a p er provvedere di candele
l'immagine d ella B ea ta V erg in e, per fa r preparare un nuovo
lampadario e un a lta re sp ecia le nel duom o. Come un laico qualun
que senza il perm esso d ella u to rit ec c le sia stic a p otesse esercita re
azione, si sp ie g a so p ra tu tto col fa tto , che l a ttiv it m ilanese
:lerem ita to scan o cadde in un tem po di grande scom piglio
pubblico. Ma tu tto questo m ovim ento non p oteva non incontrare
i l tempo qualche o p p osizion e, t\anto pi ch e G irolam o da Siena
iva in v io len tissim e in v e ttiv e contro i preti e sp ecialm en te con
ti < i fra ti. N on p a ssava pred ica senza sim ili tir a te . Il num ero dei
.uaci del pred icatore crescev a ogni giorn o sp ecialm en te fr a il
so fem m in ile. C ita to d a lla u to rit c iv ile ed ecclesia stica a ren r conto del su o operato, G irolam o dich iar secco secco, esser egli
venuto per an n u n ziare la p arola di D io. U n bel gio rn o un fr a te
se in faccia a quel p red icatore sen za m ission e, ch e g li era sco
municato, perch la C hiesa p erm etteva di ann u n ziare la parola di
Dio soltanto ai p reti, ai diaconi e a i suddiaconi. L erem ita sd ap- l allesem pio di S. Paolo, il quale sen za ord in i sacri aveva con tito il mondo. A llobbiezione, ch e il gran de apostolo p ossed eva la
-zia dello S p irito S anto, G irolam o replic con fer m ezz a : an ch e
> >ono m andato da D io . I con tin ui a tta cch i al clero e il tu rb ai into delle sa cre fu n z io n i nel duom o a cau sa delle su e prediche
' i ro s, che finalm ente le porte del duom o ven issero ch iu se a ller,,mta. Q uesti allora lev via le su e ten d e e il 28 dicem bre lasci
: 1 citt, nella quale i su oi p a r tig ia n i non si acchetarono che dopo
qualche te m p o .1
Unaltra app arizione incom parab ilm ente pi pericolosa fu un
c, rto fra B on aventura, che nel m a g g io del m edesim o an n o 1516 si
present in Rom a sp accian d osi pel papa an gelico da lu n g a pezza
Preannunziato e com e redentore del m ondo. Con tu tta probabilit
tanto in questo com e n eg li a ltri p ro feti d i quel tem po si ha un
influsso del Savonarola, le cui id ee com binavano p erfettam en te con
luelle dai G ioachim iti e di T elesfo ro , com e non parim enti un

P r a t o . Storia di Milano i n Arch, lor, ita!. I l l , 357-389; cfr. Ib id . 431-132


1 r* " ,o n to d i B u rig o z z o . V. a n c h e K ido c a n a ch i , La rifo rm e en Ita lie I , P an i
* . 5*0 ss.

1H

Introduzione.

mero caso, che proprio in quellanno 1516 ven isse sta m p a to in Ve


nezia. per cu ra di E rem iti agostin ian i dIta lia il v a ticin io di Teles f o r o .1 II num ero dei seguaci di F ra B onaventura, i quali gli bacia
vano i piedi com e v ica rio di C risto, am m ontava, si pretende, a
circa 20.000. Q uesto predicatore com pose uno scr itto d estin ato al
doge di V enezia, in cui designava la Chiesa rom ana com e la donna
d ellA p ocalisse. In testa al lavoro veniva una lettera che comin
ciava con le parole: B on aven tu ra, eletto da D io a p astore della
C hiesa in Sion, incoronato per m ano degli an geli, d estin a to alla
redenzione del mondo, manda a tu tti i fed eli cristia n i salute e
apostolica benedizione . Questo scritto scom unica il papa L eone X,
tu tti i card inali e prelati ed eccita alla sep arazion e dalla chie a
rom ana. I re cristiani sono eso rta ti ad assisterlo . A V en ezia in par
ticolare si raccom anda di m antenersi in buona am icizia col re di
Francia, essendo questi listrum ento da D io eletto p er la restaura
zione della C hiesa e per la conversione de T urchi. N essu n a mera
v ig lia che questo fan atico venisse racchiuso in C astel S. Angelo,
dopo di ch e la gran turba dei suoi aderenti si d isp e r se .5
Fenom eni di tal fa tta ci m ostrano quale ferm en to a g ita sse gli
sp iriti, e com e si sen tisse a fondo il bisogno di una riform a dell'
cose ecclesiastiche. T utto stava che questa riform a non avvenir
per opera di rivoluzionari e di fa n a tici, ma per mez/.o d ellautorit
da Dio co stitu ita , per la via leg ittim a e stando den tro lordina
m ento ecclesiastico. G iulio II, dopo che i suoi pred ecessori eran.'i
troppo a lungo attard ati nel por mano alla riform a, con la convi cazione del concilio lateranense aveva b attu to la v ia m igliore, la
sola ch e prom ettesse un buon risultato. Q uanto poco si p otesse at
tendere per una vera riform a da parte di quel fan a tism o , lo mo-

1 l fr. GkmKkt in J> c u l* r h < l l u u x a e h a t z XVIII. 710. Su Telesforo v. i l H'


stro voi. I. 158-HS1 (d. 1931).
J i'fr.
Ita liti nixche Znstntle 86, 56-57. Fin dal 14tU un pr*>f '
aveva annunziato in Hrmia la prossima apparizione del papa angelico: cfr
sotto. Uh. 1.
(1 S pettato* (K raus) nella citage nWAIIgem. Z eitung l ^ ,s
n.o 1(51, p. ( dice: M ai pi nudo realismo stato mescolato in un calderone
con tanto idealistl-a|H>calittici sogni e pazzo misticismo, come in questo |>eri<,!
in cui mori il Medio Kvo. senza tuttavia esser morto ed era nato il realismo <ld
tenip*. ma non aveva ancora il terreno fermo, sul quale oggi sa stare. Questa
generale costituzione degli spiriti occorre non sia perduta docchio quando **
tratta di analizzare una ]*ersonaIitl come il Savonarola . Che vi fossero ita
Hanl. i quali dalla continuata venerazione ijcI Savonarola vennero portati alla
simpatia |er latter in quanto tino ni 1520 pot tuttavia credersi che la
azione avrebbe couie conseguenza non uno scisma, ma una riforma Iella
e dimostrato dallYscmpio di Bartolom eo 4'krrktajsi colla sua sto ria in diati*/'
delta m utazione di Firenze scritta nel 1520. Estratti presso Schm tzeb. Quell*
ti. h'orteh. III. 8 ss. : cfr. Ibld. xi.ii ss. c IV ; inoltre Reti, all.!Ugem. Zeilnug
1905, n.* *27 (2 febbralo. p. *214 s.

Gravit del compito del nuovo papi.

11)7

m il fatto, che in tal m om ento d ecisivo i fa u tori delle p rofezie


lei Savonarola non si p erita ro n o di sch iera rsi dalla parte del con-

iliabolo sovversivo di P isa , che serv iv a a m eri scopi politici del


re di Francia contro il le g ittim o con cilio del le g ittim o papa, G iu
l i I I .1 La
m orte di q u esto en erg ico prin cip e della C hiesa a v v e
nta proprio nel m om ento in cu i il con cilio si d isponeva a tratta re
iia vicino la q u estio n e pi im p o rta n te di quel tem po, aum ent
importanza d ella im m in en te elezione del nuovo papa.
Lim presa che resta v a a com p iere al successore di G iulio II
a delle pi ardue ch e im m a g in a re si possano. Ci che nella C hiesa
nel papato era v i di um ano, a v ev a in con trato la sorte di tu tte le
se um ane; il g u a sto non a veva attaccato il m idollo, la sostan za,
ma i mali an davano a ,fondo abbastanza, non solo in Italia, ma
a l t r e s nella m a ssim a parte dei paesi della cristia n it . Quasi
ovunque regnavano g ra v i d iso rd in i n ella v ita ecclesia stica , da per
tutto lautorit del pap ato e r a s c o s s a .2 P er m olti risp etti le cose
erano ridotte a tale, che b asta v a una scin tilla perch labbondante
n iteria incendiaria accu m u lata p ren d esse fuoco, sterm inando
insieme al m ale an ch e il bene. In C uria circolava u n an tica p ro
zia. che d icev a : c o s non pu durare, deve ca m b ia re . ' U n a
atastrofe quale si tem ev a in Rom a ed an che in F r a n c ia 1 fin dai
' >rri del B orgia, ed in m olti paesi, seg n a ta m en te in Italia ed
anche in G erm a n ia ,5 v en iv a pubblicam ente a n n u n zia ta in form a

t'fr. I' k ii k e x .s II. 4M)-4M. VlXXAHI, M achiarelli II-. 149.


1 Altri iKirtieolari In proposito nel voi. IV della presente oliera.
Vedi ItoiiMKK. H om fa h rt 147.
' M u uik i..\ C^.avikkk. Chroiiii/hih de ./. d'A titilli 1, 1_M
.H. La notizia cor" che la moneta <11 Luigi XII colliscrizione: l'erdam R ahilonit nom ili
i t i al tentilo di Giulio II (<iiE.Hfii.LK l i . 4. liti n.)t errata in quanto che
- ta moneta non ehe la ripetizione duna pili vecchia, l/am liasciatore
presso Alessandro VI. Beltrando de' <'istallili, in un * dispaccio in
1 ita ili Itiima 11 agosto 1 5 0 2 , cosi' riferisce: Qui se he monstrato da diversi
ducato novo facto stampare iier la Mae-ta '('hristianissiiaa, il quale da uno
iati, ha scnlpita la testa de Suo Maesta, da l'altro ha li tre ziglil em lettere
dicono: l erdain nomen Balillonis. Et pigliandone universalmente Homo
r Babilonia nui se ne Sa varii indilli. A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d en a.
r'" 'i Wolf 1. 5*27. l'iscrizione e la rapresentazione del rovescio della moneta
- ibi date diversa mente.
IIOu.iN(;kr n n in i. Tasrhenhueh 1871 381 s. ; cfr. 358 s. V. anche F. 1*.
' nRii li. Heitrgc Zur (li-urli. iU-r riffentl. M einung in llftilAChUliul uni diti
' "<t< dm /.;. .la/trli. (dlssvrt.). Halle ltffig; H. Wn x n , lite F tu g srh rift Otta*
'i'it i l .j i y i, m it tfnein Aulititif/ iilirr HQZiuln. kircht~nIiolit. I*rt>phctU'n,
' " n I'.mii, ic, ss., 22 ss., tei. 7o ss. Lautore dell'opuscolo Oh* K ccU tiae
"
elle guerre di ><;itilio II e lei suoi alleati contro la Repubblica di Venezia
"dii dHl'arv- rampato delle profezie di S. Itrlgida e di 'Irillo. facondo le
-ili era imminente !a quarta distruzione di Itoma ( WlSNER MI). Sugli scritti
'fetioi dell'umanista e storiografo di Massimiliano I, Giuseppe Griln|ieck,

19

Introduzione.

di spaven tose profezie, uno scism a, con cui pi volte i regnanti di


S pagna, G erm ania e F rancia m inacciarono i p a p i,1 non si pote
vano ev ita re che m ediante una radicale riform a nel capo e nelle
m em bra.

<'fr. A. Czkkny in A rchiv f. o s ta r . Oetcli. LXXIII (1888), 333 ss. Ter Sifrismonw .
Tizio (cfr. li imi so comunicato da noi in voi. IV 1, 5. n. 2) ved. anche 1*. Piccoi.imini. Tizio 123, d ie osserva: in un uomo tanto dato alle idee astrologhile non
cera d8 far meraviglia clic... anim e animi pi clic un vago preseti!inculo, qua i
I certezza ili una catastrofe un h ersa lc non lontana, e che si lu ta sse il crrvelio per dim ostrare a forza ili elucubrazioni e di calcoti che prim a dt'l 16ni'
sarebbe rem ilo VAnticristo.
' Altri iNirllcolurl Intorno a (|iieste minacce e alle loro conseguenze, sotti,
nel 111. Il e III.

LIBRO I
IN N O C E N Z O

V i l i . 1 4 8 4 -1 4 9 2 .

1.

! 'bidi in Roma durante la vacanza della Sede Apostolica.


Elezione e principio del governo dInnocenzo Vili.

\ notizia della m orte di S isto IV , a v ven u ta il 12 agosto del


^ 1434, m ise in sub b uglio tu tta R om a: essa fe ce s che scop
er subito v io le n tissim i torb idi nella c itt cu stod ita solo da
he m ilizie. S i not una fo r te a g ita zio n e in fa v o re dei Colonna
n t r o G irolam o R iario, il gran fa v o r ito del d efu n to pontefice,
era occupato n ellassed io di P aliano. La p leb aglia fren etica
ideva gi fin dal 13 a g o sto il palazzo di G irolam o al grido di :
ila, Colonna, devastandolo in m an iera, che non ne rim asero
e nude m u raglie; p ersin o s u g li alberi e gli arb u sti d ella ttig u o
rdino la plebe sfo g il suo fu r o r e .'
Giorni egu alm en te tr isti com e pel n ip ote sorsero ora in genere
tutti i com p atriotti e g li ad eren ti del papa ligure. S ubito in
1 medesimo giorno 13 ago sto i m agazzini di g ra n a g lie posti in
Tr astevere non che due navi carich e di vino, ap p arten en ti a Ge; vesi, caddero n elle m ani d ella fo lla fu rib on d a. Ben to sto nessun
n e eblie pi g a ra n tita la prop riet in R om a, e p ersin o lo spe* dei G enovesi fu d istr u tto . A nche le p rovvigion i accum ulate
n Castel G iubileo da C aterina m oglie di G irolam o, vennero dilutte o ru b a te.1 C aterina piena di a rd ire corse in C astel S. A ndepose il viceca stella n o e dich iar che non avrebbe conse
gnato la fortezza se non al nuovo pontefice.* I card in ali, di cui
ina parte si raccolse to sto nel palazzo del cam erlengo R affaele

I t i'l a z in n c i l i ( i . V e s p v o c i p r e s s o T i i v a r n e I .
<'fr. l a r r t a i t o n e li S t e f-nit- C u i ],,tti prv*Ho C i a n . Col. s fo r z a * ( q u i n l l a l i n e a ' > d e v e le s c x e n t i noi i n -

Ini a l l a
>>,1 . 1, 1 , 147-H K

' > ' l i

A i - m i x i <11

lin e a 2 7

tlcxfono

in v e c e d i

demmo

; | \ F h s s r h a I r t i. 'fr . a i n l a
M ek esd a n el

Coti.

M - 4 iI e l la

e p resso

I a s o I - I .M ,

c o n t in u a z io n e d e lla
B i b l i o t e c a

A Mori

cronaca

i hlgl.

; Ixnssru A 161-llil. Not. ni N avii J'obto IIMI (G asp. Postasi, ed. T oni 38).
* I'asouxi I. 148.

202

Libro I. Innocenzo V ili. 1484-1492. Capitolo 1.

R iario, fecero b en s tu tto quanto fu loro p ossib ile in quelle date


circostan ze onde ristab ilire lordine nella c it t ,1 m a di fron te . Ila
gen erale a g ita zio n e si trovarono in sulle prim e im potenti.
G irolam o R iario alla in fau sta n otizia della m orte di Sisto IV
a veva im m an tin en te sospeso lassedio di P alian o e ci avvenne
con tanta fu ria , che la ritirata prese il carattere d una fu g a . ( .li
noni dassedio, carri di m unizione, tende e an im ali da tiro furono
abbandon ati. La v ig ilia dellA ssu n ta G irolam o g iu n se con le

m ilizie in v ista di Roma e, con form em ente a llordine d e i cardinali,


pose il cam po presso P onte Molle, dove intendeva rim anere
a llelezione del nuovo papa. Si tem eva che il n ep ote volesse o nere con la violenza lelevazione al seg g io apostolico d una per
sona a lui g r a ta .5 In fa tti lardire del conte non era p unto sco> o:
eg li aveva fed e nel suo esercito, nella potenza degli O rsini e
1
p ossesso di Castel S. A ngelo. Inoltre il R iario sp erava n e llapi' >irg io di alcuni m em bri del C ollegio c a r d in a liz io .3 T u tta v ia dopo
due giorni eg li stim m iglior p artito di ritira rsi ad Isola Farn
castello itu a to nella regione della n tica V eio e appartenente J
V irgin io O rsini.* Il m otivo del suo ritiro fu che le speranze
suoi nem ici m iglioravano di giorno in giorno. Gli a b ita n ti di Ca ,
C apranica e M arino avevan o richiam ato i C olonna; in Roma
Cardinal G iovanni Colonna fu accolto con giu b ilo dal popolo. A che P rospero e F abrizio Colonna facevan o ora ritorn o in Ron a
con buon nerbo di milizie. La citt , in cui si riversa v a n o arm - i
gli aderenti e i vassalli delle due fa zion i, sem br d iven tata n
breve tem po un accam pam ento aperto. Ad ogni ista n te mina cia v a di scoppiare la guerra civile. T utti i negozi eran o chiusi, <*
se alcuno ardiva u scire di casa, non era pi sicu ro della su a vita.
I palazzi dei cardinali furono tra sfo rm a ti in piccole fo rtezze: se
condo la relazione di un am basciatore pareva, che i loro padroni
a tten d essero qualche assalto im m inente. In modo sin golare poi
avevano em p ito le loro abitazioni di arm ati, e r etti bastioni e
m esse in posizione a rtig lierie sp ecialm en te i card in ali Giuliano
della Rovere e R odrigo B orgia. In T rastevere i ponti e le pori
erano sbarrate. Gli O rsini eransi trin cerati sul M onte Giordan

* * Iiim iv lw ili It. Arlotti ila Itonm 15 ngoKto 14s4. A r r li i v I o il i S i n * 0


i n M o il v n ti.

s I>Mpan>ln ili 1. I.in tii' ilei 14 adusto 14M. A rd i. il. Sor. Koui. XI.
ilU'asscdio ili Pili inno v. Il nostro voi. II. 573.
* I t c li ix ii m c il i (J. Y e s p u c c l d e l 15 a g i a t o 1484 p r e s s o T h v a s n e 1. 4!*1 "'
* X o t . n i X a n t i p o r t o 10831. tCvsr. I o n t a n i . eil. T o m 3 8 . A n t o n i o nr. V a "
5 1 4 . 'fr . T im a s n k I .
* litm sru

.Vii.

iiV4-HiT>.

Torbidi in Roma. Accordo con G. Riario. Ristabilimento della pace.

203

. ! adendo l dora in ora la ssa lto dei loro nem ici : tu tta la citt
n armi e in su b b u g lio .1
Tale lo stato di R om a, allorch il 17 a g o sto 1484 com inciarono
le M-(|uie per S isto IV , le quali fu ro n o p resen ziate da una parte
alito di cardin ali. G iu lian o della R overe non abbandon il suo
ii fortificato palazzo su lla som m it di S. P ie tr o in V in coli; sim iln nte i cardinali C olonna e S a v elli d ich ia ra ro n o che essi n o n p o terecarsi n in S. P ie tr o n al co n clave in V aticano, finch la
i /.a di C astel S. A n gelo tro v a v a si in potere dellen ergica m o
di Girolamo R iario. N on co n ten ti dei loro p a rtig ia n i g i
i si, i detti card inali fecero v e n ir e m ilizie a u silia rie anche da
A l i la. T erni, A m elia e da a ltre citt g hib elline. L a m aggior
dei card in ali, in p a rtico la re il C ardinal Cibo, era risolutada v v iso in siem e ai sud detti che p er lelezione del papa
e assolutam ente in d isp en sa b ile un luogo sic u r o .2 In q u esto
tre leccitazione e la co n fu sio n e an davan o crescendo di giorno
ir sriorno, e gi p a rla v a si d una. doppia elezio n e e d uno sc ism a , 3
rch per lin terv en to del Cardinal M arco Barbo le cose pre* ; o una piega in m eglio. In qu esto p rin cip e della C hiesa, insiem e
vruardevole e prudente, tu tti avevan o fiducia, anche G iuliano
a Rovere. D apprim a si riusc a v en ire ai! un accordo con
1 ilamo R iario. D ietro v ersam en to di ottom ila ducati e altre
ssioni questi fe c e co n seg n a re C astel S. A ngelo, ch e in nom e
Sacro C ollegio ven n e affidato al vescovo di Todi. Si convenne
Itre. che G irolam o si d o vesse ricondurre nei suoi sta ti, e V irK-nio Orsini coi suoi a V iterbo, m entre nel m edesim o tem po i
1 nna lascerebbero con le loro tru pp e la c itt e G iacom o Conti
terebbe la guard ia del palazzo. A com in ciare poi d a llincor nazione del nuovo papa vi dovrebbe esse r e un m ese di arm i
stizio. *
Ritornato cos in q ualche m odo un poco di calm a, si pot pen
sili serio a prep arare il conclave nel V atican o. Il 25 di agosto
fo fine le esequie per S isto IV , e nel giorn o segu en te i ven tiile cardinali p resen ti in R om a entraron o in c o n c la v e .5

1 fr .
1

X ot.

ni

X a n tii'o rto

1 0 8 9 -1 0 0 0 :

V w c h B 1 4 -5 1 7 , n m i I le l e

'"ih. X I . 019. (i*(l e p r e s s o T u r


m*1>xiomx> be' C o s ti I, 2 0 7 .

(<;asp. T o s ta s i,

r e la z io n i s e n e s i e
a sse

1 * * .s r k A 1 0 4 - n r , . S a n i d o .
-.1 0 e

" li f f i . . I J .

, t rch . rf.

so r . Unni.

l> A K O I [ N ,

! ' v o to u h i i i

M clnzso 3 7 7 .
ile 12ST. Ia s o

lis i

I . 1 5 ~ s. C f r . T i i i a h n e
da

p r in c ip io

fe c e d e lle

( . t

I c a r d in a li

fu iiiri pontifici*

I . .">02. ."><4. c o m e p u r e la

X I . 6 2 2 -6 2 3 . C a te r in a

M astro, e d . I * e l a e z

<i .u n e n t e e n t r a r e

n e H .I r r fc . rf.

I, 3 0 2 .

1 '^r - i l d i s p a c c i o d e l V e s p u c c i p r e s s o T u b a s s e
' ne la tin a p r e s s o K c h m a r so w .

e d . T o s i .'{0-41 ) ; A s

fio r e n tin e

in

{> r e g i s t r a t o

106.

S h. ismosdo

c o n c la v e
p resso

il

27

be'

a g o sto .

A i'd iffr k d i

Co sti
Il

(I, 209)

fii

d is c o r s o

261 : P a X z q i I I. 4H 4

204

L ib ro I. In no c e nzo V i l i . 1484-1492. C apitolo 1.

E ra da tem p o che il num ero degli elettori non era stato cos
g ra n d e; in fa tti a i con clavi di N iccol V , P io II e S isto IV presero
p arte solta n to 18 card inali, a quello di C alisto III soltan to 15,
m en tre solo a llelezio n e d i P aolo II si trovaron o presen ti 20 mem
bri del Sacro C ollegio. Q uanto alla n a zion alit la proporzione era
sim ile a quella d ellanno 1471; i 21 cardinali ita lia n i avevano la
preponderanza a ssolu ta su i q u attro stra n ier i due spagnuoli,
B o rg ia e M oles, uno p ortoghese, G iorgio da C osta e uno francese.
F ilib e r to H u gonet.
La storia del pontificato di S isto IV ci ha m ostrato, in quale
scia g u ra ta m an iera questo papa a u m en tasse il num ero dei cardi
nali di ten d en ze m o n d a n e .1 La co n segu en za ne fu che i conclavi
d egli anni 1484 e 1492 vanno a n n overati fr a i pi in fa u sti, che la
sto ria d ella C hiesa reg istri.
La prim a cosa che i card in a li fecero nel conclave del 1484, fu
d i v en ire a una cap itolazion e elettorale, agendo in tal modo aperta
m en te contro il d ivieto dInnocenzo V I. Q uesta capitolazione elet
torale, so tto sc r itta il 28 a g o sto da tu tti i card in ali, ci fa vedere che
eran o cresciu te le p retese dei m edesim i ; la co stitu zio n e monar
ch ica della C hiesa doveva tr a sfo r m a rsi in a ristocratica, provve
dendo per inn anzi tu tto ai v a n ta g g i p erson ali degli elettori. Per
ta n to in te sta al docum ento v era q u esta d isp o sizio n e: Ogni cardi
n ale riceve m en silm en te dalla C am era A p ostolica 100 ducati, ove
dai suoi oenelci non g iu n g a fi percepire 4000 ducati allanno
(20.000 fra n ch i in m oneta odierna). N uova era poi la disposizione,
con la quale v en iv a g a ra n tita una piena in d en n it a quei cardinali,
che a causa della elezione v en issero per avven tu ra puniti dai prin
cipi la ici con la so ttra zio n e delle loro ren d ite. Solo in seconda linea
seg u iv a n o le d isp osizion i realm en te sa lu ta r i; p rosegu im en to della
g u erra contro i T urchi, rifo rm a della C hiesa, convocazione di un
concilio, fr e n o al nepotism o. P are che a quei card in ali non sia
v en u to in m ente com e una buona elezione sarebbe sta to un mezzo
a ssa i pi efficace con tro abusi dogni fa tta , d i quello che non
fo s s e una cap itolazion e la pi c ir c o s ta n z ia ta .2

564; IV, 40: H a i n ili 12587-12590; C o p i n o * * I. -3C.9: P r o c t o k 243. 251. 188- 11


numero degli elettori (lato in modo vario. Vedi X o v a e s e C i a c o n i u s III.
103 : ma tutte le buone fonti hanno 2 3 . cosi S i g i s m o n d o p k C o n t i I. 209 s. :
P a o l o d e l l o M a s t r o 1or. eit. : H u r c h a b d i m a rin ili ( . T h u a s n e ) I. 24;, Libei' >
,lh
tarum ( C e l a s i ) I. 24. jArrivabente in una relazione del 25 agosto 14S4 ( Ar <- h 1 v i o ( i o n * a g a i n M a u t o v a) e gli * A d a consist. A n n . 31 T . 52. fA r e li i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i <>.
1 Cfr. il nostro voi. II. (SU ss. e sopra neHIntroduzione p. 143 s.
D o l l i n g e b , K irdicngegchichtc 357. V . il testo della capitolazione elet
torale presso R a y x a l d 1484, n. 28 ss. ; A b e t i s , lie itra g e s. fendi. I 0, 73 ss., e in
P- u r c h a b d i , m a rin ili ed. T h u a s n e I. 33-54 OCe l a n i I, 30-43); quivi ( T h u a s n e ,r-C e l a n i 48) anche la conferma giurata di questi statuti da parte dell'eletto. 8 11

Voci sul futuro papa. La diplomazia italiana e lelezione de! 1484.

205

Lo opinioni circa la p erson a cui sareb be toccata la suprem a


dignit, erano m olto d isp a ra te. L in v ia to m antovano r ifer iv a ai
15 ago sto 1484, che il prim o a sp ira n te era il cardinale S te fa n o
N ardini, ben voluto dai R om ani e fa v o r ito da m olti cardinali. A l
tri, dice, fa cev a n o il nom e del vecch io card in ale Conti della parte
dogli O rsini, c h un d egno uom o e il cui p ru dente fr a te llo qui vale
molto. Al Cardinal M oles nuoce la sua o rig in e sp agn u ola; essendo
egli un p rela to degno e di e t a v a n za ta e di pi alieno da questi
m aneggi, ha secondo lo p in ion e di m olti delle probabilit di essere
eletto. D a ta n ti si f a anche il nom e d el Cardinal M arco B arbo, che
per il suo buon ca ra ttere, la sua prudenza e la stim a che gode uni
versalm ente sarebb e un ottim o papa, m a a g g iu n g e lam b ascia
tore e g li un v e n e z ia n o .1 D el benefico in terv en to del B arbo
negli sco m p ig li a v v en u ti dopo la m orte di S isto IV abbiam o g i
fatto m enzione; la su a scelta sarebbe sta ta c erta m en te una bene
dizione per la C hiesa. D i questo a v v iso si m ostrano anche altri
im tem poranei. In gen era le, r ife r isc e ai 22 a g osto lin v ia to sen ese,
il alle persone della corte e da q u a n ti non sono accecati d alla p as
cne lesalta m en to del B arb o o del P iccolom in i d esid erato pel
vantaggio d ella C hiesa. Il P iccolom in i fa v o rito da N apoli, il
Barbo da M ilano; il C ardinal B o rg ia lavorava a tu tta p ossa per
c-nto p r o p r io .2 P e l B o rg ia , ed ev en tu a lm en te pel C onti, erasi
molto adoperato il p a r tito d eg li O rsini, su b ito dopo la m orte di
Sisto IV , in iega col co n te G irolam o.
N atu ralm en te nem m en o la diplom azia ita lia n a dorm iva. Lo
>forzo degli a llea ti prim a e d u rante la pace di B agnolo, 4 m irava a
far cadere il tr ir e g n o sop ra un am ico d ella le g a degli S ta ti ita
liani o alm eno su un p rin cip e di S a n ta C h iesa n eu tra le; escluso
(iuindi ogni ven ezian o, g e n o v ese o u ltram on tano (non italian o). N ei
Particolari per le m ire d e g li allea ti si d ifferen ziavan o a ssa i. A ci
'* ag giu n geva lam b izion e di m olti card in ali. L in viato esten se A r
lotti in un d ispaccio del 2 6 a gosto dice, che la gara p robabilm ente
s> potr a cu ire in modo, che lelezion e ven g a a cadere sopra un can
didato neutrale, com e M oles. C osta o P iccolom ini, tu tte persone

iiio le d i s p o s i z i o n i d e l d o c u m e n t o c f r . G o t t l o b ,

Al> "in,Ire

v /
215 s.

e t la r ifo r m e de Vfigline

1 R e l a z i o n e d i ,S t e f a n o
U N - C ater. S forza 9 .
-

A rd i. ri. sin-

tjnnio V e s p u e c i

d el

18

G u id o tti

Rom
a g o sto

XI

Coni.

in

d a ta

di

R om a

0 2 3 - 6 2 4 . .S e c o n d o

14S4.

p resso

Relazione delTambasciatore senese del

10

Qticllcn u. Farseli.
15 a g o sto

la le t t e r a

T h u a sn e.

",l'* s -. a n c h e M i l a n o , c o m e g i n e l 1 4 7 1 , e r a p e r i l
s < iii.k< h t . Pini, / / / .
,jic d e u tsc h c X ation 3 0 0 , n . 4 .
4 C fr . i l n o s t r o v o i. I I , 5 7 4 .

a p . 2 H 8 , 2 8 8 , 2 9 1 . * k t-ik k ,

9 3 s. ; M lv s in

14S4

p resso

d e ll in v ia t o

B u rch ard i

c a r d in a le d i

agosto

14s4.

loc.

X II

G u id a li- ,

M arin ili
S ie n a ,

I.

ved i

c it . 0 1 8 -0 1 9 .

206

L ib ro I. In no c e nzo V i l i . 1484-1492. Capitolo 1.

degne.1 Tentarono uningerenza diretta sugli elettori il duca Al


fonso di Calabria e Lodovico Sforza, duca di Bari e amministra
tore della reggenza di Milano, per mezzo di uno scritto diretto il
26 agosto ai loro inviati in Roma. Questo conteneva lordine
espresso di comunicare a Girolamo Riario e a Virginio Orsini che
si opponessero a tutto potere allelezione dei cardinali Costa, Cibo,
Savelli e Barbo, senza tuttavia fare uso di mezzi violenti. In quella
lettera si fa anche parola di sei cardinali, dei quali purtroppo non
si danno i nomi, ma la cui elezione era da favorirsi. Nel medesimo
giorno part dai suddetti principi unaltra lettera conforme ai
cardinali Giovanni dAragona e Ascanio Maria Sforza, la quale
doveva rimettersi al concistoro di tutti i cardinali e venir letta ai
medesimi. Se questo documento fosse arrivato in tempo, si sarebbe
qui avuto il primo caso di una esclusiva ed inclusiva anche formale
da parte dellautorit civile nella elezione del papa.2
Il
vero capo dei cardinali che parteggiavano per la lega era
i! vice cancelliere R o d r ig o B o r g ia . Tutte le relazioni si accordano
nel dire, che questo ambizioso prelato fece del tutto onde raggiun
gere la suprema dignit. Fin dal 18 agosto del 1484 linviato fioren
tino fa sapere che il Borgia si agitava con gran fervore: al cardi
nale Giovanni dAragona avrebbe promesso il vice-cancellierato e
il suo palazzo, al C ardinal Colonna 25,000 ducati e labazia di Subiaco ; simili ricompense avrebbe egli fatto sperare anche al Car
dinal Savelli.3 Pi di tutti, narra tre giorni dopo linviato estense,
manovra Rodrigo Borgia ; per fino ad ora non si pu dare un giu
dizio sicuro circa le sue speranze. Quindi linviato ricorda il motto
dei Romani, menzionato forse qui per la prima volta: Chi entra
papa lin conclave, nesce cardinale.4 Giovanni dAragona, figlio
di Ferrante di Napoli, Ascanio Sforza, come anche il c a m e r l e n g o
Raffaele Riario, stavano decisamente per il Borgia; e questi era
cos certo di un esito felice, che aveva gi preso tutte le misure
onde tutelare il suo prezioso palazzo contro il saccheggio solito

1 * Ter quelli da .Milano se fa puncta per Novara o Milano, per la M


del Re per Napoli o Vicecancelllero. Per altri S. Marco o M alfeta. Et tant.i
poteria essere la concurrentia tra costoro che la sorte potoria achadere sulil
uno de questi tre Gerunda, Portugallo o (Sena che sono tenuti neutrali et per
sone digne . * Dispaccio d i Arlotti da Roma 20 agosto 1484. A r c h i v i o i l 1
S t a t o

in

M o d e n a .

T h tta s n e

I,

5 1 2 -5 1 3 .

G e n n a b e lli

P a/isticahlcn 1 0 4 - 1 0 5 . P .
alter Philipp II., I> ip zig 3007. (is.
S a g m v lle r,

s T h ua sne

1 . 5 0 3 . 'C e l a s i

I,

55.

P e tru c e lli

H erre,

44, n .

d e lla

G a ttin a

I,

30*

P a p sttu m u. Papxiicalil ini %cil

1.

** Sopra t u t t i pili f o r z a il e pratica fa el Y i c e c a n c e l l i e r o per se. ma


tamente i> e r fin a qua non se pu f i r m a r e el iudlcio. Anche qua p r o v e r b i o ,
per o p i n i o n e i n t r a p a p a in conclave usisce fuora c a r d i n a l e . * R e l a z i o n e d i
Arlotti da Roma 21 agosto 14S4. A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n

G iu lia n o della Rovere procura il papato al Cardinal Cibo.

207

farsi dopo l e le z io n e .1 Ma per quanto am pie fo ssero le p rom esse


che il B orgia fa c e v a in oro, beni sta b ili e b enefici, non riu sc tu tta ia a m ettere in siem e una m aggio ra n za sicu ra. I l B orja rite
nuto per cos superbo e sle a le scriv e lin v ia to fiorentino il
.1 agosto ch efro n v p u nto a tem ere la sua e le z io n e .2 Il v iceancelliere a v ev a fa tto ved ere il suo a g ire sleale su b ito dopo la
lorte di S isto IV , poich aven do fino allora ten u to sem p re per i
'olonna pass ora dalla p a rte d egli O rsini, onde, m ed ian te il loro
poggio, co n segu ir la tia ra . 1 D a ultim o per vide da s lim p ossiilit di r a g g iu n g ere per ora quellin ten to, onde com inci ad ado
ra rsi per lelezione del suo con n azion ale M oles, la cu i et a v a n
ita e la salu te in deb olita fa cev a n o sp erare in un nuovo conclave
non lo n ta n o .4
La ste ssa esp erien za fa t t a dal B o rg ia era riser v a ta anche al
p del p a r tito con trario, a G i u l i a n o d e l l a R o v e r e . Q uesti non
p o tev a fa r e sicuro a sseg n a m en to ch e su i ca rd in a li S avelli, Co1 ina, Cibo, e i due R overe. L a debolezza delle due fa zio n i si fe c e
m anifesta fin dal prim o sc r u tin io la m attin a del 28 agosto, poich
es.-o il C a r d in a l B arb o eb b e dieci .voti, secondo a ltre relazioni
x -c i o 'anzi dodici. Il m a estro delle cerim on ie G iovanni Burrdo riferisce, che in quel giorno, per tim ore che ,il B arb o po
se rag g iu n g ere i d ic ia sse tte voti n ecessa rii, ven n e deliberato,
he nel prim o scru tin io non a v esse lu ogo alcun a c c e s s o .s
A questo p unto en tr in m odo d ecisiv o nel negozio G iuliano
'iella R overe. Il suo ca n d id ato e r a un uom o che gli doveva tu tto :
Giovanni B a ttista Cibo, card in ale di S . C ecilia e vescovo di M ol
ila. Con lin d elica ta en e r g ia del suo ca rattere, G iuliano fe c e v a
lere per il m edesim o tu tto il su o in flu sso non rifu g g en d o d alla stes-a corru zion e.6 G uadagn are i p orp orati m ondani era c o sa tan to
i facile perch q u esti tem ev a n o un accordo di G iuliano con i car
enali veneziani, nel qual caso sareb be salito su lla catted ra d i P ie
tro l'austero B arbo. G iuliano gu ad a g n dapprim a i card in ali Or>ini e R affaele R iario, poi A sca n io S forza. Lo S forza poi tr a sse
sua il B orgia, il quale riu sc ad avere lad esion e di G iovanni

*1 olO.

UI

T h uasne

^ a n tip o rto
I.

1001.

(G a sp .

F o n ta n i,

ed.

T oni

4 2 ).

C fr.

T h u a sn e

507.

f r - S c h m a r s o w , J M ozzo 3 7 7 .

( f i . le r e la z io n i d i a m b a s c ia to r i p r e s s o T
^
m ,

n
puf

L i k c iia r m .

D in riun

h u a sn e

I, 512, 510, 518.

( T h u a s n e ) 1, 5 0 -5 7 ( C k l a n i I. 4 4 . n . 1 ). N e i *

M a n d a ti

' ! K 1 ll z o ' H I . f o J . I (1 - 1 8 4 - 1 4 8 6 ) t r o v a s i r e g i s t r a t o a d d i 2 8 s e t t e m b r e 1 4 S 4
I1'!-, a m e n t o p e r Joan n i B u rk a rd o e te rico cerim oniar. A r c h i v i o d i S t a t o R o ni a .
i-1"1 r i u -t e z z i l d e l l e n o t i z i e d e g l i a m b a s c i a t o r i r e l a t i v e a t a l e
' m o s t r a r e q u a s i p e r i n t e r o . C f r . H a g k n , P a p s tu a h lc n 1 4 - 1 5 .

fa c c e n d a

si

L ib ro I. In no ce nzo V il i . 1484-1492. Capitolo 1.

20

d A r a g o n a .1 G iovanni B u rcardo, p resen te al conclave, riferisce


com e di n ottetem p o il Cardinal Cibo n ella sua cella second i desi
deri dei su o i fu tu r i eletto ri col firm are delle su p p lic h e .2 Le trat
ta tiv e avevan o durato tu tta la n o tte : la m a ttin a del 29 agosto 14^4
G iuliano della R overe poteva disporre di 18 voti in favore del
Cibo. La p arte co n traria d e siste tte allora da ogni opposizione per
ch oram ai in u tile. A lle 9 del m attin o il card in ale Piccolomini
p oteva a n n u n ziare al popolo, che sta v a in a ttesa davanti al Vati
cano, che era s ta to eletto papa il Cardinal Cibo, il quale aveva
a ssu n to il nom e dInnocenzo V i l i . La m oltitu d in e proruppe in
g rid a di ap p la u so ; tosto com in ciarono a suonare le cam pane c: !
palazzo della ch iesa di S. P ietro, m en tre da C astel S. Angelo
ton a v a n o sa lv e di a rtig lie r ia .
Il
n u ovo eletto, che pel p rim o ria ssu n se un nom e che fu in uso
al tem p o dello scism a, aveva let di 52 anni. E ra di statura !
che m ezzana, robusto e paffuto in viso, di carn agion e s tra o rd in a
ria m en te bianca e dallocchio debole. * T raeva e g li origin e dia una
risp etta b ile fa m ig lia g en o v ese im p aren tata ai ricch issim i Doria.

1 C fr.
fe ssu r a

le

r e la z io n i

ITO s . e i n

di

V esp u cei

p r o p o sito

p resso

S a o m D lle r

T h u a sn e

I.

" tifis i,

com e

pure

1 0 8 s . B . A r l o t t i i l 1 s e t t e m b r e 1 4 '4

r i f e r i v a ila R o m a a l s u o ( l u c a : * C o m o s i a p r o c e d u t a q u e s t a e l l e c t i o n s e r i a un
l u n g o d i r e , m a q u e s t a l a v e r i t e l l e S . P i e r o a d r i n c u l a q u e l l o c h e l o lia f : i! :
p a p a e t li revm i c a r d ii A r a g o n a
to e a v a n o eu m

V e n e tia n i e t s e r ia
s c r u tin io
v o lta ta

et

V e s e o n t e lh a n o s e g u i t o .

m a n e , c h e [S a n P i e r o a d v in c u la
n e c a d u ta

h e b b e p i

voce ch e

la s o r t e in
n in n o

P e r c h a lt r a m e n i'

s e s e r ia in t e s o c im i li c a r d i n a l i

e l c a r ie

is.

M a r c o , e l q u a l n e l p r ia " 1

a ltr o t p e r q u e sto

t u t t a q u e s t a p r a t ic a In m o d o c h e c o s t u i

la

seg u en te

n o c t e fu

p a p a e t c h ia m a s s e I n n o c e n t i ->

o t t a v o . A r c h i v i o d i IS t a t o i n .M o d e n a.

B u r c h a r d i,

D ia riu m

( T h u a s n e ) I . 6 1 . ( C e l a s i I , 4 7 ) . Q u a n t o a l l in terp i' '

( a z i o n e d i q u e s t o p a s s o in s e g u o S a c .m l l k r I l o s . c o n t r o H a g e n ,

P u p stica h len

N o n c ' p it i q u a s i o m b r a d i d u b b i o c h e I n n o c e n z o V i l i d i v e n i s s e p a p a p e r s im o n ia
:l B u r c i i a r d i .

ed. P e la e z

D ia riu m

( T h u a s n e ) I . (2. ( C f x a n i I . 4 8 ) . P a o l o d e l l o

M a s tro .

lofi.
C fr . le r e la z io n i p r e s s o T h u a s n e

I. 5 1 7 e - S i g i s m o n d o

de'

C o n ti

I I . ;tl

M 11'
C orchiti* 2 2 7 . M u n t z , L es a rt* 1(5 e A r m a n o I . p . t!0. n . 5 . M a b t i n o r i In"'
c' iizo V i l i 4 9 . S u l r i t r a t t o d i p i n t o d a l M a n t e g n a v . J a h rb . d e r Sam m lungen d i'
stcrrelcli. K u scrin itises X V I I . 1 4 0 . |O fr. a n c h e M u n t z l o c . c i t . 2 0 - 2 1 v B a r b i
d e M o n t a u l t , O euvre* I I I . 3 7 9 c i r c a l a d i v i s a d e l p a p a : L e a u l t p a s s e t o u t
I n a m e d a g l i a d I n n o c e n z o V I I I r i p r o d o t t a p r e s s o R o d o c a n a c h i . Koin un
te m p i de J itlr s I I et de Leon X , t a v . 1 1 . I n r a m e d ' I n n o c e n z o V i l i ( d a l M o n

M o n e te c o l r itr a tto

ta g n a ? ) si tro v a
v in io

n ei

del papa

p resso

F rie d la n d e r,

ta v o la

33,

F ra k n i,

n e ll a c o l le z i o n e m a n o s c r it t a d i r i t r a t t i d i p a p i d 'O n o fr io P a n -

Cod. Int. lo n . 159

(f.

C f r . H a r t i n g in H is t J a h rb .
In n o c en tin i P P . O c ta ru s c o l p a p a

1 7 2 ).

(1 0 1 7 ), 3 0 9 , 3 1 3 . U n t a lle r o p a p a le :

XXX' H
s e d u t o in

a t t o d i b e n e d i r e n e l d i r i t t o , c a t a l o g a t o p r e s s o K . G . v . S c i i u l t h e s s - R e c h b e R 1-

T a le r-K a b iitc tt
5

La

v ed i C ia n

il i

II

1 . A V ien 184C>. 1.

le tte r a tu r a

in to r n o

G iorn. d. Ictt.

XXIX.

a lla

fa m ig lia

417) p resso

p a p a c o n L a z z a r o D o r ia v ie n r ile v a t a

C ib o

(c o s

S ta e fe tti

da

sc r iv e r e

il n o m e-

1 s . L a p a r e n t e l a *le l

d a A r r iv a b e n e in u n a

* r e la z io n e in d a ta

Carriera del nuo vo papil.

I dati g en ealogici d ella fa m ig lia Cibo so n o sfig u ra ti dalla leggenda.


Se i Cibo sia n o di o r ig in e a sia tic a , se sian o in rapporto coi Tom acelli, i parenti d Innocenzo V II, rim a n e incerto. sicuro soltanto
che in docum enti g en o v esi del 1437 A ran Cibo vien detto anziano,
come pure che per lu n g o tem p o eg li fu occup ato a N ap oli neHam m inistra 2 one e n e lla g iu stiz ia e che nel 1455 era sen a to re di R o m a .1
Dal m atrim on io di A ran con la p a trizia g en ovese T eodorina de
Mari ebbe i n a ta li nel 1432 G iovanni B a ttis ta Cibo. Q uesti fe c e i
suoi stu d i in P a d o v a e R om a e dapprim a non p en sa v a di en trare
nella sta to ecclesia stico . P r e sso la sco stu m a ta corte a ragon ese Gio
vanni B a ttista m en una v ita non m ig lio re di tu tti gli a ltri. Ebbe
due figli ille g ittim i, T eod orin a e F r a n c e sc h e tto .2 cosa sig n ifica
ta a,per il Cardinal G iu lian o ch e non tr o v a sse alcuna difficolt neli'adoperarsi affinch v e n is s e elev a to alla su p rem a d ig n it un uomo
'i Uoraa
1

maggio

10

1485.

L . D oria quivi si (lice < m alto in tim o al papa,;

lo pi ricetto c lta d in o di qu ella c ita . A r c h i


1 O fr . V i a n i , M em orie d. fa m ig lia Cibo,
( 'ia c o n ilis

III.

c r itic a .

G o n z a g a

P isa

in

M a n t o v a .

A t ti M od. V I I ,
Jseitrage I V , 1 9 2 s .

1808.

1 0 4 , M a r in i 1, 2 2 8 . R e u m o n t,

s torio de S en a t. d i R om a
a lla

v i o

3 0 9 s .,
V ita X e ,

I I , 4 3 0 . Q u a n to d i l C e r b i 5 9 s s ., n o n r e g g e in g r a n

S u i fo n d i

d e l l A r c h i v i o

di M assa

D u c a le

ch e

s i r ife r is c o n o

i f a m i g l i a C i b o e c i r c a l e r i c e r c h e d e l V i a n i p e r la s u a o p e r a c f r . ,F r . B o n a i n i ,

archici delle p rovin cia d e llE m ilia , F i r e n z e 1 8 0 1 , 2 1 7 s s . I l Co A. B a rb . Int.


t* c o n t i e n e F . A d a e d e M o n t a l d o (e re m it. d. A u gu st.), D e n o b ilita te Inno"<tii
V i l i a d FerdAnandum re g e m ( B i b l i o t e c a V a t i c a n a ) .
a c c u sa g i

v e n u to

m eno

a v a n z a ta

al

v o to

di

fa ls a ,

p o i c h 'S i g i s m o n d o

db C o n ti

d ie k ;

H a b u it In nocen tiu x F ra n cise h e ttu m e t T heodorhm m


s a c e r d o t i u m . M a f a l s a p a r i m e n t i l a s s e r z i o n e c h e q u e i f i g l i

' p re ssa m en te

ante

(II,

'lu s s e r < la

un

3 3 ):

le g it t im o

ex u xore s u s c c p to s ;

'*"

( p . 1 7 5 ) , c h e G . |B . C ib o c o m e p r e t e

d a l l l N F E S s u R A
c a s tit

m a tr im o n io ,

c fr . in o ltr e

p o i c h .S i g i s m o n d o

l i , 3 7 e B u r c h a r d i,

to sto

D ia riu m

a g g iu n g e :
I, 321

(O e -

' Nt I , 1243 s .) e g l i a u t o r i i v i c i t a t i . S e o l t r e a i d u e s u n n o m i n a t i f i g l i o l i e g l i n e
" se a n c h e

a ltr i,

com e

si

p o tr e b b e

dedurre

d a lle

r e la z io n i d i

T iiu a s n e I, 5 1 7 , 519, r im a n e I n c e r to ; v e d i C r e ig iito n

a m b a s c ia to r i

III, 120. E sagera-

111
s o n o i ( l a t i d iN F E s s u R A e d e l p o e t a M a r u u . o , c h e p a r l a n o i l p r i m o d i 7,
s e c o n d o d i 1 6 f i g l i . U n p o e t a e p i g r a m m a t i c o n e l l a p r e s e n t e q u e s t i o n e u n a u a n o n
sopra
'U k

u ix o

m eno

d u b b i a d e l l lN F E s s u B A , l a

d im o s t r a t a ,

in

un

p u n to

di

cu i

m an can za

m a g g io r e

di

g r a v it .

v e r a c it

s ta ta

L e p i g r a m m a

del

:
O c to n o c e n s p u e r o s g e n u it, t o tid e m q u e p u e lla s ;
I lu n c

m e r ito

p o tu it d ic e r e

(|! e n o n <li r a d o s t a t o i n t e s o

fiilr '

*i *"C0

a lla

p a r o le . A d e s . i l

R o m a p a t r e m ,

le tte r a , tr a d is c e e v id e n te m e n te il c a r a tte r e

lib r o

s e n z a c r itic a d i T u k in k r - N u t o i* :
a l l e g a n d o l e p i g r a m m a , p a r l a i n

erzw u n gen en E h elosigkeit,

EinIII,

V ii * In o '* ^ 8 l i e .f ig l ie d e l p a p a c o l l e s u e c o n c u b i n e . I l p a s s o d i E g i d i o d a
m hi d a t o s o t t o a l l a p . 2 3 4 n . 2 r e t t o r i c o . N e l 1 8 8 3 i l M u s e o d i B e r l i n o a c iIji

A l b a n i u n b u s t o p i l i g r a n d e d e l n a t u r a l e d i T e o d o r i n a .C ib o , c h e
ma

n -c i.

Hil,l

fu

a ttr ib u ito

<*e>"
< m e n t e a (l

G ia n C r is t o f o r o

E poche, B e rlin
A ndrea

S a n s o v in o

1rke d tr R cnniasance
1

sto ria dei Papi, III.

R om ano

1888, 0 8 ;
(v e d i

B ode,

S c h o ttm

( v e d i B o d b - T s c h u d i , B ildIta lie n . F la stik ' 1 6 5 s . ) , m a


t l x , e r , D ie ita lien . u. spari.

[ n e l M u se o d i B e r lin o ],

B e r l i n 1 9 1 3 , 1 0 0 s .) .

14

210

Libro I. Inliocenzo V ili. 1484-1492. Capitolo i.

ch e a v ev a tali precedenti. T u tta v ia d ev esi n otare che da quando


G iovan ni B a ttista en tr n ello sta to ecclesia stico , non s i hanno pi
testimonianze sfa v o rev o li circa la su a condotta morale. L averlo
p reso ai suoi servigli .l'integerrim o Cardinal C alandrini un altro
a rg o m en to in fa v o r e d ella sua em en da. N e llaprile del 1467 Paolo II
g li c o n fe r il vesco v a to di Savona, ch e sotto S isto IV e g li cambi
con quello di M olfetta, p r e sso B ari, su llA d r ia tic o .1 II Cibo strinse
in tim a a m icizia con G iu lia n o nep ote del papa d ella Rovere, al quale
d o v ette in n an zi tu tto il su o rapido avan zam en to nella gerarchia
ecclesia stica . P er il su o c a r a tte re m ite e dolce il vescovo di Mol
f e t t a piacque a n ch e a l p ap a S isto IV , il quale dopo c h eg li ebbe
retto dal 1473 in sie m e con F ra n cesco d a T oledo lufficio di datario,
il 7 m a g g io 1473 lo a ssu n se n el S acro C o lle g io .3 Q uindi in poi egli
d al su o v esco v a to venne di so lito ch iam ato il Cardinal di jMolfetta.
A lla C uria il C ibo era g ran d em en te accetto. N essu n o rac
co n ta un contem poraneo si p a r tiv a d a lui scon solato ; tu tti acco
g lie v a con bont e dolcezza v era m en te p atern a, era am ico di nobili
e plebei, di ricch i e (p o v e r i .4 P resso S isto IV god eva di tanta
stim a , ch e nel g iu g n o del 1476 d ovendosi il pap a allontanare da
Roma, v e lo lasci com e legato. Q uesto ufficio, che, con sid erate le
condizioni Idi a llo ra era d opp iam ente difficile, fu ten u to dal Cibo
con so d d isfa zio n e del p a p a .5
Com e (tutte le refaziioni 'si accordano n el lodare la bont e i sen
tim e n ti benevoli e am ab ili del nuovo eletto, cos convengono pure
nel n otare la sua arrend evolezza, m ancanza d indipendenza e de
bolezza. L a m b asciatore fioren tin o scriv ev a fin dal 29 agosto 1484 :
E g li fa pi lim p ressio n e d un uom o che si la scia con sigliare da
a ltri ch e gu id a re da s . Il m edesim o relatore non trova nel nuovo
8 2 2 , 898 e U g h e l l i IV, 7 4 1 ; I, 9 1 8 . V. a n c h e J a c o b . Vo p
X XIII, 1 1 9 ( I a c o b . G i i f r a u d i , D ia riu m tornati iati, e d . O a R > s I
( 3 4 ) e i l nostro v o l u m e II, 0 0 3 .
2 Formalmente rimase datario Lorenzo Roverella ; vedi CElier. Lcs l ,a'
taires du X V * sicle, Paris 1 9 1 0 , 3 9 , 1 2 7 .
a B. Arlotti scrive al suo duca add 1 settembre 1484 * aver egli ben c0'
nosciuto da cardinale il nuovo papa, per honores inutant mores, ma certa
mente le benignit ed afabilita lha tanto innata e t abituata chogniuno sta 1,1
ferma speranza che habiamo un bon papa . A r c h i v i o d i S t a t o i n M 0
d e n a . E g i d i o d a V i t e r b o osserva intorno a Innocenzo Vi l i : * Qui cUII
omnium mortalium lmmaniissiinus ac comis maxime atque urbanus esset,
carus effectus datarius ac tandem cardinalis e st factus. H ist. vig iliti tee*Cod. O. 8, 19, f. 314. B i b l i o t e c a A n g e l i c a d i R o m a .
*
S i g i s m o n d o d e ' C o n t i I, 2 1 1 - 2 1 2 . Cfr. T h u a s n e I, 5 1 7 , 519 e in propo^j'
G o t t l o b in H ist. Jahrb. V II, 3 1 0 . Anche, nel Dialogas de m igratione P etri ean 1
nalis S. S ix ti di G i a m b a t t i s t a d e i G i u d i c i , vescovo di Ventimiglia, il cardi111
Cibo descritto come un uom o modesto, mansueto e amato da tut ti ; '
S c h o l z in Studiarti Lipsiense. E hrengabe K . La in predi t d argebradit, Bei
1909, 183.
s V. il nostro voi. I l, 490 s.
1

p resso

iCfr.

G am s

M u ra to ri

Influsso del cardinal della Rovere sul nuovo papa.

211

eletto una p ro fo n d a cu ltu ra e esp erien za n eg li affari dello S ta to .1


Date queste su e q u alit n on pu fa r m era v ig lia che G iuliano della
Rovere, al quale il Cibo era debitore della d ig n it card in alizia e
papale, g iu n g e sse ad a v e r e un in flu sso del tu tto preponderante.
Mentre sotto su o izio p oteva poco o nulla, p resso (il nuovo papa
pu spun tarla in o gn i c o s a , n otificava la m b asciatore e ste n se il
13 settem bre 1 4 8 4 .2 I n v ia te una le tte r a co rtese al Cardinal di
S. Pietro sc r iv e v a l a m b a scia to re fiorentino a L orenzo de Me
dici poich egli il papa e pi che papa . Q uesta condizione
di cose trov su b ito la su a e sp ressio n e n el fa tto , che il Cardinal
1liuliano prese sta n za in V atica n o . Il fr a te llo di G iuliano, G iovanni
della Rovere, non solo rim ase p r e fe tto di Rom a, m a nel d icem bre
fu anche nom inato ca p ita n o g en era le della C h ie sa .4
Subito dopo la su a elezion e Innocenzo V III er a si ob b ligato
presso i m a g istr a ti di R o m a a c o n fe r ir e tu tti g li uffici e i benefici
cittadini so la m en te a R om ani. sta to innanzi tu tto il non adem imento di q u esta o b b ligazion e ci che fe c e scoppiare le ire dello
'erivano del sen a to rom ano, lIn fessu ra , co n tro Innocenzo V i l i
anto che d ir e sse m ordaci ep igram m i con tro il p o n tefice.5 N el
giudicare questo fa tto b iso g n a tu tta v ia riflettere, che d i fro n te
alle pretese d egli a v id i p relati riu sc iv a m olto difficile al papa
mantenere la p rom essa fa tta alla c it t .11 Gli eletto ri e il loro se
guito volevan o essere ricom p en sati e non si v o levan o d im en ticati
Parenti e a m ici p erson ali. Ma i g iu sti reclam i per un ta le p rin

A r lo t t i a l l a d u c h e s s a d i F e r r a r a in d a t a d i R o u u i, 1 3 s e t t e m b r e 1 4 8 4 .

a h r o n iu s

A r c h i v i o
8

di

II, 257, 259. T

S t a t o

h uasne

1,

Lorenzo U

1 Q fr .

2 * li.

517. R

eum ont,

2<)0.

in M o d e n a .

V ed i F a b r o n itjs

II, 259 a

J u liu s

B rosch ,

li,

3 0 8 . L a m b a s c i a t o r e

geno-

' <* e in R o m a , L a z z a r o D o r i a i n u n a * r e l a z i o n e d e l 2 3 a g o s t o 1 4 8 5 o s s e r \ a , c h e
tr a tta r e c o l p a p a o c o n G iu lia n o d e lla R o v e r e la s t e s s a c o s a , c h e t u t t o u n
e ffe c to . A r c h i v i o
B

u r c h a r d i,

(G a s p . P o n t
^

a n t ip o r t o

ait i ,

di

D iarium

S t a t o

e d . T o n i 4 5 ). A

' a r s i d a lu i . *

l'a v e v a

G e n o v a .

nt.

c o m u n ic a ta

Lib. brev. 18,

D iario

V asch o ,

de

Carteggi J,

1093 e Ca p p e ix i,

nnocenzo V I I I

in

1, 7 1 , 124. (C e l a s i I , 54, 9 5 ). N o r . n i ^
2 77. F in

G io v a n n i

f . 2b. A r c h i v i o

518.

a n t ip o r t o

C a p p e l :l i . X

1093

ot. d i

d a l g io r n o d e lla n u a e le z io n e
d e lla

R overe

s e g r e t o

in g iu n g e n d o

li

p o n t i f i c i o . N e lla

* l e t t e r a d e l l A r l o t t i m e n z i o n a t a a l n . 2 s i d i c e : * M a d a m a . S e l a V . iS. J . h a
I n te s o d e l a g r a n b o n a g r a f i a h a c u m e l n o v o p a p a t r a e t s o p r a a l t r i e l r . c a r ie
S a n p i e r o a d v i n c u l a l h a i n t e s o m o l t o b e n e l v e r o : e t l a c a u s a n o t a c h e S a n p i e r o
<1 ' i n c u l a l o f e c e f a r v e s c o v o

[ p e r s o l o id i i M o l f e t t a ] e t p o i c a r d i n a l e e t n o -

V |* s lm a in e n t e l i h a d u r a t o f a t i c a a s s a y e t h a v u t o b o n a p a r t e a f a r l o p a p a e t S . S .
W|le l i s t i a
, , e na.

a p r e s s o e t a lo g ia

in p a lla t io . A r c h i v i o

L a n o m in a d i G io v a n n i d e lla

R overe fu

di

S t a t o

p ro p o sta d a

in

M o -

I n n o c e n z o V I I I in

n c o n c i s t o r o d e l 2G n o v e m b r e , a l c h e t u t t i i c a r d i n a l i a s s e n t i r o n o . * L e t t e r a d i
A- S f o r z a d i q u e s t o g i o r n o n e l l A r c h i v i o

5 I nkessura 174.
c Gregorovius VII, 272.

di

S t a t o

in

M i la n o .

212

Libro I. Innocenzo Vltf. 1184-1492. Capitolo 1.

cip io di g o vern o s i tacquero sul m om en to in v is ta delle splendide


f e s t e d ella in coron azion e e d ella p resa di p o ssesso del papa.
L 11 se ttem b re eran o u ltim a ti tu tti i p rep a ra tiv i per l incoro
nazion e, n ei quali prestarono lopera loro a r tisti com e il Perugino
e A n to n ia zzo R o m a n o .1 II g io rn o a p p resso ebbe luogo la cerim onia
solen n e. L a m a ttin a i'1 p ap a si rec in S. P ietro, celebr il pontifi
cale e im p a rt al popolo la ben ed izione. P oi il Cardinal Piccolom ini
lo incoron d in a n zi a S. P ietro . D opo b reve riposo il solen n e corteo
si rec per il possesso al L ateran o. L om aggio so lito a prestarsi in
ta le circo sta n za dagli E b rei ebbe luogo q u esta volta n e llinterno
di C a stel S a n tA n g elo ; con ci s in tese p ro teg g erli dai m ali trat
ta m en ti della b rutale p leb a g lia . Il B u rcard o ci h a la sc ia to ,un dii>
fu s o racconto d ella g ra n d io sa p ro cession e i L aterano, cui si ag
g iu n g o n o a ltre relazioni ita lia n e ed una ted esca, di modo che se ne
con oscon o e sa tta m en te tu tti i p articolari. U n a fo lla im m ensa riem
p iv a le str a d e p a v esa te di preziosi ta p p e ti e di fron d i. Sedici pos
sen ti sig n o r i p orta v a n o il baldacchino, so tto cu i il papa c a v a lc a v a
un bianco d estriero di g ran d e valore cop erto di drappi bianchi fre
g ia ti d oro. Su a S a n tit portava sul capo una bella e preziosa co
rona, la p alm a s u llom ero e in torn o al collo un ricco v elo e dinanzi
sul p etto una preziosa croce doro, e im p a rtiv a la b e n e d iz io n e .2
Inn ocen zo V i l i , del quale lam basaiatore e sten se encom ia lin
dole a ffa b ile ,3 pot e sse r d a v v ero con ten to di questa giornata,
ta n to pi che tu tto era proceduto sen za n otevoli turbam enti o di
s o r d in i.4 N el m edesim o giorno 12 settem b re fu ron o ste se le bolle
solen ni, con le quali v en iv a a n n u n ciata a tu tte le potenze e a tutti

1 iS c h m a r s o w , Melozzo 371. Nei * M andati H 84-H 86 addi 28 settembre 14M


si trovano dei pagamenti per X I I I tibia nix (ni iuter fu e r u n t co ro n a tim i 8 . VIl 19 gennaio 1485 vengono pure altri pagamenti rro fe sto coronationis. A rc h 1 v 1 o d i s t a t o i n R o m a . Gfr. M u n t z , L es arts 135-136.
2 G h m e l , M aterialicn z. sterreich. GetCh. II (Wien 1838), 358. L a relazione
qui riprodotta dallarchivio di liiedeck sfuggita tanto al R e u m o n t , come
G k e g o r o v i u s . Inoltre cfr. specialmente B u r c h a r d i , D iarium I, 90 ss. ( C e l a s i *
722 ss.). (Vedi C a n c e l l i e r i , Possessi Iti ss. ; cfr. B e r l i n e li . 7 5 ; V o g e l s t *
29) ; lettera di Vespucci del 13 settembre 1484 presso G e n n a b E l l i 48 ; PaoJ-o
d e i . l a M a s t r o , ed. P e l a e z 106 e la * relazione d i B . Arlotti in data di Roma
settembre 1484. A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a .
3 N ella * relazione citata qui sopra alla nota precedente. Descrive u n 'u d i e n M
presso Innocenzo V ili , il 12 aprile 1486, un pellegrino nel suo diario : Voyad'
de Georges L engherand, M aiieur de M ons en H a yn a u t, ,< V enite, Rome, Jru*11
lem... 1.'i85-1Ji86 (P ubU eatiom de la &oc. des B iU iophiles belge# '19), M6,
1861, 68. Cfr. T h u r s t o n , T he l i olii Y ear o f Jubilee, London 1900, 346 s.
4 * il duca di Milano il 19 settembre 1484 scriveva al suo am b asciati'1'
I. A. de Talentis, avere egli appreso con piacere dalla sua lettera del 14, c
l incoronazione del papa aveva avuto luogo con tanta solennit et quiete
quello populo quanto desyderare se fosse potuto. A r c h i v i o d i S t a t o
M i l a n o . C'fr. anche A rd i. d. Soc. R om . XI, 629.

In co ron azio n e e possosso.

i principi cristiani lesaltazione al trono del nuovo capo supremo

della Chiesa e si esortava a pregare per un pontificato felice.1


E certo vera molto bisogno di pregare, poich Innocenzo V ili
aveva assunto il governo della Chiesa e dello Stato pontificio in
condizioni difficili e tanto pi difficili, in quanto che sotto il rispetto
i Alcuni principi e prolati erano stati inform ati dellavvenuta elezione del
papa stesso ancor prima della incoronazione. Ofr. R a y n a l d 1484, n. 46 s. Ia
* holia ufficiale Salvator nonter, dat. prid. Id. Sept. conservasi negli archivi! di
F i r e n z e , C o l o n i a e M a n t o v a . Da E n n e n III, 880 risulta, che una tal
dia venne mandata anche all'universitA di Colonia, ma essa non al conserva
pii), mentre esiste ancora quella spedita all'univertdt di C racovia; v. Mon. Poi.
XI, 50. Anche alle universit di Parigi e di Heidelberg fu notificata la elezione
'U uno scritto speciale; vedi G u e t t e Vi l i , 60; H a u t z I, 354. D o r e z - T h u a s n e
-. A n chele cittil dello Stato pontificio (cfr. Cod. C. IV. 1 della B i b l i o t e c a
c U U n i v e r s i t d i G e n o v a ) el eminenti prelati e arcivescovi ricevet
tero questo annunzio. Cfr. il regesto della bolla mandata allarcivescovo di Sali-Imrgo n e l l ' A r c h i v i o d e l l i. r. g o v e r n o p r o v i n c i a l e d i S a l i
s b u r g o , Ruh. 1, faxe. (" Le numerose ambascerie di obbedienza sono registrate
il B tiR C H A K D i, Diarium- (cfr. A u d i f f r e o t 265 s ., 273 s ., 277; come pure le annota
c i di <' u l a n i , B u b c h a r o i U ber notarum I, 106 ss., 113 ss., 160 ; il discorso quivi
i T h u a s n k I, 210; C e l a n i I, 1601 riferito di A. Geraldini insieme alla risposta
Innocenzo VIII si ha anche manoscritto nella B i b l i o t e c a d i B r e m a ) .
1 ia i discorsi d'omaggio degli ambasciatori, la maggior parte stampati fin d al"ra, fecero senso specialmente quelli di T ito Vespasiano Strozza per il duca
1.rrole I di Ferrara (A uiuffredi 273 ; (Panzer II, 487; H ain n. lo l0 3 Copinger
il 2, 107 : UracHLiNG II, 00; P roctor 243, 251; cfr. la monografia di Albkbcht,
I iresden 1 8 9 1 , 3 6 ; Romanische Forschungen VII, 2 3 5 , 2 4 2 ) e quello di von Dal'"Tg vescovo d i Worms pel conte palatino Filippo (Burcardo lo ricorda con
queste parole: domino episcopo orationem satis barbarice pronunciante ; T h u a s n e
I . 1 5 0 ; C e l a n i I, 1 1 8 ) ; il fatto che questo usci a Roma i n due edizioni ( H a i n
i i 1. 5 9 0 0 , 5 9 1 0 ; ristampa in Journal zur Kunstgesch. u. allg. Lit. di M u r r XVII,
Nrnberg 1 7 8 0 , 1 8 5 - 2 0 0 ) dim ostra quanto grande ne fu la ricerca. Cfr. M o r n e w b g ,
l"h. v. Dalberg, Heidelberg 1 8 8 7 , 9 5 - 9 9 . Inoltre vennero ripetutamente stampati
i discorsi per lobbedienza di E t t o r e F i e s c h i per Genova ( P a n z e r II, 4 8 6 ; H a i n
7 1 3 3 - 7 1 3 5 ; C o p i n g e r II 1 , 2 5 1 ; R e i c k l i n g II, 4 1 ; P r o c t o r 2 4 4 , 2 5 1 ) , di Gu('I- e l m o C a o i t r s i n per il Gran maestro di Rodi ( H a i n nn. 4 3 6 6 - 4 3 6 8 ; P r o c t o r
'0, 2 4 4 ) ; del decano del duomo di Ratisbona G i o v a n n i N e u n h a u h e r ]m1 duca
-\H>erto I V di Baviera ( H a i n n .i 1 1 6 9 6 , 1 1 6 9 7 ; P r o c t o r 2 4 3 ) ; dl V a s c o F e r n a n l,Es (Valascus Ferdinandus) pel re di Portogallo ( P a n z e r II, 4 8 7 ; IV, 4 8 2 ; H a i n
" 1 5 7 6 0 , 1 5 7 6 1 ) ; P r o c t o r 2 4 3 ) , che accenn alle scoperte dei Portoghesi ed alla
loro attivit per le m issioni ; di R o b e r t o Guib, vdscovo di Trguier (il futuro
1 ordinale Roberto Challand) pel duca Francesco II di Bretagna ( P a n z e r II, 4 8 7 ,
H u nn. 8 1 5 4 , 8 1 5 5 ; R e i c h l i n g I, 1 4 9 ; ( P r o c t o r 2 3 9 , 2 4 3 , 2 5 1 ) ; di P i e t r o O a d o e t
' adra tus) pel re di Francia ( P a n z e r II, 4 8 6 ; H a i n nn. 4 2 1 0 , 4 2 1 1 ; P r o c t o r - '9.
- 4 4 ) ; di A n t o n i o G e r a l d i n i per Ferdinando e Isabella di Spagna ( P a n z e r 4 9 0 ,
H a b t n.t 7 6 1 2 , 7 6 1 3 ) ; di F i l i p p o C h v r i e r per Savoia ( H a i n n.i 4 9 4 7 , 4 9 4 8 ) ; di
' ***08800 P a t r i z z i , vescovo di Gaeta, per re Ferrante di Napoli ( P a n z e r 11,
H a i n n.i 1 2 4 6 8 - 1 2 4 7 0 ) ; dellinviato milanese Giov. F b . M a r l i a n o
( H a in
1 0 7 7 4 , 1 0 7 7 5 ; P r o c t o r 2 4 4 ) ; di B a r t o l o m e o S c a l a per Firenze ( P a n z e r l .
W 7 - IV, 3 2 8 ; H a i n n n . 1 4 5 0 0 - 1 4 5 0 2 ; C o p i n g e r 11 2 , 7 1 ; P r o c t o r 2 4 0 , 2 4 8 , 3 0 2 ) ';
''' vescovo di Soana Anoretjocio de G h in u cciis (dagli antichi bibliografi err
neamente detto de Rhinucciis) per iSiena (Panzer l , 487 ; Hain, i l 14715; Reichijno V, 3 4 s. ; Proci: l 251; stampato anche insieme al discorso di Cadratub)

214

Libro I. Innocenzo V i l i . 1484-1492. Capitolo 1.

delle finanze la situ a zio n e era la pi d isg ra zia ta a p e n s a r s i.1 Non


si pu n eg a re che il nuovo eletto fo sse an im ato da buoni propositi.
T re co se, and ripetendo il pontefice n e l g io r n o d ella sua incoro
n a zio n e: h o |io in ten zion e di prom uovere col m assim o zelo: la pace,
la g iu stiz ia e il b en essere della c i t t .2 P er m etter ci in esecuzione
fu to sto p rovv ed u to ad una pi r ig id a g iu stiz ia e v ig ila n z a in Roma
e crea ta una dep utazion e ca rd in a lizia onde r ista b ilir e la pace tra
i C olonna e g li O r sin i.3 A n ch e o ltre i confini del suo territorio In
n ocen zo V III si adoper su b ito in fa v o r e d ella pace. Sopratutto
p rem ev a g li di ap pianare il lun go d issid io a causa di Sarzana, per
il quale fin dal 17 settem b re fe c e delle p ratich e cogli ambasciatori
di N ap oli, F iren ze e M ilano. D opo il recen te accordo, co s s espresse
il papa in q uesta o c c a sio n e : io rep u to e sse r d overe del m io aposto
lico m in istero di a ssicu ra re questa pace, acciocch tu tti gli Stati
d Ita lia n e godano effettiv a m en te i f r u tti e p ossan o riaversi dalle
g r a v i sp ese, che hanno g ra v a to la S a n ta Sede di un debito di pi
di 250.000 du cati. La con tesa per S arzana, in acerb ita dallassalto
a P ie tr a sa n ta da p arte dei F io ren tin i, m im p en sierisce a ssa i, dati
i sen tim en ti dei G enovesi, i quali non rifu g g ire b b e ro dal mettere
il m ondo a fiam m e e fu oco, aven d o g i in a ltr i tem p i attirati gli
str a n ie r i in Ita lia . G enova s i r iv o lta a m e perch com ponga quel
n egozio p er v ia leg a le : so bene lin u tile te n ta tiv o fa tto .dal mio
p redecessore, m a tu tta v ia , g en ovese d i n a scita e in una situazione
pi fa v o r e v o le di S isto IV , spero di r a g g iu n g er e lin ten to, tanto
pi che la S ig n o ria di F iren ze certo fa r il p ossib ile p er appianare
la l i t e .4
A lcu ni g io rn i dopo, il 22 settem b re, fu ro n o pubblicati nuovi
ca rd in a li le g a ti. Il N a rd in i doveva an d are ad A vign on e, il Moles
n ella C am pania, il S avelli a B ologna, l O rsini n ella M arca dAn
con a e A sca n io S forza nel P a trim o n io di |S. P ietro . L A r c i m b o l d i

1 Breve regibus Hiapanie, dot. ut. s. (7 dicembre 1484): Irwenimus in ll,c


nostra ad upostoUitus apieen assumptione aerarium camere apostca non modo
pecuniis exit a usi uni. scd debiti* etiam magnis gravatimi. Lib. brev. 18, f- l+'
Archivio se gre to pontificio.
2 * Che ad tre cose vole attender cum studio et efficatia : a pace, institi
et abundantia . * Relazione di B. Arlotti del 13 settembre 1484. Circa i seni'
menti assai pacifici del papa lArlotti riferiva fin dal 1 i ettembre. E n t r a i n 1"
le * lettere nell A r c h i v i o di ( S t a t o i n M o d e n a .
3 In iessu ra 177 e una relazione dambasciata in A rdi. d. Soc. Rom- XI. '*
Sulla deputazione cardinalizia cfr. la * lettera del cardinale A. Sforza da Roma
2G settembre 1484. A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o .
*
Relazione di Vespuccl del 18 settembre 1484 presso Gfm nareli 51 s. Rtl
mont, Lorenzo 112 , 208 s. ; cfr. 107, 232 s. V. anche la rara monografia di G1*00'1''
da Fieno, Della legazione a Roma di Lazzaro Doi-ia il 1485. Saggio di studi 8"
diplomazia genovese, Sampjerdarena 1863, sfuggita al Reumont,

Sforzi d 'In n o c en zo V i l i per la pace.

215

fu conferm ato leg a to a P e r u g ia .1 L in vio d un d elegato ad A v i


gnone, con sid era te le con dizioni di qu ella c it t ,2 b isogn ava se
guisse a l pi presto, m a il N a rd in i e il M oles non ebbero neppur
tempo din a u g u ra re la loro legazion e, poich il prim o m oriva fin
dal 22 ottob re e il second o il 21 novem bre del 1 4 8 4 .3
Il
papa ,ste sso era caduto in ferm o g i n e llotto b re d el 1484-4
Bentosto si v id e com e eg li, m algrado i suoi buoni p rop ositi, m an
casse di en e r g ia e di a v ved u tezza p e r in flu ire efficacem ente com e
interm ediario fr a gli sta ti dIta lia g elo si e accattab righ e. L a m e
diazione p on tifcia n ella q uestione di S arzan a rest sen za effetto.
Nella p rim avera d e lla n n o se g u e n te Innocenzo V i l i riam m al e
nel m edesim o tem p o la d iscord ia f r a g li O rsini e i C olonna av
vamp d i nuovo. Il 12 m arzo del 1485, racco n ta S ig ism o n d o d e
Conti, il papa fu colto da una feb b re v iolen ta, che lo ten n e legato
a letto per tr e lu n gh i m esi ; le sue con dizion i eran o co s g r a v i, che
una volta fu dato per .morto. Il p roton otario O bbietto F iesch i fece
perci su b ito sa p ere a g li O rsini, che il pap a a veva c e ssa to di v i
vere. Q uesti o ccu p aron o q u a si im m ed ia ta m en te P o n te M olle e tu tti
i ponti dellA n ien e, onde a v er lib ero accesso alla c itt . M a di ci
sebbero to sto a p en tire, poich g iu n se in su llista n te la n o tizia
che il papa e r a viv o . L e a ssid u e cure d ei celeb ri m edici L odovico
Podocatharo e G iacom o da S a n G enesio avevan o sa lv a to dalla
morte Innocenzo V i l i . Il papa, fino allora propenso ai Colonna, lo
fu m aggiorm en te d ora in n an zi. A n ch e le so r ti della gu erra fu ron o
da principio fa v o r e v o li ai C olonna ; in du e g io rn i essi p resero N em i
e Genzano, ma poi ebbero a so ffrire u n a d is fa tta da p arte d egli Or
sin i.5 L a im p o rta n za d i q u esti p erp etu i litig i, p er ap p ian are i
Quali in u tilm en te a d o p ero ssi Innocenzo V i l i , fu a ccresciu ta in
modo g r a v issim o dal d issid io che si fa c e v a ogn or ,pi vio len to tra il
Papa e il re di N apoli.

-tn UBCHARDI- D iarium I, 125, ( C e l a s i I, 00) si dice, senza indicare la data,


"> era accaduto nel primo o secondo concistoro. La data riferita sopra nel
" *a tolsi da una ** relazione di A. Sforza del 22 settembre ; v. App. n. 1. A r11 ' io d i s t a t o i n M i l a n o .
18 f >*' 'n 1>roPsit il * breve al re di Francia del 10 ottobre 1484. * Lib. brev.
jt>. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
Sfo - *>I ro,,aeui Diariuni I, 113, 115; C e l a n i I. 87, 80. * Lettera del card. A.
1^*1 *n data 24 ottobre 1484, da Roma. A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o .
Una *
a n t*;e Passata inferm il papa, riferisce il card. Aseanio Sforza in
1 <ttera da Roma 0 ottobre 1484. A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o .
, VN[ S i ( i s m o n d o j)E C o n t i I, 218-220. C'fr. B u r c h a r d i , D iarium I, 142; ( C b ^ 1 '
I n f e k s u r a 178 ; X o t . d i X a n t i p o r t o ( G a s p . F o n t a n i , ed. T o n i 45 s.);
l,. '
' a s h o , Diario 520 ss. V a s c i i o (520) riferisce che saspett la morte del
,"litd'lnClle 8 cagionc delleclisse di sole del 16 marzo 1485. Quanto fosse indeA s f * accasciato 11 ,papa in seguito alla malattia viene rilevato dal card.
"rza in una * lettera in data 5 aprile 1485. A r c h i v i o di S t a t o i n
.........
' U n o ,

ch e

2.
Disaccordi del papa con Ferrante di Napoli (1484-1487).
Parentado con Lorenzo de Medici.
e b b e n e n ella elezion e papale si fo s s e m olto ad operato per la

esclu sion e del Cardinal Cibo, tu tta v ia re F erra n te d i Napoli


d a v a si l'aria d i esse r e lie to della esa lta zio n e di q u estuomo a capo
suprem o della C h iesa e m and subito una lettera di felicitazione.
Inn ocen zo V i l i lo rin grazi a volta di corriere, ricord le sue an
terio ri relazion i con N apoli e assicu r il re di voler fa r e per lui
tu tto quanto fo s s e p ossib ile in buona coscien za ed esprim eva al
tr e s la sp era n za , che F erra n te si condurrebbe da p rincipe catto
lico. 1
Chi p er il prim o port il disaccordo n ei rap p orti tra R o m a e
N a p o li fu lil figlio del re napoletano, il duca A lfo n so di C a la b r i a .
Il 20 ottob re 1484 A lfo n so , di ritorn o da F errara, g iu n se a R om a,
d o v e fu ricev u to dal papa n el m odo p i cordiale e o n orifico.2 Allor
quando per il duca ch iese la n n essio n e di B en even to, T e r r a c i n a
e P o n te Corvo al regno di suo padre, Innocenzo V i l i dichiar di
non p oterv i a sse n tir e . A l ch e A lfo n so avrebbe risp o sto minac
cian do, che in b reve il papa stesso si raccom anderebbe s p o n t a n e a
m en te perch q u ella n n ession e a v v en isse. In seg u ito a questo pri
m o urto dei due v icin i v en n e m essa in dubbio la ven u ta a R o m a
d u n a m b asceria n apoletan a per p resta re lobb ed ien za al p o n te fic e .
P e r o tte n e r q u esto in v io si f e ricorso a d un rip ie g o illecito . S i s^e"
sero cio delle bo lle rela tiv e a llan n essio n e di d e tte citt , le quali
per non fu ro n o co n seg n a te nelle m ani di quelli del re, m a a ffid a te
in v ece alla cu stod ia del dardinal G iuliano d ella Rovere. Inno

47.
Diari uni I , 1 1 1 ; ((C e l a m i I , 8 0 ) . E e o s t e l l o 4 3 s. A n t . d e
seno, Diario 5 1 8 . Il ricevimento di Alfonso ebbe luogo il 22 ottobre ; dopo di e s s 0
il C a r d in a l Borja diede allillustre ospite un sontuoso banchetto nel suo sp'01^
dido palazzo; v. nellApp. n. 2 la * lettera del cardinale Ascanio Sforza del -
ottobre 1 4 8 4 , A r c h i v i o di S t a t o i n M i l a n o ,
i

12

R atnald

1484,

B u k c h a r d i,

n.

'

L a g ue rra dei baroni napoletani.

217

cenzo V I I ! d ich ia r da p arte sua alla p resen za d un notaro, che


quei docum enti er a n o sta ti red a tti soltan to p er una finta, onde so t
trarsi alle fu r ie del re; che e g li non aveva a lcu n a in ten zion e di
rinunziare a q u e lle citt , che anzi avrebbe resp in to con la fo r z a un
assalto violento. E siccom e A lfo n so am m a ssa v a tru p p e sui confini
dello S tato della C hiesa, an che il papa diresse la sua a tten zion e ad
am m assare m iliz ie ed a tro v a re d egli a lle a t i.1
Inrianzi tu tto Innocenzo V i l i si studi di a ssicu r a rsi V enezia.
I! 28 febbraio del 1485 fu ro n o revocate le p en e e c clesia stich e in
flitte da S isto IV ai V en ezian i, dopo la qual cosa la S ig n o ria invi
la sua am b asciata d o b b ed ien za .2 A V en ezia fu m andato T om m aso
Catanei, vescovo di C ervia, a fa r pratiche onde il con d ottiero di
bande R oberto S a n sev erin o p a ssa sse ai se r v ig i del /papa.8
La ten sion e tr a R om a e N a p o li crebbe an cor pi perch F er
rante non solo r ic u sa v a di p a g a re il censo d in v estitu ra , m a si per
metteva anche d elle gran di p rep oten ze in affari puram ente eccle-iastici, gravan d o il clero di a rb itra rie g a b elle e vendendo vesco
vati a persone in d e g n e .4 N e lle sta te del 1485 si venne ad aperta
rottura. N el g io r n o della f e s t a dei SS. P ietro e P aolo lam b ascia
tore napoletano s i p resen t sen za il trib u to , solo con la bianca
china. La scu sa ad dotta, che cio il re non p o teva pagarlo a causa
della sua im p resa contro O tranto, non fu p un to am m essa da Inno
cenzo V ili, g ia c c h da quel tem po erano orm ai trascorsi parecchi
anni. Ora e sse n d o si il papa rifiu tato di a ccetta re la ch in a senza
il tributo, la m b a scia to re di F e r r a n te lev un a p r o te s ta .5
Quasi nel m ed esim o tem po scopp i la g u erra dei baroni napo
letani. A questa, ch e fu il p i terrib ile dram m a del secolo deci
moquinto)), d ied e o ccasion e A lfo n so di C alabnia. Q uesto principe

1 Sic,i m m o n d o d e C o n t i I, 210. P u s s i e r (Cullection Podocataro 577 s.), pub''ien una relazione del 31 marzo 1485 sullo stato, fatto esaminare per incarico
^*1 papa, delle fortificazioni e sulla possibilit di difesa d Ancona, S. Maria di
reto. Recanati, .Montesanto, dvitanova, S. Elpidio, Fermo, Ascoli, Montepian<!one e Castel Sicardo non che sulle truppe necessarie alla difesa. Sulla esposi
zione ^artigiana contro Roma del dissidio fra Ferrante e Innocenzo V ili presso
t ' u . a k i g o . Pantano 216 ss. cfr. N u n z i a n t e , Lettere di Pontano 2 s.
I.a bolla di assoluzione presso R a y n a l d 1485, n. 45; cfr. N a v a g i e r o 119
M a i . i - i e r o 301. B reve al doge G. Mocenigo del 2 marzo 1485 ( A r c h i v i o di
s t a t o i n V e n e z i a.). * Lettera del cardinale A. Sforza in data di Roma 8
febbraio 1485 ( A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o ) e dispaccio di Arnva*K'Ile la Roma 20 marzo 1485 ( A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a). Sulla
prestazione dellobbedienza vedi B u r c h a r u i , V iarium I. 148-14!); (C e l a n i I, 110]'>; il 29 giugno Innocenzo V ili ne "ringrazi il doge; v. * U b. brev. 1 ,
20Tb. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o . I nomi dei quattro inviata vene
ziani per lobbedienza presso iSanuto, Dinrii M I, Venezia 1898, 420.
3 S i g i s m o n d o de" C o n t i I, 217.
4 Loc. cit. 220 s. Cfr. Reumont, Lorenzo II2, 217. ChhWOPhe II, 311-312.
5 Giankone 111, 350 s.

L ib ro I. In no c e nzo V il i . 1484-1492. Capitolo 2.

218

superbo, prepotente, sleale e crudele persuase suo padre ad


abbattere proditoriamente con un colpo subitaneo la nobilt scon
tenta. Nellestate del 1485 parve giunta ad Alfonso loccasione pro
pizia. Il conte di Montorio, che governava nella ricca Aquila, fu
attirato con astuzia a Chieti e quivi fatto prigione ; intanto milizie
napoletane occupavano la cittadella di Aquila.1 I baroni capirono
subito che li attendeva la sorte medesima, che il re di Francia
Luigi XI stava apparecchiando ai grandi del suo regno; ma, tutt altro che disposti a sottomettersi a discrezione della tirannide
aragonese, erano deliberati di porsi in sulle difese. Gli abitanti di
Aquila, scacciato nellautunno del 148'5 (il presidio napoletano,
inalberarono il vessillo ideila. Chiesa.2 Lesempio fu tosto seguito
da altre citt e terre dell napoletano.3
Nella metropoli pontificia, che in luglio era stata visitata dalla
peste,4 si teneva dietro con trepida attesa allo svolgimento delle
cose del regno confinante. , Innocenzo V ili riferisce il 18
luglio 1485 linviato mantovano tutto preoccupato dallaffare
dei baroni. Gi per laddietro essi avevano portato innanzi al
papa le loro gravi querele contro Ferrante, ed ora i loro messaggi
vennero a Roma per cercarvi nuovamente soccorso. Il linguaggio
tenuto da questi inviati era da disperati ; essi mostravansi dispo
sti a soffrire qualunque pi dura prova a n z i c h sottomettersi alla
tirannia di Ferrante e di Alfonso; ove il papa non li aiutasse, si
darebbero in braccio ad una potenza straniera.6
Da ci si vede come Innocenzo VIII fu addirittura costretto a
prendere parte alla guerra dei baroni e vera appena bisogno di
ulteriori sforzi da parte del cardinal Giuliano avverso agli Arago
nesi, perch si venisse alla deliberazione. Il pericolo era tanto pi
grave inquantoch da entrambe le parti contendenti vera da a sp et
tarsi, che avrebbero chiamato i Turchi in Italia. Da qual lato
avrebbe piegato il papa, non poteva esser dubbio; le ingerenze di

T o r z i o >9 s s . K e u m o n t , Lorenzo I I 2 , 2 1 7 . ' G o t i i f j n , Siiditalion 2 2 6 Cfr. Croniche di Napoli in Arch. stor. Napolit. I, 5 7 . N o t a r G i a c o m o 1 ->*1
e R i v e r a , La dedizione degli Aquilani ad Innocenzo V i l i in Bollett. d. Soc. patria
negli Abruzzi I (Aquila 1 8 8 9 ) , 3 6 s s . M a r t i n o r i , Innocenzo V i l i 5 0 .
a N o t a r G i a c o m o 1 5 7 . Cfr. B o r g i a , Benevento III. 4 2 2 .
4
Cfr. in proposito le * lettere del card. A. Sforza in data di Roma 2. 11 e "
luglio 1485 (molti casi di morte molti fuggono) nell A r c h i v i o d i S t a i o
i n M i l a n o , come pure i * dispacci dellArlotti. Il medesimo ai 7 di luglio parl i
di numerosi decessi ; il 18 luglio riferisce intorno al progresso del morbo, eh*
infieriva anche nellottobre. * Relazioni del 7, 8 e 10 ottobre, tutte nell A r
c h i v i o d i S t a t o i n Mo d e n a . Cfr. anche T o n i , Il Diario di G a s p . P o n t a n 1
49, n. 3 e C h l a n i , B u r c k a r d i Libei notarum I, 116 s., n. 6.
*
S i g i s m o n d o d e C o n t i I, 227-228. Il * dispaccio dellambasciatore man "
vano Arrivabene da Roma in data 18 luglio 1845, nellA r c h i V i P G o n z a g a
in M a n t o v a.
i

Ofr.

La guerra dei baroni napoletani.

219

Ferrante in co se ecclesia stich e, com e pure lesp erien ze fa tte dai


papi an teriori col ter r ib ile e sleale F erra n te, parlavano troppo
ch iaro.1
In q uesto fr a n g e n te F erra n te cerc di a rrestare an cora una
volta la so v r a sta n te p rocella col m an dare a R om a il 22 agosto 1485
quale in term ed iario il proprio figlio, cardin ale G iovanni d A rag o n a. M a n ella c itt e te r n a in fieriva p rop rio allora un morbo
contagioso, dal quale ven n e colp ito an ch e il Cardinal G iovanni, che
17 ottobre era g i c a d a v e r e .3
M entre il figlio di F erra n te g ia cev a sul letto di m orte, i cardi
n a li4 si co n su ltavan o in siem e col papa in torn o a g li a ffari d i N a
poli. Il focoso G iuliano d ella R overe, so sten u to dal card in ale B alue,
colle sue rim ostran ze p rev a lse p ien am en te su Innocenzo V i l i . Il
risultato fu , che la S a n ta Sede fe c e sua la causa dei baroni, prese
Aquila sotto la su a tu te la e deliber di fa r e la gu erra al r e .5 La

1
<'fr. L e b r e t VI, 845 e R e u m o k t , Lorenzo II- 218. (rea i motivi di Giu: tuo vedi B r o s c h , Julius il, 34s. e di pi C ipolla 032. Quanto alla chiamata
dei Turchi vedi S i g i s m o n d o d e < o n t i I , 228.
Vedi P a l a d i n o in Arch. ntor. Napolet. XLIII [ l i ) 1 8 ] , 0 2 .
I . I n f k s h u r a (ed. Tomma s i n i \186 s.) fa morire avvelenato il card. dArasona (cfr. M a z z u c c h e l i . i I 2, 927). Leditore T o m m a s i n i tace qui che gi il G e n \HMJ4 72 osservava : Monumenta legationmn Florentinorum ne verbum quidern
faciunt de veneno. Anche N o t a r G i a c o m o 153 non parla affatto di veleno. L e o .u> 81 dice espressamente che il cardinale soggiacque a una febbre. Contro
! Inkesbuba, che -sbaglia pure nel riferire il giorno della morte, parlano final
mente in modo decisivo anche alcune * relazioni dambasciata da me trovate,
l)sl che lo stesso T ommasini certo non vorr 'pi mettere qui in dubbio 1 infe
delt di questo cronista. Vanno a questo proposito .presi in considerazione.
' " * la relazione di Arrivatane da Roma. 17 ottobre 1485 : Questa nocte a le
bore X se ne morto lo card, de Aragona (nessuna parola di veleno). A r c h i v i o
G o n z a g a i n M a n t o v a . 2 lettera di Arlotti in data di Roma 7 ottobre
1485: Peste in Roma. Appena giunto 11 cardinale Aragona sono morti due del suo
'eguito. Anche il cardinale sta a letto. 8 ottobre: numerosi casi di morte in
Uoma. E1 qual cardinale [dAragonal sta pur cos debile con la febre continua
et doi proporzionali (sic !) bench mostrano esser legieri, pur questa sira ha
Preso una medicina de renbarlmro et prima per via del stomacale se li facta
'1 pi volte bone evacuation de sangue. S. S** Bm* ''era ben de se et anche li
iiedici non desperano. 10 ottobre: Il cardinale sta meglio. 17 ottobre: In que
st hora el rev. et ili. quondam cardinale de Ragona vostro cugnato [la lettela
* diretta al duca Ercolel expiravit. Con gran devotion et religione passato .
Slogio del morto : Io ,de continuo me li sum trovato in la infirmita et in la
orte . A r c h i v i o di S t a t o i n M o d e n a .
4 I cardinali assenti furono invitati a fare un sollecito ritorno per il prossimo
aliato con breve del 4 ottobre 1485. Ricevettero tali brevi M. Carli* tf. Marci,
-, ldegav., Ulixb. e .Aeapolit. (cio Barbo, Balue, Costa e Carafa). * Lib. brev.
f- 12. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
5 S i g i s m o n d o d e C o n t i I, 222. Cfr. i * brevi aYepisc. BaVneoregien., dat.
Oet 18 (si esprime la gioia pel ritorno di Aquila alla Chiesa), dii. fll. camerario et quinque artium cirit. n o s t r e AquU., dat ut s. (questuJtimo| breve
dovasi ora stampato nel Bollett. ut, d, Soc. patria negli Abruzzi I, 42). * Lib.

220

L ib ro I. In no ce nzo V i l i . 1484-1492. C apitolo 2.

bolla di m otiv a zio n e fu p rep arata il 14 ottobre e dieci giorn i pi


ta rd i fu affissa alle p orte della ch iesa di S. P ie tr o .1
P e r sp a v e n ta r e il papa, F e r r a n te non so lta n to si eresse a pro
te tto r e d egli O rsini, m a rico rse anche allo spauracchio adoperato
g i da un pezzo da q u an ti per q u a lsivoglia m otivo v en ivan o a tro
v a r si in c o n flitto con R om a, m ise cio avan ti la questione del
con cilio. A ta l fine si pose a n eg oziare col suo gen ero M attia Cor
v in o di U n g h eria . L a m b asciatore n ap oletan o ebbe istruzione di
dom andare a M attia, che p re sta sse a iu ti m a teria li a suo suocero,
che d isto g lie sse V en ezia d a lla p p o g giare il papa e fa c e sse appello
a un con cilio contro lin sa zia b ile a v id it e lin tollerab ile arro
g a n z a di R om a. - M attia C orvino ad er a questi d iseg n i e subito il
29 g en n a io 1486 in una solenn e adunanza di p rela ti e magnati
u n g h eresi e alla p resenza d egli a m b asciatori ven ezian o e fioren
tin o dichiar che non lasciereb b e in abbandono il padre della sua
sp osa. M attia m in acci al papa il rifiuto d e llobbedienza e lappello
a un con cilio, ai V en ezia n i la gu erra. E d ecco che su lla fine di
m arzo 800 ca v a lieri u ngheresi, pi tard i altri 200 cavalieri e 700
pedoni m ossero alla volta di N apoli. N e l m edesim o tem p o M attia
si m ise in rap porto coi T urchi affinch sto rn a ssero i V eneziani dal
p resta r a iu to al p o n tefice.3
Com e lU n g h eria , cos anche la S p a g n a 4 e M ilano si dichia
raron o a fa v o r e d el re di N apoli- Questii cerca v a in oltre di gua
d a g n a rsi L orenzo de M edici. P er im pedirlo il papa sped nella
c itt d ellA rn o larciv esco v o fio ren tin o R inaldo O rsini, il quale

brev. 19, f . 21 ; Iblei, f. 21 un * breve del 26 ottobre, col quale si ordina l'invio
immediato di truppe per quila : esso diretto a Giov. Frane, de Bai neo, E t t o r e
de Forlivio e ad altri capitani pontifici. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
In particolare i>er la storia di Aquila in questi torbidi offre nuovo materiale
E. C a r u s i , Alcuni documenti per la congiura dei baroni negli Abruzzi (ann. Ufi0'
Sii), in Boll. d. J{. Deput. Abruzz. di star. patr. (Aquila) 3* iSerie I (1!)10), Ji "
11-28; n. 2, 7-77, con documenti per la corrispondenza tra Innocenzo V ili cd
Aquila. Cfr. in proposito Arch. d. Soc. Rom. IV (1011), 564.
1 I>a bolla presso (S i g i s m o n d o b e ' C o n t i I, 223-2B4. lEssa menzionata n e l l a
relazione di Arrivabene del 25 ottobre 1485. * Ileri la St di N. S. fece attediar
a le porte di S . Pietro la bolla piombata de la justificatione suoa circa q u e s t a
impresa del Reame. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a . F b a k n i , 3Iothins Corvinus 227, erra adunque allorch fa pubblicare la bolla solo il 1 ll0
vembre, contro che sta pure la relazione presso C a p p e l l i 45.
2 Ferd/inandi prim i instruct. (ed. V o l p i c E l l a , Napoli 1864) n. 5. Cfr. T a l l a b i g o , Giov. Pantano I ( 8 . Severino Marche 1869-18711. 181.
3 Frankni, fa th is Corvinus 228. Cfr. Rerseviczy, Beatrice d'Avag11reine de Hongrie, 2 voli. Paris 1912.
4 Ofr. J. C a l m e t t e , La politique espugnale dans l'uff aire des baroni nap<>
litains (1485-92), in Rcv. Iiixt. CN (1912), 226 s. Ibid. 238-240 le lettere di F e r d i
nando di Spagna al duca di Milano ed u Ferrante, ambedue del 18 tiovenibn
1485.

R oberto Sanseverino g onfaloniere della Chiesa.

l giu n to d ich iar, che Innocenzo V i l i era d elib erato (di fa r


quella g u erra ; che g i da qualche m ese a v ea fa tto av v isa to il
re per m ezzo del d efu n to Cardinal dA ra g o n a e del di lui fra tello
Don F ran cesco ; che F e r r a n te per a v ev a sem pre proceduto inde
licatam ente, di m odo che le cose dovevano orm ai co m p iere il loro
corso. La legazion e d ellO rsini non approd a nulla, giacch Lo
renzo pass d a lla p a r te d i F e r r a n te .1
Anche il pap a si stu d ia v a a tu tto potere di avere a lle a ti. N el
novembre del 1485 p er lin terv en to di L azzaro D oria str in se lega
on Genova, cercando poi di o tten ere lapp oggio di V en ezia. A nche
1 baroni si riv o lsero alla S ig n o ria di V enezia, m a non fu ron o guari
pi fo rtu n a ti del papa. V en ezia accord solta n to che R oberto San-everino, che Innocenzo V i l i d esid era v a g u a d agn are ai suoi servigi, p otesse a n d a rsen e a suo t a le n t o .2
Il
papa a tten d ev a R ob erto S a n sev erin o con ta n ta an sia, che gli
ordin di correre sen za le proprie tru p p e in con tan en te da lui per
f-incertare |il p ian o d ella g u e r r a .3 II 10 novem bre 1485 R oberto
assando p er la P o rta del P opolo en tr a ca v a llo in Rom a, dove si
ebbe sp len d id e accoglien ze. N el m edesim o giorno Innocenzo V i l i
ne aveva in fo rm a ti g li A q uilani, a v v erten d o li che com unicherebbe
prossim am ente le su e d ecisio n i p rese con R o b e r to .4 A l m edesim o
s copo nei g io rn i su c c e ssiv i ven nero ch iam ati a R om a il sig n o re di
-AJiguillara, P iero G iovanni de S a v elli, F ra n cesco de C olonna ed
a ltri.5 il 30 novem bre R oberto p rest n elle m ani del papa il giu l'amento di g o n fa lo n iere della C h ie sa .0 II tem p o str in g ev a , poich
i nem ici eran o g i alle p orte di R om a.
Con dodici squadre di ca v a lieri A lfo n so di C alabria era pene
trato nello S ta to della C hiesa unen dosi in V icovaro con V ir g in io
Orsini. D a F iren ze a rriv un buon nerbo di m ilizie a u siliari, da
Milano per so lta n to cento c a v a lie r i.7 I nemicii s im padronirono
1 R e u m o n t , L o ren zo II2 222 s. C h r i s t o p h e II, 318.
2 Uay.nai.u 1485, n. -13. Romanin fV. 422 nota. Calmette 227. P aladino loc.
t'it. 232. Cfr. in App . n. 8 i * brevi provenienti dallA r c h i v i o s e g r e t o
Pontificio.
3 Vedi in App. n. 5 il * breve del 30 ottobre 1485. A r c h i v i o s e g r e t o
P o n t i f i c i o e S i g i s m o n d o 1>e Conti I, 230.
4 B u e c h a r d i , Diarium I, 1 5 8 ( C e l a n i I, 1 2 5 ) e il breve del l i ) novembre
l ,w<5 in Bollett. stor. d. 8toc. patr. negli A bruzzi I. 4i).
5 * Lib. brev. 19, f. 4<>b : Doni. Anguilla rie, Pier Job. m iliti de Sabellis, Pa
c a l i viceduci Gravine, dat. X I 11. Xov. [14851 ; Francisco de Colmino notarlo
mostro, episc. Massan., dat. X I V . Noe. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
6 B u r c h a r d i , D iarium I, 164 s. (,C b l a n i I, 128 ss.) Presso (S i g i s m o n d o d e
1 0NTI I- 239 invece di novemb. leggasi decemb.
' S i g i s m o n d o d e C o n t i I, 238. R e u m o n t , Lorenzo II2, 233. Anche il 1 no
vembre 1485 il papa aveva mandato dei brevi a Virginio e Paolo Orsini, in
(ili li dissuadeva dal fare scorrerie. * Lib. brev. 19, f. 41. A r c h i v i o s e g r e t o
P o n t i f i c i o . Circa gli sforzi fatti in precedenza dal papa per guadagnare
'rginio Orsini, vedi A n t o n i o d e V a s c h o , 527, 529.

L ib ro . In no c e nzo V il i . 1484-1492. C apitolo .

222

to sto del ponte N om en tan o, sten d en do le loro sco rrerie fin sotto le
p orte di R om a. In citt nacquero i pi g ra v i d isord in i. In mezzo
allo sm a rrim en to g e n e r a le un uomo solo serb il san gu e freddo : il
Cardinal G iuliano della R overe. Se R om a non cadde in m ano dei
n em ici, i quali riponevano ogni sp eranza nel soccorso che loro sa
rebbe v e n u to dalla citt stessa , il papa lo d ovette alla fe r r e a ener
g ia di q u esto p relato, ch e non si dava tre g u a n giorno n notti .
N e lle fred d e n o tta te di dicem bre lo si ved eva in siem e ai cardinali
C olonna e S avelli isp ezion are le scolte delle p orte e delle m ura. Il
V atica n o ven ne co n v ertito in fo rtezza , lab itazion e dellin v ia to na
p o leta n o m essa a sacco, la rocca d egli O rsini sul M onte Giordano
d a ta a lle fiam m e. V ir g in io O rsini giu r di ven d ica rsi e disse di
voler fa r p ortare in giro p er la citt il capo m ozzo di G iuliano infil
zato in una la n c ia .1
L a baldanza dei n em ici crescev a m an m ano che venivano a
cap ire quanto debolm ente fo sse d ifesa R om a. R oberto Sanseverino
e G iovan ni della R overe non avev a n o ancora m ilizie di sorta, i Colon n esi sta v a n o in A quila, di m odo che in sostan za la citt non era
d ife sa ch e dalle gu a rd ie di palazzo e da poca a rtig lie r ia e cavalle
r ia .2 In ta li strettezze ven n e accordato il ritorn o a tu tti i delin
q u en ti m an dati a confine ond e rafforzare in ta l g u isa le file dei
d ifen so ri. N e ssu n a m era v ig lia che orm ai le ruberie e gli assassinn
fo sse r o cosa di tu tti i g io r n i.3
V ir g in io O rsini conduceva la g u erra contro R om a non solo con
la spada, m a anche Con la penna. S p acciando lib elli in fa m a n ti, pro
p u g n a v a la dep osizione non solo del Cardinal G iuliano, incolpan
dolo dei pi abom inevoli d e litti, m a anche quella d Innocenzo V iliI R om ani ven iv a n o e c c ita ti a rib ellarsi contro l in d egn a domina
zion e del m a rin a ro g e n o v e se , che poi non era nem m eno vero
pontefice. P e r c o stitu ir e un nuovo capo della C hiesa e creare nuovi
ca rd in a li lO rsin i o ffriv a il suo b raccio e m in acciava di fa r get
ta r e nel T evere Innocenzo V i l i . 4
Sebbene i R om ani resiste sse r o a q u esti eccitam en ti rivoluzion a rii, la situ a z io n e del papa era c a ttiv a a ssai : n essu n a strada che
m e tte sse in c itt era pi sicu ra ; p a sseg g ie ri e p ersin o a m b a s c i a to r i v en iv a n o sa c c h e g g ia ti sen za p ie t .5 La m iseria era giunta

189 s., 192. iS i g i s m o n d o d e ' C o n t i I, 239 s. C f r . anche A n t o n i o


531 s.
2 Questo dice espressamente S i g i s m o n d o d e ' C o n t i I , 241.
3 N o t . d i N a n t i p o r t o 1097 ( G a s p . P o n t a n i , ed. T o n i 52 s.). I n f e s s u r a l1
A n t . d e V a s c h o 532, 533.
* C f r . I n f e s s u r a 192-193. IS i g i s m o n d o d e C o n t i I , 241-242.
s S i g i s m o n d o b e C o n t i I , 241. Cfr. I n f e s s u r a 19t e N o t . d i N a n t i p o r t o
1099 ( G a s p . P o n t a n i , ed. T o n i 56) sul saccheggio dato nel I486 allambasciatoit
di Massimiliano dAustria dalle soldatesche di Roberto Sanseverino.

de

I n fessu ra

V a sch o

V icende delle ostilit.

223

ormai al colm o n ella c itt e ffe ttiv a m en te bloccata dai nem ici,
quando finalm ente ili 24 dicem bre del 1485 so p ra g g iu n sero le
truppe di R ob erto S an sev erin o . Q uesti p resen t subito al papa e
ai cardinali le su e m ilizie e poi m arci co n tro il n e m ic o .1
Ora le c o se presero una p iega fa v o rev o le ai pontifici. A ncora
in dicem bre v en n e p reso d a ssa lto il ponte N om en tan o, nel gen n aio
del 1486 M en tan a str a p p a ta a g li O rsini. D opo ci il card in ale Or
sini, con segn ato M onterotondo, si rec a R om a per rico n ciliarsi col
papa.2 L a d efezio n e del card in ale O rsini im p au r ta lm en te il duca
Alfonso, che, abb and on ato il suo esercito , se ne and in tu tta fr e tta
come un p ro fu g o a P itig lia n o . P aolo O rsini si p rese cura d elle m i
lizie abbandonate dal loro duce e le con d u sse a V ic o v a r o .3 N e l m e
desimo tem po am m al Innocenzo V i l i , che g i lan n o in n an zi era
stato parecchi m esi so fferen te. Il 21 g en n aio 1486 si sp a rse com e
un baleno la voce, che il papa era m orto e che V ir g in io O rsini era
penetrato nella citt . U n o sm a rrim en to in cred ib ile s im p ad ron
degli ab itan ti di R om a, gia cch tem ev a si un g en erale sa cch eggio.
Leccitazione con tin u p er tu tto il g io rn o e non pot veniire sed ata
neanche quando il papa si fe c e ved ere alla fin estra in buone condi
zioni. Il fa lso allarm e ebbe per con segu en za la ribellione di M en
tana, che Innocenzo V i l i ord in di d is tr u g g e r e .4
Le con dizioni m iseran d e prop rie della gu erra n e llIta lia di
allora 5 sp ie g a da s il fa tto , che anch e nei m esi seg u en ti la lo tta
si prosegu isse sen za un risu lta to definitivo. Lo S ta to d ella C hiesa
nebbe a soffrire g r a v e m e n te ,0 n si p oteva dire quando avrebbero
avuto fine le d ev a sta zio n i.
Gi il 30 g en n a io 1486 p er m ezzo di un a m b asciatore, Inno
cenzo V i l i a v e v a fa tto conoscere le sue d istr e tte a llim p era to re

1 Cfr. I u r c i i a r m , Di,riun I, 171 s. ( C e t a n i I, 135 s.) ie la * lettera del carnaie A. Sforza datata da Itonia, 27 dicembre 1485. A r c h i v i o d i S t a t o
1n M i l a n o . Intorno alla miseria a Roma nel novembre e dicembre vedi A n t .
\ a s c h o 530, 531 e la lettera di Adriano Castellesi a Jacopo Gherardi da
" terra (dicembre 1485) presso C a r u s i , Il Diario rom. di J a c . G h e r a r d i j . x x x v i i .
I
' ^ ' 0 T - d i N a n t i p o r t o 1099 ( G a s p . F o n t a n i , ed. T o n i 55 s .) . I n f e s s u r a 193.
' "'i KLio 97 s., 104 s. S i g i s m o n d o d e C o n t i I, 243 s. Q a p p e l u 49-50. Sullo
scontro al ponte Nomentano v. anche la * lettera del cardinale A. Sforza da
ma 28 dicembre 1485. A r c h i v i o d i . S t a t o i n M i l a n o . .Cfr. anche
- NT- d e V a s o h o 534-536.
3 Reumont. Lorenzo 112 , 224.
,,,l * I n k k s s u r a 196-198 ( H e k e l e 178 s .) N o t . d i ^ a n t i p o r t o 1099 ( G a s p . P o n t a n i ,
,'>N.1
S i g i s m o n d o d e - C o n t i I, '240. C a p p e l l i 50. B o r <i i a , Benevento III,
'
* lettera di Arrivabene in data di Roma 24 gennaio 1480 ( A r c h i v i o
n z a g a i n M a n t o v a ) , come pure la * lettera di uno sconosciuto da
"ma 21 gennaio 1486. A r c h i v i o di iS t a t o i n M i l a n o .
5 Cfr. sopra p. 4.
* Cfr.

P in z i,

S toria d i Viterbo IV , 310 ss.

224

L ib ro I. in n o c e u zo V i l i . 1484-1492. C apitolo 2.

eso rta n d o lo a v e n ir g li in a iu t o .1 P rovved im en ti pi efficaci piutto


sto ch e da F ed erico III eran o da atten d ersi dai R eali di Spagini:
allora in fa tti q uesta poten za in v ia di avan zam en to com incia a
in g e r ir si sem p re pi nei g ro v ig li d ella p olitica ita lia n a .2 Ferdi
n an d o e Isa b ella cercaron o Subito din terp orsi com e p a c ie r i,3 del
che il p ap a il 10 feb b ra io 1486 e sp r e sse loro la su a gratitudine.
O tto g io rn i dopo Innocenzo V III fe c e al so vran o di B retagn a, che
lo a v ev a e so rta to alla pace, una esp osizion e dei to r ti di Ferdinando,
fa cen d o esipressam ente notare, che a ca u sa di quel re i baroni erano
rid o tti a ta l d isp erata condizione, che n el ca so v e n isse loro a man
care l aiu to del papa si rivolgereb b ero 'ai T u r c h i.4
Siccom e da V en ezia non era da a tten d ere alcun soccorso, il
papa, o m eglio il card in ale G iuliano della R overe in siem e al Car
dinal B a lu e ,5 ch e fin dal feb b ra io del 1485 la v o ra v a attivam ente
in R om a in qualit di am b a scia to re di C arlo V i l i e di protettore
degli in teressi fra n cesi, aveva posto locch io su l duca R enato di
L o r e n a .6 Dai! d ir itti del su o avolo q u esto p rin cip e d erivava certi
d iritti di su ccessio n e sul regn o d i N a p o li e della S icilia, ai qu ali
ora Innocenzo V i l i diede il suo a p p oggio. N on tu tti i m em bri d<-l
Sacro C ollegio eran o del su o a v v iso , ta n to che il 6 m arzo 1486 si
venne 'a qu esto proposito a v iv a c issim i d iverb ii nel con cistoro: il

1 V. il * breve del 30 gennaio 14(86. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .


Cfr. il i* breve a Basilea idei medesimo giorno. A r c h i v i o c i v i c o di I's i 1 e a. Le due lettere sono stampate presso iFr. Jeqklin, Die WOrmserzipe
der Jaltre 1486-81, in Jaliresbericht de-r hst.-antiquar. Gescllsch. voti Orawbnden (Ghur) XXVI (1896) 79; ofr. 8. iSimili brevi furono spediti fl molti
principi ecclesiastici e .secolari dellimpero e ad una serie di citt, anche agb
Svizzeri: il papa incitava questi ad attaccare il duca di Milano affinch fosse
costretto a richiamare le truppe mandate contro lo Stato della Chiesa (Jeckm*
9 ss. e i documenti ibid. 78, 80-82). Sul contegno d'Innocenzo VIII q u a n t o
allelezione a ore di Massimiliano I nel febbraio del 1486, vedi Ulmann
Forsclinngen XXII, 156. I.a congettura ivi espressa alla nota 1 circa la data
delle lettere pontificie sono in grado di completarla con il * Lib. brev. H1f. 237 dellA r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o , da cui risulta che entrambi
gli scritti, quello allimperatore Federico e q u e l l o a Massimiliano I. portano
la data del 9 marzo 1486.
2 Cfr. J. iCSalhette, L a politique espagnole dans la guerre de F e r r a ta
(1482-84), in Rev. hist. XCII (1906), novembre-dicembre e l'articolo del mede
simo citato qui sopra.
s Cfr. i C a l m e t t e loc. cit. 2 2 7 s. Nel 1 4 8 6 Bernardino Carvajal, il f u t u r o
vescovo di Badajoz, era nunzio in Spagna e nello stesso tempo Colle''1"1
apostolicus : cfr. H inijosa 4 0 .
< Raynld 1486, n. 2-3.
e Cfr. leccellente monografia di Forgeot, J. Balue 125 ss. V. anche < u '
m ette loc. cit. 228 ss. Qui, p. 241-243, il breve del 22 giugno 1487, col quale 1
papa cerca di giustificare il cardinale Balue, che per i suoi sforzi a fa voi'
del duca Renato era caduto in disgrazia della coppia regale spagnuola.
o Cfr. P. Mabicha'L, Ren 11 due de Lorraine, Paris 1891.

Innocenzo V i l i e R enato di L o ren a. B ru tta situazione del papa.

225

Balue e A sca n io S fo rza si accalorarono tan to, che Innocenzo V i l i


impose loro s i le n z i o 1 M algrado q u esta o p p o sizio n e il B alue e G iu
liano seppero te n e r fe r m o il papa n e lla p o litica fino allora seg u ita
e guadagnarlo per fa r e un ap p ello ai soccorsi di F ra n cia : 2 il
2" marzo G iu lia n o sa lp da O stia a lla v o lta di G enova, dove
giunse sui prim i d aprile. Secondo o g n i ap p arenza tigli d i l
doveva recarsi alla co rte di Carlo V i l i di F ra n cia per indurre
anche questa a p r e sta r e il su o aiu to, m a di fa tto ih card in ale ri
mase in G enova dove fe c e p r tic h e con lam b a sciatore di R enato
e diede opera alF allestim ento d una flo t t a .3
Il
9 m a g g io In nocenzo V i l i d ir e sse a i baroni nap oletan i
parole di elogio, a ssicu ra n d o li ch e g li fa reb b e q u an to era in suo
potere per m an dare a v a n ti la lo t t a .4 Q uasi n el m edesim o tem po
Alfonso di C alabria d ava p resso M ontorio un a scon ftta a R oberto
Sanseverino.5 O ra ,il n em ico s i avanz n u o v a m en te su R om a: non
solo la cap itale v e r sa v a in g r a v issim o pericolo, m a quasi tu tto lo
Stato della C hiesa. D a m esi i F io ren tin i lavoravan o per la ribel
lione di P eru gia, C itt di C astello, V iterb o, A ssisi, F olign o, M ont*'ialco, Spoleto, T odi e O rvieto. Sebb ene le co n giu re o r d ite in
Quelle c itt rim a n essero sen za successo, pure il papa a ca u sa di
Quegli (intrighi fu co str e tto a d iv id ere le sue f o r z e .6 N e llaprile

1 Cfr. le lettere di A. ISforza in A rdi, ut or. Ital. IV 2, 60 s. e in Aioli, stor.


'Uiol. XI, 759 s., non che la ** relazione di Arrivacene in (lata di Roma
i; m a r z o 1486. A r c h i v i o G o n z a g a
i n M a n t o v a . Cfr. ora E . N u n
z i a n t e , I l concistoro A'Innocenzo V i l i ver la chiamata di Renato Duca_di
t 'u'cna contro il Regno (marzo 11/86), in A rd i. stor. napolet. XI (1886), 751W>; a p. 759 ss. le lettere del cardinale Sforza in argomento.
2 * Il lo marzo 1486 il papa scriveva al re di Francia dicendo di aver ri
c e v u t o la sua lettera relativa agli affari napoletani e p o i seguono degli elogi
*-'r il T e . Lih. brev. 19, f. 240; ibid. breve di elogio del medesimo giorno
d'"'i llorbonii e f. 250 * breve al re di Francia del 15 marzo : in segno di
gratitudine per i suoi buoni sentimenti il papa gli manda dei ceri benedetti.
Archivio s e g r e t o p o n t i f i c i o .
3 Vedi Beosch, Julius II, 36 s., dove tuttavia la partenza di Giuliano viene
l*>sta erroneamente sulla line di marzo. La data, di cui sopra, in Burchardi, Diarium I, 182 (Celani I, 142) e presso C appelli 53 vien confermata
'dia relazione cifrata di Arrivabene in data di Roma 23 marzo I486. A re h v i o G o n z a g a i n M a n t o v a . Quanto alla cosa cfr. ancora Busek,
"' Ziehungen 246 3., e in App. n. 6, il * breve a Giuliano delll l maggio I486.
A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o ; presso Cai.mette 230 il breve del
1' aprile I486 ai baroni napoletani per incoraggiarli in considerazione deiaiuto chera da attendersi dalla Francia e dalla Lorena.
1 * Principibus et baronibus Neapolit. Nobis et 8. R. 8. adherent. Lib. brev.
i. 361. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
s I ' o r z i o , Coimura de' Baroni lib. II, c. 33 s. R o s m i n i , Trivulzio li, 143 ss.
" o l l a 637. Bollct. d. 8oc. negli A bruzzi I, 177.
8 S i s m o n d i XI, 289-290 La maggior parte delle citt restarono fedeli al
J*Pa. Cfr. i brevi di elogio a Viterbo del 10 febbraio e a Perugia del 28 feb,rai(J e 5 marzo. Lib. brev. 19, f. 178, 215, 28b. Come il papa fosse costretto
p M T o r,

Storia dei P api.

Ili,

15

L ib ro 1. In no ce nzo V i l i . 1484-l492.Capitoo

del 1486 il con d ottiero B occolini Guzzoni s im p ad ron della citt


di O sim o ,1 e n e l m edesim o tem p o g iu n se a R om a la notizia, che
M attia C orvino a v e v a sp ed ito m ilizie per occupare limportante
c itt di A n c o n a .2 A ltre n otizie seg n alavan o la so sp etta presenza
di n a v i tu r c h e su lle c o ste dellA driatico. A tu tto ci si aggiungeva
la pi d esolan te p enu ria di d enaro, su lla quale s in siste in nume
rosi b r e v i.3
S o tto il peso di tu tti q u esti a v v e n im en ti Innocenzo V i l i comin
ci a p en tirsi di e ssersi lasciato im p ig lia re n ella gu erra n a p o le
ta n a fa cen d o a fidanza su llaiu to dei m alfidi V e n e z ia n i.4 Tali rifles
sion i erano sta te sem pre fino allora resp in te d a G iuliano della
R overe, m a ora q u estuomo, che deve riten ersi com e la vera an im a
d ella resisten za contro F erran te, era lungi da Rom a. L ultim o
g io rn o di m aggio g iu n gevan o a R om a gli am b asciatori del re di
F ran cia e del duca Renato" e1 in iziaron o col p a p a delle p r a tic h e
circa g li affari di N apoli. Se non che g li am b asciatori di Ferdi
n ando di Sp agna, che tem eva lo sta b ilir si dei F ra n cesi in Italia,
si adoperarono in un sen so ad e ssi con trario e cercarono di tr a r re
il pap a ad un accom odam ento. Le idee d egli am basciatori spagnuoli eran o fa v o r ite dai ca rd in ali B o r g ia e -Savelli ; il Balue e :1
B orgia scesero nel concistoro a un v io le n to b a ttib e c c o .r' In A q u ila
scoppi una riv o lta contro il dom inio della C hiesa, m entre leser
c ito del duca A lfo n so fa c e v a p ro g ressi m olto m inacciosi. Le sue
m ilizie proced evano v itto rio se, g i scorrazzavan o fino alle porte
di R om a. Il prezzo del p an e a R om a sa l in m odo inquietante. La
cessa zio n e deJla g u erra sem brava orm ai una n ecessit , tanto pi
che la rib ellion e fa cev a in cessa n ti p ro g ressi fr a gli im piegati del
papa. I tra d im en ti eran o a llordine del giorno e solam ente in po-

a dividere le sue forze, ri lova si dai brevi a Perugia datati da Roma 8 e 20


febbraio e 12 aprile. Coil, C. J V , 1 della B i b l i o t e c a d e l l U n i v e r s i t
di

G e n o v a .

i Su questo cfr.

S ig is m o n d o

de

C o n ti

I,

272 s. ;

U g o lin i

II,

49 s.; Cnc-

C a rte dipi. O sim a n e 71-72 C occolino G u zzo n i 50 ss.

c o n i.

* Gubernatori Marchie. Ex quodam magnae fide! viro pr pariibus Segnie nuper accepiinus regem Hungariae aliquas copis suas navibus versus
Anconam transmittere decrevisse non tam uti regi Neapolit. auxlllum fcrat
qua ni ut terris nostris damnurn aliquod inferat. (Segue l'ordine di reagire <
di tenere in fedelt Ancona. Jat. Rom. 23. Aprii. 1!,86. Lib. brev. 19, f- ;!1
Archivio segreto pontificio.
Ix> prove si danno sotto a l c a p . fi.
4 C f r . C a p p e j j l i 5 2 e S ig is m o n d o d e ' C o n t i I , 2 5 8 .
D ia r iu m

B u r c h a b d i,

I , 204=

brev. 19,

f. 3 8 6 -3 8 7 . A r c h i v i o

del papa

anche

m e ttk

n e l lu g lio

per

(C e la n i
s e g r e t o

a ffre tta re

la

I,

1 5 5 ).

Sul

lo ro

p o n t i f i c i o .
v e n u ta

del

duca

v ia g g io
C irc a

c fr.

le premure

R e n a to ,

c fr.

C.U--

lo c . c it. 2 3 1 .

In fe s s i ka
vedi C ap p ew j

202.

55.

S is m o n d i

XI,

292.

F o rg e o t,

./.

B a in e

1 3 1 -1 3 2 .

Su

A q u ila

f a c e fra R o m a e N apoli.

227

d iis s im i ca stella n i si p otev a a v er fe d e . 1 P e r sin o un papa m eno


d eb ole d Innocenzo V i l i avreb b e in ta li con tin gen ze str etta una
pace. Al ca rd in ale G iuliano e al duca R enato e g li adunque fe ce sa
p ere che, avend o e ssi ta n to in d u giato, d ifferissero orm ai ad altro

t - mpo la loro v en u ta ; la ro v in a di R om a e dello S tato d ella C hiesa


non potersi e v ita r e che stip u lan d o la p a c e .2
Le tr a tta tiv e circa i sin g o li a rtico li della pace fu ro n o affidate
;tl Cardinal G iovanni M ichiel. L accordo si fece a ssa i presto poich
Ferrante, per tim o re d ella F ra n cia , m ostr gran d e arrendevo
lezz a ; il su o ca p ita n o G ian G iacom o T rivu lzio e lu m an ista Ponta n o si recarono se g r e ta m e n te a l Vatic'ano dove n e lla n o tte dal
9 al 10 a g o sto 1486 fu ro n o so tto sc r itti i p relim in ari della p a c e .3
! conclusione idefnitiva delle tr a tta tiv e con d otte so tto gli au sp ici
iellam basciatore sp a g n u o lo a R om a, Lopez M endoza, con te di
T e n d illa , 4 seg u li l a g o sto . Gli a rtico li p rin cip ali d ella pace, per
la quale si fe c e r o g a r a n ti i reali di S p ag n a , M ilano e F iren ze,
eran o i se g u e n ti: F e r r a n te ricon osceva la su p rem azia del papa e
prometteva di p a g a re il con su eto trib u to non che gli a r retra ti. I
b aron i ribelli avreb bero p ien a a m n istia e obbedirebbero a l re.
A q u ila e le a ltre c itt che s eran o date a N ap oli verrebbero r e sti
tu ite, il cardinale O rsin i e V ir g in io O rsini chiederebbero perdono
al papa e ne otterreb b ero a m n is tia .5
Per quanto p u re fo sse r o m iti le con d izio n i di pace per F er
rante, tu tta v ia a lla su a bram a di v e n d e tta sem br in tollerab ile che
i baroni d ovessero a v e r e a m n istia ed a b ilm en te seppe m andare a

Infessuka 200, 209,. 210-214. Cfr. J/Kohtem.o 110 s. ; Martinobi, Inno


vin o V ili so
S i g i s m o n d o d b C o n t i I, 260. Il medesimo riferisce a p. 259, che la pace
1,1 Mata chiusa nellagosto del 1486 acciocch i Francesi non raccogliessero
P n,tto della guerra e poi !la (Spasimi per gelosia non accorresse in aiuto di
'"ante. (Giuliano fece ritorno a (Roma il 12 settembre, ma, avendo trovata
Papa pochissima Inclinazione ad una nuova guerra con Napoli, si ritrasse
1 stia. Cappelli 59.
i , r '
la
di Trivulzio presso R o s m i n i II, 149, 150; F edele in A rd i.
Vi' '"'W tet. [v, sotto n. 5]. Circa linvio del Fontano a Roma cfr. T i r a b o s c h i
277 ; T a u . a r i g o , Pantano 226 ss.
, * ( 'Ar-M ETTE, loc. cit. 23 s., il quale sentenzia, p. 223: lIne fois encore le
' 1 "lue spagnole trionphait en Italie.
M.
test dellistrumento di pace dato del tutto inesattamente da I n f e s ( f ,.
Rampato presso C a r u s i Dispacci fi lettere di Giovanni Gherard/i cm-cix.
in
La pace del 1J,86 tra Ferdinando d'Aragona ed Innocenzo V ili,
,
rch- >tor- per tu prov. \apolet. XXX (1905), 481-508. V. anche O i r o U L A
-'e "i ' S' A rticolari sulla sorte di R. iSanseverino, intorno alla cui fedelt,
f((r s
0 S i g 1 s m o n d o d e C o n t i e altri, era stato t r a t t o in inganno il papa,
l"'Tti(S<-nZa fond
to (v. A rd i. d. Soc. Hom. XIX, 180 ss. ma cfr. in prof lp ! t:nELE loc. cit. 485 s., 495, n. 3). Y. anche A. Zanbli.i, Rob. Sa nse verino
Roiii
di pace tra Innocenzo V i l i ed il re di Napoli, in A rdi, di Soc.
XIX (1896), 177-188; cfr. A rdi. stor. Napolet. XXII (1897), 167. (Sulla

L ib ro . In uoce n zo V i l i . 1484-1492. Capitolo 2.

2 28

vuoto lesecu zio n e d egli accordi d ella p a c e .1 T u tto il tra tta to venne
lacerato con quella m edesim a celerit, con cui era sta to concluso.
Gi nel settem b re F erra n te cacciava le tru p p e pontificie dalla citt
di A quila, fa c e v a uccidere il v ica rio del pap a che iv i risiedeva ed
a sso g g e tta v a sen za riserv a q u ella c itt al suo dom inio. Poi quel
fe d ifr a g o p rese a sp ra v e n d e tta dei baroni. N on p a g o della loro
cattu ra, il re fe c e g etta re in p r ig io n e p ersin o le m oglie e i figliuoli
di quegli in felici, seq u estran d on e in pari tem p o tu tti i beni, com
p resi anche i ca p ita li ch e avev a n o a llestero . Quindi, non avendo
pi a tem ere alcuna cosa dai baroni, com inci a vilipendere for
m alm ente la u to rit pontificia. V en n e ricu sato il pagam ento del
trib u to e delle prebende eccelsia stich e fu d isp osto sen za avere al
cun riguard o al pontefice. La m ano del re pes pi g rave che mai
su lla C h ie s a .2
N ancora co n ten to di tu tto questo, F er ra n te si studi di met
tere in m a g g io ri a n g u stie il pontefice rid otto a llim potenza susci
tando torb id i nello S ta to della C h ie sa .3 Di fr o n te a questa indeli
c a ta e ca lco la ta p olitica d ella prepotenza, Innocenzo V i l i d iede a
ved ere la m a ssim a debolezza, irriso lu tezza e indecisione. Col suo
in certo ta sta r e a d estra e sin istr a in cerca di d iversi alleati egli
fin col p erdere o g n i fiducia. G i n e llanno 1486 il papa aveva allac
c ia to nuove tr a tta tiv e con V en ezia, le quali condussero ad una lega
rom an o-ven ezian a p u b b licata sul p rin cip io di feb b raio del 1487.
M a ecco che n el m ese seg u en te eg li com incia a p iegare dalla parte

p o s t e r i o r e d i I I . S a n s e v e r i n o v e d i B a m b a l d i , La battaglia di Catti'""
e la morte di l i oh. da Sanseverino, i n Arch. Trentino XV [1900]). ,'O fr . in o ltr
A n t . d e V a s c h o 539 s . , c h e s u l l a c o n c l u s i o n e d e l l a p a c e s c r i v e : et in Roma f*
grande allegrezza et per tutto lo Stato della Chiesa. O f r . a n c h e i n App- 11- '
i l * d i s p a c c i o d i A r r i v a b e n e d e l l ' l l a g o s t o 1486. A r c h i v i o
G . o n z a g a ' 11
M a n t o v a .
Il m e d e s i m o * a m b a s c i a t o r e d a c c o r d o c o n B u r c h a b d i , Dioriti"
I, 20S, a i 12 d i s e t t e m b r e a n n u n z i a l a e f f e t t i v a p u b b l i c a z i o n e d e l l a I>a('e 96
g u i t a s o l t a n t o a l l o r a . i C f r . N o t a r G i a c o m o 160. C i r c a l e g r a n d i f e s t e d a te .- i >
B o l o g n a i n o c c a s i o n e d e l l a p a c e r i f e r i s c e * G h i r a r d a o c i , Istoria d i BoloV," 1
ad In. 1^86, Cod. 168 d e l l a B i b l i o t e c a d e l l U n i v e r s i t d i
so rte

1 o g n a.

Lettere di Pantano 3 .
I, 261 ; II, 30. P o r z i o 175 ss. (in tedesco presso 1 *
f e i . e , Alfonso I. 244 ss.). H k u m o n t , Lorenzo II-, 288 s. ; Rom III 1, 192. A'' ^
stor. ital. XVII, 1 (1863), 67 ss. G o t h e i n , Siiditalw n 527 a. L. V o l p i c e l i - ' . K < ;</
Ferdinandi I hnstruetionum liber, Napoli 1916, 81, 142, 170 s.t Arch. &
Rom. XLIV, 361 s. Circa la sorte di Girolamo di Sanseverino, conte di Trica'
e principe di Bisignano, cfr. P l i c i e r . Lettres de Charles V ili, voi. IH.
'
Apche alla fine di settembre Ferrante sped un inviato al papa ed un altro
cardinale Giuliano della liovere, i quali dovevano notificare la sua gioia 1 " '
la pace stabilita : le istruzioni pei due inviati, del 23 e 24 'settembre 148t.
Ferdinandi Instruct. 74 s., 76-81.
3 L e b r e t VI, 349 s.
Cfr.

N u n z ia n te ,

S ig is m o n d o d e ' C o n t i

B uone relazioni fra il pa p a e i M edici.

229

dei F io r e n t in i1 V en n ero in fa tti co n certa ti g li sponsali tr a M adda


lena, seconda figlia di Lorenzo, e F ra n cesch etto Cibo. A causa per
dellet g io v a n ile della sp o sa le nozze si d o vettero differire. In
questo m entre accadde pi di un fa tto ch e avrebbe potuto fa r e om
bra a Lorenzo, s e non v i fo ss e sta ta la ta n to fo r te su a bram a di
procacciarsi un a p p o g g io a R om a, e se n uovi ev en ti non avessero
rafforzata la s u a sp era n za di poter dom inare il debole pontefice .2
Nel m edesim o anno 1487 il de M edici trov unoccasione di
obbligare a s il pontefice. In O sim o in fa tti era si nuovam en te ri'llato il con d o ttiere B occolino G uzzoni prendendo degli accordi
col Sultano B a ja zet. L audace ribelle, secondo riv elan o lettere
sequestrate, a v ev a rea lm en te l in ten zio n e di m ettere in b a la dei
Turchi la M arca p ic e n a .3 E poich il su lta n o non sem b rava alieno
a1laccettare quella p rop osta, tu tto sta v a nel v en ire ad u n a pronta
*zione. Innocenzo V i l i fe c e che non m a n ca sse: su b ito n el m arzo
1187 il g u erresco G iu lian o d ella R overe fu m andato contro Bocco
lino. 1 Siccom e per G iuliano, per m ancanza di denaro, non dispo
neva che di fo r z e insu fficienti e non v en iv a a capo di nulla, il papa
nvoc laiu to di M ilano, m a nem m eno G ian G iacom o T rivu lzio
mandato di l nel m ag g io , bench fo sse uno dei pi prodi capitani
di Quel tem po, v a lse a im padronirsii di O sim o. N el lu g lio G iuliano
preg di essere rich ia m a to e fu s o stitu ito dal cardinale B alue. A l-

1 B r o s o h , Julius II. 89. iSulla lega con Venezia che commosse altamente
<orenzo (vedi C a p p e l l i 03), cfr. ( S i g i s m o n d o d e ' C o n t i I, 281, 423 s. ; B u k 'IIA K W , Diarium I, 237 ss. ( C e l a s i I, 180 s.) e B u s e b , Lorenzo 82. Cfr. anche
I*<>xEU.us C h i e r e g a t u s , Sermo in publicatione confederatim is initc in tir
s'- . N. Jnnoeentium Papam VITI et illustrisi, dom inim i Venetorum habitus
Home in ecclesia sancti P etri die secunda Fcbruarii i
stampato due volte
in Uoma ( H a i n un. 4958-4959; P r o c t o b 251). Nel febbraio 14r87 Ferrante giustific
<<>1 papa la sua condotta verso 5 baroni sostenendo che per necessit aveva
dovuto agire cosi al fine di prevenire nuove congiure dei baroni contro di lui.
f't doveva dichiarare al papa e ai cardinali l arcivescovo dii Milano Guido
Antonio Arcimboldi (istruzione del 12 febbraio 1487. in Ferdinandi fnstruct.
H2-146); insieme egli doveva far rilevare che i preparativi guerreschi di i d
rante e dei suoi alleati erano semplicemente misure difensive di prudenza,
occasionate dalla lega del papa con Venezia. Circa lo stesso tempo Fer ante
spiegare in questo senso anche alle maest spagnuole la condotta contro
,"lrni (Istruzione per I. Nauclero del 17 febbraio, in Ferdinandi fnstruct.
187 ss.).
*
Hf.umont. Lorenzo II*, 240-242. Cfr. la * relazione del Pandolfini del
-1 marzo 1487. A r c h i v i o d i i S t a t i n F i r e n z e .
1
Ofr. S i g i s m o n d o d e C o n t i I, 273 ss.. 310. S u g e n h e i m 361. B b o s c h .
Julius II. 41 ) 809-310. R o s m i n i II, 158 s. U g o l i n i II, 54ss. C u o l i . a 641 s .
' anche M o r u s , li ibi. P icena V , 197 e la monagrafia di O e c c o n i , Boccohno Guz- r"u 74 ss. ; V o l p i c h l l a loc. cit. 92 s.
4
Cfr. le relazioni di Pandolfini del 2. 10 e 11 marzo 1487. A r c h i v i o
111 S t a t o i n F i r e n z e . 26 lettere di Giuliano sulla sua legazione in Boll.
f, or. Subalp., Suppl. Sa i mi. I, Torino 1912, 4 ss.

230

Libro I. Innocenzo V ili. 1484-1492. Capitolo 2.

lorch q u esti g iu n se alle porte di O sim o, il T rivulzio aveva ormai


m esso la c itt in tali d istrette, che la resa si attendeva da un mo
m ento a llaltro.
G razie a g li abili uffici d ella m b asciatore fiorentino s i venne ad
un accom odam ento. D ietro p agam en to di 8000 ducati Boccolino
accon sen t di lasciare la c itt e di andarsene a F ir e n z e .1 Le rela
z io n i a m ich evoli del papa coi M edici tornarono ben presto a pro
fitto anche d egli O rsini, poich la m oglie di Lorenzo era la sorella
di V ir g in io O rsini. Q uesto cam b iam ento delle cose da nessun altro
fu pi am aram en te se n tito qu an to dal C a rd in a l G iu lia n o , tornato
gi di m alum ore da Osim o il 19 lu glio 1487. A llorch n ellagosto il
papa riaccett form a lm en te n elle su e g razie g li O rsini, eg li lasci
R om a fe si rec a B ologn a. T u tta v ia di l a p o c o si riconcili col
p o n tefice.2
M entre la g u erra intorno ad O sim o on d eggiava ancora incerta,
F erra n te davasi ogn i prem ura onde sp in gere fino agli e stra n i il
conflitto con Innocenzo V i l i . N el m aggio del 1487 T rojano de B i
fu n i fu in v ia to da F erra n te in qu alit di am b asciatore straordi
nario a R om a, F iren ze e M ilano con listru zion e di negare ardita
m ente tu tti g lim p egni a ssu n ti n ella pace d elll l a g o sto 148'
N ella seconda m et del lu g lio 1487 Innocenzo V i l i raccolse i cardi
nali a con cistoro per con su lta rsi circa gli affari napoletani. Tutti
fu ro n o daccordo con lui, che lonore della S an ta Sede esigeva una
azione efficace. F u d elib era to di m uover querela per quella infra
zion e d e llaccordo p resso F iren ze, M ilano e il re d i Spagna, che
se ne erano resi m allevadori. D i pi dovevasi sp ed ire un nunzio
a N a p o li p er levare p ro teste e, ca so m ai i baroni cad essero unal
tra volta in fa llo , per chieder che contro di e ssi si p ro c e d e s s e a

1 R k u m o n t , Lorenzo II-, 238 e C e t c o s i . Hoccolino (uzzolii 83 ss.. 91


100 s. T u u a s n e , D jem -Sultan 150. 104 ss. F o h g e o t 142. Con * breve del 1** a s 1'
sto 1487 Innocenzo Vi l i ringraziava 11 signore di .Milano per avergli mandai"
Trivulzio onde costringere Osimo alla resa. Loriginale nellA r e b i v i o di
S t a t o i n M i l a n o . Con * breve 1 settembre 1487 Innocenzo Vi l i rinsra'
zia va i Perugini dei soccorsi da essi prestati in danaro. Cod. C. IV . I dell
B l b l o t e c a d e l l Uni versiti! di Genova.
2 I n t e s s u r a 227. X o t . ni N a n t i p o r t o 1105. ( G a s p . P o s t a s i , ed. T osi 67 s 1
B r o s c h , Ju liu s I I . 42. Secondo un dispaccio di Arlotti, dato da Roma 19 ll,
glio 14S7, Giuliano torn in questo giorno. A r c h i v i o d S t a t o i n M<*
d e n a.
a FCrdinandi In s lru r t. 2 1 7 s s . R k c m o n t . Lorenzo I l a , 242 s. Contempo*11'
neamente a mezzo di Giorgio Santa Croce, che quale inviato papale era venuto da lui. Ferrante diede assicurazioni al papa della sua devozione e laspet
tativa di aiuto contro Osimo ( Ferdinandi Im tr u c t. 210 s. ; 22 aprile 148 1 *
Anche Troiano de Bottuni doveva cominciare la missione ricordata p re s s o
il papa e ripetere unaltra volta i sentimenti devoti espressi da Santa Croce.
A mezzo di Vincenzo di isola inviato in Spagna il 24 agosto 14,87 rinneg Fer
rante qui pure i suoi obblighi risultanti dal trattato di pace e sostenne di
essere appieno in diritto contro le accuse del papa di lederlo,

Buone relazioni fra il papa o i Medici. Nuove offese di Ferrante.

231

mini di leg g e con lin terv en to del p a p a .1 In questo senso era


oncepita listruzione pel nunzio P ietro M enzi da V icenza, vescovo
di Cesena, in d a ta 24 luglio 1 4 8 7 .1 C aratterizza F erran te il modo
>n cui questo leg a to fu tra tta to a N apoli. Q uando M enzi a Capua
29 luglio, co n fo rm e alla sua istru zion e, esp o se n ella sua pri
a udienza presso F erra n te la faccen d a dei baroni, il re respin.se
n nuovo esam e con in terv en to del papa e sosten n e che i baroni
il erano inclusi n ella pace e ch e non lavrebbero a c c o lta .2 Dopo
dienza F erran te m and dapprim a se i suoi con sig lieri, poi il
ntano dal M enzi per persuaderlo a fo rm u lare per isc r itto la sua
n posta, ci che il n u n zio rifiut siccom e non risp on d en te alla sua
' uzione. U na seconda udienza del M enzi ebbe iuogo il 31 luglio
pres-cnza d egli am b asciatori delle potenze che a v evan o assu n to
garanzia della pace (S p agn a, F iren ze e M ilano). 1 N e lla risp osta
le portata il d seg u en te al nunzio da p arecchi co n sig lieri, F er
ente si m antenne su l su o punto di v ista n egativo. Sebbene il re
ideras^e il ritorn o a R om a del nunzio, qu esti lo se g u a N ap oli
1 a g o sto .4 Ivi 1 M enzi, ricevu te nuove istruzioni, dopo la m et
agosto elev p ro testa p resso il re per il procedim ento contro i
ni,
ricevendone una risp o sta b ruscam ente n eg a tiv a e offen
di pel papa." Al nunzio venne negata una ulteriore udienza, per
he egli si fece su lla porta del palazzo incontro al re che usciva
la caccia e lo co strin se ad a scoltare le rich ieste del papa. F er
ente, n ella sua risp osta, a un v illa n o rifiuto a g g iu n se anche
1 asprezza dello sch ern o dicendo di non aver punto d im en ticato il
Ui:t m o x t loc. cit. Sulla m issione <11 Metro Menzi cfr. ora ( aruhi, l)i<
lettori ili a . f/h cra rd i xxxvn -xi.n . Le tre istruzioni jN-r lui ihid.cxx.xvi
' Hi : le sue relazioni al p a i ibid. ('i.i-ci.vm. Cfr. inoltre K atnald, n. 1.
11 breve alfe maest spagnuole del 4 agosto 14s7, in cui Innocenzo Vi l i fa
""li elogi ]H'| loro ambasciatore Mendoza, conte di Tendilla, eleva doglianza
utro in condotta di Ferrante, presso Calm ettk. L a polittque cxpaynolc 243-*' I-n risposta di Ferdinando e Isabella del
ottobre 1487, colla quale pro levano al papa il loro aiuto per Indurre Ferrante a lladeinplmento delle
'^induzioni, ibid. 345 s. I n secondo breve ai medesimi, nello stesso senso,
'ivl 14 settembre 1487, presso Cari si, loc. cit. di.vm-i'i.x. Lettere simili furono
- - lite ai re d'Ungheria, a l doge di Venezia, al duca di Milano e ai fiorentini
vjtt'Hi loc. cit.). |Sul concistoro vedi C a p p elli 07 e una lettera di Arlotti
1:1 data di Roma 19 luglio 14i<7. A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a ,
't* il concistoro Innocenzo V i l i mand provvisoriamente un breve al nunzio,
'H| 18 luglio (stam pato presso Gravi*, Raccolta ili tu tti i pii rin o m a ti scr ->
' 'i'U'intorm generale d ii n a n o di Napoli V. .Napoli 1700, 383). ferra n te vi
ri-j, con una lettera del 20 luglio al suo ambasciatore a Roma (ibid. 134l '7i. Ofr. Carusi x vxvi.
- V. 1 relazione di Menzi del 30 luglio 1487, presso C a r u s i c u s s .
' l a relazione di Menzi del 5 a g o s t o 14 .8 7 , ibid. CLV s s .
* \e d i C a r u s i c lv ii.
'e d l C a r u s i x u i i .
r * V. la relazione del Gherardi a Innocenzo V i l i del 25 ottobre 148<, presso
C U 8 i 27.

232

Libro I. Innocenzo V ili. 1484-1492. Capitolo 2.

p agam en to del trib uto, m a che ora in seg u ito alle spese fatte per
la C hiesa tro v a v a si affatto sp rovved u to di denaro. R iguardo al suo
in g erirsi in affari ecclesia stici, di cui il nunzio gli fece parola in
secondo luogo, F erra n te osserv, che e g li conosceva bene i suoi
su d d iti, m entre il papa non li conosceva ; egli quindi conferirebbe
anche in seg u ito le prebende a coloro che riterrebbe degni e che
Innocenzo V i l i poteva ben co n ten ta rsi della conferm a. Quando da
u ltim o M enzi accenn a llncarcerazione dei baroni contraria ai
term in i d e llaccordo, il re ricord la ca ttu ra e la posteriore liberazion e dei cardinali C olonna e S a velli fa t ta da S is to IV ed ag
g iu n se : |C os v o g lio p rocedere an ch io coi m iei su d d iti sleali ".
D opo ci, fa tto dar fiato al corno da caccia, se ne and col suo ca
v allo se n z a nem m en o sa lu ta re il n u n z io .1
Di fr o n te a siffa tta m ancan za di riguardo p are che Inno
cenzo V i l i abbia d a p p rim a p erd u to ogni en ergia. Gian Jacopo Trivulzio scrive l a m b asciatore fe r r a r e se il 6 settem b re 1487
parlando della p u silla n im it , stord itezza e p iccin eria del papa, dice
cose che solo potrebbero rip etersi delluom o pi sem plicione ed
a g g iu n g e, che se non gli si d a n im o e non lo si tien e un po solle
vato, fa r la fine pi m ise r a n d a .2
La fiacchezza del papa sp ron F erra n te a procedere sem p re pi
v illa n a m en te: ora in fa tti em an un solen n e appello ad un conci
l i o . 3 P ochi g io rn i dopo che q u esta n o tizia er a g iu n ta a Firenze,
v enn e da L orenzo d e M edici il seg reta rio privato del papa Jacopo
G herardi d V o lterra con la m issio n e seg reta di com binare una
lega co n tro N ap oli tr a F iren ze, M ilano e V enezia. M a siccom e Lo
renzo non voleva p unto sa p ere di unazione gu erresca e dissuase
il papa daUin flig g ere cen sure ecclesiastich e, tu tto il p ian o and in
f u m o .4 In R om a davasi fin dallottobre pubblicam ente come certo,

1 Oltre lInfessura 229-230 cfr. anche il dispaccio modenese presso Bv


la.v 242. n. 3. V. anche Nuxzr.vxTR. L ette re di Pantano 3. Mentre il non
Menz era a Napoli. Ferrante che prima pel tram ite di Lorenzo de Me*1''
aveva cercato per via pacifica di indurre il papa alla rinunzia del censo fro
dale (cfr. C a r u s i x x x v . fece a mezzo nel suo ambasciatore a C o n i a raPPp
sentare le ragioni, per le quali sosteneva ch'egli non era obbligato a pa:!r
un censo. C a r u s i x i.m -xxv ; ibld. cxix-cxxxvr V Istn im en to per la protesto <*'
F errante d Aragona contro il censo. Cfr. anche l istruzione per Loisi di Ca',,!
nuovo al papa (29 agosto 14871 in Ferdinand* In stru et. 307-372.
2 Cappkixi fiS. Ikum ost, Lorenzo 112, 2*7.
3 Cfr. le relazioni presso B u s e , Lorenzo 85 s. e presso C a p p e o i . i 66, co'1"
pure B a t , t t z e I, 518 s.
*
C lfr. T a b a r r i n i i n Arch. stor. ita l. 3 iS e r e V II 2, 3 s. ; X 2, 8 ss. : I t i
MONT, Loronzo II=, 248 s. e B t t s e r . Lorenzo 86 s. C f r . o r a a n c h e l 'i m p o r t o " 1'
o p e r a d o c u m e n t a r i a g i p i v o l t e c i t . d i E . C a r u s i , D ispacci e lettere di (>'*
corno G herardi nunzio pontifcio a F irenze e M ilano USI-USO, R o m a 1909 (l j
F e d e l e i n Aroh. d. Soc. Rom. XXXV [1911], 250-254; E h s e s i n H ist. Jhr \
XXXI [1910], 855). V. a n c h e C a r u s i lo c . c it., P refazione in -, Le due istruii'

Matrimonio di Franceschetto Cibo con Maddalena do' Medici.

233

he Innocenzo V i l i sta v a preparando la scom unica, lin terd etto e

i deposizione con tro F e r r a n te ; per dalle continue pratiche con


Milano e F iren ze con clu devasi che questi passi estrem i si s a b b
er ev ita ti e in v ece loro si sarebbe v e n u ti ad una in te s a .1 A p
punto allora Lorenzo p oteva m o ltissim o su l pontefice, essendo ormaii im m inente il m atrim onio di F ra n cesch etto Cibo con M adda
lena d e M ed ici.2
Il 13 novem bre la sp osa, accom p agnata da sua m adre Clarice,
fece la sua en tra ta in Rom a. Il 18 dello ste sso m ese il papa diede
ii onore degli sp osi un b a n ch etto e fe c e loro un regalo in gioielli
el valore di 10000 d u c a ti.3 Quel m edesim o Innocenzo, (che sul
rincipio del suo pon tificato non aveva voluto perm ettere a F ran chetto di so g g io rn a re in R o m a ,4 lo si vid e ora n ella su a sconfi
tta debolezza fe ste g g ia r e nel proprio palazzo le nozze. Il 20 gen
n aio 1488 fu firm ato il co n tra tto m a tr im o n ia le.5 Con non poco
sp e tto di L orenzo, Innocenzo V i l i si te n n e in un certo riserbo
rea il provvedere F ran cesch etto di p o ssessio n i; e certo ancor
i irrit il M edici la dilazione della d ig n it card in alizia prom essa
al suo secondogenito."

"I Gherardi, del 4 settembre 1187, presso Carusi ibid. g x l i i i -c i *. Gherard-i non
ferm che poco temjK) a Firenze: poi dalla seconda invtl dottobre 1487 all'ottobre 14iX) fu alla corte di Milano. Anche ( ' a b u s i (p. x c i i i ) rileva che del
mjileto insuccesso della missione di Gherardi ebbe la sua colpii eziandio
<la |mlitica incerta e timida d'Innooenzo Vi l i . Contemporaneamente Nlc"li Franco, vescovo di 'Previso, ebln* come nunzio in Venezia 1 incarico di
"ttenere l'aiuto di Venezia per un'azione generosa eventualmente necessaria
'ntro Napoli: vedi C a r u s i 37, n. 1 e 71. n. 2. Gherardi doveva tenerlo ai
' unente delle sue trattative con Milano. Qui pure lil paini non raggiunse alcun
positivo successo; vedi G a b u b i c u 8., c i j i i .
1 ** lettera di B. Arlotti in data di Roma 25 ottobre 1487. A r c h i v i o
'li S t a t o i n M o d e n a .
2 f i rea l'influenza di Lorenzo su Innocenzo VIIJ cfr. anche Schnitzkb,
(Je*<h. Alcxandcra VI p. to.\Enffl. hist. /(Vi*. 1018. 18: I>. Mobk.ni. L ettere
ti IAtremo il Magnifico al S. I. Innocenzo V i l i e pi altre di personaggi il'" 'tr i Toscani, Firenze 1830, 1-34. Sulla relazione d'affari di Ix>renzo colla
1 uria come suo principale banchiere sotto Innocenzo V i l i cfr. Khrenhebg, Das
M tn ltc r der Fugger, Jena 180, 274.
* R u b c h a k d i , D iarium I. 275. ( C e l a s i I, 20! ri.). O a p p e i a x <>. S t a i -t e t t i 4.
4 <MA viene riferito da parte assad attendibile, cio dal cardinale A. Sforza
>n una lettera da Roma 12 ottobre 1484: S o n o circa tre di chel Itigliolo
'le K. S. venuto qui con poca dimonstratione de S. Sta et sta molto IrriMiUmente et per quanto intendo vole parta da qui et vada stare a Napoli o a l
trove ne li lochi de la chiesa. A r c h i v i o d i I S t a t o (in M i l a n o .
* Oreoobovius. Dan A rch iv der V otare des Capitola 503.
8 Cfr. R eu m ost, Lorenzo II*, 3 5 9 ss., il quale osserva: Le lettere dal ge
nero indirizzate allo suocero sono coi loro lagni pi onorifiche per Innocenzo VIII,
rhe per coloro 1 quali lo importunavano. V. anche K irchenlexikon di Friburgo
tt* . 143. Ai 18 di febbraio del 14!)1 Innocenzo Vi l i nomlnO Franceschetto
cnte di Angulllara (B oi1ari, L e ttre s de R om e 307).

234

Libro I. Inuocenzo V ili. 1484-1492. Capitolo 2.

Il m atrim on io d i M addalena con F ran cesch etto, m olto pi


a v a n ti di lei n egli an n i, non fu punto fe lic e : il Cibo, uomo grosso
lan o e sen za in gegn o, era in alto grado v ittim a della corruttela
del su o tem p o : non a v ev a a ltro sen tim en to che pel denaro, il quale
poi subito d issip a v a nel gioco e nei bagordi. Se non che, a parte
tu tto questo, il p arentado tra i Cibo e i M edici fu un precedente
g r a v issim o : con e s s o in fa tti p e r la prim a volta il figlio di un
papa v e n iv a in certo m odo leg ittim a to e portato su lla scena poli
t i c a . 1 A buon d iritto E g id io da V iterbo seg n a ta m en te a cau^i
di questa tr iste ab errazione ha profferito un assai acerbo giudizio
sul conto d Innocenzo V i l i . 2

1 I b u m o n t , Lorenzo li-, 240 s. iS ta ffe tti 5, 83. Per il matrimonio di Fiaii'stelletto con .Maddalena cfr. anche .1Hx Lungo, F larcntia 428-444.
2 Nel novembre 1488 Innocenzo V i l i festeggi in Vaticano il matrilinei"
di sufi nipote Peretta '(figlia di Teodorina e del mercante genovese Oberar1"
l'sodimare) con Alfonso del Carretto, marchese di Finale. Al banchetto pr
parto il papa stesso. Cfr. Bubthabdi D iarium ed. Thtjakne I, 320-323 (0:1 ,im
I. 243-245), il quale osserva : Iles hec secreta non fuit, sed per totani urloni
divulgata et prescita. Ego non interini. sed fratre profati Guillielmi c a m e r a r i ;
secreti, qui interfuit, liec mihi inferente, notavi, licet contra normam cei"
moniarum nostrarum acta sint, que expresse prohibent inulieres esse in c
vivio cum ponti tice . Il g iu d ico d i Ecidio iu Vincano nella sua * H ix t
'
xilem i, (non completo presso <Jre<;orovius iVII3, 271) suona cosi: Pri mi pontiflcutn filios flliasque palam ostentavit, priinus eoruni aperta fecit nuptia'primus domestico* hymeneos celebravit. Utinain ut exempio prius caruit, II:
[Kistea imitatore earuHset (f. 315). Circa satire contro i nepoti dinnocen*'
Vi l i vedi l>trzio in O iom . <1. lett. lin i. XIX. 85> e inoltre il Cori. 98)6 della
B i b l i o t e c a d i C o r t e d i V i e n n a . |Sul nepotismo di Innocenzo 'H I
cfr. anche lil Kirch('nlexik<m di Friburgo IX-. 12t e le recenti notizie sul con
ferimento di uffici presso AV. v. Hofmann. K uriale Behordvn II, 187.

3.
Scompigli in Romagna.
Contese e pace finale fra Roma e Napoli.
A prim avera d ellanno 1488 v id e sco p p ia re pericolosi tram * ^ busti nella R om agna. Il 14 a p rile G irolam o R iario, odiato per
sua crudelt e per i suoi a tti b ru talm en te a rb itra rii, venne
roditoriam ente ucciso d a tr e co n g iu ra ti. La rovina della potenza
;!ei Riarii p areva in ev ita b ile. Ma C aterina, la co ra g g io sa con sorte
'lellucciso, ten ne il castello di F o rl finch giu n se un rinforzo di
'ruppe m ilan esi salvan d o in ta l m odo la sig n o r ia p er il suo figliuo
l o O tta v ia n o .1
I
congiu rati era n si su b ito rivolti per aiu to a L orenzo de M e
dici e ad Innocenzo V i l i . L insiinuazione m essa fu ori da Checco
(h-si, il vero capo fa zio n e, che il papa fo sse stato a parte della
rama, p riva d i ogn i fon dam en to. L asciando sta re che alla te s ti
monianza di un ta l uom o non d a p resta r fed e, Checco si confut
la se stesso col rich ia m a rsi alla m ed ia zio n e di Lorenzo affinch il
;'aPa si m ostra sse fa v o rev o le alla sua im p r e sa .2

1 ("fr. Bernardi I 1. 22!) ss. ; C ip o lla 47.; Iasoi-isi I. lfX> s., 207 ti. ; C m *i*wski, Itom J. 146ss. Sui rapporti di Girolamo Biario con Innocenzo Vi l i , il
inaici subito dopo la sua lezione avevagii conferito l'investitura d Imola e
1 "rii. ben poco conosciuto. Molto interessante tuttavia a questo proposito
una lettera del cardinale A. Sforza in parte cifrata da Ito riia in data 17 set"nibrc 1483, nella quale si dice (1 passi cifrati sono in corsivo): * Da boli
" sono avisato che el C. H ieronpm o ha facto offerire al papa minati re dece
treute darm e per In im presa del R eam e et lo papa le ha aeceplate . A i f M v l o d i t a t o i n M i l a n o . Non a mia conoscenza una conferma
li 'le notizia. In A tt i e Meni. d. R . Accasi, d i Padova XXII, P . V e r r u a pub'* un'elegia latina d'un contemporaneo sui Biario. Un sonetto sulla morte
J1 'arlo e di Galeotto Manfredi presso P . F l a m i n i , T re Bonetti p a trio ttic i
f* 1,octi tit'ir estremo Quattrocento, P isa 1895.
2 Relazione di Stefano de Oastrocaro presso Glnnakeu.i 101-103 e T huabne
1 *>-1-524. Degno di nota pure, che l'altro assassino, Lodovico Orsi, tutto
"l'opposto di Checco Orsi, confess che nessun uomo al mondo, all'infuori

236

Libro I. Innocenzo V ili. 1484-1492. Capitolo 3.

U na p arte della popolazione di F orl bram ava m olto vivamente


di sta r e so tto il d om in io im m ed iato della C hiesa e m and pertanto
am b ascia to ri a R om a con la p reg h iera che il papa accogliesse la
citt so tto la su a protezione. Dopo ci Innocenzo V i l i fece avan
zare so tto il com ando del p roton otario B ern ard in o Savelli alcune
m ilizie d a C esena verso F o rl, le quali per vennero fa tte prigioni
dai soldati m ilanesi. A llora il papa rinunci ad ogni ulteriore inge
renza, quantunque avrebbe p o tu to p rendere le parti d ella citt, che
a lui era sotto m essa secondo tu tte le norm e del diritto. Malgrado
che G irolam o R iario gli fo sse sta to assa i avverso durante il go
verno di S isto IV, pure e g li raccom and ai F o rlivesi gli orfanelli
d ellucciso dando a ta l prop osito delle istru zion i anche al cardinale
R affaele R iario in v ia to a F o r l.1
Innocenzo V i l i ebbe anche un altro m otivo p articolare di aste
nersi da o gn i in tro m issio n e n ei torbidi rom agnoli, poich appunto
in quel tem po il re di N a p o li ad op eravasi in faticab ilm en te onde
sollevare contro il loro leg ittim o sovrano le c itt dello Stato della
C hiesa. La rib ellio n e deUim p o rta n te citt di A ncona, di cui si
erano avu ti dei tim o ri g i due a n n i prim a, avven n e ora effettiva
m ente. E fu una te r r ib ile sorpresa, allorch nei prim i giorni
d aprile del 1488 il co n sig lio di A ncona su lla torre del m a g i s t r a t o
e su g li alberi m aestri delle su e n a v i fece issa re la bandiera unghe
rese in seg n o che la citt e r a si p o sta sotto la protezione del genero
di F erran te, M attia C o rv in o .2 Se Innocenzo V i l i dovette tollerare
la p erd ita del porto p i con sid erev o le che g li avesse su llAdriatico,
quanto m en o poteva v en irg li in m en te d i p rendersi a cuore Forl
I rim p roveri che a qu esto p rop osito gli m uove lin fe ssu r a , il pas
sio n a to cro n ista di Rom a, sono in g iu s ti.3 Ove il papa avesse dato
ascolto alla rich ieste dei F o rliv esi, sarebbe venuto a conflitto non
solam ente con M ilano, m a a ltr e s con F iren ze. L orenzo de Medici

di lui. di Checco e del terzo congiurato, era venuto a conoscenza della trama
Cfr. anche Pasoi-int I, 248; III, 116. ('u n , ('al. .Sforza 15, va daccordo !
P asolin i, ma tuttavia crede che di fronte ai trambusti di Romagna Innocenz"
V III siasi trovato come (Sisto TV di fronte alla congiura dei Pazzi. Per
giustificazione di Lorenzo dei Medici contro l'accusa daver avuto parte nell8
congiura, cfr. P a so lin i, X u o r i docum en ti 90 s.
1 S i g i s m o n d o d b C o n t i I. 315-316; cfr. B e r n a r d i I, 274. Per linv#o '1*
cardinale IUario a Forl v. anche le i s t r u z i o n i a Gherardi del 24 aprile 1
presso C a r u s i ca.xi-ci.xiv ; cfr. inoltre i b i d . 123 ss., 137 s. S u l l i n t e r v e n t o (le -1
Sforza in favore della vedova e dei tigli e sulle trattative d i L o d o v i c o <"'>
Innocenzo V i l i v. la lettera di Gherardi al papa del 18 aprile 1488, pr<"'
C a r u s i 105 s. ; cfr. i b i d . u c x v i i - l x x i x . Circa una differenza, che cade n e l l a a "
d e s i m a estate, fra Lodovico 'Sforza e Innocenzo V i l i per la signoria d i Mila1'
su Genova cfr. C a r u s i u cx rx ss.
2 F r a k n i , M ath ias Contimi* 22 s. Qui si hanno anche i particolari s> '
scioglimento seguito pdl tardi della lega tra Ancona e lUngheria.
* I n f e s s u r a 232, dove del resto devesi notare lut fertu r,

A zion e del p a p a a P erug ia.

237

francamente, ch'egli avrebbe veduto Forl pi volentieri in


di Milano che in quello di Roma. La Chiesa a temersi oggipi della stessa Venezia, disse in quei giorni il Mediceo
allambasciatore di Ferrara, aggiungendo che tale riflessione lo
a v e v a sostanzialmente determinato a prestare aiuto a Ferrante
c o n tr o il papa.1
Di l a poco Innocenzo V ili fu spaventato da una nuova no
tiz ia proveniente dalla Romagna. Il 31 maggio Galeotto Manfredo,
sig n o r e di Faenza, perdeva la vita per opera della moglie gelosa.
L pure si venne a tumulti e per qualche tempo si stette in mi
n accia di guerra tra Firenze e Milano. Anche in questi scompigli
1 p a p a sintromise come paciere per mezzo del vescovo di Rim ini.2
Anche in Perugia lacerata dai partiti il capo della Chiesa si
adoper attivamente a favore della pace. Il papa aveva lavorato
n questo senso fin dallanno 1487.3 Nel dicembre di detto anno
<-rli nomin governatore di quella citt il proprio fratello Mauri
zio Cibo,4 uomo intelligente e abilissimo , che tent una solu
zione pacifica di quelle interminabili contese, se non che i suoi
sforzi fallirono come quelli di Franceschetto Cibo inviato a Peru
l a nel luglio del 1488.5 Sulla fine di ottobre con sommo dolore del
!'<>ntefice" scoppi di nuovo la contesa ereditaria delle famiglie
Baglioni e Oddi riempiendo la miseranda citt dincendii, ruberie
e omicidii. Le lotte finirono con la cacciata degli Oddi. Siccome i
taglioni potevano aspettare milizie ausiliari da Ferrante, Inno
cenzo VIII credette bene di astenersi da mezzi pi energici contro
di essi. Nel novembre del 1488 invi a Perugia il Cardinal Piccolomini, uomo insigne per eloquenza ed avvedutezza, e allopera inde

d ic e v a
ere
g io rn o

1 C appelli 72. iGfr. R e u m o k t , Lorenzo I P , 2 7 0 s.


* S i o i s m o s d o d e ' C o s t i I, 316. Sull'accordo fra Milano e Firenze v. Ghe
pardi al imita in (lata di Milano 12 luglio 1488, presso C a r u s i 168. Per la storia
'M torbidi in Faenza cfr. anche N. M i s s i b o l i , Faenza e il pretendente Otta"ano M anfredi nellanno
in Rom agna, 2* serie V (1908), e .4Htorgio / / /
Manfredi signor di F aenza I. Bologna 1012. Add 26 marzo 1480 Lorenzo de
Medici preg il papa d'assolvere la moglie dell'assasslnato ; vedi M o r e n i , L e t
tere di Lorenzo a M agnifico 21 ss.
* Cfr. il breve a Perugia in data 10 gennaio 1487. Cod. C. IV , 1 della
B i b l i o t e c a d e l l ' U n i v e r s i t d i G e n o v a . Per i torbidi in Perugia
'fr. anche le lettera (non datata) di quellumanista Francesco Matarazzo (Maranzio) a Innocenzo V i l i presso G. B. V e r m i g l i o . Memorie per servire alla
'lo di Fr. M aturanzio, Perugia 1807, 124 s.
* * Breve del 18 dicembre 1487 loc. cit. Rappresentante di M. Cibo, che
v''nne a Perugia solo ai 22 di febbraio del 1488 ( O r a z i a n i 00B), era Angelo
da Sntri.
* Oltre al G r a z i a s i 670 ss. cfr. i * brevi pontifici a Perugia del 0 e 11 lu
glio e 22 settembre 1488. Cod. rii. della B i b l i o t e c a d e l l U n i v e r s i t
di G e n o v a .
* Ofr. il breve a Perugia del 31 ottobre 1488 loc. clt.

Libro . Innocenzo V il i . 1484-1492. Capitolo .

fessa di questo prelato riusc di temperare la furia dei Baglioni


e dimpedire il temuto e completo distacco di Perugia dalla sovra
nit pontificia.1
Il Cardinal Piccolomini seppe altres con rara abilit sedare
le antiche contese esistenti tra Foligno e Spello a causa dei confini
liberando con ci Innocenzo V ili almeno da questo pensiero. Tanto maggiore affanno e inquietudine cagionava al pontefice
il contegno continuamente ostile oltremodo e provocante del re na
poletano. Indarno nella primavera dellanno 1489 la corte spagnola
s i adoper per appianare il conflitto; Ferrante parve che avesse in
animo, coi suoi attacchi personali al pontefice e ai suoi, di voler
addirittura venire ad unaperta rottura con Innocenzo. Era un
gioco pericoloso quello che faceva il re napoletano ; una guerra col
papa poteva farlo signore dello Stato pontificio, ma anche prepa
rare a lui fin dallora quella sorte, che sei anni pi tardi dncolse
effettivamente a suo figlio. Fu merito grande di Lorenzo de Me
dici di avere scongiurato nellanno 1489 quellurto che sem brava
inevitabile tra Ferrante e Innocenzo.3
Ferrante di Napoli nella sua provocante condotta contro Roma
era non poco favorito dal re ungherese Mattia Corvino. La prin
cipale mira di costui era allora queila di trasferire il principe
turco Djem in Ungheria. Or non avendo potuto conseguire questo
il suo ambasciatore romano, Mattia venne alla terribile minaccia
di far venire in caso contrario il sultano de Turchi in Italia. In
quanto allabbndonare il re di Napoli, Mattia dichiar al nunzio
pontificio che non glielo permetteva il suo onore-1
Come non aveva vietato al re dUngheria dimpadronirsi dAn
cona, cos ora lonore non gli proib di stringere accordi con
vassalli del papa non che col famoso condottiere Giulio Cesare Va
rano allo scopo di eccitarli alla ribellione.5 Con la rivoluzione in
seno allo Stato della Chiesa il papa sarebbe stato ridotto ad uno
strumento senza volont. Innocenzo V ili cerc difendersi il me
glio che pot da questi attacchi. Nel maggio del 1489 prese la riso1 S i g i s m o n d o d b ' < To n t i I, 17. Cfr. R e u m o n t , Lorenzo I P , 279 s. Per In
nomina del Piccolomini cfr. O r a z i a n i (90: B u k c h a b d i D iarium ( T h i t a s n e ) I317, ( C k l a .n i ) I. 240 s. e la * lettera di Arlotti in data di Roma 9 novembre 14SV
A r c h i v i o d i s t a t o in Mode na.
2 Sigism ondo d b C o n ti I, 317. Sulla rimunerazione data da Innocenzo V ili
alla citt di Soriano, che per la stia fedelt alla signoria della Chiesa nel no
vembre 1489 aveva mandato a vuoto lui violento attacco, v. Arch. il. Soc. rotti
ili ut. ixilr. XXVI (1903). 392 s., 413 s.
Giudizio d R e u m o n t , Lorciuso IP . 370-371.
F r a k n i , Mat1iia* Corritiu* 262. 'Sul principe Djem cfr. il capitolo se
guente. Su Giovanni d'Aragona quale nunzio presso Mattia Corvino nel 1489
vedi G. RAth. G iovanni iFAriti/omi (in ungherese), in Szzailok XXIV (18901.
328-337. 396-415.
5

F r a k n i,

loc. cit. 262-03.

t'errante contro Innocenzo V ili.

,/ione di fu lm in a r e le pene m a g g io ri co n tro F e r r a n te .1 La nom iallora deliberata - di N iccol O rsini, conte di P itiglian o, a capiino generale della C hiesa avv en n e il 27 giu gn o. Tre giorno dopo
rt la m in accia di scom unica contro F erran te, qualora questi
tro il term in e di due m esi non a v esse so d d isfa tto agli obblighi
rivenuti n ella pace del 1486. 1 N em m eno adesso F erran te si mot r propenso a pagare il trib u to, a lib era re baroni e a desistere
i l 'Uo in g e r ir si in affari m eram en te e cclesia stici. Innocenzo V i l i
tanto cred ette di non dover pi in d u g ia re nel ven ire al passo
-tremo, riponendo le sue sp eran ze nei soccorsi dal di fu o r i, raffer
mo in ci dal Cardinal B a lu e .1 Carlo V i l i re di F ra n cia e M assi
miliano d A u str ia avev a n o proprio a llo ra conchiuso la p ace a
rancoforte sul M eno (lu glio 1489). N o n potrebbero i due prini rappacificati unire le loro fo rze, e da docili figli della C hiesa
nettere prim a lord ine in Ita lia e poi intraprendere la crociata
fontro i T u rch i? Se uno di q u esti due p rin cipi per ragion i dtii Ge
nova o d i M ilano m ettesse a lle str e tte Lodovico, tnon dovrebbe
uestultim o rin u n ziare alla su a am b ig u a cond otta v erso il pap|a
pontaneam ente e risolu tam en te p resta rg li m ano contro N aoli? Come p otrebb e F erra n te resp in g ere pi a lungo la pace ,ove
1 forza d ellin te r a c r istia n it si m ettesse dalla p arte del p a p a ? .
Siffatte sp eran ze, ch e certo poco accordavan si con la realt dei
ti, ten evan o n u tr ite in R om a sp ecialm en te il fa n ta stico card i
ale Balue e g lin v ia ti f r a n c e s i.0 A nch e dalla S p a g n a In n o

1 <fr. la lettera ili Pier Vettori, ambasciatore fiorentino n Napoli, del


maggio 14.SU. .1 c. il princ. L I, n. 8. A r t h l v l o li S t a t o i n F 1 r e 11 z e.
N,-l marzo 1489 a mezzo del nunzio Niccol Franco il papa aveva fatto diri- to a V etraria la precisa domanda, se, nel caso chegli pronunciasse la depo1tone di Ferrante, e questi jm attacca se lo (Stato pontificio, fosse pronta ad
lutare 11 papa insieme alle altre potenze alleate. Istruzione pel Franco, del
-- marzo ] -bsst, presso C a r u s i , D ispacci oi.xx-ouxxvi.
2 <fr. la relazione di Bartolomeo di Bracciano a Virginio Orsini del J1 magU n o , p r e s s o B o u a r d , Lettre* rie Home 2 7 i(.
1 I x f e s s u r a 245. B u r c h a r o i D ia riu m ( T h u a s x e ) I, 358 s., 300 s., ( U k l a n i )
I- -io x., 272 s.
* F o r o eot, J . li ulne 130.
Iti s k r . Beziehungen 2<J>-271. . F o r o e o t loc. cit. Innocenzo Vi l i e r a s ! reso
"M'li*to Massimiliano collessersi adoperato l>er la liberazione del re dalie
ani del ribelli Fiamm inghi; v. F o r s e h u w ii zu r devtschen Ucschichtc XXII,
1:>s- M o u ss i, Ckroniqucs, ed. B u c h o n III, 2! 14. Quanto anche allora s i maneg
giassero i Franceh presso il pajwi contro Masfitmiliano 1, rile\asi da un dipaedo presso 11 O a p h k lli 70, sfuggito all'ULMANN. Questo dispaccio conferma
*1 s t o l'ipotesi del detto critico, che cio per riguardo alla Francia non e b b e
"go in Roma se non un riconoscimento condizionato di Massimiliano. Sulla
p.ov d| Francoforte cfr. sotto p. 255.

240

Libro I. Innocenzo V ili. 1484-1492. Capitolo 3.

cenzo V i l i a tten d ev a so c c o r si.1 Con R enato duca di Lorena si


condussero a ttiv e t r a t t a t iv e .2
Sul p rin cip io di settem b re del 1489 era scaduto lultim o ter
m ine a sse g n a to al re n apoletano. L 11 di d etto m ese il papa tenne
un concistoro, al quale erano sta ti in v ita ti tu tti gli ambasciatori
p resen ti in Rom a. Q uivi Innocenzo V i l i in un lungo discorso
p rese ad esporre le relazioni sto rich e e giu rid ich e di N apoli colla
S an ta Sede, parl diffu sam en te circa i rapporti dei due ultimi re
con la C hiesa ed in p articolare s u llin fra zio n e degli obblighi feu
dali e s u lla rottu ra del tr a tta to da p a rte di F errante, non che
su lle co n segu en ze d i essa . Q uindi il n o ta io della Cam era Aposto
lica lesse un docum ento com b in ato n ellultim o concistoro segreto,
col quale F erra n te dich ia ra v a si p riv a to d ella su a corona e Napoli
d ich ia ra ta feudo devoluto allo S ta to della C hiesa. L ambasciatore
di N a p o li ivi p resen te ch ie se co p ia di quel docum ento e il per
m esso di poter leg g ere una dich iarazion e in d ife sa del suo signore.
Il papa a ssen t. L a tto d i d ife s a esp on eva le ra gion i per cui non
occorreva che il re p a g a sse il trib u to e ch e e g li a N apoli aveva
g i fa tto appello a l co n c ilio (giacch il concilio di Basilea di
rebbe sta to scio lto illeg ittim a m en te e perci du rava ancora, affer
m andosi ch e il d iritto d i convocarlo, data la renitenza del papa,
era p a ssa to a llim peratore). P el ra p p resen tan te del Papa non
torn difficile sv elare la n u llit dello stra n o punto di v ista di re
F erran te. L am basciatore n ap oletan o ev it quindi di negoziare
pi oltre, e il p ap a ch iu se il concistoro.
La g u erra tra N ap oli e Rom a sem brava orm ai inevitabile,
poich len ergico procedere del cap o suprem o della Chiesa rese
F erra n te sem pre pi o stin a to e p rovocatore. A Carlo V i l i re di
F ran cia, che d issu a d ev a te d a una g u erra contro Rom a, F e r r a n t e
scrisse, c h e egli e r a p ien o di obbedienza filiale verso il pontefice,
e che non p en sa v a n punto n poco a fa r p rep a ra tiv i o azioni
g u erresch e con tro la S an ta S e d e .4 M a com e si av esse a intendere
i Cfr. la relazione del Lanfredini del 23 ottobre 14X9 in Arch. st. (tal. '
Serie XV, 296-297.
C f r . C a l m u t t f , La politique cspagnole 2 3 5 . n. 4 .
3
Sul concistoro delll l settembre 1489, intorno ni quale II nfebsura 250 0
B tjrchard^ D iarium I, 864 (C elasi I. 275), non hanno che notizie brevi e ine
satte (B urcardo dice lealm ente: non interfui), io mi valsi di una assai minuta
e ancora inedita ** relazione dell'ambasciatore ferrarese Arlotti, data ez i>r,c
die X I. Septem b. 1489. A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a . Cfr. ibid. un
* lettera d i Arlotti del 15 settembre 1489 e il * dispaccio di G. I>. Catanei <1
Roma 12 settembre 14.84). A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a . Dopo il conci"
storo delll l settembre il nunzio Gherardi ricevette a Milano da Lodovico il Moro
precise assicurazioni che aiuterebbe il papa qualora Ferrante cominciasse con
tro di lui la guerra (C arusi . Dispacci 359-361). Cfr. in Appendice n. I I di questo
supplemento lappunto di N. Franco delll l ottobre 1489 -su un colloquio con Inno
cenzo V i l i ( B i b l i o t e c a c i v i c a d i V e r o n a ) .
N unziante , L ettere d i Fontano 12-13.

Ferrante di Napoli contro Innocenzo V ili.

241

questa d ich iarazion e d e lla stu to uom o fa t t a n ellottobre del 1480.


apparve dal su o co n teg n o d ellan n o a p p resso. F erran te allora,
Ix-nch in utilm ente, cerc di a izza re co n tr o R om a il re rom ano
M assim iliano, in v ia n d o g li uno scritto n el quale ven iva d ip in ta coi
pi foschi colori la v ita del p ap a e d ella sua c o r te .1 Per In n o
cenzo V i l i in p artico la re F erra n te non a v e v a che scherni e m i
nacce. N el g en n a io del 1490 e g li fe c e dichiarare, che avrebbe bens
mandato la chinea, m a del tr ib u to nem m eno un centesim o e che
non perdonerebbe ad alcu n o dei baroni c o lp e v o li.2 N el m aggio un
im basciatore n ap o leta n o d isse in F iren ze, che il su o sign ore non
intendeva sop p ortare pi a lu ngo a ltre on te e in g iu stizie da parte
del papa, e che, qualora q u e sti p e r siste sse n e lla su a in g iu sta e
leale ostinazione, il Te com p arireb be ili R om a con la lancia in
resta per risp on d ere a l p ap a in g u isa da fa r g li com prendere il
suo e r r o r e .8
Re F erra n te p otev a p erm ettersi un ta l lin g u a g g io .perch il
apo della C h iesa sem b rava abbandonato da tu tte le potenze. Il
vecchio im p eratore F ed erico e so r t b en s nel m arzo il re mapole!ano alla p a c e ,4 m a ta n to lui q uan to suo figlio M assim iliano
rano troppo occu p ati in a ltre q u estio n i perch si p otessero p ren
dere efficacem ente a cuore la ca u sa del pontefice. In Ita lia poi n es
suno m oveva un d ito in d ifesa d ella u to rit p ontificia b istra tta ta
' ntinuam ente da F erra n te. Di ci con am are parole si querel
Innocenzo V i l i presso la m b asciatore fiorentino, P andolfini. In
-eguito alle rim ostran ze delle p otenze ita lia n e a ver eg li proceduto
crn indulgenza v e r so il re, m a qu esta non a v er fa tto che renderlo
Pi audace. L e p oten ze s e ne sta n n o con le m ani in m ano e p er
mettono che g li sia n o lan cia ti v itu p erii. S e g lita lia n i sono cos
poco curan ti d el su o onore, e g li dovr r iv o lg ersi a llo stran iero.
Giammai, a g g iu n g e il P andolfini, ho veduto il papa pi esacer
bato- E g li fe c e di tu tto per calm arlo, fa cen d o g li v ed ere com e la
moderazione u sa ta v erso il re non aveva fa tto che giovare alla
' la causa, e p oter lu i fa r e a sseg n a m en to s u lla iu to di F irenze, M i
lano e V enezia. Il papa non lo la sci pi dire, m a d isse che lo si
('Contentava so lo con belle fr a s i. U n v ero app oggio egli non
avrebbe potuto sp era re che da F irenze, poich su M ilano non si
1 I nuwsuba 256. Cfr. Liokkowsky V ili , regesto n. 1415, 1417, 1410.

C iik r b ie r J , R 4 1.
Illa z io n e

' ' ' a m b a s c ia to re

d e lla m b a s c ia t o r e
n a p o le ta n o ,

che

fe rra re se
al

p resso

b is t ic c i

per

C a p p e lli
d ir itti

' * u ltim o m in a c c i d i f a r e u s o d e l l e a r m i , c f r . B u b c h a b d i,

di

80.

&ul

co n te g n o

p rece d e n z a

D iariu tn

poi

(T h u a sn k )

:{09 e * lettera del cardinale A. iSfor/.a da Roma 'M> maggio


A r c h i v i o di 8 ta t o in M i l a n o .
* .Imperatore Federico I I I a re Ferrante in data di Linz 2 0 marzo 1 4 0 0 .
o r ig in a
nell'A r c h i v i o d o m e s t i c o d i C o r t e e d i ( S t a t o a
1 ' o n a . lioiiiotut / , n o n r i c o r d a t o n p r e s s o C h m e l , tfcfjcxtci n n e i r e g e s t i
1 ,0 * . ( C e la s i) I.

! r ,' ' s I- K u h o w s k y

*T o r ,

V III. e. per

Storia dei P a p i,

III.

q u a n to

veggo, nem m eno

sta m p a to

a lt r o v e .

242

Libro I. Innocenzo V ili. 1484-1492. Capitolo 3.

poteva co n ta re a cau sa dei ten ten n a m en ti dello S fo rza ; Venezia


poi non v e n iv a m ai a llopera. E sse r e e g li quindi risoluto di farla
finita ; scom unicherebbe il re, dich iarandolo reo di eresia e colpi
rebbe d in terd etto il regno. D i c i avere p ien o diritto. Informe
rebbe di tu tto g li s ta ti co n fed era ti. S e poi il re, com e miniaciia,
g li m uover g u erra e n e ssu n o gli dar m ano, se n e andrebbe
a lle stero , dove sarebbe accolto a b raccia aperte, ed a vergogna
e scorno d i altri verrebb e a iu ta to p er ria v e re il suo. N on potere
eg li rim a n ere in Ita lia se non con la d ig n it dovuta ad un papa.
E ssere im p o ssib ile r e sistere al re, ove lo s i lasci in asso, sia per
le poche fo rze arm ate della C hiesa, s ia per essere poco sicuro dei
baroni rom ani, che non avrebbero fa tto altro che godere del suo
im barazzo. S tim a rsi p ien a m en te g iu stificato a riv o lg ersi allestero,
dato ch e non s i p ossa isalvare a ltr im e n ti la d ig n it della Sede
A postolica. A v erlo fa tto an che altri pontefici, che tornarono eoa
onore e g lo r ia .1
Com e si vede, sem b rava im m in en te una rip etizion e dellesilio
a v ign on ese, poich Innocenzo V i l i d icendo lestero, intendeva in
nan zi tu tto la F ra n cia . L a situ a zio n e del pontefice era in fa tti quasi
intollerabile. P r e sso che ogni g io rn o e g li ven iva spaventato da
nuovi a ttacch i di F e r r a n te ; n l lu g lio g iu n se la n o tizia che Napoli
a veva fa tto d efezion are B e n e v e n to .2 P ochi m esi dopo corse voce
di certi in trig h i di F erra n te onde tra rre i Colonna dalla sua parte.
P rop rio in quel tem po T'nnocenzo V i l i , che g i n e llagosto era stato
assa i so ffe r e n te ,4 fu p reso da un a feb b re c o s violen ta, che rice
v ette con gran d ivozion e il sa n to v ia tico. D opo qualche temporaneo
m ig lioram en to i m edici lo dettero per sp e d ito .5 II 26 settembre
i R e tjm o n t,

L oren zo

I I 2, 3 7 7 - 3 7 8 .

Il

t e s t o o r i g i n a l e d e l l a r e l a z i o n e d e l I>an

II, 3 5 3 - 3 5 8 .
* D ie ultima Julli 3490. I / venuto lettere de Benivento che la terra
ribellata contra pontifleem pr rege Ferdinando, tamen ancor non si creila
* C om m iss. S. 1). 2tf. P ape ad cpisc. T a rv isin . C oiiex n. 90 ( c h a rt. saec. I '
f. 32b. B i b l i o t e c a c i v i c a d i V e r o n a . Cfr. anche I n f e s s u r a 258 e
STELLO 351.
s C f r . Desjabdins I , 4 3 8 , n. 2 .
>
Vedi T h u a s n e , D jom -S u ltan 27J>. Secondo la relazione di B a r t o l o m e o
Bracciano a Virginio Orsini in data di Roma 9 agosto 1490, presso B o u a r d . L?1'
tre s de H om e 293 s., giti in quel di si e r a sparsa per Roma una falsa notizia dell*
morte del papa, seguendone vive perturbazioni nella citt. Egli poi aveva inter
rogato Franceschetto Cibo e naveva udito che il pontefice era perfettamente
sano.
5 * Relazione di Giovanni Lucido Catane! in data di Roma 21 settembre 14'"'
Il papa ha feltra continua e vcfiem ente. 24 settembre: Il papa sta meglio: rcr"

d o lim i d e l 2 8 lu g lio 1 4 9 0 v . p r e s s o F a b b o n iu s

che la Sta $ . jta h abu to m o lto de sb a i e re e se com m unicho cum m u lta deiO li"l,
1*1
ta n to quan to d ir se possa. 25 settembre: Il papa sta meglio, ha per ancora
lebbre. 2(> settembre : Il papa soffre di c a ta rro e si ten e da i m ed ic i p e r spac'1"

A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a . Sullo stato oscillante della sai"1


d Innocenzo Vi l i cfr. sopra p. 213 s., 222 e le seguenti relazioni : 1 di * A r l o t t i <l!l

Innocenzo V ili ammalato.

liceva per Rom a c h egli fosse m orto. L a n o tizia rip etevasi con
inta asseveranza, ch e lin v ia to fe r r a r ese la fece sapere in p atria
<?r mezzo di un c o r r ie r e .1 L a m a ttin a seg u en te Rom a rassom i/liava ad un cam po di g u erra ch di fron te ai subbugli che si
temevano ogn un o v o lle e sse r e arm ato. In m ezzo al disord in e geneil< F ranceschetto Oibo fece il te n ta tiv o d im p adronirsi del tesoro
papale e del prin cipe D jem che a b ita v a i!w V a tica n o, di q u estultim o
allo scopo di venderlo a F erra n te p er m ezzo di V irg in io O rsini,
ler buona fortuna q u esto scopo p roditorio fu p otu to ev ita re dalla
v'ilanza dei cardinali: del tesoro pap ale fu red atto un in ven ta
no e la custodia dei denari venn e affidata al Cardinal S a v e lli.:
notizia d ella m orte del papa sii tro v ben to sto essere falsa.
Innocenzo V III in se g u ito ad u n a sp ecie di accesso apopletico era
-ato bens in fin di v ita , per il giorn o 28 sta v a g i m eg lio 1 e
c rebbe detto, c h e g li sp era v a di v iv ere pi di tu tti i cardinali. Su
; csto veram ente ce r a poco da sperare, p oich il su o sta to di sa
lite rim ase m olto o scilla n te. In u tilm en te egli cerc un m igliora' >nto nella ria m a rin a corroboratrice di P orto d A nzio e di O stia.
Al suo ritorno che f u il 30 novem bre q u alcu no cred ette bens di
oter notare un m ig lioram en to dovuto al cam biam ento da r ia ,4
> eco che di l a poch i giorn i l in v ia to di M antova parla di un

t novembre I4.s n : il papa era malato. S dicembre: 11 papa di nuovo guar l"- A r c h i v I o d i S t a t o i n M o d e n a. 2* del cardinale A. S forai ila Uoma,
" ai alorio 1400 : il papa sofferente. A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o . 3 Il
-"'to 14 0 0 l'ambasciatore veneziano dava cost tristi notizie sulle condizioni
-alate d'Innocenzo V III, che la Signoria di Venezia gli mandava il 20 di ago-i razioni sul come si dovesse contenere nel caso della morte del pontefice.
f'.n. Hung i v , 263. Cfr. anche le annotazioni di N. Franco, * Commi**. H. JJ. A.
id Kiiinc. T o rvitin u m , (o d . !)<) d<lla B i b l i o t e c a c i v i c a i n V e r o n a :
Il 100] die X [sep t] E1 Nro Signore lia avuto la febre da bore 7 di nocte fin ad
1 I>i.- XI el Nro Signore questa nocte nil habuit febrls e t hoc marni [nian.-|
1 >it -miiliii. x i i el X. Signore sta alquanto meglio. 14 El Xro Sig. sia
w** sincero. 1 ; Kl papa e stato su le logie ad veder le sue camere .
1 Trovai il relativo dispaccio dellArlotti in data di Roma 26 settembre
nell' A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a . Il medesimo reca al di fuori la
"a: ubilo, ubilo, cito, c ito ; cfr. anche App. n. 7 (dispaccio del 26 settembre).
-1 "luta lei C rkoorovu h V II3. 2* e del Creiohton III, 130, che deriva dallIsFE81 -*** dunque errata.
* (,fr. il dispaccio fiorentino presso D ksjarmss I, 484. n. 2 (leditore lo tra"r,, erroneamente nell'anno 1401) e I isfbbruba 260-261; le indicazioni qui
ebbene con l'aggiunta di un u t fe rtu r, circa il ricco contenuto del tesoro,
" f o n a (F inanze 22 1 non mette In dubbio, non sono attendibili e contradicono
otte le altre notizie accertate che altrimenti possediamo; v. sotto e Minrrz,
'** uri* ;>j)
*
Relazione dell Allotti da iBoina 2S settembre 1400. A r c h i v i o .li
**1' i n M o d e n a .
' * lettera dellAriotti in data di orna 2 dicembre 1400. A r c h i v i o li
' o i n M o d e n a .
'
;
J_____ -

->44

Libro I. Innocenzo V ili. 1484-1492. Capitolo 3.

nuovo a tta c c o di fe b b r e .1 Di questo con tin u ato sta to cagionevole


di sa lu te |deesi te n e r con to n el g iu d icare del contegno languido
d Innocenzo V i l i . A ci si d eve a g g iu n g e re lopprim ente pecunia
di d enaro che m ettev a il p ap a nei pi gran d i im barazzi.
S tan do cos le cose non era d a p en sare ad unazione del papa
contro N ap oli. Q uesto sa p ev a m olto bene Ferrante!, che persevero
irrem o v ib ile n el su o con tegn o provocatore. Il giorn o di S. Pietro
e S. P a o lo si rip et la scen a del 1485. P re sen ta ta la chinea senza
il trib u to, verm e resp in ta , con tro di che lam basciatore napoletani
lev p r o te s ta .3 Secondo r ife r is c e S igism on d o d e Conti il papa
credeva pur sem p re anche a d esso di o tten ere soccorsi da F irenze e
da M ilano. T ale sp eran za cos difficilm ente concepibile dopo le cose
occorse in addietro sp a r del tu tto so lta n to dopo a v er visto il con
teg n o di q uesti sta ti di fr o n te a lle con tese fr a A scoli e Fermo. Fin
d allanno 1487 il ca rd in ale G iuliano della R overe erasi adoperato
onde a g g iu sta r e qu esta sp iacevole faccen d a, m a senza alcun suc
cesso. L e cose p eggio ra v a n o a v ista docchio. N e lle sta te del 1491
g li A scolani a ssaliron o la c itt di Offida; il viceleg a to della M aro
fu str e tto dassed io, un leg a to pon tifcio ucciso. P e r punire quest;
m a lfa tto ri e por term in e a quello sta to di anarchia, Innocenzo VII!
n ella g o sto sped con m ilizie il ca rd in ale B alu e e N iccol Orsini
da P itig lia n o . Q uesti presero M onteprandone ed anche gli Asco
lani sareb b ero sta ti ridotti a fren o, ove non fo sse loro venut
in contro V ir g in io O rsini a lla te s ta di un nerbo di m iliti napole
ta n i. Innocenzo V i l i si riv o lse ora p er aiuto a V enezia, M ilano e
F iren ze, m a sen za alcun fr u tto . T u tte q u este potenze erano invece
d elib era te di ren dere p ossib ilm en te vana una pacificazione e ras
sod am en to della so v ra n it p o n tifc ia .4 U n a luce assa i s in is tr a
v ien e a cadere su L orenzo de M edici dal fa tto che, m algrad o 1
sua paren tela col papa, m algrad o i benefci che gli affluivano da
Rom a, pure eg li s im m ischi in q u esti in trig h i, com e era stato
p rin cip alm en te lu i che in P e r u g ia a v ev a sp a lleg g ia to il trionfo de:
B a g lio n i.5
L esperien ze fa tte n ella q uestione di A scoli, poi le istanze dcard in ali e dei R om ani m ossero ora il papa a ten ta re unintesa di
1 * E1 papa sta cum la quartana a modo usato liora mancho male **''
pi . G. I*. Catanei da Roma 3 dicembre 1490. A r c h i v i o G o n z a g a >
Jt u n t o v a.
- Cfr. sotto, cap. 6.
s C a p p e l l i 81. La lettera d i Bartolomeo d i Bracciano a V ir g in i o O r
lic i l11 aprilo 1491, presso B o v a r d , L e ttre * de Home 313. d relazione dello s ta
allora, delle trattative fra il papa e Ferrante.
*
S ig is m o n d o d e C o s t i l i , 32. Cfr. B u r c h a r d i . D iarium I. 41.'. (CEL aM 1
312. B i La s V, 250 s. Con quale sfrontatezza Ferrante rinnegasse la sua parte'-
zinne agii affari di A scoli si pu vedere dal T r in c h e r l 1. 1 s.
5 R e u m o n t , Lorenzo II-, 280 ss.

Accordo tra Innocenzo V ili e re Ferrante.

retta con F e r r a n te .1 Q uesti per tim o re della F ran cia, con la quale
Innocenzo V i l i m an ten eva str e tte relazioni, fece delle condizioni
!>i favorevoli di quanto si sareb be dovuto a sp ettare. G ioviano
lontano si rec nel novem bre in se g r e ta m is s io n e 2 a Roma, dove,
opo superate v a rie difficolt, si r a g g iu n se un accordo. Il 27 g en naio 1492 un un co n cistoro se g r e to fu p u b b licata la convenzione
on N a p o li. Le con dizioni p rin cip a li era n o : revocazione di tu tte
!* disposizioni lim ita n ti la lib ert ecclesia stica e, con segu en te
mente, iin p articolare libera p rov v isio n e dei vescovadi da parte del
;i]>a; concessione della in v e stitu r a d ietro il pagam en to d un cen so
eudale di 50.000 d u cati al d u ca di C alabria, com e su o padre
aveva ottenu ta da P io II; rem issio n e al papa della giu rid ica
visione sui baroni p r ig io n ie r i; 300 cavalieri e due trirem i a
fesa delle c o ste m essi a d isp osizion e dal r e ; a m n istia da p arte
'Iti papa per V ir g in io O rsini e i C o lo n n a .4
Il vecchio re di N ap oli d iven n e ora di fr o n te al pap a com e del
tutto cam biato. N on rifin iva dal d are a ttesta zio n i di g ra z ie e di
am icizia5 e cerc p ersin o di strin g ere legam i di parentela con Inno
cenzo V i l i . Suo zio Don L u igi d A ragon a avrebbe im palm ato B attina, una fig lia di T eodorin a e d i G herardo U sodim are. E ra il
more della F ra n cia , che sp in g ev a F erra n te a strin g er si pi in
timamente con R om a. C apiva m olto bene laccorto principe, quanto
'li doveva riu scire pericoloso il regn o fr a n c e se che cresceva sem pre
P' >n potenza. A ci s a g g iu n se il pericolo turco, che indusse a
nviare un am b asciatore n apoletan o al pontefice. Il 27 di m aggio
O rdinando, p rin cip e di C apua, figlio di A lfo n so di C alabria e n i!**te del re, venne a R om a dove fu ricevuto con pom pa r e g a le .6 U n

n a r r a z i o n e d i S i g i s m o n d o de" C o n t i I I , 3 1 - 3 3 , s e c o n d o In q u a l e f u

il

, l e " e P t , 'nz<* i t a l i a n e i i d l ' a l T a r e d i A s c o l i c h e c o n d u s s e I n n o c e n z o V i l i


13 'isione. c o n f e r m a t a p i e n a m e n t e d a l l e r e l a z i o n i d e l l ' a m b a s c i a t o r e e s t e n s e

> la

o "

^ ^ a n V , 2 3 1 , n . 1. S e c o n d o q u e s to v a r e ttific a to K e v m o n t,
'

"

edi Bartolom eo di

L orenzo

II ,

B r a c c ia n o a V ir g in io O r sin i. 5 n o v e m b r e 149 1, p r e s s o

3 1 8 s.

^ s "m>narHm ra p itu lo ru m p r e s s o C aL v e t t e . L a po litit/u r espugnale 2 4 6 .


* 2 : B u r c iia r d i D ia riu m ( T i i u a s n e ) I , 4-42, ( C e i -a n i ) J , 3 3 5 ; T a l l a l-rr . ' ,n,nn'> <> n I w)li 1 8 7 4 2 3 4 s . T i h 'a h n e . D jem -H ultan 2 8 0 s. N u n z i a n t e , Lct-

Im .

' h i
4 s. e * le t t e r a d i
I,. C a t a n e i d a Ito m a 1 5 fe b b r a io 1492. A r : ' 1 o G o n z a g a i n M a n t o v a . L a d a t a p r e s s o K a y n a ij > 14 0 2 . n . 1 0 n o n
^ a t t a .
jjjg s , g , s * i o n d o d e ' C o n t i I , 3 3 . C f r . G o t t l o b ,
it

Cam . ap.

2 3 3 e T h u a s n e lo c . c it.

c o n c o r d a to c o n c lu s o c o n F e r r a n t e il 7 f e b b r a io 1 4 0 2 p r e s s o M o s c a t i,
R o m a 1010 . 4 2 2 s .
l e t t e r a d i F e r r a n t e a l p a p a , d e l l l l

lla c -

<1* concordati.
Bna

m arzo

1482, p resso

T a lla b ig o ,

'" '" h o 2 3 s .
/ i l , , , , / aI K lrR C I,ARDi, D ia riu m I , 4 7 7 s ., ( C e i a . m ) I , 3 0 0 s ., A n t . d e V a s c h o ,
0
s - ic o lla d a t a e r r a t a d e l 2 0 in v e c e d i 2 7 m a g g io ) e a ll a * c r o n a c a

246

Libro I. Innocenzo V ili. 1484-1402. Capitolo 3.

c r o n ista dice di non volern e d escriv ere lo sfo g g io di magnificenza


poich lo si riterreb b e per in v e n ta to .1 T ale asserzion e vien confer
m ata d alle relazioni contem poranee di am b asciatori; specialmente
poi un b a n ch etto d a to d a A scan io S fo rza e durato sei ore avrebbe
su p era to la sp etta zio n e di tu tti. M ediante spettacoli si provvide
poi a n ch e ad a ltr i so lla z z i.2 A nuovo sp iegam en to di fa sto diede
occa sio n e la celebrazione delle nozze di L uigi d A ragon a con Battis tin a U so d im a re fa tta s i in V a tica n o -3 In siem e a ta li fe ste si fe
cero per anche delle p ratich e di g ra v e im p ortan za, poich lo scopo
vero del v ia g g io di F erd inando e ra quello di ottenere dal papa lin
v e stitu r a di N apoli onde a ssicu ra rsi cos la su ccession e al trono.
Contro questo disegno sv o lsero m olto so lerte a ttiv it gli ambasciato ri fra n cesi, che p recisa m en te allora si trovavan o in Rom a per un
a ltro im p o rta n te negozio. Carlo V i l i di F ra n cia cio onde ridurre
in suo p o ssesso q u ellim p ortan te p rovin cia aveva rap ito al re Mas
sim ilia n o A nna, lered itiera della B retagn a, sp osata a Massimiliano
solta n to per procura. A causa di quegli sp on sali per procura eravi
b iso g n o della d isp en sa p on tifcia; poi ci volevan o anche altre
d isp en se poich Carlo era fidanzato con M argherita di Borgogna e
im p a ren ta to con A nna. Q ueste d isp en se fu ro n o concesse, ma tenute
nel pi g ran d e seg reto e da Innocenzo V i l i n egate cogli amba
scia to ri. *
Il
re di F ra n cia dopo q u esto buon successo sperava di potere
im p ed ire anche lin v e stitu r a di F erdinando. Sotto un pretesto nella
p rim avera del 1492 P erron de B asch i, scu d iere di Carlo V ili, si
rec a R om a per im p ed ire lin v estitu ra dellA ragon ese e a rich ie
d erla p er la F r a n c ia .8 Ma quanto condiscendente erasi m ostrato il
papa nella q u estion e delle dispense, a ltretta n to poco propenso si
ad dim ostr nel so d d isfa r e q uesto nuovo desiderio. La m issione di
P erron de B asch i fa ll. Il giorn o 4 giu g n o fu letta in un co n c isto ro

del P a r e n t i ( B i b l i o t e c a N a z i o n a l e d i F i r e n z e ) c f r . anche la * rei*'


zione di G. A. Boccaccio da Roma 27 maggio 1402. A r c h i v i o d i S t a t o i B
Modena.
i I nfessitka 273-274.
*
E 1 r e v m o inons. Ascanio fa uno apparato quodammodo incredibile l " ' r
honornre el dicto princiiie a casa soa ad uno pi-auso che sera tuto il giorno : f*
cuprire tute quelle strade e t cosi il cortllo con quello suo orto guasto dove se
far el pranso con uno apparato regale et dove se recitarano molte come<lie
representacione ; non se attende ad altro se non de fare una cosa iugulari' ah ,i!
nostri . * Seconda lettera di G. A. Boccaccio del 27 maggio. Cfr. inoltre la ** n''
lazione del 5 giugno 14i*2. A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a .
3 B u b o h a r d i , Diariw ii I , 487, 488. ( C e l a s i ) I . 368 s .
*
Vedi l'LMANN, A laxim ilian /, I, 124 s.. 139 s. ; cfr. inoltre GBArEftT >n
H i ut. Ja rh b , VII, 451.
5 B r s K j t . B cziehungcli 304. 531 s.

Relazioni del papa colla Francia.

segreto una bolla rela tiv a alla su ccessio n e al trono di N apoli, seondo la quale a F erra n te succederebbe suo figlio A lfon so ed ove
juesti p rem orisse al padre, il prin cip e di C a p u a .1 L am basciatore
francese voleva in terp orre p rotesta, ma per ordine del papa non gli
fu perm esso di en tra re in c o n c isto r o .2

l . r K c i i A B D i ,

D h iru m

I . 4 8 8 . ( C h l a n i ) I , :?(>!>. S i g i s m o n d o h e ' C o n t i I I , 54.

Cronaca ( B i b l i o t e c a N a z i o n a l e (li FM. r e nz e ) . B a y r a m


1492, ii. 14-13. B orgia. Itimi. l a n p . nelle d u e Xioilie (Roma 178!*) 1 9 8 - 1 9 9 .
5 Trincher I, 115-110.
'P u m i,

4.
La questione orientale.
Il principe turco Djem in Roma. Caduta di Granata.
Morte del papa.
tu tte le c a ttiv e conseguenze delle contese
con N ap oli d u ran te quasi tu tto il pontificato dInnocenzo V ili
fu l im pedim ento v en u ton e a lla g u erra contro i T urchi.
N o tiz ie assa i sco n fo rta n ti g iu n g ev a n o di continuo dallOriente.
P rop rio al tem po d ellelezion e del papa il su ltan o B a ja zet aveva
in ond ato con le sue ord e se lv a g g e la M oldavia im padronendosi di
due piazze im p ortan ti, K ilia e A k je r m a n .1 S otto la fresca im pres
sion e di q u esta e di a ltre n o tiz ie in torno a g li arm am enti per imare
dei T u rch i, Innocenzo V i l i su b ito dopo il suo esaltam en to si ri
v o lse a g li S ta ti ita lia n i e a tu tte le p oten ze dE uropa, facen d o loro
p resen te la g r a v it del pericolo che m inacciava egualm ente la
C hiesa e la civ ilt o ccid en tale ed eccitan d oli a p restare il pi
pronto soccorso: tu tti m a n d a ssero in b revissim o tem po degli am
b ascia to ri a R om a m u n iti di sufficienti poteri p er prendere ulteriori
co n sig li intorno a queUim p o rta n tissim o affare, poich la cosa non
soffriv a in d u g io .2 L o ste sso g io rn o 21 novem bre 1484, dal q u a le
d a ta ta q uesta enciclica, p a r t anche una sp eciale r a c c o m a n d a
zione al re d U n g h eria , M attia C orvino, che allora trovavasri im
p ig lia to in una g u erra con F ed erico III, affinch riv o lg esse tu tte le
sue fo r z e con tro il nem ico d ella f e d e .8 V erso questo ste sso tempo

a pi d isa stro sa fr a

M a th ia s C oriinus 220.
1484, n. 61 dal * IAb. brev. 18. t. 63. Ivi soggiunto ancora:
* Sim ilia regi Ferdinando, duci Mediol., Florent., duci tSabaudiae, duci For
ra riae, march. Mantuae, march. Montisferrati. card, et duci ac ant. Januenimperatori, regi Franciae, duci Britaniae, duci Maximi]., regi Angliae, regi
Hispaniae, regi Scotiae, regi D atiae, regi Portugalliae, regi Poloniae, duci Sa*0"
iiiae. march. Brande!)., comiti Palat. Rheni. Joh. arcliiepise. Treviren., Herman1*
archiepisc. Colon., Bertoldo archiep. Mogunt., ad confederatos, duci Austria,
duci Ba variae. Senensibus Lucensibus . A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i
3 T h h t n k e , Moti. 11uuff. II, 501-502 e R a y s a l d 1484, n. 62-GB.

F & a k n i,

R a y n a ld

Innocenzo V ili e la questione, orientale.

il papa si rivolse a F erd in an d o re d A ragon a e C astiglia, al quale


apparteneva la S icilia , spronandolo a tu tela re q u ellisola m inacciata
dai T u r c h i.1 A n ch e d ella d ife sa di R odi si prese pensiero Inno
cenzo V i l i . N el feb b ra io del 1485 il p a p a fe c e all re di N apoli delle
proposte con crete p er la tu te la delle co ste ita lia n e m inacciate dai
preparativi m a rittim i dei T urchi, dicendo e sse r e indispensab ile lal
lestimento d una flo tta d ife n siv a com p osta di 60 trirem i e 20 navi
da carico, d istrib u en d osi le sp ese in m odo ch e N ap oli e M ilano
pagherebbero ciascu n a 75000 ducati, F iren ze 30000, F errara e
Siena 8000, M antova 6000, M onferrato e Lucca ciascuno 2000,
Piombino 1000. F u un tr iste seg n o che per m otivi fu tili la ricca F i
renze sap esse su b ito so ttra rsi ad ogni p restazion e, m en tre per la
guerra con G enova v era d anaro sufficiente. T u tte le am m onizioni
<iel papa, il quale m o stra v a di quanto m a g g io r m om ento fo s s e la
ausa turca, dove n an d ava di m ezzo la salu te dIta lia e della re
ligione, non tro v a ro n o alcun a s c o lto .2
Mentre su i prim i d ellanno 1485 to rn a v a a scriv ere a F e rd i
nando di A ragona e C a stig lia ed anche a p rin cip i te d e s c h i:i a pro
posito della d ifesa d ella costa di Sicilia, Innocenzo V i l i d ava p er
sonalmente un buon esem pio prendendo en erg ica m en te a fortificare
sl>oi porti su llA d ria tico , speciallm ente quello dA ncona. Il legato
'iella M arca, card in ale O rsini, il gov ern a to re di F ano, da ultim o gli
Anconitani ste s s i ricev ettero ordini in qu esto sen so. A llorch nel aprile giu n sero n o tizie, stan do alle quali non v era da tem ere per
anno 1485 un a ssa lto da p arte dei T urchi, il le g a to della M arca
' bbe tu tta v ia a v v iso di non d esistere d alle sue m isu re di d if e s a .5
Il dissid io scop p iato n e lle sta te 1485 tr a R om a e N apoli ebbe per
<on.seguenza che la q uestione d ella g u erra turca p a ssa sse del
*'to in seconda lin ea. Il papa dovette lim ita rsi alla protezione
sue coste, a lla d ife sa con tro i co rsa ri ed al soccorso dei m olti
1 Kay.nald 1484, n. 67-68, cfr. 6 71.
- Uayxai.d 14S5, n. 4.
( ir. Priebatsch. P olit. Korretponde-nz III, 300
4
* Legato Marehie, dat. ut s. (22 gennaio 1485) : Varii rumores quottidie
ff*mntur de apparatibus Turci qui in Italiani venire meditatur et diverse etiam
ione* e ita u t nt id eredatur . S i prendano provvedimenti p < t l a difesa della
specialmente di Ancona. * IAb. brev. 18, t. 105; ibid. f. 114; Anconitanii,
'ta< f . (1 febbraio 1485); ibid. f. ll b ; G ubem atori Fani, ilat. u t s. (4 feb'" o 1485). A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o . <ifr. (otixob, Cam. />.
l. s. ii 28 di gennaio 1485 il vicecancelliere di Ilodi, Guglielmo Caoursin,
:"m" al papa <. al Collegio cardinalizio un discorso, che si ha stampato in tre
"Hzloni separate (H aix n.i 4306-43O8) e nellOpcrn di lui. t'im ae 14!M (IIain,
* 3691. < fr. F a lk in K a th o lik 1885, II. 225.

* Hai>t. Card, de C rtin i, legato Marehie, dat. Ronuie V I. Aprili* 1 , Ho.


brev. 18. f. KB. x Pl giugno dell'anno seguente si presentarono nellAdriatico
leUe navi turche, onde un * breve del 12 giugno 1486 ammoniva il governatore
"** Marca d'invigilare In-ne le coste. IAb. brev. 1. f. +16. A r c h i v i o s e ______ __
*'r * t o p o n t i f i c i o .
1
'

Libro I. Innocenzo V ili. 1484-1492. Capitolo 4.

p ro fu g h i v en u ti dai paesi cad u ti in m ano dei T urchi. 1 Inno


cenzo V III venn e in seg u ito a trov a rsi in tale an gu stia, che non
pot pi pen sare alla g ran d e questione. L a convenzione di pace,
co n ch iu sa con F erra n te n ella g o sto del 1486 era appena sottoscritto,
che il r e la ruppo di nuovo. N e llanno ap p resso Innocenzo V ili
d o vette ved ere il sig n o re d i O sim o, B occolino Guzzoni, allacciare
p ratich e col sultan o onde e ccita re ad invadere la M a rca !2 Nem
m eno in questo tem po ca lam itoso il pap a p erd ette di vista la
q u estio n e d ella crociata. N e l dicem bre d el 1486 vennero spediti il
m a estro R aim ondo P erau d i (P era u ld ) alla corte dellimperatore
F ed erico, che allora era di m alum ore col papa, e il Carmelitano
G raziano d a V illan ova a q u ella di M assim iliano. C ontro ogni aspet
ta zio n e e ssi trovarono i su d d etti p rin cip i d isp osti ad abbracciare
i d isegn i del p ap a rela tiv i ad una c r o c ia ta 3 e perci a i 20 daprile
del 1487 Innocenzo V i l i em an un a bolla, nella quale descriveva la
grand ezza per la G erm ania e lIta lia del pericolo turco, dichiarava
di non voler lasciare in ten ta to alcun m ezzo onde incoraggiare lic r istia n it alla resisten za , en co m ia v a in o ltre la prontezza dellim
p eratore e di a ltr i re e p rin cip i per la gu erra turca, e alle chiese,
ca p ito li e benefici, com e pure a tu tti g li ecclestia stiei sen za distin
zion e di grado e sta to in tu tte le p ro v in ce ap p arten en ti a llimpero
im p oneva la decim a dlie loro en tra te in un anno venendo nom n ati co llettori g en era li R aim ondo P eraudi e G raziano d a V i l l a n o v a
m u niti d i tu tte le n ec e ssa r ie fa co lt e d ir it t i.4

i Ofr. il * breve legato inarchi? A nconitanae, dat. u t . (18 ottobre 1485'


Placet notti* udinoriiiin quod provideri feceris locis m a ritim i provinole oh 1<"
corum incursionem . U h . brev. IO. f. 21. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i '
Ofr. la deliberazione del senato di Loreto onde salvaguardare dai Turchi qa*'!
santuario iu A rd i. xtor. doli'A rte I. 419 s. Sui p ir a ti cfr. Gugi-IELMOTO 4SI s>
sui pensionati dInnocenzo V ili, Gottlob. Coni. tip. 63, 203. Il 21 maggio 1+''-'
Innocenzo V il i dissuadeva il gran duca di .Moscovia dalle sue scorrerie dova
statrici contro la Livonia ; vedi R aynald 148T>. n. 16. Il 18 novembre 1487 arriva
rono in Roma inviati dIvan granduca di Russia. Come racconta B urcardo. ese
crano venuti per esprimere al papa la sottomissione sotto 11 suo scettro spiri
tu a le , ma avevano scelto termini che si potevano sempre interpretare come
semplice dimostrazione d'onore, e cerimonie, alle quali si adattassero per cor
tesia e non potevano imporre alcuna costrizione al loro signore . A ro. Ahm>t in Stimm i-li aus Maria-Laacli XLY (1893), 140 s.
3 Cfr. sopra p. 229.
*
R ic h a rd .

S c H ire iD F R ,

O rigine

P erau di

3 0 e i G o t t t .o r .

P e ra u d i

430. P i e p e r

X im tiatu rcn

6 7 s.

* G ottlob. P eraudi 450, secondo fonti vaticane. Ofr. Chmel, Iieg. 8 0 0 1


Ilist. Ja h rb XXXVI (1915), 617-010. Spetta qui certo anche un* breve p o n t i f i c i 1
pur troppo mezzo lacero ad Ercole di Ferrara in data del 1487 s. die. nel qual*
gli si fanno premure per aiuti contro i Turchi. Originale n e l l ' A r c h i v i o d
S t a t o i n M o d e n a . Probabilmente si tratt della questione turca anche con
l'ambasciata del re Enrico VII d'Inghilterra, che stava in ottimi rapporti con
Innocenzo V ili , venuta a Roma lS maggio del 1487 (v. Arcli d. Soc. Kom. 1"

Progetti del papa per la crociata.

Il P eraudi fe c e in G erm ania o ttim a im p ressione. E g li e r a ,


- crive il T ritem io, uom o d i costu m i e d i v ita illibata, d istin to
>otto ogni rigu ard o per la in te g r it del carattere. G rande era il
>uo am ore per la g iu stiz ia ; di una ferm ezza am m irabile nel dipregio degli onori e dlie m ondane ricchezze. Insom m a non eravi
alcuno al tem po n o stro ch e a lu i so m ig lia s s e . Q ueste parole r i
suonano quasi eccessiv e, m a i p rin cip i e i d o tti della G erm ania, che
in quel tem po fu ron o a con ta tto col P erau di, sono unanim i in questo
giudizio.1 Il leg a to era an im ato di uno zlo a ccesissim o per la sp e
dizione contro i T u rch i, m a ci non di m en o non pot otten er nulla,
l e condizioni p o litich e d ellim pero eran o troppo im b rogliate e
troppo grande le g o ism o d eg li S ta ti; n i laici n il clero avevan o
intelletto per quella cau sa im p o rta n te e com une. S otto questo
aspetto il P eraud i d o v ette f a r b en tosto le pi am are esperienze.
Il
26 g iu g n o 1487 l arcivescovo B ertoldo di M agonza e i prinipi elettori di S a sso n ia e B ran d en b u rg in dirizzarono una lettera al
papa, colla quale lo p regavan o a voler d esistere dalla decim a e s
ondo, dicevano, im p ossib ile p oterla raccogliere n el m edesim o

,s - h). Knrico VII onorato lai papa alla line del 1488 con berretto e stocco liene<*tti (vedi W ickium I.kgo, T he (lift o f tlie jut pai t'ui> and S u o n i lo H en ry V II,
l>'iidi>n litoo), permise l>ensl nel 14S* la pubblicazione di bolle pontificie per la
'rodata, ina i collettori pontilici non ottennero alcun risultato speciale. I.a
urte si contenne abbastanza freddamente (vedi B u se , HngUind I. 24.1. 388),
entri* anche nel 1400 Innocenzo V III fece esortare per mezzo dei suol inviati
:i!l guerra contro il T urco; vedi A udiffrhdi 21>4. lx* relazioni di Jo. del (ili
coHector in A nglia a Innocenzo V i l i da Londra negli anni 1485-1489 presso
lfi.issiER, Collrction Podocataro 588-5K. Per il Piemonte e Savoia fu incaricato
<*i riscuotere la decima per la crociata il protonotario apostolico Luca de VePrlbos p poich nell'esazione in (Savoia avvennero irregolarit, nel novembre vi
fu (Milito Giacomo Glicrardl >er mettervi ordine. Cfr. Cabvsi, Dispacci xt-in ss.
Anche li beato Angelo da ( hivassti fu attivo sotto Innocenzo V i l i come sotto
Sisto IV come nunzio per ci che riguardava 11 contributo contro i Turchi : cfr.
I'iwtkri.k. D ir franzitkaniKCken Stim m a/ confessarum (programma), Debelli
XXX. Furono stampate le bolle: B utta, (/u H agintcr Rugm undu* Peyran
.Vlinci* e t O rator orni patentate legati a latore deelaratur. Ramai- X V IJ
K at.Jan. 1488 ( Hai x n." 0210): R ulla a d M. Rapili. Peraudum , Roma e 1488, VI
Rai. Jan. (a Monaco: Inc. *. a. 133) ; R ulla indulgentiarum pr xubHdli cantra
Tum i* praestiti* eoncex*arum. R am ae l-i&, H I Id. N or. (s. I.. a. et ty p ., stampa
'1 l irico Zeli a Colonia: Rkichu.no II. 54); R u lla indulgentiarum p ia *ubidii
'antro Turca* pracntiti* indultaruni, Iiom ac 1488, X 1 I I h a i. Jan. (s. 1., a. et
*yp.: Stampa di Pietro Schoffer in Magonza; Haix n. 1)205: cfr. inoltre IIain
* !>2(r,i. liccio ratio xum m aria bulini indulgentiarum pr lui! ioni- conira Turcas
""eettarum . 1)88 I I I Id. Dee. (H aix n.i 9207-9206); 8 umiliat ili dccUiratio bulle
i'lHlgn,tirym narrati*,marnili >ia* *um m us P o n tifer ordina i ti debere publif'>r< <n Germania et Gallic parti bus. 1488 I I I Id . Dee. ( H a i x n. 9203).
1
Sohnkidek. P eraudi 1-2, dove si hanno le prove. In senso sfavorevole al
b ran di si espresse il Flores: egli lo chiama vano e ciarliero ( B r o u n , S ta te Paprrt I. 191); ma questo giudizio di un avversario non merita alcuna fede. Cfr.
22.

252

Libro I. Innocenzo V ili. 14S4-1492. Capitolo 4.

tem p o in cu i si raccoglievan o le im p oste per la sovvenzione per


sonale di sua M aest lim peratore. N oi vogliam o p assa re sotto si
lenzio, dicano g li scriv en ti, le gra v ezze ord in arie che impone la
C hiesa, le quali cagion an o non poca difficolt; m a guerre, atti di
violenza e con tin u e a n gh erie, so tto le quali da ta n to tem po soffrono
la C hiesa ed il clero, h anno condotto le cose ecclesia stich e a cos
tr iste condizione, che n essu n a ch iesa e n essu n a d ign it sembra
aver pi lan tico lustro e c da tem ere che p er il soverchio carico
vadan o in rovina, V o stra S a n tit v o g lia riflettere, dove lestrema
m iseria possa sp in g ere g li uom ini. In c a si d isp erati g li uomini si
persuadono che tu tto sia lecito senza d istin zio n e; il giu sto e lin
g iu sto, il bene ed il m ale v en gon o ad esser e la ste ssa cosa, poich
il b isogn o non conosce le g g e .1
Secondo fi T ritem io il clero te n n e allora da p er tu tto c o n fe
renze, p rese co n sig li e finalm en te deliber di ap p ellare dal papa
m ale in fo rm a to al papa m eglio in fo r m a n d o .2 In seg u ito a tale re
sisten za Innocenzo V i l i si v id e co stretto a sospendere la colletta
d ella decim a in G erm a n ia ,3 sen za tu tta v ia rin u n ciare al disegno
della g u erra contro d T urchi. Inn anzi tu tto dovevasi ottenere i l
concorso d ella F ra n cia . Il 16 n ovem b re 1487 gli am basciatori de
stin a ti alla corte fr a n c e se lasciaron o la c itt eterna. Questi erano
il v icen tin o L ionello C heregato, vescovo di Tra e lo s p a g n o l o
A n ton io F lo r e z .4 II 20 g en n aio 1488 il C heregato ten n e nei p a l a z z o
1 M l l e r , Veiclistags-Theatruni Friedr. III. 1 3 0 s. Gesch. d. N untien IIB erthold r. H enneberg 1 2 . G e b h a r d t 5 8 (2 e d . 6 8 ) . S u i l a g n i d i e
a l l o r a l e v l ' i m p e r a t o r e c o n t r o i l p a p a v e d i .T a x s s e x . ReicHscorresp. I I . 47" >
e Forsch, zu r deutschen Ocsch. X X , 1 5 7 . C f r . a n c h e i l a m e n t i d i F e d e r i c o d 1
I 4 8 6 p r e s s o S c h l z e r , B riefw echsel X . 2 6 9 s . L a q u e s t i o n e d e l l a d e c i m a c o s t it u
7 0 0 -7 1 1 . W e i s s ,

a n c h e u n o d e i p u n ti p r in c ip a li d e lle c o n s u lt e n e l c a p it o lo p r o v in c ia le co n v o ca to
a M a g o n z a d a B e r t o ld o v . H e n n e b e r g e l i t e n u t o il 1 5 -1 7 a g o s t o 1 4 8 7 . C fr . B a u -

II ist. Jahrb.

m k is t e r in

XXXVI

(1 0 1 5 ), 6 1 2 s s . I b id . 021

c e n z o V i l i a B e r t o ld o d e l 1 8 g iu g n o 1 4 8 8 . D e l r e s t o la
m a n ia

d oveva

andare

<15 s.V. B a i t e r m e i s t e r
m a g g io r a n z a

fa v o re

non

d el

papa, m a

(p . 6 1 6 ) r ile v a c h e n o n

d e g li o p p o s ito r i, in

d e ll'im p e r a t o r e d i a r r iv a r e a

una

c o n d o tta

di

d e U l n i p e r a t o r e

d i Inn o
in G e r

( ib id .

OC**.

p a r t i c o l a r e p e r i l c a p o d e l m o v i m e n t o , l' a r c i

a ll'o p p o s iz io n e s t a v a

la

le tte r a

d e v e s i t r a s c u r a r e c o m e p e r 1

v e s c o v o , l'o c c a s io n e p r o s s im a
p a p a . P e r

una

d e c im a r a c c o lta

sen za

d u p lic e t a s s a z io n e

B e r to ld o

v.

del

d u b b io
c le r o

H e n n eb er g c fr. a n ch e A .

n e l t e n ta tiv o
c o ll'a iu to

d el

L . V e it .

Zu'

Frage der G ravam m o a u f denn- F rovinzialkonzil zu M ainz im J a h re 1^87,


II is t. Jahrb. X X X I ( 1 0 1 0 ) . 5 2 0 s s . e V e i t i n E rliiu t. u. E rgnz, su Jansscns Gesch.
des deutschen Volkes X 3 , F r e i b u r g 1 9 2 0 , 2 s.

T r i t h e m i u s I I , 5 2 9 . W e i s s lo c . c i f .
G r o tefen d ,

Q uellen

G ottlob,

I , 46.

l craudi

4 5 1 , li f a

p a r tir e

A r l o t t i c h ' e r a I te n e i n f o r m a t o r i f e r i s c e i n

f in d a l 1 3 n o v e m b r e ; m e n t r e B o n fr -

u n * d is p a c c io d e l 17 n o v e m b r e 148*.

c h e g l i a m b a s c ia t o r i e r a n o p a r t it i p e r la F r a n c ia i l g io r n o in n a n z i. A r c h i v >0
d i S t a t o

in

M o d e n a .

Q u i c o m e i n u n a r e l a z i o n e p r e s s o C a p p e l l i 68 s i n ? -

g i t a f in o r a a l l a c r i t i c a , v i e n d e t t o c h e g l i a m b a s c i a t o r i a v r e b b e r o d o v u t o t r a t t a r e
a n c h e d e l l a b o l i z i o n e d e l l a

p r a m m a tic a

s a n z io n e , c o n tr o

la q u a l e n e l

I 4 8 6 era

Progetti del pupa per la crociata.

reale d i P a r ig i a lla p resen za di C arlo V i l i un en ergico discorso


intorno alla q u estion e tu rca, in cui accenn alle gloriose gesta
degli antenati del re e dei p ap i contro g lin fed eli, dipingendo con
com m oventi parole iil co n tra sto tr a ad esso e una volta. C hi
avrebbe riten uto p ossib ile ai tem pi dei tu o i an ten ati, che noi sa
remmo o g g i v en u ti ad im p lorare il tu o aiu to a fa v o re dellItalia e
'elio S tato della C hiesa contro i barbari nem ici del nom e cristian o,
m entre una volta p recisa m en te dai tuoi an ten a ti si com battuto
ontro la M ezzaluna e a fa v o r e della relig io n e di C risto? Per m o
trare quanto fo s s e gran de al m om ento il pericolo, il nunzio ac
cenn al d isegno di B occolin o Guzzomi dicend o ch e il fa tto dellest re riu scito vano quel te n ta tiv o aveva ancor pi stu zzicato il su l
tano ad a ssa lire in co n ta n en te lItalia. G li S ta ti d ella p en iso la d egli
Appennini e sse r e da s in cap aci a d ifen d ersi con buon risu ltato;
per questo il papa rich ied ere laiuto d elle a ltre p otenze cristian e,
cosa possibile purch tra e sse r eg n a sse la pace. P erci Inno
cenzo V i l i offrire il proprio a iu to onde poter sed a re le tr isti di'< ordie. M a poich ta li d iscord ie com e in g en ere le g u erre vengono
inflitte d a D io in p u n izion e delle colpe dei principi e dei popoli,
essere orm ai tem po, che il re si opp onga anche agli ab u si ecclesia-tici infiltratisi in F ran cia. Il m odo con cui il C heregato si esp resse
*u questo punto v ie n e a co n ferm a re quanto dicono altre fo n ti, che
d o egli aveva il m andato di com b attere c e r te m a ssim e o stili a
Roma, che avev a n o tro v a to la loro esp ressio n e nella cos detta
pram m atica san zio n e. D a u ltim o il n u n zio peror in m aniera p res
e n t e la co n seg n a del n oto ed (infelice prin cip e D jem , fra tello del
multano, condotto in F ra n cia dal gran m aestro di Rodi netlanno
1482.1

;,1p o r g o in U m n a m i o s c r i t t o

(A u

d if f u s o i

2 7 4 ) : e f r . in p r o p o s i t o S ig is m o n d o

de

II. 2 2 e T h u a s n e , jcm -Sutan. 1 8 4 . Il T h t j a s n e 1 7 4 p o n e e r r o n e a m e n t e


* Partenza degli inviati sui primi di dicembre. L'istruzione per i nunzi francesi
trovasi amilo nel Cod. IH.', della R ibliot. d. fra tern it di tf. Maria di A rezzo ;
' di Mazz.vtinti. In ven ta ri VI. 209. Ai due nunzi iu aggiunto come terzo anche
I Protonota rio Giovanni Oriol. che per nei negoziati scompare dietro gli altri
''le. Cfr. pure R ic h a r d . Or /ine* 128-131. Su una controversia delluniversit di
Parigi col collettore generale della provincia. Tristano de Salazar. a r c i v e s c o v o
Il ens. nei settembre e ottobre 1491, vedi P. F r e t , Im fa cu ite de thol. de
/ ari* rf
docteur* le* pi* clebre*. Mopen-gc IV, Paris 1897. 129-131. L uni
versit. che insisteva nel suo diritto a llesenzione, indirizz una supplica al papa
fece sapere che qualora non ottenesse la risposta desiderata appellerei il>e
'* papa male inform ato ad papam in eliti* inform andum e persino al concilio ecu
menico. Non noto come andassero a Unire le cose.
1
II discorso d e l Cheregato usci per le stampe a Uoma in quel medesimo
"ino | r j , i p i <(i Stefano Plank ( Proponilo facta per oratore* li. I>.
In no
pape V ir i corni chritian**ii diio Carolo V i l i . F ranconnn rege et eiu* con"Ho: A u d i o -r e d i 284: H u s n. 1341-: P boctor 245); fu pubblicato nuovamente
"eli a p p e n d i c e a S i g i s m o n d o de ' C o s t i I , 428 S3.

( *w t i

204

Libro I. Innocenzo V ili. 1484-1492. Capitolo 4.

I
n eg o zia ti dei due nunzi in F ra n cia fu ron o in segu ito resi non
poco difficili dal co rso che p resero le cose in F iandra. Quivi Massdm iliano fin dal 1 feb b ra io 1488 era d iv en ta to il p rigion iero dei
suoi su d d iti; in seg u ito a che il papa, secondando la preghiera
d eirim p era to re, sca g li con tro i sed iziosi lin terd etto p er mezzo
d ellarciv esco v o di C o lo n ia .1 A llorch ne g iu n se la n otizia alla corte
di F ra n cia , v i si dichiar che, siccom e la F ian d ra apparteneva alla
F ran cia, non si sarebbe dovuto in fliggere quella gra v e pena ec
c le sia stic a a llin sa p u ta di Carlo V i l i , che essa inoltre non era fon
data, poich M assim iliano a v ev a recato ai F iam m in gh i non pochi
e g ra v i torti. - li p a rtito antirom ano in F ran cia prese subito a
sfr u tta r e q u estaffare. L a v v o ca to reg io G iovanni M agistri, un ne
m ico di D io e d ella Sede A p ostolica, r ife r iv a il C heregato da Tours
il 16 m a g g io 1488, tu tto in giu b ilo per lin terd etto scagliato
contro i F ia m m in g h i, perch g li d ansa di calunniare la Santa
S e d e .3 Onde aiu tare il C heregato fu pi tard i m andato in Francia
anche R aim ondo P erau di, il quale, p er e sse re fra n c ese di nascita
e perch ten u to in a lta con sid erazion e da L u igi XI, sembrava
luom o acconcio a com porre la p ace tra Carlo V III e M a ss im ilia n o .
D alla F r a n c ia il P eraudi p ass to sto in G erm ania onde metter*in siem e del d enaro p er la crociata con la pubblicazione dellindul
gen za e v en ir preparan do la buona riu scita della dieta, che era
sta ta in d etta per F ra n co fo rte su l m eno. *
L assem b lea di F ra n co fo rte f u ap erta il 6 luglio 1489. Un breve
letto in essa , d ata to dall8 m a g g io 1489 e d iretto a llim peratore ed
a g li E letto ri, d escriv e con parole eloquenti il pericolo turco, sul
quaSe Innocenzo V i l i fin dal 26 m arzo 1488 aveva e n e r g ic a m e n te
rich iam ato latten zio n e d ellim p e r a to r e .5 In questo docum ento ri

1 < 'fr. T h u a s x e , D jcm -N ultan 4 0 5 s. t> 1 lettera di Federico III al Col


legio cardinalizio in V a i j e . n t i . n e u j . L eti. la t. di P rincipi a tu lriu ri, Venezia 1850
2 Relazione del Cheregato presso L ju b i 51. Sostiene questo pnnto di rista
anche la lettera di Carlo Vi l i a Innocenzo Vi l i del 22 ottobre 14K8 ( P u c i e k I.ettres de Charles V i l i , voi. II, 251-257). nella quale prega il papa a dichiarare
nullo linterdetto. Mediante bolla del 3 novembre 1488 (presso K e r w s de L ette n u o v e . M isi, de F iandre IV. 379) Innocenzo V i l i soddisfece alla domanda. Cfr
anche il m em oriale senza data dei nunzi pontifici in Francia ad informazione
del papa, pubblicato da P u s s i e b (C olitelion Podocataro 587 s.).
s Vedi L.1 UBI 59.
* S c t i n e i d e r , Peraudi 12-14. (Su R. Peraudi come commissario per lindul
genza cfr. ora le particolareggiate indagini di P a u lu s in Ilist. Jahrb. XXI
(1900), 045-682; inoltre P a u lu s in HUt.-polit. IH. C X L V n i (1911). 332 ss. ; Ai
P .e r t b a m , Geseh. de# Btitum* lIHilt nlii 'nn I . Hildesheim 1899, 470 s. ; W e i>
Jubeljahr 227 s. Sul Peraudi in generale cfr. anche I B e r t r a n d , Biographic du
card. Praud, La Roclielle 1887: F. G. H a a n . lini muntili-* Peyraudi, eia Gurkcr
Kirchenfiirxt, nel periodico Carinlhia XCI (1!H>1), 110-125, 154-100.
Da Rodi, qui si dice, sono giunte cattive notizie. Il pericolo turco tanto
pi grave eo m agis quod apud ApoUoniam quam Valonam appellant belli app"-

Progetti del papa per la crociata.

corda g li sfo rzi fa tti dai su oi p red ecessori, com inciando da Ca


listo III, p er u n ire co n tr o il n e m ic o ered ita rio tu rco i p rincipi e
popoli cristia n i, ai quali e g li ste sso s e g u fin dalla sua esaltazion e
ulla 3ede apostolica sin o a ch e g li riu sc di a v ere a Rom a il principe
turco D jem . T u tto q uesto dovr esse r e in u tile? Il papa perci
esorta i principi, p oich la co sa non am m ette pi in d u gi, a non la
nciare passare in u tiliz z a ta la ttu a le o ccasion e co s favorevole ed a
mandare invece il pi p r e sto p o ssib ile am basciatori a Roma, fo r
niti di sufficienti p o teri, onde con certare con lui un p iano com une
di guerra. A v a n ti tu tto poi si elim in i ogni d iscord ia f r a le potenze
fistiane, al quale scopo e g li o ffre il suo a iu to ed ove occorra lin vio
I legati. E gli s te ss o vu o le m ettere a d isp osizion e non solo tu tte le
nsorse della S a n ta Sede, m a an ch e prender p arte in person a alla
- pedi zinne, ove c i v e n g a delib erato. In q uesto m edesim o senso egli
ha gi scritto a g li a ltr i p rin cip i della c r istia n it e sp era che tanto
ssi come i T edeschi diano ascolto alle sue p atern e p regh iere e am
m onizioni.1 Con a b ilit stra o rd in a ria il P eraudi sep p e dare fo rz a
i queste parole ta n to che dieci g iorn i dopo egli aveva otten u to che
venisse g iu ra ta la p ace tra il re rom ano e lam basciatore di
1 arlo V i l i p resen te in F r a n c o fo r te .2
In segu ito >il P erau d i da una parte s i occup della pubblicazione
'lellindulgenza p er la crociata in G erm ania, d alla ltra in terven n e
elle pratich e con d otte dal n u n zio pontificio a lla corte ungherese,
1 vescovo A n g elo d i Orte, onde v en ire a una pace tr a M attia Cor

!tm etite nuitcialur. I/im peratore vien richiesto premurosa mente di soccoiso.
rero, n i hoctenuif ferirmi#, nunquain ab 0/ fit'io nostro oessafilmnx quibur retmx poterium * uxqur ad propini anoninix effusiononi d iffn ita ta u
1 iiut *. *cititi defendendo et protegondo. Foglio volante della B i b l i o t e c a di
> t a t o d i M o n a c o . (Sez. VI, n. 14).
1 Pna stam i del breve ( H a i n n.* 9209) si trova nella B i b l i o t e c a c i' 1<- a d i M o n a c o , Inc. e. a., 2 \ 2268b). G o t t l o b . P eraudi 452. T.o zelo del
i*l*a per la guerra turca viene attestato anche da un * breve a I>ucca del
aprile 1489. A r c h i v i o d i S t a t o i n L u c c a . Ann. C, n. 429. Per l'at'i'itA li innKenzo Vi l i quale Intermediario ]>er la pace politica efr. anche
11:KnE-HF3u;ENRiVnihr V i l i , 283 (Danimarca e (Svezia, 1488-89), 289 (per staillre la quiete interna in (Scozia, 1285-80).

I>tr Mo.vr III 2, 237. Ofr. Bubciiabdi, M a rin ili (Thuasnk) I, 302 (OO-ami
1 -*'{.; Kkhvy.n i>k Lettkxhove. L e ttre * ile P h ilip p e i>b Commini* II. O" s.
'"iXEiDnt, P eraudi 14 s. Ulmaitw, M axim ilian I. I, 70. Intorno ad una lettera
1 indulgenza del Peraudi nellanno 1489 v. Progr. d o t Q ym notium * ru Feld'rrK m o p. 18a.: per un'altra simile dellanno 1490: lBorapewn 184, p. 330.
d a tiv a m e n te alla promulgazione di indulgenze in Germania dal 1488 ir.
l*raou, <leeh. d. deuttcUen R efo n n a tio n . B erlin 1890. 100 s. Documenti e conti
*'r la promulgazione dell'indulgenza della crociata del 1488 nella diocesi di
1 'recht, presso P. Ff:oi:Bicq. Le compie* dea indugence* en 1488 et en
/
doiu le diocse d'U trecht, in M('moire* eourormts et autre* m m . pubi.
rA rad. roy. de B clgiquc LIX (1899), 1 ss. Ofr. PaOT-us in H h t. Jahrb.
XXI 11900), 846.

256

Libro I. Innocenzo V ili. 1484-1492. Capitolo 4.

v in o e lim p eratore. R isp etto a q uest'ltim o si otten n e alla fine


q uesto alm eno, ch e il 19 feb b ra io 1490 v en n e fissato quale ter
m ine estrem o d ella rm istizio l8 s e tte m b r e .1
P r im a ancora ch e tsi a p r isse la d ie ta di F ran coforte Inno
cenzo V I I I a veva o tten u to un su ccesso com pleto in un altro affare
che s ta v a in s tr e tta a ttin en za con la gu erra turca assicurandosi
un uom o, d a l quale a p arere di tu tti dipendeva la buona riuscita
della cro cia ta . Q uestuom o era il fr a te llo m inore del sultano, il
quale a ca u sa di co n tro v ersie p e r il tron o erasi r ifu g ia to p resso i
ca v a lieri di Rodi : il fa m o so p rin cip e D jem . - Q uesti era ap p ro d a to
a Rodi n el 1482. Il gran m aestro dei G iovanniti, P ietro d Aubusson.
v id e n el p rincip e un p rezioso stru m en to on d e ten ere sulla corda
il su lta n o B a ja zet. F r a di su lta n o e il gran m aestro si venne ad una
convenzione, in b a se a lla q u ale q u estultim o si ob b ligava di tenere
so tto cu stod ia il preten d en te d ietro assicu ra zio n e di rapporti pa
cifici e d el p a g a m en to d i un canon e annuo di 45000 d u c a ti.3 Djem
v isse dallo ra tin poi in una com m enda dei G iovanniti in Alvernia.
In seg u ito iCarlo V III di F ran cia, M attia C orvino di U n g h eria .
N apoli, V en ezia e In nocenzo V III si stu d iaron o di avere dn pro
prio (potere il Gran turco, com e ven iva ch iam ato D jem .
F in d a l 1485 il p a p a a v ev a fa tto grandi sfo r zi a ta l riguardo, '
ma tu tte le sue p ra tich e n on approdarono a n u lla: F errante di
N ap oli, il nem ico m ortale d Innocemzo V III, fu quegli ch e p i di
tu tti sep p e in tra lcia re g li sfo r z i del p o n tefice.6 S e da ultim o i nunzi
pontifici L ionello C heregato e A ntonio F lorez resid en ti in Francia
n e o tten n ero effettiv a m en te la con segn a, ci non riu sc loro che in
g ra zia delle gran d i con cession i f a t t e da p a rte di Rom a. Il gran
m aestro di R odi, P ie tr o dA ubusson , ebbe il cappello c a rd in a liz io .
lO rdine dei G iovan n iti con sid erevoli d iritti e fr a n c h ig ie ; il re di
F ra n cia fu g u a d a g n a to con la nom ina a card in ale deUarcivescov<
di B ord eau x (pi tard i di L io n e) A ndrea dE sp in ay, e probabi:m ente anche con la p rom essa d im pedire, m ediante il rifiuto della
d isp en sa, i m atrim onio di A n n a di B retagn a col ricco A lain dA'b r e t .6 L accordo di estra d izio n e str e tto da Innocenzo V i l i coi cav a
lieri di R odi e ap provato da C arlo V i l i sta b iliv a ch e il principi
anche in a v v en ire riterreb be p e r g aran zia person ale una gu a rd ia
i S c h n e i d e r loc. cit. 14-19. TJlmaxx. M axim ilian 1. I, 82. F r a k n i ,
Corvinus 266. Cfr. D ipl. N orvcg. Fjerde Hefte, Christiania 1907. 129 ss.
- S c h n e i d e r , Trkenzugseongress 4- e specialmente T i i u a s n e . Djoin^SuV111'
3 ss. Intorno a un precursore di Djem v. le nostre notizie tratte dagli archi''11
nel Toi. II, 262, n. 4.
3 T iiu a sn e , D jem -Sultan 84 ss. Cfr. F o rg eot, J . B a in e 143.
* R a y n a u d 1485, n. 12. Z i n k f j s e n II. 484. T i i u a s n e , D jem -Sultan 131 *'
F r a k n i . M ath. C orvinus 221.
B u s e b . B eziehungen 261-262. T i i u a s n e , D jem -S u lta n 173 s. IJU B i 5C h e r r i e r I, 1S7. Per le nomine dei cardinali v. sotto, cap. 5.

257

I l principe turco D jem .

i im posta di c a v a lieri di Rodi e ch e il papa riceverebbe bens i


,5000 ducati che pel di lui m an ten im en to tino allora il sultano
aveva pagato a llO rdine, m a in ricam bio egl: si obbligava a sbor
do 10000 ducati q ualora sen za la ssen tim en to de) re di F rancia
10 avesse miai a co n seg n a re (ad un a ltr o m o n a r c a .1
11
re di N ap oli m ont in ta n to fu ro re per il buon risu ltato o tte
nuto dal papa, ch e co n cep lo str a n o d iseg n o di ridurre in suo
l*tere lo D jem d u ra n te il su o tr a sfe r im en to dalla F rancia a
Roma.2 II v ia g g io di m are del p r in c ip e se g u non pertanto fe lic e
mente; il 6 m arzo del 1489 il G ranturco sbarc a C ivitavecchia,
dove il giorno 10 f u co n seg n a to d al suo cu stod e Guido di Blanchel'ort priore di A lv ern ia , al card inale B a lu e .:1 La sera del 13 marzo
11 figlio del con q u ista to re della R om a o rien ta le fe c e il suo ingresso
Ih, citt etern a p assan d o d a P o rta P ortese. T u tta R om a fu in
movimento. B ravi accorsa un a m o .titu d in e cos gra n d e di gen te
<ii ogni et e sesso, che solo a g ra n d issim o sten to si riu sciva a fa rsi
largo attraverso la fo lla . Il popolo non sap eva sa zia rsi di quel raro
spettacolo ed aveva lin tim o con vin cim en to di essere sfu g g ito ad un
Ki ande pericolo. In tu tta la cr istia n it e r a in fa tti diffusa la predi
cono, che il su ltan o verrebb e a Rom a e porrebbe sua stan za in
^ aticano. U n iv ersa lm en te si esp rim ev a ad a lta voce la gioia, che
P*r bont di D io una ta l p ro fezia si fo s s e verificata in un senso
tanto diverso. *
Per ordine dei papa il p r in c ip e Djam fu ricevuto con tu tti gli
''Ori di un sovrano. A lla p o rta gli fecero il salu to i fa m ig lia ri dei
cardinali (fr a cui per non si tro v a v a alcun prelato), gli in viati
-.steri, il senatore e F ra n cesch etto Cibo. M a il principe turco rim ase
qua; com pletam ente im p a ssib ile di fr o n te a tu tte queste m ani
festazioni di on ore; e g li sta v a p ressoch im m obile com e una sta tu a
suF.a bianca ch in ea del papa, e solo un lie v e inchino del capo dava
a vedtre, c h egli ca p iv a i sa lu ti. N m aggior conto ten n e dei doni
del papa, c o n sisten ti in 700 d u cati e in ab iti di broccato. M uto e
^lanconico m osse a ca v a llo v erso il V atican o in m ezzo a I* rancehetto Cibo e al p rio re di A lv ern ia . Il lungo corteo, al quale con
dimostrazioni di riveren za esu b era n ti alla m oda genuina orientale
1
Z in k fjb k n I I , 485. A ltro re la z io n i p a rla n o ili so li 40.000 lucati a ll'a n n o ;
I H b d e r h e im e r , Correpondetx: 513. n. 1. I-i le tte r a di G iovanni iS ie n d a l
" 'lel Prion- B la u c h e fo rt a In n o cen zo v i l i e x Castronoro 20 ag o sto ,1488, p re sso
-ihmfjj, <//. l'odora turo 593 s rig u a rd a l'im m in e n te tr a s p o rto di D je m
*1 papa.
M on. J fu n g . IV, <>.

* B uacH A W n,

* "te ttrr 1 4 5 .

F rakn i

n ia r iu m I,

loc.

(C

cit.

b l a k i)

I.

252 .

ih

asne.

nien u B u lta n 220.

*
S io irm o xd o
dk' C o s t i I, 325. B r s E R , teziehungcn 2Cli. pone e rro n e a !r'*nte l'ingresso di D jem il g io rn o 30 m a rz o ; S i o i s m o k d o loc. c it. e r r a e g u a lponendolo ai 15 m arz o .
'

Storia dei P a p i, m .

17

258

Libro I. Iniiocenzo VII. 1484-1492. Capitolo 4.

si un la m b a scia to re del su lta n o babilonese, si m osse lentamente


per lisola di S. B artolom eo, P ia zza G iudea e Campo di Fiore alla
volta del palazzo pontificio, dove al p rin cip e vennero assegnati gli
a p p artam en ti d estin a ti ad o sp iti p r in c ip e sc h i.1
Il
g iorn o dopo si te n n e un concistoro pubblico, alla fine del
quale il papa r icev ette il G ranturco. Q uesti en tr n ella sala ac
com p a g n a to da F ra n cesch etto Cibo e dal priore di A lvernia. Non
fu o sserv a to il solito cerim oniale, affinch, ove s i fo sse risaputo
non v en isse a scem are p resso i T urchi il p r e stig io del principe.
Con un leg g ero in ch in o d el capo, ponendosi la destra al mento,
!o D jem si avanz v erso il papa e ne baci la sp alla destra. Per
mezzo di un in terp rete fe c e sa p ere ad Innocenzo V i l i , che egli
rigu ard ava com e una g ra z ia di D io il poterlo ^ aiutare; in un
abboccam ento p riv a to g li com unicherebbe altre cose, che torne
rebbero di v a n ta g g io alla c r istia n it . Il papa assicu r lo Djem
della su a benevolenza, ch e ste sse tranquillo, poich tu tto era stato
g i d isp o sto co n ven ien tem en te. D opo avernelo ringraziato, il
G ranturco diede per ordine il sa lu to ai sin goli ca r d in a li.2
U na prova d e lla grande im p ression e, che lo D jem suscit in
Rom a, sono Je nu m erose d escrizioni che i contem poranei ci hanno
la scia to del suo a sp etto esterio re. U na d elle pi con osciu te >in pro
p osito quella ch e ne fa il celeb re p itto re M antegna in una lettera
del 15 giu gn o 1489 al m arch ese F rancesco G onzaga d i Mantova.
Il fr a te llo del Turco, cos e g li scrive, abita qui in palazzo s o t t o
buona custod ia. N o stro S ig n o re gli p erm ette svagh i di ogn/i ragione,
cacce, m usiche, co n v iti e so m ig lia n ti. D i tr a tto in tr a tto capita a
m an g ia re nel nuovo palazzo, d ovio sto dipingendo, e per un bar
baro si conduce m olto ben e. Il suo p ortam en to s u p e rb a m e n te
Cfr.BtjRoiURDi, D ia ri u in I , |33fis. (C e l a s i ) I . 254 s. e S ig ism o n d o w;
I. 335, che furono testimoni oculari. V. inoltre I n f e s s u k a 241 s. !n!
i recenti G r e u o r o v iu s V II3, 2 8 6 ss. e T u i ' a s n e , D jcm -Sultan 227 ss., 422 ss. 1fr
anche la relazione dell'ambasciatore ferrarese del 14 marzo. A r c h i v i o

S t a t o i n M o d e n a , e la relazione di Bartolomeo di Bracciano a Virci'"


Orsini del 14 marzo, presso B o v a u d . L ettres de Koin 273 s.
2
C f r . B u b c h a K d i , J)iarium I . 3 4 1 . ( C e l a n i ) I , 2 5 8 . c h e i n t u t t i i p u n t i
Co n t i

s e n z ia li c o n c o r d a

e o n S ig is m o n d o

dk C o n t i

I . 32<.

d e l 14 m a rzo 1487. c h e

d a e s s i a llo n ta n a s i, n o n

P e r d o n a t i tW e T

h uasne

D jem ^Sultan

i,a

m e r ita

r e l a z i o n e d e ll'A r i* '111
ce rto

f e d e . C f r . a m * 1'

2 3 3 s . iG . K C a t a n e i i n u n a l e t t e r a ,lJ

R o m a , 1 7 m a r z o 1 4 8 9 , r a c c o n t a : * E1 f r a t e l l o d e l T u r c h o h o z i <l e s s e r e in
d i e n t i a c n m e l p a p a . E 1 d c h e s e g e a p r e s e n t o e i n p u b l i c o [ c o n s i s t o r i o ] n o n <ii"'
a ltr o p e r in te r p r e te s e n o n c h e l i p ia c e r la

m o l t o v e d e r e S . B n e [ h t h a v e r co>

d e s i r a t o l o n g a m e n t e e s e l i p r e s t a v a o r e c h i e l i d a r i a a l e l i u n i b o n i a d v i s i .
c h i v io

G o n z a g a

in

M a n t o v a .

B a r to lo m e o d a

B r a c c ia n o

lo c . c i t .

Ut lo in terp rete del Turco dim e che- lui venera de n a u ti ad S u <*


non per dare obedientia, ma per a ni cititi, et barn la mano a l papa, ma no '
levo m ai la beretta a balta del capo; poi venne da eiascli[nn] cardinale et
ci cascliuno et baso. F acto questo, senne torno in dereto senza a ssideroc
loco n i n n o , accompagnato pura dal 8 . Francesco ( F r a n c e s c h e t t o C ib o ) .
r a c c o n ta :

<"

Il principe Djera a Roma.

259

ir. 'toso; p ersin o un p resen za del papa non si scopre il capo, com'anche davanti a lui non si usa levarsi il b erretto. M an gia cinque
v< Ite il d e dorm e a ltretta n to sp e sso ; prim a di prender cibo beve
a ua inzuccherata. Il su o p a sso quello di un lefa n te, il suo
n. vim ento grazioso pari a un barile ven eziano. I suoi se ne lo'i. .10 assai e d ecan tan o la sua m a estria nel cavalcare, del che per
fi qui non h o v isto nulla. G li occhi tie n e sp e sso sem ichiusi. di
indole crudele; q u a ttro uom ini, dicono, fu ro n o dia lui am m azzati.
I' iuesti d ha m a ltra tta to un in terp rete. Si vuole ch e Bacco gli
fa; eia v isite freq u en ti. In com p lesso la sua g e n te Ilo tem e. E gli
(i iregia tu tto, com e uno che non se ne intende. D orm e vestito ;
udienze sedendo, com e u P a rti, colle gam be in cr o cia ta Sul
caiK) porta una te la di tren ta m ila ( !) braccia ; i suoi1calzoni sono
co .! am pii, c h e i v i si potrebbe nascondere. H a una fa ccia che
nwtte paura, sp ecia lm en te se g li fa v is ita B a c c o .1
Alcuni di q u esti tr a tti son o ev id en tem en te esa g era ti, m entre
la maggior parte degli altri ricevono con ferm a da altre relazioni.
! opinioni circa le t d ello D jem varia n o a ssa i : m entre G uglielm o
taoursin non g li d che 28 anni, S igism on d o de Conti p arla di 35.
Questo ultim o fa n otare la sp etto selv a g g io , l'incostanza e la fe f'- ia del ca ra ttere di lui. N el resto i due su d detti scritto ri vanno
d accordo nel d esc r iv e r e q u estospite, p resentandocelo com e un
ino di alta sta tu ra , ben tarch iato, di colorito oscuro, naso aqui
lino, occhi azzurrognoli e s b ie c h i.2 Gli in v ia ti d i F errara e di M an? a, che conoscevan o bene le splen did e m ed aglie del conquistatore
f! Costantinopoli lavo ra te da a r tisti ita lia n i, fa n n o n otare specialniente la ra sso m ig lia n za tra padre e figlio. *
Si parlava da p rin cip io che D jem , nel quale il papa possedeva
un Prezioso pegno con tro il su ltan o B ajazet, sarebbe stato internato a Spoleto od O rvieto, * m a da ultim o si giu dic cosa pi sicu ra

1
lfcnTAKi V ili, 22. (f r . R f. v m o n t 111 1. 183 e O rn i. I. 55-50. Intorno a
' ' '>< ili I>jein w<li H a m m k b - P u b o s t a l i ., (Icnch. dcr oxnum. D ichtkunxt I, 445 s . ,
" h m i o ritratto S t e i .n m a x n . P inturiccliio <> s.
_ _
1
G. ('AorttHix presso T i i t a s s e , B u r c s h a r d i , J ia ritu n I. 537 ; cfr. ildd. 5_<
a *!*riiione ili M. B ossi; 8. V. anche P k c u o e t me i<Vncheb, Causerie il un
rrleux i v daris is c s ), 4 i3 . ; Le B o u o y in R evue conti'mp. 1882; T j u a s n e .
''m su lta n 2318. e K cv. ttx quext. Iiixt. 1892. luglio, 289.
'fr. la lettera di Arlotti del 14 marzo 148!) (A r c h i v i o d i S t a t o i n
e relazione di G. L . Catane! da Homa 17 marzo 14): lai!
'W petto che ho .significato e t de anni cir. ha trentaclnque e assai si asimi 1* faza del patre seoumlo le medaglie [fac-simlU presso Hhitziikb; 18 e
akx6i, j /. C orritiu8 i>7] si ritr o v a n o A r c h i v i o G o n z a g a
n * 11

l o v a.

*
* Relazione delVArlottt del 14 marzo 148!) ( A r c h i v i o d i S t a t o i n
M, " l e n a ) e lettera di fl. K Catane! del 17 marzo 14i>: E sso ruroho
1:1 facto pregare pi. re lo toglia de mane a quelU ibi Rhodi e lo tenga a Roma.

260

L ib ro I. In no c e nzo V i l i . 1484-1492. Capitolo 4.

ten erlo in V aticano. Quivi il princip e ab itava in appartam enti sfar


zosam ente a rred ati, che offriv a n o la pi deliziosa v ista di vigneti
e g ia rd in i. P er il suo m an ten im en to fu provveduto con tale lar
ghezza, ch e vi s im p ieg a v a n o 15,000 d u ca ti a llanno. Il che, dice
S ig ism o n d o d e C onti, to rn a v a bens di peso al papa gravato di
ta n te a ltre sp ese, ma e g li vi si acconci pel v a n taggio dlia
c r is tia n it .1
Gi n ella u tu nn o del 1489 il papa era occupato con grandi zelo
nei p rep a ra tiv i p e r una c r o c ia ta .2 II su ltan o capiva m olto bene la
m in accia co n tin u a che s ta v a nel p o ssesso dello D jem da p a r te del
papa, m a le su e preoccupazioni fu ron o vie pi accresciu te a causa
dei n eg o zia ti a lla ccia ti dalla d ip lom azia pontifcia col sultano '.lE
g i t t o 3 e del d iseg n o che Innocenzo V i l i aveva fa tto di racco
g liere intorno a s gli am b asciatori di tu tte le p oten ze cristian e
onda co n su ltarsi circa la q u estion e o r ie n ta le .4 In tal fra n g e n te
il su lta n o si a p p ig li ad uno d i quei' m ezzi, che in quei te m p i ve
n ivan o purtroppo u sati sp e sso an che dalle potenze occidentali.
P er op era d i un degen erato gentiluom o della M arca d Ancona,
certo iC ristofano di C astran o sop ran n om in ato M agrino, dovevasi
a vvelen are ;la fo n ta n a p resso B elved ere, la cu i acqua serviva per
la ta v o la del p rin cip e D jem e d Innocenzo V i l i . A questo sicario
e r a sta to prom esso N eg ro p o n te e unalta carica n eilesercito turco.
Secondo ogni apparenza anche in Rom a eran vi alcuni consa,pevoli
di q u esta tram a. 11 M agrino si scop r da s a V en ezia; fu c a ttu
rato, condotto a Rom a e quivi g iu stiz ia to nel m aggio del 1490.1

I n s o m m a iS. S t a p e r s e v e r a in v o l e r l o

[m a n d a r e a O r v e to e

n e l t e m p o c lie l *,:1

in i s e l i d a o g n i p i a c e r e l a s a r l o v e d e r e e l p a l a z o v e c h i o e n o v o e s i m i l e <'o s *'
A r c h i v i o

G o n z a g a

1 S ig is m o n d o

F o b g e o t,

be

in

J. Baine

h uasnr,

Djem ~SuItan

3 4 5 , i l . 1 ; IA m a t
*

di

D jom -Sullan

K a v x a i .d 1 4 8 9 , n . 4 . V . a n c h e

254

S. F

S ig is m o n d o

< 'fr . T h i t a s n e ,

2 3 .S .

240.

147.

3 C fr . A i x e g r e t t i 8 2 5 .
T

M a n t o v a .
I. 3 2 8 .

C o n ti

il ip p o

i k '

M f i . i .k r .

(lesch. d. K a lifen V
Biografia dei viaggiatori ita l.
W

Co n t i

e il ,

I. 3 2 8 . S u l p r in c ip io

Itela:.

(S tu ttg a r t

23*
lStE.1',

174.

d e l l a n n o

1 4 9 0 c o m p a r v i*

R om a

p e r m a n d a t o d e l r e d i P o l o n i a i l n o t o C a l l i m a c o : q u e s t i s c o n s i g l i d a l

l i d e a

i l i u n a c o n f e d e r a z i o n e li t u t t n

la c r i s t i a n i t

i n v e c e a i v a n t a g g i c h e d e r i v e r e b b e r o la u n a

le g a

co n tr o

i T ur*hi e

a c c e 111''

d e l p a p a c o l r e d i P o i ' 3-

il q u a le e r a p r o n to a s c e n d e r e in c a m p o c o n tr o g l'in fe d e li e

p i

d i o g n i >*tr"

Polii, O eschichlschreibunff
I l d i s c o r s o d i C a l l i m a c o ( F i l i p p o B u o n a c c o r s i ) n e l ('od. at. M onac. j s c r l t t ^
d i m a n o d i H a r t m a n n S e l i e d e l ( c f r . Z e i s s b e r g i n A rc h iv . / . o ste rr. Oeeh. '
[ 1 8 7 7 ] , 7 0 ) , s t a m p a t o a t l H a g e n a u 1 5 1 9 e d a l t r e t r e v o l t e . C f r . a n c h e i l o I""
p r in c ip e

era

a c c o n c io

a l l i m p r e s a .

Z e iss b e r g .

X I , 5 2 1 ; Cab V 2 . 5 9 8 s s ., <U 4, l>4(! s .


I nfessura

2 5 4 -2 5 6 .

S ig is m o n d o -d e C o n t i

II,

c ir c a la q u a l it d e l v e le n o in c r e d ib ile ) e T iiu a s n e ,

39

C o m e i l p a i i a f in d a l d i c e m b r e d e l 1 4 8 9 s i s t u d i a s s e i n
le m a n i a d d o s s o a q u e l d e lin q u e n te , r ile v a s i d a lle *

e pi se. T a rv isin um. Cod. 00

d e lla B i b l i o t e c a

(d o v e

q u a n to

D je m -S u lta n

2 0 1 s .,

d ie0*

'r

t u t t i i m o d i d i jn*'*1' '

Conim iss. S. D . X . p a p e 0'

c i v i c a

di

V e r o n a ,

f. r '

Congresso per la crociata convocato a Roma nel 1489,

Alla lettera d in v ito del pontefice dell8 m aggio 1489 vennero


r poste favorevoli quasi da ogn i p a r te .1 In seguito a ci nel di.'iibre si em anarono dei brevi, secondo i quali lassem blea degli
; ' fasciatori doveva te n e r si in R om a il 25 m arzo 1 4 9 0 .2 P er quecongresso s i m oveva sp ecia lm en te lasim io Raim ondo P e
li. In una nobile lettera egli d ip in g ev a al re di P olon ia com e
I ;ipa Innocenzo dal prim o g io rn o del suo pontificato insino allora
u n aveva p en sato ad altro, che al m odo onjde v en ire in a'iuto alla
ubblica cristia n a esp o sta a ta n ti pericoli, m aggiorm ente poi
f,ra che g li si o ffriv a la m ig lio re occasion e con lavere in su o potere
ratealo del su ltan o, il prin cip e D jem . Q uesti aveva prom esso,
se con l aiu to dei c r istia n i co n seg u isse il califfato, ritirerebbe
irchi dal suolo europ eo e cederebbe p ersin o C ostantinopoli. Il
; a aveva p ertan to sp ed ito i suo1! legati a tu tte le corti dEuropa
; <ie com porre le liti pendenti e riu n ire i popoli per una spedizione
i- comune. E gli stesso , il P erau d i, e sse r si recato in F ran cia e
"di in G erm ania ed e ssern e se g u ita la pace tra il re Carlo e
'im iliano. A nche 'la B reta g n a , la F ian d ra e il B rabante erano
ormai in pace ed ora e g li sta v a lavorando per la pace tra lim per 'ore e lU n gh eria. S u pp licava p ertan to Sua M aest e lo scoait irava per la m iserico rd ia di C risto, affinch da buon re, cattoe religioso, d esse ascolto a lla p regh iera del p a p a .3
11 ribaldo vien qui chiam ato Macrino iOastracan e si osserva: * Non vidi mal
1111 pii! appassionato del X . Sor jh t questo et deliliera sapere d ie sono quel li
uri- elle ano intelligentia cum SI aerino ; de lui non fa tanto computo quanto
li complici et fautori . Ibid. sotto il 10 settembre 1490 su un posteriore pre " tentativo davvelenam ento: * ll<-ri fu preso un greco oh snspitionem quod
'"rat a<l oeeiilendum f rat rem Teneri. PosUu s cut in castro. Quanto si tenies<ln da principio le mene di Hajazet riguardo al principe IJem. si vede
1,s*o seguente tolto dalla * relazione di <.
Catane! del 17 marzo 14.,
r'"Telata alla p. 220, n. 2 : * T'n Turcho che desmonto a Napoli capito in
" "'a ferra nel arivare del Turcho e per suspetto sta carcerato . A r c h i v i o
" " n t a g a i n M a n t o v a .
1 Scusai,eh,

T&rkenzugscongrcss 4.

5
* Breve ad Ercole di Ferrara in data di Roma 0 dicembre 14M>. I-ortsinale n e ll'A r c h i v i o d i t a t o i n M o d e n a . Cfr. il breve del 6 dicemr 14xi* jn T iifjnkr. M oa. Poi. II, 251. Il breve a llimperatore del 4 dicem' 14Mt usci allora subito per le stampe. T'n esemplare conservasi nella 1 1 **' o t e c a d i C o r t e d i M o n a c o . (/. Cu,i. F . 156). Cfr. Jobca, Croisades,
3
C'iiTiflB, Pera ud 453. Fra i brevi pubblicati in Magaz. f. K irchenrecht
1 <I-*ipzlg 1778) fa a l nostro proi>osito il n. 3 ; liorta la data del
agrn
UH; 11 Peraudi viene incaricato di domandare ai principi, quando povenln. 1 congresso a Roma. S u llattivit del lera ud per la mediazione
pare ra Carlo (V ili e Massimiliano cfr. anche le lettere di iOarlo X III ni
{I1 c al Collegio cardinalizio, presso P u c ie e , L cttrcs de Charles V i l i , voi.
11
108 ss., 112 s. Addi 18 aprile 14*.o Adriano C astellesl scrive da n'mck ad Innocenzo V i l i (presso P lissie b , Coll. Podocataro <B2) : E st h 'c
op*Kl cjus M ajestatem [M assimiliano] D . RayrnuniM Peraudi qui nuper tenti

262

Libro I. Innocenzo V ili. 1484-1492. Capitolo. 4.

D ietro ista n za d i F ed erico II e di M assim ilian o lapertura del


con g resso fu d ifferita d i qualche m ese. Il 25 m arzo il vescovo
di C esena, P ietro M enzi da V icenza, ten n e bens un entusiastico
d iscorso d a p e r tu r a ,1 m a le vere discu ssion i non com inciarono che
dopo la P en teco ste. Ad e sse per non prese parte V enezia, per non
g u a sta re le su e buone relazioni con la P o r t a ! 2
SuHandam ento del c o n g resso abbiam o la relazione di Sigi
sm ondo de Conti, che si com pleta con una q uantit di documenti.
Il 3 g iu g n o tu tti i ca rd in ali e g li am b asciatori si trovarono riuniti
nel palazzo pontificio. In q u estassem blea Innocenzo V i l i riand
in un lu n go discorso g li sfo rzi da lui fa tti fino allora per appron
tare una sp edizion e contro i T urchi. Dopo m olti sten ti e grandi
sacrifici in danaro egli era ven uto in p ossesso dello Djem; ci
eragli parso oltrem odo im p ortante, poich il p rincipe turco costi
tu iv a un tim ore con tin u o pel fra tello B ajazet, avendo i popoli e i
gia n n izzeri deliberato di su scita re una rivoluzione in suo favore.
N on b iso g n a v a fa r p assare q u esta occasione m andata dal cielo
senza trarn e profitto; era p erta n to n ecessario an zitu tto riflettere
dove e con quali m ilizie se p er terra o per m are o da tu tti e due i
lati con tem p oran eam en te fo ss e da in g a g g ia re la lo tta; la gran
dezza dellesercito , la llestim en to d ella flotta, se le m ilizie di mare
e lesercito di terra d o vessero avan zare separatam ente, oppure se
l'una e laltra fo r z a d istin te in parecchie d ivision i potessero ten
tare la ssa lto ; tu tto ci co stitu ireb b e lo g g etto della discussione. Se
debbasi e le g g e r e uno o pi com andanti suprem i : quali so m m e di
denaro si dovessero im p ieg a re e com e si p otessero p r o c a c c ia re , se
si v o lesse co stitu ire un fon d o di riserva per ogni even tu ale disgra
zia ; quanto presu m ib ilm en te durerebbe la gu erra ; quante vetto
v a g lie e quanto m ateriale da gu erra si dovesse provvedere; come
d istrib u ire le contribuzioni ; s u tu tte qu este qu estion i si doveva te*

ab im peratore, in hono fa vo re et om nium g ra tia ; facilitine


V.rt, quanti1'*
eitlen et iniclligo, m agnim i honorem et de l'.ro }>'.(< et iita tSancta Sedi *11,11
quottidie bcnenirrctur. Ile co hie m ulta bona au diri et praeserthn quod k*
ontne* principe* in devot ione ,s\jt* r.rr et henirolentUi tencat. N ellinteresse !
campagna turca Innocenzo V i l i nel 14!W> si adoper anche a mantenere la ll!'"
in Germania cercando (li fare il mediatore nella controversia ratisboUese <r
l'imperatore Federico III ed Alberto IV duca ili Baviera. Clfr. .1. cstriep1*' !S
in Verhandlugcn des li ist. I creimi wm Ober pfale il. R egcntburg XI.I V 1! ( l ' 1'1
155-161. Ibiil. 157 s. un breve a re M assimiliano del 7 luglio 14!K).
1 S e c o n d o u n a s t a m p a c o n t e m p o r a n e a ( v e d i A v d i f f b e d i 2 1 )4 ; H a i n n . l - ' s u
C oriN G E R I . 3 7 7 ; K e i c h s i .i x g I I I , 1 4 5 s . : P r o c t o r 2 5 2 1 r i p u b b l i c a t a
a i S i g i s m o n d o d e C o n t i I I . 4 1 3 - 4 2 3 . C f r . J o r c .a .

C roisades

ndl'append"

17 4 ss.

2 T h i a s n e , D jcm -Sultun 2(15.


3 Specialmente con la * relazione accompagnata da documenti dell am
sciatore Giovanni Nagell al duce Guglielmo I di Jlich n e l l A r e b i v i o
S t a t o i n D s s e l d o r f (Sezione Jlich-Berg, Polit. B egebenheiten I
utilizzata da S c h n e i d e r , Trkenzugseongret I s s . Cfr. J o b g a , Croitadcs, !?*>*

Congresso per la crociata convocato a Roma nel 1489.

263

ner consiglio. A n ch e i cardinali dovevano ponderare queste cose,


nde potere a tem p o opportuno prender parte alle deliberazioni.
Bisognerebbe fo r se anche pen sare se fo sse buona cosa, su llesem j o di papa S isto, sta b ilire per un certo tem po, in fo rza dellau to
rit apostolica, la pace o la rm istizio tra i principi c r istia n i.1
In segu ito non m ancarono le so lite questioni per la precedenza;
lo pratiche degli am b asciatori d iv is i in un p artito tedesco e in un
Uro latino, proced ettero a rilen to. Fu p rin cip alm en te m erito dei
Tedeschi, e a n zitu tto d e g li am b asciatori dellim peratore, se final
mente si g iu n se a fo rm u lare u n a risp o sta , che corrispondeva alle
lueationi m osse dal papa. N el relativo docu m ento con segn ato al
:ipa e ai cardinali g li am b asciatori in sostan za dicevano questo:
Innanzi tu tto noi rin g ra zia m o Iddio, ch e ha su g g erito al papa tali
ntim enti, poi il m edesim o Innocenzo V i l i per le su e sollecitudini
a riguardo dello D jem , nel quale si ha il pegno pi valid o per te
nere in tim ore i T u rch i e d ivid ern e lim pero. P erci esso deve es- re custodito bene al p ossib ile in Rom a, e in se g u ito d ietro il con- -irlio di uom ini com p eten ti ved ere se s ia il caso di valersi di lui
ne!la cam pagna. R iguard o al m odo di condurre la gu erra gli am ba
sciatori facevan o notare la n ecessit di com porre tr e eserciti : il
primo doveva m ettersi in piedi dal papa e dagli S ta ti italiani, il
ocondo dalla G erm ania, d a llU n g h eria , dalla P olonia e dai regni
nordici, il terzo dalla F ran cia, S p agn a e In gh ilterra. Oltre ai capi
particolari, d ovevasi anche nom inare un com andante suprem o co
mune. N el caso ch e lim peratore o il re rom ano prendessero parte
alla spedizione, i T ed esch i volevan o ch e s i o ffrisse a questi la carica
di com andanti su p rem i dellesercito , m en tre gli altri erano di pa
rere ch e i principi p roced essero a llelezion e di un com andante
supremo prim a di com in ciare la g u erra e dopo esse rsi consultati
col papa. Di pi m ettev a si in rilievo il non com une v a n ta g g io che
ne sarebbe v en u to a lla im presa della crociata qualora il papa stesso
v interven isse in persona. L e sp ese pel m antenim ento dellesercito
dovevano riscu otersi per m ezzo dei sin g o li principi tan to dal clero
che dai laici. La d u ra ta della gu erra p er ora ven iv a calcolata & tre

anni.
Si repu tava di p articolare im portanza che si raccogliessero al
P' presto p ossib ile e con tem p oran eam ente le m ilizie, e cio le te
desche a V ienn a, le a ltr e ad A ncona, B rin d isi o M essina. L esercito
"desco doveva sp in g ersi per l U ngheria e la V alacchia, la flotta
dar la ssalto al P elop on n eso e a llE ub ea; i F ran cesi e gli Spagnuoli
unitam ente ai ca v a lieri ita lia n i passerebbero per V alona e di l
piom berebbero ad d osso al nem ico. In p a ri tem po dovevasi fa r
guerra anche ai M ori. Sem brava per condizione prelim inare in

1 S c h se id eb , Turkcnzugnconyree 5-6.

Libro I. Innocenzo V ili. 1484-1492. Capitolo 4.

d ispensab ile, che il papa com p onesse le con tese coi principi cri
stia n i e cerca sse di o tten ere fr a e s si alm eno una pace temporanea.
N ella sua risp o sta Innocenzo V i l i rin grazi dei buoni senti
m enti che si a v ev a n o di f a r g u erra ai Turchi per mezzo dello
D jem . La qu estione, se il p rincipe turco dovesse partecipare alla
cam p a g n a leg a to o libero, esse r m eglio rim etterla a coloro che co
noscono il p aese e le p opolazioni n em ich e; non pertanto sulluso
che a v ev a a fa r si del p rin cip e esser n ecessa rio prendere quanto
prim a una decisione. R iguard o aHa llestim en to degli eserciti, al
lin izio sim u ltan eo d e lla gu erra, alle v ie per lattacco e alla compo
sizio n e d una p ace g en erale il papa si dichiar in sostan za dac
cordo con le p rop oste d egli am b asciatori. G eneralissim o sarebbe
l im peratore o il re rom ano, essendo entram bi protettori della
C hiesa. R iguardo alla colletta per le sp ese di gu erra, i principi ri
scuoterebbero il d enaro dai la ici, m en tre egli m ettereb be una ga
bella sui beni d ella C h iesa; tu tta v ia d i ci si potrebbe parlare anche
in seg u ito . Sem brargli sufficiente che lesercito con sta sse in tutto
di 15000 ca v a lieri e 80000 p ed on i; per in torn o alle fo r ze delleser
cito di terra e di m a re si potran no ancora com binare i particolari
coi p rin cip i c r istia n i. C irca la su a p artecipazione personale Inno
cenzo V i l i si esp r e sse un po vag a m en te, dicendo che se g u ire b b e
l esem p io dei su oi a n tecesso ri e che non si sarebbe lasciato man
care nulla. La g u erra poi durerebbe cinque e non tre anni e doveva
com inciare subito nel p rossim o anno, poich verso questo tempo
era da a sp etta rsi ch e anche il su ltan o d E g itto d esse un assalto ai
T urchi. In seg u ito il papa, certo alludendo al contegno ostile del
re d i N ap oli, fe c e rilev a re che anche i p rin cip i avrebbero il serio
dovere di cu rare la tra n q u illit dello S ta to della C hiesa. In termini
a ssa i en erg ici il papa in siste tte sulla n e ce ssit di un pronto soc
corso, p oich da un so llecito procedere d ip en d eva tu tta la vittoria.
S ulla fine e sp r e sse la su a m era v ig lia, com e m ai gli a m b a s c ia to ri
in tu tte le loro co n su lte si rim ettessero sem pre alla decisione finale
dei loro principi, m en tre egli a v ev a rich iesto degli oratori muniti
di p ien i p oteri. Che alm en o a d esso si procurassero al pi p re sto
questi m andati, affinch a ca u sa di nuovi indugi non si venisse a
p erdere la fa v o rev o le occasione offerta dallo D je m .2 Il 30 lu*
1 Ije proposte fatte lalln Curia circa il modo di condurre la guerra,
pensa lo 'S c h n e id e r ( Tilrkenzugttcongre*), monstrano una grande avvedutezza
esse risalgono in ogni caso la pil parte agli ambasciatori dell'imperatore te
desco. Si potrebbe per anche pensare al cardinale Giuliano della Uovo re. che
fu pif> tardi Giulio II. uomo in cose di guerra espertissimo . Notizie imprtanti circa le condizione deH'impero turco il papa le aveva ricevute da Calli"
maco (v. sopra p. 260. n. 4).
a S ig is m o n d o db ' C o n t i II. 1-4 e gli atti iv i riprodotti in appendice 424-436,
provenienti daH'archivio capitolino. Questi atti ricorrono spesso anche altroveHo preso nota dei seguenti manoscritti, che in parte offrono lezioni migliori-

Morte di Mattia Corvino o suo conseguenze.

2(i5

urlio il congresso p er la sp ed izion e con tro i T urchi venne chiuso dal


;>apa collin ten zione per d i riprend erlo appena fo ssero giunti i
pieni poteri; m a non se fe c e p i n u lla .1
Secondo lo p in io n e c erto alquanto o ttim ista di Sigism ondo de
COnti, una cam p agn a com une co n tro i T urchi sarebbesi allora con>lotta ad effetto m algrad o tu tte le difficolt, s e il 6 aprile 1490
il re ungherese M attia C orvino, nella fr e sc a e t di anni 47, non
r. i 'se dovuto soccom bere a un attacco a p o p le ttic o .2 Q uesta m orte
fu senza dubbio un duro colpo per la cau sa cristia n a e le su e con'ifuenze ta n to pi d isa stro se, in quanto che allora scoppiarono in
Ungheria le pi a sp r e co n tese per la su ccession e al trono. Il re
sim iliano approfitt della propizia occasion e p er strappare all'L'ngheria le su e te r r e ered itarie. Il 19 agosto, sa lu ta to dalle
i' 'Marnazioni fe s to s e d egli a b ita n ti, eg li fe c e il suo in gresso in
Vienna, donde il 4 d i ottobre m osse verso lU n g h eria per fa r rico
noscere colla fo rza d elle arm i il suo d iritto al tron o: s e non che la
uuria di denaro e un am m u tin am en to dei su oi lanzichenecchi
arrestarono la su a corsa v itto rio sa . S iccom e d allim pero non c era
> asp ettare c h e un a ssa i sca rso soccorso, il 7 novem bre 1491
'i venne a P ressb u rg o a una pace tr a M assim iliano e WLadislao
d Ungheria. A nche il papa era si occupato per un pacifico accom o
damento, ma il vero m otivo che f e risolvere la cosa fu certo il

1 <>>illce miscellaneo senza segnatura della B i b l i o t e c a A l t i e r i d i R o m a .


f'od. Oltob. 1838, t. 101-173. B i b l i o t e c a V a t i c a n a . 3) Coti. IV . 22,
32-217 della B i b l i o t e c a C a s a n a t e n s e d i li o m a. 4) Varia P oIpliror. vi i , f 3 3 0 ss. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o. 5) A r c h i v i o <1 i
s t t o a D u s s e l d o r f . Vedi Schneideh. Trkensuffnconffre*s 7-11, al fluale
'Ktavia completamente sfuggita la stampa nell'edizione di Sioismordo >*tv,!r" A r c h i v i o d i S t a t o i n V e n e z i a , C oi. misceli. ff12. La R e! nocini i v i l i , trovasi nel ('od. fi. Plut. X I V dellA r c h i v l o e a p i 1 '>1 i n o. come pure nel manoscr. della B i b l i o t e c a O a s a n a t e n s e eolia
'la: dir lum ie X X V I . JiUil-, la stessa data ha il manoscritto dellArchivio
*ti tMl^seldorf e quello dellarchivio in Venezia. Il Cori. Ottoh. ha invece dio
'"e 16 JulU. Siccome nel 141K) il giorno 2fi. e non il 10 luglio, cadde (li lu 'll l*re che quella sia la data giusta. Sta in contrario, che X. Fhanoo
7'" '* note dove da un estratto della risposta del papa, scrive: * D ie X I I .
I,,'i t W . Questa matina el Nostro Signor in consistorio ha p r o p o s t o questo
' '' he el sia pi diffuso, tamen sollicite collegi memoria . Cod. .90, f. - s s.
''Ila B i b l i o t e c a c i v i c a d i V e r o n a . Qui da osservare, che nel 14i0
giorno !2 luglio cadde di lunedi. Il 31 luglio 14iM> Innocenzo V i l i in ri*A una lettera a Federico III intorno al congresso per la spedizione con,r 1 Turchi. A r c h i v i o d i S t a t o i n V i e n n a . V. regesto presso U c n wsky ' H I , n. 141.
1 Schxeideu TSrkensugscoingress 11,

J igxsmokdo de ( "o s t i l i . 4 . Frakni, M. Corvina 2 7 0 . C f r . anche i l


1etto di Lascaris in JSerapeum 1 8 4 9 , 6 8 .

266

Libro I. Innocenzo V ili. 1484-1492. Capitolo 4.

d issid io che allo ra scoppi con nuova asprezza tr a Massimiliano


e Carlo V III di F r a n c ia .1
M entre nel S etten trio n e le con dizioni politiche s imbrogliavano
in una m aniera a ssa i sv a n ta g g io sa per la gu erra turca, il papa,
trib o la to di tem p o in tem po da g rave m a la ttia , '- era ridotto dal re
di N apoli nelle pi gran d i a n g u stie. V enezia, la prim a potenza ma
rittim a d Europa, tira v a a v a n ti im p assib ile nella sua vecchia po
litica m ercan tile di m an ten ere quello stato di cose, dal quale spe
rava tra rre il m a g g io r lucro per il com m ercio veneziano. Fu Ve
n ezia che in form per m in uto il su ltan o su quanto e r a passato nel
co n gresso per la guerra t u r c a .3 Come s i poteva quindi pensare ad
una g u erra com une con tro la M ezzaluna? Solo tenendo conto di
q u esto si pu sp iegare, com e Innocenzo V i l i accondiscendesse alle
p roposte che nel novem bre del 1490 a lui fece unam basceria turca.
Il
su lta n o B a ja zet v iv e v a in con tin u a paura, che altri si ser
v isse del p rin cip e D jem com e di efficacissim o strum ento per dar
la ssa lto al suo im pero. F a llito il te n ta tiv o di sp acciarsi del prin
cipe col veleno, eg li, so tto lim p ression e delle n o tizie circa il con
g r e sso contro i T urchi, sta b il di b attere altra via. S p ed a Roma
una am b a sceria , ch e vi g iu n se il 30 novem bre del 1490, la quale
in siem e con regali p ortava al papa una lettera del sultano. Questo
docum ento, red atto in lin g u a greca, era scritto su un rotolo di pa
piro liscio e non sig illa to . In q uesta lettera il su lta n o p regava 1
pontefice che suo fr a te llo D jem fo sse ten u to so tto custodia in Ro
m a alle m edesim e condizioni con ven u te a suo tem po col Gran mae
stro di R odi . 4

i I i .mann, M axim M an I. I, 97 ss., 110 ss.. 112 ss. H ubeb 111, 295 ss. K boH**

II. 484 ss.

C'fr. sopra p. 242 s.


S chneider. Turkonzuf/sconyresg II. n. 4 e 12. In quali amichevoli r '1
porti nel 14iS7 e (1488 Firenze stesse eoi saltano, lo provano i documenti pre"
M'ii.i.kr. Rctaz. 237, 288.
*
S igismondo be ' ,Conti II, 23 s., la cui relazione viene confermata I"
pieno dalle lettere degli ambasciatori. F ra tali lettere, oltre le relazioni ,l' 1
[A r c h i v i o d i S t a t o i n F i r e n z e riportate da T huasne , Djcinr8nl,,"
27ts., mi vnlsi delle seguenti: a) ** relazione di Bonfrancesco Arlotti da K ':
2 dicembre 14H) ( A r c h i v i o d i iS t a t o i n M o d e n a ) , b) ** relazione ambasciatori milanesi (./ne. eiiinr. D hcrton. et Strilli. Taberna) in data di Bob*-*
2 dicembre 1490 ( A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o ) ; quivi trovai aro
nella serie Turchia una versione latina contemporanea della lettera del sultan
il contenuto concorda con la versione datane da .Sigismondo e B.u.rzr. :
traduzione per se ne seosta in molti punti ; cosi pure hanno un tenore
verso le versioni presso S igismondo e Kaj. uzk . .Per confronto ne riportiamo
il principio : Sultan Paiazit Chan D ei gratia magnus imperator ac utriusqoe <1
omnium christianorum patri et domino dom. Rom. eccles. antistiti digntss*1
Post condecentem e t usta in allocutionem. Significamus Tue D ivinitati int'
lexisse nos a r. card, magno inagistro Rhodique domino germanum nostra
isthic degere ad presens, qui a nominati cardinalis proceribus istuc adduct

Lambasciata turca a Roma. Cacciata dei Mori dalla Spagna.

Il
papa a ccett i doni del su ltan o e perm ise pure che lam baiatore v isita sse il p rin cip e D jem e si con vin cesse del suo benetare. A parte delle p ratiche Innocenzo V i l i chiam pure gli am l'ciatori delle potenze c r istia n e presen ti in Roma poich egli
non volle tra tta re da solo un affare di ta n to rilievo e di comune in
teresse.
Lam basciatore turco a veva dapprim a prom esso, che il suo s i
m ore non m olestereb be con gu erre lin tera cristian it, qualora
').Hin fo sse ten u to in sicu ra cu stodia. P i tard i per restrin se coniderevolm ente q u esta dich iarazion e dicendo, che solo gli abitanti
Ielle co ste d e llA d ria tico andrebbero im m uni d alla guerra, eccetiata esp ressa m en te lU n g h eria . P er conseguenza non si pot v e
nire a un vero accordo. L a m b asciatore lasci a R om a il canone
nnuo per lo D jem che fino allora era sta to p agato a R odi; riceUe dal papa una lettera pel sultano, n ella quale ven iva d ich ia
rato che la risp o sta d efin itiva alle p roposte del sultano non si
>oteva dare che dopo aver se n tito il parere delle altre potenze critia n e .1 N on m ancarono dice Sigism on d o de Conti uom ini
di vaglia, ai quali p arve una stoltezza che il papa si m ostrasse cos
ondiscendente v erso i barbari T urchi e per sete di guadagno scen
desse a una sp ecie di con tra tto con e s si; tu ttavia, a g giu n ge egli
correggendo q u ellapprezzam ento, tu tto ci fu fa tto collintento di
"tornare dalla cr istia n it il flagello d una guerra e di conservare

'Un- q u o q u e s u b i l l o r u m

c u s t o d ia e s t . Q u e r e s u r lis q u ld e m

li ii' iil u m q u c l e t a t i s u i n u s i p s u m
' j i o s d o d e C o n t i < I t .v n : /.K
r s lo n e d e l l A r c h i v i o
A ltr e v e r s i o n i d e l l a

di

le tte r a

a pud

(M isceli.
S t a t o

in a u r a t a

v is a

est

da

H l-

v o s h o x p ita r i e tc . S c o s t a n d o s i

in

I , 5 1 7 ), c h e p a r la n o d e l 17 m a g g io ,
M i l a n o

del su l ta no ad

h a la d a t a

Inn ocenzo V i l i

10

r i c o r r o n o a n c h e n l-

n n w n ti in r a c c o lt e d i m a n o s c r it t i; c o s i p er e s . la le tte r a t r o v a s i n e l

1j

c a p i t o l a r e

cori.

B i b l i o t e c a

d i J l o n a o o e n el

b 1 i o-

di

ved i T h u a sn e,

Johoa,

e io i im*1

IH d e l l a

N a z i o n a l e

P a r i c i ;

ucca.

In o ltr e

(c o n la

( o d . 'ili

,u il a b i b l i o t e c a

1 p 'a

di

la

m a g g i o H iH ).

d a ta 2 0 m ag-

Ms. 123 8 d e l l a B i
n jem -S u lta n 2 7 7 . < f r .

f'roUailr* I 8O 3 . I l t e s t o g r e c o ( e f r . l a Z eltsch r. d i B b i w . e b V I I , l.r>2; N o J - iia o ,


F Orsini 3 4 0 e o r a s p e c i a l m e n t e A . M a n c i n i , Nulla corrispon den za fra Ifajazct II
' Innocenzo V i l i , i n S tu d i sto ric i X I V . P i s a 1 9 0 5 , (1 0 3 ^ 1 1 1 ) n e l Cod. V atic. gr.
1
f. 2 1 9 b e n e l Cod. 1F. 33 d e l l a V a 11 i c e 11 i a n a i n R o m a . h a l a d a t a 2 8
a g g i o 14!*0.

1^1

a t t e r a , c o m e p u r e d u e a l t r e , m e n o i m p o r t a n t i e f in o r a a f f l i t t o

ig n o t e d e l S u l t a n o s o n o

111)

M ia s u a s a l u t e . S u l l a

p u b b lic a te

da

M a n c in i

lo c . c l t . L a

terz a

le tte r a

s e c o n d a , d e l 1 7 a g o s t o 1 4 0 2 , v . s o t t o , 2 7 1 , n . 1.

P o s s o s u p p lir e la

lla n n a

,e r o

ora

d e l 2 8 o t t o b r e 14iH>. f a c o n g r a t u l a z i o n i a l p a p a p e r j l r i s t a b l l i m e n o

c o p ia

A on.

d a ta

co n tem p o ra n ea

J a n u a r.

m a n c a n te p resso

n e H A r c h l v i o

di

S i g i s m o n d o i>f.
S t a t o

in

Mi

o n ti
a n o -

,1 . 7. S u l l e c o m u n i c a z i o n i f a t t e d a l p a p a a g l i i n n a t i

h
n el

Cfin c l s t o r o d e l .1 g e n n a i o , c f r . l a r e l a z i o n e d i B o r t o l o m e o d i B r a c c i a n o a ' i r g i m o

0 r* in i.

In d e t t a d a t a , p r e s s o B o C a b d ,

L ettre fa H ome

3 0 0 s.

268

Libro I. Innocenzo V ili. 1484 1492. Capitolo 4.

le p reziose reliquie del S alvatore, che trovavan si in potere del


S u lta n o .1
P er q u an to a ltam en te si apprezzi anche il d esiderio del pon
tefice d i acq u istare quelle reliqu ie per R om a e di tu telare la cri
stia n it dagli a ssa lti dei T urchi, non pu tu tta v ia negarsi che
quella sp ecie di trib u to abbia in flu ito m olto nel determ inare il suo
a tteg g ia m en to . D el resto a buon d iritto sta to fa tto rilevare, che
q uesto g u a d a g n o era lunica cosa che si p otesse conseguire in
quelle d ate circostan ze e in consid erazione della m ancanza di zelo
per la crociata da parte di q uasi tu tti i principi c r is tia n i.2
M entre tenendo sem p re pronto il suo pi pericoloso nemico il
su ltan o B a ja zet v en iv a ten u to su lla corda e anzi costretto a una
sp ecie di tributo, in O ccidente per opera di F erdinando il cattolico
v en iv a fiaccata per sem p re la p o ten za dell'islam ism o. Il 2 gen
naio del 1492 cadde G ranata e s u llA lham bra fu inalberato il gon
fa lo n e col grand e C rocifisso d arg en to regalato da S isto IV, che
durante lintera cam pagna era sta to portato alla te sta delleser
cito. 3 Con ci ebbe fin e un dram m a o tto volte secolare della sto
ria sp a g n u o la ; l u n it n a zio n a le di quel p aese era com pita ed e.sso
posto in grado d in terv en ire con potere nei d estin i d Europa e
an zitu tto d ellItalia. F erd in an d o il cattolico, in q u esta ultim a e
d ecisiv a lotta co llisla m ism o a v ev a im parato a conoscere tutta la
fa ls it del suo cu gin o D on F erra n te di N ap oli, che segretam ente
a v ev a dato b raccio ai M ori contro di lui, e ora s a r e b b e bastato
solo un qualche avv en im en to perch, in luogo di proseguire la
g u erra con tro i M ori lu n go le co ste setten trio n a li deHA frica, egli
a v esse rigu ard ato l iso la .d i S icilia com e il punto di A rchim ede, dal
quale p o tesse scu otere dai cardin i lIta lia e poi ridurla brano per
brano so tto l dom inio del reg n o a r a g o n e s e .4
L a caduta di G ranata su sc it un giubilo infinito in tu tta la cri
s tia n it ; lim p o rta n te a v v en im en to f u riguardato com e un com
penso per la perdita di C ostan tin opoli. M olti gi sognavano la

1 S i g i s m o n d o d b C o n t i lo c . c i t . I n f e s s u r a 2 0 1 . S u i r e g a l i d e i s u l t a n o v.
r e la z io n e f lo r e n t in a p r e s s o T h u a s n e 2 7 8
s u r a ) e la

** r e l a z i o n e d i A r l o t t i c i t a t a

2 A r ta u d von M o n to s,

( c f r . ib i d . 2 8 0 p e r l a c r i t i c a a H In f* '''
a v > .'2 0 0 . n . 4 .

G eschichte d e r P p ste. fo rt genetzt von

Z a ille b

1'

( A u g s b u r g 1 S 5 4 ), 1 7 2 . C fr . G b n k I I , 2 9 3 .
s P r e s c o t t I , 4 0 2 - 4 0 3 . 4 8 . H e f e l e . X inirnen 2 3 s . S c h i r r a c h e k . Gesch. Sl"1'
nie ns V I , 7 1 2 . G . V o l p i , La rena di G ran ata
d e sc ritta dall'oratore di ('"'
stig lia e d i A ragon a pregno la S. S ede, L a c c a 1 8 8 9 . F l o r i a n , G onzalo de Crdol mi
la con qu ista de G ranada : h istoria de Um accionen heroicas etc., escrita r,)
fran cs u v ertid a al espa ol por I ) . J . J .o p e z d e I e n a l v e r , P a r i s 1 8 9 2 . I ) r r a s *
I.ER C H U N D i, La tom a de G ranada. G r a n a d a 1 8 9 2 . J o r c a , C roisaden 1 9 8 s s . S u ll
i m p o r t a n z a d e l l a c o n q u i s t a d i G r a n a t a c f r . a n c h e M . A . ,S . H u m e , The Spani1*1
l eople. T lieir O rigin. G roivth and ln flu cn ce , L o n d o n 1 9 0 1 , 2 8 3 s .

* H fleb , Rodrigo de Borja, 54-55.

Feste in Roma per la caduta di Granata.

2<S*

riconquista di G eru salem m e: alcuni u m a n isti cristian i, com e per


. in F irenze il nobile U golin o V erin o, celebrarono quel fa tto con
versi pieni di e n tu s ia s m o .1 In n essu n a ltr o luogo tu tta v ia la g ioia
fu cos grande quanto in R om a, ove con vivo in teresse da anni si
* neva dietro a lla lo tta con tro i iMori.'- La grande notizia giu n se
nella notte del 1 feb b ra io com u n icata al papa d a F erdinando
i sso. P er parecchi g io rn i l im p o rta n tissim o avven im en to fu
steggiato con f e s te civ ili ed ecclesiastich e. Innocenzo V i l i si
r t personalm ente in solenn e p rocession e dal V aticano alla chiesa
nazionale sp agn u ola di S. G iacom o in P iazza N avona, dove fu cele
brata una M essa di rin g ra zia m en to e in fine im p a rtita la benedi
nn e papale. Gli in v ia ti sp agn u oli fe c e r o rap presentare la con
quista di G ranata, il Cardinal R affaele R iario la pom pa trion fale
ielle loro m aest spagn u ole, m entre, certo per la prim a volta, il
(linai B orgia offr ai R om ani lo sp ettacolo di un com battim ento
di to r i.4

1 <fr. L a z z a r i 14:$ ss. Quivi I particolari intorno al carm e di V e r in o che


serv a si nel Cod. 383 Magliai). VI. V II Ha B i b l i o t e c a N a z i o n a l e d i
Firenze.
2 Quando 11 17 giugno del 1485 giunse in Roma la notizia di una vittoria
IVrdinando sui Mori, furono subito Indette grandi feste; v. * lettere di Arrivan< d i Koma in data 18 giugno e Iti luglio 1485 ( A r c h i v i o p o n z a i ; a ) ,
' 'n flio la * lettera del cardinale A . 'Sforza da Koma 2 2 luglio 148;i. A r e b i v i o
i S t a t o In M i l a n o . Sulla celebrazione della presa di Malaga a Koma, di
' "i giunse notizia il 10 ottobre 1487, cfr. A n t . d e V a s c iio , D iario 541 ; B u r c h a r w
hinrium ( T i i u a s n e ) I , tiT.' s (< Vj .a .m ) 1, 2 0 8 ; N o t a io h i a n t ip o r t o ( M it r a t o s i )
*1"5; ( G a s p . F o n t a n i , ed. T o n i <W). Cfr. anche lOratiti ricrei B o s c a a rliu m et
11 rat* thcologiac Doctori* R. D. Cardili. S. M arci Auditori* R onute habita A I.
k*l. V o tem i ri* m i aonun Curdi,,uliuin Nenatum Apo*tolicum. In celebritele
' i'ir< Mulueliitane per b ' i'enixxiino#: F erdinandum et ilvlixtitvti Hinpania" principe * caihoUco. A nno C in titi Ut87 ( P a n z e r I I , 408); I I a i n n.
N,,ll-anno 148* Ferdinando mand a Koma al papa per riconoscenza del soccorso
i n quella guerra cento Mor prigioni; vedi S ig i s m o n d o d e C o n t i I. $07
B raci. a r o , D ia ri,,m ( T i u a s n E ) I , CflM, ( O e l a n i ) , I , 2 2 2 s . ; A n t . . . e V a s c i i o
'* 1 : N o t a i o n i N a n t . 1100 (< J a k p . P o n t a M 6 8 ) . N e l gennaio 141*0 venne celebrato
' Koma il compimento della conquista del Regno di Malaga : v. N o t a i o h i N a n t .
HOft ( P o .n t a .n i 70).
1 * In questa nocte passata circa le sette bore giunse la nova vera et
'ria de la intrata del Re de Spagna in Granata cum grandissimo triumpho et
Teline segoudo ha scritto S. 'M** al pajia . D ispaccio di Boccaccio in data <1
11* ma i febbraio 1192. A r c h i v i o d i ( S t a t o i n M o d e n a. P resso C a i . m e t t e ,
politi,ne eapagnolc 237. n. 1 la comunicazione ai papa di Ferdinando in data
- gennaio 1482.
1 B i RCHAR1 II. D ia ri uni I, 444 s.. ( C e l a m i ) I. 306 ss. Cfr. S i g i s m o n d o 318 (cfr.
*nelle C j.am . B v r c h a r d i IAbcr otarum I, 338s n. 4. A n i i H W i n .10 18 ;
,,| vx In M o n i. d. L e ti. X X I X , 423 T r i n c h e r II, 4>">; i passi raccolti dal
ri" a s s e , D jcm -fiultan 204 s. e C b a s s a n t . Ite* e**ai dram atique im iti de ra n ti'luit i Parli 1852) 135, nonch le lettere di * Boccaccio in data di Koma 8 feb
braio 1402 ( A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a) e di G. L. Catane!da Roma
** e 1 7 febbraio 1402. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a u t o v a.

Libro . Innocenzo V ili. 1484-1492. Capitolo 4.

20

F ir m a ta ch ebbe il 22 g en n aio 1492 la pace col p a p a ,1 p ve


che il re F e r r a n te volesse n u ovam ente in teressa rsi anche della
q u estion e o rien ta le; a ci a ccen n an o alm eno lettere del re, con le
quali Innocenzo V III v en iv a in fo rm a to circa il con tegn o dei Tur
c h i.2 N e l m a g g io del 1492 fu m andato a R om a il Pontano per
tr a tta r e di p rovvedim en ti da p rend ersi in com une contro il po
ten te n em ico della c r is tia n it .3 A l sultano, che v iv ev a sempre in
con tin u o tim ore a riguard o dello D jem , non rim ase nascosto que
sto cam b iam ento e m and n uovi m essaggi a N a p o li4 e a Roma.
L in v ia to per Rom a port per m and ato del sultano un pregevole
sm erald o ed una preziosa reliquia, la lan cia con cui Longino apr
n ella crocifission e il costato del S alv a tore. P er ordine del pontefice
la sa cra reliquia fu ricevu ta in A ncona da N iccol Cibo, arcive
scovo di A rles e da Luca B orsiano, v escovo di F o lig n o e quindi
p ortata a N arn i entro un vaso di cristallo fr e g ia to doro. Di l i
card in ali G iuliano della R overe e G iorgio C osta accompagnarono
quella reliquia n ella citt etern a. Innocenzo V III bench allora
a ssa i sofferen te volle tu tta v ia prender parte alle fe ste di ricevi
m ento. A llorch il giorn o 31 di m aggio i d etti cardinali si avvici
n arono colla sacra L an cia alla citt , il papa m osse loro in con tro
fino alla P o rta del Popolo e p resa con tu tta riverenza la sacra reli
quia ten n e un breve d iscorso su lla p assion e del S ign ore, poi l'ac
com pagn in p rocession e solen n e per le vie festo sa m en te ornate
fino a S. P ietro. P er la sa cra L ancia non rim ase qui, poich il
p apa volle fo s s e cu stod ita nei su oi p riv a ti a p p a rta m en ti.5 In una
u dienza di congedo del 14 g iu g n o e g li dichiar a l l a m b a s c ia to r e
tu rco che fa c e sse sap ere al sultan o, che e g li, il papa, in caso di un
i Ratificata da Innocenzo Vi l i il 7 febbraio 1492; v. A r d i, ut or. itol.
.Serie XXVIII. 371.
a T r i n c h e r II, 1, 57-58, (0, 79 s . , 94, 101, 100 s . , 124. (Sull'invio di A lf o n s o
ad Otranto Ibid. 128 s.
3 N u n z i a n t e , L ettere di Pontano S.
* T r i n c h e r I I 1 , 9 8 , 9 !), 1 0 2 , 1 0 8 , 1 0 5 - 1 0 6 .
s B

urchardi

D iarum

3 6 2 -3 6 7 . S ig is m o n d o
di

de'

1108

a n t ip o r t o

Cronache A nconitane
z io n i d e l B o c c a c c io
d e n a )

cent V i l i ,

(G

asp.

in

h uasnh

) I , 4 7 3 -4 7 7 , 4 7 9 -4 8 6 ,

ontano,

(R o m a 2 7 m a g g io

ra

274. X

e d . T o s i 7 1 ). B

(A n c o n a 1870) 2 0 4 . B

d e l * B r o g n o lo

M a n t o v a ) .

(T

C o n t i l i . 2 8 -2 9 . I n f e s s i

ernaldez

1492;

(R o m a 3 1 m a g g io

( C e l a n i ) I , 3 6 6 - 3 ,!a

o tar

G ia c o m o 1 7 5 . X 0'1-

ernabei

p r e s s o Ci a Va W ni

I , 3 0 7 , c o m e p u r e le

A r c h i v i o

d i iS t a t o

1492; A r c h i v i o

r e la

in

G o n z a g a

i 11

L m eraude de B a io set I I et tu m datile du C hritt d'I""


Gaz. d. heaux-arts 3 s e r i e X I X , 4 8 7 s s . S u l l a s o r t e d e l l a r e li* luiJ
M ia .v ,

e s u r e l i q u i e c i m i l i c o n s e r v a t e a N o r im b e r g a e P a r i g i , c f r . W e t z e r u . W e l t k *

K irchenlexikon

V II * , 1 4 1 9 -1 4 2 2 e T

h uasne

D jent-Sultan

2 9 8 . Q u i v i a n c h e u t i

l i z z a t o u n b u o n n u m e r o d i n u o v e r e l a z i o n i i n t o r n o a l l ' a m b a s c e r i a t u r c a d e l 1 4 'ri l r e l i q u i a r i o d e l l n s a c r a L a n c i a t r o v a s i a n c o r a n e l t e s o r o d i S . P i e t r o . B a b b i* *
db M o n t a u l t ,

Oeuvre

I I . 1 1 7 . S u q u a n t o c o n t r i b u i s s e a p r o m u o v e r e 11 c u l t o il"

S a c r o C u o r e l'a c q u is t o d e lla

lung des gotti. H erzen *


1895, p. 8 4 s.

s a c r a l a n c i a , c fr . H a tti.k k ,

(2 e d . I n n s b r u c k

D ie bildtnche I)ar*l'
Kirchenxchi 11'

1S94) 7 e G r a u s in

La sacra Lancia a Roiiia.

21

. alto turco con tro qualche p aese cristian o, gli m overebbe subito
contro per m ezzo dello D jem . Con la m edesim a dichiarazione fu
;>oi mandato a C ostantin opoli anche un m essaggio a p p o sito .1
Il
ricevim ento d ella sacra L ancia, scriv e un contem poraneo, si
p n chiam are l u ltim o a tto d Innocenzo V i l i ; guerra e tim ore di
guerra lo ten n ero ta lm en te occupato in tu tto il suo pontificato, che
non pot v isita r e n Loreto n le sin g o le parti dello Stato della
Chiesa, com e era suo ard en te d esid erio e solo m olto di rado lasci
Koma per recarsi ad O stia o a lla V illa M a g lia n a .2 M a oltre al ti
more della g u erra fu sop ratu tto lo sta to cagion evole di sua salute
he imped al papa di v ia g g ia r e .
Come n ella u tu n n o del 1490 cos an ch e n ellanno segu en te In
nocenzo V i l i era sta to pi v o lte tra v a g lia to dalla feb b re e da un
dolore al basso venere ; tu tta v ia larte del celebre m edico G iacom o
: San G enesio lo a v ev a ancora una v o lta guarito. ' M a dal m arzo
I!)2 il pontefice, orm ai nel sessa n tesim o anno di et, era nuova
mente in ferm iccio . 4 P roprio circa qu esto tem po in seg u ito alla
morte di Lorenzo d e M edici (8 ap rile) la pace dellItalia sem br
minacciata u n a ltr a v o lta : il papa non in d u g i a prendere i neces'arii provvedim enti di d if e s a ,0 com e fe c e poco tem po appresso in
asione della riv o lta di C e se n a .1' M algrado tu tti questi p ensieri
'a salute del papa m iglior tan to, che pot prender parte al so
lenne ricevim ento d ella sacra L ancia e alle nozze di L uigi d A ra
1 T iiiahne. D jem -S u lta n 302. Bajazet rispose al papa colla lettera greca
'*'* 17 agosto 1492 (v. sopra), nella quale ili! tranquillanti assicurazioni relath a....ute ai suoi preparativi ili guerra e accerta il papa della sua costante amicizia .
" t o presso Mancini, n u lla corrispondenza fra B a ja zet 11 e Innocenzo 1 I I I
109-111.
2 S ig is m o n d o b e C o n t i

I I, 29.

3U. Ofr. I . e o s t h i l o 398 e il breve del 29 febbraio


t'-'l presso LicHKowtiKi V i l i , Reg. nr. 151. Su lla malattia nellautunno 149(1
"li O r a z i a n i 737 e L j o s t e i j -o 371, le relazioni di Bartolomeo di Bracciano a
'irginio Orsini del 5 ottobre e 15 novembre 1490, presso BoOabd. L e ttre t de Kit285, 286, poi le relazioni del 25 gennaio, li e IO febbraio 1401, ibid. 303 8.,
300.
* Bel azione di G. U Catane! da Roma 19 marzo 1492 : I>a tre giorni il papa
"ffre di m ale di fianch i; 12 aprile: Il papa sta meglio: tu tta via nini te reha
*'
liberarti ro ti pretto. A r c h i v i o G o n z a g a i il M a n t o va. <'fr. la
lettera del cardinale A. forza ilei 10 aprile 1402. A r c h l v 1 o il I S t a t o i n
' U l a n o . V. anche la relazione di Bart. da Bracciano del 21 marzo 141*2. presso
l^t'AKD 320.
* Itre al K e u m o n t , L orenzo II, 422s., cfr. anche la lettera del Catane!
'Hata nella nota precedente, la quale dice d ie in occasione della morte ili 1 .0 11
I m i ia lui scritto a Firenze et ha rasonato da fa r legato del patrim onio cl
rari. d(, le d ic i. ,, InedeginM) l,,,sciatore addi 15 aprile riferisce che il papa
h* scritto a tutte le potenze italiane nell'interesse ile Medici. A r c h i v i o f l o n* aK* 1 n M a n t o v a .
,
* *r. il breve ad Ercole in data di Roma 21 giugno 1492. Originale nel1 -Vr c h i v 1 o d i S t a t o i n ,Mo d e n a.
3 S ig is m o n d o d e ' C o n t i I I ,

272

Libro I. innocenzo V ili. 1484-1492. Capitolo 4.

gona con B a ttistin a U sod im are. N ella secon d a m et del mese di


g iu g n o Innocenzo V i l i tro v a v a si d iscretam en te in salute e dopo
la fe s ta dei S S . P ie tr o e P aolo d iv isa v a di recarsi n ei dintorni di
R om a a r ic r e a r s i.1 M a il 22 o 23 g iu g n o il m ale al basso ventre
riap p arve, una vecchia piaga alla gam b a torn ad ap rirsi e a tutto
q uesto s i a g g iu n se r o a ccessi di febbre. I m edici non si accorda
vano fr a loro e fin dallora tem ev asi la c a ta s tr o fe .2 M a il papa
av ev a ancora ta n ta v ita lit , che rese pel m om ento vane le tristi
p rev isio n i. Il 30 g iu g n o torn di bel n u ovo a sta r m eglio. Questo
sta to in co sta n te si m an ten ne anche nel luglio ; per a giudizio di
tu tti e g li si a v v ic in a v a len tam en te alla fin e .3
L in fe r m it del pontefice che non p resen ta v a pi alcuna spe
ranza, ebbe com e prim a co n seg u en za che lo sta to m alsicuro della
citt p eg g io ra sse con sid erevolm en te. P er qualche tem po ogni vin
colo d ellordine pubblico m inacci di scio g liersi ; non passava quasi
g iorn o che non a v v en isse qualche fa tto di sangue. I cardinali ordi
n arono che lo D jem fo sse cu stod ito con pi rigore. V enne redatto
un in v en ta rio del teso ro della C hiesa, m en tre il vicecamerlengo
B artolom eo M oreno giu d ic m ig lio r p a rtito r ifu g ia rsi nel palazzo
M attei e quindi a B elvedere. I d isordini crebbero talm ente, che
parecchi baroni per su g g erim en to del Cardinal G iuliano sospesero
ogni odio di parte e si u niron o coi con servatori a fine di mante
nere lordine n ella citt . D a ci se g u una m aggiore tr a n q u illit .*
La fine dInnocenzo V i l i fu degna. F in dal 15 luglio egli erasi
c o n fessa to e la m a ttin a ap p resso c o m u n ica to .5 II 17 lo si c r e d e t t e
in fin di v it a ,6 m a la sua ten ace costitu zion e r e sistette ancora per
ben otto g iorn i, sen za per c h e s i n u trisse alcuna speranza di ri
i * Lettere <li P. Brognolus da .Roma 17 giugno 1492: E l papa sta pure a>
ben e; 2S giugno: MI papa D io g ra fia nta p u r asai m eg lio ; f a tto e l d di 8- P<e,r"
8 . lin ro l an dare ad alcune te r re q u i con tigu e a K om a p e r p ig lia re un pocho M
piacere con speran za d i fo rtific a rsi m eglio. A r c h i v i o G o n z a g a i n Ma"'
t o v a.
a Oltre S i g i s m o n d o b e ' C o n t i II, 3 7 si confronti una lettera di F . B i *
gnoius alla marchesa Isabella (li Jlantova : Io scrivo al vostro ili10 sig. con
sorte de la i l \ . V. come |el papa sta molto male per una gran pastone che li
da sei d in qua in quella gamba dove ha havuto male gran tempo ; si temono
brutte cose. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .
3
* Lettere di F. Brognolus al marchese di .Mantova in data di Roma 30
guo 1492 : l i papa sta m eglio ; 12 luglio : El papa sta ora ben or male ; a i,l
dicio de ognuno el si va consumando a pocho a pocho . A r c h i v i o G o n z a ! 3
in M a n t o v a .
* Gfr. il dispaccio fiorentino presso T huasne I, 5t>9 ss. e I nfessttba -' *
a 270, dove per le date non sono esatte. L I n fk s s u r a dice che linventario f'1
fatto die unae 16, d icti mensili ; ma F. Brognolus annunziava gi questo fatt0
in una * lettera del 12 luglio 1402. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v *
* Dispaccio fiorentino del 15 luglio presso T h u a s n e I, 5tT.
* Dispaccio di Brognolus in data di Roma 17 luglio 1402 : nunc l a b o r a t
in e x trem is. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .

U ltim a m a la ttia e morte, di Innocenzo V ili.

27.1

i'ilimento. O gni a r te m ed ica s i ad dim ostr v a n a .1 Non v pi


ranza, a n n u n cia v a l'am b asciatore fiorentino il 19 lu glio; le
r e del papa son o talm en te con su n te, c h egli non pi che uno
irito; del resto s ta an cora in (pieni s e n tim e n ti.2 P rescindendo
ila sollecitudine per i suoi p arenti m a n ifesta ta anche sul letto
' m orte,3 la fine d In nocen zo V i l i f u edificante. S igism ondo de
< nti, daccordo con l a m b asciatore fiorentino, riferisce che il
;>a chiam i card in a li in torn o al suo letto di m orte, e, bench il
parlare gli co sta sse m olta fa tic a , tu tta v ia in un lungo d iscorso si
' - di non a v er a v u to la capacit di sosten ere il gra v e peso del
'Uo ufficio, di che dom andava venia. Q uindi il m orente li esort
a a concordia e a sc e g lie r e un m iglior successore. Poi alla pre/.a dei cardinali fe c e fa r e dai C am erlengh i un in ven tario del
>'' aro e degli o g g e tti di v alore e siste n ti e d ied e ordine che la sacra
ia fo sse p orta ta in S . P ietro . C ongedati i cardinali ricevette
f
le lagrim e il sa n to v ia tic o .4
Dopo u n a g o n ia di cin qu e g io r n i5 Innocenzo V i l i m or nella
1 'le (Jal 25 al 26 lu g lio 1 4 9 2 . E g li trov lultim a sua dim ora in
Inkeksura (275-270 ; H e f e le 250) racconta che II medico ebreo dInuo' HI, fatti scannare tre fanciulli sui dieci anni, ne port il sanane ottenuto
i'-i come l'unico mezzo per conservare la vita, iSiccome il papa respinse quel
il malvagio medico si diede alla fuga. S e questo racconto fosse fondato
sembra crederlo il Gbbgoboviub V II'*, 21)7) si avrebbe un fatto imi>ortaute
"'are che gli Khrei usavano il sangue umano a sco|m> medicinale. Se non che
uri precisi dambasciata degli agenti mantovani ancora inediti e da me
"1 esame non dicono niente di sim ile. Nemmeno nelle relazioni del V alori
l'arola di questo. Un n-latore che riferisce esattam ente ci che II |ipa preio
,
I,M'dieina (cfr. T h u a sn e 1. 071) non avrel>l>e certo mancato di ricordare un
"ni
spediente. -Cfr. anche V o o e l s t e in 22 s. B o n o o m p a o n i , Calunnie
r" un J'apa in G iuntale degli eru d iti e etri curiosi (Padova) II, voi. HI
1XS3>, n. 42.
* Tu i-asse I, 500.
I b ld .

|ii<
Si<,8mokih> b e ' C onti I, 30-37. Secondo questo scrittore questa scena ebbe
<! it,. '
, , uam rxpira rct. Siccome Sigismondo non sempre esatto nelle
1>-!k,
l'indicazione del Vaj.oki, II quale itone nel giorno 17 luglio
nazione del papa ai cardinali, ina del resto, sebbene pi brevemente, dice la
' '" >a
Sioism osdo. V. anche la notizia nel diario autografo di Franeetinl -!S <lM> c<,ni<ervaBl aUA r c h l v i o d i S t a t o i n M a s s a , in Arrh. xtor.
I ***'r*'"
n- 1mi questione lei cardinali Rodrigo orgia <<lu*1 io ' ' ":i *^,v<re a' letto d i Innocenzo V ili , occasionata dalla richiesta fatta
\i,t l,M 'lnl ^ irgia li consegnare Castel S. Angelo, riferisce lagente mantovano
l'm
ll" '*a falerno in un dispaccio da Hiinini del 21 luglio 1402; vedi I.t'Zio,
T * A K*te e forgia XLI, 473 b.
rial
,teri1 di P. Brognolus da Roma 25 luglio 141)2: Hi papa ' stato
t o t ^ * 1 * qnodamodo in transito . A r c h I v i o <5 o u z a g a i n Al a nfr. anche Ricordi d i Cojiu fiacchi presso N. D k i . i . a T u c c i a 420.
Ir , .
" islecio di Boccaccio da Roma 25 luglio 1-45*2 : il papa i- morto circa
* i , . , W l rr' - A r c h i v i o
d i S t a t o i n M o d e n a . M * lettera di Brognolus
'sta nella nota precedente pone la morte un to' pi tardi : La notte se1'*ifTOR, Storia dei Papi. III.

18

274

L ibro I. In n o cen zo V ili. 1484-1492. C apitolo 4.

S. P ietro . La sua m em oria rim asta pi v iv a di quella di parecchi


gran d i pontefici, perch il m onum ento in bronzo, che il grato nepote Lorenzo Cibo g li fece e rig ere da A ntonio P ollaiuolo, uno dei
pochi che d allan tica b a silica di S. P ietro siano sta ti trasportati
n ella nuova, ove lo s i vede anche oggi in un pilone della navata
la tera le a sin istra , collocato a ssa i pi in alto di quanto avesse
id ea to l a r t is t a .1 II papa v ra p p resen tato due volte : prima di
tu tto in proporzioni co lo ssa li a ssiso in tron o en tro una nicchia te
nendo nella m ano sin istr a la sacra L ancia, m entre la destra al
z a ta in atto d i b en ed ire; a i due lati di questa principale figura,
ra p p resen ta ta in m odo stra o rd in a ria m en te vivo, si veggono in
m ezzo riliev o le v irt ca rd in a li e in a lto nella lu n etta le virt teo
logali. Al basso torna di nuovo la figura del papa, ma giacente in
a tto di riposare sop ra un sa rco fa g o an tico e sem plice. P er la sua
o rig in a lit , per la chiarezza dellarch itettu ra e la m aestria della
tecn ica in bronzo, a q u estopera sp etta un posto em in en te fra le
scu ltu re fio ren tin e del q u attrocen to .-

guente venendo li 20 el papa pass di questa vita ira le cinque e sei '-re '
notte. 'N o t a r G i a c o m o 175: de io ved i venendo lo venerd ad tutele a d lion cin
que. Questo dato giusto; vedi I i c o t t i , G iovuuni de' M edici 9 . I n k e s s u b a
sexta vel *e pi Ima li ora ; R icordi di Casa Macchi loc. cit. : tra le nette e Folto liuti.
V a l o r i presso T i i u a s n e I . 4 9 1 riferisce la cosa come il Boccaccio
i La disposizione del monumento venne mutata dalla duplice nuova co ll1*
fazione (1507 e 1021) ; v. Anonimo (additino, ed. F a b r ic z y 138 n. Hki'M sk* '
aeroliti. 11. f . 22 ( c f r . le spiegazioni di E g g e r a p. 17 del testo) dii la migli'1
riproduzione dei sepolcro nella sua antica esposizione. Y. anche JiuMtchro*'1
XVI I (1905-06), 227. Originariamente il sarcofago col papa giacente ave
posto non sotto, ma sopra la statua a sedere, nella lunetta. Con ci si s p iianche la forma, che ora appare eccessivamente solida, dei modiglioni c
cornice superiore che in origine portavano il pesante sarcofago.
a G i u d i z i o d i B u r c k h a r d t , Cicerone 3 5 8 - 3 5 9 . I e u m o n t 111 1 , 1 9 8 , 4 2 3 ,
e A rd i. st. d ellA rte I V , 3 0 7 s . B e i s s e l i n S lim m e n aas Maria-Laach X L '
4 9 0 s s . B o b e , Ititi. PUistik 1 0 5 . S t e i n m a s n , Rum-' 9 5 s . E s c h e r , iarok u. h i" "
gism us, L e i p z i g 1 9 1 0 , 1 7 4 . R . L a n c i a n i , Pagan and C hristian Rome, L o n d o n l v"
2 4 2 - 2 4 5 (c o n f i g u r a ) . 8 c h u h r i . n o , D ie Hai. JUistik (Ics Q uattrocento, in Moti'11
iter K unsticiss. d i B u r g e r , B e r l i n 1 9 1 8 , 1 4 4 . Jahrb. der prcuss. K unstsam m .
( 1 9 1 8 ) ; B e i h e f t p . 1 2 1 s . ,Ctfr. B u r c h a r d i U iarium ( T i i u a s n e ) I I , 4 * il s . ; p * ' 1'
5 9 . D i s e g n o a n c h e p r e s s o V a i . e n t i n i , B asilica Yatic. I I , t a v . 2 5 e p r e s s o M i '* 1'
Prcurseurs 1 0 3 . < 3 fr . p u r e B a r u i e r I I I , 3 1 9 s . ; C e r r a t i , T. A jT .p h ra n i De <>"*
S . 7* etri liber p . 8 3 . C o m e o g g i p u r e s i v e d e , n e l l i s c r i z i o n e Turcorum imperato <
p i i \ t a r d i m u t a t o i n tgrannus W Oratio rcv. doni. L e o . n e i j . i episc. Concord. h"h
R om e in ecclesia S . V etri in fu n e re fc. re. dovi. Innocentii pape V il i, conti
eetu rcv. doni, cardinalium et tota curia die X X V H I . m ensis J u lii 1492, t r o '- 1
s e c o n d o A u d if f h e d i 3 0 8 , in u n a s ta m p a c o n te m p o r a n e a n e lla B i b l i o t e c a
s a n a t e n s e. U n a ltr o e s e m p la r e tr o v a v a s i n e lla B i b l i o t e c a
p u r tr o p p o o g g i d is p e r s a

B o r g h *'

in t u t t e l e r e g i o n i d e l m o n d o . D u e d i v e r s e s t a m i * 1

m a n e , d i E u c a r i o S i l b e r e S t e f a n o P l a n c k , p r e s s o H a i n n . 4 9 < S e 4 9 0 0 : c f r .
che

K e ic h u n c ,

11, 1 4 8 : I k o c t o r 2 4 5 , 2 5 3 .

I n s ie m e c o l d is c o r s o

d i S e b . B:>>!

Il sepolcro ili Innocenzo Vili.

:.epitaffio di tem po p o steriore non s accorda in tu tto storican.' nte con la scop erta dellA m erica avven u ta in quel tem po; poich
solo il 3 agosto 1492 Colombo, il grande concittadino del papa,
i'Krava dal porto di P alos le vele per la scoperta del nuovo
mondo.

; r . "liOcdiciiza dinanzi ad Alessandro VI essa fu di nuovo stampata da Martino


li h(ls|K*rg in I.i[>sia ( C o p i r o e r II. 1, 445). Una copia di mano di Hartmann
' ''ilei nella Hi b 1 i o t e e a c i v i c a d i M o n a c o, ('od. l u i . Mon. .'itl ; cfr. K.
>ru iim. />/, S r h r d r h r h c M h lio te c k , Freiburg 11)08, 230.

5.
Relazioni dInnocenzo Vili con larte e con la scieDza.
a g ita to reg n o dInnocenzo V i l i , la sua costan te penuria di
denaro, non che la su a m ancanza d en ergia ci spiegano come
d uran te il suo pon tificato la ttiv it nel cam po d ellarte e della
scienza fo sse p roporzionalm ente sca rsa in confronto del temi) di
S isto IV . N on d im en o la ttiv it a r tistica nella R om a di allora
sta ta pi im p o rta n te di quello che in realt apparisca a primo
sguardo, e la ra g io n e di ci sta in questo, che la m aggior parte
d elle op ere del tem p o dIn nocenzo V III sono sta te o distrutte o in
p arte rese a ffa tto irricon oscib ili. E sam in an d o per pi per mi
nuto i p a rticolari si rileva, che a quel tem p o sono sorte d e l l e opere
co n sid erevoli ta n to nel cam po della rch itettu ra com e in quello
d ella p ittu r a .1
N e l V atica n o Innocenzo V i l i p rosegu i lavori di Paolo li- c";
quale a v ev a com un e la p a ssio n e p er le p ie tre p reziose ; antichi d i
seg n i m ostran o quanto fo s s e g ra n d io so il palazzo d e s tin a to ag';
ufficiali della C uria, chegli fe c e e rig ere accanto a llatrio dell an
tica b a silica di S. P ie t r o .2 La p iazza di S. P ietro fu d a lui a b b e l l i i
con un a m agnifica fo n ta n a di m arm o a due grandi vasche r o t o n d e
luna so v ra p p o sta a llaltra, delle quali una sta ta adibita n e l
lod iern a fo n ta n a che so rge a d estra d ello b elisco .3 A l tem po d In'
nocenzo V i l i fu ab b astan za e stesa in R om a la ttiv it in fatto
r esta u ri. L avori d i qu esto g e n e r e fu ro n o in trap resi a l Ponte Sant A n gelo e a P o n te Molle, al C am pidoglio, alla F on tan a di Tre\
a C astel S. A n gelo, alle porte e alle m ura della c itt e in tutta - ! i

A n c o r p i f a v o r e v o l e li q u e s t o g i u d i z i o d a m e t in t o n<lln p r im a ed i? '

s u o n a q u e l l o li M n t z
te m p o

L e* artx

n e lla

1 3 s ., 1 5 s.

su a

o jte r a

fo n d a m e n ta le a p p a r sa

in

q u e sto

c i r c a l ' a t t i v i t a r t i s t i c a d I n n o c e n z o V i l i .

O f r . P r a t 4 1 0 . A rdi. xt. d d l'A rtc I V , 3(58 e M n t z , Histor. di 1


Les artx <59-77.
Fons 1latcae S. Petri. O fr . E g g e r , Rum. Veduten I , t a v v . 115.
H e e m S k e b c k I I , t a v . 130 je t e s t o p . 72, 73. V . i n o l t r e S e r d o n a t i 79; H o f - '1-1 ^
Raffael aU Architekt I V , 32; B u r c h a r d i Diarium ( T h u a s n e ) I I I , 1~1. ( (
,
I I , 306; A rdi. str, dell'arte I V , 398; A d i n o l k i Portico 123 s s . e M n t z , /.< * "
90 s . ; LjA K C Iani I . 8 5 .
*

102 e
3

Lavori edilizi di Innocenzo V ili.

.-rie di chiese, fr a le quali sian o ricord ate S. A gostino, S. Balbina,


S Biagio della P a g n o tta , S. Croce, S. G iuliano de F iam m inghi,
S. Sisto in P isc in a e S. G iovanni in L a te r a n o .1 Fu ultim ata S. Ma: della Pace, r ico stru ita S. M aria in V ia L ata dem olendo pur
troppo il resto di un arco an tico, che tan to dopo che prim a in gen e
rale si ebbe poco p en siero della con servazione dei ruderi dellepoca
r o m a n a .2

In S. P ietro Innocenzo V i l i p rosegu la costruzione della log


gia per la benedizione in izia ta d a P io I I , 8 fece com inciare una
nuova sagrestia. Inn ocen zo V III non v id e il com pim ento del m airnifico tab ernacolo p er la sa n ta L ancia decorato da una pittura del
Pinturicchio; l,a sp len d id a opera d a rte fu term in ata soltan to nel
1195 per le cure del n ip ote L orenzo C ibo e pi tard i, com e ta n ti
i i m onum enti, fu sacrificata alla dem olizione di S. P ietro ; alcune
parti si conservano ora n elle G rotte V a tic a n e .4 D i non m inore im rtanza per te ca p ita le ipontificia fu il proseguim ento dei lavori
st radali com in ciati d al su o p redecessore e m andati avanti con
/rande alacrit da Innocenzo V i l i . A so rv eg lia re q u esti lavori fu
proposto il teso riere g en erale F alcon e de S inib aldi, lodato da S i
gismondo de C o n ti.5
Fuori di Rom a per com ando dInnocenzo V i l i vennero e se
guiti, in parte da B accio P on telli, o a iu ta ti lavori edilizi n elle fo r'''Xd di A rgnan o, C orchiano, Ie si, O sim o, T erracina, T olfa, nonhe nei palazzi pontifici di V iterb o e A vignone." A nche te fabbrica

MTntz, A ntiquit* 121* s.. 14!) s.. 153, 150, 1(52. Ofr. H u b c ii a h m , DUiriuni II,
C ki.axi) It 4,10; A rch . tor. d ell'a rte IV, 4 6 6 ss.; Rev. archol. Vi l i , 2 0 s.
'-m.ATi SS; Arch. tor. Hai. 3* Serie VI, 177 ; Mtiirrz, Le a rt 92 s. M n c i a n i I,
'lixlr ,.lA<w;It;8 m A B . n i . n i 034. Arch. stnr. delFArte IV, 404 s. Circa la
(i|lz "D*1 '** antichi monumenti <fr. MI1i r r e , A ntiquit 35 s. Per l esportazione
n.irmi preziosi era iier sempre necessario 1111 iwrmesso del papa ; cfr. Mi .nt/,
* art* 287.
'.fr- Kocs a H eemskebok II, *, 70.
. tr ' i^TEVKK8oif, Topografia e M o n u m en ti 11; Forofxi.a VI, 51; Arch. ntor.
AX"r C
' 86s., 456 s. ; S T n sM .a x , M arini 0, n. 1; MtiHTZ, L e art 85 s. ;
7ii ri"* 1>(rQan and Chri1ian R o m e 244; R icci, Pinturicchio 203. Jasxek III,
ncrirda unimposta per i lavori in San Pietro.
Vi 1 ,!i'|i,MOXDO I)t:' C onti II. 41. F o r c e lla X III, 80. Arch. tor. Hai. 3* Serie
-lrc'A- tor. d ell'A rt e IV. 02 s., 803 s. M n tz, Le* a rt 01 s. ; L a k lAXI I . 8 4 .

[ ( XTZ in A rch. tor. delF A rte IV, 400ss. ; ibtd. I l i , 290s. nuovi e iml/rf,1'-!.1* l*ocnn>entl sul Pontelli scoperti dallo stesso MOktz. Cfr. Schmabhow,
\ itrrl "
P ir r li- 11 r- R om . XX. 35. Sotto il titolo Pro fa llic a pala ttt
lfr J ' 11(11 * l-'b. brev. 17, t. 37 trovai un documento, in cui R [aphael] *. <corgii
ti ni r'HF co,nllni*0 del p a i ordina del pagamenti per la fabbrica del pala
r t i " V ">r " lo,lo ad h abitationem presidii provincie patrim oni! in eiint. V iterbii
li fi r,U.'
I)a t' l'V erb ii in arce d ie X V I II. M ali H 84. A r c h i v i o s e g r e t o
u

i f 1 c 1 0.

278

L ib ro I. Inno cenzo V i l i . 1484-1492. Capitolo 5.

della c a tted ra le di P eru g ia com e pure quella di m olte altre chiese


e con ven ti ebbero il fa v o re del p a p a .1 A bbastanza v a sti, stando ai
m olti docum enti ch e n e tra tta n o , debbono essere sta ti i lavori nel
porto e n ella cittad ella di C ivitavecch ia, d iretti principalm ente da
L orenzo da P ietra sa n ta , che m olte a ltr e cose fece in servizio del
p a p a .2
Coi lavori fin qui accen n ati non si esau risce tu tta v ia lopera
ed ilizia d Innocenzo V i l i : a lui debbonsi inoltre il Belvedere presso
il V atican o e la V illa M agliana, sita n ella V alle del T evere, a cin
que m ig lia dalla c itt , sulla v ia di P orto. F in da quando era car
dinale, Innocenzo V i l i aveva dato p rin cip io al castello da caccia
La M agliana. F a tto papa fe c e am p liare ed abbellire questa villa
ora tristem en te d ep erita, com e a tte sta n o le iscrizion i al di sopra
delle finestre. La M agliana e O stia fu ron o i soli luoghi, che il papa
p o tesse v isita r e d u ra n te il su o agitiato g o v e r n o .8
U na com pleta tra sfo rm a zio n e sub in tem pi p osteriori, specialm ente n ella sua p arte intern a, la villa e stiv a co stru ita da Jacopo
da P ietra sa n ta per ordine d Innocenzo V i l i su disegno, si pre
tende, di A n tonio P ollaiuolo, sul pendo del colle vaticano verso
M onte M ario, la quale oggi fo rm a il centro del M useo Vaticano
delle sta tu e. Il tu tto co n sistev a in una lo g g ia a colonne, due ca
m ere e una cappella, che fu sacrificata n ei cam biam enti portati
dalle costru zion i di P io V I .4 S u llin g resso v ed ev a si l arm e a colori
di chi fe c e fa r e la fab brica, so sten u ta da an geli e c i r c o n d a t a da
una corona' di fr u tti, un lavoro robbiano, c h e ora con resti dei
p avim en ti in m a io lic a 5 cu stod ito n ella sala delle arti liberali
d ella p p artam en to B orgia in V atican o. Secondo lIn fessu ra il papa
p er q u e sta costruzione, ch era un q uadrilatero m erlato, che cong iu n g e v a si con la torre rotonda di N iccol V, im pieg 60,000 du

1 Oltre al Muntz. Lea erta !I9 s.< cfr. 11 * breve dInnocenzo Vi l i al


verno di Perugia in data di Roma 28 febbraio 1485 (regesto in Cod. C. /* 1
della B i b l i o t e c a u n i v e r s i t a r i a d i G e n o v a ) e i a * bolla, del 10 R',
tembre 1486 nellA r c h i v i o c a p i t o l a r e d i P e r u g i a . Per costruir''
e provvedere la chiesa di tS. Martino di Worms Innocenzo V il i concesse l'alnt
dunindulgenza ; il * documento originale relativo, in data 31 gennaio 148->
trovasi nellA r c h i v i o c i v i c o d i F r a n c o f o r t e s u l M e n o .
2 M;n tz in A rd i. ator. d ell'A rte IV, (Il s. Cai.isre 318 ss.
3 S igismondo de' Conti II. 29. Cfr. I nfessttra 280. (Sulla Magliana vedi Re* '
mont III 1. 414s. M ntz, Lea urta 101 s. e L. G rner, Villa M. (Leipzig 1847'
e di mostro vol. IV.
*
V. la descrizione, composta prima della trasformazione del secolo xvO'del T a j a , Deaeri?, del Palazzo A post. Valicano. Roma 1 7 5 0 , 3 8 5 ss. Una bt-l|a
illustrazione presso H e e m s k e r i U c , B erolin. I I , t . 3 6 . Cfr. il relativo testo 11
E g g e r p. 24 e Rom. V eduten I. tav. 45.
Vedi S t e i n m a n n , R o m 3 90.

Il Pinturicchio e il Mantegna al servizio di Innocenzo V ili.

270

r a t i . 1 In qu esta som m a si com prendono certa m en te le sp ese per


la decorazione p itto rica d ella v illa , la q u ale p er la m agnifica v ista

( he offre di R om a e dei d in to rn i dal S o ra tte fino ai colli albani


i bbe il nom e di B elvedere.
Oggi pure n ei m erli di B elvedere si ved e larm e dInnocen'> V ili. Le p ittu re, colle quali il M antegna decor questa villa pa
cale, sono com pletam en te perite, quelle e se g u ite dal P in tu ricch io
ono invece alm eno in parte s u p e r s titi.2 Secondo il V asari, il P in iricchio, per d esid erio del papa orn le p areti della lo g g ia del
b elv ed ere3 con ved ute di citt , fr a cui Rom a, M ilano, G enova,
Firenze, V en ezia e N ap oli, nellla m an iera dei F ia m m in g h i , il
he, com e co sa fino allora scon osciuta, g li procur m olta lode. O ltre
i ci il P in tu ricch io , stan d o al m edesim o storico, d ip in se in B e l
vedere anche un affresco rap p resen ta n te la B e a tissim a V e r g in e .4
Il fatto che Innocenzo V i l i riconobbe il valore sp eciale del P in uricchio per il p a e sa g g io , ci f a ap p arire in g iu sto il giudizio non
li rado p ro ferito , che a l papa m ancasse affa tto il sen so a r tis tic o .11
La distru zion e di q u esti a ffr e s c h i6 sar ogn ora se n tita com e una
lolorosa p erdita. O ggi rim an gon o ancora le scene delle lu n ette
'otto la volta d e lla n tic a log g ia , arm e e d iv isa del papa, pu tti che
scherzano con p avoni o ten g o n o istru m en ti di m u sica e m azzi di
fiori. A nche nelle a ltre duo sta n ze d ella costruzione di Inn ocen
zo V III si sono sa lv a te fino ad oggi le p ittu re d elle lu n ette e le
iecorazioni del soffitto, in v erit fo r te m e n te rid ip in te: le lunette,
certo di m ano d un collaboratore del P in tu ricch io, hanno m ezze
*'Kure d uom ini con rotoli di sc r ittu r e (p ro feti, apostoli, a r tisti e
scienziati ?), invece i cassetto n i del cielo m era d eco ra zio n e.7

1 Ixkkhslra 279. Arch. st. d e ll A rie IV, 458 s. ; cfr. Jah rb. d. deu tsch .
In xtitu tu V, I l e M ttK T Z , Li'* art 77 ss.
2 Vedi G iorgio B e r n a r d in i . L e p ittu r e n e l l ' a p p a rta m en to d'Innoccnso V i l i
1,1 B elvedere in V atican o , in R assegn a d 'a rte XVIII (1918), 185-199.
3 III sostanza l'attuale Galleria delle statue.

or Ih 1 1

4 Ofir. V a s a r i ,

V ite

I I I . 4 9 8 ; V k r m io lio ij,

te m . di P in tu r.,

P e r u g in

1837;

I'kowb-'avaI-cakxi.k IV, 275 s. ; SdM arsow , P in tu ricch io 27 s., 9Xs. ; Stkinwan.n, P in tu ricch io 32 s. ; R icci. P in tu ricch io 85 s. e larticolo eit. di Bernardini.
5 Fa un ih/ meraviglia la predilezione dInnoeenzo V i l i per I arte fiam
minga (cfr. sotto p. 282. Io ardirei di proporre la congettura ch'egli abbia
avuto ngio di conoscerla da vicino nella commerciale citt di Genova.
*
probabile che se ne siano conservate delle porzioni sotto 1 intonacatura
''Uodicrna Galleria delle statue. Almeno il Iliooi ne ha accertato delle tracce
In vari! punti: v. It/umcf/na (Varie X VIII, 180.
7
In una delle due stanze il T a j a vide nella cappa del camino l arme di
*'ulio l i sostenuta da due deliziosi putti attribuiti alla mano maestra di B a t
t e llo stesso e dei quali uno s salvato nellAccademia di S. Luca. B e r n a r d i n i
ia pubblicato, loc. cit., tutti i resti pi rilevanti di queste pitture.

Libro I. Innocenzo V ili. 1484-1492. Capitolo 5.

280

A n cor pi a d ep lorarsi la p erd ita d egli affreschi dovuti al


laltro m a estro d ella cui opera si serv Innocenzo V i l i nel Belve
dere. F in dallanno 1484 il Cardinal G iuliano della Rovere per
m andato din n o cen zo V i l i venne a pratich e coi G onzaga onde avere
a R om a p er un lavoro A ndrea M antegna, che a M antova era te
n u to a buon d iritto in som m a r e p u ta z io n e .1 D apprim a nel I486,5
poi un a ltr a v o lta n e llesta te del 1488 il g en ia le a rtista col
>nsen so del m arch ese di M antova recossi a Rom a, dove g li fu affiliata
la decorazione d ella cappella del B elvedere. P er ben due ann in
te r i il M a n tegn a lavor n ella c itt eterna, com e dice egli stesso,
con ogn i diligenaa e con sudore, n ellin ten to di fa r e i suo m edio
e di fa r e onore a lla illu stre c a sa d ei G onzaga, della quale egli rep u tavasi a lu n n o .3 T anto m a g g io re quindi il rim pianto per la
d istru zion e di q u esti affreschi avven u ta n ella costruzione del
B raccio N uovo sotto P io V I. L o storico dellarte, il Vasari, fa
grande elogio dello stu d io e d ellam ore con cui iv i lavor il Man
teg n a , d i m odo ch e le su e com p osizioni rassom igliavan o pi a
m in ia tu re che ad affreschi. N ella cappella dedicata a S. Giovanni
B a ttista , il p rotettore dInnocenzo V I I I 4 era n o r a p p r e s e n ta t i 1
b a ttesim o d i Ges com e quadro d ellaltare, poi lannunziazione. 1
d ecapitazione del B a ttista , una M adonna col B am bino e Santi,
fr a i quali S. P ietro col papa stesso , di cui s con servata una insuf
ficiente co p ia della te sta ; n eg li sp ro n i della cupola i quattro Evan
g e listi e n ella cu pola una lo g g ia con fa n c iu lli che tengono ghir
lande, co m e n ella S a la d egli sp o si a M a n to v a .6 Causa le stre tte z z e
finanziarie del papa il M an tegn a a v ev a m olto da la g n a rsi quanto
al p a g a m en to dei su o i lavori. L e sue d iscrete osservazioni circa
la scarsa m ercede so n o co n ferm a te dal V a sa ri, il quale rac co n ta
com e Innocenzo V i l i dom andasse un giorn o al M antegna che
coga volesse sign ifica re una certa figura non com presa, come pare,
nel co n tra tto . E ssa la discrezione avrebbe risp osto la r tis ta
la v irt d ella sa g g ia m o d era zio n e . S e tu le vuoi dare una
buona com pagna replic il pap a dip in gi vicin o a lei la Pa'
z ie n z a . D el resto p are che Innocenzo V i l i abbia in qualche modo

l d i e a rti in M antova II (Mantova 1S57), <59. vSul Mantegna cfr. I"


in Gaz. des bea-UT-arts XX. 318 s . . 478 ss. U rac. h i r o m .i in G<ovn. <li
crudi;, art. I. 194 s. ; L u z i o - R e n i e r in Oiorn. d. I.c tt. ita l. XVI, 128 s. : Mivr//><*. avts 61 e la monografia eli T o d e . B ielefeid 1898: C r o w e and ;O ava L c a s k > >-
H istory o f P a m tin g in Itali/. N ew ed. by L a s g t o x D o u g l a s and TaSC RK D 1!,v
b e n i u s V, London 1914, 357.
Questo fatto, ignoto fino ad ora, risulta da un pagamento del 15 s*'1
tembre 1486 in A r d i. d. Soc. S o m . di st. patr. XXX, 490.
B o t t a r i V i l i , 25. G u k l I, 52 s.
1 Ora Saia del Busti.
8
Con K r i s t e l l e b 312 s. efr. ora specialmente G. F b i z z o x i , Mantfff',a 0
Roma, in R assegna da rte XVII (1917), 196 ss.
i

sch et

A rco,

Il Pinturicchio e il Mantegna al servizio di Innocenzo V ili.

281

ricompensato lartista in occasione della sua partenza nellanno


1490.1

Prima il Mantegna aveva anche per incarico del nepote Lo


ft zo Cibo decorato la sala della Mappa mundi nel palazzo di
S. Marco con pitture, che soltanto di recente sono tornate alla
luce.1
Oltre al Pinturicchio e al Mantegna lavoravano allora in Ro
lli anche Filippino Lippi, Antoniazzo Romano3 e Perugino. Que
stultimo ebbe importanti commissioni dal Cardinal Giuliano della
R ere, uomo intendente di arte, 4 mentre il Lippi per conto del
cardinale Oliviero Carafa glorificava san Tommaso dAquino in
una cappella fatta costruire da quel munifico porporato nella
eh esa dei Domenicani, S. Maria sopra Minerva. Lartista disim
pone* da maestro il suo compito, ma in modo alquanto superficiale,
li rogramma per quelle pitture viene certo dallo stesso cardinale.
-'s :rnerose iscrizioni ci danno la spiegazione di questi affreschi, una
wtrte dei quali ricoperta dal monumento di Paolo IV. Il quadro
principale della parete destra dalla parte dellingresso rappresenta il trionfo di S. Tommaso sulle eresie. Limpidezza di compo
sto n e, notevole efficacia di colorito, magnifiche teste caratteristich<. uno sfondo suggestivo distinguono questa glorificazione allegorica dellAquinate. Nella lunetta a sinistra san Tommaso sta
dinanzi allimmagine del Salvatore crocifisso, il quale gli dice:
J hai scritto bene di me, qual mercede ne attendi? A destra
a;cuni contemporanei del santo stupiti di questo miracolo. Sulla
Parete dellaltare il Lippi ha dipinto lAnnunziazione col fondatore
della cappella e lAssunzione di Maria. Qui larte del maestro si
Mostra in tutta la sua pienezza. Gli angeli giubilanti, sospesi, sono
di una bellezza ineffabile.5
Le pitture decorative, che Pinturicchio esegu nel magnifico paizzo del cardinale Domenico della Rovere (ora Palazzo dei Peni^nzieri), sono disgraziatamente scomparse e distrutte ad ecce
j, 1 r<>BTE8iU8, D e ca rd i naia tu S7. G um , I, 54. Rbum ont III 1, 431. Woi.rST'(*V
255- (Ohatabd, D escrizione del V aticano III, 142. M u n t z loc. cit.
r ',ANN- Kom 87-88. In nessun luogo, per quanto lo sappia, viene spiegato
1
il Mantegna seegliesse proprio la storia del Battista. Iva ragione indi1 ' lle* testo spiega abbastanza bene la scelta.
^u'le pitture del Mantegna nel Palazzo di 8. Marco cfr. II erma n ix nella
" 'ta Roma I (1923), 20 ss., ove anche particolari sullattivit di Bramante
M detto palazzo.
x
1^91 Guglielmo de.? Periers commise ad Antoniazzo Romano per
ni1 \i*na <iol*a Paee nn tavola daltare, la cui ala sinistra ora pervenuta

useo Fogg a Cambridge, M ass.: vedi DAohiabdi in 'L'arte 1905 e Iiu n s tkron* XXII (1911), 345.
Schmar8ow, P inturicchio 21 s., 31 s.
&04 , l K T T N t I 144- W o l t m a x j t II. 178. Kepi'Leb in Histor.-polit. Bl. LXXXVIII,
tei.nmann, R om . 80-W. V e n tu r i VII 1, 054 ss.

282

L ib ro I. In no ce nzo V i l i . 1484-1492. Capitolo 5.

zion e d>i lievi r e liq u ie .1 P er v en tu ra sono lim a s ti i suoi belli affre


schi n ella C appella B u fa lin i in A raceli, che celebrano le gesta di
S. B ern a rd in o da Siena. D egn o d i n ota per ci che si fe c e a fa v o re d ellarte sotto Inno
cen zo V i l i il fa tto , che nel 1484 questo papa acquist da mer
canti fiam m in ghi d egli arazzi lavorati, sui quali vedevansi raffigu
rati S. G iorgio e le arti belle. A nche la scultura v en n e promossa;
di ci fa n n o testim on ian za la m agnifica custodia per lolio santo
n ella veneranda chiesa dei sa n ti Q uattro Coronati e il grande al
tare C ibo a S. M aria della P a c e . 4 C ristoforo R om ano nel I486
ricev ette la com m ission e di scolp ire una sta tu a di S. Pietro, che
doveva collocarsi su lla sca lin a ta dinanzi la b asilica del principe
degli a p o s to li.0 Il tesoro degli indum enti pontifici fu arricchito di
splendidi articoli ; m agnifici regali di questo gen ere ricevette spe
cia lm en te la C appella S is tin a .6 L a r te in d u striale fu favorita da
Innocenzo V i l i anche colla com m issione di onorifici presenti, spe
cialm en te di spade benedette. U n a d i queste d ellan n o 1491 con
serv a si anche o g g i nel m useo di K assel. E ssa venne c o n fe rita in
detto anno dal papa al lan g ra v io G uglielm o I di A ssia, che reduce
dalla T erra Santa dim orava in quel tem po in Rom a. L arte dellore
fice, in cu i ora g iu n sero a dom inare le fo rm e del rin a s c im e n to ,
prese sotto Innocenzo V i l i un p oten te s la n c io .7

Vedi (NOI.I in A rdi, storico dell'arte II (1880), 148 ss. ; R icci. ',n,'h

rdi io 55 ss.
Ottimamente di-scritti dallo Stkinmann. Rum 94s. ; cfr. anche la in"11"'
grafia sul l'inturicchio *23 s. R icci 59 ss., (52 ss.
a R e u m o n t III, 1, 432.
* T osi, n. 67. iStkinm ann, Mun Si).
V. L A rte X (11W>7), 201 s.
M u n tz, Lcs arts 121 s.
<
B u b c u a b d i , DUirium ( T h u a b n k ) I. 43,S, 440. (Ck.ani) I. 332. 333. LE*-'1' 1'
in Jahrb. <1. prcuss. Kunstsammtungen XVI (1895), 117 s. Quivi anche n"t|W'
generali sulle spade benedette, le quali completano quelle di ( Z a i . u s k i ) A h"1"

d<i sucru in dio natali Domini imitata caeromonia casoni oto. benedicenti (\r>"'
1276); M o r o s i , Di', e M ' n t z , L os pes dhonncur in Rev. do lart. clin i408 s. ; 1890. 281 s. Cfr. ora anche M a c S w i n e y d e I M a s h a n a g I a b s , Le l ortim
et le St. S u g v I. P aris 1898 M o d e r n * n e l l o Julirb. dor kunsthist. Sunniti.
ostc'r. KaixcrliuHses XXII, 127 s., 161, che tratta anche d e l l e c e r i m o n i e <1 "
benedizione dello stocco e del berretto. Lo stocco conferito a G u g lie lm o l 1^
gravio di Assia ,(cfr. R o m m e l . (lesoli, rn Hossen III, 5(1) i riprodotto
presso Rodocanaciii, R om e tav. 59. iCon breve del 15 aprile 14S9 Innocenzo
confer la Rosa d oro a Giovanni II duca di Cleve; cfr. Allgem. D e u tsc h e
^
graphie XIV, 211. La B i b l i o t e c a d i L e i d a possiede un Dialogas in*111
scritto di A rn old u s Hkymbicit8 C livcnsis D coanus X unU 'm is: In sa c rim i K"
I
/ li
quadraycsim alem a S .m o 1). X . papa Innocentio octuvo inolilo duci 1
singolari m unificenti donatimi utque in m irata honorificentinn ac festivi "
in eius presentanone ("livis fa c ta m : cfr. J. G e e l , Catalogus Ubrorum
script, qui inde ob anno 111)1, B ibliothecae Lugduno B a ia rn e acoesserunt,
Batav. 1852, 188. iSu incisri e medaglisti d'Innocenzo V III cfr. Muntz, L A

Innocenzo V ili e la scienza.

283

Per la cap p ella pontificia Innocenzo V i l i n ellottobre del 1486


si procur uno dei pi v a len ti m u sici di quel tem po, Josquin D es-

p: - , che rest a qu esto posto an ch e so tto A lessandro V I.' Qual


fama godessero fin d allora i m u sicisti pontifici, rilevasi dal fa tto ,
rhe Enrico Y saac, pi ta rd i com p ositore di corte di M assim iliano I,
reco ssi n ellautun n o del 1487 a R om a con lettere com m endatizie
di Lorenzo d e M edici che lo raccom and ava al papa e a F ranceschetto C ib o .2
Come sta to detto per l arte, c o s anche nel cam po della scienza
1; Roma d Innocenzo V III non pu com petere con quella di S i
sto IV. T u tta v ia non sarebbe g iu sto dire che Innocenzo V III sia
litnasto del tu tto estra n eo alle ten d en ze lettera rie. Il m ovim ento
um anistico era c o s potente, ch e e g li non pot non rim an ern e
toccato. U n u m a n ista a n on im o ca n t su b ito la su a incoronazione,
mentre D om enico P alla d io S orano (preconizz to sto il ritorno
dellaurea e t di S a tu r n o .3 T ali sp eran ze non ap p arivan o in fo n
date ten u to conto del fa tto , chei alcuni d o tti, com e B o n ifa zio S i
monetta, avevan o tro v a to g i g ra zia p resso Innocenzo V III prim a
che questi Salisse la catted ra di P ie t r o .4 La tr istezza d e tem pi non
permetteva certo ch e so rg esse un grande m ecenate, m a appunto
tenendo conto delle (difficili circo sta n ze d ev esi tan to m e g lio ricono
scere, che Inn ocen zo in v arie g u ise fa v o r le scien ze e d loro rap
presentanti. T u tta v ia neppur e g li sfu g g alla velen osa sa tira di
circoli u m a n isti.5
Furono inn anzi tu tto le am b ascerie per lobbedienza che m isero
Papa in con ta tto con m olti le tte r a ti. Che Innocenzo V III pren
desse in teresse per g li stu di c la ssici, si vid e sp ecialm en te e con
evidenza allorch n e llanno 1484 A n gelo P olizian o si rec a Rom a
cn la m b asciata fioren tin a. In questa circostan za il papa alla
presenza di un nobile circolo lo eso rt a tra d u rre in latin o renden
dole cos accessib ili a tu tti le opere sto rich e dei Greci, che raccon
tano le g e sta dei R o m a n i.0 B artolom eo Scala, che parl a nom e
!

f' '*r Ito m i . I(x \ tu r le fjrttreurs et mfrUiilleurs de la cour ponti}. depili

,,lt 1 H I ju s q u Paul H I in Iter, num im natique II (1884). (Stampato


^ ''Ultamente (Paris 1883) 5 s. < Le* art 104 s. iSulle monete vedi R eum ont
,
' - S1 s- e so cia lm en te la rara opera di iGarampi, App. 202 ss. JIna melil (* Innocenzo V ili , forse del Francia, riprodotta presso Fribdlander,
^ 'lin u n tu n zen tav. X X X III; e in proposito p. 170.
i .. 1 1 ^r- Streber in W etzkr . W el-te KircheiilexUion VI-, 1K92. dove una
,,in ampia bibliografia.
2 'e d i R eum ont in .1 nz. f. K unde il. dcutsch. Yorzeit 18S2, n. S e F. WaLd>H 1
1
( Inn sbrnck 1895) 44 s.
: ' le notizie di Oian in (ioni. d. L e tt. itili. XXIX, 419-420.
4
Ueumont III 1, 359.
r ..
lepigramma riferito a p. 20!) n. 2, efr. anche il maligno del JlaPubblicato da G a s in Giorn. stor. d, lett, ital, XXXVI (1900), 214, n. 2.
" P o liti ajti, Opera (Basii. 1553) 104.

284

Libro I. Innocenzo V ili. 1484-1492. Capitolo 5.

d lam b asceria fiorentina, fu nom inato dal papa cavaliere e se


g r eta rio a p o s to lic o .1 A n ch e V en ezia m and a R om a com e inviati
p er lobbedienza due uom ini ed ucati al cla ssic ism o : Berrurdo
B em bo e S eb a stia n o B ad oer; il prim o allorch fu alla presenza
del pap a f e sfo g g io di tu tta la su a arte o r a to r ia .2 L im pressione
di quel parlare accu ratam ente elab orato d ovette riu scire tanto pi
sp len d id a in quanto che Innocenzo V i l i e r a cos poco spedito nel
parlare, che i suoi fa m ilia ri dovevano quasi sem p re venirgli in
a iu t o .8
L onorifico in carico affidato dal pap a a'1 Poliz'iano, cadde su
te r r a feco n d a . In se g u ito a ta le in v ito il P oliziano, um anista emi
n e n te co m e p oeta e com e filologo, sc else E rodiano e si studi di
trad urlo quale lo ste sso autore greco 1avrebbe scritto , qualora si
fo ss e serv ito d ella lin gu a latin a. Innocenzo V III ricom pens la
dedica a lui fa tta di questo lavoro con un breve speciale, n d l quale
se ne fa c e v a l e lo g io dicendo ch e e sso sarebbe un ornam ento della
sua biblioteca per la sua n o v it e p er la sua p erfezion e r i c o n o s c i u t a
dai dotti d ella c o r te ; in co ra g g ia v a poi il tra d u tto re ad altri lavori
sim ili e g li m andava com e seg n o della sua gra titu d in e e del suo
fa v o r e un regalo di 200 ducati, che avrebbero dovuto porre il
P olizian o in condizione di a tten d ere ancora 'indisturbato a tali
s t u d ii.4 II P o lizia n o risp o se a q u e sti a tte sta ti d i benevolenza con
una le tte r a di rin g ra zia m en to ben stiliz za ta e una bella ode, la
quale non soltan to n ella lin g u a ricordava lan tich it, p o i c h il
papa v ien e in essa d esig n a to co m e V icegiove. A llorch nel 1491
dedic al card in a le A n ton io P a lla v icin o il suo poem a N utritia, il
P olizian o riconobbe di nuovo con g ra titu d in e il fa v o r e che aveva
ricevu to diai p a p a .5
Innocenzo V III ste tte in rapporto anche con i poeti u m a n i s t i
A u relio B randolini L ippo e A n ton io Tebaldeo. N m eno seppe egli
fa r s i am ici alcuni degli em in en ti u m an isti d ellaccadem ia r o m a n a .
N e llanno 1487 uno d i e ssi, P ietro M arso, ten n e alla presenza del
1 T i r a b o s c h i VI 2, 49. 383. L a z z a r i 4S. -Sulle edizioni (lei discorso cfr.
p. 213 n. 1.
2 ClAN lOC. Cit.
3 Ci attesta P a r i u e h e G r a s s i s ; cfr. in App. n. 132 il passo ancora bi<dito ,(B i b 1. R o s s i a n a d i V i e n n a ) .
*
Il breve del 15 agosto 1487 in Poi.itiani. Opera 105; ivi un breve di 1"
renzo de ^ledici che si riferisce alla medesima cosa. La Biblioteca V a t i c a n a
possiede due esemplari di questa traduzione di Erodiano in C'od. Yatlc. J84"
(Bibl. Alterni) e 1859 (B en i. Caraffe pri or. K eapolit. li ber) ; essa u sd i*"r !l
stampe nel 1493 ( A i t d i f f r e d i 325). Cfr. anche I)ra. L u n g o , F iorai fin
Ibid. sugli inutili sforzi del (Poliziano nel 1488, sostenuti da Lorenzo de M*
dici, di ottenere il posto di bibliotecario della Vaticana.
P o l i t i a n i , Opera 105-106, 530. 609: cfr. R e u m o n t III 1, 358 s. e I 1>iI
L u n g o , Pro*, io Ir/. <cl Poliziano 262 s.
o O i a n loc. cit. promette altri particolari in proposito,

Innocenzo V ili e i letterati

papa un discorso, ch e su b ito u sc p er la stam pe. L abbondanza


di rem iniscenze classich e, con le quali il letto re quivi s incontra,
sta in sin g o la re co n tra sto con il so g g e tto di discorso, le lodi cio
di S. G iovanni E v a n g e lis ta .1 I con tem p oran ei vi trovaron o s poco
di che sca n d a lizza rsi com e n elle m olto se v e r e esp ression i, colle
quali M arso flagell lim m oralit del clero. P ietro M arso era uno
degli oratori pi fa v o r iti n e lla R om a di allora. E g li ebbe un ca
nonicato in S. L orenzo in D am aso, dove il su o epitaffio celebra
la sua d o ttrin a e la su a in t e g r it .2
sta to d etto a ra g io n e che i m olti d iscorsi, che ven ivan o
recitati alla p resen za del papa e d ei cardin ali, dovevano Un Vario
modo stim o la re i le tte r a ti rom ani. I tem i eran o per lo pi d esunti
dalla fe s ta ch e cad eva in quel d ato giorno, m a v en ivan o tr a tta ti
anche altri so g g e tti. Cos, per e s., A n ton io L ollio da S . G erm ano
inve contro le usu rp azion i dei Giudei ; 3 un a ltro d iscorso del
Rollio su lla C irconcisione di C risto v ie n d etto aureo dal P o li
ziano.4 Il L o llio fe c e lu ltim a su a lorazione il 24 m arzo 1486
e poco dopo m or d i p e ste ; B urcardo lo elogia com e uom o verani nte buono e d o tto .5 A n ch e il poetia u m a n ista T ito V esp asian o
Strozzi te n n e una v o lta un d isco rso a lla p resen za del p a p a .0 (Nel
'Uo diario B urcardo ricorda per du e v o lte an che lorazione di uno
scolaro di P om p on io L eto, su lla quale per e g li g e tta fo r te bia
dino. 7 Q uali d eg en era zio n i p o rta sse con is la soverch ia stim a
della fo rm a cla ssica d im o stra to dal fa tto , che lu dinese B artolo
Lucano a rriv fino a p erm ettersi di r ecita re u n in ter a predica
n esam etri l a t i n i ! 8

I P . M a r s u s , P anegyricus Innocentio Vili. P. M. dica tun in m em oriam


loannis Kvang. s. 1. et a. [1484] ; cfr. A u d i f f r e d i 428; H a i n n.' (10788, 1,0789;
1 'TOB 230, 247 ; l i r r o h a r d i , D iarium ( T m u a s n e ) I , 282, ( O E l a n i ) I , 216.
Intorno a P . Marso oltre a llA u d i f f r e d i 427 e G ia n in QUtm. d. L e ti.
'Ir>l. XXIX, 420-421 e Z a b u g h i n , P. L e to I, 231, cfr. specialmente Con io n a n i ,
,{fB9ia Morsicano, (Napoli 1738) 2 0 8 a. La sua Oratio in die Ascensionis de
' "m un ali tate anim ile (s. 1. et a. [c. 1490]) presso H a i n n .1 10790, 10791;
1,1(1 t o h 239, 247.

Il discorso usci subito per le stampe, vedi A u d i f f r e d i 204, 430; P a n z e r


Ir. 340; IX, 183; H a i n n.1 10181, 10182; O o p in g k b II 1, 305; R e i o h i - i n g V, 175;
IH o c to r 24.
4 Poi.rriANi. Opera 110. Oratio d rc tim d sio n is dom in ica e: fiabita coram
<cntio V i l i va i. Ja n .
s. 1. e t a.; vedi H ain n .1 10179, .10180; Cb1 IN(' kb 3 6 5 ; P

roctor

244.

D iarium ( T h u a b n e ) I, 184, ( C e l a n i ) I, 143. Su di lui cfr.


Sowu-xHT, P ius I I I . il. die deutsche N a tio n 7 , l.S.

5 B u rc iia rd i,
"Ile

II Anche questo discorso trovasi in una stampa contemporanea ; vedi AuMtTREDI 2 7 3 .

' Burciiardi, D ia riu m I, 173, 174 (Cei.ani) I, 136.


H Allegata da A u d iffred i 4 1 6 , 4 2 4 ; Panzer II, 5 3 2 ; Hain n.
<-Tur 2 5 1 .

10251;

Iro-

Libro I. In no ce nzo V ili. 1484-1492. Capitolo 5.

Di regola per non erano u m an isti che predicavano alla pre


sen za del papa, m a e c clesia stici; sp essissim o poi questo compito
era affidato ai procuratori dei gran di O rdini. E qui ci s i presenta
pure il celeb re erem ita A g o stin ia n o M ariano da Genazzano, il ri
v a le di S a v o n a r o la .1 F ra i vescovi che ebbero questo onore, viene
ricordato sp e ssissim o T ito V eltri da C a s tr o .2
P erson alm en te poi Innocenzo V i l i in ter essa v a si d ellesatto an
d am ento delle cerim o n ie e c clesia stich e: per ordine suo Agostino
P a trizi prepar una nuova ed izio n e del Pontificale Romanian.
D egno di n o ta in o ltre il fa tto , che il pontefice fe c e curare a
p roprie sp ese una ristam pa d elleccellen te opera del cardinale Spa
gnolo Juan de T orquem ada in torn o al p r im a to .4
U n m erito sp eciale sii acquist Innocenzo V i l i nel rialzare le
sorti d e llu n iv ersit rom an a: egli p rovvide che lo stip en d io ai pro
fesso ri v en isse dato com pleto e con sollecitu d in e, e solo la morte
gli im ped di por m ano alia ricostru zion e dellis t it u t o .0 Degni d i

('orim i Iiiim cm tU i Pont. Max*. o ra ti o habita

Dominici! fertili adi'cii4 '

(li) dicembre 14K7), presso Hai.v n.1 7353, 7554; I r o c t o r 244. 252. Ofr. Tii;'b o s c h i VI 2, 423.
2 Cfr. B u b c h a R d i , Il io ri uhi I, ( T h i a s n e ) 141, 142, 113, 141. 108, 109, 170. 17.'.
170, liti). 202, 229, 282, 242. 24,3. 244. 245. 2. 207. 277. 279, 2S0. 2X3. 292.
3 3 2 , 3 4 4 , 3 5 5 , 3 7 1 , 3 7 5 . 3 7 6 , 3 9 6 , 3 9 9 , 4 2 4 , 4 8 6 , 4 3 7 . 4 MI. 4 4 4 , 4 5 8 , 4 5 9
I,

110, 111, 112, 114. 132, 133, 134,

137.

138, 152,

208, 212, 213, 216, 223, 228, 2 5 1 , 260, 208.


3 8 1 , 3 3 3 , 3 3 7 . 341, 3 4 7 . L-e s t a m p e , o r a
a

280,

154.
2,K3,

(C e l a m i

1 7 3 , 1 7 5 , 1 S 4 . 1 8 5 . l sl
284,

298,

300,

3 2 0 , 33 l

m o l t o r a r e , i l e i d i s c o r s i t e n u t i d in a n z i

I n n o c e n z o V I I I s o n o c a t a l o g a t e n o n c e r t o c o n a s s o l u t a , m a c o n m o l t o g ra n d e

c o m p le te z z a

p resso A r n im E O i 204, 2 6 5 , 273, 274, 2 81. 282, 283, 291, 308.

I-'

Veneti. A rchici). Patracensi


e t A'pi se. TorceU anl Corani Jnnoccnt. V i l i P ont. M ax. in oc d e d ir i "etri
d ie P en th eco ste O ratio h abita ( 5 g i u g n o 1 4 8 7 ; p r e s s o H a i n n . 1 5 4 5 0 ; P R > '" ,I;

-*29, S i a n o

in o ltr e

r ic o r d a ti : S t e p h a n i

T e q u a tii

2 4 4 ) e d e l m e d e s i m o l 'Oratio de passione D omini habita coroni S . D. X.


Innoccntio V i l i in die Passioni* X X . m ensi* A p rilis R om e l/,92 ( H a i n n . 15457 :
O o p i n g e r I , 4 6 2 ; P r o c t o r 4 6 2 ) ; S e n n o habitus in tnissa papali Rom e l i * '
in die trinitiliis... ter sacre tlicol. doctorom man. . G d i l e u i u u B o v i d i t Ord.
m in . ( H a i n n .1 3 3 4 9 , 3 3 5 0 ; R e i c h l i n o

I I . 1 2 7 ; P r o c t o b 2 3 9 , 2 4 4 ) ; A u r e o M a i 1

M arolm Ord. praed., urti uni et theol. mag., ncciw n inquisitorie hcrcticc lf,n '
rita tis oratio de cpiphania ( H a i n ii. 1 0 7 7 9 ; C o p i n o e r I I 1 , 3 9 1 ; P r o c t o b
235, 239.

C f r . H o f f m a n n , X ora script, collectio I. 372 a. A u d i f f r e d i 2 7 0 s . SiiJ


Caeremoniale compilato nel 1488 da Agostino P a t r i z i colla c o lla b o r a z io n e *1
Giovanni Burcardo e stampato dopo la morte d'ainbedue, nel 1516, che l*r
un capitolo De concilio generali influ sui preparativi i>er i l concilio di T r e n t o
cfr. E i i s e s in Rimi. Quartalsclir. XIII (1S99), 380; .M o d e r n in Jahrb. d ir kun*thist. Sanimi, des osterr. Kaiser li n use* XXII, 132 ss. ; L a u c i i e r t In /LUgcmDeutsche liiogr. XLYII, 379. Circa le premure di Innocenzo V i l i per i membri
della cappella papale cfr. H a b e ii., Bausteine III, 5 6 s.
4
Vedi Remami I. 286-287. iSull'opera del Torquemada vedi il nostro
voi. I, 405 1?. (ed. 1931).
o
R e n a z z i I, 1 8 6 - 1 8 7 . I n c e r t o i n t e r e s s e p r e s e n t a p u r e u n a * l e t t e r a <1
d u lg e n z a

stesa

da

Iiernardin ux de R ech im elo, ord. m in., ap. sedis coiniM*ur

Innocenzo V ili e i etterati.

28?

essere ricordati sono poi g li sfo rzi del pontefice onde a ttir a r e a
Roma v a len ti g iu r isti. A lui sp e tta la g loria di aver legato alla
citt etern a L odovico B ologn in i. Innocenzo V III im pieg anche
in affari d ip lom atici il fa m o so F e lin o Sandeo, che al p rincipio
del 1484 S isto IV a v ev a ch ia m a to n el collegio degli u d ito r i.1 P er
avere il fa m o so g iu r ista B artolom eo Sozzino Innocenzo V i l i n el
lanno 1490 sp ed a F iren ze due brevi ; anche il g iu r ista F rancesco
Pellati si eb b e dal papa prove di benevolenza e di f a v o r e .2 Quanto
Innocenzo V i l i a p p rezzasse g li uom ini ed u cati alla m an iera um a
nistica, lo prova il fa tto , che egli affid ad alcuni di lo ro alti uffici.
Il poeta coron ato A n tonio G eraldini ch e celebr in dodici ecloghe
la vita di C risto, d iven t p roton otario e nunzio nella S p a g n a ; 3
il dotto Lodovico P od ocath aro fu nom inato dal p ap a a suo m e
dico.4 Come se g r e ta r ii ste tte r o ai se r v ig i del papa G asparo Biondo,
Andrea da T rebison d a, G iacom o da V olterra, G iovanni P ie tr o A rrivabene, il p oeta A g o stin o S taccoli, S igism on d o de C onti e Gio
vanni L o r e n z i.5 Q uestultim o, nato a V en ezia nel 1440, era venuto
a Roma nel 1472, dove fu se g r e ta r io ddl su o com p atriotta il car
dinale M arco B arb o; Innocenzo V i l i a ssu n se n ellanno 1484 questinsigne e lle n ista f r a i suoi se g r e ta r ii e n e llanno segu en te, dopo
la m orte di C ristoforo P e r so n a ,8 g li c o n fe r il p osto di b ib liote
cario della V a tic a n a .7 II L orenzi, onorato da Innocenzo V i l i anche

"in in it. Parisen., cjusdcm un. in tutu Germania procurator, sopra unindul-'iiza dInnoeenzo Vi l i per i fratelli della 'Confraternita *. Fra nei uri et A n'"nii de Padua di .Parigi presso i Minoriti, che contribuiscono ad perfectism im ,
r' imrntionem e t cdifratH mem librarie et refccto iii, ecclesie et cm nerarum col'U'i Pauperum stutU ntium , Orig. nella biblioteca del collegio dei IGesuiti a
, 111
y k i n O l a n d a , Cfr. in proposito P a u l u s , D er Ablass im M ittelu lter
ehe indica esemplari stampati.
R e k a z z i I, 18>. iM a z z u o h k U . i II 3 , 14!I7. X . IIilm.no, F elinus, A u d ito r
'l r Nota, in A rch iv f. ka th . K irchen recht L.XXXIV <1 9 0 1 ) , 94->106. Su una serie
II " ritti, nei quali (Felino sostenne il punto di vista del papa nella controversia
! Innocenzo V il i con Ferrante di Napoli (C o i. Yatic. lat. 5607), cfr. C a r u s i ,
^"paeei e lettere di (!. G h em rd i H.xxxvin s., n. 9 .
- Pabronius, A dtiot. ed L a u ren tii Medie. Magn. ri f a (P isis 1784) 79 a.
III v x z z i

I,

220,

litH ).

VI 2 , 2 8 5 .
* Marixi I, 2 1 8 s.
5
Sigismondo ft- (loNTi II. 40. |Sul D ia riu m R om anum di .O. iGherahdi
fr ora lintroduzione alla nuova edizione di C a ru si (Citt di Castello 1904).
u>- anche una breve biografia e p. lx x x i-x c v una scelta dal mio epistolario
*'! Cod. Yatic. tat. 3!>12. Sulle sue relazioni con cardinali ed altri personaggi
^ 1,1 Curia Romana, e in particolare con umanisti di Roma, Milano e Firenze
ra cui Ermolao Barbaro), vedi C arusi xi.ix-i.viii. Su Giovanni Pietro Arriva
r n e cfr. P rirhatsch, Korresp. <1es Kur f . A lb rech t A chilles III, 111, n. 4.
' 11 -'^ostino ;Stacco Li v. Unii, Senese di star. patr. VI ( 1 8 9 9 ) , 1 5 8 .
* Ofr. M a r i s i I, 2 7 1 s.; II, 2 2 2 ss.
( ' ili N oliiac, G. L orenzi in M i. d'arehologie Vi l i ( 1 8 8 8 ) , 1 ss., dove si
llnn dei particolari intorno alla sorte che tocc pi tardi al Lorenzi, il quale
3 T

ir a b o s c iii

Libro . Innocenzo VI. 1484-1492. Capitolo 5.

a ltrim en ti, r ic e v e tte p u re l'incarico di tra d u rre in lingua latina


lo sto r ic o E r o d ia n o .1 Le str ettezze econom iche del papa spiegano
com e la biblioteca, p rescin den do da due p reg evolissim i codici bi
blici d o n a ti da C arlotta di L u sig n an o r eg in a di C ip ro 2 sotto il
su o p ontificato non fa c e sse quasi alcun p rogresso; interessa tut
ta v ia sap ere, che si continu la grande larghezza n e lluso dei
m a n o scritti an ch e al di fu o ri del locale. P er i buoni uffizi di Lo
renzo d e M edici il P olizia n o o tten n e anzi che un certo numero
di m an oscritti fo s s e m and ato a F ir e n z e .3
U n a ltra prova ch e Innocenzo V i l i s i tro v a sse in a m ich evoli
rapporti con i ra p p resen tan ti del rin ascim en to letterario son o le
dediche c h egli a ccett d a T ito V esp a sia n o S tr o z z i4 le dal celebre
m edico Z e r b i.6 A n che u m an isti stra n ieri, com e G iovanni Furhsm agen, v en n ero d istin ti dal p a p a .6 Torn fa v o rev o le alla lett A l
tu r a ch e il pap a n om in asse a suo teso riere il rom ano Falcone de

so tto

A l e s s a n d r o ,V I c a d d e I n d i s g r a z i a

e p e r d e t t e i l p o s t o , c o m e p u r e in

a l s u o v a l o r e c o m e u m a n i s t a . iS u L o r e n z i c f r . a n c h e N

B i bl. de F.

olhao,

xini 2 2 8 . Giorn. d, L itt. ita l. X I I I , 1 0 7 , 1 1 2 s . ; X X I X , 4 2 1


Una lettera di <1. L orenzi a l . Calrondihi, V e n e z i a 1 8 9 5 .
1 I. j j e l L u n g o , 'rose volgari ( F i r e n z e 1 8 0 7 ) 7 4 . D o b k z

|I ) a I J . a S anta

in

R e v. d. B'M-

(1 8 9 4 ) I V , 3 9 6 s .
in

2 O fr . G . [ M e r c a t i , I m ss. biblici greci dom iti da C. d.i L. ad Innocenzo


M iscellanea di storia eccl. I V ( 1 9 0 0 ) , 3 3 7 s .
M a r i n i I I , 2 5 5 . M n t z - s F a b r e , L a Bibi, du Vatican 3 0 7 - 3 1 0 . iCJonie

HI-

com

p l e m e n t o a l i a s t o r i a d e l l a V a t i c a n a r i c h i a m e r e i l ' a t t e n z i o n e a n c h e s a d u e * '!'*
sp acci
Il

d e ll'a m b a s c ia to r e

su d d etto

li l i b r i d e
da

M.

este n se

a m b a s c ia to r e
la

b ib lio th e c a

D e m e tr io

lo c . c i t . 2 9 9 e

A r lo tti,

r if e r is c e

il

a p o s to lic a

r im a sti

s c o n o s c iu ti

g e n n a io

14,SS :

fo r n ito

te u g o lo

v o l. I I , 0 2 5 ].
n o str o

In

d a ta

cu sto d e

10
ile

T.

La r a c c o lta d i p o e s ie d i
B i b l i o t e c a

1891 e

di

D r e s d a ;

Giorn. d. lett. ita l.

s II p a p a

a u m en t

f io r in i;

vedi

g n u o lo

c o n v e r tito

casa

d ic e m b r e
la

s t a t o m o lt o m a la t o , o r a p e r s t a m e g lio . A r c h i v i o

in

.M n t z - F a h k i
in v e n ta r io

a r in i

lo

I,

dal

X V II,

1488

b ib lio t h e c a
di

S t a t o

i l m e d e s im o
a p o s to lic a

in

t y p .,

R om a

c ir c a

V . S t r o z z i d e d ic a ta a In n o c e n z o V i l i tr o v a i

T. V. S trozzi ,

v e d i A lu r e c h t,

s tip e n d io

g iu d a is m o

Sicultis,

B yaxander

c io A

con

n t o n io

D r i'^ 1*'"

100. 442.

3 1 0 . iO fr . R

14S5)

'

M o d e n a-

d i q u e sto
enazzi

d e d ic

d o tto

p o r ta n d o lo

da

aolo

de

Ip n ocen zo

V III

l' o p e r a

150 e

I , (2 2 4 -2 2 5 . P

e r EDIa

u t ru m intem era ta Virgo M aria tfuerit coneepta in peccato originali


et

,lr

c o n s ig n a t o iiw

[ d a L u c c a , c u s t o d e d e l l a V a t i c a n a s o t t o S i s t o I V , v e d i M i NT/

il n o s t r o

A r lo tti r if e r is c e : * D e m e tr io

n e lla

*Lo

una

p o e s ia

F i ,a .\i i m

di

c o m m e n d a z io n e

, a lla lin e

(v e d i R

di

e ic h m n o

'ia

Quae*1'"
( s . 1 - '
A n t o n 11

II.

Corona regia ad Innocenti uni. V i l i . Pont. M ax. pro i1


m orata eonceptione M arie Virginia ; T e d i V a t t a s s o , Flam inio 4 1 .

a n c h e s o tto il tito lo :

Z in g e rle ,
G io v a n n i

Beitrge

J o c lig r im ,

1 1 4 . F u c o m m e n s a l e p e r l u n g h i a n n i d i In n o c e n z o ' 1

d ecano

d e l c a p ito lo

d i \S . M a r t i n o

W o rm a , a lla

c h i e s a i l p a p a c o n c e s s e n e l 1 4 8 5 u n i n d u l g e n z a : c f r . S c i i a n n a t ,

patus Worma tiensis I , F r a n c o f . a . M . 1 7 3 4 , 4 1 ; i l d o c u m e n t o , c o n c u i il


i l d e c a n o acolytus ac famUiaris nostcr eontinuus commensalis,

c h ia m a

I I , 2 5 0 . C f r . a n c h e I G i- a s s c ii r d e is .

M ittelalter,

M nchen

190B , 225.

'

Historia epi'"'"
1U1/ ^'
>

Urkunden zu r pflzischen K irchen gesch.

innocenze Vili e i letterati.

89

Sinibaldi. La g en ero sit di q u e stuom o vien e celeb rata in p articoare i M atteo B osso e da G iovanni B a ttista S p agn oli, entram bi
tenuti in m olta stim a com e poeti im p ro v v isa to ri ; q u estu ltim o parl
.na volta nel giorn o della fe s ta di O g n issa n ti del 1488 alla pre
z z a del papa e dei ca rd in a li e recit pure ta lv o lta dei carm i
latini in b an ch etti p a p a li.1 II dram m a c la ssic o in l'ingua latin a
rinacque in R om a so tto In nocen zo V i l i . L im p u lso ven n e da P om
ponio Leto, capo d ellaccad em ia rom ana, che con zelo in fa tica b ile
propum che n elle f e s te d ellaccadem ia sii ra p p resen tassero comosizioni antiche, sp ecia lm en te le com m ed ie di P lau to e di Te
renzio. Q ueste ra p p resen ta zio n i non rim a sero a lu n go r istr e tte
alla piccola cerch ia e le tta d egli u m a n isti d ellaccadem ia. C ardi
a li ul altri a lti d ig n ita r ii m isero a d isp osizon e d i P om ponio
loro palazzi. P i che tu tti e r a il ricco e p o ten te card in ale R af
faele Riario q u eg li ch e stu d ia v a si d i prom uovere con lib eralit
princi)>esca il te a tr o p er m ezzo di ricch i scen a rii. A llorch lumanista Giovanni A n ton io S u lpizio da V eroli, dal 1480 im p iegato
all'universit rom an a e b en em erito qu ale ed ito re d ella p rim a ed i
zione di V itru v io , volle ra p p resen ta re una tra g ed ia , il cardinale
irli ff ;o prep arare una m essa in scen a oltre o gn i d ire m agnifica,
k* tr a g e d ia , p ro b a b ilm en te l Ippolito di Seneca, r isco sse tan ti
applausi, che fu rip etu ta in C astel S. A n g elo a lla presen za del
Papa. il g io v a n e T om m aso In gh iram i, per la p a rte da lui rap
presentatavi, r ic e v e tte il so p ran n om e di F ed ra (P haedra).
A quale potenza fo s s e g iu n to in R om a al tem po d Innoenzo V III il m o to del rin a scim en to e com e len tu siasm o p er tu tto
chera a n tico fo sse p en etrato anche nel popolo, rilevasi da un
atto avvenuto n ella p rim a v era d ellanno 1 4 8 5 .3

\ltre notizie presso C u s in Q tom . A. L ctt. ital. XXIX, 422 .3.; cfr. P. Ams 1)0 rebus g e stii B apt. M un tinnii (Taurini 1784) 35. fiiKABOSCJHi VI
- - > i g.

('fr- F lechsig 42-44; O att loc. cit. 423, nota 3. R enazzi I, 237-238. Ti>J '" 1,1 ' 1 2, 205, 394. Su G. A. Sulpizio cfr. B. Bucci, L'U m anesim o e la
-eno, Xrani 1913.
f4l)i. 1x1 relazione pia credibile intorno a l ritrovamento del cadavere duna
'mm- ' romana nel 1485, trovasi nel diario del \Notaio di N antipobto 1094
t ^ ' ostasi, ed. T osi 47). ,Ofr. inoltre la lettera di Bartolomeo Fontius
Sacchetti pubblicata da J a x i t b c h e k , G esellschaft der Renaissance 120
J 'n una forma pi corretta in R ep ert. f. K u n stw issen sch a ft VII, 2B9-240,
(lut Itre lettere date alla luce da H l s e n in M itthrU. d. o s ta r .
u ' * 1
dove trovasi anche la miglior critica delle diverse rela. M(1t ' fr- inoltrt IKFE88URA 178 s. (cfr. Arch. d. Hoc. Rom. XI, 532 s.) ; ioiIU ;> t)E
II, 44-45; (A l e x a s d e k a b vA l b x a n d r o , JHes geniales III, c. 0
-,
*AEL V o l a t e k r a s u s , Cautimcnt. urb. (Lugd. 1552) 964; A n t . dp: Va b ano
rr? tt a,tra relazione, ancora inedita, fu da me trovata nel * Protocollo
'"sii '
P Aoi' B e s it ie s i (/*. ^fl.}) sotto la scritta: N uovo Ricordo clioinc
nn' doni. 1485 lei mese d'Aprile ci fu lettere da Boma chome in via Appia
P * t o r , S t o r ia d e i P a p i, I H .

19

290

L ib ro I. In no c e nzo V il i . 1484-1492. Capitolo 5.

N ella seconda m et d ellap rile alcuni m uratori lombardi nello


sca v a re fr a le ben n ote rovin e lungo la V ia A ppia, in quel luogo
che p o rta il nom e di R om a V ecchia, n el fondo statuario apparte
n ente a i padri O livetani di S . M aria N u ova circa al sesto miliario
dalla citt , s im b atteron o in alcuni m onum enti antichi. Essi tro
v aron o due basam enti di sta tu e con iscrizio n i del Praefecht
p ra etorio H erennius Potens, a van zi d una tom ba di liberti dell*
gen tes Tullia e Terentia, finalm ente un sa r co fa g o senza alcuna
iscrizion e, il quale co n ten ev a un cadavere di epoca antica a me
ra v ig lia con servato m ed ian te una m iscela artificiale, composta di
m irra, balsam o, o lio di cedro e tr e m e n tin a .1 Il cadavere fu tosto
tra sp o rta to nel palazzo dei C onservatori ed esp osto al pubblico
Q uella sin g o la re scop erta m ise la c itt in tera in tale fermento
su scit ta le en tu siasm o, che leco n e p ercettib ile in quasi tutte
le relazion i contem poranee. L e sta si d eg li an tiq u arii e degli uma
n isti, non che la cu riosit del popolino giu n sero al colmo. Le voc:
e le c o n g e ttu r e pi sv a r ia te si sp arsero to sto per Roma, omparendo anche esag era zio n i, fa lsificazion i e m istificazioni. L'esalta
zione gen era le si riflette n ella m olteplice v a riet d elle relazioni. !
cui p artico la ri debbonsi solo in p arte ad una o ss e r v a z io n e
accurata, m en tre u n altra p arte, e q u esta a ssai considerevole, ri
sale a lla fa n ta sia di chi li r ife r isc e. Q uanto alla p r o d ig io sa con
serv a zio n e van n o tu tti daccordo e dai p i vien e notato il
fem m in ile della giovan e m o r ta .2 I contem poranei descrivono con
en tu sia sm o com e le m em bra a v essero con servato la loro natura*

presso S. .Sebastiano luogo detto capo de bove In uno sepolcro marmoreo fu ,r


vata una fanciulla morta integra nolle [ = non le] mane-bava nulla ne na
ne capitelli [capezzoli] ne labra ne denti ne lingua ne capelli imo pi clie J
carne cedeva e stimossi de circa 1 7 0 0 anni fusse stata sotterra con una CIlt*'
di tlo doro a llungheresetaa e per certi inditii che fusse Tulliola figlili'1* '
Marcho Tullio Cicerone . A r c h i v i o d i t a t o i n F i r e n z e . V. *nf!'
nell App. di questo .supplemento al n. II la * lettera di Alessandro Cor*
avversario del \ alla, del 21 aprile 14>85, B i b l i o t e c a L a u r e n z i 11* *

F ir e n z e .

i
Tu o d e nell articolo cit. pi avanti adduce il parere di un botanico il Q
dichiara di esseiv la cosa pi verosimile che la conservazione del c a d a v e r e *
in olio d olivo, a cui forse saranno state aggiunte altre materie r e s i n o s e e
stanze aromatiche. Questa ipotesi viene in parte a cadere di fronte alla rei7
d S i g i s m o n d o d e C o n t i II. 4 4 . il piale espressamente osserva che p e r s o n e I*
a v e v a n o a c c e rta to

b a l s a m o , o lio

d i c e d ro e tro n i e n ti a a . A n t.

de

V asch e

(p. A2S) : il quuc corpo era coperto tutto di una colta c molti d i c c y

detta colla fusse m i rra, e corti altri licori che le api con grande- vototi'1
anda rano, e cos- detto corpo era pieno dentro.
- Il Co,!. Atthlmrnhaiii. 7 /7 .} . f. 1 3 4 ( B i b l i o t e c a L a u r e n *
a I i r e n z e) dietro la lettera di Bartolomeo Fonti dA un disegno dei
vamento : il cadavere della fanciulla giacente dinanzi n un sarcofago spro'1
di decorazioni, le forme sono molto giovanili, ed data la reticella l*ei ,:l1
il forma di mezza palla. Il disegno meriterebbe di venire r i p r o d o t t o .

Scoperta del cadavere d i u n a fan ciu lla ro m an a (1485).

291

pieghevolezza, i capelli il loro colore nero, i denti e le u nghie la


loro saldezza e bianchezza. D icono pure d a v er tro v a to d^ gio ielli
sul capo e n elle d ita del cad avere.
Gli a b ita n ti d i R om a affluivano a m ig lia ia al palazzo dei Con
servatori p er am m ira re il cad avere di q u ella rom ana, com e se
fosse sta ta p u b b licata u n ind ulgenza. D i fr o n te a q u esto culto en
tusiastico p er il corpo di un a p a g a n a p are ch e nel papa Inno
cenzo V i l i co m in cia ssero a so rg ere serie preoccupazioni p er un
paganesimo popolare, il quale doveva im p en sierirlo pi di un pa
ganesimo lettera rio . E g li diede ord in e che il cadavere, il cui volto
in seguito a l co n ta tto co n l a r ia com in cia v a ad an n erire, v en isse
segretam ente sepolto di n o tte tem p o fu o ri P o rta P in c ia n a .1

1 141 narrazione data qui sopra fondasi innanzi tutto gullottimo studio di
Hi :i.sEN in M itt. d. osterr. Inali tuta UV, 433-44, 11 quale in certi punti e s
i z i a l i rettifica e completo larticolo di H. Tu o d e iv i riprodotto p. 75-91.
Quivi pure a ragione confutata lipotesi, che il noto capo di fanciulla a Lilla
1"1"u essere una copia fedele del capo del cadavere ritrovato nel 1485. A l nieilcsimo risultato giunto H. Gbimm in Jahrb. d. prem*. u n s tsammlungrn
IV, 104-108. .Anche Heydkuann in Zeitschrift di Lutzow XXI, 8 s . si di'tiiara decisamente contrario all'ipotesi del Thodk, cosi pure F. W ick h o ff, IJie
Uachsbste in Lille, nel V I ErgRnzungsband delle Mitteil. f. uteri-, (leschicl>l*forschung (1901), 821-829. A llipotesi di Tuoni: si oppongono questi dati,
fhe il cadavere della fanciulla romana aveva lunghi capelli neri, piccoli orecchi,
fronte depressa, mentre la testa in cera di Lilla ha la chioma doro rossigno,
recehie abbastanza ampie ed una fronte troppo spaziosa per una antica ; di
la fanciulla di Lilla pi attempata. Sul cadavere della ragazza vedasi
inoltre B u r c k h a r d t I3, 280. i G b b b o b o v i u s V II3 555-550, 105. I e u m o n t III
* 383. Courrier de VArt 1883, 312. LArt XXXV (1883), 1. M ittheil. d. deutsch.
'"''hiiol. InstitiUs V I, 18; L anciasi, iI agan and C hristian Home 294-301; Y**.'D8, The Aff o f th Despot* 17 s. ; <>. Ci.emk.n, Spalatiti, iiber die Auffinduntj
antiken Madchenlciche in R om 1485, in Neue Jahrbiicher /. dns Mas*.
Utertum XXV (1900), 378. Riguardo alla data del rinvenimento H u l s e n 448
t,a gi fatto osservare, che premerebbe molto per constatare, se gli ambascia!"ri inglesi, il cui arrivo il > ' o t . d i ^ a n t i p o r t o fa combinare con la trasla"
di quel cadavere, siano realmente arrivati il 19 aprile. T ale questione
<h - per mancanza di fonti H c J ls k n non fu in grado di sciogliere, si risolve pre* "1 dare unocchiata al D iarium B u r c h a r d i ( T i i t a s n e ) I 135, ( C k i .a n i I 113),
'*nuto in questo frattempo alla luce, nel quale (I, 145) l arrivo di quegli am151sciatori segnato addi 20 aprile 1485. Anche A nt. d b V a s c h o (loc. cit.) da
data del 119 aprile.

6.
Difesa della libert e della dottrina della Chiesa. La bolla
del 1484 contro le streghe. Condizioni morali alla Corte
di Roma. Mondanit dei cardinali.
"1 o m e n e llord in e p olitico, cos anche in quello puram ente eivte-

J sia stic o Innocenzo V i l i v id e in v a rie g u ise violentemente


a ssa lita e b istr a tta ta la sua autorit. In Italia oltre a Napoli fu
rono sp ecia lm en te le repubbliche di F iren ze e di V enezia quelle
ohe coi loro sfo rzi in cessa n ti per alla rg a re la suprem azia dello
S ta to a sp ese d ellind ipend enza e c clesia stic a cagion aron o al papa
g ra v i ap p ren sion i. F in d a quando fu ro n o fa tte le pratiche per il
ritiro delle pene ecclesia stich e in flitte da S isto IV alla citt della
laguna, Inncenzo V i l i a v e v a cercato, m a indarno, di tutelare il
clero veneziano contro gli a rb itra rii balzelli e contro lingerenza
dello S ta to n el co n ferim en to dei b e n e fiz i.1 Ci che segu diede
ancor pi ch ia ra m en te a vedere, che la S ig n o ria non aveva affatto
intenzion e di rin un ziare allo sfo rzo v erso la com pleta p a d r o n a n z a
di tu tta la v ita dei suoi su d d iti, anche d i quella ecclesiastica. Nel
lan n o 1485 /si rese vaca n te la sede di P adova. Innocenzo V i l i con
fe r quel vescovado al card in ale M ichiel, m entre V en ezia sostenne
il vescovo di C ividale, P ietro B arozzi. N essu n o dei due voleva ce
dere. Invan o il p ap a fe c e fa r e in V en ezia rim ostranze per mezzo
di esp r e sso leg a to ; la repubblica rim ase ferm a e da ultimo 'a
sp un t con la forza . A l ca rd in a le M ichiel ven n ero s e q u e s t r a t e le
ren d ite di tu tti i benefici che a veva nel dom inio veneto e dopo
ci tanto il papa che il ca rd in a le c e d e tte ro .2
La m orte dellin sig n e card in ale M arco B arbo, patriarca di
A quileia, provoc nel 1491 una nuova e violen ta con tesa tra ^
n ezia e Rom a. Innocenzo V i l i a veva co n ferito il 2 marzo la l':'
g n it p atriarcale allam basciatore ven ezian o in Rom a, al d o tt

N a v a g ie r o

a X a v a g ik ro

1192.

1192-1193. I a y n a t .d 14S6, n . 30.

Inno cenzo V i l i difende la libert ecclesiastica.

293

ed integro E rm olao B arbaro. Q uesti accett la d ig n it p a triarcale


senza chiedere il perm esso del govern o v en ezian o secondo p re
scriveva la leg g e. Il B arb aro doveva v en ir p u n ito di ci nella m a
niera pi rigorosa e v e n ir co stretto a d ep orre il patriarcato, che
era d estin a to a N iccol D onato, vesco v o di L im isso n ellisola di
Cipro. Ma essend o allora il B arb aro fu o r i del p otere di V enezia,
fu m inacciato di pene p ecu niarie suo padre qualora non inducesse
il figlio a p ieg a rsi. E rm olao B arb aro voleva ora rin u n ciare a
quella d ign it, m a il papa n eg il suo a ssen so. A llora fu presa a
Venezia q u esta deliberazione : E rm olao B arbaro dentro il term in e
di venti g io rn i com parir d avan ti al co n sig lio dei D ieci, in caso
contrario sar b and ito da tu tti i dom inii della repubblica e dich ia
ra to scaduto da tu tti i suoi benefici v en ezian i. Il B arbaro p refer
lesilio, nel quale s i dedic a d otti lavori e m or lan n o 1493. Il
patriarcato, le cu i ren d ite v en n ero risco sse dal govern o veneto,
rest vacan te so tto Innocenzo V i l i ; so tto A lessan d ro V I V en ezia
ottenne su b ito la n om in a del D o n a to .1
Anche di F iren ze e B ologna ebbe pi volte a lam en tarsi Inno
cenzo V i l i per la violazion e della lib ert ecclesia stica . A proce
dere contro F iren ze il pap a fu m o sso d a u n arb itra ria ta ssa zio n e
del c le r o ;2 con tro B o lo g n a d a llesecu zion e ca p ita le di un prete,
nella quale eran o s ta te v io la te le d isp osizion i del d iritto ca n o n ic o .3
Parimenti il papa v id esi pi v o lte c o stretto a tu te la re la lib ert
della C hiesa con tro il govern o di M ila n o .4
Fuori dIta lia non m ancarono sim ilm en te a ssa i g r a v i u su rp a
zioni da p arte del p otere c iv ile. Con grand e tracotan za procedeva
segnatam ente il re d U n g h eria M attia C orvino, il quale fin dal 1485
stabiliva, c h e i p rela ti d im oran ti fu o ri del regn o non p otessero
Possedere benefici in U n g h e r ia ed, avendone, goderne le en trate.
Questo d ecreto fu su b ito m andato in v ig o re con la pi grande inde';catezza; ad un im p ieg a to del vescovo cardinale di Erlau dim o
rante in R om a fu r o n o to lti 2500 d ucati, che egli voleva recare al
suo sign ore, e il denaro fu p orta to a Buda. N el m edesim o anno per
avere M attia C orvino nom in ato Ipp olito dE ste, ancora ragazzo, ad
arcivescovo di G ran, si ven n e a un serio conflitto con Roma. In
>
1 Mampiebo (587-<5S8. X a v a g i e r o 1200. S i g i s m o n d o d b ( 'o . n t i II, 35, 47,
, ; MT0- M a r i I. 74fi-747. T i r a b o h c h i VI 2, 151 s. U g k e l i . i V, 130-131. Z k n o ,
j " *>. II. 061 ss. \Arvh. *tor. fin/. 3 (Serie II .1, 123 ss. <VocaiKrm I, 309.
' 'RI 138 s. ; o . d a i x a S a n t a . Una vicenda della dim ora di Ermolao B arbar
io ,-010
1V ,~- nella pubblicazione I n m em oria di Giov. Monticolo, Venezia
*15, 223-228
1 IUynajlo I486, n. 35.
V *
a Bologna <latl da ,Koma 4 settembre, 30 ottobre 1480, 9 feb'""*' 20 maggio 1487. A r c h i v i o d i S t a t o i n B o l o g n a Q, &
S t * *"*r ** * l,reve a Milano in data di Roma 18 aprile 1492. A r c h i v i o d i
a 1o i n M 11 a no. Autogr. I l i e D e s j a r d i n s I, 530.

L ibro I. In no ce nzo V I II . 1484-1492. Capitolo 6.

d a m o Innocenzo V i l i fe c e in ten d ere al re che affidare il governo


di quella c h iesa a un fa n c iu llo e r a un m odo di procedere insensa
t o ed in g iu s to . M attia C orvino n ella su a risp osta accennava al
fa tto , c h e S u a S a n tit p er f a r p iacere aveva g i accordato a
g e n te di a ssai m in or conto dei fiavori, i quali dal punto di vista
dei can on i ecc le sia stic i a pi fo r te r a g io n e s i sarebbero dovuti
co n testa re. In pari tem p o d ich iar, ch e se a Sua S a n tit piacesse
n o m in a re un altro ad arcivescovo di Gran, questi porterebbe' bens
il tito lo , m a Ip p o lito godrebbe i p roven ti di quella se d e arcivesco
v ile . E p er dare alla su a d ich iarazion e tu tta la forza dovuta,
d isp ose che dei p roven ti d ella rciv esco v a to ven issero spediti c o m e
a titolo d i saggio 2000 d u ca ti a F errara. In realt M attia Cor
v in o riu sc a fa r prevalere la su a volont ; Ippolito n e llestate del
1487 si rec in U n g h e r ia e p rese p o ssesso di quella sede prim a z ia le .1
S e ced ette n e lla q u estion e di Gran, Innocenzo V i l i insistette
in vece nel volere la lib erazion e d ellarcivescovo di K alocsa tenuto
p rig io n e da M attia. P oich brevi severi non approdarono a nulla,
il nunzio A n gelo P ecchin olli n e llautunno del 1488 fu incaricato di
fa r e delle rim ostranze a voce e M attia allora si disse pronto a voler
porre l arcivescovo so tto la v ig ila n za del leg a to pontificio finch non
fo sse d iscu sso il processo introd otto contro di lui, m a ta le p r o m e ssa
fu b en to sto ritira ta . Il nunzio quindi esp ose con calm a a l l ir r ita t is
sim o m onarca, in quale difficile situ azion e ven iva egli a trovarsi,
g ia cch a veva com un icato g i a l papa la prom essa del re di conse
g n a rg li il p relato p rigion iero. Se io ad esso cos egli r ife r is c o
il contrario, Sua S a n tit o riterr m e per bugiardo o V ostra Mae^
st ,per m a lfid o . A lle p ressa n ti rim ostran ze del legato jMattia si
dichiar finalm ente p ron to a to g lie r e dal carcere l arcivescovo di
K alocsa e a m etterlo ad arb itrio del leg a to so tto custodia c o n v e
n ien te al su o grado sia in E rlau sia a V isegrad . Q uesta volta la pro
m essa fu m a n te n u ta .2
Come il re dU n g h eria , cos anche Carlo V i l i di Francia si
perm ise n el cam po ecclesia stico degli arb itrii n ien te affatto g i u s t i
ficati. F in dallanno 1485 Innocenzo V i l i dovette fa r dei r ic h ia m iperch n ella P rovenza le a u to rit c iv ili vilip en d evan o e m a lt r a t t a
van o il clero. A nche a ltrim en ti nel regno fra n cese veniva d is p o s to
a ssa i a cap riccio c ir c a g li affari ecclesia stici ; dai parlam enti s ap
p licava il placet contro le bolle pontificie, sp esso rifiutavasi lobbe
dienza al capo della C hiesa, ed anzi dalle u n iversit si appella';i

1 F r a I a N i , Mal li. C orrim i * tilS" s . . 289: F r . v k . n i . Pecchinoli Angelo !


le y tm M ty s udvarnl lJ/tiH-l.'iilO, Budapest 1898 (da Kathol. 8zcm lc
2 K i u k n i loc. clt. 24S, 258 s. T h e i x k k , J[on. ilu n p . II, 497. OS.
anche F k a k n i nella rivista Sszadok, Ann. 1883, p. 48!) s i,

" i*

In no c e nzo V i l i difende la libert ecclesiastica.

21)5

da! papa m ale informiate) al papa m eg lio in fo r m a n d o .1 P i volte


Innocenzo V i l i d ich ia ro ssi con tro la pram m atica san zion e; anche
sulla fine d ella n n o 1491 eg li fe c e delle p ratich e per dare m ediante
un concordato un nuovo o rd in am en to a lle condizioni della Chiesa
in Francia.2 A rb itrii sim ili a q u esti di Carlo V i l i si perm ettevano
pure i sovrani d In g h ilte r r a e di P ortogallo, contro cui il papa ebbe
a levare p rotesta. L en erg ica resisten za d Innocenzo V III contro la
pretesa da p a rte d ella u to r it civ ile dun placet p er le lettere e
bolle pontificie in d u sse il re p o rto g h ese G iovanni II a rin u n cia rv i.3
Anche di fr o n te a C asim iro re d i P olonia ed a S igism on d o arci
duca del T irolo il papa d o vette d ifen d ere i d ir itti d ella C h iesa.
Anche nel g en n a io del 1492 Innocenzo V i l i em an una c o stitu
zione gen era le in fa v o r e della im m u n it e lib ert ecclesia stica . *
Ci non p ertan to S ig ism o n d o d e C onti accu sa Innocenzo V i l i di
negligenza nel d ife n d e r e la lib ert della C hiesa. E g li adduce com e
tem p ii, ch e il papa p erm ise in F iren ze e in altri sta ti italian i
imposizione di ta s s e al clero e che dopo la llean za con Lorenzo
d<-' Medici toller in P eru g ia d elle cose, che punto con ven ivan o
dignit d ella C h ie s a .5

1It rgenbother V ili . 282; I muart pn la T our II, 103s .; Rknaudkt O s .


, r,(' '*' ergenze tra Innocenzo Vi l i e ICarlo V il i nellanno 14X7 vedi P t.icieb,
r'* de Charles V ili. I (Paris 1898), 241, 201.
,ur ' ''fr- T iicabxe, D jem -S u lta n 184, 211 s.. 287, 291 a e sopra, cap. 4, come
, ' ' u-yzE IV, 28 s. ; Jka.n (Maashlj.n, Jo u rn a l des ta ts gnraux d e Francc
r," ''- <>U * ***
*0,* ,e r <'U,c de Charles Vi l i , P aris 1Xi, 82, 408, 510s.,
' l ' ' W. fi. tSoi.DAN. Gesch. den P rotestantinm us in Frankreich I, Ix-ipzig
Ma'
S ^ r' inoltre la P ropositlo senza data oratorum 8 S . D om ini n o stri
rr>r," n rege Franeiae, presso P lih sie , C ollection Podocataro 583-580.
' 88 o nel 1489 Innocenzo jVIII impieg anche il celebre predicatore e vi' generale dei Francescani osservanti Oliviero Maillard come agente presso
' 'H I per ottenere dal re e dal parlamento labolizione della prammatica
v<Hli A. SAMOurLiAi, Olivier Maillard, (Paris 1891, 22 s., 27 s. Loj
Medici ai 9 di dicembre del 1487 (presso Moreni, L ettere di Lorenzo
"unifico 12-14) cerc d i muovere i l papa a cedere al re.
Il
Babdouin, Cane. IX, 1511 s. W d.kins, Concilia M. B rita n n ia e III, 017.
vbother V III, 280. B e lle sh e im , Ir la n d I, 572. Riguardo al Portogallo
><i,AfKIt . 045 s. e il * breve al re di Portogallo del 3 febbraio 1480. Lih.

| a. f. 102. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
. i 1)011,1 del 25 gennaio 1492 in Bull. Rom. V, 340-348. Cfr. Raynai.ii 1491,
.
^Kesto presso P r e d b l x i , L ib ri commemorUM VI, 64, n. 7 ; inoltre S i n v v i f -. '
18 s- e il documento ricordato in A rchiv, f. Gesch. K m th c n s
* 57.
^ s , i8Mo.M)o iik .j C onti II, 142. Per la controversia di Casimiro di Polonia
'"11- nnoceilzo V III a causa del diritto di nomina dei vescovi preteso dal re,
/Wo, aCWnda dellelezione vescovile a Ermland del 1489, cfr. Caro, Gesch.
Tiro!** ' ~
SS- ^ So. Per una cont roversia con Sigismondo arciduca del
*1 o a causa del diritto della nomina del vescovo, non riconosciuto dal papa
der
<^1 'lu n to , cfr. O. IjEcitleitner. D er K a m p f u m d ie R e c h tsk ra ft
' Ischen K onkordate im B istu m T rient, in Z e it sehr. d. F erdinandeum s

J*0*

296

L ib ro I. In no ce nzo V i l i . 1484 1492. Capitolo 6.

P i g ra v i fo r s e fu ron o le concessioni che evidentem ente per


m otivi p olitici il papa fece a F erdinando di Spagna. F in dall8 di
cem bre 1484 e g li accord al m edesim o il p atronato delle chiese e
dei co n v en ti di G ranata e dei p aesi e isole che si strapperebbero al
g io g o dei M o r i.1 A l che si v en n e poi ad a g g iu n g e r e un largo di
r itto di p rovvision e per la S ic ilia - e la concessione della;nministrazion e del posto di gran m aestro degli Ordini cavallertischi
ecclesia stici di A lcantara e C a la tr a v a .3

Di can onizzazioni Innocenzo V i l i non fe c e che quella del mar


chese Leopoldo di A u stria d ella fa m ig lia dei B abenberg. I primi
te n ta tiv i per q u esta can on izzazione risalgon o al periodo svignon e s e .4 II g en ia le R od olfo IV aveva in d otto Innocenzo V I a fa r e ini
ziare le in d a g in i n ecessarie, m a poi la ifare era arenato in seguito
ai torbidi ecclesia stici e p olitici. S oltan to lim peratore F e d e r ic o IH.
m ettendovi tu tto il peso della sua p erson alit, lo rim ise in corso. 1
p rocesso in terro tto venne rip reso so tto P aolo II e p r o s e g u ito scru
p olosam ente so tto S isto IV , fino a che la m orte di questo pontefice
caus una n u ova sosta, ma colla ten a cia a lui p ropria F e d e r ic o IH
continu a sp in g ere la cosa e su b ito dopo lelezione di Innocen
zo V III rinnov le sue pregh iere, in seg u ito a che la canonizza-

f. Tirol v. Vorarlberg 8 Folge LVII (1013). 1-132. Una lettera di Sigisi1"1"


a Innocenzo V i l i in un negozio di falsificazione riguardante il diritto di <
zione del captolo di Trento, presso F. S chneli.eb, La falsificazione di
cumcnto fa tta in Trento ntl xv secolo (Programma), Rovereto 1901,
Non sostenibile lammissione di storici svizzeri che il borgomastro di Zar'Hans Waldman abbia ottenuto per Zurigo da Innocenzo Vi l i una seri*' 1
concessioni ecclesiastiche. iOfr. F. R o h r e r , D as sog. W aldm ansche Konkori"
in Jahrb. f. S ch w eizer Gesch. IV (1872); E. E d u , ibid. XXI (18<>).
'
1 Coleccin de los Concordato* 231. Moroni LXVIII, 112. P h ilu is ' 1"
VIII, 200.
2 S e n t i s 102; ibid. 108 sullExequatur regio mantenuto r i g o r o s a m e n t e
vigore nella Sicilia. In un * documento di Ferdinando dal. in terra Piatiii 1>
Dee. 13. viene prescritto quod facta discussione eum magna curia e t
'
trono non procedatur ad executorias alicujns bullae Apcae praenotatae lM
'r ''
trem Maritim de P atti de Abbatia iS. T antaleonis . A r c h i v i o d i S t a
i n P a l e r m o . Regia Monarchia I. 911. Ibid. f. 913 una * bolla d 111^
cenzo V i l i : Romanian decet Pontificati, dat. Romac lJt85 Non. Maii.
papa confinn ut privilegia facta in fundatione inonasterii 8. Salvatori* [ac
Messina : ordini 8. liasilii] per Rogerium et alios sucecssorcs, ex qua bu
cosi da uomo di parte lautore chiude quella compilazione c o n f i n i l a 1>r "

narchia considerata fundatione dieti monastero.


,
s
s Cfr. W etz u . W e lt s * Kirchenlexikon I-, 458: II2, 1688; W. lU ' f'.M^
Darstellungen aus der inneren, Gesch. Spaniens, Gttingen 1850, 101.
,,
*
Ofr. il solido lavoro di V. O. L u d w i g , Der Kanonisat ionsproze** ' ^
Markgrafen Leopold I I I des Heiligen [Jahrb. des Stiftes Klosteneul1'
Wien 1919,

Proposte di canonizzazione. P rivilegi concessi.

297

xione venn e m essa in a sp e tta tiv a per il N a ta le del 1 4 8 4 .1 Q uesto


term ine f u o sserv a to con sufficiente esattezza, poich il 6 g e n
naio 1485 Leopoldo fu accolto n ellalbo dei s a n t i.2 Le annotazioni
di Burcardo hanno fed elm en te fissato l a ttra en te im m agin e di
questa f e s t a d ella canonizzazion e, che ebbe luogo n ella veneranda
antica b a silica di S. P ie t r o .8 Quanto g ra n d io so fo sse lapparato
.llora im p iegato, ap pare non so lta n to da questa descrizione, m a
anche dal f a t t o che, secondo i co n ti, s i consum arono 232 libbre di
linissim a cera bian ca e libbre 1420 di cera com une.
D alla S vezia si fecero prem ure a Innocenzo V i l i p er la can on iz
zazione di C aterina, fig lia di sa n ta B r ig id a ,4 m en tre d a lla Scozia
vennero proposte d i canon izzazione per la regin a M argh erita, morlie di G iacom o I I I ; 5 il g ra n m aestro d ellO rdine teu ton ico si
doper per la canonizzazione di D orotea di M ontau, e re F er
rante per quella di Iacopo della M a r c a .7 D i tu tti i p rocessi in tro
dotti per q u esti sa n ti p erso n a g g i n essu n o tu tta v ia fu condotto a
term ine so tto Innocenzo V i l i . A i F ra n cesca n i Innocenzo p erm ise
li celebrare ogni an n o il 14 g en n a io una fe s ta in onore d ei
SS. N om e di G e s .8
Di tu tta laltra a ttiv it di Innocenzo V i l i in cose ecclesiastich e
vuoisi in nan zi tu tto ricordare il p riv ileg io da m olti m esso in dubbio,
i-'razie al qu ale lab ate G iovanni IX di C iteau x e g li abati delle
quattro p rim e ab azie filiali d i C iteaux, L a F ert, P o n tig n y , C lairvaux e M orim ond, e i loro su ccesso ri, fr a g li a ltri im p ortan ti p ri
vilegi o tten n ero la fa c o lt di co n ferire il su dd iaconato e diaconato ;
Quegli, cio G iovanni IX, ai m em bri dellin tero O rdine, questi ai
monaci dei loro c o n v e n ti. S o n o sen za dubbio au ten tich e le bolle
^ 1 * Breve all'imperatore Federico III in data 25 settembre 1484. U h .
' ' 18, f. 14 1 ,. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
2 Bull. V. 299-303.
1 \ edi Bvite. a r d i , D ia riu m (T hu asne ) I, Ili, 129 ss., (C ela si ) I, 80, 100ss.
* Uaynai.d 14.85, n. (il ; K rarup or Lindbaek, Acta P o n tlf. Danca IV,
n. 2*27.
Uhilenhkim. Chite,h. <l<r katli. K irche in S ch ottland I, 30S.
Vedi T heixer, V on. P o l l i , 233. Lmmer in K a th . W ochenblatt der
>>'>cce Cui in 1860, 1 >. 44. W lk t, Urkundenbuch den B ixth. C ulm I, 574-575.
"i.ER. .Inh, t-on M ariem oerde u. D orothea von 31. (Braunsberg 1865) 122
'it*chr. /. fleuch. Finnland* X, fase. 2.
7 T rincher II, 110-111.
* HnMBdHts I. 34!); II, 470. In B ull. ord. Praed. IV. (JO decreto rela0 alla rappresentazione delle stimm ate di S. Caterina da -Siena.
J Bolla E x p o zu it tuae devot ioni* del 9 aprile 1489, stampata presso Hen**<*! k z , R egula et Privilegia ord. Cixt. (Antv. 1(130) 109. Per la sua autenticit
'anno fra gli altri Japtauschek, Orig. Cist. I (Vindob. 1877), p. X, e special"1<nt, P v v h lz l in Stu d . a. d. B enediktinerorden V, 441 ss. ; egualmente Sohmiehfli ^id. X I (1890), 588 ; v. anche H eim bucher I, 226; un dubbio peraltro
<"ontro 1 nutenticitil della bolla, dai suddetti critici non preso in considerazione,
-'JrSe dal fatto che proprio nel 1489 furono falsificate molte bolle ; cfr. -sotto

298

Libro I. Innocenzo V ili. 1484-1492. Capitolo 6.

di p riv ileg i con cesse da Innocenzo V III ai F ran cescan i, ai Dome


nicani, agli A g o stin ia n i e ai S e r v it i.1 E ssendo la lebbra, una dell*
pi sp a v en to se m a la ttie del m edio evo, d ivenuta orm ai m olto rar;
su lla fine del secolo XV, Innocenzo V III n ellan n o 1489 sopprtn
lordin e di S. L azzaro riunendolo a quello d ei G iovanniti. Ma que
sta bolla pon tificia non fu accolta che in Italia, poich la Francia
non la c c e tt .2 A nche i canonici del S. S epolcro fu ro n o da Innocen
zo V III riu n iti ai G iovanniti. A i F ra telli ap ostolici diede il p ap a
una pi fo r te organ izzazion e p rescriven do loro la regola degli Ago
stin ia n i e obbligandoli ad un abito com une; finalm ente approv il
nuovo O rdine delle C oncettine fo n d a to allora nella S p a g n a .s Parec
c h ie disposizioni furono date a favore della congregazione olandese
d egli O sservanti D o m en ica n i.4 Il papa in terven n e com e pot a pr
dei F ran cescan i b isogn osi di T erra S a n ta .8 Le co n fra tern ite fu
rono dal papa in vario m odo f a v o r it e ; 6 procedette con rigore con
tro un p red icatore fra n cese, che avea d ifeso delle proposizioni

308. Orr. ( A'(fini dcr l'rirx tc r Sprinter tir* IHakonat# seiti? in Thcol. prati.
(juartal#chr. di Linz XLIX [1896], 386-390) rimanda a Garparm, Traciatu*
canonici!# de . ordnatione l i , n. 798. secondo cut nell'originale genuino non
si parla del diaconato come nel testo stampato: ilih i. fa cta intpeelione '
archici V aticani, retatim i c*t tulliani quidetn ibidem re perri, ted m cn t ioti cui
ile diaconati! in cadetti deette.
V. oltre fll S erdonati 20, il liuti, ord. pracdic. IV, 7, 12. 2, 32, 43.
K oj.dk. .1 ufiii*tinerentigregalion 206 e H eim bi 'CHKr I, 473. l'na Iwilla di pri
vilegi ]>er i Cisterciensi, al 30 agosto 1487, riguardante la loro esenzione dalla
giurisdizione ordinaria dei vescovi e la loro immediata soggezione alla Santa
Sede, presso K rarup og I jniiiiaek IV. 404-406.
s Pi tardi leeone X per mediazione di Carlo V cerc di ripristinare quest'Ordine in Calabria e Sicilia, e Pio IV procur di assicurargli la sua liberti
di elezione, mn esso non iiot pi riavere la vitalit ormai spenta. I cavalieri
francesi dell'Ordlne, l cui gran maestri dopo Innocenzo Vi l i non vennero pi
riconosciuti dalla Santa sscdc. trascinarono avanti la loro inutile esistenza An
che Enrico IV confer Je commende, 1 priorati e 1 benefizi ancora esistenti allOrdlne aulico da lui stesso fondato, detto l'Ordine di S. Lazzaro di Geru
salemme e della B. Vergine del Carmelo. Ordine che poi si spense al tempo
della rivoluzione francese. V. Il*t.-pol. n ia ttc r XXVIII, 625. ILu.skk I.
:
III, S7. C i i i h a r i o , Le* Ordrc# rcligiruj- de F t. I.azarc, Lyon 1S00. II. PTIET.
Contributi!! r h itt. de l'Ordrc de S t. I.azarc rii Frinire, Paris 1914.
* HEtvrBtrctiEB L 400. 4K). 363. Cfr. anche CREMLINO. Spcicr II. 190.
* V. Quclien u. Forxch. zu r Gc*ch. de# tominikancrordcn# in Ilcut#chland
IX (1913). 31 s.: XIV (1919). 4T.S.
Vedi L em uexs, D ie F ranzi#kaner ini Ilcil. Lande, Miinster 1916. 193.
* Cfr. sopra p. 38. 46. 47 e S c k l h c h t . Pdp#t. Vrk. fiir die D ioctc lug*burg (Zcit#chr. f. Sch ira ben u. A ruburg voi. XXIV) n. 161. Pi Tolte Inno
cenzo Vi l i esort anche a tutelare 1 fratelli del terzo Ordine. Cfr. le sue * let
tere al consiglio della citt di Basilea e al vescovo del luogo, entram i con
la data: R am ar. Xon. la ii X* 2". A r c h i v i o d e i F r a n c e s c a n i In
H a l l nel Tirolo.

1>.

Innocenzo Vili contro le eresie.

299

assai p erico lo se,1 e p a rim en ti con tro labuso di fa co lt pontificie


nella diocesi di B ressan on e.
Di fron te a lle e r e sie p u llu la n ti in d iv e r si luoghi Innocen
z o V i l i propugn riso lu ta m en te la purezza della f e d e .3 F urono
specialm ente i V ald esi e gli H u ssiti che g li d ettero da fa r e sotto
questo riguardo. S e dobbiam o credere a S ig ism on d o de Conti
nel Delfinato i V ald esi non so lo p rop agavano apertam ente le
loro dottrine ma m ettevan o persin o a m orte quei fed eli, che ricu
savano di aderire alla loro setta . N ella p rim avera del 1487 Inno
cenzo V III m and n el D elfinato A lberto de C attanei, il quale con
l'aiuto del re di F ran cia r iu sc ad estirp a re quasi com pletam ente
lerrore in quella p rovin cia. * A n che in B oem ia, dove Innocen
z o V III riconobbe a W ladislao il tito lo di re, il papa riusc a riconiliare felicem en te con la C hiesa un buon n um ero di H u s s iti.0 Con
Ofr. J>u P i, A'out?. Bibt. de* im i tu r * eoet. X II, 149 s. Roskovny, VoeII, lfiCs.
1 S i nxacheb VII, fi s. : efr. 20 s. la bolla in difesa dei diritti vescovili.
* Bolla del 30 settembre I486 all'inquisitore di Lombardia Antonio da
''a e al vescovo di Brescia, presso lU d A U ) 1486, n. 57, in liuti, /ioni.
"-fi e presso Hanskx, Queltcn 29 s. Cfr. in proposito SoUian-Heppe, Octoh.
"r H ctcn p ro sette I, .Stuttgart ISSO. 517 n. ; H inschiuh, 8 y*tcm d et halli,
htrrhi n n rh l* VI 1, 328; inoltre KaynaJ.ii 1488, n. 7. (Il * breve quivi ei' > ha la data di Roma 10 maggio 1488. * Lib. brer. 20, t. 34). BERjrttro
-12. Archivio Ktorico lombardo VI, 662-3. G r a n f a VI, (51 s. liuti, ord.
prnedie. IV, 5. Lea l i . 1 . 206s. : III. 21. .F crooerus, Ite dicti* lib. IX, c 11.
1 ir. I brevi all'arcivescovo di Ma gonza in iuta di Roma 18 giugno 1480 e
*11 aliate di Weingarten in data 18 giugno 1480. L ib . brcv. 18, t. 208, 204t.
A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o . F. F ita (L a inquiMcin etpaAol v
dcrecho internacionat t-n H S7, In Hotetin de la H. Arad. de Ut H itt. XVI,
Madrid 1890, 31<7-372) pubblica una 1Milla dInnocenzo Vi l i , con cui si fa un
''re a tutti i Governi cristiani la consegna all'inquisizione spagnuola tli ere' fi fuggitivi. I.a llulla excom mtt nieationi* contra li a eretico* : a CVrasueverunt
Villani Pontiflces, fu pubblicata da Innocenzo Vi l i il 23 marzo 1485) (stam
pita due volte a Roma s. a. e nel 14S7 a Venezia ; I a n z k k II, 48fi: IV, 438;
H a i .v n. 200, jrjoi ; R e i c h u s o II. 54: V. 40. 154 s. I r o c t o r 251, 318 e il 19
*Iril<? 1492 (Pakzer II. 604 : H aix n. H2ft2.
4
Oltre alla diffusa relazione di SigIhmojioo iie C o sti I. 302 s. cfr. anche
Hatnaj.ii 1487, n. 25. B erth ier. Ilin t. d e FUglitc gallic., lib. L, an. 1487, e spe<cialmente II lavoro fondamentale di <'hevai.ikk. Metti. hi*t, *ur le* hrtU*
'* Haiiphine ( Valence 1890) 38 ss. A edi anche G u e tt k V ili. 04 s. e Besoer.
(ic * c h . d i r W a l d e n s e r (fir n 1850) 81; cfr 125 sulla persecuzione dei Valdesi in
lieinonte ed anche Comra. H itt. d e * l auiloi* dIta lir 155 s. ; 1I.UIS 744 s. ; Lra
li. 150g.; H assex. Zauberieahn 412 e QueUrn 412, n. 3; I). OARUTTI, La c r o
m a ta v a l d e t e n e l H 8 8 . Pinerolo IMM. e dei medesimo la S t o r i a d i P i n e r o to ,
Md. 1883 (efr. H. H a u p t in Zcit*chr. /. h'ircheiujetch. XVI fl89fi]. 528). Sui
'aldexl in Italia circa il 1490 cfr. anche FuSK in K irchenletikrm di Friburgo
x IIs, 1191 s. Anche il b. Angelo da Ohlva.*so eblie da Innocenzo |VIII lin
carico d'unn missione nella faccenda dei Valdesi: cfr. IHKrriai.E, I l i e F r a n z i t k a nUrhcu a Su mina e eonfe*orum ( programmai. Dobeln 1883, xxx.
* Vedi P a i .u U y V 1, 308. cfr. 381 e Raysalo 1485. n. 1; I486,, n. 58:
J*!*7. a. 24.
U batu*

300

L ib ro I. Innocenzo V i l i . 1184-1492. Capitolo 6.

una bolla d atata dal 17 novem bre 1 4 8 7 1 Innocenzo V i l i eman il


prim o regolam ento gen erale della censura d estin a ta a tutto il
m ondo cristian o, nel quale in g u isa del tu tto gen erale questa biso
g n a v en n e affidata ai vescovi.
Con q u an ta prem ura si so rv eg lia sse in Rom a alla p u ra/a
della fed e, si vid e allorch n ellan no 1486 com parve nella citt
e te r n a il celeb re P ico della M irandola. N e lla m ente di questo filo
so fo fo r n ito di belle doti e ben p ensante, ma anche fantastico e
p assion ato, eran si com binate in stran a g u isa dottrine platoniche
con idee c a b a listic h e .2 T u tto pieno di se ste sso il P ico present
non m en o di 900 te s i dialettiche, m orali, fisiche, matematiche,
m etafisiche, teologich e, m agiche e cabalistich e , in parte sue. in
p arte estr a tte dai m onum enti di sa v ii caldei, arabi, ebraici, greci,
eg izia n i e latin i . Q uanto alle te si che in ten d eva difendere a no
m e suo e con argom en ti suoi proprii, il P ico d ich iarava espre -am ente d i non riten ere lui n ulla per vero o s ia pure vero simi ' ,
se non ci che la C h iesa ca ttolica e il suo cap o il papa Innocen
zo V III riconoscessero p er ta le . La d isp u ta sulle te si che il Pico
invi per ogni dove doveva esser pubblica; ai d otti che venissero
di lontano il P ico prom etteva di risarcire le sp ese di v iaggio. Que
sto am b izioso figlio di principi che con tava appena 23 anni, si
rip rom etteva da q uesta d isp u ta uno splendido trion fo, ma avvenne
il con trario poich, avend o alcuni esp erti teologi segn alate alcune
delle te si p resen ta te com e so sp ette di eresia, il papa non p erm ise
quella d isp u ta e istitu una com m issione di vescovi, teologi e giu
risti perch p ren d essero 'in e sa m e le tesi dellard ito filosofo. H
verd etto suon c o s: alcune te si del P ico sono eretich e, sospette
di e r e sia e scandalose, parecchie rinnovano i vecchi errori dei
filosofi p agan i, altre fav o risco n o la su p erstizion e giudaica. Inno
cenzo V III fece su a questa sen ten za del tu tto g iu stific a ta 1 e seb-

i In lr r ni liti lin* (stampata la prima volta in S ta tu to prornciaUa


tini mintili Hceicmae Cotoniciii, Colonlae 1492. f. 88-80 nella posteriore eibzione. ibld. 1554. 280 ss.; ora presso E. VoOTJJfcUE. P e r lluchdruch /Vii-
zutn Knde de 15. J oh rh under t [Pubi, dcr Gc*rll*ch. fu r rhcn. Gctchich1'
/.nude XXIVI. llonn 1903, 1-xxxxm -xci e presso Hiij.khs. D cr In d e x 4 8 0 -tf-1
Ofr. Hetxkrs loc. c it 408 e liichcrvorbotc 17 s.
* Cfr. opra p. 129 s. e T ira boschi i. Il ibi. Mod. IV, 9*1 ss. M eisers. /.rMn'"
schrcibungcn II, 1 ss. B ir r a i IX. 291 ss. 3t<>cki. III. 3(57 ss. B erti in Riri1"
contem poraneo XVI. Torino 1S59. Kkcm ont. Lorenzo III. so ss.. 460. Prt
in K irchcnlcxikon di W etzer -u. W h lte Vi l i - , 1549ss. Vii.i.a.nukva XVIII
43 s. Okegua. G. Pira detta Mirandolo c la cabala. Mirandola 1.S94. T aieW
in rivista II Papato, anno XVI, serio V, voi. XXI. p. 1 ss.. 30 ss. P o r *'1
Giorn. A. L e ti. tal. XXV, 354 s. e P crez-T iutasse. Pie de la M irandole 50 s*
Seup rim . G. Pico della Mirandola. Todi 1921.
* V. Il testo delle pratiche presso D oro:-Tu r asse 114 s .
* Alcune tesi sono senza dubbio inconciliabili con i donimi cattolici. Cori
per es. l'asserzione che Cristo non sia realmente disceso all'inferno, ma solo

Pico della M irandola e le sue tesi.

b* ne buon num ero di quelle te si fo ssero riconosciute com e vere


e cattoliche, pure il papa, a causa delle fa lse ch e vi erano fram m i
ste, condann lin tera lista delle te s i proibendone la lettura. Ma
poich le tesi eran o di ca ra ttere puram ente accadem ico e lautore
e rasi d ich iarato p ronto a so tto m ettersi al g iu d izio della S. Sede,
t di pi erasi obb ligato con g iu ra m en to a non d ifen d ere nulla di
simile, il papa m ise esp ressa m en te al sicuro il buon nom e di P ico.
Il breve pontificio che d ich iarava la cosa p orta la data del 4 a g o
sto 1487, m a non fu pubblicato che in d ic e m b r e.1 In quel fr a t
tempo il P ico, secondo afferm avan o i suoi a v v ersa rii, n ellintento
spiegare in sen so ca ttolico le su e proposizioni, aveva com po
ta in gran fr e tta ( in ven ti n o t t i ) unap o logia dedicandola a
1-orenzo de M edici, fa cen d ola stam p are di n ascosto nel N ap ole
tano e p ortando in d ietro la data (31 m aggio) per non fa r apparire
ch'egli d ifen d esse delle proposizioni condannate dal papa dopo
ver gi d ich iarato di so tto m ettersi al giu d izio d ella C hiesa. Pico
sua parte a ssicu ra v a per d e sse r venu to a cognizione del breve
pontificio solo il 6 g en n aio 1488 n el suo v ia g g io in F ran cia. A
rigore.di term in i ci non una fa ls it ; m a egli a ssa i probabile
che il breve p rep arato fin dal 4 a g o sto fo s se a conoscenza dellau
tore quando scriv ev a la sua apologia.
Ora laffare s im brogli ancora di pi. Il P ico venne accusato
di avere in fr a n to il su d d etto g iu ram en to e di cercare una pi
larga d iffu sio n e delle su e idee. P er con segu en za eg li venne citato
a Roma, anzi lo si ten n e per ben tr e settim a n e p rigion iero a V in cennes.2 G razie a llen erg ica in terp o sizio n e di L orenzo d e M edici
il Pico pot tu tta v ia ritir a r si in una v illa v icin o a F iren ze. Quivi
nellan im a d i quel d otto p rofond am en te a v v ilito d a llin a ttesa
um iliazione e che a v e v a fino a llo ra m enato una v ita p iu ttosto
frivola, si oper un to ta le cam b iam en to di sen tim en ti e di v ita.
Rinunci ad o gn i bram a di on ore e di gloria, si consacr tu tto alla
Preghiera, ad esercizi sev eri di p en iten za e ad opere d i carit. In
Pari tem po prosegu con zelo feb b rile stu d ii teologici e filosofici,
dai quali uscirono parecchie opere di ese g e si e filosofia. Incom
pleto rim ase uno scritto contro i se tte n em ici della religion e: gli

r'rtualmente ; che mi peccato mortale, essendo limitato quanto al tempo, non


ptana essere punito con una pena eterna ; elle nessuna scienza meglio cl renda
'rti della diviniti di -Cristo, quanto la ni a tria e la cabala. Mkuskbs II, 24 s.
' fr. T i r a h o s o i u . fltor. d. L e ti. Hai. VI, 1 . SS!.
1 Ci riferisce espressamente l'ambasciatore estense presso C ti'P E U 70.
Il breve in B ull. V, 327-32. Ofr. H ilo ers, l u r In d e x 408 e Jluchcrvcrhotc 17.
a Ofr. la lettera del vescovo di l<ucca del 5 dicembre 14S7 citata dal Oap'4.1 75, n. 2 e la lettera pontifcia del 16 dicembre 1487, pubblicato da F ita
nel Bolctin de la U. Arati, ile In litto ria XVI <1$00), 315-31. V. inoltre a fo n i.
u,r. d. jett. XXII (ISJBi. 370. I)om z in K attyn a biblioffr. d. L e tt ital III
(1885). 273 s. e DoBK-'TtirjkSint 7 0 s.
,

Sud

lib ro I. Innoerni V iti. 14*4-111*2. Capitolo 6 .

increduli, 4 giudei, i maomettani, i pagani, gli eretici, i falsi crifitiani e i superstiziosi (astrolog negromanti ecc.). Per conni**!*
del Savonarola il Pico deliber di entrare nell'Ordine dei Dome
nicani, ma prima di mettere in effetto quel disegno la morte venne
a colpire questuomo di tanto incensante operosit (17 novemi^
1494).' N ellanno precedente il nuovo papa Alessandro VI a>*\
con breve speciale assolto il Pico, nel caso fosse venuto meno unche solo indirettamente al suo giuramento. In pari tempo vi
dichiarava che il Pico in nessuna maniera, nemmeno con la sua
apologia, era diventato eretico formale. Il breve per non contimaffatto un riconoscimento espresso delle tesi condannate da Innocenso Vi l i . *
Pi volte Innocenio Vi l i ebbe ad occuparsi anche dei Giu*V
spagnoli. L'usura e il loro proselitismo erano diventati una ver
piaga del pacae. Fin dal 1484 il papa cerc di p o n i rimedio.
Tanno seguente permise agli Ebrei clandestini e agli eretici occuH
di abiurare segretamente, per alla presenza del re e della re
gina .* Verso quel tempo avvennero dei torbidi in Aragon ir.

li IV
aort KirirM ln; 11 I a r i (. 4. I**1
Mal XXXII. M3.; XXXIII. ISO Nrlla -Urafea Fili d o ram i o u Mirr*
di IV teUaltla*> Irmi dall* a Ita pia. al (ir la data 41 N i * "
13 ava**U> 1 ; >*di ( k u n u . 4alafnt< rdaate par tiUmm I. 3J. a 0>
n a (M a lto trita ama.
* O rti te roarMUa 41 O. rau x i, ter. /Va 4*tu Jfiraadate. "
daaaala da iMXrw III praartatfa 4 tlravradro r i Bri prriodk Il *
m w o v. a *. [v r e sa. Jdliaao i.v fr r.rtfia pim m i**s. U
I**. 11. 9 C : Kurrpila CaflaMra 'Milano IV* t III r le m *
Cmttultc*. aa XVII. mi. XXXIII. p 5*301 ; Tatrmrt ari c d opta <***
prrtetaaralr I t a idotr p in riprodotto U terra di JUrwaadru VII: a M*
U 'w t. N 4*11 V lrw M i damali ai ritoaair delia ti. tir4t. Mirmadoia !"*
Paaast la*w* Ma
arila Ma optalo : Itaarrpmi Vari Ir XCIV (>*'L
3 a ; I* graaato> 1 l*Oui: otufer* mm. OST-MT: 1'* 1 dWiabrr st
Ma r t r . u r i a llo u a
t |T ; ,
Alrwmadru VI ac l***
affati a 4l<M |di l*Mna> Vili) *d aatl riaaora rintirt < * ' ,s
<trata bolla. Mai (aioatta IVo llbrrw da oal Mprtio d rm ia e dt***'
dtraiaa a w i ti Ma aOTMdo ar-rittu. /.apeJopia drMr Mt irai a ; * aar*r
llitosaa Ul JtmtratttelI /. JMMaMrtawrra XXVIII |talli. 114. V. te**'
l u i * . /ad\ I. m . talt <P Soi aari telonio alte (m tiiah ar M te'*
pcatUtrto XkxoM rtaan> dril aaa 1!. la qoala eoatirar te p** aattea pr*
bidM di Iteri a Maapa. fra il altri te taai dri IV Rn *ca rteMoara *
da Hmm flr fa trattata n a latti tiauardl Uopo il hrrrr di Ahaadrv ' '
Ir Irti tei IVo mtm Maaao pia aU'iadter; trdl l'aaaxt. O. /Hca ditte tf**
date tIVrsar 1W? 8.
* l u n a I4M. k. un. Wl ; J0. a. 31. ttr. aarto rjO A IH* J
**
U ldtllm . 1 Arvir f. taf* JSireimrrvl I. <Iva. . ita la* ' HI
a l'tataUUtar apai rtr iMarxr I. asl a., am. 3|. 307 a. OaM. X*r*^
^nHMrtlr Hpaarfnaa III 3. 23 a Fir la g a l 4r la K ira i, dr te flW.
5
MT a ( M i n qaaato te poro Sraro 11 UuanrRI. Koawoo II. (tu ll a.
la bolla atanpaia a p ll nalw a quanto ani dlm uw fin* Il rataltr*
drll'laqttiikaM> npifwla art ta l II. Mm I t i a a k r UttaaMl.-*. 0 * * *

I marrano*. Miur* contro gli Kliroi {tagliuoli.

303

'guito allintroduzione dellinquisizione spagnuola. Ivi irli Ebrei


(tteizati, ma che segretam ente professavano la loro religione,
i cosiddetti Marrano, misero in moto tutti i mezzi contro l inqui-n o n e e non potendosi ottener nulla con denaro, fu deliberato
il ricorrere aU'assaasinio. Il 15 settem bre 1485 l'inquisitore Pedro Arbues, cui si attribuiva, sebbene del tutto falsamente, una
c r i v a durezza, venne assalito da sicarii nella cattedrale di Sa
ragozza e mortalmente fe r ito .1 Da questo fatto e anche da altri
<i concluse che contro gli Ebrei solo lestrem o rigore poteva gio
care. Vennero mutilati crocifssi, profanate sacre particole, anzi
a Toledo fu ordita una congiura, la quale aveva p er iscopo di
attere nel giorno del Corpu* Domini la citt in mano degli Ebrei
* di uccidere quei cristiani. Ferdinando il cattolico si decise alla
une di prendere una misura estrem am ente rigida: il 31 marzo
U92 eman un editto in cui ordinava a tutti i Giudei di farsi critiani o di abbandonare per il 31 luglio la S pagn a.1 La maggior
arte degli Ebrei spagnuoli emigrarono nel vicino Portogallo;*
io certo numero ai rec in Italia, * alcuni a Roma, dove la maggior
parte dei p a p i del aecolo XV avevano sempre dimostrato verso di
loro una grande tolleranza. * Alcuni Ebrei cacciati dalla Spagna

*** A iretnm -tli vi 1. tWV.. MT (contro JUxkei. 381 . l'ubblica alti


lDqaixJoor al procrwrt di torri rwlillTl ari 14 >*4-V. lituo* Murra )U*ja.
U ImqmUkMm dr Ctmdad Kr*l. In Hot i r la H ir a i. d. la liti. XXII (IMO),
t. -V.4,T7U Atti prorrwoall da Caa.lalat* pubblica F. Kit lldd. XX111
). W W tt

* 1 canonista aior di P. Artwn nrll'anno |w l (cfr. O. ('<. /*. d. Ar1367) Sri 11 prrtrrto al pia violenti adacrbl contro la Mania Uni;
brutali m o alati irvi noti rvmr opro drl Iiiu4ui dal Uei-och ih !<<*>
Hrinm : a a ). Ountro IliuJM a cfr. tiara*. In lirmlrchct I ulimUall 1X17.
" 121. UH. 173. 1*3; r i r. V I I Mrrtr VI. XI. 273.. aKS.: IIUl.-po**. HU
A M la .; Uaaa. Hpmnin III ! a m e llnKESv<nin. Kirrkr mmd Hlaal
* (7r. aicka R a a n m an K io rru a i l a Stimolalo dal IhiujM n (redi
Ho waj. Itoiumtrr | K c | 2M a| U Ki ijui f r U quadro Imilrniliiai a Ar*. la col maacanaa di MorVfll annettono Uri n lor. eli. r 1, Thr
Wrvr*raa a/ H r . .1riara. Nra tork IV <Yr anrbr U m invunn. #/rac*.
Hatra VII & ebe d qaalo (ladbla: a I dar HxiaUII'Tl |<i((|ai* Ju*lr
* hrtl Al W i | non rrirbrati crnnr waOnl diastoli : ArtmA. prrripuammtr
l*t la aaa doatUia r mllncta. n br m i c' aW-ua fondamento di dubbio:
d lara t* poi po& ammrttrral cbr. dopo Ir eatarrteoar fai Ir in Andalusa nrl
'r i anni dri drcrnni 1troiaio rat aria all. I rr non arw rro dorato raarrr
f^adaatl arila traili de*ti laqaiatlori prr 1Araaa a.
liana*. Havar .HO. . W i n sm Ua Bina. (ai. *r laa Jmdku dr
Ktpama III. a H i t PtTK M ieto dr l*a rr*ra emtoUa drrtrrrtmdo dr ava rata
farfaa tea J ad* la ri. dr- la K rtd. dr Im litri XI 11AK7. 312-03)1. Mai
l*tr4o rbr ornatala alla Mpacna da parlr <*11 Ebrri rtr. G. K. Iliruas.
IH iMartart Wrllttrllmmf 4rr Jm*rm (3* al. MpiU 1*K2l 24.
* Cfr. tlK M ra VI 1. SNS
V. Knmr dTHmdrm mitra XV. 117.
* Itr. R*rwr timdr* /m lm VII. 291.

>t

I jb r o I. tan o ren ao V ili 14*4-1493. Calciolo >.

eransi gi dapprima rifugiati nella citt eterna e introdotti*! di


oppiatto anche in uffici ecclesiastici, il che porse ad Innocrt.
xo Vi l i occanione di procedere contro di loro.'
Si nono levate le accuse pi aspre contro Innocenzo VII! a p r
polito della u bolla del 5 dicembre 1484 intorno alle streghe. i>
afferma ostinatamente. che con tuia il papa abbia importo al pc
l*olo tedesco lo iipettro del diavolo, dei demonii e delle streghNulla di pi falso di questa asserzione. I)a numerose e sicure a t t r
stazioni risulta che una sciocca credenza nelle streghe era gi d.
tempo diffusa in Germania prima che fosse emanata la bolla dIr.
nocenso Vi l i . Quante forme varie e fantastiche essa avesse a
sunto An dal principio del secolo XV si p u vedere dal Formiec
riuM del Domenicano e inquisitore Giovanni Nider. che venne ir
luce al tempo del concilio di Basilea. Quivi incontriamo gi quatutte quelle vane fantasticherie, che pi tardi diedero da fare ai
giudici delle streghe. Quantunque sembri che le esecuzioni cap
tali delle streghe siano state pi isolate, pure il processo contr
le streghe esisteva gi prima assai della bolla del 14JM- In
e rasi ingerita lautorit civile, che nel processo deUinquisizion
mantenevasi del tutto inattiva Ano alla esecuzione della sentenza
Che fece ora Innocenzo V i l i ?
Nella sua bolla del 5 dicembre 14X4 egli dichiara innanzi tutto
che non senza grave afflizione aveva inteso di recente, ccok
in alcune parti della Germania superiore ed anche nelle province.

S i. If* la certo m i m o qorol j-o.f-i!.. *


loUJIA eoli p w tafa dom iate* UMI rormm Immnrrmltm IM| m i n **
rInwia tmrmmm fnM lM . *. U a. ri tj|*r ITr l ' t u a IX, l a
K. MI M A He* r tl K *ryrmr. fiUmd 4. t
mmf drm Or*** *r>
n n v /a rM iw M ra Kr*l SA II prto rkr dlrblar la bulla <1 In-**' Vili
w la ft di tallo II pnwi coniru le nnW. fa U paatot pnM *1'
J M gru* oca |rra. 4. Hrj)tfWT*K | (in-rlio IDitl. .ti II (Wt1
M i lW aderire a |nela affenaaafcme. inailo rxti DIMnls una erri
Prie di prvrmri (natta Ir rintbr anteriori alla bolla. Tuttavia e*ll ri f i
di qaeria bolla (* laariaiv le pia attori icn m rimiro il pacate. U
w* SW'I lafalllMI pevlama alone ha elevalo a domata la i u dr a wa>
tmrbe Sa* alloca interdetta II. a*.l. D iujm a ripe* q a H im a a
mms > r fVtinrde di Vne*. .IM . IviT>. rbr da Mena II Hnm taltr |1 1*
lv4) ffii d i tUtxaa la KmlhoL nMmUwM Viti |lei. Sia rrmmt> cm
1tonalmente confatala. ebe ema ritiro rio pai pia oltre ritenerla, i t i
aacbe X im ta, tUtUmgrr iS* rd Ian<bmrli 'Mi 7. M a H *
rasa. Ktrrr ad Mimmi *Wa. tinnir le affenaaxkaai di Bt ra a ii 1*1 44
(alamento storko rft. l/*t polli HI, XCVIII. SI2a.. SlSa. K i t la
Jmirk. VII. I * Hrrralrnmtr anrbe llix m iiri (VI 1. WC>. wWae n*n e
lietamente iam>nk) colla Borir e*pui*i<iae. ba rlaritato Tafdataav 41 I t l i i r '
W
rom a n w a lta ed ba a m e n rbe II |mpa aea ba emanato aaa *er
alone dofpnatlra.

iVr Fistta la Miri Jmkrb. XIV. U Jin an -P m . Orar* *


dealir. lotte VI, a tta . S7 *
che II mio Ulnare rultrd na
fiolgrr* pia In partlndare le me illustrali ni

I. boli* del 14JM su lle rejrhe.

305

ti'.., terre, borgate e vescovati di Magonza, Colonia, Treviri, Sa1 -rgo e Brema m oltissime persone dambo i sessi, apostatando
o. ; fede cattolica, avevano stretto alleanze carnali con i diavoli
* mediante i loro incantesimi e canzoni magiche, mediante i loro
>n)iiuri, imprecazioni ed altri indegni mezzi magici avevano
*
ato gran pregiudizio ad uomini e ad animali ed anche attri
ti. 3ti erano state causa di gravi danni. Anzi con bocca sacririnnegano quella fede che hanno ricevuta nel battesim o.
Q tntunque ora ambo i Domenicani e professori di teologia, Enr cr> Institoris nella Germania alta e Giacomo Sprenger in alcune
P-rti dei paesi renani fossero stati nominati per autorit ponti? i inquisitori della pravit eretica, pure vi ebbero in quelle rer ni alcuni preti e laici, i quali volendo essere pi saggi del bis
te . giunsero persino a sostenere, che. siccome nelle lettere d in*' -Iasione degli inquisitori non erano espressam ente nominate
'i le diocesi e citt unitam ente alle persone e ai loro delitti, gli
r- iuisitori non potessero esercitarvi il loro ufficio, n m ettere in
csrcvre e punire quelle persone, derivandone che tali eccessi e
>tti in quelle regioni frano rimasti impuniti. Quindi egli, il
in virt della sua autorit apostolica emana lordine severo,
f
ai due inquisitori si lasci esercitare senza impedimenti di
* "rta il loro ufficio contro persone di qualsiasi rango e condizione.
il papa fa ancora espressam ente notare la prassi dellantica
( blesa con ricordare agli inquisitori che per porre un rimedio alla
'^foneria era loro dovere spiegare al popolo in tutte le chiese
: arrocchiali del loro dominio la parola di Dio quante volte ve ne
fcae bisogno e provvedere a tutto ci che loro sembrasse pi
**ncio all'istruzione del medesimo. Il papa ordinava in modo
Piviale al vescovo di Strassburgo di proteggere e coadiuvare in
latti i modi g linquisitori e di colpire con le pi gravi pene eccle*-Astiche quelli che si opponessero o creassero loro delle difficolt:
^orrendo invocasse contro di essi il braccio dellautorit ci
tile.
Nessuna parte della bolla contiene una decisione dommatica
storno alla stregoneria. Essa parte certam ente dalla supposi*"**>. che la Chiesa ha sempre sostenuto, circa la possibilit dun
influsso diabolico sull'umanit e ammette come avvenuti anche
'k fii eccessi di questo genere, ma come mostra senzaltro la for* di semplice narrazione, che ripete meramente notizie perve
r t e al papa, nulla si insegna e decide in proposito: per ci anche
lw uiio dal documento obbligato a credere queste coite. Dogmaicamente quindi del tutto indifferente se il papa personalmente
bbia considerato giuste queste notizie. Di pi la bolla non intro-

* Rull. V. 296**; or ari tremo IU'me. (/*Ut-m 35-27.


V u trvm .

Mm M /'*. ni.

306

L ib ro I. In no c e nzo V i l i . 1484-1492. C apitolo 6.

duce alcuna d isp o sizio n e essen zia lm en te n u ova in fa tto d i strego


n eria . Che con qu esta bolla sia si in tro d o tta la sa n g u in o sa perse
cuzione co n tro le streg h e non si pu punto afferm are sen zaltro
p erch seco n d o il S achsenspiegel la str eg o n e ria era g i p u n ita per
d ir itto c iv ile col rogo. Q uello che fe c e Innocenzo V i l i lim itossi a
d eterm in a re la g iu risd izio n e dei due m en zion ati in q u isitori rela
tiv a m e n te alla streg o n eria . In casi di m agia la bolla autorizzava
solo alla in trod u zion e del p rocesso in q u isito ria le canonico, che
v e n iv a fa tto e sc lu siv a m e n te da g iu d ici e cc lesia stici e che nel suo
a n d am en to a llo n ta n a v a si com p letam en te dai p rocessi di streghe
f a tti pi ta rd i. A n che a m m esso ch e la bolla abbia fa v o r ito la per
secu zio n e delle str e g h e coHeso r ta re g lin q u isito ri ad a g ir e con
tu tto rigore, non tu tta v ia g iu stifica ta la ccu sa che Innocen
zo V i l i abbia in tro d o tto i p rocessi contro le str eg h e e con essi
sia si reso colp evole d ellorrore che in se g u ito ven n e addosso alla
u m a n it . 1

1
Cfr. Janssen^Pastor V ili, 507 s., dove anche i particolari intorno al
maliens malcficarum. iCSrca le idee propugnate da K iezler (Gesoli. der llexenprocesse in BaieiM [IStuttg. 1896] 88 s.) mi -spiegher nella nuova edizione dell'VIII voi. del Janssen. [Basti <jui osservare, che anche iStieve (Allg. Ztg.
1897 Bell. nro 89) rigetta come non dimostrato quell'influsso decisivo che se
condo il R iezler avrebbe esercitato la bolla d'Innoc-enzo V ili e che anche
Hansen (Zauberwahn 468, n. 3) ammette quanto segue: chiaro che egli
[il papa] non prese qui alcuna decisione dogmatica : non cera in questo
luogo alcuna occasione per una definizione dogmatica ; p. 409 : trattoci non
d'una definizione dogmatica o dtna definizione giuridica del concetto di magia
o stregoneria, ma di una disposizione di amministrazione giudiziaria . La bolla
ottenne una speciale importanza di fronte ad editti precedenti per il fatto,
che venne diffusa largamente colla stampa (ibid. 469 ss.). Vacandabd (L Jnqwisition, Paris 1907, 239 ss.) sentenzia (p. 241): Innocent V ili navait Ps
assurment, lintention dimposer lEglise le croyance aux phnomnes qui'
avait numrs, mais sa conviction personelle influena les canonistes et les
inquisiteurs . Soltanto come curiosit sia ricordato che P. v. Hoensbroei h
(Das Papsttum , Leipzig 1900. 379) da una falsa versione dun passo della bolla,
ove si menzionano homines, tiiulieres, iumenta, pecudes et animalia che ven
gono martoriati da stregoni e istreghe, e dove egli traduce liomines con uo'
mini, invece di m aschi, deriva la mostruosa scoperta: Per la conce
zione ultramontana della donna significativo che qui il papa metta la donna
non propriamente fra gli uomini, ma piuttosto fra le bestie . Per questa in
sensatezza e per il modo con cui HoENsnuoEqH tratta la bolla sulle streghe
in generale, cfr. Cardauns in Ilist.-pol. Bl. CXXVI (1900), 700 ss. Offre mate
riale specialmente per la iFrancia J. Franais, L glise et la sorcellerie, Par'*
1910. Per Jla storia dei processi contro le streghe e della inquisizione cfr. da
ultimo anche i seguenti * brevi dInnocenzo V i l i inediti, e che io debbo alla
cortesia del prof. S ck lech t, 18 giugno 1485 p. a" I Rmn. Aepo Maguntino
Siccome gli inquisitori Enrico Institoris e 'Giacomo iSprenger stabiliti per 1,1
Germania alta non possono andare dappertutto, quell'arcivescovo d e s t i n a t a r i o
nomini inquisitori per le singole diocesi. Pro causa fidei . Brev. Innoc.

Uh. 1, f. 206. ']) u t supra. Sigismundo archi-duci -4.: Coadiuvi glinquisitori,


specialmente contra reprimendos nwleflcos utrvusque sexus, -ne alAquo pacto a

In n o c e n zo V i l i per la riform a d e g li O rdini.

N el cam po d ella r ifo rm a d egli O rdini va ricordato che In n o


cenzo V i l i so sten n e gli sfo r z i d ellabb ate di Corbia, E rm an n o
von B oyn eb u rg, per a ttu a re le rifo rm a di B u r sfeld e in caric
dellesecu zion e la co n g reg a zio n e b u r s fe ld ia n a .1 L uso delle com
m ende, ch e non pot v e n ir e elim in a to , fu dal papa nel 148>9 lim i
tato per lO rdine C istercien se ad a rciv escovi, v esco v i e d eterm i
nati im p ie g a ti p ontifici : a ltre p erson e p o tevan o ten ere le abbazie
soltanto se en tro un m ese a ssu m essero labito della religion e ed
em ettessero la p r o fe s s io n e .2 T om m aso B erlow er, vescovo di Co
stanza, p er le tte r a papale del 23 dicem bre 1491 fu in caricato della
v isita dei con v en ti della sua diocesi quale delegato a p o sto lic o .3
Un buon n um ero di ordini p ap ali rig u a rd rifo r m e eccle sia stic h e
in Ita lia , S p agn a, P o rto g a llo , In g h ilte r r a e altri p a e s i; 4 fu una

iudicium candentis ferri a dm Ut un tur. Raccomandazione per l'abate Giovanni di


Weingarten, che egli deve proteggere e non molestare. Brev. Innoc. V i l i l. 1,
f. 204. ' Jj. ut sapra. A Giovanni abate di Weingarten. Ix> encomia perch
difende la fede contro gli eretici e coadiuva gl'inquisitori. Gli fa sapere ch
stato raccomandato alla protezione del duca di Austria. A r c h i v i o s e g r e t o
p o n t i f i c i o , i*|Su Enrico Institaris v un breve degno di nota di ISisto IV
presso S chlecht, ]Auffsburffer Urkunden (Zeitsehr. f. Schwaben XXIV, 82),
nro m .
1 V. Studien aus d. Benediktinerorden XX (1899), 562.
2 Ibid. XI (1890), 587.
3 V. Geschichtsfreund XXIV (1869), 72 s. Ofr. JI. Ljubsa, Doctor Thomas
de. Cilia (Berloicer), der Erzieher Kaiser M aximilians
erster Dompropxt
von Wien und Bischof von Konstanz, Graz 1897, 40 ss. iSu Innocenzo VIII e il
fondatore della stretta osservanza nellOrdine Francescano, Fr. Giovanni di
Puebla, cfr. G audentius [Guggenbichleb]) Beitrge z. Kirehengescli. des 16.
und 11. Jahrb., Bozen 1880 (ed. col titolo: Der Protestantismus u. die F ran
ziskaner, ibid. 1882), 2-13 s. Per le controversie fra i Francescani Conventuali
e Osservanti in Danimarca cfr. la bolla del 29 dicembre 1489 presso Kbabup
f> I - in d b a k k IV, 478-480 e il breve del 24 giugno 1491 all'arcivescovo (li Lund
e al vescovo di Aarhus ibid. 527 s. Presso Theineb, Mon. lav. mcrid. I, 529
un breve del 4 marzo 1490 al nunzio apostolico in Ungheria, il vescovo di Orte,
che, conforme al desiderio del re d'Ungheria, deve riformare alcuni conventi
di Francescani Conventuali del regno e sottoporli all'Osservanza.
4 Per lItalia cfr. Bull. Ord. Praed. IV, 15, 29; per la Spagna e Portogallo
vedi R a y n a l d 1485, n. 26; 1487, n. 19-22; 1488, n. 7; p e r l'Inghilterra W i w i n s
HI. 632 s. ; M a n s i , |Suppl. V, 343 s. ; per la Germania S i n n a o h e b , Brixen VII,
s. ; S c h l e c h t , A-itgsb. Urk. loc. cit. p. 95, n. 168. V. inoltre R a y n a x 14901,
n- 20; C h r i s t o p h e II, 866, Stud. aus. d. B enediktincrorden VIII, 532. T h e i n e b ,
Moti. star. I, 520-521. Btjsoh, England I, 239. Bull. ord. PraedAc. IV, 65. La data
del * breve di riforma all'episcopato portoghese : 8 anaggio 1488. Lib. brev. 20,
f. 25b, A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o . Alla riforma del clero di Pe
rugia si riferiscono due * brevi dInnocenzo V ili del 2 novembre 1487 e 3 aprile
1492 nel fi od. IV , VI. 1 della B i b l i o t e c a d e l l ' u n i v e r s i t d i Ge
n o v a ; circa riforme nel vescovato di Ratisbona Aedi J a n n e b III, 596; la bolla
i'i menzionata reca la data Rcm ae J/IO 18. Cai. M aji A 6. Copia nella rac
colta diplomatica del capitolo della cattedrale di Ratisbona I, 128. A r c h i v i o
d e l l ' o r d i n a r i a t o di R a t i s b o n a .

308

L ib ro I. In n o c e n zo V i l i . 1484-1492. C apitolo 6.

d isp o sizio n e g e n e r a le il rin n o v a m en to d ella co stitu zio n e di P io II


co n tro l a b u so (dei p r iv ile g i c le r ic a li.1
a ffa tto in cred ib ile la sserzio n e d ellIn fe ssu ra , che il papa
a b b ia d ich ia ra to p erm esso in R om a il c o n cu b in a to .2 Con docu
m en ti alla m ano si pu sta b ilir e ch e Innocenzo V i l i procedette
con pen e sev e r e contro q u esto v iz io in F ra n cia , S p agn a, P orto
g a llo e U n g h e r ia .3 N on sta ta finora ad d otta la p rova c h egli lo
abbia p erm esso a R om a ; in qualunque caso b isogn ereb b e addurre
ben a ltr e te stim o n ia n z e c h e non lasserzio n e da n ulla avvalorata
di un cro n ista p a ssio n a to e p a rtig ia n o , il quale trop p o sp esso senza
su fficien tem en te v a g lia r le r e g istr a le voci che correvan o in Roma.
N e l caso p resen te poi si pu fa c ilm e n te ved ere com e ab b ia potuto
a v ere o r ig in e una s tu r p e diceria, N e llan n o 1489 v en n e scoperta
in R om a un a leg a di p er v e r si im p ieg a ti, i quali a v ev a n o iniziato
un traffico lucroso sp a ccia n d o b olle p on tificie fa lsifica te. N sup
p lich e, n p ro m esse di danaro v a lsero a r a tte n e re il papa dal pu
n ir e se v e r issim a m e n te q u esto d elitto. Sui colpevoli, D om enico da
V iterb o e F ra n cesco M aldente, f u p r o fe rita la sen ten za di morte
col cap estro e i loro ca d averi v en n ero b ru ciati in Cam po di F io r i.4
D a p a rte di q u esti v e n a li fa ls a r ii sono ev id e n te m e n te uscite
delle bolle n el sen so so p ra a c c e n n a to ,5 e; su i m ed esim i ricade

1 Vedi

R a y n a l d 1488, n. 21-22.
c a r a t t e r i s t i c o per i l r e c e n t i s s i m o e d i t o r e d e l l lN F E S su R A , i l T o m m a s i n i ,
c h e egli n o n f a c c i a a questa mostruosa a f f e r m a z i o n e (p. 259) alcuna osserva
zione critica, mentre suol mettere d e l l e note 'a tutte le possibili s c io c c h e z z e .
Quanto apporta R a y n a l d 1490, n . 22 contro l a f f e r m a z i o n e d e l l lN F E S su R A viene
2

passato s o t t o silenzio dal T o m i r a s i n i .


s Ofr. sopra pag. prec. n. 4. Nell'* ordine dato allarcivescovo di Rouen,
Roma 10 giugno 14S8, di procedere contro il concubinato dei preti si dice : Nos
igitur tales et tantos abusus equo animo tolerare nequeuntes . Lib. brev. 20,
f. 167. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
4 S i g i s m o n d o d b C o n t i I I , 3 7 is. I n f e s s u r a 250. Cfr. H e r g e n r t h e r , Kirche
und Staat 3 5 7 e Z i n g e r l e , Beitrge XXVII. Circa il bruciamento d u n altro
falsificatore di bolle nel maggio 1489, il cui atto falsificato conservasi ancora
nellA r c l i i v i o d i i S t a t o i n V i e n n a , vedi L i c h n o w s k y V ili, regest,
n. 1251 e M ittheil. des sterreich. In stitu ts I I , 615 ss. Ai 2 0 d i maggio del 1485
fu degradato a Roma siccome falso monetario un Francescano, che venne giu
stiziato il 3 1 ; vedi N o t a j o d i N a n t i p o r t o ( M u r a t o r i ) 1094 ( G a s p . P o n t a n i 4 i s.).
Lamenti sulla corruzione della iCuria nella lettera di Valentino Ebers al l *'11'
tinger, Roma 5 agosto 1491, presso K n i g , k . Peutingers Briefwechsel. M u n
chen 1923, 7 ss.
Si pu anzi mostrare un caso preciso in cui una bolla falsificata di q u e s t o
tenore die al papa occasione di protestare. La lettera menzionata nellit n.
allarcivescovo di Rouen del 10 giugno >1488 (cfr. R a y n a l d 1488, in. 7)' ri e
risce, che il parroco di IS. Albino in 'Normandia dava ad intendere d avete
ottenuto dal papa il permesso di contrarre matrimonio ; allarcivescovo v ien<
ordinato di aprire il processo contro questa calunnia e contro un tale deut
Per le falsificazioni di bolle sotto Innocenzo V ili cfr. anche W. v. H ofmann,
Forsch, z. Geseh. der kurialen Beh Orden I, 238 s. ; inoltre i documenti del
d ilig e n te m e n te

V e n a lit delle cariche pontificie.

309

anche la colpa c ir c a un p erm esso che p reten d evasi aver concesso


Innocenzo V i l i ai N o r v e g e si di offrire cio il s. Sacrificio della
M essa sen za v in o .1
La leg a d im p ie g a ti p on tifici p er la fa lsifica zio n e delle bolle
getta una lu ce v iv a su lle con d izio n i m orali alla corte pontificia,
dove F ra n cesch etto Cibo d ava un p essim o esem pio. La p en etra
zione n ella C uria di e lem en ti c a ttiv i fu r e sa anche m olto pi fa c ile
dal p ro g resso che allora fe c e la v e n a lit d egli im p ieg h i. L a s tr a o r
dinaria p en u ria di danaro, c a u sa ta del r e sto in p a rte da sp e se di
lusso e da tro p p a n eg lig en za , con la q uale Innocenzo V i l i ebbe
a lottare d u ran te tu tto di su o p o n tific a to ,2 com e an ch e lusan za
universale d elle p o c a ,3 p o sso n o sp ie g a r e b en s, m a non iscu san o
affatto questo m odo di procedere.
N ella bolla, colla qu ale v e n iv a elev a to da sei a v e n tiq u a ttro
(o anche tr e n ta ) (il collegio d ei se g r e ta r ii, v ien e ap erta m en te ad
dotta com e m o tiv o di q u esto p ro v v ed im en to la r istr e ttez z a delle
finanze, la q uale co n d u sse p ersin o a fa r e im p eg n a re la m itr a del
p on tefice.4 I n u ovi e i v ecch i s e g r e ta r ii (tra q u estu ltim i G asparo
Biondo, A n d rea da T reb iso n d a , Giacoimo da V olterra, G iovanni
Pietro A r r iv a b e n e e S ig ism o n d o d e C onti) p ortaron o in siem e
('2400 fiorini d oro ed eb bero in cam b io certi fa v o r i e delle quote

o 20 ottobre 14S9 per la storia della falsificazione duna bolla dati in Quellen
Forsch. z. Gesch. des Dominikanerordens in Deutschland 'IX, 'Leipzig 19113,
30 ss., 38 ss. ; la p. 39 ss. il testo della bolla falsificata.
1 Contro questa notizia di R a p h a e l V o l a t e r r a n u s (Geogr. I. VII) vedi
A s c h b a c h , Kirchenlexikon III, -0(1 e T r i p e f i , Religione e storia o tre pontefici
e tre calunnie, Roma 1872.
2 Ofr. Cappelli 52. Cecconi, Coccolino Gtizzoni 140, 194 s. Mntz, Les
ai'ts 38 ss. La Tiare 65-66, 81-86. Gottlob, Cam. ap. 206 s., 213, 262; ibid. 232 s.
rea le spese assorbite dal conflitto con Napoli. In moltissimi brevi si lamenta
la opprimente scarsezza di danaro. Cfr. H ist. Jahrb. VI, 455; * breve a Bo
logna del 2 agosto 1480 ( A r c h i v i o di i S t a t o i n B o l o g n a ) ; v. anche
* Lib. brev. 19, f. 392, 406, 414. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o . Un
documento intorno ai rapporti dei Fugger con la corte pontificia nellanno 1487
in Mittheil. d. Vereins f. Gesch. von Nrnberg 1890 e ln Zeitschr. f. Gesch.
Schlesiens XXVIII, 297. Per 1 bisogni della Curia romana venne riscossa nel
1487-88 una decima dal clero in ItaUa. Della riscossione della medesima nel
Milanese fu incaricato Giacomo Gherardi, che a causa del negozio napoletano
stava alla corte milanese, ed ebbe ad occuparsene fino al 1490; vedi C autist,
Dispacci Lvm-Lxm, clxix. >Su Firenze, ove il Gherardi tratt nellottobre 1487
con Lorenzo sulla decima, cfr. ibid. p. 22 s.
' O fr. B u r c k h a r d t , Cultur i s , 4 8 .
4
Bull, v , 330 ss. ; anche in A rdi. d. Soc. Rom. di st. patr. XII, 15-36!.
Per Questa bolla, del 31 dicembre 14S7, cfr. L a e h m e r , Mon, Vat. 458 s. ; R i
c h a r d , Origine 68 s. ; v. H o f m a n n , Forsch. I, 153 ss. ; II, 465 (cfr. G l l e r in
Theol. Revue 1919, 157).

310

L ib ro I. In no c e nzo V i l i . 1484-1492. C apitolo 6.

su lle t a s s e .1 Inn ocenzo V i l i cre pure il collegio dei 52 piom batori :


chi v o lev a fa r n e p a rte e p ercep ire un a quota delle ta sse che in esso
p a g a v a n si, d oveva sb orsare per un a vo lta ta n to 500 d u cati do r o .2
P e r sin o luffi'oio di b ib liotecario d ella V a tica n a d iven t ora venale.
Q uali iS co n v en ien ti d ov essero so rg ere da un ta le sta to di cose,
ev id en te. S ig ism o n d o d e C onti ch iu d e la sua n a rra zio n e circa l ac
cresciu to num ero dei se g r e ta r ii con q ueste parole : D a'llora in poi
i
Gottlob, Coni. ap. 248-240. Cfr. In fessu ra 230; Sigismondo de Conti
II, 39 s. ; T a n g I nelle M ittheil. d. sterr. In stitu ts XIII, 75 ; Arch. d. Soc. Rnt.
XII, 15 s. e * lettera di Bonfrancesco Arlotti da Roma 21 febbraio 1488 : La
Sta di N. Sre |a questi d per liberarse da certi debiti et interesse, premissa ma
tura consultatione, ha venduto l intrata del suo secretariato ch in expeditione
de brevi et bolle che passano per camera cum certi altri menicoli adiuncti per
62i e '400 ducati partiti ,fra XXX secretari novamente creati . A r c h i v i o
di S t a t o i n Mo d e n a . >
Riguardo agli uditori di Rota, il cui numero
da iSisto IV era stato 'fissato nell'anno 1472 a dodici, Innocenzo V ili nel 1483
(la bolla del 23 agosto 1485 in S ull. V, 319s.) stabil, che il loro ufficio non
era conciliabile con un vescovato che non si trovasse in partbus infldelimn.
Con ci 'Si mirava a valersi di tutti gli uditori pel servizio della (Ciurla : vedi
H i n s o h i u s , Kirehenrecht I, 398-S90; H i i x i n g in Archiv f. kath. K irc h e n re c h t
LXXXIV (1904), 9 ss. (relativamente al caso di Pelino Siandeo). iSullufficio
di segretario intimo, non creato pel primo da Innocenzo V ili, ma da lui reso
fisso, vedi L a e m m e r , Mon. Vat. 462; P i e p e r , X untlaturen 4; R i c h a r d 69 s. ;
v. H o f m a n n , F arsoli. I, 152, 156; II, 122 ss., 152-155. Mediante la costituzione
Officii nostri del 1491 venne stabilita una distinzione fra le classi dei refe
rendari di giustizia e di grazia (nel supremo tribunale della Segnatura pa
pale di giustizia)-. B a u m g a r t e n , D ie kathol. Kirche I. 464 ; 2410. Quanto alla
Cancelleria papale cfr. anche Regulae cancellariae apostolicae pubi. Rotarne
13 Sept. l-'tSli ( H a i x n. |9217-9219: altre edizioni con date posteriori di pub
blicazione [27 agosto 1492 : 4 maggio 1496] presso H a i n n .1 9220-9230); Inhlbitio contro scriptores apostolico u lt r a ta x a m quicquid exigant,, del 6 set
tembre 1486 ( H a i n n.' 9214, 9215). per la storia della Cancelleria sia inoltre
ricordato che per la prima volta sotto Innocenzo V ili si trova la nuova specie
di documenti pontifici in forma di Motti,s proprius, aggiuntosi alle bolle e
brevi ; vedi |S o h m i t z - K a i x e n b e r g in Grundriss der G o s c h ic h t s w is s e n s c h a ft di
M e i s t e b I 1, Leipzig 1906, 220; 2 ed. I 2 (1913), 114. Per le entrate dei
maestri delle cerimonie pontificie (salario e minuta servitia) .sotto Inno
cenzo V ili, Alessandro VI e Giulio II cfr. C o n s t a n t . Les maitre des cr
monies 194 ss. ; p. 198 ss. le ricevute di Giovanni Burcardo.
12
La costituzione, del 15 maggio 14S6. stampata presso T a n g i . Kanzlciordnungen 215-221 e presso P. M. B a u m g a r t e n . A u Kanzlei . Kam m er 346-353.
Ofr. in proposito B a u m g a r t e n ibid. 91-95 ; v. H o f m a n n , Forschungen 1, 138 ss..
II, 45. B a u m g a r t e n rileva energicamente che la fondazione del collegio fi'11
Colle tores taxae plumbi epa destinata a togliere gli abusi nellufficio del
sigillo (p. 92) ed eleva protesta contro la parziale concezione , che qua
lifica questa costituzione dInnocenzo VIII come un mero affare di denaro
mentregli stabilirebbe che a questa istituzione era congiunto un non insi
gnificante vantaggio reale . Clfr. v. H o f m a n n I, 142 : Lo scopo della riforma
non fu raggiunto . Con bolla del 30 gennaio 1497 (stampata in B a u m g a b i e n
354-359) Alessandro VI raddoppi il numero dei membri di questo collegi"vedi v. H o f m a n n I, 142; II, 50. Cfr. B a u m g a r t e n 95: Qui a proposito Pal
lare di mero affare di denaro, perch non sussisteva ragione alcuna effetti'e
per raddoppiare il numero .

Venalit degli impiegati pontifici.

311

questa c a r ic a d iven t ven ale, m en tre p rim a era c o n fer ita quale
prem io di solerzia, di fe d e lt e di m eriti o r a to r ii.1 I tito la r i dei
nuovi im p ieg h i cercavan o ben p resto di r ifa r si a sp ese altru i. Que
sti avidi uffiziiali di C u ria, o d ia ti in tu tto il m ondo, non pensavano
ad altro ch e ai loro p erso n a li v a n ta g g i ed a cercare sem p re nuovi
mezzi onde d issan gu are' le ch iese e rilu tta v a n o, s intende, ad o g n i
m isura d i r ifo r m a .2 A n ch e in altri uffici la corruzione e la cu
pidigia d eg li im p ie g a ti si a lla rg sp a v en to sa m en te. I ribaldi si
riscattavano d alla pena con som m e di den aro; non v e r a p i in
Roma alcu n a sicu rezza e i d iso rd in i non accen n avan o p unto a
fin ire .3 A n z i in m ezzo ai pi in tim i (fam iliari del papa v eran o
diversi scan d a li. Ci v a le so p ra ttu tto p er F ra n cesch etto Cibo, il
quale n el m odo pi v er g o g n o so a n d ava a caccia di denaro e d a vasi a ta li d iso rd in i, che d o p p ia m en te sco n v en iv a n o a l figliuolo
di un pap a. In co m p a g n ia di G irolam o T u tta v illa 4 eg li p ercor
reva di n o ttetem p o le stra d e e per scop i ab b ietti d ava la ssa lto
alle case dei c itta d in i, d onde poi d oveva to r n a rsen e con scorn o e
v e r g o g n a . Col Cardinal R iario, F r a n c e sc h e tto in una n o tte p er
dette al giu oco 14.000 du cati la g n a n d o si poi col pap a d essere
stato tru cca to . Il C ardinal B a lu e p erd ette col m edesim o R iario
in una s e r a ta 8000 d u c a ti.5 O nde p oter so d d isfa re a qu este e
ancor pi ree p a ssio n i, i card in a li m ond ani p en savan o so le r te
m ente a m a n ten ere e ad in g r a n d ir e la loro potenza.
Con ci si sp ie g a q u ella rtico lo della ca p ito la zio n e eletto ra le,
secondo il qu ale il pap a non p o tev a elev a re il num ero dei c a r d i
nali oltre a v en tiq u a ttro . Innocenzo V i l i non vi s i ten n e tu tta v ia
obbligato, e g i n el m arzo del 1485 sen tia m o della su a in ten zio n e
di n om in are n uovi card in ali. Il c o lleg io c a r d in a lizio non n e volle
punto s a p e r e .0 L o p p osizion e dei vecchi p o rp orati fu co s v iolen ta
e te n a c e ,7 che p a ssa ro n o alcu n i a n n i p rim a che il papa o tten esse
il suo in te n to .8 In q u esto fr a tte m p o era n o m orti non m eno di
nove dei v ecch i card in a li. N e l 1 4 8 4 : F ilib erto H u g o n et (12 set

1 S i g i s m o n d o db.' C o n t i II, -10. Cfr. D l l i n g e r , B eitrge III, 221.


2 D i x i n g e r , Kircliengesch. 357.
3 Ofr. I n f e s s t j r a 237 s., 242 s., 256 s. G r e g o r o v i u s VII 3 283, fa del

resto
buon diritto osservare che in tutte le altre citt dItalia le cose non anda
vano meglio.
4 Su Girolamo dEstoutevflle (detto Tuttavilla), figlio naturale del cardi
nale, cfr. I n f e s s t j r a ( H e f e l e 20S.); Mi. darchol. XXXIII (1913), 283.
5 Reumont, Rotti III 1, 197 s. e Lorenzo II2, 402.
a * Dispaccio di I. P. Arrivabene da Roma, 10 ntarzo 1485. A r c h i v i o
Gonzaga in Mantova.
1 * Dispaccio del medesimo da Roma 17 febbraio 1486 loc. cit.
8 Intorno alle pratiche circa la nomina di nuovi cardinali negli anni 1487
1488 vedi B u s e r , Lorrnso 73 s. e una * lettera di Arlotti da Roma 29 no'embre 1488. A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a .

312

L ib ro I. In n o c e n zo V i l i . 1484-1492. C apitolo 6.

te m b r e ),1 S te fa n o N a r d in i2 (22 o tto b re) e G iovanni M oles (21 no


v em b re); n el 1 4 8 5 : P ie tr o F o sc a r i (settem b re) e G iovanni di
A ra g o n a ; 3 n el 1486 : T om m aso B o u ch er (g iu g n o ) e lottim o Ga
b r ie le R a n g o n i (27 settem b re); nel 1488: A rcim boldi e Carlo di
B ourbon (1 3 settem b re ) . 1
S e da q u este m orti era resa fa c ile 'la n om in a di n u ovi car
d in a li, la co sa !fu di n uovo seria m en te o sta c o la ta dalle infinite
e in siste n ti r ich ieste di illu stri p r in cip i perch si ten esse conto
dei loro c a n d id a ti.3 Sul p rin cip io di m arzo d el 1489 le pratiche
e ra n o fin alm en te con d otte a term in e e il 9 di detto m ese avvenne
la n o m in a di cinque n u o v i card in ali. D i essi due erano assen ti :
il Grani M aestro dei G iovan n iti P ie tr o d A u b u sson e larcivescovo
di B ord ea u x A n d rea dE sp in a y . I tr e p resen ti : L orenzo C ibo (fi
g lio di M au rizio fr a te llo di p ap a), A rd icin o della P o r ta da N o
v a r a e A n to n io tto P a lla v ic in i da G enova, rice v etter o subito in
q u ello ccasion e di capp ello rosso. T re altri ven n ero riserv a ti in
p e tto : M affeo G herardo da V en ezia, F ed erig o S a n sev erin o (figlio
del conte R ob erto) e G iovann i de M e d ic i.6

1 Diversamente dal B u r o h a r d i , (Diarium I, 90, ( [ C e l a s i ) I, 71, in u n a


* lettera di G. A. Vespucci del 13 settembre 1486 si legge : * Hcri de n o c te
mor el revmo carie di Matiscon . A r c h i v i o d i S t a t o i n F i r e n z e ,
F, 39, f. 368. Del discorso funebre di Antonio Lo Ili per il cardinale H u g o n e t
esiste una rara stampa contemporanea: Oratio in funere (lamini r. card. Matisconensis, s. 1. et a. 4; vedi P a n z e r II, 484; H a i n n . i 10177, 10178; Pc t o b p. 243.
2 Ofr. B e r n a r d i I 1, 126 ; (A. (M ai, Spirti. Rom. IX, 291.
3 Su i l i b r i c h e F e r r a n t e d i Napoli e b b e i n e r e d i t d a l figlio, il C a r d in a l
Giovanni dAragona, cfr. Giorni, slor. della lett. ital. XXX (1897), 613.
*
Oltre al B u r c h a r d i , D iarium I passim cfr. P a n v i n i u s 329 s. C ia c o n i u s III, 146, i cui dati per non sono sempre esatti. V. anche B e r n a y s , P. Marty r 6 e B a t t a g l i a , Fr. G. Rangoni (Venezia 18S1) 21, 26.
5
Relazione di G. L. <'aranci da Koma 17 dicembre 14S8. A r c h i v i o
G o n z a g a i n M a n t o v a . Sulle istanze del re dInghilterra perch si confe
risse la porpora al lord cancelliere John Morton, vedi B k o w x I, 537 e G eb i i a r d t , Adrian von Corncto 6. Sui primi del 1490 Callimaco si adoper, ib
inutilmente, in Roma per ottenere la nomina a cardinale del sesto e pi 610'
vane figlio di Casi miro di Polonia che nel '1488 era stato eletto dal capitolo
a vescovo di Cracovia. Z e i s s b e r g , Polnische Geschichtschreibung 369. I n u t i l e
parimenti riusc una supplica fatta pii! tardi da Federico III. Cfr. Lichnowsk
V ili, regesto n. 1598.
8 Ofr. B u r c h a r d i , D iarium I, 332 s., ( C e l a n i ) I, 251 s. ; iS i g is m o n d o d e
C o n t i I, 326 s. S a n i j d o , Vite 1244 s. P a n v i n i u s 328-329; C i a C o n i u s III, 123 ss. ,
C a r d e i x a 229 s . T h u a s n e , D jem -Sultan 236 s. * Ardicino della Porta seri'*
a Dorenzo de Medici ex urbe 9. M artii 11/89 : N untim nus eidem s ambos
(Ardicino e Giovanni de Medici) hodie ad cardhialatus dignitatem assumptos
fuisse. A r c h i v i o d i iS t a t o i n F i r e n z e , F. }6, f. 557. Da nomina 1
Federigo 'Sanseverino fu-desiderata da Lodovico il Moro: vedi C a r u s i . V'
spacci 247, 251 s. Egli e Gherardi vennero pubblicati il 3 luglio 1489; v. Arci"
d. Soc. Rom. di st. patr. XXXVIII, 380.

313

G io v a n n i de M e d ic i vien fatto cardinale.

A lcu ni dei n u o v i p o rp orati eran o d egli uom ini v a len ti e degni,


specialm en te A rd icin o della P o r t a ; 1 fu quindi ta n to Ipi sp ia ce
vole cosa ch e v e n isse r o loro a cco m p a g n a ti il figlio illeg ittim o del
fratello d Inn ocenzo V i l i e G iovanni d e M edici non ancora
uscito di fa n ciu llezza . R a ffa ele di V o lte r r a ha b ia sim a to a sp ra
m ente la m a n o m issio n e ch e qui si m a n ife sta ev id en te d ei canoni
ecclesiastici, la q u ale ci rip o rta ai tem p i pi tr isti, e a ragion e
lan n alista d ella C hiesa ha fa tto suo q uesto g iu d iz io .2
G iovanni d e M edici, il secon d o figlio di L orenzo, con tava a l
lora a p p en a q u a tto rd ici anni, essen d o n a to li l dicem b re de'i
1475. Istr u ito da celeb ri le tte r a ti, com e il P o lizian o e D em etrio
Calcondila, era sta to d estin a to dal p ad re allo sta to ecclesia stico
in una et , quando ancora non p o tev a si p a rla re di lib era e le z io n e .3
A v ev a ricev u to la to n su ra di app ena se tte an n i e su b ito co
minci la ca ccia a lle ricch e p reben de. L o ren zo de M edici ci p a rla
n elle sue m em orie di qu este m en e con un a in g e n u it che sp a ven ta.
Da L uigi XI G iovan ni r ic e v e v a fin dal 1483 lab b azia d i F o n t
Douce n ella d iocesi di S a in tes. S isto IV con ferm q u esta collazione
dichiarando il fa n c iu llo ab ile a c o n se g u ir e benefici e cc le sia stici e
nom inandolo proto n o ta rio a p ostolico : a v e v a se tte an n i ! D allora
in poi qualunque beneficio p o tesse v en ir e in m ano d ei M edici, era
devoluto al figlio di L orenzo, che g i n el 1484 ricev ev a in com
menda l a ricca a b b azia vallo m b ro sa n a di P a ssig n a n o e due an n i
dopo a n ch e la n tic a e v en era n d a ab bazia di M onte C a s s in o .4 Ma
il figlio di p rin cip i doveva sa lir e anche p i in alto ancora. Con una
im portunit sen za esem p io p a p a e ca rd in a li erano da L orenzo e
dai su oi a m b a scia to ri co n tin u a m en te a sse d ia ti affinch fo s s e r ic e
vuto n el sen a to d ella C hiesa q u ellim berbe ragazzo., cui si davano
senza scrup olo alcu n o due a n n i in p i .5 In nocenzo V i l i oppose una
lunga resisten za , m a da u ltim o ced ette. T u tta v ia n el creare Gio-

1 Cfr.

I, 3 2 7 s. Di Ardicino della Porta (cfr. S c i i m i t z pratica cancellartele 1 6 ) I n f e s s u r a ( H e f e l e 2 2 0 s .) dice: vir doctissinius, qui proptr eius virtutein et benemerita ad cardinalatum pervenit .
sn -'ntnniotto Pallavicino che sotto Innocenzo V ili come vescovo di Ventiwiglia e dal 1 4 8 6 di Orense fu datario negli anni 1 4 8 4 -1 4 8 0 , cfr. C e l i e b , Les
tJitaircs 4 0 -5 2 , 1 3 2 -1 3 7 .
2 E a y n a l d 1 4 8 9 , n. 1 9 . Quale cattiva efficacia esercitasse l innalzamento
di Giovanni, lo si vede dal fatto che subito dopo lambasciatore ferrarese co
minci a maneggiare per fare entrare nel collegio de cardinali il giovane IpPolito dEste. ** Relazione di Arlotti da Roma 1 4 marzo 1 4 8 9 . A r c h i v i o
S ig is m o n d o d e ' C o n t i

K a i .l k n b e r c ;,

rtl S t a t o i n M o d e n a .
Cfr.

P ic o tti,

La prima educazione e Vindole del futuro Leon-e X ,

Po

te n z a

Reumont, Lorenzo IP ,

361

s. T osti, Monte Cassino III,

- e l l i 65.

" liosco e, Leo X ., Append.

ss. B tjser, Lorenzo

73

ss.

199.

Cifr. Oap-

L ib ro I. In n o c e n zo V i l i . 1484-1492. C apitolo 6.

v a n n i card in a le v en n e sta b ilito , ch e e sso d u ran te ii p rim i tre anni


non d o v esse p o rta re n le in se g n e e stern e di quella d ig n it n
a v e r se g g io e v o to n el sacro C ollegio. P a ren d o a L orenzo m olto in
com od a q u ella riserv a , fin dai p rim i d ellan n o 1490 fe c e chiedere
in siste n te m e n te dai suoi am b ascia to ri che quel te r m in e di tr e anni
fo s s e a b b rev ia to . M a Innocenzo V i l i , il quale d esid erava che Gio
v a n n i in quel p eriod o di p rova si d ed icasse allo stu d io della teo
lo g ia e del d ir itto canonico, fu in eso ra b ile e L orenzo d o v e tte quindi
p a z ie n ta r e fino a ch e fo s s e d ecorso c o m p leta m en te il term in e fis
s a to . S e non che quando alla fine sp u n t il g io r n o di g loria del
figlio, e g li era g i c o s so fferen te, c h e non p o t nem m eno assistere
a lia so len e cerim o n ia e c c le s ia s tic a .1 Subito dopo il g iovan e car
d in ale p a r tiv a p er R o m a ,2 dove si fe c e r o g r a n d i p rep a ra tiv i per
r ic e v e r lo .3 N e l p o m erig g io del 22 m arzo 1492 il n u ovo cardinale
diacono di S. M aria in D om nica en tr p er P o rta del P opolo nella
c itt etern a e lindom ani il papa lo ricev ev a in con cistoro con le
co n su ete c e r im o n ie .4 P ie tr o D elfino, gen era le dei C am aldolesi, ri
fe r is c e ch e il g io v a n e ca rd in a le col su o co n tegn o e p ortam en to pro
d u sse in tu tti una fa v o r e v o le im p ression e, e che lo si trov pi
m a tu ro di q u ello che let fa c e s se r ip r o m e tte r e .3
L orenzo d e M edici m and su b ito al figlio una lettera di racco
m an d azion e, la qu ale non solo c o stitu isc e una p ro v a in n eg a b ile di
p ru d en za p o litica e di fine con oscen za d egli u om ini m a in pari
tem p o un m on u m en to dei buoni se n tim en ti di ch i la scrisse, il
q u ale al te r m in e dei suoi g io rn i si v o lse n u ovam en te alla verit
c r istia n a . N o n s i p osso n o le g g e r e sen za com m u oversi le esortazioni
ad una v ita esem p la re e t h o n e s ta , le quali p arev a n o doppia
m en te n e cessa rie per un g iovan e, che recavasi in una gran d e citt

Cfr. R o s c o e . Leo A'., I , 3 7 s s . R e u m o n t , Lorenzo 1 1-', 4 0 0 s.


De R o s s i . Ricordanze 278.
s Cfr. il dispaccio del Boccaccio da Roma 21 marzo 1492. A r c h i ' " i o

1
2

di S t a t o in Modena.
-* Oltre al B u r c h a r d i , D iari um I, 454 s., ( C e l a n i ) I, 343-345 e la lettera
del Delfino che ora citeremo ie quella di Giovanni de' Medici presso R o s c o e
App. 17 s. cfr. anche la * relazione di G. ,L. |Catanei in data di Roma 27 marz"
1492 nellA r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a . Secondo la relazione <h
Bartolomeo di Bracciano a Virginio Orsini del 24 marzo 1492 la prima udienza
del cardinale Giovanni de Medici fu fissata per il giorno seguente, domenica
25 marzo. B o u a r d , \Lettres Le Rome 321.
Lettera di P. Delfino presso R o s c o e App. 16 e in B u r c h a r d i , DmiW*
I, 557-559. C f r . anche la lettera di Jacopo Gherardi al giovane cardinale (senza
data, ma poco dopo la sua elevazione) presso C a r u s i , I l diario romana (V
J a c o p o G h e r a r d i x c i s . : Vis tu non modo videri honorum heres sed imitato!
quoque paterni consilii et virtutis emulator iudicari, qui in ista iuvenili aetat13
tua tantae iam admirationis es ut existiment omnes te .illuni prudentia. li'*"
ralitate, mansuetudine (quae in eo maxime sunt) non modo aequaturum, se
magno etiam intervallo superaturum .

E sortazion i di L orenzo de M edici a l figlio cardinale.

315

divenuta v se n tin a di tu tti i m ali . N o n v i m ancheranno, d ice eg li,


particolari in c ita to r i e co rru tto ri, i quali s in gegn eran n o fa r v i
sdrucciolare in q u ella ste ssa fo ssa , dove e s s i sono cad u ti, confi
dandosi m olto debba lor riu sc ir e p e r let v o stra . V o i dovete ta n to
pi op p orvi a qu este difficolt, q u anto n el C ollegio ora si vede
manco v irt . E t io m i ricordo ipure h a v ere veduto in quel C ollegio
buon num ero dh uom ini d otti et buoni, e di sa n ta v ita . P er
m eglio se g u ir e q u esti esem p i, perch facen d olo, sa r e te ta n to p i
conosciuto e t stim a to , q u an to l a ltru i c o n d itio n i vi d istin g u era n n o
dagli altri. n ecessa rio che fu g g ia te com e S cilla e C ariddi, il nom e
della h ip o crisia et com e la m ala fa m a ; e t che u sia te m ed iocrit,
sforzandovi in fa tto fu g g ir e tu tte le co se ch e offendono, in dim ostratione e t in c o n v e r sa tio n e non m ostran d o a u to r it o trop p a
severit; che son o c o se le quali col tem p o in ten d erete e t fa r e te
meglio, a m ia op in ion e, ch e non le p o sso esp rim ere.
V o i in te n d e r e te d i q u an ta im p o rta n za e t e se m p io sia la p e r
sona dun card in ale, e t che tu tto il m ondo sta reb b e ben e se i ca r d i
nali fu ssin o com e dovrebbero e sse r e , p erciocch fa reb b on o sem p re
un buon papa, onde n a sce q u a si il rip oso di tu tti c ristia n i. S fo r
zatevi dunque e s s e r e ta le voi, ch e quando g li altri fu s s in co s f atti,
se ne p otesse a sp e tta r e q uesto ben e u n iv ersa le. E t perch non
m aggior f a t ic a ch e c o n v e r sa r b en e con d iv e r si hu om in i, in q u esta
parte vd p osso m al dar ricordo, se non ch e v in g e g n a te , ch e la
conversatione v o str a con g li card in a li et a ltr i hu om in i di conditione sia c a r ita tiv a e sen za o ffen sio n e ; d ico m isu ran d o r a g io n ev o l
mente, e t non secon do la ltru i p a ssio n e, perch m olti volendo
quello ch e non si dee, fa n n o della ra g io n e in g iu ria . G iu stificate
adunque la co scien tia v o str a in q u esto, ch e la co n v ersa tio n e vostra
con ciascu no sia sen za offen sion e. Q uesta m i p a re la regola g e n e
rale m olto a p rop osito vo stro , perch quando la p a ssio n e p u r fa
Qualche n im ico, com e si p a rto n o q u esti ta li senza ra g io n e dalla m i
cizia, cos qu alch e v o lta to rn a n o fa c ilm e n te . C redo p er questa
Prima a n d a ta v o str a a R om a s ia b en e ad op erare p i gli orecchi
che la lin g u a .
O ggim ai io v i ho dato del tu tto a M esser D om eneddio e t a
santa C h iesa; onde n ec e ssa r io ch e d iv en tia te un buono eccle
siastico, e t fa c c ia te ben ca p a ce ciascu n o, ch e a m ate lonore e t sta to
di San ta C h iesa e t d ella S ed e A p o sto lica , in n an zi a tu tte le cose
del mondo, p osp on en d o a q uesto ogni a ltr o risp etto. N vi m an
cher m odo con q u esto riserv o da iu ta re la citt e la ca sa ; perch
per questa citt f a lunione della C hiesa, e t voi dovete in ci essere
buona ca ten a ; e t la c a sa se n e v a co lla c itt . E t bench noni si p os
sono ved ere g li accid en ti ch e verran no, c o s in g en erai credo, che
fion ci habbiano a m ancare m odi di salvare, com e si dico, la cap ra
e i cavoli, ten en d o fe r m o il v o str o prim o p resu p p osto, che a n te
poniate la C hiesa ad o g n i a ltra cosa.

L ib ro I. In n o ce n zo V i l i . 1484-1492. C apitolo 6.

V o i s ie t e il p i g io v a n e card in ale, non so lo d el C ollegio, ma


c h e f u s s e m ai fa tto in sin o a q u i; e t p er n ece ssa r io che, dove
h a v e te a concorrere con g li a ltri, sia te il pi sollecito, il pi humile,
sen za fa r v i a sp etta re o in cap p ella o in con cistoro o in deputazione.
V oi co n o scerete presto gli pi o gli m eno a ccostu m ati. Con gli
mtnio si v u ol fu g g ir e la co n v ersa tio n e m olto in trin seca , non sola
m en te p er lo fa tto in s, m a p er lop in ion e; a largo, conversare
con ciasch ed u n o.
N e lle pom pe v o stre loder pi p resto sta r e di q u a dal mode
ra to che di l ; et pi p resto v o rrei bella sta lla e t fa m ig lia ordinata
e t p u lita che ricca et pom posa. In g e g n a te v i di v iv e r e accostum a
ta m en te, reducendo a poco a poco le cose al term in e, che p er es
se r e hora la fa m ig lia e t il padron nuovo, non si pu. G ioie e seta
in poche cose sta n n o bene a p ari v o stri. P i p resto qualche gen ti
lezza di cose a n tich e e t blli libri, et p i p re sto fa m ig lia accostu
m a ta et dotta che gran d e. C o n v ita r pi sp e sso che an d a r a conviti
n p er su p erflu am en te. U sa te p er la p erson a v o stra cib i grossi,
e t f a te a ssa i e se r c itio ; perch in co testi p an n i si v ien e presto in
qu alch e in fe r m it , chi non c i ha cura. Lo sta to pel card in ale non
m anco sicu ro che g r a n d e ; onde n a sce che gli hu om in i si fanno
n e g lig e n ti, p a ren d o loro h a v er co n seg u ito a ssa i, e t poterlo man
te n e r e con p oca fa tic a , e t questo nuoce sp e sso et alla conditione
alla v ita , alla qu ale n ecessa rio che h ab b iate gran d e avver
te n z a ; et p i p resto p en d ia te n el fidarvi poco che troppo.
U n a regola sopra l a ltre vi co n forto ad u sa re con tu tta la sol
lecitu d in e v o stra , e t q u e sta di le v a rv i ogn i m a ttin a di buon ora,
p erch o ltre al c o n fe r ir m olto a lla sa n it , s i p en sa e t espedisce
tu tte le f acciend e del g io rn o ; et al grado che h a v ete, h aven d o a dir
l'ufficio, stu d ia re, dare a u d en tia , etc. v e 1 tr o v e r e te m olto utile.
U n a ltra cosa ancora som m am en te n ec essa ria , a un p ari vostro,
cio p en sa re sem p re e t m a ssim e in q u esti p rin cip i, la sera dinanzi,
tu tto quello c h e h a v ete da fa r e il giorn o seg u en te, acciocch non
v i v en g a cosa alcu n a im m ed iata. Q uanto al p a rla r v o str o ini conci
storo, cred o sa r pi costu m a tezza et pi lau d ab il m odo in tutte
le occorren ze ch e v i s i p roporranno, r ife r ir si alla S a n tit di No
s tr o S ig n o r e ; causando, che p er esser e voi g io v a n e e t d i poca esper ie n tia sia pi officio v o str o r im e tterv i a S. S., e t al s a p i e n t i s s i m o
giu d izio di quella. R a g io n ev o lm en te, v o i s a r e t e rich iesto di p a r l a r e
e t in terced ere a p p resso a N o stro S ig n o re per m olte s p e c i a l i t . In
g e g n a te v i in. q u esti p r in c ip ii di rich ied erlo m anco p o tete e t dar
g lien e poca m o le stia ; ch di su a n a tu ra il p ap a pi grato a chi
m an co g ii sp ezzi gli orecch i. Q uesta p a rte m i p are da o s s e r v a r e per
non lo in fa s tid ir e ; et c o s la n d a rgli in n an zi con co se p ia c e v o li,
o p pu r, quando a ccad esse, rich ied erlo con h u m ilt e t m o d e s tia ,

M o n d a n it nel Sacro C ollegio. R o d rig o B orgia.

317

dover s o d isfa r g li p i e t e sse r p i secon d o la n a tu ra sua. S ta te


san . 1
D isg r a z ia ta m e n te il g iu d izio di L orenzo de M edici sul C ollegio
cardinalizio a l tem po d Inn ocen zo V i l i n on era ch e trop p o giu sto.
Eranvi b e n s tu tta v ia delle p erso n e r isp e tta b ili n el S enato della
Chiesa, m a d i fr o n te al g ra n n u m ero di ca rd in ali m ondani e sse
venivano q u asi a sco m p a rire; p rop rio uno dei capi d i q u esti e le
menti m ig lio ri, M arco B arbo, m or n ella p rim avera del 1491. La
morte d i q u e stuom o esim io , dice un contem p oraneo, fu u n a grave
perdita p er la S a n ta Sede e per tu tta la c r is t ia n it .2
F ra i ca rd in a li d iven u ti m ond ani d is tin g u e v a n o : A scan io
Sforza, R iario, O rsin i, S e la fe n a ti, G iovan n i Bailue, G iuliano della
Rovere, S a v elli e R od rigo B o r g ia . Q uesti g ran d i sig n o ri eran o
pi o m eno p ro fo n d ? m en te in f e t t i d el g u a sto e siste n te n elle classi
superiori al tem p o del rin a scim en to it a lia n o .3 Q uesti card in ali v i
vevano p rop rio com e p rin cip i seco la ri in so n tu osi p a la g i, circon
dati dal lu sso p i raffinato di una c iv ilt a lta m en te p rogred ita, e
pareva ch e r ite n e sse r o lab ito e c c le sia stic o com e un puro o rn a
mento d ella loro ca rica . E ssi d a v a n si a cacce, risch ia v a n o gro sse
somme al giuoco, im b an d ivan o b a n ch etti lu cu llian i, celeb ravan o
lussuriosi fe s tin i, p ren d ev a n o p a rte alle s fr e n a te z z e del c a r n e v a le 4
e in p u nto di m o ra le si p erm ettev a n o b r u tte d isso lu tezze; q u esto
era se g n a ta m e n te il caso di R o d r i g o d e B o e j a . P rom osso al c a r
dinalato e n o m in a to ancora in g io v a n e e t v iceca n celliere da suo
zio C alisto I I I , 5 R o d rig o a v e v a ra cco lto in su e m a n i n u m erosi be
nefici e p o tev a Idisporre du n a ren d ita p rin cip esca. Gi al tem po
di Sisto IV eg li p a ssa v a per il p i ricco dei ca rd in a li dopo lE stou te v ille .6 C avaliere b rilla n te, bella figu ra duom o d allasp etto eroico,
dind.ole g a ia e di una fa c o n d ia a ffa scin a n te, egli, com e afferm a un
contem poraneo, tr a e v a a s le b elle donne pi fo r te m e n te che la
calam ita n o n a ttr a e il fe r r o . P e r la su a sco stu m a ta con d otta il
cardinale R od rig o era si g i m erita to sev e r e rip ren sion i da p arte
1 F a b r o n i u s I I , 308 s. R e u m o n t , Lorenzo I I 2,
2 S i g is m o n d o d e C o n t i I I , 3 5 .
3 Qfr. S a b a t i n i , Cesare Borgia 3 1 s.
4 B u r c k h a r d t I l a , 1 6 3 . Intorno al guasto delle

106 ss.

classi superiori cfr. quanto


dicemmo sopra p. 95 ss.
5 V . il nostro voi. I , 7 5 1 ss. (ed. 1 9 3 1 ). Quanto allo studio del diritto canonico
a Bologna, ove il Borgia giunse il 2 9 giugno ,1 4 5 5 (v. ibid. 6 7 7 ) e rimase sino
a l 1 8 ottobre 1 4 5 6 (ai 1)3 dagosto 1 4 5 6 divento Doetor iur. cari.), cfr. F r . G i o r g i ,
Rodrigo Borgia (poi Alessandro VI) allo studio di Bologna, in A tti e mem.
Per le prov. di Romagna, 3* serie V i l i (1 8 9 0 ) , 1 5 9 -1 9 5 . Per la storia della vita
di Rodrigo Borgia cfr. anche larticolo di P. R a s c h i n i nella rivista Roma I I
(1 9 2 4 ), 1 6 1 s s .
6 J a c o b u s V o l a t e r r a i o t s 1 3 0 ( J a o . G h e r a r d i , Diario Romano, e d . C a r u s i
4!>) i n fin e a l p a s s o c i t a t o a p . 3 2 0 . D o p o l a m o r t e d e l l E s t o u t e v i l l e e g l i r i m a s e
c e r t o i l p i r i e c o d i t u t t i j c a r d i n a l i : v e d i R o s s i , Ricordanze 2 7 9 .

318

L ib ro I. In no ce nzo V i l i . 1484-1492. Capitolo 6.

di P io I I . 1 M a tutto fu in u tile. 'Nelle su e ven e scorreva il sangue


caldo dei V a len cia n i, n ei quagli la secolare sig n o ria dei M ori aveva
la scia to tra cce p ro fo n d e anche sotto il risp etto m orale. Anche
dopo e s s e r e sta to o rd in a to sacerd ote (certo n e lla g osto del 1468,
quando ebbe il v esco v a to di A lb an o che poi nel 1476 perm ut in
q uello di P o rto ) non abbandon la su a v ita v iz io sa : il dem one della
lu ssu r ia lo ten n e p rig io n e fino a lultim o.
D alla fine del decennio 1460-1470 il Cardinal B o r g ia teneva
ille c ite relazion i con la rom ana V an ozza de C ataneis, nata nel
14-42. Q uesta donna, m a r ita ta si tr e v o lte (n el 1474 con Dome
n ico di A rig n a n o , n el 1480 col m ila n ese G iorgio de Croce, nel
1486 col m a n tovan o C arlo C anale), diede al c a rd in a le q u a ttro figli.
S u llepitaffio di lei la V an ozza m or a R om a il 26 novem bre del
1518 a lle t di 76 a n n i q u esti figli sono n o m in ati col seguente
o rd in e: C esa re, G iovann i, J o fr e L u c r e z ia .2

1 Cfr. il nostro voi. J. 753 ss. (ed. ;1931). Ivi sono anche notate caie in parti
colare intorno ai moderni apologisti di Rodrigo. .Se fra essi non ho fatto menzione
del N e m e o , stato perch egli quanto alla condotta morale di Rodrigo c o n
fessa di attenersi (p. 38) pienamente al lavoro fondamentalmente sbagliato
delVOLLiviEB. Buone osservazioni contro gli apologisti di Alessandro VI c o n
tiene anche l'articolo di D o u a i s nel periodico, L a Controverse: ,Les dbats ri
cetti s sur lei vie prive ilAlexander XI, che va in tutto daccordo con IEpisois,
R er. d. quest, hist. XXIX (1881), 357 s. Jos Sanc|his x Sivera, (E l carcDinl
Rodrigo de Borja en Valencia, Madrid 1924) ripete (p. 47) il dubbio s u l l a u t e n
ticit della lettera di l io II al Cardinal Borgia senza tener che essa, com i
gi stabilii nel voi. I, 754 n. 1 ( e d . c .) l inserita nel registro originale dei b re v i
dellA r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
Liscrizione, che una volta trovavasi in S. Maria del Popolo, , al par
di mille altre, scomparsa, ma conservasi in una raccolta di m a n o s c r i t t i : 'du
bitare con lOixiviER della sua genuinit addirittura ridicolo (Reumont in
L iteraturblatt di Bonn V, 690). Essa suona cos:
D. O. 51.
Vanotiae Cathanae Caesare Valentiae Joane Gadiae
Jafredo Scylatii et Lucretiae Ferrariae duab. filiis nobili
Probitate insigni religione eximia pari et aetate et
Prudentia optime de xenodochio Lateranen. meritae
Hieronymus Picus fideicoiniss. proctir. ex test. pos.
Vix. an. LXXVI, m. IV. d. XIII. obiit anno MDXVIII, XXVI. Xo.
Iserie. I, 335. Su Vanozza (diminutivo di Giovanna come P a l a z z o I*n
Paolo), che secondo il G io v io cerc nella sua vecchiaia espiare le sue colpe nu
diante atti di piet, cfr. G r e g o r o v i u s VII -1 i305 s. e Lucrezia IO ss. H e n b i i>fI / p i n o i s , A lexander V I in Rei:, d. quest, hist. XXIX (1881). 379 & A rdi. *>
tal. 3 .Serie, IX 1, 80 s. ; XVII, 324 s 510. A rd i. d. Soc. Rotti, VII, 402 ss.
e P e r i c o l i 74 ss. F o r c e l l a V ili, 520; N a r d i i ora in N upfiali di M. A. AM10'1,
Roma 1873, x x x v i i i ss. ; C e l i e r , Alexandre V I et ses enfants 427 ^s. ; C e I-a ^ 1
in B u r o i i a r d i . Ltber notarnm I, 502 ss. ; B t h f . s c o u r t , Alejandro V I >n
;
del Coll. Arald, VI (190S), 746 ss. ; W o o d w a r d , Cesare Borgia 24-20, 390-V ^
1/Lzio, Inai). dE ste e i Borgia (Ardi. stor. Lomb. 411), 476 s. ; F. Pasini^'1^
s o n i , Lo stem ma di Vanno zza, Borgia de Cathaneis, in R iv. del Colt"

F o rc e lla .

I figli del card inale R o d rig o B orgia.

319

Il
C ardinal R od rig o B o r g ia o ltr e ai su d d etti a v e v a a n c h e a ltr i
tigli, uno p er es. che e r a n a to sic u r a m e n te g i n ei prim i an n i di
detto d e c e n n io .1 P ed ro L u is e una figlia, G irolam a, che per
probabile p ro v e n isse r o da a ltr a m a d r e .2 R od rigo cerc d i p rovve
dere alla fo r tu n a di q u esti figliu oli, che m an m ano ven iv a n o le g it
tim ati, a n z itu tto n ella sua p a tr ia sp agn ola. P er P edro L u is ot
tenne nel 1485 il d ucato di G andia; n el docum ento steso dal re
F erdinando si dice esp ressa m en te, che il nu ovo duca p rovien e da
genitori d alto lig n a g g io , ch e si seg n a la to per scien za di gu erra
e d iscip lin a m ilita r e e ch e ha se r v ito con zelo n e lla gu erra contro
il re di G ranata. P ed ro L uis, f a tti g li sp on sali con donna M aria
E nriquez, figlia del m a g giord om o di re F erd in a n d o e izio del m e
desimo, v en n e nel 1488 a R om a, d o v e n e llagosto cadde g r a v e
m ente m alato e m or. A su o e r e d e u n iv ersa le n om in il fr a te llo
Giovanni, il m ig lio re sen za dubbio dei figli di R od rigo che, nlato
nel 1476 o 1 4 7 7 ,3 si to lse p i ta rd i in isp o sa la m o g lie del f r a
tello d e f u n t o .4
C esare B o r g ia n a to n el 1475, fu d estin a to fin da fa n c iu llo al
sacerdozio sen za p u n to b ad are a lle doti e alla v o lo n t sua. A ffinch

VII (1909), 321-326. Sulla sua ricchezza: P. F e d e l e , I gioielli d/i Vannozza ed


unopera del Caradosso, in Arch. d. Soc. Rom. di st. patr. XXVIII (1905),
451-171. Il testamento di Vannozza, del 15 gennaio 1517, presso M e n o t t i , Do
rm ienti 16 ss. Nulla finora si conosceva della sua corrispondenza con Ales
sandro VI. Ho trovato nellA r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o tre sue let
tere al papa, purtroppo senza data : vedine il testo in App. 56 (42-44).
1 Ci risulta dal documento di legittimazione steso il 5 novembre 1481 da
*isto IV, nel quale Pedro Luis detto ailolescens, proveniente de tunc Diacono
Cardinali et soluto, come pure da un altro documento del 1483 secondo il quale
Pedro Luis doveva allora avere almeno venti anni ( T h u a s n e , B u r c h a r d i ,
Diarium III, Suppl. VApp. p. I l i s.). O l i v e r (108)' crede che Pedro Luis sia
nato verso il 1458 ; cfr. 429 e Mon. hi st. 226 ss.
2 C i t t a d e l l a , Albero n. 32 e p. 49 s. G r e g o r o v i u s , Lucrezia 18. R e u m o n t
in Arch. xtor. ital. 3* Serie, XVII, 330. O e l i e r , Alexandre V I et ses enfants
329 s. W o o d w a r d (Cesare Borgia 24 s.) non ritiene impossibile che Vannozza
s'a stata la madre anche di Pedro Luis, Girolama e Isabella.
3 C f r . C e u e b 332 ss. ; W o o d w a r d 26, 400 ; C e l a n i I, 405, n. 1, 457 ss. Dal breve
di dispensa d'Innocenzo V ili (agosto 1488) risulta che Giovanni era nato nel 1476,
quindi dopo Cesare ; vedi S a n c h i s y iS i v e r a 21. Ritratti valenciani di Giovanni de
Borja, duca di Gandia, di Cesare e Joffr de Borja riprodotti ibid. 24, 48, 62, 148 s.
*
H o p l e r , R. de Borja 50 s. O l i v e r 437 s., 439 s. Mon. hist. 228 s. ; S a n c h i s y
S iv e r a 17. 121. S u l castello costrutto da Pedro in Gandia vedi i S o l a y C e b v o s , El
Palacio ducal de Gandia, Barcellona 1904.
5
R e u m o n t in A rdi. stor. ital. 3* Serie, XVII, 327 fa nascere Cesare nel 1473.
T h u a s n e , ( B u r c h a r d i , D iarium I, 420), crede che Cesare sia nato nel 1474,
mentre G r e g o r o v i u s , Lucrezia 12 e Y r i a r t e I, 36 stanno per l anno 1476.
L p i n o i s , Alexandre V I 371 s. mostra che queste opinioni difficilmente i>ossno ritenersi come esatte e che pi probabile sembra 1 anno 14io. H o f l e r , R.
e Borja 75 si attiene al 1474/75. Pel 1475 si deciso finalmente anche Oli-

320

L ib ro I . In no ce nzo V i l i . 1484-1492. Capitolo. 6.

p o tesse ricev ere g li ord in i sacri S isto IV il 1 ottobre del 1480 lo


d isp en s d a llim p ed im en to ca n o n ico p ro v en ien te dal d ifetto di
o n esti n a ta li, essen d o nato da un ca rd in ale vescovo e da una donna
m a r ita ta .1 iGi a llet di .sette an n i C esa re d iv en ta v a protonotario
e r icev ev a dei benefici in X a tiv a ed in a ltre c itt s p a g n o le 2 e sotto
In n ocen zo V i l i il v escovato di P a m p lo n a .3 A n ch e Jo fr, nato nel
1480 o 1481, fu d estin a to allo sta to e c c le s ia s tic o ;4 eg li com parisce
com e canon ico, preb en dario e a rcid iacon o della catted ra le di Va
len cia . Com e tu tti i figliu oli di R odrigo, anche L u crezia nata il
18 a p rile 1 4 8 0 5 p a rev a d e stin a ta a p a ssa re la su a v ita n ella patria
d el p ro g en ito re, essen d o sta ta nel 1491 p ro m essa sp osa ad uno
S p agnolo.
L a m ad re di q u esti figli, V an ozza de C atan eis possedeva in
R om a un ricco p a trim o n io ed una c a sa in P ia z za B ran ca, v icin is
sim a ,al palazzo ch e il Cardinal R od rigo e r a si co stru ito . Questo
edificio, ora palazzo S fo r z a C esarm i, non so lo p assa v a p er il pi
b ello d i R om a, mia anche p er uno d ei p rim i in tu tta I ta lia .u
G iacom o da -V o lterra scr iv e v a so tto Innocenzo V i l i intorno al
Cardinal B o r g ia q uanto seg u e : un uom o d in g e g n o a b ile a tutto
e di alto se n tir e ; di suo p a r la r e scio lto e quantunq ue non pos
se g g a che una m ed iocre con oscenza della lettera tu ra , pure ha lo
s tile ben to r n ito . D i n a tu ra sca ltro e di m er a v ig lio sa solerzia

409, cfr. 420, 427, 434, e in favore di questa data parla anche un docu
mento del 31 agosto 1492 da me scoperto nellA r c h i v i o s e g r e t o p o n
t i f i c i o : v. APP- n. 17. 'Ctfr. anche Erigi. llist. li evi imo XII (1897), 562: Celieb 331 s. ; .Woobward 28 ; sarebbe ora sicuro che Cesare sia nato nel set
tembre 1475. Beicke (in Forschinigen su r Gcseh. B a yem s XIV [1906], 17 s.)
sulla base delle notizie di Lorenzo Behaim, intimo amico di Cesare, in uuu
lettera a Pirckheimer, ammette il settembre 1475 come sicuro e il 13 o 14 set
tembre come la data probabile. P icotti (Arch. d. Soc. Rom. di st. pah''
XXXVIII, 387), solleva di nuovo dei dubbi sul 1475.
1 De Episcopo Cardinali genitus et coniugata. Lpinois 373. Oeiveb 420.
Il documento di legittimazione di re Ferdinando dAragona per Cesare, m
data di Barcellona 9 ottobre 1481, in Boi. de la R. Accad. de la II ist. IX ( 1886),
421-426. Cfr. anche Mon. hist. Soc. Iesu 163.
2 Cfr. W o o d w a r d 29.
3 Oliver 427 s. e App. n. 17.
*
Cfr. L p i n g i s 3 7 8 e specialmente il documento del 3 1 agosto 1 4 9 2
me trovato nellA r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o . Cfr. App. n. 19 '
anche n. 21.
s Gregorovius, Lucrezia 12 (3 ed. 1(3). Cfr. Fbliciangeli, Il m a t r i m o n i o
di Lucrezia Borgia, Torino-Boma 1901, 6; Celasti I, 44(0. n. 3; W o o d w a r d (K;
e G a s p . V e r o n e n . presso M u r a t o r i III 2 , 1036. Cfr. R o s m i n i . Storia <'
Milano IV, 32: C a n c e l l i e r i in Effem. lett. ,1821; B a t t i I, 84 s. e L e o n l 1 t *
I, 151 s. Sbaglia il G r e g o r o v i u s allorch assegna la costruzione del Palazzi
Borgia allanno 1482. Le fonti sopra citate mostrano che nelle sue parti sostaf
ziali la fabbrica era ultimata sotto Paolo II. Cfr. in App. n. :15 il d o c u m e n
proveniente dallA r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
ver

da

R icc h ezze del c a rd in a l R o d rig o Borgia.

321

nel disbrigo d egli affari. Sono celeb ri le su e ricchezze, gran d e il


suo cred ito p er le su e relazion i con la m a g g io r p arte dei p rin cip i
e re. E gli possiede un p alazzo b ello e fo r n ito di ogni agiatezza, che

s fab b ricato a m ezza stra d a circa tra ponte S. A n gelo e Camlpo


di 'Fiori. E n orm e la q u a n tit delle ren d ite che g li provengono da
numerosi benefici e c c le sia stic i, da m bte ab b azie d Ita lia e di S p a
gna e dai tr e v esco v a ti di V alen cia, P o rto e C artagena, oltre che
lufficio di v iceca n celliere dicono gli fr u tti 8000 d u cati doro al
lanno. La q u a n tit del suo v a sella m e dargen to, d elle su e gioie,
dei suoi in d u m en ti e d ei su oi p a ra m en ti d a M essa la v o ra ti in seta
e oro e dei su o i lib ri d o g n i d isc ip lin a m olto grande, e tu tto que
sto di una m agn ificen za c o s fa sto s a , che sa reb b e degna di un re
o di un papa. P a sso sotto sile n z io lin fin ita su p p e llettile dei suo-i
letti e larred am en to pei suoi ca v a lli ed an ch e q u an to e g li p ossied e
altrim enti in oro, a r g e n to e se ta , non ch e la su a p rezio sa e ricca
guardaroba ed ,i te so r i doro da lu i a m m a s s a ti.1
Una lettera r im a sta fino ad ora scon osciu ta del card in a le A scanio Sforza in d a ta 22 o tto b re 1484 ci p erm ette di d are u n occhiata
piena din te r e sse a lla rred a m en to e c c e ssiv a m en te lu ssu o so del
Cardinal B o r g ia .- In d etto g io r n o il B o rg ia , per a ltr o non m olto
amico dei p ia ceri della ta v o la , diede nel su o palazzo una cen a su
perba, alla quale o ltre ad A sc a n io con v en n ero a ltr i tr e card in ali,
fra cui G iuliano d ella R overe. T u tto il palazzo, n a rr a A scan io
Sforza, era d eco ra to co n g ra n d e m agn ificen za. N e lla prini|a gran d e
sala vedeansi da cim a a fo n d o a ra zzi la v o ra ti, su i q uali eran o rap
presentati degli a v v e n im e n ti sto rici. Di l p a s s iv a s i in u n a sala
minore e g u a lm en te co i p i v a g h i arazzi a lle p areti e con ta p p eti al
pavimento, che sta v a n o in b ella a rm o n ia co n g li a ltr i orn am en ti
della sala. F ila q u e sti sp ic c a v a un letto pom poso con sop ra un
baldacchino orn ato r iceh issim a m en te di ra so rosso. In questa sa la
trovavasi p u re la cred en za del ca rd in a le, uno stip o con un fini
mento sul q u ale in g ra n q u a n tit era mesiso in im ostra il vasellam e
*1 oro e da rg en to per il se r v iz io delia ta v o la , f r a cui lavori d una
Perfetta finitezza, u n a m e r a v ig lia a v ed ersi. A ttig u e alla d e tta sala
erano due cam ere, luna di raso con ta p p e ti sul p avim en to ed un
letto di p a ra ta di v e llu to a lessa n d rin o ; laltra, an cor pi ricca,
aveva pure un letto di parata, co p erto di broccato d oro e orn ato
u ,n tu tta la m agn ificen za p o ssib ile. N el m ezzo un tavolo coperto

1 J

acob.

-49. Cfr.

V o laterranu s 100. J
G r e g o r o v i u s , L ucrezia

a co po

Gin*1,

3* e d i z i o n e

17, il quale tanto qui come

1' traduce CharthaginenHs con Cartagine.


trovato nellA r c U i *
V. il testo i n V n. 2 secondo loriginale da me t r o t t o
* io d i S t a t o i n M i l a n o .
I b t o r ,

Storia dei Papi. III.

21

322

L ib ro I. In n o c e n zo V i l i . 1484-1492. C apitolo 6.

da un ta p p eto d i v ellu to alessa n d rin o e circon d ato da seggioloni


finem enti in t a g lia t i.1
Con R od rigo B o rg ia g a r e g g ia v a in ricchezza e magnificenza
il suo riv a le A s c a n i o S f o r z a , per con sid era zio n i p olitich e da
S isto IV p rom osso nel 1484 a l c a rd in a la to e la rg a m en te provvisto
di ,r icche prebende. I su o i p ro v en ti so tto il successore dInnocenzo V i l i su p era v a n o quelli di tu tti i card in a li am m ontando a
30.000 d ucati - (i.ni m on eta m oderna un m ilion e e m ezzo di franchi)
e lo m ettev a n o in grado di te n e r e una corte oltrem odo sfa r zo sa nel
suo palazzo situ a to v icin o a P ia z z a N a v o n a ed oggi pure conser
v a to n elle su e fo rm e p r in c ip a li.3 L a p a ssio n e p red iletta di Ascanio
era la ca ccia : il n u m ero de suoi cavalli cani e f ailchi era infinito.
U n con tem p oran eo n el d escriv ere una fe s ta n ottu rn a, ch e Ascanio
d ied e n eg li u ltim i a n n i dIn nocenzo V i l i al p rin cip e d i Capua,
F erra n tin o , n ep ote del re F erra n te, la dice sp len d id a in modo fa
voloso. Gli a m ici di A sc a n io a buon d iritto levavan o a cielo la sua
g ra n d e a b ilit nel m a n e g g io d eg li affari di S tato. O ltre a questo
il ca rd in a le in ten d ev a m olto di le tter a tu r a di a r te ; ai suoi ser
v ig i s te tte S era fin o A q u ilan o. Il card in ale A sca n io anzi si esercit
in person a n elle belle lettere, si prov a scriv e re v er si latin i e ita
lia n i e so v v e n iv a la rg a m en te i le tter a ti. B iso g n a poi r i c o n o s c e r e
che nei d istr ib u ir e i su o i benefici A scan io n o n d im en tica v a i poveri
d i R om a. *
In p u n to di m orale non era n o m olto m ig lio ri di R odrigo Borgia
i c a rd in a li F e d e r ic o S a n .s e v e r i n o 0 e il d o v izio so B a t t i s t a O r s i n i .
D i se n tim e n ti in p rev a len za m ondani era p u re il C ardinal B alU E ,
che fin dal feb b ra io 1485 era to rn a to a v iv e r e in R om a. L a pas
s io n e di q u e stuom o oltrem odo abile e am bizioso era la politica e
la m m a ssa re ricch ezze: per ta li c o se d im en ticava tu tto il resto.
N o n o sta n te le m olte peripeztie della su a v ita a g ita ta il B alu e lascio

1 II quadro storico qui abbozzato messo a confronto con la descrizione (l*1


larredamento della casa della Vanezza l'atta dal Gbeuobovius. Lucrezia Ino
lia il merito di non essere uscito dalla fantasia e facolt costruttiva di uno set il
tore vissuto quattro secoU dopo, ma di essere la relazione di un t e s t i m o n i o
oculare.
2 II valore aureo del ducato era di marchi 9,4. Purtroppo non si pu
bilire in modo sicuro lodierno valore corrente; vedi P o g a t s c h e r in t i " 11111
CWien) II, 400 e L u s c h i n , Munzlcunde, Minchen 1004, 83 s.
3 Cfr. Iastok, Rotti zu Ende dar Renaissance 47.
*
R e u m o n t III 1, 199 s., 203. Arch. stor. Lombardo II, 379 s. R a t t i Ipersegue troppo una tendenza apologetica.
.
Cfr. il * dispaccio di Cositabile in data di Roma 4 marzo 1508. Ar c h i ' 1
di S t a t o i n Mo d e n a .
S i g i s m o n d o d e C o n t i II, 2(54. Ofr. Dispacci di A. G i u s t i n i a n i L

|S

I l c a rd in ale G iu lia n o della Rovere.

alla sua m orte a v v en u ta n e llanno 1491 un p atrim on io di 100.000


d u cati.1
P rofon d am en te m ondana era poi sen za dubbio la p erson alit
i ii im p ortan te del C olleg io card in alizio, G i u l ia n o d e l l a R o v e r e ,
un uomo che reca v a ap p ien o l im p ron ta del secolo decim oquinto
cui egli a p p a rten ev a e dal quale tr a s fe r n ella n u ova ra la fo rza
del volere, lim p etu o sit d ella g ire e la g r a n d io sit dei d isegn i e
delle idee. E g li era superbo e am bizioso, dotato della pi force co
scienza di se ste sso , iracond o fino al fu r o r e , g iam m ai per piccino
ed a b b ie tto .2 Com e ta n ti a ltri su o i co lleg h i n em m en o eg li o sse r
vava lobbligo del celib a to ; pure, m algrado tu tto il su o daffare
mondano, egli m a n ten n e sem p re una c e r ta ser iet , con serv un
l'ondo di bont, com e si ebbe a ved ere an che pi t a r d i.3 G rande era
Giuliano com e m esen a te d egli a r tisti, ch e egli non d im en tic n em
meno nei tem pi pi a g ita ti d ella sua v i t a .4 U n o p era m agnifica di
primo rango d iv en t il sepolcro di bronzo ch e g li fe c e er ig ere in
S. P ietro allo zio S isto IV da A nton io P o lia m o lo .5 P el padre suo
Giuliano d ella R overe e r e sse ai S.s. A p o sto li un m on u m en to sep o l
crale tu ttora e s iste n te e n o tev o le per nob ile se m p lic it .0 D isg r a
ziatam ente non si con serv a n o pi i due tab ern acoli donati dal ca r
dinale alla ch iesa di S. P ietro . Z io e n ep ote regalaron o alla b asilica
li S. P ietro in V incoli lo scrig n o di bronzo per cu stod irvi le ca ten e
'i S. P ietro, di ,cui p rob ab ilm en te fu a u tore il C aradosso g io v a n e .7
1 due palazzi del card in a le G iuliano p resso S s. A p ostoli e S. P ie tr o
in V incoli vennero d ecorati con p ittu r e del P e ru g in o e del P in tu ncchio ed anche colla collocazione di sta tu e a n tic h e .8 A n ch e o g g i

1
C'ir, la monografia molto solida di F o r g e o t 12." s., 151 s., dove per la
Prima volta il cardinale viene giudicato imparzialmente e sotto ogni astretto.
Gregokovius V i l i 3, 19 s. Cfr. Loughlin, Cardinal Giuliano della Rovere,
in The American. Catholie Quarteria Rcview XXV (1900), 133-147.
3
Secondo Raffaele da Arolterra (presso Steinmann II, 787) Giuliano della
Rovere avrebbe vissuto da principio in rigida moralit. Pi -avanti ci non fu
'ertamente, perch ebbe tre figlie e soffr di mal francese: vedi Santjto VII,
Plissieb, Textes 545 e * dispaccio dellambasciatore mantovano in data
di Roma 2G gennaio 1500. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a . Cfr.
anche i dispacci mantovani del 23 luglio 1500 e 30 agosto 14'.)!) riferiti da Luzio,
Isabella d'Este e i Borgia XLI, 510. Che Giuliano abbia sacrificato anche a|l
vizio greco, come spacciarono dei suoi accaniti avversari politici, non si b
grado (li dimostrarlo ; vedi Histor. Zcitschr. di Syif.i. XXX\ II, 305 e sotto,
libro IH.
1 M u n t z , Raphael 209 s.
5 Vedi il nostro voi. II, 576.
6 Vedi Stkinmann II, 80, ove anche una buona riproduzione del sepolcro.
7 Vedi V enturi, Le primizie del Caradosso in Roma, in L arte \ I [1903], 1 s.
8 Cfr. Auucktini 20, 35; Stkinmann II, 35 s. ; Ricci, Pintiiricchio 38 s. Vknt ,,ki ha pubblicato (Tesori d'arte inediti di Roma, Roma 1890, tavv. l;)-20),
le pitture del Pinturicchio superstiti al piano terreno del Palazzo Colonm.

324

L ib ro I. In no c e nzo V i l i . 1484-1492. C apitolo 6.

ved esi in A v ig n o n e, di cui dal 1476 G iuliano ebbe la legazione il


palazzo v esco v ile d i G iuliano (o g g i sed e del S em in ario) con le sue
arm i di fo r m a colossale. P i ta rd i e g li si occup sop ra ttu tto della
co stru zio n e della su a fo r te rocca di O stia e del consolidam ento
della su a a b b azia di G r o tta fe r r a ta .2 In gen era le quasi tu tti i car
d in ali occu p avan si di im p rese ed ilizie di c a ra ttere sia laico che
e c c le sia stic o ; 3 non pochi m o stra v a n o un p a rticolare in teresse per
la n tic h it cla ssica ; quanto culto si av esse per q u e stu ltim a si vede
dal fa tto , ch e p ersin o un p relato pio e rig id o quale e r a Francesco
P icco lo m in i non eb be alcun scru polo di fa r collocare nel suo ma
gnifico palazzo il noto gru pp o delle tre G r a z ie .4 Il Giardinai Raf
fa e le Riardo riv o lg ev a il su o sp e c ia le fa v o r e al t e a tr o ,5 mentre
m o ltissim i m em bri del S acro C ollegio si d avano alla caccia. Con
quanto sfa r z o e d isp en d io fo s s e ven u ta svolgen d osi la v ita della
m a g g io r p a rte di q u esti p r in c ip i della C h ie sa , lo m ostra chia
ram en te il fa tto , ch e n ella ca p ito la zio n e eletto ra le del 1484 hi
som m a m ed ia per il m a n ten im en to di ciascu n card in ale venne fis
s a ta n e llen orm e c ifr a di 4.000 ducati (20 0 .0 0 0 fr a n c h i in moneta
m o d e r n a ).c
La poten za dei card in a li in seg u ito alla cum ulazione di pre
b en d e e v esco v a ti str a n ie r i e alle s tr e tte a ttin e n z e con principi
p o ten ti e r a c r e sc iu ta ta n to , che in n eg a b ilm en te so v ra sta v a il peri
colo che il papato d iv e n ta sse m an cip io del sacro C ollegio. Quanto
f u del tu tto e c c e ssiv o lin flu sso che G iuliano della R overe esercit
so tto il p o n tificato d Inn ocenzo V i l i ! L a rb itra riet , colla quale
e g li com p ortossi, fu affatto in a u d ita . S i sa p er es. che durante la
g u erra dei baron i di N a p o li G iuliano fec e di prop rio cap riccio arre
sta r e un corriere del duca di M ilano e to g lie r g li le carte. Allora
g li a m b a scia to ri di M ilano, F ir e n ze e F er ra ra si lam entarono di
cendo : un papa ci b asta, due sono tr o p p i.T

Nel 1487 Giuliano quale legato aveva fatto .restaurare in Bologna e abbell'1
con un portico lantica cattedrale <li S. Pietro. Cfr. Ciaconius III, 41!. 1
Ordo missae scritto pel cardinale Giuliano, decorato duna grande m i n i a t i l i - !
e di 42 iniziali con scene bibliche e rappresentazioni figurate di grande l*'1
lezza, trovavasi nella raccolta di miniature di O. Weigel ; vedine il catalogo di
J. 'Ficker, Leipzig 1898.
1 Cfr. L abande, Avignon au xv' siccle. Lgation de Cli. de Bourbon el 1 1
card. J. de la Rovere, Paris, 1920.
2 Qfr. il nostro vol. II. (144 s. e Arci), d. Soc. Rom . XX, 84 s.
8 Gfr. il prospetto di questi lavori presso Mntz, Les (irta 22 ss.
4 Vedi Alkertini 23.
. ..
5 Cfr. sopra p. 108 e M ntz, Lex arts 43. Sul cardinale Raffaele
quale protettore del poeta umanista Antonio Flamini vedi Vattasso, Flou"
20; cfr. 24, 26, 29, 31-341, 51 (n. xxxn), 54 s. (n. xlii , xi.un.
Cfr. sopra p. 204.
,
,
t Circa tale influsso cfr. sopra p. 211. Le lagnanze degli ambascia
presso Cappelli 48.

I c a rd in ali della fine del C inquecento.

325

Uno storico recen te, p aragon an d o i card in ali m ondani e p r in


cipeschi di q u esto p eriod o con i sen a to ri dellan tich it , d ice:
e Quasi tu tti, al pari del pontefice, si circon d avan o di una C uria
di nepoti. A n d a v a n o g ira n d o per la c itt , a cavallo, v e stiti in abito
militare, cin to il fianco di sp ade di g ra n valore. N e i palazzi m an
tenevano parecchie ce n tin a ia di u om in i di loro se r v it , che, a lloccorrenza, a u m en tavan o con prendere a stip en d io b ra v a cci: a g
giungi il p artito ch e avevan o fr a il popolo, cui la corte del card in ale
dava da vivere, per g u isa che n essu n o d i q ue p rin cip i ecclesia stici
mancava della p p o g g io d unla fa z io n e . F r a s g a r eg g ia v a n o a sp ie
gare un fa s to g r a n d issim o sp ecia lm en te nelle cavalcate e nelle
feste carn ev a lesch e: in e s s e e q u ip a g g ia v a n o a loro sp ese carri
rionfali con m asch ere, con co ri di c a n ta n ti, con com m ed ian ti,
mandandoli a tto rn o p er la c itt e c o s a quel tem p o eclissa v a n o
i m aggiorenti r o m a n i.1 II c u lto fe r v o r o so della letteratura e dellarte, un o rn am en to al quale nel p eriod o del rin ascim en to n essu n a
persona a ltolocata sa p ev a rin u n zia re, il solo p unto lum inoso del
azion e di qu esti p rin cip i d ella C hiesa, la cui m on d an it sta v a in
contrasto sca n d a lo sissim o con la loro d ig n it sacerd otale. La v ita
di questi ind egni eccita v a un le g ittim o scandalo non presso gli
stranieri soltan to, poich anche g lita lia n i, sp ecie i gran d i p red i
catori di p e n ite n z a ,2 si e sp rim ev a n o n el m odo pi am kro. S o tto
questo riguardo and pi a v a n ti di tu tti il d om enicano G irolam o
Savonarola, che n elle sue prediche, m a sp ecia lm en te n ello su e
poesie, fa il quadro pi v iv o ch e si p o ssa im m agin are del g u a sto
della C hiesa e v i u n isce la n n u n zio d ei d iv in i c a s t ig h i.3
Il
p resen tim en to di u n im m in en te g iu d izio in v a se anche altri
contem poranei. P r o fe z ie sp a v e n to se in torn o a un sov v ertim en to
d ogni cosa e siste n te e a lla p u n izio n e del clero corrotto p assavan o
di bocca in bocca ; 4 V a ticin a v a n o i p r o fe ti. N e llanno 1491 n e com
parve uno in R om a.
Un contem p oraneo d escriv e q u esto p red icatore p overam ente
vestito, che p ortava in m ano una piccola croce di legno, com e un
domo a ssa i eloq u en te e c o ltissim o . E g li diceva in ton o p rofetico
alla m oltitudine che g li fa c e v a r e ssa n elle pubbliche p iazze: R o

1 Grhgorovitjs V II8, 280. Cfr. A r t . v e i) 160. Il pas.io intorno ai di ' t i timi nti
carnevaleschi trovasi nella nuova edizione delllNFESSURA 2(55. (H efele 246 s .).
2 Cfr. sopra p. 143 ss.
3 Piena di quadri foschissim i la poesia del S a v o n a r o l a , De r u m a ecclc(1475) nella pubblicazione di soli 250 esemplari curata dal G u a sti, 1 oesi
<tt Fra <}. Savonarola (Firenze 1862) 10-15. )CVr. sopra p. 1 5 4 ss.
4 Ofr. Mau p io to 372. I versi qui riportati sono pi antichi ; il loro testo
nona diversamente in un manoscritto vaticano; vedi B e r g e r in B ill, de
cole d'A thnes et de R om e VI (1879), 1-V Sulle profezie astrologiche di
laolo di Middelburg del 1484 (P renostica, stam pati ad Anversa nel 1484) ctr,
Xotthakt in D eutsche U tcrnturzeiP iing 1917. 1084 s., 1088.

L ib ro I. In n o c e n zo V i l i . 1484-1492. C apitolo 6.

m ani, q u e stan n o voi p ia n g e r e te ancora m olto ed u n a grande tribo


lazion e v err su di voi ; n ella n n o ap p resso q u esta p ia g a si esten
der s u llIta lia , m a nel 1493 com p arir il papa an gelico, Angelicita
p a sto r, il quale senza dom inio tem p orale curer unicam ente la
sa lu te delle a n im e .1
S en za co n fron to pi im p ressio n a n ti eran o le p ro fezie annun
zia te dal Savon arola. E ran o p rop riam en te qu este che conferivamo
u n a s stra o rd in a ria efficacia alle sue prediche, ai suoi .scritti, a
tu tto il suo fa r e . M olte delle sue p ro fezie era n o in terp retazion i di
v isio n i, ch egli p reten d eva di avere avuto. N el 1492 durante la
p red icazion e d ellA vv en to , ebbe un sogno, che eg li senza alcuna
e sita zio n e riten n e com e una riv ela zion e d ivin a. Gli p arve di vedere
in m ezzo a l cielo una m ano che im p u gn ava una spada, sulla quale
era s c r itto : P r e sto e rap id am en te la spada del S ign ore scender
su lla terra : Gladius dom ini su p er terrarn cito velociter. N el mede
sim o tem p o ud m olte vci ch iare e d istin te, che ai buoni prom ett v a n o m iserico rd ia , a i c a ttiv i m in a cciavan o ca stig h i e gridavano
che lira di D io era vicin a . A llim p rovviso la spada si rivolta contro
la terra, la ria si oscu ra, piovono spade, sa e tte e fuoco, risuonano
te r r ib ili tu o n i e tu tta la te r r a in preda alla gu erra, alla fame
e ,alla p e s t e .2

I n f e s s u b a -T o m m a s in i

V i i .l a r i

I-,

105-1G0 ;

204-205. ( I I k f e i . e 245 s . ) .
87.

L ucas

LIBRO II
A L E S S A N D R O VI. 1492-1503.

1.

Elezione e incoronazione di Alessandro VI. Comincia il nepo


tismo. Contese e riconciliazione con Ferrante di Napoli.
La creazione di cardinali del settembre 1493.

la lu n g a in fe r m it dInnocenzo V i l i eran o accaduti


in R om a b r u tti d iso rd in i ; con p reoccupazione p e n sa v a si al
periodo della Sede v a c a n te .1 Q uesto per, gra zie alle en erg ich e
m isure prese dai card in a li e dalle a u to r it di R om a, tra sco r se da
p rin cip io abb astan za tr a n q u illo .2 In d a ta 7 a g o sto 1492 un in v ia to
r ife r isc e : V e r o che le ( le) sta to a m azato qualche person a e
fer iti alcuni a ltri m a x im e in quello tem p o chel papa era in quello
ex trem o ; poi le c o se tu ta v ia sono a s e ta te m e g lio . L a situ azion e
continu per ad e sse r e tale, che i card in ali cred ettero bene di
a ffrettare le eseq u ie pel d e fu n to pontefice. N ella sua q u alit di
cam erlengo d iresse il g o vern o p ro v v iso rio con fo r z a ed en e rg ia
R affaele R iario. G o vern atore di R om a e r a l ab ate di S. D en is, G io
vanni V illier de La G roslaie, pel quale alcuni anni pi ta rd i M iche
langelo lavor il m a ra v ig lio so gru pp o in m arm o della P ie t .1
Era una im p o rta n te q u estio n e, se i due card in ali S an severin o
e Gherardo, che non era n o an cora sta ti p ubblicati da Inn ocen
zo V i l i , si a v essero ad a m m ettere in con clave. Il p rim o g iu n se a
Roma il 24 lu glio ed o tten n e su b ito di esse re accolto nel sacro Col

urante

1 * U i parte Orsina e C o lo n n e s e tutta in a r m e s i le v s e c o n d o 1 u s a n z a


g u a r d i a d i Roma e p e r d e f e n d e r c i a s c u n a s e s e g u i v a a l c u n a o c c i s io n e .
Iahenti, Coti. M ai/liabccli. X X V , li, 519, f . 133b. B i b l i o t e c a N a z i o n a l e
(1 ' F i r e n z e . Cfr. S a n t t d o 1429. L. C h i e r e g a t o p r e s s o S i g i s m o n d o d e C o n t i
W e A t t i Modi. I , 4 2 ; contro II n f e s s u r a vedi C i p o l l a 671, n. 1.
2 V. i dispacci fiorentini presso T h u a s N E I, 570 s., 573 s., 575. Cfr. anc e
I a g l i u c o h i , 7 c a stella n i d el C a ste l S. A ngelo 456 s.
3 Dispaccio di Brognolus in data di Roma 7 agosto 1492. A r c h i v i o
G o n z a g a in Ma n t o v a .
* Cfr sotto, cap. 12.

330

L ib ro I I. Alessandro V I. 1492-1503. C apitolo 1.

le g io .1 In fa v o r e di G herardo a v eva fa tto m olte en erg ich e istanze


il C on siglio dei D ieci di V en ezia e co s an ch e g li il g io rn o dopo il
suo a rriv o (4 a g o sto ) ven n e rico n o sciu to com e cardinale. Alcuni
g li p recon izzavan o la d ig n it papale p erch er a g iu n to a Rom.;
in d o ssa n d o il bianco ab ito dei C a m a ld o le si.2
A p p en a fin ite le e s e q u ie ,3 com inci su b ito il 6 di a g o sto il con
clave, al q u ale si trovaron o p resen ti n ella cap p ella S istin a 23 car
d in ali. * Il d isco rso di rito fu te n u to dal vescovo sp a g n o lo Bernar
dino L opez de C arvajal d escriven do con d ig n ito se e g ra v i parole
la tr iste situ a zio n e d ella C hiesa ed eso rta n d o ad u n a sollecita e
buona ,elezione. L a so rv eg lia n za del conclave fu a ssu n ta dagli in
v ia ti str a n ie r i e da un certo n u m ero di n o b ili r o m a n i.5
I
g a b in e tti delle p oten ze ita lia n e in se g u ito alla sa lu te vacil
la n te dIn n ocen zo V III era n si g i da m olto tem p o occupati della
p o ssib ilit d una n uova elezion e papale. N e llarch ivio di Stato di
M ilan o tr o v a si un docum ento sen za data, prob ab ilm en te di un
in v ia to d egli S fo rza , il quale ci d in tere ssa n ti in form azion i circa
lo sta to dei p a rtiti nel collegio ca rd in alizio. D a q u esto docum ento
r isu lta che allo ra il card in a le A scan io S fo rza p oteva contare su
se tte ca rd in a li sicu ra m en te e su q u attro con qualche prob abilit.
1 I nfesstjba 278 e * lettera (1(*1 cardinale A. Sforza da Roma 20 luglio 1492.
A r c h i v i o di t a t o i n M i l a n o.
a * Acta consist. Alex. VI. P ii I II . Jul. II. Leo X ., f. 1. A c l i i v i o c o n
c i s t o r i a l e d e l V a t i c a no. Questo volume senza segnatura verr in
seguito citato semplicemente con le parole : Acta con*. Oltre a questo nellA r c li iv i o c o n c i s t o r i a l e vi sono per Alessandro i seguenti documenti : 1 In vo
lume segnato C- Acta consist. I.'i89-1503, che in sostanza va daccordo con lineilo
superiormente citato. 2 11 medesimo vale (li un volume segnato col numero 88 :
E x libro relat. consist. ab initio pontif. Alex. VI. 3 Molto pi dettagliato, ma
che abbraccia solo un breve periodo, 1111 volume segnato C 303: Libcr rclat.
consist orli tempore ponti flcatus f. re. Alex. PP. VI. a die X II . Nor. l-'fiS
usque in 1Meni V. Julii iy j9 . iLInfessura (278 [Hefeu? 259]) dii e r r o n e a m e n t e
come giorno dellarrivo di Gherardo il il agosto. Le premure di Venezia presso
Brosch, Juliu s II. |312; la profezia ricordata dal Parenti loc. cit. B i b l i o
t e c a N a z i o n a l e di F i r e n z e , ora presso 'Schnitzer, Zur Goseh. Alenitiders VI. p . 19 ( c f r . p. ().
s Le spese per le esequie furono rilevanti. ~Ne\VIntroitus et E xitu s voi. S2i
add 30 marzo 1493 trovasi notato: * diversis mrrcatorihus (Medici, Sauli, M.'ir
celi i, Rieasoli, Gaddi, Rabatti) 16033 ducat. de camera J>8 lolog. pr totidcut
expositis in pannis et cera e t aliis rebus in cxcquus papae Innocentii V ili- A r
chivio segreto pontificio.
*
HERGENBoniER VITI, 302, Brosch loc. cit. 50 e Gregorovius danno er
roneamente, luno 20, laltro 25 cardinali. Il numero dato nel testo ritenuto
dal P agi V, 325 ; Novaes VI, 81 ; H agen, Papstwahlen 15 s. e SagmElu H6riceve conferma dagli * A cta consist. dellA r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e .
s A tti Mod. I, 429 e Z urita V, 14b, il discorso del Oarvajal (cfr. AtTD,f
predi 309 ; P anzer I, 477; II, '504 ; H a t n nr. 4541-4544;
P roctor 245. 253 presso (Martne, Thes. II, 1775 s. ; cfr.

R eichling I. 24
Rossbach, Carrai

27, 29-32. Che anche il Burcardo prendesse parte al conclave rilevasi da *


gest, 867, f. 73, A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o ,

L a d ip lo m a zia e lelezione p a p a le del 1492.

331

Il suo rivale, G iu lian o della R overe, ne a v ev a nove dalla sua p arte ;


nessuno dei due a v ev a quindi i due terzi di su ffragi n ecessari! alla
elezione. Chi scriv ev a q u esti ap p u n ti e r a di parere, che il cardinale
Ardicino della P o rta e an cor pi il p o rto g h ese C osta avessero la
m aggiore p rob ab ilit di riu sc ir e e le t t i.1
A llorch il 25 lu g lio 1492 a tte n d e v a si dora in ora la m orte di
Tnnocenzo V i l i , le p ra tich e per lelezion e del pap a eran o g i in
pieno corso. In siem e al C osta e ad A rd icin o della P orta fa cev a n si
ora da pi 'parti i n om i del C a r a fa e dello Zeno. A ltri stavan o pel
Piccolom ini, che per declin la prem u ra della su a p atria, Siena,
per la e s a lta z io n e ,2 a ltr i in v e c e pel B o r g ia . Io non v i voglio r ife
rire, scrive lin v ia to fiorentino, i p a rtico la ri di qu este p ratich e, per
non m ettere m e e voi in im barazzo, p oich i m a n eg g i sono senza
fine e cam b ian o o g n i o r a . 3 Il m ed esim o in v ia to il 28 lu g lio
parla degli a ssid u i sfo r z i dei baroni rom ani per in flu ire su llele
zione del papa secondo i loro in te n d im e n ti.4
Le potenze ita lia n e, a v u ta a p p en a n o tizia d ellin fe r m it m ortale
dInnocenzo V i l i , si erano m esse in a ttiv a corrisp on d en za fr a loro
cirda lelezione del papa, m a non riu sciro n o a in te n d e r si p ien a
mente. S p ecia lm en te N a p o li e M ilano si o ste g g ia v a n o .5 Lo scaltro
re di N ap oli F e r r a n te cerc in q u esta im p o rta n te q u estion e di te
nere al cop erto pi che g li fo s s e p o ssib ile le sue in ten zion i. Il 24 di
luglio lin v ia to m ila n ese in N a p o li r ife r iv a avere il re dichiarato,
chegli non s im m isch iereb b e n e llelezio n e del p a p a ; quello che ne
risulta, averlo e g li orm ai sp erim en ta to n ellelezion e del papa de
funto, perci e g li lascereb b e lib ero corso allo sv o lg e r si delle cose
in R o m a .0 Che, ci m algrad o, F e r r a n te si occupasse caldam ente
del p rossim o conclave, il su d d etto rela to re non lo m ette in dubbio.
Egli pensa, che il re si ad op rer per lelezion e del P iccolom in i e
spedir C am illo P an d o n e a R om a per g u a d a g n a re a questo piano
anche G iuliano della R overe. U n p o pi di luce vien e a cadere sui
m aneggi di F e r r a n te dalle le tte r e d ir e tte al suo in v ia to G ioviano
^ontano, che per non sono co n o sciu te n ella loro in teg rit .
D alla prim a di e sse in data 20 lu g lio risu lta, che il re fa v o riv a
1 elezione di G iuliano d ella R overe, a d isp o sizion e del quale poneva
^ irginio O rsini che sta v a al suo soldo, com e pure F a b rizio e P ro
1 V. App. n. 10. A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o. Sulle trattative per
l'elezione del papa passate nel maggio 1492 vedi D esjardins I, 549.
2 Vedi P iccolomini, II pontificato di Pio I I I 4 s . (Arch. stor. ital. 5* serie
XXXII, 104) ; SdHXEOHT, Pis I I I . u. die deutsche Nation 2, n. 5. Cfr. anche
lasiNi, Cesare Borgia e la Repubblica Senese 87.
3 T ettasse I, 572 s 575.
4 T huasne I, 577.
5 P etrucelli I, 343 e Sgmller 227.
.
0
** Relazione di A. Stanga in data di Napoli 24 luglio 1492. A r c h a i o
d i S t a t o i n . Mi l a n o .

332

L ib ro I I . Alessandro V I. 1492-1503. C apitolo 1.

sp ero Colonna, ai quali diede l ord in e di a v v icin a rsi segretam ente


a R o m a .1 La seconda lettera c ifr a ta al P o n ta n o del 22 luglio. In
e ss a il re si dich iara con trario a llelezione del C osta e piuttosto
p ropen so p er quella di B a ttista Zeno. A l P o n ta n o si d lordine di
in fo r m a r n e il Cardinal G iu lia n o .2 Q uestu ltim o figura quindi come
luom o di fiducia in co n d izio n a ta del re: lo Zeno v en iv a preso in
co n sid era zio n e certo solo pel caso che lelezio n e del D ella Rovere
n on p o te sse o tten ersi. C orse la voce che re F e rr a n te a v e sse deposi
ta to in una b an ca 200.000 d ucati e G enova 100.000 per sollecitar
l elezion e di G iuliano della R o v e r e .3 I G en ovesi per conseguenza
a sp e tta v a n o sicu ri lesa lta zio n e del loro c o m p a tr io tta .4
R iv a li a G iu lian o d ella R overe non m ancavano. U n a relazione
an cora in ed ita a ssa i in te r e ssa n te di G iovanni A ndrea Boccaccio,
v esco v o di M odena, a lla du chessa E leon ora di F errara, nomina
com e p rim o a sp ir a n te a lla tia r a A rd icin o della P orta del partito
di A se a n io S fo r z a : a lu i per ra g io n e della su a bont la pubblica
o p in io n e sarebb e a ssa i fa v o r e v o le ; com e secondo n om in a il Carafa,
com e terzo A sea n io S fo rza , com e q uarto R od rigo de B o rg ia . Que
s t ultim o, p o ten te per le sue a ttin en ze, so g g iu n g e lin viato, in
g ra d o di rim u n era re la rg a m en te i suoi fa u to r i ; a n z itu tto con luffi
cio di v iceca n celliere, ch pari a un secon d o p a p ato; poi con le
citt di C iv ita C a stella n a e N ep i ; a ci a g g iu n g i u n abbazia in
A q u ila con 1000 d ucati di ren d ita , u n a ltra sim ile in A lbano, due
pi g ran d i nel regn o di N a p o li, il vescovato di P orto con 1200 du
ca ti di ren d ita, l a b b azia di S ubiaco con 22 c a ste lli, della rendita
di 2000 d u cati, n ella S p a g n a non m en o di 16 vesco v a ti, numerose
a b bazie e altri benefici. Il rela to re fa in o ltre i noma d ei cardinali
S a v elli, C osta, P iccolom in i, M iehiel, tu tti ca n d id a ti alla suprem a
d i g n i t del p a p a to ; m olti, s o g g i u n g e , parlano an ch e del Fregoso,
di D om enico della R overe e dello Zeno. O gnuno di q u e s t i, aveva
tr in c e r a to il proprio palazzo p er d ifen d ersi dal sacco perch gi
a ltre v o lte in sim ili c ir c o sta n z e ena s ta ta sp a rsa una fa lsa voce
o n d e p oter m ettere (a ruba, secon d o lusanza, la casa d elleletto.
A b a ssa voce, p ro seg u e a d ire l in v ia to fe r r a r ese , si p arla anche del
C a r d in a l G iuliano, ep pu re di ta n ti a sp ira n ti uno solo pu giungere

I I 1 , 4 4 3 . Cfr. P ioom , O/or. de Medici 1 8 ss.


2 Questa lettera che manca in T r i n c h e r ai ha presso N u n z i a n t e , L i ttere di Pontano 2 6 -2 7 .
3 Relazione di Cavalieri a Eleonora dAragona del 6 agosto 14 9 2 . usat*'
da Cappelli in A tti Mod. I, 42i). ma erroneamente riferita a Carlo VIII; vedi
P icotti 33. Sigismondo de Conti dice espressamente (II, 5G) : Ferdinaiufrus Pos
Innoeentii obitum omnibus inachinis est unnixus, u t A lexandrum spe poni'
flcatus deiiceret : totus namque ineubuit in Julianum card. 8. P etrt ad- W '
cula etc.
4 V. la * relazione anonima in data di Genova, 24 luglio 1492, A r c h i ' 1
di S t a t o i n M i l a n o ,
1 T rin c h e r

S itu azio n e alla v ig ila

d e l conclave.

333

itila m eta, a m eno ch e non n a sca un o s c is m a .1 Che A rdicino della


Porta a v e sse g ra n d e p ro b a b ilit di riu scita , c i vien e a ttesta to a n
che da un d ispaccio d ellin v ia to m ila n ese in data del 4 a gosto. Que
sti narra, che G iuliano ca p iv a o rm ai, cornei n lui n il C osta
sarebbero riu sciti e com e e r a n ecessa rio r iv o lg e rsi ad un fau to re
di A soanio; che tr a q u esti per non p o tev a si con ta re su A rdicino
della P orta, p oich G iu lian o non volev a a sso lu ta m en te saperne del
Borgia e ;di pi e r a a v v e r so al P ieco lo m in i ; il C a r a fa non aveva
alcuna sp eran za p er cau sa dei re di N a p o li ; era tu tta v ia p ossib ile
che il D ella R ov ere p r e fe r is s e lo Z eno al ca rd in ale A rd icin o della
Porta. Il su d d etto in v ia to ci p a rla p u re di un abboccam ento che
Ascanio e G iu lian o ebb ero il 4 a g o sto n ella sa g r e stia di S. P ietro,
nel quale G iu lian o avreb b e offerto al card in ale di M ilano il voto
suo e quello d ei suoi a m ic i.2
Di fa tto le c o se alla v ig ilia del con clave si tro v a v a n o in questi
term ini, che G iu lian o d ella R overe, odiato per la su a prep oten te
influenza e se r c ita ta sul d efu n to pontefice e per le sue sim p a tie
verso la F ra n cia , non a v e v a a lcu n a p rob a b ilit di riu scita, m entre
i cardinali A rd icin o d ella P o r ta e A sca n io S fo rza fa v o r iti da M i
lano, potevano ab b an d o n a rsi a fo n d a te speranze. C ontro il B o rg ia
stava sp ecia lm en te la circo sta n za , c h e g li era sp agn u olo e m olti
cardinali ita lia n i non v o le v a n o alcun s tr a n ie r o .3 M a la ricch ezza
di questuom o d oveva n el co n cla v e decidere la cosa, com e aveva
preveduto con sin g o la r e acum e lin v ia to fe r r a r ese .
Il
con clave com in ci il 6 di a gosto. P r im a di tu tto si sta b il una
apitolazione e le tto r a le ,4 poi s in g a g g i la lotta eletto ra le. Q uesta
rim ase a lungo in d ecisa . T re sc r u tin ii non diedero risu lta to alcuno.
Le a sp etta tiv e p er il B o r g ia non erano buone. N e l p rim o scru tin io
egli non raccolse che se tte v o ti, a ltr e tta n ti quanti M ichiel e C osta,
m entre C arafa n e rip ort nove. N el secondo scru tin io il num ero dei
voti dati a M ich iel rim a se egu ale, m en tre B o rg ia e C osta n e gu a d a
gnarono uno ciascu n o. N e l terzo scru tin io , com piuto il 10 agosto,
fo r g ia non super g li o tto voti ; se tte cia scu n o vennero dati per
Costa e per P ieco lo m in i e dieci cia scu n o per C arafa e M ic h ie l.5
1 V. il testo di questimportante * documento, da me trovato nell A r e .1 i
v >o d i S i t a t o i n M o d e n a , in App. n. 11.
2 ** le tte r a d i ,St. Taberna in data di Roma 4 agosto 1492. A r c h i v i o
S ta t o in Milano.
..
3 Cokio III, 463. Questo passo dimostra la falsit dellopinione del Grecouovxus VII 800. Esprime il punto di vista nazionale-italiano contro i Catalani
anche il sonetto di Serafino Aquilano >>ul conclave del 1492; Rione di
fino
('mini-ili A quilano, ed. Mario M enuhini 1, Bologna 1894, 12S|, n. xci.
4 Dispaccio fiorentino del C agosto 1492 presso T iiu a sn e I, r.77. Raynau
n. SI e Cotf. X X X I I , 2/, della B i b l i o t e c a B a r b e r i n i d i l i o m a
'Vaticana).
5 V. n App. n. 12 la relazione di Valori del 10 (non 11) agosto ( A r
c h i v i o d i S t a t o i n F i r e n z e ) e specialmente le liste delle votazioni,

334

L ib ro I I. Alessandro V I. 1492-1503. C apitolo 1.

Com e r iu sc isse al B o r g ia dal m a ttin o del 10 a g o sto alla sera dello


s te s so g io r n o a ra g g iu n g ere la n e ce ssa r ia m a g gioran za di due
terzi, non pu sta b ilir si nei p a rtico lari. C ertam en te v i ha avuto una
p a rte m olto im p o rta n te il ca rd in ale A s c a n i o S f o r z a , che, vista
sen za sp era n za la p rop ria elezion e, p rest docile a sco lto alle splen
dide p ro m esse del B o rg ia . Lo s te s s o A lessa n d ro V I pi tard i ha con
fe s s a to che d o v ev a la tia r a p rim a d i tu tto a questo c a r d in a le .1 Non
pu e sse r v i dubbio che v i abbiano con trib u ito m an ovre simoniache.
E g li g u a d a g n il p oten te ca rd in ale A scan io, dal quale B o r g ia gi nel
p rim o sc r u tin io a v e v a a v u to il voto, p ro m etten d ogli non solo luffi
cio di viceca n celliere e il suo p ro p rio palazzo, ma anche il castello
di N ep i, il v esco v a to di E rlau che fr u tta v a 10,000 ducati ed altri
b e n e fic i.2 A l ca rd in a le O r s i n i v en n ero a ssicu r a te le fo r ti e impc -

sfuggite a l l i c o t t i (Giov. ile Mollici 41) pubblicate <a V. S c h w e i t z e r ili //


Jahrl). XXX (1901), 811 s., che le toglie dallA rchivio segreto pontificio.
1 Vedi, la relazione in A rch. sior. Lom b. X V II [1800], 351.

2 Secondo-VIMpessura (2JS1) il cardinale Orsini avrebbe ottenuto il pala/. '


del Borgia, lo iSclafcnati Nepi; che ci sia falso stato dimostrato da Hai;: .
I'apstwahlen 20 s. ; il Tommasini, il (piale vuol stabilire ad ogni costo che Inf
sura sicurissimo, ignora tutto questo. Le investiture di Ascanio Sforza di cui
sopra sono ricordate dal Valori nel suo importante dispaccio del 12 agosto 1402
presso Tmuasne II, (>10; cfr. il dispaccio di Manfredi del l(i agosto presso
( aimEI.i.t, tavonitrola 20. Le notizie del Valori sono confermate da altre fonti
come ha ben mostrato 11agen 20 s. Cfr. anche Ant. de Vasoho, Diario 54(i.
Siccome i>er da molti ed anche recentemente l elezione simoniaca di (Ales
sandro stata messa in dubbio (cfr. Cerri 94; Nemeo 81 s. ; Beonetti e dietro
lui T a c h y in ltevue des sciences eeeles. XLV [Amiens 1882], 14,1 s s . ; C o r v o ,
Clironicles 87 ss., 241 ss.) o anche del tutto negata (vedi R. d e S o r a o n a in Ras*,
as. X [1882] 133) ; dovrebbe essere opportuno accennare ancora ai s e g u e n t i
documenti originali finora sconosciuti. Innanzi tutto va citato il * dispaccio
del Brognolo del 31 agosto 1492 stampato in App. al n . 20, n e l quale tuttavia
non nominato io Sforza. Ma come F r a k n i Jia gi provato, nel Bollettino
per la diocesi di Frinii del 1883, n ro 20, il conferimento id e i v e s c o v a t o di
Erlau ad A. (Sforza (quanto alla data F r a k n i sbaglia, poich i l c o n f e r i m e n t o
ebbe luogo secondo gli * Acta camini, il 31 di agosto ; con cid va d a c c o r d o
il decreto di nomina in * Regest. 772, f. 201b : Rom. 11/92 Prid. Cal. Sept.), c o s
si possono dimostrare autenticamente le altre investiture. Cos prima di tutto
il conferimento dellufficio di vicecancelliere col * decreto E xim ia tue Circ. in
dustria, dat. Rom. 1492 V II. Cai. Sept. in Regest. 809, f. I ; c f r . Cod. X X X V , 94
d I l a B i b l i o t e c a B a r b e r i n i , dove f. 209b si dice : Lecta et puUicata fu '1
supraseripta bulla Rom ae in cons. apost. die lunae 2T. mensis Aug. I f t
Ber la concessione del vicecancellierato ad A. Sforza v. anche W . v . Hofmann
Forsehungen l, 70. Circa la consegna del palazzo v. App. n . 15. Il c o n f e r i
mento di N e p i sicuro ; cfr. L e o n e t t i I, 01. R a t t i I, 80, l a c u i g i u s t i f i c a z i o n e
di Ascanio non regge per affatto. Fra altre ricompense A. S f o r z a e b b e s e c o n d o
* Regest. 773, f . 15b anche due canonicati (dat. L ateram 1492 V II. Cai. iPrA 1) ; f . 45 : il priorato di un convento della diocesi d i Calahorra, p o s s e d u t i '
da Alessandro VI (D. tit s.) ; f. 107: unabbazia (D. ut s.) ; a l t r i f a v o r i f.
200 le 295, tutti in data: VI I . Cai. S ep t. 1492. A r c h i v i o s e g r e t o p o n
t i f i c i o . V. ora i supplementi di Bigotti, Gior. de M edici 43 ss., che I*'"
qui contesta la simonia.

M a n e g g i sim oniaci n e llelezione di Alessandro V I.

335

ta n t i citt idi M onticelli e Soriano, la leg a zio n e della M a r c a e il veloviato di C a r ta g e n a ;1 al Cardinal C o l o n n a labbazia di Subiaco
con tu tti i (castelli c ir c o s ta n ti,2 a l S a v e l l i C iv ita C a stellan a e il
v e s c o v a t o d i M a jo r c a ,3 al P a l l a v i c i n i il v esco v a to d i P a m p lo n a ,4
a G io v a n n i M i c h i e l il v e sc o v a to s u b u r b i e a r io di P o r t o , 5 ai c a r d i
nali SCLAFENATI, SANSEVERINO, RlARIO, DOMENICO DELLA ROVERE
< F r e g o s o r ic c h e abbazie e p in g u i b e n e fc i.6 C ol voto del B orgia e

1 Ofr. in ,App. n. 20 il * dispaccio del Brognolo del 31 agosto .1492 (A r c li iv io G o n z a g a i n M a n t o v a ) , T iiuasne II, 010 e * liegest. 772, f. 88b:
liapt. S. Mariae Novae diac. card, de Ursini creatur in provincia Marchia
Ancoult. ac civit., terris, castris et locis Massae Trebariae etc. nec non Asculi
ap. sedis legatus ac pro S. P. e t It. E. in tenip. et spirit. vicarins generalis. IJat.
Koniae 141*2 Prid. Cal. Sept. A 1* . A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
Riguardo a Monticelli vedi H agen 23; quanto a Cartagena erra H agen, poich
dal * Regest. 772, f. 31 risulta, che lOrsini si ebbe quel vescovato a titolo di
amministratore in data 11/92 Prid. Cal. Sept. Il che vieti confermato dagli
Anta eonslst. 11/92, ult. Aug. nellA r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e .
- Cfr. App. n. 20 (* dispaccio del 31 agosto) ; T i i u a s n e l i , Gli e P i c o t t i 49.
L'ambasciatore fiorentino nota soltanto : Al card. Savello s' date Civita
l uxtdiana et qualche altra cosa, mentre I n f e s s u b a 281 nomina anche la
<celesta 8. Marine Majorix ; che questa notizia non possa essere giusta sfuggito
al T o m m a s i n i ; H a o e n 25 intende questa espressione evidentemente inesatta
licH'arcipresbiterato di quella chiesa. Anche ci sbagliato; invece di Mai'iris deve leggersi i i c U I n i ' e s s u k a M ajoricemis. Ci rilevasi dagli * Aeta conixt. e da * llegest. 772, in. 157 ; Joh. Ilapt. Card., s. Nie. in carcere ottiene Ja
'(desia Majoriconsis, ritenuta f i n qui dal papa, dat. 11/92 l'rid. Cal. Sept.;
ib i d . l'. 4; conferimento d i un convento al C a r d i n a l iSavelli del medesimo giorno.
A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o . Ofr. anche in App. n. 20 il * dispaccio
d e l :l agosto 1492.
4
* Regest. 772, f. 25 (11/92 s. d.) e * Aeta consist. 11/92 wlt. Aug. A r e h i 'i o
c o n c i s t o r i a l e . Ofr. P i c o t t i 4 0 .
0 * Aeta consist. 1J/S2 <ult. Aug. e * Regest. 772, f. 55*> ; Joh. Michaelis riceve
1 ecclesia Portuens., ritenuta fin qui dal papa, dat. Rom, 1J/92, Prid. Cal. Sept.
1 1. In base a questi atti va rettificato L eonetti I, 01 e Hagen 27. In * I t o
gest. 869 trovasi di nuovo al f. 39: Joh, episcopo Portuen. commendatili cantoria,
dat. Rom.
IV . Non, Sept. ,4 >" < il>i<l. 41: Joh. eto. reservatur can, et
liracb. eecl. Feltren. dat. Rom. 11,02 [ = 1493] Prid. Id. febr. A 0 1". Cfr. ora
anche P icotti 46.
6
Sclafenati, pel quale H aoen (27) non pot provare alcuna ricompensa,
ebbe labbazia cisterciense di Ripalta (* Regest. 772, f. 104, dat. 11/92 VII. Cai,
pt. Cfr. anche T rinchi era II 1, 101-162). Sansevebino ricevette secondo il
V a l o r i loc. cit. la casa del Cardinale che fu di Milano con qualche altra cosa ;
anche per questo posso dare una prova da * Regest. 773, f. 200 ; conferimento
di un'abbazia al Sanseverino, dat. Rom. 11/92 X IV . Kal. Nov. Ibid. f. 230 un
favore per R. Riario (dat. Rom. 11,92 tertio Id, Octoh.) e * Regest. 772, f. 44)b
<t 43: conferimento <li benefici a R. Riario, dat. Rom. 11/1)2 Prid. Cal. Sept.
(<'fr. su ci H agen 20 e iP icotti 47). Dom. dhi.i.a R overe ricevette unabbazia
benedettina nella diocesi di Torino, dat. 11/92 tertio Cal. Octob. * Regest. 7t2,
f 187. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o . Al cardinale S. Sixti, P aolo
1' rugoso, il papa in data 26 agosto 1492 confer in commenda il monastero
Heatae Mariae BelUfontis de Va radino p c tri Cisterciensis Ordini, chegli stesso
a' eva fino allora avuto in commenda (T heiner, Mon. Slav. nierid. I, 534), la
k'gazione di Campagna ed anche altri benefizi (vedi P icotti 46).

336

L ib ro I I . Alessandro V I. 1492-1503. Capitolo 1.

con quelli dei ca rd in ali A rd icin o della P o rta e C onti, che stavano
d alla p a rte dello S fo r z a , d isp o n e v a si ora, m erc qu este m ene simo
n ia ch e, di 14 v oti. P er r a g g iu n g e re la m ag g io ra n za di due terzi
non ne m ancavano che pochi, che per fu ro n o difficili a ottenersi
perch un certo n um ero di ca rd in a li non si lasci guadagnare
n ean ch e d alle pi splend ide prom esse. G iuliano della R overe prin
c ip a lm en te non volle sa p ern e d ellelezio n e del B o rg ia : a lui si un il
card in al B a s s o .1 Il g io v a n e G iovanni de M edici in vece si lasci da
u ltim o p ersu ad ere da p r o m e sse .2 II n o v an tacin q u en n e Ghepardi,
a p p en a pi capace di d iscern ere, fu g u a d a g n a to dai suoi famig lia r i e diede il tra co llo a fa v o r e del B o r g ia .3 N e lla n o tte dal
10 aHl l a g o sto 1492 se g u la d ecision e. L op p osizion e rinunzi ad
u lterio re r esisten za . A l m a ttin o di b uonora fu ap erta la finestra
del co n clave ed il v iceca n celliere R odrigo B o rg ia ven n e procla
m a to papa A le ssa n d r o V I com e eletto a llu n a n im it .4
Q u esta elezion e contraddicevla a llaspettaziione dei p i ; 0 essa
1 H agen loc. eit. La supposizione di Wahrmund (p. 58), che della Rovoiv
non sia rimasto a mani vuote e eh;> abbia favorito l'elezione del Borgia, fiitraddice a tutte le fonti autentiche.
2 Vedi P icotti 52 s.
3 O fr. S a n u d o , Duchi di Venezia 1 2 5 0 , ( c f r . H a g e n 1 8 ; P i c o t t i 54. f i
a n c h e H a g e n 2 8 ) , c o m e p u r e i n A p p . n . 1 4 e 1 6 il * d i s p a c c i o d e l V ic o m e n .iii
d e l 1 8 a g o s t o ;1492. ( A r c h i v i o d i S t a t o i n 51 i 1 a n o ) e q u e l l o - d e l T r o l t i
d e l 2 8 a g o s t o 1 4 9 2 . (A r c b i v i o d i S t a t o i n 51 o d e n a ) . S e c o n d o la d if f u s i
r e l a z i o n e d i S i g i s m o n d o d e i C o n t i t r a s m e s s a c i d a H a r t m a n n S c h e d e l n e l ('od
iai. Mori. 7.111 p u b b l i c a t a d a S c h n i t z e r (v . s o t t o ) il B o r g i a f u e l e t t o a l l 'u n a n i m i t i l
s c r u t i n i o d e c i s i v o : omnium suffraga ne imo qudem discrepa*!*'
scripto quod raro alias contingit, Pon-tife.v sum m m est decloratus (Zeitshr. fKirchengesch. XXXIV [ 1 9 1 3 ] , 3 7 5 ). N e l l a l e t t e r a d e l C o lle g io c a r d i n a l i z i o al
v e s c o v o d i U t r e c h t d e l 1 8 a g o s t o 1 4 9 2 , c h e n o t i f i c a l 'e l e z i o n e ( i n Kcrlihistoriseli
A rchief d i K i s t e [M o li. I l i , A m s t e r d a m 18(12, 6 5 -6 7 ) s i le g g e ( p . 6 6 ) : A d elee
tioncm stimmi pontificia procedente, post aliquas consultationes non solino
unanimi omnium voto concordiaqne, sed nomine fere discrepante, rei', potrei
dominum Rodcricum, tm c cpiscopum Portiteli.... communi, consensu et m a
nim i voto concordiaqne Rom. ccclcsiae dignissimum pastorali ac pontifici111
elegim.ua.
*
* Dispaccio di A. Sforza a suo fratello in data di Roma 11 agosto 149-
Me congratulo curii la Mx. T. A r c h i v i o di S t a t. o i n 51 i 1 a n o, Cat't. yenli notaro P i e t r o M e r e l i dice, che lelezione ebbe luogo: fiumnio mane an>'
ortum scila. iG o r i , Archvio IV, 242. All'aurora dicono i Ricordi di Casa Sacelli
presso T t j c c i a 426. Il Valori (in B u r c i i a r d i , Darium, ed. T h u a s n e II, l'- 1
parla dellora decima. Gli * Acta consist. f. lb dicono : De mane circa horoiii
undecirnam. A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e . P a r e n t i presso iS c h n i t z e r ,
(esch. Alex. VI. 20 (ofr. p. 17 e 8): F u la siiti pulilicatione odi X I od -W *
s * Lettera idi Frane. Tranchedinus ex Bononia, 12 agosto 1192: 11
questa nocte passata circa le VII bore /portata qui la nova de la cren tifi
del moderno pontefice quale per sorte venuta in lo revmo Monre Vicecauu
lero preter omnium fere opinioneun . A r c h i v i o di - S t a t o i n M i 1 il 111 '
Cari. gai. Cfr. * P a r e n t i loc. cit. B i b l i o t e c a N a z i o n a l e d i F i r e u z '
ora presso i S c h n i t z e r . loc. cit. 19 a. Lambasciatore estense Manfredi scrive < 11
il nuovo ipapa non certo una creatura dello Spirito Santo e che a tutto s (
n e l l u l t i m o

M a n e g g i sim oniaci n e llelezione di Alessandro VI.

per quanto sen za dubbio v a lid a ,1 p u re e r a illecita, essendo sta ta


ottenuta con en orm i m an ovre sim on iach e. P er ta li vie, com e dice
lannalista d ella C hiesa, g iu sta l arcan o co n sig lio della d ivin a P rov
videnza, g iu n se a lla su p rem a d ig n it un uomo, che la C hiesa a n
tica per la su a v ita sco stu m a ta non avreb be am m esso agli infim i
gradi del clero. C om inciavan o p er la C hiesa rom an a i gio rn i d el
lobbrobrio e d ello s c a n d a lo ;2 q u a n to il S avon arola p ien o di p re
sentim ento a v e v a v a tic in a to , si ad em p iv a ; la sp ad a dellira divina
erasi a b b a ssa ta su lla te r r a ; i castighi! c o m in c ia v a n o .3
P er quanto sia fo n d a to q u esto g iu d izio , b iso g n a tu tta v ia g u a r
darsi d al cred ere che fo s s e d a v v ero d iffu sa una op in io n e co s sfa v o
revole allorch A lessa n d ro V I r a g g iu n se la m eta d ella su a am bi
zione. T u tto il c o n tr a r io : alla su a elezio n e R od rigo B o rg ia p a ssa v a
per uno dei pi v a le n ti m em b ri del C ollegio card in alizio. E g li pareva
riunire in s tu tte le p r e r o g a tiv e di un eccellen te p rin cip e secolare ;
le sue stra o rd in a rie a ttitu d in i e co g n izio n i lo fa cev a n o ap p arire a
molti com e il v ero uom o ch e avreb be sap u to g u id are ab ilm en te
attraverso le difficolt d e llep oca il p ap ato, d iv en u to allora pi che
mai il centro di o g n i p o litica . C he a q u esto so lo si fo s s e con ten ti,
che p assa ssero in secon da lin ea tu tte le a ltre so llecitu d in i di ordine
ecclesiastico, .serve a c a r a tte riz z a r e lin tera ten d en za di quella
ep oca .4 U n co n tem p oran eo, d escriv en d o n e lnidole, d isse di lu i que

pensato fuorch alla elezione del vicecancelliere (presso Sohnitzer, loc. cit. 5).
1- ambasciatore fiorentino Valori riferiva il 12 agosto 1492: Per questi R o
mani e per i Cortigiani non se m ostro molta alegrezza Ai questa promozione
(presso Thttasne, Burchardi, D iarium II, 611). Gli inviati veneziani Giorgio
' ontarini e IPaolo Pisani, viaggiando nella Germania meridionale, avevano
appreso il 20 agosto fra Landsberg e Mindelheim che i l papa era morto ed
t ra stato eletto in suo luogo il cardinale di Lisbona (>Costa) : cfr. la relazione
del viaggio pubblicata da iSimonsfeld in Zeitschr. f. Kulturgesch. II (1895), 259.
1 Lopinione di H. G k .v u e b t che gi Nicol II abbia dichiarata invalida
qualunque simoniaca elezione a pontefice (Beil alla Germania 1898, n. 39,
P- 308 ss. e di nuovo in M ist. Jahrh. XIX [1898], 827-841) stata confutata
*la E. M i c h a e l in Zeitschr. f. kath. Theol. 1898, 761-765 e 1899, 191-200. Cfr.
anche N. P a u l u s in K atholik ,1899, II, 383 s., il quale adduce prove che la
communis opinio prima della bolla di Giulio II non considerava invalida una
elezione pontificia simoniaca. Altrettanto dimostra G u -I- m a . \ x (Die simonistiche
Papstwal nach XJguccio, in A rchiv f. kath. Kirclienreeht LXXXIX [1909], 600611) sullesempio di ITguccio, il piti importante glossatore del decreto di Gra
ziano. Cfr. anche WuitM in Wissensch. Beil. alla Germania 1909, n. 52,
P- 413 ; L t j c a s , Savonarola 431 s. ; L o u g b x i n in The American Catholic Quar
terly Review XXV (190(0), 252-203 e The Catholic Encyclopedia I, 289.
2 Raynald 1456, n. 41 ; 1492, n. 26, come .pure D o llin g er 353, 357 e
Hebgenrotheb, Kirchengesch. II 1, 130. Sulla vita anteriore di Alessandro VI
v- sopra p. 317 s.
3 Vi l l ari, Savonarola I2. 165 s.
4 Cfr. d giudizi simili di U eu uon t III 1. 201, di Mourret. Hist, gnir.
Ac VEglise V, 201 s., Lange 33 e Gregorovius WIP 303. 308 e Lucrezia Borgia 9,
dove giustamente si osserva, che niente vha di pi falso del ritratto che di
P a s to r,

sto ria dei P a p i,

III.

22

338

L ib ro I I . Alessandro V I. 1492-1503. C apitolo 1.

sto so lta n to : e g li un uom o di sp iriti in tra p ren d en ti, di cultura


m ediocre, di lin g u a g g io pronto e v ig o ro so ; a stu to di n a tu r a e sopra
tu tto di m ira b ile in te lle tto dove si tr a tti di a g ir e .1 S igism on d o de
C onti, che ebbe agio di p oter con oscere a fo n d o il Cardinal Borgia,
lo r a p p resen ta com e un uom o o ltrem od o abile, il quale univa a
g ra n d i doti di sp irito una v a sta p erizia nel m a n eg g io d egli affari :
da 37 an n i, p ro seg u e egli a dire, sied e n el C ollegio cardinalizio,
e dopo la su a prom ozion e per op era dello zio C alisto III non
m a n ca to a un sol con cisto ro , fu o r i il caso di m ala ttia , ci che del
r e sto accad d e ben di rado. S o tto P io II, P aolo II, S isto IV e In
n ocenzo V I I I era ten u to in g ra n conto, ed e r a stato leg a to nella
S p a g n a e in I ta lia . D i cerim o n ia le s in ten d ev a m olto m eglio di
a ltr i; sa p ev a p r e se n ta r si m olto bene, il su o p arlare era brillante
e il con teg n o a ssa i d ig n ito so . A ci a g g iu n g e v a si la sua m aestosa
figura. D i pi e g li tr o v a v a si app u n to in q u ellet, n ella quale se
condo A r is to tile g li u om ini sono al colm o della sa g g e zz a : contava
s e s s a n tan n i circa. P e r g a g lia r d ia fisica e fre sch e zza di m ente egli
p otev a ben corrisp o n d ere a g li o b b ligh i del suo nuovo ufficio. Pi
ta rd i il su d d etto sto rico co m p leta questo suo ritr a tto scrivendo di
A le ssa d r o V I : E g li era g ra n d e e ben ta r ch ia to d ella persona ; il
su o occhio a lq u an to socchiuso, m a per viv a ce, il suo p arlare squi
sita m e n te a ffa b ile; eg li eira in te n d e n tissim o in n eg o zii di d en aro.2
solito si da di questo Borgia, quasi di uomo sinistro e mostruoso. Per quanto
ci sia esatto in vista delle testimonianze allegate qui sopra, pure vorrei ri
chiamare lattenzione su quando scriveva a proposito di Rodrigo Borgia il cro
nista S c h i v e n o o u a 13 nell anno 1459 : De uno aspecto de fare ogni male
Questa pittura sta per isolata.
1 Questo giudizio di Giacomo da Volterra. Cfr. sopra 320 ss. e Greoor o v i u s VII a 303 e G e s h a r t in Revue des D eux Man tir* LXXXVI (1888), 1 4 3 ss.
su Rodrigo Borgia quale vicecancelliere cfr. v. H o f m a n n , Forscliungen I, 31 s.,
34; II, 43, 09 s.
2 S i g i s m o n d o d e C o n t i II, 03, 270; cfr. anche 208. ,V. inoltre S c i t x i t z e r
in Zeitschr. f. Kirchengesch. XXXV (1913), 304 ss., il quale prova che nella
sua collettanea C'od, lat. Mon. 116 (f. 124 ss.) Hartmann Schedel accolse una
relazione De electione Stim m i Pont. Alexandr V I Papae et eiits cormatione,
che in gran parte risponde letteralmente al testo stampato del C o n t i , ma con
tiene anche passi e frasi delogio alla capacit di Alessandro VI e sulla sua
elezione, che ivi mancano (cfr. i testi paralleli ibid. 300 ss., 372-377). S o h n i w e r
pensa che il testo schedeliano fosse quello diffuso manoscritto fra gli amiri
prima della compilazione delle Storie del C o n t i , che aveva lo scopo di g ' ,1_
stificare lelezione. Let del papa data in modo errato da alcuni contemporanei, per es. S c h i v e n o c l i a 137, P o r z i o ( T h u a s n e II, 425) e H i e r o n y m u s D o
n a t o presso S a n u t o II, 830. Alessandro VI stesso il 1 gennaio 1498 disse ai
cardinali alla presenza del Burcardo di aver compito il giorno p r e c e d e n t e 67
anni, di essere nato un giorno chera lil primo dellanno e che cadeva di dome
nica, nellanno primo del pontificato di Eugenio IV. B u r c h a r d i , Diarimn II*
425, ( C e l a n i ) II, 07; cfr. ( T h u a s n e ) III, 22S, ( C e x a n i ) II, 341. Danno dell"
n a s c i t a n o n p u e s s e r q u i n d i i l 1431 ( c o m e v u o l e C h r e i g h t o n III, )161), p o ic ^lC
il primo giorno di tale anno non cadde di domenica. ' probabile che il vero
anno sia il 1430 ; v. Engl. H ist. lleview XII, 502.

G iu d iz io dei co ntem po rane i sul neoeletto Alessandro V I.

339

A ltri con tem p oran ei p arla ro n o sullo ste sso tono. Il fiorentino A le
manno R inucci s c r isse che il nuovo pap a era uom o di sentim ento
grande e liberale che la su a elezio n e sem b rava buona per lonore
e lau torit della C hiesa R o m a n a .1 II celebre P ico della M irandola,
che del resto si a sp e tta v a da A le ssa n d r o V I una grazia speciale,
indirizz al n eo eletto il 16 a g o sto 1492 una lettera di co n gratu
lazione, n ella quale e g li f a un elo g io a d d irittu ra m agn ifico: il
carattere e lin g eg n o del n uovo pap a e le sp eran ze che m olti ripo
nevano in lui p er la sa lu te d ella C hiesa, v en gon o qui d esc ritte in
m aniera v iv a m en te e n tu sia stic a : non v i m anca nem m eno laccenno
delle belle fo rm e di A le ssa n d r o .2 A n ch e il v escovo sp a g n o lo B ern a r
dino Lopez d e O arvajal lo d a v a n el 1493 la so v ran a bellezza e la
forza fisica del !n e o le tto .8 I r itr a tti del tem p o p resen tan o A le s
sandro com e un uom o certo a s s a i fo r te , m a p u n to bello sta n d o al
gusto m oderno : 4 lin e a m e n ti del v iso sono g ro sso la n i e sen su ali, il
naso g ro sso e ricu rvo, le ro b u ste so p ra cig lia nere, e g li z ig o m i di
una sp orgen za a ssa i p r o n u n zia ta d ann o in m odo sp eciale n e lloc
chio; le labbra sono tu m id e, il m en to in a d d ietro; la te sta calva,
con una sca rsa corona di capelli g r ig i neHoccip ite. T ale ap p arisce
A lessandro V I sul fa m o so affresco del P in tu r icc h io n e lla p p artamento B o rg ia : n elle m ed a g lie i lin ea m en ti sono ancora pi aspri.
Un busto in m arm o del M useo di B erlin o , p rob ab ilm en te la v o ro di
Pasquale da C a ra v a g g io , m o stra una certa id ealizzazion e; n el suo
com plesso esso f a un a str a o r d in a r ia im p r essio n e . 4 L estern o di
1 A i a z z i , Ricordi storici di Filippo di Gino Rinuecm i o x l i x : E ra uomo
di animo grande e borioso e liberale, e fu reputata buona elezione per onore
reputazione della Chiesa- Romana. Ofr. S c h n i t z e r loc. c it, 2. V. anche M. H e r z f f . l d , Landucci I, 98, n. 1.
2 D o r e z ha pubblicato questa curiosa lettera del P ico in Giorn. stor. d.
Lett. Hai. XXV, 360-361.
3 I o s s b a o h , Carvajal 35. Cos dice anche A l e s s i o C e l a d e n o nel suo di
scorso ai cardinali riuniti in conclave il 16 settembre 1503 (v. qui sotto).
Forma ctiam oris proeeritateque corporis, ut nostis, egregia fuit (Engl. Hist.
Review VII [1832], 313).
1
S u i r i t r a t t i e m e d a g l i e d i A l e s s a n d r o VI, c h e p r e s e n t a n o t u t t i i l n a s o
t o r t o , v e d i Y r i a r t e , Autour de Borgia 79 s. ; M a r t i n o r i , A lessandro TI 21 s s .
1- r i t r a t t o n e l l a f f r e s c o d e l P i n t u r i c c h i o a l l a p p a r t a m e n t o B o r g i a s a t o r i p r o
d o t t o p u r e d a l l Y r i a r t e m a i n m a n i e r a n o n s o d d i s f a c e n t e . R i p r o d u z i o n i m o l t o
m i g l i o r i d i q u e s t o r i t r a t t o d i A l e s s a n d r o VI s i h a n n o n e l l a p u b b l i c a z i o n e d i
J- C. H e y w o o d , d e d i c a t a a L e o n e XIII, u s c i t a p u r t r o p p o i n s o l i 25 e s e m p l a r i ,
e c h e l i a p e r t i t o l o : Documenta selecta e tabulario secreto vaticano, qua e Ro

manar. Pontif. erga Amerieae populos curam ac studia tum ante tu/m panilo
nsulas a d ir . Columbo repertas testantur pliototypHi descripta. T y p i s
V a t i c a n i s 1893; n e l l a m a g n i f i c a o p e r a d i E h r l e - S t e v e n s o n ; p r e s s o L u d w i g e
M o l m e n t i , Carpaccio 140 e n e l l a r i v i s t a : L CEuvre dA rt, 1897, O c t. 1. iS u c o p ie
d i questo r i t r a t t o v. Jahrb. d. K im sthist. Sammlungen d. sterr. Kaiserhauses
X vH. 141. Tn i n c i s i o n e presa d a l ritratto d e l Pinturicchio t r o v a s i n e l l a r a c c o l t a
m a n o s c r i t t a d i r i t r a t t i d i p a p i d O n o f r i o Panvinio (('od. hit. Mon. 159, i. ,179):
Ve<li IIa r t i g i n H ist. Jahrb. XXXVIII (1917), 809, 311. Secondo L u d w i g e

ri

340

L ib ro I I. Alessandro V I. 1492-1503. C apito lo 1.

g n ito so , una dote, che g li Ita lia n i hanno sem p re a p p rezza ta m oltis
sim o, v ie n e m esso in sp ecia le riliev o n ella d escrizion e ch e di A les
sand ro abbozz G irolam o P ortico nel 1493 : E g li di a lta statura,
di colorito m ed io ; g li occhi ha n eri, la bocca alquanto am pia. La
su a sa lu te florid a; so stien e fa tic h e dog n i so rta oltre ogni cre
dere. di una eloq u enza straord in aria, tu tto ci che sa dincivile
a lui e stra n eo . 1
In tu tte q u este descrizion i non si dice u n a p arola circa la con
d o tta m orale del B orgia. N on cred a si per che ta li cose sian o state
a ffa tto sco n o sciu te; m en tre vero p iu tto sto che n e llIta lia di allora,
ed an ch e n ella F ra n cia e n ella S p agn a, e sse v en iv a n o giudicate
con incred ib ile in d u lg e n z a .2 D isso lu tezze n e g li a lti c e ti eran o di
v e n ta te cosa d ogn i giorn o nel secolo x v ; sp ec ia lm e n te in Ita lia re
g n a v a so tto q u esto rigu ard o uno sta to di cose m olto deplorevole.
L a sco stu m a tezza dei sov ra n i di N a p o li, M ilano e F ir en ze era addi
r ittu r a e n o r m e .5 M olti p rin cipi e c c le sia stic i n on v iv ev a n o m eglio
dei secolari, e di ci g lita lia n i dellepoca del rin ascim en to non
p ren d ev a n o che poco o punto scan d a lo; ci era in n an zi tu tto una
con seg u en za d elle idee rila ssa te che si avevan o in fa tto di morale,
al che a g g iu n g e v a si la circostan za, che gli alti p relati della Chiesa
ven iv a n o rig u a rd a ti p rin cip a lm en te solo com e p r in c ip i.4
Che del resto i d ife tti m orali di A lessa n d ro V I non sem brassero
a tu tti i con tem poran ei debolezze um ane p erd on ab ili, ap p are da
una lettera, so lta n to recen tem en te p u b b licata, d un ted esco aspi
ra n te in R om a a benefzi, ch e p arla d el nuovo e le tto con un celato
d isp rezzo. Ivi si ricorda anche la voce co r re n te in R om a che re
M a ssim ilian o , chera sta to sem p re o stile al Cardinal B o rgia, si rifu-

M o l m e n t i (loc. cit.) anche il papa nel quadro sesto del ciclo della storia
di iS. Orsola dipinto dal Carpaccio per <S. Orsola di Venezia sarebbe Ales
sandro ^ I : ma qui manca precisamente il caratteristico naso ricurvo. Un ri*
tratto, fino ad ora non preso in considerazione, di Alessandro VI nel * Iti*
sale del Cod. Boro. lat. 1/25, B i b l i o t e c a V a t i c a n a: uno nella cat
tedrale di Valencia ricordato presso S a n c h i s y S i v e r a 148. Il ritratto dAles
sandro del Tiziano (Museo dAnversa) presso M n t z , Les arts 140, quello di
Holbein Seniore (Francoforte sul Meno) in Gazette des beaux-arts XXVII
(1883), 497. (Su medaglie d e l Claradosso, che danno la testa di A l e s s a n d r o ,
cfr. anche Jahrb. d. preuss. K unst sommi. I li, 38. Sul busto in marmo di Ales
sandro nel Museo di Berlino v. Preuss. Jahrb. LI (18S3), 408; B o d e , Portrtsculpturen 19, 42. G r i m m , Michelangelo Ie, 547 s . e M n t z loc. cit. e s p e c i a l
mente S c h o t t m x l l e r , Die Italien, u. span. Bildwerke der Renaissance, Berlin
1913, 141 s. iSu medaglie dAlessandro VI vedi H a b i c h 96 ss.
1 G r e g o r o v t c j s , L. Borgia 8. Cfr. anche C h r i s t o p h e II, 375 e i giudizi
riferiti da A c t o n 353 s . (anche nei suoi B ist. Essays and Studies, London 1907,
67 s.). Cfr. anche W o o d w a r d , Cesare Borgia 35 ss.
2 CiroiiA 672. Per la Spagna, vedi H f l e r , Aera der Bastarden 54.
8 Cfr. sopra, p. 95 ss.
* Cfr. Gebhart in Rev. des D eux Mondes LXXXIV (1887), 889-919.

G iu d iz i co ntem po rane i su llelezione sim oniaca d i Alessandro V I.

341

te r e b b e a ricon oscerlo p a p a ,1 Ci era c erto co n n esso col fa tto , che

m olti sap ev a n o in quale m a n iera tu rp e B o r g ia aveva com p rata la


suprem a d ig n it , L In fe ssu r a n a rra con a m a ra iron ia la corru
zione degli eletto ri u san d o le se g u e n ti p a ro le: S u b ito dopo che
A le s s a n d r o V I f u papa, d istr ib u tu tti i su oi b en i ai poveri , e qui
s e g u e im m ed ia ta m en te la lis ta delle ricom p en se p er i sin g o li car
d in a li.2 Il n o ta io rom an o L a tin o de M a siis ricordando l elezion e
s im o n ia c a di A lessa n d ro V I prorom pe in questo la m en to : O S i
gnore Ges C risto, p er i n o stri p ecca ti av v en u to, che il tu o rap
p r e s e n t a n t e su lla te r r a fo s s e e le tto in m odo s in d egn o ! . 3
Checch s ia di ci, un (fatto ch e m olti sia in Ita lia ch e a l
le s t e r o sa lu ta ro n o lelezio n e (del B o r g ia con lie te speranze. N ie n te
m e n o che G iovan ni P ico della M iran dola scriv ev a il 16 a g o sto 1492
u n a lettera di co n g ra tu la zio n e ad A lessa n d ro V I, n e lla quale an
n e tt e le pi g ra n d i sp era n ze a lla sa lita di lui al g o v e r n o .4 M olti in
Roma ne trip u d ia v a n o . U n u om o r a g g u a rd ev o le e am an te della
v it a gioconda dava p ro m essa di uno sp len dido p o n tificato; p er di
p i la sua p resen za bella e m a esto sa g li a cq u ista v a riv eren za fr a
il p o p o lo .6 F in dalla sera del 12 a g o sto i C on servatori, in siem e
a 800 fr a i pi r isp e tta b ili citta d in i, m ossero tu tti a cavallo e con
fiaccole al V a tica n o p er ren d ere o m a g g io a l n u ovo eletto . P e r la
c it t f u r o n o su b ito a ccesi in o gn i p a rte dei fu o ch i in segn o di esu l
ta n z a . s

Con una p om pa a ffa tto in so lita il 26 a g o sto v en n e celeb rata


lincoronazione del papa. L in v ia to fioren tin o e il m an tovan o si
accordano n el d irci, che m ai si e r a v is ta un a pi sp len d id a f e s t a .7

1 La lettera in data 22 settembre 1492 in pubblicata da S c h l e c h t in


Kirchrngcschichtl. Festgabe f r A. de W aal, Freiburg 1913, 254s. VI leggiamo:
citote tarnen Alewandrum nune pntiflcem m axim um una cum decent septem
liberis uc cum aliis suis m arranis gandere, triurnphare et iubilaie.
2 I x fessu r a 281.
G o b i, Archivio

( H e f e i .e 2 6 1 ).

IV, 242. Nella cronaca di N o t a r G ia c o m o 176 invece


ricordata lelezione simoniaca di Alessandro VX senza una parola di biasimo.
4 Vedi sopra 339. Presso P l i s s j e r , Coll. Podocataro 527 s. pubblicata
una lettera di congratulazione del canonico de Ferri di Parma, gi facente
parte delln7a Borgia, ad Alessandro VI, del 16 agosto 1492,
5 G r e g o r o v i u s V II3, 208. Il discorso di iG. M a i n o qui riportato secondo un
manoscritto della B i b l i o t e c a C h i g i fu del resto stampato pi volte:
v e d i P a j z e b I, 477- II, 100, 258, 505; H a i n n. 10975-20978; C o p i n g k r IV 1,
396 s.; R h c h m k g (VI. 45: P r o c t o r 195, 245, 253, 487 e G a b o t t o , Giason del
ilaino 162-163. iSulle liete speranze nutrite in Koma cfr. anche S y m o n d , The
-Ase of the Despots 319-321.
6 Ofr. la relazione in Bttrchard, ed. Gennakfj.i.i 206 e la lettera c e
senatore Ambrogio BMirabilia a Barth. Calchus in data di Roma 13 agosto 1492.
A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o . Sulle feste in Bologna v. * Ghibardacx
lib- 36. c'od. 768 della B i b l i o t e c a d e l l U n i v e r s i t d i B o l o g n a .
T Vedi Thttasne II, 615 e in App. n. 20 la * relazione del Brognolo. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a . Molto diffusa la descrizione del Corio

342

L ib ro I I . Alessandro V I. 1492-1503. C apitolo 1.

U n a fo lla im m en sa di popolo, quasi tu tta la n ob ilt del Patrim onio


tr o v a v a si p r esen te neHetern a c itt . M era v ig lio sa era la decora
zio n e delle str a d e con preziosi arazzi, sp len d id i fiori, ghirlande,
figure e p orte tr io n fa li. T u tto l in ca n to del rin a scim en to , non che
le su e om bre, fecero m ostra di s in tale circo sta n za . I poeti ro
m a n i fe c e r o a g a ra n el lev a re a l cielo con elo g i cla ssico -p a g a n i quel
m ed esim o p ap a, che p och i anni dopo e ssi coprirono sen za alcun
rig u a rd o delle pi in a u d ite in g iu rie. F in dove si g iu n g e sse con in
d egn a a d u lazion e si pu ved ere dal seg u en te d istico :
Caesare magna fuit. nunc Ioma est maxima ; sextus
Regnat Alexander ; ille vir, iste D eus.1

P e r so n e serie presero g iu sta m en te scandalo di una s intem pe


ra n te p ia g g e r ia , com e il gen erale dei C am aldolesi P ietr o Delfni.
A lla cad u cit di ogni cosa um ana, scriv e e g li ad un am ico, mi
f e c e p en sare un caso c h io ho ved u to coi prop rii occhi. N ella basi
lica la tera n en se il papa ven ne a llim p rovviso colto da svenim ento e
si riebbe solo dopo che gli ven n e sp ru zzata d e llacqua in viso."
S im ilm en te tu tta la corte la sera della fe s ta era sfin ita per gli
stra p a zzi, la p o lv e r e e il sole. P en si la E x .ia V . scriv e lagente
m an tovan o B ro g n o lo ch e cosa h a cavalcare o tto o diece milia
cavalli tu tto uno d per una terra str e tti a quello m odo dalle
o tto a lle dieci ore in m ezzo a una tu rb a di g e n t e .8

stampata nuovamente dal T h u a s n e II, 615 s. >Cfr. C a n c e x x i e r i , Possessi 51 s


A tti dell'Emilia III 2, 250. C h r i s t o p h e II, 377 s. Arch. st. ital. 3 Serie VI 1,
187, !!*> e gli atti presso M n t z , Les a rts 251 s. ; M e n o t t i , Documenti 1 ss.
Lo scrittore della lettera ricordata qui sopra del 22 settembre 1492, che per
non fu testimone oculare, ma giunse a Roma tre giorni dopo la coronazione,
cos ne scrive (loc. cit. 255): F uit edam cum tam m axim o pompu ac triumpho
coronatus ita, qtiod autea per m ultos annos non tam de solemni corrmacone
alienilis pontificis rccordatii-r. Cum vero Italos de radono huius interrogasscin.
ipsi hoc mi hi ol> eius tyrannitatem factum esse dicebant. Sulla belUssima me
daglia dellincoronazione, forse del Caradosso, v. Jahrb. d. prenss. Kunstsamm.
I li , 141 ; F r i e d l n d e r , Ital. Schaumnzen 182 s. e tav. XXXVI.
1 Cfr. C e l a n i , Burckardi Libcr notarum II, 1 7 2 , n . 1 ; in tedesco presso
R e u m o n t III 1 , 2 0 2 s. I S o h n i t z e r (Zur Gesch. Alex. VI, 3 , n. 1 ) ricorda u n a
Egloga esistente nella Biblioteca Vittorio Emanuele in Roma (v. Cai al. dei
Mss. Se.tsoria.ni) composta per 51. G a l e o t t o d el C a r r e t t o ad honore et laude
di Alexandro sexto pontefice nuovamente creato. Un epigramma I o a n n i s T i* *
c t o r i s (presso T h i t a s n e erroneamente Cantoris), legum doctoris atque m usici,
in tandem et gloriam SS. D. N . Alexandri Pape VI, doveva cantarsi, auspice
il cardinale vicecancelliere, dai cantori della cappella papale il 9 dicembre 1492
dopo loft'ertorio, ma per desiderio del papa ci non avvenne: vedi Burchabdi,
Diarium ( T h u a s n e ) II, 1 3 , ( C e l a n i ) I, 3 7 6 , ove data anche la poesia.
2 T h u a s n e II, 4 .
3 V. App. n. 20 (* relazione del 3 1 agosto). Dal giorno d e llincoronazione
sono datate le lettere spedite per ogni dove, nelle quali Alessandro VI annunziva
la sua elezione raccomandando che si pregasse per avere u n pontificato felice
( c f r . C i a o o n i u s III, 1 5 6 -1 5 7 . S a n t a r e m X , 1 1 0 -1 1 1 . L e o n e t t i I, 3 1 2 -3 1 3 . U n a

Im pressione dellelezione d

Alessandro V I in Ita lia .

343

La fferm azion e dello sto rico G u icciardin i, a rd en te a v v ersa rio


dei B orgia, che dice avere lelezio n e di A lessa n d ro V I g etta to su b ito
lo sg o m en to in tu tti g li u o m in i, p resa co s in g en era le a sso lu
tam ente fa ls a . A lcu n e delle p oten ze ita lia n e, sp ecia lm en te M i
lano, salu tarono in v ece l elezio n e con g io ia stra o rd in a ria . U n in
viato dice esp r e ssa m e n te , che il duca L od ovico il M oro era tu tto
lieto per lop era di su o fr a te llo , il ca rd in a le A sca n io S fo r z a .1 Lodovico ne a v ev a ben donde. Il c a rd in a le A sca n io, sc riv e il sen atore
Am brogio M irab ilia il 13 a g o sto , sta to colui che ha fa tto papa
Rodrigo B o r g ia : p erci e g li sa lito in ta n ta a u to r it e p otenza, che
non si pu n rid ire, n sc r iv e r e a b b a sta n za : e g li non so lo la
persona che pi in flu isca su A lessa n d ro V I, m a v ien e rigu ard ato
per cos dire co m e il p a p a s t e s s o .2
Come in M ilano, co s anche in F ir e n z e lelezion e del papa fu
solennizzata con su o n i di cam p an e e fe s te . T an to il card in ale
Sforza che lo ste sso A lessa n d ro V I d iressero ancor prim a dei f e
steggiam enti p er l in coro n a zio n e delle le tte r e a P iero de M edici
nelle quali g li p ro te sta v a n o la loro a m ic iz ia .3 II G ran m aestro dei
G iovanniti si abbandon alla sp era n za , ch e la sa g g ez za e la r e tti
tudine di A le ssa n d r o V I lib erereb b e l O riente dalla tira n n id e
tu rca.4 A S ien a lelezio n e di (A lessandro f u celeb rata con le tizia ,
sebbene a vero d ire si fo s s e d esid era ta l esa lta zio n e di P iccolom in i.5 Che se d a ltra p a rte in Ita lia n on m an caron o dei m alcon
tenti per il r isu lta to del con clave, ci non deve m e r a v ig lia re m a
fu dovuto peir lo pi a m o tiv i p o litic i, non a m o r a li.6 D i q u esti m a l
d i tali lettere manoscritta nel Cod. / li/1 della B i b l i o t e c a d i G r e n o b l e ,
'l'iella dellarciduca Sigismondo nellA r c h i v i o d i S t a t o i n V i e n n a ) ,
la Divers. Alex. VI.
I. Bullettai-, al f. 1 in data 10 settembre 1492
(cfr. t. 4) g trovano notate le spese per septern mazeriis euntibus cum litteris
<immptionis in Franciam, Hispaniam, AngUam, Alamaniam, Neapolim, Medio!.,
' cnet. A r c h i v i o d i S t a t o i n R o m a .
1 * Dispaccio del Trotti in data 13 agosto 1492 da Milano : * Lo ill. S. Lu
dovico per il singular honor chel pretende che in questa creatione del pon
tefice habia havuto et guadagnato il revm mons. Aschanio supra et ultra mo
dani ne jubila . A r c h i v i o d i iS t a t o i n M o d e n a . Cfr. anche il sonetto
lei Pistoia, citato da V. R ossi in Arri,. Veneto XXXV, 209. quindi assolutamente falso quanto dice il V illab i, Savonarola I2, 164 : Lannunzio della
sa elezione fu ricevuto in tutta Italia con rammarico universale . Contro
lasserzione del Guicciardini vedi anche (Sabatini, Cesare Borgia, 65 ss.
2 V. * i l testo secondo loriginale dellA r c h i v i o d i ( S t a t o i n Mi
1a n o in App. n. 13.
3 Ofr. Landucoi 66 (H ebzfeld I, 98); Cappelli, Savonarola 27; Pabenti
Presso Sohnitzer, Zwr Gesch. Alex. VI. 20, secondo il quale la notizia pervenne
a Firenze in 12 ore.

4 Lamansky 289.

5 Vedi U sin i, IO. Boi gia e l-a Repubblica Senese 85 s., 87 s.


0
Molto bene nota W o o d w a r d , C. Borgia 3 7 : On the other hand, i f Ferrante, or Venice, or Charles V II I fe lt uneasy, ice are not called upon to ascribe
*uch hesitations to specially sensitive moral perceptions, but to intelligible

344

L ib ro I I . Alessandro V I. 1492-1503. C apitolo 1.

co n ten ti v e n e fu r o n o m o lti a (Venezia, m a a n ch e a F ir e n z e 1 ed a


G enova, dove i pi p er la gra ta m em oria di C alisto III salutarono
con g io ia le sa lta z io n e del suo n ip o t e .2
N em m en o l a fferm azion e del G uicciardini, il quale dice che
le sa lta z io n e del B o r g ia avrebb e sp rem u to la g rim e di dolore a re
F e r r a n te di N a p o li, d e v e p ren d ersi alla le t t e r a .3 D a lle lettere del
re non tr a sp a r e n ulla di sim ile. Che un uom o di quella fa tta abbia
sp a rso la g r im e per quella vven im en to, non cred ib ile, quantunque
s ia fo r s e g iu sto il dire, ch e non g li ga rb a sse p u n to lelezione del
B o rg ia , contro la quale era si ta n to a d o p e ra to .4 M a la stu to re seppe
m olto bene nascon d ere i veri suoi sen tim en ti. E g li sp ed subito al
p a p a una le tte r a di c o n g r a tu la z io n e 5 c o n cep ita in te r m in i corte
s issim i e il 15 ago sto affid a V ir g in io O rsini l in carico di attestare
al n eo eletto la su a devozione d i buono e u b b id ien te fig lio lo .6
A llo ra F e r r a n te sp era v a di p oter tr a r r e d alla sua p a r te A les
san d ro V I ; im p resa certo difficile, date le relazion i e siste n ti tra
N a p o li e R om a, le quali eran o g iu n te a ta l p unto che ad ogni mo
m en to p o tevan o sorg ere s e r ii c o n flitti.7 I ra p p o rti tr a R om a ie N a
poli fu ro n o q uelli che sv eg lia ro n o p reoccu p azion e p er lavvenire
anch e alla corte sp agn ola. E ra n o ta in Isp a g n a la p redilezione di
A lessa n d ro p er in tra p rese ardue, ed anche in am b ien ti lontani
d alla corte si a sp etta v a d alla su a fe r v id a a tt iv it che e g li farebbe
co se stra o rd in a rie per i suoi, p oich g i d a card in ale aveva fon
d a to il D u ca to di G a n d ia .s
doubts as to the influence which so competent awl so strong a successor to In
nocent might have upon their respective interests.
1 Vedi Schnitzer loc. cit. 6 s., 8 s., 19 s. ; P ic o m 61 ss.
2 S e n ar e o a 532 e * relazione di C. Stangha da Genova 15 a g o s t o 1492.
A r c h i v i o di S t a t o In Mi l a n o .
3 G u i c c i a r d i n i . Storia d'Italia I. 1. Sebbene gi il G r e g o r o v i u s VII3 310.
abbia messo in dubbio la giustezza di questa notizia, il V i l l a r i tuttavia (Sa
vonarola 12. 1 6 4 ) la sostiene; nella sua opera sul M achiavelli P , 245 il V i l l a r i
del resto abbandona in parte lopinione del G r e g o r o v i u s .
* S i g i s m o n d o d e C o n t i II, 56 e D e s j a r d i n s I, 439.
s Relazione degli ambasciatori milanesi da Roma 20 agosto 1492 A r c h i
v i o di S t a t o i n M i l a n o . Una lettera di .Ferrante da Napoli 25 novembre
1492 per congratularsi dell'elezione era nella collezione F illo n ; vedi C h a r a v a y ,
Autographes ruiUs par Fillon. I, 70, n. 276.
e Trincher II 1, 1147-148.
* E ci fin d allora a causa del contegno del governatore pontificio di enevento: vedi T r i n c h e r II 1, 168. Si aggiunse che Alessandro VI non cos
di leggeri dimentic l'opposizione di Ferrante alla sua elezione: vedi D e s j a r
d i n s I. 439.
8
Zurita V, 15. H ofler, Rodrigo de Borja 58. Schirrmarciier. Cteschichte
von Spanien VII, 104, n. 8. V. la lettera di Pietro Martire del 23 settembre 1402
(presso T huasne, B urciiardi D kirim n II, 4), che non temette, il 27 s e t t e m b r e
(ibid. II, 5) di fare rimproveri al s u o protettore, 11 cardinale A s c a n i o S f o r z a ,
per quanto aveva fatto per lelezione di Alessandro VI. C f r . S c h n i t z e r , ZW
Gesch. Alex. VI. p. 5.

Im pressione d ellelezione di A lessandro V I in Ita lia .

345

Se il g o vern o v en ezia n o in lettere ufficiali celebr lesa lta zio n e


di A lessand ro V I 1 le parole se r v ir o n o |a co p rire il vero sen tim en to ,
espresso d a llin v ia to v en eto a M ilan o n el m odo pi ap erto col ra p
presentante di F e r r a r a : la su p rem a d ig n it essere s ta ta com p rata
con sim on ia e con m ille fr o d i; se la F r a n c ia e la S p agn a v en issero
a conoscenza d i q u e sta in a u d ita sc e lle r a g g in e, si rifiuterebbero
di prestare obbedienza : m o lti card in a li e sse re sta ti rico p erti di
regali dal pap a, m a (dieci e s s e r e rim a sti a m a n i v u o te e s c o n te n ti.2
La speranza di uno scism a , cu i qui si f a allu sion e, and in fu m o ,
perch quasi tu tti g li sta ti con o m a g g i e sa g e r a ti p restaron o obbe
dienza ad A le ssa n d r o V I . 3 L od ovico M oro a v eva fa tt o la p rop osta,
che gli in v ia ti d ella leg a (M ilano, N a p o li, F erra ra e F iren ze) d o
vessero com p arire sim u lta n ea m en te a R om a, m a la v a n it di P iero
de M edici m and a m on te q u esto d iseg n o . Q uesti ebbe la so d d isfa
zione di potere en tr a r e n ella c itt etern a alla te s ta deHam b asceria
fiorentina e o ste n ta r v i la sua m agn ificen za di p r in c ip e .4 D opo i
Fiorentini v en n ero a p r e sta r e o b b ed ien za le am b ascerie di G enova,
Milano e V en ezia . C onform e il costum e del tem p o a q u ste le g a
zioni erano a d d etti i pi fa m o si u m a n isti e le tter a ti. C os coi F io
rentini venn e G en tile B ecch i e da p a r te di M ilano il celebre G ia
sone del M a i n o . 5 Le o razion i ten u te da q u e sti p er so n a g g i alla p re
senza del papa fu r o n o g en e r a lm e n te a m m irate com e sp len d id i
saggi di eloqu en za u m a n istic a e rese su b ito a c ce ssib ili al g ra n p u b
1 Picotti, Qior. de Medici 58, n. 1.
2 * Lettera del Trotti del 128 agosto 1492 in App. n. 16. A r c h i v i o di
s t a t o i n M o d e n a . (Secondo P a r e n t i (presso IS c h n i t z e r loc. cit. 20 cfr. 7)
i Veneziani deliberarono di chieder ragione al loro nuovo cardinale Gherardo,
che s'era lasciato corrompere a cooperare a questa elezione. Che essi proce
d e s s e r o contro di lui sospendendone le entrate narrato anche da I n f e s s u r a
e B u e o a r d o ( T h u a s n e I I , 2) ; cfr. iS c h n i t z e r loc. cit. 9 s.
Riguardo alla posizione delliniperatore Federico III di fronte allelezione
'< Alessandro ,VI cfr. la dichiarazione dellimperatore scritta dal vescovo Giorgio
Altdorfen di Chiemsee l8 dicembre 1492 al cardinale Piccolomini (presso
Sc hi-kout, Pio l i . pag. 45) secondo la quale egli per motivi politici anzitutto
:i,|bia voluto astrarre dalla prestazione di obbedienza e assumere un contegno
riservato.

4 G u i c c i a r d i n i I, 1. S i s m o n d i XII, 81. B u s e r , Beziehungen 808. D e s j a r I. 444. F r e y , QueUen u. Forsch. I, 76. M. H e r z f e l d , Landibcci I, 98 s.


5 B u r c h a r d i D iarium ( T h u a s n e ) II, 8 s., 18 s.. ( C ' e l a n i ) I, 871 ss., 380.
a r o t t o , O. de Maino 159 s. Tenne l'orazione dellobbedienza per iSiena il fa
moso giurista Bartolomeo Sozzini (iSocinus) ; cfr. E i s i n i , Pesare Borgia e la
Repubblica Senese 88 s. ; T i r a b o s o h i VI 1, 483. iSul discorso dellinviato mant"'ano Giovanni Lucido iCatanei cfr. Euzio, Isabella d'Este e i porgia XLI,
4 <4. Sullambasceria genovese per l'obbedienza cfr. E. P a n d i a n i , in Giorn. stor.
lett. (lena Liguria V (1904), 264 s. I nomi dei quattro inviati veneziani per
obbedienza presso iS a n u t o , D arii E li (Venezia 1898), 420. Sullobbedienza pre
stata da Savoia cfr. B u r c a r d o presso P i e p e r in Rom. QuartaUchr. ,1894, 195 s.,
; s : C e i . a n i i . 426 (manca in T h u a s n e ) . Mandati di pagamento per l incoronaf ,one di Alessandro VI in Mise. Arni. X V , t. 161, A r c h i v i o s e g r e t o p o n
tificio.
m n s

346

L ib ro I I . Alessandro V I. 1492-1503. C apitolo 1.

b lico p er m ezzo della stam p a. E ran o qu este orazion i un mosaico


com p osto d in fin ite cita zio n i di c la ssic i a n tich i e con ten evan o molti
e lo g i del n eo eletto , i quali certo non erano p er lo p i che le con
s u e te f r a s i di adulazione, da icui n o n d im en o tr a sp a r e chiaram ente
ch e in rea lt cred evasi alle non com uni a ttitu d in i di R odrigo Borgia.
S u lla su a p r a tic a degli affari, su lla su a m e ra v ig lio sa m em oria, sulla
su a eloqu en za, che a ffa scin a v a in m odo stra o rd in a rio , s ia che si ser
v is s e della lin g u a la tin a s ia della ita lian a, tu tti c o n c o rd a v a n o .1
A n ch e a llestero era m olto d iffu sa u n a lta stim a del nuovo
p ap a. In V a len cia la g io ia fu sc h ie tta .2 In G erm ania il tedesco
H a rtm a n n o Schedel si adoper a disporre g li an im i a fa v o re di
A lessa n d ro V I scriven d o su b ito dopo il suo in n alzam en to al trono
n el suo lib ro delle cronache che il m ondo aveva m olto a sperare
G r f g o r o v i u s V I I 3, 310. C f r . A c t o n 353 ( a n c h e n e i s u o i H ist. Essays
L o n d o n 1907, 68). I d i s c o r s i g r a t u l a t o r i i t e n u t i a l l a p r e s e n z a d i A le s
s a n d r o V I s o n o q u a s i t u t t i s t a m p a t i a R o m a d a iS t. P l a n k ( f 1501. s e p o lt o al
C a m p o S a n t o d e i T e d e s c h i ; v e d i h e W a a l 106) e d a a l t r i 1492-1494 : c f r . A u d ii
p r e d i 310 s .. 814 s ., 319, 320 s . 324. 331, 455 s. I n p a r t i c o l a r e s i a n o q u i r i c o r d a t e
l e s t a m p e d e i s e g u e n t i d i s c o r s i p e r l o p i s t a m p a t i p i v o l t e , o l t r e a l l e s ta m p e
g i r i c o r d a t e d e l l o r a z i o n e d i G i a s o n d e l M a in o : N i c o l d E s t e , v e s c o v o d A d r ia ,
p e l d u c a E r c o l e d 'I E s te d i F e r r a r a , R o m a 1493 ( P a n z e r I I , 505 s ., 509; H a in
n r . )>0S9, 6690; P r o c t o r 246, 259); G e n t i l e B e c c h i , v e s c o v o d i A r e z z o , p e r F i
r e n z e , R o m a 1492 ( P a n z e r I I , 505; H a i n n r . 7559, 7560; C o p i n g e e I I 1, 265:
R e i o i i l i n g I . 42 : P r o c t o r 245, 253) ; G i o v a n n i L u c i d o C a t a n e i p e l m a r c h e s e d i
M a n t o v a , s . 1. e t a . [1492] ( P a n z e r I I , 505; H a i n n r . 4683, 4684: C o r i n o e r I I 1.
164; R e i o i i x i n g I , 122; P r o c t o r 245, 253); S e b a s t i a n o B a d o e r ( B a d u a r i u s ) p e r
V e n e z i a , 1492 ( P a n z e r I I , 505; H a i n n r . 2242, 2243; P r o c t o r 259): G i a c o m o
1

Studies,

S p i n o l a p e r G e n o v a , 1492 ( P a n z e r I I , 505: H a i n n r . 14955, 14956; I r o c t o r 245.


253), il d i s c o r s o d i B a r . iS o z z in i p e r S i e n a ( v . s o p r a ) , a n o n i m o s o t t o i l t i t o l o :
Senensium obcdcntUi publica. R o m a 1492 ( P a n z e r T I, 505 ; H a i n n r . 14676, 14677 ;
P r o c t o r 246, 259); A n t. G a l e a z z o B e n t i v o g l i o ( B e n t i v o i u s ) , p r o t o n o t a r i o a p o
s t o l i c o , p e r B o l o g n a , s . 1. e t a . ( P a n z e r I I , 504 ; H a i n n r . 2789-2791 ; P r o c t o r
246, 253); G io v . A n t . M a n i l i p e r B e r t i n o r o , s. il. e t a . ( P a n z e r I I , 50*1; H a i n
n r . 10700, 10701: P r o c t o r 246. 253); G ia c . M e z z a m i c i p e r I m o l a , -s. 1. e t a . ( P a n
z e r l i , 533; H a i n i l
11135); N ie . T i g r i n i p e r L u c c a , [1492] ( P a n z e r I I , 505!
H a i n n r . 15751-15753; P r o c t o r 245, 253, 259); B e n v e n u t o d i S a n g i o r g i o p e r il
m a r c h e s e B o n i f a c i o d i ( M o n f e r r a t o , [1493] ( P a n z e r I I , 506; H a i n n . 7579; Cop i n g e r II 2, <55 s . : R e i c h l i n g I. 42 s. ; P r o c t o r 346) ; R u t i l i o Z e n o p e r F e r r a n t e
d i N a p o l i (pro Ferdinando Italo rege). 1492 ( H a i n n . 16282; P r o c t o r 246fi ;
P i e t r o C a r a p e l D u c a d i iS a v o ia , [1493] ( P a n z e r I I , 500, 512; H a i n n r - 44jl3,
4414 : P r o c t o r 246) ; Bernardino da Carvajal per Ferdinando e I s a b e l l a di
Spagna, [1493] (Panzer I I , 506s.; Hain n. 4545: P r o c t o r 246); Ferd. de Al
meida per Giovanni I I di Portogallo (Panzer I I , 507 : Hain n. S63 ; P r o c t o r 260) :
Marco M o n t a n o , arcivescovo di Rodi, per Rodi [1493] (Panzer I I , 510; Haln
n. 11572; R eichling I , 59; P r o c t o r 253). A v e v a molte di tali stampe c o n t e m
poranee la B i b l i o t e c a B o r g h e s e , che fu messa allincanto nel 1893 0
ne sono r i c c h i la B i b l i o t e c a di iStato a Monaco e il British Museum a L o n d r a Un certo numero di queste orazioni gratulatorie t r o v a s i stampato i n Claroni"1
liominum orai. Ooloniae 1559, anche nelle Orationes gratulatoriae in election
pontif. imperai. e tc . ( H a n o v i a e 1613) e p r e s s o L n i g , Orationes procerum Europae I ( L i p s i a e 1713), 113 s.
Cfr. V i l l a n u e v a II. 213 s.

and

Im pressione dell'elezione di Alessandro V I a llestero.

dalle virt di un ta l pontefice! Il n eoeletto , secondo lo Schedel,


un uom o di a n im o gra n d e, di m olta prudenza, sa g a cia e con osci
tore del m ondo. N e lla su a g io v e n t ha fa tto g li stu d ii n e llu n iv er

sit di B ologn a e v en n e in fa m a di v irt , in lode di d o ttrin a e in


tale attitu d in e ad o gn i cosa, ch e dal papa C alisto III, fr a te llo di
sua m adre, fu creato card in ale, e un se g n o ev id en te della sua v a
len tia e ca p a cit a p pu nto qu esto, di e s s e r e sta to accolto co s
gio v a n e n el nu m ero e n e lla ssem b lea dei d e g n issim i ed ec c e lle n tis
sim i card in ali e di a v ere o tten u to il posto di v iceca n celliere. C ono
scendo per e sp e r ie n z a e p er sc ie n z a tu tte q u este cose, g iu sta m e n te
egli a p referen za di a ltr i s ta to scelto a g o v ern a re e d irig e re la
navicella di S. P ie tr o , e seb b en e uom o di n o b ilissim o a sp etto, i suoi
p regi sono tu tta v ia a c c r e sc iu ti d alle s se r e eg li sp agn u olo, d alla
citt di V a len cia e in terzo lu o g o dal suo illu stre lig n a g g io . E g li
un su ccessore di p a p a C alisto suo zio d i sa n ta m em oria n ella co
gn izion e anch e scrittu ra le, in ten d im en to d ella r te e on est di v ita .
In lui alberga g en tilezza , fiducia, g iu d izio sano, p iet e conoscenza
di ogni cosa, che co n v en g a a ta l gra d o e a ta le a lta d ig n it . quindi
fo rtu n a che sia sta to elev a to a ufficio co s sub lim e un uom o d otato
di tante v irt . N o i sp eria m o c h eg li sia p er to rn a re d u tilit e v a n
ta g g io a llin te r a c r is tia n it e che p a sser a ttr a v e rso i fieri a ssa lti
delle onde e sop ra g li a lti e p erico lo si sco g li del m are p er r a g g iu n
gere il d esid erato se n tie r o d ella g lo ria c e l e s t e .1 S ten S tu re, go
v ern a tore del reg n o di S vezia, in seg n o della sua so d d isfa zio n e
m and a R om a in dono su p erb i ca v a lli e p reziose p e llic c e .2
Le parole e i p rim i a tti del nuovo papa con ferm aron o m olti
contem poranei n e lla loro o p in io n e fa v o r e v o le rigu ard o al papa
Borgia. In R om a A lessa n d ro V I p ro v v id e in n a n zi tu tto ad un buon
governo e rig o ro sa a m m in istra zio n e d ella g iu stiz ia , resa si ta n to
pi n ecessa ria in quanto che n el b rev e in te r v a llo che p ass d a llultima in fe r m it d In n ocen zo V i l i a llin coro n azion e di A le ssa n
dro V i eran o sta ti p e r p e tr a ti 220 om icid ii. C ontro q u esti m a lfa t
tori il p ap a fe c e o rd in a re una se v e r a in c h ie sta . N om in in p ari
tempo dei v is ita to r i p e r le ca rceri e an ch e q u attro co m m issarii
Perch ra cco g liessero le la g n a n ze che v i (erano in c itt ; il m a rted

1 Schedhl, Chron. Chronicar. (Norimberga 1493). f.


( fr. in pioposito
47 s . S c h n i t z e r (Zur W ahl Alex. VI. 371s.) esprime la congettura che
la relazione di Schedel rimonti a comunicazioni del suo amico romano Lorenzo
Behaim, e derivi quindi da circoli della Corte romana. Per in base a questa
congettura non le si pu negare ogni valore per lopinione sul Borgia dittusa
allestero. Il Cod. lat. Moti. 116 formato da Schedel contiene fa f. 130 una poesia
su Alessandro VI copiata da lui : vedi G b a u e r t in Mist-pol. Bl, OXX (1897), 34t>.
2 Questi regali (nonnullos cquos ac certas foderaturas de henneUms et
Marta) sono ricordati nella * L itte m passus, dat. IV . Non. Mart. l/,92 A* 1, R e
dest 879, f. loo. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .

ge

348

L ib ro I I . Alessandro V I. 1492-1503. C apitolo 1.

d ava u dienza a chiunque a v esse reclam i da e s p o r g li3 m ostrando in


ci g ran d e p a z ie n z a .1 C erc m ed ian te risp a rm ii di riord in are le
finanze e strem a m en te sc o n v o lte : dai con ti d e llandam ento della
su a casa r ile v a si, che in gen ere una gran d e fr u g a lit era la norma
del su o g o v ern o d om estico. P er tu tta lazien d a d om estica del papa
non si sp en d ev a n o ch e 700 d ucati al m ese. P e r consegu en za la
ta v o la di A lessa n d ro e r a ta n to p arca che ii card in ali altrim enti
a b itu a ti fa c e v a n o del tu tto per non essere in v ita ti. Il papa
scr iv e v a lin v ia to fe r r a r e se n e llanno 1495 non m an gia che una
p ieta n za , che per deve essere abbondante. A sc a n io S forza ed
a l t r i , m a ssim e il C a r d in a l Juan B o rja, i s o l it i c o m m e n s a li d i Sua
S a n tit , e cos anche 'Cesare, si son o a p p a rta ti d alla su a compa
g n ia , non p iacen d o loro una ta le sp ilorceria, e la fu g g o n o ogni
qual volta riesca loro d i f a r lo .2
A nche so tto a ltri rig u a rd i si sen tiron o da p rin cip io cose lode
voli del nuovo papa. A lP in v ita o fioren tin o il 16 a g o sto diceva,
ch e i suoi sfo rzi ten derebb ero a co n serv a re la p ace e a dimo
str a r si padre com une di tu tti sen za d istin z io n e .3 II rappresentante
di F erra ra r ife r isc e in to rn o a idee dA lessa n d ro per la riform a
d ella c o rte; che si portereb bero ca m b iam en ti rigu ard o ai segre
ta r i e ad a ltri uffici trop p o g ra v o si e che sarebbero ten u ti lontani
da R om a i figli d A lessa n d ro . 4 A llam b asciatore di M ilano il papa
1 I n f e s s u r a 282-283. Cfr. la costituzione del 1 aprile 1493 in Bull. V,
359 s. e D a l R e 92. V. anche L e o n e t t i I. 321 s. Sull'udienza generale del m a r t e d
cfr. anche l a lunga relazione di S i g i s m o n d o i >e ' C o n t i conservataci da II. S c h e d e l
o pubblicata la S c h n i t z e r in Zeitschr. f. Kirchengesch. XXXIV (1913), 376 s.
2 Vedi S anchis y Siter 19.

3 G r e g o r o v i u s , L. Borgia 87-88 e H ist. Zeitschr. di , S y b m , XXXVI, 13scfr. 101 s. e anche la rivista spagnola di C h a b a s , El Archino, iRevista de cieticias historieas V II (Valencia 1893), 90. M e n o t t i , Documenti v, ix, 120 ss. Con
duce in errore lesposizione di G e b h a r t 183-184. Circa i gravi debiti trovati da
Alessandro VI vedi M u n t z , Les arts 40. Sullamministrazione finanziaria di
Alessandro VI, in particolare sugli affari da lui avuti coi Fugger, cfr. S c h u l t e ,
Funger I, 17, 21 ss. ; II, 3 ss. I l conto delle spese per la conferma del coadiutore
di Treviri Giacomo v. Bader (1500) pubblicato da i S a u e r l a n d in Westdeutsche
Zeitschr. f. Gescli. u. K unst XVI (1897), 94-9S, 103-105 d un contributo i n t o r n o
alle cose delle finanze sotto Alessandro VI : Giacomo dov pagare in tutto
14506 ducati. Cfr. B r a u n s b e b g e r in Stim m en aus Mnria-Laach LXXIX ( 19101,
173. Sui provvedimenti amministrativi cfr. anche T o m a s s e t t i , Campagna I,
222. In The Cambridge Modern H istory I, 234 R. G a r n e t t d questo giudizio.
Personally, indeed, he was never popular ; but his efficiency as an administrator
formed /the brightest side o f his character, and his care for the material inte
rests of his subjects was exemplary. Years afterwards those who had most
detested the man wished back the ruler fo r his good government, and the pie1!'
of all things in his time . Nella sezione amministrativa della Dataria a p o s t o l i c a
Alessandro VI cre nel 1493 l ufficio di adm inistrator generalis com ponendo r uni >
vedi B a u m g a r t e n , Die kath, Kirche I, 45S. Ai due notai negli uffici civili de
vicariato romano ne aggiunse un terzo ; v. ibid. I, 590.
4 T iiuasne II, 613.
e C a p p e lli,

Savonarola 2 7 .

Com incia, dopo b u o n i in izi, il nepotismo.

349

assicur essere su a fe r m a volo n t di p rovved ere alla tran q u illit


dItalia e alla u n ion e della c r istia n it di fr o n te al pericolo tu rco ;
in questo risp etto sta r g li sem p re in n a n zi a g li occhi quale fu lg id o
esem pio lo zio C alisto I I I .1
ben fo n d a ta la co n g ettu ra , ch e s ia v i sta to un m om ento, in
cui A lessand ro p en sa sse d i m oderare il suo am ore p er i p aren ti e
di corrispondere a g li o b b lig h i del suo alto m in iste r o .2 Ma i buoni
propositi fu ro n o p u rtrop p o di a ssa i b rev e d u ra ta e solo trop p o p re
sto si m a n ifest la ffetto sm odato p er i ,suoi. Q uello d in n alzare a
durevole p oten za la c a sa B o r g ia o tte n n e il d om inio so p ra tu tti i suoi
pensieri. F in dal co n cisto ro d el 31 a g o sto , n e l quale ven n ero rim u
nerati gli e letto ri, A lessa n d ro c o n fe r il v esco v a to d i V a len cia che
rendeva 16,000 d u cati a suo fig lio C esare B orgia, ch e a v ev a g i o tte
nuto da Innocenzo V i l i il v esco v a to di P a m p lo n a .3 N e l m edesim o
concistoro e g li cre card in a le d i S. S u sa n n a il nep ote Juan, c h era
arcivescovo di M o n r e a le .* In pari tem p o fu ron o allora in p arte no
minati e in p a rte c o n fe r m a ti sei le g a ti : G iuliano della R overe per
Avignone, F reg o so p er la C arpania, S a v elli per Spoleto, O rsini per
la Marca, S fo rza p er B o lo g n a e il M edici per il P a tr im o n io .5
1 * Relazione dellinviato milanese (la Roma, 20 agosto 1492. A r c h i v i o
di S t a t o i n M i l a n o . N ellottobre del 1493 Alessandro VI fece una mossa
per opporsi al pericolo tuhco divenuto allora (vedi Hammer II, 305) assai
allarmante ; ma tosto le condizioni in cui trovavasl lItalia fecero passare la
osa in seconda linea. Cfr. i brevi del 20 ottobre 1493 a Giangaieazzo e a
L. Moro (In N otlzenblaU 1856, p. 421) e a Ferdinando di Spagna (Orig. nella
b i b l i o t e c a n a z i o n a l e d i P a r i g i , Espag. 318, f. 1), In una * lettera,
in data 19 ottobre 149i3 da Roma, circa le deliberazioni intorno alia questione
urea, A. iSforza riferisce che a ta l uopo era stata gi decisa l'imposizione di
una decima. A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o .

2 Gbegorovius, L. Borgia 46, il quale richiama lattenzione sul fatto che


Alessandro non fece venir subito Cesare a Roma.
3 II giorno di questo concistoro vien dato molto differentemente : F rakni
1 v. sopra) e Hagen 24 danno il 30 agosto: Gbegobovius (V II3 312) il 1 settem
bre. In * Acta c o n tis i 1489-1503 C*, f. 44 dellA r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e
si dice invece espressamente die ven eris u ltim a A ug. 1492, con la quale data com
binano il * documento di collazione del vescovato di Valencia stampato in App.
u- 17 ( A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o ) e l a * relazione di Boccaccio da
Roma 31 agosto 1492 (A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a ) . affatto falso
Quanto asserisce il Gbegorovius (L ucrezia B orgia 45), che il conferimento del
vescovato di Valencia avvenne il 26 agosto. Secondo gli * A cta consist. Cesare
ricevette allora in commenda anche il tn o n a steriu m V allisdegnae Cist. ord.
Valent. dioec. ; con ci s i accorda * R egest. 772, f. lb. A r c h i v i o s e g r e t o
P o n t i f i c i o . Un * catalogo dei molti benefci ecclesiastici ottenuti da Cesare
fondato su fonti darchivio nel Cod. Barb. lat. 2451, f. l s . , B i b l i o t e c a
' a t l e a n a . Numerose collazioni di altri benefici a Cesare presso M e n o t t i ,
Documenti 2 0 ss.
4 Cfr. Ciaconiti 8 III, 167 ; B o g lin o 30-31 e A rch . d. Soc. R w n . di st. patr.
XXXVIII, 385. V. in App. n. 16 il breve di nomina del 31 agosto 1492. A r c h i
vio s e g r e t o p o n t i f i c i o .
6 * A cta consist. A lex. V I. P ii I I I . Jul. I I . Leon. X ., f. 2b nellA r c h i v i o
cnclstoriale.

350

L ib ro I I . Alessandro V I. 1492-1503. C apitolo 1.

La d isg r a z ia di A lessa n d ro fu che ora tu tta la sua parentela


v e n isse a R om a, d elib erata di sfr u tta r e con estrem a mancanza
di r ig u a rd o la bella occasione. Come g i una vo lta so tto C alisto III,
non so la m e n te i p aren ti pi p ro ssim i, m a anche dei congiunti
c o lla tera li e a m ici del B o r g ia corsero a R om a per cercarvi la
loro fo r tu n a . N em m en o dieci p a p a ti b astereb b ero per accon
te n ta r e q u esto p a ren tad o , sc r iv e v a g i nel novem bre del 1492
G ian an d rea Boccaccio al duca di F e r r a r a .1 Il cam biam ento
se g u ito sc ia g u r a ta m e n te troppo p resto nella con d otta di A lessan
dro, fo n d a v a si su una base in s nobile, quale lam ore per i suoi
co n g iu n ti, sp ecia lm en te p er i suoi figli : C esare, Juan, J o fr e Lu
crezia - Q uestultim a, il cui nom e d iven tato m ondiale, godeva a
p refe r e n z a d egli a ltr i d ella b en evolen za p atern a.
ben n o to com e d allora fino ai n ostri g io r n i sto r ic i e poeti
nion si s ia n o mai sta n ca ti di ra p p resen ta re L u crezia B orgia come
l a u trice di n u m erosi d elitti e dei pi b rutti scan d ali. Ma per
q u anto s i debba concedere che nem m eno essa sia rim asta immune
d a lla lito p e s tife r o della tm o sfera corrotta in cu i v isse , pure essa
fu ben lu n g i d allesse r e quel m ostro, so tto le cui fo r m e lhanno
fo g g ia ta la calu nn ia e la sm an ia p e r le cose sen sa zio n a li. L e pi
g r a v i a ccu se e racconti si fon d a n o su ra g g u a g li, la cu i esagera
zion e e sozza c a ttiv e r ia p a ssa i lim iti del cred ib ile, an zi del pos
sib ile ; su lle sa tir e di una citt , il cu i sarcasm o sta to sem pre il
pi p u n g en te e sa n g u in o so . N u m erosi f a tti v i contraddicono.*

1 Gregorovius. L. Borgia 47.


2 Cfr. sopra p. 318 ss. Ottimamente M ohler II . 523 dire : La disgrazi
di questo papa fu la .sua famiglia, ma questa fu ad un tempo la disgrazia della
Chiesa. Cfr. anche F elten in Kirchcnlemkon -di Fribugo I X 2, 1 2 6 s.
3 R e i ' m o n t I I I 1 . 204. Cfr. p. 2 0 6 : Lucrezia Borgia va assolta senz'altro
dalla maggior parte delle accuse accumulate contro di lei . Cfr. anche R e u m o n t in L iteraturblatt di Bonn V (1S70), 447 s. G r e g o r o v i u s ignora compietamente i l R e u m o n t , ma nelle sue ricerche intorno alle accuse contro L u c r e z i a
(p. 1 5 9 ss.) perviene & un resultato analogo: Xessuno vorril credere, che Lu
crezia Borgia in mezzo alla corruttela di Roma e nell'ambiente dei suoi fa
miliari, potesse conservarsi immune da falli : ma In pari modo nessun u o m o
che giudichi senza pregiudizi vorril asserire, chella siasi resa di fatto col
pevole di quelle innominabili nefandezze. In una recensione nel lItalia <1
H i u l e b r a n d I. 31 7 il risultato delle ricerche critiche del G r e g o r o v i u s viene
riassunto con queste parole: Nulla fu potuto scoprire contro L u c r e z i a . I "
questesito abbastanza importante il dotto autore avrebbe. potuto ben conten
tarsi. Ma egU voluto andare pi innanzi, ha voluto costruire, riem piendo
le lacune con descrizioni ipotetiche e con considerazioni sentimentali del tutto
superflue, sul genere di quelle che i francesi chiamano rapprochrments, le qon 1
spesso confinano con linsulsaggine . Che tale critica non sia ingiusta si Pu"
vedere dal fatto che il G r e g o r o v i u s si mette a fare una descrizione minut-1
del salotto della Vannozza (p. 15-16), anzi egli vi sa anche dire che cosa a
bia detto la Vannozza nelle sue preghiere durante il conclave (p. 4 2 )!
'
critica dellopera del G r e g o r o v i u s cfr. anche Hist.-polU. B M tter L X X \

Lucrezia Borgia.

351

Anche quanto sappiamo delle esteriori sembianze di Lucrezia non


si accorda collidea tradizionale del suo carattere.
Tutti i contemporanei si accordano nel dire che le era propria
una grazia, una giocondit e amabilit indescrivibile. Essa di
media statura e di figura gentile scrive Niccol Cagnolo di
Parma , ha il viso alquanto lungo, il naso ben profilato, i capelli
biondi, gli occhi dun colore indefinito, la bocca alquanto larga, i
denti candidissimi, il collo bianco e svelto, considerevole, ma tut
tavia ben proporzionato. Dallintera persona traspira sempre un
giocondo sorriso)). Altri relatori ne magnificano specialmente la
lunga ondeggiante capigliatura bionda.1
Ritratti sicuri di questa donna singolare purtroppo non se ne
hanno;2 tuttavia da alcune medaglie, coniate durante il suo sog
r>77 s. R l a z e d e i B u r y in Rev. d. D eux Mondes XX (1R771, 243 ss. e IS . MOT
in English Hixt, Reviene VII, 699. G r e g o r o v i u s (159 s s .) alla notizia d i un
a g e n t e estense a Venezia (in data H5 marzo 1498), secondo il quale Lucrezia
aveva avuto allora un figlio illegittimo, fa seguire la sua inchiesta circa le ac
c u s e contro .Lucrezia e spiega, che al di fuori di iMalipiero e di JP. Cappello
nessuno ha detto mai che Lucrezia abbia tenute relazioni amorose con altra
persona qualsiasi di cui si faccia il nome (p. 163). Questa affermazione non
esatta. Una lettera inedita di Cristoforo Poggio, segretario del Bentivoglio.
a l marchese di Mantova, da Bologna in data 2 marzo 1498, contiene infatti
l a seguente notizia, che viene a confermare quella data pii sopra dellagente
e s t e n s e eh del medesimo tempo: Dopo le altre mie per non ci esser ca
valcata da Roma non ho altro di novo di 11, se non che quello Peroto [ quel
medesimo intorno alla cui morte regna un gran mistero ; altre notizie a fai
proposito si daranno in seguito] camariero primo di N. |S., quale non se ri
trovava, intendo essere in presbne per aver ingravitado la figliola di S . S t a
M Lucretia . Questo documento non privo dinteresse trovasi in luogo ab
bastanza riposto, nella corrispondenza bolognese dellA r c h i v i o G o n z a g a
*u M a n t o v a . Cfr. anche P a s o l i n i , N uovi document 88 e Luzio, Isabella
d'Este e i Sorgia XLI, 503, 504. Con questo documento non si pu pi sostenere
l opinione di coloro, i quali con R. d i S o r a g n a (Rassegna Naz. X, 124, an. 1S82)
vorrebbero assolvere Lucrezia da ogni colpa. iSe in una poesia sulla sua bella
bionda chioma, che essa non deve ungere, lumanista A n t . C i . a m i m o chiama
r-Ile rezia casta Lucrezia ( V a t t a s s o , Flaminio 42, n. rx), naturalmente ci
nulla prova.
A x t o j e l l i , Lucrezia Borgia in Ferrara (Ferrara 1867) 39. Cfr. G r e g o Kovius 226.
2 Tale l opinione di C r o w e - C a v a i x a s e x j . e , G r e g o r o v i u r e ( a m p o r i .
V
r i a r t e . Autour des Borgia, 115 ss., studiasi di mostrare qu dfaut dori
ginaux incontestables dus la main de quelque grand artiste du temps, il
existe au moins trois copies dun mme portrait de L. Borgia, tuttavia il ciitico francese non giunto a risultati sicuri. Cfr. Y r i a r t e , Les portraits de
Lucrce Borgia, in Gaz. des beaux-arts, 2* serie XXX (1884), 214-227, 333-345.
E. S c h a e f t e r (Von B ild em una Mensclien der Renaissance, Berlin 1914, 156100) si occupa dun ritratto, da lui considerato autentico, di Lucrezia a Como
proveniente dal museo di Paolo Giovio e basandosi su esso combatte lopinione
tradizionale della sua grande bellezza, anzi le negherebbe la biondissima capioliatura perch il ritratto di 'Como ha chioma bruno-chiara. In Riv. dItalia
XVIII, 9 (Napoli 1915) P o r t i g t -i o t t i illustra II ritratto tizianesco di L. B. nella

352

Libro II. Alessandro VI, 1492-1503. Capitolo 1.

giorno in Ferrara, possiamo formarci unidea abbastanza chiara


delle sue fattezze. La migliore di queste medaglie, incisa probabil
mente nellanno 1502 da Filippino Lippi, mostra quanto sia falsa
lopinione, creata dalla maldicenza e dallo spirito di partigianeria,
che per tanto tempo stata diffusa intorno a questa donna: uha
testina delicata dalle belle linee, pi graziosa che bella, a guar
darla sembra una fanciulla, quasi una bambina con la chioma spio
vente sul dorso e gli occhi grandi che si spingono lontano. V
qualche cosa di molle, dindeciso e dirresoluto in questi linea
menti : nessuna traccia di passioni violente : tutto rivela una na
tura delicata, debole e passiva, incapace a determinarsi da s.1
gallera Cook di Richmond. Su un altro preteso ritratto di Lucrezia vedi P a s i n i F r a s k o n i in Rassegna darte XV, 7 (Milano 1917), e Ibid. 8 (1917) le aggiunte
di Out-a n d i n i . In Riv. arald. XY (1917), 289 s. P a s i n i - F r a s s o n i si occupa del
ritratto della collezione Antonelli a Ferrara, che rappresenterebl>e Lucrezia.
C a t a l a n o pubblic il niello raffigurante Lucrezia nella casetta delle reliquie di
8 . Maurelio in iS. Giorgio fuori le mura a Ferrara, del quale trattarono A g n Hl l i
in Boll, darte III (1916), 60 s. e Z a o o a m n i in La Domenica dell'operaio (Fer
rara) del 27 aprile 1919
1
C f r . B l a z e d e B u r y i n Revue des D eux Mondes X X
( 1 8 7 7 ) . 2 4 8 e ib id .
L X X X V I

G e b h a rt

(18 8 8 ),

14 2 .

La

m e d a g lia

sta ta

p i .v o lte

(Beri. B latt, f. M nzkunde ls<>6,


Heber K nstler und Kunstwerke I I , 8 1 s . ) , A n t o n h l l i ( l o c .

per
e

es. p re s so

p resso

F r ie d lX n d e k

Y ri a rte

118 :

qui

Jahrb. d. preuss. K unst s.


6.

19 2 2 ,

( "'he l a

Rom.

S te in m a n n ,

di sa n ta
19 0 7 e

m a n ie r a

secon d a
B o r g ia

per

s ic u r o .

d i L u c r e z ia

e it .) .

G r e g o r o v iu s
V e d i in o ltr e

r ip r o d u c a

Gaz. des beaux-arts 1 S 8 4 , 3 2 7 s . ;


L. Borgia 9 4 . C o n t r o P
d i c r itic a

le

M a d r id

b e lle

fa t

Gli affreschi

ecc. :

L 'i d e n t i f i c a z i o n e

p er

cos

G rim m .

m e d a g lia .

d a E h rle -iS te v e n s o n ,

t u tta v ia

c o n q u e llo

8. C fr.

Lucrecia Borja

V illa -iIIb ru tia ,

d e l l 'a p p a r t a m e n t o

r itie n e

lo

una

n ie n ta ffa t t o
che

o r tig t.io tti,

vu o l ve d e re

del

ri

a cce rta ta :

Rassegna Naz..

A . G h ig n o n i in

C a ta la n o .

con

q u e lla

il ritr a tto

su a

d i L u c r e z ia

La Schiaiiona ( G a l l e r i a C o o k a R i c h m o n d ) . C a t a
a l t r o : le sue ragioni sono tu ttaltro che convin
(Galleria estense in Modena. M o d e n a 1 8 8 2 , 3 9 ) c r e d e c h e i l r i

d i T iz ia n o

g iu s ta m e n te

centi'.

anche

8 4 s. e

c o m p le ta m e n t e d e s t i t u it a

n el q u ad ro
la n o

10 4 ,

117

sta to a c c e rta to

C a t e r in a

c f r . Y r i a r t e in
a p r ile

Ili,

C a te r in a

te z z e d i L u c r e z ia , n o n
tra tto

p.

r ip r o d o t t a ,

X.

V e n tu ri

d e tto

o sserva

fra

t r a t t o d i L u c r e z ia

d e l T iz ia n o

c re z ia

II. 47 o sserva : L a

H ille b ra n d

s i tro v i a

S t o c c o lm a . I n t o r n o
s to r ia

non

r e g is tr a

a l c a ra tte re
a lc u n

di Lu

fa tto , n essu n a

p a r o l a d i L u c r e z i a : e s s a .s i r a s s e g n a a t u t t o , n o n s i o p p o n e m a i , c o n m e r a v i g l i o s a
r a p id it
dal

si accom oda

fr a t e llo .

Le

ad

ogni nuova

le tte r e ,

che

di

c o n d iz io n e , in

le i

p o s s e d ia m o ,

cui

non

v ie n

p r o p r ia : so n o c o r r e t t is s im e , in c o lo r i, s e n z a p a s s io n e , s e n z a
v a z io n e
vaci

p r o p r ia

d e lla

Is a b e lla

sua

non
le

la

si p o tr

segu en za

q u a le ,

d e lla

v a c u it

II,

49
p i

del
di

c o n tra sta n o

c o g n a ta ,

a ttra v e rso

t r a s p a r ir e

d e i p r in c ip i . L .

c re z ia : E ss a

nt

la

sa p u to fa r

in t e r p e lla t a

fig lio le

lo r o

c o r r is p o n d e n te

H ild b r a n d
fu

n e lla

G onzaga,

te m p o , h a b e n
s im o

le

G e ig e r

o r ig in e

d el p a d re su o , n o n fu

di

che

s p a g n u o la e

s p ir ito s a
secca
d e lla

L u c r e z ia

s o g lio n o

in

4 7 s .)

con
e

p ad re

le

u n o s s e r

le tte re

v iv a c e

v i

m arch esa
de

p e rs o n a . I l m e d e
N a tu r a lm e n te

g en ere

p e rso n a lit

d e l l e p i s t o l o g r a f i a
su a

d ic e :
d

dal

una

b r io , s e n z a

v iv a m e n t e

fo rm a

(Burcardus

non f u bens u n a e r u d i t a ,
dire u n a d a m a di genio
su a

la

b e lla ,

a t tr a t t iv e

m a t r im o n io
q u e llo

la

p o sta

r iv e la n o

essere

q u e sto

essa

in te r p e lla e

g iu d iz io

su

Lu

contemporanee.
g e n e r a l e , f o r s e in c o n

c o m e p a r e c c h ie d e lle s u e
e

la

sua

c u lt u r a

d el c a ra tte re

g ra n d e q u a n to q u e lla

non

le tte r a r io

d i m o lti m e m b ri d e lla

d e lla

su a

coi

s c h ia t

Cesare Borgia.

353

Ond che con tanto maggior tirannia i suoi parenti si ingerirono


nella sua sorte. A soli undici anni essa fu promessa in isposa al
nobile spagnolo -Juan de Centelles, poi a don, Gasparo conte di
Aversa.1 Entrambi questi sponsali furono poi sciolti. Lonnipo
tente cardinale Ascanio Sforza si diede ora a lavorare per con
durre a termine gli sponsali di Lucrezia con un membro della sua
famiglia, con Giovanni Sforza, conte di Cotignola e signore di Pe
saro. Alessandro VI colse con gioia loccasione per provvedere alla
figliola un cos splendido collocamento.2
La giocondit sempre ridente di Lucrezia era toccata come
retaggio paterno anche a suo fratello Cesare, per quanto nel resto
egli fosse dindole diversa. Cesare uomo dingegno grande ed
insigne e di un naturale eccellente, scriveva linviato ferrarese
nellanno 1493 ; ha tutto il fare dun principe : oltremodo ilare

ma fu invece donna intelligente dotata di pronta comprensione, che conosceva


e parlava parecchie lingue moderne ed era anche padrona degli elementi del
latino.
1 L'Atto dell"8 novembre 1492 riguardante gli sponsali di Lucrezia Borgia
con Gaspare di Giovanni Francesco da Procida, in copia fra i manoscritti di
Costantino Corvisieri, ora nella Biblioteca della Societ Rom. di storia patria ;
cfr. M a g n a n e l l i i n A rd i, della detta iSocietfl XXXI ( 1 9 0 8 ) , 4 2 3 .
2 Cfr. G r e g o r o v i u s 39 ss., 47 s. Cfr. Hitzimgsberichte d. Munck. Akad., Classe
storica, 1872, 505 ss. Su G. Sforza vedi R a t t i I, 103 ss. Linesatta relazione
d i S i g i s m o n d o T i z i o s u Lucrezia e i suoi diversi matrimoni! v. presso Picco1.0 MINI, Tizio 177 s. Per il periodo romano, il pi oscuro nella vita di Lucrezia,
i l F o u c a r d trov neliArchivio di Modena alcuni nuovi documenti e li mise a
disposizione del G r e g o r o v i u s per la sua seconda edizione comparsa nel 1876.
B a essi il ritratto di Lucrezia non viene sostanzialmente modificato. Diversa
m e n t e va la cosa con la lettera dellA r c h i v i o
G o n z a g a in M a n t o v a
c i t a t a sopra a p. 350 n. 3, dalla quale riceve una conferma la notizia data il
15 marzo 1498 da un agente estense a Venezia, che cio Lucrezia ebbe un figlio
illegittimo. Dopo questo documento non ritengo escluso, che possano venire alla
l u c e anche altri documenti, i quali ci facciano dire lultima parola su Lucrezia. Il
materiale manoscritto per una biografia di Lucrezia raccolto da B a s c i i e t deve es
s e r e venuto nelle mani di Yr i a r t e e c da sperare chegli pubbicher questi
documenti con piti accuratezza del G r e g o r o v i u s . Il Luzio (Precettori d Isabella
*2) ha gi mostrato che la lettera di Lucrezia pubblicata in facsimile dal Gre
g o r o v i u s al N. 62, non diretta ad Isabella dEste, ma al marchese (Francesco
Gonzaga, come chiaramente rilevasi dal principio : III Sr mio. Parecchi do
cumenti pubblicati dal G b e g o r o v i u s sono svisati da grossolani errori, come
risultato da un confronto con gli originali dellA r c h i v i 0 G o n z a g a i n
M a n t o v a . Cos nella relazione di El prete del 2 gennaio 1502, stampata in
^-PP. n. 35, devesi leggere zoie per zove; so uno cosino invece di so cosino; strete
'le uso invece di strele; tanti alli colti invece di tanti colti. Nella lettera del
Troche (App. n. 42) in cambio dellinintelligibile as leggasi cose. Nella lettera
del marchese di Mantova del 22 settembre 1503 (App. n. 49) va letto ehel spir
Invece di del respiro; cossi invece di assi ; dopo incontra devesi mettere un
Punto ecc. Il conte Maj.aguzzi-Valeri di Modena mi diceva che hanno bisogno
di molte correzioni anche i documenti che il G r e g o r o v i u s ha tratti d a l i Ar ' b i v i o di S t a t o I n M o d e n a .
P a s to r ,

Storia dei P a p i,

H I.

23

354

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 1.

e giocondo, tutto festivit. Non ebbe mai inclinazione per lo stato


eccelsiastico, per il suo beneficio gli frutta pi di 16000 ducati d. 1
Educato secondo il vezzo dellepoca in varie discipline, Cesare te
neva in pregio larte e gli artisti, stava in relazione con pittori
e poeti, anizi teneva uno di questi alla sua corte.2 Tuttavia la sua
passione prediletta era larte della guerra e la politica. A un ta
lento militare e amministrativo non comune egli associava una
forza di volont del tutto straordinaria. Pur di giungere al potere,
egli, al pari della maggior parte dei principi del tempo, non rifug
giva dal fare uso dei mezzi pi malvagi, purch facessero al suo
scopo. Conseguitolo, egli metteva in mostra il lato m igliore.3 Un

i
G r e g o r o v i u s , Lucrezia Bornia 55. Qfr. inoltre la descrizione di P . C a
pello nella sua relazione del 1500 presso S a n u t o I I I , 846. Anche (S i g i s m o n d o
d e C o n t i I I , 61 chiama Cesare adolcscentem spei maynae et indolis optimac.
-

It.

in

G a rn e tt

[19 0 2 1,

XVII

15 -19 )

lo d e d i C e s a r e

le to

18 5 5 ).

ch e

c a n ta
lo d e

C esare

L.

in

jio e s ie

la tin e

in ( R o m a

e sa m e tri

di O sa re

e d | a

lu i

The English hist. Review

in

P ie t r o

F ran cesco

di

F ran cesco

d e d ic a t a ,

fu

Ju b tu lc s

r is ta m p a

|S p e r t jlo

p u b b lic a ta

P o e s ie d i F r a n c e s c o

di

da

Spo

iS p o le to ,

W o o d w a rd .

U b e r t i d a C esen a

1 5 0 2 ) p u b b l i c a P a s o l i n i , Tiranni e papi 3 2 0 - 3 2 4
Di Francesco Uberti u t turnista Cesenate, B o t o g n a
A n t o n i o F l a m i n i o p r e s s o V a t t a s s o , Flaminio 4 5 , n . k v e
( c ir c a

(c fr.

P ic c io n i,

14 2 -18 7 ), a lt r e d i
n . x ji. U n

e p ig r a m m a

la t in o

in

lo d e d i

C esare

Machiavelli I I , 1 6 1 . O r c a
Mlanges d'archo. et dhist.

T o m m a s in i,

una

C esare

v.

X IX

oardus

43) d ic e :

c h ia ta la
per

di

d al M azocch i 15 10 ;

la t in i

Cod. Vat. lat. 5205.

4 3 8 -4 5 5 d a l

di

anche

d e lle

sta m p a te

p o e s ia

i fa tti

C. Borgia
in

(tre

U na

Laureate of Vacuar Borgia ,

( .4

tra tta

d isp e tto

di

tu tti

g li

da

u n c o d ic e d i P e r u g ia

d e d ic a

d 'u n

(18 9 9 ),

o rro ri

C a r ilo

17 ,

n. 3.

19 0 3 .
4 7 s ..

p resso

da B r e s c ia

L.

n e fa n d e z z e ,

di

cui

ft

(Bur-

G e ig e r

m ac

m e m o r ia d i q u e s t o s c a p e s t r a t o ..., c a d e s u d i l u i u n o s p le n d o r e d i g lo r ia

il su o

a tte g g ia m e n to

verso

d-, 8 oc. Rom. di stor. patr.


a R eu m o n t

III

2 , ( 17 .

la

r in a s c e n z a . C f r .
p.

X X X V III,
O fr.

n e lle

Z a b u o h in

Ardi,

in

7 1 6 s.

H il l e b r a n d

II,

45,

il

q u a le

o sserva,

c h e C e

sare

n o n e r a m o lto p e g g io r e d i L u i g i X I d i F r a n c i a , d i F e r d in a n d o d i S p a g n a

di

E n r ic o

co n te m p o ra n e i

sen za

V II

e s e m p i o , c h e g l i

G u ic h a r d in ,
re m e n t,
ont vu
et

d In g h ilte r r a .
it a lia n i n o n

ils

M a c h ia v e l
en

ont

d g a u x

vu

ou

ap p arso

D e que je

d t e s t a b le s , e t r a ffin s o u b e s t ia u x

b e s tia u x ,

n i p l u s

te m p s -l ;

d te s ta b le s ,

p e u t- tre

o d ie u x

r a ffin e n t-lls

d r o it,

Condottieri
a ltr e
M.

dei

3 12 : I

lo r o

H e r z fb ld
di

v o lo n t ,

( Leonardo

q u ils

a v a ie n t

p a p e So u s le

su r

essi

da Vinciz

a m m a lia r e

a rd ita

la

un

a ttiv it

dans
peu

a u te u r

la

sen za

ils

e iJ

fo rz a

de

s o n t - ils

la s s a s s in a t,

ce

dans

comme

r a t io n e p e r s o n a e , a in s i
C sar

B o r g ia ,

V I .

fils

S m e r a it ,

p e r c i

il

B o r g ia ,

a i n o stri d non

u o m in i ,

lim it e , r ic c o

s o n t n i p lu s
c r im e s

et

c a r a t t e r iz z a iC e s a r e
g ii

ne

V 'c

t e m p o , n o n p e g g i o r i d i m ille

m a g n ific o , c h e fin o

n e llo r r o r e

v u lg a i

c r im e s ,

d a u t r e s

d e A le x a n d r e

avevano

ix x ix )

p o lit iq u e s .

p a r le r

g ran d s

r a ffin e m e n t,

lu x u re ,

pour

nom

ta n t

le

s o n o c r e a t u r e d e l lo r o

s o lta n to

d e g li u m a n i i l p i

a ttira re
d u n a

B o r g ia

g io r n i :

a n im a le fe r o c e ,
sa to

p arce

q u i ta it

dans

que

m anque

R o d rig u e B o r g ia

p lu s

che

d e lin q u e n t e

L es

Pour

q u e s o ie n t c e s c r im e s , i l s

p lu s

l e x a c t i o n ,

p. 906:

r ile v a r e
il

v e u x d i r e , c e s t q u e , q u e l q u e o d i e u x ,

fin d u fin . P e u t - t r e a u s s i s e d i s t in g u a i e n t - ils


en

dans

de

le

d it

fo i,

ni

s in o n

fa

s ic c o m e

im p a s s ib le s .

le

q u o n

de

s e u le m e n t

e t,

9 0 5 s s .)

C esare

p o s te rio re :

d em eu ren t

d a u t r e s !

d e p a r e il- 3 .

Borgia

c o n s id e r a to

a llep o ca

so u rto u t,
b ie n

( Csar

B n o is t
hanno

c o s i:

d e s p e d i e n t i

, I > i
e

d i r i t t o
q u e sto
ha

ces

in d o m a b ile

sen za

s c r u p o li

Cesare Borgia.

355

vero condottiero, Cesare era maestro in tutti gli esercizi cavalle^


reschi e nei combattimenti di tori vinceva i pi valenti espada:
dun sol colpo spiccava a un forte toro la testa dal tronco. Il suo
volto bruno fu pi tardi sformato da numerose chiazze suppu
r a g li; 1 lo sguardo penetrante dagli occhi sfavillanti e profondi
rivelava un carattere sinistro, volutt, ingordigia di dominio, fal
sit e scaltrezza.2 Glintimi di Cesare, Al suo servitorame, in set-

egli colla forza e col tradimento spezzava ogni resistenza. I/> soccorreva il
suo naturale. D i signorilissima avvenenza, terribilmente bello, colla maschera
nera, che quasi sempre portava ; am abilissimo nelle ore buone, allegro e tutto
festivit e invece, come politico, chiuso e taciturno, una nube covante, dalle
cui tenebre improvvisamente sortivano come folgori delle azioni imprevedibili,
colla su a inaudita fortuna e un coraggio e una fiducia piti che umana,
come dice di lui Machiavelli, egli fece la pi grande impressione sulla fan
tasia del suo tempo. Tremendo come nemico, eg li sapeva avvincere a s i suoi
soldati. Amministrava si bene le sue conquiste, che in unepoca, nella quale
ogni fede era diventata un giuoco fanciullesco circa il 1503, in un momento
in cui egli non appariva affatto pericoloso, essendo morto papa Alessandro e
>alito sul trono Giulio II, il nemico dei Borgia la Romagna non s i stacc
subito da lu i . Anche IG e b h a r t ( in R e m e des Moudes LXXXIV [1887], 892)
nega la mostruosit fuori dellordinario. I Borgia entrano nella cornice del loro
tempo, cos comerano fa tte le contemporanee schiatte di tiranni italiani. Il
punto di vista d ellutite politico era il solo decisivo, il senso morale del tu tto
scartato, in conform it colla teoria di Machiavelli. Cfr. inoltre ibid. LXXXVI
(1886), 147 ss., dove G e b h a k t caratterizza Cesare come ideale di M achiavelli
e ne rileva quali lineamenti caratteristici prominenti il sangue freddo e il
freddo calcolo. N ellopera di M o n d o l f o , Pandolfo Petrucci signore di .Siena,
Siena 1899, e nella recensione fattane da 'S a l v e m i n i in Arch. star. ital. 5* serio
XXV (1900), 165 ss., Petrucci messo in parallelo con Cesare e dice che Cesare
spicca s grandiosamente tra i piccoli tiranni contemporanei come Petrucci,
che come lui stavano a l d i l dogni morale, solo iperch egli, col padre dietro
di s. ebbe la forza di riuscire. Cesare, un mostro, ma un politico di primo
rango detto da K u r t B r e y s i g (Das erste Vierteljahrhundert europ. Politine
1- 3). F e s t e r invece ( Machiavelli 56) pensa : noi dobbiamo scendere se cer
chiamo dei sim ili a lui. Potremmo dire una traduzione di Cesare in tedesco del
secolo xvi lincendiario principe e marchese Alcibiade di Brandenburg-Kulm1,8eh. Banditi ami>edue: nientaltro ! . In una critica sfavorevole del libro di
S a b a t i n i , The life of Cesare Borgia, London 1912, F . L o n a r d in The W estm m ster
Rerie io CLXXVIII (1912), 58-77 qualifica Cesare come uno scellerato affatto
ininu*, u con doti speciali n interessante in modo particolare e contesta
manco le sue abilit come capo m ilitare (p. 75 ss.).
1 Esse provenivano certo da sifilide (cfr. la nota seguente) e saranno state
uno dei motivi che hanno indotto Cesare ad uscire per lo pi mascherato.
2 Jovius, Elogia vir. iUustr. (B asii 1575) 201-202; cfr. V e t t o r i , Viaggio
~4s. Cesare al pari di A. iSforza e G. della Rovere soffriva del morbus galliM (sifilide); vedi T h u a s n e II, 521, n. 1 e Ai. vi s 463. Si amm ette oggi gene
ralmente che il noto quadro di recente uscito dal palazzo Borghese e portato
a l arigi non di Raffaello, n un ritratto contemporaneo di Cesare. Se
condo Y r i a b t e A utour des Borgia 113. l'incisione in legno presso Giovio deriva
'bi un ritratto contemporanei : una copia del ritratto gi posseduto dal Giovio
s conserva nella galleria degli Uffizi. L Y b i a r t e pubblica 112-113 un ritratto
Cesare nella raccolta del conte Codronchi dImola e ravvisa in esso l effigie

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 1.

356

guito anche i suoi guerrieri e persino il suo boia Don Michelotto,


erano quasi esclusivamente spagnoli: con Alessandro VI parlava
dordinario spagnolo.1
Gi il disegno stesso di un matrimonio della sorella di Cesare
con uno Sforza aveva suscitato i!l dispetto di F erran te:2 presto
poi saggiunsero altre circostanze a intorbidare le relazioni tra
Roma e Napoili. Wladislao re di Ungheria aveva dichiarato non
obbligatorii i suoi sponsali con la figlia di Ferrante ; vera daspet
tarsi che il papa deciderebbe in questo senso.3 Che se gi questaf
fare privato preoccupava molto il re di Napoli, ci valeva a pi
ragione dei disegni ambiziosi di Lodovico il Moro. Questi si ado
perava in tutti i modi a cacciare dal trono ducale di Milano il
nepote Giangaleazzo cherasi tolto in isposa una nepote di Fer
rante. A tale intento Lodovico sperava come nella Francia cos
specialmente nel papa sul quale, grazie a suo fratello Ascanio
Sforza, egli poteva assaissimo. Non fa punto meraviglia che Fer
rante stesse ansiosamente aspettando quello che il suo secondogenito Federico di Aragona principe di Altamura, sarebbe per
ottenere a Roma. L 11 dicembre 1492 era costui arrivato col per
prestare obbedienza e per guadagnare il papa ad una lega.4 Il
C ardinal Giuliano della Rovere gli aveva apprestato nel suo pa
lazzo un sontuoso appartamento.6 Federigo prest obbedienza il
21 dicembre e il giorno di Natale ricevette dalle mani del papa una
spada benedetta. Il 10 geninaio 1493 egli lasci Roma senza aver

autentica di quel terribile uomo. P a s o l i n i II, 2 2 7 erroneamente e senza badare


alle osservazioni di L e r m o l i e f f ( Zeitschr. f. bild. K unst X, 102), fa gran conto
di un ritratto di Cesare attribuito (senza fondamento) al Giorgioue o al Pai
mezzano e che ora conservasi nella galleria di Forl, (riprodotto anche presso
S a b a t i n i , C. Borgia a p. 1 7 7 e presso C h l e d o w s k i . Rom I a p. J 6 S ) . Il sig. Dr.
V i s c h e b - M e b e a n di Basilea ebbe la cortesia di mandarmi una riproduzione di
un ritratto di Cesare rim asto Ano ad ora sconosciuto che conservasi nella Gal
leria Albani d i Urbino. Il Dr. V i s c h e r ravvisa in questo ritratto, che si scosta
da quello presso Y b i a b t e , 11 vero Cesare ; ritratti sim ili s'incontrano del resto
anche altrove neUUmbria, cos per es. uno in Pennabilli posseduto dal signor
Giovanni Bocchi. Gfr. K. Y i s c h e r -M e r i a n , hrenlese , B asel 1893, 1 5 0 s. Su un
figlio illegittim o di Cesare, Girolamo, che viveva ancora nel 1542 a Ferrara,
cfr. C . R i c c i , I l figlio di Cesare Borgia, in Rassegna contemporanea II (li> 0 0 >
Vossische Zeitung 1 9 1 0 , 2 1 gennaio, n. 35, 2 * B eil.

1 Bubokhak0t, iCultur is, 104.


Relazione dell'ambasciatore ferrarere presso G b e g o k o v it x s , L. B orgia 4S.
3 ofi-, larticolo di O v a r i - in Szzadok XXIV, 761 ss.
t B u b c h a b d i , Diarium II. 1 4 s., ( C e l a n i) I, 3 7 7 s. G e i g e b , B urcardus 9 - ss.
Ofr. anche N o t a b G i a c o m o 1 7 6 .
5
V. la ** relazione del Brognolo del 29 novembre 1492. A r c h i v i o G o n
zaga in Mantova.
2

Contesa per Cerveteri e Anguillara.

357

raggiunto lo scopo della sua m issione.1 Ad una lega inon era af


fatto il caso di pensare. Anche circa laffare degli sponsali il papa
non mostr alcuna condiscendenza2 e ci non pu far meraviglia
quando si pensi che proprio in quei giorni Alessandro VI aveva
avuto sentore di un brutto intrigo del re di Napoli contro lo Stato
della Chiesa.
Dopo la morte dInnocenzo V i l i Franceschetto Cibo infatti
erasi rifugiato in Firenze presso suo cognato Piero de Medici e
di l faceva pratiche onde vendere i possedimenti che aveva nel
territorio di Roma. Fin dal 3 settembre 1492 fu stipulata una con
venzione tra Ferrante e Piero de Medici, secondo la quale Vir
ginio Orsini diventava signore di Cerveteri e di Anguillara dietro
il pagamento di 40000 ducati.3 Era manifesto che Virginio Or
sini non poteva somministrare una tal somma se non con laiuto
del suo amico e protettore Ferrante. Alessandro VI rest somma
mente sorpreso di una tal vendita e decise di non soffrire a nessun
patto, che quelle terre importanti venissero nelle mani di lun
uomo, che a suo tempo aveva minacciato di gettare Innocenzo V ili
nel Tevere. Virginio Orsini, capitano generale napoletano, trovavasi in cos stretti rapporti con Napoli e anche con Firenze*, che
Alessandro VI vide a ragione in tutto questo maneggio, che ap
portava un considerevole aumento di forza al potentissimo barone
romano, la mano dei suoi vicini. Non cera punto bisogno dell'ec
citamento da parte di Lodovico il Moro e del cardinale Ascanio,
di cui Ferrante mosse lagnanze: il pericolo che adesso si venisse
formando nelle vicinanze di Roma una potenza simile a quella
dei prefetti di Vico, era troppo evidente.4 Allorch il papa ap
prese che le milizie di Virginio avevano gi occupato quelle citt,
protest in concistoro davanti ai cardinali, lagnandosi in parti
colare di Giuliano della Rovere, che aveva favorito il trapasso di
un territorio cos importante nelle mani di un nemico della Santa
Sede. Giuliano da sua parte rispose che la cosa non era tuttavia
1 Bcbchardi, D ia riu m II, 22 s., 26, 33 ss., (C ela si) I, 382 s., 38C s., 39^'s.
loc. cit. 97 ss., e la * lettera di un agente milanese (iSebastianus) In data
di Roma 14 gennaio 1493. A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o .
2 Pi tardi la decisione venne realmente sfavorevole a B eatrice, cfr. Mon.
Hung. hist. XXXIX, Budapest 1914; B e r s e v i c z y , Batrice d ' Aragon, P aris 1912.
La notizia degli atti concistoriali del 1497 ricordata <la E h s e s , Dokum. z. Gesch.
d ir E hescheidung Heinrichs V ili., Paderborn 1S93, 60, n. 1. dovrebbe riferirsi
al posteriore affare matrimoniale del re Ladislao, sul quale d informazioni
H p l e r , Barbara Markgrfin zu Brandenburg II, p r g 1867, 39.
3 G r e c o r o v i u s V II3, 313-314. G o t t l o b , Cam. ap. 2 2 7 ; T h u a s n e , D jem -Sultan
0 9 e Arch. d. Soc. Rom. X, 2 6 9 . T o m a s s b t t i , Campagna II, 5 2 6 .
*
Cfr. S i g i s m o n d o d e C o n t i II, 57. G u i c c i a r d i n i I, 1 e anche Ai eh. stor.
'tal. 3* Serie XIV, 390. Xella sua Storia di Firenze il G u i c c i a r d i n i dice (p. 99)
quelle terre dovettero essere un osso in gola del papa. Cfr. anche R euMoxt in Zeitschr. del iS y b e l XXIX, 322.
G e ig e r

358

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 1.

cos cattiva che se quelle citt fossero venute in potere di un


congiunto del cardinale Ascanio.1 Come nel conclave, cos anche
adesso Ascanio Sforza e Giuliano della Rovere stavano di fronte ;
questultimo poteva fare sicuro assegnamento su Napoli, su gli
Orsini e i Colonna. Ci non ostante credendo di dover temere per
la sua sicurt in Roma, sulla fine dellanno Giuliano and nel
forte .castello, che il celebre Sangallo avevagli costruito a Ostia.
Ferrante lod questo passo e diede assicurazioni al cardinale che
10 avrebbe protetto.3 In Ostia Giuliano ricevette la visita di Fe
derigo dAragona reduce da Roma e poco dopo anche quella di
Virginio Orsini, che gli promise tutto il suo appoggio. Linviato,
che ci riferisce, aggiunge che Ostia era ben fortificata sotto ogni
aspetto.4
La fortezza di Ostia era allora ritenuta per inespugnabile; essa
era signora delle foci del Tevere. Lesservisi trincerato Giuliano
costituiva una minaccia diretta contro il papa. Quanto questi ne
fosse preoccupato lo dimostra un fatto tramandato dallInfssura.
Un giorno, racconta costui, Alessandro VI fece una gita a Villa
Magliana. Allorch quivi giunto fu sparato un cannone per salu
tarlo, il papa cadde in tale spavento, che, sebbene ancora digiuno,
fece sollecitamente ritorno in Vaticano. Egli temeva una sorpresa
da parte degli aderenti di Giuliano, e pens che quel colpo fosse
11 segnale a ci convenuto.5
Come Alessandro VI fosse rassegnato a tutto, risulta dal fatto,
chegli fece allora fortificare Civitavecchia.6 E siccome anche al
trove neQlo Stato della Chiesa si manifestarono principii di disor
dini, ai quali secondo ogni apparenza non erano estranei Ferrante
e Piero de Medici, il papa propendeva per una lega difensiva con
Venezia proposta dal Cardinale Ascanio Sforza e da Lodovico
1 S i g i s m o n d o d e ' C o n t i I I , 55. Per indebolire l'influenza di A. S f o r z a .
G. della Rovere aveva segretamente favorito la nomina a cardinale di Juan
Borja ; v. * lettera del Boccaccio del 31 agosto 1492. A r c h i v i o d i S t a t o
i n M o d e n a ; con ci vien confermata l ipotesi di B k o s c h , Julius II. 53.

In ffss u ra

3 T r in c h e r

284

II

e
1,

T h u asn e

II,

6 2 2 s.

2 5 2 -2 5 3.

*
S i g i s m o n d o d e C o n t i I I . 50 e la * relazione di (Sebastianus da Roma
19 gennaio 1498 : * E1 S. Virginio stato ad Hostia e t dicto a l c a r i e che non
dubiti che per lu y vole m ettere il stato e t la vita, cosi dicono Colonesi. Se
terranno fermo cos anche il Re Ferrando Ostia non [tonno haver li a d v e r s a r i i
ben munita et fornita di tutto . A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o .
s I n f e s s u r a 2 8 4 . (Certo pel medesimo motivo il papa nel febbraio m o s s e
verso iS. Maria M aggiore accompagnato da gente armata. B t j r c h a r d i . Dia-

riu/m I I , 4 5 .
Spese pr m untione arcis Civitevetuae sono registrate il 2 1 ft1"
braio 1 4 9 3 in * Divera. Alex. VI.
Bullet. / . A r c h i v i o d i S t a t o
i n R o m a . Nel maggio del 1 4 9 3 le spese militari di Alessandro V I a m m o n
tavano la 2 6 3 8 3 ducati; vedi Hist. Jahrlt. V I . 4 4 4 (qui devesi leggere 1 4 0 3 e
non 1 4 9 2 ) , ( C h l a n i ) I , 4 0 1 . G e i g e r , Burcardus 1 0 5 s.

La leg a del 25 aprile 1493. Ferrante contro Alessandro VI.

359

Moro.1 Ferrante se ne impensier e mise in moto tutta la sua arte


diplomatica onde impedire una tale alleanza. Nel marzo del 1493
egli mand a Roma labate Rugio per appianare la contesa a causa
di Cerveteri e A nguillara;2 con lo stesso mandato partirono dei
messi anche per Firenze e Milano. Vanne fatta la proposta di
dare in isposa a Cesare Borgia, che voleva tornare1 al secolo, una
figlia del re di Napoli, e in seguito si tratt pure di un matrimonio
di Jofr, fratello minore di Cesare, con una principessa della casa
dAragona. Ferrante ader di buona voglia a questa proposta ed
attendeva con ansia la conclusione di tale negozio, ma ogni cosa
and a m onte,3 ed assai probabile che ci avvenisse per le mene
di Ascanio. Ferrante se ne lament aspramente e scrisse che il
papa dovesse pensare che noi non siamo ragazzi da lasciarci
menar pel naso da lui . In pari tempo trattava attivamente con
Giuliano della Rovere e radunava milizie negli Abruzzi.4
La temuta lega di Alessandro con Venezia e Milano fu pra
condotta a termine. Il 25 aprile 1493 venne pubblicata in Roma
la nuova lega alla quale partecipavano anche Siena, Ferrara e
Mantova; Milano e Venezia si obbligarono di spedire incontanente
al papa alcune centinaia di soldati in aiuto contro Virginio
OrsilnjiL5
Intanto il cardinale Giuliano della Rovere rimaneva sempre in
Ostia ed un inviato milanese riferiva il 7 marzo 1493, che il
cardinale non lasciava mai il castello senza munirsi di una forte
scorta.6

1 S i g i s m o n d o d e C o n t i II, 5T.
2 Sulla sua m issione efr. le relazioni dellambasciatore fiorentino \ alori
ilei marzo 1193 presso T h i t a s k e , B u r c h a r d i , D iari urti I I , 637, 639 e di B arto
lomeo di Bracciano a Virginio Orsini della fine daprile, presso B ottard, L e ttre s
de Rome 324 s.
* T r i n c h e r II 1, 317 s., 320 s., 325 s., 330, 388, 343, 344 s., 848, 351, 355 s. ;
O r e g o b o v it js VII' 316 e la relazione fiorentina presso Y r i a r t e , Cesar li. II,
322-323. Jofr fu da principio destinato allo stato sacerdotale; questa circo
stanza finora ignorata risulta dal * documento tratto dallA r c h i v i o s e g r e t o
p o n t i f i c i o , che pubblico in App. al n. 19.
* T r i n c h e r II 1, 860, 369 s., 382; R e u m o n t III 1, 209.
0
I n f e s s u r a 284-285. B u r c h a r d i , D iarium II, 67 s., ( C e l a n i ) I, 417. Arch.
Xapolit. iv, 774, 776-777. T h u a s n e . Djem -Sultan 302. S i g i s m o n d o d e C o n t i
II. 58. U n * breve a G. Sforza, in data 22 aprile 1493, ordina a l medesimo di
fare una processione solenne in ringraziamento della conclusione della lega.
A r c h i v i o d i { S t a t o i n F i r e n z e . Vrj. eccl. Nel medesimo giorno fu
rono inviati dei brevi ai governatori di Perugia, Todi ecc. collordine di pub
blicare la lega. A l doge fu annunziata la pubblicazione ai 25 di aprile : il * breve
comincia con le parole: Quod felix faustum que div. 3lta* esse velit, hode etc.
A r c h i v i o di S t a t o in V e n e z i a .
8 ** Relazione d i IStefano Taberna in data di Roma 7 marzo 1493. A rc h i v i o di S t a t o i n M i l a n o .

360

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 1.

In seguito Giuliano si consult con Ferrante circa quale altro


luogo sicuro si potesse ritirare. Nel medesimo tempo il re di Na
poli istigava in tutti i modi gli altri cardinali alleati di Giuliano
e che avversavano il disegno del papa di venire alla nomina di
nuovi cardinali. Nel giugno fece loro pervenire in tutta segre
tezza la notizia, che le sue truppe erano pronte a sostenerli con le
armi contro il papa.1 Verso il medesimo tempo Ferrante indirizz
ad Antonio dAlessandro, suo legato alla corte di Spagna, una let
tera concepita nei termini pi appassionati, nella quale si studiava
di provare la sua innocenza e di presentare il papa siccome il vero
perturbatore della pace dicendo che tutta la sua politica consisteva
nel suscitare contese e scandali in Italia e che con la nomina dei
cardinali non mirava ad altro che a far denari onde servirsene
contro Napoli. Da ultimo il papa viene attaccato anche personal
mente. Alessandro VI, scrive Ferrante, mena una tal vita, chegli
da tutti abborrito, e ci senza alcun riguardo alla Sede che oc
cupa; non daltro sollecito che dinnalzare a diritto e a torto i
suoi figlioli; a questo mirano tutti i suoi pensieri. Egli vuole la
guerra : fin dagli inizi del suo pontificato non mi ha procurato che
male. Roma ribocca pi di soldati che di preti; tutti i pensieri del
papa sono rivolti unicamente alla guerra e alla nostra rovina. Si
mile il caso di coloro che consigliano il papa (gli Sforza), n ad
altro pensano che a tiranneggiare il papato, per farne poi, dopo
la morte dellattuale possessore, quello che loro talenta. Roma di
venter un accampamento, specie per i M ilanesi.2
Passarono solo p o c h i mesi ed ecco Ferrante entrare in intimi
rapporti con quel papa tanto gravemente da lui accusato! Non
p u soggiacere a dubbio alcuno c h e le accuse sul tenore di vita di
Alessandro VI fossero giustificate. Proprio allora egli ne dette una
p r o v a . Il 12 giugno 1493 vennero celebrate in Vaticano alla p r e
s e n z a del papa e con pompa s t r a o r d in a r ia le nozze di L u c r e z ia
Borgia con Giovanni Sforza di Pesaro. Al banchetto nuziale si vide
Alessandro VI con dodici cardinali s e d u t i alternativamente a lato

II, 1 , 3 G 9 s ., 3 8 3 ; 2 , 4 8 s . , 5 0 . 5 1 , 0 9 s .
II, 41-48. I>a lettera, dice R e u m o .n t (H ist. Zeitgchr. XXIX, 337).
un atto di accusa contro il papato, specialmente contro A l e s s a n d r o VI.
Se si considera come tre mesi prima il re si fosse tanto adoperato ]>er com
binare un parentado precisamente con questo papa, e c o m e egli in seguito lo
mettesse realmente ad effetto, non si annetter alcun peso ai motivi morali
deiraccusa, ma q u e s t o scritto ha una d o l o r o s a importanza come documento
S t o r i c o della decadenza dell'autorit morale sulla fine del secolo d e c i m o q u i n t o .
Il re fece bene il calcolo che la Curia era piena di Spagnoli, i quali non mi'
lavano che al proprio interesse e facilmente potevano danneggiarlo presso i
loro sovrani ; cosi egli cerc di prevenirli con una descrizione delle cose r0
mane . Il datario Giov. Lopez prese a difendere il papa contro le accuse di
Ferrante ; v. lio let. d. Aoad. d. M adrid 1885, p. 438 s.
i T r in c h e r

= T r in c h e r

Ferdinando il cattolico e Alessandro VI.

361

delle dame presenti, fra le quali la famigerata Giulia Farnese.


>Da ultimo, racconta linviato di Ferrara, le dame danzarono, e
come intermezzo venne recitata una bella commedia con molto
canto e musica. Il papa e tutti gli altri erano presenti. Che debbo
dire di pi? Questa lettera non avrebbe mai fine. Cos passarono
tutta la notte; se bene o male, giudichi Vostra Sign oria.1
Subito dopo questa festa giunse in Roma linviato di Ferdi
nando il cattolico, Diego Lopez de Haro, per prestare lobbedienza.
Secondo lInfessura, il Lopez in questatto (19 giugno 1493) di
chiar il malcontento del suo re, sempre in lotta con glinfedeli,
per il turbamento della pace in Italia e per laccoglienza fatta ai
Marrani (Giudei occulti) in Roma, donde sarebbe stato dovere cac
ciarli. A ci, stando al suddetto cronista, si un anche la domanda,
che il papa rilasciasse al re per la sua guerra contro glinfedeli il
sopravanzo di prebende spagnuole, che fruttassero oltre cento
ducati, altrimenti egli saprebbe procacciarsi da s questo denaro.
Linviato avrebbe inoltre elevato lamento sulla simonia dominante
in Roma ed esortato il papa a non conferir a nessuno pi dun
beneficio curato. Altre proposte fatte dallambasciatore riguar
danti anchesse la riforma ecclesiastica dice lInfessura le
passo sotto silemzio.2 Giovanni Burcardo che invece fu presente
in persona a quelludienza, non sa nulla di tutto questo. Siccome
in s poco verosimile che si sia contenuto cos un inviato per
lobbedienza, la relazione dello scrivano del senato romano va
-'Oggetta a legittimi dubbi.3 molto pi probabile la notizia
dello storico spagnuolo Zurita, che il Lopez abbia dichiarato che
! suo re considerava come suoi propri glinteressi di Napoli e
della casa aragonese. 4
1 Diario del

2 1 s. B u r c k a b d i IAber no
(per la critica di esso vedi R a t t i
1 1 6 6 s., P i e p e r 9 e | S a b a t i n i , ( . Borgia 0 1 ss.). G r e g o r o v i u s . L. Horgia off
Append. n. 1 0 ; ibid. n. il il contratto nuziale del 2 iebbraio 1 4 9 3 (cfir. > F e li ' i a \ o e l i . Episodio S s . ) . Cfr. A l l e g r e t t i 8 2 7 ; A rdi. stor. Lomb. 1 8 7 5 , 1 8 0 ;
P e l i c i a n g e u , I h episodio del nepotism o Borgiftno. I l nuitriwionio d i L 11-

lani m

(C e la s i)

B urcardo

X. 4 4 3 - 4 4 4 .

pubblicato dal
In fe s s u r a

P ie p e r

287

''ri zia Borgia con G iovanni S fo rza , signore d i Pesaro, Torino 1 9 0 1 (cfr. in
Proposito V e r g a in A rd i. stor. Lom b. 3* 'Serie X VII [ 1 9 0 2 ] , 1 7 2 ss.) ; Luzio,
'tabella d 'E ste e i Borgia XLI, 4 7 8 s. ; X LII, 1 1 9 ss. ; A. B o ssi, L a ven u ta d i
L; Borgia a Perugia n e l 1!,95, P erugia >1875. Privilegi spirituali ottenne la
giovane coppia con una * bolla del 2 9 maggio 1 4 9 4 . A r c h i v i o d i ( S t a t o
1 n F i r e n z e , Urb. eccl.
I x fessura 288.

(H

efele

Diario d i B u r c a r d o
tar,n (Celasi) i, 447.

2 6 7 s s .) .
e d ito

da

P ie p e r

9 -1 0 ,

2 7 -2 8 .

B urckardi

Li ber no

V . 2 G -2 7 . H j f l e r . K. de Borgia G l ( d o v e v i e n e scambiato B u b con I I n f e s s u r a ) . R o s s b a c h , C arvajal 3 3 s. i S c h n i t z e r (Z u r Mescli.


Alex, v i . i i ) crede di potere rettificare la nostra esposizione, ma cade vittima
'*
e r r o r e : Pastor ( 3 1 6 ) dubita della r e l a z i o n e di I n f e s s u r a e pensa che
Giovanni Burcardo, il quale a differenza dellInfessura fu presente di persona
a 'l u e l l u d i e n z a , nulla sappia d i tutto ci. E p p u r e l a relazione d I n f e s s u r a s i
1 Z u r ita

c ardo

362

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 1.

Per questa dichiarazione deHambasciatore spagnolo, Ferrante,


come ben sintende, prov la massima gioia ; 1 non silluse per da
raion vedere come si richiedessero altri grandi sforzi onde mandare
a vuoto il disegno di Lodovico Moro, che mirava a fare avere lin
vestitura papale di Napoli al re di Francia per mezzo di suo fra
tello, (il cardinale Ascanio.2 Per ovviare a questo pericolo il re di
Napoli spieg unattivit febbrile. Subito nella seconda met di
giugno sped a Roma il ,suo secondogenito Federigo di Altamura
per appianare la contesa a causa di Anguillara e per distogliere
il papa dalla lega. A tal fine non vennero risparmiate minacce.
Federigo si mise daccordo con i cardinali dellopposizione, spe
cialmente con Giuliano della Rovere, mentre Alfonso di Calabria
si present minaccioso con le sue milizie sui confini dello Stato
della Chiesa. Questi provvedimenti non ebbero tuttavia in sulle
prime altro effetto, che di accrescere ancor pi lautorit di Asca
nio Sforza.3 Ferrante perci decise di tentare unaltra via. Fede
rigo, che in Ostia faceva gi pratiche coi cardinali dellopposi
zione, Giuliano della Rovere, Savelli e Colonna, ricevette il
mandato di tornarsene a Roma, di comporre ad ogni costo le que
stioni degli Orsini, di promettere il sollecito pagamento del tributo
dellinvestitura e di combinare un parentado coi Borgia prima an
cora che giungesse a Roma lambasciatore francese Perron de
Baschi. Lidea del matrimonio di Jofr Borgia venne di nuovo
ripresa ; egli avrebbe sposato una figlia naturale del duca Alfonso
di Calabria, di nome Sancia e avrebbe ricevuto per dote il prin
cipato di Squillaee e la contea di Coriata ; questo parentado doveva
tenersi segreto fino a N atale.4 Nel medesimo tempo l a m b a s c i a t o r e
spagnolo propose il matrimonio di Juan Borgia, secondo duca d
Gandia, con Maria, figliuola dello zio del re Ferdinando.5
Come mai avrebbe potuto Alessandro VI resistere a s lusin
ghiere prospettive per la grandezza dei suoi? Egli accett tanto
pi volentieri queste proposte, in quanto che proprio in quel tempo
i suoi alleati Venezia e Milano assunsero un contegno, che lespo
neva al pericolo di trovarsi isolato.6 Ora non rimaneva altro che
trova in B u r o h a r d - T h i ' a s n e II. 80-81 . In T h u a s n e si trova in T e a lt la
relazione d Infessura, perch T h u a s n e colm la lacuna nel testo di B u r c a r d o .
che aveva a sua fonte, col pezzo preso da Infessura. come Schnitzer poteva
trovare messo in chiaro presso P i e p e r (loc. cit.). Burcardo poi in realt nulla
sa delle cose narrate da Infessura. Il vero testo su questa udienza fu P u l ,
blicato per primo da P i e p e r (loc. cit.) poi da C e l a n i (loc. cit.).
i T r i n c h e r II 2, 77.
a Z u r i t a V, 27.
a T r i n c h e r II 2. 72, 79 s 84, 86.
*
T r i n c h e r II 2, 113 s 121 s . , 129 s . , 135 s . , 141 s . e ** relazione di
anonimo in data di Roma 1X5 agosto 1493. A r c h i v i o d i S t a t o i n M i 1 a n 11
H c f l e r , R odrigo de B orja 62-63.

C i p o l i -a 0 7 8 .

Riconciliazione di Ferrante con Alessandro VI.

regolare le questioni con Virginio Orsini e Giuliano della Rovere.


Solo dopo lunghe riluttanze il primo si decise a pagare al papa
35.000 ducati ricevendone in compenso linvestitura dei feudi di
Cerveteri e di Anguillara. In pari tempo doveva aver luogo anche
la riconciliazione tra Giuliano della Rovere e Alessandro VI. Il
24 luglio Virginio Orsini venne a Roma col Cardinal Giuliano ed
entrambi pranzarono dal papa. Il 1 agosto Federigo pot annun
ziare a suo padre, che il papa aveva sottoscritto gli articoli del
laccordo.1 Il 2 agosto (il duca di Gandia, teneramente amato dal
papa, dopo essere stato ricolmato di ricchissimi doni, faceva il
suo viaggio di iiozze alla volta della Spagna.2

In fessu ra

292.

T h u a sn e

II, 541 s.

T r in c h e r

II 2, 196. La pretesa

che A. iSforza dovesse andarsene dal Vaticano, era stata da ultimo abbando
da parte di Federigo e di Giuliano della Rovere; vedi T r i n c h e r II 2,
1^9 s. B r o s c i i 53. Arch. star. tal. 3* Serie XVI, 392-393. Il secondo terzo
del denaro per linvestitura napoletana fu pagato alla Camera apostolica il
3 1 agosto ,1498 con 10 $23 V 4 di fiorini camerali. G o t t l o b , Cam. ap. 233.
2 Alessandro VI non lasci mancare severe esortazioni a buona vita, ma
il giovane nepote m ise dietro le spalle i buoni consigli. iCtfr. inoltre H o f l e r
(Hodrigo de Borja 62 s.) anche i Documentos ineditos de Alejandro V I in Solucioncs catlicas I (Valencia 1893), 85 s non che \ S a n c h i s y S i v e r a 22 ss., 10 ss.,
13 ss. (lettera di rimprovero del papa del 30 novembre 1493 ; ibid. 48 ss. anche
u n a lettera piena di rimproveri, di Cesare al fratello del 30 novembre 141)3 ;
I> 59 s. lettera d i Alessandro VI a Juan del 18 aprile 1494 con biasimo per le
sue enormi spese ; p. 92 s. nuova lettera del papa del 28 maggio 1494 sulla vita
s u n t u o s a di Juan). Se I S a n c h i s y i S i v e r a (p. 44 e 60) dalle esortazioni di A les
sandro VI ad una vita onesta trae la conclusione que son infame* calwmnias
lo* desrdenes que se atribugen a Alejandro VI, la conclusione del canonico
valenciano tenero della fam a del suo compatriota per troppo ingenua. D i le t
tere di scusa dirette dal duca di IGandia ad Alessandro V I, finora era cono
sciuta solamente quella del 6 settembre 1494 ( E l A rchilo V II, 128 ss. ; S a n c j h i s
v . S i v e r a 104 ss.). Tre altre inedite ho trovate originali nellA t c h i v i o
s eS r e t o p o n t i f i c i o (Ardi, di Castello Arm. X V , caps. X II, n. 5). ,N ella
* prima, risposta a una lettera del papa da V iterbo 29 tottobre 1493, in data
di dandya a IV de decembre [/, }].), il duca si difende contro il rimprovero
lei tutto infondato, chegli non abbia consumato il matrimonio con Maria En
riquez: il su o matrimonio m olto felice; poi e g li descrive l onorevole acco
glienza incontrata in Valencia e Gandia. Nella seconda * lettera, data Valentia
a 26 de febrero [l.'i]9J,, il duca (risponde a una lettera del papa del 6 gennaio
e nega daver fatto spese non necessarie ; se verr a Roma, la moglie non potr
accompagnarlo perch sta prcnyada e posarla en carni/ serpa grandissimo periti
n a ta

per ser persona moli d elicada ]i encora restar la casa suga sens ella serya dan
lvr que sols la ombra sua soplira a la absentiu maya. V. poi in App. 56, 21 il
tenore della terza lettera, del 4 ottobre 1494. In ,El Archivo VII, 88 s.. la
lettera di Alessandro VI del 31 luglio 1493 a l figlio coi buoni avvertimenti
datigli nel viaggio (cfr. Woodward, Borgia 41: The best side .of tlie uomo

eornaleseo come out in tliis intim ate adviee of Rodrigo Borgia lo th sevenengear-old Duke of Gandia) e le istruzioni, stessa data, per la sua con
dotta finch fosse in Spagna. Al pi presto alla fine dagosto 1493 ebl>e
lugo in Barcellona, dove Juan giunse il 24 agosto, il matrimonio con (Maria

364

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 1.

Pochi giorni dopo giunse in Roma Perron de Baschi per do


mandare linvestitura di Napoli a favore di Carlo V ili! Il papa
rispose in termini del tutto generici. In simil guisa si espresse
Alessandro anche in una udienza privata. Il 9 di agosto lamba
sciatore francese dovette fare ritorno in Francia senza aver nulla
ottenuto.1
Ferrante si abbandon alla speranza che la temuta bufera
fosse ormai passata e giubilante scrisse ai suoi ambasciatori di
Francia in questi termini : quando Perron de Baschi sar tornato
in Francia, si lascieranno cost da banda molte idee e si dissipe
ranno molte illusioni; state di buon animo, che tra me e il papa
regna la maggiore arm onia.2 Il 17 agosto fu steso il documento
dinvestitura di Virginio Orsini ; il giorno innanzi erasi celebrato
per procura il matrimonio tra Jofr Borgia e Sancia, figlia di
Alfonso di Calabria.3 Laccomodamento riguardo a Cerveteri e
Anguillara fu da Alessandro VI annunziato a Lodovico il Moro
il 21 agosto.4 Otto giorni prima un inviato milanese aveva rife
rito al suo governo : Molti vogliono dire chel papa da poi chel
papa non ha pi ingegno soleva havere. A me pare chel ne habia
anchora pi che da poi chel era papa e capellano del Re ha saputo
fare una liga con la quale da secore [ d sicuramente] da sospi
rare al Re. Ha saputo maritare sua figlia in casa Sforzescha in
uno Sre chi ha 12 mila due. dintrata lanno senza el poldo che li
da il duaa di Milano. Ha saputo tochare dal S. Virginio [35,000]
due. et factolo venire piacevole et ha saputo cum la r e p u ta tio n e
de questa liga condurre e l Re ad aparentare cum lui eit darli un
tal stato con tal conditione per el figliolo. Non so se queste siano
cose da homo chi non habia cervelo et ultimamente vole lui v iv e r e
et godersi el papato in pace et quiete. Riguardo al cardinale
Ascanio Sforza il relatore di parere, che non perder il suo
Enriquez (cfr. L rzio . Isabella dE ste e i B orgia XLI, 4 8 0 3 . ) . Il figlio G i o v a n n i
nato da questo matrimonio forse nel 1494, terzo duca di Gandia, fu il padre
di S.'Francesco Borgia. V. anche .1Ion. hist. Soc. lesti 230 ss., 235 ss.
1 * Lettere di- (A. Sforza a Lod. Moro da Roma 11 e 13 agosto 1493. A rc h i v i o d i . S t a t o i n M i l a n o . D e l a b o r d f . 2 8 3 conosce solo la seconda d i
queste lettere : la prima, una copia posteriore, sta del resto per errore in Cart.
gcn. 1492 Agosto.
2 T r i n c h e r II 2, 205.
s Relazione fiorentina presso T h t t a s n e II. 641 s. Cfr. (Saitchis t .S i v e r a in
o ltre ai documenti d e l l ' A r c h i v i o O r s i n i citati da G r e g o r o v i t j s IV, 70,
n. 91, cfr. * R egest. 869, f. 88 e 90, (kit. R otnae 1493 sexto (lee. Cal. Sept. A" 1".
Nel medesimo giorno (17 agosto) V. Orsini fu prosciolto da tutte le censure,
la relativa * bolla. C onsuetam 8 edis Apce clem entiam , ibid. f. 08. A r c h i v i o
segretopontificio.
E xem p lu m brevi ap. Jo. Galeacio duci M ediolani et Lud. Moro duci IIU'1!Copia nellA r c h i v i o d i i S t a t o i n M i l a n o (erroneamente sotto 1 anno
1496).

La creazione di cardinali del 20 settembre 1493.

3(55

posto, malgrado il favore, che ora gode .Giuliano della Rovere.1


Altrimenti per andarono le cose, poich anzi limmediata conse
guenza della riconciliazione del papa con Ferrante, Giuliano e
gli Orsini fu la temporanea rovina del cardinale Ascanio fino al
lora onnipotente, il quale dovette allontanarsi dal palazzo pon
tifcio. 2
I
rapporti di Alessandro VI con Ferrante eransi per subito
dopo quella riconciliazione intorbidati, poi di nuovo avevano mi
gliorato, per poi intorbidarsi da capo. Certo ad ogni modo che
Ferrante dovette rimanere spiacente quando nella creazione dei
cardinali seguita il 20 settembre 1493 furono tenute in conside
razione tutte le potenze importanti, ad eccezione di N apoli.3
Per Raimondi Peraudi erasi interessato Massimiliano dAu
stria, per Giovanni Villier de la Groslaye Carlo V ili, per Bernar
dino Lopez de Carvajal Ferdinando di Spagna. LInghilterra ebbe
allora un cardinale nella persona di Giovanni Morton, arcivescovo
di Canterbury, Venezia in Domenico Grimani, teologo insigne e
che aveva buon gusto per larte, Milano in Bernardino Lunati,
Roma in Alessandro Farnese (fino allora tesoriere generale) e
Giuliano Cesarini, Ferrara in Ippolito dEste. In favore deMarcivescovo di Cracovia, Federigo Casimiro, erano intervenuti i re
Waldislao di Ungheria e Alberto di Polonia. Ai sunnominati Ales
sandro VI aggiunse di motu proprio Cesare B orgia4 e Giovanni
Antonio Sangiorgio vescovo di Alessandria, esimio per scienza
giuridica e per integrit di v ita .5
1 Relazione di un anonimo in data di Roma 13 agosto 1493 (erroneamente
sotto lanno 14i93). A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o .
2 D i ci parlano due * relazioni pur troppo mezzo lacere di un anonimo
'la Roma, in data 26 agosto 1493 (poste per errore sotto lanno 1492), nell'A rcb i v i o di S t a t o i n M i l a n o .
5
T r i n c h e r II 2, 208, 211, 221, 233, 235, 241, 244, 260, 271. 280, 309 s.
S ig is m o n d o d e C o n t i II, Gl. S e n a r e g a 534. A m - e g r e t t i 827. Sulla creazione
del 20 settembre ( R o s s b a o h , C arvajal 36, assegna erroneamente il 20 agosto,
C a b d e l l a 249 il 21) 1493 v. * A cta conti* t. f. 3 ( A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e ) :
secondo la medesima fon te V assignalw titu lo ru m ebbe luogo il 23 settem bn.
Ofr. anche la * relazione di iS t . Taberna del 24 settembre 1493. A r c h i v i o d i
S t a t o i n M i l a n o . Con ci si accorda pure una * relazione dellagente
mantovano Brognolo in data d i Roma 23 settembre 1493. Il m e d e s i m o agente
ai 24 di giugno aveva riferito che la creazione dei cardinali era stata differita.
Entrambe queste * relazioni nellA r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .
4
La lettera autografa di congratulazione del duca di Gandia a Cesare
in data di Valencia 13 ottobre [1493], in A rch. d i Castello A rni. X V , oaps.
n. 5, p. 6; ibid. una lettera del duca di Gandia ad Alessandro VI, da
' alencia 9 novembre 1493, con cui il duca rende grazie per la nomina del
fratello a cardinale e per un dono in denaro. A r c h i v i o s e g r e t o p o n
tificio.
i

mani p / * ^ i a c n i u s III, 167 ss. ; D e n o e l , Palazzo di Venezia 92 s. su D. GriGrima .reiara una monografia su questo cardinale P . P a s c h i n i . R itratti d i
11 presso L t t d w ig e M o l m e n t i , Carpaccio 142. Un suo medaglione presso

366

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 1.

La prima creazione cardinalizia di Alessandro avvenne seb


bene dei 21 membri del Sacro Collegio presenti a Roma non meno
di 10, fra .i quali Giuliano della Rovere, vi si opponessero a tutta
oltranza.1 Del resto anche da questa parte non poteva contestarsi
che nella creazione fossero state contemplate le diverse nazioni e
che fra i nuovi cardinali si trovassero parecchi uomini degni e va
len ti.2 Merita biasimo l innalzamento del quindicenne Ippolito
dEste e di Cesare Borgia, molto pi adatto a fare il soldato che il
prete.3 Circa la nomina di Alessandro Farnese, Sigismondo de
Storia di Venezia II4, 255. Il breviario del (rimani li fama m o n
diale, ora nella Biblioteca di S. Marco a Venezia, fu edito in riproduzione
fotografica da S c a t o d b V b i e s e (S. M o r p u r g o , Leida e Lipsia 1903-10. Il m e s
sale del cardinale Ippolito dEste, una delle pi splendide creazioni d e l l a
miniatura italiana, ora nellU n i v e r s i t a r i a d i I n n s b r u c k ; v e d i
M o'L m e n t i

W ic k h o f f ,

Vcrzeich(iris der illuminierten Ilandschriften in Oesterrdch

I,

Leipzig 1MJ5, 132 s. (Sulle vane premure di Firenze jier ottenere in questa c r e a
zione cardinalizia un altro cardinale fiorentino, cfr. (G. B. I i c o t t i , A n ed d o ti
PoHziancschi, Modena 1914, 13-21. Piero de- .Medici propose al papa tre nomi,
fra cui Angelo" Poliziano. Sul Lunati, il cui splendido sepolcro in (S. M a r i a
del Popolo, cfr. L A rte X (1907), 203 s. ; I i c o t t i loc. cit. 15 s. Sul sepolcro
recentemente ritrovato del Morton v. Arch. dell'arte IV, 310. Una lettera di
ringraziamento di Beatrice regina dUngheria al papa in data Strigonii 24 no
vembre 1493, in Arch. di Castello, Arni. X V , caps. X II , n. 1, A r c h i v i o s e
greto pontificio.
1 Vedi le relazioni di G. L. Catanei presso Ltrzio, Isabella d'Este e i Borgia
XLII, 4J.7 ss.
2 S i g i s m o n d o d e C o n t i II, G1-G2. O i a o o n t u s 1. c . C f r . B a t t i II, 2 5 8 . Busch,
England I, 3 8 7 . G s e g o r o v i u s V II3 3 3 0 . Quanto dice S i g i s m o n d o circa la n o m in a
del Peraudi vien confermato dagli * Acta consist., dove del Peraudi dicesi
espressamente: instante s. Romanor. imperatore. Secondo la medesima fonte va
corretto S c h n e t d e r , Peraudi 3 3 : quivi la consegna del cappello cardinalizio ni
Peraudi viene assegnata al giorno 2 1 aprile 1 4 9 4 . (Cfr. anche ArclUv. /. GescliK iirnthem XV, 2 8 ) . N egli * Acta consist. per s i dice che il Peraudi giunse in
Roma il 2 2 aprile 1 4 9 4 e che nel giorno appresso fu ricevuto in c o n c is t o r o .
La ragione per cui al Cardinal Peraudi e al suo collega polacco non fu spedito
il cappello rosso, rilevasi da una * lettera di A . Sforza, datata da Orvieto 2b

novembre 1 4 9 3 . nella quale parlandosi dellintenzione del papa si dice *


questi dui cardinali per desiderio di haver il cappello procurasseno che q u e lli
signori mandasseno la obedientia et per honorarla venesseno cum epsa ad pi'
gliar il capello. A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o .
s Cesare ricevette gli ordini minori e il suddiaconato il 26 marzo 14W
insieme con Juan Borgia ( B u r c h a r d i Diarium II. 99). Non ricevette mal H
presbiterato. Per l'avversione di (Cesare allo stato ecclesiastico, al quale fu
costretto, cfr. le sue dichiarazioni riferite da Z u r i t a (III, c. 28) ; vedi W ood
w a r d , C. Borgia 116 s. Una bolla del 19 settembre 1493 pubblicata da L. ' K
l i e b in Mi. darchol, et d iti st. XXVI (190G), 321-323 e da iC e l a n i in Bubckakiu
Liber notarum I, 562, dichiara Cesare figlio legittim o di Domenico dArlgnan
e di Vannozza de Catanei-3. In una seconda bolla, colla stessa data, pubblica^1
per il primo da W o o d w a r d in Tlie English liistor. Revieic X X III (1908),
734 e poi d i nuovo, insieme alla prima, nel suo C. Borgia 406-410, A l e s s a n d r o
lo dichiara figlio suo ; cfr. ibid. 44-47. W o o d w a r d pensa che la prima bolla co ^
notizia falsa sia stata presentata ai cardinali il 20 settembre per induih
consentire sulla sua origine affermando la sua nascita legittim a, mentre l;l

L a creazione di card in ali del 20 settembre 1493.

367

Conti osserva, chessa avvenne ad istanza dei Romani; non v


tuttavia alcun dubbio che passassero illecite relazioni tra Ales
sandro VI e la sorella del Farnese, Giulia la bella, e che queste
abbiano in ogni caso influito sulla nomina di Alessandro. Queste
relazioni erano pubbliche e tornavano giustamente di scandalo a
molti non soltanto in Roma, ma anche fuori dItalia. Il Cardinal
Farnese per seppe poi giustificare la sua promozione addimo
strandosi valente in maniera insigne.1
La creazione cardinalizia del 20 settembre 1493, che tanto ras
sod la potenza di Alessandro VI, fu un colpo tremendo per i car
dinali dellopposizione. Mentre lo scaltro Ferrante nascondeva per

-nuda bolla non ufficialmente prodotta aveva lo scopo di difendere contro even
tuali future eccezioni la nomina gi avvenuta mediante la dispensa dalla macchia
ili illegittim i natali. C'ir, anche ILuzio, Isab. dF ste e i Borgia XLI, 481.
i Giudizio di R e u m o n t I I I 1, 267. iL I n f e s s u b a , il quale per in modo a f
fatto partigiano presenta tutta la creazione del 20 settembre 1493 come una
I*-culazione finanziaria, chiama Giulia (p. 293) concubina di Alessandro, si
milmente il libello del M a t a r a z z o 4 e S a n n a z a r o , Epigr. 1 ( Opera 159). Anche
Ut; aca r d o sotto il 12 giugno 1493 nella relazione, che manca in T h u a s n e , sulle
nozze di Lucrezia Borgia, ora ,in G e l a n i I , 444. scrive: Juli<v de Farne noi, con
cubina papae. Cfr. I * ie p e r , Burchards Tagebuch 10, 22. Molto di pi prova una
lettera di Alessandro (VI a Lucrezia Borgia del 24 luglio 1494 nella quale egli
- 'Prime il suo dispiacere per la partenza di G iulia: U g o l i n i I I , 521-522; ogni
altro dubbio circa le illecite relazioni di Alessandro con la bella Giulia, le quali
ilei resto risalgono al tempo del suo cardinalato, vien tolto dalle lettere di L. Pucci
ilei 23 e 24 dicembre 14&3, pubblicate da G r e g o r o v i u s . Lucrezia Borgia, Append.
n. 11. Cfr. anche il * dispaccio di Brognolo in Appen. n. 30 ; e L p i n o i s 397 ti.
e specialmente [vien tolto ogni dubbio] dalla * lettera da me recentemente scoferta di Giulia ad Alessandro VI del 10 giugno 1494 e dalla * lettera del papa
a Giulia della fine di giugno del 1494, testo in App. 56, 6 e 10 ( A r c h i v i o
s e g r e t o p o n t i f i c i o ) . La voce di questa scandalosa relazione si fece
sentire fino in Germania, vedi G r e g o r o v i u s V I P 328 e pi tardi fu cre
duta st universalm ente (cfr. la notizia presso S a n u t o XXXVI, 111 sulla
morte di Giulia nel marzo del 1524), e C e l a n i , B t j r c k a r d i Liber notarum I ,
306), che a Paolo III fu pubblicamente rimproverato il modo con cui era giunto
**1 cardinalato : v. la lettera in R ivista cristiana II, 261 e la relazione di Antonio
s "riano presso A x b r i VI 3, 314. 'Cfr. anche S a i-z a , I Farnesi al tribunale di
g estro Pasquino, in G-iorn. (or. d. lett. ital. X L III (1904), 198 ss. Alessandro
l'arnese (nato nel 1408 ; se a Viterbo, rimane dubbio; vedi P i n z i IV, 333), di
scepolo di P . Leto, era stato nominato da Innocenzo V i l i protonotario aposto
lico e vescovo di Montefiascone e iCorneto. Alessandro VI subito dopo la sua
elezione lo fece tesoriere generale; vedi G o t t l o b . Cam. ap. 21, 87, 2*5. Su di
lui cfr. anch F. d e i N a v e n n e , Les origines du Palais Famse Rome, in Revue
'le Deux Mondes, 4* Priode CXXXI (1895), 386 ss. N el luogo sopra citato
1 I^ fessu ra parlando della creazione cardinalizia del settembre del 1493 dice
inoltre : in eorum creatione con-senserunt tantum septem eardinales, reli-qui dislenserunt. M a r i a n a . H ist. Hisp. c. 26 riferisce invece: Contraiticere nemo carMnalium, cum quibus rem emnmunicavit, ausus est. Per le feste celebrate in
^rrara in occasione della promozione dIppolito vedi * C a I /E F F in i f. 312; in
Cod.
della B i b l i o t e c a C h i g i i n R o m a .

3 6

L ib ro I I . Alessandro V I. 1492-1503. C apitolo 1.

quanto gli era possibile il suo cruccio e sperava neHavvenire,1


quei cardinali perdettero affatto la bussola. Anzitutto fu questo
il caso di Giuliano della Rovere, che di nuovo si ruppe col papa.
Quando ricevette in Marino la notizia di quella creazione di car
dinali, Giuliano cominci a gemere e a gridare altamente e am
mal pel dispiacere. Tutto soddisfatto d notizia di ci linviato
milanese il 24 settembre ed aggiunge : veramente cosa da non
possere ben scrivere la reputatone et la gloria quale ha portato in
corte questo prospero successo alla Cels. V. et Monsre Rmo (il Car
dinal Aseanio) .2 In data 28 settembre questultimo annunziava
a suo fratello: I cardinali dellopposizione seguono a dar segni de
loro ostili sentimenti contro il papa; il Cardinal Carafa si tien
lontano da Roma; il Costa vuole ritirarsi a Monte Oliveto; Giu
liano come sempre ; il Fregoso e il Conti lo seguono ; del Piccolomini non si ha altra notizia. Per queste cose il papa teme turbo
lenze e per desidera sentire i consiglio di V. Eccellenza.3

i Ofr. T r i n c h e r II 2, 201, 266, 319, 346 s. V. anche la * lettera di Ascanio


Sforza a Tj. (Moro 24 settembre 1493. A r c h i v i o d i S t a t o i n Mi l a n o .
V. in App. n. 22 * relazione di Stef. Taberna del 24 settembre 1403. A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o . . Cfr. anche App. n. 22.
8 V. in App. n. 23 * relazione di A. Sforza del 28 settembre 1493. Il cardi
nale Conti mor poco dopo, il 20 settembre 1493. secondo Burcardo per sospetto
di peste, della quale nei 14 giorni seguenti morirono anche 11 della sua servit.
La diffusione della peste in Roma indusse Alessandro VI a lasciare Roma il
26 ottobre per recarsi dapprima a Viterbo (cfr. P i n z i IV, 333 ss.) e poi a Or
vieto: torn a Roma il 19 dicmbre ( B u r c h a r d i Libei- notarum ed. C e l a n i I .
448-453 ; P i e p e r . Jurcardus Tageiuch 29 ss. ; C o n s t a n t . D eux m anm crits de
Burchard 230, 239 ss. ; tutto manca presso T h t j a s n e ) . Per questo viaggio v.
anche la lettera di Alessandro VI a l figlio Juan del 30 novembre 1493, in lo n .
hist. Soc. Jesu 710-712.

2.
Alfonso I I di Napoli in lega con Alessandro VI. Fuga del
cardinale Giuliano della Rovere in Francia. Discesa di
Carlo V i l i in Italia.
relazioni tra Alessandro VI e Ferrante di Napoli si ma
nifestarono sulla fine del 1493 nuovi indizi di una violenta
scissura. Il 5 dicembre Ferrante si lament delle troppo grandi at
tenzioni che il papa dimostrava al re di Francia; il 18 del mede
simo mese sped al suo inviato romano una lettera, nella quale
svisando in parte la verit della situazione si dice : Noi e nostro
padre abbiamo sempre obbedito ai papi, eppure non ve n stato
uno solo, che non ci abbi'a arrecato per quanto era in lui tutti i
mali. Con questo poi, che pure dalla nostra patria trae origine,
non possibile vivere tranquilli nemmeno un giorno. Noi in ve
rit non sappiamo perch egli voglia stare in lite con noi, a meno
che ci non avvenga per linflusso celeste; giacch pare un destino
che tutti i papi ci debbano dar n o ia .1 Tutta la corrispondenza
Posteriore del re piena di lagnanze sul conto di Alessandro VI
che non mantiene le sue promesse e non fa nulla contro lassalto
divisato dai Francesi su Napoli; nondimeno da tutto trasparisce
la tacita speranza di poter guadagnare ancora il papa alla sua
parte.2
Ferrante sentiva istintivamente che non vera pi modo di
scongiurare la catastrofe del suo regno cementato con troppo san
gue. Il matrimonio di Massimiliano di Austria con Bianca Sforza3

e lle

1 T r i n c h e r II 2, 322 s., 348 s.


* T r i n c h e r II 2 , 378 s., 380 3., 390 s., 393 ss., 4 7 s., 411s., 418 s., 4 2 1 s .
3
Alessandro V I si congratul con Lodovico il 15 novembre 1493. ' . A otizcnblatt 1S56, 422-423. A M assimiliano I fu mandata una spada benedetta :
v. Jahrb. der ku n sth ist. Sam m lu n g des sterreich. K aiserhauses 1883, p. x x x i i ,
-M n t z in R evu e de Tart. chrt. 1890, 291: L e s s i n o in Jahrb. der preuss. K u n st*amm1ungen XVI (1895), 113 s.: C elan i, B urokarui L iber n o tarum I, 4i>4 e * di
spaccio di iStef. Taberna in data di Roma 14 marzo 1494. A r c h i v i o d i S t a t o
*n M i l a n o . Sui discorsi nella consegna dello stocco, notevoli sotto il rispetto
PUtico-ecclesiastieo, v. la relazione di Pandolfo Collenuccio del 22 aprile 14!)4
11 -ireh. atur. Lomb., 3* serie XLIV (1917), 528.

P a s t o r , Sto ria dei P a p i, III.

24

370

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 2.

fu per il re una ragione di pi per stare in guardia di fronte al


lastuto Lodovico Moro. Oppresso da gravi pensieri pass Fer
rante gli ultimi mesi della sua esistenza. Il giorno 27 gennaio del
1494 giunse in Roma la notizia della sua m orte.1
La grande questione che ora si presentava era quale atteggia
mento assumerebbe il papa di fronte al nuovo re Alfonso II.
Carlo VIII mand subito una legazione a Roma, la quale, nel caso
in cui il papa si mostrasse favorevole ad Alfonso, avrebbe dovuto
minacciare la convocazione dun concilio ecumenico. Nel mede
simo tempo il re di Francia si mise in relazione con Giuliano della
Rovere, il quale per le sue strette attinenze coi Savelli, i Colonna e
Virginio Orsini era uno dei pi pericolosi avversarli della Santa
Sede. Intanto nel gabinetto di Alessandro VI era gi stata presa
la decisione circa la questione napoletana. Alfonso aveva fatto del
tutto per guadagnare a s il papa ; non solamente pag il tributo,
che suo padre aveva negato, ma lo promise anche per lavvenire
e indusse Virginio Orsini a promettere piena sottomissione al
papa.3 Gi sui primi del febbraio del 1494 Alessandro VI sconsi
gliava lambasciatore francese da unimpresa contro Napoli: nel
medesimo tempo indirizzava una lettera al re di Francia, nella
quale esprimeva il suo stupore, come quegli volesse aggredire una
potenza cristiana, mentre il pericolo turco rendeva necessaria una
lega di tutti gli stati dEuropa.4 Anche col mezzo di Massimiliano

1 * Qui nova della morte del Ite di Napoli . Dispaccio di Catanei da


Roma 27 gennaio 1494. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a . Nel mede
simo giorno A. iSforza * riferiva a suo fratello, che vAlfonso aveva annunziato al
papa la morte di suo padre, che questi farebbe le sue condoglianze in un breve,
nel quale darebbe ad Alfonso il nome di re. A r c h i v i o d i S t a t o in
M i l a n o , Cfr. inoltre la lettera di A. iSforza del 29 gennaio 1494 in Ardi.
stor. lomb. VI, 695.
2 D e la b o r d e 306.
s S i g i s m o n d o d e C o n t i II, 6 2 . Per le t r a t t a t i v e fra Alessandro VI e A!"
fonso cfr. anche G . G r i m a l d i i n Arcb. stor. Xapoi. XXV (1900), 2 2 5 ss. ; in o l t r e
R i c o t t i , Relazioni 84.
*
B a i . a n V, 305. D e l a b o r d e 306-307, al quale per sono sfuggite 1 B0
tizie di BaT.an. Il breve a Carlo V ili si trova senza data presso Mansi-BaH'^
III, 122 ss. Io trovai il breve in una copia contemporanea all'A r c h i v i "
d i S t a t o i n M i l a n o ; quivi la idata : 3 febbraio 1494. Sul cruccio del re
vedi D e s j a r d i n s I, 280. Il breve a Carlo V ili fu dal papa comunicato il 16 f1'*1'
braio allinviato fiorentino, come riferisce sotto questa data B a r t o l o m e o di
Bracciano a Virginio Orsini, presso B o a r d , Lettros (le Rome 329 s. _ S e c o n d e
la stessa relazione (ibid. 330) Bart. di Bracciano ud dal cancelliere floren
tino che in un breve del 6 febbraio a Lodovico Moro Alessandro VI, aggi'111
gendo una copia del breve a Carlo VIII, laveva pregato desortare dal canto
suo il re di Francia a differire limpresa contro l Italia. Per provare la dop
piezza di Alessandro VI gli storici recenti, da C h e r r i e r (I, 346, 384) a G r e
g o r o v i u s VII 3 332, ricorrono a una sua bolla del I o febbraio 1494. nella qua 1

371

Alessandro VI riconosce Alfonso di Napoli.

re romano, di Ferdinando di Spagna e di Venezia il papa cerc


di distogliere Carlo V i l i dal suo proposito.1 In un concistoro del
10 marzo venne approvata da tutti i cardinali, eccettuato lo Sforza,
una lettera di dissuazione al re francese.2 La deliberazione allora
presa di mandare a Carlo V i l i la rosa doro doveva obbligare
costui alla difesa della fede contro i turchi e con ci distorlo dai
suoi progetti di conquiste italiane. Allo stesso doveva servire la
promessa che il favorito di Carlo V ili, il vescovo di Saint-Malo,
BriQonnet, riceverebbe il cappello rosso.3 Per mitigare alquanto
11 cruccio del re di Francia, il 9 marzo del 1494 gli fu mandata la
rosa doro. Il 14 giunsero gli inviati napoletani cio larcivescovo
di Napoli, Alessandro Carafa, il marchese di Gerace, il conte di
Potenza e Antonio dAlessandro, che il giorno 20 prestarono se
gretamente obbedienza.4 Due giorni appresso si tenne concistoro.
In esso venne letta una bolla, nella quale il papa si dichiarava for
malmente in favore della dinastia aragonese dicendosi che Inno
cenzo VIII aveva gi dato linvestitura di Napoli ad Alfonso fin
da quando questi era duca di Calabria, e che pertanto ora non la
si poteva pi revocare.5 Dopoch Alfonso ebbe secondato anche le
richieste di Alessandro a favore del duca di Gandia e di Jofr
Borgia,6 si fece un ulteriore passo in suo favore. Il 18 aprile Ales
sandro VI in c o n c isto r o diede al C ardinal Juan Borgia lincombenza
di recarsi a Napoli per incoronare re Alfonso. Il concistoro dur
8 ore ; i cardinali dellopposizione non volevano saperne di appog

g i

a p p r o v a la c a l a t a d i C a r lo V i l i I n I t a l i a e

' " litr o

i T urchi

M u .ip ie b o

lib e r o

p a s s a g g io

p rova.

K am uxdo,
" oodw abd,
'r o v a

C a rv a ja l

P er la

d o m im i

g li o ffr e p e r la s u a s p e d iz io n e
d e lla

li ibi. de Fcole des C harles

4 0 4 ). I n

p ro v a to e s a u r ie n t e m e n t e , c h e
K ossb acu ,

nei

q u e sta

41 e C r e ig h to n

le a lt

d e lla

b o lla

C h ie s a

(sta m p a ta

1 8 8 0 , 5 1 2 s .. i l

d e ir a n n o

1495.

I I I , 1 7 7 n o n s h a a lc u n

p o litic a

di

A le s s a n d r o

VI

con

p resso

D e la b o r d e

In

se n to r e d i q u e sta

A lfo n s o

c fr .

an che

Il d ir itto d e g li A ra g o n esi su l N apoletan o, S u l m o n a 1 9 1 2 , 2 2


C. B o rg ia 5 4 s s . S c h n i t z e r i n v e c e ( QueUen . F orsch . I I I ,

m o lto

n o te v o le

sto ria fiorentin a

ch e

secon d o

l e s p o s i z i o n e

di

ha

G r e g o r o v iu s ,

C er r e ta n i

ss.

1 s s .)

n e lla

su a

s a r e b b e s t a t o A le s s a n d r o V I q u e g li c h e p e l p r im o a v r e b b e in v i

t a t o C a r lo V i l i a l l a c o n q u i s t a d i N a p o l i e c o n c iO l a v r e b b e c h i a m a t o i n I t a l i a .

L e ttr e s de C h arles V i l i ,
R e la zio n i, 8 7 .

Ved i P lic ie r ,

- V ed i P ic o t t i.
3 Ib id . 8 8 .

v o i. I V

250.

*
B u r c h a r d i , D iari uni I I , 9 8 , 9 7 3 . , ( C e l a s i ) , I , 4 6 1 , 4 6 3 s . e l e t t e r e
A . S fo rza d a R o m a 1 4 e 2 0 m a r z o 1 4 9 4 . A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o .
5 * L etter a

d i A sc a n io

d el 22

m a r z o , in

p a rte

p resso

o s m in i

II.

201

1 e l a b o r d e 3 0 8 - 3 0 9 . C f r . i n A p p . n . 2 6 l a * l e t t e r a d i A l e s s a n d r o V I a F r a n e , d e
s P r a ts d e l 2 2
v ia to
'm e sta

s p e c ia le

m arzo

fa ccen d a

S I in - : t i r .

1494. A r c h i v i o

d A l e s s a n d r o

V I,

col

re

di

ix o j o s a

I,

4 1 s.

6 II r e la t iv o
* 1 1 -4 1 9 .

ch e

Spagna,

d o c u m e n to , d e l 2 2

s e g r e t o

in s ie m e

fu

con

m a n d a to

in

p o n t i f i c i o .
IS p r a ts
Spagna

d oveva

Q u a le
tra tta re

B ernardo

B o il.

in
in
O.

m arzo

1494, p resso

W o o d w a rd ,

C. Borgia

di

872

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 2.

giare il tarlato trono degli Aragonesi e fecero violenti proteste;


lambasciatore francese minlacci un concilio.1 Inutilmente; in
quel medesimo giorno fu stesa la bolla per il legato dellincoro
nazione. 2
Alla corte del re di Francia, che il 2 e di nuovo il 14 marzo
aveva notificato al papa il suo prossimo arrivo a Roma per trat
tare della guerra contro i Turchi 3 questa piega che avevano
assunto le cose cagion stupore e preoccupazione. Lettere di l
riferivano che Carlo V ili sottrarrebbe al papa lobbedienza, che
verrebbero tolti tutti i benefici francesi ai cardinali e prelati che
tenevano per Alessandro VI e dati invece al cardinale Ascanio
Sforza.4
Un altro pericolo minacciava Alessandro VI, che cerc aiuto
presso la Spagna ", dalla parte del Cardinal Giuliano della Rovere.
In un dispaccio cifrato dellinviato milanese Taberna si parla gi
fin dall8 marzo del 1494 di guadagnare alla Francia questo prin
cipe della Chiesa fino allora alleato di Napoli e di far assalire per
suo mezzo il papa nel campo spirituale.0 Segrete pratiche vennero
avviate in questo senso.7 La dimora del cardinale fuori di Roma
nei suoi possedimenti inquietava il papa.8 II 26 di marzo Giuliano
venne a Roma, ma ancor prima del concistoro part ai 18 di aprile
per Ostia, dove allacci strette relazioni coi Colonna.9 Ove si
riesca a tirare in Francia il Cardinal Giuliano scrive il Taberna

1 In fessu ra 296. B u r c h a r d i , Marinili II 108, (C b l a n i ) I. 470. * A d a consi!nellA r c h l v i o c o n c i s t o r i a l e e * relazione di Brognolo del 19 aprile 1494
allA r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a . Per le * lettere di A. Sforza del
18 e 23 aprile 1494 e che farebbero al nostro proposito manca pur troppo la
chiave delle cifre nellA r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o .
2 Raynald 1494. n. 3-4. Cfr. la lettera di 'Cesare del 18 aprile in Mon.
Hist. 717. Il legato, secondo |Seb. di Branca Tedaduni (Diario 288) parti da
Roma il 22 aprile, secondo Burchardi Diarium (Thttasne) II, 178, (Celant)
I, 328 il 24. t?ul suo arrivo a Napoli e sullincoronazione v. i dispacci del
lambasciatore milanese a Napoli in A rdi. star. Lomt. IV, 712 s. Il cerimo
niere maggiore pontificio Giovanni Burcardo erasi portato a Napoli prima de'
legato allo scopo di preparare la coronazione. B u r c h a r d i D iarium ( T h t t a s n e )
II, 108, (Gei.ani) I, 470.
a P l i c i e r . Lettre de Charles V ili, voi. IV, 2 8 ss. P ico m , Relazioni 8 7 .
*
B a i . a n 307, 310. A. iSforza voleva lasciare Roma fin dal principio d'aprilema il pontefice non gliene dette il permesso ; cfr. la sua * lettera da Roma
6 aprile 1494 nellA r c h i v i o di S t a t o i n M i l a n o .
5 Vedi S C H IR R M A C H E R VII, 111.
6 V. App. n. 25. A r c h i v i o di S t a t o i n M i l a n o .
t Delabordf. 347.
s Vedi P i c o t t i . Relazioni 94.
s Ci stato provato da B r o s c i i 5 5 s . , senza per che il Gbegobovtcb
nabbia tenuto alcun conto, VIis 333. Il ritorno di Giuliano (ieri sera) annun
ziato da Brognolo In un * dispaccio del 27 marzo 1494. A r c h i v i o Gon
v. a g a i n M a n t o v a .

Fuga del card. Giuliano della Rovere. Coronazione di Alfonso II.

373

i l 2 di maggio i si avrebbe unarma terribile contro il p a p a .1


La fuga riusc.
Il 24 aprile 1494 Alessandro VI ebbe la notizia che nella notte
precedente Giuliano della Rovere era fuggito con 20 persone sopra
un battello, che la Rocca di Ostia aveva provvigioni petr due anni
e trovavasi in mano di Giovanni della Rovere prefetto della citt.
Il papa mand subito a pregare gli inviati napoletani perch lo
volessero aiutare nella riconquista di quella importante piazza che
dominava il Tevere. Un ordine simile fu mandato agli Orsini e
al conte di Pitigliano, il quale giunse subito la sera del 25 aprile.
Da per tutto riferisce linviato di Mantova il giorno appresso
si allestiscono artiglierie e soldatesche contro O stia,2 la quale
per quanto fosse munita non resistette che breve tempo; gi sulla
fine di maggio Fabrizio Colonna ne procurava la capitolazione.
La conquista di Ostia fu per Alessandro di una importanza straor
dinaria, poich ora con essa era reso possibile di comunicare sicu
ramente col re di Napoli dalla parte del m are.3
L8 di maggio il Cardinal Juan Borgia comp in Napoli lincoonazione di Alfonso. Il giorno innanzi eransi celebrate le nozze
di Jofr Borgia con Sancia. Jofr divent principe di Squillace
con 40.000 ducati di rendita allanno venendo parimenti provve
duto ai suoi fratelli Juan duca di Gandia, e Cesare; il primo
ebbe il principato di Tricarico, al secondo furono conferiti pingui
benefici.4

1 D k laborde 346.

J Oltre airiNFEssrRA 296 c all' A l l e g r e t t i 829 cfr. in App. n. 28 la * re


lazione di Brognolo del 26 aprile 1494 ( A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a) e una * lettera cifrata di Ascanio Sforza da Roma in data 24 aprile 1494.
A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o . V. App. n. 27. V. anche Arch. stor.
-Vopoi. xi, 546 s. S a n t jd o , Spediz. 42. riferisce che Giuliano era fuggito per
scampa re a un attentato di Alessandro; la storiella non verisimile, dice
lKoscii .7. n viene ricordata altrove. Cfr. anche le relazioni di ambasciate
Presso R a i . a n 310 e D e s j a b d i n s I, 339.
G r b g o b o v i u n VI P 334. Cfr. M a u c p i e r o 318 e in App. n. 29 il * breve del
-*4 maggio 1494. A r c h i v i o C o l o n n a i n R o m a .
4
B u b c h a r d i , D iarium l i , 129 s., 151 s 154 ss.. ( C e l a n i ) I, 489 ss., 504 ss.,
*00 ss. G e i g e r . Hurrnrdus 107 ss. S a n u d o , Spedi?. 36. A l l e g r e t t i 829. S a n c h i s
Y S i v e r a 85 s. ; cfr. 87, 90 ss. Presso A l l e g r e t t i espressamente dato l8 maggio.
G b e g o b o v i t j s VII- 334, C r e i g h t o n III, 178 e R e u m o n t III 1. 212 hanno una
d a t a falsa. Essa poi corretta presso C a r a o c i o l i in M u r a t o r i XXII. 116. ( fi.
inoltre Moti, liist. 178 s. (Alessandro VI al duca di Gandia, 19 maggio 1494).
Sullo sposalizio di Jofr Borgia con Sancia cfr. B u r c h a r d i Diarium ( T k u a s n e )
II. 16T>ss., ( C e l a n i ) I, 517 ss. ; C o n s t a n t , D cux nianuscntx de Huirhurd 214 s . ,
G h g e r , a urcardux 120 ss. I n un lettera del 18 giugno ,1494 gli abitanti di
S(iuillaee esprimono la loro gioia per la nomina di Jofr. A rdi. d. Castello, A nn.
Al', capa. X II. n. 5, p. 125. Ibid. 127: * Vota fam iliarium Joffrcdi de B. princ.
Squillaci: p. 129: * Famiglia della principessa, fra cui due schiare mgre. A r
chivio segreto pontificio.

374

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 2.

Il Cardinal Giuliano era fuggito dapprima a Genova, da dove


Lodovico Moro gli rese possibile il viaggio per la Francia.1 Egli
si rec nella sua sede vescovile di Avignone e di l alla corte di
Carlo V ili, il quale fin dal 17 marzo aveva fatto conoscere la sua
intenzione di calare in Italia. Ci avvenne molto prima deHarrivo
di Giuliano, il quale giunse a Lione solo il 1 di giugno. Le focose
rimostranze del della Rovere si unirono ora alle preghiere dei
fuorusciti napoletani e agli intrighi del Moro per accelerare la
irruzione dei Francesi in Italia.2 La situazione politica era molto
allettante a una tale spedizione di conquista : il disordine com
pleto in cui trovavansi le cose in Italia, la debolezza della dinastia
aragonese, limpotenza dellimpero tedesco-romano provocavano
addirittura a simile im presa.3
Lalleanza di Giuliano col re di Francia costituiva un pericolo
grave per Alessandro VI. Fin dal bel principio i nemici del papa
avevano fatto conto che questo cardinale avrebbe trasferito la
lotta nel campo ecclesiastico. Pertanto Carlo V ili dichiar subito
al Rovere, chegli desiderava averlo al suo fianco nellabbocca
mento che intendeva avere con Alessandro VI a Roma, dove si
sarebbe trattato della riforma della Chiesa. Giuliano poi parlava
apertamente della necessit di convocare un concilio per proce
dere contro Alessandro V I .4 Era chiaro quale impressione do
vesse produrre tale notizia nellanimo del papa. Ci che pi lo
sbigottiva era certo il pensiero, che i cardinali a lui ostili ed altri
suoi avversarii potessero valersi della sua condotta morale com e
di un pretesto per ottenere la sua deposizione; a ci aggiungev a n s i le tendenze gallicane della Francia, le quali m in a c c ia v a n o
in egual modo la potenza spirituale e temporale di Roma. Egli
pertanto assai credibile! quanto il 18 giugno comunica Ascanio Sforza in una lettera cifrata a suo fratello, che cio il papa

1 B a la n

310.

2 Vedi C i p o l l a 6 9 0 . C h e r b i e b I, 4 0 6 . D e l a r o p . d e 3 2 0 . B r o s c h 5 1 non si
attiene nila successione cronologica degli avvenimenti. Sul ricevimento di Giu
liano da parte di Carlo V i l i , vedi la relazione presso D e s j a b d i n s I. 299 s..
3 0 7 , 3 1 0 , 3 1 2 ; iofr. 3 9 2 . Per la politica di Lodovico il Moro, il quale stimava
Carlo V III un perfetto imbecille, una marionetta proprio fa tta per cacciare '.il1
Aragonesi dalla bassa Italia, di cui poi credeva di poter dirigere il ritiro come
la comparsa, cfr. F e s t e b , Machiavelli 2 8 ss. Particolari sulla politica del M<>r
presso S e g r e . Lod. Sforza I, 2 5 4 - 2 6 1 , 2 7 2 ss. ; H a u o k , Lod, il Moro 2 5 ss. Sul
l'equivoca politica neutrale di Venezia e la sua complicit neirincoraggiare
Carlo V III aHimpresa, cfr. S e g r e I. 2 5 6 ss., 2 6 1 - 2 7 0 , 2 7 2 - 2 S 0 , 3 0 1 . Per la pre
parazione diplomatica della spedizione francese a (Napoli gi a partire dal
cfr. F i f e t e r , Europ. Staatensysteni 2 5 0 s s .
3 O fr . J a n s s e x - P a s t o r , Oesch. d. deitsciteli Yolkes I 1T-1S, 5 8 6 .
4 Cfr. sopra p. 3 7 2 (dispaccio dellS marzo), D e l a b o r o e 3 4 S e D e s j a b d i n s
I, 399, 451.

Defezione dei Colonna e di Ascanio Sforza.

375

fosse spaventato al sommo di questo maneggiarsi pel concilio e


per la prammatica sanzione da parte del cardinal Giuliano.1 Lan
gustia di Alessandro era ormai nota, allorch nel maggio giun
sero a Roma gli ambasciatori di Carlo V i l i per esporre i diritti
che il loro sovrano vantava su Napoli e chiedere linvestitura. Gli
ambasciatori per ordine del papa furono trattati con tutti i ri
guardi e nella sua risposta Alessandro VI lasci loro persino una
qualche speranza e disse di voler prendere nuovamente in esame
i diritti di Carlo.2 Gli ambasciatori tuttavia prevedevano, che egli
avrebbe tenuto fermo alla lega con Napoli e fecero in segreto
molti preparativi onde mettere in rivolta lo Stato della Chiesa,
prendendo definitivamente al soldo del loro re Prospero e Fa
brizio Colonna ed altri baroni.3 Ascanio Sforza si port il 28 giu
gno a Frascati, dandone come ragione il timore di re Alfonso.
Alessandro VI aveva concesso la licenza necessaria per lasciare
Roma,4 perch non sapeva ancora che il cardinale entrava nella
defezione Colonna. Il papa, dice Sigismondo de Conti, aveva il
nemico !in casa; egli che non disponeva di alcuna forza militare
degna di questo nome, non poteva attendersi un valido soccorso
n dal re romano n da qualsiasi altra potenza dEuropa. Anche
'e regioni pi lontane dello Stato pontificio, specialmente Bolo
gna, assunsero un contegno assai am biguo.5 Nessuna maraviglia

1 * S. Sta sta in infinito timore per temere supra modo del card. :S. P.
in vinc. lo concilio et la pracmatica . * Dispaccio cifrato di A. Sforza da Roma in
data 18 giugno 1494. A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o . Di questo tempo
Benedetto [Capilupi] riferisce a Mantova in data di ,Milano 23 luglio ,1494 una
frase da millantatore di Lodovico il Moro : * E1 s. L[odovico] in pre^entia
mia non essendoli se non quelli de la camera sua us queste parole verso M. Ma
rino, secretano, ymo lo core de Acanio, venuto qua novamente: E1 patrono
vostro non si voi far papa : suo damno, ne faremo un altro, ne ve meravigliati
ehio dica queste parole perche el Re <le Franza e t Re de Romani me hanno
Promesso far fare concilio ogni volta chio voglio . A r c h i v i o G o n z a g a
*n M a n t o v a .
2 D e La b o r d e 366. B u s e r , B ezieh u n gen 833, dove tuttavia la data della
lettera del card. Peraudi forse errata. ,Cfr. anche S g h n e i d e r , P eraudi 3 7 ,
u 'Lax 312 e la * lettera di A. |Sforza del 25 maggio 1494. A r c h i v i o di
Stato in Mi l ano.
3 D e l a b o r d e loc. cit. (Circa il pensare del papa lambasciatore fiorentino
riferisce il 13 giugno 1494 : * Mostro un fermo proposito et una constante fede
et ntentione verso la M del Re Alplionso, al quale non era per manchare,
ma volea mettere la vita ed il sangue per la defensione sua . A r c h i v i o
S t at o in Fi r e n z e .
'
*
Cfr. in App. 56, 14 la * lettera del cardinale A. M. Sforza al cardinale
Carvajal. del 13 luglio 1494. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
5 S i g i s m o n d o d e C o n t i ili, 65. B t j b c h a r d i , Diari-uni II, 180, ( C e l a n i ) 1,
o29 s. Anche il cardinale Fregoso fugg allora da Roma : vedi B a l a n 314. Ascanio
rive di 6 luglio da Frascati, il 15 luglio, il 13, il 22 e il 25 agosto da Genazzan. il 22 settembre nuovamente da Roma. Tutte queste * lettere nellA r c h i -

376

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 2.

quindi che il papa in una tale situazione venisse preso da uno spa
vento, che confinava con la disperazione: corrispondenti furono
gli atti da lui presi a propria difesa.
Il suo alleato Alfonso di Napoli fin dalla primavera erasi
messo in relazione col sultano Bajazet. Alessandro VI ne fu con
tento e il 12 maggio raccomandava al sultano lo Stato di Na
p oli.1 Nel giugno chiese a Bajazet il pagamento anticipato del
canone annuo per lo Djem (40,000 ducati) onde servirsi di questa
somma nel preparare la difesa contro Carlo VIII. Il suo messaggiero, il genovese Giorgio Bocciardo, ebbe il mandato di far
sapere al sultano, come il re di Francia avesse intenzione di
impadronirsi di Djem per farlo signore di Costantinopoli,
avvenuta che fosse la conquista di Napoli. Il Bocciardo doveva
inoltre pregare il sultano dindurre Venezia ad uscire dalla sua
stretta neutralit per entrare in lizza contro Carlo V III.2 An
v i o d i S t a t o i n M i l a n o . 'Sul contegno di Bologna vedi S a n i : d o , Spcd.
5 5 s. e D e s j a r d i n s I , 4S9 ie P i c o t t i , L a n e u tra lit bolognese, in A tti e Meni,
per la R om agna, 4 * serie IX (1919), 2 0 4 ss.
1 La minuta originale della lettera fra le carte del segretario pontificio
L. Podocatharo nella B i b l i o t e c a S. II a r c o d i V e n e z i a ; fu utilizzata
da G r e g o b o v i u s V II3 341; si ha completa presso T h u a s n e , B je m -S u lta n 32<.
Alesandro VI fin dal principio del suo pontificato si trov in rapporti col sultano
a causa dello Djem ; cfr. linteressante relazione di B u r c a r d o circa l'udienza
accordata da Alessandro VI a llambasciatore turco il 12 giugno 1493. edita <1
P i e p e r 19 s. ; iB t r c k a h d i , L ib er notarum ( C e l a n i ) , I, 442-443. Che quasi tutte
le potenze italiane di allora s i mettessero alienam ente e senza alcun tim^r^
in stretta relazione coi Turchi, vien notato dal B u r c k h a r d t , G ultur I 3, 8 8 s. ;
la novit era che ora anche un papa si m ettesse per questa via.
2 Allorch nel novembre del 1 4 9 4 Bocciardo (cfr. su lui P i e p e r , T a g eb u cli
B iirehards 1 9 e T h u a s n e , D jem -S u lta n 3 2 0 ) torna vaserie in patria accompa
gnato da un ambasciatore turco, vennero entrambi aggrediti a dieci miglia
dAncona e derubati del loro carteggio conforme a un complotto concertato gi
nel giugno dai nemici di Alessandro (vedi M a k u s c e v II, * 2 0 2 s.) ; lambascia
tore turco, che doveva portare ad Alessandro VI lannuo tributo per Djein.
riusc a fuggire rilasciando quel denaro ( 4 0 0 0 0 ducati), ma il Bocciardo venne
arrestato dallistigatore dell'aggressione, Giovanni della Rovere prefetto ur
bano di Sinigaglia. Questi diede tosto notizia dellimportante avvenimento a
suo fratello il C a r d i n a l Giuliano (cfr. dispacci dambasciata in A tti Mod. 1 '
3 3 4 ) . I documenti sequestrati vennero tosto diffusi dai nemici dei Borgia. Bcrcard o
( T h u a s n e II, 2 0 2 ss.. ( C e l a s t i I. 5 4 8 ss. ; G e i g e r , B u rea rd u s 1 3 5 ss.) e
S a n u d o (SpeiHz. 4 2 s.) li accolsero nelle loro opere come autentici. Di que-ti
documenti la critica recente ha riconosciuto come indubbiamente autentica se
gnatamente l'istruzione per Bocciardo. Diverso il caso per la lettera del sul
tano ad Alessandro VI del 1 2 o 1 5 settembre 1 4 9 4 (per le stampe v. la rassegna
presso H e i d e n h e i m e r , Corresponderi~ 5 1 9 - 5 2 0 . Manoscritta s'incontra di fre
quente. anche in * In fo rm a i, polii, della B i b l i o t e c a d i B e r l i n o : vedi
Z i n k e i s e n 4 9 1 , non che in un volume miscellaneo della B i b l i o t e c a
*1 '
A i x in Provenza, M. no. 835, f. 2 8 5 ss. e nel Cod. 12J/ [da S. Andrea della
V alle], della B i b l i o t e c a V i t t o r i o E m a n u e l e d i R o m a ) , nella
quale il medesimo fa la proposta che Alessandro debba toglier di mezzo Dje>
pel cadavere del quale egli, il sultano, sborserebbe SOfKJOO ducati. Gi*1

Relazioni di Alessandro VI col Sultano.

377

che pi tardi il papa per mezzo di espresso legato fece fare un


tentativo in questo senso nella citt della laguna, ma tutto fu
e pi tardi specialmente il K a n k e (Zur K ritik [od. 2 ] 0 9 e Rom.
[ 2 * ed .]. 5 2 ) , come pure il B b o s c h (Julins II. 6 2 ) hanno di
chiarato falsa questa lettera del sultano. G r e g o r o v i u s V IP ( 5 4 1 pensa che
la lettera pare apocrifa nello stile, ma nel concetto? H e i d e n h e i m e r ne
propugn con grande ardore lautenticit (Correspondenz 5 3 1 ss. A p. 5 2 4 tro
vasi lerrata notizia che R a y n a u d abbia avuto innanzi agli occhi il B u b c a b d o
nelloriginale. Il diario burcardiano di Alessandro V I non esiste nelloriginale
n all'A r e b i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o n alla B i b l i o t e c a V a t i c a ii a. Anche in una raccolta di manoscritti difficilmente accessibile, la quale
avrebbe potuto meglio di tutte possedere loriginale, cio lA r e b i v i o d e i c e
r i m o n i e r i i n V a t i c a n o , non si trovano che copie eseguite posteriormente,
i onie io potei accertare nella primavera del 1 8 9 3 . Un brano originale del Diario
di B u b c a b d o , che va dallagosto del 1 5 0 3 al maggio 1 5 0 6 , conservasi invece
uell'Archivlo Vaticano ed stato recentemente descritto da P i e p e r in Rm i
sche, Quartalschrift VII, 3 9 2 ss. Questo lavoro fondamentale costituisce quanto
'li meglio stato finora detto intorno al B u b c a r d o ) . Cfr. ora C e l a w i , B u r c k a r i i i
Liher notarum I. xv ss., con facsim ile. Tutto il brano ora in C e l a m i II, 3 5 1 - 5 1 1 .
< k i . an i (I, x v i i i 83 .) considera come originale anche il Cod. Vatic. lat. 5632
l'usto a liase della sua edizione, eseguito
non di mano dello stesso Burcardo,
'Otto la sua sorveglianza: cfr. ibid. I , 548; perci 1 1 K lD K N IIh i m e r avrebbe aragione ammesso che il R a y n a l d aveva avuto sotto gli occhi Burcardo nellori
ginale. Egualmente giudica il Cod. Vat. lai. 5632 C o n s t a n t : D eux manuscrits
de llurchard 23.1. ISul codice monacese scritto da Onofrio JPanvinio cfr. A r e t i n ,
Beitrge I , 6 . S t c k 5 0 s. O h b e i g h t o n ( I I I , 301 ss.) conviene completamente
con H e i d e n h e i m e r e adduce alcuni momenti nuovi. Anche T h u a h n e , DjcmXultan 338, ne ritiene lautenticit. Contro H e i d e n h e i m e r osserva H e r g e n k o t i i e b V ili , 315 che il manifesto di Carlo V i l i del 22 novembre 1494, j i u r
mostrando di aver notizia di queste letteie, non .prova niente in loro favore:
trattavasi duna manovra francese di partito . Anche C i p o l l a 692 inclina
verso lopinione di B r o s c h ed osserva : Fosse pur vera la lettera di Bajazet,
essa non aggraverebbe punto la colpa del Borgia, il quale ad ogni modo non
ricevette i promessi ducati, n per questi fece morire G em a. Nella quarta edi
zione del G r e g o r o v i u s V II, 348 relativam ente a questa lettera si dice: essa
Mmbra spuria per la forma, ma il contenuto non sorprende. H e i d e n h e i m e r
ha cercalo di provare l autenticit. N H e i d e n h e i m e r n C r e i g h t o n cono
scono lo scritto del resto raro di P . F e r r a t o : Il Marchesa to di ^Mantova e
i impero ottomano alla fine dei secolo A l , Mantova 1876. Quivi a p. 3-5 trovbs una lettera del marchese Francesco Gonzaga al sultano del 9 gennaio 1495
nella quale egli racconta laggressione avvenuta nelle vicinanze di A n c o n a e
dice come siagli riuscito di porre in salvo lambasciatore turco Cassini Bey.
1 fr. inoltre H e i d e n h e i m e r 555. Allorch H e i d e n h e i m e r osserva (Correspon
denz 518) che la stima d i Alessandro VI da parte del sultano dimorante cosi
lontano da Roma dipende in parte dallautenticit o meno della pift impor
tante di queste lettere , non bisogna dimenticare il fatto, che allora era pur
troppo generale il costume presso le diverse i>otenze, specialmente a Venezia,
li tramare omicidii politici. Oi rilevasi da I . a m a n s k y . Secrets d tat de
1 eni*e, St. Petersbourg 1884. U n certo interesse per tutta questa questione,
1he non sar mai pienamente risolta (un incitamento a nuove ricerche si ha
nella Z e itsch rift [V II. 152s.] del B r i e g e b ) lo presenta un dispaccio del1 agente mantovano in Roma. G. Brognolo, del 2 dicembre 1494, nel quale si
dice: * H o inteso per bona via come ne le robe che sono state tolte a lo ora
tore del Papa che portava li 44"> ducati sono stati ritrovati certi capituli che
B o u l a is

und.

gcrm. Vlker

378

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 2.

inutile.1 Il papa e il re di Napoli si videro soli di fronte allinva


sione dei Francesi. Il 14 luglio convennero insieme a Vicovaro
per consultarsi circa i mezzi di difesa. Per laccordo intervenuto
Alfonso con una parte del suo esercito si accamp presso Tagliacozzo, mentre Virginio Orsini rimase nella Campagna Romana
per tenere a freno i Colonna. Il grosso dellesercito napoletano
e pontificio, rafforzato dai Fiorentini e sotto la condotta di Ferrantino, figlio maggiore di Alfonso e duca di Calabria, doveva
avanzarsi verso la Romagna e di l minacciare la Lombardia.
Federigo dAragona, fratello del re, fu creato ammiraglio della
flotta, che doveva conquistare Genova.
Questo piano, se messo in opera con celerit e risolutezza,
avrebbe potuto avere successo;2 ma fin sulle prime si manc in
modo straordinario sotto questo riguardo. Grande preoccupazione
cagionava al pontefice (il contegno oscillante e sospetto di Bo
logna, 3 e ancor pi quello dei suoi pi stretti famigliari conti
nuamente stimolati da Carlo V ili. Sulla fine di agosto Alessandro
ordin ai cardinali fuggiaschi di far ritorno a Roma sotto pena
di perdere i benefici, ma senza effetto. Ascanio Sforza rimase
presso i Colonna suoi amici, Giuliano della Rovere presso i Fran
cesi. Questi cardinali apertamente dichiaravano che Alessandro
non era stato legittimamente eletto e che bisognava deporlo.4

havea sigillati esso oratore col Turcho. dove el Papa si obligava a darli la
testa del fratello dandoli esso Tureho due. 400"1 et cussi erano dacordo et si
iudica eh 1 Papa facesse questo per poder sostenere questa impresa in favore
del Re, al quale fin qui se tochato uni mano che le andato sincerissimo etiam
che tutta Roma habia sempre predichato in contrario . A r c h i v i o G o n
z a g a i n M a n t o v a . Che questa relazione non contenga una prova strin
gente a favore della autenticit delle lettere di B ajazet ad Alessandro VI,
provato da P i c o t t i in Arch. d. Soc. Botti, di st. patr. XXXVIII, 387 s.
1 D e s j a r d i x s I, 506 s. Clfr. anche P r i u x i 4 ; A. B a z z o n i , Commissioni di
Paolo A ntonio Sodervni e G iam batt. R idolfi oratori d. Repuhhl. Fiorentina
a Venezia n eg li a n n i 1494 e 1498, in M isceli, di storia V eneta ed. per cura delto
R . D eput. Ven. d i st. patr. 2* serie II, Venezia 1894, 13. \Firenze mand il
21 luglio 1494 (Soderini e Ridolfi a Venezia per sentire quale posizione V e n e z i a
prendeva di fronte alla minacciata invasione francese, al fine di poter seguire
il contegno di Venezia. Presso B a z z o n i (7-13 le relazioni da Venezia di q u e s t i
due inviati dallagosto a llottobre 1494.
2 B u r c h a r d i , D iari m u II, 180 ss., ( C e l a n i ) I, 530 ss. * Acta consist, nellA r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e . G u i c c i a r d i n i I, c. 2. Arch. st. Napolit.
XIV, ISO s. U g o l i n i II, 522. D e j l a b o r d b 369. C r e i g h t o n III. 182. Ofr. anche
i * brevi a G . 'Sforza in data 22 e 29 luglio 1494. A r c h i v i o d i S t a t o i n

F i r e n z e , Vrb. eccl.
3 (Si and tantoltre che il papa dovette proibire a i Bolognesi di accoglier
milizie m ilanesi e di lasciarle passare. Cfr. i * brevi da Roma in data 19 agosto
1494 ( A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o , Autogr. I l i ) e 2 settembre 1494
( A r c h i v i o di S t a t o i n B o l o g n a ) .
4 S a n u d o , Spediz. 64. Cfr. B a l a n 315.

Carlo V ili e la sua spedizione in Italia.

379

Carlo V ili, sicuro dellalleanza di Lodovico Moro e della neu


tralit di Venezia, il 23 agosto 1494 era giunto a Grenoble. Poco
prima egli aveva severamente proibito a tutti i prelati francesi
di soggiornare in Roma e di spedirvi del denaro. Il 29 dagosto
prese commiato dalla consorte e il 3 settembre varc il confine
francese della Savoia, risoluto di far valere con >le armi gli anti
chi, ma infondati diritti deigli Angioini sulla corona di N apoli.1
Le forze dellesercito francese, di cui facevan parte anche pa
recchie migliaia di Svizzeri, sono state per molto tempo esage
rate assai.2 Una critica spassionata computa a 31,500 uomini
lesercito di terra e a 10,400 larmata, al che aggiungevasi una
artiglieria rispettabile, almeno date le condizioni italiane di al
lora.8 Il giovane capitano di questesercito era piccolo e deboluccio, la isua grossa testa e le esili gambe producevano la pi
sfavorevle impressione. Il re di Francia scriveva linviato
veneziano Zaccaria Contarini ha un aspetto meschino, viso
deforme, occhi grandi e smorti, i quali veggono piuttosto poco, il
naso aquilino eccessivamente grosso, labbra grosse, chegli tiene
sempre aperte. Fa continuamente dei brutti movimenti con la
mano come fosse convulso e parla biascicando le parole.4 Questo
uomo piccolo e sparuto, la cui deformit ributtava sinceramente
agli Italiani, sotto questo riguardo assai delicati,8 maturava nel
1 D e l a b o r d e 388, 391, 397. Cfr. T h u a s n e , Djem-Sultan 328. Ohe la bolla
di Clemente IV per Carlo di Angi non contenesse alcuna base giuridica che
^notificasse limpresa di Carlo V i l i viene mostrato da H a e g h e n in Revue hist.
XXVIII, 28 ss. Cfr. anche L a vi s s e V 1, 5 ss. e K a i u n d o , II diritto degli Ara0oncsi sul Napoletano. Sulmona 1912. 10 s. Sugli sforzi delle m aest spagnuole,
immediatamente precedenti la partenza di Carlo V i l i per l Italia, a l Jine di
impedire la spedizione contro Napoli, cfr. S c i i i r r m a c h e r , Gesch. von Spanien
y II. 112 ss.
a Anche G r e g o r o v i u s V II3 339 le fa ascendere a 90000 uomini. \ i l l a b i ,
Savonarola 1 2 , 219, a 6 0 0 0 0 .
3 D e l a b o r d e 324 s. Cfr- M unen 128; F r a t i in Bull, senese di st. patr.
' I (1899), 125 s., 137 s.; D e n n i s t o t t n , Dukes of Urbino I, 433 ; G a g l ia r d i , Anteil
"*rr Schweizer an den Italien. Kriegen I. Zrich 1919, 147 s. SuUa superiorit
dell esercito francese come qualit cfr. F c e t e b , Europ. Staatensystem 25._,.
4 A l b r i , .Serie 1, V I, 15. V. anche B a s c h e t , Dipi, vnet. 32o. Cfr. il
ritratto di Carlo V i l i secondo un busto di terracotta del museo nazionale di
Firenze nellopera del D e l a b o r d e (sul busto cfr. B e y m o n d in Bull, archol.
1895) ed ibid. 241 un altro ritratto ancor pi orrido della biblioteca nazionale
di Iarigi. I movimenti nervosi della mano di cu i parla il Contarini si ricono
scono nella firma d i Carlo V i l i ; facsim ile presso D e l a b o r d e 245.
5 Lo Ke de Francia, scrive S e b a s t i a n o d i B r a n c a T e d a l l i n i , era lo pi
scontrofatto homo che viddi a lli d miei, piccolino, ciamaruto, lo pi brutto
Ti*o che havesse mai hom o Diario Romano 289: anche presso C r e i g h t o n (che
erroneamente seguendo il codice usato chiama il cronista IS. da Branca de
r*>iini) iv , 292- ibid III 191 nota 1, anche altre espressioni di Italiani. Per i
giudizi degU Italiani ,,ul\ a br uttezza dl Carlo V III cfr. anche M. H e r z f e l d ,
Landucci I, 1 1 5 s n. 3. Physiquement, ctait un dgnr, dice B a t i t o l (Le

380

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 2.

suo capo disegni vastissimi. Egli aveva intenzione di conquistare


il regno di Napoli, di prendere lItalia in mezzo fra il nuovo
dominio francese e la madre patria, di guadagnare un impero
se il romano orientale o loccidentale rimaneva intanto inde
ciso , di rendere il papato di nuovo dipendente dalla Francia
e di fare se stesso signore dellEuropa . Quanto alla guerra che
il re divisava muovere contro i Turchi per conquistare Gerusa
lemme, torna in verit assai difficile prestar fede alla seriet di
tale id ea.1 Per indubitato che la spedizione (in Italia, paese
sotto ogni aspetto oltremodo attraente per un conquistatore, fu
cosa sua personale : nei suoi consiglieri e generali Carlo V ili non
trov che ostacoli mentre il povero popolo non voleva saperne di
una sanguinosa guerra di conquista. Ma il volere del re prevalse
ed egli inizi unimpresa, che ebbe per conseguenza un totale spo
stamento dei mutui rapporti fino allora esistiti negli Stati meri
dionali e meridionali-occidentali dEuropa.2

sir eie d-e la Renaissance 8). Carlo V i l i era in fatti quanto allesterno tutto
il contrario d Filippo il Bello, elle il V illa n i, Cronica IV, 4 chiama pi
bello Cristiano che si trovasse al suo tempo.
1 Intorno a questo giudizio L u c a s osserva ( Sa vonarola 122) : It is obviously
impossible to gauge the real mind of a man so thoroughly under the influence
ol' imagination, and so little capable o f any sustained effort. The greater
schemes no doubt served to feed his ambition, and to persuade him that in
its gratification he was doing a great work . B a t i f f o l loc. cit. 10 dii questo
giudizio: D e la part d'un prince puissant lentreprise efit t audacieuse:
cliez un enfant malade, ctait le dlire dune imagination dbile . T u t t a v i a
r. D u r r i e u (Acad. des inscr. et belles-lettres. Com/ites rndus, Iaris 19ir>.
1811) crederebbe a serie intenzioni di Carlo (VIII.
H o f t . e r , Joh, v. Brandenburg 7 e M a r k g r a f in H ist. Zeitsehr. del Sybel
LXV, 552. V. anche F u m i ; Alessandro VI. 17 ; B r e y s i g , Das erste Vtertctjalirlilindert europ. Politik, in B eil. aWAllgem. Zeitung 1900, n.i 13-15; F e s t e r ,
Machiavelli 30 ss. H . H a u s e r , Les sources de l'histoire de France. X Y I e siede
I, Paris 1900, da un prospetto critico delle fonti e della bibliografia relativa
alla storia della spedizione in Italia di Carlo V III : ibid. 14 s. per il giudizio
da farsene. Per la storia dellinvasione francese e le sue promesse nelle con
dizioni politiche d'Italia cfr. in generale a n ch e ' S y m o n d s , The Age of the Desp0,s
421-400 e E m i l i e H e r b s t . Der Zug Knig Karls V III. nach Italien im Urteil
der ital Zeitgenossen. Berlin 1911 (Dissertazione friburghese) ; cfr. Hist. Jahrb.
XXX III (1912), 184 s.; Lit. Rundschau 1912, 5S5 s.

3.
Marcia trionfale di Carlo V i l i attraverso la Lombardia e
la Toscana alla volta di Roma. Penosa situazione e
perplessit di Alessandro VI. Ostia in potere dei Colonna.
Defezione degli Orsini. I Francesi alle porte di Roma.
Presto vedrai summerso ogni tiranno,
E tutta Italia vedrai conquistata
Con sua vergogna e vituperio e danno.
Roma, tu sarai presto eaptivata ;
Vedo venir in te coltei dellira,
E1 tempo breve e vola ogni giornata.
Vuol renovar la Chiesa el mio 'Signore.
E convertir ogni barbara gente,
E sar un ori! et un pastore.
Ma prima Italia tutta ila dolente,
E tanto sangue in essa s'ha a versare
Che rara ila per tutto la sua gente .

In queste parole Fra Benedetto riassume le profezie del suo


maestro Savonarola. Costui nella quaresima del 1494 aveva an
nunciato la venuta dun nuovo Ciro, che vittorioso attraverse
rebbe lItalia, senza trovar resistenza e rompere una lancia.1

' ' i l l a b i , Savonarola I, 172 s. Cfr. sopra p. 137. L u c a s (Savonarola 121 s.)
1 rilevare che se Lodovico il Moro e Giuliano della Rovere furono th e p rim e
woi erg dellinvasione di Carlo iVIII in Italia it can hardly be doubted that
r-i Girolamo likewise contributed, though in a subordinate degree, if not to
" first bringing on, a t least to the furtherance to the invasion. To be hailed
, , i.,he
n ,s 'vho w as to <1 the Lord's work in Italy w as unquestionably calated to remore the vacillating indecision which so long held back the king
. . om entering seriously upon his undertaking. Ed anche se solo su suolo itano"" a,),)ia e8li udito d i Fra Girolamo e delle su e profezie be at least had
J t been long there before he received, at the hands of the Florentine prophet,
1 most explicit assurances that God w ould.be with him in his entreprise .

382

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 3.

Il Ciro redivivo faceva il suo ingresso in Torino ai 5 di


settembre del 1494. Se Carlo V i l i fose stato signore della Sa
voia, non gli avrebbero potuto preparare un ricevimento pi lieto
e magnifico di questo. Il medesimo fu in tutto il paese. A Chieri
gli mossero incontro i fanciulli con larme di Francia ; in Asti lo
salutarono Lodovico Sforza, Ercole di Ferrara e il Cardinal Giu
liano della Rovere. Il re francese fece dal canto suo tutto onde
influire, conformandosi ad antiche profezie, sulla fervida fan
tasia deglitalian i.1 Sul bianco vessillo di seta del suo esercito
a lato dellarme di Francia leggevansi le parole: Voluntas Dei e
Missus a Deo. 2
Durante la sua ferm ata in Asti Carlo ricevette la notizia della
vittoria riportata presso Rapallo da suo cognato Luigi dOrleans
contro Federigo di A ragona.3 Limpressione morale cagionata da
questo successo fu assai forte in Italia. Se non che proprio in
questo momento lavanzarsi della spedizione fu messo in dubbio
da unimprovvisa infermit di Carlo V ili, dalla quale per ben
presto riavutosi, si vide che il re stava forte al suo disegno. Il
7 ottobre and a Casale, ove ricevette gli inviati di Lodovico il
Moro.4 II 14 ottobre egli entr trionfante in Pavia ; il 18 era a
Piacenza, dove un messaggio del papa fece inutili sforzi onde
rimuoverlo dalla impresa di Napoli. A Piacenza Carlo ricevette la
notizia della morte dellinfelice duca Giangaleazzo di Milano. Lo
dovico Moro raggiunse ora la mta dei suoi sogni, il trono ducale
di M ilano.5 Di l a poco pervenne la notizia che Caterina Sforza e
suo figlio Ottaviano eransi dichiarati per la Francia. Con ci
anche nel teatro della 'guerra in Romagna sinizi un cambia
mento a danno di Alfonso e di Alessandro VI. Verso quel mede

1 Per la letteratura sulle profezie, che fanno profetizzata limpresa di


Carlo V i l i e in particolare anche la sua spedizione contro i Turchi, gi <1
profeti anteriori, specialmente da santa Brigida, cfr. H a u s e r loc. cit. I , 1 0 7 ss.
Sono del numero le lettere citate ibid. 108 s. delleremita Angelo da Vallombrosa.
2 D e l a b o r d e '397, 420. B a l a n , R. Boschetti, I, 24. G r a u e r t in Histor. J a h r b .
XVII, 819.
3 Cfr. le lettere di Darlo V i l i da A sti del 10 11 settembre, prsso Y(licier, Lettres de Charles V i l i voi. IV, 89 ss., 92 s.
* Gfr. P l i s s i e r in Rev. h i s t . I.XXII (1900), 291-296.
* La voce che subito corse ( M a i . i p i e r o V II, 320), avere Lodovico Moro
(iter il suo carattere cfr. M u n t z , Renaiss. 216 s., 273: 'S e g h e . Lod. S f o r z a L
259 ss. ; F e s t e r , Machiavelli 27 s.) avvelenato suo nepote, secondo ogni app8'
renza non fondata, come recentemente ha dimostrato M a g e n t a I, 535. Cfr
anche S e g r e loc. cit. 251-254 e I Diari di Priul s., n. 9 ; F o s s a t i , L. S f o r ~ a
avvelenatore del nipote ? in Arch. stor. Lomb. XXXI (1904). A l e s s a n d r o V
mand a Lodovico Moro le sue condoglianze il 9 novembre 1494: v. yotizenblatt 1856, 444 s. Quanto a llinvestitura di Milano conferita da M assim illa110
a Lodovico vedi Ulmann I, 225 s. ; Hauck, Lod. il Moro 13-24; W olff, Bt

ziehungen Kaiser Maximlians I. zu ItaUen

1 1 s.

I Francesi in Italia. Ostia in potere dei Colonna.

383

simo tempo le milizie francesi movendo dalla Lunigiana valica


rono il Colle della Csa e si accamparono di fronte alla fortezza
fiorentina di Sarzana.1
Le notizie dellirresistibile avanzarsi dei barbari stranieri de
starono in tutta Italia una costernazione indescrivibile. Fino
allora erasi abituati alle guerre di parata dei soldati mercenarii,
ora invece vedevasi la guerra vera con tutti i suoi orrori, in tutta
la sua sanguinosa realt. La voce ingrandiva di pi i fatti e par
lava di una moltitudine sterminata, di figure gigantesche, di uo
mini selvaggi e di armi invincibili.2 In Roma lo spavento era
ancora maggiore, giacch i Colonna e i Savelii, scesero ad aperta
rivolta. Il 18 settembre i Colonna occuparono proditoriamente
Ostia issandovi la bandiera francese.3 Al papa fu riferito che
Ascanio Sforza ve li aveva invitati. Il cardinale neg e si offr
a trattare un componimento.4 Loccupazione della foce del Tevere
fu per Alessandro VI una minaccia tanto pi grave in quanto
che non tardarono a mostrarsi col delle galere francesi. Il papa,
temendo di perdere anche altre citt dello Stato pontificio,5
consigliossi con Virgilio Orsini e decise di portare la guerra
contro i ribelli. Il 6 ottobre venne loro fatta unultima intima
zione 7 perch deponessero le armi, si raccolsero milizie e si stabil
dinviare il cardinal Piccolomini da Carlo V ili. In una lettera al
suo ambasciatore romano il re francese prese apertamente i Co
lonna sotto la sua tutela e in pari tempo fece sapere al pontefice,

1 Delabobde 400 s., 406 s., 420, 427, 401-432. Cfr. A re li. st. N apolit. IV, 786 s.
Savonarola I2, 208. G a s p a r y II, 339 s. ; quivi 337 s. anche in
torno alleco che quella grande sciagura nazionale trov nelle poesie dallora.
J'ii crudelt mostrata dai Francesi nella presa di Rapallo aument lo spavento ;
F. R ic c ia r d i d i P i s t o i a , R ico rd i 4-5.
3 Sigismondo de' C onti II, 65, il quale della fortezza di Ostia dice : a
'/un urbi Rottia propter cornea tv/ni quasi sp iritim i ducit. Cfr. anche Burchahdi,
11'"riuni II, 1 8 6 , B alan 317 e ** relazione del Brognolo in data di Roma 22 set
tembre 1404. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a . Il 22 settembre 1494
Alessandro VI scriveva al doge intorno alla perfidia, et insolentia dei Colonna e
degli Orsini pregando d i aiuto; 11 28 settembre pregava le loro Maest spagnole
Perch lo aiutassero nella riconquista di Ostia. Questi * brevi nellA r c h i v i o
2 V ili.a r i,

St at o in Venezia.
1
V. in App. 56, 19 la * lettera del cardinale A. M. Sforza al C a r d i n a l Lunati,
(lt'1 21 settembre 1494. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
5
Cfr. il breve del 21 settembre 1494 ad Orvieto presso Fum i, A lessa n
dro VI. 73.
0
* * Relazione del Brognolo del 22 settembre 1494. Loc. cit, Ctfr. in App.
5C. 20 la lettera del cardinale Costa al cardinale G. della Rovere del 30 settembre
1*94. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i 5ci o.
' In B u b c h a b d i D iarium ( T h t j a s n e ) II, 189-192, ( C e l a s i ) I, 536-538.

384

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 3.

che egli aveva emesso il voto di visitare i luoghi santi di Roma


e che sperava trovarvisi per il N atale.1
Fu fortuna per Alessandro VI che i Colonna possedessero sol
tanto poca milizia, mentre non faceva loro difetto la volont di
nuocere al papa. Infatti venne scoperto un complotto, il quale
mirava nientemeno che a impadronirsi di Djem, a mettere Roma
in rivoluzione e a catturare il pontefice; in pari tempo sarebbe
scoppiata una rivolta nel mezzod dello Stato pontificio. Ales
sandro VI ed Alfonso cercarono di premunirsi contro tali sor
prese e Djem fu condotto in Castel S. A ngelo,2 i Colonna banditi
e spedite milizie contro di essi. Sebbene i Colonna non fossero
in grado di mettere in opera i loro vasti disegni, la loro solleva
zione ottenne tuttavia leffetto dimpedire al re napoletano di
sbarrare con tutta forza la via ai Francesi nella Romagna.3
Intanto Carlo V ili era entrato in Toscana. Fu s meschina
la resistenza ai Francesi chessi stessi si maravigliarono della
propria fortuna. Dio stesso, esclama pi volte il Commines, favo
risce la nostra impresa, ili guasto morale e politico dellTtalia di
allora, inverniciato da una cultura elevata, limmensa disunione,
legoismo gretto e miope dei singoli Stati si mostrarono allora
apertamente. Piero de (Medici si rec il 26 ottobre nellaccam
pamento francese e senza colpo ferire consegn al conquistatore
straniero le piazze forti del suo paese. Questatto, anzich la sal
vezza, affrett la rovina dellindegno figlio di Lorenzo. Ecco, la
spada venuta gridava dal pulpito del duomo di Firenze il
Savonarola il !l novembre, le profezie si verificano, i flagelli
cominciano; ecco, il Signore conduce questi eserciti. Si dovette
al prestigio delleloquente frate Domenicano se, malgrado lagi
tazione universale, non si ebbe a lamentare in Firenze alcun
grave eccesso e se la inevitabile caduta dei 'Medici si comp abba
stanza tranquillamente. Il 9 settembre i Fiorentini insorsero
al grido: Popolo e libert Abbasso le palle (arme de Medici);
Piero de Medici e il cardinale suo fratello si dettero alla fuga,
il popolo mise a ruba il palazzo e le loro preziose collezioni
da rte.4
1 Carlo V i l i al suo a m b a s c i a t o r e , c a r d i n a l e Giovanni Villier de la G r o s la .v e .
15 ottobre 14!>4. presso P u c i e r . Lettres de Charles V ili, voi. IV. 97 ss. OffD e l a b o r d e 410-420. C f r. T h u a s n e , D jem S u lta n 329.
2 Ofr. R odocan' a c h i , L e clitteau Saint-Ange 432.
a Ofr. D e s j a r d i n s I. 457-458 : ofr. 463-465, 467 s.. 475. * < h ir a w m o ( i.
S torio di Bologna all'anno 1494 narra : Il Papa promette di fare Cardinal**
Antonio Galeazzo figliolo del Sig. Giovanni con patto che non si dia il P*88
al JRe d i Francia . Cod. 768 della B i b l i o t e c a d e l l U n i v e r s i t (|i
B o l o g n a .

*
V i l l a n i . Savonarola I2, 224 ss. P e e r e n s . H ist, de Florence II. s9';
8 4 ss. A r m s t r o n g , Savonarola 152ss. Per il saccheggio del palazzo de MedKl
cfr. D e ea b o r d f . 445 s. e anche Si g is m o n d o d e ' C o n t i II. 72.

Passeggiata trionfale di Carlo V ili.

385

Carlo V i l i l8 novembre era entrato trionfalmente in Lucca,


dove gi trovavasi il Cardinal Piccolomini inviato da Alessan
dro VI per trattare dun accomodamento.1 Ma il re francese non
gli diede udienza: egli stesso verrebbe in persona nella citt
eterna per negoziare direttamente col papa.2 Alessandro VI non
poteva aver dubbi circa il significato di1 quelle parole. ,Da Lucca
il Cardinal Piccolomini gli aveva gi fatto sapere il 4 novem
bre, che i Francesi dicevano in 'atto di minaccia, come il loro re
verrebbe a Roma per riformare la C h iesa.3 Il 9 novembre
Carlo V ili fu salutato dai Pisani come liberatore dalla tir a n n id e
fiorentina. Quivi egli ricevette il Savonarola e gli altri inviati
di Firenze. Lardito domenicano lo salut come re cristianissimo,
inviato dal Signore per liberare lItalia dai suoi malanni e per
riformare la Chiesa, lo esort ad essere misericordioso, specialmente verso Firenze, altrimenti Iddio punirebbe lui con tremendi
flagelli. *
Il 17 novembre lesercito francese entr nella citt delPAmo
tutta messa a festa. Il popolo gridava: Viva Francia! Alle feste
del ricevimento tennero dietro delle trattative, che si svolsero
difficili. Si venne daccordo sulle seguenti condizioni: Carlo rice

1 La nomina del Piccolomini a legatus de latere per il re di Francia era


avvenuta il 1 di ottobre, la sua partenza il 17. * Acta cons ist. neUA r c h i v i o
c o n c i s t o r i a l e . 'Cosi v a corretto il D elaborde 447. Il decreto iper il P ic
colomini dell8 ottobre 1494 presso Raynald 1494, n. 16. Alessandro V I pre
avvis Carlo V III della prossima missione del Piccolomini con breve da Koma
in dato 10 ottobre 1494. A r c h i v i o d i . S t a t o i n V e n e z i a . L a * litt era
riassus pel Cardinal Piccolomini, odi car. in Christo filium nostrum Carolimi

I rancor. rcgcm ili. in presentidrum in partibus Italiae constitutum et ad unitcrsam Italiani a-d quecunque ipsius Italiae loca, ad que eum declinare contine
aeret. j) at. Rom. 16. Cai. Nov. V,9J, in Regest, ,879, f. 294. A r c h i v i o s e
g r e t o p o n t i f i c i o . Cfr. J. iCalmKtte, Lo lgation du card, de Svenne
auprs de Charles V III, in Mi. darchol. et d'his% X X II (J106), 361-S77,
dove dalla collezione Podocataro nella Marciana a Venezia sono date otto let
tere del Piccolomini. Ch. M aumeit, Une ambassade du pape Alexandre V I
au roi Charles V i l i . L e card. Fr. Piccolomini, in Revue des Deux Mondes
> Periode L II (1909), 677-70S.
2 Sanudo,

Spediz, 110.

S ig is m o n d o

de

Co n t i

II, 71.

A llegretti

880.

3 Aiunt etiam m ulto vulgo in ter illos iactari, Rom am venturum et statuir
Romanae ecclesiae reform aturum . II Cardinal Piccolomini ad Alessandro VI da
Lucea, 4 novembre 1494, presso A c t o n 354, n. 5. La * lettera tolta dalla
M a r c i a n a d i V e n e z i a (A cton non d alcuna fonte); ora pubblicata
Per intiero presso C a lm e tte loc. cit. Solo pi tardi, il 4 dicembre, Piccolomini.
Per mezzo del Peraudi, ebbe in Siena un'udienza privata presso Carlo V III,
cbe non ebbe alcuna importanza per la sua missione.
*
VnxAM, Savonarola 12, 239 s. hlabobde 447, 450. Pebbens, Savonar,a 143 s. e Hist. de Florence II. SI s. ; L ucas. Savonarola 127 sa. Intorno
alle relazioni di Carlo V i l i con Pisa vedi Fanttcci, Le relazioni di Pisa e
Carlo v i l i , Pisa 1892. Sui papiers de Charles V ili qui soni Pise cfr.
* M o la d in

A rc h iv e s des m issio n s scivn tif.

P a sto r , sto ria dei P a p i, III.

8 a s e r ie

(lb > 7 5 ), 2 7 1 .

25

386

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 3.

verebbe il titolo di patrono e restaurartore della libert fiorentina


oltre a 120,000 fiorini doro; le fortezze non dovrebbero rimanere
occupate pi di due anni ed essere restituite prima, nel caso
finisca la guerra (contro Napoli. Restava fermo il bando dei Me
dici.1
Verso questo tempo al fratello del Cardinal Giuliano riusc
di aggredire \a dieci miglia da Ancona il Bocciardo che se ne tor
nava in patria accompagnato da un ambasciatore turco e di se
questrargli il canone annuo per lo Djem e tutta la corrispon
denza.2 Alcuni hanno messo in rapporto questo avvenimento col
manifesto che Carlo V ili, quasi riunisse in s la persona dellim
peratore e del papa, eman il 22 novembre dirigendolo a tutta la
cristianit. In esso egli dichiarava con parole altosonanti: Non
essere sua intenzione far conquiste, ma soltanto sullesempio dei
suoi maggiori fiaccare la potenza turca e liberare la terra santa;
solo a questo intento volere prendere egli possesso del regno di
Napoli a lui spettante. Dal papa non pretendere altro che il li
bero passaggio e il vettovagliamento del suo esercito nello Stato
della Chiesa; se questo gli venisse negato, essere egli deciso di
ottenerlo con la forza; fin da ora protestare egli contro le tristi
conseguenze che ,ne risultassero, riservandosi di rinnovare tale
protesta in faccia a tutta la Chiesa e a tutti i principi cristiani,
che egli convocherebbe per una spedizione comune contro i Tur
chi. Il manifesto fu pubblicato in latino e francese, subito dopo
tradotto anche in tedesco e diffuso per mezzo della stam pa.3
i
Oa sa n o v a

80

4 5 6 s.

R ic c ia r d i

( T iiu a s n e )

u. Forsch.
F ir e n z e

a.

L anducci
II,
IV ,

del 17

F-

1 9 5 s .,
12 -19 ,

\S a n u d o ,

( C e l a n i ),

c fr.

Spedisi.

13 3 s.

I,

5 4 1 s.

S im o n e

Ricordi

[P i s t o i a ,

da

P arenti

1 3 s.

F iu p e p i

p resso

i b i d . (l x x x i s . , 1 5 4 , . 1 5 7 .

L e tte ra

n o v e m b re 14 9 4 a l d u c a d i B o u r b o n n a is ,

p resso

B urghardi
S c h n it z e r ,
d i p a r lo

si

lo c .

il n o to

d ic h ia r a to
c it.

(P a ris
- V.

in c id e n t e

p a ssa to

il

C apponi e

il

da

Lettres
B ist, de Flo
Revue dhis,m e tte

s e g r e t a r io d i C a r lo

io

V ili,

i n . 1 ligan. Zeitung 1 8 7 5 , n ' 1 0 6 Beil. D B L a b o b i E


Rccucil des instructions anx ambassadeurs (he F>'anC^

R kum ont

R e in a c h

in

18 9 3 ), X l v i p e n sa n o
so p ra

fra

V ili

p resso P l ic ie r ,

de Charles V ili, v o l . I V , 1 1 1 s . C f r . D e i l a b o r d e 4 5 7 s . P e r r e n s ,
rence I I , 9 5 s . A rdi. stor. ital. 1 ( S e r i e I , 3 6 2 - 3 7 5 ; I V , 2 , 4 7 s .
dipi. I ( 1 8 8 7 ) , 5 9 3 s . C o n t r o i l R a n k e ( Zur K ritik 1 7 , 4 1 ) , i l q u a l e
d u b b io

V i u -a r i -

Dariuni
Quellen

p. 376

c h e G u ic c ia r d in i

a b b ia

in g r a n d ito

la

cosa.

n. 2.

s II m a n i f e s t o
(p resso
M a x ip ie r o V i l i , 3 2 5 - 3 2 7 ; B u r c h a r d i D ia r iu m
( T i i u a s n e ) II, 1 9 6 - 1 9 8 , ( C e l a n i ) , I, 5 4 2 s . ; G e i g e r , Burcard-us 0 .2 8 s s . ; S ig i
s m o n d o d e C o n t i II, 7 3 - 7 6 , c h e p e r n o n v a n n o p i e n a m e n t e d ' a c c o r d o ) c o m i n c i a
c o m e u n a b o l l a (sous la forme d'un href, d i c e P i l o r g e r i e 1 0 1 ) c o n le p a r o l e .

Carolus Dei grafia Francorum rex universis Christi fidelibus praesentes at


tera inspeeturis zeluvn catholicae fidei <et salutem in domino sempiterna1Considerantes attentius e t c . C f r . D e l a b o r d e 4 8 0 - 4 8 1 . H e i d e n h e i m e r , C o r r e s p o n
den? 5 4 1 s s . ; Zentralblatt f. BibUothekstcesen X X ( 1 9 0 ) , 1 7 9 ; Acad- des insciet belles-lettres. Compie rendus, P a r i s 1 9 1 5 , 1 8 5 s . T h u a s n e , D j e m - S u l t a n 3 4 0 .
si

d ic h ia r a

le

le tte r e

c o n tr a r io

in te r c e tt a te .

c o lo r o

che

m e t t o n o

q u e sto

m a n ife s to

in

ra p p o rto

con

Carlo V ili a Firenze; suo manifesto del 22 nov. 1494.

387

Leditto di Carlo V ili conteneva in modo appena velato la


minaccia del concilio e della deposizione di Alessandro VI. Era
questa lultima pressione del re di Francia verso il pontefice.
Carlo V i l i poteva sperare con questo atto di conseguire pi
presto un successo definitivo sapendo bene in quale angustia si
trovasse il papa.
Le notizie circia i progressi dei Francesi e la nessuna speranza
di ricevere un aiuto da V enezia1 o da qualsiasi altra parte, ave
vano fin dal mese di ottobre scoraggiato Alessandro VI. Il re di
Napoli insisteva affinch contro Carlo V ili e Lodovico Moro si
procedesse con le armi spirituali, ma il papa non vi acconsent.
Collambasciatore di Firenze Alfonso ebbe a lamentarsi anche
della economia di Alessandro, del suo nepotismo e della sua tim i
dit. - Dalle relazioni del suddetto inviato trasparisce parimente
che Alfonso ormai non sentivasi pi sicuro dellassistenza del
papa. Alessandro VI infatti trovavasi in una situazione molto
cattiva. I baroni ribelli rendevano malsicuri i dintorni di Roma
e anche sugli Orsini il papa non poteva pi sicuramente contare,
ci che diede luogo a violente spiegazioni con Giulia FarneseOrsini e colla suocera di lei Adriana M ila.3 Leccitazione di Ales
sandro VI crebbe quando apprese che navi francesi portavano
sempre nuovi rinforzi ai difensori di Ostia, come anche ai Co
lonna e ai Savelli. Tutti questi nemici dicevano apertamente, che
il re di Francia avrebbe deposto il papa in un concilio. Quali fos
sero gli umori di Carlo scorgevasi chiaro dal manifesto del 22 no
vembre; nel seguito del re trovavasi inoltre quelluomo, che
meglio di tutti poteva deporre circa lelezione simoniaca di Ales
sandro, il cardinale Giuliano della Rovere. Con inquietezza Ales
sandro guardava nel futuro. Il Sanudo parla espressamente del
timore di lui che Carlo decreterebbe la sua deposizione e cree
rebbe un antipapa. 4
Stando cos le cose, credevasi dallaltra parte esservi la possi
bilit di guadagnare allultima ora il papa alla Francia. A tal
1 II 5 luglio 1494 Alessandro VI in un * breve ( A r c h i v i o d i S t a t o i n
^ - n e z i a ) annunziava l'invio del vescovo di Calahorra; poi il 22 settembre
'
Preg direttamente per aiuto (v. sopra p. S83 n. 3) ma senza alcun esito; cfr.
IJKrjawhhs I, 517. Con quanta circospezione si comportassero i Veneziani ^erso
I arlo V ili fln dal 14J93, rilevasi dai documenti pubblicati da P e r r e t , L a m is'">t ,,- p /Tnn de B asch i (i V enise in B ibl. de l'cole des eh arte* M I, 285-298.
2 Cfr. D e s j a r d i n s I, 466, 472, 477, 481, 483. Delle intenzioni nepotistiche
di Alessandro, il quale voleva arricchire i suoi coi beni dei Colonna, il Taberna
ferisce gi in una lettera 5n data di Roma 5 luglio 1494. A r c h i v i o d i
ta t o i n Milano.
; Cfr. in App. 56 (29-30) le * lettere di Alessandro VI a Giulia Farnese*rini e Adriana Mila del 22 ottobre 1494, A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i -

I I c i o.

* s anudo, Hpediz. 115 .

388

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 3.

fine si fecero due tentativi. Il 2 novembre Ascanio Sforza venne


a Roma ed ebbe parecchi lunghi colloquii col pontefice; il primo
di essi dur cinque ore e non fin che verso la mezzanotte. Asca
nio rappresent energicamente ad Alessandro i pericoli che so
vrastavano da parte dei Francesi e cerc dindurlo a dichiararsi
neutrale. Il papa dicesi abbia risposto, voler egli piuttosto per
dere la sua corona, il suo regno e la sua vita prima di abbando
nare Alfonso. un fatto che Alessandro pensava allora alla
fuga ed aveva fatto domandare a Venezia se ivi avrebbe trovato
un asilo. Quando Ascanio part qualcuno volle leggergli in viso
una grande soddisfazione, e molti perci credettero iche fosse riu
scito a una segreta intesa col papa.1 Ma non era cos. Qualche
giorno appresso Pandolfo Collenuccio per incombenza del duca
di Ferrara fece un nuovo tentativo per guadagnare Alessan
dro VI alla Francia. Ma questi dichiar chegli preferiva abban
donare la citt di Roma, perdere anzi il regno e la vita, anzich
diventare schiavo del re di Francia, che voleva elevarsi a sovrano
di tutta Italia.2 Allorch il 14 novembre giunse la nuova, che
Carlo non aveva voluto ricevere il Cardinal Piccolomini, venne sul
momento spedito al re in qualit di nuovo legato il C ardinal fran
cese Peraudi3 col mandato di far sapere a Carlo V ili che Ales
sandro VI intendeva farglisi incontro per consultarsi seco lui
intorno alla crociata. Ma lo scaltro re ricus questo onore per
1 Bubchardi Diarium (Thuasne) II, 194 s., (C elasi) I, 540 s. ; cfr. Thuasne
II, 646 s. Bernardi I 2, 36.'A questo si riferisce anche un * breve di Ales
sandro VI a L. Moro dato da Roma 26 ottobre 1494. A r c h i v i o d i S t a t o
in

M i l a n o .

2 Sulla missione di IP. iCollenuccio v. le relazioni dell'A r c h i v i o di


S t a t o i n M o d e n a presso Balan V, 223 e I Papi e i Vespri Siciliani con
doc. inediti (terza ed. Roma 1882) 95, 152 s. ; P. N e g r i , Le missioni di Plenuccio a papa Alessandro VI, in Arcii. d. Soc. rom. di st. patr. XXXIII.
372 ss., 409 ss. A questo tempo appartiene probabilmente una * relazione di
ambasciata purtroppo senza data, nel cui poscritto si legge : Non mi pare
anche tacere che presente lo ambaxre Spagnolo la lS*a iSua dixe chel Re (e
Franza la menazava de concilio et altre cose et quando se venesse a questo deli
berava anche intendere se la muliere ha la Ohristma Mte Sua vera muliere o
femina e che procederla alle censure etc. Ai che io rispose (sic !) che la Sta Sua
volesse abstenirse da simile parole perche la doveva sapere che papa Innocentio provedete a questa cosa talmente che la Ohristm* Mt Sua po tenere
sanctamt? la regina per sua vera consorte et che iterum la pregava ad non
farne parola . A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o , s. d. Sulla leatA P"
litica di Alessandro VI verso Alfonso anche ora, cfr. W o o d w a r d , C. Borgia- 69 as.
s * Die 14. Novemb. 1494 litteris ri dui cardlis Senensis ad pontifice
sacro senatui constitit, cliristianiss. regem Franciae se legatum noluisse adinlttere; ea de causa eo die carUs Gurcensis (Ms. : Cruccensis) regem adivit. Ex manuscriptis manu propria Juliani Secundi diaconi cardlis Caesarini temp. Alex. '
et Julii II. iS. P. . Cod, X X X I I I , 48. Bibl. B a r b e r i n i i n R o m a (ora alla
V a t i c a n a . Cfr. anche Bl'rchardi Diarium (Thuasne) II 195. (C elasi) I '
al 15 novembre.

I Francesi s'avanzano verso Roma. Triste condizione di Alessandro VI.

389

non esserne degno e dichiar che voleva attestare al papa nel suo
palazzo la riverenza che si conveniva : fra due giorni partirebbero
inviati per ulteriori trattative.1 In pari tempo riusc al re di gua
dagnare completamente a s il Cardinal Peraudi, uomo sincera
mente entusiasmato della crociata. Il fallimento della politica di
Alessandro era completo.2 In preda alla disperazione egli mand
ora nella p e r s o n a del C ardinal Sanseverino, c h e r a stato per qualche
tempo in Francia e aderiva al partito di Ascanio, un terzo legato
per trattenere la marcia dei Francesi. Ma Carlo V i l i dichiar
anche a lui, essere ferma volont sua di celebrare il Natale a
Roma presso il Pontefice e quivi trattare tutto. Con pazza prestezza
compiendo in 36 ore le 100 miglia di strada che vanno da Siena a
Roma il Sanseverino rec al papa questa notizia.3 Di l a poco
venne la spaventosa notizia che i Viterbesi avevano a p e r to le p o r te
al nemico, il governatore pontificio era fuggito, Virginio Orsini
coi suoi era giunto troppo tardi : 4 lavanzata dellavanguardia
francese comandata da Yves dA ligre5 fu cos improvvisa che la
Giulia Farnese, la quale trovavasi in viaggio, cadde, colla sorella
iirolama e la suocera Adriana Mila, in mano del nemico: per
esse vennero tosto rilasciate per lintervento di Alessandro VI.
L'inviato, che parla di questo fatto, chiude la sua relazione di
cendo c h e il re di Francia non troverebbe in Roma la minima re
sistenza. 6
1 V. la lettera di Carlo V i l i ad Alessandro VI da Firenze 27 novembre
1404, presso P u o ie r , L e ttre s IV, 120 s., ove erroneamente datata dal 29 no
vembre. Loriginale in A rch ivio d i Castello, A rm . X V , caps. X I I , n. 1, p. 48
( A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o ) ha chiaro: X X V I I novem bre. Cfr. in
App. 56 (34) la * lettera di Carlo V i l i a l cardinale de la Groslaye dello stesso
di. il cui contenuto risuona quasi come insulto, parimenti nellA r c h i v l o
segreto pontificio.
2 D e l a b o b d f . 478; ibid. 40S suUo zelo del Peraudi per la crociata. Cfr.
anche S c h n e i d e r , P era u d i 35 ss. e H ist, Jahrb. VI, 450 s. Per litinerario del
Peraudi cfr. una * lettera del C a r d i n a l Piccolomini ad Alessandro VI i n data
di Siena 20 novembre 1494. I l C a r d i n a l Piccolomini s i congratula qui per linvio
del Peraudi e nota : H eri ve*peri hanc urbem ingressim est reo. Carli Gurcens.
trovai loriginale di questa lettera nel prezioso ('od. X , 17 } della B i b 1 i ot e c a d i s. M a r c o d i V e n e z i a ; ora presso C.VLm e t t e , La, lgation du
card, de Sienne (v. sopra).
3 Sanudo, Spediz. 146-147.
1 Cfr. Pinzi, Carlo V i l i a Viterbo, in Boll. stor. areheol. Viterbese I (1908)
e Sfori di V iterbo IV, 345 s.
5 Vedi G kbiaet de l a D eyte, Yves dAllgre, Rioni 1905.
6 V. in App. n. 30 la * relazione del Brognolo del 20 novembre 1499. A r
c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a . Cfr. in App. 56 (35) la lettera di Ga
leazzo Sanseverino del 1 dicembre 14SM. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
' 11 ordine di Alessandro VI a Virginio Orsini, senza data, scritto immediatamente
d"po la cattura d i Giulia Farnese (27 novembre 1494) presso N. L ichatschew,
Vna lettera di papa Pio r a Ira n il Terribile in relazione coUa questione dei brevi
P"lili (in russo), Pietroburgo, 1906, 67.

390

Libro I I. Alessandro V I. 1492-1503. C apitolo 3.

Il papa stava di continuo spiando se mai da qualche parte gli


venissero aiuti contro il terribile pellegrino. Il 24 novembre
fece chiamare a s l'ambasciatore di Massimiliano, il principe di
Anhalt, e cosi gli parl: Carlo V ili non aspira soltanto (al do
minio dei territori; italiani spettanti all impero, ma all impero
medesimo. Io per, disse il papa, non dar mai per questo il mio
assenso, nemmeno se mi venisse col coltello alla gola. Finiva esor
tando lambasciatore a muovere il re romano, in qualit di pro
tettore della Chiesa, onde intervenisse in tale frangente.1 Anche
i Veneziani scongiur Alessandro VI perch lo aiutassero.2 Alla
sua domanda se come al suo grande predecessore gli sarebbe con
cesso un rifugio nella citt delle lagune, alla fine di novembre si
ebbe conveniente risposta.3
La confusione in Roma cresceva di giorno in giorno. La citt
era bloccata da parte del mare da Ostia, da parte di terra dai Co
lonna, cosicch avverossi sensibile carestia di viveri.4 In conse
guenza fra la popolazione sorse s forte fermento, che il papa co
rnine,i a temere una rivolta. Un confidente gli fece particolareg
giate osservazioni sulla sicurezza del palazzo vaticano e della sua
persona.5 A difesa contro il nemico esterno le porte della citt
vennero chiuse con catene, alcune murate, Castel S. Angelo messo
in stato di difesa. Si d ice v a che Alessandro, per sottrarsi alla
deposizione da parte dei Francesi, fuggirebbe a Venezia o a Na
poli. Il C ardinal Sanseverino r a c co m a n d al papa di riconciliarsi
col c a r d in a le Sforza, che trovavasi in relazioni strettissime con
Carlo V i l i . 0 Si tent questa via. Il 2 dicembre Ascanio Sforza
venne di nuovo a Roma. I cardinali Sanseverino e Lunati nego
ziarono in suo nome con Juan Lopez, intimo del pontefice; un
accordo sembrava imminente ; Ascanio Sforza e Prospero Colonna
si dovevano recare tosto a Viterbo. Ma allorquando ili 9 dicembre
si disponevano a partire, tanto essi quanto i cardinali Lunati e
Sanseverino furono per ordine del papa catturati. Allambascia
tore francese si fece sapere che non si concederebbe a Carlo VIH
il passaggio per lo Stato della Chiesa.7 Come pot Alessandro VI
1 Burchakdi. Dmriuni (T huasne) II, 19 s'., (Celasti) I, 543.
2 Sanudo, Spedi?. 140.

3 Vedi

K b f .t s c h j i a y r

II,

1398 s .

> B alan. V. 330.

5 V. il memoriale in catalano ad Alessandro VI in A rch ivio d i Castello AnnX V , cape. X I I . n. 7, p. 4 5 ss., A r c h i v i o

segreto pontificio.
In u n a * lettera datata da Marino 12 novembre 1494. A. Sforza esprime
a l re francese la sua contentezza per le lettere reali, che gli hanno a n n u n z i a t o
1 arrivo di Caro V ili in |Siena. .Nulla sarebbegli riuscito piti grato che ridere
e t venerari Majtem Tesi. A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o .
~ B u r c h a r d i , Diarium II, 190 s., ( C e l a n i ) I, 544 s. S a n u d o , Spedi?- 14 s B e r n a r d i I 2. 36 s. La richiesta di aiuti f a t t a dal papa con poscritto a u t o g r a f o

Confusione in R o m a.

391

agire in tal guisa? ,La spiegazione non difficile. Il duca di Ca


labria, Giulio Orsini, e il conte di Pitigliano stavano accampati
con lesercito napoletano in vista di Roma. Il 10 dicembre questo
fece il suo ingresso nella citt .1 Alessandro sperava, che con la
cattura dei suddetti cardinali e di Prospero Colonna limportante
fortezza di Ostia tornerebbe in suo potere, e che gli abitanti della
Campagna Romana si leverebbero contro i Francesi. (N on si
avver n luna n laltra cosa e Carlo VIII, flavorito da un
tempo insolitamente mite, senza incontrare alcuna seria resistenza
prosegu la sua m arcia.2
Ponderando meglio le cose, il papa accorgevasi sempre pi che
la forza guerresca di Napoli era impari a quella dei Francesi. Ma
''ani furono i suoi tentativi di svegliare i Romani dalla loro pigra
inazione ad una vigorosa difesa contro la minacciante invasione
dei Francesi. Perci vennero esortati i pi rispettabili Tedeschi e
Spagnuoli, che si trovavano in Roma, a mettere in assetto di
guerra i loro connazionaili. Il cerimoniere maggiore Burcardo con
voc i Tedeschi nellospedale dellAnima, e quivi fu preso il par
tito di non secondare il desiderio del papa, perch dovevasi obbe
dire ai magistrati dei quartieri della c itt .3 Intanto cresceva dora
in ora la perplessit di Alessandro. Ora voleva apprestarsi alla
difesa, ora voleva scendere a patti, ora abbandonare ila citt.
a Lod. il Moro del 4 dicembre 1494, nella quale si prende occasione dalle trat
tative di A. Sforza, trovasi in Notizenblatt 1856, 445-446. Z u r i t a 50bs. Rela
zioni di ambasciata presso D e l a u o r d e 495 s. e B a l a n V 330 s. Cfr. anche la
* relazione del tBrognolo da Roma [11 dicembre 1494. A r c h i v i o G o n z a g a
i n M a n t o v a . V. inoltre ** Sommario de le lettere di Stcph. Taberna et
Mapheo <le Trivilio a Nepe a di 17 de Decemb. Ufi!,. A r c h i v i o di J S t a t o
i n M i l a n o . Il breve del 10 dicembre 1494 a Lodovico il Moro che inira a
Kiustifieare il provvedimento presso S a u d o , Spedisi: 150 ; ibid. 151 s. la risposta
(lei Moro molto per ci irritato. Cfr. iS e g r e , Lod. Sforza I, 297 ss., 301-303,
3 0 5 ss.. 310 s. A p. 298 s. iS e g r e , d questo giudizio : f: doveroso anzi ricordare,
nome quel Pontefice, il quale in seguito, dominato dal figlio Cesare, acquister
'iella sterria un nome infam e, in quei frangenti abbia, solo fra i potentati itaiU'ini, mostrato nobilt danimo e ferm ezza di propositi. Ibid. 301 s. sulla fon
data diffidenza di Alessandro VI verso Ascanio (Sforza ; p. 299 s. sulla condotta
del Moro e di Venezia, dai quali il papa non ottenne alcun reale aiuto, mentre
io incoraggiavano a perseverare ed a rifiutare il passaggio francese : p. 309 s.
sull infondata accusa del Moro che Alessandro VI abbia tradito Venezia e
Milano.
1 * In questhora el duca de Calabria entrato dentro (di) Roma col 8 . Vir
ginio et conte de Pitiliano . * Dispaccio del Brognolo da Roma 10 dicembre
1484. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a . Cfr. G r e g o r o v i u s V IP 348,
2 D e l a u o r d e 500. iP u c i e r L e ttre s IV, 126 s.
8 B u b c h a r d i D ia riu m II, 201 s., ( C f x a n i ) I, 546 s. G e i g e r , B urcardus 133 s.
Schmidlin, Geseli. der Anim a lllOs. Circa inviti di Alessandro VI al po
lolo romano per la difesa cfr. la notizia da una relazione del corrispondente
mantovano Lorenzo Boccamaza da Roma 19 dicembre 1494, presso Luzio,
Isabella a Este e i Borgia XLI, 485 s., n. 3.

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 3.

392

Il 18 dicembre, racconta Burcardo, in Vaticano erasi imballato


tutto per la fuga, persino i letti e le stoviglie; il resto era stato
portato a Castel S. Angelo ; i cavalli dei cardinali stavano pronti
per la partenza.1 Daccordo con questa notizia linviato milanese
in quel medesimo giorno 18 dicembre riferisce essere cosa certa,
che il papa fuggirebbe in quella notte conducendo seco i cardinali
fatti prigioni.2 Tuttavia non se ne fece nulla, certo perch una
fuga era ormai quasi impossibile.
Il 17 dicembre era stata presa Civitavecchia dai Francesi;8
di maggior momento senza confronto fu la defezione degli Orsini,
nel cui ben munito castello di Bracciano il re francese pose il 19 di
cembre il suo quartiere generale.4 In quel medesimo giorno com
parvero su Monte Mario i primi avamposti francesi. Dalle fine
stre del Vaticano Alessandro VI pot vedere i cavalieri nemici che
maneggiavano I loro destrieri nei prati presso Castel S. Angelo.5
Il Cardinal Sanseverino fu ora messo in libert affinch potesse
trattare con Carlo V ili. Il re gli dichiar che la liberazione del
cardinale Ascanio Maria Sforza era condizione preliminare per
ulteriori trattative.6 Intanto la mancanza di viveri si faceva sem
pre pi insopportabile in Roma e i Romani per mezzo dei loro
oratori facevan dire al papa, che se nel termine di due giorni non
venisse a patti col re francese, essi stessi avrebbero invitato que
stultimo ad entrare nella citt .7
Il duca di Calabria consigliava Alessandro di fuggire a Na
poli, promettendogli 50.000 ducati allanno e la fortezza di Gaeta.
In base a questa proposta fu stesa una convenzione, la quale non

i B ubchardi

D ia riu m

II.

211,

('C e la s i)

I, 554. E e u m d s t

III,

1, 215.

1 er duplicate mie \ . S. 1 1 1 . haveva inteso la detentione del ili- su0


afelio. Al presente quella sera avisata come publico et certo nome chel
papa [e] el duca de Calabria partiranno questa nocte e t menaranno cum se
Ji Ascanio, )S. )Severino e t IS. Prospero per liaver mandato questa nocte I,a
sata circa doe squadre ad preparar e t assecurare el camino de 'Tibuli et eva
cuato tucte le robbe de palazo insino a la sacristia . F de Curte a Lod. il Moro
da Som a 1S dicembre 1404. A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o .
3
** Relazione di Stef. Taberna e ,di lM. <le Trivilio del 17 dicembre 1494A r c h i v i o di S t a t o in Mi l ano.
* S i g i s m o d o d e C o n t i II 84.
5 B u r c iia r d i,

D k in u m II,

211,

(iC e la n i)

m e n to d e l G o t h e i n 1 0 8 s. in t o r n o a lla c o n d o t t a
S c h n e id e r

I.

555.

ten u ta

C ir c a
a llo r a

il

fa ls o

appre ;

d a l P e r a u d i, v n

4 2 s.

t f i . in A p p . 56 (30-39) le due lettere del cardinale S a n s e v e r i n o a*


Alessandro VI del 19 dicembre 1494, la * l e t t e r a d i C a r l o V ili a l P a p n ,
21 dicembre e la * relazione degli inviati L. C l i i e r e g a t o e J. de F o n s a l i d a del o
stesso di. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
. .
7
* Cronaca di C a l e f f i n i , Cori. I-I-Jh f. 3 2 7 b della B i b l i o t e c a
Ch i g
d i Roma.

Confusione in Roma.

393

attendeva che la firma del papa.1 Ma allultimora Alessandro


mut completamente pensiero. Prese 'ila deliberazione di mettere in
libert il cardinale Sforza,2 e di non stuzzicare il re francese con
ulteriore resistenza. Il cardinale Sforza aveva scongiurato in gi
nocchioni il papja di' non abbandonare la citt e gli aveva pro
messo di volersi adoperare perch Carlo V i l i si contentasse della
concessione del passaggio per il Patrimonio, senza toccare leterna
citt. Per il caso che il re francese volesse recar danno al papa o
alla Chiesa sobblig a provvedere difesa a mezzo dei Colonna.3
Il 24 dicembre il cardinale Sanseverino comunic in Bracciano
la nuova risoluzione del papa al re francese, che in conseguenza
concesse un breve arm istizio.4 La mattina del giorno di Natale
il papa diede comunicazione della sua deliberazione ai cardinali e
ai! duca di Calabria. Carlo V i l i mand per questultimo un sal
vacondotto, 5 dopo il quale il duca insieme alle sue milizie lasci
Roma, dirigendosi prima verso Tivoli poi a Terracina.6 Nella
notte erano entrati in Roma tre ambasciatori francesi, il mare
sciallo de Gi, il presidente de Ganay e Stefano de Vesc. Quelli del
seguito occuparono nella cappella papale senza tanti complimenti
i posti riservati ai prelati. La qual cosa volendo loro impedire il
pedante maestro delle cerimonie Burcardo, il papa tutto inquieto

1 Questa convenzione presso Theiner, C'od. dipi. I li, 510-511.


2 Sulle premure di Venezia presso ^Alessandro VI per la liberazione del
cardinale (Sforza e per calmare il Moro adirato col papa, cfr. iSegbe loc. cit.
I 311 s.
3 * Quod vicem w ellarius genibus flexis suppUcet quod non recedamus et
Uuod ippe prom ittit sim ponte quod alterum de duobus fa tiet <vel quoti rex
" noie non intrabit urbem sed fa tiet transitum suum per alia loca concedendo
passum et victualia vcl quod ipse nomine proprio et ducts Medolani proy n n et
obligat sub penis etc. quod Columnenses iuvabunt, serviant et defen(<lnf Sanctissimum Domimvm Nostrum etiam contra regem Francie si vellet
l'K-cre statu et persone \Sue Sanctitatis et Sm icte Romane Ecclesie in <spirU
iinhbus et temporalbus. Annotazione autografa di Alessandro IVI in Arch.
Castello Arm. X V , caps. X II , n, 8, p. 36, A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i
fici o.
4 Cfr. in App. 56 (41) la * lettera di Carlo V ili al conte de Ligny, 24 di
cembre 1494, A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
5 D elabo rd e

505.

^ UBCHABDI> D iarium II, 2 1 4 s., (Cblani) I, 5 5 6 s. .Sani;do, Spediz. 1 6 1 .


11
questa bora che sono circa XV lo illmo |Sr Ducha de (Calabria ito in pa' zo armato p e r pigliare licentia da Hi. S re, poi si aviar cum tutta la comijvi'1 SU.a Per an<-*ar Bel Reame. Farr la via de Tivoli et porta cum si victualie
j ' 1.
zrni ; credo che hora el Re de Franza verril a Roma. Tutto el di de
Iito i *6 atese ad altro che a portare robba fora de palazo, dove si stimma chel
debba alogiare, ,et chel Papa debba ridursi in castello; pur non do
0_est. fler certo a la Ex. V. . [Brognolo al marchese di Mantova da Roma
icembre 1494. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .
*<

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 3.

394

gli disse: Voi mi fate perder la testa; lasciate che i Francesi


seggano dove vogliono.1
Il raggiungimento dun accordo si deline difficile specialmente perch Carlo esigeva limmediata consegna di Djem, men
tre il papa non era disposto a concederlo se non al cominciamento
della crociata. La decisione su questo punto venne aggiornata.
Carlo promise che non avrebbe fatto al papa alcun torto n nel
campo spirituale n in quello temporale; alle sue milizie venne
assegnata tutti! la citt propriamente detta posta sulla sinistra
del Tevere. Unapposita commissiione pens al modo di acquartie
rare, i Francesi, i quali cominciando dal 27 dicembre entrarono a
piccole squadre nella citt, mentre le milizie del papa (solo 1000
cavalieri e alcuni pedoni) occupavano il Borgo. Alessandro poi si
rinserr in Vaticano con le sue guardie spagnole.2

B u ro iia rd i,

D iarium II, 215.

Spedis. 162 ;
505-506. C h e r r i e r II, 71.
2 S a n t i do,

cfr.

, ( |Q h l a n i )

165.

I, 557 s.

(S i g i s m o n d o

de*

G e ig e r.
Conti

B w ca rd u s 147 s.

II, S5.

D e la b o b d e

4 .

Carlo V ili in Roma e Napoli. La lega santa del marzo 1495.


Fuga del papa. Ritirata dei Francesi dallItalia.
e l giorno di S. Silvestro dellanno 1494,

dichiarato fausto
dagli astrologi, Carlo V i l i si accinse a fare il suo ingresso
nella citt eterna. Per ordine del papa gli mosse incontro di buon
mattino il maestro delle cerimonie Burcardo per disporre lo for
malit del ricevimento. Questi incontr il re presso la piccola citt
di Galera, il quaJle gli dichiar che voleva entrare senza pompa. Ai
deputati della cittadinanza romana che trovavansi insieme al
gran maestro delle cerimonie, Carlo non diede che una breve e
insignificante risposta. Il re mi fece cavalcare a suo fianco
racconta Burcardo e durante tutto quel cammino di ben quat
tro miglia non fece che tempestarmi intorno alle cerimonie duso,
al Papa, al Cardinal Cesare Borgia e su altre cose, di modo che ap
pena potevo rispondere adeguatamente a tu tto .1
Presso Borghetto il re fu salutato dal cardinale Sforza, presso
Ponte Molle dal C ard in al Cibo. A Porta del Popolo furono conse
gnate al gran maresciallo del re le chiavi di tutte le porte della
citt. Lentrata delle truppe dur dalle 8 pomeridiane fino alle
9 di sera. La via Lata, lodierno Corso, fin dallimbrunire rischia
rata con fiaccole e lampade, era gremita di curiosi, di mezzo ai
quali sentivasi ii grido di: Francia, Colonna, Vincoli (cio Giu
liano della Rovere).
Alla testa dellesercito francese marciavano in lunghe file gli
Svizzeri e i mercenarii tedeschi : figure piene di forza che a passo
misurato secondo lo squillar delle trombe si avanzavano in per
fetto ordine. Il loro vestito era corto, a varii colori e bene aggiu
ntato alla vita; alcuni avevano pennacchi sugli elmi. Questa su-

1 B t t b o h a b d i , D iarium II, 210, (,C 0 l a n i ) I, 558 s. G e i g e r , Buroardus 148 s.


s a s u d o , Spedis. 163 s. I preparativi pel ricevimento di Carlo in Koma costa
l o 500 fl or. a mH de cam. * E xitu s 527, f. 192. A r c h i v i o s e g r e t o p o n
tificio.

396

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 4.

perba schiera di pedoni era armata di corte spade e di lance di


frassino lunghe dieci piedi con acuti puntali di ferro ; una quarta
parte di essi invece di lance portava terribili alabarde acconce a
menar colpi e stoccate. Agli Svizzeri e ai Tedeschi tenevan dietro
5000 Guasconi, quasi tutti balestrieri, che per la piccolezza della
loro statura e la mancanza di ogni ornato nella loro divisa scapi
tavano messi a confronto con gli Svizzeri. Quindi seguivano 2500
cavalieri armati alla greve con lance acuminate e mazze ferrate;
ir a essi il fiore della nobilt francese, coni fastosi mantelli di seta,
elmi preziosi e collane dorate. Ogni cavaliere aveva dietro di s
tre cavalli; sul primo cavalcava uno scudiere armato, sugli altri
due, stallieri parimenti armati. I cavalli erano grandi e robusti,
ma secondo il costume francese avevano le orecchie e la coda moz
zate. La cavalleria leggera che teneva dietro fu calcolata di circa
5000 uomini. Ogni cavaliere recava un grosso arco, alla maniera
inglese, per lanciare lunghe frecce ; alcuni portavano corti spiedi,
per trafiggere quelli, cherano stati gettati a terra dalla cavalleria
grossa. I mantelli erano guarniti di aghetti e listine dargento,
che riproducevano gli stemmi dei condottieri. Ai fianchi del re
marciavano 400 arcieri e 200 cavalieri francesi scelti lo segui
vano a piedi da vicino. Essi portavano sulle spalle delle mazze
di ferro simili a pesanti accette; quando per salivano a cavallo,
erano armati non altrimenti dei cavalieri alla greve, e solo distinguevansi per la bellezza idei loro ctavalli, per loro e la porpora di
cui eran coperti.
A fianco del re francese cavalcavano i cardinali Ascanio
Sforza e Giuliano della Rovere, dietro i cardinali Colonna e Sa
velli. Prospero e Fabrizio Colonna, non che tutti i generali ita
liani, cavalcavano frammisti agli alti dignitarii di Francia. Un
certo particolare spavento suscitava nei Romani il fatto, che
allincerta luce delle fiaccole i soldati, i cavalli e le insegne appa
rivano pi grandi che non fossero in realt. Ma la maggior mera
viglia e paura fu eccitata dal treno dartiglieria: pi di 36 can
noni di bronzo, i quali movevansi con tanta rapidit per fosse e
siepi, che potevano seguire il trotto della cavalleria. Ognuno di
quei pezzi dartiglieria era lungo pi di 8 piedi, pesava 6000 lib
bre, con un diametro medio che raggiungeva la grandezza duna
testa duomo. A questi si aggiungevano colubrine lunghe il dop
pio e falconetti, dai quali sparavansi le pi piccole palle della
grandezza di una granata.1

i
Jovius II, 41b-42b ed anche Jhns in Grenzboten 1875. II. 333 e
sull'artiglieria di .Carlo V ili- Ofr. S a n u d o , Spedis. 162 s. B t t b c h a r d i , Di'
rium II. 217, ( C b l a n i ) I, 559; P t l o b g e h e 143 s. ; ,S e b . d i B r a n c a T e d - U X I ^ i
Diario Romano 289 e presso iC r e i g h t o n IV, 291, che sul numero della cava

Entrata deHarmata francese in Roma il 31 die. 1494.

397

Nel seguito del re trovavansi oltre ai suddetti anche i cardi


nali Giovanni Villier de la Groslaye, Peraudi, Sanseverino e
Lunati, i quali lo accompagnarono fino al palazzo di S. Marco,
destinatogli per abitazione. In quella medesima sera tutti i punti
importanti della (citt furono occupati da divisioni dellesercito
francese. Davanti al quartiere del re fu messa in posizione una
parte deHartiglieria.1
Tutti i cardinali, meno il Carafa e lOrsini, fecero la loro vi
sita di omaggio al re francese, che altiero non rese loro i debiti
onori e solo fece eccezione pel Cardinal Cesarmi.2 Carlo preten
deva dal papa la consegna di Castel S. Angelo, la consegna di
Djem e di pi che Cesare Borgia lo accompagnasse fino a Napoli. Di
queste cose dovevasi trattare il 5 gennaio del 1495 in concistoro,
ma essendo stato in quel giorno il pontefice colpito da uno di que
gli improvvisi svenimenti, dei quali spesso soffriva, il concistoro
si dovette rimandare al giorno appresso. Quivi fu deliberato di
respingere tutte quelle pretese. Allorch i cardinali incaricati delle
trattative recarono questa decisione al re, questi rispose : I miei
baroni significheranno al papa la mia v o lon t.3 Allora Alessan
dro dichiar chera disposto a cedere Civitavecchia, ma a nessun

leria, allontanandosi da altri, dice: Le squadre della gente dell'arme erano


lui miUa cavalli et tre milia cavalli leggieri. Lentrata viene notata breve
mente anche negli * Acta consist.: * Die ultimo iDecembris 1495 (sic!) hora
prima noctis ISer D. Carolus Francorum rex per portam b. Mariae de populo
travit urbem cum exercitu suo et hospitatus est in palatio S. Marci . A r ch1v i o c o n c i s to r ia l e .
1 S i g i s m o n d o d e C o n t i II, 86. S a u d o , Hpediz. 164 s. D e l a b o r d e 508.
<fr. Cailebstni f. 328 (dove la data sbagliata). B i b l i o t e c a C h i g i di
Roma.
2 BritcHARDi Darimn I, 217-218, (Celani), I, 560. * Ego 2. Januarii 1495
Post prandium immediate Suam Mtwn conveni et in |S. Marci palatio descen
denti mihi dominus de Albeny se obviam dedit; regi postmodum me advenisse
1 ronuntiavit qui per passus circiter quindecim mihi recurrit et complexus est
non minus ac ego capite detecto, quod paucis aliis effecit. Ego regem alloquutus,
cardies ,g_ X'etri ad vincula, Gurcensem, Columnam, Sabellum, qui regi asta!,ant, amplexus sum. (Sequenti post die fardi" S. Petri ad vincula visitavi,
ino factum est, nt mihi pontifex retulerit, dictum sibi fuisse a tribus cardinalibus, me meuin votum ipsi cardinali obtulisse, quod non cederei; Suam
Beatnsm quietavi etc. Ex manuscriptis Juliani card. Caesarini. C'od, X X X II I,
, f. 17 della B i b l i o t e c a B a r b e r i n i d i R o m a .
3 p er completare il Sa u d o , Spediz. 170 e B u r c h a r d i , Diarium, II, 219,
Celanj) i, 5(;i( cfr
* n0(-e (]ei cardinal Oesarini, chio debbo alla cortesia
r- G o t t l o b . Quivi si dice: * Di e 5. Januarii post vesperas Epiphaniae
''xutu.s pontificales vestes Papa in camera pistacii volens se iam reducere,
subito quodam accidenti defecit (Alessandro VI andava soggetto di frequente
a svenimenti; v. sopra cap. 1), quem S. Severini cardiis et ego ad cameram
i.udiontiae P^ibus non subsistentem reduximus, ubi maximus stomachi dolo
ri :>us vexatus est; postea ad cameram quietis portavimus... Eo vesperi regs
rancorum oratoribus S. D. N. responsum daturus erat, sed praepeditus ad

398

L ib ro I I. Alessandro V I. 1492-1503. C apitolo 4.

patto Castel S. Angelo. Glinviati prevedevano un pauroso


avvenire.1
Era tale il panico in citt, che gli abitanti nascondevano sot
terra quanto avevano di pi prezioso.2 Il malcontento del popolo
salito al colmo riferisce il 6 di gennaio 1495 linviato manto
vano Brognolo , le estorsioni sono orribili, gli omicidii senza
numero, non si odono che gemiti e lamenti. A memoria duomo la
Chiesa romana non si trov mai in s triste situazione. impos
sibile scrive il medesimo Brogniolo due giorni dopo che un
esercito cos numeroso possa rimanere pi a lungo in Roma, i
viveri e il denaro cominciano gi a venir meno. Oggi, a causa
di un piccolo alterco tra Francesi e Svizzeri, tutto lesercito ne fu
allarmato, tanto che le strade erano tutte piene idi milizie armate.3
Gli eccessi della soldatesca selvaggia si ripeterono nei giorni se
guenti, quantunque il re facesse rizzare forche sulle pubbliche
piazze. 4 II papa insieme a sei cardinali (Carafa, Orsini, Giovanni
Antonio de S. Giorgio, Pallavicini, Juan e Cesare Borgia) il 7 gen
naio 1495 erasi rifugiato in Castel SantAngelo passando per
landito coperto.5 Egli aveva di che temere non soltanto per la
sua sicurezza personale, poich in questo momento per lui trattavasi piuttosto di essere o non essere. Cinque cardinali (Giuliano
della Rovere, Ascanio Sforza, Peraudi, Savelli e Colonna) si tro
vavano sempre attorno al r e ,6 il quale da questo gruppo veniva
insistentemente consigliato a convocare un concilio per la deposi
zione del papa eletto simoniacamente e per la ridorma della Chiesa.
La parola riforma non era altro qui che un pretesto, come rico

diem sequentem distulit post missain cappellae ; dopo la Messa consulto circa
le tre richieste di Carlo. Omnia tria sacer enatus denegavit atque reiecit .
Cod. oitat. della B i b l i o t e c a B a r b e r i n i d i R o m a .
1 V. in App. n. 31 * relazione del Brognolo del 4 gennaio 1495. A r c h i
vio Go nza ga in Mantova.
2 C f r . G r e g o r o v i i t s V II3 3 5 7 .
s V. in App. n. 82 e 133 le * relazioni del Brognolo del 6 e 8 gennaio 1493.
A r c h i v i o G onz ag a in Mantova.
4
B t t k o h a b o t , D ia riu m II, 219 s., ( C e l a n i ) , I, 562-564. A l l e g r e t t i 838.
C a p p e l l i , Savonarola 43. Che i Francesi abbiano recato gravissimo danno
nella citta come in genere nello 'Stato della Chiesa, certo ; oltre alle rela
zioni dellam basciata mantovana stampate in App. cfr. anche M a l i p i e r o 330,
D iario di g . T o m m a s o d i S i l v e s t r o 25 e i dispacci del Trotti presso B a LaN ^ >
334, n. 6, come anche ile relazioni del Boccaccio in A rch. stor. X apol. IV, 79-,
794. Intorno ai pericolosi elem enti che trovavansi n ellesercito francese ab
biamo la testim onianza del Brantme, sulla quale richiam l'attenzione 1
C a n t in A rch. stor. lom>. XV, 337-338 contro D e l a b o r d e . Gfr. anche LtrzioR e n i e r . F. Gonzaga alia batt. dii F o m o vo 9-10.
s S a n u d o , iSpediz. 171. B u r c h a r d i , D iarium II, 220, ( C e l a s i ) I, 564.
S i g i s m o n d o d e C o n t i II, 86. Sulle m a n o v r e o s t i l i d i A s c a n i o iS fo rz -1
c o n t r o i l p a p a c i r c a q u e s t o t e m p o c f r . iS e g r e , Lod, S fo rza II, 50 s s .

Carlo V ili senza serie intenzioni di riforma della Chiesa.

399

nosceva anche il francese Commines. Laccusa di simonia nellele


zione papale, osserva il medesimo, era fondata, ma chi la elevava,
il cardinale Ascanio Sforza, era stato il meglio pagato per il suo
voto nel conclave. Una notizia posteriore dice che allora era gi
stata stasa la minuta del decreto di deposizione per Alessandro.1
Tuttavia non era nelle intenzioni e nemmeno nellinteresse di re
Cario V ili spingersi tantoltre.
Il re desidera la riforma della Chiesa, e non la deposizione
di Alessandro, scriveva allora il Brigonnet alla consorte di
Carlo.2 Fino ai tempi pi recenti stato fortemente biasimato il
re francese perch non abbia approfittato della sua vittoria fino
allannientamento dellavversario. Un tale giudizio perde tuttavia
totalmente di vista le condizioni di fatto.
A quel giovane re danimo leggero non si potevano attribuire
serii propositi per la riforma della Chiesa se non l, dove, come
in Germania, non lo si conosceva da vicino. Il francese Commines
osserva : Carlo era giovane e troppo malvagi erano quelli che lo
circondavano, perch egli avesse potuto effettuare unopera cos
grande quale era la riforma della Chiesa .8 Lodovico il Moro diceva
poi con aria piena di disprezzo, che il re di Francia avrebbe do
vuto cominciare la riforma da se stesso.4 Quanto alla deposizione
1
Commines VII, pag. 338. La notizia intorno al decreto di deposizione
trovasi in un * dispaccio di B. Navagero del 21 maggio 1557 (Manuscr. Foscafini 6255 della B i b l i o t e c a d i c o r t e d i V i e n n a ) , allegato da Aoton
The Borgia pag. 333. Il passo suona cosi : Sua Sta (Paolo IV) entr e deplo
rare le miserie dItalia et narr lhistoria dal principio che f chiamato R
('arlo in Italia da Ludovico Moro et Alfonso dAragona con li particolari del
Parentado fra questi due, la causa dell'inimicitia, il passar R Carlo per Roma,
ia paura di papa Alessandro di esser deposto, come publicamente dicevano li
cardinali che vennero col R tra quali erano S. Pietro in Vincola, che fi poi
Ginn, secundo; che furno fatti li capitoli della privatione da un Vicentino
vescovo di [illegibile]), allhora auditor della Camera. Si tratta di Pietro
Menzi da Vicenza, vescovo dImola, auditore della Camera. Cfr. la relazione
Precederne di iS e b . d i B r a n c a T e d a l l i n i , Diario Rom. 802: Menzi fu impri
gionato il 6 gennaio 1503 per questa cascione; li fece un processo, contra di
iu> (cio contro Alessandro VI), per privarlo Hello papato, et dlio a R e Carlo
de Francia, et lo re lo dette allo papa, quando fece pace con lu.
2 P ilorgeme 135.

Commines VII, 15. Cfr. Pi.issier, Louis X I I et li. Sforza I, 47, sulla
costumatezza di Carlo. Circa un progetto per la riforma della Chiesa in
Francia presentato nel 1493 a Carlo V ili, ma subito dimenticato, v. Revue
de l'hist. de Vi:gl ine de France ili (li)ll)i, 175 s., 333 s.
4
R o m a n i n V, 56. Sulle opinioni correnti in Germania vedi C h m E l , Vr;und-cn zur Qcsch. M aximilians I. 56. Che il Brigonnet in Firenze desse assi'nrazioni circa la buona disposizione di Carlo per la riforma della Chiesa
risulta da O a p p e i x i 46-47. Assai bene dice il C i p o l l a 720 : un animo legro ed effeminato quale era quello di Carlo V ili, diveniva perfino ridicolo
Mettendosi a predicar la morale. Devesi quindi correggere R a n k e , Studien
Cfr. ora anche R enatjdet 210 ss.

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 4.

400

di Alessandro, Carlo, ponderando freddamente la cosa dovette dire


a se medesimo, che le grandi potenze gelose ormai della sua for
tuna non resterebbero spettatrici tranquille di un tal passo ; Mas
similiano, i reali di Spagna e la repubblica di Venezia si sareb
bero in questo caso schierati dalla parte di Alessandro. N il re
ignorava, che, data la venerazione dei Francesi verso il capo su
premo della Chiesa, per quanto personalmente indegno, pure le
gittimo, egli aveva da attendersi presso i suoi stessi sudditi una
resistenza contro la deposizione del pontefice.1
Prescindendo da tutto questo, che cosa avrebbe guadagnato
Carlo, qualora avesse sostituito ad Alessandro un Giuliano della
Rovere o un Ascanio Sforza? E non potevasi sfruttare molto
meglio il titubante e timido Borgia a vantaggio delle pretese di
Francia?2 In realt quindi gli sforzi di Carlo mirarono ad estor
cere da Alessandro, colia paura e col terrore, quanto pi fosse
possibile. Le minacce seguirono alle minacce. Per due volte, narra
il Commines, lartiglieria francese si dispose per lattacco.3 Se
condo unaltra relazione Carlo V i l i avrebbe gi dato lordine di
bombardare Castel S. Angelo dalla torre di Palazzo di S. Marco.4
Se fino allora Alessandro VI aveva creduto che Castel S. Angelo
avrebbe potuto sostenere un assedio, il 10 gennaio 1495 dovette
disingannarsi : nella notte era rovinato da s un buon tratto delle
mura della rocca. Non restava che arrendersi. Sebbene a condi
zioni assai dure scrive Sigismondo de Conti tuttavia il papa
per timore delle armi acconsen t.5
Le clausole della convenzione del 15 gennaio 1495 furono ile se
guenti : Cesare Borgia seguir per quattro mesi lesercito francese
in qualit d i C ardinal legato (in realt come ostaggio) ; Djem sara
consegnato al re durante il periodo della spedizione contro i Tur
chi. Tuttavia il papa continuer a percepire come per a d d ie tr o
lannue canone di 40.000 ducati; i cardinali, baroni e citt, come
pure il prefetto della citt, che avevano fatta alleanza coi Fran
1 U u m k k , M axhm lkim I. I , 2 7 8 s . D e l a b o r d e 5 1 5 , 5 2 8 s . , 5 3 3 . Sulla vene
razione dei Francesi pel papa vedi B u r c h a r d i , D tarili ni II, 2 1 9 , (CBt-A.Ni) !5 6 e il passo presso S i g i s m o n d o d e ' C o n t i II. 8 6 notevole anche per altri ri
guardi ; v. inoltre H ist. Jalirb. VII, 3 2 0 . Contro le congetture del G r e g o b o v i u s
V II3 3 5 0 efr. le testim onianze presso B a l a n V, 3 3 3 s.

D e la b o r d e 515.

s C o m m i n e s VII, 15 (ed. M andbot II, 187). L a stessa notizia presso Beb


n a ld e z vien m e s s a in dubbio, m a senza motivo da R ssb aoh , Carvajal *>

Il C o m m i n e s ebbe probabilmente q u e s t a informazione dallo stesso Carlo ' 111


vedi I v e r v x n d e L e t t e n h o v e , L e ttre s e t ngociation de Ph. d e Commines
(B ruxelles 1868), 208.
i D e n g e l , P alazzo di V enezia 89.
S i g i s m o n d o d e C o n t i I I , 9 2 ; c f r . Z u r i t a V , 5 4 . S u l crollo d e l l e mur**
vedi B u r c h a r d i , D iarium II, 2 2 0 . ( C b l a n i ) I, 5 6 4 ; S a u d o , Spediz. I T I e
D iario ferra rese 2 9 0 .

Accordo d'Alessandro VI con Carlo V ili (15 genn. 1495).

401

cesi, ottengono piena amnistia. Il Cardinal Giuliano conserva


Ostia, la legazione di Avignone e tutti gli altri possedimenti e
benefici. Al Cardinal Peraudi si riconfermano i suoi vescovati, il
Cardinal Savelli torna ad avere la legazione di Spoleto. I cardinali
possono in avvenire allontanarsi da Roma a loro piacimento. Il
papa accorda allesercito francese libero passaggio per tutto lo
Stato della Chiesa e consegna al re Civitavecchia. Le citt della
Marca dAncona e del Patrimonio ricevono dei governatori, che
siano grati al re; il medesimo vale per il periodo della spedizione
contro Napoli relativamente ai legati della Campagna e della Ma
rittima; Castel S. Angelo rimane al papa, il quale dopo la par
tenza di Carlo riavr anche le chiavi della citt. Carlo prester
obbedienza al papa, non gli recher molestia n in cose spirituali
n temporali, anzi io difender da ogni assa'lto. Riguardo alla ca
p ito la zio n e elettorale re e papa si metteranno daccordo.1
La convenzione non dice niente circa linvestitura di Napoli :
su questo punto Alessandro era stato irremovibile come per Ca
stel S. Angelo. Fu inoltre cosa di grande rilievo che il papa avesse
respinto lattacco contro la sua autorit spirituale. Ci indispett
oltre misura i cardinali dllopposizione. Ascanio Sforza e Lunati
partirono incontanente. Il Cardinal Peraudi sarebbe andato s
avanti da fare in faccia lai pontefice i pi acerbi rimproveri. - Ma il
pi irreconciliabile di tutti era Giuliano della Rovere. Per due
volte Carlo V ili cerc personalmente di calmarlo, ma invano. Giu

1 M o l i s i I, 22-28 (cfr. Gelehrte Anzeigen <Ur Kgl. hayr. A lm i, ilrr Win' "eli. n. 56. 21 marzo 1837, col. 475). T h u a s n e II. lidi s. S a n u d o , S p a li:. 185 s.
krxardi I 2. 43 s. : cfr. S i g is m o n d o db ' C o n t i II. 88 s. ; il discorso qui ripor
tato difficilmente pu ritenersi come autentico; importante l'altra notizia:

Ifl'.rit animimi regia sapiens et vera oratio: ned inulto ma gin largitili Alesani/ i qua pCnitiores regia amicos eorrn/ierat. C f r . I ie l a b o r d e , il (piale del resto
' >18 fraintende la decisione circa la capitolazione elettorale; cfr. anche IIm" w i t e im e b , Corre*pondenz 500 s. F o u c a b d , Carteggio dipi. (.Napoli 1879) 44 e
""'lie B a l a n V. 336: S e g r e , Lod. Sforza II, 52-56. Ibid. 59 s. di nuovo rela
ti'amente al giudizio da farsi della politica di Alessandro VI nel dicembre
1U4 e gennaio 1495, che comunemente (perch si abituati, nella luce delle
*'<> posteriori colpe e delitti, a vedere in lui soltanto del male) giudicata
>|samente, m entre il suo contegno fu tu tt'a ltro che biasim evole e fiacco. Ales
sandro \ i f u r uneo principe italiano, che mantenne finch fu possibile la fe ''til dellalleanza ai re aragonesi di Napoli : cfr. S uc r e III, 371, 430 ss., 486.
rca la tradizione del trattato del 15 gennaio 1495 e di altri documenti sulla
' unora di .Carlo V i l i in Roma, cfr. A. R e u t e r in Z en tra lb la tt f. B ib lio th eks
wesen XX (1903), 172-182.
B' Ri h a b d i D iarium II. 233. ( C e l a s i ) I, 572 con l'aggiunta: si sui veruni
jjj!*1 r(tulcrunt. C f r . S c h n e i d e r , P eraudi 44 s. e H e i d e s h e i m e r , Corrcspondcnz
"
' anche il dispaccio dell'ambasciatore estenese del 16 gennaio 1495 in
I. stur, napolit. IV. 791. Sui malumore di Ascanio Sforza, rivolto del resto
n"n solo contro il papa, ma anche contro il re di Francia, confronta Se g r e
H. 56 s.
P'STor, Storia dei P a p i, III.

26

402

Libro II. Alessandro VI. 1492-1508. Capitolo 4.

liano non prest fede ad Alessandro nemmeno allora che questi


con apposito breve gli offr tutta ila sicurezza immaginabile ; 1 egli
rimase presso Carlo V ili.
In quel medesimo giorno 16 gennaio 1495 in cui i cardinali
Sforza e Lunati lasciarono Roma, il re di Francia assecond lin
vito dal papa di recarsi in Vaticano, dove erano state arredate
per lui le cosiddette stanze nuove. Alessandro VI venne da Castel
S. Angelo per il passaggio coperto. Carlo gli si fece incontro im
battendosi in lui l dove il corridoio mette nel giardino. Dopo il
primo saluto Carlo senza por tempo in mezzo domand il cappello
rosso pel suo favorito ed amico Brigonnet. La richiesta fu esau
dita sul momento, come anche altrimenti furono fatti al re tutti
gli onori im m aginabili.2 Il 18 gennaio venne ufficialmente ratifi
cata la convenzione, e il giorno seguente Carlo V ili comparve in
concistoro per prestare obbedienza al pontefice. Il re, fatte le tre
genuflessioni duso, baci al papa il piede e la mano, dopo di che
questi alzatosi gli diede labbraccio. Il presidente del parlamento
francese, de Ganay, dichiar, che il suo re era venuto per prestare
obbedienza, ma che per supplicava prima il pontefice a volergli
concedere ancora alcune grazie, segnatamente linvestitura di
Napoli. Alessandro V I rispose evasivamente. Nondimeno Carlo
prest obbedienza proferendo in francese la formola p r e s c r i t t a :
Santo Padre, io sono venuto per attestare a Vostra Santit ob
bedienza e riverenza, come ci hanno fatto i miei predecessori,
re d i Francia . Le quali parole il de Ganay spieg di pi d icen d o ,

1 S a n u d o , Spediz. 196. B r o s c h , Julius II. 6 8 . Dal 28 gennaio 1495 d a t a t a


pure una pontificia * declaratio super benef. obtenta per Giuliano della Rovere.
Regest. 869, f. 239; ibid. 235; Jo. Bapt.
jV tc. m carcere et Jo. S. Marlae
Aquiro cardinalibus datur absolutio per essere stati assenti dalla Curia senza
permesso, D. 1494 [st. fl.] Gal. febr. A 3" ; f. 246b. La medesima absolutio pel
cardinale A. iSforza D. R. 1494 [st. fl.] prid. Cai. febr. A" 3. A r c h i v i o s e
greto pontificio.
2 B u r c h a r d i , Diarium II, 222 s., ( C e l a n i ) I, 565 s. G e i g e r , B urcardus 151
S a n u d o , Spediz. 1S5 s. i S e n a r e g 545. *
Acta consist. nellA r c h l v i o c i>
c i s t o r i a l e e dispaccio dellambasciatore estense del 16 gennaio 1495 >'
Arcli. stor. Napol. IV, 791-792. Detter di Carlo V ili del 17 gennaio 1495 al
duca di Bourbonnais, presso P i l i c i e r , L ettres IV, 150 s. Circa le brighe eh
Brigonuet per avere il cardinalato vedi D f i .a b o b d e 274 s ., 294. 330. Cfr. in App-
(4, 3 e 23) la * lettera di Peraudi del 28 dicembre 1403 e la * lettera di Carlo AI
ad Alessandro VI del 9 dicembre 1493 e a Cesare Borgia del 18 ottobre Un'
A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o . Il Brigonuet (cfr. C i a c o n i u s IH.
C a r d e l l a 268 s. e gli articoli del D t j n o i e r e P l i s s i e r citati in A rdi, stor. ita .
5a serie XV, 107) ci viene ricordato in Roma dalla chiesa della SS. T r i n i t (
Monti, per la quale il suddetto cardinale fece venire il marmo. Per 1 eleva/.w'^
del Brigonnet alla sede arcivescovile di Reims, nel 1497 cfr. la lettera di^ '
del 9 agosto 1497 ad Alessandro VI, presso P l i c i e r , fiollecton Podocataro 5.'

Giubilo di Alessandro VI per la convenzione del 15 gennaio

che il suo Signore riconosceva Alessandro come vero vicario di


Cristo e successore degli apostoli Pietro e Paolo.1
Il pericolo pi grave per Alessandro VI era superato: il rico
noscimento da parte del sovrano di Francia e del conquistatore
dItalia era stato ottenuto. Il papa mostr la sua gratitudine
nominando cardinale il 21 gennaio il cugino del re, Filippo di Lus
semburgo,2 compiendo cos un ardente desiderio di Carlo VIII
gi manifestato nel novembre 1493.3 II 25 gennaio, festa della
conversione di S. Paolo, il papa e il re accompagnati da cardinali
e ambasciatori si recarono in gran pompa da S. Pietro a S. Paolo
per mostrare cos a tutti la loro alleanza.4 Alessandro VI ri
ferisce linviato di Mantova si studia in tutti i modi di soddi
sfare i desiderii dei Francesi; tutte le aspettative, le riserve e le
grazie appartengono a lo r o .5 L inviato di Ferrara credeva saper
di sicuro che a Carlo era stata data linvestitura di Napoli e chera
stato nominato imperatore di Costantinopoli. Simili voci corsero
del resto anche in Italia e Germania. In realt per il re oltre alla
convenzione del 15 gennaio non aveva ottenuto che la nomina di
due cardinali fran cesi.6
Il vettovagliamento dellesercito francese in Roma rendevasi
ogni giorno pi difficile. Inoltre le risse degli abitanti con la rozza
soldatesca non accennavano a finire. Se ci mon ostante Carlo VIII

1 Btjbchabdi, D iarium II, 226 ss., (C el.w i) I, 568 ss. -Geiger, B urcardus
l-i'-ss. Dispaccio dell'amhaseiatore estense del 14 gennaio 1495 in Arch. stor.
-'opol. IV, 793.
I a n v i n i u s (334) pone erroneamente questa nomina nellanno 1497, il C a r
r e l l a (270) nellanno 1496; essa trovasi colla data segnata nel testo in B u r ' " a b u i Diari a m II, 233, ( C e l a m i I. 571 s., nel * dispaccio del Brognolo del
--1 cennaio 1195 (App. n. 34, A r c h i v i o G o n z a g a i n l a n t o5v a) e in
ictn concisi, nellA r e b i v i o c o n c i s t o r i a l e .
J Gir. in App. 56 (1 e 2) le * lettere di Carlo V i l i ad Alessandro VI del 20 e
-1 novembre 1493, A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
1 Bubohardi, Diarium II, 234, ( C elam i I, 572 s. Geiger, Burcardus 166 s.,
* relazione del Brognolo del 28 gennaio 1495. A r c h i v i o G o n z a g a i n
-'I a n t o v a.
5 ' in App. n. 34 la * relazione di Brognolo del 22 gennaio 1-195. A r c h i ' 1o G o n z a g a i n l l a n t o v a .
6 Gir. M alipiero V II 1, 329. Saudo, Spediz. 188. Bernardi I 2, 48.
I'oucabd, Carteggio 46 e A rch. stor. N apolit. IV, 792, 794; XX, 533. D ela 'okde 522, 533, iSegre, Lod. S fo rza II, 775. M assimiliano in una lettera, eh
Probabilmente del dicembre 1494, aveva protestato contro le intenzioni attri;1 Carlo di assumere il titolo d'imperatiti' (Iracf oruni : il leraudi avrebbe
( vnto sconsigliarne il re (vedi iU l m a n n I, 272). Era stato il Peraudi, che aveva
',uenuto il e settembre del 1494 da Andrea Paleologo allora dimorante in Roma
* cessione dei suoi d iritti su Bisanzio a favore di Carlo V i l i ; v. Mmoir. de
wtf. nscript. (P aris 1751) XVII, 539-578. Ofr. P i e r l i n g 234 s . D e l a b o r d e (405)
Produce dalla Coll. Gaignires della Biblioteca Nazionale un ritratto di Carlo
on le insegne imperiali.

404

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 4.

procrastin la sua partenza, se ne pu arguire, chegli nutrisse tut


tavia speranza di ottenere linvestitura di Napoli. In questo per
s ingann a partito poich allorquando il giorno 28 gennaio prese
congedo dal papa, questi gli consegn soltanto la bolla, con la
quale si accordava al suo esercito il libero passaggio per lo stato
della Chiesa.1
Favorito da un tempo splendido Carlo V ili sincammin verso
Napoli per quella stessa via latina, chera stata scelta 229 anni
prima da Carlo dAngi. In Marino, dove lattendevano i cardi
nali Giuliano della Rovere e Peraudi, il re venne a sapere che Al
fonso II aveva rinunciato al trono. Preso da agitazione maniaca,
tanto che nel sonno sobbalzava e gridava che udiva i Francesi e
gli alberi e le rupi invocare la Francia , questo despota era fug
gito in Sicilia lasciando al suo inesperto figliolo Ferrantino un
regno sconvolto col nemico alle porte.2
In Velletri Carlo V ili ebbe un segno manifesto del cangia
mento che erqsi operato nel contegno delle maggiori potenze in
seguito alle sue conquiste italiane. Gli ambasciatori di Ferdinando
il cattolico si lamentarono con lui per lignominioso modo con cui
aveva trattato il papa, per loccupazione delle fortezze e Stati della
Chiesa e da ultimo per limpresa contro Napoli; gli ricordarono
gli articoli del trattato di Barcellona sul diritto che aveva il loro
re di difendere la Chiesa e chiesero la restituzione di Ostia, la li
berazione di Cesare e che fosse sospesa la spedizione contro Na
poli. Carlo si mantenne sul diniego e ne seguirono scene violente.
In Velletri tocc al 're unaltra spiacevole sorpresa: Cesare
Borgia era improvvisamente scomparso. Carlo se ne querel col
papa, ma questi rispose di non sapere ove dimorasse il fuggitivo
e deplor laccaduto: non si venne a un accordo circa linvio dun
altro cardinale.4 Ci non ostante Carlo prosegu la sua marcia
verso il Sud, dove lo allettavano facili successi, giacch gli An-

1 B u b c h a r d i , Diarium II, 2 3 6 s., (C elani ) I, 5 7 3 s . : S an i -do. Spedis. 1!'(con data falsa del congedo dal papa) e 1 9 5 : cfr. D elabobde 5 2 6 . i er P *'
eccessi dei Francesi cfr. il dispaccio del 2 2 gennaio presso I alan V. 3 3 7 . n.
Che Carlo Vi l i isi .congedasse dal papa il 2 8 gennaio risulta dalla **lcttei.
del Brognolo in data 2 8 gennaio , 1 4 9 5 . A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o ' ^
2 H a v e m a n n I, 78-7!). R k u m o n t . Cara fa I. 18 s . : S e g r e II. 67 s s . A l f o n s o in 1" 1
i l 19 ( o 17?) n o v e m b r e 1495; c f r . iG. K\ C o k t e - C a i l l e r . Per Ut morte di

fango I I d'Aragontt, in Arch. stor. per fa. Sic/fi Orient. (Catania) I iis0-t
Z u r i t a V, 5 4 b . S a n u d o , Spediz. 1 9 6 , 2 0 4 s . P r e s c o t t II. 2 9 s s . 1 ) 0 '
b o r d e 5 4 2 s . H p l e r . Don Rodrigo de Iorja 6 5 . B e r n a y s , P. Martin' 7 4 , n o t a
T h u a s n e , Djem-Sultan 4 4 7 ; S c h i r r m a c h e r . Gesch. von Spanten VII. Hs '
* ( S i g i s m o n d o b e C o n t i II. 1 0 1 s . S a n u d o . Spediz. 1 9 7 s . . 2 0 8 ( c f r .
Lod. Sforza II, 78. u. 3). Carlo V i l i .a Lod. .Sforza, 6 febbraio 1495. 1>U'
B u c i e r , Lettre IV. 159 s. Diario ferrarese 293. ( U p p e l l i , S a v o n a r o l a
B u b c h a r d i , Diarium II, 238 ss., ( C e l a n i ) I. 575 s. A l v i s i 18-19.

Ingresso di Carlo V ili in Napoli.

405

gioirli levavano il capo in tutto il reame. Il 27 gennaio Ferrantino


.-tesso annunziava al suo ambasciatore Camillo Pandone : Aquila
ha issato la bandiera del re di Francia, lo stesso han fatto Sul
mona e Popoli; negli Abruzzi tutto perduto salvo Celano.1
Per far piacere ai Colonna, Carlo ancora su territorio pontificio
fece dare lassalto alle rocche dei Conti. Monte S. Giovanna, vici
nissimo al confine napoletano, venne preso al primo assalto e dato
alle fiamme, venendone trucidati quasi tutti li abitanti. La caduta
di questa piazza forte creduta inespugnabile e il barbaro modo di
fare la guerra indussero terrore, i Napoletani si ritirarono senza
opporre alcuna resistenza e cos i Francesi trovarono sprovviste
di milizie le fortezze, i passi e persino leccellente posizione di
S. Germano.2 II cielo stesso pareva favorire il nemico. Il mese di
febbraio fu m itissimo: i prati facevano pompa di fresca verdura
e di fiori variopinti. Il 16 febbraio del 1495 cadde Gaeta; Capua il
giorno 13 aveva aperto le sue porte ai Francesi. Ferrantino, dopo
avere atteso invano soccorsi dalla Spagna e dai Turchi, il giorno
22 febbraio si ritir in Ischia mentre Carlo V i l i acclamato entu
siasticamente dal popolo faceva il suo ingresso in Napoli. Il motto
di Cesare: Veni, vidi, vici era stato superato, scrive Sigismondo
de Conti.3 Come per miracolo, osserva un altro contemporaneo,
i Francesi conquistarono nel breve giro di poche settimane un in
tero e vasto reame, che cadde in loro potere quasi senza colpo
ferire.4 I Francesi, cos Alessandro VI, sono venuti con speroni
di legno e non hanno durato altra fatica, che di segnare con gesso
come fanno i furieri le porte degli alloggiam enti.5
1
r, Vario
lfi-icJER,

Fusco, Intorno alle zecche ed alle m onete battute nel reame di Napoli da
V i l i (Napoli 1846) 132. .R e v m o .nt , Carafa I, 25.

Su Monto S. Giovanni e <S. Germano cfr. le lettere di Carlo V i l i presso


Lettres IV, 166-176.
S i g i s m o n d o d e C o n t i II, 102 s., 109. i S e n a r e g a 546. J o v i t j s II, 50 s.
"rio ili ,s. T o m m a s o d i S i l v e s t r o 37. S a n u d o , Spediz. 208 s. N o t a r G ia t<>Mo 187 s. S i m o n e F i l i p e p i presso A 'e l l a r i - C a s a n o v a 462 s. P i l o r g e r i e 176 s.
" KMAXX I, 81 ss. D e l a b o r d e 547 ss. C i p o l l a 715. Lettera di Carlo V III sulla

entrata in Napoli al duca di Bourbonnais, presso P l i c i e r IV, 176-178.


e tutto l'inverno 1494-1495 fosse m ite in maniera particolare, vien rilevato
anche dal Diario ferrarese 289.
1
P i R ic c ia r d i d a P i s t o i a , Ricordi 23 ; cfr. Diario dii, 8. T o m m a s o d i
^ il ' e st r o 39. Per la conquista del regno di Napoli cfr. anche iS e g r e , Lod.
:a l i , 7 4 SS-;
E p i f a n i a , Carlo V i l i di Valois a Napoli, Napoli 1902.
a meravigliosamente rapida conquista del regno di Napoli da parte di
l ' 0 ' I I I e nellegualmente rapida perdita del medesimo |S ig is m o n d o d e
ovn ( l , n o , 1 1 1 ) yide l'adempimento duna profezia del beato Tomma"" j lla Foligno defunto nel 1377.
<
0 M m i n e s V II, 14. Cfr. inoltre J a j i n s in G renzboten 1875, II, 339. Il
Kta aulico francese A n d r e a d e l a V i g n e , che trovava! nel seguito di Carlo V III,
Y npose un diario poetico : L e Vergici- d'honneur, Vcntreprise et voyage de
Ph x : t.fr. B ircth - H i r s c h f e l d , Oesch. dcr fra n zo s. L it. I 98 e n. a p. 24.
e 1 semifrancese G ia n g io ig io A l i o n e di A sti cant la conquista di Na-

406

Libro II. Atessandro VI. 1492-1503. Capitolo 4.

La spedizione per la conquista della Terra Santa, da Carlo V ili


cos solennemente annunziata, poteva ora venire intrapresa ; esor
tazioni in proposito non mancarono. Nessuno insist pi di quel
porporato, che aveva consacrato a questa causa lintera sua esi
stenza, il Cardinal Peraudi. Da certi indizi si pu dedurre, che
Carlo VIII si occupasse allora della guerra turca, per la quale
Alessandro VI nel febbraio eman una bolla.1 Ma quel frivolo mo
narca non si scosse a far qualche cosa e prefer godersi le gioie
di quel paradiso guadagnato senza sudori ; il preteso campione
della cristianit e riformatore della Chiesa andava con ogni studio
alla ricerca di galanti avventure.2 II che per non imped che i
Francesi minacciassero Alessandro VI con un concilio, nel quale
si dovevano riformare il papa e la Chiesa.3
Un grave colpo per il re, ma anche per il papa, fu la morte re
pentina di Djem (25 febbraio 1495). Come era allora solito a ri
petersi in casi di morti improvvise, si parl di veleno; i nemici di
Alessandro VI accusarono senzaltro lui di questo delitto : ma dai
sintomi colerici non pu tirarsi una conclusione sicura per lavve
lenamento. 4 II principe mor probabilmente in seguito alla sua vita
sregolata.0 Stando a Sigismondo de Conti la conseguenza imme-

poli per Carlo V i l i ; ibid. 103. Circa l'amministrazione francese del regno
di Napoli cfr. E. O. M astrojanni, Som m ario degli a tti della Cancelleria di
Carlo Y I I I a N apoli, in A r d i. stor. p. le prov. N apolet. XX (1905), 48-63. 265282, 517-542, 563-597.
1 Questo documento conservato presso II alipiero 404 veniva per laddietr"
generalmente riferito a llanno 1494 e allegato come prova della doppiezza di
Alessandro VI, se non che tutte le riflessioni ricam ate in proposito si ridu
cono a nulla, dopo che il D elaborde ha potuto provare, che la bolla spetta
a llanno 1495. Cfr. sopra cap. 2, p. i370, n. 4
2 Cfr. iS a n u d o , Spediz. 261-262. D e l a b o r d e in tutta la sua esposizioni
parte troppo dal presupposto, che il re abbia davvero avuto in animo seni
propositi per una crociata contro i Turchi. S c h n e i d e k , P eraudi 47, sostiene
il punto di vista tutto contrario e mette in dubbio se il re abbia mai concepito
seriamente quel disegno. In sostanza questa forse lopinione giusta: tant"
10 z e l o d i Carlo V III p e r l a c r o c i a t a q u a n t o q u e l l o p e r l a r i f o r m a s i p r e s e n
t a n o s o t t o u n a l u c e s o s p e t t a ; c f r . a n c h e M a r k g r a f i n H istor. Zeitscir. ' 1
S y b e l LXV, 5 5 2 e ' F u m i , A lessa n d ro VI. 1 7 ; L a v i s s e V 1 , 3 5 .
a Cfr. i dispacci estensi presso C appelli, Savonarola 45, 46.
*
Come fa colla sua solita maniera apodittica L e w i s , D ie G ifte in (i<
W eltgeschichte, Berlin 1920, 493.
s Alle testim onianze e giudizi a stampa citati da Lpixois 412 (cfr.
polla 719 e F orgeot 146) aggiungasi anche il seguente documento inerti o.
11 quale dovrebbe indurre anche T h u asn e, D jem -Sultan 375, a cambiate j
sua opinione (egli lascia la questione indecisa). Il Brognolo adunque ^
3 marzo riferisce da Roma a l marchese d i 'Mantova : * Illmo \Sr mio. Ali -> (
passato mor in N apoli el fratello del (Gran Turcho; credo di su a morte, beuc^
molti dicano che li sia stato dato da Tevere: questo h vero che l e r a disoi ^
natissim o de ogni cosa . A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a . |i5CHLEC7,<t
(H ist . Jahrb. XVII, 639) trova una conferma della mia opinione s u l l innocen

M orte del prin cipe D je m . L a sifilide.

407

riata di questa morte si fu che il re abbandonasse del tutto il di


segno della crociata.1
Per lesercito francese il soggiorno nella snervante citt di N a
poli ebbe pessime conseguenze. Bacco e Venere signoreggiavano
in mezzo ai soldati.2 In questo tempo si manifest in proporzioni
straordinarie un morbo non ritenuto per laddietro come una ma
lattia speciale, la sifilide, il quale doveva ben presto fare la sua
corsa sterminatrice per tutta Europa.3 II terribile mal francese
era ritenuto bens da molti come una punizione celeste, ma la ge
nerale corruzione era s grande, che i letterati sceglievano a sog
di Alessandro nella morte di Djem nel fatto che .fin da 1487 erasi tentato di
avvelenare quel principe da parte dei Turchi. Ofr. anche S e g h e . Lod. Sforza
III, 375s.; S a b a t i n i , C. Borgia ,115ss.
1

S ig is m o d o

de

Co nti II, 1 1 1 .

2 S a n u d o Spedi z. 240.
3 Fra le relazioni contemporanee cfr. specialmente Pobtovenebi in Arch.
xt. tal. VI. p. II, Sez. II, 338. (Sigismondo de' Conti II, 271 e Matarazzo
32 ss., il quale nota : Et questo male veniva ad ogni persona, ma pi a le
disviate persone che gli altri... Et perche li Franciose erano venute novamente
in Italia, se credevano li Italiani che fusse venuta tale malattia de Francia j
et li Franciose se credevano che fosse una malattia consueta in Italia . Di
mal francese furono presi fra gli altri Cesare Borgia, A. Sforza e G. della Ro
vere; v. le testimonianze presso Thtjasne II, 521. Il passo al quale si appog
gia Simon l i , 191 9. per asserire lo stesso di Alessandro VI, non prova nulla.
Oasi ili sifilide sincontrarono del resto anche prima della calata dei Fran
cesi ; cfr. iSenabesa 558 ; Corradi in Annuii di Medicina vol. CXCIX (1867),
43 s. ; Pboksch, Gesch. d. venerisch. Krankheiten I (Bonn 1895), 411 s., cfr. 283 s.
K. Sudhoff, M al Franzoso in Italien in der ersten, H lfte des 15 Jahrh., Giessen
1912 e Ans den Frhgeschichte der Syphilis, Leipzig 11>12 e Luzio-Reniek in
Oior. ntor. d. L ett. itai. V, 4 0 8 ss. In questultima dissertazione molto istrut
tiva si trovano dei particolari assai interessanti per la storia della cultura
letteraria ; cfr. inoltre V. Rossi, L e lettere di - Calmo (Torino 1888) 371 s. ;
(baf, Cinquecento passim: Haeseb III3, 213 ss., 252, 256 ss. ; Simon II, 3 ss.;
Meykb-Ahbens, Geschieht. Notizen ber das erste A uftreten der Luftseuche in
ter Schweiz (Zrich 1841) 1 4 s.; Cobradi, Nuovi doc. p. la storia delle m alattie
n "<tcc in Italia. Milano 1884 ; H esnaut, Le mal franais lpoque de l'exp
dition de Charles V i l i en Italie daprs les documents originaux, Paris 1886;
Candido, Mal francese o mal di Napoli; Aneddoti c documenti, Roma 1890;
di Giacomo. La prostituzione in Napoli, Napoli 1899, 43, 52-65; F. Boi.u, IJer
I rsprung des W orts Syphilis, in Neue Jahrb. d. klass. A ltertum 13 ann. XXV
U910), 72-77, 168. Per lorigine americana di questa malattia si sono decisa
mente dichiarati ai giorni nostri Binz in Deutsche medicinische Wochenschrift
1893; Melsheimeb, Die Syphilis unde 'ihre H eilm ittel vom Jahre 1492 bis zur
Mitte des 16. Jahrhund. Bonn 1892 e Comes in A tti d. Acead. medico-chirurg.
d Napoli, LI, 2, a parte: La lue americana, il mal francese, il mal napoletano
* tempi di Carlo V ili , Napoli 1897; cfr. tuttavia in contrario Giorn. stor. <1.
If,t- ital. XXX, 356; inoltre J. Bloch, Der Ursprung der Syphilis. Eine medizi"''clie unii kulturgeschichtl. Untersuchung I, II, Jena 1901, 1911: cfi. v. Xortiiaft in H ist. Jahrb. XXXIII [1912], 793-798 e Deutsche Literaturzeitung
117, 1083-1089. 1115-1121. Contro lorigine americana della sifilide anche
' Gappaboni. g . B a tt da Vercelli, siflloiatra squartato sotto Leone X , Roma
1921, 9 ss.

408

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 4.

getto delle loro arguzie questo tema nauseante e per di pi anche


i vizi contro natura non fecero che aumentare.1
Mentre Carlo V ili e i suoi soldati gozzovigliavano nei piaceri
del Sud, al Nord si addensava una vera tempesta contro i bar
bari stranieri. La fortuna senza esempio dei Francesi dest
le pi serie apprensioni non solo nei gabinetti degli Stati italiani,
ma anche in quelli dellestero. Il regno francese sembrava stesse
per raggiungere la meta cui da lungo tempo aspirava, l impero e
la monarchia universale. Che la Spagna si opponesse a tali aspi
razioni, stato gi ricordato. Anche alla Germania era imposto
dalla propria conservazione di combattere la preponderanza fran
cese in Italia.2 Massimiliano I subito dopo i primi favorevoli suc
cessi dei Francesi aveva iniziato delle pratiche con Venezia, dove
molti gi vedevano quali conseguenze avrebbe apportato la neu
tralit della repubblica. Ma ile trattative andavano troppo per le
lunghe e solo limprovvisa caduta del regno aragonese valse a
spingerle avanti. Lodovico il Moro, che da lunga pezza erasi rotto
completamente col re di Francia,4 comunic linfausta notizia
airambasciiatore veneziano ed aggiunse, che non vera pi un mo
mento da perdere. Nella citt della laguna la costernazione fu
cos grande, che al Commines fece ricordare il contegno dei Ro
mani dopo la battaglia di Canne. "
Ma si riprese il sangue freddo e si misero in moto tutte le arti
della diplomazia. Cominciarono pratiche segrete. Che a queste non
fosse estraneo il pontefice, re Carlo lo pot arguire dalla risposta
dilatoria, che il suo ambasciatore ricevette sulla fine di marzo
quando richiese ad Alessandro linvestitura di Napoli. Il papa
parl apertamente in questa occasione della lega, alla quale si
cercava di guadagnarlo, e mand a l doge la rosa doro. 15 A llo r c h
1 Cfr. in proposito la dotta dissertazione di L u z i o - R e n i e r 419 s. citata
nella nota precedente. Il poema didascalico latino di G ir o l a m o F k aca sto ho ,
S y p h ilis sive de m orbo gallico, detto dal F l a m i n i (C inquecento 112 s.) H
poema latino didascalico pi e l e g a n t e ed e ffica c e del nostro C in qu ecen to .
2 J a n s s e n - P a s t o r I 1 --18 , 587. Cfr. anche K a s e r , D eutsche Gescli. II, ;* > s 3 Cfr. U l m a n n I, 282 ss. e di pii! le correzioni in Gutt. Gel. A nz. 1883. I,
330 s. : S e g r e , Lod. Sforza II, 04 ss., 98 ss., 100 ss. ; III, 308 ss. Anche al prin
cipio del 1495 Venezia osserv un equivoco riserbo ; ibid. II, 84 ss.
1
Sulla conversione del Moro a una politica antifrancese dal principio
gennaio del 1495, cfr. S e g r e II, 33 ss., 01 ss. ; ivi p. 71 ss. la sua intesa e*111
Venezia ed a p. 78 ss. la sua comunanza, ormai, dinteressi col papa.
C o m m i n e s V II, 20 (ed. M a n d r o t II, 222). R o m a n i V, 00. D e l a b o r d e 583 s.
B a l a n V, 340 s. S e g r e II, 40 s. Per un giudizio intorno alla politica papale cfianche M a u r y in Rev. H ist. V i l i , 84.
S a n u d o , Spedi:. 277. 280 s. B u r c h a k d i . Diariiim II. 24,s s.. ( C e l a s i
581. M a l i p i e r o 334, 338. * Breve commendatizio pel latore della rosa d oro <e
10 aprile 1495. A r c h i v i o d i i S t a t o i n F i r e n z e . C i p o l l a 720. D e l a b o b iie
0SS s. S e g r e III. 401-402. Alessandro VI, che ben sapeva come Giuliano m ira^a deporlo (S a n u d o 267), pens allora un momento di fuggirsene da R om a,

Formazione di una coalizione antifrancese.

409

questa pervenne a Venezia era gi un fatto compiuto la coalizione


contro la Francia.1
Il 31 marzo 1495 Venezia, Ferdinando e Isabella di Spagna,
Massimiliano I, Lodovico il Moro e il papa .conchiusero una lega
santa che doveva durare 25 anni, a difesa della cristianit contro
i Turchi, a sostegno della dignit della Santa Sede e dei diritti
dellimpero romano. Gli alleati si garantivano scambievolmente
i loro stati contro gli attacchi di sovrani stranieri, che possedes
sero attualmente uno stato in Italia, anche se durante il periodo
della lega lo avessero a perdere. Ogni potenza alleata metteva a
disposizione 000 cavalli e 1000 pedoni, il papa la met con la
promessa di fare uso anche delle sue armi spirituali.2
La domenica delle Palme 12 aprile la lega venne pubblicata
solennemente in quegli stati che vi avevano aderito; Lionello
Chieregato tenne allora una orazione, che usc bentosto per le
stampe.3 II papa ordin ai vicarii e alle citt dello Stato eccle
nezia e Lodovico il Moro ve lo consigliavano (cfr. .S e g r e III, 3 7 0 a., 374 s.),
opponendovi! invece (cfr. B a l a n V, 343) Ascanio Sforza, che fin dal febbraio
s era riconciliato con Alessandro (cfr. la * lettera di A. iStangha del 23 feb
braio 1495, A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o : sulla condotta di Ascanio
dopo la sua partenza da Roma e la sua riconciliazione col papa, cfr. anche
Sk.rk II, c,l s.. 66 s., 78 s. : III. 371 s. Quanto a Giuliano il 23 febbraio 149.5
Giov. Batt. Brocco riferisce da Rom a: * . S . P ietro ad vinc. ha scripto 'li
*oi di Roma che li mandino per mare a Napoli li soi argenti et sue tapezarie ;
barbugli et trame ogni modo ci saranno A r c h i v i o d i S t a t o i n M i
l ano.
1 Per le trattative sulla conclusione della lega in Venezia nel marzo 1495
Per la condotta in proposito del papa cfr. \ S e g r e III, 384 s., 388 ss., 391 ss.,
140 s. e Krf.tschm avr II, 400.
2 L u n i g , C oti I 1, 1, 115 ss. R egesti del trattato del 31 marzo 1495 e di
bri documenti per la storia della lega nei L ib ri Conimetnoriali VI, 6 ss.,
n - 4 ss. Cfr. anche P b i u l i 19-21. S a n r no 284 ricorda anche le clausole segrete,
intorno alle quali d pi precise informazioni il G u i c c i a r d i n i lib. 2. Se anche
informazioni del G u i c c i a r d i n i sono false, come mostra I i . m a n n I , 286 s.,
Pure bene a ragione H u b e k III, 342 sostiene la quasi naturale esistenza di
articoli segreti intorno alla cacciata dei Francesi dall'Italia. Per la questione
degli articoli segreti cfr. anche S c h i r r m a c h e r . (leseli, roti Spanien VII, 124-126.
Seghe ( i n , 3 9 6 s .) contesta lesistenza di articoli segreti. Cfr. anche il raro
scritto del P o r t i g l i , La lega contro Carlo V i l i nel 1J$5 (Nozze del Vecchioi'orsa), Mantova 1876; F u e t e r . Europ. Staatensystem 254 s. R a n k e , derni. utul
rorna11. Vlker 51. assegna erroneamente la conclusione della lega al giorno
* marzo. S e b a s t i a n o B r a n t celebr la conclusione della lega con una Cc/n-gra-

tulatio in confonderai ione Alexandri VI. M aximliani Ronumorum regis ac


regum Sispaniarum etc. 1495 in distici ( H a i n n. 3761 ; di nuovo in Varie car
n i n o del B r a n t , B asileae 1498, a l 11 . 50; cfr. Z a r n c k e in appendice alla sua
dizione del X a rren sch iff di B r a n t , Leipzig 1854, 1 8 6 e 196).
3 Cfr. P a n z e r II, 513, 545; H a i n ni. 4062-4964; C o p i n g e r II 1, 173; R e i c h lin g I , 2 7 ; P r o c t o h 246, 260. 40S. Delle relazioni tra Venezia, Milano e Rom a
nel tratto della conclusione della lega alla ritirata di Carlo V III tratta la
Pubblicazione di I S e g r e , I prodrom i della ritira ta di Carlo VITI, in A rch. stor.
'tal. 5. sepie X X X III e XXXIV [1904],

410

L ib ro I I. Alessandro V I. 1492-1503. C apitolo 4.

siastico di festeggiare lavvenim ento.1 Lambasciatore veneziano


fin dal 5 aprile aveva dato al re francese comunicazione ufficiale
della stipulazione della lega. Carlo V ili ne fu terribilmente ecci
tato e inutilmente il cardin'al Giuliano si adoper per calmarlo.2
Lunico partito che potesse ora offrirgli uno scampo era quello
di una sollecita ritirata prima che gli alleati raccogliessero le loro
milizie. Stando cos le cose non si comprende punto come il re
francese perdesse il suo tempo tentando di ottenere dal papa con
preghiere o minacce linvestitura di N apoli.3 Quando vide che tutto
era inutile, egli, tenendo nella mano sinistra il globo imperiale,
nelle destra lo scettro, la corona in capo, il giorno 12 maggio 1495
si rec in solenne corteggio nella cattedrale di Napoli, quasi a
mostrare a tutto il mondo i suoi diritti su quel regno e sullimpero
dOriente. 4 Solo il 20 maggio il re con la met del suo esercito
prese la via del ritorno; le altre milizie sotto il comando di Montpensier rimasero a sicurezza di regno conquistato.
Per Alessandro VI si rinnov ora la pericolosa situazione del
dicembre dellanno antecedente. Gi ai primi di maggio il papa
erasi lamentato con gli ambasciatori di Spagna, Venezia e Milano
perch la sola Venezia aveva mandato milizie in sua difesa; non
vedevano forse quei signori che la potenza nemica colpirebbe in

1 S a n u i o 305 s . B u r c h a r d i , Diarium II, 250 s., ( C e l a s i ) I 583 s. Diario


Ferrarese 298. J I a l i p i e r o 337. A u d i f f r e d i 332. P o r t io l i loc. cit. F u m i , Ales
sandro VI. 27, 79. A m i a x i I I , 74. B e r g e n r o t h I, 57. G r e g o r o v i u s IV, 77, n . 175.
* Breve a G . Sforza del 7 aprile 1495. A r c h i v i o d i S t a t o i n F i r e n z . e .
Uri), eccl.
2 S a n u d o , Spediz. 294. B b o s c ii, Julius II, 316. C i p o l l a 721. .Seghe, Pro
dromi loc. cit. XXXIII, 3 3 3 ss. Ibid. 3 4 4 ss. sul contegno di Venezia, che a v r e b b e
volentieri lasciato partire in santa pace il re francese, senza aprire ostilit
contro di lui. Cfr. anche (Seghe, Lod. Sforza III, 423 ss. Sui tentativi fatti
circa questo tempo per una riconciliazione di Giuliano della Rovere con Ales
sandro VI, che per non avvenne, cfr. B r o s c h 7 0 ; (Seghe, Lod. Sforza III. 419 ss.
Relativamente alla politica di Lodovico il Moro nellaprile 1495, in vista delle
intenzioni ostili di Luigi duca dOrlans contro il ducato di Milano, cfr. Vil i s s i e r in R&v. /lis i. LXXII (1900), 298-307.
3 Cfr. S c h i b r m a c iie r VII. 127 s.
*
Vedi N o t a r G ia c o m o 190 s. A rdi. stor. napol. IV, 797-798. P il o b g e b h 272 s. C a p p e l l i , Savonarola 51. T h u a s n e 291-292 e la * relazione di G . T u t t a villa ad A. Sforza da NapoU 13 maggio 1495 ( A r c h i v i o d i i S t a t o n
Mo d e n a ) , di cui si valse B a l a n V, 346. Secondo G u i c c i a r d i n i (Storie d itali'1
I, 274 s., 1. 2, c. 3) durante la cerimonia Pontano t e n n e nella cattedrale un
discorso in nome del popolo di Napoli. T a l l a r ig o (Pontano 319 s s . ) c o n t e s t i
la credibilit di questo racconto: altrettanto E. O. Mastrojaxm (Gioviano Pontano e Carlo V ili, Napoli 1901). La sostengono T o k r a o a (Studi J
storia lett. Napolet., Livorno 18S4, 299-337) e ,S e g r e (Lod. Sforza II,
sentimenti in Napoli ostili alla signoria francese cfr. S e g r e , Prodromi XX377 s., 368 s.

Brutta situazione di papa.

411

nanzi tutto lui, che non intendeva perdere la sua dignit papale.1
11 3 di maggio si tenne consulto in concistoro, se il papa dovesse
andarsene o restare. Si accett il secondo partito, anche perch i
Romani davano le migliori assicurazioni quanto alla difesa della
citt; ma gi il 4 di maggio Alessandro fece sapere ai cardinali
come, potendo di leggieri nascere disordini durante il soggiorno
delPesercito francese, egli intendeva recarsi ad Orvieto.2 Per dis
siparne il sospetto il 6 di maggio Carlo 'V ili indirizz ad Alessan
dro VI una lettera assicurandolo sulla sua parola di re, che du
rante la presenza in Roma non intraprenderebbe cosa alcuna n
contro il papa n contro i Rom ani.3 Alessandro rispose, che n egli
u il Sacro Collegio potrebbero approvare il disegno del re di ve
nire a Roma, che quindi scegliesse qualche altro luogo per 3abl>occamento, per es. Orvieto o Spoleto: a scortare poi il re nel
suo passaggio per Io Stato della Chiesa verrebbero spediti due
legati. * L11 maggio furono scelti a tale scopo nel concistoro i car
dinali Pallavicini e Carvajal.6 Contemporaneamente Roma venne
messa in istato di difesa e intorno a Castel S. Anglo furono co
struite delle trincee. Il 19 di maggio giunsero nuovi oratori fran
cesi. il cardinale de la Groslaye, Filippo di Savoia, signore di
Bresse e Francesco di Lussemburgo ; in nome del re costoro offri
rono al papa per linvestitura un censo annuo di 50.000 ducati e
il pagamento dei 100.000 ducati ancora dovuti da Ferrante e da
Alfonso. Quanto alla guerra contro i Turchi il re intendeva trat
tarne personalmente col papa. Alessandro rispose evasivamente,
sebbene gli oratori parlassero in tono di m inaccia.6
Intanto nella citt la confusione cresceva. Ciascuno in
sommo turbamento e timore riferisce un ambasciatore il
20 maggio non solo per gli averi, ma anche per la vita. In ve
rit da cento anni in qua Roma non stata mai cos esausta di
denaro e di altri beni come al presente. Non v pi un cardinale
che possegga tanta argenteria da poter convitare sei persone, le
case sono vuote e deserte; ogni giorno arrivano nuove milizie; a
quattro porte della citt si erigono bastioni. Il giorno innanzi il
medesimo relatore aveva annunziato, che il papa si sarebbe dato
dr l .*srDO Spediz. 326. Cfr.

S e g r e . Lod. Sforza III, 405 ss., 421 s. e Pro">mi XXXIII, 852 ss., 303 ss. U A l l e g r e t t i 844 parla del richiamo di truppe
Pontificie a Roma.

(,

fcANL'Do, Spediz. 3 2 7 s . e l e n o t e d e l C a r d i n a l C 'e s a r i n i c i t a t e s o p r a p . 3 8 8 n . 3.


" X X X I I I , ^8, f . 3 1 d e l l a B i b l i o t e c a B a l b e r i s i d i R o m a ,
i i? *'iettera P u b b l i c a t a p r e s s o L. P l i s s i e r , Le retour de Charles V i l i Rome,
n Kevue d'hist mod. et eontemp. II (1 9 0 0 -0 1 ), 3 8 6 -3 9 3 e p r e s s o P l i c i e r , L ettre a

1'.

2 0 2 s.
G r b g o r o y iu s

(VII3 370 n. 2. B a l a n V. 347.

Ac.ta consist. nellA r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e .


S a n u d o , Spediz. 337, 343, 347. S c h n e i d e r , Peraudi 47.

S egre,

H I, 367 s. Per il resto delle trattative ibid. XXXIV, 21 s.

Prodromi

412

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 4.

alla fuga senza pi oltre negoziare col r e .1 Cos avvenne. Il


27 maggio Alessandro VI, scortato dalla sua guardia del corpo e
da mercenarii milanesi e veneziani, con venti cardinali lasci
leterna citt e per la via di Civitavecchia isi rec in Orvieto.2 II
papa part, si dice negli atti concistoriali, per evitare i disordini
che sarebbero potuti nascere al passaggio defl re a causa della
diversa nazionalit cui appartenevano le milizie del papa e quelle
fran cesi.3
Il
1" giugno Carlo VIII accompagnato dai cardinali Giuliano,
Fregoso e de la Groslaye, giungeva alle porte di Roma. Il cardinale
Pallavicini rimasto per ordine del papa in qualit di legato,4 gli
offr per alloggio il Vaticano. Il re lo rifiut e dopo aver visitato
la chiesa di S. Pietro pose il suo quartiere nel palazzo del cardi
nale Domenico della Rovere in Borgo. I presidii di Terracina e
Civitavecchia furono ora richiamati, quello di Ostia rimase. Per
non offrire alcun pretesto ai suoi nemici, il re fece mantenere una
rigorosa disciplina : agli Svizzeri non fu neanche permesso di por
piede in citt. Ad eccezione di qualche isolato saccheggiamento il
soggiorno dei Francesi pass questa volta tranquillo. Il 3 di giu
gno il re prosegu alla volta di Bracciano.5

i
** L itte ra e ZumbcccarU ad N estorem P alliotum , dai. R om . 1J/95 Mali 19
ci 20. A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o .
S a u d o , Spediz. 356 s. Breve del I o giugno in N o tizen b lu tt 1856. 44s :
C a p p e l l i , Savonarola 55 s . M a l ip i k r o 342 s ., 344 s . B a l a n V, 34S. Diario 'il
S. T o m m a s o d i ISi l v e s t k o 40.-* Dispaccio del Brognolo del 31 maggio 149->.
A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a . C i p o l l a 722. Per il soggiorno <>
Alessandro VI in Orvieto v. S to ria del duomo di O rvieto (Roma 1791) 76 e >'
pregevole lavoro del Fum i; A lessandro V I ed il V alentino in O rvieto 27. --s.
Cfr. anche D a l R e 123 s. ; S e g r h . Prodrom i XXXIV. 22-25, 403 ss.
s * Causa autem huius discessus fu it ad evitandum scandala quae verisim iliter exoriri potuisseut in adventu christ. Francorum regis cum exercitu e
Xeapoli redeuntis v>er urbem transitori attenta hominum et morum varietate
praesertim gentium armigerorum diversarum nationum et factionum quae Pr(l
securitate eius Sauctitis et status ecclesiae per dii. d. Venetos et Mediol. duceffl
destinata fuerant . * A cta consist. Quivi anche i nomi dei venti cardinali che
scortarono il papa: 1. X eapolit., 2. S. Angeli. 3. XJUxbon., 4. Recam i-., 5. 8. rl1'
m entis, 6. P arm cn., 7. B enevent., 8. U rsinus, 9. M ontisregalis, 10. Alesamirin-,
11. Cartagin., 12. Sene-n., 13. 8 . Oeorgii, 14. Valent., 15. De Gaesaris, 16. A*ca~
nius, 17. S. Severini, 18. (1rim a n i, 19. F arncsio, 20. L u n a ti. A r c h i v i o c o n
c i s t o r i a l e in Vaticano.
* Il decreto, col quale il Pallavicini vien nominato legata de latore in Roma
porta presso R a y n a l d 1495, n. 21 la falsa data : V i l i . Cai. Januarii-. E?8*'
mente errata la correzione del M a n s i . 11 decreto cosi dato: R. 11/95 octavo,
Cai. J u n ii A 0 3". * R egest. 869, f. 2GO. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o s G b e g o r o v iu s V II3 371 n. 3 in base ad una notizia nel libro della f0n
fraternit d i S. iPietro crede che Carlo V i l i il 4 di giugno sia stato ancora i"
Roma, per tu tte le altre fonti danno come giorno della partenza il 3 S1U
gno, vedi S a u d o , 8 podiz. 366; S ig is m o n d o d e ' C o n t i II, 114 s. : le relazio'1*
presso B a l a n V, 348 ; la lettera dei Conservatori in A r d i. d. Soc. R om . XI,
>

La battaglia di Fornovo.

413

Nella speranza di potersi ancora abboccare col papa Carlo V ili


glinvi unambasceria in Orvieto. Lo stesso cardinale Sforza
opinava pure al ,1* di giugno che si sarebbe effettuato un incontro
del papa col re. Alessandro VI per non fidavasi dei francesi :
dapprima voleva mettere Orvieto in stato di difesa, ma poi il
5 giugno si ritir in tutta fretta insieme ai cardinali e agli
ambasciatori nella forte Perugia.1 Carlo allora rinunzi defini
tivamente di vederlo e siccome gli emissarii (annunziavano lassombramento di milizie venete e milanesi in quel di Parma, i
Francesi sollecitarono la loro ritirata.2
Il
13 giugno il re di Francia era in Siena e subito dopo a Poggibonsi, dove il 18 giugno gli si fece incontro il Savonarola. Cri
stianissimo Sire questi gli disse tu hai provocato lira del
Signore per avere abbandonato quella riforma della Chiesa, che1il
Signore ti aveva per bocca mia tante volte annunziata e a. cui ti
aveva eletto con segni cos manifesti. Tu per ora uscirai da questi
pericoli ; ma se non riprendi lopera abbandonata, se non obbedi
rci ai comandi che di nuovo il Signore ti ripete per mezzo del suo
umile servo, io ti annunzio che maggiori assai saranno le sventure
che ti mander Dio ed un altro sar eletto in tua v e c e .3
Carlo V ili con la sua colonna dartiglieria riusc a superare
felicemente il diffcile valico degli Appennini4 e solo sul fiume Taro
presso Fornovo si trov di fronte lesercito degli alleati sotto il
comando del marchese Francesco Gonzaga. Il 6 di luglio si venne
a battaglia fiera, ma di breve durata.5 II re si gett nella mischia:
* Acta conti ut. e le note d e l C a r d i n a l Cesarmi. B i b l i o t e c a B a r b e r i n i
di R o m a (v. sopra p. 340 in. 15. Ofr. inoltre il dispaccio del Manfredi presso
Cappelli, Savonarola 55, 57. In A nn,-B ull. (Ir la Sor. de l'h ist. de France XLIV
(1907) K. df M asurot pubblica una lettera di Carlo ^ III da Roma, 3 giugno
14i>5; cfr. A rd i. d. Soc. Foni, di st. ir. XXXI (1808), ,p. 251.
1 S a m ' d o , S p e d ii. 307. D iario di iS . T o m m a s o d i (S i l v e s t r o 42. Cronache
di Perugia 118. F u m i , A lessandro V I. 29. P i n z i IV, 356. B o n a z z i , II, 8 s . Giorn.
di n udi:, a rtistica III, 286 s. M a t a k a z z o (37 ss. ; trad. di M . H e r z f e l d 37 s s .)
da come data dell'ingresso in Perugia il 6 giugno. A. (Sforza in una * lettera
da Orvieti) in data 1 giugno 1495 riferisce, che Carlo ^ III avrebl>e un abbocC flin en to c o l p a p a . A r c h i v i o

cl i

S t a t o

in

M i l a n o .

2 S i g i s m o n d o de* C o n t i I I , 1 1 5 .
3 V i i ,[. a h i . Savonarola I2, 81. A. d e l P e l a , L am basceria del Savonarola
O Carlo 1 7 // in V al d Flsa. in M isceli, stor. della Valdelsa II (1894), 16-26.
B c h n i t z e r . Qnellen u. Porseli. IV, 67. L u c a s , Savonarola 138 s. Ibid. 141 ss.
"dativamente alle lettere di Savonarola a Carlo V ili , tutte permeate dalle tre
idee predominanti (p. 143) che Savonarola ora il profeta eletto di Dio. Carlo
l suo re d e tto c Firenze il suo p opolo eletto.
*
S u ll'ero ic a a b n e g a z io n e d ei s o ld a ti di Carlo, sp e c ia lm e n te d e g li (Sviz
zeri, c fr. Mrr.iNEN, S ch ireiser S o ld n er 138 s.
5
D i n e ssu n a im p o rta n z a il lav o ro di S cardovelli, La battaglia di For"ovo. M a n to v a 1889: e c c e lle n te s o tto ogni r ig u a r d o la m o nografia di L iizio K k n ie b , Francesco Gonzaga alla battaglia di Fornovo secondo i docum enti Manlorani, F ire n z e
Quivi si h a non s o lta n to un o ttim o p ro sp e tto d elle nu-

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 4.

414

non meno valorosamente combatt il marchese di Mantova, al


quale vennero uccisi sotto tre cavalli. Forse agTItaliani sarebbe
riuscito di annientare lesercito francese, se i selvaggi Stradioti
che trovavansi nelle loro file non avessero cominciato a saccheg
giare le salmeric del nemico. Pertanto i Francesi, bench con sen
sibili perdite, poterono aprirsi la via. Il bottino venuto nelle mani
degli Italiani fu grande e prezioso: molti bagagli pieni di cose
rubate in quella facile marcia trionfale attraverso linfelice peni
sola, gemme, vasellame doro e dargento, due bandiere, lelmo,
la spada e il sigillo doro di Carlo V ili, non che un album delle
molte belie donne, che nelle diverse citt italiane avevano con
cesso i loro favori a quel re libertino. Non fa punto meraviglia
che glitaliani si attribuissero la vittoria, quantunque il vero scopo
della battaglia non fosse stato del tutto raggiunto. Che cos in
realt, pensassero viene attestato da quellimmortale monumento
ch la stupenda Madonna della Vittoria dipinta da;l Mantegna
per incarico del marchese di Mantova (ora nel Louvre a Parigi).1
La vittoria di Fornovo venne ancor pi celebrata dai
poeti italiani, ;il cui amor patrio si accese ora potentemente.2 Uno
merose fonti e della recente letteratura (deve aggiungersi soltanto B a i . a n . /
Moschetti I , 28 s., H h n s in Grenzboten 1875, I I . 3 67s. e M l i n e n , S c h w e i : 1 r
Sldner 140 s.), ma anche delle notizie assai accurate sul come venne appri'/.
zata quella battaglia dai poeti di allora. Per le fonti e la bibliografia cfr. anche
H a u s e r , Le auree de l'h ist. de F rance I , 115 ss. e K r e t s g i i m a y b l i , 642. V
inoltre A. dhl P r a t o , Contributo alla storia della battaglia di F ornoro, in Arch.
stor. p. le prov. P arm ensi N. (S:. iV (1905), 227 ss., 252 ss. ; L a d e r o h i in -V. Anto
logia L I (1916). Per il punto di vista militare rimetto a R i c o t t i , S toria delle
compagnie di ven tu ra in Ita lia III (Torino 1845), 304 s. ; E. M a s s a , L a battaglin
di Fornovo, in R iv . m ilita re ital. L V I I (1912); per il luogo della battaglia 'erti
S y m o n d s . N ew Ita lia n S ketc h cs (Leipsic 1S84) 240 ss. .Sulle perdite degli Sviz
zeri v. A nz. f. schiveiz. Gesch. 1806, p. 40S, ed ora anche . G a g l i a r d i , A n te il d e
Schv;eieer an den Halten, K riegen I, Zrich 1919, 189 s.; cfr. H ist. Zeitschr.
CXXIV, 23-?.
1 C f r . P o r t i o l i , L a chiesa e la M adonna della V ittoria, Mantova 1 S 8 " Q ro w e -C a v a lc a s e lle
II, 4 3 2 s . M n t z , Renai. 601 s . B u r c k a r d t , B eitrge
3 7 . 1 9 7 ; L u z i o , L a M adonna della vitto ria del M antegna, i n Em porium X
B e r g a m o 1 S 9 9 ; K r i s t e l l e s 3 2 6 s . ; J . C a k t w r i g h t , Isabella dE stc I . L o n d o n
1 9 0 7 , 1 2 4 s s . , c o n f i g u r a . F a c s i m i l e p r e s s o D e l a b o e d e 6 5 0 . i C f r . a n c h e H e i s s , Le
m dailleurs de la R enaissance, S p e ro n ilo de M ontone ( P a r i s 1 8 8 6 ) 4 5 e JjVZoR e n ie r

lo c . c i t .

ra n d io ,

la

S u lla
di

q u a le

2 5 , d o v e tsi h a
re c a

c o s tru z io n e

F o rn o v o

c fr.

la

la

la

p o m p o sa

d 'u n a

c a p p e lla

le tte ra

d i

b ib lio g ra fia
is c riz io n e :

G ia n

in to rn o

c o m m e m o ra tiv a
G a le a z z o

a lla

m e d a g lia

d e llo

S l )e"

Ob re sttu ta m Ita lia e libertatem


T ro tti

sul
a

cam po
Lod.

d e lla

S fo rz a

b a t t a g l i -1
da

l a r n i a

A rch. stor. ital. 5 * s e r i e


( 1 8 9 9 ) , 3 4 3 . Per i Trophaei F rancisci Gonzagae d i B a t t i s t a
M a n to v a n o , in
c u i i l m a r c h e s e d i Mantova c e l e b r a t o c o m e d i v i n c i t o r e d i F o r n o v o , c 1
H a u s e r , Scnirccs I, 8 5 . .Ciarlo V i l i i n v e c e p a r l a v a d e l l a sua v i t t o r i a pres>
Fornovo: v . l e s u e l e t t e r e p r e s s o P l i s s i e r , L ettre IV, 2 2 7 s s . , 2 6 5 , 2 7 o 2 Intorno a llinflusso esercitato dagli avvenimenti politico-guerreschi di Qu
sto tempo sulla poesia italiana cfr. L u z i o - R e n i e r loc. cit. 3 4 s ., 4 1 s . e G a b o t j o.

27

lu g lio

1495,

p u b b lic a ta

da

P lis s ie r

in

La B attaglia di Fornovo.

415

solo, Antonio Cammelli, nan si lasci abbagliare come gli altri


suoi compatrictti e apertamente confessava :
Pass il re Franco. Italia, a tuo dispetto,
(Cosa che non fe mai 1 popol romano)
Col legno in resta e con la spada in mano,
Con nemici alle spalle e innanzi al petto.
Cesare e Scipion, di cui ho letto,
I nemici domr di mano in mano ;
E costui, come un can che va lontano
Mordendo questo e quel, pass via netto, i

Il 15 luglio Carlo V ili pot concedere un ben meritato riposo


alle sue truppe nella citt di Asti. Negli altri teatri della guerra
la fortuna volse completamente le spalle ai Francesi. La spedi
zione contro Genova fall, Ferrantino comparve in Napoli e co
strinse i Francesi a ritirarsi iin Castel Nuovo.
Il papa aveva fatto ritorno in Roma fin dal 27 giugno.2 Pochi
giorni dopo proib agii Svizzeri di partecipare alla guerra contro

Francesismo e m iti francesism o in due porti del quattrocento in R assegna E m i


liana I. I'ii quadro completo sar solo possbile dopo la pubblicazione della
preziosa raccolta poetica di M a r i n o S a n u d o , che conservasi nella B i b l i o
t e c a d i S. M a r c o a V e n e z i a [it. I X , 363). Pregevoli estratti se ne hanno
nello scritto, che trovasi purtroppo fuori commercio, Poesie storiche sulla spe
dizione di Carlo V i l i in Ita lia , pubblicate da V itt. R o s s i p e r le nozze ItenierCnmpostrini, Venezia 1 8 S 7 (per nozze, di soli 3 5 esemplari). Cfr. anche V. R o ssi
i'i .1 rch. Veneto XXXV, 2 0 7 ss. ; G b a u e b t in H ist.-pol. B l. CXX, 3 4 6 o s . ; H . U n g k m a c h , L a guerra de Parm a. E in itili. G edicht a u f die S ch la ch t bei F o r nuovo
N ach einem a lten D rucke herausgeg. Schweinfurt, Programm des
Gymnasiums 1 8 9 2 e (Horn. st. d. le tt. ital, XX, 4 6 8 - 4 6 9 ; A. M e d i n , I poem etti
Ila calata di Carlo V i l i e Ja battaglia d i F o m o vo , in R assegna bibliogr. d.
k tt. ital. VII ( 1 8 9 9 ) , 1 8 0 ss. ; F. C o v a t i , D 'un ignoto poem etto del Fossa sulla
calata di Carlo V i l i in Ita lia in A rch. stor. Lom b. XXVII, 3 serie, 1 9 0 0 , 1 2 6 1 3 6 ; X o v a t i , P o em etti volgari ign o ti sulla calata d i Carlo I I I I in Ita lia , ibid.
XXVIII ( 3 serie XIV, 1 9 0 1 ) , 4 2 1 . Un distico di Antonio Flam inio V enetorum
Victoria de Gallis. presso V a tta sso , F lam in io ."0.
1 R e u m o n t , Italienisch e S o n ette (Aachen 1880) 10. Una buona edizione dei
sonetti di a . Cammelli fu curata da R e n i e r , Torino 1888 ; il sonetto qui sopra
citato trovasi a p. 324 e nelledizione di C a p p e i x i - F e k b a r i p. 5 e anche prsso
A n c o n a e B a c c i , M anuale II, 167. Cfr. inoltre Arch. Veneto XXXV, 218;
E- Pt'Kcoro, I so n etti del P istoia, in P ropugnatore X. iS. I (1888), 249 ss. ;
p G a l e o t t o , La politica del Pistoia, Venezia 1888.
2 * Cum ingenti pompa e t triuinpho ivit ad palatium , dicono gli * A cta
contisi. dellA r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e . Lo stesso legge.si nelle note del
Cardinal Cesarini : * R ex ab urbe die Juni 3 * paeifice reees-r.-il et per suos oratores alloqui Pontifici supplicavit, quod Pontifex futura s c e n d a l a praecavens
'leuegavit ; sequentique die Perusiam versus abscessit, ubi aliquantisper mora,us est, post Regis a patrimonio Ecclesiae abscessum Papa c u m Sacro Colgio Romani reversus magno populi applausu atque laetitia Cod. X X X I I I , J%
*
della B i b l i o t e c a B a r b e r i n i d i R o m a .

4 16

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 4.

gli alleati.1 Presto seguirono altri provvedimenti ancor pi ostili.


Su preghiera dei Veneziani il 5 agosto venne emanato un moni
torio pieno di rimproveri, mel quale Carlo V ili era invitato a
giustificarsi.- La situazione da ultimo divenne cos pericolosa per
i Francesi che parve imporsi con urgenzia un sollecito ritorno.*
Il re per mezzo della pace particolare di Vercelli (9 ottobre)
riusc a staccare dalla lega il volubile Lodovico Sforza. Subito
dopo Carlo fe ritorno nel suo regno. I suoi superbi disegni erano
falliti ; la guerra turca, di cui la spedizione in Italia doveva essere
il preludio, in seguito alle scompigliato condizioni dellEuropa
meridionale, era pi che mai destituita dogni probabilit.
Lanno fatale 1495, che per due volte aveva condotto i Fran
cesi nella capitale pontificia, termin con una delle pi spaventose
inondazioni del Tevere, di cui alcuni posti di Roma segnano an
cora oggi laltezza massima cui giunsero le acque.4 II 25 novem
1 * Breve del 30 giugno 1495. A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o .
5 agosto Alessandro VI eman un altro divieto (N o tisen b la tt 1856, 46.H), ma
tutto fu in u tile; vedi D elaborde SOS s . Il 5 settembre Alessandro VI c o n sig li
il vescovo di Sion. Jost von iSilenen, a non aiutare i francesi: v. QueUen : w
Sohceizergczcli. XXI. 222. Ci non ostante 1 vescovo stesso and con 3000 "
mini ni (ninno di 'Carlo ^ III a Vercelli p o c o prima della conclusione della
pace del 9 ottobre, risultando inutile la cosa. Il processo i>er ci a v v ia to
contro dii lui a incitazione d i M assimiliano condusse alla sua d e p o s iz io n e :
cfr. W. Ehrenzhxleb, D er S tu r z Jost* von S ilen en u. sein Frozess vor fa'1'
K u ric, in Jahrb. f. S ch w eizer (Icxcli. XXXVI I I (1913). 73-120. Il 2 giugno 14 9 6 con
lettere al papa e ai cardinali Carlo V i l i peror la restituzione di Jost von S ilenen ; vedi P l i c i e r , L e ttre s V. 56-01.
2 Vedi Jobga, N otes 221 (dove in luogo d 1491 va letto 1495). Cfr. M.U-i
riEBO 383 s., 391 s.. 409. * Lettera di A. Sforza da Roma 14 agosto 1495. A rc h i v i o di S t a t o
i n M i l a n o . Cfr. 'Sigismondo de Conti, II, 1^1Romanin V, 82. Carlo Vi l i rispose arrogantemente; vedi Sanudo, BpeJHz. 181.
Per altri paesi del papa contro i .Francesi vedi R aynald 1495. n. 17, 35 II 21
agosto 1495 Carlo Vi l i in una lettera al papa si lagna ch'egli aiuti Ferrantino; presso iS vni do. Upediz. 579 e P lioieb . L e ttre s IV. 264 ss.
3 L11 settembre il cardinale Brigonnet scrisse da Torino a il. de MUe
inviato francese a Firenze, che in quei giorni il re arrivava a Vercelli, donde
avrebbe mosso verso Xovara, ov'era il nemico : lettera pubblicata da P u b W
Une le ttre p olitique de G. Urigonnet. card, de Saint-M alo, in Annate* de Prr
taffne IX (1894), 417-423.
4 Fonte principale sono le lettere di due veneziani da Roma del 4 e 8 di'
cembre 1495 conservate presso M a i . i p i e r o 409-415. Clfr. inoltre A l l e g r e t t i 854.
S e n a r e g a 55S. D iario F errarese 316. L a n d u c c i 120 C a r p e s a n u s 1205. S ig i
s m o n d o d e C o n t i II. 271. S i m o n e F i i . i p e p i presso V i l i . a r i - C a s a n o v a 469. M*t a r a z z o li) (trad. di M. H k r z t e l d . 17 s.) ; annotazione di A n t . d e Y a s c iio ;
appendice a l suo D iario 552; B o llett. st. d. S viz. ital. VII. 97. Q u a n t o a lla
notizia di P. Martyr vedi G e r i g h 4,5 e i B e r n a y s 102, n. 3. Sulla p r o c e s s i o n e
B u r c h a r d i , D iarum II, 252s., ( C e l a n i ) J, .>S4; G e i g e r 172 s. I segni dellal
tezza cui giunsero le acque, con iscrizioni, sulla casa deHambasciatore vene
ziano, Via del Paradiso, e nella facciata di ,S. 'Maria sopra Minerva prcs*0

Inondazione in Roma (dicembre 1495).

417

bre 1495 fece un freddo veramente straordinario per quella re


gione. Il 1 dicembre cadde un po di neve, poi allimprovviso su
bentr una temperatura mite e cominci a piovere a catinelle.
Dopo due giorni e mezzo di quel turbine di pioggia il 4 dicembre
il cielo torn perfettamente sereno. Tosto il Tevere cominci a
gonfiare con straordinaria celerit allagando tutta la citt bassa.
1 cardinali uscivano appulnto dal concistoro, quando le impetuose
acque del fiume convertirono improvvisamente in un lago le vie
adiacenti a Castel S. Angelo e solo 'a gran fatica potettero
pavssare Ponte S. Angelo. Al Cardinal Sclafenati non fu pi
possibile di raggiungere la sua abitazione; nel tornare indietro
l'acqua raggiunse la sella del suo cavallo. Dopo pranzo narra
un veneziano il nostro ambasciatore Girolamo Zorzi and
fuori a cavallo per vedere la piena. Noi ci recammo in Banchi
(per le frequenti inondazioni detto Canal del Ponte) e trovammo
che le acque si erano estese dappertutto; coprivano quasi lette
ralmente Pente Sisto, salivano continuamente, muggivano in modo
spaventoso traendo seco legname, mulini, ponticelli e casupole.
Volevamo recarci a S. Maria del Popolo, ma non ci fu possibile.
La v ista dei fuggenti e delle case che rovinavano metteva tanta
piet, che per quel giorno noi non volemmo vedere altro e ce ne
tornam m o a casa. Le acque toccavamo la sella dei nostri cavalli.
A unora di notte la piena giunse anche nella nostra via; allora
cercammo di sbarrare e di ostruire la porta e la finestra del pian
terreno per non perdere il vino che quivi avevamo, ma fu tutto
inutile, poich in un batter docchio mezza cantina fu invasa dal
lacqua che filtrava dal di sotto, e se i nostri servi non avessero
tolti sulle spalle i fusti portandoli in una sala superiore, saremmo
rimasti senza vino. Pi tardi le acque furibonde ruppero la sbarra
della porta e riempirono in un baleno tutto il cortile ; i nostri servi
th si trovavano in cantina riuscirono con grandi stenti a scam
pare alla morte. I Fiamminghi nostri vicini si diedero alla fuga
piangendo sui loro averi dovuti abbandonare. Il nostro padron
di casa Domenico de Massimi cerc invano di salvare i suoi ma
gazzini ripieni di preziose spezierie. Siccome lacqua confluiva qui
con forza spaventosa da diverse strade, and tutto perduto e i su
balterni del Massimi non si poterono salvare che a nuoto. Egli
R c m o s t I I I 1 , 5 3 8 , 574 (quasi alla stessa altezza di quella del 1422 ; cfr.
P a s to b , Rom zu E n d e der R enaissance 29 s.) ; su altri a C astel S . Angelo e
altrove, vedi B o r g a t t i 101 ; J. C a s t i g l i o n e , T ra tta to d e ir inondai ione del Tevere
(Roma 1599) 36-37 ; J. : F i c h a b d in F ra n k fu rte r A rch iv, terausgegel). vo n J. K.

' 'K.'iiabd III (1815), 2 2; (Oabcani, I l Tevere e le sue inondazioni (Roma 1875)
4J ss- A r m e l l i n i , 1 papi, e il T evere (Roma 1877) 5. V. anche B r i o s c h i , L e inonme del Tevere, Roma 1876 e N a r o u c c i , Bibliografia del Tevere, Roma 1876.
* medesimo tempo traboccarono anche >i fiumi della Lombardia e il R odano:
Diario Ferrarese loc. cit. C a r p e s a n t j s loc. cit. F u r r e r II, 25.
P a sto r, Storia dei P a p i, XII.

27

418

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 4.

ste sso con i su oi fa m ig lia r i d o vette p assare a gu ad o n e llacqua che


g li g iu n g e v a fino al p etto ; i dan ni da lui su b iti s i com putano a
4000 d ucati. N oi provvedem m o di vin o lui e tu tto il vicin ato, egli
c i fo r n di pane. F in o al sabato se r a le acque fu ron o in continuo
a u m en to ; n el n ostro cortile m isu ra van o se tte piedi, nella strada
dieci di altezza. In sim il guisla v en n e in v a sa tu tta la c itt . A de
str a e s in istr a ved ev a n si za ttere e b arch ette solcare le strad e come
n ella n o str a lagun a p er p rovved ere cibo ai bloccati dalle acque.
In q ualche p osto la fium ana g iu n se co s im p rovvisa, che sorprese
la g en te n el letto. M olti an n egaron o, m olti pi ancora perdettero
o g n i loro avere. D u ra n te la n o tte si u d ivan o di lon tan o le grida
in v o ca n ti soccorso di coloro c h erano sta ti so rp resi dalla piena.
P e r tre o re in fu r i un tu rb in e pi vio len to di una tem pesta di
m are.
E ssen d o le fo n ta n e d iv en u te in se rv ib ili ed i v iv e r i andati a
m ale, g li a b ita n ti di alcu n i rio n i della citt caddero n ella pi
g ra n d e m iseria . M olti fino ad ora non p osson o e stin g u e re la sete
r ife r is c e ii 'suddetto relatore eppure sia m o ne'Uacqua fino
ad an n egarn e. In T r a ste v e r e si: tem e il crollo dei p on ti. M olte case
e palazzi sono ro v in a ti sep p ellen d o gli a b ita n ti so tto le loro mace
rie. I p a v im en ti a m osaico delle ch ie se sono d istru tti, egualm ente
d icasi d elle sep o ltu re ed an ch e dei v iv er i che si trovavan o nella
citt . Q uasi tu tto il b estia m e dei d in torn i perito, e i pastori per
sa lv a re la loro v ita si son o r ifu g ia ti su g li alb eri e si sono legati ad
e s s i, ma p a rte sono p e r iti di fa m e e di freddo, p arte vennero tra
sp o rta ti d alle onde mezzo- m orti in citt in siem e agli alberi sradi
ca ti. Si tem e che i d in torn i di R om a non daranno alcun raccolto
n e llanno p rossim o. A n ch e i tem p o di S isto IV e M artino V so n o
a v v en u te gran d i in ond azion i, m a una p ie n a com e q u esta R o m a
non ta v ev a an cor v ista . M olti sono p resi da gran d e tim ore e ri
te n g o n o q u esta inon dazion e per qualche cosa di prodigioso, tu t
ta v ia di ci non isp e tta a m e il p arlare. S i tem e a ragion e una
g en era le m o rta lit d el b estia m e, cosa sem p re in terv en u ta dopo
sim ili in on d azion i. Q ueste con trad e di R om a h an n o sofferto tal
m en te ch e m etton o p iet . Il papa ha ord in ato delle processioni
p er im p lorare la m iserico rd ia di D io. R om a, 4 dicem bre 1495N ella n o tte tr a il sabato e la d o m e n ica 1 le acque com inciarono
sen sib ilm en te a d im in u ire. Ieri m a ttin a le g g e si n ella relazione
d un v en ezia n o in data 8 d icem b re lacqua er a si r itira ta dalle
strad e, m a i co rtili e le ca n tin e erano p ie n e di an im ali m orti e eh
a ltre im m on dizie, di m odo ch e non b asteran n o tr e m esi a ripuri Dal 5 al 6 dicembre, non dopo 5 giorni, come ritiene L a n g e 16, poiclii*
la relazione veneziana dell8 dicembre (marted). Pietro Delfino dice inoltre
espressamente, che l acqua era cresciuta per sex et trig in ta lioras quarta vide
licet quintaque h u lu s tnensis. H a y n a il u 1495, n. 38.

Inondazione in Roma (dicembre 1495).

419

arie. I danni so fferti dalla c itt sono in calcolabili e Rom a non se

ne riavr in un q u arto di secolo. L e b arche del T evere, i m ulini


t u t t e le ca se v ecch ie sono a n d ate d istru tte, com e pure tu tti i
. a v a lli delle sta lle situ a te in b asso. A cau sa del gu asto dei m ulini
il p a n e verr p resto a m ancare. G razie a D io i n o stri sono rim asti
iico lu m i. A Tor di N o n a m olti p rig io n ieri sono aninegati. L e fo sse
in to r n o a C astel S. A n gelo sono ancora p ien e dacqua. M olti operai

che lavoravano n elle v ig n e son o p eriti, co s pure tu tto il bestiam e


dei dintorni in siem e ai p a sto ri. V en erd sera fu rip escato a R ipa
: r a n d e un uom o sem iv iv o , che te n e v a si a g g ra p p a to a un tronco
d a lb e r o ; q uesti e r a sta to so rp reso dlie acque p resso M onte R o
ton do, a undici m ig lia da R om a, e tr a sc in a to v ia dalla corrente.

1 frati di S. P a o lo hanno ie r i fa t t o v is ita al n ostro am b asciatore


<d hanno raccon tato che le acque n ella loro c h iesa si son o in n a l
zate fino a lla lta r m a g g io r e : voi sa p e te quanto q u esto sia alto e
da c i p otete a rg u ire, che cosa d ev e e sse r e stato in altri lu ogh i.
I danni ca g io n a ti q u esta volta dal T evere, hanno d ellincredibile.
I n q uintern o di c a r ta non sarebb e sufficiente per d escrivere i casi
stra n i che sono o cco rsi e i dan ni ch e la c itt ha sofferto. P rego
^ S. di com u n ica re q u esta relazion e a M arino S an u d o; in v erit
da c h e R om a R om a non v i f u m ai una m a ggiore in o n d a zio n e .
I.annalista v en ezian o che c i ha con serv a to q u este lettere, f a ascen
dere i danni della c itt a 800.000 ducati.
Non d ev e fa r m era v ig lia , se p er ta le ter r ib ile a v v en im en to la
v iv a c e fa n ta sia del popolo v e n isse oltrem odo esa lta ta . A lcuni ri
cordavano la so rte di S odom a e di G om orra: tem o n o alcuni d i
cesi nella su n n o m in a ta relazion e v en ezia n a d ell8 dicem bre che
sia per v e n ir e un g iu d izio di D io e che la citt in tera sar in a
b is s a t a . R acconti di f a t t i p orten tosi dogn i gen ere rifletton o la
'Ovreccitazione d a cui era n o p resi g li an im i. S p eciale im p ression e
fece un m ostro che d icev a si esse r e sta to tro v a to nel g en n a io
c'el 1496 su lla sp ond a del T evere. Gli am b asciatori ven ezian i lo
descrivono com e un m ostro, che ap p aren tem en te ha la te sta di
sino con lun ghe orecch ie e il corpo di donna. Il b raccio sin istr o
ha form a um ana, il d estro term in a in proboscide. Di dietro si
Vede la fa c c ia di un vecch io con la barba. Come coda vien fu o ri
un [ungo collo sul quale s in n e sta una te sta di serp en te con le fa u ci
'Palancate. Il piede d estro d aquila con a r tig li, il sin istr o di bue.
- gam be dai piedi in s e tu tto il corpo sono squam osi a gu isa
<1 p e s c e .1 I R om ani r a v v isa v a n o in qu esto com e in altri seg n i

1
M a l i m e r o 4*>2 I a n g e 18. Pare che al L a n c e sin rimasto sconosciuto il
carnu di F r a n o . R o o o c i o l i . De vion stro Romac in Tuberi reperto anno do""1 1496. T'n esemplare di questo scritto proveniente dalla Bibl. Manzoniana fu
m,'sso allincanto nel 1893 ; un altro esemplare si trova fra gl'incunaboli della

420

Libro II. Alessandro VI. 1942-1503. Capitolo 4.

m e r a v ig lio si un in d izio d i n u ove im m in en ti calam it, guerra, ca


re stia e p este. A n ch e in a ltre p a rti dItalia si volle ved ere in questo
m ostro, la cu i im m a g in e per es. venne a tta cc a ta alle porte della
ca tted ra le di Como, un seg n o di tem p i t r i s t i .1 D a p er tu tto guard a v a si a lla v v en ire con a n g o scio sa trep id azian e.
T errib ilm en te tetre e sev e r e risu on avan o sp ecialm en te le con
tin u a te p rof ezie d elleloq u en te S avonarola. Io annunzio g r i
d ava eg li al popolo d i F ir e n z e n elle prediche quaresimali
del 1496 che lIta lia sar sco n q u a ssa ta e che il prim o sar
ultim o. O Ita lia , sa r allora co n tu rb azion e sopra conturbazione;
co n tu rb a zio n e di g u erra sopra la ca restia , di p estilen za sopra la
g u e r r a ; co n tu rb azion e da un a p arte, con tu rb azion e dall altra.
S a r lo au d ito sop ra la u d ito ; cio u d ira ssi da u n a p arte uno
barbaro, ecco d alla ltra p a rte un altro b arbaro; da ogni parte
a u d ito sop ra lo audito... C ercheranno allora le v isio n i dei profeti
e non p otran n o averle, perch il S ig n o re d ice : Ora tocca di
p r o fe ta r e a m e. A n d ra n n o a lla stro logia, e n on v e rr loro nulla.
P e r ir la leg g e dei sa cerd o ti e p erd eranno le loro d ig n it ; i prin
c ip i si v e stira n n o di c ilic io : i popoli saran n o conquassati di tri
b olazion i. T u tti g li u om ini p erderanno lo sp irito, e com e hanno
g iu d ica to , c o s sa ran n o g iu d ic a t i .2
biblioteca di Parma (n. 880) ; vedi
nota 3. Quanto al mostro v. : anche
III), Freiburg 1923, 6 ss.
1

L ange

desco
un

s e g n a le

s to

4 2 -4 3 .

G ia c o m o

Q u iv i

L o c jh e r

d a z io n e in

p o litic o

una

tro v a s i

e le g ia

S u lle

e ra
e

s ta ta

H aeser

aveva

v is ita ta

427

R o m a .
che

2
1495,

c o n d iz io n i
da

una

I I I 3, 2 3 5 - 2 3 6 .
R om a,

la

di

s a lu te

p e s tile n z a ;

dove

fec e

f.

del

312

del

p resso

n.

38.

in

c i

vedi

il
I,

Cod. I-l-t,

19

V I

il

d ic e m b re ;

d e lla

di

cfr.

del
del

1496

vedi

1494, R om a

B u rch a rd s Tagelinoti -*

4 4 8 -4 5 3 ; c f r .

F lam in io

Q ue

l i n o n

1 4 9 8 , n . 51 ;

g e n n a io

d e V a q tje ira s a d
p e n s ie ro

R om a.

c a n ta to

te

com e

d i B r a n t , L e ip z ig 1854,

a l l a u t u n n o

P ie p e r,

s o lo

su

ha

B a s ile a e

A le s sa n d ro

C e la n i

il

che

nel

1403

d e l l u m a n i s t a

l 'a v v e n i m e n t o

m a r c ia r e

B b a n t,

R om a

del

V a tta s s o ,

V riX A R i 1 2 , 4 3 0 - 4 3 1 . ,O f r. s u

c a rm e

N a rren sch iff

m o rb o

r ito rn o

d i B e rtra n d o

cess ,

Seb.

d el B ra s t,

d a l l a u t u n n o

cau sa

il

concep

M a s s im ilia n o

p resso

L ib er n o ta ru m , ed.

p o e s ia

p e s te

re

anche

Q u e s ti

e d iz io n e d e l

* C a t.r f f in i
L a

il

anche

sua

a n te c e d e n z a

B u b c k a rd i

Sacchi
dopo

In

la s c ia to

2 9 -3 0 ;
d i

c a ttiv e

6.

I,

tro v a s i

Varia C arm ina

(in

Z a b n c h e in a p p e n d ic e a lla
1 S 6 ).

49 ss.

in o n d a z io n e .

d iv in o , c h e i n v it a v a

c o n c e tto

S a n u to

p:

s u lla

in Giorn. stor. d. lett. Hai. XXIX, 4 3 4 ,


L u tti e r -S tudien, fase. 5 (K am pfbild(r

O a x

G b is a b ,

26

o tto b re

vedi

P ie p e r

10,

B icordi di casa

B i b l i o t e c a
A n t.

1493

F la m in io

C h i g i

c o m p o rta

6 0 ss.

P.

D e lfin o

p resso

R a T N a I-d

5.

Cacciata dei Francesi da Napoli. Spedizione di Massimiliano I


in Italia. Guerra infruttuosa di Alessandro V I contro gli
Orsini. Assassinio del duca di Gandia. Disegni di riforma
del papa.

a r itira ta di C arlo V i l i d a llIta lia non sign ific punto la lib e

razione d ella p en iso la dai F ra n cesi, p oich q u esti rim asero in


possesso d ella fo rtezza di A sti, co n tin u aron o ad occupare i castelli
fiorentini com e pu nti im p o rta n ti per ten ere ap erta la stra d a
itegli A p p en n in i e 10.000 so ld a ti fr a n c e si tr o v a v a n si ancora n el
rea m e di N a p o li. Lo ste sso C arlo V i l i p arlava ap ertam en te del
su o ritorno, che F iren ze con o g n i sforzo si adoperava affinch si
av v era sse.1 T a n to p i u r g e n te si p r e se n ta v a quindi Ila n ec essit
di cacciare tu tti i F ra n cesi dal regn o n ap oletan o. T u tta v ia la riu
scita di q u esta im p resa n o n era p u n to sicu ra n on o sta n te l apP o g g io d ato a F erra n tin o da m ilizie p ontificie e sp agn ole sotto il
tornando del celeb re G ran C ap itano G onsalvo di C o r d o v a .2 I F r a n
cesi so sten ev a n si ancora in C alabria, in una p a rte d e g li A bruzzi
e in T erra d i L a voro; T aran to, Salerno, G aeta ed a ltre piazze fo r ti
erano nelle loro m an i. Sul p rin cip io d e llanno 1496 i d ifen so ri d
Gaeta ricev ettero p er m ezzo di n a v i fr a n c e si v etto v a g lie, m u n i

1 D e l a b o b d e 674 s. Tl m a h n I, 408. P u s s i e r in R evu e h ist. LXXII (1900),


309 ss. Per la politica francofila di Firenze usc in campo alla fine del 1495
* nel 1496 con una serie d i opuscoli un eremita, Angelo da Vallombrosa, che
come il Savonarola attendeva da Carlo V i l i una riforma della Chiesa , cfr.
S c h x i t z e r , F lugschriften -L iter. 219 ss. Con una lettera stampata (pridie Cai.
Mirt. i!#6) Angelo invit anche Alessandro VI ad aiutare i francesi: le ed i
zioni presso i C o p i n g e r II 1, 53; R ra c irL iN G IV 3: P b o c t o r 412.
2 Sui soldati spagnuoli di Gonsalvo di Crdova H u m e ( T he S p a n ish People,
London 1901, 290) dice : The French and Italians, keen critics as they were,
admitted that for endurance on the march, sobriety, obedience, and stubvalour, no infantry ever seen in Europe could equal that led by Gonsalvo
d<* Cordova in Italy, and this pre-eminence w as preserved for the next one
hundred and forty years .

422

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 5.

zioni e 2000 nuovi combattenti. Virginio Orsini, in onta al divieto


del papa e per odio contro i Coilonna che tenevano per Ferrantino,
pass al soldo dei Francesi, i quali conseguirono negli Abruzzi
qualche successo.1
Non era escluso che le cose potessero prendere una piega favo
revole a Carlo V ili. Il papa trovavasi in tale preocupazione, che
fece considerevoli spese per rafforzare Castel S. Angelo visitan
done pi volte egli stesso i lavori. La Curia soffriva importanti
perdite di denaro, poich nessun Francese veniva pi in Roma per
ottenere benefici. Ci non ostante, dice il Sanudo, Alessandro VI
si tenne saldo alla leg a .2 I brevi del papa di quei giorni mostrano
con quale zelo egli si adoperasse per soccorrere Ferrantino. Verso
questo tempo il nunzio pontificio Lionello Chieregato preg lo
stesso Massimiliano I a scendere in Italia.3
Un cambiamento a danno dei Francesi avvenne sul teatro della
guerra napoletana non appena giunsero i soccorsi da Venezia,
che Ferrantino aveva ottenuto mediante ila cessione di Brindisi.
Otranto e Trani.4 II generalissimo francese Montpensier cap che
senza un efficace appoggio da parte del suo re egli era perduto.
N ellaprile del 1496 la Calabria, lApulia e Terra di Lavoro erano
quasi per intero strappate ai Francesi.5 Il duca Guidobaldo di
Urbino, che il papa avrebbe veduto volentieri applicato alla con
quista dei territorii di Virginio O rsini,6 nel maggio fu preso al
soldo dalla lega. I resti deHesercito francese con Montpensier e
lOrsini sulla fine di giugno vennero rinserrati in Atella nella
Basilicata e un mese dopo dovettero capitolare.7

D iari I . 8 , 1 5 , 3 4 , 5 0 . F r i u l i 1C>; c f r . l a n . d i S e g u e i b id . 4 5 .
loc. cit. 8 . 'Nel maggio 1 4 0 6 a Firenze si sospettavano il PaPa
e Genova in segreta intelligenza colla Francia. V. la relazione dell'inviato mi'
lanese a Firenze, Paolo Somenzi, del 2 7 maggio 1 4 9 6 . presso S c h n i t z e r , Quell'
u. Forsch. II, 1 2 .
Oltre a S a n u t o 1. 3 , 0 . 2 3 - 2 9 e G o t t l o b , Cani,, ap. 1 S 6 . cfr. i brevi
Di C a r d i n a l Colonna d a Roma il 1 7 n o v e m b r e 1 4 9 5 , 1 6 e 2 0 gennaio 14(H>A r c h i v i o C o l o n n a . ,Sullinvio del Cheregato T e d i R a y n a l d 1 4 9 5 , m. l o s Per mezzo d i un * breve in data d i Roma 2 6 ottobre 1 4 9 5 Alessandro ^ I
timava ad Ermanno arcivescovo d i Colonia ili aiutare il legato pontifici1.
A r c h i v i o d i S t a t o i n D s s e l d o r f , Geistl. A rchiv.
*
Regesto dellaccordo fra Venezia e Ferrantino, del 21 gennaio 1496. nei
L ib ri OommemoriaM VI, 1 6 s., n. 38. Alessandro VI ratific il patto mediali''
bolla del 1 febbraio 14MX ibid. |p. 17 s., n. 4,1 e 4. Inoltre il breve a l do;-'
del 26 gennaio 1496, ibid. p. 17, n. 39, nonch p. 18, n. 4 e 44. Cfr. anche SEGBt1 D iari di P riu li 43 s., n. 3.
S a n u t o I. 12, 18, 133. D e l a b o i d e 677.
S a n u t o , I, 8 2 , 1 4 1 - 1 4 3 .
7 ,S a n u t o I, 253 s ., 264 e anche R a g i o p p i , L a capitolazione di A tella in A>< 1
stor. NapoUt. XVI, 683 s . N el documento di capitolazione apparisce per la prima
volta il Consalvo col titolo di gran capitano, che i Francesi rendevano con rl1
1 S a n u to ,

S a n u to

423

Fallita spedizione di Massimiliano in Italia (1496).

Il successo della lega era completo; dopoch lInghilterra il


18 luglio 1496 ebbe aderito alla rinnovata alleanza, questa divent
una coalizione europea.1 Poco appresso comparve nellItalia su
periore Massimiliano I, al quale il 31 dagosto prest omaggio
il legato pontificio, il cardinale Carvajal, a Meda presso M ilano.2
Tutte le forze militari del re romano-germanico ammontavano a
soli 4000 uomini e non era comparso nemmeno un principe tedesco.
Peggio ancora andava coi mezzi finanziarii perch Venezia dila
zionava il pagamento dei sussidii promessi. La repubblica vene
ziana sapeva di certo, che il re di Francia non aveva per ora inten
zione di scendere nuovamente in Italia, onde la comparsa del re
tedesco, chera stato invitato in condizioni ben diverse, le riusciva
sommamente sgradita. Vieppi sgradevole era poi ai Veneziani,
gelosi di Milano, il disegno di Massimiliano, certamente giusto, di
costringere la Savoia e il Monferrato ad aderire alla lega e di
strappare ai Francesi il varco di Asti, ohe invero sarebbe poi toc
cato a Lodovico il M oro.3 I Veneziani rimasero in questa politica
astiosa anche allora che il papa fece energiche rimostramze. Non
nostra mente >
scriveva Alessandro VI al doge il 4 settem
bre 1496 che non si abbiano a combattere i Francesi sol perch
al presente non ci muovono guerra poich essi' ci furono e ci sono
tuttavia abbastanza ostili. Infatti essi non rinuinciano del tutto
al regno di Napoli, tengono ancora occupata Ostia, hanno indetto
guerria aperta aglitaliani, spediscono ogni giorno in Italia uomini
e munizioni, mandano di continuo navi armate verso Gaeta, hanno
impedito alle solite ambascerie di recarsi a Roma e nulla hanno
Pitan g e n e r a l ;

Z eitseh r. f r G esch.

v.

1496, A le s s a n d ro

n e l l 'a u t u n n o

del

su o r e g i s t r o

d e lle

sp ese;

vedi

V I

(Ili,

v e n is s e

4 1 2 3 .) d e l
In

Q u id d e .

so c co rso

di

*V m w 1 a n c h e

N a p o li r is u lta

dal

G o t t l o b . Cam . ap. 2 3 4 .

A ctcngesch , zu r Gesch. K a rls V. E i n l e i t u n g 3 8 . I j L m a n n I , 4 1 5 .


S ta t. Pap. I , 2 4 T . K i t s c h , England 1 , 1 3 3 , 3 8 7 ; S c h i r r m a c h e r , Gesch. von
Spanien V I I , 1 4 4 - 1 4 6 . S e g r e , P r itili 5 1 , n . 1 , 6 2 . R e g e s t o d e l l i s t r u m e n t o d e l
, s l n g l l o 1 4 9 6 i n L ib ri Comm emoriali V I , 2 5 , n . 7 8 ; i n o l t r e b r e v e i n d u l g e n
L anz,

B ro w n ,

c i e

del

papa

p er

2 U lm a n n

V e n e z ia

del 22

lu g U o ,

ib id .

1 , 4 6 5 s . ; 4 4 3 s . s u l l a t t i v i t

n.

79.

d i L . C liie r e g a to . I n to r n o

D ispacci d i L. de T ollentis e d i L . Clieregato 9 s s .


6 d i l u g l i o 1 4 9 6 (*A cta consist. n e l l A r c h l v i o c

n u n z io v e d i L j u b i ,
n o m in a t o l e g a t o a i
r 1a 1e

R a y n a ld

1496,

n.

3 -4 ),

r ic e v e tte

co n te m p o r a n e a m e n te

o n c i s t o -

l i n c a r i c o

m in a c c ia r e a C a r lo V I I I c e n s u r e e c c l e s i a s t i c h e , o v e n o n c e s s a s s e d a l l a

Outn nos h odie ,

a l l I t a l i a . B r e v e

Regest.

*n *

d a ta te d a R o m a
M i la n o .

r' Um

p r e s s o R a y n a ld

45 ss.

e P resso W o l f f ,
3 C lm ann

1 4 9 6 , n . 5 , c o m p le to

p er i l C a r v a ja l

A r c h i v i o

p a r im e n ti

s e g r e t o

2 5 i l * b r e v e d e l 2 4 lu g lio 1496. A r c h i v i o

(C e la n i)

I, 615 ss. e

A cta consist.

d i

p o n t i S t a t o

S u l l i n t e r a

Dia-

le g a z io n e c fr .

l e t t e r e d i C h i e r e g a t o p r e s s o P l i s s i e b , Coll, podocataro
Bezieh angeli K a ise r Wtiximili-ans I. zu Italien 12l0 s .

I, 449.

di

guerra

S u lla p a r te n z a d e l C a r v a ja l a d d i 2 9 lu g lio v e d i B u r c h a r d i,

I I , 2 9 1 s s .,

HS8baoh

p a r te

11,96 P rid. Non. J u l. A" 4.

f i i o . C fr. In A p p . n
n

in

8 7 3 , f. 3 8 7 s . ; ib id . 3 8 9 s s . v e d i f a c o lt

q u e sto

I l C a r v a ja l,

5 3 9 s.

424

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 5.

tralasciato che significhi guerra aperta. A far di peggio non


manca loro la cattiva volont, ma solo il potere. Noi non vediamo
alcun segno di pace, ma unicamente segni di guerra. Da tutto
questo segue, che noi col tirare avanti la guerra, col presidiare
i passi non diamo lassalto, ma soltanto ci difendiam o.1
Tutto fu inutile: Massimiliano dovette riunciare al piano di
guerra che aveva da principio. Egli prese ora il partito di costrin
gere i Fiorentini, mediante la conquista della loro citt marittim::
di Livorno, a rinunziare alla signoria su Pisa e ad abbandonare
lalleanza con la Francia. Ma anche questo disegno fall essendone
non ultima ragione il fatto, che Venezia e Milano ricusarono di
prestare lindispensabile aiut promesso.2 Verso la fine dellanno
Massimiliano, profondamente irritato per il modo indegno con
cui i suoi stessi alleati laveano abbandonato, se ne ritorn nel
Tirolo.s
Intanto Alessandro VI si dava ogni premura onde trarre van
taggio per i suoi scopi della mutata condizione delle cose nel regno
napoletano^ Liberatosi da grande paura con la cacciata dei Fran
cesi dallItalia , 4 egli prese la decisione di annientare lalta ari
stocrazia 'insubordinata, la quale durante l invasione francese

1 S a n u t o I, 295-297. Carlo V i l i ogni qualvolta si tratt di benefici fran


cesi si oppose con buon successo al conferimento di prebende per mezzo della
Curia e imped che 1 pagamenti in denaro affluissero a Roma. N el giugno del
1400 corse anzi voce, ch'egli volesse fare eleggere in Francia il Cardinal Giu
liano come muovo pontefice; vedi B rosch, J u liu s II. 73. iSui rapporti di allora
tra Massimiliano ed Alessandro VI vedi S a n u t o I, 422, 44iS e I ' l m a x n I, 468 s..
481. Sulle preoccupazioni di Alessandro VI vedi H ofi.ee. Rodrigo de B orja <>*'Cfr. una * lettera del cardinale A. ISforza del 15 settembre 1490. nella quale
si legge: * X. Sn> sta in grande sospensione che questi modi de la Ces. i l ' 11
quali non pareno a lla B. Sua che siino cum quella prudentia et misura che
recercharia il bisogno commiine e t la qualita de questi tempi periculosi . A r v io di S t a t o i n Mi l a n o .
2 Una lettera del doge Agostino Barbarigo all'ambasciatore veneto presso
il papa del 4 novembre 1496, pubblicata da P. Vigo in A rd i. stor. Hai. 5* serie
XXI (1898), '321 s., rileva veramente l importanza dellimpresa per la lega, ed
anche Venezia per parte sua non lascierl mancar nulla, e incarica l'anlbascistore di pregare il papa in nome di Venezia ad aiutare lui pure M a s s i m i l i 11" *
U l m a n n I, 473 ss., 500 ss., 518-519. H t j b e r III, 345 s. C i p o l l a 739 s . S1
significato dell'impresa giudica pi favorevolmente di Ulmann il K a s e r (Deutsche
Oesdi. II, 68-70). Cfr. inoltre W o u r , B eziehungen K a iser M axim iU ans 1
Ita lien 25-40, 114 s. Per la storia della condotta di M assimiliano nei nego7-'
della lega negli anni seguenti (1496-99) cfr. Correspondeneia de Gvtierrt
Gomez de F uensalida, enibajador en A leniam o, F laniles y Inglaterra (IV 1h
1509), pul/licada por d D u q u e d e B e r w i o -v y d e A l b a , Madrid 1907, viii-x'
e le relazioni sulle trattative di Fuensalida con M assimiliano, ibid. 1-HJ Cosi dice S i g i s m o n d o d e C o n t i I I , 165.

Guerra di Alessandro VI contro gli Orsini.

425

aveva in gran parte defezionato da lui facendo causa comune coi


suoi nem ici.1
Peggio di tutti eransi diportati gli Orsini : la loro defezione era
stata propriamente quella che aveva reso Alessandro VI quasi
inerme e laveva dato in mano ai Francesi; ad essi pertanto toc
cava in primo luogo il castigo. Virginio Orsini era stato dichiarato
ribelle fin dal febbraio 1496,2 ma poich tanto egli come tutti i
suoi perseverarono a stare co'lla Francia, il 1 di giugno vennero
fulminate le censure pi gravi contro i ribelli e ordinata la con
fisca di tutti i beni della fam iglia.3 Alessandro VI pensava indub
biamente di arricchire con queste terre i suoi parenti.4
Per punire gli Orsini fu richiamato dalla Spagna a Roma il
figlio di Alessandro Juan, duca di Gandia, che aveva sposato una
figlia dello zio di Ferdinando il Cattolico.5 Juan aveva fino allora
procurato al papa dei gravi grattacapi con la sua vita immorale
e la sua prodigalit ; 6 delle sue doti militari il papa aveva a torto
un assai alto concetto. Allorch lardentemente a tteso 7 Juan, il
10 agosto entr nella citt eterna, 'la capitolazione di Atella tenuta
dai Francesi era gi avvenuta. Grazie ad essa Virginio Orsini e

1 R ohriacher-K nopfler 278, dove inoltre giustamente si osserva: Come


M'incipio Alessandro doveva intervenire energicamente affinch il suo territorio
non fosse scosso da perpetue convulsioni vulcaniche perdendo da ultimo in
terne al potere temporale anche lo spirituale ed ogni stima ed autorit . Cfr.
in proposito B a la n V. 370; Mauby in R ev. hist. X III, 85 e H ergenrotiier
V ili, 374.
2 V. * breve al duca di Milano da Roma 6 febbraio 1490. A r c h i v i o d i
a t o i n M i l a n o , A utogr. I I I .
3 V. la * bolla fiacri apostolati!# m inisterio, dal. R om ae l.'i96 Cai. Junii
1" -i R egest 73, 1. 2 4 6 s., 8 4 1 s. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o (solo
i Parte presso R a y n a l d 1 4 9 6 , n. 1 6 ) .
4 Vedi G r e g o r o v i u s V II3 3S2. Ier completare le notizie ivi date (82, 144, n. 7)
in.orno al cardinal Farnese faccio notar che il 16 luglio 1496 fu mandato un
* breve a Viterbo nel quale ai raccomandava alla citt di fare buona accoglienza
1 (letto cardinale come legato nel Patrim onio; nui ecco a i 15 settembre 1490
un secondo * breve, col quale Juan Borgia coll'assenso del Farnese ( !) vien
'lesignato governatore di Viterbo. T utti e due questi brevi * nellA r c h i v i o
S t a t o i n N a p o l i . Pereg. dellA rd i. Farnese. Curia eod. n. 17, 18 Ofr.
ora anche X averne 112.
3
Gi al principio del 1404 Alessandro VI voleva richiamare il duca di
f,imdia per farlo capitano generale della Chiesa, nel caso che egli quale prottore dAlfonso d i Napoli dovesse venire attaccato da Carlo V ili , ma Ferdi"indo di Spagna, che il I o marzo mand come ambasciatore a Roma Garcilasso
le la Vega, riusc a distogliere il papa da tal pensiero. (Vedi Z i t b i t a I, c. 28;
s< h ir r m a c k e r VII, h i . Due anni dopo Alessandro ripigli l antico progetto :
' la * relazione cifrata del cardinale A. Sforza del 5 marzo I486. A r c h i v i o
111 t a t o i n M i l a n o .
Ofr. le notevoli e severe lettere di ammonizione in Mon. liist. 707 s.
7 Ofr. lettera di Alessandro VI a i Priores della citta di C om eto del 3 lu10 *496, presso W o o d w a r d , C. Borgia 421.

426

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 5.

suo figlio Giovanni Giordano vennero in potere di re Ferrantino,


il quale li tenne prigioni per ordine del papa. Cos agli Orsini
venne a mancare il loro capo e il loro pi valente condottiero.1
Bisognava trarre profitto da questa favorevole circostanza.
Subito cominciarono vasti preparativi per la guerra contro gli
Orsini, per la qua!le venne chiamato anche il duca di Urbino.
Il duca di Gandia, eletto gi nel settembre a legato nel Patrimonio,
il 26 di ottobre fu nominato nella chiesa di S. Pietro capitano ge
nerale delle truppe pontificie. Oltre al duca di Urbino lo doveva
accompagnare in qualit di legato anche il Cardinal Lunati. Co
storo il giorno appresso mossero con le loro milizie alla conquista
dei castelli degli Orsini. Da principio tutto and a gonfie vele:
Scrofano, Galera, Formello e Campagnano vennero rapidamente
uno dopo laltro nelle loro mani ; anzi Anguillara apr spontanea
mente le sue porte.2
Ora si procedette allassedio della residenza propria di quella
fam iglia in Bracciano. Quivi si estolle anche oggi alta sul lago
azzurro la grigia gigantesca fortezza degli Orsini colle sue cinque
poderose torri rotonde, dove quella nobile fam iglia vedendosi mi
nacciata aveva raccolto tutta la sua forza. Il giovane Alviano,
assistito dalla sua eroica sposa Bartolomea, sorella di Virginio,
dirigeva la difesa. Dalle torri sventolava la bandiera francese, il
grido di guerra degli assediati era la parola: Francia. Fin dalle
prime avvisaglie il duca di Urbino venne ferito, cos che il giovane

D iarium II,

1 B itr o h a r d i,

de li orj a

3 3 4 -3 3 5 ,

166 s .

2 O fr. S ig is m o n d o d e C o n ti I I ,

rium
163 s .
G.

836

li,
e

645 s s .
A lessandro VI. 8 S s.

s s .,

F u m i,

S fo rza

S t a t o

i n

( C e la n i)

>a p r e n d e r

ris c e d a R o m a a
q u a le

I,

p a rte

a lla

6 4 4 ss.

Rodrigo

H fle r,

Un

I . 696. B u r c h a r d i , D
372 s . C f r . a n c h e B a l d i I .
d e l 2 n o v e m b r e 1496 e s o r t a

D e s ja rd in b

S a n u to

I,

* b rev e

g u e rra

c o n tro

Vrb. eccl. L 11

F i r e n z e ,

g li

n o v e m b re

O rs in i.

1496

A r c h i v i o

A. S fo rz a

cos

su o fr a te llo : * S i in te s o c h e l c a rd . U rs in i e r a c u m

p o c h i c a v a l l i Sii q u e l l o
si s a

I,

( C e la n i)

6 7 -6 8 .

c a m in o

s ta to

h a b ia

de

P e ro sa

p i l l a t o .

e t poi si e ra

A r c h i v i o

d i

p a rtito ,

ne

S t a t o

in

s in

di
r if r *

a lc h u n i
ad

h o ra

M i l a n o .

Joli. de Borgia, dux Gattaie e t Suesse h a


.E. d e l i b e r a t i o n e m a t u r a 11
v i e n e n o m i n a t o o m n i u m g e n t i u m a r m i g e r a r . n o s t r a r u m e t iS. R. E. c a p i t a n e a s
g e n e r a l i s , t r o v a s i i n .* R egest. 873, f . 463. O f r . R egest. 875 (Alex. VI offie
t. 28 : * D i e X X V I . O c t o b . 1496 lillm u s d o m i n u s d o m . J o h a n n e s d e B o r g i a
G u a n d i a e , S u e s s a e e t c . d u x a c iS. R. E. e a p i t a n e u s g e n e r a l i s c o n s t i t u t u s a il
p r e s e n t i a m S . D . JSri p a p e a s s i s t e n t i b u s p l u r i b u s r m i s d o m . >. R. E. c a r d i n a Il

d e c re to

b ita ... c u m

lib u s

senza

d a ta , c o l q u a le

v e n e r a b i l . f r a t r i b u s n o s t r i s e i u s d e m 'S . R

p lu rim is q u e

m is s a s o lle m n i

S.

e p is c o p is

e t a d m i n i s t r a n d o in
s o lita

iu r a m e n tu m

et

p re la tis

in

e c c le s ia

p rin o ip is

a p o s to lo r.

f in ita

S p i r i t u s d e h u i u s m o d i c a p i t a n e a t u s o f f ic io f i d e l i t e r e x e r c e n d "
m a n ib u s p r e f a ti
v e x illu m q u e

S.

S.

I> . N . p a p e d e b i t u m

R. E...

per

m anus

p r e s t i t i t in

e ju sd e m

dituin servatis solitis sollemnitatibus recepit actualiter et alia


ut est nioris. S t e p h . de Narnia, C a m . ap. not. rogatus . A r c h i v
pontificio.

fc>. D s o lita
i o

fo rm a
^

t r ,i

insign1'1

s e g r e t o

Guerra di Alessandro VI contro gli Orsini.

427

ed inesperto duca di Gandia diresse ora da solo la campagna,1 che

non fu punto felice. Oltre a Bracciano venne posto lassedio anche


a Trevignano situato sullaltra riva del lago, ma da principio senza

alcun risultato. Solo alla fine di novembre quando giunse larti


glieria, che il papa aveva prestato al re di Napoli, le cose presero
unaltra piega. Prima di tutto cadde Isola, poi anche Trevignano,
ma Bracciano si sosteneva ancora.2 Le soldatesche ebbero fino da
allora molto a soffrire per il tempo pessimo e piovoso;3 soprav
venuto poi linverno, le operazioni si resero sempre pi difficili.
Gli assediati facevano f requenti sortite ; alcuni loro distaccamenti
scorrazzavano fin sotto le mura di Roma, entro la quale il partito
degli Orsini cominci ad agitarsi in modo molto pericoloso. Il papa
era fuori di s; la sua malattia del Natale venne attribuita al
rammarico da lui provato per i cattivi successi delle sue milizie.
Furono inviati dei rinforzi, sperandosi sicuramente di prendere
da ultimo per forza o per fame la rocca di Bracciano.4 Ci sarebbe
in realt anche avvenuto, qualora Vitellozzo, tiranno di Citt di
Castello, e Carlo e Giulio Orsini non avessero inviato in soccorso
di Bracciano un esercito messo in piedi con denaro francese. Al
suo avvicinarsi i pontifici dovettero desistere dallassedio; larti
glieria fu messa al sicuro in Anguillara e lesercito marci contro
il nuovo nemico. Il 24 gennaio 1497 si venne presso Soriano ad
una battaglia, che fin con la rotta completa dei pontifici. Il duca
Ciuidobaldo fu fatto prigione, il duca di Gandia ferito, il loro eser
cito tutto sgominato; gii Orsini erano unaltra volta padroni della
Campagna.5
Alessandro VI si affrett ora a conchiudere la pace (5 febbraio).
Dietro il versamento di 50,000 fiorini doro gli Orsini riebbero

1 S a n u to I, 376.
2 S a n ix to

I, 419. B a l a n V. 371.

3 * Lo exercito quale in la impresa de li Crsini si trova anchora ad


Trivigliano non essendo possuto prima che heri arivare larbigliaria regia in
campo, la quale facendo lo effecto si spera expugnara in brevi quello loco et
'S. tara procedere alla impresa etiam che fin qui siino tempi pluviosi et pes
simi . A. Sforza a suo fratello da Roma 22 novembre 1496. A r c h i v i o di
S t a t o in Mi l a no .
4 S ig i s m o n d o d e C o n t i II, 169. S a n u t o I, 404 ss., 409. B u b c h a i d i Diarim l i , 3 4 4 g-) (C e la s i) I, 652. Il m alessere del papa viene riferito da A. Sforza
n una * lettera da Roma in data 21 dicembre 1496. A r c h i v i o d i S t a t o

in M i l a n o .
5 Oltre al S a n u t o I, 451 s., 462 s 464 s 468, 472 s 484 s 490 s., 491 ss.,
fr. S ig i s m o n d o d e C o n t i II, 171 s. D iario di S . T o m m a s o d i S i l v e s t r o 79 s.
e fra i moderni H o f i l e r , R odrigo de B orja 71 ; cfr. anche B a l d i I, 175 s., 180
F u m i , Alessandro VI. S9-90. II giorno della battaglia vien dato in modo div o rs o - ( k e g o b o v i u s d il 23 gennaio, S a n u t o (loc. cit.t il 25. B a l a n (VI, 371)
*1 -0; Iti r o h a r d i . D iarium ( T h l ' a s n e II, 353. C e l a n i II. 15) i l 24. Quest ultima
l.tta dovrebbe essere la giusta, perch si trova anche nell iscrizione del (_a-

428

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 5.

tutte le loro castella, mentre al papa rimasero Anguillara e Cerveteri. Il duca di Urbino, di cui non si tenne conto negli articoli
della pace, venne tenuto prigione in Soriano, ma poi si riscatt.:
Dopo la disgraziata guerra contro gli Orsini la condizione del
papa era assai triste; eg^i non poteva fidarsi di nessuno salvo dei
suoi 3000 Spagnoli e dellamicizia di Gonsalvo di Cordova, capi
tano delle loro Maest spagnuole, che poco prima egli aveva insi
gnite del titolo di C attoliche.2 Il 19 febbraio Gonsalvo giunse a
Roma, dove si sofferm per tre giorni. Quindi con le sue milizie,
che consistevano in 600 cavalieri e 1000 pedoni, mosse contro
Ostia, la quale, trovandosi ancora in mano dei Francesi, costituiva
per il papa una minaccia permanente. Il 9 marzo quellimportante
fortezza dovette arrendersi.8 Verso il medesimo tempo il papa
facendo uso dei suoi pieni poteri decise di togliere al Cardinal Giu
liano della Rovere i suoi benefici, ed al fratello di lui Giovanni,
che aveva fatto causa comune con Vitellozzo, la prefettura di
Rom a.4
Il 15 marzo 1497 fecero ritorno in Roma Gonsalvo di Cordova
e il duca di Gandia, luno un vero condottiero di eserciti e uomo
di Stato, laltro uno sciocco principe da scena, tutto ricoperto di
vezzi e do r o .5 Alcuni scrittori posteriori ci parlano di severi
rimproveri che questo condottiero spagnolo avrebbe fatto ad Ales
sandro VI per il suo nepotismo e la sua condotta ; tuttavia le fonti
contemporanee non ci dicono nulla di sim ile.6
Biasimi di tal natura sarebbero stati certo molto bene a propo
sito in vista della vita licenziosa e del nepotismo di Alessandro VI.

stello Orsini a Bracciano, stampata presso L . B o r s a r i , I l castello d i B r a c c ia n o ,


Roma 1895, 18. Invece del nome ora comunemente usato S i g i s m o n d o d e ' C o n ti
II, 195 parla del proclium Bassanense.
1 S i g i s m o n d o d e ' C o n t i II. 172. M a l i p i f . r o 484-485. S a n u t o I, 506, 527,
547. 556, 576, 625. B u r c h a r d i , D iarium II 355, ( C e l a n i ) II, 15. G r e g o r o v i u s
VI 13, 384.
2 S a n u t o I, 4 2 4 ; II, 4 2 4 ( c f r . T o m m a s i n i , M achiavelli I, 3 2 7 1 . Z u b i t a
(II, c . 4 0 ) d i c e c h e i l c o n f e r i m e n t o d e l t i t o l o a v v e n n e e n fin d e s t e a n o 1 4 9 6
e S c h ir r m a c h e r o s s e rv a in p ro p o s ito
(Gesch. von Spanien VII. 1 6 3 s . . n . ?
che

g i

in

un

b rev e

d e l i* n o v e m b r e

1496

c o m p a re

di

tito lo

Catholicus.

3 Quanto i Francesi avessero reso difficile in Ostia l a p p r o v v i g i o n a mento


di Roma, cfr. D iario ferrarese 320. Sulla presa di Ostia vedi . S a n u t o I, 3*
547, 555-556. B u r c h a r d i , D iarium II, 359. ( C e l a n i ) II, 18. B a l a n V, 372. B-*n a l d e z presso H f l e r , R odrigo de li or ja 72. Cfr. anche S c h i r r m a c h e h VII. 164 5i S a n u t o I, 555.
s H f l e r , Rodrigo de B o rja 73; cfr. B u r c h a r d i , D iarium II, 358 s s . , ( C S
l a n i ) II, 18 s s .
6
C r e i g h t o n III, 252 n. 2 . Anche B r o s c h , Julius l i . 77 mette in dubbi"
la cosa, che P r e s c o t t II, 69 d come certa. ; S c h t r r m a c h e r (VII, 1 6 6 s.)
nuovo sostiene le credibilit della notizia data di P urit (II, c. 1). Ibid. 164 s.
su altri dissapori fra Alessandro VI e (Gonsalvo dopo il suo arrivo a Roma.

Quattro nuovi cardinali spagnoli.

429

Circa questo tempo il Cardinal Peraudi cos ebbe a dire agli inviati
fiorentini : Quando penso a.'lla vita del papa e di alcuni cardinali,
mi fa orrore il mio dimorare in Curia ; io non ne voglio pi sapere,
se Dio non riforma la sua C h iesa.1 Anche in Roma regnava un
forte malumore sul conto di Alessandro VI, specialmente perch
erasi circondato quasi esclusivamente di Spagnoli.2 Dal feb
braio 1496 il loro partito erasi rafforzato anche nel Collegio
cardinalizio, poich il 19 di detto mese Alessandro VI aveva
aggiunto quattro nuovi cardinali spagnoli ai cinque che gi trovavansi nel sacro Collegio, cio: Juan Lopez, Bartolomeo Martini,
Juan de Castro e Juan Borgia figlio di un suo fratello.3 Nel maggio
del 1497 questultimo (ebbe la legazione di P erugia.4 II 7 giugno
si tenne concistoro segreto, nel quale il duca di Gandia e tutti i
su oi le g i t t i m i discendenti maschi ebbero linvestitura del ducato
di Benevento e delle citt di Terracina e Pontecorvo. Nessuno dei
27 cardinali presenti si oppose a questalienazione del dominio
e c c le s ia s tic o , eccetto il C a r d in a l P ic c o lo m in i, ma senza successo.
Stando allo s t o r ic o spagnolo Zurita anche lambasciatore del re di

1 T h u a s n e II, 668. Gfr. S c h n e i d e b , P erau di 48. Sulla vita scostumata di


Alessandro VI S a n u t o I, 360 (il passo era stato gi pubblicato nella C'iv.
' alt. 1873, marzo, p. 727, e Sn Gregorovius, L ucrezia B orgia 88) riferisce cose
"rreude. Per quanto in questi racconti la maldicenza abbia la sua parte, pure
vi resta abbastanza di vero. Cfr. C ipolla 740.
2 Ofr. la relazione di A. v. H akff (33-34), che nella Pasqua del 1497 tro'avasi in Roma.
3 * A cta contisi. nellA r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e (con data falsa:
-< febbraio). Bitrchabdi, D iarium II, 264, (Celani) I, 593. Baynald 1496, n. 36.
Mnuto li, 3 1 , 5 2 s. Panvinius B34. Ciaconius III, 186. A rd i. d. Soc. Rom. di
Pa tr- XXXVIII, 385. ( O a r d e l l a 271 s . B o g l i n o 31-32. P e r la richiesta del
'"to fatta al cardinal Colonna v. in App. n. 35 31 * breve del 15 febbraio 1496
' A r c h i v i o C o l o n n a ) e App. n. 35 (decreto dellA r c h i v i o s e g r e t o
I' n t i f i o 1 o). (Secondo il P a n v i n i o Alessandro VI nel medesimo anno 1496
Pubblic cardinale diacono di S. Maria in Cosmedin Luigi dAragona, gi riser'ato in i>ctto. C i a c o n i u s (III, 180) e C a b d e l l a 274 rimandano questa pubbU izione Alla uno 1497. JSullanno della creazione, certo i l 1494, v e d i P a s t o b .
"e Reise des K nrd. Luigi dAragona, Freiburg 1905. 2. Cfr. anche la lettera
111 Bartolomeo di Bracciano a Virginio Orsini del 20 dicembre 1493, presso
C a rd , L ettres de Rome 328 s. : egli ha saputo dallambasciatore fiorentino
V \ ^ errante di Napoli ha chiesto ad Alessandro VI di nominare cardinale Luigi
Aragona e che il papa dapprima s'era mostrato disposto a promuoverlo per
a ale, ma che poi aveva dichiarato di non potere fare cardinale un laico: il
nspetti che Aragona diventi prima protonotari o vescovo e poi attenda
<uni mesi e la cosa lallora potr avverarsi. Su Giovanni Lopez, che fu da 10 neli anni 1492-96 e dal 1498 anche segretario pontificio (f 5 aprile 1501),
^ C e l i e b , L es D a ta ires 56-89 e S a n c h i s y S i v e r a 17. iSul castellano di Castel
! ' Anselo e vescovo di Girgenti, Giovanni de Castro, cfr. P a g l i u c o h i , I castel"l< del Castel S . Angelo 463 s. ; B o d o c a n a c h i , L e chteau Saint-Ange 423, 430.
1
B l - r c h a b d i , D iarium II, 368, ( O e l a n i ) II, 24. B a y n a l d 1496, n. 39-41 e
at.uuzzo 89.

430

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 5.

Spagna aveva cercato dimpedire quella investitura come dannosa


per la Chiesa e la cristianit.1
Questonore fatto ad un uomo, che come condottiero aveva dato
prova di assoluta incapacit, e fatto a spese del territorio della
Chiesa era tanto pi scandaloso in quanto che tutta Roma cono
sceva la vita immorale del duca. L8 giugno il papa nomin il
cardinale Cesare Borgia legato a Napoli, dove avrebbe dovuto in
coronare il nuovo re Federigo.2 La grande gioia che regnava nella
fam iglia Borgia per s felici successi doveva ben tosto cambiarsi
in profondo lutto.
La sera del 14 giugno ebbe luogo nella vigna della Yanozza
presso S. Martino ai Monti un banchetto, al quale presero parte
il duca di Gandia e suo fratello Cesare, non che buon numero di
amici, fra cui ni cardinale Juan Borgia. L ora era gi abbastanza
tarda allorch i due fratelli e il cardinale Juan Borgia montarono
i loro muli per tornarsene con piccola scorta al palazzo pontificio.
Criunti vicino al palazzo Cesarini, abitato dal cardinale Ascanio
Sforza, il duca di Gandia si conged dai suoi compagni col pre
testo, che per un certo suo svago doveva fare un tratto di strada
da solo. Invano i suddetti cardinali cercarono di persuaderlo a
prender seco una scorta sufficiente : con un solo palafreniere e un
individuo mascherato, che aveva condotto al banchetto e il quale
gi per un mese intero ogni giorno erasi recato da lui, il duca di
Gandia scomparve nel buio della notte. In piazza degli Ebrei li
cenzi anche il palafreniere collordine di attenderlo per unora,
che se non veniva se ne tornasse al palazzo. Quindi, preso dietro
di s sul mulo quelluomo mascherato, si mise al trotto; per dove,
nessuno lo sa.
La mattina dopo (15 giugno), visto che il duca non tornava al
palazzo, i suoi familiari ne diedero avviso al pontefice. Questi ne
rimase costernato, ma tanto egli che i servi speravano che il duca
avesse tenuto dietro a qualche avventura galante e che ora di
giorno si vergognasse di lasciare quella data casa. Venuta la sera,
n il duca tuttavia comparendo, Alessandro VI fu preso da gran
dissima agitazione: venne dato ordine di andare in ogni modo a
fondo della cosa. I Romani furono colti da timore e spavento per
questo misterioso fatto : molti chiusero i loro negozi, altri s b a r r a
rono le porte delle loro case, temendosi rappresaglie eccessive da
parte dei nemici dei Borgia. Gli Spagnoli vedeansi percorrere le
strade con le spade sguainate in preda alla pi grande ir r ita z io n e .
I. 650. B u b c i i a r d i D iarium II, 386 s. ( C e l a m i ) II, 41.
Bene vento III, 430. C o n t a t o r e . E ist. Terrae. 127.
i r c h a k d i , D iarium II, (3S7, ( C e l a n i ) II, 41 s. R a i n a l d 1497,

Z u w ta

I, 650

a l con

1 S a x u to

V, 123 s .
2 B
S a lu to
tra rio

B o k g ia ,

p a rla

qui di una

o p p o s iz io n e d a

Arei. stor. napolit. XV, 226.

p a rte

d e i c a rd in a li.

V.

n.

9 '"'

Misteriosa uccisione del duca di Gaudia (giugno 1497).

431

Gli Orsini e i Colonna raccoglievano milizie. Dopo tante ricerche


si seppe al fine che era rimasto gravemente ferito il palafreniere,
il quale non fu in grado di dare alcun lume. Poi venne preso anche
il mulo del duca, le cui staffe mostravano tracce di un attentato ;
del padrone per nessuna notizia. Finalmente il 16 giugno, per
mezzo di un mercante di legna, uno slavo di nome Giorgio, che
soleva la notte far la guardia al suo deposito di legna posto sulla
sponda del Tevere presso lospedale della sua nazione, si venne
ad una traccia dellirreperibile. Ecco quanto disse lo slavo su ci
chegli ebbe ad osservare nella notte del marted. Si era verso
le due ore di notte allorch dalla via a sinistra dellospedale sbu
carono due uomini, i quali dopo avere spiato attorno con precau
zione ritornarono indietro. Di l a poco due altri uomini compar
vero nel medesimo posto, sbirciarono egualmente allintorno e
non vedendo alcuno diedero un segnale. In seguito al quale apparve un cavaliere sopra un cavallo bianco, che recava trasversal
mente sulla sella un cadavere, il cui capo e le cui braccia pende
vano da una parte e le gambe dallltra, ma a destra e a sinistra
era sostenuto dai suddetti uomini. Lorrendo convoglio si port
verso quel punto della ripa del Tevere dove si gettano le spazza
ture nel fiume. Quivi giunto il cadavere fu con tutta forza scara
ventato nella corrente. Alla domanda del cavaliere: L avete voi
gettato dentro bene? quei due che laccompagnavano risposero:
benissimo, signore. I cinque uomini, due dei quali facevano la
guardia, scomparvero quindi in unaltra via, che mette allospe
dale di S. Giacomo. Richiesto del perch non avesse informato
di ci il governatore, il negoziante di legna diede questa risposta,
che caratterizza le condizioni della Roma dei Borgia: Nella mia
vita ho visto in quel luogo gettar nel fiume ben cento cadaveri
senza che alcuno mai se ne prendesse cura.
Quindi numerosi pescatori ebbero lincarico di strappare al
:ume il segreto. Verso il pomeriggio del 16 giugno non lungi da
S. Maria dei Popolo in prossimit dun giardino di Ascanio Sforza
fu estratto dalle acque del Tevere un cadavere. Era il duca di
Ciandia. Nel suo corpo furono riscontrate nove gravi ferite e la
g'>la tagliata completamente. Nulla era stato tolto dei superbi ve
diti, la borsa con 30 ducati era intatta. Non era quindi il caso di
un assassinio a scopo di furto. Il cadavere fu tosto portato in
Castel S. Angelo, dove venne lavato e rivestito degli abiti ducali,
e Quindi sopra una bara scoperta fu portato per dargli sepoltura
nella chiesa di S. Maria del Popolo. Oltre ai nobili famigliari del
duca accompagnarono il corteo funebre lambasciatore spagnolo e
^ilanese, molti prelati e una gran quantit di altre persone.1
O llP S til

T tO n r o

r/.i a

t\/\

n n sw n sv

il

" D t t t i / ^ t t iT n T

71-i/i't*

11/ 111

TT

Q Q 7 .Q O A

/ /V rT n-r-r^

432

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 5.

Quando intese che il duca era stato assassinato e gettato come


unimmondezza nel Tevere, Alessandro VI ne rimase profonda
mente scosso. Preso da immenso dolore, si chiuse in camera e
pianse amaramente. Dal mercoled sera fino al sabato mattina non
mangi n bevve e dal gioved fino alla domenica non prese punto
sonno. Cos racconta Giovanni Burcardo, presso il quale indarno
si cerca una parola del presunto autore del delitto.1 V erano molti
indizi che lattentato fosse stato da lungo tempo tramato e abil
mente condotto ad effetto.2 Quel palafreniere, lunico che avrebbe
potuto dare informazioni sulla direzione presa dal duca, era stato
messo nellincapacit di darne. Il tardo rinvenimento del cadavere
diede agli assassini non poco vantaggio, poich in tal guisa era
loro riuscito di fare scomparire ogni traccia che avrebbe potuto
ziale combinano le relazioni veneziane presso S a n u t o L 651, la relazione man
tovana in Arch. d. 8toc. Rom . XI, 309 s., estratto dalla lettera dellambascintore veneziano presso S a n u t o I, 651-652 (la data del 15 non pu valere per
tutta la lettera, poich il ritrovamento del cadavere ivi raccontato segui s o l
tanto il 16), la lettera presso M a u p i e r |VII 1, 489-491 ie con varianti p r e s ..
S a n t j t o I, 658-658, la lettera di LTgolino Matteo presso S a n u t o I, 657-658 : la
lettera dellambasciatore senese iSinolfo Ottieri, vescovo di Chiusi, del 16 giu
gno 1497, presso | L i s i n i , R elazioni 99 e un * dispaccio del relatore estense
Carissimi da Roma in data 16 giugno 1497. A r c h i v i o d i S t a t o i n Mo
d e n a . I pescatori, che rinvennero il cadavere, ricevettero 10 ducati ; cfr. la
notizia dall'archivio di |Stato in Roma presso Yr i a r t e , Cesar Borgia I, 121Sul ritrovamento del cadavere che diede occasione al sarcastico epigramma d e l
S a n n a z a r o COpera 159: cfr. i S c h n i t z e r , Zur Gescli. A lex. VI. 15, che da anche
la lezione alquanto differente dellepigramma tramandata dal senese T i z i o ) ,
P. Bilia il 16 giugno 11407 riferiva al duca di Milano quanto segue : * 11E1
corpo del S . duca de Gandia fo trovato hogi a mezodi nel Tevere ver?
S . Maria del populo et non molto discosto dal giardino de Mons. R H a v e v a
ferita nela gola, nel pecto et ;in una cossa assai disconcie et era vestito del
sayo suo con il cincto et il pugnale. Subito fo portato in castello dove -sitato
tenuto fin passate le 23 hore et la si dicto che and X. S. per vederlo. Al
hora predieta fo levato vestito alla ducale et accompagnato daU mri o r a t o r i
H A s p a no et de V. Ex. con molti prelati e t grande numero de altre persone
et con molti frati inante. Lhano portato al populo a sepellire. Non ho anche
intesi se li farano altre exequie ; facendosi faro loflicio debito a me. Q u e s t a
lettera nellA r c h d v i o d i S t a t o i n M i l a n o trovasi e r r o n e a m e n t e sotto
l'anno 1498. A p. 20 S c h n i t z e r (Zur Gesch.) da la relazione del cronista fio
rentino Piero Parenti (cfr. p. 13) e considera non senza impoi'tanza il parti
colare offerto solo dal Parenti, che il morto fu trovato con una pietra a
collo, ci che forse indicherebbe che allassassino premeva che il cadavere non
si ritrovasse. Z a b u g h i n (Arch. d. 8 oc. di st. patr. XXXVIII, 719) osserva 111
proposito che la dichiarazione del mercante di legna non pu riferirsi al dina
di Gandia essendo impossibile che il suo cadavere da (S . Girolamo degli SclH'1
vomi abbia rim on tato il fiume fino alla regione di iS . Maria del P o p o l o .
1 B u r c j i a r d i , D iarium II, 390, ( C e l a n i ) II, 44: cfr. G e i g e r 182; \ i l i- M -1'
M achiavelli I3, 626.
2 In ogni m odi si crede sia sta to gran m aestro, scrive l ambasciatore fiori11
tino Alessandro Bracci il 17 giugno; vedi T h u a s n e II, 669; V illaki, Mach111
velli 13, 526.

V oci correnti in Roma circa lautore dellassassinio.

condurre allo scoprimento degli autori.1 Per le vie d;i Roma cor
sero le pi pazze voci, che presto si convertirono nei pi strani
romanzi. Nel palazzo pontificio regnava un disordine e uno sgo
mento senza esem pio.2 Siccome tutte le indagini della polizia non
sortirono alcun risultato, cos diedesi larghissimo campo alle facili
invenzioni della fantasia. Il primo sospetto cadde sugli Orsini e
sul Cardinale Ascanio Sforza, che poco prima aveva avuto un vio
lento alterco col duca,3 ma in pari tempo vennero subito incolpati
dei personaggi affatto diversi: come il cognato dellucciso, Gio
vanni Sforza di Pesaro, il cardinali Sanseverino, il duca di Urbino,
i rivoltosi di Viterbo, il conte Antonio Maria della Mirandola.
Molti credevano pure che il duca a causa di qualche avventura
amorosa fosse caduto vittima della gelosia di un romano.4
Fino dal 17 giugno il governatore della citt ebbe dal papa
lo r d in e di fare minuziose indagini in tutte le case situate in vici
n a n za del Tevere fino a S. Maria di Popolo. Venne pure perqui
sito il palazzo quivi situato del cardinale Ascanio Sforza, che il
g io r n o innanzi aveva riferito laccaduto a suo fratello in una
le tte r a confidenzale.5 II cardinale encomi lordine pontificio fa
cendo notare che gli sarebbe riuscito pi caro se si fosse fatto
in tr a p r e n d e r e una tale perquisizione subito dopo il fatto e preg
che si cominciasse dalla sua casa. Onde provvedere alla sua posi
zion e e al suo onore il cardinale abbandon il proprio palazzo. Rac
cont poi allambasciatore milanese, che il governatore della citt
a v e v a comunicato, come fra le cose lasciate dal duca vi fossero
delle lettere di Fabrizio Colonna, le quali premurosamente lav
v e r tiv a n o a guardarsi da un romano, sul quale il duca riponeva
a sua piena fiducia.6

1 Questi punti vengono fatti notare da H o p l e r , Rodrigo de B orja 77.


*
La corte sottosopra * Lettera del Carissimi del 16 giugno 1497.
r c h i v i o di S t a t o i n Mo d e n a .
1 O fr . V i i , labi. M achiavelli 1 3 , p . 2 6 2 .
1 Oltre alle lettere qui sopra citate v. il D ia rio fe rra r e s e 345, la relazione
|'jr'tina presso T h u a s n e II, 669 e Ja relazione di P. Bilia al duca di Mijno n darsi di Roma 16 giugno tL4i>7 : * Qua appresso lei vulgo stato qualIJinione che Monre R m o non habbi ifacto fare questo, che fora de omne
^ o n e et verit ; et il rispecto che li moveva era la ingiuria quale fu fa et proN'"mente alla R . S. Sua de esserli impiccati alcuni servitori suoi (cfr. S a ko I, 843). Poi suspicono del R m o iS. Severino che credo sia medesimamente
A r c h i v i o di S t a t o i n Mi l a n o .
QUesta lettera (presso Gbegorovius VII3, 390 n. 1) d in estratto la so. nza di ci ch stato riferito sopra ; per, come giustamente osserva K nopfler
v
llr* H erzogs con Gandia 449). non vi si deve presupporre qualche riguardo
rs"
Vaticano, tanto pi che le relazioni di Ascanio con la Corte ponti1,1 non erano pi troppo amichevoli.
** P. Bilia al duca di Milano da Roma 17 giugno 1497. A r c h i v i o di
t a t <> i n M i l a n o .
P ASTOR,

sto ria dei Papi,

IH .

28

434

Libro II. Alessandro VI. 1192-1503. Capitolo 5.

Sebbene si facessero le p i accurate indagini circa lassassinio


del duca di Gandia, pure non si seppe da principio niente di sicuro
n intorno al luogo dellassassinio n r ig u a r d o alluccisore. In
quella notte fu veduto lultima volta il duca presso una croce, che
stava sulla via conducente a S. Maria del Popolo; si credette che
luccisione fosse avvenuta in prossimit di quella croce, perch
col si eran visti cavalieri e pedoni. Lincertezza che regnava in
torno a questo caso faceva nascere via via le pi disparate con
getture. Ripetutamente vennero sospettati il duca di Urbino, gli
Orsini e il C a rd in a l Sanseverino. Dicevasi inoltre che p o te sse ro
essere stati i famigiiari del cardinale Ascanio a motivo del pre
cedente alterco avuto col duca. Finalmente si afferm pure e con
tutta precisione, che lautore fosse Giovanni Sforza di Pesaro o
suo fratello Galeazzo. Il cardinale Ascanio, che narrava queste
cose il 20 giugno, fa menzione sulla fine del suo Scritto di certe
lettere di suo fratello, nlle quali si dice che Giovanni Sforza era
venuto a Milano e che il fratello di lui non aveva lasciato Pesaro.
Bench gi cosa incredibile continua a dire il cardinale Asca
nio ohe luno o laltro dei due abbia potuto compiere un s
c r u d e le misfatto, p u r e io lodo che Giovanni abbia qua scritto per
dimostrare linnocenza sua e di suo fratello. Allorch si sa p u to
che Giovanni erasi incamminato a Milano e che suo fratello non
aveva lasciato Pesaro, son venute fuori nuove congetture circa
lautore dellorrendo assassinio, e ancora si va investigando in
tutti i modi per scoprire la verit .1
Con ci si accorda quanto leggesi in una lettera a Giovanni
Bentivoglio del 20 giugno 1497 : Da due giorni apertamente di
cevasi che lassassino fosse il fratello del signore di Pesaro; ora
non lo si crede pi e ci sono diverse opinioni, ma perch ogni
discorso e giudizio in questa materia difficile e pericoloso ne
lascer il pensiero a chi tocca. Lo scrivente rileva che per questa
perdita il papa era profondamente commosso e voleva mutar vita
e essere un altro uomo. Alessandro parlava di voler fare in San
Pietro la tribuna dellaltar maggiore secondo il disegno d i paPa
Niccol Y, ove spenderebbe pi di 50,000 ducati. S i m i l m e n t e
i V. App. li. 41. (love riportata questa * lettera lino ad oggi parimeli1'
sconosciuta, ch'io trovai fra gli atti, a vero (lire non ordinati, d e l l A r c h i v i 0
d i S t a t o i n M i l a n o , quasi completamente trascarati dal G r e g o b o v i i
Diceva dunque il falso una relazione veneta del 17 giugno, la quale rifei'' 8
che Giovanni Sforza erasi trovato In Roma, clic aveva accompagnato il duca m
una vigna, e quivi strangolatolo l'aveva gettato nel Tevere; la causa (li quo'"
misfatto di sangue sarebbe stata gelosia per Lucrezia. M a l i p i k r o 4110. Q u e s t"
racconto viene ampliato da M a t a r . v z z o 71 : cfr. K n o M - k r . T o d d e * B c r s o g s
G a n d h i 445 ss. Anche P a r e n t i scrive (presso S c h n i t z e r loc. cit. 2 0 ) : Stim o***
o p e ra d e l s. di P e s a r o p o r le d ifferen zia della m o g lie , 41 cagione del p r o g e t t a
divorzio di Lucrezia.

Idee di riforma in Alessandro VI. Concistoro dei 19 giu gn o 1497.

435

che voleva fare una nuova tribuna a S. Maria Maggiore dando


subito 2000 ducati alluopo. Inoltre dichiar che intendeva assol
dare 40 squadroni, ma in essi nessun barone romano. La cosa
che pi fece rumore fu che in un concistoro del 19 giugno egli
promise una riforma della Chiesa nel temporale e nello spiri
tuale e istitu alluopo una commissione di sei cardinali e due
uditori di Rota, ai quali fu associato anche Lodovico Podocatharo,
vescovo di Capaccio. Il papa promette de fare molte altre cose
laudabile et virtuose: se sia simulatione o inspiratione lo demonstraranno li effecti et lopere subsequente .1
Circa le cose passate nel concistoro del 19 giugno esiste una
relazione particolareggiata dellambasciatore veneziano e una let
tura del cardinale Ascanio Sforza. Vi erano intervenuti tutti i
cardinali presenti in (Roma, eccettuato Ascanio Sforza, e inoltre
gli ambasciatori della lega, lo spagnolo, il napoletano, il vene
ziano e il milanese. Dopo che i cardinali ebbero fatto uno ad
uno le loro condoglianze, il papa tenne un discorso, nel quale
die sfogo ial suo immenso dolore per la perdita del figlio predi
letto.2 Un colpo pi forte egli disse non ci poteva toc
care, poich noi amavamo il duca di Gandia sopra ogni altra cosa
al mondo. Daremmo volentieri sette triregni, per richiamarlo in
vita. A causa dei nostri peccati Iddio ci ha mandato questa prova,
poich il duca di Gandia non meritava una morte cos terribile e
misteriosa. Si sparsa la voce che ne sia autore Giovanni Sforza.
Noi siamo sicuri che ci non vero; ancor meno han compiuto
i misfatto il fratello di Giovanni o il duca di Urbino. Dio periloni a chi lha commesso. Noi per abbiamo risoluto di atten
dere dora in poi alla riforma nostra e della Chiesa. Tutta questa
forma sar affidata a sei cardinali e a due uditori di Rota. Dora
avanti i benefici saranno conferiti unicamente e solo a chi li
meriti, i voti dei cardinali saranno deliberativi. Vogliamo rinun
ziare al nepotismo, cominciare la riforma da noi stessi, per poi
Passare agli altri membri della Chiesa e condurre lopera alla
mta. Nella commissione della riforma vennero tosto chiamati
sei membri del Sacro Collegio : erano i cardinali vescovi Oliviero
Carata e Jorge Costa, i cardinali preti Antoniotto Pallavicini e
Giovanni Antonio Sangiorgio ed i cardinali diaconi Francesco
de Piccolomini e Raffaello Riario. Quali consultori furono loro
1 1 fr. A pp. n. 40. Il reclutamento delle milizie si doveva all atteggia'"nt,| minaccioso assunto dagli Orsini e dal Colonna; cfr. Hanuto I, 663.
- C arlo C anale, il te rz o m a rito di V annozza. so tto il 18 m a rz o 1493 sc riv e
1 M archese F ra n c e sc o Gonzaga c-lie il duca ili Gandia e r a Vochio della S.t
v - 8. L a s te s s a e sp re s sio n e u s a ta in u n d o c u m e n to p o s te rio re d i q u a ttr o
" n,u P u b b licato d a H fileb (Don Rodrigo tir f io r ja ) : il Ducha (li Gandia era

W ' o 'Irito in quo spes prolis era t et gloride. Cfr. Luzio, Isabella d E s te e i
B,jr<a X U , 477.

436

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 5.

aggiunti gli uditori della Rota Felino Sandei e Guglielmo de Perriers, ed i segretarii pontifici Bartolomeo Flors e Lodovico Podocataro.1
Dopo il discorso del papa si lev in piedi lambasciatore spa
gnolo Garcilasso de la Vega per iscusare lassenza del cardinale
Ascanio Sforza. Il cardinale, cos Garcilasso, prega Vostra San
tit a non prestare innanzi tutto alcuna fede alla voce corsa, che
egli sia luccisore e siasi messo alla testa degli Orsini. Come il
pontefice lo permettesse egli comparirebbe personalmente per
giustificarsi. Oggi egli is astenuto dallintervenire al concistoro
solo per timore della furia e vendetta degli Spagnoli. Tolga Dio
rispose il papa chio abbia un s terribile sospetto verso il
cardinale; io lho sempre tenuto in luogo di fratello e se compa
risse sarebbe il ben v en u to.2
In quel medesimo giorno 19 giugno fu comunicata officiai
mente alle potenze italiane ed estere la morte del duca di Gandia.
Noi non sappiamo, isi dice in questa comunicazione, da chi,
dove e per qual motivo sia stato perpetrato lom icidio.3 E gli, il
papa, diceva poi di considerare la perdita di colui, che aveva
amato innanzi a tutti ed anche troppo, come una visita del S i
gnore Iddio, come un severo ammonimento a correggere la sua
vita. Le potenze risposero subito con lettere di condoglianza. Mas
similiano lasciovvi cadere lesortazione che lil pontefice rim a n e sse
nei suoi buoni propositi e li recasse ad effetto. Anche il c a rd in a le
Giuliano della Rovere, che stava facendo pratiche per un acco
modamento col papa, * e Girolamo Savonarola espressero il lpr0
rincrescim ento.5 Al re di Spagna Alessandro VI nel primo im
1 Cfr. li. Celikb, A lexandre V I et la reform e de Vglse 6Sss. ; a p.
sulle individualit delle persone sopra indicate.
2 V. la relazione dell'ambasciatore veneziano stampata presso Bbown.
74-76 e nella nuova edizione di Sanuto I, 653-654, come pure in App. "
una * lettera del cardinale Ascanio iSforaa al duca di Milano da Roma 19 - ! '
gno 1497 nellA r c h i v i o di S t a t o i n M i l a n o . 'Ofr. anche in App. " /
la * lettera di P. Bilia del '21 giugno proveniente parimenti dallA r c h 1'
d i . S t a t o i n M i l a n o . Cfr. anche la relazione di Bracci del 22 gin-111
presso Thuasne II, 670.
. .
* II breve a Venezia presso S a n u t o I, 661-662 e similmente a M i l a n o il"1
660-661 ; f a c s i m i l e d i questultimo presso M e n o t t i p. 161.
* Broscii. Julius II. mette in dubbio la notizia dellambasciatore ' 1^
ziano, che gi nel giugno sia stato ottenuto un \accordo tra A l e s s a n d r o
e Giuliano. .Del resto anche lambasciatore estense in un dispaccio dot"
Roma l8 giugno 1497 riferisce: * S. P. ad vinc. revmo s e accordato con
papa; egli far ritorno |in Italia. A r c h i v i o di S t a t o i n Mo d e "
Cfr. G a b o t t o , L o S tato Sabaudo III (Torino 1895). 62 s. Ad ogni modo , l1 ^
mente congettura G r e g o r o v i u s VII*, 894, che la lettera di condogli*117'11
Giuliano abbia mrinato il ravvicina mento diplomatico dei due nemici.
5
La lettera di Venezia presso S a n u t o I, 662-663; quella di M a s s i m i
data da Imst 24 luglio 1497 nellA r c h i v i o d i S t a t o i n V e n e z i >

Sospetti sul card. Aseanio Sforza.

437

peto di dolore aveva scritto, essere sua intenzione di rinunziare


alla tiara. Ferdinando, che ben conosceva Don Rodrigo, nel ri
spondergli lo esort alla calma additandogli la virt salutare del
tempo.1
Il 20 giugno 1497 il papa ricevette gli ambasciatori della lega
e di Federigo di Napoli, ai quali dichiar di volersi in tutti i
modi adoperare per la pace e la salute dItalia.2 II giorno dopo
linviato di Milano riferiva a casa, che il cardinale Aseanio Sforza
era irritatissimo in seguito ai sospetti che eransi sparsi sul suo
tonto, che nulla gli poteva incogliere di peggio quanto la morte
del duca, poich certi importanti negoziati, condotti ormai quasi
a porto, venivano ora sospesi. Poi linviato soggiunge in cifra, che
finalmente eransi raccolti alcuni indizi, i quali additavano gli
Orsini quali autori e istigatori dellassassinio, che si seguivano
con sommo ;selo questi indizi e che quanto pi si venivano con
fermando e maggiore circospezione usava il papa affinch la cosa
non si divulgasse innanzi tempo. Nella medesima lettera si dice
che Alessandro VI era in dubbio se in luogo di Cesare dovesse man
dare a Napoli come legato per lincoronazione il cardinale Ascanio.3 Questo fatto e anche la circostanza che il 21 di giugno
Aseanio ebbe col papa un lungo colloquio,4 sembra accennino che
il cardinale in effetto era ritenuto innocente. Pu tuttavia anche
darsi che tutto ci non fosse che una finzione. Checch sia di ci,
i sentimenti del papa si mutarono ben presto. Alcune relazioni
veneziane parlano nel mese di luglio di una violenta rottura tra
Alessandro VI ed Aseanio perch era cosa sicura che questultimo
era stato luccisore del duca. Il cardinale di fronte agli umori
ostili degli Spagnoli stim miglior partito abbandonare Roma
Per incamminarsi alla volta di Frascati, poi a Grottaferrata e a
Cenazzano. Pare, dice linviato di Venezia, che il cardinale voglia
darsi ai Colonna, essendo gli Orsini in trattative di pace col papa.
Nellagosto il medesimo diplomatico riferisce, che il cardinale
Aseanio era venuto in Roma per assistere ai funerali del suo
parte presso Gbegorovtus V IP, 3&4 n. 1), la lettera (li Savonarola (presso
Ikrrkxs App. 9, quella di G. della Rovere presso Gkf.;okovius, ^L ucrezia
R"rOia. Append. n. 14. (NellA r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o vidi la mi_
"ta della * lettera di condoglianza di L. Moro datata da Milano 1 lug io
] ,n i"imo dolore). In Giani, ut or. d, letter. ita l. XII. 306-3S. li. 14eni rat pu >Mll' due sonetti composti nel 1407, uno consolatorio ad Alessandro VI ed un
1 ,r" s'ile a Cesare Borgia.
1 Zumta V, 125b.
,

2 ** Lettera di Aseanio Sforza a Lod. Moro da Roma 20 giugno


. i.
rcl i i vi o di S t a t o i n Mi l a n o .
.
3 ** I-ettera di 'Stef. Taberna a Lod. Moro da Roma 21 giugno 14.. A r di S t a t o i n Mi l ano.
.
4 Su questo v. in App. n. 42 la relazione di P. Bilia del -_1 giugno 1407.
r- '1 dispaccio fiorentino presso T huasne II, 672.

438

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 5.

amico il cardinal Lunati ed aveva avuto un colloquio col papa; a


giudizio di tutti Ascanio sarebbe stato luccisore del duca.1
In una relazione in parte cifrata del cardinale a suo fratello,
datata da Genazzano 26 luglio 1497, il cardinale si richiama ad
una lettera del 6 luglio, nella quale gli aveva comunicato come
il papa a proposito di quellomicidio aveva manifestato dei so
spetti contro gli Orsini : ove ci si conf ermi ne prenderebbe ven
detta: se linchiesta dar nuovi risultati verranno comunicati al
duca di Milano; il papa non far nulla senza il consiglio di
questo.2 Pi tardi, nellagosto, linviato veneziano annunzia:
Ascanio si trova in Roma, il papa non gli dimostra alcuna osti
lit sebbene ritengasi per certo, che Ascanio sia stato luccisore
del Gandia.3 Questa opinione non pu essere stata condivisa dal
papa, poich nei violenti diverbii tra lui e il cardinale avvenuti
nel dicembre del 1498 lnon fu levato un cosiffatto rimprovero,
e solo alla met di luglio del 1499 Ascanio lasci definitivamente
la curia per motivi tuttavia, che non avevano punto a che fare
colla tragica scena del giugno 1497. 4 Ascanio sentivasi cos poco
colpevole, che nel giugno del 1498 scriveva a suo fratello non toc
carlo punto laccusa mossagli di recente, essere egli intervenuto
alluccisione del Gandia mediante Prospero Colonna e Giovanni
Sforza.5
Molto pi fondata sembra a primo aspetto lincolpazione fatta
a Giovanni Sforza di aver preso parte a quel delitto di sangue.
Il tiranno di Pesaro trovavasi fin dalla primavera in piena
rottura coi B o r g ia perch non v o le v a assentire allo scioglim en to
che da lui pretendevasi del suo matrimonio con Lucrezia.6 Nel

1 S a n uTO I . 6 8 6 , 6 8 9 , 6 9 5 , 7 1 0 .

2 ** A .
Milano.

S fo r z a

3 Sant to

u t dicitu r.

con
si

d ic e v a

N in o

che

L od. M oro

2 6 lu g lio

1497. A r c h i v i o

S a n u to

'I, 9 9 4 . Q u a n d o

si sareb b e

I, 796, 802. D a

l a n o ) , r ile v a s i ta n to

una

r e c a to

* le tte r a

la

su a

n e l s e tte m b r e A sc a n io
p er

G andia

467 :

esse

and

>u

r e a lt

c ifr a ta

di

A s c a n i o , c h e r i c o r d e r e m o an

so n o

R om a

r im a s te ig n o te

m o str a n o

la

di

q u a n to le
a

Lor<*>(

in

in

to rn

M ila n o ,

p resen za

d e n z ia li c o l p a p a . Q u e s te r e la z io n i

vti

S t a t o

I . 7 3 7 . Q u e s t a v o c e r i a p p a r e u n a l t r a v o l t a n e l g i u g n o 1 4 9 S , l" '1

in s e g u it o , d a t a t a d a R o m a 2 1 d ic e m b r e 1 1 9 7 ( A r c h i v i o

Jlcrzo g s

di

R om a.

S t a t o
su e

K n o p fle b ,

in s u s s is te n z a

in

p r a tic h e 1 '

Tod

d e l l o p in io n e

K n o p p l e r , c h e A s c a n i o a b b i a l a s c i a t o d e f i n i t i v a m e n t e l a c o r t e d i A le s s a n d r o
f in d a l s e t t e m b r e d e l 1 1 9 7 . O n d e v i e n e a c a d e r e l a
d e s im o

K x o p f le r : Q u esti

d a ti

l e s i l i o

di

c o n c lu s io n e t ir a ta

A sc a n io

lib e r a m e n te

s tific a n o a l c e r t o la c o n g e t tu r a c h e le s u e m a n i n o n f o s s e r o d e l t u tt o
san gu e

del

dal

s c e lto
n ette

G a n d i a .

4 C fr. s o t t o , c a p . 7 .

:.

* * L e t t e r a d i A s c a n i o S f o r z a a L o d . M o r o i n d a t a ,i g i u g n o 1 1 9 8 . A i '
v io

d i

S t a t o

in

e G r e g o r o v iu s ,

M i l a n o ,

L u c re zia

9 5 ss.

Sospetto contro g li Orsini com e uccisori del duca di Gandia.

439

marzo egli se ne fugg da Roma a Pesaro.1 Secondo una rela


zione veneziana Giovanni al tempo dellassassinio sarebbe venuto
segretamente a Roma, mentre vi sono delle lettere milanesi che
attestano la sua presenza presso Lodovico Moro. Del resto quel
luomo gravemente offeso, sul quale oltre ai motivi personali agi
vano forse anche delle ragioni politiche, poteva benissimo essersi
servito di sicarii pagati. Che il marito dii Lucrezia fosse capace
di un tal misfatto, lo dicono le sue sfuriate in Pesaro nel settem
bre del 150 3 .2 Daltra parte in favore della sua innocenza nel
luccisione del duca di Gandia sta il fatto, che Alessandro VI fin
dal 19 giugno respinse laccusa contro il tsignore di Pesaro, dopo
di ohe il sospetto si dilegu.3 Durante i lunghi negoziati per il
divorzio Giovanni Sforza, per quanto allora se ne dicesse male
anche per altri motivi, pure non fu incolpato di quelluccisione.
Apertamente invece e senza tregua vennero accusati gli Or
sini come autori principali di quella scena di sangue.4 Infatti,
data la ben nota ostilit ed esacerbazione degli Orsini contro i
Borgia, un tale sospetto doveva presentarsi da s, massimamente
poi che il duca dii Gandia era stato lanima di tutti i maneggi in
danno degli Orsini e che colla sua uccisione questi ultimi pote
vano sperare di aver rimossa la possibilit di un nuovo attacco.
Accadde per il contrario. Alessandro VI, che da quanto sembra
vedeva negli Orsini gli indubitabili primi istigatori dellassas
sinio, meditava di farne vendetta. Nel dicembre si seppe che era
decretata la distruzione degli Orsini: in quel momento venne a
interporsi Venezia costringendo il papa a desistere dal suo di
segno, che tuttavia non venne abbandonato m potevasi abbando
nare stante il contegno assunto dagli Orsini. Infatti nel febbraio
1498 si riferisce come gli Orsini insidiassero alla vita del pon
1
S a x i t t o , 569, gi prima stampato in B r o w n I, 05. Una relazione del
14 giugno presso S a n u t o I . 056 dice, che Lucrezia, essendo in lotta col ma
rito, erasi ritirata nel monastero di 'S. Sisto .sulla Via Appia. Gi questa rela
zione mostra essere erronea lopinione di B a l a n V, 372-373, che Lucrezia abbia
lasciato il Vaticano soltanto dopo la morte del Gandia. Che ci avvenisse prima,
che Lucrezia allora fosse in discordia anche con suo padre, rilevasi dalla
* lettera di un relatore estense, che fin dall8 giugno 1497 c o si riferisce : * Mad.
Lncretia. figlia del papa e moglie del S. de Pesaro, s' partita di palazo in
salutato hospite et essene andata in uno monasterio di moneche chiamato
s - Sixto et la se .sta ; .alcuni dicono che vole esser monacha et etiam alcuni di
cono molte .altre cose que non sunt credenda litteris . A r c h i v i o d i S t a t o
*" i l o d e n a. l.a dimora di Lucrezia nel monastero di |S. Sisto causo un
rilassamento della clausura fino allora strettamente osservata, che venne rista
bilita dopo la morte di Alessandro VI : v. Chroniques du m onastre de H. S isto
' t de s. Domenico e S is to Home, Levanto 1919. - 5 1.
2 K n o p f l e k , Tod des H erzogs ron Gandia 464-465. Cfr. anche H f l e r , Don
Rodrigo de B orja 77-78.
3 Cfr. sopra p. 436.
4 Cfr. sopra p. 433 e C a p p e l l i , Savonarola 89.

440

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 5.

tefice! Tenendo conto del contegno posteriore di Alessandro VI


certo legittima la congettura, che 'il papa abbia inteso perse
guitare negli Orsini gli uccisori di suo figlio, come chilaro e netto
si esprimono alcune relazioni contemporanee provenienti da
Rom a.1
Unassoluta certezza sulla reit degli! Orsini non si pu certo
avere in base al materiale che possediamo in fatto di fonti e resta
sempre possibile che il m isfatto compiuto in quella notte di giu
gno del 1497 non sia stato un delitto politico. Le sregolatezze del
duca di Gandia erano note a tutta Roma, ond che subito e da
tutti si pens che ei Sfosse morto in occasione dunawentura ga
lante. Questa congettura tanto naturale si avvicina forse meglio
di ogni altra alla verit.2 Le indagini intorno a questo misterioso

1 K n o ffle r .

l'od des H erxogs von G an dia

4 6 8 - 4 6 9 . N e l s u o r i f a c i m e n t o d e lla

s t o i i a e c c l e s i a s t i c a d e l R o h r b a c h e k i l K n p f l e r 2 7 9 . r i t i e n e c o m e c o s a c e r t a , elio
g l i O r s in i a v e s s e r o 'r is o lu to

d i d is f a r s i d el d u ca .

Q u esto

d is e g n o

a g g iu s ta to
q u a le

c o lp o

m o r ta le ,

m a r c h io

B r a c c ia n o . B u k c h a r d i

prendere,
B o r g ia ,
fu

i> e r c h

com e

q u e sto

quel

d e lla

fa tto

d e l C a s te llo

d a N a p o li a R o m a

D ia r i um

l i , 365,

a v v e n im e n to

a lla

san gu e

fa m ig lia

doveva

r im a n e r e

d e l l o d i a t o

n e m ic o .

d e l l U o v o i n

m o r t e e n ig m a

N a p o li.

il 2 6 a p r ile e d i l

(C fx a n i)

r ia c c e n d e s s e

II, 22.

l o d i o

d e g li

fu

La

sua

trasportata

a s s a i fa c ile
O r sin i

com

co n tro

s e t o l s e r o d i m e z z o i l d u c a d i G a n d i a t a n t o d a e s s i a v u t o a v U e , c i
sap ev a n o

b e n is s im o

ch i

tra

v iv e n ti

c o lp ito c o n q u e lla m o r te . I n u n a ltr o p a s s o


e

di

stessa

7 7 , r i c h i a m a l a t t e n z i o n e a n c h e s u l l a

d i V ir g in io O r sin i n e l c a r c e r e

s a lm a v e n n e t r a s p o r t a t a
a

anzi

d i n f a m i a

R o d rig o de l io r ja

H o fle k ,
tic a

quel

in d e le b ile

con
aveva

venue

d o tto s b e n e , c h e n o n f u m a i p o s s ib ile d i s c o p r ir e la m a n o a s s a s s in a c h e

p i

s e n s ib ilm e n te

q u e s t i o n e i n t o r n o a c h i a b b i a a f f i l a t o q u e l l a c c i a i o , a l q u a l e d i

p r o d ito r i a m e n t e

vrebb e essere

s o g g ia c q u e

s c io lta

d a lla

il

fig lio

avrebbero
Quanto
nottetempo

(8 1 -8 2 ) H o p i-e r o s s e r v a :

p r e d ile tto

r e la z io n e d i d ic e m b r e

di

A le s s a n d r o

d i M a rin o

V I,

S an u to

essa

d o

(I,

Qui dicesi espressamente, che il papa (aveva potuto accertare che gli Ors:ni
avevano ucciso suo figlio . La medesima cosa viene riferita da una relazione
estense del 2 2 dicembre 1 4 9 7 presso C a p p e l x i , Savonarola 1 0 0 . Quanto a l l
convinzione di Alessandro VI circa la colpa degli Orsini, cfr. anche L u z i o .
Istih. d E s te e i Borgia XLI, '5 0 0 . Una allerta allusione alla morte del Gandia
e un eccitamento a procedere innanzi su questa ria contenevasi nellepigramnui,
che fu affisso al palazzo pontificio dopo la pace tra gli Orsini e i Colonna a v v e
nuta nel 1 4 9 8 , e nel quale sinvitava a gettare nel Tevere i rampolli di Ales
sandro VI ; cfr. sotto, cap. 7 . In una ** relazione cifrata in data di Roma 1 5
gno 1 4 9 8 , A. Sforza informa suo fratello dell'impresa divisata dal papa conti"
gli Orsini essendo la (Sta ,Sua tanto accesa ad questa vindicta che pi" "ou
saria possibile dire. A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o .
2 Cfr. sopra p. 4>38. Ckeighton III, 2 5 8 . interessante dice HoFUK
(Rodrigo de B o rja 7 8 ) >
la sicurezza con cui Andrea Bernaldez si esprime cin
la morte del duca, che per erroneamente assegna al 2 9 maggio, Egli vi
dire con precisione i dissapori fra lo |Sforza e Don Juan, fa il nome di m a
dama Damiata quale amante di questultimo e designa la persona dalla ma
schera come una meretrice, la quale combin il luogo di ritrovo, in cui il duca'
briaco e vizioso comera, si rec .

Cesare Borgia incolpato dell'uccisione del fratello.

441

fatto non erano ancora terminate un buon anno dopo,1 e non


diedero alcun nuovo risultato. Le voci quindi correvano tanto pi
disparate per ogni dove. Nulla infatti suole pi eccitare lattivit
della fantasia quanto il mistero : quando non si conosce la verit
si credono le cose pi incredibili. Cos chiunque poteva avere un
qualche interesse nella uccisione del duca, lo sii metteva subito
in relazione con quellatroce delitto: non soltanto gli Orsini, il
cardinale Sforza e Giovanni da Pesaro, ma persino il fratello
dellucciso, Jofr Borgia. I sospetti sui personaggi qui nominati
erano gi respinti nel concistoro del 19 giugno dallo stesso Ales
sandro VI, il quale solo degli Orsini si tacque. In ci abbiamo
certo un nuovo accenno alluccisore.2 Pi si considerano i fatti
che precedettero e che seguirono lorrendo misfatto, che forse
non sar mai pienamente chiarito, e pi aumenta li sospetto che
pesa sulla detta fazione. Insieme possibilissimo che gli Orsini,
conoscendo le viziose tendenze del duca, se ne siano disfatti' in
occasione di qualche avventura amorosa. Tuttavia non si pu
andare pi in l di un forte sospetto : impossibile formulare con
precisione unaccusa.3 Diffcilmente si riuscir a mettere in piena
luce lassassinio.
Per quanto svariate fossero le congetture, pure in nessuna re
lazione contemporanea a quanto finora ci consta si accenna
con una sola parola a ci che alcuni anni pi tardi venne quasi
universalmente creduto, che cio lassassino fosse Cesare Borgia.
Nove mesi dopo lorrendo avvenimento Cesare viene accusato per
la prima volta, e, cosa degna di nota, proprio in una relazione
dellinviato ferrarese a V enezia.4 Dalla citt della laguna, dove
1 Ci si deduce con certezza dalla * relazione cifrata di A. Sforza a L. Moro
*la Roma 15 giugno 1498 ( A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o ) . Secondo
questa va rettificato Grkgorovius VII3, 395-396.
2 Su ci hanno a buon diritto richiamata lattenzione K n o f f l e r , Tod des
Herzogs roti Gandia 468 !e H o K l e r , R odrigo de lio rja 79.
3 Anche N a v e n n e (112) recentemente ha dato questo giudizio: L es tnhr,n qui enveloppent le crim e sant de celles que Vhistoire ne peut se flu tter de
dHsiper.
4 II passo trovasi stampato presso G k e g o h o v i u s , Lucrezia 101, n. 1 e pi esso
Ai-visi 44, n. 1. Negli Annui. Brmon., che giungono fino all'ottobre 1497, a p. 916

non si dice nulla <li Cesare e lassassinio viene presentato come una conseguenza
della vita sregolata del duca. Cosi parimenti in molte altre relazioni del tempo
e anche nel D iario di S . T o m m a s o d i S i l v e s t r o 103. Nel D iario di Seb. d
B r a s c a T e d a u l i n i (292) invece si dice (la notizia veramente segue , a una del
14!,s. ma, non ostante la precisa data, in questa forma non u n annotazione
contemporanea) : Recordo in questo di, 15 de iugno 1497, come lo figliolo del
I>apa, che era cardinale de Valentia, una sera ammazzane lo fratello che era
,luf-a de Gandia, ,et poi lo buttne |in fiume et fo trovato in capo de doi di .
*n no sguardo retrospettivo del gennaio 1503 ai precedenti misfatti di Cesare,
Iedai.lim dice (303) : In prima, lo fratello, che se chiamava lo duca de Gandia.
1 fece gettare in fiume . E ancora (317) : Lo fece ammazzare lo fratello, che

442

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 5.

avevano (trovato un asilo molti degli Orsini e Giovanni Sforza


gravemente offeso, laccusa venne poi pi oltre diffusa. Paolo Ca
pello la ripet nella sua relazione del settembre 1500 e Silvio
Savelli nel suo libello del novembre 1501. Laccusa per non aveva
ancora pienamente attecchito: i poeti napoletani, che accusano i
Borgia di ogni vizio immaginabile, prima del 1500 non fanno men
zione del fratricidio. In progresso di tempo laccusa si fa strada
sempre pi decisamente, finch da ultimo viene ritenuta come
certissima. Questo il modo ordinario con cui sorgono le favole
nella storia. Nel caso presente per verit Cesare con la sua po
steriore condotta deve a se stesso, se la terribile imputazione
trov sempre pi fede, fino ad essere da ultimo universalmente
accettata. Ove si rifletta qual cumulo dodio Cesare si attir ad
dosso pi tardi in Roma e in tutta Italia, non pu far punto
meraviglia, che a lato delle molte accuse fondate se ne levasse
contro di lui anche una ingiusta. Che essa trovasse fede viene
spiegato dal fatto che la cronaca scandalosa delle corti allora si
diffondeva colla stessa rapidit di adesso, tanto che giunse in
breve anche in Ispagna,1 dove per non ha certo fatto presa del
tutto. Il Bernaldez nella sua cronaca, dopo aver dato conto del
lassassinio del duca, ricorda bens il cardinale di Valencia, ma
in nessun modo ne mette la persona in un qualsiasi rapporto con
lassassinio.2
Non si capisce che cosa avrebbe potuto muovere Cesare al
fratricidio proprio nel momento, in cui aveva avuto lincarico
della missione oltremodo onorifica a Napoli. Assolutamente non
pu essere stato cupido desiderio dei possedimenti di Don Juan,
poich era certo indubitato, che, dopo la morte del Gandia, suo
figlio e non Cesare gli sarebbe successo nel dominio, e la posi
zione di Cesare sarebbe rimasta immutata. Che Don Juan fosse
dostacolo ai disegni ambiziosi di su o fratello, u n a sserzio n e
gratuita, mentre invece si pu a buon diritto domandare: come
era cardinale de Valentia . Il senese T i z i o riferisce la colpevolezza di C e s a r e
come voce (presso S c h n i t z e b , Zur G esdi. Alex. VI. 15), ma in una forma
[fama tunc erat), che fa vedere, come rileva S c h n i t z e r , che qui pure si tratta
di una annotazione non contemporanea ma posteriore.
Tod des H crzogs von Gandia 4 7 0 - 4 7 5 . I e u m o n t I H L
Ale.rantler VI. 3 7 0 . 8 7 2 . X e m e S 1 2 4 s . S c h i r r m a c h e b '
s. Assai giustamente H o f l e r . R odrigo de B orja 7 9 . dice, che la voce 11
1 K n o p fle r .

A i t i s i 4 4 -4 5 . B r o s c i i,
167

fratricidio non ha in ultima analisi fondamento se non 'iel fatto che Ce.-are,
in circostanze del tutto diverse, per diventare signore della R o m a g n a ,
sloggiare di lil i piccoli tiranni. Lo spavento che a ve vasi di Cesare si i'1 _*
in una notevole lettera della marchesa Isabella a suo marito del 2 3 luglio -
nella quale viene espressa limputazione del fratricidio: trovasi stampata
L u z i o - R e n i e r , Mantova e Urbino 1 3 7 . La medesima imputazione in senso
nico nel carme edito da R e n i rat : v. A rd i. st. tal. 5 a serie V . 1 4 0 s.
2 H o f l e r , Rodrigo de B orja 78.

Cesare Borg-ia incolpato delluccisione del fratello.

443

mai un personaggio quale il duca di Gandia, che nella campagna


contro gli Orsini aveva dato prova di assoluta inettitudine, poteva
essere dinciampo ad un Cesare? Anche ,il contegno di Cesare
dopo lassassinio mostra la sua innocenza. Egli lasci Roma solo
il 22 luglio per muovere alla sua missione napoletana; tutto
quanto avvenne in Roma dal 14 giugno al 22 luglio accadde quin
di sotto i suoi occhi, eppure il suo contegno fu tranquillo e fuori
dogni sospetto. Inoltre indubitato, che Alessandro VI non ha
riguardato in Cesare un fratricida. Come gli avrebbe altrimenti
affidato la cura delleredit di Don Juan e come avrebbe potuto
costringere Donna Maria, cugina del re di Spagna, a stringere
strette relazioni con luccisore del suo sposo?1

Cosi Hofi-kr. Rodrigo de lio rja 79-SO, il quale osserva ancora : Se il


di avviso, che le deboli ragioni onde il R o s c o e assolve Ce
sare, fanno onore al sentire di questo mediocre autore, ma eccitano il sorriso
del giudice, sta per che la prova della colpa mon vuoisi cercare 'in una iml>s.?lbilit morale, n alcun giudice, posto che allo storico spetti l'ufficio di
giudice, pu senza le prove pi convincenti pronunziare il verdetto di un assas
sinio e per giunta cos brutale. E quale dimostrabile profitto ritrasse egli infatti
dalla uccisione di suo fratello, che inon avrebbe potuto conseguire pi a buon
mercato? Ea questione qui si riduce semplicemente a questo: si pu mai pen
sare che papa Alessandro, il quale ora doveva appoggiarsi e di fatto si ap
poggiava alla Casti ile Aragona tanto nella sua madre patria quanto in NaI1 li, abbia potuto fare a re Ferrante loltraggio di costringere la sua cugina,
la madre dei figlioli 'dell'ucciso Don Juan, ad entrare nelle pi intime rela
zioni coll'uccisore di suo marito riguardo alla successione? Si pu mai pensare
che papa Alessandro, che allora trovavasi in ottimi rapporti col re Federigo
di SicUia (Don Fadrique de Aragon), facesse anche a questo ramo della casa
reale di Aragona il torto di mandare a Napoli per l'incoronazione in qua
lit di legatu n Intere un uomo macchiato di recente sangue fraterno.' Non
dobbiamo figurarci cos sciocco papa Alessandro da recare una simile ingiuria
a*la superba casa reale, n pensare s triviale lorgoglioso re di Spagna,
che
proprio in quel tempo entr in strettissimi rapporti col re romano
e Don
Fadrique da lasciar tranquillamente passare siffatti sospetti . < fr. anche
quanto espone a p. 81-82 e p i e K a ta stro p h e iter B orja's roti Clandia 1{5. Ad
Hfleb sfuggito purtroppo l'articolo di K n o p p l e r : Tod des Herzogx i on
Gandia, il quale specialmente a p. 455 ss. fa valere anche parecchie altie
importanti ragioni contro lipotesi dun fratricidio propugnata da G r e g o b o ' i u s . Anche i motivi di probabilit sostenuti da G r e g o ro v itx s vengono qui
trionfalmente confutati. Nella terza edizione migliorata (tedesca) uscita
tre anni dopo la pubblicazione del K n o p w - e r , il G r e g o r o v i u s pag. 391 s. ripete
la sua osservazione (e anche nella 41 tedesca pag. 404 1 senza dire una sola
sillaba circa le ragioni opposte dal K x o p f l e r . Parimenti egli non ricordarle
-niportanti ragioni pure in contrario addotte dal B r o s c h , A lexander T-/. 3*0,
37~ Il B r o s c h non certo amico dei Borgia, cos scrive : Un esame accurato
dei motivi, che stanno pr e contro di Cesare, un esame imparziale dei testinM"ii, quali oggi li possiamo produrre, dovrebbero chiudere col risultato che
nella questione noi non sappiamo nulla di preciso . Proprio la medesima cosa
aveva gi detto molto temi innanzi e forse pel primo R e u m o k t III 1. '225.
C r e i g h t o x HI. 258 non conosce n K n o f f l e r n B r o s c h , ma giunge anche egli
liR E o o R o v irs

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 5.

Sia quindi che il duca di Gandia cadesse vittima della ven


detta degli Orsini o di Giovanni Sforza o del suo libertinaggio
o di queste due cose insieme, certamente Cesare non ebbe parte
nel misfatto.
Il profondo mistero, che malgrado le accurate indagini se
guit ad avvolgere queUassassinio, non deve aver fatto che accre
scere la profonda impressione che quel terribile avvenimento
aveva prodotto nellanimo di Alessandro VI. Subitanea e inattesa
la catastrofe aveva colpito il suo viziato figliolo diletto; il duca
di Gandia era stato rapito via in maniera veramente orribile in
mezzo allebrezza della sua vita viziosa e chiamato innanzi al
tribunale di Dio. Mai come in questo caso la morte e la rimu
nerazione si erano presentate innanzi agli occhi del pontefice in
maniera cos chiara, severa e impressionante : il momento deci
sivo della sua vita era giunto. La sorte del figliuolo dovette appa
rirgli come una minaccia e unesortazione alla conversione e alla
penitenza, come un severo ammonimento rivolto direttamente
a lu i.1

a risultati sim ili. Indipendentemente affatto dai suddetti critici tedeschi anche
A l v i s i 44 s., L e o n e t t i II, 234 e B a l a n 372 giungono a un risultato f a v o r e v o l e
a Cesare. N el medesimo senso si esprimono pure L r z io (v. sopra p. 364), n. 2). non
che i francesi M a t ; r y in R ee. li st. X III, 87 e L E p i n o i s 403. Contro G r e g o r o v i u s
anche S a b a t i n i , C. Borgia 146-161; G e k i e k . Burcardus 00. W o o d w a r d (C. Borgia
lOSss., 115-121) riunisce le ragioni pr e contro la colpabilit di Cesare e giunge
al risultato, che essa in s non inverosimile, ma che questo non una prova
e che una prova positiva non esiste : a p. 110 s. rigettata la dichiarazione,
fatta da B e r t a u x (Monumenta et souvenirs des Borgia datis le Rotjaume de
Vaienee, in G azette des beaux-arts 1908, 216-220), il quale vi vedrebbe una
prova che in A r a g o n a erano stati persuasi delle colpe di Cesare, dal quadro
dell'altare di Valencia del 1507, i n cui sono rappresentati i fratelli B o r j a ( c o n
riproduzione). Lopinione d i G r e g o r o v i u s sostenuta ancora da G e k h a r t (in
R e m e des D eux Monde LXXX1V [1887], 1)18) e L o n a r d (The W estm inster
R eview CLXXVIII [1912], 68 ss). Anche V i u . a r i (M achiavelli I 3, 263 s.)
propenso a llopinione che Cesare sia l assassino e ricorda che ine fu dato c o m e
motivo la gelosia. F e s t e r (M achiavelli 25 ss.) dichiara che le nostre delucida
zioni non l'hanno persuaso. A nzi tu tto [Pastor] crede troppo sulla parola
a questi italian i . Il risultato definitivo un non Uquet da un lato e il P'
forte sospetto contro Cesare d allaltro. 'Col materiale noto delle fonti noi n o n
possiamo venirne a capo sulla soggettiva colpabilit di Cesare . Z a b u g h i s
(A rd i, d, Soc. Rom. di st. patr. XXXVIII, 721) rigetta con tutta l energia '
piii forte sospetto contro Cesare , mentre P i c o t t i (ibid. 386) s e r a e s p r e s s o
nel senso opposto. I S c h n i t z e r (Zur Gescli. ,Alex. VI. 13) dice: N oi conve
niamo pienam ente con Kntpfler, Ilfler e Pastor, che sulla base del m a t e r ia l*
che fino ad ora abbiamo, non pu darsi la prova che Cesare fosse l assassino
di suo fratello, ma in contrasto con essi reputiamo, che altrettanto poco Pu"
provarsi, che Cesare non sia stato l assassino .
i
H c f l e k , Rodrigo de B orja, 7 7 , 8 2 . I seguaci del Savonarola qualificavano
lassa ssinio come un castigo di Dio ad Alessandro VI per il suo ingiusto Pr0
cedere contro il Savonarola. P a r e n t i presso S c h n e t z e r loc. cit. 2 0 (cfr. 14)-

Alessandro VI pensa a una vasta riforma ecclesiastica.

445

Egli indubitato che in quei torbidi giorni dellestate del


1497 Alessandro VI sotto la prima impressione del dolore e del
pentimento ebbe per il capo idee di una vasta riforma. Ogni
mattina, cos riferisce il 22 giugno linviato fiorentino, la com
missione per la riforma tieflie consulta nel palazzo pontificio.1
Nel luglio s i lessero con stupore a Venezia le notizie da Roma
intorno alle divisate riforme ecclesiastiche.2 Le persone che ave
vano sentimenti ecclesiastici, come il pio generale dei Camaldo
lesi, Pietro Delfino, ne giubilarono, sperando che quel terribile
avvenimento spianerebbe la via 'ad un miglioramento delle cose.3
Nellagosto si seppe avere Alessandro VI ordinato, che Jofr
colla sua sposa lasciasse Roma e stabilisse dora innanzi la dimora
nel suo principato di Squillace. Questordine venne eseguito fin
dal 7 agosto. Inoltre dicevasi, che per lavvenire il papa non vo
leva in generale aver pi vicino a s n figli n nepoti, e che la
stessa Lucrezia sarebbe mandata a Valencia.4 Oltre ai sei cardi
nali ne furono chiamati anche altri alle consulte e fu anche ema
nato lordine, che per i primi di novembre si trovassero in Curia
eziandio i cardinali assenti onde prender parte alle deliberazioni
per la riform a.5
Alcuni lavori preliminari conservatici, tra cui memoriali dei
cardinali Carafa e Piccolomini, ci consentono uno sguardo sul1 T

h ttasn e

I I , 0 7 0 ; c f r . <Gj ie r a r i >i 1 7 1 .

6 5 5 , 8 4 4 . La notizia contenuta nella pag. 6 5 4 certamente


falsa e fu evidentemente in serita pi tardi. ISbagliata parim enti la notizia
della pag. 0 8 6 . Ofr. anche M a l u s e r 4 9 4 .
3 V. le lettere del Delfino presso RavnaU) 1 4 9 7 , n. 5 . 0 ; cfr. M artnk,
Coll, i n , 1 1 5 8 .
*
* Heri se partite de qui il principe de 'Squiiazo con la principessa per
andare ad habitare a l loro principato e t se dice che la S. del papa non vuole
Pi tenirsi apresa i(sic) figlioli on |(sic) nepoti alcuni e t che in brevi mandara
etiam madona Lucretia, mogliere del iSig. de Pesaro ad liabitare ad Valentia .
* Lettera di Lod. Carissimi da Roma 8 agosto 1 4 9 7 . A r c h i v i o d i S t a t o
i n M o d e n a . iFor.se il progettato allontanamento dei nepoti, specialmente
di Lucrezia, connesso con quanto il cardinale Carafa quale membro della
commissione per la riforma esigeva nel suo memoriale (presso CBlier. v. sotto,
88): M ulieres ig itu r que rin cu lo consanguinitati$ a u t afflu ita ti a ttin e n t R o
mano Pontifci, nullo modo possint habitare in tra septa beati P etri, ncque in
,,urOo, neque ingredi paia tiu m apostolicum .
5
Questa circostanza finora sconosciuta rilevasi da una * lettera originale
del cardinale Ippolito dEste al papa da Ferrara 2 8 settembre 1 4 9 7 : * Volen
te impulit e t currenti calcar adiecit vStas V. superioribus diebus cum per
breve suum debita a me reverentia susceptum e t osculatum praecepit ut pr
reformatione Romanae Curine Hai. hLs Novemb. ad urbem me conferrem etc.
eSH dice di andare, prega solo di una piccola dilazione onde mettere in ordine
te cose dellarcivescovato di Gran. Cod. U t. \Cl. X . 1 7 7 . B i b l i o t e c a di
s - M a r c o a V e n e z i a . Ippolito d\Este fece di suo ingresso in Roma 111 di
cembre 1 4 9 7 . In M isceli, di sto ria e filol., Roma 1 9 0 9 , 4 4 - 4 8 F e lic ia n g h li pub
blico la descrizione di questo ingresso in una lettera di Pandolfo Oollenuccio.
S a n u to

I.

44<;

Libro II. Alessandro VI. 1492-1603. Capitolo 5.

lattivit dei cardinali della commissione per la riforma. Da essi


si vede come da una parte si raccogliessero i decreti e gli abbozzi
di riforma di papi anteriori, dallaltra si domandassero pareri
circa i numerosi inconvenienti che s verificavano specialmente
nella Cancelleria pontificia. In base a questi lavori preparatorii
vennero presentate anzi tutto delle proposte, le quali poi qua e
l completate e trasformate vennero ridotte a decreti.1 Da ulti
mo si pass alla compilazione di una solenne bolla di riforma,2
che comincia con le seguenti parole:
Collocati per disposizione divina sulla vedetta della Sede
apostolica, affinch in conformit del nostro officio pastorale estir
piamo ci che deve essere estirpato e ci che merita essere pian
tato piantiamo, noi con tutta lanima pensiamo alla riforma dei
costumi, che infatti abbiamo osservato essere universalmente de
caduti. Le antiche salutari istituzioni colle quali concilii e papi
avevano posto un freno alla libidine e allavarizia sono infrante
avverandosi una licenza che non si pu pi tollerare, poich la
natura dei mortali proclive al male e non sempre lappetito
inferiore obbedisce alla ragione, ma, secondo il detto deHapcstolo,
tiene prigione la mente sotto la legge del peccato. Gi essendo
solo cardinale lavorammo in questo senso sotto Pio II, Paolo II,
Sisto IV e Innocenzo V ili, anzi fin dal principio del nostro pon
tificato volevamo anteporre questo pensiero a tutti gli altri, ma
per la situazione oltremodo difficile, in cui venimmo a trovarci
per la venuta di Carlo re di Francia, ci vedemmo costretti a dif
ferire la cosa fino ad ora. Cominciamo adunque la riforma dalla
nostra Curia romana, la quale deve comporsi di persone appar
1 Vedi T a n g l 361 ss. Ampie comunicazioni s u i lavori preparatori! della
commissione per la riforma contenuti nel C'od. lat. 3883 della B i b l i o t e c a
V a t i c a n a fa C e l i e , A lexandre VI et la rform e de Vfigline, in Mi. darchol.
et (l'hist. XXVII (1907), SS ss. ; ibid. 97-99 sul memoriale del cardinale C a r a t a :
99-103 su quello del cardinale Piccolomini, dei quali vien dato di testo ; 109
-u due scritture relative alla Penitenzieria, del penitenziere maggiore (Giu
liano della Rovere) : 114 ss. sul memoriale riassuntivo, che la c o m m i s s i o n e
presento a l papa come risultato dei proprii lavori, ie sulle sue varie r e d a z i o n i Gfr. in proposito anche C k i . i e r . in Itevu e des quest, hist. N . iS . XBII (11909),
432 s. : inoltre C e l i e k , Lcs D ataires 78 ss., 98 ss., 140-146. Presso v. H o fm a n n ,
Porseli intgen II, 232-240 supplementi ai documenti pubblicati presso T a n g l
380-423 e C e l i e k . Les D a ta ires 144 ss., d a l l e carte d e l l a commissione p e r l a
riforma. Per le proposte sulla Penitenzieria cfr. G o l l e r , P onitentiarie, II
101 n. 2.
2 Cfr. in App. n. 48 quanto traggo da questo documento, di cui trovai due
copie n e l l ' A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o . Cfr. anche v. H o f m a n n loc.
cit. I. 3 1 2 s ., 3 2 0 : II. 2 3 6 , estratti dalla bolla; C e u e b , Alexandre VI e t la refde Vglise 1 9 9 ,;s. Circa la richiesta fa tta dai cardinali della commissione, che
la bolla di riforma dovette anche pubblicarsi, C e l i e r (117) osserva : C'est 1
prem ire fois, notre eonnaissance, que lim pression est judique coni me moyen
lgni de pu'ilier les acU s de la Chancellerie pontificale.

Bolla di riforma abbozzata da Alessandro VI.

44?

tenenti a tutte le nazioni cristiane e dare agli altri esempio di


vita virtuosa. Pertanto onde condurre a buon porto una cosa tanto
santa, cos necessaria e da noi da s lungo tempo desiderata, ab
biamo scelto dal collegio dei cardinali sei dei migliori, cio Oli
viero Carata, Giorgio Costa, Antoniotto Pallavicino, Giovanni
Antonio di S. Giorgio, Francesco Piccolomini e Raffaele Riario.
Con laiuto dei suddetti, dopo aver esaminato le costituzioni pre
cedenti e attentamente riflettuto alle condizioni dei tempi pre
senti, noi in virt del nostro apostolico potere pubblichiamo le
seguenti costituzioni, che intendiamo abbiano vigore in perpetuo.
Ordiniamo pertanto chesse siano inviolabilmente osservate, rima
nendo tuttavia nel loro vigore le altre costituzioni pubblicate dai
nostri predecessori su tali m aterie.
La bolla di -riforma comincia con statuti concernenti il papa
e la sua corte. Seguono poi delle norme circa il servizio divino
nella cappella pontificia, segnatamente circa losservanza del si
lenzio. Severe prescrizioni sono date circa la condotta morale
dei cantori e degli altri impiegati di corte.
Pi estese sono le disposizioni che seguono contro la simonia
e le riserve.1 Un paragrafo speciale rivolto contro lalienazione
di parti dello Stato pontificio. Il papa non deve cedere territorii
del medesimo nemmeno sotto 'il titolo di vicariato. Tutti i decreti
in contrario, che non siano fatti col consenso dei cardinali, sono
dichiarati nulli. A questa medesima categoria appartengono pure
le disposizioni relative ai governatori e castellani dello stato della
Chiesa. Importante il divieto che qui si aggiunge di far pro
messe ai principi pel conferimento di vescovati. Circa la deposi
zione e il trasferimento dei vescovi vengono inculcate le norme
del diritto comune.
Molto ampiamente si occupa quindi la bolla della riforma del
collegio cardinalizio. I punti pi importanti a tal riguardo sono
' seguenti: nessun cardinale abbia pi di un vescovato ed anche
dai benefici non percepisca pi di 6000 ducati allanno; i cardinali
non ricevano alcuna legazione a vita, ma la cambino ogni due
anni osservando puntualmente lobbligo di residenza Severe di
sposizioni sono dirette contro le mene simoniache nella elezione
del papa, non che contro la vita mondana dei cardinali. Quivi
s inculcano le proibizioni canoniche circa il gioco e le cacce. Viene
inoltre proibito il frequentar troppo le corti dei principi senza il
Permesso del papa dato in iscritto, lingerirsi negli affari tempo
rali dei principi, il prender parte ai tornei, ai divertimenti car
nevaleschi e alle rappresentazioni teatrali di opere pagane. Il
numero dei fam igliari vien fissato al massimo ad ottanta, dei

1 1 ir . v . H o fm a n n ,

F arseli.

I, 177.

448

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 5.

quali dodici almeno abbiano gli ordini maggiori, il numero dei


cavalli a trenta. Ai saltimbanchi, ai giullari e ai musicanti proi
bito lingresso nei palazzi dei cardinali, n quivi saranno impie
gati in qualit di donzelli fanciulli e giovanetti. Sinsiste molto
sul dovere di risiedere in Curia. Le spese per i funerali dun car
dinale non debbono pltrepassare i 1500 fiorini.
Queste disposizioni gi ci mostrano quali abusi si fossero in
trodotti nel collegio cardinalizio, ma ancor pi a fondo nelle con
dizioni scompigliate di allora ci lasciano vedere gli ordinamenti
riguardanti glimpiegati pontifici, i quali si rendevano rei spe
cialmente di esorbitanze nelle tasse. Anche la venalit degli uffici
doveva essere abolita. Riguardo alla fabbrica della chiesa di
S. Pietro vengono date prescrizioni precise tanto circa il patri
monio come circa il personale addetto alla fabbrica. Altri serii
malanni sono messi a nudo dalle disposizioni concernenti le aspet
tative e le riserve e da quelle contro i concubinarii. A questo pro
posito viene stabilito che ogni prete, anche il prelato pi altolo
cato, debba entro il termine di dieci giorni dallemanazione della
bolla di riforma metterla in esecuzione; in caso contrario il col
pevole perde dopo iun mese il suo beneficio e diventa inabile a
conseguirne altri.
La bolla rinnova poi il divieto di appropriarsi i beni riget
tati dal mare e regola la provvista di granaglie per la capitale
pontificia per tornare poi su cose ecclesiastiche. Cos fra laltro
vengono dichiarati nulli i voti solenni omessi da fanciulli. Altre
disposizioni concernono la concessione di decime a principi seco
lari, labuso delle commende e i disordini nei conventi m asch ili
e femminili. Assai ampiamente vien trattata la riforma della
Cancelleria apostolica e vengono presi i pi severi p r o v v e d im e n ti
contro i grandi e molteplici abusi quivi introdottisi. Cos per es.
un segretario non pu accettare nulla oltre alla tassa p r e s c r itta ,
anche se spontaneamente gli si volesse dare qualche cosa. Che
se ha accettato, restituisca la cosa o la passi ai poveri. Ogni specie
di venalit viene proibita nel modo pi severo.1

i Sulle falsificazioni avvenute nella Cancelleria c f r . v. H o f m a n n , Forsch.


I, 234. che in proposito osserva come il materiale riferito permetta l a c0"'
clusione abbastanza sicura, che anche sotto questo riguardo il p o n tif ic a to
Alessandro VI forma l apogeo d e l l a corruzione . N el settembre d e l 14!>7 Al*s
sandro VI procedette contro il segretario pontificio Bartolomeo F l o r i d o coni
falsatore di bolle : egli fu trattenuto in dura prigionia a Castel S. Ange
dove mori il 33 luglio 1408 : cfr. R o d o c a n a o h i , Le chteau Saint-Ange 43
In A rd i. d. Soc. Rom . di st. >atr. XXX (1907) 243-248 . C h l i e r ricorda una font
per lorganizzazione della cancelleria apostolica: Appunti, sul libro di
di un abbreviature di parco maggiore ( A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c 1" '
Misceli. Arm. X II, vol. 178.

I buoni propositi sfumano.

449

Il
documento si chiude con la riforma della penitenzieria.1
Dalle minute decisioni si riconosce colui, che per lunghi anni fu
vicecancelliere ed era ben consapevole di tutto lostile ed eccitato
umore che avevano suscitato dappertutto gli inconvenienti esi
stenti nel grande officio curiale delle spedizioni, che era in viva
comunicazione con tutta la cristianit.
La bolla, che conteneva queste ottime disposizioni, rimasta
purtroppo un abbozzo. Lopera di riforma venne dapprima tirata
per le lunghe, poi dim enticata.2 Col tempo il cordoglio e il pen
timento s erano m itigati, e si vide che Alessandro VI non pos
sedeva pi la forza morale per spezzare le catene che lo tenevano
schiavo delle sue passioni, per venire ad una rottura completa
col suo passato e coi suoi famigliari, condizione indispensabile
per una serie riforma. I buoni propositi, che aveva concepito sotto
limpressione di quel terribile colpo, svanivano sempre p i .3 Tor
narono via via a ridestarsi con forza maggiore le tendenze al
nepotismo e il demone della sensualit spense tutti i migliori sen
timenti. La fine divent ora peggiore assai del principio.
Questuomo di volont fiacca cadde quindi sempre pi in bala
di Cesare.4 Questi il 22 luglio aveva con grande seguito lasciato
Roma per recarsi a Napoli in qualit di legato per lincorona
zione. 5 Quivi pretese del denaro ed altri favori con tale insistenza,
che rinviato fiorentino cos ebbe a scrivere: Non sarebbe da
meravigliarsi se, per liberarsi da tante angherie, il povero Re si
gettasse disperato al T u rco.6 Cesare torn sui primi di settem

1 Gfr. G olleb , Pon iten tiarie II 1, 101 ss. ; II 2, 101 ss., 107 ss.
2 Z t j b i t a V, 120 e S i g i s m o n d o ma C o n t i II, 270. C e l i e , Alex. VI et V i rf.
de l'Eglise 122 ss.
3 Hom.ee, R odrigo de B o rja 83 ; cfr. D ie K atastroph e der B o rja s 15 e Aera
der B astardcn 55.
4 Nel febbraio 1498 l'ambasciatore veneziano riferisce : E l pontefice fa tu tto
n in altro vigila che in dar sta to a soi fiol, zo a questo Valenza e a Don </fredo. Quanto Cesare tenesse il papa in su a balia fin d a l 1499 si pu vedere
u una interessante relazione d i Z tteita 159-160. |Secondo questo autore, che
evidentemente ebbe sotto gli occhi relazioni dellambasciata spaglinola, il papa
n occasione del viaggio di Cesare fin Francia avrebbe detto, che egli darebbe
una Quarta parte del suo papato, affinch quell'uomo non ritornasse, e poco dopo
poich egli ritenevasi offeso che, ove ci fosse Cesare, egli opererebbe altri
menti. Cfr. Ranke, Germ. und. roman. Vlker 135 e A cton 363. (E ssays and
Studies 79 s.). Per la spiegazione psicologica della dipendenza di Alessandro VI
Cesare cfr. F este, M achiavelli 24.
6
Cfr. S a n u to I, 698 e * lettera di A. Sforza da Genazzano 22 luglio 1407.
A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o . In * E xitu s 529, f. 211 vien notato a l
18 luglio 1497 : so lvit due. 3000 a u ri de cam. R duo Cardii Valentino Legato
f,(l eoronationem Illmi Regis Frederici pr suis expensis. A r c h i v i o s e g r e t o
P o n t i f i c i o . Ofr. il breve presso M e n o t t i , Documenti 36.
8 V h a e i, M achiavelli I 2, 277.
P a s to r,

s to r ia d e i P a p i,

III.

29

450

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 5.

bre.1 Giovanni Burcardo racconta che al ricevimento nel conci


storo padre e figlio non si scambiarono nemmeno una parola. Poco dopo si seppe che Cesare deporrebbe la dignit cardinalizia
e sposerebbe una principessa.3 Pare che nel dicembre Alessan
dro VI non avesse ancora ceduto su questo punto, perch altri
menti non si capirebbe come proprio allora egli conferisse a Ce
sare i benefici del defunto cardinale Sclafenati che ascendevano
a 12000 ducati di rendita. Nel medesimo tempo per linviato ve
neziano parla gi del disegno di far Cesare signore di Cesena e
Fano. 4 II 24 dicembre 1497 il cardinale Ascanio Sforza in una
relazione cifrata cos annunziava a suo fratello: Io come pure
gli oratori del re Federigo e di V. Signoria avemmo un colloquio
col papa, che dur pi di quattro ore. Il contenuto principale fu
in breve come segue. Cesare si adopera ogni giorno pi onde po
ter deporre la dignit cardinalizia. Il papa davviso che, se ci
dee avvenire, avvenga col minore scandalo possibile sotto un
pretesto il pi possibilmente decoroso.5 Nel medesimo colloquio
si tocc pure di un altro affare, atto non meno del precedente a
levar chiasso e a pregiudicare 'il buon nome del papa, lo sciogli
mento cio del matrimonio infruttuoso di Lucrezia con Giovanni
Sforza.8
i
Fin dalla primavera del 1497 pendevano le trattative per que
staffare scandaloso. Dapprima pare che Lucrezia abbia tenuto
dalla parte del marito, ma fin dal 14 giugno si viene a sapere di
una rottura completa tra i due coniugi. Tanto il papa che Cesare
e il duca di Gandia ebbero allora a dichiarare al cardinale Asca
nio, che essi non soffrirebbero pi oltre, che Lucrezia venisse
nelle mani di un tal uomo, che il matrimonio non era stato con
sumato e che perci potevasi e dovevasi sciogliere.7 Anche dopo
luccisione del duca di Gandia si seguit a trattare con molta

1 G r e g o k o v i u s (V II3 39S) assegna erroneamente il giorno del ritorno al 4 set


tembre. B t j k c h a r d i , Dia riun II, 402, ;( C e l a t o ) II, 51 e gli * A ota consist. par
lano rispettivam ente del 5 e del 6. Cfr. anche la * lettera di A. Sforza a Lod.
Moro in data di Roma 9 settembre 1497. A r c h i v i o d i i S t a t o i n M i l a n o .
2 B u b c h a r d i , D ia riu m II, 4 (0 4 , ( C e l a n i ) II, 5 2 .
a Sanuto I, 7S7, 792 ; cfr. sotto, cap. 7.
* S a n t x t o I , 832, 833.
s ** E x tra c tu s zifr c rev. doni. card. S fo r ile ad ili. ducem M ediolani in data
di Roma 24 dicembre 1497. A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o .
6 Vedi F e l i c i a n g e l i , I I m atrim onio d i L ucrezia Borgia, Torino-Roma 1901,
38-85. Per i precedenti storici cfr. le notizie ida atti mantovani in Luzio, I sa~
bella dE ste e i Borgia X LI 493-497.
7 Tolsi' questa circostanza finora sconosciuta da una ** lettera del c a r d i n a l e
A. Sforza a Lod. il Moro da Roma 14 giugno 1 4 9 7 . A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o , ora stampata in F e l i c i a n g e u , o. c . 4 8 s .

Separazione giudiziale di Lucrezia da G. Sforza.

451

premura di questaffare,1 e quindi gi nellagosto si avviarono


delle pratiche per un nuovo sposalizio di Lucrezia.2 Per Giovanni
Sforza oppose ancora per lungo tempo la pi vivace resistenza e
solo verso la fine di dicembre, dietro pressione dei suoi parenti,
di Lodovico il Moro e del cardinale Ascanio, sindusse a fare la
dichiarazione in iscritto di non aver mai consumato il matrimonio
con Lucrezia. Il 20 dicembre segu la separazione giudiziale.8
Questuomo rimasto cos gravemente offeso si vendic terribil
mente attribuendo ad Alessandro VI i peggiori motivi che si pos
ano immaginare. Questaffare del divorzio suscit ovunque tale
scandalo, che in tutto si prestava tfede ai nemici dei Borgia, rite
nendosi per veri tali delitti, che il sentimento morale rifugge dal
nominare)).4 Per Alessandro VI non pu essere assolto (fella
colpa almeno di aver provocato con la sua condotta e in una ma
1
Cfr. in App. n. 39 la * lettera di A. )Sforza del 19 giugno e un* altra del
medesimo cardinale del 20 giugno 1497, entrambe nellA r c h I v i o d i S t a t o
in M i l a n o .
* Zi fra d, ViceeancellarU (A. Sforza) in data di Roma 20 agosto 1407 :
* Io presento tractarsi certa pratica fra N. S. e t il principe di Salerno per
(lare dona Lucretia, fiola di (S. S<, a l fiolo -del principe cum certe conditione
le quale quando fossero vere et se mettessero in effecto non credeva fosseno ad
alcuno bono proposito ne de la Mta R. ne de Ita lia . A r c h i v i o d i S t a t o
In M i l a n o .
3
Vedi G b e g o r o v i u s , {Lucrezia Borgia 101. Cfr. la lettera di Collenuccio
del 25 dicembre 1498 presso F e l i c i a n g e l i , Spigolature d'Archivio, Roma 1909,
48. Secondo F e l i c i a n g e l i , S u llacquisto Ai Pesaro fa tto da Cesare Borgia, Ca
m erino 1900, 11 ss. e 11 m atrim onio d i L. Borgia 72 s. ( F u risolto il negozio
della dote con una quietanza rogata in nome di Lucrezia dal notaio Beneimhene: per essa Lucrezia e suo padre rinunciavano al diritto di ripetere la dote
di 31 mila du cati), non calza la notizia di G b e g o r o v i u s , che S forza abbia
restituito la dote di Lucrezia. Il 7 giugno 1497 l agente mantovano Scalona scrive
a Mantova che il papa era talm ente smanioso della separazione che non solum
"fferixce lussare di dote a l S. de Pesaro, ma donarli qualche cosa pi ultra,
L rz io loc. cit. 497. La sentenza di separazione presso F e l i c i a n g e l i , Il m atri
monio 71 ss.
* Gregobovitjs loc. cit. 101. Circa il passo quivi riportato dal dispaccio
dell ambasciatore ferrarese Costabili (che cio Giovanni Sforza abbia detto al
dnca Lodovico sul conto di Lucrezia: A nzi haverla conosciuta infinite volte,
vut ohel papa non gelha tolta p er altro se non p er usare con L ei; il dispaccio
ora stampato presso F e l i c i a n g e l i , I l m a trim o n io 76 s.) il C r e i g i i t o n III, 201,
n- 1 cos osserva : I t wUl be observed, th a t Giovanni did not accuse Alexan^ r V i in th past, but imputed m otive for bis conduci in th future. This
motive was sho wn to be fa lse by th fact, that th Pope instantly set to work
t o provide a new husband for Lucrezia . Anche H i l l e b b a n d , non certo amico
dei Borgia, II, 46 d ice: l incesto del quale (i Borgia) sono im putati non
Provato . Cfr. su ci anche quanto diciamo pi sotto al cap. 10. Contro
l'incolpazione dincesto, che anche il fiorentino P a r e n t i nella sua relazione sul
luccisione del duca di Gandia (presso S c h n i t z e b , Z u r Gesch. A le x V I. 20) e
Parimenti il senese T i z i o (ibid. 15), elevarono contro Alessandro e Cesare, v.
Por F e l i c i a n g e l i loc. cit. 82-84. Anche V i l l a - U b r u t i a (L ucrezia B orja, Ma
drid 1922, 108 ss.) respinge l accusa.
. : ;

452

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 5.

niera fino allora inaudita lopinione pubblica di unepoca profon


damente -corrotta. Pareva che gli [scandali nella casa Borgia non
avessero a cessare: prima la fuga dello Sforza da Roma, poi il
misterioso e brutale assassinio del duca di Gandia, quindi il divorzo di Lucrezia voluto evidentemente per fini politici, ora la
prossima rinunzia di Cesare alla dignit cardinalizia, e aggiun
gasi il disegno di riforma abbandonato e il ritorno del papa alla
vita viziosa di una volta. E poi si possono far le meraviglie che in
Roma, quando trattavasi della fam iglia Borgia, si prestasse fede
ad ogni diceria, per quanto mostruosa ed orrenda1 Io lascio da
parte queste cose scriveva nel settembre del 1497 linviato ve
neziano riferendosi alle turpi voci che correvano in Roma :
questo per certo, che il papa si permette cose smoderate e intol
lerabili .2
Mentre la classe dei nobili moralmente depravata si compia
ceva nel raccontare le storie pi scandalose intorno alla famigliu
Borgia, il popolano dava (fede allazione di potenze demoniache.
Il 14 giugno 1497 si sparse la voce che in S. Pietro erasi udito un
gran fracasso e che serano viste delle fiaccole aggirarsi qua e l,
senza che alcuno le portasse; una visionaria dichiarava chera
stato il principe dellinferno coi suoi demoni. Nel dicembre del
l anno seguente si and spacciando di aver veduto lo spirito del
duca di Gandia in Castel S. Angelo e che si erano uditi venir fuori
spaventevoli suoni.3 Ancor maggiore era stato lo spavento i
29 ottobre 1497 allorch scoppi un fulmine nella polveriera di
Castel S. Angelo; lesplosione distrusse la parte superiore della
fortezza, mand in frantumi langelo di marmo e lanci grosse
pietre oltre il ponte 1S. Angelo (fino alla chiesa di S. Celso sulla
sponda opposta del fiume. Grandi segni e straordinarii scrive
il cronista veneziano Malipiero avvengono i tempi di papa
Alessandro; il fulm ine passato nella sua anticamera; egli ha
avuto linondazione del Tevere, il figlio gli venne ucciso nel modo
pi raccapricciante ed ora anche Castel S. Angelo saltato m
aria .4
III, 2 6 il .
I, 792-793.
s S a s t u t o I, 656-657, 842.
4
M A L T -P iero 497; cfr. S a n u t o I, 814, 815. A nnal. B&noniens. 916. D ia "0
d i S. T o m m a s o d i S i l v e s t r o 133. L a n d u c o i 159. B u r c h a r d i , Diariwm II. 411"
412, ( C e l a s i ) II, 58 ; cfr. G e i g e r , B u rea rd u s 187. V. anche L a n g e , 2 7 - 2 8 e
m o n e F i l i p e p i p r e s s o V i l l a r i - C a s a n o v a 469. K o d o c a n a c h i , L e chteau S am
A n g e 431.
1 C r e ig h t o n

2 Sanuto

6 .

Savonarola e Alessandro VI.


meno v era a sperare alcun che per la riforma della
Chiesa da Rodrigo Borgia, tanto pi gli sguardi deglita
liani si rivolgevano alleloquente domenicano, nel quale si con
centrava tutta lasprezza dellopposizione contro il rinascimento
anticristiano e la mondanit del capo della Chiesa, che in Ales
sandro VI era giunta al colm o.1
In quella Firenze cos guasta dai Medici, in mezzo ai filosofi
paganizzanti, ai gaudenti, agli artisti libertini, ai banchieri, ai
mercanti, ai maestri di calcolo politico e ai critici finissimi , 2 il
Savonarola era giunto almeno per il momento a dare alle cose
una piega in meglio del tutto inattesa. Per molti era naturale che
operassero da questuomo anche una riforma di Roma, specialmente perch egli non cessava mai dallaffermare che Firenze, <il
cuore dItalia , era chiamata a spargere per tutto lorbe la luce
del rinnovamento.3 II Savonarola poi insisteva nelle sue prediche
con crescente violenza sullassoluta necessit di una riforma di
lioma, del papa e della Curia. Ma precisamente alla corte dei
Borgia allora non pigliavasi che poco o quasi nessuno scandalo per
queste libere dichiarazioni, che Alessandro VI considerava con
grande imperturbabilit. Siccome il priore di S. Marco non ne
gava alcun domma, il papa sulle prime non pens di mettere un
freno alla libert del suo dire. Se il Savonarola si fosse contenuto
nei limiti di un predicatore e di un religioso, forse mai si sarebbe

uanto

1 K k a x t z . Si.rtnn IV. 50. Cfr. sopra: Introduzione p. 13S ss. Secondo il cro
mista senese Sigismondo Tizio, da una congiunzione osservata nel 1484 gli astrol"gi avevano presagito la comparsa di un nuovo piccolo profeta. Alcuni, come
' ristoforo Landino, riferirono la predizione all'imminente venuta dellAnticrlsto.
iizio poi crede che cos Savonarola fosse stato annunziato dagli a stii. Aedi *'
R o s d o s i . U n /l relazione senese su G. Savonarola, in A rd i. stor. Hai, 5 * serie II
(1888), 277 s.
2 O re g o ro v iu s

VI 13 404.

3 Guicciardini , Stor, fiorent. 138; L ucas , Savonarola 53.

454

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6.

venuto a trovare in serio conflitto con Alessandro V I .1 Ma essen


dosi evidentemente spinto oltre i limiti della sua competenza ed
avendo invaso nel suo fanatico entusiasmo sempre pi il campo
della politica, egli offr ai suoi nemici facile pretesto a domandare
ad Alessandro VI di procedere contro di lui.
I
nemici del Savonarola, che trovavasi nella via migliore di
diventare re di Firenze, 2 erano molti e potenti: innanzi tutto
Piero de Medici e i suoi fautori, poi tutti gli aw ersarii della
costituzione teocratico-democratica introdotta dal Savonarola e
della sua rigida disciplina in quanto ai costumi, il partito degli
Arrabbiati in opposizione agli aderenti del Savonarola, che aveano
preso il nome di Frateschi o Piagnoni per il loro lamentarsi della
corruttela dei tem pi,3 finalmente tutti quegli Stati italiani che
risolutamente avversavano una politica francese. Firenze sola si
opponeva a questa politica approvata e sostenuta dal papa, mentre
il Savonarola era il pi focoso e instancabile patrocinatore della
lega con la Francia. Ma come voleva essere riconosciuto per il
messo di Dio in tutte le sue proposte, cos anche come patrocina
tore dellalleanza con Carlo V i l i egli pretendeva di avere una
immediata missione divina. N el frivolo e scostumato re di Francia
eg*li vedeva sempre uno strumento eletto da Dio per la riforma
della Chiesa; Carlo, egli profetizzava, vincer in ogni caso e Fi
renze, se gli rimarr fedele, riavr tutti i suoi posedimenti per
duti. Quasi in ogni predica insisteva sulla necessit di a lle a rs i
colla Francia. 4 Spesso diceva pure, che Carlo V ili r if o r m e r e b b e
in ogni caso la Chiesa'.5
1 Cfr. Cosci, Savonarola 437 e specialmente P e l l e g r i n i in A rch. d. Soc.
R om . XI, 710.
2 Si venera il Savonarola come nn santo e un profeta, riferisce l ambascia
tore estense ; cfr. C ap p elli, S a v o n a r o l a 21, 51, 52, 56, 63.
Cfr. Abmrtrong 169 s. S ch n itzee (Savonarola ini S tr e ite m it seinein
O rden 83 ss.), ricorda che nel numero degli avversari del Savonarola in l'!_
renze erano anche 1 domenicani del convento di S. Maria Novella, ma che persino in S. Marco continuavano le lotte interiori per quanto i frati, nel lor
entusiasmo i>er il loro superiore sembrassero unanimi colla parte maggiora
della citt (85).
4 M e i e r 93 e R a n k e , S tu d ie n 258. Quanto alla politica francese del S a v o
narola cfr. anche S c h n i t z e r in H ist.-pol. B l. CXXV (1900), 40S s. A causa dell *
sua politica francofila 1 nemici di S. a Firenze lo chiam avano la distruzione c
la- rovina della c itt ; cfr. P a r e n t i presso S c i i n i t z e b , Q uellen u, Forscli. IV,
e in proposito p. x civ s. Contro questa politica PaTenti eleva accuse in nume
rosi altri passi e finalmente, dopo il racconto sullesecuzione egli torna a di1
a m o d i conclusione (ibid. 282) : Incompensabile fu e l danno ricevutosi 1>1
questa citt <1 sopradecti fra ti . Precisamente per questa politica, a suo
dere dannosa1, il Parenti da zelante fautore, chera stato in principio, era di
venuto un deciso avversario del S . ; cfr. O. R s s l e b in H istor. V ieterljahrsclK
XIV (1911), 450-4S3, che rettifica in parte la concezione di iSchnitzer.
5
C ap p elli. Savonarola 52. Sulla corta veduta politica, che S a v o n a r o 1
condivideva con Lodovico il Moro relativam ente a Carlo V ili , cfr. F ester, -*/i!

Ingiunzioni al Savonarola. Obblighi di lui al riguardo.

455

Ove si rifletta che il re di Francia fece ripetutamente al papa


la minaccia di un cos detto concilio di riforma, cio della, sua
deposizione, non pu fare alcuna meraviglia, che poco a poco
lazione del focoso ed eloquente domenicano venisse riguardata in
Roma con occhi sospettosi e ci tanto pi allorch si vide che
ladesione dei Fiorentini alla lega antifrancese desiderata dal papa
non aveva un nemico pi risoluto del Savonarola.1 Quando lin
vasione di Carlo V i l i and fallita, Alessandro VI prese la risolu
zione dintervenire nelle cose di Firenze, dando tuttavia in tale
occasione prova di grande moderazione.2 Un breve del 21 luglio
1495 concepito in termini molto cortesi riconosceva lopera del
Savonarola a pr delle anime, ma nel medesimo tempo in virt
di santa obbedienza linvitava a recarsi senza dilazione a. Roma
onde render conto delle profezie chegli spacciava come rivelazione
divina. Il Savonarola rispose il 31 di luglio rifiutandosi di andare:
egli riconosceva bens il dovere di obbedienza specialmente in un
religioso, ma la sua indebolita salute e le insidie che si aspettava
dai suoi nemici non gli permettevano di esporsi allora ad alcun
viaggio; di pi la sua partenza da Firenze tornerebbe a danno
della citt. 3
In seguito a ci giunse un secondo breve in data 8 settembre,
indirizzato ai frati di S. Croce, cherano nemici con quelli di
S. Marco. Questo parlava di un certo Fra Savonarola, che si an
dava spacciando per profeta di Dio senza provarlo n con miracoli
fl con speciale testimonianza della Scrittura. La pazienza del
Papa, si diceva pi innanzi, giunta al colmo; il Savonarola deve
astenersi da ogni specie di predicazione; il convento di S. Marco
dovr appartenere da qui innanzi alla congregazione lombarda:
1 suo vicario generale (Sebastiano Maggi, che pi tardi fu dichia
rato beato) stabilir il luogo dove il Savonarola abbia a recarsi.

chiavelli 34: N on iper nulla S. fu 11 contemporaneo di L. i l Moro. Ambedue


'fdono in Carlo V i l i il loro strum ento: luno non pensa che a s, laltro sol
tanto alla Chiesa .Nel resto la loro corta veduta la medesima .
1 Cfr. I/rcAS 134 s.
2 Cfr. L u c a s 180 ss. ; A r m s t r o n g 177. R a n k e , Studien 247 lo riconosce,
Mentre il V iu a b i anche nella nuova edizione I 2, 392 parla dellira subitanea e
ella vendetta del papa.
3 ' n.i.Aiu 12, civ-cvir. Una risposta di fi. al breve del 21 luglio 1495 come
apologi minuziosa del suo profetismo di fronte al papa e al pubblico anche il
M1 Compendium revela tivn u m , di cui dallagosto allottobre 1495 uscirono pa
recchie edizioni latine e italiane ( H a i n n.i 14332 ss.) ed in Q u t i f , V ita H ier.
' *Vonarlae i, 213-385. Ctfr. S p e c t a t o r ( K r a u s ) neUa B ell. nW A llg. Z eitu n g 1898,
n 248' P- 4. Ibid. n 169, p. 6 iS p e c t a t o r richiama l attenzione su gli scritti molto
rari- coi quali il canonico fiorentino Domenico iBeniviem, uno dei pi fedeli se
c a c i del s., svolse ulteriorm ente questa difesa accomodandola al gusto del pubico ( p r e s s o H a i n n . i 2 7 8 4 -8 6 ).

456

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6.

Chi contraddir a questa disposizione incorrer ipso facto nella


scomunica.1
La proibizione di predicare venuta da Alessandro VI e la riu
nione di S. Marco alla congregazione lombarda non contenevano
evidentemente nulla di peccaminoso poich linibizione di qualche
cosa in s e per s buona, la quale non prescritta in tutte le cir
costanze, non pu ritenersi come male. Il papa stesso secondo le
leggi canoniche aveva senza dubbio il diritto di dare gli ordini
contenuti nel breve deil8 settembre. Per conseguenza il Savona
rola e come prete e come religioso era tenuto ad obbedire in quelle
due cose al suo capo superiore. Da principio lo stesso priore di
S. Marco non disconobbe la cosa. Sebbene tutte queste cose pro
vengano da coloro che odiano a morte me e la libert di Firenze

i
Vedi R a y n a x d 1497, n. 17-18 e in proposito G h e r a r d i 3S8. Il testo a n c h e
in B u r c h a r d i D iariu m ( T h u a s n e ) II, 4(52-405, ( C e l a s i ) II 92 s. (in t e d e s c o
presso G e i g e r , Buroardus 200-212). Cfr. L u c a s 184-186. L u c a s crede che l i n d i
rizzo a S . Croce invece d i |S . Marco non sia stato inteso dal papa, ma sia u n
errore intervenuto nella spedizione. S c h i u t z e r (Hist.-pol. B l . CXXV [1000], 411)
spiegherebbe il tono pi forte del breve dell'8 settembre in confronto con quello
del 21 luglio con motivi esclusivam ente politici, che avrebbero sostanzialmente
determinato lazione del papa contro S . Il 9 settembre Alessandro VI comand
a S. Maggi di chiamare il Savonarola a rispondere della sua nuova dottrina e
delle sue prediche scandalose ; in pari tempo S . Marco veniva di bel nuovo s o t
toposto al Maggi e il Savonarola sospeso dalla predicazione durante il p e r i 01' "
delle trattative. L u o t t o . I l vero Savonarola e il Savonarola di L. P astor (Fi
renze 1897) p. 605-600 ; cfr. P a s t o r . Zur B eurthehm g Savonarola's 63 s. Siccome
il L u o t t o cita in alcuni passi loriginale tedesco della mia opera, neUa mia d i
fesa che fu tradotta anche in italiano (da C. B e x e t t i , Trento 1898) ie in fran
cese (da P. R a y n a u d , P aris 1898), mi credetti in dovere di concludere c h ' e l i 1
conoscesse loriginale, mentre egli cita di solito la traduzione italiana in p a r t e
difettosa. Si risaputo intanto dal prof. C i p o l l a , ch'egli aveva comunicato ni
L u o t t o quei p a s s i tedeschi. Io certo non potevo saper questo,, non dicendone
niente il L u o t t o ed ora tanto pi volentieri rim etto la cosa nei suoi veri t e r
mini, in quanto con ci viene almeno a cadere 'accusa. Negli altri miei ap
punti contro il L u o t t o non ho nulla a cambiare. La seconda edizione ( F i r e n z i
1900) uscita dopo la m orte del Luotto non che una tinta edizione accrescili111
d'una nuova prefazione e coll'aggiunta di un nuovo documento (p. 600 s')L u o t t o fu severamente giudicato in specie da F . X. K r a u s in L it, Rundschau
1898, nr. 3. il quale osserva che non si sa comprendere, come la mia nan*1
zione in s cosi calma, moderata e in assoluta corrispondenza coi fatti a b b i J
potuto eccitare la collera del signor L u o t t o . U n giudizio sim ile ha pronunciato
un critico italiano m olto rispettabile, C. P a o l i , in Arch, st. Hai. 5* Serie

215 ss., 441 s s . Cfr. anche S p e c t a t o r in Allgem. Zeitung 1S98, B ed. nr.
B r o s o t i , Zur Savonarola-K ontr over se 258-261 ss. Contro il ricordato a r t i c o l o

Paoli e contro P a s t o r (Z ur Beurteilung Savonarolas) muove P . V i l l a r l


questione Savonaroliana, in Arch. stor. Hai. 5* serie X X III (3-899), 114-123. ^
scritto di O' N e i l , J. Sa vonarole (Boston 1898) privo di valore : vedi J
K r a u s in L it. Rundschau 1S99, n r . 3 ; cos pure un secondo lavoro di O Ne11^
W as Savonarola really excom m unicatedt .4 Inquiry, Boston 1900 (vedi L1 1
nel T ablet del 2 giugno ,19100, 845 s.).

Nuovo breve di Alessandro VI. Escandescenze del Savonarola.

457

cos egli il 15 di settembre a un suo confratello a Roma nondi


meno malgrado tutto questo, se non posso provvedere altrimenti
alla mia coscienza, ho risoluto di obbedire, vada pure tutto il
mondo in rovina. In nessun modo voglio io in questaffare ren
dermi reo di peccato, nemmeno ven ia le .1 Non del tutto cos
esplicita e insieme non chiara fu la risposta, che il Savonarola
mand ad Alessandro VI il 29 settembre. In questa dolevasi che
i suoi nemici avessero tratto il papa in inganno ed applicava a s
le parole di Cristo, chegli aveva annunziato apertamente la sua
dottrina e che nulla aveva detto in segreto. In quanto alla mia
dottrina continuava io mi sono sempre sottomesso al giu
dizio della Chiesa: in quanto alle mie profezie, io non ho mai
a fermato di essere senzaltro un profeta, sebbene questo non sa
rebbe poi uneresia. Io certamente ho predetto alcune cose, le quali
si sono poscia avverate: altre si adempiranno col tempo. Dal
tronde tutta Italia sa, che i castighi sono gi cominciati e che
soltanto la mia parola ha ridonato la pace a Firenze. Rimettere
la nostra causa alla congregazione lombarda un voler far giu
dice il nostro avversario. Se ci siamo separati da questa congre
gazione, abbiamo fatto una cosa lecita, poich tutti ammettono
che sia permesso ad ognuno di passare ad una regola pi severa.
Una riunione con quella congregazione non farebbe che provocare
nuovi dissidii e scandali. Vostra Santit dice di aver ordinato
quella unione affinch altri non venisse a cadere nei miei errori,
ma essendo ora provato, che io non son caduto in nessun errore,
con la causa deve cessare anche leffetto. Avendo dunque trovate
ialse tutte le accuse levate contro di me, non ho che attendere una
risposta a questa mia difesa ed una sentenza di assoluzione. Io non
predico altro che la dottrina dei dottori della Chiesa ; qualora me
ne fossi allontanato, sono pronto a farne emenda dinanzi a tutto
il popolo. Da ultimo ripeto quello che ho sempre detto, chio sotto
pongo me stesso e i miei scritti al giudizio della santa romana
Chiesa . Alessandro VI diede una grande prova di prudenza e di mode
razione cedendo con un nuovo breve del 16 ottobre sul punto pi
jmPortante. quale era la riunione di S. Marco colla provincia lom
barda, nel caso che il Savonarola osservasse rii divieto di predi
care. Il breve pontificio concepito in termini assai indulgenti ,
dava anzi tutto uno sguardo retrospettivo ai passi che Roma aveva
latti fino allora. Cio che il papa aveva gi prima manifestato il

1 P u b b lic a to d a P e r r e x s 534-538. C fr. V i-I-I AKI I 2, 404.


2 I 'r e s s o R a y n a l d 1497, n . 20-27 ( e r r o n e a m e n t e s o t t o l a d a t a d e l 29 o tt o b r e
1 t!lO- B u r c h a r d i D U irivm ( T h t j a s j t e ) II, 406-473, ( C e l a n i ) II, 94-99 ( i n te d e s c o
P re sso G e i g e r 214-225). V i l i a r i I 2, 405-406; c f r . P e r r e n s 320-329. L t j c a s 186-193.

458

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6.

suo dispiacere circa le agitazioni fiorentine occasionate specialmente dalle prediche del Savonarola, poich invece di predicare
contro i vizi egli andava annunziando il futuro, dicendo di saperlo
per ispirazione dello Spirito Santo. Tali dottrine essere pericolosa
per la salute delle anime- di molti e non avrebbero fatto che se
minare discordia. Per tali ragioni dopo matura riflessione aveva
chiamato a Roma il Savonarola perch vi si giustificasse. Ora per
il papa ha appreso con piacere dalla lettera inviata poco fa a lui
e per altre ancora, che il Savonarola si sottopone in tutto alla
Chiesa romana, come conviensi a un buon cristiano. Il papa ama
credere, che il Savonarola abbia mancato pi per eccesso di zelo
che per cattivo animo. Tuttavia perch una cosa cos importante
non proceda trascuratamente, il papa esser venuto nella risolu
zione di scrivergli ancora una volta e di ordinargli in virt di
santa obbedienza di astenersi dora innanzi da ogni predicazione
pubblica e privata, fino a che abbia agio di comparire con sicu
rezza e comodo a Roma, non per in compagnia di gente armata,
come si va dicendo, o finch non venga mandata una commissiono.
Se si mostrer obbediente a questordine, sar abolito il contenuto
dei brevi antecedenti.1
Frattanto il Savonarola, incalzando i pericoli per Firenze da
parte di Piero de Medici, era di nuovo salito sul pergamo fin
dall11 ottobre per infiammare i concittadini a combattere contro
il tiranno. U naltra volta dal luogo santo egli chiese la morte per
tutti coloro che favorissero il ritorno dei Medici. Tu devi fare
con loro gridava - come fecero i Romani contro quelli che
volevano rimettere sul trono Tarquinio. Tu che non vuoi portare
rispetto a Cristo, lavresti per un privato cittadino ? Fa che la giu
stizia abbia il suo corso. E fossanche il capo della pi nobile fa
miglia, mozzagli la to sta .2 Escandescenze simili si ripettettero
nelle prediche del 18 e 25 ottobre. Solamente adesso per un r ita r d o
non ancora spiegato giunse il breve del 16 ottobre. Con le sue pre
diche il Savonarola aveva bens ottenuto che limpresa di Piero
de Medici fallisse, ma egli dovette dire a se stesso daver rotto
lobbedienza promessa il 15 settembre allordine del suo s u p e r i o r e
maggiore, dal quale soltanto doveva partire la missione apostolica
per il ministero della parola. Questo breve dovette metterlo nel
pi grande imbarazzo. Che quelluomo esaltato non si attendesse
tanta moderazione viene mostrato da una circostanza, che getta
una luce assai brutta sul suo sentimento ecclesiastico. In tutta

1407 , n . 19. B u b c h a r d i D ia riu m ( T h a u a s n e ) II. 465 s., ( O k a > 1 '


212 s.). Anche presso Q t t t i f , V ita H ier. Savonarola# II. 134
J I e i e r 155, 359-3Q0 con data falsa ; cfr. G h e r a r d i 390-391. L u c a s 193 ss.
- Cfr. sopra : Introd. p. 181 s.
i

II, 94

R a y x a td

(G e ig e r

P sicologia savonaroliana.

459

segretezza per opera dellambasciatore fiorentino del duca di Fer


rara egli si era messo in rapporto con questo principe, implorando
il suo aiuto nel caso che il papa non gli menasse buona la sua
scusa e intendesse procedere pi avanti contro di lu i.1 Siccome
il papa ora mostravasi pronto allindulgenza e al perdono, e per
di pi lo scopo proprio ed immediato delle prediche, cio il man
dare a vuoto lassalto dei Medici, era raggiunto, il Savonarola
poteva sospendere nellAvvento la sua predicazione senza farsi
troppa violenza. E tanto meglio il poteva, visto che i suoi ade
renti ottenevano sempre pi predominio nella c itt .2 Ora egli
invece mise in opera tutte le leve onde ottenere dal papa la revoca
del divieto di predicare, poich soltanto cos egli credeva di poter
proseguire la sua azione politico-religiosa. Il governo di Firenze
si adoperava instancabilmente e in tutti i modi per il medesimo
intento. Il 13 novembre fu spedita una lettera al papa, alla quale
segu unaltra al protettore dellOrdine domenicano in Roma, il
Cardinal C arata.3 Questo principe di S. Chiesa a quianto rife
rivano le relazioni fiorentine da Roma in un colloquio avrebbe
persuaso il papa a permettere di nuovo la predicazione al Savo
narola, ove questi si tenesse nel campo religioso. Nemmeno il Sa
vonarola os affermare che in realt fosse stato dato un tal per
messo. Che tale licenza non fosse data nemmeno a voce (certo
non sussisteva un breve in proposito) risulta chiaro dal contegno
della Signoria di F irenze,4 che il giorno 11 febbraio 1496 decise
dintimare senzaltro al Savonarola di riprendere le sue prediche

1 Dispaccio del 20 ottobre presso

Ca

p p e l l i,

Savonarola 09. Da esso rilevasi,

che il breve del 16 ottobre non era ancora giunto a Firenze.

2 Ranke, S tu d ien 252.


Vedi Y i l l a r i I . App. cx n r; G h e r a r d i 130 s s . Cfr. L u c a s 197 s .
*
Vedi Cosci 131-432; cfr. C i p o l l a 733. Degna di nota mi sembra anche la
tetter del Savonarola del 2 febbraio 1490 ad Antonio de Olanda (presso V ellab i
U J, cxiv), nella quale s i dice: S i im p e tr a W u r licentia praedieandi pr m e a
s iimmo Pontifici', daho vobis in praedicatoreni Fr. D om inicani de piscia, h x e ita te
rrao fra tres e t alios devotos a d orandum pr Ime causa, quia res habet difficililatem. S c h n i t z e r (H ist.-pol. Bl. CXXV [1900], 4 1 4 s.) osserva in proposito: L a
'osa non cosi sicura, come pensa Pastor , ma da ci chegli adduce i>er 1 opi
nione contraria risulta tu ttal pi che al tempo in questione una voce sosteneva
'a concessione della licenza. Realmente di tutto ci degna di nota soltanto la
relazione dellagente m ilanese Somenzi a Lodovico il Moro del 10 febbraio 1496
'refc. s/or. ital. X. S. X V III 2, p. 9), secondo la quale nelloccasione di ci che
fece l'ultimo giorno di carnevale S . avrebbe dichiarato pubblicamente che aveva
ottenuto il permesso di predicare. Se realmente ha detto questo, egli in quel
S'orno avrebbe quindi creduto all'esistenza di una licenza (data oralmente al
Parafa). Ma poi i> altrettanto degno di nota, come L u c a s osserva in proposito
200; cfr. 202), che nella predica d'introduzione del 17 febbraio non sappeli
'' '* 11 tale licenza, come neanche pi tardi. iLe pa/role riportate nel testo della
Pudica d'introduzione cercano invero di giustificare la disobbedienza.

460

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo G.

nel duomo sotto pena dincorrere la propria indignazione.1 Quel


frate, che aveva tante difficolt, per rispettare gli ordini del suo
maggior superiore ecclesiastico, annu subito a questa indebita
ingiunzione dellautorit civile.
Il
17 febbrio il Savonarola sal nuovamente il pergamo e pre
dic per tutta la quaresima. Fin dalla prima predica egli dichiar
che il papa non poteva ingiungergli nulla che si opponesse alla
carit cristiana o al Vangelo. Quando non v alcun dubbio di
chiarava allora il Savonarola che un comando dei superiori si
oppone ai comandi di Dio e specialmente al precetto della carit
cristiana, in tal caso nessuno deve obbedire, poich sta scritto: tu
devi obbedire piuttosto a Dio che agli uomini. Ma se la cosa non
evidente e un qualche dubbio rimane, circa lessere o no con
trario il comando dei superiori a quello di Dio, allora bisogna
obbedire ai superiori.2 La teoria quivi esposta intorno allobbe
dienza, che i sudditi debbono allautorit ecclesiastica, pu venire
intesa e applicata giustamente, ma anche falsamente. La disubbi
dienza e lopposizione allordine di un superiore sono permesse,
anzi in certe circostanze doverose, ogni qual volta oggettivamente
il comando urta senza dubbio contro il Vangelo o la carit cri
stiana ; finch per esiste anche il pi piccolo dubbio, bisogna obbe
dire. Ora, un uomo, che aveva propugnato con ardore i suoi intenti
religiosi e politici, che non di rado cadde in eccitazione passionale
e sera prodotta non solo una certa suscettibilit per fenomeni
e stati allucinatorii, ma forsanco questi fatti stessi 3 era egli in
grado di colpire nel giusto in un affare concernente s da vicino
la sua persona e lopera sua? Egli in tutto conforme alle leggi
Docum enti 129 ss. Dal documento quivi dato a p . 130 s. r i s u l t a ,
gift (fin d'allora non tutti in Firenze approvavano questo modo di p r o c e d e r e .
I documenti dell'intervallo fra febbraio e aprile 1490, che si riferiscono alle trat
tative tra Firenze e Alessandro (VI nella questione del S. e nei quali, dispersi
qua e l, vengono riferite dagli incaricati fiorentini delle espressioni o c c a s i o
nali del papa sul S., sono riuniti in estratti presso L t t c a s 202 205.
La dichiarazione del Savonarola suona cos : Ogni volta dunque che si
potessi vedere espressamente che 'li comandamenti de li superiori son contrarialli comandamenti di Dio et massime al precetto della charita ninno dovrebbe
obedire in questo caso perche glie scritto : oportet magis obedire Deo qua
hominibus : ci bisogna obedire pi tosto a Dio che a li huomini. A dvenga
che quando non fussi chiaro ma dubio chel comandamento del superiore fus''
contrario al comandamento divino crederei in questo caso che si dovessi segni"
tare il giudicio del superiore. Prediche (/uadrages. del r. fra te Savojmbom
sopra Am os ecc. (Venetiis 11539) tf. 5. Che qui non vi sia traccia di dottrina hl,>"
sita, come fu affermato nella precedente edizione, stato dimostrato esaur*0"
temente dal Dr. S c h n i t z e r 777 s. ; quanto io nel resto mi a l l o n t a n i dall"
S c h n i t z e r viene esposto e stabilito con prove nelle pagine seguenti. T u t t a lfl
predica del 17 febbraio 1490 data in tedesco presso i S c o t t m i a e r 54-74.
3
Ci concede anche il recentissimo apologista ' S c h i u t z e r 570. Cfr. inoltre
il prof. H. G r a u e r t nel supplem. alla Germania 189S, 23 giugno, p. 300.
i G h e ra rd i,

che

Il Savonarola riprende la predicazione.

4tl

della psicologia, che un tal uomo giungesse allopinione oggettiva


mente sbagliata, che lordine del papa troppo incomodo per lui
contrastasse senza dubbio colla carit cristiana e col Vangalo.
Un tale erroneo pensare attenua certamente la colpa personale del
Savonarola, ma non giustifica il suo operato.1 II Savonarola vera
mente affermava nella sua predica, che avendo seriamente preso
in esame le sue vie, le aveva trovate assolutamente pure, avendo
sempre sottoposto le sue dottrine al giudizio della Chiesa ; che seb
bene fosse persuaso che i brevi emanati da Roma fossero invalidi,
perch basati soltanto su relazioni contrarie alla verit e menzo
gnere, egli intendeva tuttavia procedere con la massima cautela
e che per questo aveva taciuto fino allora : ma che vedendo raf
freddarsi lo zelo dei buoni e i cattivi prendere maggiore baldanza,
erasi deciso a ritornare al suo posto. Prima per mi volsi al Si
gnore dicendo : Io mi dilettavo della pace e della quiete, ma tu mi
hai tratto fuori, mostrandomi la tua luce. Vorrei riposarmi, ma
non trovo un luogo. Vorrei tacere e non parlare, ma non posso,
poich la parola di Dio arde in me come un fuoco, che se io non
mando fuori mi brucia la midolla delle ossa. Ors, o Signore,
perch tu vuoi eh io navighi in questo mare profondo, sia fatta
la tua volont. Loratore aveva certo dimenticato, chera stata
1autorit civile che gli aveva imposto di predicare e lo sospingeva
di nuovo nel mare profondo .2
1 Come rS. e i suoi seguaci difendessero il rifiuto dobbedire dim ostrato
anche dai ragionamenti di Bartolomeo Redditi, un fanatico aderente del !S.,
presso Schnitzek, Quellen u. Forsch. I, 62 ss. Anche relativam ente a questi ra
gionamenti vale il giudizio dato nel testo.
2 Schnitzeb (786-787) cosi esprime la sua opinione: Ma se c era realmente
da temere, che l'adempimento degli ordini pontifici dovesse apportare gravi pre
giudizi di carattere corporale e spirituale alla citt, e il Savonarola era persuaso,
che collomettere a lungo il predicare e con l allontanarsi dalla citt egli avrebbe
laveniente mancato sia contro la carit cristiana verso il prossimo sia contro la
Mla Particolar vocazione, allora egli secondo il d iritto canonico non era tenuto
"Il obbedienza, nemiche se questa sua persuasione era in qualche modo errata,
0 se l'ordine era dato sotto pena delVex-com m im icatio latae sententiac . Quando
l1"! lo ScHNirzEB adduce un nuvolo di testim onianze teologiche per provare
che il diritto canonico, allorch trattasi di eseguire un comando peccaminoso
" ingiusto del papa, anche sotto minaccia d ellexcoinmunicatio latae sententiae
non obbliga , egli fa opera inutile come a buon diritto dichiara S p e c t a t o b
(Allgem Zeitung 1898, BeU. nr. 248) poich una verit incontestata, prosegue
a dire S p e c t a t o b , accessibile a tu tti i cattolici colti, che qualunque comando di
Qualsiasi superiore, il quale imponga un atto positivamente cattivo, viene di
IMr s a naufragare contro lo scoglio della coscienza individuale. Ma questa venon ha nulla a che fare con Tobbligo certo che ha il chierico di astenersi in
**01 excomm unicationis da ogni funzione ecclesiastica, anche se la censura
no stia giuridicam ente. Negando questo, si viene senzaltro a porre lopinione
soggettiva al di sopra delVautorit e si rom pe tu tto lordinamento ecclesiastico.
erci noi siamo d avviso che il Savonarola era tenuto a risp e tta re in foro
'' terno anche una censura secondo la sua persuasione ingiusta e illegittim a e

462

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6.

Grande rumore fece la predica tenuta dal Savonarola nella se


conda domenica di quaresima e rivolta precipuamente contro i vizi
di Roma. Egli cominci con una strana esposizione del passo di
Amos (IV, 1): A udite verbum hoc, vaccae pingues, quoe estis in
monte Sctmariae. Per me cos cominci queste vacche
grasse significano le meretrici dItalia e di Roma. Forse non ce
n alcuna in Italia e in Roma ? Dir mille troppo poco per Roma,
dieci mila, dodici mila, quaranta mila sono ancor p oche.1 E con
tinuando su questo tono descrive i vizi di Roma con espressioni,
che ai nostri giorni non tutte s i possono ripetere.2 II predica
tore non rifletteva chegli aveva raccolto nella chiesa centinaia
d'innocenti fanciulli, per i quali lungo le pareti era stato eretto
un apposito anfiteatro.
Quella predica della seconda domenica davvento non fu punto
uno sfogo isolato della passione,3 poich questa descrizione intem
perante dei peccati di Roma si stende per tutto il ciclo della predi
cazione. Pur toccando ripetutamente questioni politiche, linsi
stenza pi che tutto stava nelle invettive contro la Curia. Queste
crebbero sino ad appelli come questo : Fuggite dalla figlia di
Babilonia, fuggite da Roma poich Babilonia significa confusione,
e Roma ha confuso tutta quanta la Scrittura, ha confuso insieme
..

ad asten ersi da ogni pi-edicazione e<l a tto di culto finch non fosse ritirata W
scomunica . X adduce cambiamento alcuno ci che di nuovo porta il c o n t r a r i o
negli B ist.-p l. B l. OXXV,* 50C ss. e in Rassegna Jfaz. CXIX (1901), 706-728
(G iudizi del P astor sul Savonarola) per dimostrare errata e insostenibile l 'o p i
nione di Spectator e nostra. Se, come di nuovo egli pensa, Savonarola aveva il
diritto di non rispettare anche pr fu ro extern o la censura secondo lui i n v a l i d a ,
perch l invalidit della censura sarebbe stata notoria, (t al e notoriet sussi
steva in ogni caso dalla parte dei suoi seguaci, che formavano la m a g g io r a n z a
molto preponderante della popolazione ), con tali sofismi in realt si mette il
giudizio soggettivo sopra l'autorit ecclesiastica ed in questo modo potrebb e
giustificarsi qualunque siasi rivoluzionario quando sia riuscito a guadagnar5*
ed a fanatizzare dei seguaci.
i P rediche sopra A m o s e sopra Zacharia, Vinezia 1544, f. 129.
Cosi giudica un cultore entusiasta del Savonarola : V i l l a r i I2, 42S ; efrV illahi-Casanova 209 ss. In molti esemplari delle P rediche quadrag. (p"r l"'
in quello <lella Biblioteca civica di Francoforte sul M.. che appartenne a Gio'Massimiliano zum Jungen) la suddetta predica tagliata via come s c a n d a l o s a .
Bonet-M aubt (Les prcurseurs d e la rform e, Paris 1904), crede di soddisfare a
un urgente bisogno stampando integralmente (p. 241-264: il passo suUe v a c c i"
pingues a p. 251 ss.) n el testo italiano questa predica della seconda doweu>ea
di quaresima del 1496, di cui /dice (216) : Il manque dans les ditions catho 1
ques des sermons de ,S. ; (239) : parce qu'ayant t spcialement censur lllU
Alexandre VI, il a t supprim dans t.outes les ditions postrieures au mi11111
du xvi* sicle . 11 passo sulle vaccae pingues, iv i, pag. 251 ss.
3
Circa questo tempo M a c h i a v e l l i (E stra tto di lettere ai Dieoi di B " 1
febbraio 1496, in Opere di A'. M achiavelli II, Firenze 1874, 254) dice : Fra Giro
lamo fa cev a in F irenze il diavolo.

:j

Longanim it di Alessandro VI.

463

i vizi, ha confuso ogni cosa -1 Nella predica di chiusa della


quaresima del 1496 il Savonarola ripet ancora una volta le teorie
in to r n o allobbedienza ecclesiastica suonanti assai equivocamente
sulla bocca sua, le quali, secondo lapplicazione che egli ne faceva,
d o v e v a n o rovesciare ogni ordinamento nella Chiesa. Noi non
sia m o tenuti cos ragionava ad obbedire a tutti i comandi.
Se e s s i vengono per false informazioni sono invalidi. Se aperta
m en te contrastano con la legge della carit cristiana contenuta
nel Vangelo, si deve resistere . 2
Persino di fronte a queste provocazioni Alessandro VI diede
p rova di grande moderazione e non precipit n u lla.3 Egli lasci al
Savonarola pi di mezzanno di tempo perch tornasse a migliori
sentimenti. Ma in Roma prevaleva via via sempre pi lopinione,
che ormai non potevasi evitare di procedere ulteriormente contro
di lui. Ci esigevano motivi politici e ragioni ecclesiastiche. Il non
a v ere osservato il divieto di predicare, le continue invettive, final
m en te la parte di profeta che egli eseguiva, diventarono a lungo
a n d a re insopportabili.4 Daltronde la politica francese, alla quale
quelluomo teneva ferma Firenze, era per Alessandro VI come
una minaccia di una nuova invasione di Carlo V ili, forse anche
della sua deposizione mediante un concilio e di uno scisma.
tu tti

1
Prediche sopra A m os e sopra Zachara, (Vin. 1554, f. 374: <sF ugitevi
'lalla figliola di Babilonia, fugitevi da Roma. Babilonia vuol dire confusione :
ionia ha confuso tu tti e vizii insiem e, ella ha confusa tutta la scrittura, ella
>a confuso ogni cosa, fugitevi da Roma .
J Prediche loc. cit. f. 4 !)7 v. V ill a r i 1 2 , 439, il quale giustamente osserva che
Queste espressioni sonavano come un grido di guerra. La predica data in tede
r presso ScHOTTMrtLLER 81-89.
^ " Gfr. P e l l e g r i n i in A reh. d. Soc. Rotti. X I, 713. V. anche G r e i o h t o n III,
4. Secondo il P a r e n t i ( R a n K e 254, n. 2) nel maggio del 1496 Alessandro VI
i'ri'bbe offerto al Savonarola il cappello cardinalizio per mezzo di Cesare. Ad
1111 riiuto di questa dignit sembra riferirsi quel passo deUa predica del Savo
narola, dn cui egli dichiara di voler solo un cappello tinto d i sangue, cio il
artirio ; vedi M e i e r 112 e V i i -l a r i I2, 418 s. Lo i S c i i n i t z k r 645 e 721 ritiene
"fferta del cappello cardinalizio per cosa incontestata e che solo il tempo ne
sla incerto. Per questultim a ragione c poco da cavare da questa notizia ; a me
resto il fatto non sembra ancora messo completamente in sicuro. Anche
, ' t:i"lAT0B (AUgem. Z eitu n g 1898, B eil. nr. 143) dichiara che la cosa non
u,,ri di ogni dubbio. S c iin iio tr (loc. cit. CXXV, 415 s.) torna a sostenere la
'ItA dellofferta, che considera una trappola per S. onde infrangerne linfluenza
u tirenze. Neanche il tempo sarebbe incerto come prima pensava, perch Pa' nti ricorda la cosa nel maggio 1490, e IS. v allude in predica nell'agosto. L ucas
10 s-) Propende a considerare la cosa fondata, ma sotto un punto di vista,
u non farebbe disonore ad Alessandro V I: th ere c(in bc noi douM th a t Ale<?r, n o tw ith sta n d in g his otcn vices, appreciated th zeal o f th F riar, and
'Varded him as an eariiest bui m isguided man, To save such a m an froni th
11 consequenoes o f his own obstinacy icas an end w o rth y o f being a chieved;
ivCAS 1)816 ammette che tutta la storia pot anche avere la sua origine esclu' :lInente dal passo della predica e che questa non ha invero questa precisa base.
* Cfr. G j i e r a r d i 14 1 .

464

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6.

Intanto nella citt dellArno gli animi si riscaldavano ogni


giorno pi e le prediche del Savonarola erano in alto grado acconce
per aumentare la passione.1 Di l -riferivasi chegli trattava il papa
peggio di un Turco e i principi italiani peggio di eretici. Le pre
diche contumeliose del domenicano passarono presto anche al
lestero: il Savonarola disse pi volte daver ricevuto lettere di
adesione anche dalla Germania. Si narra persino che il sultano
facesse tradurre quelle prediche in turco.2 Non occorreva pi
listigazione da parte della lega, n da parte del cardinale Ascanio
Sforza per indurre Alessandro VI a un passo decisivo. Il Savona
rola e i suoi fautori spiegavano un terrorismo che diveniva sempre
pi insopportabile. Chi non mi crede, andava predicando il fana
tico profeta, non pu essere buon cristiano, e affermava di non
errare, come non erra Dio. In termini ancora pi forti andava ci
ripetendo il suo pi fervoroso seguace, Fra, Domenico da Pescia.
Questi assicurava che la terra, il mare e il cielo stesso sa re b b e ro
distrutti prima che la dottrina del Savonarola venisse a b b a ttu ta ,
anzi che perirebbero prima i cherubini, i serafini, la. beata Ver
gine Cristo stesso .3
Un nuovo breve, emanato dal papa il 7 novembre 1496, ac
quist decisiva importanza. Era stato abbandonato il progetto di
riunire S. Marco con la congregazione lombarda ad esso ostile
e Alessandro VI form invece una nuova congregazione di tu tti
i conventi domenicani posti nel territorio di Toscana e di Rom a
con vicario proprio da eleggersi secondo gli statuti dellOrdine
ogni due anni dai diversi priori. Per i primi due anni il paPa
confer questo ufficio al Cardinal Carafa, chera stato sempre
amico del Savonarola. Lentrare a far parte della nuova co n g re
gazione fu imposto a tutti in virt di santa obbedienza sotto
pena dincorrere ipso facto nella scomunica in caso di renitenza.4
1 Se il Savonarola cosi Iiorrf.xs 261 avesse veramente posseduto nell-1
sua vita pubblica quella umilt, eli'egli ostentava e che deve essere una dell*
prime virt di un monaco, egli avrebbe lasciato Firenze o almeno avrebbe ces
sato dal predicare. Per quanto fermamente credesse di esser in possesso delverit, non -era lecito a un prete di volerla far valere a prezzo di sangue.
permettere poi di continuare ad essere ancora la causa della pili tremenda i
scordia fra i cittadini. Ma lanima sua era fortemente temperata ad ogni lot1,1
e queste agitazioni formavano la sua vita. Io non posso vivei'e dice':'
se non predico . Circa le prediche tenute dal S. nelle domeniche e feste dur.n
lestate del 1496, Cfr. L u c a s 209 s.
p
2 Vixlabi 12, 458 ; cfr. IaMjce, Stu dien 255 e Perbens 236. Schnitzeb. Q
len u. Forsoh. IV, 140.
3 Relazione del P a r e n t i presso R a n L k e , S tu dien 265.
.
*
Il breve, tratto dal Cod. 2053 della B i b l i o t e c a R i e c a r d i a ^
presso Viklari I2, xii-cxiiv e anche nel Bull. ord. P raedic. IV, 124-125.
^
Villari, per il giudizio sul breve, cfr. le dichiarazioni di L t j c a s 221 e Soffi'1
Savonarola im S tr e ite m it senem Orden 74.

Teoria errata de) Savonarola circa lobbedienza.

465

Come prete e come religioso il Savonarola era tenuto ad obbe


dire al supremo capo della Chiesa in tutte quelle cose di carattere
ecclesiastico che non eran peccato, qualunque fosse costui perso
nalmente e per quanto avessero potuto influire su di lui delle
ragioni politiche.1 Ci non ostante il profeta dei Fiorentini ri
cus assolutamente di obbedire a questordine del suo superiore
maggiore e incorse per ci stesso nella scomunica. I motivi chegli
adduceva a sua giustificazione, erano assai singolari. Aderire alla
nuova congregazione cos dichiarava egli nella sua Apologia
della congregazione di S. M arco2 > non dipende esclusivamente
dalla mia decisione, ma anche dalla volont di 250 frati, i quali
tutti hanno scritto al papa in senso contrario ed io non posso
n voglio oppormi alla loro risoluzione, perch mi sembra giusta
ed onesta. Lunione voluta dal papa impossibile, irragionevole,
dannosa, poich da ci sorge un peggioramento della disciplina.
I frati di S. Marco, prosegue egli a dire, non vi possono essere
costretti perch i superiori non hanno la f acolt di comandar nulla
che sia contrario alla costituzione dellOrdine, l'laj carit cri
stiana e alla salute delle nostre anime. Noi dobbiamo quindi sup
porre chessi siano tratti in inganno da false informazioni e re
sistere intanto a un comando che offende la carit cristiana. Non
dobbiamo farci atterrire da minacce e scomuniche, ma esporci
piuttosto alla morte che sottometterci a un provvedimento, che
attossicherebbe e guasterebbe le nostre a n im e.3 Nel medesimo
1 In questo giudizio sul dovere dellobbedienza convengono E h s e s in Rm.
QuartaUchr. X III (1899),379,B e i x e s h e i m nel Katholile 1899, II, 409 ss. ed A.
R o s l e b in M st.-pol. Bl. CXXV (1900), 195 s .
2 Per questo A pologeticw n F ratrum Congregationis S. M arci cfr. anche
IUcas 216 ss. ; S c h n i t z e b , Savonarola im S tre tte m it seinern Orden 74 ss.
3 S c h n i t z e b (p. 790 ss.) cerca anche qui di difendere il Savonarola, mettendo
a l l a pari Vordine pontificio di entrare nella congregazione toscano-romana col
comando di accettare una disciplina pi larga, anzi lassa. N ella susseguente
serie darticoli (ibid. OXXO [1900]) S c h n i t z e r 421 ss. persevera nella sua opi
nione che la disobltedienza di S . non solo si possa giustificare canonicamente,
ma sia anche stata un suo dovere di coscienza ed a p. 489-^01 ritorna a l suo
concetto, che, poich lentrata nella congregazione romano-toscana avrebbe si
gnificato il passaggio da una pi rigida ad una pi lassa osservanza della regola,
i l S . avrebbe in ci veduto un'infrazione dei suoi voti e perci la scomunica
sarebbe stata invalida (500 ss.) perch sotto minaccia della medesima era co
Mandata cosa peccaminosa (il passaggio a llosservanza pi lassa !). Cfr. inoltre
S c h x t t z e r , S. im S tr e ite m it seinem Orden 77 ss. Contro Schnitzer cfr. i ra
gionamenti di L t t c a s (220 ss.), il quale, senza contestare la Iona fide d el S. nel
auo atteggiamento avverso la disposizione pontificia, malgrado Schnitzer sostiene
che tale atteggiam ento non pud oggettivamente difendersi. Cfr. anche il giudizio d i e . .M i c h a e S l in Z eitschr. / . lcath. Theologie XXIV (1900), 180 s . .
cosa sorprendente vedere con quanto spreco derudizione e insieme con quanta
mancanza di rigore logico, anzi con quali evidenti contraddizioni si sia voluto
difendere la disobbedienza del S . Sono troppo senza fondamento dal punto di
vista morale e canonico le speciose ragioni addotte a favore del -S. .
p * s to r,

Storia dei Papi, III.

30

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6.

tempo il Savonarola tornava a predicare parlando molto del suo


lume profetico e pi ancora di politica.
Tutto questo ingrandito anche daglintrighi in Roma dei ze
lanti avversarli del Savonarola doveva offendere gravemente
Alessandro VI. Se non che la sua prudenza lodata dai contempo
ranei trattenne anche questa volta il papa, che trovavasi allora in
una molto difficile situazione politica, dallentrare in una lotta di
retta col priore di S. Marco e da quel pratico uomo di stato che
era egli prefer di battere altra via. Onde staccare i Fiorentini
dallalleanza francese promise loro la citt di Pisa e chiese linvio
di un nuovo oratore per trattare in proposito. La Signoria asse
cond il 3 marzo 1497 questo desiderio mandando a Roma Ales
sandro Bracci. Questi si present al papa il 13 marzo. Facendo
allusione a Lodovico il Moro, Alessandro disse: Dio perdoni a
chi ha chiamato i Francesi in Italia, poich da qui sono nati tutti
i malanni per il paese . Quindi cerc dindurre loratore fioren
tino ad abbandonare lalleanza coi Francesi. State con noi,
esclam siate buoni Italiani e lasciate i Francesi in Francia!
Su questo punto mi dovete dar garanzia, non belle parole, ma
qualche cosa che suoni impegno formale . Indarno loratore fece
valere i motivi per i quali il suo governo aderiva alla Francia:
il papa rimase fermo sulla necessit per Firenze di abbandonare
quella politica. Constargli molto bene che la cagione di un tal
contegno, indegno duna potenza italiana, era la fiducia riposta
dai Fiorentini nelle profezie di un chiacchierone. Essere egli-pro
fondamente rammaricato al vedere come la Signoria di Firenze
tollerasse che quel domenicano minacciasse, aggredisse, vilipen
desse in modo inaudito lui, il p ap a.1
Questo lamento non era infondato, poich anche nelle p r e d ic h e
della quaresima del 1497 le accuse contro la Chiesa romana for
marono il tema principale del Savonarola. Il suo linguaggio si
fece sempre pi violento e insolente. Fatti in qua, ribalda Chiesa,
gridava fatti in qua ed ascolta quello che il Signore ti dice :
Io ti avevo dato le belle vestimenta, e tu ne hai fatto idolo. I vasi
desti alla superbia; i sacramenti alla simonia; nella lussuria sei
fatta meretrice sfacciata; tu sei peggio che bestia; tu sei un mostro
abominevole. Una volta ti vergognavi de tuoi peccati, ma ora non
pi. Una volta i sacerdoti chiamavano nipoti i loro figlioli; ora
non pi nipoti, ma figlioli, figlioli per tutto. Tu hai fatto un luogo

i G h e b a b d i 149 s. ; cfr. Cosci 440 s. B i c e A g n o i . e t t i , Aiess. Braccesi. Con


tribu to alla storia d ellumanesimo e della poesia volgare. Firenze 1901, 177-191.
211-218; l'istruzione per Braccesi a p. 211 ss. L'esposizione della A g n o l e t t i con
sidera in particolare anche il modo con cui il Braccesi cerc di lavorare in Kuia
per Savonarola.

L in gu aggio violento del Savonarola contro Roma.

467

pubblico, e hai edificato un postribolo per tutto. Che fa la mere


trice? Ella siede sulla sedia di Salomone, e provoca ognuno: chi
ha danari passa e fa quel che vuole, chi cerca (il bene scacciato
via. E cos, o meretrice Chiesa, tu hai fatto vedere la tua brut
tezza a tutto il mondo, e il tuo fetore salito al cielo. Tu hai mol
tiplicato le tue fornicazioni in Italia, in Francia, in Ispagna, per
tutto .1
Questi discorsi erano tali da alienare dal profeta fiorentino
anche gli animi di coloro, che fino allora lo avevano favorito.
11 generale dellOrdine ed anche il cardinale Carafa si staccarono
da lui.2La causa del Savonarola era ormai belle perduta in Roma ;

1 Prediche di F ra te Gieron'uno da F errara sopra B zechiel, Yen. 1541, f. 203-ffiv, _<>5-205v (predica 32, sabato dopo la terza domenica di quaresima). V u x a ri
II-- 4, il quale giustam ente osserva, che il passo sui figli dei sacerdoti rivolto
direttamente contro Alessandro VI. D ella medesima opinione iSpectator
1 l Ugem Z eitu n y 1898, Beil. n. 222), il quale dopo aver citato il suddetto passo,
'"*1 osserva: Q uesti esempi! possono bastare. Essi dimostrano, che In realt
Savonarola si serviva di una violenza di linguaggio inaudita perfino in quei
b'mpi. \ erso questo tempo anche Geiler di Kaisersberg predicava nella catte1rale di Strassburgo e veramente anchegli ha detto a vescovi e a canonici la
'riti, ma non tenne dei discorsi oltrepassanti ogni misura. Ed anche proba che, corno opinano pure M e i e r (p. (122) e Bbosoh (in Z eitsehr. f . Oeschicht*"
aft, nuov. Ser. II, 271), qualche proposizione scandalosa non sia stata
l,lta ^ U e edizioni a stampa e che anzi le prediche siano a noi pervenute sotto
una forma in pi punti abbreviata. Le accuse del Savonarola sono certo esagerate
* generalit di cui egli compiacevasi. Accanto a i m ali v erano pure i Iati
, "m in Roma vivevano ancora degli elem enti buoni e nobili, come un Egidio
? iterbo. Ma prescindendo affatto -da tutto questo non pu certamente dirsi,
' pulpito sia il luogo adatto dal quale debbano udirsi tali invettive ed accuse
ro
Curia, i prelati ed il clero tutto, e ci alla presenza del popolo ignoe di donne e di fanciulli. Circa il linguaggio appassionato di iS. nelle sue
iche cfr. le testim onianze di M achiavelli comunicate da B b o s o h (loc. cit.
t* S)' Schkitzeb {H ist.-poi, B l. CXXV [1900], 361 s.) vuole giustificare le in. . "ranze del S. osservando che nelle vene dei meridionali scorre un sangue
' calilo che in quello dei freddi tedeschi, e che perci il S. tanto meno da
J l|rars' alla stregua di -Geiler perch anche i suoi uditori non erano borgheu (li Strasburgo ! N el suo Z u r G esehichte A lexanders VI., p. 19 lo S c h k i t z e b
ili. -* C*'P Pich sugli avvenim enti e scandali d allora in Roma, come pu ve
ro] (lai ^ s t i fiorentini, si era molto bene inform ati a Firenze, se Savonah a V KtigIri!ltizz<j con parole frem enti dira quella svergognata condotta, egli non
ato scandalo, come si voleva sostenere, alle masse popolari, ma sempliceha f ha sostenuto il diritto della coscienza morale profondamente ferita ed
'io; J>nnat soltanto come il portavoce vivente d innumerevoli cuori indignati,
im ^ la coscenza personificata della parte migliore dei suoi contemporanei. II
f f 'P e r non era luogo adatto a ci.
j...' 01 suo Savonarola im S tr e tte m it sein-cm Orden u n d senem K lo ste r
<lin n 'len ^ 1 4 ) S c h s i t z e b intende esporre la nuova e non usuale idea che l Or<%!
ealcano ebbe una parte sostanziale nella ruina del S. (p. iv). .Suo prinRf.a P avversario a Roma era P. Francesco Mai, che, uscito da S . Marco, and a
av
dove divent nel 1407 procuratore dellOrdine (v. sopra 159 n. 4). M ai
" adoperata a danno del S. tutta linfluenza di cui disponeva alla Corte

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6.

468

m a anche in Firenze si venne compiendo un cangiamento a suo


disfavore. I suoi implacabili nemici, gli A rrabbiati e i Compagrrncci (cio i buontemponi e i gaudenti), guadagnavano sempre
p i terreno. La irritazione giunse a tale, che la Signoria dovette
emanare un decreto, col quale veniva proibito di predicare a tutti
i monaci di qualsivoglia Ordine a cominciare dal giorno dellAscensione. In detto giorno (4 maggio) il Savonarola sal ancora una
volta il pulpito del duomo e di nuovo os dire, che chi persegui
tava lui, perseguitava Iddio; lItalia e specialmente Roma speri
menterebbero gravi castighi, ma poi seguirebbe il rinnovamento
della Chiesa. Essere falsissim o quel che si diceva, chegli oggi non
avrebbe dovuto predicare, perch ne potrebbero sorgere dei tu
multi : quando anche la Signoria vietasse di predicare, resterebbe
bene a vedere, se egli avesse da dare ascolto ad una tale tirannide.
A questo punto si lev un terribile tumulto, che ben tosto si tra
sfer sulle strade. Poco manc che tra i fautori e gli avversari del
Savonarola non si venisse ad aperta battaglia.1 Sono tornati i
tem pi dei Guelfi e dei Ghibellini , scriveva un ambasciatore.2 Dal
fatto che gli autori di questi tumulti rimasero impuniti, il Savonlarola dovette riconoscere che il suo partito aveva perduto la
preponderanza. In questo frangente il Savonarola dedise di azzar
dare una mossa per stornare la tempesta che minacciava da Roma.
Il 22 maggio scrisse al papa una lettera, che cominciava con queste
parole: Perch il mio Signore si adira contro il suo servo1
E continuando dichiarava che mai egli nelle sue prediche aveva
attaccato qualcuno-in particolare, molto meno il vicario di Cristo.
Aggiungeva di sottomettersi al giudizio della Chiesa e di non pi'e'
dicare aitila dottrina al di fuori di quella dei santi padri, come
in breve farebbe conoscere a tutti con il suo scritto: Il triovio
della Croce.*
Quando il Savonarola scriveva queste righe, in Roma era K
stata presa la decisione. Della necessit di procedere contro di
erasi alla fine convinto anche il cardinale Carafa, un tempo afflK

romana ( S c h n i t z e b 72, 92 ss.). Il generale dellOrdine e il papa s a r e b b e r o ^


influenzati assolutamente dal Mai. La ruina del S., per quanto vi partecu
;
dine, sarebbe stata la vittoria del convemtualismo e dellosservanza apP81^ ^
suUa rigida osservanza, alla (quale mirava il S. (25). A. N a t o l e nella W!sS ,^,r
Beil- alla Germania del 1914, n 22, col. 174 s. osserva in proposito che Se n*
ha dato troppo peso alla millantatrice lettera del procuratore Mai.
^ ,
1 La predica stampata presso Q u t i f , V ita H. Savonarolae II, ^
tedesco presso S o h o t t m i x e b 97-104. Cfr. R a n k e , S tudien 274 ss. H _nZts.
r a c c o n t o di P a r e n t i utilizzato in parte da R a n k e , ora dato da
ji.
Quellen u. Forsch. IV, 181-189. La relazione di C e b b e t a n t sul tumulto i
47

S.

Relazione di Somenzi del 4 maggio in Arch. str. ita l. XVIII A 1


a Presso Q u t i f loc. cit. 125-127. Cfr. V i i x a b i IP , 20.

D ecisione di Alessandro VI riguardo al Savonarola.

469

e protettore del Savonarola. Questi erasi sottratto allobbligo stret


tamente impostogli di sottoporre ad un esame la verit dei suoi
cloni profetici, esame che spettava indubbiamente alla Santa Sede.
Egli aveva pi volte predicato malgrado il divieto pontificio ed
erasi rifiutato di entrare nella congregazione toscano-romana. Che
cosa sarebbe stato dellautorit pontificia, se altri ne avesse seguito
l'esempio? Quel medesimo, che in tal guisa rifiutava di prestare la
dovuta obbedienza al suo superiore supremo, pretendeva poi si
obbedisse ciecamente a tutti i suoi ordini quasi fossero rivelazioni
divine ! 1
Il
13 maggio dellanno 1497 Alessandro VI sottoscrisse il breve,
che pronunciava ora anche espressamente e solennemente quella
scomunica, nella quale il Savonarola era gi incorso da s col di>obbedire allordine pontificio del 7 novembre 1496. Abbastanza
a lungo aveva temporeggiato il papa lasciando a quel fantastico
uomo sufficiente tempo a ricredersi. Riguardo alle querele circa i
maneggi del Savonarola Alessandro VI, come espressamente rife
risce lambasciatore di Firenze, diede chiaramente a vedere, che
mal volentieri egli avrebbe messo in opera tutti i mezzi cherano
n sua mano . Ma lostinato rifiuto del Savonarola a compiere
1unione prescritta dalla Santa Sede del monastero di S. Marco
alla congregazione toscano-romana nuovamente eretta, come pure
a sua non osservanza del divieto di predicare, equivalevano a una
^ale ribellione contro lautorit pontificia, che era necessario pren
dere dei provvedimenti in contrario. A ci si aggiungevano gli
attacchi continui contro Roma, ai quali scendeva il Savonarola e
^ parte che si usurpava di profeta di D io.2 Insieme ebbero intfuenza per anche dei motivi politici, il distacco della repubblica
fiorentina dalla Francia grandemente caldeggiato da Alessandro \ I e al quale il Savonarola opponevasi a tutto potere, non che
sforzi dei nemici del frate. Tuttavia per il tracollo lo diede
fine la disobbedienza del Savonarola alla Santa Sede. Un
ministero profetico al di sopra della gerarchia non lo poteva am
mettere nemmeno un Alessandro V I . 3
11 breve di scomunica suona cos: D a molte persone degne
fede abbiamo inteso, che un certo fra Girolamo Savonarola, al

* Psbjbxs 230 ss.


, *,t!' *1 dispaccio romano dellambasciatore fiorentino presso G h e r a b d i 141.
*n Zeitachr. f iir kathol. Theologie I V , 307 ; R a l a n 379 e R a n k e
,l(.| n
il quale giustamente limita linflusso della politica antifrancese
'Mia a OS8ervando : Il motivo principalissimo stava tuttavia nellasserzione
enaii)c'UI>Penia antorit spirituale, per la quale ora potevasl di nuovo fare asse<arafj" " cli un Pal'tito cittadino in Firenze . iSulla parte chebbe il Cardinal
* In questo breve vedi G h e r a r d i ICO s s . Cfr. anche P e l l e g r i n i in A r d i. <1.
Hom. XI, 717

!
470

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6.

presente, per quanto si dice, vicario di S. Marco in Firenze, ha


sparso dottrine perniciose con danno e scandalo delle anime sem
plici. Noi perci glingiungemmo in virt di santa obbedienza di
comparire dinanzi a noi per giustificarsi dagli errori di cui stato
incolpato e di sospendere le sue prediche; ma egli non volle ob
bedire adducando invece diverse scuse, che noi con troppa in
dulgenza ammettemmo, nella speranza che la nostra mitezza lo
facesse rinsavire. Ci non ostante egli persistette nella sua ostina
zione; dopo ci in un secondo breve (del 7 novembre 1496), glimponemmo, sotto pena di scomunica, di unire il convento di S. Marco
alla congregazione toscano-romana da noi recentemente costituita.
Ma anche allora rest fermo nella sua pertinacia incorrendo cos
ipso facto nella censura. Pertanto noi ora vi ordiniamo che nei
giorni di festa alla presenza del popolo convenuto dichiariate sco
municato il predetto fra Girolamo e che obblighiate ognuno a con
siderarlo come tale, non avendo egli obbedito alle nostre aposto
liche ammonizioni e comandi. Parimenti voi dovete, sotto la me
desima pena della scomunica, proibir ad ognuno di aiutarlo, di
praticare con lui o di lodarlo sia nei detti che nei fatti, siccome
scomunicato e sospetto di eresia. Dato da Roma, add 13 mag
gio 1497-1
Per usar riguardo al possibile ai Fiorentini il breve fu indiriz
zato non alla citt, ma ai singoli conventi.2 La solenne pubblica
zione segu solo il 18 di giugno.3 Nel frattem po gli a m b a s c i a t o r i
fiorentini residenti in Roma si erano adoperati attivamente per
ottenere il ritiro o almeno la sospensione della sentenza pontificia.
La lettera del Savonarola in data 22 maggio giunta frattanto
aveva disposto a mitezza il papa, che del resto fin dal principi"
erasi adoperato perch la cosa non fosse spinta agli estremi.
assai probabile che allora, malgrado le mene in contrario dei ne
1 Vedi D ei L u n g o in A rd i. stor. tal. N. (Serie XVIII 1. 17 s. e V i i x a b i 1
x x x ix - x l (ed. tedesca II, 151 s. 339 s.); Cfr. Sanuto I. 632 s. Che la scorni1'
fosse giusta ammesso anche da critici protestanti, per es. K r a b b e , Savonoro^
(Berlin 1862) 56; parimenti da Biermann, K rit. Stu dien zu r Gesell, des Fra O.
(dissert. di Rostock), Kln 1901, 60 ss. Che essa non fosse giusta sosteiir0'
Brosoh, Zur Savonarola-K(introverse 203 ss. ; Saittter, S. rform ateur ,w,>
Montauban 1907. 87 ss. La polemica sorta recentemente fra gli storici
validit deUa scomunica del S. ha dato occasione a X. H i i . i . i x g di dedicare
indagine so c ia le 'ila questione canonica, importanti; ter la disciplina <?'
siastica, del significato di im ta causa per la validit della sentenza di 8
munica, in A rch iv f. kath. K irchenrecht LXXXV (1905), 246 ss., 516 ss..
Egli mostra che lopinione dominante nel medio evo era quella della validit
scomunica anche senza in sta causa. Questa opinione dominante fu comi'
^
alla fine del medio evo da Gerson e da iS. (719 ss.). H i x l i x g pensa che <>1 i]l0
priore domenicano e capo-popolo Gir. Savonarola sostiene in questa <Hie5
una parte caratteristica, ma non molto gloriosa (724-729).
2 Un esemplare fu diretto anche alla 'Signoria ; cfr. L ucas 257.
^
s L a n d u c c i 152-153. P a r e n t i presso S c h n i t z e r . Quellen . Forsch.

L intemperanza del Savonarola im pedisce un aggiustam ento am ichevole.

471

mici del Savonarola, sarebbe stato possibile ottenere una sospen


sione del breve. Alessandro VI trovavasi profondamente scosso
per latroce assassinio del duca di Gandia e anche assai angustiato
non potendosi scoprire lautore dellorrendo m isfatto.1 Nella
mente di un uomo di stato cos prudente non poteva pertanto al
bergare il pensiero di peggiorare ancora con un nuovo conflitto
la situazione gi difficile. Perci egli rimise laffare del Savo
narola alla commissione cardinalizia di recente istituita per 'la
riforma della Chiesa affinch esaminasse nuovamente la cosa; un
accomodamento pacifico in quei giorni era certamente1nel campo
del possibile.2
In questo critico momento fu lintemperanza del Savonarola che
tolse di mezzo la speranza di appianare amichevolmente la cosa.
In tutta fretta il 19 di giugno egli scrisse una E pistola contro la
scomunica surretizia, a tu tti i cristiani e d ile tti in Dio. Qui il Sa
vonarola cerca di difendersi contro le accuse dei suoi avversarli e
riafferma la pretesa sua missione divina. Questa scomunica, dice
egli sulla fine, non valida n innanzi \a Dio <n innanzi agli uo
mini, perch fondata su ragioni ed accuse falsamente inventate
dai nostri nemici. Io mi sono sempre sottomesso al giudizio della
Chiesa e mi vi sottopongo anche ora, n mai verr meno al do
vere di obbedienza. Tuttavia non si deve obbedire a un comando,
che sia contrario alla carit cristiana e alla legge dell Signore,
poich in tal caso i nostri superiori non tengono pi il posto di
Dio. Intanto voi apparecchiatevi con le orazioni a ci che deve
seguire; noi, poi, qualora la cosa procedesse pi oltre, manifeste
remo la verit a tutto il mondo.3

1 C fr. s o p r a p . 4 3 1 s s .

2 V edi

P e lle g rin i

in A r d i. d. Soc. R om . X I, 719.

3 V i l l a r i I I ( e d . t e d e s c a ) 1 5 3 . M e ie k 1 3 5 s . Q u e s t o o p u s c o l o c o m e u n a s e c o n d a

Epistola cantra sen te n tia m excotnm un icationi contra se nuper m iu ste lata/m
y e n n e r o im m e d ia t a m e n te s t a m p a t i

(H

a in

n .i 1 4 4 5 3 s s . , 1 4 4 6 2 s s . ) . O f r . S

W q u a le o s s e r v a c h e p e r c i n o n l i in s e r is c e , p o i p e r c h t r o p p o lu n g h i e

cosa fratescha
l' a n t i c a s t a m p a

( I , 6 3 4 ). L a s e c o n d a
( s . 1. e t a .

8- e la critica tedesca,
om e il
c o n c i lio .

s.

epistola

anltto ,

per esser

s t a t a d i n u o v o p u b b lic a ta s e c o n d o

u e\lIn tro d u zio n e

[1 4 9 7 ] d a F . T o c c o

F ir e n z e 190 0 x x v - x x ix ,

ch e

la

V il l a b i,

r ip u b b lic a p e r

Il

m o stra re

s i a p p e ll a p e r s o n e e a l c o n c ilio d i C o s ta n z a p e r la s u p e r io r it d e l

O fr . a n c h e HSp e c t a t o r

(K

ra us)

n e lla

B eil. nlVAHgem. Z eitu n g

n 1 6 9 , p . i . p e r q u e s t i d u e s c r i t t i c f r . L u c a s 2 3 6 s s ., 2 3 9 s s . ; a p . 2 4 1 -2 5 3 L

1898,
uoas

e s a m in a m in u t a m e n t e le r a g i o n i , s u l l e q u a l i s i f o n d a l a c o n v in z io n e d i S c i o :
10 c h e l a s c o m u n i c a c o n t r o d i l u i f o s s e n u l l a i n
P r im a p u b b l i c a p r o t e s t a e g l i n o n a v e s s e p i
s o lo p u b b l i c a m e n t e

se ste ssa ;

2 c h e d o p o l a

su a ;

a lc u n o b b lig o d i r is p e t t a r la a n c h e

e d is c u te c o U o S c h n itz e r . L

ucas

a m m ette

(2 5 1 s .) c h e

dal

l' u n t o d i v i s t a d u n a c o s c i e n z a e r r o n e a S . a g l n e l l a b u o n a f e d e d e l s u o d i r i t t o ,
>na n o n g l i c o n c e d e l a s c u s a d i u n a in vin ciU y erroneous conscienee, a n z i o p i n a
>h(lt th m itta k e icas one fro tn uyieh a deeper and m ore thorough hum iU ty w ould
ilai'c saved him. C f r . a n c h e H i l a i n g l o c . c i t . 7 2 4 s ., c h e s v o l g e i s e g u e n t i p u n t i : l e

472

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6.

Il
papa non pot fare a meno di ravvisare in questo procedere
del Savonarola quasi una dichiarazione di guerra. Il 26 giugno
egli disse allambasciatore fiorentino che era risoluto procedere
contro il frate disobbediente alla stregua dei canoni ecclesiastici
stabiliti contro i disprezzatori e i ribelli dalla Chiesa. I Fiorentini
speravano pur sempre di otitonere mediante negoziati diplomatici
un cambiamento in favore del 'loro profeta, specie perch Ales
sandro VI ebbe a dichiarare che se Firenze desistesse dallalleanza
francese, gli avrebbe assecondato la repubblica in tutto quello che
potesse. Anche presso i cardinali linviato fiorentino perorava con
tinuamente in favore del Savonarola e in sulle prime non del
tutto senza effetto, giacch alcuni membri della commissione car
dinalizia manifestarono lidea che si sospendesse la censura per
due mesi, nel quale spazio di tempo il Savonarola avrebbe dovuto
recarsi in Roma. Questavviso tuttavia non prevalse. Daccordo
col papa i cardinali preposti alla riforma deliberarono non po
tersi in alcun modo concedere lassoluzione richiesta dalla Signo
ria, se prima il Savonarola non prestasse obbedienza agli ordini
dal suo generale e del papa. Gi si diceva che verrebbe lanciato
linterdetto su Firenze. Linviato fiorentino non si perdette
danimo nemmeno adesso, ma dopo mesi e mesi di pratiche il
12 febbraio 1498 dovette confessare, che le difficolt erano grandi
oltre m isura.1
Circa lo stesso tempo il Savonarola, pi che mai convinto
della sua speciale missione divina,2 faceva quanto era in suo po
due eccezioni di Savonarola contro la validit della sua scomunica non sono
valide : 1 non s i pu dubitare della reale intenzione del papa di s c o m u n i c a r l o ,
come pure chegli abbia agito con conoscenza reale dello stato della cosa ; 2 non
solida lopposizione che fa il <S., chegli poteva non riconoscere la s c o m u n i c a
a suo vedere ingiusta e quindi non astenersi dalla predicazione e dall'ammimstrazione dei Sacramenti, senza operare contro la carit e con ci vulnerare In
propria coscienza (predica d e ll'll febbraio 149S). |Solamente quanto ai c o m a n d i
positivi del papa (passaggio alla provincia lombarda dell'Ordine) egli non era
in obbligo di obbedienza se se ne sentiva aggravata la coscienza : in ci gli era
aperta la via eli pregare il papa d i permettergli d'uscire dallOrdine.
1 G iie r a r d i 1 7 2 , 1 7 4 -1 7 6 : c f r . p r e s s o C a p p e l li,
e ste n se
c u m e u ti

il

s u lle tr a t t a t iv e

fio r e n tin e c o n

fin e d i m a g g io s o n o r a g g r u p p a t i
doveva

in v ia r s i

al papa

S.,

m a non

a fa v o re d el
uno

S a v o n a ro la

8 9 s ., i l d i s p a c c i o

q u a l e p a r la p u r e d e l s e n t im e n t o i r r e c o n c i lia b il e d e l .S a v o n a r o la .

una
fu

R om a

presso

le t t e r a

s p e d ita

d e i p u n t i d a c c u s a , a i q u a l i n e l

d u r a n te

l'e s t a t e

I d"

p a r t i r e d a lla

L u c a s 2 5 7 - 2 6 7 ,. 2 0 9 - 2 7 0 . N e l l u g l i o 1-'*

c o lla

firm a

di

m o lti

c itta d in i

fio re n tin i

( c f r . L u c a s 2 6 3 s ., 4 0 1 s s . ) . Q u e s t o
p r o c e sso co n tr o

S. fu

d a to

costitu

s p e c ia le p eso.

2 Cfr. la relazione dellambasciatore estense dell'agosto 1497 circa il sUI>


colloquio col profeta, il quale dichiar di essere solo mio strumento di D10*
che perci non tem eva nulla e che D io rimarrebbe vincitore. C a p p e l l i 9>
cfr. 9S-99 sul fermo proposito di quell'uomo caparbio di non prestare obbe
dienza al papa. Cfr. anche Ja lettera del Savonarola del 13 agosto 149 1 a

Ribellione del Savonarola,

473

tere per accrescere queste difficolt, irritare allestremo il ponte


fice e rendere impossibile ogni accomodamento.

Fino allora egli eras'i astenuto dalle funzioni ecclesiastiche


pubbliche, anche al tempo in cui la peste desolava Firenze sa
pendo pur bene che ognuna di tali azioni compiuta da uno for
malmente e solennemente scomunicato sarebbe stata riguardata
da molti come un sacrilegio.
Sulla fine dellanno 1497 egli mut pensiero. Il giorno di N a
tale celebr le tre Messe e porse la comunione a tutti i suoi frati
e a moltissimi laici. Persino molti suoi devoti disapprovarono tali
azioni, in cui vedevano un sacrilegio.1 Presto corse Voce che lo

I- Pittorio (Arch. star. ita l. App. V i l i , 129-130), in cui egli con indignazione
respinge la proposta di comprare con danaro l'assoluzione dalla scomunica,

fecondo il Burlamacchi questa proposta sarebbe stata fatta dal cardinal Piccolomlni ; v e d i M eieb 140. Solo da poco stata messa alla luce una notevole
lettera del Savonarola ad Alessandro VI del (13 ottobre 1497, pubblicata pel
primo da L. F e r r e t t i in II quarto centenario della m orte d i Fr. Q. Savonarola
'1*98), n. 6. p. 83 ; ristam pata come aggiunta allappendice della seconda ed i
zione di L c o t t o , I l vero Savonarola, Firenze 1900, 000 s. ; in tedesco itti
s < 'h x i t z e r
in H ist.-pol. B l. CXXV, ">16 s., che la dice la splendida lettera
'el 1 3 ottobre 1497 . iSe genuina, essa sarebbe unumile dichiarazione di sot
tomissione e preghiera di perdono, e quindi, come a ragione rileva S f e c t a t o r
' K r a u s j loc. cit. n. ICO, p. 2, sta n e i pi acuto contrasto coll'umore del
trate, il quale pel N atale riassunse il suo ministero sacerdotale. Ibid.
K r a t j s osserva : Sorge la questione se questa lettera, ove sia genuina, sia
mai stata spedita, e se spedita, se sia sta ta consegnata ad Alessandro . Ofr.
anche L u c a s 267 s s . , il quale parim enti n ota: disgraziatam ente le afferma
zioni li questa lettera stanno in aspra contraddizione col suo reale atteggia
mento. in regard to th p a rticu la r th in y th u t was d en ta n d a l of hitn. \ a perd
ammesso, che la lettera, presupposta la sua genuinit (su che L u c a s non si
'"prime (li pi) mostra tliat, in rcsistin g A lexa n d er V I, he was not h im se lf
' 0<Mrc/ou* of any ivant o f true lo ya lty to th llo ly S ee (p. 269).
1 N a r d i I, 120 dice che il Savonarola aveva ripreso le sue funzioni ecele' stirile con gran m araviglia d'ognuno e d ixpiachnaito non piccolo de suoi
roti. Parenti; (presso IU nke, S tu d ie n 289 e |Sohxitzer, Quell a i u. Forscli.
>V, 220) parla di circa 300 comunicanti e osserva (iSohnitzes 221) : Tale pra'"* grandissim a adm iratione d ette alla citt. Secondo P a ren ti (Schnitzeb
--4 s.. 226 s., 320) i l malumore aveva specialmente U fondo politico, che senza
ecessit veniva stuzzicato U papa nel momento, in cui si sperava di riavere
cl uo aiuto P isa. Lo stesso Parenti disapprov latto di iSavonarola princi1'Iniente per questo riguardo ag li svantaggi m ateriali cherano a tem ersi
' ^chxitzer o lii) e d altra parte vede nel compimento di funzioni ecclesiaetiche a N atale (1497) una manovra partigiana politica dei frateschi, che con
cir' manifestarono apertam ente come nella loro adesione al frate per essi si
'rattava non della .religione, ma soltanto dei loro propri vantaggi iSchnitzeb
' IV: cfr. ibid. l'20). c h x i t z e r <H ist.-p o l B l. 'CXXV, 013 ss.) ammette il
to delio scandalo preso, ma pensa che solamente i nemici lo avrebbero ad''rittura coltivato artificiosamente ; essi soltanto l'avrebbero spinto si avanti,
le naturalmente il popolo sub grande confusione.! V altronde sarebbero
-'lite considerazioni politiche e materiali, che anche tra i piagnoni provocai "1 disapprovazione dell'atto del Savonarola.

474

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6.

scomunicato intendeva riprendere anche le sue prediche. La sco


munica, cos diceva egli allinviato di Ferrara, ingiusta e desti
tuita dii forza obbligatoria : non se ne curerebbe punto ; si riflet
tesse soltanto qual vita menava Alessandro VI; egli ad ogni
modo predicherebbe per mandato di uno, che sta pi in alto del
papa e di tutte le creature)).1 Il vicario dellarcivescovo di Fi
renze cerc dimpedirlo. Con decreto speciale proib nel modo
pi severo a tutti gli ecclesiastici dintervenire alle prediche del
Savonarola e ingiunse ai parroci distruire il popolo circa la va
lidit e le gravi conseguenze della scomunica: chi andasse ad
ascoltare una sua predica, incorrerebbe ipso facto nella scomu
nica e sescluderebbe da s dai sacramenti e dalla sepoltura ec
clesiastica. La Signoria pose tosto un termine a questa opposi
zione minacciando delle pi gravi pene il vicario.2
Sotto legida del potere civile e con manifesto disprezzo dei
comandi del suo primo superiore ecclesiastico, il profeta scomu
nicato li l febbraio del 1498, domenica di settuagesima, sal nuo
vamente if pulpito del duomo di Firenze. Con parole calde dira
egli difese apertamente la sua disubbidienza alla Santa Sede. Il
buon principe, il buon ecclesiastico non altro che uno s tru m e n to
nella mano del Signore a governare il popolo- Quando per
iagente superiore si ritrae da lui, esso allora non pi stru m e n to ,

1 C a p p e l l i , Savonarola 102. R a n k e , S tu d ie n 2 8 9 s. scrive: D i gran lunga


pi grave (clie le funzioni ecclesiastiche del Savonarola) fu quando si pens
di permettere al frate di predicare anche fuori di iS. Marco, perch in e ie '
era una aperta ribellione agli ordini pontifici e alla scomunica del m e d e s i m o
proclamata (sic!) dal pulpito nel giugno precedente. Questo non pu riguardar-*
come un semplice atto d i disobbedienza, poich chiaro che in tal guisa veni'*
intaccato tutto il sistem a della Chiesa. La suprema autorit del papa e la sua
infallib ilit venivano con ci messe in dubbio... R esistere alla s c o m u n i c a era
un aprire la strada alla riforma generale, di cu i oceupavasi il Savonarola- "
Contro questultiina asserzione hanno protestato e non a torto il V i a l a b i H-85, n. 2 e P e l l e g r i n i in Giorn. star. d. lett. ita . X II, 258, n. 2 ; ina di riU'
lunga pio grave Terrore nelle altre proposizioni sopra citate. Lo studio ut *
R a n k e -sul Savonarola ha il merito precipuo di essere una calma considera
zione del profeta e di scostarsi risolutam ente dalla leggenda d o m e n ic a li'1'
troppo seguita dal V h l a r i . Tanto pivi quindi sono da deplorare o s s e r v a s i 0'11
sul genere d i quelle citate. Xon appena il R a n k e si pone sul terreno della
logia cattolica si sm arrisce affatto per la sua grande ignoranza in propos
Cosi per es. a p. 327, dove si dice ch e il 'Savonarola ha fatto risaltare la "
trina della giustificazione per mezzo della fed e! Solo a met vero il P8
lelo chegli istituisce a p. ,331 tra Savonarola, Lutero e Calvino. Quivi del res
il R a n k e dice, che Lutero si m ise fuori della gerarchia della Chiesa, nieu ^
il Savonarola stette saldo nella medesima . Ma allora come pu il
p. vi chiam are il Savonarola un precursore dei riformatori del secolo <' 1
inisesto ?

jg
2 V illa b i
1 1 2 , (86-87; cfr. App. LI. P e r r e n s
333. M e i e r 140 s . S c h ^ t
Q ucllen u, Forsch. II, 32.

E ccessi del Savonarola.

475

ferro rotto. Ma come, dirai tu, maccorger io se manca lagente


principale! Guarda se le sue leggi e i suoi comandi sono contrari
a ci ch il principio e la radice di tutta la sapienza, cio a dire
il ben vivere e la carit; e quando sono contrari, tu puoi vera
mente esser sicuro che esso /erro rotto, e non sei tenuto ad ob
bedire. Ora, dimmi un poco, che cosa vogliono costoro che con le
false informazioni hanno preparato la scomunica? Ognuno lo sa;
levar via il ben vivere e il buon governo, aprire la porta ad ogni
vizio; ed il ben vivere andato per terra. Ora che la scomunica
venuta, vadano pure nelle bettole a menar una vita dissoluta.
Per questo io non la riconoscer, perch non posso agire contro la
carit. Chi adunque comanda contro alla carit, che plenitu
dine della nuova legge, anathema sit. Se pure lo dicesse un an
gelo, se lo dicessero tutti i santi e >a Vergine Maria (il Che curto
non possibile), anathema sit. Se alcuna legge o canone o concilio
lo dicesse, anathema sit. E se alcun papa ha mai detto contro a
questo chio dico, sia scomunicato. Non dico gi che vi sia stato;
ma se vi fu, esso non era istrumento del Signore, esso era ferro
rotto. Alcuni hanno paura che, sebbene questa scomunica non
vale quanto a Dio, la valga quanto alla Chiesa. A me basta non
essere legato da Cristo. 0 Signor mio, se io mi faccio assolvere
da questa scomunica, mandami allinferno; io me ne farei scru
polo di peccato mortale .
Il papa pu errare predicava il Savonarola il giorno
18 febbraio e per vero in due guise, o per falso convincimento
o per malizia. Ma rimettiamo questultimo al tribunale di Dio e
poniamo piuttosto chegli sia stato tratto in errore. Anche nel
mio caso io posso dimostrare che il pontefice stato ingannato
da false persuasioni. Chi pertanto fa valere pertinacemente la
scomunica, e sostiene chio non predichi questa dottrina, costui
parla contro il regno di Dio e in favore di quello di Satana, egli
stesso un eretico e da escludersi dalla comunione dei fe d e li .1
1
Savonarola, P rediche sopra VEsodo f. 8 s., 12 s., 20s. Ailla b i II2, S7 s ..
pfr- Meieh 141 s. e Pekbexs 835 ss., il quale a ragione sostiene che la teoria
del Savonarola facilita ogni ribellione contro l'autorit, e Lucas 272-284, che
a P. 279 dice: W ith every disposition to appreciate a t their full value the
mral reforms brought about by iSavonarola, we cannot hepl feeling that, if
ultimate issues were to be looked to, rather than immediate results, the sermon
Preached on (Septuagsima Sunday 1498, in the Duomo of iFlorence, was cal
culated to promote lawlessness, or at least insubordination, in the Church
Catholic. The appeal to public opinion as against authority in disciplinary
matters appears to us to be closely allied, in principle, to the appeal to pri
vate judgment. L 'O sservatore C attolico del 9-10 febbraio 1898 in un articolo
che giudica molto amorevolmente la persona e lattivit riformatrice di Sa
vonarola dice: Che fosse Alessandro VI il .Pontefice, non ragione che giu
stifichi la disobbedienza; pu essere una ragione che attenui la colpa della
ribellione, ma non pu accettarsi come una provocazione che la giustifichi.

476

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6.

A tali e sim iglianti espressioni quellinfelice lasciavasi trasci


nare dal convincimento suo attinto da visioni di avere un man
dato speciale da Dio. Inoltre egli inveiva pi spietatamente che
mai contro tutto il clero italiano e specialmente il romano. La
scelleratezza, diceva egli, comincia in Roma e va per tutto. Essi
sono peggiori dei Turchi e dei Mori. Comincia da Roma ei tro
verai che tutti hanno ottenuto i loro benefici spirituali per si
monia. Molti li cercano per i loro figli o fratelli, che li assumono
con arroganza e mille peccati. La loro superbia empie tutto il
mondo e non minore la loro avarizia. Ogni cosa fanno per da
naro e le campane loro suonano ad avarizia, e non chiamano che
pane, denaro e candele. Vanno in coro a vespri ed uffici, perch
vi corre il guadagno; non vanno ai mattutini perch non v di
stribuzione. Vendono i benefizi, vendono i sacramenti, vendono
le messe dei matrimonii, vendono ogni cosa. E poi hanno paura
della scomunica! Come viene la sera, luno va al gioco, laltro
alla concubina. E :se assistono allesequie si fanno lauti conviti ;
anzich pregare .pel morto si mangia e beve e si ciancia allegra
mente. Ed a quali turpi vizi non si abbandonano ! Per di giorno
ne vanno azzimati, portano belle camicie, son tutti lindi. Altri non
conoscono pur la regola pel loro ordine, non sanno dove sia, sono
pieni dignoranza; confessione e cura delle anime sono ad essi
sconosciute. Hanno rovinato la tua casa dalle fondamenta:
non havvi pi fede, non carit, non virt. Peraltro si diceva: si
non caste saltem caute! Adesso ogni precauzione inutile, che
perfin vergogna il viver bene. Guarda se c prete o canonico il
quale voglia vivere (Costumato! Se un prete o un canonico lo fa
cesse sarebbe berteggiato e lo direbbero un ipocrita. Adesso non
si dice pi : i miai nipoti, ma mio figlio e mia figlia. Le m... vanno
pubblicamente in S. Pietro; ogni prete ha la sua concubina: la
turpitudine si commette svelatamente. Questo veleno in Roma
cos accumulato, che Francia, Germania e tutto il mondo ne sono
appestati. Si giunti a tale, che bisogna avvisare ognuno di
guardarsi da Roma, e da dire: Vuoi guastare il tuo figliolo, fanne
un prete .1
N on siam o, del resto, n o i ch iam ati a m isurare il grado di colpevolezza mo
ra le n n e l Savonarola n in a ltr i ; n oi form iam o i giud izi n o stri su ll atto
e ste r n o . Con quanto i S c h k i t z e r (Q uellen u. Porseli. IV; p. c l i v ) dice sul va
lore delle cen sure, e g li d la prova di non essere piti su terreno cattolico. Ofr.
in proposito H. R i e s o h in L it. H a n d w eiser 1910, 408. V. anche F e a x t z , SixU is / '
82. Cfr. pure P a r e n t i p resso S c h n i t z e r ibid. 229.
i M e i e b 1 4 3 s. P er rigu ard o a i n u ovi a p ologisti v o g lio rip ortar qui s e c o n d o
il tenore d ello rigin ale u n espressione in cui si dich iara ch e tu tto g u a s t o .
H anno rovin ato qu esta casa dello am ore tuo e tu tto il suo fondam ento, non
c i pivi fed e, non pi am ore, non virt m orale, non cosa alcuna buona . P00
appresso rip ete an cora: o g n i cosa g u a s ta . P rediche sopra VEsodo f- 2->

Eccessi del Savonarola.

477

Ancor pi grave di queste espressioni fu ci che il Savona


rola si permise nellultimo giorno di carnevale. Celebrata prima
una Messa nella chiesa di S. Marco e distribuita la comunione ai
suoi frati e a molti laici, sal sopra un pulpito eretto a bella po
sta dinanzi alla chiesa recando seco il SS. Sacramento e colla
pi terribile eccitazione pronunci queste parole : 0 Signore*
se io non agisco con piena sincerit danimo, se le mie parole non
vengono da te, fulminami in questo m om ento.1
0 voi sacerdoti grid dal pulpito il Savonarola il 1 di
marzo voi avete sorpassato i pagani, levando tanta opposi
zione e movendo tale persecuzione alla verit e alla causa di Dio.
0 figli miei, ora egli manifesto, essi sono peggiori dei Turchi.
Ora noi dobbiamo lottare contro i malvagi, come i martiri con
tro i tiranni. Voi cattivi combattete questa causa come i pagani;
scrivete a Roma, che questo frate insieme ai suoi combatter
contro di voi come contro Turchi e infedeli. giunto un breve
da iRoma, nel quale, vero, io son designato come un figlio di
corruzione. Scrivi loro cos: colui che tu chiami con tal nome,
dice chegli non tiene n ragazzi n concubine, ma predica il van
gelo di Cristo. I suoi fratelli e le sue sorelle spirituali e tutti
quelli che ascoltano la sua dottrina, non vanno dietro a tali lacri
mevoli cose, ricevono i sacramenti e vivono onestamente. Tuttavia
come Cristo stesso, noi vogliamo anche adesso cedere alquanto
allira, e perci vi dico, che non predicher pi su questo pulpito,
a meno che non mi venga imposto da coloro, che vogliano una
buona 'vita. Io predicher in S. Marco, tuttavia per soli uomini,
non per le donne: cos richiedono le circostanze.2
Nessuno pi degli accaniti nemici del Savonarola gio di que
sto suo favore provocante,3 mentre i suoi amici vennero a trovarsi
nel pi penoso imbarazzo. Linviato fiorentino in Roma non sapeva

1 V i i , L a r i I I - ' , 8 3 . , secondo B u r l a m a c c h i 1 1 5 s. 11 L a n d u c c i , che descrive


Questa scena terrib ile, aggiun ge qu este p arole (p. 1 6 3 M . H e r z f e l d I, 2 2 1 ) :
E ravi venuto grande popolo, stim and o vedere segn i : e tiep id i s i ridevano
e facevano !>effe e d icevan o: E gli scom unicato e com unica altri. E bench a
me e pareva errore, ancora che gli c re d e ssi; ma non volli m etterm i m ai a
Pericolo and are a udirlo, poich fu scom u n icato.
2 'Savonarola, P rediche sopra lEsodo f. 52 s., 63. Meieb 146. T u tta v ia nei
sabati Savonarola predicava per le donne. L u c a s 287, 294 s.
3 Io torno anche ora a rip etere questa espressione ed osservo, per coloro che
rui hanno accu sato daver giud icato troppo duram ente e aspram ente i l Savo
narola, che a ltr i s i sono e sp ressi d i gran lunga pi duram ente. U n c ritic o po
sato com e i l D r . C a b d a i t n s (Alte und Neue W elt X X X II, 534) riguardo a lle
Prediche d el Savonarola d ella prim avera del 1 4 9 8 cos osserva : E gli in fu riava
sul pulpito in un m odo ch e confina colla pazzia . D e lle prediche n ella quare
sim a del 1498 L u c a s tr a tta a p. 2S5-293 sotto il tito lo The declaration o f war
p. 288).

478

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6.

pi che rispondere ai rimproveri che gli moveva il papa sulle pre


diche del violento domenicano, come anche sullostinato attacca
mento dei Fiorentini al loro profeta e allalleanza francese. Una
siffatta ribellione allautorit cos Alessandro VI allinviato
fiorentino il 25 febbraio 1498 non la soffrirebbero nemmeno
i Turchi! e apertamente minacci di fulminare linterdetto su
Firenze.1 Il giorno appresso egli sottoscrisse un breve ai Fiorentini
nel quale si diceva : Allorch noi avemmo notizia dei perniciosi
errori che spargeva il figlio delliniquit, Girolamo Savonarola,
glingiungemmo di astenersi completamente dalla predicazione
e di presentarsi innanzi a noi per discolparsi e fare ammenda.
Ma egli non obbed. Poi gli ordinammo sotto pena di scomunica
di unire la congregazione di S. Marco alla toscano-romana di
recente costituita; ma anche allora si ricus dii obbedire, incor
rendo cos ipso facto nella censura minacciata. Noi allora facemmo
pubblicare la scomunica nelle! principali chiese della vostra citt,
dichiarando pubblicamente, che uneguale censura incorrerebbero
tutti coloro che ascoltassero, discorressero o trattassero col pre
detto fra Girolamo. Ora poi apprendiamo comegli con grande
pregiudizio della religione e delle anime continui tuttavia a pre
dicare, avendo in non cale lautorit della Sede romana e dichia
rando invalida la scomunica. Perci noi vi comandiamo in virt
di santa obbedienza, che sotto buona custodia ci mandiate il detto
fra Girolamo, che noi promettiamo daccogliere paternamente se
torner a penitenza poich noi non vogliamo la morte, ma la con
versione del peccatore. 0 almeno separatelo come un membro cor
rotto dal resto del popolo e tenetelo chiuso e custoditelo affinch
non possa parlare con alcuno e seminare zizzania. Che se voi ri
cusate di obbedire a questi comandi allora per conservare lonore
e il prestigio della santa sede romana noi saremo costretti a ricor
rere allinterdetto e ad altri rimedii ancor pi efficaci.2
Il breve adunque non conteneva ancora linterdetto ma solo
la minaccia del medesimo. Un secondo breve imponeva ai canonici
del |duomo di non permettere pi in alcun modo a l Savonarola di
predicare. Quindi anche questa volta il papa si limit a ci chera
puramente necessario. Il suo procedere era del tutto legittimo
poich il Savonarola era incorso nelle pene ecclesiastiche e, se
condo le leggi allora riconosciute, anche solo perch era relig io so
il papa poteva la buon diritto esigere che egli venisse consegnato

1 G h e r a r d i 180 s. ; cfr. P e l l e g r i n i in ArcU. d. Soc. Rotti. X I, 721. P er lft


corrispondenza in quei g iorn i deiram b asciatore B on si col C onsiglio dei Diecicom unicata d al G h e k a r d i 178 ss. c fr. L u c a s 298 ss. A ltre cose d alla m et de
m arzo in poi, p resso G h e r a k m 002 ss. ; L t j c a s 318 ss.
2 V . V lLLABI 1 1 2 , LX V I-L X H .

Alessandro VI m inaccia linterdetto contro Firenze.

479

al tribunale della Sede romana. vero che, come in tutta questa


faccenda fin da principio, cos anche adesso p es assai sulla bi
lancia il motivo politico dato dallessere il Savonarola lanima del
partito francese in Firenze, ma invece esagerato far procedere
tutto il contegno di Alessandro VI unicamente e solo dalla politica
di muovere Firenze ad aderire alla lega italiana contro la Francia,
giacch proprio allora la mira principale del papa era di punire la
condotta ecclesiastica del Savonarola.1 Se il frate si addimostra
per alcun tempo obbediente cos Alessandro il 27 febbraio al
linviato fiorentino e si astiene dal predicare, io lassolver to s to
dalle censure, che si tirate addosso. Che se invece persiste nella
sua disubbidienza, noi ricorreremo allinterdetto e ad altre lecite
pene. Ci esige il nostro proprio onore e quello della Santa Sede.2
In simil guisa si espresse il papa allorch il 7 marzo linviato
fiorentino gli rec la risposta del suo governo al breve del 26 feb
braio. In essa si faceva innanzi tutto notare, che il Savonarola
dopo larrivo del breve non era pi salito sul pulpito del duomo.
Nel resto la risposta conteneva una calda difesa del Savonarola,
che dicevasi calunniato, e la dichiarazione, che non potevasi se
condare il desiderio del pontefice. Intanto ben constava ad Ales
sandro VI, che il Savonarola continuava indisturbato in S. Marco
le oltraggiose prediche interrotte nel duomo. I vostri signori
disse egli il 7 marzo allinviato fiorentino mi hanno scritto una
brutta lettera. Io non sono male informato poich ho letto le pre
diche del vostro frate e ho parlato con persone che le hanno udite.
Con imprudente disprezzo delle censure egli ha avuto la sfaccia
taggine di dire, che il papa un ferro rotto e che egli vorrebbe
andare allinferno prima di chiedere lassoluzione. Poi Alessan
dro VI sempre pi riscaldandosi si lagn che la Signoria rila
nciasse liberamente predicare il Savonarola. E not che nemmeno
>1 ritirarsi in S. Marco era avvenuto dietro suo ordine : egli voleva
assolutamente che le prediche cessassero, altrimenti colpirebbe
dinterdetto la citt. Linviato si studi di abbonire il papa col
dire, che la dottrina del Savonarola era certamente buona. Ales
sandro VI replic : Io non condanno Savonarola per le dottrine,
' he predica, ma perch si rifiuta di chiedere lassoluzione dalla sco
munica e anzi dichiara questa censura invalida e continua a pre
dicare contro lespresso nostro volere. Tutto questo un manifesto

1 Gmsab in Z eitschr. f r kathol. Theologie

IV , 3 9 7 ; cfr. R a n k e , S tu d ie n 7 8 .
ss.) tra tta con estrem a p arzialit del con, ,t0
Savonarola e A lessan dro V I esclu sivam en te dal punto di v ista d ella
'"litica a l fine di dar fond am en to a lla sua concezione, che In fin d ei co n ti Sa
v o i a diV(.nt un a vitU m a d e lla p olitica, cio della m ira de suoi nem ici
< x itz e b

Quellen u. F orsch, I I ,

Uli in F iren ze r iv o lta a lla su a rovina.


2 G h e r a r d i 18 3 .

480

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6.

vilipendio dellautorit nostra e della Santa Sede e costituisce un


assai pericoloso esem pio.1 A questa dichiarazione corrispose un
nuovo breve, che venne steso il 9 marzo. In esso il papa censu
rava con gravi parole lostinata disubbidienza del Savonarola,
che, sebbene scomunicato, compie funzioni ecclestiastiche, predica,
dichiara nulle le censure del pontefice e divulga per le stampe tali
dottrine che sovvertono lautorit apostolica. Crede forse cotesto temerario chegli solo sia stato eccettuato allorch il Signore
Iddio confer a san Pietro nostro predecessore il potere di legare e
di sciogliere? Luificio pastorale non ci consente di tollerare pi
a lungo le mene di questo domenicano disubbidiente. Facciam o
pertanto una volta ancora il comando perentorio o di mandare
a Roma il Savonarola o di rinchiuderlo in un chiostro cos che
egli non possa n predicare n parlare con alcuno, finch non rin
savisca e non meriti la nostra assoluzione. Ove non si o tte m p e r i
a questordine verr scagliato su Firenze linterdetto; dal Savo
narola non esigiamo altro che il riconoscimento della nostra su
prema autorit .2
Limbarazzo dellambasciatore fiorentino di fronte a questa
richiesta del papa assolutamente legittim a si inflette nelle sue
numerose lettere. La sua situazione diventava di giorno in giorno
pi penosa ; da Firenze egli non riceveva che belle parole a scusa
del Savonarola, mentre Alessandro VI insisteva perch si agisse.
In una lettera assai franca lambasciatore torn ancora a descri
vere il giorno 16 marzo la vera condizione delle cose. Il papa sta
fermo assolutamente nel volere che siano sospese le prediche, in
caso diverso scaglier per certo linterdetto. Si risparmino orma*
le belle frasi a scusa del Savonarola, che esse non fanno p i 1
breccia su alcuno. Si ride invece della presunzione che non debba
aver valore la scomunica inflitta al Savonarola. L a u to r it pon
tificia consiste non in minima parte nel potere di lanciare cen
su re . Non datevi a credere, che si lascier mettere in q u e stio n e
questo diritto. Quanto vi ho scritto tante volte, torno a r ip e te r lo
oggi: se non si obbedisce al papa, arriva linterdetto. Riflettete
del resto che cosa fareste voi se uno tenuto ad obbedire fa c e ss e
lopposto dei vostri comandi e per giunta vi colmasse dimP1*0'
p e r ii! .3
Due giorni dopo linviato faceva sapere c h e A l e s s a n d r o
aveva ricevuto altre notizie sugli oltraggi sanguinosi che il Say1'
narola lanciava nelle sue prediche contro il papa, i c a r d in a li
tutta la corte romana e che era stato tenuto un consulto con paieC'
1 Marchese in Arch. stor. ital. V ili, 167 s.
2 Ghebardi 194 s. ; ofr. P elleg rin i in Arch. d, Soc. Rem. X I, 733.
3 G h e r a r d i (198-201) h a per il prim o pubblicato q u esta i n t e r e s s a n t i " 1*
relazion e dam basciata d el 16 m arzo, sfu g g ita a l V iix a ri.

Trattative dellinviato fiorentino con Alessandro VI.

481

chi cardinali, di cui ecco il risultato: non bastare il divieto di


predicare, doversi consegnare il Savonarola a Roma, altrimenti
il papa non solo scaglier linterdetto, ma far anche catturare
tutti i Fiorentini residenti in Roma e confiscarne i beni.1
Dellessere le cose giunte a tali estremi la Signoria di Fi
renze era cos poco innocente, che si sospettato un intrigo da
parte dei nemici del Savonarola, che guadagnavano sempre mag
giore influenza. Gi fin dal 2 marzo 1498 linviato milanese in
Firenze riferiva al suo governo, che la Signoria cercava dirritare
al sommo il papa per poter poi procedere da s contro il Savo
narola sotto lapparenza del diritto.2 Quanto ci s'ia esatto, non
possiamo decidere. Fatto sta che il contegno della Signoria do
vette esasperare Alessandro VI, che lagno ssi sia della disobbe
dienza del Savonarola sia perch si tollerava chegli venisse pub
blicamente vilipeso da detto predicatore. La Signoria rispose che
il predicatore faceva infinito bene, che era un vero riformatore,
che non potevasi obbedire al comando del papa. Allorquando le
notizie da Roma diventarono sempre pi minacciose, si fece un
mezzo passo in addietro, e finalmente venne interdetta al Savona
rola la predicazione,3 lasciandosi per che Fra Domenico e Fra
Mariano Ughi, compagni didee del Savonarola, continuassero
nelle loro prediche-invettive contro Roma! Il papa ne fece la
gnanze in un colloquio collinviato fiorentino il 23 marzo e
chiese una risposta allultimo suo breve. Non voglio, cos egli,
che in genere sia interdetto ai frati di predicare, ma deve aver
fine il disprezzo dellautorit della Sede Apostolica e il vilipendio
della mia persona. Molto notevoli e insieme prova chiara che ora
stava in prima linea la punizione di mancanze ecclesiastiche, sono
le parole da lui aggiunte riguardo al Savonarola: se per un po
di tempo egli si addimostrer obbediente e poi chieder lassolu
zione, gliela dar volentieri e gli ridar la facolt di predicare:
deve per astenersi dal vilipendere la Santa Sede, il papa e il
1

G h e r a r d i 204.

Q u e s ta

XIII,

, .

re la z io n e

V i l i - a r i I I 2, U v ; c f r .

p resso

Arch. <1. Soc.

186 s. e P e lle g rin i in

B o m .

X I,

Arch. tor. (tal.

3*

S e rie

7 2 2 s s .; c fr . 7 2 4 s. V. a n c h e

obviously impossible now to deterTO, e s e s i a g i s s e c o s i c o m e s o s t i e n e l i n v i a t o S o m e n z i . B ut subsequent tetters


01 Sforza' agent suggest that some at least of their magnificent lordship
lr,'re quite capable of this meanness. ( S u l l a p o l i t i c a d e i n e m i c i d e l . S a v o n a r o l a
L l - c a s 3 0 2 s ., c h e

e lla

r ic o rre re

p ro p o s ito

n o ta

e sse re

L T jc as 3 1 7 s s .

c fr- a n c o ra

3N

in

sua

u ltim a

a l l u l t i m o

p re d ic a d e l 18

a iu to .

D al

papa

m arzo

i l 'S a v o n a r o l a

b is o g n a

riv o lg e rs i

, ,

d is s e c h e
al

papa

b is o g n a v a

c e le s te ,

a C ris to : c h e e g li n o n a v e v a m a i r e s i s t i t o a l l a v e r a i-o d e s t e c c le s ia s tic a


*

m e s ta

C a ta n a ,

p o d e s t

io

ti

'm o n i e m l r a

l u a l e b i s o g n a

p 'stor,

d ic o

16 g u a s t a , e s s a
che

essa

a d j m p e (lire l a
r e s i s te r e . V e d i

Storia dei Papi,

III.

non

s o s tie n e
v ita

p o d e s t

e c c le s ia s tic a ,

c o n c u b in e ,

c ris tia n a , e s sa

M e ik r

150.

O fr.

b r ic c o n i
una

anche

m a

la d ri

p o d e s t

c io
C h*

d ia b o lic a
e

d ia b o lic a

S o h o ttm u lle r

di

p e rs e g u ita

1 15 s.

31

a lla

482

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6.

Collegio cardinalizio, poich io non disapprovo la sua dottrina,


ma solo chegli predichi senzessere assolto e che mi vituperi e
sprezzi le mie censure. Lasciarlo fare a questa maniera lo stesso
che annientare lautorit apostolica.1
Se in questo momento il superbo domenicano si fosse risolto
a umiliarsi e a chiedere al papa lassoluzione, forse anche allul
tima ora sarebbe stata scongiurata la tempesta, che doveva rovi
narlo. Ma linfelice non pensava a sottomettersi, anzi spinse le
cose agli estremi. Fin dal 13 marzo egli indirizz una lettera di
sfida al papa, che erasi unito coi suoi nemici ed aveva dato
facolt a lupi feroci di infuriare contro di lui innocente.- Poi
si mise sulla via di tutti i ribelli3 e caldeggi la convocazione di
un concilio, nel quale dovevasi deporre il papa siccome simo
niaco, eretico e infedele. Gli amici del Savonarola sollecitarono
glinviati fiorentini in Francia e Spagna a sostenere questo pro
getto, mentre il Savonarola stesso componeva lettere ai principi
pi illustri della cristianit; ai re di Francia, Spagna, Inghilterra,
U ngheria'e Germania, nelle quali li incitava in modo pressentissiimo ad eseguire il disegno del concilio antipapale. Lora, vi
si legge, lora della vendetta venuta. volont del Signore che
io riveli nuovi misteri e manifesti al mondo il pericolo, nel quaie
caduta per vostra negligenza la barchetta di Pietro. Dal v e r tic e
del capo ai piedi la Chiesa fatta vergogna e delitto. Ma voi non
solo non date mano al suo aiuto, che anzi vi piegate dinanzi a lla
fonte di tutti questi mali. Per ci il Signore irritato ed ha
abbandonato a lungo la Chiesa senza pastore. Vi assicuro in verbo
Domini, che questo Alessandro non papa, n pu reputarsi tale.
Poich, prescindendo dal fatto che egli ha comprato la c a tte d r a
pontificia col brutto peccato della simonia e che quotidianamente
d tuttora i benefizi ecclesiastici a chi pi ne lo paga, p r e s c in
dendo dai suoi altri vizi, che tutti conoscono, io sostengo che non
cristiano e non crede allesistenza di Dio, la qual cosa p a ssa
la misura di ogni infedelt. Dopo questa introduzione il S a v o
narola incita i principi a raccogliere il pi sollecitamente p<>s '
sibile un concilio in un luogo adatto e libero, obbligandosi dal
canto suo non solo a provare con ragioni tutte le sue afferma
zioni, ma promettendo inoltre che Dio confermerebbe la v e r it
con segni m iracolosi.4
1

D is p a c c io

P resso

di

B onsi

del

28

m arz o

1498

p resso

G h e ra rd i

209:

f . *- >10.

cu-

Vita H ier. Savonarolae II. 2 9 8 - 3 0 0 . O f r . A I e i e b 1 4 " -


Ila, 1 2 9 ; L u c a s 3 0 7 .
,
3 Questo dice an ch e 11 p rotestan te B o n k p - M a t l t r y , Les predirselirs <f
riform e, Pariis 1 9 0 4 . 2 2 3 .
. (J
*
G l i a b b o z z i d i q u e s t e l e t t e r e p r e s s o M e i f . r 3 4 9 s s . P e r l a l o r o S D ,,II1^
s e s p r e s s e n o n . s o l o M a r c h e s e i n A rc h . st. tal. V i l i ( c f r . S c r itti 1 , 264 s . ' . "
a n c h e R a n k e , S t u d i a i 5 0 7 s . e V i i x a r i I I 2, 1 3 2 , n . 1 . C o n t r o l a g e n u in it

881

s. ;

Q u tif,

V ili.a r i

Savonarola lavora per un concilio per deporre il papa.

483

La spinta a un concilio per deporre il papa riceveva un reale


sostegno nei malumori largamente diffusi contro Alessandro VI.
Il modo con cui egli smise i propositi di una riforma concepiti
dopo la morte del duca di Gandia insieme al suo nepotismo che
sempre pi rendevasi manifesto, dovettero produrre dentro e
fuori dItalia una profonda indignazione. Era un fermento gene
rale. Minacciosa al sommo appariva poi lamicizia del Savona
rola con re Carlo VIII, che fin dal 7 gennaio 1497 erasi gi pro
curato per i suoi disegni dun concilio un parere favorevole della
Sorbona.' Il papa erta, stato fatto consapevole di questi intrighi
da lettere intercettate o da qualche imprudente espressione. Egli
credeva ora di avere ogni motivo per temere, che le oscure mi
nacce del frate fiorentino per linnanzi non tenute in molto cre
dito (per e s .: Un giorno daremo volta alla chiavetta,2 op
pure: Io grider: Lazzaro, vieni fu ori!) non fossero mere
parole. E ci tanto pi, che nella primavera del 1498 si temeva
una nuova calata di Carlo V ili in Italia.3 Alessandro VI, che
^dubbiamente ora si ricord anche del tentativo di un concilio
da parte di Andrea Zamometic, temeva specialmente che il frate

re c e n te m e n te L u o t t o
( 5 5 0 s .) e G h k r a u lu i n
Q u a r to c e n te n a r io
Iella m o r t e d i F . (}. S a v o n a r o l a 2 2 1 . C o n t r o q u e s t i d u b b i S c h n i t z e b '( Q u e lU n
P o r g o h . I , 1 7 ss.) r i n v i a a B a r t . R e d d i t i , l e c u i o s s e r v a z i o n i a q u e s t e l e t t e r e

U c h i a r a r o n o

't e s t o

ib id .

<a m e n t e
'. 'n i

7 4 -7 ) f a n n o

e s tra n e i.

so p ra

p.

anche

L u cas

c o n d o tto

th a t

and

c e n tu rie s

non

P r o v id e n c e .

th

C fr.

ad

anche

s u lla

p ro g e tto

una

never

of a

few

abundant

L u cas

s a lu ta re ,

m a

beyond

le tte rs

is

to

3 9 2 s.

O rca

le

p ro ce sso

c fr.

M' " n t e

de

(L e

c x r i l l

[1 8 9 8 ]

n o s tr o

g iu d iz io

' e l S a v o n a r o l a ,

il

p u n to

che,

in

v ista

s e g u ito

a lla

sua

w ic h
to

m y s te -

w e,

l i 'i n g

o v e ru lin g

d ic h ia ra z io n i

del S avo

4 1 9 ., 4 2 7 s .

2 8 s s .)

lin

la

s in c rit

l g l i s e

lia s s l a m e s u r e ,
i c h o u .

D u

k< t i i k k

il

P le s s is

V III.

une

333.

tu tto

il

son

e m p lo y

z le

des

la

l 'i n t g r i t

m oyens

ta n ta

il

te m p o

puzza

d a

ta n ta

a p rire
fe c c ia

c h r i s t i a n e s i m o . |S a v o n a b o l a ,

O fr;

et

n c e s s a ire ,

m a is
m al

d A r g e n t r . Coll. ju d ic . T .
K ir c h e n le x ik o n d i F r i b u r g o

2 K s a p p r o p i n q u a
N a v e tta , u s c ir

de

r fo rm e

re la z io n e

di

.S o m e n z i

in

la

d e lla

en

de

I l V i-

c o n fin e re b b e

s im o n ia c a ,

d iso b b e d ie n z a

A nd,

of

an

s o s te n e n d o

e le z io n e

sua

s c is m a .

che

il

il

d u b b io

A le s s a n d ro

11

sa

la

lu i, e
f o i...

V.

II,

p.

con

^ a v o n a ro le

p o u rs u iv a n t,

a p p ro p ri s

I.

suo

V I

n e l l a f a c c e n d a d e l c o n c i l i o , m a d u m o i n s i l l ' e x c u s e , i l p e r m e t d a d m e t t r e
la

la

fo r

e ra

p ro b a b i

fan o

dans

g iu s tific a

S a v o n a ro la

c o n c ilio

papa

v, a ln

non

dei

do

f '* s e

J u s q u '

le g ittim o ,

di

v in o

L u cas

1 8 4 s.
del

so m m a

tlia n k fu l

d e l c o n c ilio n e l s u o

C o rresp o n d a n t

del

u tte r a n c e

th in g

be

n a ro la s u l p r o g e tto
M eacx

ad

a s so lu -

p.

O g g e ttiv a m e n te

con

th

o p in io n e

1 9 0 0 ).

a ttu a to ,

e ra n o

vedi

s a v o n a ro lia n o

got

rea so n

3 2 4 ,s ..

P a ris

s ta to

rifo rm a

g li

c o n c ilio

p a ra d o s s a le

S u v o n a r o le ,
il

g e n u in it

del

s u lla

sse f o s s e

a tte m p i

have

dubbi

p a rtic o la ri

(3 7 ),

d ra ftin g

la te r,

s a v o n a ro lia n o

p e rc h ,

i S a v o n a r o l a s

f io u s t h r e a t s

che

( L e ttr e % de

m a la u g u ra ta ,

a v re b b e

fo u r

g iu d ic a

!n i i m p r e s a

in d e e d .

n.

.v e d e r e

p ro g e tto

H u rta u d

1 n s i d e r a t o ,
lit

185

I.

m e n ic a n o

'S u l

so n

il

b o u t,

3 8 5 ,3 3 6 .

a
d

il

H ekcen-

I V 2, 1 7 0 8 .
c a s s e tta
c itta

di

che

d a re m o

I io m a

Prediche sopra VEsodo


A r d i. stor. tal.

X V III

che
f.
2,

v o lta

a lla

a n d e ra

per

G 3b.
2o.

484

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6.

se la intendesse coi principi e cardinali a lui avversi per otte


nere la sua deposizione in un concilio. Con ci ebbe fine il suo
procedere che in complesso fino allora era stato mite. Nondimeno
la catastrofe sopra il Savonarola scoppi da unaltra parte.1
In quel momento medesimo, in cui egli tentava di suscitare
una coalizione di principi europei per rovinare il pontefice, al pro
feta fiorentino venne del tutto a mancare il terreno sotto i piedi
in Firenze.
Da un pezzo erano trascorsi quei tempi, in cui il Savonarola
aveva guidato come un re lintera vita della citt dellArno. Le
cose cominciarono a cambiare decisamente dia quando nel 1497
era andata fallita la nuova impresa di Piero de Medici e cinque
dei suoi fautori erano stati decapitati come rei dalto tradi
mento. Quindinnanzi i parenti di questi giustiziati tesero insidie
al Savonarola onde vendicarne il sangue;2 gli A rrabbiati giun
1 S c h w a b nel LiteraturM att
d. ,Soc. Horn. X I , 720 . (Lo . s p i r i t o
nuova

e d iz io n e ,

m e n te

con

di

le

A lessandro

s p e c ia lm e n te
te s ta n te

VI

da

papacy

w o u ld

have

to

s tr in g e n t

n e lla

fra

been

w ith

to

u n ite

never
not

to t h e

w e a ry

a g a in s t

lin g e rs

th e

d o c trin e

have

even

c tr in e .

In

th e

w e re
m an

pope

but

d is c ip lin e ,
ito

th e

rig h t

th e

it

and

th e

th e

u n a ltro p a s so A rm s tro n g

(p .

real

iSavonarolas
pope,

head
h is

ani
of di'dram a he * : '
w ith
the a u t i i "

d iffic u lty

m o ra l
th e

fo rm e r.

and

of

th e

w ie w s

459)

th a t

d raw

no

d ic e : L a

the n - '11

had

and

w o u ld

d is c ip lin e
b io g ra f ia

w as

ta in t

h a rd

ta k in -

he I '

fr o m t a*

T uscan

P ro fe sso r

c h u rc h
of

in

te a c h in g

o p p o s itio n

to

c o n tin u a n c e
th e

s e p a ra te

th e

d iffic u lt

e n fo rc e

forza

con

Q u e s t 'a u t o r e

la tte r , h e c e rta in ly

w ill o f

th a t
is

to

of

and

c o n d o tta

la

o f s e lf-d e fe n s e ,

changes

to

life

425.
th e

act

th e

m ig lio ri,

rip ro v a to

rig h ts

fria r,

due

w hose

fo n ti

anche

ra p p r e s e n ta to

IV ,

in Arrhnella
seguati

P e lle g rin i
V illa ri,

v ie n e

la s t

and

w ill o f th e

a g a in s t

But

c la im

ha

som e

th e

c le a rly

fo r

had

a g a in s t

m em o ry .
and

U n til

of

m o d e ra tio n ,

h is r e a d e r s

papacy,

s tr o n g e r

pope h as

c o n tu m a c y

a g a in s t th e

R o m a iin

l ii is

b e tw e e n
an

If

o f a s su rin g

ro u n d

im p o s s ib le .

againstt

c o n g re g a tio n
it

the

c o lle

fio re n tin i,

del Savonarola,

E ven

m a le v o le n t c u n n in g

m ea su res

c o n tra d iz io n e

Jingl. Hint. R e n e w

in

s in g u la r

c o n s id e r a b le r e s p e c t.

Lom bard

d ire tta

q u e s tio n e

l a l t r o :

have

di

a m b a s c ia to ri

o v e rlo o k e d

a c te d

a s c rib e s

in

di

A rm stro n g

o sserv a

A lexan d er

had

to

ta lv o lta

re la z io n i

Bonn IV , 90 0 : c f r .
p a r t e , col q u a le i l

di

11

d ire i

here'.'
fast 1,11

of

appeal ^

th a n

of 1

d e l \ l U ' ul

un p a n e g i r i c o e u n a p o l o g i a . G i p r i m a i l G a s p a r y I I , 004 a v e v a p r o t e s t a t o < " n


i c r ite r ii se g u iti dal V i l l a r i . In H ist. Zeitschr. L X IV , 178 s. H a r t w i g cerca ^
difendere i l V i l l a r i contro i su o i avversari!, g li | forza tu tta v ia c o n i 1 1
che i l V i l l a r i s i a ss u n se il com pito di glorificare U iSavonarola ed ha
giaciu to a lla prevenzione in favore d el suo eroe (p. 187). Q uando poi
B(|,.tr.,
tira in ballo n ella p resen te qu estion e il dom ina del 1870 (p. 179), fa uu . . . ,
solam ente d i non intendere qu esto domina. D all'op era di G o t h e i n - "
_
von Loyohi 782, ho rilevato ch e an ch egli ritien e s b a g lia to 31 concet o ^
d em en tale del V i l l a r i . R ecen tem en te V i l l a r i ha alqu anto m odificato 1
idee n el Mach ia velli I 3, 282 ss.
af.
2 Cfr. H ase, Savonarola 63. Ohe il contegno del ISavonarola nel sudi t
^
fa re fo ss e uno sbaglio enorm e e il principio della su a rovina, fu gi nota
M a c h i a v e l l i e dii recen te sp ecialm ente da S p e c t a t o r in Allgem. Z eitu m ^^
Beil. nr. 109. 190. Cfr. le relazion i di C e r r e t a n i presso i S c h n i t z e r . W "
1
Forsch. II I. 46-51 e P a r e n t i ibid. IV, 200-214. .Secondo C e r r e t a n i

Il Savonarola perde terreno tra i suoi seguaci.

485

sero a tale potenza, che dallora in poi la fazione del Savonarola


ebbe a combattere vigorosamente onde mantenere la sua prepon
deranza. La condizione idei Frateschi venne naturalmente non
poco a peggiorare in seguito alla scomunica pontificia, che pro
dusse in tutta la citt una profonda impressione e che da molti
era ritenuta per valida. Lo storico Nardi parla espressamemte
dello stupore generale e del disgusto non piccolo manifestato dai
seguaci del Savonarola allorch questultimo, sebbene scomunicato,
celebr pubblicamente delle funzioni religiose. Il cronista Lan
ducci, fino allora un devoto addirittura entusiasta del profeta fio
rentino, si tenne lontano dallo scomunicato; questuomo semplice
e illetterato aveva sullobbligatoriet delle censure ecclesiastiche
delle idee pi chiare del Savonarola celebrato per la sua cono
scenza dqi canoni. L 11 febbraio 1498 narra il Landucci
Fra Girolamo riprese le sue prediche in duomo alla presenza di
molti uditori. Molto si parlava di lui, dello scomunicato; molta
gente non andava alla predica perch diceva: giusta o ingiusta,
la scomunica si deve rispettare. Io son di coloro, che non vanno
alla predica.1 Le controversie in proposito, comanche sulla

Savonarola d a alcu n i era incolp ato d esse rsi introm esso nel processo a danno
'l' u'li accu sati e (l'averne cos direttam en te occasion ato l esecuzione. iS ch n ttzer
a'Iillice in proposito a ltr i autori, c h e elevan o la ste ssa accu sa, ma rileva che
in contrario ha peso i l fa tto ch e P a r e n ti n u lla dice di un intervento del (Savo
narola nel processo, a pr o d isfa v o r e degli accu sati. Secondo l'esp osizion e d i
I'ahi n t i la colpa prin cip ale della m orte a ttrib u ita a Valori. R im ane per
del 'Savonarola di non aver loro sa lv a ta la v ita c o lla sua influenza su l
Valori. Cfr. DuUin R eview CKXIV (1899), 212. (Sohnitzkr (Fluffschriften-Litcr.
~ s.) difende i l contegno d el Savonarola col fa tto ch e proprio allora egli
sti*sso. venne incolp ato d ai su oi n em ici di segreto accordo con P iero, tanto ohe
appare concepibile ch e e g li n e l processo contro i congiurati u sa sse i l pi scruIiikwo riserbo per non dare alcu n punto d'appoggio a sim ili accuse contro di
lui stesso. Cfr. anche ( S c h n i t z e r , QueUen il. Forsch, l i . 4 9 s . (Sulle argom en
tazioni dello S c h n i t z e r il B r o s c h nella M utar. Zeltschrft X O \ I (1900), 318
fl>ce: Q uesto un riguardo m eram ente mondano, che m eno d i tu tti si conveiilva a un p rofeta. M olto giu stam en te invece ha caratterizzato il contegno
1 Savonarola n e l c a so il M a c h i a v e l l i (Disc. I , c. 45) dicendo chesso aveva
''""ito avere com e conseguenza che g li fo sse fa tto carico di am bizione e par'Kianeria e n an d asse in fum o la su a buona fa m a . L u c a s CiUSs.) scusa b a
gn arola in qu anto c h e e g li non fo sse obbligato ad adoperarsi y. r uom ini che
""siderava pericolosi traditori. A m ore far-seein g sagacity, i-ov.ever, to sa y
nothing 0f a m ore l a r g e - h e a r t e d ch arity, m iglit perhaps have su.-gested th a t
'' srea ter d a n g e r t o th public welfare loy in th gratification of th th irst
f"r l i t i c a i vengeance . P e l giu d izio fr o lla m e n te sfavorevole di M ach iavelli
' o n a c o

w-47.

p o litic a n te

lu i

del

tu tto

non

s im p a tic o

c fr.

J T e s te r,

Machiavelli

1
L a n d c c c i 102. C'ir. N a r d i I, 120. R a n d i , G. Savonarola (jindicato da. P. Vaol""U 31. Che m olti si atten essero al princip io: ( u s ta o ingiusta, lai scos deve risp ettare , io dice anche il S a v o n a r o l a , Prediche sopra l Esodo
T' 2- Cfr. G u i c c i a r d i n i , Opere ned. I l i , 107 e A r m s t r o n g loc. cit. 460.

486

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6.

reit o meno del Savonarola, diventavano sempre pi accese. I


Francescani di S. 'Croce stigmatizzavano pi fortemente di tutti
il contegno apertamente rivoluzionario del Savonarola.1 Gli as
salti si raddoppiarono allorquando il Savonarola fu dalla Signo
ria ridotto al silenzio. I Domenicani non lasciavano di difendere
il loro maestro e il loro pi forte argomento era sempre la divina
missione del Savonarola. Nelle sue prediche questi aveva detto pi
volte che a sostenere la verit della sua causa non sarebbero man
cate prove soprannaturali, qualora non bastassero le naturali."
Per buon lasso di tempo stante il suo contegno fermo e sicuro, e
perch alcune delle sue profezie si erano avverate, egli aveva tro
vato larghissimo credito. Un poco alla volta si divent pi scet
tici ed egli eiia sempre pi spesso costretto a difendersi contro
coloro, che mettevano in dubbio le' sue profezie. I (danni molto
evidenti delle relazioni tese con Roma, cherano conseguenza na
turale della protezione accordata a un domenicano s c o m u n ic a t o ,
soprattutto poi il non avere il papa approvato limposizione duna
decima sui beni ecclesiastici, indussero molti alla riflessione e ac
crebbero il numero deglincreduli. A qual punto fossero giunte le
cose a questo riguardo, lo mostrano le consulte del marzo 1498
circa il contegno da tenersi di fronte a Roma: Francesco Valori,
fido amico del Savonarola, ed altri ancora presero a difendere
calorosamente il frate, ma trovarono una forte c o n t r a r i e t .
Da questa parte si fecero valere sia i danni materiali, che
erano inevitabili ai Fiorentini ostinandosi a proseguire sulla via
fino allora tenuta, sia anche motivi superiori. Giovanni Canacci
insistette sul potere giurisdizionale del papa su tutti: si dia a!
papa, ci ch del papa. Giuliano Gondi ricord lobbedienza pre;
stata al papa: rifiutandola ora, cos egli, ci r e n d e r e m m o rei di
spergiuro. Il Savonarola predica che Alessandro VI non papa
e lo vilipende in maniera affatto inaudita ; egli fonder anche una
setta nella citt. Non bisogna tuttavia per un tal uomo in im ic a r s i
il papa e tutte le potenze italiane. Alla fine accadr, che i i 10"
rentini verranno dichiarati ribelli alla Chiesa e t r a t t a t i con n
tali. Giovanni Brunetti osserv, che il Savonarola per q u a n to
buono, per quanto dotto poteva errare. GuidAntonio V e s p u c disse, che tutto ben ponderato gli sembrava miglior partito ol>
dire al papa. Voi avete in Roma disse il vostro a m b a s c ia
tore, il quale incaricato di ottenere dal papa l a p p r o v a z i o n e de ^
decima, senza la quale la citt nostra mal potrebbe pi r e g g e i e.
di conservarlo ben disposto rispetto allottenimento di quanto a
biamo perduto. Pretendere grazie dal papa e al tempo stesso

G iudizio di

C rk ig iito n

2 Ofr. sopra p.

477, 4S3

I I I , 2 3 8 . 0 1 '. anche sopra p.


e Archivio Veneto V i l i . 7 7 .

461

n. -

Mutamento in Firenze a svan taggio del Savonarola.

487

cargli offesa, cosa stolida. Set il Savonarola sia reo o innocente


non tocca a noi a giudicare: la Sede Apostolica lo ritiene come
reo. Se in questo affare non si d al pontefice alcuna soddisfa
zione, non avremo da lui grazie di sorta, s pi presto da
Emersi linterdetto con tutte le sue conseguenze. Qualcuno ha
accennato agli svantaggi provenienti dal divieto di predicare. Non
dimeno, avendo il superiore proibito al frate la predicazione, non
si commette alcuna colpa, se gli sintima di farla finita. Tutta la
controversia non gi, come altri ha detto, cosa di poco rilievo
per Roma. Le armi della Sede Apostolica sono le censure; levate
quelle, che rimane ancora dellautorit e della reputazione della
Santa Sede? Questo lo si sa in Roma benissimo. Si opposto,
doversi mirare allonore di Dio. Cos la penso anchio; ma il papa
vicegerente di Cristo sulla terra, egli tiene la sua podest da
Dio. Obbedire alle sue censure, sieno esse giuste o ingiuste,
quindi pi meritorio che difendere il frate. Sicuramente, se fosse
al tutto certo che il Savonarola un messo di Dio, bisognerebbe
tutelarlo contro il papa; ma ci appunto rimane sempre dub
bioso ; ondech il meglio si obbedire al papa .1
Il Savonarola dal canto suo rimase inflessibile nel ritenere
'1 carattere soprannaturale della sua profezia, anzi non si perit
di fare appello all'ultimo mezzo, che in questo caso sarebbe stato
decisivo, cio al m iracolo.. Tenendo in mano il SS. Sacramento
cos egli preg alla presenza di tutto 1 popolo nellultimo giorno
di carnevale dellanno 1498 : 0 Signore, se le mie parole non
ngono da te, fulminami in questo m om ento!.2 Nella predica
della domenica di Quinquagesima del medesimo anno usc in que
ste parole: Prego ognuno di voi a pregare fervidamente il Si
gnore affinch, se la mia dottrina non viene da lui, mandi un
fuoco che mi assorba gi nellinferno. In altre prediche egli
1 Vedi la re la z io n e su q u e ste d isc u ssio n i i r a i do cu m en ti e d iti d a .L u i i in
ireh. s ta r . Hai. 3 * s e r ie I I I 1 . * 5 3 -5 3 . (Ctfr. I R a n k b S tu d ie n 3 0 0 s. F b a x t z , S ix*
,n* IV, 7 1 s. e H a s e <>1 e d o ra sp e c ia lm e n te I / u c a s 3 0 8 - 3 1 0 .
2 Cfr. sopra p. 477. U n giu d izio di D io i>er certo a buon m ercato dice
Kohrixgkr 9 7 1 ___ e gli A rrabbiati potevano dire con ragione, ch e il [Savonarola
in luogo di prom ettere un m iracolo n e l ca so ch e D io gli fosse contrario, avrebbe
f,tto m eglio a prom etterne uno per dim ostrare c h e D io sta v a in suo favore,
1-rch la prova (negativa non dim ostra nulla. Ma l idea li un giud izio di Dio
era gettata fr a il pubblico. C fr. an ch e L u c a s (56 s. : N ow it is clear th a t no
l,la" has a right to dem and th a t God should w ork a m iracle ; and, w h ile the
challenge w as w e ll calcu lated to m ake a deep im pression on the ignorant and
the e d u lo u s, to a n y o n e w h o w a s n ot sim ply carried a w a y by the feelin gs
of he m om ent it cou ld prove nothing, or rather it could only prove th at Savonarola w as capable of stoop in g o f a rhetorical device w hich w a s unw orthy
,,f him self, irreveren t to w a rd s God. and o f its very narture decep tive W e are
lling to believe th a t in uttering th is ch allen ge Fra G irolam o acted in good
ff
: but we find it im possib le to believe th a t one w ho could thus un w ltdeceive o th e rs w a s n o t h im s e lf th e v ic tim o f a d e lu sio n .

488

Libro II. Alessandro VI. 1492-1508. Capitolo 6.

aveva pi volte raccontato ai suoi uditori di casi, in cui la ve


rit era venuta in luce solamente col mezzo di un giudizio di Dio,
e sera anche offerto a passare attraverso il fuoco in prova della
verit della sua m issione.1 Dopo tali dichiarazioni non deve recar
meraviglia che il 25 marzo 1498 il francescano Francesco di
Puglia in una predica in S. Croce si esibisse a sostenere la prova
del fuoco contro lo scomunicato. Io credo bene che arder
disse Francesco, ma sono pronto a questo sacrifcio per libe
rare il popolo. Se il Savonarola non ardo con me, credetelo un
vero profeta .2
Il Savonarola invece mostrassi ora poco inclinato a corrobo
rare con la prova del fuoco la sua divina missione. Diversamente
la pensavano i suoi devoti. Non solo il violento Fra Domenico da
Pescia, ma anche molti altri domenicani e persino non pochi
laici, specialmente molte donne esaltate, si dichiararono liete e
pronte a fare il pericoloso esperimento. cosa che fa stupire
scriveva un fiorentino ad un suo amico il 29 marzo 1498
quanti siano qui pronti lai cimento del fuoco; si crederebbe che
corrano a furia ad una n ozza.3
Gli avversarli del Savonarola capivano bene trattarsi qui di
una questione, la quale poteva e forse doveva condurre alla rovina
dellodiato frate. Se egli va nel fuoco dicevano brucer
certamente; se non vi entra, perder il credito dei suoi devoti e
noi avremo in mano loccasione di suscitare un tumulto e nel
tumulto impadronirci della sua persona. Pertanto risolvettero
di fare il possibile affinch quelPesperimento avesse luogo. A tale
effetto occorreva per il permesso della Signoria. Quivi non man
carono persone contrarie a quellempio esperimento e costitu un
1 P errens 361.

2 Gfr.

B o h r in g e r 9 8 8 .

1 6 6 - 1 6 7 j G - h e r a r d i 2 1 6 . Cfr. L u c a s 3 2 7 s s . , anche T e l * ;
vam en te alla q u estion e su lle n o tiz ie d ifferenti quanto a l punto se la sfida <!
F ran cesco fo sse dapprim a riv o lta a l iS. ste sso o se F ran cesco fin dalla pri1p ensasse a D om enico o un qualunque a ltro rappresentante del iS. I > u c a s (*- '
rigetta espressam ente com e un errore la conclu sione, ch e v oglia tirarsi dal '
parole u sa te da F ran cesco n e lla sua red azione sc r itta d e lla sfida data I" 1
ordine della Signoria (sitra p a r a tu s a d in s ta n tia m e t r e q u is itio n e m D om in a i11"'
F io re titi it o n im ), che cio la sfida del 2 5 m aggio s ia sta ta voluta d a lla S i g n o r i
ci cli essa aveva vo lu to da lui fu solam ente che fissasse in iscritto la

dopo ch e era avven u ta. Con ci gi dalta la risp osta a lle (posteriori afl >
inazion i di S c h n i t z e r ( Q ucllen u. F o rsci. II, 5 5 ss.). In questa redazione s
F ran cesco dichiara d'esser pronto ad and are c o l iSavonarola nel fuoco.

con D om enico, m a -che un a ltro suo c o n fra tello era pronto a s o t t o p o r s i


prova del fuoco con D om enico. L u c a s 3 2 9 .
a G h e b a r d i 216. Cfr. iC tn o z z i presso V h x a m - C a s a n o v a 27 ; L u c a s 33- '
S c h n i t z e r II, 62 s. R a m e , Studicn 810, dice, ch e s i venne a lla strana disi 1 ;1
perch n o n era vi pi una au to rit e cclesia stica riconosciuta dalle due Pa 111
Su fr a D om enico B u on vicin i da P escia (1420-1498) cfr. lo scritto di E1
P escia, 1920.
L a u d a to c i

Il Savonarola e la prova del fuoco.

489

certo ostacolo anche il fatto, che il Savonarola stesso non volesse


sostenere la prova. Ma la maggioranza decret che si dovesse ten
tare tutto, anche la prova del fuoco, per togliere le discordie nella
citt. Pi di tutti erano favorevoli a questa pericolosa prova i
devoti del Savonarola. Quanto spesso non avevano essi udito
dalla bocca del loro maestro, che le sue parole sarebbero state un
giorno confermate da un miracolo e che i suoi nemici verrebbero
annientati con un prodigio! Ora pareva che il momento fosse
giunto. Freneticamente ansiosi precisamente i Piagnoni chiede
vano che la prova avvenisse, sperando che 1 loro maestro, giunto
il momento decisivo, non potrebbe ritirarsi indietro ed entre
rebbe dia s nel fuoco per compiere il miracolo.1
Le proposizioni, che il domenicano Domenico da Pescia inten
deva confermare con la prova del fuoco, compendiavano le dot
trine del Savonarola maggiormente contestate dai suoi avversarii
in questo: La Chiesa di Dio ha bisogno di una riforma; essa
sar visitata e dopo ci .rinnovata. Anche Firenze dopo questa
calamit sar rinnovata e torner in fiore. Glinfedeli saranno
convertiti a Cristo. Tutto ci accadr nei nostri giorni. La sco
munica lanciate di recente contro il nostro venerato padre Gi
rolamo SaVonarola invalida. Quelli che non la rispettano, non
peccano .2
Il contegno del governo riguardo alla prova del fuoco avrebbe
dovuto dar da pensare ai fautori del Savonarola e a lui stesso;
ma da questa parte era gi un pezzo che non esisteva pi una
chiara considerazione prestandosi cieca fede alle rivelazioni del
sonnambulo fra Silvestro Maruffi. Il 30 marzo la Signoria aveva
decretato, che la parte che nella prova rimarrebbe soccombente
lasoierebbe la citt; la stessa pena avrebbe incorso la parte che
si fosse ricusata di sostenere la prova ; se entrambe bruciassero,
i domenicani dovrebbero cedere. In un altro dcereto del 6 aprile
non facevasi pi parola di una pena per i francescani ; si diceva
solamente: se il domenicano fra Domenico brucia, fra Girolamo
abbandoner nello spazio di tre ore il territorio fiorentino.8
Appena giunse a Roma la notizia di questi nuovi avvenimenti,
Alessandro VI disapprov apertamente quellempio tentativo.
L inviato fiorentino invano si adoper per cambiare 1animo del
Papa. Questi nei termini pi forti condann la prova del fuoco e
del medesimo parere furono anche i cardinali, anzi 1 intera corte
romana. Linviato fiorentino sostenne dal canto suo lopinione,

1 V i l l a r i 112, 146. ICtfr. R a u k e . Studien 311 s.


2 Ofr. B u r c h a r d i Diarium ( T h u a s h e ) , I I , 440, ( C e l a s i ) I I , 81 ( G e ig e r

1 9 4 s .) .

3 Queste delib erazion i presso

Vitxari

I I 2, x ci-x cm .

ffr .

Iv Ic a r

334 ss.,

490

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6.

che lunico mezzo per impedire la cosa era che il papa assolvesse
il Savonarola. Questo era un pretendere dal papa un cosa im
possibile. s
Intanto era giunto il 7 aprile, il giorno nel quale il fran
cescano Giuliano Rondinelli doveva sostenere in Piazza della
Signoria la prova del fuoco contro il domenicano Domenico da
Pescia. Il Savonarola in seguito a una comunicazione sonnam
bula di Fra Silvestro circa apparizioni angeliche ora non era pi
alieno dalla cosa.2 In quel giorno dopo aver celebrato la Messa
tenne al popolo una breve concione. Io non posso oggi garantirvi
disse egli che la prova del fuoco avr luogo, perch la cosa
non dipende da noi. Ma ben posso assicurarvi, che se essa av
verr, la vittoria sar nostra. Poi, accompagnato da tutti i suoi
frati cantando il salmo E xurgat Deus, et dissipentur inimici eivs,
si rec processionalmente in piazza della Signoria. Quivi erasi
gi assembrata una folla enorme che stava in ansiosissima attesa
dello spettacolo mai visto. Pel mantenimento dellordine la Si
gnoria aveva preso i maggiori provvedimenti. Erano state erette
una accanto allaltra su un palco di legno alto quattro braccia due
cataste di legna imbevute dolio e di pece, le quali occupavano

1 I/o p in io n e so sten u ta dal V i l l a r i anche nella secon d a edizione della M ia


o p e ia I I -, 145. elle Alessandro V I sia sta to favorevole a l g iu d izio di D io di
venuta affatto in sosten ib ile in se g u ito a i docum enti pubblicati da G h e k a k d i
lilT s. A ragion e C r e i c h t o n III. 240. . P e l l e g r i n i in Areh. d. Sor. Rotti. XI. TU
e F. A rm str o n o in \Engl. H lst. R ericw IV , 458 si son o d ic h ia ra ti d e c is a m e n te
contrarii a ll ip otesi del V i l l a r i . Ofr. anche <J h b isto fh e i l , 303. n. 1 e Ci
p o l l a 755. li. 2 : I a ' c a s 347 s. i S o i i n i t z e r \{QueUen . Farseli. I I . 04) ammetti1
ch e A lessan d ro AI non era fa v o rev o le a lla prova d el fuoco, m a perch poi
non la proib direttam ente, e g li n e lla su a idea p recon cetta pensa che se il
papa la sc i tu tta v ia il su o corso alla cosa, non in giu stificata la congettura
che in segreto, fidando nella operosit e a stu zia degli A rrab biati e da essi, forse
da A n tonio P ozzi, m esso a parte dei loro progetti, sia stato daccordo sul divi
sa m en to . Q uesta congettura ha (il d ife tto de ssere per lappunto s o l t a n t o una
congettura del tutto cervellotica. Contro la congettura d i Schuitzer cfr. a n c h e
J. R o l l e r in L i ter Atizegcr X IX . in. 4. col. ,126 s. N ella ZeiUchr. /. Kirehetvgesch. X X X III (1912), HI C le m en ristam pa (d a una m iscellan ea d i Wittenberg lo21) una lettera di A lessan d ro V I a Lionello C hieregafo vescovo *1*
Concordia, del 2 a p rile 1 tlls. ;in cu i il C liieregato riceve lodi iper una predua
ten u te a F iren ze contro Savonarola.
2 S c h n itz e u (QueUen u, Foriteli. II, (52, n . 1 ) con testa questa influenza 'I'
F ra S ilv e str o : anche prim a 'S. sarebbe sta to fa v o rev o le a lla cosa, an ch e *
non v oleva sottop orsi personalm ente alla prova, c i che non era necessari
giacch eran vi ab b astan za dei suoi se g u a c i pronti. Ibid. 162 s s . sulle c on fo
sio n i n e l processo, n e lle q u asi iS . veram ente d ich iar che da qu el principio la
prova d e l fuoco gli e r a stata sgrad ita e ch e quando aveva d o vu to lasciarsi tra
scinare a ll am m issione di essa, avrebbe per a v u to p i caro, che la cosa fosse
and ata in fum o. A qu esta con fession e lo S c i i n i t z e r negherebbe la c re d ib ili '1
in consid erazion e d ella falsificazion e d eg li a tti anche in qu esto caso.

La prova del fuoco.

491

10 spazio di 40 braccia : tra luna e laltra un passaggio largo per


una persona. Erano gi le 12 allorch giunsero sulla piazza i do
menicani e i loro devoti in solenne processione; il Savonarola
portava il Santissimo. Prima erano arrivati i francescani con
semplicit e senza far rumore; calmi e tranquilli inoltre si con
tenevano nel posto loro assegnato della Loggia, mentre i dome
nicani pregavano ad alta voce. Tutto era pronto, ma ecco sorgere
varii pareri: primieramente i francescani volevano che Dome
nico cambiasse i suoi vestiti potendo essere stregati. Unaltra
eccezione pare sia stata sollevata contro il portare con s nel
fuoco un Crocifisso. In questi punti i domenicani cedettero. La
crisi intervenne quando i francescani appresero che Domenico
voleva portare seco nel fuoco lostia santa. Rondinelli qualific
la cosa deresia, essendo sicuro che nella prova del fuoco lostia
sarebbe bruciata. Indarno si cerc di appianare questa vertenza
con lunghe discussioni, alle quali presero parte anche dei rap
presentanti della Signoria; non si veniva a capo di nulla perch
11 Domenicano restava ferm o nella sua idea. Contro questidea di
recare lOstia santa si lev una protesta generale non solo da
parte dei Francescani, ma anche fra il popolo. In ci si vedeva a
ragione una profanazione del Santissimo. Fra Domenico da Pescia e il Savonarola persistettero nondimeno nellopinione con
traria, ma come sacerdoti avrebbero essi dovuto sapere che il
diritto canonico proibisce rigorosamente luso del Santissimo Sa
cramento negli esperimenti personali. Il Corpo del Signore deve
servire soltanto per ladorazione e la comunione dei fed eli.1 In
fanto erasi al crepuscolo e gli avversari del Savonarola assume
vano un contegno vie pi minaccioso. Alla Signoria non rest
da ultimo che intimare alle due parti di allontanarsi. Ma ora ecco
scoppiare la furia della moltitudine delusa nella sua attesa di un
giudizio di Dio. Essa naturalmente si rivolse contro i dome
nicani, che con le loro difficolt, messe avanti allultimo momento,
1 Se il S avon arola credeva a lla p o ssib ilit o alla certezza (l un m iracolo
1,1 favore della sua c a u sa scrive B o h b in g er !*> , a ch e scopo portare con
* nel fuoco anche l'ostia sacra? Oppure, prescindendo da questo, se l ostia
doveva essere per c o s d ire un talism ano n e lle m ani di D om enico, ch e cosa
sarehtne sta to , se i l R on dinelli n e a v e sse preso unaltra? Leffetto allora non
sarebbe stato n e u tr a liz za to ? . Secondo ,S ch n itzeb ( Q u e l l e n u . F o r x c h . II, 167 s.)
'avere il ,s. portato con s l ostia sa n ta e la volont sua incondizionata che
Domenico la p ren d esse seco n el fuoco, avevano come fondam ento che eg li da
nu lato intendeva con ci sp u n tare HI pretesto della stregoneria d alla sua parte,
* dall'altro p er vi vedeva u n a protezione per s contro la stregon eria d ei n e
mici. ch e g li con d ivid eva l errore del suo tem po su gli incantesim i e com e
1 *uoi avversari lui. co si egli aveva e ssi in sospetto di accordo col diavolo. In
8ni caso la d e c isio n e di (portare con s il S a cra m en to , era ferm a nel 8 . gi
l'arecchi giorni prlm a (lelhl prova e 1 avvivava la sicurezza (le! suoi a m ici

'*9).

492

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6.

avevano mandato a vuoto la prova del fuoco. Limpressione che


tutto ci produsse sul popolo eccitato dalla passione fu tanto pi
sinistra in quanto che il francescano erasi dichiarato senzaltro
pronto ad entrare nel fuoco n aveva punto mostrato pretese di
uno scampo miracoloso. Veniva riprovato universalmente linde
gno e illecito contegno del Savonarola e del suo partito, che
aveva sostenuto lintervento dun miracolo; prevalse lopi
nione, che in tutta questa faccenda non si era speculato che
suHin gan n o.1 Se era cos certo del fatto suo, si diceva, perch

1
R a n k e , Studen 313-314 '(cfr. 352 a.), che si richiam a al Cerretani e alla
ela z io n e dell am basciatore m ilan ese -Somenzi de 7 aprile in Arch. stor. ital.
X. iS. X"\ 1 1 1 2, 31 ss. I R a n k e se g u e a buon d iritto il Cerretani a ssa i im p a r
ziale e rig etta la leggend a dom enicana, ch e trovasi p resso V i o l i e B u r l a m a c c h i e ch e in so sta n z a fu rip etu ta d a l Vi i.i.a k i. U na nu ova fonte, s f u g g ita
Per a l V i i x a k i , ora an ch e 'S i g i s m o n d o d e 'C o n t i (II, 194), im portante a n c h e
per la ragione, c h ei riconosce le grandi doti del Savonarola. Pubblic la r e la
zion e d i S igism on do T iz io i l R o n d o n i in Arch. stor. ital, 5* ser ie I I (1888), -79,
qu ella di un ignoto cro n ista bolognese A . |S o b b e i x i in L Archiginnasio (B o lo g n a )
V (1910). 192 s. Per le n o tizie su lla prova del fuoco nel Diarium d el Bubcabdo
cfr. M a z z i , Ricordi del Savonarola 321-325. , S c h n i t z e b (Il Burlamacchi e la
sua T ila del Savonarola , in Arch, stor. ital. 5 ' serie X X V III [1901], ->*
285) cerca d i d im ostrare contro R an k e e V illa r i ch e P. Pacifico Burlamaechi
l'au tore d ella biografia d el IS. conosciuta so tto i l su o nom e, ma deve a m m e t
tere posteriori interp olazioni, ta n to ch e dovrebbe d istin gu ersi lo scritto o rig in a le
dal testo corrente. Contro la tendenziosa n arrazion e d ella prova del fuoco f a tta
dal \ i l l a r i s i risolu tam en te d ich ia ra to anche P e l l e g r i n i in Giornale bo
rico d. L ett. ital. X I I, 262 s. S c i i n i t z e r in Augsburger Postzeitung 1898 Beit.
p, 211 c o s osserv a : X e lla d escrizion e della prova del fu oco noi non s e g u ia m o
n i fa u to r i del S avon arola... n i su oi a v v e rs a rli... m a le relazion i ric o n o s c iu te
affatto degne di fed e dei testim on i ocu lari N a r d i , Istorie p. 147-149, Landl'cci
p. 168 s., iC a m b i p resso A m m i r a t o , Istorie fiorent. p. 246. iSecondo questi la
colpa di aver reso vana la prova d el fu oco non d evesi a ttrib u ire a l Savonarolam a ai F ran cescan i . S i vede c h e q u i (il C erretani se g u ito tanto d al RaNkk che
da m e, vien e sem plicem en te ig n o ra to f il ch e p e r n on pu passare. Io 111 '
atten go ta n to prim a che dopo al C e r r e t a n i , c h e il R a n k e elogia a ragione
come a lta m e n te im p a r z ia le : rim ane definitivo il g iu d izio del R a n k e (P- 353>:
La p rova d e l fu oco fa ll precisam ente perch i D om en ican i non v o le v a n o
entrare senza il Corpus C h risti: s u c i non pu e siste re alcu n dubbio. Il pas-'0
decisivo presso * C e r r e t a n i su ona cosi : E t d ato p rincip io fra te D o m e n i c o
d isse volervi en tra re c o s p a ra to a m e ssa e t c o l sachram en to in inano, la qua1
cosa da q u ello di iS. F ran cesco fu n e g a ta dicendo e ssere e r e sia a m e t t e r e i
sachram ento nel fuoco ch e era certo cli'eglarderebbe : il perche qui c o m in c i"
a nascere con fu sion e. P er la q u al icosa la iSigii p e r la parte del fra te tolsono
Frane. V alori e t per la parte coatro al fr a te T om m aso A ntenori et iPiero de ;-11
A lberti e t m andorongli gi a loro s u p e r i o r i n ella loggia e t per fa r c o n c lu s io n e ,
non s e ne tr a sse m ai a ltr o o c h e vo lev a l'o stia o v o lev a uno c r o c if is s o e t com
m olte v o lte it i in sii e in gi d a [ i] fr a ti a lla Sigria loghororno sette ore
quale tem po ven n e una g rossissim a acqua. Il popolo visto ch e quello di S. F r a n i
vi voleva en trare a ogni m odo com in cio a dannare fra te O irolam o e t I,!ir\
loro essere u c c e lla ti . B i b l i o t e c a N a z i o n a l e d i F i r e n z e . Ora

La prova del fuoco.

493

non volle sostenere egli in persona lesperimento del fuoco? A


qual Ifine insistette, che il suo confratello non entrasse nel fuoco
che recando il SS. Sacramento? Anche dei devoti del profeta di
cevano, chegli avrebbe dovuto entrar da solo nel fuoco per dare
finalmente una prova ineluttabile della sua divina missione. Una
tale richiesta doveva tanto meno sorprendere in quanto che lo
stesso Savonarola aveva nutrito la fede del popolo in tali segni
miracolosi. Cos in un sol giorno il Savonarola aveva compietamente perduto presso la moltitudine la sua aureola di profeta di

vam pato presso S c h n i t z e r II I, 62 s. ; il riliev o di alcu ne in esattezze e dati


secondari non pu to g liere 11 v alore d e lla relazion e n ella sostanza, com e vorrebbe
IVditore. N e lla m onografia di S o u n i t z e r su lla prova del fuoco ( Quelle u.
t "rseli. II) ci ch e p i v a le > la rassegna a e str a tti delle relazion i delle fo n ti
i* !> 73-152. Q uanto e g li ipoi a p. 152-*170 raccoglie com e sta to d i fa tt o , si
fonda tu tto su lle relazion i d ei F ratesch i, che, a su o parere, sono le fo n ti in
istanza d egn e di fe d e e sicure. Secondo . S c h n i t z e r v erit l'asserzione (lei
Frateschi (p. 139), ch e i Com pagnacci sarebbero sta ti d'accordo coi Fran' scani e l i avrebbero stim o la ti a provocare ia prova assicurand oli che essa
ili realt non sarebbesi verificata ; b astava ch e il loro m onaco desse soltanto
il nome, e ssi poi si sarebbero dato pensiero perch non gli incogli e sse danno
(cfr. p. 156). lAlla fine d ella su a narrazione, che si leg g e com e un rom anzo
criminale, lo i S c h n i t z e r ste ss o si fa l obbiezione: C erto, se i nostri risu lta ti
sono giusti, noi attrib uiam o ai nem ici del )S. una m a lv a g it e perversit, che
''i fa rivoltare n el p i profondo d i noi s t e s s i , m a tosto rispond e: N o n dob
biamo d im en ticare per ch e la storia del S . si svolge nel secolo dei Korgia,
nella c itt di M achiavelli . N e l disegno esco g ita to dagli A rrabbiati e Compaguacci, ,gli am ici e so ci d i ddee d e l M ach iavelli, per rovesciare i l >Frate, a lita
*o spirito d i M a ch ia v elli; ia sto r ia c o lla prova del fuoco potrebbe costituire
un capitolo del suo Principe (169 s.). Con ci mon si fa gran torto ai nem ici
lei Savonarola fra i F ioren tin i ; non sono unn prova le afferm azioni dei loro ne
mici relativam ente a lla parte, che iSchnitzer ia sosten ere in ci ai Francescani.
W fronte allo Schn itzer e a i m o lti giu d izi consenzien ti su lla sua esposizione (cfr.
Bitt. Vierteljahrachrift V i l i [1905], 293 s. ; H ist. Zeitsehr. XCVI [1906], 317 s. ;
Btst. Jahrbuch X X V I [1905], 166 s .; U t. Rundschau 1905. n. 12, col. 4 5 6 .;
Theol. R em e ,1905. n. 1, col. 15 s. \Theol Llteraturzeitum j 1906, n. 23, col. 082^ 4 ; BeU, a ll Allgem. Zeitung 1904, n. 42, col. 333; con una certa riserva F u isk
nel Liter. Zentralbatt 1904, n. 86 , col. 1187 s.), sia accennato a l giud izio pe
sato con calm a e prudenza n e llopera u scita gi prim a del L u c a s , il quale co
nosce con non m inore e sa ttez z a le fo n ti, su lle quali si fonda Schnitzer. Il v eto
stato di fatto c h e ogni partito d ava la colpa all'a ltro : i F rateschi sostenevano
,hl> i F rancescani non avrebbero avuto fin dal principio lintenzion e di andare
el fuoco; gli avv ersa ri dichiaravan o ^Savonarola e i suoi per ingannatori. E
*n proposito L tr c \s osserva (346), che e g li non vede ragione alcuna per dubitar della buona fed e dei F ra n c e sc a n i, non ostan te la relazione di Sim.me
p e p i (alla quale poi Schn itzer diede tanto e decisivo valore). Ci che pi
il F ili pepi si fece raccontare d al contem plale baggard Iw ffo Spini su lle
ntenzioni ch'egli ebbe allora e i su o i pretesi accordi coi F rancescani, non ha
realt tal peso, ch e su ci s i co n testi la onest dei F rancescani. Questo giu, izi
sostiene anche dopo la com parsa del libro di S c h n i t z e r . Sulla prova
fuoco cfr. anche G. B i a g i , I l giudizio di D io e Gir. Savonarola, in Misceli.
<oria e cultura eccles. IV (1905-1906).

494

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6.

vin o.1 La sua sorte era decisa. Egli cadde vittima della vendetta
spietata del popolo, che videsi deluso nelle sue speranze. Il Savonarola aggrav ancor pi la sua situazione col salire
il pulpito di S. Marco, contravvenendo cos allordine della Si
gnoria, che il giorno seguente (domenica delle Palme) decret il
suo bando immediato.3 Ma a ci non si venne. I Compagnaeci
deliberarono di trarre profitto dallindignazione del popolo onde
por fine alle mene dei Frateschi. In quella stessa domenica delie
Palme si venne a un violento urto delle due parti ostili, iin cui
erasi divisa la citt. La predica di un domenicano nel duomo fu
interrotta con la violenza; Francesco Valori, il primo sostegno del
Savonarola, venne ucciso e finalmente dato lassalto al convento
di S. Marco. Il Savonarola aveva da principio pensato sul serio
ad una resistenza armata, ma, sopravvenuti gli ufficiali della
citt con lintimo di recarsi alla Signoria, egli li segu. Al lume
di fiaccole egli e Domenico da Pescia vennero condotti al palazzo
in mezzo al popolo furibondo che insultava in ogni maniera ni
profeta.4 II Savonarola sopport con grande dignit il suo cru
dele destino : in carcere scrisse il commovente commentario sui
salmi M iserere e In te, Domine, speravi.
La Signoria fece tosto informare come le diverse potenze ita
liane, cos anche il papa circa gli ultimi avvenimenti. Linviato
fiorentino in Roma ebbe inoltre il mandato dimplorare dal papa
1 II pop olo si conturb tu tto q u asi perdendo la fe d e del P rofeta scrive
il

L anducci

169. Cfr.

C re ig h to n

II, 242. 'C osci 456 e

P e rre n s

378 ss.

H kyck.

H rens und die M edici1, 100 s. : Savonarola peri in ca u sa di ci, con |U


egli aveva oj>erato, per so v reccita ta e sa lta zio n e religiosa.
2 F r a n t z , ft ix t us IV . 80.
:i II decreto presso V i l l a r i 112 , x civ . Cfr. P o r t i o l i in Arch. st. tomb. I. 331 *
*
Cfr. le relazion i d i ( C e r r e t a n i e P a r e n t i p resso R a n k e 314 s. La relazioni'
di C erretani ora anche presso . S c h n i t z e r , Quellen n. Forsch. H I , 65-71. quell
di P a re n ti ibid. IV , 200-266. Cfr. la d e tta g lia ta esposizione d i L u c a s 84!V3< \\ liatever fa u lts or m istak es F ra G irolam o m ay have com m itted , (lice litre.''
(363), he w a s at an y rate the best friend whom the m iscreants th a t now insilili''*
him h ad ever had. And w h atever m ay h a v e tbeen th e real or ostensible groan*!''
th a t he w a s now persecu ted by th e m ob a n d by their lead ers, but principally
because lie had fe a r le s sly rebuked vice, and had held in check for so long 11
period th ose e v il p assion s w h ich w ere now let loose a g a in st him in alia their
inde.
fu ry . L a rabbia d el popolo dice il cro n ista V a g l i e n t i era -i r i t o r n o
che e il .'Savonarola non aveva il 1S1S. Sacram ento (s in ten d e nel suo j
dalla prova del fuoco), lo si sarebbe fa tto a b r a n i : v. Riv. d, bibliotech< '
da G. B i a g i IV , 601. jV. anche J a c o p o P i t t i , Ist. fior, in Arch. stor. Hat. L
N a r d i , Ist. d. citt di Firenze I, 148 e la lette ra di un a g en te mant0' 1"^,^
Arch. st. lonil). I, 347 s. e an ch e C osci 457 s. Secon d o ^ B a r t o l o m e o 1
presso S c h n i t z e r , Quellen 11. Porseli. I, 67 s. ; I I , 74 s.). S i m o n e F n .rP E M 1 1
I I , 75 s.), il dom enicano F r B e n e d e t t o (ibid. I I , 81) e P a r e n t i (ibitl. I
si sarebbe tr a tta to d un piano concepito prim a d a i n em ici d el iS., di ucc
^
nel ritorno sotto la protezione d ella n otte, ch e per non fu eseguito 1*
egli portava in m ano il Santo Sacram en to.

Caduta del Savonarola.

49E>

una generale assoluzione da tutte le pene ecclesiastiche in cui si


poteva essere incorsi, sia per aver troppo a lungo tollerate le pre
diche del Savonarola, sia per aver proceduto contro persone ec
clesiastiche. Chiedevasi inoltre piena facolt di giudicare i frati
fatti prigioni e nel medesimo tempo tornavasi di nuovo sulla que
stione dellimposizione della decima sui beni ecclesiastici. Ales
sandro VI espresse la sa gioia per essersi finalmente posto un
termine ai disordini cagionati dal frate scomunicato, accord vo
lentieri la chiesta assoluzione, domandando per che gli fosse con
segnato in Roma il fidate prigioniero.1 Sebbene anche pi tardi
questo desiderio venisse pi volte espresso con urgenza, pure in
Firenze non vi prestarono ascolto. La dignit della repubblica
cos opinavasi non consente alcuna consegna; di pi biso
gna dare esecuzione alla sentenza l ,dove stato commesso il
delitto. Si convenne da ultimo che potessero intervenire al pro
cesso due delegati pontifici e come tali comparvero in Firenze
ai 19 di maggio il Generale dei Domenicani Gioacchino Turriano
e lo spagnuolo Francesco Romolino, che stava in molto cattiva
fama. Quando essi giunsero, il processo era gi stato iniziato da
un pezzo. In esso si vide come i nemici del Savonarola fossero
diventati signori assoluti della citt. Non fu da essi risparmiato
alcun mezzo di tortura e di falsificazione.
Le deposizioni del Slavonarola estorte da larga applicazione
della tortura anche da parte del Romolino, te per di pi sfigurate
da interpolazioni od omissioni di singole proposizioni e parole,
naturalmente non provano nulla.2 Fino a qual punto sia giusti
ficata la sula condanna a morte, rimarr quindi sempre incerto.
Tuttavia le cose a Firenze trovavansi in tale condizione,3 che la
1 A lessandro V I a lla Signoria, 12 aprile 1498, presso G h e r a r d i 231. Cfr.
J'L'cas 372 s. I brevi delll l ap rile a F rancesco di P u glia ed al convento fran Pscano d i F irenze, con cui vengono elo g ia ti per lo zelo col quale a v e \a n o
r-<>BtTibnito a por fine al disordine, presso Q u t i f . Vita Hicr. Saronarolae
l i , 462-464.
2 Le deposizioni fa lsific a te del S. dagli a tti del processo sono .stam pate
Presso Q u t i f , V ita Hicr. Savoiwrolae II, 428-401 e in V i l i . a w I I 2 App. p. c u ss.,
lu cile di F r a D om enico, d i Fra Silvestro ecc. presso V i l l a r i II*, c c v i i ss.
Inoltre L u c a s 385-406, c h e reputa q u este u ltim e siccom e in sostanza degno (li
fede e perci di valore.
.
3 L u c a (407-428) d una dettagliata disam ina dei protocolli falsificati
' erede che anche da essi, conoscendosi il m etodo del falsario, si p ossa ricaVar> con sufficiente am piezza qu anto .Savonarola realm ente disse. Il notaio
s,,r Ceccone entrerebbe in cam po colle sue falsificazion i 1A ove si tr a tti di mo
tivi e in ten zion i del Savonarola : ci ch e s incontra in proposito, sarebbe da
"nsiderarsi com e a ffa tto in a tte n d ib ile; non co si invece le deposizioni su fa tti
'Meriori. Ma aggiun gi che le dichiarazioni realm ente fa tte da S. sotto la tor
tora non furono coeren ti e conseguenti. Quanto alla questione della colpa cfr.
'"AS 365 ss., 42!), 431 ss. Sulle considerazioni di O . r b e t a n i relativam ente a
detta questione cfr. 'S c i i n i t z k k . QucXlen u. Farseli. III, x x i.

496

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6.

Signoria era convinta, doversi in tutti i modi por fine ai maneggi


del Savonarola. A questo riguardo stato giustamente osservato,
che la repubblica versava allora tanto di dentro come di fuori
in cos pericolosa condizione, che i Fiorentini hanno creduto poter
agire secondo lantica sentenza romana Salus populi suprema les
esio e ricorrere fino allestremo mezzo di difesa.1 Anche Ales
sandro VI faceva energiche premure affinch fosse punito quel
disubbidiente, che aveva mirato a sbalzarlo dal trono Valendosi
del braccio civile.
Quello che vociferavasi intorno alle confessioni del Savo
narola &ra di tale natura, che persino i suoi pi fedeli devoti co
minciarono a vacillare circa il suo dono di profezia e la sua mis
sione divina : gi iniziavasi la defezione generale dei suoi fautori.
Add 29 aprile 1498 scrive quelluomo schietto di Luca Lan
ducci nel suo diario si lesse in Consiglio, nella sala grande, el
processo di frate Girolamo, che egli aveva scritto di sua mano,
el quale noi tenevamo che fussi profeta, el quale confessava non
essere profeta, e non aveva da Dio le cose che predicava ; e con
fess molti casi occorsi nel processo delle sue predicazioni essere
el contrario di quello ei d/ava ad intendere. E io mi trovai a udire
leggere tale processo; onde mi maravigliava e stavo stupefatto e
in ammirazione. E dolore sentiva lanima mia, vedere andare per
terra uno s (fatto edificio per avere fatto tristo fondamento duna
sola bugia. Aspettavo iFirenze una nuova Gerusalemme don de
avesse a uscir le leggi e lo splendore e lesempio della buona vita,
e vedere la novazione della Chiesa, la conversione degli in fe d e li
e la consolazione dei buoni ; e io sentii el suo contrario, e di fatto
presi l# medicina : In voluntate tua Domine omnia sunt p o sita .

1
C o sci 470; cfr. 42. Gfr. in p roposito L u c a s 433 s . . che si esprime n e l l "
stesso senso. Y. an ch e A r m s t r o n g 182 s s . R ela tiv a m en te a lla questione s e la
pena di m orte fo sse g iu sta , storicam ente con sid erata, L u c a s dice (437): i)ur
own delil>erate opinion is, th at w h ile S avon arola ought to be acquitted on tin
charge o f havin g sin n ed grievou sly, i t is also righ t to refrain from charging
th is iu d g es w ith the g u ilt o f ju d icia l m urder, or even (considerin g the circum
stan ces o f th e tim e), from th at o f e x ce ssiv e cru elty : a lw a ly s bearing in nunt^
th at th e y acted under com m and o f the Pope. A s f o r the Pope him self, we are
w illin g to b elieve th a t, had F ra G irolam o and h is com panions been s e n t to
Rom e, th e sentence o f death m igh t not im probably have been c o m m u t e d for
one o f im prisonm ent. B u t the F loren tin es h avin g r efu sed to send them thilther
and th is, a s lit w ou ld seem , iu accordance w ith S avon arola's own desire
w e cannot be surprised th a t A lex a n d er sh ould h a v e directed th a t the law s h o o M
th ak e its course, even as, w ith (Savonarola's ta c it approval, the la w had tak>"
its cou rse in the case o f Bernardo del N ero .
L a n d l c c i 1 ( 3 . ( i l . H e r z f e l d I . 2 3 4 ) . Come c i s i raccapezzasse nella cercl*
dei se g u a c i rim asti fe d e li a iS. circa le d eposizioni negli a tti del p r o c e s s o
dim ostrato d alle considerazioni di R e d d i t i presso S c h k i t z e r . Quellen . F o r
I, 08 ss. Su lla sch iaccian te im pressione operata su i m onaci dii S. Marco 1

Condanna e morte del Savonarola.

497

Anche la maggior parte dei Domenicani di S. Marco abbandon


ora il suo maestro. Il 21 daprile essi diressero ad Alessandro VI
una lettera di scusa, in cui fra laltro dicevasi: Non solamente
noi, ma anche uomini di assai maggiore ingegno si sono lasciati
ingannare dalla furberia di Fra Girolamo. La profondit della
sua dottrina, la rettitudine della sua vita, la santit dei suoi
costumi, la simulata piet, il prestigio che ottenne1 col dissipare
dalla citt il mal costume, lusura e ogni sorta di vizio, i molti
eventi, che al di sopra dogni immaginazione e forza umana ven
nero a confermare le sue profezie, furono tali, che noi se non si
fosse egli medesimo ritrattato e non avesse dichiarato che le sue
parole non erano da Dio, non avremmo mai dubitato sul conto
suo. La nostra fiducia in lui era s grande, che lieti ci dichia
rammo tutti pronti <a dare il nostro corpo alle fiamme per dimo
strare la verit della sua dottrina.1
Come era da prevedersi, il processo termin cos, il 22 maggio
il Savonarola insieme a Fra Domenico e Fra Silvestro fu con
dannato a morte a causa degli enormi delitti di cui erano stati
convinti. Il giorno seguente fu eseguita la sentenza.
I
condannati ricevettero sacramenti della confessione e (co
munione; morirono con coraggio e serenit. Dapprima essi ven
nero degradati come eretici,2 scismatici e denigratori della
fatto che a lla le ttu r a d el protocollo in parte falsificato d el 19 ap rile 1498 S avo
narola non fe ce alcu na opposizione, cfr. S c h titze r, Savonarola i/m Strette tnt
*vinem Orden 87 s s . Q uesto giorn o soltan to, in cui egli ababndono se stesso, sarabbe stato il giorno d ecisivo per l a sua rovina.
1 V ii.laju I I (ed iz. ted esca), 279. Ofr. P e r r e n s 597 ss. L u c a s 677 ss. Non
mancarono anche altrim en ti persone ch e ora schernirono nel m odo pi indegno
un im postore c o lu i che una volta levarono a c ie lo ; cfr. su questo argoento S p ec ta to r ,in Allgem. Zeitung 1898, Bell. n. 169; inoltre i dati b ib lio
grafici presso P o t t h a s t , l<ibi. hist. medU aevi I I 2, 1564 e 1565. D ello scritto
'>1 Giovanni Poggi contro Savonarola stam pato in Rom a n e l 1498, H artm ann
Sehedel se ne fece una copia, che ora il Cori. hit. Mon. 962 ; vedi R. S t a u b ir ,
M e SchedeUche Bibliothek, F reib urg 1908, 230. Cfr. anche S ch n itzeb , Quellen
Porseli. IV, 294 s.
2 P er lettori poco p ratici della term inologia ecclesiastica, non credo s u
perfluo fa r n otare quanto se g u e ; non solo i com m issarU pontifici, m a anche
Alessandro V I accu sava il Savon arola d i propagare falsa et pestifera dogmata
-v- il breve del 12 m aggio 1498 (presso G h e r a r d i 207). Sotto questa denom i
nazione secondo il lin gu aggio a llo ra usato e lo stile giuridico, quale fu m an
tenuto anche d allin q u isizion e ecclesiastica nei secoli seguenti, non so n o la
'tendersi e re sie form ali. In cerbi c a s i - com e rileva giu stam en te il G r i s a r
>n Zeitschr. fiir kathol. n e o lo g ie IV, 398 chiam avansi con tal nom e anche
tendenze p raticam ente scism a tich e o contrarie a lla Chiesa. Chi per es. s i fae' a ro della msordescentia in exconwnunicatione, avanti a egge si
addosso per ci stesso il sospetto di eresia, in quanto che pareva vanisse a
negare allautorit e c c le sia stic a il d iritto dinfliggere la scom unica o la n e c e v
S! di appartenere alla Chiesa . P e r il iSavonarola poi a g g iu n g e r s i la m is
sloe da lui arrogatasi di p rofeta di Dio. Ofr. lo scritto d e i com m issarU ponp t o r , Storia dei Papi, I I I .

32

498

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6.

S. Sede, quindi rimessi al braccio secolare e impiccati. Dicesi


che mentre il Savonarola montava il patibolo uno spettatore gli
gridasse: Profeta, ecco il momento; opera il miracolo!. I ca
daveri deglimpiccati furono arsi : allorch una folata di vento
allontan per un istante le fiamme molti gridarono : un prodi
gio, un prodigio! , ma ben tosto le fiamme tornarono ad involgere
quei corpi esanimi. Per non lasciare alcuna reliquia ai partigiani
del Savonarola, le sue ceneri furono gettate nelPAm o.1
Cos fin quelluomo dingegno e per costumi integerrimo,2
ma fantastico od esaltato, i cui maggiori difetti furono Tessersi
ingerito in affari politici e la disubbidienza alla Santa Sede. Le
sue intenzioni, almeno nei primi tempi della sua vita pubblica,
erano pure e sincere; pi tardi egli si fece trasportare dal suo
carattere passionato e dalle suggestioni della sua fervida fan
tasia oltre i limiti a lui imposti dalla sua condizione di prete e di
religioso. Egli divent il ciapo dun partito politico, un fanatico
politico, il quale in pubblico chiedeva la morte per tutti i nemici
della repubblica ; ci doveva condurlo alla rovina.
Al domma cattolico come tale il Savonarola s tenuto in teoria
sempre fedele; nondimeno col non avere osservato la scomunica
inflittagli e con i suoi disegni di un concilio, che in caso di riuscita
litici del 23 m aggio 14KS presso R udelrach 4!U-4il7. donde risu lta chiaro ci
che nel caso presente in ten d evasi i>er e re sia in questo senso improprio.
1 L a n d t j c c i 1 i 7-1< 8 ; cfr. V h x a r i ! I-, 243 ss. La relazione, che i commis
sari pap ali Turriano e R em olino m andarono ad A lessan dro V I lo stesso giorno
dell'esecuzione, 23 m aggio 1498. stam p ata presso J I e i e r 3189-391. V a r i a n t i
della stam pa m iscellanea w itten bergh ese del 1521 son o d a te da Clem en i n
Zeitschr. f. Kirchengcsch. X X X 11I (1912), 271. C fr. in p rop osito L u c a s 434 s s .
La relazion e d ell'in viato m ilan ese Som enzi dello stesso di in Areh. stor. Hai.
X . S. X V III 2, 39-41. Q uella di C erretani presso S c h j i t z e r , Quellen u. ForarliII I, 74-70, del P aren ti ibid. I V , 281 s. Cfr. A rd i. stor. ital. 5 serie X X V I U
(1901), 225. V . an ch e F. R i c c i a b d i d a P i s t o i a , Rit ardi 51-52: I n teste oeuUirt
del supplzio del Savonarola nel periodico Zibaldone del 1 gennaio 1888 e
\ ii.lakM a s a n o v a 5(13 ss. I l noto quadro che rappresenta l'im piccagione del Sa
vonarola nel palazzo Corsini di F irenze appartiene secondo iS p ectator i . 1 llgcin
Zeitung 1Si)8 , Beil. in . 1 ( j9 ) o a lla fine del sec. x v i o al principio del x v n . I*a
riproduzione in O X e i l , Ger. Savonarola, B oston 1898, 118. S u l sito preciso,
dove avvenne l esecu zione, cfr. C o r a z z i m i in Rassegna Nazionale CXIX (1901),
586-591.
2 N e lla prim a ed izion e dicevo: moralmente irreprensibile, d i e con ci s'in
ten d esse in tegrit d i costum i, h a ben com preso ogni lettore. T u t t a v i a siccome
il f i l o s o f o e p rofessore C o m m e r . ( Jahrb. fiir Phil. 1899 p. 399) ha dato a q u e s t e
parole un altro sign ificato, i > e r e vitare m alin tesi l e ho c a m b i a t e . Voler tener
dietro ad a ltre pedan terie d e l C o m m e r sarebbe uno sciu p ar tem po e s p a z i 0 dei resto questo saggio conferm a p ienam ente il giudizio ben fondato e s p r e s s o
nello scritto Zar Beurtheilung Savonarolas. p. 9 s ., 19 3 . su llo storico C o m m i il quale neanche astato capace di d istin gu ere tra le L oggie e le S t a n z e , e con
fuse lo sto rico Giacomo B u rckhardt d i B asilea col m aestro d elle c e r i m o n i e di
A lessandro VI, G iovanni Burcardo.

Giudizio finale sul Savonarola.

499

doveva portare allo scisma, in pratica egli ha rappresentato delle


tendenze contrarie alia Chiesa.1 A scusarlo vale certamente il
i L'antica id ea luteran a, che il Savonarola sia uno del precursori della
riforma e c h e e g li abbia gi fa tto valere il principio della giu stificazion e per
mezzo della fede, non pu piti sosten ersi da alcun c ritic o serio (cfr. G tjbrzoni
//nascimento 80 e Jahresberiehte der Geschichtswissenschaft 1 [1878], 325, 360).
Nella nostra e t incontriam o qu esta concezione contraria alla storia anche
presso K ich. K o th e, Gesch, der Preigt, B rem en 1881, 357 ss., E. Comba, / nostri
protestanti. I. A ranti la Riform a, F irenze 1895 e presso G. B on et-M au ry, Le
preurseurs de la riform e, P a r is 1904, -207-284 ; >L. G. S a u tte b (Saronarole
forinatenr m aral , M ontauban 1907, 107 ss., I l i ss.) invece am m ette che
'ilo in m odo lim ita to e forzato S. pu d irsi un precu rsore di Lutero. N el
-''pare q u esta id ea contraria a lla storia e d ifesa sp ecialm ente da R udeli ach, oltre al M arch ese (I, 193 ss.) si acq u istato ind ubb iam ente grande
Merito il V i l la r i , quantunque per la sua conoscenza m onca d ella teo lo g ia e
ilosota cattolica non s ia and ato esen te da contradizioni ed errori. S ch w a b in
l.iteraturblatt d i Bonn IV, 807 p IFbantz, S ix tu s IV. xv s., 91-93, avevano gi
i Marnata l'atten zion e su questo fa tto , m a il V i l l a r i ha ignorato con suo
letrimento q u esti lavori. La sin golare id ea di collocare su l m onum ento d i Lu rn a ffo r m s il priore d i S. M arco, ch e n e lla sua bellopera Trionfo della
roee (trad. in tedesco da -Seltm ann, B erlin 1898; cfr. su qu esta opera apolo
getica del Savon arola G loss.n er, Savonarola als Apologet und Philosoph, Palerborn 1898, p. <52 s. ; S ch an z in Theol. Quartalschr. d i T ubinga L X X X II [1900],
151-153: cfr. anche A. D e cisie b , L'apologtique de Saronarole, in tude CXXXV
11910], 483-50 e M ourrf.t, llis t <jn. de VgUse V, 205 s.) p arag o n a l allontaarsi dalla d if e s a rom ana c o lla llon tan arsi da Cristo ste sso (Qui ab untiate

h"orna noe Ecelesiae doetrina dissenta, proeul dubio per devia aberrai!-s a Christo
recedit, sed nume liaeretici ab ea discordata, ergo ii a recto tramite declinant
que Christiani appellali possimi. Lib. IV, c. ti), ha provocato buon num ero
'li scritti ca tto lici, i q u ali m etton o .in luce la sua ortodossia. F ra gli altri
icerdiamo : 1. Uas Lutherenkm al zi Worins ini IAchte der Wahrlieit, Mainz
1868, 2 ed. 1869 1. [L. J. H u n d h a u s e n ]. Ha Liithermoniiinent zu Worins ini
LicHU der Walirheit, M ainz 1808, 21860, a 4 1883 sotto i l tito lo Kirche oder
l>rotestaiitismus! 2. R ou ard oe (Taro, II. Savonarola und da Luthcrdenlcnial
Z'i IVortns ; version e tedesca. B erlin 1868. X. anche iSick in ger, Savonarola.
Ulne hstoriche Stadie', W urzburg 1877. F ra n tz, Sixtus IV. 8 0 s. Cipoi-i-a 760.
I'ittr ic h , Contar ini 478 s. C an t , Eretici I, 232 e Ital. ili. I l i , 640 s. Capponi,
Cesch, der fior. Republik II. 229. American I Catholic Quarteria Review X IV
1889), 36 ss. ; J. P r o c te r (O. 1.), Tlie Dommican Savonarola and th Refor"wtion. A re pi 11 to Dean Farrar, London 1905 ('Catholic T rutli Soc., Historical
vapers n. 20) ; R. M ariano, Per la reintegrazione storica del Savonarola, in
yuott Antologia X X X V III -(1908) ; IS ch n itzer, Savonarola Erzieher 121 ss. ;
H brgenrotheb V III, 335. Q uestultim o intorno al Savonarola scriv e: C erto
'-gli non fu eretico form ale, n u n precursore della cosi d etta riform a ove non
<lia la decision e ida sola la opposizione a l papa : la su a dottrina era del tutto
cattolica, i suoi scritti, tranne pochi m essi a llin d ice, rim asero incontestati
nella Chiesa . A . H e s s e u . (Der Werdegang der Renaissance in Italien, nella
Xeitschr. f. Kulturgesch. XV . 233 s.) d q u esto giu d izio: tS. non pu essere
reclam ato com e precursore del p rotestan tism o per qu anto i l m iscu g lio d i r e li
gione e politica in lu i ricordi C alvino . H e y o k (Florenz u. di Medici 3 -100) d ice:
' Sebbene lo abbian posto n el m onum ento di L utero a W orm s. Savonarola tut altro che un precursore dogm atico della riform a e del protestantism o. Con
"tto il suo esse re e g li p oi non un precursore, m a un ritard atario, un ailine pei
ideo agli uom ini d i d u n y e di H irsau , un reazion ario, possente e trascin an te nel

500

Lihro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6.

fatto, che in Firenze come a Roma, anzi in tutta Italia, le condi


zioni morali erano allora assai tristi per molti rispetti e che la
suo onesto fan atism o, del coeren te m edioevo, una figura, ch e sarebbe stala
ch ia m a ta a com piere, a la to di Gregorio V II, i l soggiogam ento d elle nazioni
a lla a sc e si e rin n egam en to del m ondo dellid ea le clu n iacen se . Anche F estu i
(iluchiavelli 33 s.) rileva lo sp irito m ed ievale di S., ch e avrebbe voluto tra
sform are tu tto il mondo in un ch iostro e cui un m ondo divid e da Lutero. Co
ta n tin o S a u te b (Hist.-pol. Bl. OLIV [1914], 177) d ic e: N e l su o intim o S. del
tu tto un figlio d el secolo x m , d i c u i g li id e a li rin ascono in lu i e svolge poscia i
p u nti di con tatto che ha con D an te com e p rofeta e riform atore (177 ss.). Nella
reazione contro lidea di presentare con trariam en te a lla storia il Savonarola
siccom e un precursore d ella cosi d e tta riform a il D om enicano C. B ayonne and'*
tan t oltre da scrivere un libro (tude sur J. Savonarole d'aprs des nouveatu
documenta, P a r is 1879) pr preparare la via a lla sua canonizzazione ! I nuot i
documenti ai q u ali si appoggia, sono sta ti pubblicati d al Gmebabdi e iu essi
nu lla si trova ch e possa giustificare la te si del B ayonne. E altrettan to ix"
fanno prova la venerazion e e la stim a ch e m ostrarono p el Savonarola S. Fi
lippo N eri e C aterina de (Ricci. ;Clhe B en ed etto X IV abbia a ccolto il Savonarola
nel catalogo d e i sa n ti e beati se r v i di D io non pu nto e sa tto ; cfr. G r i s a b in
Zeitschr. f r kathol. Theologie IV, 3 8 2 s .; L u c a s 44,1s. iDel resto Bayonne si
m ette in contradizione con l'antica tradizione del su o Ordine. I docum enti press i
Ghisrardi m ostrano (329 ss.) che li su p eriori d ei D om en ican i per ben un se
c o lo condussero presso i loro su balterni una vera guerra contro la m e m o ria
del Savonarola, vietan d o le im m agini di lu i e persino d i proferirne il noni'
S e di cap itolo generale d e llO rdine D om enicano a F errara n e l 1498 proibisce ai
predicatori dell'O rdine di proporre n elle loro prediche rivelazioni e profezi'
p rivate (Monumenta Ord. F ratrum Praed. hiatorica, V i l i , ree. B. II. R e i c h e m
R om ae 1900, 425), il riferim ento al S. chiaro an ch e se non ne vien fatto il
nome. Il dom enicano Tom m aso Sardi di iS. M aria N ovella in F iren ze ( f 15 17 1
nel su o poem a com posto nello stile dantesco L anima peregrina, descrive un
suo incontro col S. nel P urgatorio (pubblic qu esta parte dell'inedito poema
A. B ia n c o n i, Gir. Savonarola giudicato da un auo contemporaneo, Documenti
inediti di T. Sardi, Roma 1910). L 'im p arziale poeta prova grande rispetto l'r
la p erson alit del fci., ne difen d e la rettitu d in e e ortodossia, ma condanna
su o im m isch iarsi nella p olitica e i a su a disobbedienza al P apa (cfr. ibid. xxxiv s iIl noto teologo Am brogio Catarino, dom enicano di S. M arco dal 1517, fu nella
sua gioven t un veneratore del S., m a pili tard i si alien da lui specialmente
perch a veva appreso a pensare altrim en ti circa il dovere dell'obbedienza ver- 1
il capo d ella C h iesa e scrisse un Discorso contra la dottrina e le p r o f i l i '
di Fra Gir. Savonarola. Cfr. J. S c h w eiz er , Ambrosius Catharinus Politi'
M nster i. \V. 1910, 14 ss., 120 ss., 138, 205 ss. ; L au ch k b t, Hai. Gegner Lutliei *
31. 11S : B o n g i , Annali di G. Giolito I, 209 s. l resso Q u t i f , Vita llicron. Sai"'
narolac l i . 561-615 stam p ata un orazione in d ifesa del S . tenuta sotto P a o l o 1'
d inanzi ai c ard in ali d ell'In q u isizion e dal dom enicano P a o l i n o B e r n a r d i n i ; cfr
L a u c h e b t 56S. Circa una propaggine eretica della tendenza del S a v o n a r o la
v. sopra: Introduzione p. 190 ss. n oto com e nel secolo x \ i durante i rivol
gim en ti degli anni 1527-1580 e al tem po dellopposizione contro il grandui -1
A lessandro M edici torn assero a nuova v ita le idee e l a ttiv it del (Savonaru
esercitan do non piccolo influsso. O ltre a i docum enti d a ti d al Ghebabdi loc. c i
v a riscon trato a questo proposito sp ecialm ente M arch ese, S c ritti I, 307 s. B El
m o n t III 1. 504 d'opinione, che n el presentare e valu tare l'intlusso esercitai'
d al Savon arola nel clero fiorentino dallora sia v i sta ta qu alch e esagerazi<>ni
Non possibile recare a questo proposito un giu d izio definitivo dato lo ?tJ "
presente d ella critica, nondim eno un lavoro che app rofon disse una tale q u e s t i 11

Giudizio finale sul Savonarola.

mondanit del papato aveva raggiunto in Alessandro VI lapogeo.


Se non che nel suo acceso zelo per un morale rinnovamento il
Savonarola non solo si fece trascinare agli attacchi pi intempe
ranti contro lalto e basso clero, ma dimentic pure compietamente, che -quelle sue prediche-invettive erano tali da togliere
ogni credito allo stato ecclesiastico. Egli inoltre dimentic affatto,
che lesercizio del predicare dipende dal mandato dei superiori
e che una scomunica non notoriamente invalida deve in pubblico
essere rispettata da chi n colpito. Allorch egli si dava come
profeta mandato da Dio, era certo lungi da lui lidea dellinganno :
tuttavia egli non diede che troppo presto la prova, che lo spirito
he lo agitava (non veniva pi dallalto, poich la prova duna mis
sione divina innanzi tutto lumile ubbidienza verso la suprema
autorit stabilita da Dio. Questa il Savonarola and compietamente perdendo a poco a poco. Egli stim troppo se stesso insor
dendo contro una potenza, che nessuno pu attaccare senza pre
giudicare a se stesso. Nulla si pu riformare con la disubbidienza:
non era questa la strada per diventare un apostolo per Firenze o
per Ronna.1
- a r e b b e a ssai vantaggioso. P resso R o n d o n i , Una relazione, in A rd i. star. ital.
'>* serie I I (1888), 282 sta la relazion e di Sigism ondo T iz io su i nu m erosi se
guaci di S. in F iren ze dopo la su a morte. Solo alcuni pochi sc r itti di S . ven
nero posti a ll'in d ic e nel 1550 n ella seconda c la s se ; cfr. R e u s c h , Dei- Index
I, 368 e In Zeitsdir. f. Kirehengeseh. XV (1895), 98. Makia B r ie (Savonarola
"i dei- dentxdien Literatur, (Breslau 19Q3) dii un quadro d elle raffigurazioni
glorificazioni p oetich e ted esch e d e l S., sp ecialm en te del Lenau.

G iu d iz io

1800,

p.

1<*diz.

d e c im a ,

c fr.

'l i

lib e rt .

R o h b b a c iie r-K n o p fle r

1S56)

F ire n z e

S a v o n a ro la e h i f a
um ani ; i

M a

un

so n

v e ri

" ta to

in

sogni :

e re tic i

c h ia s s o

fo rse

di

buon

cosi

s c riv e

s a n to , c h i u n
non

P e r s e g u ita to , S a v o n a r o l a ;
ifi-d o n o

Vortrage und Redon

d e l C a rd in a l X e w m a n ,

214);

lu i.

p r ,

s a n ti

se

si

nel

v e ri e ro i
F u

del

un

se rv o n

del

so n o
di

un

buon

e c c le s ia s tic a m e n te

276):

D i
e ro e

te m p io

com e

negozi

m o r,

benche

p o p i

c o n to ;

s o d i,

che

c o n te n ta to

di

I ta l ia . C fr. a n c h e

Storia della letteratura italiana V I 2, 433 s . I l l a v o r o d i L t ' c a s ,


'lui a d d i e t r o , p r e g e v o l e e ( d i s t i n t o p e r c a l m a e s a g g i a c r i t i c a ,
unti s o s t a n z i a l i c o l n o s t r o g i u d i z i o s u l l S ., s p e c i a l m e n t e n e l suo

non

si

sa re b b e

p re d ic a re

T ib a b o s c h i,

sp esso

c ita to

s a c c o r d a

nei

ra p p o rto

con

S i e s p r im o n o c o n s e n z ie n ti c o lla n o s tr a c o n c e z io n i1 a n c h e F r ie Quellen u. Forseh. a m ital. Arehiven I (1898),


JBhses i n
QuartaUchr. X I I (1898), 242 e X I I I (1899), 379; Koln. \olhzeitung d e l
m a g g i o 1898, n . 426. J. C h e v a l i e r i n Rev. de quest. Mst, L X A ' (1P99), 581 s . ;
M o u r r e i , H ist. gn. de l'Eglise V , P a r i s 1910, 217 s . C o l g i u d i z i o d e l N e w -

A le s s a n d ro

ensbubg

p-

K o ln

chi u n

(p .

L u te ro ,

C h ie s a ,

lib e rt

s p e n s ie ra ta

di

te d .

Storia d'Italia

d i >S. M a r c o

d e lla

e n tu s ia s ta

fo sse

c o n tr o a l l e c r e s c e n t i c o r r u t t e l e d e l l a

si

(v e rs io n e

B a lb o ,

p rec u rso r

non

seno
di

C e sa re

p r io r e

e re s ia rc a

m u o * io n
e

com e

v e ri

277.

si

V I.

in

d ic h ia r

a n d a re

p e rfe tta m e n te

(U t. Rundaehau 1898,
rthcilung Saronarola's ; s o l o

a rtic o lo

in te r n o

a lle

P a to lo g ic h e .
m io

c o n d iz io n i
A

q u e s to

a p p re z z a m e n to ,

di

s p irito

accenna

a llo rc h

c o l.
che

e g li

del

che

il

si

il

d e s id e re re b b e

( lo c .

D r.
c it.

1.

p ro f.

c o lle g a

S a v o n a ro la ,

anche

s c riv e

d a c c o r d o

68)

che

al

un
e g li

C a r d a i:n s ,
p.

535-536)

K ra u s

esam e

p u re

P re te ,

in

p i

un

Zur

s c ritto :

d ic h ia ra
che

X.
m io

a c c u ra to

del

tu tto

a d e ris c e
p ro fe ta ,

al
po-

502

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6.

[F in o al presente (-0110800 soltan to da un annunzio del prof. dott. Kii


n ella K ln . V o lk s z c itu n g
11. 820, la nuova opera in due volumi
ili J . S o ju u itz k r su Savonarola (Mnchen 1!)2.>) uscita dopo ch'era te r
m inala la stam pa di questo volume. K niger tributa larga lode all'au
tore : non disconosce per che una ((tendenza a p ologetica pervadi*
tu tta l'opera e che deplorevolm ente lo Schnitzer sp esso s lasciato
trascin are a polem ica troppo acerba, e in p articolare in alcuni passi
ad osservazioni eccessivam ente m ordaci e che non sono in necessari;!
connessione colla cosa stessa . Per m olti risp etti egli aderisce a v
vedute di Schnitzer, ma i>er l appunto relativam en te alle questioni pii',
im portanti fa le sue riserve. Quanto a queflla dell'obbedienza egli pensa
ch Schnitzel- sia riuscito a giustificare per un verso la disubbedienza
del Savonarola, m a , soggiunge, non si pu tuttavia sopprimere 1;
questione se l altra via 11011 sarebbe pel priore la m igliore, la pi reli
giosa, la pi prudente, la pi salutare. N aturalm ente qui impossibili
.v ig e r

litic o e capo partito in una m edesim a persona, m escol insiem e fino all'in
com patibilit cose um ane e divine, b asse e a lte e con ci an d ato in rovina
Q uale parte abbiano avuto a lle sue parole e ai suoi a tti cattiv eria altru i o colp
propria, la corruzione della Chiesa di Cristo, ch'egli m algrado i suol error
ha fed elm en te e fervidam ente am ata, tem peram ento fa ta le e morbosa eccita
zion e della fa n ta sia o 'bramosia di dom inio ed orgoglio un giudizio uman.
non sa n i mai in grado d i p esare esa tta m en te e c o n g iu stizia tutto questi
F orse a ssa i pi di quanto finora generalm en te sia sta to fa tto devesi teneri
conto d i qu elle arcane d isp osizion i di sp irito, in cui il genio tocca i contini dell
pazzia, senza oltrep assarli . A ltam en te pregevoli sono finalm ente i pensier
sv o lti da i S p e c t a t o r (Allgem. Z d tu n g 1898, Il rii. n. 24S). il qu ale con moltibuone ragioni so stien e l opinione ch e nel Savonarola bisogna vedere un fem 1
m eno psicologico. TTn tem peram ento morboso, il sovreccitam ento prodotto dalla
\is t a delle condizioni della Chiesa, ta li da fa r e orrore ad ogni anim o onesto,
avevan creato in lui una disp osizion e tale, ch e ci sp iega tu tto : tanto le su
au tosu ggestion i intorno al dono di profezia e alla sua sp eciale m issione, quant'
le sue intem peranze e stravagan ze n ella lo tta contro A lessan dro VI. n meno
1 idea che F irenze ih 1tesso convertirsi in un co n v e n to . Ora c fr anche <>. Iok
t i g l i o t t i , I tt aritmie ntonomanc. Fra dir. Savottttrolft. in Ardi, ili psichiatri"
XXI I I (11)02) e a parte, T orino 1902; Augsburger Postzeitung del ."> giugno 1 SH>2 .
11. 125: Osscrratore Catt., 1902, n. 113: (i. C a p a s s i ) in R iv. xtor. Hai. XXI (l04i.
] 77-179. Contro P o r tig lio tti scrisse A. G h e r a r d i in Rassegna Xazion. del 2 n o
vembre 1902. L opinione ch e S. sia sta to pazzo, - sosten u ta anche da Cor'"
Chronices of fh e House Borgia, sp ecialm en te a j i . 143 K. F r e y . che n e l
1 voi. della su a vita d i .M ichelangelo s'occupa a lungo del S.. crede che *
volte q u esti stava sotto l'influenza di au tosu ggestion i, che reputava H "
razioni divin o (I, 180). iSe r ela tiv a m e n te al 2 voi. dell'opera del T h o d e
su M ichelangelo F rey osserva (Quellen 11. Farseli. I. 111-112): P a r e che T h o d e
torni ad accedere a Kudelbach. che vid e nel ,S. 1111 precursore di L u t e r o . ci
d un'idea falsa. T h o u k in fa tti scriv e (29-30): Ma i la Chiesa cattolica I " 1"
fare di lu i [il S.] uno dei suoi San ti, perch e g li non s' piegato alla sua auto
r it direi anzi, ch'egli ha sem pre riconosciuto la su a autorit, m a nel cmm
particolare, da u ltim o per m antenere la propria influenza e raggiungere del ' 1
m in ati scopi ipratici, del resto oiitima fide, ha p reteso di prendere una jhiszi 1,1
d'eccezione, che lo pose d al lato del torto di fron te a l papa e al popolo di *'
len ze e ca u s com e affrett la sua rovina. Ci .parlili abbia esposto i n c o n f i " 3
M iniente il P a s t o r (Ppste Bd. I l i e, riassum endo. Z ar Benrteilung Savonarolas, Freiburg 1898) .

Giudizio Anale su) Savonarola.

503

discutere le cose tu tte in p articolare, ima senzaltro se ne vede una, iche


cio qui che realm ente si dividono gli sp iriti e m ai saccorderanno.
nelle stesse condizioni la questione d el concilio . Qui K oniger fa
osservare che Savonarola in conclusione nellestrem a necessit aveva
pensato al concilio universale come l u ltim o e pi efficace mezzo per la
m! salvezza, m entre p en sieri generali di riforma g li sarebbero, ci fa
condo, sta ti lon tan i datila m ente o forsanco non vennero in questione >>.
Poi Kniuek continua: M a se Savonarola abbia seguito lidea eretica
della superiorit del concilio ecumenico al papa, un fa tto che non pu
chiaramente provarsi. Se Schnitzer lo espone come se pel fra te si tr a t
tasse dun con cilio che dovesse in primo luogo sta b ilire he il papa non
era cristiano e quindi non era papa, la sua dim ostrazione non persua
der pienam ente tu tti. F orse anzi si pu con lui arrivare a l concetto,
che per un discepolo di S. Tommaso d'Aquino la teoria conciliare fosse
stata estranea a tu tti i p en sieri teologici (pag. 736), m a anche questa
non che unipotesi da qualificarsi al pi di p ossibile. Schnitzer si serve
poi d'una frase tolta dall'abbozzo d i Savonarola per l'ideata sua circo
lare ai principi pel concilio, ove si dice che, prescindendo affatto dal vizio
della sim onia e d agli a ltri vizi p alesi, papa A lessandro V I non era cri
stiano e non credeva in D io. li l autore conchiude: col rilevare ap ertaniente quale il m assim o dei suoi vizi l incredulit, il fra te vuole far
capire che il voluto concilio non ha da giudicare in alcun modo sul papa,
ina sulla sua m ancanza d i fede e in conseguenza deve sta b ilire in A les
sandro VI il non essere cristian o n papa. La dogm atica e teologia dallota, in p articolare due celebri con fratelli d el frate, A ntonino d i Firenze
e Silvestrio P rierate, avrebbero teoreticam ente in segn ato una sim ile atti' it d un concilio ecum enico. P er quanto sia giu sto questu ltim o punto,
l'opinione di Schnitzer ancora una volta non pu v a lu ta r si che come
ipotesi di p ossib ilit. Ma am m ettendola ci sarebbe da atten d ersi che la
circolare avrebbe riferito o alm eno accennato ta le scopo del oncilio;
"fa nulla di ci vi si legge. ,E rimangono troppo tip ich e le significanti
frasi della risurrezione di Lazzaro e della ch iavetta perch i sosten itori
dell'opinione che Savonarola abbia seguito la teoria conciliare, con a ltret
tanta, anzi m aggiore ragione lo m ettano nel loro conto. E in conclusione
e sempre giu stificata anche la questione se ta p arte del fra te non fu
>m progetto troppo audace anzi pericoloso alzare la voce per un concilio
ecumenico a sim ili scopi . M olto severam ente s espresso su l Savona
rola (i. K u r t h ( T/glise a u x tournants de lhistoire, B ruxelles, 15)13): le
riforme di Savonarola sarebbero sta te p eggiori d ei m ali, che g li voleva
combattere. F . O lg ia ti ILanima dell'umanesimi) e del rinascimento, Mi
lan o li2!) in sostanza conviene (ICS ss.) col m io giudizio sul S a v o n a ro la ].

Cesare Borgia depone la dignit cardinalizia e diventa duca


di Valenza. Cambiamento della politica papale: lega di
Alessandro VI con Luigi XII.
lcune

settimane.prima della morte del Savonarola era stato

A chiamato di vita quel principe, nel quale con strano acciecamento il fanatico domenicano aveva posto cos grandi
speranze

per la riforma della Chiesa e la salute dItalia. Carlo V ili mor al


limprovviso nel fiore degli anni il giorno 7 aprile dellanno 1498,
succedendogli Luigi XII. Che cosa avesse da attendersi l Italia lo
diede a vedere il nuovo sovrano con lassumere non solo il titolo
di re di Gerusalemme e delle due Sicilie, ma quello altres di duca
di Milano quale discendente di una Visconti.
Firenze e ancor pi Venezia inimicatasi con Milano a cagione
d i Pisa salutarono con gioia i disegni ambiziosi di Luigi, il quale
tosto prese al suo soldo lirrequieto Gian Giacomo Trivulzio.
Lambasceria di omaggio mandata da Venezia al re di Francia g li
fe subito proposte di unalleanza.3 II monarca francese aveva an
nunziato al papa il suo esaltamento al trono ed espressogli i buoni
sentimenti che lo animavano,4 per cui Alessandro VI si affrett a
mettersi in stretto rapporto con Luigi XII. 11 4 giugno in ma
niera affatto insolita vennero spediti come oratori in F r a n c ia
1 S u gli u ltim i disegni d i C arlo e le sue prom esse fa tte ad A l e s s a n d r o VI
vedi

684.
I, 903.

D e la b o rd e

C i p o l l a 761. B a l a n 386. C f r . P l i s s i f h , La politique de


Trivulee au dbut du rgne de Louis X II , P a ris 1894. V. an ch e Rev. hist. LXS a n u to

329 s. A Siena L u igi X I I m and un am basciatore, il quale avrebbe d o v u to


sp in gere i S en esi a strin gere un 'allean za con la F ra n cia e co n V enezia; vedi
P l i s s i e b , Lettre de Louis X I I la Seigneurie de Sienne, iSiena 1894. Q u a n to
a lla preparazione diplom atica della spedizione di M ilano dalla sa lita al t r o n o
di L uigi X II, cfr. anche F u e t , Europ. Staatenspstem 260 ss. e J o u e n ,
>>0'
litiquc ita 1. de Louis X I I et Georges dA ru boise a i 1^98-99, R ouen 1916.
3 R gm an in V, 101-102. S a n u to I, 1012. P l i s s i e b , Louis X I I et L. Sforza
I, 24S s., 252 s.
4 Cfr. P l i s s i e b , L aUeanza 310.

Ambasceria rii Alessandro VI presso L uigi XII.

505

larcivescovo Giovanni di Ragusa e protonotarii Adriano da


Corneto e Raimondo Centelles.1 Questi avevano innanzi tutto il
mandato di felicitare il nuovo re e di spronarlo alla guerra con
tro i Turchi ; per la questione napolitana essi dovevano sostenere
il diritto degli Aragonesi al regno di Napoli e giustificare latteg
giamento del papa collesempio dei suoi predecessori, mentre
Carlo V i l i e i suoi ambasciatori non avevano al loro tempo pro
dotto alcun valido argomento a sostegno delle sue rivendicazioni.
In base a ci e aocemn|ando alle difficolt incontrate da Carlo V ili
ad uscire dItalia col suo esercito, gli inviati dovevano recisa
mente sconsigliare un attacco a Napoli: il re poi avrebbe dovuto
lasciare al papa il giudizio circa le pretese su Napoli. Parimente
dovevasi direttamente sconsigliare un attacco a Milano. Riguardo
a Pisa gli oratori dovevano pregare il re affinch cooperasse onde
questa citt fosse restituita ai Fiorentini. Listruzione terminava
con lespressa richiesta, che Luigi rinunciasse allamicizia degli
Orsini e dei Colonna e non prendesse sotto la sua tutela Giovanni
della Rovere una volta prefetto della citt ed ora proscritto.2
Il 14 giugno gli oratori ricevevano di nuovo listruzione di scon
sigliare Luigi XII dia ogni atto contro M ilano.3
Circa questo tempo giunse in Roma un messaggio francese,
per mezzo del quale Luigi XII chiedeva il divorzio dalla sua con1 S a n u t o I, 979. B u r c h a r d i Diarilim ( T h u a s n e ) II , 474, ( C e l a s i ) II, 100 s.
' Lettera del card in ale A. Sforza da Rom a 4 giugn o 1498 : * H oggi N . S. ha
inviato per soi oratori al sermo K e de F ran za e l rev. arcivescovo de R agu sa,
M. H adriano da C orneto prothon otario e t secretarlo de iS. SS* e t S an tigles
Spagnolo prothonotario an tiq u o serv ito re de sua B u e . A r c h i v i o d i S t a t o
in Milano.
2 Listru zion e tro v a si stam p ata seguendo il Cod. X X X II I, 170, f. 411b della
biblioteca
B a r b e r i n i presso ( M a u x . d e , Procd. polit. 1 1 0 6 s. e se
condo un m an oscritto d ella rch ivio pontificio p resso T h u a s n e I I , 673 s. i l qu ale
tuttavia d el pari ch e . G r b g o r o v i u s V I I 3 409 e M a u u d e non si accorto che
il documento gi da gran tem po pubblicato da F e r r i (Commetti, de rebus
etti* Ha ria tU Castelli, F a v en tia e 1771, M . X.) ; p i com pleto, con un brano
inora ignoto, nel q u a le il papa spezza una lan cia a favore del d iritto degli
Aragonesi su N ap oli, ora, da un cod ice dellA rch ivio di S tato in Rom a, presso
(;- S. Ram undo, Il diritto degli Aragonesi sul Napoletano e il ricordo della ca
lata di Carlo V i l i in unistruzione di Alessandro VI, Sulm ona 1912, i-v n . Cfr.
' e k h a b d t , Adrian 9. dove m anca l accenno a S i g i s m o n d o d e C o n ti I I , 200. S u
II- O entelles vedi D a l R e 136 s. e circa il v ia g g io degli am basciatori e il loro
arrivo a lla corte fran cese P l i s s i e r , L'alleanza 323 s. N el B ull . senese d'i
(or/o patria V I (1899), 408-412 P l i s s i e r pubblic due lette r e degli in v ia ti a l
l'apa nel viaggio verso la F ran cia, d a Siena 10 giugno e F iren ze 14 giugno 1498,
( he si riferiscono a lla pertin ace controversia fra Siena e F iren ze per M ontelUleiano, nella quale, ]ier allora senza successo, A lessandro \ I v o lle fare da
Mediatore.
3 * A lex. V I. v e n fr a tr i Jo. archiepisc. R agusin. ac dii. fliis H ad rian o
1 astellen. cam . ap. clerico et secret, nostro e t R aym undo O entell thesau r. Perusin. protonotariis, oratoribus nostris. D at. Itoin. 1498 Ju n ii 14 A" 6 . A r b i v i o di i Stato in M il a no .

506

Libro II. Ales andr VI. 1492-1503. Capitolo 7.

sorte Giovanna, che un tempo egli aveva tolto in moglie perch


costrettovi da Luigi XI. Il re assicurava che il matrimonio non era
mai stato consumato; di pi domandava il cappello cardinalizio e
la legazione di Francia per 'il suo favorito Ambodse e faceva splen
dide offerte per lesaltamento di Cesare Borgia. Che il papa abbia
subito assentito senza alcuna resistenza al divorzio chiesto dal re
assolutamente falso. Alessandro VI istitu, vero, il 29 lu
glio del 1498 una commissione legale perch prendesse in esams
questaffare, ma le diede tutta la libert per indagare a fondo la
cosa. Frattanto Luigi XII si faceva sempre pi impaziente : sper
di guadagnare il papa con lesaltare Cesare ed essendosi verso la
met dagosto fatto in questo senso un passo decisivo,1 Alessan
dro VI ai 13 di settembre accord la dispensa a favore di un even
tuale matrimonio del re con la vedova del suo antecessore, Anna
di Bretagna, e il 17 settembre confer il cappello cardinalizio
allAmboise ;? anche nel novembre Alessandro VI rifiutossi risolu
tamente di pronunciare di propria autorit il divorzio come esi
geva Luigi XII. Finalmente nel dicembre la commissione venne
ad una decisione: il matrimonio .forzrato di Luigi XII con Giovan
na, che il re giurava di non aver mai consumato, fu sciolto.s Lav
vicinamento, avviato gi nel giugno, alla Francia, che fino allora
aveva cos energicamente lottato contro il pontefice, si co n v erti
ora in una solida lega, alla quale contribuirono parecchie altre
circostanze e soprattutto il contegno di Napoli.
Fin dallautunno del 1497 Cesare Borgia, il quale aveva rice
vuto solo linfimo degli- ordini maggiori, il suddiaconato, si dava
ogni premura onde ritornare allo stato laicale,4 ottenere un prin
1 Ofr. sotto ,p. 309.
2 P a n v io tu s 334 e C ab d k lla 275 pongono erroneam ente la nomina dell'A'11'
boiso a i 12 settem bre. V. invece B ubchabdi, Dia ri uhi (T h u a sn e ) II. fi IH (Ca
l a s i ) II. 131: * Acta consist., dove espressam en te si parla del 17 s e tt e m b r i
A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e d e l V a t i c a n o C'2 e il * breve del 17 s*1
tembne a L uigi X I I ( A r c h i v i o N a z i o n a l e d i P a r i g i ) . .Sull'Amboi-1
ved i sotto, lib ro III. cap. 5. la bibliografia sp eciale rip ortata.
a Cfr. S A N u r o I. 9 9 S s.. 1019. 1030. 1047. B a t . a n V. 387. G u k t t e Vi l i . 83 s
P l i s s i e k , L alleanza 335 s. M a v l d e . Procd. Polit. 78!) ss., 812 ss.. 945 ss. IH1'
de l'cole de Charles 1896. p. 197 ss. L e o n e t t i II I. 251. C i p o i . i . a 784 e Ens*>Docilmente zur Ctcschichtc der Ehcsclteidung Heinrichs V ili. 58. n. 1. I teoloparigini protestaron o d ecisam en te contro il pronunziato scioglim ento del mairi
monib, fra e ssi il francescano O liviero 'M aillard. e presero partito i>er la regi"
r ip u d iata: cfr. A. S a m o i i x x a n , OUvier Maillard, P aris. 1891. 34-39.
4
Cfr. sopra p. 450 s.. il disp accio ferra rese presso BaLan V. 370 e la
lazione c ifr a ta d A. Sforza da Rom a 20 agosto 1497 : * Q uesti di p a s s a t i
i do
stato rasonato d e fa r e il carie de Valenza seculare et darli la principe:
Squiliaco per im>gliere col stato chel principe ha nel ream e il qual per <11H
se in ten d e non ha fin qui toccato carnalm ente la principessa et in questo
s i dariano ad epso principe li benefici! del p*o cari' . A r c h i v i o d i S t a
in

M i l a n o .

11

Cesare Borgia vuol secolarizzarsi. Matrimonio di Lucrezia con Alfonso.

507

cipato e togliersi in moglie una principessa. Sulle prime pare che


il papa fosse avverso a tali disegni, ma a farlo mutar di consiglio
non torn a Cesare gran fatto diffcile. In breve la politica di Ales
sandro VI prese di mira come unica meta il matrimonio di Ce
sare con una principessa, la quale recasse a lui come dote un
principato e al papa la protezione duna grande potenza.1 Dap
prima Alessandro VI vagheggi nientemeno che lidea di aprire
alla casa Borgia per mezzo di un parentado con gli Aragonesi la
via al.trono di Napoli. - Cesare avrebbe sposato Carlotta, figlia del
re di Napoli e ottenuto il principato di Tananto. Linviato di Man
tova dice espressamente, che solo con questo intento il papa aveva
sollecitato il matrimonio di Lucrezia con Alfonso, figlio naturale
di Alfonso II, ora principe di Bisceglie e Quadrata." Il 15 luglio
1498 Alfonso venne in stretto incognito a Roma, dove fu ricevuto
nel modo pi cordiale dal papa e da Cesare.4 |I1 21 ebbe luogo
segretamente lo sposalizio facendosi nei giorni seguenti delie
grandi feste, alle quali Alessandro VI prese parte con giovanile
trasporto. Non fu buon presagio, che in tale occasione il seguito
della duchessa |venisse ad aspra contesa con quello di Cesare. Il
matrimonio di Lucrezia con Alfonso, del quale un cronista loda
la giovanile bellezza, fu felice.6 Lunione di Cesare con Carlotta,
chera stata educata alla corte francese, and invece a monte;
Carlotta non ne volle sapere ed ancor pi avverso a questo par
tito era il padre di lei. Il papa insaziabile scriveva egli il
24 luglio 1498 a Gonsalvo di Cordova ma egli, il re, perderebbe
Prima il regno 'e la vita, che dare il consenso a quellunione. In
questa lettera interessante il re confessa da s la debolezza del
suo regno." Questo stato di cose era ben noto al papa ed esso

1 *Mt. P lis s ie r , Louis X I I et L. Sforza I, Sii).

Julius II. 319-320; c fr. S a n u t o II. 250. Q uali disegni vagh eg


Cesare sono in d icati nella su a spada fam osa, ora in possesso del duca
'li *erm oneta ; le sue in cisio n i contengono delle a llu sio n i a Cesare e m otti rela, i y i. iter es. Cum nuanine Cesari onven. D escritta la prima volta da A d e m o l l o
Poi con ricch i disegni da Y r i a r t e . A utour de Borgia 143 s.
3 Vedi in App. n. 46 il * disp accio di G. L. C atanel d ellN agosto 1488.
-Archi vio G o n z a g a in M a n t o v a .
4 V. in App. n. 44 e 45 le * lette re di A. Sforza del 15 e 17 lu g lio 1498.
re h i v i o di S t a t o in Milano.
5 S e b a s t i a n o d i B r a n c a T e d a l l i n i . Diario Romano 296: e r a lo pi hello
1,)Vene che fu ssi m ai v isto a K o m a e ripete la cosa a p. 303. Olt.re a G b e q o Kl|Vir s , Lucrezia Borgia 104 s. e S a n c h i s y S i v e r a 109 c f r . B u r c h a r d i Diarium
^ t i t A8n e ) II. 493 ss. ( C e l a n i ) i l . 1 1 0 : . S a n u t o I. 1030, il 042 e in App. n. 40 il
dispaccio di C atanei d ell 8 agosto 1498 e Relacin de lo festine que e celi ,r<*roH e el Vaticano con motivo de la bodas de Lucrezia Borja con Alono de
1r"0n, p. K tthagok. M adrid. 1895.
11
A rdi. star. Hai. XV. 325 s. C f r . B r o s c h . Julius l. 79. S a n u t o I, 988 e
P i-I88Ier, L'alleanza 307 s.
g ia s s e

B ro sc h .

508

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 7.

fu una ragione di pi per aderire pi strettamente alla potente


Francia. Dallamicizia fino allora mantenuta colla Spagna Ales
sandro si stacc solo con interna riluttanza: il cambiamento in
tervenne sotto linfluenza di Cesare e fu a vantaggio di lu i.1 Vi
si aggiunse poi unaltra circostanza: il dissidio tra gli Orsini
ed i Colonna sera nuovamente riacceso. Sebbene ,si fossero alleati
coi Conti, pure il 12 daprile del 1498 gli Orsini vennero comple
tamente sconfitti presso Palombara.2 Invano il papa si adoper
onde ottenere almeno una tregua.3 La lotta fra le due fazioni
sembrava dovesse condurre allannientamento di entrambe allor
ch improvvisamente il giorno 8 luglio gli avversari] sceseg'o
a patti, rimettendo al re Federico di Napoli la decisione quanto a
Tagli acozzo e A lba.4 Questo misterioso riavvicinamento delle due
potenti famiglie era rivolto contro il pontefice. Un bel giorno que
sti trov affissi nel suo palazzo dei distici, i quali incoraggiavano
i Colonna e gli Orsini ad accorrere coraggiosamente in aiuto
della patria angustiata e ad uccidere insieme uniti il toro (allu
sione allo stemma di Alessandro), che devasta lAusonia; i vitelli
dovrebbero venir inghiottiti dalle onde vendicatrici del Tevere,
egli poi dall'inferno.5
Alessandro e Cesare avevano raggiunto in questo mezzo la
meta dei loro desidarii ;6 il 17 agosto Cesare ricevette col consenso
dei cardinali la dispensa per uscire dallo stato clericale e rinun
ci al cappello cardinalizio.7 .Sigismondo de Conti chiama nuovo

i Cfr.
-

135 ss.
qu esti com battim enti cfr. S a n u t o 1, H O , 065, 988. 898, 1007: Sn.i
s m o n d o DE C o n t i II, 175 ss. e le relazion i presso B a t . a n V, 373 s., 376.
l e t t e r a d i A. S forza in d ata d i R om a 2 m aggio 1498. A r c h i v i o 'li
S t a t o in Milano.
* * H eri che fu ialli S sta ta con clu sa la pace tra
Colonesi et U r s i n i
com prendendosi in ep sa l i S a v elli e t C onteschi . L ettera di A. Sforai da
R om a 9 lu glio 1498. A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o . Cfr. Sanuto I.
1014. 1015. ( r e o o r o v i u s V II* 409 s. e B a l a n V, 377 : .Federigo il 3 di febbraio <11,1
1499 consegn T agliacozzo, Alba e Cai-soli a i 'Colonna : vedi C o p p i , Mem. Culonn. 236.
* M a u p i e r o 508 dice, ch e i versi erano sta ti affissi alla porta della lil*,a *
ria del Papa. S a n u t o ch e dii i d istici con alcu ne v a r ia n ti (1. 1016-1017) din'
in su una collana nel palazzo dii papa. Cfr. an ch e C e s a r e o in Nuova Antologia
n xxxv (1894), 92.
0
N e l p oscritto di una * lettera del Cardinal A. Sforza a suo f r a t e l l o '1'
lu glio 149S s i d ic e: * C om o pi v o lte ho scrip to alla E x. V. io extim o che
X . S. non s ia per rip osare fin ch e non hab ia d ato a ss e tto a lle cose del v*
card, de Aa len za . A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o .
7 G k e g o r o v i u s V II* 412. C i p o l l a 764, R e u m o n t I I I 1, 228 e H a i a n V. 3Sassegn ano al 13 agosto la deposizione della d ig n it card in alizia, ma erronea
m ente. La d ata di cu i sopra sta in B t j r c h a r d i , Diarium ( T h u a s n e ) II'
( C e l a n i ) II, 115. Cfr. anche L e z io , Isabella dEstc e i Borgia X LI, 506; XI>
420 s.
W o o d w ard

Su

Cesare Borgia secolarizzato.

50i>

e fino allora inaudito questo modo di procedere, notando peraltro


che per natura Cesare era chiamato a far il guerriero, non il
prete. Vie pi aspro il giudizio che ne d il Sanuto nei suoi
diarii. Allorch il cardinale Ardicino della Porta volle al suo
tempo rinunciare al cappello cardinalizio per entrare in un chio
stro, molti nel concistoro votarono contro; pel disegno di Cesare
tutti votarono favorevolmente. Cos oggi nella Chiesa di Dio tutto
va a rovescio.1 In mano del papa fu rimesso di disporre dei
benefici di Cesare, che fruttavano 32000 ducati; il papa confer
pi tardi larcivescovato di Valencia al cardinale Juan B orgia.Nel medesimo giorno 17 agosto giunse a Roma lambasciatore
del re di Francia, Luigi de Villeneuve, col mandato di accompa
gnare .Cesare in Francia. I preparativi per questo viaggio furono
tali e tanti, che non pot intraprendersi se <non il 1" di ottobre.3
Alcun giorni prima Alessandro VI aveva indirizzato un breve
autografo a Luigi XII, nel quale raccomandava Cesare come la
cesa pi cara che possedesse sulla terra ! 4 In esso Cesare viene
chiamato duca di Valenza. Latto, che enunciava il conferimento
di questo principato, era stato recato da Luigi de Villeneuve.5
Caso strano che Cesare Borgia, prima arcivescovo di Valencia
(Spagna), divenisse ora duca di Valenza (Francia) e gli rima
nesse cos il soprannome di Valentino, che adattatasi a tutte e
due le citt.
La dipartita di Cesare fu come quella di un re; dicono simpie
gassero 100000 ducati nellallestimento. Vestito di seta e velluto,
ricoperto doro e di gemme, il nuovo duca avanzava sul suo de
striero. Di uguale1 magnificenza faceva pompa il suo seguito; le
gualdrappe dei cavalli ferrati dargento erano tempestate di perle
Preziose.0 A Civitavecchia attendevano Cesare galere francesi. Il
1 S ig is m o n d o
"irese 390. N o t a r

I I , 201. S a n u t o I. 1051. Cfr. anche Diario fer225. C a r p e s a n u s lib. I l i , 0 e R a y n a l d 1492, n. 34


]nsieme a lla nota d el M a n s i . Su llo scand alo che su scit in F ran cia la seco la
rizzazione di C esare vedi P l i s s i e r in Bullet. de la Soc. d'hist. de Paris X X I,
122 e Ardi. d. Soc. Rom. X V III, 132 e., 177 s.
2 S a n u t o I, 1110; II, TT, 269 e * Acta consist. C. 303, f. 8. A r c h i v i o
d e C o n ti
G ia c o m o

c o n c i s t o r i a l e .

3 B u b c h a r d i , D iarium ( T h u a s n e ) II. 495, ( C e l a n i ) II, 118. P l i s s i e r 344


Ve invece del 1 novem bre d evesi natu ralm en te leggere ottobre). * Acta
consist. a l 1 ottobre 1498 nel l A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e .
* E xitus 531,
151: 28. Sept 1J,9S: Joh. Cordona m issus in Franciam cum carda Valent. con
' Armigeris e tc. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
4 B reve del 28 settem b re 1496 presso M o l i . n i I, 28 ; A l v i s i 466 s. ; C l m e n t
^ e anche presso P l i s s i e b 344 e Bibt. da l'cole d-es chartes 1896, p. 201-202.
5 Y r i a r t e , Csar Borgia I, 145 s. P l i s s i e r , L alleanza 342.
e S a n u t o I. 1111; II. 15, 320; S e b a s t i a n o d i B r a n c a T e d a l l i n i , Diario Ro292 e in C o r i , Arch, II, 113 s. C a m b i X X I, 135. Y r i a r t e , Cesar Borgia I,
s - H a v e m a n n II. 3, s. L u z io , Isab. d'Este e i Borgia X L I, 506, 507 ; X L II,
*23 s.

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 7.

T)10

3 ottobre si fe vela per Marsiglia, dove il 19 ottobre Cesare fu


ricevuto con onori regali.1 Anche in Avignone Cesare venne ri
cevuto con tutti gli onori da Giuliano della Rovere, che erasi pie
namente rappacificato col pontefice e fin dallagosto avevja riavuto
Ostia. - A lento passo il duca tutto orgoglioso e consapevole di s
pass per Lione diretto alla corte reale, .che trovavasi a Chinon,
dove fece il suo ingresso con uno sfarzo non mai veduto in Fran
cia il 19 dicembre. Egli recava al re la bolla di dispensa pel ma
trimonio ed il cappello rosso per Giorgio dAmboise, arcivescovo
di Rouen. Luigi parl allora apertamente delle sue mire su Mi
lano, che il papa avrebbe dovuto favorire.3
Il
riavvicinamento alla Francia condusse alla rottura del papa
con Ascanio Sforza e Lodovico il Moro; su ci gli ambasciatori
erano in grado di riferire fin dal settembre del 1498. Dalla parte
di Ascanio Sforza stavano i Colonna e Federigo di Napoli. Lat
teggiamento da essi assunto era cos minaccioso, che il papa il
giorno dOgnissanti comparve in chiesa con forte presidio di
guardie, lil che si ripet anche in appresso. 4
Furono appostate in guisa affatto insolita delle guardie nelle
anticamere anche quando il 27 di novembre vennero ammessi
alludienza gli oratori portoghesi. Se con questo come opinavasi da molti sintese dincutere timore a quegli oratori, lo
scopo non fu raggiunto, che anzi gli oratori portoghesi fecero ad
Alessandro VI delle rimostranze assai gravi per il suo nepotismo,
la sua simonia, la sua politica francese dannosa alla pace dItalia,
anzi dellintera cristianit e, nel caso che Alessandro p e r s i s t e s s e
su quella via, minacciarono apertamente di convocare un concilio.
Questo passo scriveva il 3 dicembre il cardinale A s c a n io
Sforza riuscito al papa tanto pi increscevole perch eglcrede, che la cosa parta dai reali di Spagna, i cui ambasciatoli
attesi di giorno in giorno verranno a fare la medesima minaccia
o peggio ancora. Egli crede altres che il re romano non sia
estraneo a queste mene, avendo anchesso fatto rimostranze si

S A N T JT O II, 25. I P L I S S I E R 345.


( f i . sopra cap. S. p. iv'iti su lla riconciliazion e con G iuliano. V. inultr*
G reg o ro v iu s V I I 3 415. ,Brosch, Julius / / . 79 . ,C r eig h to n I I I , 265. V. anclie
M TT0 I, 1901 ; II, 1-518 e iSigism ondo m C o n ti I I . 201 e p er le fe s te fa tte In AviKnone in onore di Cesare. l articolo di G. B a y l e in Mem. de VAcad, de Vauclv*e
vol. 7.
3 F k r r a t o . Entrain del Valentino 11 cl
a Cinonr. V e n e z i a l s i ; s S v
m . t o II. 3 9 . 175, 3 1 7 , f f i ) . 347 s . , 367-368. , S i c i s m o n d o b e ' ( '* > n t i loc. f i t . M > V I /
H is /, de I art. I, 3118. Gfr. A. d e G a x u e b , C. Borgia et documents indits #ur
sjour en France, P aris. 1896.
1 Sax 1 "10 I. n i l ; 1 1 , 102, 113. 186. Cfr. P l i s s i e r . L'alleanza 3 5 3 ss.
6 Gfr. S c h a f e r , Geseh. von Portugal II I, 82.

Ferdinando di Spagna e Alessandro VI.

511

mili .1 In tale condizione di cose Alessandro attendeva con cre


scente ansia e trepidazione le notizie di Francia, le quali dovevano
ifere sicurezza circa la lega con Luigi X II.2
Nel dicembre avvenne in concistoro un violento scambio di
parole tra Alessandro VI e Ascanio Sforza. Il papa, cos il car
dinale facile a scattare, collinvio di Cesare in Francia lavora
per la rovina dItalia. Non sapete voi forse, Monsignore re
plic Alessandro VI ch stato vostro fratello, che ha chiamato
i Francesi in Italia? Linviato veneziano, che ci riferisce,
aggiunge, che con laiuto di Massimiliano I e di Ferdinando di
Spagna Ascanio aveva intenzione di convocare un concilio contro
Alessandro VI. Come naturale erano attesi con viva trepida
zione gli ambasciatori spagnoli.3
Questi giunsero in quel medesimo giorno 19 dicembre, in cui
il Cardinal Borgia erasi recato a Viterbo onde sedare le gravi tur
bolenze che l erano scoppiate.4 Tre giorni dopo gli ambasciatori
spagnoli s i presentarono al papa con quellaria di seria preoccu
pazione per il bene della Chiesa, onde in seguito seppero cos
abilmente servirsi i successori di Ferdinando;5 in realt non
erano mossi che da fini politici. Ferdinando di Spagna guardava
con timore la lega di Roma con Luigi XII, la quale doveva por
tare con s la preponderanza della Francia in Italia e rovinare
i disegni spagnoli su Napoli. Pertanto egli aveva istruito i suoi
oratori di minacciare Alessandro VI di un concilio e di una ri
forma. Essi eseguirono il loro mandato sulla fine di dicembre
iniziando le loro rimostranze col dire apertamente in {faccia ad
Alessandro VI, cherano noti i mezzi con cui aveva conseguito
la sua dignit. Alessandro VI li interruppe facendo (notare, che
gli eletto a pieni voti possedeva il pontificato con ben altro di
ruto che non i sovrani di Spagna il loro regno essendone andati
al possesso senza alcun titolo giuridico e contro ogni coscienza;
1 re e la regina non essere che deglintrusi e non possedere alcun
d.ritto a quel regno. Il seguito delludienza non fu diverso da
questo principio. Gli oratori rimproverarono al papa oltre alla
emonia specialmente il suo nepotismo e lo minacciarono di un
concilio per la riforma. Alessandro VI cerc giustificarsi incol
1 Relazione cifr a ta del card in a le A. Sforza del 3 dicembre 1498 stampata
'conio l orig in a le d ell'arch ivio di M ilano in B ollet. st. il. S vizz. ital. V II, 202il ch e sfu g g ito a l P l i s s i e r , L'alleanza 195 s.
2 S a n u to II, 157. 249.
3 S a n u t o II, 217, 250; cfr. inoltre I . a n z , Actenstiicke zur Gesch. Karls V.
''-'Weitung 47.
4 B u r o h a b d i , D iarium ( T h t j a s n b ) II 500. O C e l a n i ) II, 120 e * A cta conC. SOS, f. 9 s. A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e . iSuHin su ccesso del c a r
enale B orgia a V iterbo vedi . P i n z i . 381 ss.
5 Giudizio di H a v e m a n n II, 15.

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 7.

pando lambasciatore spagnolo Carcilasso de la Vega residente


in Roma di dare false relazioni. Allorch gli ambasciatori accen
narono alla morte del duca di Gandia come a un castigo di Dio,
Alessandro'VI indignato rispose: I vostri reali: sono pi casti
gati da Dio poich non hanno prole; ecco il castigo delle molte
intrusioni fatte nei diritti della C hiesa.1
Luigi XII cerc di tranquillizzare il pontefice facendogli sa
pere che da Ferdinando non vora nulla da temere, essendoselo
egli assicurato mediante una convenzione;2 di pi il re di Francia
invi a Roma unambasceria dobbedienza.3 Intanto lirritazione
di Alessandro crebbe allorch di l a poco gli oratori portoghesi
fecero causa comune con gli spagnoli ripetendo le minacce di un
concilio e della deposizione. 1 Anche nel gennaio 1499 gli oratori
di Spagna e di Portogallo si presentarono insieme dal papa. Alla
presenza dei cardinali Costa, Ascanio, Carvajal, di San Giorgio
e Lopez uno degli ambasciatori disse in faccia ad Alessandro,
chegli non era il legittimo capo della Chiesa. Il papa, indignato
al sommo, minacci di far gettare quel temerario nel Tevere,
attaccando in pari tempo la condotta della regina di Spagna e
querelandosi degli arbitrii commessi dalle loro Maest nel do

1 iS a n u to

Iiorja

II.

83. W iffe n ,

279

; ]cfr.

836

Z u r ita

L ife of Juan Valdes

IV,

1 5 9 b . 1G O .

Cfr.

H o p le r,

(1 8 8 5 ) 2 5 . M a tt r e n b r e o h e b ,

Rodrigo rfKathol R e i

; S c h i r r m a c h e h V II, 2 1 6 s., 2 1 8 s. P rim a G areilasso de la Vega aveva a n c h e


invano e lev a to eccezione contro la disiiensa di C esare e il suo viaggio in Fran
eia ( S c h i r r m a c h e r 2 1 6 ) . Sui m otivi e g o i s t i c i della Spagna v. anche M aulde
IjA G lavirf.. Chroniques de J. d A t j t o n I, 335. I re d i Spagna e di P o r to g a llo
cercarono anche di indurre il re dIn ghilterra ad unirsi a lle loro ri mostrali/.
presso il papa. Com unicazioni d allistruzion e per il priore di Santa Cruz mair
dato per (juestaffare a E nrico V i l i , presso G. H e i n e in Allgom. Zeitschrift /.
Geschichte di S c h m i d t IX ( 1 8 4 8 ) , 1 5 1 s.
2 S a n ttto II. 280 ((cfr. P r e s c o t t II. 2191 e * A d a consist. C. 303 : 9. Jan.
l '/99 :... Per rei'. D. Sanseverinant, lecle sunt littere christi. Franoor. regi* od *
,4 7 9 .

Collegium idiomate gailico date ex oppido Chinon X X . deeembr. Ufi8 quibu*


significa bai se de presenti etiani ad S. D. N. scripsisse. A r c h i v i o c o n c i *
s t o r i a l e . P er il c a ra tte re leggero di A lessandro V I significativa una no
tizia di M attia del C anale del 3 gennaio 1499, circa l in teresse che il PaI,:1
prendeva ai d ivertim en ti d el carnevale, presso A d em o llo , Alessandro VI. 24.
Lam basciatore esten se M anfred i l S gen n aio 1499 r ife r isc e : * l oratori spa
gnoli tengono e l p refato X. :S. m ulto sv eg lia to e t tocco su so el v iv o . A r c h i
v i o di S t a t o in M o d e n a .
3 P u s s i e b , L alleanza 99 s. Listru zion e di L u ig i X II per Giuliano della
Rovere, il duca di V alence e a ltri com e suoi prom otori a lla corte di Roma- >1' 1
4 febbraio 1499. presso M o lis i, Documenti di storia ital. n. 13. Vi si Ie? f ;
Les am bassad eu rs en fa isa n t la d ite obeyssance recognoiatront notre dit saiuP ere le P ape A lexan d re V I vray R ecteur d e l E g lise u n iverselle et vray vicair*
de D ie u en terre e c elu i qui tou te, pieniere, sincere, et en tiere obyssane
filiale e st d e u e . Cfr. Gelelirte Anzeigen der K. bayr. A la d , der Win*. n 56. marzo 1837, col. 475.
* S a n u t o II, 3 4 8 .

Situazione imbarazzante del papa.

minio ecclesiastico. Lambasciatore veneziano credette di poter


avvertire, che in quelle angustie il papa fosse pentito della sua
lega colia Francia e cercasse di nuovo lamicizia di Ascanio.1 II
dispetto di Alessandro si accrebbe per le notizie che giungevano
dalla Francia, le quali dicevano, che la figlia del re di Napoli l
dimorante malgrado tutti i tentativi di Giuliano della Rovere
rifiutavasi ostinatamente di unirsi in matrimonio con Cesare
Borgia.2 Alessandro ne riversava la colpa su Luigi XII. In una
lettera del 4 febbraio 1499 a Giuliano della Rovere egli lagnossi
molto della perfidia del re, che lo esponeva alle beffe (di tutto il
mondo essendo cosa a tutti nota, che Cesare erasi recato in Fran
cia unicamente per ragione di questo matrimonio.3 In egual senso
si espresse il papa il giorno 13 febbuaio col cardinale Ascanio,
cui preg dindurre il re di Napoli a dare il suo /assenso a quel
parentado, ma Ascanio rispose ci essere impossibile. Parve allora
al cardinale di scorgere nel pontefice un gran timore della Spagna
e un forte malumore contro la Francia.4 Proprio allora Luigi XII
si univa in lega con Venezia per dividersi il Milanese (9 febbraio
1499), lasciando libero il papa di aderire alla lega.5 Che un simil
passo fosse per avvenire, era in quel giorno affatto incerto.0 Se
Cesare non si trovasse in Francia, cos opinava lambasciatore
veneziano in una relazione del 12 marzo, Alessandro si colleghe

1 N a s u to I I , 3 85; cfr. B43 e B u r c h a r d i Diariuni (T h u a sn e ) II, 500-507,


" ,x am ) II, 124. V. anche Z u r it a V, 160 e il * dispaccio del 1 gennaio 1499
s - Pinzoni. A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a .
- S a n tjto II, 412, dove tu tta v ia in vece del 19 deve leg g e rsi 18 gennaio,
lettera di G iuliano fu scoperta da B r o s c h , Julius II. 79. Cfr. in o ltre PtissjEu 369 s.
3 G regoroviu s /VII 416-JJ17.
4 X otizen blatt 1856, p. 587.
5 Sulla leg a del 9 febbraio 1499. che fu pubblicata in B lois il 15 aprile,
* P*r la parte che v i prese G iuliano della R overe vedi B h osch , Julius II. 8(X In

Ada consist. C. 303 si d ice a l f. 36 in d ata 27 febbraio 1499: * S. D . N . leg it


'tteras rev. d. S. P etr i ac vinc. quem adm odum V eneti d ie 9 febr. confederati
rent cum rege ch rist. d ix itq u e etiam oratorem V enetum hac de re litte ra s
>abuisse ac locum Sue S *1 reservatum e sse . A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e ,
'tgesto del tr a tta to d'alleanza n e i L ibri Commetti. VI, 39 n. 149. La pubbli' ,,zione avvenne il 15 aprile 1499 ibid. 40, n. 150 e 41, n. 158. S u lla p olitica
'^neziana d a llap rile a llagosto 1499 cfr. P l i s s i e r in Arch. star. ital. 5* ser ie
Xv (1900), 96-100.
Da m olti si calco la v a su G iu lian o della R overe per fa r cam biare di senOleato il papa. N e lla * relazion e d un anonim o, dat. da Lione il 28 m arzo
I
viene an zitu tto r iferita circa il viaggio di G iuliano la n otizia seguente,
II 'male pu riem pire la lacu n a presso B r o s c h . Julius II. 80; * A li X X IV
(p Questo arrivo qua lo card, de S. P etro . Ie r i partito per A vign on e: s e
^>nia vulgarm ente per tira r e l papa in la lig a . A r c h i v i o d i S t a t o i u
flena.
P a s to r,

Sto ria dei P a p i, I I I .

514

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 7.

rebbe con Milano.1. Se questo forse di troppo, indubitato non


dimeno che il dispetto di Alessandro contro la Francia era allora
profondo assai : esso continu anche allorch Luigi XII offr a
Cesare la mano della leggiadra Carlotta dA lbret.2
La situazione di Alessandro VI era in quel tempo oltremodo
critica. In Roma si discorreva apertamente che la Germania e
la Spagna denuncierebbero lobbedienza al papa.3 Che in queste
due nazioni si facessero sentire in modo non disprezzabile delle
tendenze antiromane, non pu mettersi in, dubbio. In tal modo si
spiega perch Cristoforo Colombo, quando il 26 febbraio 1498
fond un maggiorascato, ordin a suo figlio Diego di servirsi
della sua ricchezza per aiutare una crociata o per venire in soc
corso del papa qualora uno scism a nella Chiesa lo avesse a mi
nacciare della perdita del suo grado o dei suoi beni temporali.4
Un pericolo del tutto immediato sovrastava dalla parte del re di
Spagna. Per togliere allambasciatore di questo monarca un mo
tivo almeno delle sue querele, Alessandro VI il 20 marzo 1499
deliber di togliere Benevento agli eredi ,del duca di Gandia e di
ridonarlo alla Chiesa.5 Manfredi, il rappresentante di Ferrara
in Curia, notificava che il papa viveva in continuo timore. Si di
ceva che lugubri visioni in S. Pietro lo avevano spaventato." Anzi
nel maggio Alessandro promise di allontanare i suoi figli da
Roma e di mandare ad effetto delle riforme; per migliorare le
condizioni ecclesiastiche della Spagna concesse pieni poteri e ac
condiscese ai desiderii delle loro Maest spagnuole di esercitare
influenza sugli affari ecclesiastici delle loro terre. Per le rela
zioni colla Spagna migliorarono soltanto a poco a poco ; a llo r c h ,
1 S a x u to II, 531. Cfr. M aui.de La 'iCi.ayikrk, Croniqu(s de J e a n dA t to n I.
324 s. PLissiER, L alleanza 106 s., 122 s. In ter essa n te la seguente notizia
in * Acta consixt. C 303: 8 . A p rilis 1499. Cun ego vlcecn ncellarius dixissero
oratorem ili. ducis M ediolani ad iS. D . N. hod ie ingressurum e sse in urbeffi.
sta tu eru n t rev. d. card in ales cum honore sustcipienduin esse lic e t fu erit dietim 1
con su etu d inem fu-isse non m ittere obviani oratoribu s praeterQuam venientibus
ad praestand am i>ontifici obedientiam . A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e .
2 S a n ttto l i , 562, 917, 640. P l i s s i e r , L alleanza 129 s.
3 L 'am basciatore d i (Ferrara, M anfredi, il t l m arzo 1499 esagerando cosi
* riferiv a da Rom a : Iai obedienbia si levata al papa in le terre del impera"
to r e; e l sim ile segu ir in Sp agna secundo il com m une cred ere . A r c h i v ' 0
di S t a t o i n M o d e n a .
*
N a v a r b e t f , Coleccion l i . 2 6 0 ; cfr. B n d g e n s , i r a * verdankt die Lnderund Vlkerkunde den m ittelalterlichen Mnchen und M issim wrent Frankfurt
1889, p. 49.
* *11
* Acta consist. C. SOS, f. 4 6 . A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e a l V a
t i c a n o . B u r o h a r d i , Diarium ( T h u a s n e ) I I , 3 8 7 , n . 1 , ( C e l a s i ) I I , 4 1 , u - 4
S a k u t o l i . 5 6 2 e il * dispaccio idi M an fred i d a R om a 2 3 m arzo 1 4 9 9 . A r c h i
. vio di S t a t o i n M o d e n a .
le t t e r a di M anfredi da Rom a 8 aprile 1499, A r c h i v i o d i S t a t o n
Modena.

Mutamento della politica di Alessandro VI.

515

alla fine di luglio, lambasciatore spagnuolo Garcilasso de la Vega


si conged dal papa, tenne un linguaggio minaccioso e violento e
solo nel mese seguente il governo spagnuolo cambi strada.1

Alessandro VI aveva quasi rinunciato alla speranza di un


matrimonio di Cesare colla principessa francese,2 allorch ai
16 di maggio arriv la notizia che esso era gi concluso.3
Poco dopo una lettera autografa di Luigi annunzi che le nozze
erano state celebrate. Il 24 maggio il cardinale Sanseverino
lesse la lettera in concistoro. * Ora avvenne un completo cambia
mento nel modo di pensare del papa : egli si gett tutto dalla parte
della Francia e di Venezia e mettendo a nudo le basi nepotistiche
della sua politica Alessandro VI disse: Noi stiamo dalla parte
del re di Francia perch questi vuol bene al nostro Cesare; la
dinastia milanese bisogna sterm inarla.5 Il cardinale Ascanio
Sforza erasi fatto a lungo illudere da Alessandro VI, ma final
mente cap che la sua dimora in Roma non era pi sostenibile ;
quindi nella notte dal 13 al 14 luglio, preso con s ogni suo avere,
lasci segretamente Roma recandosi prima a Nemi dai Colonna
per poi veleggiare su navi napoletane fino a Genova e di l ripa
rarsi in Milano. Alessandro VI intim al cardinale di far ritorno
sotto pena di perdere i suoi uffici e ordin di apporre i sigilli al
palazzo della cancelleria.6 Al cardinale Sforza tennero dietro pi
1 Ofr. la relazion e dam b asciata del 29 m aggio 1499 in X otizen h latt 1856,
i'- 593 s. (stam p ata scorrettam en te) le relazion i presso Lxxzio, Is<fl>. d E s te e
> IlorgUi X L II, 430, 432 e P r e s c o t t II, 221 ; q u ivi a p. 201 circa u n a b olla d i
Alessandro V I del 16 novem bre 1501, la quale autorizza i l sovrano di Spagna
a riscuotere tu tte le d ecim e n e lle colonie.
2 Vedi la relazion e dam basciata in A'otizenblatt 1856, p. 592.

3 Vedi Luzio loc. cit. 426.


*
* Per eund. r. d. San severin atem lecte fu eru n t in sacro con sistorio liteiusdem christm i regis sua m anu gallico id iom ate a d 1S. D . X . scrip te in
Montieulis B lesis die X III. M aii 1499 de m atrim onio sc ilic e t inter I). Cesarem
'"rgiam e t dom inam Carolam de Iabreto die X . M aii contracto ac X II. consu
e t o . Lecte fu erunt et in s. c on sistorio litte r e ip siu s dom inae de L ib reto sua
uianu ad S. D. X. sin e u lla d ata ex a ra te in quibus cum p la cu isset christmo regi
HI- genitori suo u t dom ino C esari B orgiae nuptui traderetur sib i quoque
'aleni virum p la cu isse fereb at fu tu ru m q u e perpetuo gratum atqu e jocundum
'l*rare e t se bonam filiam fo r e sem per venturam que brevi ad osculandum pedes
S Bui polliceri A cta consist. C. 303, f. 54. A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e .
f fr* lettera d i A. S forza d a R om a 18 m aggio 1499 ( A r c h i v i o d i S t a t o
" M i l a n o ) ; B u r c h a r d i , D iarium ( T h u a s n e ) II, 532, ( C e l a n i ) II, 142: S a V,T< II. 759: Y r i a r t e . Csar Borgia I, 168 s. ; l i , 324 s. e s o c ia lm e n te P l i s L'alleanza 132 ss. e Louis X II et S forza I, 356. <fr. anche A. S i s t i . Il
Matrimonio di Cesare Borgia, in R ivista d'Italia X V I, Rom a 1913. G li studenti
larigini fecero oggetto d i derision e il m atrim onio di C esare : vedi P l i s s i e r ,
Uoeuments rei. au rgno de Louis X II, M ontpellier 1912, 260.
S a n u t o I I , 7 9 8 , 7 9 9 , 8 2 5 , 8 2 6 , 9 2 3 , 9 5 8 . A 'otizenblatt 1 8 5 7 , p . 7 . P k lis s ie r ,
^Gtleanza 135. Arch. stor. ital., 5 a ser ie XX V (1900), 93 s.
" filila direzione della can celleria durante questa assen za del v ic e c a n c e ^rp- e r - C kliek, Les Dataires 63 ss.

516

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 7.

tardi i cardinali Colonna, Sanseverino,1 non che Alfonso, marito


di Lucrezia.- Questa l8 di agosto fu nominata reggente di Spo
leto, alla cui volta part immantinente in compagnia di Jofr suo
fratello.8
I figli di Alessandro VI erano ora tutti allontanati da Roma,4
ma non per questo era venuto a cessare il nepotismo. Lucrezia
ottenne bentosto anche Nepi, che il castellano ivi lasciato da
Ascanio Sforza dovette consegnare;5 vasti disegni vennero for
mati per innalzare Cesare.

Diarium ( T h u a s n e ) II, 546, 549, ( C e l a s i ) II, 154, 155. C a


II, 933, 958, l>59, >1017. R elazion e m ilan ese e lette ra di A. Sforza le
Notizenblatt 1857, p . i8-9. I ' x i s s i k r 140 s . , 155 s . , 159 s., 163 s., 165-1G0.
2 A lfonso la sci Rom a segretam ente senza licenza : efr. L u z io , Isab. dEste
n i liorgia , X I.I, 509 s.
s B u b c h a r d i , D iarium ( T h u a s n e ) II, 552, ( C e l a n i ) II. 157 s. Secondo le
r elazion i d ellin viato m antovano C atanei del 3 0 giugn o e 21 agosto 1499, ripor
ta te da L u z io , Isab. dEste e i Borgia X L I. 509 e 510, circa quel tempo Ale'
sandro V I avrebbe volu to rinnegare qual Aglio J ofr accusando evidentemente
1

B u b c h a b d i,

n u to

Vannozza di una infedelt col proprio marito o con altro innominato rivale.
*
* D ice e l papa vole m onstrar al R e eh el sa viver senza li so l . Dispac
cio di Or. L. C atanei in d ata di R om a 9 agosto 1499. A r c h i v i o G o n z a , ' a
i n l i a n t o v a.
s G b e g o b o v i u s . Lucrezia Borgia 10S ss. Cfr. D a l R e 139 e S a n u t o II,
1049, 1075: M e n o t t i , Documenti 60; su lle silio di San cia, m oglie di Jofr
B orgia, donna di c a ttiv a fam a, Icfr. 1089.

8.
I Francesi a Milano, Cesare Borgia conquista Imola e Forl.
Restaurazione di Lodovico il Moro. Luigi XII guadagna
Milano per la seconda volta. Stato danarchia a Roma.
Assassinio del duca di Bisceglie. Leggerezza e nepotismo
di Alessandro VI. Il regno di Napoli diviso tra la
Francia e la Spagna.
dal luglio del 1499 un esercito francese aveva valicato le
Alpi : una fortezza cadde dopo laltra davanti allimpeto de
gli Svizzeri e dei figli della F ran cia.1 Venezia avrebbe fino da
allora assalito dalla parte orientale, se non fosse stata troppo
occupata coi Turchi.2 Lodovico il Moro sperava che Massimilian I
e Federigo di Napoli sarebbero venuti in suo aiuto contro i Fran
cesi, ma il re tedesco era tutto assorbito dalla guerra contro gli
Svizzeri, e Napoli, che avrebbe dovuto dichiararla guerra al papa,
dopo che Alessandria venne a cadere nelle mani dei Francesi,
rinunci a questo disegno.3 Cos Lodovico il Moro rimase del
tutto solo di fronte alla bufera francese. Visto che ogni cosa era
Perduta, il giorno 2 settembre di buonissima ora egli se ne fugg
nel Tirolo presso Massimiliano I; il medesimo fecero i cardinali
Ascanio Sforza e il Sanseverino.4 Appena il Moro fu fuori, Mi
lano apr le porte ai Francesi e la sera di quel medesimo 2 settem-

in

Ilassegna d e lle fo n ti per la storia d ella prim a e d e lla seconda conquista


' -lila n o da parte d i L uigi X I I presso H a u s e r , Sources de l'hist de France I,
J w

S !1

H avemann II , 49.
S ig is m o n d o

Z lN K E IS E N

d e C o n ti

II,

I I , 529 s.

205.

' i i ' o x t . a 770. H a v e m a t n I I , 56 s. . M a g e n t a I. 554. P l i s s i e r , Low s X II


^ f rza II. 49. V . anche C i p o l l a , Limpresa di Litigi X II, T orino 1897;

is s iE R . Documents sur les relations de l'empereur M aximilien et de LugpV-C


en lanne 1499, in Revue des langues romanes 1901-1905: W o l f f ,
I ' " ,,ungen Kaiser M aximilians I. su Italien 52 ss. ; H a u c I k , Lod. il Moro 48 ss.

'

i.n?JettePa ^ t a speranze, di L. il Moro da B ressanone del 28 ottobre 1499


'blicata in ,4re7i. stor. lotnl. X X IX , 468 s.

518

Libro II Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 8.

bre Trivulzio entr nella capitale lombarda, la cui forte cittadella


subito si arrese. Alcuni giorni dopo Cremona si sottometteva ai
V eneziani.1 Luigi XII accorse subito per godere del suo trionfo:
il 6 ottobre egli entrava in Milano in mezzo alle acclamazioni del
popolo festante. Nel seguito del re si trovavano i marchesi di
Mantova, Monferrato e Saluzzo, i duchi di Ferrara e Savoia, Ce
sare Borgia, i cardinali Amboise e Giuliano della Rovere, come
pure gli ambasciatori di Genova, Firenze, Siena, Lucca e Pisa.2
Alessandro VI salut con grande gioia il trionfo delle armi
francesi giacch la lega con Luigi XII gli prometteva lesalta
mento del diletto Cesare. Ben poco lo preoccupava lo scandalo che
largamente eccitava il suo contegno. Il 24 agosto del 1499 erano
giunti a Roma due ambasciatori portoghesi chiedendo subito una
udienza. Per mandato del loro governo essi fecero al papa rimo
stranze molto severe a causa del suo nepotismo, per la rinunzia
al cardinalato fatta da Cesare e per la sua alleanza con la Fran
cia, la quale veniva a turbare la pace. Lostinarsi su quella via
tirerebbe seco la convocazione di un concilio.3 Alessandro VI in
seguito a tale nuova minaccia rimase costernato ed inquieto, ma
non rinunci affatto ai suoi disegni nepotistici. Il 25 settembre
egli si rec presso Lucrezia a N ep i,4 dove si deliber di conqui
stare la Romagna per mezzo di Cesare. In segno di gratitudine
il re francese prima del suo ritorno in Francia pose anche una
parte del suo esercito a disposizione del duca di Valenza.5 Non
era difficile presentare una tale impresa, che doveva servire in
nanzi tutto a soddisfare i disegni egoistici dei Borgia, siccome una
1

S a n u to

l i . 2210.

.S ig is m o n d o

d e- C o n t i

l i , 200.

G u id i

Cremomt durante il dominio de Veneziani (M ilano 1800) 8.


II.

R o s im i

I Ic k n a k d i.

P lis s ie r

loc.

c it.

51.

2 S a n i t o III. 24-25. Diario ferrarese 370. A x v i s i 00-01. P l i s s i e r . Le*


prparatifs de lentre de Louis X I I Milan, M ontpellier 1891 (impr. pour 1*
m ariage l>e 1 ra n c-\ auth ier) <> La politique dii marquis de Muntone pendant
la lutte de Louis X II et de Luti. Sforza 141)8-1500. L e P n y 4892 (<ln Annate*
de la fae. des lettres de Bordeaux 1892). Intorno alla piena riconciliazione c h e
ora stava com pien dosi tra il papa e G iu lian o della R overe, che adesso prese
a cald am en te fa v o rire l intrapresa di Cesare, ved i i B r o s c h , Julius I I 8 1 sCi non ostan te G iuliano non si sen tiva ancora sicu ro- v \reh. stor. omb.
1890. p. 144-145.
3 Cfr. la relazion e del 2 settem b re 1499 in Xotizenblatt 1857, p. 54-55.
*
A lfon so m arito d i L ucrezia e r a torn ato i*>r ordine d e l papa presso la
su a sposa. Il 1 4 ottobre L ucrezia fece (li nuovo ritorno in Rom a, dove il 1 " n0'
vem bre d ied e a lla lu ce un bam bino, c u i fu im posto il nom e di Rodrigo ( B i : k c h a r d i . Diarium [ T h u a B n e ] II, 5 0 ! ) . 5 7 1 . 5 7 5 ss., [ C e l a n i ] II. 1 7 0 . 1 7 1 , 17 4 S S .;
cfr. G e i g e r 2 3 4 ss.). R od rigo di B isc eg lie m ori n e llagosto del 1 5 1 2 (cfr. l>vzi>
Isah. d E ste di fronte a Giulio I I 1 7 2 s.). G overnatore d i Spoleto d iven t 1
1 0 <li a gosto 1 5 0 0 l arcivescovo di V alencia, Lod. B orgia ; ved i i S a n s i , noeuineiiH
dall'archi rio cornuti, di Spolet o (iSpoleto 1 8 0 1 ) 8 1 .
s S i g i s m o n d o he C o n t i I I , 2 0 9 . P l i s s i e r , Louis X I I et L. Sforza I I . 414

Nepotismo di Alessandro VI.

519

campagna in difesa dei minacciati interessi ecclesiastici. Un co


modissimo pretesto per questo veniva offerto dai rapporti feudali
dei signori delle citt di Romagna verso il papa. Queste feudalit
avevano nel corso dei secoli subito molteplici cangiamenti ed
erano cos imprecise ed elastiche, che ogni papa che avesse voluto
agire contro i suoi vassalli, poteva loro dimostrare senza fatica
la .violazione di un qualsiasi preteso obbligo feudatario.1 Cos
anche Alessandro VI, stimando il momento propizio per venire a
un colpo sicuro, dichiar che i signori di Rimini, Pesaro, Imola,
Forl, Urbino e Camerino erano decaduti dai loro feudi per
aver sospeso i debiti pagamenti, Luigi XII ottenne chei per il mo
mento si procedesse soltanto contro gli Sforzeschi a lui ostili;
in tal modo fu evitata anche la gelosia di V enezia.2
Verso la met di novembre Cesare cominci la sua campagna
anzitutto contro Caterina Sforza e i figli di Girolamo Riario. Imola
apr spontaneamente le porte e la rocca cadde sul principio di di
cembre. Nemmeno i Forlivesi opposero alcuna resistenza al Borgia,
ma la rocca era qui molto pi munita e valorosissimamente di
fesa in persona dalla virile donna Caterina Sforza: anchessa per
dovette capitolare il 12 gennaio 1500.
Non appena ebbe appresa ;in Urbino la lieta notizia della con
quista di Forl, il cardinale Juan Borgia, cugino di Cesare, sebbe
ne febbricitante, mont a cavallo per andare a congratularsene in
Persona, ma non giunse che a Fossombrone, dove soccombette a un
1

2 2 3 ; G r e g o r o v i u s /VII 3 4 2 2 ;
ss. N e l settem b re il papa aveva
tiisato d tr a sferire a C esare la signoria di F errara, m a V enezia non a sse n ti;
'di HUt. Zeitschr. X X X III, 380.
: B u r c h a r d i , D iarium ( T h u a s n e ) II, 5 7 0 , ( C e l a n i ) , II, 1 7 0 . B a l a n V , 3 9 4 ,
n- 3 . A i .v i s i 6 7 . (Sulla p o litic a d allora -di V enezia cfr. B o n a r d i , Venezia e Borgia 3 8 1 ss. V enezia in ten d eva la sc ia r m ano libera a C esare per Im ola,
orli e Pesaro, non per F aen za, R im in i e Urbino, ch e prese sotto la sua protezl<,ne < 3 8 8 s.). Cfr. anche la p. segu en te n. 4 . R elativam en te a lla in ten zion e di Cesare circa questo tem po di avere in su a m ano anche Siena, che per non venne
a,(uata, cfr. L i s i n i , C. Borgia e la Repubblica Senese 1 0 3 ss. S u llazio n e di
A! ssandro e di C esare contro i feu d atari d e lla Chiesa in R om agna cfr. in
-onerale anche P a s o l i n i , 1 tiranni di Romagna 2 2 9 - 2 4 0 .
S a x tjto
III, 5 6 , 8 4 . S i g i s m o n d o d e ( C o n t i II, 2 0 9 s. Diario ferrarese
! 4 - 3 7 5 , 3 7 7 . B e r n a r d i I 2 , 2 8 8 ss., 2 4 5 ss. A l v i s i 6 3 , 7 0 s. B a l a n
V, 3 9 5 ;
liiivl anche intorno a certe pretese tram e di qualche fo r liv ese onde a vvele
n a r e il p a p a . c f r . su <.5 B u r o h a k d i , Diarium ( T h u a s n e ) I I , 5 7 9 , ( C e l a n i ) II,
'*: .1 id i. a. Soc. Rom. X V II, 2 1 0 ss. e M a u c d k L a C l a v i b e , Chroniques (le
; / ' ' x ' A u t o n I, 1 2 8 s. V. in oltre le recenti opere d i X b i a r t e , Csar Borgia
* e sp ecialm ente P a s o l i n i II, 1 3 4 ss., 1 7 0 s. e C i a n , C oi. Sforza 2 8 s., dove
ha"no tu tti i particolari intorno ai c a si di C aterin a Sforza. V. anche A tti
r I"'. d. Romagna X V ( 1 8 9 8 ) , 9 5 ss. 'Ofr. anche P a s o l i n i in A tti p. le prov.
' Kot>agm 3 = serie XV ( 1 8 9 7 ) , 9 5 - 1 1 2 , 1 7 5 - 1 8 5 ; 4 serie I ( 1 9 1 1 ) , 2 2 1 s. ; C h l e Rom I, 1 6 9 ss. ; R o d o o a n a c h i , Le chteau Saint-Ange 4 3 5 - 4 3 7 ; W o o d sorgia 1 5 9 - 1 6 7 ; L u z io , Isab. d'Este c i Borgia X L I, 5 1 2 s.
K eum ont

III

1 b k i g t o n IV , 4 e

1 , |2 2 9 . i C f r . G o t t l o b ,

W o o d w a ro ,

. Borgia

Cam. <tp.
149

620

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 8.

nuovo attacco di febbre. Senza fondamento di sorta si divulg pi


tardi la fiaba, che Cesare avesse avvelenato il cugino.1
Mentre Cesare si accingeva a marciare contro Cesena e Pe
saro, - sopravvenne un caso, che lo priv del soccorso francese e
arrest tutta la gua impresa. Milano cio si ribell contro la dura
signora dei Francesi, mentre che Lodovico il Moro compariva in
Como alla testa di milizie svizzere e tedesche entrando gi il 5 di
febbraio del 1500 trionfante nella capitale. I Francesi perdet
tero ora la Lombardia con quella stessa rapidit, con cui lavevano
conquistata.3 Senza le truppe ausiliari francesi, che ora marcia
rono contro Lodovico il Moro, limpresa della Romagnla era im
possibile e siccome poi anche Venezia spinta dalla gelosia si prese
molto a cuore la causa dei signori di Faenza e di R im ini,4 Cesare
fece ritorno in Roma. Il 26 febbraio il conquistatore di Forl,
vestito di velluto nero, con catena doro al collo, fece il suo in
gresso trionfale nella citt eterna : due cardinali lo accompagna
rono solennemente al Vaticano. Alessandro VI poteva appena
contenersi dalla gioia: piangeva e rideva allo stesso tempo.'' In
occasione dei divertimenti del carnevale fu rappresentato in Piaz
za Navona il trionfo di Giulio Cesare. Nella domenica Laetare
(29 marzo) Cesare ricevette dalle mani del papa le 'insegne di
gonfaloniere della Chiesa e la rosa doro.6 Linfluenza del duca
Valentino era ormai quasi illimitata. Fin dal 23 gennaio un
relatore aveva scritto da Roma, che in una imminente creazione

Alvisi S3 s. M a u r t in licv. hist. X I I I , 90-91; cfr. anche Kindt.


Dte Katastrophe L. Moro's in Norara 8 0 s. e in App. n. 48 la lettera lei
*.3 gennaio 1500. A r c h i v i o G o n z a g a
i n M a n t o v a . V. inoltre la let
tera del card in ale di Capua del 18 g e n n a io 1500 a F erdinando e I s a b e l l a d i
Spagna, pubblicata dal B ritish M useum presso W o o d w a r d 422, e P a l a d in o in
Arch. star. tal. L X X IV (1!)17), 24(0. In un breve del 17 gennaio 1500 Ales
san dro A I c o n fer m olte grandi p reten d e, gi p ossed u te d a Giovanni B o rg ia ,
al suo proprio nipote : * DUecto /lio Oaspari Ja u frid i de Borgia infanU I a'
tentino, ch e contava circa tre anni. lieg. Vat. 833, f. 332. A r c h i v i o s e
greto pontificio.
2
B a l a n !V, 395, a . 3. Y r i a r t e , Cs. Borgia I, 200 s. Sui soccorsi m a n d a ti
a lu i d al papa vedi D a l R e 122.
S a n c t o III, 1103. ;B a la n V, 390. l-?'. / . Schweiz. Gesch. 1890. Pfi'
D ie r a u e r I I , 384. L u z io -R e n ier , Relag. di Isabella d'Este 157-158 (alla p. l *
d evesi leggere 5 in v e ce d i 4 febbraio). P l i s s i e r , L a politique du nuirquis de
Mantouc in Annal. de lafac. des lettres de Bordeaux 1892, p. 104 e Louis XH
et L. Sforza II, 115 s., 130 s. H a u c k . Lod. il Moro 60 ss.
1
V. in App. n. '48 la * lettera del 2 3 gennaio 1500. A r c h i v i o G o n
z ag a in M ant ov a.
5
S a \u td
III, '140-141. B i j r c h a r d i , Diarium ( T i i u a s n e ) III, 19 ss.. 11 r
L a n i ) I I , 2 0 4 ss. C fr. G e i g e r , Burcardus 262 ss.
B u r c i i a r d i , Diarium ( T h u a s n e ) I I I , 22, 2 6 ss., ( C e l a n i ) II, 20G. 2 0 8 *
G e i g e r 206 ss. S a n u t o I I I, 198. ( S i g i s m o n d o d e C o n t i II. 228. M a z z i . R-icor<1
86-90. * A d a consist. A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e d e l V a t i c a n o .

Potenza di Cesare Borgia. La battaglia di Novara (aprile 1500).

di cardinali prevarrebbero i desiderii di Cesare e che quindi a


lui solo bisognava far capo. Alle fortezze dello Stato pontificio
furono preposti soltanto castellani devoti a Cesare; Castel S. An
gelo lebbe uno dei suoi fautori.1 Tuttavia lonnipotente non si
sentiva felice perch presentimenti di morte prematura lo sor
presero ripetutamente.2
Intanto le cose si erano radicalmente cambiate in Lombardia.
Luigi XII non perdette tempo: fu spedito un nuovo esercito oltre
le Alpi e presso Novara successe la catastrofe. Quivi Lodovico il
Moro, che indarno erasi travestito e nascosto tra le file dei soldati
svizzeri, fu fatto prigioniero (10 aprile 1500). Delles sersi giunto a
tanto ebbe la colpa lo stesso duca per il suo contegno indeciso e
per la cieca fiducia da lui riposta nellaiuto degli Svizzeri.8 Lui
gi XII fece condurre il prigioniero nella fortezza di Loches in
Turenna; 'il cardinale Ascanio Sforza caduto in potere dei Vene
ziani fu consegnato alla Francia e messo nelle carceri di Bourges.'1 Cos questuomo ebbe la pena meritatasi per lopera pre
stata senza coscienza nellelezione del papa.
Alla met daprile del 1500 giunse in Roma la notizia della
catastrofe di Lodovico,Moro : dicesi che il papa tutto giubilante
regalasse al corriere 100 ducati; gli Orsini fecero accendere dei
fuochi in segno di letizia e in tutta citt risuon il grido : Francia,

1 V. in App. n. 48 (lette ra d e l 23 gennaio 1500). A r c h i v i o G o n z a g a


in M a n t o v a .
2 Vedii Iiu z io , Isab. d E sle e i Borgia X L I, 515.
8 V edi R u sc o n i, Lod. il Moro e sua cattu ra in Novara, N ovara 1878. K in d t,
Die K atastrophe L. \Moro's in N ovara. D ie ra u e b II, 386-387 e P lis s ie b ,
Louis X I I et L. S forza II, 162-187. V. an ch e K n u th , Jean d A uton 37 ss. e
E soher in Jahrb. f. S c h w e i z . Gesch. X X I (1896), 117 ss. H a u c k , Lod. il Moro
65 ss., 70 ss., 78 ss. ; L u z io , Isab. dE ste e la corte Sforzesca 8 ss. (A rd i, stor.
lomb. 3* serie XV. 152 ss.). ;Per il poem a d ellita lia n o fa tto si fran cese G ianiciorgio A lione di A sti, ch e diven t i l poeta politico a u lico di L u igi X II. sulla
conquista di M ilano e l im prigionam ento di iLodovico il Moro, cfr. P.irchH ib sch teld , Gesch. dei fran z. L it. I, 105.
*
Vedi B ubohabdi, D iarium (T h u a sn e ) I I I, 41, 46, 14(1, (C e la n i) II, 218,
220, 286. Su lla ca ttu ra del card . A. S forza cfr lo stu d io di K in d t, K atastroph e
3 s. ; M atild e La IQlavibe, Chroniques de J. D A u to n I, 281 s. e P lis s ie b
in R ev. hist. L X III, 284 ss. (Se l interp osizione d i A lessan dro |VI per In libe
razione d i A scanio (v e d i (M arini I, 304) fo ss e in tesa siti serio, pare co sa dubbia,
Poich i l papa s im padron dei tesori darte del prigion iero e confer ad altri
i suoi benefici ; uno di q u esti l ebbe (Giuliano della R overe ; v. i * docum ento,
tratto d a llA r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o , in App. n. 50. A . S forza
venne lib erato per*opera del card. A m boise so lta n to iil 3 gennaio l o 0 2 . egli si
rec col suo protettore a Rom a per il con clave di P io UT e q u ivi inori su lla
fine del m aggio 1505 non di v elen o m a di p e ste : vedi B a la n \ , 39S. R a t t i I. 87 s.
a tu tti noto i l suo m onum ento opera di A ndrea iSansovino, in ,S. M aria del
Popolo; vedi M n tz , Renaissance 347, 4&3 s. e IS ch o n feld , A. Sansovino und
Schule, S tu ttg a rt 1881.

552

Libi'o II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 8.

Orso ( O rsini).1 Ci avveniva proprio in mezzo alle feste del


giubileo, al quale erano accorsi numerosi pellegrini specialmente
dallestero. Ma gli avvenimenti di quellanno e le condizioni di
Roma erano ben lungi dallaccordarsi con quella festivit reli
giosa . Malgrado i provvedimenti presi da Alessandro VI fin dal
lanno precedente, la mancanza di sicurezza in Roma era grande
oltremodo, gli omicidi allordine del giorno. Per quanto i malvagi
venissero severamente puniti, non volgevano in meglio le cose,
che del resto andavano egualmente nella maggior parte delle altre
citt italiane. - Pi di tutto per facevano parlare di s i casi,
che avvenivano nella famiglia B orgia.3
Allora insieme con Cesare stava di nuovo altamente nelle gra
zie del papa Lucrezia. Alle signorie gi conferitele di Spoleto e
di Nepi nella primavera del 1500 si aggiunse anche Sermonet,a,
tolta poco dianzi ai Gaetani.4 Essendo ottimi i rapporti tra Lu
crezia e 'il suo sposo, pareva che nulla venisse a turbare la loro
felicit. Ma tale felicit non doveva durare a lungo. La sera del
15 luglio, mentre tornava dal Vaticano, Alfonso di Bisceglie venne
assalito in piazza S. Pietro da cinque scherani. G r a v e m e n t e ferito
pot tuttavia ancora salvarsi, mja per timore di essere a v v elen a to
rifiut i soccorsi della medicina, facendo sapere al re di Napoli
ch e trovavasi in pericolo di vita, onde questi gli mand (il pro
prio m edico.5 Corse tosto voce che lassassinio fosse stato com
i
B u r c h a r u i , Diarium
Louis X I I et L . Sforza I I , 4 1 6 .

(T h u a sn e )

II I,

35,

( 'C e l a s i )

II,

214. C fr.

P lis s ie k .

- S i veda quanto narra i l . S u g e n h e i m 380 s . riguardo a P eru gia.


* Cfr. B u b c h a b d i . Diarium ( T h u a s n e ) III, 39, 42 s., 45, ( O e l a n i ) II, 216 s.,
218 s., 220 (cfr. anche gli e str a tti dal Diarium di B nrcardo presso M a z z i , R i
cordi 8 5 ); S a n u t o III, 319. L ettera di B randolino presso B b o m 190 s. R e u m o n i
I I I 1. 232. Sui provvedim en ti del pap a v. sp ecialm en te * Acta concisi. A r c h i v i
c o n c i s t o r i a l e d e l V a t i c a n o . D i l i E u b e l in Rom. Quartalschr. XIII
(1899), 288 pubblic una n otizia su l d ivieto di portare arm i, em anato nel conci
storo del 22 settem b re 1499. Un bando certo ancora inedito del 22 settembre
1497 contro i Corsi in B om a le n ello iStato p on tificio n e lla B i b l i o t e c a
d i S i e n a . .4. I l i , T f. 15. In Rom. Quartalschr. X IV (1910), 12 0 3 . K i r s c h
com unica un abbozzo di sta tu to presentato a l papa il 14 dicem bre 1498 *'1'
una m ilizia d i pubblica sicurezza da organizzarsi n e l l o Stato pontificio sul
tip o della H er m andai spagnuola.
* * A lexan d er VI. ven d it iSerinonetam e t a lia lo ca su b lata a C a ie ta n i*
p raetextu r eb ellion is L u cretiae B orgiae. D a t. R om . 1494 (st. fl.) 7. Id. M a . 1
Coi. Ottiib. HtHOIi, f. 287 s. B i b l i o t e c a V a t i c a n a . Cfr. G r e g o r o v i u s VII'
421 e L. Borgia 114. G o t t l o b , Cam, ap. 238 e \ B a l a n V, 393-394.
' O ltre alla n o tiz ia presso S a n u t o I I I, 521 e B i R c h a b d i D im inu ( T h u a s n e *
II I. 68, ( C e l a s i ) II, 237 (e M a z z i , Ricordi 328) cfr. la lettera del B r a n d o lin o
presso B r o m ;185, (le relazion i fiorentine presso T h u a s n e II I, 437 s. e s p e c ia lm ente la relazion e d i V. iCalmeta (cfr. su lui l articolo di P e r c o l o in Rasseg "
critica d. L ett. tal, I, 1896), sfu g g ita non s i cap isce com e a l G b e u o b o v iu s . sebbene con servisi in tr ip lic e copia al l A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .
A vevo in ten zion e di riportarla in App., ma ora p osso om etterla essendo s t a t a

Uccisione di Alfonso di Bisceglie.

piuto da quel medesimo, che aveva ucciso il duca di Gandia.1 In


realt molte cose stavano a provare che il delitto fosse opera degli
Orsini, i quali credevano, che Alfonso lavorasse a jloro danno in
sieme coi Colonna, alleati del re di N apoli.2 Alfonso per era
davviso che il colpo fosse partito da suo /cognato. Appena si co
minci a riavere, egli medit il piano della vendetta. Lucrezia e
Sancia cercarono dinterporsi; il papa fece circondare di guardie
la camera da letto di Alfonso; ma tutto fu inutile. Il 18 agosto
cos narra lambasciatore veneziano Paolo Capello in un divspaccio steso immediatamente Alfonso vide dalla sua finestra
che Cesare stava passeggiando nel giardino. Ratto die di piglio
ad un arco e saett contro chi formava loggetto del suo odio. Ora
la collera di Cesare non conobbe pi limiti ; dalla sua guardia del
corpo fece tagliare a pezzi A lfonso.3 Lucrezia, che con grande
amore aveva curato di persona il consorte, ne fu inconsolabile;
presa da immenso dolore si ritir nella solitudine di Nepi. Alcuni
servi napoletani dellucciso vennero catturati sotto limputazione
stampata presso L u z i o - R e n i e b , M antova e Urbino 103. Cfr. anche la relazione
di Catanei d el .16 lu g lio 1500 le le relazion i seg u en ti d el m edesim o presso
U zio. Js>ih. dKste e i Bornia X L I, 519 ss.
1 D isp accio <11 I*. C apello presso S a n t t t o II I, 532.
2 Vedi C r e i g h t o n IV , 11. ch e tro v a in verosim ile la partecipazione di Ceare. In vece secondo F e s t e r ( M achiavelli 26), W o o d w a r d (181 s s . ) e Z a b u g h i n
( 1rcli. a, 8oc. Boni, di star. patr. X X X V III, 717), C esare fu certam en te l'au
tore del prim o te n ta tiv o da ssa ssin io dA lfonso. Il fa tto avrebbe avu to m otivi
Varamente i>olitici : L ucrezia doveva esse re tolta ad una com binazione m a
trimoniale p er qu an to felice, non pift rispondente a g lin teressi della fam iglia,
'citi oram ai verso la F ran cia e verso l A lta Ita lia .
D isp accio d e llam basciatore veneziano P. Capello d e l 18 agosto presso
C a n u t o III, 671 ; c f r . C r e i g h t o n
IV. 12, 257 s., dove n o ta to quanto ne
cessario su lla relazion e d i P a o lo C apello del 28 settem bre 1500 (presso A l b r i ,
s<>rie 2*. i n , 3 - 1 4 e | S a n u t o I I I , 842 ss. ; cfr. R a n k e , Pdpste I I I , 5*- 6 ), A l
' k e i g h t o x sfu g g ito purtroppo laccurato stu dio di I I a g e n , Alexander VI.,
'licitar Borgia und die E^niordung dvs Hersogs von Biselli in Zeitsehr. fiir kathoi. Ilii-nl. x , 313 ss. L au tore giunge a lla conclu sione, ch e un m otivo m olto
l>ift forte contro iCesare p iu tto sto che n ella persuasion e personale del B urcardo
'* dell'am basciatore fiorentino circa la colpa d el duca, trovasi nei dispacci di
l 'aiicllo, sop rattu tto in q u ello del 23 ag o sto (v. p. 524 n. 3). N o n 'Si ha per
ra alcu na prova form ale ch e con trasti a q u este dichiarazioni dice H a g e k .
~~ Xoi dobbiamo .ferm arci qui, quantunque si p assan o avanzare dei dubbia
molto se r ii rigu ard o a lle su e inform azioni e p articolarm ente risp etto a lla r e
azion e . Contro la cred ib ilit della relazione di Capello cfr. S ab atin i, C. Borgia
-^2*240. Su una narrazione diversa d elluccision e del du ca d i B isceg lie nella
cronaca di A n ton io G ru m ello cfr. Zeitsehr. f. Kirchengeseh. X X III (1902),
n. 1 . C ontro la d ifesa d i C esare fa tta (dallAtLvisi 109 s. v e d i a n ch e C ip o lla
7~s - Il racconto d i P. C apello d elluccisione del servo pontificio P ie ro tto per
"l'era di C esare vien e r igettato com e incredibile da H agen loc. cit. 3 1 (, da
Rkc.mont II I 1 , 207 e d a B b osch in Zeitschr. d i S tb k l X X X III, 370. ICian
(Oiorn. d. lett. ital. X X IX , 4(25) in vece la trova m olto probabile tenuto conto
del documento im portante di M antova da n oi dato (p. 350 n. 3).

524

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 8.

di aver tramato alla vita di Cesare, ma da essi non si pot cavar


di bocca nulla di sostanziale.1 Lambasciatore napoletano appena
ebbe notizia, del truce fatto si ritir nel palazzo de'ilambasciatore
spagnolo.2 Allorch il rappresentante di Venezia si rec dal papa
il giorno 23 agosto, Alessandro VI gli disse che Alfonso aveva
insidiato alla vita di Cesare. Sullaffare non si sentirono poi che
congetture, messe fuori con grande cautela. Probabilmente Ales
sandro VI stim essere miglior partito mettere sotto silenzio per
quanto era possibile latroce caso. Nessun dubbio: il papa aveva
paura di quelluomo sinistro di Cesare.3
Poco prima di quellassassinio lo stesso Alessandro VI aveva
corso serio pericolo di vita. Si era al nono anno del suo governo;
nella festa dei SS. Pietro e Paolo, narra Sigismondo de Conti, il
papa disponevasi a dare udienza allorquando improvvisamente
essendo il cielo sereno impervers una tempesta cos violenta che
tolse via come paglia leggera il tetto solidissimo della sala papale
superiore, nella quale erano appesi i ritratti dei successori di
S. Pietro dichiarati santi. Insieme rovin anche la parte del sof
fitto della stanza dove sedeva Alessandro VI, il quale fu salvato
dalla precipitosa caduta dei muri per mezzo di una trave che
rimase infissa alla parete: dalla polvere poi lo ripar un arazzo
tessuto in oro che stava disteso sopra il trono. Pass una mezzora
prima che i servi, impediti dal vento e dal polverume, potessero
avvicinarsi a queili che si trovavano fra le macerie. Il papa era
spruzzato di sangue e sembrava mezzo morto; fu portato in una
sala attigua dove presto si riebbe. I medici constatarono una con
tusione in due dita della m|ano destra e una ferita al capo. Nella
prima notte egli fu preso da violenta febbre traumatica, ma poi
miglior. 4 Se non sopraggiunge altro scrive il 2 luglio
1 D isp accio fiorentino presso T h u a s n e I I I , 438 e in App. n. 49 la * lettera
di G . L. C atan ei del 19 agosto 1500. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .
Su L u crezia in K epi vedi G r e g o r o v i u s , Lucrezia 140 s. (3* ed. 154 s.. 159 s.).
2 V. App. n. 49 (lette ra d e l 19 agosto 1500).
3 D isp accio d i P . ICapello d el 2 3 agosto presso S anuto III, 685. C 'k e i i t o n IV , 12.
S i g i s m o n d o i i e C o n t i II, 269. Cfr. inoltre i brevi pontifici del 3 e i l n g lio 1500 presso R a l a n 398-399 e i S a n u t o II I, 477-479. B u r c h a r d i U nirm i
( T h u a s n e ) III, 65 s . ( C e l a n i ) II. 235 s. (cfr. G e i g e r . Burcardus 285 s s . : M a zzi.
Ricordi 93 s.). L a n d u c c i 211 s. N o t a r G i a c o m o 235. B e r n a r d i I 2, 303 s . Chronigues de J. d A u t o n , e d . M a u i . d e L a C l a v i r e I, 295 a. . S i m o n e F i u t e p i p r e s s o
\ n . i . a h i - C a s a n o v a 469. * L ettere d i G . I j . 'O iianci del 28 giugno <e 2 l u g l i o 15*^
( A r c h i v i o
G o n z a g a i n M a n t o v a , o r a stam p ate presso L u z io . /*
dE ste e i Borgia X L I, 439 s.), com e a n c h e l a lette ra del B r a n d o l i n i p r e s s o
B ro m
183-185. T u tte q u este f o n t i si accordano ne 1 l'assegnare l infortunio
giorno 29 giugno. In b a se a q u este fo n ti vanno (rettificati G r e g o r o v i u s V II 3
(n ella 4* ed. ted esca c la d a ta corretta) e C r e i g h t o n IV, 9. S a n u t o IIL
ba una relazion e d ellam basciatore v e n e t o circa linfortunio, la quale p e r d e '* ?

Leggerezza e nepotismo di Alessandro VI.

525

linviato mantovano egli non m orr. Stando a questo rela


tore Alessandro VI il giorno innanzi a quel sinistro aveva corso
egualmente pericolo di vita, essendogli caduto vicinissimo un can
delabro di ferro.1 Un altro uomo avrebbe preso occasione da tali
accidenti a rientrare in s e a mutar vita. Ma Alessandro VI era
un Borgia autentico: ne fu bens tocco per un momento e ringrazi
Iddio, la Vergine Maria e il principe degli Apostoli per essere
scampato a quel rischio,2 ma poi continu la vita di prima. La
prima cosa che fece dopo la sua guarigione fu la nomina a car
dinale da tenersi intanto segreta, di Lodovico B orgia.3 Poco dopo
egli entrava nel nono anno del suo governo e parl con sicurezza
di avere da governare altri nove anni, come gli era stato predetto
da uno, che aveva presagito anche la sua elezione a pontefice, ed
anche la elevazione di Cesare a re dItalia. Il mantovano Catanei. che riferisce la cosa, aggiunge di inon volerla discutere, ma
esser certo che Alessandro formava grandi progetti, pi grandi
ancora d,i quelli precedenti allincidente capitatogli.4 II papa
cos diceva iPaolo Capello nel settembre del 1500 conta settan
tanni ; ringiovanisce di giorno in giorno ; ii suoi fastidii non du
rano una notte; di un temperamento lieto e fa soltanto quel
che gli frulla; l unico suo pensiero di ingrandire i suoi figlioli,
di altro non si affanna.5
Per Cesare Borgia quellaccidente fu monito a sollecitare lat
tuazione dei (Suoi disegni. Limpresa contro i tiranni della Roma
gna non era possibile senza considerevoli somme di danaro e las
senso di Venezia, dove fin dal maggio del 1500 trovavasi un nunzio
esivre stata sc r itta non il 29 m aggio 1501, m a il 29 giu gn o 1500. In F rancia
e d e v a si che il papa m orrebbe, nel qual caso bisogn ava procacciare la tiara
a Giuliano d ella R o v ere: vedi B b o s c h , Julius II. 85. P er una p oesia intorno
questo accid en te vedi Z in g e b le, Beitrge , I x x x ii.
1* ' R elazione di G. L. C atan ei in d ata di Rom a 2 lu glio 1500. A r c h i v i o
G o n z a g a i n M a n t o v a . P a rtico la r i intorno a llo sta to d i sa lu te d e l papa nel
, < n , P 0 seguente nella relazion e presso T h u a s n e III, 434 ss. ; cfr. S a n i t o III, 469.
Nella prim avera il papa era sta to m alato d i febbre ; allora fu com posto i l Dia^aus nortis et pontificis laborantis febre, con servatoci da i S a s u t o I I I , 277.
S a itu to I I I , 478. O ra f u d i nuovo in cu lcato il suono te tiAngelus intro
dotto da C alisto I I I v. il (nostro vol. I, 713 s. (ed. 1931) ; vedi R a in a ld 1500, n. 4,
3 V edi L u z io , Isab. dE ste e i Borgia X L I, 520; X L II, 129.
* V. i l disp accio di C atan ei d el 15 agosto 1500, presso L u z io , ibid. X L I, 521.
5
S a n tjto II I, 846-847. In una relazion e di C. iG u ascho del 14 agosto 1499
finora trascu rata ( Notizenblatt 1857, p. 55) si d ic e: M adona J u lia [F arn ese]
ritornata a Ja S. de jN. S. . L am b asciatore veneto, ch e i l 3 lu g lio 1500 fece
a l papa, ra cco n ta : E r a con S . Sta m adona L ugrecia, la p rincip essa e
s" m arito, e u n a soa d a m ise lla sta con m adona L u grecia, ch favorita del
papa. S a n u to I I I , 40p; c fr. anche Dispacci di A. G iits tin ia n I, 100, 295.
* d franam ento d i m uro (in V a tica n o prodotto dal fulm ine v ien r ife rito da SaX rTo ( I . 37 -,> al novem bre del 1496; ibid. .I l i, 909 su l p ericolo di vita corso
dal Papa il 15 ottob re 1500 a cau sa d i un daino furioso.

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 8.

pontificio fisso nella persona di Angelo Leonini.1 Cesare seppe


procacciarsi luna cosa e laltra; denaro mediante Ila creazione
cardinalizia del 28 settembre 1500,2 lassenso di Venezia col fatto,
che Alessandro VI venne in soccorso della repubblica in quel mo
mento assai bersagliata dai Turchi.3
La mattina del 1 ottobre 1500 Cesare, con un esercito di 10000
uomini, lasci Roma. Stavano al suo soldo baroni romani delle
case Orsini e Savelli, Giampaolo Baglioni di Perugia, Vitellozzo
Vitelli di Citt di Castello ed altri capitani, i quali, impauriti
dalla lega francese, credevano di trovar minor pericolo nelladerire al sospettato nemico di quello che nel fargli resistenza.4
I signori di Pesaro e Rimini, Giovanni Sforza e Pandolfo Jlalatesta, rinunziarono a tener fronte cercando il loro scampo nella
fu g a .5 Non cos facile riusc la presa di Faenza. Il signore di que3
La n u n zia tu ra di V enezia , secondo P i e p e r , N untiaturen 35 s., la prima
nu nziatu ra fissa ch e s i p ossa d im ostrare com e ta le. Cfr. anche R i c h a r d . Ori
gine# 332, 833 e I M e r g e n t h e i m I, 230 s.
__ ' * ^r ' C a n u to I I I , S c i, 8 5 7 , 8 7 8 - 8 7 9 e B tjr o h a r d i Diarium (Thuakxkp III,
i i , ( C e j l a n i ) II , 2 4 2 s., i l q u ale riporta le som m e ch e ciascu no dovette pagare.
^ ^~ c a id in a li creati ( 0 Spagnoli) eran o: 1. iDiego H urtado de Mendoza ;
2 . A. d A lbret ; 3 . L odovico B org ia ; 4. Iacop o,S erra ; 5 . Pietro Is v a lie s (U svelle) ;
<i. F ran cesco Rorgla ; 7 . iGiovanni V era ; 6 . (Lodovico P odocatharo : 9 . Gianantom o T r iv u lz io ; 1 0 . G iam b attista 'F errari; 1 1 . T om m aso R akcz ; 1 2 . Marco
Cornaro. P a n v i n i t j s 3 3 5 , C a b d h l l a 2 7 9 s., B o g l i n o 3 (2 e * Acta consist. Quivi al
f . 9 anche i nom i dei 1 3 card in ali che app rovarono la creazione. A r c h i v i o
c o n c i s t o r i a l e . .Sulla v ita dei sin goli card in ali o ltre al C i a o o n i u s , III. UH s-.
e iMigne !ier Brancesco B orgia fino allora tesoriere generale, cfr. G o ttlo b . Carn
ap. 2 7 5 s. e M a r i n i I, 2 . C i a c o n i u s (II I, > 1 9 6 ) q u alifica F ran cesco B orgia fili w
nothus Alphasi Borffiae cardin-alte, m a senza dare precisa fonte. iSu Lodovico
B orgia, ch e fu anche prevosto del cap itolo d i S . 'Cassio a Bonn, cfr. H a ittm a n n
in Bonner Archiv 1\ (1892), 3 8 ; &u F ra n ce sc o B orgia P i c o t t i in Itiv. stor. 1915,
170, ove si rig etta lasserzion e d i M a t h e w ( The L ife and Timen o f Rodrigo
Borja, London 1912), ch e F ra n cesco fo sse figlio di C alisto III. Ibid. una .giusta
c ritic a del lavoro, assolu tam en te senza c ritica , del M a t h e w . Su B a k c z la mo
nografia di F r a k n i 79 s . , s u P odocatharo M a r i n i I, 218 s. ; Anecdot. litt. I,
279 s. e C e J l a n i in B u r c k a r d i Liber notar um I, 2-fc6, n. 2 ; II, 458 s.; n. 2 ; su
F errari G. F e r r a r i M o r e n i , Vita del card. (}. R. Ferrari-, in A tti Modenesi
V III (1876), 15-03; C h l i e r , Les Da taire 5 6 - 6 6 , 139 s., 146 s. e I S c h u l t e , Vie
Fugger in Rom I, 262 s.
3
Cfr. C r e i g h t o n IV , 13. B o n a r d i , Venezia e Cesare Bargia 389 ss. A una
ro ttu ra fr a C esare e V en ezia si venne n el febbraio 1501 in c o n s e g u e n z a del
r a tto com piuto da C esare della m oglie di G . B . C aracciolo; cfr. B o n a r i 3 9 2 s s . .
418 ss. P er q u esta faccend a cfr. O. V a n c i n i , D i un rapimento attribuito al
Valentino, in Roma-gna, Rivista di storia e di lettore (J e si) 2 serie IV ( 190 ">.
*
Cfr. A j a i s i 024 ss. ; R e u m o n t I I I L 2 3 ; B e r n a r d i I 2, 311 s. e la * rc
lazion e di G. L. C atanei del 1" ottobre 1500. A r c h i v i o G o n z a g a i n M fi n "
t o v a. Il 5 ottobre (furono n om in ati i legati de latere; v. so tto p. 539.
5
Su P esa ro cfr. B. F e l i c i a n g e l i , SulTaequisto di Pesaro fa tto da C e s a i1
Borgia, Cam erino 1900 e d E. 'V e r g a in Arch. stor. lomb. I l i serie X V II (190^'
172 ss. P resso F e l i c i a n g e l i 95-97 un breve di A lessan d ro V I d e l 20 settenib"
1500 ai P esa resi, con cui li in v ita a sotto m ettersi sp ontan eam ente allavvii i

Cesena costretta a capitolare.

527

st citt, Astorre Manfredi, era benvoluto dalla nobilt e dal


popolo ed aveva il soccorso dei Fiorentini e del suo avo da parte
di madre, Giovanni Bentivoglio. I Faentini difesero con sommo
valore la loro citt. Al sopraggiungere del nevoso inverno si do
vette abbandonare lassedio.1 Cominciando la buona stagione Ce
sare (7 marzo 1501) assedi nuovamente la fortezza, che il 25 apri
le del ^1501 fu costretta a capitolare.2 A dispetto della conven
zione Astorre Manfredi venne catturato e condotto a Castel
S. Angelo, dove pi tardi (gennaio 1502) Cesare lo fece uccidere
insieme al suo giovane fratello.3 Ora dovevasi punire anche colui
che aveva aiutato 'i Faentini nella loro resistenza, Giovanni Ben
tivoglio. Questi, dopo aver perduto parecchi castelli, chiese gra
zia, rinunci a Castel Bolognese e promise di dare per cinque
anni 300 cavalieri.4 Ora Alessandro VI confer a Cesare il titolo
di duca di Romagna senza darsi punto pensiero, che, divenendo

mintesi C esare e li scio g lie dal giu ram en to d i fe d e lt a G iovanni S fo r z a , ha.


('insegna avvenne i l 15 ottobre, il solenne ingresso di (Cesare il 27 ottobre.
l 'fr. anche I.u z io , Isalt. d'aste e i Borgia X L I, 522-525.
1 C esare p ass i l N a ta le e una p arte di gennaio (v ed i P ic c io n i, Di Franco Uberti. B ologna 1903, 150) a Cesena, ch e era in suo potere dal 2 agosto
(ibid. 13-1-140. 147). A n ch e dopo e g li per le sue im prese torn pi ;voi te a Ce
sena, che, prolungandosi la su a signoria, avrebbe dovu to d iven tare la ca p ita le
del ducato (ibid. 154).
2 S i g i s m o n d o d e K V i n t i II , 228 s. Diario ferrarese 390 s. 5 e n a r e g a 570.
B e r n a I 2, 312 s. * G h i r a r i u c c i , ,Sf. di Bologna, Cod. 7 68 della B i b l i o
t e ca d e l l U n i v e r s i t
d i B o l o g n a . A l v i s i 172 ss., 491 ss. T o n i n i
^ 437. B a l a n V, 399. Y r i a r t e , Rvmini 360. I S u g e n h e i m 371. O ep o lla 778-779.
* P a n z a v o l t a , / M anfredi signori di Faenza, dal 1313 al 1501, 2* ed. F aenza
1884, 75-78. A. M i s s i r o l i , Astorgio I I I M anfredi, signore di Faenza ( lJt88-1501),
Parte I. B ologna 1912 '(cfr. A. B e o n e in R iv. star. Hai, X X X I [1914], 4i8-50).
W o o d w a r d , C. Borgia 199 ss., 205 ss. L u z io loc. cit. 524 ss., 529. G . L. O atanei
i] 6 marzo 1501 r ife r is c e : * RI papa m anda ogni di m olto denari a V alentino.
A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a . D opo la cap itolazion e di F aen za,
^ enezia a m ezzo del suo in v ia to in R om a fe c e fa r e con gratu lazion i a l papa
Per l acquisto d ella c itt al fine di d issip a re il sospetto di aver essa ste ssa m i
rato a quel possesso. Cfr. B o n a r d i loc. c it. 394 s.
3 S i g i s m o n d o d e ' C o n t i II, 232. In v ista di questa precisa testim on ianza
di uno storico n ien te affatto o stile a i B orgia io non posso aderire alla d ifesa di
<>sare fa tta da A l v i s i e M a u b y , Rev. hist. VI II. 94. Cfr. anche B u r c h a i d i .
Diarium ( T h u a s n e ) I I I , I20S, ( Q s l a n i ) II, 3 29; L a n d t t c c i 244 e Dispacci i
A. G i s t i n i a n I, 18. Q uivi il racconto d elluccision e viene riferito gi al < giuSno ( stato detto) m entre G. B. O atanei ancora il 7 di giugn o 1502 r ife risc e :
* * E l Sig. gi de F aenza e lo fr a te llo qual erano qua in castello bench a l
quanto largi ma guardati, sono sta ti con d u cti fuora d e sso n e s e s a dove sian o ;
,atten cred esi sian o con d u tti a Piom bino per D on M icheloto prim o homo in
larme del ducha pto. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .
*
A lv is i 496 a. B aI.an V. 401. ISugenheim 372. R a y n a ld 1501, n. 10. <1*li.a 779. 'I'. D a i-la ri, Carteggio tra i Bentivoglio e gli Estensi d/i/ lJjOl-lo),
j11 Att. d. Romagna 3* serie X V III (190(J), 9-11 ; X IX (1901), 607 s., ^12, 330,
S-1 s ; W oodward, C. Borgia 208 ss.

528

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 8.

la maggiore provincia dello Stato pontificio ereditaria in una di


nastia Borgia, veniva necessariamente a dissolversi tutto lo Stato
della Chiesa.1
I rapidi successi resero sempre pi ardito Cesare, che dal
lautunno 1500 ispir timore persino allimperatore 'Massimi
lian o;2 egli ai volt ora contro i Fiorentini ormai molto indebo
lii: dalla guerra con Pisa. Pieni di spavento essi si riscattarono
accordando a Cesare per tre anni un assegno di 36000 ducati e la
promessa di non appoggiare Piombino. Il signore di questo prin
cipato, Jacopo dAppiano, perdette in breve tempo la massima
parte delle sue terre.3 Quindi Cesare fece ritorno in Roma, dove
la sua presenza era richiesta a causa degli affari di Napoli. De
cisioni di assai grave portata vennero prese a tale riguardo di
l a non molto. Fino allora la tradizione .politica di Roma aveva
sempre voluto, che non si permettesse ad alcuna grande potenza
straniera di stabilirsi in Napoli: Alessandro VI rinunzi a que
sto principio.4
Subito dopo larrivo di Cesare, il 25 giugno del 1501, vemne
stesa una bolla, la quale approvava la convenzione, che la Francia
e la Spagna avevano gi segretamente stipulata 1*11 n o v e m b r e
1500 circa la ripartizione del reame di Napoli. Luigi XII diven
terebbe re di Napoli e riceverebbe anche Terra di Lavoro e gli
Abruzzi, Ferdinando avrebbe 'le Puglie e la Calabria col titolo
di duca. Entrambi dovevano ricevere questi dominii dalla Chiesa
come in feu do.5 Per sbalzare dal trono il re di Napoli servirono

1 G r e g o b o v i u s V II3, 4 3 9 . A l v i s i 1 8 1 . T h u a s k e III. 1 3 1 . not. 2. S i g i s m o n d o


T iz io loda A lessandro VI, ch e egli del resto condanna fortem ente a causa d e lla
sna sim on ia e della su a v ita im m orale, riguardo alla su a politica nella Ro
m agn a: Plura tamen opera feeit lauda-bilia... Tyrawnm extm .rit atque fu ff" ''1
ui libertatis italicae restitutor dici m ereatur (flint, fieneti. V I if. 3 6 1 s.). CtrP io c o lo m in i, Tizio 1 2 7 , ch e in proposito osserva : G iudizio ch e s o r p r e n d e in
quanto rappresenta n ella su a v e rit gli effetti della p olitica dei Borgia nella
K oniagna, e con trasta cogli errori della tradizione, corretti con molto stent"
solam en te d alla critica dei n ostri te m p i . A nche A cto n (Essays and Studi*
82 s.) vede una politica d i largh e vedute d'A lessandro VI nella fondazione d<
ducato di R om agna.
2 V edi L u z io , ah. dE ste e i Borgia X L II, 1 3 3 ss.
3 A l v i s i 192-s. ISugenheim 373. W oodw ard 213-21S. L isiM . C. Borgia c
Repubblica Senese 105 s. e i docum enti p. 119-141, fra cui ( 120 - 12 2 ) due bri'di A lessandro V I a l and olfo iPetrucci d e l 3 e 5 settem b re 1501. Sulle relax1'''
di C esare con P isa cfr. G. V o lp e , Intorno ad alcune relazioni di Pisa con A
sandro V I e Cesare Borgia <(1J/S9-1504), in Studi storici V II (1898); cfr. i o
t i a n g e li in . Riv. stor. (tal. X V I (1899), 369-371.
t . i n*
Cfr. l in teressa n te recensione della raccolta degli a tti, fa tta d al
ch era in Allgeni, Zeitung 1 8 7 0 , n. 4 6 . V. an ch e T om m asini, Machiavelli I, ^
Cfr. 'Schirrm aoheb, Gescli. von Spanici! V II, 229 ss.. 232 s. Per la 1^
tic a ben c alcolata di Ferdinando il cattolico relativam en te a, X ap oli cfr. Bue*-

Alessandro VI approva la spartizione di Napoli fra Spagina e Francia.

529

di pretesto le pratiche chegli aveva allacciato coi Turchi.1 Per


aderire a quel disegno Alessandro VI aveva anche il motivo, che
i ribelli baroni romani ora venivano necessariamente a perdere
ogni appoggio. Il 29 giugno 1501 venne proclamata la lega con
la Francia e la Spagna, mentre lesercito francese accampato gi
nelle vicinanze di Roma moveva verso il Sud.2 Il 4 luglio gli si
un anche Cesare con le sue m ilizie.3
Da dichiarazione dello stesso Ferdinando, Federico di Napoli
sapeva dallaprile chegli non doveva contare su aiuto spagnuolo
contro la Francia : 4 invece difficile che avesse il presentimento
che ambedue le potenze si precipiterebbero unite sopra di lui.
Solo dopo la pubblicazione della bolla pontificia conobbe il tra
dimento. Quasi senza resistenza di sorta i Francesi devastando
i castelli dei Colonna si spinsero fino a Capua, la quale sulla
fine di luglio veniva presa dassalto e orrendamente devastata : 5
quindi capitol anche Gaeta e larmata francese capitanata da
Aubigny comparve davanti a Napoli. Re Federigo ;il 3 agosto

1)"* crste Viei-teljahrhundert europ. Politile I, 6 ; II, 2, 5 : B rey sig app ella
r*m inando (I, 6 ) forse il politicamente pi eminente fra questa generazione
principi.
1 IU y n ad 1501. n. 58-72. U n'altra concessione a favore di L uigi X II fu
*:l nomina d ellA m broise a legato, ch e A lessandro VI aveva negata nel 1498 ;
<-fr. il breve d el 7 m aggio 1501. A r c h i v i o n a z i o n a l e a P a r i g i . Se1 "ndo P lis s ie r , Louis X I I et L . Sforza II, 419 e R ich ard , Origine# de la non' "ture de France 134. l A m boise era sta to nom inato legato per la F ran cia gi
nel concistoro del 5 ap rile 1501. Ofr. R e n a u d e t 326 ss. e 347 sop ra i l prolun
gamento, n ellottobre 15)02, d e lla legazione. Come in viato papale era in qu esto
t iupo a lla corte fran cese G iovanni F erreri, arcivescovo d i A rles, m a aveva
in n cip alm en te i l com pito di so sten ere g li in te re ssi d i ,0. B orgia; ofr. R ich ard
'"f. c i t 136 s. F erreri fu il prim o ch e com e nunzio in F ran cia r ic ev e tte sti^ndio e va quindi considerato com e n u n zio perm anente, fino a lla m orte di
-Alessandro VI. S u lla dim ora del card in ale A m boise in L om bardia n e llestate
'"1 e le relazion i dip lom atich e d allora tra F ran cia e V enezia c fr. L. G. P'^sier. line embassade \venitienne au card, dAmboise MUan (jullet Jyt01)j
:n -V. A rdi. Yen. XIVII (1899), ,195-215.
2 B u b ch ard i, Diarium (T h u a sn e ) II I, 149-150, (C e la n i), I I 291. S a n u to IV,
' 82- (Seb. di B ran ca T e d a h u n i 294. A rd i . stor. nap. II. 6 5 9 s. e lette ra d i
k. C atanei del 30 giu g n o 1301 A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .
3 * R elazione d i G. L. C atanei d el 5 lu g lio 1501. A r c h i v i o G o n z a g a
11 ^ u 111 o v a. In base a q u esto v a rettificato A lv is i 209.
4 Vedi Z u r i t a IV , 37.
^ 5 Sigism ondo de C on ti II. 239. S a n u to IV, 76-78. Tfcdajj.ini 295. B ai.an V,
' fi
IlAVEMAlrN' H i 120 s. O epoila 781. R iguardo a lle accu se contro Cesare
n i r * d ife sa del m edesim o fa tta d a llA L v isi 309 s., iL e o n e tti II, 455, M auby
u
hist. X III, 9 6 s . e R . di iSoragna in Rassegna naz. X (1082), 364, i q u ali
questo caso n on vann o certo troppo avan ti ; cfr. B b osch in H ist. Zeitsehr.
'IV,

542

Pasto, Storia dei P a p i. I l i

34

530

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 8.

fu gg a Ischia e .pi arrese al re di Francia, che gli concesse il


ducato dAngi e una pensione annua. I Francesi e gli Spagnoli si
divisero il suo regno.1

i Sigism ondo d e C o n ti II, 248. L ettera di B randolino in Bbom 147 s. Bei m ont, Cara fa I, 33 s. R anke, Rom. u n i, germ. Volker 142 s., 149 s. Schibbmacher
V II. 234 ss. L. Y o lp icelx a, Federigo d'Aragona e la fine del regno di Napoli mi
1501, N ap oli 1907. F ederigo m or i l 9 novem bre 1504 a T ou rs (S chirrm acher
V II, 319). ISebbene il 27 agosto 11501 L uigi X II a cau sa della guerra turca sia
sta to lib erato da A lessandro V I dal pagam ento del trib uto ( H a y n a i-d 1501.
n. 75. G o ttlo b 234-235), pure e g li fece a ssa i poco a favore della guerra contro
g lin fed eli. F erdinando, che anche il 21 febbraio 1502 era si lagn ato della du
rezza del papa ( V il la 313), il 15 m aggio 1502 fu prosciolto d a llobbligo di rice
vere personalm ente l in vestitu ra a R om a (R ay n a ld 1502, n. 16). H e b g e n r o t h e r
V i l i , 38 4 ); eg li s i mostri) subito grato al B o r g ia ; vedi H o fle b , Kalastrnphc 16.

9.
Alessandro V I e la guerra turca negli anni 1499-1502.

o smoderato nepotismo di Alessandro VI e la sua politica che


moveva da mire puramente terrene gettarono ombre pro
fonde anche sul suo contegno nella questione turca.1 La politica
nepotistica del papa imped pi di una volta direttamente la
guerra contro gli Ottomani; indirettamente poi linflusso da essa
esercitato fu forse ancor pi dannoso, poich bentosto da per
tutto non si videro altro che fini politici e la smania dinnalzare
casa Borgia. Tuttavia nemmeno un Alessandro VI si rimase del
tutto inerte di fronte al pericolo che minacciava dallOriente.
Lopera generosa dei suoi predecessori nel sovvenire i fuggiaschi
provenienti dalle terre conquistate dai Turchi continu anche
sotto di lui e in sul tramonto del secolo egli era, a quanto pare,
compreso seriamente dallideia duna crociata.2
Finch il principe turco Djem era rimasto in potere dei cri
stiani, il sultano Bajazet era stato in certo modo tenuto a bada,
1 V. sopra p. 348 n. 5 e 376 s. M alipiebo 161 parla anche di una posteore allean za di A lessan dro c o l su ltan o, per la quale crasi adoperato A scanio
'forza, m a a cui il papa rin un zi ben presto. \Sul contegno di A lessandro V I
Sftlla questione della crociata d el 1498 v. anche M auxde, Procdures polit. 1100 s.
"
de Machiavelli I. T2, su q u ello di L. S forza nell'ann o 1490: P u s s ie r ,
r>uis x i l et L. Sforza I, 161 s., 163, 359. S u l progetto di M assim iliano duna
^npagna contro i T urchi n e ll'e sta te d e l 1497 vedi K aser, Deutsche Gesch. II,
Gi n e llap rile d el 1494 M assim iliano a veva fa tto com unicare a l papa il
'Uo disegno di com in ciare una guerra contro i Turchi e di difendere contro e ssi
a Croazia e l U ngheria pregandolo ad in citare g li a ltri principi a coad iu varlo:
'Su zione pei suoi oratori p. K om a d el 19 aprile 1494, presso T heineb, M&h. Slav.
"" r'd. I. 536-537. Ibid. 537-539 un a bolla del 29 lu glio 1494: Pontifex tcrtiam

Wrtem omnium bonorum ecclesiasticorum, de quibus in quibuscumqur testa'"H is, codicilli aliisque donationitus etc. dispositam fuerit, Varncrae apostolicae
,ii0 saitcta c r u c i a ta reservat et applicat. Cfr. ora anche N eg ri in Arch. si or.
5. serie XiLIV (1917), 432 ss.
J Cfr. R e ttm o x t in Kirchenlex. di W etzek u . W e lte I 2, 489 e G o ttlo b in
ift. Jahrb. VI, ,459. iSulla diffidenza d i F erdinando d i Spagna circa l'im piego
'tenari per la guerra tu rca da parte di A lessandro V I, c fr. B e rg e n rlo th

26C.

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 9.

ma dopo la sua morte cominciarono tosto da parte degli Ottomani


nuovi attacchi contro i paesi cristiani. Nella Bosnia fin dallanno
1496 vennero strette dassedio dalle forze turche e in parte con
quistate un buon numero di piccole fortezze ancora occupate dagli
Ungheresi. Pi gravi e pericolosi furono i combattimenti che si
avvicendarono tra Polacchi e Turchi nella Moldavia dopo il 1496.
Nel 1498 i Turchi unitisi a Tartari e Moldavi penetrarono in
Polonia. Tutto fu messo a sacco; le strade e i campi erano se
minati di uccisi. Tutte le citt della montagna e della pianura
intorno a Lemberg e Przemysl fino oltre a Kanczug furono deva
state, incendiate, e dopo essersi per qualche tempo stanziati nel
paese, quei demonii se ne andarono via carichi di bottino.1
Un anno dopo questa invasione erano gi sorti attriti assai
serii anche fra Venezia e la Porta. Cominciando da questo tempo
i Turchi mandarono avanti con insolito ardore gli a rm a m e n ti
specialmente per mare. Siccome intorno allo scopo di essi si man
teneva il pi stretto silenzio,2 venne loro fatto di trarre compietamente in inganno gli accorti Veneziani. Terminati gli a rm a m e n ti,
il sultano allimprovviso, senza alcuna dichiarazione di guerra,
die principio alle ostilit, facendo catturare quanti V en ezian i
trovavansi a Costantinopoli. La costernazione a Venezia fu tanto
pi grande perch il tesoro della repubblica versava in assai
tristi condizioni. Per ovviare alle gravi spese dellallestimento
della flotta furono elevati 'i dazi e le gabelle e imposte nuove tasse.
Tutti glimpiegati della repubblica dovettero cedere allo Stato la
met del loro stipendio e il clero un terzo delle sue rendite. A que
s tultimo provvedimento Alessandro VI diede il suo assen so .
1

C a ro

2, 751. Z ln k e u s e n

5 0 7 s.

*
E x litte r is a b a tis G ondulae 1490 .Tuli X X III : Che le cose del Turco
vann o tanto secretam en te che non se po inten d ere ne sapere ne pensare la sua
lib e r a tio n e . A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o , Turchia. I l vero inteiu*
dei T urchi era per stato in d ovin ato da B artol. Sfondrato ; cfr. la sua relazi'111'
del 18 giugn o 1499 p resso M a k u sc e v II, 108. Qui r i si dice : Tutto il Levanti
trem a... E t ben ch e le cose d e l dicto T urcho siano p a ssa te et passano
tissim e, tam en ad m e, m e pare com prehender, che quantunque dal principio
fa m a sia sta ta contro Rhodo e t contra 'Puglia, tam en e l suo disegno sta1"
de rum pere guerra ad s. V en etian i . Cfr. M a k u sce v II. '194 e P lis s ie r . L 11
leanza 15G, nota 2 ; C o g o , L a guerra di Venezia contro i Turchi 2 4 ss.
a P articolari su lle ta sse e im posizioni e su llassen so d i A le s s a n d r o VI a
ta ssa zio n e degli e cc le sia stic i p resso .Cooo loc. cit. 29 ss., 38 s. Con breve al
d e l 5 agosto 1498 A lessan dro V I concede che ]>er du e anni, cio per la dura ^
p resu n ta d ella guerra, si prelevino su l clero due decim i delle sue e n t r a t e
scopi d ella gu erra: regesto in Libri com m em . V I. 34. n . 128. A l t r e t t a n t o to
a sta b ilire la bolla del 1* a g o sto 1409 ; r eg esto ibid. 41. n. 157. Un breve 1 ^
l i l gennaio 1501 concede q u attro nu ovi decim i d istrib u iti f r a i due anni che ;
guono all'esazion e d e i gi c o n c essi; regesto ibid. 4(3. n. 168. In un b r e 'e
5 m arzo 1501 a l su o in viato a V enezia A lessan dro VI ricorda quanto
fa tto a sostegn o di V enezia per la guerra turca ; ibid. 44 s., n. 172. Cfr- :,u<

Alessandro VI e la guerra turca (1499-1500).

533

(irazie a questi sforzi straordinarii si riusc a mettere insieme


ima rispettabile flotta di 130 vele, che tuttavia era impari allar
mata turca forte di 270 navi. Aggiungi la incapacit dellammi
raglio veneziano Antonio Grimani. Nessuna meraviglia se la
battaglia navale presso Navarino del 12 agosto 1499 fin colla
vittoria dei Turchi.1 Gi il 26 dagosto del 1499 cadeva Lepanto,
lunica piazza forte importante nel Golfo di Corinto, che ancora
si trovasse in potere dei Veneziani. - Nel medesimo tempo 10000
cavalieri turchi venendo dalla Bosnia intrapresero una razzia nel
territorio veneto sul continente. Tutta la contrada, da una parte
fino al Tagliamtmto, anzi fin presso Vicenza, dallaltra fino alla
Drava, fu messa a ferro e fuoco, gli abitanti trucidati o condotti
schiavi.8
Nellestate del 1499 il pericolo turco era stato pi volte tin
Roma oggetto di discorso in concistoro. Credevasi allora, in se
guito alla relazione del gran maestro di Rodi, che la spedizione
del nemico si dirigerebbe contro Rodi. 4 Alessandro VI era allora
tanto occupato dai suoi progetti nepotistici, che da lui poco o
nulla era da attendersi.5 Mentre dunque a Roma si consultava
ancora sui soccorsi da mandare a Rodi, giunse la notizia dellas
salto dato ai possedimenti veneziani. Sul principio di agosto si
ssero lettere dellambasciatore francese in Venezia dirette a un
cardinale pure francese, le quali incolpavano il governo di Milano
L'ultima invasione tifi Turchi in Italia in relazione alla politica europea
' Il 'tremo Quattrocento, In A tti della, li. Universit di Genova X V II. 100 s.
parte, 'Genova 1902).

1 Cfr. Cogo, 1L a guerra di Venezia 20 ss., 23 ss., 27 ss., 40 ss., 46 ss. ; Jobga,
'" xch. des Osman. Reiclies II, 291; ,F in c a ti, La deplorabile battaglia navale
,l,'l Zonehio (1499), in Itiv. marittima (R om a) 1883, feb b ra io : K rk ts c h m a ir
H. 410.
Z in k eisk x II. 527-531. Kom anin V. 134 s. Hkyd II, 330 s. H o p f 107. Cogo,
guerra di Venezia 51 s. Jorga loc. cit. 292.
3
Z ix k eisen II, 532. Cfr. anche l'ultim o voi. del Iat.an. Supplem . p. x v n
M akuscev II, 109. L and ucci 208. Am pie ind icazion i su llin v a sio n e dei Turchi
l riuli 149!) n ella Cronaca di N ic o lo M aria di S tra s s o ld o anno 1469-1509.
Nozze Strassoldo-G allici, U dine 1876. Cfr. D. B o la n i, Segnati stabiliti... per
1 " rasiane dei Turchi Un Friuli 1499 (P er nozze). U d in e 1896. .Toppi, I Turchi
ll' 1 Iriu li nel 1J,S9, U d in e 1888; F. M usoni, Le ultime incursioni dei Turchi in
f rHW, in A tti deUAccad, di Udine, 3* serie I (1893-94), 99 ss. ; 'Cogo, L'ultim a
" " sione. 3-115. (ontem poraneam ente vennero in vase datili in fed eli le coste del
u sila m eridionale. N egli * A visi de Nicolo Gonditi a ile lettere 16. l e 20
1
99 io trovai a q u esto proposito la seguente n o tiz ia : * Che circa X I
-'orni inanti introrn o XI I I I fu ste d e B arbaria nel golfo de T aranto e t I I I I
' * epse se apresentorno a capo de O ttranto dove preheseno una n aveta i c i l' m carica de fru m en to e t zuebari e t una sa g itia [ = sa g itta ) L ip a iio ta .
rebivio
di
S t a t o i n M i l a n o , Turchia.
^ 1 P rotocolli dei concistori d el 10, 14, 26 giugno e 5 lu g lio 1499. * Acta con' 303 n e llA r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e . Cogo, La guerra di F enezia 25 s.
c Cfr. P l i s s i e r . L alleanza 159 s.

534

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 9.

di aver dato occasione allattacco dei Turchi. Linviato milanese in


Roma, accennando al contegno ostile di Venezia, cerc di giusti
ficare la lega del suo signore coglinfedeli e dichiar apertamente:
A nostra difesa ci varremo persino dei Turchi e dei M ori.1
Tanto avanti non doveasi arrivare; nUautunno di quel mede
simo anno avvenne la caduta di Lodovico il Moro.2
In seguito alle notizie sempre pi minacciose che venivano
dallO riente2 Alessandro VI sulla fine dautunno del 1499 emancf
degli inviti ai principi cristiani affinch nel marzo dellanno pros
simo spedissero loro oratori a Roma per trattare di una lega
contro i Turchi.4 Questappello trov cos poca corrispondenza,
che ai primi di febbraio del 1500 si dovettero emanare nuove esor
tazioni. 5 Anche adesso lesito fu abbastanza meschino. L11 marzo
fu tenuto un concistoro segreto, al quale erano invitati tutti gli
ambasciatori presenti in Roma. Trovaronsi rappresentati Massi
miliano, Luigi XII di Francia, Enrico VII dInghilterra, Ferdi
nando di Spagna, oltre a Napoli, Venezia, Savoia e Firenze. Alla
presenza di tale assemblea Alessandro VI fece rilevare il peri
colo che sovrastava da parte dei Turchi ed espresse il suo ram
marico perch glinviti da lui emanati sulla fine dellautunno non
fossero stati ancora presi in sufficiente considerazione. Mostr
inoltre come Venezia fosse un baluardo della cristianit, alla cui
tutela erano obbligati tutti. Le risposte degli ambasciatori furono
cos poco soddisfacenti, che il papa se ne dolse apertamente con
la Germania, la Francia e Napoli ; solo la Spagna ebbe la sua lodipiena.6 Prima di tenere il concistoro il papa aveva incaricato il

r*
01
1 V. le relazioni dellam basciata m ilan ese in Notizenblatt 185i, P
8-39. Ofr. P l i s s i e r , L alleanza 184 s. S u lle accu se contro Lodovico il
e l ira di A lessan dro IVI contro di lu i per qu esto m otivo, cfr. Cogo loc. cit.
3 4 ss. E rela tiv a m en te alle seg rete tra tta tiv e d e l duca di M ilano coi Turche
cfr. anche la tetter d i iG. IP. A rrivabene ad A lessan dro VI. L'rbino 4 ago-*1'-
1499, presso P l i s s i e r , Coll. Podocataro 582 s
2 Cfr. sopra p. 517.
3 Dopo la ca d u ta di L epanto A lessan dro VI prom ulg i*>r V enezia il l s '
settem b re del 1499 u n a bolla d'ind ulgen za, per la quale si concedeva
genza p len aria a i com batten ti e ai cad u ti : cfr. Cogo loc. c it. 62 s. ; testo de
bolla ibid., Documenti n. V, p. 103-105; r eg esto in Libri commetti. VI, 41, n. 1->1,
*
Cfr. il breve d e l 12 novem bre 1499 al re M anuel d i P o r to g a llo Pre"
S a n t arem X. 120. L a risp osta di M assim iliano d e l 15 dicem bre 1499 Prt'"'
Cogo, L ultima invasione 104 s.
s V. i brevi di e g u a l tenore d e l 3 feb b raio 1500 a F iren ze (M lle r . >
las. 245) e a F ran cesco G onzaga, origin ale nel l A r c h i v i o G o n z a g a
M a n t o v a . Il re d i P ortogallo ricevette per di su o zelo n e lla guerra con .
g lin fed eli dei brevi di lode in d a ta 10 e 16 febbraio 1500 : in questo svC^ ^ i
breve vien ricordato, che le con su ltazion i avrebbero c o m in c ia t o il 1 111,1
S a n ta rem X, 121.
B u b c u ard i, D iarium (T h u a s n e ) III, 24, (C e la s i) II, 207 e pii!
m ente Z u r it a V, 175 s. C fr. S c h irrm a c h e r. d iseli. von Spanien V II. 224 s. b'

Tassazione dei curiali e dei cardinali per la guerra turca.

535

vescovo di Torcello, Stefano Taleazzi, di comporre un memoriale


.sullimpresa della crociata.1 Ai primi di maggio Alessandro VI
per sollecitare la guerra contro i Turchi fece in concistoro le se
guenti proposte: invio di un legato in Ungheria e imposizione
della decima al clero francese, tedesco e ungherese ; anche ai car
dinali sarebbe imposta una tassa ed egli, il ptapa, sarebbe il primo
a dare il suo contributo. Molti cardinali per si opposero, ma
Alessandro VI non se ne lasci stornare. Caratteristico per cono
scere sentimenti allora largamente diffusi il fatto, che, ci
nonostante, lambasciatore veneziano non voleva punto prestar
fede alla seriet del pontefice.2 Tali dubbii vennero dissipati dai
fatti seguenti.8
Reca la data del 1 giugno 1500 una bolla diretta a tutta la
cristianit, nella quale vengono descritte le orrende ed atroci
sevizie dei Turchi contro i cristiani e si fanno premurose esor
tazioni per la comune difesa. Lintento degli Ottomani si con
tinua a dire rivolto alla conquista di Roma e quindi al sog
giogamento d'i tutti i popoli cristiani. Perci in nome della Chiesa
romana vien dichiarata la guerra al nemico giurato. Onde ov
viare alle spese verr prelevata per tre anni una decima da tutti
i benefci ecclesiastici senza eccezione e daglimpiegati dello Stato
pontifcio. Ai morosi minacciata la scomunica riservata al papa.
Questa bolla per la crociata doveva pubblicarsi in tutte le dio
cesi del mondo in un giorno di festa e nella lingua del paese.4
In un breve diretto verso quel tempo al re di Frjancia veniva
dichiarato che per il marzo erano stati convocati a Roma gli
ambasciatori per consultarsi sulla questione turca, che molti
erano mancati e che i comparsi non erano muniti di poteri suffi
cienti. Che, malgrado nuovi inviti, il papa finora non aveva rice
vuto dai principi che belle frasi generiche e che (perci egli, il
papa, si rivolgeva di nuovo al re di Francia, il quale dopo la con
rappresentanza d i E nrico V II ved i B u s c h , Bngbm d I, 2 4 2 , 3 8 8 . Sulla fine d i
febbraio era com parso in R om a un am basciatore turco oncte scongiurare la
suerra. Il Cardinal P er a u d i ven u to a conoscenza della cosa, corse senza do
mandarne lic e n z a a R om a, dove s i adoper con buon e sito contro le intenzion i
'lVambasciatore d e lla P orta ; ved i iS chnelder, Peraudi 5 3 - 5 4 . iSulla politica
francese ved i L anz, Actenstiicke z. Gesch. K arl* V. fiinleitung 5 6 .
1 Cfr. F e l i c i a n g e l i i n Arch. della Soc. Rom. di st. patr. X L, 2 8 ss.

2 S a n u t o III, 3 0 9 . 3 1 2 , 3 4 3 , 3 5 5 . Cfr. ibid. 2 5 5 , 3 8 5 e 4 2 6 sullinviato di un


egato in Ungheria e su i soccorsi per quel paese.
3 Gir. G o ttlo b in H ist. Jahrb. V I, 4 5 9 . P er quanto segue cfr. N . Jobga,
Xotes et extraits pour servir l'hist. des croisades au [X V siele,
fcueharest

5*

sn e,

1915.

4 K a y n - a ld

pi com pletam ente in B u r c h a k d i , D U inurn


II, 2 2 0 - 2 2 6 , in tedesco presso Geigkk. Bwrcordus 2 7 6 - 2 S 5 . ' iSul p relevam en to della decim a dal clero per soccorrere l Un
gheria cfr. C o g o , La guerra .di Venezia 3 6 3 s.
{ T u casx e)

I I I,

1500,

4 6 -5 6 ,

n.

7 -9

( iO e la n i)

536

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 9.

quista di Milano aveva un doppio titolo per proteggere lItalia


dai Turchi. Inviasse quindi al pi presto oratori a Roma poich,
essendo la Spagna e Venezia animate dal miglior zelo per la
guerra, si poteva ancora sperare in un buon successo. Quanto a
lui, il papa, aveva gi imposta agli abitanti del suo Stato e al
clero di tutto il mondo una decim'a, dichiarandosi pronto a sa
crifici anche pi grandi.1 Unaltra prova, che Alessandro VI
allora si occupasse sul serio della guerra contro i Turchi, for
nita dal fatto, che sulla fine di giugno egli richiam dalla sua
le g a z io n e alla 'Curia il C ardinal Peraudi, che era animato da zelo
ardente per la crociata, e nella primavera dellanno se g u e n te co
minci a riscuotere dagli ufficiali di Curia e dai cardinali la tassa
per la guerra turca, il cui provento doveva servire ad allestire
una flotta.2 II ruolo delle tasse ancora conservato e che ci d
pure curiosi ragguagli sulla ricchezza dei singoli cardinali, sta
bilisce che 'i cardinali debbano pagare in tutto 34300 ducati a
titolo di decima per la guerra turca; la t a s s a deglimpiegati e
spedali romani fissata in 11076 ducati, che unita alla somma
precedente d un totale di 45376 ducati.3
1 S a n u t o III, 435-438.

2 S c h n e i d e r , Peraudi 54, non vuole vedere in q u este pratiche che delle


m ostre, onde ottenere d i ipi dai fed eli. M a i card in ali, fra i qu ali m o lt i non
erano punto fa v o rev o li a lla guerra turca, avrebbero poi forse pagato? Q uesto
ragionam ento pu an ch e v alere contro L a n z , Actenstiieke
Gesch. Kurls !
Einleitung 58 s s . (Se il L an z e a buon d iritto fa osservare ch e A lessandro VI si
v a lse d elle strettezze in cu i tro v a v a si V en ezia in fa v o re d ellesaltam en to d i Cpsare, e g li (va tu tta v ia troppo v a n ti a llorch in tu tta l im p resa della c r o c ia ta
non vede che una Unzione. L a n z em ette i suoi g iu d izi q u asi e s c lu s iv a m e n t e in
base ad a tti veneziani, ch e sono indubbiam ente m olto u n ilaterali. Il D r. G o t t i - o b ,
alla cui opinione ma tten n i nella presente q u estion e (v. sopra p. 531. n. 2 ).
giun to al pari del R e u m o n t ad un r isu lta to pi fav o rev o le per A le s s a n d r o ^ IIn base ai num erosi docum enti d a lu i raccolti il benem erito autore della Ca
ntera Apostolica periam o pubblicher p resto tu tto il m ateriale da Ini raccolto,
so lta n to allora si potr d ire l ultim a parola su qu esta questione. H. G. SIebi>

(Kard. R. Peraudi als Abhisskommissar in Deutschland 1500-1504 und sein


Verhltnis zu M axim ilian !.. n e lla F estschrift f r D. Schfer, Jena 1915. 3K4409) d qu esto g iu d iz io : I l papa fece con piena seriet il ten tativo di riun"
nella guerra contro g li in fed eli la c r istia n it europea .
s I card in a li dovevano pagare qu anto segu e:
cardinal

su 10000 ducati 1000 ducati


C arata

2000

Giuliano della R overe 20000

1500

15000
Zeno

1200
12000

G iovanni M ichiel

700

7000
G iorgio da Costa

110 0

1110 0
G irolam o B asso

1000

D om enico della R overe 10000

1000
10000

Cibo

1000

10000
P allavicin o

1000

10000
Juan Borgia

T rascuratezza d elle p o te n z e cristian e di fronte allavanzarsi dei T urchi.

537

Dai Giudei per ovviare al pericolo comune a tutti era richie


sta la vigesim a.1
Ai primi di settembre anche lambasciatore veneziano in Roma
riferiva che il papa, il quale in tutta quella (estate erasi adoperato
affinch si venisse in soccorso di Venezia <e deHUngheria ed aveva
fatto vive istanze all^ammiraglio della flotta spagnola perch si
cardinal Orsini

S. Giorgio

Carvajal

Peraudi

De 'Castro

Lopez

Grimani

Serra

Isvalies

Francesco Borgia

Vera

Podocatliaro

Ferrari

Piccolomini

Sansoni

CY>lonna

Ascan io Sforza

de Medici

San severino

Ippolito dEste

Cesa ri ni

Farnese

Lodovico Borgia

Ornaro

Briconnet

Filippi) di Lussemburgo

Amboise

dAlbret

Mila

Mendoza

d'Aragnna

su 10000 <ilucati
8000

10000

3000
2000

10000

7000

2000

2000

3000

3000

2000

3000

- 9000

18000

3000

30000

6000
13000

14000
2000

2000
10000

senza rendite

12000
<MXH)
9000
2000
8000
14000
2000

1000 ducati

800
1000

300

200

1000

700

200

200

300
300

200

300

900

1800

300
3000

000

1300
1400

200

200
1000

niente

1200
900

900
200
800

1400
24Hi

Girono esen ti il card. Rhodianus, Potonm, Strigoiticn-xi* quia ili bello e:Hx<nnt.
1500, n. t> (in vece d i MadrutienHs si d eve leggere ilaclovienni *) da
B i t r c h a b d i , D iarium ( T h u a s n e ) III, 50 s. (iCelani ) II 226 s. La lis ta vien e qui
sbaglio in se r ita nel giugno ; che e ssa ven isse red atta dopo l autunno rile'***1 dalla m enzion e d ei card in a li e le tti il 28 settem bre l;dMI. v. sopra p.
La riscossione fu fo rse e seg u ita in sie m e a lla pubblicazione nella prim avera del
1501. B i tr c h a r d i . D iarium ( T h u a s n e > III, '113, 168, (Orar-a n i ) II, 266 s., -70,
cfr. B a l u z e II I. 124 s. In I l i ut. Ja h rb . VI, 445, <Go t k l o b ha prom esso d i dare
nn" specchio d elle som m e in realtil p agate da ciascu n card in ale. Secondo i do
rm ien ti da lui a v u ti so ttocch io i card in ali d ovettero pagare n egli ann i 1501,
1502 e 1503 ann ualm en te la som m a d i 34900 ducati. Ofr. anche C am. apost. 66.
' dati presso C o p p i, F in a n ze 24, non sono e sa tti. La fond azione n a zion ale t e
desca d ellAnim a fu allora ta ssa ta in 30 du cati, I unica rosa del genere nella
Moria dellA nim a. S c h m i d l is , Gesch. der A n im a 115 s.
1 Co p p i , Finanze 24. Vogelstein 28, 126.
KaykaU )

L ibro II. A lessan dro VI. 1492-1503. Capitolo 9.

538

unisse colla veneziana, era pieno dei migliori sentimenti a favore


della crociata; basterebbe mettesse in effetto la met delle pro
m esse.1 Il dubbio che anche qui tom a a farsi sentire non era
giustificato poich pochi giorni prima Alessandro VI aveva con
diversi brevi dato prove sicure del suo buon volere sollecitando con
tutto lo zelo lunione della flotta .spagnola con la veneziana.2
Di l a poco lambasciatore veneziano a Roma ebbe linfausta
notizia, che Modone era caduta in mano dei Turchi; in breve
andarono perdute anche Navarino e Corone.3 Dallannunzio della
caduta di Negroponte nessun altro avvenimento aveva suscitato
tanto terrore nella citt della laguna quanto la perdita di queste
antiche e importanti colonie, le qual'i per la flotta di guerra e
commerciale di Venezia erano di tale importanza, che il Consiglio
dei Dieci ebbe a dichiarare fondarsi su quelle la conservazione
della signoria marittima della repubblica. A tutte le prime po
tenze d'Europa venne dalla Signoria dato lannunzio di questi
terribili colpi. Il 10 agosto scriveva Raffaele Brandolino Lippi da Roma ad un suo amico venne conquistata la infelice citt
di Modone; i pochi abitanti caduti nelle mani dei Turchi furono
tutti fino allultimo nel modo pi crudele impalati. A tali termini
sono ridotti i cristiani a causa delle turbolenze dellItalia! A
questo punto ci hanno condotto le discordie intestine ! Il facondo
ambasciatore veneziano Marino Giorgio ha fatto un discorso cos
stupendo sui Turchi, che il papa e lintero collegio cardinalizio
ne sono rimasti assai scossi. C quindi a sperare che per ordine
del papa si stringer una lega per soggiogare i T u rchi.4
Vane speranze! Quanto erano zelanti ;nel vendicarsi crudel
mente delle ingiurie loro fatte, altrettanto poco pensiero si da
vano i principi cristiani dellonta arrecata al nome cristiano.5
Ad Alessandro VI per non va attribuita la colpa se il pericolo
turco non venne allora pi validamente affrontato.6 II 31 ago
sto 1500 egli larg unindulgenza plenaria per tutti coloro che
prestassero servigio di guerra nella flotta spagnuola armata a
sostegno di V enezia.7 Subito nel concistoro delll l settembre 1500
venne stabilito, due essere le cose indispensabili: la prima fa1'

Sanuto

III,

475,

521, 577,

589,

714.

* Sanuto II I, 752-753.
3 C fr.

C ogo,

L a guerra di Venezia 376 ss., 388 s.

-> B k o m 189-190 ; c f r . S
b e r g . (iriechenland I I I, 15.

a n u to
Joeca,

II I, 750, 788. H e y d II, 331.


Croisades 314 ss.

H opf

168.

H e rtz -

R a v n a l d 1 5 0 0 , 11. 11.

G iudizio di I e u m o s t in K irch en lexkon d i


cfr. anche M ich au d V I, 283-284
Sanuto

II I, 752 s. ;

ogo

loc. c it. 382.

W etzeb

u.

W elte

I2, 4S9.

L e g a z io n e del card. P erau d i in G erm ania.

di tutto affinch la flotta spagnola salpasse subito contro i Tur


chi; la seconda che si spedissero dei legati in Ungheria, Polonia,
Filanda e Germania. Il 26 settembre venne estesa anche alla
Valacchia lindulgenza giubilare per promuovere la guerra turca,
concessa per lUngheria e la Polonia.1 II 5 ottobre furono eletti
i nuovi legati : Giovanni Vera per la Spagna, Portogallo e InghilterUa, iPietro Isvalies per lUngheria e la Polonia, Peraudi per la
Germania e i regni del N ord.3 Gi prima con due brevi Consalvo
di Crdova era stato vivamente esortato affinch riunisse al pi
presto possibile le sue navi con la flotta veneziana; in fine si
domand la decima ai cardinali.8 Malgrado tutto questo lambaciatore veneziano non era ancora soddisfatto e manifestava come
prima dei dubbii circa le assicurazioni del papa, di fare cio
quanto gli fosse possibile. 4 Ora sia pur vero che Alessandro VI,
rinunziando completamente alla sua 'politica nepotistica, specialmente ai disegni di Cesare Borgia, avrebbe potuto fare ancor di
pi, per indubitato, che egli allora si adoper molto. Sei non
si ottennero resultati decisivi, ci deve imputarsi pi ai principi
"cristiani che al papa. Vero entusiasmo e vero spirito di sacri
ficio mancavano quasi da per tutto. In Germania proprio allora
crasi stabilito alla dieta dAugsburg di reclamare dal papa onde
restaurare le finanze dellimpero una parte del denaro affluito a
Roma per via dindulgenze e dannate, giacch limpero n era
rimasto impoverito ed esa u sto .5 Non ci voleva che lo zelo infocat dun Peraudi -per intraprendere in itali circostanze la lega
zione tedesca. Sebbene sofferente di gotta, egli partiva fin dal
26 ottobre con la sicura speranza che gli riuscirebbe di riconci
liare Massimiliano coi principi tedeschi e col re di Francia. Ma
ecco che al confine tedesco egli urt presso tutti i personaggi au
torevoli in serie difficolt . Quantunque il papa avesse espressa
mente ordinato, che il contributo del giubileo dato dalla Germania

A edi

T h e in e r, M m .

2 V * Acta consist,

Slav: merid. I. 542-549.

nel l A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e ; v. lanche il
'spaccio fiorentino presse T h u a s n e III, 7 0 ; S a n u r o III, 789, 892-893. S i g i
s m o n d o d e C o n t i II, 248. Cfr. S c h n e i d e r , Peraudi 55. G o t t l o b in I I ist. Jahrb.
I. 459-460. D a t t , De pace (Ulrnae 1698) 379 s. P i e r l i n g 250. M e r g e n t h e i m I, 155.
A. sopra p. 530. I brevi a C onsalvo d i Crdova, d e l 31 agosto e 17 settem bre
Presso S a n u t o II I, 753 s e 824-826 ; cfr. B a l u z e II I, 423 s.
4
Cfr. S a n u t o II I, 856, 879, 939, 977. C ondivideva il dubbio anche re M i
chele di P ortogallo ; cfr. M a c S w i n e y d e M a s h a n a c l a s s , Le Portugal et le
Unt-Sige i v , 12 ss.
Mller , Reichstags-Tkeatrum 117 ss. S chneider 55. K aser (Die aunwr['Oe Politik M aximilians / ., dn Mitteil, des In stitu ts f. sterreich. Geschicktslortchung X X V I [1905], 012 ss.) crede per d i dovere am m ettere vero zelo in
- Massimiliano per la guerra turca e ci non soltan to nell'in teresse dei suoi
aesi ei'editari, m a anche in quello dellimpero.

540

Libro II. A lessandro VI. 1492-1503. Capitolo 9.

si dovesse esclusivamente devolvere allo scopo della guerra turca,1


tanto alla corte che nellimpero non si voleva aggiustar fede alla
sincerit di questa deliberazione. Massimiliano and tantoltre da
interdire direttamente al Peraudi lentrata nei dominii dellim
pero. assai probabile che tale risoluzione sia stata un effetto
dei maneggi del cacciato Lodovico il Moro, i cui disegni venivano
frastornati da una guerra turca preceduta dalla riconciliazione
delle potenze cristiane. Ma il Peraudi non si perdette di animo.
Da Rovereto egli si rivolse con numerose lettere ai principi e pre
lati di Germania, Svezia e Danim arca,2 esortandoli a sospendere
ogni ostilit ir a di loro e a scendere uniti in campo contro i
Turchi. Anzi a dispetto dellordine regio egli voleva presentarsi
al governo deHimpero e scomunicare, ove ce ne fosse il bisogno,
il re e altri principi poich sostenere la morte per amore della
fede cristiana era per lui un nonnulla, come per il certosino Tom
m aso. Dopoch il Peraudi ebbe passato tutto linverno a Rove
reto, Massimiliano finalmente torn a migliori sensi e permise al
legato di entrare nellimpero. Molto difficili si svolsero i nego
ziati col governo dellimpero, sebbene il Peraudi esplicitamente
dichiarasse, che secondo la deliberazione del papa le dei cardinali
il denaro che si riscuoterebbe in virt del giubileo e di altre sue
facolt si consegnerebbe intatto allerario dellimpero |per con
durre la guerra contro i Turchi. Solo PII settembre 1501 nella
dieta di Norimberga si venne ad un accordo colla dieta e lim
pero.2 Dopo ci il Peraudi prese tutte le necessarie disposizioni

1 Gfr. Mehking, .hard. H. Pora-udi 335: T u tte le lam entele sull'ingente


preda che con tali disposizioni la Curia avrebbe guadagnata, non sono applieabili a questa indulgenza ; del denaro nulla, giusta il fissato, viene a RomaMa il legato, che era destinato a portare queste grazie in Germania, R- i 1,>_
raudi, non era luomo da trascurare neanche la minima cosa di tale determi
nazione se era fatta a favore della guerra contro i Turchi. A p. 336: Tutta
1 impresa di questa predicazione della crociata in Germania ha un senso giusto
solo se s ammette che questa volta Alessandro con piena seriet faceva il ten
tativo di riunire la cristianit europea per la lotta contro glinfedeli. un'altra
questione -se esistesse un elaborato 'progetto o se il papa potesse si>erare 'fi ^'
tuarlo; difficilmente egli aveva un diritto di aspettarsi che si volesse aver fi
ducia senz'altro nel suo buon volere .
2 Con documento del 3 novembre 1500 Peraudi nomin suoi commissari
nell areidioeesi di Lund e nelle diocesi di iSchleswig e Linkoping per la predi
cazione dell'indulgenza giubilare l'abbate cisterciense Giovanni Spegli n della
diocesi di Losanna e il prete Ermanno Andersen della diocesi di Odense: presso
K huhip og L indbaek. A c ta P ont, Dan. V, 296.
In questo accordo venne promesso al legato per le si>ese e i>el suo mante
nimento un terzo di tutto il fruttato dallindulgenza e dalle lettere di c o n f e s
sione. In una lettera del 17 settembre 1501 iMassimiliano dichiar la sua appro
vazione della cosa. <r. Mf u r i n g loc. cit. 342 s., 392. Perimdi applic una parte
del terzo spettantegli dal prodotto delle collette in diverse diocesi di G e r u in n i- i

L e g a z io n e d el card. P erau d i in G erm ania.

541

cos che nellavvento del 1501 si pot cominciare la pubblicazione


dellindulgenza anzi tutto nella Germania del Sud.
Malgrado linclemenza della stagione il Peraudi sul principio
dellanno 1502 percorse con ammirabile prestezza tutta la Ger
mania meridionlale e cominci a predicare l indulgenza nelle dio
cesi di Costanza, Augsburg, Strasburgo, Spira, Magonza, Treviri
e Colonia. Verso la fine dellanno si rec nella Germania setten
trionale e orientale per promulgare anche qui il giubileo e par
interporsi come paciere tua Lubecca e Danimarca. A causa delle
insolite intemperie il Peraudi in questo viaggio venne pi volte
tribolato dal vecchio male di gotta e costretto al letto. Questo
male e specialmente la scarsa corrispondenza chegli trov dap
pertutto presso principi, citt e clero riguardo alla guerra turca,
lo fecero talmente scoraggiare, che pi volte supplic il papa
a richiamarlo dalla sua legazione.1

Ha nuova costruzione decisa nel 1499 dlia chiesa dellAnima in Roma: cfr.
Naii.. U rkundliches zur Gesch. der A nim a in Rom . (R om . Q uartalsehr. 12 Supplein ntheft, Rom 1890), XVI, 21 s., 26 s. ; S c h m i d l i n , Gesch. der A n im a 211 s. All
riscossione dei decimo dai beni ecclesiastici, cio alia cruciata propriamente
detta, alla quale pure si riferiva espressamente la sua missione (bolla del
i ottobre 1500), peraudi dovette rinunciare in Germania, concessione questa
alla qunle egli fu costretto non solo dal governo im periale, ma da tutto l umore
vigente nellimpero . M e h r i x g 345 s.
1 S c h n e i d e r 5 8 - 8 1 . T j ' l m a n n II, 4 3 s. Gott. gel. A n z. 1 8 8 4 , p. 6 1 8 s. G o t i i e i n ,
'iksbewegiingen 1 0 6 - 1 2 4 (ibid. 1 1 9 s. un riassunto dell'itinerario). R e m X i n g II,
^ 7 . Stdtechroniken X XIII, 9 6 s., 4 3 7 . G e r h a r d t , Grava m ina 6 3 s. ( 2 * ed. 7 4 ss.).
H & b g e n r t h e b V ili, 3 6 0 s., dove anche altre notizie bibliografiche. Che le pre'h| !ie dell'indulgenza cominciassero gi nel 1 5 0 1 risulta da S c h e i . i i o r n , E rgtzlich'<11 I, 2 6 0 s. D particolari larticolo, ricordato qui sopra p. 2 5 4 n. 4 di.P a u l u s ,
"nudi 6 7 4 ss. ; P a u l u s in Hist.-poUt. B l. OXLVIII ( 1 9 1 1 ) , 3 3 4 ss. e D er Ablass
1II, 2 1 5 s. S c h u l t e , D ie F ugger iti R o m I, 4 2 ss. Cfr. anche O . O l e m e n , E in offe<" r B rief R . PerauM s, in Z eitsehr. f. X irch en g eseil. XX ( 1 S 9 9 - 1 9 0 0 ) , 1 4 8 . 'Pier
Strasburgo cfr. J. G a s s , D er K ardinallegat P eraudi u n d die J o h a n n ite r in Stras'''urg, in Stra ssb u rg er D i zesa n b la tt 1 8 9 9 , 2 7 1 - 2 8 0 . 2 8 8 - 2 9 1 e P eraudi und der
l'ihelablass in Strassburg, ibid. 4 6 1 - 4 7 1 . Per Augsburg J. E. W e i s - L i e b e r s o o r f ,
Das Ju b elja h r 1500 in der A ugsburger K u n st, Mnchen 1 9 0 1 . N ei 1 5 0 2 - 0 6 Girol'iino Emser si trov come segretario e cappellano al servizio del Peraudi durante
i l v i a g g i o circolare in Germ ania; cfr. K a w e r a u , Hier. E m ser, B a le 1 8 9 8 , 4 s ,
< : K irehl, H andlexikon I, 1291s. |Per la mediazione di pace del Peraudi fra
Lubecca e la Danimarca, cfr. Zeitschr. des Vereins f. Lbeckische Gesch. 1
1 1 860), 139-141: K r a r u p og L i n d r a K K , A cta P ont. Dan. V. 371. Sulla promulga
to n e fatta dal Peraudi in Danimarca dellindulgenza v. i documenti comunicati
1 lesso K r a r u p od L i n d r a e k V, 357 s., 361, 365: ibid. 443 ss., sul denaro raccolto
la susseguitane spedizione a Roma. De notizie circa il denaro introitato sono
' I S1 contradittorie, che anche ,1 'i.mann II. 6 6 non osa x>ronunciare alcun giu
dizio definitivo. Sugli Sforzi di M assim iliano per venire, contro lopi>osizione
,lel Peraudi, in potere del denaro, e il suo parziale successo, per quanto se ne
hanno notizie, cfr. ora le dettagliate comunicazioni di M e h r i n g P eraudi 338,
4Cs., 3 gj 3 U4 S ) 3 7 2 , 3 7 6 ss., 379 ss., 389; cfr. anche iS c h u l t e , Fugger I, 259 ss.

542

Libro II, A lessandro VI, 1492-1503. Capitolo 9.

In Inghilterra Alessandro VI aveva mandato come nunzio Ga


sparo iPons affinch raccogliesse la decima dal clero e predicasse
lindulgenza del giubileo, il cui provento doveva servire alla guer
ra turca. Il clero corrispose la decima ed anche Enrico VII offr
4000 lire, ricusandosi tuttavia espressamente di concorrere con
uomini e navi alla crociata. bello, cos il re, che il papa cerchi
per questo santo scopo di metter la pace tra i principi cristiani ;
io per grazie |a Dio sto da gran tempo in pace con tutti ; trovomi
nellimpossibilit di prestare un aiuto qualsiasi ; a questo compito
sono pi chiamati la Francia, la Spagna e anche lUngheria e la
Polonia.1
Il re di Francia vagheggiava ben altri disegni che non la
guerra contro i Turchi. Il fatto di avergli imposta la decima a sua
insaputa e senza il suo consenso aveva suscitato in meezo al
clero francese grandissimo malcontento contro Alessandro VI.
Allorch molti preti, appellandosi ad un concilio generale, ricu
sarono apertamente di pagarla e vennero perci dal papa colpiti
di censure ecclesiastiche, la facolt teologica di Parigi il 1 apri
le 1502 dichiar invalide quelle censure se inflitte dopo chera
stato interposto appello e che i colpiti potevano quindi esercitare
indisturbati come dianzi le loro funzioni ecclesiastiche.2
Anche la maggior parte dei prelati ungheresi non mostrarono
quasi alcun spirito di sacrifcio. I magnati del laicato non erano
tanto alieni dalla guerra turca, ima anchessi mossero delle diffi
colt. A costoro non bastava che il papa garantisse al loro re la
decima dei beni ecclesiastici dellUngheria, i proventi dellindul
genza del giubileo e anche una tassai per la crociata perch tali
promesse sembravano ad essi troppo incerte o almeno che i pesi
in conclusione avrebbero gravato unicamente su loro. Siccome
Venezia cercava di ridurre pi che fosse possibile le pretese del
lUngheria, i negoziati andarono molto per le lunghe. Se da ulti
mo si venne a un risultato, fu principalmente per merito di Tom
maso Bakcz, uomo assai destro e dalle grandi aspirazioni, che
nel 1497 era stato nominato primate dUngheria al posto dIppo*
lito dEste giacch orgoglio nazionale ribellavasi allidea di con
ferire la prima dignit ecclesiastica del regno ad uno s t r a n i e r o
e in premio delle sue fatiche per la questione turca da Ales
sandro VI era stato accolto nel sacro collegio il 28 settembre 1500 .
1 Kitsch, Kngland I, 242. 388.

2 H e b g k n b o th tr

V i l i . 3 4 2 - 3 4 3 . Ofr. D ti P u . e s s i s d A r g k n t r I . 2 , 3 4 0 e K e ss. Anche g li Ebrei di Avignone si opposero al pagamento della


tassa per la guerra turca ; vi furono per costretti : v. R e i. d tud. jtiivcs VI,
2 1 . Sull invio nel 1 5 0 1 da Venezia al cardinale dAmbolse, chera a Milano, di
Giorgio Corner, il quale fra altro doveva propugnare il soccorso di Francia IM'r
A'enezia contro i Turchi, cfr. P l i s s i e k in N. A rch. veti. XVII 2 ( 1 8 9 9 ) .
n a tjd k t

205 s.

317

G iacop o P esaro am m iraglio d ella flotta pontificia.

543

Il 13 maggio dellanno seguente si stipul finalmente la lega


tra lUngheria, Venezia e il papa: in essa Alessandro VI si ob
bligava di sborsare annualmente 40000 ducati finch durasse la
guerra, Venezia prometteva 100000 ducati e di condurre la guer
ra di mare, mehtre lUngheria assalirebbe i Turchi dalla parte
di terraferma. Purtroppo non furono che razzie in grande
quelle che intrapresero gli Ungheresi. Frattanto eransi almeno
ottenuti alcuni buoni successi per m are.1 Il nuovo ammiraglio
veneziano Benedetto Pesaro, marinaro esperto e risoluto , sulla
fine dellautunno dello stesso 1500 intraprese una felice scorreria
verso il mare Egeo riconquistando la perduta Egina. Gli si un,
cedendo Analmente alle istanze del papa, la flotta spagnola forte
di 65 navi sotto il comando del famoso Consalvo di Cordova. Al
lattacco unito dei Veneziani e degli Spagnoli riusc ancor prima
della fine dellanno di strappare ai Turchi lisola di Cefalonia e
con ci di guadagnare un altro punto dappoggio nel mare Ionio.2
Lanno seguente 1501 trascorse in un indeciso avvicendarsi
di successi. Venne bens conquistata Alessio, ma Durazzo and
perduta. Nella primavera dellanno appresso era ultimato lalle
stimento della flotta pontifcia, 13 galere con 2500 uom ini.8
Alessandro VI nomin ammiraglio il vescovo Giacopo Pesaro,
le cui fattezze sono ben note a tutti gli amatori dellarte grazie
alla magnifica ancona del Tiziano, rappresentante >i membri della
famiglia Pesaro in atto di venerare la Beatissima Vergine e il
divin Bambino. Si vede la Madonna nellatrio dun tempio in atto
di piegarsi graziosamente verso Giacopo Pesaro che sta inginoc
chiato ; il suo velo bianco le 'ricade sopra una spalla, mentre dal] altra tenuto stretto nella mano del Bambino, il quale attraverso
il medesimo con riso incantevole guarda S. Francesco di Assisi.
1 II testo del trattato presso S anuto III, 1537 s. Cfr. H uber III, 427-428 ;
Bomanin V, 151 ; B urchabdi D iarium (T h u asne ) III, 141, (C hi-ani) II, 285 s. ;
B ernardi I, 2, 347 ss., Libri Commen. VI, 46 ss., n. 7 ss. ; Cogo, La guerra di
1 fnezia 418. Cfr. anche la monografia su Bakcz di Frakni apparsa in
ungherese sv P e st nel 1889: inoltre F rakni, Th. Bakcz als Patriarch von
Knstantinopel, Budapest 1878, 2 s. I Fugger assunsero il pagamento della
omma garantita dal papa ; vedi S ch ulte , Die Fugger I, 22 ss. ; ibid.
U. 8 s. documento di debito d Alessandro V I verso i Fugger per 6633 1/2
d i 'ati, dei 24 gennaio 1502 ; II, 9 s-*. quietanza in nome del re dUngheria alla
* alnera apostolica sulla riscossione d i ducati 13, 333 :/... del 12 febbraio lo02 ;
cfr- K alkoff in B ist. Zeitschr. XOIV (1905), 481. N inte affatto si fece per
la crociata in Polonia. Il denaro servi ad altri scopi. Caro V 2, 814i.
J Z in k e ise n II, 537. H e r t z b e r g III, 15. Cogo loc. cit. 393-409. S c h irrm a c u e r,
Oescfc. von Spanien V II, 228 s.
3 Cfr. B embtjs , Op. 210 e specialmente G uglielmotti , Guerra de Pirati
9 ss. Sulle trattative di Venezia con Alessandro VI nel febbraio 1501 e sulla
ditti (lenza di Venezia verso il reale aiuto da parte del papa, cfr. Cogo loc. cit.
417 s. Alla fine del 1501 fa ll l attacco a ,Mitilene non ostante laiuto di
J-uigi x i i ; vedi L avisse , B is t, de France V il, 57.

544

L ibro II. A lessan dro VI. 1492-1503. C apitolo 9.

Dietro, nellombra, si scorge S. Antonio di Padova. Nella parte


anteriore a sinistra, sta S. Pietro appoggiato allo zoccolo del
trono, sul quale giace il suo libro. Dietro di lui sta un nobile
cavaliere armato, il fratello dellammiraglio, che con una mano
tiene elevato in alto il vessillo pontificio della crociata, ornato
nella parte superiore dal lauro della vittoria, mentre con laltra
trascina dietro di s due prigionieri turchi.1 Giacopo Pesaro si
diresse dapprima a Gerigo, dove lattendevano 50 navi veneziane
sotto il comando di suo fratello Benedetto. Unitisi, essi veleggia
rono verso Pisola di Santa Maura, lantica Leucadia. Nonostante
la disperata resistenza dei nemici, sulla fine dagosto si riusc a
conquistlare quellimportantissimo punto strategico. In questi
scontri il legato pontificio Giacopo Pesaro si segnal in modo sin
golarissimo. Egli ebbe ora la soddisfazione dissare sulla fortezza
conquistata la bandiera della 'Chiesa romana e di papa Alessan
dro V I ,2 che per non vi dovevano sventolare a lungo. A Venezia
come a Costantinopoli si era ormai stanchi di quella dura guerra.
La Porta vedevasi minacciata dalla parte dellAsia dalla nuova
potenza persiana, mentre Venezia era quasi esausta di denaro
e soffriva nel commercio perdite incalcolabili. La speranza riposta
nella lega con lUngheria non erasi realizzata perch il re W ladislao conduceva la guerra con assai poca seriet. In seguito a ci
Il governo veneto prest facile orecchio alle offerte di pace esibite
dai Turchi e da ultimo deliber persino di restituire Santa Maura
appena allora conquistata.
Il 14 dicembre 1502 si venne ia Costantinopoli ad un a c c o r d o
provvisorio, il quale spian la via alia pace pubblicatasi 'in Vene
zia il 20 maggio 1503.3 Senza Venezia lUngheria non era in g r a d o
di misurarsi coi Turchi, onde non fa meraviglia se ora anche il
r e Wladisliao deliber di deporre le armi. Il 20 agosto 1503 e g l i
1 II m araviglioso

quadro d e l T iziano

(b ella

in cision e

presso

I>utzo"

Kunstsohdtse 30) trovasi ancora nella ch iesa di S. M aria d ei F rari in Venezia


dove anche la tom ba del P esaro. Il P esaro e r a s i fa tto ritrarre d al T iz ia n o
giA u u a ltr s >i>Ha, probabilm ente poco prim a delia sua spedizione contro
T urchi. Su questo ritratto, ora n el m useo di A nversa, s i v id e i l P esaro col ' <'
s iilo del papa in m ano inginocch iato innanzi a l trono d i S. P ie tro : avanti '
lu i s t a per terra un elm o da cavaliere, com e segno della su a vocazione ullJ
carriera m ilitare. A lessan dro V I lo raccom anda a S. P ie tro : a destra n*1
sfon do le fortificazion i di un porto d i guerra. iCfr. O b o w e-C a v a lo a selle. 1
zian I (trad. tedesca di Oobdan , L eip zig 1877), 64 s., 252 ss. ISul ritratto 1
V en ezia v. anche l articolo d i A. W olf in Zeitschr. fiir bildende Kunst X
0 ss., dove purtroppo si parla della adorazione della M adonna .
__ ,
2 S i g i s m o n d o d l ' C o n t i I I , 2 7 8 - 2 7 9 . C fr. S a n u t o IV, 3 1 3 s . e I U t n a ^ d l a 1' n . 2 9 . G u g l i e l m o t t i , Guerra de Pirati I , 3 1 ss., 4 2 s .
3 Itom anin V, 152-154. C f r . Hbvd II, 331. H o p f 168. C o g o lo c . c i t . 419'*>
Libri commetti. V I, 65 s., n . 12 ; i b i d . p. ,65 s., r e g e s t o d 'u n a c c o r d o f r a W l a d i s
e V enezia del 31 gennaio 150S s u lle loro u lteriori obb ligazion i o mutuo ai
qualora s'avverasse una pace o alm en o un arm istizio eli sette anni coi fin '

S occorsi in danaro allU ngheria.

54 5

ratific un armistizio, che doveva durare sette anni.1 Cos ebbero


fine gli sforzi per la crociata.- Molto rilevanti erano stati i soc

corsi in danaro che lUngheria aveva ricevuto da Roma negli


anni della guerra. Secondo appare dai registri il re ungherese ne
gli anni 1501 e 1502 dai soli cardinali ricevette: 6851 ducati, 1884
ducati 16 soldi e 8 denari, 6686 ducati e 6 soldi, 6666 ducati, 3587
ducati il 10 soldi, 1884 ducati 16 ^oldi e 8 denari, 6700 ducati, 222
ducati, 51687 ducati, 2325 ducati e 12 soldi, 2534 ducati, 13,333V3
ducati, finalmente 2325 ducati e 16 soldi.3 A ci si aggiungano
anche le pensioni per i numerosi fuggiaschi provenienti dalle
terre conquistate dai Turchi, per le vedove e gli orfani dei caduti
nelle guerre contro i Turchi.4 Tenuto conto di tutto questo e
dopo aver fatto il ragguaglio del valore monetario di allora con
lodierno, devesi concludere che quanto fece Alessandro VI per
la causa turca non era poi cos poca cosa, come facevano apparire
gli aw ersarii dei B orgia.5 Egli pur vero tuttavia, che si sarebbe
potuto fare incomparabilmente di pi se Alessandro VI avesse
rinunciato alla sua politica nepotista e si fosse dato meno pen
siero di esaltare il suo Cesare Borgia. Uno sguardo alle cose dello
stato pontificio fa vedere ohe ci non avvenne.6
1 Slatinar to r ie n tim i tu r XXIV, SI. H ubeb III, 429-430.
2 Ofr. I i k e l i n g 252.
3 G o t t l o b in H ist. Jahrbuch VI, 444.
1
G o t t l o b si proposto (H ist. Jahrb. VI, 443) di dare una lista completa
'li quelle persone le quali ebbero dei sussidii coi denari della crociata. Io ho
preso nota di quanto segue : * D ivers. A le x. V I. 1492-1500. Il volume co
mincia con dei pagamenti ad A ndrea de I'aleologo, despota lo rca e (cfr. su lui
K i i r l e - S t e v e n s o n 6 6 ss.) ; esso contiene altri assegni di denaro per Leonardo
fle Tocco, Costantino di Morea, Teodorino de Moro e per altri innumerevoli
fuggiaschi dOriente dambo i sessi, per es. tper Maria de Gurga de Candia.
Un registro di conti della Camera di Alessandro VI, senza titolo, contiene
P*1 settembre del 1500 versam enti mensili per il D espota Moree, il D espota de
iA ria ecc. A r c h i v i o d i i S t a t o i n K o m a .
5
In questo giudizio su quanto ha fa tto Alessandro VI per la guerra turca
conviene C o g o (loc. cit. 397). Allo scopo di ottenere denaro per la guerra turca
servi anche la fondazione del collegio degli 81 criptorea brevium con bolla del
aprile 1503 ; cfr. v. H o f m a n n , Forschungen zur Oeach. der kurialen Behrden,
157 ss. ; I I , 1 4 " s. D alla bolla sapprende, che i nuovi impiegati apportarono
0.000 ducati, dn parte per armare una flotta contro i Turchi, in parte per
coprire le spese dei sussidi bellici concessi dal papa negli anni precedenti al
^ dUngheria W ladislao (ibid. I. 158).
Cfr. eap. 8 e 10.

P a sto r Storia dei P api, XII.

35

io.
Lotta contro i Colonna. Lo Stato Pontifcio in mano dei Borgia,
Matrimonio di Lucrezia Borgia con Alfonso di Ferrara.
Cesare Borgia padrone di Roma e duca di Romagna, Con
giura dei condottieri contro Cesare; sopraffazione e
sterminio dei medesimi. Strettezze degli Orsini. Dissa
pori del papa con la Francia. I vasti disegui di Cesare
infranti dalla morte di Alessandro VI.
napoletana ebbe quasi immediatamente per conseguenza la caduta dei baroni romani. Dalla spedizione di Car
Ilo V a~iAl iguerra
i Colonna eransi messi dalla parte della casa aragonese,
allorch per il destino di questa venne suggellato colla lega tra
la Spagna e la Francia essi cercarono di prevenire la s o v r a s t a n te
procella dichiarandosi pronti a consegnare al Sacro Collegio le
chiavi dei loro castelli, ma Alessandro VI volle che la conse
gna fosse fatta a lui e lottenne fin dal giugno 1501.1 II 22 di
detto mese il cardinale Francesco Borgia lasci Roma per prender
possesso in nome del pontefice di Rocca di Papa e degli altri do
mimi dei Colonna. Il giorno seguente trovavansi in Roma circa
venti vassalli colonnesi per prestare al papa il giuramento di
feudatarii.2
Il 27 di luglio Alessandro VI si rec a Castel Gandolfo e a
Rocca di Papa e di l a Sermoneta. Durante la sua assensa non
si perit di affidare a Lucrezia Borgia lamministrazione del pa
lazzo e di darle facolt di aprire le lettere che in quel frattempo
giungessero.3 Poco dopo il ritorno da questa gita venne stesa una
1 B u r c h a b d i , D ia riu m ( T h u a s n e ) III, 143. ( C e l a s i ) II, 287 e Ja rela
zione di G. L. Catanei del 23 giugno 1501. A r c h i v i o G.o n z a g a i n M a n
tova.
2 Vedi B u k c h a r d i . D iarium ( T h u a s n e ) III. 146. 148, ( C h l a x i i II. '389. 290.
S a n u t o IV, 61.
3 B u k c h a r d i D iarium ( T h u a s n e ) III, 153-154, ( C e l a n i ) II, 294. A llo r c h
il papa nellautunno si rec a !Nepi, nel tempo della sua assenza (25 se tte m b re -

A lessan dro VI confisca i beni dei Colonna e dei S avelli.

547

bolla la quale dichiarava ribelli i Colonna e i Savelli per essersi


stretti in lega con Federigo di Napoli, li scomunicava e procla
mava la confisca dei loro beni.1 Coi possedimenti dei Colonna, dei
Savelli e dei Gaetani il papa cre due ducati per la sua famiglia;
un piccolo numero di rocche e villaggi dei Savelli furono aggiu
dicati a Giovanni Paolo O rsini,2 per le contrade pi belle e pi
ricche passarono nelle mani dei Borgia. Con bolla del 17 settem
bre 1501 Rodrigo, figlioletto di due anni di Lucrezia e di Alfonso,
ricevette il ducato di Sarmoneta con Ninfa, Cisterna, Nettuno,
Ardea, Nemi, Albano e altre citt .3 II ducato di Nepi, che com
prendeva Palestrina, Olevano, Paliano, Frascati, Anticoli e altri
luoghi, tocc in sorte a Juan Borgia ancor egli in tenerissima
et ; 4 questultimo venne legittimato quale rampollo naturale di
' esare con una bolla del 1 settembre 1501, aggiuntavi losserva
zione che il bambino aveva tre anni circa;5 una seconda bolla del
medesimo giorno legittimava invece questo stesso Juan come
liglio di Alessandro V I .6 Questo documento senza dubbio auten
23 ottobre) s i ripet la stessa cosa; V. ibid. ( T h u a s n e ) II, 164, ( C bX a n i ) II,
H. 'Sintende che Lucrezia era reggente solo per gli affari temporali, ma la
" a era fino allora inaudita e costitu iva una grave offesa al decoro.
1 La bolla del 20 (agosto 1501 presso Jaynau > 1501, n. 18-20 (una stampa
ontemporanea della medesima nellA r c h i v i o d i S t a t o i n T o r i n o )
' enne pubblicata solo nel concistoro del 24 settembre ; vedi B alan V, 406, n. 8.
2 Cfr. il * breve a Joh. Paulus de V rsm is (lumie, Boni. in nostris Aspra,

Montedasula et Mochetta castris pr nohis at K. E. in temp. ricar. Dot, Noni.


! , 01 X V II. Cai. 1Vov., Regest. 868, f. 183. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i
f i c i o. Cfr. anche lAppend. a (Sigismondo db Conti II, 447.
3 Cfr. T o m a s s e t t i , Campagna II, 330, 392, 399.
4 Vedi Konchini 42 s., 52 ss.
5 Quale figlio naturale d i Cesare egli qualificato anche nella bolla non
batata ( probably oct. 1501) pubblicata da Woodwabd, C. Borgia 424, con cui
si stabiliscono tutores per lui. Secondo una * bolla di Leone X del 30 aprile 1515
Juan avrebbe avuto un anno d i pi di quelli qui indicati giacch v i detto,
'he il conferimento di Camerino avvenuto il 2 settembre 1502 era stato dato

'uidam Johanni Borgie lune in quinto rei circa sue ctatis anno constitwto.
1r,n. S5, T. Jt2, ,f. i23b-80b. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
6 Le due bolle si trovano nellA r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a . La
prima un duplicato, la seconda originale. Gregorovius, Lucrezia Borgia,
Append. 76-85 (3* ed. 90 s.) le ha pubblicate pel primo. Unaltra copia origi
nale della seconda bolla trovasi, secondo T httasne III, Append. p. xiv, nel1Archivio del duca di Ossuna, pubblicata in parte in Bolet. de la II. Acad. de
1 nistoria IX (Madrid 1886), 440-441. Per riguardo ad apologisti futuri sullo
stampo dellOixrviER non forse superfluo osservare, chio ho trovato le due
t>olle anche nellA r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o nei * regesti ufficiali
di Alessandro : al voi. 868, f. il53b-157i> sta la prima, al f. 176-170b la seconda.
' 110 strano errore riguardo alla seconda bolla accaduto a Gregorovius VII
(1* e 2* ed. ted.), 469; secondo una copia della B i b l i o t e c a B a r b e r i n i
1-li lesse : Cum autem tu defedim i praedictum non de prefato duce, sed de nobis

' 1 de dieta mulicre patiaris quod bono respectu, in litteris praieOictis specifico
esprimere voluim us, e ine indusse che Alessandro avesse apertamente e spudo-

548

Libro II. A lessandro VI. 1492-1503. C apitolo 10.

tico viene a dissipare tutti tentativi messi in opera onde respin


gere le accuse levate contro
condotta morale di questo papa.
Ormai quasi tutto lo Stato ecclesiastico era un possesso dei Bor
gia; la Romagna ed altri territori li aveva Cesare; gli antichi

ratamente legittim ato Juan. Il senso stesso della bolla mostra, che devesi leg
gere, noluim us, e questa lezione corretta ha pure il G r e g o b o v i u s nella sua ri
stampa. N ella 3* edizione ted. del suo volume V II pure sparita la falsa
lezione insieme allinduzione trattane, la quale ultima per, cosa strana, viene
ripetuta nella monografia su Lucrezia p. 174 (3* ed. p. 194). Quivi a p. 175
(3* ed. 195) il G r e g o r o v i u s espone lipotesi che i due scritti siano stati emanali
nel medesimo giorno perch le leggi canoniche impedivano al papa di rico
noscere il suo proprio figliolo . Leggi canoniche di tal fatta io non ne co
nosco e il medesimo mi hau detto canonisti provetti. A l v i s i (C. Bargia 216 s.i.
col quale conviene Dai. Re in 'A rdi . della Soc. Bom. di st. patr. IV, 91 n. e
C r e i g h t o n (IV, 19) sospettano, che nella sua brama di assicurare meglio eh'
fosse possibile il bastardo di Cesare, con la seconda bolla Alessandro VI abbia
tolto sopra di s una colpa di cu i in realt era immune. (Se non che tanto dal
B u r c h a r d i Diari uni ( T i i u a s k e ) III, 170 ( C e l a n i ) II, 305, quanto specialmente
dallassai credibile S i g i s m o n d o d e C o n t i II, 253 chiaro risulta, che Juan nato
probabilmente dopo il ,18 giugno 1497, era in realt un tiglio di Alessandro.
Cfr. L p i n o i s 400 s ., fiiv. Catt. 15 marzo 1873, p. 727 (l'estratto veneziano
qui citato dalla relazione deHambasciatore veneto trovasi ora stampato in San u t o I, 309) e R o n o h i n i 4i1. nota 1. Quest'ultimo critico ha richiamato a buon
diritto lattenzione sul fa tto che la seconda bolla doveva tenersi celata finch
non sorgesse la necessit di renderla di pubblica ragione ; non si pu quindi
parlare col G r e g o r o v i u s di una legittim azione spudorata ed aperta. Degne di
nota e ta li da mandare in fumo lipotesi del C r e i g h t o n sono anche le parole
della prima bolla, chessa cio debba valere anche per il caso che si le v a s s e r o
dubbii sulla paternit di Cesare e si volesse sostenere che di padre di Juan
fosse qualche altra persona laica od ecclesiastica etiam cuiuscumque diffni-

tatis et excelcntie

mandane rei e c e l e s i a s t i c e

etiam

supreme.

Qui evidentemente si accenna al contenuto della seconda bolla. Il segreto sulla se


conda bolla, come risulta dai Dispacci di A. G i u s t i n i a n I, 109, venne d a p p r im a
ottenuto; Leone X nel 1515 dice che Alessandro aveva dato Camerino cuidam
Joli. l or (jine ; v. Regest. \Leonis X . n. 15241; solo ipil tardi nel sec. xvi degli
storici copiarono il documento, il quale non solo si trova nel menzionato mano
scritto della B a r b e r i n i , ma anche nel Cod. Ottob. 2528, f. 78 con la sopra
scritta: K arratur legitimatio et habilitatio pr eodem Joh. Borgia eumque Paini
ex se natum agnosnit. B i b l i o t e c a V a t i c a n a . Sui tutori di Juan v . * R1'gest. 871 f. 190 ( A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o ) e R o n c h i n i - W
Uniscrizione, la quale nomina Franciscus card. Cusentinus tutor di Juan '
stata pubblicata nellArcft. d. Soc. Rom. V II, 4Q3. Ibid. IV, 90, 2S0 contro lip
tesi d i A d e m o u x o che Juan fosse un figlio di Alessandro e di Lucrezia ( G o b i.
Archivio II, 94 s.). P o r t i g l i o t t i (232 s s . ) ripete l ipotesi di A d e a i o l l o , ma non
adduce nessun m ateriale nuovo. N ellArc/m'io di G o r i II, 94, D a l R e o s s e r v a (Storici autorevoli quali il Roscoe, il Campori, lAntonelli. i l ( C i t t a d e l l a e d >
Gregorovius in particolare, hanno gi addotto le ragioni, per cui laccusa din
cesto con la propria figlia Lucrezia messa fuori a vituperio di Alessandro
dai poeti Sannazzaro e Pontano, dagli storici e politici Matarazzo, Marco tilio A lessio, Guicciardini ed altri, debba qual mera calunna esser rigettata >
L A d e m o L iL o nel suo articolo : Lucrezia Borgia e la verit in Archivio storie
diretto dal prof. G o r i voi. II (Roma 1877), fase. 1 vuol trovare in una bolla
del 15 ottobre 1501 la dichiarazione, che Juan sia un f i g l i o di Lucrezia, 11111

Sp osalizio di L u crezia B orgia con A lfonso di Ferrara.

549

patrimoni dei baroni romani erano venuti in propriet di altri


della famiglia : negli annali della Chiesa era questa una condi
zione di cose affatto n u o v a .1
Intanto erasi provveduto anche per Lucrezia Borgia. Mediante
il matrimonio con Alfonso, principe ereditario di Ferrara, essa
doveva entrare in una delle pi nobili e antiche case principesche
dItalia, assicurando in pari tempo la signoria di Cesare sulla Ro
magna e favorendo i suoi disegni su Bologna e Firenze. N Al
fonso, n Ercole suo padre volevano da principio saperne di que
sto disegno; Massimiliano I ne li dissuadeva istantemente, per
Luigi XII alleato di Alessandro sinterpose e dopo e sse re sta ta
accordata al duca una cessione di territorio e una riduzione del
censo feudale, nel settembre del 1501 si venne alla convenzione
delle nozze.2 (Lucrezia era fuori di, s per la gioia ; 3 adescata dal
lidea dun luminoso avvenire, la bella e giovane donna nella sua
leggerezza e vanit dimentic affatto il fantasma dellinfelice Al
fonso. Agli ambasciatori di Ferrara Lucrezia diede feste su feste ;
una sera essa stessa si abbandon cos smodatamente alla danza,
che il giorno seguente ammal di febbre.4 II corredo della sposa

I ' a l R e loc. cit. 9 0 , 2 8 0 dimostra che di ci n o n si pu assolutam nte parlare.


Anzi il contrario: Manca ogni fondamento di certezza per poter affermare
che Giovanni sia la nefanda prole di papa Alessandro VI ie di Lucrezia ; per
he abbiamo due bolle, tutte e due del d 1 ettembre 1 5 0 1 , in cui s afferma nel1 "na la paternit del Valentino, nellaltra quella del papa stesso per rispetto
a <iuel fanciullo. Ma mentre n nell'una n n ellaltra si tien parola alcuna della
madre di lui. quello che certo si che nella bolla del 1 5 ottobre linfante Gioalm' Borgia vien citato in modo da volerlo affatto distinguere dal nato della
Lucrezia, Koderico di B iselli . Ci sia finalmente permesso di ricordare in pro
ib ito , che in un atto ufficiale del 1 9 gennaio 1 5 1 8 Juan vien detto fratello di

Lucrezia (Johannes Borgia frater ili. dotti. Lucretiae minor annis 25, mator
'""icn J 8) : cfr. C i t t a d e l l a , Aliter 4>8 e R e u m o n t in Arali, star. ital. S * serie
XI,
3 3 0 e che B t j r c a r d o chiama la madre di Juan quaedam Romaiui. V. anche
M a s i in Rassegna settiman, VI, 1 2 0 . ( S c h l e c h t (Hist. Jahrb. XVII, 0 5 9 ) con
gettura c h e i registri di Alessandro VI, cos ricchi di legittim azioni e dispense,
ixjtrebbero contenere qualche cosa di nuovo sull'accusa d'incesto. A tal propo
sto non sia soverchio osservare che avendo io esaminato scrupolosamente tutti
' yolumi dei registri, non ho potuto trovare niente di simile.
1 G k e g o b o v i t j s , V II3 449. Cfr. R. d i S o r a g n a in Rassegna naz. X (1882),
1-. Cfr. il giudizio del contemporaneo Girolamo Borgia sul mal.' fatto allItalia
'lai nepotismo di Alessandro VI, presso P l i s s i e r , Alleanza 199 s.
2 Zeitschr. di Q u i d d e I, 169 s. ; G r e g o r o v i u s , Lucrezia Borgia 152 ss. ; Cot'p.
'hpl. Portu. I, 8, 165 ss., 168; G i l b e r t I, 83 ss. ; G o t t l o b , Cam, ap. 230; T h e i n e b ,
' od. dipi, l i s. L t : z i o , Itali. dE ste e i Borgia X L I , 581 s.. Su lla parte avuta,
dal cardinale Ferrari nelle trattative diplomatiche, che precedettero il matri
monio, cfr. A tti Moden. V III (18761, 32 s., 57.
3 Cfr. la lettera di Brandolino del 10 settembre 1501 presso B r o w m 203.
4 V. in App. n. 51 la * lettera di G . L . Catanei del 25 settembre 1501. A rc h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a . Che nello stesso tempo essa sinteres
sasse anche di cose religiose provato da L . A. G a n d in i, Episodio stor. ined.

550

Libro IL A lessan dro VI. 1492-1503. Capitolo 10.

ducale venne preparato con magnificenza veramente regale. Io


voglio disse il papa agli ambasciatori di Ferrara che fra le
principesse italiane Lucrezia abbia il maggior numero di perle
e le pi b e lle .1 Al medesimo tempo Alessandro, senza punto
badare ai doveri che glimponeva la su/a alta dignit, and s
oltre da assister negli appartamenti di Cesare a danze scanda
lose, che ricordavano quelle per cui una volta era stato rimpro
verato da Pio II. La .societ colta era talmente guasta, che non si
offendeva gran fatto nemmeno di tali scandali : le cose peggiori
si credevano da molti senza difficolt.2

intorno L. Borgia nell'im m inenza (M ie sue nozze con A lfonso dEste, Bologna
1902 (da A tt. d. R om agna XX), 285. 340. sull'interessamento di essa per il con
vento del Terz'Ordine di ,S. Domenico nuovamente fondato ]>er Lucia da Narn
in Ferrara nelle ultim e settimane precedenti il matrimonio.
1 Grbgorovius, L ucrezia Borgia 1 8 9 s. R eum ont III, 1, 239. L uzio loc.
cit. 583 s.
2 B u k c h a r d i D ia riu m ( T h u a s n e ) III, 167 e le lettere ivi citate in nota,
molto compromettenti per Alessandro VI, di due fiorentini, ( O E L a n i ) II. 3U!
con n. 1 ; anche presso M a z z i , R icordi 330. C f r . inoltre C b e i g h t o i IV, 50. Zeitschr.
f. katiol. Theol. X, 203. L p i n o i s in R ev. des quest, h ist. XXXVII, <538
Y h a r t e , A u to u r des B o rg ia 40. (Per il biasimo di P io II v. il nostro voi. I. 7 3 3 ss.
(ed. 1931). Il racconto V e concil io qm nqua g in ta m eretricu m , che G r e b o r o v it j s de
signa V II3 4515 come un andeddoto e vi passa sopra come una cosa indegna
non un'aggiunta posteriore (vedi P i e p e r in Rotti. Q ua rta lsch rift 1893, p. 39,;
e trovasi nella maggior parte dei manoscritti del diario burcardiano di Ales
sandro VI. anche in quello che conservasi nellA r c h i v i d e i C e r e me
n i e r i i n V a t i c a n o ? * Cod. A- 6, f. 257 (una mano posteriore ha cancellai"
il racconto; trovasi per intero nel testo e concorda alla lettera con quell"
stampato). Lesattezza dei particolari- di quel co nvivium dati dal B t t r c a r d o u o u
si possono criticam ente controllare dato lo stato attuale delle fonti. La cosa
al certo esagerata, ma appena si pu dubitare del fa tto duna scandalosa
festa da ballo, specialmente anche in rista delle relazioni fiorentine citate s o p r a ,
tanto piii che lamore di Alessandro VI per le danze di belle donne varia
mente attestato, anche da B u r c h a r d i D iarium ( T h u a s n e ) III, 197, (C e l a v i 1
II, 321, con n. 1. L argomentazione con la quale ( P i e p e b (loc. cit. p. 396-39'1
muove contro la credibilit del testo burcardiano non mi sembra c o n v in c e n t e
Su Burcardo. freddo maestro di cerimonie, che non scrisse ime chroniquc sca
daleuse e la sua opera come fonte vedi P a s t o h . Z u r B eurth eiiu n g #avonarol"
10 s. e R ev. erit. 18S3 I, 150: G e i g e r , B nrcardus 82 s., 85; L a u g h e r t in AUuD eutsche Biogr. X L V I I (19031, 1377 s. ; H a u s e r , Le sources de VM-st. de F ra"
I. 45; ' C o n s t a n t , L es mwitres des crm oines 322 s. 327. S c h m i d l i n (A '"
105) cos si esprime : Appunto la probit tedesca, la fredda indifferenza *
lastensione secca dal dare giudizio, con cui pare che racconti colla stessa ttai'
quillit di spirito di male come il bene aumenta la credibilit delle notizie 1
questo officiale iU curia di fronte allo spirito vuoto e faceto dei suoi contem
poranei italian i . P i c o i t i invece rileva che Bureardo. se anche merita fede in <nerale, non pu essere considerato s degno di fede come anche recentemen^
lavrebbe creduto C e l a n i . A me egli fa piuttosto l'impressione d uno di <lUj ^
uomini, che sotto unapparenza di freddezza inalterata, sono terribilinentt a
Ugni e mordaci e lanciano insinuazioni a mezza voce e si dilettano di ra ^
gliere e divulgare rumori correnti, senz'aver l'aria di dir male. P a r i d e G e-

S p osalizio di L u crezia B orgia con A lfonso di Ferrara.

551

Il 9 dicembre il corteo della sposa, composto di 500 persone


col cardinale Ippolito ed altri cinque membri della famiglia du
cale, part da Ferrara. Il 28 dicembre la splendida cavalcata en
tr in Roma.1 Linviato di Ferrara descrisse in quel medesimo
giorno al suo signore la favorevole impressione che Lucrezia gli
avev|a fatta. <Ella possiede una grazia perfetta in tutte le cose,
congiunta a modestia, leggiadria e costumanza. Essa pure una
cristiana credente e mostrasi timorata di Dio. Domattina vuole
andarsi a confessare per comunicarsi il giorno di Natale. La sua
bellezza gi di per s grande abbastanza, ma le sue maniere leg
giadre e graziose la fanno apparire di gran lunga maggiore; insommla le sue doti imi sembrano di tale natura, che da lei non
si pu sospettare nulla di male, s piuttosto puossd a ragione
attendere le migliori a zio n i .2 Il 30 dicembre ebbe luogo in Va
ticano con pompa solenne lo sposalizio per procura di Lucrezia
con A lfonso.3 La sposa era vestita di broccato doro e velluto
cremisino con guarnizioni dermellino. Le maniche del suo abito
scendevano fino a terra : il lungo strascico era sostenuto da dami
gelle di corte. Un nastro nero ricingeva laurea sua chioma e il
suo capo era leggermente coperto da un vezzo doro e di seta.
Portava intorno al collo un monile di perle con un pendente con
sistente di uno smeraldo, un rubino ed una grossa perla. Le feste
si succedettero a feste fino al giorno della partenza di Lucrezia
(6 gennaio 1502). Commedie, fra laltre i Menecmi di Plauto, feste
da ballo e rappresentazioni allegoriche si alternarono con corse,
tornei e combattimenti di to ri.4 Venne rappresentata anche una
battaglia navale.
Q uando

g iu d ic a v a

del

su o

aupra omnea beatiti bostiuliaainius,

p re d e c e sso re

'nhunianiaainiua, inaidioaiaaimua,

non

ehe

B u rc h a rd

non

fu tr a

p i,f t

s p a s s io n a to

il

i p r i m i , c h e s 'o p p o n e v a n o

"ete d i n u o v e e
d e ra z io n e

p e rc h

H o l s t e i x , ./.

p i

ric c h e

in fa tti

ire ib u rg 1902, 177. n . 3 ;

C fr.

a g li

B u rc a rd o

B irc h a rd i

R u rc a rd u a
2 R e la zio n e d i

G e ig e r,

G e ig e r.

H a lle

s p a s s io n a to ,
v e rso

o rd in i

fu

il

1897,

D ia ri urti

tip o

B e rlin

B ure ardua
131, n .

su o i d i

p r e b e n d e . Q u e s te

W-itn phelingiua Sthylplio,

P untina A le a n d e r ?

fo sse

e ra

c e rta m e n te ;

m o lti,

papa

c e re m o n ie r e ,

o s s e rv a z io n i
del

sono

c a c c ia to re

di

K a J-k o ff,

te m o

p e g g io

degne

a lla

d i c o n s i

p reb e n d e ;

1 S !* 0 . x ; K n e p p e r . /.

7 7 s s .;

m a

A le s s a n d ro

vedi

W im p felin g .

D ie Depeaehen dea

1.

( T h tja s n e )

III,

1 7 4 -1 7 6 .

( C h i.a n i)

II.

3 0 7 -3 0 9 ;

3 1 6 -3 1 8 .
G io v a n n i

L uca

Pozzi

al

d u c a lE rc o le ,

p resso

G re g o ro v iu b ,

Borgia, d o c u m e n t i p . 9 (1 . l- 3 1 ; i n t e d e s c o I , '1 9 4 - 1 9 5 . | O f r . L t t z i o - R e n i e r ,
Mantova 1 1 3 <* X iccol dii Correggio in (rioni. ator. d. L e tt. itu l. XXII, 66 s .
^nl corteo nuziale cfr. an ch e S an n o IV. 1 9 5 s . e A rd i. d. ti oc. Rodi. V II,
5 8 5 - 5 8 6 . P i n z i IV, 3 9 0 .
^
C f r . B i r c h a r d i D io ri u ni ( T h u a s n e ) I I I , 1 8 0 , 1 8 2 , 1 8 7 s s . , I ( l i . a n i ) I I ,
311 s., 3 1 5 s . ; G e i g e r 3 1 8 - 3 2 0 , 3 2 9 s s . ; M a z z i . Ricordi 9 1 s .
4 G b e g o b o v i i t s . Lucrezia Borgia 1 9 7 , 1 9 9 s s . S a n u t o IV. 2 1 1 , B e r n a r d i I
- 3 5 0 s. M a ta r a z z o

188 ss.

(tra d .

da

M . H e r z f E L d

1 9 5 s s .) .

O- Hei-er, y ur [ tir a i rier !.. Borgia iU A fo n s von Rate,

in

C fr.

D al

H e

1 0 4 s .,

Deutache Zcitschr.

552

L ibro II. A lessan dro VI. 1492-1503. Capitolo 10.

Lo sposalizio di Lucrezia col principe ereditario di Ferrara


forma la crisi decisiva nella storia della vita di lei. Malgrado tutte
le indagini di .questi ultimi anni non poche cose del periodo ro
mano di questa donna singolare rimangono tuttavia nelloscuro;
non per cos del periodo ultimo di sua vita passata in Ferrara.1
Durante questo tempo Lucrezia Borgia, che divent duchessa nel
1505 e mor di parto il 24 giugno 1519, si accattiv non solo
lamore di suo marito ma anche quello del suo popolo: invece
delle precedenti imputazioni duna condotta leggiera, che certa
mente non erano del tutto infondiate,2 ora si sentono encomii.
/. G eschichtsioiss. I (1889), 169-172. Comunicazioni dalle relazioni dl El Prete
da Correggio sulle feste in -Roma, presso L uzio, Isab. dE ste e i Borgia, XLI,
537 s .; ibid. 538 ss. circa 11 viaggio da Roma a Ferrara. X ella Biblioteca ili
Ferrara si trova manoscritta e inedita una * O ratio in n u p tiis Alphonsi /
E stensi* et L u o retia e B orgiae di P ellegrino P riscianl ; cfr. L uzio VRenier.
Colt, e rei. le tt. dIsab. dE ste l i 2, 252 ss. L Abiosto dedic alle nozze un
E p ita la m iu m (in Opere m inori, ed. P oliiori I, Firenze 1857, (827-831). V. anche
R icci -S ignorini , I l passaggio di L . B . per Cesena, Cesena 1889. Sulle feste in
Forl per il passaggio di Lucrezia v. A r d i. star. ita l. Serie 5 , X (1892), 280301 e B ernardi I 2, 352 s. iSui combattimenti coi tori allora venienti in voga
a Roma cfr. A demollo, Carnevale 37, 45 s. L u zio, Fed. Gonzaga 49. C ian.
C ortigiano 48.
1 Oltre al Roscoe, L eo -V. I, 378 s., S a b b atin i in E ducatore storico an. HI.
Disp. 5* (Modena 1845), Campori in N uo va A ntologia 1866. A n to n e lli in A roti .
vcn. II (1871), 429 s., Z u c c h e tti, L . B. D uchessa di F errara (Milano 1869),
cfr. specialmente G ilb e r t II, 97 ss. e G reg o ro v iu s, L ucrezia B orgia 209 s.-f.
V u x a -U b ru tia , L . B o rja , Madrid 1922, 169 s. Lesposizione del G ilb e r t non
punto soddisfacente i vedi R e u m o n t in L ite ra tu rb la tt di Bonn V, 476).
Quanto a l G rk g o ro v iu s t . sopra p. 350 n. 3. Lo scritto di A n to n e lli, !.. B- <"
F errara (Ferrara 1867), non contiene che estratti della cronaca ferrarese di
Bernardino Zambotto. rispettivam ente la relazione di Niccol Gagnolo da Parma
sulla partenza di Lucrezia da Roma le le feste al suo arrivo a Ferrara. Sull''
feste in Ferrara cfr. anche Ile relazioni disabella dEste allo sposo F r a n c e s c o
Gonzaga, 29 gennaio a 7 febbraio 1502. in A rd i. stor. ital. App. II (184of,
300-310, n.i LXArII-LXX III ; e in proposito L uzio, Isab. d E ste c i Boigia XLI.
54i0 s. A ltre relazioni ibid. 543 ss. Comunicazioni dalle relazioni di El Prete
sulla vita quotidiana di Lucrezia e la vita di corte ibid. 551 ss. Sui r a p p o r t i
tra Lucrezia Borgia e Isabella dEste vedi L uzio, / precettori disabella d'Esh'
(Nozze Renier-Campostrini, Ancona 1887) 42, dove rettiiicata l idea e r r o n e a
del i G r e g o r o v i u s e L u zio , Isab. dE ste e i B orgia XLI, 5-K) ss., 548 s., 6 9 6 ss.,
739 s., 750 ss. L. B e l t r a m i (L a guardaroba d i L . Borgia. (Milano (1908) P**"
blica d a llArchivio di iStato in Modena un inventario, che va dal 1 giugno 150al 24 febbraio 1504. Cfr. la R evu e de la R enaissance IV (1906). Presso Sani tu
XXVII, 411 la lettera di condoglianza del doge Leonardo Loredano al dui -1
Alfonso dopo la morte d i Lucrezia, del 27 giugno 1519. Sul sepolcro di Luorezi-1
nella chiesa del Corpus D om ini a iFerrara cfr. (contro lasserzione di Gr-1
r o v i u s , che sia scomparso) P a s i n i - F r a s s o n i , L ucrezia Borgia duchessa di / "
rara. In ven zio n e del suo sepolcro, Roma 1904, e A p p u n ti sui B orgia, in R "
d. Coll. A rald, V III (1910), 326 s. La lapide sepolcrale di Lucrezia nella chiesa
del Corpus D om ini di Ferrara riprodotta presso M f . n o t t i 188 e V i l l a - 1 b b u t i a L. B orja 199.
2 Cfr. sopra cap. 1, p. 350 n. 3.

L u crezia B o rg ia d u ch essa di Ferrara.

553

In Lucrezia intervenne un cambiamento, una purificazione morale.


certo che dora innanzi Lucrezia si mostr sposa amorosa co
me pure consolatrice e patrona dei poveri e degli afflitti. La sua
bellezza, accompagnata da benignit e dolcezza, le guadagn i
cuori di tutti. Essa era circondata e celebrata da eletti ingegni,
come un Ariosto, un Bembo, uno Strozzi ed altri.
Lucrezia Borgia di cui d ora in ora
La belt, la virt, la fam a onesta
E la fortuna crescer non meno
Che giovin pianta in morbido terreno,

si legge nellOrlando Furioso dellARloSTO (XIII, 69). Sebbene a


siffatte espressioni di poeti cortigiani piaggiatori non si possa at
tribuire gran peso, pure esse non possono trovarsi in diretta e
grave contradizione colla voce comune, ch anche larte del piag
giare aveva le sue leggi e i suoi confini ; bisognava che uno fosse
proprio novizio del mondo e degli usi di corte per celebrare in
un personaggio principesco certe doti, per la mancanza delle quali
esso fu appunto esposto al pubblico biasimo; poich in questo caso
la lode sarebbesi convertita in satira, che lincauto cortigiano
avrebbe pagata cara.1 Ma non sono soltanto i poeti che profon
dono lodi a Lucrezia. Letterati, uomini di stato e storici si espri
1 Campobi loc. cit. Jobry 182 s. R e u m o n t III 1, 205. D id o t 361 s. Anche
Geiger in Z itsehr. f. vergleicli. L ite ra tw g e sc h . X. F. II, 154 dice: S e non
si vogliono bollare col marchio di mentitori o almeno dindegni cortigiani
iaggiatori uno [Strozzi, un Ariosto ed altri, bisogna ammettere che in Lu
crezia sia avvenuta una conversione intima, un cambiamento spirituale. Cfr.
G e ig e r , B urcardus 48 s. Gfr. anche una notizia nella V ita d A lfonso I d E ste
'ed. C a p p elli, Modena 1867) 17, secondo la quale Lucrezia cerc dintrodurre
tra le dame ferraresi una foggia di vestire modesta ; cfr. L tjzio -R en ier, I l
lutto 27. Quanto a lluccisione di Ercole Strozzi (6 giugno 1508) cfr. L u zio Remer, Coltura e rei. lett. dIsah. dE ste II 2, 235 ss. (con supplemento in
Ofont. star. XXXVI T1900], 249 s.). L u z io -R e n ie r aderiscono a llopinione dei
migliori critici, che il duca Alfonso abbia d ato origine al fatto per gelosia dello
Strozzi a causa di Barbara Torelli, che questi aveva sposata e non per ragione
'li l.ucrezia. Ibid. 237 s., n., la bibliografia su .Strozzi come poeta (inoltre C.
M oxteforte, rcole S tro zzi poeta ferrarese, Catania 1899). A pag. -39 una comJiit'Odatizia di Lucrezia n-r E. Strozzi (25 dicembre 1506) al marchese di Man
tova. Fra i poeti di corte a Ferrara fu anche Antonio Tebaldeo, negli anni
1004-1508 segretario della duchessa Lucrezia : L u z io -R e n ie r loc. cit. II 2, 207 ss.
L im o (Isab. dE ste e i B orgia XLI, 704ss., 711 ss.) metterebbe in luce equivoca
le amichevoli relazioni di Lucrezia col cognato, il marchese Francesco Gonzaga.
* egli ricaverebbe come senso recondito da lettere di Lrcole Strozzi al mar
chese, nelle quali sotto finti nomi si parlerebbe di persone della corte di Fer
i r . particolarmente di Lucrezia. Qui (725), allontanandosi dalla precedente
opinione, addotta sopra, sull'uccisione dello ,Strozzi, L u zio pensa che se ne
autore Alfonso, si potrebbe ammettere avere lu i scoperto qualcosa e che avesse
oluto con fu lm in ea vendetti toglier di m ezzo un galeotto im p u d e n te : per
,,ra l>ensa (729 s.) che chi ord l'assassinio debba essere stato un altro.

554

L ibro II. A lessan dro VI. 1492-1503. C apitolo 10.

mono parimenti in senso favorevole.1 Da principio ancora piut


tosto di sentimenti mondani, Lucrezia pass in Ferrara un pro
cesso di purificazione: cogli anni divent sempre pi severa e
cerc conforto nella religione.2 Specialmente in tempi di miseria
essa si diede a vedere quale madre del popolo, presso Ila quale
anche il pi umile trovava ascolto ed aiuto; impegn persino le
sue gioie per venire in soccorso dei poveri II Giovio la encomia
perch, dopo essere stata male avvezza da giovane, rinunzi com
pletamente al primitivo lusso e condusse una vita morigerata e
pia. Egli fa espressamente rilevare, ch ella non ostentava la reli
gione, ma esercitava virt genuina. Come prova della sua carit
attiva Giovio adduce il fatto della fondazione fatta a proprie spese,
dun monastero e duna chiesa per donzelle dellalta nobilt. ' Re
centi indagini hanno stabilito che nel 1509 Lucrezia entr nel
TerzOrdine di san Francesco,4 ed sicuro che chiuse la vita
come penitente.
1
Sulla relazione del iBembo con Lucrezia il G r e g o b o v i u s 277 dice: L>
passione del Bembo i>er la duchessa fuori di dubbio; ma dalle dimostra
zioni di affetto che la bella dama gli prodigava, sar opera vana dedurre eli
quelle oltrepassassero i lim iti dellonesto . Similmente giudicano M a z z u c h f j 11
(vedi . T o r r y 176), T h a U s i h g in D eutsch. Z eitu n g di Vienna, 1833. n. 3954
M o r s o l i in N uova A ntologia L II (1885), 388 ss. e C a r d u c c i , Opere XV, Bologna
1905, 235. i>e il G i l b e r t (II, 127 ss.) sia riuscito a provare che la famosa ciocca
di capelli biondi, che vien mostrata insieme alle lettere di Lucrezia al Benil"1
nella biblioteca ambrosiana di Milano, non provenga da lei, lo lascio con H i l i
i j r a n d II, 52 in sospeso. In ogni caso dice H i l l e b r a n d ha ragione il tu-b e r t quando afferma che la frase desiderosa gratificarvi, che chiude una delle site
lettere al poeta, non d punto diritto a indurre una corrispondenza damore da
parte di Lucrezia. Per chiunque conosca l'italiano essa uno dei pi usati con
plimenti di principi. Per la critica del G i l b e r t cfr. specialmente l i e u m o n i in
L itcra tu rb la tt di Bonn A', 476 s. Ora il .G i a n in Giorn. d. Veti. ital. XXIX, 425 s.
ha cercato nuovamente idi presentare la relazione del Bembo con Lucrezia non
puramente platonica. Tuttavia senza nuovi documenti autentici difficilmente riuscir mai ad una conclusione sicura. Cfr. ora anche C a t a l a n o 22 s s . , eli'
non crede a grave colpa di Lucrezia. Bembo dedic a Lucrezia i suoi A s o le "
compiuti nel 1502 c. e pubblicati nel 1505; cfr. F l a m i n i . C in q u e c e n to 13^374-377. 567.
- Cfr. Catalano 38 ss., 86 ss.
s J o v it t s , Y ita e d a r. rir. I, 187. Cfr. B o s c o e , Leo A'. I. 305. J o r r 1c- Cl1
G r b g o r o v i u s . L ucrezia 304. V. anche la testimonianza di B . Iistofilo in A 11
Mod, III, 493.
* Vedi B. D a v i d s o h n . L. Borgia suora della penitenza, in A rd i. star, il"
5* serie X XVIII (1901), 313 s. N el * 31a rt urologi um benefactorum basilieae I a 11
canoe al 31 gennaio notato; c is t a die ili."* doni. Lucretia de Borgia domi'"
in basilica nostra capellae b. virginis de febribus unam planetam de purpu^
cum casula ive friso de broccato de auro pulcram. Orate p r f e l i c i t a t e <?
salute suae domina tionis Cod. 57 H. della B i b l i o t e c a d e l ( a p i t "
d i S. P i e t r o i n R o m a .

L ib ello contro 1 B orgia. In differenza di A lessandro VI.

555

Partita Lucrezia da Roma, la .potenza di Cesare crebbe smisu


ratamente; egli era il vero sovrano; il papa quasi in ogni cosa
regolavasi secondo la ferrea volont del pi terribile uomo del
rinascimento. Cesare signoreggiava sulla citt eterna con arbitrio
assoluto; gran numero di birri e spioni stavano al suo servizio e
sorvegliavano con sospettosa sollecitudine ad ogni moto ed esterna
manifestazione dei cittadini. Ogni offesa bench minima fatta al
tiranno era ,spietatamente punita. Una maschera pag la sua fran
chezza col taglio della mano e della lingua.1 Un veneziano, mal
grado tutte le raccomandazioni deHinviato veneto, venne stran
golato e gettato nel Tevere perch sospetto di aver divulgato un
libello contro Cesare ed Alessandro VL Questi non se lintendeva
affatto col contegno di suo figlio e manifestava apertamente la
sua disapprovazione. Il duca cos dichiar aperto allamba
sciatore di Ferrara un buon uomo ma non sa tollerare offesa.
Pi di una volta gli ho detto, che Roma una citt libera e che
qui ciascuno padrone di scrivere e di dire ci che vuole, ch di
me pure si va sparlando, ed io lascio fare. Ma il duca mi rispose:
sia pure che Roma abbia abitudine di scrivere e parlare: per me
voglio a questa gente insegnar la creanza . Il papa ricord poi
sulla fine le molte persone cui aveva perdonato, massime al tempo
dePinvasione di Carlo V ili, e anche i tanti cardinali che il re
stesso aveva chiamati suoi traditori. Io avrei potuto benissimo
soggiunse mandare a morte il vicecancelliere e il cardinale
Giuliano della Rovere, eppure non volli far male a chicchessia e
Perdonai a quattordici dei maggiori signori .2 Che queste non
fossero mere parole Alessandro VI laveva poco prima dimostrato
col fatto.
Sulla fine dellanno 1501 usc per le stampe un libello contro i
Borgia che sorpassava nello scherno tutti gli attacchi fatti fino
allora. Esso era in forma di lettera diretta ad uno dei baroni
romani messi al bando, Silvio Savelli, che viveva esule alla corte
d Massimiliano, ed era datata dallaccampamento spagnolo di
Taranto, 15 novembre 1501. Tu sbagli di grosso, o (Carissimo
Quivi si dice se credi di avere a concordare con questo mostro
una pace qualunque. Giacch egli senza motivo di isorta, spinto
solo da cupidigia e perfidia, ti ha tradito, esiliato e destinato a
Perire Laonde tu non puoi metter fine alla guerra eterna con
1 Vedi B u k c h a b d i , D iarium ( T h u a s n e ) III. 1 7 2 . ( C e t a n i ) II. 306. R e n a z z i
240 nega che questo tale colpito sia .stato l'umanista A. Mancinelll. Questo
I <?ne erano allora generalmente in uso : vedi Ma i ry in R er. Iiist. X III. 98 ss.

D a

una

re la z io n e

d e ir a m b a s c ia to re

fe rra re se

F e ltra n d o

C o s ta b ile

del

presso G r e g o r o v i u s VII3 4 5 3 s . A c t o n , 3 6 4 . U n a l t r o r e l a t o r e
r Tu rese in una * lettera da Roma 80 ottobre 1501 dice, che Cesare non esce che
maseherato (cfr. sopra p. 355 n. I l : cl vento tiri tem po si tien chiuso in quelle
** f e b b r a i o

1502

556

L ibro II. A lessandro VI. 1492-1503. C apitolo 10.

lui se non con odio perpetuo. Tu dovresti battere altre vie e rive
lare al vero .medico la reale sciagura di Roma. Fa intendere allim
peratore e agli altri principi dellimpero tutto il male che da
questa maledetta bestia uscito fuori a rovina della cristianit ;
racconta gli orrendi delitti, coi quali si offende Iddio e si arreca
immenso scapito alla religione. Questi brutti fe selvaggi delitti
dipingili per minuto alla dieta e fa che passino di bocca in bocca.
inutile che la cristianit si lamenti di Maometto, suo vecchio
nemico, perch le ha alienati tanti popoli, ch questo nuovo Mao
metto coi suoi turpi delitti supera di gran lunga il vecchio ed
ha mandato in rovina fin gli ultimi resti della religione e della
fede. gi venuto il tempo dellanticristo, dacch non si pu im
maginare un nemico pi acerrimo di Dio, di Cristo e della reli
gione. Nel seguito del libello i Borgia cio Alessandro VI, Lu
crezia e Cesare, vengono accusati di tutti i m isfatti e i vizi im
maginabili. Quivi riunito nei termini pi intemperanti quanto
hanno prodotto lodio politico a Milano, Venezia e Napoli e la
satira romana. Non c misfatto, o vizio si dice in un punto
che non venga commesso in Roma pubblicamente e nel pa
lazzo del papa. La perfidia degli Sciti e dei Cartaginesi, la bestiale
ferocia e le atrocit dun Nerone e dun Caligola sono qui oltre
passate. Rodrigo Borgia il pi profondo abisso di tutti i vizi
che si possa immaginare: egli ha messo sossopra ogni diritto
umano e divino. Vengano pertanto i principi in soccorso della
Chiesa vacillante e traggano in porto fuori della procella la flut
tuante navicella di.P ietro! Possano essi restituire alla citt di
Roma la giustizia e la pace e toglier di mezzo questuomo di per
dizione, nato per la rovina di questa c itt ! .1
Q u e sta declamazione suggerita d a odio politico e da fervore
di vendetta non p u naturalmente venir presa come un docum ento
storicamente degno di f e d e , ma essa una preziosa testim o n ia n za
delle pericolose a r m i che la vergognosa condotta dei Borgia som
m inistrava allodio dei loro nem ici.2
A le s s a n d r o V I si fece leggere il libello, ma, impassibile c o m e ra
d i fronte alla pubblica opinione, non pens a restringere a Roma
la libert d i parlare e di scrivere, n si ha notizia di p rovved im en ti
presi contro il libello o di persecuzione al suo autore. Silvio Sa

1
La lettera sta per intero in B u r c h a k d i , D ia ri uni ( T h t t a s n e ) III, 182-1S~>
(a p. 1S3 si legga conventibus invece di convenienti l>us e a p. 1ST la biniti inveto
(li labenti), ( C e l a s i ) II, 312-315; in tedesco presso G e i g e r , B urcardus 320-3-s
Cfr. anche . S a b a t i n i , C. Borgia 304-311. L au tore apparteneva forse ai circoli
umanistici o stava in relazione con loro. G r e g o r o v i t t s V III3 4G0 sospetta che si
stato un Colonna. La costituzione contro i S a v elli del 20 agosto 1501 in Reffe*1'
di bandi editi.
- Creighton IV, 22. Cfr. A lv isi 223-224.

E pigram m i e satire contro i B orgia.

557

velli, nellinteresse del quale il libello era stato composto, pot


anzi pi tardi tornare a Roma e venne ricevuto in udienza dal
papa.1
Questa trascuratezza di fronte anche ai pi aspri attacchi ed
accuse2 si acerbamente vendicata di Alessandro VI. Libelli sullo
stampo di questo ora menzionato hanno per buona pezza decisa
mente influito sul giudizio dei contemporanei come dei posteri.
I
numerosi nemici dei Borgia quanto pi a lungo tanto maggior
profitto trassero dallincredibile libert che eravi in Roma di
manifestare la propria opinione. Il Sannazaro compose i suoi
spietati epigrammi contro Alessandro VI, Cesare e Lucrezia3
certo in un luogo relativamente sicuro, ma altri ardirono le cose
pi pericolose in vicinanza della c o r te .4 Lepigramma satirico
venne in gran voga presso i letterati romani. Luno cercava di
superare laltro in frizzi mordaci e in accuse atroci e inaudite : 5
1 Burchahdi. D iarium (T h u asn e) III, 182. (C elani) l i , 312. Dispacci di
A. G iu stiz ia r 1, 306.
2 Alessandro dice Lange 32 da vero uomo amante della vita, cui
poco caleva il giudizio del mondo, guardava con molta indifferenza coteste
manifestazioni ostili e prendeva i rispettivi provvedimenti di prudenza solo
quando queste poesie contenevano le a li minacce. Per lui Roma era un suolo
libero, dove ciascuno poteva dire e scrivere quel che gli talentava .
8 Vedi Sannazarii Opera 159, 161, 162, 169, .175-176. Sm on and B en su sa n
(The Renaissance anul its M akers 148) dicono: It as been suggested, not w ithout
reason, that to Sannazaros mordant w it we may trace a great part of the legend
f. L. Borgia. Sannazaro, it anust be confessed, had a scandalous tongue, and an
invention so ready that facts became to him of minor importance . Lepigrafe
sepolcrale di Sannazaro ad Alessandro VI anche presso Theinfh-N'ippold, Einfiihrung der erzw ungenen EhelosigkeU III, 125 s.
BtiRdKHADT, Cui tu r I 2, 309; cfr. 152 s. W o lf I, 935-936.
5 Un buon numero di epigrammi e di satire itratte per lo pi da fonti stam
pate stato raccolto da L u zio in Giorn. st. d. \Lett. ita l. XIX, 89 s. ; cfr. ibid.
XII, 306 ss. ; XVII, 296, nota ; XIX, 455 ; XXIX, 434, nota 2. V o g e l s t e i n 413.
t-ziELu, Totcanclli 1S3. iV. anche P u m i, A lessandro V I. 102 s. e Doc. intorno
Pio I I e I I I 16 s. Im menso il numero degli epigrammi manoscritti, la mas
sima parte dei quali nacque certo solo dopo la morte del papa ed alcuni anche
Pi tardi (cfr. P i e p e r in Rom. Q uartalschrift 1893, p. 393). Accenner solo a
qualcuno e cio al Cod. 9846 della B i b l i o t e c a d i C o r t e d i V i e n n a :
' d. s i della B i b l i o t e c a d i P i s t o i a ; Cod. lat. 428, f. 265 della B i
b l i o t e c a d i S t a t o d i M o n a c o ; Cod. V atic. 3351 della B i b l i o t e c a
' i t i c a n a : poesie di Fausto Maddaleno de Capodiferro (f. 68 : In A lexa n d ru m
* ^ P. M. ; t. 74 : I n edict uni contra lenoncs A lex. V I, ; f. 9 0: C ontra A lexa n d ru m
VI- e specialmente f. 77 : D e v itiis A lexa n d ri V I. P. i l . Quindi anche contro
itri Borgia, cosi per es. f. 5 5 b; De D orothea a Caesare B oryia ru p ta). I due
Primi sono ora stam pati presso T o m m a s i .v t , M achiavelli II, 1111 con altre poesie
centro i Borgia : prima alcune poesie in lode di Cesare e Lucrezia. Cod. H am ilton
56i> gi in possesso di un card. Rovere, contiene al f. 9 dei terribili versi contro
Alessandro, cosi per es. :
Heredem certuni ut possit sibi linquere Bextus
Ex nata prolem suscipere instituit.

558

Libro II. A lessan dro VI. 1492-1503. C apitolo 10.

ora Alessandro VI venne spesso vituperato senza misura da


quella stessa persona, che poco prima laveva levato alle stelle.1
Proprio allora (1501) il Cardinal 'Carata fece innalzare unantica
statua rappresentante, cos credevasi, Ercole che strozza il Gerione, sopra un piedistallo in vicinanza del suo palazzo situato in
un punto molto frequentato della c itt .2 Racconta il Burcardo che
nellagosto del 1501 si trov appiccicato a questavanzo di statua
designata col nome di Pasquino r che i critici recenti spiegano
per Aiace col cadavere di Achille un prognostico sulla morte
del papa, che in un baleno fu divulgato per tutta la citt. Il me
desimo prognostico, prosegue a dire il maestro delle cerimonie,
venne nel medesimo giorno affisso in altri luoghi della citt.8 Que
sti erano Campo di Fiore, Ponte S. Angelo, le porte della Biblio
teca Vaticana e del palazzo pontificio. Questa diversit dei luoghi,
nei quali si affissero gli epigrammi, la prova migliore per dire
che a quel tempo la satira popolare e cortigianesca non aveva
ancora trovato in Roma un luogo determinato. Fino al tempo di
Leone X' la statua di Pasquino, come luogo in cui venissero
affissi epigrammi, nominata solo un paio di volte; fino allora
)a statua non ebbe un carattere determinato. Soltanto sotto Leo
ne X Pasquino divenne il vero rappresentante degli scherni

B i b i o t e c a R e g i a eli B e r l i n o . Questa medesima turpe accusa ambo


negli orrendi versi spacciati come verit da polem isti protestanti del secolo xvi
(per es. L . O s i a n d e r Sieben, Predigten gegen Feucht und Pistorius
1
p. 38-39) :
Oonditur hoc tumulo Lucretia nomine, sed re
Thais, Alexandri ftlia, sponsa, nurus.
Che tali accuse siano calunnie stato mostrato sopra p. 547 n. 6; cfr. anclie
cap. 5. p. 511. Ba loro verit non pu essere dimostrata neanche dal silenzi0
del Burcardo, come cerca di fare il G o t h e i n 461, n. 2 ; questo ha gi fatt,>
rilevare L . G e i g e r in Deutsche Literaturzeitung 1 8 8 8 , p. 1751.
1 C f r . T o m m a s i n i , Evangelista i l addale ni de Capodiferro in A tti dei L '"" 'Serie IV, C l . d i scienze morali e storiche X (Roma 1893), 9. Su M a d d a l e n i cfr.
anche C e l a n i in B t j r c Ik a r d i Liber notarum II, 231, n. 1.
2 Cfr. R e u m o n t III U. 516 e B o v e t , Le peuple de Rome I (Xeuchtel 18*
14 ss., 158 nota, dove anche altra letteratura. V. inoltre O. W a s e r , pa*qui"Schicksale einer antiken Marmorgruppe, in Neue Jahrb. f. das klaas. A lte r t um
IV (1901), 598-619.
3 B u r c h a r d i Diarium ( T h u a s n e ) III, 157, ( G e l a n i ) II. 296. G e i g e r . I i u
cardus 313. Cfr. C e s a r e o in Nuora Antot, CXXXVI (1S94). 523. La giusta in'e^
punzione, meglio che nel testo di Burcardo, presso C e l a n i nelle agg*u
II, 519:
Praedixi tibi Papa, bos, quod esses,
Praedico moriere ; si hinc abibis,
Succedei Rota, consequens Bubuleum.

P asqu inate.

559

i dei motti arguti dei satirici di Rom a.1 Sembra altres certo
che la letteratura delle pasquinate, che trov il suo centro qui,
fosse, quanto alla sua origine, erudita e dotta e nientaffatto popo
lare. Dallanno 1504 in poi il giorno di S. Marco (25 aprile) quella
strana figura marmorea veniva abbigliata in guisa bizzarra, ora
vestita da Minerva, ora da Giove, da Giano, da Apollo e da Flora,
mentre i letterati attaccavano al piedistallo i loro spiritosi epi
gram m i. Dopo questa festa Pasquino taceva tutto lanno; in quel
tempo trovavasi ancora nel suo primo stadio per cos dire acca
demico. 2
Non soggiace ad alcun dubbio che le satire divulgate a quel
tempo in Roma erano talvolta accompagnate da figure. Allorch
in seguito (nellanno 1509) si cominci a raccogliere queste pa
squinate, furono trascurate le figure conservando soltanto gli epi
grammi. Con ci sono andati perduti dei materiali importanti
per la storia e indarno i critici recenti cercano riempire tale
lacuna. Anche certi aborti, per es. quel mostro che si pretendeva
trovato nel gennaio del 1496 in seguito alla piena del Tevere,3
' enne, quanto pi intristiva il governo di Alessandro VI, usufruito
dai nemici dei Borgia e interpretato a seconda del loro senti
mento.4 Lodovico Ariosto nella prima delle sue numerose satire
flagella fortemente gli inconvenienti sotto il pontificato di Ales
sandro VI, particolarmente il nepotism o.5 Quanto fosse grande lo
sdegno appare fra altro dal giudizio che uno scrittore della Can
1 Ofr. L e z io in Giorn. stor. d. lett. ita l. XIX, 04-05, e anche G. A. Cesareo
^ ito va Antologia ( XXXV (1804), 537 s. e P asquino e la sa tira sotto Leone X
Itoma 1804. Per la critica d i questi lavori v. anche Giorn. stor. d. L e tt. ita A
XXIV, 473 s. Ofr. inoltre Luzio-R enier. L a coltura le le rei. lett. dIsab. d'E ste
12 ss. ; Kodocanachi, K oin au tem p s de J u le s I I et de Lon X , 153-160 (con
'cura ilei Pasquino a tav. 25; cfr. tav. 26) ; IChledowski, Rom . I, 388-305 (con
'-'ira); w. B auer, D ie ffentliche M einung, Tbingen 1014, 100: Giorn. stor.
41lett. ita l XIX (1802), 80 ss. ; X XII (1803), 262 ss. ; XXVI (1805), 176 s 170 ss.
V i l i (1896), 45 ss. ; XXIX (1807), 232 s. ; XXXI (1808), 402 ss. Sotto Paolo III
"rono ailissi epigrammi a Pasquino anche la vigilia dell Epifania: ibid. X LIII
'1904), 202.
2 Cfr. (Inoi.i e L u zio in N uova A ntol. 1800, 2 e 16 gennaio, 16 agosto.
' anche A rd i. stor. ital. 5* (Serie, X, 176 s. e Cian in Giorn. stor. <1. L e tt. itati
' ' i l . 295 s. Quanto adduce il Moka mii contro L uzio in F a n fu lla della D om e
nico X II, 52. non lia alcun valore dim ostrativo; cfr. Giorn, sto-r. d. L e tt. ital.
^ li, 151. 'Lopinione qui sopra esposta viene confermata dai dati d i una stampa
rara della B i b l i o t e c a d i C o r t e a M o n a c o (Po. tat. 861): Carmina
'VPosita Pasquino P aci anno 1520 '.(stampa romana del 1520). X ella dedica del
Mazzocchi ai Cardinal del Monte, dal, Rom a e, K a l. M ail 1520, s i legge: S o len t
"inique juvenes hie... genium quotannis m usis exercere, a c c e n d i le ad virtu tem ,
l,laffna principi#, magna tu a , magna- caeteroru ni om nium delectatione.
3 Cfr. sopra p. 419 s.
4 L ange 32. 43 ; cfr. 30.
5 A r i o s t o , S a tira -, 208-234 [Opere m inori, ed. P o l i p o r i ) I, Firenze
l85?, 150 s.].

560

L ibro II. A lessan dro VI. 1492-1503. C apitolo 10.

celleria pontifcia inser in un volume delle suppliche.1 Anche al


cuni Tedeschi, per es. lumanista Gresemund, diressero degli epi
grammi assai aspri contro la Roma di Alessandro V I .2
Cinque settimane dopo la partenza di Lucrezia Alessandro VI
si rec insieme a Cesare e sei cardinali a Piombino, che nel set
tembre dellanno precedente erasi arresa allesercito assediante
dei Borgia. Probabilmente fu nientedimeno che Leonardo da Vinci
quegli che diresse la costruzione di quella fortezza; ora si dove
vano esaminare i lavori.8 II 17 febbraio 1502 venne intrapreso il
viaggio passando per Civitavecchia e Cometo. Partendo da Piom
bino si visit anche lisola dElba e il 1 di marzo si fece ritorno.
A causa di una furiosa tempesta, .solo ai 4 di marzo si approd a
Porto Ercole. A dispetto del mare ancora turbato venne prose
guita la rotta verso Corneto, ma fu impossibile ogni approccio,
tanto il mare era alto. Crescendo la tempesta la ciurma si gett
disperata al suolo, i cardinali piangevano, il papa solo rimase
imperterrito. In sulla sera si dovette ritornare verso Porto Er
cole, da dove Alessandro VI, passando per Corneto e Civitavec
chia, raggiunse Roma PII m arzo.4
Il viaggio a Piombino aveva uno scopo politico : la detta for
tezza doveva diventare un punto strategico per le operazioni di
Cesare contro la Tosaana, dove linimicizia tra Firenze e Siena e
la guerra pisana offrivano un comodo appiglio.5 Anche tutto il
resto era favorevole per una simile impresa. Il papa credeva di
1

Suppl. Alex. VI, ann.

X.

vol. II ( 1 3 5 8 ) , f . 1 4 ', sotto la data VII K al

oet. a. X :
* Cum noveris justitiam fore sepultam
Castltatem clericalem periisse
Virtuosos a vitiosis opprimi
Dicas Liostem et non amicum
Deo nec bene vivent[ibus] regnare.
Archivio segreto pontificio.
2 Cfr. S c h n o r r v . K a r o l s f e l d , A rchiv f. Literaturgesch. X II (1 8 8 4 ), 35.
S u l Gfesemund v . anche Allgem. deutsche Biogr. Cfr. anche l a satira c o n te n u t i
in B u r c h a r d i , Diarium ( T h i t a s n e ) III. 1 1 0 -1 1 2 , ( C e l a n i ) II. 2 6 4 a . V. inoltre
W estdeutsche Zeitschr. fase, suppl. V III (Trier 1 8 9 3 ), 1 1 5 s.
3 Cfr. A i t i s i 2 4 4 . M n t z in Gaz. des beatuc-arts Nov. 1. Su L e o n a r d o d.i
Vinci al servizio di <?. Borgia cfr. <M . H f r z f e l d . Leonardi d<i Vinci3 l x x x s s .
B e l t r a m i , L. da Vinci e C. Bargia 1502, Milano 19 1 6 .
*
B t x r o h a r d i , D iarium ( T h u a s n e ) III, 1 9 2 -1 9 6 , ( C e l a n i ) II, 3 1 8 -3 2 1 e 811,1
s m o n d o d e C o n t i II, 2 6 9 . . G r e g o r o v i u s IV. 1 2 2 -1 2 3 . Cfr. anche * Acta const
aliA r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e e l a * * lettera di G. L . Catanei in data 111
Roma 1 7 febbraio 1 5 0 . A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .
5 R e u m o n t III 1 , 2 4 1 . Cfr. la ** lettera di G. L . Catanei del 1 7 febbraio 1> < ^
A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a . D al 1 4 9 9 Pisa entrd in trattative co^
Alessandro VI per pregarlo di protezione e aiuto contro Firenze ed oftnrg i

C onquiste di Cesare.

essere sicuro del re francese, poich questi abbisognava del suo


appoggio nella contesa che stava per cominciare con lalleato spa
gnolo. I baroni romani erano fiaccati, nella Romagna ristabilito
ordine e la sicurezza. Con Ferrara si era in lega, Venezia era
costretta a lasciar correre le cose a causa della guerra turca, dalla
i .erm ania poi nulla per certo potevasi tem ere.1 Bisognava quindi
sfruttare una situazione cos favorevole; col massimo ardore
vennero quindi sollecitati gli armamenti e comperata per 50000
ducati lartiglieria del detronizzato re di N apoli.2 Quanto specialmente venisse allora messa a contribuzione la Camera apostolica
dal nepote del papa, risulta dal fatto, che il solo Cesare nel mag
gio del 1502 ricevette 54000 fiorini in soldo. Insieme correvano
le spese per armi e munizioni : la (Camer)a apostolica solo di pol
vere dal 10 maggio al 12 luglio 1502 ne compr 83098 libbre (ogni
mille libbre 40 ducati in media). Nella segreteria veniva tenuto
un apposito registro per lartiglieria.3
Il 13 giugno Cesare lasci Roma con le sue milizie. Nessuno
sapeva, narra Sigismondo de Conti, dove intendesse recarsi, ma
gli abitanti dello Stato pontificio tremavano di paura, poich per
la ferocia delle sue soldatesche la visita del duca era pressoch
uguale ad un saccheggio nemico. I soldati trattavano (con grande
Iteri gi i loro ospiti e pretendevano assai pi del consueto man
tenim ento. 4
sottomissione o sotto U dominio della iChiesa o sotto quello di C. Borgia. Ofr.
*1.

Vo lpe,

Intorno ad alcune relazioni di Pisa con Alessandro \ I e Cesare Borgia

( 1499-150//), in Stu d i storici (Livorno) VI (1897), 495-587) ; VII (1898), 01-144.


Ambasciatori di P isa per trattative in proposito vennero a Roma nel gen
naio 1500 : V o l p e loc. cit. 509 ss., 555 ss. (documenti). Alessandro tir in lungo
11 cose per evitare differenze con Luigi X II e Firenze; ibid. 514-517.
1 ** Lettera di IG. L. Catanei del 17 febbraio 1502. A r c h i v i o G o n z a g a
n M a n t o v a . Ofr. CSeighton IV, 25 s. iSul ristabilimento dellordine e della
sicurezza in Romagna per opera di Cesare vedi R eumont, III 1, 240 e A lvisi
-*6 s 259 ss., 261. Questultimo critico mostra in genere, che Cesare nel governo
dei domini! conquistati diede innegabilmente prova di un gran talento di go
verno e favori pure e protesse con munificenza le arti belle. Per lamministra
zione della Romagna sotto Cesare cfr. anche W oodward, C. Borgia 81-i ss.
2 Nel B u r c h a r d i Diarium ( T h u a s n k i III, 207 s ( C e l a s i ) II, S2S s. 'e li
cono indicati come p r e z z o di compra tredecirn millia ducator-wm, in >e b . d i
B s a n c a T e d a l l l n t , Diario 298 ducati trentamilia. Anche l ambasciatore porto
ghese parla di un prezzo di compera inferiore ; v. Corp. dipi. Portug. I, 34, ma
-eeondo le comunicazioni del Dr. G o t t l o b la somma data qui sopra rilevasi
'agli estratti del Cod. X X X I I . 242 (fine) della Barberini nella B i b l i o t e c a
' a t i c a n a.
5 Gottlob, Cam, apost. 229. Ofr. A tti e Mem. d. Romagna XIV (1896), 76 ss.
4
S i g i s m o n d o d e C o n t i II. 251. Gfr. B e r n a r d i II, 8 s. A l v i s i ha dimostrato
bens che Cesare s i adoper pi volte per tenere a freno la soldatesca, ma
,a testimonianza addotta qui sopra di un contemporaneo cosi bene informato
'lifflcilmente pu venire infirmata. In questo come in altri punti mi sembra
che nel suo .-forzo certo legittim o d i abbozzare un ritratto di Cesare purificalo
' aitor

Storia dei Papi,

III.

36

562

L ihro II. A lessandro VI. 1492-1503. Capitolo 10

Cesare si diresse a Spoleto ; di l irruppe nel ducato di Urbino.


Con lastuzia e il tradimento simpadron di tutto il paese, il cui
illuso signore Guidobaldo a stento pot darsi alla fu g a .1 Nel mese
seguente Cesare fece prigioniero Giulio Cesare Varano e con
quist Camerino.2 Egli ebbe ora il titolo di: Cesare Borgia di
Francia, per grazia di Dio duca di Romagna di Valenza e di Ur
bino, principe di Andria, signore di Piombino, gonfaloniere e
capitano generale della Chiesa.3
Quando giunse a Roma la notizia della conquista di Camerino,
il papa giubil. Egli era cosi (fuori di s per la gioia scrive
linviato veneziano Antonio Giustinian che non gli riusciva di
contenersi e per dare maggior espressione alla commozione, sorse
dalla sua sedia, si avvicin alla finestra e quivi si fece leggere una
lettera del suo duca scritta il 20 luglio da U rb in o.4 Camerino
venne dato al giovane Juan B orgia,5 mentre i disegni di Cesare
spiccavano un volo isempre pi alto. Egli era infatti sulla via mi
gliore per salire alla dignit di re dellItalia centrale. Gi pensava
di spingersi fino a Bologna0 allorch Luigi XII a motivo degli
affari napoletani comparve in Asti e diede ad intendere che ncn
poteva tollerare ulteriore avanzamento.7 Tutti i nemici dei Borgia

d a l l e calunnie dei contemporanei I'A lv isi si spinga tr o p p o innanzi. Il 1,111


baro trattamento fatto da Cesare a Fossombrone vien rilevato d a Giac. Lai;r>
*Storia di Fossombronc. Manoscritto nella B i b l i o t e c a P l a t t n e r i a n f t

a Roma.
i D e n n is to u n
I, 5.85. U g o l i n i II, 8 9 si. S u g e n h e i m 374. R a n k e . Rom 11
gorm. Vlker 158 ss. O i p o t j . a 784. , A l v i s i 528 s . L u z i o - R e n i e r , Mantova 124 e.
S e m e r a u , Die Condottieri 77 ss. A V o o o w a b d , C. Borgia 232-238. Sulla sorte d e l l a
pregevole biblioteca del duca cfr. E. G. V o g e l in Serapeum I V (1843), 363 e
S t o r n a t o l o , Cod, Urbin. graeci Bibl. Vatic., Romae 1895, x x ix . Cfr. anche B. F e l i c i a n g e l i , Cesare Borgia a S. Angelo in Vado, in A tti e Mem. della B. Deput.
di st. patr. per le proc. delle Marche (Ancona) X. S. I (1904). Lucrezia Borgia

prov vergogna e dolore per la condotta da traditore dei fratello verso il duca
d Urbino : cfr. Luzio, Jsab. d'Estc e i Borgia XL1. 552 s., 673 s. Dopo aver pn il ducato dIrbino Cesare s'impadronl anche della piccola Repubblica di San Ma
rino. Cfr. A. A. B e r n a r d i , Cesare Borgia e la Repubbl. di San Marino, F i r e n z e
1005: cfr. F r a n c i o s i in Rir. stor. ital. X X III (1906), 186-190.
S i g i s m o n d o b e ' i C o n t i II. 253. B e r n a r d i II. 12 s. S u g e n h e i m 375 s. B a ' a >
407 s., 409, 4 1 1 s. W o o d w a r d 246 ss. (La scomunica contro G. (C. di Varano presso
R a y n a l d 1501, n. 17.
3
V i l l a r i , M achiavelli 12, 305. G r e g o k o v i u s V II3 457-458. Ofr. anche M
r a z z o 221 s . (trad. tedesca di M. H e r z f e l d 233).
* Dispacci di A. G iu stin ia n I, 0 4: cfr. 76.
R o n o h in i 4 6 s

0 2 s.

s In questo tempo Floriano Dolfi in una predica tenuta in S. D o m e n i c o (


Bologna incit alla difesa contro Alessandro (VI e Cesare : V. G i u s t i , Orazio*'

di Floriano Dolfi bolognese per la difesa della patria c o n tro A le ssa n d ro ' I '
C. Borgia (pubbl. per nozze), Bologna 1900.
? Villari , Machiavelli I-, 395. C lpolla 785 e per la nuova rottura di G
liano della Rovere col papa, B rosch 88 s.

a ta -

C on giu ra contro C esare. L a traged ia di S en ig a llia .

5o3

assediarono il re con lamentele ed avvisi affinch si guardasse dal


duca di Romagna. Questi, presa una subita risoluzione, travestito
corse difilato alla corte reale a Milano, dove giunse il 5 dagosto.
Quivi gli riusc di cattivarsi lanimo dii Luigi XII, gli assicur il
proprio aiuto contro gli Spagnoli a Napoli, per cui il re dal canto
suo promise di aiutarlo nellattacco contro Bologna e gli Orsini.1
Durante lassenza di Cesare a Milano si ord una congiura
fra i primi condottieri di Cesare, i (quali temevano di venire uno
a uno devorati dal dragone.2 Il giorno 9 di ottobre i congiurati
si unirono insieme a Magione non lungi dal lago Trasimeno. Vi
erano molti degli Orsini, e cio il cardinale, il duca di Gravina,
Paolo e Franciotto, oltre a Ermete, figlio di Giovanni Bentivoglio,
on pieno mandato del padre, Antonio da Venafro rappresen
tante di Pandolfo Petrucci, Gentile e Giampaolo Baglione, Oliverotto da Fermo e finalmente Viteliozzo V itelli.3 Si venne subito
ai fatti e gi il 14 ottobre Paolo Orsini entrava in Urbino, dove
fece tosto ritorno Guidobaldo. Cestare sarebbe stato perduto senza
laiuto dolla Francia; in pari tempo per egli adoperossi per gua
dagnare l appoggio di Venezia e Firenze.4 Fu in questa circo
stanza che il Machiavelli si rec ad Imola da Cesare in qualit di
ambasciatore e per la prima volta die prova del suo genio di scrit
tore politico nel giudicare limpenetrabile duca, che parlava poco,
ma operava.5

1 A l v i s i 303 ss., 311 s. W o o d w a b d 249 ss. Circa questo tempo Cesare sarebbe
'iato quasi ammazzato a P avia ila un buffone del re: secondo una lettera da
Milano del 13 agosto 1502 a Isabella dE ste presso L u z i o , Isab. d 'E ste e la corte
sforzesca 12 (A rch. ut or. lomb.. S serie XV [19011, 156).
2 Cos scrive G. P. Baglioni li l ottobre ; vedi V r L L A i , M a c h ia v e lli la, 396.
3 V e l l a m , M achiavelli la, 395 ss. i S u c e n h e i m 385. R a n k e , Iim . u. gem i.
Vlker 160. B o n a zzi II, 3 9 s. M a t a r a z z o 2 0 4 s . (trad. tedesca di M. H e r z f e l d
-14). C h . B e n o is t , C. B orgia 68 ss. W o o d w a r d 256 ss. S i g i s m o n d o d e C o n t i II,
s. dice, che di cardinale Orsini aveva avuto la parte principale in quella
' "ogiura. Su |Vitelli cfr. A. A demollo, l \ V itelli e la ribellione d A rezzo nel
'02, in R iv . m ilit. Ual. LVII, Roma 1912; sulle relazioni del Petrucci con Cetre vedi U. G. JIondolfo, P andolfo P etru cci signore di Siena, iSiena 1899. Cfr.
Riv- str. Ual. X V II (1900), 112-114.
4 A Firenze era stato eletto il 22 settembre gonfaloniere a vita P ietro Soderini. Circa la gioia, con cui Luigi X II e il card. d Amboise accolsero questa
nntizia, come conseguenza della quale si attendeva una decisa continuazione della
litica francofila di Firenze, c f r . A. G h e r a r d i in Arch. ut or. lomb., 5 * serie I
(1888), 131-136.
5 V r u . A R i loc. cit. 403 s. Cfr. anche X i t t i . M achiavelli I. N apoli 1876, 143 ss. ;
A M e m n , n duca Valentino nella m ente di X . M achiavelli, Firenze 1883 ; F e s t e r ,
Machiavelli 48 ss. ; 1. B r o s c h , M achiavelli, C. Borgia und A lexa n d er VI., in
Z d U d ir. f. K irchengcsch. X X I I I (1902), 525-548; ( F l a m i n i , Cinquecento 1 0 ss.,
"-*> Ch. B e n o i s t , C. B orgia 5 6 ss.; S e m b r a t i , D ie C ondottieri 3 8 0 ss. ; i S y m o n
nd Ben-s u s a n , 27te R enaissance and its M akers 228 ; W o o d w a r d 238 ss., 259 s.

564

Libro II. A lessan dro VI. 1492-1503. Capitolo 10.

Anche Ferrara si offr di mandare al papa delle milizie a Roma


ove ne avesse bisogno a causa di una rivolta degli Orsini.1 Tutta
via un aiuto effettivo Cesare non lebbe che dalla Francia; questo
per fu sufficiente, tanto pi che i suoi avversari perdettero
tempo in trattative e poi si sbandarono.
Cesare mise tutta la sua arte onde infrangere la lega e raggi
rare i congiurati, i quali caddero quasi ciecamente nella rete di
quell'uomo assetato di vendetta.2 Antonio da Venafro e Paolo Or
sini vennero ad Imola, dove fu giurata la pace e una lega difen
siva e loffensiva tra il duca e i ribelli ; questi ultimi si obbligarono
a sottomettere di nuovo Urbino e Camerino. Il Bentivoglio ne
gozi da solo con Cesare e il 2 dicembre si venne ad un accordo
anche con lu i.3 Poco dopo Urbino e Camerino tornarono di bel
nuovo in mano di Cesare.
Il 10 dicembre il duca, che aveva poco dianzi ricevuto con
siderevoli somme dalla cassa del papa,4 reicossi con le sue truppe
da Imola a Cesena. Nessuno sapeva indovinare lo scopo di tali
mosse, tutto era un mistero, poich scrive il Machiavelli
questo signore non comunica mai cosa alcuna, se non quando e la
commette e commettela quando la necessit strign e.5 Ben tosto
per isi vide chiaro, che avevasi di mira la presa di Senigallia.
Andrea Doria, iche aveva il comando di quella fortezza, quando
vide lesercito di Cesare avanzarsi a miarcia forzata e che anche
le milizie di Vitellozzo e degli. Orsini marciavano avanti a lui per
dare lassalto alla citt, se ne fugg a Venezia. Il comandante da
lui quivi lasciato dichiar di non voler consegnare la c i t t a d e l l a
se non a Cesare.6 Questi entr in Senigallia il 31 dicembre. Quivi
gli mossero incontro Vitellozzo, Paolo Orsini, il duca di Gravina e
Oliverotto di Fermo. Egli li accolse cortesemente ed entr con
essi in casa, per li fece subito catturare disarmando anche le
loro genti. In quella medesima sera Vitellozzo e Oliverotto ven

1 G r e g o r o v iu s V I I

2
3
550 ss.

O ltre

al

V illa ri

W o o d w a rd

tra p p o la .

L is in i

n u m e ra ta

le n tin o , q u e

rec e p i in

in

Secondo

lin e

f.

4.

Sul

v.

P er

e V e lla ri,

C ip o lla

c o g li

s c a ltro

[1 5 0 2 ]

iS u s a u n e ...
duobus
g li

a ltri

a d d irittu ra

d e lle

s L e tte ra

anche

tra tta tiv e

1 4 1 - 1 4 3 . I S o lo l o

O rs in i

P a n d o lfo

del

fo rz e
28

di

d a ti

e n o rm i.

788
c fr.

547 s s -

A lv is i

C. Borgia

L is in i,

P e tru c c i n o n

c a d d e n e ll;'

In

201.

b a tta g lia

I 2, 4 1 S s.

d u c a t. 0 0 0 0 a n r i in

a u r o ...

sum m

ili.

in

due.

15000

I n tr . e t e x it. 532

d i q u e s to

d ic e m b re ; v e d i

M a c h ia v e lli

recep i

m itte n d a

s a c c u lis .

I n tr . e t e x it. 533, i.

n u m ero

cfr.

4 0 6 s.
le

I I I . D e c e m b .

ca m e ra

m ilita ri so m m e

262.

108.

D ie

in

II.

lo c . c it .

267 ss.

e la R ep u b b . S e n e se

sc ili:

463.

S ig is m o n d o d b C o n ti

v o lu m e

P e r u g ia

e g li

A r c h i v i o
di C e sa re
V il l a r i

600

s e g r e t o

a llo ra
I 2,

; fra m m e n to

'C e s a r e

aveva

417.

c fr.

a iS . D . ^

duci

consum

V '1

le g a r
a

scopi

m e rc en a ri!
p o n t i f i c i "

P .K O s r trt

5 3 3 s.

L a tra g ed ia di S en ig a llia .

565

nero senza piet giustiziati.1 La medesima sorte incontrarono pi


tardi gli O rsini.2 Si disse poi per giustificar questeccidio, che
quei condottieri erano stati in procinto di ribellarsi e di levare la
vita a Cesare. Prove non se ne hanno, ma cosa di facile possibi
lit che fosse co s.3
Ora Cesare con celerit fulminea si gett addosso agli altri
suoi nemici e fin dal 1 gennaio 1503 si mise in marcia verso Pe
rugia per muovere contro Siena. Al suo avvicinarsi tutti i piccoli
tiranni del paese (come i Vitelli di Citt di Castello, Giampaolo
Baglione di Perugia) fuggirono come davanti allidra.4
1 Sulla tragedia di Senigallia si confronti, eolia famosa fredda relazione
del M a c h i a v e l l i (cfr. V i l l a k i 419 s s . ) , in ispecie una lettera disabella dEste
al suo consorte del 10 gennaio 1503 (A rd i. stor. ita!. iSe rie 1", App. II, 262 s.),
la relazione di Giov. iRidolfl del 3 gennaio 1503 ( L . M a n c i n i , Un nuovo docu
mento nulla strage del Valentino in Senigallia, Senigallia 1!N)3 non che il di
spaccio di G i i t s t i n i a n del 4 gennaio 1503 (D ispacci I, 304 s.). Interessante
pure la lettera di Cesare del 1 gennaio 1503 presso L t j z i o - R e n i e r , i l anfora 133.
fra 1 recenti vedi C l p o u - a 789 (bene contro L e o n e t t i e sulla questione se Ales
sandro VI prendesse parte al fatto). F p i n o i s 415, A l v i s i 338 s., T o m m a s i n i ,
Machiavelli I, 256 s. F e s t e r , M achiavelli 51; B r o s c h 533-544, 546-548 (si di
lunga specialmente sulla correit d el papa nella mancanza di parola verso i
condottieri ingannati da Cesare, perch col breve del 4 novembre, con cui ap
prov l'accordo concluso da Cesare cogli Orsini e soci, avrebbe sostanzialmente
contribuito ad assicurarli). V . anche B f . n o i s t , C. Il orgia 878-889; ' S a b a t i n i ,
Borgia 351 ss., 372-384 (contro Gregorovius) ; Woodwar 273-285, 431-436.
Per il giudizio di Isabella d E ste sulla tragi-dia di Senigallia cfr. Luzio, Inai).
d'Este e i Borgia XLI, 694 s. P i tardi il (M a c h i a v e l l i raccont di nuovo quelle
esecuzioni (poich i contemporanei le ritenevano per tali), per meno esatta
mente, nella sua nota D escrizione del modo tenuto dal duca V alentino neV
lam m azzare V itellozzo ecc. (cfr. V i i j . a i i I', 421 ss. ; W o o d w a r d 286 ss.. Il Gasfary l i , 3 4 5 opina che !hel rifacim ento di questo lavoro v i siano anche dei
cambiamenti fa tti a bella posta, cambiamenti fa tti per mettere in pi bella
luce la saggezza di Cesare, poich il M achiavelli quanto alla fedelt storica non
andava tanto pel sottile, quando voleva dimostrare una tesi politica . Ales
sandro VI confer Term o a Don Rodrigo figlio di Lucrezia ; vedi F u l v i , Docrnn.
<
i storia, (U F erm o, Fermo 1875.
2 V. D ispacci di A. G i t j s t i n i a n I, 356 s.
3 C i p o l l a loc. cit. A n c h e W o o o w a r d (289 ss.) trova giustificato l atto di
Cesare secondo la condizione delle cose: I l is im possibile jo r th liistorian,
tteing th conditions o f tlie tim e, to pass condem nation upon C. B orgia fo r
th execution o f th condottieri. Ih ti r fa te w as thoroughlu deserved.
*
V i l l a r i 12, 421 s. Sull'impresa contro Siena cfr. L i s i n i 109-117, 143-150;
B exoist 890-897. Presso L i s i n i 143 s., breve d i Alessandro VI a i senesi, del
1 2 gennaio 1503, con cu i li sorta a fa r s che Petrucci lasci la citta. Il 18 di
gennaio gli in viati senesi riferivano da Roma ( L i s i n i 111, n.) : Il Papa dice
questa impresa farsi contro la volont sua, e il Duca essere un pazo e t credere
non bavera honore e t 3 noeti non bavere mai dormito, pensando sopra questa
cosa . ibd. 144-146 l accordo fra Siena e Cosare del 24 gennaio 15013. Nella
soa risposta allinviato dei Baglioni, fra iGalassio O. |S. Fr., il senato di Ve
nezia espresse la propria simpatia per gli Orsini e i Baglioni. ma non diede
altro aiuto fuori che il consiglio d essere uniti fra di loro (19 gennaio 1503,
Presso B o n a r d i , Venezia e C. Borgia 420 s.

Libro II. A lessandro VI. 1492-1503. Capitolo 10.

La fortuna inaudita di Cesare e la sua sovrumana fiducia, di


cui parla il Machiavelli, fecero animo al papa perch ora anche
egli procedesse contro gli Orsini. Il 3 di gennaio del 1503 il car
dinale Orsini, colpito di cecit ma che tuttavia passava ancora le
notti in giochi e banchetti, venne catturato in Vaticano, condotto
a Torre di Nona e pi tardi a Castel S. A ngelo.1 In pari tempo
furono arrestati Rinaldo Orsini, arcivescovo di Firenze, il protonotario Orsini, Giacomo Santa Croce ed altri aderenti della fami
glia. Il palazzo e tutte le ricchezze del cardinale Orsini furono
confiscate da Alessandro VI. Indarno i cardinali sinterposero per
il prigioniero; il papa dichiar che la perfidia delOrsini e la
parte da lui presa nella congiura dei condottieri richiedevano un
castigo.2 In Roma, in seguito ai numerosi arresti, regnava un
vero panico. Molti fuggirono, tanto che Alessandro VI stim ne
cessario convocare i conservatori della citt, per dichiarar loro,
che ormai erano stati presi tutti i malfattori e che quindi gli altri
restassero pure a Roma e si divertissero al carnevale. In quanto
a questo diede egli stesso il miglior esem pio.3
Il
5 gennaio Jofr Borgia and ad occupare Monte Rotondo e
gli altri villaggi di quella fam iglia condannata allo sterminio. Ma
ecco che nei dintorni di Roma gli avanzi degli Orsini unitisi coi
Savelli e alcuni Colonna spirando vendetta si levarono in armi, si
rafforzarono in Cere e Bracciano e il 23 gennaio presero dassalto
il ponte Nomentano. Lattacco venne bens respinto, ma il papa
ne rimase talmente perturbato, che fece fortificare il Vaticano e
diede ordine a Cesare daffrettare il ritorno. *
Il
20 di febbraio il papa Consigli ai cardinali di ben munire
i loro palazzi perch vera a temere un assalto degli Orsini.5 Due
giorni dopo mor il cardinale Orsini gi malato da dodici giorni
e, secondo una voce molto diffusa non per superiore ad ogni
dubbio, per veleno somministratogli dai Borgia. Cos ebbe fine
questuomo, che insieme con Ascanio Sforza era stato uno stru
mento principalissimo dellesaltazione di Alessandro V I.6

1 B t t r c h a b d i D ia riu m ( T h u a s n e ) III. 230, ( C e l a s i ) II. 343 e la relazione


dellinviato mantovano del 3 gennaio 1503, presso I,uzio. Isab. d'E ste e i Borgia
XLII, 444.
2 Cfr. D ispacci di A. G i u s t i n i a n I, 3 0 1 s., 3 1 2 s., secondo i quali il cardi
nale apparecchiavasi fin dallora alla morte. Cfr. B u k c h a r d i . D iarium ( T h l t a sn e
III, 2 3 2 , ( C e l a n i ) i l , 3 4 5 .
s V. Dispacoi di A. G i u s t i n i a n I, 313 s., 320 s.. 322. 324. Cfr. A d e m o l l o 27.
*
D ispacci di A. G i u s t i n i a n I, 342, 349. S a n u d o IV, 654 s. G R E G O B O V i r f V II3 467 ss.
s B u b c h a b d i , D ia riu m ( T h u a s n e ) III, 2 3 7 , ( C e l a n i ) II, 3 5 1 , e Dispacci
di A. G i u s t i n i a n I. 408.
e Contrario ad un avvelenamento si dichiara specialmente I ' p i n o i s 416.
Giustinian, si attach aux Orsini e t si au fa it de ce qui se passait Rome.

C esare B orgia contro g li Orsini.

567

Intanto Cesare movendo dallUmbria erasi avanzato contro gli


Orsini e, devastando allintorno il paese, aveva occupato tutti i
possedimenti di Giovanni Giordano Orsini, ad eccezione di Cere e
Bracciano, la quale ultima era in realt la fortezza principale.1
Di l a poco si sparse la voce che il duca era stato visto a Roma;
la notizia non era sicura poich secondo una sua abitudine Cesare
non usciva che mascherato.2
La guerra contro gli Orsini andava intanto per le lunghe. Solo
ai primi daprile cadde Cere; 6000 palle di cannone erano state
lanciate contro la fortezza.8 Giovanni Giordano Orsini conchiuse
ora un armistizio (8 aprile)4 e per ulteriori negoziati si rec col
permesso del papa8 dal suo protettore, il re di Francia. Questi
proprio in quel momento era messo nel maggiore imbarazzo per
la brutta piega che prendevano le cose nel Napoletano. Nellaprile
gli Spagnoli sotto il comando di Consalvo di Cordova ripresero
loffensiva riportando una splendida vittoria sui Francesi. Il 10
maggio il generale spagnolo faceva il suo ingresso trionfale in
Napoli. Luigi XII non aveva per punto voglia di rinunciare a
quella magnifica contrada e subito fu allestito un nuovo esercito.0

crit, ds ,1e 15 fvrier 1503, que le cardinal donnait des signes de fr


nsie ; il parla bien des bruits mis sur cette maladie, en laissant la sagesse
du doge le soin de les apprcier ; mais, le 22, en annonant que le cardinal
Orsini ta it a lextrm it e t que les mdecins dsespraient de le sauver, il ne
dtt rien qui pt faire souponner un crime. Le 23 fvrier le cardinal expira.
l'ambassadeur de Florence Soderini dans sa di>che et Brancatalini dans son
Diarium [cio iSeb. ni (Branca Tf.hau.ini, D iario n o m a n o 303] mentionnent la
mort du cardinal sans dire un mot du poison . (Sorprende tuttavia quest'osser'azione del Burchabdi, D iarial (Thuasne) III, 238, (Oblani) II, 351 : Ego
uolens plus sapere quam oportet, non interfui (ai funerali) neque aliquo modo
e introm isi. Cfr. Heidenheimer in G renzboten III (1879), 185. Prima
'Thuasne III, 236; Celani II, 341)* Burcardo dice: ... cardinali, qui interim,
ut a vulgo affirmabatur, biberat calicem, ordinatione et jussu Pape sibi paratu a . Simone Filipepi (Viulari-Casanova 473) molto avverso ad Alessandro \ r
d il papa per autore deHavvelenamento avendo per cura di aggiungere u n .
disse.
1 * La Ex. del ducila sar qua lo jovedi grasso perche tutte le terre di
Jo- Jordano ha haliuto d'accordo excepto Brazano che lo capo dove la molie
f*. * Relazione di G.L. Catanei del 21 febbraio 1503. A r c h i v i o G o n z a g a
M a n t o v a , ora in L u zio, Isab. d E ste e i Borgia XLII, 440.
2 Dispacci di A. G iurtinian I. 412 s. e la relazione di Belt.rando presso Gre00EOVIU8 VII3 473-474.
5
Sigismondo m i Conti II. 266-267 : cfr. 450 s. Sebastiano di Branca TedalUn'i 303. Cfr. Tomassetti, C ampagna II, 527.
* Gregorovius VII 475 e Append. a Sigismondo de Conti II, 452.
5 II relativo documento nel vol. XXIX dell'A r c h i v i o O r s i n i i n
Ro ma .
* Havemaxn II. 100 s.. 178 s. R eum ont, Cara fa X. 38. Sctiirrmacher. d e u h
l "n Spanien VII. 28! ss.
a v a it

L ibro II. A lessan dro VI. 1492-1503. Capitolo 10.

La sconfitta dei Francesi a Napoli fu un grosso guadagno per


Cesare poich poteva esigere un prezzo alto per il suo appoggio
n egli aveva pi bisogno per le sue imprese di usare verso la
Francia certi riguardi come per laddietro. Ora trattavasi innanzi
tutto di procacciare denaro onde aver pronto nei prossimi e ine
vitabili rivolgimenti un esercito pi che si potesse agguerrito.
Fin dal 29 di marzo lambasciatore veneziano cos riferisce: nel
lodierno concistoro i cardinali avrebbero sottoscritto una bolla
per ila creazione di ottanta nuovi posti curiali ; ognuno di questi
stato venduto 760 ducati. Vostra altezza faccia il conto e vedr
quanto denaro il pontefice ha in tascato.1
Ma questi non furono che innocenti ripieghi a confronto di
altri di cui si valse quelluomo, davanti al quale tutta Roma, il
papa compreso, tremava. Nella notte dal 10 alll l aprile mor il
ricchissimo cardinale iMichiel, dopo aver sofferto per due giorni
vomiti violenti. Se la critica recente ha assolto Cesare da non
pochi delitti affibbiatigli dallodio dei contemporanei, riguardo
alla morte del Michiel essa venuta a risultati opposti. som
mamente probabile, anzi quasi certo, che col consenso di Ales
sandro V I Cesare avvelen il suddetto cardinale per diventar pa
drone delle sue ricchezze.2 Ma queste non bastavano ancora. Il 31
1
D ispacci di A. G i u s t i m a n I, 453. Secondo v. H o f m a n n (Forschungen zur
Gesch. der hurialen B ehrden I, 158) questo denaro doveva per impiegarsi l*f
la guerra turca.
Dispaccio di A. G u s t i n i a n d e ll'll aprile 1503, D ispacci I, 474: Vuj.aki I - ,
4S. El ditto [il nipote d i M ichiel] me ha riferito che da due zorn in qua li
era zonto un destemperamento de stomego con gran vomito, et anche un PM"
di flusso, el sospetto grande ehel sia sta avvelenato e non mancano e v i d e n t e
conietture . Cfr. R e u m o n t III 1, 259 e Tiaria Veneta 38. Lepitaffio del Michiel
in F o r c e l l a , Isoriz. II, 304: riproduzione del suo sepolcro presso P o r t m l i o t t i
65. Ohe Cesare non fosse luccisore del duca di Gandda e nemmeno del cardinale
Juan Borgia stato mostrato sopra p. 441 s. e 520. A l v i s i (53 ss.) ha s c o p e r t o
un a ltia ingiusta accusa contro Cesare. Il (M a c h i a v e l l i riferisce che C e s a r e
abbia fatto uccidere i l vescovo Ferdinando dAlmeida perch questi a v r e b b e
prematuramente comunicato a (Luigi X II la dispensa matrimoniale aceen*
nata sopra alla p. >06, mentre con essa Cesare avrebbe voluto carpire al re
una grossa somma di denaro. L A l v i s i mostra che il vescovo assassinato *
non mori che due anni pi tardi e che la detta dispensa matrimoniale era cono
sciuta gi m olto prim a della pretesa infrazione del -segreto. L u zio (Isab. dE s^
e i B orgia XLI, 514) dice che un dispaccio di Catanei del 15 gennaio 150O si
diffonde sulla fine m isteriosa, avven u ta in F o rl, di. un prelato, che accomP"'
gnava il V alentino: F erdinando d A lm eida, vescovo di S e tta . Anche il r a c c o n t o
drammatico di P. 'Capello che Cesare pugnalasse Pierotto alla p r e s e n z a del
papa non regge; v. sopra p. 523, n. 3. L'avvelenamento dell'avaro Cardinal -1''r
rari () 20 luglio 1502) per opera di iCesare assai dubbio ; cfr. A tt i lod. ^
39 ss. ; cfr. B u r c h a r m D iarium ( T h u a s n e ) III, 212 ss., ( C e l a s i ) H , 3 3 2 s s . :
ibid. ( T h u a s n e ) III, 215-218, ( C e l a n i ) II. 333-335), epigrammi contro di lui:
sulla sua avarizia cfr. anche C e l i e r . L c s D ataire 59-66) : quello del M i c h i e l in
vece deve essere ritenuto come un fatto sicuro. Secondo la relazione di B u b cab d o

C reazione card in alizia del 31 m a g g io 1503.

maggio lambasciatore veneziano Antonio Giustinian cos rife


risce: Oggi ,stato concistoro. Invece di quattro, come si suppo
neva e come aveva detto anche il papa, sono stati nominati nove
cardinali. Cinque di essi sono Spagnoli, cio Giovanni Castelar di
Valencia, Francesco Romolino, Francesco Sprats, Jacopo Casa
nova e Francesco Iloris ; tre Italiani : Niccol Fieechi, conte di
Lavagna, Francesco Soderinii e Adriano da Corneto; finalmente
un Tedesco: Melchiorre Copis di Meckau, vescovo di Bressanone.
La maggior parte dei nominati non sono uomini di buona fama ;
tutti hanno pagato per la loro elevazione delle belle somme di de
naro, alcuni 20000 ducati e pi, tanto che si sono ammassati dai
120 ai 130000 ducati. Ove si aggiungano i 64000 ducati prove
nienti dalla vendita dei nuovi posti di Curia e leredit del cardi
nale Michiel, si raggiunge davvero una bella somma. In tal guisa
Alessandro VI ha dato a vedere a tutti, che il crescere delle rendite
di un papa dipende esclusivamente dalla volont del medesimo.1
di

T h u a s n e III, 338) Asquinio de Colloredo nel 1501 assicurava, che egli era
alo Istigato dal papa ad assassinare 11 M ichiel e che ci pesava sulla coscienza
li Oesare. Il medesimo riferisce anche G iu sein ian III, 24. Il prof. iSchleght
lui ora ritrovato nella B i b l i o t e c a d i S t a t o d i M o n a c o , Vini, 6741
i f'riaing. 541 ) il processo che linquisizione istitu contro Asquinio (f. 111-113)
f questo conferm a l accusa d i cui sopra. N ellistrumento di degradazione, che
fu letto i l 6 marzo 1504 d ai gradini della basilica di San Pietro, si dice, che
gli era stato istigato da alcune ragguardevoli persone del Vaticano, delle quali
propter honestatem bisogna tacere il nome e che aveva ricevuto m ille ducati.
Poi si descrive per minuto come andasse l avvelenamento. Il documento fu in
serito alla lettera da certo Leonardo Gantzler, chierico d i Ratisbona che allora
viveva a Roma, nel manoscritto da lui compilato a guisa di formulario. Il pro
fessor iS c h l e o h t , alla cui bont fu i debitore di questi dati nella 3 e 4* edi
zione, ha poi pubblicato il documento nella Kirchengeschichtl. F estgaie fiir
' de Waal ( lm. Quartalschr., (Suppl.-Heft 20 [1913], 267-269; cfr. le sue
dichiarazioni a p. 222-267). V. anche P a s c i i i n i . Un friulano giustiziato a Roma
nel 1504, in Mem. star. Forogiuliesi XI 1 (1915) S i m o n e F i l i p e p i dice che
">me autore dellassassinio del Michiel si riteneva Romolino, del quale egli
racconta altre cose pessime. V H x a b i - C a s a n o v a 507. Questa notizia tuttavia
molto sospetta a cagione della viva parte presa da detto cronista in favore
del Savonarola. Secondo 'S c h l e c h t (206), Romolino, allora governatore di Roma,
arciveseovo di Sorrento (e poche settim ane dopo, cardinale) era almeno a co
noscenza del fatto .
1
Dispacci di A. Giltstixian l , 29-30. * Dispaccio d i G. L. C atanei del
31 maggio 1503 ( 5 spagnuli e alcuni a pena conosciti; a tre taliani). A r c h i v i o
i; o n z a g a i n M a n t o v a . Cfr. P anviniuh 336. T amil 338 s. iS xnnaciieb,
Krixen VII, 97 s. e * A cta constet. ( A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e i n V a
t i c a n o ) , dove sono i nom i dei 22 c ard in ali che d ettero il loro assenso a questo
"'reato. L osservazione del G il stinian , che era si pensato a lla creazione di soli
quattro nuovi card in ali, non *' giu sta, e del resto le relazioni di q u esto vene
ziano in genere vanno u sa te con cau te la (cfr. B rosch in Zeitscihr. del S ybel
XXXVII, 312 e A lvisi passim ) ; il m ercim onio per in quella creazione card i
nalizia conferm ato anche altrim en ti (cfr. B bosch loc. cit. 313). P e r conoscere
<l quali mezzi sotto A lessandro VI si facesse ricorso nelle nomine cardin alizie

570

L ibro II. A lessandro VI. 1492-1503. Capitolo 10.

La creazione cardinalizia del 31 di maggio ebbe anche un altro


aspetto. Essa indic un cambiamento nella politica dei Borgia, che
distaccavansi dalla Francia umiliata per volgersi alla Spagna vit
toriosa. 1 Che se tuttavia non si venne ad alcuna risoluzione si fu
perch in generale sembr cosa non liscia rinunciare senzaltro
alla lega della Francia che durava gi da parecchi anni; di pi
un forte esercito francese era in marcia contro Napoli e gi sui
confini dello Stato della Chiesa, di modo che si prefer di lasciare
le cose in sospeso.2 Solo una cosa era certa, che appunto allora i
progetti di Cesare e di Alessandro tendevano a pi alta meta. Il
papa era pieno di salute n punto sentiva gli acciacchi della vec
chiaia egli e i suoi famigliari speravano sicuri in un lungo ponti
ficato. 3 A ci rispondevano i vastissim i disegni di Cesare, che si
sognava gi signore della magnifica Toscana. Linviato ferra resi!
fin dal 10 agosto parla di negoziati del papa collimperatore onde
procurare a Cesare linvestitura di Pisa, Siena e Lucca. In que

si veggano glinteressanti documenti presso Ltjzio-R enier, M antova 130 s. V.


anche la * relazione d i |G. L, tCatanei del 6 marzo 1506 : * Al presente se parla
de fare duodeei carli, otto ultramontani cio sette spagnuoli e uno todesch
e quatro taliani... e ta tti questi sono o p ti a pagar denari a ssa i . A r c h i v i "
G o n z a g a i n M a n t o v a . N otizie sopra i nuovi eletti presso Ciaconiti
III, 202 ss. Sul C astellesi, colla monografa d i Gebhabdt cfr. anche A rdi. <1Soc, Roin. d i st. patr. X LII, 295 s. 'Su Fi'. Sederini cfr. T i r a b o s c h i . Storili
d. lett. ita l. VI 1, 544 ss. iSu Melchiorre Copis di Meckau, il suo lascito ni*
lAnima e casi di esso dopo la morte del cardinale sotto Giulio II (l * 1
vedi ScHMiciiiN, A n im a 216 ss. (anche 255 e 292); H. Bhmer, L u th ers Kw
fa h r t 132 s. Su una fondazione del Copis per l'universit di Lipsia (1503) cfr.
O. Kirn, D ie L eipziger theol. F a k u lt t (F e stsc h rift zu r Feie-r des 500 j l'rB estehens der Univ. Leipzig I, Leipzig 1909) 2S. Melchiorre Copis fu aneli*
prevosto del capitolo di (S. Cassio a Bonn; cfr. H au ttm an n nellM ir/iir di
Bonn IV (1892), 38.

1 Cfr. Woodward 307 ss.


2 Reumont III 1, 246. iSullincertezza dei disegni e sulla politica doppi '
dei Borgia negli ultim i m esi di Alessandro VI cfr. oltre a i dispacci di A. Gin
stinian, le * relazioni ferraresi n ellA r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a , in
parte presso Gregorovius VII * 479 ss e Balan V. 422 s.. e fra i recenti Ranke.
R om . u. gem i, V lker 168 s. Cipolla 793. Ulmann II, 87 ss. B i rcikhabbt.
C ult tir 13, 106 ss. Acton 365 e Vii/lari. M achiavelli la. 447 ss., dove si hann"
anche dei particolari sul Troche, il favorito e segretario di A l e s s a n d r o VI. i*
quale dicesi abbia svelato ai Francesi i negoziati che correvano colla Spago11Il Troche scapp via il 19 maggio 1503. ma a Cesare venne fatto di metter le
mani sul fuggitivo. Ricondotto a (Roma, il Troche venne impiccato l'8 d i
giugno assistendo di nascosto allesecuzione lo stesso Cesare. Tanto r i f e r i s c e
lam basciatore di Ferrara li l giugno, presso V illa ri 13, 617. Cfr. anche D ' A n
c o n a , Variet II 242 s. V. H o f m a n n . Forsch, zu r Gesch. der ku ria len Behrde

II, 124.
3 Cfr. il dispaccio dl Beltrando Costabili del 17 aprile 1503 citato dal GRfgorovitts VII'1, 476, n. 2. Sigismondo de Conti II. 267 e la * relazione di
un anonimo i n data di Roma, maggio 1503 ; il papa sta benissim o, cosi a n c h e
Cesare. A r c h i v i o

Gonzaga

in M a n t o v a .

A lessandro VI e C esare am m alano.

571

sto stesso tempo le milizie di Cesare erano entrate in Perugia,


pronte ad eseguire i cenni del loro signore.1 Mentre le cose anda
vano tanto a iseconda intervenne una mano superiore: la longa
nimit di Dio era esaurita.
La canicola del mese dagosto, nel quale stante la (siccit la
malaria raggiunge il colmo, aveva preso stanza in Roma e la
febbre mieteva molte vittime. Il 5 agosto moriva improvvisa
mente il cardinale di Monreale, Juan Borgia.2 Gli ambasciatori
parlano di molti casi di malattia, facendo notare che la causa
non era la peste, ma quella specie di febbre romana che spedisce
in brevissimo tem po.3 II 7 agosto essendo linviato veneziano dal
papa lo trov molto depresso. Egli disse allambasciatore che le
tante malattie e morti che avvenivano in Roma lo riempivano di
paura e che perci voleva aversi pi riguardo del solito. Il cattivo
umore del papa si accrebbe per ravvicinarsi delle truppe fran
cesi. *
L11 agosto si celebr lanniversario dellelezione del papa.
Alessandro intervenne alla funzione religiosa nella cappella : agli
ambasciatori fece specie la sua interna inquietudine; gli man
cava, scrive Antonio /Giustinian, quella giocondit che sempre
mostrava in simili circostanze. Dopo la Messa il papa intratte
nendosi a parlare col suddetto ambasciatore intorno alla difficile si
tuazione politica : Vedete, ambasciatore, gli disse, quale malanno
derivato dal non essersi venuto ad un accordo tra noi e Vostra
Signoria!.5 Pochi giorni prima Alessandro VI aveva contem
plato dalla sua finestra laccompagno funebre del cardinale Juan
^rgia. Questultimo era stata al pari del papa assai corpulento.
Scorgendo il convoglio Alessandro osserv : Questo mese fatale
a'le persone pingui . Subito dopo vol vicino a lui un barbagianni

1 Cfr. Cipolla 794. G regorovius V II3 482. R anke, R o m . . i/erm. Vlker 170.
11 Mann II, 8i>; B rosch in Zeitgehr. f. K irchengesch. X X III (1902). 30. F ester
1 Vnchiuvelli 54 s.) rimanda al memoriale di M achiavelli, D el modo di tr a tta ir
! PoPo/* della \ airi chiana rib ella ti (composto tra febbraio e agosto del 1503),
in cui si parla di questi progetti. Sul disegno di Cesare di maritare I>iO itardi
la sua tigliolina a Federigo Gonzaga nato nel maggio 1500 le sulle trattative
Kt allacciate a partire dal 1501 su un fidanzamento, cfr. L uzio, Inali. d'Enhe Borgia XLI, 674 ss. Isabella v era m olto contraria. V. anche (Sigismondo
DR Conti II, 267; M atarazzo 220 s . (trad. di M. H ekheeld 231 s.).
2 A . G i u s t i n i a n parla anche q u i d i avvelenamento per parte di Cesare.
' Dispacci I I , 94: cfr. a l contrario C r e i g h t o n IV, 265.
3 Giov. Lucido Catanei. narrando la morte del cardinale Juan Borgia, ag
giunge: * l era de auni go grasso ; se ne morto in un subito et molti ge sonno
'oferini, ma non ge peste alcuna, solum febre qual spaciano presto . Dispaccio
5 agosto 1503. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .
4 G i u s t i n i a n . Dispacci I I . 9 9 . 102 .
5 Giu stin ia n , Dispacci II, 103 ss.

572

Libro II. A lessan dro VI. 1492-1503. Capitolo 10.

e rest morto ai suoi piedi. Brutti, brutti presagi ! disse spa


ventato, e si ritir nella sua camera da letto.1
La mattina del 12 agosto, un sabato, il papa si sent indi
sposto; nel pomeriggio subentrarono vomiti e febbre, che dura
rono per tutta la notte.2 Nel medesimo tempo ammal Cesare in
quella che si disponeva a marciare collesercito.3 La cagione
scrive l'inviato di Venezia il 13 agosto sembra sia questa, che
Alessandro e Cesare otto giorni ,fa [dunque il cinque o il sei apisto] pranzarono in una villa del cardinale Adriano da Corneto t*
rimasero l fino a notte. Tutti quelli che vi furono caddero in
fermi, e per il primo il cardinale Adriano, il quale fin dal venerd
eb b e un violento accesso di febbre, che si ripet nei due giorni
seguenti.4
Si sa che lagosto il mese pi pericoloso per Roma e che col
soffermarsi allaria libera, specie in suHannottare, si corre serio
pericolo. La forma maligna della febbre intermittente, che col
pisce non di rado dopo una simile imprudenza, vien detta M alv "
perniciosa; in poche ore la temperatura pu ascendere fino al
45 grado, e una tale infezione pu guastare anche la pi forte
costituzione. Il Vaticano giace in una postura, che nella calda
stagione viene spesso visitata dalla malaria. Un ambasciatore la
infatti sapere il 14 agosto, che non si poteva meravigliarsi della
malattia di Alessandro di Cesare, poich in seguito allaria
cattiva v erano stati nel palazzo pontificio moltissimi casi ci
m alattia.5
I
medici il 13 agosto6 cercarono di venire in aiuto del papa con
abbondanti salassi, un mezzo allora assai in uso. Per tutto quo
giorno Alessandro VI si sent sollevato e gioc alle carte. ' Se non
1 Cosi racconta Sigismondo be Costi II, 267, sebbene con una certa con
fu sio n e nelle date.
2 G itts tin ia n , D ispacci I I , 107. C fr. B u rch a b d i, D ia ru m (Tmuasnf.) IH23S, (C ei.ani) I I , 351. n racconto del B u r c a rd o su lla m orte d i A le s s a n d ro VI
e ^ elezion e d el su ccessore s i trova in m oltissim i m anoscritti, tanto in latin 0
(in m olti m an oscritti vatican i, in d iverse bib lioteche di Roma, anche in !li
codice d e lla B i b l i o t e c a
C a p i l u p i d i M a n t o v a ) che in italiano
(cfr. A tt i della Regia Accad. dei R o zzi di Siena [1871], 26 s .); esso fu Pre'
sente anche a ll autore d e l noto libro Conclavi dei P ontefici Romani. I na trad.
ted esca in K ath o l. Schw eizerM . 1891, p. 496 s.
a G. L. C atanei in un * dispaccio dell '8 ag o sto 1503 dice : E l ducha ogni
modo p a rte questa n otte. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .
4 Giu s t in ia x . Dispacci II, 108. Cfr. il disp accio fiorentino presso T h ia s >1
II. 449.
5 B. C ostabili in Giitstiniais-, Dispacci I I , 459. D e lla grave m a l a t t i a di
due c a rd in a li p arla G. L. C atan ei in un * disp accio del ,13 agosto 1503. A
c h i v io G o n z a g a in M antova.
6 Q uesta d ata trovasi n e l d isp a ccio di B. C ostabili in G iu sti.m a x , Dispac' '
II, 459. P resso q u estultim o a p. 108 si leg g e : 14 agosto di mattina.
7 GrtTSTiNiAN, Dispacci I I , 459.

A lessan dro V I p eg g io ra .

che dopo una notte passata discretamente, il giorno 14 soprav


venne un altro accesso di febbre, come quello di 12, del che i fa
miliari furono molto impensieriti. Sebbene il cavar sangue ad un
uomo di settantatre anni fosse cosa gi di per s non senza peri
colo, pure si prosegu in questa operazione, essendo Alessan
dro VI molto sanguigno.1 II giorno 15 linfermo si sent alquanto
migliorato e la febbre non venne, ma il giorno 16 essa comparve
di nuovo.2
Anche lo stato di Cesare peggiorava a vista docchio, gli ac
cessi di febbre si succedevano senza interruzione. La preoccupa
zione per Cesare e i pensieri politici recarono grave pregiudizio
allo stato di salute del pontefice.3 I medici dichiararono il suo
stato oltremodo pericoloso, nondimeno si tenne la cosa pi celata
che fosse possibile, tanto che Beltrando Costabili, ambasciatore
di Ferrara, non ne pot sapere che poco. Secondo la sua relazione
del 17 agosto Alessandro VI stette bene e tranquillo dal mattino
alla sera, tanto che luomo di fiducia del Costabili sperava che
gli accessi di febbre attesi per la dimane venissero a mancare o
s -ebbero leggeri. La malattia del papa viene qui espressamente
designata col noto nome idi terzana: molti temevano non si con
vertisse in quartana. * La notte dal 17 al 18 agosto fu cattiva,
la febbre torn con violenza ancor maggiore e si dovette abban
donare ogni speranza. Alessandro V I s i confess dal vescovo di
Carinola Pietro Gamboa, che celebr la Messa nella stanza del
linfermo: egli porse al papa la santa comunione e gli diede lolio
santo.5 In palazzo ,regnava il massimo disordine, molti mettevano
1 Giitstinian , Dispacci II, 108, 459 (dispaccio di B. Costabili del 14 ago
sto). G. L. Catanei a di 14 agosto riferisce : * E1 papa alterato e se ha fatto
cavar sangue il ch e su la furia de questi tempi e in tal et lassol iudicar ali
medici. E1 ducila ha la febre cum vomito . A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n
tova.
2 Dispaccio di R. Costabili del 16 agosto 1503: Ieri il papa stette assai
tene; Ji0(701 rito rn a to el par osiamo ; giace a letto con febbre. A r c h i ' i o
S t a t o i n M o d e n a . Cfr. G iustinian . Dispacci II, 111.
8 G iu stin ian , D ispacci II, 111-112. V i contradice quanto narra Rubchabdi,
Diarium (T huasne) II I , 239. (C elant) 352, che Alessandro cio durante la ma
lattia non abbia pronunziato n il nome (di Cesare n quello di Lucrezia. Gre
mirvrrs VI la 4 8 7 d a questo molto peso, m a a torto.
4 V. in App. n. 53 e 54 i * dispacci di iB. Costabili del 1S agosto 1503 (A r h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a ) e d i G. L. Catanei del 18 agosto. Anche
Rpbciiakdi. D iarium (T hu asn e) III, 238, (C elani) II, 351 parla di feltri* tert'ana. Celadeno nel discorso ricordato pift avanti dice (fol. a III) , quati iduana
febrs (E ng. histor. iter. VII. 313).
5 V. in App. n. 53 il dispaccio di B. Costabili dtel 18 agosto 1503: S ig i
smondo te' C onti II. 268 e B urchardi, D ia riu m (T huasne) III. 238. (C elani)
II. 352. Gregorovius V II3 4S33 s. tratto in inganno da un errore di copista presso
Ranald XXX. 391 Che ha cum ensis, parla costantemente di un vescovo Pietro
di Culm, che non inai esistito. .Sui Gamboa vedi M arini I, ti44. Oeladhno

574

Libro II. A lessan dro VI. 1492-1503. C apitolo 10.

gi al sicuro le loro robe.1 Cesare Borgia il 18 agosto miglior


assai: il suo giovanile vigore super la malattia, ma per il set
tantatreenne Alessandro VI era giunta lultima ora. In quel me
desimo giorno verso le 6 di sera sopravvennero violente ansim e e
deliquio; egli rinvenne ancora una volta per dar subito lultimo
respiro verso Jora di vespro.2
Data linfermit contemporanea del papa e di Cesare e la ra
pida corruzione del cadavere, che del resto era spiegabile per il
gran caldo, si parl subito di avvelenamento. Ma linviato man
tovano fin dal 19 dagosto scrive, che di ci non era nemmeno a
parlarsi.3 Con lui vanno pienamente daccordo anche altri con
temporanei conosciuti come gente assai bene informata; n lam
basciatore veneziano Antonio Giustinian, n Giovanni Burcardo
parlano di veleno. Questi erano presenti in Roma alla morte di
Alessandro; il che non del Guicciardini, del Bembo, del Giovio,
del Sanuto e di Pietro Martire. Le relazioni di questultimi, che
parlano di un avvelenamento, son inoltre tra di loro variam ente
contradittorie e debbonsi rimandare indubbiamente nel regno
delle favole.4 Lultima malattia di Alessandro VI fu con somma
oc. cit. dice: quoti... il imi g ra v ite r aegroturet fu c lo n im conscienlia puntili*
to n ti ito tloh ntique (mimo ad lachrym as ut audio fu s u s sacrosanotimi coimminionit (in p u t tu a tpontc, dilatili p r iu t diligentissim a confessione pccetitit
tierit, ?t alia sacra incuta tin g ih itim quacsita perceperit. .Sull'inclusa presse'
S. Pietro, che si fece pregare pel papa moribondo e ricordata nella lettera
ili B . Costabili del 1S agosto 1503, cfr. P. M. B a u m g a r t e n in Hist.-pol. Bl. 0X1.1
( 1908).. 9 s.
1 < fi. in App. v>3 e 54 i * disiwcci dell'ambasciatore estense e mantovuuo
del 18 agosto 1508.
^ Vedi G iu stn ia n . D ispacci II, 110 s. ; B u r c h a r d i , Di<iriun (Thcasnk)
III. 239, (C elavi II. 352 e in App. n. 55 il dispaccio d i G. L. Catanei lei
1! agosto. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a . N otar Giacomo (2tM
narra che il 21 d'agosto del 1503 venne da N apoli la nuova corno -venerd ehc
fo to li A l I I I del presente ad d o y hore de nocte -morse p a p a A le x a n d ro . Secondo
Jean d'A uton (Croniqucs ed. Jacob II [P aris 1834-1835], 357 s.) Luigi XII
ic e ^ t t e la notizia della onorte di Alessandro V I quattro giorni dopo. Con 1
medesima rapidit il re francese fu informato dell'elezione di Pio III. Pare d>e
' i fosse un servizio postale regolare tra Koma e la corte di Francia ; v e d i
K n u th 26.
3
A . in App. n. 55 il dispaccio del 19 agosto 1506. ( A r c h i v i o G o n
z a g a d i M a n t o v a ) . Alla Corte si diedero tre versioni differenti sull avve
lenamento; vedi V etto ri. Viaggio 144 s. Ofr. anche B e r n a r d i I I , 46. Simon*
!iu p e p i presso ^ illari-C asanova 474, 507. D'Ancona, V ariet I I . 239 s. Stdi'
chroniken XXV. 275 s.
*
Ofr. lo studio di G e b h a r d t , A d ria n v o n C o m eta 11-14, diretto s p e c ia lmente contro il KaMae. che con strana tenacia ha tenuto fermo nUavvelen.i
mento (P dpste I", 3 5 e I I I 7, 6*-7*, come pure R o m . t m d g em i. Y lkcr 170. Ancl>e
nella 2* ed. si dice che Alessandro mori il 17 agosto). Anche N otar Giaco**
(261) narra la storia deU'avvelenamento, senza esprimere alcun dubbio, c oXll1ci*
1
seservazione iinale : et hoc iu d icim n D ei est. Questa insostenibile sentenza^
guita solo da pochi fra i ragguardevoli storici recenti, come per es. C a r o

S o sp e tti di a v v e le n a m e n to .

575

probabilit la pericolosa febbre romana, che scosse gravemente


il corpo non pi giovane e disposto allapoplessia. Limmediata
causa della morte fu, secondo il parere duno dei medici lapo
plessia. 1 In considerazione della pausa di sei o sette giorni tra il
Lamansky (Screts d ta t de Venise, parte '2, n. X I: Alessandro VI fu avve
lenato da Adriano di Corneto che stava in intesa col Governo di Venezia). Soiiiik m a c h e b ( Oesch. von S p a n ien VII, 096 s.) vorrebbe salvare la credibilit della
wiria dellavvelenamento in considerazione della relazione di Pietro Martire.
i-!m avrebbe carattere ufficiale e su lla base della quale il sempre cauto Zurita
dii). IV, c. 42) non ha dubitato della cosa, In considerazione inoltre del racconto
li Giovio meritevole della stima trovata presso Ranke. In G o b i n e a u , I)ie R e"linsance (vera. ted. Strassburg 1904, 143 ss.) la favola deHavvelenamento
l ^polarizzata in forma drammatica. Contrario ad un avvelenamento si pronunci
tail il R a y n a l d ir>08, n. 11, pi tardi V o l t a i r e , i>oi M a r i n i I, 250. N o v a e s VI, 119 s.
A s c h b a c h I, 140. N e m e 218 s . J o b r y 154 s . R ei\ hist. I, 310. B e u m o n t III 1,
-47. KirchetUexikon di W e t z e r und W e l t e I2, 488 e H ist. Jahrb. V , 627 .
V r u .A K i e ( S a l t i n i in A rdi. stor. ital. 3 serie XXVI, 448. V i l l a r i in Dispacci
li A. G i u 8 t i n i a n I, p. x l i i ie Machia celli l 2, 457. A i . v i k i 402 s. A c t o n 367.
M a i b y in Rev. hist. X III, 101. G e r h a r t in Revue <1. deu-r Mondtfs LXXXVI
^ISM), 168 ss. L p i n o i s 420. H e b g s w b 6 t h e r V III, 388. C i p o l l a 794. C r e i g h ,v IV, -3-44 (v. in proposito W. B u s c h in H ist. Zeitschr. LXVI [1891], 515).
! 'AInett, Bugi, liist. Revieic IX (1S94), 335-339, ha ultimamente trattato la quei lune della causa della morte. Egli sostiene la possibilit che un nemico abbia
avvelenato il papa, ma rigetta tuttavia come cosa non dimostrata, che A les
sandro VI sia morto a causa d un veleno che egli avesse preparato per un altro.
he il critico inglese non sia pervenuto ad alcun risultato definitivo, deve attri
buirsi al fatto chegli non ha considerato tu tta la fisionomia della m alattia dal
Punto di vista medico, come per la prima volta si tentato di fare nella nostra
'Posizione. Altrim enti egli avrebbe trovato una spiegazione anche al fenomeno
del distaccarsi della pelle narrato dal Giovio nel caso del cardinale Adriano
astellesi anchegli malato in quel tem po; esso non era che uno scrostamento,
1"me avviene nel corso di m olte m alattie infettive. Questo sintomo non ha punto
he fare con un avvelenam ento qualsiasi. ,A queste osservazioni della prima
' dizione consente Garnett in fingi. H ist. Revieic X II (1897), 560. Ora l avvele11:1mento negato anche da F ester. M achiavelli 52, n. 2 ; da Corvo, Chroniclex
ss., 214 ss., 240 ; P la tz h o ff, Die Theorie con dcr Mordbefugnis 23 ; 1.0 r g h lin
' The Catholic Encyclopedia I, 298 ; Geiger, Burcardus 162; Woodavabd, C. Bor
nia 330 s. ; L uzio, Isab. d'Este e i Borgia X LII, 149. Anche S chnitzeb ,(Zwr
(><*ch. Alexanders VI. 16 s.) accolse le nostre argomentazioni contro lavveleii ',mento e fa rilevare come n P arenti, le cui notizie sul corso della m alattia
' ''d. 21) rispondono a quelle di Burcardo, n il cronista Cambi, egli pure con'mporaneo (XXI, 194 s.) sanno alcun che di avvelenamento. A Firenze erano
< ecialinente i Piagnoni quelli che prestavano fede allavvelenamento vedendovi
una giusta punizione del cielo per la condanna d i (Savonarola (S chnitzer 16).
1 Giustinian , Dispacci II, 119. La relazione del Oatanei pubblicata in
A'"- n. 55 su llannerimento del cadavere (ingorgo venoso) combina con lipo,('si di unapoplessia. Circa l annerimento del cadavere v. anche B ttrchardi
J'iarium (T huasne ) III, 243, (C elani) II, 354 s. ; Giustinian II, 124 s. ; T edal-

Diario 308 (Papa Alisandro, lo pi brutto morto non fu /visto mai, nero
,nit che lo diavolo : egli pure nulla sa davvelenamento, ma prima [S0&] nota
-'dtanto in modo secco la data della morte). Cfr. inoltre la relazione di B. Co
ntabili del 19 agosto ( A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a ) citata da
T'it-ASNH (B urchardi D iarium III, 243); finalmente i l passo dal discorso del

576

L ibro II. A lessan dro VI. 1492-1503. C apitolo 10.

banchetto presso il cardinale Castellesi e la manifestazione della


malattia, nella quale pausa si poterono notare soltanto generali
sintomi prodromi di malumore e inquietudine psichica, come pure
secondo il corso delPinfermit fra periodici accessi di febbre, un
avvelenamento almeno molto inverosimile.1 Contro lammi'( 'eludenti (v. piti a v a n ti) fol. a III (E nglish h ist. R ee. VII, 3141: Cum ditlms
bis liumili feretro iacentem, turi.em putidum et usque ad horrorem deforme u
peropposite subliinis ego e primis gradibus inferiorem inspexi, seti nec M
pino Iiorrore potui diutius su stin ere. V. anche la relazione sulla nini '
di Alessandro VI nella lettera di Luca de Renaldis a (Massimiliano I, da
lionm 27 agosto 1503, pubblicata da H. U i a m a n n in E inladungssohrift dir
t n iversitd t O reifsw ald 1900, p. 3. I deliqui!, in cui cadeva spesso Alessandro VI
(cfr. sopra p. .142 e 397 n. 3) sono certo un segno della sua costituzione sanguigna
e soggetta all apoplessia. ISui medici di Alessandro VI v. anche H a e s e b III-1,
240, 243 e V o g e l s t e i n - R i e g e r II, 25.
( i mantengo fermo di fronte a L e w i n (loc. cit.), che da specialista tos
cologico come in molti altri casi cosi anche relativam ente ad Alessandro VI
conclude con ingiustificata determinatezza per l'avvelenamento. Il mio ami' '
consigliere aulico professore A. v. Tschermak di Praga ha sottoposto ad esami
na specialista i ragionamenti del Lewin e mi scrive quanto segue : Conn
lile 'a in particolare il Lewin (p. 499), pel quale in verit pare assolutamelii
stabilito 1 avvelenamento in Alessandro VI e in m olti altri personaggi storici
possono sicuramente in certi casi svolgersi degli avvelenam enti in modo remi1>l\o, e allora mancano affatto sintomi d i stomaco e intestini o scompaio!!'
per qualche tempo dopo l esistenza al principio, mentre compaiono febbre e dolori
articolari. Cosi il prefato autore (D ie N ebenieirkungen der Arzncimittei>.
Iierlin 1892, 364) ha anzi osservato in alcuni casi febbre di tipo intermittenti!
in avvelenamento per arsenico. Ma secondo i sintom i descrittici della malattia
incontrastabile che in Alessandro VI non si ha n lusuale forma gastro
intestinale, coleriforme dellavvelenamento per arsenico, n la forma pi rar:i
cerebrospinale o paralitica (cfr. P. v. D i t t b i c 3i , L ehrbueh der gerichtl. Medie"'
1 lag 1922. 188 ss.). .Contro poi lammissione duna particolare forma internili
lente d avvelenamento in questo caso, parla con grande risolutezza linter\a llo di 6-7 giorni fra la pretesa data dellavvelenamento e l inizio della ma
lattia. Non pu dubitarsi di questa circostanza mentre il Lewin, con ingi
stificata critica al Burcardo e tirando in ballo dati cronologici del tutto e r r a t i
del Guicciardini (immediata m alattia al banchetto, dal quale padre e Agl'1
sarebbero stati portati via come morti, e morte dopo un giorno !), non tieni'
in considerazione questa decisiva circostanza. La forma apodittica dei suoi giu
dizi appare poco acconcia ad accrescere il peso reale dei suoi argomenti; a l t r e t
tanto poco la forma della critica, che egli crede bene di esercitare sulla espo
sizione di Lei, la quale, com'egli stesso dice, dovr provocare piii che crollate
(li capo gi in m edici mediocremente esperti (j). 500), anzi nel Lewin stessi'
(p. 502) sviluppa il senso del pi grande disagio scientifico. Qui non si tra 11
ili sensazioni personali, ma esclusivamente di apprezzamento oggettivo d ell1
realt storica. Quanto alla natura del veleno usato fuori di discussione in c ericasi dai Borgia, la cosi detta cantarella, gi F lan d in (T r a iti des poisons, cfr'
R evue des D eu x M ondes XX [1877], 276) sospett a ragione, per quanto Pr,j
acido arsenioso : a questa opinione aderisce L ew in (loc. cit. 497). Confon "
a tutte le esperienze va elim inata anche l opinione che quellet abbia posse
duto un veleno a noi ignoto, il quale prescindendo da accennati fenomen
generali operasse solo dopo un intervallo di 6-7 giorni senza perturba**001un avvelenamento mortale svolgentesi sotto la forma d'uua febbre te r z a n a

E seq u ie m esch in e. G iudizio su A lessan dro VI.

577

sione dun avvelenamento parlano anche la relativamente piccola


violenza dei fenomeni occorsi, il relativo benessere fra i singoli
attacchi come pure i sintomi della malattia, che per son descritti
solo incompletamente. Fra i casi, del tutto sicuramente stabiliti,
davvelenamento dellet dallora come del presente, nessuno si
conosce che somigli al quadro della m alattia in tutti i sintomi
accertati, che present Alessandro VI.
Secondo luso romano Alessandro VI venne sepolto dopo 24 ore
nella chiesa di S. Andrea congiunta a quella di S. Pietro e che
allora chiamavasi S. Maria della Febbre.1 I funerali seguirono
quasi senza onore; i nemici dei Borgia gongolavano dalla
gioia, cumulavano lil morto di tutti gli oltraggi immaginabili e
spargevano la fiaba che lil diavolo se nera portata via lanim a.2
Sebbene non mancassero anche di quelli che mettevano in ri
lievo le buone qualit di Alessandro V I ,3 tuttavia in generale
l'er quanto sia da c a lc o la rsi a lta la p robab ilit rela tiv a a lla cau sa della morte
di A lessandro V I (m a la ria e a p op lessia o p a r a lisi del cuore), non sia om esso di
accennare a lla p o ssib ilit duna decision e in certo m odo apod ittica, che sa
rebbe data da un esam e chim ico d ei r esti del cadavere, ancor oggi e siste n ti
nel sepolcro. In p a rticolare un e v en tu a le avvelen am en to per arsenico s i potrebbe
con som ma p robab ilit tu ttora provare, dacch, ad es., si riu sciti a dim o
strare n elle fa sc ie ch e involgono m um m ie m illenarie, n ella m ateria colorante
usata, tracce d'arsenico, e ad esclu dere in v ece l arsenico come m ezzo d i con
servazione .
1
B u r c h a k d i , D iarium ( T h t i a s n e ) II I, 243, ( C e l a n i ) II, 355. Ofr. M n t z ,
Ics art 262. N e llanno 1610 l e ossa di A lessan dro V I furono trasp ortate nella
sagrestia di iS. M aria di M onserrato, dove in fondo a lla n a v a ta destra venne
eretto d i nuovo un sarcofago d i m arm o per A lessan dro V I e C alisto I I I . Cfr.
X o y a e s V, 193 n ota c. ; L e o n e t t i II I, 389: B olet. <1. la R . Accad). de la H ist m ia
XVIII (1891), 159 s. e M n t z loc. c it. 266 s. K a th o lik 1901, II, 542 s. ; D t ife e s s e X X V I, 117.
Cfr. M a t a r a z z o in A r d i. stor. ital. 1 S erie X V I 2, 222-223 (trad. di
M . H e r z f e l d 233 s.) e la le tte r a del m arch ese d i M antova d el 22 settem b re 1503
'u Append. a l G r e g o r o v i u s , L u crezia B orgia 122-123 e presso L u z io in R iv.
d'Italia 1909, II, 837. V edi anche la poesia stam p ata a V enezia n e l 1508 e
ristam pata in A rch. stor. lotnb. II, 17 s. Anche G i a n F r a n c e s c o P i c o d e l l a
M i r a n d o l a n e lla su a V ita Savonarolae (ed. Q u t i f I, P a ris 1674, 137) r ife
risce come voce, ch e l'anim a dA lessan d ro V I sia sta ta p ortata via dal diavolo,
Ch1 quale avrebbe fa tto u n p a tto per arrivare a l p a p a to : eg li poi la sc ia la
'celta fra qu esta opinione e qu ella dellavvelenam ento.
3
Cos i l vescovo d i G allipoli, A lessio Celadeno (C eladoni) n el discorso
da lui tenuto il 16 settem b re 1503 a i c a rd in a li che stavan o per entrare in
conclave, secondo i l preteso un ico esem plare conosciuto del M useo B ritan n ico
dito in parte da G a r n e t t in Engl. H ist. R e v ie w V II (1892), B ll s. M a anche
1;l Biblioteca di S tato in M onaco ne p ossied e un esem plare, forse d u n a ltr a
st*mpa (se e s a tta la stam p a d allesem p lare londinese presso G a r n e t t ) , colla

Ugnatura // lcci. 176 : A l e x i t C e l a d e n i E piscopi G allipolitani oratio ad sacrum


''idinalium senatum ingressu ru m ad novum P ont. elig. (s. 1. e t a.). G a b n e t t
O ttavia va troppo a v a n ti quando rileva l im portanza d i qu esto discorso per
u giudizio sopra A lessan dro VI. Ofr. anche B e r n a r d i II, 46 s. A f. a Iv (non
'aml>ato presso 'G a r n e t t ) prim a di parlare d i A lessan dro VI, C eladeno osP-W TO R ,

Storia dei P a p i,

III.

37

578

L ibro II. A lessan dro VI. 1492-1503. Capitolo 10.

fin dal tempo della morte dellinfelice il giudizio sulla Bua vita e
le sue opere fu oltremodo sfavorevole.1 Allorch pi tardi giunse
al pontificato Giulio II, il nemico giurato dei Borgia, si form
labitudine di ravvisare 'in Alessandro VI il tipo di ogni malva
git e cattiveria. Lo si chiamava il marrano, con il quale ingiu
rioso termine spagnolo erano 'chiamati quei Giudei battezzati, che
per rimanevano nascostamente fedeli alla loro religione. - Ma
con ci sera ancora ben lungi dal pronunciare il giudizio pi
aspro, se lo spettabilissimo Marcantonio Altieri espresse aperta
mente la sua soddisfazione perch ormai tutti i Borgia erano estir
pati daHimo della terra quali piante venefiche, in odio a Dio,
nemiche agli uom ini.0 Non solo poeti italiani, ma anche spagnoli
si espressero nella maniera pi cruda sul conto di Alessandro VI.
s e n a che nel primo giorno delle esequie il protonotario Arcimboldi fu iu h
orni ioni' m ulta de ilio g ra viter copioseqne dissentisse.
1
< fr. per es. Cambi XXI, 195 s. Notar Giacomo 201. Allannunzio d e lla
morte di Alessandro VI un contemporaneo in Bologna scrisse: et sepuUus st
In inferno. A tti il. Romagna V il i (1890), 179. Come il giudizio di S i g i s m o n d o
i>k Conti so]ir Alessandro VI si faccia sempre pi severo vien mostrato b e n e
da G o ttlo b in Itist. Jahrli. VII, 3 2 0 s. 'Anche il giudizio di P ietr o Martire
diventa in seguito sempre pili aspro; vedi H.crnays !H>. Il giudizio s f a v o r e v o l e
di Ferdinando il Cattolico nella lettera al suo ambasciatore Rojas p r e s s i '
\n.i.A , I). i r . de lio ju s 187, 305, 360: de i/ne en est rida no le queda sin0
m uditi infam ia. ;/ en la atra es t/e oreer i/ue m u d iti pena, si XiK'sIro {Scio"

no us coti de gran di ss una misericordia.


Gli narrando l'elezione di Alessandro VI P a r e n t i (presso Schnitzeb.
Ziti Gtseli. A lex. 17. 20; efr. 7) nota chessa era riuscita contro la comune
opinione, per molte ragioni, prim a per essere lu i C a ld a n o et tenuto ili >i
perfecta fede. S c h n i t z e b (p. 10) dii a questa osservazione un 'importanza (tin
nente. che tuttavia non possiede in tale m isura. Il 12 febbraio 1497 O t t a
viano Ubaldini scrisse ad Klisa belt Gonzaga su Alessandro VI (presso Li'/i".
/afe. d E ste e i liorgia XLI, 495): non solo infedele m a incredulo. Se Judorend C risto per 0 dinari, questui el venderla per vintinove.
\ . Li
uptitili di M a r c o A n t o n i o A l t i e r i , ed. N a r d i t o c i , Roma 1v 1'
Lo scritto (originale nellA r c h i v i o A l t i e r i i n R o m a ) ebbe origli'
tra iil 1500 e 1509 e fu compiuto probabilmente nei primi anni di Leone X : vedi
R e i m o n t in A ilgcm . Z eitu n g 1874, n. 358, Bei/.
*
Cfr. F a r i n e l l i in Rassegna Inbl. </.. L ett. ital. IV. 244 s. J u a n d e In
d il l a
nel suo curioso poema fatto ad Imitazione di D an te: L os doze tri'1"'
photi de los doze A pstoles fcehos por el cartuxano, Sevilla 1521 (O. IV, tr. Ri
mette Alessandro nellinferno tra i simoniaci. <ifr. su quest'opera M*ksd,z
v P e l a v o . P oetas liricos Castellanos (Madrid 1890), VI, o cx i.m ss. l*n s o n e t t o
satirico fiorentino, In oli itti A lexa n d ri V I Pont. Max:. suUarrivo di A le s s a n d r o
all'inferno, pubblicato da Cian in Giorn. stor. d. lett. ital. XVII. 295 e da
Cesareo in X itora A ntologia CXXXV (1894), 193. Un epigramma satirico
forma d i iscrizione sepolcrale a l defunto, di Fausto Maddaleno de ('apodi
ferro, dal Cod. Val. 3419, f. 55: 1). D. A lexa n d ri V I. Pont. M ax., presso T"M*
masini. M achiavelli I. 271. D Ancona (Alessandro V I e il V alentino in norcll"nelle sue Variet storiche II, Milano 1885, 243 ss.) ricorda Giram i d STI"'
Eoatanim iti, lo* novella della 9* decade, in cui Alessandro VI e Cesare Borgi
sono dipinti sotto finti nomi.

G iu dizio su A lessan dro VI.

579

Da molti si dipinse il papa Borgia come un mostro e gli si attri


buirono le pi turpi nefandezze; si form una vera leggenda.1
La critica moderna ha giudicato in molti punti pi giustamente
Alessandro VI e respinto come prive di fondamento alcune delle
peggiori esagerazioni antiche. 2 Quantunque sia necessario guar
darsi dalPaecettare senzaltro come moneta di buona lega i racconti
dei contemporanea sopra Alessandro VI, quantunque i giudizi an
che presso gli storici pi serii e gravi non siano scevri da pas
sione, quantunque il frizzo del popolo romano sempre pronto e
mordace abbia con dotte e popolari pasquinate spietatamente lace
rato la fama di lui e dei suoi ed abbia affibbiato a lui certe infamie
e un tal tenore di vita, la cui turpitudine travalica i limiti del
possibile,3 tuttavia tanto il male che resta storicamente accer
tato,4 che i recenti tentativi fatti per salvarne la fama debbono
assolutamente rigettarsi come un indegno contorcimento della
verit.6 Con una disinvoltura e una mancanza di scrupoli senza

1 Cfr. sopra p. 451 e 555 s. come anche A rd i. d. Soc. Kom. X V III, 200 ss.
Sul giudizio del G u i c c i a r d i n i si confronti R a n k e , X. K r itik 55* e R e t t m o N t III
1, 200. Il giudizio del V e t t o b i presso R e u m o n t III 1. 498 contiene malgrado
tutto il resto di acrimonia questa osservazione: Allorch un principe s' attirato
iodio, ognuno vaggiunge il suo, inventa e gli attribuisce ogni sorta di vizi,
'-ir. anche presso P i . i s s i e r . A lleanza 200-204 i racconti scandalosi narrati
dal credulo Girolamo Borgia.
2 Cfr. specialmente sopra p. 451 e 547, n. 0 e sotto p. 028. V. anche Hebgesbother, H an&budi der K irch en g esd i. II I5, 279 s.
3 R e u m o n t in Theol. L ite ra tu rlU itt d i Bonn V (1870), 086.
4 Ofr. sopra p. 3S7, 547 s. e 550 s.

Ci vale iin particolare per gli scritti di Oi.i. ivi eh e Nem eS: cfr. sopra
P- -517. n 5 . Contro lapologia di C l m e n t (Leu Borgia, Paris 1882) vedi L i *inois in P olybiblion 1892, novembre, p. 413 ss. N migliore il tentativo di
C i u x t r e l di negare limmoralit di Alessandro VI tanto prima che dopo la
u elevazione al papato. A llo C h a n t r e l s i associa il B e b n a c c h i in A rd i, delxw ut co H I (Trento 1805), 483. Anche L e o n e t t i va talvolta troppo ili l
con lui u T a c h y in Ite r, dea gciences eccles., Amiens 1882. Le C hro n id es o f
'he Homse of B orgia (London 1901) del C o e v o sono unesposizione apologetica
Popolare in forme in parte prive di gusto. C o r v o scusa Alessandro dell'aver
:iyuto figli collo spirito del tempo, ma lascia da parte tutte le altre accuse
' "utro di lui. La Chiesa gli dovrebbe grande riconoscenza (p. 248 ss.). F. F . he
B t h e n c o t t b t ( A le j andr 17 S w n o Pontificie, in R iv . del Collegio A raldico VI,
ironia 1908. 733-753) fa risaltare in modo unilaterale le splendide qualit e
opacit in Alessandro V I e fa di lu i un sovrano affatto eminente senza voler
'are unapologia sotto il rispetto morale. Ci ha ritentato recentemente P a F b a s s o n i in detta R ivin ta (VI, 752 ss., V III [1910], 321 ss. ; X I [1913]
182 ss.) qualificando di calunnie tutte le notizie su illecite relazioni di A les
sandro VI con Vannozza e con Giulia Farnese, ma senza dimostrarlo neanche
*r sogno. Insiem e vengono elevati attacchi violenti contro la nostra esposi
zione, ad es., VI, 752 : La recente pubblicazione del Pastor, valentissim o,
111,1 imbevuto delle preoccupazioni dellambiente tedesco protestante ed iper' ritico, lanci nuovo anatema su l capo del pontefice spaglinolo e della sua
sU>lJe, accettando cos quanto lodio dei baroni romani pot inventare contro

580

Libro II. A lessan dro VI. 1492-150.'!. C apitolo 10.

esempio Alessandro VI nei suoi undici anni di pontificato ha se


guito le proprie tendenze e aspirazioni del tutto secolaresche e
spesso detestabili ; egli ha abusato in una maniera inaudita, senza
punto badare alla scelta dei mezzi, delia sua elevata posizione per
innalzare la potenza e il lustro della sua fam iglia e per favorirne
gli ambiziosi disegni ; la sua vita pubblica e privata bruttata di
gravi macchie morali, le quali vengono ad oscurare compietamente i pochi lati luminosi del suo carattere. Il suo pontificato fu
una disgrazia per la Chiesa, al cui prestigio apport le pi profonde
fer ite .1
il soviano straniero. Io posso portare una nuova testimonianza, dalla quali'
appare che il papa Borgia visse fino all'ultimo immoralmente, a provare quanti
sia giustificato il mio giudizio su Alessandro VI. In data 15 agosto 1513
Leone X conferendo un beneficio impart dispensa super defectu natalium a
Rodericus Borgia, Scholaris Roman. In questo * documento si legge : ut asserii

in duodecimo vel circa tuae aetatis anno constitutus existis

a c d e fe c tu m

nv

(Rcg. Y a tiC . lo '.'),


f. 107, A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o ) . Sono appieno giustificate le
forti espressioni, con cui P o r t t g m o t t i (p. 7 s.) rigetta i fan tastici tentativi di
difesa del conte Pasini Frassoni (non appartengono alla storia, ma al r o m a n z o ) ;
ma esse colpiscono anche il suo proprio tentativo, che cade nell'altro estremo
di imporre ad Alessandro VI anche dei vizi, pei quali finora non stata
recata uua prova storica. Lo psichiatra milanese non ha la minima idea del
metodo storico e si azzarda su un terreno, che gli estraneo come quello della
reologia e del diritto canonico, per il quale im partisce alla Chiesa Cattolica
consigli (p. 120), la ingenuit dei quali va di pari passo colla sua ig n o r a n z a
della relativa materia.
i
R k t t m o n t in W e t z e r und W e l t e s Kirchenlex. 12 , 4SS s. ; cfr. Gesch,
dcr S ta d t Rotti III 1 , 247 s. e Theol. L it. Bl. di Bonn V (1870), 477 s. Sul discre
dito in cui Alessandro A I fece cadere il papato presso molti Tedeschi, vedi sotto
p . 592, n. 9. Il visconte C. d e M e a u x (Le Corresponda-nt CXOIII [189S], 24 s .)
coni iene col nostro giudizio. Cfr. anche la caratteristica d'Alessandro VI p r e s s o
W o o n w A R D , C. Borgia 325 ss. G e i g e r (Burcardus 75) dice : Egli certo non fu
un delinquente cos cattivo come qualcuuo dei suoi figli, specialmente C e s a r e .
ma, debole e senza volont, lasci avvenire le cose pi orribili e porto P a p a t o
e Chiesa allorlo dellabisso. W. B u sc h in H ist. Zeitschrift LXVI (1891), 510:
Ammessa la giustificazione, che pei Borgia sta neUa generale d e p r a v a z i o n e
delle idee morali del loro tempo, contro di essi sussiste per che ci appai"1-
la guida e i rappresentanti della medesima . Relativam ente al tentativo di
S a b a t i n i (C. Borgia (53 ss.) di scusare in certo qual modo sotto il rispetto morale
Alessandro ^ I con ci, che i suoi prossimi predecessori non furono di i u o l t '
m igliori di lui e che altri contemporanei altolocati sono stati altrettanto cat
tivi. cfr. F. L o n a r d , C. Borgia, in W estm inster Rcvieic OLXXVIII (1912), 68.
L o n a r d invece mostra la tendenza a credere senz'altro a tutte le relazioni sfa
vorevoli e daltra parte non meno privo di critica del Sabatini c r i t i c a t o da
lui. Questo vale anche per A. N. M a t h e w (The Li f e and Times of Rodrigo
Borgia, Pope Alexander VI, London 1912), che parimenti mostra in g e n e r a l e
la tendenza a prestar fede, oltre che alle cose incontrastabilmente t r a m a n d a t e
nnche a tutte le ciarle incontrollabUi. Questi ed altri lavori inglesi (anche 11
C o r v o citato qui sopra) non hanno affatto arricchito la letteratura storica. N,! 1
R e m e des Dcu.r Slondes\ LXXXVI (1SSS), 171 ss. G e b h a r t svolge il pensiero c h e
Alessandro \ I ha nociuto pi allItalia colla sua politica senza scrupoli che
T A I.IU M

1PATERIS I>K R O M A N O (PONTIFICIE G E N IT U S

ET

SOI/UTA

G iudizio su A lessan dro VI.

581

Precisamente dal punto di vista cattolico non si pu condan


nare abbastanza severamente Alessandro VI, come del resto han
gi fatto un Egidio da Viterbo al tempo di Leone X e pi tardi
gli annalisti della Chiesa, Raynald e M ansi.1 Il compito di un papa
in quel tempo era appunto di opporsi alla mondanit ; a quella fiu
m ana di corruzione che savanzava impetuosa; ma Alessandro VI
vide la sua vocazione nel provvedere a lla propria famiglia come un

principe terreno alla sua dinastia.2 Anche quando lassassinio del


suo diletto tglio, il duca di Gandia, gii fece rammentare in modo
terribile la sua vera vocazione, il pentimento non fu che dd breve
durata e tosto egli torn a vivere del tutto alla foggia dei principi
scostumati dellepoca sua. Linfelice cadde sempre pi in bala del
terribile Cesare e prese parte ai suoi m isfatti.
Cos egli, che doveva tener locchio vigile al suo tempo, sal
vando quel che era da salvare, ha contribuito pi di qualunque
altro a che potentemente crescesse nella Chiesa la corruttela. La
vita di questo gaudente duna sensualit indomita fu in tutto in
opposizione alle esigenze di Chi egli doveva rappresentare sulla
terra.3 Con tutta disinvoltura egli si abbandon finch visse ad una
condotta viziosa. Ma, cosa singolare, il modo con cui Alessandro VI
amministr glinteressi puramente ecclesiastici non ha dato appi
glio ad alcun biasimo fondato e nemmeno i suoi pi accaniti avver
sarli hanno potuto formulare sotto questo riguardo alcuna accusa
speciale. * La purezza della dottrina della Chiesa rimase intatta,

alla Chiesa colla sua personalit : Cesare poi sarebbe stato veramente il suo
spirito malvagio, le (lmmi de le famille. Sim ilm ente giudici) gi dal punto di
'sta politico come napolitano lumanista A n t o n i o G a l a t e o , che chiam a il
Papa spagnuolo Alexander seu ille Rodericus, nomen non minus Italiae, quam
Hispaniae infaustum et exitiale e gli rinfaccia in particolare come ingrati
tudine la sua parte nel tramonto della signoria dei re aragonesi a Napoli (presso

V i alcuni opuscoli del sestodecimo secolo intorno alla quistione del


dominio temporale dei Papi, Pesaro 1862, 26.

C a s o t t i,

1 II giudizio di Egidio da Viterbo presso G b e g o r o v i u s V II-, 494. Il giu


dizio del R a y n a l d stato allegato gi sopra i>. 337. Pi duramente ancora
si esprime M a n s i in una nota al R a y n a l d X I, 415. I gesuiti J. M a b x a n a [UisP.
J,i*p. XXVII, 2) e K o l b iS eries Rom. Pont. [Aug. Vind. 1739] 296) abban
donano affatto dal lato morale Alessandro VI, e cos anche il D a m b e r g e r
nel suo Fiirstenbuch (Regensburg 1831) p. 340. Anche di fronte ai recenti
apologisti i gesuiti nella Civ. Cat. Serie 3*. T. IX, 722, 727, come il M a t a g n e
<v il nostro voi. I, 753, n. 1 [ed. 1931]) hanno sostenuto lim possibilit di
riabilitare il papa Borgia. L o u o h l i n in Tlic Catholic Encyclopedia I, 293.
2 H f l e r , Katastrophe 15 ; cfr. anche la dissertazione su l 'Aera der Battarden 56 3 .
3 I/O fanno notare gi i contemporanei ; cfr. la lettera satirica del 1502
Presso S anuto IV, 220, 2 2 1 .
4 R e t j m o n t III 1, 247 s.; cfr. L p i n o i s 424 s . H e r g e n r t h e r V i l i . 389,
v anche C k e i g h t o n IV, 45. S a b a t i n i , C. Borgia 128 ss. ; B t h e n c o u r t loc. eit.

582

L ibro II. A lessan dro VI. 1492-1503. C apitolo 10.

quasi che la Provvidenza abbia voluto mostrare, che gli uomini


possono bens recar danno alla Chiesi, ma non distruggerla.
In ogni tempo si sono avuti nella Chiesa insieme a cattivi cri
stiani anche indegni sacerdoti ; e affinch nessuno ne avesse a pren
dere scandalo, Cristo stesso aveva ci predetto paragonando la sua
Chiesa ad un campo, nel quale insieme al buon frumento cresce
pure la zizzania, e poi anche ad una rete, entro la quale sono pesci
buoni e cattivi pesci : anche Egli poi in mezzo ai suoi apostoli tol
ler un Giuda.
Come una cattiva incastonatura non scema il pregio duna
gemma, cos la peccabilit dun sacerdote non pu recar scapito
essenziale n ;al sacrifcio chegli offre, n ai sacramenti che ammi
nistra, n allinsegnamento che impartisce. Certo per la vita dei
fedeli la dignit personale del sacerdote di massimo momento
gi perch egli con essa d ai membri della Chiesa un esempio vivo
da imitare e impone un maggior rispetto a quelli che ne stan
fuori ; nondimeno la santit o empiet di qualsivoglia persona non
pu esercitare unefficacia diretta e decisiva sulla natura, divinit
e santit della Chiesa, sulla parola della rivelazione, sulle grazie e
sul potere spirituale. E cos anche il sommo pontefice non in
grado idi togliere alcun che al valore dei tesori celesti che gli sono
stati affidati nella loro pienezza e chegli amministra e dispensa;
il suo ufficio molto al di sopra della sua persona, e come loro
rimane oro sia che lo dispensi una mano pura od impura, cos an
che il valore intrinseco del papato affatto indipendente dalli*
dignit o indegnit. della persona che n investita-1 Anche il
primo papa, san Pietro, aveva gravemente peccato allorch rin
neg il suo Signore e Maestro, e nondimeno gli fu affidato il su
premo ufficio pastorale. Con questo criterio giudicava gi a suo
tempo Leone Magno : La dignit di san Pietro non vien meno
neanche in un indegno successore.2
741. f; degna di nota anche la riservatezza di Alessandro VI nel concedere
dispense ecclesiastiche ; v. in proposito Luzio. Innb. d'E ste e i Borgia XLL
477 s. 540.
i
Cfr. K a th o lik X I (1824), 258-260 e [ H u n d h a u s e n ], K irch e oder P rotestan
tism u s 130-137.
P etri dignit etiam in indigno herede von deficit. S e n n o 3. n. 3.

11.

Attivit ecclesiastica di Alessandro V I. Il gran giubileo


dellanno 1500. Editto di censura. Missioni in America
e Africa. Arbitrato pontificio sul possesso coloniale degli
Spagnoli e dei Portoghesi.
quanto durante tutto il pontificato di Alessandro VI pre
dominassero tendenze mondane, pure il papa non manc di
attivit ecclesiastica. Malgrado tutti i mali, il governo della Chiesa
nellessenziale prosegu indisturbato il suo corso, il che per in
parte si spiega soltanto con la meravigliosa organizzazione della
Chiesa cattolica.
Sullesempio dei suoi predecessori anche Alessandro VI diede
suo valido appoggio agli Ordini religiosi, li provvide abbondan
temente di grazie speciali, cerc di assicurarne e promuoverne in
tutti i modi lesistenza e loperosit. Innocenzo V i l i nellanno 1490
aveva accordato alle chiese degli Agostiniani le medesime indul
genze, che altrimenti si lucravano soltanto con la visita delle sta
zioni di Roma. AllOrdine degli Agostiniani egli nellanno 1497
assicur esclusivamente e in perpetuo il posto onorifico di sacrista
della cappella del palazzo pontificio. D'allora in poi in tutti i conventi e chiese degli Agostiniani vennero prescritte speciali pre
ghiere per il papa. 1 Cos quellOrdine religioso, dal quale doveva
uscire il pi violento e poderoso nemico di Roma, stavla in intime
relazioni colla sede papale.
I
Domenicani vennero favoriti non solo nella loro attivit dintjuisitori, ma ebbero anche molte altre prove della benevolenza
Pontificia. Il papa procedette contro coloro che detenevano beni
BellOrdine, promosse il (culto di S. Tommaso d Aquino, favor la
riforma e nuove fondazioni di conventi domenicani, conferm al
er

null. ord, erem. Aug. 37 e K o l d e , Die deutliche AugustinercongreV anehe Cod. dipl. {fax. II, vol. IX, 348 ss. e H eim bucheu I, 450.

. -1 1v ' i p o l i ,

>.
II.

1 8 4 ; B aum garten.

Hie luthol. Kirche I, 2K5 (2272).

584

L ibro II. A lessan dro VI. 1492-1503. Capitolo 11.

lOrdine tutti i privilegi degli altri Ordini mendicanti, nonch i


privilegi delle confraternite del Rosario.1 Anche ai Francescani
furono rinnovati i loro antichi ed ampli privilegi.2 Considerevoli
grazie ricevettero da Alesssandro VI la congregazione dei Cano
nici regolari di S. Salvatore3 e i G esuati4 Godette parimenti della
pontifcia protezione la congregazione degli Eremiti in Italia, nota
sotto il nome di Fratelli apostolici. Innocenzo V i l i nel 1484 aveva
dato ad essa una pi salda organizzazione obbligandoli alla regola
degli Agostiniani ed a portare un determinato abito. Alessandro VI
port a compimento lorganizzazione dei Fratelli apostolici me
diante una bolla dellanno 1496. In essa fra laltro veniva imposto,
che in avvenire si avessero ad emettere voti solenni secondo la
regola degli Eremiti Agostiniani, i cui privilegi vermero accordati
ai Fratelli apostolici. Il loro generale risiedeva in S. Rocco di Ge
nova.5 N ellanno 1497 Alessandro VI riun i conventi dei Cister
censi dellItalia media e superiore1a formare lunica congregazione
di S. Bernardo.0 Nellultimo anno del suo pontificato larg impor
tanti privilegi aHOrdine dei Prem onstratensi.7

1 I documenti nel Bull. ord. praed. IV, 44, 99, 101, 115 116 120, 122. 133.
166, 190.
2 Con una bolla del 5 febbraio 1501, manoscritta nella B i b l i o t e c a d e l
m o n a s t e r o d i iS. G a l l o , ma certo gi stampata. In Rom. Q uartalschr.
X III (1899), 285-288, dal vol. G 303 dellArchivio concistoriale pontificio E u b e l
pubblica alcune notizie degli anni 149S e 1499 relative a llOrdine dei Minori,
le quali mostrano il potente favore papale, che allora godevano gli O s s e r v a n t i
Sulle condizioni dei Francescani Osservanti in Danim arca e laiuto loro dato
nelle questioni coi Conventuali vedi K r a k u p og L i n d b a e k , Acta P ontificuni
anica V, 85, S9, 98 s., 109 s., 126 s., 138 s ITI s., 268-270. Le Litterae nobiUum
Moraviae ad Alexandrum Papam del 24 aprile 1498 a favore degli O s s e r v a n t i
sono pubblicate in Anal. Franciscana III (1897), 655 s. Il francescano G i o v a n n i
di Guadaloupe ottenne da Alessandro VI la conferma della sua riforma e il
permesso di erigere poveri conventini e una custodia della sua osservanza in
Ispagna ; vedi G a u d e n t i u s [ G u g g e n b i c h l e r ] , Beitrge zu r Kirchengesch. de*
16. u. 17. Jahrh. 244; H o l z a p f e l , Gesch. des Franziskanerordens 14L 323 s.
3 Bull. can. regul. congregat. s. Salvatoris, Iiom ae 1733, f. 105 s.
* Bull. V, 376 s.
Bull. V, 3 6 6 s. T a m b u r i n i , Die jure abbat. II, 3 3 8 . W e t z e r und W e l t e ' *
Kirchenlexikon i a , 1 1 1 1 - 1 1 1 2 . H e i m b u c h e r I, 4 8 9 . 2 * e d . d i H e i m b u c h e r II. 2 4 4 .
Bull. V, 371 s. Con bolla del 23 gennaio 1497 egli conferm lerezione del
convento di Mariawald, chera stato fondato nel 1487 come convento C ir te r c ie n s e
d a .Bottenbroich ; v. Uebersicht ber den Inhalt der kleineren Archive der Rhein
provinz III, Bonn 1909, 4a, n. 18.
7
Ofr. N i l l e s , Alexander V I. u. der Prmonstratenser Orden, in Zeitschr.
f. kath. Theol. XXV (1901), 563-565, dov comunicata in sostanza la bolla
Rationi congruit, del 26 novembre 1503, con cui '.Giulio II conferma i privi
legi. Su un privilegio dindulgenza concesso da Alessandro VI per l'Ordine dei
Trinitarii, del 6 marzo 1498, cfr. G l l e r in Freiburger D izesan-Areliiv X. 1
XVII (1917), 82, n. 1.

A lessandro V I per la lib ert e per il culto ecclesiastico.

5 8 5

Nel 1494 ottenne la conferma pontificia lOrdine dei Cavalieri


di S. Giorgio, nel 1496 lOrdine di S. Michele fondato da Luigi XI
e nel 1501 lOrdine femminile fondato da Giovanna di Valois con
lintento dimitare la beatissima Vergine.1 Pi importante ancora
fu lapprovazione che Alessandro VI diede nellanno 1493 allOrdine fondato dal suo protetto san Francesco di Paola e anche ai terziarii del medesimo, che nel 1503 arricch di privilegi.2 Nel 1496
avvenne per opera del papa il rinnovamento dellOrdine del santo
sepolcro.3 E come non poche volte Alessandro VI prese a, tutelare
i conventi contro oppressori ecclesiastici e la ici,4 cos in molti
casi sorse a difendere la libert ecclesiastica in generale.
Sotto questo riguardo di .grande interesse il contegno assunto
da Alessandro VI di fronte alle mire assolutiste nei Paesi Bassi.
Sebbene il clero ivi si mantenesse inattivo di fronte alla violazione
dei suoi privilegi e delle sue immunit, il papa intervenne nel
modo pi risoluto. Fin dal principio del suo pontificato egli minacci
di scomunica le autorit del Brabante ove non rinunciassero alle
loro usurpazioni nel campo del diritto ecclesiastico. In pari tempo
egli si rivolse al duca Filippo di Borgogna, lo avvert delle viola
zioni che facevansi alia libert ecclesiastica nei suoi stati, specie
nel Brabante, intimandogli di annullare quegli atti. Il vescovo di
Liegi ricevette un breve di severo biasimo per non aver difeso i
diritti della Chiesa e per non avere informato la Santa Sede, e
sotto pena di sospensione e dinterdetto gli venne ordinato di pren
dersi a cuore la buona causa. Scritti simili a questo ricevettero pure
moltissisme persone, le quali erano in grado dinfluire sull?ndamento delle cose nei Paesi B assi.5 Alessandro VI eman una bolla
speciale contro i maltrattamenti che si usavano a ^oloro, che recavansi per affari alla Curia romana.6 Un apposito ufficio eretto nel
1497 dagli Sforza pel ducato di Milano al fine di vigilare su tutti
benefizi e per limmissione nel godimento di essi, dietro reclama
1 R a y n a l d 1494. n. 41 ; 1501, n. 24 s. H e i m b u o h e r I, 522 s. P u c i e b , Lettre
' 66 s. ; e la 2* ed. di H e i m b u c h e r l i , 272.
2 Hll. V, 352 s 380 s. Della conferma dellOrdine di S . Francesco di Paola
Pi tratt gi sotto Innocenzo V ili . Ci risulta dal * Lib. brev. JS, f. 214. A r b i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
3 Mlsuisr, H eilige O rte II, 309 e V a s H eilige Larul, organo della congre
gazione dei lS . Sepolcro X II (Kln 1868), 33. ,S c h u l t z , D eutsche Leben 54*.
r a u m o a b t b n , V ie kathol. K irch e I, 269 (2 261).
4 Ne off rono esem pli le * bolle del 16 agosto 1497 nellA r e li i v 1 0 d i
S t a t o i n F i r e n z e (|S. Chiara di Cortona) e del 15 dicembre 14!>7 nel' A r c h i v i o p r i n c . v e s c o v i l e d i B r e s s a n o n e . V. anche Arch. <1.
m<M. scientif. 3 Serie II, 170.
.
,
5 Altri particolari presso C a u c h i e , M ission a u x archives vaticanes (Brnxel8 18#2) 18-23. Ofr. P i r e n n e , Gesch. B elgiens I I I , Gotha 1907, 23o.
6
Bolla del 13 aprile 1502, in BuU. V, 394 ss. Cfr. H a u s m a n n , R eserva tfa lle
101 : H i n s c h i u s V, 728, n. 1.

sti

Libro II. A lessan dro VI. 1492-1503. C apitolo 11.

zione della Curia fu messo fuori dattivit dal 1498 al 1500, ma poi
ristabilito dalla signoria francese nel 1501 e dalla spagnuola nel
1505.1
Con diversi decreti Alessandro VI promosse il culto di S. Anna
e della Beata Vergine. Sotto questultimo riguardo fu di grande e
generale importanza il ripristinamento del suono e\YAngelus av
venuto nell'agosto del 1500. Il papa Borgia non fece canonizza
zioni, ma come introduzione ad esse fece compiere con la massima
circospezione e cautela la disamina dalla vita e miracoli di emi
nenti persone. Disposizioni papali in proposito si hanno relativa
mente a Bennone vescovo di M eissen,4 come anche per Enrico VI
dInghilterra-' e Francesca Romana." Alessandro VI fece esami
nare le stimmate della domenicana Lucia da Narni dal maestro del
1 \ edi A. Gai.ante. Il diritto di placitazione e l'economato dei benefici r<i
cun i in Lom bardia, Milano 1894 e in proposito Geiohi. in Archiv. fiir kalh
w/< /(
LXXI (1894), 470. Cfr. anche Ageno, I n n u o to incunabolo inib
uraa .(h c c r c t. L. S fo rtin o pr lib eria te coclea. U fi8\, in A thenaeum VII. 4.
P aris 1910.
S( hai mkkj.i., ite r Cullila der hi. Anna 21, 25. certo C4>n gravi malintesi:
cfr. Sohm itz in K a th o lik del 1893, II, 151 s. * il fogli,, domenicale della Gcrm atua, 1893, n. 10. V. anche P a lk in K a th o lik 1878, I. GOs. e Scuri:. Theol
Lit( nttur-Z citu iiff 1S93, p. .',22. Privilegio d'indulgenza d Alessandro VI per la
confraternita II. M arine Virginia et S. A m ine ad Haarlem, del 24 ottobre 14 'in Quelten u. Forarli, su r Gradi, dea Jtom inikanrrordena in Jeutxchland IN
Leipzig 1913, 4i; s.
3
Bukchakiii, D iarium (T h u asn e) III, 72. (C ela x i) II. 239. Cfr. s o p r a
p. 525, li. 2.
1*
il breve li Alessandro VI al vescovo di Naumburg e as-'li
abati di At/.elle e (Buch in C'od. dipi. ,Sn.v., 2 sezione, voi. I l i , 288-2S1. editore Gebsuokf i>ne il breve al 4 aprile nell'anno 1492, quando Al'sa udr VI non era ancora eletto. Inoltre la data della copia usat.-i
dal G ersuokf suona cos :
n. anno aeptimo. :Questo ci darebbe il 14****t* con ci si accorda benissimo il passo seden te negli * A ctu con^ist'.: ((Kob*11'
4. M artii 1499. K. D. ISenen. legit summam quarundam litterarum ducum .saxonie, prelator., v. episcoporum et abbat. et nobil. illar. partium queuiadmodum alias frequenter scripserunt pr eanonizatione beati Beunonis quondam
episcopi Misnens. quem dieunt miraculis corruscare. 'Et cum semper remici
fuerint ad partes pr interponenda mora, prout in sim ilibus arduis causis tirnovissim e omnes rescripserunt instantissim e supplicantes ut causa moiiizationis vel saltelli informationis rerum illarum committeretur. S. I*. X. onin*
bus intellectls sta tu ii qnod tieret eonnnbsio per breve duobus episcopio et
duobus abbatibus pr gravitate rei ut illi de narrati se informarent et sui
litteris Se Sti postea referrent . L ib er relat. eonaialorii segnato C S03, f-
A r c h i v i o c o il c i s t o r i a 1 e n e l V a t i c a n o . Sugli sforzi, risalenti sino
al 1497, di Giorgio duca di iSassonia per ottenere In canonizzazione di Benno1cfr. O. Ci.kmkv in Neue A rch iv f. adcha. G radi, u. A ltertnm akunde X X '"
(1907), 115 s., con una lettera del duca al papa del 3 ottobre 1501.
s W ii.kinb III. <>40. H e h g e n b o t h e r Vi l i . 3*34. B i t s c h . Engtand un ter
Tudori< I, 238 s 387 s.
Lesame di questa causa fu affidato i l 4 marzo 1499 a tre c a r d in a li- '
il * codice dellA r c li i v i o c o n c i s t o r i a l e citato sopra n. 4.

A ttiv it e c c le sia stic a di A lessandro VI.

587

sacro palazzo Paolo Moniglia e da due vescovi, del quali uno, Ber
nardo Buongiovanni, era dei medici pontifici ed a tal uopo fece
venire a Roma da Viterbo quella che fu poi beatificata.1 Tenne
pi volte occupato il papa anche unaltra, poi collocata fra i Beati,
Colomba da Rieti appartenente al TerzOrdine di S. Domenico,
che a Perugia emulava S. Caterina da Siena.2 Quantunque nel
tempo della peste Colomba si fosse dimostrata eroicamente madre
dei poveri e degli am malati, la calunnia la perseguitava e fra
altro si elev contro di lei laccusa che fosse una (strega. Ma da
una diffusa relazione mandata il 21 ottobre H497 a Roma dal suo
confessore, il domenicano Sebastiano Angeli, Colomba venne
splendidamente giustificata; lAngeli ci descrive in modo commo
vente la sua vita pia e oltre misura rigida.3 Ma la catastrofe del
Savonarola fu pericolosa anche per lAngeli. Chiamato a Roma,
egli pot per dimostrare che non era affatto colpevole di disob
bedienza contro il Vicario di Cristo come il suo famoso confra
tello. In seguito a ci il papa lo licenzi con doni pel suo convento
e collincarico che Colomba pregasse per lu i.4 Allorch, dopo luc
cisione del duca di Gandia, abbracci seriamente dei progetti di
riforma, Alessandro VI fece interrogare anche Colomba da Rieti
a mezzo del tesoriere Guglielmo Centelles. Nella sua risposta
Colomba disse dure ma giuste rampogne ed accenn allimminente
castigo di Dio. Centelles ne fu s spaventato che in quel d non
pot prendere cibo.5 E quando, nel giugno 1500, per la caduta
dun lampadario e per essere precipitato il tetto della sua stanza,
S! trov in pericolo di v ita ,6 Alessandro VI si ricord della pre
dizione di Colomba. Dellulteriore attivit ecclesiastica di Ales
sandro VI va ricordata anche la sua conferma della bolla di
S:sto IV sullTmmacolata Concezione 7 del marzo 1502 e la decisione

' < fi'. Makini I, 243 s. (Sullaccertamento della genuinit delle stimmate v.
1:1 * lettera del marchese di Mantova a Isabella dEste data (la Ferrara 10 no'finhre 1499 ( A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a , in App. n. 47).
* Vedi M a t a r a z z o 51, trad. d. M . H e r z f e l d 2.
' E. R icci , Storia della II. Colomba da R ieti. Perugia 1991. 161 s., 233 s.
* Ibid. 239.
r Ibid. 249 ss.
* v - P. 524.
: I.a bolla stampata in U efensio Halle Ki.rtinc aire H it n i rat/a ut in (rare
'"mi* per A lexw ndrum S e x tu m deano revite, resta u ra te ae eonflrm ate, contro.
s!c^astianutn Ilrant et om nes xuox compliees in fu rib n n d a iuivc seeum fleluan'<* (Campata da Giacomo Koebel a Oppenheim], 15(1 (esemplari a Monaco,
iessen e D arm stadt) in cui vari oppositori deUImniacolata Concezione, fra
1 mali il battagliero d o m e n i c a n o Wigand Wirt, molto fuor di proposito appel,ado alla 1 , Ila. Insorgono contro S . B r a n t . che a difesa dellImmacolata Conwtone aveva pubblicato la poesia Pro v ir g in a li Conceptionts defensione,
""tra maculi sta ru m V irffinis Marie fu ro rem Inveetio S ebastiani Ilrant (in
* aria carm ina di B. 1498, ristampata neirindcata confutazione, e d nuovo

588

L ibro II. A lossandro VI. 1492-1503. C apitolo 11.

in senso affermativo che segu nellanno 1501 circa la controversia,


se al vescovo Alberto di Wilna fosse lecito di prendere le armi per
difendersi contro i Tartari. Il 20 agosto del medesimo anno ri
chiamandosi; ad Eugenio IV egli defin la validit dei battesimi
amministrati dai Ruteni nella Lituania e da altri Greci con la
forma passiva e ne viet la rinnovazione.1 L8 giugno 1501 il
papa incit con forti parole il gran principe di Lituania a non
lasciare nulla dintentato onde persuadere la sua consorte la prin
cipessa russa Elena ad abiurare lo scisma e ad accettare la reli
gione cattolica.2 A Costantino, principe della Georgia, che aveva
mandato a Roma il monaco basiliano Nilo con la missione di pro
curare la riunione religiosa e una lega contro i Turchi, Alessan
dro VI nel 1496 invi i decreti del concilio fiorentino ed altre
istruzioni.3
In conformit della costituzione di Paolo II (1470) che ogni
venticinquesimo anno dora innanzi dovesse essere giubilare, que
sta festa fu celebrata sotto Alessandro VI nel 1500.
I preparativi cominciarono gi nella primavera del 1498: 1 il
12 aprile vennero sospese tutte le altre indulgenze plenarie.5 H
28 di marzo del 1499 questa sospensione venne di nuovo promul
gata con una bolla,6 ci che suscit dei malumori in parecchi luo
presso Zarjtcke, Seb. B ra n ts X arrenschiff, Leipzig 1854. 175 s.). Cfr. Lavi hkrt
in IhHt. Jahrb. X V III (1807), 770, 771-776. Sulla bolla di Sisto IV del 1484 v.
il nostro voi. II, 585).
i H ergenrother VIII, 391. dove i documenti.
Thkiner, Mon. P o i l , 289. P ic h le r II, 58. P ie r lin g 247 s. Acton. Essayi
and Stadie 77 s. ; Caro, (leseli. Polcns ,V 2, 776 s., 864 s.
Raynald 149(5, n. 21, 22. H ebgenrother V III, 390. Lubeck, GeOnjicn
dir. ka th . K irche, Aaclien 1918. 407. Giuseppe lindiano, un cristiano di S. Tom
maso originario di Kranganur, nel 1490 consacrato sacerdote dal patriarca neston an o dellOriente, il Catholicos Mar iSimeon, a Gazarta di Zebedeo in Mesopotamia, venne nel 1501 coi Portoghesi a Lisbona e dalla corte fu mandato a
Roma con un compagno. Circa la saggia risposta di Giuseppe alla domanda
di Alessandro A I donde il Catholicos ,Mar Simeon derivasse il suo potere, cfrla relazione in Orbi* novus (Basii. 1555. p. 205 e anche la Zeitschr. f. kathol.
Theol. XX. 728). B urciiardo non menziona questo incidente. A domanda dii
reggente del regno di Svezia, Sten (Sture, e dei vescovi svedesi Alessandro ' I
concesse indulgenza plenaria, il 22 giugno 1496, a tutti quelli che di Sreri#.
Livonia e d'altronde prendessero parte alla guerra della .Svezia contro pii
scism atici russi calati nella diocesi di Abo, o dessero aiuto alla m e d e s im a :
K rarup og Lindbaeck, A c ta P ont. Dan. V, 155 s. (Su unambasciata del gran
principe di Russia Ivan ad Alessandro VI, che non ebbe pratica importane.1,
cfr. A. A rndt in S tim m e n aus M aria-Laach XLV (1893), 140 s.
4 Si tratt anzitutto di migliorare e restaurare i ponti e le strade. 1 11
altre cose nel cap. 12.
5 L a bolla Consueverunl in B u rc h a rd i D ia riu m ( T h u a s n e ) II, 591 ss. colla
d ata e rr a ta 1499 : la d a ta g iu sta ibid. 455.
0
* Romae in die jovis sancti XXVIII. Mnrtii 1499: Cum iS. D . X. feci**
verbum de publicatione bulle [cfr. H ain n. 642] pr anno jubilaei centesim
proxime futuro cum suspensione omnium aliarum indulgentiarum pienananiu).

A pertura del g iu b ileo n e llanno 1500.

5 8 9

ghi, specialmente in Germiania.1 Il 22 dicembre fu solennemente


resa nota in Roma la vera e propria bolla del giubileo in latino e in
italiano e datata dal 20 e vennero concesse ai penitenzieri di S. Pie
tro speciali facolt; nel medesimo tempo tutto il clero della citt
veniva invitato allapertura del giubileo.2
11
papa celebr personalmente questa solennit alla vigilia di
Natale, 24 dicembre 1499, dopo aver disposto col suo maestro delle
cerimonie anche le cose pi minute. La vigilia di Natale il papa si
fece portare in S. Pietro. Indossava gli abiti pontificali, sosteneva
colla mano sinistra una candela dorata accesa e colla destra impar
tiva la benedizione. Tutti i cardinali e i prelati del seguito porta
vano parimenti ideile candele accese. 11 corteo sost innanzi alla
chiesa di S. Pietro e la cappella pontificia cant le antifone di rito.
Quindi il papa si avanz a piedi verso ia cosidetta Porta Santa, ove
gli venne prto un martello, simbolo del potere a lui conferito, in
forza del quale egli apre e nessuno chiude, chiude e nessuno
apre (Apoc. I li, 7). Con questo martello il papa diede parecchi
colpi contro la iparete gi scassinata della Porta Santa, il tui totale
atterramento occup per una mezzora i muratori ivi gi pronti.
Poi il papa, tenendo la candela accesa nella sinistra, per la Porta
Santa entr pel primo nella basilica seguito dalla processione. In-

faeultatum et eoncessionum quibusvis locis e t personis ubique terrarum quibtisvis causis et rationibus ante liac concessarum ac etiam litterarum desuper
r1ufeetarum usque ad annum finitum ipsius jubilaei u t magna cum frequentia
uiidecunque personaliter christifideles ad ipsum celebranduin accedant, fuit ab
omnibus commendatum ut fieret . IAber relit. cotisist. [tempore pontif. Alel'Uidri VI. in die XI I . N ov. 1^98 usque in diern V. Iu lii 11)99, segnato C. 303,
i. 48. A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e n e l V a t i c a n o . Gir. B u b c h a r d i
Diarium ( T h u a s n e ) II, 518 ss., ( C e l a m i ) II, 132.
1 Uno degli scontenti era Geiler di Kaisersberg percli faceva grande stima
dell'indulgenza ; cfr. E ist.-p o l. B l. XLV III, 394 ss. Lautore deUarticolo dice
non essere in grado dindicare, se una tale sospensione sia stata praticata
Per la prima volta da Alessandro VI. D a quanto si d isse nel nostro vol. II,
4 s 4 evidente che Alessandro VI non ordin nulla di nuovo. Clfr. P a u l u s in
Zdtschr. f. kath. Theol. XXIV (1900), 177 s. e XXV (1901), 382-384. Venezia
reo di essere eccettuata da tale sospensione ; cfr. S a n u d o I, 940 s., II, 686,
(z>1- Con brevi del 26 aprile 1498 e 1 maggio 1499 Alessandro VI concesse
Lxx-ezione per lindulgenza largita alla chiesa di |S. ,Marco per la festa del1Ascensione. L ibri Commem. VI, 33, n. 120 ; 40, n. 152.
2 B u b c h a b d i , Diarium ( T h u a s n e ) , II, 584 ss., ( C e l a s i ) II, 181-184. G e i g e r ,
Hit rcarilua 243 ss. A m o r t I , 96; cfr. il * dispaccio d i Giovanni Lucido Catanei
al marchese di Mantova in data di Roma 25 dicembre 1499. A r c h i v i o G o n za S a i n M a n t o v a . ;Sopra le facolt straordinarie concesse a i penitenzieri
' Ha bolla Pastoria aeterni del 20 dicembre 1499 e in quella Cura in principio
4
marzo 1500 cfr. G l l e r , Pnitentiarie II 1, 40 ss. e in Freiburger Dizesan\rchiv x . F X V III (1917), 114 s. I te sti delle bolle in B u k c h a r d i D iarium
' 1U ^ A 8N E ) l i , 588; III, 7 e presso G l l e r II 2, S7-90.

Libro II. A lessan dro VI. 1492-1503. C apitolo 11.

590

tanto sinton il Te Deum, dopo del quale si cantarono i vespri.


Dellapertura della porta santa alle tre altre basiliche maggiori
furono incaricati dei cardinali.
Il
13 aprile il papa visit le quattro basiliche per lacquisto
cleUindulgenza giubilare. Il giorno di Pasqua celebr un solenne pon
tificale in S. Pietro, dopo dal quale impart la benedizione e lindul
genza. Stando al Burcando avrebbero assistito a quella solennit
circa 200.000 persone.2 Per quanto questa cifra sia esagerata, pure
il concorso al giubileo fu molto grande malgrado i tempi corres
sero procellosi e in Roma stessa mancasse la sicurezza. Fin dal
dicembre numerose schiere di pellegrini passarono per Firenze
dirette a Rom a.3 Nel febbraio era apparsa unapposita bolla per
assicurare il viaggio dei pellegrini,4 n mancarono provvedimenti
onde mantenere in Roma la tranquillit e lordine,5 per senza che
sortissero un grande effetto. Nondimeno il concorso dei pellegrini
al giubileo continu. Al vederli un pio Camaldolese se ne ralle;-
altamente perch in mezzo a tanta depravazione verano ancora
migliaia di persone che non perivano in Sodoma. Sia lodato Iddio
egli esclama che ci apporta tanti testimoni della fede'
Tutto il mondo era in Roma (orbis in urbe) scrive S ig is m o n d o
de C on ti.T Vennero pellegrini persino dalla lontana Abissinia.
Dalle relazioni di altri contemporanei si rileva che il m o v im e n to
1 B u r c h a r d i D iali uni ( T h u a s n e ) II, 59S ss., ( C e l a n i ) II. 189 ss. Gtt'.i it.
Iturcardug _i55 ss. Il Martello di bronzo dorato con arme e iscrizione, che il c;
dinaie Giovanni Borgia us nellapertura della porta santa a S. Paolo, tr>' :i-i
ora nel museo del Louvre a P arigi ; v. Le Muscs de Franco 1912. n. S, p. -tri Rev. de I art chrt. 1912, ,177 ss. Secondo le argomentazioni di P a i l u s relat
vainente alla relazione di Burcardo (Zur Gesch. dea JubiUimns vom Jahre l ' f
173-177), l apertura della porta santa in ,S. .Pietro avvenne per la prima v o l t a
nel giubileo del 1500. Pino allora cio, come risult dai lavori, non era esistita
in quel luogo una porta aurea, murata, di cui parlava la tradizione popolari
Circa lapertura d ellanno giubilare 1500 da parte d i Alessandro VI cfr. aii' lie
H. T h u r s t o n . The Uoly Year o f Jubilee, London 1900, 30-34, 76-79. J. E. WnsL i e b e h s d o r f I liti* Jubilaw m jahr 1500 in der Auggburger Kunst, M i i lichen 1M
prova che le rappresentazioni della porta santa in pitture del Burgkmair li"
fanno capo alla medaglia giubilare di Alessandro V I, ma ad una incisioni >
legno o a un rame.

B ubchabdi

B a n d ito c i

B u rc h a rd i

B u rc h a rd i

P etrus

M a rin ili

205. (M.

(T h u asn e)
IIe rz fe ld

D iarium
Diarium

D e i .p h i n u s

II,

(T h u a sn e )
( T h u a s n f .)
p resso

III.

2 13 ,

34, 37,

( C e la m i)

li

35).
III, 16 ss.,
III, 42 ss.

(C e la n i)
( C e la n i)

II, 202 ss.


II, 218 ss.

I U y n a i .d 1 5 0 0 , l i .

215.

1.

t S i g i s m o n d o d e C o n t i II, 218. Su locande e alberghi in Roma ed in al"1


luoghi d Italia circa il 1487 v. le memorie del cittadino di Metz P h i l i p p 1
V i g n e u i . l e s edite da H. M i o h e l a n t , Stuttgart 1852, 20, 29; cfr. Arch. stor. il"'App. IX (1853), 227, 2 3 5 . Sullalbergo, tuttora esistente, del Sole vedi l i ' 1
in A rdi. stor. dellarte V (1892), 343 ss. ; P a s t o r , Rom s u Ende der Renai**'"*
(1916), 57 s.
Cfr. Gottinger Gel. A m . 1918, 162 s.

Il g iu b ileo del 1500.

fu tale da ricordare per molti aspetti la grande epoca delle cro


ciate.1 Quanto fosse radicata la fede nei cuori delle diverse nazioni
si mostr dal fatto, che nessun ostacolo valse a intimorire i pelle
grini, molti dei quali caddero anche vittim e della peste che infie
riva in non poche localit dello Stato pontificio.2 Per mare i pelle
grini erano minacciati dai pirati, onde Alessandro VI fece stazio
nare in Ostia un incrociatore. Per terra ebbero molto a soffrire
specie i Francesi invisi agli Italiani tuttavia anche di essi ne
accorse un numero considertvole.3 Ancor maggiore fu il numero
dei romei che accorse dalla Germania, dai Paesi Bassi e dallUn
gheria. Uomini e donne, vedove e giovinette, frati e monache
narra il Tritemio traevano dalla Germania a Roma per lucrare
il giubileo. Molti religiosi valicarono senza permesso le Alpi 4
Nel .registro della confraternita dellospedale di S. Spirito in Roma
nel mese di gennaio idei 1500 si fecero iscrivere non meno di 180
Ungheresi, e questo numero nel corso dellanno sal a pi di 500.
Ma anche lItalia non rimase indietro. Da Napoli giunse una spe
ciale processione colla veneratissima immagine della Madonna di
S. Maria del Carmine e fra quei pellegrini verano molti penitenti

1 G o th e in ,
- <' f r .

V olksbew egungen 105.

Diario di

S. T o m m a so

di

S i l v e s t r o 2 3 5 .s .

3 Guglielm otti. M urimi II, 400. Ma u i .de. Origines 52-54. Nelle memorie di
Iiu lippe DK Vig n e u ix es (v. sopra), ohe feee egli pure il pellegrinaggio, a
I1- 130 si nota : L a gucre que le rag de Frunce m enoit il due d r Mitili 11 flit s
dure <ia,r pellerinft, que presque lous s'en reto u m o ien t Ioni d etru its et dpouillies
l'int des FranQogs que des L om hairts.
4 Tritiik.m ii. Chronicon H irsaug. I l (S. Galli 1090), 579 e Chron. S punii. 41J ,
,,fr. Sanuto III. 135. Stiidtechrotti ken X XIII. 90. M olti romei, uomini e donne,
'and la citt di H alle: v. gli appunti (122) citati a p. 488, n. 7 di p. 487. Un
Pellegrino dell'Allgu ricordato da B aum ann II. 401. Anche il noto Henning
Brandis si rec nel 1500. ji Roma. Ofr. il suo D iarium (edito da H X sselm an n .
Hildesheim 1890) 157 s. Durante il giubileo mori a Roma in et di 82 anni il
l*'llegrino tedesco Hans von Rodenstein, la cui pietra tombale esiste tuttora nella
' appella cim iteriale del Campo Santo tedesco; cfr. Kln. Volleszeit ung 19W.
" 1004 ( 0 novembre). Ter i>ellegrini giubilati da Schlettstadt c f r . J. Gnv. Di'
Reichstdt S ch lettsta d t, Freiburg 1900, 27, n. 4. Nell'anno del giubileo passa
rono per Firenze molti tedeschi e ungheresi, dai quali impar la loro lingua i
'Saggiatore Giovanni da Empoli: A m at di S. F i l i i t o , Biografia dei viaggt"tor< 239. Molti pellegrini intrapresero il viaggio per la salute delle anime pur
ganti. Una lunga serie di oellegrinaggi stabiliti a tale scopo I>er testami ut
s> trovano notati nel * T e s t a m e n t a r i , n e h della regia citt! libera di Pressimi*'> I (1427-1529) quasi ad ogni dichiarazione di ultima volont. N ellanno 14...
"l 'anno sette di tali disposizioni testamentarie, nel 1494: 1, 149.5: 2, 14JO:
- 1498: 1, 1409: 1, 1500: 1. 1501: 3. 1502 : 3, 1503 : 2. 1504 : 3, lotto: 1, l->_ >1508: 1 , 3 5 i i : 3 1512: 2, 1513: 2, 1515: 2, 1516: 1, 1517 : B, 1518: -, !> - 1520: 1, 1523: 1. Poi questi legati spariscono in seguito all eresia luterana.
A r e h i v i o c i v i c o d i P r e s s b u r g.
5
Hon. Vaticini, h ist. regni H ungarici iU ustrantia. Series prima, t. \ . Libe,
0fratcrnitaU s s. Spiriti/* de urbe, Buda pesti ni 1<889. Cfr. San uro III, 13.

592

L ibro IL A lessan dro VI. 1492-1503. C apitolo 11.

che si disciplinavano a sangue.1 Il numero dei pellegrini sarebbe


stato certo maggiore, se molti non fossero stati spaventati dalla
peste, le cui vittim e erano accresciute fino alPincrcdibile dalle voci
che correvano.2
Tra i celebri romei dellanno 1500 vuoisi ricordare innanzi tutto
Niccol Copernico, che giunse nella citt eterna verso Pasqua e vi
si trattenne per un anno intero. Egli vi diede lezioni, ma non in
qualit di professore ordinario di matematica alluniversit, come
quasi generalmente fu creduto, sibbene secondo luso di allora in
forma di lezioni libere avendo per uditori degli scienziati e dei
personaggi cospicui. S congetturato che a questa schiera deside
rosa di apprendere abbiano appartenuto anche Michelangelo ed
Alessandro Farnese (pi tardi Paolo III).3 Il pi vecchio pelle
grino fu forse il novantenne duca di Sagan, che entr in Roma nel
novembre del 1500.4 Fra i pellegrini tedeschi trovossi lo scabino
francofortese Giacomo Heller amante della rte,5 e probabilmente
anche il geniale Mattia Griinewald, lautore dellaltare di Isenheim ,6 tra i francesi il celebre esegeta Jacques Lefvre dEstap les.7 Fra i pellegrini e pellegrine italiane emerge Elisabetta Gon
zaga, moglie di Guidobaldo di Urbino, il cui viaggio fu certo im
presa rischiosa poich Cesare Borgia divisava dimpadronirsi di
Urbino. Malgrado suo fratello la dissuadesse, Elisabetta con
piccolo seguito e in incognito intraprese il suo viaggio sofferman
dosi in Roma solo pochi giorni per lacquisto del giubileo.' Vera
piet spingeva questa donna al pari dinfinite altre verso Roma,
dove tante cose dovevano profondamente offendere i loro sen ti
menti religiosi.9 Anche delle persone non ostili ai Borgia, come
1 L a n d u c ci 2 10; cfr. Arch. stor. napolit. V II, 105; V i l i , 8530.
2 G o t h e i n l o c . c i t . 1 0 6 . U n vecchio pellegrino, Luca di Thorn, f o r s e
varan te di Copernico, m or n el 1 5 0 0 a llosp ed ale d ell'A n im a; ved i IIirLEB. A'
W arm. 1 6 9 . S c h m i d l i n , Anim a 1 1 4 s., ove an ch e n o tiz ie su altri p e lle g rin i
lo ra m orti di p e ste in Rom a.
3 P bow e, Copemcus I (B erlin 1883) 1, 279 ss. H ip le k in hit. R u m i ^
1884, p. 205. L ohm eyer in Z eitschrift d i S y b e l L V II, 20 s. Cfr. anche 1
b o s c h i , Storia d. lett. ital. V I 1, 345 s.
* V edi B u r c iia r d i, D iarium (T h u a sn e ) I I I , 84, (C e la s i) II, 2 4 1 .
* V edi J an ssen JP astok I 20, 203.
a Cfr. K unstkronik X X V III (1917), 77 s.
V edi R e n a u d e t 381, 391 s.
r e s i .
s G regobovius, Lucrezia Borgia 129 s. P a s o lin i II, 246. L e z io -
M antova e Urbino 104 s. A nche E rcole I, duca di F errara, aveva in
r e c a r si a R om a p el giu b ileo, m a a cau sa d i una caduta da cavallo c ^
rin u n ciare a qu el viaggio. V . * lette r a del du ca a G. B. F errari in data
yptfi
jjiiio 1500. A r c h i v i o
d i S t a t o i n M o d e n a . Cfr. A tti M01
( 18 16 ), 26-30.
tedesc*
Che cosa p en sasse d e lla R om a dei B o r g ia n e l 1497 il cavane
.wrole
A. v. HarfC, sta to gi detto. jUnim p ression e sim ile si riflette ne t
c h e il V ettori in te se da un R enano, ch e sta v a a i se r v ig i del can iu^ ,e ll0i
Qonnet. iSe m i dom andi perch io abbia la sc ia to R om a, ti rispon o

Cesare B o rg ia ab u sa del denaro giu b ilare. P ien a del T evere.

59 3

Sigismondo de Conti, non potettero proprio in quei giorni nascon


dere la propria disapprovazione per il nepotismo di Alessandro VI
che eccedeva ogni misura. Cesare aveva appunto allora bisogno di
molto denaro per le sue imprese nella Romagna e il papa senza uno
scrupolo al mondo gli diede le entrate del giubileo, le quali, nota
Sigismondo de Conti, dai papi anteriori, come da un Niccol V
e un Sisto IV, erano state impiegate nel'Pabbellimento delle chiese
di Roma.1
Verso la fine dellanno giubilare la citt eterna venne funestata
da una grande calamit. Dopo una pioggia di molti giorni, narra
un contemporaneo, il 1* novembre il Tevere cominci a straripare
allagando non solo lo spazio lungo le sponde, ma anche le case
vicine; in due giorni la via che mena al Vaticano venne preclusa.
Il 4 noveanbre la (piena si allarg ancora di pi e le acque invasero
molte case e chiese. Linondazione dur per 15 ore, quindi il fiume
s ritrasse nel suo letto. Le strade erano talmente piene di mota
da riuscire difficilmente praticabili. La gente si confortava penaltri renani siamo buoni cristiani, ed abbiamo udito e letto, che la fede cri
stiana stata fondata su buoni costumi col sangue dei martiri e confermata
la tanti miracoli, di modo che sarebbe impossibile, che un renano dubiti della
<ua fede. Io sono stato per anni non pochi in Roma ed ho visto la vita dei
prelati e di persone altolocate, e se vi fossi rimasto pi a lungo, io avrei avuto
Paura non solo di perder la fede <ma di diventare un epicureo e di dubitare
dellimmortalit dellanima . Tanto racconta V e t t o r i , Viaggio in Alem agna
'Paris 1837), 25-26, tradotto in tedesco da R e u m o n t in A llgem . Ztg. 1976,
P- 2938. Pi interessante ancora, perch fondata direttamente su confessioni
di pellegrini del giubileo la seguente narrazione : Nel medesimo anno doro
[1500] nel giorno di S. P ietro e S. Paolo [29 giugno] s i riveis su Roma un ter
ribile e spaventoso temporale, per cui il popolo della citt cadde in grandissima
esternazione e timore, che la citt non rovinasse e perisse insieme con esso
e tale temporale ha toccato e colpito il papa in un braccio ed ha rovinato
anche il suo palazzo. Questo medesimo papa aveva allora una figlia in Roma
[Lucrezia Borgia]), la quale faceva mostra di gran lusso e m agniflcenza; la
quale hanno ben veduto f pellegrini e potrebbero raccontare abbastanza sul conto
suo. Ad essa il papa ha permesso di prendere il terzo marito [Alfonso dIEste,
duca di Ferrara] e gUelo ha dato sebbene i due primi [Giovanni Sforza, signore
di Pesaro, e Alfonso d i Aragona figlio naturale del re di Napoli] vivessero an
cora; se uno non le piaceva, ne chiedeva un altro. D ei due mariti che prima
aveva e che di poi abbandon, uno s' vendicato sul figlio del papa, appo
standolo, mentre egli una volta recavasi in un posto per un suo amorazzo,
uccidendolo miseramente < gettandolo subito nel Tevere. I pellegrini in ge
nere dicevano, che gU abitanti di Roma non erano gran che propensi verso
loesto papa. S en e M itth eilu n g en a uh dern G ebiete historisch-antuiuarischer
t orschungen X V 1 (H alle 1880) (V . C hronicalische A u fzeichnungen zu r Gesch.
H alle v o m J a l e i m - 1 5 1 2 . Von Dr. W a ch ter in B reslau), p . 1 2 2 123- C fr. a n c h e c i

che

L u te ro

ha

u d ito

p e r c e rto

R o m a in

L u t h e r 2 1-

*chreden von F orstemann I I I , 1 8 5 . Cfr. i n o l t r e Gkegorovitjs M I 3. 3 3 5 e


' 'P i - a p . 5 5 8 s . Sulle accuse d i L u t e r o cfr. ora l e m i n u t e d i s c u s s i o n i d i B ohmer ,
Rom fahrt 142 s .
1
S i g i s m o n d o d e C o n t i II, 218. Per medaglie del giubileo vedi N o t h e n 81.
Su libri per pellegrini vedi Falk, D ruckkuist 57, 107.
P a s to r .

storia dei Papi,

3 8

III.

594

L ibro II. A lessan dro VI. 1492-1503. C apitolo 11.

sando allinondazione di gran lunga pi disastrosa di cinque anni


innanzi.1
Nel dicembre il giubileo fu prolungato in Roma fino allEpifania ed esteso prima all'Italia e finalmente a diversi altri paei
della cristianit. A tenore delle relative bolle tutti i cristiani che
si trovavano lontani da Roma avrebbero potuto nellanno seguente
lucrare la grande indulgenza senza lobbligo di recarsi a Roma,
purch adempissero le consuete pratiche e pagassero una certa
som m a.2 II denaro raccolto nel territorio veneto venne dal papa
rilasciato alla repubblica per la guerra turca.3 II medesimo si fece
per la Polonia, dove tuttavia i denari non vennero spesi per la
guerra contro glinfedeli.4 In Italia Cesare ebbe limpudenza di
mettere arbitrariamente le mani sulle offerte del giubileo. Rife
risce lo storico fiorentino Nardi, che a Firenze comparvero degli
emissari del duca per togliere dalla cassa del giubileo le offerte
delle indulgenze e portarle nel campo di Cesare, affinch egli avesse
onde pagare i soldati, che, dice il Nardi, ci mettevano a ruba:
infatti l somma di denaro non fu piccola.5 A lungo si creduto
che Tessersi tali cose risapute spieghi in parte lopposizione che
incontrarono i legati incaricati da Alessandro VI di predicare lin
dulgenza giubilare nella Svizzera come Peraudi in Germania,
ma fino al presente tale influenza non stata provata.7
1 Lettera di Brandolino presso Brom 195 s. Cfr. B u rc h a rd i Diarnm
(T h u a sn e ) III, 84 s (Celasi) II, 247 s. e i S a n u t o III. 104S. 1063. La data
presso R e u m o n t I, 234 non esatta.
2 Cfr. B urchardi, D iarium (T huasne ) III, S8s., 94 ss., (C ela si ) II 250
254-260 ; Geiger, B u rca rd u s 290 ss., D iario d i iS. T ommaso di S ilvestro -
L andltcci 318. X otar G iacomo 237. A mort I, 96 s. A tti Mod. 8 s 28 ss. M-s
nacheb VII, 89 s. N then 80 s. In * A lex. V I. Secret. ib. V (R egest. 811), f- 1
riportata una bolla, dat. K om ac 1501 Id . lutti- A 0 9, che accorda lestensiont
del giubileo alla citt di Faenza. Ibid. f. 146 la bolla om nibus F ranane
do renovatione indutgentiar. juM lei, dat. Bom-ae 1501 quartodeciano Cai. I 1
A IO. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o . Regesto della bolla del 9 11
cembre 1500, colla quale il giubileo per l'Italia viene prolungato lino alla
tura Pentecoste, in L ib ri Commem. VI, 43, n. 165; per Venezia ibid. 43, n. l*"
45, n. 175; 48, n. 181. N el 1501 alla dieta di Norimberga fu stabilita Pjj
la Germania per lelem osina com e tassa la somma di cui chiunque a 'r
avuto bisogno per il mantenimento durante una settimana (P a u lu s , /
6 6 5 , n. 2 ) . Per l Inghilterra c f r . T h u r s t o n , T h e JIolu Yea-r c i t . 3 1 1 .
3 C o p p i , F in an ze di R o m a 23.
ja
4 C a r o V 2 , 813 s. Per la duplice indulgenza giubilare concessa i n - n c ^
allOrdme Teutonico per allontanare il pericolo russo (la prima, lar*i
Alessandro VI e rinnovata da Giulio l , fu predicata nel 1503-06. In *e<1
nel 1507-10) cfr. L . A b b u s o w , D ie B eziehuiigev dcs D eutschen O tien s A blashandel zeit doni 15. Jalirh . (Dissert. di Gottingen), Riga 1909 e in
posito P a u l t j s in H ist. Jalirb. XXXI (1910), 394.
s N ardi, Int. fior. ib. IV.
6 Ofr. II AVEMANN II, 104.
.
j c|1(.
I dati di H a v k r m a n n non sono sicuri. Egli fa dichiarare agli S'
e s s i non volevano pi arricchire uno che era pi ricco di loro. La fonte <

P eraud i ili Germ ania.

595

Questo porporato approfitt del resto del suo soggiorno in Ger


mania anche per lavorare al rinnovamento religioso del popolo,

riprendendo in parte lopera benefica di Niccol da Cusa. Egli


stesso predicava al popolo, sebbene per lo pi si servisse dinter
preti. In maniera tutta speciale si prese a cuore la riforma dei
conventi tedeschi in parte tristemente decaduti. Parimenti insorse
contro il concubinato del clero, difendendo daltra parte la libert
ecclesiastica.1
Sebbene Alessandro VI non abbia fatto per la causa della ri
forma nulla che valga la pena di rammentare,2 tuttavia egli invigil
ilie si fonda su An sh elm . L a risp o sta ufficiale fu che alla m aggioranza degli
inviati era piaciuto di sospendere per q u esta volta il pellegrinaggio a Roma
- in considerazione della poca sicurezza delle vie (A bschiede I I I 2, 124, 134,
Hit). Berna del resto h a am m esso l'indulgenza, vedi A n sh e lm I I 2, 319. In G er
mania era M assim iliano che non voleva am m ettere il P erau d i. Q uando Havemaxx loe. cit., appellandosi a R e isn e r, dice che A lessandro V I tra s s e d alla
1m ania 300.000 ducati, va osservato in c o n trario che R eisner non p arla a f
fatto di G erm ania. D el re sto A lessandro V I non h a percepito un centesim o dei
tenari per la cro ciata racco lti in G erm ania nel 1501-08. R eisner (H istorio
U. Georgen v. F rundsberg K riegstaten, F ra n k f u rt 1572) n a rra (4), d a Gioviano Fontano, che C esare B orgia avrebbe p erduto a l gioco 100.000 d u c a ti di'vndo eherano peccati <lei tedeschi, m a questo aneddoto non si tro v a in O pera
'totairti et poetica del F ontano (4 voli., B asiliae 1556). C fr. P a u i *u s , Ablass
HI, 400.
1 Particolari in H ergenroth er V ili, 361 s. Cfr. B au m n n II, 429 s. Il car
minai Peraudi con circolare per quanto io sappia ancora inedita del 23 marzo
iSOB, fece noto che Alessandro VI gli aveva affidato la visita generale dei conu 'nti delia sua legazione. A r c h i v i o c i v i c o d F r a n c o f o r t e . LnterB<wlbe A. Docum n. 30. Peraudi aveva ricevuto questa commissione per bolla
l'apale del 5 ottobre 1500, lo stesso giorno, in cui fu nominato legato. La bolla
e inserita nella lettera del Peraudi del 13 dicembre 1501, colla quale in'icc la visita e in caso di necessit la riforma dei conventi nellAssia (Urkun"buch des K losters K a u fu n g en in H essen, herausgeg. von H. v. R o q u es II,
Kassel 1902, 207-212, la b olla'p. 210 s. W. G tz in una recensione in S e e lig e r *
H>*t. V ierteljahrsschrift 1898 III, 139 (per la cui caratteristica rimando allarticol di R sler in K a th o lik 1898 I, 558-568) ha criticato .la frase sull'attivit
,i,'l Peraudi per il rinnovamento religioso rimandando a Brieger (D as Wesen
blasses am A usgang des M itteta lters, Leipzig 1897, p. 83), dimenticando
K'r chio non parlavo in particolare della predicazione dellindulgenza. Che
Perft anche la predicazione dellindulgenza avesse un effetto salutare lo attesta
*'altz ; v. Zeitschr. f. kath. Theol. 1899, p. 59. P a u lu s , D as Jubilum als Vcr"hnung n n t Gott, in Z eitschr. f. kath. Theol. XXIV (1900), 178-180 (contro
meger) ; Die sittlich en F r c h te des Ablasses im M ittelalter, in H i8 t.-p o h t.B l.
XLVII1 (1911), 321-339 e D er Ablass im M ittela lter als K u ltu rfa kto r, Kln
120. Cfr. anche K a p p , N achlese IV, 388 e A rc h ie f voor Geschiedcnis va n Ne-

' 4-rUtn& I (U trecht

137

2 Alcune r if o r m fd l i n v e n t i (v. nota prendente sul Peraudi e Zeitschr.


*c'<lestcig.-holts. Gesch. X III, 150; H ist.-polit. Bl. X XXIII. 430 s
S tu d im
ititteil. aus dem B enediktinerorden X I [1890], 588; S chmieukr su lla visita
" > m onasteri b en ed ettin i fra n c e si o rd in a ta da A lessandro W ) sono le cose
Im p o rtan ti, che si p o sso n o ric o rd a re . 'Su rifo rm e a V enezia v e d i I ghelli V
306 s. Il 16 d ice m b re 1497 A le ssa n d ro V I sta b ili che gli e cc le sia stic i

596

L ibro II. A lessandro VI. 1492-1503. Capitolo 11.

con zelo sulla purezza della dottrina ecclesiastica. Di grande mo


mento fu sotto questo riguardo il suo editto di censura emanato
per la Germania il Io giugno 1501, esatta rinnovazione della bolla
di Innocenzo V i l i del 17 novembre 1487.1
In questo decreto pontificio si legge : la stampa assai utile,
poich essa facilita il moltiplicarsi di libri provati e vantaggiosi;
essa per diventerebbe assai dannosa qualora se ne abusasse per
stampare ilibri perniciosi. Bisogna pertanto eccitare con mezzi
acconci gli stampatori affinch lascino indietro la riproduzione di
scritti che sono contrarii alla fede cattolica o tali da dare scandalo
ai fedeli. Da relazioni degne (di fede il papa venuto a sapere, che
in diverse contrade, specialmente nelle province ecclesiastiche di
Colonia, Magonza, Treviri e Magdeburgo, sono stati impressi e
tuttavia si imprimono molti libri e trattati che contengono varii
errori e dommi perversi. Volendo noi cos prosegue la bolla
come vi siamo obbligati daMufficio pastorale affidatoci, opporci
senza ulteriore indugio lad un s detestabile male, in virt della
nostra autorit apostolica proibiamo con la presente a tutti i tipo
grafi ,e loro operai dimoranti nelle dette province ecclesiastich e,
sotto pena di scomunica latae sententiae e sotto una multa da sta
bilirsi dagli arcivescovi di Colonia o dai loro vicarii generali o
ufficiali e da introitarsi a favore della Camera apostolica, di stam
pare o fare stampare da ora innanzi libri, trattati e scritti di qual
siasi specie senza avere fatta previa demanda ai suddetti arcive
scovi, vicarii generali o ufficiali e senza una speciale ed espressa
licenza da concedersi dai medesimi gratuitamente, per la quale a
questultimi imponiamo lobbligo in coscienza di esaminare diligen
temente o fare esaminare da uomini competenti e cattolici, prima
di concedere un tale permesso, i libri da stamparsi e far s che

non residenti di S. Maria Maggiore perdessero un terzo delle loro e n tra to


a favore degli altri : vedi F e r k i in Archiv, d. jgoc. Rom. di st. patr. XXX
167. /Sul processo contro il segretario pontificio Bartolomeo Florido, a rc iv e s c o v i
di Cosenza, che fu condannato l i l ottobre 1497 a galera perpetua per falsili
eazione di brevi, vedi B u k c h a r d i D iarium ( T h t t a s n e ) II, 4 0 8 ss., ( C e l a s i ) I l
55 s. La Relatio d i Pietro Menzi da Vicenza, vescovo di Ctesena, che condii?"*
il processo, fu stampata Rome 11,91 (vedi iCJe l a n i II, 50. n. 1; C o p i n g e b II -
15; P b o c t o b 254): un esemplare della B i b l i o t e c a d i . S t a t o i n M o
n a c o . Cfr. anche W. v. H o f m a n n , Forsch, sur Gesch. dei' kurialen Behrdi11
I, 233. L'anonimo autore del parere del 1511, comunicato presso D l l in g f k /vitrage III, 203 ss., forse un vescovo castigliano, rammenta anche che
una volta ha esposto ad Alessandro "VI dei lagni pei privilegi dei Mendicane
in seguito a che il papa affid lesam e della cosa ad alcuni cardinali, per senz-1
che costoro dessero un risultato ; cfr. D r u f f e l in G otting Gel. A ns. 1894. n. 1;
p. G00. Alessandro AI era molto rigido quanto al concedere dispense da digil,Dj
Isabella d E ste nel 1493 solo con grande difficolt nottenne una. Luzio.
d'Este e i B orgia XLI, 477 s.
1 V. qui sopra p. 300.

E ditto di cen sura. A z io n e contro eretici.

597

nulla venga stampato che sia contrario alla fede ortodossa, empio
o scandaloso. E poich non basterebbe provvedere alle stampe
future ove non si sopprimessero gli scritti erronei, empii e scan
dalosi gi stampati, cos noi in virt della nostra autorit ordi
niamo ai medesimi arcivescovi, vicarii ed ufficiali, ciascuno nella
sua provincia, di ammonire e dintimare a tutti e singoli gli stam
patori e ad altre persone di qualsiasi dignit, stato, grado o condi
zione esse siano, di approntare entro un termine da stabilirsi) da
essi, cataloghi di tutti i libri stampati e di consegnare senza ri
serva e inganno quei Mbri e trattati gi impressi, nei quali i detti
arcivescovi, vicarii o ufficiali giudichino o dichiarino contenersi
qualche cosa di contrario alla Chiesa cattolica, empio, scandaloso
o male sonans, e tutto ci parimenti sotto pena di scomunica latae
O 'tentiae e di una multa pecuniaria da stabilirsi, come stato
detto sopra .1
In Italia Alessandro VI procedette con rigore specie contro le
tendenze ereticali che erano in Lombardia.2 II 31 gennaio 1500
vennero stabiliti e raccomandati al vescovo di Olmlitz due inqui
sitori contro i Piccardi e i Valdesi che vivevano scostumatamente
e che erano assai numerosi nella Boemia e nella M oravia.3 Fin dal
1-193 il papa erasi occupato seriamente pel ravvedimento degli
Utraquisti della Boemia, quantunque le pratiche per lunione
fallissero completamente.4 Quando pi tardi nellanno 1499
alcuni Utraquisti moderati mostrarono qualche inclinazione a
riconciliarsi colla Chiesa, il papa fece esaminare la cosa in con

|
y-NaUj 1501, n. 36. Vedi V o u lli m e D er B uchdruck K lns, Bonn 1908,
''ii ss. e H ilceb s, D er In d e x 408 (crr. 42 e B cherverbote 18.
il i n C&' TiUU' rd P raed- IV- 102> 190. R a y n a l d 1501, n. 42; H a n s e n , Quellen
PS'San(,f
allinquisitore in Lombardia, frate Angelo da Verona O. Pr.
<'^r' _ S q l d a n - H e p p e , Gesch. der H exenprozesse I, Stuttgart 1880, 516;
c,r - I '" 2 1 6 s.; K. M l l e r , K irchengesch. II, 1, 153. B. M o r s o l i x (Il conUo li * 'r'fn z a - Ven- 1889, 21 s.) comunica una lettera d el vescovo di Concordia,
1 "k o Chieregato, ad Alessandro VI da Vicenza 7 gennaio 1500 su due Frani; '|m *ervanti, che negli ultim i tre anni avevano attaccato pubblicamente
i
grande ardire in Vicenza la Curia romana e minacciarono scisma e ri^ , dei quali egli raccomanda la punizione almeno a mezzo dei loro sutono*1'<:K!i ^ Procedere di Alessandro VI contro la frode usata col purga
liii " , * . 8, ^>atr^z*0 vedi M o ll in S tu d ie n en B ydro gen ap't gebied der hist.
ieo ogie l i (Amsterdam 1871), 361 s. Gfr. anche B e l l e s h e i m , Gesch. der kath.
/ ClC t
I , 582. Pir. d e F l i c e , L 'a u tre m onde. M ytes et lgendes. L e
u i T ,Orc
P atrice, P aris 1906 e in proposito D eutsche L itera tu rzeitu n g
n. 7, col. 399 s.
' Kavxald 1500, n. 60 s. H ansen, Q uellen 3 0 s. La bolla In coena D om ini
U^ e r u n t R om ani P ontifices) fu rinnovata da Alessandro VI il 28 marzo
f a i(lu< stampe presso H ain n> 618 e 629 ; C ofinger II 1, 24). Cfr. Lange,
Hlor-*Cl S" cfr'
08 s., 72, 74 su Valdesi a Itoma. ( 'fr. anche Cant,
" 10 di Como I, 106 e R iezleb, H exenprocesse 100 s. (dove lanno sbagliato).
1 PaLacky V 1 , 381 s.
,

598

Libro II. A lessan dro VI. 1492-1503. C apitolo 11.

cistoro e diede ordine che al clero di Praga saccordassero spe


ciali facolt.1
Come la maggior parte dei papi del secolo xv cos anche Ales
sandro VI mostr grande tolleranza e umanit verso gli Ebrei; !:
protesse tanto in Roma che in A vignone,2 anzi a molti Giudei ban
diti dalla Spagna, dalla Sicilia e dalla Provenza permise di entrare
e prendere stanza nella citt eterna,3 sebbene proibisse per la Spa
gna che Giudei convertiti entrassero nellOrdine domenicano.4
Nella tutela accordata agli Ebrei oltre a certe relazioni perso
nali (parecchi medici di Alessandro VI, fra cui il celebre! Bonet
Lattes, erano ebrei)5 agirono in parte anche considerazioni poli
tiche. Il medesimo deve dirsi quanto alle ampie concessioni fatte
dal papa alle Maest spagnole riguardo alla loro inquisizione. Il
papa qui oltrepass di molto i confini del lecito.6 Unaltra impor
tante concessione fece Alessandro VI a Ferdinando il cattolico
allorch gli permise di unire per sempre alla corona la dignit d
gran maestro degli Ordini cavallereschi di Alcantara, C alatrav ;,
e Santiago.7 Lambasciatore spagnuolo Francisco de Rojas ottenne
dal papa, sebbene e questi e i cardinali dapprincipio molto rilut
tassero, anche una bolla, colla quale Isabella la Cattolica era auto
rizzata a conferire eventualmente da sola la dignit di Gran Mae
stro. 8

1 R aynald 1499, n. 30. I negoziati in concistoro ebbero luogo il 5 bigi'


1499; v. * H i), relai, consisto rii, segnato C. 303, f. 70. A r c h i v i o c o n c i
s t o r i a l e i n V a t i c a n o . Giov. B u t z b a c h (Chronica eines fahrenden Sch
lers, Regensburg 1869, 100 s.) attesta che Erardo von Redwitz cistercien^'
coadiutore di Magonza (1493-1502) converti le citt boeme di Schlan e lann.
come egli aveva narrato a lui stesso.
a V. Ree. d'tud, juives VI, 21 ; V II, 228 e L m a n n , L'entre de /*r<"
lites dans la socit frana, e t les tats ehrtiens (Baris 1886) 193.
a D e p p t n g , Die Juden im M ittelalter, Stuttgart 1 8 3 4 , 3 8 0 . B e r l i n e r II 1
7 0 . V o g e l s t e i n - R i e g e b II, 2 4 ss. ; cfr. anche 1 2 5 . C r o c e , La Spagna 8 5 s. Aneli
gli eb iei portoghesi si rivolsero al papa ]k t protezione contro le loro trit^*11
zioni in P ortogallo; vedi G. H e i n e . Beitrge zur Gesch. im Z e ita lte r der K'
formation, in Allgem, Zeitschr. f. Gesch., herausgeg. von W. Ad. S c h m id t. IX.
Berlin 1 8 4 8 , 1 5 0 s.
* Bull. ord. Praedic. IV, 1 2 5 .
5
II celebre Bonet de L a ttes; vedi Y(x;klstki.\-K ik<;kk II, 25. 81 s
c Cfr. G a m s III 2. 50 s., 56 s. V. anche R o d r i g o I. 409 s.; II, 99. !l1
' '-ita unaltra fatale concessione vedi G a l a n t e v.
7 W e t z e r u n d W e l t s K irch en lexiko n III-, 777. V i l l a 188.
8 Secondo la frase dello stesso Rojas, ottenere questa bolla, che mai
giunse importanza pratica, fu la m as dificultosa cosa de arabar dr qua"!'1'
en R o m a despach ( V i l l a 189 e v. i documenti del 1501, ibid. 307 s., [xXI
9). In A nn a les d e B reta g n e V II (1891-92), 317-321 P l i s s i e b pubblic
menti relativi alla domanda, fatta ad Alessandro VI da Anna di Breta^1
inlel 1498 e da Luigi X II dopo il suo matrimonio con Anna nel 1499, di 1
ferma dei privilegi di Bretagna.

Azione contro eretici. Propagazione della fede nelle terre scoperte.

599

Fu parimenti per influsso spagnolo che Alessandro VI fu spinto


nellanno 1493 a procedere giudizialmente contro i Giudei occulti
(marrani), che trovavansi nello Stato della Chiesa.1 Quando pi
tardi si riseppe che di tali m arrani .nerano penetrati anche nella
Curia, il papa non conobbe pi mitezza. Pietro dAranda, vescovo
di Calahorra e grande cerimoniere e il suo ibastardo, che aveva
ottenuto l'ufficio di protonotario, furono condannati nel 1498, de
gradati e rinchiusi in Castel S. Angelo sotto limputazione di ne
gare la Trinit, la passione di Cristo, linferno, il purgatorio e le
indulgenze.2 In tutti sarebbero stati messi sotto processo pi di 200
Ebrei occulti, i quali per lo pi abiurarono i loro errori. Anche
nel 1503 si torna a parlare dun intervento del papa contro mar
rani. *
Al pari che per (la purezza della fede Alessandro VI si adoper
anche per la sua propagazione. Le grandi scoperte dei Portoghesi
e degli Spagnoli aprirono in questo riguardo un vasto campo alla
Chiesa. un fatto consolante il vedere come perfino sotto un Ales
sandro VI la Santa Sede abbia promosso la diffusione del Vangelo
in mezzo agli infedeli.
Quella parte dellAmerica che prima venne a contatto collEu
ropa, la Groenlandia, fu naturalmente anche la prima a sperimen
tare le cure pastorali dei papi. Secondo la relazione delle saghe
scandinave la conversione di questa contrada al cristianesimo
opera di S. Olao II, re di Norvegia (1015 a 1030). Questa notizia
confermata da uno scritto di Niccol V del 22 settembre 1448 di
retto ai vescovi di Skalholt e di Holar in Islanda.4
Questa lettera fu occasionata da una supplica diretta dai Groen
landesi al suddetto papa onde li provvedesse di nuovi sacerdoti e
di un nuovo vescovo. Convien ricordare che nei primi decennii del
30 s

I U s a ld 1493, n. 32. Cfr. E r l e r in A r c h i v f. k a t h . K i r c h e n r e c h t L (1883),


s ulla p arola M a r r a n o vedi F a r i n e l l i in S t u d i d e Aie. a P i o R a i n a , J'inze 1911, 491 ss.
9 0 2 UB0HABDI D i a r i u m (T h u a sn b i II, 459, 4 9 4 s .; I l i , 1 3 s., (C e la s i) II,
s i l e s., 200 s. Gfr. anche la relazione, d a ta da H ein e loc. cit. 152 ss. in
pift* "i1"* i,eI1 am ,,a-5 ciatore spaglinolo G areilasso de la Vega, il q u ale crede
l^,n, C
1 l)('r ' a fede essere stato in v id ia dei tesori del vescovo di Calaa in d u rre A lessandro V I a procedere contro il vescovo. Cfr. anche RonoCHr, S t .- A n g e 4 .
to
RAVNALd
n. 22. (Sanuto I, 949 s., 1014. * D ispaccio deHam bascia^re estense C arissim i d a Rom a 21 ap rile 1498. A r c h i v i o d i S t a t o i n
vedi** * n a ^ u" il S rande riconciliazione di M arra n i a Roma il 29 luglio 1408
Bt-rohari>i D i a r i u m ( T u r as ne) II , 490 ss., (C elan i) II, 114 s. ; cfr.
-iokr, lurcardttx 226 s. V. anche H e rg e n r th e b V ili, 345; V o g elstein -R iecer l i , or,.
4 P u b b lica to d a L. J e li{ . L ' v a n g l i s a t i o n tfe l 'A m r i q u e a v a n t C h r i s t o p h e
1 onib in C o m p t e r e n d u d u C o n g r s scientif. i n t e r n a t io n a l d es C a t h o l iq u e s (P a^"01) 182-183. P e sc h e l-R u g e . G e s c h . d e r E r d k u n d e (2* ed. Mnchen 1877)
nota, d a tan o erro n eam en te la le tte ra di 20 settem bre.

600

Libro IL. Alessandro VI. 1492-150o. Capitolo 11.

secolo xv i -rapaci abitanti pagani delle coste limitrofe avevano in


vaso la Groenlandia massacrando una parte della popolazione cri
stiana, e conducendo gli altri in schiavit. Tutte le chiese, ad ecce
zione di nove che si trovavano fuori di mano, erano state distrutte.
Col tempo una parte dei Groenlandesi prigionieri ebbe la buona
ventura di sottrarsi al servaggio e di tornarsene in patria. Ma qui
essi mancavano affatto di qualsiasi cura spirituale poich non era
possibile se non a pochissimi di raggiungere quelle chiese lontane
e di pi i due sacerdoti rimasti erano passati a miglior vita. Nic
col V ordin ai due vescovi suddetti di ovviare a questa ne
cessit.
Sembra per che la lettera del papa non venisse recapitata al
suo indirizzo, onde i Groenlandesi si rivolsero nuovamente a poma,
dove allora regnava Innocenzo V ili. Essi descrivono con parole
commoventi la loro sorte triste per molte ragioni. Il mare che gira
intorno alla loro spiaggia inospitale essere talmente gelato che da
ottantanni non v approdata una barca straniera. Senza vescovo
e senza'sacerdoti molti Groenlandesi avevano dimenticato i n que
sto lungo lasso di tempo la fede dei padri ; non pochi erano rica
duti nel paganesimo. Agli altri onde mantenere viva la fede ad
essi sempre cara non era rimasto altro che un corporale, che una
volta a llanno veniva esposto alla pubblica venerazione, quel cor
porale sul quale ave<va riposato il Corpo del Signore n e l l u l t i m a
Santa Messa che vi aveva celebrata l ultimo prete g r o e n l a n d e s e .
Considerando questo estremo bisogno Innocenzo V ili sulla fine del
suo pontificato aveva nominato vescovo di Gardar o G r o e n l a n d i a
il monaco benedettino Mattia, uomo di sacrificio e zelantissimo
della salute delle anime. Alessandro VI nel 1492 o 1493 e s p r e s s e
a questo apostolo della fede la sua soddisfazione e volle che tutti
gli atti relativi alla sua nomina gli fossero rilasciati esenti da
ta ssa .1
In quella che il sullodato vescovo di Groenlandia riceveva in
Roma le sue facolt, erasi avverato un avvenimento mondiale, che
doveva ben tosto occupare le cure pastorali del successore di S. Pie"
tro: Cristoforo Colombo aveva scoperto il nuovo mondo. La Spa
gna e il Portogallo vennero assai presto a violenta contesa sul poS"
sesso dei dominii di freisco scoperti, per appianare la quale si

1
V edi J e l i s loe. c it. 1S3-1S4. C fr. H e y w o o d , D ocum enta selecta e tabu la''"
secreto 1 aticano, quae R o m anorum R ontificum erga A m erica populo cu ra in <'
Studio tu m a n te tu m paullo post nsulas a C hrist. Columba repertas te s t a n tu r
P hototypia descripta. T y p is V a tic . 1893, n. 10, p. 12, 13 e E h b l e , D er hist. Gth a lt der ppstl. A b th eilu n g a u f der W elta u sstellu n g vo n Chicago in Stii> ,en
aus M a r ia -L a a c h X L V I (1894), ,367. J o s . F i s c h e r , D ie E ntdeckungen der W
m annen in A m e rika (81. E rg n zu n g sh e ft su, den S tim m e n aus M aria-L aach),
F r e ib u r g 1902, 49-51. Ofr. G r a u e s t in H ist. Ja h rb . X X IX (190S), 327 b.

Missioni in America.

601

ricorso al papa. Infatti presso tutti i principi e popoli cristiani la


Santa Sede valeva ancora come una specie di tribunale internazio
nale per la pace, come il foro supremo, innanzi al quale si porta
vano giustamente anche importanti controversie politiche e di
diritto internazionale. Partendo da questo concetto i re di Porto
gallo eransi rivolti ai papi onde avere assicurati mediante un
verdetto i frutti dei loro importanti viaggi desplorazione lungo la
costa occidentale dellAfrica. Fu Calisto III, che con una di quelle
benefiche sentenze riconobbe al Portogallo il diritto esclusivo di
fondare colonie e di esercitarvi il commercio dal capo Bojador alla
Guinea inclusivamente. La Spagna aveva riconosciuto questa
aggiudicazione nellanno 1479 nella pace di Alcacevas. Cristoforo
Colombo, che il Portogallo aveva respinto, era appena tornato
dalla sua grandiosa spedizione nel marzo del 1493, che il re Ema
nuele di Portogallo in base al trattato conchiuso colla Spagna
pretendeva (per d il paese allora scoperto. Sorse grave tensione
tra i due regni confinanti e sembrava imminente una guerra san
guinosa. Ben conoscendo limportanza della sentenza della Santa
Seda il saggio re Ferdinando di Spagna si rivolse subito a Roma.
Il suo fiduciario fu il cardinale spagnolo Bernardino Carvajal.
Gli sforzi di questultimo ottennero in breve uno splendido risul
tato. Il 3 e 4 di maggio del 1493 Alessandro iVI sottoscrisse tre '
atti di sommo momento. Il primo, in data 3 maggio, trasferisce
alla Spagna, a condizione di propagare la fede cristiana, sotto
forma di donazione lesclusivo diritto di possesso sulle isole e
terre scoperte o da scoprirsi da Colombo, purch esse non trovinsi gi in potere di qualche altra potenza cristiana. Di pi l
Spagna riceve per questi nuovi acquisti i medesimi diritti, pri
vilegi e grazie, cherano stati conferiti gi al Portogallo per le
sue colonie dellAfrica occidentale. Il secondo atto, recante la me
desima data, tratta ancor pi in particolare di questi privilegi,
mentre il terzo in data 4 maggio 1493 viene a determinare con
precisione limiti del campo di azione della Spagna e del Porto
gallo, la sfera dinteresse, come oggi suol dirsi, e fissa la linea di
demarcazione.1 La linea doveva correre dal polo Nord al polo
X avaebete I I , 29 s. ; B ull. V, 361-364; R ay n ald 1493, n. 18 s. e H n loc. c it. XAYAKK!'7rK lia alcu n e lezioni fa lse ; cos nella le tte ra <lel 4 m ag
gio presso N avarbette loc. cit. 38 lin ea 2 d a llalto invece di nobili devesi senza
dubbio leggere vobis. Il m edesim o erro re, che viene a tu rb a re il senso, h a il
^ v a r r e t e n ella bolla d e l 3 m aggio, p. 31 1. 1 d a llalto. Le due bolle del
' maggio an ch e p re sso H erx aez, Coleccin d e bulas I, 12-16. L a bolla d i de
m arcazione del 4 m aggio anche p re sso Mmirr, Quellen zu r Gesch. des P a p sttu m sfi
Tbingen u . L eip zig 1901, 174-176. P e r quanto abbiam o qui sopra esposto cfr.
s p r a ttu tto il geniale la v o ro d i E h b le in S tim m en aus Maria-Laach 1894.
I 'r le a ltr e opere siano rico rd ate a n c o ra : P e r c h e l, n ie T heilvnp der E rde
unter A lexander V I. u n d J u liu s II., Leipzig 1871 (cfr. Theol. L itera tu rb la tt,
1

" ood

602

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 11.

Sud cento leghe spagnole ad occidente dellestrema isola delle


Azzorre; quanto eravi ad occidente e al mezzogiorno partendo da
questo confine ei^a 'aggiudicato alla Spagna.1 In un atto poste
riore del 26 settembre 1493 Alessandro VI dava altre disposizioni
suppletorie, secondo le quali tutte le nuove scoperte che fossero
fatte mediante viaggi desplorazione verso occidente o verso il
mezzogiorno nelle Indie, dovevano spettare ai ,r eali di Spagna.
La linea di demarcazione formata da Alessandro VI, la quale
nel trattato di Tordesillas ;(7 giugno 1494) venne precisata con
maggior rigore astronomico e trasferita circa 270 leghe pi verso
occidente,3 costitu il fondamento per tutti i negoziati e le con
venzioni fra le potenze coloniali quanto alla ripartizione del do
minio sul nuovo mondo. La decisione pontificia ha essenzialmente
contribuito ad appianare fra Spagna e Portogallo, senza guerra,
una seria di ardue questioni per ragione di confini ed a far s
che fossero potentemente promossi i pacifici sforzi delle missioni.
Essa torna quindi a vanto del papa e solo cieco spirito partigiano
e ignoranza poterono trarne [profitto per unaccusa contro Roma.
Di una donazione di ci che al papa non apparteneva, di un
annientamento della libert degli Americani fatto da Alessan

lio n n 1871, u. 22, co l. 701 ss.). B a u m , D ie D em aroationsU nie A lexanders VIK ln 1890. 1. G . B o u b n e , T he D em areation L in e o f A lexa n d er VI. Extraet
frotn th Yale Riviene 1S92; c fr. E n g ltih H u t. R eview V II, 760 s. ; anche in
Essay on l M o rira i Critieism , N ew Y ork a n d L ondon 1901; HbSgenrthek.
h a lli. A ir che u. ehristl. S ta a t 337-344. V. a n c h e il su p p le m e n to scientifico alla
L eipziger Z eitu n g d e l 2 m aggio 1893 e G a r x k t t a l luogo c ita to n e lla n o ta se
g u e n te . B a u m g a b t e n , D ie kath. K irch e I I I , 72 s. ; H a e b l e r in W eligendi, di
I I e l m o l t L L eip zig u. W ien 1899, 3 6 4 ; iS c h i r b m a c h e r . Gesch. von Spanien
M I , 12-45 ; G r a u e r t in H ist. Jahrb. X X IX (1908), 3 2 4 is. ; F r e y t a g in Zettschr.
f. M issionsieiss. I I I (1913), 1 6 s.; 'S c h m i d l i n , ibid. 1 10; S t r e i t ibid. IX
(1919), 1 34; J a x n , D ie katli. M issioneni 56 s .; H . v a n d e r L i n d e n in T h e Amer.
H ist. R ev. 1916-17. P e r la b o lla In te r cetera d e l 3 m ag g io 1493 cfr. Purt'
I'. ( t . D a v e n p o r t ib id . X T \ (190S-09), 764 ss., c o n u n a rip ro d u z io n e fotografica.
1 11 p a sso in q u e stio n e su o n a cos : ... ia b r ic a n d o e t c o stitu e n d o unam
lin e a m a P olo A rc tic o , sc ilic et se p te n trio n e , a d P o lu m A n ta rc tic u m . scilicet
m eridioni, siv e t e r r a e firm a e e t in s u la e in v e n ta e e t in v e n ie n d a e sin t versus
In d ia n i a u t v e rsu s a lia m q u a m e u m q u e p a rte m , q u a e lin e a d is te t a q u a lib e t insu la ru m . q u a e v u lg a r ite r n u n c u p a tu r d e lo s A z o re s e t C abo V e rd e centum
leu c is versus occidentem e t m eridiem . R . G a b n r t t (The E nglisli H istor. R*
rieie 1897, p. 571 ) i n te r p r e ta q u e sto p a sso nel senso che l a lin e a d i d e m a r c a
zione fo sse ra p p re s e n ta ta d a u n a p a r te d a l m e rid ia n o 100 legiw s a d occidente
d elle A z zo rre e d a ll a l t r a p a r te d a l p a ra lle lo n e lla la titu d in e d e llisola delle
A z zo rre s ita p i a d o ccid en te.
2 H ernabz, C o lec ci n d e b u la s I, 17 s. ; in sp o g n u o lo p re sso X a v a rre te IL
449. C o n tro l in te rp re ta z io n e d a t a a q u e sto -ritto d a K o m ( D i e b e i d e n ltesten
G c n e r a l k a r t c n v o n A m e r i c a , W e im a r 1860) ved i K u n s tm a n n in Hist.-pol. B>
X L V II, 768 s. B au m p. 10 h a d im e n tic a to q u e s ta d isse rta z io n e .
3 O fr. H ern a ez I, 19 s.

Missioni in America.

603

dro V I 1 certo non pu parlarsi. Il termine donare si riferisca


soltanto a ci ch stato a giusto titolo acquistato; cos lo inte
sero i contemporanei e anche i teologi posteriori, persino gli spa
gnoli. 2 Quanto in Roma si fosse alieni dal manomettere la libert
anche dei popoli pagani, lo mostra il fatto che Alessandro VI nel
fare una concessione simile al Portogallo nellanno 1497 us la
medesima forinola donare con la clausola restrittiva circa lo spon
taneo assoggettamento degli abitan ti.3 Se la clausola manca nel
latto del 1493, essa era sottintesa perch inclusa - nello1 stesso
diritto. Limportanza di tutti questi atti sta in ci, che il papa,
come rappresentante dellautorit suprema nella cristianit libe
ramente costituito arbitro dai monarchi cattolici, in forza della
sua autorit apostolica confer loro un diritto di priorit sulle
terre che con la sua sentenza arbitrale egli assegn a ciascuno
dei due re. Con ci secondo le idee del tempo venne accordato ad
essi il godimento intero delle scoperte e delle conquiste fatte con
tanti stenti, garantendolo insieme contro ogni ingiusta aggres
sione di principi stranieri perch ogni tentativo a tal riguardo
era minacciato e colpito con censure ecclesiastiche.4 II papa po
teva, anzi doveva decidere con autorit ecclesiastica, poich in
tutta quella faccenda trattatasi non solo di evitare uno spargi
mento di sangue tra potenze cristiane, ma anche di regolare,
assicurare e promuovere la diffusione del cristianesimo in quelle
nuove terre. Tutta la donazione delle nuove contrade scoperte fu
dal papa legata espressamente alla condizione che le maest spa
gnole provvedessero affinch in esse venisse propagato il cristia
nesimo.
Prima del secondo viaggio di Colombo, Ferdinando e Isabella
di Spagna non che Alessandro VI si diedero premura per aver
sacerdoti che annunziassero il Vangelo nel nuovo mondo. Con
quanta seriet venisse presa la cosa si vede dalla scelta delluomo,
cui venne affidata la direzione dei missionarii da inviarsi. Un
amico di S. Francesco di Paola, Bernardo Boyl benedettino, di
vent il primo apostolo del nuovo mondo.5 Mediante un rescritto
1 R obebtson,
M a b m o n t e l , L e*

(reseli. A m erika'8 I I ; B usciiing, Erdbeschreibung X X X I,


Incas, p r f. p. x x v ir s. e Allgem . Z eitu n g 1870, n r. 9 B eil.
2 V. le p ro v e p re sso H e r g e k b t h e b , K irc h e u. S ta a t 341, i l q u a le p a r a

gona q u e s ti p riv ile g i c o n g li o d ie rn i b r e v e tti d in v en z io n e ecc. Z i n k e i s e n i n


Tllt Engl. Ilis t. R evieto (1S94 O ct.) v o rre b b e m e tte re in re la z io n e la b o lla d i
se p arazio n e c o n l a c o s id e tta d o n a zio n e d i C o sta n tin o , m a u n a s tra n e z z a .
3 1 giu g n o 1497. R a y .n a i- 1) 1497, n. 33 ; H e r n a e z I I , 836 s.
4 H e b g e n ro th e e , K irc h e u. S ta d i 337-344, dove si c o n f u ta a n ch e 1 in s e n
sa ta acc u sa , d o v e rs i a g li a t t i d i A le s s a n d ro V I l a tir a n n id e , a lla q u a le g li S p a
gnoli a sso g g e tta ro n o gli a b ita n ti d e ll'A m e ric a.
5 A l P . F i t a s p e t ta il m e r ito d i a v e re p e r il p rim o i ll u s t r a to la v i ta d e l
B o y l; c fr. i su o i a r tic o li in B olet. de la R . Acad. de la H isto ria (M a d rid 1891-

604

L ib ro I I . Alessandro V I. 1492-1503. Capitolo 11.

di Alessandro VI del 25 giugno 1493 a questuomo, insigne per


spirito ecclesiastico, rara prudenza ed esperienza e ai suoi dodici
compagni vennero conferiti tutti quei poteri e privilegi, che po
tessero contribuire al buon successo della loro benefica impresa.1
Fra i compagni vengono ricordati il famoso Bartolomeo de Las
Casas, Fray Jorge, commendatario dellOrdine cavalleresco di
Santiago e Pedro de Arenas, il quale avrebbe celebrato la prima
Messa nelle isole recentemente scoperte.2 Nellistruzione che Co
lombo ricevette dalle loro maest spagnole per ii suo secondo e
terzo viaggio, gli viene (raccomandato caldamente come primo e
pi urgente negozio la conversione delle nuove terre al cristiane
simo. Quanto rapidamente crescesse il numero dei coloni e degli
Indiani convertiti particolarmente nella Espaola (Haiti) mo
strato dal fatto, che fin dal 1501 siniziarono in Roma le pratiche
per lo stabilimento duna propria gerarchia.3 Per opera del
grande Ximenes nel 1502 furon mandati in America parecchi altri
missionarii dellOrdine francescano.4 A causa delle immense
spese e pericoli connessi colla propagazione della fede nel nuovo
mondo Alessandro VI concesse nel 1502 l esazione della decima
a questo scopo in Spagna e in America: i re di Spagna vennero
in compenso obbligati a mantenere la Chiesa e i suoi ministri.5

1S92) X IX , 173-233, 234-237, 354-357, 377-446, 557-561; X X , 160-177, 179-205,


261-300. 573-615. Ofr. a n ch e Q u a d ra n o n e lla m ed e sim a r iv is ta XX, 113-123 e
E h b le loc. c it. I S t r e it i n Z eitsclir. f . M issionm ciss. IX (1919), 135 s. ; Pfanm -,
Itin era riu m U ispanic. Ilieron. M onetarii l/h94-lJ,95, N ew Y o rk 1920, 14, <3&
1 II r e s c ritto p re sso R a y n a ld 1493, n. 24 e p i c o r re tto in B olet. XIX
(1891), 1S7 s. ; p u b b lic a to in te g ra lm e n te d a l R e g is tro d i A le ssa n d ro V I, da
P . d e R o o in R om . Quartalschr. V I (1892), 257 s. L in d iriz z o D ilecto fitto

B ernardo Boil, fr a tr i Ordini M inorum , Vicario diati O rdinis in ffispaniaruni


regm s, salutem , m a B o y l n o n a p p a rte n e v a a ll'O rd in e fr a n c e s c a n o : fu benedet
tin o p rim a d e l 1492, poi p e r a lc u n i a n n i n e llO rd in e d e i M in im i e dopo il di
c em b re 1497 r ie n tr in quello d e i B e n e d e ttin i; c fr. Rwht.p loc. c it. 3 90; H olz a p f e l, Gesch. des F ranziskanerordens 501.
2 F i t a , L a prim eva m isa e n A m rica in B o let, X V I I I (1891), a l s. T ra
i m is sio n a ri, c h e fecero con C olom bo 11 secondo v iaggio, tr o v a v a n s i an ch e al
c u n i ra n c e sc a n i, f r a i q u a li m o lto p ro b a b ilm e n te A n to n io de J la rc h e n a , che
p i d 'u n o vuole id e n tific a re con J u a n P e re z , il g u a rd ia n o d el convento di R a
b id a v icin o a P a lo s n o to q u a le a m ic o d C o lo m b o ; c fr. H o l z a p f e l 500, 501.
S u ll'a iu to , c h e Colom bo tro v 'p re sso i D o m e n ic an i sp a g n u o li, particolarmente
d a D iego d e D eza, c fr. M a x d o n n e t, L es D om inieains et la dcouverte de l'A"1'
rique, P a r i s 1893.
3 E h r l e loc. c it. X e l 1493 A le ssa n d ro V I a v e v a concesso in d u lg e n z a plenaria
a coloro c h e e m ig ra s se ro in A m e ric a con lic e n z a d e l re sp a g n u o lo : vedi R "
n a i .d
1493, n . 25.
4
addino XV, 24*7. C fr. H e f e l e , X im e n es 483 s.
5 V edi F r e i t a g i n Z eitschr. f . M issionstciss. I l i [1919], 20.

M issioni in A m erica.

605

Anche1nelle terre doltre mare scoperte dai Portoghesi Ales


sandro VI favor la propagazione della dottrina cristiana;1 le
imprese dei Portoghesi in Africa venivano riguardate e favorite
in Roma qu'asi fossero delle crociate per la propagazione della
fede.2

1 C fr. B ull. Coll, quibus L u sit. regibus e tc. U ly ssip o n a e 1 7 0 7 , 4 s s . S c h f e r ,


Gesch. von P ortugal I I I , 8 3 ; S a n t a b e m X, 1 3 0 ; M ao S w iet e y d e M a s h a n a g l a s s ,
Le Portugal et le Saint-Sige I I I , 7 ss., 1 6 ; .Tann, D ie kath. M issionen 6 1 s.
L a diocesi d i S a f l m , s p e tta n te a llim p e ro co lo n ia le p o rto g h e se , a l n o rd d e l S e
n e g a i, f u fo n d a ta d a A le s s a n d ro V I c o lla b o lla In apostolieae d ig n ita tis d el
18 giugno 1 4 9 9 ; v e d i J a n n 7 9 , m. 2.

2 I n te r e s s a n te s o tto
quanto io s a p p ia a n c o r a
pagationem ed d a t a t a ;
Archivio segreto

q u e s to rig u a rd o u n a ** b o lla d i A le ssa n d ro V I, p e r


in e d ita , che c o m in c ia con ile p a ro le C atholice fidei proR o m a e 1501 Dee. Cal. Nov. A 10. R egest. 868, f. 117b.
pontificio.

1 2 .

Attinenze di Alessandro V I colla scienza e le arti.


volentieri lo storico toglie lo sguardo dai tristi avveni
menti e dai |fatti del governo di papa Borgia che offendono il
sentimento morale di chiunque si mette a considerarli, per vol
gerlo verso una regione, nella quale si sono compiute cose ve
ramente nobili e belle. Anche Alessandro VI come il suo prede
cessore promosse in molte guise la scienza e l arte, e sebbene
questultima passasse in prima linea, pure nemmeno la scienza
venne trascurata dal papa, che gi da cardinale aveva lavorato
nel campo letterario.1
Degna di nota innanzi tutto lattenzione che Alessandro di
mostr tanto per le universit di A lcal2 e di Valencia,3 quanto
anche per quella di Roma. Egli provvide allo stipendio co n v en ien te
dei professori e nel 1497 ordin pure la ricostruzione delledificio
delluniversit, che nella sua forma attuale proviene da Alessan
dro VII di casa Chigi.4 Il papa prendeva tanto interesse al pro
gresso dei lavori alluniversit, che nel maggio del 1499 volle ispe
zionarli di persona.5 Fra i professori che insegnavano alluniver-

en

1 E g li sc risse De cardinaliutn excellentia e t officio vicecancellarH e (rio**


in regulas Cancella riae, q u e s tu ltim a d e d ic a ta a In n o cen zo VIH. C fr. fi. -An
t o n i u s . B ibl. hisp. ora I I , 2 6 1 ; A u d i f f r e d i 2 8 2 : B ibi, p o n tif. 13 s . ; S c h u l t e ,
Quellen I I , +07 s. Il c a ta la n o P a o lo G iro lam o d ed ic a R. B o rg ia , q u a n d e r a c a r
d in a le vescovo <li P o rto , il su o p o em a D e flw nnnibus et m on tib u s H spaniarum
Ubellus, s. 1. e t a. (H a in n. 12525), G u n d isa lv o di V illa d ieg o i l t r a t t a t o * De
origine et potcsta te S . R . E . cardinalium , in Cod. V a tic. 3183 d e lla B i b l i o
t e c a V a t i c a n a . Ofr. a n ch e iAIorus, Bibl. P icena I I , 218.
2 S i c o n fro n tin o su c i le c o m u n ic az io n i ch e P e n i b l e I, 646 s. fa d a ll'A r c h i v i o L a t e r a n e n s e.
3 \ edi O rti t F ig u e ro la , 2Mem. de la universidad de l<i Valencia (Ms*
d rid 1730) 431 s. D e n ifi.e I , 645 s. |Sa n c h is y S i t e r 8 .
4 V edi Z a h n i n A rch. st. tal. |3 Serie V I 1. 178. R e n a z z i I, 197-198, 281
e D e n i f l e I , 314. Z a b u g h i n , P . L eto , R o m a 1903, 249. * D ivers. A lex. V I (A r "
c h i v i o d i S t a t o i n R o n i a) : . N ov. 1502 A* 11"; .',00 due. gub. et rectori
stu d ii alma-e urbs pro reparationc ip siu s stu d ii. S eguono a n c h e a ltr i paa '
m e n ti p e r il m edesim o scopo. Cttr. M n t z , L es a rts 210.
5 B u r c h ar d i , D iarium ( T h u a s n e ) I I , 530, ( O e l a n i ) I I , 140.

Alessandro V I e g li um anisti.

607

sita a lui stavano pi di tutti a cuore i giuristi. Al celebre Lodovico Bolognini egli confer la dignit di avvocato concistoriale e
di senatore di Roma. Ancora di pi onor glinsigni canonisti
Felino Sandeo1 e Giovanni Antonio di S. Giorgio,2 nominando
il primo vescovo e il secondo cardinale fin dal 1493. Il canonista
Francesco da Brevio fu nominato da Alessandro VI uditore di
Rota e pi tardi vescovo di Ceneda, il professore di medicina An
golo Leonini vescovo di T ivoli.3
Vaste speranze annodarono allesaltazione del ricco Borgia gli
umanisti e di ci fa prova la dedica delle Castigationes Plinianae fatta al papa da Ermolao Barbaro.4 Le speranze espresse qui
e nei discorsi di obbedienza 5 sono state per adempiute solo in
misura limitata a causa delle torbide condizioni dei tempi che
vinfluirono potentemente. Un papa propriamente umanista Ales
sandro VI lo stato s poco come Innocenzo V ili, tuttavia egli
fece varii favori agli umanisti. Ci dicasi ancor pi di Cesare
Borgia, intorno al quale si raccolse un largo circolo di letterati e
poeti di corte.6 Fra gli umanisti che vivevano allora in Roma
Pomponio Leto teneva il primo posto. Stando al SabelMco, Ales
sandro VI avrebbe dato al capo deHaocademia romana lincarico
di recarsi in Germania per acquistarvi antichi m anoscritti.7 Che
1 papa abbia tenuto in considerazione il dotto restauratore del
teatro classico si pu dedurre anche dalla stessa predilezione del
forgia per le rappresentazioni teatrali.8 Il costume introdotto
dallumanista napolitano Porcellio Pandone e curato da Pomponio
e dai suoi scolari di celebrare il giorno natalizio della citt di Roma
aprile) con solennit e in vero con cerimonie cristiane, fu man-

Cfr. T ib a b o sc h i, S to ria d. lett. Uni. V I 1, 5 2 8 ; E u b e l , H iera rch ie cath.


M nster 1001, 199, 2 3 6 ; H i i x in g in A rch iv f. kn th . K irchenrecht, I.X X X IV
99. 101.
< f r - TlR.iBO.SCHI V I 1, 581.
:l K e n a z z i I , 1 8 5 - 1 8 6 , 1 9 7 . 2 2 0 , 3 2 6 .
Gfr. G ian in Giorn, d. L e tt. ita l, X X IX , 429. S u lle re la z io n i d i 'E rm olao
iar c o n A le ssa n d ro V I c fr. l a rtic o lo di Z ip p e l in S c ritti in meni, d i G. MonVenezia 1922.
* t ! ' su Qu* s o p ra p. 345. S u l d isc o rso te n u to d a l R e u c h lin a ll a pre1 Ui!i (lei p a p a vedi M a y e rh o ff, ./, R eu ch lin (B e rlin 1830) 38 s.
t,j(
* l r - A l v i s i 98 s. A u d i f f r e d i 342, 350 s., (381 e se g n a ta m e n te O a n loc.
t i -, k' ' 1 s' In o * tra rin i d i pift su q u e sto p ro p o sito , com e v o rre b b e q u a lc h e c riXi
no" *sPe t t a a l m io c o m p ito n m i c o n s e n tito d a llo sp a z io concessom i,
ilo ' 6' 0 <tle in Vod. F a tte . 2222, p . 71 ss. si c o n tie n e P a u l u s P o m p i li u s , * Do
. '"* " rtibus ad P e tru m L u d . B orgiam ducam Gan&iae ( B i b l i o t e c a V a l *cana).
* fl ' ^ h a c , B ibi, de F . O rsini 207 ; M n tz - F a v r e 311 ; V ogf.l in Sera1846, 291 ; iO a k l n i , L a difesa d i P. L eto (N ozze C ian-> Sappa-P landinet,
*' r am o 1894) 165.
8 V. so p ra p. 103.
/

608

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 12.

tenuto sotto Alessandro V I 1 e da lui favorito.2 In favore delle rela


zioni [tra Pomponio e il papa parla inoltre il fatto, che Pomponio
dedic il suo compendio della storia romana a Francesco Borgia.3
Pomponio nei suoi ultimi anni si volse di nuovo al cristianesimo
pratico, mentre l'a sua accademia malgrado le forme cristiane con
serv un carattere prevalentemente pagano.1 Pomponio mor da
fedele cristiano il 21 d!i maggio del 1497 ; il papa mand ai suoi
funerali, che ebbero luogo nella chiesa di Ara Coeli, tutta la sua
corte. Pronunci lorazione funebre, di cui viene celebrata lele
ganza, Pietro Marso; Domizio Palladio dett liscrizione per la
tomba in S. Salvatore in Lauro.6
Un discepolo Idi Pomponio, Michele Ferno, divent subito un
entusiastico panegirista del papa. Il 27 dicembre 1494, festa di
S. Giovanni evangelista, il Ferno ebbe lonore di parlare nella cap
pella pontificia. Il suo discorso riboccava di ampollosi elogi del
papa, per non gli procacci alcuna gloria, che anzi Alessandro \
come narra il Burcardo, ne fu addirittura nauseato.6 Anche ad altri
umanisti come Pietro Gravina7 e Tommaso Inghirani8 fu dato
lincarico di predicare alla presenza del papa. Le pi a m m ira te
erano le produzioni dei fratelli Brandoimi dellOrdine degli Ere

1 C fr. F le c h s ig 46 s. D . (n o li, L e pubblio, n el R in a scim en to , in Giornate


dIta lia 1911, 21 a p rile .
2 V edi M en o tti, D ocum enti 139.
3 G ian loc. cit. 428, n . 2.
4 C fr. I)e R o ssi in BoUett. di archeol. S e rie 5* A" 1 (1S90). 85 s. V. Zad u g h in ( Giulio Pom ponio Leto, Saggio critico I, R om a 1909) c o n tro l opinione
co m u n e v o rreb b e s ta b ilir e d a lle o p e re d i P . L e to c h e g i a lm e n o d a l processo
del 146S non s i tro v a p i in lu i a lc u n a tr a c c ia di p a g an e sim o , epicureisni"
e im m o ra lit : egli, n o n o s ta n te il suo e n tu s ia sm o p e r l a n tic h it classica, in
fondo sa re b b e s ta to u n se rio e sin c ero c r is ti a n o : c fr. C ivilt Cattolica J9O0.
I I I , 581-587, ove rico n o sciu to i l p regio scientifico d elle so ttili investigazioni
dello Z a b u g h in , m a n o n Si c o n sid e ra c o n v in c e n te l a p ro v a p e r q u este nuove
tesi. S u P o m ponio L e to c fr. a n c h e T ira b o sc h i V I 2, 1 1 s.
C a rin i loc. c it. /166.
6 G ian loc. c it. 42S c o m u n ic a a lc u n i p a s s i d el d isc o rso s ta m p a to allora,
che egli v o rre b b e a ss e g n a re a ll a n n o 1495, d im e n tic a n d o p e r c h e il BurCKAKDI
Ifioriiin (T h u a s n e I I , 216, C h la n i I, 5 5 8 : in v e c e d i Ser-vus p re sso Thuasnileggi Fei nus) n o ta i l d isc o rso a ll'a n n o 1404. A n ch e u n d is c o rs o p o ste rio re del
F e r n u s ric o r d a to d a l B u rc a rd o con sc a rs a lo d e ( T h u s n e I I I , 4, Oela-vi
I I , 195).

7 P e t r i Gravina*: P a n h o rm ita n i O ratio de C hristi ad. coelos ascensu, haW *


apud. A lex. V I. P. M. IH. M ail 1J,93. iS. 1. e t. a .; c fr. B u richardi D io r iti
(T h u a s n e ) I I , 09, ( C elan i) I, 42|0 e A u d iff re d i 815.
8 V edi B u rc h a rd i D iarum (T h u a s n e ) I I , 412 (C e la n i) I I , 58: ibi(I
(T h u a s n e I I , 426, C e la n i I I , 68) v ie n e e lo g ia to u n d isc o rso di u n V olscus poeta
m o lto lo d a to a n c h e u n d isc o rso te n u to n e l 1500 d a llI n g h ir a m i in S. Maria
s o p ra M in e rv a (T h u a s n e I I I , 23, C e la n i I I , 1207) ; ibid. (T h u a s n e IH . P '
C e la n i I I , 321) in to rn o a u n d isc o rso d i CamiUus Porcarius non per tenui
a lla p re s e n z a d e l p a p a .

Prediche dinanzi al papa. I fratelli Brandolini.

609

miti agostiniani, uomini insigni per spirito e dottrina. Originari!


da nobile fam iglia fiorentina essi erano entrambi ciechi, ma ave
vano acquistato una vasta cultura. La loro portentosa memoria
e la loro facilit dimprovvisare destavano lo stupore dei contem
poranei, n meno veniva celebrata la sicurezza e leleganza, con la
quale padroneggiavano la lingua latina.1 II maggiore, Aurelio Bran
dolini, predic il venerd santo alla presenza del papa sulla pas
sione di Cristo. Non solo fra i contemporanei, ma anche 150 anni
pi tardi questo discorso passava come unopera portentosa e insu
perabile. Esso infatti un lavoro stilisticamente perfetto: per la
sua classica semplicit, per limpidezza e bellezza di lingua esso
gareggia colle migliori orazioni dellantichit. Certo non corri
sponde allideale di una predica cristiana; le frasi ciceroniane
soffocano il linguaggio caldo del cuore; lelemento dommatico e
mistico e luso della S. Scrittura e della tradizione cedono conside
revolmente dietro lo sfarzo rettorico, cui si tende come a un primo
scopo. cosa tuttavia da far stupire come un soggetto cos estraneo
al mondo ciceroniano sia stato rivestito della forma classica con
tale facilit e sicurezza, che nessuno avverte la distanza dei tem pi.2
Rguale considerazione godette il fratello pi giovane, Raffaele
Brandolini, che stette in molteplice relazione con le prime fami
glie di Roma e fu istitutore del principe Alfonso di Bisceglie e di
colui che divent pi tardi Giulio II. Suo mecenate particolare era
il Cardinal Piccolomini, che fu poi Pio II I.3 Anche Raffaele Bran
dolini predic spesso alla presenza del papa. 4 Per la parte di gran
1 Cfr. l'a rtic o lo d i B rom in K om ische Q u a rta lsch rift I I , 173 s., dove p u r
troppo non viene u tiliz z a to R aph. B ra n d o u n L ip p i jun io ris D ialogus Leo, ed.
* F ogliazzi (V e n e tiis 1753), c o n p re g e v o le in tro d u z io n e .
2 V edi L ippi A u r e l i B ra n d o lin i O ratio de passione D om ini a d A le x. V I.
>' M. haMta. E d it a d a H . B one, M a in z 1860. O fr. in o ltr e A u d itf r e d i 339.
Bone p e n sa che 11 d isc o rso s i a d a r ip o r ta r e a l V e n e rd |S a n to d e l 1496, s e l a
notizia di A. M an u zio n e lla s u a ed. <lel 1596, ch e cio il d isc o rso e ra s ta to re c i
ta to loo a n n i p rim a , i d o v esse p re n d e re a ll a l e t t e r a ; i n ogni c a s o e sso fu
tenuto t r a il 1493 e il 1497 . O g n i dubbio v ie n d is s ip a to d a l B u rc h a b d i, Diarium (T h u a s n e I I , 275, IC elani I, 601 s.) i l q u a le a l V e n e rd S a n to d e l 1490
nta : serm onejn fecit t r u te r p h ilip p u s 'F lo re n tin u s , cecu s n a tu s , o rd . h e r e m i t .
s- A ugustini p ro fe s su s , c u m m a g n a o m n iu m l a u d e . P hilippus r a p p re s e n ta q u i
e rta m e n te u n a le z io a e g u a s ta o u n e r r o r e d e lle d ito re ; g i le d iz io n e del
J'huasnk in m o lti p a s s i a s s a i d ife tto s a .
3 Brom loc. c it. 176. S o n o d e d ic a ti a l c a r d in a le P ic c o lo m in i L ip p i B ran "r'Di * II istoria sacra e x s. script, dcsum pta, in Cod. Ottob. IUI e * I n s. I l r braeorum h isto ria m tracta tu s, in Cod. Ottob. 438, B i b l i o t e c a V a t i c a n a .
* B u rc h a rd i, D iarium (T h u a s n e ) I I , 424, 434, (C e la n i) I I , 617, 74. I l Lippus
1 ecut ric o rd a to d a B u rc a r d o (T h u a s n e I I , 368, O e la n i I I , 24) c e rta m e n te
Aurelio. U n d isc o rso d i R a ffa e llo i n S. A g o stin o v ie n r ic o rd a to d a B u ro a rd o
Ir- 400. T h u a s n e i li , 400, (G e la n i )' I I , 50. vOfr. a n c h e R a p h a e u s B ra n d lin i
l'ip p j Iu n io b is P a ren ta li * O ratio de obitu D om inici R u vere 8 . C lem entis presb.
('ord.: Rom ae in tem pio 8 . M arie de popul ad p a tres et populum haM ta M D I,
s- ' e t a. [R o m ae 1501] ; v e d i P a n z e r V i l i , 245.
P a s to r ,

Storia dei Papi,

III.

39

610

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 12.

lunga maggiore dei molto numerosi discorsi che recitavansi nella


cappella pontificia era tenuta, osservando un certo ordine,1 da sa
cerdoti e religiosi, Domenicani, Minoriti, Agostiniani, Carmelitani,
S erviti2 e solo in /via eccezionale parlavano anche dei giuristi ed
altri la ic i.3 Il Burcardo allanno 1502 ricorda che il m agistr pa
la ta si ebbe dal papa 'un forte biasimo perch aveva affidato la
predicazione a un certo Battista Casale di Roma, uno scolaro dalla
lunga chioma. Miglior fortuna aveva avuto nel 1499 un novizio
domenicano dellet di soli dieci anni. La predica di questo fan
ciullo dal maestro delle cerimonie viene lodata come eccellente sotto
ogni riguardo. 4 II Burcardo d in genere spesso il suo giudizio
sui discorsi tenuti nella cappella pontificia : da una delle sue espres
sioni si rileva Che veniva severamente criticata non solo la compo
sizione dei discorsi, ma anche il modo di porgere.5 Sotto questo
riguardo nel 1501 un romano, del quale purtroppo non si fa il
nome, si distinse talmente nella chiesa di S. Luigi, che quasi tutti
gli uditori, dimentichi della santit del luogo, scoppiarono in un
sonoro applauso. Questoratore, racconta Agostino Vespueci, pia
ciuto pi di Inghirami, Marso, Sabellico e Brandolini, che pas
savano per i migliori ; egli possiede Isopratutto una memoria eccel
lente, sa ben disporre le parti e abilmente narrare: anche il modo

1 T a n to r i s u l ta d a l B u rc h a rd i, D ia riu m (T h u a sn e ) I I , 584, ( Celan 11


I I . 180.
2 V edi B u rc h a rd i, D ia riu m I I , 8 , 13, 19, 23, 32, 41, 42, 46, 55, 90, 91,
93, 179, 194, 199, 200, 217, 245, 246, -258, 261, 26, 263, 265, 268, 270, 2 8 1 ,
339, 340, 341, 352, 355, 356, 357, 358, 365, 414, 416, 420, 434, 405, 440, 4 7 4 ,
499, 500, 501, 504, 06, 510, 511, 512, 515, 519, 531, 533, 580, f>81 ; IH 3'
24, 25. 32, 61, 86, 87, 8, 91, 118, 120, .121, 171, 172, 192, 193, 206, 224, 2 2 6 .
G el a n i : I, 371, 376, 381, 884, 391, 399, 403, 409, (453, 453 s., 454 [2] ; questi
q u a ttr o p a s s i m a n c a n o in T h u a s n e ), 459, 461, 529, 540, 544, 545, 560, 580, 589.
591, 593, 594, 596, 59S, 605, 648 (2), 0 4 9 ; I I , 13, 15, 16, 17, (2), 22, 59, 61, 6 4 ,
74 (2), 75, 78, 100, .119 (3), 120, 122 (3), 124, 128, 129 (2), 131, 133, 141, 1
178 (2), 179, il93 (2), 207 (2), 208, 212, 231, 249, 250 (3), 252, 269, 271, 2i-.
305 ((2 ), 306, 318, 319, 328 (2), 339 (2), 340. U n a p a r te d i q u e s ti d isc o rsi f u r o n o
s ta m p a ti s u b ito ; v e d i A u d iff re d i 309, 330, 831, 337, 339, 352, 431. .Siano p w
R ic o rd a ti: S te p h a n u s T h e g li a tu s , A rchiep. P atracensis, Oratio habita wl
die O m nium S a n cto ru m c,ora/m S. D. N . dom ino A lexandro... papa l l j
prim a m issa et capella eius P ontifieatus, 1J$2, s. 1. e t a. (H ain n. 15458
15459; C opinger I , 4 6 2 ; K e ic h lin g I , 1 99; P r o c to r 255),; B e rn a rd i Zane
tr ita V eneti u r tiu m doct. S. theol. M. et P roto n o ta ri a post. Oratio in f - ' ^
habita in fe sto o m nium sanctorum anno Ju b ila ei MD... coram A lexandro
^
P ont. M ax., s. 1. e t a . (P a n z e r I I , 5 20; H a in n. 16272; B eichi-ino I. 206 ^
te l m ed esim o 1'O ratio P assionis D om im cae coram Alcxa/ndro 1
s. 1- e
(P a n z e r IV , 483 ; H a in n. 16273).
,r
3 V edi B u r c h a r d i
D iarium ( T h u a s n e ) I I , 2 7 , 1 0 3 ; I I I , .3 6 (M arcus
F ulgineo m edicus), 9 0 . ( ' C e l a n i ) I, 3 8 7 , 4 (1 7 ; I I , 2 1 5 , 2 5 2 .
^
* B u r c h a r d i , D iarium ( T h u a s n e ) I I I , 191. e I I , 529. ( C e l a n i ) II. 318. ^
s O f r . p e r e s . B u r c h a r d i , D iarium ( T h u a s n e ) l i , 4 2 4 , ( C e l a n i ) I >

Umanisti e letterati in relazione con Alessandro VI.

611

di porgere, la facondia e il gesto erano eccellenti.1 II papa, che


pure non era padrone della parola,2 faceva tanta stima di buone
orazioni, che fece venire da fuori per predicare nella cappella pon
tificia dei celebri predicatori come il noto Mariano da Genazzano
e il famoso Egidio da V iterbo.3 Un altro uomo famoso, Aldo Ma
nuzio, ebbe parimenti a godere dei favori del papa, il quale con
un attestato di benevolenza gli apr la via alla sua futura e cos
fortunata carriera. Il Manuzio adunque durante la'peste in un mo
mento dinconsideratezza aveva emesso il voto di farsi sacerdote;
ora, avendolo Alessandro VI prosciolto da esso, 4 gli diede anche
la possibilit di attendere a quella professione editoriale, divenuta
poi tanto importante per gli studii classici. N ellanno 1502 il papa
conferm ad Aldo il privilegio contro le ristampe accordatogli gi
dal Sen'ato di V enezia. Ancor prima Alessandro aveva dato una
prova del suo favore ad un altro promotore dellellenismo, Sci
pione Carteromaco (Forteguerri).6 II papa inoltre stette in rela
zione con quelluomo iche pi di ogni altro contribu al rifiorimento
degli studii greci, cio Giovanni Lascaris.7 A Giovanni Antonio
Flaminio permise di trarre profitto dai manoscritti della Bi
blioteca Vaticana, per il cui aumento del resto pare che nulla siasi
fatto di sostanziale.8 Egli onor anche un indegno, colui che pi
tardi fu smascherato come un falsario, il Domenicano Annio da
Viterbo,9 nominandolo nel 1499 maestro del sacro palazzo. Il papa
accett dediche dagli umanisti Carlo Valgulio,10 Francesco Uberti
1 V im .ari, M a c h i a v e l l i I 2. 577.
' f r . in App. n. 137 la * testim o n ian za d i P a rid e de G rassis ( B i b l i o t e c a
K0s s 1 a n a di Vienna).
. 3 B c r c iu r d i, D iarium (T h u a sn e ) II, 455, (C e la s i) II, 87 e A u d ik fred i

P katbis M ariani G enazanensis O ratio (Le passione Iesu C hristi dieta


xandro \1 . P ont. M ax. fre q u e n ti sen a tu (venerd santo 13 ap rile 1498),
t(.
( t a ' ^ >A-''ZE,{ II. 517, H ain n. 7555; P roctor 254). Raffaele B randolini
enne il discorso fu n eb re pel M arian o (loc. cit. 505). Gfr. su M arian o sopra p. 155
Wior. ut or. d. L e tt. ita l. X X X III, 60 s. P e r Egidio cfr. A rd i. stor. napoUt.
432.

4 Alessandro V I a l p atriarca di Venezia, 1 1 agosto 1498 ; vedi F u i . in in


r c |. v e n et. I, 1 5 6 s. ; D id o t, A i d e M o n u c e 113 e C ian loc. cit. 429-430.
5 D idot loc. c it. 166. Sohck, A id. M anutius (B erlin 1861) 56 te Fbom',*** Z u r Gesch. d. B uchhandels I I (Je n a 1881), 42. R evu e des bill. X II
'1902), 410 s.
r Vedi F o n t a n i l i i n G iom . d. lett, d Ita lia VI, 221 e 'Ciampi, Scip. Car' 1 "muco (P is a 1811) 6 ; A. C h iti, Scip. F orteguerri (il Carteromaco), F i
renze 1902, 6.
olhac, libl. de F . O rsini 156, nota.
Cian loc. cit. 430. M ntz-F avre S I I s.
A nnio (G iovanni N anni) vedi Zeno, D iss. Vossiane (V enezia 1753) I I ,
j, SS' A ltra bibliografia p resso C h e v a lie r 130: cfr. U nostro vol. II, 535; T ira' hciu VI 2, 16 ss. ; H u r t e r , N om enclator I I 2, 1136 s. Sulle falsificazioni sto' le di Annio vedi F u e t e r , Gesch. der neueren H istoriographie 135 s.
10 Cian loc. cit. 431.

612

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 12.

da Cesena,1 e Pietro Lazzaroni,2 dai suoi medici Pintor e Bonet


de L attes4 come pure un medico di nome A lfonso,5 In maniera
singolarissima ebbe poi a godere dei favori di papa Borgia Adriano
Castellesi da Corneto, il genio pi illustre del circolo letterario
romano. Per ricompensare lazione benefica da lui spiegata in
Inghilterra Alessandro VI nel 1497 lo nomin protonotario e poi
anche suo segretario ; nellanno seguente Adriano ebbe il mandato
di 'una missione in Francia ; nel 1500 gli fu conferita la dignit di
tesoriere generale e finalmente nel 1503 anche il cardinalato.N el
1501 il papa mand lumanista Polidoro Vergilio qual succollettore
del denaro di S. Pietro in Inghilterra, dove pi tardi ebbe da En
rico VII lincarico di scrivere una storia dellInghilterra.; inte
ressante lintima relazione in cui stette con Alessandro VI lumani
sta tedesco Lorenzo Behaim di Norimberga, resosi benemerito spe
cialmente per una raccolta discrizioni. Non meno di 22 anni questo
amico del Reuchlin e del Pirkheimer rivest limportante carica di
maestro di casa presso Rodrigo Borgia, che gli confer il dottorato
in diritto canonico.8 Era fornito di cultura umanistica anche il
notaio fidato della fam iglia Borgia, Camillo de Beneimbenis. Que
s tuomo, che stese e comp in forma legale tutti i contratti matri
moniali di Lucrezia Borgia, us (purtroppo della sua musa non
per ricordi storici, ma per poesie laudatorie del papa.9 Godette
1 A edi L. P ic cio n i, D i F r. lib erti um anista cesenate, B ologna 1903.
166 ss., 266.
2 V. Arch. sto r.'lo tn b . 4* serie V II [1907], 236.
3 A u d iff re d i 347. .M arini I, 253. P rcK esch , Gesch. der venerischen Krank
heiten I I . /Bonn 1895, 28 s. O n o ri in R assegna darte XV, 8, M ilano 1917. Cfr.
l'o p e ra d i C apparoni (pp. 11-12) c it a ta a p. 407, h. 13.
* V o g e l s t e i n - K i b g e r I I . 8 1 s . G ir . s o p r a p . 5 9 8 .
M ittahblli. Bibi. cod. ms. m onast. d. M ichaelis (V enet. 177!)) App. 9-1 "
6
C fr. G eb h ard t, A d ria n von Corneto 8 s. e so p ra p. 105 ss. ; R icharb, Ori
gine 70. C irc a le r e la z io n i d i A d ria n o c o ll'I n g h ilte rr a c fr. a n c h e W . M. Bkadv.
A n g lo -R o m m Papers, L o n d o n 1910, 12 s.
i C fr. H u r t e i i , N om enclator 112 , 1534 s . ; The Catholie Eneyclopedin XV.
3 5 3 ; F u e t e r , Gesch. der (neueren H isto r. 1 6 4 s .
1
s u L 'B ehaim cfr. A llgem . deutsche B iographie I I , 276 e GbegoboMV1
A l l 3, 561, 594 s. iE. R eicke, / Wr B am berger K a n o n iku s L . Behaim , P irkh, ' nu ' '
F reund, in F orsch, zu r Gesch. B a y ern s X IV (1906), 1-40 (cfr. anche Jahretbc
rie h t des V ereins f. Gesch. der S ta d t X iirn b erg X X V II [1904. N rnberg 1905].
2a-27) ; R eicke. Cesare B o r ja nach den rinn. R em in iszen zen eines deutsch'"
H u m a n isten , in B eil. a ll A llgem . Z eitu n g 1905, n. 75, 593-597 ; R. S t a u b e b , D>f
SchedeU che B ib lio th ek, F re ib u rg 1908, 5 1 ; S c h n itz e r in Z e it sehr. f. Kirclun
rech t X X X IV (1913). 361 ss. ; M e n o tti, D ocum enti 229. iSnlla raccolta di iscn
zioni d ella c itt d i Roma del B ehaim cfr. E. Z ie b a rtii in Sene Jahrbiichct /
das klass. A lte rtu m , 6* a n n a ta (19(03), vol. X I , 4 8 4 s . ; E phem eris epigraphic"
I X (1913), 213 s. L. B ehaim fu l'uom o di 'fiducia di A. D rer, che secoml'
O. H agen sareb b e sta to a R om a nel 1494: v. Z eitsehr. f. bildende K u n st Li
(1916-17), 255 s.
6
S u l * lib ro p rotocollo d i C am illo d e B e n eim b en is ( A r c h i v i o 11 '
Notai
al C a m p i d o g l i o
d i R o m a ) cfr. G reg o ro y iu s in S itzu 1

Umanisti e letterati in relazione con Alessandro VI.

613

pure la fam igliarit di Alessandro VI un nobile cipriotta, Lodovico


Podocataro.1 Rodrigo Borgia ancor prima di essere elevato alla
cattedra pontificale aveva preso come segretario al suo servizio
questo dotto; quando fu papa lo nomin suo segretario domestico
e nel 1500 gli diede il cappello cardinalizio. Il Podocataro possedeva
una scelta collezione di antichit. Il suo magnifico sepolcro in
S. Maria del Popolo opera di Cristoforo Romano.2 Fra gli altri
numerosi letterati e umanisti viventi in Rom a3 e che stettero in
relazione con Alessandro VI, bisogna ancora ricordare luditore di
Rota e vescovo di Andria Girolamo Porzio,4 il noto ciceroniano
Tommaso Inghirami detto Fedra,5 il poeta Andrea Iacobazio,0
Silvestro Baldoli da Foligno,7 Francesco Sferulo da Camerino,8
e lospagnuolo Juan Cantalicio. Questultimo fin dal 1503 vescovo di
Penne e Atri, fu uomo di grande schiettezza, che in una delle sue
poesie flagell con parole roventi limmoralit del clero romano.0
indubitato che oltre al Cantalicio vivevano alla corte dei Borgia

herichtc der M unck. A ka d . C lass, sto r. 1872, p. 4 9 s. A l G re o o k o v iu b com e a


tutti gli a l t r i d o tti, che h a n n o s c ritto su i"B o rg ia , sfu g g ito il * Coti. Ottni. HO
' B i b l i o t e c a V a t i c a n a ) , in c u i al f. 165 si legge : * D iv o A lex a n d r VI.
*' ir. P a n a e g y ric u m c a rm e n e d itim i per M. C a m illu m B eneinbene B oinanum
onuslilieum in s u a fo e lie is sim a c o ro n a tio n e . ISu B en eim b en i c fr. a n c h e L a n
t a n i II, 231 s.
* C fr. C icogna, Iscrizio n i IV . 142: TiAKciani I, 204. S u lla collezione P o d o
cataro di d o c u m e n ti s to ric i, o ra n e llA rc h iv io di S ta to e n ella M a rc ia n a a A enezia, c fr. L. ,G. P i - is s i e r in Z en tra lb la tt f. Jliblwthekn'icesen X V III (1901),
l 5-ss., 521 ss., 576 ss. e C a r u s i, lixpacci di Oherardi x ix -x x ii. La L audutio de
"bitu L udovici P odocathari C yprii S. Ji. E . Card, d i T om m aso I n g h ira m i, fu
l'ubblicata d a P . A. G a j x e i t i in A necdota Utt. m mas. codicillila eru ta I, 273

m.

2 V. L 'A rte X [1907], 202 s.


3 B u r c k h a r d t I I 3 344. T ir a b o s c h i V I I 3, 200.
4 V edi II. P o r c ii, R om . R o ta c p rim i auditori #, Orationes nom ine princiiwtn et Terum pubi. Ita lia e ad A lex. V I. R om aa (E . iS ilber i 1486 ; c fr. B u r c iia rd i,
Diarium I I , 607 s. C om m entarius de crcaticme, coronatione e tc . A lexandri VI.
F erdinandum et H e lim b e th H ispaniae Reges, R om ae 1492 ( H a i n n. 13295) :
l><rAnm<itio in Tureho, s. 1. et a. ( H a i n n. 13297. L opuscolo del Porzio comsto nel 1497 contro il ISavonarola in fo rm a di dialogo tr a un seguace fioren
d o e un av v ersario rom ano del ISavonarola ( H a i n n. 1329) stato ripubblicato
fecondo la deficiente rista m p a w ittenberghese del 1521 da H le m e n in Zcitschr.
t- Kirchengcsch. X X X II I (1912), 271-278.
5 <'fr. T i r a r o r c h i V I I 3, 206. C h la n i, B u r c h a b d i L iber n o tarum I, 5 i 8 s
n- 1. V. anche sopra p. 608.
,
1
U n * c a rm e la u d a to rio d i A. Ia co b a zio su A le ssa n d ro V I c o n se rv a si nel
( od. i , 125 d e lla B i b l i o t e c a d i P e r u g i a .
7
<-fr. M . F a lo ci-P C T -ig n an i in B olctt. d. Soc. Umbra di Storia P atria voi. I,
fa * - I I I , n. 3.
* Cfr. la le tte r a d i A . V espucci p re sso V im -ari, M achiavelli P , 578.
9
V edi T ir a b o s c h i ,VI 2. 253 e T heiner-N ipp<JI.d, F infiihrung der LheioHgkeit H I , 120 . In B u r c iia r d i. D iarium ( T h u a s n e ) I I I , 205, ( C e U n i) I I , 327 s.

" Cantalicio vien chiamato praeccptor cardiu Borgie.

614

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 12.

anche altri scrittori spagnuoli.1 Questa fam iglia malgrado il suo


trasferimento in Italia aveva mantenuto sempre strette relazioni
con la madre patria. Le sorelle di Alessandro VI si trovavano
maritate in Spagna; suo figlio Pedro Luis era duca di Gandia; il
fratello ed erede di questo erasi sposato a Maria Enriquez impa
rentata col re Ferdinando e originaria di una nobile famiglia di
Valencia; anche Lucrezia doveva da principio andare sposa a un
gentiluomo spagnuolo : tra i suoi fam igliari come pure fra quelli
di Cesare si trovano numerosi spagnuoli e spagnuole. - Nel distri
buire gli uffici di Curia Alessandro aveva preferito in larga misura
i suoi connazionali, che subito dopo lelevazione di lui al soglio
pontificio affluirono in Rom a.3 Cosa molto caratteristica in propo
sito che un uomo celebre come il Poliziano si adoperasse inutil
mente per avere il posto di bibliotecario apostolico: Alessandro VI
lo diede a un Catalano.4 Capitano di Borgo divent lo spagnuolo
Pedro Lopez.15 A castellano di Castel S. Angelo era stato nominato
subito dopo 1elezione papale Juan .de: Castro: dopo che questi fu
assunto nel Sacro Collegio (1496), altri due spagnuoli, Bartolom
de Luna e Francisco Roocamura, ebbero insieme fino al 1497 il
governo dcH'importante baluardo, rimanendo unico castellano il
Roccamura dopo la morte del Luna.6 Lufficio di fiducia del datario
fu coperto dapprima dallo spagnuolo Juan Lopez, seguendo a lui,
nominato cardinale (1496), dapprima l italiano Giovanni Battista
Ferrari, poi, dal 1500, di nuovo uno spagnuolo, Juan Ortega de
Gomiel.7 Spagnuoli sinsinuarono anche nella Cancelleria aposto
lica; di essi fu specialmente intimo di Alessandro VI Pedro Carranza, al quale egli fece pure nel 1501 un monumento, tuttora con
servato, in S. P ietro.s I maggiordomi, dapprima Bartolom

1 P e r ci c h e segue si v e g g a n o i p re g e v o li la v o ri d i B. C roce . La
spagnuola in Ita lia , R o m a 1S95, V ersi spagnuoli in lode di L. Borgia, N apoli 1'
(spec. v s.) e Ricerche Ispano-Italiane I, II., N apoli 1898. La Spagna, I-11,
1917 77 ss.
2 V edi Gr ce, 'La Spagna 79 ss.
3 Gfr. B o ss i, R ecuperai. Fesul. epist. 116. iS a n c h i s y S iv er a 9.
* V. R ev. d. B ibliothques 1894 IV , 395-397. D e l L u n g o , Fiorenti
246 s. ; G. B. P i c o t t t , A neddoti Polizianeschi, M o d e n a 1914, 9 s. (d a ,i '
lanea di stu di in onore di P. <C. F a lletti). iSugli i n u tili sfo rz i del I oj 17'1 ^
p e r a v e re il p o s to di b ib lio te c a rio d e lla V a tic a n a so tto In n o c en z o '
a p. 284, n. 4.
s V ed i F oroeU jA I I I , 351.
6 V edi P a g l i u c c h i , I C astellani del C astel S. Angelo 467-475.
t V edi C e lie r , Les D a ta ires 66-70.
rrinto>
s V ed i F o r c e l l a V I, 53. iSullo sp a g n u o lo S a tu rn o G ero n a, che f u 8 ^ 1(l
apostolicus s o tto A le ssa n d ro V I, e f r. D . G n o l i , jl[esser Saturno, in A. w ej
3 s e rie L I (1894), (232-248. P e r i l rim p ro v e ro d ir e tto c o n tro A le s s a n a i r , ^
p e r lu i R o m a fo sse p ie n a d i m a r r a n i, che l a s u a f a m ig lia fo sse cos QeSchm a r r a n i, che s ta v a n o a l se rv iz io suo e d e i suoi, c fr. S c h n it z e r ,
u>

Spagnuoli alla corte di Alessandro VI.

615

Martini, poi Pedro dAranda, finalmente Diego de Valdes, fu


rono tutti spagnuoli.1 Dei medici del papa tre provenivano dalla
penisola dei Pirenei e fra i 44 cardinali da lui nominati 16 apparte
nevano a questa nazione.2
Alessandro VI conosceva benissimo litaliano, ma nelle rela
zioni coi suoi servivasi assai spesso del catalano ; sono compilati
nel dialetto proprio di Valencia sua patria atti riguardanti la sua
famiglia.3 Predicatori spagnuoli parlarono pi duna volta nella
cappella pontificia.4 I Borgia avevano parimenti mantenuto molte
costumanze della loro nazione, come la predilezione per i combat
timenti dei tori, nei quali distinguevasi sopratutto Cesare,5 e per
le danze spagnuole, che Lucrezia sapeva guidare con garbo singo
lare; talvolta essa presentossi ammiratissima nel suo costume na
zionale.11 Finalmente assai degno di nota che Alessandro VI
accolse nella cappella papale moltissimi connazionali, che vintro
dussero le loro melodie e i loro strumenti con punta soddisfazione
degli Italiani.7
Che non pochi di questi Spagnuoli fossero in relazione con gli
umanisti italiani risulta dal fatto, che il maestro di Cesare appar
teneva allaccademia di Pomponio Leto.8 Fa meraviglia come i
Poeti aulici spagnuoli abbiano lasciato cos poche tracce; forse
molte di queste sparirono subito dopo la morte di Alessandro VI

y a n d e r s \ I . p. ( U ; m a q u a n to n e l D ia riu m d i B u re a rd o (T h u a sn e ) I I ,
non * d i B u re a rd o , com e p e n sa IS chnitzer, ben s ,fa p a r te d e lla lu n g a i n te r
- a z i o n e p re s a d a llI n f e s s u r a , con c u i p re sso T h u a s n e s u p p lita la la c u n a
,K suo te s to d i B u re a rd o . S u i te d e sc h i i n R o m a a l te m p o di In n o c en z o V I I I
*' 1 A1('ssa n d ro V I, ch e a v e v a n o il lo ro c e n tro n e lla c h ie sa n a z io n a le d e llA nim a,
( r - Schmim.in. A n im a 105 ss.
1 Aedi M o r o s i X L I, 250. S u D . d e V a ld es vedi O n o r i , Un maggiordomo
Alessandro V I, in R iv . araU . X I I, 3 [19141.
2 Cfr. M a rin i I , 236 s. M u n tz, L e s arts 144. Croce, L a S p a g n a 78.
3 Cfr. G regoroviu s, L ucrezia, A ppend. 12 s. 'Croce, Versi spagnuoli vi.
Tts ISI ^ ^ ANC!IIS T S iv era 22 e sp e c ia lm e n te Monutn. hist. 707 s., 712 s., 716 s.,
' " sa n c h e G o th e in in D eutsche L itera tu rzeitu n g 1898, 7 6 6 ; E l A rchivo
W. 88 ss.
4 ( 'fr. B u rc h a rd i, D i a r i u m (T h u a sn e ) I I , 281. 499; I I I , 206, (C elan i) I,
> I I , 119, 328. L a lin g u a d i q u e s ti d isc o rsi e ra c e rto in q u e sto caso la tin a .
j
B u rc h a rd i D ia riu m (T h u a sn e ) I I , 509; I I I , 64, 187, (C b lan i) I I ,
a1 c o m b a ttim e n ti d e i to r i c o n tin u a ro n o an ch e so tto G iulio l i ;
ec 1 ^'oi-Hac, rasm e en Ita lie 75 s.
0
V edi B u rc h a rd i, D iarium (T h u a sn e ) I I I , 180, (C fla n i) ,11, 311 e A nto E U j L B orgia ( F e r r a r a 1867), 48.
' N e lla s to r ia d e lla m u sic a q u e sto f a tto p e r q u a n to m i sa p p ia non s ta to
riIev a t o ; esso a tt e s t a t o d a l B u rc h a rd i D i a r i u m (T h u a sn e ) I I , 517,
.r ' 520 , (C k la x i) l , 132, 133 e d a lla re la zio n e d e l V esp u c ci p re s s i V ill a r i ,

12, 577.
8 Ai.vi.s 2 . S u g li u m a n is ti, c h e fu ro n o in re la z io n e con O. B o rg ia e p e r lo

M a c h ia v e lli

1 * fu ro n o d isc ep o li d i P . L eto, p r e p a r a u n la v o ro il prof.

Z a b u g h in .

616

L ib ro I I . Alessandro V I. 1492-1503. Capitolo 12.

quando scoppi una (vera persecuzione contro gli odiati Catalani1


e pi tardi ancora al tempo di (Giulio II allorch la memoria di
Alessandro VI fu fatta segno allodio e al disprezzo. Conservasi
un carme spagnolo di un anonimo in lode di Lucrezia Borgia,
duchessa di Ferrara e delle sue dame di corte.2 Se da questi versi
lecito arguire che icosa saranno state le altre produzioni di simil
fatta, la loro perdita non njolto da rimpiangere.
pure degno di nota che il creatore del teatro spagnuolo, Juan
de Encina, recossi nel 1496 in Roma, dove s,i trov cos bene, che
vi .rimase fino al 1519. Tra i famigliari del cardinale Carvajal era
il poeta spagnuolo Alfonso Hernandez di S iv ig lia ,3 fra quelli del
cardinale Orsini Diego Guillen de Avila, autore di un poema alle
gorico a imitazione di Dante e di un panegirico in onore della
regina Isabella.4 Non affatto, arrischiata lipotesi che il De Ca
stro abbia celebrato nei suoi versi anche i Borgia. Ancora nel 1510
il Cardinal Lodovico Borgia trovavasi, come pu dimostrarsi, in
stretta relazione con un poeta spagnuolo di nome Vasquez.5
L diffusione che specialmente per opera dei Borgia la lingua
spagnola ebbe in Italia,Bera veduta molto a malincuore dagli Ita
liani. Il contrasto nazionale era in generale abbastanza forte. Per
lungo tempo gli Spagnuoli passarono per semibarbari a causa della
loro cultura letteraria, pur riconoscendosi la loro acutezza dinge
gno. Fin dai tempi di Calisto III, quando numerosi Spagnuoli eransi
stabiliti in Roma, essi, specie quei di Valencia, erano ritenuti per
molto scostumati. Il cattivo esempio dato dalla fam iglia Borgia
non pot che co'nfermare glitaliani in questa opinione. Stante la
grande (diffusione degli Ebrei occulti emigrati dalla Spagna. gli
spagnuoli passavano anche come gente infetta deresia ; r il nonu1
C fr. s o tto lib. I I I . c a p . I. I l d o tto c a rd in a le C a r v a ja l a m ico dei letterati
a p r a llo ra le p o r te ideila s u a c a s a a i su o i p e r s e g u ita ti c o m p a trio tti ; c fr. CuoceD i un poem a.spagnuolo sincrono intorno alle im prese del gran capitano nel rei*0
d i Napoli. La H istoria P arthenopea di A lo n so H ernandez. N ap o li 1894, p. >'
C fr. in o ltr e M enendez y P e lav o , P oetas liricos caste!Union VI (M a d rid 1896).
c g lx x x v ii s.
C roce , Versi spagnuoli in lode di L . Borgia, duchessa di F errara e ielh
suo dam igelle, N a p o li 1894. Cjfr. in o ltre F a r i n e l l i in R assegna bibl. d. lett. itull i , 133 s. Su a lt r e p oesie v e d i A n t o n e i l i , Indice dei mss. d. bibl. civica di I ' 1
rara ( F e r r a r a 1884) 148. D opo il m a trim o n io di L u c re z ia con A lfonso si eW,l
da p rin c ip io del m a lu m o re a lla C orte d i F e r r a r a p e r la p re fe re n z a d ata al 11
sp a g lin o le che L u c re z ia p o rt con s : c fr. L e z io , Isab. dE ste e i Iorgia Xl-1549 s. D opo c h e sa li su l tro n o n el 1505, A lfo n so co m in c i a d a llo n ta n a re ]>(K' "
poco gli sp a g n u o li d a lla C o rte ; ib id . 710.
3 V edi Croce, L a Spagna 82 ss.

*
fiche.

Croce, R icerche Isp a no-Italiane I, 6, dove anche a ltre notizie bibliogrJ

C roce loc. eit. I, 9.


Croce, La lingua spagnuolo in Ita lia (R o m a 1895), 9.
7 Croce. R icerche Isp a no-Italiane I, 15 ss. ; I I , 2 ss., 4 ss.

Aspetto di Roma alla fine del sec. xv.

617

gnolo di m arrani applicato a questi convertiti solo in apparenza, fu


spesso dato a tutti gli Spagnuoli e pi tardi anche ad Alessandro VI.
Finalmente come dote caratteristica speciale degli Spagnuoli viene
ricordata la predilezione pel cerimoniale.1 In questo riguardo Ales
sandro VI era un Ivero figlio della sua terra. Durante la sua lunga
dimora in Italia Alessandro VI riconobbe anche il valore e limpor
tanza dellarte locale. Gi da cardinale egli aveva dato prova del
suo fine senso a questo rispetto colla costruzione del suo grande
palazzo in Roma e di un altro in P ien za,2 e nel 1473 collo splendido
altare maggiore di S. Maria del Popolo eseguito da Andrea Bre;rno.3 Era quindi da aspettarsi che anche come pontefice egli promuoverebbe larte. Non ostante i torbidi e gli scompigli del suo
pontificato egli ha lasciato in questo campo tracce durature del
lopera sua e ha legato per sempre il suo nome a non pochi monu
menti im portanti.4 molto difficile farsi un idea chiara del
laspetto dellEterna Citt alla fine del secolo xv. Le raffigurazioni
conservateci, la xilografia nella cronaca universale di Hartmann
Schedel del 1493, la pianta della citt eseguita a tempera nel
museo di Mantova ed altri disegni e incisioni fanno capo ad una
comune forma originale, che probabilmente va identificata con un
rame uscito a Firenze in edizione del R oselli.5 Nella pianta di
\Iantova, che somiglia meglio a un panoram a,0 colpisce lo spetta
tore innanzi tutto, col forte risalto dato ai monumenti antichi, la
grande estensione del territorio senza costruzioni dentro la pode
rosa cinta delle mura aureliane, di fronte al quale appare molto
piccola la citt ipropriamente detta condensata nellawallam ento
fra il Tevere, il Pimcio e il Campidoglio. Ne spicca come rione a s
il Vaticano col Borgo, circondato dalle mura leonine. S. Pietro
mostra tuttora la sua antica figura, come pure il palazzo Vaticano
(palazzo del Papa), che mediante un muro congiunto col Belve
dere situato pi in alto e coronato di merli. In Borgo attira latten
zione per la sua grandezza come per le nobili forme della rina
1 C roce. R icerche Isp a no-Italiane I I , 9.
2 V edi Mannuoci, Pienza, M ontepulciano 1915, 184 ss.
3 O ra n e lla -sa g re s tia ; vedi S tk in m an n , R om 8 35 (fig u ra), 53, 58. <_fr. D u rm ,
Houkunst 519. X e lla c h ie s a in fe rio re d e lla c a tte d r a le d i C iv ita c a ste lla n a tro 'a n s i diie a l t a r i d e l rin a s c im e n to , la v o r a ti p iu tto s to ro z za m e n te, e r e tti d a A les
sandro V i d a c a r d in a le ; c f r. S te in m a n n in K u m tc h ro n ik 1902, n. 20. Sulle
costruzioni f a t t e e se g u ire d a A le ssa n d ro V I com e c a rd in a le a S u b ia co v. Cro,lco ,Siihlac. 519; o r i . A rd i, ut or. IV , 120 ss.
* <'fr. a n c h e L o u g h lin in The Catti olii- Encyclopedia I, 290.
5
C fr. B r o c k h a t j s e H l s e n in M itteil, des kunsth isto r. In s titu ts in Floreuz i ( i 9io ), l a i s>> 211 s., n o n ch e H l s e n in Jahrhuch der preuss. K u n st1914. H e f t 2-3 e Gtt. Gel. A m . 1921, 33 s.
8
C fr. de R o s s i, P ia n te iconografiche e prospettiche di R om a anteriori ni
,ec - xvi, R om a 1879. in so ste n ib ile l o p inione d i I). n o li (Catal. d. m ostra
'n topografia romana 190, 12) c h e la p ia n ta sia s ta ta e se g u ita nel 14!K) p e r
im m is s io n e d i C a rlo V i l i . D e R ossi l'a sse g n a a l 1493. V. a n ch e Rocchi, 29.

618

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 12.

scenza primitiva lospedale di S. Spirito. E spicca come potentemente dominatore e protettore Castel S. Angelo. Trastevere, colle
sue numerose chiese antiche e turriti palazzi era ancora totalmente
separato da Borgo. Anche nella citt sulla riva sinistra del
Tevere a lato del Pantheon e delle due grandi colonne imperiali si
elevano dappertutto dal groviglio dei tetti delle case per lo pi
piccole, le torri dei palazzi dei cardinali e della nobilt; mentre
quasi completamente scompaiono le basse cupole del primitivo
rinascimento. Il tutto fa quindi limpressione di una citt genui
namente medievale.
Allora si conservava molto pi dellantica Roma che cento anni
pi tardi, ma molto era anche meno visibile che ora. Cos al Co
losseo il pianterreno compare interrato quasi fino alla met e pi
ancora era coperto di macerie e terra il Foro. La basilica di Costan
tino, allora detta Templum Pacis, era tuttavia decorata da una
delle otto colossali colonne di marmo bianco. Sulla cima meridio
nale del Palatino, popolata dalberi, potevasi ammirare il grazioso
residuo del Settizonio. La statua di Marco Aurelio stava dinanzi
al Laterano; i domatori di cavalli, su una base antica, ma poste
riore, davano al Quirinale il nome di Monte Cavallo; fra vigne
spiccavano l i resti delle terme costantiniane e del tempio di
Serapide. Ancor pi poderose erano le rovine delle terme di
Diocleziano e di Caracalla. Tutte queste parti della citt, dense di
popolazione nellantichit, allinfuori delle vecchie basiliche e di
alcuni monasteri non presentano quasi abitazioni. Quanta desola
zione regnasse dappertutto qui e quanto a lungo perdurasse, e
dimostrato dal fatto che nel 1512 un lupo girovagava nel Colosseo.
Le imponenti reliquie degli edifici antichi, gli archi trionfali e le
colonne onorarie, i resti sparsi dappertutto delle decorazioni, le
poche statue esposte al pubblico, le opere plastiche sul Campidoglio
e in possesso di privati, finalmente le numerosissime iscrizioni veni
vano solennemente studiate dai dotti antiquarii e artisti. U n id e a
molto pi viva che le enumerazioni dei dotti ci procurano di ques *
resti del mondo antico i libri di modelli e di schizzi e i fogli s t a c c a i ,
degli a rtisti.2 Tra i libri di modelli formati per memoria, per uti
lizzazione nelle proprie creazioni o per istruzione a scolari
ricordato in primo luogo un volume dun architetto f i o r e n t i n o
messo insieme al principio del Cinquecento, divenuto famoso so "
il nome del suo posteriore possessore, lecclesiastico e antiquario
bamberghese Andrea Coner.3 Fra i libri di schizzi di importali'
1 V edi P aris de G ra ssis, ed. D h lin g e k 427.
.
2 C fr. A. B a r tc e j . I m o n u m en ti a n tich i di R om a n e i disegni degii
di F irenze I , R o m a 1914.
3 O ra n e l M useo S oane a L o n d r a ; v e d i Ashby, S ixteen -cen tu ry

o f R om an B u ild in g s a ttrib u te d to A . Coner (Pap. o f th e B ritish School at


I I ) . L ondon 1904.

<
||(.

Aspetto di Roma alla fine del sec. xv.

artisti hanno un valore unico i fascicoli di studio di Giuliano da


Sangallo formati a partire dal 11485,1 e i disegni duno scolaro di
Domenico Ghirlandaio superstiti in un codice dellEscorial.2 Un
catalogo delle abitazioni, giardini, ville e vigne, nelle quali prelati,
nobili e ricchi merdanti custodivano antichit, pu formarsi dalla
celebre raccolta discrizioni del veronese Fra Giocondo terminata
sotto Alessandro V I 3 e forse meglio ancora da un opuscolo stam
pato alla fine idei secolo, che si conserva in un solo esemplare.4
Il libro di schizzi compilato fra il 1489 e il 14935 nellofficina
del Ghirlandaio d non solo importanti lumi per la conoscenza delle
pi antiche collezioni romane dantichit e per lo stato in cui trovavansi alcune antiche costruzioni e incomparabilmente ancor pi
preziose sono ivi le vedute della citt di Roma, che per alcune parti
danno una immagine vivente dellaspetto di Roma avanti le tra
sformazioni e le nuove fabbriche di Alessandro VI. Di particolare
interesse sono sotto questo rispetto le rappresentazioni di Gastei
S. Angelo e il panorama di Roma disegnato da Monte M ario.11
Ancor pi pittoresca di questo foglio la veduta del Ponte Quattro
Capi, allora detto Ponte Giudeo, colla fortezza dei Gaetani e i raolini jsu barche nel fium e.7 Producono unimpressione straordina
riamente forte due disegni, che paiono una illustrazione alle parole
del Petrarca sulle superbe torri di Roma sfidanti il cielo. Uno di
questi fogli offre la veduta dellAraceli sui quartieri a est della
citt: nel mezzo la torre, allora ancora molto alta, della nobile fam i
glia Conti del secolo XIII, a isinistra sullaltura dellEsquilino il
monastero di S. Pietro in Vincoli dallaspetto di formidabile for
tezza, poi la basilica di S. Martino ai Monti colle alte torvi dei
Capocci e Cantarelli, finalmente in lontananza S. Maria Maggiore.
Dal lato destro preponderano le antiche costruzioni : si veggono le
grandiose terme di Traiano nella vigna del convento di S. Pietro
>n Vincoli, in lontananza gli archi dellacqiia Claudia e il Laterano:
chiudono qui il tutto una parte del Colosseo e la basilica di Costan
tino. 8 II secondo disegno, un panorama della citt preso dalla
1 G i n e lla B ib lio te c a B a rb e rin i, o ra a lla V a tic a n a ; m a g is tra le edizione
ta fa csim ile c o n te s to d i H l s e n : Codices e Vaticani setccti X I. L ip sia e 1910.
2 Egregia edizione di H. Eoer, H ls e n e M ic h a e lis in Sonderschriften
tes Oesterr. A rcholog. I n s titu ts in W ie n IV , W ie n 1906.
3 Vedi Lanciam i I , 90 s., 100 s. .S ulla diaeta sta tua ria del cardinale Giu
liano Cesarini ivi ricordata p. 103 cfr. anche H ls e n , Rm. A ntiken g rten des
16- Jahrh., H e id e lb e rg 1917, vi.
4 A nticaglie prospettiche R om ane com poste per prospettivo M ilanese depintore. nuova ed. n o n so d d isfa c e n te in A tt i d. Accad. (le L incei 1870.
5 C fr. H l s e n in J a h resh e fte des Oesterr. Archol. In s tit. X I I I (1910), 224.
6 V edi Egger, Codex E scurialensis f. 7b-8, 2 Gb,
7 Ibid. f. 27b.
8 Ib id . f. 40b.

620

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 12.

cima dellAventno presso S. Maria del Priorato, fa vedere


parimente dappertutto solide torri e palazzi coronati da merli. Una
torre sul davanti protegge il porto di Ripa Grande, due torri
coprono S. Cecilia; anche dalla massa delle case della citt nel
Campo di Marte emergono, a lato della torre gotica di S. Agostino
e del Pantheon, numerose torri, fra le quali quella poderosa del
palazzo di S. Marco; sul damanti si vede la fortezza dei Savelli
coronata da merli costrutta nel Teatro di Marcello. A destra la
figura chiusa dal Campidoglio collAraceli e lalta torre di guar
dia sul palazzo del Senatore.1 Anche da questi fogli losservatore
tocca con mano quanto al tempo dellesaltazione del papa Borgia
leterna citt avesse conservato il suo carattere medioevale; dai
disegni di Marten van Heemskerck eseguiti una generazione
dopo 2 risulta quanto lentamente scomparisse questabito a di
spetto della grande attivit edilizia dei ipapi, dei cardinali e dei
ricchi privati.
Il pensiero principale di Alessandro VI si rivolse alla parte set
tentrionale della Roma trasteverina, alla citt Leonina, venuta for
mandosi con istituti ecclesiastici e colonie di forestieri, che da
tempo era dunimportanza decisiva, racchiudendo in s la prima
chiesa e la principale fortezza, S. Pietro e Castel S. A n g e lo , ed es
sendo divenuta nel secolo xv il quartiere proprio delle persone di
corte. Per la sua parte centrale la Leonina ricevette sostanzial
mente da Alessandro VI la sua forma odierna. Comincia ora il pe
riodo di splendore per questa parte della citt, che si mantenne fino
a Clemente VII.- Era lepoca dei grandi cortei, delle grandi pro
cessioni r e lig io s e e civili e delle cavalcate, delle corse carnevalesch e,
tornei, gare, combattimenti di tori, lepoca in cui L u c r e z i a e Cesare
Borgia uscivano a cavallo con un seguito di centinaia di c a v a li e r i,
allorch cardinali di case regnanti, se si recavano in Vaticano a ca
vallo, gareggiavano in sfarzo e numero del seguito coi re, a llo r c h
la vita mondana e la pompa profana soffocavano il costume e c c le
siastico .3
Avuto riguardo al movimento straordinariamente cresciuto
della citt Leonina, nella quale abitavano molti cardinali, prelati,
curiali e gente di corte, gi Sisto IV aveva determinato di costruire
una grande via, che da principio port il suo nome, la quale stendevasi dai fossati di Castel S. Angelo fino alla porta del palazzi'
pontificio (oggi Borgo S. Angelo). 4 Alessandro VI ve ne aggi1111''

1 V edi E gger, o. c. f. 56b.


I I . v. H e e m s k k r k , D ie rm ische kizzen b ch er, pubbl. d a H lse 11
E g g e r I, B e rlin o 1913.
3 K e u m o n t, Die L eo sta d t in A llgem . Z eitu n g 1870. n. 280 B eil.
* V. il vol. II, 042.

La Via Alessandra) a.

21

unaltra parallela, la via Alessandrina, oggi Borgo Nuovo e arteria


principale del commercio in questo quartiere. Oggi pure ivi si vede
una ta rg a stradale collarme del papa e il nome della nuova via .1

La costruzione di questa nuova via stette in rapporto collavvicinarsi del giubileo. Il 26 novembre 1498 in un concistoro il papa
parl dapprima della necessit di agevolare il movimento dei pel
legrini che si attendevano in grande numero e ordin al cardinale
Raffaele Riario, come intendente di edilizia, di prendere informa
zioni da periti dellarte sul da farsi circa le vie e i ponti.2 II sud
detto cardinale ricevette poi nel gennaio del 1499 la direzione delle
nuove costruzioni stradali che mettevano in Vaticano.3 Nellaprile
furono intrapresi i lavori, 4 quali vennero mandati avanti cos
celermente, che la nuova via si pot inaugurare il 24 dicembre
insieme col giubileo.5 Disgraziatamente nel costruire la Via Ales
sandrina and perduto un interessante monumento sepolcrale
antico, la cosiddetta Meta, nella quale i dotti del Medio Evo vede
vano la tomba di Scipione Africano, altri pi arditi quella di Ro
molo. Spogliata gi da un pezzo del suo ricco rivestimento e con
vertita in un fortino di Castel S. Angelo, quanto di essa restava

1 Al p a la zz o d e i C o n v e rte n d i, B orgo N uovo n. 8 3 ; figura p resso P a st o b ,


Rom zu finde der R enaissance 11.
2 * R o m ae d ie lu n a e X X V I. N ov. 149 8 : TS. I). N .] fe e it e tia m v e rb u m de
anno ju b ile i p ro x im e i n s ta n tis e t d e v iis e t d e c o rsiis . M u lta s u p e r bis fueru n t dieta. S u a Stas m a n d a vi t r. d. Sti G eorgi!, u t h a b e re t a p u d se c o n se rv a
tore vel a lio s, q u i s u n t c o n su e ti h u iu sm o d i re ru m c u r a la h a b e re e t se d ilin g e n te r
'n fo rm a re n t, q u id fa c tu o p u s e sse ta m c irc a via.? e t p o n te s q u a m re liq u a n eces
saria, u t p e re g r in i e t v ia to re s com m ode e t tu te ire a c re d ire p o ssen t. u t re
' H*ne c ognita p o ss in t o p o rtu ria p ro v id e ri . * Lift, relat. consister temiti,re ponti/.
Aexnndri V I. a die X I I . N ov. l-'fiS tisque in Meni V. J u lii 1JS9 s e g n a to C. 303,
0. A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e i n V a t i c a n o .
3 * R o m ae d ie v en eri X V III. J a n . 1499 : C um f a c ta e sse t m en tio le nova
' a iienda a d p a la tiu m d ix is se tq u e r. d. d e U rs in is a m b a s illa s v ia s vid. sa n ctani e t e q u o ru m d u m e sse t in m in o rib u s d isp o sita s fu isse im p e n sa u t p lu rin'um officiaum ; tu m |S. I). X'. co m m isit r. d. iS. G eorgii. u t in v e n ire t ta x a m
111,1 ni e t in te llig e re t, q u id a lia s fa c tu m ,sit dicens p ro r a ta e t p o rtio n e sua se
Ubenter e x p o situ ru m . R o m ae d ie m ere. XX. F eb r. 1499: M a n d a v it S. I). X. r. d.
stl G eorgii, u t a m a g is tris v ia ru m e t a rc h ite e tis q u a n tu m fo re t inipen.se a d dir *gendam v iam a p o r ta c a s tr i a d p a la tiu m u sq u e in te llig e re t ac sib i p ostea
re fe rre t . Lib. consistorii f. 29, 35. G fr. a n c h e E itb b x in Rm. Quartalsclir.
X lH (1899), 287 Ib id E c b e l c o m u n ic a d a q u e sto codice f. 35 a n ch e il d ivieto,
m anato n e l c o n c isto ro d e l 20 fe b b ra io 14S*9. di u s a re c a rro z z e in cittfl a l fine
'li ris p a rm ia re le vie : sono e c c e ttu a ti i c a rd in a li.
4 * D ispaccio d e ll'a m b a s c ia to re e ste n s e M a n fred i in d a ta di R om a 8 a p rile
149: * e i P a l,a ha fa o to d a re p rin cip io a d u n a s t r a ta che d a la i>orta dei
IKUaclo * . ne va a filo a la p o rta del c a s te llo c h e s e ra u n a b e lla cosa, q u a n d o
s*Ta fo rn ita . A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a .
5 B l-kchakiii. D iarium ( T h u a s n e ) I I , 001, (O e la n i) I I , 191s.

622

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 12.

fu demolito nel 1499 per guadagnare spazio al primo tronco della


nuova v ia .1 Una bolla concesse speciali favori a tutti coloro che
costruivano case sulla via Alessandrina.2
Colla costruzione della Via Alessandrina andarono uniti anche
altri cambiamenti in quella contrada, i quali riguardarono anzitutto
la parte di Castel S. Angelo prospettante il ponte.
Molto vasti lavori fece eseguire Alessandro VI in questa rocca
nel corso del suo pontificato. Lintera mole venne ridotta a vera
fortezza di primo ordine e circondata di mura, torri, bastioni e
fo ssa ti.3 I lavori cominciarono subito dopo linnalzamento del papa
al trono pontificale; essi furono poi affrettati in vista delPimminente calata dei Francesi e pi tardi proseguiti metodicamente e
con zelo, come viene confermato da grandi armi e iscrizioni come
pure da mandati di pagamento. Architetto e direttore dei lavori fu
Antonio da Sangallo, fratello di Giuliano. Le nuove costruzioni
vennero a cambiare sostanzialmente s linterno che lesterno del
ledificio. Lantica porta Aenea verso il Borgo venne chiusa perch
troppo stretta e se ne apr una nuova. Le casette e vigneti ivi esi
stenti furono levati via, ingrandita e selciata la piazza innanzi alla
porta, facendo quivi capo la Via Alessandrina. Furono a b b a tt u ta
le due torri quadrate del ponte erette da Bonifacio nel 1403. Per
dominare il ponte S. Angelo il Sangallo fece costruire nella parte
superiore del baluardo una nuova poderosa torre in lastre di tra
vertino, che rest in piedi fino al tempo di Urbano V ili. Le opere
esterne vennero notevolmente rinforzate e intorno al castello fu
scavato un fossato largo e profondo. Si credeva che in esso avesse
poi a deviare buona parte del Tevere. Secondo ci che riferisce
Sanudo al gennaio 1496 lopera sarebbe costata 80000 fiorini. H
papa si rec pi volte in persona a ispezionare i lavori e mediante

1 R e u m o n t I I I 1, -15 s. G begobovius V I in, 642 s. A di.nolfi, Portico As ?


M u n tz, L es a rts 185, 187. H ls e n in A t t i d-cll'Accad, P ont, di Archeol. 2* Serie
V i l i (1903). 383 ss. U n b re v e d i G iulio I I d e l lu g lio 15,12 (p re s so M tiN T Z . A nti
qu its de R om e 21) m o s tra , c h e a llo ra s o lta n to s p a riro n o gli u ltim i avanzi
d e lla M eta. S u lla d is tru z io n e in d e lic a ta d i a n tic h i e d iliz i p e r p a r te d i Ales
s a n d ro V I c fr. a n c h e M n tz, L es m o n um en ts antiques de R om e au, X V su d o
p. 1S e B e b to lo tti, A r tis ti lombardi I, 33. L an c ia n i J , 36.
- . B u ll, |V, 377 s. ; R e g e sti dii bandi 23. C fr. M a r in i I , 317, n o ta.
3
O fr. B o rg a tti 100 ss., l a n a r ra z io n e d e l q u a le n o n d is s ip a c e rto ogni dul'l'i*'G u g lie lm o tti, F ortificazioni 100 e le im p o r ta n ti n o tiz ie p re sso M ntz, A h1''
quits 59 s., 62. I l B o b g a tti h a ig n o ra to M n tz, onde n e l suo lib ro sono in c o ri
p a re c c h i e r ro r i. C fr. a n c h e L ange, P a p stesel 28-29 e l'e c c e lle n te n u o v a opera
d el M n tz, L e s arts la cour din n o cen t V III, A lexa n d re V I ece. 208' e
R odocanachi, C hteau S a in t-A n g e 94 ss. V. a n ch e R occhi 51 e In v e n ta rio h
311, 315, 323.

Lavori a Castel S. Angelo e altrove.

623

una convenzione assicur a s la propriet di tutti gli oggetti che


venissero in luce nel fare gli sca v i.1
Tale precauzione, che depone in favore del crescente interes
samento per gli avanzi dellantichit, si riconobbe poi assai legit
tima poich negli sterri venne alla luce il busto colossale di Adriano,
che oggi adorna la Rotonda del Vaticano. Nellinterno delledificio
venne costruita una nuova scala che sale dolcemente, dei magaz
zini militari, una cisterna, serbatoi speciali per 22.000 litri dolio,
pozzi per riserve di grano e cinque prigioni sotterranee. Delle
medaglie eternarono questi lavori. 2 Dopo lesplosione della polve
riera del 1497 gli appartamenti superiori furono costruiti di nuovo
e decorati dal Pinturicchio sul nuovo gusto allantica (le cosiddette
grottesche). Stando al Vasari, che rammenta queste pitture, ne
ricorda anche altre che Pinturicchio esegu nella grande torre che
dominava il ponte. 3 Erano scene tratte dai primi anni del pontifi
cato di Alessandro VI con molti ritratti di contemporanei. Pur
troppo di questo ciclo di dipinti storici, di cui larte del rinascimento
non ha creato leguale, 4 sparita ogni traccia. Lunica notizia ce la
danno le iscrizioni degli affreschi, che ci furono trascritte dal
tedesco Lorenzo Behaim, e che Ermanno Schedel ha comprese
nella sua raccolta. In questi dipinti erano rappresentati fra gli
altri soggetti lincontro di Alessandro VI con Carlo VII, la pre
stazione dobbedienza e la dipartita di questo m onarca.5
Al pari di Castel S. Angelo venne munita di nuovi fortilizi la
Prigione di Torre di Nona posta sulla riva sinistra del Tevere."
Queste due fortezze sbarravano completamente il fiume e domina
vano coi loro cannoni gran parte della citt.
Landito ad arcate allora scoperto, che da Castel S. Angelo
fletteva al Vaticano, non , come da tanti si afferma, una costru
zione di Alessandro VI : esso esisteva dal tempo di Niccol III (1277'-80). I molti stemmi del papa Borgia attestano tuttavia, che vi fu
rono fatte considerevoli opere di restauro. Uno di questi stemmi
Posto sopra il portone che mette nel cortile della guardia svizzera,
Prta la data 1492, il che ci mostra a che cosa fossero rivolte le
l
' M ' n t z , A n tiq u it s 64 s . B o b g a t t i 105 s s . L a n c i a n i I , 42 s . E g c e b , C'odcx
4* li
(c e d u te d a lla c in ta ). L . B o r s a n i i n A Iti dellAccud, d el Lincei,
rie x (1892), 412 s s . A rci, d. Soc. R om . d i st. patr. X X II I, 47.
(lj
A juiand, M dailleurs l i , 63. M u n tz loc. c it. R ip ro d u z io n e d e lla fo n ta n a
-a ste l S. A ngelo p re sso M e n o tti 2 4 6 ; ibid. 295 la g ra n d e a rm e s u l la to a n te -

r"

C a ste l S a n tA ngelo.

1 ' asaki I I I , 499 ss.


*
S te in m a n n , Rom. 113.
f
" r ^ v is r 14. S c h m a b so w , P inturicchio in R o m 63 s. U no s tu d io su g li a fi ir .i 8 <-'a s te l - A ngelo (collezione del L o u v re) p resso iS te in m a x n , P intu10 2. ,Cfr. R e io k e , iB e r B aniberger K a nonikus L . B ehaim 14 s.
6 B okgatti 100

624

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 42.

prime cure di Alessandro V I .1 Da una relazione dellambasciatore


estense deil8 aprile 1499 rilevasi che anche allora si lavor in quel
corridoio.2
La Porta Settimiana, che termina la Via della Lungara, venne
rifatta conservando fino ad oggi la sua prima forma. 1 Per ordini
del papa la piazza di S. Maria in Trastevere venne abbellita di una
fontana dal cardinale Juan Lopez di Valencia, gi suo segretario
particolare. La fontana dInnocenzo V i l i sulla piazza di S. Pietro
nuovamente lastricata venne abbellita con quattro tori di bronzo
dorato, i tori dello stemma borgiano. Si pens poi anche altrimenti
alle adiacenze del Vaticano e al Vaticano stesso. Fu terminata la
Loggia per la benedizione in S. Pietro quale la si vede nellaifresco
di Raffaello : L incendio di Borgo. La basilica ebbe un nuovo e pi
grande organo. Il palazzo pontificio vide sorgere opere nuove e
grandiose..4 Furono condotte a termine le costruzioni di Niccol ^
e le decorazioni pittoriche dei vani destinati a stanze private del
papa furono allogate al Pinturicchio, che gi per laddietro aveva
compiuto altre opere in Roma. Queste stanze ebbero varie destina
zioni. Sotto Pio IV vi risiedevano i cardinali nepoti e pi tardi
vennero ripetutamente usate come abitazioni dei cardinali nei con
clavi. Sotto Pio VII custodirono per cinque anni la Pinacoteca vati
cana e da Gregorio XVI in poi servirono per custodirvi gli stam pati
della Biblioteca vaticana, rimanendo accessibili soltanto a privile
giati. 5 Nel 1891 Leone XIII ordin il restauro di questa parte del
Vaticano. I lavori, nei quali vennero anche rinnovati i bei pavi
menti di maiolica sul modello di resti superstiti, si p r o tra sse ro sino
ailinizio del 1897. 0 Da allora lappartamento Borgia accessibili*
1 B u b ch ard i, D ia riu m (T h u a s n e ) I I , 68, 220, (C etan i) I -il 8, 504. C u
o o n iu b I I L ->62. A pinoi.fi, p o rtic a 2 1 9 s. M u n tz , L es a rts I I I (1882), 172:
A n tiq u it s 59 e Ja k arts sous Innocent V i l i , A lexanA re V I 199 s BChmabsow.
P inturicchio 34. L a n c ia n i I, 91 s .
3 O iig in a le n e ll A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a .
3
S o lta n to 1 isc riz io n e v e n n e d i s t r u tt a n e l 1798; vedi T o m a s s e t t i , Coni
paglia I I , 476.
*
C i a c o n i u s I I I , 103. R e u m o n t I I I 1. 416. G o b i , Arcii. st. IV , 141. F erri.
L a rch itettu ra in R o m a I I , 31. M u n t z , L es a rts 194 s., 196 s. R ip rod u zion i'
d e llo rg a n o in C e r r a t i , T . A l p h a r a n i D e bai. Vatic. liber p. 74. A llu d e ad
u n r i s t a u r o n e lla C ap p ella (S istin a l a rm e d i A le ssa n d ro V I su lla porta a
d e s tr a d e lla lta re .
6
Io le v id i la p rim a v o lta , p e r g e n tile m e d ia z io n e d e l P. B o l l ii : o ra morto,
n e lla p rim a v e r a d e l 1883 ie d i nuovo n e lla p r il e del 1893. L 'im p ie g o di q u esti
lo ca li a u so d i b ib lio te c a r is a le a l tem ilo d i G re g o rio X V I : esso non fu certo fa
v o re v o le a lla c o n se rv a z io n e d e lla p p a r ta m e n to B o rg ia ; c fr. A hendpost d i Vienna
1892, n r. 262.
6
I r e s ta u r i e se g u iti m a g is tra lm e n te d a l P ro f. L. S e it z fu ro n o term in i'1
n e l 1897. E s s i d ie d e ro o c ca sio n e a lla d o tta p u b b lic a z io n e r is p o n d e n t e alle 111:1g io ri a tte s e d i E u r l e -S t e v e n s o n , Oli a ffreschi del P inturicchio ecc., che alla
s u a v o lta d ie d e o rig in e a u n c e r t o n u m e ro d i illu s tr a z io n i, f r a le q u a li t f 1

Lappartamento dei Borgia.

625

a tutti. In nessun altro luogo losservatore viene s vivamente


sprofondato nellet dei Borgia come qui; si crede che il passato
sia ridiventato presente quando si pone il piede in queste stanze.
Lappartamento di Alessandro VI (Appartam ento Borgia) sta al
primo piano inferiore della parte del Palazzo Vaticano eretta
da Niccol III e rinnovata ed ampliata da Niccol V, tra il cortile
del Belvedere e il piccolo cortile del Pappagallo.1 Una lunga fuga
di sale da ricevere semipubbliche conduceva dalla cappella Si
stina allappartamento privato del papa una volta accessibile
soltanto ai suoi pi intimi. Dapprima venendo dalla cappella del
Palazzo si entrava nella sala, in cui venivano ricevuti gli amba
sciatori imperiali e regi (aula p rim a Sala Regia), poi in due
sale per gli altri ambasciatori (aula secunda e tertia Sala Du
cale). Facevano seguito la istanza dei paramenti, nella quale i car
dinali attendevano il papa, che soleva mettersi gli abiti pontificali
nellattigua camera del Pappagallo. Una camera dudienza pi
piccola (camera delludienza) conduceva poi nelle stanze ora
chiuse, dove si svolgeva la vita quotidiana dei Borgia. Sono in
tutto sei stanze. Si entra prima in una gran sala, attigua alla
quale stanno tre altre stanze a volta molto convessa quasi ret
tangolari. Queste camere, appartenenti ancora al fabbricato an
tico, trovansi immediatamente al disotto delle stanze divenute
celebri per gli affreschi di Raffaello. Accanto ad esse sorge la
nuova costruzione di Alessandro VI, una torre quadrangolare
(Torre Borgia), di cui la parte superiore, dove ora trovansi gli
affreschi in onore di Pio IX, conteneva la cappella-privata dei
Borgia; al di sotto si trovano altri due piccoli vani, che, congiunti
Per mezzo di alcuni gradini alla fuga delle stanze antiche, termi
nano lappartamento B orgia.2
Subito dopo la esaltazione al seggio pontificale Alessandro VI
fece restaurare questi locali dellantico palazzo e dar mano all?
costruzione della torre. Il Pinturiochio sulla fine del 1492 cominci
imo il p rim o p o sto q u e lle d i ISteinm ann (Allffcm. Z eitung 1890, n r. 73-75;
K nstehronik, X . F . V i l i (1897) 355 s., 385 s. ; R eper. f. K u n stw issen sch a ft
318 s .; R o m 99 s .; P inturiecliio 38 s.). V. in o ltre V e n tu r i in N uova An
tologia L X V I I I (1807), 393 s. B e isb e l in S tim m en aus Maria-Laach I I , 536 ss.
h'rchenschm uck 1898, n r . 1 e i la v o ri c ita ti d a K icci ( P inturiochio 139, n. 1)
o ltre a lla m in u ta d e sc riz io n e c h e egli n e d ibid. 149-197. V e n tu r i (V II, 00 ss.)
s 'a llo n ta n a i n m o lti p u n ti d a R icci. I . A xazard (P inturiochio et le apparte"wnts Borgia, i n G azette des heaux-arts 1920, d icem bre, 353 ss.), so s tie n e ve
d u te in p a r te (361 s.) d iv e rg e n ti d a V e n tu ri.
1
V. La p ia n ta d e l V a tic a n o v e rso i l 1500 pre sso W oodward, C. Borgia,
a P. 457 ss.
J O ltre S c h u a rs o w , P inturiochio in R om 3 4 s .: W oodhouse in T he Buil,L''- 1887, g e n n a io ; Y w artk . A u to u r de Borgia 3 3 s. (con ta v o le ); V o lp in i,
appartam ento B orgia nel Vaticano, R o m a 18S7, o r a c fr. sp e c ia lm e n te E hm .bStevenson, Gli affreschi ecc. e S tein m an n loc. c it. R c c i loc. c it.
P

a sto r

Storia dei P api,

IH .

40

626

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 12.

la decorazione in pittura; nel dicembre del 14951 forse gi un


anno prim a,2 gli affreschi dellappartamento del papa erano gi
terminati. La celerit, con cui il Pinturicchio esegu il suo com
pito, non si spiega che con lammettere molti collaboratori, ma
una gran parte dei dipinti va attribuita certamente a lui sia per
il disegno, sia ancor pi per linvenzione.3 Limpressione generale
rivela una strana miscela di quelle due prerogative che rimar
ranno quasi inseparabilmente legate al nome dei Borgia: sfarzo
pomposo e una certa sinistra tetraggine, causata questa soprat
tutto dalla scarsezza di luce dei locali che guardano al Nord. La
scelta dei soggetti avrebbe potuto farla anche un Niccol V : essi
sono tolti in prevalenza dalla Sacra Scrittura e dalla leggenda
dei Santi; solamente nelle decorazioni si palesa linflusso dellan
tichit.
La prima grande sala, che serviva per cerimonie e feste, chiamavasi la sala papale probabilmente a causa delle figure ivi di
pinte, Fu qui che Alessandro VI nellestate del 1500 corse pericolo
di vita pel crollamento del soffitto.4 In che modo fosse stato de
corato questo locale, che aveva in origine il soffitto piatto in legno,
rimane incerto poich tutta la sua decorazione venne r i n n o v a t a
per ordine di Leone X sugli antichi modelli delle cosidette Terme
di Tito da due scolari di Raffaello, Perino del Vaga e Giovanni
da U d ine.5 L, dove un tempo nella spaziosa sala sorgeva il trono
papale, un busto marmoreo di Leone XIII e di fronte, alla pa
rete, uniscrizione, ricordano le benemerenze pel restauro dell'ap
partamento Borgia, di questo pontefice magnanimo e di alti sen
timenti.
I
tre .piccoli vani attigui alla gran sala papale f o r m a v a n o
vero ,appartamento privato del papa e in complesso si sono con
servati quali erano al tempo di Alessandro VI. Ognuna di q u e s te
camere riceve luce da una finestra aperta nelle grossissime mina
verso il Cortile di Belvedere ; sotto sono banchi da sedere su pie
distalli di marmo. Il soffitto, che consiste di due oblunghe v lte
a crociera, diviso longitudinalmente da un robusto arco appo?"
giato su mezzi p i l a s t r i , di modo che risultano due s c o m p a r t i r n e 11*
a sesto acuto nelle due pareti laterali, e una lunetta larga 1
doppio nella parete posteriore e in quella della finestra. Que' ;l

1 E h rle -'S te v e n so n 49, 51 s. A lazard loc. c it. 355. V e n t u r i V II 2, 04


2 C os c re d e R icci, P in tu ricch io 141.
.j
3 V ed i S c h m a h s o w , P intu ricch io in R o m 61 e sp e c ia lm e n te
P inturicchio 41 s.
i C fr. so p ra p. 5 2 4 .
lia
s P l a t n e r I I 1 , 2 9 8 s. I l P in tu ric c h io , com e d im o s tr I E h k l e . n
d ip in to n u lla n e lla s a la p a p a le . A nche lo i S t e i n m a n n , P inturicchio 1(1
q u e s ta opinione.

il

Le pitture del Pinturicchio nelPappartamento Borgia.

627

superfici sotto la direzione del Pinturicchio vennero abbellite con


pitture e tutto il resto riccamente decorato di oro e stuccature,
armi e imprese della famiglia Borgia : 1 il toro, la corona a den
telli e lingue di fuoco spiccano quasi dovunque in splendenti co
lori doro dal fondo |dazzurro cupo : insieme molte grottesche sui
modelli antichi, una specie di decorazione, che Pinturicchio torn
a introdurre nellarte dellornamento.2 In queste decorazioni ac
cessorie ritorna costantemente lo stemma dei Borgia, il toro.
La prima delle stanze attigue alla sala papale, illuminata da
una isola maschia finestra, contiene esclusivamente scene di ca
rattere religioso tratte dalla vita di Cristo e della Beata Vergine
(Sala de M isteri). Sul carattere umbro di questi dipinti non vi
pu esser dubbio: un placido raccoglimento occupa tutte quelle
figure, che in magnifiche campagne con monti rocciosi e ripidi,
caratteristiche del Pinturicchio, o davanti a loggie arieggiate
prendono parte ai misteri chivi vengono rappresentati. In rosoni
del soffitto son dipinte le mezze (figure dei re David e Salomone
e dei profeti Isaia, Geremia, Malachia, Sofonia, Michea e Ioele,
le predizioni dei quali si riferiscono alle scene dipinte idi sotto : 8
Annunciazione, Nascita di Cristo, Adorazione dei Magi, Risurre
zione e Ascensione del Salvatore, Discesa dello Spirito Santo e
Assunzione di Maria. Fra questi dipinti delle pareti attira pi
di (tutti lattenzione dellosservatore la Risurrezione di Cristo per
ch ivi sta ginocchioni, adorando a mani giunte il Salvatore,
Alessandro VI. coperto dun piviale doro bianco ornato di perle,
tenendo accanto la tiara scintillante di gemme. Questo magnifico
ritratto come anche quello di un prelato nel quadro dellAssunzione di Maria rivelano a prima vista la mano esercitata del Pin
turicchio, mentre le altre pitture furono di regola eseguite da
coilaboratori. *
Il summentovato dipinto presenta un interesse sommo non
soltanto come Iritratto del papa, che qui apparisce in pieno e
crudo vigore, quale pe lo descrivono i contemporanei, ma anche
perch esso viene a dissipare una fiaba, che a cominciare dal
1 Cfr. E h k lb 4S tev en so n 6 3 : Y k iarte, Cesar Borgia I, 21 s. ; Pabini-F bassoni in R iv . A r a li. X (1912), 10; in o ltr e v. d e P u t t , T h e Aragonese Doubl
Croton; th B orgia or B o rja D evice, L ondon 1910, e in c o n tra rlo l a rtic o lo
di P o r t ig l io t ti in R iv. A r a li, 1925. I n M e n o tti ta v . I I m ag n ifica rip ro d u
zione d egli stem m i e im prese Borgiaiie.
2 V edi R ic c i, P inturicchio 97. |S ulle grottesche c fr. a n c h e O ian, Cortegiano
H i ; SCHNEEGANS 29.
3 P l a t n e b I I 1, 300. iS c h m a b so w 51 s. Y b ia b t e 53 s. S t e i n m a n n , R o m 102.
' n a b u o n a rip ro d u z io n e d e i d ip in ti d e i soffitti d elle c a m e re b o rg ian e p re sso
D er O m a m en tsch a tz ( S t u t tg a r t 1881) disp. 49, n r. 5. C fr. a n ch e
N ohi- Tagehuch 303 s.
* S chm arsow 53 s. P o r tk .I-io t t i (p. 12) vo rreb b e rico n o sce re n el p re lato
c a rd in a le F ra n c e sc o B o rja .
O o lm e tsc h ,

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 12.

Vasari venne sripetuta fino ai nostri giorni. Il suddetto storico


dellarte icos narra: (Ritrasse (il Pinturicchio) sopra la porta di
una camera la signora Giulia Farnese nel volto di una nostra
Donna, e 'nel medesimo Iquadro la testa di esso papa Alessandro
che la venera.1 Invece Alessandro VI appare in realt davanti
al Redentore risorto. V bens una Madonna dipinta sopra la
porta che mette nella prossima Istanza, ma senza il papa ; inoltre
questa Madonna non presenta lineamenti individuali, ma il tipo
che Pinturicchio allora adoper anche in altre simili rappre
sentazioni. Nemmeno nelle altre stanze trovasi quadro alcuno, al
quale convenga la descrizione del Vasari, che evidentemente non
ha mai posto piede nelle stanze B orgia.2

i V a s a ri, V ite I I I , 45)9.


3
Y b ia rte 53, 72. H u b e r in H ist. Taschenm oh 1875, p. 53 ed ancho
G begorovius V I I 3, 069 rip etero n o senza esam e alcuno la favola del V a sa ri <"'iit e s t a t a 'g i i d a llA xvisi 14 s. ((re g o ro v iu s fa anche d ire a l V a sa ri che il pai
a d o ra la M adonna !). E ssi ev id entem ente non hanno veduto m ai il dipinto.

P e r la critica del V a sa ri c fr. in genere F r e t , V ita d i M ichelangelo (B erlin ISs")


x x i s. ed ora K a lla b , V asari-Studien, W ien 1908. P l a t n e r I I 1, 301 cerc li so
sten ere la n a rraz io n e d el V a s a ri esponendo la seguente co n g ettu ra : L a testn
del pap a che a l p resente p i non esiste s ta ta probabilm ente d istru tta per
m otivi certo ben fo n d a ti e che facilm en te si com prendono . L a ttu a le prefetto
della B iblioteca V aticana, il mio v eneratissim o amico P. E h r le , ebbe la somma
c o rtesia nel luglio 1895 di esam in are a ta le scopo il dipinto della Madonna.
Il prof. S e itz e il p itto re F r i n g u e l l i , custode del Museo Lateranense. ai
q u a li sono affidati i' re s ta u ri dellap p a rta m en to B orgia, lo a ssiste tte ro in questi'
esam e staccando, dove p a rv e il caso, lintonaco posteriore. Eccone il r is u lta to .
E g li assolutam ente im possibile che in origine al quadro della Madonna fo*sl
aggiunta u n effigie di A lessandro VI. P arlano in contrario latteggiam ento c 111
sguardo della M adonna e del d ivin B am bino, m assim am ente poi la corni<'<
rotonda di cartapesta: i fre g i e le lnee che la circondano escludono assolili"*
m en te una tale ipotesi. Speriam o o ra che la favola del V a sa ri venga a ?1|M'
r ir e definitivam ente d a i lib ri di sto ria. Cos scrivevo nel 1895. Dopo d allora 1
S te in m a n n (R eper. f. K u n stw issen sch . X IX , 301), B u r c k h a r d t (Beitriige '>
E h r le , che pubblic la m agnifica o p era so p ra ric o rd a ta , e recentem ente aneli*
N a v e n n e (91 s.), R ic c i (P inturicchio 160) e V e n tu r i (V I I 2, 635 s.) hanno ade
r ito a lla m ia sentenza. N el suo a rtic o lo : D ie K u n s t der R enaissance in Pasti'
G escliichte der P a p ste (AUgem. Z etu n g 1896, B eil. n r. 42) lo S t e i n m a n n esprimi
l ipotesi che n e lla su d d e tta n arra zio n e il V a sa ri ab b ia sem plicem ente ripeturo
u na delle ta n te leggende che circo lav an o in Rom a su l p a p a e sui suoi famlia r i , ed o sserv a ancora che n el volto di M aria egli non h a potuto scopi in
nem m eno u n lineam ento che possa convenire a un ritra tto . Anche Veni i ( V I I 2, 636) osserva che la M adonna h a a ffatto il tip o ca ra tte ristic o , che 1
tn riccliio d av a alle sue te ste fem m inili e perci non pu rip ro d u rre i tra tti ^
G iulia F arn ese. Ci non o sta n te P o rtig i.io tti (p. 43) vorrebbe salv are la llgenda perch d alle relazio n i dellagente mantovano del 1612 ed ite da L l / '
(L a Galleria dei Gonzaga, M ilano 1913, 45-46) ap p are che allo ra i {Fan |
'desideravano coperto il q u ad ro , ci che riu sciro n o an c h e a d o tten ere c o r r o '
pendo il custode. M a d a questo ris u lta soltanto, che pi dun secolo dopo ^
leggenda com unicata d al V a sa ri aveva tro v a to larg h issim a fede. nel
d e lle leggende anche che u n a s ta tu a della B. V ergine n ella cappella di S. >-

Le pitture del Pinturicchio nellappartamento Borg'ia.

La sala seguente (Sala dei Santi), contiene scene tratte dalla


vita di S. Caterina dAlessandria, dei Santi eremiti Paolo ed An
tonio, di S. Sebastiano e di S. Barbara, la visita di Maria ad
Elisabetta e la storia di Susanna, che come i tre demoni femmi
nei nellaffresco degli eremiti rappresentata in modo del tutto
decente. Va detto lavoro di mano del Pinturicchio la visita di
Maria alla cugina Elisabetta. Le altre scene gli spettano solo in
parte e furono eseguite da discepoli su suoi disegni.2 Questo vale
anche per le due principali rappresentazioni : la disputa di S. Ca
terina dAlessandria coi filosofi pagani dinanzi allimperatore
Massimiano e il martirio di S. Sebastiano. Laffresco, dedicato
alla patrona dei filosofi, della disputa di S. Caterina, ottiene uno
sfondo architettonico compiuto mediante una imitazione dellarco
di Costantino. Quasi nel mezzo davanti allimperatore, che siede
su un trono ricchissimamente ornato, in una raccolta di dotti e
cortigiani, dal vestiario altrettanto diverso che sontuoso, sta la
figlia del re colla bionda capigliatura svolazzante, sfarzosamente
vestita con abiti dai colori dello stemma dei Borgia, lazzurro e il
rosso. iSenza prova stringente, nei fini lineamenti della figlia del
re si voluto vedere quelli di Lucrezia Borgia, in quelli dellim
peratore un ritratto di Cesare. Anche pei due orientali, che stanno
a destra e a sinistra del trono e pel turco, che compare a destra
su un cavallo bianco, si sono tentate allusioni a contemporanei,
ricordando due personaggi, che vivevano alla corte di Alessan
dro VI, il despota di Morea, Andrea Paleologo e il principe turco
Djem. 'Gi la diversit delle opinioni, che qui regna, dimostra
quanto malsicure siano tali attribuzioni.2 Una cosa soltanto
sicura, vale a dire che si tratta di ritratti, pei quali sussistono
tuttora gli studii. Se Pinturicchio si servisse per Ici di disegni
di Gentile Bellini, fatti da questi nella sua dimora a Costantino
poli, 1479-80, controverso, parlando contro questa opinione il
fatto che dacch Djem stette in Roma ivi potevansi ogni giorno in-

'a t o r e in T e n n is a b b ia i lin e a m e n ti d e lla V annozza. S i t r a t t a d i uno sc a m b io


con u n a V a n n o zz a , m o g lie d i A n to n io F e r r a r i , d e l 1598: v. A n n u ir * ile St.-Louis
^ (1905), 415. Ija s t a tu a , o ra n e l collegio di >S. L u ig i a R om a, rip r o d o tta
Presso S a b a t i n i , L a chiesa <fi S. Salvatore in Termi*, R om a 1907. 23. Ibid. 2(5.
il busto, o ra n e l m ed esim o luogo, d el S a lv a to re , in cui volevasi, p a rim e n ti
senza fo n d a m e n to , v e d e re i t r a t t i d i C e sa re B orgia.
1 V edi R ic c i, P in turicchio 101 ss.
2 Cfr. ib id . 172 ss. Q u a n to d iv ersifich in o le opinioni, ris u lta d a l fa tto c h e
X " k n n k (93) p re te n d e rico n o sce re in C a te rin a u n r i t r a t t o di G iu lia F a rn e se .
H a fo rm u la to u n ip o te si d e l tu tt o nuovo lo Z i i I e l (.V. Antologia C I.X II [1912],
83 ss.) ; egli vede D je m n e llo rie n ta le , ch e s ta a l la to s in is tr o d el tro n o im p e
l a l e , cosi Che, se s i r itie n e pel P aleologo l a ltr o o rie n ta le , i d u e ra p p re s e n ta n ti
'feU im pero greco e o tto m a n o , s i troverebl>ero di fro n te . M a q u i difficilm nte si
Potr a n d a re o ltr e c o n g e ttu re .

<30

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 12.

contrare per le strade delle persone vestite alla orientale.1 Gi


del resto al tempo di Calisto III e pi tardi sotto Paolo II cospicui
Turchi avevano ricevuto a Roma il battesim o,2 pi volte erano
comparsi alla corte papale ambasciatori e fuggiaschi dallOriente.s
Ed i romani poterono dilettarsi di costumi orientali allorch il
cardinale Oliviero Carafa, comandante della flotta crociata ponti
ficia, port con s nel suo ritorno (1473) un certo numero di
Turchi prigionieri.4
Il quadro di S. Sebastiano dipinto nella parete dirimpetto
alla finestra con molto abile distribuzione dello spazio, mostra nel
centro il martire, che sollevato al di sopra del dolore e della sof
ferenza, guarda tutto rassegnato verso il cielo, a destra e a si
nistra gli spietati carnefici, che, istigati da un turco, lanciano i
loro dardi contro linnocente vittima. L azione trasportata in
mezzo alla severa Campagna romana ricca di ruine; nello sfondo
vedesi il Colosseo ed una chiesa S. Giovanni e Paolo o S. Seba
stiano. Un convoglio malinconico attraversa il quadro, che arti
sticamente il pi elevato, un convoglio la cui presenza jntendesi pienamente quando si penisi che S. Sebastiano era il patrono
contro la peste, che cos spesso desolava Roma in quel tempo. In
contrasto con questa scena la disputa di S. Caterina, cos ricca
di figure, con lo sfarzo incredibile dei suoi colori, ritrae a mera
viglia la fastosa vita di corte, che senza badare alla gravit dei
tempi si svolse in questi medesimi appartamenti sotto il sensuale
Borgia. Nel soffitto sono rappresentate con grazia deliziosa, ma
stranamente mescolate a storie di santi, delle scene tratte dal
mito di Osiride e di Io, allusione ai Borgia e al toro del loro stem
ma, suggerite certo ad Alessandro VI dal suo maestro del Sacro
Palazzo Annio da Viterbo. La volta sovraccarica di numerose
piccole figure e di svariati fregi plastici in stucco dorato, in
qualche parte per ricca di sorprendenti bellezze. Lo sfarzo stu
diato e labbondanza delle scene, ci fanno ritenere questa stanza
centrale come lambiente principale preferito. La stanza seguente
come la prima, per quanto riguarda le pitture, di nuovo pm
semplice. Nelle lunette delle pareti si scorgono delle figure alle
goriche di donne sedute su troni regali, che rappresentano le sette
arti liberali, la grammatica, la dialettica, la rettorica, la geome
tria. laritmetica, la musica e lastronomia, donde il nome di Saa

1 V ed i A i .a z a iid loc. c it. 364.


2 C fr. il n o s tro vol. I, 688, n. 2 (ed. 1931) e

Z r p p E L loc. c it. Tl.


3 C fr. il n o s tro vol. I I , 212 ss, 344 s.
* C fr. il n o s tro vol. I I , 451.
5
Aed i G i e h l o w , Die H ieroglyp h en ku n d e des H u m a n is m u s , in
k u n s th is t. S a m m l. des stcrr. K aiserhauses X X X II (1915) e \ o l k m a n n .
s c lir ift der R enaissance , L e ip z ig 1923, 13.

Opere, del Pinturicchio in Roma.

631

delle arti liberali. Il ricco soffitto in stucco di questa sala, chera


probabilmente la camera da studio di Alessandro, presenta nel
centro della volta lo stemma dei Borgia circondato di fiamme in
campo profondamente azzurro ; negli scompartimenti laterali
riappare pi volte con importuna grandezza il toro dei Borgia,
che caratterizza in modo eccellente la forza, la sensualit e la
perfidia di questa famiglia. Qui dopo la morte del papa fu trovata
sotto un tappeto verde una cassa, che conteneva il suo tesoro.1
Dalla stanza da studio si sale per scalini di marmo alle stanze
della torre Borgia. Sui pittori, che lavorarono qui, le opinioni con
tinuano ad essere ancora molto divergenti.2 Nella prima stanza
(Sala del Credo) s i veggono le figure dei dodici apostoli e di do
dici profeti che tengono in mano dei rotoli con passi del simbolo
e delle profezie. Lattigua e ultima stanza quasi quadrata (Sala
delle Sibille) fu probabilmente la camera, in cui Cesare fece uc
cidere lo sposo di Lucrezia, e che perci Giulio II fece pi tardi
assegnare come prigione a quellassassino.3 II soffitto presenta
anche qui scene mitologiche, figure planetarie. In ciascuna delle
dodici lunette effigiato un profeta e di fronte una sibilla; le
figure come quelle della stanza attigua portano delle striscie con
profezie attinenti al cristianesim o.4
Malgrado qualche critica circa il valore artistico dei singoli
dipinti, la decorazione dellappartamento Borgia in complesso
come opera ornamentale interna un lavoro armonico molto emi
nente.5 La pittura ornamentale del primo rinascimento difficil

D ia riu m ( T h u a s n e ) I I I 242, ( C e l a n ' i j l i , 354.


P inturicch io 187 ss. V e h t tt b i V I I 2, 814 s.

Vedi B u r o h a b d i

2 R ic c i,

V. s o tto 1. terz o , c a p . 2.
D ella p p a r ta m e n to p riv a to di A le ssa n d ro V I fa n n o p a r te an ch e le due
cam ere deUa la ch e d iv id o n o i l c o rtile d e l P ortoncin di ferro d a l c o rtile d e l P a p
pagallo (oggi p a r te d e l q u a r ti e r e d e lle G u a rd ie iNobili). N e lla p rim a c a m e ra
'li Q uesta f ia n c a ta l a c u i c o m u n ic az io n e c o lla s a la d e lle A r ti L ib e ra li o ra
ra u ra ta . m o ri A le ssa n d ro V I ; v e d i S te in m a n x in R ep ert. f. K unstw issensch.
^ X , 322. U n c a m in o h a l isc riz io n e : A lexa n d er Borgia V alentinus P. P /.
5
G iu d izio d i iS c h m a rso w 95. H . G rim m (15 JUssays. S erie IV , G te rslo h
1390) p. 274 f a r ile v a r e l im p re ssio n e o ltre m o d o fe stev o le d e lle p i tt u r e ed o s
se rv a : E s s e r a p p re s e n ta n o q u a n to d i p i b ello a b b ia c re a to i l P in tu ric c h io .
' f r . an ch e il g iu d iz io d i B e i s s e l in Z eitschr. f. christl. K u n st V, 09, c h e c e rto
a n d a to tro p p o in n a n z i n e l suo a p p re z z a m e n to d e lla p p a rta m e n to B o rg ia, e
M 'erialm ente iS te d m a n jt, P inturicchio 44 s., 78. iSuUa m erced e d a ta a l P i n t u
ricchio vedi C o r i , ^Arch. st. IV , 18 s. N o n o s ta n te i l saggio rise rb o di 'E h r lk
111 q u a le io a c c e d e tti, a lc u n i m o d ern i, com e B oyeb d A oex (L e p ein tre <Us
Borgia. P inturicchio, P a r i s 1901), h a n n o te n ta to di d a r e il n om e a t u t t e le
figure n egli a ffre s c h i deUa p p a rta m e n to B o rg ia. C hi v a p i in n a n z i in ci
M fx o tx i (p. 43 ss.) e il m odo c o n c u i e g li t r a t t a i r i t r a t t i d e i B o rg ia riv e la
talm e n te il d ile tta n te d a e s s e re im p o ssib ile u n a spieg azio n e con lu i. B a s ti q u i
sta b ilir c h e M e n o tti c o n sid e ra g e n u in o p e rsin o e fo rse c o n te m p o ra n e o il
Preteso b u sto d i C e sa re B o rg ia d a S. S a lv a to re in T e rm is d i R om a (p. 103,

632

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 12.

mente pu offrirci qualcosa di pi. Un tempo le superfcie libere


delle pareti erano decorate di tappeti tessuti, mentre al disotto
probabilmente trovavasi un tavolato di legno con intarsi. Vi
saggiungevano i magnifici pavimenti di maiolica, nascendo dal
larmonia di queste decorazioni un tutto unico nel suo genere.
Le nuove stanze vennero usate per la prima volta il 16 gennaio
1495 per un banchetto dato da Alessandro VI al re di Francia
Carlo VIII, il quale dichiar di non aver visto in nessun palazzo
simile decorazione.1
I disordini portati dalla calata di Carlo VIII fecero s che il
Pinturicehio lasciasse Roma; pi tardi tuttavia egli ^vi fece ri
torno e dipinse il ciclo di scene storiche relativo alla vita del
papa in Castel S. Angelo, del quale stata gi fatta menzione.
Seguirono le gi ricordate decorazioni a grottesche in Castel
S. Angelo ed altre anche in V aticano.3 Questo genere ornamen
tale leggero, gaio e fantastico rispondeva al gusto dellepoca di
Alessandro VI. La severa e monumentale pittura murale ripu
gnava alla gaudente fam iglia dei Borgia e ai loro cortigiani, nei
quali precisamente in cose darte teneva molto posto la vanit.
Proseguire per questa via sarebbe stato fatale allarte1.4 Fu per
tanto una grande fortuna, che il terribile Giulio II assegnasse
di nuovo delle opere monumentali agli artisti.
Nella citt al di l del Tevere Alessandro VI diede ordine
che si conducesse a termine il soffitto di S. Maria Maggiore co
minciato da suo zio Calisto III. Vuole la tradizione, che il primo
oro importato dallAmerica abbia servito a fregiare i cassettoni,
che fra le opere romane di questo genere sono le pi gentili. Nel
laprile del 1498 il papa si rec nella detta basilica per vedere
lopera com pleta.5
II papa fece inoltre eseguire lavori di restauro in iS. Pietro, m
S. Niccol in Carcere gi sua chiesa titolare e nella chiesa dei
106, 1 1 2 ) e c h e se n z a te n e r c o n to d e lle re c e n ti in d a g in i (c fr. i l n o stro vol. V,
041) p e i sis te n e ll a ffe rm a re che la s t a tu a d e lla G iu stiz ia n e l sep o lcro di P aolo IH
r a p p re s e n ta G iu lia F a rn e s e .
1 A e d i B u b c h a rd i D iarium I I , 222 s. : L a P ilo r g e r ie p re sso D e l a b o r d e 51&
Y. so p ra p. 623 s. C fr. V e rm ig lig li, A p pend. X I I. Schm arsow 63. Il P 'n'
tu ric c h io d ip in s e a n c h e pel- C e sa re B o rg ia : c f r . K u n s tb la tt 1850, p. 3 T4. P e r la
c o stru z io n e d e lla c h ie sa d e lla M a d o n n a d e l P i r a te l lo p re sso Im o la prom ossa da
C e sa re B o rg ia v e d i G ra u s K irch en sch m u ck X X I (1890). 114 s.
3 C fr. R icci, P in tu riceh io 207.
4 Schm arsow , P intu rcch io 87. Q u iv i p. 78 s. a n c h e i p a rtic o la ri sul P in
tu ric c h io e i s u o i la v o r i in S ie n a p e r i l Cardinal P ic co lo m in i. ,Cfr. del mede
simo a u to r e : R a ffa el u n d P intu rcch io in S ien a , S t u t t g a r t 1880.
s B u rc h a ru i, D ia riu m (T h u a s n e ) I I , 459, (O ela n i) I I , 89. R etjm o k t I H }'
416. A r m e l li n i 887. D ise g n o p re s s o M n tz , L 'A r t I I , 333 e p re sso .Tozzi. Storio
di S. M aria Maggiore, R o m a 1904, ta v . 6 . C fr. M u n tz, L es a rts 163, 206. M>d arcliol. X X XV, 36. S u lle a r m i v e d i B ia s o tti i n R iv . arald. X I I I , 9 (191)"

Attivit edilizia iu Koma.

633

Ss. Apostoli1 e al Laterano come pure alle mura e ai ponti della


citt.2 Assai benemerito fu Alessandro VI per la nuova fabbrica
delluniversit3 e per lallargamento della strada presso S. Eu
stachio. *
Per larte minuta non si fece molto sotto Alessandro VI. Le
uniche ordinazioni regolari furono le rose doro, le spade donore
destinate a principi, calici per chiese e medaglie. Fuori di questi
lavori necessarii non resta che far cenno di unopera maggiore
di oreficeria, delle statue cio dargento dorato dei dodici apostoli
destinate dal papa alla sua cappella privata.5 Per questa egli fece
eseguire anche preziosi messali ornati di miniature. *
Anche al di fuori della citt eterna Alessandro VI fu uno
zelante costruttore. Nella costruzione della rocca di Subiaco im
pieg 9000 ducati. Vasti lavori sintrapresero pure nelle rocche

1 A rm et.t.tv t 470. A rch. stor. ita l. 3* S e rie V I 1, 178. K e u m o n t 111 1. 416.


3
R evue archol. V I I , 132. Xibby, L e M ura 290, 374. M n t z , Le a rts
l 1"' ss. T o m a s s e tti. C am pagna I I . 476 e 478. In ven ta rio I. 254.
3 Cfr. so p ra p. 600.
4 M ntz, L es a r ti 186, 282 ss. Sulla costruzione della stra d a in via d el
Pellegrino v. In ven ta rio I, 149.
5 P b a t 519. (M n tz, L es a rts 232-234: in q u e sto in sig n e la v o ro 236 s.
tu tti i p a rtic o la ri in to rn o a lle sp a d e d o n o re p a p ali e a lle ro se d oro : c fr. Rev.
rari nhrt. 1890, p. 290 ss. ; H . M o d e b n , G eweihte S ch w erter u. Il Ute in
den kunsthistor. Sam m lungen des allerhchsten K uiserhautes, in Jahrh. der
i'unsthist. Sam m l. des sterr. K a iserh a u ses X X I (1901), 143. 164, 16i>. U lte
riore bib lio g rafia p re sso D u b e b n e l X I X N eu ja h rsb la tt des Vereins f. Gesch.
r0n t ri, A ltd o rf 1913, 10, n. 1. S u lla s p a d a c h e A le s s a n d ro V I don a l d u c a di
P om erania B o g u sla o X ( o ra n e l M useo H o h e n z o lle rn d i B e rlin o ) v. le am pie
notizie d el C essin o in Ja h rb . d. preuss. K u nstsam m lungen XA I, 121 s. O fr.
anche Arch. d. Hoc. rom . di st. patr. X X X III (1910), 488. Q uesto stocco rip ro 'lotto an ch e p re sso R odocanaohi, Rottie ta v . 58. S u ro se d oro c fr. anello < o sLes m aitre des crmonie 187, ove d e s c ritta m in u ta m e n te la ro s a
d'oro m a n d a ta n e l 1493 a Is a b e lla l a C a tto lic a.
6 U n m e ssa le d i A le ssa n d ro V I con b e lle m in ia tu re , a r m i e im prese ed un
rb ra tto d e l p a p a h o tr o v a to in * Cod. Borg.
d e lla B i b l i o t e c a \ .i t ic a n a ( le g a tu ra d i C lem e n te V I I ) : M ista in n a tiv ita te D om ini n ostri icsu
''liristi bora tert. p o n tif. m ax. celebrante. Alla line stan n o i seguenti ^ e rsi.
U t q u a m v a s ta in g en s u n iv e rs i flu m in a m u n d i
e x ig u o sq u e e stu a h a u d n e g a t oeeanus,
S ic m o d o n e sp e rn a s h ec m ira v o lu m in a luce
q u e t ib i A le x a n d e r s c rip s it a lu m n a m an u s.
S, un tir e dheures d i A le ssa n d ro V I (con 58 m in ia tu r e d i p itto re fiam m ingo)
P a w l o w s k i in Gaz. des beaux-arts 3* se rie V, 515 s. C fr. o ra C o c k b e t .
U Hvre d'heures du p. A lexa n d re V I, N ogen t-le-R o tro u 1903 (e s tr. d a M>m.
te ta Soc. des A n tiq . d e F ra n ce L X I. S u o p e re d a r te e d a r te in d u s tr ia le
s,isc ita te dai B o rg ia n e lla loro p a tr ia , c fr. l a rtic o lo di E . B k b t e a t j x , L es Borgia
te le royaum e de Yalence, n e i s u o i lt t u d e s d'histo irc et dart, P a r i s 1311.
v - an ch e J t j s t i in R eport, f. K u n stw issen sch a ft 1893, 8.

634

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 12.

di Tivoli, Civitella, Civita Castellana, Nepi, Osimo e Civitavec


chia; lavori minori in molte altre fortezze dello Stato della Chiesa.
Armi e iscrizioni in parecchi dei luoghi indicati ricordano tale
attivit. Il Icastello di Nettuno, eseguito secondo un progetto di
Giuliano da Sangallo dal fratello pi giovane Antonio, deve la
sua origine ad Alessandro V I.1 Si ricordano pure la costruzione
duna torre in V iterbo2 e la costruzione di stanze nel castello di
O stia.3 II papa aiut anche la costruzione dei duomi di Perugia4
e O rvieto5 e quella del santuario di S. Antonio di Padova.6
La solerte attivit edilizia spiegata da Alessandro VI esercit
influenza anche su Roma : sorsero nuove chiese e nuovi palazzi
che diedero alla citt un altro aspetto. La domenica delle palme
(11 aprile 1500) dallambasciatore imperiale Mattia Scheidt, ve
scovo di Secovia. fu posta la prima pietra della chiesa dellospizio
tedesco di S. Maria dellAnima. Soltanto nel 1510 pot venir con
sacrato laltare maggiore e allora erano terminati solo il coro e
la cappella presso la sagrestia : la facciata, come dice liscrizione,
fu terminata nel 1514 e soltanto 18 anni pi tardi tutta la deco
razione della chiesa.7 Linterno tendente al gotico di questa chiesa

1 C fr. il R egistro delle fabbriche di P. A lessandro V I in Goni. Arch. stor.


IV , 141. G k e g o r o v iu s , \Vunderjahre H , 117 s . G o b i , V iaggio da R om a a Ti
voli (Ii.iin a 1855) 17. A rd i. stor. ita l. 3* S e rie V I 1, 177, 178. Arati, d. Soc. Rom.
' 1 r - i 3 - R e d t e n b a c h e b 103. G u g l i e l m o t t i , F ortifica zio n i 139 s. M u n t z , Le
arts 216 ss. ; C a p i s s e 331 s. R ip ro d u zio n e d e lle fo rte z z e d i C iv ita C astellana e
N epi p re sso M e n o t t i 116 ss., 120. S u lla c o stru z io n e deU a ro c c a d i N e ttu n o cfr.
Tow a sse t t o , Campagna I I , 3 3 0 ; S c b r a d e r , D ie rom . Campagna, L eipzig 1910,
158. L . C a l l a r i n e l p eriodico Rom a. R assegna ili. dellespos. 1911, n. 5;
A. M r S o z in E m p o riu m X X X IX , 1, B e rg am o 1914.
2 V. il * docu m en to d e l 6 no v em b re 1497 in * Lib. brev. 17, f . 194. A r c l i i \ i o s e g r e t o p o n t i f i c i o , ,ora p re s s o M u n t z , L e s arts 2 2 9 s.
*
D isp accio di S te f. T a b e rn a in d a ta d i R o m a 14 o tto b re 1497 : il papa
a n d r a d O stia per vedere alchune h a bitatione quale fa fa r e in quella forteza.
A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o . O fr. M u n t z , L es arts 221 s.
*
* B o lla di A le ssa n d ro V I del 28 g e n n aio 1500 n e llA r c h i v i o c a p i
t o la r e in Perugia.
5
L 'a r m e d A le ssa n d ro V I, n e lla p rim a c a p p e lla a d e s tra . Un'altra lapide
c o m m e m o ra tiv a c o lliscrizion e A lexan. B orgia H isp. an. V I po n tif. 1J#8 nel M useo
d O rvieto.
G M a r c e l l i n o d a iO i v e z z a , I l R om ano P ontificato I I (F ire n z e 1886 ),

Iv e b s c h b a u m e b "22 s. G r a u s , S . M aria d e ir A nim a in K irchenschm uck di


G ra z, IS S I, n. 3 s. S c h m id lin , A n im a 205 ss., 2 2 0 ss . K . H ., S c h a f e r , Iohannf*
Sander X orthusen, N o ta r d er R o ta u n d R e k to r der A nim a , Rom 1913. Il
G e y i i u l l e b p. 68 s c r iv e : L in flu sso d el B r a m a n te p o tre b b e sc o rg e rs i t u tt a l
pi n e lla p ia n ta di IS. iM aria delP A nim a... Che la g ra z io sa to r r e sia s ta ta es*
g u ita d a u n tedesco s u disegno d e l B ra m a n te , s e m b ra c i in f a t t i a s s a i prot'a"
bile. D e lla f a c c ia ta a lq u a n to s p ro p o rz io n a ta d i q u e s ta c h ie sa , e se g u ita n e l 1614
non v a a d ogni m odo d a to colpa a l B r a m a n te e fo rse n em m eno a G- da aI1
g a llo . N e llA r c h i v i o
d e l l A n i m a tr o v a i l in te r e s s a n te n o tiz ia
'
Bwrkardus Arg. M agist. eaeremon. n e l 1499 e r a p ra efectu s fabrieae.

Attivit edilizia in Koma

635

deve carto ascriversi ad un architetto tedesco,1 ci pu ammet


tersi con sicurezza per la snella e graziosa torre, il cui cupolino
di mattoni a scaglie smaltati a varii colori coronato dallaquila
imperiale.2 Furono parimenti un architetto tedesco e certo anche
operai tedeschi che costrussero per Giovanni Burcardo maestro
delle cerimonie pontificie in puro stile gotico una bella casa, sulla
cui torre liscrizione Argentina notificava la patria del padrone.3
L8 dicembre 1500 fu consacrata la nuovai chiesa di S. Maria della
Piet al Campo Santo tedesco presso S. Pietro, alla costruzione
della quale soccorse Alessandro V I. 4
Oltre alle due chiese nazionali tedesche 'sorsero in Roma al
tempo di Alessandro VI anche SS. Trinit dei Monti sul Pincio,
fondata dal Cardinal Briconnet per consiglio di S. Francesco da
Paola, S. Rocco presso il porto di Rispetta, una chiesa d uso di
confraternita rifatta per intero nel secolo XVII, S. Maria di Lo
reto, la chiesa della corporazione dei fornai romani, finalmente
S. Maria di Monserrato, la chiesa nazionale degli Spagnoli.5
Fra i prelati fu specialmente luditore della Rota Guglielmo
de Periers,6 fra i cardinali, con Piccolom ini,7 Lorenzo Cibo e
Gundisalvo de Mendoza,8 principalmente il ricco cardinale Riario
e Giuliano della Rovere, che promossero larte. Luno e laltro
possedevano pregevoli antichit. Nel giardino del palazzo di Giu
liano presso la sua chiesa titolare di S. Pietro in Vincoli, eretto
da Giuliano da Sangallo, stava lApollo di Belvedere, che deve
ssere stato scoperto prima del 1481-82 perch lo ha schizzato il
Ghirlandaio. Nel 1500 Giuliano Cesarmi, creato cardinale nel
1 lir.DTENBACHEB 179.
- -e t m u il e e (loc. c it) a sc riv e re b b e lo sch izzo d e lla to r r e a B r a m a n te e
1 esecuzione a u n ted e sc o , m a q u e sto n o n p ro b a b ile ; v e d i T h ie m e IV ,
*>16. Ofr. p u re S c h m id l i n 230 s. L ,a s tu p e n d a v is ta d e lla to r r e d a l vicolo d e lla
lpe pres-30 P a s t o r , R o m zu E n d e der R enaissance 44.
' I'elV in te r e s s a n te c o s tru z io n e su ssisto n o t u tt o r a a v a n z i n e lla c a s a d i v ia
cl S u d ario , n. 45 ; c fr. G.noi.i, L a torre A rg e n tin a in R om a, R o m a 1908 ; P a s to k
*c. cit. 97.
4
\ e d i M n tz , L e s a rts ,11, 205, ch e c o lle s u e n o tiz ie c o m p le ta d e W aaI.,
w Campo S a n to der D eu tsch en in R om , F r e ib u r g 1896, 62 s.
6 R etjm ont I I I 1, 420, 438. A r m e ix in i 412, 578. L a ncia n i I, 89, 98.
6
Q uesto p r e la to di b u o n g u sto a r tis tic o , che f u a n c h e u n p r o te tto r e di
ntoniazzo R o m a n o , fo n d n o n m en o d i o tto a l t a r i di m a rm o p e r le b a silic h e
maggiori d i R o m a ; vedi S te in m a n n , A ndrea B regnos T tig k e it in R om , in
ahrb. der preuss. K u n stsa m m l. X X [1899], 225 s. e J . v. ,S c h m id t, D ie A lt re
u G. de P eriers, 'S t. P e te r s b u r g 1899. S u <5. d e P e r i e r s v. a n c h e R evu e de
w scogne X . ;S. V I I [1906],
1 M i s c i a t b l l i , L a libreria P iccolom ini n el duomo d/i Siena, iSiena 1922.
a n ch e so tto sez. I I , cap. 1.
,
s
a ffre sc h i, p r im a a t t r i b u i t i a l P in tu ric c h io , con c u i G. de M endoza fe ce
, to r a r e l'a b s id e d i S. C roce in G e ru sa le m m e , sono o ra d im o s tr a ti o p e ra d i
htoniazzo R o m a n o ; v. L A rte X IV [1911], 4 2 ss.

Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 12.

1493. apr presso il suo palazzo il primo dei famosi giardini dan
tichit di Roma.1 Pregevoli opere darte, ma, cosa degna di nota,
nessuna antichit possedeva il cardinale Raffaello Riario, che
disponeva di due palazzi: uno, restaurato dallEstouteville, era
presso S. Apollinare, laltro, presso S. Lorenzo in Damaso, rag
giunse fama mondiale sotto il nome di Cancelleria.2 Presso 1
Riario fu introdotto Michelangelo quando costui venne a Roma
nellestate del 1496: lartista non ancora ventiduenne ricevette
lanno dopo una commissione di grande importanza dal cardinale
Groslaye, quella di eseguire per la cappella di S. Petronilla costrutta
presso la nave trasversale sinistra di S. Pietro e ab antico pre
diletta dai re e magnati di Francia, una statua di marmo rap
presentante la B. Vergine col morto Salvatore in grembo. Nel
lanno giubilare 1500 era condotta a termine lopera, che fece
del suo autore il pi celebre scultore dItalia. Alcuni critici tro
varono Maria troppo giovane, ma Michelangelo rispose chegli
aveva inteso rappresentare quella Vergine, nella cui anima non
erasi mai insinuato il pi piccolo desiderio peccaminoso; al mondo
dovevasi porre sotto gli occhi la verginit e la purezza imperitura
della Madre di Dio. In questopera meravigliosa sono magnifica
mente fuse insieme la profonda piet cristiana e la bellezza an
tica : qui le pi nobili aspirazioni del rinascimento cristiano han
no trovato la loro espressione in maniera insuperabile.3
Il palazzo del Cardinal Riario, la famosa Cancelleria, comin
ciata anche prima di Alessandro VI, giunse a compimento sotto
il suo pontificato. Ci sicuro per due iscrizioni colla data 1489
e 1495. Per lungo tempo questo grandioso edifizio segnalato per
semplicit e severit, che cela il pi bello di tutti i cortili a colonne
di Roma, stato attribuito a Bramante. Un moderno erudito ha
per sollevato in contrario delle obiezioni, appellando alle date,
1 V edi L a n c i a s i I, 133; H l s e n , R om . A n tik e n g a rte n des 16. Jahrb.. Hei
d e lb e rg 1917, vi.
2 C fr. Fbey, M ichel angiolo I, 242 s., 270 s.
3 A. C o n d i v i , L eben des Michel. B uonarroti, t r a d o t t a d a V a l d e k . 23--1*
p re sso S e m e b a u , M ichelangelo 34-30. O fr. G r i m m I* , 185 s. ; B t j b c k h a b d t . C e
rone 433 ; Christliches! K u n stb la tt d i S tu ttg a rt 1875. in. 7 ; W l f f u n , Jugc"1'u e r k e des Michelangelo, M n c h e n 1891; T s c h u d i i n D eutsche L it.-Zeitung 1891 '
8 85; P b a t , L e V atican 5 2 5 ; iS t e i n m a n n , R o m 118 s .; JIist.-pol. B l. C X V ^ I ,
740; K x a c z k o , J u le s I I , p. 104 ss. ; F k e y , M ichelangniolo I , 2 9 9 ; Quellen
Forsch. I, 1 4 0 ; .T u s t i , B eitrge 86 s .; T h o d e IV , 56 s .; K b a u s - S a t x e b 579*.
L a Piet d i M ichelangelo, in s e g u ito a l p ro g re d ie n te a b b a ttim e n to del vecchio
b. P ie tro , g i s o tto P a o lo I J I p a ss n e llo r a to rio d i S. G re g o rio , che lini
f u d e tto S. M a ria d e lla fe b b re (v e d i M a cko w sk y 366 s.) e dopo la demoliti*1111
di q u e s ta c a p p e lla n e l 1575 n e lla n tic a c a p p e lla d i iS isto IV , ove rim a se soi" |
1 a lta r e a n c h e a llo rq u a n d o P a o lo V c o s tru s s e l a c a p p e lla d e l coro in luogo 1 j
q u e s ta a n tic a S istin a . Solo n e l 1749 l o p e ra m e ra v ig lio sa p a ss s u lla lta re dt
p rim a c a p p e lla d e lla n a v a t a la t e r a l e d e s t r a d i |S. P ie tro , dove n o n possi
b ile a p p re z z a rla p ie n a m e n te .

Il tempietto del Bramante.

637

rese sicure dalle iscrizioni e cadenti prima della presenza in


Roma di Bramante e, per il lato stilistico, alla mancanza dei segni
caratteristici di ^reazioni indubbiamente genuine di questo mae
stro.1 Coloro che seguono questa opinione veggono nella Cancel
leria lultimo rampollo dello stile toscano pei palazzi che Bra
mante elimin. Per da parte di persone di non minor peso s
fatto valere, che i disegni per la costruzione poterono molto bene
eseguirsi da Bramante anche a Milano e che colle forme architet
toniche toscane la Cancelleria non presenta pi parentela ed anzi
coscientemente sallontana dallo stile toscano coHaecogliere la
travata ritmica e con labbandonare i davanzali alle finestre, an
nunziando con ci, e non meno con i germi del grande ordine
lo stile bramantesco vero e proprio. Al presente non si ha ancora
la decisione definitiva della questione e forse la scoperta di nuovi
documenti dar m aggior luce. Ma se la Cancelleria dovesse ne
garsi al Bramante, anche laffine magnifico palazzo del cardinale
Castellesi in Borgo (ora Giraud-Torlonia) non potrebbe essere
del geniale rinnovatore dellarchitettura antica in Rom a.2
Il Bramante era venuto verso la fine del 1499 nella citt eter
na, dove Alessandro VI si sarebbe valso di lui nella costruzione
delle fontane sopra ricordate.3 Con un entusiasmo senza esempio
gli si applic allo studio degli antichi edifici riuscendo con ci
a trasformare completamente il proprio Stile. Con quanta cele
rit, e come interamente siasi compiuto questo radicale cambia
mento in quellartista cinquantacinquenne si vede da quella cap
pella rotonda, il famoso tempietto del Bramante, chegli per com
missione di Ferdinando e disabella di Spagna eresse in memoria
del martirio del principe degli apostoli nel cortile del convento
francescano presso S. Pietro in Montorio. Questopera non rappre
senta pi una pura e semplice imitazione di elementi antichi, ma
e una creazione affatto nuova, uscita talmente completa dallo
spirito dellantichit, che dalla costruzione non si poteva arguire
tempo della sua origine. Gli architetti corsero a studiare e misurare il tempietto come se si trattasse di un monumento antico
allora allora scoperto. Il tempietto terminato nel 1502 divide il
Bramante lombardo dal romano ; esso separa larte di due secoli.4
( | 1 A edi G n o li in A rd i. stor. dell'arte V (1892), 176 ss. ; R v. d Ita lia I (1898),
^'*1 s s . ; R ass da rte I (1901), 148 ss. K la c z k o (Jules I I 151) -conviene con
'o l i . p e r B ra m a n te s i d ic h ia ra r o n o o ltre G e y m - u l l e e (69 ss.), F a b ric z y (in
' ''* da rte I, 186 ss.) e con q u a lc h e r is e r v a a n c h e
(B aukw nst d er Re'"sances [1914], 21 ss.
2 S ui c a s i d el p a la z z o d e l C a r d i n a l C a ste lle s i c fr. M . B r a d y , A nglo-R om an
''Per-s, L o n d o n 1890, 9-91; O e l a n i i n B u r c k a r d i JAher n o ta ru m I, 644, n. 11.
3 Ofr. G e y m u l i .e e 68 s. e M u n t z , ll s t. de lA r t I I , 080. S u B ra m a n te in
Aerale c fr. T h i e m e IV , 515 ss.
4 G n o i .i loc. c it. 183. S u l te m p ie tto r. sp e c ia lm e n te G e y m u l l k r 65 s .

LIBRO III
GIULIO II,
IL RESTAURATORE DELLO STATO DELLA CHIESA
E DEL MECENATISMO PONTIFICIO. 1503-1513.

1.
Le elezioni papali del settembre e novembre 1503.
Pio I I I e Giulio IL

E sciatore veneziano Antonio Giustinian il 15 agosto 1503,


allorch lo stato di salute di Alessandro VI era gi divenuto assai

una selva di armati diceva il cardinale Carafa allamba

pericoloso ed io temo che la prossima elezione del papa avverr


con uso di violenza a scandalo e pregiudizio per la Chiesa.1 In
un sonetto che allora venne fuori in Firenze si dice: il collegio
cardinalizio scisso; tanto il re francese che lo spagnolo cercano
mandar su i loro candidati; si pu andare facilmente incontro a
uno scisma o ad una elezione sim oniaca.2 Questo timore regnava
anche in V enezia.3
La situazione infatti era tale, che avevasi a temere la peggio.
Mentre dalla parte del Nord lesercito francese sotto la condotta
di Francesco Gonzaga stava accampato presso Viterbo e nel Sud
gli Spagnoli capitanati da Consalvo di Cordova si avanzavano
dal Garigliano, Roma rintronava delle grida selvagge delle fa
zioni degli Orsini, dei Colonna e dei Borgia. In ogni parte della
citt dice il cardinale Egidio da Viterbo il tumulto era
spaventevole, come se tutta Roma fosse stata per andare in ruina.4
Che cosa volesse dire in tali circostanze la presenza di Cesare
forgia, chiaro: i cardinali spagnoli gli erano ligi come altret
tanti suoi cappellani; di pi egli disponeva di un considerevole
flerbo di milizie, di un 12000 soldati.
1 Dispacci di A. G i u s t i n i a n
2 S o n e tto A n teq u a m crea tu r
a p io I I e I I I 29-30 e nel Giorn,
n o i a CXXXV (1894), 93-94.
3 V. la l e t t e r a d e l 21 a g o sto
x L ri, 150.

I I , 110.

n o vu s P o n tife x s ta m p a to in D ocw n. intorno


stor. d, lett. ital. X V II, 2 9 6 ; c fr. N uo va A n
1503 p re s s o Lxizio, I s a l. d E ste e i B orgia

4 G begobovius, V I I I 3 7. iCfr. a n c h e l a re la z io n e d e ll'in v ia to d e llim p e ra tore M a ssim ilia n o I a q u e s ti d a (Rom a 27 a g o sto , e d ita d a Ui .m a n n n ellEtnlau,lOsschrift der U niversit t G reifsw ald 1900, 3 s.
P a s to r,

Storia dei Papi,

III

41

642

Libro III. Giulio II. 1603-1513. Capitolo L

Un uomo tale non era forse in grado d imporre alla Chiesa un


secondo Rodrigo Borgia?
Possiamo ritenere come una speciale disposizione della Prov
videnza, che proprio in questo momento decisivo le forze di quel
terribile uomo fossero indebolite dalla malattia appena allora su
perata. Pi tardi Cesare ebbe a dire al Machiavelli: che aveva
pensato a ci che potessi nascere morendo el padre, et a tutto
aveva trovato rimedio, eccetto che non pens mai in su la sua
morte, di stare ancora lui per m orire.1
Di quale autorit disponesse ancora Cesare bench menomato
di forze, si vede dal fatto, che le due grandi potenze, la Francia
e la Spagna divise tra loro a causa del bottino napoletano, si ado
perarono in egual modo per ottenere la sua amicizia. Entrambe
credevano eh da lui dipendesse la prossima elezione papale.
naturale che il duca lavorasse in (questo senso ; la morte inattesa
di Alessandro VI era stato il segnale di riscossa per tutti i nemici
dei Borgia ; lesito quindi dellimminente elezione doveva decidere
dellessere o non essere del duca. Mi viene assicurato riferisce
il 21 dagosto lambasciatore veneziano che domenica alla pre
senza di Cesare undici cardinali hanno giurato di far papa ad
ogni costo il cardinale Giovanni Vera o di far nascere in caso
contrario uno scisma. I suddetti cercano di trarre a s i cardinali
Carafa, Raffaele Riario e Pallavicino. Ho potuto anche sapere ccn
certezza che Cesare ha provveduto per mare e per terra onde
impedire la venuta del cardinale Giuliano della Rovere.2
Ma presto si vide che troppo alto concetto avevasi della po
tenza del duca. Egli sitesso non sentivasi pi abbastanza forte da
tener testa al furore del popolo e ai baroni spiranti v en d etta ;
ogni suo tentativo per avere con corruzione Castel S. Angelo era
fallito di fronte alla fermezza del castellano Francesco tRoccam ura.3 Cesare, fino allora avvezzo a comandare da despota, do
vette scendere a patti coi Colonna e venire a negoziati coi car
dinali. Il Burcardo riferisce con alta meraviglia quanto egli
mostrasse arrendevole verso il sacro collegio e come fin dal 2agosto gli giurasse obbedienza. Dopo di questo gli venne con fer
mato il grado di capitano della Chiesa fino alla prossima elezione
1 M a c h i a v e l l i , I l P rincipe, (VII.
2 D ispacci di A . G i t j s t i n i a n II, 13S ; c f r. 130, 137. V. a n c h e A tt i dell'EiniUa
V I I 2, 169. M. L eopakdi, V ita d i Niccol B o n a fed e 49 s. e C a r in c i, L e tte re di
O. Gaetani. 134.
3 C "' ( S ig is m o n d o

de

C o n ti

I I , 289 e l a l e tte r a p re sso

T h u asn e

IH ,

I ca stellani del C a stel S . A n g elo 4 7 0 s .; R o d o c a n a c h i , L e chteou


Saint-A ige 442 s. R a n k e , Rom . u n d germ . V lker 171, so stie n e e r r o n e a m e n t e ,
P

a g l iu c c h i,

che C e sa re a b b ia a v u to in m a n o C a ste l. S. A ngelo. L e le tte r e ch e G k e g o k o V IU S


V IIIs ,
7, d c o m e in e d ite dal l A r c h i v i o G a e t a n i e c he c o n f e r m a n o
le n o tiz ie d e l G u i c c i a r d i n i c ir c a la con v en zio n e d i C e sa re coi C o l o n n a , s011
s t a te p u b b lic a te d a u n pezzo p re sso O a r i n c i , L e tte re d i O. G aetani 133-134-

Cesare Borgia allontanato da Roma.

643

del papa. Quanto poco il collegio cardinalizio si fidasse anche ora


di quelluomo pericoloso appare dalla deliberazione presa ad una
nimit, di tenere il conclave in Castel S. A ngelo.1 Ma molti non
si tenevano sicuri nemmeno in questa fortezza poich Cesare con
tinuava a mettere in moto ogni mezzo onde far riuscire un papa
spagnolo che fosse a lui favorevole.2
La libert dellelezione papale esigeva che Cesare fosse allon
tanato da Roma. A tale intento furono quindi rivolti specialmente
gli sforzi dei cardinali italiani. Chiamati a consulta gli ambasciatori di Massimiliano I, Luigi XII, Ferdinando il Cattolico e di Ve
nezia, si prese a trattare di ci fin dal 25 agosto.3 II 1 settembre
si venne finalmente ad un accordo. Cesare promise di uscire da
Roma *nel termine di tre giorni. In cambio gli venne assicurata
protezione contro eventuali assalti e libero transito per lo Stato
della Chiesa. Di pi il collegio cardinalizio obbligossi a dissua
dere Venezia da ostilit contro i possessi romagnoli del duca. Gli
ambasciatori di Massimiliano e Ferdinando il Cattolico diedero
malleveria, che durante la vacanza della sede pontificia tanto Ce
sare, che lesercito spagnolo e i Colonna si terrebbero lontani da
Roma almeno dalle 8 alle 10 m iglia; la stessa sicurt si addos
sarono gli ambasciatori di Firenze e Venezia per lesercito fran
cese e gli O rsini.4
Subito il giorno ap p resso un a p a r te dellartiglieria del duca si
ritir da Trastevere. Cesare stesso, che in quel giorn o aveva rice
vuto la notizia del crollo della sua sig n o r ia sopra Piombino, Ri
cini e Pesaro, si fece trasportare sopra u n a lettiga dal Vaticano
a Monte Mario. A Porta Viridaria volle p a rla rg li il Cardinal Cesarini, ma jnebbe in risposta che il duca non dava u d ie n z a . 6
Bentosto si venne a sapere che Cesare erasi recato a Nepi
sotto la salvaguardia dellesercito di Luigi XII. Fin dal 1 settem
bre egli aveva conchiuso un patto segreto coi rappresentanti di
Questo monarca, nel quale prometteva di mettere a disposizione
del re francese le sue milizie, di porsi al suo servizio contro chiun
que, la Chiesa eccettuata, e di essergli obbediente in ogni cosa
c'ome un vassallo : in ricambio Luigi XII garantivagli i suoi attuali
Possedimenti e promettevagli di aiutarlo nel riconquistare quelli
Perduti dopo la morte di Alessandro.6
1 B u b ch ard i, Diarium (T h u a s n e ) I I I , 245, (C e la s i) H , 30 (j s.
2 Dispacci di A. G itts tin ia n I I , 157. P e t r u o e l l i d e l l a G a ttin a I, 442.
3 Ofr. la relazione dellin v iato dellim p e ra to re M assim iliano I del 27 agosto.
efr p. 641, n. 4.
4 B itkohardi, Diarium, (T h u a sx e ) I I I , 255, (O elan i) I I , 363 ; cfr. V i l l a 323.
6 B ubohabdi, Diarium (T h tja sn e ) I I I , 256, ('O elani) II, 363 s. ; c fr. Di-J'icci di A. G i u b t i n i a n II , 171. S a n u t o V, 80-81 e * dispaccio dejl'am bascia!re m antovano in d a ta d i R om a 2 settem b re 1503. A r c h i v i o G o n z a g a
11 M a n t o v a , o ra stam p a to presso L u z io , Isab. dEste e i Borgia X JjlI, 454.
App. ai Dispacci di A. G iu s tin ia x I I , 462-4(33.

644

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 1.

Ora il sacro Collegio, che aveva gi assoldato milizie pel man


tenimento dellordine pubblico, pot pensare al conclave. La mu
tata condizione delle cose trov la sua espressione nel fatto, che
venne smessa lidea di procedere allelezione in Castel S. Angelo
e fu invece deliberato di tenerla in Vaticano.
Molto divise erano le opinioni del pubblico circa lesito del
limminente elezione. I ben pensanti riferisce Antonio Giustinian fin dal 19 agosto vorrebbero il Carafa o il Piccolomini;
un ottimo papa sarebbe anche il Costa ; ma gli nocciono let avan
zata e il suo nome spagnolo . Qualche giorno dopo si fecero anche
i nomi del Pallavicini e del Podocataro; di questultimo dicevasi che aveva tutti gli Spagnoli dalla su a.1
Il 4 settem bre2 cominciarono le esequie per il pontefice de
funto, le quali secondo gli statuti perdurarono nove giorni. In
tanto erano giunti in Roma molti cardinali assenti. Fin dal 30 ago
sto era arrivato il Soderini, il 1 settembre il Cornaro, il 3 Trivulzi
e Giuliano della Rovere (questi dopo quasi dieci anni desilio!),
il 6 Colonna, il 9 Riario, il 10 Giorgio dAmboise, Luigi dAragona e Ascanio Sforza.3 Questi aveva fatto capire a Luigi XII
che ise gli avesse permesso di prender parte al conclave, avrebbe
votato per il candidato francese, lAm boise.4 Stante la conven
zione con Cesare Borgia i Francesi si tenevano sicuri di avere
favorevoli gli undici cardinali spagnoli;5 per guadagnare gli altri
furono messi in moto tutti i mezzi, specie per parte dellambi
zioso Amboise: lusinghe, promesse ed anche velate minacce.'

1
di A . G i u s t i n i a n I I , 126. P e t b u c e l l i d e l l a G a t t i n a I, 447 *
so n e tto : A ntequam ecc. c ita to s o p ra p. 641, n. 2.
^ N o 11 3 se tte m b re , com e dicono V i i x . \ e i , M a c h ia v e lli 12, 4r.il (anche nella
u ,

I 445)1 e G b e g o b o v i u s V III3 1 0 ; V. * A c t a c o n s is t., f. 14 n e ll A r chivio concistoriale del Vaticano.


3 II c a rd in a le E s te n o n v e n n e p e rc h n e lla f r e t t a d e l viaggio e ra s i r o t t o
u n a g a m b a . S a n u to V, 77 ; e fr. ibid. 81 s u lla c e le r it g ra n d e con cui l'Aniboise fe ce il su o viaggio.
4 Sigism ondo j >e C o n ti I I , 290.
5 C fr P e t r u c e l l i della G attina I, 449.
C fr D ispacci di A. G i u s t i n i a n I I . 175, 196, ilOO. L e p r a tic h e q u i ric o r
d a te a p p a riv a n o ta n to ipi n e c e ssa rie , in q u a n to c h e n e l collegio c a r d in a li 0
n o n vi e r a n o a llo ra c h e d u e fra n c e s i : la p a r te fra n c e s e e r a c a lc o la ta in sei voti:
r e d i iS a n u to V, 82. D e i m aneggi deirA m boise r ife r is c e a n c h e l ag e n te mantovano
G lu v izz an o a l m a rc h e s e d i .M antova in d a t a d i R o m a 12 s e tte m b re 1506 : * Hlon
a le 22 b o re p a r la i c u m m ons de. R o h a n o [A m b o ise]... m e d ise io dovesse i
nom e v o stro p a r la r e a l r e v c a rd . S. P r a s s e d e p P a lla v lc in l] e t p re g a rlo a darli
la voce s u a p ro m e tte n d o li c h e t u to q u e lo l i s a r p ro m iso li s a r a tte ro e t r e i
ficato p e r la O im Mta e
q Uesto v o le l a E x. Va li f a c i a p ie n a se g u rta . il
a m e non h a p a rso f a r e se n z a lic e n tia d i q u e la , la q u a le s a p ia com e a le XX l1"
ho e lo rd in e de a n d a r e a p a r la r e a ,S. P r a s s e d e ; a l c a rd , de R o h an o h a proni*
a i e q u a n to la S u a Sri m e a c o m a n d a to (e c o s f a ro n o n lia v e n d o a ltro in c0U
tra rio . A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .

G. della Kovere impedisce allAmboise il raggiungimento della tiara.

645

A questo proposito facevasi sopratutto assegnamento sullimpres


sione, che doveva produrre la vicinanza delle truppe francesi. In
caso di necessit si era decisi di venire alla violenza, a quanto rife
risce linviato di Mantova.1 Tutto dovevasi mettere in opera per
procacciare al favorito del re francese la tiara e con ci la signo
ria sullItalia e sul mondo.
Lavversario naturale di questi disegni era Ferdinando il Cat
tolico di Spagna. I suoi ambasciatori fin da principio si adopera
rono con ogni zelo per lelezione dun papa spagnolo. I candidati
3el re cattolico erano Piccolomini, Castro e Carvajal; egli voleva
che fosse escluso anzi tutto Giuliano della Rovere di tendenze a suo
credere fran cesi.2 Finch dimor in Roma, Cesare Borgia aveva
esercitato uninfluenza decisiva sui cardinali spagnoli, ma la era
finita dopo che egli ebbe lasciato la citt e che si conobbe il suo
passaggio nel campo francese. Alla testa degli spagnoli si presenta
ora Bernardino Carvajal. 1 cardinali spagnoli si strinsero il pi
forte fra di loro sapendo di dover sopportare tutto il peso dellodio,
che eransi attirato addosso i B orgia.3 Poich continuava questodio,
che nel popolo romano esplodeva come la forza stessa degli ele
menti, 4 non era il caso di pensare a un cardinale di nazionalit
spagnola : il contraccolpo del pontificato di un Alessandro ,VI era
troppo forte. Tanto pi sensibile torn al partito francese la per
dita degli undici voti spagnoli causata dallallontanamento di
Cesare da Roma. Le speranze dei Francesi scemavano a vista doc
chio. Linviato di Mantova fin dal 12 settembre, dopo una vivace
descrizione del m aneggio degli elettori, osserva che questi ricor
rono a tutti gli intrighi e corrono qua e l come formiche : lAmhoise non sar papa.5
Ma il pi pericoloso avversario sorse per i Francesi in Giuliano
della Rovere. Devesi principalmente a questuomo poderoso laver
preservato il mondo dal pontificato dellonnipotente ministro di
Luigi XII e antico protettore di Cesare.6

1 V in App. n. 57 i l * d isp a cc io di G liiv iz za n o d el 12 s e tte m b r e 1503. A r


chivio G o n z a g a in M a n to v a .
2 C fr. D ispacci di A . G i u s t i n i a n I I , 150 s. Z u b i t a V , c. 47. P e t r u c e l l i
e l l a G a t t i n a I , 446. B e r g e n b o t h , C alendar I , n . 372, le t t e r a d e lle m a e s t s p a ?U ole a l l a m b a s c ia to re F ra n c is c o d e R o ja s d e l 13 s e tte m b re 1503. rig u a r d a n te
* ezione p a p a le , p re sso V i l l a 323-325 ; S g m v l l e r 127 s. H a b l f j , S tr e it Fer"m id s d. K athol. u n d P h ilip p s I 19. R o s s b a c h , C a rva ja l 59 s. (in p a r t e e rr a t 0 >- V i l l a 324 s . ,
3 C fr. D ispacci di A . G i l s t i n i a n I I , 179, 180. P e t r u c e l l i d e l l a G a t t i n a
! 450.

V edi S a n t i T o V, 81, 83.


in A pp. n. 57 i l * d isp a c c io d i G h iv izz an o d e l 12 s e tte m b re 1503. A i lvio G onzaga in M antova.
c dispacci di A. G i u s t i n i a n I I , 200.

646

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 1.

Le cose presero una diversa piega appena Giuliano fu in Roma.


Ricevuto come se gi ne fosse sicura la elezione, il cardinale non
lasci alcun dubbio circa le sue intenzioni. Io sono venuto qua,
disse egli il 5 settembre allambasciatore di Venezia, per provve
dere ai miei interessi e non a quelli degli altri : allAmboise non
dar il voto. Io voglio essere un bravo italiano; -se non posso conse
guire la suprema dignit per me, voglio adoperarmi che labbia
almeno un tale, che sappia provvedere al bene della religione cri
stiana e alla pace dItalia . Giuliano richiam lattenzione dei car
dinali sul pericolo di un altro trasferim ento del seggio pontificio in
Francia nel caso venisse eletto un francese. Tali concetti non man
carono deifetto anche sugli Spagnoli, ma sopratutto suglitaliani.
Ora, essendo in grande maggioranza nel sacro collegio (22 su 37).
i cardinali italiani avrebbero potuto, se fossero stati uniti, innal
zare alla suprema dignit il Cardinal Giuliano; ma non fu cos.
Una parte stava pel Carafa, unaltra per Pallavicini, una terza per
Giuliano. Il cardinale Giovanni Colonna stava cogli Spagnoli
mentre il Medici e il Soderini, fiorentini, erano dalla parte dei
Francesi.2
La discordia dei cardinali italiani fece s che la decisione ca
desse nelle mani dei cardinali spagnoli molto uniti fra di loro.
Perci lacuto Giuliano ancor prima del principio del conclave
maneggi in tutti i modi onde guadagnare a s gli Spagnoli.3 Lin
viato di Mantova il 12 settembre riferisce: N lAmboise, n
Giuliano, n il Carafa, n il Riardo otterranno la dignit pontificia,
ma il Podocataro, il Piccolomini o il Pallavicini, perch fa v o riti
dagli spagnoli. tuttavia assai probabile secondo lopinione com une
che i cardinali in genere non potranno accordarsi. 4
Ed ecco cos star di fronte nella questione dellelezione p ap ale
i rappresentanti delle tre grandi nazioni latine: i F r a n c e s i, gli
Spagnoli ie glitaliani. Nessuno dei pochi rappresentanti dei popoli
non latini trovavasi in Rom a,5 allorch dopo una vacanza di tr e n ta
giorni il 1G settembre si die principio al conclave.0 T r e n t a s e t t e

1 Dispacci di A . G i u s t i n i a n I I , 1S0-182.
2 Ofr. Z u k i t a 299. G u i c c i a r d i n i , Opere in ed ite I I I , 306.

3 Dispacci

di A.

u s t i m a x

iS a g m u l e b

126.

II, iss.

4 \ . in Api), n. 57 il * d isp a cc io d i G h iv izz an o del 12 s e tte m b re 1503. A r


c h i v io G o n z a g a i n M a n t o v a .
5 Q u e sti n o n p o te ro n o a g ir e ch e m e d ia n te i loro in v ia ti. S u llazione spie
g a ta d a lla m b a s c ia to re d i M a ss im ilia n o v e d i U x m a n n I I , 135. C fr. an ch e i
A pp. n. 58 il d is p a c c io d i G h iv izzan o d e l 15 s e tte m b re 1503. A r c h i v i o
Gonzaga in Mantova.
0
P rim a che i c a r d in a li si re c a sse ro a l c o n clav e , i l vescovo d i GalUP0^ '
A lessio C.eladeno, te n n e lo ro l o ra z io n e r i c o r d a ta so p ra p. 577, n. 3.

Il conclave del settembre 1503.

(47

cardinali, numero fino allora insolito,1 vi presero parte.2 Ancora


il 12 settembre si discusse a lungo se non fosse il caso di addi
venire allelezione in S. Marco sotto la tutela del popolo romano,
ma da ultimo si rimase daccordo pel Vaticano. Immediatamente
prima che si desse principio al conclave lAmboise volle fare una
visita ai suoi rivali Carata e Giuliano della Rovere. Lambascia
tore mantovano che ci racconta, soggiunge: il Piccolomini, il
Pallavicino ed il Costa non si sono scambiate visite con lAmboise;
otterranno certo la tiara o il Piccolomini o il Pallavicino o il Podocatharo^ questi perch un uomo dabbene, gli altri perch neutrali
e favoriti dagli Spagnoli. Anche lAmbasciatore veneziano quattro
giorni dopo dava come probabile lelezione del Piccolomini o del
Pallavicino.3
Prima di tutto i cardinali stesero una capitolazione elettorale,
cui serv di base quella dellanno 1484. iVi si stabiliva fra laltro
che entro due anni il nuovo papa avesse a convocare un concilio
per la riforma della Chiesa e che in seguito una tale assemblea
ecclesiastica si dovesse tenere ogni tre a n n i.1
Anche il 17 settembre il cardinale Amboise nel suo fare millan
tatore aveva assicurato a tutti che verrebbe eletto egli o un altro
francese. Quello che veramente pensasse, egli lo aveva manifestato
cinque giorni prima allambasciatore veneziano. Ambasciatore
gli disse io ho inteso che molti cardinali si sono accordati con
giuramento di non eleggere alcun cardinale francese o che sia
1 Q u a n to sc a rs o fo sse p e r la d d ie tro il n u m e ro d eg li e le tto ri, si p u v e d ere
lai se g u e n te p ro s p e tto : a l c o n c la v e d i N iccol V p re se ro p a r te 18 c a r d i n a l i ;
a quello d i C a listo I I I 15j; a q u e llo d i P io I I 1 8 ; a q u ello d i P a o lo I I 19; a
Quello d i iSisto IV 18 ; a q u e llo d 'Iim o e en z o V i l i 25 ; a q u e llo d i A le ssa n
dro V I 23. C fr. il n o s tro voi. I , 367, 631 (ed. 1931) ; i l , 5, 280, e so p ra p. 03, 330.
2 C fr. B u r c h a r d i , D iariw m ( T h u a s n e ) I I I , 269 s., ( C e l a c i ) I I , 373 ss. ;
S a n u t o V, 100 s. e il * d isp a c c io d i C o sta b ili d a R o m a 16 s e tte m b re 1503.
A r c h i v i o d i ; S t a t o i n M o d e n a . I l n u m e ro d e i p a r te c ip a n ti a l con
clave v ien d a to 'm olto d iv e rs a m e n te d a s c r itto r i a n tic h i e re c e n ti. R a p h a e l
' o l a t e r r a n u s , R a y n a d , R e u m o n t I I I 2, 7 e R o h r b a c h e r -Kn o p f l e r 285 p a r
lano di 36, m e n tre i l G u i c c i a r d i n i V I, c. 1, l e p itafio di P io I I I e iG r e g o r o v i u s
' III3 12, il fa n n o a s c e n d e re a 38. E n tra m b i q u e s ti n u m e ri sono e r r a t i. D a n n o
e le tto ri R ltrc a rd o , la m b a s c ia to re m a n to v a n o in u n * d isp a cc io d a R om a
del 16 s e tte m b re 1503 ( A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a ; ibid. u n a
relazione d i G h iv izzan o d e l 17 s e tte m b re s u l p rin c ip io d e l conclave) e c i c h
decisivo g li *A cta consist., f. 14. A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e del V a
ticano.
3 D ispacci di A. G i u s t i n i a n I I , 196, 198 e in A pp. n. 58 il * d isp a cc io di
G hivizzano d e l 15 s e tte m b r e 1503. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .
4 Cfr. B u r c h a r d i , D ia riu m ( T h u a s n e ) I I I , 272 s., ( C e l a n i ) I I , 383 s. Z ua,TA S02b. G a t t i o u s 287, n o ta 1. B e r g e n r o t h I, p. l v i u , n. 371. Secondo T i z i o ,
*u P icco lo m in i a v o lere c h e v e n isse a cc o lto n e lla c a p ito la z io n e e le tto ra le il
Punto, ch e il p a p a p o tesse c r e a r e n u o v i c a r d in a li s o lta n to se il n u m e ro dei
c a rd in a li v iv e n ti sc e n d esse so tto 24. V edi P . P i c c o l o m i n i , P io I I I , p. I l i s.
(e s tra tto 12 s.).

648

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 1.

amico del re di Francia. Ci mi ha forte indispettito. Non veggo


motivo alcuno perch essi vogliano escludere dal papato la nazione
francese e credo che il mio re, il figlio primogenito della Chiesa,
colui che pi di tutti gli altri principi ha fatto in favore della Sede
apostolica, non meriti biasimo di sorta se si adopera perch riesca
un papa francese, dopo aver visto che uno spagnolo e parecchi ita
liani hanno governato fmolto male la Chiesa. I nostri generali sono
informati della cosa e non tollereranno che si rechi una tale offesa
al loro r e . Poi lAmboise si lagn anche di mene simoniache ed
aggiunse : Ambasciatore, se mi accorgo di qualche cosa di simile,
state pur sicuro, che non la tollerer ; lever tanto alta la mia voce,
che sar intesa. Il cardinale, osservava lambasciatore, capisce
ormai che la sua causa perduta. Gi dice, eh' stato tratto in
inganno. Proprio ora venuto a sapere che Ascanio Sforza non si
cura punto di lui e che lavora per la propria elezione -1
In realt le cose stavano cos. Fin dal 13 settembre lambascia
tore veneziano in grado di riferire : Ascanio Sforza non fa mistero
delle sue aspirazioni; egli ha promesso allAmboise soltanto il
proprio voto e questo glielo dar.2 II giubilo tumultuoso, con cui
Ascanio era stato salutato al suo ingresso in Roma, non aveva
fatto che ispirargli vie pi coraggio per le sue aspirazioni. Gio
vanni Burcardo, che ci riferisce, aggiunge nel suo diario : Quanto
questo giubilo sia piaciuto allAmboise, Dio lo s a .5
Anche le speranze riposte dalPAmboise nel Cardinal dAragona
sfumarono poich questo porporato al pari di Ascanio Sforza non
era punto propenso a suggellare la rovina della sua casa collele
zione di un papa francese.4
Abbandonata che ebbe ogni speranza per conto proprio, lAmboise cerc almeno di far riuscire un candidato francese, ma con
suo grande scorno tutto and fallito stante il fermo contegno dei
cardinali spagnoli, dei quali nemmeno uno fu possibile guada
gnare. 5
Pi si dileguavano le speranze dellAmboise e pi c re sc e v a n o
quelle di Giuliano della Rovere. Da principio, cos vien r if e r ito ,
non gli mancavano che due voti per avere i due terzi, ma ecco che
allultimora le ambiziose speranze del della Rovere v e n n e ro
distrutte da un suo antico avversario, da Ascanio Sforza.6
1 D ispacci di A. G i u s t i n i a n I I , 195-196, 19S.
2 Dispacci di A. G iu s tin ia n I I , 193. C fr. P r a to 256. in te r e s s a n te la notizia
f o r n ita d a B ubchabdi, D ia riu m ( T h u a s n e ) I I I , 274, ( C h i . a n i) I I , 3S5, che
A. S fo rz a d ied e r e a lm e n te 11 suo v o to p e rs o n a le a ll A m boise.
* B t j r c h a r o i , D ia riu m ( T h u a s n e ) I I I . 263, C e l a n i ) I I . 369.
* Cosi il G u i c c i a r d i n i V I, c. 1.
6 D ispacci di A. G i u s t i n i a n I I , 196-197, 201.
6
D ispacci di A. G i u s t i n i a n l . 200. S a n u t o X , 92. D u b i t a V, c. 47 e di
spaccio d el C o sta b ili a l c a rd in a le E s te in d a t a d i R o m a 23 s e t t e m b r e 150 8 -

Il conclave del settembre 1503.

649

A ben comprendere la forza dei diversi partiti, e insieme la


loro impotenza a riuscire, ci d lume la votazione del 21 settembre.1
Il numero maggiore idei voti, cio 15 (siamo dunque ben lungi dai
due terzi) Venne a raccogliersi sul nome di Giuliano della Rovere ;
venivano in seguito il Carafa con 14, lAmboise con 13, poi Car
vajal con 12 e il Riario con 8 .2
Nessun partito era dunque in grado di far trionfare i proprii
candidati, eppure la situazione generale sospingeva verso una sol
lecita risoluzione. Per impedire lelezione dun francese, Sforza,
Medici e Colonna portarono lattenzione su un personaggio, sulla
cui dignit non poteva esservi dubbio, ma che per let e fralezza
era senzaltro designato come papa di transizione. Essi riuscirono
a guadagnare gli spagnoli ; ora anche lAmboise vide limpossibi
lit della sua propria elezione e, come narra Antonio Giustinian,
volle almeno evitare che si eleggesse uno contro sua volont; da
uomo scaltro qual era egli nuot a seconda della corrente. Lo segui-

* E t p e r A sca n io se h e f a c to g ra n d e o p e ra p e r Q uesta e le ctio n e. P rim a S. P ra xeile [P a lla v ic in l] se a p ro x im o a l p a llio e f u d isc o n cio p e r S. P ie tr o in v in cu la .


l*o]ioi c o ren d o m o lto S . P e tr o in v in c u la f u d isc o n cio p e r A s c a n io . A r c h i v i o
di S t a t o i n M o d e n a .
1 S ta n d o a l e tte r e ro m a n e , c h e i l S a n u t o V, 92, te n e v a s o t t occhio, eb b ero
luogo t r e s c ru tim i, m e n tr e B u r c a r d o n o n p a r la che d i d u e v o taz io n i. S a n u t o
dice: n o n f u f a t o s c ru tin io fino e l zuoba [cio 21 s e tte m b re ] e f u f a t o u n o
* S. P ra x e d e fo m ejo e (S. |P iero in vinc. l i m a n c h a v a d o .v o ti . Lin v ia to d i
M antova G h iv izzan o dice in v ec e, c h e il p rim o s c r u tin io a v e v a a v u to luogo il
18; egli ric h ia m a s i a d u n a in fo rm a z io n e d e llin v ia to in g lese, c h e d ic e v a a v e r
saputo la c o sa d a q u e llo d i V e n e z ia ; m a in G i u s t i n i a n , a lm e n o n e i d isp a c c i
conservati, n o n s i tr o v a n u lla d i c i , la o n d e q u e s ta n o tiz ia r e s t a d u b b ia . Il
* dispaccio d e l G h iv iz z a n o d e l 19 s e tte m b re s ta n e llA r c h i v i o G o n z a g a
i n - M a n t o v a . A pp. 59.

2 Sulla votazione del (21 settem b re abbiam o due liste in B u rc h a rd i, Dia''iiini (T iiu asn e) I I I , 276, (C k la n i) I I , 386 (e u n a presso S a n u to V, 93-94, al
che s aggiunge la n otizia nei Dispacci d i A. G iu s tin ia n i l , 201. N on si jfln
'lui osservato, che le due liste presso B u rc a rd o , la seconda delle q u ali derivelehbe dalla p rim a, p i volte n o n si acco rd an o n p e r i nom i n p e r il num ero
del voti. A ltre discordanze p resen tan o S a n u to e G iu s tin ia n . Cosi il C arafa
presso B u rc a rd o I h a '14, p resso B u rcard o I I , 18, presso S a n u to e G iu s tin ia n
14 'o ti. G iuliano della [Rovere h a 14 v o ti in B u rc a rd o I e 15 in B u rc a rd o I I ,
N asuto e G iu s tin ia n . P e r il C a rv a ja l e lAmboise com binano tu tte e q u a ttro
le liste. Il G iu s tin ia n dice, che il C astro h a a v u to (13 voti, n el che va d accordo
ol S a n u t o ; n elle lis te del B u rc a rd o curioso, che m e n tre n ella p r im a il C a s tro
ha 11 voti, nella seconda non n e h a alcuno ! .Forse la seconda lista d el B uk*R d o u n a g g iu n ta d a l t r a m a n o e in fa v o re d i ta le ip o te si s t a il f a tto , che
l**r lo s c ru tin io d e l 22 s e tte m b re e p i t a r d i p e r le le z io n e d i G iu lio I I q u e s ta
econda l is ta r ia s s u n tiv a n o n c* pi . T iz io (p re sso P i c c o l o m i n i loc. c it.), ch e
anche a ltro v e h a d a ti a f f a tti d iv e rs i, dice c h e in q u e sto s c r u tin io P ic co lo m in i
te n n e 4 v o ti (q u e lli c io d i ISan G iorgio, C e s a rm i, R ia rio e F a rn e s e ), R o v e re
15- P a lla -'-*
-* -14,
Colonna
- vicini
12.

650

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 1.

rono gli altri francesi e la sera del 21 settembre la decisione era


fa tta .1
La mattina seguente (22 settembre) segu in perfetto ordinelelezione del Piccolomini, che in onore di suo zio assunse il nome di
Pio III.*
Quanto grande sia stata la gioia di tutto il popolo romano per
l elezione del Piccolomini scriveva lambasciatore mantovano
il 22 settembre non si pu dire a parole. Il medesimo rife
risce anche lambasciatore veneziano : la vita precedente del nuovo
papa, tutta piena di bont, carit e pace, sembra dare affidamento,
che il suo pontificato debba riuscire precisamente lopposto di
quello di Alessandro VI. Perci tutto il popolo romano tripudia di
allegrezza.1 Questo giubilo era appieno giustificato. Tutti i contemi D ispacci di A. G i u s t i n i a n I I , 201. B u r c h a r d i D iarium (T h u a s n e ) III,
( C e la s i ) I I , 86. C fr. la le tte r a (li A n to n io d a B ib b ie n a al fra te llo Pietro
(<
se tte m b re p re sso S a n u t o V, 93 e sp e c ia lm e n te T iz io , p re sso P ic colom in i
loc. c it. 112 s., e str. 13 s.
L a cc u sa (li sim o n ia in fo n d a ta ; c fr. C a m b i X X I, 197, com e pure P io
c o l o m i n i , Doc. intorno a Pio I I e I I I 19 e S g m u l l e r 129. T i z i o (presso l ico o l o m i n i loc. c it. 110 ss. ; e s tr. .1)1 ss .) a tte s ta che i f r a t e ll i d el c a rd in a le Picco1
om ini, a p p e n a r ic e v u ta la n o tiz ia d e lla m o rte d In n o c en z o V I I I , s adoperarono
a c o n se g u ire 1 elezione del f r a te llo p e r vie sim o n ia c h e m a e g li non ader.
3
V edi B u r c h a r d i , D ia riu m ( T h u a s n e ) I I I , 276-277, ( C e l a m i ) II, 386 s.;
D ispacci d i A. G i u s t i n i a n I I , 199 s. ; c fr. p. 204 s u llin flu e n za d e i cardinali
sp a g n o li nell elezione. S a n u t o iV, 93. Z u r i t a 302. P e t r u c e i . l i d e l l a G a t t i n a I.
452. * R e la z io n e d i G liivizzano i n d a ta di R om a 22 se tte m b re ,1503. A r c h i v i o
G o n z a g a i n M a n t o v a. L a m b a s c ia to re e s te n s e C o s ta b ili n e lla su a * rela
zio n e su ll elezio n e o s s e r v a : s p e ria m o c h e il n u o v o p a p a s a r ta n to buono, quale
.si h a m o tiv o d i su p p o rlo . E n e l P . S. * E} s u o nom e C le m e n te s e s to . A r c h i ' i o d i S t a t o i n M o d e n a . A n ch e T iz io (p re s so P iocolom ini loc.
c it. 113 s., e s tr. 14 ss.) a m m e tte c h e l'e le tto a v e v a in u n p rim o m om ento voluto
c h ia m a r s i ( lem en te, d e siste n d o d a l p ro p o sito c o l r ic o r d a re c h e q u esto nome
e r a c onnesso collo scism a. Clfr. p u re P i c c o l o m i n i loc. c it. 129 (e str. 30), n. 3;
a n c h o L a n d u c c i 260 (M . H e r z f e l d I I , 107): C hiam ossi Papa C lem ente; pai 1,1

disse Papa P io terzo.


*
D ispacci ili A. G i u s t i n i a n I I , 200 e * re la z io n e d i G hivizzano sull'ele
z io n e in d a ta d i R o m a 22 se tte m b re 1503 : * Q u a n d o s ia s t a t a l a universale
a le g re z a d i t u to q u e s to popolo e c o rte n o n sa r i a p o ssib ile a d irlo . A r c h i v i o
G o n z a g a i n M a n t o v a . L a le tiz ia p e r l'eie zio n e del P i c c o l o m i n i trova
e sp re s sio n e a n c h e n e lla re la z io n e d e l fio ren tin o P a r e n ti c o m u n ic a ta d a S c h n i t ;
z e r ( Z a r Gesch. A lexa n d ers V I p. 2 1 ): F in a lm en te con som m o consenso qta*'

d i tu tti, sansa sim onia elessono in Pontefice il cardinale di Siena, huomo graie
et litterato... F u rep u ta ta leettio n c dallo un iversa le del christianesim o ott'un"risp etto alle sue buone qualit, et a s p e t t a v a t e ttim o fr u tto . Le le tte re pub
b lic a te d a P l i s s i e r n e l B u ll, Senese di storia p a tri V I I (1900), 294-299 fan11'1
v e d e re che l n e i c irc o li g o v e rn a tiv i si c re d e tte d a p rin c ip io d e ssere s o d d i s f a t t i
p e r la sc e lta d el P ic co lo m in i a m a n te d e lla p a c e ; poi la l e tte r a del 27 sette
b re lo 0 3 n o n f irm a ta , m a secondo IP l i s s i e r d el c a r d in a le A m boise, svolge 1
p e n sie ro c h e d a l vecchio in fe rm o pontefice la F r a n c ia n o n doveva atten d ei
m o lto n >in b e n e n in m ale ; d o v e rsi in v ece te m e re c h 'e g li non d urerebbe
lu n g o e ch e q u in d i i c a r d in a li o s tili a i f ra n c e s i s a d o p re re b b e ro p e r la elez1111
d 'u n nem ico d ic h ia ra to d el re.

Precedenti di Pio III.

651

poranei sono unanimi nel dire che il nuovo papa era persona di
stinta. Chiamato nel 1460 in et giovanile a far parte del sacro
collegio da suo zio Pio l i, il cardinale di Siena, come veniva chia
mato il Piccolomini, erasi sempre segnalato per elevata cultura,
per capacit varia e condotta dignitosa. Sotto Pio II era stato pre
posto con generale soddisfazione alla Marca Picena, sotto Paolo II
aveva sostenuto con somma prudenza e con particolare soddisfa
zione del pontefice la difficile legazione germanica, nel che molto
gli giov la conoscenza della lingua tedesca acquistata nella casa
di Pio I I .1 La generosit del cardinale tornava a profitto principal
mente dei dotti e degli a rtisti.2 Nel giugno 1502 commise a Miche
langelo niente meno che 15 statue pel grande altare del rinasci
mento (nel duomo di Siena, che il vecchio Andrea Bregno non potea
condurre a term in e.3 Gi nel 1492 il cardinale, di fine gusto per
larte, aveva posto la prima pietra della biblioteca del duomo di
Siena, 4 di cui affid labbellimento al Pinturicchio nel 1502. Questi
negli anni 1505-1507 colla rappresentazione della storia di Pio II
vi cre la biblioteca artisticamente pi bella del mondo.5 Dacch
1 Gfr. il n o stro vol. I I , 92, 194 5., 196, 415 ; o r a sp e c ia lm e n te J . iS c h l e c h t ,
Pius II I. u die deutsche N ation, n e lla F e sts c h rift f r HertU ng, K e m p te n u n d
M nchen 1913, e a p a r te ibid. 1914. D a llin te r e s s a n te c o rris p o n d e n z a d e l P ic c o
lomini coi su o i a m ic i d i G e rm a n ia n e l Cod. 1017 ( p r im a S. I) d e lla B i b l i o
t e c a A n g e l i c a i n R o m a e i n a l t r i lu o g h i lo S c h l e c h t f a in q u e sto suo
scritto p re g ev o li c o m u n ic a z io n i (a p p e n d ic e d i le tte r e a ll e d iz io n e a p a r te p. 2049). iPresso S c h l e c h t 15 s. n o tiz ie g e n e ra li s u i benefizi c h e il P ic c o lo m in i av ev a
in G e rm a n ia . Nel 1483 e g li o c c u p a v a a n c h e l a d ig n it d i a rc id ia c o n o della
c a tte d ra le d i W rz b u rg , n e l 1502-03 q u e lla d i p re v o sto iv i s te s s o ; c fr. R e i n i n geb in A rchiv des S is to r . V ereins von U nter fra n ken X X V III (1885), 114, 129.
Sulla s u a c o rris p o n d e n z a c o llu m a n is ta A rn o ld o H e y m e ric k , che so tto P io I I
fu a l se rv izio d e lla C u ria e d iv e n t n e l 1459 decan o d e l c a p ito lo d i X a n te n , c fr.
F . S c h r d e r in A n n a len des H isto r. V ereins f r den N ied errh em C (1919), 165.
2 C fr. S c h l e c h t 16 s., 56. Cod. Vat. lat. .>739 : * F r a n c i s c i C o r d u b e n s i s de

Pontifica pallii m ysterio tra c ta tu s et an pro eo a liquid tem porale absque sim o
niaca labe exigi possit ad F ranc. P iecolom m . S. E u sta ch ii diac. card. ( B i b l i o
t e c a V a t i c a n a ) . .Multo so llec ito d e lla m e m o ria d i P io ili, il c a rd in a le d i
m ostr m olto m a lc o n te n to p e r a lc u n i g iu d iz i su d e tto p a p a n e llo p e ra d i Giov.
S i m o n e t t a , H ist. de rebus g estis F rancisoi p rim i S fo rtia e vicecom itis : u s c ita n e
la seconda e d iz io n e (M ilan o ,1486), e g li in d u s s e A g o stin o P a t r iz i a c o m p o rre
unapo lo g ia d i P io l i e o tte n n e il c a m b ia m e n to d ei p a s s i r e la tiv i n e lla v e rsio n e
Ita lia n a d e llo p e ra d e l G h e r a r d i c o m p a rsa n e l 1492 : vedi C a r u s i , D ispacci 4 ss.,
87 ss., 215 ss., 241 s 243 s 266 ss., 328 ss., 835, 341 ss., 352 ss., 398 ss.,
c lx x v i ss. S u lle re la z io n i d e l P ic co lo m in i c o lla r ti s t a se n e se F ra n c e sc o d a
S a rtea n o v e d i P . P i c c o l o m i n i , D u e docum . per la storia dellarte senese (pubbl.
Per nozze), S ie n a 1902, 9.
3 C fr. J t j s t i , N eue B eitr g e 196. P e r la q u e stio n e d elle s ta tu e p iccolom inee
c ir- T io d e IV , 67 s. e [M ackow hky 367 s.
4 V edi R ic c i, P inturicch io 241.
5 Dii u n a b u o n a id e a d i q u e s to m ag n ifico lo ca le la ta v o la \ d e llo p e ra di
K h l e r , P olychrom e M eisterw erke, L eip z ig 1870. M in u ta d e sc riz io n e in
Rioci, P inturicchio 254 ss. e V e n t u r i V I I 2, 652 ss. V . a n c h e W o l t m a n n I I ,

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 1.

per opera dei nepoti idi Sisto IV ebbe cominciato a prevalere la


tendenza puramente mondana, egli, al pari di altri uomini pii e
gravi, si tenne lontano dalla capitale sebbene vi si fosse costruito
a piazza di Siena presso lodierna chiesa di S. Andrea della Valle
un bel palazzo, il cui precipuo ornamento era allora il famoso
gruppo delle tre Grazie donato poscia ai Senesi.1 Ancor pi il Piccolomini stette assente da Roma sotto Alessandro VI. Come suo zio
Pio II il Cardinal Piccolomini era tribolato assai dalla gotta, dive
nuto innanzi tempo vecchio e malaticcio, sebbene conducesse una
vita molto regolare. Sigismondo de Conti encomia in modo singo
lare lo scrupoloso amore dellordine, che il cardinale erasi prefisso
come regola. Non lasciava scorrere un istante senza trarne pro
fitto; il tempo prima deHaggiornare era consacrato allo studio, il
mattino alla preghiera; sul mezzogiorno si davano udienze alle
quali era con facilit ammessa anche la gente del popolo. Quanto
al mangiare e al bevere era cos sobrio, che non cenava se non
ogni due giorni .22-623: S te in m a n n , PintmHccho 118 s. ; R ic j i te r . Siena2, L eip z ig 1915, 143 s. :
v. K e p p le b in H ist.-pol. HI. C X L I (1908), 174.
1 C fr. d e R o s s i in Boli. Coni. 1886, 345 s . : 1890, 1 04; L a n c ia sti I, 8 2 ; E ggeb,
Codex linear. 106.
_ 2 S igism ondo .e (C onti I I , 291-292. ICfr. il n o s tro voi. I I , 195, 384, 415 s.,
6 0 1 . Siccom e t u tt e le fo n ti c o n te m p o ra n e e p a r la n o d e lla b u o n a fa m a go
d u ta d a IPio I I I (iS a n u to V i89), c o s n e ssu n o f r a i m o d ern i h a ten ta to
d in ta c c a r la (c fr. p e r es. i g iu d iz i lu s in g h ie r i d i c r itic i n o n fa c ili del resto
a lo d a r e u n p a p a , com e S g h b o c k h X X X II, 4 4 4 ; (V o ig t, P lus II . I, 581).
E r is e r v a to a l G re g o ro v iu s n e lla s u a L ucrezia Borgia 270 d i v e n ir fuori
c o ll a s se rz io n e ch e P io I I I e r a s t a to p a d r e fe lic e d i n o n m eno d i dodici
tgli t r a m asch i e fe m m in e , non d a n d o p e r o m b ra a lc u n a di pro v a per
la s u a a sse rzio n e . G. P a l m i e r i N u t i , L e tte ra di Sigism ondo T izio , contro il
G re g o k o v iu s g i fin d a l 1877, r ia tta c c a n d o s i a u n e sp re s sio n e d e l T iz io , che
P io I I I n o n h a s p e rp e ra to il p a trim o n io d i ,S. P ie tr o n p e r g u e rre n p e r ba
s t a i di, o s s e r v a : E a p ro p o sito d i q u e s ti n o n so a s te n e rm i d a llo e stern a re il
dub b io che, fo rs e p re s ta n d o tro p p a fe d e a d ic e rie r if e r ite d a c ro n is ti, l'illu stre
G re g o ro v iu s n e lla s u a r e c e n te p u b b lic a zio n e in to r n o a L u c re z ia B o rg ia, abbia
a tt r i b u it o a d d i r i t t u r a u n a d o z zin a d i tigli a q u e sto c a rd in a le Piccolom ini, assi
e m a n d o ch e d in g r a n d ir li e a r r ic c h ir li m a n c a lu i, f a t t o pontefice, il tempo,
non l in te n z io n e . I l T iz io , c o n te m p o ra n e o , in tim o d e lla fa m ig lia , u n po' cattiva
lin g u a [com e dice d i s ste sso ], e c e rto n o n tro p p o p a rz ia le d i p a p a P io, perch
lo d ice d a s. dov p a r t i r s i d i c a s a P ic co lo m in i p e r suo re sp e c to , q u i gli d lode
d i n o n e sse rsi tin to idi ta le pece, a quei tem p i, c o n sc a n d a lo u n iv ersale, Pur
tro p p o com une . V. a n c h e S c h n itz e b , Z u r Gesch. A lex. V I. 17. L a friv o la ac
c u sa s o lle v a ta da G re g o ro v iu s, f u d i re c e n te a ra g io n e r in tu z z a ta recisam ente
d a P a s t o r . Ci n o n o s ta n te il B r o s c h . J u liu s I I . 93 e i l C r e ic h to n che 1<>
segue (IV , 57), se n z a p u n to b a d a r e a lla te s tim o n ia n z a d i T izio n o n si sodo
p e r i t a t i d i rip e te re , se n z a e sa m e d i s o r ta e se n z a c u r a r s i <Ii a d d u r r e u n a pr*
le g ra v i a cc u se s o lle v a te d a l G r e g o ro v iu s ! D a to u n t a l m odo d i p rocedere n oa
su p e rflu o r ic o r d a r e le te s tim o n ia n z e c h e fa n n o o n o re a l c a r d in a l P ic c o lo m in i.
ctie tr o v a n s i n e lle le tte r e d e llA m m a n a ti (E p is t . 462 in P i i I I . Comi11I F ra n c o f. 1614] p. 776-777), p re sso S e n a r e g a 578 e l e sp re s sio n e d i G asi'.

Letizia e speranze dei contemporanei per la elezione di Pio III.

653

Nessuna meraviglia che tutti i ben pensanti riponessero in


questuomo le pi grandi speranze. Una nuova luce sorta sopra
di noi scrive il generale dei Camaldolesi, Pietro Delfino ; i
nostri cuori giubilano, i nostri occhi versano lagrime perch il
Signore Iddio ebbe finalmente misericordia del popolo cristiano
dandogli un pastore santo, innocente, intemerato. Al profondo
cordoglio succeduta la gioia, al buio della notte e alla procella
la serenit e la luce. Tutti nutrono le maggiori speranze per la
riformadella Chiesa e il ristabilimento della pace . Noi dobbiamo
ringraziare Iddio che il governo della Chiesa sia affidato ad un
uomo tale, che indubbiamente il tesoro di ogni virt e un abita
colo dello iSpirito Santo. Sotto di lui la vigna del Signore non pro
durr pi triboli e spine, ma si dilater rigogliosa dalluno allaltro
mare.1 E Cosimo de Pazzi, vescovo di Arezzo, cos scriveva al
neoeletto il 28 settembre 1503: Dinanzi ai miei occhi sta ancora
la miseria del tempo passato, il volto sfigurato della nostra Chiesa,
il flagello delia santa collera del Signore. Era svanita ogni spe
ranza di redenzione allorch contro la nostra aspettazione Dio ci
V e r o n e n s i s 1030, c h e c e rto n o n a v e v a rite g n o d i p a r la r e c o n tro c a r d i n a l i : il
C ardinal P ic c o lo m in i s ta to m oribus senex. I a o . G h e b a b d i n e l suo D iarium
Knmanum (ed. C a r u s i 43 s.) sc riv e d el P ic c o lo m in i so tto S isto IV a lla n n o 1481:

Vir est pii, e t m itis ingenti, im tegritate vite, m o d estia ac m oru m g ra vita te adniodum clarus... A nnos duos et quadraginta eiroiter n a tu s ac ta lem v ite e t m o ru m
ordinctit retinens, u t plerique ei su m m u vt pontificatim i suo tem pore a uspicentur
(nell'ed. d i C a r u s i d e l D ia riu m l x x x i x s . u n a l e t t e r a d e l G h e ra rd i a l P ic c o
lom ini c o n c e rn e n te l e r e d ita d e l c a r d in a le d i P a v ia , Ia c o p o A m m a n a ti P ic co
lom ini). C fr. in o ltre i g iu d iz i d e i c o n te m p o ra n e i d a ti qui so p ra n e l te s to non
(,he la te s tim o n ia n z a dedla m b a s c ia to re v e n e to H. D o n a to d e lla n n o 1499 p re sso
S a n t t t o I I , 830. Uomo di bona fa m a , d ic e P io I I I il rig id o C a m b i X X I, 197.
P a rim e n ti il G u ic c ia r d in i n e lle sue Storie fiorentine (<)p. ined. I l i , 306) c h ia m a
*1 p a p a uomo vecchio e di buoni costum i e qualit. A n ch e B e r n a r d i I I , 56 n o n
sa che d i r b ene d i P io I I I . E g id io da V ite rb o , il se v e ro f u s tig a to r e d i ogni
m o n d an it, d i P io I I I d ic e : sacri senatus lu x et gloria din habitus. * H ist.
l'iginti saeculor. in Cod. C. S. 19, f. 312 d e lla B i b l i o t e c a A n g e l i c a d i
Ho m a . P e r p ro c e d e re c o n sic u re z z a in t a l e q u e stio n e , m i sono riv o lto p e r
mezzo d e l m io a m ic o A. G i o r g i e t t i a l v a le n te c o n o sc ito re d e lla s to ria d o m estic a
dei P icco lo m in i, il sig n o r B a n d i n e l l i P i c c o l o m i n i d i S ie n a e q u e s ti d ic h ia r
di non co n o scere a lc u n a rg o m e n to in fa v o re d e lla s3 e rz io n e d el G re g o ro v iu s ,
ma d i a v e r v is to in v ece n e llA r c h i v i o d i S t a t o i n S i e n a n u m e ro se
le tte re di c o n te m p o ra n e i ch e rile v a n o con e lo g i il b u o n nom e d i P io I I I . R ecen
tem en te P . P i c c o l o m i n i ( T izio 56 s., 195-204) h a so lle v a to d ei d u b b i e tro v e
rebbe fo n d a ta l a c c u s a d i G re g o ro v iu s, m a il suo t e n ta tiv o d i p ro v a p r iv a d i
fo n d a m e n to s ta to re c is a m e n te r in tu z z a to d a iS c h l e c h t ( P ius I I I . !!> : F estschrift 323), c h e loc. c it. d i c h i a r a : D o b b ia m o re sp in g e re il so sp etto ch e P io I I I
Sla s ta to in n a lz a to s u lla c a tte d r a d i P ie tr o p e r s im o n ia com e il suo p re d e c e s
sore. Cos p u re l'a ltr o , che l a s u a v ita a n te r io r e a b b ia p o tu to c a g io n a re sc a n
dalo a c h ic c h e ssia , a n c h e a i p i pii. E g li ste sso s d ife s o e n e rg ic a m e n te c o n tro
sim ile c a lu n n ia in u n a c irc o s ta n z a p a rtic o la rm e n te in te r e s s a n te . A n ch e J . S ohM idli in H ist. Jalirb. XXV (1904) rifiu ta le a rg o m e n ta z io n i d i P ic co lo m in i (308).
1 C fr. R ay n a ld 1503 e P . D h lp h jn i. O ratiuneulae p. xi.

ti&4

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 1.

diede in te uu papa, la cui dottrina, sapienza, cultura, educazione


religiosa e vita sempre virtuosa riempie di conforto tutti i buoni
e timorati
vella
.1 di Dio. Cos ci lecito sperare per la Chiesa unera no
I
primi atti di Pio III corrisposero a tali aspettazioni. Fin dal
25 settembre in una adunanza di cardinali egli indic come suo
compito principale l immediata riforma della Chiesa e il ristabili
mento della pace nella cristianit. L a riforma, cosdichiarPioIlI.
deve estendersi a tutti, al papa, 'ai cardinali, alla curia intiera e
a tutti glimpiegati pontifici; il concilio dovr essere convocato
entro il pi breve termine. Questa notizia pervenne ben presto m
ogni ipaese e in Germania larcivescovo di Magonza, Bertoldo ' 1
Henneberg, ne prese occasione per stendere un memoriale, che
doveva contenere1quanto egli esigeva per una riforma delle con< >zioni ecclesiastiche della Germania.2 II papa estern i migli"11
propositi anche circa una buona am m in istraz io n e d e i possedim
diretti della Santa S e d e ; nelle sue spese egli era sominamtm
parco.3 Fece proseguire la nuova fabbrica della universi a
Roma.4 Pio III fu alieno affatto da ogni nepotismo. Al nepo e 1!
vanni Piccolomini viet di venire a Roma se non fosse chiana ^
Alle pressioni dei congiunti, che senza
^a s s e d i a v a n o p*1
ch chiamasse Giovanni nel Collegio cardinalizio, oppose^resis en
finch la malattia mortale non paralizz la sua energia. *
r i g u a r d o

1 V. in A pp. u . GO i l te n o re d e lla * le tte r a secondo l originale


n e lla B i b l i o t e c a d i S. M a r c o i n V e n e z i a. In to rn o a

in

S ie n a p e r la elezio n e e d a lla f e s ta iv i c e le b ra ta s i cfr. P. picCi >.I'0MI/ ')nUt a n d la

ficaio di Pio I I I (iv i a p . 121 ss. [estr. p. 22 ss.] sulla predica,^ e


^
fe s ta , d i E g id io iOanisio d a V ite rb o ) e Tizio 7 8 s. Su rapprese azio
^ ^
b r a r e l elezione i n S ie n a c fr. D A ncona, Origini del teatro
ji- ^ l a ' c i t t <ii
D u e g io rn i dopo l a m o rte d e l p a p a s c r itta l a le tte ra di aUg s tJ n conN o rim b e rg a a lu i, d e l 2 0 o tto b re 1503, p re sso iS c h le c h t,
ila cron
tem p o ra n e o , i l m onaco di H i r s a u N icol B aselius, c ontinuatre e
c ^a rf,
del N a u c le ro p e r g li a n n i 1501-1514, scriv e d i P io X II: w r
AntoO50
doctis et longa experientia venerandus (p resso iScmscHT loc'
F la m in io , che g i e r a s ta to u n a m m ira to re d e l card in ale Fi00? ,
a n c h e dopo l e sa lta z io n e a ll a sede apostolica con poesie; e t
minio 19 s 31, 46 s. (n . X IX ), 48 ss. (nn. X X III-X X V II, ^

v v tta sso,

Fa'

2 Dispacci di A. iG iu s tin ia n 208. Z ttk ita V, c. 47. BU -\VeisS. B erth ^


( T h u a s n e ) I I I , 279. (iC ela n i) l i , 888. Cfr. R a y n a ld 1503, n. 1 '
YfIX,\ 365
v. Henneberg 20. S c h ile c h t loc. c it. 19 s. (F estschrift 323 s.). , e 0 Otto b re lo 1*5'
3 V. * d isp a c c i dellambasciatore mantovano da Roma o ^ ^
che le cita
N e lla p r im a d i q u e s te re la z io n i s i dice : * Alla Sta di N. S. ^ ^
lu s tit 3a e
e t e r r e q u a le sono r e s t a t e a ll a Sede Ap. siano bene gubernn
in te g r ita te . A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .
4 ' R e n a z z i I, 199.
intin)o d e lla f i
5 P . P i c c o l o m i n i , D i P io I I I 106 s., 118. L o storico T W ^ e avrCube tras*-'
m ig lia T odeschini-P iccolom ini, n e p a r la b iasim ando il papa* ^ g 94 ss.,
r a to d i e s a lta r e l a p ro p ria f a m ig lia ; ibid. 117 s 1 2 3 ss., 12
u a(j e r e a u
Secondo T izio P io I I I si s a re b b e tu tta v ia d a u ltim o lascia 0

Cesare Borgia toma a Roma. Incoronazione e cagionevolezza del papa.

655

Pio III amava la pace a qualsiasi costo, ma proprio di essa non


doveva gustare neanche un briciolo. Leredit dellet borgiana era
siffatta, che tutti i suoi sforzi andarono a vuoto. Il 26 settembre
il papa diceva allambasciatore di Venezia: Dietro istanze dei
cardinali spagnoli ho dovuto emanare alcuni brevi in favore di
Cesare Borgia, ma non intendo accordargli altro aiuto; io non
voglio essere un papa di armi, ma di pace.1 Certo, Pio III non
aveva simpatie per i Borgia e molto meno per Cesare, egli che
aveva trovato il Vaticano tutto messo a ruba e la Camera aposto
lica sovraccarica idi debiti ; per anche lodio era estraneo al suo
dolce e mite carattere. Io non auguro cos egli nulla di male
al duca, giacche dovere del papa esercitare misericordia verso
ciascuno, ma io veggo che egli andr a finire male dinanzi al giu
dizio di D io.2
Cos infatti avvenne. Tutta la signoria del Borgia innalzata
con lastuzia, il tradimento ed il sangue, la quale minacciava di
inghiottire lo stato della Chiesa, ebbe una fine repentina.
Col fatto che i Francesi proseguirono la loro marcia alla volta
di Napoli, Cesare venne a perdere lultimo suo sostegno. Da Ve
nezia accorse Bartolomeo dAlviano sbuffando vendetta, mentre
gli Orsini e i Savelli ingaggiarono lotta, aperta contro lodiato ne
m ico. Cesare cap che non era il caso di soggiornare in Nepi e
bench non si. fosse riavuto ancora dalla malattia, fece istanze
presso il mite Pio onde avere licenza di tornare a Roma. Io non
credevo mai disse il papa allambasciatore di Ferrara di
sentire compassione pel duca, eppure la sento in alto grado. I car
dinali spagnoli intercedono per lui e mi dicono chegli molto am
malato; egli desidera venire e morire in Roma, ed io glielho per
messo. 3 Allorch il 8 ottobre Cesare fece ritorno in Roma, tutte le
sue milizie non consistevano che in circa 1000 uomini. Il suo stato
di salute non era al certo molto soddisfacente ancora, ma neanche
cos cattivo, come erasi fatto credere al pontefice. Molti in Roma,
M inare c a rd in a le q u e sto n e p o te e la b o lla d i n o m in a s a re b b e s t a t a p r e p a r a ta
Prim a del g io rn o d i s u a m o rte , m a n o n a v r e b b e a v u to p i l a fo rz a d i so tto s c riv rla, ta n to c h e n o n fu e s e g u ita ; ibic. 124 s., 127 (25 s., 29). P e r il m a lc o n te n to
'ki suoi c o n g iu n ti dopo la m o rte d i lu i p e rc h n u lla a v re b b e ro o tte n u to d a lla
Mla e sa lta z io n e , c fr. a n c h e l a le t t e r a a T iz io di A le ssa n d ro T o d esch in i-P icco wnini d e ll8 n o v e m b re 1503 e d ita d a P a l m i e r i - N u t t , L e tte ra di S . Tizio,
Siena 1877 e p re sso P i c c o l o m i n i , Tizio 206-210. P . P i c c o l o m i n i p u b b lic o u n
fa talogo d e lla fa m ig lia di P io I I I in A rch . della Soc. R oni. di st. patr. X X V I
'1903), 143-164. ;Su T e d e sc h i i n e s s a c fr. i S c h l e c h t loc. c it. 19 (323). N i c o l a i
!'gki m [ S k \ k n s i s . * O rati o ad P iu m I I I , Cod. V atie. lat. 5380, B i b l i o t e c a
v a t i c a n a.
1 Dispacci di A . G i u s t t n i a n I I , 208-209 ; c fr. U l m a n n I I , '136.
2 Dispacci di A. G i u s t i n i a n I I , 2 0 7 .
3 R e la zio n e d i C o sta b ili d e l 2 o tto b re p re sso G r e g o r o v i u s V i l i 3, 13 ; c fr.
dispacci di. A. G i u s t t n i a n I I , 218.

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 1.

e specialmente i cardinali Giuliano della Rovere e Riario, rimasero


altamente scontenti che il papa avesse permesso a Cesare di ritor
nare. Il 7 ottobre Pio III giustific il suo mite procedere dicendo
allambasciatore di Venezia queste parole: Io non sono n un
santo n un angelo, ma bens un uomo fallibile : mi hanno ingan
nato .1
Per il giorno 8 ottobre venne fissata la festa dellincoronazione
alla quale si trov una folla imm ensa.2 Prima d ellincoronazione
Pio, chera soltanto diacono, ricevette lordine sacerdotale e fu
consacrato vescovo. Per il papa sofferente di gotta e th poco
prima aveva subito una molto dolorosa operazione ad una gamba,
le lunghe cerimonie dellincoronazione furono un terribile sforzo.
Celebr la messa seduto e stante la sua grande debolezza anche la
presa di possesso del Laterano venne differita ad altro tempo.
Bench le condizioni di salute di Pio III nei giorni seguenti,
anzich migliorare, peggiorassero, egli accord nondimeno nume
rose udienze; il giorno 9 si consult con gli ambasciatori circa il
da farsi contro lirruzione di Bartolomeo dAlviano nello stato
della Chiesa; li l ottobre tenne a digiuno un lungo concistoro, dove
si tratt della nomina di nuovi cardinali e dello stato delle cose
in Roma che destava apprensione.4 Quivi erano convenuti Barto
lomeo dAlviano, Gianpaolo Baglione e molti degli Orsini. Costoro
come anche i cardinali Giuliano della Rovere e il Riario volevano
che Cesare licenziasse le sue milizie, minacciando in caso contrario
di ricorrere alle arm i.2 Tanto i Francesi che gli Spagnoli tratta
vano con gli Orsini. Questultimi (ad eccezione del solo G iovanni

( T h u a s n e ) I I I , 2 S l! a i L o - ' i ^ r i
v io

di

K t a t 'o ^ 'i n i l o

390 2201 ^

21i> 221 B u b c h a b w Oiarum

DeIIa SUU * le t t e r a deU 8 o tto b r e 1506. A r c h i -

l in tu r ic c h io nel d ^ o i m ^ ' c n P )0 , 111 e te rn a ta P i t a r d i d a u n affresco del


-Mann, P inturicchio 13 6 , e f r t T
l'is c riz io n e p re sso F a li- b c jii 15 e S t f i v
2 72, 273 a. re la z io n e
, \ , :fCHARUI' D t a r u m I II , 2 S 0 s. ; -M untz, I c s art
I n M o d e n a. * \ot
o sa b lh <Iel 10 o tto b re 1503. ^ A r c h i v i o d i S t a t o
l e n o tiz ie d a te d a T t? ' 011
nel1 A r c h 1 v i o c o n c i s t o r i a l e . C fr anche
ISO ss. (31 ss.) c irc a Z
fto co L o iIIN IP io I I I p. ,120 s. (21 s.). Ibid.
d o n a z io n e e p e r In riw Z1? n e
a m b a s c ia to ri d i S ie n a p e r l a fe s ta dell'incoS te in m a n n P in tu r r ^ del1 obbedienza. R ip ro d u z io n e d e ll'a ffre sc o presso
f ig u r a W
LR ? TEB- Siona2
1 5 . 151 e come
D isp a c c i di V ( , i
lP
'" S 111'
S c h le c h t. iS u ll'o p e ra z io n e del papa Ta l l e g a m b e c o n f r o n ti
^
212 *
C o n t i , 292. S u l suo male
V.
* P l C C 0 M m I !* c it. 116 s. (17 s.).
z a n o d e lln o tto b re
\ I ^ STINIAN
-26, 228, 251 e il d is p a c c io d i Ghivizi e le z io n e d i P io ttt Y
? G o n z a g a i n M a n t o v a . Subito dopo
S a n d ro V i (|j
. ,o n z a a r in n o v a ro n o g li s f o r z i rim a s ti v a n i sotto AlesX iv . d 'Ita lia u
ro s s o P e r iS igism ondo G o n z a g a : c fr. h v zio in
D isp a c c i di A .

G iu s tin ia n

II,

237.

Malattia di Pio III.

657

Giordano) per odio contro Cesare divenuto francese si decisero a


favore della Spagna alleandosi coi Colonna. Il 12 ottobre fu pub
blicata la lega intervenuta fra le due case fino allora nemiche.1
Cesare ora vide che era perduto. Corse voce che volesse fug
gire insieme ai cardinale Amboise, ma questi non mostravasi pro
penso a incorrere nellodio dei nemici dei Borgia. Il 15 ottobre
Cesare, da tutti abbandonato, cerc sottrarsi alla vendetta degli
Orsini fuggendo da Roma. Ma aveva appena lasciato il palazzo
vaticano che gran parte delle sue milizie si disperse ed egli dovette
tornare nella sua abitazione con soli settanta uomini. Gli Orsini
esigevano dal Papa la cattura di Cesare affinch nel processo che
dovevasi istruire contro di lui non isfuggisse alla pena. Bartolomeo
dAlviano, furioso come un cane arrabbiato dice lambasciatore
veneziano aveva ovunque appostato delle guardie affinch il duca
non avesse a scappare.2
Il
papa non era in condizione di soddisfare il desiderio degli
Orsini poich fin dal 13 ottobre giaceva moribondo in letto ; 3 per
ci gli Orsini deliberarono di prendere essi loffensiva. In quella
ehessi cominciavano ad assalire il Borgo, Cesare ripar per lan
dito segreto in 'Castel S. Angelo. I cardinali spagnoli divisavano
di facilitargli la fuga, vestendolo da frate ; ma gli Orsini avevano
rigorosamente chiuso tutto allintorno il castello. In questo luogo,
dove una volta avevano languito i suoi nemici, stava ora quel
luomo, che pochi mesi prima aveva steso la mano verso la corona
dellItalia centrale. Solo un paio di servitori era rimasto con lu i.4
In questo frattempo Pio III stava per finire. Fin dal 15 ottobre
i medici, data let e la debolezza dellinfermo, avevano dato poca
speranza. Siccome la febbre non lasciava il malato, cresceva pure
>1 pericolo per quella preziosa esistenza. Il 17 le condizioni dellinfermo non davano pi nulla a sperare.5
1 Dispacci di
1II. 284, ( ( ' u l a n i , )
2 Dispacci di
i I I I p. 115 ss.,

iA. G i u s t i x i a n
II, 392.

III, 237 e

B u b c h a rd i,

D iarium

(T u u a sn k )

A. G i u s t i n i a n II, 217, 244-245. Ofr. a n c h e P i c c o l o m i n i , Di


117 (16 ss.. 18).
B u r c h a b d i , D iarium ( T u u a s n k ) III, 284, ( O h l a n i ) II, 392. D ispacci di
G i u s t i n i a n II, 240. P e r la m a l a tt i a d e l p a p a c fr. a n c h e P i c c o l o m i n i loc. cit.
1-'-! (24). Il c o r s o m o rta le a ttr ib u iv a s i a llo r a p a r te a l p a p a che n o n s i u sa v a
''- n a r d i (cos T iz io ), p a r te a ll in e ttitu d in e d e i m edici. .Sui m ed ic i d i .Pio III
' 'd i P i c c o l o m i n i , La fam iglia di P io I I I c it. 14 s.
4 Dispacci d i A. G i u s t i n i a n II, 2 4 9 . R e la z io n e d i iO atan ei p re sso L u z io ,

' " b- d-Este e i Borgia XLI, 4 5 6 .


5 Oltre a i D ispacci di A . G i u s t i n i a n II, 243, 249 c f r. le * relazioni di Go
d ib ili del 16 ottobre i(* I>a febre non lascia el papa da veneri in qua in modo
lie de la v ita di .S. Sta se n e dubita per li medici grandemente ) e del 17 o t'< bre ( A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a ) e ia relazione di G. I,. (-V
111le i del le ottobre (* El papa pegioratff), n o n che due d is p a c c i del mede'iino del 17 ottobre (* E l papa abandonaio in tu t de sa lu te e E l papa aban,hm*o da fu t i de la v ita sua). A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v ^ .
I a s t o b , s to ria dei P a p i, I I I .

42

658

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 1.

Pio III era sereno e rassegnato. Sebbene non credesse ancora


alla sua prossima fine, il 17 ottobre ricevette per la seconda volta
durante la sua m alattia il santo Viatico e la notte seguente il Sa
cramento dellEstrema Unzione. La sua divozione commovente
edific i circostanti.1 Calmo e rassegnato alla volont divina esal
lanima sua la sera del 18 ottobre.2
*
Dispacci di A. G iu s tin ia n II, 252. B ubchakdi, Diarium (T h u asn k i III.
285, (Celam i) l i , 393.
2
L o ra d ella m o rte v ien d a ta in m odo d iv erso . Il * G liivizzano e G. I.. Cu
t a n e i n e i lo ro * d isp a c c i d el 18 o tto b re p a r la n o d e llo tta v a o ra ( A r c h i v i o
G o n z a g a i n M a n t o v a ) , d e lla d e c im a i D ispacci di A. G i u s t i n ia x II,
253, B tjk c h a b d i, D ia riu m ( T h u a s n e ) I I I , 285, ( C e la m i) I I , 398 e i l N o ta r de
M a s iis p re sso G obi, A rch ivio IV , 24*4 (con d a t a f a ls a ). L a n o tiz ia d e l M a la v o lt i,
Isto ria de' Sa n esi V i l i , 3 c h e P io I I I sia s ta to a v v e le n a to d a P a n d o lfo Petrucei
d i S ien a, tro v a s i se n z a il n om e d e lla v v e le n a to re in u n a * c ro n a c a contem poranea
n e l Cod. L U I , 12 d e lla B i b l i o t e c a B a r b e r i n i d i R o m a . N o v a e s VI,
130 in c lin a to a p r e s t a r fe d e a q u e s ta voce, m a ci si oppone i l f a tto , che gli
a m b a s c ia to ri a llo ra d im o r a n ti i n R o m a n o n f a n n o p u n to p a r o la d i questo ; cfr.
P e t b u c e i x i d e l l a G a t t i n a I, 455. iContro la n o tiz ia v. a n c h e P ic c o lo m im , Di
Pio I I I p. 108 (9). T i z i o , che n o n tricorda l a c c u s a c o n tro P ie tru c c i e che per
c o n to su o c re d e a m o rte n a tu r a le (v. q u i so tto ) r e g is tr a u n a l t r a voce di avve
le n a m e n to a d o p e ra d i u n c a rd in a le , che p a r e s i a d i r e t t a c o n tro G iuliano della
R o v e re ( P i c c o l o m i n i loc. c it. 1 2 7 s. [28 s.], m a c h e v a p a rim e n ti considerata

unicam ente quale espressione della tendenza, cos com une nel R in a sc im e n to , a
spiegar la m orte a ltrim en ti che con lopera della ; n atura, o ss e rv a il P i c c o l o H M P io I I I f u tu m u la to a c c a n to a p i o I I v icin o a lla c a p p e lla d i tS. A ndrea in
S. P ie tro . L e sp ese f u ro n o s o s te n u te d a i su o i f r a t e ll i G iacom o e A n d rea (cfr.
il d o c u m e n to in P i c c o l o m i n i , D ocum enti 39-43). N e lla n u o v a fa b b ric a della
b a silic a so tto P a o lo V di c a r d in a le A le s s a n d ro M o lta lto n e l 1614 c u r che la
to m b a s i tr a s p o r ta s s e in 6 . A n d re a d e lla V alle, d o v e f u c o m p o sta d i fronte
a q u e lla d i P io I I ( S i g i s m o n d o d e C o n t i I I , 293, 325. M a i , Spirti. IX , 2t>D i o n y s i u s V at. cryp t. 123 ss. M n t z , L es a rts 273, 277-278). S t e i n m a n n I I >,J;
I l gonfio e p ita fio d i d a ta p o s te rio re ; n e l su o te s ta m e n to il P icco lo m in i era-i
la s c ia to u n isc riz io n e a s s a i se m p lic e e m o d e s ta ; v e d i P i c o o l o m i n i , Documenl
41, n . 2 ; ib id . 20 su l b e lla n e llo c h e p re te n d e s i e s s e re d i P io I I I , i l q u a le ora ap
p a r tie n e a l p rin c ip e C o rsin i e c o n s e rv a s i n e l M useo N a z io n a le d i F iren ze. Al
l o sp iz io ted e sc o d e ll'A n im a P io i n leg 100 d u c a ti, 300 lib r i e il calice del qua'<
fece u so o gni g io rn o po ich f u p a p a . K e r s c h r a u m e r 19-20; S c i i m i d l i n , Ami"
253 s. ; S c k l e c h t , P iu s I I I . 3 (307) ; N a g l , U rkundliches zu r Gesch. der A n iMin R m . Q uartalsehr. 12 S u p p le m e n th e ft [1889], 23, n. 105. (Sulla so rte dei c
d ic i, c h e F ra n c e sc o p a r te e re d it d a llo zio P i o III, p a r te a c q u ist e che, conform i
a d e te rm in a z io n e d a lu i p re s a poco p rim a c h e fo s s e e le v a to a lla se d ia pontifici ^
d o v e v an o c o n s e rv a r s i n e lla b ib lio te c a d a lu i f o n d a ta p re sso la c a tte d ra le 1
S ie n a, c fr. A e n . P i c c o l o m i n i , D e codicibus P ii I I et P ii I I I deque bibliotheco
B eclesiae C athedralis Senensis, S en is 1900 (d a B u ll. Senese d i st. Va tr- ,
[1899], 483-496). P i c c o l o m i n i (491, n. 1) e sp rim e i l d u b b io se s ia s t a t a esegui a
la d isp o siz io n e te s ta m e n ta r ia , secondo la q u a le i 300 lib r i d o v e v an o a s s e g n a r
a ll A n im a. Su m e d a g lie e r i t r a t t i di P io I I I v e d i A r m a n d I I , 100. U t t a, 1"
lom ini e Jahrb. d. S a m m l. d. sterr. K a iserh a u ses X V II, 142. O fr. M v n t z arts 272 s. U n a s ta m p a r a p p re s e n ta n te P io I I I tr o v a s i n e lla collezione 111au^
s c r i tt a d im m a g in i d i p a p i )di O n o frio P a n v in io n e lla B ib lio te c a d i
M onaco. Cod. lat. Mori. 1~>9, fol. 2 0 4 ; v e d i H a b t i g in H ist. Jahrb. XXX
<1917), 309, 314.

Morte di Pio III (18 ott. 1503).

La morte d questo pontefice scriveva lambasciatore ferra


rese il 19 ottobre doluta a tutta questa corte per essere stato
reputato da ognuno buono, prudente e santo. Tutta Roma, nono
stante la pioggia persistente, corse a baciare i piedi del morto che
non pareva cambiato. Si stim a che la fatica durata dopo il suo
pontificato, non essendo bene sano, lo abbia ucciso. La notte pre
cedente la sua elezione non aveva dormito ; dopo non ebbe pi pace.
Continuamente i cardinali andavano a udienza ; tennero poi dietro
le lunghe cerimonie della consecrazione e incoronazione. Mercoled
passato ebbe luogo un concistoro molto lungo, al quale il papa
assistette digiuno. La mattina del venerd diede lunghe udienze
e sebbene il giorno innanzi avesse pigliato medicina, osserv lasti
nenza mangiando del pesce. In questa lo pigli la febbre che mai
non lo ha lasciato infino alla m orte.1 La morte di Pio III dice il
senese Sigismondo Tizio torna a gran danno della Chiesa, della
citt di Roma e nostro, ma forse a cagione dei nostri peccati non
ci meritavamo di meglio .2
Qui non si attende altro che a le pratiche dii novo pontefice,
mal se po iudicare in che man il debba caschare. Cos scriveva il
giorno della morte di Pio III lambasciatore di M antova.3 Otto
giorni dopo tutto era deciso.
Il
29 ottobre 1503, giorno di domenica, narra il Burcardo, il
cardinale Giuliano della Rovere convenne nel palazzo apostolico
insieme con Cesare Borgia e i cardinali spagnoli. Essi stabilirono
una capitolazione, secondo la quale, nel caso divenisse papa, il car
dinal Giuliano obbligavasi fra altro di nominare Cesare gonfalo
niere della Chiesa e di favorirlo nella sua persona e nei suoi posseamenti: simile obbligo assumevasi Cesare a riguardo del papa.

1
V. in App. n. 61 (la * re la z io n e d i .C ostabili d e l 19 o tto b re 1506 n e llA r '' h i v i o d i ( S t a t o i n M o d e n a . lOfr. a n c h e il * d isp a cc io d i G h iv iz z a n o
del 18 o tto b re 1506. A lla c o rte t u t t i p ia n g o n o la m orte e perdita d e u n ta n to homo
'tol quale si sperava grandmo bene per sta chiesa. A r c h i v i o G o n z a g a i n
M a n t o v a . iSul l u tt o p e r la m o r te di iPio I I I c fr. S c h l e c h t P iu s I I I . 20 (324).
P a l m i e b i - N t t t i , L ettera di Sigism ondo T izio 15; a n c h e p re s s o P i c c o l o m i n i .
irto 209. T iz io s c riv e q u a n to in q u e s ta l e t t e r a d e ll8 n o v e m b re 1503 a n c h e n e lle
!,ue H istoriae S enenses; v e d i P i c c o l o m i n i , I l pontificato ecc. 116 (2 7 ): P ii
or* et ecclesie et u rb i se n e m i a tque clero p lu rim u m dam nosa lu ti. P o i T i z i o
qui o ss e rv a (loc. c i t .) : F e lix m e hercule P ii m ors optandaque videbatur, si

,rj,inunem tantum m odo nep o tem cardinalem reliq u isse t; non enim belli s. non
pru symontiica, non cede hom inum , non dissipatione bonorum C h risti, non
l'romotione indignorum vendendo colum bas , n o n e xo rb ita n ti disponsatione, u t
c'teri, se P ius fe d a m t, cito m oriens. P r e s s o P i c c o l o m i n i loc. c lt. 136 (37) l a
tetter di c o n d o g lia n ze d i iSiena a i f r a t e ll i d i P io I I I , del 20 o tto b re 1503.
3
* D isp a c cio d i G h iv izz an o in d a l a d i R o m a 18 o tto b re lo 0 3 ( A r c h i v i o
l , 0 2 a g a i n M a n t o v a ) , c h e c o n tin u a co s : * H o z i q u e s ti r e v m i c a rd ifa n n o c o n g r e g a ta n e in iS. P i e tr o ; se e x tim a s e a fre z a r a n o p r e s to p e r f a r
Un nuovo p a p a .

660

Libro III. Giulio II. 150ii-1513. Capitolo 1.

Tutti i cardinali spagnoli promisero di dare nellelezione il loro


suffragio a Giuliano.1
In tal modo Giuliano, per mezzo di Cesare, contro il quale gli
Orsini ora non ardirono levare un dito, assicuratosi dei cardinali
spagnoli, era a giudizio dei pi esperti diplomatici pi vicino che
mai alla pi eccelsa dignit.2 Non trattavasi che di guadagnar*
i voti mancanti. Giuliano, che la pubblica voce designava come
lunico papa possibile, nei mezzi che us alluopo non fu punto pi
scrupoloso dei suoi colleghi.3 Dove non riuscivano le promesse ed

1 B u b c h a b d i, D ia riu m ( T h u a s n e ) III, (>93, ( Q e la n i) i i , 399. V. anche il


d isp a c c io di M a c h ia v e lli del 4 n o v e m b re 1503. C fr. Opere, ed. P a s s e r i n i II. -14;
D ispacci di A. G i u s t i n i a n I I , 1271 e L eo p a rd i, Jionafede 58 s. Sono in teres
s a n t i a n c h e i * d isp a cc i d e lla m b a s c ia to re f e rr a r e s e C o stab ili. Il m edesim o il
21 o tto b r e 1503 rife ris c e : I c a r d in a li sp a g n o li n o n vogliono u s c ir po v eri d a l con
c la v e. O tto b re 24 : * Va c resc e n d o la o p in io n e p e r S. P e tr o in rin c u la , il quale
f a ogni cosa p e r h a v e re p e r s e S pagnoli. N a p o li a n c h o ra in m ig lio r opinione
a l p re s e n te d e l so lito . D e A s c a n io a n c o ra -se iu d ic a bene. T u t t a v o lta qui s*
d ice p e r p ro v e rb io : chi i n t r a in c o n c la v i p a p a , n e esce c a rd in a le . O ttobre 20:

A ttendono ale pratiche del papato m a xim e Roharw, N apoli, 8. re tr o , 8. Praxcde,


Ascanio. A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a . Il G liiv izzan o il 29 ottobre
1503 s c riv e : * Il rev . S. P e tr o a d v in cu la m e p a r e a n c h o r lu i e sse r in bonissim a d isp o sitio n , m a s ta r s e n e p a re p i so b rio e cuni a n im o p i a lte ro secondi*
il so lito suo . E i n u n a se c o n d a l e tte r a d e l m edesim o g io rn o : D o m a n i intrano
iu c o n c la v i: e x tim a s e iS. P e tr o a d V incula i n f r a l i i p a p a , se non lu i ,S. Prax e d ia . A r c h i v i o _ G o n z a g a i n M a n t o v a . C irca l'appoggio d a to da
C e sa re B o rg ia a lla c a n d id a tu r a d i G iu lia n o d e lla R o v e re c fr. B e n o is t, C. Borgin
S98 s. Q u e sta p re sa d i p a r ti t o d a [parte d i C e sa re fu une crreur pxi/coogi'l111d < un choc physiologique. Ib id . 9 0 3 : L a fa n te du Y alentinois, inorine

ju g em en t de Ma-chi ave!, fu t d a vo ir cru que le pape J u les I I ouW erait le*


njiires du Cardinal de La R overe. S e c o n d o i l f a n ta s tic o sto ric o V a b i ll a s (Le
unccdotes de Florence. L a H a y e 1085. 230) G iu lia n o a v re b b e g u a d a g n a to IV
s a r e fa c e n d o g li sa p e re n e lla m a s sim a c o n fid en za, c h 'e g li e ra il vero suo padre.
C orvo ( Chronicles o f th H ouse o f Borgia 144 s., 25S ss.) c red e a questo ro
m a n z o e sp ie g h e re b b e l'o d io d i G iu lia n o c o n tr o A le ssa n d ro V I e la razza del
B o rg ia colla r i v a l i t con V a n n o zz a , c h e gli a v reb b e a lie n a to R odrigo Borgia
T o m a s i n i (M achiavelli il. 283-287) d ife n d e la p o litic a di C e sa re p rim a del
c o n c la v e c o n tro l'a c c u s a di im p ru d e n z a f a tt a g l i d a l M a c h ia v e lli: d a principio
t e s a r e sa re b b e s t a to a fa v o re dell'A m b o ise : solo q u a n d o an ch e c o stu i r in u n zio
p e r p ru d e n z a p o litic a e si v o lse a so s te n e re il R overe, C e sa re p u re si sa rei1*'
la s c ia to g u a d a g n a re d a p ro m e sse a so ste n e rlo . C fr. in p ro p o sito P e l l e g r in i 111
Giorn. stor. d. I-ctt. itak I (1883), 458 s.
2 D ispacci d i A . G i u s t i n i a n I I , 271. A n c h e il C o sta b ili in u n d isp aiv i
d e l 30 o tto b re 1508 rife ris c e c h e G iu lia n o s a re b b e p e r c e rto p ap a, a v en d o gufl"
d a g n a to a s g li sp ag n o li. A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a .
8
D ispacci d i A . G i u s t i n i a n I I , 055, 202 e d isp a cc io d i M a c h i a v e l l i
SO o tto b re . C fr. H e i d e n h e i m e r 14. W o o d w a r d , C. Borgia 343. P a r e n t i (pres>"
S c i i n i t z e r . Z u r Gesch. Alex. V I. 2 1 : c fr. 19) d ic e : E ssa prese via di c o n te n

ta r e ciascuno, et h a vu to quasi qual nuche de cardinali et desiderio su o , cedere"*"


uniti a farlo Pontefice.

<lel

Elezione di Giulio II.

altri simili espedienti si ricorse senza alcun riguardo alla corru


zione. 1
Dalla parte di Giuliano ancor prima che si aprisse il conclave
stavano la maggior parte dei cardinali italiani, anche i veneziani
sollecitati a ci dal loro governo, Cesare e i cardinali spagnoli,
finalmente e ci era di sommo momento2 anche i Francesi
collAmboise, che prima aveva minacciato uno scisma, ma che ora
del pari che Ascanio Sforza sera rivolto al sole nascente.
Ottenuto il 30 ottobre il ritiro da Roma degli Orsini e dei Sa
velli, il giorno seguente si pot iniziare il conclave. Giuliano vi
entr gi papa dichiarato insieme a 37 cardinali4 il 31 di ottobre3
Poche ore dopo la sua elezione era gi decisa. Il giorno seguente
1 Al iSagm lleb 183 pare probabile, che nellelezione ili G iulio II siano
intervenute delle mene sim oniache; io darei la cosa per .sicura. P i t i chiara
mente ancora del G i i t s t i n i a n e del 'M a c h i a v e l l i attesta questo il C ostatili
ambasciatore di Ferrara nel suo dispaccio del 1 novembre 1303 ( A r c h i v i o
'li S t a t o i n M o d e n a ; trad. francese in P e t r u c e L l i I, 404), allorch
imssa in rassegna le ricompense fatte agli elettori. Gir. anche il dispaccio
lei Co-stabili sopra citato del 30 ottobre. I.a corruzione dei cardinali spagnoli,
li cui parla il P r i i j l i (vedi G r e g o r o v i u s V i l i 3 ,17), fuori dogni dubbio:
v- Iag. prec. T enuta jriii sulle generali la relazione del cardinale Adriano
l.'i Corneto ad Enrico V II del 4 gennaio 1504 ( G a i r d n e r II, 112) : solo pochi
eiettori avrebbero conservato puro il cuore e la mano. Espressamente poi parla
'li molte promesse fa tte da G iuliano i l Costabili in un * dispaccio in parte
'Ifrato dell'8 novembre 1508: (Ilohano) poi me subiunxe form aliter credo
die ,S'. .Sfa [cifrato] habi promesso tanto in questa sma electiotie [cifrato] che
n haria da fare assai ad observarlo . A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a .
2 Dispacci di A. G i i t s t i n i a n II, 276. Cfr. T o m m a s i n i . M achiavelli 2 8 s.
;i Cfr. D ispacci ili A. G iitstin ia n II, 258. 271, con i quali si accorda il
M achiavelli : vedi Heidenheim er, 12. Una lettera dellimperatore M assimiliano
li suoi inviati in Roma del 20 ottobre 1503, collincarico di influire sullele
zione, arriv troppo tardi; nellvirc/t. V e n d o I (1871) Hs., cfr. 01. Gli inviati
dovevano lavorare dapprima per l'elezione del cardinale di Bressanone. Mel
chiorre von Meckau : se costui non potesse farsi riuscire, pel Carvajal: in terzo
luogo per Ascanio forza, tutti tre essendo suoi partigiani. Qualora nessuno
Potesse farsi passare, eg li preferirebbe uno scisma allelezione d un neutrale
o d'un francese, ma se non possono effettuare uno scisma, lavorino iierch ilei
neutrali sia eletto o Costa o P allavicini, o finalmente solo all'ultimo posto Giu
liano della Rovere ritieni in ter cardinale* gaUicae fa ctio n is magi eupim us.
N'i circoli degli amici del Peraudi, anche fra i principi tedeschi, peusossi alla
morte di P io III al leraudi come successore: vedi Mehrino, Jeraudi 374.
4 Vedi B i'rchardi. D ia riu m (T h u a sn e) III. 201 s., (C elani) II. 307 s. Er
rano pertanto R eum ont III 2, 8 e V ii.la ri. M achiavelli I2, 460, che danno il nu
mero 35 ; pure falso il numero 30, che trovasi presso < IPOU.A e Bitostli 07.
5 Tommaso Foschi in una lettera del 31 ottobre 1503 scrive: Quella
s tegna per firmo che sei conclavi dura oltra dui di 'le cose del Vincula baveranno garbuglio, perche del mo[niento] che lo intrato in concia\ i ogni homo
feline ]>er certo che al primo scrutinio lo habbia ad esser electo et bene valeat
*A- V . A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a.

662

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 1.

(1 novembre) veniva pubblicato in tutta regola lesito del conclave,


uno dei pi brevi che ricordi la lunga storia del papato.1
I
contemporanei quasi senza eccezione escono in espressioni
della pi grande meraviglia per la sollecita e quasi unanime ele
zione di un uomo, che, come Giuliano della Rovere, era odiato da
molti, temuto da tu tti.2 Sigismondo de Conti nota il fatto singo
lare che anche il secondo successore di Alessandro VI era un
cardinale perseguitato dai B orgia.3 Bernardo Navagero racconta
che Alessandro VI non avrebbe voluto come successore n il Piccolomini, n Giuliano della Rovere, ma che tuttavia erano stati eletti
proprio questi due.4 I Romani salutarono con gioia il nuovo papa,
che assunse il nome di Giulio II, e ancor maggiore fu il giubilo
della Liguria, patria delleletto.6 Anche a Firenze regn conten
tezza per lesito dellelezione,6 mentre Ferdinando di Spagna non
nascose il suo m alcontento.7 Vienne extimato saralo suo pontificato
molto glorioso, pacifico et ameno et non meno liberale. Questo
popolo assueto ad latrocinii et rubarie tanto modificatemente se
ne deputato [depurato?] che una maraviglia. Lo ameranno
et temeranno parimente . Cos scriveva da Roma a Ferrara Fran
cesco Guidiccioni il 2 novembre 1503.8
Dopo lelezione il nuovo papa riconferm la capitolazione elet
torale. Questa stabiliva il proseguimento della guerra contro i
Turchi, voleva il ristabilimento della disciplina ecclesiastica e a
tale scopo la convocazione dun concilio ecumenico entro due anni,
disponeva che fosse necessario lassenso di due terzi dei c a rd in a li
p e r muover guerra ad altre potenze e che s interpellasse il sacro
Collegio in tutti gli affari di maggiore importanza, specie per la
nomina di nuovi cardinali. Il luogo d e l prossimo concilio g e n e ra le ,
che doveva offrire la maggiore garanzia di libert e sicurezza, ver
rebbe stabilito dal papa e dai due terzi dei cardinali e col m ed esim o
D iarium ( T h u a s n e ) III, 294 s ., 804, ( C e l a s i ) II, 400. 4 1 1 .
II, 294 s . Dispacci di A. G i u s t i n i a n II, 273-275 e *
consist., f. 1 G . A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e d e l V a t i c a n o . Gli am
basciatori annunziarono il risultato fin dal 31 o t t o b r e : cos G i u s t i n i a n e aneli
Ghivizzano al marchese di Mantova. Questultimo s c r i v e : * A q u e s t h o r a che
sono cinque S . Petro in vincula he stato publicata p a p a Julio secondo, el <lu a
intro fato in conclavi . A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a . C f r . a n i ' !
I/trzio in R ivista d'Italia 1909, II, S38.
2 A l l e t e s t i m o n i a n z e r a c c o l t e d a H e i d e n h e i m e r , Machiavelli 1 3 - 1 4 s i a giunga a n c o r a P. D e l p i i i n i Oratiunculae x v i i i . C f r . a n c h e li o s e i n AUgzylilopdAe d i E r s c h und G r u b e r 2 s e r i e XXVIII, 3 3 3 .
a S i g i s m o n d o d e C o n t i II, 2 9 3 .
* A l b r i II 3, 414.
^
r> S e n a r e g a 57S. O l i v i e r i , Carte p. I. stor. Genovese 9. A tti d. Soc. * at
I, 437s., 452. Quivi a p. 434 s., 440 s., 448 sullamore del papa per la sua P81e P a r e n t i presso S c h n i t z e r , Zur Gesch. Alex. VI. 21; cfr. p. 19.
t Vedi Z u r i t a (V, e. 15: i S c h i r r m a c h e r VII, 289.
s * Lettera di F. Guidiccioni. A r c h i v i o d i S t a t o i n Mo d e n a .
1

B u r c h a r d i.

S ig is m o n d o b e C o n t i

Carattere di Giulio II.

663

numero di suffragi dovevasi anche accertare la presenza di un


impedimento m anifesto.1
Le intenzioni dei cardinali in questa capitolazione, che conte
neva bens alcune disposizioni e richieste molto lodevoli, ma veniva
a restringere in maniera sconveniente ed illecita i diritti del papa.2
non erano pi pure che nelle capitolazioni precedenti. Alcune
disposizioni, come per es. quella sullassenso di due terzi di cardi
nali per muovere una guerra, erano addirittura insensate e impos
sibili ad attuarsi. Basta dare unocchiata alla situazione politica
dellItalia perch ci sia manifesto. Nel Mezzogiorno gli Spagnoli
eransi stabiliti in Napoli e in Sicilia, i Francesi cercavano di sten
dere sempre pi la loro potenza dalla parte del Settentrione, men
tre che Venezia attaccava senza alcun riguardo i possedimenti
romagnoli della Santa Sede. Se, come richiedeva il suo dovere, in
questa confusione di complicazioni e cimenti politici Giulio voleva
sostenere la libert e lindipendenza della Sede apostolica e i suoi
diritti territoriali, soltanto un procedere con risolutezza, alloccorl'enza colla forza delle armi, poteva condurre allo scopo3 e a ci
fare egli era sotto ogni rispetto la persona pi acconcia.
Gi nella presenza esteriore del nuovo papa, del quale i com
patriota celebravano lanimo cesareo, 4 cera qualche cosa dinso
lito, di grave e di maestoso. Il capo grande, monumentale, collalta
fronte e gli occhi profondi e di fuoco, il naso fortemente sporgente,
e le labbra energicamente serrate annunziavano un personaggio di
una tempra affatto particolare e poderoso. Allora Giulio II non
portava ancora la lunga barba, che riproducono i famosi ritratti di
Raffaello. Nella magnifica medaglia del Caradosso egli compare
sbarbato col mento spinto in avanti con grande energia.5 La
1
Uaynald 1503, ii. 3-9. Hebginbotheb V ili , 396. vScheukl nella sua cro
naca narra, che la capitolazione elettorale venne comunicata ai principi della
cristianit. H o fle r , Z. K r itik II , 59. Secondo il dispaccio dellambasciatore ve
neziano A. Giustinian del 4 novembre 1504 nel concistoro di quel di si torni
a leggere la capitolazione elettorale insistendosi perch venisse osservata ;
v. Dispacci d i A. G iu stin ia n , 285-286.
5 ( fr. il nostro voi. I I , 291 s.
3 H o h r b a o t e r - K n o p f i .e e

287.

4 Caesareus anim us dicesi nella lettera di congratulazione dei Geno


m i , stampata in A tt i d. Soc. Sav. I, 437. Giulio stesso una volta chiam se
s t e s s o R eai Pontefice. S a n u t o
X , 702.
5 Cfr. B e r n a r d i II, 190. S u lle medaglie di Giulio II v. .Jahrb. A. preti xs.
i'ungtmmmlungen II, 8 9 ; III, 140. .M a k t i n o e i Giulio I I 63 s s . Uneccellente
riproduzione della medaglia del Caradosso, nella quale Giulio II apparisce an
c o ra sbarbato, s i ha nella opera L e Vatican 532 ; cfr. A km a n d I, 108. Riprodu
c a l i di monete e medaglie di Giulio II, tutte senza barba, presso R o d o c a n a c h i,
Rome, tavv. 9-11. 46, 47. Fra esse a tav. 11 una medaglia, che lo raffigura
ancora cardinale vescovo di Ostia. Ofr. inoltre F r i e d l a n d e r , Ital. Svhm m nzen
;i'. 181, 182, 190, tavv. XXXIV-XXXYI. K. G. v. ( S c h u l t e s s - R e c h b e r g , TalerKatinett II 1, Wien 1845, 2 registra un tallero papale di Giulio II col suo

664

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 1.

chioma di questuomo sessantenne era scarsa e quasi incanutita,


ma sotto il bianco niveo della vecchiaia divampava il fuoco della
giovent. Il volto fortemente rubicondo e il portamento sicuro non
lasciavano punto scorgere che il papa era ormai sul limitare della
senilit. Il peso degli anni avvertivasi ancor meno nel tenore ili
vita del nuovo eletto. Irrequieto e sempre in m ovimento,1 incessan
temente attivo fin dal primo spuntare del giorno2 e occupato senzt
posa di vasti disegni, pertinace quanto mai e violento,3 senza ri
guardi egli sdegnava ogni consuetudine e cerimoniale. Il suo natu
rale geniale e larditezza dei suoi disegni spesso facevano disperare
i suoi famigliari. Il papa, riferiscono gli ambasciatori veneziani,
molto accorto, ma irascibile alleccesso e difficile a trattarsi. Egli
non ha la pazienza di ascoltare con calma quanto gli si vuol dire, e di
prendere gli uomini come sono. Ma uno che sappia trattarlo e al
quale egli abbia dato la sua fiducia, trova sempre in lui la migliore
disposizione del mondo. Nessuno pu su di lui ; si consulta con

busto a destra, capo quasi calvo, pochi ricci, senza barba e in piviale . Sui
ritratti dovuti alla mano maestra di Raffaello v. sotto, capitolo 10. Un r i t r a t t i !
di Giulio II schizzato da Michelangelo, colla barba, pubblicato presso E. !'
O o n s E N u. I \ N . F e r r i , N euendeekte M ichelangelo-Zeichnungen in den Uffi~>cn
zu F lorenz. Leipzig 1905. Cfr. iS t e i n m a n n in D eutsche lA trra t urzeitung 1HOS.
n. 37, col. 22S4. Il ritratto d i Giulio II comparve anche nel celeberrimo q u a d r o
del Drer della Trinit od Ognissanti (1511) della Galleria di Vienna. Li x i l o
grafia col ritratto di Giulio I I di H. Burgkmair s conservata in un s"1"
esem plare: vedi S i n g e r , V nika u, S elte n h eiten ini K gl. K upferstich-K aW w 'tt
zu D resden, Leipzig 1911. Un ritratto, finora non preso in c o n s i d e r a z i o n e , ili
Giulio II, d'un pittore fiorentino (1513), che proviene dalla Galleria Berna
sconi, trovasi nel Museo di Verona, n. 110. 'Sul ritratto nel Palazzo Bri- 111
a Corneto v. sotto, capitolo 5. iKulle medaglie di Giulio II. specialmente q u e l l a
del Caradosso, vedi H a b i c h 91, 95. Ibid. 113 sul fiorentino intagliatore in g e m m e
Pier Maria Serbaldi da Pescia. che scolp in acciaio {tarlanti ritratti di Giulio II1 Cfr. la testimonianza di P a r i s d e G r a s s i s presso R a i n a l d 1512, n. 3 8 .
2 Tutti i giorni racconta Lutero, che fu in iRoma nel 1511 egli
alzava due ore prima del levare del sole e tino alle cinque o alle sei mette'
in regola i suoi affari : dopo ci si occupava d'interessi secolareschi, di guerre,
di edifici, d i m onete ecc. L u t h e r '* W ir k e (Ed. di Erl.) LX, 187. Cfr. J. Ciami'I
in N u o v a A li tot. XXXVIII (2* serie Vi l i . 1878), 209, Bhmer. L u th e rs Romfa lir t 131.
s '< Yr. S a n u t o II, 730 : V II, 32, X, 81 ; P a r i s d e iG r a s s i s ed. F r a t i 280 : 1 L' 5 1 1 Carteggio 150: relazione di Brognolo presso L uzio, L a reggenza disabella 4-1IVA r i o s t o , il quale corse 1)01-10010 di essere colpito dallira di Giulio II conti"
il duca di Ferrara, allude a ci nei noti versi della sua prima satira :
Andar pi a Roma in posta non accade,
A placar la grandira di Secondo.
Cfr. anche C i a n in O iont. star. d. lett. ital. XXXVI (1900), 216; L uzio in
d 'ita ia 1909. II, 845. Esempi dellintemperante violenza di Giulio II nel tra
tare cogli ambasciatori, presso L u zio, Isab. d E ste di fro n te a Giulio I I 1 s'

Carattere di Giulio II.

(> 6 5

pochi, a dir vero con nessuno.1 Egli una stinge; cambia spesso
propositi da unora allaltra. Ci che la notte ha pensato, deve
attuarsi subito il giorno appresso. Vuol fare tutto da s. Egli
cos animoso, violento, tanto difficile a trattarsi, che a mala pena
si pu descrivere. Per il corpo e lo spirito ha la natura di un
gigante.2 Tutto in lui sorpassa la misura ordinaria. La sua impe
tuosit e iracondia offendevano bens, ma egli non suscitava
odio, soltanto timore perch nulla di gretto e di egoistico osservavasi in lu i.3 Tutto doveva cedere alla forza del suo volere, non di
rado anche il suo corpo travagliato specialmente dalla gotta. Egli
non conosceva misura nel volere e nel ricusare; ci di cui avea
piena lanima, doveva condursi ad effetto, nandasse per questo la
sua vita .4
Limpressione, che una tal tempra duomo dellepoca del rina
scimento italiano produceva sui suoi contemporanei e connazio
nali, da essi viene riassunta in tremante ammirazione nella parola
terribile, che ottimamente si traduce con : uomo del tutto straordi
nario, grandioso, strapotente.0 Questa parola fu da Leone X appl;1
V. I'. Capello nella sua relazione ilei 1510 presso S a n i'io X, 7'A : cfr.
(bumexi.0 130.
V. irli estratti delle relazioni deUamliascintore veneziano G. Lippomno
di P. Capello presso C anuto X I, 722 s., 725. 729, 730, 741, 74(>. 772-773.
"SI, 843; XII, 12, 32; XIV. 482; cfr. la relazione d elloratore dOrvieto presso
S'usi!, C arteggio 151 e la relazione di 11. Trevisano del 1510, ammodernata e
non sempre del tutto sicura presso A lb eri, 2 Serie III. 2!) ss., migliore presso
Canuto X, 77 s. Ivi il ritratto di Giulio II suona cosi; li papa sagaze. gran
pratichon, a anni 05, a mal vedi io e gallico e gote, tamen prosperoso, fa gran
faticha, niun poi con lui, alde tutti, ma fa quello li par. venuto e di la bocha
" di altro p e r voler viver pi moderato. In luogo di <) riunito A l b e r i leggv:
<* ritenuto. R a n k e (Papgte III. App. 8); te n u to ; venuto per sla Itene e qui

iguilica divenuto.
3
'Stringer, K a lm i unii M ichelangelo 101 ; cfr. il giudizio dIngbirami presso
I'ea, N otizie 54. M achiavelli dice il papa un onorevole collerico; vedi F k s t e h ,
Machiavelli 81 (relazione da Roma del 20 novembre 1503: n a tura nini onorevole
* collerica). Vedi F estk r S I s. circa il modo con cui egli in generale figura nMla
relazione di M achiavelli; T utto in questo vecchio nervo, nativo e poderoso,
nu secondo Lear, ogni pollice un re .
*
Mocenigo lib. IV. Havemann II, 340. Sul male di gotta di Giulio l i vedi
'ari* de G rassi, ed. JDllingkh SCO. D i pili soffriva le conseguenze del morbo
gallico; v. sopra p. 407 n. 3.
5
La solita traduzione tedesca di terribile con: schreeklich, fu rc h tb a r (spa
ventoso, trem endo che ritiene ancora Kki'mo.n t III 2, 38-s e Schtji.tk, b ugget I,
non esatta. Grimm, Michelangelo II3. 532, scrive giustamente che il \ asari
^oll aggettivo fiero vuole esprimere ci che sotto ogni rispetto stiaordinario.
* Buono e cattivo qui non centrano, ina. come nel caso di terribile, che presso
di lui trovasi usato nella medesima estensione e propriamente come superlativo
'li fiero, per esso si vuole intendere qualche cosa che per la sua vigoria in d i\iduale eccita stupore. Cfr. V isoher. S ignorclll 200 ss. G reo o ro v iis Vi l i ' 110
aveva gifl prima osservato: Come persona questo papa si schiera fra gli
uomini pi originali del rinascimento, che pur fu cos ricco di indoli ga

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 1.

cata a Michelangelo, per sattaglia bene tanto a Giulio II che


allartista, essendo entrambi due caratteri del tutto straordinarii
e titanici, di quella specie eccezionale e superiore alla natura
umana, quale solo quellepoca presenta. Poderosa volont, animo
invitto, rara costanza, il pi fine gusto per ogni cosa bella, ed
anche genio strategico, comuni a queste due teste focose. Lotta e
aspra fatica avevano fino allora tenuto occupata tutta la vita di
Giulio II ed entrambe furono per lui quasi un bisogno fino allultimo. Egli appartiene a quella classe di uomini, che non si danno
mai tregua e riposo, il cui elemento il moto impetuoso e impel
lente di unazione che non si ferma, n si stanca mai. Con tutto
lardore e la veemenza del suo carattere Giulio II non era punto
inaccessibile a sentimenti di tenerezza. Quando nel maggio del
1509 vide portare al sepolcro sua sorella Lucchina, ne fu profonda
mente commosso e si mise a piangere.1 Un bel tratto che rivela la
nobilt della sua natura, il fatto che, immemore dei precedenti
contrasti, onor il suo antico avversario Ascanio Sforza erigen
dogli un magnifico monumento.2
Solamente in un senso molto ristretto Giulio II pu dirsi un
diplomatico. Sebbene non disdegnasse le arti, sempre ma specialmente in quel tempo usate ovunque dagli uomini politici, e talvolta
usasse la finzione,B pure in genere egli era un animo retto di una
schiettezza senza riguardi,4 spesso oltremodo aspro e violento nelle
sue espressioni. Cosa strana che questa impulsivit venisse cre-

gliarde. Gli ita lia n i sano la parola terribile per denotare nature simili a
queste... il superlativo del -magnanimo : la sublimazione della personalit
individuale. V. anche Ivlaczko, J u les I I p. 13 e J u s t i, N e ne B eitrdge 3 6 3 s.
Trovai il termine terribile dapprima e pi frequentemente applicato a Giulio 1!
nelle relazioni d ellamba sciatore veneziano G. Lippomano presso Santjto XI,
725 (<i cuore e anim o terribile), 772 (a cuor terribile in ogni cossa), 778 (n('n
stim a ni fred o n i n e v e ; n a tu ra terribile). N on co g n o vim m diceva Fran
cesco I a papa Leone X nel convegno di Bologna nostro saeculo terribUiore"
liostem in belUs quam papam Iu liu m . F abronius, Leoni# X . V ita 280. Cfr
anche Mac Sw iney de M ashanaglass, L e P o rtu g a l et le S a in t-S ig e III,
'
P aris de G rassis, ed. D o ilix g er 380; cfr. 386. Il D iariwm del D e tiBA'
s i s pubblicato a brani; ai 13 manoscritti conosciuti d a l F r a t i x x ts, s i a - giungano le copie che trovansi in M o n a c o ( B i b l i o t e c a d i S t a t o ) , 1
F i r e n z e ( B i b l i o t e c a C a p p o n i 1063 s.) e a L o n d r a , B r i t i 6
J l u s e o m , SJfJiO-8444. Lucchina era stata sposata in prime nozze con G a b r K - Gara, in seconde con Gian Francesco Franciotto (dal 1480)i Cfr. I a o . G h
b a r d i , D iarium Ro-m. e d . C a r u s i 18 e n. 3. Sulla premura del papa per
nipote Lucrezia Gara, figlia di Lucchina, cfr. R o d o c a n a c h i , R o m e 8 5 e *
n. XXIV.
2 Vedi M a c k o w s Iv y 63.
s Cfr. sotto, cap. Z e 7.
i V era x in sermone putabatur, dice R a f f a e l e d a V o l t e r r a . I S t e in M A II,

Carattere di Giulio II.

667

scendo cogli anni.1 In principio del suo governo egli sa parlare


ancora assai bene alla maniera dei diplomatici : pi tardi non bad
pi che tanto a esprimersi con disprezzo e in modo assai offensivo
sul conto dellimperatore Massimiliano 1 .2 Anche sui sovrani di
Francia e di Spagna sespresse talvolta colla pi grande libert
immaginabile, facendo paragoni molto drastici: cos di Ferdi
nando il cattolico disse che voleva tenere il piede in due scarpe.3
E di Luigi XII pensava che il gallo francese pretendeva tutte le
galline per s .4 II fingere era contrario al suo carattere. Quando
aveva concepito unidea, restava tutto preso e occupato da essa;
questa gli si leggeva in volto, e per quanto pure si sforzasse di
ricacciare la folla dei pensieri che linondava, tuttavia egli mani
festava l interna eccitazione con un sommesso mormorio. Sa
rebbe schiattato a non dirla, confermava egli stesso.5 II suo
maestro di cerimonie Paride de Grassis, che ci ha trasmesso tanti
tratti caratteristici della vita del suo signore, non lud scherzare
che di rado.6 Di solito il papa era immerso in profondi e taciti
pensieri cos lha dipinto Raffaello. I disegni da lui concepiti
in tali ore venivano poi resi pubblici con furia vulcanica e man
dati ad effetto con ferrea energia fin allestremo. Nemmeno i pi
acerbi avversarii del papa possono contestare, chegli fosse un ca
rattere grandioso, un uomo dimpulsi spontanei, trascinato e tra
scinante, schiettamente romanico. Dallesuberante ricchezza della
1 M a u l d e , La diplom atie III, 21 s. Una incredibile asprezza nell'espres
sione era del resto a quel tempo generale anche fra le persone pi alto locate ;
'ed i K l a c z k o 296, n. 1. Eseinpii interessanti anche presso S t e i n i i a u s e n , D e u t
sche P rva tb refe des M itte la lte rs I, Berlin 1899.
2 V . le relazioni veneziane presso S a n i t o X, 79 (l'im perador lo stim a in
fa n ta n u d u m ) e p. 72 ( dice una bestia, m erita p i presto esser recto e rezuilo
che rete r altri). Il 22 d i ottobre 1509 l ambasciatore mantovano Rrognolo rife
risce una frase del papa su MassimiUano (presso L t j z i o , La reggenza d'isabella
fi E st e 26: che 'l centom ilUa diavolo havea fa tto nascere ( quel M assim iliano)
per cruciare et im poverire tu tto il mondo),. I l medesimo il 17 di marzo del 1510
derive (presso L t j z i o loc. eit. 47) avergli detto il papa che gli elettori tedeschi
farebbero bene per l'onore dellimpero a rem ettere l'im p era to re in loco siguro
et ben guardato et darli u n curatore p er esser m a tto spatiato, havendone fa tte
molte prove. D el resto anche altri contemporanei parlarono spesso con molto
disprezzo di M assim iliano; cfr. E h r e x b e r g I, 59.
* S aluto X, 829.
4
V. ibid. 539 : una frase ancor pi forte ibid. XI, 722. Cfr. S t e i n m a n n
II. 34.
Iaxke, Iiom . u. germ . VSlker 214, dove anche le prove, alle quali devesi
aggiungere l importante notizia presso C arpesanus V, 19. Il testo del CarpeSvnus: E ra t peculiare Iulio, sua consilia superstitio siu s tegere nec nisi neces
sario et ad iem pus p a n d ere.* verwm eu>m cogita bundus vel sederct vel deam bulai et
'e t oraret, non poterat flu ctu a n tis anim i aestus in tra pectoris alveolum ita
comprimere (juin vel levi susurru alienando indicarci .
6 P a b i s d e G b a s s i s presso F r a t i 261. Gfr. anche R a f f a e l e d a V o l t e r r a .
Presso S t f . i n m a n n I I , 786.

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 1.

sua energica natura, nella quale tutto superava la misura comune,


derivavano le caratteristiche qualit del suo essere: la sua com
pleta indipendenza e la sua ostinata indocilit, la rapidit delle
sue risoluzioni, il suo sentimento bellicoso e Pindifferenza alle
fatiche e pericoli, la sua intemperante violenza.
Egli vero che in un uomo di tal fatta vera pi stoffa a di
venire un re o un capitano desercito, che un sacerdote ; 1 ma
di un tal papa aveva bisogno quel tempo, se Roma stessa non
doveva convertirsi in unAvignone con tutte le tristi conseguenze,
che questultima ha portato alla C h iesa.2
Vero carattere collerico e uomo dazione, Giulio II con tutta
la poderosa energia della sua grandanima si accinse a quella
impresa, che nelle contingenze dallora gli apparve la pi neces
saria; il ristabilimento, la consolidazione e lampliamento del
dominio temporale della Chiesa. Come punto centrale del sistema
degli stati italiani, come una potenza incutente rispetto anche al
di fuori d Italia, la nuova monarchia doveva assicurare la liberi
e lindipendenza della Santa Sede. Il papa dora in poi non do
veva pi dipendere n dai suoi vicini n dalle potenze straniere,
ma essere padrone assoluto della situazione.3 Pi che mai per
laddietro Roma divent unaltra volta il centro della politica
europea.4
Lidea fondamentale di ridar vita alla potenza mondiale del
papato, di procacciare indipendenza e credito alla iSanta Sede
mediante uno stato stabilito su salde basi, stette fissa davanti
alla mente del nuovo papa a partire dagli esordii del suo governo.
Impavido di fronte agli ostacoli creati dallepoca sciagurata dei
Borgia, non risparmiando n sacrifici, n mezzi, con ferrea logica,
con (occhio perspicace e sicuro egli consacr a tale impresa tutte
le sue energie. Saldo, irremovibile e conscio del fine p ro p o sto si
egli lo ha perseguito fino allultimo suo respiro divenendo cos il
salvatore del papato. 6
Gli stessi pi acerhi avversarli dei fini politico-ecclesiastici di
Giulio II, come il Guicciardini, sono spinti a confessare che

.Irmi* potili s et ducili p a rtib u s esercenti is qua in religioni natus, lic e


d a V o l t e r r a nella sua caratteristica di 'Giulio II, presso S t e i n m a n n
II, 780.
2 R o h r b a c h e r - K n P o f l e r 287. Cfr. anche R . G a r n e t t in T h e Canibnilg'
m o d e m H isto ry I, 24o.
3 II papa rol essere il dom inus e m aiatro dii inondo, dice T r e v i s a n o n e l l '
sua relazione del 1510 presso S a n u t o X, 80.
*
Ferdinando il Cattolico in un dispaccio al suo ambasciatore F r a n c i x
de R ojas chiama Roma Pio za del tinundo. V i l l a 186.
Giudizio di B u r c k h a r d t , C u ltu r I3, 111.
6 G u i c c i a r d i n i , S toria dIta lia , XI, c. 4.
1

v ffa ele

D iversit di carattere di Giulio II e Alessandro VI.

questo papa non aveva passioni private ed egoistiche. Da cardi


nale in fatto di costumi non era stato molto migliore della mag
gior parte degli altri prelati, ma da papa visse altrimenti e mir
alla potenza e grandezza politica della Chiesa con un ardore
ed un ardire maraviglioso alla sua et . Pel suo carattere, pei
suoi intenti come pei mezzi da lui usati egli era proprio il ro
vescio di Alessandro VI; mai come costui ha posto glinteressi
privati della fam iglia al disopra del bene della Chiesa e dello
Stato, sebbene non abbia del tutto trascurato i suoi.1
La sua avversione contro la schiatta del suo indegno anteces
sore si spinse tanto oltre, che il 26 novembre 1507 dichiar di non
volere abitare lappartamento Borgia affinch laffresco di Ales
sandro VI che quivi trovavasi non gli avesse a ricordare quel
marrano di cattiva e sciagurata memoria. - Un giudizio ancor
pi severo sul suo antecessore Giulio II lo diede nella bolla, colla
quale nellanno 1504 tolse a Rodrigo Borgia il ducato di Sermoneta per restituirlo ai Gaetani. In quel medesimo anno, senza
interpellare i cardinali, il papa ordin che si rinnovasse la lettera
dinvestitura a Giovanni Sforza, che dopo la morte di Alessan

Questo faceva in ita re il V i l l a b i , M achiavelli I-, 4(11; Ofr. S p r i n u e u KXl


Polii. B eziehungen C lem ens' V II. zu K a r l V. (Hannover 1887 14 s.
G a g l i a r d i (J u liu s II.), che, comegli stesso dichiara, vuol cercare una sua
propria via fra la concezione del B k o s c h giudicante il papa prevalentemente
lai punto di vista dei suoi nem ici politici e la nostra specificatam ente ca tto lim ,
a p. 263 dice: N la considerazione del politico Giulio II ni quella del mece
nate pu per a sola fornire un'immagine storicamente fedele d i questuomo.
I-a combinazione delle due tendenze soltanto assicura al papa del rinascimento
la Mia importanza egualm ente imperitura sia pel papato -sia per la storia dello
spirito . A p. 205 : Il governo di Giulio II form a un contrasto colla vita
del cardinale di S. Pietro in Vincoli, che produce tanto maggiore meraviglia
a cagione della depravazione dei pontificati immediatamente precedenti di
Sisto IV, Innocenzo V i l i e Alessandro Vi. L'uomo, che come nepote e prin
cipi* della Chiesa partecip apertamente a tutti gli errori e depravazioni del1 alto clero mondano della sua epoca, come pontefice assoggetta a i bisogni della
'"liiesa tutta la sua condotta con un disinteresse, che prima e dopo non trova
molto di simigliante. Che egli, seguendo le idee del tempo e il suo proprio
talento, concepisse questi bisogni quasi esclusivam ente come la necessiti! di
d< minio e sicurezza temporale e quasi nulla come il bisogno di riforme eccle
siastiche. non reca pregiudizio al fatto, che egli dopo un mezzo secolo del pi
fecondo tralignamento curiale stato il primo papa il quale s servito del
suo ufficio non esclusivam ente a soddisfazione del grossolano egoismo perso
nale, ma per raggiungere fini, che si pensi come si vuole se siano giu sti
ficati o no fino al secolo x ix sono stati considerati come integrativi del
papato e sui quali soltanto la recentissima evoluzione storica di molti ha sorvelato .
2 P a k i s d e C h a s s i s , ed. D l l e u e r 383. t'ir. 'M u n t z . Le* h isto tien s de
R aphael 131-132. Y m a r t e , A u to u r de, liorgia 72, d avviso, che Paride de Grassis
abbia esagerato la cosa, ma anche Lutero racconta, che Giulio II fece spez
zare gli stemmi di Alessandro V I; cfr. H a u s b a t h 71 e W r a m p e lm e y e b 414.
1

G r e t h e ,

Libro III. Giulio II. 1303-1513. Capitolo 1.

670

dro VI era tornato a Pesaro. Anche ,i Colonna e gli Orsini rieb


bero i loro castelli.1
Il contrasto tra Giulio II e papa Borgia spicca anche nelle
attinenze coi suoi parenti. Il papa della Rovere la ruppe decisa
mente col sistema del nepotismo. Sebbene di quando in quando
non andasse scevro da tali tendenze e non si mostrasse abbastanza
severo verso il nepote Francesco Maria, pure egli fece relativa
mente ben poco per i suoi. Persino sul letto di morte si rifiut
fermamente di assumere nel sacro collegio un prossimo parente,
da lui ritenuto indegno di quel grado. Gi prima della sua assun
zione al trono il nepote Francesco Maria era stato dichiarato
erede presuntivo dUrbino; collassenso dei cardinali dopo la
morte di Giovanni Sforza (1510), egli lo invest di Pesaro, e
questo fu lunico dominio dello Stato ecclesiastico, che il papa
sottrasse alla signoria immediata della Santa Sede.2 II 2 marzo
1505 Francesco Maria spos per procura Eleonora, figlia del
marchese Francesco Gonzaga ; alle nozze icelebratesd in Vaticano
Giulio II non prese parte allegando il pretesto duna indisposi
zione. 3
Quanto poco Giulio II seguisse tendenze nepotistiche appare
anche dal fatto, che fra i 27 cardinali da lui creati i suoi parenti
sono assai poco rappresentati. A nessuno di essi venne accordata

1
(iR E u o R o v iu s A I I I 3,
a n c h e R a t t i I , 164.

37-38 e a n c h e l a c o r r e z io n e d e l B a la .n V , 412- V.

III 2, 44. R a t t i I , 160 s. ; cfr. C r e i g h t o n I V , 71. Gi il MaI I : fece ogni cosa per accrescere la
Chiesi a e notialcu n o p rivato, il B r o s ha del resto provato che Giulio II n on
fu del tutto immune da ' nepotismo, ma anche qui esagerando di molto : cfr.
I o h m a s i n i , M achiavelli I , 323. Per in altro luogo il B r o s c h confessa (p. 113i>
che Giulio nel favorire i nepoti procedette con maggior misura che allora non
si usasse. Di fronte alle esagerazioni del B r o s c h a buon diritto un suo recen
sore osserva in AUgem. Ztg. 187i8, n. 73 Bea., che Giulio II ha lavorato in
nanzi tutto per la iSede apostolica. Su Francesco Maria cfr. R . M a r c i t o c i , Fr.
i l . della Rovere. P a rte I (11,50-1527), Senigallia 1903 e in proposito Mondo"
in Arch. stor. i t a l 5* serie XXXVI (1905), 388-392. Per il favore c o n c e s s o g l i
da Giulio II cfr. anche il m ateriale raccolto da R o d o c a n a c h i (Rom e 81 ss.)
Ma pure questo nipote fu. dandosi loccasione, ricacciato da Giulio II nei s u o i
lim iti (cfr. L uzio, L a reggenza d'isabella d'K ste 45).
3
G r e g o r o v i u s V i l i 3, 3 9 : c fr. L uzio, M antova e Urbino 157, 164; durante
il carnevale del 1510 Giulio II fece molte feste in onore di F. AI. della R o v e re
e della sua sposa ; vedi Luzio, F. Gonzaga 53 ss. C ia n in G iom. d, L ctt. ita l
XXIX, 436 erede poter concludere da una lettera di E m ilia Pia deH 'll luglio
1504 (in parte presso Luzio, M antova 159, completa in Mem. stor. di Carpi
II. 297), che Giulio II prendesse parte personalmente a l banchetto di nozze
della sua nipote. D alla lettera, il cui originale nellA r c h i v i o G o n z a g a
fu di nuovo esam inato all'uopo, non risulta n iente di questo. Anche il Cat
tane!, che nel 1504 era ambasciatore a Roma, nulla dice a questo p r o p o s i t o
nelle sue * lettere. CSrca la realizzazione di questo matrimonio e le nozze P' r
procura del 2 marzo 1505 cfr. L u zio in R iv . d 'Ita lia II (1909), 840 ss., $50sR eum ont

(ir \\ klj.i (Principe c. 11) diceva di Giulio

Creazioni cardinalizie di Giulio II.

la minima autorit, sebbene Giulio II fosse molto affezionato a


Galeotto della Rovere: uomo di compitissima cultura, figlio di
Lucchina sorella del papa, nato dal secondo matrimonio di costei
col lucchese Franciotto, il papa lo assunse nel sacro collegio il
29 novembre 1505. In questo medesimo tempo furono creati car
dinali : Francesco Guglielmo de Clermont, arcivescovo di Auch,
Juan de Zuniga e Clemente Grosso della Rovere.1 Galeotto, vi
cecancelliere fino dal 11505, ricevette secondo il mal vezzo dellepoca
un gran numero di benefizi, ma impieg le sue laute rendite nel
sovvenire largamente e generosamente artisti e letterati.2 Testi
moni del suo amore per larte sono gli interessantissimi affreschi
recentemente scoperti nella Sala Regia del Palazzo di (S. Marco,
nel quale il papa lanno 1504 gli aveva dato il diritto d abitare,8
coi quali il rinascimento volle porre accanto ai locali degli antichi
palazzi imperiali alcun che di omogeneo. Una parte soltanto degli
affreschi, che probabilmente appartengono a Bramante, stata
liberata, in particolare il fregio in azzurro e oro che corre sopra
i pilastri dipinti, con 16 ritratti dimperatori romani e magnifiche
Vittorie.4 Galeotto, che sapeva con la sua abilit e mitezza bi
lanciare la ruvidezza di Giulio II , era legato dintima amicizia
col Cardinal Medici (poi Leone X) di ugual sentire e coltissimo, il
quale gi da cardinale favoriva con larghezza e prodigalit larte
e la scienza.5
Alla seconda creazione di cardinali fatta da Giulio II precedet
tero lunghe e vivaci trattative perch quasi tutto il sacro collegio
1 S u lla c r e a z io n e c a r d i n a l i z i a d e l 20 n o v e m b r e (n o n 22, c o m e lia P a k i s
IIE G r a s s i s p r e s s o R a y n a I/D 1506, n . 20) 1503 v . * A cta consist. f . 16. A r c h i 'io c o n c i s t o r i a l e
al
V a t ic a n o .
B u r c h a r d i , D W rium ( T h u a s n e )
H I . 300, 311, ( C e l a s i ) I I , 414, 416. CardHLXa 307 s ., l a * l e t t e r a d i F r a n e . G u id ic c io n i d a R o m a 29 n o v e m b r e 1503 ; c f r . l a * r e l a z io n e d i C o s t a b ili d e l 4 d i*e m b r e 1503, e n t r a m b e n e l l A r c h i v i o d i
'ig a f u m a n d a t o i l c a p p e llo c a r d i n a l i z i o i l
q u e s to g io r n o a l u i d i r e t t o i n * Lib. br&v.

S t a t o

i n

M odena.

A llo Z u -

24 f e b b r a i o 1504 ; v . i l * b r e v e d i
22, f . 25. A r c h i v i o s e g r e t o

Pontificio.
2 G r b g o b o v iu s V i l i , 40. Ofr. C ia c o .n iu s III, 252 s. L . d e V i i x n e u v e . R erherches sur la fa m ille de la R overe. C ontribution p our servir Vhistoire du
p - Jules II ( R o m e 1887) p . 42 s ., 68 s . A m b r o s i u s , B . M a ntuanus p. 78, G ia n ,
Vortegiano 180. G iom . star. d. L e ti. ita l. I X , 115. I l t r a s f e r i m e n t o d e l l im p o r
ta n t is s im o e lu c r o s o u f fic io d i v i c e c a n c e l l i e r e ( v . i l n o s t r o v o i. I , 758 s . e d . 1931)
a G a le o t t o a v y e n n e d o p o l a m o r t e d i A s c a n io S f o r z a n e l g iu g n o d e l 1505; v .
* Lib. brev. 22, f . 330b. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o . G a le o t t o f u
n u ch e l e g a t o d i B o lo g n a ; c f r . l a * l e t t e r a d i G iu lio I I a B o lo g n a i n d a t a d
R o m a 26 m a g g io 1504, A r c h i v i o
di S t a to
in B o l o g n a .
3 V e d i D en gel, P alazzo d i Venezia 89.
* Ofr. Gebstenberg in Cicerone X I I I (1921), 167 s.
5
A l b e r t i n i , e d . S c h m a r s o w v j j i - i x . A l t r i p a r t i c o l a r i s u l M e d ic i c o m e m e
c e n a t e s i d a r a n n o n e l p r o s s im o v o lu m e .

72

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 1.

per interessi egoistici non voleva sentire parlare' di aumento. ' Ma


vedendo Giulio II fermo nel suo proposito, brigarono presso di lui
perch almeno ne differisse la nom ina.2 Tutto fu inutile. Il papa
riteneva cosa indispensabile un completamento del sacro collegio,
tanto pi che nel solo anno 1504 erano morti sei cardinali. Il
sacro collegio continu ad opporsi fino allultimo, ma gli amba
sciatori erano convinti che il papa lavrebbe spuntata e fin dal
28 novembre 1505 attendevano la nom ina.4 II 1 dicembre dopo
lunghe e vivaci discussioni il concistoro dur otto ore il papa
riusc ad ottenere che dei dieci candidati da lui proposti nove ri
ceverebbero il cappello cardinalizio nelle prossime quattro tem
pora. 5 La nomina e la pubblicazione propriamente dette avvennero
in un concistoro del 12 dicembre.6 I nominati furono : Marco Vi
gerlo, vescovo di Senigallia, Roberto Challand (Guib) vescovo di
Rennes e ambasciatore francese in Roma, Leonardo Grosso della

1 D ispacci di A. G iu stin ia n III, 287, 305. 300. 413. 402.


2 \ . * C o m i storiali R aph. R ia ri cani. s. Georgii in ('od. /. I I I . Hit. f. 77
della B i b l i o t e c a ( b i g i . Copie in Urb. 63.9 e Bari,. 22H1 ( B i b l i o t e c a
V a t i c a n a ) , ma senza il nome del cardinale.
s P anvinitts 34S-349.
*
* Dispaccio di Brognolo da Roma 28 novembre 1505. A r e h i v i o G nv. a g a i n M a n t o v a.
5
Bubchardi. Diariuni (T h u asn e) III. 40S s. (Cai.ani) l . 498 s. Iabis di:
(tkassis presso Raynai.d 1506, n. 41-42 e ed. D o lu n g e r 368 s. Cfr. anche l'aned
doto a p. 371, dove., dicesi che G. Burcardo voleva diventar cardinale con
l'astuzia. Il G rassi iter tanto esasperato contro il Burcardo ( t 10 maggi
1506) < parla cosi p a ssio n a ta m e le sul conto suo, che vuoisi aggiustar poca
fedo alle sue parole. V. inoltre * A cta consi-st. f. 18 (qui sono i nomi dei 25
cardinali, che diedero finalmente il loro assenso alla creazione cardinalizia >.
A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e a l V a t i c a n o. Sax e r o VI. 252. 262, 265
268. 209. Sigismondo de C onti l i , 342 s. R elazione dellambasciatore estense
in data di Roma 4 dicembre 1505 ( A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a ) .
S c h eu b l, B riefbitch 11 s. Lettera di A lidosi presso F a n t i , Duolo .12-13. Giro
lamo Arsago in una * lettera da Roma in data 24 novembre 1505 mand -irri
tam ente a Fr. Gonzaga la lista dei cardinali, che sarebbero stati creati a Na
tale. 11 Brognolo poi in un * disi>accio del 1 dicembre annunciava la nomina
d i Sigismondo Gonzaga. Ambedue ile lettere allA r c h i v i o G o n z a g a i n
M a n t o v a. Quivi anche una * lettera di congratulazione del Cardi**
/ ('x ed is [ Palla vicini | al m archese, fiat. R tw iae in aedibus nostris Campi M ariti IDee. 1505. Cfr. L u z io in R ii'. d 'Ita lia ,11 (1909). iH 8s. Sulle precedenti inutili
premure dei Gonzaga presso Alessandro VI a l fine di ottenere il cappello rosso per
Sigismondo, cfr. I/u zio Isab. dE ste e 4 B o rg ia X LI, 477. 479 s.. 4 S2 s.. 486 >..
492 s., 536 s., 548 s., 678, 687, 701, in. 1. F in dal 1 dicembre Giulio II comu
n icava con apposito * breve al duca di TJrbino la nomina di iSigismondo. * L'tbrev. 22, f. 410. 'Cfr. anche in App. n. ,91 e 93 i due * brevi del 1 e del 24 di
cembre 1505 alla regina Anna di Francia. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i
ficio.
Pabis de Gbassi pressso Raynald 1505. li. 43. Burchardi. Diari'
(T e tta sse ) H I, 4*00 s (Celami) III, 499 s. * A cta eonsist. f. 18. C a b d E lla 31t
assegna il 1 dicembre.

Creazioni cardinalizie di Giulio II.

673

Rovere, fratello del cardinale Clemente, Antonio Ferreri, vescovo


di Gubbio, Francesco Alidosi, vescovo di Pavia, Gabriello dei Ga
brielli, vescovo di Urbino, Fazio Santori, vescovo di Cesena, Carlo
Domenico del Carretto, marchese di Finale e Sigismondo Gonzaga.
Ad eccezione di questultimi due nuovi porporati si trovavano
tutti a Roma ; il 17 dicembre essi ricevettero il cappello cardina
lizio e furono loro assegnate le chiese titolari.1 Dopo questa crea
zione cardinalizia la preponderanza sui cardinali era decisa,2 per
quanto non fosse ancora per lungo tempo soffocata ogni tendenza
allopposizione.
Galeotto della Rovere con sommo dolore del papa e dei Romani
moriva fin dalll l settembre 1508.3 Giulio II confer allora il titolo
cardinalizio e tutti :i benefci goduti gi da Galeotto a Sisto Gara
della R overe.4 Veramente (questo fratellastro del defunto cardi
nale era per la mente e pel cuore molto diverso dal defunto.5
Oltre a queste tre creazioni cardinalizie Giulio II nomin altri
quattro cardinali nel 1507, otto nel 1511 e uno nel 1512. Fra que
sti non si trova alcun suo parente.6 quindi assolutamente giusto
questo giudizio dello storico della citt di Roma: Alessandro VI
aveva avuto solamente uno scopo, quello di far grandi i figliuoli ;
per lopposto Giulio II non pens ad altro che a restaurare lo Stato
della Chiesa. Non profuse coi nipoti .7 Anche per la sua persona
1 Btjbchabdi, D iarium (T h u asn e) III, 410 s. (iOelani) II. 500 s. S a n u t o ,
' I. 272. * A c ta consist. loc. cit. [Fra questi eletti erano certamente persone
indegne S. Gonzaga (vedi sopra p. 144 n. 5) e F. A lidosi; ottima persona invre G. dei Gabrielli ; vedi Am u n i II, 98 s. |Su Marco Vigerio cfr. P. P a g liu cch i,
1 C astellani del a s t ei 8- A ngelo 568-570. |Su Fazio .Santori Ai.. .Scshulte, D ie
Punger in Jtom I, 50 s 263 : II, 21 s. e P in zi 433. iSulle vane fatiche della fa'niglia Piccolom ini per ottenere nelle promozioni cardinalizie del 1505 o del
->11 l'elevazione di Giovanni Piccolomini arcivescovo di Siena, che aiou ave'ano ottenuta da Pio III, cfr. P. iPiocolom ini, P io I I I 108 s. (9 s). Egli ebbe
la porpora da Leone X i l 1 luglio 1517. T antae inoli,s erat introdurre nel Saoro
Ciliegio un prelato frivo lo e mondano di pi, dice P i c c o l o m i n i loc. cit. 110 (11).
2 II pupa si fa tem er e lo fa im periose, scrisse l'ambasciatore veneziano.
Canuto VI. 269.
3 Cfr. l orazione funebre tenuta da Tommaso lnghiram i in O ra tim es dune
lui, altera in fu n ere G aleotti F ra n cio tti cardinali* viee-cancetlarii,.., ed. Gal1Mti , Romae 1777.
4 P a r i s d e G k a s s i s , e d . D o i x i n g e r 3853S0. S a n u t o VII. 629, 632.
F-erhardi II, 235 s. C a r d e l l a 339 s . e i n App. n. 124 la * r e l a z io n e d i ( s t a b i l i
' ' U l l s e t t e m b r e 1508. A r c h i v i o
d i . S t a t o i n M o d e n a , v. H o fm a n n ,
F,>rschungen II, 70 s.
5 G r e g o r o v iu s V i l i - . 41.
0
Altri particolari s u q u e s t e nomine sotto a l cap. 3 e 5. S u l l o sviluppo
del d ir it t o d i o p z io n e d e i c a r d i n a l i d o p o G iu lio II vedi O . P a n v i n i u s , De epi*opalibus titu lis et diaconiis nardinalium ( P a r i s 1600), p. 42 s. Sul c o lle g io

II c f r . anche R o d o c a n a c h i, H om e 1 s s . J. B o n n e t ( L e
i"pe doit-il tre italien ? P a r i s 1906. 9) scrive: Ju les I I ne nomna gure gu&
* Italiens.
7 Gregorovius V ili? , 41; cfr. R ohrbaciier-K nopfler 287-28S.

( i 'i'ilin a liz io s o t t o G iu lio

P a s t o b , S to r ia dei Papi, I I I ,

43

674

Libro III. Giulio II. 1508-151;!. Capitolo 1.

Giulio II sentiva pochi bisogni. La sua tavola non era per cos
male imbandita come quella di Alessandro VI; questi spendeva
per la sua tavola dai 2000 ai 3000 ducati al mese, mentre il suo
successore ve ne impiegava 8000.1 II vasellame dargento del papa
per il suo grado appare m odesto.2
Giulio II era cos parco 3 che (molti lo screditavano come uno
spilorcio, ma a torto giacch in fatto darte e per ci che aveva
attinenza alla dignit del suo grado fu cos poco tirato, che tal
volta potrebbesi parlare persino di scialacquo.4 vero, che fu sua
continua preoccupazione davere un erario ben forn ito.5 Con ci
il papa fu superiore a tutti i principi del suo tempo, affatto in con
trapposto con Massimiliano I, che mai disponeva dei mezzi finan
ziari necessari. Egli conosceva la fatuit di quelle pretese, che
non si poggiano sulla forza e sapeva, che per mantenere un eser
cito si richiede di molto denaro.6 In principio del suo pontificato,
a causa delPamministrazione dei Borgia, Giulio II ebbe a ,lottare
contro enormi difficolt di carattere finanziario. Gli bisogn pren
dere denaro a prestito e pagare i debiti del papa Borgia fino alle
medicine, che gli erano occorse nella sua ultima m alattia.TI mezzi
_ 1 p i esatti ragguagli presso G r e g o r o v i u s in S y b e l * Histor. Zeit sehr.
XXXVI, 158, 1 6 2 s. secondo i libri dei conti nellA r c h i v i o d i S t a t o in
R o m a . In essi trovansi spese pel vino, che n ellazienda domestica dei papi
anteriori ricorrono solo rare volte. Giulio II preferiva vini esteri del L evan te
e della Corsica: chei fosse dedito a l vino, una trovata dei suoi nemici IH1
litici. vero per. chegli era un forte m angiatore; vedi K l a c z k o 299. Stille
spese di Giulio I I per la sua tavola cfr. R o d o c a n a c h i, Rome S6 ss. Ibid. SS ss.
sulla sua passione per pietre preziose, 91 ss. sulle spese per comparsa rappre
sentativa nei viaggi.
R e u m o n t III 2, 48. R a f f a e l e V o l t e r r a n o presso S t e i n m a n n II. Ts t '
3 C fr.

S anudo

X , 80.

4 Cfr. sotto, cap. 7, 8 e 10.


s Sulla politica finanziaria di Giulio II cfr. C o p p i, Discorso sulle finnX
dello Sta to pontificio dal sec. X V I ecc. (Roma 1855), 1 ss. R e u m o n t III 2. 47 s.
G o t t l o b , Cam. ap. 276 s. R a n k e I, 268 s. L t j z i o in R iv. d'Italia II (1909). S47:
R o d o c a n a c h i, St.-Ange 118 ss.
6 G r e i g j i t o n IV, 7 3 .
Paulus Sauli (Depositanti) prest alla camera sede vacante per ol/itum
Pii III., secondo lobbligazione del notaio di camera Bonif. de Montefalco e
firmata dai cardinali Neapolitanus, Alexandrinug e dal Thesaurarius, 7289 due.
de camera 01, hol. * Introit. et exit un voi. 535, f. 156. Heinricus Fucher (Fun
ger) et fratres mercatores alamanni avevano prestato in assumptione Pii
universis conclavistis 2570 due. aur. I l 7 marzo 1504 essi riscossero dalla * *'*
mera apostolica 31/80 due. de camera 13 hol. 9 E xitu s vol. 535. f. 167. Sui pre
stiti dei Fugger alla Camera nelle due vacanze della sed e del 1503 cfr. ScHtTLTEDie Fugger in R om I, 33 s. ; II, 11 s. Giulio II il giorno della sua i n c o r o n a
zione distribu diversis personis 56 due. 68 hol. e inoltre 71,7 due. 36 hol, Pn'
trambe le somme tolte a prestito dal camerlengo Raffaele Riario. * Exit. vl
535, f. 155b. Pro suis et sedis apostolice necessitatibus Giulio II tolse a Prf'
stito dalla Camera il giorno 19 gennaio 1504 51,16 due. 48 boi. il 1 febbrai
20312 due. 36 boi., il 29 giugno 1811, due. 1/2 boi. ecc. (v. * E xitus vol. 535, f.

Politica finanziaria di Giulio II.

675

da lui usati per rinsanguare lerario, furono in parte di natura assai


delicata. vero che non oppresse i suoi sudditi con balzelli, ma non
pu negarsi che egli vendesse non solo molti im pieghi,1 ma anche
delle prebende.2 In ci stava un forte ostacolo alla tanto necessaria
riforma poich questa importava che si rinunciasse al sistema di
vendere gli uffici ecclesiastici. Fu certo un progresso di fronte ad
Alessandro VI che Giulio non adoperasse il suo danaro per arric
chire la sua fam iglia, ma per i vantaggi della Chiesa; tuttavia il
perpetuare questi gravi abusi non pu ricevere da ci alcuna giu
stificazione. Quanto essi fossero sentiti lo attestano le rimostranze
dei contemporanei tanto dItalia che di fu o r i.3 N si presenta meno
degno di biasimo il fatto, che le indulgenze venissero ridotte spesso
ad una operazione finanziaria. In occasione delle indulgenze giubilari che il papa accord allOrdine teutonico, al capitolo della cat
tedrale di Costanza la met delle entrate doveva spedirsi a Roma.4

161, 201#; in generale anche negli anni susseguenti grosse somme sotto questo
medesimo titolo. D a principio molte somme per ammortizzare debiti, poi per
pagare, i soldati. * E.vi tu x voi, 535, f. 182: Di e t a die [scil. 14. Mai {1506]
solvit [scil. thesaurarius] floren. centum septuaginta sex... Lucretie uxori Fran
c a c i de Montepulciano aromatario ( !) pr divrsis aromatis et medicis ( !)
datis ie. re. pape Alexandro, ut apparet ex computo dato in camera aposto
lica . A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
1 G o t t l o b , C am. ap. 250 s. R a n k k 1,
s. A rd i. il. Sor. liom . IV, 263 s.
.Sullerezione del c o l l e g i o dei 101 scriptores a rch ivii Curia e Romanae, che frutt
70.000 ducati, con bolla del 1 dicembre 1507 (B ull. R om . ,V, 458-464) e sul1 altra del collegio dei 1)1 praesidentes annonae il 1 maggio 1560, che disde
5)1.000 ducati cfr. v o \ H o f m a n n , Forsch. I. 150: II. -53, 54, 152. Sulla vendita
d e g li uffici e s u o fruttato al tempo d i iG iu lio II in generale v. i dati delle liste
pubblicate ibid. II, 166 s. per gli anni 1509-1512 ; cfr. ibid. 163 s., 172 ss.
2 Bbosch, J u liu s II, 124. (Sullabuso delle commende sotto Giulio II cfr.
Hattsbath, L u th e r s R o m fa h rt 52, 0. ,vSulla venalit usuale alla corte romana
di Giulio II v. la relazione dellambasciata svzzera in A n zeig er fiir sd iw eiz.
Oesch. 1802 . p. 373 .
3 Cfr. Cian, Cortegiano 157. S itzu n g sb erich te der W iener Akad. X. 402.
4 P a tjlu s in H ist. Jahrb. XVI, (37 s. e T etzel 25 s. Ij. Abbttsow, D ie lieiirhungen de D eu tseh en Orddns sw m A blasshandel ne.it (lem End des 15.
Jahrh., Riga 1909, 32 S3 . Particolari indulgenze a quellet nel voi. IV 1, 215 ss.
l er lindulgenza a favore dell'Ordine teutonico per la Livonia cfr. Scnur.TE,
Hie Fui/gcr in Rom I. 45. 46; per quella a favore della fabbrica del duomo
<li Costanza S c h u lt e 1, 79 ss., 155 ss. ; II, 23-62 e iG olleb in Freiburger Duz.t rchiv X. F. X V III (1917), 125 s. ; per quella a favore del Domenicani dAugusta Xcm-T.TK 1. 161 ss. Ibid. I, 178 e II, 22 relativam ente allindulgenza giu
bilare concessa per la Polonia, l Ungheria, la Boemia e la iSlesia. Quanto al1 indulgenza plenaria concessa il 20 dicembre 1512 e 13 gennaio 1513 pel ca
pitolo d i S. Vincenzo a Berna e da durare |fino al futuro giubileo, che ugua
gliava un pellegrinaggio a Roma, cfr. T u b ler in Festgabe zu r 60. Jahresvcrtatnm iung der A llg. gesehiehtsforsch. Oesellsch. der S eh w elz, Bern 190;>, 258 s.
1 na stampa altrim enti non nota d una lettera d indulgenza di Giulio II ( \ e iiezia 1512?) registrata in 4 th ird L is t o f B ooks offered fo r sale by tv. )M.
l oj/mcfi, Ixmdon 1901, 438, n. 1863, con facsim ile.

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 1.

La rendita ordinaria del papa fu computata dallambasciatore


veneziano nel 1510 a 200000 ducati, quella straordinaria a 150000,
somma relativamente niente affatto alta per la posizione del capo
supremo della C hiesa.1 I dati concernenti il tesoro di Giulio II
custodito in Castel S. Angelo sono tali, ch impossibile di giungere
a saperne con (precisione la c ifr a .2 Ad ogni modo la sostanza da
lui lasciata fu ritenuta per la pi cospicua che dopo Giovanni XXII
siasi trovata alla morte dun p ap a.3
Il suo talento finanziario miise Giulio II in grado non solo di
sostenere le guerre fatte per la restaurazione dello stato della
Chiesa, e ;di attuare le sue idee grandiose nel campo dellarte, ma
anche di largheggiare imi elemosine ai p o v eri4 e di provvedere in
modo eccellente ai bisogni della sua capitale e del isuo stato e di
non opprimere con straordinari balzelli i suoi su d d iti.5 In Roma
regn lordine e la tranquillit. Niccol de Fieschi, della casa dei
1

le

P resso

A lbbi

Los Dataires
c v e s c o v o

di

14 7 -15 5 ,
C o lo n ia

15 .0 0 0 d u c a ti,
(1S 5 4 ),

202.

G iu lio
il

II

13, 3 3 . ,O f r . K e u m o n t

III

c fr.

a p o s t o lic a

9 2 ss.
co n te

Per

di

le

F ilip p o

L a c o m b l o t

E sem p i

in

c h e r a

aveva

patr. XXVI

sp ese
von

F ran cesco

( 10 0 3 ).

1 4 0 s s .,

e 'G i u l i o I I

c o n fe rm a

d e lle le z io n e

( 15 0 8 ),

fa m a

A lid o s i.

Circa

c f r . C e l ie k .

cbe

dell'ara

s a lir o n o

A rchiv f. ie Gesch. des Xie-derrheinn

II

sotto
( R o d o o a n a c h i , Rom e 1 8 s. V e n t u r a Benassai,
p e l m o d o d i c o m p o r t a r s i n e g l i a f f a r i e clie

g r a n d i e r e d it

c a tt iv a

n e lla

V I

D a u n - O b e r s te in
di

c a r d in a li

c o n f e r m a t o n e l l o ffic io , m e f u

con

s o s titu ito

in

I I I , 2 , 2 8 5 . R a n ix e I I I , 8 * .

so tto A le s s a n d r o

p e r l a , S a n t a !S e d e , p r e s s o

t e s o r ie r e

P io

li

e n t r a te d e lla C a m e r a

c o lp ite

a llo n ta n a to

P io c o l o m in i

in

da

da

se q u estro

G iu lio

II

n e l 15 0 4

Arcii. d. Soc. liom. di *t.

1 4 9 s.

L'ambasciatore veneziano (Domenico Trevisano nella ricordata relazione


del 1 aprile 1510 scrive: S i dice ohe ha in contanti almeno settecentoni'1
2

ducati, tu tti a Castel SantAngelo, con ordine al Castellano che di Casa R"
vere, Savonese, che se minore, non dia questi denari ad altri ohe al papa eletl"
in suo luogo, da m ettersi contro infedeli. Presso A l b b i II 3, 33 ; S a n l 'T O
SO. Ofr. C e r a s o l i in Studi e doc. (ti st. e dir. X II (1S92). 303. Cfr. anche Lrzi".
Isab. d'E ste di fronte a Giulio I I i87. n. 2.
3 F e a . Notizie 6 0 . B r o s c h 273. W r a m p e l m e y e r
232. Sugli interessi rii
Giulio II col banco romano dei Pugger vedi

E h r e .v b e r g

I. 98.

S c h u J-t e .

D"

Fugger in Rorn I. 34 ss. |Su un forziere di Giulio II. che trovasi tuttora a
Castel S. Angelo, cfr. F. T o m a s s e t t x , L e casseforti di Sisto T~, in X. Antologia.
S* serie CXXIX (1907), 719.
4 D a i * D ivers. J u lii l i . 1507-1513
s i ved e com e il p a p a
.a n c h e

ad

a ltr i

e la r g is s e

( A r c h i v i o

e le m o s in e n o n

p o v e r i, s p e c ia lm e n t e

s o lo

ai

d i

S t a t o

p ro fu g h i

c o n v e n t i b is o g n o s i. A l

f.

in

R om a)

d a l l O r i e n t e . 11UI
06

p e r il lu g li"

pr -inonialibus S . Cosinoti*. Tw rris p e n d e n t i ' m o n tis H agnanapoH, S. M. A nnuite, d i F irenze, S . Calli, de S en is : f . ' 1 3
le Subventiones Junuarii 1509 e f. 133 fra le Subventiones m-c-nsis Decenti). A
JuM II . sexto tornano per lo pi i medesimi nomi, ma se n'aggiungono ane 1
altri. F. 138 pagamento del 28 luglio 1511 per l ospedale di S. Maria in !>"'
timi de urbe. Quivi anche molti pagamenti per la guardia svizzera del pai
cfr. sotto n. 3 pag. 677. |Sui soccorsi dati da 'Giulio II all'ospedale dii 5. Spir>ry
v. il * breve a Laur. de A n guillaia in data del 31 ottobre 1504. * Lib. breii 202. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
s Cfr. M a c h i a v e l l i , Principe xvr. C o p p i , Discorso sulle finanze 1-15 12

son o

r e g is t r a t e

e le m o s in e

Giulio II come reggen te dello Stato pontificio.

677

conti di Lavagna, nella sua qualit di capitano della guardia seppe


mantenere un ordine rigoroso. Non sentivasi pi parlare 'di omicidii, cos frequenti al tempo dInnocenzo V ili e di Alessandro VI.
Potevasi tranquillamente attraversare le vie di Roma, che il papa
davasi ogni premura dallargare e dabbellire.1 Un rigoroso ed
ottimo regime regna ora nella citt dice Lutero, che nel 1510/11
visit R om a.2 La guardia svizzera era formata da principio (gen
naio 1506) di 150 uomini, pi tardi di 200. Su questa guardia di
palazzo di papa poteva fare sicuro assegnamento. Oltre a questo
essa costituiva un nucleo permanente, intorno al quale alloccorrenza poteva raggrupparsi un pi forte nerbo di milizie. Per mezzo
dellufficialit veniva mantenuta una relazione intima tra Roma
e le pi autorevoli fam iglie della Svizzera.3 Di grande importanza
furono le disposizioni prese da Giulio II circa le competenze dei
giudici del Campidoglio per le controversie della citt, come pure
circa quelle del vicario, del governatore e senatore. 4 Oltremodo
profcua fu lerezione di un monte di p ie t 5 ed una riduzione mone
taria fatta dal papa Rovere, la quale ovvi allinconveniente fra il
valore nominale e metallico delle varie monete e mise in corso le

1 R eum ont II I 2, 48. Sullotlicio del m aestri di strada cfr. Rodocanachi.


Rome 220 s 417. Cfr. anche sotto, cap. 8 sullabbellimento delle strade. Con quali
severe pene procedesse il papa contro i malandrini e i sediziosi rilevasi dal
uo breve ad A lex, de Neronio fornii, et comi., (lot. 1505 Jan. , nel quale
Per ilare un esempio viene ordinato di demolire le case del malfattori. * TAb.
brev. 22, f. 444. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o . Il giurista Mario Salamani nel suo (De p rincipotu composto alla fine del governo di Giulio II t>
al principio d i quello d i iLeone X, biasima dal punto di vista umanitario la
pubblicit e lesposizione delle esecuzioni in Roma al suo tempo; cfr. Ciak.
Vn tra tta tista del P rincipe, Torino 1000. 9. n. 1. Sulla polizia in Roma al tempo
di Giulio II cfr. R o d o c a n a c h i , R o m e 275 s.
2 H a u s k a t h 71. B h m e r . R o m fa h rt. 106.
3 Btjrchardi, D arium (T htjasne) III, 414, (C elani) II, 508. LTOW. Die
Schw eizergarde zu ,Rom (Einsiedeln 1859) 4 s. Cfr. Novaes VI, 50 nota. H. de
Kchaixer, H ist, de la Garde vsse pontificale, Fribourg (iSuisse) 1897 e K laczko,
lule I I p. 274. A. da M osto in Q uellen u. Forsch, aus Hai. A rchiven u. Iiibl.
VI (1904), 90, .93, 94. (Sulluniforme degli (Svizzeri v. le fondamentali ricerche,
che sostanzialmente rettificano le notizie precedenti, di Repond, L e costum e
de la garde suisse p o n tif. et la R enaissance ita!tenne. Rome 1917. Caspar S M in u s
Captaneus B lvetio ru m custodie p a la ta apost., riceveva pro suo e t suorum
alarii ogni mese 1151 'lue. 63 boi. Cortese informazione del Dr. G o ttlo b <la
In tro it. et exit, dellA r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
4 B reve Iu lii secundi de causis R om anorum in Capitolio cognoscendis, dot.
Roinae 1512 a p rilii 15, s. 1. et a.. B i b 1 i o t e c a d i S t a t o I n M o n a c o ,
J Can. F. 1)8. B ull. V, 533 s. B ulla refo rm a tio n is T ribunaliutn Urbi a lu i lo I I
Pont. m ax. Po. Ro. procurante edita (28 marzo 1512), B i b l i o t e c a d i S t a t o
i n M o n a c o , ./. Con. F. 160; B ull. V, 511-514. IIergenrtheb V ili , 536. Rodo' a.Nachi, R om e 270 s. Sul magistrato romano e Giulio II vedi A tti dei Lincei,
Scienze morali, 4* serie III. 169s .; X, 10.
5 Breve del 22 aprile 1506, in R egesti di bandi 1, 2S.

78

Libro III. Giulio II. 1503-151o. Capitolo 1.

monete dargento note sotto il nome di gvuli, in seguito di paoli.


Questo provvedimento torn a vantaggio tanto del traffico che della
rendita.1 Contro i giudei falsarii delle monete il papa procedette
con pene sev ere;2 nel resto per protesse gli Ebrei gravemente op
pressi in quasi tutti gli altri paesi : Roma rest per essi una citt
lib era .3
Le deplorevoli condizioni in cui trovavasi la Campagna ro
mana, dove i baroni e i grandi possidenti inceppavano il lavoro ai
poveri coloni, causarono pi volte in Roma, specie negli anni 1504
e 1505, unestrema penuria di granaglie. Giulio II si diede ogni
premura onde apportarvi rimedio, come del resto fu sempre sol
lecito affinch la citt non venisse a mancare di provvigioni. La
miseria nel 1504 era tanta, che il papa non solo chiese a Ferdi
nando di Spagna dimportare granaglie dalla Sicilia, ma si rivolse
persino ai re di Francia e dInghilterra affinch permettessero la
esportazione di granaglie a R om a.4 La cosidetta annona fu sepa
rata da .Giulio II dallamministrazione camerale e istituita per essa
1 Vedi T r a v i s a n o presso A l b e r i II 3 . .33 ss. ; R e u m o n t III 2. 282. Ofr.
006. M o r o n i XLVI, 117. N o v a e s (VI, 152. IU n k e III, 8*. O abam pi,
App. 224 ss.. 230 ss. ; M a r t i n o r i 41 s s . R a f f a e l e d a V o l t e r r a condanna la ridu
zlone della moneta (S t f .i n m a n n II. 787). Nuovi e interessanti documenti sulle
monete di Giulio II presso M u n t z . L 'A telier monta ire de Rome (Paris 188rt)
12 s. Quivi stesso altre notizie su l fam oso Caradosso. V. anche Jalirb. (1. preu**K u m t situimi ttngcn III. 130 ss. ; S o t j l t h e s s - R e c h b f r g . Taicrkabinctt II 1, W H i
1845, 2 : M a r t i n o r i , Giulio I I 41 ss. ; M a l a g t t z z i , La secca , eli Bologna, in Sir.
tal. <li numisni. X I (1898): i S c h t i l t e , Die Frigger in So m I. 217 s. (catalc-'o
delle monete di Giulio IT eoi marchio dei Fugger) : v. H o f m a n n , l'or eh. I.
199 s. : A rd i. star, lom.li. 4" serie XVI (1911). 395-411: E. S o l m i sulla riforma
monetaria di Giulio II. S o l m i (4015 ss.) d come m olto verosimile che anche
Leonardo da Vinci fu richiesto dun parere per la coniazione delle monete e
perci and a Roma al principio del 1505. nella quale occasione ebbe u n u d i e n z a
da Giulio II. (Sul ducato d oro di P arm a d el 1513 v. A r d i. Partn. V i l i , 127 ss.,
ove si prova che il medesimo probabilmente f u coniato solo sotto Leone
2 Ofr. il suo * breve al marchese di M antova del 28 dicembre 150 nell'A r c b i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a su i Giudei, che battevano m o n e t a
falsa nei dintorni di Roma. Minuta in * Lib. brer. 22, f. 43 s. V. inoltre il * breve
Petro .de V alentibus icgum doctori del ;13 novembre 1505: debbono andar pa
niti gli Ebrei falsi m onetarii di Benevento. * L ib. brev. 22, f. -391. A r c h i v i o
segreto pontificio.
3 VOGELSTEtN -RlEGER 29-31.
*
Cfr. * Lib. brev. 22, f. 110 al re Ferdinando di .Spagna in data 19 lugli
1504; f. 119 al medesimo il 13 luglio 1503: f. 157b: Regi Francorum. 13 a-1
sto 1504 (cfr. G o t t l o b Cam. ap. 222). N otevole anche il ** breve riportato
al f. 281 ai Conservatori di iRoma in data 10 aprile 1505. A r c h i v i o st
g r e t o p o n t i f i c i o . Cfr. anche il breve del 01 dicembre 1505 al doge I.''
nardo Loredano, presso S a n u t o VI, 290: difettando il grano a Roma, >1 Pa|1'1
ha dato ordine di comprare il grano della Marca d'Ancona e di condurli' '
S om a per mare : il doge pertanto si dia cura p erch. nei luoghi del territouo
veneziano a questi trasporti non siano fa tti degli impedimenti. Cfr. anche Jh
spacci di G i u s t i n i a n III, 2 6 , 190, 201, 286, 238, 246, 276, 284, 372 (cfr. B k o s c H
Senarega

329.

n . 4 8 ) : iS e r .

di

B ran ca

T e d a llin i,

Diario Romano

3 1 2 ;'C u p i s

10 6

ss.

Giulio II come reggen te dello Stato pontificio.

679

unapposita prefettura, la quale era in certo modo come un mini


stero dagricoltura, di commercio frumentario e approvvigiona
mento. 1 Fu parimenti Giulio II che cre l'ufficio venale degli agenti
per la provvigione delle granaglie.2
La stessa circostanza, che la provvista delle derrate pi impor
tanti per la vita veniva a (Soffrire per la generale mancanza di
sicurezza del mare e delle vie, spiega come malgrado ogni osta
colo i papi volgessero le loro cure allagricoltura della Campagna
romana. A questo proposito Giulio II pot vantare non piccoli suc
cessi- Sotto il suo pontificato le condizioni della Campagna miglio
rarono del tutto decisamente. Lamministrazione prediale pot
prendere un andamento pi regolare e in ci egli fu favorito dal
fatto, che al suo tempo i dintorni di Roma andarono esenti da pas
saggi di grandi eserciti e dallavere le contese dei baroni rimesso
della loro violenza. In tali condizioni vennero rinnovate con mi
glior successo le prescrizioni di Sisto IV per il progresso dellagri
coltura e le limitazioni del puro pascolo. In pari tempo Giulio II
stabil pene severe contro i proprietarii di fondi, che impedissero
ai coloni di portare sul mercato di Roma il grano, allinfuori di
quello necessario al loro sostentam ento.3
Con Giulio II comincia nello Stato pontificio lepoca duna sta
bile e continua propriet fondiaria, che per certo non significa la
accentrata e diretta amministrazione nel senso moderno.4 Di
grande rilievo per il governo del dominio della Chiesa fu un breve
del 22 luglio 1506, nel quale vengono condannati con estremo rigore
tutti gli abusi dufficio, le oppressioni e le ingiustzie che venissero
commesse nello Stato pontificio da parte dei governatori s laici
che ecclesiastici, e si fa obbligo a tutte le autorit governative e
comunali di sottostare ad una revisione annuale da parte della
commissione cam erale.5
Quasi oppresso da cure politiche ed ecclesiastiche, pure Giu
lio II trovava sempre tempo per il governo dei suoi stati. Nellanno
1 B e n ig n i 27 ss.

2 Vedi qui sopra 075 n. 1. Cfr. T om assetti, Campugna I, 212, dove


ricordate anche altre disposizioni per l approvvigionamento
di
Roma. G ottlob, Cam. ap. 251. B enigni 29. Cfr. P fe u te r -R u la n d , P estilentia
" num m is (Tnl>. 1882) 13 s. V. inoltre XiAUREnt. Pabm eniits 300 e Rodocan a c iii . Corporation s I, Ci) e le opere da noi citate al voi. II, 015 s., n. 0 di p. f>14.
3 K e u m o n t III 2, 289. H i l l e b r a n d , Ita lia II, 162 ; cfr. anche A b d a n t,
l al>e* e t P aysans (P aris 1891) 4 4: G o t t l o b in U istor. Ja h rb u ch XA I (1895),
131 s. e B e n i g n i 29. C i t p i s 107 ss.
4 G o t t l o b in B taatsleiekon del B b u d e r III. 795.
*
Bull, v . 418. G o t t l o b , Cam, ap. 120 s., 145, 170 circa altri provvedimenti
riforma. Il 20 dicembre 1507 Giulio II rinnov la bolla di Sisto I \ a fa'ore del diritto di testare dei curiali : BuUa Iu lii Pape Secun d i conflrm atoria
bulle S i i t i Q uarti Pontifici* M a xim i de tentando, s. 1. et a., B i b l i o t e c a d i
S t a t o i n ' M o n a c o , J . Can. F. 169.
'Odo

680

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 1.

1511 durante una guerra e con un tempo orribile si rec personal


mente a Cervia per convincersi delle condizioni in cui si trovavano
quelle saline.1 Quando pot, il papa provvide al benessere dei suoi
sudditi, si oppose risolutamente agli abusi e alle oppressioni e
cerc d introdurre miglioramenti nell am ministrazione.2 Nulla
sfuggiva alle sue premure e cos intervenne contro i reati forestali,
i furti di anim ali,3 contro le angherie dei giudici,4 il parteggiare
disturbatore dellordine,5 contro i pirati,6 i banditi,7 i ladri8 e gli
assassini ; 9 cerc inoltre di comporre antiche contese per ragioni
di confine10 e si prese a cuore imprese di comune utilit, come per
esempio la costruzione di p o n ti11 e correzioni del corso di fiumi.
Sullesempio dei grandi pontefici del Medio Evo, come un Gre
gorio IX, che persino in mezzo alle pi gravi tribolazioni prese
sotto la sua tutela un povero contadino, anche Giulio II non di
mentic di tutelare loffeso diritto dellultimo dei suoi sudditi.
Cos in un tempo, in curi gravi cure politiche gli occupavano la
mente, il 7 gennaio 1507 egli eman da Bologna un breve al
governatore di Cesena e Bertinoro che suonava cos : Il guar
diano della rocca di Bertinoro ha tolto della legna ad un cittadino
di col e gli ha recato altri danni. Il cittadino se n richiamato
1 Sanuto X II, 89, 98.
-/U-2 Cfr' in App\
100 104, m 113 114> llr>- 110 i brevi del 10 dicembre
1506, del 1 gennaio 1507, del 6 gennaio 1507, del 23 gennaio 1507, del 27 .-'fu
naio 1507, del 21 e 24 febbraio 1507. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
3 V. i * brevi del 3 e 4 dicembre 150. * Lib. brev. 25, f 31 e 33b. A r c h i v i o
segreto pontificio.
4 V. App. n. 112.
( fi. il ** breve a Ferdinando di iSpagna relativo a Benevento in data di
Bologna 1 febbraio 1507. * Lib. brev. 25, f. 157c. A r c h i v i o s e g r e t o pont i f i ci.
Cfr. il * breve del 20 febbraio 1507 in * Lib. brev. 25, f. ISSb.
7 A. le costituzioni del 27 e 28 novembre 1505 in Regesti di bandi I. 20--*
8 Cfr. la * lettera contenente i connotati contro Alessandro M e m b r i n i de
Corchiano da Roma 22 aprile 1507. L ib . brev. 25, f. 280; ibid. 273b una let
tera con connotati in data di Roma 31 maggio 1507 contro A ugustinus &//)"" ''
d-e F iano notorius liomicicUt.
0 Breve a Joh. Feltria de. Rovere in data di Roma 10 marzo 1303* Lib. brev. 22, i . 274. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
! Cosi specialmente nella Marca dAncona : v. il * breve a T o m m aso , ve
scovo di Forl, vicelegato della Marca. Roma 24 aprile 1507. * Lib. bn'Cf. 276b.
11
Cfr. il breve per Nicolaus Calcaneus proviticie Morchie Anconitun.
savrarm s et eius m officio successoribus. Gli assegna 250 ducati per la r e s t a u
razione dun ponte. Bologna 30 dicembre 1506 (A Jf). * Lib. brev. 25. (
Archivio segreto pontificio.
* Breve al gonfaloniere e al consiglio di Spoleto da Bologna 2 gennaio
1507: entro 20 giorni essi debbono provvedere alle necessarie correzioni
fiume, altrim enti grave castigo. * Lib. brev. 25, i. 81. A r c h i v i o s e ? i ' c 1
p o n t i f i c i o . Sui lavori per rendere navigabili il Tevere e il Teverone ' e 1
A lb e r tin i 52.
1

'

Giulio II como reggen te dello Stato pontificio.

681

presso il pontefice. Si danno ordini rigorosi di rifare i danni al


querelante e di punire il castellano e gli altri colpevoli.1
Se si vogliono apprezzare rettamente i meriti di Giulio II nel
governo dello stato ecclesiastico, bisogna ricordare innanzi tutto,
chegli trov tutto questo territorio ini una confusione estrema.
Soltanto una tempra energica come la sua poteva ristabilire lor
dine. Non a to rto si paragonato Giulio II col Nettuno virgiliano,
che col viso tranquillizzante esce dalle onde e ne accheta la furia. Nei territorii riconquistati egli si concili laifetto e la devozione
del popolo. Alle citt rimasero larghe franchigie. 3 Cos con
grandissima felicit dei Bolognesi scrive il Guicciardini
venne in potest della Chiesa la citt di Bologna, nella quale,
bench il pontefice, costituiti i magistrati nuovi a esempio degli
antichi, riservasse in molte cose segni ed immagine di libert, non
dimeno in quanto allaffetto, la sottomesse del tutto al dominio
della Chiesa, liberalissimo in questo, che concedendo molte esen
zioni, si sforz (di fare il popolo amatore del dominio ecclesiastico,
fra i cittadini e nella loro citt si distribuivano lentrate pub
bliche, non avendo la Chiesa quasi altro che il nome, e tenendosi
solo per segno della superiorit, un legato o governatore .4 Mal
grado alcuni errori commessi da Giulio II nella scelta dei suoi
legati,5 le condizioni nello Stato della Chiesa erano tali, che un
nemico dichiarato del potere temporale dei papi come il Machia
velli dovette confessare, che le popolazioni non pensavano punto
a separarsi dal papa. Tutto il merito di Giulio II in questo campo
si pu valutare degnamente solo quando si tenga innanzi agli
occhi lo stato in cui trovavansi le cose quando egli prese le redini
del governo. n
1 * TAb. brev. 25, f. 86b.
2 T . I n v ilir a m i p r e s s o F e a , N otizie
3 R a n k e , Pii pat 1, 37, 251. F a n t i ,
1>04 p e r I m o la v . o r a L . I a l d i s s k k k i ,

57.
Imola 3 s . S u lla b o lla d e l 4 n o v e m b r e
lina boUu di Giulio l i ulta comunit
lim o la , in R iv. stor.-crt. delle scienze teol. V, R o m a 1909, 564-581, o v e p e r
la p r im a v o l t a p u b b lic a t o in t e r o e d e s a t t a m e n t e i l t e s t o d i q u e s t o d o c u m e n to .
U n b r e v e p e r J lo n t e r u b b ia n o d e l 16 g e n n a io 1507, c h e c o n f e r m a s t a t u t i p i
antichi, in Boll. stor. M onterubbianese I I (1904), 13.
4 G u i c c i a r d i n i 7, c. 1. ; 9, c. 5. P o l l i n g e r . K irohe und K irchen 530.
5 P a r tic o la r i a

q u e s t o p r o p o s it o s o t t o , c a p .

P rincipe c. 11. D o i x i n g e b loc. cit. 531.

4.

2.
Diffcile situazione di Giulio I I quando assunse il governo.
Caduta e fine di Cesare Borgia. Dissapori con Venezia.
/~ \ltr e m o d o difficile fu la situazione in cui fin dal principio
venne a trovarsi il nuovo papa, il quale, privo di potenza
degna di tal nome in fa tto di soldati e denaro, 1 e ra di fronte ad
una orribile confusione.
Nel Patrimonio propriamente detto le cose versavano in pes
sime acque; fin daH8 novembre 1503 Giulio II dovette emanare
un severo decreto contro i baroni e i comuni, che non mondavano
le loro terre dai ladri e dai banditi. Lo stato della Chiesa a dir
vero non esisteva pi che di nom e.2 Da per tutto ribellavansi
citt e tornavano al potere gli antichi dinasti, cacciati gi dai Bor
gia. Nel Sud infieriva la guerra tra Spagnoli e Francesi, nel Setten
trione, dove la politica dei Borgia aveva sconvolto tutti gli ordi
namenti fino allora in vigore, Venezia traeva profitto da questi
scompigli per accrescere senza alcun riguardo la propria potenza
e recar danno al legittimo possedimento della Chiesa.
Gi sotto il breve governo del mite Pio III la repubblica as
setata di conquiste aveva guadagnato parte con la forza, parte
per via di accordi le citt di Bertinoro, Fano, Monfiore e altre
terre. Ben presto si scopr che i Veneziani avevano stretto degli
accordi in tutta la Romagna onde impadronirsi dell intera pro
vincia. 3 Se ci riusciva, Cesare rimaneva un duca senza terra:
gi a questo momento non rimanevano in potere dei suoi capi
tani pi che i castelli di Forl, Cesena, Forlimpopoli e B e rtin o r o .

1 G o t t l o b , Cani. ap. 79. (Castel iS. Angelo era venuto in possesso del papa
solo il 12 novembre 1503: v. D ispacci d i A. G i u s t i x i a n II. 292. Della gio8
che ne prov il papa parla il 'Costabili in un * dispaccio delll l novembre il'l<:A r c h i v i o d i S t a t o i n 51 o d e n a.
Rettm ont III 2, 10. iQfr. IFea, N o tzie 56. L'editto dell'8 novembre 1333
in Bui?. V, 3! 19-100.
B rosce, Ju liu s II . 94. Bonardi, Venezia e Cesare Borgia 402-413, 415, 421 ss.

Incoronazione di Giulio II.

Stando cos le cose, tutto dipendeva datt'atteggiamento del nuovo


papa, che venne incoronato con gran pompa il giorno 26 no
vembre 1503.1
1
1 preparativi iter lincoronazione eransi gi iniziati durante le feste fatte
per solennizzare lelezione, come riferisce l'inviato <li Mantova Ghivizzano in
lue lettere del 3 novembre 1508. Il 7 novembre il medesimo riferisce che
il papa aveva ordinato di spendere a tale scopo dai 50000 a i 00000 ducati
( A r c h i v i o G o n z a g a in M a n t o v a ) ; cfr. anche in App. n. 08 il dibuccio del 20 novembre. Sulla festa dell'incoronazione, il cui giorno venne
fissato dietro il parere degli astrologi ( D ispacci di A . G i u s t i s i a n II. 295), cfr.
H u R C H A R D i, D iarium ( T h u a s n e ) III, 1307-309, ( C e l a s i ) II, 413 ss. D ispacci d i
A. G i u s t i s i a n II, 312-314. A rd i. star. napoUt. I, (75. * A cta consi st. nellA rc b i v i o c o n c i s t o r i a l e d e l V a t i c a n o . * Relazione di F. ' Guidiccioni
in data di .Roma 20 novembre 1503 ; * relazione di Costabili del medesimo giorno
(questi fa notare lillum inazione della cittil che si fece alla sera; A r c h i v i o
(ti S t a t o in M o d e n a) una * lettera curiosa del Ghivizzano da Roma
'-(' novembre 1503: Hogi se fata la coronai ione del papa .in iS. Retro a la
liliale non he intervenuto molta gente etc. I)at. ha tre liore senza m ang[i]are
f senza bere in modo m ai pi volio vedere coronatione di papa . Una |* rela
zione del medesimo inviato del 27 novembre ripete che alla festa non era inter
venuto molto popolo (certo a causa del temporale precedente e delle malsicure
i"Udizioni) ed aggiunge: * Zobia se farii omnino la processione a lu tera n o -la
liliale se stima deba esser pom posissim a. (Entrambe le * relazioni nellA rc h i v i o G o n z a g a i n 11 a n t o v a). Sulle iscrizioni che allora vennero a f
fisse in Roma v. C hroniken d er deutschen, S t d te X X III, 108. D al giorno del
ibici ironazione sono datate la maggior parte delle lettere, con cui Giulio II
a'mnnzi la sua elezione : cos quella a Firenze (copia a llA r c h i v i o d i
s t a t o i n F i r e n z e ) , a Fr. Gonzaga (originale allA r c l i i v i o G o n z a g a
i n M a n t o v a ) , al re di Polonia R a y n a l u 1503, n. 12), a Fabrizio Colonna
Originale neUA r c b i v i o C o l o n n a i n R o m a , B olle n. 58). Al doge Co
lonna (originale n ellA r e b i v i o C o l o n n a i n Ro ma , " B olle n. 58). Al doge
d Venezia il papa aveva notificato la sua elezione fin dal 6 novembre, ringraziando pure dellappoggio avuto daHamlwisciatore veneto ; vedi S a n u t o V,
-92-293 ; regesto in L ib r i Comincili. VI. 69 n. 25. Anche ai Genovesi come suoi
(ompatriotti aveva comunicato la sua elezione gi prima dell'incoronazione;
v- -1Hi (1. Soc. Savon. 1, 4i38. I l possesso, che per la prima volta venne da
Giulio l i separato dalla cerimonia dellincoronazione, ebbe luogo solo il 5 d i
cembre; cfr. B u r c h a r d i , D ia riu m ( T h u a s n e ) III, 312 s,, ( C e l a m i ) II, 417 ss. ;
S e b . hi B r a n c a T e d a l l i n i , D iario 310. D ispacci d i A. G i u s t i s i a n l i , 329 s.
C 'N t i L L i K R i . P ossessi 5 0 s. e X o v a e s VI, 135. V. anche la lettera di Don Fer
rante dEste al duca di Ferrara da Roma 0 dicembre 1503. A r c h i v i o d i
s , a t o i n M o d e n a . Relativamente alle am basciate per l obbedienza cfr.
U c b u i a r d i , D iarium ( T h u a s n e ) III, 318 (Nie. T igrinus, rniles et doctor, per
!-ucca. 20 dicembre 1503); T h u a s n e (III, 327) (D. A ngelus F undus, canon.
S rncu*is, per (Siena, 18 gennaio 1504; fu i t optim a oratio); ( T h u a s n e ) III, 340 s.,
( C e l a s i ) i l , 440 s . (Savona, marzo 1504; cfr. in proposito le relazioni degli
ambasciatori presso C e l a s i II. 519-521); ( T h u a s n e ) III. 3 5 5 s., ( C e l a s i ) II,
11 ss. (Inghilterra, 20 m aggio >1504) ; ( T h u a s n e ) III, 302, ( C e l a n i ) II, 450 s.
S c o z i a , 3 luglio 1504); ( T h u a s n e ) III, 385 s., ( C e l a s i ) II, 477 ss. (Francia,
-1 aprile 1505: tenne il discorso il napolitano Michele R iccio); ( T h u a s n e ) III,
lr- s .. ( C e l a s i ) II, 485 s., 487 (Portogallo, 4 giugno 1505). Per Venezia v. sotto
I- <01. Si conoscono le stampe contemporanee d e lle seguenti orazioni (tutte
e lla B i b l i o t e c a d i S t a t o i n M o n a c o ) : L u cen siu m Oratio per N ie.

684

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 2.

La 'situazione di Giulio II era tanto ,pi difficile in quanto che


egli trovavasi obbligato tanto a Cesare e al cardinale Amboise che
alla repubblica di Venezia per lappoggio prestatogli nella sua
elezione.1 Prima di tutto il pontefice accontent il cardinale Am
boise dandogli, malgrado lopposizione di parecchi cardinali e dei
rom ani,2 la legazione di Avignone, del Venesino e della Fran
c ia 3 e ricompensando col cardinalato un parente di lui, Francesco
Guglielmo di Clermont.4 Con questo il papa sperava di avere in
pari tempo nella Francia un sostegno contro Venezia.5
Di gran lunga pi arduo fu lintendersi con Cesare Borgia. Per
quanto odiasse ardentemente i Borgia, pure Giulio II non voleva
apertamente venir meno agli impegni che aveva verso il duca,
n sembravagli cosa prudente gettar via senza servirsene un
tale strumento, mentre nella Romagna da un vicino potente ve

Tkgrimum. (altre volte Tig rin u s o T yg rin u s) . . . habita in Oonsistorio publleo


pro obedientia praestanda IuU o II . Pont. M ax. die X X Dee. 1503, s. 1. et a.
(Panzer AIII, 246) ; O ratio elegantissim a per A ngelum Fundium clarissimum
oratorem nom ine ifenensis S o n a tu s apud Iu liu m II . P ontificem habita, I.ipsiae
per Iacobum Tlianner 1504 (Panzer VII, USI) ; O ratio ad Pont. Max. Iuliiun II
in obrdientia i m p ra e stita pro Christ ianissim o R eg e F ra n co rw n H ierusalrm et
iSiciliae Duce Mediolami h u iu s n o n n is X I I . per M iohaelem R itium Xeapo
li ta n u m iurisconsultwm , s. 1. e t a. (P anzer V i l i , 279; anche nella B i b l i o
t e c a O a s a n a t e n s e i n R o m a ; cfr. O elan i II, 478. n. 2); Obedientia
P o ten tissim i E m a n u elis Lusitam iae R egis etc. per cla rissim u m Iu ris l . consu ltu m DiEGiruM P acetum [D iego Pacheo] O ratorem a p u d Iu liu m l i Pont.
M ax. I50o pridie N on. Iu n ii, Romae 1505 (Panzer V ili . 247); E r a s m l s ViTFi.Lirs fOiolek] episcopus Plocensis. O ratio in praestanda ohedientia nomine
A lexa n d ri R egis P oloniar X . M a rtii 1505, Romae 1505 (stampata pre*->
.Theiner. Alon. hist. Pol, II, 300 ss. ; sullinvio del Ciolek cfr. pure Caro V -,
959-963); Fr. de Bourdon, A d Iu liu m I I pro R h o d w ru m m agistro Embrico de
A m bosia [Emeric d Amboise] Oratio, s. 1. et a.
1 B rosch 105.

2 Costabili in una * relazione data da Roma il 27 novembre 1503 rI"'


conta che il C a r d i n a l S. Giorgio aveva sollecitato i Conservatori a recar-i dal
papa e pregarlo che non volesse affidare la legazione francese allAmboise.
per lo interesse di questa cita. S. Sta ha risposto essere necessario compia*
cere Robano et postponere tutti li altri rispecti a questi tempi che la
Sua
ha bisogno del R e di Francia per li portam enti di Venetiani li quali quando
sua Sta non fusse adiutata dal R e di Francia se insegnoregiariano di tutta
Romagna, el che la non ge vole comportare . A r c h i v i o d i S t a t o i
M o d e n a . Anche F . Guidiccioni in una lettera del 27 novembre 1506 annnnzia che lAmboise riceverebbe di sicuro la legazione di Francia. A r c h i v i o
G o n z a g a in Mantova.
3 R a y n a l d 1508. n. 23. Cfr. D ispacci d i A. G i t t s t i n i a n II. 276. 281 e F a s
t o s i 351. A . anche M . R a i m b a u l t , Doowm.
ind.. concernant le monnajiage
lu le s l i a u x arm es du card, d A m boise, Paris 1900.
* Cfr. sopra p. 671.
5
Cfr. n. 4 pag. 6X5. .Sulla partenza detAmboise vedi B u r c h a r d i . Diavi'"
( T h t t a s n e ) III. '317 ( ( ' e l a n i ) , II. 421 e relazione di Costabili dellS dii*'11111'
1503. A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a .

Contegno di Giulio II con Venezia.

685

niva alla Santa iSede minacciato un pericolo, al tu i confronto


nulla era lo stesso vicariato del pi malvisto feu datario.1
Parve infatti in sulle prime che Giulio II avesse perdonato ai
Borgia. Il Cardinal Borgia riferisce il 1 novembre linviato
di Ferrara h a ottenuto la Penitenzieria. A quanto ,sento, un
Della Rovere sposer la sorella del Cardinal Borgia. Tutti gli altri
cardinali spagnoli sono stati gratificati e si trovano per il mo
mento nelle migliori grazie che m ai.2 Verso di Cesare il con
tegno di Giulio II era riservato, ma tale per che costui poteva
nutrire delle speranze, pur ben conoscendo il pericolo della sua
posizione.3
Infatti 1 pericolo pi grave e pi imminente che minacciasse
lo Stato della Chiesa non proveniva da Cesare, ma da Venezia, la
quale mirava la ridurre in suo potere, come la dalmatina, cos
anche tutta la costa italiana. Giulio II venne a piena coscienza
della gravit di questo pericolo per mezzo delle notizie particola
reggiate, che gli somministr il 7 novembre 1503 il suo antico
casigliano Gabriele da Fano. Sin dallora il papa lev aspri la
menti contro Venezia e dichiar di non poter tollerare che alla
Chiesa sii strappassero territorii a lei immediatamente soggetti e
che gi erano tornati allobbedienza della Santa Sede. Il giorno
10 novembre Machiavelli riferisce che il papa avrebbe detto al
Cardinal Soderini : Io sono sempre stato amico dei Veneziani e lo
sono anche adesso, purch non pretendano pi in l dellonesto;
ma ;se essi vogliono occupare quello della Chiesa io sono per fare
"Itimum de potentia perch ei non riesca loro; e provocher con
tro di loro tutti i principi cristiani. Il giorno seguente parlando
c^lambasciatore veneziano Giulio II si espresse in termini assai
cortesi assicurandolo del suo affetto per la repubblica, facendo
uttavia osservare anche questa volta esser suo fermo proposito
di restaurare la signoria della Chiesa nella Romagna. 4
Il 18 novembre lambasciatore veneto Antonio Giustinian ebbe
Un ungo colloquio col papa, che vers principalmente intorno agli
1 R e u m o n t III 2, 12.
- * Dispaccio di Costabili del 1 novembre 1503. A r c h i v i o d i S t a t o
M o d e n a . Cfr. anche la * relazione di Ghivizzano '3 novembre 1503. A r<f | i v i o G o n z a g a i n M a n t o va.
V. Dispacci di A. G i u s t i n i a h II, 283, cfr. 286 s. e la relazione di Costa|'51i in data di Roma 0 novembre 1503: * E1 duca spera multo in N. p. per
! 'erlo multo servito ne la assumptione del pontificato de iS. Bne . A r c h i v i o
!| S t a t o i n M o d e n a . Il 17 novembre Giulio II indirizz a Fr. Maria
'Ha Rovere un * breve in favore di Jofr Borgia. A r c h i v i o d i i S t a t o
1n F i r e n z e .
4
D ispacci di A. G i u s t i n i a n II, 285, 289 s. Undicesima lettera del Machia'lli del io novembre 1503. Lambasciatore ferrarese e l Amboise cercavano
aizzare il papa contro V enezia; cfr. la lettera di Costabili in parte cifrata
1 flta da Roma l S novembre 1503. A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a .

68 6

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 2.

affari di Romagna. In questa circostanza Giulio II rilev con tutta


la chiarezza desiderabile essere sua volont di riacquistare tutti i
dominii che la Chiesa aveva perduti nella Romagna, nessuna di
queste terre dover rimanere in potere di Cesare o di chiunque
altro, e avere a tal fine inviato il giorno innanzi come nunzio a
Venezia il vescovo di Tivoli, Angelo Leonini. E parl in questo
senso soggiunge il Giustinian con tal forza, chio non so
ridire, e non una volta, ma ripetendo ci pi volte. Ci non ostante
lambasciatore cerc di far cambiare sentimenti al papa facendo
osservare, che Venezia non aveva tolto nulla alla Chiesa, ma ad
un nemico della Chiesa, ad un nemico particolare di Sua Santit
e della repubblica. Riflettesse il papa, che quei dominii non po
trebbero venir governati immediatamente dalla Chiesa, che quindi
egli avrebbe dovuto darli ad un altro e che Venezia non meri
tava in verit tale affronto. Ricordasse ancora Sua Santit che da
cardinale egli aveva incoraggiato la repubblica ad unimpresa
contro la Romagna. Allora
rispose Giulio II trattavasi di
unimpresa contro Cesare, ora di una contro la Chiesa. Fu irre
movibile: con tutto laffetto che nutriva per la repubblica, il
suo onore non consentirgli di permettere una diminuzione dello
Stato della Chiesa.1
Sebbene Giulio II intendesse molto bene il danno sensibile che
proveniva allo Stato della Chiesa a causa dei Veneziani, pure nella
sua disperata situazione per il momento non gli rimase altro, come
ben riconobbe il Machiavelli, che di tem poreggiare.2 Simile a que
sto fu il suo contegno anche a riguardo di Cesare Borgia. Egli
aveva bens diretto alle citt di Romagna i brevi promessi in
favore del duca, ma sperava che giungessero troppo tardi. La
carica di gonfaloniere della Chiesa tanto desiderata da Cesare e
che Giulio II aveagli prom essa,4 non gli venne accordata. L e s se ie
andate in fumo queste speranze, come pure le brutte notizie eh
venivano dalla Romagna, produssero sullanimo di Cesare una
impressione indescrivibile: era come affatto cambiato. Gli amba
sciatori trovarono quelluomo gi onnipotente del tutto oppresso

1 D ispacci (U A. G i u s t i n i a n II, 297, 300. Cfr. anche la * relazione dei1 ambasciatore di Mantova in data 19 novembre 1503. A r c h i v i o G o n z a s a
i n M a n t o v a . Sulla m issione del Leonini cfr. * E x itu s 535, f. 15H>: 1308
N o v 0. so lv it due. 100 auri (le camera domino Angelo episcopo T ibu rt i no nim*
tio apud Aenetos pro eins provisione unius men-sis incep. 19 praesentis men?i*
N ovem bris. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
2 Lettere del Machiavelli del 21 novembre e 1 dicembre 1503. Cfr. H eid v
heim er. M achiavelli 1 8 s., 32. A xvisi, App. 95. Y riarte, Csar Borgia II. 1;"'
3 D isvacci d i A . G i u s t i n i a n II, 1281. B r o s c h , J u liu s I I . 09 s. T o m m a s i n i .
M achiavelli I, 292. Ofr. anche il breve del 10 novembre 1508 a favore di C*^
sare e della sua impresa in (Romagna presso A v v i s i 585 e W o o d w a r d 45(5.
4 Cfr. sopra, p. 659.

Giulio II, i V eneziani e C esare Borg'ia.

68 T

e avvilito. Il Machiavelli descrive la sua rabbia e la sua d i s t r a


zione. Allambasciatore veneto il papa disse che (Cesare era cos
lunatico e incomprensibile, chegli non si sarebbe arrischiato di
dire nulla di sicuro sul conto di lui. Il cardinal Soderini lo trov
irresoluto, capriccioso, volubile ed era di avviso, che i rovesci delle
ultime settimane lo avessero intontito. Il cardinale spagnolo Fran
cisco Loris dichiar che il duca gli compariva dinnanzi come
fuori dei sensi, da non sapere neppure lui quel che si volesse,
essere confuso e volubile. In Roma correvano le voci pi strane
sul conto di Cesare. In genere lo si riteneva per ispacciato, non
perch il papa avesse rotto fede, ma per forza delle circostanze
sulla quale nessuno pu nulla. Giulio II non volle far nulla con
tro Cesare mentre le condizioni della Romagna continuavano ad
essere incerte, ma era deciso di assoggettare quei territorii alla
signoria immediata della Chiesa.1 Cesare ebbe parecchi abbocca
menti col Machiavelli, oratore di Firenze in Roma; il 18 novem
bre sped un messo alla citt di Firenze esibendosi come capi
tano ai Fiorentini e chiedendo loro milizie per la riconquista della
Romagna : di altre cose sarebbesi trattato a Livorno.2 Cesare
mosse a quella volta col permesso del papa, al quale importava
pi di tutto che quelluomo pericoloso sallontanasse da Roma.
Con gioia universale il 19 novembre prima dellaurora, Cesare
salito isopra una barca, scese per il Tevere verso Ostia per quivi
mettersi in m are.3 Di l a poco giunse notizia che unaltra impor
tantissima citt della Romagna, Faenza, erasi data ai Veneziani.
Giulio II, al quale le preoccupazioni per queste cose toglievano
il sonno, ne fu al sommo irritato e affinch tutte le fortezze roma
gnole non cadessero in mano dei Veneziani, ne domand a Cesare
la consegna per la mediazione dei cardinali Soderini e Romolino:
Cesare vi si rifiut ostinatam ente.4
In questo frattempo giunse a Roma la notizia che anche Ri
mini era stata guadagnata da Venezia in seguito ad unintesa coi
Malatesta.5 Se non si voleva perder tutto, era necesaria unazio

1 D isp a c c i d i A. G i u s t i n i a . y I I , 281, 297. Lettere del M achiavelli del 14


e 18 novembre 1503. Cfr. B e u m o n t in AUgem . Z eitu n g 1877, n. 277 B cil. e in
0 6 t t - Gel. A m . 1876, I I , 844.
2 S a n u t o V, 482, 497-499. Ofr. H f . i d f . n u l ' i m k k . M achiavelli 2 2 s .
3 D isp a c c i d i A. G istinian I I , 302. Cfr. in App. n. 59 la * relazione d
Ghivizzano del 20 novembre 1503. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .
4 D ispacci di A. G i s t i n i a n I I , 305, 307-308. B e r n a r d i I I , 109 s. Lettera
del M achiavelli del 22 novembre 1503. Cfr. I I k i d e n iie im e r , M achiavelli 24 s.
Anche con breve dell8 dicembre 1503 Giulio I I richiese direttamente da

tesare la consegna dei castelli. Lo trovai in * Lib. Itrev. 23, i. 2. A r c h i v i o


segreto pontificio.
5 K o m a n tn - V, 165. D ispacci di A- G i s t i n i a n I I , 310. B e r n a r d i I I , I l a
Cfr. B o n a r d i loc. cit. 407, 412 s., 426-433.

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 2.

688

ne pronta. I \ eneziani davano ad intendere che i loro intenti


erano diretti unicamente contro la signoria del loro nemico Ce
sare. 1 In seguito a ci il papa decise di costringere il duca a
riconsegnare le fortezze di Forl e Cesena, emanando un decreto
che Cesare fosse catturato e condotto a Rom a.2 II duca apparve
un uomo distrutto. Lambasciatore di Mantova racconta che QUell uomo prima onnipotente versava lagrim e sul suo destino-3 Egli
doveva attendersi di esser messo a morte o cacciato in un car
cere, ch infatti anche Guidobaldo e Giovanni Giordano consi
gliavano il papa di farla finita con l u i .4
Giulio l i sprezz questi consigli. Contro ogni a s p e tta z io n e Ce
sa re venne trattato esteriorm ente bene: gli fu anzi assegnata
l abitazione in Vaticano. In questa maniera il papa speravi di ot
tenere che i capitani del Borgia si lascerebbero ora persuadere 3
consegnare -le chiavi delle loro rocche. Cesare diede gli ordini a
c i necessarii, ma, secondo Sigismondo de Conti, solo in appa
renza. Quantunque non sia dimostrato, egli tuttavia assai verisim ile che Cesare cercasse dingannare il papa, che noli aveva
mantenuto le sue promesse. Checch sia di ci, fatto sta, ch i!
capitano di Cesena dichiar, chegli non avrebbe accettato ordini
che dal duca libero e fece impiccare i messi del papa. A tale no
tizia questi voleva far gettare Cesare nelle segrete <ji Caste'
S. Angelo, ma costui a forza di suppliche ottenne d i esse? m 6sso
nella torre Borgia. Per i suoi beni vennero confiscati, lln con
temporaneo dice che la giustizia di Dio aveva voluto che Cesar
fosse rinchiuso in quella medesima stanza, chegli aveva mac
chiato col sangue di suo cognato A lfon so.5 D a un orrbile s pa'
vento furono ora presi gli aderenti dei Borgia, temendo che ^
collera del papa si riversasse anche su loro. Nella notte dal l 9
al 20 dicembre i cardinali Romolino e Lodovico Borgia s e ne fug'
girono da R om a.8
i
Gfr. in proposito Bomimu h i
Komagna dice R e u h o n t t t t o t ,

plu Cesare perdeva t erl-t>no neil;>

intervenire. A nche Buosm i r, ?


Giulio II di P o d e r e e S o S
A r c h ^ i ^ G o n ^ a g a ^ n

p*11 G iulio si vedeva costretto ;i


f

r M aaZ^ > t aG hIV Z Zan0

a ' E s t e r i B o r ^ P X M I .d 9 0 atan e ^

5n

Sl * * *

d a t a 24 JJOVe )l)re l5 0 3 '

dicerabre 153 presso I ^ o , /

v i o d T l t T t T i n UM o d t nea OIUl ** * relazioni

Costabili ^ ' A r c h i

l i ( 1909), 841 i ^ S c o n ^ o ^elaz^oni'deU ^ '^ w I? r?a Wdl LuzI


*iiC' du ' a"''
App. S43 s. L im o r ile v a retrisamente ia l e a l t r i 0 ,
mantOVai10 *
e S i g i s m o n d o DE- C o n t i i i

528, 3S2-333, 340 s


i^ i)

I I , 4 23 s. R

350-351 r-!^ "

o BACH
^ f c fm ,

,f

el papa

v e r s o C e S a 'e.

D ispacci di A . G iu s tin o * l i . a i8 > 33^

>lV2 's.iUG
m o t(T
n 3^
A x .v is i41
t l oHb
, C a m>. i ap.

2n 1o't a .(C
V

G iu lio I I e Cesare B orgia.

689

Il tempo che segu fu tutto speso in negoziati tra Giulio II e


Cesare; a causa per della loro reciproca e fondata diffidenza essi
vennero a imbrogliarsi sempre pi. Sui primi del nuovo anno il
papa pensava di entrare coni la forza in possesso di Cesena.1
Fin dal ,3 dicembre 1503 il Machiavelli aveva espresso lidea,
che il duca barcollasse ormai verso la tomba. Ora ecco sopravve
nire un fatto, che accrebbe di molto il credito dei cardinali spa
gnoli, cherano pur sempre legati strettamente a Cesare. Il 28 di
cembre 1503 Gonsalvo di Cordova riport al Garigliano una piena
vittoria sui Francesi. Il primo giorno del nuovo anno capitol la
fortezza di Gaeta e il 4 gennaio ne giunse la notizia a Roma.2'
Ormai Napoli era perduta per la Francia.
Contemporaneamente si era alla fine venuti a una conclusione
dei negoziati tra Cesare e Giulio II. Si convenne che il duca entro
il termine di 40 giorni consegnerebbe al papa le fortezze dii Ce
sena e Forl, rimanendo egli in questo frattempo in Ostia sotto
la vigilanza del cardinale spagnolo Carvajal, ma che poi sarebbe
rimesso in libert; qualora non osservasse quel termine, verrebbe
incarcerato a v ita .3
L asera del 16 febbraio 1504 mentre in Roma si festeggiava
il carnevale4 Cesare Borgia seguito da pochi servitori simbar
cava a Ripa Grande alla volta di O stia.5
anche 11 * dispaccio di Catanei del 22 dicembre 1503. A r c h i v i o G o n z a g a
1a M a n t o v a . Sulla fuga dei cardinali e il dispiacere provatone del papa
<m am m e d e Borja) cfr. la * lettera di F. Guidiccioni da Roma 22 dicembre 1503.
A r c h i v i o di S t a t o i n M o d e n a , l i 2 gennaio 1504 Giulio I I indirizz
al cardinale Borgia un * breve assai cortese esortandolo a tornare sollecitamente
a Roma. * Lib. brev. 22, f. b. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
1 Ofr. il breve del 5 gennaio 1504 presso A l v i s i , App. n. 100 (che del resto
trovavasi gi stampato in G o z z a d i n i X CIII) e il * breve del medesimo tenore
a Joh. S fo r sia de A ragm iia, senza data, m a certo d i questo tempo. * IJb. brev. 29,
f- 171). A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
2 B u b c h a b d i , D iarium ( T h u a s n e ) II I, 326, ( C e l a n i ) II, 427. Pei successi
di Gonsalvo di Crdova fino alla presa di Gaeta cfr. S o h i b b m a o h e r VII, 299-305.
3 B u r c h a r d i , D ia riu m ( T h u a s n e ) II I, 331, ( C e l a n i ) II, 42. R o s s b a c h 72 s .
V M a r t e , Csar B orgia II, 204 s. S c h i r b m a c h e r V II, 312 s.
4 Vedi B u b c h a b d i , Diariun ( T h u a s n e ) III, 3 3 2 , ( C e l a n i ) II, 4 3 8 . Harianus
Bonaventura riferisce ex urbe 1/f. Jan. 1 5 0 : * La 'Sta di N. S. ha decreto se
faccia delle representatione e t ludi nostri soliti . Petrus Gentilis scrive da
ionia il 1 8 febbraio 1 5 0 4 : * Hogi sono corso li palli . Queste lettere nel1A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .
5 A l v i s i 4 4 6 nel su o lavoro del resto cosi diligente riporta per errore la
Partenza al 1 4 ; Y r a b t t e II, 2 0 5 al 1 3 febbraio. Q uesfultim a data tolta da
I > L ' b c h a b d i , D iarium ( T h u a s n e ) III. 3 3 2
0C e l a n i ) II. 4 3 3 . Tuttavia dai Di
spacci di a . G i u s t i m a n II, 4 3 7 - 4 3 8 . 4 4 0 risulta che Cesare prese congedo dal
Papa in Castello il 1 4 e che pariti nella notte del 1 6 . Con ci si accorda in so
stanza quanto dice il Catanei, che Cesare sia stato condotto in Castello il giorno
e il 1 5 a(j o stia . * Lettere del 13 e 15 febbraio 1504 meli A r c h i v i o G o n Z a g a i n M a n t o v a . Se io contrariamente a R o s s b a c h 74 m i decido pel
P a s t o s , storia dei p a p i, I I I .

44

690

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 2.

Le pratiche per la consegna di Cesena, Bertinoro e Forl, per


sollecitare le quali era sfato spedito in Romagna Giovanni di Sirolo, arcivescovo di R agusa,1 prepararono molti altri dispiaceri al
pontefice. I capitani di Cesena e Bertinoro pretendevano da prin
cipio la previa liberazione di Cesare. Il papa irritatissimo fece
mettere alla porta i latori di questa proposta, ma da ultimo non
gli rimase che intendersi in via amichevole. Il 10 marzo 1504
stipul con Cesare una muova convenzione, in forza della quale
questi obbligavasi di mandare ad effetto la consegna di Bertinoro
e Cesena e di prestar cauzione per la somma che esigevasi dal
comandante d Forl. Adempite che furono queste condizioni, e
consegnate ai pontifici Bertinoro e Cesena, il Carvajal, senza far
ne pi parola al papa, subito il 19 daprile mise in libert il
prigioniero.2
Cesare erasi munito di un salvacondotto di Gonsalvo di Cor
dova e recossi con tutta la rapidit possibile a Napoli, dove scese
in casa di suo zio Lodovico Borgia. Quivi tosto si vide come il
duca non avesse rinunciato alla speranza di riconquistare i suoi
possedimenti romagnoli. Gonsalvo di Cordova accolse Cesare con
tutti gli onori a lui dovuti, approv in apparenza i suoi disegni
e gli permise persino di arrolare milizie. Cos egli seppe tenere a
bada quellospite pericoloso fino a che non ebbe dal suo sovrano
istruzioni sul modo di comportarsi con lui. Allora s mise allopera.
Il 27 maggio 1504 Cesare venne catturato e condotto nel castello
dIschia. Questo tizzone, dicevano gli Spagnoli, non doveva capi
tare in altre mani che nelle loro. Cos narra il ben informato sto
rico spagnolo Zurita e con lui si accorda il Guicciardini.3 Secondo
il Giovio anche Giulio II aveva consigliato la cattura di Cesare,
onde impedirgli una spedizione in Rom agna.4 Questa notizia trova
16 febbraio, lo faccio in base al G i u s t i n i a n 440 e anche al * breve di iGiulio II
al cardinale Carvajal datato 16 febbraio 1504'. gli deve il du.c Valcntinus ^ 11
jacere ciistodiri, ch egli lo possa secondo gM articoli della convenzione confer
mati da una bolla o lasciare in libert o condurre via. * Lib. brev. 22, f. 19.
A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o . Il iCarvajal lasci Roma il 17 feb
braio : * Heri si partite el cardie de (S. Croce e and a Ostia, dove prima fu
conducto ta len tin o e t in o non
in mane del papa ma del dicto cardinale.
* Relazione di G. L. Catanei da Roma 18 febbraio 1504. A r c h i v i o G o n z a g a
in Mantova.
1 Cfr. S i g is m o n d o d e C o n t i II, 338. Numerosi * brevi relativi alla mis
sione di G . di -Sirolo in * L ib. brev. 22. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
Cfr. App. n. 64, 65. 66. 69, 70.
2 A l v i s i 447-448. B r o s c h , J u liu s I I . 103-104. Dispacci di A. G i u s t i n ' a s
III, 68-60. 509. B e r n a r d i II, 78 s 98 s.. 113 s. R o s k r a c ii 75. Y r ia r t e , Csar
B orgia II, 207-208. V. anche in App. n. 68 il * breve al Carvajal.
3 Z u r i t a V . c. 72. G u i c c i a r d i n i VI, c. 8. /Cfr. Tom m a s i n i . M a c h i a v e l l i I25 e H o f l e r , Bastarddynasti-en 58. V . ora anche V i l l a 392 s . S c h ir r m a c h e r
VII, 313 ss.
* J o v i u Sj. Vita e I, 274.

Ultim i casi di Cesare Borgia.

una conferma negli atti dellarchivio segreto pontificio. Quivi esi


ste una lettera di Giulio II a Gonsalvo di Cordova delll l mag
gio 1504, nella quale il papa chiede al capitano spagnolo dinvi
gilare il duca, cos che non abbia a intraprendere nulla contro
la Chiesa, e dindurlo a consegnare la fortezza di F orl.1 Nel me
desimo giorno Giulio II in una lettera ai reali di Spagna si lamen
tava tanto del iCarvajal come di Gonsalvo di Cordova ; del primo
perch di suo arbitrio, diversamente da quanto era stato conve
nuto, aveva messo Cesare in libert, del secondo perch tollerava
che Cesare maneggiasse in Napoli contro la Chiesa. Cesare
viene qui accusato di avere spedito del denaro al castellano di
Forl e di averlo confermato nella sua insubordinatezza. Questa
lettera -interessante si chiude con la preghiera, che le loro Maest
non vogliano permettere che uno, il quale trovasi in loro potere,
sia di disturbo alla tranquillit dello Stato della Chiesa.2 Linvo
cazione dellaiuto spagnolo ebbe per effetto, che Giulio II entr
analmente in possesso ideila fortezza di F orl.3 Gonsalvo promise
la libert a Cesare purch questi desse ordine al castellano della
detta rocca ,di consegnarla ai pontifici. Cesare vi acconsent e il
10 agosto la fortezza veniva consegnata. Ma neanche questa volta
Gonsalvo mantenne la parola, che anzi il 20 agosto fece condurre
Cesare in Spagna.4 Con ci scompare dal teatro della storia ita
liana questinfelice, che fin dal principio di maggio il popolo ro
mano aveva quasi del tutto dim enticato.5 Re Ferdinando fece con
durre il duca dapprima nel castello di Chinchilla,6 poi in quello
di Medina del Campo. Quivi colui, chera stato gi il sovrano di
Roma e che nel suo naufragio politico aveva perduto anche quanto
aveva di pi prezioso, venne tenuto sotto rigida custodia: un
unico servo form ava la sua compagnia in una stanza della torre.
Nessuno poteva accostarlo. Nel martirio di questa vita, allor1 V. in App. n. 73 il * breve d e ll'll maggio 1504 dallA r c h i v i o s e g r e t o
Pontificio.
2 II breve conservato purtroppo in uno stato fram mentario stato pubbli
cato la prima volta dal R aynald 1504, m. 12. La ristampa presso Ailvisi, App.
102 non del tutto esatta.
a Fin dnllS giugno 1504 il papa scriveva a Carolus m archio F in a rii elcct.
1 Ite-bau. ( ( 'arlo Domenico del Carretto, marchese di Finale) che Cesare era
prigione e L. de Ordelaffi morto di fresco In Ravenna, quibu ex rebus speram u
on areem F o rliv ii per paetionem fa ciliu s rccepturos. * Lib. brev. 22, f. 7G. A re h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o . Cfr. anche App. n. 67, 72 e B e r n a r d i II.
104 s.
*
Ar.visi 450-451. Cifr. G ottlob , Cam, ap. 230, nota. Woodward (0. Borgia
3GG-3C8) difende Gonsalvo dallaccusa di aver mancato alla parola.
5 Cfr. la * relazione di G. L. Catanei in data di Roma 2 maggio 1504 (Dii
talentino non si parla pi). A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a , ora
stampata intiera presso L t t z i o , Isai. d'Este e i Borgia X LII, 462.
6 Non a Siviglia, come dicono G r e g o r o v i u s , Lucrezia Borgia 274-275 e
H oples, Katastrophe 17.

692

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 2.

che ogni suo disegno era 'naufragato e tanti delitti scelleraggini e


assassinii erano stati commessi invano, Cesare divertivasi a far
volare i suoi falconi e rallegravasi quando essi uccidevano qual
che inerme uccelletto.1 Non ostante la severa custodia Cesare il
25 ottobre 1506 riusc a fuggire dalla sua prigione e riparare
presso il cognato Giovanni dAlbret, re di Navarra. Questa no
tizia mise in agitazione Giulio II, sapendo bene che Cesare aveva
ancora non pochi aderenti nella Rom agna.2 Se non che il papa
venne presto liberato da ogni preoccupazione poich il 12 marzo
del 1507 in uno scontro di suo cognato col conte di Lerin innanzi
a Viana in Navarra Cesare moriva della morte onorata del
soldato. Non aveva che 31 anno.3 La grandezza della casa Bor
gia era venuta su come una meteora e come una meteora dilegu ossi.4
Nessun contemporaneo ci ha tramandato quale impressione fa
cesse sullanimo di Giulio II la notizia della morte di Cesare.
Certo egli dovette dire tra s, chera morto un nemico, il quale
sarebbe potuto riuscire ancora molto pericoloso a lui e alla Chiesa.
Le citt della Romagna, dove Cesare contava ancora molti fedeli
aderenti, non erano sicure finch il duca viveva.

1 Vedi H o fle r . K ata stro p h e 23. lOfr. D ispacci di A. G iu stin ia n IH- 2<ff.
2GS, 410-411.
2 Z i;rita VII. c. 26. N ellagosto del 1505 Giulio II di fronte allistanza del
marchese di Mantova s era rifiutato ad interporsi presso il re di .Spagna per la
liberazione di Cesare' Egli non voleva pi sentir nulla di lui. Cfr. L uzio in
R iv . d 'Ita lia II (1909), 844 s.
3 R e i t m o n t I I I 2, 16. A i,visi 453-454. D el soggiorno di Cesare in Spagna f
della sua fine tratta il pili ampiamente Y r i a b t e XI, 215-277 ; cfr. 328 ss. H f l e k .
Bastarddynastien 61 s. e Katastrophe 23 s. e Arch. star. lomb. XLII. 351 >Presso Y r i a r t e e presso G r a u s . Rundrei&e in Spani e ti (Wiirzburg 1894). un
disegno del castello ; vedi anche J. M. Q u a d r a r o , Recuerdos y Bellezas de E spone
Barcelona 1S61.
* Giudizio di H o f l e r , K a ta stro p h e 27.
s L'ambasciatore ferrarese Costabili in un * dispaccio dato da R om a
4 aprile 1507, dice solo che si ha per certa la notizia della morte di Cesare.
A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a . Circa l arrivo della notizia in ' eneziri e Ferrara e su l contegno di Lucrezia cfr. S a n t t t o V II, 47. 50. 54, 56. SeeoinI"
queste relazioni autentiche la Lucrezia che piange Cesare del Gregobovii >
{Lucrezia B orgia 293) appartiene alla feconda fantasia di questo scrittore.
I l poeta della corte ferrarese Ercole IStrozzi dedic a Lucrezia un Epicediutn
sulla morte del fratello, nel quale questi viene glorificato nel senso dell ideale,
che Machiavelli n'aveva fatto. Cfr. B u r c k h a r d t , K u ltu r dfir Renaiss. I 11, 1-j1'
296 (1295, 225 s. ; L u z i o - R e n i e r , C ultura e r d . lett. (VIsab. d 'E ste II 2. 35'Cauducci, L a g io ven t di IL, A rio sto e la poesia latina in F errara, nelle Oper>XV. Bologna 1905, 1S3-186. I l poeta ferrarese scrive C a r d u c c i (183'
ce lo rappresenta come luomo mandato dalla provvidenza a restituire limpei"
>e la gloria di Roma, come l uomo |che doveva unificare l'Italia, come 41 Vrin
<cipe, in somma, aspettato dal Machiavelli. Alessandro sesto, il senno, il ^ a'eu
tin o la mano: Roma stessa lo diice accusando i fa ti che le tolgono l'uno e I alti"

C onsegna della rocca di Forl.

Gli una singolare disposizione, che quelluomo, il quale, vi


vendo pi a lungo Alessandro VI, avrebbe pi che altri secolariz
zato lo Stato della Chiesa e che perci nel periodo della sua gran
dezza godette le segrete simpatie del pi accanito nemico del pa
pato che allora esistesse, di Niccol M achiavelli,1 abbia potentemente preparato, certo senza volerlo, il nuovo stabilimento dello
Stato della Chiesa. Sono note a questo proposito le parole del Ma
chiavelli nel iPrincipe: Bench lintento suo non fusse di far
grande la Chiesa, nondimeno ci che fece torn a grandezza della
Chiesa, la quale, |spento il duca, (fu erede delle fatiche sue. Per
ch ci avvenisse occorreva certo un uomo di ferro come Giulio II,
un uomo, che fece servire ogni mezzo al suo grande intento, senza
perderlo di vista nemmeno un istante. Sotto questo riguardo si
gnificativo il contegno del papa allorch finalmente FU dago
sto 1504 ebbe notizia della consegna della rocca di Forl. Lam
basciatore fiorentino riferisce, che essendo stato dimandato al
papa se volesse che in tali circostanze si facessero le consuete
dimostrazioni di giubilo, Giulio rispose: No, tali dimostrazioni
di giubilo le vogliamo risparmiate per quando ci riusciranno ben
altre cose di gran lunga pi ardue. Giulio II prosegue a dire
l'ambasciatore intendeva alludere alla riconquista di Faenza
e di Rim ini.2 Lostinazione con cui i Veneziani ritenevano queste
citt rubate alla Chiesa aveva fatto s, che le relazioni tra Roma
e Venezia diventassero di mese in mese pi tese. A ben conside
rare il contegno della Signoria a riguardo di Giulio II innega
bile, che i diplomatici della citt delle lagune, del resto cos pru
denti, silludevano di grosso sul carattere del papa della Rovere.
Siccome il cardinale Giuliano della Rovere era sempre stato
amico dei Veneziani e costoro per tema di un papa francese ne
avevano favorito lelezione, a Venezia credevasi fermamente che
divenuto papa egli avrebbe lasciato mano libera alla repubblica
nella Romagna. Fatale illusione! Giulio II invece fin dal principio
del suo governo aveva fermamente deliberato di non tollerare una
simile rapina3 in danno dello Stato della Chiesa. Fin dal principio
1 Ofr. sopra, p. 140 s.
2 Dispaccio di G. Acciaiuoli del 13 agosto 1504 in D ispacci di A. G ius , inian III, 198 , nota 1. Con una * bolla del 30 agosto 1504 Giulio II so ttr a sse
< nstel Bolognese alla signoria di (Cesare e lo restitu al comune di Bologna.
A r c h i v i o di S t a t o i n B o l o g n a .
Cos U lm ann chiama il procedere dei Veneziani (M axim ilian l i . 139).
( on ci la'q u estion e d i diritto chiaramente delineata (cfr. in proposito
anche R e t j m o n t in d o tt. Gel. Anz. 1876, II. 840). B r o s c h , J u lim II. 1 0 5 s.,
M'ansa pi che pu la questione ; egli sostiene a prio ri in tutto e d esclusi' unente il punto di vista dei Veneziani, come si vale quasi unicamente di
fonti veneziane. I.e annessioni di Venezia agli occhi del B r o s c h sono s e m p r e
gius tifica te ; persino nella protesta di nullit fatta .dalla repubblica contro

Libro III. Giulio II. 1508-1513. Capitolo 2.

egli non lasci la repubblica in dubbio circa le sue intenzioni di


ripetere quanto era stato strappato alla Chiesa nella Romagna.
Con tutto ci a Venezia stimossi di dover proseguire per la via
una volta battuta, giacch per il momento non vera da temere
da parte del papa, sprovvisto comera di danaro e di milizie.
Lambizione e la smania di acquisti dice il Priuli, cronista ve
neziano contemporaneo erano s grandi, che si venne nella de
liberazione dimpadronirsi di tutta quanta la Romagna, checch
ne fosse per seguire.3 Allorch il 22 novembre 1503 giunse a
Roma ria notizia delloccupazione di Faenza da parte dei Vene
ziani, il papa fece subito chiamare lambasciatore veneto ripe
tendogli la sua ferma risoluzione che tutte le terre appartenenti
alla Chiesa le dovessero essere restituite. Preg ancora, che la re
pubblica non volesse spingere le cose allestrem o.4 Tre giorni
dopo si diceva apertamente in Roma, che anche Rimini era diven
tata veneziana. Lambasciatore veneto era fuori di s poich il
suo governo aveva ordinato che la cosa si tenesse segreta al pos
sibile. Cos ancor prima della sua incoronazione Giulio II vide
cadere in mano della Signoria due gemme, di cui egli a v r e b b e
voluto ornare il triregn o.5 Il 28 novembre in unadunanza di
cardinali il papa mosse lagnanze circa il procedere dei V e n e z ia n i.
Il 29 di novembre vi fu concistoro. Il papa riferisce lamba
sciatore veneziano ha pronunziato in esso forti parole contro
la nostra repubblica; prima aveva detto al Cardinal Comaro, che
egli si rivolgerebbe alla Francia e alla Spagna perch queste tute
lassero gli interessi della S. Sede.0 In un abboccamento chebbe
collambasciatore veneziano il 30 novembre, Giulio II us termini

i l patto giusto allora intervenuto col papa e corroborato anche con giura
mento, egli trova la rivendicazione del diritto originario alla vita senza del
quale non concepibile un potere politico indipendente (p. 108). A riguardo di
Giulio II B r o s c h invece il pi rigido censore che isi possa immaginare. Qualun
que espressione ambigua, di quelle che in diplomazia furono sempre in u s o e che
dai diplomatici venivano anche prese in tal senso, se essa uscita da Giulio II
viene bollata coi term ini pi mordaci. Insieme il B r o s c i i spiega una violenza
despressione, che viene censurata persino dai suoi amici (v. A U g e r n , Z e t t u n g
ISSO , n. 83, Bell.). iSullo spirito partigiano del B r o s c h cfr. anche il nostro v
II, 521, 548. V. inoltre A rch. <f. Soc. R om . 177. K r e t s c i i m a y b II, 644.
i Cfr. sopra p. 685 e R e t j m o n t in Gtt. Gel, A nz. 1 8 7 6 . II, S 4 5 .
_
Cfr. la relazione di Fr. Guidizonus in data di Roma 25 novembre 151
A r c h i v i o di S t a t o in M o d e n a .
a R e h j m o n t III 2 . 1 2 . R o m a n i n V, 1 0 4 .
.
i D ispacci di A . G i u s t i n i a n II, 3 0 5 - 3 0 6 . Il giorno 2 3 G i u s t i n i a n parla n i
muovi lam enti del papa : loc. cit. 3 0 6 .
5 B r o s c e , Ju liu s II , 106.
D ispacci di A. G i u s t i n i a n II, 318. D i ci il B r o s c i i 107 non fa nu>t o.
altrim enti non avrebbe potuto trovare cos strane le parole del papa al - 11
chiavelli.

Giulio II e Venezia.

(>95

pi miti e protest la sua benevolenza verso la repubblica : 1 cono


sceva bene infatti la propria momentanea debolezza e cercava per
ci di avvicinarsi alla Francia.2 Gi il 10 di dicembre il papa querelavasi di nuovo con lambasciatore veneziano sul contegno della
Signoria a riguardo della Rom agna.3 Le notizie che di l a poco
vennero dal vescovo di Tivoli, Angelo Leonini, mandato a Venezia,
accrebbero le ire di Giulio II. Il Leonini aveva chiesto il ritiro
di tutte le milizie dalla Romagna, ila rinuncia ad ogni ulteriore
acquisto dai possedimenti di Cesare Borgia, che spettavano tutti
quanti alla Chiesa. La risposta (della Signoria) fu poco soddisfa
cente. Venezia accettava di desistere da ogni ulteriore avanza
mento nella Romagna, ma non intendeva dare indietro. Fu riso
luto di ritenersi Rimini, Faenza e gli altri luoghi illegalmente
occupati. 4
Lambasciatore veneziano in Roma, Antonio Giustinian, fece
di tutto per far cambiare consiglio al papa. La proposta di dare a
Venezia linvestitura dei paesi conquistati fu da Giulio II respinta
osservando che dai papi quei paesi di Romagna erano stati ognora
concessi come vicariato a benemeriti, ma non a potenti capitani ;
con una potenza come Venezia ci non essere conveniente, la re
pubblica non avrebbe mai pi restituito quei dominii. Amerebbe
meglio non esser papa, che tollerare al principio del suo ponti
ficato una tale diminuzione del proprio Stato. Il Giustinian dopo
avere ascoltato tranquillamente questi discorsi, gett tutta la colpa
su false relazioni dei nemici di Venezia ed evit al possibile di
trattare per via diretta circa la consegna dei paesi conquistati.
Pare che lambasciatore siasi illuso nel credere che Venezia non
avesse a temere nulla di serio dal nuovo papa,5 perdendo in ci
completamente di vista le qualit straordinarie di Giulio II. Egli
non aveva tanta capacit da intendere i vasti disegni del papa
diretti non a scopo di personale interesse, ma allesaltazione della
Chiesa e non presentiva quanto fosse arrischiata la politica del
suo governo : 6 invece egli si lusingava di riuscire con belle pro
c e sse ad abbonire il pontefice.
1 D ispacci di A. G i u s t i n i a n II, 321. iSono ben lontano dal volere in tutto
giustificare la condotta di Giulio II, ma il modo con cui il QBe o s c h ingran
disce le parole del papa, molto partigiano.
2 Cfr. sopra, p. 684 s.
8 D ispacci di A. G i u s t i n i a n II, 3 3 5 .
4 B b o s c h , J u liu s I I . 108. Il i treve di (Giulio II del 17 novembre 1503 sulla
fissio n e del Leonini presso S a n u t o V, 480. Il Leonini (cfr. M a r i n i I, 303 s.)
era secondo il giudizio dei contemporanei un abile diplomatico. Il M a c h i a v e l l i
o chiama un prelato di pensare veramente giusto, savio e assai sperimentato
neli affari di Stato. P i e p e b . N u n tia lu re n 42. R i c h a r d , Origineg des nonciatures
lic>'>ntinentes 334 s. D i ci nemmeno un cenno nella narrazione del B b o s c h .
5 Cfr. B a l a n V, 435.
6 Cfr. T o m m a s i n i , M achiavelli I, 2 9 0 .

696

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 2.

Linanit di un tale tentativo vien fatta notare da un agente


di Ferrara fin dal 25 novembre 1503 : Il papa egli dice
di malumore per lo svolgimento delle cose in Romagna: dove spe
rava veder luce, non iscorge che tenebre. Io conosco il suo carat
tere e perci sono sicuro, chegli non soffrir in pace quelle cose,
per quanto altri siano di parere che riuscir loro di trarlo in in
ganno.1 Che ci non fosse possibile, lavrebbe potuto capire an
che il Giustinian. Allorch questi il 23 dicembre difese nuovamente
la sua repubblica contro le pretese calunnie dei nemici di essa, il
papa gli rispose: Signor ambasciatore, voi venite sempre con
belle parole, la Signoria con brutti fatti. Noi siamo bene infor
mati del come si agisca in Romagna e come si occupino delle terre
immediatamente soggette alla Chiesa; oggi stesso ci stato rife
rito, che Venezia lavora per la defezione di Cesena ed ha occu
pato gi S. Arcangelo. Come si fa a star tranquilli, mentre siamo
quotidianamente derubati da ,coloro stessi dai quali attendevamo
aiuto? Dobbiamo querelarcene. Sul momento non abbiamo mezzi
per muover guerra alla repubblica, ma ci rivolgeremo alle potenze
cristiane e invocheremo il soccorso celeste.
Lambasciatore non seppe rispondere altro che : ci essere inu
tile e che se in Cesena si manifestava inclinazione a diventare ve
neziana, ci avveniva per il buon governo della repubblica. Quanto
a SantArcangelo non avere Sua Santit alcun motivo di alterarsi,
essendo quella terra venuta in potere di Venezia ancor prima della
legazione del Leonini ! Tre giorni dopo Giulio II fece chiamare a s il r a p p r e s e n t a n t e
di Venezia e gli disse: Ambasciatore, noi dobbiamo n u o v a m e n te
protestare a causa degli affari di Romagna. Ogni giorno ho le tte re
le quali mi informano delle macchinazioni dei vostri agenti in Ce
sena, Imola e altri luoghi; ovunque si cerca l di sovvertire il
popolo, di staccarlo dallobbedienza della Chiesa e di ridurlo in
signoria del vostro governo. Il pi fiero nemico non potrebbe
agir peggio contro di noi. Noi siamo saliti s u ll a cattedra di P ie tr o
collidea di essere a tutti padre e di rimanere neutrali, come addi
cesi a un papa, ma temiamo che la necessit ci costringa a m u ta r
consiglio.
Lambasciatore cerc al solito di scolpare il suo governo, ma
non pot nascondersi, che a ben poco approdava. Egli termina con
queste parole la sua relazione: Giulio II esige la restituzione di
tutte le terre occupate in Romagna. Potrebbe anche darsi che le
1 ** Relazione di F. Guidizonus in data di Roma 25 novembre 1503. A rc h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a . Cfr. anche App. n. 62.
2 D ispacci di A. G i u s t i n i a n II, 389, 347, 356-357. Cfr. R e u m o n t III 2 . 3 ?
e G . O a s t e l l a n i , La dom inazione veneta a S a n tAntarcangelo, S a n t A r c a n g e l o
1S95 (in soli 100 esemplari).

97

Giulio II e Venezia.

circostanze persuadano il pa,pa e il sacro Collegio a lasciare alla


repubblica Faenza e Rimini, ma egli non vuol dare alcuna parola,
prima che siano sgombrate tutte le altre terre.1
Il 10 gennaio 1504 il papa diresse al doge la seguente lettera :
Dilettissimo figlio, salute e apostolica benedizione !
Per mezzo del nostro venerabile fratello, il vescovo di Tivoli,
e di parecchie lettere noi abbiamo dichiarato a V. Serenit, essere
nostro fermo volere di ridomandare le nostre citt di Faenza e
Rimini con le loro rocche ed altre piazze, che V. Serenit ha oc
cupato dopo la morte di Alessandro VI : ci abbiamo ripetuto pi
volte al vostro ambasciatore. Pertanto non possiamo meravigliarci
abbastanza nel vedere come ancora non ci sia stata data una
chiara risposta. Avendo per noi inteso dal detto vescovo, nostro
legato, che la cosa venne di nuovo portata avanti al Senato, V. Se
renit e il Senato nella loro sapienza comprenderanno bene, che
non lecito di tenere illegittimamente occupati possedimenti della
Santa Chiesa romana, e che noi dobbiamo ricorrere ad ogni mezzo
onde ottenere la restituzione di questi possedimenti. Fin dagli
esordii del nostro pontificato noi eravamo irremovibili nel propo
sito di riguadagnare i dominii tolti alla Chiesa, tali siamo tuttora
e lo saremo sempre. Se lambasciatore di V. Serenit od altri ha
scritto in senso diverso o ha fatto -sperare in un componimento,
egli non ha scritto la verit, poich il dovere cimpone di non
permettere una tale offesa di Dio e perdita della nostra reputa
zione. Noi abbiamo sempre amato e tenuto in alta considerazione
V. Serenit e la repubblica nella speranza che voi sareste i vin
dici, non gi gli usurpatori dei diritti della Chiesa, specialmente
durante il nostro pontificato. Ora siccome nulla ci ritrarr dal
richiedere le dette citt e perch il Signore Iddio e il nostro Sal
vatore Ges Cristo, che ci ha affidato la sua Chiesa, e il nostro
stesso ministero lo esigono: Noi dichiariamo che chiunque scrive
pensa diversamente si allontana dalla verit. Di nuovo esor
tiamo la Serenit Vostra con paterna bont e vi chiediamo nel
Signore, che voi di proprio impulso e sollecitamente facciate quello
che per equit siete tenuto di fare.2
Tutto fu inutile: i Veneziani erano risoluti di ritenersi la loro
Preda. Anzi si burlarono delle minacce del papa, tanto si reputa
1 D ispacci di A. G i u s t i n i a x I I , 3 6 0 - 3 0 3 . Anche dopo questa dichiarazione
il Giustinian lusingavasi pur sempre di ottenere il suo scopo. Con cortese im
portunit si present il primo dellanno dal papa con la preghiera, che, solendo
eS*i in tal giorno far dei regali agii amici, si compiacesse fare un presente
alla repubblica a lui cos devota cedendo Rimini e 'Faenza. Giulio sorridendo
disse, ohe prima la repubblica restituisse Tossignano e che poi si potrebbe
scendere a patti circa le due suddette citt. Cos narra B e m b t t s 2 5 8 : cfr.
H avem ann

II,

R a y n a ld

2 15 .
15 0 4 .

n.

1.

S a n u to

V,

733;

cfr:

732,

73C .

698

L ib ro I I I . G iu lio I I . 1503-1513. Capitolo 2.

vano sicuri della loro superiorit.1 Presto o tardi dovevasi venire


ad un serio conflitto.
Fin da questo momento in Venezia si venne a scene violente
fra il nunzio pontificio Leonini e il doge. Indarno lambasciatore
di Francia presso la repubblica sinterpose come mediatore.2 In
Roma Antonio Giustinian continu ad insistere presso il papa de
rubato con cortese im portunit perch volesse confermare le usur
pazioni e rilasciare in vicariato alla repubblica le terre ingiusta
mente occupate. Lirritazione provata da Giulio II a tali richieste
crebbe poich credette di scorgere che la repubblica cercasse di
guadagnare anche F orl,3 II doge di fronte al nunzio sment la
cosa, ma dichiar che i Veneziani non restituirebbero mai i territorii gi occupati e che sacrificherebbero piuttosto lultima pietra
delle loro case.4 A Roma Giulio II disse apertamente allambascia
tore veneziano, chegli non desisterebbe mai dal riavere quanto
gli era stato rapito e che non essendo a ci sufficiente Ja sua forza,
cercherebbe aiuto straniero.5
I
fatti corrisposero alle parole. Mentre, aggredito e per giunta
inerme, mettevasi in cerca di alleati, il papa era consapevole ap
pieno del pericolo di poter facilmente cadere in dura dipendenza
da quelle potenze, cui faceva appello icontro Venezia.0 Pure egli
certamente sperava di poter trovare ancora una strada onde sot
trarsi a una tale dipendenza. Egli era profondamente convinto, che
per ottenere lo scopo, non gli rimaneva altra scelta. Uno stato forte
e senza riguardi come la repubblica di Venezia cos era egli
fermamente convinto non potevasi tenere in freno che mediante
una grande coalizione. A questo furono diretti gli sforzi del pon
tefice a partire dalla primavera del 1504. Egli si rivolse a Lui
gi XII di F rancia7 e al re romano Massimiliano come patroni della
Chiesa. Il 2 marzo 1504 Mariano Bartolini di Perugia part alla
volta della corte del sovrano tedesco. Il nunzio doveva insistere
presso Massimiliano affinch desse mano alla Chiesa contro Vene

1 Cfr. la * relazione di Catanei in data di Roma 25 gennaio 1504. in cm '-1


dice : * Venetiani persisteno in tenire che hanno in Romagna ne stimano elit i
papa tenti tirarli m in a a le spalle cum ajuto de questi Ri che sperano uscirne
cum honore. A r c h i v i o G o n z a g a i n l i a n t o v a.
- S antjto V, 805. 835. 847. Cfr. in lApp. n. 07 il * breve a Leonini d<
7 febbraio 1504. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
Cfr. in App. n. >68 il * breve lai |Carvajal del 28 febbraio 504. A r c h i
r i o s e g r e t o p o n t i f i c i o . Cfr. anche D ispacci d i A. G i u s t i n i a n 1 "
427 s. e la * relazione di Catanei del 5 febbraio 1504. A r c h i v i o G o n z a ? j
in Mantova.
* S a n u t o V . S47. D e L eva I, 82.

5 D ispacci di A. G i u s t i n i a n II, 415.


D ispacci di A . G i u s t i n i a n I I I . 6 6 :
7 Cfr. Raynai.o 1504, n. 4.

c fr.

277.

Proposta di le g a tra il papa, la Francia e Massimiliano.

(>99

zia, non potendo il papa indugiare pi a lungo nel colpire la Re


pubblica con censure.1 Ancor pi larghe erano le istruzioni pel nun
zio francese Carlo de Carretto, marchese di Finale, in data 14
maggio 1504. Questi doveva proporre una lega tra il papa, la Fran
cia e M assimiliano.2 Nella Spagna era stato mandato nella prima
vera Cosimo de Pazzi, vescovo di Arezzo,3 ma la sua missione fall
completamente. Ferdinando il cattolico si rifiut di ricevere il nun
zio perch fiorentino e partigiano della Francia, cos che Giulio II
nel novembre lo dovette richiam are.4 Da quali sentimenti fosse
animato il re Cattolico a riguardo della Santa Sede si vede dal

1 * Instructio (lata dii. }ilio m ayistro Mariano de Bartolinis de Perusio


cu una m in palata a pouf, auditori nuntio et oratori nostro. ])at. Rom ae die 22.
t'ebr. 1504, non soltanto in Cl. IX , Cod. 1,2 della B i b l i o t e c a d i 8. M a r c o
di V e n e z i a (vedi V a le u tin e lu ; V, 231 e Bbosch Julius II. 112, 326), ma
'luche in Cod. Uri). Sfili, in Gitoli. 1888 della B i b l i o t e c a V a t i c a n a , ' i n
Cod. L V dellA r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o (cfr. Pieper, Nuntiotiiren 45), in Cod. 818 ( 33-F-l) della B i b l i o t e c a C o r s i n i i n R o m a
e i n Cod. 185 della B i b l i o t e c a d e l l a F r a t e r n i t d i S. M a r i a
d i A r e z z o . Sulla missione di M. D e B artolinis cfr. Nuntiaturberiohte I, x l i s
I'iepeb loc. cit.. Ratxald 1504, nv 5-0, 24, Dispacci di A. G iu stin ia n III, 178

e in App. n. 72, 77, 78, 79, 8Q, 81. 82, 83 i * brevi del 20 aprile, 10 e 28 luglio,
1- settembre, 1, 17 e 28 ottobre 1504. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
L* istruzione i>el Carretto in data di Roma 14 maggio 1504, dal codice
della B i b l i o t e c a d i iS. M a r c o , utilizzata la prima volta da B r o s c h in
liintor. Zeitschr. diiSybhl XXXVII, 302 s. e Julius II. 112, 320. Essa trovasi anche
in Cod. Uri. 861,, Ottob. 2515 ( V a t i c a n a ) , in Cod.. 115 della B i b l i o t e c a
1 a p i 1 u p i d i M a n t o v a e in Cod. 185 della ricordata B i b l i o t e c a d i
A r e z z o . Cfr. in App. n. 74. 75 i brevi alla regina Anna del 16 maggio e a
l uigi XII dall8 giugno 1504. In un * breve purtroppo senza data a C. de Carretto
si dice: * A ges etiam gratias dii. fll. nostro G[eorgio] cardii Rothomagen. ; ejus
luctoritate et benignitate a rege e t regina christianissim is omnia facilius impetrabis in quo nos praecipuam fiduciam gerimus cognita eius in nos e t ad hono
rem s. apost. sedis tam prona constantique voluntate . * Lib. brev. 29, f. 129.
A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o . Cfr. R i c h a r d , Origine s 138 s. Del Car
retto R ic h a r d dice : C ta it un de ces Italiens de la Renaissance, fins, consomms dans l art de la diplomatie, comme la papaut en compta beaucoup
1 son service, e t il ligure dignement ct de ses m eilleurs hoinmes dtat,
!es Pfraud, les (Sinibaldi. les Cheregato, les Leonini .
V. * Instructiones da tue r. episc. A retino praelato domestico ad regem et retliiuiui Hispuniae in data di Roma 14 marzo 1504; cfr. il codice della B i b l i o
t e c a d i S. M a r c o ( B b o s c h , Julius II. 113 s., 326), Cod. 818 (33-F-l) della
b i b l i o t e c a C o r s i n i , Varia Polii. 55, f. 420-433 dellA r c h i v i o s e
g r e t o p o n t i f i c i o , Cod. Vrb. 86/, della B i b l i o t e c a V a t i c a n a e
A r c h i v i o d i S i m a n c a s (Berzosa 200.'/, f. 42). Cfr. H i n o - t o s a , Dipipontif. en E spana (Madrid 1896) 44. E siste un * breve di Giulio II a Luigi XII
del 20 febbraio 1504. in cui viene raccomandato come degna i>ersona di fiducia

Cosmus episcopi Aretinus quem in Hispanias rum pot. legati de Intere m ittim ns.
* Lih. brev. 22. f. 26b. Ibid. f. 39i> un * breve simile a Firenze in data di Roma
marzo 1504. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
Sulla missione di C. de Pazzi il ( B r o s c e cosi alloscuro, che rimane
esitante anche nel dire se il nunzio sia si mai messo in viaggio. B r o s c h qui come

700

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 2.

fatto, che il suo rappresentante in Roma nella primavera del 1504


fece ai Veneziani la proposta di una lega.1 Giulio II cerc di eser
citare una forte pressione su Venezia onde costringerla a restituire
la sua rapina servendosi anche dellUngheria. Gli sforzi dei nunzi in Francia e Germania avevano frattanto
sortito un buon successo. Il 22 settembre del 1504 in Blois venne
stipulata tra il re di Francia e Massimiliano una convenzione di
retta immediatamente contro V enezia.3 In Roma dicevasi fin dal
novembre, che il papa avrebbe inflitto delle censure contro Ve
nezia. Infatti Giulio II aveva risoluto di troncare le granfie al
leone di S. Marco. Il giorno 4 dicembre egli espose in concistoro
una serie di lagni contro la repubblica, facendo osservare che non
gli rimaneva altro, che passare alle pene ecclesiastiche.4
Solo a questo punto nella citt della laguna, ove da ogni parte
giungevano notizie circa limminente pericolo, si prese la risolu
zione di fare un passo indietro. Dopo aver tenuto fino allora a
bada il pontefice soltanto con parole , ora si cerc di abbonirlo
mediante concessioni di secondaria importanza .5 E in ci torn
molto a proposito ai Veneziani l essersi in questo frattempo di
nuovo considerevolmente spostato le condizioni politiche. Gli ac
cordi presi a Blois non si misero ad effetto, ladesione della Spa
gna non ,cera versi di ottenerla, anzi si venne ad una seria rottura
fra Massimiliano e Luigi XII. Nel marzo del 1505 segu da parte
di Venezia la restituzione di alcune terre della Romagna, fra le
altre SantArcangelo, Montefiore, Savignano, Tossignano e P o rto
Cesenatico. 11 duca di Urbino fece al doge la promessa che la
repubblica non sarebbe pi oltre molestata a riguardo deHoccupazione di Rimini e Faenza. Certo questo era il desiderio del duca
dice Sigismondo de Conti per egli aveva poco s c r u ta to i

altrove ha trasandato il R ay.nald 1504, n. 21. V. in App. n. SO I'* ordine


di ritornare del 29 novembre 1504. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i Cfr. inoltre V illa 380 s., 387 s., 394.
1 D ispacci di A. G iu stin ia n H I, 505 s.
2 Vedi T ueiner, i l on. H ung. II, 558-560 e in App. n. 77, 82, 80 i brevi
a Leonini del 10 luglio, ,17 ottobre e 17 dicembre 1504. A r c h i v i o s e g r e t o
pontificio.
3 H uber III, 359. TJlmann II, 155 s. H o fle r , A. del Jiurgo 457 s.
*
D ispacci ili A. G iu stin ia n III, 324. Ofr. il * dispaccio di Costabili del
21 agosto 1504 ( A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a ) , del quale un brano
in B a la n V, 487, i brevi presso Theinkr. J[on. H ung. II, 560-562 e in ApPn. S6 il * breve a Leonini del 17 dicembre 1504. Il 29 dicembre del |15<M
Giulio II indirizz una * lettera ad A n i. S u ria n u s elect. Vcnetiar., nella quale
amaramente si querela, che la repubblica si ritenga Faenza e Rimin:. * Lib
bre r. 22, f . 248. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
6 Giudizio di B rosch, J u liu s I I . 118.

Ambasceria dobbedienza dei Veneziani.

701

pensamenti di Giulio II, che aveva pur sempre di mira la ricon


quista delle due c itt .1
Soltanto dopo la parziale restituzione del marzo 1505 Giulio II
ammise lambasceria dobbedienza dei Veneziani, ma anche adesso
soltanto sotto certe riserve (5 maggio 1505).2 L orazione domag
gio fu tenuta da Girolamo Donato: essa riboccava delle solite
frasi tronfie delleloquenza neolatina. La risposta del papa fu breve
e form ale.3
Gi oratori veneziani venuti a prestare obbedienza, che osten
tarono una gran pompa in Roma, eransi lusingati nella speranza
di ottenere da Giulio II la rinunzia a Faenza e Rimini, ma non
vennero a tale riguardo a capo di nulla. Il papa scrisse lam
basciatore fiorentino tien saldo ai suoi diritti e credesi che la
spunter.4

3 S ig is m o n d o

d e C o n ti

II, 340.

C fr.

B ro sc h

loc. cit. e

T o m m a s in i,

Ma-

chiarelli I, 320.
Cfr. P a ris d e iGrassis, ed. Doli-inge 366. Burohardi, D iarlum (T huasne)
HI, 387, (C elani) l i , 481; iSa n u to VI-171 s. ; Gian in (Moni, ut or. d. Ictt. Hai.
IX (1887), 96 s. ; Rodocanachi, Rome 317 s.
3 Relazione d i Giov. Acciainoli in Dispacci ili A. G iu stin ia n III, 542. 11
d is c o r s o di Donato trovasi in una stam pa contemporanea insieme ad altre
trazioni di obbedienza allindirizzo di Giulio II, legata in un vecchio volume
in ottavo grande della B i b l i o t e c a
di 8 . P i e t r o in S a l i s b u r g o :
Hiebonymi doctorix apud Julium I I. P. M. oratoris Veneti in obedientia oratio.
8 f o g li in olio ; inoltre nella B i b l i o t e c a d i S t a t o i n M o n a c o , H. Eccl.
s~2/.?9fc; secondo C elan i (Bitrohardi Liber notarum II, 481) anche alla C a s a
t a t e n s e i n R o m a . Un altro esemplare era offerto nel catalogo XXXIAr
d i L . Rosenthal di Monaco p. 4 8 , n. 1 5 3 5 . Unaltra stampa sotto il titolo H ie r o xyui D onati, P atricii Veneti Oratio coroni Iulio II. Pont. Max. habita. Orati'mes itein aliorum Claris8. oratorum apud eundem Pontificem M aximum. s. 1.
f t a. Un esemplare nella B i b l i o t e c a d i S t a t o i n M o n a c o , Ital. 1,50
18). ma contiene solo il discorso del Donato, 8 fol. Secondo C e t . a n i (II, 51S)
anche alla B i b l i o t e c a A n g e l i c a i n R o m a .
4 Dispaccio di G. Acciainoli del 15 maggio 1505 loc. cit. 543.

3.
Assoggettamento di Perugia e Bologna.
Caduta dei Baglioni e dei Bentivoglio,
A sollecitudine per riconquistare alla Chiesa i dominii perduti
Istaurazione
nella Romagna non fece punto dimenticare a Giulio II la re
dellautorit nelle restanti province. Nel febbraio del
1504 egli aveva gi ottenuto che i Fiorentini restituissero alla
Chiesa Citerna, in quel di Perugia, occupata dopo la morte di Ales
sandro V I .1 Nel maggio dellanno seguente Anticoli e Nepi torniirono sotto limmediata signoria della Chiesa.2 Condizione indi
spensabile di ogni impresa (diretta alla restaurazione dello Stato
ecclesiastico era laccattivarsi i baroni romani e ridurli alla tran
quillit. Giulio II cerc di vincolarli a s per mezzo di parenta li.
Il giovane Niccol della Rovere, fratello di Galeotto, nel no
vembre del 150> fu sposato a Laura Orsini, lunica erede di Orso
Orsini e di Giulia Farnese.3 Un mese dopo lambasciatore di Man
tova era in grado di annunziare glimminenti sponsali di donna
Felice, figlia naturale del Cardinal Giuliano della Rovere, col gio
vane Marcantonio Colonna : 4 per questo disegno al pari di altri
progetti consimili venne abbandonato. 5 Il 24 maggio del 1506 ebbe
1 D ispacci di A. G i u k t i n i a n II. 2 9 9 .
* J u liu s I I . Joli. A n to n io (le l'o r li rio, p ro d u cin e Cam titiint et M a riti'"'1
gubernatori, dat. 29 M ail 1&05; H ed iit tud iniinediatuni cura/ni oppidtun ' '
tira li per la morte del cardinale A. S forza: occupi A nticoli in nome suo e dei
cardinali. Il medesimo ordine venne ingiunto in quello stesso giorno ad Ales
sandro de Neronibus riguardo a Xepi. * L b . hrev. 22, f. 295. A r c h i v i o se
g r e t o p o n t i f i c i o . N el settembre del 1505 Giulio II visit Xepi e fe *'
in questa circostanza un piccolo viaggio circolare per lo Stato della Cliie-:
vedi B u k c h a r d i , D a riu m ( T k u a s n e ) III, 400 s., ( C e l a s i ) l i , 492 ss. e * A''1"
consist., f. 18. A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e d e l V a t i c a n o .
3 G r e g o b o v i u s , L ucrezia Borgia 1 2 8 s .
*
* R elazione del Brognolo in data di Roma 12 dicembre 1505. A r c h i v i o
Gon za ga in Mantova.
Santjto X, 7T1, 784, 798, 935; VI, 128 O f r . D ispacci di A. GirsTiM'^
III, 334 s., 354 s., 390, >393, 409 s., 437 s. S u l l e l g l i e d e l C a r d i n a l G i u l i a n o '
sopra 323 n. 3.

La signoria dei B aglioni e dei Bentivoglio.

70i>

luogo nel palazzo del vicecancelliere lo sposalizio della detta Felice


con Giovanni Giordano, capo degli Orsini di Bracciano.1 Lamba
sciatore veneziano dice espressamente che in questa circostanza
Giulio II dimostr di non essere punto inclinato a seguire le orme
di Alessandro VI. Egli proib tutte le pubbliche dimostrazioni di
gioia e il matrimonio fu celebrato nella maggior segretezza; solo
in Bracciano, dove tosto si rec la giovane coppia, seguirono le
vere feste nuziali.2 N era cospicua la dote che ricevette donna
Felice.3 Due mesi dopo si strinse anche un altro parentado tra le
famiglie Colonna e Della Rovere, avendo Marcantonio Colonna
impalmato una nepote del papa. Marcantonio ricevette Frascati e
il gi palazzo cardinalizio del papa presso i SS. Apostoli.4 In tal
modo Giulio II credette dessersi assicurate le pi potenti famiglie
romane; ora pot volgere il pensiero al modo di ristabilire senza
pericolo per Roma lautorit della Sede Apostolica in Perugia e
Bologna.
Senza alcun vero titolo legale, colla forza delle armi, eransi
impadroniti della signoria i Baglioni in Perugia, i Bentivoglio a
Bologna e su queste ricche citt al papa non era rimasta che unom
bra di comando e una piccolissima rendita. In Bologna specialmente, la seconda grande citt dello Stato pontificio, del quale
formava per cos dire lantemurale, le cose erano giunte a tal punto,
che effettivamente ogni potere era venuto a trovarsi nelle mani
di Giovanni Bentivoglio. Il suo governo non eira forse cos cattivo
quanto quello dellimmorale Giampaolo Baglioni in Perugia, ma
aveva ad ogni modo dei lati assai pericolosi. La moglie ambiziosa
e soprattutto i quattro figlioli del Bentivoglio avevano attirato su
lui lodio della citt; linsolenza e la prepotenza di costoro non
conoscevano limiti. Numerosi esiliati rifugiatisi in Roma solleci
tavano il pontefice a intervenire onde liberare Perugini e Bolo
1 Sul contegno doUOrsini, uomo assai stravagante di maniera che veniva
-Marnato pubblico pazzo, vedi L rzio , M antova e Urbino 178 s. ,Sui servigi in
terposti da Giulio II in favore d i G. G. Orsini presso Ferdinando di Spagna
v- in App. n. 105-110 i * brevi del gennaio 1507. A r c h i v i o s e g r e t o p o n
t i f i c i o . Riguardo a donna F elice cfr. le notizie presso Gian, Cortegiano 318.
Rodocanaohi, R am e 81, 83 ss., 398 s. Su lle relazioni d i Felice con Isabella dE ste
e il progetto da lei coltivato gi nel 1512 dun futuro matrimonio della sua
t*"lioletta col primogenito del duca di Ferrara cfr. L uzio. In ab. (VEut e (fi
fronte a Giulio I I 164 s., 166 s. (Sul matrimonio di questa figlia, Giulia Orsini
cn Pietro Antonio di Sanseverino, principe di Bisignano, cfr. Santjto XXX.
10 s' (7 marzo 1521).
2 Santjto VI, 847, 359.
3 La dote viene generalmente fissata a 15000 ducati. G. Arsago in una
relazione su questo matrimonio data da Roma 24 maggio 1506, la fa ascen^ere a 20000 ducati, di cui il papa ne pag 12000. A r c h i v i o G o n z a g a
' n Mantova.
1 C o p p i , Meni. Colonnesi 2 5 1 . G k e g o b o v i t j s V II3 4 4 .

704

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 3.

gnesi dalla tirannide.1 Giulio II diede ascolto a tali rimostranze,


senza tuttavia nulla precipitare. Per ben tre anni matur il pen
siero, raccolse denaro e milizie e fece tutti gli altri preparativi del
caso : si decise poi di tentare il colpo solo allora che la situazione
politica generale divent oltremodo favorevole allimpresa. Nel marzo del 1506 sintese dire dapprima a Venezia, che il
papa si stava occupando sul serio del disegno di ricondurre Pe
rugia e Bologna sotto il regime diretto della Chiesa. Sul principio
non si voleva ritenere esatta questa notizia, ma informazioni ve
nute in seguito tolsero ogni dubbio. Si venne a sapere che Giulio II
faceva assegnamento sul concorso della Francia e sulla neutra
lit di Venezia. La signoria sconsigli pi volte da questimpresa
specie in considerazione della calata di Massimiliano in Italia, di
cui allora facevasi un gran parlare.3 A Roma molti cardinali, spe
cie il Carafa, si dichiararono contrarii allim presa,4 ma il papa fu
inflessibile. Egli credeva giunta loccasione propizia per abbattere
la signoria dei Bentiviglio, dei quali aveva avuto a lagnarsi fin da
quando era vescovo di Bologna. Terminati chebbe i suoi arma
menti, Giulio II in persona con tutta quanta la Curia mosse da
Roma, dove regnava piena tranquillit. Fu permesso di restare sol
tanto a quei cardinali, che per vecchiaia o malattia non avrebbero
potuto sostenere i disagi della campagna. La legazione di Roma
venne affidata al cardinale Raffaele R iario.5

1 Cfr. G u i c c i a r d i n i VII, c. 1. S u g e n h e i m
3!>3, 395. T o m m a s i n i , .Vachi"
rclU I, 333, 335. (Sulla crudelt dei P aglioni vedi A l f a n i 2-18. Cfr. F a b r e t t i
III, 129 s., 233. Sui Bentivoglio vedi J o v i t j s , Elog. lib. V, 171 e specialmente
le importanti testimonianze, da nessuno ancora prese in considerazione, in
torno alla tirannia della fam iglia presso V e t t o r i , Viaggio 5 e 12 s. Cfr. aneli'
R a t t i II. 148 s. G o z z a o i m . M em orie per la v ita d i G iovanni I I - llen-tivogli"
(Bologna 1-8391 1 5 2 s. e G o z z a d i n i . A lcu n i avven im en ti >7 <. S u U 'i m p o r t a n z a
ili Bologna v. la * lettera di Thoma*imo B arbiero m acicro <c S . *'. />"/'" n'
.'l'i premile* liberi, lionon. in data di Roma 4 maggio 1507. Qui Bologna vien
d etta la pivi florida et triomphante citta de Italia . * L ettere d i a m b a s c ia to r i
e di versi da R om a nellA r c h i v i o d i S t a t o i n B o l o g n a .
2 L a n z , E in leitu n g 8 6 .
3 S a n u t o VI. 322, 349, 377, 385-3SG, 394. Cfr. in App. n. 95 la * relazione
d i G . Arsago del 14 agosto 1506. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .
J S a n u t o VI, 3 9 4 , 4 0 7 .
'* P a b i s d e C h a s s i s , ed. P r a t i 3-4; cfr. 20-21. : sbagliato ci che dicoii
G h e g o r o v i u s (VII3 44, R e u m o r t III 2, 20 e C r e i g i i t o x IV, 87, che B. Cibo sia
rim asto con l'ufficio di luogotenente. S . Giorgio CRiario) vien chiamato tale non
solo da P a r i s d e G r a s s i s , ma anche da S i g i s m o n d o d e ' C o n t i II, 34,
D iario di T o m m a s o d i S i l v e s t r o G92 e da Arsago in una * lettera da Rom->
del 20 agosto 1506. Questi dice: solo la Rota rimane In Roma: i primi quatt.
uditori partono col papa ; domani giungono da Xapoli 100 mercenari! albane-

A r c h i v i o

G o n z a g a

in

M a n t o v a .

La spedizione contro P erugia e Bologna.

705

Affinch fosse provvisto per ogni evenienza Giulio II erasi assi


curata lalleanza di Firenze, Siena, Mantova, Ferrara e Urbino.
Ci non ostante limpresa era audace ; un capolavoro, se fosse
riuscita bene. Dappoich la Spagna si era impadronita di Napoli
e teneva precluso il mezzod al papato, conveniva che questo
cercasse aria libera al settentrione: pertanto il centro di gravit
della politica ecclesiastica fu quindi in poi trasportato nellItalia
di mezzo acquistando cos lUmbria, la Toscana e la Romagna la
massima importanza per la Santa S ed e .2
La spedizione contro Perugia e Bologna era particolarmente
rischiosa anche per questo, che il papa da Venezia e dalla Francia
non riceveva che risposte vaghe ed incerte.
Chi in Francia apparecchiava difficolt al pontefice era specialmente il cardinale Amboise. Giulio II' aveva sperato di abbonire
il suo emulo duna volta col nominarlo subito dopo la sua elezione
legato di Avignone e del Venesino, non che della stessa Francia:
con ci dovevansi anche appianare le perpetue contese tra sudditi
francesi e pontifici; ma lAmboise non conduceva la legazione in
modo da rendere pago il pontefice, si arricchiva coi denari raccolti
e destava pubblicamente il sospetto di aspirare egli stesso alla
tiara.3 Tutto questo non rimase celato a Giulio II, ma, data la
sua difficile situazione, egli dovette mirare ad evitare un aperto
conflitto col ministro onnipotente del re, come anche con questo
medesimo. Perci esternamente egli si mantenne in buoni rap
porti damicizia con entrambi, secondando anzi, per quanto era
Possibile, i loro desiderii. 4 Per i buoni rapporti non potevano na
turalmente durare a lungo. Nellestate dellanno 1505 erano gi
sorti gravi dissapori colla Francia quanto al conferimento dei bene
fici ,del defunto cardinale Ascanio Sforza : a questo si aggiunsero
inoltre delle controversie per la provvisione di vescovadi.5 La crea
zione cardinalizia del 12 dicembre 1505, nella quale ricevette la
1 StiGENHEiM 393. In un * breve da Roma del 19 aprile 1500 Giulio II in
Premio della loro fedelt prometteva ai Senesi di difendere con censure >e armi
a libert della loro citt. A r c h i v i o d i S t a t o i n S i e n a , Cassa della Lupa.
2 Gkegobovius V i l i 2, 45.
3 IU yxald 1506, n. 23 ; 1504, n. 13. H ergerkotheb V ili , 402.
4 Cfr. il * breve allAmboise in data di Roma 16 m aggio 1505, nel quale il
'iipa esprime la sua gioia per la guarigione di Luigi X II e fa sapere, che quanto
f t l vescovato di Clermont seconderebbe i desiderii del re e del cardinale. Con
l,aa * lettera speciale del 19 maggio Giulio II si congratuli) col re francese
per la sua guarigione. * Lib. brev. 22, f. 288, 307, 309. A r c h i v i o s e g r e t o
P o n t i f i c i o . Oltre a questo il papa ordin anche speciali preghiere di r in
graziamento per la guarigione del re ; v. la bolla del 16 maggio 1505 tratta
'all.Irc/t. du Puy-de-Dme presso JIaulde. Origines 818-319.
5 Santjto VI, 176, 228, D esjabdins II, 103. Sulla causa della morte del car
dinale A. Sforza, v. la relazione in D e Oupis, La caccia nella campagna cli
Roma, Roma 1922, 23.
P s t o r , Storia dei P a p i, I I I .

45

706

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 3.

porpora Roberto Chaleand ambasciatore di Luigi XII, produsse


nuovi dissapori. Il re fu altamente indignato perch non erano stati
accolti nel sacro Collegio ,n l'arcivescovo di Auch n il vescovo di
Bayeux. Alludendo alla grave malattia sofferta nella primavera
esclam : Tutta Italia crede chio sia morto. Io far ben vedere
al nostro Santo Padre, che sono ancora in vita. Per vendicarsi
ordin la confisca delle rendite di tutti i benefci goduti nel Mila
nese dagli aderenti del papa.1 Giulio II, la cui situazione nello
Stato Pontifcio non era ancora sicura, dovette stare riservato e
cerc di abbonire il re. A Natale gli mand una spada benedetta,
che fu portata da Pietro Le Filleul, vescovo di Sisteron.2 A questo
sperimentato diplomatico riusc di stabilire migliori relazioni tra
Roma e la Francia. Luigi XII cedette al papa nel campo ecclesia
stico, anzi nellaprile del 1506 si venne a trattare della concessione
daiuto francese al pontefice per la spedizione contro Perugia
Bologna.3 II re di Francia .cerc dapprima di distogliere il papa
dal suo divisamente e di trar profitto dalla sua buona disposizione
danimo dimandandogli fin dal mese di giugno di accogliere nel
SacroCollegio due prelati fran cesi.4 I negoziati si trascinarono in
lungo senza venire ad alcun risultato tanto che la pazienza del
papa fu messa a dura prova. Anche Venezia si adoper con sug
gerimenti e parole per distogliere Giulio II da quella spedizione.
Fu allora che lardito vegliardo sedente sulla cattedra di Pietro
deliber di creare ,un fatto compiuto. Il suo modo di procedere fu
tale, che serv al Machiavelli di prova per la sua tesi: ottenersi
con limpeto e cori laudacia molte volte quello che con modi ordi
nari non si otterrebbe mai. Il papa scrive il famoso poli
tico (fiorentino volendo cacciare i Bentivoglio di Bologna, e
giudicando per questo aver bisogno delle forze francesi, e che
Veneziani stessero neutrali, ed avendone ricerco luno e laltro, e
traendo da loro risposta dubbia e varia, deliber col noai dare loro
tempo, far venire luno o laltro nella sentenza sua, e partitosi da
Roma con quelle tante genti chei pot raccozzare, nand verso
Bologna, ed ai Veneziani mand a dire che stessero neutrali, ed al
re di Francia che gli mandasse le forze. Tale che rimanendo tutti
ristretti dal poco spazio di tempo, e veggendo come nel papa do
veva nascere una manifesta indegnazione, differendo o negando.

D e s j a r d i n s II, 153-154. iS a n t j d o VI,


2 S a n u t o VI, 279, 282. Ofr. in App.

275.
n. 92 l a * relazioni* d e l l a m b a s v i a tore mantovano in data ili Roma 24 dicembre 1505. A r c h i v i o G o n z a - '
i n M a n t o v a . Sullattivit di Le F illeul come nunzio residente in F r a n e . a
vedi R i c h a r d , Origines 140 s.
3 D e s j a r d i n s II. 1(>4 s. S a n u t o VI, 311.
* S a n u to
VI, 351.
_______ -

Il papa parte contro Perugia

707

cecierono alle voglie sue, ed il re gli mand aiuto, ed i Veneziani si


stettero neutrali .1
Il 17 agosto 1506 nel concistoro segreto il papa parl dapprima
della sua intenzione di marciare personalmente contro Giovanni
Bentivoglio, del quale espose le colpe. Il giorno 21 fu stabilito che
per il 24 si partirebbe da Roma : il giorno appresso vennero spe
diti dei brevi ai principi alleati di Mantova e di Urbino con linvito
di unirsi per via allesercito pontifcio.2 La partenza da Roma
venne per differita al 26 agosto.a
A causa dei grandi calori estivi si mosse avanti la levata del
sole. Il papa ascolt prima una Messa bassa, poi alla porta della
citt si conged dal popolo impartendo la benedizione. Il corteo,
accompagnato dapprima da nove cardinali e 500 cavalieri di arma
tura grave, che col loro seguito rappresentavano un numeio molto
pi grande,4 mosse alla volta di Formello, dove Giovanni Giordano
Orsini insieme alla consorte salut il pontefice. Il giorno seguente
Giulio II si port a Nepi, dove si associarono a lui altri tre cardi
nali. La partenza ebbe luogo prima della levata del sole, come sem
pre anche nei giorni seguenti. Il 28 agosto quel corteo che proce
deva con somma fretta entr in Civita Castellana, la cui stupenda
rocca invagh il papa. A causa dellimminente festa di S. Giovanni
qui si fece sosta. In Civita Castellana lambasciatore dei fio r e n
tini, chera il Machiavelli, diede assicurazioni che il suo governo
1 Disc. sopra la I deca di T. L ivio III, c. 44. B b o s o h , J u liu s II . 127. frullo
stupore suscitato dall'ardito procedere del papa cfr. la relazione dellambaeria fiorentina alla corte francese presso D e s j a b d i n s II, ,179. Dal documento
fluivi pubblicato a p. 182 rilevasi, che il re alla met di settembre era ancora
contrario allimpresa.
2 P a r i s d e G b a s s i s , ed. F r a t i 4, 20. (V. in App. n. 90 il * breve del 22 ago
sto 1500 a Fr. Gonzaga. * L'ambasciatore mantovano Arsago fin dal 15 agosto
era in grado d i riferire, che il papa partirebbe certam ente entro otto giorni.
A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a . N el * breve a l duca di (Urbino d a
tato parimente ai 22 d'agsto 1500 si dice che il papa sperava di vederlo in
Perugia il 2 o 3 settembre. * L ib. brev.
f. 548. A r c h i v i o , s e g r e t o
Pontificio.
3 II giorno della partenza viene spesso dato erroneamente. R a n k e , Roni.
"*<i germ. VUcer 215, parla del 20 agosto, K e u m o n t III 2, 20 del 23, agosto,
GozzAniNi, A v v e n im e n ti 70, del 27. Anche dei contemporanei ci danno indica
zioni false, cosi S i g i s m o n d o b e C o n t i II, 348, il 28 agosto, la * cronaca in Varia
i'olit. 50, f. 61 ( A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o ) il 25 agosto e S a * l t o VI, 407 nientemeno che il 2 agosto. Il giorno 20 tuttavia viene stabilito da
I a r i s d e G b a s s i s , ed. F r a t i 21, da B e r n a r d i II, 188, dal carme del cardinale
-Adriano da Oorneto sulla marcia del papa (I te r J u lii Pont. Ro. per H a d r i a n t m
' ard. s . C hrysogoni come appendice all'opera De serm one latino [B asilea 1518],
presso C i a c o n i u s III. 235 s. te Rosero: I, 519) e dagli * A cta co m ist. A r c h i v *0 c o n c i s t o r i a l e d e l V a t i c a n o . Sul malcontento m anifestatosi per
,1 partenza del papa in Roma, dove tem evasi una nuova Avignone, vedi
S c h e u b l , B riefbuch 28.
* Grimm 15, 291.

708

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 3.

era disposto ad appoggiare limpresa contro Bologna. Dui-ante il


cammino da Nepi a Civita Castellana erano giunte dalla corte
francese notizie favorevoli, che allietarono molto il pontefice. Di
Giovanni Bentivoglio invece si diceva, che restava fermo nella sua
pertinacia.1
Si era angora nel colmo della notte quando Giulio II la dome
nica 30 agosto, dopo avere ascoltato una Messa, mosse da Civita
Castellana alla volta di Viterbo. A Fabrica si fece uno spuntino
preparato dal Cardinal Girolamo Basso della Rovere. La sera segu
l'entrata solenne in Viterbo parata a festa. Avanti al pontefice
accompagnato da diciassette cardinali venne portato, secondo il
costume, il Santissimo. Durante il suo soggiorno in Viterbo Giu
lio II prese delle disposizioni dirette ad assicurare la pace ottenuta
lanno precedente fra le varie fazioni cittadine per suo intervento.
La legazione della citt fu affidata al cardinale Leonardo Grosso
della Rovere. Poi fu deliberato linvio di due nunzi : larcivescovo di
Siponto part con severe istruzioni alla volta di Bologna, larci
vescovo. di A ix alla volta di Milano per condurre le truppe ausi
liari francesi contro Castelfranco; quindi di papa fiss il denaro
necessario per larruolamento di soldati svizzeri.2
Il 4 settem bre3 Giulio II a marce forzate si rec a Montefiascone, dove visit la rocca e si fece il desinare. La casa dove scese
era cos cadente, che bisogn puntellarne il pavimento. Alludendo
al vino famoso di quella cittadina Giulio II idisse sorridendo:
giusto di prendere questo provvedimento per non sprofondare e
poi la gente dica che in Montefiascone avevamo bevuto troppo.
Subito il giorno appresso 5 settem bre4 si part alla volta di Or
vieto, al solito due ore prima della levata del sole. Era cos buio
scrive Paride de Grassis, il quale come primo maestro delle
cerimonie prese parte a tutta la spedizione che non si poteva
discerner nulla ; alcune fiaccole rischiaravano il corteggio del papa,
per rendere omaggio al quale una grande quantit di gente aveva
passato la notte allaperto. Il ricevimento in Orvieto fu assai fe
stoso ; con allusione allo stemma del papa sulla piazza principale
era stata inalberata con rara arte una quercia, fra i rami della
1 P a b i s d e G r a s s i s , ed. F r a t i 21 s . Lettera del M a c h i a v e l l i del 2S adu
sto 1506 e * A cta consist. A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e d e l V a t i c a n o.
2 P a b i s d e i G b a s s i s , e d . F r a t i 27-30. S i g i s m o n d o d e C o s t i II, 34S. I>>a n
d i T o m m a s o d i ( S i l v e s t r o 546. B e r n a r d i II, 18S. P i n z i 404 ss., 415 ss. e * ct,!
co n sist. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o ,
Il testo di P a b i s d e G b a s s i s nelled. del T b a t t ha : D ie 6 . veneris. > quel venerd nel 1506 cadde ai 4, e cos hanno anche il D iario di T o m m a s o
S i l v e s t r o 54S e gli * A cta consist.
i
Anche qui i l testo di P a b i s d e G r a s s i s presso F r a t i 3 2 ha erronea
m ente: in die sabba ti septim o Septom b. La vera data negli * Acta consist.
FArchivio segreto pontificio.

Marcia del papa alla volta di Perugia.

709

quale invece di ghiande si vedevano dei putti vestiti da angeli ;


anche alla sommit dellalbero scorgevansi dei bambini, mentre
ai piedi stava appoggiato Orfeo in atto di declamare versi latini
in lode di Giulio II, cui poi facevano eco gli angeli. Al ritorno
dalla cattedrale, dove il papa aveva venerato il famoso corporale
o impartita la benedizione al popolo, fu accesa una girandola. An
che in Orvieto era convenuta dai dintorni una grande quantit
di gente per ricevere la benedizione del papa.1 II giorno stesso del
larrivo di Giulio in Orvieto, vi giunsero anche il duca di Urbino
e Antonio Ferreri, legato di P erugia.2 Tutti e due avevano gi
fatto pratiche con Gianpaolo Baglioni. Questi era rimasto a lungo
esitante, se mai, fidando nelle sue milizie e nella sua citt fortifi
cata, non avesse a tentare una resistenza, ma egli sentivasi molto
poco sicuro della fedelt dei Perugini, la maggior parte dei quali
preferivano al suo un regime papale e poi aveva paura della po
tenza della fazione degli Oddi a lui ostile. Di pi egli conosceva
bene luomo che si avanzava contro di lui e sapeva che non farebbe
ie cose a mezzo.3 Perci prese la risoluzione di accettare le condi
zioni fattegli dal legato pontificio e di sottomettersi. Egli venne
in persona ad Orvieto, promise di consegnare ai pontefici le forti
ficazioni di Perugia e tutti i castelli circostanti, di permettere il
ritorno a quasi tutti gli espatriati, di mandare come ostaggi in Ur
bino i suoi due figlioli e finalmente di prender parte con 150 uomini
alla spedizione contro Bologna. Dopo ci l8 di settembre insieme
tol legato e col duca di Urbino ritorn a Perugia onde farvi i pre
parativi per lentrata del pontefice.4
Subito il giorno appresso Giulio II lasci Orvieto, dove si era
rimasti assai scontenti per la sua economia e per la condotta sca
pestrata dei suoi m ercenari.5 Cammin facendo gli fu recapitata
una lettera del marchese di Mantova, nella quale questi dava come
sicuro il suo arrivo in Perugia per il 12 settembre e il suo inter
vento personale alla spedizione contro i Bentivoglio.6 Nella piccola
1 P a ris
v estro

de

G ra s sis,

ed.

F ra ti

32-36. Cfr. Diario di

T om m aso

di

S il

548.

2 I.a nomina del Ferreri a legato era stata annunziata da Giulio II ai


' erugini il 4 aprile 1506. V. il * breve d i questo giorno neUA r c h i v i o c i
vi c o di P e r u g i a .
3 R e t j m o h t III 2, 20 e J u g e n h e i m 393.
4 SnUentrata del Baglioni al servizio papale per la guerra, cfr. Q uellen.
u- Forsch, aus ita l. A rch ive n u. B ib i. VI (1904). 10(5-107. Qui il documento
'Q1 patto concluso fra il cardinale Raffaello Riario in nome del Papa e il
taglioni. Bologna 22 gennaio 1507.
5 Cfr. D iario di T o m m a s o d i S i l v e s t r o 555 s. e inoltre P a r i s d e G r a s s i s ,
ed. F ra ti 35.

6 P a r i s d e G k a s s i s , ed. F r a t i 36 e * Acta consist. A r c h i v i o c o n c i f ' o r l a l e d e l V a t i c a n o . Cfr. in App. n. 97 il * breve a F. Gonzaga del


] settembre 1506. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .

710

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 3.

citt di Castiglione sul lago Trasimeno, dove non eravi n posto


n vettovaglie per il seguito, il papa con spavento dei suoi disse
di voler rimanervi per alcuni giorni. E ci fece, dice Paride de
Grassis, evidentemente con lo scopo di dar tempo al Baglioni di
mettere in ordine le sue milizie. In Castiglione per si presenta
rono tali difficolt per lapprovvigionamento, che gi li l settem
bre Giulio II andava in barca ad Isola Maggiore e di l a Passignano.
Il 12 settembre s and a Corciano : strada facendo si aggiunse
al pontefice il capitano di ventura Giovanni Sassatelli con 700 uo
mini. A Corciano sopraggiunse il cardinale Francesco Guglielmo
di Clermont con una lettera di Luigi XII sugli affari bolognesi.
Tosto si venne a sapere, che da parte del suo sovrano il Clermont
aveva il mandato di sconsigliare il papa dalla sua impresa contro
Bologna fatica a 'priori sprecata dato il carattere di Giulio II.
La domenica 13 settem bre3 Giulio II fece ,con gran pompa il
suo ingresso in Perugia. A Porta S . Pietro lo attendevano gli o tto
priori in abito da festa con le chiavi della citt. Tutte le campan
sonavano a distesa e per le vie superbamente ornate di archi trion
fali si accalcava una grande folla. Nel seguito del papa si trova
vano venti cardinali, il duca di Urbino, Giovanni Gonzaga e m olti
baroni. Il papa si rec prima alla cattedrale, dove la cappella pon
tificia cant il Te Deum, al quale tenne dietro la benedizione al
popolo e la pubblicazione dunindulgenza.4 Giulio II prese al

1 P a r i s d e G r a s s i s . e d . F r a t i 87-39 e * A et consist. A r c h i v i o
concis t o r i a l e del V at ic an o .
Cfr. le lettere del .M a c h i a v e l l i del 13 e 14 settembre 1506.
3 Non il 12 settembre, come ha il G r e g o r o v i u s V IIls 45.
4 P a r i s d e G r a s s i s , ed. F r a t i 40 s . Cfr. A l f a n i 240 s . G u i c c i a r d i n i VII,
c. .1 dice: il Pontefice entr in Perugia senza forze ed in modo che era in P"
test di Giampagolo farlo prigione ecc. M a c h i a v e l l i nella sua lettera del
13 settembre 1500 osserva, che le m ilizie del papa stavano vicino alle p o r t e
e che a breve distanza si trovavano quelle del Baglioni. di modo che il pap;l
e i cardinali erano in potere di lui. Pi tardi il M a c h i a v e l l i nei suoi JHscorw
sulla prim a ricca rii Tito L i r io biasim la condotta idei! B aglioni e lo- accu>"
<li \ ilt:\, perch non ebbe il coraggio dimpadronirsi della persona del p o n t e f i c e
(cfr. quanto si disse sopra p. 140). D alla sobria relazione di P a r i s d e G r a s s i s .
che fu testimonio oculare, dalle parole di E g i d i o d a V i t e r b o (ed. H f l e r 3 Mj
e dal modo di esprim ersi degli A un a l. dee. ( c um maximo gentium a r m o r u n i
et aliorum numero presso F a b r e t t i III. 194) rilevasi invece, che il papa n*n
entr affatto inerme e che -le sue milizie posero effettivamente piede nella citta.
I l pericolo per Giulio II non pu essere stato cos grave come lo presentano
il G u i c c i a r d i n i e il M a c h i a v e l l i ; la loro asserzione che Giulio II s i a a n d a t o
senza truppa, falsa . Anche l'ambasciatore veneziano ( S a n u t o VI. 421) rac
conta che col papa entrarono 2000 armati, aggiungendo tuttavia et A fa*0
intrar in la terra 500 fanti di note per dubito . Le m ilizie del resto a v e v a n o
il loro quartiere per lo pi fuori della citt. Quindi Giulio JI allora ha dato
certo un esempio di coraggio, ma il suo ardimento non fu tale quale apparse

Giulio II a Perugia.

711

loggio nel palazzo dei Priori. Il 17 giunse in Perugia il marchese


Francesco Gonzaga. Tre giorni dopo il papa celebr un pontificale
nella chiesa dei Francescani : un tempo in questo convento egli
povero giovanetto aveva fatto i suoi primi studii ; ora volle rin
graziare Dio e S. Francesco per la sua esaltazione alla suprema di
gnit. 1
Il buon successo finora ottenuto nella sua spedizione, ricre tal
mente Giulio II, che i suoi pensieri presero un. alto volo. Egli par
lava della sua intenzione, ordinate le cose in Italia, di muovere
contro i Turchi onde liberare Costantinopoli e Gerusalemme dalle
mani deglinfedeli, rilevando per espressamente, che la condizione
preliminare della grande impresa era la restaurazione dello Stato
della Chiesa. In questo senso egli diede ordine di predicare in Pe
rugia alla presenza sua e dei cardinali al celebre predicatore Egi
dio Canisio da Viterbo dellOrdine degli Eremiti Agostiniani. An
che pi tardi il papa fece annunziare a Bologna dal suddetto
predicatore queste grandi idee.2
In tutto Giulio II si sofferm otto giorni nella citt con tanta
prestezza riguadagnata. In questo frattempo egli erasi studiato
con tutto lo zelo di procacciare3 a quei poveri abitanti il beneficio
duna pace duratura. Lodiata signoria dei Baglioni a tutti formi
dabile ebbe fine. Da allora in poi la bella citt doveva tornare a
M a c h i a v e l l i . .Anche F. Cubello in una
lettera a Fr. Gonzaga in data
di Perugia 14 settembre 1506 riferisce : * Hieri il papa intro in pompa con
tuta la corte in ordine et tu te le gente darme in ordine cum 150 stradioti ecc.
A r c h i v i o G o n z a g a i n l i a n t o v a.
1 P a r i s d e C h a s s i s , ed. F r a t i 44. Cfr. F a b b e t t i I I I , 200 s. e B o n a z z i
II, 54 s.?.
La relazione di E g i d i o d a V i t e r b o non , come crede G r e g o r o v i u s nella
ed. tedesca V i l i , 45. inedita, essendo gi stata pubblicata da H f l e b 387.
Anche C e r r i ,176 la cita, i . a predicazione d Egidio contro i Turchi viene ricor
data anche da S a l u t o V I , 427. Egidio inoltre avrebbe dovuto predicare in
Perugia sulla pace, ma con dispiacere del papa tenne invece un discorso in
Mia Inde : vedi P a r i s d e G r a s s i s , ed. F r a t i 46. A i disegni duna crociata allora
'agheggiata dal papa allude anche A l b e r t i m x x i i i . Z i n k e i s e n , O riental Frage
**54, senza conoscere quanto ora fu narrato, pensa che Giulio I I siasi preso
affettivamente a cuore la questione della guerra turca. Cfr. anche P i c h l e r I ,
503 e F r a k k i , Liga von C am brai 11 s., 23 s., 34 s., 43 s., 54 s. Quanto all'invio
'lei guardiano dei Francescani sul Monte Sion, che per incarico del sultano
dEgitto doveva portare al papa e ai re di Portogallo e (Spagna le doglianze
<li lui contro i due ultim i, colla minaccia, nel caso che non si provvedesse, di
distruggere il Santo ,Sepolcro, v. la relazione dellambasciatore veneziano G i u s t i x i a x del 19 agosto 1504 in D ispacci I I I . 2 0 4 s.; S a n u t o V , 162. Cfr. .U z i e l l i ,
I onen nell i 3 9 1 ; L e m m e s s , D ie F ra n ziska n er im B e ilig e n L a n d e I , Mnster
* 'v - 1916, 136-138. Giulio I I a che fu molto tocco dalla minaccia del sultano
diede al guardiano una lettera pei due re. L e m m e n s loc. cit. 137 a.
5
Fin dal 14 settembre F. Cubello riferisce a Fr. Gonzaga : * El N. tS. a t
tende cum ogni diligencia ordinar le cose di Perosa . A r c h i v i o G o n z a g a
* 11 M a n t o v a .
al

712

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 3.

godere della libert cittadina sotto la sovranit della Chiesa e ma


gistrati repubblicani. Ai fuggiaschi, eccettuati quelli che serano
macchiati di sangue cittadino, venne accordato il ritorno e fu abo
lito il magistrato dei dieci. Giulio II non tocc le antiche libert:
a. legato fu scelto il cardinale Antonio Ferreri.1
Poich i pensieri deilardente pontefice erano molto rivolti a
Bologna,3 egli non pot vedersi a lungo in quella magnifica citt
di montagna. Il 21 settembre Giulio mosse col suo seguito alla
volta di Gubbio, dove fece il suo ingresso il 22: il 23 era a Cantiano, il 25 valic il famoso passo del Furio e in quel medesimo
giorno faceva il suo ingresso in Urbino. Sulla porta il prefetto gli
consegn le chiavi della citt, mentre il duca faceva atterrare i
battenti.8 II papa da buon conoscitore di cose darte ammir lo stu
pendo palazzo di Montefeltro. ma pi che tutto il resto allora tenevalo occupato i negoziati con Bologna e la Francia.
Alla volta di Bologna il papa aveva inviato Antonio da Monte
San Savino, arcivescovo di Manfredonia, per trattare del ritorno
della citt sotto limmediata signoria della Chiesa.4 Questa mis
sione era ostacolata da Giovanni Bentivoglio. Da principio, narra
Sigismondo de Conti, costui aveva fatto sperare la sua sottomis
sione, ma poi, accecato dai suoi delitti, cambi del tutto pensiero.
Egli seppe intimorire i Bolognesi talmente, che questi dichiara
rono al legato pontificio il loro signore non essere un tiranno, ma
anzi un padre della patria. Tutte le benevoli esortazioni dellarci
vescovo di Manfredonia furono inutili. Allorquando da ultimo egli
minacci le censure ed altre pene ecclesiastiche il Bentivoglio e il
magistrato appellarono a un concilio generale.5
Il papa aveva intenzione dattendere in Urbino lesito della
missione dellarcivescovo, ma, appena ebbe saputo che questi trovavasi sulla via del ritorno, deliber di partirsene subito, sebbene
il duca di Urbino ed altri ne lo dissuadessero.

i S i g i s m o n d o d e C o n t i II , 348 s . S u g e n h e i m 394. L e o V, 183. F abretti


III, 302. B o n a z z i II, 57. R a n k e , P dpste 1, 251. Subito nellanno s e g u e n t e
scoppiarono in Perugia nuovi torbidi ( M a r i o t t i III, 564), coi quali c e r t o si
collega il richiamo del C ardinal Ferreri sostituito dal C ardinal Leonardo del"Rovere. Giulio II comunic ai Perugini questi cambiamenti coi suoi * b r e v i ( e
1 e 2 febbraio 1507. A r c h i v i o c i v i c o d i P e r u g i a e in Coi-, C. Z1
della B i b l i o t e c a d e l l u n i v e r s i t d i G e n o v a .
- Ofr. il breve del 14 settembre 1500. R a y n a l d 1500. n. 24.
3
D u m e s n i i . 66 assegna erroneamente l entrata al 23 e sbaglia pure a
trove nei dati dellitinerario pontificio. C f r . P a r i s d e G b a s s i s , ed. F b a t i >*
e * A cta consist. nellA r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e d e l V a t i c a n o . 1 1a
i moderni vedi U g o l i n i II, 137 s. e L uzio, M antova e Urbino 172 s. ; A. P e l l e
g r i n i , Gubbio sotto i conti e duchi d Urbino, Perugia 1905, 83.
* S a n u t o VI, 421-422.
s S i g i s m o n d o d e C o n t i II, 349-50. C f r . anche S c h e u b l , B riefbuch 26 s.

Giulio II e G. Bentivog'lio.

La mattina del 29 settembre di buonissima ora1 egli part per


ardui sentieri alla volta di Macerata. Frattanto il tempo erasi gua
stato e i monti eran coperti di neve. Per questo il 30 settembre
non fu ripreso il viaggio che dopo il desinare. Pioveva a tratti;
quasi tutti i giumenti sdrucciolavano sul lubrico terreno, ma Giu
lio II con furia procellosa si affrett alla volta di S. Marino. Per
nott nel sobborgo di Borgo. Quivi ricevette una lettera del re di
Francia, nella quale dicevasi chegii spedirebbe adesso le sue mi
lizie ausiliari e che in quaresima verrebbe egli stesso in Bologna
dove sperava abboccarsi con Sua Santit.2 In tal modo il papa fu
liberato dal pensiero che pi lo crucciava; lappoggio del governo
francese, che aveva temporeggiato al possibile, era per lui la gua
rentigia della caduta del Bentivoglio.8 Malgrado che ora non
avesse pi a temere di Venezia, tuttavia Giulio II previdente come
era cerc di ridurre al silenzio in modo curioso i Veneziani. Fece
cio alla Signoria la proposta di darle linvestitura di Faenza e di
Rimini. Sebbene ne avesse una ripulsa, il papa persistette nel suo
prudente contegno. Alle sue milizie, che dovevano per necessit
toccare il territorio della repubblica, venne proibito sotto pena di
morte di violare in qualsiasi modo la propriet dei Veneziani: egli
assicur lambasciatore veneto D. Pisani, che Venezia non aveva
nulla a temere, inutile quindi mettersi in sulle difese, ma daltra
parte procur che non apparisse nemmeno una qualsiasi sua ob
bligazione di riconoscenza per il contegno della repubblica.4
Partendo da S. Marino anzich battere la strada diretta per
Rimini Giulio II prefer, come fece anche in (seguito, le faticose
vie di montagna onde evitare il territorio occupato dai Veneziani.
Il 1 di ottobre pernott nel miserabile villaggio di Savignano, il
giorno seguente pass il Rubicone ed entr in Cesena, dove prese
alloggio nella rocca e si diede cura di spegnere le contese delle fa
zioni.5 Intanto erano giunti gli oratori bolognesi, i quali venivano
a pregare il pontefice affinch non volesse con innovazioni met
tere in subbuglio una citt pacifica e devota alla Chiesa . Giulio II
rispose loro : Io so che voi pensate tutto altrimenti da quel che
dite; non sarete certo cos irragionevoli da preferire alla mia si
gnoria quella di un crudele tira n n o .6
1 Non il SO. come ha S i g i s m o n d o d e C o n t i , 351. Cfr. P a r i s d f . G r . v s s i s ,
(d. P r a t i 53 ; lettera del M a c h i a v e l l i del 1 ottobre 1506 e * A d a constiti.
Archi vi o c o n c i s t o r i a l e n e l V a t i c a n o .
2 P a r i s d e G r a s s i s , ed. F r a t i 54. Circa il tempo preciso in cui avvenne
d cambiamento nel re, vedi B r o s c i i . Julius II . 331.
3 Ofr. la lettera del M a c h i a v e l l i (lei 3 ottobre 1500.
4 B r o s c h , J u liu s I I 1 2 9 . Cfr. S a n u t o VI, 453.
5 B e r n a r d i II, 1 8 9 .
6 S i g i s m o n d o d e " C o n t i II, 351. Alquanto diversamente dft il M a c h i a v e l l i
la risp o sa di Giulio II nella lettera allegata qui sopra alla n. 1. Secondo lui il

714

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 3.

11
5 ottobre si tenne un concistoro, al quale presero parte venti
cardinali. Durante il desinare giunse la notizia che le truppe ausi
liari francesi si trovavano gi in marcia con 16 cannoni e che il
sabato sarebbero in Modena. Il giorno appresso si apprese la morte
di Filippo re di Castiglia.1 Il 7 di ottobre in un concistoro segreto
si deliber di lanciare linterdetto su Bologna Una rivista militare
tenuta in Cesena diede per risultato 600 cavalieri, 1600 pedoni e
300 svizzeri.2
Le continue pioggie degli ultimi giorni avevano reso quasi im
praticabili le strade; ma per Giulio II non vera sosta- La mattili:'.
dell8 ottobre di buonora con un tempo minaccioso egli mosse da
Cesena verso Forlimpopoli e il giorno seguente alla volta di Forl.
Nellentrare ih questa citt egli e il suo seguito sperimentarono il
carattere selvaggio dei Romagnoli, che simpadronirono con la vio
lenza del mulo e del baldacchino del papa.3
In questo frattempo era venuto a sparire ogni dubbio, che Gio
vanni Bentivoglio fosse propenso a rinunziare liberamente al po
tere usurpatosi. Riempivanlo di fiducia la citt chera forte, il nu
mero degli aderenti, la sua antica posizione e labilit dei suoi figliSecondo Sigismondo de Conti il Bentivoglio pretendeva che il papa
entrasse in Bologna senza milizie e che lasciasse ivi le cose come
stavano. Una tale pretensione inaspr talmente Giulio II, che diede
ordine si pubblicasse la scomunica contro Giovanni Bentivoglio e
linterdetto su Bologna qualora la citt entro nove giorni non tor
nasse allubbidienza della Chiesa. L11 ottobre questa bolla venne
affissa alle porte della cattedrale di F orl.5 I Bolognesi tremavano,
papa

fra

l 'a l t r o

fa tto

g li

a ltri

a v reb b e
p a p i, n e

d e tto : c irc a
q u e llo

p e r c h g li a l t r i p a p i e l u i n o n

aveva

i c a p ito li n o n
fa tto

lu i

a v e v a n p o s su to

[c fr.
fa re

c u rav a
T h e in e r,

a ltro

e la

n e q u e llo

a v e 'j i

:C od. XXI.
n e c e s s it

e non

l a v o l o n t g l i a v e v a f a t t i c o n f e r m a r e .

1
Filippo mor la mattina ilei 25 settembre (li febbre; vedi H a h l e r 130-1-ilCfr. S a x u t o VI, 442. S c i i i r r m a c S h e r v i i . 445 ss. Presso A. R o d b i g i : e z \ u.a.
L a reina Dona Ju a n a la Loca, Madrid 1892, 441-444 una relazione medicale
sulla m alattia e morte di Filippo.
- P a b i s d e G r a s s i a, e d . F r a t i 58 s . l e t t e r a d i M a c h i a v e l l i d e l 5 ott<*I>' e
1506 e * A cta consist. A r c h i v i o
c o n c i s t o r i a l e
d e l
V a t i c a u " 3
P a r i s d e G r a s s i s , ed. F r a t i 6 0 : B e r n a r d i II. 1 9 2 s . e * A cta con*i'r
loc. cit.
1 S i g i s m o n d o d e ' C o n t i l i . 351. B e u m o n t III 2, 23.
0
P a r i s d e G r a s s i s , ed. F r a t i 61-62. L n i g IV, 194 e lettera del Mv"
c h i a v e l l i del 10 ottobre 1506. La bolla dellinterdetto, in data 10 ottobre l-'1"'secondo i regesti d e l l ' A r c h i v i o s e g r e t o P o n t i f i c i o in parte
R a y n a l d , 1506, n. 25 s. e G o z z a d i n i , Cf. Bentivoglio, App. x e n i ss. e anche nell ed
zinne ili P a r i s d e G r a s s i s eli F r a t i 177-186. I.a bolla di scomunica di G . Be>>"
voglio parim enti con la data del 10 ottobre 1506 fu stam pata in Roma gi nel l '"

Bulla Iu lii pape I I edita contra Joliannem Bentivolum in d vita te Bonou" '
Impr. Romae per Joh. Besicken 1506. die 12. Nov. (cfr. G . M o l i s i , Op< i< *
hibliogr., Firenze 1858. 151). Gli esem plari ne sono tu ttavia assai rari, P 11
il Bentivoglio per quanto pot li fece distruggere. Io ne vidi un esemi1 '

Marcia di Giulio II contro Bologna.

715

dice Sigismondo de Conti, ma laudacia del Bentivoglio non era


peranco del tutto infranta. Egli aveva mandato per corromperli
dei ricchi presenti ai condottieri dellesercito francese e costoro
per avidit di danaro tennero per qualche tempo in sospeso tanto il
Bentivoglio che il papa. Allora Giulio II, minacci il re francese,
che. ove egli non attenesse la parola data, farebbe conoscere a
tutto il mondo la sua perfidia. Soltanto allora Luigi XII diede or
dine ai suoi generali di marciare in avanti. Lo spavento sorto in
Bologna per questa decisione mosse il papa a togliere il campo da
Forl. Invece di tenere la comoda e amena via per lubertosa Emi
lia Giulio prese le difficili vie di montagna, come quegli, prosegue
a dire Sigismondo de Conti, che non fidavasi dei Veneziani1 e non
sapeva risolversi a guardare Faenza strappata alla signoria della
Chiesa. Perci con piccola scorta (gli altri del seguito e i cardinali
presero la via diretta per Faenza) egli ripieg a sinistra e il 17 ot
tobre2 si rec dapprima a Castrocaro, borgata gi appartenente
alla Chiesa ed allora sotto la dipendenza di Firenze. Dopo Modigliana il cammino si rese oltremodo aspro; p e r dieci volte si do
vette passare a guado un tumultuoso torrente; il sentiero di mon
tagna era cos scabroso che il papa dovette scendere da cavallo e
per un buon miglio arrampicarsi sorretto dai suoi e fra i pi grandi
sforzi. Alla sera sfinito dalla fatica egli guadagn il villaggio di
Marradi nella valle del Lamone, ma non vi prese che un breve
riposo durante la notte. Prima dello spuntare del giorno venne
ripresa la marcia, a mezzogiorno si fece una modesta refezione a
Palazzuolo e la sera erasi gi nella forte Tossignano in territorio
della Chiesa. Anche di qui si riprese in fretta il cammino alla volta
di Imola.3
Il
papa che aveva sessantaquattro anni e che proprio allora era
nuovamente tribolato dalla gotta, aveva tollerato come un giovr*otto gli strapazzi del viaggio traverso le gole dellAppennino. 4
allA r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a ; ne possiede uno anche la B i b l i o
t e c a d i S t a t o i n M o n a c o , J. Can. F. 15tt. Unaltra stam pa: Bulla

tulii Pape ttecundi cantra Joha/nnem Bentvuolum in ciuitate Bononien. libert'itcm. Ecclesia sticam occiipanteni. Impr. Rome per Ioannen Beplin de Argeii1506. iti e nero XI I . nieniis Novembri. B i b l i o t e c a d i S t a t o i n M o11 a e o,
Can. F. 155.
1 A ci allude anche il * breve del 15 ottobre 15011, stampato in App. n. 98
A r c h i v i o G o n z a g a in Ma nt ov a.
S a z s - u t o VI, 451: B e b n a r d i II. 197 e * Acta cmixint. A r c h i v i o
con
c is t o r ia l e del Vaticano.
S i g i s m o n d o d e C o n t i II, 352-353. C f r . P a b i s d e C h a s s i s , ed. F k a t i 64-65.
B e r n a r d i loc. cit. B a t i k . P a r m e n t U s 313. Lettere del M a c h i a v e l l i del 16 e
1'1 ottobre 1506 e * Acta consist.
Im us praecipites per m ille pericula rerum
Turrigerasque arces, rupes et inhospita saxa ,
d i c e s i nel carme del cardinale A d r i a n o ' C a s t e i x e s i citato sopra, p. 7 0 7 n. 3 .

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 3.

Il suo seguito, volere o no, dovette tenergli dietro. Dal gran ceri
moniere Paride de Grassis, che aveva preso la comoda via per
Faenza, Giulio II si fece consegnare il suo prezioso piviale, la mitra
e la croce pettorale dicendo : Noi dobbiamo provvedere che coteste
cose non vengano rapite dai Faentini o dai Veneziani n.1 Al vedere
i suoi famigliari quasi disperati per la difficolt della strada che
menava a Tossignamo, Giulio II sorridendo recit i versi di Vir
gilio:
Per varios casus, per tot discrimina rerum
Tenclimus in Latium (Aen. I, 304 s.).

Nella piccola citt di Imola, dove si arriv il 20 ottobre e si


entr tra festose accoglienze,2 non era possibile ospitare lintiera
seguito del papa : perci tutti glimpiegati della cancelleria insieme
con molti curiali rimasero in Castel Bolognese e la truppa .di 2000
uomini venne acquartierata nei dintorni. A supremo comandante
fu nominato il 25 ottobre Francesco Gonzaga, essendo il duca di U bino grandemente travagliato dalla gotta. In quel giorno Giulio II
ricevette la visita del duca di Ferrara. Il giorno dei morti, proprio
mentre disponevasi per andare a Messa, il papa ricevette la no
tizia della fuga di Giovanni Bentivoglio.3 Quel tiranno, vistosi nel
limpossibilit di resistere perch terribilmente odiato dal popolo,
deliber di scendere a patti con Carlo dAmboise, signore di Chaumont, generalissimo delle milizie francesi, e in tutta fretta con un
salvacondotto si rec a Milano. Stando a Sigismondo de Conti la
defezione dei Bolognesi dal Bentivoglio fu generale, dopo che il
papa ebbe lanciato linterdetto. I sacerdoti se ne uscirono un dopo
laltro dalla citt e persino degli amici pi intimi del Bentivoglio
dichiararono apertamente che Giulio II era nel suo diritto. Ma il
Bentivoglio si diede per vinto solo quando apprese che Carlo dAm
boise era giunto in Modena con 600 lancieri, 3000 cavalieri e nu
merosa artiglieria.
Ora i Bolognesi inviarono al papa nuovi oratori con la pre
ghiera di assolverli dalle censure ecclesiastiche e di proteggerli dai
Francesi. Questi erano gi alle porte; i soldati speravano di fare
un ricco bottino nel dare il sacco alla citt. I Bolognesi corsero all*
armi per difendersi contro lesercito francese, il quale erasi accam
P a b i s d e G b a s s i s . e d . F r a t i 64-65.
= Non il 21 come dice il V i i x a r i . M achiavelli l->, 517 ; vedi S a n t j t o VI. 458 ;
B e r n a r d i II. 197 ; F a n t i , Im o la 17 s. (qui i particolari sulle feste) e * A d
consixt. A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e n e l V a t i c a n o . Una c h i e s e t t a
presso i Francescani Osservanti ricorda la dimora di Giulio in I m o l a : vedi
O r s i n i , Im o la 25.
3
P a r i s d e G r a s s i s . ed. F r a t i 66-80. Il breve sulla nomina di F . G o n z a - - 1
presso D i t m o x t I \ i i , S9. inesatto presso G o z z a d i n i , Giovarmi II. B c n tiv o p l'nAppend. x c v in s., tradotto presso K q i ' i c o l a , S to ria d i M antova (1610) 247-248.

717

Ingresso di Giulio II iu Bologna.

pato lungo il canale, che conduce lacqua del Reno nella citt. I
Bolognesi, chiusa una chiavica, inondarono dacqua il campo fran
cese e costrinsero il nemico a ritirarsi lasciando indietro i bagagli
e lartiglieria pi grave. I Francesi infuriati minacciarono dinflig
gere a Bologna un fiero castigo. La citt infatti difficilmente
-arebbe scampata al saccheggio qualora il papa non avesse abbo
nito i Francesi inviando 8000 ducati al generale e 10000 ai soldati.
T,o splendido ricevimento che fu fatto a Giulio II nel suo ingresso
in Bologna era quindi ben m eritato.1 II grandioso spettacolo doveva
aver luogo il giorno di S. Martino.
Realmente per il pontefice impaziente dindugi pose il piede
in Bologna il 10 novembre. In detto giorno egli ordin al suo gran
maestro di cerimonie di fare ricerche in citt per un alloggio sicuro
e conveniente. Avendolo egli trovato nella casa una volta dei Tem
plari, a un trar di sasso dalla porta, il papa vi si condusse subito,
'rendendo seco solo poche persone del suo seguito. Nulla curando
ie dissuasioni degli astrologi e ridendosi della loro scienza disse:
1 In nome di Dio noi vogliamo entrare. Intanto erasi risaputo in
Bologna, che il papa trovavasi in citt. Il suono delle campane e il
tonar dei cannoni ne portarono la notizia lontano per il contado.2
La gita trionfale di Giulio II a S. Petronio PII di novembre fu
favorita da un magnifico tempo di estate ; da ogni parte fiorivano
le rose.3 Fu uno spettacolo del tutto insolito, nel quale si diede a
vedere in modo imponente lo splendido sviluppo cui eran giunte le
feste allepoca del rinascimento. 4 II maestro delle cerimonie Paride
de Grassis ha descritto nel suo modo pedantesco tutti i particolari
di quellavvenimento ; 5 altri contemporanei, come Francesco Albertini, lambasciatore veneto e il cronista bolognese Ghirardacci, lo
hanno descritto a grandi tra tti.6 II cardinale Adriano da Corneto

3 G u ic c ia rd in i
V II, c. 1. L a u r e n t i u s P a r m e n i u s 314 s . S i g i s m o n d o
>'F- C o n t i II, 354-355. P a r i s d e G b a s s i s ed. F r a t i 83, dii una narrazione al
quanto diversa, colorita sintende nellinteresse dei suoi concittadini bolognesi.
1 ir. a n c h e F l o r u s , D e exped. Bonon. 20 s . ; B e r n a r d i II, 1 9 9 s . ; : S c h e u r l ,
firiefbueh 3 5 , 3 0 , 3 7 ; i S u g e n h e i m 3 9 6 - 3 9 7 e G o z z a d i n i , A lcu n i a vven im en ti 7 4 s .
F e s t e r , M achiavelli 7 9 .
2 P a r is d e G r a s s i s , e d . F r a t i 8 4 -8 5.

A l b e r t in i p . x x ir .

4 Sulle feste dellepoca del rinascimento in generale cfr.


V ultur I, 14 3 s.
de G ra
l b e r t i n i p.

3 P a r is

1A

s s is

urckhardt,

, e d . ,F r a t i 8 5 - 9 6 .

pati-xxii. [La relazione dellambasciatore veneziano presso


C a n u t o VI, 491 s. Erasmo, che vide questingresso, non ne diede alcuna descri
zione* deplorando solo la grande pompa. Per dare pi importanza alle sue
Parole, Erasmo dice dessersi trovato anche a llentrata di Giulio II in Roma,
na questa notizia accettata pure dal G r e g o r o v i u s V i l i 3 50, una fa lsiti.
Cfr. X o l h a c , E vasine en Ita lie 17. T a t h a m , E ra sm u s in Ita li/ 645. La descrizione
0 e l * G h i r a r d a c c i , Lib. 38 in Cod. 768 della B i b l i o t e c a
d e 11 U n i v e r -

718

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo :.

lo celebr in un magnifico carme latino.1 Una molto buona descri


zione ce ne ha lasciato nella sua grande opera storica il segretario
del papa Sigismondo de Conti, che aveva una fine educazione uma
nistica. Si erano eretti, cos egli, tredici archi trionfali portanti a
grandi lettere liscrizione: A Giulio II, liberatore e padre beneme
ritissim o. 2 A cento giovani della nobilt era commessa la cura di
aprir la via al corteggio in mezzo alla grande moltitudine di popolo.
Prima venivano corridori a cavallo, poi seguiva la cavalleria leg
gera e i pedoni nelle loro splendide armature, il bagagliume del
pontefice e dei cardinali, finalmente la musica. Tenevano dietro
sedici portabandiere dei popolo bolognese e quattro coi vessilli
della Chiesa, i dieci cavalli bianchi del papa con briglie doro, da
ultimo il grosso stuolo degli impiegati di curia. Poi venivano gli
ambasciatori, il duca Guidobaldo da Urbino, il Marchese Fran
cesco Gonzaga, Francesco Maria, prefetto di Roma, Costantino
Areniti, duca di Achea e Macedonia, quattordici mazzieri, che con
mazze dargento tenean lontano la folla, finalmente i due maestri
delle cerimonie, il primo dei quali, Paride de Grassis, era stato il
vero ordinatore di quel trionfale corteggio. La croce papale era
portata dal nobile Carlo Rotano; seguivano quaranta sacerdoti con
ceri accesi e la cappella pontificia per accompagnare il S a n tis s im o .
Immediatamente prima del papa andavano i cardinali. Giulio II
tra portato in sedia gestatoria ; il suo piviale di porpora lavorato
in oro finissimo e tenuto sul petto da un fermaglio tempestato di
smeraldi e zaffiri, era un lavoro di meravigliosa bellezza. In capo
teneva una mitra di straordinaria grandezza, scintillante di perle
e di gemme. 11 papa era accompagnato da due camerieri segreti e
da Sigismondo de 'Conti come suo segretario, in fine dai suoi
medici, Mariano dei Dossi romano e Arcangelo dei Tuti, senese.
Al papa tenevano dietro i patriarchi, gli arcivescovi e i v escovi,
i protonotarii, i legati ecclesiastici, gli abati e i generali dOrdini
religiosi, i (penitenzieri e i referendarii. La lunga sfilata, chiusa
da un drappello della guardia nobile pontificia, poteva andare
avanti a stento per la grande folla degli spettatori poich era
accorsa molta gente dal di fuori per ricevere la benedizione del
papa. Alcuni servitori del pontefice gettavano tra la folla delle
monete doro e dargento coniate espressamente per la circo

B o l o g n a . Cfr. anche B e r n a b d i II, 201 s. S c h e u m . B r ie f buch 34P a r m e n i u s 315 e A tt i per le prov. (. R om agna XV (.1898), 25i; 'i Cfr. G e b h a r d t , A d ria n vo n Corneto 114-115. B u r c k h a r d t , G ultur I 3. l ' ~
Secondo P a r i s d e G r a s s i s l iscrizione sullarco trionfale diceva: Ju. "
tyra n n o ru m expulsori - B ononia u tyra n n id e liberata. Ofr. P a s o l i n i , Tir11111
e papi 241.

sit

d i

L a u re n tiu s

Giulio II a Bologna.

71i>

stanza. Era un giubilo e una gioia universale in mezzo a quel po


polo vestito a festa. Giunto alla cattedrale, il papa rese grazie
n Dio, impart al popolo la benedizione e accord lindulgenza.
Calava ormai la sera quando il papa, accompagnato dal magi
strato, fece ritorno al palazzo.1
Ben presto dopo il suo arrivo il papa si diede a riordinare le
cose della citt, dalla quale furono banditi i partigiani dei Bentivoglio. Conferm le antiche franchigie di essa, le diede una
nuova costituzione, che lasciava una certa autonomia quanto alla
vita comunale e apport una sostanziale mitigazione nei gravi
balzelli; in tal modo Giulio II sperava amicare gli abitanti alla
nuova signoria.2 Fu abolito il consiglio dei sedici e fin dal 17 no
vembre venne costituito un nuovo senato composto di quaranta
cittadini scelti per lo pi dalle fam iglie del patriziato; a questi
quaranta, che dovevano stare a fianco del legato, Giulio II ac
cord unindipendenza assai maggiore di quella che avevano avuto
sotto 1 Bentivoglio. Il papa voleva una citt veramente libera, la
quale gli fosse devota per la protezione e i favori che le accor
dava.3 Il 26 novembre si celebr con gran pompa lanniversario
dellincoronazione di Giulio II, pontificando per suo speciale man
dato il suo diletto nepote Galeotto della Rovere.
Luigi XII e il suo ministro Amboise si fecero pagare assai
caro laiuto da essi prestato contro Bologna. Grosse somme di
denaro, il diritto di collazione dei benefici nel Milanese con grave
danno dei curiali, la conferma della legazione di Giorgio dAmboise,
finalmente la nomina di tre cardinali francesi parenti stretti deli Amboise, costituirono il prezzo che Giulio II dovette sborsare. 4

d k - C o n t i II, .358-302. Le monete recavano la scritta :


p (e r ) J u l(iu m ) a tirano lib era i (a). Cfr. F k a t i , D elle m onete g e tta te a l
Popolo nel solenne ingresso in Bologna di Giulio II, Bologna 1885 e Sulla er
ronea attribuzione a l F rancia delle m onete g etta te al /mpolo nel solenne ingresso
Bologna di Giulio I I tSec. ed. Bologna 1896 e A ncora delle m onete g e tta ti al
Popolo nel solenne ing resso in Bologna d i Giulio l lanno 1506, in R ic. itali
d n um ism atica X III, 2 (1900). V. anche Jahrb. (L preuss. K u n stsam m lungen
^11, 44 s. e R iv ist. Hai, di N u m ism a tica X, 1. Recentemente tratt del D oppi<*
ducato d'oro di G iulio I I per Bologna M a j e b in M on th ly N u m ism . C ircuititi
XXII (1914).
2 S tJ G E N H E iM .397. Cfr. P a r i s d e G r a s s i s , ed. F k a t i 99 s. S i g i s m o n d o d e '
( o n t i II, 360 s. |Una impressione romana della B u lla contra lo h . B en tivo lu m
wt civit. B on. libert. Eccl. oecupantem del 1506 nella B i b l i o t e c a Rofcs i a n a (ora alla V a t i c a n a ) .
3 R a n k e , Rom , u. germ . V lker 217. Ofr. anche G . B. C o m e u l i , I l governo
" m isto in Bologna dal 1507 al 1797, Bologna 1909 (da A tti e Mem. p. Ut
Romagna, 3 * serie X XVII [1909]), 15-18. Sulla riduzione delle gravezze vedi
na n l t o VI, 521 e F lo b tt s 23.
4 S a n t j t o VI, 452. G o i . d a s t 278. I I a v e m a n n II, 233.
1 S ig is m o n d o

720

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 3.

Pi di tutte torn ingrata al papa l'ultima concessione, poich nel


sacro collegio ci fu chi fece notare laumento di probabilit che
a causa della rafforzata influenza francese lAmboise veniva ad
avere di conseguire la tiara e da ci il pericolo emergente di
una nuova traslazione della curia in A vignone.1 La creazione
cardinalizia la terza fatta da Giulio II ebbe luogo il 18 di
cembre 1506 in un concistoro segreto, ma sul momento non venne
pubblicata.2 Furono nominati Gian Francesco de la Trmouville,
arcivescovo di Auch. Renato de Prie, vescovo di Bayeux e Luigi
dAmboise, arcivescovo di Albi. La loro pubblicazione segu sol
tanto dopo il ritorno del papa a Roma, il giorno 17 maggio 1507,
unitamente allassunzione nel sacro collegio dello Ximenes,3
Nonostante queste larghe concessioni, di l a poco, a causa
principalmente degli affari di Genova, scoppiarono serii malu
mori tra il re e il pontefice. Era un segreto noto a tu tti, che il
primo m inistro di Francia, il Cardinal dAmboise, aspirava a
qualsiasi costo al papato e come alla corte di Luigi XII corresse
di bocca 'in bocca, che Giulio di incoraggiava, anzi aiutava i Ge
novesi nella loro resistenza.4 Alla met di febbraio del 1507
Luigi XII disse allambasciatore fiorentino: Ho fatto sapere al
papa, che ove egli prenda le parti dei Genovesi, ricondurr su
bito Giovanni Bentivoglio a Bologna. Mi basta una sola lettera, e

1 S antjto v i , 507.
2 D i qui le varie date gi in scrittori contemporanei. I a r is d e Grassi-ed. F r a t i 1 1 9 , dice : D ie veneris 1 8 . (Dee.) papa fecit consistorium pr n o v i?
eartlinalibus creandis, licet postea nihil fecerit e pag. 1 3 3 : D ie 4 . J a n u a r i i
1 5 0 7 ... creavit secrete cardinales Franciae nonnullos . Invece una r e la z io n e
p r e s s o S a n u t o VI; 5 1 8 . pur troppo senza data precisa, trasporta la n o m i n a
a l dicembre. -Se io ammetto che il C i a c o n i t j s , malgrado la rettifica di Ovi h in III, 2 0 1 , n o n e r r a e c h e il ICa rid e ll a 3 2 3 a buon diritto si attenne a l l a n n "
1 9 0 6 , e rigetto la data del C o n t e l o r i u s 1 0 9 , che si determina pel giorno 14 g e n
n a i o (del tutto fa lsa la data 3 settem bre offerta dal P a k v i i i t j s 3 4 5 ), lo f a c c i 1
sopratutto perch il 18 dicembre 1 9 0 6 viene espressamente nominato negli u f f ic ia 1* A cfa consist. f . 2 8 . A r c h i v i o
c o n c i s t o r i a l e del V a t i c a n o .
3 Gfr. la * lettera del C a r d i n a l Gonzaga a suo frateUo il marchese di ila'
tova in data di Roma >17 maggio 1507 ( A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n
t o v a ) , la relazione presso S a n u t o VII, 82 e il dispaccio di Costatali dato da
Roma il 20 m aggio 1507. A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a . V. a n c h e
S c h e u r l . B riefb u ch 23, 89. Laccettazione d ello Ximenes nel sacro C o l l e g i o eia
-tata chiesta da Ferdinando il cattolico f in dall'8 novembre 1505 e poi a n c h e il
30 ottobre 1506; vedi V i l l a 440 s., 457 s . I n queste due lettere F e r d in a n d "
chiedeva inoltre il cappello rosso pel suo ambasciatore in Roma, Don Fran
cisco d e Rojas, che da anni vi aspirava, ma senza successo; cfr. anche ' rLTA
191, 222 s. Sul cardinale Trmouille vedi La P l a g u e B a r r i s in Rev. de Gascgne 1S78.
4 B r o s c h , J u liu s II. 1 3 6 . G r i m j i I , 3 0 3 .

T ensione tra Francia e Roma.

721

il Bentivoglio mi regaler per giunta 100000 ducati. In verit, il


papa della Rovere viene da una famiglia di contadini ; bisogna
stargli alle spalle col b a sto n e .1
Quando fu dissipato ogni dubbio circa la calata di Luigi XII
in Italia, sorse in Giulio II lidea di lasciare Bologna onde evitare
in tal modo un abboccamento personale con lui. Lesercito, che
Luigi XII stava reclutando, era cos poderoso, che a buon diritto
temevansi altri disegni oltre allassoggettamento di Genova stac
catasi dalla P'ranoia. Soggiornando pi a lungo a Bologna, il
papa temeva per la sua persona e quindi prese la risoluzione di
far ritorno a Roma come i suoi curiali sospiravano da tanto
tempo. Il 12 febbraio <1607 egli comunic la sua intenzione ai
cardinali in un concistoro segreto. La sorpresa e il malumore dei
Bolognesi per questa inattesa risoluzione fu tanto pi grande, in
quanto che il nuovo riordinamento delle cose non era stato ancora
condotto a termine isotto nessun riguardo. Il dispetto dei Bolo
gnesi isi dilegu tuttavia tosto che il papa si disse pronto a con
fermare le franchigie accordate alla citt da Niccol V e a divi
dere il potere governativo tra il legiato e il consiglio dei qua
ranta. 2 Tuttavia egli fidavasi cos poco di quel popolo turbolento,
che diede ordine si costruisse una cittadella a Porta Galliera,
della quale egli stesso il 20 febbraio pose la prima pietra. Il
giorno innanzi aveva nominato legato di Bologna il cardinale
Antonio Ferreri una scelta, come presto si vide, assai felice.
Al Ferreri successe in Perugia il Cardinal Leonardo Grosso della
Rovere, al quale subentr in Viterbo Francesco A lid osi.3
Dopo aver pubblicato anche la bolla sul consiglio dei quaranta,
il papa il 22 di febbraio del 1507 lasci con gran dolore dei Bo
lognesi la citt, dove nel medesimo tempo fece il suo ingresso il
nuovo legato.4
Giulio II recossi innanzi tutto a Imola, dove fece pratiche per
la pace, poi si rec a Forl e Cesena, evitando anche questa volta
di toccare Faenza, chera in dominio dei Veneziani. Quindi visit
Porto Cesenatico, SantArcangelo e Urbino, indi, passando per
1 I>K8.ra r m . n 's l i , 220; cfr. 224 ss.
2 P a b i s d e G b a s s i s , ed. F r a t i 1,38-142. lOfr. S i g i s m o n d o d e C o n t i II, 364,
quale passa sotto silenzio il vero motivo della partenza. G o z z a d i n l , A lcu n i
S v e n im e n ti 76-77.
3 P a r is d e G b a s sis.
ed. F r a t i , 147-148. Cfr. S a n u t o VI. 53C, 551-552.
G o z z a d i n i , A lcu n i a vven im en ti 70-3. * G h i b a r d a c c i a llanno 1507. Cod. ~68
della B i b l i o t e c a d e l l U n i v e r s i t d i B o l o g n a . Sulla posizione
della prima pietra della cittadella vedi G u g l i e l m o t t i I, 62. La bolla di nomina
di A. Ferreri in data di Bologna 20 febbraio 1507. per quanto sappia ancora in e
dita, trovasi nellA r c h i v i o d i S t a t o i n B o l o g n a .
* P a r i s d e G b a s s i s , ed. F b a t i 149, 151 s. S i g i s m o n d o d e ' C o n t i II, 364
e * -lea consist. f. 23 n ellA r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e d e l V a t i c a n o .

P a s t o s , S toria dei P a p i , I I I .

46

722

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 3.

Foligno, Montefalco, Orte, Viterbo e Nepi fece ritorno in Roma.!


Il 27 marzo, chera il sabato innanzi alla domenica delle Palme,
egli giunse (pel Tevere a Ponte Molle, dove fu acclamato da una
folla immensa. Pass la notte nel convento presso S. Maria del
Popolo. La Domenica delle Palme pontific in detta chiesa: lo
stesso giorno, a dispetto delle eccezioni del maestro delle cerimonie
per ragione della settimana di passione, segu il corteggio trion
fale attraverso la citt fino al Vaticano.
Roma sera messa in abito da festa sul gusto del tempo, me
scolando in strana guisa cose cristiane e pagane. Le vie erano
riccamente pavesate di tappeti, di ghirlande di fiori e discrizioni,
le quali celebravano le lodi del vittorioso pontefice. Da ogni parte
si vedevano archi trionfali con iscrizioni; una applica al papa il
detto di Cesare: venni, vidi, vinsi. Il cardinale portoghese Costa
aveva decorato con statue e dipinti lantico arco chera presso il
suo palazzo al Corso. A Castel S. Angelo stava pronto un carro
trionfale tirato da quattro bianchi destrieri, dal quale dieci genii
con rami di ulivo in mano salutarono il papa; in cima al carro
si levava un globo, dal quale sorgeva una quercia con frutti do
rati, alta quanto la chiesa di S. Maria in Traspontina. Davanti al
Vaticano era stato riprodotto larco di Costantino, sul quale scorgevasi (figurata tutta la spedizione contro Bologna. E perch a
tutta questa pompa mondana non mancasse lapparato ecclesia
stico, erano stati eretti innanzi ad ogni chiesa, dove passava il
corteo, degli altari, presso i quali avevano preso posto i cantori ed
il clero. Un testimonio oculare di parere che questo ingresso su
perasse in magnificenza la stessa festa dellincoronazione. Tre
ore ci vollero prima che il papa accompagnato da ventotto car
dinali giungesse a S. Pietro. Il primo maestro delle c e rim o n ie
Paris de Grassis racconta che Giulio II sintrattenne pi a lu n g o
del solito a pregare presso la tomba del principe degli Apostoli
e che quando si fu ritirato nei suoi appartamenti disse: Ora
che siamo tornati sani e salvi, abbiamo la ragione dintonare il
Te Deum .2

1 P a r i s d e G r a s s i s , ed. F r a t i 152-109. S a n u t o VI, 533. B e r n a r d i II, 20 0 s.


A cta consist. loc. cit. Il 27 febbraio 1507 Giulio II prese Alberto P io da Carj1'
e il suo stato sotto la sua particolare tutelo, atto ch e andava a ferire diret
tamente il duca di Ferrara ; vedi Meni. stor. <1i Carvi, II, 331 s. S e m p e r , Carpi 7.
2 P a r is d e G r a s s i s , ed. F r a t i 172-176. iCfr. A i. b e r t i n i p. x x i i - x x i i r . San i t o V II, 43, 63-65 (le iscriaioni, in parte assai caratteristiche per l'epoca
Cfr. inoltre L a u r e n t . P a r m e n i u s 316 e le * relazioni di Giov. Gonzaga in data
di Roma 28 marzo 1507 e del Cardinal Gonzaga del 29 marzo (v. App. n. ll^v*
nell A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a e in App. n. 117 * relazioue
di Costabili del 28 marzo 1507. A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a .

Ritorno del papa a Roma (marzo 1507).

723

Infatti Giulio II aveva conseguito splendidi risultati, celebrati


allora con parole entusiastiche da p oeti.1 Fin da quando Vostra
Santit dice il cardinale Raffaele Riario manifest il di
segno riguardo a Bologna, apparve chiaro quanto eccellente fosse
lidea di ricondurre quella citt alla vera devozione verso la Santa
Sede. Perci ora dobbiamo godere e giubilare con tutto il cuore
per avere V. Santit conseguito questottimo e glorioso intento.
V. Santit ha con ci mirabilmente rafforzato e accresciuto il
credito dello .Stato ecclesiastico e legato al proprio nome una
fama immortale. Con pieno diritto pertanto addicesi a V. Santit
fin da questo momento un posto fra quei ipapi celeberrimi, che
senza alcun riguardo ai proprii interessi e posponendo quelli della
propria famiglia, non si proposero altro scopo che di conservare
ed accrescere lautorit e la maest della Sede Apostolica .*
' A m h r o s iu s ,

Comment, ile rebus gentis Bapt. Mimtuani p, 80. Cfr.

I i k p e b ,

il litologie I, &6 6 s.
2
* S lcu t ab in itio S . .V. fe c it verbuiu de rebus B onon ien sibus com pro
vatimi fu it, n ih il posse p ra esta n tiu s co g ita ri quam urbem liane redigere ad
veram obedientiam Sedis apostolicae, ita nunc toto corde gaudere e t exsu ltare
debemus, quod S. V. con secu ta fu e r it iliu m optim um et gloriosum finem, quem
n anim o su o D eo e t ju s titia in sp iran tib u s praeconceperat. f-. (V. m irum in
luodum corroboravit e t a m p lia v it ex istim a tio n em sta tu s e cc le sia stic i et a u x it
im m ortalitatem fam ae e t nom inis su i ita , u t m erito jam fu e r it sortita locum
inter illo s c la rissim o s pontfices, qui p o sth a b itis hum anis affectibu s, etia m su l
proprii sa n gu in is, nullum aliu m finem sib i proponebant quam solam curam
l'! 'ig iia n tia m con servan d i e t am plificand i a u ctoritatem e t m ajestatem Apos,"ti<-ae sed is . * C on cistorialia Rapii. R ia rii card. S. G eorg. Cod. J. I l i , 89,
f. 119 della B i b l i o t e c a C h i g i d i R o m a .

4.
Cambiamenti nella politica europea dal 1507 al 1509. Giulio II
minacciato dalla Spagna e dalla Francia. Sforzi dei Vene
ziani onde umiliare il papato nel campo ecclesiastico e
politico. Resistenza di Giulio II. La lega di Cambrai e la
guerra contro Venezia. Vittoria del papa.
fatile e sollecita sottomissione al dominio diretto
Chiesa di due citt cos importanti come Perugia e
L
aveva fatto salire con meravigliosa celerit Giulio II nella stima
a

della
Bologna,

dei suoi contemporanei.1 Egli per non pensava di riposarsi sugli


allori, )>en sapendo quanto ancora era lontana lalta meta c h era> i
prefissa fin dal, suo esaltamento. Gli rimaneva a compiere a n c o r a
proprio limpresa pi grande e pi ardua, quale quella di strap
pare ai Veneziani le citt e le terre da essi usurpate e che e r a n o
gi appartenute allo Stato ecclesiastico.2
La convenzione dellanno 1505 era stata tale, che uno degl;
avversarii pi accaniti di Giulio II dice aver essa posto il sug
gello allimpotenza del papato.3 Anche un sovrano meno e n e r g i c o
di Giulio II avrebbe dovuto fare ogni sforzo perch la R o m a g n a
venisse sgombrata.
Per sopraggiunsero certi avvenimenti, che fecero per il mo
mento passare in seconda linea i disegni del papa rivolti al riac
quisto dei dominii usurpati dai Veneziani. Giulio II era seria
mente minacciato dalla Spagna e dalla Francia.
La contesa del papa con Ferdinando il Cattolico di Spagna
riguardava dapprima linvestitura e il tributo di N apoli;4 a ci
si aggiunsero delle ingerenze del re nel conferimento di vesco-

1 V n x A B i,

M achiavelli I 2,

2 S t t g e n h e im
3 B ro sc h
1 O fr.

in

518.

397.

JIi.it. Z eit sch r.

S c h ik k m a c h e r

VII,

d i S y b e t, X X X V

4 9 5 s.

II.

304.

Convegno di Savona (giugno 1507).

725

vati c a s ig lia n i.1 II malumore che nera sorto facevasi sempre pi


grande, sebbene il papa il 17 maggio del 1507 avesse nominato
cardinale lo Ximenes, consigliere intimo del re, arcivescovo di
Toledo e uomo insigne e zelantissimo della riform a.3 Allorch
Feidinando il Cattolico nel giugno del 1507 salp da Napoli alla
volta di Savona, Giulio II si affrett a recarsi personalmente ad
Ostia per abboccarsi col re. Ma Ferdinando sdegn un tale ab
boccamento e senza toccare Ostia fece vela verso Savona.3 Qui
poi sulla fine di giugno egli ebbe un colloquio con Luigi XII, nel
quale venne suggellata la riconciliazione tra Spagna e Francia.*
Un tale accordo tra i due potenti sovrani impensier fortemente
il papa, tanto pi che la grande forza armata, colla quale il re
francese era venuto a domare la ribelle Genova,5 faceva conget
1 S i g i s m o n d o
V illa

de C o n ti

II, 324, 132.

K ossbach,

C arvajal 86.

L anz,

E ini. 96.

460.

C o m e z 1008. H e f e l e , X imene* 255. In * A cta conni ut. f. 24 ( A r c h i v i o


c o n c i s t o r i a l e i n . V a t i c a n o ) nella nom ina (lei X im enes m anca la
'lata, la qu ale per s i pu supplire con sicurezza mediante il breve <li G iulio II
pubblicato d al G o m e z loc. c it. Per l a ttiv it riform atrice dello X im enes ofr.
con H e f e l e anche H f l e b , K atastroph e 2 6 s .; M a u k e n b k e o h e b , (euch, der
i'itli. Reform . I , 153; S c h i k r m a c h k b V I I . 183-186: L o b e b t h , Gesch. des spteren
M ittelalters, M nchen und B erlin 1903, 703 s .; R. b e H i n d o b r o , H istoria del
cardinal I ) . Fr. Jim nez de Cisneros, Santander 1901; J . 15. I i s s l i n g , K a fd .
Pr. X im enez de Cisneros, (Mnster i. W. 1917, 26-36; H o l z a p f e l 145 s. e C. d e
f'EDtLLo, El card. ile Cisneros, M adrid 1921. In G ttinger Gel. Anzeigen 1884,
b. 15, col. 599 s. D r u f f e l adduce una descrizione delle condizion i ecclesiastich e
della iSpagna in un parere com posto d a un teologo spagnuolo, fo r se un vescovo,
111 tempo d e lla convocazione del concilio d i L aterano ( D l l i n g e r , B eitrge III,
-"3 ss.) com e prova che M aurenbrecher esagera il su ccesso degli sfo r zi dello
Ximenes per la riform a, alm eno fra i p relati e i l clero secolare. Q uanto all a ttivit dello X . per la conversion e d e i M ori in G ranata cfr. S c h i r r m a c h e r
' H . 1 9 2 ss. F erdinan do di Spagna nel febbraio 1507 aveva dom andato la no
mina di tre c ard in ali sp agnoli ; vedi V i l l a 467.
:l B r o s c h , Julius II. 140-142.
4 II m istero circa il convegno d i (Savona non sta to ancora pienam ente
chiarito. L a n z , Einl. 89 s., L e h m a n n 4. B r o s c h 1 4 2 e di recen te anche G. F i
l i p p i , l i convegno d i Savona (iSavona 1890; prim a in A tti e Meni. d. Soc. star.
s "voiiese II, ristam p ato in F i l i p p i , S tu di ili sto ria ligure. Koma. 1897, 141-167).
>' 'luale si se r v e sp ecialm en te di relazion i di am basciatori fiorentini, hanno fa tto
un po' di luce, m a non su tutto. Ohe allora sia si parlato su l se r io di una lle a n z a
contro V enezia e ch e in certo senso sia u si poste le basi della leg a d i Candirai,
"ppare fu o ri di dubbio. Ofr. le nu ove in form azion i tr a tte d a llA rch ivio d i
Simancas del M a u l o e in Rev. dhist. diplom, IV, 583-590 e di pi F i l i p p i nel* articolo : Ancora del convegno di Savona in A tti e Aleni, d. Soc. star, savo"''le II. 729 s. T u tta v ia non ancora sicuro che il tra tta to del 30 giugno 1507
e"ntenes 3e tu tto q u ello che allora venne stab ilito, e il M a u l d e stesso non si
asconde di non e sse re in grado di rim uovere appieno le o scu rit circa gli
accordi p o litic i p resi a Savona. In q u esto argom ento non si pu certo an d are
PW av a n ti se non c i vengono in soccorso nuove scoperte darchivio.
5 Ofr. E. P a n d i an i , I l riacquisto d i Genova nel 1507 per L u igi X I I nelle\
l ftere e nei poemi del tem po, in Miscellanea di stu d i storici in onore di Antonio

726

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo

4.

turare altri disegni. Pi che tutto imjpressionava il forte numero


di cardinali dai quali il re era circondato. Non solo i tre cardi
nali francesi (tra i quali Giorgio dAmboise), ma erano presenti
altres il cardinale di Aragona e il cardinale Sanseverino, dive
nuto pi tardi scism atico.1 Gi nel maggio del 1507 Giulio II
aveva mandato alla corte del re francese di cardinale Antoniotto
Pallavicino, genovese, il quale pure trovavasi ora a Savona.
Stando a Sigismondo de Conti, era scopo di questa legazione
dindurre il re ad usare ,la pi grande mitezza possibile a riguardo
dei Genovesi nuovamente costretti a sottomettersi alla Francia
dopo una insurrezione fallita e a licenziare il suo esercito.- La
forza dellarmata francese aveva messo in pensiero non solo lIta
lia, ma anche la Germania, come mostrano le risoluzioni della
dieta di Costanza.

Manno, 1 orino 1912, n. 11 e a parte, T orino 1912. Q uanto aU 'aiuto dato da


G iu lio II al m ovim ento di rib ellion e in G enova con tro i F ran cesi cfr. la let
tera di Luca de R enaldis, che sta v a a R om a com e a g en te d i M assim iliano, in
d a ta 8 ap rile 1 5 0 i, com unicata da A V o l f , Beziehungen Kaiser Maximiliuns z
Italien 125 s.
1 Leu

i Ann a.

S i g i s m o n d o d e ' C o n t i II. 375. S a n i t o V II, 73. 70, 82, 8S. .94. 90, 98. 100.
104. 113, 114, 119, 132, 133. L a n om in a del P a lla v icin o a leg a to a lla corte d i
F ran cia fu fa tta in un concistoro del 5 m aggio 1507 ; c fr. la * lettera del C ar
d in a l G onzaga a siio fr a te llo in d a ta d i R om a 5 m aggio 1507 ( A r c h i v i "
G o n z a g a i n M a n t o v a ) e la * relazion e d i C ostab ili in d ata di Roma
5 m aggio 1507 ( A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a ) . T utto il viaggio d e l
card in ale P a lla vicino, ch e s'im barc il 19 m aggio (* h it ravimus mare cu ni max.
diffieultate, si dice n e ll Itinerarium che citerem o tosto. I l 20 m aggio il papa
sc r isse a L u igi X I I il breve ch e rip ortiam o in App. n. 120) e il 1S agosto doi*
il suo ritorno r ife r i in con cistoro intorno a lla su a m issione, ma di 11 a poi'"
m or (10 settem b re 1507; S a n u t o V II, 1 50: O n o p h r i u s P a n v i n i u s , Ve basi
lica vaticana presso A. M a i , Spie. Rom. IX [1S43], 292), descritto p r o b a b i l
m en te da un o d e l suo seg u ito n e ll* Itinerarium cardali S. Praxedis ad Ludovicum II. in Cod. Borghese 1, 128, f. 1-25 e li ibi. Pia 61, f. 117-149. A r c h i v i o
S e g r e t o p o n t i f i c i o . S i sperava ch e qu esto docum ento contenesse a l t r i
p a rticolari su i m and ati del C a r d i n a l P a lla vicin o (che g i J e a n d 'A u t o n . C'hroniques, ed. J a c o b IV, 105 c on fessa di non conoscere : cfr K n u t h 29), ma fu
un a delusione. L 'Itinerarium tr a tta per cosi dire q u asi esclu sivam en te de.
viaggio del leg a to e del cerim on iale praticato allorch fu ricevu to da L uigi XII
<e s i abbocc col re di Spagna in Savona. D i politica non vi sono ch e accenni
su perficiali. F. 131: M ilano, 7 giu gn o: Legatus et Rotliomagcnsis habueruni
colloquimi! scerete. F. 132: M ilano 10 giu gn o: ricevim en to del legato da p a r t e
d e l re. R ex dedii legato dexteram et veruni in cameram regis eum dictis cal
dina li bus [ Rothomag., Xarbon., Esten., A m boise, Brironnet ed E ste] et
crete sant loquuti per spatiwm duarwm h ora rum. F . 1 3 7 ; (Savona, 2 6 g iu g n iLegatus et Rothomagensis loquuti sant secrvte eum rege per duas horas. '
diede occasion e l arrivo d i un m esso da R om a col cappello card in alizio per i
card in ale Auxim anus [G iovan ni de la T rm ou ille, arcivescovo dA ucli], che
per era m orto pochi giorn i prim a in M ilano, e per il card in ale Baiaceli*'*
-

Il Cardinal Pallavicino al convegno di Savona.

727

Secondo le informazioni date dal Cardinal IPallavicino allam


basciatore fiorentino residente allora in Savona, il suo mandato
consisteva prima di tutto nel difendere il papa dallingiusta ac
cusa davere egli sollecitato Massimiliano a scendere in Italia. Al
cardinale riusc di giustificare in (questo punto (il suo signore. Non
cos pieno fu il successo che il cardinale consegu riguardo al suo
secondo incarico, chera di ottenere la consegna dei Bentivoglio.
Giovanni ed Alessandro Bentivoglio, diceva Luigi XII, non hanno
partecipato alle cospirazioni contro Bologna e il mio onore mi
vieta di abbandonarli.1 Da certe espressioni di un famigliare del
cardinale rilevasi, che il Pallavicino ebbe pi volte dei lunghi colloquii con Luigi XII e col cardinale Amboise, nei quali pare che
specialmente da questultimo non sia stato trattato troppo gen
tilmente. 2
Circa il convegno di Savona corsero tosto delle voci, che riem
pirono il papa di timore per un qualche attacco alla sua autorit
spirituale. Che in Savona siasi parlato di riforme ecclesiastiche,
io confess pi tardi lo stesso Ferdinando. Come lanno prece
dente, cos anche in questa circostanza egli certo ha corroborato
1Amboise nelle sue speranze di salire il trono papale.3

[Je P rie], ch e giaceva inferm o a M ilano. Finita toquutione cuu rege legatus
e> Hothomagensis... venerunt ad cameram Rothomugcnsis, in qua ambo scerete
*unt loquuti per horam. De quibus materWe loquuti sunt, non est meum quaercre. F. 147 : |Savona, 1 lu g lio : i due r e m andarono p el legato quia erant secum
l'Miuuturi... Legatiti ivit ad cameram, ubi regeh erant; per duas Jioras stctit
1:11 "* llis et cardinali Rothomagensi. V Itinerarium notifica poi la partenza del
re spagnolo da Savona il 2 luglio, q u ella del re d i F ran cia il 3, l im barcazione
del legato il 7 lu glio, non che il ricevim ento del P a lla vicin o, n el concistoro del
18 agosto.
1 R elazione fiorentina da (Savona 4 lu glio 1507 in A tti d. Soc. Sav. II, 19-20.
2 T ale l im pressione ch e s i riceve dalla lettu ra del suddetto * Itinerarium,
nel quale a f. 139 p arlan d osi d ellA m boise si d ic e: ipse est vere reco Franciae.
Archivio segreto pontificio.
.
t
8 L e h m a n n 4, i l q u ale ricorda com e anche nel m aggio del 508 Ferdinando
M anifestasse la m in accia d i sottrarre tu tti i suoi s ta ti a llobbedienza del papa.
La lettera del re, n ella quale co n tien si ta le m inaccia, d iretta a l vicer di
Napoli ;
e ssa g li ordina d'im piccare senz'altro i la to ri di bolle pontificie
-enza il regio placet. V enne pubblicata la prim a volta da F. d e Q u e v e d o , Obras
(M adrid 1792-1794), 3-9 e p oi n e lle Lettres de Louis X II . I, 109-114. Cfr.
G j x d k l v , R udolf II. und seine Zeit, Prag 1863, 14. V. l a F u e n t e ritien e a torto
che la lette ra sia u n a com pilazione d i un p rotestante della fine del secolo xvl.
11 testo non d p resa a dubbi d i sorta ; i l contenuto corrisponde perfettam en te
Ila p olitica di F erdinan do e alle su e strane idee circa i su oi d ir itti regali.
*
volte F erdinan do h a sen za ltro an n u llato bolle pontificie ; il 31 agsto 1509
egli em an un decreto, a tenore del quale chiunque si adop erasse per avere dal
Papa o d a i su oi leg a ti una bolla o un docum entao q u a lsia si contro l in q u isizio n e
*Pagnuola, doveva p u n irsi colla pena d i m orte. L l o r e n t e I, 368-369. G a m s III,
128 s., 140-142. Q uanto a dim andare concessioni, sp ecie in m ateria finanziaria,

728

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 4.

Narra il Guicciardini che Giulio II in tali distrette invoc


laiuto di Massimiliano. Per la critica recente ha distrutto questo
racconto, dimostrando che lintento della politica pontificia era
diretto a ottenere per il momento almeno una riconciliazione di
Massimiliano con Luigi XII e una grande coalizione contro Ve
nezia. A tale scopo per incarico del papa lavorava in Germania
sin dallo scorcio del 1506 Costantino A ren iti.1
Quanto poco pensasse il pontefice a invocare laiuto di Mas
similiano lo mostrano le sue preoccupazioni allorch nel maggio
del 1507 parve che dovesse finalmente verificarsi landata a Roma
del sovrano tedesco.2 Quando poi nel luglio venne da varie parti an
nunziata come certa la calata di Massimiliano in Italia,3 Giulio II
deliber di mandare al re tedesco un cardinale in apposita lega
zione. La sua scelta cadde sopra un uomo, che fra le persone di
curia era uno dei pi fedeli aderenti di Massimiliano. Questi era
il cardinale Bernardino Carvajal. Munito di ampli poteri questi
lasci Roma il 5 dagosto del 15074 e passando per Siena si rec

1 ordinando (cfr. P b e s c o t t II, 201) e i su o i am basciatori in Roma erano d a v


vero in stan cab ili. Ofr. la * relazion e di C ostab ili da Rom a 15 agosto 150.
A r c h i v i o di S t a t o in M o de n a .
1 I'lm a n n I I , 300 seguendo il B r o s c h 138, 332 s . |Cfr. anche la le t t e r a d e l
card. Sigism ondo G onzaga a l fra tello , del 3 0 agosto 1507, com unicata ila Luzio,
Preliminari 280 ss. (estr. 4 0 ss.) su l discorso d ellin viato francese, Guglelmo
B rigon net ( glio del card in ale), vescovo d i L odve, n e l concistoro del 27 a g o s to .
B riconn et cerca in esso d i giu stificare il card in ale dA m boise d a llaccusa sol
levata contro di lu i d a llim peratore M assim iliano, che, viven te G iulio II, a v e s s e
asp irato a lla tiara.
2 A llora ebbe origine la canzone Vom Romzug. L ilie n c r o n , Hist. Volks
lieder II I, 16-17. In che modo la F ran cia fa cesse crescere la sfiducia del papa,
lo m ostra U l m a n n , M ax I. Absichten 10-11. G i n ellagosto del 1506 M a s s i m i
lian o a veva significato per lette ra al papa la sua d iscesa arm ata alla volta di
R om a (v . in App. n. 95 la * lette ra d i A rsago del 15 a g o sto 1506). A r c h i v i o
G o n z a g a i n M a n t o v a . R elativam en te al progettato ma non a v v e r a t o s i
viaggio a Rom a di M assim iliano cfr. anche K a s e r , Deutsche (leseli. II, 110 ss.
3 17S lu g lio 1507 il C a r d in a l G onzaga scriveva a suo fr a te llo : * si tie n e
per certo ila venuta del R e d e (Romani . A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n
tova.
*
S a n u t o V II, 132 d ice: il 10, R o s s b a c h 9 2 : l S, gli * A d a contisi, f- -'*
It. Auf/. A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e d e l V a t i c a n o . U n ' i n f o r m a z i o n e
au ten tica, che ind arn o c er ca si anche presso R a i n a l d 1507, n. 8 , la d i 1*
* Diarium di P a r i s d e G r a s s i s : 16. Julii 1501 : Cardinalis s. Crucis D.

Garvagliamis creatus est legatus ad partes Oermaniae obviam I m p e r a t o r i cat


turo in Italiani. 4 . A ugusti fu it eonsistorium publicum. Il papa recita le con
su ete preghiere su l nuovo legato, il q u ale poi si reca nel chiostro di S- Mari.*
del Popolo. Ibi fecit prandium et i n a u r o r a s e q u e n t i arripuit iter. Cod.
lat. 1J,0, f . 113*, 114b della B i b l i o t e c a d i S t a t o d i M o n a c o .

L egazione del cardinal Carvajal presso Massimiliano.

729

presso il re tedesco, col quale alla met di settem bre,1 sincontr


nella citt di Innsbruck.
Il Carvajal aveva innanzi tutto il mandato di sconsigliare
Massimiliano da una comparsa in Italia con forze armate e di
offrirgli in cambio la incoronazione imperiale in Germania per le
mani di due cardinali.2 Ma poi il cardinale doveva proporre al
re tedesco due alleanze: una difensiva fra il re e il papa contro
chiunque, specialmente contro Venezia. A questa confederazione
doveva seguire la conclusione duna pace o armistizio fra Mas
similiano e Luigi XII e la formazione duna lega di tutti i prin
cipi cristiani per combattere i Turchi. LAlleanza difensiva fu
accolta, rifiutate invece le altre proposte.3 Massimiliano non volle
sulle 'prime saperne duna riconciliazione colla Francia. Il Car
vajal, che per lo pi stette nel seguito del re, non desistette per
questo dalladoperarsi in proposito, e siccome Venezia sincapon
nel negare al re il passaggio in occasione della sua andata a
Roma, Massimiliano prest orecchio alle proposte del Carvajal.
Nel febbraio del 1508 egli fece proporre segretamente al re di
Francia una lega offensiva e difensiva contro Venezia, le clausole
della quale concordavano 'in sostanza col trattato di Cambrai fatto
posteriormente.4
1 Cfr. V e t t o r i , Viaggio 121-122. F ran cesco V ettori, che nel 1507 tro v a v a si
a Innsbruck n ella q u a lit di am basciatore fiorentino presso M assim inim o, rac
conta (ibid. 137), che allora m olti ita lia n i monili sullafama della venuta ilell Imperatore in Italia eran o arriv a ti a Innsbruck e fra e ssi un in viato di G ian
Paolo P aglion i, un perugino ch iam ato iSer C iabattella. L 'um anista e storio
grafo di M assim iliano G i u s e p p e G r n p e o k dedic a l card in ale C arvajal il suo
Speculimi naturali, coelestis et prophetieae rAsionis (150S). nel qua U* eg li
arringava il c ard in al legato con stu p efacen te arditezza a c a u sa degli in to l
lerabili a b u si d ella C hiesa rom ana e presagiva a lla n avicella d i Pietr le pi
gravi tem peste, per cu i poi i p rotestan ti lo accolsero fr a i precu rsori di L utero,
e testi della v e r it (A. C z e r n y dn Archiv. f. osterr. (leseli. L X X III [1888],
325, 334 ss.). In segu ito il lib ro fu m esso nell'ind ice trid en tin o a causa del suo
linguaggio intem peran tem ente v iolen to contro le au to rit secolari ed eccle
siastich e (ibid. 335). C f r . O e f e l e in A<;. Deutsche liiogr. X, 57.
2 M a c h ia v e lli. Opere, ed. P a s s e r in i V. 247 e S a n t t o \ II. 119. B r o sc h
I*8, 145. Ci.m ann I I , 333. L e 'ragioni ad d otte in contrario a H ek ge> roth er
' I I . 444-445 non m i sem brano solide.
3 Cosi narra il m olto bene inform ato Z u r i t a VI. L>2 s., le cui inform a
r m i furono trascu rate dal B r o s c h . Cfr. iS c h irk m a c h k b VII. 5 5 2 s. Il racconto
di S ig is m o n d o nE C o s t i II. 881 incom pleto. A lla spedizione contro i T u rch i
s riferiscono i brevi presso R a t n a l d 1507, s. n. e il * breve del 12 febbraio 1508
riprodotto in App. n. 121. A r c h i v i o c i r c o n d a r i a l e d i \ V ii r z b u r g.
*
U l m a n n II. 334-335. B r o sc h . Julius II. 154 s.. .338 s. Cfr. ora lesposizione
queste tr a tta tiv e , particolareggiata e fondata su nuovo m a teriale docum en
tario dellA rch ivio G onzaga, di A. L u zio . I preliminari ecc. in A rd i. star. lomb.
4* rie X V I (1!)11), 245-310 e a parte. M ilano 1012. Ivi particolarm ente m essa
511 chiara lu ce an ch e la parte presa dal m arch ese di M antova e l'a ttiv it d i
plomatica del tedesco N icol F risio, che stava a serv izio del card in ale G onzaga

730

Libro III. Giulio II.' 1503-1518. Capitolo 4.

In quel medesimo tempo Massimiliano fece un passo che si


discostava notevolmente dai costumi m edievali.1 Al principio di
febbraio 1508 fece solennemente pubblicare nel duomo di Trento
per mezzo del suo consigliere Matteo Lang, vescovo di Gurk, che
egli aveva assunto il titolo di: Imperatore romano eletto. Con
ci non dovevasi recare alcun pregiudizio al diritto dincorona
zione del papa cos fu espressamente dichiarato in un pro
clama allimpero e per mezzo di ambasciatori a Roma , Massi
miliano anzi assicurava chegli era deciso di proseguire il suo
viaggio a Roma e di farsi incoronare da Giulio II, tosto che avesse
vinto i V eneziani.2 Rimanendo con ci salvo il diritto della Sede
Apostolica, Giulio II non esit a dichiararsi pontento dellacca
duto, se non altro perch con esso veniva protratta la spedizione
di Massimiliano verso Roma, che per lui era tanto pericolosa. Gi
il 12 di febbraio del 1508 egli indirizzava all imperatore ro
mano eletto Massimiliano un breve, nel quale elogia 1 suo de
licato modo di procedere soggiungendo ancora, che lassunzione
del titolo dimperatore aveva potuto avvenire con tanto maggior
diritto, in quanto che nelle preghiere del Venerd Santo la santa
Chiesa romana faceva gi menzione di lui sotto questa forma.
Ci che indusse il papa a questatto di cortesia rilevasi dallaltra
parte del breve, dove caldissimamente raccomandavasi di venire

a lla corte d i M a ssim ilia n o : costu i, secondo L r z io (249, 9) fu della lega rii

Cambraji il negoziatore pi instancabile e pi fortunato.


>B r y c e . l)as heilige rmische Reich (trad . da W i n k l e r [L eipzig 1873]'.
va troppo avan ti asserendo, che l'assu n zion e del tito lo im p ortava la separa
zion e della G erm ania da R om a .
2
Cfr. le relazion i in Forschungen ~. deutsch. Gesch. I, 71, presso J a n s s e n ,
Reichscorrespondcnz I], 742-744 e la lettera d i M assim iliano presso P a t t , De pat
publica 568-570. Cfr. H t t b k r I I I , ,368 e M ittheil, d, sterreich In stitu ts XI, 44.
Secondo M. B r o s c h (in M itteii. d. sterr. hist. In stitu ts X X IV [1913] 100). no"
i l 4, ma il 6 feb b raio sarebbe la data precisa della proclam azione di M a s s i m i
lian o. jierch d a lle relazion i d ell'in viato fiorentino F ran cesco V ettori, clic col
M ach iavelli era presso M assim iliano, d ell 8 febbraio e 7 m arzo (in M a c h ia v e l li ,
Opere V, F iren ze 1876, 2S4, 296) si ricaverebbe ch e M assim ilian o non g i u n s e
a T ren to ch e la sera del 5 febbraio. V edi anche i l Riporto di uno esplorator
p resso S a . v t . t o V II, 293-295, nel q u ale esp ressam en te si dice che il C a r d i n a l Carv a ja l rim ase in B olzano. Cfr. su ci anche R a n k e , Deutsche Gesch. VI, 90 s . :
T o m m a s i n i , Machiavelli I. 411 s. : H e i d e n h e i m e r , P. M artyr 173 ss. e R osshaC B.
Carcajal 95. il q u ale in v ece d i B olzano nom ina M erano. Che il C arvajal nel
giorn o d ecisivo si trovasse realm en te in B olzan o, r ile v a si da una lettera d i
grazia da lu i sc r itta in d etto luogo e d a ta ta 4 febbraio 1507 (st. 11.) A r c h i v i o
d e l c o n v e n t o d i G r i e s . K i e m , c h e n e l period ico Ferdinandeum 1892,
p. 334 s. pubblica uno squarcio di q u esta lettera , lassegn a per errore a llanno
1507. anzich a l 1508. Il C a rv a ja l torn d a lla G erm ania il 12 gennaio 1509 .
>edi .* lcia contisi, f. 24. A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e n e l V a t i c a n o .

Massimiliano I com incia l'offensiva contro Venezia.

731

a un accordo colla Francia e a far s che landata a Roma fosse


pacifica isullesempio di quella di Federico I I I .1
Il giorno dopo la proclamazione di Massimiliano a imperatore
le sue milizie cominciarono loffensiva contro Venezia. Esse con
seguirono dapprima qualche buon successo, cosicch pieno di spe
ranze lo Asburghese il 1 marzo scriveva al principe elettore
di Sassonia: I Veneziani dipingono il loro leone con due piedi
nel mare, il terzo sulla terra ferma, il quarto nella montagna.
Il piede che posa sulla montagna labbiamo gi quasi del tutto
scalzato, non manca che un unghione, che noi collaiuto di Dio
guadagneremo entro otto giorni; in seguito pensiamo anche di
conquistare il piede che posa sulla terra fe r m a .2 Se non che
ben presto le cose mutarono aspetto. I Veneziani, che a massimo
dispetto di Giulio I I 3 vennero spalleggiati dai Francesi, conse
guirono ben tosto, dei successi affatto inattesi. Si spinsero vitto
riosi nel Friuli e nellIstria, conquistarono nel m aggio Trieste e
Fiume e sul principio di giugno valicarono il Carso. Limpe
ratore dovette essere lieto che il 5 giugno per mediazione del
Carvajal si venisse a una tregua di tre anni, la quale lasciava i
Veneziani al possesso di tutte le loro conquiste.4 In Venezia si
tripudi, senza presentire, che erasi commesso un errore fatale.
Lavidit di conquiste dei Veneziani stata cos descritta dal
Machiavelli :
San M arco im petuoso e<l im portuno
C redendosi aver sem pre il vento in poppa.
N on s i cur di rovin are ognuno:
N vid e com e la potenza troppa
Era nociva, e com e il ine sarebbe
T ener so ttacqua la coda e la grop p a. 5

1
Vedi il * breve in App. n. 121 secondo una copia d ellA r c h i v i 0 c i rc o n d a r i a l e d i W r z b u r g e in o ltre in App. n. 122 e 123 l e * lettere
del Cardinal G onzaga 12 e 2 4 febbraio 1308 d a llA r c h i v i o G o n z a g a i n
Mantova.
K axke, Deutsche Geschichte l 2, 176. P e r la guerra d i M assim iliano
contro V enezia n el 1308 c fr. anche W o i.ff, Beziehungen Kaiser Maximilians
Hallen 90 ss.. 97-113, 116 s .; F. T. Z anohi, L a prima guerra d/i Massimiliano
contro Venezia: Giorgio Emo in Val Lagarina 1501-08, P ad ova 1916; V. Sa c e l . Frst R udolf der Tapfere van, Anhalt u. dei Krieg Maximilians I. gegen
' eneilif/ in den Jahren 1508-10 (d issert.), H a lle 1914.
3 Cfr. la * lette ra d i Lodovico d a Campo Sam piero al m archese di M antova
data d i R om a 17 m arzo 1508. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .
4 Libri Commem. VI, 9 8 s., n." 159 s. Cfr. H u b e r II I , 370 s., dove viene
accuratam ente elen cata e giu d icata la lettera tu ra ulteriore.
5 K kt'm ont II I 2, 11. Cfr. anche T om m asini, Machiavelli 1. 290. C aratte
ristico pure i l lam en to d el cron ista fiorentino .L anducci 291 (M. H erzjfeld
I 157 s.) c irca l a v id it di dom inio di Venezia. Per la politica despansione
II V enezia in generale vedi Bonardi, Venezia e la lega d Cam brai 209-227 (d a l

732

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo

4.

Questingordigia di dominio aveva spinto le cose a un segno,


che quasi tutte le potenze avevano qualche cosa a pretendere
dalla repubblica, e fu dessa che mand ora in rovina Venezia. Per
venir presto ad un accordo collimperatore i Veneziani nei ne
goziati della pace avevano sacrificato glinteressi del loro alleato
francese. La conseguenza fu un totale mutamento della politica
francese.
Nella seconda met del novembre convennero in Cambrai il
consigliere intimo di Massimiliano, Matteo Lang, un ambascia
tore inglese e uno spagnolo, il cardinale Amboise, lonnipotente
ministro di Luigi XII, e finalmente Margherita, figlia dellim
peratore.
Ivi il 10 dicembre 1508 erano gi condotti a termine gli ac
cordi noti sotto il nome della lega di Cambrai. Fra questi era
destinato alla pubblicazione solo il patto di pace tra limperatore
e il re francese, col quale) fra laltro si stabiliva linvestitura di
Milano a favore di Luigi XII e dei suoi successori. Quale scop:
principale dei confederati viene qui assegnata la guerra contro
i Turchi: ma prima dovevasi costringere Venezia alla restitu
zione dei dominii conquistati. I particolari sulla lega a tal uop o
conchiusa, e alla quale si lasciava libero laccesso al papa e al re
di Spagna, venivano stabiliti in un secondo trattato segreto. Gli
alleati si obbligavano di costringere la repubblica a r e s t i t u ir e
al papa le citt romagnole, al re di Spagna le piazze marittime
dellApulia, allimperatore Rovereto, Verona, Padova, Vicenza,
Treviso e il Friuli, al re di Francia Brescia, Bergamo, Crema,
Cremona, Ghiara dAdda e tutti i feudi del Milanese. Ove poi
accedesse alla lega, il re di Ungheria riavrebbe gli antichi pos
sedimenti ungheresi in Dalmazia e Croazia, e cos il duca di
Savoia il regno di Cipro, il duca di Ferrara e il marchese di
Mantova tutti i dominii loro strappati dai Veneziani. La F r a n c i a
dar il segnale di guerra il 1 aprile, il papa lancer la s c o m u
nica e linterdetto su Venezia ed esiger lappoggio di M a s s i m i
liano come protettore della Chiesa cos che limperatore v e n g a
quindi prosciolto dagli obblighi contratti verso la repubblica -1
quaranta giorni dopo loffensiva presa dai Francesi possa a n c h e
egli cominciare le ostilit .1

punto (li v ista veneziano). C fr . anche li. v. V o l t e u n i in M itteil. der (leogr.


GeselUchaft in W en 1916, 50 4 : D isp o tic a e avida, com e tu tte le potenze ma
r ittim e e trafficanti, ( \e n e z ia ) aveva con sid erato l'A driatico come suo e~'le
siv o possesso e occupato i luogh i costieri della R om agn a e d e lle P u g lie
i
R assegn a delle fon ti per la storia della lega di Cam brai presso H a t sin.
gources I, 1 7 9 ss. ; D tt m o n t IV , 1 , 1 0 9 s. L e G l a y I, 2 2 5 ss. L a n z , Einleitu'i'J
9 3 s. H u b k r I I I , 3 7 4 s. Cfr. anche Arch. stor. Hai. 3 * serie, IV 1 , 1 2 6 s. {-chirRm a c h e b V II, 5 6 0 ss. ; B o n a k m , Venezia e hi lega di Cambrai 2 2 7 ss. (c r it ic a il

L ega di Cambrai.

733

Nemmeno oggi ridotta al silenzio laousa enorme lanciata


contro Giulio II a causa della lega di Cambrai, quasi egli abbia
chiamato gli stranieri in Italia. Il fatto si invece, che il papa
in questo momento decisivo si mantenne in riserbo, e che fu la
condotta di Venezia a spingerlo ad entrare in una lega, per la
quale in fondo sentiva della ripugnanza, stante la sua ben fon
data diffidenza a riguardo di Luigi XII e dellAmboise. La diffi
denza del resto era reciproca, come videsi anche durante i ne
goziati di Cambrai, ai quali non partecip alcun plenipotenziario
pontificio.1
Giulio II entr nella lega (28 marzo 1509) solo quando ebbe
esaurito tutti i mezzi per indurre Venezia a rispettare la sua
autorit politica e spirituale.2 Nella condotta della repubblica
verso Roma non si scorgeva nemmeno uin indizio di quell suo
procedere saggio e preveggente che le era proprio; pareva che
essa non presentisse quale tempesta tiravasi addosso colla sua
albagia.
Non paghi di calpestare nel campo politico, in Romagna, il
manifesto diritto del p ap a,3 i Veneziani, seguendo antiche tra
dizioni, 1 anche in cose puramente ecclesiastiche facevano valere
una onnipotenza dello Stato, a lato della quale no era possibile
un regolato governo ecclesiastico da Roma. Pi volte si verific
il caso, che la repubblica violasse nel suo territorio la giurisdi
zione ecclesiastica vietando, anzi infliggendo pene a chi facesse
appello alla Santa Sede ; senza il permesso del papa persone eccle
siastiche furono sottomesse al tribunale civile, nel che veramente
poteva servire di scusa alla Signoria la corruttela di molti chie
rici. Affatto ingiustificata era poi la collazione di prebende e per

IHitto dal pulito di vista ven ezian o); F . Cipo ll in i L a lega di Cambrai, in Riv.
'i Italia X I I I , 1 (1910). F letter, Europ. Staatensystem 268 ss. T red ici son etti
italiani per la conclu sione della lega d i iCambrai pubblic A. M edin, S o n e t t i
I"r la i<gu di Cambrai 1508, P ad ova 1HX) (per nozze L azzarin i-Sesler). Offrono
interesse per i precedenti storici d ella lega di Cam brai tre relazioni dellin viato
francese M ichele R ip m andato da L u ig i X II a F iren ze nel 1508, pubblicate
da P lissie b in Arch. star. ital. 5* serie, X X X IX 2. V. anche P inetti, Della
'ila- di Cambrai, B ergam o 1910.
1 R e u m o is t I I I 1, 26. Cfr. G u i c c i a r d i n i V I I I , c. 1 ; H a v e m a n n II, 276, 280
14 l i-MANN II, 365. I l breve ch e G iulio l i ind irizz i l 28 dicem bre 1508 a l' \n ib oise (presso M o l i n i I, 54-55) con tien e solo delle congratulazioni per la
Pace tra la F ran cia e l im peratore ; e sso red atto n ei term in i p i ad u latori!
di fine d ip lom azia : di V enezia neanche una parola.
2 Cfr. L u z io , Prelim inari 272 ss. (estr. 32 ss.), ch e secondo i docum enti
nintovani reca nu ove v a lid e prove a d im ostrare che in realt il papa fu co
stretto ad accedere p oscia alla lega d a lla necessit ineluttabile delle cose.
3 V edi R e u m o n t in Goff. Gel. Anz. 1876, II, 846.
* Cfr. quanto dicem m o n el voi. I I , 347 ss.

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 4.

734

sino di vescovati arrogatasi pi volte dal Senato.1 Persino degli


amici della repubblica biasimano queste usurpazioni e violazioni
del diritto canonico, che nessun papa poteva tollerare.2 Ne venne
per conseguenza che i dissapori e le contese per affari ecclesia
stici tra Roma e Venezia non avevano mai fine. Con particolare
vivacit si svolse la questione per la provvisione del vescovato
di Cremona, posseduto gi dal cardinale Ascanio Sforza. Dopo
la morte di costui nellestate del 1505 il senato elesse subito un
membro della fam iglia Trevisano a s devoto, ma Giulio II >i
rifiut di dare la conferma avendo in animo di conferire quel
vescovato allesimio cardinale Galeotto della Rovere. In Venezia
facevasi appello alla vetusta consuetudine, secondo la quale per
tutte le citt importanti del suo dominio il senato aveva sempre
eletto i vescovi che poi erano stati confermati da Roma, come
se Roma sempre e in tutti i casi avesse a confermare una tale
elezione ! Quasi per due interi anni si protrassero le pratiche fra
le due parti, finch da ultimo si ottenne un accordo cedendo Giu
lio II dietro un compenso in danaro al detto cardinale.4 Era
appena sopito questo dissidio a causa del vescovato di Cremona,
che ne sorse uno nuovo e ancor pi violento per il vescovato di
Vicenza, resosi vacante nellautunno dei 1508 per la morte del
cardinale Galeotto della Rovere. Giulio II aveva conferito Vi
cenza e gli altri benefici del defunto a Sisto Gara della Rovere,
mentre il senato veneziano voleva investirne Jacopo Dandolo.
Nonostante che il papa si rifiutasse di confermare questultimo,
costui si sostenne sotto la protezione del suo governo; anzi il
Dandolo ebbe laudacia di chiamarsi fin dallora vescovo eletto
di Vicenza per grazia del senato di Venezia . 5 Alla citazione pon
tificia il Dandolo, essendo certo dellappoggio del suo governo,
rispose con una lettera insolente.6
Si vede che i Veneziani lavoravano con grande logica a fare

O ltre alla bolla d i G iu lio I I d e l 27 ap rile 1509, c h e citerem o appresi'le n o t i z i e i n Dispacci di A. G i u s t i n i a n I I , 439 ; II I, 288 e la esposizioni
a ss a i u n ilaterale d e l B r o s c h in ZeitschH ft d e l iS y b e l . X X X V II, 308 s., c o i n
pure i n App. n . 102 e 103 i * b r e v i -d e l 16 e ,18 d i c e m b r e 1506. A r c h i v i o s e
greto pontificio.
2 c fr . le n o te a ssa i cu riose d i L u i g i d a P o r to 29, il quale fa proprio
q u esta osservazion e : di m odo che il papa per q u este ed a ltre cose ancora
non in tu tto papa sopra d i e ssi .
a R omania V, 178.
*
S a n u t o V I, 177, 188, 194, 327, 335, 3 4 7 ; V II, 126. Cfr. B a l a . v 443 s. e
B r o s c h 161 is., il quale per d errato il nom e del can d id ato veneziano. U g H **-11
IV , 614, co sa str a n a , non dice n u lla d i qu esto litig io .
G u i c c i a r d i n i V i l i , c . 1.
s B a l a n V, 450.
1

vedi

Questioni con Venezia.

735

del papa un loro cappellano, come ha detto il M achiavelli.1 Per


qui simbatterono nella risoluta opposizione di Giulio II, il quale
allambasciatore veneto dichiar apertamente che, avesse anche a
vendere la sua .mitra, farebbe sempre valere i diritti che a lu
spettavano come successore di Pietro principe degli apostoli.2
Contemporaneamente a questi quasi incessanti litigi di carat
tere ecclesiastico erano in corso quelli di carattere politico. Giu
lio II fece del tutto onde venire a un pacifico accordo. Verso la
fine dellanno 1506 egli invi a Venezia il celebre Agostiniano
Egidio da Viterbo colla proposta, che, ove la repubblica restituisse
Faenza, egli lascerebbe in pace tutte le altre conquiste. Ma essendo
stata respinta anche questa proposta ebbene, soggiunse Giu
lio II, se i Veneziani non vogliono accogliere la mia preghiera di
consegnare una sola citt, io li forzer con le armi a restituire
quanto hanno conquistato. Anche aHambasciatore veneziano il
capo supremo della Chiesa non nascose punto la sua indigna
zione. 2 Ci non ostante in Venezia si continu a bravare, anzi a
provocare il pontefice.
Tronfia dorgoglio per la vittoria riportata su Massimiliano,
la Signoria prepar delle difficolt al pontefice proprio l, dove
al papa sarebbero riuscite pi vive, cio nelle cose di Bologna.
Il legato di questa citt, il Cardinal Ferreri, si trov da prin
cipio in una brutta situazione perch i Bentivoglio favoriti dalla
Francia non la finivano dallordire congiure. Il Ferreri represse
con sanguinosa severit questi movimenti, ma per la sua cupidi
gia oppresse talmente i Bolognesi, che questi si rivolsero a Roma
perch vi provvedesse.4 Giulio II fece esaminare la cosa e quando
la colpevolezza del legato fu accertata, intervenne con tutta
Ih sua energia. Il 2 agosto del 1507 il Ferreri, i cui poteri erano
stati accresciuti anche nel maggio, venne deposto dalla sua lega
zione e richiamato a R om a.5 Qui intanto erasi potuto accertare,
1 M a c h ia v e lli, Opere, ed. P a s s e r in i IV , 334. Cfr. Dispacci d i A. Gitrstin ia n IH , 179 e T om m asini I, 298, 324.
2 Sanuto V II, &43; cfr. 580, 678, G94 e U gh b lli V, 1066.
8 La m ission e d i E gidio da V iterbo accen n ata soltanto di volo presso
Canuto V I, 528. N o tiz ie pi e sa tte c i d lo s te ss o E gidio, ed. Hfler 394; c fr.
inoltre gli e str a tti d e i disp acci e ste n si presso B alan V, 448 s. (Sulla disubbi
dienza di V enezia al p ap a a proposito d e l m onopolio d e llallu m e vedi Gottlob.
c aw. ap. 303.
4 Gqzzadini, Alcuni avvenimenti 81 s., dove per, cosa strana, non ven
gono u tiliz z a ti i brevi d ellA r c h i v i o d i S t a t o i n B o l o g n a . F ra
mesti io trovai un * breve d el 3 0 aprile 1507, col qu ale s i annunzia al leg a to
l'invio di 15000 d u ca ti doro, affinch se ne serva per difendere la c itt con tro
i ribelli.
5 II * breve suHaccrescim en to dei poteri porta la d ata del 2 6 m aggio lt>07 :
richiam o ved i G ozzadini, A vvenim enti 149 e il * breve del 2 agosto 150i,
Entrambi i brevi a llA r c h i v i o d i S t a t o i n B o l o g n a . Con un * breve

786

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 4.

che il Ferreri aveva ottenuto illegalmente laumento dei suoi po


teri : egli fu pertanto subito rinchiuso in Castel S. Angelo e poi
relegato nel convento di S. Onofrio (f 1508).1
Il governo di Bologna fu ora assunto dal vicelegato Lorenzo
F iesch i,2 mentre i Bentivoglio continuavano indisturbati nei loro
intrighi. Anzi nel settembre viene riferita nientemeno che la sco
perta di una congiura dei Bentivoglio per avvelenare il papa.
Giulio II allora cogli atti del processo intorno a questa .congiura
mand Achille de Grassis alla corte di Francia onde distogliere
quel re dal proteggere i Bentivoglio.4 II 20 settembre il papa invi
ai Bolognesi 5000 ducati affinch potessero difendersi contro i
B entivoglio.5 Sul principio deHanno 1508 corse poi voce che i
Bentivoglio macchinassero un altro tentativo per conquistare la
seconda citt dello Stato pontifcio. Questa notizia fece andare
sulle furie Giulio I I .6
Limpresa f a ll,7 ma nellautunno del medesimo anno la si ri
tent unaltra volta. Intanto la legazione di Bologna venne affi
data. al cardinale A lid osi.8 II rigore crudele di questuomo aveva
il F erreri in data di R om a 5 ap rile 1507 G iulio I I con feriva a Joli. Anton.
<1 ' >libri* la ecclesia S. M asti de Sola- pl-ebania nuncupata, g i posseduta
A ut. Galeat. de Ilentivolis. * Idi), brev. 25, f. 292b. A r c h i v i o s e g r e t o
pontificio.
1 P a r i s d e G r a s s i s , ed. F r a t i 3 19; cfr. ed. D o l i . in c . isr 3S0. 383, 3S4-385:
B e r n a r d i II, 214-215 e D iario di T o m m a s o d e I S I l v e s t r o 592-593. Cfr. l'a p p u n to
di E gidio da V iterbo presso P l i s s i e k . Pour la bibliogr. dii- card. Gilles de Vitcrbe, in Misceli:.di studi critici iti onore di A. Graf, B ergam o 1903. SOI. .E gidio
C anisio da V iterbo a preghiera del F erreri erasi portato dopo costui a R o m a
p er in terven ire a fa v o r e di Ini presso i l pon tefice irr ita to , m a inutilmente2 Cfr. B e r n a r d i II. 215 s. e A tti p. te prov. d. Romagna X V (1896). 32!>3 Cfr. A. Iitraao. Preliminari 288-3., 24(>s. (estr. 43 s.. 6 s.). U n fra te c o n s e
g n a to da M antova al papa com e in izia to fece nel settem b re una c o n fe s s io n e :
cfr. L t t z i o 246 s. ( 6 s.); i S 'a n u t o V II, 278.
*

R a y n a ld 1508, n . 2 2 .

N untiaturberieM e

I. p . x u i i . R ie p e r.

Nuntiatiircn

42.

s * B reve del 20 settem b re 1507 n e llA r c h i v i o d i S t a t o i n B o


logna.
8 G o z z a d i n i , Alcuni avvenimenti 95 s. B a l a n V. 149. Cfr. la * relazionid i Lodovico da -Campo Sam piero a F r. G onzaga da R om a 31 gennaio l.i>:
* La S* del papa sentendo ta l nova [ch e A. B en tivoglio ten ta unim presa co n ti"
B ologn a] com inci a m u giar che pareva un toro e non tanto la Ex. V. niinaciv a m a ancora e l cielo . A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .
? N ella rep ression e p rest a iu to A lfon so d i F er ra r a : cfr. i l * breve di Giu
lio I I a Giov. L uca de P ozzo vescovo di R eggio in data di Rom a 24, gennaio l'>'
A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a . Con un b r e v e del m e d e s im o gio""
G iu lio II rin graziava anche il card in ale E ste per l'aiu to p restato contro i Ben
t voglio. * Lib. brev. 28, i. (.-',4. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o . Ier
l aiu to p restato G iu lio I I con fer al duca A lfo n so la rosa d'oro nel 151X8. Rodoc a n a c h i , Rom e 295.
s G o z z a d i n i , Avvenim enti 158-100 pubblica una lettera del consiglio ll<1
qu aran ta a l loro am basciatore in R om a. dat. Bononiae die X II. Maii -
n e lla quale si dice, che ssi avevano ricev u to ai X V IIII. del presente la lettera

Giulio II e V enezia quanto ai Bentivoglio.

737

suscitato in Bologna un gran fermento, dal quale pensavano trar


profitto i Bentivoglio, che per confidavano ancor pi nellappog
gio di Venezia. Ci non ostante i loro progetti andarono a m onte.1
Giulio II lev aspri lamenti contro il governo veneziano, che ai
ribelli contro la Chiesa, cui Luigi XII aveva bandito da Milano,
permetteva di soggiornare nel suo territorio e che colle mani in
mano stava guardando come questi profughi scalzassero il terreno
alla signoria pontificia su Bologna e si accingessero a levare le
avmi contro la Chiesa. La risposta che diedero i Veneziani so
nava dileggio. Non si tratta di una tolleranza a favore dei Ben
tivoglio in Venezia; anzi si fa il possibile per liberarsene; qui i
profughi se ne stanno nascosti in conventi, dove non giunge il
braccio della repubblica, ,che deve rispettare il diritto di asilo ec
clesiastico . Per sottrarre alla repubblica questo pretesto Giulio II
il 22 agosto eman subito un breve al patriarca di Venezia affinch
interdicesse con ogni .rigore a tutti i conventi del territorio vene
ziano di concedere asilo a ribelli e banditi; simili malfattori do
versi incontanente scacciare.2

<Ii nom ina d ellA lidosi ; l'editore, il c u i lavoro in genere a ssa i d ifettoso e u n i
laterale, non s i preoccupa punto di qu esta contradizione. E videntem en te in
vece di X I I deve leggersi X X I I . Il * breve di nom ina d ellA lidosi del 19 m agrio 1508, non ricord ato dal Gozzadini, fu da m e v isto nellA r c h i v i o d i
S t a t o i n B o l o g n a . I v i anche un * breve d el 22 m aggio 1508 su lle fa c o lt
concesse alP A lidosi, un * altro sim ile del 26 m aggio, dove vien e com unicata
In nom ina ag li a n zian i, finalm ente un * breve in d ata di O stia 1 giugno 1508
con a ltre fa c o lt p el nuovo legato. In teressan te la segu en te inform azione
di Lod. da Campo iSam piero a Fr. G onzaga in data d i R om a 17 m arzo 1508:
Credo P a v ia vera leg a to a B ologna per aver m endicato quela legacione e t
al presente recede e non la voria perche e l conose apertam ente ila roin a su a
andandoli . A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .
1 Balan V, 450. Gozzadini loc. cit. 114 s. Vettori, Viaggio 5-6. B ernardi
11 218 s. F r. G onzaga sta v a allora e g li pure d a lla p arte d e l B entivoglio ; cfr.
* breve a lu i diretto con cu i di pap a se ne querela, Dal. Romae (prim a v
un atto del 27 settem b re 1508, perci i l breve di questo tem po) in * U h.
brcr. 28, f. 468. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o . Con * un breve in
data di R om a 10 ottobre 1508 G iu lio II ordin a l C a r d in a l leg a to dim piegare
Per la costru zion e d e lla c itta d ella di B ologna i beni confiscati a i B entivoglio.
A rch ivio di Stato in Bologna.
2 B r o sc h , Julius II. 163-164, il quale biasim a a questo .proposito il papa
Perch la c a cc ia ta d e i B en tiv o g lio da V enezia era per G iulio II un fine, i l quale
santificava i l m ezzo d una lim itazion e d el d ir itto e cclesia stico d a silo ! I l
Medesimo B r o sc h , c h e qui s i fa patrocinatore del d iritto ecclesia stico dasilo,
:J altri lu o g h i non trova parole sufficienti per stigm atizzarlo. Il breve del 22 a g o
sto tr o v a si ora stam p ato in . S a n u t o VI, 624. G iu lio II, ch e 1 11 agosto 1508
aveva avu to n otizia deUim presa d e i B entivoglio, il giorno 20 agosto s i la m en
tava c o llam basciatore d i F errara del contegno d i V enezia : * La iS t a S u a
'loi>o m i tenne longam ente e t cum m e m ulto sse e x te se circa le cose da [sic ]

Bentivogli communicandomi el tu tto li accade de presente pigliata occasione


P a s to h ,

s to n a dei P a p i,

III.

47

738

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 4.

Malgrado quanto .era accaduto, sarebbe forse stato ancora pos


sibile allultimora un accomodamento tra Roma e Venezia, se
questa nella sua tracotanza non avesse tenuto fermo con estrema
ostinazione a tutte le sue pretese, anche le pi ingiuste. Nellau
tunno del 1508, quando era gi avvenuto il distacco decisivo della
Francia da Venezia ed era in vista una lega antiveneziana, il papa
si mantenne tuttavia in un atteggiamento di attesa, sulla qual cosa
influ certo il sapere che i propositi dei Francesi erano assai sin
golari, e che le loro pretese si facevano ogni giorno maggiori.1
Giulio II, al quale pareva cosa punto desiderabile tanto che il
re francese allargasse la sua potenza in Italia quanto che vi si
stabilisse limperatore, era allora sempre disposto a scendere a
patti, ove la repubblica rinunciasse alle sue ingiuste pretese sul
campo politico ed ecclesiastico. Narra il Bembo che il papa mand
in segreta missione Costantino Areniti dallambasciatore veneziano
in Roma Badoer, facendogli comunicare dal medesimo la conven
zione di Cambrai e facendogli proporre un concordato giusta il
quale la repubblica restituirebbe alla Chiesa Faenza e Rimini. Il
Badoer rifer subito questa proposta di accomodamento al consi
glio dei dieci, ma non ebbe risposta.2 I molto numerosi nobili meno
provvisti di beni di fortuna, interessati quindi in modo particolare
nella conservazione delle conquiste fatte in Romagna, fecero valere
tutta la loro autorit onde impedire quella restituzione e vi riusci
rono.3 In Venezia si calcolava che la lega, costituita delementi
cos disparati, non avrebbe avuto che breve durata.
Tale speranza si capisce, ma resta tuttavia incomprensibile
laccecamento di Venezia, che anche in questo momento segu ito
a provocare e vilipendere in tutti i modi Giulio II tanto per ri
guardo alle citt romagnole nelle quali la repubblica non aveva
effettivamente alcun diritto, quanto per riguardo a faccende dor
dine ecclesiastico. Persino degli amici della repubblica disappro
varono il suo contegno caparbio e arrogante verso il pontefice.
Il modo, con cui anche in materia ecclesiastica veniva r i s p o s t o
ai lagni del papa dal passionato ambasciatore veneto, il Pisani,
non trova forse riscontro nella storia della diplomazia. A llorch
nel novembre Giulio II si querel col Pisani delle usurpazioni dei
da li B en tivogli e t altri su o l reb elli a li q u ali per V eu etian i se ila recep"
T u tte e due le * lettere del Co 3ta b ili d e ll'll e. 20 a so sto 1508 n e llA r c h i '
fli S t a t o i n M o d e n a .
1 Cfr. l'iu teressan te * relazion e del C ostabili del 5 ottobre 1508 nell - 1
c h i r i o d i S t a t o i n M o d e n a . In estra tto presso B a i .an V, 451.
2 B e m h u s , J list. V enet. 298.
r
a Cfr. S ig is m o n d o d e 'C o n t i II, 380 e P r i u l i presso C icogna 1, J 6& 1 ' '
anche R a n k e , Z v r venesan. (leseli. (Saniti. W erke X L II), L eip zig 18i>. *
R e t jm o n t I I I 2, 27, il quale s i (riporta al passo di LU1G1 DA l OBTO
c ita to sopra p. 734, n. 2.

Superbia di Venezia col papa.

Veneziani in cose di competenza ecclesiastica, aggiungendo che la


signoria si avrebbe un giorno a pentire del suo procedere, lam
basciatore replic: Bisogna che V. Santit si metta in forze, pri
ma di prendersela come che sia colla repubblica. Giulio II, oltre
modo irritato, soggiunse: Io non desister finch non vi abbia ri
dotti umili pescatori, come eravate una volta. E noi fu la
risposta del Pisani faremo del Santo Padre un parrochetto, se
egli non sar ragionevole.1
Cos lambasciatore veneziano trattava quelluomo, dal quale
dipendeva che la lega di Cambrai non diventasse un fatto com
piuto. Nemmeno ora il papa si lasci trascinare ad atti precipitati
per siffatta ingiuria. Egli sperava pur sempre di costringere con
la paura i Veneziani a dargli ci che domandava e di mandar
poi a vuoto la pericolosa lega.2 II Pisani not da quali preoccu
pazioni fosse dominato il pontefice per riguardo di Massimiliano
t di Luigi XII, e che una prudente arrendevolezza avrebbe potuto
distoglierlo dallentrare nella lega. Per il suo contegno rimase
quello di prima.
Allorch nel febbraio del 1509 Giulio II port il discorso sul
l'affare del vescovato di .Vicenza, nebbe una risposta che sonava
quasi scherno.3 Di fronte a una tale tracotanza appare spiegabi
lissima la partecipazione del pontefice alla lega di Cambrai : egli
aveva tentato inutilmente tutti i mezzi e solo quando vide dile
guata ogni speranza di un equo accomodamento fece il passo de
cisivo. 4
Il vero mutamento nel contegno del pontefice fu probabilmente
deciso dal timore, che Luigi XII unito a Venezia potesse sopraf
farlo. 5 Quel cambiamento avvenne subito dopo un colloquio avuto
da Giulio II a met di marzo collambasciatore veneziano Pisani
;n Civitavecchia. Era una splendida giornata primaverile; la na
tura stessa sembrava invitare alla pace. Il papa insieme al Pisani
usc a passeggiare per il mare azzurro, terso come specchio; una
specie di diporto che egli preferiva. Che ne sarebbe, disse Giulio II,
ella inducesse la signoria a propormi di dare linvestitura di

1 Bxnoi da P o k t o 29-30. C'ir. B alan V, 452, dove riportata anche una


* relazione del Costabili del 10 novembre 1508 ( A r c h i v i o d i S t a t o i n
Mo d e n a ) , che anchio ebbi a mia disposizione e dove del ^Pisani si dice:
* ( 'ninno <-hel conosce li da voce de homo molto colerico et pensase chel sia stato
Mandato tale perche lo liabii a giostrare col papa . Anche B embus 29 designa
I sani come uomo morosi admoduni ingenti.
2 G r e g o r o v iu s jVIII S5-50. Cfr. B a n z , Einleit. 103.
' < fr. vS a n u t o V II, 719. 724, (738, 700. 703, 780; V i l i . 10.
R o h r b a o h e r - K n o p f l e r 290. R a n k e , R o m . u n d g e m i . Volkcr 230 e
''H b e r . 2. S ezion e X X V III, 385.
0 Banz, Einleit. 103.

E rsch -

740

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 4.

Rimini e Faenza a uno dei suoi cittadini? Con ci sarebbe finita


ogni questione. ,11 Pisani freddo e altero rispose: Il nostro Stato
non suole mai innalzare alcuno dei suoi al grado di re. Lambascia
tore non comunic la proposta del papa n al suo collega il mite
Badoer, n al senato.1 La decisione fu presa subito dopo il ritorn >
del papa da Civitavecchia.
Il 22 marzo del 1509 si tenne concistoro, al quale non vennero
invitati i cardinali veneziani Cornaro e G rim ani.2 Non mancavano
a Roma di quelli che esortavano alla pace, ma la maggioranza dei
cardinali opinava che di fronte alla pertinacia di Venezia essa era
possibile soltanto a prezzo di un totale avvilimento di s e del sacri
ficio dei pi importanti interessi della C hiesa.3 II giorno appresso
Giulio II sottoscriveva la bolla, colla quale dichiarava di accedere
alla lega, a condizione tuttavia chegli non interverrebbe con atti
pubblici contro i Veneziani se non quando i Francesi avessero dato
principio alle ostilit. 4 In questo mezzo a Venezia avevano con ipreso che le speranze fondate sopra uno scioglimento della lega
erano state assai premature. Solo adesso, il 4 daprile, si prese ' a
risoluzione di restituire Rimini e Faenza, ma tale offerta fatta
1 B k m b u s , II ini. Vencl. '299-300. O fr. R im e e loc. clt. Il B b osc h non <
m otto di q u este due scene tra il P isa n i e G iulio II. Se il paria fosse stato
ct*>o contro Aen ezia d i quellodio im placab ile ch e gli attrib u isce questo
tore, eglii non avrebbe fa tto qu elle proposte di accom odam ento e in segui '
non si sarebbe opposto con tanta energia a llann ien tam ento della repubbli'
Seguendo lo stile um anistico, il B em b o non reca alcuna data per la scena sopr.t
d escritta. Io cred o che la si p ossa sta b ilire m ediante le relazion i venezi;'
p resso iS n itto . I l P isa n i il 13 d i m arzo sc r iv e v a da C ivitavecch ia: I l P;il
a a a piacer per mar, pescando... Item ch e hessendo in batello con card ili 1 i
e t oratori, tra i quali il nostro, S. Sta le x e un o eapitulo d i letere aute di 1
toga Ilo e di nuovo il 1 6 : il papa v a a ipeschar e p ia c e r . S a \ u t o V ili. 23--I.
20. D a qu este relazion i rilev a si ancora, ch e il P isani non lui effettivaiiiei
com unicato a V enezia la proposta di pace (fatta dal papa. P erci resta a n c o r i
ind eciso, se la n o tizia d e l 19 m arzo (ISanttto V i l i , 30) corrisponda alla veriw
I l P is a n i si adop erava per una rottu ra tr a R om a e V enezia e quindi r e s p i r
atone che iGiulio non voleva firm ar n u lla contro Venezia pu averla in v e n ta ta
e g li s te s s o per provocare poi in V enezia avveran dosi il contrario un 11
lu m ore ancor pi ostile .
2 S a n u to V I II, 73.
s Cfr. * COnsistorialia Rapii. Riarii card. S. Georgi! n el Cod. J. IH- S9, f |v
d ella O h i g i a n a i n R o m a .
4
D ttm o n t I V 1, 116 d l a bolla ch e reca la data X . Cai. Aprii. (23 marz 1
150S (st. fi.). In base a qu esto va rettificato G reig h to n IV, 102. ch d ,:
2 5 m arzo. Ofr. anche la * relazion e del |Pozzi del 25 m arzo 1509 ( A r c h i v i n I
S t a t o i n l i o il en a), i l qu ale db parim enti il 23 m arzo com e giorno d e ll '1
c essio n e a lla lega. Il IG regorovius V I IIs 6 Ini le tto la bolla alla svelta, s' 1
tr im e n ti non avrebbe afferm ato, che A'enezia non vi neanche n o m i n a t a . '
b r e v e del 30 m arzo 1509 al m archese di H a n to v a presso L v z io . Preliminari
<estr. 1S s.). C ollassicu razion e che n on a v e sse preoccupazioni perch il
s e r a dato pensiero c h egli a v esse la n ecessaria d ifesa contro il pericolo clic
m in acciava da p arte d e i nem ici.

Giulio II scom unica Venezia. Reazione di Venezia.

741

papa il 7 daprile giunse troppo tardi ; la sua accettazione avrebbe


subito coinvolto Giulio II in una guerra con gli alleati di Cambrai.1
I rappresentanti della repubblica in Roma allacciarono ora delle
pratiche coi Colonna e gli Orsini, i quali avrebbero dovuto ribel
larsi al papa, in premio di che si assicurava a entrambi del denaro,
ai Colonna poi anche Urbino. Quando il papa lo riseppe, minacci
la scomunica agli Orsini ; inoltre prese dei provvedimenti contro
larruolamento di truppe nello stato pontificio da parte di Venezia.
Al Pisani poi, che sotto i suoi occhi aveva guadagnato gli Orsini
contro la Chiesa, fece sapere che lavrebbe fatto gettare nel car
cere pi profondo. La situazione era cos pericolosa, che Giulio II
fece raddoppiare le guardie al suo palazzo. Intanto Felice Orsini
riusc a far revocare la convenzione di assodam ento stipulata tra
Venezia e gli O rsini.2
Il 27 aprile venne lanciata la scomunica maggiore contro Ve
nezia qualora entro il termine di ventiquattro giorni la repubblica
non restituisse i possedimenti strappati alla Chiesa nella Romagna
e tutte le rendite percepite da essi. Di questo documento redatto
fiei termini pi forti, il quale passa in rassegna tutte le usurpa
zioni di Venezia tanto nel campo politico che ecclesiastico furono
subito stampati 600 esemplari, spediti poi per ogni dove.2 I Vene

1 S i g i s m o n d o dk ' C o n t i II. 380. Ofr. i S a n i j t o V III. 80. V edi anche R o m a NIV V, 198 e B b o s o h , Julius II. 109, 341, il qu ale per sposta tu tto lo sta to
di fatto p erch ignora l o stin azion e precedente e le fr a si offen sive del P isa n i
non che la condizion e del papa e ii veri m oventi di V enezia ch iaram en te esp osti
da S ig is m o n d o d e Co n t i . N e lla loro risp osta a lla d ichiarazione di guerra con
segnata in nom e d i L u ig i X I I da un arald o fra n cese il 17 ap rile 1509 i V ene
ziani stu zzicarono di nuovo i l papa cogli a tta cc h i d ir e tti contro d i lui con un
"'yuaggio insultante. L u z io , Preliminari 277 s. (37 s.).
2 S a k u t o V I II, 41, 7 2 , 89, 96 s., 118, 133, 134, 135, 139, 140, 171, 188. ,Cfr. le
f'mti c ita te da iS is m o n d i X I I I , 478, il Diario di T o m m a s o d i S i l v e s t r o 693 s.,
1 's s. e in App. n. 127 la * relazion e di L odovico da F abrian o del 24 ap rile 1509.
A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a . Il coraggio del papa in quei giorni
E levasi d a l su o * B reve a B ologna d el 12 a p rile 1509 stam p ato in >App. n. 125.
Ar<h iv io di S t a t o in B o l o g n a .
3 La bolla (monitorum) in parte p resso R a y n a l d 1509, n. 6-9, com pleta
Presso S a n u t o V i l i , 187-204, in ita lia n o presso B r n a r d i II, 242 s. U na stam pa
'" tem p o ra n ea della bolla in la tin o vien e c ita ta d a i S o r a n z o , BiMiogr. 79. ( Moni'"urn contra Venetos, s. 1. e t a. [R om ae per M azochium 1509] ; cfr. P a n z e r
1 1 1. 249). a questo dotto bib liografo sfu ggito, ch e allora venne stam pata in
"ina anche u n a traduzione ita lia n a d i quel docum ento. R arissim i ne sono per
Kl1 esem plari. Io ne vid i u n o presso l antiqu ario fiorentino Grazzini (cfr. il suo
catalogo n. IX d e llanno 1890) e un altro n e llA r c h i v i o d i . S t a t o i n
-Mo d e n a. In ted esco: Bebstliche rencam ung wider die Venediger wich Christi
Wburt im tausendfnfhundert und Stunden Jar aussgamgcn, Leipzig, stam p ato
1:1 M artino L antzperg 1509 (vedi P a n z e r . Zustze zu den Annalen der lteren
^ e h e n Literatur, L eip zig 1802, 115) e : Die pstlieh Bull, Prozess. Bann, und
-J "thrma so unser allerheiligster valter Papst Julius, wider das gross Commi
friediger jetzo neuliehen hat lassen aus geen, s. 1. et a., M nchen 1509,

742

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 4.

ziani vietarono sotto pene severissime la divulgazione di questa


bolla. Negli ultimi giorni daprile essi avevano preparato un ap
pello a un futuro concilio; questatto, che dichiarava nulle tutte
le censure pontificie, venne ora segretamente affisso alle porte di
S. Pietro e a Castel S. Angelo, ma il papa lo fece stracciare. 1 Ai
primi di maggio questappello fu pure spedito allambizioso arci
vescovo cardinale di Gran e patriarca di Costantinopoli, Tommaso
Bakcz, come a uno di quei capi della Chiesa, che secondo le anti
che costituzioni, allora per andate fuori di vigore, avevano facolt
di convocare un concilio. Ma il primate dUngheria era troppo pru
dente per corrispondere a un tale in v ito .2
Intanto gli alleati, cui aderirono anche Ferrara e Mantova,
avevano cominciato la guerra. I Veneziani opposero al nemico un
esercito per quel tempo considerevole, composto di 50.000 uomini
e messo in piedi con enormi spese; il loro grido di guerra era:
Italia, libert!-' Coraggiosamente la repubblica accett la lotta

nella B i b l i o t e c a d i iS t a t o i n M o n a c o . U sci in oltre ima stam i *1 1,1


un solo fo g lio : Julius dcr Andcr des Xam ens Cogny wic der Hapst d>'n Kirrln
schrcibt uni H ilf gegen die Vcnediger. M iinchen 1509, n ella B i b l i o t e c a 'li
S t a t o i n M o n a c o , Einblattdruck VI., 22. Ofr. in App. n. 128 la relazioni
di Lod. da F abrian o del 24 ap rile 1509 ( A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n
t o \ a ) . S a n i to \ III. I l !i. 0 )4 -2 0 5 ; Diario di T o m m a s o ih S il v e st r o FOO*,
com e pure lu * relazion e dcH 'am basciatore ferra rese del 27 aprile 1509 nellA r
( b i v i o d i S t a t o ii n M o d e n a . Q uanto a lla m inaccia, nella bolla, della
prigion ia i>er i c itta d in i di V enezia cfr. A l . K r o s s in Zcitsrhr. t. katli. Theui.
X X X (1895). 609.
1 S a n i to \ III. l(il s.. J87. D e l * tenore dell'app ello finora ignoto fu in i
tem en te trovato nellA r c h i v i o d i S t a t o i n V e n e z i a dapprima 1111
abbozzo preparatorio, poi il te sto v ero : il prim o fu in serito in Con*, dei Iti* '
Miti /'. .3. Il m io am ico G iu s, d a l l a .S a n t a nel s u o articolo Le appellazioni
delia Jtep. di Venezia dalle neoni uni rii e di S isto IV .e Giulio l i . in X. Ir./.
Veneto X V I1 (1899), 227-234. 241 s. ha pubblicato e oggettivam ente illustrato
il prim o dei due te sti .indicati, ch e su lle .prime venne ritenuto il tenore reali
Il te sto effettivo d a lu i scoperto dopo fu pubblicato e discu sso dal d a l l a S a n t a
ibid. X IX (1900), 349-361 : I l vero lesto d e li appellazione ili Venezia dulia *<"

ni unica di Giulio II.


- K k a k n i , ? ngam und die Liga ron Cambra i

8.

duca A lfo n so d i F errara fu n om in ato Gonfaonerius sire VexilUfei"-'


,s'- f'il 20 ap rile 150!): ved i * Aria consi st. f. 24 ( A r c h i v i o c o n c i s i '
r i a 1 e d e l V a t i c a n o). Secondo il * breve stam p ato in App. n. 1
* 1:1
nom ina era giil segu ita il 19 aprile. A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e a .
4 l 't'1- L u z io , La reggenza di Isab. d'Este 5 ss.
5 Uoman'in \ . 205-206 m ostra, ch e la proposta eli scrivere sulla bandi*'1'1
d ell esercito il m otto D rfrnsio Italiae e d i u sare il grido di guerra sopra rii ,M
dato, venne respinta. D al iS a n t'to per r ile v a si ch e le m ilizie si m isero nomi1
m eno in m arcia ripetendo q u el grido. B o n a b d i, Venezia e la lega di Cam1""'
J--4 s. Cfr. Sknarkoa 590. I>;i scritta su lla bandiera vien e ricordata da Higismon*1
Dk C on ti II, 386, com e se realm en te vi fo sse sta ta : q u i.c o m e altrove egli n">
pu dissim u lare il suo sen tim en to n azio n a le ita lia n o e la sua s im p a t ia 1" 1
Il

La battaglia di Agnadello.

743

contro le forze preponderanti. Tutti, nobili e plebei, erano ani


mati da un superbo amor proprio. La scomunica, si diceva, ha per
duto collandar del tempo il suo aspetto pericoloso, Ferdinando di
Spagna entrato contro voglia nella lega, limperatore non ha
denaro, dei mercenarii del papa non c da aver paura, il numero
degli avversarii e i loro disparati interessi condurranno a uno scio
glimento della lega e la repubblica uscir vittoriosa anche da que
sta burrasca.
Se non che un giorno solo annient ogni speranza e quasi tutta
la dominazione dei Veneziani in terra ferma. Il 14 maggio nella
pianura di Agnadello presso Vailate (provincia di Cremona) si
venne a giornata campale. La sanguinosa battaglia ebbe termine
con una grave sconftta dei Veneziani. Le immorali truppe merce
narie della repubblica si dispersero in disordinata fuga. Mentre i
Francesi passavano di vittoria in vittoria, i pontifci sotto la con
dotta del duca di Urbino irruppero nella Romagna. Tutto il terri
torio fino a Verona ed anche questa solida fortezza dovette venir
sacrificato ; una citt dopo laltra cadde in mano ai nem ici.1

Venezia. Ofr. in proposito G o tt lo b in Hist. Jalirb. V II, 322 s.. dove per non
si tien conto d ellin teressa n te giu d izio c h e di Sigism ondo danno g li am basciatori
veneziani presso B r o s c h 28!). Q uanto aH 'arniata v en ezian a cfr. anche G. C a p
pello . Le cavallerie della Repubblica Veneta durante il secolo della lega di
Vambrai, in Riv. di Cavalleria V. R om a 1902. (>.

1 V edi S ig i s m o n d o d e ' C o s t i II. 388-390. ch e a ttin se ad una relazione


di Serinonino eia V im ercate. e le lettere di Pandolfini presso D e s .tar dinb II,
>27 s. La relazion e su lla b a tta g lia del m archese F ran cesco G onzaga a lla m oglie
Isabella, del 15 m aggio 1509. presso Ltrzio, La reggenza dIsab. dE ste 88 s.
( fr. Xa n u t o iVIII, 249 s. L u i g i d a P orto 53 s s . D iario di T o m m a s o d i S i l
v estro 703. L u e lettere d'un m ercante veneziano, M artino M erlini, del 23 giu
gno e 28 settem b re 1509 (sulla b attaglia dA gnadello e gli avvenim en ti segu iti
furono pu bblicate da G. d a l l a iS a n t a , L a lega di Cambrai e gli avvenimenti
ielVnnno 1509 descritti dei un mercante ,veneziano contemporaneo, Venezia 19IJR
1 Nozze Zenoni-P oliteo). B e r n a r d i in Roti, del Museo Civico di Padova II (1899),
-10. pubblic un e stra tto dalla cronaca di G ian F ran cesco B uzzacarin che
riguarda gl'inizi della guerra fino a d Agnadello. Cfr. inoltre A n sh e lm III, 200.
ardo 13. F la m in i 211. S i s m o n d i X I II, 491 s. Sulla consegna di Verona a llim
peratore e il nuovo ordinam ento iv i d elle cose cfr. W o l f f , Venez. Politile Kaiser
Marimiliam 11 ss. Il 7 di giu g n o G iu lio l i tolse linterd etto per Verona e tu tte
le eitti <iel territorio veneto, che ritornarono a llobbedienza d e llim peratore
(W o l f f loc. cit. 14). f irca le conquiste dell'im peratore cfr. anche H. v. Voit e l i s i in M itteil. der k. k. Geogr. Gestlsch. in Wicn 1916, 504. ISulle r e la
zioni d i P adova con V enezia dopo la b attaglia d A gn adello cfr. A. B o n a b d i ,
1 Padovani ribelli alla Repubbl. di Venezia (a. 1509-15S0), V enezia 1902. P er
^li ulteriori avvenim en ti dopo la b attaglia <1 A gnadello cfr. anche I . N., Una
isila di Luigi X I I alla citt (li Cremona (24-25 giugno 1509). in Arch. stor.
Ioni), .j, serie V i l i (1907). 152, 166. I su ccessi m om entanei dei F ran cesi nella
Guerra della leg a d i C am b iai furono celeb rati poeticam ente da L e M a ir e (cfr.
H ih r c iife l d . (leseli. der franz. Lit. 1. 91), G r in c o r e (ibid. 95), Giov. M abo t
<ihid. .Mi s.). Giov. d A u t o n (ibid. 98. n. p. 24). Per i v a ria b ili ca si del F riu li

Libro III. G iulio II. 1503-1513. Capitolo 4.

Ora in Venezia non si burlavano ni ^ 1 1


n,
Un contemporaneo paragona la b a t t a l a J ^ e l l T c o n T
de, Romani presso Canne. La co n d i
di C ni ra
pm nschm sa perch proprio allora, causa il n n o T O ^ X S
timo, il loro comm ercio aveva r ise n tito gravissime perdite Ani
V 10 COntribuissero delle circostanze, su cui nulla
S f
h ^
h3 Pru+denza non ^ pu d'altra parte neran narte S n f H
P u ,Za Veneziana in terra ferma fu in
gran parte colpa della repubblica. Dove stesse la colna IT, col

genialehfior!nr COnOSCl!0 f benissim ^ p r e sso il Machiavelli. I!


detto di Livio
^ p 1 6 m o sse .P er le sue considerazioni dal
n mai imhnlH
1 0m^i11 non d isPerarono mai nella sventura,
a u e S r i pIi
n n
Prosperit. A l contrario appunto di
buona fnrf-m scn ve ,
e veduto fa re ai Viineziani, i quali nella
che ron
lPa
l0r aVerseIa guadagnata con quella virt
il re d1 F r r r n0fie i anC! V! nUo a tan ta ^solen za. che chiamavano
non cnriivln
* S I M *r c o > >n stimavano la Chiesa;
an L n T T T
CUn m Ita ,ia ed ern si presupposti nello
r A r r 3 ff r e ,una onar^h'ia .simile alla romana. Di poi
rotta a V n T ^ T & ^ a^bandn , e c h eglino ebbero una mezza
W J
-Ke i, F rancia perderono non solamente tutto
ed i S Per r
n1! . ma buona P ^ t e ne dettero ed al papa
liroro nh
T Per Vlltt ed E ie z io n e danim o; ed intanto inviuono, che mandarono am basciatori a l l i m p e r a t o r e a farsi tribmuoverfCrn1SSer al papa le} ^ re piene di vilt e di sommissione per
compassione. A lla quale in fe lic it pervennono in quattro giorm e dopo una mezza rotta, perch a v e n d o combattuto il
circa lfTmpt'
f S1 F T a com battere ed essere oppresso
circa la m eta, m modo che 1 uno de Provveditori che si salv.
arrivo a Verona con pi di 25.000 sold ati, in tr a pi ed a cavallo;
ouaht H
a
ezia e
ordini loro fosse stata alcuna
quanta di virt, facilm ente si p otevan o rifa re e rimostrare di
nuovo il viso alla fortuna, ed esse r e a tem p o o vincere o a per
dere pm gloriosamente, o ad avere accordo pi onorevole. Ma la
vilt dell animo loro, causata dalla q u a lit dei loro ordini non
buoni nelie cose della guerra, gli fec e ad un tratto Perdere lo tato
e 1 animo. E sempre interverr c o s a qualunque si governa come
hhW t
n QUe
entare in so len te nella btfona fortuna. 1
abbietto nella cattiva, nasce dal modo di procedere tuo e dalla
negli an n i della guerra fr a V enezia e (Yr-i*

Z lUl aj tem Po della lega dii Cambrai


903), t.

i, 5 o i ss.

* S enarega 597. Cfr. a n ch e L u ig i m

",

liano cfr. anche V . Marchesi-

A rch . Ven.i

\Serie, anno IH

E an k e> J<om- miti gemi. V olle, 9j .T 62 s- e SPrn. In tro d . P- 7:* * e K ie tsc U Mavb H , 429 s-

D iscorsi IH , 81.

M achiavelli sulle cause della decadenza di Venezia.

745

educazione nella quale ti se nutrito; la quale quando debole e


vana, ti rende sim ile a s; quando stata altrimenti, ti rende an
cora di unaltra sorte, e faccendoti migliore conoscitore del mondo,
ti fa meno rallegrare del bene e meno rattristare del male. E quello
che si dice di uno solo, si dice di molti che vivono in una repblica
medesima, i quali si fanno di quella perfezione che ha il modo di
vivere di quella. E bench altra volta si sia detto, come il fonda
mento di tutti gli stati la buona milizia, e come dove non
questa non possono essere n leggi buone, n alcunaltra cosa
buona, non mi pare superfluo replicarlo: perch ad ogni punto
nel leggere questa istoria, si vede apparire questa necessit; e si
vede come la milizia non puote esser buona se la non esercitata,
e come la non si pu esercitare se la non composta di tuoi sud
diti. Una tale educazione del popolo che lo abitua a difendersi
da s era stata a bella posta trasandata dallaristocraziia vene
ziana; essa voleva conquistare lItalia con mercenarii.
La prima cosa che la Signoria di Venezia fece alla notizia della
disfatta di Agnadello fu la immediata consegna delle citt occu
pate nella Romagna : Faenza, Ravenna, Cervia, Rimini e alcune
piccole borgate furono tosto riconsegnate al cardinale Francesco
Alidosi nominato legato della Romagna e delle Marche.1 Anche
le citt marittime dellApulia vennero restituite agli Spagnoli. Prima di tutto si cerc di guadagnare il papa, verso il quale, smessa
antica alterigia, si mostr la pi grande sottomissione. Il 5 di
giugno il doge scrisse a Giulio II una lettera supplichevole: la
mano che ha colpito, potrebbe anche risan are.3 Nel medesimo
tempo furono eletti sei oratori per la pace, che entrarono in Roma
2 di luglio. Essendo ^comunicati non potettero entrare in citt

1 B b o s c h , Julius I I . 175. iCfr. B ernabdi II. 281 s 286 ss. Anche L ibri
Commetti. VI, 104, n. 179 s. P er acca ttiv a rsi gU ab ita n ti di R avenn a Giulio I I

conferm loro non so lo gli an tich i sta tu ti m u n icip ali, ma accord anche u n a
completa esenzione d a lle tasse per i prossim i dieci anni. F a n tu z z i V, 433 s.
2 S ig is m o n d o d e C o n t i II . 394. E1 principe de M elfi si congratulava
giorno 17 giugn o 1509 da B a r le tta col re d i Spagna per la r ec u p e r a to n e
de T raile con sp eran za fra poco tem po posserne gratulare non solo de la recuPeracione de d ieta c ita , m a ancora de tu tti li a ltr i loch i tenea la -Sria de V enetia
*n questa m arina de P u glya . T rovai questa * lette ra originale in F. espag. S18,
114 d ella B i b l i o t e c a N a z i o n a l e d i P a r i g i .
3 S a n u t o V i l i , 370-372. S enabec . a |597-598 e Diario di T o m m a s o di S i l
vestro 710-711. T raduzione sp agn u ola colla d a ta fa lsa del 2 giugno presso
B e r n a l d e z II, 1338-340. Il 10 giugn o 1509 i l card in ale S igism on d o Gonzaga
scrisse alla co g n a ta (presso L u z io , L a reggenza d'isabella d'E ste loc. c it.) :
- lie X, s. in m odo alcuno non vol absolvere V enetiani e t dice volere c h e l
Duce vad i cum la c oregia al collo a Rom a d in an ci a piedi su oi a dim andargli
m isericordia et l ab solu tion e per d a r exem plo a c h ristian i che non siano reb elli
a la S ede Ap. .

74(i

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 4.

che di notte tem po.1 Dopo quanto era immediatamente prima av


venuto, non potevano essere amichevoli gli umori, che vi trovarono.
Se ci non ostante si pretende che il papa avrebbe dovuto rice
vere subito a braccia aperte quei figli ribelli, che poche settimane
prima gli avevano gettato in faccia ingiurie grossolane, e che
adesso, perch sospinti dalla necessit del momento, venivano ad
offrire obbedienza, la questa una pretesa, che certa equit sto
rica non osa esigere che da un papa . L8 di luglio uno degli oratori, noto gi in antecedenza a Giu
lio II, Girolamo Donato, fu assolto dalla scomunica personale e
ricevuto in udienza. Le comunicazioni fattegli dal papa oltremodo
offeso dallappello dei Veneziani a un concilio, del quale allora si
era avuto cognizione,:: furono schiaccianti. Venezia doveva sotto
mettersi a rigorosa penitenza, restituire allimperatore Treviso e
Udine, rinunziare ai possedimenti in terra ferma, astenersi da
ogni ingerenza in materia di benefici e dallimporre balzelli al
clero; similmente era uopo rinunciare allesclusivo diritto di na
vigazione nel mare Adriatico, che la repubblica considerava conn*
un mare veneziano da Ravenna a Fiume; soltanto dopo potevasi
parlare di assoluzione .4 II Senato fu altamente indignato al sen
tire tali richieste. Il figlio del doge esclam : Spediremo piuttosto
cinquanta oratori per domandare aiuto a Costantinopoli, anzich
fare quanto il papa esig e . In realt si fece interrogare il sultano
se potevasi contare nel suo aiuto. '
Nel medesimo tempo sul teatro della guerra le cose comincia
rono a prendere una certa piega in favore di Venezia colla rioccu
pazione di Padova (17 luglio). Un mese dopo giunse a Roma la
notizia che i Veneziani erano riusciti a far prigione il marchese
di M antova.0 Giulio II era fuori di s: sfogava in modo violento
il suo corruccio.7 A mezzo dellambasciatore mantovano il 20
dagosto con un breve speciale assicur immediatamente a Man

1 S ig is m o n d o

de

Conti

tu ut francai ile Rome,

in

1 1 . 4 0 0 . <*fr. a n c h e M a u k u n , Le jounut d'uu


Mlange d'arch. et d'Iiist. X X II. 2 0 6 s .

2 R o h r b a c h e r - K n o p f l e r 201.
* 11 1 lu g lio 1509 e g li rinnov le cen su re em an ate contro un sim ile al'
p eli tla P io I I e lanci l in terd etto con tro V enezia. Unii. V. 479-481.
innorans et eonfirnmns constitutioncin ve est in vagantem Pii / / eontra 11
pellante ad futurum cmwilimn per 8 . D. V . Itilitini I I Pont. Mas. edita. >
e t a. B i b l i o t e c a d i 8 t a t o i n M o n a c o . /. Con. /'. Ititi- Vedi P i c o t h
in Areh. d. Soc. Poni, di si. patr. X X X V II, 49: Bull. V, 479-481.
* C a n u t o V III. 5 1 1 . B r o s c h . Julius l i . 1 7 7 e Diario di T o m m a s o d i
VESTRO 7 1 0 - 7 1 1 .
B b m b t t s . H ist. l

'enei. 3 4 8 s . G i r o l a m o P r i l l i p r e s s o B o n a r d i , Venezia 1
In lega ili Cambi ai 2 4 3 s . ' B r o s c h , Julius I I . 1 7 7 , 3 4 3 . H o p f 1(5 8 .
I/trzio, La reggenza dIsalt. dEte 1 2 s . , 8 9 s s .
i B r o s c h , Julius l i . 3 4 3 . L u z i o lo c . c i t . 1 5 s .

Cambiamento di Giulio II nei rapporti con Venezia.

747

tova il suo aiuto, ma respinse come indegna lesione del diritto


delle genti la proposta di Alberto Pio di Carpi di trattenere come
ortaggi in Roma gli ambasciatori veneziani per costringere alla
liberazione del m archese.1 Quando poi nellautunno alle porte di
Padova si decisero le sorti e i Veneziani respinsero un assalto di
Massimiliano,u lantica baldanza dei repubblicani torn subito a
galla. Essi presero il partito di far s che si venisse ad una rottura
dei negoziati con Giulio II. Dei sei oratori mandati a Roma uno
soltanto, Girolamo Donato, doveva restare presso la curia ; gli altri
furono richiamati ed ebbero lordine di rimpatriare. Quando ne fu
data comunicazione al papa il Cardinal Grimani chiese (5 no
vembre) il permesso di partire per i cinque Giulio usc in que
ste parole : Se ne vadano pur tutti e sei ; se poi la Signoria vorr
esser assolta dalla scomunica, n dovr mandar dodici ' Tali e
simili espressioni erano dette in momenti di grande agitazione:
nelle ore di calma il papa dovette dire a se stesso chegli doveva
procurare un, accomodamento con Venezia e che a nessun patto
bisognava permettere che Luigi XII e Massimiliano proseguissero
la guerra fino ad annientare la repubblica. Con Venezia sarebbe
tata finita non solo la libert dItalia, ma anche lindipendenza
della Santa S e d e .4 Che fosse necessario di risollevare la repub
blica profondamente avvilita, era indicato dalla straordinaria
preponderanza conseguita dal re di Francia in seguito agli ultimi
avvenimenti. Egli erasi alleato con Firenze e Ferrara, poteva si
curamente contare sullappoggio di Massimiliano, non che sulla
neutralit di Ferdinando, pago ormai dei buoni successa ottenuti
dalla lega di iCambraiv LItalia superiore era ai piedi di Luigi e
nulla pareva impedirgli di muovere di l per una marcia vittol'iosa attraverso la penisola.5

1 V. ibid. 10. 27.


-

-Sulla parte presa ila M assim iliano a lla guerra della lega <11 Oambrai
Venezia in generale cfr. W o l f f . Yenezianer Politile Kaiser Mttxiinilia/ns
17-3), Ititi ss. ; V. S a m u e l nella cit. diss. (qui sopra pag. 781 n. 2). Cfr. anche
V- .Iner, Lettere storiche dall'anno 1-08 al L>28 <li Girolamo Savori/nano,
< (line lsiMi : lettera di M assim iliano a lla figlia M argherita del 4 agosto 150!),
presso K k eiten , Briefwechsel 240 s. ; la su a arm ata ha fa tto nuovi progressi
la perdita di P ad ova ed egli sp era di riavere presto anche Padova. Irate
frasi del papa per le rich ieste d i denaro d e llim peratore in soccorso d e lla sua
impresa contro V enezia, presso I/tizio loc. cit. 2 0 s.
B b o s c h , Julius II. 1 8 1 .
4 V edi D e s j a r d i n s II. 388. B e m u u n 348 s . Cfr. 'C i p o l l a 817; H e b o e n b o thkk V i l i . 123, H o h k b a c h k r - K sto I f l e b 292 e L tizio loc. cit. 40.
1
B b o s c h , Julius II, 185. (Sulle tr a tta tiv e d ellim peratore colla
F rancia
nellinverno 1509-10 ved i W o l f f , Yenez. Volitile 30 s . l! pei vani te n ta tiv i di
' '" u t r o

748

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 4.

Proprio allora, nellottobre, il re di Francia aveva fatto speri


mentare assai al vivo al pontefice quale fosse la sua potenza, co
stringendolo con mezzi violenti a cedere in una lite per un vescovo.1
Ma a queste considerazioni fondate sul pericolo che poteva sor
gere dallingrandimento della potenza della Francia si aggiungeva
per Giulio II il sentimento nazionale italiano, che facevagli sen
tire profondamente l oltraggio duna dominazione straniera. Pe
sava sulla bilancia 2 limportanza di Venezia per la difesa della cri
stianit contro i Turchi, che mai Giulio II perdette di vista. Egli
prese pertanto la deliberazione di cambiare rotta. Indarno il nuovo
ambasciatore di Luigi XII, Alberto Pio conte di Carpi, e i cardi
nali francesi cercarono di rattenere il pontefice.4 Dopo aver supe
rate felicemente le pi diverse difficolt, il 15 di febbraio del
1510 furono condotti finalmente a termine i negoziati di pace. Ve
nezia ritir il suo appello al concilio, riconobbe la giustizia dell
censure pontificie, lesenzione del clero dalle tasse e la giurisdi
zione ecclesiastica, concesse la libera collazione di benefici ecrl
siastici, rinunci ad ogni ingerenza negli affari di Ferrara, con
cesse la libera navigazione nel mare Adriatico ai sudditi del papa
e ai Ferraresi, revoc tutte le convenzioni stipulate colle citt pon
tificie, promise di non accordare la sua protezione ad alcun ribelle
contro la Chiesa e di restituire i beni usurpati ai sodalizi eccle
siastici. 0
Il 24 febbraio nel porticato di S. Pietro ebbe luogo la solenne
assoluzione dei rappresentanti della repubblica omettendosi per
buona parte delle solite umilianti cerimonie. Il papa in persona
sosteneva il libro degli evangeli, gli ambasciatori ponendovi sopra
la mano giurarono di osservare gli articoli del trattato. In Roma
regnava grande e aperto giubilo.6 Anche a Venezia fu celebrata

A . B o n a r d i , Note sull'1
diplomazia veneziana nel prim a periodo della lena (li Cambray, Padova 1SW1
(da A tti e mein. delVAccad. di Padova N. S. X V II, 15-29).
1 B r o s c i i . Julius II, 184-185. Cfr. D e s j a r b i n s I I . 415 s. L e u m a n n 7. do'e

V enezia per v en ire a un accordo con M a ssim ilian o cfr.

rettam en te ca ra tterizza ta anche la convenzion e di B iagrassa.


2 Cfr. le argom entazioni fa tte in concistoro d al card in ale R iario pro /"'
in Cod. Urb. 4SI), t. 76 ss., B i b l i o t e c a V a t i c a n a .
3 Cfr. sopra p. 711.
4 Cfr. S a n u t o IX . 529, 531; A l b r i I I , ,3. 34. Il Carpi era amba-tnatore
a Koma d a llanno 1510; ved i M a u l d e III. 437.
s R a t n . v l d 1510, n. 1-6 H e g e w i s c h , Gesch. der. Regierung Kaiser Maximi
lians I, II, H am burg und K ie l 1783, 112 s. H e r g e n r t h e r V III. 422 s. B b o s c i i .
Julius I I, 1S6-191. La persona ch e prese parte a i n egoziati detta qui I ,on *t!'
gism ondo Sigism ondo de Conti. Cfr. la su a relazion e II. 400 s.
6
O ltre a P a r i s d e G r a s s i s presso R a y n a i d 1510, n. 7-11. cfr. il d H ,a<C1''
degli am basciatori v en ezian i presso B r o s o h 288-289, i S a n u t o X. 9-13 e C a r d o P'Il m an oscritto Capitoli e convenzioni occorse fra la Santa Sede, essendo pni'1'

Libelli ven eti contro Giulio dopo la pace.

749

una pubblica festa di ringraziamento. Ma segretamente il consi


glio dei Dieci aveva gi deliberato il 15 febbraio di emanare una
protesta contro le condizioni apposte allassoluzione, dichiarandole
nulle perch carpite alla repubblica colla violenza!1
I
Veneziani poi presero anche in altra guisa a vendicarsi del
papa, che aveva tanto umiliato il loro orgoglio e costrettili a ce
dere su tutti i punti controversi. Essi cominciarono a divulgare
libelli e calunnie contro Giulio II ; la prima di queste invettive in
forma di una lettera, che Cristo manda a Giulio II, scritta in un
tono abbastanza temperato: essa deplora gli orrori della guerra,
come se fosse stato Giulio II a provocare capricciosamente la
lotta, mentre egli non aveva chiesto da Venezia niente altro che
il suo evidente diritto.2 Come chiudeva lorecchio agli adulatori e
fix- (Hulio l i e la Repubblica Veneta, dappresso i m onitori pontifici (1510,
-4 febbraio, e stra tto dal Codice V atic. 3924), ora n ella B i b l i o t e c a d e l l a
S o c i e t d i i S t o r i a p a t r i a i n R o m a , B u sta X IV c ; vedi M agna
m e l i in Arch. di d e tta S ociet X X X I (1908), 425. N e l su o lavoro De principatu
dedicato a L eone X (v. q u i sopra pag. 136 n. ) , p resso C i a n , Un trattatista del
Principe 14, n. 1 M a r i o S a l a m o n i scrive : O m nia venetorum praeter urbis
laoenia am issa vidim us, deque ip sis actum fu isset, n isi Iu lii II Pont. Ro. iram
turpi ter p laassent, e t per oratores sc ilic et, publico decreto a d hoc ipsum destinatos, Pontificia pedib us ealcan d as oervlces, u n iv erso sp e d a n te Po. Ro. supplieiter p orrexissen t . L epigram m a d i M a r c a n t o n i o C a s a n o v a , De clementia lulii
Pont, in Venetos presso F. V o l p i c e l l a , Heroiea Marci Ant. Casanovae (1877 ;
ubblicazione per nozze) 17; cfr. 40, n. 38. G iulio II notific l assoluzione di
Venezia a lle potenze con lette re p a rticolari ( iS a n u t o X, 5 ; B r e w e r I, n. 908).
R a n k f , Rom. und. germ. Vlker 249, anche n ella nuova ed izion e m ette l assolnzione a l giorno 20 febbraio. Sui p articolari delle lunghe tra tta tiv e, che sol
tanto nel lu g lio 1510 condussero finalm ente a lla liberazione del m archese Fran' vci> G onzaga da parte di V enezia nelle mani del papa. cfr. L u zio, La reg
genza ecc. 30 s., 42 s., 45 s.,'4 7 , 54, 59 ss., 61-93, 65, 72 s., 74 ss., 76. Cfr. i brevi
alla m archesa Isab ella d ell 8 m aggio 1510, al m archese del 20 luglio, 2 e 10 ago
sto 1510. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a . Circa qu esto te m i F ed e
rigo G onzaga figlio di F ran cesco ed Isab ella fu consegnato al papa come
' staggio. L u z io loc. c it. 78 s.
1 l i testo di qu esto ignom inioso docum ento, del resto gi conosciuto al
R o m a n i * V. 241. in B r o s c h , Julius II, 290-293. Cfr. K. H o p f in Histor. Taschen buch 4 F o lg e V I (1865), 131. V edi sopra p. 693 n. 3, com e il B r o sc h te n ti d ife n
dere una ta le perfidia. Su lla fe sta d i ringraziam ento celebrata a V enezia vedi
B e m b u s 409.
2 Lettera fenta che Jesu Cristo la manda a JuHo papa II, in questo anno
]09, p resso S a n u t o X , 567-570 ; c fr . ibid. V I, 444, 463 sopra una satira contro
'1 papa. Cfr. L o v a r i n i , Antichi testi di lett. padovana, B ologna 1894; Sonetti
puhbi, da p -Q u i n t a v a i x e (per nozze), Ferrara 1895 e F a r i n e l l i in Rasseg.
'ibi. a. lett. ital. IV, 245 s. In parte vennero pure da V enezia le accuse, che
fin lio II fo sse dedito a l vizio nazionale dei Greci. Il sim ile afferm ossi da parte
dei fr a n c e si (cfr. W 'o l f i l 21 e 62). Lultim o passo trovasi nella pasquinata
De obi tu Iu lii P. M., che m olto probabilm ente d ev esi a l l A N D R E L i N i d iv en ta to
fran cese; vedi sotto, cap. 7. Secondo il p asso d una lettera cita ta da L u z io
(/-.a reggenza ecc. 78 n.). nel giugno 1510, quando tr attavasi d in v ia re Federigo
ionzaga a l papa, alla corte im periale si faceva gli sp iritosi in modo sconcio.

750

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 4.

ai delatori, il papa si diede altrettanto poco pensiero di simili ac


cuse e denigrazioni.1 Penetrato della purezza delle sue intenzioni
e della sublimit della sua posizione, egli proseguiva inconcusso
i suoi alti fini.
I.itzio aggiu n ge: Isa b e lla non credeva li certo a lla tto a cosi sozza cultiuhi*i.
di cui si u sava ta r e un oggetto di scherzo ne consigli im periali, e co n se g n
F ed erico al papa senza tim o re . N ei dispacci a M antova non si trova tracci,
alcuna dimmorale rapporto, al con trario: v. lo sc r itto ili L r z io . F. don'min.
Cian iu Qiorti. ut. d. lettcr ital. X X IX , 437 accenna a due a ltre testin u m iaiw :
a qu ella del l oeta Guido P ostum o, ch e i>er egli ste sso chiam a appassionata,
e a lla lettera d'un certo Tx>dovico da Cami>o San Iiero del li febbraio Kilt? :
q u estultim o per non adduce alcu na prova d ellaccu sa, ch e G iulio II fes-'
d ed ito a l suddetto vizio. Un conoscitore cos in sign e d i quellepoca quale
L. D o rez, col quale io ho p arlato di qu esta cosa a P arigi neUautunno del IMI",
in tu tto della m ia opinione. Le relazioni di persone del genere di Lodovi
da Cam po San P iero sono gi di per s a ssa i dubbie. D i costui L r z io , I,u r<
genza ecc. (Hi d i ' che fu un arventurierc capace di tutto, dalle prestazioni 'n
sicario all'ufficio di mezzano. A ci aggiu n gasi che m ai accuse di tal fatta scm
s ta te la n c ia te pi freq uentem ente che a llepoca del rinascim ento (cfr. M anon'.
I,. V a l a , F iren ze 1891, 288). Se persino un M ichelangelo, un Leonardo, anzi un
A d riano V I vennero accu sati senza alcun m otivo di questo vizio, certo non potea
sfuggine a tale accu sa un uom o che aveva ta n ti n em ici com e G iulio II. A d
aggiu n gasi pure l intim a relazion e del papa collA lidosi, ch e fa'ceva aggiustar
fed e a ta li ca lu nn ie. lOfr. in p rop osito so tto cap. 5, dove sono anche r i f i l i t i
i giu d izi del B r o s c h e del C r e i g h t o n . N e l Giorn. xtor. d. lett. ital. XXX\ I
(1900), 21(1 s. C i a n ritorna su llargom ento per ind icare alcu ne altre testini"
nian ze, cio alcu ni epigram m i sa tir ic i di M arcantonio F lam inio (m a cfr. \ at
t a s s o , Ant. Flaminio Ili, il qu ale osserva ch e anche F lam inio era 1111 partigian"
politico di V enezia e com e ta le predisposto ad accettar per vere certe brutte
storielle ili fonte specialmente veneziana, che si raccontavano di quel p o n te fic i ).
un sonetto pa-squinesco contro Giulio l i diffuso nellottobre del 1506 a *
sena (presso S a n u t o VI, 4 63; cfr. in proposito C e s a r e o , L a f o r m a z i o n e </i
mastro Pasquino, in X. Antologia CXXXV [1894], 96) e gli epitafi satirici in
occasion e della m orte di G iulio II (presso S a n u t o XV, 562 ; cfr. C e s a r e o loc.
c it. 529). N eanche questi attacch i rim essi in luce possono cam biare il giudizi 1 L'accusa venne gi rigettata da B. R o s e in Allg. Enzyklopadie di E r sc h "
G r u b e r 2* sez. X X V III, 342.
i Vedi R a p h a e l V o l a t k r r a n u s presso S t f j n m a n n I I , 786.

5.
Giulio I I lotta per lindipendenza della Santa Sede e la libe
razione dellItalia dai Francesi. La lega cogli Svizzeri
e la guerra con Ferrara. Scisma nel collegio cardinalizio.
M alattia e pericolo corso dal papa in Bologna. Sua spedi
zione invernale contro Mirandola. Perdita di Bologna.
Tendenze scismatiche di Luigi X II e di Massimiliano I.
Convocazione di un conciliabolo a Pisa e del concilio
ecumenico a Roma.
pace di Giulio II con Venezia, sulla conclusione della quale
influ in modo determinante il riguardo per lindipendenza
della Santa Sede e dellItalia minacciata dalla preponderanza fran
cese, mise il papa in discordia s.ia con Luigi XII che con Massimi
liano I, i quali lavoravano alla totale rovina della repubblica.1 Que
sto contrasto fu reso ancor pi acuto dallo sforzo sempre pi riveiantesi del papa di opporsi allallargamente delle potenze straniere
in Italia. Con ci il focoso vegliardo sedente sulla cattedra di Pie
tro cominci a volgere la sua attenzione al secondo grande intento

1
Circa la rip resa della guerra di M assim iliano e della F rancia contro
Venezia dal m aggio 1510 cfr. W o l f f , Veneziane)- Politili I. 35 ss. I l discorso
che l in viato fran cese tenne il 10 aprile 1510 alla dieta di Augsburg, fu d ato
die stam pe per d esiderio d ellim peratore ed e siste in ilue ed izion i: I 1 dovici.
H elia n i Vereellensi Chri*tianixximi Francornm Iiegis Senatoris; ac oractorix
de bello s uxci pie rido adversu* Venctiano* et Turcas oratio. A lla line stiim l'ato: EUixdeni Iih>vici H e lia n i venatio leonum. Pontifex Max. Caexar AuguKf.r Fraiworum; R ex Aragotmm l 'citatore*. Iiiiiuexxuiii Augu*te Vindeliornn, ter M. /oalineili Othmar. 1510 die x ii tnail ( P a n z e r VI. 138 s.). B i 1) 1 i o1 e c a d i S t a t o i n M o n a c o , Ture. 80/10. Ibid. Ture. 80/11 l a ltra
'dizione s. 1. et. a. P a n z e r I, X 111), n ella quale inoltre stam p ato: Ad Reverr*dirtmo et illu*triMimo* Sacri Ronuini Imperii Electore , RcUquosque inclti*<>* in concilio Augustcnsi Germanorum Principe*, Carmen exhortatorium. Il
'liscorso e la Venatio anche pressso F r e h e r . Rerum Germanie. Script. II. A i Morati 1717, 522-530. E stratto dal d iscorso p resso T r i t i k m i u s , Ann. Hirxauf/.
Ir> s '- G allen 1600, 650-658.

752

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 5.

del suo pontificato, che era la liberazione della Santa Sede e della
sua patria dallopprimente dipendenza francese, la cacciata degli
stranieri, dei barbari, dallItalia. La sua a^ima nobile era piena
di disegni alti e urgenti per tutta liItalia .1
Quanto fosse arduo e pericoloso il tentativo di purgare la peni
sola degli Appennini dagli stranieri, era cosa evidente. Nemmeno
Giulio II si dissimulava che erano necessari sforzi supremi onde
liberarsi dagli spiriti, che egli nella sua distretta aveva chiamati,
ma non dubitava di riuscirvi. Giorno e notte egli pensava al modo
di liberare lItalia dalle mani dei F rancesi.2 Egli aveva im p a r a to
a conoscere abbastanza la potenza e lambizione di costoro nel
campo ecclesiastico 3 e politico. Egli vedeva da esse spadroneg
giate Firenze e Ferrara, soggiogata Milano, tenuta legata la sua
Genova dalla costruzione di una nuova fortezza, abbattuta con un
sol colpo Venezia dal suo alto fastigio. Non cera quindi da te
mere per la libert della Sede romana, la quale col t r a m o n t a r e
della libert dItalia non avrebbe potuto andar salva ? 3

i
G iudzio di R a n k e . Rom. und. germ. Vlker 249.. Cfr. F u e t e r . Europ.
Staatensystem 2 7 3 s s . D i V enezia lo ste sso G iulio II diceva al T r e v i s a n o : < S1
qu ella terra non f u s s e , bisogneria farn e u n a ltra . S a n u t o X, 82. In Miscelimi' "
di studi critici ed in on. di A. Graf, B ergam o 1903, 369-378, G. C r o c i o n i p u b b l i o 1
u n Capitolo allItalia del Notaio Peregrino di Paolo di Lorenzo d i quel t e m i"
i n c u i s i lam en ta la m iseria dIta lia pastura facta de Galli,... preda data
tramontani. I l lavoro di F k . F e r r a t a , L opera diplomatica pontificia, nel trit i > "
1510-18 e lopposizione del Concilio Lateranense a quello scismatico di P<*a

(1511-12: d issert. per lau rea), G rotte d i C astro, 1910, in sostanza nulla o f f r e
nuovo n per la dip lom azia pontificia n pel conciliabolo di P isa e pel c011'
cilio lateranense. I du e c ap itoli dell'opera nostra non solo ne sono di fa ' 1'1
la fo n te princip ale, m a il te sto d i essa con note e cita zio n i vengono per lo p i
t r a s c r i t t i p e r m ezze pagin e senza che l opera m ia venga nom inata salvo che
n e l l a bibliografia. L appendice offre alcu n i pochi docum enti per la s t o r i a
P isan o, che sono add otti in quanto segue.
- A llam basciatore veneziano D on ato G iulio II il 14 m aggio 1510 di>'(
Q uesti F ran cesi mi to lto la fam e e non dorm o e qu esta note m i levai a lu
siza r per cam era che non poteva dorm ir, il cor m i d ice bene, ho s p e r m i 'di bene, son sta to in gran affanni per il p assato, concludendo volont 1
D io di c astigar e l ducila d i F errara e liberar Ita lia de m an de F r a n c e - i
S a n u t o X, 369. iChe G iu lio II abbia profferito a lla lettera il fam oso ni"'
a m h 'oggi freq uentem ente c ita to : Fuori- i barbari ! non l'ha potuto provali
bibliofilo italian o F u m a g a l l i (CM l'ha detto, M ilano 1S94). Che per il 1
sia si esp resso in qu esto sen so non c alcu n dubbio. N on solo lo provano m " p a ssi in S a n u t o , Ima anche il G u i c c i a r d i n i a ssicu ra che G iulio II pi
e sp r e sse il desiderio che l'Ita lia rim an esse libera d ei B arbari . Si cfr.
]j
la relazion e dun altro storico di quel tem po : J o v iu s , Vita Leonis X, li1'p. 59.
3 Cfr. G a l a n t e 27, 66 s.
* J o v iu s , Vitae II, 31. H avem anh II, 323.
di

Giulio II pensa a scacciare i Francesi dallItalia.

753

Conosciuta la necessit di fiaccare la preponderanza francese


in Italia, Giulio II con la inflessibile energia e grandiosa intre
pidezza della sua natura, che non pativa indugi, si consacr in
contanente allopera grande diventando con ci per i patriotti
italiani leroe del secolo.1
Giulio II stava senzaltro infinitamente al di sopra del re di
Francia per una dote, cio per la pronta risolutezza, con cui pren
deva i suoi provvedimenti. Luigi XII oggi si sfogava con violenti
discorsi contro il papa, che, al dire dei cardinali francesi, me
diante la pace conchiusa con Venezia avevagli dato una pugnalata
al cuore,2 mentre un altro giorno discorreva di riconciliarsi con
Koma. Il 25 maggio del 1510 mor il cardinale Amboise, il prin
cipale consigliere di Luigi, l avversario pi pericoloso del papa,
essendo stata brama vivissim a di quellambizioso prelato quella
di occuparne il seggio.3 La irresolutezza del re1 francese si fece
ora pi grande che per lo addietro.4
Giulio II prosegu quindi con tanto maggiore energia il suo
jntento grandiosamente pensato, arditamente ideato, che rimarr
-empre la sua gloria suprema averlo mandato anche solo in parte

1 Cfr. B bosoh, Julius II. 202-203. Q uanto a lla p olitica ita lia n a d i G iulio I I
' ;r. anche B rey sig , Das crste Vierteljahrhundert eitrop. Politile III, 4. Su lla tti'itft di A ngelo L eonini qu ale nunzio in F ran cia dopo la conclu sione della lega
d> Cainbrai fino a lia r ottu ra c o lla F ra n cia cfr. R ichard, Origine 142 ss.
2 Vedi relazion e di I). T revisan o (1510) presso A lb b i 2 serie III, 34.
3 Il papa vuol essere il signore e m aestro del giuoco del m ond o, scrisse
i rrevisauo n ella relazion e ora c ita ta , te m e di F rancia per Roano, il quale
' ito sarii papa, per i vo ti che^poi avr, se non fa a ltri card in ali ita lia n i . Sul* ispirazione dell'A m boise alla tia ra vedi anche sopra cap. 1. 3 e 4 e sotto
*S; su lla su a riform a dei con ven ti M a u l d e l a
C l a v i r e , Machiavel III,
4:jo, 444( 45g e I m b a r t d e i . a T o u r . L e mouvement rformiste, dati* le catho''ic avant Luther, in Le Coi~respondant N . S., CVC, (1908), 13 ss. SuHA m boisej
di cui si conserva la m agnifica tom ba nella catted rale di Rouen, cfr. le mono-Tufle di S i r m o n d (P a r is 1031). B a u d i e k (P a ris 1034), L e g e n d r e (P a ris 1723,
Rouen 1724, 2 voli.), S a c y (London 1770) e G o y o n d A r s a o (M ontaub. 1784),
ssuua delle q u ali per corrisponde a lle esigen ze della critica a ttu a le e i lavori
Moderni di d e M o n t b a r d , Le card. Amboise. Limoges 1879 e J o u e n , Georges I e r
LAmboise, arcliev. de Rouen, m inistre de Louis XII . Rouen 1914. Farebbe opera
l'itevole ch i ci d esse una nuova biografia di qu estuomo degno di nota. Il 20 di
)n*Uo l'in viato ven ezia n o in T'ngheria r iferisce una fra se che gli aveva rivolto
in presenza del re il vescovo d i C inque Chiese, G iorgio Szukinary (vedi E u b e l
I j i - 298): C inq ue Chieste, d isse: card in alis R othom ageusis est m ortuus, belh i m est finitus ( !) ( S a n u t o X , 700). (Si considerava adunque l Am boise sic' "ine la vera m olla della guerra in Ita lia .
*
D e s j a r d i n s II, 513. F e r r a t a , L'opera dipi. 77. Dopo la m orte dellAm boise
'vent legato di A vignon e il card in ale C h allan d; vedi F a n t o m 352. Challand
che Roberto G uib o Rob. B ritto) m or il 9 novem bre 1513. N el Cod. Vatic.
8106, f . 1 6 s. : * Oratio funebris pr card, Xannet. B i b l i o t e c a V a t i
cana.
p a s to r,

S to ria dei Papi,

III.

48

754

Libro III. G iulio II. 1503-1513. Capitolo 5.

ad effetto . J Innanzi tutto bisognava trovare alleati contro il pre


valere dei fr a n c e s i m Italia, che minacciava di abbattere lo stesso
papato. Il pontefice spi da ogni p a r te e annod relazioni con
M assim iliano, con Enrico V III dInghilterra, con Ferdinando di
Spajpia, con gli Svizzeri, avendo per a provare delle amare delu
sioni. Le speranze riposte nella Germania e nellInghilterra sva
nirono com pletam ente ed anche dal re di Spagna Giulio i l non
ottenne da principio quellaperto prender parte contro la Francia,
sul quale aveva sicuram ente contato come un compenso per Finves titu ia di N apoli, che ai primi di luglio del 1510 egli aveva data
a Ferdinando il Cattolico non facendo alcun conto della pretesa
dei Valois. In cambio eragli riuscito di accaparrarsi le forze di
g u e n a del popolo svizzero. In ci gli caddero in acconcio limpru
dente condotta di Luigi verso i confederati e gli sforzi di un
vescovo svizzero, eh erasi mostrato sempre nemico dichiarato della
politica francese. Questuomo straordinario, uno dei pi grandi
che ^abbia prodotto la Svizzera, era il vescovo di Sitten, Matteo
Schiner. A causa della sua rigidezza in materia ecclesiastica, qutsto prelato di somma energia godeva presso i suoi connazionali di
una grande riputazione. Con la sua eloquenza dominava in rara
guisa gli anim i di tutti .8 Compreso d intimo affetto per la Chiesa
e per il suo visibile capo, il papa, lo Schiner vide il com pito della

1 G iu d iz io

2 B ro sch
S.

d i B bosoh,
Ioc.

c it. 185

J u l i u s I I 202
rr,
'

3 I I 4r6 l u g l i o 1 5 1 0 * F r s t s c r h ^ V C C i t
T r i n i t c h e l i m p e r a t o r e c o n c i <1
h
R o in a

g e tte re b b e r o
c h i v i o

in

d i

s o c ie t

col

S t a t o

i n

p a m

V i p

4 R a in a ld

118

1 5 1 0 , n. 2 4 s
a sse g n a , c e rto co n e rro re

7 lu g lio . L a
p o tre b b e ro
g n o ria

b o lla
m ai

d e lla

r i a le

c o n s e g u ire

T oscana

del

del

l i

c h e c o n tie n e

S u p p l. a u C orp d ip i,
c o n c is to ro

/Ofr

la

d e lla
n ,

0011

X I1 e

lo

fl'' S a n u t o
? S O H '/ u l i u s

i.! n ', e S t l t l a
cor
I

17 s

aU S.
i

17

al

'^1

1.a r e c f

5 lu g lio s e c o n rln
'* f
V a t le a n ^ c o i c L l i

V e n e z ia :

dal

II,

d I t a l i a .

A r-

745, 803.
1 9 6 -2 0 1 . iQ m m h to n

IV ,

n
la

la

q u a le

riu n ire
d a ta
fu

re

a lla

del

d i N a p o li non
p ro p ria

c o m u n ic a ta

A rch ivio

tardi a Ferdinando
venne condonato anche0 nCfrd,a
SANUT X ?27,
d u n a b i a n c a c h i n e a e
tr i b u to d e l feu d o d ie tro
a llo

s ta to

p o n tific io

di

u n d o c u m e n to B olognas
s. pubblic un ordine del c a rd in a le
f e s t e da fa r s i in B o l o g n a per
T
C attolico. I l t r a t t a t o d a l l e a n z a fr a C i n i i ,
L oretan o del 4 ottobre 1 5 1 0 r > r e < J ^ r

vi i ,

W il k e n s

*,

III,

s C f r . l o p e r a d e f i n i t i v a
I I , 401.

s o W a ti

R tV o . t

in

soltanto d W
c o n c i sto-

l a n n u a p

caso

d i u u flf

G'
r c h r O in n a sio ( B o l o g n a ) V I I

A ld o s i
TT r i p o l i ad

( I n

a o s t o 1510 SU'
o p e r a di F e r d in a n d o i

del 9

F e r d in a n d o il C attolico
a p rile

di A

s i'

16'

u -

652.

D ieb aiteb

300

la

lu g lio . B o u s s e t.

s ta z io n e

g re s s io n e

di

p o i si

" i '1" 110 ' ( S i s m o n d i X I V , 7 1 a l

c a r d in a l i

m
3

priore

am bedue

c a cc e re b b ero
X ,

8 c o n < l o

1 UI I >e na l e

sa p u to

d a v e r

>ace

gi

" r
.

74 S '

1510

e il d o g ?

s;

la rosa doro: vedi

S ch in er, 1 p arte, Zrich 19-5-

Giulio II, Matteo Schiner e la le g a cogli Svizzeri (marzo 1510).

755

sua vita nel guadagnare le forze di guerra del suo popolo alla
difesa della Santa Sede contro i di lei nemici. Verso i Francesi era
stato sempre di sentimenti ostili. Fin dal 1501 egli predic in que
sto senso con tanto zelo, che gli uni gli proibirono di salire pi
il pergamo, gli altri invece si dichiararono apertamente contro la
Francia. Lidea che animava lo Schiner era lidea medievale delle
due spade: la spirituale adoperata dal vicario visibile di Cristo
:n terra, il papa, la temporale brandita dallimperatore romano
germanico quale patrono della Chiesa. La gloria maggiore dei
confederati essere pertanto quella di unirsi allimperatore in difesa
della Chiesa romana contro i Francesi, dalla cui potenza politica
in Italia sorgeva un pericolo incessante per la libert e indipen
denza della Santa Sede.1
Giulio II aveva conosciuto ben presto il valore del prelato sviz
zero ed ave vagli FU settembre del 1508 conferito la s. porpora,
differendone tuttavia la pubblicazione.2 Ora nella sua distretta
gli si rivolse a Schiner, i cui connazionali nellestate del 1509
eransi distaccati dallalleanza con la Francia. Il 13 di novembre
del suddetto anno il vescovo di Sitten non senza rischio per la sua
persona corse alla volta di Roma, ove giunse il 12 dicembre. Du
rante la sua permanenza dun mese nelleterna citt il prudente
ed abile politico riusc a stabilire le basi per una lega dei confedeati con la Santa Sede.3 Fin dal febbraio del 1510 egli pot esporre
in qualit di legato pontificio alla dieta di Schwyz, poi a Lucerna le
Proposte di Giulio I I .4 Alla sua atfascinante eloquenza, che ferm
! confederati nel loro sentimento cattolico, riusc di superare ogni
difficolt. Alla met di marzo del 1510 tutti i dodici cantoni insieme
al Vallese ratificarono upa lega con Giulio II per la durata di cin
que anni. I confederati si assumevano la difesa della Chiesa e
della Santa Sede; si obbligavano di somministrare a richiesta del
1 F u c h s, Mailndische Feldzge II, 18-19 (cfr. J o l l e r 52). Per l id ea ch e
Schiner fa c e v a si d ellim pero in teressa n te la su a * lettera al castellano d i
Sitten in d a ta 38 ap rile 1506, nella qu ale del sacro rom ano im pero s i d ic e :
'<dal quale u scita ogni n ostra lib ert ecclesia stica e c iv ile (A r c h i v i o
a i S t a t o i n S i t t e n ) . !Lo ISchinner conobbe personalm ente l'im peratore
Massimiliano nel 1507 a lla d ieta d i C ostanza ; vedi D ikb old S c h i l li n g , Chro

nik 173

2 R a i n a l d 1508, n. 25. Cfr. B u c h i , Kard. Schiner 256 s.


3 Vedi B u c h i loc. cit. 175 s. Cfr. E d . W y m a n n , Das Belobigungsschreiben

iles Papstes Julius I I an die rner vom. 6. Januar 1510, in X IX . M ist.


Kf'iijahrxbm t verffentlicht vom Verein f. Gesch. u. Altertmler von Uri, A ltdr f 1913, 47-61 (qui p. 56 il te sto latin o del breve; vers. ted. in L a n g , Grundriss
* 759, r ip etu ta in W y m a n n 57). P er le tr a tta tiv e precedute del papa cogli Sviz
zeri cfr. Archiv, f. Schweiz. R e fo rn ia tio n sg esch . II, F reiburg 1872, 2 s . e A \yM ann

4 II discorso d el 27 febbraio 1510 n ella D ie ta degli O tto Cantoni a L u cern a,


u Archiv, f. Schweiz. Heformatkmgcsch, II I (1875), 477-480.

756

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 5.

papa 6000 uomini contro qualsivoglia nemico, eccettuato il caso,


che essi stessi non si trovassero gi coinvolti in qualche guerra;
di pi davano parola che durante quella lega non farebbero alleanza
con una terza potenza n permetterebbero di arruolare milizie. Il
papa dal canto suo prometteva a ciascun cantone e al Vallese una
annualit di 1000 fiorini; tutti i fanti riceverebbero ciascuno sei
franchi al mese, gli ufficiali il doppio. Nelle paci o alleanze che il
papa sarebbe per stringere vi sarebbero compresi i confederati:
Giulio II interverrebbe con le pene ecclesiastiche contro i loro ne
mici' 1
Confidando nella lega cogli Svizzeri e nellaiuto dei Veneziani
Giulio II manifest apertamente la sua intenzione di entrare in
lotta colla Francia. ' Questi Francesi cos egli il 19 giugno del
.1510 allambasciatore veneziano vogliono fare di me il cap
pellano del loro monarca, ma io voglio esser papa a loro dispetto
e farglielo vedere anche col fatto. In simil guisa si espresse alla
presenza dellambasciatore fiorentino.2 II cardinale Clermont al
lorch il 29 giugno contro la volont del papa tent fuggirsene
occultamente da Roma alla volta della Francia, venne catturato e
condotto in Castel S. Angelo. Agli altri cardinali che (tenevano
dalla Francia, dei quali Giulio II aveva scoperto le mene, pareva
sovrastasse la medesima sorte. Allorch i cardinali Bri?onnet,
Luigi dAmboise, de Prie e Sanseverino vollero interporsi presso il
papa per la liberazione del prigioniero, Giulio disse loro in faccia
che pareva avessero anchessi lintenzione di andare a Castel
S. A ngelo.3
Verso questo medesimo tempo Luigi XII attacc il papa sul
terreno ecclesiastico rimettendo in vigore per mezzo di un decreto
buon numero degli articoli della Prammatica Sanzione, sp ecie in

1 D i e r a u e r l i . 402-403. Cfr. K o j i l k r 151 s s . B c in i u Zeitschr. f. Scknteizcr


Kirchengesch. V i l i (1914), 124; B u c h i , Kard. Schincr 176 s . I l t e s t o i n Eidffcnoss. A inchiede, I H 2, B e i l 16. Cfr. i l 4 a r t i c o l o d e l l a l e g a c o l p a p a , i n Archi'}. Schtceiz. Reforni a t wngesch. 1 1 1 . 4 S I s . L a d i c h i a r a z i o n e d e l p a p a h a l a d a t a
del

s e tte m b r e

1510.

Julius II. 203-204, 348. La fra se detta a llam basciatore fioreu*


C e r r e t a n i , Cod. I I , H I, 7 6 , f. 044i d e lla B i b l i o t e c a
N a z i <>-

2 B rgsch ,

tin o presso *
n a l e d i F i r e n z e . Q uanto il papa s i fid asse d e g li iSvizzeri, G iulio I I lo n'a"
in fe st un giorn o in m aniera a ssa i vibrata : vedi ( o z z a d i n i 1S6.
3 Cfr. S a n u to X, :565, 096, 700. 720. 725, 72S, 732, 734, 746-747, 761, S^3'
S06, 856, 857, 8 7 1 ; vedi * C e r r e ta n i loc. c it. f. 3 48; R e n a u d e t 525. Qili * -ic,a
consist, f. 27 co s riferiscon o la cattu ra di C lerm on t: D ie t a die (29 giugn " 1
B . D. F. [ran ciscu s] card. A u x it. cum uno e x su is e t sin e hab itu c a r d i n a l i t i
e x tr a domum suam per urbem a B a r iz ello captus e t per Tyberim ad c a s t r i l i
S. A n geli in troductus e t ibi d eten tu s . A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e d e l
A a t i c a no . Cfr. an ch e A Iadelin, Le journal il'un habitant fran-cais de Rotie
268 (qui la d ata le sabmedy X X V I I I de juin 1510, ma poich il 28 giugno in
q u e llanno cad d e in venerd, il num ero certam en te scritto m ale).

Giulio II e Alfonso di Ferrara.

757

materia beneficiaria.1 Ai primi di luglio si venne a un vivace di


verbio fra il papa e lambasciatore francese, Alberto Pio di Carpi.
Questi fece delle rimostranze a Giulio II per la sua intenzione di
liberare Genova dalla signoria francese, non avendo il suo sovrano
meritato tale affronto da Sua Santit. Giulio soggiunse : Io re
puto il re mio personale nemico e non voglio sapere altro. E mo
strando allambasciatore la porta, lo preg di non recargli altri
incomodi.2 La rottura con Luigi XII era decisiva. Lambasciatore
veneziano scrisse allora : Si veggono i Francesi aggirarsi per le
vie di Roma a'guisa di m o rti .3
Il
disegno del papa era di attaccare contemporaneamente i
Francesi su tutti i punti in Italia: a Genova, Verona, Milano e Fer
rara. 4 I Veneziani si sarebbero gettati su Verona, gli Svizzeri su
Milano, la fazione antifrancese dei Fregosi in Genova, assistita
da milizie pontifcie e veneziane, si sarebbe levata contro Luigi XII,
Francesco Maria della Rovere unitamente a Venezia avrebbe mar
ciato contro il duca Alfonso di Ferrara.
Lesasperazione di Giulio II contro il duca di Ferrara, che
erasi legato strettamente alla Francia e contrariamente allordine
del papa continuava a combattere i Veneziani, era tanto maggiore
perch aveva contato appunto sulla riconoscenza e obbedienza di
questo principe. Infatti era stato il papa a restituire ad Alfonso la
citt di Comacchio e ad impedire ai Veneziani che assalissero nel1inverno antecedente il duca. Ora gli toccava vedere questo feu
datario del papa, sordo a tutte le sue ammonizioni, continuare la
guerra contro Venezia e, rompendo fede ai tra tta ti5 venir preso
sotto le ali di Luigi XII. Il duca offendeva il papa in tutti i modi
immaginabili. Danneggiava senza discrezione alcuna gli abitanti
dello Stato pontificio, singeriva nei diritti supremi del papa anche
in cose ecclesiastiche e ostinavasi, a dispetto del suo sovrano feu
dale, il papa, e a danno della salina pontificia di Cervia, a sfrut
tare le saline di Comacchio, pretendendo di possedere quella citt
non come un feudo pontificio ma come un feudo imperiale. A tutte
ie richieste del papa si rispondeva con un no, o con una scappa
toia; Alfonso non gli voleva ubbidire.6 In conseguenza Giulio II
1
2
1
4

M auuk, Origine 135.


B ro sch , Julius II. 206, 349-350. Ofr. M a u lo e I I I , 459.
Sa.nuto X , 829.
Cfr. E t i c h i , Kard. Schiner 189 s., ove i p articolari su lla disgraziata sp e
dizione di C hiasso n e llagosto e settem b re 1510 e su lla condotta dello Schiner,
'h e dovette dich iarare fa lsifica ta una lettera del papa In tercettata dai fran cesi,
al ne dim pedire che i confederati, i quali ora volevano scendere in cam po
contro il du ca di F errara, m a non contro la F rancia, rim anessero a casa.
5 Lasz, Einleitung 109.
8 Cos i l R a -n k e, iom. u n i gorm. V6Ucer 241. Cfr. le fo n ti a llegate qui e
Presso H e r g e n r o th e r V i l i , 424 s. V edi anche B a l a n V, 472 e Kob. Boschetti

758

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 5.

fece iniziare il processo contro questo vassallo dimentico dei suoi


doveri. Una bolla del 9 agosto dichiarava Alfonso, come ribelle
alla Chiesa, scomunicato e decaduto da ogni sua dignit e feudo.
In questo documento concepito nei termini pi fo r ti1 rinfacciavasi
ad Alfonso anche la sua amicizia col cardinale Amboise, che
aveva aspirato alla tiara mentre era in vita il legittimo pontefice
ed aveva seminato discordia tra Roma e la Francia. Il
tentativo del papa di strappare Genova ai Francesi3 irrit
al sommo Luigi XII. Il Machiavelli, che trovavasi allora ambascia
tore [alla corte di Francia, descrive la collera del re e dei suoi
fam igliari. Quello si parla del papa cos scrive egli da Blois
ai 21 di luglio vostre signorie se lo possono immaginare, per
ch torgli lobbedienza e fargli un concilio addosso, rovinarlo nello
stato temporale e spirituale la minore rovina di che essi lo mi
nacciano... Questo re se ne vendicher con sua gran sa tisfa zio n e
e onore, o perder ci che ha in Italia. Il Machiavelli per odio
antipapale partigiano attizzava lira del re e consigliava di aizzare
i baroni romani contro Giulio II, il quale cos, occupato abbastanza
in casa sua, non sarebbe in grado di mandare ad effetto alcun che
contro la Francia. *
Per fortuna del papa, Luigi non segu questo consiglio e prese
invece la risoluzione di attaccare il suo avversario in un campo,
nel quale questi era invincibile, nel campo puramente sp iritu ale.
Il papa, divenuto cos pericoloso per la dominazione francese in
Italia, doveva essere punito e balzato dal trono per opera di una
rivoluzione nel seno della Chiesa, mediante un sinodo. Cos la
I I . 4(5s. Cfr. an ch e in App. n. 129 il b r e v e del
giugn o 1510. A r c h i v i o
f i i S t a t o i n M o d e n a . U n * breve di G iu lio I I ad A lfonso, p u r t r o p p o
sen za data, m a che probabilm ente d ella fine del 1507, contiene d ei l a m e n t i a
m otivo di prepotenze di c erti im p ieg a ti ferra resi a danno degli abitanti di di
v e r s e terre ora soggette a lla S an ta Sede. * Lib. brev. 25, f. 20b. A r c h i v i o
segreto pontificio.
1 Cfr. il giu d izio di P . M arttb X X III, n. 443.
2 K ayn ald 1510, n . 13 ss. Cfr. * A et a consist. f. 2 7 e S a x u t o X I, 108s
112 s.. 114 s. Io vidi una stam pa contem poranea della bolla (impressine ^
noniac 1510 die X X I I I ) n e l l ' A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a . Qui
h a la notizia che la bolla venne affissa il 13 agosto a lla b asilica l a t e r a n e n s e ed
a >S. P ietro. La stam pa uffifficiale: Un Ila Ini. Pont. Jlu x. super privutione Mf""Ducis Ferrariae (Impressimi Romue per Ineobum Muziochium, s. a.) nella
B i b l i o t e c a d i iS t a t o i n M o n a c o , / . Con. F. 157. Ibid. 158 una s t a m p a
s. 1 . e t a.
3 C f r . g li app un ti di E gidio C an isio da V iterbo su dichiarazioni f a t t e g l i
d a l papa su qu esto p rogetto n el lu glio e agosto 1510, presso PussrER. Povr I
biogr. du card. Gilles de Yiterbe 807.
*
Circa la p olitica francofila del M ach iavelli al tem po di questa a m b a
s c ia ta cfr. F e s t e , Machiavelli 84 s.
6
B r o s c h , Julius II. 208. Cfr. To.u ma s i n i , Machiavelli I, 504 s. C k e io ii t o n IV, 121.

Giulio II contro L u ig i XII di Francia.

759

grande giostra degli stati europei dal campo delle imprese di


guerra e diplomatiche era trasferita sul terreno della vita eccle
siastica. 1
Il
30 di luglio Luigi XII mand a tutti i vescovi del suo regno
intimo dinviare alla met di settembre rappresentanti delle
loro diocesi ad unassemblea da tenersi ad Orleans per discutere
sui privilegi e le libert della chiesa gallicana.2 U nordinanza reale
del 16 agosto 1510 vietava a tutti i Francesi di far visita alla
corte di Rom a.3 Al tempo fissato lassemblea ebbe luogo non per
-ad Orleans ma a Tours, dove si rec anche Luigi XII. Al nunzio
pontificio Angelo Leonini egli aveva proibito di seguirlo.4 I ve
scovi aulici di Francia alle questioni loro proposte risposero secon
dando il desiderio del re: non esser lecito al papa far guerra a un
principe che non fosse suo suddito, altrimenti esser questi libero
di difendersi colle armi, anzi di correre alloffensiva contro lo
stato della Chiesa e di sottrarre i suoi stati allobbedienza dun tal
papa. Per il tempo della sottrazione dellobbedienza doversi stare
in Francia allantico diritto comune e alla prammatica sanzione
ricavata dai decreti del concilio di Basilea. Inoltre si disse espres
samente che un re aggredito in tal guisa potrebbe difendere con
tro il papa i suoi alleati senza badare ad eventuali censure che
dovrebbero riguardarsi come nulle ed invalide. Sulla fine tuttavia
'assemblea deliber unanime, che, prima di fare altri passi, la
chiesa gallicana inviasse degli oratori al papa per dissuaderlo dal
suo proposito e interpellarlo circa un concilio ecumenico; dopo ci
si procederebbe avanti in conformit della cosa e del diritto. F i
nalmente quei vescovi aulici accordarono al re anche dei sussidii
considerevoli onde condurre la guerra in Italia.5 Per questa
l^uigi XII vagheggiava i j)i vasti ed audaci disegni. Egli voleva
creare in Italia un cielo nuovo e una terra nuova. Pensava di
inuovere in persona con un esercito alla volta di Roma e deporre
'1 pontefice.6 Ma per il suo carattere debole ed incostante allec
cesso non sapeva levarsi ad alcuna ferma risoluzione. Il re cambia

1 F rak n i, V ngam und die Lga von Cumbrai ,S5. L a v isse VI, 1 0 7 .
2 San deet, Concile de Pise 427-428. Cfr. M a u m e, Origines 134, 135. V.
anche S a k tjto X I, 113.
8 D c r u v , Traict de droits de Tglise gallic. XI, 2 0 4 . M a u l d e , Origines 1 3 5 .
l VunitriX a r t , Quatre cent ans de Concordat 0 4 .
4 Cfr. P i e p e b . N untiaturen 42-43.
5 L k h m a w k 8-9. H e b g e x r o t h e r V i l i , 432 ss. G u e t t e V III, 108 s. L ettres
Louis X I I . II, 29, 46 s. G i e s e l e r I I 4, 183 s. I m b a r t d e l a T o u r I I , 132 ss.
6 Cfr. le lette re del M a c h ia v e lli del 21 lu glio e 18 agosto 1510. P er i pro
n t i scism atici d i L u ig i X I I cfr. anche la lettera d i Ferdinando i l Cattolico
al suo am basciatore in R om a, Girolam o de Vich, d e i giugno 1510, presso B ergex ro th II, n . 48, ch e s i riferisce a n o tizie avu te da F erdinando nel m aggio
sui Preparativi di L u igi per una cam pagna in Italia.

760

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 5.

pensiero ogni giorno, cos lamentavasi lambasciatore di Ferrara.


In tal modo and perduto un tempo prezioso. Luigi XII stabil di
temporeggiare fino alla primavera, finch non fosse stato sicuro
di Massimiliano e di Enrico V i l i . 1
Non cos Giulio II. In lui nessun indizio di incertezza n di
paura. Le difficolt non facevano che spingerlo a procedere con
pi energia. Ed ecco questo vecchio, nel cui stemma figurava la
quercia, prendere una risoluzione del tutto corrispondente al suo
carattere fermo, ardito, franco e impaziente: egli stesso in per
sona, sebbene sofferente, volle assumere le operazioni di guerra
contro Ferrara, il pi estremo avamposto dei Francesi in Italia,
sorvegliare e spingere avanti egli stesso i suoi capitani inceri: e
irresoluti. Come una volta, nella sua ardita impresa contro Bolo
gna, collesporre la sua persona aveva ottenuto con una rapidit
superiore allaspettativa il suo scopo, cos anche questa volta
Giulio II si attendeva un successo simile, senza presentire che gii
sovrastava uno dei pi ardui cimenti della sua v ita .2
Lirritazione del papa contro Luigi XII cresceva di giorno r.
giorno, tanto che ormai parlava gi di scomunicarlo. Nessuna mi
naccia fu risparmiata per distogliere i cardinali di parte fran cese
dal prender parte al prossimo concilio antipapale. Il c a r d in a le di
Clermont rimaneva rigorosamente custodito in Castel S. A ngelo. Il
cardinale de Prie pot sottrarsi a quella sorte medesima solo o b b li
gandosi con giuramento nel concistoro del 16 agosto a non lasciare
Roma, in caso contrario perderebbe ipsofatto la dignit cardina
lizia. Un tale rigore pareva necessario perch il cardinale d Este.
che, come tutti gli altri cardinali assenti dalla curia, aveva fin dal
27 luglio avuto lordine di ritornare, pure continuava a star lon
tano dalla corte pontificia.3 II 17 agosto il papa si rec a d Ostia
e di l a Civitavecchia, dove pass in rivista le navi d e s tin a te a
Genova e festeggi la conquista di Modena.5 Tutti i C a rd in a l:, ec
cettuato il vecchio Carafa, ebbero lordine di recarsi a V i t e r b o ,
per il Bri?onnet e il de Prie non annuirono a tale in tim o .D a ^
terbo Giulio II pass a Montefiascone e di l il 1 settembre mo.">
con 400 uomini alla volta di Bologna. Per Orvieto, Assisi, Foli
gno, Tolentino e Loreto, dove il giorno della Nativit (8 s e t t e m

1 Lehm ann

9.

C f r . C r e ig h t o n

Julius II. 200.

IV, 120.

R anke,

Rom. und german.

lkei

.j
s S a n t j t o X I. 143, 1S9, 192, 198. Ofr. P a r i s d e G r a s s i s , ed. D o i x i n g e t .

392 e ed. F r a t i 197-198, com e pure R a y n a l d 1510, n. 18-19. Il * breve al c dl . ^


n a ie E ste del 27 lu g lio 1510 in App. n. 130. A r c h i v i o d i S t a t o
l i o d e n a.
,
u o.
* * Acta consist, f. 27. A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e d e l V a t i c a
s Cfr. B e r n a r d i II, 300 e S a n d o n i n i , Modena I I , 139 s .
S a n u t o X I, 220, 2G3.
B ro sc h ,

Giulio II contro L uigi XII di Francia.

761

bre) celebr la Messa, si rec in Ancona.1 I tentativi quivi fatti


dal Cardinal Fiesco e da Lionello da Carpi per indurre il papa a
trattare colla Francia in via diplomatica, vennero da Giulio re
spinti nel modo pi aspro.2 In Ancona Giulio II sal una nave
veleggiando celerissimamente alla volta di R im ini3 e quindi senza
fermarsi procedette per lantica via Emilia alla volta di Cesena
non ostante un tempo indiavolato. Il primo maestro delle cerimonie
Paride de Grassis che accompagnava Giulio II, racconta: Quando
la gente vide il nostro corteggio avanzare cpn quel tempaccio, si
mise a ridere mentre avrebbero dovuto applaudire e rendere
omaggio al pontefice. Sebbene il giorno seguente la pioggia non
cadesse meno dirotta, Giulio II si condusse tuttavia a Forl, dove
fummo accompagnati da una pioggia incessante. Quivi non si
fece che pernottare e subito si presero le mosse per Bologna, dove
il Papa giunse il 22 di settembre. Durante tutto il cammino le po
polazioni avevano ovunque provvisto abbondantemente per il so
stentamento del seguito del papa; gli avanzi della tavola venivano
dispensati per ordine del papa ai conventi e ai poveri.4

1 P akis i>e C h a ssis, ed. F k a ti 189 s. ; B ern a rd i II, 307 s. F a lo c i-P u i.ig n ani.

Priori d. Cattedrale de Foligno, F olign o 1914, 179 e * A et eonsist. loc. cit.


Il 9 settem bre il papa d iresse da A ncona un * breve a l B olognesi del seguente
tenore : avere e g li risaputo i progressi d e i n em ici e il danno da e ssi apportato
ai B olognesi : ne li rifarti. G i prim a 11 '7 m aggio G iulio I I aveva encom iato
in un * breve la fe d e lt e l obbedienza d eg li an zia n i d i B ologna ; in un secondo
* breve da Rom a in d ata 19 m aggio 1510 vien e lo d a ta la fe d e lt dei m agistrati
e data loro assicu razion e, ch e 11 p ap a aveva cos potenti aU eati da non aver
paura. T u tti q u esti * brevi si trovano n ellA r c h l v i o d i S t a t o i n B o
l o g n a . Q, Uh. 5. S u lla tra ccia d i P a r is de G rassis descrive l im presa del papa
In R om agna L. B a ld is s e r r i Giulio I I in Romagna ( 1 settembre 1510-20 giu
gno 1511), in Riv. stor. crit. delle scienze teol. (R om a) I I I (1907), 562-600. Il
3 d'agosto 1510 il papa scrive a F ran cesco G onzaga : * M ittim us ad Elvecios

dii. fll. A lbertum Ougelberg capitanei custodie nre locwmtenentem cum literis
m as eisdem Elveciis cito et tuto reddti posse desideramus. A r c h i v i o G o n 2a g a 1 n M ant ova.
2 S a n u t o X I, 336. B r o s c h ,

Julius II. 209.

3 D i qui G iulio m and i l vescovo d i M onopoli, M ichiel Claudio, a V enezia


come nunzio fisso. V edi S a n u t o X I, 449. P i e p e r , Nuntiaturen 87 s.
4 P a r i s d e G r a s s i s , ed. F r a t i 191 s. B e r n a r d i II, 308. Ofr. F a n t i , Imola 24.
Erroneam ente il G o k z a d in i m ette l entrata in B ologna il giorno 20 (Alcuni
avvenimenti V II, 169). A nche g li * Acta eonsist. parlano del 22; su l ricevim ento
l u i si dice : magno apparatu receptus. G iulio I I aveva annunziato a i B olognesi
*1 sno arrivo co n un * breve d e l .15 settem bre 1510 d atato d a P esa ro e in viati
l due com m issari perch disponessero tu tto l occorrente. A r c h i v i o
di
S t a t o i n B o l o g n a , Q, lib. 5. A P eru gia m and il 19 settem bre 1510 una
lettera di rin graziam ento per l aiuto di 400 sold ati prom esso contro F errara.
A r c h i v i o c i v i c o d i P e r u g i a e Cod. G, IV , 1 d ella B i b l i o t e c a
e H U n i v e r s i t d i G e n o v a . Il papa arriv ad Im ola il 21 'Settembre :
sulla sua dim ora q u ivi cfr. L. B a l d is s e r r i , Giulio I I in Imola (13,10-11), Im o la
1907 e Giulio I I in Romagna 568 s.

762

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 5.

Durante il suo frettoloso viaggio Giulio II aveva gi ricevuto


notizie che lo misero in grande apprensione: da Verona vennero
brutte nuove, limpresa contro Genova minacciava di naufragare.
Nella stessa Bologna egli trov gli abitanti assai scontenti del re
gime del legato Alidosi. Tutto questo accasciava assai il pontefice,
tribolato proprio allora dalla febbre ; se per giungeva qualche mi
gliore notizia, subito si riaveva; non perdette il coraggio nem
meno un momento, neanche allora che non pot esservi pi alcun
dubbio circa il progetto francese di convocare un concilio1 e che
gli Svizzeri, giunti gi a Chiasso, improvvisamente si ritirarono
dalla spedizione a causa dintrighi francesi e imperiali;2 Ma la pi
brutta notizia fu comunicata al papa il 17 ottobre. In questo giorno
Giulio II che il 30 di settembre aveva nominato il marchese
di Mantova gonfaloniere della C hiesa3 e il 14 ottobre aveva scomu
nicato i generali dellesercito fran cese4 ebbe da Firenze la no
tizia, che i cardinali Carvajal, Francesco Borgia, Brionnet, Re
nato de Prie e Sanseverino, invece di secondare lordine del papa
di recarsi a Bologna, passando per Firenze e Pavia eransi recati a
Milano in mezzo al campo nemico. Malcontenti per diversi mo
tivi di Giulio II e della sua politica, pieni di accesa brama di ar
rivare alla suprema dignit,5 questi mondani principi della Chiesa
deliberarono farsi strumenti dei disegni politici del re di Francia,

1 Cfr. Corp. dipi, Portug. I, 133.


2 S a n u t o X I ,1 425. 427, 455, 457, 460. Cfr. l a relazion e portoghese da R o m a
1 5 ottobre 1510 in Corp. dipi, portug. I, 133. L esito in a tteso della spedi
zion e d i C hiasso d egli S v iz ze ri (cfr. D i e r a u e r 405) irrit grandem ente il
pontefice com e appare dal s u o * breve d e l 30 settem b re 1510. Questo tr o v a i
sta m p a to in Eidgenss. Abschiede I I I 2, 519-520 e in ted esco presso A x s h e l m
I I I. 229-231. C i sfu g g ito al T o m m a s i n i , Machiavelli I. 704/705, ch e l o s t a m p a
d i nuovo, e a l C r e i g h t o n IV , 120. Il te sto latin o della lettera dei c o n f e d e
r a ti del 14 settem b re 1510 da L ucerna, sconosciuto a l F u c h s II, 200, e d e lla
q u ale il breve non che la risp osta, tr o v a si nel Cod. Regin. 557, f. 115b de^Ia
B i b l i o t e c a V a t i c a n a . Circa un in v io del canonico bernese C o s t a n z o
K eller per in carico di (Berna al papa verso la fine d el 1510, cfr. H. Toble*Constans Keller 255-258, 279-283, 286 ss.
3 P a r i s d e G r a s s i s , ed. F r a t i 195. S a n u t o X I, 486. Cfr. L u zio , F. Gon
zaga 8 e La reggenza dIsab. d-E ste (loc. c it.), il quale d im ostra che fu il PaPa
il lib erare il m archese d a lla prigionia. Il m archese d i M antova, che Giulio 1 1
-s'era reso obbligato coi su oi sfo r zi per la lib erazion e d i lu i dalla p r ig io n i '1
"veneziana, doveva com andare l im presa con tro F errara e F ran cia quale gonf i
lo n ier e della C hiesa. Ma p recisam ente da M antova si fece tu tto perch in '
greto accordo coi F ra n cesi s i im pedisse l im presa contro Ferrara. F u la inai
ille s a Isab ella, sorella di A lfon so d i F errara, che influ in questo senso >
fr a te llo . Sui p a rticolari d i questo giuoco din trig h i p o litic i ci istru isce, col uiatc
r ia le docum entario d ell'A rchivio G onzaga, il L u zio . Isabella d'Estc di fronte
CrhiUo I I ecc. M ilano 1912.
* R a y n a ld 1510, n. 16.
e Cfr. i l g i u d i z i o d i M o r o n e i n Misceli, di storia patria II, 179.

Secessione di alcuni cardinali.

il quale pensava di non poter raggiungere la sua meta, cio la si


gnoria sullItalia, se non deponendo il papa. Alla minaccia di un
concilio da parte del re di Francia venne ad aggiungersi uno
scisma nel sacro collegio.1 Per i cardinali francesi il papa aveva
g i prima nutrito delle apprensioni, ma che ora anche i due car
dinali spagnoli, specie il rispettabilissimo Carvajal, si unissero ai
Francesi, gli rec molta sorpresa, sebbene non lo avvilisse per
nulla.
In questo difficile momento, in cui era necessaria la massima
avvedutezza, il papa incorse nellerrore fatale di lasciarsi com
pletamente ingannare dal cardinal legato Alidosi. Questo prelato
avidissimo e di costumi affatto mondani era incolpato dai suoi ne
mici dei vizi pi turpi se a ragione, dobbiamo lasciarlo in so
speso.2 LAlidosi aveva oppresso assai duramente i Bolognesi,
ma era sempre riuscito a giustificarsi col pa,pa,3 e si sospettava
che se la intendesse coi Francesi.4 Perci il duca di Urbino
lo fece catturare come reo di alto tradimento e condurre
incatenato da Modena a Bologna (7 ottobre). I Bolognesi crede
vano gi che quellodiato uomo espierebbe colla morte i suoi delitti,
ma alle maniere oltremodo scaltre e insinuanti dellAlidosi riusc
fin dal primo abboccamento che questi ebbe col papa ad irretirlo
talmente, che non soltanto ne segu la sua immediata scarcera
zione, ma di l a poco (18 ottobre) anche la sua nomina a vescovo
di Bologna.5 Del che i Bolognesi oltremodo irritati pensavano di
mostrare coi fatti la loro indignazione allorch improvvisamente
lesercito francese sotto il comando di Chaumont, poco prima sco
municato, 6 comparve alle porte di Bologna difesa soltanto da uno
1 I a k is d e G r a s s i s , t H l.'F rati 197. G u i c c i a r d i n i I X ,
L e <Ji .ay I , 372.
I'Ro sc h , Julius II. 211. L ehm ann 27-38. H e r g e n r o t h e b V i l i , 485 s. R enattdet

530. Il princip io della ten sion e tr a G iulio II e II C arvajal data dalla liberazione
Cesare B o r g ia ; p i ta r d i il C arvajal erasi preso ogni sorta di lib er t ;
tuttavia il papa tr a tta v a coi m a ssim i riguardi q u estuomo dotato di l>elle
'inalita, m a p a ssio n a to e cupid o di onori, continu ad affidargli m andati
onorifici e a c o n ferirg li ricch e prebende (cfr. R o s s b a c h , Carvajal 84, 89-90).
Anche ad esso il C arvajal e F . B orgia furono tr a tta ti con dolcezza ; vedi G u i c
c ia r d in i loc. cit.
2 Cfr. lo stu d io d i F a n t i , Imola 10 s., che non fu preso in considerazione
da nessuno scrittore recen te ; ved i anche so tto p. 775, n. 1.
3 Cfr. A. M a tti stk i.i.a , Un1ambasciata di Bartol. Zannbeccari presso la
c<"'te di Roma, B ologna 1899, 22, 26.
4 Cfr. P a r i s d e G r a s s i s . ed. F r a t i 199. ( 'fi'. S a n u t o I X , 253 e G o z z a d in i ,
Alcuni avvenimenti V I I , 171 s.
5 I contem poranei non s i sapevano sp iegare assolu tam en te quei fa tti.
1 fr- le congettu re di P a r is d e G r a s s i s , ed. F r a t i , 201.
6 La bolla di scom unica del 14 ottobre 1510: Bulla decloraiiorns incursus

cexunirum et pvnarum contentarm i in bulla privationis Alphonsi Estensis


fune il uri s Ferra riae contro Magnificimi D. Carolum de Ambosia D. de Ciani e Magnum M agistrum et nomina tim contra reliquos Capitaneos et Duces

764

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 5.

scarso presidio di circa 900 uomini. Tra i Francesi trovavansi i


Bentivoglio anelanti alla vendetta. Ora il popolo, dice Paride de
Grassis, corse alle armi, non gi per difendere il legato od il papa,
ma per la sua propria libert.1 LAlidosi prese i provvedimenti
solo per la sua sicurezza personale dichiarando apertamente,
chegli armava le sue genti non contro i Francesi, ma contro il
furore del popolo bolognese.
La difficolt della situazione e luniversale scompiglio crebbero
sensibilmente per il fatto, che il papa si trovava affranto dal peso
di tante agitazioni e cure ed era malato gravemente di febbre, se
condo aveano predetto gli astrologi ; - gi cominciavano serie pra
tiche per una nuova elezione.3 Fu in questo stato di cose che Giu
lio II perdette per un momento il suo del resto sempre indomito
coraggio. Il 19 ottobre fece chiamare a s gli oratori veneziani e
fece loro questa dichiarazione: se le milizie della repubblica entro
24 ore non passassero il Po, egli scenderebbe a patti con Chaumont. Lambasciatore veneziano racconta, come Giulio II nella
notte- seguente si rivolgesse insonne nel suo letto e delirando per
la febbre dicesse di preferire una morte volontaria alla prigionia
francese.4 La mattina del 20 ottobre, cessata la febbre, linfermo

E xercitus Christianisaimi Regia Francorum et generalitcr contro omncs. qui '


d efen sio n em et auxiUum die ti Alplionsi Estensi* contro, S. D. 2f. et S. K<>Ecclesia in miUtant et eius Terra* et loca hostiliter invaserunt et depredati sunt
pei 8 . D. N . Iu liu m II. Pont. M ax. edita. D u e d iverse starnile, s. 1. et. a., nella
B i b l i o t e c a (fi S t a t o i n M o n a c o . J. Con. F. 108 e 108*. Anche in
Bull. Rom., ed. Luxem b. X , 12-14. Gfr. R a x n a l d 1510, n. 16, Lettre* de Louis X II
1. 2S2 e H e r g e n r o t h e k V i l i , 426 s. P a rim en ti contro i l Chaum ont e i c o n s i g l i e r i
fr a n c e si di M ilano d ir etta la bolla d i scom un ica em anata prima, il 9 ottobre.

Bulla cernii ram ni in.singulos de eonsUio et interdica generalis in liticata Medioanelisi oli occupatonem ccclesiarum et aliorum benefici orum ecclesiasticorum
D u e diverse stam pe, s. 1. e t a. nella cita ta B i b l i o t e c a , J. Con. F. 1~0 e IH' I l te sto d i P a r i s d e G r a s s i s presso K a y n a l d ( populu* arpia capit pr
pontificls tutelaquc sua ) del tu tto eriato. I.a lezion e d F r a t i 201 non d
proprio alcu n senso. I l vero te s to n e lled . d el D l l in g e r 394 su ona c o s: PPlus arma capit non utique poo legato noe. tam pr pontifcis tutela quam *<*"

ipsorum defelisione.
2 Cfr. la relazion e portoghese in Corp. dipi. Portug., I, 133.
P a r i s d e G r a s s i s , e d . F r a t i 2 0 4 . Cfr. B r o s g h , Julius II, 3 5 0 s.
4
Cfr. le relazion i dellam b asciatore veneziano n e lle stratto

presso Sv
TsTTTo X I. I l 2 6 d i settem b re q u i si rife risc e , ch e il papa giace in letto con l,r ~
zanella (p. 467); il 2 ottobre si dice che il papa m alato di febbre: li malici
dubita non si liuti in quartana (p. 494) ; il 17 ottobre, com unicazione all a m b a
scia to re del breve in data 16 ottobre a P aolo Capello, provisor in exercitu I rili~
torum, ch e con ten eva l o r d in e : Ita oportet ut, quam celeriter, cimi ornili!1*

copis tibi coiiimissis, Padum transcas et nostro exereitui te coniungas, et risi*


praesentibu*, m ille stratiotas praem ittas (p. 529 s.) ; i l 1S ottobre : il PPa 8
pur febre, quasi, ogni giorno uno podio, e come lha qualche bona nova. Vii
maneho, e come l' catirn, el sta in letto (p. 546) ; il 19 ottobre : la dichiarazione
a g li oratori v en eti (p. 546 s.) ; il 20 ottobre : stip u la to un

accordo con la

Brutta situazione di Giulio II ammalato (ottobre 1510).

765

riacquist la padronanza di s con tale celerit, che costituisce


prova della straordinaria energia del suo spirito. Sentendo che il
popolo in armi gridava senza posa il suo nome, balz dal letto e
si fece portare a un balcone del palazzo. Di qui egli impart la
sua benedizione al popolo, che per una serie di concessioni fattegli
trasi gi il giorno innanzi fatto di miglior umore.1
Paride de Grassis come testimonio oculare racconta, che il papa
dopo aver dato la benedizione incroci le braccia al petto, quasi
volesse affidare al popolo la sua persona e il suo onore. Questatto
commosse talmente la moltitudine, che scoppi in frenetiche accla
mazioni, dando parola di volersi opporre compatta al nemico.
Tutto lieto per questo, il papa fecesi riportare nella camera da
letto, poi disse ai suoi fam igliari: Adesso abbiamo debellato i
Francesi .2
Giulio II pot abbandonarsi a tali speranze tanto pi che il
generalissimo francese, invece di procedere arditamente, aveva iniz'ato delle trattative diplomatiche.3 Cos fu perduto un tempo pre
zioso, durante il quale giunsero in Bologna milizie ausiliari da Ve
nezia e dalla Spagna. Siccome tra i Francesi accampati presso il
Reno a tre miglia dalla citt fecesi presto sentire la mancanza di
vettovaglie e anche la stagione sfavorevole tribolava grandemente
i soldati, lesercito francese si ritir verso Castelfranco. Giulio II,
rotta adesso ogni trattativa con Chaumont, avrebbe veduto volen
tieri i suoi gettarsi subito sui nemici che lentamente si ritiravano
mettendo a ruba ogni cosa, ma non essendo ci avvenuto, lirritazione provatane gli apport il 24 ottobre una pericolosa ricaduta.
Temevasi gi il peggio, ma la sua ferrea costituzione ne usc anche
Questa volta vittoriosa. .Dopo due giorni stava gi meglio, dopo
Quattro ogni pericolo di vita era scomparso. La convalescenza and
uttavia per le lunghe, poich Giulio non si aveva alcun riguardo
I rancia. E l papa in letto con la febre; cred esi che morir certam ente. Tutta
questa notte il papa rasonando diceva: Morir, morir, ors, voglio inorivi Poi
dicevu : Andar presone d-e' Francesi, de Francesi! Questo non ser vero. Tor
'I veneno da mi, tor il veneno al tu tto ! E cus.fi tu tta questa, notte su queste
Pratiche lia rabiato, non m ai dormito tutta questa notte (p. 548-550). Le fr a si
lui a lle g a te vengono dal B r o s c sh (Julius II, 202) a su o m odo e sa g e ra te ; egli
per tace che l am b asciatore nel rife rir le d ice espressam ente, ch e il papa aveva
Una febbre cos gagliard a, che la sua m orte pareva certa. A nche la parola
hiato accenna a un turbam ento dello spirito, onde a ragione il C r e ig h t o n 1^ ,
parla d i un delirio.
1 Cfr. B a u is s e e m , Giulio I I in Romagna 753 s.
2 P a r i s d e G r a s s i s , ed. F r a t i 202, 203 ; cfr. 333. S a n u t o X I, 551 s. R iguarda
II tentativo sv en tato duna ribellione in A scoli contro la signoria della Chiesa
la bolla del 4 novem bre 1510: Bulla interdica ecclesiastici contra receptatores
"bf-ilium et exititiorum terrarnm Ecclesiale. B i b l i o t e c a d i S t a t o i u
J I 0 a a c o, J. Can. F. 165.
8 S e iip ee , Carpi 7. Circa i m o tiv i di Chaum ont cfr. IIavem ann II, 346.

766

Libro III Giulio II 1503-1513. Capitolo 5.

e, un po testardo qualera, non teneva alcun n n^.nua altalena,


medici. Per iquesto il suo stato di salute
noVembre lam La costituzione fisica del papa
scrive
. ^guardasse
basciatore veneziano - m e r a v i g l i o s a ; basterebbe si
per quattro giorni e potrebbe lasciare e: o>
gava giorno
Invece di provvedere alla sua salute,
Francesi. Egli
e notte alla conquista di Ferrara e alla cacc
jn(jjrizzarsi a tutti
comand s i compilasse una lettera circo aie
^
c^e per rea
i principi cristiani, in cui si querelava i ^ Q marciare il suo
sete del sangue del pontefice romano a\ e\
^ pi asColto
esercito contro Bologna. Dichiarava che n
& ata Ferraraa pratiche di sorta, se prima non gli venl
Veneziani perch
Gon zelo raddoppiato egli insistette pr_
Q a(j assediare i
riunissero il loro esercito al suo e cornine s
ancora ad una
detta citt. L'insofferenza del papa venn
" cq1 pontificio avdura prova. L a riunione dellesercito v
.arn0 il marchese
venne, se non che ora tutti e due attes
coj francesi e '!
di M antova, il quale stava in s e g r e t o accmu ^ ^
medes;mo
diede m alato per non compiere il suo 0';

icembre Gitem po la flotta veneziana tocc una dista 'pontificie il cardinale


lio II aveva nominato legato per le m i12
f o r tu n a a
M arco Y igerio; otto giorni dopo ebbe la
g suo maestro
conquista di Concordia.4 Secondo quanto
guarito dalla i e'
di cerim onie, il 15 dicembre egli era co^
^ ^ ^ veZZi,
bre, che pot lasciare la casa del suo ai'
palazzo. Nel suo
dim orava fin dal 6 novembre, e ifar rito1 nl() essendosi la s c ia t o
esteriore notavasi un singolare cambia
c^ ebrare di nuovo la
crescere la b arb a.5 A N atale pot finalme
ia e i l contegno di Gp ^ s pE
i
S a n u t o X I , 634. S u lle fa s i d e lla m a la t
^
^
<>4:2, 668 ; r . - u
c fr . C a n u t o a p . 554, 556, 568, 569, 583, 586, W > ^
S u lla te sta rd a ,-,
<fj
G r a s s i s , e d . F b a t i ' 204 ss. e L ettrm de Caronti
anche l u z i o ,
'
G iu lio I I q u a n t o a lle p rescrizion i dei m e d ic i c
mogli
fro n te a G iulio I I , 2 1 s.
50 ss., 7 6 ss.,
^
,11
2 C fr. L t j z i o loc. cit. i 2 2 ss ., 2 6 ss., 8 6 ss., 42
denaro ( 3 5 s.). * nlirtibu*
d i F r a n c e s c o , I s a b e lla , a iu t i l fr a te llo A lfo n so
q onfaloniei'e v
d ic e m b r e G iu lio I I rin u n zi p e l m om en to a \ M antova per svergogn.
e c ir c a q u e l te m p o m a n ife st l id e a di a n d a re
s o n a lm e n te i l G on zaga. Ib id . 4 0 ss.
0jjn,
3 G u i c c i a r d in i IX , c. 3.
_
ma u t o X I , OSI, &S0 e
* P a r i s e G r a s s i s , ed. F r a t i 2 1 1 s s . C fr. S*
^ Ggri.
A lc u n i a v v e n im e n ti V II, 1 8 4 .

fin cro n ista bolognese


^
5
P a ris
de G ra s s is , ed . F r a ti, 213, 241.
^
v e n d ic a rs i e t
s c a t0
z a d in i
n o n
el

la
r e

lo c .

c it.

v o le v a

182)
p i

L u d o v ic o

de

r if e ris c e :
ra sa r

per

P ra n za

P o rta v a
in sin o

d I t a l i a .

la

b a ri' ^

ta n to
Lo

c lie

s te s s o

F. Gonzaga
D iario 8 2 1 : E t lo papa portava la to rb a conte
sim ile c o s a , che li papi portassero la Varia. U n a

X X IV .

ep.

451.

C fr.

anebe

L u z io ,

aveva

o g g e rv a

a n co

P R rB tr s

fu o r

M a

^
M b b . a n o a i' rum,tfo, che nUii se
una p r e d i c a a

^
B o lo g o a

Campagna invernale di Giulio II contro Mirandola (gennaio 1511).

767

Messa, per seduto e nella sua cappella privata. Il giorno di santo


Stefano voleva recarsi al duomo per la funzione ecclesiastica, ma
per la grande neve caduta e per un leggero accesso di febbre do
vette astenersene.1 Tanto pi grande fu quindi lo stupore di tutti
allorch il 29 dicembre egli dichiar ai suoi famigliari, che inten
deva scendere personalmente in campo contro Mirandola, la chiave
di Ferrara, onde vedere per quali motivi le sue milizie a dispetto
di tutti i suoi ordini marciassero con tanta lentezza contro il ne
mico. Sebbene tutti, cardinali e prelati, Bolognesi e curiali, anzi
nel primo momento persino gli ambasciatori veneziani, con vive
istanze lo dissuadessero, pure Giulio II fu irremovibile nella sua
risoluzione; egli era persuaso che solo col suo personale inter
vento si potrebbero rendere inefficaci i raggiri di coloro, che (fino
allora avevano impedito col loro lavoro segreto lattuazione dei
suoi disegni.2
Il
2 gennaio 1511 il mondo vide lo spettacolo insolito di quel
vecchio di sessantasette anni, il quale senza alcun riguardo per
la sua dignit pontificia e per la sua salute, non ostante il freddo
invernale rigidissimo, recavasi in mezzo allesercito che stringeva
dassedio Mirandola. I/accompagnavano i cardinali Isvalies, Ara
gona e Cornaro e il celebre architetto Bram ante.3 Immenso fu lo
stupore di tutti : esso viene al vivo espresso nelle relazioni dellam
basciatore veneziano Girolamo Lippomano, che erasi aggiunto al
seguito pontificio. Giulio II, scrive egli in data 6 gennaio, com
parso contro laspettazione di tutti. Egli sempre pi mal dispo
sto contro i Francesi. Da quanto pare pienamente ristabilito:

nel m aggio 1511 E gid io (Canisio da V iterbo a llu se a lla barba d el papa : presso
1 u sb ie k , Pour Ui biogr. ecc. 809: Ib i [Bononiae] apud I). Jacobi coroniti Far-

Mediceo, Montano aliisque cardinalibus orationem habet esplica iUud


Inaimi in barbarti barbarti Aaron allusitque ad Pontificis lu tti I I barba tu
i/uam primus per liaec saecula nutrvvit. Cfr. anche I*uzio, I'. Gonzaga, 65 fe
ab. dE ste di fronte ecc., 40 D a secoli nessun papa portava piti la barba, e nel
conclave d e l 1455 contro l ele g g ib ilit del B essarion e si addusse la sua barba
allorientale (vedi il n o stro voi. I, ,053. In generale sul diverso modo di por
tare la barba aUepoca del rin ascim en to cfr. M u n tz, Hist. de V A 1 1. II I. lo O s.),
ma a G iu lio II ben s i addiceva c h e fo sse i l prim o a portare i l con trassegn o
della fo r za v ir ile . G reg o ro v iu s, GrabdQnJcntiiler 124. V edi anche Inovaes V I,
*36 ; K xaczko 285 e M a u ld e tua iClavxre, F e m m e s 503 s. NeUe sta te del 1511
u card in ale Ippolito d E ste su scit m eraviglia a lla corte fran cese per la barba
che portava. L u z io , Isab. dEste di fronte ecc. 18. Anche a ltri card in ali sotto
Giulio I I lo seguirono n el portare la barba: sotto Leone X , im itando lui,
ritorn in uso il rasarsi. R odocanachi, Rome 46 s.
1 Ia r i s d e G r a s s i s , ed. 'P r a t i 223.
_
2 S a n u to X I 712 s., 719. Lettre de Carondelet 105. D a una relazione
Portoghese del 15 ottobre 1510 r ile v a si, che fin d allautunno il papa aveva
m anifestato l idea di recarsi in persona alla guerra. Corp. dipi Portug. I, 133.
3 Ofr. S e u p e b , Carpi 8 .

768

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 5.

egli gina attorno, contempla dal balcone il turbinar della neve,


sfida il vento e la pioggia, ha una tempra da gigante. Ieri e oggi
nevic continuamente, la neve arriva sopra il ginocchio dei cavalli
e tuttavia il papa sta al campo. Grandi fatti succedono, a gran
vantaggio della nostra repubblica. I famigliari del papa, che non
hanno cuore per lItalia, ma solo per i loro interessi pecuniarii,
volentieri tornerebbero a Roma. Inutilmente! Giulio II non pensa,
non medita, non parla daltro che della Mirandola.1 In una rela
zione del giorno seguente si dice: Oggi in mezzo ai campi coperti
di neve il papa ha passato in rivista le truppe. Il suo cuore e 1
suo coraggio sono oltremodo grandi; ma i suoi non lo secondano)'.
Ci fece pi volte uscire dei gangheri quelluomo impetuoso che
sgridava colle pi aspre parole i suoi capitani spronando da per
tutto i neghittosi: a soldati saccheggiatori egli rivolgeva tali pa
role fulminanti che tutti ne trem avano.2
Sul principio Giulio II aveva preso stanza in una casa di con
tadini ; aperte le batterie si era recato a Concordia, ma la sua im
pazienza era s grande, che di l a qualche giorno ritorn per pian
tare il suo quartiere proprio vicino alle batterie, nel convento di
S. Giustina, situato pi vicino alla fortezza che non fosse quel
casale di contadini. I suoi fam igliari non sapevano darsi affatto
ragione sorpresi per un s inaudito spettacolo. Sua Santit abita
nella cucina del convento riferisce ai suoi il veneziano Paolo
Capello il 13 di gennaio in una stalla di cavalli aperta, la quale
in altri tem pi sarebbe indecente per la servit, ma ora cos am
bita, che anche i cardinali Cornaro e Aragona hanno fatto istanze
per averla. Il tempo orribile, tutto questoggi ha imperversato un
turbine di neve. A dispetto di ci il papa uscito; egli gode una
salute ed un fisico quasi sovrumano; si direbbe che non
soffra di niente. Un ritratto di Giulio, reso noto soltanto recen
temente, ci mostra con terribile verit naturale il pontefice
bellicoso nel costume che indoss durante lassedio di M irandola;
sullarmatura un bianco mantello con largo bavero di pelliccia
scura, in capo un gran cappuccio di pelliccia di montone a guisa
di cuffia per tempi procellosi; una barba intricata e canuta cir
conda il volto ti bronzo riprodotto con quasi spaventosa fedelt
1 S a n u t o X I, 7 2 2 - 7 2 3 ; cfr. 7 2 1 . V edi anche gl'in teressan ti dispacci man
to v a n i presso Ltrzio, F. Gonzaga 6 5 s. Cfr. P a r i s d e G r a s s i s , ed. F r a t i
G r u m e l l o 1 3 4 s. ; C a r p e s a n u s V, n . 2 e C a r d o 1 9 . S ul rigore in solito dell iuv e r n o d e l 1 5 1 1 cfr. L a n d u o c i 3 0 6 e C a m b i X X I, 2 5 1 , il quale a ragion e si scau
d alizza d ellan d ata del papa a l cam po. L armatura di Giulio I I (che c o n s e r v a c i
oggi i n V aticano) non probabilm ente a u ten tica, poich nessu n c o n t e m p o r a n e o
n e parla.
2 S a n u t o X I, 7 2 4 , 7 2 5 , 7 2 6 ; cfr. 7 2 9 , 7 3 0 , 7 3 1 , 7 3 2 , 7 4 0 . V edi inoltre 1
d isp acci m antovan i presso L u z io , F. Gonzaga 66 e la relazion e degli anil
sc ia to r i dO rvieto presso F u m i , Carteggio 1 3 4 - 1 3 5 .

Espugnazione di Mirandola.

naturale.1 fLambasciatorei Veneziano Lippomano cos diceva al


cardinale Alidosi, che trova vasi pure nel campo: Bisogna regi
strarlo in tutti i libri di storia, che un papa usc in campo appena
guarito, nel mese di gennaio, jcon tanta neve e con tanto freddo.
I fiumi sono gelati, siamo nel pi crudo inverno. Una relazione
del 17 gennaio annunzia, che in quel giorno una palla di cannone
venne a cadere nella stanza del papa (mentre questi dormiva e fer
due suoi servitori. Giulio pass allora nellabitazione del cardinale
Isvalies, ma piovendo anche qui le palle, fece ritorno alla sua pri
miera abitazione, sebbene i suoi ne lo dissuadessero in tutti i modi.
' Il papa scrive l ambasciatore veneziano fa mostra di un
coraggio straordinario. Egli brucia per limpazienza dandare con
tro Ferrara. Lostinazione dei difensori di Mirandola lo irrit
talmente che riprese con asprissime parole i condottieri delle sue
truppe e discorreva di far mettere a sacco la citt .2 Quando poi
finalmente il 20 di gennaio quella fortezza capitol, egli interpose
tutta la isua autorit per impedire ruberie e versamento di san
gue.3 La sua impazienza di por piede nella piazza conquistata
era cos grande, che, salita una scala a piuoli, penetr per la brec
cia senza attendere lo sgombero della porta barricata. Gi il
giorno dopo parlava di muovere parimenti in persona contro Fer
rara. La fortezza conquistata venne consegnata al conte Gianfrancesco P ico.4
La conoscenza delle difficolt di unulteriore campagna contro
Ferrara mosse Giulio ad iniziare pratiche col duca Alfonso per
indurlo a sciogliersi dalla lega con la Francia-..5 Oltre a questo si

fu

ritra tto dipinto su te*a e p rovenien te dal P alazzo B ruschi in Corneto


pubblicato i>er prim o da K l a c z k o , p oi da K r a t t s - i S a u e h ,(11, $ 3 2 ) . K l a c z t k o
'" '
U 2 8 1 ) lo reputa un originale, m entre secondo ( S t h i n m a n n ( I I , 38, n. 1)
<V r- <^1< una C0Pia p osteriore. B a se d e lla copia ohe trova vasi nel P alazzo
in R om a lim itazion e in C h l e d o w s k i I, 184. L a m igliore illustrazione
'm esto r itr a tto d ata d a lla relazion e -del disp accio m antovano presso I/u z io
ltj * Oum la barba che pare un o r so .
( 2 C a n u t o X I, 740, 741, 743, 744, 74(5, 747, 750, 755. Ofr. G o z z a d i n i , Alcuni
,'1 ! . r n , n e n V I I . 197 s. ; Meni, della Mirandola II, ,179 s., 183 e B a I - a .v , Assedii
t Mirandola 12 s., 14. La palla d i cannone fu regalata da G iulio II al san
arlo di Loreto, dove con servasi ancora. 'Ofr. B e r n a r d i II, 396; G o z z a d i n i loc.
' 1 ' II. .198 e T u r s f a l i n u b 169 s.
3
S a n u t o X I, 739. Cfr. A rdi, d. Soc. Rom. di st. patr. X IV , 136 e ^ t e i a n n U ) 23 [contro B r o s c h 215].
j. ! C an u to X I, 760, 768, 765, 766, 770, 772, 773, 776, 778, 787. Ofr. L u z io ,
; Gonzaga, 66 . Meni, della )Virandola I I , 185 s. B a l a n , Assedii della Mirandola
8' Cardo 19. G o z z a d i n i , A lcuni avvenim enti V II, 200 s., dove in p articolare
asi deUan ello che G iulio I I regalo a i M irandolesi (ora nel m useo di Mo! nal- P er l e n trata di G iu lio I I in M irandola vedi anche Cron. udinesi (Vene1885) 207.
Ofr. L u z io , Isab. d E ste di fronte ecc. 48 ss., 56. /Secondo le relazioni iv i
"nunicate (48 ss.) U papa nel gennaio e febbraio 1511 sarebbe anche stato
P a 8 t0R.

Storia dei P a p i,

III.

49

170

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 5.

studi di separare Massimiliano da Luigi XII consegnando Mo


dena in mano deglim periali.1 Ma avendo il duca respinto brusca
mente le proposte del papa, si dovette proseguire la guerra. Per qualche tempo Giulio aveva avuto il pensiero di guidare
personalmente la campagna anche dora in avanti, ma le rimo
stranze dei suoi e il timore di esporsi u raltra volta al pericolo di
esser fatto prigione dei Francesi, lo indussero a ritirarsi dap
prima a Bologna per quivi raccogliere nuove milizie. Siccome per
questa ritirata (6-7 febbraio) incoraggi subito i Francesi a far
nuovi avanzamenti, Giulio li l febbraio passando per Imola si
rec a Ravenna, per far dare da questo lato lassalto a Ferrara.1
A Ravenna, dove entr '1 18 febbraio, il papa il 10 di marzo pass
a una nuova creazione cardinalizia onde rifornirsi di forze con
tro gli scismatici e sdebitarsi di sue obbligazioni verso alcune
poten ze.4 Fra gli eletti due erano ultramontani, linglese Bainbridge e lo svizzero Matteo Schiner, gli altri sei Italiani: Antonio
CiQchi, arcivescovo di Siponto, Pietro Accolti di Arezzo, vescovo
di Ancona, Achille de Grassis di Bologna, Francesco Argentino di
Venezia, Bandinello Sauli di Genova e Alfonso Petrucci di Siena.
Il
collegio cardinalizio erasi vivamente opposto a questa nuova
creazione, ma, come aveva predetto lambasciatore veneziano,
Giulio II fece prevalere la sua volont. Narra il medesimo amba
sciatore, che una parte dei cardinali dovettero pagare ad alto
prezzo la loro nuova dignit. La nomina del Grassis fu fatta evi
dentemente per un riguardo ai Bolognesi ; il cardinale inglese
Bainbridge fu nominato generalissimo con grande stupore di
tu tti.5
Oltre agli otto nominati un cardinale fu riservato in petto.
Questi era Matteo Lang, vescovo di Gurk e confidente di M assim i-

d isp osto n lla pace c o lla .Francia se a v e sse trovato corrispondente c o n d i s c e n


denza, ci ch e non fu perch nella sua disp osizion e alla p ace si vide s o l t a n t o
un segno d i debolezza.
1 N el gennaio del 1011; vedi S akdonini, M odena 141.
2 L u z io loc. c it. 45 ss.
P a r i s d e G r a s s i s , ed. F r a t i 234 ss. e S a n u t o X I, 796, 800, 801, 805, &W.
821, 831, 832, 838, 843. F u m i , Carteggio 138, 139, 140-141. F a n t i , Imola 24-23.
B a i . d i s s e r r i , Giulio I I in Invola e Giulio I I in Romagna 581 s. Ofr. B*oscnJulius II, 210 ss. N e l giorno della sua partenza G iulio II scrisse a M. Lan- <hc
fa v o risse d a lu i; vedi Lettres de Louis X I I , II, 112-113.
4 G r e o o r o v i u s V i l i 1. 68 . iSulla n om in a c a rd in a lizia cfr. P a r i s i u * '
s is , ed. F r a t i 2 4 2 s. ; B e r n a r d i II, 3 1 8 s ; L e G l a y I, 3 8 8 ; F u m i Carteggio 14,1
1 4 5 - 1 4 0 ; C a r d e l l a 3 4 0 s. ; * Acta consist. f. 2 8 . A r c h i v i o c o n c i s t o r i
d e l V a t i c a n o . Il card in ale F ran cesco A rgentino (Card, de S. CU',i!''
inori gi il 2 3 d'agosto del 1 5 1 1 ; ofr. la relazione dellam basciatore spagn 1"^'1
G irolam o de Violi del 2 3 - 2 4 agosto in R evista de Archivos, Bibl. y Museo*.
poca V III ( 1 9 0 3 ) , 2 2 1 6 .
5 S a n u t o X II, 25, 55-50, 09, 67 s. P a b i s d e G r a s s i s , ed. F r a t i -51-

Trattative del papa con M. Lang, rappresentante dellimperatore.

?71

iiano, che proprio allora in qualit di rappresentante del suo


sovrano, comparve in M antova,1 dove convennero altres gli ora
tori- di Francia, Inghilterra e Spagna, per fare proposte di pace.
Giulio II voleva trattare personalmente col Lang e siccome
i.;lla piccola citt idi Ravenna non era possibile preparare un de;,no ricevimento al rappresentante deHimperatore', il papa, assai
scontento della lentezza con cui i suoi capitani conducevano la
guerra, il 3 aprile del 19112 lasci la detta citt e recossi a Bolo
gna, dove entr il 7 del medesimo mese fresco come un giovane
guerriero.3 Subito il giorno 10 fecero il loro ingresso solenne in
uesta citt Matteo Lang e Giovanni Gonzaga quali oratori del
limperatore, e Giacomo Conchilles, come rappresentante' di Fer
dinando di Spagna, dopo che in segreto avevano gi avuto una
dienza dal papa.4 Nel loro ingresso fu notato subito con dispia
cere, che il Lang indossava abito secolare. Il pedante maestro
elle cerimonie Paride de Grassis racconta: Io indarno ho pre
dato il Lang a indossare labito ecclesiastico, specie dovendo esser
nominato cardinale quanto prima; egli mi ha respinto brusca
mente dicendo: Io mi presento cos, come son partito dallimpe
ratore. Avendo io dimandato consiglio al papa su questo incidente,
egli mi ha risposto che lasciassi correre, e cos ho fatto, bench
molti siansi indignati con me e molto pi con il L a n g .5
Quando il giorno appresso gli ambasciatori vennero ricevuti in
pubblica udienza, al Lang per ordine espresso del papa venne as
segnato il posto di onore immediatamente dopo i cardinali dia
coni. A questo e ad altri segni donore il rappresentante dellimpe
ratore corrispose icon tal villana arroganza e insopportabile
orgoglio da apparire agli occhi dei colti Italiani un vero barbaro.
Alludienza in una brve e oltremodo arrogante orazione il
Lang dichiar che Massimiliano avealo inviato in Italia per ria

1 Cfr. L u z i o - R e n i e r , Coltura e rei. lett. dIsab. d'Este II,


2 P abis d b C h a ssis, e d . P r a t i 2 6 0 . G regoroviu s V i l i , 0 8

l'u* II,
11

2 1 !) p o n g o n o

G ra ssis

m o lto

la

a lla

p a rte n z a

s fu g g ita

del p a p a

p o ic h

ch e il 30

S Is c o n t i n u a :
Da R avenna

q u e s ti

12

venne

s o lo

d e c is a

la

il p a p a

se ra

R ic o rd a

c a rd in a li,

p o rta to
la

"una

v is ita
g ran d e

il

25

B ro sch , J u y

m arz o

p er tre

A p o llin a re in
is c r iz io n e

n e lla

le tto

Discesiti*
: Die JJOmimca .10.

il c a p i t o l o
p i

a v a n ti, a v re b

p o i i l G rasB ernardi II, 3 1 9 .


a C e r v i a (S a n u to

p a rte n z a , e c h e

Itaque die lori* tertia Aprilis inde movit.

X v* '*, 93, 94).


S n a ro n o

m arz o

243.

i l 3 0 < li m a r z o . E n t r a m b i h a n n o

v e ro c h e in

Pontificia ex Ravenna ad liononiam c o m i n c i a c o n l e p a r o l e


Partii, m a s e i d u e s u d d e t t i a u t o r i a v e s s e r o l e t t o q u a l c h e r i g a
b e ro tr o v a to

2,

C fr.

g io rn i

C la s se , i n

nave

c u i l a c c o m p a -

la te ia le

s in is tia .

iGiulio I I Romagna .> S7.


d e G r a s s i s , ed. P r a t i 262, 263. Cfr. B e r n a r d i II, 320 s . ; Lcttrcs
te ('arondelet II I. T J l m a n n II, 426 pone, certo non giustam ente, l'udienza pri'ata ii i aprile. Cfr. L ettres de Louis XI I , I I, ,139.
a Cfr. B
4 P a r is

a l d is s e r r i.

5 P a r is

de

G r a s s is , e d .

F rati 265.

72

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 6.

vere piuttosto con la pace che con la guerra ci che gli spettava,
ma che non scenderebbe a negoziati sotto alcunaltra condizione
tranne questa, che si sottraesse dalle mani dei Veneziani quanto
questi eransi usurpato per qualsivoglia titolo vuoi di terre della
corona imperiale vuoi di stati ereditarli austriaci. Avendo Giu
lio II affidato a tre cardinali le pratiche ulteriori, il Lang nella
sua alterigia dichiar andarne della sua dignit nellavere a
trattare con altri che col papa e deleg tre suoi gentiluomini per
ch udissero i suddetti cardinali. Il contegno del Lang verso lo
stesso capo supremo della Chiesa, il papa, il quale erasi lusin- to
di cattivarsi colle pi alte dignit e ricchi benefici quel vescovo
tedesco conosciuto come un pappatore di prebende, era afi'.i to
inaudito. 11 Lang trattava con Giulio II come se la tiara po.
e
gi sul capo del suo sovrano, limperatore. Lambasciatore vene
ziano parla tutto fuori di s della pompa onde il vescovo di Gurk
si circondava, e come solo di rado facesse visita al papa. A a
udienza il Lang non si conduceva come un ambasciatore, ma come
un re voleva confabulare col papa a capo coperto e seduto, 'ion
pu far meraviglia che fallissero completamente quelle prat he,
le quali, dati gli scopi e i desiderii diametralmente opposti dei
fattori influenti il 16 aprile vennero scomunicati tutti i fauri'i
di Luigi X I I 1 erano gi in s poco prom ettenti.2
Il
25 aprile il vescovo di Gurk la sc i im p ro v v isa m e n te 1la
corte pontificia, quasi senza congedarsi e con un contegno di mi
naccia. Lambasciatore veneziano riferisce che il seguito del
1
u lla bolla vedi R a y n a l d 1511, n. 50. Gli sfo rzi del L ang erano d i r e t t i
nel sen so d e l suo sig n o re a ricon ciliare il papa c o lla F ran cia, a isolare con 1 1'
\e n e z i a e a r ista b ilir e nella p rim itiv a esten sion e la lega di iCambrai, forse un*
ch e rafforzata c o ll In ghilterra. In vece il papa e V enezia cercavano di guati1**
gnare il vescovo e con e sso l im peratore, onde poter poi con forze unite dare
add osso a i F ran cesi . H u b e r I I I , 389-390.
S a n u t o X II, 126-129, 139, 140, 147, 160. L e tter e d i L ang in Lettre*
Louis X I I , l , 107 s., 139, 182, 205 s. ' P a r i s d e G r a s s i s , ed. F r a t i , 265 s s ., 2bl272 ( s i corregga qui l erro re di stam p a 27 Aprilis in 25). P e t r u s M a r t y r . ep.
(28 aprile) ; cfr. S c i i i r r m a c h e r V II, 583, n. 2. C o c c i n i u s , De bellis 'tal' *
(p resso F r e h e r II, 542 s.). B e r n a r d i II, 323 s. G u i c c i a r d i n i IX, c. 5. il
o sser v a : L a qu ale in d egn it divorava in siem e con m olte a ltre il ponteficivincendo la sua natu ra l odio in cred ib ile con tro a i F ran cesi . Le G l a y , I. 394 ?
B r e w e r , State Papers of H enry V ili, I, 168. Cfr. H a v e m a n n II, 389 s. B b o s c h .
Julius I I, 220, 353. R o m . v n i n V, 256. U i. _ m a . v n II , 426 s. H u b e r III. 389-31
( u e i g h t o n IV, 127-128 e riguardo a lla narrazione del C o c c i n i u s gli studii '1

Lcber die Bedeutung des vierton Buches von Coccinius S c h r i f t * "


bellis itulicis p. 27 s., i q u ali per n on ?>ono e sa u r ien ti e son o anche in Parf'

K r ie g e s :

errati. Cos per es. p. 32 ; la n o tizia del C o c c i n i u s che il L ang sia stato 1*
giorn i a B ologna sb agliata. E ra ven u to l 8 aprile, e il 15 rip arti , e cita i
conferm a le L ettres de Louis X I I , II, 205. M a qui s i dice ch e il L ang non ripar' 1
ch e il 25. In vece del C o c c i n i u s qui va dunque rettificato il K r i e g e r . Sul
com e pappatore di prebende vedi Stdtechroniken X X III, 75.

Francesi riprendono le operazioni di guerra.

773

ang se ne and via al grido di: Viva lim peratore, viva la


rancia, viva i Bentivoglio! Non fa meraviglia che in Bologna
i spargesse la voce, che il papa verrebbe preso alla gola dalle poi ?nze, citato avanti a un concilio e deposto dalla sua dignit.1
Le minacce del Lang non erano state vane parole poich ora
i Francesi riaprirono subito lo operazioni di guerra, cherano state
'.spese durante i negoziati.2 Ora si vide come la morte dello
haumont seguita li l febbraio fosse stata una fortuna. Questi
veva lasciato cadere Modena nelle mani del nemico, a Bologna
! on era giunto abbastanza a tempo e non aveva saputo liberare
tirandola dallassedio. Dopo la sua morte prese il supremo co
mando il vecchio Trivulzio. Questo generale dalto talento con
sisto subito Concordia e marci su Bologna. Giulio II, come
ebbe sentore, corse subito al campo per spronare i suoi generali
Ila pugna. Egli voleva fermarsi la prima sera a Cento, ma gli
invenne sostare a Pieve, perch i 1000 soldati accampati a Cento
on volevano partire di l prima di aver ricevuto il loro soldo. Di
incollerito, il giorno appresso rifece il cammino di Bologna,
ra per evidente che qui non poteva restare, se non voleva cor
rere unaltra volta il rischio di esser fatto prigione dei Francesi.
rese pertanto la risoluzione di andare a Ravenna. Prima di par
tire convoc il consiglio dei quaranta, espose loro i benefizi di cui
ologna andava debitrice alla Chiesa e li esort a rimaner saldi
iella devozione verso di lui. Poich questi promisero fedelt inal
terabile, Giulio II si lasci indurre ad affidare alla cittadinanza la
'ustodia delle mura e delle porte.3

1 P a r i s d e G r a s s i s , ed. F r a t i 272. B r o s c h loc. cit. H. W i d m a n n , Zur


^curteilung des JSalzburger Erzbischofs Matth. Lang. in M itici der GcscIIhcIi.
/ Salziurger Landeskun.de LTV (1915), 105 ss. cerca di difendere la condotta

del Lang col papa.


2 Circa un progetto, finora ignoto, form ato dal papa verso la (fine d api'ile,
' ""dentare l eserci'to fran cese taglian d o la d iga d el Po presso Serm ide e F elom'Sa, nia ehe fu scoperto prim a e fru strato, cfr. il m ateriale prodotto da L u z io
d'E ste di fronte ecc. 0 0 ss.), che osserva (p. 6 3 ): L episodio vera
mente degno di papa G iu lio : la cu i figura m ichelangiolesca di Mos acquista
G audioso rilievo da q u esto tentativo fa llito d i far som m ergere per la salvezza
'Italia n e lle onde <lel P o gli abborriti barbari, a l m odo stesso che il biblico
rroe aveva v is to le orde d i F araone in goiate dal IMar Iiosso .
3 Cosi C o c c iN ir s loc. cit. .Sulla sua esposizione che in parte si sco 3ta dal
t't-'icciARDim c fr K r ie g e r 33 s. D la data del 14 m aggio anche 1Itinerario mi,itqre di A lb e r to V ig n a ti, Arch, Mor. lomb. X I (1884). .600. I discorsi presso
11 OtricciABDiKi sono certam ente in v en ta ti; G iulio II era tu ttaltro che un destro
Parlatone. Cfr. P a r is de G r a s sis in App. n. 32 ( B i b l i o t e c a R o s s i a n a
' H e n n a ) , S u l pericolo per B ologna vedi F u m i. Carteggio 147.

774

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 5.

Ma la sorte di Bologna, che il papa lasci il 14 di m aggio,1 non


dipendeva unicamente dalla condotta dei suoi cittadini, ma forse e
pi ancora da quella del Cardinal legato Alidosi e del duca di Ur
bino, che stava accampato col suo esercito alle porte della citt.
La discordia fra questi due paralizzava senzaltro ogni azione; la
condotta dellAlidosi a lodio, che questi erasi attirato, non he
lincostanza dei Bolognesi fecero il resto. Subito dopo la partenza
del papa si mise in moto nella citt la fazione dei Bentivoglio
e con essa tutti i nemici della signoria della Chiesa. Un gravis
simo fermento si manifest in mezzo al popolo. L Alidosi, senza
prendere alcun provvedimento in contrario, si diede subito per
perduto. Fugg travestito nella rocca, ma avendo qui appresi la
consegna proditoria (della porta San Felice ai Bentivoglio, se ne
and a Castel Rio presso Imola. N migliore fu la condotta del
duca di Urbino, il quale alla notizia dei fatti di Bologna diede alle
sue miliziie il segno della ritirata, la quale degener in una fuga
selvaggia. Tutta lartiglieria e quasi tutto il bagagliume, non che
buon numero di bandiere vennero nelle mani dei nemici. Il 23 mag
gio Trivulzio entr in Bologna, dove venne ripristinata la signoria
dei Bentivoglio.2 Questi cominciarono subito una barbara guerra
di sterminio contro ogni segno che ricordasse il dominio del papa.
Di questodio di parte dovette esser vittima anche la statua di
bronzo del papa, stupendo lavoro di Michelangelo, che nel 1508
era stata eretta sopra la porta grande del duomo.3
La perdita di Bologna, la citt pi bella e pi ricca dello Stato
pontificio dopo R o m a , fu il colpo pi crudele che il papa ricevesse
nella sua lunga e agitata esistenza ; egli si vedea ora stra p p a to di
mano il frutto delle sue lotte pi fiere. Tuttavia al so p ra g g iu n g ere
di tanto infausta notizia non si perdette menomamente di animo.
Con poche parole comunic ai cardinali la perdita di Bologna di
cendo esserne la colpa il tradimento dei cittadini e del duca di
Urbino, chegli farebbe giustiziare. Incontanente furono dati gl>
ordini necessarii per raccozzare e ristabilire lesercito. Su Bolo
gna fu lanciato linterdetto.4
1 P a r is
d e G b a s s i s , ed. F r a t i 274. S a k u t o
X II. 1S3. B e r n a r d i II. 324
* Ac ta ccmsist. f. 28. Il * breve ch e G iulio II d iresse il l( m aggio 1511 allAHdosi e ai B olognesi, m ostra q u anto poco egli p reved esse il colpo, che doveva
toccargli (v. i l testo in Apj>. u. 181 ; A r c h i v i o d i iS t a t o d i B o l o g 11 '
2 C o c c i n i t t s loc. cit. C - fr. K r i e g k r 34-36. P a r i s d e G r a s s i s , ed. F r a t i 275>
A l f a n i 2.>7. Lettres de Caronti e l e t t i A P r a t o 2S4. N a r d i I. 398 ss., Lcth'e 1,1
Louis X I I , l i , 233-235, 243 s., 2 5 0 s. i S a n t j t o XII, 190. A i , b e r t o V i g n a t i ( v . sop'!'1;
( f r . B a n k e , Rom. unii germ. Volkcr 160 s. H a v k m a n n I I 303 s. G o z z a d i n i . Al''""'
avvenimenti 215 ss. H o n i c , Bologna e Giulio II. 21 ss.
-* P a rtico la r i so tto , cap. 9.
*
P a m s 1 )E G r a s s i s , ed. F r a t i 277. O r . a s t u t o X I I, 191. E g i d i o h a V it k k i 'il. I I o f l e r 3S6 e L ettres de Cur<n)delet 114. Circa il pericolo per Iinola

Assassinio del card. Alidosi per mano del duca di Urbino.

775

LAlidosi e il duca di Urbino gettando uno sullaltro forse


con pari diritto la colpa della catastrofe, corsero alila corte del
papa per giustificarsi. Il papa, che nella sua persuasione della
colpa del duca era stato confermato anche da amici dellAlidosi,
copr il nepote dei pi acerbi rimproveri. Questi furente si allon
tan, quandecco incontra per la strada il cardinale che recavasi
a cavallo allabitazione del papa. Costui lo salut cortesemente,
ma il giovane duca, furibondo per la collera e trasportato dal suo
focoso carattere meridionale, trasse la spada e fer a morte lAlidosi, esclamando : Traditore ! eccoti qui finalmente ! Ricevi la tua
paga. Poi se ne parti di corsa. LAlidosi spir dopo unora di
cendo : Io pago il fio dei miei peccati .1
Quanto fosse lodio cherasi tirato addosso il legato si vide dalla
gioia che tutti, eccettuato Giulio II, manifestarono alla sua morte,
l niversalmente egli era ritenuto per un traditore e per il vero
colpevole della caduta di Bologna. Buon Dio scrisse nel suo
diario il primo maestro di cerimonie del papa come sono giusti
i tuoi giudizi! Noi tutti ti dobbiamo ringraziare per aver tu pu

'ieina a B ologna e ch e invoc l a iu to dal papa, dal quale fu esortata alla


fedelt con un breve d el 23 m aggio, cfr. B a l d i s s e r r i , Qiulio I I in Bologna 598.
1 C o c c i n i u s loc. cit., cfr. K k i e g e r 3 6 - 3 7 . P a r i s d e G r a s s i s , ed. F r a t i 2 7 8 s.
(Linterpunzione n e lled izion e di D l l i n g e r 4 0 6 m igliore. Il testo presso
f 'itE iG H T O N peggiore di quello g i stam pato). ' S a n u t o X II, 1 9 8 s. B e r n a r d i II,
S2. B e m b t i s 4 7 2 , C a r p e s a n u s V, 5 , p. 1 2 7 3 - 1 2 7 4 . Lettres (le Louis XII , II,
2 4 6 . B k l c a b i t j s 3 6 5 . B a n d i t o c i 3 0 8 - 3 0 9 . G u i c c i a r d i n i IX , c. 5 . S u llA lidosi c fr.
Jovtus, Vita Leonis X . lib . I I , p. 3 4 e Elogiar, lib. IV , p. 1 3 4 . T ed i anche R u h k n b , lixt. Ravennat., V en etiis 5 8 9 , 6 6 1 s. S u llA lidosi, lib. IV, p. 1 3 4 . V. anche
H a h n in B ltter f. Uterar*Untcrhalttinfi 1 8 4 1 , II, 1 3 5 6 , 1 3 5 9 s. ; S u g e n h e i m
w >s. e G o z z a d i n i , Alcuni avvenimenti 1 0 6 s 2 2 7 ss. ; cfr. 2 3 1 s. R ecentem ente
H F a n t i , Im ola 1 0 s., B a l d i s s e r r i , Giulio l i in Romagna 5 9 3 ss. e specialm ente
K la c z k o 2 8 5 s. han no c ercato d i d ifen d ere l A lidosi. A lcuni degli argom enti
ini addotti sono m olto d e g n i di nota sebbene gli autori vadano troppo avan ti
nella loro apologia. Lu ltim a parola su llA lidosi ad ogni m odo non stata
ancora d etta. H o n i g (Bologna e Giulio II, 3 0 ss.), L. F r a t i (Il cardinale
Fr- Alidosi e Fr. M. della Rovere, in Arh. stor. ital., 5 * serie X L V II [ 1 9 1 1 ] ,
' 4 4 - 1 5 8 ) , L u z io ( Imi). dE ste di fronte ecc. 3 0 ss.), R . M a r c u c c i (Fr. il. I.
tella Rovere, p a rte I [S e n ig a llia 1 9 0 3 ] e cfr. P . E g i d i in Arch. d. 8 oc. Rom.
rff *t. patr. X X V I [ 1 9 0 3 ] , 5 1 4 ss.) prendono parte pel duca. S t a per unin tesa
fellonesca dellA lid osi coi F ran cesi anche L u z io loc. cit. 3 1 s. I l luogo su lla
strada d i s. V itale, dove avvenne l uccisione, fu nel 1 8 6 3 segn ato con una
avola com m em orativa. Il tesch io d e llA lidosi conservasi ancora nella B ibliot.
'assenso d R avenna V edi G o z z a d i n i loc. cit. 2 2 8 - 2 3 0 . F a n t i , ImaU i 1 3 - 1 4 . Su
r itr a tti dellA lid osi v . Arch, star, dell-arte 1 8 9 1 , 3 2 8 ss .; S t e i v m a x n II, 2 4 ,
, : *4. Cfr. p . d . P a s o l i n i , Ravenna e le sue vicende, R om a 1 9 1 2 , 1 ( 6 - 1 7 8 . S e il
"'agniftco ritra tto d i card in ale di R affaello n el M useo del P ra d o a M adrid,
ol>e a lungo fu ritenu to per qu ello d el card in ale B ibbiena, rappresenti 1 A lidosi,
tuttora con troverso; vedi G r o n a u , Raffaci, S tu ttgart 1 9 0 9 , 2 3 2 . Contro
che vede nel ritratto qu ello d i Schiner, s pronunziato recentem ente
'O B E R T in U onthly Xuvitom. Circular X X I ( 1 9 1 3 ) ,
>

770

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 5.

nito giusta il inerito questo traditore. vero che fu un uomo a


sbarazzarci di questessere esoso, per noi crediamo, che ci non
sia occorso senza tua permissione, e te ne rendiamo perci nuove
grazie . 1
Mentre compievasi questo fatto atroce, aveva avuto luogo una
adunanza di cardinali, nella quale era stata affidata la legazione
di Bologna e della Romagna al cardinale Isvalies, uomo da tutti
amato. Giulio II addoloratissimo non solo per luccisione del suo
favorito, ma altres per loffesa arrecata allalta dignit ecclesia
stica, 2 lasci subito Ravenna 3 e si rec a Rimini. Qui ricevette
unaltra e forse peggiore sorpresa. Il 28 maggio fu trovata affissa
alle porte della chiesa di S. Francesco, presso la quale il papa
abitava, la citazione al concilio di Pisa da aprirsi il 1 settembre.
Questo documento in data 16 maggio 1511 constata, che gli in
viati dellimperatore romano germanico e del re cristianissimo
avevano proposto la convocazione di un concilio ecumenico ac
cennando alla sua necessit e al decreto Frequens del concilio di
Costanza e mettendo in rilievo la lentezza del papa e l in fra zio n e
del giuramento da lui fatto nel conclave. Esso presuppone il pieno
diritto dei cardinali a indire un concilio ove il papa rilutti e il con
senso della maggior parte dei cardinali, in quanto non sia loro
tolta tutta la libert, e protesta fin dora contro le censure che
eventualmente si lanciassero. Si prega il papa a dare il suo con
senso alla convocazione del concilio e a intervenirvi in persona
o per mezzo di legati. Vi sono convocati e invitati cardinali, ve
scovi, capitoli e universit come anche i principi secolari. Il papa
in questo mezzo non dovr nominare altri nuovi cardinali, n pro
mulgare i nominati, desistere da processi contro i cardinali an zian i
1

P a r is

( n u llo

II

c o n tro

q u e s to

cosi

m a

com e

s ta ta

q u e l te m p o

a lla

il

q u e lla

una

s e n tire

te iia

fu

a ff a tto

q u e s to

B rosch
s c u o la

seconda

p e g g io r

ed.

F kati

l o r i g i n e

p o n te fic e . A

v io le n to

sa re b b e

C h a s s is ,

de

n e l l A l i d o s i

d e lle

v iz io ,

c fr.

tu rp i

p ro p o s ito ,

o sserv a

del

278;
p ili

p e rs in o

(2 2 4 ) :
di

cui

m ondano, con
L e

un

il

un

del
non

r e la z io n e
v iz io s o

h a

non

im p u ta z io n i,

d i G iu lio

di un

o s tr a to

b ia m e n te

u n eco

e ffe ttiv a m e n te

a b b ia

account
cannot

fo r

th e

w onder

I I,p a p a

e ra

o f T re V iS a n

d is c o rs i,

th a t

of

e x p la in e d .

A lid o si.

C fr. a n c h e

a lla

J u liu s

w as

II.

scan d al

e d e d ito

It

s o m m a m e n te

C r e ig h t o n

J u liu s

c o n te m p o ra r y
v itio s o

p r i n t e d |> y ' B r o s c h .
to

p o ic h

m e rita te .

in fa tu a tio n

m o lto

w ith , r e f e r e n c e
be

d ei lo ro

II.

iru d e

IV ,

130

per

to w a rd s

C a rd in a l

a ttr ib u te d

lib id in e

s o p r a , - c a p . 4 , p . 7 4 9 ,

to

It

se il
is

A lid o si,

th e

of

c h a rg e

w as

e x p la in in g

v e n n e ro

s o n o in d u b
p s i lil

h a rd

tu

and

v i l e s t m o tiv e s

G o m o r r e a , > says a

206. T h e
w ay

it

dopo

d a t o 111;l

c i

d is c u tib ile
s c riv e :

H
non

p a p a in s ig n e ,

av esse

che

di

le v a ti-

r in a s c im e n to

a m m a s s a t e s u l n o m e d i G iu lio , r ic a d o n o s u i v iz io s i d i q u e l te m p o e

le

fid u c ia

d 'i m m o r a l i t

a v v e rs a rio

m ondo

c a rd in a le

n a u s e a n ti

L 'i n c o n c u s s a

L I t a l i a

( B u k o k h a r d t ), s e q u e s t e

m a ld ic e n z a .

310.
accuse

o fte n

r e la z io n i
re p e a te d

w h a t c o u ld

not

n . 2.

Vedi R avnald 1 5 1 , n. 6 1 .
Non il 2 8 maggio, come dice H a n k e , Rom. und. germ. Vlker 261.
de Grassis , ed. F rati 0 8 6 ; ibid, 3 1 0 , sulla popolarit che godeva l ' I s v a l i c s
3

bis

j '

Sforzi scism atici di Massimiliano I.

777

e i prelati che aderiscono al concilio, non che da provvedimenti


diretti ad impedire il concilio, n alterare o alienare in questo frat
tempo i beni della chiesa romana; tali atti sarebbero nulli ed in
validi. Siccome il papa non d alcun affidamento e spesso procede
con prepotenza, baster che questatto di convocazione venga af
fisso in Modena, Reggio e Parma .
Come convocatori del concilio si facevano i nomi dei cardinali
Carvajal, Briconnet, Filippo di Lussemburgo, Francesco Borgia,
Adriano da Corneto, de Prie, Carlo del Carretto, Sanseverino
e Ippolito dEste.1ILo scritto doveva divulgarsi in tutte le quattro
nazioni ; ai singoli principi furono inoltre inviate il 23 maggio
lettere speciali sollecitandoli a inviare li loro ambasciatori e prelati
i quel concilio,2 che secondo l'affermazione dei cardinali convo
canti doveva stabilire la vera pace nella cristianit, preparare una
guerra santa contro i Turchi e riformare la Chiesa nel capo e nelle
nembra. Tali erano gli intenti messi avanti, coi quali questi uo
mini ambiziosi cercavano di ricoprire i loro egoistici disegniti.3
Lintimazione dun concilio motivata con futili m otivi4 da
parte di cardinali infedeli era un atto di aperta ribellione, una
facciata usurpazione in quella sfera di azione ch propria del
capo supremo della Chiesa. Da principio nessuno ebbe il coraggio
di parlare al papa di quella citazione, ma naturalmente la cosa non
pot rimanergli occulta. Dalle relazioni dellambasciata veneziana
si vede quali gravi crucci cagionasse al papa la condotta di quei
ardinali ribelli.5 Privato quasi totalmente del suo potere politico
tutto lo stato pontificio era iin quei giorni aperto allesercito
francese Giulio II vedevasi ora minacciato seriissimamente
anche nel campo puramente spirituale, giacch dietro i cardinali
infedeli stava pi che mai inviperito non solo il re di Francia, "
1 K a y n a l d 1511, n. 5-6. M a n s i V, 349-353. S a n u t o UHI, 250-254. H e r g e n V i l i , 437 g. K r a r u p og L j n d b a e k , Acta \Pont. Dan. V, 543sS. TO. G u g l i a ,
/Alr Oesch. des II. Konziliunis von Pisa (1.111-12),, in Mitteil. des Inst. f. sterr.
Oesehichtsforseh. X X X I (1910), 55)3-010 (qui 594 ss. u lteriore bibliografia). Kk'vitdet. Le concile gallican de Pse-Milan. D ocum enti fiorentini 1510-12. P aris

ii>t h e r

'922. Sui c a rd in a li rib elli e i loro scopi jiolitici in p articolare cfr.

F err ata .

L'opera diplomi. 84-87.


2 G o l d a b t 1190, L ettre s de Louis XII , II, 235-241.
3 G iudizio di L e u m a n n 12. Cfr. iS a n d r e t , Confile de Pise 440 s. e su lle
aire dei card. S an severin o I't.mann, Abswhten 20.
4 Cfr. lo stu dio di H e b o e n r o t h e r Vi l i , 438 s. L e u m a n n 29 o sser v a :
superfluo parlare d ella com petenza del concilio ; i suoi rappresentanti non aver
' ano in genere alcuna au torit per fare appello a l d iritto .
5 S a n u t o X II, 203, 218, 223. P a r i s i>k G r a s s i , ed. ( F r a t i 281 s.
6 La risp osta di L u igi X II a lla convocazione del con cilio diretta ai card i
a l i scism atici, del 18 lu glio 1511, presso F e r r a t a , loc. cit. App. III. In essa
Ligi X II d ichiara la sua approvazione e aggiu n ge: Elegimus copiosum nume-

rum praelatorum, theologorum et iurisperitorum de almis Unversitatibus (raorum, ad cundwm et assist end il m in ipso gancio conclio nomine OalUcanac
Ecclesiae.

778

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 5.

ma anche limperatore romano germ anico.1 Lo scacco ricevuto


nella guerra contro Venezia aveva indotto Massimiliano a darsi
completamente in braccio di Luigi X II.2 Dallora 1 poi egli cerc
la sua fortuna nelle sottili pratiche straniere, che altre volte
ebbe tanto in odio, e ci non solo nel campo politico, ma altres
nellecclesiastico. Il sentimento di non pochi circoli in Germania
era decisamente antiromano: le querele contro la condotta della
curia in cose ecclesiastiche e politiche eransi qui fatte sentire pi
v o lte.3 Fin dallanno 1495, poco prima della dieta di Worms, un
gentiluomo sassone, Giovanni di Hermannsgriin, nel timore poco
o punto fondato che Alessandro VI trasferirebbe la corona impe
riale al re di .Francia Carlo V ili, compose un opuscolo politico,
nel quale si rifletteva il fermento degli animi. In esso si faceva
la proposta nel caso in cui il papa compisse quel passo di
\ I>a risp osta <11 M assim iliano a i co n v o ca to li, del 5 lu g lio 1511, presso 1 au
r a ta loc. cit. App. IV (d ich iarazion e di ad esion e in generale). Ibiil. API ^
una lettera d ell'im peratore del 27 settem bre 1511 a F iren ze i>er in vitarla ad ade
rire al P isano. La p olitica di M assim ilian o g i n e l 1503 era rivolta ad as< urarsi una fo rte influenza su l pap ato e se p ossibile a sta b ilir e un capo della
C hiesa che dip en desse da lui. N e l detto anno la paura di M assim iliano che
l A m boise p otesse diventar papa era tan ta, che d ied e istru zion i al suo amba
scia to re rom ano di fa r e ogn i suo possibile onde im pedire la cosa, e alioccorrenza provocare anche uno scism a (Bill, de Vficaie des chartes XXXI. 70.
Arch, Veneto I, 85 ss. P e t r u c b l i l i b o x a G a t t i n a I, 459. U i . m a n n I, 136 s.).
Siccom e negli an n i segu en ti fu m antenuto il piano di L u igi X II di aiutare
l'A m boise a con segu ire l a tiara, n atu ralm ente gli sfo r zi di M a s s i m i l i a n o
fu ron o d iretti ad a ttraversare ta li sforzi. In q u esto senso devesi i n t e n d e r e
quanto M assim iliano scriveva il 10 giugn o 1507 a G iorgio di N eideck, vescovo
di T rento, ch'egli cio in ten d eva recarsi a Rom a per q u ivi diventare nel mede
sim o tem po im peratore e papa (u n brano d i qu esto docum ento, che dal 1 S-'"
tio v a s i n e lla B i b l i o t e c a d i S t a t o d i V i e n n a , stato riportato noi
periodico Ferdinandeum IX . 55-56).; pubblic per la prim a volta il testo <"
pleto A. N a g l e in Hist. Jahrb. X X V III [1007], 50-53), poich, essendo egli :
m ogliato, non poteva pen sare su l serio di con segu ire per s la tiara. Da vari'
parti venne pi tardi sp arsa la voce e sse r e desiderio i l piti a rd en te di
m iliano q u ello di tirare a s lo S ta to della C hiesa. P er dovrebbe esser dilli
che c o si a v a n ti si sp in gessero i d isegn i del m onarca ted esco: invece U" 1
probabile che ta li n otizie sia n o p a rti d i fa n ta sia , o rig in a ti da tim ori e b e a ' '
a n si in F ran cia, iSpagna e Ita lia . [Ci c h e in fond o v'ha d i vero, il desid' i|
viv issim o d i M assim iliano d i fa r si incoron are im peratore e di r e s t a u r a r e ^ _
d ign it im p eriale e i d ir itti d ellim pero su lle terre ita lia n e estirpando
influenza francesce. (iS g m lle r contro U lm a n n in hiterur. Rundschau ^
p. 242). 'Cfr. in o ltre XcJle, H at Kaiser M axim ilian J. im Jahre ISO? Vap*t "
den wollenf in H ist, Jahrb. cit. 44-00, 278-305, e in W i s s e n s c h a f t B eil
Germania 1007, n. 3, p. 17 ss., M . M a y r in Beitrge zu r neueren. Gesch. Of*
reichs, W ien 191X5, 119 s.
. aBg
2 H u mm III, 383 s. N el settem bre 1510 M assim ilian o m and M atteo
da L u igi XI I. ISulle proposte fa tte a L uigi X II dal L ang (c o n v o c a z io n e ^ ^
sinod o) cfr. Lettre de Louis S I I 67-70; * Proposito e prolacuta per
<'
scm, n ell A r c h i v i o d i S t a t o i n V i e n n a .
3 Cfr, G eiuiardt, Uravavdna 58 s,

Sforzi scism atici di Massimiliano I.

779

negargli temporaneamente lobbedienza e di creare in sua vece un


patriarca tedesco; doversi iniziare pratiche colla Polonia, Boe
mia e Ungheria per chiedere conto al papa avanti a un concilio. 1
Ancora pi radicali sono le pretese dhe mise avanti in un suo
scritto un rivoluzionario dellalto Reno nel primo decennio del se
colo XVI. Nel campo ecclesiastico qui esigesi nientemeno che la
secolarizzazione di tutto il patrimonio ecclesiastico in favore
dello Stato ; il papa deve consegnare nelle mani dellimperatore
le Stato ecclesiastico perch esso fu alienato ingiustamente dal
limpero e deve sottostare completamente alla sorveglianza e alla
autorit im periale.2
Lirritazione che Massimiliano prov al sentire che Giulio II
aveva firmato la pace con Venezia, gli fece venire lidea di com
battere sullesempio dei Francesi il papa anche con armi spiri
tuali. 3 In quel medesimo tempo, in cui Luigi XII convocava i suoi
vescovi aulici (settembre 1510), Massimiliano mand il suo segre
tario Spiegel con una copia della prammatica sanzione fran
cese al dotto Giacomo Wimpheling. Listruzione per lo Spiegel
dice che limperatore era risoluto a prendere provvedimenti onde
iberare la Germania dal giogo della curia e impedire che cos
vistose somme di denaro se ne andassero a Roma, delle quali poi
il papa si serve a suo danno, cio dellimperatore. Il Wimpheling
1 ITlmann, Der Traum des Hans von Hermannsgrun in Forschimffen sur
deutschen Gescliichte XX, (9 s. Q uivi a i>. 78-92 pubblicato il m em oriale, che
l'"i venne ripubblicato un a ltra volta con d ata fa lsa e te sto scorretto dal D o l i -in o e k , Beitrgc III, 91 s. f r . anche W e r m i n g h o f f , NationalktrohUche Bestre'uffen 117-120. G r a u e r t nel suo in teressan te a rtico lo : Alte Prophezeiunffen
ber Knisaer und Reioh in jfeutsclier Hausschatz, An. X V II, nr. 45, esprim e
1 opinione ch e l'opposizione di II. von H erm annsgrtin fu forse occasionata da
'ino sorUto del ca ta la n o G irolam o P a u lu s d e llanno 1492 contro il privilegio
,|ei tedeschi di eleggere l im peratore. 'Sarebbe m olto pi vantaggioso per 1 im
pero e per la C hiesa, scrive questo cu r ia le d ella corte <li A lssandro A I, se non
b la m en te dai T edeschi, m a da tu tti i principi cristia n i v en isse inn alzata alla
direzione d ellim pero la persona, alla quale gli a ltri dovessero obbedienza e che
sureblie poi potente abbastanza da soggiogare i popoli barbari e pagani. Sp e
cialmente poi a llIta lia occorrerebbe un potente sovrano tem porale, essendo
1 paese d iviso da tiran n i e fa z io n i e d esposto ai piti g ravi pericoli. Il 14.>_
presso G r a it e b t va corretto in 1498, perch la prim a edizione della Practica
('nccllariae Apost. composita per H ier. P a u ia m Cattclcnum usci n orna
nel 1493 (ved i H a i n II, 148) ; il p a sso c ita to qui a !p. 31.
2 Ofr. Haitpt. Ehi oberrhcinischer Re-volutionih aus d. ZeitaUer Maxitmn"* I. n ell8 fase, d i suppl. a lla .Westdeutsche ffeitschrift 1 7 4 ss. (lim i.
gli sfo g h i d e llau tore lello scritto rivoluzionario contro la lega di < am trai
Giulio II) e .Tansse.n-Pastor li'- , 738 s., dove anche altre n o tiz ie su i se n ti
r m i antirom ani di quel tem po in G erm ania, e S a g m u i^ eb in Theot. Quartaldi Tttbigen LO (1917-18), 220 ss.
.
3 Che m olto v'in flu isse lesem pio della Francia, 11
* sic <n >
1,1 deduce a buon d iritto da un * dispaccio di Pandolfini del 30 settem bre 1510.
Archivio d i s t a t o

in F ir en ze ,

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo o.

deve esprimere il suo parere su tre punti speciali: sulle as uzie


dei cortigiani e i mezzi pi acconci onde renderle inefficaci, ulla
soppressione delle annate e sul diritto di creare un legato fisso e
nativo di Germania, davanti al quale si abbiano a portare !jtte
le querele e processi dindole ecclesiastica, e sui vantaggi che de
riverebbero da un tale istitu to.1
Questultima proposta dellimperatore andava molto a f: ndo
delle cose e pi oltre di quanto in Francia si divisava. La crea ione
di un legato fisso ,in Germania aveva per iscopo un cambiamento
duraturo dellorganismo ecclesiastico, una specie dindipemi nza
nazionale della Chiesa germ anica.2 Questo progetto colli'rato
collintroduzione di una prammatica sanzione era il primo passo
verso un distacco della chiesa germanica da Roma, verso uno sci
sma. Il Wimpheling, uomo di sinceri sentimenti ecclesiastici, api
benissimo questo e per rispose in termini assai giudiziosi, circo
spetti e riservati. Sconsigli assolutamente dallintrodur; la
prammatica sanzione e tratt la proposta relativa al legato r. inifestandosi diffidente e scettico in proposito, collocando invec: in
tieramente il peso su un miglioramento delle cose ecclesiastiche
entro lambito dellorganizzazione ecclesiastica avutasi fino ali ra.
Minutamente e acutamente egli si diffonde a parlare dei danni de
rivanti alla Germania dai cortigiani della corte romana e ripete
con qualche modificazione i noti gravam ina della nazione germa
nica dellanno 1457. Fece rilevare precipuamente il lato finan
ziario ; a suo parere unampia riforma dellamministrazione
avrebbe diminuito i processi alla curia e apportato un migli01'3'
mento nella vita interna della Chiesa.3
W im pfelina >

^ <n_l (y o,'m^ an 2 0 4 s. G e r h a r d t , Gravamina 0".


s n '
'1 te sto deUistruiloue
s ta to il veni a u to re d e l n r o - 'e t ^ L )0110 *' P ' Ka;Lkoff M atteo I^ang snrebN
cosa p rin cip a le e ra l'isH t. .
clsIDat'1< 'lell'in ip e ra to re , m a pel Lang 1
av e re per se stesso tnl
f *
natili et perpetuus perch voleva
Iv n h p p e k ,

W e r m in g h o ff 120 s

i? -1 -U*'

thelc des Kol. w eus*


O H OFP

(1 3 0 s s ))

Luthers rxhn, Prozess

a c c o g lie !

d er Gescllsch 1 &<n~i
*

, lu ^

;
U L L M A i\N

1OO

d o v e per non vi,,,,,,

*****

K ,T '

U 1 * R o m -

ip o te s i: v c o n tra rio H.

K G s s .) .

id m a iw

I V r a iH '

in .1 fittc'l-

L (ln d e s k n d e T j V ( 1 9 1 5 ) , 1 0 8 - 1 1 2 .
OAQ
Cj ?
- .r
' JIabe.vbre(-jier, Kathol. Reformation '

veniva pi ohe
U .'.a 0 aIjb a sta n z a che M assim iliano n el suo procedere
G e b b a h o t G r^va U Z ,
t ta g l n I >K,1tche^ m a n n loc. clt. 2 0 3 e
sche Gesch. I l l o f tw ii
V ' 8i>^' K Nf-ij>kR' W im piteli uff 2 5 5 . K a s e b (Devj
M assim iliano
>
<1U g iu d iz io : S a re b b e del tu tto falso vedere >
blamente i n d e L l i r e V ^ v fi I,ropUgUatore d e lla rifo rm a. A lui importava
L e su e proposte iVot
!n a n z ia ri d(Jl p ap ato e raffo rzare i propri me 1
non avrebbero m en
giu d ic an d o fo rse con eccessivo riguardo, il K a se b
tedesca, m a a s s ic u r a to '^ n HC n d 0 tt0 a " a fon(,azloi>e d i una chiesa n a z i o n a l e
e n tro il vincolo con H o m i
ted esca una m aggiore possibile i n d i p e n d e n z a
O e < l a ^ 7 u ^ . L l rT aT n a 8 9 (2 e d '
C fr- a n ch e
K sep peb,
N ational
>1 ec bei den elsss. H um anist an <Erliiut. u. Ergnz, su <
lanl

Il papa beffeggiato sulle scene in Francia.

*81

Ma allimperatore allora poco premeva una riforma delle cat


tive condizioni della Chiesa; egli agiva quasi unicamente per mo
tivi politici: bisognava cio costringre il papa ad accedere in qua
lunque modo alla lega di Cambrai. Negoziati diplomatici, minacce
1 scisma con un concilio ecumenico, tutto fu messo in opera.1
Quanto al concilio, nel gennaio del 1511 Massimiliano poneva
me condizione, che per una simile assemblea sd dovesse prima
orrere al papa e ai cardinali, quando per i negoziati del Lang
ndarono a vuoto e Luigi XII fece precipitosamente convocare
assemblea, limperatore il 5 di giugno del 1511 si dichiar peri 'ttamemte daccordo2 e subito dopo mand ai re dUngheria e
'olonia la lettera dinvito, pregandoli di farsi rappresentare al
oncilio e di far s che i loro prelati non vi mancassero.3
In quel tempo Luigi XII re di Francia and s avanti nellodio
ue contro (Giulio II da permettere che sulle scene venisse nel
lodo pi turpe beffeggiato il capo supremo della Chiesa. Uno dei
uoi pubblicisti politici, Pietro Gringore, compose una farsa, che
; >n privilegio reale fu rappresentata a Parigi sulla piazza del
reato (aux Halles) il marted grasso del 1512. Sulla scena com
parisce il principe dei matti con la sua corto composta di matti di

ns Oeach. d. deutscli. 'olkes. Herausg. r. F a s t o r I, fase. 2 e 3 (Freiburg 1898)


l i 4. P resso K n e p p e b , Wimphclmg 255-207 un m inuto sunto ili questo am pio
'itrere, che W im phelin g m and all'im peratore colla lettera (lei 1 " novem
bre 1510. Cfr. pure K a l k o f f in Zcitschr. f. die Ocsch. dea Oberrhein N . .'F.
XIII (1898), 80 ss. e W ekm i n g h o f f 1123-130.
1 Ofr. T J l m a n n II, 419 s. H e b g e n h o t h e b V i l i , 451.
2 G o l d a s t 411, 428 s. U l m a n n II, 434-405. Ofr. anche J a n s s e n , Reichacorr*pondcns II, 840 e B i a n c h i , M aterie polU. degli Archivi Piemontesi (Boio-na 1870) 200. 11 10 d i p iaggio dei 1511 L ang aveva scritto da R iva a Massi
miliano, che l im peratore e L uigi q u ali capita religioni erano obbligati a con' care un con cilio. A r c h i v i o d i - S t a t o d i V i e n n a . G i in data 5 n o
vembre 1510 M assim ilian o ; u w a sc r itto a Lang, che qualora G ermania. ! ran'a e Spagna fo sser o u n ite, s i avrebbe una iusta, sanc a et debita electio (ibid.).
lia d'allora p ensava a deporre il papa, su lla qual cosa si sarebbe dovuto tia ttare nel c o n c ilio da convocarsi. Ma tu tte q u este proposte avevano poco valore
ve non fo sse guad agnato ad esse Ferdinando di Spagna, ch e poi batt pro
prie vie.
3 Aeta Tomiciana I, 205, 212. F b a k n i , Vngurn u. die Liga von Cambrai
*5-86. In agosto M assim iliano vieta agli e cclesia stici d i recarsi a Koma dal
lPa ( M a ssim ilia n o a G iorgio di N eideck, 30 [2<*1 agosto 1511, A r c h i v i o
,l 1 1 a L u o g o t e n e n z a f l i I n n s b r u c k ) . L '8 d'agosto 1511 1 inviato
A- 'le Burgo scrisse a M a ssim ilia n o /(ib id .) : * D ixit m ih i Sanaeverhms : non

'l'he,bit Mio* v omittere illam profectionem sm in Romani et proveetionem


Concila et fa cere Uhi magna <,uae ex Ma proiezione indubitanter c x p e M u r .
v c post illam victoriam cantra Venetos poaaet ea tam cito accellerare ad ili am
rrofectivnem Romanam quod Papa nec ci adhcrcntes poascnt resistere Iirnno
forte R ex Aragonum p o ' mettivi vellet ae unire Mti V. et regi Franarne et 1 apa
subito vel poneret se ad directionem Mti V. vel fugeret.

782

Libro III. Giulio II. 1503-1&13. Capitolo 5.

ogni genere. Vi si parla del come corrono i tempi, del conflitto


cogli Inglesi, della guerra colla Chiesa e uno dei matti assicura
il pubblico : Il principe dei matti non brama che pace per il bene
e la fortuna del suo popolo, al che un altro matto osserva: A
qual pr? La Chiesa non d tregua e vuole imporsi 'anche allo
Stato. Come si pu avere la pace?
Fra i cortigiani si trova anche il gnral d Enfance, che sopra
un cavalluccio di legno, con unalabarda da fanciulli infuria e
mugge sulla scena Hon, hon, men, men, pa, pa, tetet!. Appena
il consiglio al completo, si presenta anche il principe, quindi il
Seigneur de la Joie annunzia la fine della seduta: Fuori di qui
tutti i bigotti, maschi e fem m ine!.
Nel consiglio del principe ammessa anche la Sotte commu e.
Essa rappresenta le classi inferiori del popolo, che non si pren
dono pena per ;il conflitto col papa ; ma il popolo non riscuote che
scherni ed oltraggi da parte dei signori altolocati. Quando la Sette
si lagna che quei signori simpiccino sempre dei fatti altrui, m al
tre ad essa soltanto tocca sempre pagare e soffrire, viene se n z al
tro beffeggiata.
Ad un tratto compare un nuovo ospite, una donna coi distin
tivi della dignit ecclesiastica, la quale si d per la S. Madre
Chiesa accompagnata dalla matta Confiance e dalla matta Ocrasion, la quale ultima promette in particolare il suo aiuto. L eccelsa
donna vuole riunire nelle sue mani il potere spirituale e tempo
rale; molto litighina, scaglia maledizioni e annunzia il suo ana
tema. Quanto a s cos parla: So bene che prmai vaneggio e sono
rimbambita. Mi fa piacere per il bisticciare e attacco brighe con
tutti ! .
Essa vuole cattivarsi i nobili e i prelati e cerca staccarli dai
principi. I prelati secondano infatti i suoi allettamenti. Ne se
guono alterchi e zuffe, nei quali la Sotte commune ha la peggio.
Nel conflitto Donna Chiesa, perde la sua sopravveste e viene rico
nosciuta. Essa non affatto la Chiesa, ma unimbrogliona, la
M re sotte, che fra i dileggi di tutti viene ora deposta.
Il
senso di questa farsa era chiaro, ma un epilogo che vi te
neva dietro parlava pi chiaro ancora. Vi figurano il popol'1
francese ed italiano e insieme ad essi anche un signor T e s ta r d o
(lhomme obstin), che ha seco due compagne, la simonia e lipo*
crisia. Il testardo papa Giulio II, del quale si dice che non sa
astenersi dal far male, che fa alleanza cogli assassini e i brigan-1
e vien minacciato del divin ca stig o .1 Un altro insipido libello,

1
Aedi i . L o t h e i s s e n , Politili auf der-Buhne in F rankf. Zeitung (lei )Zon
naio 1880. M orgm blatt. Aligera. Zeitung 1870. mr. 108 Bell. (Zur Jia1>eUii-lf'
teratur). iP. G o l d s o i i m t d t , Da polii. JSchauspiel in Frankreieh m te r Koniff

Il papa beffeggiato in Francia.

783

del 1510, che alterando il titolo Servtis servorum Dei porta liscri
zione Cerfs des Cerfs, mostra il papa in lega coi Cerfs ruraux
(gli Svizzeri) e i Cerfs m arins (i Veneziani). I Francs veneurs
(i Francesi) inseguono il Cerf, che deve abbandonare la sua fort
grasse, Bologna, mentre VAssemble tresbelle, lo pseudo-concilio
di Pisa, gli dar il colpo di g ra zia .1
Nel maggio del 1911 il re di Francia fece comporre un altro li
bello onde far gente per il suo concilio. Lo scritto portava que
sto titolo: Della differenza degli scismi e dei concilii ecclesiastici
e dei privilegi delle assemblee della Chiesa gallicana e nera au:ore il belga Giovanni Lem aire,2 il quale capovolgendo le cose vuol
mostrare che le divisioni nella Chiesa procedono dal papa, mentre
le salutari assemblee ecclesiastiche vengono dai principi secolari. Il
libello del Lemaire si divide in tre parti. Nella prima egli si studia
di mostrare che le donazioni territoriali hanno generato tutti i
vizi rovinosi che sono nella Chiesa, tanto che i primi concilii si
dovettero convocare per porre un rimedio alle loro tristi conse
guenze. La seconda ha il compito di provare i vantaggi prove
nienti alla Chiesa cattolica dalle assemblee della chiesa gallicana;
-a terza comprende le altre scissure della Chiesa e fa menzione
iello scisma futuro, che secondo le profezie sarebbe il pi grande
di tutti. Tre cose secondo il Lemaire hanno pi di tutto recato
Pregiudizio alla Chiesa: lavidit di dominio, madre deUavarizia,
a trascuranza dei concilii e il celibato imposto al clero della Chiesa
latina.

"dtvy XII, in Arch. f. das Studium der neueren Sprachen u. Lit. di H k r Rio X U
''867). 17-42. i C r e i z e n a c h I, 4 4 1 s. B i r c h - H i r s c h f e l d , Gesch. d. franzs. LiteraI, 53 3 . i C h a m p f l e u r y , H ist, de la Caricature sous la rformat. (P aris s. a.) 3
' Romania V II (Pari.? 1878), 202 ss. E . P i c o t nel periodico Romania V II, P aris
1878, 262-265 (cfr. anche 275 ss.) ; C. B e n i e n t , L a satire en France au moyen
"oe, nouv. d., P a r is 1877, 374-385; B a d e l , Pierre Gringore, pote franais,
Nancy 1893; F. H o u ., lia s polit, u. relig. Tendenzdrama des 16. Jahrhunderts
' Frankreich, Erlangen 1906, 21-25 (ibid. 20 s. su lla moralit, Le nouveau
mande di Andrea de la V igne esegu ita a 'Parigi il 21 giugno 1508, nella quale
' 'Sono p resen tate com e in p ericolo le lib ert della Chiesa g a llican a):
H a m p k r , Die Stellung des Dichters P. Gringore zur franz. Kirchenpolitik
nter Ludwig XII. , in Jahrb. der Gesellsch. f. lothring. Gesch. u. Altertum s
kunde X X IV (1912), 167-217. Q uanto a l G ringore cfr. anche H a u s e r , Sources
te Vhist. de France I, 140; ibid. 185 ss. per il resto Oella letteratu ra polem ica

P r iv a n te dal p artito francese.


_ .
1 Vedi H a m p e b loc. c it. 160.
2 Ofr. B e c k e r , Jean Lemaire, der erste humanistische Dichter FrankreUjis
i s trassburg 1893) 162 s.. dal cui lavoro tolto quanto segue. Cfr. anche M u l i > e ,
(>,'igincs 272 e F a r i n e l l i in Rassegna bibliogr. d. Lett. ital. 1 \ , 246. B i r c h H i r s c h f e l d loc. c it. I. 90 e n. p. 2 2 s. N ello scritto del Bem aire si adopera in
'odo ten d en zioso anche la favola della papessa G iovanna ; cfr. D l l i n g e r , Die
"Pstfabeln des M ittelalters, M nchen 1803, 1 7 ; 2* ed. herausg. von .T. F r i e oh, S tu ttgart 1890, 2 1 .

Libro III

G iulio II. 1503-1513. Capitolo 6.

Lemaire non si stanca di assalire la malvagit, la cupidigia di


dominio e di denaro dei papi cattivi. Con mordace scherno ei
parla altres del papa presente, il quale tutto marziale e irsuto
nella sua corazza non vuole smettere la guerra, bench le si addica
come a un monaco calzato la danza. Eppure egli non dar alla
luce laborto dun nuovo mondo, come egli crede, poich i porci si
ciberanno sempre di ghiande, la quercia far cadere a suo tempo
le foglie e la legna servir a quelluso al qual destinata . Il li
bello polemico del Lemaire composto in lingua volgare appunto
perch fosse meglio volgarizzato conteneva anche molte altre ug
g unte, tutte con simili frecciate contro Giulio II.
Luigi XII accett la dedica di questo scritto e toller persino
che il papa venisse dileggiato con vignette ingiuriose. Una di que
ste raffigura il papa in mezzo a cadaveri con la sua bandiera ab
battuta al suolo. Accanto a lui sta il trono pontificio vuoto. La
Francia in assetto dun guerriero incoronato fa la guardia al
trono; la figura sostiene lorifiaimima su cui sta scritto: Luigi ha
potere 1 Unaltra immagine in un libro della biblioteca privata
del re rappresenta la Chiesa come una donna abbandonata dentro
una basilica e accanto a lei una figura con la tiara e la scritta :
Dissolution. Questa figura fa rovesciare una colonna, di modo che
il soffitto minaccia di rovinare. U naltra figura, Chant, posa la
mano sulla spalla del re di Francia, che viene in aiuto del va
cillante edificio della Chiesa.2 Quanto veniva rapprentato dai pit
tori francesi, era ripetuto dagli scrittori che stavano al soldo di
Luigi come il Lemaire, Jean dAuton, il De Seyssel ed altri: il re
di Francia ha la missione di riformare al pi presto la Chiesa'
Mentre le due prime potenze occidentali maneggiavano in
tal guisa perch si tenesse un concilio scismatico e la F r a n c ia e
i cardinali ribelli facevano del tutto per guadagnare anche re En
rico V ili dInghilterra e dU n gheria,4 Giulio II non si p e r d e t t e di
coraggio. Come sempre, anche adesso mostr precisamente neila
sventura tutta la sua forza ed energia. Stando ancora a Rimim
fece pubblicare una dichiarazione, nella quale tocc abilmente uno
dei punti pi deboli della citazione, quello cio che i c a r d i n a l i ri
belli osassero agire lin nome del sacro collegio od avessero arbitriariamente scritto sotto il loro atto anche i nomi di c a r d in a
assenti. Contro di che Giulio II stabiliva avergli due c a r d in a

1 L a c r o ix ,

Louis X I I et Anne de Bretagne

2 M useo deHE rm itage a P ietrob urgo.

407.

Origines 273, 35S.


loc. cit. 273. Ofr. Bull. crit. X I (1890), 159.
*
Ofr. le lettere tr a tte (dal Ms. Vitellius B. I l del M u s e o B r i t a n n i '
presso C b eighton IV, 289-291. (Sull'U ngheria, d ove dietro con siglio della sca 11
B akcz si rim ase dapprim a neu trali, vedi F ra k .n i loc. cit.
a

M aulde

M aulde,

Ritorno di Giulio II a Roma.

785

espressamente fatto sapere, che non si poteva parlare di un as


senso da parte loro e che erasi abusato dei loro nomi. A questa
grave accusa il Carvajal e i suoi compagni risposero in maniera
assai significativa, bastare cio anche da soli alla validit giuri
dica della tto .1
Giulio II tribolato da malattia e da pensieri il 3 di giugno
del 1511 lasci Rimini. Il 5 era in Ancona, li l a Loreto, il 17 a
Foligno, dove, malgrado i tempi turbolenti concesse, cosa molto
significativa, il suo risoluto interessamento alla nuova fabbrica
del duomo,2 il 20 a Terni, nella quale citt con sommo suo rincre
scimento dovette essere testimonio della contesa dei Ternani cogli
Spoletini. Furiosi acquazzoni lo costrinsero a sostare a Civita Ca
stellana, dove gli erano venuti incontro gli oratori dei Romani
per pregarlo a sollecitare il ritorno. Il 26 giugno arriv a Porta
del Popolo e il giorno appresso in tutto il suo abito pontificale,
sotto la sferza del sole, salutato dal popolo romano giubilante3
mosse verso S. Pietro, dove giunse tutto spossato. Cos ebbe fine
la nostra faticosa e inutile spedizione scrive Paride de Grassis. 4
Infatti Giulio II era tornato malato e impotente alla sua resi
denza, che nove mesi prima aveva lasciata pieno il cuore della
-peranza di vincere e cacciare completamente i Francesi dallItalia.
Ora le milizie pontificie e veneziane erano sparpagliate e il ne
mico poteva impadronirsi di Roma e dello Stato della Chiesa e
deporre il papa.
In tale estrema distretta, quando ,tutto sembrava pericolare si
vide di bel nuovo quanto Giulio II colla sua fermezza e il suo in
crollabile coraggio fosse incomparabilmente superiore ai suoi av
versari disuniti ed incerti.5 La speranza principale del papa era
riposta nellaiuto del re di Spagna, al quale era stata indirizzata
'na lunga lettera e un apposito ambasciatore."
1 K aynaxd 1511, n. 7. H eeoeneotheb V i l i , 453.
2 G iu lio I I a p p ro v p e r o tto a n n i l'a p p lic a z io n e d i t u t t e le gabelle della
" tt per la fabrica della nuova cathedralc. L. J a c o b i l l i , * Croniche d i Foligno,
m an o scritto d e lla B i b l i o t e c a d i M o n s . F a l o c i P u l i g n a n i i n
Foligno.
1
l '
!
3 Ci f a n o ta r e n e lla s u a q u a lit d i testim o n io o c u la re u n o stu d e n te olan'lese, Co r x e u v s de F i > k. il c u i in te re s s a n te * d ia r io fu d a m e tr o v a to n e lla
b i b l i o t e c a n a z i o n a l e d i P a r i g i . A ltre n o tiz ie in p ro p o sito n e l
' yol. d e lla p re s e n te oliera. C fr. la n. in A pp. n. 136.
_
4 I ' a e i s d e G b a s s i s , ed. F r a t i 284-293. S a n u t o X II, 231, 243, 257, 2 .3 .
I r ttres de C arondelet 115, * A cta eonsist. t. 29 ( A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e
'l e l V a t i c a n o ) e l a c r o n a c a in IV aria PoUt, 50, f. 6 1 . A r c h i v i o s e 3 r e t o p o n t i f i c i o . C fr. a n c h e A t t i dei L incei 1892, iSerie 4, Scienze m or.
15.
5 l Roscn, J u liu s II. 225. C irca la fo rte irrita z io n e del p a p a c o n tro g lin odeli B olognesi, v. la re la z io n e p re sso F u m i , Carteggio 150.
6 H e f e l e , X im e n e s 434. (Sulla in c lin a z io n e d e l p a p a a lla p a ce n e l g iu g n o
e 'uglio 1511 c fr. L u z io , Isab. d'E ste di fro n te ecc. 73 ss., 83.

786

Libro III. G iulio II. 1503-1513. Capitolo 5.

A spettava^, scrive il G uicciardini, con grandissima sospen


sione degli animi di tu tta Italia e della m aggior parte delle pr vincie dei cristiani quel che il re di Francia, ottenuta chebbs
vittoria, deliberasse di fare. Oramai il pontefice, difeso solamente
dalla m aest del pontificato, rim aneva per ogni altro rispetto alla
discrezione della fortuna. E nondim eno il re di Francia, o raffre
nandolo la riverenza della religione, o tem endo di non concitare
contro a s, se procedesse pi oltre, lanim o di tutti i principi ; de
liberato di non usare la occasione della vittoria, comand al Ti vulzi di ridursi a M ilano,1 cercando intanto di far pratiche di paz
cn Giulio II; ripeteva alla presenza di m olti avrebbe sciolto
concilio, ove si perdonasse ai cardinali apostati ; persuase i Bentivoglio a dichiarare non essere stata loro m ente di ribellarsi :
guisa alcuna alla supremazia della Chiesa .2
Anche ai cardinali ribelli m ancava quella unione e risolutezze
che sole potevano menare alla vittoria. Innanzi tutto vinflu moli'
il fatto, che i cardinali Filippo di Lussem burgo, Adriano da Cor
neto e Carlo del Carretto, i cui nom i dai cardinali scismatici erar,
stati arbitrariamente apposti nella citazione, non ne volevano af
fatto sapere e apertamente protestavano contro labuso cherafatto del loro nome dichiarando espressam ente che non avrebbero
preso parte al concilio an tip ap ale.3 II cardinale Ippolito d Estc
cominci a tentennare, il che lo condusse in seguito ad una ricon
ciliazione col papa.4 II cardinal Gonzaga, per guadagnare il quale
gli scismatici avevano tanto lavorato, gi sulla fine di maggw
aveva fatto ritorno a Giulio I I .5 Un acuto osservatore di quei
tempo, lambasciatore di Venezia, scriveva p ertan to fin dal 3 lu
glio del 1511, che la causa del concilio di P isa era spacciata.8
Mentre negoziava colla Francia Giulio II. per togliere ai car
dinali scismatici qualsiasi pretesto, deliber di strappare loro d1
mano larma del concilio. Il 25 luglio del 1511 ven n e a ffiss a all'

^ A l l i m p e r a t o r e

ta to la

sua

v itto ria

s im ilia n o , 2 2

sa re b b e
e

g iu g n o

p ia c iu to

[fo sse e n t r a t o

in

d i

p i

se

te rrito rio

T riv u lz io

a v e sse

p o n tific io .

A .

d e

m eglio s f r u
B o rg o a ^ J "

1 5 1 1 ; v e d i .G h m e l , 4 7 1 3 -4 7 6 .

2 G u i c c i a r d i n i X , c . 1. L e ttre s de L o u is X I I . I I , 2 5 0 . L e u m a n n 183 v S a n t j t o X I I , 2 1 8 . H e b g e n r t h e r V i l i , 4 3 7 - 4 8 8 . O e b u a k d t , Adria ' '


O orneto 2 1 - 2 2 . Q u i v i a p . 1 7 s. a n c h e i p a r t i c o l a r i s u l l a f u g a m is te r io s a 1^
c a rd in a le A d r ia n o

da R om a

d i G iu lio

al re

d I n g h i l t e r r a

ha

d a ta

II

ch e p rec e d e
al

c a rd in a le

la

A d ria n o ,

n e l l a n n o

nel

q u a le

del 1511

si

I p p o lito

te llo i n F e r r a r a . L e G l a y I ,

5 Paris jie

senza

d a ta ,

s i

m a

v a ls o

p o ic h

il

d e l * k re

docunXQ

c e r t o d i q u e s t o te m p o ) re la 1
C ardo* p r e d i c t u s a -p u d nos ntinqu

4 n o v e m b r e (1 5 0 5 , e s s o
d ic e :

li,onori tuo d e tr a x it. * 1Ali. b rev. 22,


f i e i o.
* N e l l 'o t t o b r e

1 507. G e h h a b b t n o n

(p u rtro p p o

r a s sis,

o S a n u i o X II, 267.

f.
col

441.

ed. Frati 283.

256.

A r c h i v i o

p e rm e sso

{ ra .
del p a p a

s e g r e t o
si

rec

p
da

011

suo

Giulio II indice un concilio ecum enico.

787

porte di S. Pietro una bolla in data del 18, colla quale veniva in
detto un concilio ecumenico a Roma per il giorno 19 aprile del
1512. Nellesordio della bolla il papa metteva dn rilievo la dignit
della Chiesa romana santificata dal sangue dei martiri, rimasta
scevra da ogni errore e fregiata del primato su tutte le altre
chiese, e il dovere del suo capo di opporsi risolutamente a tutti
gli sforzi scismatici e diretti a minacciare lunit ecclesiastica.
Poi veniva a descrivere loperato dei cardinali sediziosi, confu
tando i loro pretesti e le speciose ragioni: assicurava di essersi
adoperato tanto da cardinale che da papa per la convocazione di
un concilio ecumenico e di non aver colpa se questo erasi diffe
rito. Faceva in seguito notare in termini forti, che i concilii deb
bono indirsi soltanto dai papi e doversi ritenere invalidi quelli
altrimenti convocati. Ci valere nominatamente pel concilio di
Pisa. Limpossibilit stessa di comparire al tempo fissato dagli
scismatici (1 settembre), rendere inefficace la convocazione di
quella assemblea.
Per opporsi alle pericolose tendenze scismatiche e salvaguar
dare i diritti dalla sede apostolica, il papa, udito il parere dei car
dinali e ricevuto il loro assenso, in virt di autorit apostolica di
chiara leditto di convocazione, in data di Milano 16 maggio 1511,
unitamente al suo contenuto e alle sue conseguenze come illegit
timo, nullo ed invalido ; chi lo segue incorre nelle pi severe pene
ecclesiastiche, gli autori e :i loro complici vengono dichiarati de<caduti dalle loro dignit, le citt e i luoghi che loro prestassero
difesa ed aiuto, incorsi nellinterdetto. In quella vece il papa, per
seguire il suo proposito e anche per combattere le opinioni ere
ticali non per anco estirpate e lo scisma pullulante, per promuo
vere la riforma dei costumi fra il clero ed i laici, la concordia e
la pace della cristianit, non che la guerra santa contro i Turchi,
convoca un concilio ecumenico a Roma da aprirsi al Laterano
dopo la Pasqua dellanno seguente, il giorno 19 aprile del 1512.1

1
ulla intim a fiotti * generali* C oncilii apud L a tera n u m per
B . N. Ju*"' l i . papam edita Im p ressu m R o m a e per Jao. M azochium . . . d e m a n d a to
h - -V. Pape u ltim a JuUi 1511 ( P a n z e r V i l i , 250). U n a ltr a e d iz io n e /m Bononiac 25 .luff. 1511 ( P a n z e r IVI, 826). P u e a l t r e s ta m p a s. .1. 0..1T
e s - l 1512 pre sso P .vs z e r IX , U l , 112. L a b o lla anche p r e s s o K a y n a m > l o l l ,
"
B ull. V, 4 9 s UuntE X IX , 881 s. H e r c e n b o tiie r V i l i , 4 s . C fr. F i. m i,
^ O O i o 151-152 e f i g u r o X H , 304. 321, 3 2 2 s.. 30, 3G2,
CJ l
roruLeitt m
KBARup o g Llpn)BAEK, A o ta Pont. Dai,. V, 545-552. S econdo gtti
* Aota. consist. f. 2 9 l a b o lla c o n c ilia re venne le t t a il 1S lu g lio 15 1 in u n con i
Segreto. A r c h i l o c o n c i s t o r i a l e i n V a t i c a n o E s s a 'h a la.
forn'a b ie n n e d u n a l H a c o n c isto ria le , vale a d ire e s o tto s c ritta d a l p a p ^

c ard in ali p r o n t i n e l co n cisto ro * * W


c fr'
i n O rundriss der a e s c h ic h ts w U s c n s e h a ft d i A l . J V I e i s t e r I 1 , L e i p z i g 1 9 0 0 , 2 2 5 ,
11

sez. L e ip z ig

1913,

I lo ..

6 .

Giulio I I in lega con la Spagna. Grave m alattia e guarigione


del papa. La lega santa dellottobre 1511. Destituzione dei
cardinali scismatici. Il disegno di Massimiliano di conse
guire la tiara. M ala riuscita del conciliabolo francese di
Pisa. La battaglia presso Ravenna nel giorno di Pasqua
del 1512.
indizione di un concilio ecumenico i cardinali r i b e l l i
erano ormai sgominati, ancor prima che cominciassero !;t
l o r o campagna contro Roma. Lardito disegno di combatterli c o n
le loro proprie armi fu unidea tutta propria del pontefice. Dalle
relazioni dell ambasciata veneziana rilevasi chegii aveva a c c a r e z
zato quel progetto gi nella primavera de! 1511 in Bologna e n e
aveva preso la determinazione subito che fu resa pubblica la c i t a
zione degli scismatici in R im ini.1 Durante il viaggio di r i t o r n o a
Tlcma venne accuratamente studiato il disegno del concilio, l a c u i
effettuazione era consigliata dal cardinale Antonio del M o n t e e
d a l Domenicano Tommaso de V io .2 Una relazione d e llam basciacore veneziano del 14 giugno 1511 riferisce da Tolentino, c h e f i n
d allora venne presentata in concistoro la lettera con cui se ne
dava lannunzio. Laffissione della citazione degli scismatici in
Roma avvenuta il 9 giugno non pot che confermare Giulio II
suo proposito;3 ma egli non precipit nulla. Soltanto dopo che la
bolla fu minutamente esaminata e il tutto ben ponderato, il giorno
18 luglio egli fece quella mossa geniale, colla quale rese impotente
i l concilio dei cardinali scismatici prima ancora che venisse i n a u
gurato. Con questo per non era ancora rimossa la preponi
Tanza dei Francesi in Italia cos pericolosa per il papato, a ti*1'
O LLA

yJ

1 Sa

l u t o

X II,

166,

219.

2 H er g en r o th e r V i l i , 457,
3 S a n u t o X I I , 2 43, 267.

Trattative di Giulio II con la Spagna.

78!)

tare la quale aveva inoltre urgentissimo interesse anche la Spa


gna. Su questa base ripos lulteriore svolgimento dei fatti.
Le 'Speranze riposte da Giulio II in Ferdinando di Spagna non
rimasero deluse. Il re di Spagna facevasi un onore di proteggere
la Santa Sede se vi trovava il suo tornaconto. Pertanto, collas
senso del cardinale Ximenes chiamato a Siviglia e dei grandi del
regno, egli deliber di sospendere la guerra in Africa e dimpie
gare le sue forze armate in Italia. Al ribelle cardinale Carvajal fu
tolto per intimazione del papa il vescovato di Siguenza e a Roma
fu inviata una somma considerevole di danaro onde sopperire alle
spese della guerra.1
Subito dopo larrivo del papa a Roma lambasciatore spagnolo
per ordine diretto del suo re erasi presentato a Giulio II colla
proposta di volerlo aiutare nella riconquista di Bologna. Anche
lInghilterra doveva attirarsi ad una lega contro i Francesi, il che
non rimase nascosto a Luigi X II.2
Pare che Giulio II scendesse alla lega con la Spagna sol con
esitazione e contro genio; egli continu a trattare con Luigi XII,
che tuttavia si rifiut di assentire alla conditio sine qua non
dellabbandono dei cardinali scismatici citati a comparire in Roma
nei luglio. Cos il papa fu costretto dalla necessit a entrare nella
fatale alleanza colla Spagna.3 Nelle prime settimane dagosto i
Negoziati erano gi cos avanti, che alla stipulazione definitiva di
1 H e f e l e , X im e n e s 434 s . G am s I I I 2, 142.
2 C a n u to X I I , 273-274, 330. iCfr. B re w e r, H en ry V i l i , i , 17, n. 4. V edi
anche F u m i , C arteggio 161.
3 G iudizio di R a jtk e , R om . u. gem i. Viilkei' 207. B r o s c h , J u liu s II. 22<c red e p o te r d a r e p e r sic u ro ch e le t r a t t a t i v e c o lla F r a n c ia n o n e ran o in te s e
ni serio, p e rc h il p a p a si c o n te n t d i s e rv irs i com e in te rm e d ia rio di G. Mor
dano O rsin i, u o m o n u o v o a l l a p o litic a , n a b ile a ta n to . R a g io n e fiacca a l p a r i
deUa ltr a , c u i il B rosch d u n g r a n peso, [basata su l c o n te n u to d e lle co n d izio n i
A ll'ac co rd o . B rosch in p ro p o sito s c riv e : S ebbene p e r ci ch e rig u a rd a i e r ra ra * B ologna e sse fo s s e ro ta li, c h e i l r e av reb b e p o tu to a s s e n tirv i o a lm e n o
discuterle, n o n d im e n o l on o re glim p o n ev a d i re sp in g e re la ric h ie s ta co n se
gna dei c a r d in a li s c is m a tic i . I p rin c ip i Ja ic i d i o gni tem po, com e si sa, n o n
hanno m a i p e n s a to a lu n g o a d a b b a n d o n a re i lo ro s tr u m e n ti e cc le sia stic i, o gni
'inai v o lta c i a b b ia g io v a to a i lo ro in te n ti p o litic i. L a b b an d o n o dei c a rd in a li
S<ism atici e r a u n a ric h ie s ta , c u i G iulio l i a n e ssu n p a tto p o tev a r in u n c ia re ,
nou v o lev a fo rm a lm e n te a b d ic a re . L a v e ra ra g io n e p e r cui le p ra tic h e n a u
fragarono d el r e s to v ien e d a t a p i a v a n t i d a llo ste sso ( B r o s c h q u a n d o d ice c h e
aI re di F r a n c ia si p re s e n t la s p e ra n z a di r ip re n d e re s o tto m ig lio ri a u sp ic i l a
Ruerra. S u lla c ita z io n e d e i c a r d in a li vedi i S a I tu to X I I , 321-3 I l - 8 lu g lio
"*** un m o n ito rio a C a rv a ja l, B rifionnet e B o rg ia : Bulla m onito r apostolici
^ n tr a tre * R mos nomino sancte Ro. ecclesie C ardinaies u t redeant ad obedtenU(,m S- />. N . P ape: ne scisma in E cclesia sancta dei o n a tu r. D u e e d iz io n i s. 1.
a - n ella B i b l i o t e c a d i S t a t o i n M o n a c o , J Can. F 161 e
t fr- in p ro p o sito G u g l i a , Z u r G escl, ic s zw eiten K onziliu m s von P isa 596
5 ne s t a l a n o tiz ia c h e la b o lla f u affissa il 31 lu g lio e 1 agosto a C am po d e l
o re> a S. (P ietro e d a lla c h ie sa d i L a te ra n o . I l 2 7 se tte m b re 4 t r e c a r d in a li
Pubblicarono u n a l e tte r a d i g iu stific a z io n e ; v e d i G u g l i a loc. c it.

790

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 6.

una lega tra il papa, Venezia, Spagna e Inghilterra non marna


vano pi che i pieni poteri dei re inglese e spagnolo,1 oltre a
questo erano in corso delle pratiche per avere laiuto degli Sviz
zeri. Ma ecco allimprovviso sopravvenire un incidente, che parve
dare alle cose una piega del tutto diversa.
In mezzo all cure e al lavoro degli ultimi mesi il vecchio pon
tefice aveva troppo preteso dal suo corpo: egli confidava nella
sua fibra erculea senza riflettere che anche per questa vera un
termine di capacit attiva. Dalla fine di luglio egli aveva mandato
avanti senza darsi tregua i preparativi pel concilio ecumenico,
mandato di qua e di l brevi e nunzi, avviato il processo contro
il duca di Urbino, condotti i negoziati colla Spagna e lInghilterra
a dispetto di un accesso di febbre che lo colp ai primi di agosto,
contratto probabilmente in una escursione ad Ostia. Il 17 del detto
mese ebbe un nuovo assalto di febbre, ma non per questo si astenne
dagli affari, facendo venire gli ambasciatori accanto al suo letto.
Il 20 agosto ecco un nuovo accesso e di carattere cos violento,
che i medici prognosticarono la fine del papa qualora si ripetesse.
Come un baleno si sparse in Roma la notizia che il pontefice stava
per morire. Gi i cardinali cominciavano a trattare del futuro con
clave.2 Lambasciatore spagnuolo considerava imminente un con
clave e prese i suoi provvedimenti in proposito: chiam a Rama
i Colonna dando la ragione che Giulio II era agli estremi e sovra
stava il pericolo, che gli Orsini protetti dai Francesi s im padro
nissero della c itt .3 Il papa sta per andarsene riferisce il
23 agosto lambasciatore veneziano Lippomano il Cardinal Me
dici mi ha detto che non superer questa notte. Il Medici
mira alla tiara, per credesi che verr eletto un c a r d in a le di
sentire francese. Si fa il nome di Raffaele Riario e del F iesco. I
citt regna una confusione incredibile; tutti si armano. Il 24 di

1 S a n u t o X II, (372-373.
2 C fr. a n c h e 1/trzio, Isabella d ils te d i fro n te ecc., 89 s.
L a m b a s c ia to r e (C arta de Jer n . de \'ich... so ore la e n f e r t n e d a i
-tu lio I I ecc., in J&ev. d e ,4 rchivos , B ib l. y Museo, 3* poca V i l i . M adrid
221 s.) r if e r is c e a lle m a e s t s p a g n u o le in d a ta 23 e 24 a g o sto 1511 q u a li
egli, n e lla s ic u ra a s p e tta tiv a d e lla p ro ss im a m o r te d e l p a p a (n e lla n o tte da a l 2 4 a g g iu n s e a m ez zo d c h e a l m a t t in o i l p a p a a v e v a r ic e v u ti i sa c ra ti '^
che s 'a tte n d e v a la m o rte n e lla n o tte ), av ev a g i p re se p e r u n a Ubera
n o n in flu e n z a ta c o lla v io len za d a p a r te dei fra n c e s i) elezione papale. ' "
che d o v e sse a v e re u n r is u lta to seco n d o i s e n tim e n ti d elle m a e s t spasi'
P e r ci c h e r ig u a r d a le a s p e tta tiv e d e l c o n clav e , e g li c red e e sc lu s a 1 .
,
a i a d 'u n fra n c e s e sia d u n o sp a g n u o lo . (Degli ita lia n i, a lc u n i h a n n o sinij
f r a n c e s i, a l t r i sp a g n u o le. iSi t r a t t a a n c h e d i g u a d a g n a re gli i ta lia n i n e u ^ ^
S i d o v r t r a t t a r e d u n ita lia n o d a i s e n tim e n ti s p a g n u o li : pero haur J"
^
ninna d ifficu lta d en buscar persona, porque certifico a Y u estra A lteza .^ir

m i condenoia y a rb itrio lo dexa ssen yo no podria con sana concieucu


ho m b re d este Collegio.

Grave malattia di Giulio II (agosto 1511).

791

agosto il papa ricevette il santo viatico, tolse linterdetto a Bo


logna e Ferrara, assolse il duca di Urbino e prese le ultime dispo
sizioni. 1 Paride de Grassis scriveva allora : Io credo di poter
qui chiudere il mio diario, poich la vita del papa volge alla fine,
essendosi ostinato a non voler seguire il consiglio dei medici.
Giulio II ha raccomandato i suoi congiunti al Cardinal Raffaele
Riario e ha fatto loro distribuire 34000 ducati. Preso che ebbe
un piccolo ristoro, miglior alquanto; ma luned 25 agosto rifiut
ogni sorta di cibo; sopravvenne una ricaduta e la sua condizione
si fece disperata. Mercoled non era sopravvenuto ancora alcun
cambiamento e siccome da quattro giorni non aveva ricevuto cibo
li sorta, tutti, anche i medici, lo davano per ispacciato. Si apri
rono le porte del suo appartamento; alcuni del popolo penetra
rono fin vicino al ietto, sul quale il papa giaceva semivivo cogli
occhi chiusi. Nella citt, dove avean fatto ritorno i banditi, co
minciavano gi i tormenti; era una confusione generale: glim
piegati, anche quelli addetti ai tribunali, sospesero di loro lavoro,
ii governatore della citt fugg nel palazzo, il ministro di polizia
in Castel S. Angelo. Sera radunato il collegio dei cardinali ed
avevano gi dato ordini per il funerale, le esequie e il futuro con
clave. Ora avvenne che i parenti e i camerieri del papa fecero
chiamare un medico di pochi scrupoli- e lo persuasero a voler
permettere ai papa di mangiare tutto ci che gli gradisse. Questi
assent e seppe indurre Giulio II, che sembrava agli estremi, a

S a x u t o X I I , 330, 3U2. 370, 371, 395. 398, 408 s., 434 s., 411. 44}); cfr. 484.
I I , 340. V e d i a n c h e P u m i , Carteggio 157. 158-15!* e T. it z io , F. Gon-,
22. TI d u c a d i U rb in o , di c u i d ife n so re Filippo B e ro a ld o il piovane, conv"*e il p a p a
tr a d im e n to lell'A lidosi, v e n n e a sso lto e r e s titu ito in t u t t i i
MUji onori. C fr. o l tr e a l i D e n n is to u n I I , 828 l a n n o ta z io n e in * A d a consist.
a l 22 a g o sto 1511. A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e d e l V a t i c a n o . <"fr.
l-uzio, loc. c it. 88 s. ; P w j u i e r , D e Pii. B eroaldi r ifa et scriptis. L u t. P a r . 1900,
VPP e L. F r a t i , I l card, F r. A lid o ri e \Fr. M. della R overe , in A rch. stor. a l ,
erie X L V II (1011), 144 ss.
S e c o n f o B e r i x s e r . G esch. (Ter J u d e n II, 8 1 e b e g o b o m u s
I I y. < >
' I^ tre b b e p e n s a re a l m edico e b re o iSam uele Z a r f a ti (c fr. M a r i n i II, 24!) s . ,
'CCOI.OMIM, Tizio 179 e * In tro it. e t exit. 5S6, t . 148, dove c o m p a ris c e : m agi,
Sam uel E b rei* . m edicus S . D . *' , ch e il 14 luglio 1505 rice v e 125 flor.
"ri larg , ad hnnim i com putum pr eius provM one. Chirtirgus del p ap a e ra
>'">9. .Job. de V ic o : A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o ) . D a lla re la zio n e
T*ne?iana p re sso S n u t o X I I, 449 n o n p re s a i n e sa m e d a g li a u to r i s u d d e tti,
Bevasi c h ia r a m e n te , c h e q u e sto n o n p u e sse re , p oich il p a p a e r a a ssa i m a
contento del Rabbi. I n o ltr e n ella re la zio n e del 26 ag o sto si d ic e : Marco Seipio
' i U lasso m angiare uno persicho; parve stesse meglio. Q ui l a d a ta o u e
concorde, vero, col d e C h a s s i s , m a J o v iu s , V ita Pomp. Col, _40, dice w p re s
' m en te : M edicus qui Julio poma persica obtnU t , fu
'r * 0
l a ltr o p re sso S a n c t o sono sfu g g iti a M arini I. 2 9 * Su n u d ic i
ebpei dei p a p i v e d i o ltr e a l M a r in i I , 292 3. a n c h e G udem ann 23 i . C fr. ' o U l- m x - K lKGER I I . 69, 83 s 111, 125.
B ersabdi

792

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 6.

rompere la dieta. Linfermo dimand pesche, noci, susine e altre


frutta, che per non fece altro che masticare. Dopo ci chiese
delle cipolline e delle fragole, che parimenti non fece che masti
care. Ma alla fne mangi parecchie pesche e susine e bevette
pure, poi cadde in un lieve assopimento. Questo stato dur due
giorni. La speranza e di timore si avvicendavano in quelli che lo
assistevano. Con terrore guardavasi in faccia allavvenire, poich
la rivoluzione, la guerra e la carestia erano alle porte .1 Le rela
zioni degli ambasciatori allora residenti 'in Roma mostrano che
il maestro delle cerimonie non ha esagerato.
Giammai scrive lambasciatore veneto Lippomano alla
morte di un papa regn in Roma un tale allarme; giammai il pe
ricolo fu maggiore di adesso. Il Signore Iddio ci assista .2 Di que
sto generale disordine della citt trassero profitto alcuni nobili
per tentare una rivolta contro la signoria della Chiesa. Alla testa
dei rivoluzionarii stava lambizioso Pompeo Colonna, che contro
sua volont i parenti avevano destinato allo stato ecclesiastico.
Non contento della dignit di vescovo di Rieti e di abate di Grot
taferrata e Subiaco, Pompeo aspirava pi in alto. Dopo la morte
dei cardinali Orsini, Colonna, Savelli e Cesarmi, egli aveva fatto
sicuro assegnamento sulla porpora. Ma invano. Questa trascura
tezza delle antiche fam iglie romane da parte di Giulio II doveva
essere vendicata. Pompeo Colonna corse al Campidoglio e con
discorsi da demagogo cerc di aizzare il popolo facilmente eccita
bile a scuotere il giogo della signoria dei preti e a ristabilire la
libert repbblicana. Si prese innanzi tutto il partito di sottoporre
al papa che verrebbe eletto una Iserie di richieste, fra cui la no
mina di un romano a cardinale.3
Quandecco Giulio II destarsi dal suo letargo simile alla m orte.
Ci che sembrava dovergli arrecare morte sicura, le molte f r u tta

1 P a iu s d e G r a s s is , ed. D o l l j x g e r 411-412. L u nico, c h e potesse


c o sa s u llin fe rm o , e r a i l g io v an e F . G onzaga. G fr. L u z io , F. Gonzaga
e 7sa i. d E s te di fr o n te ecc. 85 ss. G fr. a n c h e L . iS c h m id t, Die R e n a i s s a n c 1,1
B riefen I I , 108-110.
2 S a t t u t o X II, 449. C fr. L u z io , F . Gonzaga 22.
a J o v n j s , Vita P. Colum nae. G u i c c i a r d i n i X. c. I. S a n u t o X II, 482. L i 71"'
F. Gonzaga 23. G r e g o r o v i u s h a p r e s e n ta to s o tto u n a lu ce in p a r t e fa ls a
te n ta tiv o d i riv o lta , co m e h a m o s tra to R e m o n t in A llgem . Z eitung 1874. n. "
lieti, in u n a re ce n sio n e d e i N u p tia li d i A ltie ri e d it i d a N a r d i ; c ci. Siccome
ch e n e lla s u a terza e d . te d e sc a d e l 1881 G r e g o r o v i u s n o n n e h a te n u to con.(|f
giova q u i to r n a r v i so p ra . Gfr. a n ch e L . P a s s a m i , M em orie intorno all 1
di S. A ldobra n d in i 219. iSu C o lo n n a c f r . a n c h e A i d a C o n s o r t i , I l Card.
Colonna su doeum. ed. ed ined., R o m a , 1902, c h e a lq u a n to senza c ritic a si a
g u id a re d a lla sim p a tia p e l suo eroe ; c f r . P . E g i d i in A rd i. d. Soc. Roin^ 1 ^
patr. X X V I (1903) 523 ss. C h e n o n p o c h i R o m a n i fo ss e ro fino d a l L> 11
a G iulio I I rile v a s i d a l P e G r a s s i s , ed. P r a t i 174.

Guarigione inaspettata di Giulio II.

79

mangiate e il molto bere, era stato a giudizio dei contempo


ranei la sua salvezza. Il fervore della febbre consuntrice sminu
e il 28 dagosto egli era quasi completamente guarito.1
Un indicibile sgomento simpadron di tutti quelli che avevano
fatto dei conti sulla sua morte, tanto dei cardinali occupati (at
torno al futuro conclave, quanto dei rivoltosi romani. I nobili,
per fare apparire di poca entit la loro intrapresa, il 28 agosto
strinsero alla lesta sul Campidoglio uno di quei concordati di
pace che non erano n nuovi, n duraturi ;2 poi in fretta e furia
si dispersero. Pompeo Colonna corse nella sua forte rocca di Subiaco, gli altri fuggirono in Francia, giacch il papa creduto morto
disse subito che avrebbe fatto punire severamente i colpevoli.8
Tuttavia non se ne fece niente essendo Giulio II tutto infatuato
della lotta contro gli scismatici e i Francesi.
La prima cosa che Giulio II fece dopo la sua guarigione, la
quale and a lungo per continue infrazioni alla dieta, fu di rial
lacciare le pratiche per concludere una lega contro la Francia.
Una lega di tutti i principi cristiani doveva tutelare il papa, il
suo concilio e il suo S tato.4 Le notizie circa la condotta dei car
dinali scismatici, il rifiuto di Luigi XII di abbandonare i Bentivoglio, le sue minacce di un antipapa davano gravi crucci a Giu
lio II. Perci il papa > che di 1 di ottobre nominava legato di
Bologna e della Romagna il cardinale M edici6 con tanto maggior

1
S a n t t t o X I I, 455, 481, 4S2-483. O fr. P a r i s db C h a s s is , ed. D o ix iN g e k 412.
Secondo u n a l t t e r a d e lla m a r c h e s a Isa b e lla , d el 3 se tte m b re , c o m u n ic a ta d a
L u zio ( /s o fi. a'E st e Ai fro n te ecc. 9 0 s.), c o ste i a v ev a s a p u to d a u n fa m ig lia re
del d u c a d U rb in o u n a versione stra n issim a s u lla m a la ttia d el p a p a ; s i s a re b b e
t r a tta to d i a v v e le n a m e n to e l a sa lv ez za s a re b b e a v v e n u ta p e r vom ito, liavcndo
continuam ente bevuto assai.
3
N a k d u c c i (L i N u p tia li di A i / ti e r i (v i) d ice q u e sta paco u n im portante
avvenim ento a cui m em oria pass ai posteri col nom e di P a x Rom ana .
M arcan to n io A ltie r i ebbe p a r te p re m in e n te n e lla su a re a liz z a z io n e e tenno in
<iuelloccasio n e u n d is c o r s o ; c fr. X a k h c c i i x , x i i- x x i, x x i i i su lla m o n eta
colla s c r i tt a p a x r o m a n a c h e fe ce c o n ia re in m e m o ria d i G iu lio I I . A p p ellan d o si
a ci& e ric o rd a n d o a n c h e la p a r te c h e v i ebbe M a rio S alam oili. 1 a u to r e del
Principatu, a n c h e C ia n (Un tra tta tista del Principe , T o rin o 1910. 5>
P a rla d e ll 'im portante avvenim ento, che non fu adeguata/niente apprezzato n
t e i OrgoroviUs, n dal P astor, m a n o n tie n c o n to che A ltie ri n o n u n t e s ti
m one im p a rz ia le .
3 S a n u t o X I I , 483. F i o r a v a n t i , D enarii 101. s. C o p p i, Meni. Colonnesi
27 s. H a z i o n e lla r iv is ta I I Saggiatore IV , 13-21. T u tta v ia , in se g u ito a q u e lla
sollevazione, fu ro n o f a t t e an ch e concessioni a l popolo ro m an o . U n iscrizione'e c e n te m e n te s c o p e rta , -sulla q u a le rife ris c e R. I .a n o ia m in T he A th c " ^ rni J J '
I-ondon 190 fa ? c V I p 325 (c fr. an ch e B eil. aW'Allg. Z eitu n g 1902,
rig u a rd a la " re s titu z io n e a llo ra f a t t a a l S e n a to e popolo di R o m a d ella g iu r i
sdizione s u lla p ia z z a d e l m e rc a to c ap ito lin o .
4 IjAnz, FAnleitung 121.
5 P a r i s d e G r a s s i s , ed. F r a t i 299. Corp. dipi, Portug. I, 13 ..

794

Libro III. Giulio IL 1503-1513. Capitolo 6.

premura spingeva avanti i negoziati verso la conclusione duna


lega, che ,lo dovesse difendere e fargli riavere i dominii perduti
dello Stato pontificio.1
Le trattative per la lega g unsero a termine il 4 ottobre 1511:
essa fu pubblicata solennemente in Roma il giorno appresso nella
chiesa di S. Maria del Popolo da Massimo Corvino vescovo dIsern ia .2 La Lega santa era conchiusa dapprima tra Giulio II,
Ferdinando di Spagna e Venezia rimanendo tuttavia espressamente libero allimperatore e al re dInghilterra di accedere alla
alleanza, che doveva unire insieme tutti i principi cristiani onde
combattere per lunit ecclesiastica e lesistenza dello Stato pon
tificio. 3 I/adesione di Enrico V ili, che segu il 17 novembre, sem
brava certa fin dallora;4 oltre a questo potevasi contare in una
irruzione degli Svizzeri sul M ilanese.0
In tal modo rassicurato, Giulio II fece lultimo passo contro i
cardinali ribelli. Essendo gi trascorso lultimo termine fissato dal
monitorio del papa, questi il 24 ottobre in pubblico concistoro, al
quale intervennero 18 cardinali, pronunci la scomunica e la sen
tenza di destituzione contro i cardinali Garvajal, Brionnet, Fran
cesco Borgia e de Prie incolpati di ribellione. Ai cardinali S an sev ejrino e dAlbret fu minacciata la ,stessa pena qualora non tornas-

1 C fr. S a n a to X I I , 488, 500. 336, 338, 545.


2 Ofr. O ratio M a x im i C o r v i n i JParthenop&i E p isc o p i E sernien. Satwtistimo
Tulio Secando P ont, M a x. d ieta , s. 1. e t a ., B i b l i o t e c a d i S t a t o i c
M o n a c o , J . pubi. E. 333 [3 ], c o n d e d ic a a l c a r d in a le .G iovanni d e AlediciO fr. G. M c l i n i , O perette ntliogr., F ir e n z e 1858, 155. H a la d a ta d e l 4 ottobre
1511 iancbe u n * b re v e d i G iulio I I a l d o g e L. L o re d a n o , n e l q u a le il p ap a stabi
lis c e che t u t t o q u a n to V e n ez ia a v e v a p o s s e d u to p r im a d e llu ltim a g u e rra t'd
a llo r a a v e v a p e rd u to , d o v esse t o r n a r e s o tto la sig n o ria d e lla m edesim a. A r c h i
v i o d i S t a t o i n V e n e z i a , lolle.
s L a n z , E in le itu n g 122. JAbri Commenti. V I, 111 ss., n. 210 ss.
* D u m o n t IV , 1, 137. R a y n a l d 1511, n. 34. T ii e in e k , fjod. I H , 578 ss.
M itth eil. A. sterreich In s titu ts 1884, p. 618 s. L e ttre s de L o u is X I I , I H , ^ s"
65 ss. Opere ined. d i F. G u i c c i a r d i n i V I. 21 s. P a r t s d e G r a s s i s , ed. P l l i n g
412. C f r . M em. stor. di M irandola I, 197 s. S e m p e r , C arpi 8. R e la z io n i p o rto
g h e si d i F r a n e . J u z a r t e a l r e M a n u e l in Corp. dipi, p o rtu g . I , 137, BS-I^-'
L e h m a n n 15 ss. e s u lla d e sio n e d e ll 'I n g h i lt e r r a B r e w e r , S titte Papers I, n. Ws
* A cta consist. f. 35. A r c h i v i o
c o n c isto ria le nel V a t i c a n o . '
m t t o X I I I , 75 ss., 87 ss. ; c fr. 130 ss., 201. R e la tiv a m e n te a lla p o litic a di
^
corno IV re d i Scozia, c h e v o le v a f a r d a m e d ia to r e d e lla p a c e f r a il papia e
F r a n c ia e che dopo la c o n c lu sio n e d e lla L e g a \S a n ta p re s e le p a r ti d e lla F r a n c i a c f r . H e r k x e s s a n d H a n n a y , T h e A rchiti sii ops o f S t. A n d rew s I I , E d in b u rg h -i"
L o n d o n 1909, 3 4 ss., 41-68.
_
s C fr. D i e r a u e r H , 407. (Un b re v e d i Giulio I I a g li S v iz ze ri del 2" 0
1 1511 in A bschieden I I I 2, 5 8 6 ; il m edesim o a l b o rg o m a s tro e a l consigli"
.B a s ile a in d a ta d el 28 o tto b re 1511 nel l A r c h i v i o d i B a s i l e a , nr. - l"

Brutta pieg-a delle cose per i cardinali scism atici.

795

ero allobbedienza verso la legittima autorit del capo della


Chiesa.1
Cos i cardinali ribelli erano stati destituiti dalla loro dignit
dal loro ufficio ancor prima che avessero aperto il concilio; essi
stessi erano cos indecisi, che differirono la loro venuta a Pisa
facendosi per il momento rappresentare da oratori.2 Costoro nulla
trovarono preparato da parte del governo fiorentino: nessun no
taio si trov in tutta la citt che volesse entrare al loro servizio,
tanto che si dovette prendere un francese.3 Le speranze per la
loro scellerata intrapresa erano le peggiori che si possano imma
ginare. La Spagna e lInghilterra assunsero un atteggiamento del
tutto contrario. Neanche in Italia e in Germania eravi ombra di
entusiasmo per gli scismatici. Anzi nella stessa Francia essi tro
varono cos poca corrispondenza, che il Cardinal de Prie il 20
settembre scriveva, che se Luigi XII non facesse uso della sua
autorit regia per lassemblea di Pisa, questa finirebbe misera
mente, anzi senza alcun risultato. Cos la libert del concilio ancor
prima che si riunisse era sacrificata allarbitrio del monarca fran

1
B u lla super sen ten tiu p rira tio m s R en a ti de Pria (/lim Car. V
. R. E. Bayo''II. per fi. J). V. fa t te in concistorio pubi. (D at. I X . Kal. N ov.), s . 1. e t a . , B i
b l i o t e c a
d i S t a t o i n M o n a c o , .7. Can. F. 159. B ulla super sententia
privationis et cens. pub. factae per Ju lim n I I ccmtra G. B riso n ettu m et Frane.
<ie Borgia olim 8 . R . E . cardinale. K a y n a l d 1 5 1 1 , n . 3 3 , . 3 5 , 8 0 . P a r i s <db G r a s b is ,
-ed .

D llin g e b

ird in a li

4 1 2 -4 1 3

s c is m a tic i.

c fr. a

p.

414

S a x u to X III,

il n o te v o le

177,

g iu d iz io

178, 2 0 1 s.

s u l l a t t e g g i a m e n t o

D e s ja b d in s II ,

571, n o ta

dei
1.

J'E hm axx 1 5 . A tt i dei L incei 1 8 9 2 , S e r ie IV , Scienz. nor. X, 1 5 . O fr. G. Gteim.vli.i i n A rchivio d. Soc. Rom . di st. patr. X X I I I ( 1 9 0 0 ) , 5 0 7 s s . * Anta consitit.
' -14b-35. Q ui viene ric o rd a to , c h e tSigism ondo de" C o n ti lesse il d e c re to e che
esso e ra s t a to a p p r o v a to d a i c a rd in a li in u n co n cisto ro se g re to del 22 ottobre,
- a r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e d e l V a t i c a n o . G u g l i a ( Z u r Gesch. des
-w eiten K onzilium s von P i m 596-607) co m u n ica le n o te su l tra tta m e n to dei c a r
d in ali rib e lli d a lle c o n su lta z io n i d el p a p a coi c a r d in a li n e lle c o n g re g a z io n i;
c fr. in o ltre p. 607 ss. J1 24 o tto b re f u a n n u n z ia ta a t u t t i i p r in c ip i la d e s titu
zione d ei q u a tt r o c a r d in a li ; vedi A r c h i v i o
di
Stato
in T o r i n o .
Marzo 18, n. 26. s ta m p a to il B re v e Iu lii sepundi P ont. M ax. ad fe g e s dntces

''t principe C hrist ianos ; in quo eo n tin en tu r po fiore; licet int plures alie
emise prirationi cardinalm m hereticorum scism aticorum quc ( R om ae, Jac. de
Mazoehi, s. a.), n e lla B i b l i o t e c a d i S t a t o i n M o n a c o , J . Can. F. 1./1.
Ijue a lt r e s ta m p e s. 1. e t a., ibid. 150 e 152 (c fr. iS ta u b e r , D ie Schedclsche B i
bliothek, F r e ib u r g i. B r. 1908, 188). C fr. a n ch e C o r v o , Chronicle o f th House
f Borgia 281 s T 'na co p ia d e ll'a n n u n z io a M a ssim ilia n o in d a ta di Ito m a 24
o ttobre 1511. n e llA r c h i v i o d i S t a t o i n B o l o g n a : tra d u z io n e tedesr', stampata : B eb stlich e B reue. J u lij des B a b sts an die R m ischen K ayserh-

ehen M olestai, unser,i allergnedigsten H errn. 1) Sache,, der en tsatzung u,ul


Beraubung der K etzerischen und abgetrylten Seismi,tischen C ard,nel. A u ch an
^tlich ander nachgeschribcn K nig F rsten yn gleichem L andt, s. 1. e t a., B i
b l i o t e c a d i S t a t o i n M o n a c o , /. Can. F. H .
1

1 -E H M A X K 1 5 .
R e \ at; d e t 5 3 9 .

796

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 6.

cese.1 II numero degli intervenuti fu cos scarso, che si dovette


trasferire al 1 novembre lapertura fissata per il 1 settembre.
Gli stessi promotori dello scisma non avevano da principio al
cuna fiducia nella loro causa. Si racconta che i cardinali spagnoli,
conoscendo latteggiamento preso dal loro monarca, erano pronti
fin dal principio di settembre a ritirarsi da quella impresa sci
smatica ove il papa desse loro il permesso di rimanere in Siena. Al contegno assolutamente contrario del re di Spagna si venne
ad aggiungere quello ondeggiante di Massimiliano. Da principio
limperatore fu contrario alla lontana e malsicura Pisa: nel lu
glio dichiar recisamente, che quellassemblea ecclesiastica non
si potrebbe tenere che in una citt dellimpero e si parl specialmente di Costanza sita in luogo cos favorevole;3 pi tardi, nel
settembre, anchegli si adoper per P is a .1 Di molta importanza fu
inoltre il fatto che non solo la Polonia e lUngheria, ma lo stesso
Impero assunse un contegno ostile di fronte alle sollecitazioni
imperiali per un concilio antipapale.5 Da varie parti vennero
alliftiperatore dirette dissuasioni come per es. da sua figlia Mar
gherita e dal dotto abate Tritemio. Questultimo lo sconsigliava
energicamente da unassemblea che, illegale nella sua origine, non
avrebbe creato che un nuovo scisma, facendogli capire che la
Germania non lavrebbe seguito su questa v ia .0 Il contegno nega
tivo del clero tedesco mostra che il dotto abate di Sponheim aveva
veduto giusto. A ci aggiungevasi il gi accennato disparere eolia
Francia riguardo al luogo del concilio. Nessuna meraviglia per
tanto se cominci a raffreddare linteressamento dellimperatore
per lassemblea ecclesiastica voluta dai cardinali scismatici.
. 1 I ayxald 3 5 1 1 . n. s. H kkgexrotiier V i l i , 4 S 0 .
2 M o r s o u n , L A b b a te di M onte S u b a sio 1 5 .
3 L e G l a y I 417. A e ta Tom iciana I , 211. Z u r i t a 24Sb. F r a k n i , Ligu von
C am brai S 6, n o ta I, 92. U l m a x x I I , 4 3 6 s.. il q u a le g iu s ta m e n te osserva, eli
n e lla p ro p o sta d i te n e re il co n cilio a F ire n z e , f a t t a n e llis tru z io n e d ellimP1"1'
to r e a l suo s e g r e ta rio P ig e llo C o r tin a r i, t r a tta v a ! p i ch e a ltr o di u n a specula
z io n e fin a n z ia ria . L U l m a n n n o n s a c c o rto , che la s u d d e tta istru z io n e non
in e d ita , esse n d o g i s t a ta p u b b lic a ta d a T o m m a sin i; M achiavelli I , 7 0 2 - 7 0 3 .
*
C fr. la le t t e r a d i M a ss im ilia n o d e l 7 s e tte m b re 1 5 1 1 p re sso Vn.i-'i!'M achiavelli I I 2, 5 5 G . P e r la p o litic a di M a ss im ilia n o n e lla u tu n n o 1 5 1 1 , le s ,l e
t r a t t a t i v e c o n L u ig i X I I e il c a rd in a le 'S a n se v e rin o , c h e a n d d a lu i 0U:1
i n v ia to d e l r e fra n c e se , c f r. S c h u m e , M axim iU an I . 5 5 - 7 2 . S c h i i m e rijK11
fe rm a m e n te (09 s.) l o p in io n e d i U lm a n n c h e dopo l a m a la ttia d el p a p a linM
r a to r e a b b ia a n c o ra p e n s a to a u n a c a l a t a a R o m a ed a so g g io g are lo St i
p o ntificio. Q u e sti p e n s ie ri sono o ra c o sa d el S a n se v e rin o e fo rse di L u i- 1
N e i c irc o li dei P is a n i r a p p re s e n ta ti d a l S a n se v e rin o p a r e c h e sia s ta to P**1111
r a to il p ia n o d i f a r e a n tip a p a c o n tro G iu lio I I , c h e sa re b b e d eposto dal r " n'^
lia b o lo , M a ss im ilia n o nel c a so che a d e ris s e a lla lo ro c a u s a . S c h t t l t e 7 1 . Cf '
l e t t e r a d e l c a r d in a le G o n zag a a d d o tta in A pp. n. 1 3 2 .
s Ulm a nn I I , 4 3 3 .
T r i t h e m i u s , A nnal. ITirsaug, I I , 009 s.

Massimiliano I progetta di ottenere la Tiara.

797

In occasione della gravissima infermit del papa nellago


sto 15111 Massimiliano, come tutti del resto,2 credeva che Giulio
morrebbe sicuramente. Limperatore nomin subito tre delegati al
conclave e voleva mandare a Roma anche il suo fido Lang affinch
questi unitamente al Cardinal Adriano Castellesi tutelasse nella
nuova elezione i suoi interessi. Allambasciatore inglese Massimi
liano addit il suddetto cardinale come suo candidato. In pari
tempo anche lambizioso Carvajal nutriva la speranza di rag
giungere la meta dei suoi desiderii.3
Allimprovvisa guarigione di Giulio II non volevasi in sulle
prime aggiustar fede alla corte imperiale, anzi tutti erano ferma
mente convinti che ;i giorni del papa fossero contati. Dietro tale
convincimento Massimiliano scrisse le famigerate lettere in cui
viene espressa la fantastica idea di unire la tiara alla corona
imperiale. In una di queste lettere del 18 settembre 1511 indi
rizzata a sua figlia Margherita, reggente dei Paesi Bassi, si dice:
Dimani spedir a Roma Matteo Lang, vescovo di Gurk, per
prendere un accordo col papa affinch mi elegga a suo coadiu
tore, onde io possa dopo la sua morte salire con certezza al soglio
pontifcio, essere ordinato sacerdote e poi dichiarato santo, accioc
ch voi dopo la mia morte mi dobbiate venerare come tale, al
th io terr non poco. Ho inviato unambasceria al re di Spagna
pregandolo del suo appoggio; egli mi ha assicurato volentieri
fa sua cooperazione a patto chio rassegni la corona imperiale
a favore di mio nipote Carlo, al che di cuore consento. Il popolo
e la nobilt di Roma hanno conchiuso unalleanza contro i Fran
cesi e gli Spagnoli: essi sono in grado di mettere in piedi un
esercito di 20000 uomini e mi hanno dichiarato, che non accon
sentiranno mai allesaltazione dun francese, duno spagnolo o
dun veneziano, ma eleggeranno un papa dipendente da me e
secondo il desiderio dellimpero germanico. Io comincio a maneg
giarm i i cardinali, al quale intento 2-300000 ducati mi rendereb
bero un buon servigio. Il re di Spagna mi ha fatto dire dal suo
ambasciatore, che anzi egli ingiunger ai cardinali spagnoli di
appoggiare la mia ambizione al papato. Vi raccomando che in
tanto tutto rimanga nel massimo segreto, sebbene io tema che
ira pochi giorni tutti quanti verranno a conoscenza di questo
segreto, dovendo tanta gente cooperare in questa faccenda e
richiedendosi una s grande somma di denaro. A Dio ! Scritta
di mano del vostro buon padre Massimiliano prossimo futuro

J C fr. s o p ra p. 790 ss.


2 C fr. F r a k n i , E rd o d i Bakcz Tam s 108 s.
3 I 'l m a n x , A bsich ten 22 e M aximU ian I I , 410.

798

Libro III. Giulio IL 1503-1513. Capitolo 6.

papa. 18' settembre. P. S. La febbre del papa aumentata, eg


non pu vivere pi a lu n g o .1
In questa lettera si pu forse ravvisare un rifiuto umoristi
de? nuovo matrimonio da Margherita proposto allimperatore ri
m asto vedovo fin dal 31 dicembre, poich Massimiliano solev
esprimersi umoristicamente nel trattare per lettera colla figliola
Tuttavia di una tale spiegazione non suscettibile una seconri
lettera dellimperatore del 16 settembre 1511 diretta al mare
sciallo tirolese Paolo di Liechtenstein. In essa Massimiliano di >
dunque cos :
Nobile, caro, fedele! Non dubitiamo punto, che tu tenga
ancor fresca nella memoria la notizia che ti abbiamo tempo fa
comunicata, per quali ragioni e motivi cio noi abbiamo fermi
il pensiero e la volont di tendere, potendo, al papato; questa
cosa ha occupato finora molto i nostri pensieri. Ora noi troviamo,
come lo di fatto, non darsi per noi cosa pi onorevole, pi no
bile 0 pi bella, che il pervenire alla suddetta dignit del papato
E poich lattuale papa Giulio stato poco tempo fa malato a
morte e anzi, come ti ha riferito il cancelliere nostro aulico e ti
rolese Cipriano di Serentin, tutti a Roma lo davano per morto, noi
ci siamo deliberati di seguire per quanto ci sar possibile il suac
cennato proposito e di fare agire e procedere in modo da poter
giungere al detto papato. Abbiamo ora proposto la cosa al cardi
nale Adriano, che, come tu sai, stato per qualche tempo fra noi
in Germania. Questi ci ha esortato in tutti i modi a tale impresa,
dicendo che non vi mancher lappoggio dei cardinali: piangeva
di gioia al sentire tale notizia. Come tu stesso puoi ben vedere e
immaginare, quando il papa morr, come sicuramente da preve
dersi (perch mangia poco, e solamente frutta, e beve poi tanto di
pi da essere la sua vita senza stabilit), quando egli dunque sara
morto, abbiamo incaricato il vescovo di Gurk di recarsi a Roma
e di aiutar [ci] a conseguire il papato. Siccome per questo non
si potr certo fare senza una considerevole somma di denaro,
che dovremo impiegarvi e concedere, abbiamo calcolato per arri
vare al suddetto nostro proposito di promettere ai cardinali e ad
alcune altre persone per aiutarci in (questa cosa fino alla so m m a
di 300000 ducati e che tale somma non si pu prendere in prestito
che a Roma, dal banco Fugger, il quale dovr agire, o rd in a re , pr1 S econdo l o rig in a le n e llA rc h iv io d i L illa p re sso Le Olay II- 37 :
c f r. 407, 541 ; a n ch e p re s s o Schulte, K . M a x im ilia n I, 6 s.. n e l te s to originle
fra n c e s e . \ . a p. 8 ss., le a rg o m e n ta z io n i n e l sen so c h e n o n o s ta n te i l tono
sc h e rz e v o le la c o sa e ra p r e s a m o lto su l se rio . L a n n o m a n c a neirorigin#*0ma non p u e sse re c h e il 1511. Ct'r. Bhm 14 s. H . Kreiten, D er B r ie f ic e c M e l
K a ise r M axim ilia n s I. m it seiner T o ch ter M argareta, in A rc h iv f. 8te>lJ
Gesch. XVI (1907), 219.
2 Cosi U lm a n n , A bsichten |31 s. e B e r n a y s in Qiitt. Gel. Ans. 18SS, p. I 02*

Massimiliano I progetta di ottenere la Tiara.

799

mettere ed eseguire. Tu sai bene per, che ora non siamo forti in
denaro, ed anche, le nostre sostanze non ci permettono di far altro
che risarcire il Fugger mediante i nostri gioielli che gli daremo
in pegno. Perci noi ti raccomandiamo con tutta seriet e vo
gliamo che tu subito e con ogni premura faccia noto a Fugger
questo negozio, e ci che pi preme nel miglior modo come tu
sai fare, in segreto e sullobbligo che lo lega a noi come nostro
consigliere; farai poi con la massima e migliore diligenza pos
sibile delle pratiche affinch a nostro onore e beneplacito depositi
in parte i suddetti 300000 ducati destinati a tale scopo nel suo
banco a Roma, e disponga assicurando in tal modo, che i suoi
agenti somministrino col questo denaro a coloro, che conforme
mente ai nostri ordini verranno loro indicati dal nostro carissimo
e fedele principe Matteo vescovo di Gurk e dagli altri nostri ora
tori che manderemo a Roma e per questa ragione allo scopo come
ho detto promettano e certifichino e diano loro, come duso,
obbligazioni del banco.
A tal uopo noi gli consegneremo in pegno le quattro migliori
casse dei nostri gioielli insieme al nostro ornamento imperiale,
che appartiene non all'impero, ma alla nostra casa dA ustria, le
del quale, se conseguiremo il papato, non avremo pi bisogno. Che
se per nostro maggiore onore intendemmo prima farci incoronare
imperatore, volemmo servirci dellornato del santo duca1 Carlo,
che avevamo preso con noi. Che se egli in acconto della somma ora
detta, o dietro tua promessa (della quale ti diamo piena garanzia
e sicurt) far una cambiale di 10 m. ducati pagabile a Roma
nelle mani del predetto vescovo di Gurk, le conforme alla parti
colare fiducia ,che noi in lui per i suddetti motivi riponiamo, non
ricuser n la mander per le lunghe, vogliamo che tu, appena
avrai ottenuto dal Fugger quanto desideriamo, subito e con ogni
premura, sia di giorno che di notte ci scriva .sobriamente, affin
ch ti mandiamo le ricevute e altre lettere, come pure le suddette
casse e lornato imperiale, da consegnarsi poi come stato detto
al sunnominato Fugger. Nel caso poi che il Fugger nell azione
summenzionata mostrasse desiderio di sapere, quando noi pen
siamo di disimpegnare i gioielli e lornato imperiale, eh egli ha
*n sua mano, gli (dirai e farai sapere ch nostra intenzione di voergli dare in liquidazione della suddetta somma di 300000 ducati,
e inoltre di 100000 due. che noi gli vogliamo pagare in segreto
luale interesse del suo prestito per quei gioielli che prenderemo
da lui, sebbene non valgano tutto questo, e cos si avr una somma
totale di 533000 fiorini renani ; per tutto questo gli assegniamo le
contribuzioni dellimpero, che otterremo nella prossima dieta degli
Stati del medesimo impero; parimenti i tributi e le contribuzioni
1 Certo : imperatore ; cfr.

U lm a n n 54.

Libro III. Giulio l i . 1503-1513. Capitolo 6.

00

future del paese [ !] dei nostri stati ereditarii e di pi il denaro


che regolarmente ogni anno riceviamo dal nostro diletto fratello
il re di Spagna, volendo che tutto questo serva a spegnare i nostri
gioielli. Che se tutto questo non raggiungesse la detta somma,
metteremo per il resto a sua disposizione la terza parte di tutte le
nostre entrate papali sino a piena estinzione del debito. Egli po
tr mandare per questo alla nostra corte uno dei suoi amici qual
pi gli aggrada, il quale noi farem o nostro tesoriere e camerlengo
solo per lamministrazione di queste entrate e perch riscuota la
sua terza parte, e anche per servircene in altri nostri affari.
In tutte le cose suddette fa del tuo meglio e non risparmiare
n trascurare diligenza alcuna onde ottenere sicuramente lin
tento. E se anche queste nostre richieste ti venissero per una o
pi volte respinte dal Fugger, insisti tuttavia di nuovo e fa in
modo da conseguire lintento che ti abbiamo esposto. Non perdere
punto tempo o occasione, ma adopera quella diligenza che si con
viene alla fiducia che in te riponiamo, ed anche alla urgenza e
ristrettezza del tempo. Ci scriverai con ogni premura tutto quello
che ti accadr, affinch noi possiamo regolarci. Ci renderai con
ci un singolarissimo favore, che noi certo non dimenticheremo,
n a tuo riguardo n a riguardo dei tuoi.
Ti facciamo inoltre sapere che oggi ci ha scritto il nostro
segretario Giovanni Colla, mediante corriere speciale, e ci dice
che gli Orsini, i Colonnesi e il populus Romanus hanno preso la
ferm a risoluzione di non volere accettare alcun papa francese o
spagnolo o'una creatura di questi. E a tal proposito cinviano una
loro ambasciata segreta, apparentemente per domandare che noi
e il Francese non ci facciamo guerra, in realt per pregarci di
rimanere neutrali riguardo al papato. Dato in Bressanone il
16 settembre. Anno 1511 m.1
al certo indubitato che la forma di questa lettera non pe1'
mette un'interpretazione umoristica, n affatto probabile chi
sia una mistificazione del confidente dellimperatore. P e rc i la
lettera deve intendersi senzaltro nel senso proprio.2
Certamente qui sorge una nuova difficolt non di s p r e z z a b il i '
l originale della lettera al Liechtenstein non si mai visto e la
fedelt storica di quellerudito, che la pubblic cento anni dopo >
morte dellimperatore senza dare alcuna esatta in d ic a z io n e deia
sua origine, soggiace ai pi gravi dubbii.2
1 Goldast, P olii. R eich sh a n d el ( F r a n k f u r t 1614) 428-429 e

U lm a> > .

M chten 24 s.

2 Bernays loc. cit. 1023 ; c fr. de Leva I, 124 e Bhbenberg I, 94.


3 Bohm 1 s. e T J lm a n n 2 s. ta n n o p e r l 'a u t e n ti c i t d e lla le tte r a , tn tt
q u e s tu ltim o o sse rv a , c h e e s s a p e r la s u a tra d iz io n e n o n offre s u f f i c i e n t e
r e n tig ia d i u n a p e r f e t ta e s a tte z z a n e i p a r tic o la r i . A lc u n i p a ssi sono e

_
^

Sul progetto di Massimiliano I per ottenere la Tiara.

801

Non si pu pertanto, dato lattuale stato della critica, soste


nere con assoluta certezza, che Massimiliano I abbia allora pen
nato sul serio a riunire nella sua persona le dignit imperiale e
pontificia e ad attuare in tal modo le sue aspirazioni verso la so
vranit italiana. Molti momenti favoriscono tuttavia lipotesi che
il fantastico monarca siasi per un momento lasciato sedurre dal
sogno stravagante di un papa-imperatore;1 frattanto tutti i di
segni circa la prossima occupazione del seggio pontificio andarono
in fumo per essersi Giulio II rapidamente e pienamente ristabilito.
Il papa chera stato creduto morto cerc poi di trarre alla pro
pria parte Massimiliano, che era scontento dellaiuto di Luigi XII
e cominciava a temere la preponderanza dei Francesi in Italia ;2
Giulio II fece sperare allimperatore una pace favorevole con Ve
nezia. Il piano del papa da principio non riusc, anzi il 30 otto
bre 1511 Massimiliano diede ordine che si arrestassero in Inn'bruck e altrove i delegati pontifci, che intendessero recarsi da
qualche principe elettore.3 Siccome per fin dal principio di novombre lInghilterra aveva acceduto alla lega in difesa del papa
e dei suoi possedimenti, anche Massimiliano cambi rotta e gi il
2 di novembre dietro istigazione della Spagna affidava a Giulio II
la mediazione della sua pace con Venezia. * Ora egli pian piano

m e n t e c o r r o tti ; c f r. i m ie i a cc en n i n o ta ti con p a re n te s i q u a d re . C erto gua' !0 il p asso a p. (MO, 1. 26 s. M a la le tte ra , com e rile v a a b u o n d ir itto lU >iax.\, A b sich ten 2, n. 4, c o n tie n e d e i p a rtic o la ri c h e sa re b b e ro c e rto rim a s ti
"n o scin ti a u n f a ls a r io . C fr. p re sso S c h u l t e loc. c it. 19-35, il m in u to esam e
1 Ha g e n u in it , c h e p e r ra g io n i in te rn e va c o n s id e ra ta com e d im o s tra ta . Il
mio e g re g io co lle g a 'il p ro fe s so r S e e m l l e r eblte la g e n tilez za di sa g g ia rn e
'a u te n t it d a l p u n to d i v is ta d e lla lin g u a ed e g li n o n h a tro v a to u n p u n to di
appoggio a fa v o re d e lla f a ls it . O ra S c h u l t e loc. c it. 15-15) d u n te n ta tiv o
'i ric o s titu z io n e c r itic a d e l te n o re o rig in a le. 'Sul p ro g e tta to p r e s tito d i SOO.OOO
lneati p re sso la b a n c a dei F u g g e r c fr. an ch e A. ,S c h u l t e , D ie F ugger in llo m
'
Su] G o l d a s t c f r. "W egele, H isto rio jra p h le 308. Allgem . D eutsche Bio"'"phie IX , 329. J a n s s e n -P a s to r , Gesch. d. deutsch, Volkes V13-14, 540, 578 s.
" t t k n t h a l , D ie g e f l s c h t e n M agdeburger D iplom e u n d i l . Goldast, W ien 1919.
1 O ltre a lla l e t t e r a so p ra a lle g a ta del c ard . S. G onzaga cred o sia di a lto
rilievo la te s tim o n ia n z a d ello Z u r i t a (IX , c. 37, 38, 40, 43), il q u a le d ice c h e
M assim iliano a v e v a p e n s a to d i d iv e n ta re c o a d iu to re e p i ta r d i p a p a egli
'tesso . R a n k e , R om . u. germ. Vlker 284, B hm 10 e L e h m a n n 20 s. d n n o
1 rag io n e g r a n p e so a llo sto ric o spagnuolo, poich d ietro u n e sa m e d e tta g lia to
'nasi t u tt e le s u e n o tiz ie s i riv e la n o o ltrem odo pregevoli. C fr. a n c h e S c h u l t e .
A niser M a xim ilian I , *45 ss.
2 Cfr. M o rs o lin , L A bbate di M onte Subasio 14. Sulle ostilit franco-tede'che contro Venezia riaperte al principio dagosto del 1511 cfr. W o lf f , T ene-

'aner P olitik 52 ss.

. ,

8 M a ssim ilia n o a L ie c h te n ste in d a T o b la ch 30 o tto b re l o l l ; A r c h i v i o


0 e H a L u o g o t e n e n z a l n I n n s b r u c k . Venediger K rieg n," 105.
1 U l m a n n , M axim ilia ns A bsichten 40. L . T re v isa n o r if e r iv a d a R o m a a i
J- 20 novembre d el 1511 : E t d a sa p e r, c h e q u a n d o fo f a ta la lig a , io d a t
a l Iapa u n a c o rn io la a n tic h a lig a ta in a rg en to , c h u n o c a ro t i r a t o d a doy
P a s to r,

S to ria dei P a p i ,

51
III.

802

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 6.

cominci anche a disinteressarsi del concilio antipapale, sul che


influ m anifestamente il contegno decisamente negativo dellepi
scopato tedesco. Il vescovo Cristoforo di Bressanone a causa delle
sue particolari e strette obbligazioni verso il pontefice si rifiut
di fungere al concilio in qualit di rappresentante imperiale.
Larcivescovo di Salisburgo a causa del suo giuramento non volle
inviarvi nemmeno uno dei suoi consiglieri.1 Poich anche l'In
ghilterra e la Spagna2 perseveravano sul diniego assoluto e lUn
gheria almeno non si leg ai nemici del papa,3 gli scismatici si tro
varono soli con la Francia. Ma qui pure il clero in quanto non era
del tutto ligio alla corte, cercava di eludere in ogni possibile modo
il comando del re; per es. Luigi XII, malgrado tutti gli sforzi e
le querele, non riusc a indurre il clero di Fiandra a incammi
narsi verso Lione. La dispendiosa politica italiana del re non era
vista di buon occhio n dal popolo n dai grandi ; la regina temevi*,
che il conflitto col papa potesse danneggiare lerede del trono che
stava per venire alla luce e tempestava il suo sposo affinch >
riconciliasse con G iulio.4
Il clero italiano, fatte rarissime eccezioni, come il cardina!
Sanseverino ingolfato nei debiti e lirrequieto abate Zaccaria Ferreri, si manteneva fedele al legittimo papa. Qua e l alzavansi
voci di ammonimento.5 Cos il pio eremita Angelo di Vallom brosa
scongiur il Cardinal Carvajal e Luigi XII a non scindere l'unita

g a lli e s o p r a il c a ro iera u n a a q u ila , q u a l h a v i a u n a b a c h e t a i n m an, zw 10


le zaffe e b a te v a l i g a lli, la q u a l a u t a i l P a p a la m an d a l I m p e r a d o r dicen
d o li q u e s ta e s s e r p r o i e t t a e lu i co m e d ife n s o r d i l a C h iex ia doveva i n t r a i in
lig a e b a te r fr a n c e s i c h n e m ic i d i la C h iex ia, m a x im e q u e sto p r e s e n t e Re
S a n t j t o X I I I , 285-286.
i U i m a n n I I , 435-436. L a re la z io n e d i M. von W o lk e n ste in a M a ss im ili^
q u iv i c i t a t a com e e s is te n te n e llA r c b i v i o I di L u o g o t e n e n z a 11
I n n s b r u c k m a lg ra d o o g n i d ilig e n te ric e rc a d e l d ir e tto r e d e l l A r c h iv io l'*M a y b n o n f u r itr o v a ta . m o lto d a d e p lo ra re ch e I U l m a n n n e l r ip o r ta r e i sui i
d o c u m e n ti n o n d ia q u a s i m a i u n a s e g n a tu ra .
E F e rd in a n d o il C a tto lic o il 1 6 n o v e m b re 1511 a v e v a f a t t o s o l e n n e m 1
p u b b lic a re a B u rg o s l a b o lla d in d iz io n e d el c o n cilio la te ra n e n s e e co n 'W N
i vescovi a c o n s u lta . S u lle p ro p o ste a llo r a f a t t e d a lla S p a g n a p e r il
sp ecie p e r la s u a a t t i v i t d i rif o r m a p a r la a lu n g o H e r g e n b t h e b V i l i ,
secondo i docum enti p u b b lic a ti, in p a r te p e r c o n m o lta t r a s c u r a t e z z a . ^
D l l i n g e r , Beitrge I I I , 200 ss. e p ro v e n ie n ti d a llA rc h iv io d i Simancas.
a n c h e D b t t f f e l in Gtt. Gel. Anzeigen 1884, n. 15, 598 s.
s F k a k n i , Liga von Cambrai 92 s.
.
rap.
*
L e u m a n n 31. A n c h e G iro lam o A le an d ro , sc e lto d a i su o i colleghi
p r e s e n ta r e l u n iv e r s it d i P a r ig i a l co n cilio d i P is a , re sp in se il
in v ito ; v. Nuntiaturberichte I I I , Einl. 31. Q ui p e r s fu g g ito che le
z io n i d e l r e tto r e d e llu n iv e r s it e ra n o s ta te p u b b lic a te g i d a IIeboe>
p,,.
V i l i , 488-489. C fr. a n c h e J . i P a q u i e r in Revue des quest, lst. L X '
146 ss., 14S.
6 C fr. P a q u i e r i b i d . 145 s.

Il conciliabolo pisano combattuto dai teologi.

S0i>

della Chiesa, a. non persistere nel loro misfatto, simile a quello di


Lucifero e a non provocare il castigo di D io.1 Angelo insieme ad
altri Italiani, come per es. Francesco Poggio,2 si adoper anche
con gli scritti in difesa dei diritti della Santa Sede contro gli sci
smatici. Con la massima energia insorsero poi contro questi ultimi
Domenico Iacobazzi3 e il famoso teologo e filosofo Tommaso (de
Vio di Gaeta, detto comunemente Caetano, dal 1508 generale
dellOrdine domenicano. In parecchi scritti, che in parte ebbero
lonore di venire bruciati pubblicamente per ordine di Luigi XII,
il Caetano in form a veramente classica tratt della falsa teoria
conciliare, di cui il conciliabolo di Pisa si ha da riguardare come
lultima propaggine.4 II Caetano dimostr in particolare che il
papa ha nella Chiesa un potere supremo veramente monarchico,
espose la differenza tra la potest di Pietro e degli Apostoli, com
batt la supremazia del concilio sul papa e confut le obiezioni
tratte dai concilii di Costanza e Basilea. Il Caetano sostenne al
tres le seguenti proposizioni : 1 Il concilio non ha il suo potere
immediatamente da Cristo. 2 Esso non rappresenta la Chiesa
universale se non vi incluso il papa. 3 Un papa incerto (come
a Costanza) di gran lunga diverso da un papa certo.5

1 A n g e l i anachorite ValUsunibrosae epistolae Ju lio II . P. M-, Francorum


" ili. B ernardino ta n e cardinali Jganotae Crucis pr Christiana u n ita le scrvaw la,
1- 1 5 1 1
m e n te a

(sta m p a to n o n a
I lo m a

V a llo m b ro s a , c o m e d

c f r . .M u lin i,

O perette bibliogr.,

P anzer

[ V ili, 3 3 7 ], m a

s ic u r a

F ire n z e 1858, 2 0 2) ; c fr. R a y n a ld

B i b l i o t e c a
d i
S t a t o
i n M o n a c o , / / . E. 32,
O ratio A n g e l i Anachoritae V allisum brosae pr Concilio
Lateranensi contra conventicul ni Pisanum , s. 1. [ R o m a ] , 5 1 1 ( P a n z e r I X .
H I ; M o r . i n i l o c . c i t . 2 0 2 ) ; r i p u b b l i c a t a d a R . M a i o c c h i , Unorazione di Angelo^
'hi Vallombrosa pel qu in to Concilio Lateranense, i n K iv. di scienze stor. I V
1 1!>D7), 3 3 7 - 3 4 8 ; c f r . R iv . stor. benedettina I I I ( 1 9 0 8 ) , <530. I n f o r m a d u n a
1 " t t v r a a l l e r e m i t a A n g e l o (O rationis A ngeli A nachoritae Valila Umbrosae ad
lu liu n 11. super conci-elio L a tera n en si eonfirm atio cum ewaggeratione J a c v
" 1 - m p h e l , herem itae sylva e hcrcinac, s. 1 . e t a . ) i l W i m p f e l i n g e s p r i m e l a s u a
1511, n . 3 0 , 3 1 ; e s is t e n e lla
' o m e p u r e l a l t r a

s im p a tia

pel

r ifo rm a ; c f r .

o p e ra :

c o n c ilio

la te ra n e n s e

K n e p p e r , W im pfeling

accenna

ai

c o m p iti

del

m e d e s im o

per

la

2 7 2 s.

2 De potestate papae et concilii liber, s. 1. e t a. (c erto R o m ae 1512). C fr.


R a in a ld 1511, n . 19.
3 A ltr i p a r tic o la r i s u l s u o Traci, de concilio ( s c r i t t o n e l 1512, s t a m p a t o
nel 1538 s.) p re sso H e r g e n b o t h e r IV III, 438 s . , 476 s .
4 T h . l i: V io C aietanus , De a u c to n ta te papae e t concilii, utraque invicem
comparata, R o m a e 1511, C o lo n iae 1512. Apologia, tra cta tu s de a u c to n ta te
aPae et concilii. Im p r. R om ae 29 Nov. 1512 ( P a n z e r V i l i . 250, 251 ; V I, 371).
T,n * t r a t t a t o , d e d ic a to a l c onciliabolo d i P is a , P e t r i C o rd ie r Parisien, dr-

cretor. doctors JOe po testate cmujilii supra Papa/m contra card. C ajetanum ,
,vel Con, 1,1 d e lla B i b l i o t e c a u n i v e r s i t a r i a i n L e i d a .
5 Cos I I e r g e n r o t h e r V i l i . 474 ria s su m e le p rin c ip a li pro p o sizio n i del
t e t a n o . R ife re n d o s i a l C a etan o il M a u r e n b re c h e r, K ath, Re}. 105 dii q u e s to
giudizio : Si p u d ir e che la p a r te c u ria le sc a r ip o rt v itto r ia in q u e sta gio
s tra le t t e r a r ia n o n m eno eb e n e lla n d a m e n to re a le delle c o se .

804

Libro III. Giulio II. 1603-1513. Capitolo 6.

In Italia a favore dellassemblea degli scismatici e per una ri


voluzione della costituzione della Chiesa in senso aristocratico
non uscirono in campo che il giurista milanese Decio1 il gi ri
cordato Zaccaria Ferreri. Questuomo dotto, ma irrequieto e inco
stante, era entrato dapprima nellOrdine benedettino, poi in quello
dei Certosini. Ma anche qui la quiete del chiostro non faceva per
il Ferreri ed egli entr nel campo della politica, sul quale nulla
aveva a cercare. Col suo fare fanatico cerc di far gente per la
lega di Cambrai e contro :i Veneziani, dei quali rest nemico acer
rimo anche dopo lassoluzione della repubblica. Il frate italiano
scrisse poesie in favore dei Francesi. Cos strinse amicizia col ma
resciallo Trivulzio e fu iniziato alle idee antipapali di Luigi XII.
Essendo egli gi da un pezzo amico del Carvajal, ora segu in
breve (il passaggio completo deHinfelice Ferreri nel campo degli
scismatici. In seguito con lettere, discorsi e trattati egli divent
cos ardente propugnatore del conciliabolo da doversi ritenere
come il principale campione letterario dei conciliari pisani.
Unindole per molti rispetti affine al Ferreri era il cardinale
Carvajal. Ben presto egli aveva sostenuto la falsa teoria conci
liare: 3 di pi non poteva dimenticare, che una volta era stato sul
punto di conseguir la tiara. Che se per necessit aveva chinato
la testa a Giulio II, non pensava a rinunciare per questo ai suoi
ambiziosi disegni. Specie dopo la morte deHAmboise egli aspiro
pi che mai al conseguimento della suprema dignit e se ader
al movimento che veniva dalla Francia, lo fece perch pensava
valersene per i suoi intenti. Per questuomo amante del lusso e
inimicatosi gi da lungo tempo col papa, al pari dei suoi c o n s o r ti,
non era questione di reali riforme. Come il Ferreri, anche il Car
vajal era volubile al sommo. Racconta lo Zurita chegli r ic h ie s e

1 G o ld a s t , M o n a r c h i a I I . 1107 s. H e k g e x b o t h e r V II, 471. S u D ecio cfrT i r a b o s c h i , Storia d. lett. ital. V I 1, 501 s. ; c f r . Savigny, fesoli. d. ramiseli>

V I, 374 s. e S c h u l t e , Quellen I I , 3 tl s. C o n tro d i lu i sc risse l'erem i'A ngelo di V a llo m b ro s a : A pologeticum A n g e l i Anaclioritae Vallisunibrosae Pr0

R c c h ts

Julio p ap a contra \OonsiUmn D e c ii a d fianctae R o m a n a e Ecclesiae

Cardinal*

s . 1. e t a. [1511].
fu
2 S ul F e r r e r i, la c u i c o n sid e re v o le in flu e n za su l co n ciliab o lo di P isa
c o m p le ta m e n te t r a s c u r a ta d a l L e u m a n n e d a l M a u b e n t s r e c h e r . Katli.
^
miation 105 s., t r a t t a v a g i c e n to a n n i o r so n o il T i r a b o s c h i , D ella rita e <1^
pere di Z. F erreri (M o d en a 1799), poi M o r s o i i n in u n a m o n o g rafia ra ra
n u t a a lla lu c e in V ic en z a n e l 1877 e d a n c h e n e llim p o r ta n te s c r itto :
di. M onte S u basto 3 ss. C fr. in o ltr e M o k s o l i n , Un latin ista del Chiquee*:"
im ita to re del D ante, V e n ez ia, 1894 e A pologia del popolo V icentino di z
reri, V e n e z ia 1895. ir. d o t t a r d A x e n c o n , L 'abbaye de S a in t-B en o tt nu J^oubase, C ouvin 1909, 46 s.
, ven
3 R o s s b a c h , C arvajal 15 s dove p e r a n ch e C a rv a ja l il vecchio
^
r e s o u n a d e re n te d e lla f a ls a te o r ia c o n c ilia re ; s u ll'e rro re d i ta l e opinione >
il n o stro yol. I I , 377 s.

Contegno ondeggian te dei Fiorentini riguardo al conciliabolo di Pisa.

805

da Ferdinando un salvacondotto per Napoli e che scrisse allam


basciatore spagnolo in Germania onde interponesse la sua auto
rit affinch nessun prelato tedesco si recasse al concilio, mentre
daltra parte pregava limperatore a mandarne. Nessuna inten
zione onesta savea: eppure questipocrita divent presidente del
concilio, nel quale egli persistette soltanto perch il ritirarsene
era impossibile o almeno pericoloso.1 Lo scarso favore incon
trato ovunque da questimpresa scismatica lo aveva talmente spa
ventato, che anche allultimora cerc di riconciliarsi col papa. Ma
questuomo ambizioso e superbo, che gi lerasi rotto col Cardinal
Bri^onnet aspirante come lui alla suprema dignit del papato, al
pari dei suoi consorti non seppe decidersi ad annuire allintima
zione del severo pontefice, di recarsi cio a Roma e dimandare
perdono.2
Le speranze per limpresa degli scismatici, dei quali nem
meno uno era guidato da sinceri convincim enti,3 peggiorarono
ancor pi per il contegno dei Fiorentini. Questi, da molti anni al
leati della Francia, avevano bens da principio concesso la citt
di Pisa per tenervi il conciliabolo, ma cominciarono presto a ten
tennare. Il Machiavelli ebbe lincarico di persuadere i cardinali
scismatici ad attendere e di esporre in Francia il vero stato delle
cose. Nellistruzione redatta per lui il 10 dicembre si dice: Nes
suno mostra voglia di andare al concilio e quindi esso serve sol
tanto ad irritare il papa contro di noi, e per questi motivi chie
diamo, che o non si tenga a Pisa o che almeno si soprassegga.
Dalla Germania non si vede venire alcun prelato e dalla Francia
molto pochi e con grande lentezza. Fa pure a tutti meraviglia ve
dere un concilio indetto da soli tre cardinali, mentre i pochi altri,
di cui vanno spacciando daver ladesione, dissimulano e differi
scono la loro venuta. Siccome per Luigi XII insisteva perch il
concilio si tenesse in Pisa, i Fiorentini, sebbene riluttanti, dovet
tero a cco n cia tisi. Colla loro incerta condotta essi non contenta
rono la Francia e disgustarono il papa. Questi lanci linterdetto
e allora Firenze appell al concilio generale, senza tuttavia dichia
rare se intendevasi quello di Roma o quello di P isa.4
1 l'i-iniA-VN 20-29, dve i d o c u m e n ti. S ul n e potism o e il fa sto del C a rTaja l v e d i R o ss b a c ii, C arvajal 100 s.
2 M o r s o u n , L A b b a te di M onte Subagio 17 s.
Giudizio di CLiEhmanx 29-30.
1 C am bi X X I, 266. V i tx a k i , M achiavelli I I 2, 150-154. P e r r e x s I I , 481.
M achiavelli I, 540 s. Fbey, R egesten 101. I /is tr u z io n e pel M a c h ia 1* n e lle Opere, ed. P a s s k k in i I, 132 s. L a le t t e r a di G iulio I I , in c u i q u e s ti
so rta 1 F io re n tin i a g u a r d a r s i d a l conciliabolo d i P isa , in d a ta di Iio m a 7 s e t
tem bre 1511, tr o v a s i o ra s ta m p a ta in V iix a r i, M achiavelli I I 2, 555 e in F e r !UTa' L'opera diplom . A pp. p. vi. p a l l a le tte r a del M a c h ia v elli d el 13 se tte m re 1511 s u l su o a b b o cc am e n to c o i c a rd in a li sc ism a tic i, com u n icazio n i a fo rm a
1 e s t r a t t i p re sso F e r r a t a loc. c it. 105 s. n.

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 6.

Solo verso la met di ottobre si trovarono in Pisa un certo


numero di Francesi; non erano per vescovi, ma soltanto i loro
servitori. Questi trovarono lumore della popolazione somma
mente avverso: per paura delle censure eccelesiastiche la mag
gior parte dei cittadini si rifiut di dar loro stanze a pigione,
onde i Francesi dovettero procacciarsele a viva forza.1 Altre
difficolt sorsero quando i cardinali vollero venire a Pisa scortati
da milizie francesi. Firenze allora dichiar, che se si avanzavano
con soldati li avrebbe trattati come nemici ; perci essi vi si fecero
scortare soltanto da Odet de Foix e da Chatillon con pochi ar
cieri. 2 Si era al 30 idi ottobre allorch in tal guisa i cardinali Carvajal, Bri<;onnet, de Prie e dAlbret sotto un acquazzone terribile
entrarono in Pisa. Essi erano muniti di pieni poteri per France
sco Borgia, Sanseverino e, secondo che affermavano, anche per
Filippo di Lussemburgo. La procura pel Borgia si rese subito
inutile essendosopravvenuta la sua m orte.3
I cardinali scismatici avevano gi nel loro viaggio sperimen
tato cos fortemente gli umori ostili della popolazione, che se ne
vennero lentamente e senza alcuna fiducia nella riuscita della
loro im presa.1 In questo tempo che fu al fine dOttobre narra
il cronista fiorentino Cerretani giunsono li cardinali del con
cilio in Pisa con 300 cavalli in loro compagnia alli quali in Prato,
in Pistoja fu serrato le chiese e negato loro il mangiare e cia sc u n o
gli fuggiva et in Pisa se non sinterponeva il commandamento de
commissarii mandato dalla Signoria, non erano a c c o m m o d a ti ne
di vettovaglie ne di allogiamenti 6
II 1 novembre doveva aprirsi il concilio nel duomo di Pisa,
ma i canonici, fedeli al comando del papa, ne avevano s b a r r a t e
tutte le porte. Allora gli scismatici si raccolsero nella chiesa di
S. Michele de Camaldoli, presso la quale abitava il Carvajal. La
chiesa era piccola, ma anche troppo grande per quel concilio
generale. Erano presenti i suddetti quattro cardinali, gli arcive
scovi di Lione e di Sens, quattordici vescovi francesi, cinque a b a ti,
anche questi tutti francesi ad eccezione del Ferreri, e un piccolo
stuolo di teologi e giuristi. Il clero pisano rifiut la propria parte
cipazione ed anche la popolazione di Pisa si tenne estranea, tan
toch a detta di un testimonio oculare non vi comparvero che
una decina di persone. Dopo un discorso del Ferreri sulla ne
1 M o r s o l i n , L 'A bba te di M onte Subasio

2
p ap a

M achiavelli

V illa rt.
sospese

l i n t e r d e t t o

s o s p e n s io n i c fr.

D e s ja rd in s

II,

* C ro n a c a

n a z i o n a l e

d i

per

14

D ie tro

g io rn i;

2 0 -2 1 .
q u e s to

red i

c o n te g n o

L a m b ito c i

312.

dei
P er

F io r e n tin i i
l e u lte r io r i

p . 315.

s H ebgenbother

I I - , 1 5 6 .

V ili,

483.

M o r s o l i >; l o c .

c it.

22.

451.
del

C e rre ta n i in

Firenze.

Cod. I I , I I I ,

7 6 , tf. 8 7 6

d e lla

Biblioteca

Completo insuccesso del conciliabolo pisano.

807

cessit di tenere questo concilio generale per la riforma della


Chiesa, venne promulgato che esso comincerebbe il 5 novembre
e in pari tempo furono minacciate le censure ecclesiastiche a chi
non comparisse. Sulla fine si present un individuo, che si spac
ciava come procuratore del re e dellimperatore, per redigere un
atto notarile su tutto. Indarno erasi andato in cerca per tutta la
citt dei due testimoni necessari! ; nessun cittadino volle prestarvisi e cos si dovettero prendere due sconosciuti.1
In questo frattempo era giunto lordine da Firenze che si con
cedesse luso del duomo e dei paramenti sacri, senza fare per
alcun obbligo al clero della citt dintervenire al concilio, se non
voleva.2 Cos il <5 di novembre si pot finalmente aprire nel duo
mo il concilio generale alla presenza di quattro cardinali e di
circa 18 vescovi e abati. Da tutta Pisa erano intervenuti una cin
quantina di persone. La cerimonia fu bella, dice un testimonio
oculare, ma meschino, a giudizio di tutti, il numero dei prelati
presenti, di modo che molti, che avevano ancora fiducia nella cosa,
perdettero ogni speranza. Il Carvajal celebr la Messa e poi and
?d assidersi sopra un trono papale. A lui venne affidata la presi
denza, Odet de Foix fu nominato custos concila. Sembrerebbe
quasi incredibile, ma un fatto, che questa assemblea ebbe
1 audacia di dichiarare solennemente, chessa era un concilio ge
nerale legittimamente convocato, e che tutte le censure e le altre
disposizioni prese in contrario da Giulio II erano nulle.J Nella
-er-onda sessione del 7 novembre venne approvato uno statuto,
che getta una notevole luce sulla fiducia scambievole degli scismatjci; fu deliberato cio che il concilio, anche ritirandosi qualche
Prelato, chiunque si fosse, non potesse venire sciolto.4
Le speranze tuttavia riposte nellarrivo di altri partecipanti
al concilio svanirono come lattesa che i cardinali dE ste 5 e Sanse-

O ltre a lle im p o rta n ti re la z io n i d i a m b a s c ia ta p re sso M o r s o l i n , L A bbate


' ' Monte Subasio 37 s. (n e l d o cu m en to p. 38, 1, 22 dopo F rancesi v a m esso u n
Punto e v irg o la ie idopo d p ta v a n n o t o lt i i d u e p u n ti), c fr. S a n u t o X I I I , 330.
anche S a n d re t, Concile dr Pise 436 s. R e n a u d e t 540.
J Vrrj.ABi. M achiavelli I I 2, 157.
3
Relazione di Joh. B orrom eus presso (M orsom i? loc. cit. 4 0 s. ; cfr. S a j'7 T0 X I I I , 233. 330 s. e su relazioni fiorentine V i l l a r i , M a chiavelli I I 2, 157 s.
! na 'e tt e r a d u n ig n o to te s tim o n e o c u la re , te lll l n o v e m b re 1511, p re sso F e r r a t a
| f''t- App. p . x m s . Il m ed e sim o p. x v s. c a ta lo g a a lc u n i a l t r i d o c u m e n ti del'"'('hivio d i S ta to in F ir e n z e r e la tiv i a lla s to r ia d e l c o n ciliab o lo , che R e x u ; d e t v a g h e g g ia di p u b b lic a re . C fr. H e r g e n r o t h e r V I I I , 484, dove a p. 480
1 an ch e i p a r tic o la r i su g li a t t i d e l c onciliabolo. U lte rio re b ib lio g ra fia fcu
1 *sso p re sso H e r g e n r o t h e r , Kirchengescli. I I I S, 289 s.
^ 4 Relazione d i Joh. B orrom eus presso M o r s o lin 42 s. iS a n t j to X I I I , 234,
' -'1 s. L e u m a n n 32. H e r g e n r o t h e r V i l i , 4 8 4 s.
~J Secondo J o v iu s , Vita A lfo n si, il duca di F e r r a r a distolse suo fratello

(ini recarsi al concilio.

)S08

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 6.

verino aderirebbero al conciliabolo, Per quanto i prelati conwnuti in Pisa continuassero a chiamarsi sale della terra e Iute
del .mondo, la cristianit era abituata dalla storia ad assistere a
tuttaltra specie di rappresentanza.1 Lindifferenza di tutti, anche
dei Fiorentini, la posizione di Pisa sprovvista di difesa e losti
lit di quella popolazione avevano fin dalle prime impaurito "li
scismatici. Ora ecco il 9 di novembre scoppiare un tumulto san
guinoso tra i militari fiorentini ed i Pisani da una parte, e i Sfi
dati francesi te i servi dei cardinali dallaltra. Il popolo corse tu
multuosamente verso labitazione del presidente del concilio, dove
erano assembrati gli scismatici, gridando: ammazza, ammazza!Queste scenate tolsero ogni resto di coraggio ai riformatori ri
colti per il concilio, i quali invece del 14 tennero il giorno 12 in
fretta la terza sessione del loro sinodo. In essa venne deliberato:
Io II sinodo non pu essere sciolto finch tutta la Chiesa non sia
riformata nella fede e nei costumi, nel capo e nelle membra e
non saranno tolte le eresie e gli scismi e rimosse le guerre che mi
nacciano sorgere tra i principi cristiani. 2 I decreti della quinta
sessione del concilio di Costanza sullautorit dei concilii generali
vengono inculcati e confermati (sebbene non si trattasse di un
papa dubbio e di uno scisma ipropriamente detto). 3 Il sinodo,
visto il malumore della popolazione contro di esso e come Pisa non
offra quella sicurezza che si richiede, senza sciogliersi vien tra
sferito a Milano, dove si terr la quarta sessione il 13 dicembre.
A Milano, sotto la salvaguardia d iretta,dei Francesi e dei loro
cannoni, si manifest contro il conciliabolo la medesima generale
avversione che a Pisa, tanto da parte del popolo che del clero.
Indarno si ricorse alla violenza affinch gli scismatici avessero un
degno ricevimento. Quando questi il 7 dicembre fecero il loro in

1 G iudizio d i H avemann I I , 376.


D isp a c cio m a n to v a n o del i n o v e m b re 1511 p re sso M o r s o lix 11. \ ili.ari.
M achiavelli I I 2, 1 58; c f r . a n c h e la re la z io n e di C a m b i X X I, 276 d i * C r a * * '
t a r i , Cud. I I , I I I , 7 6 , f . 377 . B i b l i o t e c a
n a z i o n a l e di F i r e i i z ' 1
H e b g e x b o t h k r V I I I , 485-486: c fr. ! M o r s o lix 45 e S a n u t o X III.
A q u e sto tem p o s p e tta p ro b a b ilm e n te u n a l e t t e r a se n z a in d iriz zo , firma >
d a ta , n e lla q u a le si d ic e : * S. S e v e rin o e S. C roce in l isa ogni giorno
t a t i i>er a m b a s c ia to ri d a Sri F io re n tin i e d a l mageo J u lia n o e t d a loro p r e - e u ta t i . D o m a n i s e e x p e c ta n o q u a e c o ssi a q u e s th o r a m h a a flirm ato e l * u|:l- c0
Ju lia n o . D a v o c e p o p u la re lio g i s e <11010 i l su m m o p o n tefice e s s e r sta coni I1'
colo d e veneno q u a le gli d e b b e b a v e re e x h ib ito a lc u n i c a r d in a li . A r c h i vii
( l i S t a t o i n ' M i l a n o . D a p rin c ip io e r a s i s p a r s a a R om a la voce, oli*
c o n cilia b o lo s a re b b e c o n tin u a to a V e rce lli. G iu lio I I c erc d im pedirlo "u
lin v io d i b r e v i in d a ta 27 n o v e m b re 1511 a l c a p ito lo di V ercelli e a l dnoa
( a rlo di S a v o ia. 11 17 d ice m b re 1511 G iu lio I I s c risse a F ra n c esc o Gonz-1c h e se i c a r d in a li s c ism a tic i e n tr a s s e r o n e l s u o t e r r ito r io , li dovesse f a r Pri
g io n ie ri (v. A pp. n. 133). T u t t i q u e sti b r e v i li tr o v a i n e l l A r c h i v i o G o n
zaga in Mantova.

Buffonata di concilio antipapale in Milano.

80i>

gresso, non si present alcun vescovo o prelato di importanza.1


A dispetto delle minacce del governatore francese la massima
parte del clero osserv linterdetto; il popolo si burlava aperta
mente di quella buffonata di concilio antip apale.2 Invano si
attese larrivo di delegati dalla Germania.3 Ci non ostante, seb
bene non a vero dire fiduciosi, ma piuttosto trepidanti, andarono
avanti per la via gi intrapresa. N il disprezzo da parte della
popolazione milanese n il severo monitorio del papa del 3 dicem
bre 1511,4 n infine lastensione stessa di molti prelati francesi
fecero ricredere quegli ambiziosi cardinali e il gran fanatico del
concilio, il Ferreri. Quella piccola assemblea seguit come prima
a darsi il nome di concilio generale e il 4 di gennaio 1512 intim
a Giulio II di determinare entro 30 giorni una citt per tenervi
il concilio : speravasi tutto da una vittoria delle armi francesi e
da misure repressive di Luigi XII. Notevole a questo riguardo
una lettera del cardinale de Prie del 12 gennaio 1512, nella quale
il re francese viene esortato a sottrarre le rendite a tutti i prelati
di Francia che stessero dalla parte del papa.s In pari tempo
i membri francesi del concilio si rivolsero a Luigi XII per rice
vere in moneta sonante il /prezzo del loro servilismo. ,11 re per
fidavasi cos poco di quei singolari riformatori , che prima volle
avere il certificato della loro presenza in Pisa e M ilano.6
Lo svolgimento oltremodo meschino del conciliabolo, che fin
da principio minacciava di finire per anem ia,7 era per Giulio II
un forte invigorimento della sua autorit spirituale. Tutti rico
nobbero che i cardinali scismatici avevano operato per ambizione
e per interessi personali,8 e che legatisi coi pochi vescovi aulici
di Luigi XII essi non servivano che aglinteressi del re di Francia
e non a quelli della Chiesa universale.9 II papa ormai non poteva
impensierirsi gran fatto di ci che sarebbe per fare questa piccola
1
2
3

II,

D e s ja k d in s
P ra to

5 4 5 - 5 4 6 . O fr. ( S a n t j t o

X III,

L e ttre s de C arondclet

2 8 5 - 2 8 7 . iC ffr.

II,

352. P e r b e n s

487

s.

1 1 8 s.

R e n a u d e t 542.

4 M ansi , V, 356-362.

H a y n a i.I )

e n tra te

dai

1512,

G u g lia ,

L eum ann- 33

4 g e n n a i o

2.

S u l l i n t e r c e t t a z i o n e ,

c a p ito li

K o n zil roti Pisa

e fr.
c fr.

e s p re s s io n e

n.

vescovadi

del

fra n c e si
6 0 5 s .,

H k rg e n k o th e r

c ro n is ta

1512 : L i

m ila n e s e

q u a li

io

per

dei

6 0 9 s.

V ili,

( S u lle

486.

P b a to

287

aver

poco

d e c re ta ta

c a rd in a li

da

s e s s io n i

R en au d et
c irc a

non

X II,

fe d e li

del

543.

d e c re ti

in c h io s tro

L u ig i

rim a s ti

al

d e lle
papa,

p s e u d o -< s in o d (>

C a ra tte ris tic a


d e lla
m i

s e s s io n e
c u ro

di

la
del
rac

c o n ta r e .

6 S a x d re t.
che

c o n serv a si

1559,
7

Concile de P ise
n e lla

446, r ic h ia m a

B i b l i o t e c a

l a t t e n z i o n e

N a z i o n a l e

su

q u e s to

d i

P a r i g i .

i c a r d in a li a b b is o g n a v a n o

d i r ifo rm a

c e rtific a to

Ms. hit.

f. 16.
G iu d iz io

di

.M a u r k n k re c h e r.

II G u ic c ia r d in i

d i q u e lli,

d e lla

B bosch,

d ic e , c h e

rifo rm a

J u liu s II ,

dei

q u a li

236.

K a tli. R ef.
tra tta v a s i.

104.
non

m eno

810

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 6.

chiesuola dipocriti am biziosi, che stava radunata senza auto


rit, senza onore nel mondo e in continua p au ra.1 Con la sua
abituale cautela e prudenza per Giulio II cap, che il successo
riportato poteva significare la sua piena vittoria (solo se convo
casse un concilio universalmente riconosciuto. In questo senso diedesi a lavorare con zelo. Per allora tuttavia questi sforzi si dovet
tero posporre ai provvedimenti politici e guerreschi richiesti dalla
necessit del momento. Nessun sacrificio venne risparmiato onde
allestire un valido esercito; ma sebbene Giulio II vi impiegasse
tutti i mezzi finanziarli di cui poteva disporre, pure egli non fu
in grado di ultimare abbastanza in tempo gli apparecchi di guerra.
Inoltre la lentezza degli Spagnoli glimped dentrare in campo in
tempo opportuno.2 Siccome anche Venezia si lasci sfuggire il
momento propizio, i Francesi riuscirono a respingere lassalto
degli Svizzeri su Milano. Quei fieri figli dei monti, che Luigi XII
aveva trattato con tanta alterezza, fecero per sapere in tono di
minaccia che sarebbero tornati in primavera. Da essi, dicevano,
esser venuta lentrata dei Francesi in Italia e da essi ne dipen
derebbe anche luscita.3 II 9 gennaio del 1512 Giulio II nomin
il Cardinal .Schiner con pieni poteri straordinarii legato per la
Lombardia e la Germania. I n un pubblico concistoro gli consegn
la croce di legato dicendo : In questo segno della Santa Croce
comincia, felicemente prosegui e d om in a.4 Collaiuto dellimperatore e dei confederati svizzeri il cardinale Schiner alla testa
dun esercito papale doveva riconquistare la Romagna con Bologna
e Ferrara, contando Giulio II sulla straordinaria qualit del car
dinale, sulla sua abilit negli affari, sulla sua matura riflessione,
sulle sue aristocratiche buone maniere e sul credito che godeva
presso limperatore.5
Nello stesso mese di gennaio seguirono poi una serie di nuovi
decreti contro i cardinali ribelli, la setta del Carvajal, c o m e
dicevasi. Dalla cieca passione di costoro tutto bisognava a s p e t
tarsi ed allora in Roma si temeva sul serio linnalzamento dun
antipapa. Giulio II credette perci opportuno di prendere nuovi
provvedimenti. Il 30 gennaio si tenne concistoro, al quale pero
non prese parte il cardinale Bakcz, da poco arrivato. In esso
venne pronunciata la sentenza di destituzione del cardinale Sanseverino, che persisteva ostinato nella sua ribellione ed aveva
anzi spedito a Roma degli agenti per far quivi scatenare una n1 G regokovitjs V i l i 3, 84.
B b o s c h , J u li us I I , 237-240.
3 R a n k e , R om . und. germ . V lker 271.
u z e
* P a r i s d e G r a s s i s p r e s s o R a y n a i.d 1512, n . 4. l i c m . K o rre sp o tx <>-

1, 12<is.
5 BtciHi, K ard. S uhiner 279.

Provvedim enti contro i cardinali scismatici.

volta.1 Nel febbraio un certo numero di benefici goduti dai cardi


nali destituiti venne conferito ad altri. Il cardinale Schiner ri
cevette allora il vescovato di N ovara.2 Il 13 febbraio anche contro
Zaccaria Ferreri e Filippo Decio vennero fulminate quelle pene,
in cui incorrono gli scism atici.3

1 C irca la p u n iz io n e d el c a rd in a le S a n se v e rin o , e fr. i v o ti c o m u n ic a ti p re sso


Oi'gi.ia, K o n zil von P isa 599 s.. 603 s. ; in o ltr e 007, 609. P re ss o F e r r a t a , L opera
diplom. A pp. p. v ii s. u n a l e t t e r a d el S a n se v e rin o a l p a p a e a l collegio d e i c a r
dinoli del 23 d ic e m b re 1511, in cui si g iu stific a c o n tro le acc u se quod sine utta

V. concessione F lorentiam venerivi et a S. V. vocatus per Concordiensem


fi' (,pUm quam vis prom isissem B o m n ia m ire neglexerim , deinde Papiam , et
Jf( liounum profectis res n o v a i contro, S. V. m oliri et in eam arm are Gallias
atque G erm aniam tirbem que R o m a n i perturbare non destiterim . E g li n e g a d i
r e tta m e n te d a v e r t e n t a to d i s u s c ita r e so llev a zio n e in R o m a col m ezzo d ei b a

reni. lliid . A pp. p. r x u n a l e t t e r a a l c a rd in a le G io v a n n i de M edici d e l 16 g e n


naio 1512, elle p re g a da iu to .
- Cfr. B u c h i , K ard. Sch in er 273 s.
S a t t u t o X I I I . 445, 44fi,' 447, 470, 471, 490. C fr. * A cta consist, f. 35 (A rc' l i i v i o C o n c i s t o r i a l e
d e l V a t i c a n o ) e la * c ro n a c a in Varia
Polit. 50, i. 01. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o . S ul v iag g io e l in-'vsso o ltre m o d o g r a n d io s o d e l C a r d in a l B a k c z in R o m a c fr. F k a k x i , Frdodi
Kolcz Tam ils I I I s., 116 s. ; v e d i a n c h e A tt i dei L incei 1892, S e rie IV , Scienze
*"ral. X, 15. I l c a r d in a le S c h in e r, che a p p a ris c e com e b e n e f a tto re d e lla c h ie sa
f-Mlegiata d i D o m o d o sso la c o m in c ia ta s i a fa b b ric a r e n e l 1512 (a n c o ra si vede
!;l >1 suo s te m m a ) e r a d o v u to fu g g ire n e l lu g lio d el 1511 d a v a n ti a l su o nem ico,
1a rd ito d e m a g o g o ( D i e r a u e r I I , 384) J firg a u f d e r F liie (G io rg io S u p e r
a n o ) ; eg li fu g g i tr a v e s tito d a leb b ro so ( F u c h s I I , 247) e a n d a V en ezia e a
t ; o m a , dove n e lla g o sto ric e v e tte il c a p p e llo c a rd in a liz io e accu s i l S u p e rsa x o
> a lto tra d im e n to . (Una re la z io n e c irc a l a r o t t u r a f r a lo (S chiner e il S u p e r-axii, di cui d ebbo n o tiz ia a l d e fu n to p a rro c o J o i.t.e r . tr o v a s i n e lla c a sa d el
St>l*'isaxo a G l i s p r e s s o B r i g a in S v iz ze ra. E s s a u n o s c r itto m alig n o
P artig ian o , c h e te n d e a p r e s e n ta r e i l Supersaxo com e u n in n o c e n te p e rs e g u i
ta to e a b o lla re in v ece c o lle p i f o r t i t in t e il c a r d in a le q u a le u n tir a n n o , a n z i
u n u o m o p e r c u i n o n v 'h a n u lla di sa c ro . Q u e sto s c ritto p a s s io n a to e p a r
tiv a n o la f o n te d a lla q u a le h a n n o a t t i n t o il B o c c a r d con te m p e ra n z a , il
11 krer senza a lc u n a m is u r a e c r itic a p e r la lo ro e sp o siz io n e d e lla lo tta t r a il
s,1P ersaxo e lo ISchiner. .Ma e s s a u n a f o n te d e g n a d i (fede? N ie n te a ffa tto .
scritto, rib o c c a n te d i fiele e veleno r e d a t to in u n a fo rm a p a s s io n a ta , b a sa to
>rp ra le a c c u se u s c ite d a l p a r ti t o d el IS upersaxo, n e g a f a t t i c e rtis s im i, si
n" tte in a p e r ta c o n tra d iz io n e con a ltr e f o n ti c o n te m p o ra n e e e d c o m p ila to in
Parte solo d o p o l a m o rte d e l S u p e rsa x o . U n a p a r te n o n puO e sse re s t a t a s c r itta
'h e dopo l a n n o 1574, fa c e n d o v is i m en zio n e d el Com m ent, d i G io sia ,S im m ler.
n-. S chiner e r a u n uom o d i c a r a tt e r e a s s a i v io le n to (c fr. B e o sc h , J u liu s 1,
~->N| : in q u e sto litig io e g li h a c e rto e r r a t o n e lla fo rm a , m a n o n n e lla so s ta n z a ,
Poich i su o i a v v e r s a r li e r a n o d e i rib e lli c o n tro la s u a a u to r i t s p iritu a le e poli i. P regevoli la v o ri p r e p a r a to r ii p e r u n a b io g rafia d ello S c h in e r p u b b lic a ro n o
'" 'l e r (v l elenco delle opere citate) e d E . B t.o scii in u n a rtic o lo u s c ito n e l
^ "'m tagsblatt del B u n d d i B e rn a , 1890, n. 14-15, com e p u re B iic ra , Kard. Sehi. ' " die R eform bew ogung, in Z eitschr. f. xclnceiz. K irchengesch. X (1916),
1
(e p rim a com e c o n fe re n z a se n z a i d o c u m e n ti n e l te r z o V erein ssch rift der
""res-GcselUch. [1914]- 34-42). O ra u s c ito il p rim o volum e d e lla c o rrisp o n -

812

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 6.

Sulla .fine di gennaio le milizie della lega diedero finalmente


principio alle operazioni di guerra, dando lattacco in diver-:
punti nel medesimo tempo. Il 25 gennaio i Veneziani si presenta
rono alle porte di Brescia, il 26 lesercito spagnolo-pontificio sotto
il comando di Raimondo di Cardona, vicer di Napoli, era alle
porte di Bologna colpita dinterdetto per la sua sollevazione.1 Gi
il 24 febbraio Brescia capitolava. Milano sembrava ormai per
duta per la Francia.2 In questa difficile situazione il salvatore dei
Francesi fu il geniale Gaston de Foix, nepote di Luigi XII. Gio
vane danni, egli era gi un capitano maturo. Con quella fulmi
nea celerit, che gli guadagn il soprannome di folgore dItalia,
evitando di passare per Modena, ove il nemico lattendeva, avanz
dalla parte del mare verso Finale. A marce forzate, con una ra
pidit sconosciuta nella tattica guerresca di quel tempo, egli con
dusse le sue milizie contro Bologna attraverso nevi altissime,
paludi e torrenti gelati. Protetto dal nevischio, nella notte dal
4 al 5 febbraio, inosservato dal nemico, sintrodusse nella citta.
A tale notizia qui della lega tolsero il campo. Quindi a marce
forzate Gaston de Foix si gett su Brescia e il 18 febbraio prese
la citt dopo una lotta sanguinosa impegnatasi per le strade.
Narra il Bembo, che alla notizia dello sblocco di Bologna il
papa mont in gran furore venendo consolato invece dalla no
tizia della presa di Brescia. Sul momento era una notte fredda
e tempestosa aveva fatto chiamare a s lambasciatore vene
ziano piangendo a lungo per la gioia di quellavvenimento e trat
tenendolo presso di s per ben due ore.4 Quanto dovette sentire

d e n z a d e llo S c h in e b ed o p e ra d e l B u c h i (in o ltr e i d o c u m e n ti n e lle llitte il /.


W alliser Gesch. V, B r ie g 1917) e d a n c h e l a p r im a p a r t e d u n a d efinitiva bio
g ra fia d ello S c h in er, dello ste sso B u c h i (v. l'elenco ecc.).
1 P e r l a sse d io d i B o lo g n a c f r. H o n ig , Bologna e Giulio I I 49 ss.
H a \e m a j .v I I . 384 ss. R a n i c e , R o m . und. n en n . Vlker 272.
3
H a v e m a n n I I , 388-396. C fr. K r i e g e r 49. F u m i , Carteggio 100-101. I - 'v"
d u c c i 313. (Al. H e r z f e l d I I . 207). S u llo sblocco d i B ologna a d o p e ra d i Gastone
d e F o ix e la s u s s e g u ita n e fe s ta di rin g ra z ia m e n to in B ologna cfr. a n ch e H oxw
loc. c it. 53 ss. F p e r q u e s ti a v v e n im e n ti c f r . p u re g li e s t r a t t i d a lla cronaca n *
n o s c r itta di A l b e r t o V i g n a t i in L o d i, c h e fe ce la sp e d izio n e con Gastone, pub
b lic a ti d a C. V i g n a t i in A r d i. star, lonib. IX (1884) 593-022 : Gaston de Foi* *
l esei cito fra n cese a Bologna, a B rescia, a R avenna dal gennaio 1511 "

Vaprite 1512.
*
B e m u u s 510-517. L e ttre de L o u is X I I , I I I , 187.

H a v e m a n n .II, 8 '.
secondo il su o s o lito non d a lc u n a d a t a c irc a l a r riv o d e lla n o tiz ia elei-*1
c o n q u is ta d i B re sc ia a R o m a. D a :Sa n u t o X I I , 490-491 r ile v a s i ch e la notizia
g iu n se in R o m a il 10 fe b b ra io ; q u iv i a n c h e dei p a r tic o la r i su lle m a n if e s ta ^ 011'
d i g io ia a R om a. C fr. in o ltr e N o l h a c in S t u d i e doc. V i l i , 297, n o ta 6. Seco11"
S k b . d i B r a n c a T e d a l u n i (320) l a n o tiz ia d e lla p r e s a d i B re s c ia da 1,:U 11
(lei V e n ez ian i a r riv a R o m a 1 11 fe b b ra io 1512 e i l 13 q u e lla d e lla presa di
B e rg a m o ; a n c h e e g li ric o rd a poi le r e la ti v e d im o s tra z io n i d i gio ia. D le s te>
B

embo

11

Critica situazione, in Roma.

813

al vivo la perdita della citt appena allora conquistata!1 Al di


spetto provato per linerzia degli Spagnoli2 venne ora ad aggiun
gersi anche il peggioramento delle cose nella stessa citt di Roma.
Gli eccitamenti alla ribellione fatti dal Cardinal Sanseverino3 ai
baroni romani erano caduti in terreno fecondo ed avevano pro
vocato un fermento, che faceva temere ogni pi brutto guaio.
Giulio II nutriva grandi timori specie a causa della fazione degli
Orsini dipendente dalla Francia; fece rinforzare le guardie alle
porte di Roma e n el febbraio si ritir per qualche tempo n ella
fortezza di Castel S. Angelo. Furono fatti molti arresti ; si disse
pure di avere scoperto una trama per far prigione lo stesso papa.4
Presto doveva poi toccare a Giulio II qualche cosa di peggio.
Luigi XII cap che tutto dipendeva dal dare una battaglia
decisiva contro lesercito pontificio-veneziano prima che gli Sviz
zeri irrompessero nel Milanese, prima che Ferdinando assalisse
Navarra, che Enrico V i l i approdasse nella Normandia 5 e prima

late il d ia r io a n o n im o (L e jo u rn a l ecc.) i ll u s t r a to d a Madelin (p. 269 s.),


i he ag g iu n g e : F i s t fe re I u lio I I 0 g r a n d fe s te a u c h a te a u d e t ir e r a r tille r ie
et fe u p a r R om e e t so n n e r la c a m p a n a de C apitole . (I 1 14 e 15 fe b b ra io G iulio I I
'liresse t r e * brev i a l m a rc h e s e F ra n c e sc o G onzaga di M a n to v a pr transito gen-

tium arm igerorum m ilitu m fa vo re ecolesiae pr tuenda civita te Bononiae cantra


UnTtost. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a . M a p re c isa m e n te il m a r
chese di M a n to v a c o lla s u a c o n d o tta d a t r a d ito r e a v ev a re so p o ssib ile il ra p id o
snccesso di G a sto n e d a n d o a i F ra n c e s i il lib e ro tr a n s ito pel m a n to v a n o : solo
111 a p p a re n z a f u m a n te n u ta la finzione ida v e r lu i d o v u to c e d e re a lla p re ssio n e
francese, dovendo e g li d in a n z i a l p a p a e a i V e n ezian i a p p a rire non a p e r t a
m ente p a r tig ia n o d ei F ra n c e s i. C fr. L u z io , Isab. dE ste di fr a n te ecc. 97 s.,
KiO-109. A nche il d u c a d T rb in o , F r . M. d ella R o v ere, g en ero d e l G onzaga, c irc a
"l'iel tem po (m a rz o e a p r ile 1512) e ra in p ro c in to di tr a d ir e lo zio e di p a ssa re
'liilla p a r te d i F r a n c i a : co m e n e g o z ia to re egli a v e v a m a n d a to a lla c o rte fra n vc.su il co n te B a ld a s s a r r e C a stig lio n e ; ibid. 113-118. Solo l u lte rio re sviluppo
'Ielle cose im p e d ch e s i com pisse il tra d im e n to .
1 Sul g r a n d o lo re p ro v a to d a G iu lio I I vedi L ettre s de L ouis X II, I I I , 1 8 8 ;
s a x u t 0 X IV , 7 - 8 , 1 1 e D e s j a b d i n s I I , 5 6 7 . N e l g io rn o in c u i a rriv l in fa u s ta
notizia, 2 5 fe b b ra io 1 5 1 2 , G iu lio I I a v e v a in d iriz z a to u n * b re v e universi# civibus
"G Popnlo dilect. o irit. nostrae Bononiae a m m onendoli a non te n e re d a lla p a r te
(,ei n em ici e d ei B e n tiv o g lio , m a a to r n a r e a ll obbedienza v e rsa la S a n ta Sede.
r c li i v i o d i S t a t o I n B o l o g n a. Q. Ub. 5.
2 C fr. D e s j a r d i n s I I , 5 6 8 , 5 7 1 .
3 S u lla c o m p a rsa in B olo g n a d e l S a n se v e rin o com e leg a to in nom e d e l cont - 1abolo s c ism a tic o c fr. H onig loc. c it. 57 s.
4 S a n t u o X I I I , 4 9 0 ; X IV , ,7 -8 . /B ro sch , J u liu s II, 241 s., 3 5 7 .
5 P e r le t r a t t a t i v e c o llI n g h ilte r r a v. so tto p. 818, n. 2 . C irca q u esto tem po,
buco p rim a d e lla b a tta g lia d i R a v e n n a , G iu lio l s i fece di' n uovo ta g lia r e la
l>arba. S a n u t o X IV , 86, d a le tte re d i R o m a del 4 a p rile 1512 ; I l Papa si fa to

e taiar la barba che 'l portava, perch il vede le cosse andar a, bon camino.
*EB. d i BKA.NCA T e d a ll e n i 327 : Papa Iulio 2 hane portata la barba un anno

" mezzo, et poi se Vliave levata. C fr. R o d o c a n a g 'h i, R am e 46 s. ; L u z io , loc.


it. 109.

814

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 6.

ancora che limperatore si dichiarasse nemico. Conseguita la \


toria il papa sarebbe deposto, lo Stato ecclesiastico verrebbe oc
cupato dal Cardinal Sanseverino e anche gli Spagnoli sarebbe-v
cacciati da N apoli.1 Sulla fine di marzo Gaston de Foix lasciata
Brescia spinse di nuovo il suo esercito verso la Romagna.2 L'av
veduto Raimondo di Cardona seppe cautamente evitare uno scon
tro col suo bravo avversario, ma questi alla sua volta seppe for
zare il nemico a dar battaglia collaccingersi allassedio di Ra
venna. Raimondo di Cardona doveva impedire ad ogni costo !
perdita di questa citt, dove erano i magazzini per il vettovaglia
mento delle truppe. Cos la domenica di Pasqua, 11 aprile 1512.
lungo il Ronco, fiumicello di lentissimo corso, a due miglia da
Ravenna, si venne alla battaglia pi sanguinosa che siasi com
battuta da quando i popoli immigrarono nel suolo italiano .

i D esjardins l i , 576 Greuorovius IV , 3S9.


2 Sulla sua campagna nel 1512 v. gli articoli di Adami e Luciani in
Milit. ital. 1S90-1891.
3
B k o sc h , JnlMis II , 2 4 4 ; c fr. 357. S u lla b a tta g lia p re sso R a v e n n a cfr. pri
m a (li t u tt o le n u m e ro se re la z io n i sin c ro n e p re sso S a n u t o X IV , 12(1 s.. 13'J
148, 151, 154 s., 1 7 0 s., 1 7 6 s .,; la l e t t e r a d i J . G u ic c ia rd in i s ta m p a ta in l '
stor. ita l. X V , 308 s . ; F r . G u i c c i a r d i n i X , c. 4 ; l a re la z io n e d i F r . Pandiiluni
p re sso D e s j a r d i n s I I , 581 s. ; iC o c c in iu s loc. c it. (v e d i K rie g e 52 s.) ; Mtti"
de 'Fleurange (R obert de la M arek) p. x x r x : P e t r u s M a r t y r XX V. c. 4S."-1'--! :
J o v i u s , T ita A lfo n si Ferrar., L eo n is X , D a ta li P escarne; L ettre de Louis A/7.
I I I , 227 s. ; S c h e u r e , B r ie f buch 86 s. ; L u ig i da I o k to 296 s. T ed.vU .ini 328 s<. : ' :
g u a ti (v. 812, *n. 3) 617 ss. ; la re la z io n e n e l m e m o ria le d i F i l ip p o d e V ig n k i1 1 204 s. ; la re la z io n e p o rto g h e s e del 23 a p r ile 1512 In Corp. dipi. Portiti/. I. 164 "
re la z io n e di G uido P o s tu m o S ilv e s tri d ita d a l R e n i eh n el m agnifico seri
d 'o c c a sio n e : N ozze C ian-Sappa-Flandinet (B e rg a m o 1S94) 244 s. ; Colee, d. "
cum ento ind/it. L X X IX , 231-299 ( R elacin de los sucesos de las anua*
E spaa en Ita lia e n los aos de 1511-1512 con la jornada de Ravend) : fina
m e n te la re la z io n e d i G iov. d a F in o d a l Cod. V atic. Urb. IfiO p re sso TommamnM achiavelli I. 706-708. V id i q u e s ta re la z io n e a n c h e n e l Cod. Urb. 1512, fd e lla B i b l i o t e c a V a t i c a n a . Q ui com e p re sso G u ic c ia r d in i e L a s 1 1'
315 s i h a i l n u m e ro d e i m o r ti a c c e tta to n e l te s to , c h e d a a l t r i dato aia-M
s u p e rio re {vedi C a r d o '2 2 , * D ia riu m d i C o r n e u u s d e F i n e [so p ra Pn. 4] a lla B i b l i o t e c a N a z i o n a l e d i P a r i g i e L e ttre s de Car
delct 121 ; A. V ig n a t i ( pi de gu n d ese m illia persone de le am beparte ><
re b b e ro c a d u te p. 119). A lfo n so d 'E s te d c ir c a 14.000 m o rti ; v e d i L u zio
c it. 119. M a a n ch e la c if r a m in im a o ltre p a s s a d i m o lto In p ro p o rzio n e persino
c if r e d e lle b a tta g lie p i re c e n ti. O fr. a n c h e J iin s , H andb. einer Gesell
K riegsw esen 1080 s. C fr. p u re , d e lla re c e n te b ib lio g ra fia , S . G h ig i, B attaglia e
cheggio di R a v en n a a v v e n u ti Vamio 1512, B a g n a c a v a llo 1906; J . B a i s s a c , ^
m ois glorieux. A vril. B a ta ille de R a ven n a (1512), in Gaulois de dinwnehe >'
28-29 a p r ile ; E . S in d e rs -le b e n , Die S chlacht bei R avenna (11 A p r i l !
B e rlin 1907, d is s e rt. (p e r l a c u i c r itic a M. B a l t z e r in M itteil, des In stitv sterr. G eschiehts-forsehung X X X [1909], 183, 185 s .) ; P . D. P a s o l i n i , La <
taglia di R avenna, in N uova A ntologia X L V I I (1912. I n m e m o ria della b a tta g
li c a rd . C esi fece e r ig e r e n e l 1557 su lle sp o n d e d e l R onco l a n o ta Colonna
F rancesi (d ise g n o p re sso T r ia r t e , R im in i 362), le isc riz io n i d e lla colonna P1'

La battaglia di Ravenna (11 aprile 1512).

Lesercito di Gastone, composto di pedoni tedeschi, francesi e ita


liani, giungeva a circa 25000 soldati, quello della lega a 20000.
Si cominci dapprima con un violento duello dellartiglieria
i n cui i cannoni del duca di Ferrara fecero una bellissima prova. 1
<Et, era cosa spaventosa e terribile a vedere scrive Jacopo
Guicciardini a suo fratello Francesco che trovavasi in Spagna
i n qualit dambasciatore di Firenze a ogni colpo dartiglieria
farsi una strada tra quella gente, e balzare in alto elmetti co
capi drentovi, spallacci, mezzi uomini, et in gran quantit. Ve
dendosi gli Spagnoli consumare et perdersi senza rompere una
lancia, si feciono innanzi, et con larme in mano appicorno el
facto darme, el quale dur circa hore quattro; ma nelle prime
due fu terribile et fiero, et quasi tutti vi furon morti gli uomini
darme del primo squadrone, et deli altri assai ; el quale con laltro
de cavalii leggieri, vedendo spacciato el primo, si messe in fuga.
Rimasono le fanterie spagnuole sole, et gran danno facevano ; ma
voltandosi le lancie francesi, quasi tutte le spacciorno. Dal canto
de Francesi e Guasconi e Piccardi si portorno male; e lanzichenech francamente . 2
Dalle 8 del mattino fino alle 4 del pomeriggio dur quella ter
ribile mischia, in cui lartiglieria di Ferrara e la resistenza dei
lanzichenecchi tedeschi riportarono la vittoria. Dieci mila cada
veri ricoprivano il campo di battaglia, il cui orrendo spettacolo
descrisse PA riosto;3 un terzo di essi erano francesi, due terzi
i loro nemici. Il legato pontificio Giovanni de Medici,4 i gene
rali Fabrizio Colonna e il marchese di Pescara rimasero prigioni,
tutta la salmeria, lartiglieria e le bandiere dei confederati an
darono perdute. Ma il giubilo della vittoria nelle file francesi am
mutol alla notizia che Gaston de Foix aveva trovato la morte nel
bollor della mischia. Il giovane eroe entr cadavere il giorno se

G h ig i

loc. c it. 64 ss.

C ir.

in o ltr e s u lla b a tta g lia pre sso R a v e n n a

P. D. P

a s o l in i,

Ravenna e le sue -vicende, R o m a 1912, 178 ss. S u lla ra p p re se n ta z io n e d e lla b a t


tag lia n e l p a la z z o d e lla S ig n o ria di F ire n z e vedi V a s a r i , Opere (F ire n z e 1832 s.)1370 ss. S u lla b a tta g lia p re s s o R a v e n n a e fr. a n c h e F . L. T a y l o r , Tlie A r t o f
War in Ita ly 1J,9J,-1529, C a m b rid g e 1921 e v. in p ro p o sito H ist. Zeitschr. C X X V III
510 ss.
1 P e r la p a r te p re s a d a A lfonso d E s te a lla v itto r ia fra n c e se p re sso R a
venna c fr. Luzio loc. c it. .118 ss. T r a l a s u a a r tig lie r ia iv i m e3sa in uso e ch e
c o n trib u a d e c id e re d e lla v itto r ia tro v a v a n si can n o n i che il doppio m a rc h e s e
di M antova a v e v a m a n d a ti n e l n o v e m b re a l co g n ato p e r a iu ta r lo nelle im m i
nenti
2
3
4

b a tta g lie . L trz io 96.


A rd i. stor. ita l. XV, 308 ss.
Ele<j. X , 37-43.
Cfr. L ,u z io loc. c it. 122.

816

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 6.

guente in (Ravenna, preceduto da 18 bandiere strappate al ne


mico. 1 In pochi giorni tutta la Romagna cadde in mano dei Fran
cesi. Il belligero cardinale Sanseverino si spinse sulla via Flaminia
per andare alla conquista di Roma e a deporre Giulio I I .2 La coali
zione contro la Francia, dalla quale si era potuto attendere un
effetto schiacciante, aveva fatto fiasco completo. LItalia tutta fu
presa da un indescrivibile sgomento. In mostri, che allora sa
rebbero apparsi in Ravenna, si vedeva la prova che i Francesi
erano stati inviati nel paese come un flagello di Dio onde punire
g litaliani dei loro peccati.3
Il 14 aprile Giulio II ricevette la nuova della disfatta di Ra
venna. Conosciutasi in citt linfausta notizia /un orribile spa
vento simpadron degli abitanti. Si sapeva che Gaston de Foix
aveva minacciato di conquistare Roma e di eleggere un nuovo
papa e siccome era nota la celerit delle sue mosse, credevasi che
in brevissimo tempo il nemico comparirebbe alle porte della citt.
Il cronista fiorentino Cerretani racconta, che temevasi il saccheg
gio. di Roma e leccidio dei prelati.4 II papa stesso nel primo mo
mento rimase atterrito e parlava di fuga, consigliato a ci dallambasciatore spagnolo.5 Ma mentre lo sgomento indicibile dei
cardinali e dei Romani continu ancora per lunga pezza, Giulio II
riprese subito animo e mostr quella risolutezza che era stata
sempre sua propria anche nella sventura. Gi il 15 aprile dichia
rava sia allambasciatore veneto come a quello spagnolo, chegli
intendeva mettere al rischio 100000 ducati, persino, la tiara, o n d e

1 R a v e n n a f u o rrib ilm e n te s a c c h e g g ia ta ; vedi R i c c i, li a renna dolio il s"''1'"


<Vel 1512, B o lo g n a 1S83 ; G h ig i loc .cit. 135 ss. F ra n c e sc o I n e l 1515 ordin eli

fo ss e e r e tto a G a sto n d e F o ix u n g ra n d io s o m on u m en to . Q uesto per non f"


c o m p iu to e le su e p a r ti a n d a ro n o pivi t a r d i d isp e rse q u a e l ; vedi M i nwJJist. de lA r t I I , 550 s, L a c e le b re s t a tu a se p o lc ra le di G astone, sq u isito la v o r o
d i A g o stin o B u s ti, tro v a s i o ra n e l M useo a rch e o lo g ic o di M ilano. Cfr. Bossi.
M onum ento di Gastone di (Foi<c, M ilan o 1852. I l g io v a n e e ro e effigiato iJ
p la c id o sonno, q u a si lie to n e lla m o rte p e r le c o n se g u ite v itto rie , come dice i
V a s a ri.

2 C fr. l a l e tte r a d i M orone d el 21 giugno 1512 in L eti, ili G. 11


e d . P ro m is-M 'u ix e k , Misceli, di storia dIta l. t. I I , T o rin o 1863.
3 B a n d it o c i 314, 315 (M . H f .b z f e l d I I , 209, 210 s.). T f.d a ix i.n i 327.

denlclmch des P h i l i p p e d e V i g n e w l l e s 203 s. B e r n a i d e z I I , 3 7 2 s. L am P apstesel 24.


4 * C e r r e t a n i n e l God. I I , I I I , 7 6 , f. 3 8 1 d e lla B i b l i o t e c a N a z i o
n a l e di F i r e n z e .
s C os rif e ris c e l'a m b a s c ia to r e v en ezian o , i l c u i d isp a cc io tr o v a s i in estr.
p re s s o C a n u t o X IV , 158-159, e a n c h e C o rn io li c s de F in e n e l suo * D i'" "
(v. so p ra p. 785, n. 8). B i b 1 i o t e c a N a z i o n a l e d i P a r i g i- J '.^Vt'uti
d e lla m b a s c ia to re sp a g n o lo e v e n e z ia n o p re s s o G u ic c ia r d in i X. c.
d a ll a m a g g io r p a r te d e i m o d e rn i, difficile c h e s ia n o gen u in i. C fr. a n c h e
de L ouis X I I . I l i , 230, 240, 244. L u z io , / s a i ) . dE ste di fro n te ecc. 121-

Coraggio di Giulio II e primi suoi passi dopo la battaglia di Ravenna.

817

cacciare i Francesi dallItalia. Subito vennero ordinati nuovi arma


menti e Roma parve diventata un accampamento.1 A far s che
Giulio II si riavesse cos presto Con iorza veramente meravigliosa,2
contribuirono non poco le notizie che il 15 aprile rec Giulio deMe
dici cavaliere di S. Giovanni spedito a Roma con salvacondotto
francese dal cardinal legato fatto prigioniero. Queste notizie
erano cos importanti che il papa ordin al suddetto di ripeterle
in concistoro alla presenza dei cardinali. Giulio de Medici de
scrisse le immani perdite e lo scompiglio dellesercito francese,
che aveva perduto il suo miglior duce; il nuovo generalissimo,
La Palice, non conoscere la volont del suo re ed essere in con
tinue liti col superbo cardinale Sanseverino. In tali circostanze
non esser punto a pensare che i Francesi affretterebbero la loro
marcia contro Roma. In pari tempo vaghe voci annunziavano
lavanzarsi degli Svizzeri. Sempre pi appariva che ili successo
dei Francesi presso Ravenna non era stato altro che la vittoria di
firro. Significativo per la mutata condizione delle cose fu il fatto,
che il duca Alfonso di Ferrara fece ritorno nel suo stato e che il
duca di Urbino staccatosi dai Francesi si rivolse al papa offren
dogli le sue m ilizie.3 Ma siccome ci non ostante i cardinali insi
stettero nelle loro esortazioni alla pace, il papa s acconci a nego
ziare coi Francesi. Tuttavia non certo da credere che un uomo
di stato come Giulio II potesse pensare seriamente in tal mo
mento a una pace, che gli sarebbe costata troppo cara.4 Egli

tesso ebbe a dire apertamente che quelle pratiche non miravano


ad altro se non a chetare la furia dei Francesi . 5 Se la Spagna
e lInghilterra gli rimanevano fedeli, egli poteva ancora conti
nuare con buon successo la guerra contro colui, che laveva attac
cato nel modo pi sensibile sul campo spirituale e temporale e
che persino con* poesie e commedie lo faceva mettere alla ber
lina.6

124. C fr. S e n a b b g a 013 ; J o v iu s , V ita Leonis X . I I , 47 ;


ed. H o f x e r 386-387; F re y , D iehtungen Michelangelo's
>09 e la relazione dell'ambasciatore portoghese, finora del tutto trasandata
dalla critica, del 16 aprile 1512 in Corp. dipi. Portug. I, 161-163.
1 'Sa s t u t o X IV ,

E g id io

da

V ite rb o ,

2 G regorovius V I I I 3 92-98.

c. 5. Per il sollecito cambiamento degli umori di molti


n Roma caratteristica la lettera assai fiduciosa dellambasciatore dOrvieto
del 18 aprile 1512 presso Fum i 161-162. Risoluto assai il ** breve al cardi0:1e Gonzaga del 29 (aprile 1512. A r c h i v i o G o n z a g a i n Ma n t o v a .
4 T a le i l g iu d iz io d e l Reumont I I I 2, 36 e d i Roiir b a c h h -K n o p k u j r 299,
3 G u ic c ia rd in i X,

che c o n co rd a n o q u a s i a lla le tte ra . P e r le tr a t t a t iv e c o lla F ra n c ia e il t r a t


ta to concluso m a n o n r a tif ic a to da L u ig i X II, c fr. Lxrzio loc. c it. 122 s.
5 S a n u to X IV , 1 85; c fr. 1S9.

6 Cfr. sopra p. 782 s.


C a sto r ,

storia dei P api,

III.

52

818

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 6.

Per la situazione del papa venne proprio allora considere


volmente peggiorata dalle condizioni malsicure delle cose in casa
sua. Tuttavia Giulio II non disper nemmeno di fronte a questo
nuovo pericolo. Con ammirabile destrezza egli in breve tempo
riusc in parte a cattivarsi i baroni romani come i Colonna, e
in parte ad abbonirli come gli O rsini.1 Quindi egli strinse col
lInghilterra, limperatore e soprattutto cogli Svizzeri alleanze,
le quali dovevano essere feconde dimportantissime conseguenze.
In nessun tempo lindomabile coraggio di Giulio II si manife
stato pi evidentemente che nella terribile crisi di quei giorni.
Alla moneta, che allora Luigi XII fece coniare col motto Perdan
Babylords nomen il papa rispose con unaltra, nella quale egli
raffigurato a cavallo, nellatto di cacciare dinanzi a s i barbar;
con una frusta e di calpestare larme di F ran cia.3

i B r o s Oh , J u liu s II . 247. L a fie ra o s tilit d i m o lti in R o m a c ontro il d o


m in io dei p r e t i a t t e s t a t a d a * C e r r e t a n i loc. c it. B i b l i o t e c a N a z i '
n a i e di F i r e n z e .
2
L a iu to d e llI n g h i lt e r r a f u g u a d a g n a to colla p ro m e ssa di d a re ad l 'u
r ic o V i l i r i n v e s t i t u r a d e lla F ra n c ia . S u ci il 20 m a rz o 1512 fu steso un
b re v e (p u b b lic a to d a F e r r a t o l i i n Aroh. d. Soc. Rom . X IX , 425-427 secondo la
m in u ta deUA rc h iv io se g re to p o n tificio ), il q u a le d o v e v a e sse re custodito da
u n a p e rso n a d i fid u cia finch il re in g le se n o n a v e sse m e rita to il suo guider
d on e colla v i tt o r i a su i F ra n c e s i. E b b e ro notizia di q u e sto breve G u i c c i a r d i * 1
e S a n t t t o X IV , 202. 'O fr. a n c h e M a d e l i n , L e jo u m a l ecc. 2.">4s. I l 1" aprii'
1512 fu c o n e h u sa l a lle a n z a d e llI n g h i lt e r r a con G iu lio I I : vedi R y s ie r For
tiera X I I I , 235 |e F e r r a j c (l t loc. c it. 430. A llin v ia to m a n to v a n o Folenghin
G iulio I I d isse 1 11 m ag g io 1512 ( L t i z i o , Isab. d E ste di fro n te ecc. 125'

N on solurn non sa de fa r e pace m a anchora s-pero m Dio in breve andar


P arise a incoronar il re d 'A n g literra del ream e de Fronza. Io non voglio ahondonare R e e Signori cristia n i fideli per a bracare un re diabolico s i s m a t i e
senza fede.
s O fr. H e n n i n , L es m onum enti de lh ist. de Frm ice V i l i , 3 5 3 ; M u n t z , W
phael 274. S u lla m o n e ta d i L u ig i X I I , la q u a le del re s to n o n f u che la ripeti
zio n e d u n a pii! a n tic a (v. 197 n. 4), c fr. a n c h e L ie be, N u m m i L udovici X II reg*
G allorum epigraphe P erdani R a b ylim is nom en. L ip sia e 1717.

7.
Arroganza e ruina degli scismatici. Successi del quinto con
cilio ecumenico lateranense. Gli Svizzeri salvatori della
S. Sede. Annientamento della dominazione Francese in
Italia. Adesione di Massimiliano al concilio lateranense.
Morte di Giulio II. Giudizio sintetico sulla sua azione
politica ed ecclesiastica.
esito della battaglia presso Ravenna ridon un po di coraggio agli scismatici radunati a Milano. Avvedutamente
costoro finch le sorti delle armi pendevano incerte avevano an
cora indugiato a romperla definitivamente col papa. Ma ora il
21 daprile 1512 deliberarono di sospendere Giulio II da ogni am
ministrazione ecclesiastica e civile, la quale dicevano passata (al
santo Sinodo, minacciando di fare ancora altri passi. Tut
tavia nemmeno il prestigio onde erano circondate le armi fran
cesi dopo una recente vittoria valse a ravvivare quella creatura
degli scism atici morta in sul nascere . 1 La maggior parte dei
Milanesi non aveva che odio e disprezzo per unimpresa, della
Quale lo stesso Luigi XII ebbe a confessare allambasciatore spa
gnolo non essere che una farsa, imo spauracchio contro il papa. Agli scismatici, discordi fra di loro,3 tocc di vedere migliaia di
Persone prostrate in ginocchio davanti al cardinale de Medici
Prigioniero Supplicandolo di assolverle dalle censure nelle quali
erano incorse per aver .preso parte alla guerra contro il papa. *
1 B b o s c h , J u liu s I I . 249. L e h m a n n 33. H e k g e n k th e k V i l i , 486 ss. G i
Prima e r a c o m p a rso p e r le sta m p e u n o s c r itto in tito la to Suspension del
S- nostro IuUo pappa II . da ogni adm inistratione cos ne le cose spirituale
c"ie ne le tem porale, Milano per m aestro Zoane A ntonio Z a ita da Monza a d i
r'oio de aprile 1512. U n e se m p la re d i q u e s ta m o lto r a r a s c r i tt u r a n e lla T r iVl>lziana in M ilano. C fr. A reh. stor. lotnb., 3 s e r ie X IV (1900), 402; G iom ~
*tnr- r M t. della L iguria I I (1901). 75.
2 G a r n i e r , H ist, de France X X II ( P a r is 1788), 358.
\ edi H e n a u d e t 5 4 3 s.
4 Jovxus, V ita Leonis X . lib. 2. R o s c o e I, 510.

820

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7.

Intanto Giulio II aveva svolto in Roma unattivit indefessa.


Le angustie cagionategli dalla disfatta di Ravenna non valsero
a diminuirne punto il coraggio. Fa davvero meraviglia come egli
in mezzo a tutte ile strettezze della guerra non cessasse mai dal
mandare avanti i preparativi pel concilio ecumenico.1 La guerra
avealo costretto a differirne lapertura al 3 di m aggio,2 ma, seb
bene le difficolt non fossero ancora rimosse, pure il giorno fis
sato venne mantenuto.
Era un momento importante. Erano trascorsi pi di ottanta
anni dallapertura del concilio di Basilea, che col suo procedere
rivoluzionario invece idi dare la sperata riforma aveva cagio
nato una confusione immensa nella cristianit, ed ora raccoglievasi di nuovo in Roma un concilio legittim o sotto lautorit del
papa per tutelare innanzi tutto lunit della Chiesa contro i co
nati rivoluzionarii della Francia, poi per risolvere le grandi que
stioni del secolo, la riforma cio delle cose ecclesiastiche e la
difesa contro i Turchi.
Dopo un triduo idi processioni la sera del 2 maggio 1512 il
papa in solenne corteggio, circondato dalla sua guardia svizzera
e protetto da buon nerbo di soldati, si rec al Laterano, dove
pernott. Siccome temevansi dei torbidi da parte della fazione
francese, le vicinanze del suddetto palazzo lateranense furono
occupate da soldati. Il giorno seguente, festa dellinvenzione della
S . Croce, fu aperto il concilio in, quella veneranda basilica che
porta il nome onorifico di ((madre e capo di tutte le chiese
Erano presenti, oltre il papa, 16 cardinali (due si erano scusati
per malattia) e circa 100 prelati quasi tutti italiani, fra i qual
7 0 vescovi, 12 patriarchi e 3 generali di Ordini religiosi; d i P1U
g li ambasciatori d i Spagna, Venezia e Firenze, il senatore di Ro
ma e i conservatori, finalmente buona parte della nobilt rom ana.
La guardia donore era istata assunta dai cavalieri di Rodi ; nei loro
magnifici abiti fulgidi doro e di seta, colle croci bianche su
petto, essi facevano un bellissimo vedere. Una folla immensa di
gente riempiva la vasta basilica.3 Il Cardinal Riario c e le b r o
Messa dello Spirito Santo, quindi il generale degli A g o s t i n i ; 111
Egidio da Viterbo tenne 'in latino classico unorazione da tutti
ammirata, nella quale si diffuse a parlare con franchezza <'

TT , njLrc nelle
ed. D l l i n g e b 4 1 6 s s . Ofr. D e s j a r d i n s I I . 574 ^ .
f o n ti p e r la s t o r i a del Jconcilio la te ra n e n s e , (p i d iffu sa m e n te si p a r la di i
d e G ra ss is ) t r a t t a G u g l i a . S tu d ie n eoo.
2 R a y n a l d 1512, n. 28-30. G u g l i a , S tu d ie n I I , 7 s.
i la
3 S a n u t o X IV , 203 s. P a r i s d e G r a s s i s , ed. D l l i n g e b 417. A |im u 1B
* re la z io n e di C e rre ta n i in Cod. I l , I I I . 76 d e lla B i b l i o t e c a N a z i o ^
d i F i r e n z e e M a d e l i n , L e jo u rn a l d'un h a b ita n t franais de Rome 1 P a ris

de

G ra s s is ,

D iscorso di Egidio da Viterbo al concilio lateranense.

821

grandi mali della Chiesa e del vantaggio straordinario dei concilii. Loratore nobilmente idealista dichiar che la disfatta di

Ravenna era stato un monito della Provvidenza affinch la Chiesa,


sconfitta per aver cercato un appoggio nelle armi a lei estranee,
facesse ritorno a quelle che le erano proprie: alla piet, alla pre
ghiera, alla corazza della fede e alla spada della luce. Con queste
armi la Chiesa aveva guadagnato lAfrica, lEuropa e lAsia,
mentre con ornamento ed armatura estranea aveva poi di nuovo
perduto molto. La voce di Dio ha invitato il pontefice a tenere il
concilio, a riformare la Chiesa, a dare la pace a lei e ai popoli
e ad allontanare nuove percosse e ferite. Tu dice il Signore
a Pietro (Lue. XXII, 32) una volta ravveduto, conferma i tuoi
fratelli. Ascoltate, capi supremi, baluardi e protettori della citt
di Roma! Udite in che abisso di mali sia venuta la Chiesa fon
data dal vostro sangue! Vedete, come la terra questanno sia stata
inaffiata di sangue pi che di pioggia e come nulla ci resti al di
fuori deHesterminio ! Accorrete in aiuto, risollevate la Chiesa !
U popolo, uomini e donne, persone dogni et, luniverso intero
supplica e prega; pregano i padri, il senato, il papa stesso affinch
voi conserviate lui, la Chiesa, la citt -di Roma, questi tempii,
questi altari, questi vostri santi corpi e questo sinodo lateranense
muniate dellassistenza dello Spirito Santo a salute di tutta la
cristianit, provvediate che i principi cristiani facciano tra loro
la pace e rivolgano le loro armi contro Maometto, il nemico di
chiarato di Cristo, di modo che lamore della Chiesa attraverso
Questi marosi, procelle e tem/peste non solo non si spenga, ma
anzi per i m eriti dellaugustissima Croce e sotto la guida dello
Spirito Santo, che oggi unitamente qui si festeggiano, possa venir
lavato da ogni sua macchia e ricondotto alla sua primitiva pu
rezza e al suo antico splendore.1
Fu un favorevole pronostico pel concilio il fatto che tenesse
'1 discorso dapertura uno dei migliori e pi pii e pi zelanti pre
s ti per la riforma. Finito questo, il papa, che aveva preso posto
nel coro della basilica insieme ai cardinali, impart la benedizione,
1

Oratio prillisi

Si/nodi L atcrancnsis batta

per

E iju h iii

V it c r h h n x e m

* iu ffu stin i O rdinis Generai em, R o m ae 1511, N u re n b e rg a e [1512] e s. 1. 1512


1
V i l i , 2 5 0 ; V II, 4 5 0 ; IX , 113). L a h b . X IV , 18 s. H a b d o u i n IX , 1573 ss.
1 [eege* R o t h e r V i l i 501 ss. R o h r b a c h e r - K n p f i .b r 413 ss. C fr. an ch e P l i s Pour la biagraphie <U card. Gilles de V iterbe 810 s. E g id io C an isio d a
iterho fu d a l p a p a i n v ia to a n c h e d a i c a rd in a li sc ism atici. N e offre u n ric o rd o
" n codice, g i p o ss e d u to d a lu i, d e llA ngelica in R om a (S. 8, 2, R ufino, v e rdel H epl dcpycv d i O rig en e) c o lia n o ta a lla fin e: F ra ter AegUUus Viter-

,,enxis rescribi F iorentine iu ssit i l U X I l curri contra scism a a Iulio secundo


<ntiflce m a xim a m issus est quatuOr p riv a ti * cardim U bus qui ab eo ad G a i
"nim regem desciverant ; vedi P l i s s i e r in Rev. des B ibliothques I I ,
(1892), 233.

822

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7.

fece pubblicare unindulgenza plenaria ed inton il Veni, Creator


Spinitus. Quindi si rec nellaula conciliare eretta nella navata
centrale. Qui vennero recitate le litanie dei santi colle annesse
preghiere e dal Cardinal diacono Luigi dAragona fu cantato il
vangelo della missione dei discepoli. Essendo Giulio II alquanto
sofferente, il cardinale Alessandro Farnese lesse in suo nome um
allocuzione, la quale parlava brevemente di ci che avea dato
occasione al concilio e delle speranze (che per esso nutrivansi.
Il concilio da lui da tanto tempo desiderato, ma che erasi dovuto
differire a causa delle guerre tra i principi cristiani, egli aveva
creduto bene doverlo convocare ora, affinch uno scisma impor
tato da Satana nella casa di Dio non si allargasse di pi e non
infettasse il gregge di Cristo; tutti si ponessero Iddio innanzi
agli occhi, si consultassero liberamente e cercassero di piacere
pi a Dio che agli uomini. Sperare egli che collaiuto dellAltis
simo verrebbero migliorati i cattivi costumi, restituita la pace agli
Stati cristiani e rese vane sotto il vessillo della croce le astuzie
dellantico avversario. Con ci dichiarasi aperto il concilio e fis
sata la prima sessione pel 10 m aggio.1
Finita la cerimonia il papa si rec a S. Pietro in Vincoli. Tutto
lieto per la bella riuscita della grandiosa solennit, egli celiava sui
timori avuti da principio a causa di turbolenze e al gran maestro
delle cerimonie Paride de Grassis, che cos bene aveva tutto pre
parato e organizzato, promise in ricompensa un vescovado.
Come era stato stabilito, la prima sessione del concilio lateranense si tenne il 10 di maggio sotto la presidenza del papa. Ce
lebr la Messa dello Spirito Santo il C a r d i n a l Grimani e tenne H
discorso Bernardino Zane, anche lu i veneziano, che come tale parlo
a lungo del pericolo turco diffondendosi poi sullunit della Chiesa.
La quale disse consistere prima di tutto nellunione delle membra
tra di loro, e poi nella soggezione al capo, al vicario di Cristo,
essere quindi scismatici tutti coloro, che a questo capo non obbe
discono e noni vogliono rimanere in comunione colle membra a
lui soggette. E siccome ognuno, giusta il diritto umano e divino,
deve esser punito per opera di quella medesima cosa con la quale
i S a n u t o loc. c it. P a r i s d e G r a s s i s p re sso R a y n a i .d 1512, n, 3iW*HtRGENRorHER A I I I , >06-507. .Sulla tra d iz io n e m a n o s c ritta d e llallocuzione
p a p a n o n in tie r a m e n te l e t t a c f r. G u g l i a , S tu d ie n I I , 2, il q u a le (3 s.) con
g e ttu r e re b b e d o v e rs i a tt r i b u ir e a l d e ca n o d e l co llegio c a rd in a liz io Raffaele
R ia r io u n a l t r o d isc o rso , a q u a n to p a re n o n te n u to , c o n se rv a to in iegtu1'
all'altro, m a senza n o m e, n e l m ed e sim o codice del l A r c h i v i o
segreto
p o n t i f i c i o I (A m i. X I, t. 6 7 ): se il p a p a a v e s se te n u to in persona il 5'"
d isc o rso , R ia rio , ria tta c c a n d o s i a lu i, a v re b b e d o v u to p a r la r e su i com piti <1
concilio, in p a r tic o la r e su lla r i f o r m a ; v e n u ta a m a n c a re l allocuzione per-'1
u a le d el p a p a , m a n c a n c h e q u e s to d isc o rso .
- P a r i s d e G r a s s i s , 1. D o i x i n g e r 418.

Discorso del Caetano al concilio laterauense

823

ha peccato, cos anche agli scismatici incontra un doppio castigo:


lesclusione dalla comunit dei fedeli e la perdita dei privilegi,
ucii e dignit apostoliche. missione del papa e dei padri del
concilio di combattere e rendere innocui gli eretici e gli scisma
tici affinch il male non cresca e la scintilla non diventi fiamma.
Quindi il pontefice tenne una breve allocuzione in cui ricord ai
presenti il compito del concilio comprendendo in esso lestirpa
zione dello scisma, la riforma della Chiesa e la crociata contro
gl'infedeli. Poi .segu la lettura delle bolle del luglio 1511 e del
laprile 1512, non che la nomina degli ufficiali del concilio, S quali
subito prestarono giuramento nelle mani del papa.1
Il 17 maggio si tenne la .seconda sessione del concilio, mella
quale doveasi discutere sulla nullit del concilio di Pisa. Eran
presenti pi di cento prelati.2 Celebr la Messa solenne il cardi
nale ungherese Tommaso Bakcz, quindi il generale dei Domeni
cani Tommaso da Gaeta il (Caetano) tenne un importantissimo di-corso sulla dottrina cattolica intorno alla Chiesa e ai sinodi. Egli
descrisse la Chiesa come la santa citt di Gerusalemme veduta da
Giovanni (Apoc. XXI, 1 ss.) coi suoi mezzi di salute (i sacramenti),
coi suoi apostoli, pastori, maestri e doni idi grazia, coi suoi citta
dini strettamente uniti fra d loro, come le membra di un mede
simo corpo ; egli dimostr che la Chiesa una citt, chessa santa,
ch e la citt della pace (Gerusalemme), che in opposizione alla
sinagoga sempre nuova e rigogliosa, chessa discesa dal teielo
modellata sulla monarchia celeste. Questa Chiesa, continu il Cae
tano, governata in luogo di Cristo dal suo vicario, al quale tutti
i cittadini della citt debbono prestare obbedienza non solo indivi
dualmente, ma anche collettivamente. I caratteri della vera Chiesa
non convengono alla comunione dei Pisani, sbucata piuttosto dal
linferno che discesa dal cielo, la quale non rappresenta che una
n a zio n e ed anche questa solo in parte; manca delluniversalit,
n mostra essere quella citt, alla quale traggono popoli potenti
e a cui si rivolge la pienezza del mare (Isaia LX, 5). Quest as
semblea non santa, non legittima, infetta derrore, mette
P ie tr o al di sotto della Chiesa, su b o r d in a il papa al co n cilio , pre
pone le membra al capo, le pecore al pastore; non pu dirsi Ge
rusalemme, non avendo essa n la pace n la quiete dell oi dine,
dando anzi opera a sconvolgere il magnifico ordine della Chiesa
ergenbther
V i l i , 507-514. A lle f o n ti q u iv i c ita te si a g g iu n g a S a X IV , 224, 228. I l d isc o rso f u s ta m p a to : Oratio reverendiss. D. Episcopi
s l>aiatensis habita in prim a sessione L ateranensis Concila, R om ae 1512 ( P a n z k b V i l i , 250). G u g l i a , Studien z u r Gesch. des f n fte n Lateranooncils, W ien
,s !*9; q u i sono d is c u s s e le fo n ti e l'o rd in e con c u i si sv o lsero le cose del

1 H

n' v t o

concilio.
2

P a k is d e

C h a s s is , ed.

D llin g eb

419.

824

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7.

e movendo guerra alla santa Chiesa romana: essa la citt e la


torre di Babele che tutto mette sossopra. Essa nuova, ma non
nuova nel senso della vera Chiesa; la sua novit ha origine da
Costanza e Basilea. Il papa, cos concluse loratore, deve imitare
la sapienza, la perfezione e la potenza di Dio; la potenza cingen
dosi della sua spada, poich <ne ha due; una che ha comune coi
principi secolari e unaltra ch propria a lui solo. Questa !a
spada della potest ecclesiastica contro gli errori e gli scismi. Alla
potenza del papa deve associarsi la perfezione, che consiste nella
misericordia. A ci aggiungasi la sapienza, che in modo speciale
si d a vedere nelle assemblee sinodali e deve sempre pi risaltare
affinch si adempiano le concepite speranize e la Chiesa apparisca
in quella forma, in cui apparve in ispirito al discepolo diletto.
cosa molto significativa per il cambiamento, che sera avve
rato nelle idee della m aggior parte dei teologi, il fatto, che questa
acerrima condanna della falsa teoria conciliare non trovasse a l
cuna opposizione.2 In larga cerchia erasi riconosciuto qual tre
mendo danno avesse apportato alla Chiesa e al monda questa
teoria venuta fuori in tempo dimmensa confusione. Limpotenza
dei Pisani e la buona riuscita del concilio lateranense c o n v o c a t o
dal papa diedero prova del prevalere idei concetto cattolico, che
un concilio non pu ridondare a bene della Chiesa se non col
papa e sotto la presidenza del papa.
Dopo il discorso di Tommaso da Gaeta fu letta una lettera del
re dInghilterra circa la sua alleanza col papa; poi uno s c r i t t o
del re di Spagna, il quale accreditava il suo consigliere G i r o l a m o
de Vieh in qualit di ambasciatore per s e per sua figlia G i o v a n n a ,
regina, di Castiglia, onde potesse assistere al concilio e prestale la

1
H e k g e n r t h e b 'S TII, 514-516. O ratio in secunda sessione concila Latcranensis li a bit a a R . P. F. T h o m a d e V lo Caietano, R o m a e 1512 ( P a n z e r

V i l i , 251).
M a u r e n b r e c h e r , K ilt hol. R efo rm a tio n 107. C fr. a n c h e P a r i s d e G r a s s is .
ed. D i x i n g e r 423-424. S u l C a e ta n o ci. W e t z e r u . V h l t e , K i r c h e n l e x i k o n I I 2.
1675 s. C om e d ife n s o re d e lla s u p e r io r it d e l p a p a a l co n cilio d i q u e sto temP'1
v a n o m in a to a l t r e s : C y p r i a n t t s B e n e t u s , T ra c ta tu s qu a tu o r; I . De p r im a
o rU s sed e; I I . De concilio; I I I . D e ecclesiastica p o tc sta te ; IV . D e Ponti
ficia M axim i a uctoritate. 2* e d . R o m ae 1512 (1513), s ta m p a ti p re sso Roccab e r t u s . liib l. m a x . P ontificia V I I, 783-797. C fr. L a u c h e r t , Ita l. G eyner Luthers
067 s. A nche i n (G erm ania e n e lla n n o 1500 P ie tr o R a v e n n a s , n e lla s u a prele
z io n e in a u g u r a le te n u ta a W itte n b e rg d in a n z i a llE le tto r e F e d e ric o , p o t difen
d e re la te s i c h e il p a p a s t a s o p ra i l c o n cilio e l a iC hiesa se n z a ch e dovesse te
m e re c o n tra d d iz io n e . C fr. M i t t h e r , A us d e m TJniver&itts-wid G elehrt enlebtn i"1
Z e ita lte r der R efo rm a tio n , E r la n g e n 1866, 70 ss. ; H . H a u p t , E i n o b e r r h e i n i s c h " '
R evo lu tio n r a u s d e m Z e ita lte r K a ise r M a xim ilia n s / . ( W estd eu tsch e Zeitschi
fa se , com plem . 8), T r i e r 1 8 9 3 ,1 5 7 s . C he d e l re s to le id e e c o n c i l i a r i c o n t i n u a s s e i "
a v iv e re q u a e l , lo m o s tr a n o f r a l a lt r o le c o n su lte d e l re g io consiglio di ^ !1'
s tig lia p re sso D i x i n g e r I I I , 200 ss.

Gli Svizzeri condotti dallo Schiner.

825

sua opera in favore del legittimo papa Giulio contro gli scisma
tici. Poi segu la lettura della bolla pontificia relativa alla con
ferma e al rinnovamento delle censure emanate contro il pseudo
concilio ; in pari tempo per riguardo alle circostanze, ai delegati
delle altre nazioni che ancora si attendevano e ai mesi cocenti
della estate, la terza sessione fu rimandata al 3 dicembre.1
Mentre lInghilterra aderiva apertamente alla lega antifran
cese, anche limperatore aw icinavasi sempre pi al papa, che
aveagli fatto sperare una pace favorevole con Venezia. Qui fu
di grande momento il fatto, che Giulio II riusc a persuadere Mas
similiano di concludere con Venezia una tregua di dieci m esi.2
Se con ci non venne a sciogliersi dallalleanza con '.Luigi XII,
pure limperatore assunse un contegno svantaggioso alla Francia,
favorevole invece alla lega santa. In aprile egli permise agli Sviz
zeri, mossi dallo Schiner " ad accorrere in soccorso, di passare
per i suoi dominii provvedendoli altres di vettovaglie.4
Sulla fine di maggio tutte le milizie svizzere, una forza di
18000 uomini, si trovavano riunite a Verona, dove era giunto
anche il cardinale Schiner col denaro per le truppe necessarie.5
Inoltre questi aveva portato ai suoi compatriotti perch caval
lereschi e fedeli campioni e difensori della Santa Chiesa e del
papa dei doni da parte di Giulio II, un cappello principesco fre
giato doro e di perle ed una magnifica spada, simboli dellindi
pendenza dei confederati da ogni potere civ ile.6 Tale riconoscenza
1

H e r g e n b I H B V i l i , 516-517. O fr. S anudo X IV , 242 s., 267.


2 O fr. /W o lk f, V enezianer P o litik 66. P e r l equivoca c o n d o tta d i M a ssi
m iliano, il q u a le si rise rv , n e l caso ch e o tte n e sse d a lla F r a n c ia ci che voleva,
di to rn a rs i a m e tte re con e ssa c o n tro il papa e la S pagna, c fr. L u z io , Inali.
dV*te di fr o n te ecc. 1 2 6 .
3 C fr. B u c h i , K ard. S ch in er 280 s. ; Korrespondenzen I, 138 s.
*
H b e e I I I , 396. U i.m an tt I I , 447. G isr 46 s. F in o ra e r a s i rite n u to che il
diplom atico pontificio E n n io F ilo n a r d i fo sse s ta to m a n d a to n e lla S vizzera d a
Giulio I I . i l w - i r z , E . F ilonardi (Z ric h 1894), m o stra p e r c h e la n u n z ia tu ra
del F ilo n a rd i n e lla S v iz z e ra non com inci che so tto L eone X n e llanno 1513.
C fr. B ttc h i, K a rd . S c h in e r 288 3.
6
I f r a t i er l i , 4 1 2 s. C fr. G i s i 6 3 s .: . C a r d o 2 3 e M o d e r n in Jahrb. der
K u n stsa m m l, des ste rr. K a ise rh a u se s X X II, 1 4 1 , 1 5 1 . Il cappello colla sc a to la
01 iginale <li l a t t a e la g ra n d e sp a d a con rio ch i e m agnifici fre g i, splendido l a
voro del rin a s c im e n to ita lia n o , v e n n e ro d e p o sti in Z u rig o g iu s ta la delib ei azio n e
della {lieta di B a d e n ; e ssi fu ro n o d a p rin c ip io c u sto d iti in q u e lla b ib lio teca
ea ora tro v a n s i n e lla r m e r ia d e l m u seo n a zio n ale svizzero d i Z u rig o ; sono
^ P ro d o tti e d e s c r itti n e lla s tre n n a d i capo d 'a n n o d e lla b ib lio teca e h Ica di
Zurigo p e r il 1 8 5 9 c o m p o sta d a G . v o x W v ss con q u e sto tito lo : Die Geschenke
PaPSt J u liu s I I . a n die Eidgenossen , p re sso M o d e r n loc. cit. e D r r e r n e l 19.
' e u ja h r sb la tt des Vereins f r Gesch. u. A lte r t m e r von Uri, A ltd o rf 1 9 1 3 .
'a s p a d a a n c h e n e llo p e ra Z r ic h und das schw eizerische L aw lesm uteum
! * 8 9 0 ) , T a v . 2 1 e p re sso R o d o c a n a c h i , Rome, ta v . 5 8 (e r. p. 297), il cappello,
111 R o d o c a n a c h i ta v . 6 0 . V . an ch e D n d t . i k e r , Gesch. der Schiceiz I I , 3 1 3 .

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7.

era ben meritata poich quei prodi montanari dovevano poi dare
il vero colpo decisivo sul teatro della guerra in Italia, divenendo
i salvatori della Santa Sede. Anche ammesso che a questa spedi
zione degli Svizzeri contribuissero dei motivi economici e politici,
pure vi si scorgevano anche forti sentimenti di religione.1 Ne fa
testimonianza Zuinglio, cappellano militare dei Glaronesi, il quale
cos scrisse a Vienna al suo amico Vadian : Gli Svizzeri veg
gono la triste condizione della Chiesa di Dio, la madre della cri
stianit e ritengono cosa cattiva e pericolosa, che ogni tiranno
possa impunemente attaccare la madre comune dei cristiani se
guendo il proprio istinto r a p a c e .2
Quasi contemporaneamente alla comparsa degli Svizzeri Mas
similiano richiam dalPesercito di Luigi XII i lanzichenecchi che
avevano contribuito in modo essenziale alla vittoria di Ravenna e
che formavano il vero nerbo della fanteria francese. Quattro eser
citi nemici, uno pontificio sotto il comando del duca di Urbino,
uno spagnolo, uno veneziano e uno svizzero, si disponevano al
lassalto allorch segu questo sensibile indebolimento delle forze
francesi. Far venire riserve dalla patria nemmeno per idea, che
tutte le truppe disponibili erano necessarie per la difesa dei con
fini contro le imprese degli Inglesi e degli Spagnoli. E cos leser
cito francese, cui dopo la morte di Gaston de Foix era v e n u t o a
mancare coraggio, programma e disciplina, sgombr dapprima la
Romagna per perdere di l a poco anche lItalia superiore. Il
24 giugno gli Svizzeri stavano gi alle porte di Pavia, che dopo
breve assedio capitol. Allora tutto il ducato di Milano insorse
contro i Francesi, che da ogni parte battevano in ritirata e il cui
governo era divenuto o d io so .3
Mentre in tal guisa la battaglia di Ravenna si addimostr non
altrimenti che la vittoria di Pirro gli scismatici perdettero ogni
appoggio. Il 4 giugno deliberarono di trasferire la loro assem b lea
in Asti. La partenza rassomigli a una fuga; in questa occasione
il prigioniero cardinale de Medici riusc a fu g g ir e .4 M a neanche

1 G iu d izio d i G isx 48 e D l e r a u e r I I , 413. S u lla p a rte cip a zio n e degl'


S v iz ze ri a ll a g u e r ra in g e n e ra le c fr. E . G a g lia r d i, D er A n te il der Schweizer
an le n I ta lie n . K riegen U U -1 S 1 6 I, Z ric h 1919; v. a n c h e J. Z i m m e r e n .
P e te r F alk 35-40.
2 Z w i n g i .it Opera ed. S c h tj-le b e t S c h u l t h e s s IV (T u ric i 1841), 169. CfrH e e r . 1. Z w in g li als P fa rre r von G larus (Z ric h 1884) 22 s. DiehaUEB
G

is i

1. c.

3 C fr. G is i 53 s. : B c h i, Kar/], S ch in er 291 s . D a l p rin c ip io d i m aggio 1513


a n c h e il m a rc h e s e di M a n to v a a b b a n d o n la s u a d o p p ia p a r te e si d is ta i ''
d a lla F ra n c ia . L u z io , Isa b . c it. 123 ss.
4 11 i5 g iu g n o in P ie v e d e l C a iro su l P o ; v e d i R a y n a l d 1512, n. 59; L e u
m a n n 3 4 ; C r e i g i i t o n IV , 152 e A rch. stor. loml>. X , 381-395 (con doc. di
n e X ). L a f u g a f u d ip in ta d a l V a s a ri n e l P a la z z o V ecchio a F ire n z e ; anciie

I Francesi e g li scismatici a mal partito.

827

in Asti gli scismatici poterono fermarsi e dovettero subito pensare


ad un- ulteriore trasferimento del sinodo a Lione. Giulio II allora
lanci linterdetto non soltanto sulla citt di Lione, ma anche sul
lintiero regno di Luigi XII. Tutta lazione quivi spiegata da quel
conciliabolo ecclesiastico si limit in sostanza a domandare sus
sidii dal clero di Francia e dalluniversit di Parigi. Senza chiu
sura ufficiale il concilio francese si dilegu per cos dire da pe
stesso . 1
Anche Genova erasi levata in armi contro i Francesi, aveva
eletto a doge Giovanni Fregoso e dichiarata la propria indipen
denza. 2 Rimini, Cesena e Ravenna tornarono sotto la signoria del
papa. Il 13 giugno il duca di Urbino in nome della Chiesa prese
possesso di B ologna.3 I pontifici marciarono ora contro Parma e
Piacenza, che Giulio II intendeva rivendicare a s in forza del
leredit di Matilde. Il 20 giugno Ottaviano Sforza, vescovo di Lodi,
entrava per mandato del pontefice come governatore in M ilano.4
Il 28 giugno La Palice coi resti del suo esercito giunse ai piedi
delle Alpi impotente e senza gloria. Cos Luigi XII, lautore dello
scisma, perdette in dieci settimane non solo i frutti della sua vit
toria di Ravenna, ma altres tutti i possedimenti che avea in Italia,
persino Asti, patrimonio ereditario della sua casa. La sua guerra
desterminio contro il papa .aveva fallito. Come la nebbia innanzi
al sole scrive Francesco Vettori cos eransi dileguati i sol
dati di Luigi XII, senza aver dato una battaglia, anzi senza aver

iu P ie v e tr o v a s i u n q u a d r o che si rife ris c e a q u e lla v v en im en to , col q u a le si


v o lu to m e tte r e in ra p p o rto , secondo m e e rro n e a m e n te (ofr. so tto cap. 10),
!a Liberazione di 8. P ietro affresco d el R affaello n e lle sta n z e v a tic a n e .
1 M a t j i s e n b b e c h e k , K atli. R ef. 105. H e b g e n r t h e r V i l i , 518-520. L e u
m a n n 34. (S a sd b c t. Concile de P ise 458. M a u x d e , Origines 135, 323-326. I m h a k t
M -a T o u r I I , 165 ss. R e n a u d e t 552 s s . N ella re la z io n e d i u n esp lo rato n e di
t r a n c ia , ch e g iu n se in V enezia l l l se tte m b re 1512, s i d ice iro n ic a m e n te :
P a p a P > ernardin [ = C a rv a ja l] s ta v a m al in ta l m odo che c re d o c h el la s se r
la m tr ia . Su Pupa B ernardino dim andato M artino V I v. a n ch e G r u h e l l o 138 e R a t t i in Arch. stor. lomb, 1896, p. 101. Bulla, in te rd ic a generali*

in universo regno F raneiac et tronslationis nimdinaru'm ex Lugduno ad oiii~


totem (ebencn. ex causi$ in B ulla contenti* ( da t. 1012. X I I I . Aug.). due
stam p e s. 1. e t a. n e lla B i b l i o t e c a d i S t a t o i n M o n a c o , ./. Cun.
F - 163 e IH ,.
2 O fr. la ** le t t e r a d i trio n fo di Giov. F regoso a F e rd in a n d o il C attoU co
in d a ta di G enova 6 lug lio 1512, d i cui tro v a i l'o rig in a le in Fonds espagn. SIS
della B i b l i o t e c a n a z i o n a l e d i P a r i g i .
3 II 15 giugno 1512 G iulio I I d ied e a l Cardinal le g a to G iovanni d e M e
dici la f a c o lt d i a sso lv e re d a lle c en s u re la c itt d i B ologna, e c c e ttu a ti gli a d e
re n ti d e i L en tiv o g lio . Lib. Q. 5 n e llA r c h 1 v i o d i s t a t o i n B o l o g n a .
' fr. a n c h e 1Ion n ; Bologna e G iulio I I 66 ss.
4 D ie r a u e r I I , 414. G i s i 56 s.

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7.

quasi difesa una citt.1 Quanto Giulio II aveva da anni cercato di


ottenere con tutte le sue forze, fu ora improvvisamente raggiunto
quasi per miracolo : come tale il pi grande pittore d tutti i tempi
pot eternare questo cambiamento delle cose con un affresco in
V aticano.3
Erasi al 22 di giugno quando ,per mezzo di una lettera del car
dinale Schiner, Giulio II ricevette da Pavia notizia precisa circa
la cacciata dei Francesi.3 Prima lesse da s in silenzio la lunga
lettera, poi raggiante di gioia disse al maestro delle cerimonie:
Abbiamo vinto, Paride, abbiamo vinto . Possa ci tornare
a vantaggio di Vostra Santit soggiunse questi. E di tutti
i suoi fidi replic vivacemente il papa essendo piaciuto
finalmente al Signore di affrancarli dal giogo dei barbari . Poi
spiegata unaltra volta la lettera, la lesse da capo a fondo a tutti
gli astanti. Quindi manifest subito lidea di recarsi il giorno ap
presso nella sua antica Chiesa titolare di S. Pietro in Vincoli per
quivi rendere grazie a Dio. Sebbene infermiccio il 23 giugno si
fece portare nella detta chiesa, dove innanzi allaltare che custo
diva le catene di Pietro, fu visto da quelli che laccompagnavano
recitare molto pi a lungo del solito e tutto in s raccolto pre
ghiere di ringraziamento. Come eransi infatti cambiate miracolo
samente le cose! Ora ile catene di S. Pietro erano realmente spez
zate. La ferm a fiducia nellaiuto di Dio, che elsprimevasi nella
divisa di Giulio II (Dominus m ihi ndiutor, non timebo quid faciat
m ihi homo), * era stata magnificamente giustificata e ricompen
sata. I poeti celebrarono il pontefice siccome il liberatore dItalia.5
Anche nellarido e pedantesco diario del maestro delle cerimonie
Paride de Grassis si esce in parole dentusiasmo per lumiliazione
dei sacrileghi Francesi.6 Paride de Grassis attesta anche che
Giulio II si mostr nella fortuna altrettanto umile quanto s era di
mostrato forte nellavversit. Si voleva, cos racconta egli, fare pi
in alto il trono per rendere lui pi visibile al popolo, ma Sua San
tit lo viet per essere pi meschino di tutti i papi che vi ave

1 V e t t o k i , e d . B e u m o .n t 287. V. a n c h e le v io le n te e sp re s sio n i d i P a r i - ue
G r a s s i s c o n tro i F ra n c e s i, ed. D l l i n g e r 420. C-fr. in o ltre G i s i 02. P e r gli il'"
v e n in ie n ti d i q u e sto tem p o c fr. P . P i c c o l o m i n i , Una lettera ined. dello s to ric o

Sigism ondo T izio (13 luglio 1512), in A r d i. stor. ital., 5* s e rie X X V III (1901 1.
306-313.
2 A ltri p a r tic o la r i s u llaffre sc o di R a ffa e llo v. so tto , c ap . 10.
s V edi B c h i, K ard. S ch in er 292, n. 2.
* P a n v in iu s

342.

s R o s c o e , L eo X . I I , 404 s.
e P a r i s d e G r a s s i s , ed. D l l i n o e r 420.

Giubilo per la cacciata dei Francesi.

vano seduto.1 Il 27 giugno Giulio II ricevette quattro deputati


di Bologna, che venivano a dimandare perdono.2 Allorch la sera
di detto giorno egli se ne tornava in Vaticano, tutta la citt ri

fulgeva in un mare di luce per festeggiare una nuova vittoria, la


liberazione di Genova, patria di Giulio II. Da Castel S. Angelo
tonavano incessantemente i cannoni, mentre si accendevano fuo
chi di artifizio. Il papa, accompagnato da tutta la corte e da tutti
gli ufficiali di curia con fiaccole in mano, avanzava in solenne e
trionfale corteo. Tutti lacclamavano al grido di: Giulio! Giulio!
Giammai scrive lambasciatore veneziano un imperatore
o un capitano deserciti entrando in Roma stato cos onorato
quanto il papa questoggi . Giulio promise unamnistia generale
e fece dispensare elemosine a tutti i conventi. Ora non abbiamo
altro da domandare a D io, disse, solo dobbiamo ringraziare
lAltissimo per la splendida v itto ria .3
Subito venne indetto un triduo di processioni ed altre manife
stazioni di gioia, non solo in Roma, ma in tutto lo Stato pontificio.
Il medesimo giorno 27 giugno furono spediti dei brevi in tutte le
parti della cristianit collesortazione di festeggiare la liberazione
dell'Italia e della Santa Sede. Alla basilica di S. Pietro il papa
don in perpetua memoria preziosi arredi e un rivestimento doro
per altare colla scritta, aver egli offerti questi doni votivi a Dio e
al principe degli apostoli dopo la liberazione dellItalia .4 In
mezzo alla gioia Giulio II non dimentic a chi dopo Dio andasse
pi debitore di quel mirabile cambiamento di cose. Egli volle at
testare senza riserva la sua riconoscenza ai prodi Svizzeri e in
gratitudine concesse loro numerose grazie. Con una bolla del 5 lu
glio 1512 confer loro in perpetuo il titolo onorifico di protet
tori della libert della Chiesa e due grandi bandiere.5 Una di

ed. F r a t i 324. S t e i n m a n n 11, 27.


ed. F r a t i 321, 323-327. Q ui c o n tro l'e rro n e a n a r ra laz io n e d e l G u i c c i a r d i n i , che G iu lio I I a b b ia a v u to In ten zio n e di d istru g g e re
Bologna. |Su a n te r io r i n o tiz ie d e lla v itto r ia vedi S a n u t o X IV , 401, 404. Q u a n to
re s ta u r a z io n e d e lla sig n o ria p a p a le in B ologna, c fr. B o n i g 68 ss. ; F r to u : in A tti e metri. d. Rom agna, 4* serie I (1911), 220, n. 1.
3 S a n u t o X IV , 450, 453, 457-458. P a r i s d e G r a s .s i s , ed. F r a t i 327-330.
s eeondo i l d ia rio i ll u s t r a to d a iM a d e l i n ( L e jow nuil 2 i2 ) la n o tiz ia g iu n ta in
l l 0ina il 27 giugno d u n a v itto r ia d e l re d i P o lo n ia sui T a r t a r i se rv di p re
l a t o p e r la fe s ta con cui in r e a lt si volle c e le b ra re la sc o n fitta d ei F ra n c e si.
4 P a r i s d e G r a s s i s , ed. F r a t i 330-331. U n b ra n o d e l b re v e a i F io re n tin i
in G r e g o r o v i u s V IT Is 97. I F io re n tin i p e rm ise ro a l clero di ten e re le p ro
c essio n i; p e r le f e s te c iv ili si rifiu ta ro n o . N a r d i I, 431. C fr. T o m m a s i n i I,
'-74. l i 26 lu g lio g iu n se a R om a d a P ia c e n z a u n a m b a sc e ria di om aggio^ a lla
'm a le n e te n n e d ie tro n e l se tte m b re u n a lt r a d a Reggio. R a y n a l d 1;>12, n. 70-71.
5 B re v e d e l 5 lu g lio in Eidgenoss. Abschiede I I I 2, 032-633. C fr. A n s h e l m
2 60; n u o v a ediz. I l i , 327 s. e O e c h s u , Quellenbuch 259.
1 P

ar is

de

r a s sis.

2 P

a r is

de

r a s sis,

830

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7.

queste era fregiata della tiara pontificia e delle chiavi e recava


la scritta : Papa Giulio II, nepote di Sisto IV, da Savona; laltra
presentava lo stemma gentilizio del papa, le chiavi e la sua bell :
divisa: Dominus m ihi adiutor, non timebo quid faciat mihi homi.
Di pi ogni cantone, che aveva somministrato un certo numero ci:
milizie per la passata campagna, ricevette un prezioso vessillo c:
seta, nell quale oltre allarma del paese era ricamata o dipinta un
immagine sacra e scelta. Parecchi dii questi doni, cotanto cor
rispondenti allindole religioso-guerresca dei confederati, si som
conservati fino ad o g g i.1 Al Cardinal legato Schiner Giulio II con
breve del 14 giugno concesse un certo numero di importanti privi
legi ed oltracci vennero distinti con grazie particolari anche al
cuni capitani e diplom atici.2
La completa rovina dtella potenza francese in Italia n essu n o
tocc pi gravemente che il duca Alfonso di Ferrara, il quale ora
trovavasi del tutto impotente di fronte al papa da lui tanto offes- .

1 Le b a n d ie re m a n d a te n el 1512 a lle c it t d i Z u rig o . E lg g e all'abbazia


S. G a llo si tro v a n o o ra n e ll a rm e r ia d e l m u seo n a z io n a le sv izzero d i Zin i C fr. B bidhi.. D rapeaux donns par les papes a u x Suisses. Conservateur SuisI I I (1813), .>44 s. G is i 239 s. Y g e lin . Gesch. d. W asserkirche und 0. Bibl.
Z u rich 120. Z rich er N e u ja h rs m a tt 1859, p. 6 s. D i k r a u e r , D as Toggeubur:
u n ter btischer H errsch a ft, S t. Galte-r N eu ja h rsb la tt f r 1875 (quivi ripr
d o tta la b a n d ie ra d i T o g g en b u rg ). Fbic*kee. E in ra m ie r Ju liu s' II . in BadeA ns. f. Schweiz. Gesch. 1874, p. 45. ,T. M e j e r u. H . S t h e l i n , D ie ppstl. Faid er S ta d t F ra u e n feld in Thurg. B eitr g e X X V II (1887). D ie Eckstcke l

ppstlichen E h ren fa h n e f r B e rn im dortigen M useum , entdeckt tt. beschrieb!


durch P fa rrer .1. S tam m T .fr, D er P a ra m en ten sch a tz im Hist. Museum ~u Bev
(B e rn 1895) 12!) s. P a r im e n ti n e l m u se o d i B e rn a la b a n d ie ra pontificia '!
com une di S a a n en , l a c u i e n ig m a tic a isc riz io n e s t a t a r e tta m e n te a mio pf _
l e r e in te r p r e t a ta d a S ta m m le r in A n z. f r schw eizer. A lterth u m sku n d e 189&n r. 3. l i. D r r e r ( D ie Geschenke P a p st J u liu s I I . an die Eidgenossen. i>;
X I X N eu ja h rsb la tt verff. vo m V erein f. Gesch. u . A lte rt m e r con Uri. A ltdori
1913, 1-45) d lig u re d e lle b a n d ie re d i G iu lio I I p e r Tiri, O bw alden, F rib u rg o
Z u iig o e il d is tr e tto lu c e rn e s e 'di R o te n b u r g ; p. 17-31 co m u n icazio n i dii inedita t t l d i B a s ile a s u lla b a n d ie r a p e r B a s ile a . Q u e lla p e r F rib u rg o riprodotta
i n F ribourg a rtistiq u e trailer s les ges, F r ib o u r g 1897, ta v . X V I. Cfr. Zo<
MERMNii, P eter Fall; 38, n. 3. V. a n c h e B tc h i, K orrespondenzen I. 168, li**"
184 s., 187-204, 2 1 0 s. iCon u n b re v e d e l 20 d ic e m b re 1512 (secondo corte*'
c o m u n ic a z io n e di J o s . J o t l e r n e ll' A r c h i v i o
d i N i e d e r w a l d nel Vu
le se ) G iu lio I I d ied e a N id w a ld e n u n fre g io iter b a n d ie ra . C irca i fa v o ri fatti
a B a sile a ( f r a a l t r o i l d i r it t o d i p o r t a r e n e lla r m e u n p a s to ra le a u re o invect
d e l n e ro , e u n p riv ile g io m o n e ta rio ) v e d i D e sim o t . F iorino d oro di Basilea
a l nom e di papa G iulio I I dellanno 151S i n A tti d i Soc. Sa v. I I , 691 ss. ; L us c h in , M nzkunde, M n c h e n 1904, 201 e le * le tte r e d i G iulio I I <lel 10 se*'
te m b re , 20 e 29 d ic e m b re 1512 n e ll A r c h i v i o c i v i c o d i B a s i l e a . I :na
l e t t e r a d in d u lg e n z a p e l p re v o sto d i B a s ile a , d e l 3 d ic e m b re 1512, n e l M u s e o
d i B a s i l e a . S u llo rig in e e sig n ific a to di sim ili d o n i pontifici, come ros
d oro, cappello, sp a d a ecc. Vedi R . (D o w i.in o in D u b lin R evier 1894. p. 01 s.
2 V edi B ti c h i, K ard. Sc-Mner 299 s.

Alfonso di Ferrara a Roma. Congresso di Mantova.

831

Confidando nellamicizia dei Colonna e del cognato Gonzaga di


Mantova, munito per giunta di un, salvacondotto pontificio, Al
fonso il 4 di luglio si present in Roma per salvare quello che era
possibile. Giulio II accord volentieri lassoluzione dalle censure
ecclesiastiche, ma voleva costringere il duca a rinunziare a Fer
rara, offrendogli in compenso la citt di Asti. Indarno i Colonna
cercarono dintervenire come mediatori di Alfonso, che presto non
si sent pi sicuro in Roma. Temendo senza fondamento, che
Giulio contro il diritto lo facesse arrestare e catturare,1 prese la
decisione di fuggire e collaiuto dei Colonna vi riusc il 19 luglio.
Il papa mont in furore e fece iniziare il processo contro i vas
salli disubbidienti.2
A riordinare le scompigliate cose dItalia nel mese di agosto si
radun a Mantova un, congresso delle potenze interessate.3 Qui si
vide chiaramente, come le nuove conquiste avessero turbato la
concordia fino allora esistita fra i membri della lega. In fondo gli
alleati non erano concordi che in questo punto : doversi punire F i
renze perch avea sempre tenuto coi Francesi, erasi ostinatamente
rifiutata di accedere alla lega santa ed aveva favorito gli scisma
tici. Si convenne di far ritornare i Medici al governo della citt del
1 V edi L e z io , 7.5?;. dE s te chi fronte ecc. 142 s., 11 q u a le p ro v a non esi
fo n d a ti p u n ti d appoggio p e r a tt r i b u ir e a l p a p a ta le sle ale intenzione.
2 C a n u t o X IV , 479, 480-482, 484-485, 491, 509, 510, 511, 514, 524, 538, 570
584; XV 34, 70-77. L e ttre s de L ouis X I I . I l i , 299 s. P a r i s d e G r a s s i s presso
R ay x at.d 1512, n. 71 ss, e C r e i c h t o n IV , 273-274. * m a r i uni d i O o r n h u u s d e
F |n e (v. s o p ra p. 785 n. 3). B i b l i o t e c a
Nazionale
di P a r i g i.
S c h e t j r l B riefb u eh 98. C a r p e s a k u s 1280. L e tte r a d a R o m a d i A lfonso a l c a rd i
a l e Ip p o lito s u lle p re te s e di G iu lio I I pre sso C a p p k u .i, L ettere ili L. A riosto
(B ologna 1800) p. c x l i i i . G i s i 57. B r o s c h , J u liu s II . 255 s. L u z io , F. G<m'Offa 37, n. 2. S e m p r e , Carpi 9. K l a c z k o 319 s. L a fu g a di A lfonso n o ta ta
anche n egli * A cta consist. f. 36. A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e d e l V a t ie a n o . L o rig in a le d e l s a lv a c o n d o tto p e r A lfonso in d a ta di R om a 12 g iu
gno 1512, in cui G iu lio I I d ic h ia ra v a le re e sso s o lta n to p e r la p erso n a d e l
<luca, n o n p e r il s u o s t a to ( S a n u t o X IV , 455) n e l l 'A r c h i v i o d i S t a t o i n
' f o d e n a , Bolle, o ra p u b b lic a ta in L u z io . Isab. cit. 219-220. A lla m b a sc ia to re
veneziano G iu lio I I d isse ( S a n u t o X IV , 455) c h e av ev a d a to il salv ac o n d o tto
solo p e r la p e rs o n a d e l d u c a , non p e r il suo s ta to , c h e g li v oleva to g lie re. P e r
tu tta l a fa c c e n d a o ffre o r a ricco m a te ria le d a llA rc h iv io G onzaga 128 ss. il
lavoro c it. d i L u z io , ove 131 ss. in to rn o a ll o p e ra di m ediazione d i F ra n c e sc o
e d is a b e lla p. 134-146, con d o c u m e n ti a p. 221-226, s u l viaggio d A lfonso a
u m a fino a lla s u a f u g a e p. 140 s. la le tte r a d i M a rio K quicola a Isa b ella
'lei o h ig lio s u lla c e rim o n ia d e llassoluzione, c h e ebbe luogo so le n n em en te
'8 luglio. A n c o ra n e l s e tte m b re G iulio I I in s is te tte p re sso il d u c a d i UrbinoPerch m o v esse c o n tro F e r r a r a p e r e sse rn e in fe u d a to dopo la c o n q u ista , m a
111 so re lla d A lfonso, la m a rc h e s a Isa b e lla , e r a in se g reto accordo col d u c a
^ r b i n o , c o s che e g li soccupava d e lla cosa solo in a p p a re n z a e si rico n
cili con A lfonso. L u z io 167. 173 s.. 174 s., 176 s.
3 P e r l a s to r ia d e l m edesim o c fr. L u z io , Isab. c it. 151-19. Ib id . I.,.)s .
SU1 M a lco n ten to d e l p a p a p el congresso.
stere

832

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7.

lArno, dovendosi attuare la cosa a mezzo di un esercito pontifieiospagnolo sotto il comando di Raimondo di Cardona. Il 30 agosto
gli Spagnoli conquistavano la citt di Prato, mettendola orrenda
mente a sacco. Dopo ci la repubblica fiorentina acconsent.1 Gi
nel settembre ritornavano nella citt i Medici, primo di mite e sim
patico Giuliano, poi suo fratello, il cardinale, e prendevano le re
dini del governo.2 II gonfaloniere Soderini enasi riparato a Ra
gusa, dalla quale indarno Giulio II ne chiese lestradizione.3 Al
congresso di Mantova si decise anche la questione a chi dovesse
toccare il ducato di Milane. Ferdinando di Spagna e Massimiliano
avrebbero desiderato che fosse devoluto al loro nepote Carlo; gli
Svizzeri insieme a Giulio II, che mon voleva vedere alcun straniero
come sovrano nella capitale lombarda, fecero per prevalere lidea
che il ducato passasse a Massimiliano Sforza, figlio dellesiliato
Lodovico Moro. Massimiliano Sforza strinse cogli; Svizzeri la pi
intima am icizia.2 Dal ducato milanese furono per staccate F8 ot
tobre Parma e Piacenza e incorporate allo stato pontificio. Reggio

1 O fi. le le tte r e d el s e g re ta rio f e rr a r e s e B o n a v e n tu ra P isto filo d al campo


sp a g n u o lo d i P r a t o a l c a rd in a le Ip p o lito d E s te , in A tt i e Mem. per le pror.
Moden, a P arm en si I I I (1865), 556 ss.
Ofr. V t l x a r i , M achiavelli 113, 1 6 9 ss. (v e rs. ted . I I , 1 51 ss .); in o ltr e le
le tte r e d e l c a rd in a le |G iovanni d e M edici n e llap p en d ice p r e s s o V illa b i i r .
.>48 ss.. 5 o 2 s . ; T o m m a s i n i , M achiavelli I I , 5 9 ss. I n A rd i. stor. ital. 2* serie
X \ I I I 1 ( 1 8 6 3 ) , 1 1 -1 5 I. d k l L u n g o p u b b lic u n a le t t e r a di P ie tro D o v iz i da
B ib b ie n a a l c a rd in a le M edici d o p o la re s ta u ra z io n e , V en ezia 8 settem bre 1512,
ch e dopo le fe lic ita z io n i i n p rin c ip io d p a r tic o la r i co n sig li politici. Quanto
a l l a e sp o siz io n e d egli a v v e n im e n ti in F ire n z e n e lla S to ria in dialogo del
C e b r e t a n i c fr. J . R occa , C erretani 1 7 -3 8 . P e r r e k s TI, 4 9 7 ss G u a s t i . Il sacco di
P r a f o B o lo g n a 1 8 8 0 , 2 voll. V. C o r i , Sto ria docum. del sacco di Prato (Firenze
5) e 1ri insta stor. ital. 189G, ,p. 52 s. C irc a la d issim u la z io n e di Giulio II
v e rso il C a rd in a l S o d e rin i v e d i V e t t o r i , ed. R e u m o n t 2 9 0 . V. ora anclie le
re la z io n i p r e s s o S a n u t o X V . 2 9 s ., 5 2 s ., 5 7 s ., 1 0 1 . 1 0 5 s., l i , 1 4 1 s . e in
A pp. n. 134 i a * l e t t e r a d i G iu lia n o d e M ed ici del 3 1 ag o sto 1512 dallA rc h i v i o G o n z a g a in M a n to v a .
3 C fr. G e lc ic ii, P . S o d e rin i profugo a R agusa, R a g u s a 1894: in o ltre R occa.
C erretani 22 s.
4 D ie b u e k I I , 418 s. G i s i 67. O fr. a n c h e la d e sc riz io n e , c h e come 11
in o n e o c u la re B o n a v e n tu r a P isto filo f a d e llin g re s so in M ilan o avvenuto il
29 d ic e m b re 1532; l e t t e r a d e l 6 g e n n a io 11513 a l c a n c e llie re fe rra re s e .Incoi10
T eb a ld e o , in A tt i e m em . M oden. I I I (1865), 5 6 0 ; in o ltr e ZimmermaNK, <',rr
l a l l , 5 0 ss. S u lla v is ita f a t t a in p re c e d e n z a n e l no v em b re, d a Massimili*'"'
S fo rz a a lla c o rte d i M a n to v a , c fr. L u z io , Isal>. d i fro n te ecc. 177 ss., 227
C irc a la p o litic a d e llim p e ra to re re la tiv a m e n te a ll in se d ia m e n to dello Sforw
v e d i H . K r e i t e n , D er B rie fw e c h se l M a xim ilia n s I. m it seiner T o c h t e r M"
yareta 230 s., 233. M a rg h e rita p e ro r l i n v e s titu r a dello S fo rz a. Circa w
re la z io n e d e g li (Svizzeri con M ila n o dopo l in se d ia m e n to d e llo Sforza efi*
g u a r d i . X o r ara <u. D ijo n , Z ric h 1907, 1 9 ss ., 3 9 ss., 0 0 ss. ; L u z io loc. cit. 2< ^
G iu lio I I fe c e le sue c o n g r a tu la z io n i c o n M. iS forza c o n u n b re v e del ,19 agst0
1512 s ta m p a to in L e ttre s de L o u is X I I , I I I , 308-309.

Timori del papa per la preponderanza spag-nuola in Italia.

833

erasi dato alla Chiesa fin dal 4 luglio; gli oratori di queste citt
comparvero in Roma per prestare lobbedienza e tennero dei di
scorsi di sottomissione. Uno storico contemporaneo fa notare es
sere stata quella la prima volta dopo la donazione di Pipino, che
un papa prendeva in possesso quelle citt.1
Nessun alleato, prescindendo dal papa e dagli Svizzeri, si trov
soddisfatto del corso preso dalle cose. Massimiliano dovette rico
noscere a suo dispetto, che al papa era toccata in Italia quella po
sizione medesima, che fino allora era stata reclamata dal suo
emulo di F rancia.2 Segnatamente loccupazione di Parma, Pia
cenza e Reggio da parte di Giulio II fu sentita assai dolorosamente
alla corte imperiale. Non fa quindi meraviglia che Massimiliano
rispetto agii altri desiderii del papa si comportasse tuttaltro che
amichevolmente. Il medesimo caso avvenne colla Spagna. In tali
circostanze non era punto da pensare ad un energico attacco
contro Ferrara, tanto pi che il duca dUrbino giuocava una parte
molto equivoca.3 In pari tempo anche il papa sent che la potenza
politica degli Svizzeri era per lui unoppressione. Pi di tutto per
lo angustiavano le intenzioni insondabili di re Ferdinando.
Con terrore egli apprese, che lesercito spagnolo partito dalla To
scana marciava verso la Lombardia. Se Ferdinando il Cattolico
riusciva a guadagnare un punto di appoggio anche nellalta Italia,
'1 papato correva pericolo di rimanere schiacciato. 4 In tali circo
stanze Giulio II cerc di mettersi in strette relazioni collimpera
tore per avere in 'lui una forza da contrapporre alla preponde
ranza spagnola. Oltre a questo ladesione dellimperatore era per
lui di sommo momento per il pieno trionfo del concilio lateranense, a favore del quale erasi dichiarata la maggior parte delle
dazioni cristiane (Spagna, Portogallo, Inghilterra, Scozia, Un
gheria, Norvegia e Danimarca).5 In virt di tale adesione la Fran
cia - contro la quale nellagosto era stato lanciato linterdetto'
e il sinodo ecclesiastico di Lione dovevano essere compietaniente isolati anche nel campo ecclesiastico. Riusc pertanto una
1
C a u p e s a n u s 1288. G r e g o b o v iu s V i l i 3 102. R o s c o e I I , 401 s. L u z io , 1 Oon~a'Ja 39. C fr. S a n t j t o X V , 252. S u lla so tto m issio n e d e lla c itta d i R eggio v. * Ril'^rmag. i 5i2 J u li J,. A r c h i v i o d i R e g g i o . |Ofr. L. C h ie s i, Reggio fiel. Emilia sotto Giulio I I , L eone X , A d ria n o V I (R eggio 1892) 11 s. Q uivi a n ch e
P a rtic o la ri s u l l a m b a s c e ria di R eggio.
3 B ro sc h , J u liu s I I , 203. Ofr. iG isi 66 s.
3 Ofr. L trz io , M antova e Urbino 206.
,
4 B ro s c h , J u liu s I I , 268. Ofr. :L e o V, 200. I l breve, col q u a le G iulio I I dl
1 ottobre 1512 ra c c o m a n d a v a aU o S c h in e r di g u a r d a r s i d a g li S p a g n o li, press.
asdto XV, 217 s. C fr. B c h i , K o r r e s p o n d e n z e n I, 203 s.
_
*
R a in a l d 1512, n. 53, 82-84. Corp. d ip i. Portug. I, 154, J i 3 s . S a n u t o
VIV- 56 s.
6 Cfr. R aynald 1512, n. 97 e S a n u t o XV, 9, 32.
7 Creighton IV , 160. H u ber I I I , 398.
^AS10I, Storia dei P a p i, III.

834

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7.

cosa oltremodo gradita al pontefice il fa tto ,1 che Matteo Lang, il


pi fido e il pi influente consigliere di M assim iliano,2 sulla fine
dellautunno del 1512 isi rec in Roma. Fu messo tutto in opera
onde guadagnare questo uomo superbo, che in Italia faceva da im
peratore. 3 In tutte le citt dello Stato pontificio il rappresentante
dellimperatore ebbe festose accoglienze; oratori e poeti cumula
rono di grandi lodi questuomo potentissimo. Il papa diede ordine
espresso al maestro delle cerimonie che per il suo ingresso in
Roma si preparassero tutte le onoranze possibili. *
Matteo Lang, che un contemporaneo ci descrive come un bel
luomo biondo sulla quarantina,6 giunse alle porte di Roma la
sera del 4 novembre e sped il suo seguito negli, alloggiamenti gi
preparati; egli poi si rec in incognito al Vaticano, dove Giulio II
ardeva dimpazienza dabboccarsi con lui. Per onorare pi che
fosse possibile quelluomo, dal quale dipendevano tante cose, il
papa gli mosse incontro fino alle ultime anticaimere. In quella me
desima sera ebbero da soli un lungo colloquio. Il Lang pernott
in Vaticano. Il giorno appresso il rappresentante d e llim p e ra to re
fece il suo ingresso in Roma con una pompa non mai udita. Du
rante tutto il tempo del mio ufficio scrive il cerimoniere pon
tificio non ho mai visto uno spettacolo cos grandioso e solenne ;
sembrava un ingresso trion fale. Da principio s era parlato che
dovesse andarlo a prendere il collegio cardinalizio e tutto il clero,
ma la maggior parte dei cardinali si oppose a tali d im o s tra z io n i
di onore non solite a farsi che ai re: quanto al resto per tutto
fu dispost come se si trattasse dellingresso dun capo incoro-

1 C fr. a n c h e A l . S c h u l t e , K a is e r M
M axim ilian I, 46 ss., 72.
V e t t o r i 296 o sserv a , c h e il G u r k d o m in a v a l im p e ra to re : Lo governa \ .1
com e v o lev a e si u s a v a d ire in q u e l tem po, n o n c h e il p rim o uom o che avesM
in c o rte s u lo I m p e r a to r e fu s s e i l vescovo (G u rg e n se ), m a ch e il prim o ein
a v e s se il vescovo a p p re ss o d isse , e r a lo I m p e r a to r e . S im ilm e n te sesprim 01'"
C am b i e C e r r e ta n i; c fr. R o c c a , Cerretani 8 6 ; C a m b i , D elizie X X I, 338 (Perc 11
lu i governava detto Im p e ra to re ) ; C e r r e t a n i , S to ria in dialogo (G uru"1'
nom o pei' le c u i marni si governava lo im peratore). M a n c a p u rtro p p o a n i"
u n a b io g rafia d e l L an g . I l la v o ro d i A . S c h o p p , E in D iplom at K aiser Max''"'
Hans (W ie n 1882), in su fficien te a ffa tto . C fr. R e u m o n t in H istor. Jahrb.
501 s. T r a tta n o a lc u n i l a t i d e lla s u a a tt i v it W . H a u t h a l e r , K a r d in a l M.
u. die religis-soziale B ew eg u n g seiner Z eit (1517-40), l a e 2* p a r te in
jder Gesellscli. f. JSalzb. Landeskunde X X X V (1895), 149^201 e X X X V I (1896
402 (a p a rte , insiem e, S a lz b u rg 1896) e P . L e g e r s , K a n . 31. Lang. E n S a ^
m ann im D ien ste K a ise r M axim ilia n s
ibid. X L V I (1906) 437-517 (e a
S a lz b u rg 1906). C fr. a n c h e l a rtic o lo d i U l m a n n in A llg. D eutsche Bioffl(,l
X X , 610-613 e W id m a n n , Gesch Salzb u rg s I I e I I I , G o th a 1909 B 1913^
3 S c h e u r l, B rie f buch 112. C fr. anche iS a n u t o XV , 289. I l papa 1 '
Cardinal C o rn a ro : E l C urzense u n altro Cesare in Ita lia
_
*
P a r i s d e G r a s s i s , ed. D l l i n g e r 424. C fr. .Ka n u t o XV, 307, 3
b u c c i 331 ; G u i c c i a r d i n i , Op. ined. V I, 137 e iS t r a u s s , H u tte n
(2 e(
S a n u t o , XV, 1327.

Matteo Lang a Roma (novembre 1512).

835

nato. I cardinali Bakcz e Leonardo Grosso della Rovere si reca


rono alle falde di Monte Mario e quSvi presero in mezzo il Lang,
al quale atto questi con modestia affettata si arrese solo riluttante.

A Ponte Molle lattendevano il senatore di Roma con tutti glim


p ieg a ti; a Porta del Popolo i due cardinali presero congedo non
permettendo loro il cerimoniale di accompagnarlo pi oltre. Ad
essi subentrarono il governatore della citt e il prefetto del pa
lazzo. Una moltitudine immensa di popolo erasi riversata pei e
vie della citt, per le quali avanzava il corteo oltre ogni dire magnifico, e nel quale trovavansi gli ambasciatori. Da Castel S. n
gelo lartiglieria tonava in modo da far tremare dalle fondamenta
quellantico edificio. Gi calavano le tenebre della notte allorch
il corteo avvicinatosi al Vaticano festosamente illuminato, quivi
ebbe luogo il ricevimento ufficiale del Lang da parte del papa.
La vera difficolt nei negoziati che seguirono nei giorni ap
presso non istette nelle relazioni del papa collimperatore, ma in
quelle di questultimo con Venezia. Giulio II aveva gi lavorato
per lungo tempo e cercato dindurre Venezia alla maggio 1 possi
bile arrendevolezza verso Massimiliano. Ma tutto fu inutile poic e
imperatore esigeva dalla repubblica la rinunzia di Veiona e i
eenza, il pagamento di 250000 ducati per linvestitura di Padova
e Treviso e 30000 ducati annui di censo pel feudo. I Veneziani si
ricusavano di soddisfare a tali pretese e chiedevano Ja cessione
di Verona, dicendo di volere sborsare in cambio^ all impei a ore
una somma annua di denaro finch vivesse. Allorch il 7 no\em re
gli ambasciatori veneti diedero definitivamente una i ispos .i ne
Kativa al papa, che esponeva le condizioni dellimperatore, av
venne il terzo grande cambiamento della politica di Giulio . n
vano i rappresentanti della repubblica e molti cardinali si
sero, mentre lambasciatore spagnolo cercava di man aie pei
lunghe la deliberazione. Al pontefice sembrava assolutamente in vtabi le tanto politicamente che ecclesiasticamente a e^nza^
limperatore e la sera del 19 novembre fu firmato i ra a
alleanza tra Giulio II e Massimiliano. Limperatore garan ^
Papa assistenza contro chiunque, si dichiarava contro g se
t'ei, riconosceva il concilio lateranense, rinunciava a * r:artra_
del duca di Ferrara e dei Bentivoglio e cedeva pr0
mente al papa Reggio e Modena. Giulio II pi orne e \a . ^
(larmi spirituali e temporali contro Venezia qua oia a

836

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7.

non si risolvesse a cedere Verona e Vicenza e a pagare uin, tributo


pelr gli altri feudi imperiali; dietro pagamento egli garantiva pure
lassistenza delle armi spirituali e la riscossione in Germania di
una decima dal clero col consenso dei principi elettori.1
Nel medesimo giorno 19 novembre in un concistoro segreto
segu il ricevimento del Lang nel collegio cardinalizio; la pubbli
cazione di questa nomina rest tuttavia in sospeso per espresso de
siderio del Lang, che collassenso del papa non indoss ancora
labito cardinalizio. Il 24 novembre si tenne concistoro pubblico,
nel quale furono ricevuti gli oratori svizzeri. Quindi venne resa di
pubblica ragione la nomina del Lang, il quale per anche adess
si rifiut pertinacemente di portare le insegne cardinalizie a fine
di tener lontana dalla sua missione ogni ombra di equivoco . Il 25 novembre fu pubblicata solennemente in S. Maria del Po
polo la nuova le g a .3 Anche Ferdinando di Spagna promise il suo
aiuto qualora Venezia non si arrendesse.
La risposta della repubblica consistette nellimta volare stretti
negoziati colla Francia, che condussero poi pi tardi ad una lega
(marzo 1513). Il papa voleva impedirla e perci differ dinflig
gere la scomunica contro Venezia. Per conseguenza nemmeno i
confederati del papa intrapresero nulla contro Ferrara.4
Laver Giulio II pagato cos cara ladesione dellimperatore al
concilio mostra quale importanza annettesse agli affari ecclesia

* 11 t r a t t a t o , p re s s o B e r g e n r o t h I I , n . i 73, 7<5 S a n t j t o X V , 3 3 8 , 3 3 6 , 3 3 7 ,
ss. L e G l a y I , 5 1 3 s. L e ttre s de C arondelet 1 2 8 s. L a n z , Eiid. 12S s.
tx is i SO s . C irc a la p a r te c h e il C am peggio a llo r a n u n z io in G e rm a n ia ebbe n< i
n e g o z ia ti d i G iulio I I c o n M a ss im ilia n o I c fr. E h s e s , R m ische D o c u m e n t i .
E in leitu n g x v m -x ix .
2
P a r i s 'd e G r a s s is , e d . B o l l i n o l i : 425 s . S a n u t o X V , 361. R a y n a ld 1512.
n . 90. L e G la y jT, 515 e L a r d ito c i S32 c o lla n o ta d i J . b e l B adia. I n base h!
p a s s o q u iv i r i f e r i to v a c o r r e t to I U lm a n n I I , 4 5 4 : I l G u rk si oppose con buou
su ccesso a lla p u b b lic a z io n e d e lla n o m in a c a r d in a liz ia c o n fe rita g li nel conci
s to ro se g re to . U lm a n n c it a loc. c it. u n a l e tte r a d e l L a n g a M a s s im ilia n o dei
24 n o v e m b re 1513 ( A r c h i v i o d i V i e n n a ) , seco n d o l a q u a le il L ang sol
t a n t o a llo r a a c c e tt l a d ig n it c a rd in a liz ia . [Negli * A c ta consist. f. 30 non *i
p a r la a f f a tto d e lla n o m in a d e l L an g , a n z i p e rsin o n e l g io rn o 3 dicem bre vi
d e tto a n c o ra electus G urcensis. U n a l e t t e r a d i L a n g a M a ssim ilia n o del 2S no
v e m b re d a lla rc h iv io d i I n n s b ru c k c o m u n ic a ta p e r e s t r a t t i d a W o l f f , Ven<
sia n er P o litik 80 s.
s C fr. L u z io , [F. Gonzaga 40 e K o k l e r 512.
*
B r o s c h , J u liu s I I , 266 s. L a n z , E ini. 129. S u lla p u b b lic a zio n e d ella lSa
il 25 v e d i iS a n t j t o X I, 080, 883 s. I l d isc o rso a llo ra te n u to d a E g id io da Viterb"
c o m p a rv e in u n a s ta m p a c o n te m p o ra n e a , r a r a , d i c u i u n e se m p la re trovava-;
n e lla B ib lio te c a M an zo n i, c h e p u r tro p p o n e lla n n o 1892 a n d q u a e l dispersa :
oo

339, 350, 884

Oralio habita p o st
M a rie u irg in is de
g u s tin i E rem ita r.
I I I . M a x im ilia n ii

T ertia m Sacri L a tera n . C ondlii Sessionem : in Eccita di' '


P opulo: p e r fr a tr e m E g i d i V i t e r b i e n . O rdinis sancii A "
Generale: de Federe initio in te r lu liu Secudii Pont. M a x1
lm p era o rem . s. a. e t c e rto R o m a e 1512) ili 4.

Terza sessione del concilio lateranense.

837

stici questuomo da molti ritenuto non pi che un politico. Chi


evasi aspettato che il papa, tutto immerso nei suoi disegni politici,
non baderebbe punto agli intrighi dei cardinali scismatici, aveva
sbagliato di sana pianta i suoi conti. invece indubitato che que
sta ribellione in seno alla Chiesa gli stava a cuore pi che tutti i
suoi disegni politici : sebbene linsuccesso degli scismatici fosse
evidente, egli non davasi pace per spegnere del tutto questo m oto.1
Laver guadagnato a s limperatore pose la corona alla serie
dei trionfi del papa conseguiti con tanta rapidit. Tutto il mondo
doveva esser fatto consapevole dellimportante avvenimento. Per
il giorno 3 dicembre era indetta la terza sessione del concilio e
non ostante u n tempo orribile il papa gi da parecchio tempo in
fermiccio v intervenne in persona. Il numero dei mitrati presenti
dato in 111. Il C a r d i n a l Vigerio celebr la Messa solenne, la solita
allocuzione f u tenuta dal vescovo di Molfetta, Alessio Celadeno
(Celadoni), che si diffuse a parlare sullunit della Chiesa. Quindi
Tommaso Inghirami segretario del concilio lesse la lettera impe
riale presentatata dal Lang, colla quale egli veniva nominato con
tutti i necessari poteri procuratore ed 'agente presso il concilio in
tutti i suoi atti, compresa la condanna delle conventicole di Tours
e di Pisa sceneggiate dalla Francia. Il Lang, che erasi presentato
in abito secolare, lesse in nome dellimperaitore una dichiarazione,
che affermava il totale d i s t a c c o dallo scisma di Pisa e ladesione
al concilio lateranense, e insieme col suo collega Alberto da Carpi
prest obbedienza al pontefice. In fine il vescovo di Forl lesse
una bolla pontificia, la quale ripeteva la dichiarazione di nullit
di tutti gli atti del concilio di Pisa, lanciava interdetto contro la
Francia e stabiliva la prossima sessione pel 10 dicembre.J
1
D a lle re la z io n i d e H 'a m b a se e ria v en eta del p rin cip io di dicem bre presso
c a n u to XV. 411 rile v a s i, che 'G iulio I I tem e v a a n ch e a llo ra l'in n a lz a m e n to di
,]n a n tip a p a fra n c e s e . D a lle m edesim e re la z io n i loc. c it. .144-300 ris u lta , che
iulio l i c e rc a v a la le g a collim p e ra to re s o p ra tu tto p e r trio n fa re com pietaniente d eg li sc ism a tic i. S o tto lo ste sso p u n to <i v is ta M ac S w i n e y d e M a s h a x a i;l a s s (Le p e rtu g ili et le Saint-Sige I I I , 81) sp ieg a la condiscendenza di G iu
lio n v e rso M a n u e le d i P o rto g a llo , c h e sollev eccezioni a l d e sid erio d e l p a p a
111 c re a re c a rd in a le l arciv esco v o d i L isbona, M a rtin o da C osta, f ra te llo del
d e funto c a r d in a le J o r g e d a C osta (c fr. ibid. 75-83), chied en d o invece il cappello
rosso p e r il su o tglio D o n L u iz di 6-7 a n n i. L a m a la ttia e m o rte di G iulio I I
l'er p re v e n n e ro u n a n u o v a c rea zio n e c a rd in a liz ia .
2
H e r g e n b o th e r V i l i , 525 ss. lAlle f o n ti q u iv i a lle g a te si aggiungono le
d a z i o n i p re sso S a x u t o XV. 359 s. P e r la p a rte c ip a z io n e del L a n g a lla ses
sione c o n c ilia re c fr. a n ch e 'G u g lia , S tu d ien I I , 5. 384 s. Il L a n g ebbe dopo la
sessione u n a ltro colloquio col p a p a e poi p a r ti su b ito p e r M ilano senza rito rn* r e a lla s u a a b ita z io n e n e l p a la zz o O rsin i su M onte. G io rd a n o ; loc. cit. .184.
'la su a d im o ra in M ila n o n el g en n aio e fe b b ra io 1513 la s u a p a rte c ip a z io n e
alle fe s te c a rn e v a le sc h e d e lla C orte, do cu m en ti dell A rchivio G onzaga r if e r i
Scono cose non e d ific a n ti: C fr. L u z io . Isab. d 'E stc e la corte Sforzesca 1 3 ss.
U rc ft. gtor. h,mb 3* s e rie XV, 160 ss.) e Isab. di fro n te ecc. 1 9 4 ss.

838

Libro III. Giulio l i . 1503-1513. Capitolo 7.

Incoraggiato dai buoni successi fin qui conseguiti il papa decise di mettere la scure alle radici delle mene scismatiche della
Francia. Si esamin bene se non fosse il caso di procedere contro
la prammatica sanzione. Labolizione di questa legge, che Luigi XII
aveva rimessa in vigore, era infatti cosa urgentissima, se lunit
ecclesiastica doveva riportare un trionfo duraturo contro le ten
denze scism atiche.1
La quarta sessione del concilio, alla quale parteciparono 19 car
dinali, 96 fra patriarchi, arcivescovi e vescovi, 4 abati e 4 gene
rali di Ordini religiosi, non che gli ambasciatori dellimperatore,
del re di Spagna, dei Fiorentini e della confederazione svizzera,
si tenne il 10 dicembre, anche questa volta sotto la presidenza
del papa. In essa venne letta innanzi tutto la lettera credenziale
dellambasciatore veneto Francesco Foscari del 10 aprile 1512
e quindi lo scritto di Luigi XI del 27 novembre 14612 sulla
abolizione della prammatica. Dopo ci fu pubblicato un moni
torio, col quale il clero e il laicato francese erano citati a compa
rire al concilio entro sessanta giorni per rispondere della loro ade
sione alla prammatica sanzione. Trascorso questo termine, nella
quinta sessione del concilio, fissata pel giorno 16 febbraio 1513, si
sarebbe discusso e deliberato circa la prammatica sanzione in
conformit delle leggi canoniche. Unapposita commissione doveva
disporre il necessario. Quindi fu letta una bolla, che c o n f e r m a v a
i decreti anteriori del papa relativi alla prammatica, alla n u llit
degli atti del concilio di Pisa e alla riforma deglimpiegati di curia.
Il discorso che tenne in questa sessione lultima cui a s s i s t e t t e
Giulio II il notaro apostolico Cristoforo Marcello da Venezia
fu un elogio entusiastico del papa. Giulio disse loratore
in una guerra pi che giusta contro nemici prepotenti ha sopportato impavidamente e per cos dire tolto volontariamente sopra di
s i pi bollenti calori, i freddi pi intensi, notti insonni, m a l a tt i e ,
tutti i possibili disagi, correndo persino pericolo di vita, ha rac
colto con generoso sacrificio dei suoi tesori un grande esercito, ha
liberato Bologna, cacciato i nemici (Francesi) dai confini dItalia,
ha assoggettato Reggio, Parma e Piacenza, ha riscosso il plauso
dItalia e guadagnato per s un nome immortale. Ancor maggior
sar la sua gloria per le opere di pace, soprattutto per la r i f o r m a
e la glorificazione della Chiesa ora minacciata da tanti vizi, da tra
ditori come da nemici esterni, colei che ha nutrito dei figliuoli j
quali l hanno vilipesa, colei che dovette intonare tanti can ti di
dolore, ma che ora attende soccorso dal suo sposo. Il papa deve ora

1 H e r g e n r o t h e r V i l i . 52S.
2 O fr. il n o s tro voi. I I , 103 s.

Giulio II scontento della preponderanza spagnuola in Italia.

' 839

esser medico, nocchiero, agricoltore, insomma tutto, come un se


condo Dio sulla te r r a .1
Per quanto Giullio II potesse andar contento dei grandi suc
cessi degli ultimi sei mesi, pure come italiano e come papa lo
crucciava la consapevolezza della preponderanza spagnola in Ita
lia, chegli stesso aveva contribuito a consolidare. Era poi parti
colarmente inquietante il pensiero che le terre spagnole e absburghesi sarebbero presumibilmente venute in potere di un medesimo
principe.2 Quanto fosse impensierito Giulio II di questo predomi
nio spagnolo, la cui influenza sentiva gravemente dappertutto a
casa sua nei Colonna, in Firenze, in Siena, in Piombino ed lanche
nel campo ecclesiastico,3 viene mostrato da una sua espressione
conservataci da Giovio. Avendogli un giorno il Cardinal Grimani
ricordata la signoria straniera a Napoli, Giulio II battendo il ba
stone in terra esclam: Se Dio mi d vita liberer anche i Na
poletani dal giogo che li opprime .4 Corse la voce, che, cacciati
gli Spagnuoli vi si sarebbe innalzato a re il cardinale Luigi dAra
gona. 5 Per quanto suoni strana questa notizia, non pu tuttavia
1 C h k i s t o p h o k i M a r c e l l i , p ro to n o ta rii apostolici, in quarta Lnteranens.
concila sessione lialnta oratio IV . Id . Dee. 1512. Im pressim i R o m ic par Jac.
lazochium d. X I I I . Jan. M D X I I (cio 1513 ; P a n z e r V i l i , 151). H a r d o u i n IX ,
1647-1651. H e r g e n b o t h e b V i l i , 528-531, i l q u a le rig u a r d o a lle p a ro le fin ali di
C. M arcello o s s e r v a : L a i r a s e , c h e r ic o rre a n c h e p rim a d i q u esto tem po,
u sata p e r ,S. P ie tr o p re sso G re g o rio I I , ep. 1 a d Leon. Isaur., non che o ra
to ria, fo g g ia ta suU a B ib b ia (S a lm . 81, 1; G iov. X, 34, 35). L in terris a c c a n to
a Deus d d a s solo u n senso lim ita to . (Sulla sessione c fr. an ch e B a n u d o XV,
411 s. e R o h b b a g h e r - K n o p f l e b 423 s. I l buon c a tto lic o d u c a G iorgio di S a s
sonia, sebbene n o n in v ita to a l concilio, p a rte n d o d a l g iu sto concetto, che u n a
form a e c c le sia stic a n o n p o ss ib ile se n o n ten e n d o si in tim a m e n te c o n g iu n ti
a lla C hiesa, n o m in suo p ro c u ra to re a l co n cilio (9 fe b b ra io 1513) il g e n era le
dei D o m e n ic an i T o m m a so de V io (G a eta n o ) : v. la Z e itsc h rift del B r i e g e r II I,,
603, 606 s. B u d d e e , N ik . fo n Schonberg i3.
2 R e u m o n t I I I 2, 4)3.
3 C fr. G a la n te 6 , 18.
4 J o v iu s , V ita A lfo n si. Q u a n to fosse te m u ta in R om a fin d a llo scorcio del
1511 la p re p o n d e ra n z a sp a g n o la, rile v a s i d a S a n u t o X I I I , 319, 349. Cfr. anche
i s i 8 9 s. A llo rq u a n d o s u lla fine d a g o s to d e l 1512 a m ezzo d e l suo a m b a sc ia
to re p re sso i p a p a i l m a rc h e s e d i M a n to v a fece i p rim i p a ssi p e r la c a c c ia ta
'' 'la s t r a n ie r a s ig n o ria sp a g n u o la d a N a p o li, G iu lio I I d ic h ia r bens d i con'e n ir e in lin e a d i p rin c ip io , m a r ite n n e non a n c o ra v en u to il te m p o , per
'/elle cose stanno bene in m ano del R e de Spagna ( p r e s s o L y z io J*aO <it
fronte ecc. 175 s.). U n in v ito p o e tic o d i A n t o n i o F l a m i n i o a G iulio I I d i libera re lI t a l i a d a i b a r b a r i, p resso D A n c o n a , I l concetto dell unita politica, nel
suoi S tu d i di critica e storia letteraria, B o lo g n a 1880, 69. A nche la fa cc en d a
nn liq u id a ta di F e r r a r a te n n e tu tta v ia occupato il p a p a a l p rin cip io d el 5 3
eccit n u o v a m e n te la sua ira contro .il m archese di M a n v ; ^ a o
o
Clt- 199 s. L a m b a s c ia to r e veneziano Soardino pretendeva anzi 6 aver se ntito
a -Milano dal cardinale Schiner, che il p ap a a v e v a parlato ^ 'ncorporare M an
tu va allo S ta to p o n tific io (le tte r a d el 14 g en n aio lo prebS , / { T A ra g o n a
6 V edi S a n u to X V , 10. .Sulle s tr e tte re la z io n i d e l c a rd in a le L. d A rag o n a
cn G iulio I I v e d i P a s t o b , D ie R eise des K a rd . L. d A ta g o n a 3 t>).

840

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7.

esservi dubbio che linstancabile papa della Rovere maturava


nuovi e grandi disegni allorch le forze gli vennero a mancare.
Giulio II era gi da buona pezza infermiccio. Veramente non
erasi mai appieno rimesso dalle gravi sofferenze patite nellago
sto del 1511, per egli sapeva nascondere con tanta energia i
suoi dolori da restarne a lungo ingannati gli stessi suoi famigliari. Finalmente anche questo spirito forte dovette dire a se
stesso che i suoi giorni erano contati. La vigilia della Pentecoste
del 1512 dopo i vespri il papa si sent talmente spossato, che disse
al suo maestro delle cerimonie, che ormai non avrebbe pi potuto
prender parte alle feste di Chiesa non sentendosi pi in grado di
eseguire le cerimonie prescritte. Essendosi qualche cardinale con
gratulato con lui della freschezza e del bel colorito del suo viso
ed avendogli detto aver lui un aspetto pi florido di dieci anni fa,
egli rivoltosi a Paride de Grassis gli disse: Mi si vuol lu s in g a re ;
io conosco meglio di altri il mio stato, sento che le mie forze da
unora allaltra si dileguano e che non potr vivere pi a lungo.
Pregovi pertanto di non attendermi pi n a vespro n a Messa.
Nondimeno intervenne poi alla processione del Corpus DominiLa vigilia della festa di S. Giovanni Battista il vecchio ponte
fice si rec in pellegrinaggio a S. Pietro in Vincoli, per il quale
sforzo si busc un accesso di febbre.1
Sulla fine di novembre fece ancora una delle sue gite predi
lette ad O stia,2 dalla quale torn anche questa volta cos rinvi
gorito, che pot assistere alla terza e alla quarta sessione del con
cilio lateranense. Ma gi fin dallora fu notata nel papa una
strana inquietudine. La seconda domenica dellavvento si rec
nel suo palazzo presso S. Pietro in Vincoli perch l poteva pas
seggiare pi liberamente; nei giorni seguenti cambi quasi sem
pre soggiorno: oggi era in S. Croce, domani in S. Maria Mag
giore, poi in S. Lorenzo fuori le Mura e in S. Eusebio, cercan d o
co n lunghe passeggiate di apportare un miglioramento alla sua
salute. Ma tutto fu inutile. Avendolo il maestro delle c e rim o n ie in
vitato ai vespri della vigilia del Natale, Giulio II gli disse: Me
glio sarebbe sella mandasse a invitare il sacro Collegio e il sa g re
stano di Palazzo perch vengano con POlio Santo, ch m i sento
assai male e non vivr pi a lu n g o .3 Il maestro delle cerimonie
non voleva credere che le cose andassero cos male: ma ad altri
come per es. allambasciatore veneziano non sfugg che il s e ttu a

1 P a k t s d e G r a s s i s , e d . D l i j n g e r 4 1 9 s . C fr. s o p ra p. 8 2 8 .
^
G iulio I I di 27 n o v e m b re 1512 si re c in siem e a l L a n g e a d a ' t r * v j 0
s c ia to ri a d O stia , d onde to rn il 1 d ice m b re . * Anta consist. f. 36. A r e 1
c o n c i s t o r i a l e in Vaticano.
3

P a ris

de G r a s s i s , e d . D i x i n g e r

4 2 0 -4 2 7 .

La grave malattia di Giulio II.

841

genario pontefice era molto sofferente, sebbene grazie alla sua fer
rea energia in qualche modo si sorreggesse e attendesse come pri
ma agli affari. Alla fine di dicembre un capitano svizzero prediceva
la prossima morte del pontefice.1 Le graVi cure che cagionavagli
il predominio degli Spagnoli, non potevano che nuocere alla salute
di quel vegliardo. Dopo il Natale del 1512 Giulio II non fu pi in
grado di levarsi da letto. Soffriva dinsonnia e dinappetenza. Otto
medici, i primi della citt, si adoperarono invano a ricercare la
vera causa della m alattia.2 Il papa non veramente malato
riferiva il 16 gennaio 1513 lambasciatore veneto ma egli non
ha appetito, non prende che due ova al giorno ; non ha febbre, ma
la vecchiaia rende il suo stato assai grave. I pensieri lo strug
gono. Lasciando da parte le intenzioni insondabili degli Spa
gnoli, Giulio II era allora afflitto dal timore, che gli Svizzeri si
alleassero colla Francia.3 I Romani non sapevano nulla di queste
preoccupazioni: essi non vedevano nel papa che il trionfatore e
come tale lo festeggiarono nel gioved grasso (3 febbraio) con
una cavalcata cos sfarzosa, quale non poteva inventare che let
aurea del rinascimento. Nel corteo, che si svolse dal Campidoglio
a ponte S. Angelo, i vedevano non meno di 16 carri trionfali con
rappresentazioni allegoriche delle spendide gesta gloriose e dei
successi di quel papa, che godeva duna popolarit senza esempio :
in prima linea lItalia oppressa dai Francesi, quindi lItalia libe
rata, poi le citt sottomesse di Bologna, Reggio, Parma e Pia
cenza, indi un obelisco su cui stavano scritte in greco, ebraico e
latino le parole: A Giulio II liberatore dItalia e trionfatore
dello scism a, finalmente chiudeva questa apoteosi del papa della
Rovere un carro particolarmente sfarzoso con una glorificazione
del concilio lateranense e della nuova alleanza fra imperatore e
papa, coronato da una grande quercia, sulla cui sommit era il ri
tratto di Giulio I I .4 Mentre questo corteggio trionfale attraver
sava in mezzo alle acclamazioni del popolo giubilante le vie di
Roma, Giulio II giaceva nel suo letto di morte.
Malgrado tutte le risorse della medicina, linsonnia e linappe
tenza del quasi settuagenario non volevano sparire. Sebbene i me
dici consigliassero la maggior quiete possibile, il papa, fidando

1 S a n i i t o XV , 412, 449.
2 P a b i s d e G r a s s i s , ed. D o l l i n g e r 427. Q u iv i ( d e tto espressamente, che
il P apa e r a m a la to fin d a l N a ta le e c h e g u a rd a v a il letto . F alsissim o dunque
uanto dice B r o s oh. J u liu s l i , 273 : I l p a p a s e ttu a g e n a rio ammal agli u l
tim i d i g e n n a io d e l 1513 .
3 S a n c i t o XV, SOI, 503-504. A nche il B e m b o dice, che le pene per le so rti
d I t a l i a a f fr e tta ro n o la m o rte di G iulio II.
4 V. la re la z io n e d i B . ,S tab e llin i p re sso T.ttzio. F. Gonzeina r>0s., 73 s. e la
Poesia di P e n n i p re s s o A d e m o i x o 35 ss. Ofr. C l e m e n t i 114 e Steinmanj II, 3 s.

842

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7.

nella sua robustissima fibra, occupavasi assiduamente daffari


e riceveva al suo letto cardinali e am basciatori.1 Tuttavia egli
non si nascondeva che lentamente si avvicinava alla fine. Il 4 feb
braio chiam a s il maestro delle cerimonie Paride de Grassis
e gli disse con grande tenerezza e rassegnazione, che la sua fine
era imminente, che Iddio intendeva disporre di lui e che non era
pi il caso di pensare a una guarigione; ringraziare egli il Si
gnore Iddio per non avergli mandato una fine improvvisa come a
molti dei suoi predecessori, ma una morte cristiana e sufficiente
raccoglimento onde provvedere ail tempo e alleternit. Avere egli
fiducia nel Grassis, che eseguirebbe fedelmente i suoi desiderii.
Quanto .ai suoi funerali egli disse di non bramare n troppa par
simonia, n esagerato sfarzo; non meritare questo perch era
stato un gran peccatore, ma nemmeno volere che gli accadesse
come ad alcuni dei suoi predecessori, le cui salme vennero in modo
assai indegno trascurate. Pertanto egli dava incarico al suo pru
dente e fedele servitore di provvedere acciocch alla sua morte
e alla sua sepoltura tutto procedesse con convenienza. Diede poi
fino nei pi minuti particolari le necessarie disposizioni ed asse
gn una somma di denaro come elemosina a preti poveri per la
salute della propria anim a.2
Il
10 febbraio lambasciatore veneto riferisce : Il papa ha il
tremito; gi cominciano le pratiche per la elezione del succes
sore . La citt era in fermento ; i cardinali vigilavano attenta
mente al mantenimento dellordine. La salute del papa nei giorni
seguenti peggior, ma Giulio II non aveva ancora rinunciato ad
ogni speranza.3 Egli ebbe ancora la forza di prendere tutte le
necessarie disposizioni per la quinta sessione del concilio lateranense e insistette che in ogni evento venissero in quella sessio n e
rinnovati e confermati i decreti gi emanati contro la elezione
simoniaca dei papi.4 II 19 febbraio Paride de Grassis si rec al
letto del papa per chiedere il suo parere circa lapertura delia
prossima sessione del concilio. Trovai Sua Santit rife risce
il de Grassis di aspetto sano, vegeto e sereno, come se nulla
o poco avesse sofferto. Avendo io espresso il mio lieto stupore e
1 S a k c t o XV, 531-532; c fr. 547. FraIkni, E rddi Bakez T am s 12S.
L u z io , F . Gonzaga 50. V. in o ltr e la re la z io n e p o rto g h e se in Corp. dipi. Fort, I.
1S7 e im a * le tte r a d i (Lodovico d e C am p o F re g o so a l doge d i G enova in d a ta
d i R o m a 22 g e n n aio 1513. A r c h i v i o d i S t a t o i n G e n o v a. Roma, L 1<

tere. M azzo 1.

2 Paris de Grassis, ed.

o l u .n g k r

428.

3 S a n u t o XV, 554, 555. |Sul fe rm e n to d e lla e ittl v. la re la z io n e dello


v/'
z ero P . F a lk in A nz. f. scliiceiz. Gcucii. 1892, p. 375. Zimmermaxn, Pel1'
F a lk 52 s.
*
V. la * re la z io n e d i S ta z io G ad io d e l 13 fe b b ra io 1513 ( A r c h i v i o G oj ^
z a g a i n M a n t o v a ) , u s a ta d a L trz io n e l Corriere della Sera 190S, n. k

Ultime ore di Giulio II.

843

fatti al papa augurii di felicit, egli sorridendo mi disse : In


verit ieri ero in fin di vita, oggi mi sento rinato . Rispose
meglio che pot alle mie domande; volle che la sessione del con
cilio avesse luogo in ogni caso nel giorno stabilito perch non
venisse perduto il termine fissato contro il re di Francia e i suoi
aderenti; per non si dovesse trattare ohe di quanto era stato
proposto nellultima sessione; al Cardinal Riario, decano del sacro
Collegio, si lesse la presidenza. Poi accord delle indulgenze a
me e ai miei. Sulla fine per mostrare che si sentiva bene minvit
a bere un bicchiere di malvasia. Avendo io raccontato ci ai car
dinali, che lo facevano moribondo, non mi volevano per lo stu
pore aggiustar fe d e .1
Ma il miglioramento non era che molto illusorio. Il fedele de
Grassis fu quegli che prest ora al suo signore il pi grande ser
vigio di carit. I famigliari di Giulio II avevano per troppi ri
guardi esitato fino allora a fargli amministrare il santo viatico. Il
de Grassis ora insistette sulla cosa ed egli stesso riferisce come
il papa, dopo essersi confessato, il 2 febbraio ricevesse colla mas
sima divozione il SS. Sacramento.2 I famigliari erano commossi :
il poderoso pontefice pareva loro un isanto.3 Poi Giulio II fece
avvicinare al suo letto di morte i cardinali e si raccomand alle
loro fervorose orazioni dicendo dessere stato il maggior pecca
tore e di non aver governato come doveva la Chiesa. Li esort
al timore di Dio e allosservanza dei precetti dlia Chiesa ; li eccit
a procedere legittimamente alla prossima elezione papale osser
vando il disposto dellultima sua bolla; lelezione spettare ai car
dinali, non al concilio; al conclave s invitassero i cardinali assenti,
non per gli scismatici; disse di perdonare di gran cuore a questultimi le offese fatte alla sua persona, ma come papa dovere egli
attenersi al rigore delle leggi canoniche ed escludere dallelezione
gli scismatici. Tutto questo il papa disse mentre era morente, in

1 P a b is

de

G r a s s i s , ed.

D o llin g e b

420-430

(lo rd in e cronologico qui

confuso).

2 Paris de Grassis, ed. D ollinger 431-432. A lq u a n to d iffe re n te , m a In


so sta n z a c o n co rd e la re la z io n e p o rto g h ese, secondo la q u a le G iulio I I d a
p rin c ip io n o n v oleva ric e v e re il v ia tic o , m a c h e poi la d o m en ic a, il 20, lo d i
m an d d a s. A n ch e q u i si d ice c h e si c o m u n ic asse c o n m o lta divozione. Corp.
dipi. Portufi. I, 189-190. Nel * D iarium d i .Cobmsluts de Fine (v. so p ra p. 785,
il- 3) si d ice p a rim e n ti c h e G iulio l i m o ri plwries devote confessila a tque devo
tissim e sum pto E iw ha ri siine sacramento. B i b l i o t e c a n a z i o n a l e di
P a r i g i . O fr. .S axtto XV, 500, 565. A nche U c a r d in a le G onzaga n e lla * le tte r a ,
d i cui so tto , s c r iv e : fa cta dei'Otissim amenie cu m ffranma sanctim onia la comm unione.
3 N e lla s u a re la z io n e s u lla a m m in is tra z io n e degli u ltim i s a c ra m e n ti a
G iulio I I , /St. G ad io dice c h e q u e s ti m o str ta n ta devotione et con tritio n e che
pareva un santo. L u z i o n e l Corriere cit.

844

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7.

lingua latina e in tono solenne come in un concistoro. Poi in ita


liano espresse il desiderio che al duca di Urbino venisse conferii >
in perpetuo il vicariato di Pesaro. Dopo ci colle lacrime lagli
occhi impart ai cardinali che pure piangevano la sua benedi
zione. 1 Pieno di coraggio, con rara fortezza di spirito, l'infermo
attendeva la sua fin e.2 Si rifiut di soddisfare altri desiderii di
suoi congiunti avendo dinanzi alla mente il solo bene della Chiesa.
Allultimora i famigliari porsero al pontefice una bevanda doro
diluito, dalla quale un empirico di quel tempo si attendeva un
effetto in fallib ile.8 Tutto coraggioso e sereno, nella notte dal 20
al 21 febbraio del 1513 Giulio II rese a Dio la sua anima forte.4
La salma venne subito esposta in S. Pietro e quindi composta
presso le spoglie mortali di Sisto IV. Si racconta che vi accorse
una moltitudine immensa di popolo, la quale, come dice un testi
monio oculare, rese al defunto pontefice tali onori come se si trat
tasse del vero corpo di S. Pietro 5 Roma ebbe coscienza che un
animo regio aveva esalato lo spirito .6 Da quarantanni che
vivo in questa citt scriveva nel suo diario Paride de Grassis
non ho mai visto una folla cos straordinaria al mortorio di un
papa. Tutti, grandi e piccoli, vecchi e giovani, volevano baciare

1 P a r i s d e ' C h a s s i s p re sso R a y n a l d 1513. n. 7-8 e G a t t i c t t s 434-435 * l e t


t e r a del c a r d in a le G onzaga d e l 20 fe b b ra io 1513. A r c h i v i o G o n z a g a i n
M a n t o v a . L e tte r a d e lla g e n te m a n to v a n o a rc id ia c o n o A le ssa n d ro d i G a b b i "
n e ta d el 20 fe b h ra io 1513 p re sso L u z i o , Isab. di fro n te ecc. 207 s. L u z io , F. Gon
zaga 51. * A cta consist. f. 8 7 t. A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e . Il Testam i-1
tu m lu t t i papa e n e g li A cta Tornio. I I , 102-198 s ta in p a r te in opposizione d iretta
a q u a n to dice il d e G r a s s i s e d c e r to f a t t u r a p o ste rio re . N em m eno il lu i!-'
d isc o rso i n B e r n a l d e z I I , 442 s. a u te n tic o . A nche A. F e r r o x u s , l 'ita Ludo
v ic i X I I , a b b ellisce le u ltim e p a ro le di G iu lio I I se n z a a tte n e r s i a lla sto ria, ci
t h n o n h a o s s e rv a to i l G i ' e t t e V i l i , 124 s. P e r la c r itic a d e l F e r r o x u s >'fr in g e n e ra le R a n k e , Z u r K r itik 140 s.
2 R e la zio n e v e n e z ia n a d e l 21 fe b b ra io p re s s o B ro s c h , J u liu s II , 363. ila
S a l u t o X V I, f. 4. |Ofr. a n c h e S e n a re g a tlS-619 e L rrzio , F. Gonzaga 51. Il r a r
d in a ie G onzaga n e lla * l e t t e r a d e l 20 fe b b ra io , n a r r a t o i l congedo d a i C ardinal'
s c r iv e : A d pianger m i eom oveva vedendolo propinquo alla morte, ma di essa

m orte n iente sbigotito, anzi co n sta n te et fo r te verso J)io nostro salvatore et cui
la grandeza del anim o suo provedere ad tu tte quelle cose che m sim ili e"*1
com inuncm ente sono ncgleeti o r ero obliate da ehi si trova nelo extrem o d< I'1
v ita sua. 8. B n - vede, ode, intende, parla, ordina, dispone, e t provede come *<
fu sso nel m aggior vigore et sanita di corpo che m ai fusse. n ien te e cornino**"quantunque se veda m orire. l A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .
3 V .le re la z io n i m a n to v a n e in G r e g o r o v i u s V i l i 3 107-108 e L i t z i o . F. Gon
zaga 51.
_
4 O ltre a P a r i s d e G r a s s i s , ed. D o l l i n g e r 432, c fr. S a n u t o XV. 5 5 7 , ^
le m em o rie sin c ro n e in G o r i , A rchivio IV , 2 4 4 ; L ettre s de L o u is X I I ,
f>
e * ,4cia consist. loc. c it. A r c h i v i o c o n c i s t o r i a l e i n \ a t i c a n "
i
V. la re la z io n e di tSt. G a d io d el 3 m a rz o 1513 ( A r c h i v i o G o n z a '
i n M a n t o v a ) n e l n o s tr o to m o TV 2.
G r e g o r o v i u s V ili 108.

Giudizio dei contemporanei su Giulio II.

845

i piedi del morto nonostante la resistenza delle guardie. In mezzo


alle lagrime pregavano per ila salute dellanima di colui, chera
.stato in verit papa e vicario di Cristo, scudo di giustizia, che
avea dato .incremento alla Chiesa apostolica ed era stato un per
secutore e domatore di tiranni. Persino molti di coloro, ai quali,
secondo ogni apparenza, la morte di Giulio II poteva per certi
motivi essere desiderabile, scoppiavano in pianto ed esclamavano:
questo papa ha scampato noi tutti, lItalia intera e tutta quanta
ia cristianit dal giogo dei Francesi e dei b arb ari.1
In modo egualmente favorevole si esprime anche il cronista
Sebastiano de Branca.2 Un olandese, che allora dimorava in Roma,
celebra Giulio II come ornamento dei papi, propugnacolo della
santa romana Chiesa e liberatore dellItalia.3 Ma tale popolarit il
papa godeva non solo in Roma poich anche altrove nello Stato
pontificio vennero riconosciute le sue grandi benemerenze verso la
Santa Sede. Ne fanno testimonianza il forlivese Andrea Bernardi4
e il perugino Bontempi, il quale ultimo con parole piene di entu
siasmo esalta i meriti di Giulio I I .5 Uniscrizione a Bologna dice
che quelluomo il quale aveva vinto il terribile leone veneziano, i
Bentivoglio, il duca di Ferrara e i Francesi, meritava dessere
detto pi grande di Giulio Cesare.6
Di f ronte a questi giudizi ve ne 'sono veramente altri che suo
nano in modo affatto diverso. Un uomo che s profondamente e con
tanta energia aveva messo mano negli affari del mondo, ebbe na

P a k is

v av asi

g i

C h a s s is , e d .

de

s ta m p a to

da

m a n i c fr. a n c h e q u a n to

2
3

D o m jn g e r

un

pezzo

ra c c o n ta

C fr.

il

p asso

d al

dove

s fu g g ito

4 3 5 -4 8 6 .

che

(S u l

il

p asso

g iu d iz io

tro -

dei

R o

136.

B i-

L u t e r o ; W r a m p e l m e y e b 2 3 3 -2 3 4 .

D ia riitm

N a z i o n a l e

4 B e rn a rd i

I I , 395 ss.

ric o rd o

Fo

d i

con

le

P a p a G iu iio p a s s d a q u e s ta
o n o re v o le

q u a n to s ia
W o

432,

G a t t ic u s

C r e i g h t o n I V , 2 i> 7 .

l * l i o t e c a

et

in

le

iS e d ia

c itt ,

lio

q u a le

q u a le

lu i

is c riz io n e

P re ss o T o m M a s in i,

d e c o ra ta

S a n u ti)

f in o a d

v ila c q u a

(g i

g e n tilis s im a m e n te

D O M V IT S I M A R T E L E O N E M
SI

II,

o ra

d e lla

concesse

E T G A LLO S

tu tta

ai p o tria , e

s e p o lc r a le ,

d e l l a r m e

a g l 'o c c h i e

ric u p e ra to

M a c h ia v e lli

e t a m p ia f u i t .
6
L 'i s c r i z i o n e ,
m arm o

d ire
ha

de

F in e

con

p re s e n te , la c u i v ita

sta r. I ta l. se rie

n o t o . A ro ft.

C o rn e liu s

la c r im e

v ita

A p o s to lic a

p e rn ic io s a , m a i

m ondo
II,

a lla

di

in

A pp.

n.

P a r i g i .

di

la

a b b ia

p r e fa ta

E v a n g e lis ta

(S ed e

rim a s ta

R o v e re

c o p ia .

c h ia v i

E ssa

la

A p.

c u o re

com e

sua
la

che
in

lo d e

de

m o rte

C h ie s a
tu tto
di

di
il

G iu

C a p o d ife rro ,

P e r m e re s C h risti Ubera

in o ss e rv a ta ,
d e lle

nel

s ta ta la u d a b ile

e s a lta to

M a d d a le n i

1113. V i si le g g e :

farn e

s ia

il X V I 2 , 2 6 3 . U n c a r m e

B o lo g n a , il c u i p r o p r i e ta r io
di

d o lo re

C ris tia n it ,

q u a n to

a lla

g ran

q u a n to

si

ti^ o v a

p a p a li

duca

in

nel

una

ta v o la

P a la z z o

B e

L a m b e r to B e v ila c q u a

suona :

iv l iu b

h orren du m

SER RA Q. IV L E O ROBORE FR A CTA IA C E T E S T E N S E M Q . D U C E M

M A B T E FV G A V IT

m e

M A IV S IV L O

[ s i c !]

CA ESA RE N O M E N

HABET.

di

84 (i

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7.

turalmente molti acerbi avversari,1 che nemmeno dopo la sua


morte gli risparmiarono le ingiurie e le satire pi mordaci.2 S e
non che prescindendo completamente da simili sfoghi di 'fiero odio
partigiano, non sono mancati anche storici serii i quali si sono
espressi severissimamente sul conto di Giulio II. Ora si domanda
quanto siano fondati questi giudizi.
senza dubbio ingiusto il generalizzare che si fa unosserva
zione del Guicciardini, non avere avuto cio Giulio II di sacerdote
altro che labito e il nome. Il detto storico fiorentino si esprimo
in tal modo nel raccontare la campagna invernale condotta dal

1
Q u a n to a lla g io ia (li L u c re z ia B o rn ia p e r la m o rte d e lla n tic o avversari >
d e lla su a fa m ig lia c fr. L u z io , Isab. ilE nte e <i B orgia X L I, 7 46: Isab. ilE tte ili
fr o n te a G iulio l i 209, n. 3 e Un pranzo B orgiano d i magro, in G azzetta ili
M antova, 24-25 d ice m b re 1900. I l 22 d i g iu g n o 1513 L eone X a sso lse Lucrezin
d a lle c e n s u re , n e lle q u a li e r a in c o rs a p e r d isu b b id ie n z a s o tto G iulio l i . H f.rg e n r t h e r . Leoni* X . R eg esto I , 198, n . 3312.
7
C fr. S a k u t c X V , 5 6 1 s . R o s c o e I I , 3 9 . N. A ntologia CXX XV ( 1 8 W ) . 9 6 s..
5 2 8 s . , 5 3 1 ; G tom . ut or. d. lett, Un. X IX ( 1 8 9 8 ) , 4 0 2 : S t r a u s s , H u tten ( 2 e d . )
7 1 s . , 7 4 . G o e u e k e , Gengcnbaeh (H a n n o v e r 1 8 5 6 ) 5 3 0 . L a p a s q u in a ta pi d if
fu s a (su G iu lio 'I I lo s c r i tt o in tito la to : r. a . f . P oetae R eg ii libellus de obitu
Iu lii P. M . A n n o D om ini 1513 ( r is ta m p a to in H u t t e n i Opp. XV, 4 2 7 s.). I-a
polem ica c o n te n u ta in q u e sto sc ritto , d i c u i a lc u n i s o s p e tta ro n o fsse autori'
H u t t e n , p a r te e v id e n te m e n te d a u n p u n to di v is ta fra n c e s e (c fr. S t r a u s b ,
H u tten [ 2 * e d .] 7 5 ) . L u te r o l a tt r i b u ad E ra s m o , c h e c o n tro ta le attribuzione
p ro te s t in u n a l e tte r a a l C am peggio. r>n e ssa rile v a s i, ehe gi a quel tempo
e r a s i in d u b b io -c irc a l a u to re . A lc u n i d icono, sc riv e E ra s m o , che l a u to re sia
Hispanu* quidam , a l t r i vogliono sia d e l p o eta F a u s to A n d re lin i, m en tre a ltri
d i G . B a lb i ; p e r q u a n te ric e rc h e fa c e sse e g li. E ra s m o , n o n p o t o tte n e re in
p ro p o sito lu m i sufficienti. N em m eno i c ritic i m o d e rn i si sono m essi compietam e n te d 'a c c o rd o c irc a l a u to r e di q u e s to sc ritto . L a n o n im o tr a d u tto r e di questo
d ia lo g o (J u liu s I I . Ein G esprch vor der H im m elsth r e . Aus dem L a te in is c h e n
des G. Balbi, B e rlin 1 8 7 7 ) lo a tt r i b u se n z a a lc u n fo n d a m e n to a l d e tto vescovo
d i G u rk , m e n tr e il N e t z e r , b io g ra fo d el B a lb i, co n ch iu d ev a a ra g io n e il suo
s tu d io con u n n o n tquet. G e i g e r s i d ic h ia r p e r E ra s m o , c h e m olti contem
p o ra n e i d ico n o a u to r e d i q u ello s c r i tt o : v. V iertelja h rssch rift f. R e m iss. IL
1 3 1 ; m o lto p i p ro b a b ile p a rre b b e la c o n g e ttu ra d i c o lo ro c h e veggono l a u to r e
n e l po eta P u u l i o F a u s t o A n d r e l i n i , u n ita lia n o d iv e n u to t u tt o fran c e se , con
che si a cc o rd a il m odo d i v e d e re d e lla u to r e di q u e lla p a s q u in a ta ; v. Giornd, L eti. ital. X IX . 1 8 8 . F r s t e r . L ucan in d. Renates, in A rch iv f. Lit.-Gcsch.
X IV (L e ip z ig 18S6). 3 4 4 . 3 6 2 ; L o f s c h e (A nal. L u th . [G o th a 1 8 9 2 1 ) pag. 5 8 e
O a n in Giorn, d. L e tt. ital. X X IX , 4 5 1 , n o ta 1 rite n g o n o ci p e r sicu ro . A questa
m ed e sim a se n te n z a p ro p e n d e K n o o d , D ie B ib lio th ek zu- S c h le ttsta d t (S c h le ttsta d t
1 8 8 9 ) 1 0 8 , le c u i ra g io n i p e r so n o q u a lific a te n o n c a te g o ric h e d a G e ig e r in
Z eitschr. f. vergl. L it. Gesch. I I I , 4 8 9 . S u A n d re lin i c fr. F l a m i n i 2 0 4 s. G e ig e r
in V iertelja h ressch rift f. K u ltu r u. L it. der R enaissance I ( 1 8 8 5 ) , 1 - 4 8 . F u
a tt r i b u it o a l H u t t e n a n c h e u n a lt r o v e le n o so lib e llo c o n tro G iulio I I : Orati"

ad C hristum opt. m ax. pro Tulio II. ligure pont. m a x. a quoda-m bene doct
e t christiano perscripla (in fin e : In G erm ania tandem iatii sapiente ) : P a n z e r
(IX , 1 8 7 ) n o ta d u e e d iz io n i s. 1. e t a ., r is ta m p a to in H u t t e n i opera, ed. BodiciNG IV , 4 5 9 - 4 6 4 . Ofr. S t r a u s s , H u tte n 3, 7 0 .

Attivit di Giulio per la vita interna della Chiesa.

847

papa contro Mirandola.1 In quella circostanza il papa trascinato


dal suo focoso temperamento offese senza dubbio gravemente il
decorum clei^cale e un biasimo acerbo su questo punto altret
tanto giustificato quanto quello sui trasporti di subitanea ira aii
quali cos spesso si abbandonava.2 Inammissibile per ed ingiusto
il generalizzare dicendo che Giulio II fu uno dei pi profani
e meno sacerdotali fra i pontefici e che in lui non si nota unorma
di cristiana piet e che col suo sentimento tutto dietro a cure
temporali e guerresche egli non abbia punto potuto darsi pensiero
in generale dei doveri e negozi ecclesiastici.8 Le ricerche moderne,
che lin generale sono tornate in favore della memoria del papa
Rovere, hanno al contrario mostrato, che le aspirazioni di Giulio II
non si risolvevano affatto nella restaurazione del potere temporale
della Chiesa e che gli stettero a cuore gli interessi meramente spi
rituali molto pi di quanto sera finora creduto.4
Il
diario del maestro di cerimonie Paride de G rassis, che non
chiude per nulla gli occhi sulle debolezze del capo della Chiesa,
attesta in molti luoghi, che Giulio II adempiva fedelmente e co
scienziosamente ai suoi doveri ecclesiastici. Solo che glielo con
sentissero le condizioni di salute, egli prendeva regolarmente parte
alle sacre funzioni : e allora il suo sentimento di fede talvolta ve
niva ad essere espresso in una forma, che difficilmente si aspette
rebbe in un carattere cotanto ruvido. Nelladorazione della Croce
il venerd santo del 1505 egli dimostr tale venerazione per il
segno della redenzione da potere a pena padroneggiare linterna
commozione. Con somma piet, scrisse nel suo diario il maestro
delle cerimonie del resto s asciutto, il papa ha baciato la santa

1 G u ic c ia r d in i IX , c. 4. L o sserv a zio n e v e n n e g e n e ra liz z a ta g i d a F r a n


cesco I (c fr. F a b r o n i u s , Leonis X , V ita 280) e f r a gli s c r i tt o r i {m oderni p a r
tic o la rm e n te d a l G r e g o r o v iu s V i l i 3 i67 [108. B r a n d i (D ie R enaissance in F io
rone u. Rom 3 170) p e n sa e g u a lm e n te : A nche G iulio I I non era u n prete, m a
era un uomo deano dam m irazione. S u lla g ra n d e in g iu s tiz ia di M a c h ia v elli
nel g iu d ic a re G iulio I I . e fr. T om m a s i n i , M achiavelli I , 324 ss., il q u a le espone
bene p e rc h M a c h ia v elli, d o ta to d i t u t t a lt r o sp irito , n o n p o t c o m p re n d ere
G iulio I I . I n p ro p o sito P e l l e g r in i nel Giorn. stor. d. lett. ita l. I (1883), 463 s.
2 C fr. so p ra p. 768 s. e 81i3. U n o ffesa a l decoro e r a a n c h e q u e lla d i a n d a re
ta lv o lta a c ac cia . S b a g lia p e r il M a itld f.. M achiavelli I I , 273, q u a n d o e n u m e ra
an ch e la p e sc a f r a la c accia p ro ib ita ag li e c c le sia stic i. C fr. a n c h e i g r e tti g iu
dizi su G iulio I I d e i c ro n is ti N a r d i e C a m b i a d d o tti d a R o c c a , C erretani 40.
3 G r e g o r o v i u s V I I I 3 108. G i s i 0 2 e T s c h a c k e r t 5. tCfr. in c o n tra rio A r t a u d
i M o n t o IV , 213.
i c f r . I/trz io n el Corriere della Sera 190S, n. 253 e L a reggenza d'Isab.
d'E xte 40. Q ui q u e s to ben n oto sto ric o si d ic h ia r a d e c is a m e n te c o n tro l e s a
g e raz io n e d i quegli s to ric i, che A'eggono in G iu lio I I so lta n to u n p a p a p o litico :

un errore: Giulio II , creatura titanica in tu tto , a vera u n ideale altissim o


della sua dignit di ornano gerarca: fo rti convinzioni religiose, sincero desi
derio di risollevare le Chiesa dal brago in cui i Borgia lavevan cacciata.

848

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7.

Croce, potendo a pena trattenere le lagrim e. Quasi ogni giorno,


anche se in viaggio, allorch si partiva prima della levata del sole,
ascoltava la S. Messa e spesso la celebrava egli stesso. Dopo la sua
grave malattia dellautunno del 1510 non si astenne dalloffrire il
santo sacrifcio, bench lappena si reggesse in piedi : nel Natale
del 1510 celebr la Messa seduto nella sua cappella privata. Per
quanto potassero pure preoccuparlo gli affari politici, tuttavia non
ne venivano per nulla trasandate le feste ecclesiastiche.1 II mede
simo vale in generale degli interessi del governo ecclesiastico. Il
pronto disbrigo dei negozi nel concistoro e alla Rota fece cos pro
fonda impressione su Lutero durante il suo soggiorno in Roma
nellanno 1511, che anche pi tardi ne parlava con molta lode.2
Al nome di Giulio II si riconnette poi indissolubilmente una lunga
serie di statuti ecclesiastici in parte importanti.
Vuoisi innanzi tutto ricordare la sua rigorosa bolla contro la
simonia nellelezione papale, la quale doveva impedire che si ripe
tessero le scene scandalose avvenute nellelezione di Alessandro VI.
Questo documento in data 14 gennaio 1506 dichiara nulla dora
in avanti ogni elezione papale in cui sia intervenuta simonia no
toria e incorsi nelle pi severe pene ecclesistiche gli elettori si
moniaci. Perdere poi i loro beni e la loro dignit anche i mercanti,
sensali e banchieri, vuoi chierici, vuoi laici, di qualsivoglia grado,
anche se prelati, arcivescovi o vescovi, o anche a m b a s c i a t o r i
di qualsiasi re o principe, che prendano parte a una tale simo
niaca elezione. La bolla proibisce ogni promessa, contratto ed ob
bligo relativo allelezione papale tanto di cardinali che di qualsiasi
altra persona, dichiarandoli invalidi e n u lli.3 La bolla venne pub
1 P a r i s d e G r a s s i , ed. F r a t i 23. 24, 27, 38, 42, 46, 58, 76, 78, 79-80, 98,
101, 103, 105, 108, 109, 119, 121, 123, 124, 125, 127, 128, 130, 131, 138, 143, 149
151. 157, 158, 161, 166, 171, 190, 204, 207, 223, 227. 233, 241, 242, 256, 268, 270.
271, 281, 286. I l p a sso s u l v e n e rd s a n to d e l 1505 (Papa oum sum m a pietaHe
osculatus est crucem et Quasi lacrim ata est) p re s s o S t e i n m a n n , S ix tino I. 579C h e G iu lio I I te n e sse con rig o re a l d e co ro d elle s a c re fu n z io n i d a p a rte dei
p r e s e n ti, r ile v a s i d a l p a sso d e l d e G r a s s i s a lle g a to d a S t e i n m a n n ( A l l g c i u .
Zeitung 1987, B eil. 148).
2 C fr. H a t j s h a t i i 3 1 , 7 2 .
3 B ulla tianctissim i D omini N ostri D iti Iu lii I I . Pontifiais M ax. super elec

tione pontifici# fu tu ra , p u blw ata so llem m ter Rom e, et Bonomie, et d v s o r i p t a in


Q uinterno Cancellarlae, s. 1. e t a., B i b l i o t e c a d i S t a t o i n M o n a c o .
J. Can. P. 167. B ull. V. 405-408. R a y n a t.d 1506. n. 1 s. I l te s to com pleto della
b o lla Cura tarn (Urino a n c h e p re sso P a r i s d e G r a s s i s , ed. F r a t i 214-219. E x t r a va g o n i Iu lii 11 super electione sim oniaca papae quam P e t r u s A n d r e a s G am
m a r u s coninientariis suis illu str t. R o m ae s. a [1528] : C fr. in p ro p o sito X. P a i l u s nel K a th o lik 1899 I I , 379-384: m a n o s c ritto n e l Cod. Yatic. lai. 391/
f. 6 S s s. : * P e t r . A n d r . G a m m a r i axpositio in Iu lii I I e x t r a v a g a n t e m stipe
electione sym oniaca papae. B i b l i o t e c a V a t i c a n a . S g m ix k r . P a p s ticahlen 7 s. H i n s c h i u s V, 714, n. 5. P e r l a d a ta d e lla b o lla c fr. P a u l u s ne
K a th o lik loc. c it. 379 s. e N ru .E S i n Z eitschr. f. kath. Theol. X X V (1901), 12 S-.

Attivit di Giulio per la vita interna della Chiesa.

blicata solo nellottobre del 1510 a Bologna al principio della


guerra colla Francia dopo essere stata approvata da tutti i car
dinali presenti, e quindi fu spedita a quasi tutti |i principi cri
stiani. 1 Poi venne di bel nuovo approvata, rinnovata e pubblicata
nel concilio lateranense, come lo attesta la bolla del 16 febbraio
1513.2 A llelenco delle scomuniche che da Urbano V in poi veniva
solennemente pubblicato ogni anno in Roma nel gioved santo
(Bulla in coena Domini), Giulio II nel 1511 diede una nuova
forma. Il medesimo ordin pure, che tutti i vescovi dovessero ren
dere questa bolla di pubblica ragione almeno una volta lanno.3
Riprendendo U pratiche gi fatte nel 1501 da Alessandro [VI
per dare dei vescovi alle giovani colonie americane, Giulio II nel
lanno 1504 eresse e confer un arcivescovato e due vescovati nellEspanola (Haiti). Ma la tendenza al fiscalismo di Ferdinando di
Spagna imped linvio dei vescovi gi nominati creando gravi dif
ficolt e pratiche interminabili. Per non differire ancora lopera
di conversione Giulio II alla fine cedette. Con rescritto pontificio
dell8 agosto 1511 furono soppresse le disposizioni del 1504 ed
eretti due nuovi vescovati in S. Domingo e [Conception de la Vega

15, 19. d a ta t a : A nno in ca m a tio n is dom inicae m illesim o quingent esimo quinto,
X IX , K al. februari, pontificatus n o stri anno I I I ; ci v u o l d ir e 14 g e n n aio
1506, n o n 1505. P e r u n e r ro r e d i s ta m p a p re sso R a y n a lo loc. c it., c h e r ip o r ta ,
in m odo p e r fe tta m e n te g iu sto , la b o lla so tto l a n n o 1506, m a s c r iv e : Pont,
nostri anno II , in v ec e d i I I I , il M a n s i fu in d o tto a l l e r ro r e d i a t t r i b u i r l a a l
1505, e r ro r e se g u ito d a m o lti m o d ern i. R e tta m e n te e s s a a s s e g n a ta a l 1506
p re sso P h i l l i p s V 2, 839. L e se m p la re o rig in a le d e llo p e ra di G io v a n n i S t a s i l o
d e d ic a ta a C lem e n te V II I n IbuUarn Iu lii I I supra electionem R om . pontificia!
n el Cod. B arb. X X X I I , 73. B i b l i o t e c a V a t i c a n a . L e c to r , L e conclave
P a r is 1894), 104, a s s e g n a la b o lla a l l a n n o 1503. P e r il g iu d iz io d e i teo lo g i
c irc a la b o lla v. Z eitschr. f. kathol. Theol. IV , 342 s., S tim m e n aus MariaLaach V I, 412 e Tlvc Monti) 1895, m a rz o , p. 324
C fr. d e l re s to a n c h e s o p ra
P- 337, n . 1. Secondo (G a m m a r u s ( v . so p ra ) il g iu r is ta F lo ria n o D oli! (IJu lp h u s)
fu q u e g li c h e d ie d e l occasio n e a lla com posizione d ella b o lla : c fr. il p a sso a d
d o tto p re sso P a t t l u s loc. c it. 311 s.
1 S a n i 'T o X I, 530. H er g en r o th e b (V III, 1533 n o ta.
2 B ulla S a n ctissim i D om ini Nostri I u lii P ape S ecu n d i contra aspirantes

od P a p a tu m sym oniace innovata confirm ata et approbata per saorum Lateranensem [sic ] ConciUum, s. 1. e t a ., B i b l i o t e c a d i S t a t o i n M o n a c o ,
<! Can. F. 150. B ull. V, 536 s.
3 C onsucverunt R om a n i Pontifices, 1 m a rz o 1511 (B ull. V, 491-493). C fr.
R e u s c h , In d e x I , 72-73. I I a u s m a n n . R e serv a tfd lle 96. P e r q u e s ta b o lla c fr.
a n ch e H i n s c h i u s V, 7 2 5 : sc o m u n ic a c o n tro ogni a p p lic az io n e d el P lacet a l e t
te re e m a n d a ti po n tifici, n o n ch e a q u e lli d e i le g a ti, n u n z i e d e le g a ti p a p a li,
ibid. V. 869, n. 3 ; a sso lu z io n e d a c a s i r i s e r v a t i p a p a li. I n V I J, 146, 156
H i n s c h i u s d u n so m m a rio d e i c a s i r is e r v a ti n e i d e c re ti d i G iu lio I I . C irc a le
m inaccio d i p u n iz io n i c o n tro l a p p ello d a l p a p a a l co n cilio ecum enico n e lla b o lla
Kuxcepti regim inis d el 1509, c fr. H i n s c h i u s V, 723. M a ss im ilia n o a v ev a in
tro d o tto in p ie n a fo rm a in A u s tr ia n e l 1507 il placet dopo c o n tro v e rsie d i
P i a n n i ; v e d i Ad. B a c h m a n n , O esterr. R eichsi/eschichten2, P r a g 1904, 105.
P a sto r,

Storia dei P a p i,

III.

54

850

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7.

neHEspai'.ola e in S. Juan a Porto Rico, i quali furono posti sotto


la giurisdizione dell'arcivescovo di Siviglia, dove risiedeva pure il
governo coloniale.1 Quando nellanno 1506 mor il grande scopri
tore, che aveva guadagnato alla Chiesa un s immenso campo di
lavoro, il papa, si adoper presso Ja corte spagnola a favore del
suo figlio D iego.2
Anche nellinteresse della propaganda cristiana Giulio II favor
le imprese oltre mare del re di Portogallo,3 che inviava numerosi
missionarii. Il 22 marzo 1506 fu conferita la rosa doro al so
vrano del Portogallo per rimunerazione dello zelo per Ir, missioni
cristiane.4 In quel tempo dei predicatori cristiani si spinsero fino
alle Indie, nellEtiopia e nel iCongo, dal quale ultimo luogo nel
lanno 1512 giunse a Roma unam basceria.5 Importante per le mis
sioni fu labolizione dellantico divieto di vendere armi ed altro
materiale da guerra agli infedeli, partendosi dalla c o n s i d e r a z i o n e
che mediante il commercio soffriva occasione ad istruire ii p a g a n i
nelle cose religiose.6 Grandiose, ma troppo presto svanite, furono
le speranze nutrite dal papa della Rovere per la conversione dello
Sci Ismail d i Persia. A tale progetto egli cerc d i g u a d a g n a r e Wladislao re di Ungheria.7 Niccol Boulow, nativo di Lubecca, fu aiu
tato dal papa nei suoi tentativi di riunire la Russia alla Chiesa. *
1 O fr. B o letin de la R . A cadem ia de M adrid X X (18S2), 261 s., 272 s., 292-.
o l a rtic o lo d i E h b l c it a to s o p ra p. 600. n. 1. H k.k n a .k z . Coleccin de Buia II.
8 ss., 16 ss. J a n n , D ie kathol. M issionen 78. R . S t r e it , B ibliotheca Missionuni I.
M n s te r i. W . -1916. 502. B attm garten . D ie kath. K irche I I I , 178 (2II. 173).
H o l z a p f e l , Gesch. des F ranziskanerordens 502. P e r le se d i d e i F r a n c e s c a n i
o s s e rv a n ti fo n d a te n e lliso le d e llIn d ie o c c id e n ta li v e n n e e r e t ta u n a speciale
p ro v in c ia d e llo rd in e a g g re g a ta a lla n a z io n e sp a g n u o la , la Provincia 8. Crucis
(In su la ru m India ru m ), (H o l z a p f e l loc. c it. (168. L a rip a rtiz io n e del p o sse d i
m en to co lo n ia le c o n fo rm e a l t r a t t a t o d i T o rd e s illa s f u c o n fe rm a ta d a G iulio II
il 25 g e n n a io 1506; vedi B atjm 26. H er n a ez I I , 837 s.
2 R a y n a ld 1507, n . 23. H e r g e n r t h e r V i l i , 348.
s S c h f e r I I I , 83. J a n n . D ie Jcathol. M issionen 01, 62 s.
* V edi M ac S w in e y , L es rOses d or 31 ss., 232 ss.
* H e r g e n r t h e r ( V ili, 405-406.
O fr. in p ro p o sito il la v o ro d i E . W e b e r suU a m issio n e n e l regno del
C ongo n e g li a n n i 1491-1547 c h e u s c ir p ro s s im a m e n te in Missionswissensch.
T e x te u. A bhandlungen d i S c h m i o l i n .
t Z i n k e i s e n I I , 557. H e r g e n r t h e r iV III, 407. G iu lio I I a l re W la d isla 0.
16 giu g n o 1508, p re sso R a y n a l d 1508, n. 14. T h k t n f .r . Mon. Slav. m eri ri. I, 554 s.
8
II B o u lo w e b b e d a l p a p a u n a r e n d ita a n n u a ; n e l 1508 a n d d a Roma
in R u s s ia . C i r is u lta d a u n * m a n o s c ritto d e llA r c h i v i o c o n s i g l i a r e
d i R e v a i , d el q u a le p re s to ci d a r in fo rm a z io n i p a r tic o la r i W l a d i m i r Q*v '
MiKoiv. U n a le tte r a d in d u lg e n z a a C r. B o m h o w er, can o n ico d i D o rp a t e Revai

(L ittera e indu lg en tia ru m datae auctorit. Iu lii I I . Papae cunctis christifideiibus. qui durante triennio pro tutela p artium L iro n ia e in subsidvum sancta{
crueiatae contra fcrociss. R hutenos, H aereticos et Schism aticos, Tartaroru !
auxilio freto s m anus a diutrces p o rrexerin t, s. 1. e t a . [c. 1506] nel c a ta
logo X L I I di L u d w , R o se n th a l, p. 184, n. 1379.

Attivit di Giulio per la vita interna della Chiesa.

8 51

Onde salvaguardare la purezza della dottrina cattolica Giulio II


nomin degli inquisitori per la diocesi di Toul,1 pel reame di Na
poli 2 e per Benevento,3 eccitandoli a procedere con risolutezza.
Molto si occup il papa anche dei settarii di Boemia. Per age
volare la conversione di quegli eterodossi permise loro di prender
parte alle funzioni cattoliche- Si procedette invece severamente
contro i Piccardi.4 Per ordine del papa fu presa ad esaminare la
nuova dottrina insegnata da Pietro di Lucca intorno allincarna
zione di Cristo, e quindi solennemente proscritta il 7 settem
bre 1511.5 Nel 1508 venne bruciato in Bologna un frate eretico,
reo di sacrilegi : 6 in Roma nel 1503 e nel 1513 il papa procedette
contro i M arran i.7 Nella Spagna come altrove cerc dimpedire
per quanto pot il procedere ingiusto e troppo duro degli inqui
sitori. 8
In Sicilia linquisizione spagnola era stata introdotta fin dal
lanno 1500;9 alla fine del 1509 Ferdinando tent la medesima

1 Bull. ord. praedic IV , 217.


2 L e tte r a a B arnaba [ Capograsso ] ord. praedic. in regno N eapolit. herei.
l a vit. inquisii. D a i, v , s. [ = 2 4 a p r ile 1506], * Lui), brev. 22, f. 29S. A r
c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o . O fr. A m a b i l e I , 96 s.
s L e tte r a a B en tivo lu s com m iss, n o ster in d a t a 2 9 lu g lio 1595. * Lib.
brev. 25, f . ."49. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
4
V edi H ergenrother V i l i , 536 e P ieper , N u n tia tu re n 45. O fr. a n c h e P alaoky V 2, 68
83 s., 108 s. ,Un b re v e del 12 g iu g n o 1504 a l r e d i U n g h e ria
e P o lo n ia , W la d isla o , in v ita q u e sti a im p e d ire la p r o g e tta ta in tro d u z io n e d un
vescovo e re tic o in U n g h e ria . T heiner , Mon. Hlav. m crl. J, 548.
> L ea I I I , 603.
" S antito V II, 393.
T flin t. Z eitsohr. di S y b h l X X X V II, 313 s. e Corp. dipi. Portug. I, 187.
Ofr. a n c h e R a y .v a l d 1509, n. 22. D i u n lib ro e re tic o , c h e d o v e a si e s a m in a re
P er o rd in e d e l p a p a , p a r la S a h u t o XV, 216. O fr. a n c h e F r e d e r i c q , Corp. doc.
Inquisii. (H a a g . 1889) n . 411 e R ev. hi-st. X L I I I , 165, 169. U n b re v e c o n tro
le stre g h e m e n z io n a to in Giorn. d. L e tt. ital. X X X III, 34. O ire a l'o rd in a
m ento d e l m odo d i p ro c e d e re d eg li in q u is ito ri c o n tro s tre g h e c fr. an ch e S o l d a n H e p p e I , 5 1 5 ; H a n s e n , Q uellen 31 s., 34 s. ; H i u s c h i u s
V 1, 404.
s V edi H efele , X im en es 316. V illa 444, 462 s. O fr. il * b reve ; B ertono
Facino Lacco ; a g li in q u is ito r i che s o t t o f a ls a im p u ta z io n e c erc a n o e sto rc e rg li
q u alch e c o sa , com e h a r i f e r i to i l q u e re la n te , s ia p ro ib ito d i p ro c ed e re u l te
rio rm e n te c o n tro d i lu i, e sse n d o si d ic h ia ra to p ro n to a p u r g a rs i con g iu ra m e n to .
Dai. B onon. 1506 Dee. 15 A 0. 4- * Lib. brev. 25, f. 40t>. C fr. a n c h e il * b re v e d e l
5 nov em b re 1509 a d A ntonia* archiep. (fra n a i, et con*il. cornitit venerali in
quisii. regnor. Cast clic et Legioni*. * Lib. brev. 27, f. 7o 0b. A r c h i v i o s e
c r e t o p o n t i f i c i o . A i c an o n ici re g o la ri d e lla c h ie sa la te ra n e n s e d i S. S a l
v a to re G iu lio I I c o n cesse n e l 1512 l e sen zio n e d a ogni g iu ris d iz io n e d e lli n
q uisizione. B ull. V, 5 1 6 ; H in sc h iv s V I. 1, 346. N el 1506 C a rlo I I I d i S a v o ia
o tte n n e |da G iu lio I I il p riv ile g io c h e n e i su o i S ta ti l in q u is iz io n e n o n ir r o
gasse p ene se n z a c o o p e ra z io n e d e llO rd in a rio ; c fr. S clopis , S to ria dellantica
legislazione del Piem onte, T o rin o 1833, 4 8 4 ; L ea I, 425.
9 O fr. H in s c h t u s V I 1, 382.

852

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7.

cosa per Napoli, ma incontr una risoluta opposizione ed avven


nero delle turbolenze assai serie. I (nobili e il resto della cittadi
nanza stettero cos compatti nella comune difesa, che il re date le
malsicure condizioni politiche desistette dal suo proposito. Giu
lio II se ne mostr lieto e contento poich linquisizione spagnola
non poteva che scemare la sua autorit. Se per egli abbia favo
rito la resistenza dei Napoletani, non si pu stabilire con certezza.
Contro i soprusi dellautorit civile Giulio II a seconda delle forze
che aveva non solo in V enezia,2 ma anche altrove ha propugnato
la causa e il diritto della (Chiesa. Per questo egli si trov impigliato
in litigi col governo inglese, colla reggente Margherita dei Paesi
Bassi, con Ferdinando il Cattolico, con Luigi XII di Francia, col
lUngheria e la Savoia.3
Circa la necessit di riforme nel campo ecclesiastico Giulio II
non pat illusioni. Fin dal 4 novembre 1504 si parl in concistoro
di s (vitale argomento e venne nominata a tale intento una com
missione di sei cardinali. Ma gi fin dallora persone che erano
dentro le cose erano dopinione, che lunica mira di quella com
missione sarebbe stato dimpedire al papa la creazione di nuovi
cardinali!4 Nel maggio dellanno seguente tre cardinali ricevet
tero il mandato di ridurre a una giusta misura le tasse esagerate
degli impiegati curiali.5 Le straordinarie difficolt politiche ed ec
clesiastiche, dalle quali Giulio II durante tutto il suo pontificato
non pot uscire, fecero in seguito passare la causa della riforma
in seconda linea, ma non furono in grado dimpedire che il papa
in casi particolari, specialmente riguardo ai conventi, non pren
desse una serie di salutari provvedimenti. Quanto al papa stesse a
cuore il rialzamento dellOrdine domenicano lo mostrano +anto de
creti di riforma di carattere generale, quanto provvedimenti spe
ciali, per la riforma di conventi in Italia, Francia e Irlanda.8 Ai

i A mabile , II T u m u lto N apolitano dellanno 1510 contro la s. inquisizto' N a p o li 1888 e I I santo O ffizio X, 9 3 s., 100 s., 118 s. V edi a n c h e L ea I I , 28
H ekgenrthek V i l i , 4 0 2 ; H in s c h iu s V I 1, 3 3 2 ; R iv. stor. 1916, 297. Sul g"
v e rn o te rro ris tic o d e llin q u is ito re L u ce r , c h e poi n e l 1507 fu c h ia m a to >
g iu d iz io e c o n d a n n a to , v e d i (Lea in A m erica n hist. R eview I I , 4.
a V. s o p ra p. 763 s.
s Cfr. B u s c h , T udors I, 238 ; B rosch 162 ; R aynald 1505, n. 50 ; W etzhu. W elte , K irchenlex. I 2, 458 e * Tb. brev. 25, f. 66, 671), 210 ; 28, f. 55. A |
c h i v l o s e g r e t o ( p o n t i f i c i o . C fr. a n c h e i l b re v e d e l 12 jn a rz o 1nel l A r c h i v i o d i S t a t o i n F i r e n z e .
* D ispacci di A. Giustintan ,111, 2 8 6 ; c fr. 289, 299.
s B urchardi D iarium I I I , 388. C fr. D ittrich in H ist. Jahrb. V (1884).

e Iiull. ord. praed. IV , 217, 219, 221, 225, 241, 254, 260, 263. 268. Cfr.
* b re v e a l vicarus generalis fr a tr. praedicat., dal. Holognae 1501 la
brev. 25, f. 133. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o . iPer i I r la n d a c fr. B elles h e im , Gesch. der kathol. K irch e in Ir la n d I, 575.

Attivit di Giulio per la vita interna della Chiesa.

853

frati domenicani e francescani proib, che durante gli studii nelle


universit abitassero fuori delle case dellOrdine.1 Benefica fu
pure l opera da lui spiegata in favore della congregazione di
S. Giustina. La veneranda culla dei benedettini, Monte Cassino,
diventata purtroppo una commenda, sotto Giulio II torn allOrdine. Nel 1504 il papa comand che la congregazione di S. Giustina
portasse andando innanzi il nome di Congregatici Cassinensis,2
unendole poi nel 1506 anche la congregazione siciliana.3
Di gran momento per la riforma era il disegno di Giulio II di
riunire in un tutto i diversi rami venuti fuori dallOrdine fran
cescano. Se non che le difficolt che si opposero a questo pro
getto furono cos gravi, |che il papa si limit a voere che solo i
due rami principali, i Conventuali e gli Osservanti, rimanessero
nello stato attuale, e che le altre comunit minori si unissero a
uno dei rami principali. Ordinava inoltre espressamente che le case
dellOrdine le quali aderissero ai Conventuali dovessero ritenere
la pi stretta osservanza della regola. Quantunque le congrega
zioni si mostrassero poco propense a rinunciare alla propria au
tonomia, pure da ultimo si conformarono al volere del papa.4
Una bolla del 16 giugno 1508 si occupa della riforma dei Cer
tosini, unaltra simile del 24 marzo 1511 di quella dei Cistercensi
italiani.5
In Inghilterra Giulio II intervenne contro labuso dellimmu
nit ecclesiastica,6 a Basilea contro la vita scostumata delle Ago-

J B ull. V. 472 s.
K a th o lik 1S60, I, 203. S tu d . a. d. B enedktinerorden X I, 583. H eim b u ciiku I, 139.
3
* B o lla d el 18 lu g lio 1506 n e llA r c h i - v i o d i S t a t o i n P a l e r m o
8. M artino delle Scale, n. 913. N e l 1505 G iulio ra c c o m a n d a M a tte o d i T o ln a,
a b b a te di M a rtin s b e rg , scome rif o r m a to r e d e g li a lt r i m o n a s te ri b e n e d e ttin i a l
re W la d ia la o d 'U n g h e r ia : S tu d ie n aus dem B enediktinerorden X I (1890), 595 s.
i
G rammeb in W etzeb . W elte , K irch en lexiko n I 2, 670. O fr. a n ch e E ttbel,
(leseli, d. M inor Itenprom nz 278 e H eim bucheb I, 310. S u g li Statuto, d e tti
I u l i I I a c a u s a d e lla p p ro v a z io n e d e l p a p a e p u b b lic a ti nel 1508, in v ir t d ei
q u a li i C onv en tu aU r if o r m a ti d o v e v an o r iu n ir s i cogli O s se rv a n ti, o fr. F . D oe&xe
in Fran&iskan. S tu d ien I V (1917), 199-206. I m a l e tte r a d e llim p e ra to re M a s
sim ilia n o a G iu lio I I , che, in v is ta d e l capitulum {leneralissimum da te n e rs i
n e lla P e n te c o ste d e l 1506, sp e z za u n a la n c ia a fa v o re d e g li O s se rv a n ti ed
e sp rim e d u b b i p e r la lo ro s u s s is te n z a q u a lo ra v e n isse ro p o sti so tto i l g ene
r a le d e llO rd in e , p u b b lic a ta in A nal e d a Franciscana I I I (1897), 649 s. C on
bolla del 23 g e n n a io 1511 (in Moti, spect. Iiist. Slav. m erid. X X III , Z a g a b ria e
1892, 305 s.) G iu lio I I rin n o v la b o lla d i S isto IV del 12 a g o sto 1473 (ib id .
280 s.) a fa v o re d e i F ra n c e s c a n i d e l v ic a ria to di B o sn ia .
* B ull, V, 469 s 496 s.
e B ull. V, 404 s. ; H e r g e n r o t h e b V i l i , 408.

854

Libro III. Giulio II. 1503-1&13. Capitolo 7.

stimane di K lingenthal.1 Parecchie disposizioni colpirono coloro,


che facevano incetta di denaro girovagando qua e l senza averno
le debite licenze.2 Di grande importanza per la riforma morale
del popolo fu il grande favore mostrato da Giulio II verso i co
raggiosi predicatori di penitenza.3
Gli Ordini religiosi andarono generalmente lieti della partico
lare simpatia e speciale benevolenza del papa. Molti privilegi e
grazie ricevettero specialmente gli Ordini di S. Giovanni Gualberto
di Vallombrosa, la congregazione dei Benedettini della Beatissima
Vergine di MontOliveto, gli Erem iti agostiniani, 4 i Canonici ago
stiniani di S. Salvatore. La regola della5 congregazione france
scana di Giovanni da Guadalupa in Granada e i nuovi statuti, com
posti per i Minimi da Francesco di Paola, furono confermati e
appianate non poche controversie di congregazioni religiose. Fino
allultimo il papa si mantenne caldamente affezionato agli Ordini
religiosi ; 6 allorch durante il concilio lateranense molti vescovi lo
pressarono perch abolisse i tanti privilegi degli Ordini religiosi,
egli'respinse costantemente le loro istanze.7
Della rimanente attivit ecclesiastica di Giulio II va ancora se
gnalata la rinnovazione delle costituzioni di Bonifacio V ili, Pio II

1 Con u n * b re v e a l b o rg o m a s tro e a l co n sig lio d i B a s ile a in d a ta 28 m arzo


1505 G iu lio I I a n n u n z ia v a d i a v e re a ffidato la rifo rm a d i K lin g e n th a l a l ve
scovo C risto fo ro idi B a sile a . A r c h i v i o d i B a s i l e a 2540, A. 'C irca u n a ltra
r if o r m a di c o n v e n ti sv iz z e ri v. S is t.-p o lii. Bl. X X X II I, 432 s.
2 O fr. * TAb. brer. 35, f. 154, 294. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o 3 V . sopra p. 152, n. 5.

i C fr. P l issie r , Pcnir la biogr. du card. G illes de V iterbe 804 (bolla


d e lll l g e n n aio 1508 a fa v o re d e llO rd in e ), 807 (v is ita d e l p a p a a l conventi
a g o s tin ia n o d i Arite rb o n e l settem bre 1508) ; deU a m ic h ev o le re la zio n e del
p a p a c o n E g id io C a n isio d a V ite rb o offrono p a re c c h i t r a t t i le n o te d i costui
(p re s so P tjssier loc. cit. 808 ss.) ; le t t e r e del p a p a a lu i ib id . 802 s. G iu
lio I I c o n ferm a i P re m o s tr a te n s i colla b olla R a tio n i c m g ru it d e l 26 novem
b re 1503 i p riv ile g i lo ro c o n ce ssi d a A le ssa n d ro V I n e l suo u ltim o a n n o di
g o v e rn o ; v. i n q u e sto su p p le m e n to p. 326.
C fr. G a u d e n t i u s ( G u q g e n b ic h le r ) , B eitr g e zu r K irchengeseh. des
u. 11. Ja h rh u n d erts, B ozen 1880, 245.
s Secondo i l m a te ria le sc o p e rto d a T a c c h i V e n t u r i e c o m u n ic a to in I.
405, 409, 435 s. G iu lio I I v ie n e in c a m p o a n c h e p e r gli a n te c e d e n ti d e llOrat o r io d el D iv in o A m ore, p o ic h l'o r a to r io fo n d a to a R o m a n e l 1517 non fu
u n a n u o v a fo n d a zio n e, m a i l tr a p ia n to d un in d iriz z o e s is te n te a Genova
fin d a l 1497. G iu lio I I a cc o lse il 6 d ic e m b re 1512 la s u p p lic a d i q u e lla Fra
ternit D ivin i A m ors sub d ivi IIie ro n y m i protectione : m o rto l u i p rim a che
fo ss e sp e d ita la p r e p a r a ta b o lla d i c o n fe rm a , L eo n e X la fece sp e d ire ai
23 d i m a rz o d e l 1514 co llo ste sso e ffe tto com e se fo sse s t a t a rim e ss a il
d ic e m b re 1512.

H ergen Bther V i l i , 537, dove a n c h e i d o c u m e n ti. L e d isposizioni 11>


G iu lio I I re la tiv e a g li o rd in i c av a U e re sc h i p re sso R aynald 1505, n . 6 e 150.
n. 29.

Attivit di Giulio por la vita interna della Chiesa.

855

e Innocenzo V ili, che proibivano lesercizio della giurisdizione e


amministrazione ecclesiastica ai provveduti di benefici prima di
ricevere le lettere apostoliche;1 le sue disposizioni contro il duello
e il diritto di appropriarsi la roba rifiutata dal mare ;2 la sua de
cisione ecclesiasticamente correttissima nella causa matrimoniale
del gran principe di Lituania ;3 laver promosso la divozione di
S. A n na,4 pel santuario di Loreto5 e di Einsiedeln,0 come la di
vozione della passione di C risto1 e il culto del SS. Sacram ento;8
finalmente lintroduzione della causa di canonizzazione del vescovo Bennone di Meissen e di Francesco di Paola.9
Quanto si adoperasse Giulio II per tenere alta la solennit delle
funzioni religiose in Roma, rilevasi dalle cure che si prese per la
cappella dei cantori pontifici di S. Pietro, la quale ebbe da lui

1 B ull. V, 408 s. D i q u e s ta b o lla d e l 28 lu g lio 1505 si h a u n a sta m p a con


te m p o ra n e a d a l tito lo B ulla prim a arm atarum (in siem e a u n a B u lla secunda
w m a ta ru m d e lla s te s s a d a t a ; a lla fin e : Imprestile Rom a in Campo Flore, s. a.),
Biblioteca
di
Stato
in
M o n a c o , J. Can. F. 153. R e la tiv a m e n te
a lla q u e stio n e d e lla c u m u la zio n e d e i benefici o fr. la n o tiz ia n e l Catalogus
archiep. M oyuntin. d i W imphkt .ing. p re sso E nglert, C om m entano 28 . : Urici
(von G em m ingen, a rciv esco v o d i M agonza) lam en a lu lio I I ad divin i aultns

increm entim i et re i publicae u tilita te m pie et sanctc im petra vit, ne nnicus


plures in diversi$ urbis suae collegvis praebendas ocoupet, siout B asileae et
Spirae scio, in H erbip o li et B am berga audio laudabiliter observari. Con b o lla
del 14 a g o sto 1512 (in F oppens , D iplom atim i B elgicorum nova collectio IV ,
B ru x e lle s 1734^17, 95 ss.) G iu lio I I c o n ferm a i c a n o n ic i d elle c o lle g ia te d e lla
diocesi d i L ie g i il p riv ile g io d e lle sen zio n e d a lla g iu ris d iz io n e vescovile. A. van
H ove in R ei', d'hist. ecds. I (1909) !M-9S.
2 B ull. V, 474 s. e R aynald 1508, n. 2 9 ; 1509, n. 35. P e r la p ro ib iz io n e
d e l d u e llo n ello S ta to p o n tific io c fr. M. H ofmann in Z eitschr. f. kath. Theol.
X X II (1898), 636 .
3 C fr. P ierling 251.
*
V e d i K a th o lik 1850. I I , 137 s. ; 1878, I, 67. B eissel , R eliquienverehrung
134 s. S ch aum kell 24. Z e itsc h rift d. Aacli. Oescli.-Ver. X V III , 321 s. Appenzellisehe Jahrbcher, 3* s e r ie ,disp. 6 (T ro g e n 1894), p. 110 s.
5 R aynaxu 1507, n. 26 s. T u r se l l in u s 160 s ., 170 s . Ciaconitjs I I I , 241.

R ingholz , E insied eln 343 ss.


7 V. Cod. dipi. S a x . I I , 10, 367.
8 C fr. P iazza 442 s. C fr. M ig u e l A ntonio A labcn, Biografia de la S. Dona
Teresa E nriquez, llamada La Loca del Sacram ento (V a le n c ia 1895) 49 ss.
9 R aynald 1506, n. 42. Matjlde, Origines 67. A l fine d i p ro m u o v e re la
c a n o n iz z a z io n e d i B e n n o n e re co ssi a R om a d in c a ric o d e l d u c a G iorgio l E m s e r
e dedic a G iu lio I I u n in n o a B e n n o n e ; secondo S gharpff (in K irchenlexikon
d i W etzeb u . W elte IV 2. 479) q u e s to v iag g io a R om a c a d e n e l 1510, secondo
K awebau (H. E m ser, H alle 1898, 1 4 ss.) n e l 1506-07. D u ra n te il p ro c esso d i
c an o n izz a zio n e di X o tk e ro B a lb u lo c o m in c ia to s o tto G iu lio I I e p ro se g u ito
s o tto L eone X, il p rim o con b re v e del 20 d ice m b re 1512 concesse a d U go
vescovo d i C o sta n za ( Acta SS., a p rii. I, n u o v a ed. P a r is 1866, 593) che N o tk e ro
venisse v e n e ra to com e Iteato a S a n G allo. G iu lio I I o rd in a n ch e l'esam e
d e lle v i r t e m ira c o li di E n ric o V I ; vedi R aynald 1504, n. 33. H ergenrt-heb
V i l i , 40S.

856

Libro ITI. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7.

nuove entrate e porta perci fino ad oggi il nome di Cappella Iulia. !


Fino allora i cantori si dovevano far venire dalla Francia e dalla
Spagna, non trovandosi quasi affatto in Roma forze adatte. Ad ov
viare a tale cattivo stato di cose doveva servire listituzione della
cappella di S. Pietro, fondandosi cos in pari tempo una scuola pre
paratoria per la cappella pontifcia.2
Laccusa che si fa a Giulio II daver quasi completamente tra
scurato glinteressi interni della Chiesa a causa della sollecitudine
per la potenza politica ed esterna della Santa Sede, deve perci
rigettarsi come ingiusta e falsa. Invece il papa non pot andare
assolto dal biasimo davere sotto la pressione dello stato gene
rale delle cose rivolto maggior attenzione aglinteressi politici
che ai religiosi, e daver fatto nel campo ecclesiastico-politico delle
concessioni di grave momento a quei governi, coi quali stava in
buone relazioni o da quali s i attendeva un aiuto. Siffatte conces
sioni otteneva la F rancia3 colla nomina del Cardinal Amboise a le
gato per tutto il regno, il governo spagnuolo col conferimento del
patronato su tutte le chiese dellIndie occidentali, * e colla Buia de
Cruzada concessa la prima volta nel 1508-1509,5 il re del Porto
gallo relativamente alla collazione dei benefici nel suo regno.'
Concessioni daltra natura, in parte anchesse di non poco mo
mento, furono fatte alla Polonia,7 alla Norvegia,8 alla Danimarca,*
1 C fr. Tfist. Z eitschr. d i Sybei. X X X V I. 162 e F . X. H a b e e l in Viertt Ija h rssch rlft f. M iisikirisscnschaft I I I (1887), 235 e., e B a u stein e f. MusikgeschI l i , L eip zig 1888, 47 s. H a b e k l o s s e rv a : P rim a d e l 20 s e tte m b re 1870 la
CapeVa palatina c a n ta v a d u r a n te il p o n tific ale o gni v o lta che il p a p a cele
b ra v a n e lle c h ie se d i R o m a ; in S. P ie tr o in v ec e i c a n ti n e llin g re sso solenne
del p a p a e r a n o e se g u iti d a lla Capella Ju lia . A n c h oggi gli s tr a n ie r i c u r i o s i
c re d o n o p e r es. d i p o te re u d ir e n e lla s e ttim a n a s a n ta l a c a p p e lla sistin a,
m e n tre se n to n o lo s tile e i l c a n to d ella Cappella Iu lia .
2 V edi F . X. H a b e rt. loc. c it. 249 ( = B a u stein e I I I , 61 ss.), il q u a le peri
a sse g n a e rro n e a m e n te a lla n n o 1512 in v ec e che a l 1513 la b o lla su lla Capella
Iu lia s ta m p a ta i n B ull. Y atie. I I , 348 s.
3 C fr. s o p ra p. 683 s. i p a r tic o la r i c irc a la n o m in a del c a rd in a le Am boi-e
a legatus a hit ere p e r tu tto il re g n o d i F ra n c ia , u n a c o n ce ssio n e del t u tt o stra o r
d in a r ia , com e a ra g io n e f a rile v a r e M a ttld e , O rigines 132 s.
-* B o lla d el 28 lu g lio 1508. Coleccin de los Concordatosi (M a d rid 1848)H e b n a e z I, 24. H e b g e n b o th e r in A rc h iv fiir K irch en reeh t X , 15. P u r r x n 's A em x g V I I I , 200. L e s is te n z a d u n a bolla d i A le s s a n d ro V I del 25 giu g n o 1493
coUa q u a le s a re b b e s ta to concesso a i re d i S p a g n a il p a tr o n a to su lu ti'
le c h ie se e benefici d e l lo ro re g n o d u b b ia : v e d i H e r g e n r o t h e r loc. cit. e
P h i l l i p s - V e r i n o loc. c it. S u lla e ste n s io n e d e l d i r it t o di p ro v v isio n e p e r tu tti
i benefici d e lle c h ie se c a tte d r a li e c o lle g ia te a c c o rd a to d a In n o cen zo ' W
a l g o v e rn o sp a g n o lo p e r l iso la d i S ic ilia vedi S e x t i s 102.
s H

ergenbther

lo c. c it. 20 ; H e r n a e z I , 706 s s .

Cod. dipi. Portug. I , 104 s.


i C a ro V 2, 960 s.
8 P a ltu ia n -M u ix k r 240, 298. H ist.-PoU t. B l. C V I, 346 s.
C fr. J. L in d b a e k , P arerne forhold, til D anm ark under K ongem e S ritie n i og Hans, K o p e n h ag e n 1907.

Concessioni politico-ecclesiastiche fatte da Giulio II.

857

alla Scozia,1 alla Savoia,2 e agli Svizzeri.3 Alle richieste molto


ampie degli abitanti di Zurigo Giulio II ricus invece il suo as
senso, avendo egli fin da principio dichiarato agli Svizzeri, che
concederebbe loro privilegi ecclesiastici fino a che non dimandas
sero cose, cui egli per equit e diritto fosse costretto a negare.4
Invece secondo ogni apparenza egli accondiscese troppo facilmente
ai desideri della citt di Berna nel cosidetto processo Jetzer.6
Quanto allatteggiamento di Giulio II d i fronte alla questione
della riforma, stato dimostrato, che su questo punto in casi
particolari egli non stato punto inattivo e che in varia guisa
ha lavorato specialmente per la riforma dei conventi. Una mente
lucida come Giulio II non si nascosto quanto poco questo ba
stasse di fronte ai bisogni reali. Il compito del concilio lateranense
era innanzi tutto la riforma delle condizioni ecclesiastiche e in
particolare della corte romana come il papa stesso rilev fin dal
giugno 15116 e -ripet pi volte anche pi tardi. Ancor prima del
lapertura del concilio Giulio II nel marzo 1512 aveva nominato

1 v. i l * b re v e a Jacobus arehiep. Glasguen., dai. R om ae 1509 lu i. 29.


* Lib. brev. 7, f. 559. A r c h i v i o
segreto
p o n t i f i c i o . O ffre m a te
r ia le p e r gli a b u s i e c c le sia stic i in IScozia in q u e s to tem po l o p e ra di .T. H e e k x e s s
a n d It. K . H a n n a y , T h e Arelibishops of St.. A ndrew s, 2 voll., E d in b u rg h -L o n
don 1907-1909.
2 S c io p is , A n tica legisl. del P iem o n te 484. L e a I, 425.
3 U ri o tte n n e n e l 1512 la c o n fe rm a d e llu so e s is te n te di p ro v v e d ere a i
suoi benefzi n e l m odo fino a llo ra -seguito. G eschichtsfreund X X X III, E in s ie
deln 1878, 13 e W y m a t s in N e u ja h rsb la tt d i U ri 1913, 51.
4 Ofr. Geschieht's fre u n d X X X I II (E in s ie d e ln 1878). 13 s. R o h b e r su l cosi
d e tto c o n c o rd a to di W a ld m a n n in Jahrb. f. Schweiz. Gesch. IV , 3-23 e E s c h e ,
Zilricherische K irchen p o litik ibid. X X I, 22 ss. C he G iulio I I a b b ia s ta b ilito
u n re g o la m e n to c o n c e rn e n te il g ra d o d e i p rin c ip i se c o la ri, fa ls o ; vedi E . N y s
in R evu e du droit in te rn a i. XXV (B ru x e lle s 1898), 513-519.
5 C fr. l e c c e lle n te d is s e rta z io n e d i P a u l u s . E in J u stizm o rd an vier D o m i

nikanern begangen, A ctenm ssige R evision des B ern er Jetzerprocesses v. J. 1509.


F r a n k f u r t a. |M. 1897. R . S t e c k , D er B ern er Jetzerprozess ( 1507-1509) in
netter B eleuchtung neb st M itteilu n g en und ungedruelcten A kten , B e rn 1902
(d a lla Sehw iez. Theol. Z e it sehr. X V II I, 1901) ed edizione d e g li a tt i f a t t a d a l
m ed esim o in Quellen z. Schw eizer Gesch. X X II (1904) II. R e u s s , L e procs
des D am inicains de B erne en 1507-1309. in R ev. hist, des religions L I I ( P a r i s
1905), 237-259. G. S c h u h m a n n , Thom as M urner u n d die B ern er J e tzertra t/odie, in Z eitsehr. f. Schw eiz. K irchen gesch. I I (1908) ie D ie B erner Ietzertra fldie im L ic h te der neueren F orschung . K ritik , F r e ib u rg i. B r. 1912. P a u
l u s in W issenschaftl. B eil, a lla Germania 1908, n. 44, p. 350 s. V edi iM e r k m j ,
Der Jetzerprozess u. seine R evision, in H ochland a m i. 11, I I (1914), 526-544.
O fr. a n c h e J a n s s e n - P a s to r I I 19-20, 58 s. In v ia n d o a R om a n e l d ic e m b re 1509
il c an o n ico C o sta n te K e lle r i B e rn e s i o tte n n e ro che il p a p a in v ita s s e il p ro
v in cia le d e lla P ro v in c ia d o m en ic an a d e lla G e rm an ia su p e rio re a rim b o rs a re
a d e ssi le sp ese d el p ro c esso J e tz e r : in se g u ito a ll a opposizione d e llO rd in e
la cosa fu re g o la ta p e r s o lta n to n e l 1514; v e d i T k le r , K eller 251 s., 259 s.
Ka n u to X II , 248.

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7.

una commissione di otto (cardinali, il cui intento doveva essere


avanti tutto la riforma della curia e dei suoi im piegati.1 II
30 marzo >1512 usciva gi una bolla di riforma, diretta ad alleg
gerire le tasse troppo gravose da pagarsi alla curia e a togliere
gli abusi deglim piegati.2 Quanto al resto avrebbe provveduto il
concilio- Se la morte chiam a s il pontefice proprio nel momento
in cui ,si accingeva per questa via a compiere su larga scala lin
terna riforma della Chiesa,3 a noi non resta che un profondo rim
pianto. Se si propone la questione cos : non sarebbe stato meglio
lavorare prima alla riforma interna e poi mirare alla potenza po
litica e esterna della Chiesa? nel rispondere si pu essere di av
viso disparato, ma nel giudicare Giulio II criterio decisivo il
punto di vista nel quale egli si m esso.4 II papa della Rovere era
profondamente convinto che la restaurazione dello stato della
Chiesa e per conseguenza la libert e la indipendenza della Santa
Sede fosse il compito primo e pi importante, che a lui imponeva il
suo ufficio.
Era sua intima persuasione, che la libert della Chiesa fo sse
necessariamente determinata dalla sua piena indipendenza nel do
minio temporale. Al cospetto della morte usc a dire che il suo pon
tificato era stato cos pieno di affanni e di cure, chegli poteva
bene rassomigliarsi a un m artire.5 questa la prova pi forte che
la sua coscienza non gli muoveva alcun rimprovero a causa delle
sue guerre, che le ha ritenute indispensabili, e che le sue inten
zioni erano pure e sincere. Le condizioni infatti create dai B orgia
erano di tal natura, che al papa conveniva assicurarsi bene il
terreno sotto i piedi prima di accingersi alla vasta questione della
riforma. Un papa [impotente, mal sicuro in Roma della sua vita,
non poteva affrontare una questione, nella soluzione della quale

1 V edi il b re v e d el 1,0 m a r z o 1512 i n D e s j a h i u n s I I , 575, R aynalo 151-n. 31, e Corti, dipi. Portico. L 153 s. G u g l ia , S tu d ie n I I , 19. P e r lo stato
d e lle cose lalla C u r ia (se m p re bisogno d i d e n a ro se si vuole o tte n e re qualcosa)
e fr. l e co m u n ic az io n i d a lle re la z io n i di G io v a n n i B la n k e n fe ld , c h e fu a R om a
d a lla fin e d o tto b re d e l 1512 com e p ro c u ra to r e d o li'O rd u teu to n ico , p resso
W . S c h ito r in g , J. B la n ken feld (S c h rifte n des Ver. f. R eform ationsgesch. 86).
H a lle 1905, 114 ss. ISulla v e n a lit d e g li im p ie g a ti d i c u r ia , vedi u n in te re s sa n te
te s tim o n ia n z a in A rchiv. f. d. hist. Ver. f. B e m X I, 246.
2 O rig in a le ueU A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o Arni. IX , eap. 3.
n. 29. U n a ' co p ia d i q u esto d.ocum ento n e ll A r c h i v i o <li . S t a t o i n B o
l o g n a . TTn e se m p la re d e lla s ta m p a a p a r te (B u lla re fo rm a ti (ini n officiatine
Ro. Curie, s. 1. e t a.) n e lla B i b l i o t e c a d i S t a t o i n M o n a c o, J . Can.
F. 171. O fr. GO i /U k I I 1, 100 s. ; I I 2. 90 ; v. H o f m a n n I, 2 7 3 ; I I , 54.
s A nche n e llu ltim a s u a b olla d el 19 fe b b ra io 1513 G iulio I I rile v av a le
su e id e e d i r ifo rm a . Unii. V at. I I , 349.
* V edi R osco e I I , 37.

s R aynald 1513, n. 9.

Concessioni politico-ecclesiastiche fatte da Giulio II.

8i>9

dovevano venire toccati tanti interessi. Bisognava accingersi in


primo luogo a ci che pi era vicino e costituiva la condizione
preliminare per dar principio alla riform a.1
Ma come vicario di Cristo, si obbietta, egli non avrebbe dovuto
condurre guerre di sorta. Questa concezione, espressa gi da pi
dun contemporaneo,2 prescinde affatto dalla duplice posizione as
sunta dal papato nel suo storico svolgimento. Cominciando dal
secolo ottavo i papi furono non soltanto rappresentanti di Cristo,
ma anche principi di un dominio temporale. Come tali essi ave
vano piena facolt, al pari dogni principe secolare, di tutelare il
loro buon diritto contro ogni ostile invasione, anche con le armi
se ci fosse necessario. I grandi papi del medioevo propriamente
detto, vennero pi volte a trovarsi in questa situazione. Persino
un santo come Leone IX non ebbe scrupolo di recarsi al campo
di guerra. Si suppone naturalmente sempre che non si tratti di
assalto ma. di difesa e della tutela del buon diritto.3 Tale presup
posto savvera del tutto nel caso di Giulio II. innegabile che
al tempo del suo esaltamento al trono i diritti dello Stato della
Chiesa erano sensibilmente pregiudicati e che anche pi tardi la
libert della Santa Sede venne pi volte dai suoi nemici fiera
mente minacciata. I tempi in generale eran tali, che bisognava
essere o incudine o m artello.4 Cos fu che Giulio II pot affer
mare apertamente innanzi a tutto il mondo essere la restaurazione
dello Stato della Chiesa lintento della sua politica.5 Allestero,
dove le cose italiane non si conoscevano da vicino, si prese certo
da molti forte scandalo per il procedere guerresco del papa, men
tre in Italia lopera politica di Giulio II veniva quasi generalmente
riguardata come unazione indispensabile e benefica per la Chiesa
e per la patria.0

1 C fr. R o iik b a c h er -K n p f l e r 427. A rt au d -M o n to b IV , 214. F errata , L ope


ra diplom . pont. 15 s. S u ll'im p o rta n z a dello s t a to e c c le sia stic o p e r le co n d i
zioni i n te r n e d e lla C h iesa in g e n e re vedi R a n k e , Ppste I 6, 270.
2 C fr. le d ic h ia ra z io n i d el g iu r is ta ro m an o M a k io S a l a m o n i n e l sdo s c r itto
De principatu ; C ian , Un tr a tta tista del Principe 16 s. e d e l lo ren ese F i
l i p p o d e V i g n e t j i x e s , Gedenkbnell 235 ; c fr. Areh. stor. Mal. A pp. IX (1853), 237.
3 C fr. le a rg o m e n ta z io n i d el B e l l a r m i n o , D e potestate . p ontif. c. I I , r i
s ta m p a te p re sso I a y n a l d 1513, n . 12. V edi a n c h e N o v a e s IV , 162 s. D e M a i 8 t r e , D u P ape 210 s. A ssa i n o tev o le p u r e q u a n to c irc a la s u d d e tta q u e
stio n e o ss e rv a v a g i il c o n te m p o ra n e o In g h ira m i ; vedi F ka , N o tizie 59. C fr.
a n c h e J o v i u s , D e v ita L eonis X . lib . I I , 33.
* G iu d izio di B u r c k h a r d t . C u ltu r I 3, 122, con e sp re s sa re la z io n e a G iu lio I I .
5 R a n k e , P pste le , 3 7 .
6 C fr. K x a c Dk o , J u le s 11 284-285; B . R s e in Allff. E nzyklopdie d i E r s c h
u. G r u b e r , 2 sez. X X V III, 3 4 2 s . ; G a g l ia r d i , J u liu s IT. 2 7 4 s . ; o p e ra d i

G iulio I I ch e la C h iesa n e lle te m p e ste d e i secoli v e n u ti dopo d isp o n e sse n u o


v a m e n te d u n p o ssesso te m p o ra le e d u n a u to r it p o litic a fo rte m e n te a u m e n ta ta
e le c a m p a g n e b e llich e e t u t t o la tte g g ia m e n to d i m ondo, c h e le e t v e n tu re

60

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7.

Se sammette la necessit dello Stato ecclesiastico, non si pu


nemmeno biasimare che il suo sovrano faccia valere con armi tem
porali i suoi diritti.1 Certo per questa necessit contestata, e
10 fu anche al tempo di Giulio II sebbene solo isolatamente. N
una prova il Vettori, il quale parte dallidea che i ministri della
Chiesa e il pontefice romano nellinteresse della religione debbono
venire affatto esclusi da ogni cura e dominio di cose temporali.
Questidea trova il suo fondamento nellopinione giusta, che la
d ifesa la conservazione dello stato ecclesiastico racchiudono in m
11 pericolo di perdersi in cose esteriori e mondane. Ma per questo
pericolo il papa pu tanto meno rinunciare al suo dominio tem
porale perch i pericoli e glinconvenienti che in caso inverso sor
gerebbero per la Santa Sede e per tutta la Chiesa sarebbero di
gran lunga maggiori. Ci stato riconosciuto persino dal Guicciar
dini, che nel suo giudizio definitivo intorno a Giulio II si accosta
bens alle idee del V ettori,3 ma in altro luogo anchegli dice:
Sarebbe cosa buona che il papa fosse senza dominio temporale; ira
essendo i tempi pieni di malizia, il capo supremo della Chiesa po
trebbe senza di questo essere facilmente non poco molestato nella
sua sfera spirituale, anzi lo stesso potere spirituale venir di
strutto. 4
Infatti, in unepoca in cui quasi soltanto la forza m ateriale
ispirava rispetto e pareva desse un prestigio, quando inoltre gli
sforzi generali della politica tendevano ad esaltare il potere prine l e s te ro u ltra m o n ta n o v a r ia m e n te Rii rim p ro v e ra ro n o , e r a n o n e llI ta lia del
rin a s c im e n to a s s o lu ta m e n te n e c e s s a ri . F e s t e r . M achiaretti 8 0 : C hi 1I(V
ire b b e d ire q u a le corso a v re b b e ro p re s o i d e s tin i d I t a l i a se G iu lio I I avesse
o c cu p a to p e r u n a ltr o d e c e n n io con n o n affievolita e n e rg ia la c a tte d ra di
P ie tr o ? M a in d u b ita to , c h e la c re a z io n e dello S ta to pontificio n e l c o n cetto
d i G iu lio I I f u u n f a tt o n a zio n ale . I.a m a i sa z ia R ep u b b lic a d i S. M arco r:i
o d ia ta in t u t t a l 'I ta lia , m e n tr e si a m m ira v a q u e sto p a p a . E d p u re in n e g a b i! '
c h e il su o a p p e llo a lla lib e ra z io n e d I t a l i a d a lla sig n o ria s tr a n ie r a h a preso
fu o c o n e l c u o re degli I ta lia n i .
i
I n fo ndo t u tt e le c ritic h e d i r e t t e c o n tro G iulio I I si a p p u n ta n o n ellopp u g n a re la n e c e s s it d el p o te re te m p o ra le . C fr. G r e g o r o v iu s V i l i 3 110. Ci
c h e si p u b ia s im a re in G iu lio I I dice u n re c e n so re d e l B r osc h appunto
la m eta chegli si p refisse o che e g li p e rse g u i, cio la fo n d azio n e [m eglio re
s ta u ra z io n e ] d i u n o s t a to p o litic o d e lla C h iesa, p e r c u i egli f u p iu tto sto un
p rin c ip e se c o la re, che u n so v ra n o s p ir itu a le . T u tto so m m ato p e r egli fu
u n g ra n d e uo m o e tie n e u n p o sto u n ico n e lla se rie d e i p a p i . A llgem . Zeitu9
1 8 7 8 . n r . 7 3 Beil.

- V e t t o r i, ed . R e ijm o n t 301.
3 V edi I k u m o n t I I I fi, 49.

G u ic c ia r d in i , Opere in ed ite I , 389. sin g o la re c h e lo sto ric o fio re n tin o


cosi poco d e v o to a i p a p i si a v v ic in i q u i m o lto a ll'o p in io n e d e l B e l l a r m i n o ,
il q u a le s c riv e : P r o p t e r m a litia m te m p o ru m e x p e rie n tia c la m a i, n o n solimi
u tilite r , sed e tia m n e c e ssa rio e x s n g u lari D ei p ro v id e n tia d o n a to s fu isse P o n
tifici... tem p o rale a liq u o s p r in c ip a tu s . D e R om . P o n tif. lib . 5, c. 9.

Giudizio finale su Giulio II.

ripesco sullecclesiastico, quando questioni puramente ecclesiasti


che venivano trattate con criterii unicamente politici, i papi dove
vano per necessit cercare una difesa al loro potere spirituale
scosso in tanti modi nel consolidamento del loro dominio temporale.
Essi pensavano ed agivano da veri uomini politici nel senso di
quelloratore, che al concilio di Basilea ebbe a fare questa notevole
confessione: Io fui spesso dellopinione di coloro, i quali riten
gono utile che la signoria temporale venga separata dalla Chiesa ;
credevo cio che i sacerdoti del Signore sarebbero allora pi atti
aila celebrazione dei divini misteri e i principi secolari sarebbero
pi obbedienti verso il clero. Ma adesso io ho appreso che la virt
senza potere una cosa ridicola, e che il pontefice romano senza
il patrimonio della Chiesa non figura che come un servo di re e
di p rin cip i.1 Una tale condizione appariva intollerabile per
un Giulio II. Profondamente compreso della necessit che il papa
governi da libero e assoluto signore nel proprio dominio e terri
torio e diriga con piena indipendenza la Chiesa universale, egli
spieg tutta la sua forza onde por fine allo smembramento del do
minio temporale della Santa Sede e stornare dalla Chiesa il tre
mendo pericolo di ricadere unaltra volta sotto il servaggio di un
re francese.2 Grazie alla sua ferrea volont, alla sua salda riso
lutezza egli riusc nella cosa principale. Sebbene non fosse ancora
ottenuta la libert dItalia, pure era stata rimossa lopprimente
signoria dei Francesi e salvata lunit e lindipendenza della
Chiesa, restaurato e ingrandito lo stato ecclesiastico, che Giulio II
aveva preso in cura in una quasi completa dissoluzione. Terre
magnifiche, il cuore dItalia, costituivano la monarchia di S. Pie
tro. Il papato era divenuto il centro di gravit d Italia; pi
ancora, del mondo politico.3
Quasi per un segno esterno della restaurazione dello Stato pon
tificio e della conquistata potenza mondiale Giulio II nel 1509-1510
fece lavorare dal famoso orefice milanese Caradosso una tiara di
una magnificenza non mai vista, la cui form a si discostava molto
dalla comune per mettere meglio in evidenza il valore della grande
quantit di gioie e di perle. Egli port questo lavoro artistico, che
cost l enorme somma di 50.000 ducati, la prima volta nella festa
della nativit di Maria del 1510 al pontificale nel duomo di Loreto,

1 D i t t r ic h , C ontarini 151 s., 298. D b L eva I , 303 s. Cfr. A r d i. st. ital.

4 s e rie V, 90.
2 H f i -f.r , R om an, W elt 256, f a g iu sta m e n te rile v a r q u e sto com e il m a s
sim o pericolo.
s G reco bovi u s V i l i 3 105. C fr. in p ro p o sito i g iu d iz i di E g id io da V iter b o
ed. H o f l e r . 387 e J o v i u s , V ita L eonis X . lib. I l i , 55 le V ita 'Pomp. Col. p. 144.

862

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7.

poi il 22 settembre entrando in Bologna e la terza volta nellocca


sione del solenne ritorno a Roma il 27 giugno 1511.1
Una volta, dice il Machiavelli, il pi piccolo barone si cre
deva in diritto di poter vilipendere la potenza papale; ora essa
incute rispetto a un re di F ra n cia .2 Quanto ci importasse dove*vasi poi mostrare nelle terribili procelle, che di l a poco vennero
addosso alla Santa Sede. Sebbene sia troppo il dire, che in mezzo
a tali procelle il papato senza il potere civile sarebbe perito,3 non
dimeno certo che senza la solida base, creata dalla restaura
zione dello Stato pontificio, esso sarebbe venuto a trovarsi in
mezzo a infinite angustie; e chi sa che noni avrebbe dovuto ridiscendere nelle catacombe. Da questi estremi il mondo e la Chiesa
andarono immuni pel coraggio eroico, lenergia e il talento politico
di Giulio II, pel quale Michelangelo non seppe trovare un simbolo
migliore del colossale Mos. Quale alto volo prendessero i pensieri
di Giulio II, come egli concepisse la restaurazione del potere tem
porale della Chiesa solamente quale preparazione a maggiori
imprese pel bene della cristianit, lo dimostrano meglio che tutti
i progetti di crociata, che ebbe pel capo durante tutto il suo
governo. Gi allinizio della sua spedizione per sottomettere Bo
logna egli dichiar, che, ordinate le faccende italiane, voQeva muo
vere contro i Turchi per liberare Costantinopoli e Gerusalemme
dalle mani degli infedeli. Dei poeti lo esortarono a simile im
presa. 4 Nel settembre 1506 a Perugia ie pi tardi anche a B o lo g n a
egli fece tenere delle prediche in questo isenso dallagostiniano
Egidio Canisio da V iterbo.5 Nei suoi brevi eg^i parla ripetute
volte di questi progetti a difesa della cristianit. Concep in questo
senso anche laiuto dato alle imprese transmarine di re Manuele

1 C fr. M u n tz , La T iare 71 s., 88 e rip ro d u z io n e a co lo ri d i q u e sta gran


d io sa o p e ra d a r te p re s s o S t e i n m a n n I I , 41. C fr. T h u r s t o n in Burlington
Magae. V i l i , 43 e sp e c ia lm e n te F e r r a j o l i . I l triregno di Giulio II, R om a 1913.
A q u e s ta t i a r a s i rif e ris c e fo rse q u a n to d icev a L u te ro , di a v e r egli udito
a R o m a d a c e r ti m o n ac i c h e q u i d o v e v a e s is te re u n a ta le co ro n a {rcgntim
m undi), c h e t u t t a la G e rm a n ia in siem e a t u t t i i p rin c ip i n o n sa re b b e ro in
g ra d o di p a g a re . L u t h e r s W erlte L X , 21S. Col ris ta b ilim e n to d e llo s ta to eccle
s ia s tic o s ta n n o i n u n c e rto n esso a n c h e gli sfo rz i f a t t i p e r s a lv a re la dona
zio n e c o s ta n tin ia n a ; c fr. s o p ra p. 117 e lo s c r itto d i B a r t h o l o m e u s P i c e b n u s
d e M o n t e a r o u o iv i ric o r d a to a lla n o ta 1.
2 c u rio s o c h e l I n g h ira m i si e s p rim a in m o d o tu tto sim ile a l M a c h ia
v e lli ; vedi F e a , N otizie 60.
3 Q u e sta o p in io n e d if e s a sp e c ia lm e n te d a C r e ig h t o n IV , 167.
*
V. la * ra c c o lta d i p o esie d i (Mic h e l e X agonio n e l Cod. V atie. lat. 168(o rig in a le p re s e n ta to a l p a p a ; rip ro d u z io n e d e lla m in ia tu ra d e l m a n o s c ritto
p re sso S t h n m a n n I I , 13). B i b l i o t e c a
Vaticana.
5 C fr. so p ra p. 711.

Giudizio tinaie su Giulio II.

8 6 3

di Portogallo.1 Ricevuta il 14 ottobre 1507 una lettera del so


vrano portoghese colla nuova delle sue vittorie in Oriente, Giulio
fece comunicare la lieta novella in S. Pietro da Egidio Canisio:
ci avvenne il 21 ottobre alla presenza del collegio cardinalizio
e allora il papa parl anche della conquista di Ceylon.2 Indi il
Canisio fu mandato per la crociata a Napoli e V enezia.3 Nel
giugno 1508 egli present a Giulio II uno scritto nel quale trat
tava di quel negozio.4 Pi tardi venne celebrata per ordine del
papa a S. Lorenzo in Damaso la vittoria degli Spagnuoli in Africa,
la presa di Tripoli ed anche allora Egidio Canisio tenne un ade
guato discorso.5
Le idee di Giulio II sulla crociata tornarono ad avere vigorosa
espressione allorch Venezia nel maggio 1509 fu vinta venendo
costretta a restituire immediatamente 'le citt occupate in Ro
magna. Per la celebrazione di questo avvenimento fatta il 27 mag
gio 1509 il papa diede insieme l ordine dinvocare lassistenza
di Dio per lunione dei principi cristiani contro gli in fed eli.8
Questo pensiero, nientaffatto considerazioni meramente politiche
determinarono a non continuare la guerra fino allannientamento
1 V. i b re v i in Corpo dipi. P ortug. I, 61 ss., 93 ss., 9 8 s., 99 ss., 101 s.,
102 ss., 119 ss. S u lla m b a s c ia ta di re M an u ele p e r l obbed ien za e il suo rice v in iento d e l 4 g iu g n o 1505, n e l q u a le l in v ia to p a r l d in a n z i a l p a p a p e r l in c a
rico d e l su o r e d elle sc o p e rte p o rto g h e si, c fr. M a c S w in e y d e M a s h a n a g l a s s ,

Le P ortugal et le Baint-Sige. Une am bassadc portugaise R om e sous J u les I I


(1505), in R ev. d'hist. dipi. X V I (1903), 50-65 (e a p a r te P a r i s 1903) e Le
P ortugal et le Saint-Sige. I l i : Le raues d'or 22 ss. L a m b a sc e ria o tte n n e
nuovi p r iv ile g i p e l P o rto g a llo (la b o lla a fa v o re d i r e M a n u e le in R ev. dhist.
dipi. X V II. 62 ss.).
2 V e d i I l i s s i e r , Gilles de V ite r ie 803.
3 V edi B hm eb. R o m fa h rt 41.
L ibellum de inven to orbe terrarum et Taprobanc insulsi, de L u sita n i regis
rictoria et de aurea a e ta te ; vedi P l i s s i e r 806. C fr. a n c h e S eren issim i Emanuelis PortugalU e R egis ad Iu liu m I I Pont, M ax. E pistola de provinciis, o M ta tibus tcrris et locis o rientali * pa rtis: se ditimvi fldeique phristiane per eum
subactis (colla d a ta E x A IchOchete X I I . lu m i M D V II1). C fr. B r u n e t , M anuel
du libra ire I I , P a r is 1861. 968 s. T ra d u z io n e te d e s c a : E ine abschirifft eines
sandtbriefes So unserm allerh eylig isten ra te r dem Ha'pst Iu lio dem ndern
gesandt ist. voti dem. allerdurchlaucM igisten F rsten und herren, henren
Em anuel E u n ig zu P ortugal ec. a n dem sw e lfte n tag des B rachm onds, jm
M .CCCCC.VIII. jare, voti w underbarliehen icysen und sehieffarten, vn d eroberung landt. sin t und m erckt, auch grsser m an Schlachtung tder hayden (s. 1.
e t a. [ N re n b e rg 1508] : vedi W e l l e r . R epertorium typogr. p. 50, n. 426),
n e lla B i b l i o t e c a
di
Stato
in
M o n a c o , H . A s. ! f 179; secondo
W e l l e r a n c h e n e lla B i b l i o t e c a

d i S t a t o i n S c i a f f u s a ; nel c a ta
logo a n tiq u a rio 275 di H e n d se m a n n in L ip sia n. 198, ove u n e se m p la re e ra
offerto a 220 m a rc h i. A p p a rtie n e a lla n n o 1508 a n c h e V lnfo rm a tio n c ad im
presa contro il Turco per .Tanti L a s c a r i ; v e d i V a s t , De vita Laxcaris, P a r i s
3878, 11 ; N o l h a c , F. O rsini 157, n. 1.
5 V edi P l i s s i e r loc. c it. 807.
6 V edi P a r is d e G r a s s is , ed. D l l in g e r 390.

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7.

della Repubblica Veneta. Nel giugno il papa disse che se i Vene


ziani fossero pronti a rispettare i diritti della Santa Sede ed a
fornire 50 navi da guerra per la crociata, li indennizzerebbe nel
limpero dei Turchi dei territori perduti in Ita lia .1 In questi
progetti di crociata il papa ebbe del tutto favorevole la maggio
ranza dei cardinali e il cardinale Riario si espresse in questo senso
in modo molto reciso.2 Anche Francesco Albertini nella sua guida
di Roma allora composta incit il papa alla crociata.8
Il 10 giugno 1509 il cardinale Sigismondo Gonzaga notificava
da Ancona alla cognata Isabella dEste che il papa era assolutamente deciso alla campagna contro i Turchi e che aveva gi ordi
nato che si raccogliesse denaro a tale scopo; chera grande oltre
lordinario lo zelo che il papa dimostrava per tale impresa; che
a Civitavecchia erano gi pronte parecchie navi, che sei altre
venivano armate in Ancona, cos che fra alcune settimane potreb
bero far vela ; che il Santo Padre dopo la festa di S. Pietro voleva
visitare Loreto, Ancona e le altre citt riconquistate e recarsi
poi a Bologna per avviare l la crociata dei principi cristiani
contro i Turchi.
In una lettera del 17 giugno il cardinale Gonzaga ripete che
tutti i pensieri di Giulio II sono rivolti a quellimpresa, che intende
parteciparvi in persona e spera in Dio di poter celebrare il santo
sacrificio della Messa fra un anno in Santa Sofia di Costantino
poli. 4 Si credeva, scrive Egidio da Viterbo nel suo schizzo del
governo di Giulio II, che il papa avrebbe attuato quel progetto
se non ne lavesse impedito .la cecit degli uom ini.5 Questo giudizio
appieno giustificato. Quando nel 1510 dopo la conclusione della
pace con Venezia Giulio II volle obbligare lUngheria alla neutra
lit verso la Repubblica di S. Marco, gli splendeva alla mente
anche lidea di spingere re Wladislao alla guerra contro i Turchi
e perci fu allora conferito al re ungherese lalta onorificenza dello

1 V. la l e tte r a d e l c a rd in a le S igism ondo G onzaga d el 10 giugno 1509.


c o m u n ic a ta ]*el p rim o d a L tjz io n e l Carriere della Sera 190S, n. 253.
2 V. * Cod. Urb. lat. 639, p . 85 ss. B i b l i o t e c a V a t i c a n a ,

s A lbertini , De m iraH libus R om ae, ed. S ciimarsow 2 s .


*
Dice volergli andare personalm ente et sperare in Dio non sar uno anno
che celebrar M essa in C onstantinopoK (p re sso L u z io loc. d t .) . D ei p rogetti
d e lla c ro c ia ta p a r ia n o a n c h e d u e le tte r e , c h e io a c c e n n a i n elle p re c e d e n ti edi
z io n i : u n a , d e l 31 luglio 1509, s ta m p a ta n e ll,4 rchiv des H ist. Ver. in Bern
X I (1886), 2S9 s., l a l t r a d e l 15 o tto b re 1509, in A cta Tom ic. I, 47. S u lla p a rte
p re s a d a E n ric o V II d I n g h ilte r r a a i p ro g e tti d i c ro c ia ta s o tto G iu lio e 1
zelo a d d im o s tr a to n e i su o i u ltim i a n n i in c o n tra s to c o l suo p re ce d en te con
teg n o (v. s o p ra p. 542 s.) c f r. B u s c h , E n g la n d u n te r den T udors I, 243 s..
388 s. con r in v ii a l p e z z i p u b b lic a ti d e lla c o rris p o n d e n z a . U n a l e tte r a di
G iu lio I I a E n r ic o V II, p re sso G a ir d n er , L e tte rs and Papers I I , 170-176.
s V. A rch iv f. osterr. Gesch. X I I , 387.

Giudizio finale su Giulio If.

865

stocco e del berretto benedetti ; alla consegna che ne fece il nunzio,


questi dichiar il berretto come insegna della difesa dei fedeli.
Lo stocco, conservato nel Museo di Vienna, fu dato dal rappresen
tante del papa al re espressamente per far guerra contro gli infe
deli. Ma per quellombra di re, che allora signoreggiava Ungheria
e Boemia, si trattava solo di ottenere denaro, ch non pensava
a qualsiasi seria azione contro i Turchi.1 Non ostante questo in
successo, Giulio II anche in seguito non perdette di vista lidea
della crociata. Nelle trattative di pace con Luigi XII (marzo 1511)
tenne una parte importante il progetto duna campagna contro
i Turchi, alla quale il papa voleva partecipare in persona e perci
nel giugno egli poteva in verit assicurare che nelle sue mire
politiche non si lasciava guidare da motivi nepotistici, ma che
gli stava a cuore lonore e il bene della Chiesa. Lambasciatore
mantovano, che da principio aveva giudicato scetticamente i pro
getti di crociata di Giulio II, scrisse in data 2 agosto 1511 non
esservi dubbio, che, stabilita la pace, il papa voleva marciare in
persona contro gli in fed eli.2
Quando, un anno dopo, la signoria dei Francesi in Italia era
prossima alla rovina, Giulio II in una lunga udienza svolse al
lambasciatore mantovano Folenghino il suo programmila, politico :
unione di tutti gli Stati italiani per cacciare completamente i
Francesi dalla penisola appenninica, poi avviamento di un grande
e vigoroso attacco contro gli infedeli. Egli credeva di potere
attuare questo coronamento delle sue imprese militari perch
fidava in una predizione fattagli, che cio aveva ancora tre anni
di v ita .3 Bugiarda speranza, ch nel febbraio 1513 i cardinali
circondavano il suo letto di morte. Allorch in quellora solenne
esort i membri del Sacro Collegio a continuare le sue aspira
zioni, egli pens certamente allimpresa della crociata, che faceva
parte pure del programma del concilio lateranense.
Cos Giulio II ci sta innanzi come uno dei pi poderosi pon
tefici dopo Innocenzo I I I ,4 inesauribile nellabbozzare grandi pro
getti per la grandezza ed esaltazione della Chiesa, instancabile
1 C fr. S a n u t o X. 851 : M o d e b n , G eweihte fiiehwerter, ln Jahrb. der K unsthist. Sam m l. des sterr. K aiserhauses X X II, 150, o v e a n c h e rip ro d u z io n e
e d e sc riz io n e d e llo stocco.
2 L u z io loc. c it. h a p u b b lic a to d a ll A rc h iv io G onzaga le re la z io n i di
J . d A trls d e l 1 m arz o . 20 giu g n o e 2 ag o sto 1511.
8
V. la re la z io n e di F o le n g h in o d e l 28 a g o sto 1512 p re sso L u z io , Isabella
d'E ste di fro n te a Giulio I I 175-176.
*
I l p i g ra n d e p a p a dopo Innocenzo I I I , dice il G b e o o b o v iu s , Grab
denkm ler 125. A q u e sto p a p a lo p a ra g o n a a n c h e il S it g e n h e im 39 1 . A rtatjd M ojjtob IV , 219 dice d i G iu lio c h egli f u il p i g ra n d e m o n a rc a che a b b ia se d u to
su lla sede a p o sto lic a e com e ta le , sebbene fo sse n o n d e i som m i ( de M a is t r e 2 10 ),
P u re s t a to u n o d e i p i g ra n d i pontefici. C fr. a n c h e i l g u id iz io di L eo e d i
P a sto r,

Storia dei P a p i,

III.

55

86 6

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 7.

nellattuarli. Veramente per, egli non fu niente affatto un ideale


di papa. La critica imparziale infatti non pu negare che Giulio II
abbia secondato troppo delle tendenze esclusivamente politiche e
proceduto in tutte le sue imprese con una passionatezza e intem
peranza punto dicevoli a un papa. Meridionale genuino, personag
gio fuori affatto della comune, egli concep il suo compito in ma
niera impetuosa, violenta, con una forza veramente erculea. Ma
forse richiedevasi appunto un tale personaggio per diventare il
salvatore del papato in unepoca di prepotenza, quale era il prin
cipio del secolo X V I. Nessuno vorr rubare al papa della Rovere
questo titolo datogli da un critico ohe sta fuori del terreno catto
lico, 1 ma con ci non punto esaurita la mondiale importanza
storica di questo imponente uomo: Giulio II non soltanto il re
stauratore dello stato ecclesiastico, ma altres il rinnovatore del
mecenatismo papale nel campo deHarte.
H a s e (presso M o jil e r , K irchcngesohchte I I , 523. Asisai fa v o re v o lm e n te si
e s p rim e su G iu lio I I a n c h e B r o w n in g , T h e age o f th e condottieri; a short
h isto ry of m ediaeval Ita ly H09-150S (L o n d o n 1895). A nche i l S ym osds.
o stile a i p a p i, g iu d ic a c o s ( T he age o f the D espots 330): W hatever

opinion m a y be fo rm ed o f h im considered as th e high-priest of the


C hristian fa ith , there can be n o t doubt th a t Ju liu s II . w as one o f the greatest
figures of the Renaissance, and th a t his nam e, instead o f th a t o f Leo X ,
should by rig h t be given to th e golden age o f le tte rs and o f a rts in Rome. H r
stam ped the cen tu ry w ith th e im press o f a pow erful personality . G agliardi.
J u liu s I I . 202 : N e lla s to ria d ei p a p i la fig u ra d i G iulio I I u n a delle pi
im p o r ta n ti e p. 263: N la c o n sid e ra z io n e d e l p o litic o n queU a del m ece
n a te pu d a s sola d a r e u n im m a g in e s to ric a m e n te fe d e le d i q u e s tuomo. Sola
m e n te l u n io n e d e lle d u e ten d e n ze a s s ic u ra a l p a p a del R in a s c im e n to la sua
im p o rta n z a im p e ritu ra p e l p a p a to com e p e r la s to r ia dello s p ir ito . Luzn>.
Isab. di fro n te ecc. 209: Q u a n d o si c e le b ra ro n o i fu n e ra li d i G iulio, nessuno
p o t n o n a s s o c ia rs i c o rd ia lm e n te a lle Io d i c h e sg o rg a ro n o d a lle la b b ra elo
q u e n ti d e llIn g h ira m i ; p e r q u a n to a F e r r a r a , in F r a n c ia , a V enezia, nella corte
C e sa rea , si g iu b ila sse d i q u e lla m o rte , p u re o g n i c o n te m p o ra n e o dov sen tire
n e lla n im o suo che il p a p a to se r a con q u e lla fig u ra m ic h e la n g io le sc a sollevato
a in c o m m e n su ra b ile a lte z z a , e c h e m a i pii!, fo rse , sim ile orm a di pi mortale
a v re b b e la s c ia to in V a tic a n o cos in d ele b ile im p ro n ta . G iu lio I I fu l Ild e b ra n d o
d el su o te m p o : ebbe g li s te s s i id e a li d i G reg o rio V II d i g ra n d e z z a politico
re lig io sa d e l p a p a to , e li d ife s e con t u t t a la v io len za e con t u t t i i m ezzi
d u n uom o d e l R in a sc im e n to . P a rv e ro p e rci q u e g li id e a li d a u n la to oscu
r a r s i e d e g e n e ra re , n e llim p e to d e lle p a ssio n i s c a te n a te p e r a t t u a r l i : m a pcr
c o n v erso e b b e ro nel cielo lu m in o so d e lla r t e u n a c o n sa c ra z io n e stu p e n d a , che
d u r e r im m o rta le n e secoli .
i B u r c k h a r d t , C ultu r I 3, 111, c u i a d e risc e R e d t e n b a c h e r 4. D & l li s g e r ,
K irche u. K irch en 521, c h ia m a G iu lio I I il te rz o fo n d a to re e restau ratore
d e llo s ta to d e lla C h iesa d o p o In nocenzo I I I e lA lb o rn o z ; il K r a u s (Pani'
754) lo d e sig n a com e i l m ag g io re r a p p re s e n ta n te d e l p a p a to d e lla rin ascen za
e com e il p a p a pili p o d ero so d e lle ra m o d ern a .

8.
Giulio I I mecenate delle arti. Suo atteggiamento di fronte
alla scienza e alla letteratura. La nuova fabbrica della
chiesa di S. Pietro e del "Vaticano. Il Bramante direttore
delle opere edilizie di Giulio II. La galleria delle statue
nel Belvedere del Vaticano. Scoperte di antichit. Costru
zioni nello Stato della Chiesa. Le meraviglie della nuova
Roma di Giulio II.
fosse universale lo spirito e quanto poderosa lenergia
di quelluomo straordinario, che dallanno 1503 sedette sulla
cattedra di Pietro, dimostrato precipuamente dal fatto, che in
mezzo a tutti i trambusti e le difficolt politiche ed ecclestiastiche,
persino in mezzo alle armi, Giulio II favor in modo grandioso le
arti della p ace.1 Sul principio del secolo XVI Roma era gi una
delle pi belle e interessanti citt del mondo, nella quale lanti
chit, il medioevo e il rinascimento erano splendidamente rappre
sentati da insigni capolavori ; 2 ma Ja metropoli delluniverso deve
la sua vera e pi nobile magnificenza, la sua piena importanza
come centro ideale per tutti gli amici del sublime, al mecenate di
Bramante, di Michelangelo e di Raffaello, al pontefice, che fin da
cardinale erasi mostrato amico dellarte e protettore degli artisti.3
Come allora aveva dimostrato piena intelligenza per i maestri del
tramontante primo rinascimento, cos ora come papa egli rac
colse attorno a s gli eroi dellalto rinascimento e divent il pi
grande mecenate che conosca la storia universale. Tutto quanto

uanto

1 : u n g iu d iz io m o lto u n ila te r a le q u e llo c h e e sp rim e G iovio (V ita L eo


3. 3, p. 58 s.) rip o rta n d o i n o ti v e rsi d e ll'a rc o trio n f a le di L eone X
(v. il n o s tro voi.) IV 1, 2 8 ): A rtnorum strepiti, n eyleetis U tteris IuVii a u re s

nis x

m aynopere gaudchant ; in d e versus in arcu L eonis:


OUin h a b u it Cypris sua tempora, tem pora M avors
O lim habuit, sue, m ine tem pora Pallas habet.
2 C fr. M u n t z , R apliael 261 s. V. a n ch e C ian , Cortcyiano 165.
3 C fr. so p ra p . 281, 323, 636.

8 6 8

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 8.

egli progettava, riceveva dalla grandezza genuinamente roman i


propria di questo ligure la sua impronta. La isua ferrea volont
domava tutti i grilli e resistenze degli artisti, Ija sua generosit e
il suo fine intendimento imposero ad essi i compiti pi elevati e
fecondamente influirono su di essi in modo fino allora non a vvera
tosi. Nei dieci anni del suo procelloso governo spesso e a lungo a
causa di guerre egli fu lontano da Roma e dovette alcuna volta
ritornare quasi come fuggiasco alleterna citt e tuttavia riusc a
far nascere quelle immortali opere darte e grandiose creazioni
dellarchitettura, della pittura e della scultura, nelle quali risi e d 1
per non piccola parte lincanto magico delleterna c itt .1
Nelle sue mire artistiche Giulio II si riattacc immediatamente
a quelle dei suoi predecessori Niccol V e Sisto IV .2 Anchegli
volle incarnare nelle opere pi splendide dellarchitettura, della
scultura e pittura la grandezza del suo grado religioso, politico,
internazionale e in mezzo al gran movimento della r i n a s c e n z a
assicurare alla Chiesa la signoria spirituale sul mondo e le v a n d o
Roma a centro della vita artistica. Come in Niccol V cos anche
in Giulio quella grandiosa attivit non moveva da un desiderio
di gloria umano o da personale passione; il fiavore da lui dato
alle arti aveva le sue radici in pi alti, pi nobili e pi universali
principii. In quella guisa che la sua politica era unicamente di
retta al consolidamento e allingrandimento del dominio tempo

1 G a g l i a r d i , Julius I I . 2 7 5 : N e l c a m p o dello s p irito la posizione di G iu


lio g ra n d e e in c o m p a ra b ile e ta le d a n o n s u b ire in flu sso d a q u a ls ia si cani
b ia m e n to d e lla s to r ia m o n d ia le. C he e g li i n u n o cogli a r t i s t i p ro d u c a e compia
le pift su b lim i c re a z io n i d e lla s u a epoca, opere, a lle q u a li l a n tic o e il nuovo
m o n d o (nulla h a d a p o rre a la to q u a n to a p ro fo n d a m e n te m o ssa fo rz a crea
tric e , c h e a b b a tta l a n tic a b a s ilic a d i S. P ie tro d a lungo tem p o m in accian te
ro v in a a l fine d i c re a re sp a z io a ll a s u a v o lo n t p e r u n a glorificazio n e monu
m e n ta le , c h e c o s trin g a M ich elan g elo a c o m in c ia re e co m p iere il soffitto dei!;1
S is tin a , t u tt o c i n o n h a a ffa tto c h e g li so m ig li n e lla s to ria del m ecen atism o
p rin c ip e sc o . B r a n d i , Die R enaissance in F lorenz . R o m 3 171 : F u una
fe lic e d isp o siz io n e , ch e q u e sto p rin c ip e d a g li a l t i s e n tim e n ti e ricchissim o
te n e ss e la s u a c o r te n el c u o r e d I t a l i a p ro p rio in q u e l tem po, in c u i l a rte
e r a c ap a c e d e lle m a ssim e cose, e a tto r n o , a N apoli, F ire n z e e M ilano, i pria
c ip i e ra n o c a d u ti e le b o tte g h e c h iu s e . S o tto il s u o p o n tific ato i t r e uomini
B ra m a n te , R a ffae llo e M ich elan g elo d ie d e ro b e n to s to a lla R o m a p ap ale lo
sp le n d o re d e lla re g in a d e l rin a s c im e n to . F in o a llo ra i p a p i in buono e cattivo
sen so non e ra n o a r r i v a ti o ltr e o pere e v ita , che n o n a v e s se ro tro v a to il sim i
g lie n t e n e lle a lt r e c o rti p rin c ip e s c h e : G iu lio I I d ie d e a t u tt o u n a ltr o stileN ella g ra n d e z z a d e lla lto rin a s c im e n to , com e si svolse in R o m a, c i molt
d e l su o c a r a tt e r e p e rso n a lm e n te p o te n te . C fr. a n c h e C i a n in G iom . stor
ti. lett. ital. X X X V I (1 9 0 0 ), 214 s.).
2 II G r a s s is dice u n a v o lta , c h e G iu lio I I g a re g g ia v a in tu tt o con suo
z io ; vedi S t e i n m a n n in Aligera. Z eitunp 1S97, Be.il. n r. 125. Q u a n to fosse ce
le b r a to S isto IV a lla c o rte d i G iu lio I I lo h a m o s tra to W i c h o f f in Jahrb. llpreuss. K un si som m i. X IV , 61.

Giulio II e larte.

869

rale della santa Sede, cos anche lo scopo della sua grandiosa atti
vit artistica era principalmente la glorificazione della Chiesa e
del papato. Mentre nelle altre corti dItalia larte proteggere e
favorire la quale costituiva un elemento essenziale dellideale prin
cipesco del periodo del rinascimento ha per oggetto la glorifi
cazione personale dei suoi illustri protettori, larte romana sotto
Giulio II assume un carattere infinitamente pi nobile, affatto
unico e universale; collaver messo a servizio delle pi sublimi
grandezze storiche, la Chiesa e cio il papato, l antico collegato in
modo perfettamente armonico collo spirito del cristianesimo, col
laver reso patente con tutta chiarezza ed efficace forza persuasiva
lorganica coerenza delle idee cristiane colle nuove forze spirituali,
rinascimento ed umanismo, essa stessa si procacciata unimpor
tanza m ondiale.1
Malgrado la grande affinit deglintenti di Niccol V con quelli
di Giulio II pure nei particolari si notano molteplici differenze.
Niccol V aveva promosso in pari guisa la scienza e larte,
Giulio II invece molto pi ancora di suo zio Sisto IV trovava il
suo principale interesse nellarte e non nella letteratura. Prima
che si m anifestasse tale tendenza gli umanisti eransi abbandonati
alle pi grandi speranze. Dalle pi diverse parti dItalia giunsero
in Vaticano poesie di omaggio. Si conservano ancora siffatti lavori
di Pomponio Gaurico, di Giovanni Aurelio Augurello, Lancino
Corte, Antonio Mancinelli e Marcantonio Casanova, in cui viene
celebrato nello stile del tempo il neoeletto, dalla cui generosit si
attendevano le cose pi grandi, il ritorno dellet dello ro.2
Eravi per tali aspettative speranza di compimento? Le diffi
colt enormi, con cui lerede dei Borgia ebbe a lottare subito dopo
la sua assunzione al trono, le guerre che anche pi tardi resero
tanto tempestoso e agitato il suo governo, dovevano essere di
ostacolo all incremento degli studii letterarii. Ci nonostante
Giulio II, riguardato comunemente di preferenza come un papa
guerriero e come un grande mecenate delle arti, ha fatto per le
scienze pi di quanto ordinariamente si voglia credere. Anche
sotto questo riguardo egli ha appianato la via al suo successore
dando impulsi decisivi ; 3 ci vale specialmente per gli ultimi anni
del suo pontificato allorch, grazie alla sua saggia politica finan
ziaria, furono superate le difficolt pecunarie dei primi tempi.
1 V e d i S pbxnger 102-103 (2" ed. I, 142-143); K katjs -S a u e r , Gesch. der
d ir u ti. K u n st. I I 2, 332 s. C fr. a n c h e in A pp. n. 135 le * d ic h ia ra z io n i d el p a p a

in to rn o a lla fa b b ric a d i S. P ie tro c o n se rv a te c i d a E g id io da V it e r b o . B i b l i o


t e c a A n g e l i c a di Roma.
2 Su q u e sti c a rin i c fr. le p re zio s in fo rm a z io n i di G ia n in Giorn. d. L e tt,
ita. X X IX , 442.
3 C fr. R e u m o n t I I I 2, 31 8 s.

870

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 8.

Personalmente Giulio II non era certo un dotto. Egli aveva


fatto bens con i teologi anche gli studi di giurisprudenza in Pe
ru gia1 ed aveva anche acquistato una certa conoscenza dei clas
sici, tanto che una volta in un viaggio seppe citare molto bene
un passo di V irgilio.2 Ma la sua cultura non era tuttavia tale da
permettergli di scendere nellagone letterario come suo zio Si
sto IV o di esercitare influsso immediato sulla letteratura come
fu il caso del suo successore.3 Quale fosse la cultura del papa fu
ben detto con poche parole da un tedesco allora dimorante in
Roma. Giulio II, egli scrive, era un uomo di tanta prudenza,
preveggenza e oculatezza da non soffrire il confronto con alcuno ;
cosa veramente mirabile, non essendo egli molto istruito e dotato
piuttosto dingegno naturale che di sufficienti cognizioni lette
rarie .4 Quanto sia giusto tale giudizio lo mostra un fatto curioso
tralmandatoci da Paride de Grassis. Stando alla sua relaziono,
Pio II aveva introdotto il costume che il papa in certe circostanze,
specialmente nel ricevere ambasciatori, dovesse rispondere da s;
gi'sotto Paolo II, chera ben lungi dal possedere le doti oratorie
dei suo predecessore, questo costume diede origine a in c id e n ti
incresciosi, poich spesso il papa rimaneva in asso: Sisto IV in
vece era un buon parlatore, mentre a Innocenzo e ad A l e s s a n d r o '
era toccata la medesima sorte di Paolo. Non parlo di Giulio
prosegue a dire il de Grassis che quando aveva a parlare, nei
tre giorni antecedenti stava sempre occupato nel mandare a me
moria il discorso e tuttavia volendo parlare in concistoro pubblico
pareva sempre mezzo morto, tanto che io dovevo accorrere per
destarlo, essendo affievolito in tutte quante le m em bra.6 In un
tempo in cui i concetti di erudizione e di eloquenza senzaltro
combaciavano,7 un difetto simile doveva fare impressione. Il fatto
bene attestatoci mostra ad ogni modo quanto poco in mezzo alla
ressa degli affari Giulio II abbia potuto formarsi una propria
cultura umanistica.
Nondimeno egli non stato affatto avverso alla scienza e ai
dotti, specie umanisti, come mostrato da una lunga serie di fatti

1 V edi F . P a t e t t a , N o ta sopra a lcuni m ss. delle Istitu zio n i di G i u s t i n i a n o


in B u lle tt. dellIs t. d i d iritto rom ano, R o m a 1891.
2 O fr. s o p ra p. 715.
s V edi R e u m o n t I I I 2, 319.
4
V. il p a sso del * diario d i C o b n e l i u s toE F i n e in A pp. n. 136 (B i b 1 i
t e c a N a z i o n a l e di Parigi).
Q u a n d e r a c a r d in a le c o s tu i sa p e v a p a r la r e con u n a c e rta a g ilit ; vedi
so p ra p. 320.
6 O fr. il p a s s o in App. n. 137 ( B i b l i o t e c a R o s s i a n a d i V i e n n a ) " V edi N or d en , D ie a n tike K unstprosa vom 6. Ja h rh u n d ert bis in die Ze1
d er R enaissance I I (L e ip z ig 1898), 763.

Interesse di Giulio II per la scienza.

871

bene accertati. Devesi innanzi tutto ricordare con lode la sua cura
per le universit di Lisbona,1 S iviglia,2 Perugia 3 e Roma. Qui
fu proseguita la nuova fabbrica dellistituto, nel 1512 furono con
fermate con apposita bolla le antiche costituzioni e venne proi
bito di devolvere ad altri scopi le rendite della citt destinate per
gli studii. Nelle chiamate di professori venivano preferiti specialmente i giuristi. Lodovico Bolognini, Giovanni Gozzadini e Marco
Vigerio dovettero a Giulio II il loro posto e gli onori conseguiti;
a questultimo nellanno 1505 il papa confer la porpora; fu questo
il primo caso in cui tale dignit venisse concessa a un profes
sore delluniversit romana. 4 Fu parimenti fregiato della por
pora nel 1511 Antonio Ciochi eminente come g iu rista.0 Pure sotto
Giulio II il celebre teologo Tommaso de Vio ebbe una cattedra
alluniversit.6
Non minore interesse mise il papa anche nella riforma del ca
lendario, che cos vivamente teneva occupato il mondo dotto di
allora, specialmente il romano. Anima di questa riformai era il
dotto fiammingo Paolo di Middelburgo dal 1494 vescovo di Fossombrone. Da molti osteggiato a causa dei suoi lavori su tale que
stione e accusato di disprezzare disposizioni ecclesiastiche, egli si
difese con scritti polemici violenti. Fin dati 1488 nella sua apo
logia diretta alluniversit di Lovanio egli esprimeva lidea, che
la riforma del calendario non si sarebbe potuta compiere che dal
1 Corp. dipi. P ortuy. I> 56 s.
2 R e la tiv a m e n te a l l a p p ro v a z io n e d a p a r te d i G iu lio I I n e l 1505 e 1506
d e llu n iv e r s it

di S iv ig lia f o n d a ta n e l 1502 c fr.

il d isc o rso

accad em ico di

J . H aza&as, L a vitia escolar en la U niversidad de Sevilla en los siglos X V I,


X V I I y X V I I I , S e v illa 1907. P e r il p ro g e tto d e lla fo n d a z io n e d u n a u n iv e r
s it a B re s la v ia , c h e n o n f u e se g u ito p e rch , in se g u ito a llopposizione di
C ra c o v ia , n o n fu p o ssib ile o tte n e re l a c o n fe rm a z io n e p ontificia, ofr. Z eitschr.
des Ver. f. Gesch. u. A lte rtu m Schlesiens X V III (1884), 63.
3 R a n k e , P pste I, 251. B o lla p e r lo S tu d iu m in U rb in o , in d a ta duod.
Cal. rnart. 1507. in M em orie conti, l'erezione del Collegio R otale di Urbino,
U rb in o 1816, i x s s .
4 S u l D ecacordum C hrist iamttti, c h e V ig e r io d e d ic a l p a p a , v. W ic ik h o fp
i n Jahrbuch d. preuss. K u n stsa m m l. X IV , 61. I l g io v an e figlio del B olognini,
G io v a n n i M a ria , sc risse p e r lelezio n e di G iu lio I I il la v o ro g r a tu la to r io De
excellentia roboris Iu lii II . P ont. M ax.. Iu liw n robur appellor, s. 1. e t a . U n
e se m p la re e ra n e l Catalogo della libreria antiquaria in P ia z z a A ra co e li X V I,
R o m a (1908), 12 s.
5 U n isc riz io n e n e l com une d i M o n tep u lcian o d e d ic a ta A n to n io M ontio
P o litia n o a d m ira b ili in leg ib u s in te r p r e ta n d is e t e q u i t a t e e x p llc a n d is sc ie n tia
a m p liss. o a rd in . d ig n ita te m a b Iu lio I I c o n se cu to . In s c rip tio n e s su b in sig n is s e u a r m is S. P o n t, a c ili. C a rd in a liu m P o litia n o r. d e p ic tis in a u la m ai.
pubi, p a la t ii P o l i ti a n i M s. n e ll A r c h i v i o R i c c i d i R o m a .
O fr. R enazzi I, 186, 199, 213-214. 220, 222. F ea 68 s. M azzuckem ,i II 3,
1497. R eumont I I I 2, 332. V. a n ch e in App. n. 95 il * b re v e d e l 5 n o v e m b re 1507.
Archivio
Segreto pontificio.

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 8.

papa insieme a un concilio generale. Dopo il 1508 anche Giulio II


entr nella questione spintovi da uno studio di Pellegrino Prisciano: nel medesimo anno anche Giovanni da Novara present
al papa uno scritto relativo alla questione. Giulio II incaric que
s tultimo e il noto astronomo Luca Gaurico di studiare la cosa.
Subito un grande numero di dotti si occuparono della riforma,
di cui s interess principalmente il cardinale Vigerio. probabile
che Giulio II abbia nominato una commissione ufficiale per lo
studio della questione con a capo Paolo di Middelburgo. certo
che costui godeva il favore speciale del papa e che prima dellaper
tura del concilio lateranense lo stimol a prendersi a cuore la
riforma del calendario. Ma Giulio II non giunse a vedere la pub
blicazione della grande opera della Paulina , che con altrettanta
ampiezza e profondit trattava la intiera questione.1
Fra i letterati umanisti coi quali Giulio II mantenne pi strette
relazioni, devesi ricordare in prima linea Sigismondo de Conti,
luomo che divenne lo storico del poderoso pontefice. Questo vecchio
amico della fam iglia Rovere, che tent anche larte delle muse,
occupa un posto onorifico fra gli umanisti cristiani d i quellepoca.
Tutti i contemporanei tributano alte lodi al suo carattere e a lla
sua cultura letteraria. Gi ai tempi di Sisto IV Sigismondo era
stato in cos intimi rapporti col C a r d i n a l Giuliano, che questi lo
prese seco come segretario nella sua legazione nei Paesi Bassi.
Subito dopo la assunzione al pontificato Giulio II affid al suo
fedel servitore lufficio di segretario particolare, carica che Sigi
smondo rivest fino alla sua morte (18 febbraio 1512). C e n ti n a ia
di brevi colla firma di Sigismondo, regolare e a tratti molto fermi,
sono anchoggi una testimonianza eloquente di questa attivit. Il
Bembo leva a cielo la fedelt e la diligenza colla quale Sigismondo
serv il pontefice e come tutte le lettere da lui composte si d i s t i n
guessero per lelegante dizione e per la purezza dello stile. Q u a n to
apprezzasse il Bembo queste ultime doti in Sigismondo m o s t r a t o
dal fatto, che egli stesso mand a lui uno dei suoi lavori p e r c h
lo prendesse in esame e vi facesse le opportune correzioni. Il
Bembo attesta espressamente che il papa prediligeva in modo
eccezionale il suo segretario. Quanta fosse la fiducia riposta in
lui si pu arguire da questo, che Sigismondo dietro suo incarico

1 V. il la v o ro fo n d a m e n ta le ili 1). Marzi. La questione della riform a def


Calendario (F ire n z e 1S96) 12-33.
2 C fr. il n o stro voi. I I , 632. Ofr. p e r ci che segue specialm ente lintro
duzione a llopera sto rica d i Sigismondo , come p u re YA rch. stor. M a l . 4* serie
I , 71 ss. ; X II , 265 s. e G ottlob in H ist. Jahrbueh V II, 309 s. M. F aloci P 1 '
lignani , V ita di Sig. de. C om itibus scritta dall'ab. M engozzi, in Boll. d. J'D eput per lUmbria X I I I (1907), 151-196; R ichard. O r i g i n e s de la S c c r t a i r e r i c dE ta t apost. 71 s.

Relazioni di Giulio II con letterati umanisti.

873

dovette assistere alle lunghe e importanti discussioni dei cardi


nali con gli ambasciatori veneziani, le quali condussero al distacco
di Giulio II dalla lega di Cambrai. Pi tardi Sigismondo fu anche
preposto alla fabbrica della chiesa di S. Pietro. Certo in questuf ficio egli venne a contatto con Raffaello, ohe per suo incarico di
pinse il magnifico quadro votivo della Madonna di Foligno. Quivi
il nobile committente si vede nellabito del suo ufficio inginoc
chiato ai piedi della regina del cielo.1
Sigismondo abitava in Vaticano, in vicinanza immediata del
papa, col quale aveva a trattare quasi tutti giorni ; oltre a questo
egli possedeva un piccolo fondo sul Gianicolo. In questo bellissimo
punto di Roma, dal quale si apre una meravigliosa vista, egli
raccoglieva nelle ore libere i suoi amici. Fra questi egli contava
gii spiriti pi nobili e di pi fine cultura che possedesse allora
la citt di Roma, come un Sadoleto, un Bembo, un Beroaldo, un
Alessandro dAlessandro. Anche questultimo encomia la dot
trina e linfaticabile attivit di Sigismondo, il quale approfittava
dello scarso tempo che gli lasciavano libero i suoi molteplici affari
per comporre la sua grande opera storica. Questo lavoro ebbe gi
tanto grido nel secolo xvi, che Sigismondo venne riguardato come
!o storico pi famoso del tempo. Giulio II aveva anche pensato di
conferire al suo segretario particolare la s. porpora, ma essendo
egli ammogliato e rifiutandosi la sua sposa di prendere il velo,
questo disegno and a m onte.2
A Sigismondo tien dietro giustamente il suo amico Jacopo Sa
doleto. Anche questo nobile erudito la cui profonda piet non era
stata punto attenuata dalla sua passione per gli studii classici,
godette il favore del papa della Rovere, che dietro raccomanda
zioni del Cardinal Carata gli diede un canonicato a S. Lorenzo.3
Anche un altro eminente letterato, che alla corte di Leone doveva
diventare uno dei principali rappresentanti delleleganza umani
stica, attir a s lattenzione di Giulio II, Pietro Bembo. Testi
mone delle speranze che costui connetteva allelezione del papa
della Rovere, il suo entusiastico carme a Giulio II. 4 Per mezzo
di Gabriele de Gabrielli molto intimo del papa fin dal novembre

1 C fr. so tto , c ap . 10. P e r il r i t r a t t o d i S igism ondo in q u e sto q u a d ro c fr.


u l i g n a n i loc. c it. 152 s., con rip ro d u z io n e d e lla M ad o n n a e l in cisio n e
sp e c ia le d e l r i t r a t t o , l'u n a e l 'a l t r a d a ra m i f a t t i e se g u ire n e l 1761 d a l m a r
chese N icolini. C fr. a n ch e ibid. 195.
2 I d o c u m e n ti n e llin tro d u z io n e a lle Storie d i Sigismondo I, x x m ss.
3 O ltre a l T iraboschi. Bibl. M odenese IV (M odena 1783), 4 2 5 s. c fr. an ch e
J oi.y,
Sndolet (C an 1857). L auchekt, lta l. Gegner L u tliers 385 ss., con
u lte rio re b ib lio g ra fia .
4 lu lii 11 V ontificatus m axim a* in B km b o , Carminimi libellus (ed. R asile a ) 169-170.
F a i .oci P

874

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 8.

del 1503 egli fece capire a Giulio II quanto il mondo umanistico


si attendesse da lui, e cerc in tal modo di avvicinarlo.1 I tempi
burrascosi resero impossibile al papa di soddisfare queste vaste
speranze ed significativo al proposito, che il Bembo si rec alla
corte di Urbino. Di qua egli visitava spesso la citt eterna e i suoi
amici che qui dimoravano, come il Sadoleto, Camillo Porcio, Ja
copo Gallo, Beroaldo e Inghirami. Dietro raccomandazioni della
duchessa dUrbino, del Cardinal nepote Galeotto e di Emilia Pia
il Bembo nel 1510 ottenne dal papa tali attestati di favore, che
si pot consacrare in onoratissimo ozio ai suoi studi. Per mo
strare al papa la sua gratitudine egli decise di dedicargli il suo
dialogo sopra il duca Guidobaldo da Urbino, per ne smise lidea
sembrandogli il detto lavoro non abbastanza proporzionato alla
grandezza e allaltezza del suo protettore.2 Prima ancora di de
dicargli unopera pi grande, Giulio II gli affid un compito altret
tanto diffcile, che onorifico. N ellanno 1512 il papa aveva rice
vuto un manoscritto, la cui scrittura nessuno era in grado di deci
frare. Proprio allora il Bembo era venuto a Roma e avea preso
stanza in casa dellarcivescovo di Salerno, Federigo Fregoso. A lui
tocc il compito di risolvere lenigma. Egli riusc infatti a dimo
strare che il codice scritto in stenografia romana, le cosidette note
tironiane, conteneva un brano del commentario dIgino de Sideribus. In una lunga lettera, in cui celebra Giulio II come protet
tore delle scienze, egli narra in modo attraente come sia riuscito
a scoprire il segreto.3 In ricompensa ricevette dal papa una ricca
prebenda in-Bologna.4 Quanta stima riscuotesse il Bembo a Roma,
si vede dalla sua accettazione nellaccademia ; lo stesso onore fu
fatto al modenese Francesco Maria Molza, che allato al Bembo
era il principale rappresentante della lirica italiana del tempo.
Il Molza era venuto a Roma fin dal 1506.5
Ad un ulteriore rigoglio dellaccademia romana, che colla
morte di Pomponio Leto aveva perduto il suo principale appoggio
i B e m b o E pist. fa m il. I I , 20 (ecL B asii, p. 462 s.).

= V. la le tte r a a S igism ondo d e C o n ti, ed. B a s ii, p. 563.


s E pist. fam il.
S : c fr. R o s c o e l i , 42 s.E . C h a t e l a i n (L e tnanuscrit d'Uw
yyn en notes tironiem w s, in Iier. des bibliothques X III [1903] : c fr. Comptc*rendita d ei sances de lAcad. des In scr. et bclles-lettres, m a rz o -a p rile 1908,
169-174) c re d e d i p o te re id e n tific a re il m a n o s c ritto in q u e stio n e c o n u n codice
d e llA m b ro sia n a.

*
M a z z i ; c c h h l i I I 2, 738 s. L a contestazione sul possesso del benefici')
f a tta subito al Bembo, dipese a m io avviso d a lla m orte d i G iulio II seguita
di l a poco. S u i benefizi ecclesiastici del B em bo v. le notizie, a d ir vero non
com plete, d i F e r r a j o m in Arch. (i. Soc. l i d. d i st. patr. XXXVII, >-413 ;
p. 465 ss. il decreto d e lla collazione della comm enda a S. G iovanni in Bologna,
che f r u tta v a 400 d u cati.
s R eumont II I 0 , 327. C ian dn G ioni. <1. L e tt. ita l. XXIX, 44tl. l .amd>'*i
Il Cinquecento 226 s., 330 s. B aumgabtker, Y eltlit. VI, 301 s.

Relazione di Giulio II con letterati umanisti.

e il suo proprio centro, contribu decisamente il favore, di cui le


si mostr largo il ricco Angelo Colocci. Questo rampollo di una
nobile fam iglia di Jesi, formatosi praticando col Pontano e il San
nazaro, erasi recato in Roma sulla fine del secolo x v . Una ricca
e scelta biblioteca, una bella collezione di statue, medaglie, iscri
zioni e antichit, ma pi ancora i nobili e generosi sentimenti dei
proprietario, che prendeva parte attiva alla vita letteraria, ave
vano fatto la sua abitazione un ritrovo d ei. dotti di tutta Roma,
sorgente sulle rovine degli orti sallustiand. Qui gli accademici
tenevano le loro adunanze, nelle quali la seriet si alternava
alla celia.1 Un altro fautore dellaccademia era il prelato tedesco
Giovanni Goritz di Lussemburgo, di cui i poeti contemporanei le
vano a cielo la generosit e la piet.2 Anche un altro pio e dotto
personaggio va qui 'ricordato, Egidio Canisio da Viterbo.3
Un altro centro deglintellettuali di Roma era il palazzo del
dotto conte Alberto Pio da Carpi, che rappresentava alla corte del
papa la corona di Francia.4 Come costui cos riusc di grande
ornamento alla Roma di Giulio II anche quell'uomo di fine gusto,
che era Baldassarre Castiglione. Questuomo egualmente insigne
come poeta, scrittore e diplomatico, dopo lanno 1505 dimor pi
volte nella citt eterna, di cui cant le bellezze in un celebre carme;
i suoi veri mecenati erano i principi di Urbino, Guidobaldo e il
suo successore Francesco Maria della Rovere.5 I numerosi lette
rati della corte dUrbino, di cui il Castiglione ci ha lasciato un
quadro attraentissimo nel suo Cortegiano, si trovavano in rela
zioni strette coi romani. Linteressante scambio di rapporti tra i
1 C fr. T ib a b o s c h i (VI 3, 204 s. I e u m o n t I I I , 2, 325 s. F l a m i n i , I l Cinque
cento 100 ; R o d o ca n a c h i , R om e 146-149, 402 s. O fr. il n o s tro vol. IV , 1, 406.
2 S u l (G oritz e il suo c irc o lo c f r. i l n o s tro vol. IV , 1, 406 s. L a r tic o lo di
G e ig e r , D er lteste rm ische M usenalm anach, in V iertelja h rsch rift f. K u ltu r

u. L it. d e r R enaissance I, 145-161 | ris ta m p a to in Vortrge u. V ersuche d ello


ste sso G e ig e r , D re s d e n .1890, 63-80, 8 6 s. O ra o fr. (inoltre R o d o can ac h i , R om e
143-145 ; C e l a n i in B u r Oka ed i L ib e r notw rm n I I , 32 s. J . K olbebg in K irchengeschicht. F estgabe A . de W a a l dargebrach (X X vol. uppl. a R m . Quartalselir., 1913), 157-162. -Quanto a lla colonia te d e sc a in K om a so tto G iulio II
c fr. a n c h e iS o h m id i -i n , A n im a 255 ss. V a ric o rd a to a n c h e il fu tu r o c a rd in a le
G uglielm o v a n E n c k e n v o rt, che e n tr .nella C a n c e lle ria so tto 'G iulio I I : c f r. su
di lu i il n o s tr o vo l. IV 2, 52 s.
3 S u d i l u i c fr. i l n o s tro vol. IV il, 131 s. e 444 a.
*
O fr. T ib a b o s c h i , Bibl. Mod * IV , 156 s., 175 s e s o p ra p. 616. L a u c h e r t ,
ita l. Gegner L u th ers 280 s.
a V edi M a r t i n a t i , B . Castiglione ( F ire n z e 1890) 14 ss. R e u m o n t I I I 2,
327 s. L . S c h m i d t , Die R enaissance iti B rie fen I I , 67-i)7 ; S e m e r a u , D ie Condottier 88 ss. ; I. i C a k t w r i g h t , B . Castiglione, th p erfect C o w tier, 2 voli., L o n
don 1908 (v. in p ro p o sito C i a n in G iom . stor. d. lett. ital. L V [1910], 111-120);
C h x e d o w s k i, R o m I, 445-489 ; W . A n d r e a s . Graf. B. Castiglione u. die R en a is
sance,, in A rchiv, f. K ulturge$ch. X (1912), 245-271; D A n c o n a e B a c c i, M a
nuale II, 438 ss. iSulle re la z io n i d el C a stig lio n e coi G onzaga c f r. L u z io - R e n ie k ,
Cultura e rei. lett. d Isab. d'E ste I I , 1, 71-77.

87

Libro III. Giulio II. 1505-1513. Capitolo 8.

letterati e gli artisti della citt eterna con quelli della patria di
Raffaello raggiunse sotto Giulio II una grande importanza per la
storia della cultura.1 Col circolo di Aldo Manuzio, cui Giulio li
accord un privilegio contro le ristampe dei suoi libri, il mondo
letterario di Roma tenne parimenti varie e feconde relazioni.
Nemmeno nel Sacro Collegio mancavano uomini, che curas
sero e favorissero la letteratura. Ci dicasi specialmente di Oli
viero Carafa, jdi Domenico G rim ani,3 di Francesco Alidosi, di
Francesco Soderini, di Adriano Castellesi, 1 di Giovanni de Me
dici e di Galeotto Franciotto della Rovere.6 Intorno a questi due
ultimii e a Donna Felice della Rovere6 si raccoglieva uneletta
schiera di letterati. Fra quelli che furono in diretta relazione col
papa ricorderemo innanzi tutto quelli dai quali egli accett de
diche, cio i poeti Evangelista Maddaleni de Capodiferro,7 An
tonio Flam inio,8 il bolognese Filippo Fasanini, 0 Andrea Nava1 Cian loc. cit. 411 a ragione rich iam a con fo rza l'atten zio n e su quest "
C!fr., gotto, i p artic o la ri circa la g ran d e im p o rtan za che ebbero p er larte lf
relazioni con Urbino.
2 Vedi N o l h a c in S tu d i e Aocum. V i l i (1887), 269 s ; cfr. 228. D id o t 33:!.
S c h t c k 56.
s S u llono rev o le a cco g lien za p r e p a r a ta d a G iu lio a l G rim an i, a l quale ]>">
m o str la s u a p re z io sa b ib lio te c a , vedi N o lh a o , E rosine cn Ita lie 8 7 s. T r ista n .
E ra sin u s in I ta ly 661. ,
*
11 c a r d in a le c a n t la sp e d izio n e di G iulio I I a B o lo g n a ; v. so p ra p. 707,
n . 3. I n B olo g n a f u c o m p o sta a n c h e l o p e ra d el C a s t e i .le .s i . che h a fo rm a to
p e i p o s te ri il su o p rin c ip a le tito lo d i g lo ria , lo s c r itto De serm one Ialino; vedi
G eb h a r dt 102 s. D u r a n te il so g g io rn o a Bologna venne p u r e a lla lu ce il ce
le b re s c ritto D e vera phttosophJ, d i c u i s ta to p a r la to so p ra a p. 120 ss.
R eumont I I I 2, 331.
Sul circ o lo d i Giov. d e M edici si t r a t t e r n e l voi. IV ; p e i le tte r a ti ohe
sta v a n o in re la z io n e con G a leo tto F r a n o io tto d e lla R o v e re e M ad. F elice vedi
C i a n , (rioni, d. L e tt. tal. X X IX , 446-44S. iCfr. a n c h e he N o lh a c in Studi '
docum. V i l i , 2.84, 286, 2 8 8 ; N o lh a c , l i ibi. d e \F. O rsini 257 e C i a m p i , Soip- Corteromaoo (P is a 1811) 3 0 s. iS t e in m a n n I I , 46.
i
V. T o m m a s in i in M eni, dei Lincei (S cien ze m or.) CI. IV 1 (1892), 3 ss. e
C ia n loc. c it. 443-444. iSulle poesie d i M ich ele X a gonio vedi S t e in m a n n I I , 18.
n. 2.
s Cian loc. c it. 444. P oscoe I I . 42 s. P o e sie del F la m in io in lode d i Giulio 11
dopo la s u a elezione, a lle q u a li n o n b e lla m e n te s i c o n tra p p o n g o n o le p o s te r io r i
in g iu rio s e (v. q u i so p ra l a g g iu n ta a p. 749. n. 2), p re sso Vattasso 50 ss. cfr. '-
3S. 34, 35). P o e sie in lode d i M ad o n n a F e lic e ib id . 55 s., 57. C fr. a n ch e L o r e t i
in L a Rom agna V I (19091.
9
Su F ilip p o F a s a n in i, che dopo la c a c c ia ta d ei B e n tiv o g llo pubblic un
po e m e tto In adven tu Iu lii I I P ont, M ax. (se n z a in d ic a z io n e d e l tip o g ra fo , sol
ta n t o c o lla firm a P h i x x p p u s P h a s i a n i c u s ) , v e d i G io r d a n i, Della v e n u t a
Bologna di C lem ente V II, Bologna- 1842. A pp. 63. (Cfr. pu|re F a n t u z z i , ScriftBoi. I l i , 3 0 5 ; ib id . 256 s. a n c h e s u l f a m o s o g iu r is ta F lo ria n i D olfi seniore, clic
fu a m ic o del c a rd in a le G iu lia n o d e lla R o v e re. iSul D olfi e su lle su e relazion i
co n G iu lio I I c fr. in o ltr e P a u l u s n e l K a th o lik 1899, I I , 381 s. ; L uzio -R en ieb .
Coltura e rei. lett. dIsab. d 'E ste I I , 4, 42-48. V. R a g g i (U n fa v o rito di Giulio IIin Giorn. stor. d. Liguria I , 3-4 [1900]) r a t t a d G iro lam o A rsago, d a l V-Al
vescovo d i N izza, che in u n a m e d a g lia d e tto A lu m n u s di G iulio I I . In (rxm.

Relazioni di Giulio II con letterati umanisti.

877

gero,1 Guido Postumo S ilvestri,2 Pierio Valeriano,3 Francesco


Maria Grapaldi,4 lo 'storico Raffaello M affi,5 Lorenzo Parm enio,6
Bartolomeo Pincerno de Montearduo,7 Marco V igerio,8 Francesco
Albertini,9 il teologo Paolo Cortese10 e larchitetto Fra Giocondo,
il dotto editore di Vitruvio.11 Degli altri dotti alla corte di Giulio II
sono da menzionare anche Fazio Santori da Viterbo, una volta
maggiordomo di Giuliano della Rovere, fatto cardinale nel 1505,12
Sermonino da V im ercate,13 Filippo Beroaldo,14 Pietro C orsi,10
stor. ri. lett. ital. X X X V I (1900), 215 n. iC ia n p ro d u c e u n a te s tim o n ia n z a (del
1492) pel f a tt o fin o ra sconosciuto, c h e a n ch e i l P o n ta n o ebbe re la z io n i col c a r
d in a le G iu lia n o d e lla Rovc-rp. I .' A m o s t o com pose u n so n e tto pel nuovo e le tto
p a p a, p u b b lic a to d a C a p p e l l i n e lle L e tte re di- L. A riosto^, M ilan o 1887, 346.
S u u n a p o e sia (c o m p o sta p rim a d e l 1508) d e l W i m p h e l in g , a c c u sa to in R om a,
a su a g iu stific a z io n e a G iu lio I I c fr. K n e p p e r , W im pheling 194 s. ; ibid. in
app. n X IX , 349 ss. il suo rin g ra z ia m e n to a l p a p a .
1 V edi G e ig e r , R enaissance 274..
2 L a g e n e ro sit m o s tr a ta d a G iu lio I I v e rso q u e sto p o e ta , che a p p a rte n e v a
a lla fa z io n e d e i B en tiv o g lio , fu d a lu i ric o m p e n s a ta con u n a s a t ir a dopo la
m o rte d e l g ra n d e po n tefice ; vedi C ia n 444-445.
3
V ed i T ibabosohi V I I 2, 237 s e sp e c ia lm e n te C ian 445. I l C ian d el re sto
e r ra a m m e tte n d o che a n c h e M atteo D e v a ris a b b ia d e d ic a to u n c a rm e a G iu
lio I I . I l Cod. Vate. graec l-'/H ( B i b l i o t e c a V a t i c a n a ) c o n tien e b en s
d ei v e rsi d e l s u d d e tto p o e ta a l p a p a G iu lio , c u i ten g o n o d ie tro a l t r i sim ili
a P a o lo I I I , P io IV e a l C a rd in a le R a n u cc io F a rn e s e , m a q u i deve c e rta m e n te
in te n d e rs i G iulio I I I .
4 - V edi F ea, N ot izie G3.
R a p h a e l ( M a f f e u s ) V o la te rr a n tjs , Comm ent. urb. lib ri X X X V I I I ;
s ta m p a to la p rim a v o lta n e l 1506, p o i P a r is iis 1526. R. M a f f e i d edic a l p a p a
a n ch e l o p e ra d el .O o b te siu s , De eardinalatu. S te in m a n n I I , 785 s. d a v e rsio n i
d e lla B revi sub Iu lio Leoncque M otoria c o n s e rv a ta n e l ( od. ottob. 2377.
6 V. Anecd. litt. I l i , 307 ss.
T S u llo s c ritto d i q u e s to d o tto v. so p ra p. 117, n. 1. i: d e l n u m e ro an ch e
A u t. G a l a t e i ad lu liu m I I de donatione C onstantini, in Cod. Vatie. lat. 758.},
p. 100 ( B i b l i o t e c a V a t i c a n a ) . I l G a la te o fe ce u n a c o p ia del d o c u
m en to o rig in a le greco d e lla d onazione.
8 M a rc i V ig e rii Saonensis D ecachordum ch ristia n u m Iu lio I I Pont. Max.
dieatum , F a n i 1507, r a r a e d iz io n e o r n a ta d i x ilo g ra fie. S u lla n o m in a del V igerio
a c a r d in a le v. so p ra p. 871.
8 L A lbertini dedic al papa lOpuseulum de mirabili!),ix novae urbis R o
mite (v. sotto) e lo s c ritto D e laudibus c iv ita tis F iorenti,,ae et Saonensis. C fr.,

o ltre a llintroduzione dello Sohmarsow alla nuova edizione del primo scritto ,
anche le notizie bibliografiche in d icate dal R ettmont I I I 2, 853.
10 p e r le S en ten tia e d e l C o r t e s e c fr. s o p ra p. 120. C fr. a n c h e F. F i a ta , Da
lettere in ed ite di due fr a te lli u m a n isti (A lessandro e Paolo Cortesi), P e ru g ia
3907 (p u b b l. p e r nozze).
11 V ed i R e u m o n t I I I 2, 860 s. D id o t, A. M anuee 374.
12 C fr. s o p ra p. 873 e S c h m a r so w n e ll'in tro d . a l l ALREBTiNi v i ss. L a m o rte
s o lta n to im p e d , che a n c h e il d o tto arciv esco v o di P a le rm o G iov. D e P a te r n o
v e n isse d a G iu lio I I fr e g ia to d ella p o rp o ra ; v e d i B o g l in o 33.
1 3 V edi Sigism ondo de1 c o n t i I I , 390.
14 C fr. M a z z t t c c h e l l i I I 2, 1018. R e u m o n t I I I 2, 325. L u z i o -R e n if r loc.
c it. I I 4, 48 s.
15 V. Giorn. d. L e tt. tal. IX , 240. R od oca na chi, R om e 107 s.

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 8.

Mario Maffei, Lorenzo C rasso,1 Teodoro Gaza, - Scipione Carterom aco,3 Alfonso Ordonez, 1 Niccol di Schmberg,5 Raffaello
Brandolini e Tommaso Inghiram i,6 di cui dipinse il ritratto Raf
faello. 7
I
tre ultimi predicarono anche alla presenza del papa : 8 com
pito affidato generalmente agli ecclesiastici e ai religiosi, ma tal

1 Su q u e s ti d u e l e t t e r a t i v e d i G i a n loc. c it. 449 s. C fr. K odocanaohi, vita


d i R affaello M affei (R o m a 1722) 117.
2 V. Anecd. litt. IV , 36S Ib id . 3 7 3 s. u n a le t t e r a d i T eo d o ro G aza a Paol"
C o rtesi. R o m a 25 g e n n aio 1508.
3 C fr. iSchcik 70. C h i t i , Scip. \Forteffuerri (il Garteromaco), F ire n z e 1SX .
20 ss.
* A7edi C r o c e , R icerche Isp a n o -Ita lia n e I. 1 1 s.
* X. d i S c h n b e rg (o (Schm berg) fu dopo i l 1510 p ro fe s so re a l l Universitil
d i R o m a ; c fr. B v d d e e 3 .
Ofr. H a f e r k o r n , Leo X , (D resden 1 8 7 2 ) 3 1 .
T L 'o rig in a le e ra n e lla Casa In g h ira m i a V o lte rra , o ra n e lla collezione ili
M iss G a rd n e r a B o sto n : l e se m p la re a g li Uffizi u n a copia. U n a ltr o ritra tto
d e llIn g h ii'a m i tro v a s i n e lla s a g r e s tia d i iS. G io v an n i in L a te r a n o ; vedi K l a c z k o ,
J u les l i 221 s.
C fr. B t jr c h a r d i , D ia riu m ( T h u a s n e ) I I I , 333, 345, 428, ( C e l a s i ) II, 4B3,
444, 512. B u d d e e 9. 'S o p ra u n d isc o rso d e llI n g h ir a m i a ll a M in e rv a vedi A u d i p r e d i 432. D a i m a n o s c r itti P . A. G a l l e t t i p u b b lic c in q u e o ra z io n i delT Isciii
r a m i : t r e in Anecdota litt, ex mss. co d ia eruta I, 273-333 : Thom ae Phaedri
In g h ira m i L audatio. In obitu L u d . P odocatliari C yprii 8. fi. fi. C ardinalis; II.
121-162; T hom ae P haedri In g liira m ii V olaterrani. l n landein F erd in a n d i Ili*iu

n io r um R egis C olludici ob U ngine regnimi in A frica captim i oratio dieta Iulio 11


P ont. ma r. (n e lla fu n z io n e di r in g ra z ia m e n to p e r la c o n q u is ta d i B u g ia, tenuta
p e r la c a tte d r a di S. P ie tr o del 1510), I I I , 191-244: elogio d e l vescovo di O'se n a , P ie tro M enzi m o rto d i p e ste i l 22 lu g lio 1504: Thom ae P haedri Inghiram ii
V olaterrani in la u d a n P e tri de VcentUi episcopi Caeseiuitis et Camerae aposto
lica!' auditori oratio fu n eb ri* ; i n o lt r e : O rationes duae, altera in fu n ere Ga
leotti F ranciotti, cardinali -s vice-cancellari; altera iteni funebris pro Iulio I I
ed. G a l l e t t i , R o m a e 1777.
C fr. B t jr c h a r d i , Diarium ( T h tja s n e ) I I I , 310. 318, 319, 324, 326, 333, 339.
341, 342, 371, 372, 373, 374, 375, 377, 380, 3S1, 387, 888. 408. 409. 410. 412. 4 ls.
419, 420 ( C e la x i). I I , 416, 422, 423, 426, 427, 428, 434, 439, 441, 442, 464, 465 (3),
466 (2), 469, 471 (3), 474, 475, 481, 4S3, 498, 499, 500, 501, 505 (2, 506 (2), 507.
N elle so le n n i e se q u ie p e r l a re g in a Is a b e lla d i S p a g n a te n u te il 26 fe b b ra io 15<V
a R om a in H ospital! H ispunorum de Urbe (c fr. B u b c h a m h D ia riu m ^ T h tja sn e ]
I l i . 337 s., [ C e la n i] I I , 471 s.), secondo B u rc a r d o (ib id .) d oveva te n e re la pre
d ic a il vescovo d i A cqui, L odovico B ru n o , orator regis Rom anorum , qui fingons
se in firm im i non fc c it orationeni, tu tt a v ia il d isc o rso s ta m p a to : Reverendi

P atris D iii L u d o v i c i B r u n i E pi. A quen. S ere n issim i D i R om anorum Regi*


apud S. D. .V. Iulitimi Pa. II . oratoris: de obitu. Serenissim e et Catholice II1,0
H elisabeth HispanUirimi et u triu sq u e S icilie ac H ierusalem R egine oratio
X X I I (sic !) F eb ru a rij A n n o D u i MCCCCCV. U n e se m p la re di q u e s ta stam pa,
c h e sa re b b e d une ra r t insig n e , e r a o ffe rto p e r f r a n c h i 1500 in u n c a ta lo g o
a n tiq u a rio d i L. X. O l s c <h k i , F iren ze 1902, p. 33, n. 102. S ia n o in o ltre ric o r
d a ti G. B o u s s a r d u s ( r e tto r e d e llD n iv e r s it e c a n c e llie re d e lla c h ie sa di Pa*
rig i), O ratio habita B ononie coram S. P. Iu lio I I in die circum cisionis D o m in i
( I o g e n n a io 1507), P a r r h is ii s. a .; C h r i s t o p h o r u s M a r o e l l u s , Oratio ad Iu-

Elemento pagano nelle prediche degli umanisti alla presenza di Giulio II.

879

volta anche a laici.1 Ma ancor pi di questo fa meraviglia 51 con


tenuto e la forma dei loro discorsi; secondo il Wimpheling un
Giovan Francesco da Sutri pot pronunciare alla presenza di
Giulio II persino una vera filippica contro Alessandro VI, che
chiam un mostro carico di tutti i v iz i.2 Quanto nelle prediche
degli umanisti si facesse sentire lelemento pagano lo apprese in
Roma Erasmo, che vi godette lamicizia particolare del Cardinal
Raffaele Riario e diede un parere sulla guerra contro Venezia.
Il celebre umanista racconta, forse un po esagerando, nel suo
dialogo Ciceronianus, davere udito nel venerd santo del 1509
parlare alla presenza del papa Giulio II un ciceroniano. Loratore
chiamava il papa Iupiter optim us maximus; che colla sua mano
potente scaglia il fulmine e tutto governa, dopo aver tessuto un
lungo elogio di Giulio II pass ai Deci, a Curzio e ad altri, che
sacrificarono la propria vita per la patria; sulla fine si parl un
poco anche della morte di Cristo, cercando di evitare accurata
mente ogni parola e locuzione, che non fosse appoggiata allauto
rit di Cicerone. Questo discorso, aggiunge Erasmo, riscosse am
pie lodi fra i Ciceroniani.3
Anche parecchie commedie e versi, recitati alla presenza di
Giulio II, risentivano di uno spirito troppo pagano. Il papa non
era affatto un amico entusiasta delle rappresentazioni teatrali
come il suo predecessore e ancor meno come il suo successore,
quantunque assistesse spesso alla recita di comm edie;4 di pi egli

lium I I Pont. M ax. in d ir om nium sanctoruin. in Capello hahita, s. 1. e t a. [Rom ae e. 1510], q u e s tu ltim a n e lla B i b l i o t e c a d i S t a t o d i M o n a c o .
11 c an o n ico d i L ieg i E u s ta c h io [Ni v e r io, v e n u to a R om a p e r o tte n e re la c o n
fe rm a deU ele zio n e d i E b e ra rd o v o n d e r M a rk a vescovo di L ieg i (30 d ic e m
b re 1505), te n n e dinanzi a l p a p a u n disco rso p e r l a c o n fe rm a , fin alm en te o tte
n u ta , d i se ste sso a c an o n ico : Glori usim i v iri E u s t a c h i X i v a r i i , coturnici Leodiensis ( electi ) oratio, habita R o m a e coroni Iu lio I I Rom. pontefice m a xim o
pro agendis g ratiis de propensissim a confirm ationis... grafia, R o m ae 1500;
(n e lla c it. B i b l i o t e c a ) e B o n o n ia e 1506 ( P a n z e r V I, 825).
1 C fr. B u r c h a r d i D iarium ( T h u a s n e ) I I I , 877, 414, ( C f j . a n i ) I I . 471, 502.
2 Q u e sta n o tiz ia p a s s a ta fin o ra in o s s e rv a ta la tr o v a i n e l C atalogni archiep.
Mogani, d i W i m p h e l i n g , ed. E n g -l e r t (A s ch a ffen b u rg 1882) 22-23.
* 'ScnctK 98. ;S a b b a d i n i , S to ria del Ciceronianismo 52. C fr. in o ltre H a b t f e l df . r in H istor. Taschenbuch 1892, p. 127 s. T a t h a m in Engl. hist. Reviere X ,58 s.
Ungi. hist. R e v. X 2, 642-662, e il b el la v o ro di N o l h a c , rasm e en Ita lie
( P a r is 1888) 64 ss., 76 ss. L opinione, che G iu lio I I p e rm e tte sse a d E ra s m o di
d e p o rre l'a b ito re lig io so , si fo n d a so p ra u n m a lin te so ; v e d i V i s c t i k r , E rasm iana
(B a se l 1876) 23 s. P . S . A l l e n invece, A D ispensation o / J u liu s I I fo r E rasm us,
in Engl. hst. R e v ie w X X V [1910], 123-125, sta b ilisc e che E ra s m o com e p o i d a
L eone X (c fr. vol. IV 1, 446 s.) g i d a G iulio I I o tte n n e il 4 g e n n aio 1506 u n a
d isp e n sa p e r a v e r e benefizi e cc le sia stic i.
* V edi F l e c h s i g 47 s., dove a lt r e n o tiz ie bib lio g rafich e. C fr. a n ch e R o d o c a n a c h i , R om e 168 ss.

880

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 8.

voleva sempre che si avesse un certo riguardo alla seriet e di


gnit dello stato ecclesiastico, e cos una volta nel maggio del 150")
proib a tutti i cardinali di prender parte ad una rappresentazione
teatrale che si dava alluniversit.1 Quello che ci nonostante era
ancora possibile vien mostrato dalla relazione di Paride de Grassi
intorno ad una festa celebratasi nel giorno di S. Martino del 1512
nei giardini di Belvedere alla quale partecip lambasciatore im
periale Matteo Lang. Dopo un suntuoso banchetto fu data una
rappresentazione teatrale per festeggiare l'alleanza tra il papa
e limperatore. Dapprima comparvero dei giovanetti vestiti da
muse, che recitarono versi in onore del fausto avvenimento. Poi
si present il giovane poeta Vincenzo Pimpinelli vestito da Orf< >
con un trofeo di vittoria francese, il quale pure declam dei versi
inneggianti alla gloria dei due capi della cristianit. Finalmente
anche il segretario deHambasciata di Parma e Piacenza, Fran
cesco Maria Grapaldi, tenne un discorso al quale fece seguito un
carme sulla liberazione dellItalia per opera del papa. Sulla fin
furono solennemente incoronati poeti il Pimpinelli e il Grapaldi.
Indarno il maestro delle cerimonie Paride de Grassis vi si oppose,
allegando che alcuni dei versi recitati avevano un carattere troppo
pagano. Le corone intessute di alloro furono dallInghirami pre
sentate al papa, il quale insieme al Lang esegu la cerimonia del
lincoronazione pronunziando queste parole: N oi in forza di
autorit apostolica e il signor Matteo Lang in forza del potere
imperiale, ti dichiariamo poeta e t incarichiamo di glorificare la
storia della Chiesa romana . Il de Grassis chiude la sua relazione
intorno a questa festa, in cui, stando allinformazione dun amba
sciatore, anche un cieco cant improvvisando le lodi del papa e
del Lang, con queste brevi, ma significative parole : Se quanto
abbiamo descritto sia o no dapprovare, giudichino a ltr i .2
1 Pro honore eollegli ('ardirm lium , B u b c h a r d i , D iarium ( T h u a s n f . i IH ( C e x a n i ) I I . 483.
2 P e r il p a sso d i P a r i s d b G r a s s i s in C r e i g h t o n IV , 274-275 c fr. a r e
la z io n e p re sso L u z io , F. Gonzaga 40. I l b ia sim o d e l G ra ss is d e v esi c e rto rife
r i r e a l P im p in e lli, p o ich i v e rsi d e l G ra p a ld i p re sso F r a , N o tizie 63 s., non
sono p u n to sc a n d a lo si. I v e rsi d e l G ra p a ld i v en n ero in lu ce in u n a sta m p a del
tem p o d iv e n u ta r a ris s im a e n o n r e g is tr a ta p re sso G r a e s s e e B r u n e t ; essa
p o r ta q u e sto t i t o l o : S ilv a F ra u d a c i M arii Gr pai di in de dii rie Par
m e S- || Jn lio I I || P ont. || M ax. ||. I v e rs i re c a n o q u e sta s o p ra s c ritta :
J u lio I I P ont. M ax. Ita lia e liberatori. l iCian ( (Horn. d. L ett. X X IX , 451) dii i 1
tito lo in e s a t t o e a m o tiv o d e l c o n te n u to d u b ita c h e q u e sto sia il c a rm e ric o r
d a to d a l iG rassis. Che il c a rm e sia s ta to re o ita to a lla p re sen z a d i G iu lio I I
r is u lta d a lla se g u e n te n o ta p o sta in fine a lla s ta m p a qui s o p ra d e sc ritta :
B e a tissim e P a te r. C um m e p a tr ia a s e c re tis c o m item o r a to rib u s in verb
S . T. i u r a t u r i s d e d is se t, v isu m e s t lia e c p a u c a se rib e re in e iu s la u d e m q u a e
e t illl re c ita v i e t n u n c ( u t iu s s e ra t) m itto , non q u o d d o c ta e le g a n tia q u e sine t d ig n a t a n t o n u m in e , sed quod fid ei e t d e v o tio n is u n d e p r o d ie ra n t r e f e r ta sunt.
388,

Giulio II protettore delle arti.

881

LInghirami, detto il Cicerone del suo tempo, tenne dopo il


1510 il posto di prefetto della Vaticana come successore di Giu
liano Maffei. Furono custodi di detta biblioteca Demetrio da Lucca
e dopo la sua morte avvenuta nl 1511 Lorenzo Parmenio e Gio
vanni Chadel; morto questultimo nel 1512 gli successe Romolo
Mammacini.1 La grande liberalit del tempo di Sisto IV, allorch
i manoscritti si potevano utilizzare anche fuori del locale,2 si con
tinu, ma con certe precauzioni ; quanto agli atti dellarchivio della
Camera apostolica il papa in seguito ad abusi videsi tuttavia co
stretto a prendere recise disposizioni.3 Giulio II, che fece fondare
a proprie spese nella citta di Fano la prima stamperia araba,4
or lino altres che fossero ornate di pitture le biblioteche di S. Pie
tro in Vincoli e dei SS. A postoli.5
Unaltra prova che al papa della Rovere non siano state estra
nee tendenze dotte ci fornita finalmente dalla sua biblioteca pri
vata. Fin da quando era cardinale Giulio II occupavasi nellacqui-sto e nella trascrizione di m anoscritti,0 riuscendo cos a mettere
insieme una pregevole biblioteca privata. Quando fu papa la col
loc in un piano superiore del Vaticano in ambienti riccamente

T inte ,S. e i'it a n im u m p e n d e r e non c a rm in a , v a le n t <liu fe lic lssim e q u e S . T. cui


m e h u m ilite r com m endo. H u m illim u s se rv u lu s F r a n c is c u s M a r. G ra p a ld u s
l'a r m e n . U n e se m p la re d e lla sta m p a , a lla q u a le m a n c an o i l luogo e lan n o ,
pass d a lla b ib lio te c a M anzoni in p o ssesso di L o rd I). F o rte sc u e , il q u a le g e n
tilm en te m i p e rm ise d i v a le rm i d i q u e sto r a r o s c ritto . Com e p ro v a il C ia n
in (Uorn. stor. il. k i t . X X X V I (1900), 213, u n a ltr o e s e m p la re d i q u e s ta sta m p a ,
~> p r o p r ie t d e llAff, si tr o v a o ra n e lla B ib lio te c a P a la tin a d i P a r m a ; e g li
fa in o ltre o s s e rv a re c h e r is ta m p a to p re sso R osc o b -B o s s i , Leone X , IV , 293U n a lt r o c u rio so esem pio del m e s c o la re il c ris tia n o c o l p a g a n o s i b a n e lle
ecloghe d r a m m a tic h e d i P ie tro C o rsi, c h e fu ro n o r e c i ta t e a lla p re se n z a d el
l'ap a n e g li a n n i 1509 e 151 0 ; v. Gio n t. d. L e tt. ita l. X, 240, n o ta 3. S u buffoni
a lla c o rte d i G iu lio I I v. ib id . X X IX , 450.
1 M u n t z , L a bibHot. du V atican I l s . |Su D e m e trio v e d i O ia n in G iom .
d. L e tt. ital. IX , 450, n o ta 4. C he la n o m in a d e llI n g h lra m l a b ib lio te c a rio n o n s ia
a v v e n u ta n e l 1510, m a fin d a l 1505, v ie n d im o s tra to d a N ot. i i ac in S tu d i p doc uni. V i l i , 2S8. C fr. a n c h e X o u ia c , rasm e en Ita lie 68 s. S e b b en e p e r le la c u n e
egli a t t i del l A r c h i v i o d i S t a t o i n R o m a e del l A r c h i v i o s e
g r e t o p o n t i f i c i o n o n s i p o ssa p r o v a re c h e G iulio I I a b b ia a rric c h ito la
V a tic an a , p u r e la c o sa r e s t a p ro b a b ile. fNel 1481 l a V a tic a n a c o n ta v a i n t u tt o
3592 codici, 1723 n e l 1512; v e d i C l a r k , On tlie V atican L ib ra ry u n d er S ix t I V ,
in Cambridge A n tiq . Soc. Proceedings 1899, 36.
2 C fr. il n o s tro vol. I I , 628.
M u n t z loc. c it. 15 s. V. Jtegesta Cleinentis Y , R o m ae 1885, x i .ix s.
* R eu m o n t III 2 , 382.
& A l b e h t i n i , ed. S c r i a r s <w 35.

0 M tntz, La B ibl. du V atican 5-6.


P a sto r,

Storia dei P a p i,

III.

56

Libro III. Giulio II. 1508-1513. Capitolo 8.

decorati.1 Di essa esiste ancora linventario,2 dal quale rilevasi


quale importanza avesse per il possessore che i suoi manoscritti
di libri a stampa non ne possedeva che pochi - fossero esterior
mente ben confezionati. La maggior parte erano scritti su bella
pergamena, legati in broccato e seta e provvisti di fermagli
dargento.
La biblioteca privata di Giulio II era piccola, contando poco
pi di 200 numeri, ma scelta. Linventario mostra senza contestazione, che il papa non solo possedeva interesse alla teologia e al
diritto, ma altres alla letteratura e alla storia. Accanto alla sacra
scrittura e al diritto canonico sincontra un bel numero di teologi:
Girolamo, Agostino, Ambrogio, Leone e Gregorio il grande, Lat
tanzio, Alberto Magno, Tommaso dAquino e Cortesio. Vi sono
molto bene rappresentati gli scrittori latini : Tito Livio, Cicerone,
Virgilio, Silio Italico, CoJumella, Aulo Gellio, Terenzio, Rufino,
Cassiodoro, Valerio Massimo, Svetonio, Sallustio, Plinio il gio
vane, Paolo Orosio, Quintiliano, Seneca, Giovenale, Lucano e
Ovidio. N mancava una raccolta discrizioni romane. A ci aggiungevasi una serie di scrittori greci in traduzione latina. Fra
gli umanisti si trovano il Petrarca, il Boccaccio, Leonardo Bruni,
Tortello, Marullo, Flavio Biondo, Vida, Brandolini e Lorenzo da
Parma. Nel catalogo non ricordata la Divina Commedia di
Dante, ma una testimonianza, altamente interessante, resa nota
solo di recente, dimostra che Giulio II nutriva il pi vivo interesse
per il pi poderoso genio poetico del medio evo. Il mantovano
Stazio Gadio riferisce il 13 dicembre 1510 da Bologna a Tolomeo
Spagnoli Gonzaga, che il pontefice in via di guarigione da grave

V edi B em bi Ep. funi: V, 8 (v e d i R o s c o k I I . 47. c fr. 44) e .U .ikkU '1


ed. i S c h m a h s o w 84-35. iPer la d e c o ra z io n e v. a n c h e in A pp. n. .87 e SS le * r
fazioni del B ro g n o lo ; c fr. Qiorn. </. L ett. Hai. X X X III, 37 ss. iSul posto
q u e sta b ib lio te c a v e d i Fabbe, La Vaticane de .Sijitc i l ' . ( R o m e 18!X) M '-'
P ro b a b ilm e n te e r a d e s tin a ta a lla b ib lio te c a p r i v a t a di G iu lio I I u n a carta
d 'I t a l i a , a lla iquale si rife ris c e il se g u e n te * b re v e : D itecto fiUo A gapyto
dino notorio nostro. D ilectc fili , sa lu ta ti e tc. E st a pud- te, ut aocepimux, tabell'

in (/un Ita lia c situ s ileacriptus est, cani dilectus filius B ram ans, a rc h il i'
mister, qui luiic deaeriptioni m agnim i iiiipcnilit stu d i uni, risero eupit ni
illius siuiilittKIncm in quOflam cubiculo nostro Ita lia n i describi facerc
Quoproptcr h o rta m u r ut tabelloni ipsain ad ima m itle re velis tantiapcr per
retini mlniu 'itati H ranni ita ipae aiinilitudiiieni illius erprcsavrit. D otim i Ito
I I I dcccm bfis 1501 anno quarto. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i l i 1' 1
Arili. 39, t. 28, 'p. 573. C fr. F b l i c i a n o w . i n e lla r iv is ta A rte c storia XXXV ( l i 11''
n 8 c h e v ed reb b e n e lla c o m m issio n e un probabile indizio del nazionalismo
Giulio I I e a sse g n e re b b e il la v o ro a ll a v illa d 'In n o c e n z o ( V ili, d o v e e ra n o 1
p r e s e n ta te le p rin c ip a lis s im e c it t d 'I t a l i a ; c fr. so p ra p. 279.
2 P u b b lic a to re c e n te m e n te d a l D o re z in Ite rile d. biblioth. V I, 10i)

Giulio II protettore delle arti.

malattia si faceva ogni sera leggere e spiegare da Bramante lim


mortale poema di D an te.1
Questa notizia tanto pi sorprendente perch secondo tutte
le altre relazioni si dovrebbe credere che allora Giulio non pen
sasse ad altro se non ai preparativi per la sua famosa campagna
invernale contro Mirandola. Ad un uomo, che in simile momento
si fa iniziare ai segreti della pi profonda e grandiosa poesia di
tutti i tempi, non possono negarsi inclinazioni letterarie.
La leggenda formata dai nemici del Rovere, dun uomo di sen
timenti esclusivamente guerreschi nemmeno qui resiste di fronte
ai f a t t i.2 Ci nonostante indubitato che sotto questo riguardo
egli non pu sostenere il confronto con Niccol V. La sua gloria
principale e rimane laver promosso le arti e in questo non ha
fra tutti i papi leguale. Sorpassa Niccol V specialmente in
questo, che si limita al possibile e non allenta le briglie alla fan
tasia in quel grado che fece il fondatore del mecenatismo ponti
ficio. 3 Con tutta la grandiosit dei suoi disegni artistici pure
Giulio II, ben lontano da sogni fantastici, teneva in pronto copiosi
mezzi per mandare ad effetto la sua volont.4
innegabile che in una maniera pi unica che rara tornarono
favorevoli a Giulio II le circostanze e che non cercati si misero a
sua disposizione i primi genii dellarte. Il che peraltro non pu
scemare i suoi meriti : opera sua e suo vanto immortale daver
compreso colla sua fine intelligenza i pi geniali personificatori
dell'arte, di averli legati stabilmente a Roma, daver dato pieno
sviluppo alle loro energie, tenendo da essi lontano ogni piccineria
e leggerezza e affidando loro opere monumentali e sublimi, cor
rispondenti alla grandezza del suo carattere.5 Soltanto con ci i
primi maestri poterono dare quanto avevan di meglio e destaronsi
ovunque dei genii latenti. Il centro dellarte italiana pass da
Firenze a Roma, dove usc fuori un mondo di bellezza. Larchi
tettura, la plastica e la pittura fiorirono magnificamente. Sorpas
sando tutti i mecenati di quellaureo periodo del rinascimento,
Giulio II leg inseparabilmente il suo nome a quei genii immor
tali, nei quali larte italiana raggiunse il suo apogeo. Egli ha

1 N ostro \8ignor sta oynor m eglio et partivi si voglia far dooto in D ante ch
ogni sera si fa leggere D ante e d ichiarar da Bramante, archittecto doctissimo,
p u b b lic a to d a X ,rz io d a p p rim a nel Corriere (Iella mera 1908, n." 153 e poi
a n c o ra n e llo p e ra Isab. d 'E ste di fro n te a Giulio II, 38.
2 Doni;/, loc. e it. 100. fiiorn. stor. d. lett. ital. XXXVI (1900), 315.
3 O ff. il n o s tro voi. I, 514 (ed. 1931).

*
che

S p k ix g k k . lo c . c it.

C fr. M untz , R aphael 274. S f r i g g e r 103. G s a r x - F a s , j t m I , CG3. V. a n


i S y m o n d s , M ichelangelo I , 128 ( Tlxerc w a s nothing o f th dilettante (ibout

h*in).

>>84

Libro III. Giulio II. 150o-l513. Capitolo 8.

cominciato; altri hanno continuato a fabbricare sul fondamento


da lui posto. Liniziativa spetta a lui, lepoca di Leone infatti la
s u a .1 Per opera sua Roma divenne la citt classica del mondo,
il centro donde irradiavansi le forme e le ispirazioni della cultura
europea, il papato divenne la guida della civilt.2
La somiglianza delle imprese artistiche di Giulio II con quelle
di Niccol V si manifesta con maggiore evidenza nelle sue grandi
opere edilizie. La costruzione di nuove strade e rioni, la ricostru
zione del palazzo vaticano e la fabbrica di una nuova basilica di
S. Pietro, opere rimaste incomplete per la morte immatura di
Niccol V, furono ora riprese con raro ardimento ed energia.
Fra tutti gli artisti nessuno era stato in pi intime relazioni
co! Cardinal Giuliano della Rovere, uomo cos appassionato al fab
bricare, quanto il fiorentino Giuliano da Sangallo.3 Da questo
maestro provengono i disegni pel palazzo in Savona. Le relazioni
fra i due erano cos intime, che questi accompagn il suo protet
tore nel suo volontario esilio al tempo di Alessandro VI. In tale
ofccasione (nellanno 1494) il cardinale mise in relazione il celebre
architetto con Carlo V ili re di Francia.4 Non fa perci meravi
glia che dopo lassunzione del suo patrono al pontificato, il San
gallo si recasse a Roma per ricordare a Giulio II la loi'o antica
amicizia e offrirgli i suoi servigi. Il papa gli affid da principio
alcuni lavori di restauro a Castel S. Angelo, i quali sembravano
i pi urgenti data la turbolenza dei tempi. Il 30 maggio 1504
venne fatto per questi lavori un pagamento quale acconto duna
somma m aggiore.5 Nel tempo che segu subito dopo, Giuliano da
Sangallo lavor anche altrimenti per Giulio II. Non venne ese
guita la loggia da lui abbozzata in forma di un antico arco trion
1 K eu jio x t I I I 2, 383. Cfr. Sfrigger 101 : Mixghetti , R affaello 10*' k
vox Geymvller 344. K raus in T he Cambridge M odem llis to r y II, 7.
2 Olir. Gregouovius V IIIs 113, il q u ale egregiam ente o sserv a: In <311,1'
st.'atm osfera storica, n ella su b lim it m onum entale e id e a le della citt 1*
m ente degli a r tis ti spogli ila scorza dello stile provinciale e infuse ai suoi
concetti u n 'im p ro n ta di grandezza essenzialm ente ro m an a .
3 Con O la u s s e , L es Sangallo, P a r is 1900. c fr. specialm ente iO. v. F a.
l'Riczy nel Jaltri), tl. preuss. K iu istsa m m l. X X III (1902), e l eccellente ediziue
c u ra ta d a l H u i.sen del L ibro di G iuliano da Sangallo (Codices e V a tic W '
selccti X I), L ip siae 1910, ove n ellintroduzione (41 ss.) si tro v a un iiuIM,r'
ta n te som m ario p er la v ita del m aestro .
*
Vedi M un tz, H ist. de Vari. II , 407 ; J. d e L a u ri re , G iuliano de 8 an
Galle et le m onum enta a n tiq u es du. m id i de F ranco nel XLV tom o dei Mm- 1,1
la Soc. N at. dea A n tiq u a ires de F ranve e H e d te n b a o h e r 97. 102. D el pala*20
d i Savona, d al c o rtile in fuori, non si sono co n serv ate che la facciata ant<
rio re tu tta di m arm o bianco e q u alch e cosa della p a rte p o ste rio re ; vedi
th i e r , L es p lus beaux difices de Gnes e t ses environs. (P a ris 1850) pie 65. Redtenbac>heb 102. (Muntz, H ist. de VArt I, 199. V. anche la nota ( 1
Scbmarsow a llA lbciitini 55.
5 VoN GEYM,t'LI.ER 74.

Bramante larchitetto di Giulio II.

fale coronato da un pinnacolo,1 per i sonatori di tromba, che


fino allora nelle solennit salutavano allaria aperta coloro che
venivano al Vaticano, Sangallo, la cui famiglia pass a Roma alla
fine dottobre del 15052 d una notizia sopra unattivit finora
ignota di Giuliano da Sangallo nel 1508 per la chiesa di S. Cate
rina (certamente S. Caterina della Rota), appare, nei primi anni
del governo di Giulio II, addirittura il consigliere principale del
papa in cose darte. Fu per opera sua che nella primavera
del 1505 vennero chiairiati a Roma i pi illustri rappresen
tanti della scultura nel periodo del rinascimento, Michelangelo
e Andrea .Sansovino.3 II Sansovino doveva erigere un monumento
al cardinale Ascanio Sforza nella chiesa di S. Maria del Popolo;
a Michelangelo venne parimente affidato un monumento sepol
crale per il papa stesso ancor vivente. Il disegno presentato da
Michelangelo e approvato da Giulio era di s colossali dimensioni,
che nessuna chiesa di Roma, nemmeno lantica basilica di S. Pie
tro, offriva un posto sufficiente. Pi tardi sembr acconcia per
questo monumento la tribuna cominciata dal Rossellino per la
nuova fabbrica di S. Pietro. Essa per doveva prima esser finita
e messa in armonia collantica fabbrica. Cos la faccenda pass in
mano degli architetti. 4 E qui si presenta subito in prima linea
quel maestro, al quale dora in poi dovevano affidarsi quasi tutte le
costruzioni di Giulio II. Questuomo, che incorporava in s per
cos dire tutta lattivit artistica del rinascimento, era Donato
Bramante, che dal 1500 in poi lavorava in Roma.
un merito imperituro di Giulio II daver dato occasione
adarchitetto pi geniale del suo tempo di svolgere tutto il suo
poderoso talento. Il Bramante assunse in breve in certo modo il
posto di ministro dei lavori pubblici e delle belle arti ;5 una certa
affinit spirituale, che salt agli occhi gi dei contemporanei, lo
legava con Giulio I I .6 Questi assegn a lui come al celebre orefice
Paradosso labitazione nel Belvedere7 e ricompens largamente la
1 l i disegno s i co nserva agli Uffizi; vedi v. Fabriczy, II (indzeichnuni/en
Sangallo. S tu ttg a r t 1902. 102; S teinm a n n l i , 09.
2 V. il breve del 22 otto b re 1505 nello Jahrb. d. preuss. K unstnam m l. 1902,
B e ih e ft p. 41. P . P iccolomini , B artolom eo P o lis da Padova e In xun foglia
zione per lo studio di Siena (estr. da Areli. star. ital. 5 serie XXXVI
11905], 3 s.
8 S pringer . Raffael u n d Michelangelo 104 s. R edtenbacher 98.
*
Cosi la n a rra z io n e comune, ch e rim o n ta a l C ondivi; vedi S p rin g er loe.
eit. io.-,. Cfr. von G evm lU xer 145s. e M n tz. IIist. de lArt. II. 384.
5 von G e y m u .er 24.
6 C fr. I). F rey, B ra m a n te * S t. P eter-E n tw u rf 57.
7 C fr. il dispaccio di Costabili in d a ta di R om a 11 Agosto ,1508, il quale
riferisce che a llo ra in B elvedere ab ita v an o alenili m aestri et arehitectori li
Quali sono A b ra m a n te et Vavadosso. A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a .
Sul C aradosso, che nel 1509 partecip a lla form azione della corporazione ro-

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 8.

sua attivit ;1 il grande architetto, di cui il Caradosso ci ha tra


mandato in una medaglia i vigorosi lineamenti, in tutti i viaggi
del papa travavasi nel seguito. A lui vennero affidate non solo le
costruzioni di fortezze fatte eseguire dal papa ma anche la rico
struzione del Vaticano e quella della basilica di S. Pietro, ove
doveva trovare un posto degno e conveniente il monumento del
papa.2
Quando concepisse Giulio II il grandioso progetto per il nuovo
S. Pietro non si pu dire con sicurezza assoluta. Uno scrittore di
architettura, che ha dedicato tutta la sua vita allo studio dei di
segni di questa gigantesca basilica, davviso, che subito nel
lanno 1503 il papa della Rovere volgesse in animo con la tra
sformazione del palazzo vaticano anche la nuova fabbrica di
S. P ietro.8 II che certo corrisponderebbe alla natura grandiosa
del nuovo capo della Chiesa. Per in sostegno di tale opinione non
sono venute ancora alla luce testimonianze contemporanee, e la

n in n a d egli orefici (v. Papera o f fh e B ritM i Urlino! IV [1907]. l i ss.) : cfr.


M v n tz in G az. d. beauw-arta 2 se rie X X V II. 421 s. : I. rz io -R h n i e r. Luxxn
40 s. : T /A rte V i (19031. 1 ss. : R epert. f. Kiinatiriaaenarh. X X V I. 57 s. : T ih e jik
. 543 s. ; M onatalirftc f. K unxt i r ia x c n x r l i II 1092 s e so p ra 1. (77. n. 5 e >'>Su u n a l e tte r a -del C a ra d o sso n e lla c o llezio n e F illo n c fr. C jiaravay. Aiitoffrnplica rfn n par F ilim i IT. 298 s.. u." 2093.
1 C fr. K t.aozo, Jnlea l . 78. C fr. a n c h e Ia v m g a r tf.x . Atta Kinizici ut"!
K a m m cr 149 su lla ric o m p e n s a (la ta a B ra m a n te col c o n fe rirg li l'ufficio di
s ig illa to re , ohe f r u t t a v a g r a n d i e n tr a te .
L a difficile s to ria pi a n tic a d e lla fa b b ric a del n u o v o S. P ie tro si
b a s a lu n g o (piasi e sc lu s iv a m e n te su lle fo n d a m e n ta li in d a g in i di II. v.
m c l l k r , d a lle q u a li in v e ro su m o lti p u n ti d ifferiv a .Tovan ov its (S 2s. i. Sas:g iu n se ro gli a r tic o li di R ed t e n b a g h e r in Z c itsc h rift d i L i r z o w IX. 21 fi
302 s. : X. 247 s. : X I. fo g lio di suppl. 8 2 9 s. : X I I I . 1 2 4 s. (in c o n tr a r io : !" "
n u v it s . Zw tini S trcitfriit/cn in ilcr Rii nj/eadi id i le ilcr P cterakirchc : />"
Wlien 1878) : X IV . su p p l.. 543 s. : X V I. l f il s. R ed ten b a gh er e anche I>> B
c k h a r d t - H ot.t 7.inc. e r <R enai xxancc 1251 rite n n e ro g iu s te le id ee f o n d a m e n te
del G ey m ttx er , ta n to c h e 'q u este si fe c e ro s t r a d a q u a si d a p p e rtu tto . Le vice1
ch e a rc h iv is tic h e di M t t s t e \{Le architecteg de S t. P ierre ile Ram i d n v '
dea docum enta noi/reatt.r. in -Gaz. ilex hennx-arta X IX [1879], SX s. : XX. .><*'
e (li K . F rey (n ello .Talirii. d. pretta. Kunatannui. X X X I [1!ri0] e XXX l 1
1915], B eili.) fo rn iro n o del n uovo m a te ria le pregevole. L a m o rte d e i due
r ic i h a m a n d a to a v u o to la rie la b o ra z io n e d e lla s t o r i a e d iliz ia di 8. Vieti <
v a g h e g g ia ta d a K . F r e y , com e d a llo ste sso G ey m i . i e r . O ffrono ora u n eoin
p en so di p ie n o v a lo re le ric e rc h e , ch e v a n n o m o lto a l fondo, (li D aoorerto I i n
su l lira m a n tra S t. P e trr-K n tw u rf (W ie n 1915). c h e s'e ste n d o n o sia ai d isi.-11
s ia a l m a te ria le d 'a rc h iv io . Se IF rey g iu n se a in s u lta ti v a ria m e n te d iv e ig ia 'jj
n e rim a n e t u tt a v ia , co m 'eg li ste sso e s p r e s s a m e n te rile v a (p. v i i ), in ta tto
m e rito e l'im p o rta n z a d el G b y m i x e r . 11 n om e di q u e st'u o m o g e n ia le , col qn-1 |
io (Strinsi a m ic iz ia n e ll'e te rn a c ittil e la c u i g uida p el S. P ie tro fra le pi I J
ziose ric o rd a n z e d ella m ia d im o ra a R o m a, r i m a r r p e r se m p re leg a to a^_
c h ie sa se p o lc ra le del p rim o p a p a . A q u a n to seg u e serv o n o d i b a se le im
d el G ey m I i x e r e d el Fr ey .
3 V on G eym 'm .er 81.

La ricostruzione di S. Pietro.

stessa difficile situazione in cui il nuovo papa venne a trovarsi al


principio del suo governo non fa sembrare molto credibile il pro
getto duna simile gigantesca costruzione, sebbene in un uomo
della tempra di Giulio II ci non presenti un ostacolo insuperabile.
Solo nel 1505 noi incontriamo tracce sicure del disegno di tra
sformare e ricostruire la basilica di S. Pietro.1 Stando al Vasari
nella consulta tenuta a questo proposito si manifest una lotta di
partito fra la scuola urbinate-lombarda, cui apparteneva il Bra
mante e la fiorentina di Giuliano da Sangallo e del suo protetto
Michelangelo. A favore dellesattezza di questa notizia sta il fatto,
che il Vasari conosceva bene il figlio di Giuliano da Sangallo, di
nome Francesco, mentre in contrario parlerebbe la confusione e
la poca sicurezza di cui in molti altri punti d prova questo sto
rico dellarte. - Comunque siano passate le cose, questo sembra
certo, che Giulio II quando vide il grandioso disegno del Bra
mante per la chiesa di S. Pietro, prese tosto la risoluzione di com
mettere a lui la direzione della fabbrica - e per il momento pass

1 11 vox i G e v m u i x e r v olendo p u rg a re il B ra m a n te d a l s o s p e tto di a v e r


fa tto p e rd e re i l p o sto a 'G iuliano, g iu n g e fino a d i r e : I l B ra m a n te s ta v a a i
servigi del p a p a a n c o r p rim a d e ll'a r r iv o d i G iu lia n o (in R om a), e p erci non
poteva a l su o a r r iv o i i i r p a s s i p e r rim u o v e re G iu lia n o d a l s u o p o s to . In v e c e
il K e d t e n b a c h e b g iu s ta m e n te o sserv a , c h e fino a d o ra non d im o s tra to , c h e il
b ra m a n te s i tro v a s s e a i se rv ig i dwi p a p a p rim a d e lla r riv o d i G iu lia n o , il q u a le
:'i 30 d i m a g g io d e l 1504 e r a d i f a tt o a r c h ite tto di G iulio I I . V. l a Z e itsc h rift
li l.i rzow X V I, 102 e R e d t e n b a o h e r , Architclctur 182. Q ui in o ltr e o s s e rv a s i
m olto b e n e : S e il B o n z a u i, a l q u a le a p p o g g ia v a si H . von G eym iiller, a ffe rm a
che G iu lio I I fin d a l 1503 a v e v a d e lib e ra to le c o stru z io n i v a tic a n e , n o i d iciam o
innanzi t u t t o che il B o n a n n i n o n u n a fo n te m o lto s ic u ra (e g li p e r es., sp a c c ia
com e fo sse d el B ra m a n te a n c h e il d ise g n o d i R a ffa e llo i>er la c h ie sa d i S. P ie ,1-oi. e d a to p u re c h e a b b ia ra g io n e , n o n sa rch i ' p e rc i d e tto ch e in sie m e a lla
d e lib e ra z io n e d elle c o stru z io n i n e s ia s t a to n o m in a to a r c h ite tto il B ra m a n te .
V q u e sta o ss e rv a z io n e a g g iu n g e re i : H . vox G e y m u lle b n e lla su a p reg ev o lissim a
"Itera si f a f o rte p i v o lte (p. S I e 345) d e lla n o tiz ia d a ta d a l M t o n a n t i I I , 11,
che G iu lio a b b ia d e lib e ra to la n u o v a fa b b ric a d e lla c o stru z io n e di iS. P ie tr o
subito d o p o la su a e s a lta z io n e a l tro n o . E g li p a r te d a llid e a c h e la te s tim o
n ia n z a del M i c . n a n t i si fo n d i su d o c u m e n ti che egli n o n n o m in a . Q uesti d o c u
m enti sono t u tt a v ia u n ip o te si : n e ssu n o (finora li h a v e d u ti e il M i o . v a n t i non fa
a lcu n a c ita z io n e . A g g iu n g a si poi c h e com e n o ta v a gift il I e u m o n t n e l 1KC>7
in AUgcm. Zcitatiti n r. 2 tK> la c r itic a s to ric a n o n il fo rte d e l lib ro del M i' N a n t i , c h e a n z i n o n vi m a n c a n o e r r o r i sto ric i. S ta d i f a tto so lta n to che n el
Novembre del 1505 a v e v a s i fe rm o p ro p o sito di c o s tru ir e la f a b b ric a (vedi so tto ),
' p rim a c h e v e n g a n o a lla lu ce n u o v i d o c u m e n ti d o vrem o a tte n e rc i col J o v a .n o v i t s a q u e s ta d a ta o rm a i s ta b ilita .
P a r e c h e a c i n o n b a d i il R e d t e n b a O h e r 183, d ice n d o d eg n o assolutatiK ntc d i fe d e il ra c c o n to del V a sa ri. O fr. o ra a n ch e K a I X a b , Vasari-SUtdien,
'V ieti 1908.
ii
ra c c o n to d e l V a s a r i , secondo il q u a le G iu lia n o d a S a n g a llo , offeso p e r
e sse re p o sp o sto a B r a m a n te , a v reb b e a b b a n d o n a to R o m a, Ar a c o n s id e ia to com e
un a n ed d o to . G iu lia n o a d ogni m odo rim a s e lu n g o tem p o a R o m a a n c h e dopo
la d ecisione. I *ise11i e s is te n ti nell A lb e rtin a , che il I ) r . I>. K rey p u b b lic h e iil

888

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 8.

in secondo luogo tutto il resto. Gli stessi mezzi finanziari di cui


si poteva disporre imponevano di per s stessi limiti, ma daltra
parte lidea duna basilica gigantesca, che ridondasse a gloria di
tutta la chiesa, corrispondeva meglio alla grandezza e nobilt di
animo del papa della Rovere, che non un mausoleo destinato uni
camente alla glorificazione del proprio nome. uno de pi bei ti
toli di gloria di Giulio II laver sempre preferito tanto nellarte
che (nella politica glinteressi generali della Chiesa e dello Stato
ai suoi proprii personali.1
Pertanto nella storia della fabbrica di S. Pietro al tempo di
Giulio II debbonsi innanzi tutto distinguere tre diversi periodi: nel
primo (marzo 1505) si pensa alla costruzione di una cappella per
collocarvi il mausoleo di Giulio; nel secondo (anteriore a ll'll aprile
1505) si progetta il compimento dei lavori iniziati da Niccol V
e Paolo II; nel terzo (dalla estate del 1505) si prende lardimen
tosa risoluzione di ricostruire su disegni affatto nuovi, pi belli e
pi fastosi la basilica del principe degli Apostoli. Non si volle
neanche ora rinunciare del tutto ai lavori cominciati dai s u d d e tti
pontefici, che anzi si tent pi volte di trarne profitto ; essi per
non rimasero che frammenti in mezzo a composizioni del tutto
nuove.2 Quale movimento provocasse la grande opera d im o s t r a to
dal numero dei disegni tuttora esistenti, dei quali per uno solo
proviene da Bram ante.3 Gli studi recentissimi hanno tratto alla
luce dal ricchissimo materiale offerto dalla collezione di d ise g n i
negli Uffzi di Firenze (circa 9000 fogli) una serie di studi e ab
bozzi per -S. Pietro del tempo posteriore alla morte di Bramante,
nei quali si rivela linfluenza delle idee del grande maestro. Meraviglia e ammirazione colpiscono losservatore di questi f o g li:
solo ora si pu indovinare quale sublime visione artistica
andata perduta pel mondo colla trasformazione posteriore di
S. Pietro.
n e lla M iscellanea p e r 11 c a rd in a le E h r le , re n d o n o a n z i v e ro sim ile c h e G iu li111
dopo c h e B ra m a n te ebbe p r e s e n ta to il su o p rim o abbozzo, su q u e sta I1'*'con o a l a t o di B r a m a n te a b b ia u lte rio r m e n te la v o r a to , ci ch e risp o n d e !
l e tta m e n te a l m odo d i la v o ra re d a llo r a , c h e non c o n o scev a il n o s tro modci'11"
p u n to di v is ta p e rso n a le s o g g e ttiv ista . G iu lia n o la s c ia R o m a s o lta n to ll l 111
gio 1506 p e r re c a rs i, d 'in c a ric o del p a p a , a F ire n z e e in d u rr e a l rito rn o Mieli1'lan g e lo lil fu g g ito , com e r is u lta d a lla le tte r a d i Ito se lli a M i c h e l a n g e l o
10 m ag g io , n e lla q u a le m e n z io n a ta la p a rte n z a lis sa ta pel g io rn o segui li1.
G o t t i , V ita di M ichelangelo B u o n a ro tti I. 46 ; c fr. a n c h e S y m o n d s, The
of. Mieli. B u o n a ro tti I. 148.
1 iS p b in g e b , Raffael unii Michelangelo 106 .
s C os von G k y m llk r 145 s., 373 s. C fr. ora D . F bey, B ram ante S t. l'<

E n tw u r f 57.
3
Ci h a d im o s tra to in m odo c o n v in c e n te II. F re y n e ll'o p e ra c ita ta sop(8 ss.) ; v. G eym'Lle b c r e d e tte in v e c e d i p o te r a tt r i b u ir e a B ra m a n te e >
su a b o tte g a un n u m e ro m ag g io re d i p ia n te (157 s., 160 s. ; c fr. 98 s.). Il cel< " 1

I progetti di Bramante per il nuovo S. Pietro.

La nuova chiesa destinata a collocare sul posto dei pi vene


randi ricordi la grandezza del presente e dellavvenire , doveva
superare per estensione e magnificenza tutte le chiese delluni
verso. 1 Egidio Canisio da Viterbo la paragona al sole, intorno al
quale si schierano, servendolo, gli astri.2 II mausoleo del povero
pescatore del lago di Genezareth doveva corrispondere alla sublime
dignit e momento del ministero di importanza e estensione mon
diale, chegli aveva legato ai suoi successori. Lidea della Chiesa
universale esigeva una costruzione gigantesca, lidea del papato
richiedeva un edificio centrale, di cui lo spazio di mezzo in forma
di potente cupola dominasse tutto il resto. La pi compita, gran
diosa ed efficace forma idi cupola parve da principio al Bramante
potersi ottenere soltanto colladottare la croce greca; la cupola
doveva naturalmente innalzarsi al disopra della tomba del prin
cipe degli Apostoli. Siccome per questa trovavasi alla estremit
posteriore della vecchia basilica, sorsero dell difficolt, che sul
principio fecero pensare ad una croce latina.a I contemporanei par
lano del disegno del Bramante colla pi alta ammirazione. Dei
poeti lo celebrarono come la nona meraviglia del mondo.4 Niente
meno che Michelangelo pi tardi ha sentenziato che abbandonare
questo progetto importava semplicemente rinnegare la verit.
Lo stesso Bramante avrebbe detto che voleva mettere il Pantheon
al di sopra della volta del tempio della Pace (cio la basilica co
stantiniana) nel Foro. Concetto veramente grandioso, il pi ardito

s c ritto re d i a r c h i te t tu r a e s p rim e q u i lopin io n e, che l'in flu sso d ei n u m ero si


stu d i p e r l a c h ie s a <li S. P ie tr o f a t t i d a l B ra m a n te f r a il 1505-1506 fu cosi
g ra n d e, e cos r ile v a n te il n u m e ro d e g li a d d e tti a l suo stu d io od o c c u p a ti n ella
fa b b ric a , c h e b e n p re s to a lc u n i g io v a n i m a e s tr i fu ro n o in g ra d o d i ese g u ire
piccoli la v o ri n e llo s tile b ra m a n te s c o d i 5. P ie tro . Cos n o i ved iam o d i e le
m en ti b r a m a n te s c h i il g io v an e A n to n io d a .S angallo c o s tr u ir e n e l 1507 la c h ie sa
di iS. M a ria d i L o re to in p ia z z a T r a ia n a , il P e ru z z i n e l 1514 il duom o d i C a rp i,
e n e l 1521 p a r te d e l p ro g e tto d i c o m p im en to d e lla c h ie sa d i S. P e tro n io (se n z a
p a r la r e d e lla c h ie s a d i S. E lig io d i R affaello ). P a r e che in T o d i sia a v v e n u to
lo ste sso , com e e ra a v v e n u to a n c h e n ella M a d o n n a d i M a c e ra to p resso V isso .
1 Lo dice e s p re s s a m e n te G iu lio I I n e lla b o lla che a v re m o spesso o c c a
sione d i c ita r e d e i 10 fe b b ra io 1513 in B u ll . V t it. I I , 340.
2 V. l a * re la z io n e di E g id io in A pp. 135.
3 V on G e y m v ilk h 221. C fr. H o ifm a n n , S tu d ia i -iilier Ita lica ( F r a n k f u r t
1876) 5 e J o v a n o v its 33. G b a u s (K irchenschm uck 1806, p. 3 2 ; c f r. 1882, p. 52 st
d o p in io n e , c h e s o p ra tu tto l'a n tic o stile a rc h ite tto n ic o c ris tia n o , i l q u a le p e l
le c h ie se se p o lc ra li e co m m e m o ra tiv e d e i s a n t i fissav a le M em orie c e n tra li,
d o v e tte su g g e rire p e r la to m b a d e ll ap o sto lo u n edificio c e n ti a le com e pi
acconcio.
4 P u x g i l e o x i , l ita di B ra m a n te 112. C fr. in App. n. 136 le * p a ro le d i Coi:x e li o de F in e , B i b l i o t e c a N a z i o n a l e d i P a r i g i .
5 V edi M i l a n e s i , L ettere 5 3 5 .

Libro III. Giulio II. 1503-1518. Capitolo 8.

che si possa concepire, degno dun Bramante come del suo grande
m ecenate.1
Lunico disegno ancora esistente di Bramante svela le sue idee
originali nei particolari : una croce greca a braccia uguali con
una gigantesca cupola nel centro modellata sul Pantheon e quat
tro ipiccole cupole ai lati ; i quattro bracci della croce terminanti
a semicerchio. Dei vestiboli ornati di colonne menano nellinterno.
Caratteristica per il disegno la straordinaria grandezza e lar
ghezza della cupola. Per dar vita ai piloni il Bramante cre
il motivo di grandi nicchie di straordinaria efficacia, tolto da an
tiche costruzioni, ma di cui egli genialmente si valse come di uno
schema fondamentale dominante per dar forma a tutti gli spazi.
I quattro spazi minori delle cupole negli angoli, il cui diame
tro importava la met della cupola centrale, colla loro luce pi
temperata disponendo in modo suggestivo dovevano condurre allo
spazio principale, ma allesterno, come appare dalla medaglia la
vorata ia quel tempo dal Caradosso, dovevano in discreta subordi
nazione tenersi alla medesima altezza dei tetti a spiovi dei bracci
della croce . Agli angoli esterni delledificio dovevano sorgere quat
tro sagrestie e cappelle, monche f campanili. Secondo questo pro
getto il tamburo della cupola centrale ornato di un giro di colonne
doveva librarsi a mo di magnifica corona al di sopra della tomba
del principe degli Apostoli irradiata di luce,2 e sulla cuspide del
pi bello edificio dellantichit levato in aria doveva sfolgoreggiare
la croce come simbolo del trionfo del cristianesimo sul pagane
i R ed tex b a c h e r in Zcitachr. d i L 't z o w IX . SOI. B u r c k h a r d t . Cullili' I: 112. p a rla n d o del c o n c e tto del n uovo S. P ie tro , q u a le lo v o lev a il B ra m a n te ,
d ice c h e e sso fo rse la pili g ra n d io s a e sp re ssio n e di q u a lu n q u e s ia s i forza uni
t a r i a . Il OhKiOROvirs V i l i - . I l i o s s e r v a : I n uom o, che p ro g e tt li edifica''*
il S. P ie tr o d i R om a e con a r d ito c o rag g io ne g e tt le fo n d a m e n ta , h a i*?r ci"
solo il d ir itto d i v iv e re e te rn o n e lla ric o rd a n z a del g e n ere u m a n o .
^ V ox G ey m ' i -i .er 222 s .. 233 s .. 244 s.. 257 s R ece n sio n e d e l L vbke in
I Un. Z ritm ifi 1SS2. n r. 2111 lril. L i'b k k . fexch. (ter Architeli tu r 11'! (Lei|>z>1886). 361 s. B uRCKHRDT-Hon/rzlNGKR. R aiaixsance 126. L e m ed a g lie colla
s c r itta : T em pli Peltri I tinto tira ci .presso vox <1kym 'M .kr tav . 2. come pure
jieH 'eccellente rip ro d u z io n e c h e tro v a s i n e lla m ag n ifica op ra J,c Vatic'i"
p. ."I32. S e m b ra d el re sto clic l a m m in is tra z io n e d e lla fa b b ric a non si attenesse
al d isegno fissa to n e l c o llo c am en to d e lla p rim a p ie tr a , e d i e p i ta r d i. f|ll"'i
]ier ra g io n i litu rg ic h e , s i delil>ernsse la c o stru z io n e di u n edificio oblungo. L>
c o p ia p i fedele d i q u e sto p ro g e tto ticfuti tir o d el B ra m a n te il S b m p e r la tr o '
nel d u o m o di C a rp i. Q u e sto p in io n e e ra gi s ta ta e sp o ste d a l S e m p e r nel 1 ''1'
iiel su o Uram a aie 46-47. P oi la svolse a n c o ra d i p i n e lla sua sp le n d id a opc^1
su Curiti 51 s ove d isc u sse a n c h e la d is s e rta z io n e di vox ( J eym t j .kr 111
Z eitxch. d i I . c tz o w X IV . 289 s. <f r . in o ltre J ov a x o v its 4tl s.. vox ( e y m LI KlX otizcn iibcr ilic E iiliriirfc zi S t. P eter in Rota (K a rls ru lie 1868) 26 s. e nel
l'o p e ra m ag g io re 220. e B u ri-k m akit -H o i .t z im e r 125. 11 p a sso di P a n v ix iu s
n e lle d iz io n e d i M a i. Spicil. IX . 466. S u lla m e d a g lia co m m e m o ra tiv a di C arad o sso vedi P iot in Cabinet ile V antatati' (3 a n n e 1863), 39.

I progetti di Bramante per il nuovo S. Pietro.

simo. Poich questo progetto appare nella medaglia di Giulio II del


Cardosso,1 esso dovrebbe essere quello per un certo tempo adot
tato dal papa. Ma gi molto presto, certo alla solennit della posa
della prima pietra, un altro progetto serv di base alledificio, con
cepito probabilmente a croce latina. Forse anche lidea di circon
dare i bracci della croce da solidi ambulacri semicircolari, rimonta
a Bramante 2 e questi ambulacri sono un ricordo dellantica chiesa
di S. Lorenzo a Milano giustamente ammirata dal Bramante. Lim
mensa grandezza di questo edificio insigne per la maestosa Sem
plicit, la purezza delle proporzioni e la perfetta armonia, che
appariva un varo portico e chiesa universale, si arguisce da ci,
che il disegno del Bramante avrebbe ricoperto una superficie di
almeno 24,200 metri quadrati, mentre la costruzione odierna ese
guita su disegno di Michelangelo senza le aggiunte del Maderna
non occupa che 14,500 mq., e perci pi di un terzo di m eno.3
Il piacere che si prova nellammirare i magnifici disegni del
Bramante viene turbato dal pensiero, che ad essi si dovette sa
crificare una delle pi antiche e venerande chiese della cristianit,
fer quanto la basilica di Costantino, sorta in unepoca di deca
denza artistica, fosse ben lontana dalla schiacciante sublimit e
grandiosit della nuova gigantesca costruzione, per quanto difet
tosa nei dettagli, per quanto disuguale nei materiali provenienti
da diversi paesi e disarmonica nelle sue parti, pure era sempre
una costruzione poderosa, avvolta in tanti ricordi e pie leggende e
resa sacra da un lungo passato di quasi dodici secoli. Da quei giorni
in cui Costantino elev il cristianesimo a religione di stato essa
aveva veduto la lunga sequela di lotte, di dolori e di vittorie svol
tasi nella storia del papato e della Chiesa, e ;vi aveva inseparabil
mente legato il suo nome. Quanti e quanti erano gli avvenimenti
mediali compiutisi entro le sue mura ! Ogni pietra nascondeva per
cos dire un ricordo storico; qui, in queste aule, pi che altrove,
il visitatore sentivasi come trasportato dallo spirito della storia.4

1 V. (; EYMl' IJ.KR t a v . -
- <'fr. I>. Fkkv. B ram ante S t. l ete r-E n tiru rf 59 ss.
R ed t ejb a c h e b in Zeitsehr. di I.i'T z u w X I . 308. I llu s tr a n d o il disegno di
B ra m a n te J I a c k g v s k y o sserv a (332) m olto g iu sta m e n te : L a m u sica di q u e sto
m u tu o giuoco di c u rv e in p a r te im m e n se e a rm o n ic a m e n te a c c o rd a te o tte n n e
il suo c o lo rito d in a m ic o d a l m aneggio d e lla luce. V a ria m e n te s fu m a to , o r a im n ierg e n te si in d e lic a to crepuscolo, o r a d i n uovo s c in tilla n te in sp le n d o re d iu rn o ,
un in c a n to d i lu c e s c o rre v a p e r gli a lti p o rtic i, c h e n e lla c u p o la s o p r a la s a c ra
"l'IMiltura d iv e n ta v a g lo ria s fa v illa n te . Q ui p u r e tu tto c o rre n te e flu en te in
p e rsp ic u a c h ia re z z a , d o m in a to d a lla m ed e sim a a lta legge, c h e riv e la v a s i n e lle
P ro p o rz io n i d e lle d im e n sio n i d e ll'a m b ie n te .
4
B k g u o n t I I I . 1. -151- Ufr. (k isab . Die ulte jpeterskirche zi R oin unii ihre
fru h i sten . In s id ite li, R om 1895. Naykis\K 140.

892

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo H.

Anche molti contemporanei provarono un doloroso sentirne] o


al pensiero che dovesse scomparire la pi famosa basilica de: a
cristianit coi suoi interessantissimi monumenti e memorie m il
lenarie. Fin dal tempo di Niccol V, allorch sorse la prima idea
di atterrare questo tempio cos intimamente unito colla storia del
papato, lumanista cristiano'Maffeo Vegio erasi fatto interprete di
tali sentim enti.1 Questa volta lopposizione si manifest ancor pi
forte: sembra che|quasi tutto il collegio cardinalizio si dichiarae
contrario al disegno di Giulio II. Narra il Panvinio che Giulio II
neila sua idea di demolire lantico S. Pietro ebbe contraria gente
di tutte le classi, specialmente i cardinali ; non che questi fossero
stati avversi alla costruzione d un nuovo e magnifico tempio, ma
perch loro dispiaceva vivamente che venisse distrutta dalle fo n
damenta quellantica basilica, venerata in tutto il mondo, contcrata dalle tombe di tanti santi ed insigne per i pi im portanti
ricordi.2
Lopposizione contro la nuova fabbrica di S. Pietro dur an e
dopo la morte di Giulio II. Nei fa fede un dialogo satirico tra S n
Pietro, il Bramante e il bolognese Alessandro Zambeccari com
posto da Andrea Guarna di Salerno e apparso nel 1517. Il Bra
mante si presenta alla porta del cielo. S. Pietro domanda : ostui il distruttore della mia chiesa? Il Zambeccari dice di s e l
aggiunge: Egli avrebbe distrutto anche Roma ed il mondo intero
se lo avesse potuto. S. Pietro chiede al Bramante: Perch hai
tu distrutto la mia chiesa in Roma, la quale soltanto per la sua an
tichit riduceva a Dio anche gli uomini pi increduli? Il Bra
mante si scusa dicendo, non lui aver distrutta la chiesa, ma gli
operai e ci per ordine di Papa Giulio. No replica S. Pietro
non cos ; tu hai indotto il papa Giulio a demolire la chiesa,
sotto la tua direzione e per tuo ordine gli operai hanno agito. Come
hai potuto tu osar tanto? Per alleggerire un poco la borsa
piena del papa risponde il Bramante. AHaltra domanda di San
Pietro, se cio il Bramante abbia messo in opera il proprio in
segno, questi risponde: N o; Giulio II fece bens demolire lantica
chiesa, ma per la costruzione della nuova non ha aperto la sua
scarsella: non diede che indulgenze, e del resto fece guerra. In
seguito il dialogo si fa ancora pi audace e bizzarro. Il B r a m a n t e
vuole entrare in cielo, ma solo a queste condizioni : Innanzi tutto
deve scomparire lardua e difficile via che dalla terra mena al cielo.
Io voglio costruire una nuova strada comoda e larga, di modo che
1 Ofr.* il n o s tro voi. I. 519 (ed. 1931).
2 I a notizia <iui sopra citata, tra tta d a llo:>era del P a x v im i k. De
/"i
a ntiquis cccl. bmiUcac S. P clri. fu data in luce la prim a volta da F ea,
ze 41 : e s s a tro v a s i n e lle d iz io n e d e l Mai, Spictl. IX . 365-360. Il I a n v i M
ric o r d a q u i e sp re s sa m e n te u n m odello in leg n o del B ra m a n te .

Opposizione alla demolizione dell'antico S. Pietro.

che le anime idei deboli e dei vecchi possano farla a cavallo. Poi
v glio costruire un nuovo paradiso con belle e vaghe abiiazioni per
i >eati. Non approvando S. Pietro questo disegno, il Bramante
dichiara di volersene andare alla casa di Plutone. L costruirebbe
un nuovo inferno in luogo del vecchio, ormai cadente e quasi di
strutto dalle fiamme. In fine S. Pietro dice unaltra volta: Dimmi,
perch propriamente hai tu atterrato la mia chiesa in Roma?
Egli vero replica il Bramante essa distrutta, ma papa
Leone ne edificher un nuova. Or bene dice S. Pietro
tu dunque te ne starai fuori delle porte del paradiso finch non
ia compita la nuova fabbrica. E se essa non giunge al ter
mine? replica il Bramante. Cui S. Pietro: Oh, il mio Leone
la condurr certamente a compimento. E il Bramante: Forse
Leone la condurr a fine, lo voglio sperare. A me non resta altro
che attendere.1 Anche in Germania si levarono delle voci contro
la distruzione del venerando santuario. Il canonico di Worms Carlo
von Bodmann in una lettera del 1516 dice che lo spirito che ha
-gito in questa faccenda non stato lo spirito buono del Van
gelo, ma uno spirito darte mondana, che non apporter alcun
beneficio al popolo cristiano e che ridonder invece a suo gran
pregiudizio . Nemmeno al d doggi sono ridotte al silenzio le obbiezioni
contro la demolizione dellantico S. Pietro. Ora si domanda fino
a che punto sieno esse giustificate. Se gi al tempo di Niccol V,
c-ome risulta da indubbie testimonianze, la basilica era cos peri
colante da far dire a questo pontefice nellanno 1451, che il tempio
dedicato al principe degli Apostoli minacciava r o v in a ,c i sar
"tato senza dubbio ancor pi al tempo di Giulio I I .4 Oltracci il
papa della Rovere dice in termini chiari, tanto nella famosa let
tera del 18 aprile 1506 al re inglese intorno alla posa della pietra
fondamentale del nuovo S. Pietro, quanto in unintera serie di altre

1 I I c u rio s o e ra ris s im o d ialogo a p p a rv e in M ilan o n e l 1517 so tto il tito lo


S tuia (u n e sem p i, n e lla B i b l i o t e c a d i S t a t o d i V i e n n a ) . TJn e s t r a t t o
i' juale m o s tra c h e lin d a llo r a non c re d e v a s i che L eone X m en a sse a te rm in e
il n uovo S . P ie tro , f u p u b b lic a to d a l B o ss i, Del cenacolo di Lionardo da Vinci
' M ilano 1810) 240-249. S u lla u to r e c fr. o ra J . B o l t e , a . Guarnas Jlllm i gram"iticale, in Mn. Germ. Jacdag. X L I11. B e rlin 1908.
2 J a n s s e n - P a s t o r , Gesch. d. deutxchen Volkes I I 1"-18, 68.
3 C fr. il n o s tro voi. I , 518 (ed. 1931), dove sono a d d o tte le te s tim o n ia n z e di
A lb e rti e G rim ald i. U n a n u o v a p ro v a d ella g iu ste z z a d i q u e ste n o tiz ie d a ta d a
'in disegno d i A n to n io d a S a n g a llo il g io v an e (Uffizi 121), c h e p re s e n ta u n a se
zione o rto g o n a le p e r la n a v e g ra n d e d e lla n tic o S a n P ie tr o (8. Pietro dellorgano
traverso la grande nave). I n q u e sto d iseg n o a sc a la si riconoscono c h ia ra m e n te
le c o n sid e re v o li d e v ia z io n i daira.rcliipenzolo.
4 C fr. le o ss e rv a z io n i d i R e d m o k i 111, 1, 4 5 8 s.

Libro III. Giulio II. 150;-1513. Capitolo 8.

sue lettere, che la Vecchia chiesa era tutta pericolante.1 Anche


liscrizione della prima pietra accenna direttamente a questo stat->
dimminente rovina. - Alcuni contemporanei assai bene informai;,
come Lorenzo Parmenio ' custode della biblioteca vaticana e il
segretario particolare del papa Sigismondo de Conti, dicono il me
desimo. 4 Non quindi il caso di parlare di una demolizione ar
bitraria.
Dati i progetti del papa e del suo architetto era indubitato eu
la nuova fabbrica di S. Pietro avrebbe assorbito grandi sommi
Il 10 novembre 1505 Giulio II eman il decreto, che leredit di
un certo Monserati de Guda fosse devoluta alla costruzione delia
chiesa di S. Pietro.5 Questo il primo documento autentico intorni
i N oi b re v e a l r e lIn g h ilte r ra si ilice, c h e e g li il pai) aveva .
c a to la p rim a p ie tr a d e l n uovo /tem pio firm a sin d ite ti q u o d dom im is et ' 11,01 le s u s I h r is tu s . c u iits m o n itu basilU'am ipsilon v etu sta tc cansumptain ;m- :
sfio ri fo rm a e t a ed iflc io re n o v a re a g g re s s i H um us, m eriti e t precih u s ;>- H postoli A ires nobis tr ib u e t, u t qtiod ta n to f e rv o r e in co c p tu m e st. absolvi >;
p ortici p o s s it a d la u d e m e t g lo ria m 1 H-i . S im ilm e n te n el * b re v e che G iuli- H
in d iriz z a v a p a rim e n ti il 18 a p r ile 1500 A b a ti e t c o n v en tu i m o n ast. s. Ah-'.
s tin i o r. S. B e n ed ie ti : * C um d e c re v e rim u s b a s ilic a m li. iP e tri p rin c ip i' M"s to lo n i ni de u rb e ve tu sta tc prope collabcntcni d a n te D om ino fu n d itu s rtv< Ii ri
c a r e a tip ie novo e t d e c e n ti o lie re i n s t a u r a r e nos liodie p ro c e ss io u a lite r mi imi
veli, f r a t r i b u s n o s tr is S. li. E. c a rd in a lib u s et m ag lia p re la to ru m et p-i'iili
m u ltitiid in e p ro p riis n ia n iliu s n o s tr is in e iu s fu n d a m e n to p riin u m lapidei, l""
sn im u s.... . E sse re e g li d e lib e ra to hoc opus a b sq u e in te rm is sio n e aliqun
'
c e d e n te D om ino p e rse q u i i' li e s o r ta a c o n trib u irv i. l'1u rii ut e x p e d ita XX \ IH
s im ilia su b s e a d e m d a t a . * Lib. brev. 22. f. 489 A r c h i v i o s e g r e t o p e n
t i f i d o . D i sim il te n o re di * b re v e s ta m p a to in App. n. !(4 in d iriz z a to al i"
d In g h ilte r ra del 0 g e n n a io 1500. S i c f r. in o ltr e l e n c ic lic a di R a y n a id 1508. n '
dove s i d ice : Q uis m e rito n o n a d m ir e tu r c o e p ta m a n o b is a d om nipotenti'
I 'e i e iu sq u e inta< ta e g e n itric is .M arine ac p rin c ip is a p o sto lo ru m li. l e tri lieii'
re m e t la u d e m necessaria m basii irai: eiusdcnt sancii ani vetu sta tc colla!""11'
rcp a ra tio iu m i i u in p lia tio n c m . C osi p u r e
in n a n z i a lla s u a m orte n ell1
giil c ita ta e n ciclica in Itali. Ynt. i l , 349. Se l a n tic a c h ie sa d i S. l ietro i>"n
fo sse s t a t a cosi c a d e n te , il p ap a n o n a v re b b e jio tn to p a r la r e p i v olte in nieil"
cosi re ciso . A nche la m ag g io r p a r te d e g li s c r i tt o r i p o ste rio ri rite n g o n o che ::l
c h ie sa di S. P ie tr o e r a c a d e n te : v. f r a gli a l t r i M k iu h lax c k lo D u a M I 1>"'
inailo canonico di S . Marco n e lle su e * M em orie del tem pio c palazzo ' " '
(uno II. f. lb , 4b n e l (Cori. S I ]). 17 lolla B i b l i o t e c a C o r s i n i i n B .......

Q uesta iscrizione secondo i .uus db <!r.\s.sis presso T h lta s n e II' n o ta cfr. C e la s i II , 510, 11 . 1, suona c o s i- A edem p rincipis apostoloriun in '
tienilo v e tu s ta te ac situ squallentem a fu n d am en tis r e s titu ii Iu liu s Ligr- *
M. A. 1500, secondo il B u rc h a rd i, Diminu (T h u a sn e ) I I I , 422 (O-'T-aM1
500: J u l i u s II. I . M. liane basilicam fere collalientem re p a ra v it A- ! 1
pontif. sui anno 3 . L a te rz a versione presso A i.heutim 53 si rife ris c e , coin
m ostra la d ata, a l collocam ento della prim a p ie tra degli alt ri piloni nell mn
del 1507 ; c fr. in proposito B o sa n n i 52-53.
3
T u divi r e t r i p rin cip is apostoloriun aedem p lurim orum an n o ru m
pene collabcntcm in s ta u ra re in aninium in d u x isti . L. I akm knius 310.
* S i g i s m o n d o h e C o n t i 11. 343-344. C f r . Kirolicnschniuck di Graz 1Sp. 103 s. X. anche sotto, p. 900. n. 3.
s Z ahn, Notizie 178.

'

Collocamento della prima pietra della nuova basilica.

alla nuova fabbrica, che perci a questa data era definitivamente


stabilita. Il 6 gennaio 1506 Giulio II rivolse al re dInghilterra,
come pure alla nobilt e ai vescovi di quel regno, la preghiera che
10 aiutassero in quella grande im presa.1 Abbiamo deciso, vi si
legge, di riedificare dalle fondamenta lantica basilica del Principe
degli Apostoli Pietro quasi cadente e dornarla e rinnovarla con
cappelle ed altre necessarie fabbriche. Reca la data del 6 aprile
un ordine di pagamento a Bramante per cinque architetti subal
terni, che si riferisce ai lavori di muratura per la nuova fabbrica
11 18 aprile furono emanati i brevi, che annunziavano avere il
papa di propria mano eseguito la cerimonia del collocamento
della prima pietra.3 Proprio allora era imminente la campagna
contro Perugia e Bologna.1 Nulla forse ci fa meglio conoscere
lanimo coraggioso di Giulio II quanto laver posto mano a una
opera cos grandiosa malgrado la sua et avanzata e in un tempo
di vasti disegni politici.
Intorno al collocamento della prima pietra, chebbe luogo la
domenica in A lbis (18 aprile) dellanno 1500, abbiamo le relazioni
del Burcardo e di Paride deG rassis.5 II papa, preceduto dalla croce
e accompagnato dai cardinali e prelati, si rec in solenne proces
sione alla fossa delle fondamenta profonda 25 piedi ed esistente
fuori della cerchia dellantica basilica. Egli stesso discese a mezzo
duna scala con due soli cardinali, diaconi, alcuni muratori e poche
altre persone. Un coniatore di medaglie, probabilmente il Caradosso, recava in un vaso di creta dodici medaglie di recente conio,
due grandi d'oro del valore di 50 ducati, le altre di bronzo. Esse
recavano nella parte anteriore la testa del papa, nel rovescio il di
segno della nuova fabbrica.' La prima pietra di marmo bianco,
lunga circa quattro palmi, larga due e dello spessore di tre dita,
recava questa iscrizione: Papa Giulio II di Liguria, nellanno 1506,
terzo del suo pontificato, ha fatto ricostruire questa basilica assai
cadente. Benedetta chebbe la pietra, il papa stesso lassest, men
1 V. il te s to d i q u e sto * d o cu m en to t r a t t o d a llA r c h 1 v i o s e g r e t o
p o n t i f i c i o i n A p p 94.
- V. I). Fukv. Jlrnim intrn S t. P eter.-E n tw u rf. 5 2 ss.
3
S i conosce s o la m e n te il ! ire ve il r e in g le se d a to d a l Ia s x a i.d 1500, n. 4." :
m a gli c e r to fu o ri di d ubbio, c h e le tte r e sim ili fu ro n o m a n d a te a ll a m a g g io r
p a r te d e i p rin c ip i c r is tia n i. C fr. so p ra p. s!>4, n. 1.
1 C fr. so p ra p. 704.
s E n tra m b e p u b b lic a te d a T h t a s n e in H i - bo iia b d i . D inrium I I I , 422 s.
e d a C e l a s i II. 50!)s. Q u e ste re la z io n i d isse n to n o in q u a lc h e p u n to . C fr. a n c h e
i". * b reve c ita to s o p ra a lla p. >804. n. 1. S io is m o x d o ,dk* C o n t i I I. 343-344 e Ai.iik k t in i 53 con in d ic a z io n e e rro n e a del g io rn o e d e llanno, r i p e tu ta poi d a llo
T k c h a c v e rt 0. M olto laco n ico il *D iarium in 1 <ir. Polii. 50, f. 01 : A d X V I I I
d e A p rile 1500 com incio p a p a .Tulio a m u r a re in fS. P ie tr o . A r c h i v i o s e
g r e t o p o n t i f i c i o.
T re d iv e rse m e d a g lie sono rip ro d o tte in lotocANAdii, lioaic, ta v . 4G e 4t.

896

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capifolo 8.

tre i muratori deponevano il vaso colle medaglie. Quindi, rima


nendo nel sito dove aveva deposto la prima pietra, impart la be
nedizione e concesse indulgenza plenaria, che il Cardinal Colonna
pubblic in latino. Dopo aver fato una solenne preghiera innanzi
alla croce, Giulio II f e ritorno al Vaticano.
Assegni di pagamento dellaprile 1506 mostrano, che per la fab
brica di S. Pietro furono allora rimessi a cinque impresarii 7500
ducati. Tanto questi che altri denari passavano tutti per le mani
del Bramante, che stringeva 'pure in nome del papa i contratti
cogli assuntori del lavoro. curioso come non sia ancora venuto in
luce alcun assegno di pagamento per lopera prestata dal Bramante
in questa nuova fabbrica, sebbene egli fosse indubbiamente anche
il vero direttore dei lavori. Egli valevasi a preferenza di architetti
toscani e spingeva avanti i lavori colla massima alacrit.1 Quanto
riferisce Sigismondo de Conti, che la fabbrica progredisse con len
tezza, non per mancanza di denaro, ma per glindugi del Bra
mante, 2 una notizia che sta affatto isolata. Essa devesi forse a
rancore personale, ci viene da un profano in cose darchitettura ed
anche contradetta da documenti autentici. Sar forse giusto dire,
che subito nellanno 1506 sopravvenne un certo incaglio nei la
vori, ma di ci $1 Bramante non ebbe colpa alcuna, poich egli
seguendo gli ordini del suo padrone accompagn il papa a B o lo g n a .
Quanto vegliasse Giulio II affinch durante il suo soggiorno a Bo
logna non avvenisse alcuna interruzione nella nuova fabbrica, ri
sulta da un documento del 15 dicembre 1506 finora sconosciuto e
che trovasi, nellarchivio segreto vaticano.4 sicuro che ancora n e l
1506 fu cominciato il secondo dei giganteschi piloni, che d o v e v a n o
portare la poderosa cupola.5 Dopo il ritorno del ipontefice a R o m a
i
M u n t z in Gaz. de beaux art. X IX (1S79). 303 s. ; X X , 500. Il nom e <I.>1
B r a m a n te r ic o r r e la p r im a v o lta i n u n p a g a m e n to d e l 30 a g o sto 1505, m a p u r
tr o p p o P o n s i dice p e r q u a le la v o ro . (A ll'ap rile 1500 s p e t ta p a rim e n te la no
tiz ia p re sso i S a n u t o A I, |321. la p rim a in d ic a z io n e in p ro p o sito c h e si trova in
q u e s ta g r a n d e ra c c o lta d i e s t r a t t i d a lle re la z io n i d e lla m b a s c ia ta veneta. 1
a l t r e c h e n o n fu ro n o a n c o r a a c c e s sib ili a l G e t m ll e b e a l M u n t z sono qui u ti
liz z a te p e r l a p r im a v o lta .
S ig is m o n d o d e
C o n t i i i , 344 , S ig ism o n d o n e l caso ve n isse a d e stin
g u e rs i l a s u a fa m ig lia n o m in e re d e l a fa b b ric a d e lla c h ie sa d i S . P i e t r o 1 ! p. x x x iii).

3
A sseg n o del 29 d ice m b re 1500 m agiatro B ra m a n te arch iteci ori fi. !>
pr expensis per cum cum nociis fa c tis e t fao ien d is B oiionie e t in redituin od
bem p re sso Z a h n . N o tizie, 180.
*
* B re v e i n d a t a d i B o lo g n a 15 d ic e m b re 1500. A lla rciv esco v o d i T a r a n t o
E n ric o (B ru n i), tlie s a u ra r . g e n e ra lis. R e d it R o m an i dii. <11. N i c o l a u s X i c n s.
b e n e lic ia tu s b a s ilic e s . (P e tri a p o sto lo ru m p r in c ip is d e u rb e hom o v a ld e aptus
a d e x c ita n d u m fa b ro s c e m e n ta rio s u t o p e ri f a b ric e d ie te b a silic e i n s t e n t et
o p u s ip s u m s in e in te rm is s io n e c o n tin u e n t. Q u a re v o lu m u s e t eum h u ic nego' '"
p ra e fic ia s . * Lib. brev. I u lii I I . 25, f. 8 . A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i 0 V ed i D . F r e y , B ra m a n tes S t. P e te r-E n tw u rf 53.

Alacrit con cui procedono i lavori per il nuovo S. Pietro.

8 9 7

si vede come i lavori della nuova chiesa di S. Pietro venissero


spinti avanti con grande alacrit. Il 7 di aprile lambasciatore
modenese riferisce, che la S.ta del papa se demonstra tuta aiegra
et spesso v[a ] su la fabrica de la ehiesia de S. Petro demon
strando... presente non havere altra cura magiore cha de finire la
d[etta] fa[brica] 1 II 12 aprile il medesimo ambasciatore comu
nicava : la santit del papa oggi andata molto privatamente in
S. Pietro per vedere la fabbrica ; c ero io pure. Il papa aveva seco
Bramante e ridendo mi disse: Bramante mi ha comunicato, che vi
sono occupati 2500 operai e che si potrebbe farne una rivista. Ri
sposi che tale numero poteva paragonarsi a un esercito e lodai la
fabbrica come si conveniva. Vennero poi anche i cardinali Farnese,
Carvajal e Fieschi, ai quali il papa diede udienza l in quel luogo.2
Questa relazione contraddice apertamente al racconto di Sigi
smondo de Conti. Il Bramante non che aver colpa di mandare a
rilento i lavori, spinse avanti con tanta fretta la demolizione del' antica chiesa che la si potrebbe chiamare non altrimenti che un
atto di vandalismo.
Fa subito meraviglia che, a quanto pare, non sia stata inter
rogata nessuna persona disinteressata e intendente della cosa per
vedere se era possibile conservare lantica chiesa di S. Pietro e
sanarne i danni. Prima |di por mano alla demolizione di quel ce
lebre santuario mondiale avrebbero pur dovuto persone spassio
nate ed estranee agli interessi degli architetti smaniosi di fabbri
care dare il loro parere, se forse non sarebbe stato possibile con
servare almeno in parte il vecchio edificio. Che se questo, per
quanto lei consta, non avvenuto, ci si spiega in parte colla stima
esagerata che aveasi della nuova architettura del rinascimento,
i cui fautori guardavano con occhio di disprezzo tutti i monumenti
del passato. Sotto questo riguardo assai caratteristica la rela
zione che ci d Sigismondo de Conti intorno alla nuova fabbrica
di S. Pietro. Sigismondo, sebbene un umanista cristiano, pure non
mostra alcun segno di piet o dinteresse per la basilica di Co
stantino e per i tesori darte medievale in essa riuniti. Pur facendo
rilevare la grandiosa maest di queUantica costruzione, egli ag

1 * D isp a c c io d i C o sta b ili d a R o m a 7 a p rile 1507. T ro v a i q u e sto d isp a cc io


insiti me a li-in te re s s a n tis s im a re la z io n e c h e segue n e llA r c h i v i o d i S t a t o

in Al od en a .
2 V. il t e s to d i q u e s ta * re la z io n e in A pp. n. 117.

P a sto k ,

Storia dei P a p i, n i.

89b

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 8.

giunge subito che -quella era sorta in un secolo rozzo, che di ele
ganza e finezza architettonica non sintendeva.1
Unaltra e assai pi grave accusa bisogna ancor muovere, per
ch, come pare, non si pens affatto a redigere un inventario degli
inestimabili monumenti esistenti nella vecchia basilica, ed poi
addirittura inescusabile il modo con cui vennero trattati quei ve
nerandi resti dellantichit. Egli vero che quei tempi al pari dei
secoli del medio evo propriamente detto,2 seppero ben poco o nulla
di ci cht fosse la riverenza verso il passato. Essi certamente non
volevano per principio romperla con esso, ci ripugnando alla
natura e al pi intimo concetto della potest pontificia forse pi
che a quella di qualsiasi altro potere del mondo, poich per il pa
pato il presente, il passato e il futuro si porgono fra di loro la
mano in legame indissolubile ; ma nella fretta di creare nuove opere
essi non badarono ai suoi monumenti .a Impetuoso, inesorabile, il
Bramante meno ancora degli altri architetti di quel tempo non
sapeva che cosa fosse riguardo per gli avanzi venerandi dellanti
chit e persino verso le creazioni degli ultimi secoli. Gli stessi suoi
contemporanei gliene mossero biasimo. Racconta Paride de G r a s s i.'
i>
, wsmo.ndo d e C o n ti I I , .'{43-344. X <-1 suo in te r e s s a n te a rtic o lo J)i> l'11
I e tcrshirche zu R om unti ih r e friih e ste n A n sich ten il G u is a r c o s o ss e rv a : 1 I.<n o s tre c o g n iz io n i s u ll edificio c o s ta n tin ia n o , la s u a d e co ra zio n e c ris tia n a anti 1
e m ed ie v ale, i su o i c a m b ia m e n ti e ile s o r ti c u i a n d soggetto, n o n sono guari
c o si a b b o n d a n ti com e s i d o v re b b e s u p p o rre d a t a l a s t r a o r d in a r ia im portanza
d e l m o n u m en to . O ltrem o d o s c a rs i n e sono sp e c ia lm e n te i d ise g n i a noi perve
n u ti. B e n c h il v e n e ra n d o edificio coi m o n u m e n ti d e lla p io ta d i t u t t i i semli
e p a e s i c r is ti a n i in e s s i ra c c o lti s u s s is te s s e p e r in te ro o n e lle su e p a rti es
zia li .in te m p i in c u i 1 a r t e e l a te c n ic a d e l r ip r o d u r r e c o n d ise g n o e ra g i t " r'
n a ta in flo re e in c u i c e n tin a ia d i d is e g n a to ri e p itto r i s i o ccupavano dell"
s tu d io d elle a n tic h e o p e re e d iliz ie d i R o m a, n o n d im e n o a ll a n tic a chiesa 'li
S. 1 ie tro tocc la s o rte d 'e s s e r la s c ia ta , cosa b e n sin g o la re , to ta lm e n te '!;l
b a n d a . I / a r t e r i g e n e r a t a n e l su o e sc lu siv o e n tu s ia sm o p e r l'a n tic h it cla
sic a non r e p u t d egno d e lla s u a m a tita q u e l s a c ro e su b lim e e d if ic io , pcireli
n o n p r e s e n ta v a n e lla v e ste del c la ss ic ism o . R om . Q uartalschrft IX (1893
237-238.
G iu stiz ia vuole c h e c o lla colpa del rin a s c im e n to n e lla d istru z io n e di 11
m in ie n ti v e n e r a n d i si r ile v i a n c h e q u e lla d e l m ed io ev o p ro p ria m e n te detto,
i.o s t p e r es. in I l a g o n z a s u l p rin c ip io d e l secolo x i j i fu d e m o lita la celebre
to m b a d i S . B a rd o n e , s d a f a r n e sc o m p a rire o gni tra c c ia . N e l c o stru ire ,ra
il 1200-1239 il c o ro sito a occid en te, l a n tic o duom o d i M agonza venne com
p le ta m e n te d is tr u tto . I n iS. A lb a n o f u o r i di M agonza s p a riro n o n e i prim i temi"
del m edioevo le to m b e d e i C a ro lin g i. L a m e d e sim a s o r te tocc noi secolo N11
a ll a n tic o d u o m o di C olonia, cosi a S p ira , a W o rm s ecc. I l m edioevo non co"'
sc e v a, n p r a tic a v a ci c h e n o i oggi c h ia m ia m o piet. C fr. R eichenspe RgH4F ingerzege 3 2 ; L it. R undschau 1897, p. 85 e M i x k u s in Iieil. a 11.I llgcm. y "[
tu n g 1897. n r. 1 8 ; in o ltr e a n c h e K ra u s -iS a v k r. Gcsch. der christl. K unst. II.
(SIS;; J . A. I'. O bbaan in Jahrt. d. pr&uss. K u n stsa m m l. 1918, B eih eft, P- !

a K eum ont in A llg . Z eitu n g 1898, n r. *7 B cil., c fr. anche larticolo


Gbbgorovius sulle iscrizioni di B om a in Allg. Z eitu n g 1807, nr. 100 BcilN oi.hac, rasine en Ita lie SI.

Il vandalismo di Bramante nellantico S. Pietro.

che egli veniva chiamato il Rumante, perch tanto a Roma come


altrove, per es. a Loreto, demoliva senza riguardi.1 Michelan
gelo alla presenza di Giulio l i e pi tardi, al tempo di Leone X,
Raffaello si lamentarono delle barbarie, con cui il Bramante ro
vin, anzi ridusse in frantumi le stupende colonne antiche della
basilica costantiniana, mentre che rovesciandole pi adagio si sa
rebbero potute conservare.2 N lantichit n il valore artistico
valsero a rattenerlo. Non solo le tombe degli antichi papi, ma
anche altre di et posteriore, nobili lavori del Mino, anzi persino
il monumento del fondatore del mecenatismo pontificio, Niccol V,
fu fatto a pezzi.3 Non si danno ragioni scusanti per questo vandali
smo. Invano si cercato 1 di riversarne la colpa sulla cattiva vigi
lanza del maggiordomo pontificio Bartolomeo Ferrantini o dimputarla agli architetti subalterni. Tanto egli che Giulio II hanno
certo una parte della responsabilit, ma il colpevole principale e
rimane il Bram ante.5 II suo procedere tolse alla cristianit e al pa
pato tanti ricordi altrettanto venerandi che cari. N valgono a di
scolpa i monumenti conservati nella chiesa sotterranea, nelle cosid
dette grotte vaticane, poich appunto queste grotte, questo magaz
zeno di monumenti, altari, ciborii, mezzo rotti e sparpagliati, che
una volta ornavano l atrio, i portici e le navate dellantica basilica,
sono le pi forti accusatrici del vandalismo, che- cominciato sotto
Giulio II continu fino al compimento della nuova chiesa di san
Pietro.11
Se devesi prestar fede al contemporaneo Egidio da Viterbo, di
solito molto bene informato, la mania distruggitrice del Bramante
sarebbe giunta fino al punto di spostare il pi grande di tutti i
santuarii della citt eterna: solo la fermezza di Giulio II del
resto troppo arrendevole al geniale architetto che questa volta
almeno neg recisamente il suo assenso, valse a impedire che ve
nisse toccata la tomba del principe degli apostoli, la quale, nono
stante tutte le vicende dei secoli, cominciando dai tempi in cui Co
stantino il Grande la fece innalzare si conservata inviolata n

1 P aris de G rassi, e<l. F rati 287.


2 Condivi, tra d . tedesca in Quellengchriften V I (1874), 49 e presso Sem brati,
Michelangelo 57. Cfr. Grimm, Michelangelo I 5, 381.
3 C fr. P a b is e G ra ssis, ed. -D llin g e r 428. C fr. V asari IV , 103; GregoBovrtrs V i l l a 129 e Orahdentantiler S I.

1 P u tg lle o n i, Bramante 35. 98 s.


5
Lo sgravio, che recentem ente gU concederebbe J . V ogel (Bramante u.
Kaffael, L eipzig 1910, 48 ss.) va considerato inane.
K e c m o s t I I I 2, 3S0. 'Cfr. an ch e larticolo di I I e u m o n t in Allg. Zcit. 1807,
nr. 200. intorno a lla sto ria della chiesa di jS. P ie tro s c ritta d al M ig n a n ;
G r i m m I ', 381 e le parole degne di considerazione dello |G n o e .i in Archivio sto
rico deir arte l, 455.

900

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 8.

mai stata rimossa dal suo luogo prim itivo.1 Egidio riferisce per
minuto gli sforzi fatti dal Bramante onde ottenere dal papa il per
messo di cambiar posto alla tomba di S. Pietro. La facciata della
chiesa non doveva pi come prima guardare loriente, ma essere
rivolta a mezzogiorno acciocch in tal maniera il grandioso obe
lisco vaticano, che ancora innalzavasi al suo antico posto nel circo
neroniano davanti al lato meridionale della vecchia basilica, - ve
nisse a stare avanti allingresso principale del nuovo tempio. Giu
lio II rifiut di dare il suo assenso a questo progetto osservando che
quelle cose sacre bisognava lasciarle intatte al loro antico posto.
Il Bramante per insistette nel suo disegno. Egli diceva essere
oltremodo conveniente, che il nuovo S. Pietro di Giulio II avesse
per cos dire nel suo vestibolo il superbo monumento degli antichi
Cesari. Il sentimento religioso di quanti visiterebbero la chiesa ver
rebbe altamente sublimato se nellentrare venisse scosso dalla vista
di un s grandioso monumento. Egli stesso sorveglierebbe perso
nalmente lo spostamento della tomba di S. Pietro, promettendo che
nbn avrebbe a soffrire alcun danno. Malgrado queste pressanti ed
abili proteste Giulio II rest fermo al suo avviso di non doversi
cambiare lantica posizione della basilica. Nel modo pi risoluto
dichiar al suo architetto, che per nessuna cosa al mondo tolle
rerebbe, venisse toccata la tomba del primo papa. Quanto all'obe
lisco vi provvedesse il Bramante. Egli, papa, esser davviso do
versi preferire il cristiano al pagano, la religione alla pompa, la
piet allornam ento.3
Che nelle sue grandi imprese edilizie Giulio II partisse anzi
tutto da considerazioni religiose e che non cercasse in prima linea
la sua propria gloria, si rileva non soltanto da questo interessatis
simo colloquio avuto col Bramante : ne fa testimonianza anche una

1
Q u esto f a tto v en n e re c e n te m e n te p o sto f u o r i (li d u b b io d a lle r ic e r c h e
f a t t e d a l P . G r i s a r S. J ., d e lle q u a li s i p u le g g e re i l r i s u l ta t o n e llo Iscritto :
L e tom be apostoliche di R om a, R o m a 1S92. Q uivi a n c h e in p a rtic o la re sulle
p re m u re d e i p a p i p e rc h fo ss e ro c o n se rv a te i n t a t t e le ossa d ei P rin c ip i d e g li
A postoli.
11 p o sto d e llobelisco (guylia) o r a in d ic a to da u n isc riz io n e ; cfr. il Na
s t r o voi. I, S37 (ed. 1931).
Q u e ste n o tiz ie, sfu g g ite a t u t t i i c r it i c i ch e si sono o c c u p a ti d ella nuova
c h ie sa di S. P ie tro , a n c h e a l G e y m u ix e b e a l M u n tz , fu ro n o d a m e trovate
w M 'H isto ria inginti saeculor. di E g id io d a V ite r b o n e lla B i b l i o t e c a A n
g e l i c a i n R o m a . Cod. 8, SS. D a ta la g ra n d e im p o rta n z a d e lla cosa e l a " '
to ritfl del re la to r e , c h e r a m o lto f a m ig lia r e d i G iu lio I I , h o r ip o r ta to in AlMli. 1,) i p a ssi secondo l o rig in a le . I n d ir e tta m e n te q u e sta re la zio n e , della quale
re c e n te m e n te I). F re y loc. c it. S9 r ile v a l'im p o rta n z a p e r la c a r a tte r is tic a del
1 in d iriz z o d e ll'a rte d a llo r a , u n a n u o v a te s tim o n ia n z a dolio s ta to (li deca
d e n z a in c u i tr o v a v a s i l a n tic a c h ie sa d i S. P ie tr o , E ssa m o stra a n co ra, che
G iu lio I I non e b b e p u n to coscienza d i a v e r e colla n u o v a fa b b ric a re c a to uu offe*-*1
a ll a pietil.

Perch Giulio II costrusse il nuovo S. Pietro. Progresso del lavoro.

901

bolla sulla Cappella Giulia del 19 febbraio 1513, certo lultimo atto
da lui emanato prima della sua morte. In esso Giulio II riassume
in maniera significativa i motivi che lo mossero a tali imprese.
Noi reputiamo esser nostro dovere t vi si dice di promuovere
il culto divino non solo con statuti, ma altres col buon esempio.
Fin da quando eravamo semplice cardinale abbiamo in molti luoghi
e specialmente in Roma in parte restaurato e in parte costruito
nuove chiese e nuovi conventi. Dopo la nostra elevazione alla Santa
Sede abbiamo intrapreso simili opere con tanto maggiore zelo e
liberalit, quanto pi estesa la cura a noi affidata per la cristia
nit. Il saggio Salomone, sebbene non illuminato dalla luce del
cristianesimo, non risparmi alcun sacrificio onde edificare al Si
gnore Iddio una casa degna di lui. Anche i nostri predecessori e in
nanzi tutto nostro zio Sisto IV riposatosi nel Signore, si adopera
rono a tale intento. Niente stava pi a cuore a Sisto IV quanto la
sublimit del culto divino e il degno arredamento dei luoghi santi.
Io ho voluto seguirne le orme erigendo a Dio onnipotente, che mi
ha elevato s alto, una cosa splendida su tutte le a ltr e .1 Poco
dopo il ritorno del papa da Bologna, il 16 aprile 1507, Enrico
Bruno, arcivescovo di Taranto e tesoriere generale pontificio, pose
!a prima pietra ai due altri piloni della cupola.2
Alcuni contratti e assegni di pagamento, disgraziatamente
assai lacunosi, mostrano cme il lavoro progredisse. Nel luglio il
papa richiam dalla Francia Mario Maffei per nominarlo soprin
tendente della fabbrica della chiesa di S. Pietro. Il 24 agosto il
romano Menigo Antonio da Cassampo simpegn di approntare
i capitelli delie colonne. Con un documento pur troppo non datato,
ma del medesimo anno 1507, il suddetto in collaborazione con altri
maestri, di cui fatto il nome, si obbligava ad eseguire dietro i di
segni del Bramante ailesterno della tribuna i capitelli e lim
palcatura, nellinterno il cornicione principale. Reca la data del
1" marzo 1508 un contratto con Francesco di Domenico da Milano,
Antonio di Giacomo del Pontassieve e Benedetto di Giovanni Al
bini da Roma concernente i grandi capitelli dei pilastri dellin
terno. 3 Nellagosto del 1508 lambasciatore veneziano parla delle
pratiche inutilmente fatte dal papa onde avere per la fabbrica di

1 U n ii. V a l. TX. 348 s. T engono poi d ie tro d isp o siz io n i in fa v o re d e lla C ap


pella G iu lia , s u lla c u i b ib lio te c a d i m u sica c fr. le n o tiz ie d i A V o i.f in K ir c h e <
>nitxileni ./filtrim eli d i K . W k i . n m a n n X X I (1908).

2 V edi L a n c ia s i T. 143 ove si <1:1 e rro n e a m e n te a l B ru n o il no m e d i G iro


lam o. S u l B ru n o c fr. le n o tiz ie p re sso M okoni I .W I V . 286.
3 v o x (eymi'T.ivKR 355>35C. I. F bey, B ram ante S t. P e te r -E n tv u r f 55.
t 'n a n u o v a te s tim o n ia n z a p e r il p ro g re d ire d e lla fa b b ric a nel 1507-150S n e f
Diario d i T o m m a s o ih S k . v e s t k o 021. 11 b re v e re la tiv o a M . -Maffei p re sso F a I . c o \ c i x i . Vita di R affaello M affei (R o m a 1772) 117.

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 8.

S. Pietro la quarta parte della decima concessa al re della Spagna.


Il medesimo ambasciatore parla nel dicembre della sollecitudine
del papa per la grande opera.1 Pel 1509 esistono cinque ordini di
pagam ento.2 II 16 gennaio 1510 Antonio da Sangallo ricevette 200
ducati come acconto per le centine fatte onde dare la curva agli
archi della cupola. Eguali pagamenti seguirono il 18 novem
bre 1510, il 15 febbraio e 20 dicembre 1911.3
Giulio II davasi attorno senza posa per procacciare i mezzi ne
cessari a sopperire alle spese della fabbrica. A tale scopo destin
una parte delle entrate della santa casa di Loreto ed incit i fedeli
a dare elemosine per la grande opera largendo grazie spirituali
colle usuali condizioni a coloro che dessero il loro obolo. Nella pri
ma bolla dindulgenza a favore della nuova fabbrica di S. Pietro
emanata il 12 febbraio 1507 per un anno, ma gi il 12 di maggio
dello stesso anno prolungata ad beneplacitum del papa, era stabi
lito, che chi volesse guadagnare lindulgenza doveva mandare a
Roma un contributo qualora non preferisse comparire in persona
n'eHeterna citt. Per i contributi affluenti per tal via non basta
vano alla grande opera e pertanto una nuova bolla del 4 novembre
1507 organizz le collette in grande scala. In 'Italia e nellOriente
slavo dEuropa, inclusavi lUngheria e le parti tedesche della Mo
ravia. Boemia, Slesia e Prussia, cio nella cosidetta provincia ci
smontana dei Francescani dellosservanza, dovevano predicare la
nuova indulgenza e far le collette dei membri di questo Ordine
sotto lispezione del vicario generale Girolamo de Torniello. Per
lEuropa ccidentale, cio per la Spagna, la Bretagna, le isole bri
tanniche e Savoia, in corrispondenza coi confini politici, furono
invece stabiliti degli speciali commissari generali, che dal loro
canto dovevano fissare dei sottocommissari e dei predicatori. Bi
sogn prescindere dallestensione alla Germania estranea al ter
ritorio della provincia francescana cismontana perch per quei
paesi solo pochi anni prima era stata promulgata u n i n d u l g e n z a
triennale in aiuto della guerra condotta dallOrdine teutonico con
tro i Russi. Una lettera dindulgenza del 1510 dimostra che a n c h e
nei regni scandinavi gi sotto Giulio II fu promulgata lindulgenza
per S. Pietro. Mancano il Portogallo, la Francia e la B o rg o g n a ,
ci che trover la sua ragione nellopposizione di quei governi. S e
pertanto lindulgenza per S. Pietro non fu promulgata in tutta la
cristianit, ci avvenne per nella maggior parte di essa e questo
fu una novit jdi fronte alluso fino allora osservato di p r o c l a m a r e
simili indulgenze per costruzioni solo per singoli luoghi o paesi.
i S a n u t o
-

Vedi

]).

VII.
F rey

606, 678.

loc.

c it.

v o \ G e y m u lile b
B e i l i p . 17. li>.
3

01 s.

356.

K . Fuev .in Jahrb. d ir. vreusz. K unxttM m m l. X X X '

Somme introitate e collette di danaro per la nuova basilica.

novit affatto giustificata poich trattavasi dun santuario mon


diale, che nel centro della Chiesa, nella sede del primato doveva
sorgere in rinnovellato splendore sul sepolcro del primo papa.1
Quanto vistose fossero le somme introitate dallindulgenza a fa
vore della nuova basilica di iS. Pietro e amministrate dal tesoriere
generale del papa si pu valutare dal fatto che stando alla relazione
dellambasciatore veneto un solo frate laico riport dal suo viaggio
27000 ducati. Fin dallora (aprile 1510) era evidente che al compi
mento dellopera si richiederebbe ancora molto tempo. - Il pensiero
che lintera cristianit contribuirebbe ad erigere un degno monu
mento al principe degli apostoli, era certo bello, se non che, visto
lanimo di larghi circoli alienissimi da siffatte collette di denaro,
considerati gli aw ersarii, che interpretavano in cattivo senso an
che le migliori intenzioni del papa, questo mezzo presentavasi
pieno di pericoli. Allorch in seguito Giulio II si trov involto
nella grande lotta colla Francia, non mancarono di quelli i quali
asserirono che i denari se ne andrebbero per la guerra.:i Ci sar
avvenuto in momenti di grande bisogno: nel turbinoso anno 1511
si nota infatti un rallentamento nei lavori, per anche in questo
periodo avvengono dei pagam enti.4 Una relazione dellambascia
tore veneziano dellagosto 1511 mostra che Giulio II anche nel
t-empo della massima distretta e pericolo non dimentic la sua
chiesa di S. Pietro.5 Dallultimo documento emanato dal papa alla
vigilia della sua morte traluce lo zelo del pontefice per lopera in
cominciata. 6
I
pagamenti fatti aglimpresari,i e ai sopraintendenti dei lavori
di S. Pietro secondo i registri pontifici ammontano per tutto il go
verno di Giulio II a 70653 ducati doro, somma certo non troppo
1 O fr. Diario d i T ommaso (di (Silvestro ( G l s. B a n g e n 278 s . B eumont I I I ,
2. 48. P a u l u s in H ist. Jahrb. X V I (1895), 88 s. c* T etze l 24 s., n o n c h S chulte I,
411k., 55 s .: II , 15 s. X . a n ch e S chbrs n e lla W issensoh. Beilage a lla Germania
1004, n. 14 s. L a le t t e r a d 'in d u lg e n z a d i Jd z a rd o iG ravio c r e a to co m m issa rio
p o n tific io p e r la D a n im a rc a . S v e z ia , N o rv e g ia e iF risia n e lla Z e it sd ir. f. Valeri.
Gesch. L IX , 'M n ste r 1001, 243 s. lOfr. A rc h iv d. hist. Ver. von Bern X I, 230.
S u c o lle tte d i d e n a ro in P o lo n ia v. A c ta Tom ic. I. 50, in U n g h e ria T heiner ,
Mon. Jlung. I I , 578 s. In A r d i. ri. |8 o a Boni, d i st. patr. X X X I <1008), 422
A. AIagn anelli r e g is tr a u n a copia m a n o s c r itta d un B reve di Giulio I I a E nrico
l-'ucher e i suoi F ra telli m ercanti. Fabricac IB asilieae Jrincipis Apostolorm n.
'h Urbe in R egnis H ungariae et Bohem iae D epositarli d e l 6 o tto b re 1508. n e lla
B ib lio tec a d ella d e tta iSociet. P e r lIn g h ilte r r a vedi so p ra p. 804 e B ukch ,
7 !lors I, 244. iCfr. a n ch e L ettre de C'arondelet 110. |Q u an to a lla iSvizzera a g
g iu n ta in se g u ito vedi B ch i, K orrespondenzen I, 221 s. C fr. A rchiv, de hist.
Ver. in B ern X I, 230.
2 S a n u t o X, 80.
3 A cta Tomic. I, 56.
* VON GEY M L.LER 350.
X I I , 3 6 2 ; c fr. 370.
B u ll. Vat. I I , 348.
* Sanuto

.]

904

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 8.

elevata messa a confronto colle spese dei papi posteriori. CWi


per es. dal 22 dicembre 1529 al 2 gennaio 1543 questa fabbrica
gigantesca assorb 89727 scudi, dal 9 gennaio 1543 al 25 feb
braio 1549, scudi 160774.1 Alla morte di Giulio l i erano terminati
i quattro piloni della cupola (a girare attorno a ciascuno dei
quali occorrono pi che cento passi) e gli archi destinati colle loro
curve a sorreggere la cupola. Questi ultimi erano stati costruiti
secondo il sistema delle volte a getto ritrovato dal Bramante. Di
una parte del coro incominciato da Bernardo Rossellino sotto
Niccol V il Bramante erasi servito per i muri posteriori della
navata trasversale mentre collaltra parte avea costruito un poro,
la cui vlta fu chiusa a Pasqua del 1514. - Oltre a questo erasi dato
principio alle tribune della navata trasversale ed anche ai primi
pilastri della navata centrale.3 Labside dellantico S. Pietro col
laltare maggiore rimasero e perch potesse servire al papa .nella
celebrazione della Messa solenne vi fu costruita dinanzi una ma
gnifica fabbrica adornata con colonne doriche, che fu poi termi
nata da Peruzzi, ma poscia distrutta.4 Prima, certamente gi la
festa di Ognissanti del 1511 la Messa non fu pi celebrata nel
lantica chiesa, ma nella Cappella S istin a.5
Come per la basilica di S. Pietro, cos anche per le r i c o s t r u
zione del palazzo vaticano il Bramante aveva preparato un d i s e g n o
m eraviglioso. Anche per questo erasi pensato ad una totale
trasformazione e ricostruzione, m a in questo mentre s o p r a v v e n n e
la morte di Giulio II. La parte compita era ad ogni modo cosi r i
levante che lAlbertini fin d a l 1509 poteva dire: In V a t i c a n o

1 I u k o i l e o n i , \ ila di B ra m a n te 9 0 e M u n t z , H ist. d e l'A r t. I I , 387. (r.


F e a , X oticie 32.
2 V edi P a r i s d e G r a s s i s p re s s o I>. F r e y . B ra m a n te s S t. P e t e r - E n h c a r f

V edi 1 ). F rey loc. c it. (><). Ofr. P latxer I I , 1, 136; J ovanovits 3 3 ; v .Obv*
m 'l l e r 134 s., 173. Q u e stu ltim o c o n s id e ra il c o ro e lim in a to n el 15S5 com e un"
p ro v v iso rio , col q u a le il p a p a e B r a m a n te vo llero s a lv a r e a p p a re n z a di essersi
v a ls i d i q u a n to a v e v a n o in iz ia to i lo ro p re d e c e sso ri. V on G eymuiaer rniostra
a n c o ra a p. 224 ss., c h e gli a t t u a l i p ilo n i d e lla c u p o la sono d e l B ra m a n te - (ctr.
J ovanovitz 36), e a lu i r iv e n d ic a (p. !> ls.) lo n o re d e llin n o v az io n e d ella V l lu
a g e tto .
4
V edi D. F rey loc. c it. 05 s. O fr. v. G ey s f u m a ta v . 24 e p. 3 2 4 ; T e .

S itftccn th -een tu ry dracings o f R om an bulldings a ttrib . to A ndreas


(Pai), of th B ritixh Bchool at R o m e II. L o n d o n 1904, fol. 79).

t oncr

s P a r is de G r a s s is , e d . D l m n g e r 4 1 5 .
V a sa r i IV , 159 (L e M o n x ik r VI I . 133). B u r c k h a r d t . Renaissance IbiE s t r a t t i di c o n ti s u i la v o ri i n V a tic a n o d a l 1503 a l 1515 p re sso K . F rey , Z "

B augcsch. voti S t. P eter , in Jahrb. d. prcuss. K vn stsa m n il. X X X I (1910) B ei!1


p. 9 ss. H. PoG.vTscfiiEu lui a n n u n c ia to la p u b b lic a zio n e d i t u t t i i d o c u m e n ti P*'1
la ric o s tru z io n e d el P a la z z o V a tic a n o so tto la d ire z io n e d i B ra m a n te , i*:
B ram a nte-St u dien d e ll' E gger .

Progetti del Bramante per il palazzo vaticano.

905

V. Santit ha fatto pi che i vostri predecessori durante un se


colo .1
Il
genio del Bramante si segnal in questi edifizi profani non
meno che nelle sue costruzioni di chiese. Tutti conoscono il celebre
cortile di S. Damaso. Il disegno di questa costruzione che in m i
sura rara unisce la grazia e la leggerezza colla grandiosit,
dovuto al Bramante : esso non fu condotto a termine che da R af
faello e in parte anche pi tardi. Fu pure Bramante quegli che
esegu in legno il coronamento a cupola della Torre Borgia, per il
quale anche Giuliano da Sangallo diede un disegno.2
Un altro progetto, quale non poteva ideare che Giulio II, mi
rava a congiungere lantico palazzo vaticano (a dir vero un ac
cozzo di fabbricati dei pi differenti secoli) col Belvedere posto sul
pendio dun colle e distante un quattrocento passi. Anche per
questopera il Bramante appront un disegno grandioso. Due cor
ridoi rettilinei aperti allinterno e chiusi verso lesterno menano
dallantico palazzo al Belvedere. Il grande spazio di terreno frap
posto, irregolare, di circa 300 metri di lunghezza e 70 di lar
ghezza, viene ripartito in due grandi superfci. La pi bassa
(lodierno grande cortile inferiore) adiacente al fpalazzo forma
larena di un teatro per tornei e combattimenti di tori; di qui
una magnifica scala conduce ad una terrazza costruita nel mezzo,
donde una potente rampa a due braccia mena nella superficie
superiore che doveva essere un giardino messo ad alberi (oggi
Giardino della Pigna). Il teatro nei due lati longitudinali chiuso
da tre loggiati,3 nel lato pi stretto che guarda il palazzo ter
minato da un gran semicerchio per gli spettatori. Il piano supe
ed. S c h m a b s o w .30. ;Ofr. L a u r e n t . I a r m e n i u s 311.
2 T o lg o q u e sta n o tiz ia sin o ra ig n o r a ta d a lla se g u e n te * re la z io n e d e ll'a m
b a s c ia to re bolognese, d a (Boma 13 lu g lio 1523, s u lla p e r d ita di q u e s to p e ra
d a r t e : * H e ri d i n o t te c e r ti q u i di P a la z z o a n d a n d o a c e rc a re li piccioni d i
so tto la c u p p o la d e la T o r r e B o rg ia, c h e e ra t u t t a d i leg n a m e e t d i so p ra c o p e rta
di piom bo, c o n le to rc e che p o rta v a n o in .mano n o n se a v v ed e n d o vi accesero il
fuoco... ; p e r e s s e r il loco m o lto a lto e t difficile di p o rta r v i a e q u a non si p o t
fa re che t u t t a q u e lla c u p p o la n o n a b b ru c ia s se , In rimile erri sta ta opera di
/tram ante m o lto d e g n a e t b e llissim a d a v e d e re . A r c h i v i o d i S t a t o i n
Bologna.
3 L e m ic ic lo v e rs o il P a la z z o V a tic a n o p ro b a b ilm e n te n o n f u p r o g e tta to d a
b r a m a n te , m a d isp o sto so lo d a A n to n io d a S a n g a llo il giovane. L a p ia n ta d e l
C o rtile d i B e lv e d e re n e l Cori. Coner f. 25 (e d ito d a A s i i riv, Pap. o f th B ritish
Rchool at R om e I I ) m o s tra il la to m in o re m e rid io n a le c h iu so in r e ttilin e o con
r is a lite a g li an g o li. I l se g m en to d a rc o n ello schizzo co m p a re p e r l a p rim a
'o l t a in u n d ise g n o di A n to n io d a iS angallo iu n io re (rip ro d o tto in T u . H o fWvjw, R uffacl ats A rcK itekt IV , ta v . 14. fig. 2), m a v a n o ta to c h e com e a f fr e t
t a t a c o rre z io n e a m a tita ro s s a su u n a p ia n ta , c h e finisce con lin e a re tta . G e y Min.r.KR r e p u ta v a a u to g r a f a d i B ra m a n te q u e sta c o rre z io n e e d A s i i b y h a s e
g uito q u e s ta opinione. Secondo le ric e rc h e di D. F r e y ( M ichelangelo-Studicn 47 >
>1 disegno n o n p u e sse re d a ta to c h e d a l 1531 a l 1536.
1 A lb k rtin i,

Libro III. Giulio II. 1508-1513. Capitolo 8.

riore dei loggiati continua nei lati longitudinali del giardino su


periore. Inoltre il lato minore a nord era in origine progettato
a un solo piano con una esedra nellasse mediana. Una costru
zione invero di cui la terra non avrebbe vantato leguale.1 Seb
bene si desse mano al lavoro colla massima sollecitudine, pure
alla morte di Giulio II non era terminata che la galleria orien
tale e quasi compiuto il lato minore di nord : la galleria occiden
tale e il secondo piano del lato minore a nord collinsuperabile
grandioso nicchione in luogo dellesedra non fu eseguito che sotto
Pio IV da Pirro Ligorio.2 Pi tardi questa grandiosa creazione
de! Bramante ebbe a subire tali cangiamenti ed aggiunte da non
essere pi riconoscibile che in parte. Sisto V colla fabbrica tra
sversale della biblioteca vaticana tagli in due parti il grande
cortile. ICon ci venne turbato leffetto del superbo cortile.
Inoltre questo papa fece murare le loggie aperte e mutare
sostanzialmente tutta larchitettura del grande cortile inferiore.
Il lungo corridoio, dal quale si gode una vista incantevole di
-Roma e dei dintorni, oggi adibito alla grande raccolta discri
zioni cristiane e antiche.4 Sotto Pio VII venne costruito accanto
alla biblioteca anche il braccio Nuovo per uso di museo. In con
seguenza ora il grandioso incomparabile spazio del cortile non
pu essere apprezzato che dallalto della cupola di S. Pietro. "
Ai lavori intrapresi dal Bramante per abbellire e dirizzare .
come dice il Vasari, la residenza pontifcia, spetta anche lamplia
mento e labbellimento del Belvedere, che per la sua alta postura
era detto Tor dei venti. Verso oriente nel Belvedere levavasi a
guisa di torre la gabbia della famosa scala a chiocciola del Bra
mante sorretta da colonne, la quale metteva gi in un g iard in o
situato sullo spalto delle mura della fortezza. Oltre a ci ledificio
venne provvisto di bagni, di uccelliere e ornato di vedute delle
pi celebri citt dItalia.6 Questa villa circondata da vigne e giar'
1 G iudizio d i B u r c k h a r d t. Cicerone li)!). Cfr. H o fm \n n l i affaci al* Ar'
hiteikt I V, 39 a.
C fi. i l no stro voi. Al l . 5 5 0 s . I>a 1 lato e ste rn o della g alle ria o rie n ta le '
legge oggi pure, nel fregio del prim o piano, a gigantesche le tte re antiche 1
la seguente iscrizione tino ad ora non sufficientem ente ten u ta in c o n s i d e r a z i o n e .
I \ L I] S I I P ont. M ax. L ig u ru m 11 Patria Suoncnaia Sij-ti 1111 licito
liane Htruxt pont. com m odll[at\i. P ro b ab ilm en te l'iscrizione d a v a anche l'anno
del pontificato, m a q u esta p a rte coperta d a l bastione fo rm ato v i dinan
Secondo V asari (IV. 158) B ra m a n te dovette p orre q uest'iscrizione per ordine
del p a p a in luogo dei geroglifici figurati, che l avevano disgustato.
3 S e m p e r , Bramante 41.
4 Q uesto c o rrid o io rim a rr ind im en ticab ile a d ogni vecchio visitatore
B iblioteca V aticana : prim a esso co stitu iv a l'ingresso per gli studiosi.
5 Cfr. il p an o ra m a d a un a e ro p lan o presso H o fm an n loc. cit. IV. fa '. 111
Von Gkymuli.ei: 77. M ic h ae lib in Jairbuch il. dentiseli, nreliaol. I"'"'
tuta V, 13. R e u m o n t I I I , 2, 382. Iv la cz k o 109. A ntiche vedute del Cortile di B<1-

Il Belvedere vaticano.

K>7

clini serviva dabitazione a Giulio II nella migliore stagione: di


grande estate egli si ritirava a Castel S. Angelo, mentre passava
inverno nellantico Vaticano.1 L egli occupava le stanze poste
attorno alla cappella di Nicol V, le cui finestre davano sul cortile
del Pappagallo. Armi ed iscrizioni ivi ricordano il papa ligure .2
Si conserva anche la stanza ove Giulio II spir la sua grandanima
e vi si osservano resti del pavimento a maiolica; il magnifico
soffitto a cassettoni con ricchi intagli in legno presenta nel centro
larme di Giulio II eseguita in oro su fondo azzurro." Da queste
stanze si poteva facilmente raggiungere per una scala speciale
la uccelliera celebrata da Vasari, che Baldassarre Peruzzi decor
colla rappresentazione dei dodici m esi.4 Uniscrizione a lettere
doro su (fondo azzurro, esistente ancora nel secolo xvm , faceva
sapere che Giulio II aveva creato quel luogo per riposarsi dalle
cure quotidiane lungi dal mondo e dal suo rum ore.r' Qui era pure
la biblioteca privata0 del papa, dalle cui finestre godevasi una
magnifica vista. Ricche grottesche come qui erano anche nelluctelliera posta sotto il tetto, della quale Vasari celebra la magnifi
cenza. Le grottesche, di cui come delle piastrelle di maiolica del
pavimento furono recentemente scoperte delle reliquie, indicano
autore Giovanni da Udine, che qui era tutto sotto il fascino di
R affaello. 7

Il
Belvedere doveva presto diventare la pi magnifica colle
zione di antiche opere di scultura, che il mondo allora possedesse.
Ne fu data la base dalle numerose scoperte di resti dellantichit
romana fatte sotto Giulio II e dallopera solerte di questo papa
n el raccogliere oggetti darte. Fin dalla met del secolo XV Roma
possedeva certo molte statue, ma al tempo del Poggio erano sole
cinque quelle che, almeno secondo lopinione dei dotti dallora,
avevano conservato la loro pubblica esposizione. Su Monte Ca
vallo durante tutto il medio evo si poterono ammirare per lo
Vertero, c h e n e rip ro d u c o n o iHin c irc a lo s ta to a l tem p o d e lla m o rte di b r a
m a n te so n o : 1 C'od. (ton er f. 2 3 ; 2" d ise g n o n e lla W in d so r G asile L ib r a r y ( r i
p ro d o tto p re s s o A s h b y . p a p e rs o f th lirit. l8 chool at R om e V I, fig. 6) ; 3 |S . S e r
ti*} 41537) b. ICXLVI ; 4 disegno d i A m ico A s p e rtin i n el B r itis h M useum ( r i p r o
d o tto p re sso F r e y , Miehelanpelo-StueUen fig. ) ; 5 com e v a ria z io n e lib e ra d el
m otivo d e lle se d ra , disegno n e l lib ro d e g li sc h izz i d i F ra n c e sc o d O la n d a ( r ip r o
d o tto p re sso A s h b y loc. c it. l i , 25, fig. 2)1 Vedi P a r i s d k G ra s s is , e d . D o l l i n g e b 432; S t e i n m a n n I I , 45; K ouoca-Vtem, St.-A nge 111 ss.
2 Ofr. Stei.nman'n I I . 58.
V. ib id . 8, 11. 1
* V. V asari IV , 592.
: V edi T a ja 2 6 9 ; S te iim a n n I I , 45.
4 V. so p ra 881.
" S u i r e s t i d e lla d e co ra zio n e deHu c c e llie ra d i G iulio I I r itr o v a ti n el 1905-06
v- H an stch ro n ik X. F . X V II, n. 33, p. 541.

908

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 8.

meno sei statue antiche, cio i due Dioscuri, i tre Costantini e la


donna coi serpenti.1 La preziosa collezione di Paolo II, in cui del
resto larte antica era rappresentata solo da piccoli oggetti, non
sopravvisse alla morte del papa veneziano. Sisto IV aveva poi
aperto sul Campidoglio un museo dantichit, che fu la primi rac
colta pubblica di questo genere sia dItalia come in genere d Eu
ropa. La collezione consisteva principalmente di grandi bronzi:
essa venne accresciuta sotto Innocenzo V ili di opere in bronzo
allora scoperte e della testa colossale di Commodo.2 Sembra uttavia, che lesempio di Sisto IV trovasse dapprima pochi imita
tori. Solo sullo scorcio del secolo si prese in Roma vivo intsres-;::mento per le antiche sculture.3
Un collezionista zelante era specialmente il cardinale Giuliano
della Rovere. Non solo egli decor con statue antiche i suoi pa
lazzi presso i Ss. Apostoli e S. Pietro in Vincoli, ma anche altrove
impieg resti dellantichit. Cos fece esporre nellatrio di S. Agata
un frammento antico con magnifico fogliame mentre colloc ullingresso principale dei Ss. Apostoli una splendida aquila romana
proveniente dal Foro di Traiano. ' Probabilmente allepoca d Innocenzo V ili egli acquist una statua dApollo di recente scoperta.
Il grandioso simulacro pagano venne collocato nel giardino presso
S. Pietro in Vincoli ; 3 esso dest fra gli artisti un vero entusiasmo
ed ebbe subito una fama m ondiale.6
Dopo la sua elevazione sulla cattedra di Pietro il fo r tu n a to
possessore fece trasportare quel nobile capolavoro in V a tica n o ,
dove nel cortile di Belvedere venne disposta una collezione dopere
insigni dellarte antica. Detto cortile, di circa 32 metri d i lato,

1 Vedi M ichaelis in Jtm . M itteilungen 1S9S.


2 C fr. il n o s tr o vol. I I . (iS e I I i c h a e u s in M ittlicil. il. In in n i, ili'i'1*1'1'urchiiol. In s titu ts V I. 11 s.
3 M ic h a e lis , JStatuenhof 9 s. K ra u s -iS a u e b I I 2. 091.
*
C fr. S t e i n m a n n I I , 48. 77. L 'a q u ila o ra si tr o v a n e lla p a r e te desti
p o rtic o d e i Ss. A postoli.
5
Non. com e g e n e ra lm e n te v ien e a s s e rito , -presso i SS. Ai>stoli ; vedi "
c h a b l i s 10-11 e d E g g er, C odex M scurialcnsis 130 s., 154, dove riprodi>tt" 1
c o m m e n ta to il d ise g n o p i a n tic o ch e p o ssed ia m o d e lla s ta tu a . U n sim ile 'li-*
gno h a u s a to D r e r p el suo A po llo col disco s o la re (p rim a del
W ic k h o f f in M itlcil. il. D eutschen A rchol. I n s titu ts I. 4 22: T iodk. A n tik1" M ic h a e lis , S ta tu e n h o f l i . S ul r a p p o rto d e i d u e d ise g n i d i D iirei' </</>
(L . 181) e Sole-Apollo (L. l>38) e d e ll 'A dam o nella ca duta (1?. 1) coU'AP"1 ''
di B e lv e d e re c fr. a n c h e E. P a n o f s k y , D rers S tellu n g zu r A n tike, in
K u n st miss, g i Jahrb. des K u n sth ist. In s titu t, d e r Zen trnlkom m ission) I 1
'
54 s. I'a x o fn k y v ede il t r a m ite di u n d ise g n o d e l g e n e re d i ('od. .U s c ii r 1
N ella re la z io n e del l'a m b a s c ia to re v e n e z ia n o d e l 1523 p re sso A l b k i 11si p a r la d e ll\4 p o llo fam o so nel mondo.
( [.i
C fr. H elbig I 3, 1 0 4 s .; F beerkiks , D er Apoll ron B elvedere, l suli-*

1894.

Il B elv ed ere V aticano. L a scop erta del L a o co o n te.

909

fu con v ertito in g iard in o, la m et del quale decoravano fiori,


allori, g e lsi e cip ressi, m entre laltra p arte p a v im en tata con p ia
strelle di m aiolica era ornata di a r a n c i . 1 Qui entro sei nicchie
sem icircolari, fr a il verde p rofu m ato e fo n ta n e gorg o g lia n ti, ven
nero esp o sti lA pollo, gli avan zi dun grup po di lottatori (E rcole
in a tto di so llev a re A nteo) e la V en ere F elice. A q u este tre scu ltu re in m arm o se ne venne ad a g giu n gere una
quarta g ra n d io sa , allora scop erta, che si lasciava indietro agli
occhi dei contem poran ei quanto fino allora era conosciuto e che
per tre secoli, fino alla scoperta delle scu ltu re del P artenone, fu
considerata m odello ir r a g g iu n g ib ile di p la stica greca. Il 14 g e n
naio 1506 il rom ano F elice d e F reddi e suo figlio, scavando nella
loro v ig n a situ a ta non lungi dal castello d acqua d elle S ette Sala
nelle ro v in e delle co sid ette T erm e di T ito, s im b atteron o in una
nicchia c h iu s a .J A p erta la , si fu in presen za di una m eraviglia
darte cla ssica , del gru pp o di L aocoonte che invano coi figli si
difende dallo stro zza m en to d un enorm e serpente, celeb rato
con parole d 'en tu siasm o da P lin io n ella sua Storia naturale.
'n.un balen o la n o tizia si d iffu se per la c itt . Il papa in tellig en te
darte s occup su b ito dellopera m andando sul luogo della sco
perta G iuliano da S an gallo. Il figlio, allora novenne, di Sangallo
raccont pi ta rd i che sta v a a ta v o la quando arriv lordine al
padre. M ich elan gelo, cos p rosegu e eg li, e r a n ostro continuo o sp ite
e p recisa m en te a llo ra tr o v a v a si in casa nostra. P erci m io padre

1 V. la descrizione dellambasciatore veneziano del 152:5 presso Ai-firi III.


114g. ('fr. Michaelis, ffta tu c n h o f 27 e Gothexk, G artenbaukunst I. 230 s.
2 M i c i i a e l i s 13 %, 11 M i c h a h l i s prese il piti antico inventario dell.4ii'tuario di Giulio II dal libretto dellA t . b e r t i n i pubblicato nel 1510. in questo
ed.- S c h m a r s o w 39) non si parla per che del Laocoonte, che si dice essere
posto nel Belvedere, m entre dellApollo e della Venere dicesi soltanto che il
Papa li ha fatti trasportare in Vaticano. Invece l ambasciatore veneziano il
taglio 1511 riferisce (in L ezio , F . Gonzaga 21) : I l Papa ha fa tto conzar
in lielveder un (Apollo, et indicato non manco bello di Laucoonte . Non
quindi affatto sicuro, se le tre suddette statue venissero prime nel Belvedere
.volo dopo il Laocoonte : potrebbe esser precisamente tutto il contrario. Forse
nuove relazioni di ambasciate apporteranno maggior tace in proposito.
3 Cfr. .1ordan-H ui,sen, Topographie der S ta d i Rotti 274, n. 51. Secondo il
parere del prof. L a n c i a n i d i li orna le .rovine sul declivio dellKsquilino m sudovest fin qui designate come terme di Tito provengono dalle terme di Traiano,
mentre le vere terme di T ito (proprio vicine al /Colosseo) non furono scoperte
che nella primavera dell'anno 1895. B u ll, coirmi. X XIII, 174 ss. del tutto
infondata l asserzione emessa con grande fermezza recentemente che il gruppo
del Laocoonte fosse gi trovato nel 1506, ma lasciato sotto terra (W eege in
l'ihrh. des D eutsche Archiiol. J n s titu t 1913, 228.). I fa n n e tti con la serpe,
Cui parla quellantica relazione di scoperte, avranno appartenuto a un
gruppo di genere sim ile a quello illustrato dal P e t e r s e n (B ull. coni. 1889, t a v .I ,
JI). Ititengo m al riuscito (anche ci che Wieege svolge sul luogo di ritrovamento
del Laocoonte (loc. cit.).

PIO

L ibro III. G iulio II. 1503-1513. Capitolo 8.

in d u sse anche lui ad a ccom p agn arci. S a lii sul dorso di mio pa.lre
e cos tu tti tr e ci recam m o a l luogo indicato. D iscesi nella fossa
o v e si trov a v a la sta tu a , m io padre d isse to sto : il Laocoonte
di cui p arla P lin io . Im m ed ia ta m en te si com inci ad allargare la
fo s s a p er tra rn e lopera : dopo d a verla ben, esa m in ata, tornammo
a c a sa p er la cena, durante la qu ale sem p re chiacchieram m o di
q u esta a n tic h it . 1
N on m ancarono am atori d esid ero si di acquistarlo, ma la vit
to r ia f u del pap a. Il 23 m arzo 1506 poche settim a n e prima
d ella p osa della prim a p ietra di S. P ie tro eg li fe c e acquisto di
q u ellopera darte. A llo sco p rito re e a suo figlio F ed erigo vennero
r ila sc ia ti in com p en so per tu tta la loro v ita g lin tro iti del dazio
di P o rta S. G iovan ni fino a llim p orto probabile d i 600 ducati
d oro a lla n n o . 2
Il
L aoocon te ebbe un p o sto d onore in una n icch ia del muro
m erid io n a le del B elved ere fr a lA pollo e la V en ere F e lic e ;3 esso
sco sse v iv a m en te ed eccit a un e n tu sia sm o quasi esa g era to tutti
g li sp ir iti co lti di R om a. Il g ru p p o ap p arve com e la risurrezione
reale e il pi ap p rezzab ile elem en to di v ita del m ondo antico. Il
L aoocon te e L A p o llo q uind i in poi fu ro n o i pi am m irati e popo
lari tr a i capi d a r t e . 4
A l fo r tu n a to sco p rito re fu a ssic u r a ta lim m ortalit, come dice
la sua iscrizio n e sep o lcra le p o sta a S. M aria in A racoeli lanno
1 5 2 9 .5 I poeti c o r tig ia n i del tem po, Sadoleto, E rcole Strozzi.
F a u sto C ap od iferro, A n g elo C olucci ed a ltri, celebrarono in vers.
p ien i d e n tu sia sm o la m e r a v ig lio sa o p era ritro v a ta . G i fu fatto
1 Fea, Misceli. I, 3 2 9 ss. X.e altre testim onianze pi antiche circa il riti'"'
vainento sono state raccolte dal M ich a elis 16, n. 36. IGfr. Giorn. sfar. <1. ,L
itnl. XI, 20!) s. S iiti, H tud. itbcr d. Laokoongrttppc (Wiirzburg 1895) e Hei b11,
S7 s. 11 gruppo non era intatto ; mancavano 11 braccio destro del padre e d*
tiglio giovane colla mano destra del pi anziano, che fu completata con stucco
soltanto nel secolo x v m . L errato complemento del braccio destro della figura
principale fu confermato recentem ente da una felice scoperta deirarcheot"-'1
austriaco Ludovico Pollak. Il braccio antico con frammento di serpente venut
in luce sulla Via Labicana, acquistato dal Petersen e donato al Museo \ atl'
cano, d'un nono pi piccolo d i quello che manca nelloriginale e sia pel >liatc
riale che per l esecuzione inferiore ad esso, ma tuttavia molto importa11'
perch prova che il braccio mancante non era steso con segno d invocazi"'1*
ma piegato ad angolo acuto verso il capo di Laocoonte. Il movimento del l,rK
ci destro stava quindi in relazione simmetrica col braccio sinistro. V. AUS ""
Z cit. 1906, Beil. n. 13.
2 M a r i n i , Iscriz. A lta n e II, nota 2. Bull. d. Int. a rdi. 1867, p. 190 s. A " "
di N a u m a n s X III, 108. ( M i c h a e l i s 17, nota 40.
, (,e
3 Lesposizione del Laocoonte segnata nel disegno della Windsor (
Library. N ella Albertina, Roin. 'Schuie, IPortf. 11, 55, un abbozzo per l1
chia di Francesco da Sangallo (non di Giuliano, come W ickhoff e 'Ve s t ii 11
di Antonio, come ha ammesso Geymuixkk .
* GreooroVius V III3 '136. Cfr. Ltjzio, F. Gonzaga 21. K laczk o 115 s '
Vedi F o r c e l l a , Iscriz. I, 164.

li L aocoonte. A ltre scoperto a r ch eo lo g ich e.

911

anche u n prim o sa g g io di o sserv a zio n e a rc h e o lo g ica . S i tr a t


tava di sta b ilir e la g iu stezza d ella n o tiz ia di P lin io, che il
gruppo constasse di un solo blocco di m arm o. F urono ichiamati ad e sa m in a rlo M ichelangelo e C ristoforo R om ano, i prim i
scultori di R o m a . E s s i dim ostraron o che il gruppo co n sta v a di
pi pezzi o fe c e r o ved ere quattro com m essure, ma cos bene n a
scoste, che l erro re di P lin io ap p a riv a p erd on ab ile . 1 B ram ante fe c e
approntare da p a recch i scu lto ri delle copie in cera del L aocoonte
per poi r itr a r r e un g e tto in bronzo, affidando a R affaello di p ro
nunciare il v erd etto in q u esta gara. Il m aestro si pronunci in
favore del g io v a n e Iacom o San sovin o. F ed erico G onzaga volle
avere d a lla m ano del celebre orefice C aradosso una riproduzione
del L aocoonte.
cosa sig n ific a tiv a per la potenza del fa sc in o prodotto su g li
artisti di quel tem p o dal gru pp o dei m a estri rodiesi, che da p rin
cipio essi non an daron o o ltre riprod uzion i colla m atita, col bulino,
in stu cco, bronzo e p ietra . T an to m a g g io re fu lim portanza che il
gruppo ra g g iu n se pi ta rd i p e r larte del barocco, com e per la
storia della r te e per le ste tic a . N on m eno rum ore lev la scop erta d un altro antico gruppo
fa tta n el m a g g io del 1507 a Cam po di F io r e : un E rcole avente in
braccio il piccolo T elefo . E ra a p p en a d isso tte r r a ta q u estopera, che
il papa lacq uist e fe c e la collocare su llin g resso d el suo m useo
statu ario ap pon end ovi u n iscrizio n e, n ella quale d icevasi in te r
detto laccesso a tu tti i p ro fa n i d ella rte a n tica : procul este 'pro

fani. 3
In se g u ito la collezione del B elved ere venne accresciuta dal
cosiddetto T ig ri e dalla figura g ia cen te di A rian n a, riten u ta p er
Cleopatra e com e ta le celebrata in v ersi dal C apodiferro e dal C a
stiglion e. 1 A l che in fine v en n e ad a g g iu n g e r si la nota statu a del
Tevere tr o v a ta nel g en n a io 1512 p resso la M in erva . 5 Queste sta tu e
1 Grim m I 5, 276. M ic iia e lis 18. A r d i. stor. d-dlA rte ,1, 148 s. Ltrzio,
,onzaga 40 s. F u r s tk r in Jahrb. & . preusg. K unstgam m i. X XV II, ICO.
2 V. ibid. 178 e L. ' P o l l a k , D ie Laokoongruppe u. die B arodckunst, in A itsgew&hltc K u n stw erke dei- \Saniinlung Lanckoronski, W ien 1918, 85 s.
3 A uu.kti.m . <>i!. iSchmabsow 39. Cfr. M ic iia elis 18, che conosce solo filie
r a relazione della scoperta, m en tre n esiste u n a ltra pili e s a tta in una le tto r i
'li G iorgio da .Xegroponte in d a ta 19 maggio 1507. da me vista nell A r e b i v i <>
G o n z a g a i n M a n t o v a e d o ra p u bblicata dal L u zio , L ette re inedite ili
r r a Siihlia da C astiglione 0, nota.
4 M i c i i a e l i s 18 s . H e l b i g I, 130. Le poesie del C apodiferro nel Jlepert. di
Ta k i t s o h e k I I I , 55. Gli esam etri del (Castiglione i leggono anch e oggi a lla to
alla sta tu a .
5 Sul ritrovam ento del T iberitius cfr. la relazione m antovana in Ker'Ki-o tti, A r tis ti in relazione coi Gonzaga (M odena 1885) 70 e L im o , f . Gonzaga
30-32, i q u ali m ostrano erro n e a l'opinione del M ic iia e lis che f a ri ! ro\ ;i re la
sta tu a del T ev ere (ora a l L ouvre) so tto Leone X, opinione am m essa anche d al
G a ix .o so v iu s V ili" ' 1.39.

912

Libro III. G iulio II. 1503-1513. C apitolo 8.

di m arm o venn ero collocate so p ra fo n ta n e zam p illan ti e sarcofagi


orn a ti di b a sso riliev i. La collezione da n tich it di G iulio II fra
tu tte le su e g r a n d io se creazion i una delle pi orig in a li e pi incan
tev o li 1 fa c e v a lim p ressio n e pi d un delizioso luogo di ricrea
zion e che dun m useo. Iv i il p a p a p a ssa v a le poche ore libere del
suo te m p e sto so g overn o. Q uando n ella p rim avera o n ellautunno
il cie lo rom ano sp len d eva nel su o sfo lg o ra n te azzurro, egli, appog
g ia to a un bastone, p a sse g g ia v a fr a i fiori, gli aran ci, le gorgo
g lia n ti fo n ta n e e le c a r e a n tich it , im p arten d o n u ovi ordini per la
decorazion e del suo a n tiq u a rio . C os lo trov in un giorno daprile
del 1510 la m b a scia to re v en ezia n o G irolam o D onato, che dov es
sere non poco m e r a v ig lia to n e l tr o v a re il con q u istatore di Bolo
g n a e il dom atore della R ep ub b lica di S. M arco occupato intorno
a cose di g ia rd in o ed a collocazione di sta tu e . 2 S im ili ricevim enti
nel B elved ere per era n o u n eccezio n e; so ltan to i pi stretti confi
denti e g li a r tisti, p rim o di tu tti B ra m an te, potevan o avvicinarsi
al papa in quei p oetico luogo, dove lin d escriv ib ile v ista gareggia
'colle o p ere da r te esp oste. D al p ortico o rien ta le lo sguardo vaga
e sta tic o p er la v a s t a c itt colle su e ch iese, ch io stri, palazzi e torri,
su i v e r d i co lli, su lla m ela n co n ica cam p agn a e v erso la corona dei
m onti. U n a p i b ella id eazion e, cos op in avan o i contem poranei,
non e r a s ta ta p i e s c o g ita ta d a lle t a n tica in poi.
Le n u o v e sco p erte di a n tic h it accrescevan o la sm an ia di rac
cog liere, m a non p e n sa v a si a sca v i a rch eologici m eto d ici . 3 La ri
cerca di o g g e tti a n tic h i crebbe talm en te, che s i fa n n o g i rilevare
le s e r ie ' difficolt p er p ro ca ccia rsen e. A pp en a torn a alla luce
q ualche cosa sc r iv e da R om a n e llanno 1507 G iorgio da Negrop onte s i ipreseinta un n u m ero sorp ren d en te di a m a to ri . Dalla
m ed esim a lettera a p p a risce com e g i si e se r c ita sse un vivo traffi
c o di b elle m on ete an tich e, il cui p rezzo ora au m en tava ora descre-

1 Sthinmann II, <79. Cfr. presso M i c h a e l i s 9 il disegno del cortile delle


statue del Belvedere eseguito dietro quello del L e a r o u u x y . L e Yatican. C<*r
da B e li cdre, tav. 1 ; cfr. anche K l a c z k o 170 s. Lutero che in genere non
Interessamento n intese tutta quella nobile vita artistica della Roma di Giulio II, mel suo scritto alla nobilt ricorda il Belvedere come uno spreco incon
sulto dei denari della cristianit. H a u s r a t h 70.
2 Vedi iS a n u to X, 87. 'S teik m an n II, 75.
3 Contro M untz, A n tiq u it s 53, vedi V o g e x -, B ra m a n te u. R a ffa el 67. Circa
1 atteggiam ento preso dalla curia apostolica riguardo agli scavi v. Arch. fior
iteli. 5 serie XXI, 450. iSul ritrovamento casuale dun obelisco presso S. L o r e n z
in Lucina vedi .Lanciani I, 130. La sm ania di fare scoperte provoc ben pn - "
il prurito di gloria col diventare scopritori, d i qui le falsificazioni. iSul dome
nicano Tito Annio da Viterbo v. sopra p. 630, persino il capo d e llA c c a d e m i c i
romana Pomponio Leto, ha accettato nella sua collezione alcune iscrizioni arl>itrariamente inventate; vedi J. M Dli.er, A lte u n d nene FiiUchun-gen in AW >Z eiiung 1891, nr. I l i B e ik del 14 maggio.

Collezionisti dantichit. Giulio II e la scultura.

913

sceva . 1 M olte opere a n tich e sono p a ssa te g i da lungo tem po n elle


mani d a m atori str a n ie r i . 2 Sul p rin cip io del secolo x v i la ricerca
da p arte di g en te d om iciliata in R om a non era m en viva. N on sol
tanto ca rd in a li, com e il R iario, il C arafa, G aleotto della R overe
e isopra g li a ltri G iovanni de M edici, g a reg g ia v a n o con G iulio II
n ellacq u isto delle a n tich it , m a anche ricchi m ercan ti com e A g o
stino iChigi, cu ria li com e il tedesco G oritz finalm ente i nobili di
Rom a riem p iv a n o di o g g e tti an tich i i loro palazzi. Q uesti og g etti
ven ivan o collocati nei c o r tili (e nei g ia rd in i ed iscrizio n i e persino
scu ltu re si m uravan o su lle p areti e per le sca lin a te bella co
stum anza, che si perp etua ancora n ella etern a c itt . 8
Colla fo rm a zio n e del M useo V atica n o G iulio II diede il prim o
im pulso alla fo n d a zio n e della pi ricca e g ra n d iosa raccolta di an
tich it ch e il m ondo p o sseg g a ; don in siem e un nuovo slan cio alla
ricerca e alla con oscen za d ella n tic h it e o ffr eccellen ti tip i e mo
delli a lla sc u ltu r a del su o tem po. R affaello, M ichelangelo, i due
Sansovino, per n o m in are i m a g g io ri, qui h anno im parato e r ic e
vuto p rezio si im p u lsi. Il papa stesso , al quale Rom a doveva di pos
sedere le pi sp len d id e a n tich it , adoprossi anche d irettam en te in
fa vore del r isv e g lio d ella scu ltu ra, fa cen d o lavorare in sign i m ae
stri. E n tra ro n o ai su oi se r v ig i C ristoforo R om ano , 4 A ndrea S an
sovin o e M ich elangelo. D elle opere affidate da G iulio II allo scu l
tore pi g ra n d e dopo g li a n tich i si parler per disteso pi a v a n ti . 5
A ndrea S a n so v in o , ch e tro v ia m o in R om a dal 1504 in poi , 6 ebbe
lin carico di e rig ere in |S. M aria del Popolo, la ch iesa prediletta dei
R overe, due g ra n d i m on u m en ti sep olcrali di m arm o, uno al card i
nale A sca n io S fo r z a e laltro a G irolam o B a sso della Rovere. Le
due opere erano g i te r m in a te nel 1509. In una nicchia della pa
rete, che s eleva a g u isa darco tr io n fa le , g ia ce in placida qu iete
di son n o la figura del d efu n to, al disopra la M adonna e pi in lto
Dio P a d r e . 7 La str u ttu r a a rch itetto n ica p resa dallA rco di Co

1 L u z io , L ettere in ed ite d i fra Sabba da Castiglione 5-6, n o ta. C fr. an ch e


A rdi. star, dellA rte, X, 148.
2 S u lle sp o rta z io n e d i a n tic h it c fr. o ltre a i la v o ri poco e s a tti del B e r t o sp e c ia lm e n te il preg ev o le s c r itto d i M n t z , A n tiq u its 54 s.
3 Gbeoobovitjs V I I R 140 s. C fr. M n t z . Raphael 590 s. ; B is t, de l'A rt. II,

lo tti

105 s.; Schner 127;

B u rc k h a rd t,

B eitrge 836 s . e

K -la c z k o

158 s .

4 Q u a li la v o ri v e n isse ro a ffid a ti a C risto fo ro finora non c o n sta . Si s a sol


ta n to c h e il p a p a gli com m ise di a p p r o n ta r e u n a m e d a g lia col su o r itr a t to .
Questa m e d a g lia d e lla n n o 1506; v. Areli. stor. delVArte X, 149. L A rte X (1907),
2 0 6 s. L u z io in R iv. d Ita lia 1909, I I , 876; H a b i c h 91, 94.
5 V edi il c a p ito lo seguente.
* ScHONFFxn, Sansovino 14.
7
V edi . S c h n f e m ) 14 s. v S e m p e b - B a r t h , B ildhauerarchitekten der R e n a is
sance, D re sd e n 1880, 1 1 s. e ta v . 14 e 15. L k t a r o u i l l y . Edifices I I I . ta v . 239242. t e i n m a n n I I , 85 s. K l a c z k o 13S s. L A rte I I I , 242 s. B o d e . D enkm ler der
K'1na iss a n c e - S k u lp tu r Toskanas, M n c h e n 1902-05, ta v . 536, 533. B u r i e e , Das
P a s to r,

S to ria dei Papi,

III.

58

914

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 8.

sta n tin o , i cu i fo r n ic i latera li sono m asch erati com e nicchie e ser


vono ,a ricev ere sta tu e a lleg o rich e, crean d osi c o s un nuovo tipo
di sep olcro, ohe nei p rossim i decenni p revalse q uasi generalm ente.
Le p arti d ecorative sono opere m a g istra li, d isegn ate 1 in maniera
m era v ig lio sa m en te v iv a ed e se g u ite con m eticolosa cura. La cri
tic a recen te h a di m olto rid otto la lode tr ib u ta ta prim a in modo
esa g e r a to alle sta tu e dei due sepolcri. In quello dello Sforza si
scorgon o nelle n icch ie latera li le figu re della G iustizia e della Pru
denza, m en tre n e llaltro del B a sso sono rap p resen tate la For
tezza e la T em p eranza. C om pletano le v irt cardinali nei due mo
n u m en ti le figure delle v irt teo lo g a li della F ed e e della Spe
ranza che coron an o le n icch ie. Se, con siderando le form e antiche
di q u este figure si la m en ta ta la ssen za della sev e rit richiesta
in un sepolcro, non va per tra sc u r a to quanto profondam ente que
s te a lleg o rie son o rad icate n ella tra d izio n e teo lo g ica ed ecclesia
stica del m ed ioevo . 1
N el 1512 il S a n sovin o, p er opera del p relato ted esco Giovanni
G oritz, ch e ra cco g liev a in su a ca sa i p rim i a r tisti e letterati della
R om a di allora, com pose il gru pp o sed en te della M adonna col
B am bino e ,S. A n na. - O ltre a questo gruppo esageratam en te cele
b rato dai con tem p oran ei, R om a p o ssed ette altre due sta tu e in mar
m o dellofcina di S a n so v in o che ornano le fa c c ia te di S. Giacomo
a R ip e tta e di S. M aria dellA n im a . 3 N ella serie di m o n u m e n ti
sep olcrali, che allora so rsero in R om a ancora del tu tto secondo
l'u suale schem a, e che, in p a rte dipendendo fo rtem e n te dal Sanso
vino, son di una sp a v en to sa fred d ezza , com e il sepolcro del car
dinale C a stro a S. M aria del P op olo , 4 em erge p er indipendenza
a r tistic a del tu tto e g r a z io sa le g g ia d r ia e sen tim en to della scena
p rin cip a le il m onum ento del ca rd in a le Cibo a S. C osim ato, che da

fiorenti n-, Q rabmal bis M ichelangelo, S tra ssb u rg 1904, 273 ss. Bollettino d"1" 1
1917, 75 ss. iSecondo il v o n G e y m t u . e r 8 4 la to m b a d i A. S fo rz a m o stra 1:
flusso d el B ra m a n te ; a n z i fo rse su o il d ise g n o d e lla m ed e sim a p e r tu tta la
com posizione a rc h ite tto n ic a . L epitaffio eli A scanio , f r a a ltr i, p resso V a i b a s i
110 s. L 'in te n z io n e d i e rig e re a d A sca n io u n m o n u m e n to vien e e sp re ssa d a <'>"
lio l i in u n b re v e in d iriz z a to a G undisalvo F ernandi duci Terrenove in data
12 giu g n o 1505. * L ib. brev. 22, f. 327b. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f
1 V edi

K r a u s -S a u k b

II.

5 5 6 s.

2 D ifficilm ente, in c o n sid e ra z io n e d e i t r a t t i d u ri d e lla m a d re A n n a e dt

m a n c a n z a d e sp re s sio n e d e lla M a d o n n a , o ra p u c o n v e n irsi n el g ra n d e elo?1


c h e fu f a tt o a q u e sto g ru p p o a l te m p o s u o (c fr. Coriciana, R o m a 1524) e t 1
a n ch e V a s a b i rip e te ( I V , 516). C fr. K r a u s - S a t j e r I I 2, 557 ss.
3 V edi S. M a x i c e r i in L 'A r te I I I (1900), 241.
*
C fr. S t e i n m a n n , 8 et. K apellc I I . 8 8 . Q ui re g is tr a to a n ch e un g i a m
n u m e ro d i m o n u m e n ti se p o lc ra li c o n te m p o ra n e i, f r a gli a lt r i a n ch e quello
P io I I I in IS. A n d re a d e lla V alle.

Nuove vie di Roma. Via Giulia.

915

la ra p p resen ta zio n e, in tono vera m en te lirico, d ella B. V ., il cui


F ig lio sten d e le m anine verso il card in ale accom pagnato da San
L orenzo . 1
La m era v ig lia in torn o a lla ttiv it di G iulio II aum enta ove, oltre
alle g i ricordate, si prendano in co n sid erazion e le altre opere di
cui R om a v en n e ab b ellita. La sua m ente era occupata da v a sti di
segn i, sp ecia lm en te rigu ard o a l riatta m en to delle v ie g i e siste n ti
e alla costru zio n e e a llornam en to delle nuove. In ci egli riattaccossi a llopera di suo zio S isto IV e a quella di A lessan d ro V I.
N ellap rile del 1505 venn e d elib erato il com p im ento della v ia A les
san d rin a colla con trib u zion e del papa, dei card in ali, degli ufficiali
di C uria e d ellosp ed ale di S. S p ir ito . 2 A nch e altre strade furono
abbellite per op era di G iulio II, com e quella ch e conduce al Laterano, la v ia ,S. Celso, S. L ucia e div erse p iazze . 3 F ra le vie nuove,
che anche o g g i d eterm in an o la p ia n ta della /citt, la v ia G iulia
porta an cora il su o nom e. C om inciando p resso P onte S isto essa
corre ad o ccid en te in lin ea re tta finch ra g g iu n g e il T evere in vi
cinanza delle rovin e d ella n tico p onte trio n fa le. Questo doveva re
stau ra rsi e il popolo g i lo ch iam ava il P on te G iu lio 4 e cos
ven ir c r e a ta una nuova e m agn ifica v ia che m ettesse a S. P ietro.
La v ia G iu lia 5 era la strad a pi la rg a della citt e doveva anche
d iven tare la pi bella- Ci si sco rg e a n ch oggi osservando quella
via o ra ab b astan za tran q u illa , dalla quale pi tardi s allontanato
il m ovim en to. L un go il fium e fr a la ch iesa di S. B iagio e quella del
S u ffragio si o sse r v a il com in ciam en to di un pianterreno di un gran
dioso edificio com p osto di g ro ssi m a ssi a quadro ta g lia ti alla ru
stica, il quale secondo lid ea del papa era d estin a to a riu n ire in
1 I n o rig in e il m o n u m e n to e r a in S. M a ria del Popolo e s' ne c o n serv a solo
la p a r te su p e rio re . S t e i n m a n n (loc. c it. II. 90) u a m m e tte m a e stro u n c e rto
M ichele-M atteo, a l q u a le G . n o u (A r d i. stor. dell'a rte V I, 100) a sc riv e il m o n u
m ento P o n z e tti a S. M a ria d e lla P ace, p ien o d in c a n to nei b u sti com e n e lla deco
ra zio n e. O fr. R e u m o n t I I I 2, S 8 5 ; I A b k e loc. c it. 0 9 5 ; S c h o n f e l d , S an sovin o
21 S.; L 'A r te I I I , 24S s. R ip ro d u zio n e in R o d o c a n a c h i . R om e tav . 22. S u A n
d re a G a lle tti o c cu p a to d a G iu lio I I , vedi in A pp. n. 89.
2 28 a p r ile 1505. * R m w D . C ard. S. G eorgii fe c it verburn de v a A le ssa n
drin a ut ste rn i p o sset e t f u i t conclusim i quad S . D . A. e t rollcffiuin re v . dom inor. c a rd in a iu m so lv eren t (00 du eatos e t officiates 800 et liospitale S. S p iritu s
cum ecclesia S . P e tr i so lveren t 100 dueatos. Acta- consist, f, 12 in ( od. I . 8, 1Z
d e lla B i b l i o t e c a A n g e l i c a d i R o m a . i C i a c o n i u s I I I , 246 d q u e sta
n o tiz ia e x a n tiq u is Ms. V atic, c o lla d a ta 28 a g o sto 1505. N egli e s t r a t t i d e l Cont e l o b i t j s d a g li A c ta collisisi, si d il 26 a p rile . A n n . 37, 7 . J/0, f. 296. A r c h i
vio s e g r e t o p o n tif ic io .
a A l r e r t i n i , ed. S c h m a b s o w 4 2 s . V o g e l s t e i n 3. A rch. d. Soc. R om . d i st.
Patr. V I. 785. L a n c i a c i I, 137. M a d B l i n , L e jo u rn a l ecc. 229. S t e i n m a n n I I . 59.
R o d o c a n a c h i , R om e 410.
4 A l b e r t i x i. ed. S c i i m a r s o w 50. C fr. R o d o c a n a c h i , R om e 187 ss.
5 S u lla v ia G iu lia c fr. W e i s s b a c h , D ie ita l. S ta d t der R en aissan ce [1923] 7.

916

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 8.

s i v a rii trib u n a li e uffici n o ta rili della citt in siem e ia una su


perba cappella. La m a ssiccia costru zion e a due p ian i con una fac
c ia ta di q u a si cen to m etri d oveva sten d ersi fino al T evere, avere
a l cen tro un cortile q u ad ra n g o la re a colon n e, e sse re fiancheggiata
da q u a ttro to rri a g li a n goli ed a v ern e una q u in ta m olto pi alta
n el m ezzo sopra la porta p rin cip ale. A tto rn o al cortile principale
dovevano sv o lg ersen e q u attro seco n d a rii; al lato posteriore del
co rtile cen tra le era p ro g etta ta , co m e poi si fe c e alla Sapienza,
una capp ella, che doveva a vere la fo rm a di un tem pio corinzio. Una
v o lta com p iuto, q u esto palazzo g iu lia n o d isegn ato da Bram ante
sarebb e riu scito ledificio pi g ra n d io so e in te re ssa n te delleterna
c itt dopo S. P ie tr o e il (Vaticano. Il p ian o in ru stico ancora con
serv a to in V ia G iulia, che non h a le g u a le in tu tta Rom a, attesta
q u an to g ra n d io sa m en te f o s s e con cep ito ledificio . 1
A nche il qu artiere co n tig u o alla v ia G iulia verso ponte S. An
gelo, ria lza to si non poco fin dal tem p o di S isto IV , venne abbellito
da G iulio II. Iv i la ch iesa di S. C elso sorse in una form a pi
ricca ; a l posto d ella n tica c h iesa d ello ste sso nom e i Fugger, ai
quali e r a istata affittata la zecca, v i edificarono una nuova zecca,
concorrendo il papa n elle s p e se ; iv i d al 1508 venne coniato il
ta llero d oro e da r g e n to di G iu lio . 2 In quel rio n e stava pure il
b anco di A g o stin o C h igi, uom o d ovizioso e buon conoscitore di
a rte, il qu ale com e c o n sig lie r e d i finan za sta v a in co s buoni rap
p orti col papa, che q u esti lo a ccolse n ella fa m ig lia R o v e re ;3 nel
p alazzo d ella C a n celleria, una v o lta di' R od rigo B orgia, abitava
G aleotto d ella R overe. Q uesto n ip o te p r efe rito di G iulio II, morto

1 V e d i E g i d i o d a V i t e r b o p re sso G r e g o r o v i u s V i l i " ,117; in App. n. 136


le p a ro le d i C o r n e l i u s j> e F i n e ( B i b l i o t e c a N a z i o n a l e d i P a r i g i C fr. v o n G e i m l l e r 87. Z eitsch r. f. bid. K u n st 1878, p. 244. A l b e r t i N I, e d .
S c h m a r s o w 11, 22. R e u m o n t I I I 2, 376, 451. A rch . della Soc. Rom. I , l* 7K l a c z i k o 163. S t e i n m a n n I I , 6 0 ; G n o l i in N . A ntologia 1914 (a p rile 1860) s . e
G i o v a n n o n i ln B ollett. d a r te V i l i (1914), 185 ss. S u i fo n d a m e n ti del palazzo
s o rse n e l 1575 la c h ie s a n a z io n a le d e i B re sc ia n i, Ss. F a u s tin o e G io v ita, p l
d e tt a )S. A n n a dei B re s c ia n i c h e f u d i s t r u t t a n e l 1888 se n z a c h e ce n e f o s s e
bisogno. L e ffe tto d a n tic o c h e fa n n o q u e lle c o stru z io n i c o m in c ia te in v ia <i>u "
lia a t t e s t a t o d a l f a tt o che i n u n im p o r ta n te o p e ra m o d e rn a ( R e b e n , R uineo
R oins 242) sono d e s c ritte e s e g n a te n e lla p ia n ta com e lu n g a lin e a d i u n niur
d i so s tru z io n e a q u a d ro n i d i t r a v e r tin o d i u n ig n o to edificio ro m an o .
2 A l b e r t i n i 49. G r e g o r o v i u s V i l l a ,117. S c h u l t e I , 207 s., 216 s.
3 S u A . C higi, su l q u a le to rn e re m o a n c h e n e l voi. seg u e n te , c f r . C u gm '1
i n Arch. d. Soc. R om . I I , 37 s., 209' '3. (spec. 224 p riv ile g i d i G iulio II ), 475 s:
III 213 s., 291 s., 422 s. ; IV , 56 s., 195 s. ; V I, 139 s., 497 s. R e u m o n t I I I 1,
s'
e 2 , 398 s. G r e g o r o v i u s V i l i 3 118, L u z i o , \F. Gonzaga 2 4 s. e E i i b e n b e r g I , 309 s.
R o d o c a n a c h i , R om e 229-233; C h l e d o w s k i , R om I, 322-367 (con r itr a tto ) . R i
p ro d u z io n e d e lla tt u a le s ta to d e lla n tic a b a n c a d e i C higi, p re sso P a s t o r . R 0"'
zu E n d e der R enaissance 69.

Cure di G iulio II per le v ie e per le C hiese di R om a

917

gi n el 1508, decor il palazzo con p ittu re e an tich e sta tu e . 1 X


gesta del pontefice ven gono celeb rate da una iscrizion e m arm orea
in stile lap id ario collocata in via de B anchi dagli edili D om enico
M assim o e G irolam o P ico n ella n n o 1512. E ssa dice co s : in
onore di papa G iulio II, che dopo avere am p liato il dom inio della
S an ta C hiesa R om ana e liberata lIta lia abbell questa citt di
R om a, che m eg lio ra sso m ig lia v a a una citt di conquista che di
visa , traccian d o ed ap ren do vie, com e si con ven iva alla m aest del
r e g n o . 2 A n ch e la sponda d estra del T evere fr a la citt Leonina
e il T ra ste v e r e p rese una nuova fo rm a coHaver regolato la Lungara. Q uesta v ia doveva co n tin u are lun go il T evere fino a R ipa
Grande. La L u n g a ra d estin a ta a fa r e bel riscon tro alla m agnifica
via G iulia, non ebbe per v ita ch e a ssa i lentam ente- A lla sua e str e
m it i R ia rii e il Cardinal F a rn ese p ossed evano ville e g ia rd in i ;
ai tem pi di G iulio II so rse iv i la m agn ifica v illa di A g o stin o C higi,
detta la Farnesina, che p er le su e decorazioni p itto rich e si acqui
st una fa m a m on d iale . 3
F r a le ch iese rom ane, a lle qu ali G iulio II rivolse le su e cure,
lA lb ertin i n om ina S. M aria M aggiore, S. P ietro in V incoli,
S . B ia g io d ella P a g n o tta , SS . A p o sto li e S. M aria del P opolo . 4
D ato la ffetto di G iulio II p er le tra d izio n i di S isto IV, naturale
che sp ecia lm en te q u estu ltim a chiesa, la p red iletta dei Rovere,
fo sse p resa in sp ecia le 'considerazione. L a cappella del coro di
S. M aria del P opolo fu a m p lia ta dal B ram an te , 5 le finestre ornate
di v etri d ip in ti dalla m ano di a r tis ti fr a n c e si cio da m astro Clau
dio di cu i non s i conosce il nom e di fa m ig lia , e dal dom enicano
G uglielm o de M a rcilla t. Q uesti ste ssi decorarono in sim il gu isa la
Sala R egia ch e tr o v a si in n a n zi la C appella S istin a e gli ap p arta
m en ti del p a p a in V a tica n o , delle quali opere vennero largam ente
retrib u iti dal p a p a . 6 II coro di S. M aria, il quale accoglieva anche

l beh t i n i , e d .

S chm absow

24.

2 Riproduzione delliscrizione ora murata ai n.> 29-30 di Via de Banchi


Nuovi, presso P a sto r loc. cit. 30. ,La frase occupate sim iliorem quarti divise
tolta dalla descrizione che fa T ito Livio della riedificazione di Roma dopo
lincendio dei Galli (V, 55).
3 R eum ont III 2, 451. (Gbegorovitjs IV, V III3 117 s. Rodocanachi, R om e
190 s. L anciasi I, 161. T om assetti, La Campagna R om ana II, 477. S an u to
(X III, 349) ricorda una visita fatta alla Farnesina da Giulio II nel dicembre
del 1511. Particolari sulla Farnesina nel prossimo voi. di questopera.
*
A i.bertini 6 s. Cfr. Rodocanachi, R om e 192-194. Per i SS. Apostoli v. in
App. n. o i il * breve delll l dicembre 1507. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i
ficio.
5
M untz in Gaz. dcs beaux a rts 1 8 7 9 , p. 3 6 6 . Von Geymuixkr 6 5 . S tein
m ann

h ,

64.

R eu m o n t

III

2, 893, 856.

918

Libro III. G iulio II. 1503-151o. Capitolo 8.

i g i ricord ati m onu m enti dei ca rd in ali B asso e S forza, ricevette


un a ltro m agnifico ab bellim ento d agli affresch i del P inturicchio, che
fu ro n o e s e g u iti per com m issio n e del papa probabilm ente d allau
tunno 1508 a lla p rim a v era del 1 5 0 9 .1 La m a g istra le sfum atura e
a ltern a zio n e dei colori o tten u ta qui dal m aestro, supera anche
quello ch e g li seppe fa r e in S ien a . N el cen tro si apre il soffitto, ed
ecco ap p a rire com e una v isio n e n e llazzurro firm am ento lincoro
n a zio n e di M aria in m ezzo a un a g lo ria di C herubini. A questo
cap olavoro di g ra zia u m b ra fa n n o se g u ito in direzione dei due
a ssi p rin cip a li di q uesto affresco cen trale q u attro aperture ro
to n d e coi sem ib u sti d egli E v a n g e lis ti; in d irezion e degli assi se
con darii a ltr e tta n te cornici q u ad ran golari, arch itetton icam en te r i
p a r tite con le figure g ia c e n ti delle S ib ille, che ap p aion o colorite su
fo n d o oro a m osaico- Gli in te r stiz i p i sca v a ti sono abbelliti di
v a r io p in te g r o tte sc h e su fo n d o cupo, m en tre il g r ig io chiaro della
p ie tr a dei m em bri d ellin c o r n ic ia tu r a m ette in r iliev o la solida a r
ch itettu ra . A i q u attro a n g o li i P a d ri d ella C hiesa, i cui mantelli
d anno la m stica di q u esto m iracolo di colori : rosso, azzurro,
v erd e e o ro . 2 La pred ilezio n e del papa p er S. M aria del Popolo,
a lla quale regal anche due p ittu re di R a ffa e llo 3 contribu proba
b ilm en te la f a r s che A g o stin o Chigi vi s i fa c e sse erigere una
cap p ella m ortu a ria , la quale per non f u com pita che sotto il
p on tificato di L eone X. A n ch e la V illa M aglian a fu abbellita da
G iulio II com e dal ca rd in ale A lid o si che aveva buon gusto per
la r te . 4 P r e sso S. P ie tr o in V in co li G iulio II a v e v a abitato quand era c a r d in a le : d iv en u to papa, e g li circa il 1506 com inci la co
stru zio n e d un g ra n d e c o n v e n to 5 m en tre suo n ip ote Leonardo
G rosso della R overe e r e sse al n ord della b asilica un palazzetto.
I p ia n i per i due c o r tili del ch io stro fu ro n o d iseg n a ti, secondo la
n o tiz ia di C ondivi, da B r a m a n te . 7 G iuliano L eni, un amico del
g ra n d e a rch itetto , si ob b lig n e lle sta te del 1510 a finirli m

1 Vedi R ioci, P intu ricch io 310 s.


2 S c h m a r s o w , P intu ricch io in R odi 82 s. S t e l n m a n n , R odi 117. Cfr. GbuW>
D ecoratim i* dea Palaia, planche X III, 49. Sul M arcillat vedi M u n t z in R< >
dcs a rts dcoratifs, Parte 1890-1898 e <J. M a n c i n i , Guglielmo de M arcillat, Fi
renze 1900.
Vedi S teimann II , 64.
*
Cfr. la prefazione di R la tn e r a L. G runeb, / fresch i della villa Magliana
L ip sia 1847 ; A rch . d. Soc. Rom . d i st. patr. X XII, 4SI ss. e Jahrh. d. preuss. A'1"1'
s t sanim i. XXX (1910), B eiheft p. 35 s. S u lle tendenze artistiche dell'Alidosi, di'
fu pure protettore dErasmo, vedi Spbinger 108: Ki.aczko 288 s 292 s. ; Ricci.
P inturicchio 56.
s A lbebtini, 11, 22, 54.
0 S teinmann, II, 62.
1 Ibid. 4.

A ttiv it e d ilizia di G iulio II fuori di Roma.

919

m eno dun a n n o . 1 U no di questi cortili s con servato e fu d e


corato d una a r tistic a fo n ta n a da C ristoforo da C aravaggio. T er
m inato solo dopo la m orte di G iulio II, esso colle sue arm i e iscri
zioni co stitu isc e un m onum ento d i g loria del papa R overe, che
vi celebrato com e lib eratore della L ig u ria, restau ratore dello
S ta to p on tificio e v in cito re dello sc ism a . 2
F u ori di R om a il papa belligero fe c e innanzi tu tto m ettere in
ordine o resta u ra re le fo rtezze dello sta to della C hiesa. F ra i lavori
di qu esto g en ere m enzionerem o quelli eseg u iti in C ivitavecch ia , 3
O stia , 4 C iv ita 'C a ste lla n a , 0 V iterbo," M ontefiascone, F o r l , 7 Imola 8 e B o lo g n a . 0 D opo la ru in a del ponte sulla P a g lia da lui deno
m inato (Giulio, so lo un arm a nel M useo di O rvieto ricorda la
cura che n ebbe G iulio I I . 10 P er nel m edesim o tem po non venne
tra scu ra ta la costru zio n e (di ch iese. C os per es. G iulio II non solo
concorse a lla fa b b r ic a delle ca tted ra li di P e r u g ia 11 e O rvieto , 12 di

1 I anciani I, 149.
2 Steinm ann (II, 62) ha pel primo richiamato l'attenzione su queste iscri

zioni, che mancano in F o rc ella.


3 Cfr. T u u a s n e in B u b o h a r d i h ia r iu m III, 219 s. n. 2 ; Sa n u t o V ili, 23.
Cia c o n i t i s III, 241 ; ' G u g l i e l m o t t i , I bastioni d i A . da Sangallo disegnati sul
tirren o per fortificare Civitavecchia,, Roma 1860 ( Giorn. Arca A. Ji. 8 . XVII);
O a u s s e 396 s s . ; ( P i n z i 427 e il passo tratto dal * Diarimn, di C o b n e l i i t s d e F i n e
( B i b l i o t e c a N a z i o n a l e d i P a r i g i ) in App. n. 131.
4 Cfr. R e u m o n t III 1, 519. L a n c i a n i I, 144. B elle costruzioni fatte in
Ostia parla l ambasciatore estense in una relazione del 30 ottobre 1508. A r
c h i v i o d i a s t a t o i n M o d e n a . Appena riavutosi da una grave malattia,
Giulio II nell'agosto del 1311 parl subito di costruire edifici in Viterbo: Ca
nuto X II, 482.
5 Numerose armi ed iscrizioni ricordano ivi Giulio l i . La grandiosa for
tezza, che pu m isurarsi con Castel SantAngelo, meriterebbe una monografia.
8
Pagamento per Bramante, 1 febbraio 1508 ; v. A rd i. d. Soc. R om . di st.
patr. XXX, 491.
7 P akis d e G k a s n i s , ed. D l l i n g e k 26 (Civ. Castellana!, 32 (Monteliascone), 63 (Forl).
8 F a n t i , Im ola 10.
Cfr. sopra p. 721. Vedi anche il * breve da Bologna al marchese di Man
tova in data 18 dicembre 1510, in cui si dice : C eterum cogitam us addere arci
nostre Bononiac <jmi*<latn m unitioncs in quihus ingenio et arte dii. filii Nicolai
M arie G riffoni u ti v o lu m u s; est enim ut accepim us har. rcrum fabrU(itor egregius Gli d ordine di mandare a lui questuomo. A r c h i v i o G o n z a g a in
M a n to v a. Sulla commissione convocata da Giulio II di esi>erti dell architettura
i quali sotto la presidenza del duca dUrbino dovevano cercare mezzi onde
eliminare l'impotenza dellItalia in fatto di fortificazioni , cfr. M. J a n a s , Gesch.
der K riegsw issensch a ften . Miinchen u. Leipzig 1889, 774 s.
10 Cfr. P i o c o l o m i n i A d a m i , Guida d'O rvieto, iSiena 1883, 41.
11 * Breve del 10 luglio 1512 nellA r c h i v i o c a p i t o l a r e il i P e
rugia.
12 S tu d i e docum enti 1890, p. 106 s.

920

Libro III. G iulio II. 1503-113. Capitolo 8.

ch iese in B o lo g n a , 1 F e r r a r a , 2 S. A rca n g elo , 8 C orneto, Toscan e lla , 4 m a fe c e anch e com in cia re a L oreto lavori assa i estesi dal
Bram ante- F in da quando era ca rd in a le e g li aveva fa tto decorare
la sa g r e stia d i L o reto dal S ig n o r e lli con p ittu r e s tu p e n d e 5 ed ora
diede a l B ra m a n te v a sti in ca rich i onde ab bellire quel centro del
cu lto della V e r g in e p er tu tta lIta lia e p er una gran parte dEuropa,
dove o g g i una g ra n d e arm e dei d e lla R overe ricorda il poderoso
pontefice. P a rid e de G ra ssis ci d relazion e di (questi la v o ri , 6 fra i
quali v a seg n a la to il m agnifico r iv estim en to m arm oreo della Santa
C asa, com posizione che risa le e s s a pure al tem po di G iulio II seb
b en e nel p ied ista llo sia sta to p osto lo stem m a di L eone X, e il pa
lazzo dei can on ici, pi ta rd i detto palazzo a p o sto lico o del governo.
Q uesto edificio doveva abb ra ccia re tr e la ti della piazza davanti alla
chiesa, di m odo che n e sarebbe r isu lta to un a trio racch iu so; per
solo una p a rte di q u esta co stru zio n e v en n e e se g u ita . 7
O ltre al san tu a rio di L oreto s te tte sp ecialm en te al cuore del
pontefice il duom o di Savon a, p ien o com e g li era di caldo affetto
per la sua p a tr ia . 8 A n ch e da card in ale a v eva arricch ito di varii

1
* Breve in data di Bologna 21 febbraio 1507 A J,\ La chiesa di S. Dome
nico a Bologna conserva le reliquie di questo santo, che patrono della citt
e venerati ssimo dai fedeli ; per accrescere questo culto e procacciare i mezzi onde
mantenere la fabbrica, il papa accorda un'indulgenza a tutti coloro che nella
prossima festa del santo visiteranno la chiesa, confessandosi e offrendo al detto
scopo una piccola elemosina. * Lib. brev. 25, f. 16Sb ; ibid. f. 259 * indulgenza
(in data di Roma 7 maggio 1507) per la restaurazione e decorazione della chiesa
di S. Petronio in Bologna. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .
* Indulgenza per la fabbrica di S. Giovanni in Ferrara. Bologna 8 feb
braio 1507 -.4 -i" Ecclesiarum fabrice manus porrigere adiutrices pium et ma
gnum apud Deum meriti esse putantes fldeles... ut per temporalia, que ill*s
impenderint auxilia, premia consequi valeant felicitatis aeternae , ecc. * Lit>brev. 23, f. lS3b.
3 * Indulgenza per la chiesa della B . AI. V. in terra nostra S. Archangelo
propc R im ini, in data di Viterbo 3 marzo 1507. * Lib. brev. 25, f. 218.
4 * Breve dindulgenza per la fabbrica della chiesa ?. Jo h a n n is Cometa
e t S . L eonardi de Tuscanella in data di Viterbo 19 marzo 1507. * Lib. brev.
t. 219.
W o l t m a n n II, 2 3 0 .

P a ris

he

G ra s s is ,

ed.

F ra ti

286.

" Ofr. von G k y m l l e r 9 3 s. S e m p e r , B ra m a n te 4 2 . S c h m a r s o w , B r a m a n t e


a Loreto, in L 'A rte 1 8 8 1 , 2 0 1 s. V . anche T t j b s e l l i n t t s 1 6 0 s. V o g e l II, 2 3 8
P u n gi Leoni 9 4 . S tim m e n aus M aria-Laach 1 8 9 1 . I (XL), 1 6 8 s. P. Giannizzi. I "
chiesa di 8. AI. di Loreto in Rassegna naz. 1 5 sett. 1 S S 4 e A reh. star, dell'A rte I.
1 5 6 ss. C o l a s a n t i , L oreto, Bergamo 1 9 1 0 , 7 3 , S 3 . Cfr. anche H u f f e b . Loreto IL
Paderbon 1 9 2 1 , 1 2 7 . K. E s c | h e r intende trattare della parte di Bramante n e l l a
Casa Santa di L oreto nei B ra m a n te-S tu d ien di Egger. Sulla bolla emanata d a
Giulio II il 2 ottobre 1 5 0 7 per Loreto vedi F r. d al M onte Casoni, I l santuario i
L oreto e le sue difese m ilita ri, R ecanati 1 9 1 9 , 48 s., 1 5 1 .
s In un * breve a de Aiegra reg. S a vo n a r gitb. in data di Viterbo 23 settem
bre 1505 Giulio II parla della peculiari cavita qua dilectissim am patriain no
strani Savonani prosequim ur. * Lib. brev. |2 2 , if. 373. Pi volte Giulo II si inter-

T rasform azione di R om a per opera di G iulio II.

921

doni la ca tted ra le d ella su a citt n a tiv a , Da pap a im p ieg non


m eno di 17000 scud i n ella decorazione e arred am en to di quel te m
pio. V i co stru in o ltre un nuovo p alazzo v escovile, una canonica,
condusse a term in e la cappella di S. S isto , sovven n e di con tin u o
lospedale con elem osin e ed o g n i anno m and una certa som m a per
con trib u ire al com p im en to del p o rto . 1
M a la cu ra p rin cip ale di G iulio II rim a se con tin u am en te ri
volta alla sua resid enza, che per op era di lui d iven n e il cen tro della
v ita a r tistic a ita lia n a . E g li non si lim it a dare a R om a una fa ccia
n ovella m ed ia n te un a r ete reg o la re di strad e fian ch eggiate da
superbi palazzi e da ch iese m agn ificam en te decorate, m a p rovvide
nel m edesim o tem p o alla sicu rezza e a llig ien e d ella citt. L e m ura
fu ron o in v a rii p un ti resta u ra te, affidando la so rv eg lia n za di que
ste opere di fo rtifica zio n e n on che l ufficio d i ed ili ad uom ini di
nobil lig n a g g io , com e ai M a ssim i, agli A ltie r i, ai F ra n g ip a n i, ai
P ici, ai della V a lle, ai C affarelli, ai C apod iferro e ad a ltr i . 2 In
C astel S. A n g elo fu ro n o co n tin u a ti i lavori di fortificazion e in iziati
da A lessa n d ro V I. F ig u ra n o com e a rch itetti in q u estultim o lavoro
G uglielm o di P iem o n te, a m ico di M ichelangelo, e A n ton io P icconi
da S a n g a llo il G iovane, i quali condussero a fine i lavori n ellin
gresso e nel p a ssa g g io ad a rca te che conduce al V atican o. D a ta
luni v ien e a ttr ib u ita al B ra m a n te la b ella lo g g ia , co llarm e e ili
nom e di G iulio II, c o str u ita in cim a a C astel S. A n gelo, dalla quale
si god e uno dei pi stu p en d i p an oram i della c itt e dei d in to rn i . 3
P er l ig ie n e della citt f u di som m a im p ortan za il restau ro delle
an tich e e la co stru zio n e di n u ove cloach e , 4 non che la cura d egli
acquedotti. D a S. A n ton io, a due m ig lia da R om a, fu tracciato
un acquedotto fino al V a tica n o e in o ltre raccom odato quello dellA cqua V e r g in e . 5 C onsiderando ta li opere T om m aso In gh iram i

pose in Francia a favore di Savonesi; v. d * brevi a Luigi X II e al cardinale


Amboise, entrambi datati da Bologna 8 gennaio 1507 in *Lib. brev. 25, f. 82b, 83.
Archivio segreto pontificio.
1 V. le informazioni di A s s e r t o in A tt i d. Soc. Savori. I, 451 ; cfr. A tt i d.
Soc. Savon. II, 466 e la stampa a parte : O. V a r a l d o . Un in ven ta n o della M as
seria del duomo di S a v o n a (anno 1542) pei A gost. A bati, iSavona 1891. Y. anche
A r.B F .R T IN 'I 55.
2 Mazio, B e curatori delle m u ra di R o m a in Saggiatore I, 83. E eum oxt
I I I 2, 452, 859 e M uxtz, A n tiq m t s 84, 111, 113, 114, 117, 130. Quivi a p. 151 anche
sul restauro di Ponte Molle.
a V os G e y m l l e r 9 2 . M O n t z , A n tiq u it s 0 0 , 7 s . R o d o c a n a c h i , St.-Ange
1 1 4 ss. B o r g a t t i 1 1 2 . Questultimo autore, un ufficiale italiano, deplora che que
sta parte altres venisse recentemente sformata dallamministrazione militare
italiana. Per la storia di Castel S. Angelo sotto Giulio II cfr. P a g l i u c o h i 568 77.
j

A l k k it in i

A l b e r t in i 5 1 . R e u m o n t

52.
III

2. 451.

922

Libro III. G iulio II. 1503-1513. C apitolo 8.

dopo la m orte di G iulio II co s ebbe a dire n ella sua orazione fu


nebre te n u ta ai card in a li : L a citt c h eg li trov plebea, sparuta,
su d icia , co n v ert in pulita, piena di decoro, d egn a del nom e ro
m ano. M esse in siem e le co stru zio n i so rte per opera dei Savonesi
nel periodo di (q u a ra n ta n n i, e sse fo rm ereb b ero la vera Roma. Il
resto, m i si p erdoni il term in e, non eran che c a p a n n e . 1 Da que
s te parole esa g e r a te si vede quale im p ressio n e producesse sui con
tem p oran ei la ttiv it ed ilizia di G iulio II. Gli im m ensi progetti del
papa asso rb iv a n o tu tto ci che p o tesse tr o v a r si in Rom a di forze
capaci. M entre era ancora in v ita il pontefice, il dotto canonico Fran
cesco A lbertina aveva sotto fo rm a di gu id a d escritto insiem e al
la n tica anche la nuova R om a di N iccol V , S isto IV e Giulio II,
che s era lev a ta p ossen te in m ezzo alle p itto resch e costruzioni an
tich e e m ed ievali. E g li un vero piacere a g g ir a r si, condotti quasi
a m an o da q uesto contem poraneo, per l a n tic a in can tevole citt,
d e tta a ra g io n e la etern a, e v en ir f a tti a tte n ti da una tal guida a
tu tta la ricch ezza che all'occhio stu p ito del p a sseg g ere si offriva ai
tem p i di G iulio II. Il dotto canonico, d escriv en d o la nuova Roma,
m ette in te s ta le chiese e cappelle, ricordan done circa 100, che gli
sem b ravan o degne di nota. L elen co d egli edilzi civili com incia coi
palazzi pontifici, fr a i quali com puta anche il C am pidoglio a m p lia to
e ab b ellito da B o n ifa cio IX, M artino V , S isto IV e Innocenzo V ili.
Segu on o i palazzi dei ca rd in ali e dei c itta d in i p rivati rom ani, in
tu tto pi di 40. L A lb ertin i s a stie n e d a llen u m erare le torri perch
ogn i ab ita zio n e di ca rd in a le ne a v ev a una. D opo gli ospedali ven
gono d escritte le biblioteche. C astel S. A n g elo e B elvedere sono
tr a tta ti a s, com e pure i p ortici delle ch iese, le strade e piazze:,
pi im p o rta n ti sepolcri, le porte di bronzo e le colonne, la zecca,
fo n ta n e e pon ti. La ch iu sa fo r m a ta da un p rosp etto degli edifci
o rd in a ti da G iulio II. N o n o sta n te la sua b rev it e arid it il piccolo
sc r itto c i d una buona idea della pienezza e v a riet di v ita arti
stic a di cui ebbe a godere quel periodo u nico fo r se nella storia.
Clero, n obilt e b orgh esia, eccita ti d allesem p io del papa, facevano
a ga ra nel fa v o r ir e le arti. S p ecia lm en te la decorazione a rtistic a
della casa, sia per la d isp o sizio n e a rch itetto n ica deUed ificio, sia
per preziosi o g g e tti da rte, era d iv en ta ta una cosa indispensabile
per chiunque te n e v a al tito lo di p erson a colta. La dovizia di opere
d arte era q uind i cos stra o rd in a ria , che p ersin o le m aggiori crea
zioni, com e p er es. il ciclo di a ffresch i nel co rtile della M inerva
fa tto eseg u ire dal celebre card in ale T orquem ada, non trovano pi
1 Fea, N o tiz ie 52.
2 Cfr. Steinm ann II, 72 s. ; Bhmer. R o m fa li rt 110.

T rasform azione di R om a per opera di G iulio II.

che (poca con sid era zio n e e p ittu r e p a rieta li in stan ze da stu d io o
di g a la appena v en gon o pi rico rd a te . 1
Il lib retto d ellA lb ertin i Delle opere meravigliose dellantica e
nuova Rorrui dedicato a G iulio II. S isto IV si legge nella
p refazio n e ha com in ciato il restau ro della c itt ; i suoi su cces
sori h a n n o co n tin u a to lopera, m a T ua (Santit ha sorp assato
t u t t i . In fine dello scritto v la d a ta : 3 g iu g n o 1509. P roprio in
quei gio rn i R affaello sta v a p er dar m ano ai su oi lavori nella Ca
m era della S eg n a tu ra affid atigli d a G iu lio II; p a rim en ti M iche
lan gelo p er com m ission e del papa sta v a lavorando nella S istin a ;le m ag g io ri m e r a v ig lie della citt etern a , m onum enti im m ortali
della p ittu ra r elig io sa , sta v a n o allora in sul nascere.

1 Scumarsow nellintroduzione alla sua incompleta (vedi H lse n in Golf.


Gel. A ns. 1914, i l 5, 264) nuova edizione deUAi-BERTiNT x v ii-x x m . Cfr. Mntz,
R aphael 279 s. e J. v. ISchlosser, M ateria lien z u r Q uellenkunde der K unstgeneh.
III, Wien 1916, 58 s. Scfimarsow fa cominciare troppo presto la redazione del
libro: Albertini non dovrebbe avervi dato principio avanti il 1506; cfr. R epert. f.
K unstteigs. IX, 370 s.
2 A lb e rtin i 13 ricorda solo i lavori del Michelangelo, delle Stanze non
dice nulla.

9.
Michelangelo ai servigi di Giulio II. Il monumento e la
statua in bronzo del papa. Le pitture del soffitto nella
Cappella Sistina.
V e S isto IV , dei quali G iulio II seg u le orme, oltre
a lla rch itettu ra avevan o dato il m a ssim o im pulso anche alla
p ittu ra , m en tre per c irco sta n ze esterio ri la scultura era stata
m essa m olto in secon da lin ea . A G iu lio II tocc la rara fortu n a di
tr a rr e ai suoi se r v ig i p er le due a r ti d ella p ittu ra e della scul
tu ra i m aestri pi g en ia li del secolo e di leg are in perpetuo il suo
nom e a quelli di R affaello e di M ichelan gelo. Come al massimo
a rch itetto del rin ascim en to, cos al su o pi poten te p ittore e scul
to re G iulio II offr m odo di sv o lg ere n ella p i alta m isu ra glin
n a ti ta len ti.
G iulio II' con osceva la P iet di M ichelangelo collocata nella
cappella di S. P etro n illa in S . P ietro . Q uesto gruppo, che una delle
opere pi p e r fe tte , pi se n tite e pi com m oventi della scultura cri
stia n a , 1 fu certo quello ch e su g g e r a l papa n ella prim avera del
1505 lidea di ch iam are n ella c itt etern a il gran d e fiorentino. U
creatore del David, la scia to d a p arte il ca rton e com inciato per la
b a tta g lia di C ascina, second lin v ito del papa. Si era nel m a rz o
allorch la r tista tr e n te n n e fe c e il suo in g r esso nella R om a delle
m era v ig lie. - Quivi egli trov nel cap o della C hiesa un m e c e n a te ,
che in ten d ev a ap pien o il suo v alore e lo sa p eva apprezzare. Giu
lio II, certo il papa che m eg lio d egli altri fu dotato di gusto a r t i
stico, p ren deva in teressa m en to ai lavori del M ichelangelo, come se
si tr a tta s se di co sa sua p erso n a le: coi p rop rii occhi ne seguiva i
p ro g ressi e con g io v a n ile im p azienza ne so llecita v a il com pim ento.
D ato il tem p eram en to fo co so s d ella r tista che del papa era im
p o ssib ile non so r g e sse r o con flitti, m a poi si ricon ciliavan o sem p re-

ICCOL

Cfr. le notizie date sopra p. 030. V. anche il giudizio di K. H a s e . >


nertingen an Ita lien 184.
v
L e ttere ili Michelangelo, ed. M i l a n e s i 426. Cfr. vox G e y m M x e b 14 *m a n n II , 134.

M ich elan gelo a Roma.

E ssi e r a n o le g a ti l uno a lla ltro q u asi per affinit elettiv a ; am be


due si com piacevan o del gran d ioso, en tra m b i erano ca ra tteri
stra o rd in a rii, terribili, com e s i esp rim ev a n o i co n tem p o ra n e i ; 1
nulla in e s s i di piccin o o di m ediocre, ogni cosa prendeva un an d a
m ento g ran d ioso in qu esti due uom ini, di cui luno recava in capo
la pi a lta coron a d ella c r istia n it , laltro la corona del g en io . 2
La s te s s a p rim a co m m ission e che G iulio II affid a M ichelan
gelo, e r a g ran d iosa. E g li doveva e r ig e r e al papa ancor v iv o un g i
g a n tesc o m onum ento di m arm o. Il M ich elangelo present subito
p arecchi d iseg n i, uno dei quali venn e ap p ro v a to p er esser m esso in
esecuzione. U n con tra tto s ta b iliv a che la r tista ap p ron tereb b e il
m onum en to nei term in e di cinque an n i per la som m a di 10000 du
ca ti. 3 II M ichelangelo, che r icev ev a 100 ducati al m ese di p rovvi
sione, si pose a llopera con en tu sia sm o . Si rec su b ito alle cave di
m arm o di C arrara per il m a teria le n ec e ssa r io lavorando quivi per
bene o tto m esi. C olla m a ssim a prud enza e a vved u tezza p rese ac
cordi con scalp ellin i e c a rrettieri per il rifo rn im en to dei blocchi
di m arm o, in tu tto 200 q u in tali. *
A i prim i del nuovo anno (1506) la r tista era di nuovo in Rom a,
dove si procacci uno stu d io sulla piazza di S. P ietro, vicin o al
corridoio che conduce a C astel S. A n g e lo . 6 P er poter ved ere il
m aestro quando gli ta le n ta v a , 'il p ap a fe c e ese g u ir e un ponte so
sp eso ch e di l p o rta v a a llab ita zio n e di M ich elan gelo . 6 Q uesti non
ved eva il m om en to di por m ano al lavoro. P ad re rev eren d is
sim o scriveva egli il 31 g en n a io 1506 de ca si m ia io ne
fa r e i bene, se e m ia m arm i v e n isse n o : m a in q u esta p arte m i
p are a v ere g r a n d issim a d isg ra zia , che m ai poi che io ci sono, sia
sta to duo d di buon tem po. S a b b att a v en irn e pi giorn i fa una
barca c h e eb b e g r a n d issim a v en tu ra a non ca p itar m ale, perch
era co n tra tem p o ; e poi ch e ilo g li ebbi, su b ito venne el fiume
g ro sso e rico p erseg li in m odo, che an cora non ho potuto com inciare
a fa r nien te, e pu re do parole al P apa e ten g o lo in buona speranza,

1 Cfr. sopra p. 6G5.


2 K. H
8 F re y ,

a se

lo c . c i t . 183.

S tudden

92.

(I, 343 s. e K rit. U n tersuchu ngen I, 127 ss.) ha continuato e com


pletato le indagini d i .F r e y .
*
L e tte r e ili M ietici tim id o , ed. M i l a n e s i 4 2 0 , 4 9 3 . Qui Michelangelo de
signa il suo studio come u n a cosa, d i e m a v ev a d a ta J u lio d ie tro a S a n ta Ca
terina. Questa chiesa OS. Caterina delle Cavallerotte) stava in Piazza Rusticucci (vedi A r m e l l i n i 2 , 7 8 2 s . e i S t e w m a n w I I , 1 4 3 s ., il quale osserva che la
bottega stava a lato del vicolo del Colonnato). Quando il Michelangelo tornasse
i n Koma non pu dirsi con precisione. F r e y , S tu d ic n 9 3 , dice giustamente : pri
ma del 1 4 gennaio 1 5 0 0 . S y m o n d s I, 1 3 0 - 1 3 1 ammette una data anche anteriore.
V a s a r i VII, 1(33. S t e i n m a n n II, 145 s. dove una riproduzione dellapertura
ora chiusa da una porta di legno.
4

T iio d e

926

Libro III. G iulio II. 1503-1513. Capitolo 9.

perch e non si crucci m eco, sp eran d o ch e el tem p o s acconci chio


com inci p resto a la v o ra re; che D io il v o g lia ! . 1
P e g g io delle difficolt qui a ccen n ate fu il fa tto , che nel fra t
tem p o le cure del p a p a si d isto lsero dal m onum ento per rivolgersi
sem p re pi alla nuova fa b b rica di S. P ie tr o . 2 M ichelangelo doveva
ven irn e com p ensato c o lla ltro in carico di d ip in gere il soffitto della
capp ella S is tin a . 3 II m a estro in v ece si repu t gravem en te danneg
g ia to ; i denari a v u ti non erano b a sta ti a p agare nem m eno il tra
sp orto dei m arm i ; nella sp era n za del m onum ento egli aveva
m esso su a proprie sp ese il su o stu d io e fa tto g i venire a tale
scopo d egli a iu ta n ti da F iren ze. L 11 ap rile 1506 gli tocc sentire
il papa d ire ad un orefice ed al su o m a estro delle cerim onie che
e g li non voleva pi spen dere un soldo n per p ietre grandi n per
piccole. M ich elangelo a lta m en te m e ra v ig lia to , prim a di allon
ta n a rsi dal V atican o, ch ie se una p a rte del denaro, del quale abbi
sog n a v a per prosegu ire lopera sua. Il papa lo rim and al luned,
m a la prom essa udienza non venn e accordata. Il m edesim o si ri
p et nei g io rn i seg u en ti. A llorch il 17 di aprile M ichelangelo si
p resen t di nuovo, g li (venne n eg a to di en tr a re da G iulio II per
ordine esp resso di S. S a n tit . A llora la r tista diede fuoco allira
su a e : d ite al papa, avreb be egli grid a to, che se in appresso
avr b iso g n o di m e, m i v err a cercare l dove m i trover!C orse q uin di a casa, ordin ai se r v i di ven d ere ci che aveva,
m ont a cavallo e lasci R om a col fe r m o p rop osito di non farvi
m ai pi r ito r n o . 4
Q uando G iulio II a p p rese la fu g a di M ichelangelo (fu la vigilia
della collocazion e della prim a p ietra pel nuovo S. P ietro), diede
su b ito ordin e din seg u ire la r tista e se occorresse di r i c o n d u r l o
colla fo r z a a R om a. M a M ichelan gelo se n era andato a spron b at
tu to e solo a P o g g ib o n si su sicu ro te r r ito rio fiorentino, i m essi
di G iulio II lo ra g g iu n sero e g li co n seg n a ron o una lettera, nella
quale g li si ord inava di fa r su b ito rito rn o a R om a sotto pena d in
correre n ella d isg ra zia del papa. L a r tista fu r e n te dira diede un
tondo rifiuto. Di sera a lle 11 sc r isse al papa ch egli non s a r e b b e
m ai pi rito rn a to a R om a e che non m erita v a della buona e fedele
serv it sua a vern e q u esto cam bio, de sse r cacciato dalla sua i accia

1 L ettere di M ichelangelo, ed. M i l a n e s i ti. G uin. I. 121. S e m e b a i ', Mieli'langelo 235.


2 Cfr. sopra p. 887.
Il
racconto tradizionale, che si trattasse d'un intrigo dell'invidioso Rrtinialite, fu gi rigettato da J u s t i (Beitrge. 11 e 239) adducendo ragioni interno.
Tuttavia Steinm ann (II. 245 s.) vi si attenuto. V. in contrario l'indagine, con
critica delle fonti, di Spahn in A llg. Z e itu n g 1906, n. 190.
4
Cfr. Grimm, M ichelangelo I5, 279 s 519 s., che pel primo richiam 1 atten
zione sulle divergenze esisten ti nelle stesse relazioni di Michelangelo. Ofr. an
che E. G e b h a r t in R ev. Meue del 22 febbraio e 1 marzo 1902.

G iulio II e M ich elan gelo.

927

com e un tr isto ; e poich Sua S a n tit non voleva pi a tten d ere alla
sep oltu ra, e s s e r e d isob b ligato, n v o lersi ob b ligare ad a ltr o . 1
In seg u ito g li am ici di M ich elangelo, so p ra ttu tto G iuliano da
Sangallo, fe c e r o ogni loro p otere onde ricon ciliarlo col papa. M i
chelan gelo cos risp on d eva a G iuliano da F iren ze il 2 di m a g g io :
E cos al papa le g g e r e te questa : in ten da la ,Sua S a n tit com io
sono d isp osto, pi che io f u s s i m ai, a se g u ir e lopera : e se quella
vole fa r e la sep u ltu ra a o g n i m odo, non gli deve dar n oia d ovio m e
la fa c c i, purch in capo d e cinque an n i che noi siam o d accordo,
la sia m urata in S an to P ietro , dove a quella piacer, e sia cosa
bella, com e io ho prom esso ; ch son certo, se si fa , non h a la par
cosa tu tto il m ondo. Ora se vuole la Sua S a n tit seg u ita re, m t
tam i il detto deposito qua in F ioren za, d ovio g li scriver, ed io ho
a ord in e a C arrara m olti m arm i, i quali io fa r ven ire qui e co s
fa r v en ir e c o testi che io ho co st : bench m i fu sse d an n o a ssa i,
non m e ne curerei, per fa r e tale opera qua : e m anderei di m ano
in m ano le cose f a t t e in m odo che Sua S a n tit ne p ig liereb b e p ia
cere, com e se io ste ssi a R om a, o pi, perch vedrebbe le c o se fa tte ,
senza a v e r n e a ltro f a s t i d io . 2
O tto g io r n i dopo un am ico di M ichelan gelo cos scr iv ev a da
R om a : Io e il B ra m a n te a v evam o sab ato scorso da fa r e al papa
d urante la m en sa u n esp o sizio n e circa v a ri d iseg n i : p rim a io, e
dopo la tavola ven n e ch iam ato anche il B ra m an te cu i il papa d isse :
D om ani S a n g a llo si reca a F iren ze e ricondurr M ichelangelo. Il
B ram a n te so g g iu n se : S a n tissim o P adre, S an gallo se ne guarder,
10 conosco per p ra tica M ichelangelo, e p i duna volta m i ha d i
chiarato, che non in ten d e d ip in g ere la cappella. V o str a S a n tit
vorrebbe bene im p orglielo, m a egli non s i acconcer ad a ltro la
voro, tra n n e a quello della sep oltu ra. E di pi d iceva il B ra m a n te :
S an to P ad re ! io credo cheg li non si a tten ti a fa rlo , poich b isogn a
d ip in g erv i delle figure, che si v eg g a n o dal basso, e dove ricorrono
m olti scorci ; il che ben d iv erso dal d ip in gere al basso. A l che
11 pap a so g g iu n se : se non vien e, m i f a un affronto, onde io credo,
che g li v err in ogn i caso. A d esso io m o stra i che c ero l an ch io,
e alla presen za del papa diedi al B ra m a n te del briccone, quasi

1 C o n d i v i 38-39. ed. F r e y 74. Secondo questo autore Michelangelo giunse


a Poggibonsi a due hore d i n o tte . Ixi stesso Michelangelo disse pili tardi ( L e t
tere, ed. M i l a n e s i 493) che erano circa a tre ore d n o tte . I l G r i m m , M ic h e la n
gelo 16, 517, erroneamente rende dm: hore d i n a tte con 8 ore di sera. N el me
desimo errore incorre F r e y , S tu d ie n 93. L a notte secondo il computo italiano
<*al 15 aprile in poi comincia alle 8 di sera (vedi L k r b c h , E icig e s C alen dariw m ,
Mnster 1877, p. 7), quindi la seconda e rispett. la terza ora di notte corrisponde
alle 10 rispett. alle 11 di sera. Tale computo stato recentemente adottato dal
F r e y in D ichtun gen M ichelangiolo's 306. Sul viaggio cfr. ora anche la versione
del Condivi di P e m s h l , Mnchen 1878, 74 n. 3.
2 L e tte r e di M ichelangelo, ed. M i l a n e s i 377 s. G u h l 123. S e m b r a t i 272.

928

Libro III. G iulio II. 1503-1513. C apitolo 9.

com e a v reste fa tto voi, se v i fo s te tro v a to l in vece m ia, e il B ra


m an te ne rest cos con fu so , che tacque, perch cap d aver par
la to m ale. F in a lm en te e g li d isse : S a n to P ad re ! C ostui non ha trat
ta to m ai con M ichelangelo di q u este cose, e se io non ho detto la
v e r it fa te m i d eca p ita re; io s o s te n g o ch e c o stu i non ne ha fatto
p arola con M ich elan gelo; p er certo ch e se V o stra S a n tit lo vuole,
e g li to rn er ancora. Con ci la cosa ebbe fine, e non ho altro da
com unicare. D io sia con voi ! Se p er voi posso qualche cosa fa te
m elo sapere, che lo fa r v o len tieri. I m iei com p lim en ti a Simone
P oliam olo . 1
L 8 lu g lio il papa, con sa p ev o le di non a v er tra tta to bene Miche
lan gelo, fe c e un a ltro p a sso per ria v e r e la rtista , indirizzando il se
g u en te breve alla S ig n o ria di Firenze : D iletti figli ! Ogni salute
e la m ia ap o sto lica benedizione. M ich elangelo scultore, che con
le g g e r e z z a e in co n sid era ta m en te ci ha la scia ti, com e sentiam o dire,
tem e di to r n a r qua- N o i non n u tria m o ira alcu n a contro di lui,
conoscendo bene il c a r a tte re di questo uom o. T u tta v ia affinch egli
sm etta ogni so sp etto, v i chied iam o di p rom ettergli in nom e nostro,
ch e ove g li .piaccia di to rn are a n o i, egli pu v en ir e liberam ente
e sen za tem a , e che lo a ccoglierem o con quella grazia m edesim a,
ch e da parte n o stra g o d ev a in n an zi alla sua p a r te n z a . 2
M ichelangelo, ch e a q u an to pare avrebbe ora pi volentieri de
d ica to le su e en erg ie al cartone g i co m in cia to della b attaglia e
alle sta tu e dei dodici a p o sto li per il duom o di F iren ze, si rifiut
anch e ad esso nel m odo pi reciso di rito rn are a R om a. Invano il
g o n fa lo n iere S oderini g li fe c e p erso n a lm en te d elle gravi rimo
stra n ze. T u c o s g li avreb be d e tto ti se i condotto col papa
in un m odo quale non avreb be o sa to il re di F ran cia. Ora basta
di q uesto fa r s i p regare. N o i non v ogliam o m etterci in guerra con
lui per causa tua e porre a rep en ta g lio il bene dello S ta to . Ti di
sp on i quindi a to rn a re a R o m a . T u tto fu in u tile! V ien e anzi ri
fe r it o che M ich elan gelo m ed ita sse o r a di fu g g ir e d allIta lia e re
ca rsi dal su ltan o, che lo a v ev a in v ita to per co stru ire un ponte da
C ostan tin op oli a P e r a . 3 Lo sta to di eccita zion e d ella rtista si ri
flette n ei su oi sca tti p o etici di questo tem po, in cu i esce nelle pi
a sp re parole su l conto di R om a . 4 N em m en o la m ediazione del car
din ale A lid osi, fa v o r ito del papa, col quale il governo di Firenze
era si m esso in relazione, approd a nulla.
M ichelangelo I 5. 283-284.
Ristampa del breve presso S t e i n m a n n II, 695 s.
3 G r i m m , M ichelangelo I5, 2 8 5 s. ed. G u a s t i 156;

1 G b im m ,

F re y ,

Dichtungen

S ym onds.

*
Cfr. sonetto 3 (R im e di M ichelangelo, ed. G u a s t i 156). S v m o n d s I. 182 s.
assegna a questo tempo anche il sonetto quarto (loc. cit. 157 : Qua ni fa ehm
di calici e spade), mentre secondo il F b e y , S tu d ie n 101, esso non che del
l'aprile del 1512.

G iulio II e M ich elan gelo.

929

In ta n to G iulio II era p a rtito per B ologn a, dove li l novem


bre 1506 fe c e il su o in g resso tr io n fa le . 1 Q uesto gra n d io so even to
doveasi etern a re con unopera d a rte m on um entale. U n a sta tu a di
stucco ra p p resen ta n te il papa e r a sta ta g i e r e tta il 17 dicem bre
1506 su lla fa c c ia ta del palazzo d el g o vern o a B o lo g n a , 2 m a u n opera
pi duratu ra, una g ig a n te sc a sta tu a in bronzo, d oveva ten er sem
pre p r e se n te a i B o lo g n esi la m a est del loro n u ovo sovrano. N a
tu ra lm en te si torn a in siste r e per il ritorn o di (M ichelangelo.
U n a ltra le tte r a del ca rd in a le A lid o si p reg a v a la S ig n o r ia di F i
renze a m an d are M ichelangelo a B ologn a, dove certo non avrebbe
avuto a la g n a rsi d ellaccoglien za che la tten d eva. F in a lm e n te lar
tista a ccon d iscese. V erso la fine di n ovem bre m osse alla v o lta di
B ologna, m un ito di un salvaco n d o tto del S od erin i, col quale si
d iceva : Il latore d ella p r esen te 'lo scu ltore M ichelangelo, che
vien e sp ed ito p er fa r cosa g r a ta a Sua S a n tit , n o stro S ign ore.
N oi a tte stia m o c h e g li un g io v a n e di o ttim e q u alit, e n ellarte
sua a n essu n o secon d o in Ita lia e fo r se in tu tto il m ondo. N o i non
sappiam o ia cco m a n d a rlo a b b astan za ca ld a m en te; e g li di ta l
carattere, ch e con buone parole e colla m itezza tu tto si pu otte
nere da lui. B iso g n a a d d im o stra rg li affetto e b enevolenza, ed eg li
fa r cose, da fa r e stu p ire ognuno ch e le v e g g a . (In un p oscritto
della le tte r a d atata il 27 novem bre, si dice an cora : M iche
la n gelo v ie n e confidando n ella parola da noi d a ta g li . Il m ede
sim o a r tis ta ebbe a d ire pi ta rd i, che v era an d ato colla co reg g ia
al collo . 3
Il p a p a a ccolse il fu g g itiv o con cera corru cciata. S p etta v a a
te v en ir e a cerca rci, m a tu hai a sp etta to ch e n oi v en iam o a trovar
t e , g li d isse, allu den do al su o v ia g g io a B ologn a. L a r tista si
p rostr ai piedi del papa supplicandolo ad a lta voce di perdono.
D isse di non e s s e r s i allo n ta n a to per ca ttiv o anim o, m a p erch so
sp in to d a llira essen d o g li riu scito in so p p o rta b ile il la scia r si cac
ciare p er fo rza , com e g li era accadu to. G iulio II se n e sta v a seduto,
a capo chino, sen za p ron u n ziare parola, col v iso tu tto corrucciato,
allorch uno dei p rela ti, ch e dal Cardinal Sod erini era sta to pre
g ato din terp o rsi in caso di b isogno, prese la p a ro la : V ostra San
tit non dia soverch io peso a llerro re di M ichelangelo : eg li un
uomo se n z a ed u ca zio n e: g li a r tis ti poco san no com e con ten ersi
quando non si tr a tti della loro a r te e non v algon o in laltro. Igno

1 V. sopra p. 717 s.
2 Cfr. P o d e s t , D ue fatue 109 s. e G o z z a d i n i , A lc u n i avven im en ti IV, 77.
3 G a t e , C arteggio XI. 91. G h i . , K iin stlerh riefe I, 124-125. G r i m m , M iche
langelo I3. 297 s. i S p r i k g e r . K affael und Michelangelo 109. Lespressione: Mi
fu fo rza andar l con la coreggia al collo trovasi nella celebre lettera a Giov.
Francesco Fattucci del gennaio 1524. L e tte re di Michelangelo, ed. M i i . a n e s i 427.
P a s to r

Storia dei P api,

III.

59

930

Libro III. G iulio II. 1503-1513. Capitolo 9>

ran te sei tu , che gli d i v illa n ia , che non diciam o n o i , rispose il


papa tu tto irrita to , rivolto a llin tercesso re non ch iam ato ed ag
g iu n se : L e v a m iti d avan ti in tu a m a lo r a . P oi graziosam en te f e
cen no a (M ichelangelo, lo perdon e gli com m ise la sua statu a in
bronzo, la quale sed u ta d o v ev a esse r e a lta sette braccia circa.
A ven dolo il papa in terro g a to circa la sp esa, M ichelangelo rispose :
C redo p oterla g itta r e con m ille ducati, m a la r te del g itta r e in
bronzo non affar m io, e perci non p osso p rendere alcun im pe
g n o . G iulio r isp o se : G itterem la ta n te volte che la riesca e daren ti ta n ti d en ari q u a n ti b is o g n e r . 1 Q uesta fa m o sa udienza,
colla quale ebbe term in e lo screzio fr a q u ei due sp ir iti bollenti,
ebb e lu ogo probab ilm ente il 29 novem bre 1506 ;2 e ssa m ostra come
il papa sa p esse tr a tta r e il g en io da suo pari.
M ichelan gelo si m ise su b ito a llopera in B ologna. Il papa lono
rava delle su e v isite . Sap pi co m e V en erd sera a ven tu n a ora
papa G iulio ven n e a casa m ia d ovio lavoro, e ste tte circa una
m ezza ora a v e d e r e , si le g g e in u n a lettera della r tista a suo
fra te llo B uo n a rro to in d a ta 1 feb b ra io 1507. P oi m i d e tte la sua
bened izione e and ossen e ; e ha d im o stra to co n ten ta rsi di quello che
io ,fo. P erta n to m i pare che n o i abbiam o d a rin g ra zia re Iddio; e
cos v i p rego fa c c ia te e p reg h ia te per m e . 3 Il 28 ap rile era com
p ito il m odello in cera. S u lla fine di g iu g n o si com inci il getto,
m a qu esto and a m ale e la figura non u sc che in sin o alla cintura,
altra m et rest nel fo r n o . 4 N on p er questo M ichelangelo si perd
di co ra g g io e lavorando giorn o e n o tte con eroici sforzi, raggiunse
fin a lm en te.la sua m eta . Col 18 fe b b r a io 1508 la sta tu a venne espo
s ta p er tre g io rn i con secu tiv i n ella catted rale di S. P etronio. Lin
tera c itt corse ad am m ira re lopera g ig a n te sc a . un lavoro
m era v ig lio so da g a r e g g ia r e con quelli d ella n tic h it che trovansi
a R om a , an n u n ziaron o i m a g istr a ti b ologn esi alla ca p ita le dello
sta to pontificio. Il 21 feb b ra io fr a lo squillo delle trom be, il suono
dei tim p a n i e delle cam p ane se g u a llora fa v o rev o le sta b ilita nei
gio rn i di P asq u a il collocam ento d ella sta tu a in una nicch ia sopra
la porta m a g g io re di S. P etro n io . 5
1 C o n d i v i 41-42. L ettere di M ichelangelo, ed. M i l a n e s i 429. G r i m m ,
chelangelo l 5, 29 s . S t r i n g e r , R affa el und \Michclangelo 110.
2 Frf.y, S tu d ia i 93.
3 L e ttere di Michelangelo, ed. M i l a n e s i 65. Il noto racconto, che M i c h e
langelo abbia domandato a Giulio II se nella statua gli dovesse porre nella
mano sinistra un libro, e che il papa rispondesse : Dammi una spada, io i>011
sono uomo di lettere , ha tutta l'aria di una invenzione postuma. Se il Pa|W
avesse dato una tale risposta, Michelangelo non avrebbe osato di mettergli in
mano le chiavi di S. Pietro.
* L ettere loc. cit. 148. 78-79.
s Ofr. P o d e s t , D ue sta tu e 107, 111, 124 s. G o z z a d i n i , A lcuni avvenirne*'11
IV. 79. G o t t i I, 66. La data del collocamento riferita da T i z i o (presso F e a . 0
tizie 25) sbagliata. V. T h o d e , K rit. Unters. 1, 120 ss.

L a statu a in bronzo di G iulio II.

931

M ich elan gelo aveva ra p p resen ta to il papa seduto in gran d ezza


tre v o lte pi del n atu rale, v e stito degli ab iti pontificali col trireg n o
in te sta , in una m ano le ch ia v i, l a ltr a lev a ta in alto. In a tto di
bened ire o di m a led ire? dim and il papa. E s s a m inaccia questo
popolo rep lic la r tista ove non m etta g iu d iz io . L opera
incon tr gen era le am m ira zio n e . 1 S em brava f a t t a per leter n it ,
m a non doveva su ssiste r e che per b reve tem po. Gi il 30 dicem
bre del 1 5 1 1 2 essa cadeva v ittim a d ellodio d ella fa zio n e b entivog lie sc a , dai sen tim en ti fr a n c e si e riv o lta ta si contro lop prim ente
sig n o ria del leg a to A lid o si, la quale n el m a g g io aveva d istru tto an
che la figura in stu cco del papa collocata su l pinnacolo del palazzo
m u n icip a le . 3 N el cadere qu el colosso di bronzo del p eso di 14000
libbre affond nel terren o , sebbene vi si fo sse r o am m ucchiate p a
g lia e fa sc in e . La m ira b ile sta tu a fr a scherni e d ileggi ven n e ri
d otta in fr a n tu m i ; A lfo n so di F erra ra fe c e g itta r e con quel m etallo
un g r o sso can n on e, che p er d ile g g io del papa dicesi fo s s e ch ia
m ato : La Giulia. La te s ta del peso di 600 libbre s i conserv a lungo
in F erra ra , m a poi scom parve- T ale fu la fine della pi bella
sta tu a d Ita lia , an zi di tu tto il m ondo , com e ch iam a una cronaca
bolognese lopera, di cui non s co n serv a to n uno sch izzo n un
d ise g n o . 4
T erm in a ta la sta tu a di bronzo, M ichelangelo era si ricondotto
nella sua F iren ze, dove per non si pot tra tten ere, poich fin dal
m arzo del 1508 G iulio II lo chiam a R om a, non g i per fin ire la
sep oltu ra, m a per d ip in g ere il soffitto della cappella S istin a . 5 Que
sta, una v o lta cilin d rica sch ia ccia ta rip o sa n te su lu n ette m ancava
di q u a lsia si decorazione fig u r a ta : secon d o a n tica trad izion e e ssa
p resen ta v a sem p licem en te lazzu rra v o lta del cielo sc in tilla n te di
s td le , una decorazione tropp o m esch in a per la cappella p a latin a

i
S i P hidias sta tu a riu s vixisset non cred itu r hac sta tu a noM liorem fa c e te
potuisset, scrisse Giov. iSabadini degli Arienti il 2 4 febbraio 1 5 0 8 ; vedi LuzioR e m f k , C oltura c rei. lett. d 'isalt. dE sle II, 4 , 5 2 ss.
- Non settembre, come hanno S trin g e r -111 e G ith l I, 125.
3 P o d e s t , Due sta tu e 1 1 4 s .
*
P o d e s t , D ue sta tu e 119 s. G o e z a d i n i , A lcu n i a vven im en ti IV, 243. F e a ,
X o tizie 25. G r i m m , M ichelangelo I, 401. H a V E M n n II 304. S t e i n m a n n II, 3tl,
550 ss. T h o d e IV, 118. Lettere edite da C a m p o r i in A tti dellE m ilia N . iS. VI (1,
131 s., mostrano la collera del papa e le tardive magre scuse del duca. Le vicende
di quella statua furono subito cantate in versi latin i e italiani da poeti contem
poranei. Vedi C a m p o r i loc. cit. 132 e C a p p e l l i , P refaz. alle lettere di L. A riosto
(Bologna 1866) l i x . Sulla caduta della statua cfr. linteressante relazione di un
testim one oculare tedesco, Gregorio Angrer, pubblicata da S o h x b c h t in R m .
Q uartalschr. X VII, 100 ss.
s Cfr. Svmonds I, 198. Frey, S tu d ia i 95. Sui motivi del ritorno a Firenze
vedi K laczko, Jules II 73-74.

932

Libro III. G iulio II. 1503-1513. Capitolo 9.

che dal 1504 era o g g e tto dun radicale restauro. M ichelangelo,


che solo con lo scalpello in m ano aveva la p ien a consapevolezza
della sua v a le n ta , da p rin cip io op p ose resisten za dicendo non
e sse r e la p ittu ra la sua p r o fe ssio n e . 1 M a la fe r r e a volon t del po
deroso pontefice pose a fo rza il p enn ello in quelle m ani solo d esi
d erose di tr a tta r e il m arm o. A ccetta to da M ichelangelo il lavoro
com m essogli da G iulio II, v en n e s tr e tto un contratto, in forza del
quale la r tis ta doveva d ip in g ere la volta cen trale della Cappella
S istin a p e r 3000 d u ca ti . 2
M ich elangelo, che il 10 di m a g g io r icev ette dal papa un ac
con to di 500 ducati, si diede su bito col su o abituale ardore ad ab
bozzare i carton i. Il prim o d iseg n o , secondo le in form azion i dello
ste sso a rtista , p resen ta v a i dodici ap ostoli n elle lu n ette e n el resto
un certo sistem a a sco m p a rtim en ti rip ien i di decorazioni, come
ta n to si u s a .: Q uesto p ro g etto d eriv a certo da G iulio II ; n ella cap
pella p ap ale non p otevan o m an care g li ap ostoli, i quali inoltre
ven iv a n o p osti in relazione colla sto ria del loro M aestro, rappre
se n ta ta ,su un lato della p a rete . 4 N e l m a g g io era g i g e tta ta lim
p a lca tu ra ; la v ig ilia della P e n te c o ste (10 giu gn o) la cappella era
cos pien a di p olvere e di fra stu o n o , che i cardinali a m ala pena vi
p oterono fu n z io n a r e . 5
N el fr a tte m p o M ichelan gelo a v e v a con cepito per i su oi dipinti
d iseg n i pi v a sti e in arm onia cogli affresch i g i p re esiste n ti della
capp ella. Il papa, fine co n oscitore dellarte, approv se n zaltro il
proposto cam biam en to e g ra n d io so a m p liam en to. L in ter a superfi
cie del soffitto fino a lle fin estre doveva a n d ar ricoperta di pit
tu re, e perci lo stip en d io portato al doppio cio a 6000 ducati.

1 Cfr. L ettere di M ichelangelo, ed. M i l a n e s i 17. Cfr. il sonetto a Giovanni


da Pistoia (R im e , ed. G u a s t i 158, ed. F b e y 7), ehe fluisce colle parole : n i io p it
tore. In quasi tutte le lettere di questo tempo egli si firma con una certa osten
tazione : M icheangiolo S c u l t o r e in Roma. Cfr. W o l t m a n n II. 577 e Srm o n d s I, 200.

2 Sul contratto e l onorario v. ora lo studio di S p a h n (p. 2-22). il quale di


mostra che oltre l onorario Michelangelo ricevette da GiuUo I I doni in d e n a r o
non di poco momento.
3 Cosi nella nota lettera a G. F. Fattucci, L ettere di M ichelangelo, ed. 30l a n e s i 427. Cfr. inoltre A V l f f l i n in Jalirb. der preuss. K u n stsa m m lu n g en XIII.
178 e F r e y , S tu d ie n 94. V. anche K l a c z k o , J u les I I 74 s. i S t e i n m a n n (II, 200 ss.)
d ora unanalisi pi precisa del primo progetto.
* Vedi J u s t i . B eitrge 12 ; M a c k o w s k y 73 s.
s P a r i s d e G r a s s i s in Gas. des hea u t arts. 2 periodo. XXV, 385-3S6. F r e y ,
S tu d ien loc. cit. Il pagamento per l impalcatura presso Z a h n , N o tizie 187 (cfrS y m o n d s I. 201). anche Mell'Aroiv. del N a u m a n n X III. 109. La quietanza per
lacconto dei 500 ducati in L e tte re di Michelangelo, ed. M i l a n e s i 563, era stata
stampata gii! prima in F r s t e r - K u g l e r . K u n stb la tt 1S 4 4 . nr. 105.

Il soffitto della C appella Sistina.

933

Con tu tta la lib ert a r tistic a di m ovim ento la scia ta al M aestro , 1


cooperarono a lla fissazion e del program m a G iulio II ed anche con
su lto ri teo lo g i, i quali p rin cip a lm en te in siste tte r o sul punto, che
s a v e sse da prendere in con sid era zio n e larm onia coi p reesisten ti
a ffresch i delle p a r e ti . 2 M ich ela n g elo cerc ora a iu ti, com m ise i
colori e p robab ilm en te v erso lautun n o a v a n zato del 1508 com in
ci il suo lavoro in quella p arte del soffitto, che s in cu rva sullo
spazio pei la ic i sep arato dal resto da p a rap etti di m arm o . 3 La
cosa sta v a ta n to a cuore al pontefice, che n eg a M ichelangelo
un breve p erm esso per recarsi a F ir e n z e . 4
Il 27 g en n a io 1509 la r tista si la m en ta v a con suo padre che il
lavoro non and ava a v a n ti, e che a v e v a dovuto licen ziare com e
in e tti i suoi a iu ta n ti . 5 C os a v v en n e che quellopera g ig a n tesca ,
non solo per il d isegn o, m a a ltr e s p er lesecu zion e d iven t un la
voro eseg u ito q u asi tu tto dalla m ano di M ich ela n g elo . In oltre da
p rin cip io eg li d o vette im p ra tich irsi n ella tecn ica del colorire a
fre sc o . A c i si a g g iu n se r o le co n tese di q u esta r tista conscio del
la r te sua, m a v iolen to, col pontefice im p azien te. Da ultim o per
q u esti due uom ini, sp iritu a lm en te co s affini per il loro carattere
altero e per il loro ir r ita b ilissim o n atu rale, si rappacificavano
sem pre. Collo sp ron are e col cedere, colle buone e colle ca ttiv e ,
G iulio II o tten n e quanto fo r se n essu n altro avrebbe potuto o tte
nere da M ic h e la n g e lo . 7 N e l g iu g n o del 1509 il canonico rom ano
A lb ertin i p arla dei d ip in ti in co m in cia ti nella volta c en tra le . 8
D el tu tto solo, op p resso da g r a v i p en sieri p er il suo d isg ra
ziato fr a te llo e per la m iseria della v ita , il m aestro pieno di confi
denza in D io lavo ra v a con ogn i sfo rzo . I suoi unici a iu ta n ti erano

L e tte r e di M ichelangelo,

II,

ed. M ila n e s i 30, 430. F b ev ,

S tu d ie n

95. S te in m a n n

203.

- Cfr. K r a u s - S a u e r II 2, 372.
3
Cfr. H. W i l s o n 1 2 6 , 1 9 4 . S y m
238 ; M ack o w sk y

2 109,

onds

I,

202

s.

F re y 95

s.

K la c z k o 70. T h o d e

115.

* G a y e II, 107.
5 Cfr. L e tte r e di M ichelan gelo, ed. M i l a n e s i 17. Quanto afferma qui Mi
chelangelo, di non aver pi ricevuto da un anno un centesimo dal papa, non
esatto, come fa notare F k e y , S tu d ie n 97. M anifestamente le parole furono
scritte per malumore perch una parte della pittura cominciava a muffire ; vedi
S t e i n m a n n II, 169.
6 In contrasto con Vasari e Condivi, che dicono non avere Michelangelo
avuto nessun aiutante nel suo lavoro, A. M e r c a t i crede di poter rivendicare tale
onore per due pittori di Reggio, di cui cerca stabilire i nomi ; v. D ue p itto r i R eg
g ia n i a iu ti d i M ichelangelo, in A t ti e M em . tp e r le prov. M oden. 5 serie X II,
x l v i i ss. ; estratto con correzioni e aggiunte, 1920.
" B u rc k h a rd t,

Cicerone

C44.

8 A lb e r t in i, ed . S ch m ak so x v

13.

IV,

934

L ibro III. G iulio II. 1503-1513. Capitolo 9.

alcuni pestacotori e g arzon i : n on a v ev a un am ico cui potere aprire


il suo cuore, e non n e v o lev a ; a b ella p o sta scan sa v a gli uom ini,
sp ro fo n d a n d o in tiera m en te la sua g ran d e anim a n el lavoro e gu
stan d o tu tti i dolori e le g io ie d ella r tista che crea. ,Gi alla fine
del 1509 era com piuta la prim a p arte delle p ittu re del soffitto e
il papa pot v ed erla . 1 Ora M ich elangelo p ass subito a lla seconda
p arte, dalla creazion e dE v a fino a lla parete d ellaltare. P er quanto
il m aestro d ip in g esse con m olta celerit , n ondim eno per lim pa
zien te pontefice il lavoro non a n d a v a a v a n ti abb astan za presto.
G iulio s te s s o an dava s u llim p alcatu ra, salendo per scale a piuoli,
e M ichelan gelo g li doveva porgere la m ano perch a rriv a sse alla
som m it e qui a stu zzica re la r tista con dom ande se p resto fini
rebbe lopera. In R om a corsero p resto le pi str a n e vo ci circa ,le
asp re p arole, ch e si sareb bero sca m b ia te qu elle due te ste calde. Ma
ad o gn i diverb io se g u iv a to sto la pace e il veem en te a r tista sentiv a s i sem p re di nuovo a ttr a tto da fo rza in esp licab ile verso il
pontefice per gen io a lui cos affine, il quale, com e a tte sta il Con
divi, am ava sin cera m en te M ichelan gelo e p ren d evasi pi pensiero
di lui di q u a lsia si a ltr o dei suoi n u m ero si fa m ig lia r i . 2
P er G iulio II non era so lta n to m ecenate degli a rtisti, ma
anche capo dello S ta to p ontificio e della C h iesa. S op ra g g iu n sero i
tem p i difficili, .in cu i la trem en d a lo tta per lindipendenza del pa
pato e la lib erazion e d ellIta lia dai F ra n cesi assorbirono tu tte le
en erg ie del gran de veg lia rd o . G iulio II a v ev a lasciato R om a fin dal
17 a g o sto (1510; il 1 settem b re Sincam m in p er B ologna, dove
v en n e a tr o v a r si in g r a n d issim e a n g u s tie . 3 La p arten za del papa
era a v v en u ta p recisa m en te allorquando la v o lta di m ezzo si a v v i
cin ava al suo com p im en to . 4 U n tem p o r e la tiv a m en te m olto breve
era b a sta to a M ichelan gelo per v e n ir e a capo dellopera gigan tesca,
una crea zio n e m era v ig lio sa , q u a si so v ru m an a, che fu possibile
solo per lim p ieg o com p leto di tu tte le fo rze. Gi di per s era assai
m olesto e sp o ssa n te per M ich elan gelo quel dover g iacere tu tto il
g io rn o .supino, m en tre i colori g li g o cciolavan o sul viso. R acconta
il V a sa ri che g li occhi d ella r tista si eran o ta n to ab itu ati a guar
dare a llins, che buon tr a tto dopo g li con ven iva ten ere in alto lo
scritto per leg g erlo col capo p ieg a to a llin d ietro. In un son etto de-

1 V. T h o d e IV, 238.
2 Ofr. C o n d i v i 48. 50 e inoltre F r e y loc. cit. 99 e S t e i n m a n n in A llg. Zcitung
1S97, BeH. nr. 148 II. 179.
3 l fr. sopru p. 7(50 ss., 765 ss.
*
V. la lettera del principio d'agosto del 1510 presso S t e i n m a n n II. 716;
cfr. M a c k o w s k y 2 99, 104.

Il soffitto della C appella Sistina.

935

dicato a G iovanni da P isto ia M ichelangelo d escrive con acre um ore


gli s fo r z i f a tti per d ip in g ere la volta :
Io ho gi<l fatto un gozzo in questo stento,
Come fa l'acqua ai gatti in Lombardia
Ovver d'altro paese che e' si sia,
Cha forza il ventre appicca sotto il mento.
La barba al cielo e la memoria sento
In su lo scrigno, e 1 petto fo darpia.
E "1 pennel sopra 1 viso tuttavia
Vi fa gocciando un ricco pavimento.
I lombi entrati mi son nella peccia,
E fo del cui per contrappeso groppa,
E i passi senza gli occhi muovo invano.
D inanzi mi s i allunga la corteccia,
E per piegarsi addietro si raggroppa,
E tendomi comarco soriano.
Per fallace e strano
Sorge il giudizio che la mente porta,
Che mal si trae per cerbottana torta.
La mia pittura morta
Difendi or tu, Giovanni e 1 mio onore,
Sendo il luogo non buono, io non pittore ! 1

N e lla ssen za del papa non era il caso di p en sare allo scop ri
m ento d egli a ffresch i. In quale eccita zio n e ci m ettesse M ichelan
gelo d im o stra to dal so n etto , nel quale egli b iasim a con le pi
am are parole il su ccessore di P ietro che conduce gu erre e lam enta
la sua p rop ria dura so r te . 2 G i n e l settem b re vennero so sp esi i
p a ga m en ti e poich rim ase sen za risp o sta una lettera, che aveva
in d irizza ta a G iulio II, M ich elangelo p rese la risoluzione di (re
carsi in persona a lla fine di detto m ese a B ologna. V i trov beni
gn a accoglienza. N e llo ttob re 1510 era di nuovo in Rom a, dove il
d ata rio L orenzo P u cci g li v ers p e r ordine di G iulio II 500 du
cati. P oi s e g u u n a ltra so sta n ei p agam en ti onde M ichelangelo
torn per la seconda v o lta dal papa e otten n e il suo intento.
L 11 g en n a io 1511 sc r iv e v a da R om a a suo fr a te llo : Io giu n si qui
m arted sera a salv a m en to . Iddio gra zia . Di poi ho av u to i de-
nari qu, com e m i fu s c r itto . In qu esta lettera accludeva una
cam biale di 228 ducati. Ma ecco che su lla fine di feb b raio, causa la
1 R im e d i M ichelangelo, ed. G u a s t i 158. Cfr. R b g i s , M ichelangelo'a Ge
d ic h te (Berlin 1842) 291 e F r e y , D ich tu n gen 7 e 307-308; S t e i n m a n n II, 193;
S e m e r a u , M ichelan gelo 140 s.
2 Vedi G u a s t i , R im e 157 ; cfr. S t e i n m a n n II, 174, che giustam ente attri
buisce il sonetto all'agosto 1510. La data proposta dal
insostenibile.

Fbey

308 (Pasqua 1512)

936

Libro III. G iulio II. 1503-1513. Capitolo 9.

n ec e ssit d ella g u erra v ien e a m ancare di nuovo il denaro pro


m esso. Io credo sc r iv e egli il 23 feb b ra io a suo fra tello che
ei m i b iso g n er in tr a pochi di rito rn a re a B ologna, perch il Da
ta rio del P ap a con chi io ven n i da B ologna, m i fareb b e provedere,
che io p otrei lavorare. un m ese ch e and ; ancora non ho inteso
n ien te. A sp etter ancora tu tta q u estaltra settim an a. Di poi credo,
se altro non c , and are a B o lo g n a e p a sser di cost. E non altro.
A v isa n e L odovico e d che io sto b e n e . 1 Il v ia g g io tu tta v ia pot
v en ir risp a rm ia to , M ich elangelo ebbe denaro e rip igli il lavoro
abbozzando i carton i per le lu n ette e per le callotte. F rattanto
con tin u a v a la grand e crisi nel p on tificato di G iulio II. Lo stato
della C hiesa si tr o v a v a aperto a i F ra n cesi v in cito ri, che altres
nel cam po sp iritu a le m in acciavan o ora il papa con un concilio. In
fer m o ed in erm e, m a pur sem p re di anim o in flessib ile, il 27 giu
gn o del 1511 ritorn alla su a r e sid e n z a . 2 La v ig ilia di Maria
A ssu n ta in cielo, fe s ta patron ale d ella C appella S istin a , egli vi
com parve ai vespri e v id e i nuovi affreschi allora scoperti del suo
gran d e m a e str o . 3 A m et da g o sto del 1511 M ichelangelo co
m inci ad e se g u ir e i d ip in ti dei coni e delle lunette. A lla fine di
settem b re ebb e due udienze dal papa ; dopo la seconda gli furono
p a ssa ti 400 ducati.* N el m a g g io d ellanno seg u en te 1512 torn
di nuovo a sc a r se g g ia r e il denaro, cosa n atu rale d ata la situazione
p olitica. A llo ra M ich elangelo m in acci al cardinale Bibbiena di
andarsene, m a q u esti allora g li fe c e avere 2000 d u c a ti . 5 N el luglio
la r tista era n el colm o del suo la v o ro ; scriv ev a di notte le sue
lettere. Il tem p era m en to d e lla r tista che so lita r io v iveva soltanto
p er il suo lavoro era terrib ilm en te eccita to . Io ste n to scri
v eva e g li il 2 4 lu glio 1512 pi ch e uom o ch e fu sse m ai; mal
san o e con g r a n d issim a fa tic a ; e p u r ho p azien za per venire al
fine d e sid e r a to . P oco prim a la r tista a v e v a m ostrato sul palco
al duca A lfo n so di F erra ra il suo lavoro, ricevendone parole di
a lta com piacenza e la com m ission e di un d ip in to .'1 N e llottobre
L e ttere di Michelangelo, e d . M i l a n e s i 9 9 , 1 0 , 1 0 1 . Cfr. G r i m m I . 3896. ;
S tu d ien 9 9 - 1 0 0 e i S t e i n m a n n .
- Cfr. sopra p. ffS5.
3
F r e y , Studien- 100; c f r . T h o d e i n R ep er. f r K u n stw iss. XXX, 7 4 s.;
M a c k o w s k y 1 1 1 s . 1 1 p a s s o d i P a r i s b e G r a s s i s s u l l a v i s i t a f a t t a a l l e pi dura*
novas ibidem no vi ter detectas m a n c a n e l l e d i z i o n e d e l D l l i n g e r . i l q u a l e
i

Fbey,

se m b ra ch e n o n
la

n o tiz ia

s i n t e n d e s s e n i e n t e

fu p u b b lic a ta

d a l M n tz

d i t a l i c o se im p o r ta n ti d e lla
in

Gaz. des beaux urts, 2

s to r ia

s e rie

d e l l a r t e ;

XXV (18S2),

C i f r . K l a c t k o , J u le s I I 3 3 4 s .
* Fbey, S tu d ie n 1 0 1 . S te in m a n n I I , 7 2 3 , n . 7 4 .
5 L e tte re di M ichelangelo 428.
B Cfr. la relazione senza data <!el Crossino in L uzio, F . Gonzaga 3 7 , tra
scurata dal F b e y . La relazione deve essere sta ta scritta tra il 5 e il 1 8 luglioSecondo la relazione d ellinviato ferrarese la visita di Alfonso ebbe luogo 1 H
luglio: v. Quellen und Forschungen XV, 1 4 7 .

386.

Scoprim en to delle pitture n e l soffitto della C appella Sistina.

937

finalm en te M ich elangelo poteva an n u n ziare a suo padre con p a


role sem p lici e com m oventi : Le m ie p ittu re n ella C appella sono
term in a te, il papa n alta m en te s o d d is fa tto .1
P er fa r s i un g iu sto concetto del lavoro eroico d e lla r tista si
deve ricord are ch e il soffitto da d ip in g ere m isu rava pi di 10000
piedi q uadrati, e che colle sue curve, lu n ette ecc. p resen tava d if
ficolt en orm i. Su questa sup erficie il m aestro com e per incanto
cre 243 figure in tu tti g li a tte g g ia m e n ti, p iegh e e scorci p ossib ili,
alcu n e a lte dodici piedi, i p ro feti e le sib ille q uasi diciotto. Come
fa n n o conoscere g li sc h iz z i , 2 il m a estro ha stu d ia to e preparato
tu tto fino ai m inim i particolari colla m a ssim a accuratezza e co
sc ien z io sit prim a di m etter m ano al p en n ello . 3 S im ile accura
tezza d im ostrata d allesecu zion e : F in o i capelli e i peli della
barba, fino le u n gh ie delle dita e le in ca llite in cresp atu re della
p ia n ta dei piedi, tu tto condotto con la so rp ren d en te naturalezza
del secolo XV e in pari tem po con quella g r a n d io sit e seren it di
sen tim en to p er la bellezza che p rop ria d ellarte g iu n ta alla sua
p er fe z io n e . 4 La v ig ilia dei S a n ti (31 ottobre) avven n e lo sco
p rim en to della pi g ra n d io sa creazion e che m ai colori e pennello
abbiano condotto ad e f f e t t o . 5 L im p ressio n a n te grandezza e
fo rz a d elle com posizioni, la loro p erfezion e, nel d isegn o e nelia pla

1 L e tte r e di M ichelan gelo 104, 23 e anche E r e y , S tu d ia i 102. S t e i n m a n n


i l , 735.
2 Un ben ordinato elenco di tutti gli schizzi e abbozzi dato da S t e i n ma n n ' neilAppendice II, 589 s. ; cfr. in proposito T h o d e e J a c o b s e n in R e p er,
fiir K u n stw iss. XXX, 76 s., 3S9 s., 490 s. e T h o d e , M ichelangelo IV, 239 s. ;
M a c k o w s k y 374, 384, non che W c k o f f in K u n x tg escliich tl. A neeigen 1906.
s S y m o n d s I 2 0 5 . Chi non h a visto la Cappella Sistina, dice Goethe, non
pu farsi unidea conveniente di ci che possa un uomo.
4
L t 'K K E II 1 1 7 , il quale ricorda la finitezza non meno m eravigliosa delle
sculture del Partenone.
s Giudizio di W o l t m a n n - W o e r m a n n I I , 5 8 0 . Cfr. inoltre S t o l k e r g , R eise
in D eu tsch la n d , d e r S e liw e iz, I ta lie n und S ic ilia ) I (Mainz 1 8 7 7 ) , 4 3 4 ss. e le
entusiastiche note parole del G o e t h e , cui non andava pi a genio nemmeno
la natura in Michelangelo, non potendosi essa vedere con occhi s grandi come
i suoi. Per quanti tra tta ti si leggano intorno a l sublime, dice C a s t e l a b (Ervnneru ngen au s Ita lie n 7 7 ) , riuscir nondimeno difficile il comprendere adegua
tamente questo concetto. Ma si sollevino g li occhi alla Sistina: qui v il su
blime, ipii la sproporzione fra la nostra debole esistenza e> la potenza infinita
oi un'idea, che con la sua sterm inata grandezza ci confonde, anzi ci annichila.
T ale il sublime ; esso ti allieta e sgomenta nel medesimo tempo . Lo studio di
tu tti i dettagli della grande opera reso ora possibile dallo splendido m ate
riale illustrativo dellopera di S t e i n m a n n . Ottime copie della creazione di Adamo
e di va, del peccato originale, d'Isaia, Geremia, della Sibilla delfica e libica
e-seguite da C . Schwarzer trovansi nella galleria 'Schack di Monaco. La rela
zione di P a r i s d e G k a s b i s sullo scoprimento finale, che manca parimenti nel
l'edizione del I > o l l i n g e r . trovasi stampata in Gaz. de b e a v a a rts 2 serie. XXV,
3 8 7 ; ora pi completamente presso S t e i n m a n n I I , 7 3 5 ss. ; a v. 1 9 0 ss.

Libro III. G iulio II. 1503-1513. Capitolo 9.

938

stic a com e la p ro fo n d it e ricchezza dei p en sieri erano fa tti per


d estare im m en so e n tu sia sm o . 1 D allora in poi la S istin a fu detta
la cap pella di M ic h e la n g e lo . 2 O ltrem odo sod d isfa tto il ponte
fice orm ai g i v icin o alla tom ba p ot an cora una volta assistere
alla fu n zio n e r e lig io sa celeb ra ta si n ella cappella da lui eretta a
sa n tu a rio d ella r te ; fu la pi bella ch iu sa del su o pontificato tutto
con sa cra to al g ran d e e al sublim e.
Sono orm ai p a ssa ti q u attro secoli dallo scoprim ento delle pit
tu re d ella S istin a . Il fu m o Ideile can d ele le ha an n erite, il tempo
v ha prodotto delle screp olatu re, il colore qua e l sbiadito, ma
lim p ressio n e che se n e riceve a n ch oggi p ossen te. F in da prin
cip io d o vette produr e ffe tto non ta n to il colore quanto il disegno
e q u esto e se r c ita ancora ta le efficacia ir r e sistib ile da fa r dim enti
care per un tra tto , che pur vi sono a ltre opere d arte degne di con
sid era zio n e. 3
D i g ra n d io so effetto, ard ito e n uovo e r a g i il m odo onde il
m aestro m ed ian te il colore sepp e dare al nudo e disadorno soffitto
un ricco scom p artim en to a rch itetto n ico , ch e pur essen d o alquanto
capriccioso, nondim eno corrisp on d e eccellen tem en te al suo scopo.
E g li fe c e scom p arire la v o lta di p ietra e qu asi cornice per conte
n ere i d ip in ti c o str u im m ed iatam en te sopra alla vera una nuova
a rch itettu ra ca m p eg g ia n te n e lla ria lib era . 4

1 (H EOOKOVItIS
2

V. Vita

di

B.

VI I I

152.

C e llin i

I. c.

4.

'< W O L T M A N N -W O E R M A N N II. 580. Cfl\

B lT R C K H A R B T , CCCrOnC 000 e S / C S K N .
R a fa e l 55!). Quanto ai colori vedi M a o k o w s k y 2 108 s . Circa laccurato restauro
degli affreschi della iSistina com inciato otto Leone X III e terminato sotto
Pio X nel 1905 vedi i S t e t n m a n n II. 785 s. e M useum skunde I, 227 s. Complet il
restauro la rimozione delle antiche invetriate in bigio chiaro sporco e la loro
sostituzione con nuovi consistenti tondi di vetro, legati in piombo e ispessiti
al centro, che il prncipe reggente di B aviera Leopoldo don a Pio X per il suo
giubileo sacerdotale.
*
C f r . il pregevole articolo di G. W a r n e c k e s u questi dipinti del Miche
langelo in Z eitsc h rift di LUtzow 1 S S M , N . F. II. 3 0 1 . Il W a b n e c i x e a r a g i o n e
non si perita a dire, che l architettura illusoria di Michelangelo nella sua es
senza arbitraria ed inorganica, che per nei particolari s i acconcia benissimo
ai suoi intenti. In egual senso erasi git espresso il Lvrke. L artista prese b e n s
le mosse da idee costruttive generali; dando alla zona del soffitto uno scom
partimento architettonico, ma non pens neanche alla costruzione dun s o f f i t t o
e rinunzi anche ad ogni apparenza. Egli non voleva illudere, come fecero in
parte gli artisti del barocco ed oggi pure i pittori di panorami, ma con libera
idealit cre una ripartizione architettonica' del soffitto. Dopo parecchi altri
predecessori, recentemente anche il T h o d e ha richiam ato lattenzione su varie
incongruenze risultanti dal compromesso f r a illusione di spazio e mera ap
parenza, dalla diversit con cui sono trattati i campi mediani, uno come vista
nell'aria libera, altri con ligure come riempimenti (M ichelangelo III 1, 305 ss. <
IV 405 ss.). .Sulle relazioni dell'architettura del soffitto cogli schizzi per 1
sepolcro di Giulio II vedi II. W e i z s c k e r -nella F e stsc h rift f r Fr. S c h n e i d e r .
Freiburg 1 9 0 0 , 225 s .

I dipinti e g li affreschi d ella cap p ella sistina.

Ci che reca m a g g io r sorp resa e m era v ig lia a chi o sserv a questi


d ip in ti la rap p resen ta zio n e esc lu siv a del corpo um ano tr a sc u
rando quasi com p leta m en te tu tti g li altri regn i della n atura ; n es
sun a r tista a v ev a ancora rin u n ziato in tal m odo a tu tti gli altri
so liti a ccesso rii. C osa del tu tto n uova era poi che il m aestro d isd e
g n a sse di rip rodu rre il divino e il sa n to coi c a ra tteristic i am m en
n icoli tra d izio n a li : c o s g li a n g eli son o l se n zali, lo ste sso P adre
E tern o sen za nim bo, senza globo e c o ro n a . 1 In realt il m aestro
non d ip in g e che uom ini, m a uom ini pieni di contenuto d ivin o e a
tal segn o, che lo sserv a to re non a v v erte a prim a v ista la m an
canza di quegli a ccessorii.
P e r q uanto sia fo r te il co n tra sto a r tistico della decorazione
m ich elan giolesca del soffitto em in en tem en te so g g e ttiv a cogli affre
schi delle p areti spettanti al tem p o d i S is to IV, il m aestro per
quanto a lla m a teria si a tten n e str e tta m en te a quellopera, la pi
gran d io sa d ella p ittu ra del prim o rin a scim en to e quindi alla
rip artizio n e d ellopera della R ed en zione in tre periodi, quale sin
dal m edio ev o era in uso n ella C h iesa. Si d istin g u ev a cio il tem po
av a n ti e dopo la leg g e (lA n tico testa m en to ), cui fa c e v a riscon tro il
regno della g r a z ia fo n d a to da C r is to . 2 La p a rete sin istra era g i
adorna di scen e tr a tte dalla v ita di M os, dal tem p o che fu sotto la
legge, m en tre su l la to d estro era d escritta la v ita di C risto, il regno
della g r a z ia . 3 M ancavano dunque ancora g li a v v en im en ti del pe
1 Ofr. le fini e preziose osservazioni di

K la c /.k o

335. V. anche

W lfflin ,

Va nn. K u n s t 54 s.

2 Gi ha rilevato giustam ente (pel 'primo il Lumen II, 92, col quale consente
II, 582. Cfr. ora le preci. dimostrazioni singolarmente
abbondanti presso K r a u s - S a u e r II. 352 ss. K r a u s accenn per il primo al
fatto, che Michelangelo riguardo alle iigure dei profeti e delle sibille si
muove ancora completamente nella cerchia della tradizione . P a o l o W e b e r
nella sua insigne opera : G eistl. S ch a u sp iel u n d kirchl. K u n s t (Stuttgart 1894)
not il medesimo (53 s.) anche per la scelta delle scene bibliche. Giacch
proprio la creazione, il peccato originale, la storia di Xo sono le prime prin
cipali scene nei cieli dei drammi, che insiem e ai profeti rappresentano lAn
tico Testamento. Bisogna trovare nel dramma religioso la chiave della scelta
e della combinazione delle persone e scene nel soffitto della Cappella ISistina .
N ella sua continuazione di Kraus il S a u e r (II 2. 300 s.) sostiene che fti la
liturgia a dare le vere linee direttrici per la scelta dei molti motivi del sof
fitto sistino. Ma egli pure respinge come troppo ampia e troppo stretta la
spiegazione della composizione tentata da - S p a h n ( M ichelangelo und d ie S ix ti
n isch e K a p e lle , Berlin 1906) dalla liturgia del Sabato Santo (L ite r. Heil, alla
K ln. V o lk szeitu n g 1907, n. 50). -Con grandissim a severit si sono espressi
contro il libro d i Spalin. ricco in iiiotesi. il G r o n a u in R e p ert. fiir K u n jitw iss.
X XXIII, 174 s. e T h o d e (IV. 292 s.). A i 5 d i gennaio del 1907 Fb. S c h n e i d e r
mi scriveva: L a spiegazione di Spnhn mio parere completamente cam
pata in aria e costrutta su una p e titio p rin o ip ii [qui lo spirito deve avere
adombrato lanima di Michelangelo ( S p a h n 25)], ingegnosa e piacevole nello
svolgimento, ma sbagliata .
s Ofr. il nostro vol. II, 661 ss.
W o ltm a n n -W o e rm a n n

)40

Libro III. G iulio II. 1503-1513. C apitolo ).

riodo a n terio re alla legge, dalla creazion e fino al diluvio. Seguendo


lord in e in cui sono n a r r a te n ella G enesi, queste sto r ie vennero
d isp o ste da M ich elan gelo su lle g ran d i lis te centrali piane del sof
fitto in quattro cam pi q u ad ra n g o la ri m a g g io ri e cinque minori.
O gni tr e di q uesti quadri fo rm a n o un in siem e : dapprim a la crea
zion e d el m ondo, p oi la fo r m a z io n e di A d am o e d E va, la caduta,
finalm en te il crescere del m a le e il co n seg u en te c a stig o . 1
Il fa tto della creazion e, quale -lin seg n a la parola rivelata, la
volon t d ivin a che su b ito d iv en ta atto, il detto della Sacra Scrit
tu ra : si faccia, e fu fatto, non ha tro v a to m ai n prim a, n dopo,
una ra p p resen ta zio n e a r tistic a ta n to g ra n d iosa e g en ia le quanto
questa. L o sserv a to re si sen te per cos dire p ervaso dal soffio pro
celloso di quei g io rn i, allorch colla sua o n n ip oten te parola lEterno
ch iam a v a dal n ulla a lle siste n z a il cielo e la terra, la n atura spi
ritu a le e la corporea. Il m odo con c u i M ich elangelo concep la crea
zione oltrem odo p rofondo. Colla creazione com incia il tempo,
'a v v icen d a rsi delle cose, quindi il m ovim en to. E cos il maestro
difficilm ente p oteva esp rim ere la creazione, che fino allora veniva
ra p p resen ta ta col tra n q u illo a tto del benedire, in m an iera pi ac
concia che m ed ian te a tti p o ten ti del m ovim ento del C reatore in s
etern o e im m u tab ile. In ta l m odo si offriron o m otivi schietta
m en te n uovi anche p er i s in g o li a tti della creazione e insiem e un
effetto som m am en te sub lim e pel t u t t o .Il p rin cip io della gran de opera v ien e ra p p resen tato nel primo
quadro; cielo e terra , il m ondo d egli sp iriti, la m a teria e la luce
sono ch ia m a ti a llesisten za . Ora il C reatore di tu tto com incia a
creare ordine nel caos, a sep a ra re luce e tenebre, le acque sopra
e so tto il firm am ento (Geyiesi I, 1- 8 ) e ci v ien e reso palpabile dal
m ovim en to delle b raccia della figura di D io ch e avanza im petuo
sa m e n te in co rsa rota to ria .
Il quadro seg u en te abbraccia p r e se n ta ti in m aniera oltremodo
efficace g li a v v e n im e n ti della terza e q u arta giorn ata d ella crea
zio n e : la terra ob b ed ien te alla p arola d iv in a ha prodotto lorna
m ento prim a v erile rivesten d o g li alberi di fo g lie e fiori e gi
C reatore p a ssa in fr e tta con m ovim en to p o ten te com e sulle ali di
ven to im p etu o so ad una nuova opera. Q uesta g i si vede nel mede
sim o q u ad ro: Jeova, la cu i g ran d ezza a rr iv a qui a terrib ile su
blim it, r ito rn a to dal suo volo d isp en sa to re d i v ita, pronunzia la
p oten te parola : V i sian o dei lum inari n ella d istesa dei cieli pei

C fr.

K la c z k o

C fr.

B u rc k h a rd t,

3 5 4 s.

S te w m a n n ,

Cicerone

043.

R om

12N.

I s o g g e tti d elle pitture n el soffitto della C appella Sistina.

941

d istin g u e r e la n o tte dal g io rn o (Gew. 1, 14) e dove accenna il suo


indice, l c o m in cia n o a g ir a r e sole e lu n a . 1
Il te r z o quadro rap p resen ta la ch iu sa p rovvisoria d ella crea
zion e d e l m ondo. A ccom p agn ato dagli a n g eli, che occh ieggian o di
tra le p ieg h e dei suoi in d u m en ti, il C reatore in calm o volo sta
librato n ello spazio su lle am p ie superfci del m are in a tto di b en e
d ire pieno dam ore la terra coi suoi elem en ti dellacqua e dellaria
allora allora ch ia m a ti a lle s is t e n z a 2 (Genesi I, 20 - 22 ).
L a o n n ip o ten za c r e a tr ice di D io si m ostra n el suo colm o e cos
larte di M ich elan gelo al suo apogeo nella scen a della creazione
dellu om o . 3 C ircondato da una sch iera di sp ir iti celesti, n a scosti nel
m antello d ellO nnipoten te, Jeova, il cui volto riflette linfinita bont
e letern a sap ien za deUO n n iscien te, si ab bassa v er so la te r r a ;
lin d ice della su a m ano d iste sa tocca lind ice di A dam o e to sto la
fo rza v ita le scorre in q u elle m em bra fino allora ir rig id ite . A dam o
sem bra d esta rsi com e da un p rofon d o sonno, un segno di m estizia
sta sul su o volto, le form e p er fe tte del suo corpo rifletton o nella
loro p r im itiv a bellezza il fu lg o r e d ellim m agin e d ivin a. Colla m as
sim a sem p licit in questo quadro riso lto per la prim a v o lta il
diffcile problem a del tr a sfe r im en to del so p ra sen sib ile in un m o
m en to sen sib ile p ien a m en te ch iaro e p a rla n te . 4 Con uguale p erfe

1 A giustificazione deUa dichiarazione data qui sopra, la quale si scosta


da quella della prima edizione, si osservi quanto segue. Quando si consideri
quanto Michelangelo sia parco nt'Uaggiungere accessorii nei dipinti della
creazione, appare che gli a lteri n ellangolo a sinistra sono stati m essi a bella
posta ; ma la loro creazione preceduta secondo la Scrittura dalla formazione
dei lum inari del cielo. Che e n tra m b e le (figure sospese rappresentino il crea
tore dei mondi, risulta dalle seguenti ragioni. 1 Labito il medesimo. 2 Le
estrem it (braccia e piedi) anche della figura voltata sono m aschili per la
struttura e lossatura. 3 La mano destra stesa della medesima figura mostra
un gesto di coniando. M ichelangelo pot ben riunire in un sol quadro gli av
venimenti del terzo e quarto giorno della creazione, non dandosi per Iddio
misura di tempo. P r a t e K l a c z k o 352 danno la medesima spiegazione, ma
senza m otivarla e con uno sconvolgimento dellordine dei due atti, che sta in
contradizione colla ISacra Scrittura. La spiegazione sommamente ingegnosa
del soffitto della Sistina data recentemente dal W o l f f l i n (CImss. K u n st 57, 59)
conferma la mia interpretazione, tuttavia anche qui essa non m otivata per
la minuta. S t e i n m a n k (II, |336) vi ha aderito. i('fr. ora anche ( S p a h n 112, 212.
Se respinge la spiegazione da me data nella prima edizione, il Tuoi; (IV, 207)
non ha osservato che g i nel 1S99 io l aveva ritirata nella terza edizione.
2 Cfr. .Ir-STi, B e itr a g e 84: (Spahn- 112s. Lange (R e p e r t. fiir K u n stciss.
1919, 1 ss.) pensa alla creazione del firmamento, secondo giorno.
3 A i giudizi pieni di meraviglia di Cornelius ed E. Muntz riportati da
K ra u s -S a ite k
(II 2, 366) |si aggiunge quello di W a s i l e w s k i ( Lebem erinnerungen 208>, che qualifica la creazione di Adamo come il dipinto il pi pro
fondo fra tutti quelli da lui veduti. jV. anche H i l d e b r a n d t 15 s.
4 B u r c k h a r d t , Cicerone -643. (Cfr. P l a t t n e r II 1, 261 s. L u b k e II, 102
Grimm 15, 341 s. i S c m a d e x 125-126, 229, 230 s. Ilio, M ich el-A vge 31 s. K l a c z k o
357 s. W o l f f l i n , Class. K u n st 59. O l i . i v i k k 64 s . G o y a u - P R a t .>47 s . B t t . n e r ,

942

Libro III. G iulio II. 1503-1513. C apitolo 9.

zione ra p p resen ta ta la crea zio n e di va. U n a sacra e im ponente


g r a v it sp ira verso chi la contem pla. A dam o im m erso in pro
fon d o sonno. D io g li sta d i fr o n te , e g i v a si alza, dalla costa
del d orm ien te, la g a g lia rd a m adre dei v iv e n ti, g i posa sopra un
piede, m en tre laltro ginocch io sta ancora p iegato. La si Vede
quasi so llev a rsi per la fo r z a del creatore, cui protende le mani
giu n te, rin g ra zia n d o del dono d ella v ita . 1 In tu tti questi quadri
della creazion e tr o v a si so lta n to il puro n ecessa rio a rilevare la
situ a zio n e. N u lla in tra lcia il m o tiv o p rin cip ale, n essu n accessorio
d istra e. N essu n a r tista prim a o dopo M ich elangelo ha creato una
rap p resen ta zio n e pi accon cia del D io crea n te, che tu tto movi
m ento ed azion e . 2
N in m odo m eno com m oven te, sem p lice ed altam en te dram
m atico sono ra p p resen ta ti il p eccato dei p rotop aren ti e la cacciata
dal paradiso, colpa e c a s tig o in un medesimo quadro. N el mezzo
sta lalbero della scien za, dal quale il te n ta to re (un serp en te nella
p arte su p erio re irniente in donna) p resen ta alla golosa e avida va
com e in seg reto accordo il fr u tto p roib ito. F a un effetto racca
p riccia n te il vedere com e su b ito d ietro il dorso del dem one si
p resen ti quale un baleno lan gelo della v en d etta colla n uda spada
fiam m eg g ia n te, e scacci i due e sse r i, co scien ti della loro colpa e
sfigu ra ti fino alla bruttezza, dal p arad iso, verso il quale va,
che n ella d isp erazion e m ette le m ani nei suoi biondi capelli sciolti,
g e tta un u ltim o a p p a ssio n a to sguardo. 3
I
g ra n d io si a v v en im en ti d ella creazione e del p aradiso vengono
ora seg u iti-d a l racconto di ev en ti te r r e str i. Sorprende, m a la cosa

A dam und E v a (il s.

J u s t i , B e itr g e 40 s.; T h o d e IV, (305 s. : K k a u s - S a e s


ss. p e l primo , S a u e r ha fortemente fatto osservare che secondo la
dottrina dei Platonici, che Michelangelo conosceva attraverso M arsilio Ficino,
latto creativo non era che un risvegliarsi dal sonno millenario, che lumanit
aveva dormito nello spirito di Dio.
1 S t o l b e r g , ite i e ecc. I. 43<i. |('fr. inoltre P l a t t n e k II 1, 264 e ( S m o n d s
I . 207. Sulla creazione di va v. anche i R i o , M ichel-A nge 20. O l l j v i e r 710 s .
K l a c z k o 260 s. B t t n e r 62 s. e K e k u i . in Ja h rb . d. d eu tsch en archol. In
s titu ts V, 193. J u s t i , B e itr g e 4 ss. ; S t e i n m a n n l , 320 ss. ; T T h o d e IV, 316s. ;
K r a u s - i S a u e r II 2, 367.
2 Sotto il rispetto di rappresentazione artistica dice W a r n e c k e in
Z eitsch rift di L t z o w , N. E. II. 303 (Michelangelo ha trovato l'unica giusta
soluzione del grande enimma della creazione, eternamente inesplicabile per
la scienza . T utti gli artisti posteriori a cominciare da Raffaello, mostrano
linflusso della m aest, creata dal Michelangelo, del Creatore del mondo rive
stito d i una potenza .elementare p rim itiva. Il Cornelius, com' noto, disse
che da Fidia in poi non era m ai istata fatta una cosa somigliante.
3 Vedi K u g l e r - B u r c k h a r d t II, 331. < J r i m h 1, 343-346. B t t n e r 64 s . e
M n t z . H ist, de l'A r t III, 479. Quanto a precisa rappresentazione della psico
logica differenziazione di uomo e donna i tre affreschi della creazione e caduta
dei protoparenti offrono una dovizia idi sorprendenti finezze, sulle quali viene
richiamata l'attenzione presso K r a u s - S a u e r II 2, 366 ss.
11

2 , 3 6 5

I s o g g e tti d elle pitture nel soffitto della C appella Sistina.

943

sp ie g a b ile , ch e per q u esti, i quali rich ied evan o un m a g g io r nu


m ero di figure, la r tista fa c c ia uso di proporzioni m in o ri . 1 Ci era
asso lu ta m en te in d isp en sa b ile nel dilu vio, i cui orrori vengono svolti
con com m oven te n atu ralezza. S cene terrifica n ti qui si sv o lg o n o :
lo tte d isp era te per la v ita collelem en to sca ten ato. M a com e sia
sen za sp eran za q u esta lo tta si riflette certo nel modo pi im p res
sio n a n te n ello sgu ard o a tto n ito di quella donna, che nasconde nel
m antello di suo pi g io v a n e figlio stra p p a to alle onde m en tre il pi
attem p a to le si str in g e ad una g a m b a . 2 S tu d iosam en te v ie n e rile
vato l a n n ien ta m en to d ellu m a n it rea, che con segu e com e puni
zione del p eccato, in cornician dolo due piccoli c a m p i 3 che presen
tan o ech i di an tich i m odelli, il sacrificio di N o nel modo pi sp ic
cato. 4 N ella scelta della figu razion e d ello ltra g g io di Cam devesi
ricon oscere u n a llu sion e a g li Scherni del R ed en tore: in fa tti nel
m edio evo era m olto com une un ta l risco n tro . 5
I
nove quadri cen tra li co stitu isco n o la prim a e p rin cip ale parte
della decorazione della vo lta . La seconda c o stitu ita dalle dodici
figure dei p r o fe ti e d elle sib ille ra p p resen ta te nelle p a rti della
volta ro to n d eg g ia n ti d a lla lto in basso, cinque in ciascu n lato lon
gitu d in a le, un a in cia scu n o d ei la ti pi str e tti, tu tte di una gran
dezza c o lo ssa le: s p ir iti g ig a n te sc h i esigon o form e gig a n tesch e.
M entre le scen e centrali quanto alla v is ta din siem e sono calco
late dal lato o v est della cap p ella, i p r o fe ti e le sib ille fu r o n o com

1 Questi tre quadri furono dipinti per i primi ; secondo il W o i . k f i . i . \ dopo


averli term inati Michelangelo si convinse che la grande distanza dallocchio
dello spettatore esigeva delle proporzioni maggiori. W o l f f l i n in Report. di
J a . n i t s c h e k X III (1890) 265 s. osserva inoltre, che anche in seguito si nota un
costante crescendo nelle figure. Si confronti soltanto la f igura di Dio Padre
che crea il sole e la luna con quella di (Dio Padre che d la vita ad Adamo
Questo crescere della proporzione sta in rapporto con una nuova percezione
dello spazio . Il medesimo mostra il suddetto critico, uno dei maggiori conosci
tori di Michelangelo, quanto alle ligure degli sch iavi: le maggiori circondano il
quadro finale, la separazione della luce dalle tenebre. N ei profeti e nelle si
bille si mostra il medesimo fenomeno. Lo stile diventa man inano pi gran
dioso e pittoresco, le ligure crescono... Le piccole figure riempitive e di deco
razione seguono il medesimo processo evolutivo e non possono fare alcuna
eccezione. Le coppie dei putti color di pietra sulle pareti laterali dei troni
dei profeti ripetono esattam ente la storia degli schiavi . Cfr. ora gli studi di
S t e i n m a n n II. 22 a . e M a c i x o w s k y 116 s .
Cfr. J u s t i , B eitrage 6 0 s. ; S t e i n m a n n I I , 302 s. ; I I i u i e h k a n d t 8 s. ; M a c -

K O W S K Y 8 8 S.
3 V e d i M a o k o w s k t.2

4 C o n d iv i.

79 s .

I 5, 346. O l l i v i e r 7 5 s ., F o n t a i n e (V n ivers. cath.


veggono nella scena del sacrificio lofferta di Caino e dAbele.
G i P l a t n e r (II 1 , 265 s.) riconobbe nella scena il sacrificio di No e seguono
questa interpretazione, sullesem pio di S p r i n g e r (122), del I . I ' b k e (II, 1 0 4 ) e
del K l a c z k o (366), anche tu tti i moderni.
5 Vedi K l a c z T K o , Jules I I 367.
5897,

III,

519)

V a s a ri, G rim m

J44

Libro ILI. G iulio II. 1503-1513. Capitolo 9.

p osti per lo sserv a zio n e in d iv id u a le . 1 L e g ran d iose figure - rasso


m ig lia n o a sub lim i app arizion i di sp ir iti eppure sono cos
fo rte m e n te d elin eate, che le d ir e sti sco lp ite nella p ietr a . 3 E sse
tro n eg g ia n o su m assicci sed ili di m arm o, le cui sp alliere sem brano
sosten ere tu tta lim p a lca tu ra del soffitto. D ei g en ii posti al loro ser
v izio accom p agn ano i v ati del M essia p er il giu d aism o e il gen ti
lesim o, alcuni dei quali im m ersi nella lettu ra di libri e di rotoli
in v e stig a n o lav v en ire, a ltri s o tto il tu rb in e di d ivino entusiasm o
lo an n u nziano. La v ita sp iritu a le, in tim a , tu tta data alla ricerca,
alla con tem p lazion e e a llan n un zio d ella tte sa salvezza, la v ita de
g lin izia ti ai isegreti di Jeova (Amos III, 7) tro v a si qui espressa
con ta l p erfezion e, di cui la rte an tica non pot avere alcun sen
tore, e che la nuova non seppe m ai pi r a g g iu n g e r e . 4 Qui non rile
verem o che le figure pi eccelse. L a sib illa delfica p a re v eg g a gi
in n a n zi a is lad em p im en to del su o v a tic in io ; un profondo en tu
sia sm o irra d ia d agli occhi di questa m asch ia eppure leggiad rissim a
figura. La Sibilla lib ica v e stita a llo rien ta le ch iu d e il su o grande
lib ro e rivolgen d o allo sp etta to re il suo sg u ard o severo in un mo
vim en to d iseg n ato m agn ificam ente, gu a rd a in basso, dove ogni
d s u lla lta re si com p ie la rin n ov a zio n e in cru en ta del sacrificio
della croce. L a can u ta sib illa p ersica tu tta im m ersa nello scanda
glia re le su e visio n i, m en tre le ritrea ra sso m ig lia n te p er la sua
g io v a n ile bellezza alla delfica, v o lta le p a g in e del libro del destino.
Isa ia fissa lav v en ire, che si sv o lg e in n a n zi al suo sp irito v eg
g e n te ; nem m eno il grid o d ella n g elo che lo accom pagna vale a
d istra rlo com p letam en te dalla su a dolorosa v isio n e . 5 G erem ia,
figura co lo ssa le dalla lun ga barba fluente, p ieg a to sul davanti, si
sep p ellisce n ella lam en ta zio n e p er la sorte del suo popolo; con gli
occhi socch iu si, in fo n d o ai quali fluttua un m are di lagrim e, egli
con tem p la la citt san ta, la sig n o ra dei popoli, or fa tta v e d o v a .
T u tto d iverso E zech iele : com e fu o r i di s egli tie n e vivace di
scorso con le g ran d i cose che a p p ariscon o al suo sp irito. D aniele,
una sp lend ida e g ig a n te sc a figura di g io v a n e, com incia a m ettere
in isc r itto la sua p rofezia , nella quale con som m a p recision e parla
del M essia venturo. G iona, in a rd itissim o scorcio, rappresentato
nel m om ento iu cui v ien e r ig e tta to a terra dal pesce ed con Ge

1
Li si abbraccia colla vista nel jnodo migliore collocandosi nel mezzo
della cappella sotto Ja /Sibilla ( umana etl Ezechiele : vedi S t e i n m a n n II. 2 2 1 .
- Q uasi pensieri p la stici le chiama L b k e , G eschichte der P la stik 720.
3 S c h a d e n 230.
M o l i t o r 2 5 5 . Cfr. ora l'apprezzamento dei particolari presso J u s t i . B ei
trge 9 0 sa. ; S t e i n m a n n II, 3 4 1 ss.: A . G r o x e k nel periodico Die christl. K u n st
III ( 1 9 0 7 ) . 1 3 7 s. e T H o d e IV. 3 4 9 ss.
s Forse della morte del Salvatore venturo, come dalla connessione di
tutto pu congetturarsi certamente meglio che secondo le interpretazioni pro
poste da J u s t i I, 1 2 1 e da S t e i n m a n n , II. (35S.
*

I profeti e le sibille.

945

rem ia l unica figu ra e sp r e ssa in una situ a zio n e sto rica ch iaram en te
sp ieg a b ile. Ci ch e v h a di pi m irab ile in qu este gig a n tesch e,
g ra n d io se figu re a lte 18 piedi, di cui non si finirebbe* m ai di ri
g u ard a re la sev era e m aschia bellezza, si ch e tu tte e dodici
esp rim on o il m edesim o con cetto fo n d a m en ta le pur conservando
ogn u n a som m am en te la p rop ria in d iv id u a lit . 1 T alune di queste
figu re, le pi im pon en ti che la sto ria d ella rte c o n o sc a , com e la
sib illa lib ica, i p r o fe ti Daniel e G iona, tra v a lican o fo r se i confini
d una sp o n ta n ea ed e ste tic a m ovenza, ma la m a g g io r p arte di esse
con tu tta la m a est delle fo r m e e leccitazion e delle loro m ovenze
con servan o tu tta v ia la m isu ra di a rm o n io sa b ellezza .- Chi vuol
fa r d egli app u nti so tto q u esto risp etto al m a estro dovrebbe prim a
riflettere alla difficolt d e llim presa, ch e co n sistev a n e llelevare
m ed ian te lesp r e ssio n e du n isp ira zio n e su p eriore dodici e sse r i al
di sop ra del tem p o e d ella m on d an it a l sovrum ano. L a gran d io
sit delle fo r m e non e r a da s su fficien te; occorrevano m om enti
a lte r n a n ti d ella n a tu r a sp ir itu a le pi eccelsa e che fo s s e nel
m edesim o tem p o esterio rm en te v isib ile . F o rse q u esto o ltrep assava
le fo r z e d ella r te . 3

1 I M l t o x , M ichelangelo u n d die S ix tin isc h e K apelle (St. Petersburg 1S70) 24.


Cfr. le entusiastiche descrizioni del i C a s t e l a r . E rinnerungen an Ita lie n 70 s .,
del T a i n e in M n t z , H ist, de l'A r t III, 483 ; K l a c z k o 376 ss. e W l f f L i n ,
Chi ss. K u n st 60 s . V. anche G o y a u - P r a t , L e V alican 548 s. H o f f m a n n 88-89.
Rio, M ichel-Ange 27 s. O i x i v i e r 87 s., 118. i S t e i n m a n n in R ep erto riu m f. K unsticissench. XVII, 175 s. e F o n t a i n e loc. ct. 521 ss. K r a u s - S a u e r II ,2, 361 s s .
2 Giudizio di W o l t m a n n - W o e r m a n n II, 5185. jOoNDivi chiamava Giona la
figura pi meravigliosa di tu tte a pausa del suo scorcio nella volta. Ma anche
B u r c k h a r d t , Cicerone 644, trova di una magnificenza mirabile non solo
Geremia e Gioele, ma anche il iGiona. i S t e i n m a n n al contrario non trova in
Giona accenno alcuno alla vocazione d i un uomo mandato da D io e pensa
che a questo profeta m anchi anzi dignit um ana (II, 3 7 6 s.). N ei particolari
i giudizi saranno qui sempre discordanti. Ba palma a mio credere spetta alla
sibilla delfica e a Geremia. Della prima il P L a t t n e r dice (II 1, 269) non sfclo
che essa la pi bella fra le profetesse effigiate qui da Michelangelo, ima in
genere una delle pi perfette creazioni di donna dellarte moderna. Limpor
tanza deUa figura di Geremia viene rilevata sopra tutto dallo i S p r i n g e r 130:
Questa figura incant Michelangelo, e dallora in poi non pot mai dileguarsi
completamente dalla sua mente. Qualunque cosa egli creasse, sfavagli sempre
innanzi il ricordo di Geremia e sommessamente facevasi sentire lo stato danimo
in cui avevaio messo la figura del profeta. N el Geremia si cela il germe del'
Mos per il monumento d i Giulio e deUe Statue principali delle tombe medicee .
Che in Geremia Michelangelo abbia riprodotto, se non il suo ritratto esterno,
almeno i suoi sentimenti interni, assai probabile ; vedi S t e i n m a n n in Repertor.
f. K u n st wisscnsch. 1894, vol. XVII, 177 s., R o m 136 e A llg Z eitung 1897, B eit.
nr. 148. S ix tin . K apelle II, 873. Qui del resto lo ; S t e i n m a n n adotta l acuta
spiegazione delliscrizione d i un rotolo posto accanto a Geremia quale stata
data da K l a c z k o (R evue des d eu x M ondes 1896, p. 785; cfr. J u les I I 378).
B u r c k h a r d t , Cicerone 644. Cfr. invece lelogio senza lim iti, che W. N e u s s ,
M ichelangelos Schnheitsideal, in E hrengabe deutscher W issen sch a ft f r J. G.
H erzog zu Sachsen, Freiburg 192, 389 s., tributa ai profeti e sibille.
P a s to r,

S toria dei P a p i.

Ili

946

Libro III. G iulio II. 1503-1513. Capitolo 9.

Colle g ra n d io se fig u re dei p r o fe ti e delle sib ille stanno in


s tr e tto n e sso le v iv a ci scen e fa m ig lia r i n o te so tto il n om e di A nte
nati di Cristo, che riem p io n o g li a rch etti (lu n ette) so p ra le finestre
e i tria n g o li delle lu n ette. Im m erse in g r a v i e m elanconici pensieri,
qu este figure p rofo n d a m en te se n tite sta n n o a n siose in a tte sa della
p ro m essa delle g e n ti, del v in c ito r e su lla m orte e il peccato. Come
i p ro feti in m odo p u ram en te sp ir itu a le trasm etton o ai secoli fu
tu r i il p en siero della p rom essa dun S a lv atore fu tu ro, cos loro
m issio n e di a ssicu ra rlo in m odo m eram en te fisico fino allultim o
m em bro della serie g en ea lo g ica . A n cor pi che nei p ro feti l artista
qui s g u a rd a to dal dare una c a r a tte ristica sto rica e sp esso ha
creato m ere scen e fa m ig lia r i e figure di cara ttere so g g ettiv o . In
quellalbero gen ea lo g ico di C risto, com e a n ch e per i p ro feti e le
sib ille, M ichelan gelo seg u i con cetti d ellarte m ed ievale . 1
A q u esto terzo ciclo di p ittu r e che com e il secondo incornicia
le ra p p resen ta zio n i sto rich e p rin cip a li te n g o n o d ietro com e q u a li
i q uattro g ran d i d ip in ti po sti a g li an g o li della v o lta . Quivi con
v ig o r a a lta m en te d ram m atica sono d e sc r itti gli scam pi m iraco
losi del popolo dIsr a e le in te si co m e sim b oli della R ed en zion e: la
uccision e di G olia, lero ica im p resa di G iud itta, il c a stig o di A m an,
il m iracolo del serp en te di bronzo. Q uestu ltim a scen a col con trasto
su g g e stiv a m e n te esp resso di sa lv ezza e d i ro v in a una delle pi
m agn ifich e di tu tto lo rn am en to della v o lta -2
A qu esti q u attro cicli di p ittu re il m aestro con m era v ig lio sa
potenza in v en tiv a a g g iu n se anche un g ra n n u m ero di figure pura
m en te id ea li, che servon o di n o b ile e g en ia le orn am en to al suo
p alco a r c h ite tto n ic o . 3 M ich ela n g elo n e llordinam ento com p lessivo
in ten d ev a ev id en tem en te d im ita re una d ecorazione fe stiv a , com e
a llepoca del rin a scim en to so le v a si fa r e a n ch e n ella ricorren za di
solen n it relig io se. L a gran co p ia di figu re d ecorative che M iche
lan g elo ap p ose p arte al basso n ei gh eron i q uasi a p ortare gli scu
d etti recan ti i nom i dei p r o fe ti e delle sib ille, p arte com e figure
riem p itiv e al di sopra dei p izzi d eg li archi in v a rie m ovenze, p a rte

1 Ofr. i L b k e II, 101, 107-108 e quanto alle sibUle le esaurienti dilucida


zioni di Kratjs-*Sat7eb II i>, 852 s. Non essendo qui il caso di dare una vera
e propria descrizione, non possiamo scendere ai particolari dei singoli gruppi,
per quanto presentino squisite bellezze. |Cfr. ora principalmente . S t e i n m a s i
II. 428 s. e per le scene delle lunette i S p a h n 205 e C. S a u t e r in Hist.-pol.
B l tte r CLIII (1914), 747 s.
2 Ofr. L t t z o w , K u M tse h tse 439. K l a c z k o 368 s. G r i m m . I*, 353 s. ; J u s t i ,
B eitr g e 55 s. ; i S t r i n m a n x II, 2S9 s. ; T h o d e IV, 331 s.
Esse sono, dice L 'rk e II, 101, l'incarnazione viva dei membri archi
tettonici. Cfr. Ltzow loc. cit. 44<) e specialmente B u rck h a rd t. Cicerone 642 s.
intorno a queste forze dell'architettura ravvivate e fa tte personali Una pift
profonda e m olto geniale concezione di queste ligure sostanzialmente decora
tive, presso K ra u s-S a u er II 2, 371.

L e figure d ecorative.

947

fin alm en te per so sten ere o in coron are i sin g o li sco m p artim en ti del
la rch itettu ra d ip in ta, corrispon de ai p erso n aggi rap p resen tati in
co s f a t t e decorazioni fe s tiv e com e quadri v v e n ti. T u tte queste fi
gu re nude, i p u tti m assicci e i fa m o sissim i sp len d id i gio v a n i, sono
m essi in str e ttissim o rapporto col siste m a arch itetton ico, a ten er
chi corn ici e chi iscrizio n i, a ltri a so r r e g g e re scudi, d rap p erie o
gh irla n d e di fo g lia m e di querce, larm e di G iulio II. N e ssu n a di
queste figure, ch e da s irra d ia n o tu tta la b ellezza della giovent,
a p p a risce in una posa com u ne e tran q u illa , che anzi tu tte sono m o
v im en ta te e in azio n e n elle p o sizio n i e sco rci i pi d iversi ; per
sen za rapp orto col co n ten u to dei d ip in ti e sse non servono che di
d ecorazion e . 1 P er quanto q u esti nudi debbansi am m irare dal punto
di v is ta m eram en te a r tistic o , pure q u esti corp i d ip in ti in ton i v i
gorosi e caldi e p erci a ttir a n ti a s fo r te m e n te lo sguardo ap p aiono
in una ch iesa offen siv i p er qualche occhio. E ssi per non au toriz
zano a c o n testa re ai d ip in ti il ca r a tte re cristia n o , perch la carne,
che M ich elan gelo d ip in g e, non m ai se n su a le . 2
i Questa spiegazione, che viene a combaciare con quella del L b k e e del
vorrei io proporre in luogo delle altre forzate le artificiose, ten
tate in questi ultim i tempi. W . H e n k e in AUgom. Z eitu n g 1892, nr. 77, Beil.
ha ben m ostrato con alcuni esempli quanto si sbagli L . v. S g h e f f l e r iiMi
chelangelo. E ine R enaissancetudie, Altenburg 1S92) riducendo il contenuta
ideale della Cappella Sistina al platonism o di Michelangelo. Questo anato
m ista per tanto qui come nelle Bue E m pirische B etra ch tu n g en ber die M a
lereien von M ichelangelo a n der D ecke der six tm isch e n K apelle in Jahrb. der
preuss. K u n stsa m m lu n g en V II (1886), 3 s., 82 s., 140 s., cade nel medesimo
errore di m ettere negli affreschi cose che inon -vi sono. poi erronea ed in
fondata specialmente la spiegazione stranissim a delle coppie delle cariatidi ai
lati dei sedili dei profeti e delle sibille ; a mio giudizo essa viene esclusa
dal carattere dellartista alla stessa guisa che le relazioni erotico-perverse at
tribuite ai giovani ( ignudi, schiavi o |atleti). Un critico insigne come G ia c o m o
B u r c k h a r d t , col quale nel marzo del 1895 ebbi a discutere su tale questione,
parimenti d'avviso, che le interpretazioni dello S c h e f f l e r e del K e n k e
siano da respingere. W l k f u n in Ja h rb d . preuss. K u n stsa m m lu n g en X III.
181 mette avanti la congettura assai probabile, che g li schiavi siano stati
aggiunti solo posteriormente ai medaglioni preesistenti. Cfr. anche C. N etjm a n n in R epert. f r K u n stw iss. XXXVIII, 24: s. (Contro i S < c h e f f l e r si sono
dichiarati recentemente anche F b ey . D ich tu n g en (370 s., i S t e i n m a n n in Allg.
Z eitu n g 1898, nr. 192 Beil.. I v e a c z k o 9 0 le I>r E c k e r t in F ra n kf. Z eitu n g
1 marzo 1899. Relativam ente ai sospetti fondati sugli ignudi v. ora le egregie
osservazioni di K r a u s - S a u e r 778; M a c k o w s k y 80, 103 s. (292 s.) e R i e s c h
in L it. H and w eiser 1910, 292 s. ,Sulle scene nei medaglioni color di bronzo,
non discernibili dal basso e rese nate pel primo da S t e i n m a n n (II, 262 s.),
che rappresentano quadri tolti dai L ib ri dei R e tipologicamente accennanti
al futuro piano della redenzione, cfr. anche Spai in in Allg. Z eitu n g 1906, n. 66;
K r a u s S a u e r II. 351 e G r o n e r in Beil. a C hristi. K u n st III (1907) n i.
2
Cfr. H ist.-polit. B l, XCI, 755; J a n s e n , oddom a (iStuttgart 1870) 110;
M a u i . d e l a i C l a v i r e , F em m es 276 s .; M a c k o w s k y 90, 103 s., di pi i nudi
non sono che accessorii; vedi Rio, jM ichel-Ange 30. Cfr. anche W w flin ,
Class. K u n st 54 s., 63. Non capisco come P r a t 550 possa dire parlando del
soffitto della ISistina : E s t-ce une oeuvre eh rtien n et S o n ; c'est tune uvre biB u rc k h a rd t,

948

L ibro III. G iulio II. 1503-1513. Capitolo 9.

Il contenuto id eale dei d ip in ti m ich elan giolesch i della S istin a


a lla ste ssa altezza della ra p p resen ta zio n e a r tistica . E ssi sono per
cos dire un g ig a n te sc o poem a a colori su lla lunga via, che dalla
su b lim it della creazion e conduce al bisogn o della redenzione e
a lla prim a aurora del giorn o d ella R edenzione. La loro lingua
m u ta possied e uneloquenza im p a reg g ia b ile. L A n tico T estam ento
com e preparazion e a l N uovo ed etern o, non stato a l certo rap
p resen ta to m ai con ta n ta v e r it e b ellezza . 1 II m aestro ha svilu p
pato i su oi p en sieri con m er a v ig lio sa p ro gression e e opposizione
di co n tra sti. P er la p arola d elP E tern o v ie n e ch iam ata in vita la n a
tu ra con tu tto il suo v a rio elem en to quale fon d am en to per la vita
sp iritu a le dellum anit. D al buio p rim itiv o balza la figura del Crea
tore in rapido volo p erco rren te il tu tto finch si ch in a alla terra
ove produce la corona della creazione, i p rotop aren ti. Ma lo svol
g im en to p recip ita rapid am ente e irresistib ilm en te, pel prim o pec
cato, passan do per la prim a g ra n d e ca ta stro fe, il diluvio, di cui
blique, Ui biblc m m e ecc. CI sia qui lecito riferire il giudizio ancora poco
noto, che intorno al soffitto della Sistina em ise I'Overbeck n ellanno 1810.
Esso trovasi in una lettera stampata in A lg. co m . M onatschr. I (1888), 40.
Overbeok scrive : In verit essa l opera pift sublime e stupenda che esista.
Dove trovasi unopera cosi meravigliosamente compita quanto il soffitto che
rappresenta la istoria -della creazione e il giudizio universale, attorniati dalle
terribili ligure dei profeti, i quali ora alla fine dei tempi s i fanno avanti quali
apparizioni grandiose, sicura difesa per il credente, ma per i peccatori osti
nati terribile spauracchio di un ricordo perennemente vivo della loro ostina
zione, non avendo essi voluto credere n convertirsi dalla vanit del mondo,
spettri che li cacciano gi nellinferno !... Cielo, quali fa lsi concetti s i sono
sparsi intorno a Michelangelo ! Si grida da tutti ch'egli un m anierista, che
ha esagerato tu tto! (Come mai s i pu esser tanto ciechi! In verit bisogna
proprio aver guasto g li occhi sui dipinti d i 'Carlo iMaratti e del Battoni o Dio
sa di quali altri, aver perduto affatto ogni sentimento della natura, per non
riconoscere che qui l'arte pi sublime e pura, la quale infine non consiste
che nella riproduzione della natura, nobilitata nella pura e grande anima
dell'artista ! Kisogna proprio non conoscere affatto la natura per non scor
gere a primo sguardo la sua impronta, per on essere a dir cos colpiti ele t
tricamente dalla verit di questi concetti, d i queste forme e di questi carat
teri ! Ed ora d'altra parte bisogna non essersi mai dato la pena d i contemplare
convenientemente queste opere, od anche voler dare a bella posta una falsa
relazione circa d i esse, quando si vuol dire che sono fa tte con superficiale
bravura mentre invece sono im prontate a ta li caratteri, a ta l delicata pre
cisione e a tal grado d i perfetta esecuzione, che gi sol questo le m ette al
disopra d i tutte le altre opere... Quanto alla finitezza ognuno pu, io credo,
prendersi Michelangelo a modello. Quale scienza non accoppia egli ai suoi
doni divini ! Quale conoscenza del corpo umano, della prosiiettiva e dellottica !
Come dipingeva a meraviglia ! non che scorgervi alcun artifizio, non vi si pu
nemmeno pensare; non vi s i vede che da cosa. In conclusione egli in tutto un
modello ! Da per tutto egli sceso a fondo, e ci che per altri rimane un
eterno mistero, per lui era un gioco .
i impossibile i cosi M o l i t o r 255 > avvicinatisi in immagine alla pa
rola sacra della Bibbia pi di quanto sia riuscito qui ni geniale maestro .
Su Michelangelo e la Bibbia cfr. anche ^ F a r i n e l l i in B ilychnia VI ( 1917) , 2S4ss.

P r o g e tti di M ich elan gelo pel m onu m en to di G iulio II.

949

v ittim a la m a ssim a p arte d ellu m anit, fino a llo ltra g g io che il suo
prop rio figlio f a a llebbro N o, ca p o stip ite duna nuova um anit.
Da q uesta b a ssezza tu tta v ia d evesse r e p o ssib ile risa lire perch
una razza d eriv a n te dalla m ano d ellE tern o e da lui p reserv a ta
dal to ta le an n ien ta m en to , non pu rim an ere p er sem pre in v i
lu p p a ta n ella m ise r ia del peccato. M ission e dei p rofeti, d elle s i
bille, v e g g e n ti in sp ira ti in un fu tu ro di redenzione, e in siem e le pi
in tim e personificazion i del duolo del popolo, so sten ere a ttra v e rso
il corso dei secoli qu esto p en siero di speranza- E cos n el profilo
del dram m a d ella v o lta il p ro cesso di svilu p p o da quelle figure cre
p uscolari d egli a n te n a ti v iv e n ti in cupo dolore, ra sseg n a zio n e e
nella in d ifferen za d ella v ita q u otid ian a si solleva alle figure dei
v e g g e n ti, ch e tr o n e g g ia n ti su sp ecola su p eriore g i ven gon o col
p iti dai prim i deboli r a g g i dellau rora che vien e. Ci che e ssi ved e
vano nelle loro v isio n i, la red enzion e del m ondo, si riflettev a g i
nelle q u attro scen e della sto ria di Isra ele ra p p resen ta te n ei quattro
an goli : il p erv erso nem ico, che volev a sterm in a re il popolo di D io,
q u attro v o lte debellato in Golia, O loferne, A m an e nel serp en te,
tu tto questo n ie n taltro ch e tip i di ci, che sotto, e su llaltare, si
con tin u a a celeb rare com e etern o sa crificio del F ig lio di D io e della
C hiesa.
C ondotti a term in e i d ip in ti della v o lta della S istin a , M ichelan
gelo v o lse di nuovo le su e cure al m onum ento di G iulio II, p ro_
b abilm ente p er ordine del papa, che fin dalle sta te del 1512 non
si n a sco n d ev a pi ch e i suoi g iorn i volg ev an o al tra m o n to . 1 i n
ci c o s titu u n a ra g io n e dim p ed im en to in n an zi tu tto lin certezza
in torn o al p osto o v e quel m onum ento a v e sse a collocarsi. Siccom e
il coro di S. P ie tr o c o str u ito dal B ra m a n te era p rovvisorio, di esso
non si p o tev a p arlare. L a d etta incertezza fu sicu ro a n ch e causa
che n ei suoi n u o v i d iseg n i M ich elangelo te n e sse conto d elle varie
p o ssib ilit e id ea sse il m onum ento ora com e una costru zion e li
bera, ora co m e una co stru zio n e v ed u ta di fa c c ia e ad d ossata ad
un m u ro . 2
Il d iseg n o della costru zion e lib era secondo il C ondivi e il y a_
sari, b iografi di M ich elangelo, che del resto d ifferiscon o in varii
p unti, era il seg u en te. L a cappella sep olcrale col Sarcofago <3^
papa v ien e r in ch iu sa da un edificio m arm oreo, i cu i lati di fro n te
m isu ran o dodici b raccia, quelli di fianco d iciotto. La p a rte in fe_
riore v a o rn a ta di b a sso riliev i e di nu m erose sta tu e di carattere
sim b o lico : n elle n icch ie v itto r ie a la te con p r ig io n ie ri f a tt i schiavi
ai p ied i, ad o gn i p ila str o si a tto r c ig lia p a rim en ti un p r ig io n iero
U n in co rn icia tu ra corona la p arte in fe r io r e d ella costru zion e1 0
/
oO1

Cfr. quanto si disse sopra p. 848.

2 S trin g e r

236.

950

Libro III. G iulio II. 1503-1513. Capitolo 9.

pra la q u ale lev a si un secondo p ian o orn ato di q u attro colossali


figure a llegorich e, fr a le quali C ondivi ricorda soltan to M os, V a
sari in o ltre P a o lo e le a lleg o rie d ella v ita con tem p lativa e a ttiv a .
Corona il tu tto la figura del papa p la cid a m en te addorm entato,
che v ien e a d a g ia to d a due a n g eli n ella tom b a. L opera in tiera, alta
pi di n o v e m etri, con ta pi di 4 0 sta tu e sen za le storie, lavorate
a m ezzo r ilie v o in bronzo, ch e ra p p resen tan o le g e sta del p on
tefice. 1
M entre M ich elangelo lavo ra v a a q u estopera a v ven n e la m orte
del pontefice. P oco prim a di q u esta, il 19 feb b raio del 1513, G iu
lio II a v ev a p rescelto a lu ogo di sua sep oltu ra la cappella S istin a
:n S. P ietro ded icata a lla V erg in e, n ella quale rip osava anche suo
zio S isto IV . 2 N e lla su a ultim a volon t eg li aveva a sseg n a to 10000
ducati pel suo m onum ento. M ich ela n g elo il 6 di m a g g io del 1513
con ch iu se con g li esecu to ri te sta m e n ta r ii, il card in ale Leonardo
G rosso della R overe e il p roton otario L orenzo P ucci, un contratto

tradotto tla P em fh l (Vi s. ; V a s a i o - M i l a n e s i V II, 62 s. Ofr.


231 s., 236 s. (Per motivi storici e -artistici questo critico pone il mo
dello descritto dal C o n d i v i negli anni 1512-1513. Il disegno originario, confessa
poi lo S p r i n g e r ,(235). sconosciuto ; il disegno degli Uffizi di Firenze (vetrina
1S7. nr. (OS). ( B r a t j n 181. | A l i n a r i (3088) vien dichiarato spurio dallo S p r i x g e r
anche nella 2* edizione (II, 15). Invece ( S c h m a r s o w in Jahrb. d, preuss. K u n stsam nilungen V, (3 ss. cerca dimostrare, che questo disegno di mano dello
stesso maestro, come gi avevano ammesso B u r c k h a r d t . G r i m m e B o d e .
S c h m a r s o w "pubblic ed illustr al loc. oit. anche un disegno per la tomba di
Giulio II. che trovasi a (Berlino in possesso del signor A . von Beckerath ora
anche presso B u r g e r . D os florent. Qrabmal. tavola XXXI e K r a u s - S a u k r II
2. 5-SS). Egli d avviso che questo foglio ci dia l'unica idea autentica del
concetto artistico di Michelangelo quanto alla sepoltura di Giulio II. se non
nella su a forma originaria, almeno in quella non meno grandiosa del 1513.
Qui soltanto si avrebbe una degna compagnia per gli stupendi prigioni e la
poderosa figura del iMos. G r i m m in V iertelja h rssc h rift del G e i g e r I (1886). 4!>.
si dichiara d'accordo nella maggior parte dei punti col lavoro dello S c h m a r s o w .
P o b t h e i n invece nei suoi contributi allo studio delle opere di Michelangelo in
R ep ero riu m fiir K u n stici sen seh a ft X II (1889)'. 14S> opina collo S t r i n g e r , che
il disegno ,fiorentino non (pu provenire da (Michelangelo : egli spiega il foglio
di Beckerath per unantica ripetizione di itutto il disegno, la quale dovrebl>e
esser linfima fra tu tte . |Ofr. ora anche K l a c z k o 1 0 s s . 11 T h o d e (K ritU che
I n t e ranch un yen I, 1(53) riferisce le descrizioni d i V asari e Condivi allo schizzo
del 1505. mentre a suo giudizio nulla risulta dalle due fonti per quello del
1513. che sarebbe invece fissato nei disegni di B erlino e Firenze (ibid. p. 173).
II disegno degli Uffizi colla parte inferiore del monumento considerato tuttavia
da R icci (M iehelange, trad. -par J. ( d f. C r o k a l s , Florence 19G2. 4S) come ori
ginale, fu recentemente dim ostrato da INe r i pr F e r r i in M iscelim eli d'arte
I (1903), 12 s., come una copia disegnata da Bastiano da Sangallo. sicch
ora rim ane da prendere in considerazione soltanto il disegno della collezione
Beckerath.
2
Mi/. V alie. II. 349. iStando a questo documento autentico erroneo
quanto dice M u n t z , H i st. de l'A r t III, 392. che Giulio II avesse destinato
S. Pietro in Vincoli per la sua sepoltura.
C o n d iv i? ,

S p b in g e r

P r o g e tti di M ich elan gelo p el m onu m en to di G iulio II.

951

a ssa i p reciso, che ancora si c o n serv a . 1 Il m onum ento avr tre


fa c ce e colla q u a rta si atta cch er al m uro. In ognuna d elle fa c
c ia te son vi due tab ern acoli (n icch ie con p ila stri laterali e fini
m en to al di sop ra) su alto basam ento, in ognuno dei quali due
sta tu e alq u an to m ag g io ri del naturale- Sui 12 p ila stri che stanno
fr a i tab ern acoli ven gono a e sse r e sta tu e di eguale altezza, di
g u is a che la sola p arte in fe r io r e m o stra v en tiq u attro figure : in sul
piano di sop ra il sa rco fa g o colla sta tu a di papa G iulio, circondato
da q u attro figure, tu tte e cinque m a g g io ri due volte del n a tu rale;
o ltre a ci su llo ste sso p ian o su p erio re sta n n o sei sta tu e colossali
sed u te. L, dove il m on um en to s attacca al m u ro, una n icch ia
p ro fo n d a con cinque sta tu e, che, per esse r e pi lontane d allocchio
dello sp e tta to r e , su p eran o tu tte le a ltre anche in grandezza.
In oltre riliev i o di m arm o o di bronzo fr e g ia n o i cam pi fr a Jun
tab ern acolo e laltro.
Siccom e qu esto d iseg n o per gran d ezza ed e ste n sio n e sorp assava
n o tev o lm en te lo rig in a le, a lla r tista venn ero p rom essi 16500 du
cati, dai quali per si dovevano d etrarre i 3500 g i ricevu ti. M i
ch ela n g elo s im p eg n a non a ssu m ere a ltro grande lavoro finch
fo s s e occu p ato nel m onum ento, e a fo r n ir e questo entro lo spazio
di se tte a nn i.
N e g li an n i che segu iron o, 1513-1516, la r tista consacr tu tte le
sue fo r z e a llopera g ig a n te sc a . La scu ltu ra era in fa tti larte sua
p red iletta , della quale soleva dire, a v erla su cch ia ta col latte, es
sendo s ta ta su a balia la m o g lie di uno sca rp ellin o ; anche nella
p ittu ra le sue con cezion i erano del tu tto p lastich e, com e m ostra
un sem p lice sg u a rd o alle p ittu re n ella v o lta della C appella S istin a.
A llo stu d io in d efesso d ella r tista debbono la loro o rig in e (n egli
an n i 1512-1516) le cla ssich e s ta tu e di due g io v a n i in ca ten a ti ( pri
gioni), che ora s am m irano al L ouvre di P a r ig i 2 e quella di M os.

*
Stampato in L e tte re di M ichelangelo, ed. M i l a n e s i <335 s. Cfr. S p h i n g e b
237 s.
Magnifico oltremodo uno dei giovani, che di solito vien detto il giovane
m orente, ma che O l l e n d o r f m o le s i dica dorm iente. ,Si comprende come il Va
sari potesse chiamar cosa divina queiste ligure. D acch le statue furono tratte
fuori dal nascondiglio dei fa ste lli francesi, esse sono state universalmente
riconosciute come capolavori di [Michelangelo. Cfr. ( S p b i n g e r 240 s. L u b k e .
P iantili 728. M u n t z , H ist. de V A rt III, 888 s. K l a c z k o in R evu e des D cuv
Monile CXIV (1892). 891; G. B a t k t , L es esclctves de M ichelango, in B ull, de
la Soc. de aulii/, de Frutice 1901 : J. D a n c e , S tu d ie n iiber Michelangelo, Strassburg 1910, 3 ss. e specialmente Grimm I, 420s. Questultimo dice, che la de
licata l>ellezza del giovane m orente forse pili penetrante che la imponenza
del Mos. Io mi domando : quale opera di scultura nomineresti la prima,
ove tu avessi a fare il nome della migliore? La risposta belle data:
Il giovane morente di M ichelangelo. Quanto alla purezza nellinterpretare la
natura, non s i possono paragonare a questa statua che le migliori opere
greche. L u b k e loc. cit. crede che le due statue del Louvre fossero lavorate

Libro III. G iulio II. 1503-1513. C apitolo 9.

D ellorn am ento d estin a to a lla p a r te in fe r io r e ci sono rim aste inol


tr e quattro colossali figure appena sbozzate (g i n el giard in o B oboli di F iren ze, n ella g ro tta a s in istr a d e llin gresso, ora n ellA ccadem ia, raffiguranti a n c h e sse dei p rig io n ieri o d ei v in ti in atto
di p ieg a rsi e cu rv a rsi. A P ietro b u rg o si con serv a la sta tu a di
un vin to, a Rom a le sta tu e a lleg o rich e d ella v ita a ttiv a e con
tem p la tiv a , L ia e R ach ele . 1
D elle sta tu e d estin a te alla p a rte su p eriore non n rim asta che
una, il fa m o so M os, abbozzato ed e seg u ito g i n eg li anni 15131516 allorch la fa n ta s ia di M ichelangelo era ancor piena delle fi
gu re p ro fetich e della C appella S is tin a . 2 Q uesta celebre sta tu a di
m arm o, la perla d ella scu ltu ra m o d e r n a , 3 orna o g g i il m onu
m ento di G iulio II in S. P ietro in V in coli, poich qui trov final
m en te p osto ii m onum ento, sebbene in una form a m olto sem pli
ficata e ridotta.
Q uesto g rad u ale im p icciolim en to dellopera id eata con ta n to
g en io e g ra n d io sit , in cui M ich elangelo sperava di ridurre in
a tto i suoi pi a rd im en to si co n c e tti, e le q u estion i av u te col duca
di IJrbino rigu ard o al p agam en to, arrecaron o ta n to dispetto, a f
fa n n o e d elu sione a lla r tista , che quel m onum ento diven n e la tr a
ged ia della sua v ita . Gi in un nuovo co n tra tto (8 lu g lio 1516) il
p ro g etto era sta to rim p iccio lito della m et, m a anche cos non pot
ven ire e se g u ito a cau sa dei lavori alla fa c c ia ta della ch iesa m edicea,
S. L orenzo a F iren ze, e delle q u estion i p er lacquisto del m arm o.
D opo i p i rin crescevoli alterch i fr a i co n g iu n ti ed ered i di Giu
lio II e l p p a ssio n a to m aestro, si arriv ad un quarto con tratto
(29 a p rile 1532), che obb ligava M ich elan gelo a con segn are en tro il
pi breve term in e sei sta tu e g i com in cia te o com piute ed a finire
tu tto e n tr o tr e anni. Ora in v ece d ella ch iesa roveresca di S. M aria
del P op olo fu fissa to com e lu ogo di collocazione la ch iesa tito la re
di G iulio II, S. P ietro in V in co li. P oich P aolo III desider per
la cap pella P a o lin a tr e delle sei sta tu e, la M adonna, un p ro feta e
un a sib illa , M ichelangelo, in co n sid erazion e del program m a con
ci tu rb ato, si offr ad e se g u ir e le sta tu e della v ita a ttiv a e con
tem p la tiv a , L ia e R achele. D opo un q uinto e ultim o contratto, del
20 a g o sto 1542, tr e anni pi ta rd i il sepolcro fu finalm ente te r
m in a to e collocato a posto. R im an e in com p ren sib ile che M ichelan
g elo abbia p otu to f a r lu ogo a op ere cos m esch in e dei suoi scolari
fin dai tempi di Giulio l i . Circa il --significato dei prigioni e circa l'analogia
col Laocoonte redi O l l e n d o r f f in Z eitschr. f. bild. K u n s t 1898, p. 223 ss. e in
R epertorium f. K u n stw issen sch a ft XXI, 112 s.: cfr. anche W l f f l i n . Class.^
K u n st 71 e qui appresso l interpretazione di i S a t j e r .
1 S p r i n g e r . 241 s s . M n t z , B ist, de VArt III, 390. V. anche K l a c z k o ,
F lorentiner P laudereien 42 s.
2 S p rin g e r 243.
s

G rim m

15,

419.

Il M os di M ich elan gelo.

95.-

com e l'in fe lic e figura g ia cen te del papa, di M aso del B osco, che
p regiu d ican o g ra v em en te al tu tto e si p resen tan o com e uno scherno
al g ran d ioso progetto origin ale.
P er n essu n a delle opere di M ichelangelo i modi di con cep ire
e sp ieg a re le idee fo n d a m en ta li del tu tto e delle sin g o le figure
differiscon o ta n to com e pel sepolcro di G iulio II. fu o r di dubbio
e r r a ta lin terp reta zio n e del m onum ento com e fo s s e u n apoteosi da
im p eratore pagano. In rea lt M ichelangelo ha concepito il ;suo
p ro g etto s com p letam ente n ello sp ir ito della trad izion e cristian a,
che la decorazione non s i d istin g u e so sta n zialm en te da quella dei
m onu m en ti sep olcrali del m edio evo e del p rim o rin ascim en to, pur
essen d o vero che eg li form u l a m odo suo ind ip en d en te alcune cose
che g li an davan o pi a gen io riv esten d o le di ab ito cla ssic o . 1 L<e
v itto r ie coi v in ti ai piedi sono a lleg o rie delle v irt , che calp estan o
il vizio, i fa m o si g io v a n i in ca ten a ti, per lo pi in d icati com e p ri
g io n ie r i o sch ia v i, in sie m e alla fu n zio n e di so sten ere il piano in
ferio re, sim b o leg g ia n o g ra n d io sa m en te la lotta delluom o con tra
le difficolt di questa terra , contro il v izio e la p a ssio n e . Con
m a estria in su p erab ile nel m orente, che p iega il capo su lla spalla
sin istr a e n e llin ca ten a to che d isp era ta m en te si difen d e, M iche
la n g elo ha esp resso il p en siero che q u esta lotta senza speranza
colle proprie fo rze n atu rali. S oltan to la v ita sop ran n atu rale della
g r a z ia ch e si fo n d a su lla rivela zio n e pu salvare. Q uesto regn o
d ella g ra zia rap p resen ta to nel p ian o sup eriore, dove com p aion o
M os e P aolo quali ra p p resen ta n ti d ellan tico e del nuovo T esta
m en to e le v irt card inali com prese in R achele e L ia. N on si p en s
a una p oteosi p a g a n a ; l ideale della v ita dogni fed ele b alzava su
da q u esta g ig a n te sc a com p osizion e e, sopra, gu ard ava gi d alla lto
la M adre di D io col suo F ig lio per in trod u rre n ei gaudi! del para
d iso il p oten te pontefice com e chiunque che in questa v a lle di la
g rim e colla p ersev era n za e colla buona volon t si apre la via alla
p a tria e t e r n a . 2 Il d estin o che tocc al m agnifico p rogetto di M i
ch ela n g elo su sc ite r le pi dolorose sen sa zion i in chiunque v isita
S. P ietro in V in co li. Ma tu tto quanto andato perduto com pen
sa to d alle ffe tto p rep o ten te della poderosa figura di M os . 3 L ener
g ic o e b ollen te duce dIsra ele, che con fe r r e a costan za per quarant anni cond u sse nel d eserto un popolo dalla dura cervice, luomo,
che os a ffron tare la collera di D io e che n el colm o d elle sa sp e ra
zion e per lid o la tria d egli Isr a e liti spezz le tavole della legge e
fe c e uccidere ben 3000 p rev a rica to ri, v ien e p resen tato in q u esto

> La
592 a.

C fr.

s p ie g a z io n e
in o ltre

s e g u e n te

T hode

IV,

fu

1 9 2 s.

d a ta

pel

p rim o

iS a u te r in

da

S auer

H ist.p o lit. B l.

in
( tM

K rau s

II,

II

2,

7 3 S s.

2 S a u e e loc. cit. 594.


3 Esso solo, avrebbe detto i l C ardinal Gonzaga a Paolo III, basterebbe pei
un degno monumento a l grande pontefice.

954

Libro III. G iulio II. 1503-1513. C apitolo 9.

capolavoro con g ra n d io sa u n ila tera lit . N on raffigurato il saggio


leg isla to re, non lum ile serv o di Jeova, che p e n tito si contenta di
rig u a rd a re solo da lu n g i la te r r a p rom essa ; 1 la r tista ha concepito
ledu catore e il duce del popolo e le tto esclu siv a m en te com e un uomo
d azione, quale era anch e G iulio II. Col capo levato in alto, la chio
m a ta fr o n te solcata da rughe p rofon de, locchio ira to vlto m i
n accio so a sin istr a , tr o n e g g ia questo p oten te dom inatore, nelle cui
m em bra si scorgon o lirrita zio n e e la lotta dellanim a. La destra
si a p p o g g ia su lle ta v o le della le g g e concu lcata m en tre d di piglio
alla lunga barba fluente m ossa a n ch e s s a q u asi da in tern o sussulto.
La s in istr a com p rim e la barba v erso il p etto. L im p ression e di fo r
m idab ile en erg ia e di fo r z a so v ra n a , ch e s i sp rig io n a da questa
statu a , v ien e au m en tata dalla p redom in anza data alla testa e dallo
sp o rg ersi in a v a n ti d ella gam ba d e str a . 2
Chi ha v ed u to un a volta la sta tu a , non pu non riten ern e per
sem p re lim p ressio n e p rovata. La in vade una m aest, una consa
pevolezza di s, un tal sen tim en to , com e se q u estuom o ten ga a
sua d isp o sizio n e i fu lm in i del cielo, fren a n d o li per p rim a di lan
c ia rli, un a tte sa che il nem ico, c h eg li v u o le an n ien tare, ardisca

1 II M o l i to r 215 inette t-i giustam ente in rilievo. Il vecchio appunto li


stranezza e in parte di esagerazione del ,Mos, sparisce, come dice benissimo
10 S p r i n g e r 244, appena c i rappresentiamo la .statua ili posto ove da principio
Michelangelo la voleva collocata. Mos avrebbe dovuto guardare lo spetta
tore dallalto parecchie altre ligure di eguale grandezza di carattere affine,
sedute sopra zoccoli, g li stavano allato, dal che nascevano certo contrasti eflicaci e ne sorgevano tratti essenziali nella concezione della figura a si*. La
statua del Mos finalmente era cosi collocata, che il suo lato destro sottraevasi quasi del tutto a llocchio del riguardante, il quale era attratto in parti
colare dal lato a sin istra. Per quanto ci sia giusto, non si pu negare
d'altra parte, che nel suo iMos M ichelangelo va fino agli ultimi possibili limiti
della natura. A ccanto ad esso, dice G r e g o r o v i s V i l i 3 148, si apri ormai
11 iiendio degli errori e delle mostruosit di uno pseudo-titanismo in cui travi
la scuola del m aestro. Solo un M ichelangelo poteva tentare lestrem o, solo egli
IHiteva tenersi per dir cos sul tfilo idei coltello. Ofr. anche P o r t h e u in Iiepvrtorium f. K u n stw isse n so h a ft X II, 154. Sul pellegrinaggio dei Giudei di Roma
al Mos vedi B e r x j n e r , O eschichte der J u d e n II il, 103.
Recentemente stata abbandonata anche da W > l f f l i n la precedente
interpretazione, Ila quale s attenne tuttavia il JrsT i, che ammetteva la per
sonificazione d i un momento storico (Mos in procinto dalzarsi per fulminare
i giudei adoranti il vitello doro). In Mos egli vede semplicemente una figuro
d i carattere fuori del tempo con movenze violente, alla quale le tavole della
legge servono soltanto come attributo, e ci perch il rinascimento sarebbe
stato alieno dal rilevare un .momento storico. Sim ilmente sesprimono anche
T i i o d e e H i l d e b r a n d t (p. 75); I S a t e r invece ( K r a u s II 2. 578 s.) a d e r i r e b l w
a i S t e i n m a n n ( Ixi.s T esta m en t des Moxex. Leipzig 189S e R o m 169), secondo
il quale Michelangelo fiss l'ultimo, grande, placido momento nella vita
del patriarca, quando riunisce ancora una volta attorno a s Israele, per la
sciargli il suo testam ento. Questa interpretazione risponderebbe l>ene, ad ogni
modo, alla degna line di Giulio II (v. sopra p. 843 s.).

Il M os di M ich elan gelo.

955

a g g r e d ir lo . 1 In v erit n el M os di M ich elan gelo in ca rn a to quel


papa-re, che u m iliava la su b erb a V en ezia, restau rava lo S ta to ec
c le sia stic o e cacciava d a llIta lia i bellicosi F ra n cesi sven tan d on e
anche gli s fo r z i scism atici- T u tta la terrib ile violen za e quasi so
vru m an a en e r g ia del papa della R overe, m a in siem e l'orgoglio,
la fierezza e il ca ra ttere in flessib ile non che il n atu rale oltrem odo
v eem en te e p assio n a le d ella r tista parlano da q u esta figura tita
nica.
Il
m onum ento g ig a n te sc o di G iulio II non venne com piuto, la
sua sta tu a di bronzo fu rid o tta in fr a n tu m i, m a la fo r te ed infles
sib ile anim a del p od eroso papa, le g a ta a qu ella non m eno robusta
d e lla r tista , sono l sco lp ite n ella sta tu a del M os. D a van ti a que
sta figura si com p ren de il v erso dellA rio sto :
Michel pili che mortai, Angel divino . 2

1 Grimm 15, 4 In. Cfr. anche K 10 , M ichcl-A nge li) s .


Cfr. P r a t 544 e v. G r y m u l l e r , R a ffa el als A rch ite k t 44, 57. B r o s c h
scrive a p. 276: M ichelangelo, il pi grande degli artisti moderni e insieme
il pi nobile carattere del rinascimento italiano, ha scolpito in marmo con inde
lebili tratti il nome <li Giulio II e non ne verril cancellato giammai . A llinter
pretazione ila noi tentata qui sopra ha aderito B r i n c k m a n n , Jlarockskulptur
(in H andbuch der K u n stw issen sch a ft di - B u r g e r , Berlin, 1918).
2

1 0 .

Raffaello al servizio di Giulio II.


La Camera della Segnatura e la Stanza dEliodoro.

I costu i f e c e dono al m ondo la n atu ra, quando v in ta dal- L ' l a r te per m ano di M ichelan gelo B uonarroti, volle in R a f
fa e llo e s s e r v in ta d alla rte e dai costu m i in siem e ch in lui fece
ch ia ra m en te risp len d ere tu tte le pi rare v irt d ellanim o accom
p a g n a te d a ta n ta g ra zia , stud io, bellezza, m od estia ed ottim i costu
m i, q u anti sarebbero b a sta ti a rico p rire ogn i v izio quantunque
brutto, ed o gn i m acch ia an corch g r a v is s im a . 1 Con q u este parole
il padre d ella sto r ia d ella rte m oderna, V a sa r i, com incia la bio
grafia del d iv in o U r b in a te , il q u ale so p ravviver eternam ente
n ella m em oria d egli uom ini com e uno dei pi grandi m aestri del
larte cristia n a , com e uno dei pi sub lim i g en ii creatori di ogn i
nazioneU m b ro nel pi p rofond o d ella n im o suo proprio, questo a rtista
in sig n e non m en o p er in n a ta a m a b ilit che p er ideale bellezza, tr a
sfu s e n elle sue p rim e creazioni la calm a p rofon d it della scuola
della su a p a tria , m a poi seppe, co n tra ria m en te a M ichelangelo, ac
co g liere e fa r sue u n a q u a n tit stra g ra n d e dim p ression i nuove. li
suo gen io g iu n se al pien o svilu p p o so lta n to in F iren ze, dove L eo
n ard o da V in c i e fr a B artolom eo esercita ro n o su lui una potente
efficacia. R affaello er a si recato n ella n ob ile citt dellA rno n el
l an n o 1504, e l lo tro v ia m o operoso an cora n e llap rile 15081.
N e llautun no di qu esto m ed esim o an n o e g li com pare in Rom a. Il
g iov a n e v en ticin q u en n e ch ied eva allora (5 settem b re 1508) scusa
al suo a m ico il p itto re F ra n cesco F ra n cia per avere in d u giato a
in v ia r g li il su o ritra tto . In causa delle sv a r ia te e im p ortan ti oc
cupazioni si dice n ella lettera noi p otei finora d ip in gere di
m ia m ano, secondo i n o str i accordi. V era m en te lavrei potuto m an
d are fa tto da un m io garzon e e da m e ritocco. Ma ci non si ad-

i Vasari, ed. M ilanesi IV, 315-316.

L e S tan ze V aticane.

95?

dice o p iu tto sto si addirebbe, per m ostrare che io non so a r riv a r e


a voi. A b b ia te quindi, v i prego, in d u lgen za con me, che av rete
a n ch e voi ta lv o lta sp erim en tato che v o g lia d ire landar p rivi della
sua lib ert e v iv e r e ai serv izi dei g r a n d i . 1
L e m oltep lici e im p o rta n ti occupazioni, d i cui qui p arla R a f
fa e llo , eran o i gran d i lavori nel V a tica n o affidatigli da G iulio I I . 2
Il
p ap a a b orriva la p p artam en to B o r g ia perch non voleva che
g li v e n isse con tin u a m en te ricord ato A lessa n d ro V I . 3 D al 26 no
vem b re 1507 e g li ab it n ei locali su p eriori d ella n tico palazzo va
tica n o . P er sua a b ita z io n e p o sterio re e g li a sseg n qui un certo
n u m ero di stan ze, che eran o sta te c o stru ite da N iccol e che da
v an o sul cortile di B elved ere. V ic in issim o si tr o v a v a la cam era da
stu d io del fo n d a to r e del m ecen a tism o p ontificio decorata dai m e
ra v ig lio si a ffresch i del F ie so le . 4 A n ch e le sta n ze v icin e non erano
sen za decorazione, perch A n drea del C astagn o e P iero della
F ra n cesca v i avev a n o d ip in to . 5 F o r se q u esta circostan za su g g e r
a G iu lio II lid ea di fa r p a rim en ti a d o m a r e con affresch i le stan ze
vicin e. Q uesti am b ien ti d iven u ti celeb ri in tu tto il m ondo sotto il
nom e di Stanze, sono c o n tig u i ad u n a g ra n d e sala (Sala di Co
stantino), situ a ta n ella m edesim a direzione, la quale non riceve
luce che da un lato. In v ece le S ta n ze p rop riam en te d ette hanno
due am pie ed a lte fin estre con sed ili di m arm o nei loro v an i, le
q u a li n elle due p rim e cam ere sta n n o a riscontro, n ellu ltim a d etta
S tanza dellincendio, sono ap erte irreg o la rm en te. A lla luce sfa v o
rev o le si a g g iu n g o n o a ren dere pi ard uo il lavoro del p itto re anche
la m ancan za di p r o sp e ttiv a e le lin ee ir r e g o la ri . 6 F avorevoli a dire
il v ero non son o che le v o lte a croce a p p ia ttite del soffitto e le due
g ra n d i su p erficie delle p a reti. Le S ta n ze h anno un a sp etto nobile
F elsin a p ittrice II (Bologna 1678), 48. G u h l (>1-92. O b o w e II, 5 s. hanno impugnato l esattezza della data di questa let
tera, per con ragioni fiacche ; vedi I ' r a n t z II, 725 ; M n t z , R aphael (2 ediz.) 271
e J a n i t s c h e k in L it. C entralblatt 1887, >p. 682. Recentemente fu messa in dubbio
la genuinit della lettera in generale: l inizio dei lavori d i Raffaello nella
Stanza della Segnatura andrebbe poi rimandato allanno 1509 ; vedi G r o n a u 230.
2 II V a s a r i dice che Raffaello fu chiam ato a Roma dietro raccomanda
zione del Bramante. M a gi il R e u h o n t III 2, 388 (non il ( M i n g i i e t t i autore
di questipotesi, come ritiene L t z o w in G raphische K n ste X III [1890], 16)
aveva giustamente osservato, che i parenti urbinati del papa avranno influito
su Giulio II onde fare occupare il giovane artista almeno tanto quanto 1 buoni
uffici del suo architetto. M u n t z , R aphael 317 e I v l a c z k o 192 ritengono la cosa
per sicura. K n a o k f t j s s 22 opina, che Giulio II (facesse la conoscenza con R af
faello allorch nel 1506 si sofferm per tre giorni in Urbino (v. sopra p. 712).
V . anche F r a n t z II, 724 e H o f f m a n n , R a ffa el als A rch ite k t I, 55.
a Cfr. la testimonianza di P a r i s ;d e iGrassis addotta a p. 0t>9.
4 Ofr. il nostro vol. I, (nuova ed.) 525 ss.
s Vedi Suida in Jahrb. der ku n sth ist. S a m m l. des sterreich. K aiserhauses
XXVI. 296 s.
M n t z , R aphael 3 2 3 ( 2 M i t . 3 3 0 ) .
.
_ l;
1 M a lv a s ia .

C a v a lc a s e lle

958

Libro III. G iulio II. 1503-1513. Capitolo 10.

n ella loro sem p licit ; son o q u ad ragolari, m a su piano irregolare.


Le porte non trop po gra n d i, che co n g iu n g o n o le cam ere della m e
desim a fu g a , son o a cco sta te a lle str e m it ; per con segu en za in ogni
cam era d ue p areti term in a n ti in sem icerch io restan o quasi del
tu tto libere per gra n d i com p osizion i p itto rich e, m entre i lati pi
str e tti, ta g lia ti dalle finestre, non perm etton o libera rap p resen ta
zion e e sv o lg im en to .
In q u esti a m b ien ti d allautu n n o del 1508 com inci a regnare
un lavoro in ten so . In una cam era (Stanza dellincendio) il Peru
g in o d ip in g ev a i q u a ttro ton d i del soffitto e la d ecorazion e riem pi
tiv a , 1 n e lla ttig u a Camera della Segnatura la vorava R affaello col
Sodom a, che si era a ssu n to la p a r te decorativa del soffitto. L avoravan o in oltre per ord in e del pontefice nei p ian i su p eriori del
V a tica n o L uca S ig n o relli, B ra m a n tin o S u ard i, L orenzo L otto e il
n eerla n d ese G iovanni R u y sch . 3 M a i lavori di questi vennero tosto
oscu rati com p letam en te da quelli g ra n d io si e p rofondi del R a f
fa e llo n e lla Camera della Segnatura. La decision e del papa non
p o tev a esse r e dubbia. L a p ittu r a del soffitto con liev i scen e m itolo
g ich e co m in cia ta dal Sodom a rim a se lim ita ta alla p arte decora
tiv a ; anche qui i quadri p rin cip a li toccaron o a R affaello, il quale
non tard a elim in a re ezia n d io il P e r u g in o e il P in tu ricch io. Il
p rim o di q u esti fe c e rito rn o n e lla su a p a tria a P eru g ia , il secondo
si rec dap prim a p a rim en ti a P eru g ia e poi a S ie n a p er non pi
torn a rsen e a R om a. R iu sc certo am aro ai vecch i a r tisti ved ersi
1 M u n t z , ' H ist. de l'A rt II, 722. S t e i n m a N N II, 98 s .
2 Molto severamente giudica questi dipinti (lei Sodoma il M u n t z , l i " phael 358 s (2 ed. 359). molto pi favorevolmente il F r i z z o n i 127 s s . W icki i o f f 55. richiamandosi alla relazione di Paride de Grassis, ha vittoriosamente
confutato SI racconto del A7a s a r i , che da tanto 'tempo si va riptendo, che cio
Giulio II abbia fatto cancellare dalle pareti pitture di altri artisti per far posto
alle opere di Raffaello. P a r i s d e G r a s s i s (ed. D i x i n g e r 383) riferisce espressamente che il papa si oppose alla distruzione del ritratto di Alessandro VI. Se
Giulio II cosi conclude a ragione il W i c k h o f f non si permesso di far ci
nemmeno con un dipinto, dove era raffigurato il suo mortale nemico, molto mena
avr ci fatto con altre pitture innocue. K r a u s - S a u e r invece osserva (II 2, 383)
che il caso nelle .Stanze era un altro. Anche B u i d a loc. cit. crede che siano stati
elim inati affreschi pi antichi che non potevano corrispondere a i nuovi pro
getti. La parte centrale e tutta la disposizione viene attribuita dallo S c M m a isow nel suo lavoro su Melozzo da Forl (Berlin 1886, 297) a questo maestro.
Sul pagamento al Sodoma v. A r d i. st. d. Soc. Boni. II. 486; per le sue pitture
nel soffitto della Camera della Segnatura v. anche J a n s e . n 76 s., 4S6. C f r . C b o w e
II, 9-10. R o b e r t H. H o r a r i C u s t . Sodom a, London 1906.
*
Cfr. C r o w e II, 9 s. M u n t z , R a p h a el 319-320 (2 ed. 325). L a n c i a n i I, 145;
S u i d a . loc. cit. V e n t u r i in L 'A rte 1919. 198 ss. Documenti per U soggiorno del
Signorelli in Roma sulla fine dell'anno 1508 presso V i s c h e r . Signorelli 357-358;
pagamento per lui. del 2S dicembre 1509. in A rch. d. Soc. R om . di st. patr. XXX,
491. Sul soggiorno del Suardi a Roma, in parte divergendo da S u i d a , tratta
Fiocco in L A rte XVII (1914?. Sul Ruysch cfr. K e s s e l , A n tiq u ita tes s. M a rtini
M aj. Colonien. 188. F aX J< nel K a th o lik 1905, I, 79 s.

I dipinti di R affaello n ella Stanza della Segnatura.

licen zia ti dal papa e ved ere affidata lin tera esecu zion e dei lavori
al g io v a n e g en io di U rbino, m a non si pu per questo accusare
il p ap a d in g iu stiz ia aven doli egli sem p re apprezzati e ricom pen
sa ti second o il m e r ito . 1
I
d ip in ti di R affaello n ella Stanza della Segnatura, dei quali
il m ondo deve sa p e r grado a llillu m in a to accorgim en to di G iulio II,
son o le op ere su e pi co n cettose e pi celeb rate. P e r q uanto oggi
sia n o sb ia d iti e qua e l d a n n eg g ia ti dalle in g iu r ie del tem po,
q u esti affresch i fo rm a n o tu tta v ia lo stup ore di tu tti gli a r tisti e di
q u an ti son o a m a n ti delle a r ti . 2 F in c h di q u este opere uniche al
m ondo su ssiste r un a tra ccia , tu tte le n azion i p ellegrin eran n o a
q u esto sa n tu a rio d ella rte.
A llim p o rta n za di q u esti d ip in ti co rrisp on d e la lettera tu ra cui
essi hanno d a to lu o g o , 3 la qu ale a u m en ter anche in fu tu ro poich
questo ciclo di affresch i nel num ero di q uelle rare creazioni a r ti
stich e, ch e so n o in esa u rib ili quanto il cielo, nel quale si possono
sem p re sco p rire a str i nov elli.
U n sicu ro punto di p a rten za nel prenderli ad esam e ci vien e
offerto dalle figu re a lleg o rich e di d on na ch ia ram en te con tro d istin te
da iscrizio n i, ch e R affaello d ip in se in g ran d i m ed aglion i nelle
q u attro ca lo tte d ella v o lta a stu cco di stile a n tico. Il co lorito fo r te
e p ie n o d i n ob ili figure v ie n e a tten u a to da un fu lg id o fon d o doro
di fin to m osaico. Le figure, tr o n e g g ia n ti su seg g io lo n i di m arm o,
sono quasi le so p ra scritte che servon o ad illu stra re i d ip in ti delle
p a reti.
L a scien za d ella fed e, cio la teo lo g ia , ab braccia la n otizia delle
cose d iv in e (divinarum rerum notitia), com e dice la sc r itta di

1 Schmarsow, P in tu ricch io in R o m 85-80 osserva inoltre: G iulio II lia


compiuto il giudizio che era voluto dallo sviluppo storico e che la storia ha
fatto suo . Circa i rapporti di Raffaello con Giulio II ottimamente osserva il
P r a t 5 5 2 : Il le conquit son oeuvre, il l inspira et lon peut mme dire
quil le transforma, le grandissant e t rchauffant il la flamme de son propre
gnie .
2 Circa i danni cfr. P la tn e r II 1, SIS s., sui restauri Kt.aczjko 203 s.
Pi di tutto sfigurata dal pennello del restauratore la (Scuola d Atene, anche
la Disputa qua e l guastata, mentre le m eglio conservate sono le tre virt
cardinali ; vedi W a i b m a s , D ie Farbenkom position in R a ffa els S ta n zen fresken ,
in Z eitschr. f r bild. K u n st N. F. XXV (1914), 22 s., 76 s. La delusione che Ho
stato attuale degli affreschi d esta al primo visitarli, descritta al vivo da
T a i n e , Voyage en Ita lie I, 170 s., ma ben dice Szosen, R a ffa e l 557 : Appunto
questi danni esterni ci fanno sentir doppiamente la forza spirituale dei freschi
vaticani di R affaello.
Circa la letteratura che li illu stra v. sotto. La mia descrizione, per la
quale mi servii specialmente del P la tn e r l i 1. 322 ss. : del P assavant I. 139 s. ;
del Lbke, Ita l. M alerei II. 260 ss. : dello Springer 150 s . (2 ed. I, 205 s.)
e dello studio del Boi-e, stata abbozzata davanti agli stessi affreschi e nella
primavera deUanno 1893 messa nuovamente a cooifronto coi medesimi. Per la
presente edizione essa fu di nuovo riveduta e migliorata.

960

L ibro III. G iulio II. 1503-1513. Capitolo 10.

questo d ip in to so ste n u ta da b ellissim i a n g eli. La figura della teo


logia, che a lla r tista fu certo isp ir a ta dalla B ea trice di D an te , 1
sp ir a dolce sev erit e m ite su b lim it . Il serto d u livo sul capo della
sa cerd o tessa allude alla sa p ien za d iv in a ; il velo m agnificam ente
m osso di color bianco, il m an to verd e, la sotto v este rossa sono
i colori delle tr e v it teo lo g a li, fe d e 1, sp eran za e carit- N ella m ano
sin istr a la teo lo g ia so stie n e un lib ro , 2 m entre la d estra con gesto
g r a v e e so len n e accenn a in g i a l g ra n d ip in to della parete, che
ra p p resen ta i cam p ion i della tra d izio n e e della scien za in siem e rac
colti in to rn o al m istero pi a u g u sto e al v ero centro del cu lto cri
stian o.
Q ualche cosa di g ran d e an cora ci h a dato la r tista nel rappre
se n ta r e la poesia. V a gh ezza, g ra z ia ed en tu siasm o sono a m era
v ig lia e sp r e ssi in q u esta figura, che tie n e n ella destra un libro,
n ella sin istr a una lira. Il serto d i alloro che le adorna il nobile
cap o allude alla g lo r ia della rte, le poderosi ali, il n astro om erale
sem in a to di stelle, la v e ste azzu rra, le in tern e m ovenze di tu tta la
figura accennano al volo dellim m a g in a tiv a . Gli occhi fiam m eg
g ia n ti p er estro p oetico sono in com p arab ili. Q uesta figura sem bra
v e ra m en te m ossa dal soffio d ella d iv in it , 3 com e dice lep ig r a fe
so r r e tta d a piccoli a n g eli.
R em in iscen ze a n tich e e fo r te sim b olism o p resen ta la terza fi
g u r a di donna, la filosofia. E s s a s t a a ssisa com e in trono sopra un
se d ile di m arm o, n ella cui sp a lliera s i scorge lim m agin e di D iana
E fe sin a d iseg n a ta su un an tico m odello . 4 L abito n ei suoi colori
e ricam i .sim b o leg g ia i q uattro elem en ti : in a lto azzurro sem in ato
di stelle la luce, poi ro sso con salam andre il fuoco, verd e
m are con pesci lacqua, finalm ente lio n a to con p ia n te la terra.
Il diadem a sopra la fr o n te fe r m a to da un carbonchio rosso fu l
g id o . Q uasi che non g li b a sta sse q u esto sim bolism o, la r tista pose
in m ano alla figura due g ro ssi lib ri, che recano le parole moralis e
naturalis, m entre i g e n ii a la ti delle due p arti sorreggon o delle ta
v o le tte colla sc r itta : causarum cognitio.

P urgatorio XXX, 31 s ., 07 j . Cfr. P l a t n k r II, 1, 333.


N elle precedenti edizioni io avevo detto esser questo libro la Sacra Scrit
tura. Era una congettura ed ora concedo allo i S o h b r s (Z it sehr. f. christl.
K u n s t XI, 370), che non v bisogno di ostenere tale opinione. Ma quando lo
S c h b b s mi fa dire : ' la disputa significa hi tradizione ecclesiastica , egli
dim entica chio avevo parlato d i tradizione e d i scienza .
s N um ine affiatar, secondo V irgilio, E neide VI, 50.
*
Anche la testa di Socrate e la statua di Apollo nella Scuota d A ten e sono
disegnate secondo unantica gemma ; un cavaliere nellincontro di A ttila con
Leone I im itato dalla colonna Traiana. Un maggiore influsso dello studio del
l'antico si nota soltanto nelle opere, che Raffaello produsse al tempo di Leone X.
Cfr. C. v o n P u l s k y , B eitr g e au R a p h a els S tu d iu m der A n tike (Leipzig 1877)
4S s. V. anche T h o d e , Die A ntiken in den S tic h e n M arcantoni 28.
1 D a n te ,

I dipinti di Uaftae.Ilo n ella Manza della Segnatura.

itil

Q uattro g en ii, fr a cui due a n geli, circon dan o lultim a figura, che
porta il capo cin to da un serto . L a sp ad a a lzata a punire e la b i
lancia oltre a lla s c r itta Ius suum unicuique tributi so sten u ta da
putti ala ti, non lascian o alcu n dubbio circa la virt quivi sim b o
leggiata .
N e g li oblunghi cam pi d an golo della v o lta R affaello d ip in se
quattro scen e m in ori, le q uali ap p a risco n o su fo n d o oro a m osaico
sim ili ai g ra n d i ton d i e circondate da una co rn ice ricca di fr e g i.
A ccan to alla teo lo g ia sta la cadu ta d elluomo, c h fo r se la pi bella
rap p resen tazion e di q u esto s o g g e tto , 1 acca n to alla poesia lincoro
nazione di A pollo e la p u n izion e di M arsia, accan to alla g iu stiz ia
il giu d izio di Salom one. Se in qu este scen e il m otivo sim bolico
lascia il posto alla n arrazion e, n ellu ltim o quadro vien e di nuovo
u sata la lleg o ria , con a llu sio n e al fine della filosofia : una figura di
donna acco m p a g n a ta da duet g en ii reca n ti un libro s in ch in a tu tta
m editabonda e p ien a d i stu p o r e sul globo c e leste dove sono segn ate
le costella zio n i, m en tre con una m ano accenn a v erso l a lto . 2
Q uesta decorazion e p itto rica del soffitto, la quale, perch in
tan gib ile, ha m eg lio c o n se r v a to lo sta to suo p rim itivo, tro v a si nel
pi str e tto n e sso co lle q u attro gran d i p ittu re p arietali, che rap
p resen tan o le q u attro gran d i potenze sp iritu a li dom inanti la vita
um ana : la teo lo g ia , che sco p re i m isteri d ella rivelazion e e le m e
ra v ig lie della fe d e ; la filosofia, ch e col lum e della ragion e scru ta il
perch e lessen za delle cose : la poesia che adorna di grazia e> bel
lezza la v ita ; la g iu risp ru d en za che porta lordine e la sicurezza
nella societ. A q u e sta g ra d a zio n e d e lla ttiv it in tellettu a le corri
sponde laltezza d ella rap p resen ta zio n e a r tistica , che g iu n g e al
som m o nel quadro della teologia.
Q uella con d o tta colla m a ssim a se m p lic it la glorificazione
della g iu risp ru d en za , per ra p p resen ta re la quale R affaello scelse
uno di q u ei p ian i p a rieta li, ch e son o im p iccio liti e in terro tti da una
grande finestra. N e lla lu n etta sopra la fin estra e g li effigi a lleg o ri
cam en te per m ezzo di tr e v ig o r o se figu re di donna le virt cardi
n ali rite n u te fin da an tico per le tr e com pagne in d iv isib ili della
g iu stiz ia : la fo rtezza , la prudenza e la tem p eran za. N el centro sta
1 Giudizio di K u g l e b - B u r c k h a r d t II, 580. Cfr. anche B t t n e r , A dam
und E va in der bildenden K u m t 60.
2 Secondo linterpretazione del prof. Mosler d i Dsseldorf riferita dal
P assavant I, 139 s., queste ligure di mezzo hanno una doppia relazione vuoi col
medaglione precedente che col seguente. Cosi la caduta del primo uomo tra la
teologia e la giurisprudenza ricorda la redenzione e il giudizio ; il castigo di
Marsia significa nel medesimo tempo la vittoria dell'arte e con allusione a D ante
(l'arad. I, 19) il simbolo di rinnovamento superiore ; parim enti la figura chie
contempla il globo allude non meno alla filosofia che alla poesia, finalmente il
giudizio d i Salomone unisce bellamente la sapienza col diritto. Tuttavia questa
spiegazione, accettata anche da K u g le r-B u rc k h a rd t II, 580 s., sembra alquanto
artificiosa. Cfr. F rste r, 'R aphael I, 288.
P a s to r,

Storia dei Papi,

III.

61

962

Libro III. G ilio l i . lo3-1513. Capitolo .

la b ic ip ite prudenza, a d estra la tem p eran za, che rigu ard a in gi


verso il pap a d ip in to in b asso, a sin is tr a la fo r te z za co llelm o in
capo, co l leone e la q u ercia d ei della R overe. A ttorn o a queste s e
v ere figu re di donne sch erza n o dolci p u ttin i a n g e lic i . 1 A i due lati
della fin estra il m aestro d ip in se la co n seg n a del d ir itto civile ed
ecclesiastico.. S u lla p arete pi a n g u sta a sin istr a s i v ed e lim pe
ratore G iu stin ian o che se d u to in tro n o sopra un an tico seggio
p orge la sua raccolta di le g g i a T rib o n ian o ch e sta um ilm ente in
g in occh iato. A d estra il papa G regorio IX, coi lin eam en ti di Giu
lio II, d le decretali a lla v v o ca to con cisto riale in gin occh iato ai suoi
p ie d i . 2 Certo non senza m o tiv o per la con segn a del d ir itto eccle
sia stic o sta ta sc e lta la su perficie pi am pia, la q u ale am m ette
un pi abb ond an te sv o lg im en to del so g g etto , giacch il diritto ec
c le sia stic o v a a v a n ti a l civ ile. U n a se r ie di stu p en d e te ste carat
te r istic h e co n tr a sse g n a qu este scene di cerim onie, g ra n d iose nella
loro se m p lic it , 3 ch e R affaello d ip in se com e u ltim a parte della
decorazion e . 4
S ulla parete opposta, la cui finestra gu ard a il B elvedere, venne
ra p p resen ta ta la g lo ria d ella p o e sia . 5 Il posto non era favorevole
m a ci non im ped a R affaello di crearvi una com posizione unita;
quasi sch erzan d o e g li super le difficolt, che p resen tava la fine
1 S t e i n m a n n , R o m 144. Cfr. I.ii h k e II, 274. K l a c z k o , , / uleu I I 256 ss.
2 AVickiioff 50 fa notare, che la consegna dei libri ilei diritto rappre
sentata nel modo che si era soliti di vedere nei titoli dei libri. Cosi Raffaello
allude sejppre a cose conosciute, rendendo con ci facilmente intelligibile' l'ar
gomento dei suoi dipinti .
3 N ei cardinali che circondano Giulio II il V a s a r i IV, 337 volle vedere
Giovanni de Aledici, A. Farnese e Antonio del Alonte. per assai a dubi
tarsi, che cotesta interpretazione sia esatta. La circostanza che i due primi
nominati divennero papi, ci ta piuttosto pensare che linterpretazione sia po
steriore. N a v e n n e (p. 136) la reputa giusta. N ella testa barbuta cn face allestrema destra dellaffresco rappresentante la consegna delle decretali AV. R o i . f s vor
rebbe riconoscere un ritratto di Aliclielangelo : v. Z eitschr. fiir Itild. S u n s t 1911*
Vedi G r o n a t t 231, di quale irileva che queste due rappresentazioni sono
affini, pittoricam ente e tecnicamente, al soffitto della stanza di Eliodoro. Il
ritratto d i Giulio II con la barba, era finito il 16 agosto 1511 ; v. la relazione
mantovana di quel giorno in d rc h . d. Soc. Hom. d i st. patr. IX, 525.
Malgrado la sua squisita beUezza (cfr. G b u y e r , Chambres 125 s) intorno
a questo affresco in questi ultim i tempi si scritto molto meno che intorno alla
scuola d'A tene e alla disputa. Con ragione quindi J. S o h r o t t in Allgem. Zeitung 1884, nr. 10, lieti, consacr al Parnaso un articolo speciale, del quale ci
siamo qui serviti. S c h r o t t difende la rappresentazione dellApollo contro giudici unilaterali dellarte e si studia, come il P a s s a v a n t I, 146 ; III, 13 e F o r
s t e r . R aphael I, 2!M1 s., di spiegare le 28 figure del quadro; tuttavia 12 di esse
restano anche per lui dubbie e oscure. Del resto quanto sia pericolosa l'esage
razione neH'interpretare le 'figure del Raffaello, fu recentemente messo bene
in rilievo da A V i c i k h o f f 51 s . V. ora anche K b a u s - i S a u e r I I 2, 409 e F i s c h e i R affael und D ante, in Jahrb. der preuss. K u n stsa m m l. XI.I (1920), 26. Sulla rap
presentazione di D ante vedi Rio IA ', 468 e specialmente K r a u s , D ante 196 s. ;
sulla composizione A A I o u t u n , Class. K u n st. 94 s.

I dipinti di Raffaello nella Stanza della Segnatura.

963

stra, d ipin gen do sopra di e ssa la v e tta del P arn aso, le pendici
del quale scendono gi con tu tta natu ralezza pei due lati. Sulla
som m it dei m onte delle m use o rn a to di fiori tr o n e g g ia a llom bra
di a lte p ia n te d alloro il g io v a n e A p o llo ; ai su oi piedi scatu risce
la fo n te dIppocrene.
U n im ita to re sch iavo d ellan tico avrebb e m esso in m ano al dio
del can to la lira. N on cos R affaello: e g li scelse l istru m en to allora
in uso, la v io la di braccio, la quale p erm ettev a un m ovim ento della
m ano pi libero e p ittoresco ed e r a in pari tem p o m eglio in tesa
dai con tem p o ra n ei . 1 A n ch e le m use, r a g g ru p p a te in torn o a llA pollo, non sono ca ra tterizza te e sa tta m e n te secondo m odelli a n tich i. A
queste figure di fin issim a le g g ia d r ia e g ra zia ten gon o d ietro i p rin
cipi dei poeti coron ati dalloro. A sin istr a di A pollo, avvolto in un
m antello a zzu rro a p p a risce Om ero, il sig n o r d ella ltissim o canto
Che s o v r a g li altri com e aqu ila vola ; col capo a. g u isa d e i ciech i
alquanto p ieg a to a llin d ietro, preso da d ivin o en tu sia sm o e g li in
tona il suo canto, che un garzon cello con la m a ssim a a tten zion e
m ette in iscritto . G rave, tu tto im m erso n ei suoi p en sieri, dietro il
cieco cantore sta D an te m en tre il suo duce V ir g ilio lo rende a t
ten to al ca n to d i A pollo. La te sta , a lla quale R affaello ha d ato la
esp ressio n e del su o p roprio ritra tto , p rob ab ilm en te ra p p resen te
rebbe il poeta rom ano P a p in io Stazio, g ia cch q u esto p oeta m olto
p regia to n e llep oca del rin a scim en to so d d isfa a tu tte le esigen ze
per com p arire a la to di Om ero, V ir g ilio e D a n te . 2 Sul d avan ti a s i
n istr a sta la p o etessa Saffo, che si rico n o sce da u n a sc r itta sopra
un rotolo m ezzo sp ie g a to ; il v ecch io poeta r a p p resen ta to d a llaltra
p arte in fa c c ia a lei, cui tendono a tte n ti e s tu p iti g li orecchi tre
a ltri, v ien e ord in a ria m en te in terp reta to per P in d aro. E ntram be
queste figure sed ute proprio sul d a v a n ti sono sta te da R affaello
a g g iu sta te a g li sp a zi sfa v o rev o li con ta l g e n ia lit , ch e la p arete
sem bra sia sta ta a d a tta ta per m eglio sco m p a rtire il d ip in to. A nche
lin tela ia tu ra d ip in ta d ella finestra sta ta in tro d o tta con fine arte
nella com posizione, p oich essa serv e di a p p o g g io al braccio di
Saffo che rip o sa . 3
1 stato pi volte criticato quest'anacronismo (li Raffaello senza badare,
oltre a quanto fu sopra accennato, che gi erano state rappresentate colia r.v
la figura della poesia sulla volta, le muse sul Parnaso e finalmente Apollo nella
Scuola d'A tene e nel giudizio di Marcia. Anche altri artisti di quej tempo, come
Pinturicchio e Spagna, scelsero il violino invece della lira ; vedi M untz R a
phael 354 (2 ed. 353-354). Non occorre dunque ammettere col P la ttn e r e ji
Passavant, che Raffaello abbia voluto glorificare nel suo Apollo, il famoso violi
nista di allora Giacomo Sansecondo (cfr. 'Cian, Cortegiano 138, 181). |Qfr j.u ^.
tavia V o g elstein II 120 s.
2 Vedi F. H a r d k r in W ochentehr. fiir klass. Philologic 1902. Harder crede
che qui Raffaello si sia lasciato influenzare da Dante, il quale pone Stazi,, nel
Purgatorio.
S pr tx g eb 172 ( l i , 2 3 2 ).

964

L ibro III. G iulio II. 1503-153. Capitolo 10.

Fu detto ohe q u esta ffresco la pi bella scena d i societ, che


sia m ai sta ta cr e a ta ; 1 in tu tta la com p osizion e v una singolare
to n a lit m u sica le; par di u d ire il suono d i A pollo e il canto di
O m ero, i quali servon o a dare la pi b ella u n it a quella com itiva
che sta col m assim o d iletto ascoltan d o.
U n c a ra ttere d iv erso da quello dallassem b lea dei poeti sul
P a rn a so ra g g ia n ti d e str o seren o e di b ea ta volu tt, p re sen ta r a f
fr e sc o co n o sciu tissim o so tto il n om e di S cu o la dA te n e , che oc
cupa una delle g ra n d i m ezze p a r e ti . 2 P ro fo n d a gra v it , grande,
con tin ua a n siet e ricerca reg n a n ella n u m erosa assem b lea di dotti
d isp o sta secondo le d iv erse scuole. A nche la scen a tu tta diversa ;
in v ece del d ivin colle del P a rn a so tu tto fiorito e o m b reggiato d al
lori, si ha qui un ed ificio a fo rm a di croce sorm on tato da una cu
pola, al quale si ascend e per una g ra d in a ta. Sul d avan ti del m as
siccio e a rm o n icissim o edificio, il cui d iseg n o com bacia esattam en te
con quello del co s detto G iano q u a d rifro n te al V elab ro , 3 s i scor
gono den tro n icch ie le sta tu e di M inerva e di A pollo, alle quali di
v in it sacro il m aestoso tem p io della sapienza. A v a n ti ad esso
corre tr a v ersa lm en te p er tu tto il quadro una p ia tta fo rm a che co
stitu isc e il cen tro d ella scen a.
D allo sfon d o del superbo vestib o lo , n el rap p resen ta re il quale
com e n ella d isp o sizio n e dei gru pp i R affaello ebbe p resen te un b as
so riliev o del G hiberti n el b a ttiste r o di F ir e n z e , 4 procedono a lenti
p a ssi, in m ezzo a un doppio coro di sco la ri tu tti p ien i di riverenza
e risp etto , p rin cip i dei filosofi P la to n e ed A risto tele fino a llorlo
d ella scala libera, su lla quale a p p artato d agli a ltri sta n e g lig e n te
m en te sd ra ia to D io g en e il filosofo d ella sem p licit. A risto tele
1 ScH eott nell'articolo citato sopra a p. 1962, n. 5. S t e i n m a n n ( R om 1401
sempre geniale, vede nel Parnaso che non per niente ha trovato il suo posto
tra la disputa e la Scuola dAtene rappresentata per cosi dire la concilia
zione tra il cristianesimo e il paganesimo.
2 Su questo contrapposto cfr. M ntz, Rapirne7 352 s. (2 ed. 351 s.). Il nome
Satolli d'A tene sincontra per la prima volta nella relazione di viaggio del
marchese di <Seignelay dell'anno 1671 ; c*fr. Gaz. des beau.a a rts X III, 365. Cfr.
S p r i n g e r , Sch u le von A th e n V, 80. Questa monografia, che insiem e a (niella del
M lle r ha servito prevalentemente all'esposizione su nel testo, fra le mi
gliori che siano state scritte intorno al famoso affresco. Altra bibliografia in
proposito sotto a p. 968, nota 1.
a Lo dimostr H l s e n in M ittel, des K u n sth ist. I n s titu t in Florenz I (1911),
229 s. ('fr. anche H o f m a n n , R affa el als A rc h ite kt I, 65.
+ li bassorilievo del 'Ghiberti rappresenta la visita della regina Saba a
Salomone. W i o k h o f f 52 ha per il primo ravvisato in esso il modello che servi
a Raffaello. Secondo W. V g e , R affael u. D onatello (Strassburg 1896). R af
faello nella sua scuola d'A tene dipende in parte dai lavori padovani del Do
natello; questi incontri sono innegabili, tuttavia l ultima parola su tale que
stione non stata ancor d etta; vedi K ra d s in L it. R undschau 1897, p. 4-5. Cfr.
ora anche W o l f f l i n . Class. K u n st. 92. dove si hanno anche eccellenti osservazioni
sul genere della composizione.

L a S c u o la dA te n e .

965

rap p resen ta to n ella piena v ig o ria d egli anni e tie n e n ella sin istr a
la su a etica : sop ra un abito di colore doliv o p o r ta un m antello tu r
chiniccio. P laton e, un venerando v eg lia rd o dalla fr o n te a lta e con
v essa e dalla b arba in tera e bianca, si p resen ta in v este vio la cea e
m an to rosso acceso : nella s in istr a tie n e un libro, sul cui dorso si
le g g e : Timeo. T u tti e due sono im p eg n a ti in una gra v e e d ign itosa
d iscu ssio n e sui p rin cip ii della loro in tu izio n e del m ondo. A risto tele
colla m ano d estra d istesa accen na a lla trra , m en tre P laton e ac
cenna in a lto . 1 A d estra di q u esto gru pp o c e n tr a le a ssa i sp iccan te
si v eg g o n o q u a e l figu re iso la te di su p rem a bellezza, com e per
esem p io un g io v a n e tu tto in ten to a scriv ere, di poi un v ecch io dot
tore im m erso in p rofon d a m ed itazion e, a lle str em it un vecchio,
che, a p p o g g ia to a l suo b aston e, e n tr a n ella g rave assem b lea, m en
tre un g io v a n e rasen tan d olo se ne v a v ia in fu r ia .
A s in istr a del gru p po cen trale, in torn o a Socrate, che, contando
sulle d ita va sv olgen d o i su oi sillo g ism i e a fo rism i, sta raccolto
uno stu olo di d ia lettici. D i fr o n te a Socrate il cu i capo m odel
lato su un a n tica g em m a an cor o g g i.c o n se r v a ta in F iren ze sta
un bel g io v a n e in p ien a arm atu ra con elm o dorato; d ietro questa
figura, in cui a buon d iritto vien e ra v v isa to A lcib iad e , 2 un uom o
accen n a con g e sto v iv a ce a (tre a ltr i di a v v ic in a r si. Quello che sta
pi su l d avan ti sem bra dar la ragion e perch non secondi co s d i
buona v o g lia la ch iam ata com e il suo com pagno ; innanzi a questo
un g io v a n e tra scin a n d o dei lib ri si a v a n za con ta n ta fu ria , che gli
cade g i d alle sp a lle il m anto ro ssa stro . Q uesto gruppo si ricol
lega c o l p roscen io m ed ia n te un certo num ero di p erso n a g g i raccolti
in torn o a un rocchio di colonna, al quale sta a p p oggiato un giovan e
in ten to alla le ttu r a di un lib ro; v ic in o a lui ap p arisce la leggiad ra
e ric c iu ta te s ta del piccolo F ed erig o G onzaga, ch e p roprio allora
ven iv a apprendendo in R om a i p rin cip ii delle arti belle e che venne
qui raffigurato p er d esid erio di G iu lio I I . 3 A questo gruppo posto

1 S p r i n g e b . B chule von A th c n OS. O l m n ' I x j r f f (Preuss. Jahrb. LXXIV


[1896], 5 4 s.) scorge uellatteggiam ento di A ristotele linvito a mantener la
misura , in tutta la figura una personificazione dellideale del Cortigiano dato
dail Castiglione: contro questa idea vedi K r a U S in L u t. R und sch a u 1897, p. 5.
Come prova per lantico concetto cattolico dei due principi dei filosofi io, oltre
ai passi allegati dal K r a u s , D a n te 658, potrei ricordare anche una sentenza
di S. Bonaventura nella predica sopra il testo : TJnus est m a g ister veste r Christu s, in cui si dice: E t ideo videtur, quod inter philosoplios datus sit Plutoni
sermo sapientiae, Aristoteli vero sermo scientiae. Ille enim principalitr aspiciebat ad superiora, hie vero principalitr ad inferiora . S. B o n a v e n t u b a e
Ogera V (Quaracchi 1891), 572.
2 Contro l opinione tradizionale M'I-I.ni-.'i 16S vorrebbe vedere in questa
figura Senofonte, interpretazione data gi noi 1872 dallo S ch ei nella mono
gialla che citeremo in n. 1 a pag. seg.
a Cosi S t e i n m a n . v , Rom 150 s . scostandosi dagli autori citati i n l/czio ,
F. Gonzaga 43.

966

Libro III. G iulio II. 1503-1513. Capitolo 10.

n e llangolo e per lo pi in terp reta to com e gruppo dei gram m atici,


f a seg u ito a d estra n el p roscen io il circolo bellam ente disposto
degli a ritm etici e dei m usici. U n vecchio (P itagora), appoggiato
a un ginocchio, scriv e a tten ta m en te m en tre alla sua sin istra un
fa n ciu llo so rreg g e una ta v o la coi num eri e i se g n i sim bolici delle
leg g i p ita g o rich e d ella rm o n ia . 1 N el libro dello scriv en te affisano lo
sg u ard o dal di d ietro e dal lato un o rien tale ed un uom o attem pato
con calam aio e 'penna . 2 A d estra di q u esto gruppo fitto di perso
n a g g i s i vede un g io v a n e in un lu n go e b ian co abito gu arn ito doro,
ra p p resen ta n te secondo una tra d izio n e ben poco fo n d a ta il duca
F ra n cesco M aria della R overe di U rb in o . 3 Innanzi a lui si scorge
un uom o nel pieno v ig o re d egli a n ni, uno dei p erso n a g g i pi rag
gu ard evoli che R affaello abbia creato in q u estaffresco; pieno di
p o ten te a in tim a com m ozione e g li d im ostra dal suo libro quanto
h a scop erto e im m a g in a to . 4 N e c o stitu isc e il con trap p osto l ultim a
figura di questo lato sed u ta n e llinfim o g rad in o della sca la ; un
filosofo, che tu tto in ten to alla m ed itazion e e allindagine m etto
m ano alla p enna p er s c r iv e r e . 6
U n quadro non m eno v iv o della m ed itazion e e dellindagine,
d ella le ttu r a e d ellim parare, d elludire e dellap p rendere stato
creato da R affaello nel grup p o dei g eom etri e d egli astro lo g i sulla
p arte an terio re del lato destro. Il m aestro della geom etria un
tem po in terp reta to per A rchim ede, m a oggi a ra g io n e per E u
c l i d e che ritr a e i lin ea m en ti d elleru d ito F ab io C alvo , 7 sta
sp iegan d o, profon dam ente in ch in a to e col com passo in m ano, una

1 Cfr. \Scherer in Ocsterreich. W oehonschrift II (1872), 37. H e t t n e r 19 8 s s .


Cfr. anche Neumann in Zcitsohr. fiir biM. K u n st XIV, 9 .; R u e lle iu R er. et
(in:, m usicale de P aris, agosto 1879.
2 Nel personaggio orientale M t i . i . n e r 104 vede Averroe, nel quale il rina
scimento cristiano ravvisava linfedele. Tale concetto agginnge il contrasto
ideale al pittorico.
Non pu (trattarsi d'un ritratto, perch il giovane intieramente eseguito
nel cartone deH'Ambrosiana, ma ha lineamenti generici, affatto diversi; vedi
P i s o h e x in Jalirl). dcr preti**. K u n stsa m m l. XXXVII (1910), 253.
*
S T iu .N c.ra t 1 8 3 ( 2 ed. I , 2 4 7 ) . iSul nome di questo filosofo ' molto di
scusso. Recentemente M u l i . n e r ha cercato dimostrare (p. 165 s.) che in quella
figura si deve riconoscere Parmenide.
Il cartone originale della scuola d'Atene nell'Amhrosiana di Milano,
(vedi L . B e i . t r a m i , Il cartone di R affaello Sanzio per la Scuola d'A tene, Milano
1920) mostra che questa figura fu aggiunta posteriormente perch altrimenti la
scala sarebbe apparsa troppo vuota. I a s s a v a x t . L u b k e , B o i . e 13 e M iulneh 166
veggono in questo filosofo il cupo Eraclito.
6
P a s s a v a n t I, 159 (ed. francese I, 130) sospetta che alla denominazione
di Archimede, di cui ancora non si serve il V a s a r i , abbia dato occasione l'uc
cisione di Archimede effigiata nello zoccolo da Ferino del Vaga solo al tempo
di Paolo III.
i A x t o n i f . w t c z in JCunstchronih XXI (1920-21), 896.

L a S c u o la d 'A te n e * .

967

figura. N essu n gru pp o fo r se dellintero quadro pi d ram m atico e


a r tistic o di quello dei q u a ttro scolari dai cap elli biondi in an ellati,
che si sch ieran o intorno a questo m aestro di geom etria. Lo sco
lare pi in fu o ri sta in gin occh iato e colle d ita duna m ano, quasi
accom p agnan do le lin ee del com passo, seg u e il d isegno, del quale
si sfo r z a an co ra per a v ere conoscenza. Gli occhi e il m ovim ento
delle m ani c i dicono ch e al secondo discepolo si g i ap erta la
m en te a llin tellig en za di esso . Il terzo g i in g ra d o di sp ieg a re le
deduzioni del m aestro ad un quarto, il cui volto brilla di gioia.
G iam m ai sta to raffigurato pi al vero e pi al v iv o il processo
psicologico della conoscenza a com in ciare dalla percezione esterna
fino aUin tim a p en etrazion e del s o g g e t t o . 1
A q u esto gru pp o m era v ig lio so ten g o n o d ietro un re recan te una
sfe ra te r r e str e (T olom eo) ed una figura con un globo celeste, il capo
della qu ale p arim en ti ricin to di aureo diadem a (Z oroastro ) . 2 A c
canto ai ra p p resen ta n ti d ella geografia e d ellastron om ia R affaello
pose sul m a rg in e d ella ffresco il suo proprio ritr a tto e quello di
Soddom a su o co llab oratore . 3
L unione col gru pp o cen tra le v ien e effe ttu a ta dal lato destro
m ed ian te due fig u re di uom ini, il m a g g io re dei quali scende dalla
p ia tta fo rm a , m en tre il pi g io v a n e sale la sc a lin a ta , su llorlo della
quale sta n n o i m a estri d ella filosofia su p eriore.
P e r quanto g li app aian o m irabili i n um erosi sin g o li gruppi,
tu tta v ia locchio d ello sserv a to re torn a sem p re sen za volerlo alle
sublim i figure di P laton e e di A risto tele, ch e sono i som m i e pi
p oten ti m a estri di qu esta accadem ia di d otti. U n to r re n te di luce
si effonde dalla cupola sop ra questi a str i della scienza, che si
sforza n o di ascen d ere verso la luce sop raterren a ed e te r n a . 4
N e ssu n altra opera ha fo r se dato o rig in e a ta n te e cos contrad itto r ie in terp reta zio n i quanto la Scuola dAtene d el R affaello.
A llabbondanza delle figure, nelle quali il m aestro riproduce gli
sfo rzi pi n ob ili e le pi sv a r ia te ten d en ze dello sp ir ito um ano,
1 Springer 181-182 <2 ed. I, 245). |Cfr. F rs te r T, 305 e W lff u n , p ia ss.
K u m t 93.

2 Secondo il V asari esso avrebbe le fattezze di Bald. Clastiglione.


3 La vecchia interpretazione che nelluomo accanto a Raffaello vedeva 11
Perugino indubbiamente erronea, come si vede da un confronto coll'autori
tratto di costui nel Cambio di Perugia. Lebm lieff, D ie W erke ita lien isch er
M eister in den G alerien von M nchen, D resd en und IIerlitt (1880) p. 472, ha
proposto invece il Soddoma. Questa spiegazione ha pur essa le sue difficolt
(cfr. Springer, S ch u le von A then OT), ma dovrebbe esser la vera. Cfr. K. B run,
in G o tt. Gel. A nz. (1882) I, 542 s.
*
M I'ixner 1176. Quivi anche un giusto apprezzamento della celebre inci
sione di L uigi .Jacoby, che risponde a tutte le esigenze della fedelt, la cui
pubblicazione avvenuta nel 1883 costituisce un avvenimento nella storia della
moderna incisione in rame. Cfr. G raphische K n ste V. 104 ss. Laffresco ha
tanto sofferto, che J a c o b y dovette ricorrere allo schizzo originale.

968

L ibro III. G iulio II. 1503 1513. Capitolo 10.

corrisp ond e il num ero delle d iv erse in terp retazion i. Si perdette il


tem po a dare ad ogni figura un nom e e si and dietro a minuzie.
Solo se si tie n e fisso lo sg u ard o a llin tero com p lesso e si tiene
conto delle idee corren ti a quel tem po, si pu dare una sod d isfa
cente in terp reta zio n e. In q uesto caso non pu cader dubbio circa
le cose p rin cip ali. ra p p resen ta to lo sforzo d ellum ana ragione
verso la con oscenza e la scien za del suo suprem o o g g etto e fine . 1
i Cosi M l l n e r 158 e con lui sostanzialm ente concordando B o l e , R a fa ch
W andgem lde die P h ilo so p h ie 2 e v o n L i l i e n c r o n in AVgetn. Z eitung 1 8 8 3 .
nr. 309-310 tctf, D el tutto erronea linterpretazione messa avanti nel 1550 dal
l'incisione in rame di G. Ghisi, che cio l affresco rappresenti la predicazione di
S. Paolo in Atene, la quale fu poi ripetuta anche da Velasquez nel 1(530 (.JrsTi.
1 clasquez I , 288). iSebbene fin dal 1685 B e l l o r i respingesse questa spiegazione,
che si riconnette alle idee correnti n ellepoca della restaurazione cattolica e per
la quale trovasi gi uno spunto nel V a s a r i , essa fu ripresa da H . G r i m m (18(>4i.
che la difese ostinatam ente nei suoi F n fze h n Fssays, 3 serie (Berlin 1882).
r (1 ss. e in Leben R aphaels (2 ed. Berlin 1886) 287 ss. Lipotesi del G r i m m non
trov quasi alcun seguace. (Per quanto so, non c che il W o l z o g e n 59 s. il quale
aderisca a llerudito berlinese). I critici pi competenti si dichiararono a ragione
contrarii; cos W o l t m a n n II, 643, 794. M i n g i i e t t i , R affaello 114; cos anche
recentemente K o o p m a n n in Z e itsc h rift di L t z o w XXI, 2 6 6 s. e specialmente
K r a u s , Camera della Segnatura 25 ss. K r a u s ha confutato cos vittoriosamente
il G r i m m , che lopinione di questi pu ritenersi come finita. Ofr. ora anche
K r a u s - S a u e b II 2, 492 s. Circa linterpretazione delle singole figure i pareri
degli eruditi discordarono fino ad oggi come intorno alla questione, donde Raffaello abbia attinto la sua conoscenza <lell'antica filosofia. Per lungo tempo si
ritennero i nomi proposti dal V a s a r i e dal B e l l o r i . Il P a s s a v a n t mise avanti
l'ipotesi, che il soggetto della Scuola dA te n e sia stato preso da Diogene Laerzio
e che l'affresco rappresenti il progresso storico della filosofia greca. Egli cerc
e trov nomi per tutti i 'cinquanta personaggi iv i effigiati (I, 148 ss. ; II, 102 s.:
I l i 13 s.). Alcune rettificazioni v i apport il T r e n d e l e n b u r g , D ie Schul-c von
A then, Berlin 1843, il quale rigetta l'ipotesi di una disposizione cronologica nella
composizione. Che il procedere del P a s s a v a n t sia rischioso lo mostra il fatto che
W a t t k i n s L l o y d , F in e a rts in Qna-rterly R ev iew II (London 1864), 42 s. quan
tunque si attenga a Diogene Laerzio come a fonte primaria, pure qua e l propone
nomi ded tutto diversi. F r s t e r , R aphael I, 290, crede che Raffaello siasi attenuto
principalmente al Trionfo della fam a del Petrarca. G r i m m e S c h e r e r ( v . so
pra p. 966 il. 1) tirarono in ballo anche Sidonio Apollinare e il secondo di que
sti due critici fin dall'anno 1872 richiam lattenzione altres su M arsilio Ficino.
A questultimo si riferiscono pi volte anche H e t t n e r 195 e S p r i n g e r , Schule
von A th e n 94 ss. I ragionamenti del H e t t n e r . sfigurati da parecchi errori teo
logici e filosofici, hanno per fatto progredire poco la cosa. La spiegazione dello
S p r i n g e r , che d anche un buon prospetto delle interpretazioni pi antiche
(p. 74 ss. ; cfr. inoltre K r a u s loc. cit. 12 ss.), invece degna di esser tenuta in
molta considerazione, sebbene anchegli non abbia colto proprio nel nocciolo
della cosa. Fu cosa molto meritevole specialm ente che lo . S p r i n g e r , mediante una
tavola contenente un prospetto di tu tti i nomi proposti fino allora dagli inter
preti, portasse ad absurdum la smodata attribuzione dei nomi a i personaggi ivi
rappresentati (contro di questa si opponeva gi il G r u y e r 86 e recentemente
J. v o n i S c i i l s s e b in Jahrb. d. ku n sth ist. S a m m lu n g en des A llerh, K aiserhauses
XVII, 87 e W l f f l i n , Class. K u n st 91). Osserva in proposito lo S p r i n g e r (p. 88) :
Egli chiaro: tu tti questi nomi si leggono introducendoli nel quadro, ma non
fanno capolino in esSo. Lartista non soffre il menomo appiglio ad una in ter pro-

L a S cuola d A te n e .

969

La filosofia com e reg in a delle scien ze n a tu ra li vien e a rtistica m en te


celebrata n ella m on um entale creazione di R affaello secondo le idee
p redom in anti fr a i suoi con tem p oranei. E g li possibile, anzi pro
babile, che R affaello sia si co n sig lia to coi suoi d o tti am ici, specialm ente con Sad oleto e che su di lui abb ian o influito le opere di M ar

tazione personale. Quando Invece egli vuole (far pensare a qualche determinato
personaggio non manca di contrassegnarlo con chiari segni ; cosi, oltre che i>er le
due figure principali, jier Socrate e Diogene, Raffaello ha effigiati alcuni sapienti
dellantichit e come tali li ha fa tti conoscere. Un occhio non prevenuto non
scorge nell'affresco alcuna traccia di una larga oppure anzi completa rappre
sentazione della filosofia greca . Lo S p b i n g e k fa vedere, che quanto non soddisfa
in tutte le moderne interpretazioni sta in ci, chesse concepiscono quella colos
sale creazione artistica come un'illustrazione letterale di un testo minuto, come
dipendente da questo e a dire il vero accessibile solo allautore del testo, li cele
bre critico davviso, che Raffaello abbia abbracciato solo le idee universalmente
ammesse dai contemporanei circa il valore e l importanza della vita scientifica,
c trova le migliori informazioni in proposito nellopera di Marsilio Ficino e del
Sadoleto. Ai sentim enti di costoro Raffaello avrebbe dato espressione nella sua
Scuola d'A tene. Anche ai suoi occhi il vestibolo, innanzi al quale si raccol
gono i sapienti, prese la forma di un tempio ; anchegli prese le mosse dalla rap
presentazione delle sette arti liberali, che conducono alla conoscenza filosofica,
e da ultimo fece s che alla testa di quellaccolta di filosofi si presentassero i due
principi della sapienza, Platone e Aristotele. Nella Scuola d A te n e l ordito for
mato dalla rappresentazione delle sette arti liberali, la trama dalia glorificazione
dei filosofi greci (p. 98). Che la Scuola dA te n e si basi sullo schema delle settearti liberali, fu gi mostrato da R i c h t e b (IJie S d itile von A then , Heidelberg
1 8 ( 8 2 ) , e questipotesi difesa anche da L i l i e n c r o n , B o l e , M l l n e u e J. v o n
. S c h l o s s e b (loc. eit.) B o l e , iM lln er e G l l e n d o k f f (P rcm s. Jahrb. JX .XIV, 5 4 )
credono, che qui abbia trovato una figurazione artistica anche il corso storico
dellantica filosofia, e d i nuovo si studiano di trovare nomi acconci alle singole
figure. M l l n e r del resto ha promesso uno svolgimento ampio e una scientifica
dimostrazione della sua esposizione, th certo sarebbe molto desiderabile. C r o w e C a v a l c a s k i x e non port niente di nuovo. M u n t z ader in sostanza allo S p b i n g e k ,
come pure in molti punti K r a u s . Questo critico dellarte trova il filo che unisce
la Scuola dA ten e con altri affreschi nel motto di Pico della Mirandola: Jhilosophia v e rita tem quaerit, theologia invenit, religio posaidet. K b a u s d il mas
simo peso a Marsilio Ficino. Egli giunge ad affermare : forse ancora pi
preciso il dire che l intero concetto, lintera Camera della Segnatura si trova
gi in Marsilio . Un'idea del tutto diversa viene espressa energicamente da
W i c k h o f f Il corso della storia della ^filosofia greca verrebbe significato dal
posto e dallaggruppamento dei personaggi ; ma chi si curava allora della storia
della filosofia greca? La scalinata e il vestibolo sarebbero stati ideati secondo
passi sconosciuti di Marsilio Ficino, un filosofastro del periodo i>recedente
dellumanesimo. (Chi leggeva ancora Marsilio Ficino? Nulla ripugna pi al gusto
di un'epoca, qualunque essa sia, quanto Ila letteratura di moda dei begli spiriti
della generazione precedente. No, il vestibolo e la scala provengono dallarte
fiorentina >v. sopra p. 904). D ei nom i il W i c k h o f f non am m ette che Platone, Ari
stotele, Tolomeo, (Socrate, Boezio, Euclide e Diogene. Gli altri la filosofica fa
miglia, direbbe D ante sono personaggi anonimi, nei quali lartista ha rappre
sentato con iierfetta maestria le diverse maniere dellinsegnare, del concepire, del
comunicare ad altri ecc. (p.
)- A ci lo storico viennese dell arte fa seguire la
sua nuova interpretazione (di cui parleremo pi estesamente fra poco) circa lo
scopo cui era destinata la Camera di'lla Segnatura.

970

L ibro III. G iulio II. 1503-1513. Capitolo 10.

silio F ic in o e q uelle dei gra n d i poeti ita lia n i D an te e Petrarca,


le ssen zia le per circa lim p ortan za e il p rocesso evolu tivo dellan
tic a filosofia g li era certo noto fin da quando tro v a v a si in Urbino.
In alcuni punti, sp ecia lm en te nel dar risalto a P latone, eg li ha
a d o tta to le idee del rin ascim en to, a tten en d o si per il resto al con
cetto m edievale, il q u ale tu tto ci che lo sp ir ito um ano era capace
di con oscere a ttra v erso lesp erien za dei sen si e le leg g i originarie
del pensiero, soleva d ivid ere n elle se tte arti lib erali ( artes liberales) gra m m a tica , retto rica e logica (d ialettica), il cosid etto trivium e m usica, a ritm etica , g eo m etria ed astronom ia, il cos detto
quadrivium. Sulle se tte arti lib erali, ch e trovan o il loro com pi
m ento nella filosofia, R affaello ha co stru ito la sua rap p resen ta
zione. 1
Lo sfo rzo d ellum ano in te lle tto v erso la conoscenza della ra
g io n e u ltim a ^ elle cose tro v a il suo term in e in P laton e e in A risto
tele, ai quali la v e r it r ifu lse com e lam po n ella buia notte. Ma
questi g e n ii della filosofia sebbene sp ie g a ssero tu tta l en ergia n a
tu rale dello .spirito, non sep pero tu tta v ia a rriv a re al pieno con se
g u im en to della sup rem a v erit . In un punto tu tti i p en satori del
m ondo antico, a n ch e P laton e, il g ran d e filosofo dell'im m ortalit
d ellan im a, fe c e r o n a u fra g io , n el concetto dellessen za e origine
del m ale, del p eccato. O nde nem m en o la filosofia greca fu capace di
g u a rire la f e r it a m o rta le del m ondo an tico. 2 La filosofia dice
V incen zo di B ea u v a is n ella sua g ran d e en ciclop ed ia quantunque
sa p e sse elev a rsi ad una teo lo g ia n a tu ra le, pure non g iu n se m ai a
p en etra re nella v era teo lo g ia . Q uesta non ven n e a cogn izion e della
u m anit che m ed ia n te la riv ela zio n e della B ibbia e dei suoi esp o
sito ri, i gran d i dotto ri teologi . 3 T ale d istin zion e dei cam pi della
cogn izion e in teo lo g ia n atu ra le e sop ran n atu rale ricorre in tu tti i
gran d i p en sa to ri d ellevo catto lico . C os D an te f a d ire alla sua
B ea trice ch e la scien za m ondana d ista dalla scien za della fed e co
tan to,
quanto si discorda
Da terra 11 d e l che pi alto festina.4

1 Cos R i c h t e r , i S i p r i n g e b , Lilienckon e M 5 x . n e r nei lavori allegati sopra


p. 9 6 8 . n. 1 . Circa liiillusso di Marsilio Ficino v. le eccellenti osservazioni
presso K k a u s - S a t ' k r I I , 2 , 4 1 0 s.
Ci lia esposto classicam ente il IHulinger nella sua celebre oliera classica :
H cid en th u m w. J u d e n th u m (Regenslmrg 1 8 5 7 ) 2 6 0 s . , 2 9 2 s., 6 0 1 s., 7 3 0 s. Sotto
questo punto di rista m olto significativa la rappresentazione del primo peccato
a lato della Teologia nel soffitto (v. sopra p. 9 6 1 ) .
a Speculim i doctrinale II, c. 19, allegato da L iu en cb on loc. cit. Cir. anche
Thomas A quii., Stim m a p. 1, q. 1, a rt. 2.
* P ax te , Purg. X X X III, S9.

La Disputa del Sacramento .

.0 7 1

C os anch e R affaello alla scienza n atu rale del g en tilesim o , a lla

Scuola dAtene, contrappone n ellaltro g ra n d e affresco p arietale la


conoscenza so p ra n n a tu ra le del cristia n esim o . Ci non pertanto, a
som iglia n za d eg lim m ortali cam p ioni della teo logia m edievale, n
D ante, il m a ssim o pot<ta cristia n o , n R affaello, il pi g en ia le ar
tista c r istia n o , riconoscono alcun a op p o sizio n e tra filosofia e /teo
logia. 1 A p p en a la C hiesa p er m ezzo del c r istia n esim o f u en trata
nel sicu ro e pien o p o ssesso della v e r it riv ela ta, i gran d i P adri si
appropriarono il reta g g io d ella sa p ien za g reca d estin a to ta n to ai
g e n tili che ai cr istia n i onde m ettere la sapienza um ana al ser
v ig io della sa p ien za d ivin a e con ci ste sso p urificarla ed elevarla
alla d ig n it pi eccelsa- Sul fo n d a m en to p osto dai P adri hanno poi
con tin u ato a edificare gli sco la stici segu en d on e lo sp irito . In tal
modo sorta la scien za c r istia n a , ca tto lica , di cui rap p resen tan o
il fa s tig io T om m aso dA q uin o e B o n aven tu ra. Q uesta scien z a
era ca tto lica nel sen so pi pieno d ella parola, non solo perch le
era di norm a e fa r o la v e r it d ivin a in fa llib ilm e n te cu stod ita e
d ich iara ta dalla C hiesa, m a anche perch e s s a in continuo e le g it
tim o p ro g resso abbracciava la scien za di tu tti i tem p i, perch co
m une a tu tti i popoli raccolti nella IChiesa una e perch si sfo r
zava d i riu n ire in una sa p ien za un ica o g n i v er it n atu rale e so
p ra n n a tu ra le . 2
Con p rofon d o in telletto R affaello non p r e se a rap p resen tare,
nel suo quarto g ra n d e affresco p arietale, tu tti, anzi n eanche i p rin
cipali m isteri e m iracoli d ella rivelazion e, che la teo lo g ia sv e la , m a
si lim it al m istero dei m isteri, al p ro d ig io dei p rodigi, n el quale
si m a n ife sta nel m odo pi efficace lopera di grazia delle tr e D i
v in e P erson e.
Il
tito lo di Disputa del Sacramento d ato a q u esto dipinto, che
f a l effetto d una lu m in osa v isio n e , 3 led il prim o grande lavoro di
R affaello nella c itt etern a , non ha certo con trib u ito a fa c ilita r n e
lin te llig e n z a . 4 Qui non si d isp u ta, qui non si con ten d e; in vece
1 Intorno a Dante cfr H e t t i n g e r , D ie G ttliche K om die (2* ed. Frei
burg 1 8 8 9 ) 1 0 0 .
2 Tolsi queste idee dal magnifico discorso che Intorno al passato e al com
pito della scienza cattolica tenne il m io indimenticabile amico, il decano H e i n
r ic h , la terza festa di Pentecoste d ellanno 1 8 7 6 a Franeoforte sul Meno in
occasione della prima adunanza generale della Grres-Gesellschaft, stampato
nellannuario di detta societ per lanno 1 8 7 0 (Kln 1 8 7 7 ) p. 12 .
3 C r o w e - O a v . v l c a s e l l e II, 2 9 . iCfr. B r a n d i , D ie R enaissance in F lorenz und
Rom s 2 0 0 .
*
giusta loiservazione di M n t z . R aphael 3 3 0 : En italien le mot di
sputa a le sens de discusion aussi bien que celui de contestation ; si pu
pure aggiungere che anche il senso originario di d isputati0 nelluso della lin
gua ecclesiastica uguale a discursus. Nondimeno il termine male scelto,
poich chiunque non sia Italiano pensa subito a disputare e a contendere. Otti
me osservazioni contro questo nome di disputa si hanno presso Hagen 1 4 0 s.

972

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 10.

cielo e te r r a si un iscono nel g lorificare la suprem a d elle m eraviglie,


la pi g ra n d e op era d i am ore del R edentore del m ondo. U n Tai,tum ergo unico risu o n a a g li orecchi di chi contem pla questa su
b lim e co m p o sizio n e . 1

Cfr. ora anche W Iolfpun, Class. K u n st 87. Dal punto di vista puramente teonila Scuola dA tene sta a l di sopra della D isputa eseguita prima ; cfr. P a s s a v a '.
I, 163; II, 90; v. anche Rio IV, 463-46-1; cfr. 466. Nela sua opera: Michel-A ni
et R aphael 133 11 Rio, ni .pari di F r . S c h l e g e l , dice essere la D isp u ta lopei;
maggiore <ii Raffaello.
i
Non quindi assolutam ente il caso di parlare della rappresentazione di
una contesa intorno a l SS. Sacramento e bisogna davvero deplorare che p e r
sino nel classsicher B ild ersch a tz d i R e b e r - B a y e r s d o r f f e r la riproduzione d e l l a
D isputa al nr. 561-562 porti la scritta : D er W ortw eohsel ( la contesa)
D isputo. Quando venisse fuori la prima volta il ttolo di D isputa non si p u
determinare con precisione. Io lo trovo gi in uso In una vecchia guida dellun
no 1739 ( Descrizione d i R o m a [ Rom a 1739] 60). Il nome risale ad una esnre, sione del V a s a r i , che per non sincontra propriamente nella descrizione ile!
dipinto, la quale comincia co si: F ece in unaltra parete un cielo con Cristo
e la Nostra Donna, S. Giovanni Battista, gli Apostoli e gli Evangelisti e M a r
tiri nelle nuvole con D io Padre che sopra tutti manda lo Spirito Santo, e m a s
simamente sopra un numero infinito di Santi che sotto scrivono la messa e so
pra lostia, che su llaltare, disputano . 11 Seguito delia descrizione non o f f r i
alcun interesse, ch il Vasari come per gli altri affreschi la fece servendosi d i
incisioni. D al passo allegato risulta che il Vasari designa siccome la c o s a
principale la discesa dello Spirito (Santo sopra la schiera dei .Santi. L a l t r a
dichiarazione dello scrivere la m essa rimase inosservata, e si stette fermi a l
disputano, che pi tardi venne inteso non gi nel senso giusto di esternare un
parare (argomentare, tirar conclusioni), ma in quello di contesa. Che il vero
significato del quadro andasse di buonora perduto, si spiega certo massimamente d'ai fatto, che il gusto cambiato non vi prest pi che poca attenzione.
Il Giovio, per es., nella sua V ita di R affaello, fra i dipinti della Camera della
Segnatura non ricorda ehe il Parnaso, cosa assai notevole per l indirizzo preso
dal gusto. I viaggiatori posteriori ( S c h r a d e r 1592) Ignorano Raffaello ( M u n t z .
Les hisioricns 26). Nemmeno M . d e M o n t a i g n e , che visit Roma sotto Grego
rio X III, f a . punto menzione di Raffaello nel suo Journal du voyage. Parimenti Z e u /l e r nel noto suo libro di viaggi dellanno 1640. S c h o t t , Jtiner. Italiae,
Antwerpiae 1600, non ricorda che la Sala di Costantino. Il V e l a s q u e z , che visit
Roma nellanno 1630, oltre alla Scuola d 'A ten e non ricorda che la D isputa, la
quale viene designata come un dipinto, in cui la teologia viene messa d ac
cordo colla filosofia . (.T t j s t i , V elasquez I, 288). Solo verso la fine del se
colo xvn il B e l l o r i (cfr. M u n t z , Les historiens 26, 77) si prov in unampia
descrizione e dichiarazione degli affreschi di Raffaello nel Vaticano, senza per
riuscire sulle prime a ottenere molto incontro. Anche V e n u t i , D escrizione di
Rom a m oderna IV (Roma 1767), 1191, non ricorda che il P arnaso e la Scuola
dA tene, della D isputa non fa motto. J. G. K e y s s l e b , N eucste Reisen, nuova
ed. di G. S c n t i T Z E . Hannover 1751, ci d almeno (p. 57Q) qualche cosa di pi
passando nel seguente modo in rassegna i quattro affreschi della Camera della
Segnatura : 1. I punti principali della fede circa la dottrina de Trinitate, mediatione Christi, transsubstantiatione, vita eterna ecc. 2. Le scienze e le energie
dello spirito umano quanto alla filosofia, la matematica, e astronomia, il quale

La Disputa del Sacramento .

b i

Il D io U n o e T rino, cui i fed eli g iu b ila n ti rendono g ra zie in


q uestinno, ven ne ra p p resen ta to da (Raffaello nello stile solen n e de
gli a n tich i com e punto cen trale della p arte sup eriore. Su in a lto nel
cielo vap oroso in m ezzo a una luce d oro appare p ien o di p otenza,
dipinto suole appellarsi la Scuola dAtene. 3. La ,p oesia e il Monte Parnaso.
1. La giustizia, la prudenza e altre virt morali .. A p. 572 il K e y ssle r respinge
espressamente il nome di D isputa. Il manuale del viaggiatore del Volkmann
(H int.-kritisehe N achrichten rem Ita lien , 2" ed. Leipzig 1777) che serv di guida
anche a Goethe, descrive minutamente la Scuola dA tene, mentre della D isputa
si spiccia in poche parole : nello stile asciutto del dipinto Volkmann rico
nosce U discepolo del Perugino . Egli traduce la parola D isputa : La con
tesa tlei dottori ecclesiastici intorno alla S. Eucaristia (II, 128). W. H elnse,
che iu a Itoma sulla fine dellestate del 1781, nel suo A rdinghello pubblicato
nel 1787 passa sotto silenzio la parola D isputa e (parla solo della teologia ; egli
dice: I l tutto rappresenta per cos dire la Chiesa cristiana nel suo divenire.
Goethe, quando parla delle stanze non fa punto menzione della D isputa. I primi
che abbiano come scoperto di bel nuovo tutta la bellezza del mirabile dipinto
sono stati gli artisti tedeschi cristiani, innanzi tutto IOvebbeck (cfr. sotto
p. 974 s.). X-Latnei l , 1, f525 s. seguendo (B e llo r i ne diede una minuta descri
zione: egli rigetta l'idea sbagliata di una contesa intom o al SS. Sacramento
e chiam a il dipinto quasi una rappresentazione drammatica della teologia nella
sua azione, nei suoi effetti . Il P assavan t err bens nel dichiarare certi punti,
ma complessivamente diede una spiegazione migliore che non tutti i suoi pre
decessori : A giudicarlo dal suo contenuto principale esso un quadro che
rappresenta la concordia sia dei Santi deliantico e del nuovo patto che si
trovano in cielo accennanti a llopera della Redenzione, sia dell'assemblea dei
teologi su lla terra, i quali nel contemplare il m isterioso sacramento del corpo
e dei sangue d i Cristo si sentono uniti in L ui. K uileh -B u rck iiard t l , 581
errarono appieno nel dire in tono di biasimo, che nessuna delle due parti della
D isputa .spicca come l'essenziale. Molto migliori sono Je discussioni in Cice
rone
sebbene anche qui non sia apprezzato il contenuto teologico. Un nuovo
slancio prese l'interessamento per la D isputa allorch nel 1857 venne in luce
la stui>en<la incisione di G iuseppe v o n K b lle k (il disegno fu comprato da Fe
derico Guglielmo IV ; la lastra insiem e a tutti gli esemplari ancora esistenti,
in parte propriet di Keller, and a male nellincendio deilAccademia di l>feseluori l anno 1872. Allorch di K e lle r rivide la piastra figlia di dieci anni del
suo lavoro tutta contorta e resa inservibile, non perd .punto in tal doloro
sissimo momento della sua vita la cristiana rassegnazione, che anzi usc nelle
parole: sia fatta la volont di D io!) Sospintovi d allincisione del K h llek il teo
logo hermesiano J. W. J. Bbaun scrisse una speciale dissertazione sulla Disputa
(lJiisseldorf 1859), in cui lasci Ubero oorso alla sua predilezione per le con
getture (cfr. K athol. lA tera tu rzeitu n g VI, 59 s.). Contro ci usc in campo
Springer con un opuscolo (Bonn 1860), per trattar ik> unaltra volta questo
argomento in modo egregio sotto l'aspetto della storia dellarte nella sua grande
oliera su Raffaello e Michelangelo, dove per si rinunzia a uninterpretazione
teologica. Contro il B r a u n , ed anche contro lo S p b i n g e r , prese la penna nel 1860
H a g e n in una monografia tenuta in poca considerazione, ma assai degna di
nota (p. 125 8.). Ivi a ragione si fa osservare (p. 127, ,139), che Raffaello tenne
calcolo delle preghiere della Messa, opinione la quale quindi viene a coinci
dere con quella del prelato S c h n e i d e r che diamo qui sotto. H a g e n 128 dice che

9 4

Libro ili. Giulio li. 1503-1513. Capitolo 10.

d ig n it e bont D io P adre, il creatore e sig n o r e d elluniverso, in un


m are di r a g g i d o ra ti; un nu m ero in finito di d elicati angioletti
riem p ion o qu esta reg io n e della luce e dello sp le n d o re ; 1 sembra
quasi che il m aestro non sia si sta n ca to di collocare in questa patria
della p ace e della b ea titu d in e in fin ite sch iere di gra zio si spiriti.
N e llestrem o lem bo delle nubi, che a tto r n ia n o q u esta suprem a re
g ion e d ella luce, sta n n o lib ra te a destra e a sin istra tre leggiadre
ligu re di a n g eli con v e sti sv o la zza n ti. Come creatore e conserva
tore d ellun iverso, Iddio P a d re p orta nella sin istr a il globo terre
stre, m en tre la d estra lev a ta in a tto di benedire. A l di sotto, sic
com e :il vero cen tro del cielo, sta lU n ig e n ito F ig lio n ella su a gloria
(rex glorine) . 2 Qui fo r s e K affaello h a creato la pi b ella im m agine
di C risto sulla terra . 11 S a lv a to re sta a ssiso su lle nubi, dalle quali
sp u n ta n o fu o ri te ste di a n g e li: la su a d iv in it irrad ia un nimbo
d'oro con torn ato da un m ezzo arco azzurro, ornato di te ste dan
g eli. Il R eden tore glorificato, co l capo leggerm en te inclinato, al
la rg a pien o di m itezza e d a m o re le su e m ani p ia g a te . 3 II candido
e lum inoso p alud am en to non ricop re che laddom e del C risto glo
l iilea fondamentale data dalla comunicazione della terra col cielo mediante
la rivelazione del Sacramento dellaltare. Una spiegazione teologica fu data ia
prima volta da parte cattolica da F. X. K rau s nella sua geniale dissertazione,
purtroppo poco nota, sulla Camera della Segnatura ; dove a p. 41 s. a ragione
viene messo in rilievo specialmente il significato del sacrificio, ulteriormente
svolto il* h it. liu n d sch a u 1897, p. 5 s . Parimenti dal puuto di vista del teologo
cattolico la D isputa fu recentemente interpretata dal Isoli; M a s te r icerke 07-iUPi rettorxca la dissertazione ut G. i^ozza-Luzi, i l jju o m o ai o rv ieto c n a jfucilo S anzio nel T rio n fo E ucaristico. L e ttu ra inaugurale au . i oeademia O r la
tam i L a N uova l a lic e , Milano 1890. H. Grimm nella sua \ ita di Itaffaetlo
315 d la seguente spiegazione : Ammesso che il soggetto del dipinto non la
contesa, ma U cessare della contesa mediante la rivelazione che tutti appaga,
appariscono tosto inutili quelle spiegazioni, che si son volute introdurre nella
composizione. Xoi scopriamo un momento di suprema sorpresa ecc. . lo ritengo
questa spiegazione (accettata da W o l z o u e k 50) come difettosa senz'altro p e r c h
parte dal fa lso concetto, che fra quei (personaggi raccolti intorno al Sacramento
vi sia stata una disputa. In tal caso va interamente perduto quel pi profondo
significato teologico dell'affresco, che mi son provato di esporre qui sotto a
p. 081 s. Solo a titolo di curiosit ricordo qui l opinione del P o rtig esam inata
in U ist. pulii. MI. XCYI1, 403 s., che la disputa sia lespressione del principio
di fede protestante ! Si tratta di cosa egualmente insensata quando K a l t h o k f
(Z eita lter dcr K eform ation, Jeua 1907, 131) vuol vedere nella Disputa una (tirotesta contro il dogma deH'Eucaristia. Intorno a un pastore protestante il quale
sostiene, che Raffaello non (Sia stato cattolico, vedi M u n t z , Le* h U to rie m OS.
i
Cfr. la descrizione dellempireo di D a n te (P arati. XXXI, 4 ss.). Il cielo
stellato distinto da Raffaello con puntolini a rilievo dorati.
s Cfr. K r a u s , C am eni tleila S egnatura 37.
s Cfr. la vita di Overbeefe di B ixder I, 145 s. e Boi-e. M eistericerkc der
M olerei G9. In una lettera a suo padre dellanno 1810 resa nota il'a poco tempo

La Disputa del Sacramento

975

rioso, in m odo che v isib ile anche la p ia g a del costato. Come nelle
rap p resen tazion i del giu d izio u n iv ersa le e g li circondato da Gio
vanni di B a ttista e da M aria. A L ui, A g n ello ch e to g lie i peccati
del m o n d o , a ccen n a la u stero e g r a v e G iovanni B a ttista seduto
dallun d ei la ti, m en tre d a llaltro la b e a tissim a V ergin e, colle
m ani com p resse sul sen o u m ilm en te s in ch in a per adorare il
D ivin F ig liu o lo .
A questo gruppo cen trale corrispon don o da am bo i lati g li eletti
del cielo , i g ra n p atrici | di q u esto im perio g iu stissim o e p io ,
com e d ice D a n te ; 1 essi, ra g g ru p p a ti con a r te finissim a, stan n o assisi alq u an to pi in b asso in un sem icerch io p arim en ti so p ra un
cum ulo di nubi a v v iv a to da leg g ia d re te ste d an geli. La r ip a rti
zione di tu tta q u esta abbondan za di figure, che la cosa pi pro
pria di R affaello, il quale per li p erso n a g g i prim a d escritti pot in
vece ,r isa lir e a tip i pi a n tich i, m irab ile ta n to per chiarezza che
p er sim m etria . E g li f a s che i ra p p resen ta n ti della n tico patto si
a ltern in o cogli ero i del n uovo e r ip a r t questi ultim i in certo modo
secondo le d iv e r se ca teg o rie dei sa n ti: A p ostoli, autori dei libri
sacri, co n sa n g u in ei di C risto e m a rtiri, i primi, invece secondo le
d iv erse epoch e. In siem e e g li m an tien e q uestordine, che sem pre i
p erso n a g g i sed u ti uno di fr o n te a lla ltro 'in egu al su ccession e
h anno delle a ttin en ze reciproche o si segu on o uno dopo la lt r o . 2
N ella scelta e n e lla g gru p p am en to dei sa n ti g li fu ron o di guida le
p reg h iere della M essa e lim m o rta le poem a d an tesco . 3
La serie d egli e le tti com in cia a s in istr a con san P ietro. Come
m aestro e custode della fe d e il veneran d o v egliard o tie n e in una
m ano un libro, n e llaltra le ch ia v i; e g li gu a rd a pieno di ferm a fi

cos scriveva I'O v e r b e c k intorno alla D isputai: Q ual cielo ci si dischiude al


primo entrare ! lo sguardo cade tosto sulla maest di D io e dellUnigenito Figlio
pieno di grazia e di verit ; giammai forse nella pittura sta to creato alcunch
di pi sublime di questa gloria della D isputa. Si vede 11 cielo afperto e si resta
rapiti come Stefano. Allo, conservativo M onatschrift (1887) II, 1283.
1 D a n t e , P arad. XXXII, 116-117.
2 Sprinceb 163 (2* ed. I, 223). B olk, M eisterw erke der M alerei 68, intorno
alle 12 figure che circondano Cristo osserva quanto segue : Mirabile la dispo
sizione del personaggi, che rivelasi in due note caratteristiche, nel sedere gli uni
accanto agli altri e nel sedere reciprocamente di fronte. Quanto al primo, allato
ad ogni singolo personaggio dellA. T. ne troviamo uno del Nuovo, poich nel
cielo non si fa alcuna distinzione fra Antico e Nuovo Testamento, essendo che
quelli che quivi si trovano, ricevono la loro gloria d aliu n o e medesimo Cristo,
che anche in tal senso l alfa e lomega (Apoc. I, 8). Quanto al secondo ci colpi
scono alcune attinenze di quelli che si seggono di fronte. Lartista cio vuole
designare le istituzioni di Dio per la salute dellumanit e la vita virtuosa che
mena in cielo. Lautore viene poi dimostrando questo nei particolari con stile
brillante ; forse per si legge troiaio entro 11 quadro.
3 Ci, per quanto io sappia, stato fatto rilevare la prima volta da H a g e n
127 s., 132 s., 139 s. iCfr. ora le importanti illustrazioni di K r a u s , D ante 659.

Libro Ili. Giulio il. 1503-1&13. Capitolo 10.

ducia v e r so il suo sig n o re e D io, che lo ha scelto a suo prim o


vicario su lla terra . R ivolto verso il p rin cip e degli ap ostoli sta rap
p resen ta to A dam o in a tto di m ed ita re sulla colpa e su lla reden
zione.
Quei (lue d ie seggon l s, pi felici,
Per esser propinquissimi ail Augusta,
Son d'esta rosa quasi due radici.
Colui ebe da sinistra le saggiusta,
il padre, per lo cui ardito gusto
Lumana specie tanto amaro gusta :
D al destro vedi quel padre vetusto
Di Santa Chiesa, a cui Cristo le chiavi
Raccomand d i questo fior ven u sto.1

F a bel contra sto al v ig o ro so p ro g en ito re d ellum ana sch ia tta


la delicata, e g io v a n ile fig u ra d i sa n G iovanni, che scriv e il suo
V an gelo. V icin o a lui sta D avid, colla corona e larpa, in a tto di
con tem plare n el lib ro d e llE v a n g e lista q u anto egli a v ev a p ro fetato
n ella n tico patto. Segu e il g en ero so ed eroico Lorenzo, diacon o e
m a rtire: egli reca sul p etto una croce d oro ed accenna in basso
verso i teo lo g i raccolti in torn o al SS . S a cram en to . 2 R ivolta verso
di lui s i ved e una figura quasi in tera m en te ricoperta dal gruppo
del R edentore, la q u ale indica il co n tin u are di questa sa n ta schiera,
ed p rob ab ilm en te G erem ia . 3
A d estra la se r ie d egli e le tti v ien e ap erta d allaltra colonna
della C hiesa, san Paolo. La p od erosa spada, su cui si ap p oggia len er
g ic a figura, sim b o leg g ia in pari tem p o il suo m a rtirio e la fo rza
della su a d o ttrin a : V iv a la p arola di D io ed a ttiv a e pi affi
la ta di una spada a due ta g li ( H ebr . IV , 12)- R ivolto verso Paolo
sta A bram o sed u to con in m ano il coltello per il sacrificio dIsaccoV ien e poi san G iacom o m in ore, ch e m ed ita tenendo la m ano ap p o g
g ia ta ad un lib ro , 4 poi M os colle ta v o le d ella legge e santo S tefa n o .
Farad. XXXII. 11S-12G.
laltri veggono nel santo che accenna verso il basso santo Ste
fano e pongono san Lorenzo nel lato opposto. Io non ritengo giusta questa spiega
zione : la palma allude in fatti molto chiaram ente a l protomartire. Inoltre, come
rileva G r o n e r (Ziii- D eutung roti R affaels D isputa, in Koln V olkszeitunu 1 9 1 9 ,
n. 406). l'oggetto sul quale s'appoggia la destra del Santo che accenna al basso,
una (piccola gratella.
s Questo nome fu proposto la prima volta da iS p r i n g e r , R affaels D isputa
(1800), e quasi tutti i moderni fino al B o l e 71 hanno aderito a questa opinione.
Il P a i . i a b d vede in quella figura san .Martino di Tours : vedi Chron. dcs A rts 1870,
328-329. K r a u s - S a u k r (II, 2, 412) propone Giosu.
4
P l a t n e r II, 1, 8 2 7 congettura che san Giacomo sia rappresentato qui
quale terzo testim onio della trasfigurazione del Signore con Pietro e Giovanni,
e che sia simbolo della speranza, come quelli lo sono della fede e della carit.
Alla trasfigurazione fu invece presente Giacomo il Maggiore, e questo viene
1

D a n t e ,

2 H a g e n ,139 le

La disputa.

977

Il p ro to m a rtire p orta una p alm a : sta ap p o g g iato al libro d ella fe d e


da lu i p r o fe ssa ta e collo sg u a r d o fiso in alto p a r quasi rip eta le
parole ch e pien o di S p irito San to eb b e a p ro ferire dinanzi al s i
nedrio : E cco ch io v e g g o il cielo a p erto e il F ig lio d elluom o se
dere alla d estra di D io . E di nu ovo m ezzo cop erto dal gruppo
del S a lv a to re a q u e steroe della n u ova alleanza s i associa un
eroe della n tic a in a ssetto di gu erra, fo r s e G iuda M accabeo . 1
L unione di questo p arad iso celeste colla te rr a , colla C hiesa,
data dallo S p irito Sanito ra p p resen ta to sotto il sim bolo della co
lomba che scen d e v erso il b asso lib rand osi sulle ali, circondato
da q u attro leg g ia d ri a n g eli recan ti n elle m ani gli E v an geli aperti.
La d iv in it dello S p irito S an to sig n ifica ta dal nim bo, nel cui
centro ved esi la colom b a: g li e lfe tti ideila su a g ra z ia so n o sim
b o legg ia ti dai ra g g i d oro che uscendo da lui si effondono p e r ogni
lato. V erso il b a sso qu esti r a g g i si p rolu ngano a ssa i di pi e g u i
dano lo sg u a rd o d ello sserv a to re v erso lo ste n so rio colla Sacra
O stia, cio al C risto eu ca ristico , vero centro di tu tto il sap ere teo
logico.
Lo sfo n d o d ella p arte in ferio re, sep a ra ta d alla superiore da
uno stra to di nubi, fo rm a to d a un la rg o ed ap erto paesaggio. A
d estra in un a v v a lla m en to si veg g o n o le p oderose fo n d am en ta di
un edificio : a sin istr a pi lon tan o si leva sopra u n a ltu ra un vasto
edificio non a n co ra condotto a term in e, alla q u ale opera si sta
alacrem ente la v oran d o . 2

rappresentato di olito come un vecchio decrepito col cappello e il bordone da


pellegrino (M enzhl, S ym b o lik I, 75, 430). A favore di Giacomo il Minore, alla
qual sentenza aderiscono anche G ruyer 62 e Hagen 139, sta secondo me il fatto
che nel medio evo spesso veniva attribuito a lui larticolo del simbolo : A scem lit
nd coelos, *eet ad d exte ra m D ei p a tri om nipotentis (vedi M enzel I, (77). K ole
nel suo geniale lavoro mette S. Giacomo in .rapporto col personaggio che gli sta
di faccia, S. Giovanni : Entrambi insistono sulla necessit delle buone opere,
anzi tutto sull'amore del prossimo ; S. Giovanni specialmente dal punto di vista
della carit di Dio. che deve m anifestarsi come carit del prossimo, S. Giacomo
dal punto di vista della fede che deve avvivarsi nelle opere buone . Ohi dice
di amare Dio, ed odia i l suo prossimo, un m entitore ( I Juh. IV, 20). L a
fede senza le opere morta (Jao. II, 17). K rau s, Camera delia Segnatura 37,
propone invece di Giacomo levangelista Matteo. Convengono con lui Groner 41
e K raus-Sauer loc. cit.
1 Lantica spiegazione: S. Giorgio patrono della Liguria, alla quale opi
nione aderisce ancora It.atxkk II 1, 327 stata generalmente abbandonata
da quando lo .Si-ringer propose Giuda Maccabeo. F orster, R aphael I, 279, vide
in quella figura Giosu.
2 La spiegazione di questi edifici controversa : i pi pensano alla nuova
fabbrica della chiesa di iS. Pietro, come per es. Grimm, R a p h a el 318 s. e Fiinfzehn E ssays IV, 278 s. ; Obowe II, 22 s., 31 ; K raus, Camera della Segnatura 41
e F rantz II 727. Kraus-cSaueb II 2, 414. Sullesempio di M o lito r, Rom . 26(1, il
H o l k , M eistericerke 72, vede nella costruzione inferiore a destra un simbolo
del paganesimo decaduto, nell'edificio a sinistra quello della teologia cristiana
P a s to r,

Storia dei P a p i, I I I .

62

978

Libro III. Giulio l. 1503-153. Capitolo O.

A i due edifci n ello sfo n d o corrisponde sul davanti a destra e


a s in is tr a un p a ra p etto che serv e da chiusura. La parte centrale
del p roscen io la sc ia ta libera ; qui non vi sono figure, di modo
che locchio d ello sserv a to re si drizza senza ostacolo al vero centro,
che tu tto dom ina, in to m o al quale sono coordinati in m aniera arti
stica m en te lib era tu tti i gru p p i so tto sta n ti e su l quale dallalto
scendono i ra g g i dorati d ello S p irito Santo.
L a r tista h a voluto anche ch e la ltare e losten sorio non di
stra essero la tten zio n e d ello sse r v a to r e dal vero centro. L osten
sorio sem p licissim o sopra un a lta re p arim en ti sem p lice; questo
litu rg ico com e si ricon osce fa c ilm e n te dalla to v a g lia bianca e
d alla n tip en d io : su q u estultim o, non com e m era n otizia cronolo
g ica od o m a g g io .cortigianesco, m a com e g rave in segn am en to e
a n cor com e p r o fe ssio n e della fe d e n el p rim a to , 1 si leg g e il nom e di
G iulio I I ; m anca o g n i altro ornato. M a il S a n tissim o S acram en to
v isib ile ; all'occhio esso la cosa pi piccola di tu tto il dipinto, non* dim eno per lo sguardo del v isita to r e oltre che d a lla figura del
C risto in cielo v ie n e pi che altro fe r m a to dal Dio n ascosto sotto
le sp ecie del p ane. L a T r in it in a lto levasi p roprio al di sopra
della S acra O stia, in cui a n ch essa con ten u ta . 2 I san ti nel cielo
e le leg io n i di a n g eli sem b ra si m o strin o al solo fine di glorificare
sulla terra il g ran d e m istero e co s il pane della vita appare come
il vero cen tro fr a la terra e il cielo- A questo sole, che d luce e
v ita a tu tti, si v olgon o i g ra n d i D ottori della C hiesa e san ti, papi
e card inali, sacerd oti secolari e regolari, rap p resen tan ti della
scien za e dellarte, ra p p resen ta ti in b a sso ai due lati. In m agnifiche
figure e gruppi la r tista ha qui e sp r e sso ladorazione, la m edita
zione, l'in d agin e, l in se g n a r e e la p p r e n d e re T u tto per ha rap
porto a q u ellU no ed E tern o, che sem p re p resen te sopra g li altari
n el S S . S a cra m en to . 3
D a tre lati conducono a lla lta re la rgh i grad in i rendendo cos
p ossib ile una d isp o sizio n e e un aggru p p am en to naturale, v iv o e
sv a r ia to delle figure, le quali tu tte sono a tte g g ia te v erso il S a n tis
sim o : di l procede ogn i lu m e e sapere. A i due la ti della lta re si

mai condotto a compimento. Unaltra spiegazione da Hagen 142. G r o n e r , Z ur

Deutung eco. erede che le fondamenta a destra rappresentino i resti del tempio
giudaico, mentre nella chiesa a sinistra, sulla quale appare Pietro, Raffaello
si sarebbe riferito a l detto sulla roccia di Pietro.
1 V. il geniale articolo Z u r E rkl ru n g der D isputa, in L it. Beil. della Kln.
V olkszeitung 1899, 82.
2 Per circumconsessionem.
3 Cfr. la bella descrizione di 'S ch ad en in T h i kusch 132. Molto bene osser
v a v a recentemente il W l f f u n (Class. K u n st. 8 8 ): L importanza del quadro
non st nei particolari, ma nel complesso, ie solo allora sar equamente giudi
cato quando si riconosca che ogni dettaglio sta a servgio dell-effetto comples
sivo e vi si trova per riguardo a l tutto.

La disputa.

979

veggono i q uattro gran di padri della C hiesa occid en tale: a sin istr a
san G irolam o e G regorio I, a d estra s a n t A m b rogio e sa n tA gostin o.
E ssi soli v en g o n o ra p p resen ta ti a sed ere, p er in d icare il loro m a
g iste r o .1 San G irolam o in a b ito card in alizio ha al fianco il leone,
le su e lettere e la v ersio n e della B ib b ia, a p p oggia contro le sue
ginocchia un lib ro, n ellesa m e d el iquale s ta im m erso con tu tta la
forza d ella sua tem p ra. V erso d i lui ,si volge un vescovo ritto ac
canto a lla lta re in p iv ia le verde tra p u n to doro; p ien o di profonda
confidenza e fe d e il v en eran d o v ecch io a ccen n a con am be le m ani
verso lo sten sorio.- A cca n to a G irolam o ved esi G regorio M agno
in a b iti p ontificali sopra u n an tica ca tted ra episcopale rom ana.
Pare che proprio allora ab bia .sm esso la lettu ra di un libro; ora
in atto di ch i contem pla e p resen te riv o lg e lo sgu a rd o v erso il
sim bolo dello iSpirito San to, ch e P aolo diacono v id e un giorn o li
brarsi sop ra il cap o d i lui.
D a llaltro lato a destra, v icin issim o a lla lta re sta p arim en ti una
figura non m eg lio d eterm in a ta di vecchio avvolto nel m anto filoso
fale azzu rro che, m entre co lla d estra accenna verso il cielo si
volge a s a n tA m b rogio. Q uesti, sollev a n d o pieno di m era v ig lia e
stu p ore le m ani, sta gu ardando a bocca a p erta verso lalto, quasi
intoni linno di rin g ra zia m en to ch e va so tto il suo nom e. D i fianco
a lui la m a sc h ia figu ra d i pan t A g o sti no, ch e s ta dettan d o ad un
gio v a n e in g in o cch ia to il v e r o da lui conosciuto. D inanzi a lui, lo
scrittore p referito degli u m anisti c r istia n i/' g ia ce la pi n o ta delle
sue o p ere: La C itt di Dio.
A d A m brogio e A g o stin o , en tram b i in abito vescovile, si a sso
ciano a d estra san T om m aso di A quino non ch e le em in en ti figure
di un pap a e di un card in ale : il prim o in paludam ento giallo do
rato, porta una palm a e un libro in m a n o ; 4 il cardinale in ab ito
fra n cesca n o se n z a dubbio san B on aven tu ra, il d ottore serafico.
S critta e nim bo non lascian o alcun dubbio. A q u esto gruppo dei
teologi segu e, in piedi su llinfim o g ra d in o d ellaltare, un altro
M eisterw erke 7 4 .
2 Secondo W i c k h o f f 5 1 - 5 2 a bello studio l'artista non ha precisato queste
ed altre ligure : L'osservatore non deve esser distratto da notizie biografiche
che in qualche modo gli potrebbero piacere. Lo scopo del coro quello dillu
strare in modi svariati i pensieri e i sentimenti dei personaggi principali. Essi
li contemplano, parlano con loro, discutono su quanto hanno udito; quivi sono
impersonati tutti i gradi d un interessamento spirituale . Il B o l i ; , Meigterwcrkc 7 3 s., scostandosi da questo va in cerca di nomi ; nelle due figure poste
in prossimit dell'altare egli riconosce santlgnazio d'Antiochia e san Giustino.
Questa spiegazione era stata proposta gi da B b a u n , Ra-faets D isputa ( 1 8 5 9 ) .
3 Cfr. il nostro voi. I, 882 s. ,(ed. 1931).
4 Xel suo ltellarticolo sulla Disputa di Raffaello in S tim m e n aus MariaLaach L X X I I ( 1 9 0 7 ) , 2 8 2 K n e l l e r crede quindi di riconoscervi Clemente di
Roma. K r a i ' s propose Innocenzo III. B o l e Urbano IV, ma l'uno e l altro, come
anche Clemente Romano, non furono martiri, cosa accennata dalla palma.
1 B o i.e ,

980

Libro III. Giulio IL 1&03-1513. Capitolo 10.

papa in v e ste di broccato dorato. I lin eam en ti del viso m ostrano


che ra p p resen ta to lo zio di G iulio II, S isto IV. I libri che ha in
m ano e che giaccion o ai suoi piedi alludono alla su a a ttiv it lette
raria. 1 D ietro la figura di S isto IV b en ed icen te si scorge laustero
e nob ile capo di D an te c in to della corona dalloro . 2
N e llestrem o lem bo a d e str a si p resen tan o parecchi uom ini, di
cui quello che sta pi sul d a v a n ti si sp orge sul p arap etto ed atto
n ito co n tem p la il m istic o a lta re. U n uom o barbuto con sottoveste
g ia lla e m anto azzurro, certo un filosofo, in d ica a colui che sta in
chin ato su l p a ra p etto il papa S isto IV quale in terp rete com petente
del m istero, che tu tti i fe d e li debbono venerare.
S im ile d isp o sizio n e si m a n ife sta n ei tre gruppi prin cip ali dal
lato s in istr o della p ittu ra . A ccan to a G regorio M agno un uomo
b arbato e dai neri capelli in m an tello azzurro addita g li sc r itti dei
P adri d ella C hiesa g ia c e n ti a terra . D ietro lui sono visib ili due ca
r a tte r istich e te ste d'i v esco v i e co stitu iscon o figure secon d arie tre
sp lend idi giovan i, che in a tto d adorazione al S a n tissim o sono ca
duti in ginocch io e q u attro r e lig io si in a tto di scam b iarsi le loro
idee in torn o al m istero ; un ab ate b en ed ettin o m itrato, un E rem ita,
un F ra n cesca n o e un D om enicano. S en za dubbio q u esto gruppo
allude a lla g ran d e p arte p resa dagli O rdini re lig io si n el gigantesco
edificio delia te o lo g ia sco la stica . A S isto IV rap p resen tato nel
laltra p arte f a risco n tro a sin istr a nel proscenio un g io v a n e slanciato,, in co rn icia to il capo da bionda chiom a. M ite, m a nel m ede
sim o tem po con g e sto efficace egli e so rta tre uom ini a seguire
lesem p io dei g io v a n i a d oran ti. D a g u id a dei tr e non ancora fa ttisi
cos a v a n ti figu ra un vecch io, ch e a p p o g g ia to al p arap etto e tutto

L'antica interpretazione che vedeva in questa figura Innocenzo III e alla


quale aderisce ancora il Boi.k, M e ista tcerke 7(1. j certamente sbagliata. Che essa
rappresenti Sisto IV, come diciam o nel testo, viene dato per sicuro anche da
Wi c k h o f f 51. In altro luogo (64) il W i c k h o f f osserva molto bene: C qual
che cosa che umanamente commuove in ci, che Sisto IV viene fa tto risaltare
nella Stanza della Segnatura, ma anche qualche cosa della grandiosit propria
del carattere di Giulio II allorch egli deriva la dignit della sua fam iglia da
meriti intellettuali . A ssai acconciamente Sisto IV sta qui vicino al Domeni
cano Tommaso d Aquino e al Francescano Bonaventura, avendo egli cercato
di comporre con apposito scritto la controversia esistente fra i due Ordini. Cfr.
il nostro voi. II, 437.
Ofr. K r a u s , D ante 197. Nello sfondo apparisce la testa di un religioso
in cui g i .il (V a s a r i volle riconoscere il ISavonarola. Per io non vi trovo al
cuna rassomiglianza col noto ritratto del SavonaTola di Firenze e colle altre
effigi del fam oso Domenicano, le cui fattezze erano certamente note a Raffaello.
Sia per notato che un eminente conoscitore di arte quale il K r a u s (D ante 754)
davviso contrario. D ata la grandezza e liberta di concezione che erano pro
prie d i Giulio II invero possibilissim o che il papa abbia permesso di apporvi
il ritratto d i Savonarola.

La disputa

981

sicu ro di s si rap porta alla proposizion e di un libro ap erto .1 N ello


sfon d o ap p ariscono parecchie te ste ca ra tteristich e, fr a le quali il
F ieso le in b eata con tem p lazion e ; q u estem in en te p itto re teologo fa
bel risco n tro a llem in en te poeta teologo d ella ltr a parte- L E u cari
stia, il com p en dio in certo m odo dei m iste r i della fed e cristian a,
non tie n e occupati solta n to i gra n d i d ottori e teologi, m a isp ira a l
tre s poeti ed a r tisti. E ssa il fu oco della v ita cristian a, il m istico
cibo sp iritu a le e la fo r te z za delle anim e.
C risto non qui in ricordo, sibb ene in p ersona. Quello che
qui adoriam o non uno dei m isteri della su a Incarnazione e della
sua v ita , m a la som m a di tu tti i m isteri, lo stesso D io incarnato,
la corona, il com p im ento, la ch iave d i v o lta di tu tta la sua a ttiv it
teandrica, che d lluce, sa n tifica e red im e; non so ltan to la sua
grazia, m a la fo n te delle g razie, anzi un m are di grazia, v ia alla
gloria, la ste ssa g lo r ia ! T u tti i teso ri della n atu ra e del creato, tu tti
i m iracoli della g ra zia e della redenzione, tu tte le m agnificenze
del p arad iso s i ritro v a n o in tquesto sacram ento, centro di tu tto .
Di qui sg o rg a n o i to rren ti a feco n d a re il regno della C hiesa con
en erg ie c e le stia li e van n o da o rien te a occidente, dal setten trio n e
al m ezzogiorno ; di qui tra e o rig in e il r a g g io settem p lice dei sacra
m enti ; qui in to rn o a q uesta fo n te di g ra zie stan n o i fiori delle pi
sublim i v ir t ; qui o gn i creatu ra v ien e ad a ttin g e r e lacqua della
salu te ; q uivi il cuore ove pu lsa ogni sp ecie di v ita su p eriore nella
C hiesa, quivi il cielo sta a co n ta tto colla terra, che d iven tata
unab ita zio n e di D i o . 2
M a la s. E u c a r istia an che sacrificio ;3 la r tista Jia saputo m o
stra r ci a llo sserv a to re col rap p resen ta re il S alvatore sofferente
glorificato proprio al di sop ra della sacra O stia. Solo m ed ian te
questo sacram en to e m ed ia n te q uesto sacrificio la C hiesa in grado
di m a n ten ere la su a v ita in terio re; sen za questo m istero di fed e
anche la scien za teologica verrebb e a p erdere la sua forza. P er
q u esto tu tti i cam p ion i d ella scienza cristia n a sono raggru p p ati
a tto rn o a q u esto g io iello il pi prezioso e consolante, a questa
p rova la pi bella della potenza e della m isericord ia divina. L E u

1 A ragione gi P l a t n e r II 1, 330 ha protestato contro la spiegazione del


M o n ta o n a n i, che nella guida di questo gruppo vuol vedere un teologo. La
figura porta chiaramente 1 caratteri d un filosofo. Ancor meno pu parlarsi di
settarii e deretici (cos fra gli altri F o r s t e r I, 279 s.). B oi.r. M eisten eerke 78,
vede in questa figura un filosofo non ancora giunto a mettere daccordo la teo
logia e la filosofia perch per lui il -suo sistem a il tutto, la parola di D io un
accessorio. In sim il guisa si esprim e anche L u h k k II, 262.
2 H ettcngek, Apologie I I 2, 235, 191 (7 ed. IV, 240, 195).
3 Cfr. le belle disquisizioni di H e t t i n g e k loc. cit. 237 s.. V. anche Kio,
M ichel-Ange et R aphael 132 ; D a n d o lo , Secolo di Leone X . 1. (iMilano 3861), 210;
O e r r o t i , Le p ittu re delle S ta m e V aticane (Roma 1869) 59 e V i t e t , tilde sur
Vhistt. (le TA rt, 3 partie, (p, S I. K.nfxt.kr loc. cit. 292.

982

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 10.

c a r istia in oltre il p rim o le pi su blim e vincolo tra la C hiesa m ili


ta n te e tr io n fa n te ; essa la catena m isteriosa, il cui anello su
prem o posa in grem bo a D io, e dal cielo scende gi fino a toccare
la p olvere della terra ; essa a ttra e il cielo verso la terra e solleva
la te r r a verso il c ie lo . 1 Ci il m aestro ha esp resso sim bolicam ente
in due g u ise : una volta collocando in alto il S an tissim o, che al di
sopra delle te ste della ssem b lea terren a si esto lle verso il cielo; poi
un a ltr a v olta m ed ian te i ra g g i dello S p irito Santo che discendono
gi v erso il S a n tissim o . Com e sp irito d am ore E gli dalle serene
altezze della tra n q u illa e b eata con tem plazione discende gi nel
m ondo per recare a questo il sacram en to d ellam ore; com e spirito
di v e r it E g li reca nel m ed esim o tem po il lum e suprem o della
scien za teologica. C os E g li a p p a risce qual m ed iatore fr a luma
n it g lorificata di C risto e il F ig liu o lo di D io so tto le specie di
pane, il C risto eu ca ristico . M erc q u estin tim o legam e fo rm a to dal
la r tista il nesso tr a la p arte su p eriore e in ferio re del quadro viene
costru ito in p e r fe tta arm onia col dogm a cattolico.
NeHum an it g lorificata di C risto sotto le sp ecie del pane
data lunit., che lega il m ondo te r r e stre col regno dei beati, dove
lum anit glorificata co stitu isc e sv ela ta m en te la g ioia e la beatitu
dine dei cori celesti. Qui C risto v e la to d alle specie del p an e lass
C risto il pi b ello dei figli d egli uom ini senza velo; luno e il
m edesim o C risto ieri e o g g i. L id en tit d ellum anit glorificata del
R ed entore sulla terra e nel cielo il concetto che unisce insiem e
le due parti d e llaffresco . - In b a sso la fed e, in alto la visione.
Oh gioia ! oh ineffabile allegrezza !
Oh vita integra d'amore e <11 pace !
Oh sanza brama sicura ricchezza !
( D a n t e , Pnrnrl. XXVII, 7-9).

1 Vedi H e t tc n c e r loc. cit. II 2. 236. 71 (7 ed. IV. 241. 274).


2 Per quanto espongo qui sopra sono in debito col mio spettabile amico
Mons. F r . . S c h n e i d e r canonico della cattedrale d i Magonza. Questi mi scrive
ancora -quanto segue: Il vincolo del mondo presente coirai di l & del resto
un concetto non esclusivamente proprio di Raffaello e della cerchia dei suoi
ispiratori : esso anzi in genere corrente nell'iconologia del tardo medio evo
e trovasi espresso al di qua delle Alpi nell'arte fiamminga e nelle opere pi
grandiose, come per es. nella pala d'altare del fratelli van Eyck e Gand e nella
maniera pi piena, bench vi sin introdotto il motivo della separazione tra
fedeli ed infedeli, nellancona d'altare ai>partenente pur essa alla scuola degli
Eyck, ora nel Museo di Madrid, la quale vien chiamata comunemente sor
gente della vita, meglio fonte m istica. Off. S c j i n e i d e r , A lte r unti n fu e Vi"eli
1 S 7 7 , i n -. 3 1 , p. 4 S 8 . Lo scompartimento delle pale fiamminghe d altare in isceno
che si compiono in diverse altezze, imita come ha provato ad evidenza il
I> P, W e b e r , GcistTichcs Schauspiel u. kirchlchc K un.it (Stuttgart 1 8 9 4 ) 1 4 3 ,
le scene popolari medioevali e le grandi feste pantomimiche del tardo medioevo.
Raffaello neH'ordinamento dei diversi quadri della Disputa sta evidentemente
sullo stesso terreno e solo si pu chiedere se egli ci facendo si attenne alle

La disputa .

983

Solo m etten d osi dal punto di v is ta della fed e cattolica p o ssi


bile in ten dere q u esta sub lim e opera di R affaello: chi alien o e
ig n o ra la d ottrin a della C h iesa d ev e per n e c e ssit andare errato
nello sp ieg a rla . S oltan to cos si pu in ten d ere com e rinom ati cri
tici d ella rte rigu ard o a lleffetto com p lessivo del dipinto abbiano
sollev a to la censu ra che n essu n a delle due m et predom ini e che
tradizioni dellarte italiana nel dramma e nella rappresentazione figurata o se
piuttosto abbia seguito linflusso delle idee artistiche del settentrione, specie
della Fiandra e della Borgogna. Oltre alle relazioni personali tra i Paesi Bassi
e la Corte di Roma, che spesso erano abbastanza importanti, vi sono numerosissim i esempi che dim ostrano linflusso dellarte fiammingo-borgognona su cir
coli artistici italiani. possibilissim o che i dipinti degli Eyck rappresentanti
il Sacramento, celeberrimi anche nei circoli artistici di quel tempo, siano stati
conosciuti nellambiente vaticano ed abbiano dato motivo alla composizione della
D isputa sia quanto al soggetto sin quanto allo stile artistico. Ad ogni modo il
concetto artistico mistico-simbolico del medio evo che hanno in comune queste
rappresentazioni, e ci un argomento per dire che nella D isputa noi dobbiamo
riconoscere il riflesso della teologia mistico-scolastica. Il rapporto del Cristo
Eucaristico col Figlio di Dio glorificato in relazione al mondo stato espresso
in una guisa simbolica pi abbreviata da <Fra Bartolomeo nel suo splendido
quadro agU Uffizi di Firenze, nel quale egli ha collocato il simbolo dellofferta
eucaristica, il calice colla jwitena, al di sopra della figura del mondo ai piedi
del Cristo che risorge nella gloria. Ofr. , F r a . n t z . F ra B artolom eo 180, per senza
richiamarsi alla D isputa . Le pregevoli disquisizioni dello S c h n k i d e r si tro
vano ora complete in opuscolo sotto il titolo: Theologisohes zu lia ffa el (Mainz
1 S 9 6 , anche in trad. francese, Paris 1 8 9 0 ). Ad esse aderiscono anche G r a t i s in
K irchenschm uck 1 8 9 6 , p. 2 4 s. e S t e i n m a n n ( R o d i . 1 4 9 s.). 'Ofr. anche K r a u s in
L it. liundsclM-u 1 8 9 7 , p. 5 -6. Recentemente lo Schrobs in Zeitsehr. f. ehristl.
h 'unst XI, 3 6 9 s. ha cercato di mettere unaltra concezione a base della Disputa.
Egli si richiama in proposito al commentario del Caetano sulla Somma di
S. Tommaso e vuol vedere nella parte superiore del quadro la theologia subal
terna ns (teologia celeste), nella parte inferiore la theologia su b a lte m a ta (teo
logia terrestre) ; l'altare collostensorio deve poi significare la cena dellAgnello,
la manna, il pane degli angeli, i l simbolo della scienza teologica . Io ho esa
minato minutamente l'articolo, ed esso mi ha dato occasione di formular meglio
qualche proposizione di questa m ia esposizione : per nel concetto fondamentale
sono costretto a rimaner fermo nella mia prima spiegazione e si rigettare questa
nuova come troppo artificiosa e arbitraria. Quando lo S c h b o b s vuol fare entrare
nel quadro luso del pane celeste la conoscenza religiosa inoltre un cibo
e per vero nella cena dellagnello gli manca qualsiasi accenno preciso da
parte dellartista. A sostegno della su a ipotesi lo ' S c h b o b s , si richiama anche
alla figurazione della caduta dei progenitori che sta nellangolo della volta e
ne trae fuori una spiegazione, che per lo meno deve dirsi molto strana ; egli
scrive infatti (p. 3 8 3 - 3 8 4 ) : va porge ad Adamo il frutto seduttore, che deve
apportare la scienza del Itene e del male. t il primo spunto dello sforzo umano
verso la conoscenza religiosa, il quale solo nella teologia trova il suo vero
appagamento. La conoscenza si compie sotto la figura del mangiare, come la
conoscenza teologica secondo D ante e Raffaello . Quando S c h r r s prende scan
dalo perch non tutte le figure sono rivolte direttamente al SS. Sacramento e
rimangono in atteggiamento di adorazione, egli dimentica affatto le esigenze
artistiche, che Raffaello erasi proposte come norma, specialmente la sua ten
denza allaggruppamento drammatico. Raffaello non volle punto, seguendo lo
stile degli antichi maestri, che le figure stessero il come pure statue, ma in
tese gruppi drammaticamente anim ati come la JScuoia d'Aten. Le esigenze

984

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 10.

n essu n a sp icch i com e la v era m en te e ssen zia le , 1 m en tre invece pro


prio in quello che qui vien b ia sim a to sta leccellen za dellopera, che
ci offre n ella m aniera pi d elicata la d o ttrin a della fe d e cattolica.
Il SS. S a cra m en to per la su a essen za il sacram en to dellunit
secondo lesp o sizio n e di tu tti i grand i teologi, principalm ente di
san T om m aso d A q u in o .2
artistiche nella libera disposizione <lelle figure non dovevano trascurarsi nem
meno nella D isputa. Tutta l ipotesi dello ISohbrs poggia isu deboli basi e di ci
diamo ancora un esempio. (Per confutare lidea difesa da me e dallo SCHUTaiFi:
e per provare, che laltare e la specie del |Sacramento non possono essere
che un sim bolo, lo S c h r r s osserva (p. E479) : I dottori della Chiesa seggami
accanto allostensorio che sta aperto, il che liturgicamente sarebbe inammis
sibile . Al che innanzi tutto s i deve rispondere, che in tutta questa figura
zione non si tratta di un avvenimento storico d i \in 'fatto determinato dal
cerimoniale liturgico, mi sibbene di dar corpo a un concetto mistico, nel rappre
sentare il quale era lasciata piena libert a llartista. Che del resto il sedere
avanti al Sacramento dellaltare non sia i>oi assolutamente inammissibile, ri
sulta dalle relative disposizioni della rubrica, secondo la quale in ogni ponti
ficaie solenne dinanzi allAugustissim o esposto, seggono di quando in quando
il celebrante, gli assiten ti e il coro. N ella recensione del terzo volume (Beil.
alla A llgem . Zeitung 1899, n. 290, 6 3. ) lo ( S t k t n m a n n ha aderito alla mia esposizione, K n e l l e (loc. cit. 294 s.) sostiene uninterpretazione sim ile a quella
di S c h r r s . I S a t t e r , secondo il quale la Disputa pu capirsi rettamente soltanto
in stretta correlazione colle altre rappresentazioni della Camera della Segna
tura. nella continuazione di K r a u s II 2, 40s., fa la critica delle interpretazioni
Uno a quelle di M i n j o n (H ist.-poi. B l. CXXXV, (i7<>) e ' G r o n e b (1905) ed a p. 41'.
d unaffatto nuova spiegazione della presenza della mensa eucaristica adducendo fra altro san Tommaso dAquino, che distingue un duplice godimento del
Salvatore: hom ines per fiOem, angeli a u tem per m a n ifesta m visioner. Poi ri
manda il un'affermazione di Innocenzo III circa un altare superiore celeste
e uno inferiore terrestre; il superiore ila 'Chiesa trionfante, l inferiore la
m ilitante. E cosi 1(Eucaristia rappresenta il centro e il legamento fra le due.
E quando, proseguendo, |S.\u k r ricorda le rappresentazioni della santa o divina
liturgia, mistagogia. e della Messa celeste (p. 4-1S). egli propone questa denomi
nazione siccome la giusta .per laffresco. Il francescano K. , B o v i n g (S t. B ona
ventura und der G rundgedanke der Disputa R affaels, in F ranziskan. S tu d ien I.
Mnchen 1914, ,1-17) tenta di dimostrare che la D isputa rappresenta la teo
logia col porre dinanzi tigli occhi il suo oggetto m ateriale e formale, la sua
materia e le sue fonti, e ci Icon idee e immagini tolte dalle opere del Serafico
Dottore. Secondo lui la fonte della teologia, la rivelazione, una discesa, ordi
nata per gradi, della verit dal P a d re della luce pel Figlio allo Spirito Santo
finch mediante i testim oni della rivelazione, accolta per la fede, conduce ad
uninteriore comunione con Cristo. Come contenuto la teologia presenta tre
inondi : il terrestre della Chiesa m ilitante, il celeste degli angeli e santi e il
superceleste della (Santssima Trinit. La sua efficienza sta in questo, che crea
una meravigliosa unit fra i tre mondi facendo per la fede abitare nei cuori
dei membri della Chiesa m ilitante il medesimo verbo divino, increato nel seno
del Padre e divenuto giorno nel seno della Vergine. T utti questi pensieri di
san lionaventura si trovano, secondo B o v i n o , nellaffresco di Raffaello. Quanto
ai particolari qui si deve rimandare a llinteressantissim o articolo, che egre
giamente introduce la nuova rivista.
1 K u o l e r - B u r c k h a r d t , Gesch. der M alerei l o c . c i t .
2 Cfr. i passi di san Tommaso nellEuearestia nellindice delle Op. S . Thornac
XXV, 197-203. Iarmae 1873.

t.a disputa.

p recisa m en te il m edesim o C risto che si m ostra lass in oielo


e quaggi sulla terra com e Sacram ento. L ass tu tto si str in g e a t
torno al F ig liu o lo di D io fa tto uomo e g lorificato n ella sua fo rm a
p assib ile. T u tto al resto, com preso lo stesso Iddio P adre e lo S p i
rito Santo, non vii sono che per ra g io n e del F ig lio . Ma quanto
al di sop ra, m o stra si anche in b asso ; il divario sta solo in ci, che
sulla terra il g ra n m istero v ela to essen do o g g etto di fed e ; sotto
un segn o v isib ile n asco sta lintera v ita celeste. Ma in questo pe
gno si co n tien e quel m edesim o che sta su in alto, cio il F igliu olo
di D io f a t t i uom o e in fo r z a dellunit della n atu ra d ivin a anche il
P ad re e lo S p irito S an to e con essi tu tta la ssem b lea degli angeli
e dei sa n ti.
Cos dalia disputa irra d ia verso chi la contem pla la pi sublim e
e pi bella u n it ; in alto la glorificazione d ogni am ore e dogni
vita d ella n tico e del nuovo testa m en to n ella v isio n e del D io U no
e T rin o ; in b asso la glorificazione d ognd scien za e arte per mezzo
della fe r m a fe d e n ella presen za reale del R edentore nel S an tissim o
Sacram ento. In ta l g u isa tu tte le potenze del cielo e della terra
conven gono e si m uovono arm on icam en te in torn o allunico vero
cen tro : ta n to al di sopra, che al di so tto del firm am ento si a g g i
rano tu tte le acque della v ita , com e
Dal centro al cerchio, e si (lai cerchio al centro
Movesi lacqua in un ritondo vaso.1

D i n e ssu n altra op era di R affaello esisto n o ta n ti stu d ii prepa


ra to rii e abbozzi com e della disp u ta : i celebri carton i di O xford,
a C han tilly, di F ra n co fo rte sul M eno, di V ien n a ci fa n n o vedere
con q uale d ilig e n z a e co scien zio sit eg li p rep a ra sse la gran d e com
posizion e e com e con in fa tic a b ile lavoro la ca m b iasse e la correg
g esse p rim a di ch ia m a rsen e so d d isfa tto . 2
S o lta n to stu d ii p rep a ra to rii di qu esta fa tta offrono la p ossib i
lit di d a re u n o sg u a rd o a lla sto ria d ello rig in e d egli affresch i della

1 D a n t e . F arad. XIV, 1-2.


2 Raffaello si attenne sempre fin dal principio a l concetto fondamentale del
quadro; vedi (Springer 138 s. (2* ed. I, 215 s.), il quale discorre in modo eccel
lente degli abbozzi e stndii per tutti gli affreschi della Camera della (Segnatura.
Cfr. anche M ntz, R aphael 320 s. (2' ed. 335 s.), dove s i hanno parecchie ripro
duzioni. V. inoltre G r i m m , R aphael 304 ss. e Fi sdii ur, ita Jahrb. der pretini.
K u n st sanimi. XLI (1920), 88 s. Da rassegna pili completa degli schizzi la d il
catalogo di Windsor del R u lan u , Oxford 1870. Cfr. Koopmann, R a ffa elstu d ien ,2
Marburg 1895 e F ir c iie l. R affaels Zeichnungen, Strassburg 1898. Sul sonetti
amorosi di Raffaello, che trovansi nei fogli degli studi per la D isputa, vedi
M ntz, R aphael (2* ed) 360 s. e Fagan, R a ffa ele S., his S o n ets in th e B ritish
lu sh .. London 1884. (Con argomenti decisivi F. H e u m a n i n rigetta lopinione
recentemente espressa da A V i l p e r t . che nella Disputa Raffaello abbia preso il
sistem a della disposizione a zone dal celebre affresco del Giudizio universale di
Cavallini a S, Cecilia in Trastevere ; v. K im stcro n ik N. F. XXII, 509.

986

Libro III. Giulio II. 1508-1513. Capitolo 10.

C am era della S eg n a tu ra , ch del resto intorno a q u este m irabili


opere ab b iam o la testim o n ia n za , m olto breve, ma straordinaria
m en te im p ortan te, di P aolo G iovio, il quale afferm a che Raffaello
d ip in se lap p a rta m en to g iu s ta il p rescritto di papa G iulio I I 1
e un iscrizion e, la quale ci dice come le p ittu re fo ssero condotte
a com pim ento n ellanno 1511 lavoro ad d irittu ra da sbalordire
ove si pensi ch e a q u estopera m onu m entale R affaello al pi pre
sto si a ccin se n e lla u tu nn o del 1508, g io van e allora venticinquenne
e ch e per g iu n ta ebbe da p rin cip io a lo tta re colle difficolt della
tecn ica del f r e s c o .a Certo non va m esso in dubbio che il m aestro,
dopo a v ere avuto da G iulio II il con cetto fo n d am en tale del dipinto,
quanto ai p articolari abbia p reso co n siglio da dotti d i Roma,
m a ta le influenza non devesi esa g e r a r e al punto da f a r credere
che R affaello abbia lavorato dietro il p rogram m a di una com m is
sion e di d o tti . 3
N el d ip in g ere il P arn a so e la Scuola dA ten e devesi pensare
certa m en te a colloquii avu ti con u m an isti. R iguardo alla disputa
qualcuno ha rim a n d a to agli u m a n isti c r istia n i , 4 ma v una sp ie
g a zion e che sem bra pi o vvia. sta to il circolo dei teologi scola
stico -m istici, dei D om enican i, dei teo lo g i della co rte pontifcia
quello, a l quale R affaello and d ebitore dei pi preziosi su g g eri
m enti per la su a disputa, p oich con tu tto il viavai dei ta n ti um a
n is ti a lla corte d el papa, pure la vecch ia teo lo g ia e con e ssa i teo
logi dom enicani v i si ten ev a n o fe r m i. L a Som m a di sa n T om m aso
dom inava le idee te o lo g ic h e . 0 La d o ttrin a della C hiesa, quale il
gran de A q u in a te la v ev a e sp o sta con m irab il ch iarezza, stata
glorificata con la rte da R affaello.
U n m om ento, ten u to o g g i in troppo poca considerazione, che
tu tti, non ultim i g li a r tisti con oscevan o le cose teologiche, ed un
a ltro p u n to im p o rta n te in siem e la loro fa m ilia r it colla litu rgia

1 P inj-it m iVaticano ncc adhuc stabili a u to rita te cubiculo duo ad praexcriptum JulH pontificis. Jovius. R a p h a clis U rbinatis vita.
2 Cfr. M u n t z , R aphael 3(Hs.
3 Ma d'altra parte non vorrei col W i c k h o f f 64 ridurre al minimo o ne
gare affatto i colloqui di Raffaello con eruditi e poeti. Cfr. ora le eccellenti
osservazioni in K r a u s j S a u e r II 2, 385 s.
* K r a u s , Camera della Seg n a tu ra 2 9 s.
* Debbo questo accenno ed anche le seguenti dilucidazioni alla cortesia
del mio spettabile am ico Mon.s. S c h x e i d e r . Per i teologi domenicani, in parti
colare pel cardinale Gaetano, si dichiara anche S c h r o r s ( v . sopra p. 982. n. 2).
Nella sua interpretazione della pittura Boving (v. sopra) pensa al cardinale
Aigerio, che avrebbe comunicato a llUrbinate le idee di san Bonaventura, facendo
rilevare che Giulio II come lo zio Sisto IV appartennero in origine all'Ordine
Francescano. Nell'affresco compaiono tanto Tommaso dAquino, che Bonaven
tura. Il papa rappresentato fra i due duci della scolastica medievale, sul nome
del quale finora non avvenuto laecordo (v, sopra), potrebbe forse simboleggiare il magistero ecclesiastico.

La disputa .

987

ecclesia stica . Di ci fa n n o prova o g g i pure i paesi di lin gu a latin a,


in cui la litu r g ia assai fa m ilia r e a n ch e al 'popolo. R affaello (di
m ostra ci di s fr a laltro nel quadro della Trasfigurazione, che
sta in in tim o rapporto colla rela tiv a fe s ta litu rg ica del 6 agosto.
N on trop p o d ire che R affaello p ossed esse p erson alm en te una
sufficiente co g n izio n e dellufficio del SS. Sacram ento com posto da
sa n T om m aso dA quino. S e quindi realm en te v i f u un con siglio da
p arte di uno o pi teo lo g i dom enicani, dobbiam o tu tta v ia presup
porre n ella r tista tali disp osizion i p recedenti, che sen za difficolt
p ot tr a sp o r ta r si nel corso ideale di una grande rappresentazione
m istico -sco la stica . In qual m odo poi di fa tto abbia avu to un tal
con sig lio da D om en ican i, lo d ice il m edesim o R affaello in una let
tera dellanno 1514, n ella quale n arra com e in occasione della fa b
brica di S. P ietro g li fo sse dal papa p osto a lato il d ottissim o Do
m en ican o F ra Giocondo da V eron a affinch d a questi e g li ap p ren
d esse un qualche bel se g r e to da rch itettu ra , se m ai ne a v e sse ac
ciocch con tin u a R affaello io mi p erfezion assi appieno in
q u esta rte. O gni giorn o il papa ci fa c e v a ch ia m a re e p arlava un
pochino con noi in torn o a q u esta fa b b rica w. 1 In tal g u isa sorsero i
capolavori v a tica n i. p erci a ssa i probabile che debbasi am m et
tere una co n tin g en za sim ile per lo rig in e degli affreschi n ella Ca
m era della S e g n a tu r a . 2
Ora si d om and a: quale d estin azion e doveva avere q u esta ca
m era, che per ordine del papa venne abb ellita con affreschi cos
superbi, cos ricchi didee e di s a lti co n cetti? A nche su questo
dobbiam o lim ita rci a con gettu re. A ssa i g en ia le la sp iegazion e
se g u e n te . 3 La d iv isio n e di ogni a ttiv it dello sp irito in teologia,
1 Ofr. S p b i n g e r , R aphael und M ichelangelo II (2 ed.), 102. I y n a o k f t j s s ,
R aphael 73. Questa lettera mostra che ranno troppo oltre coloro, che non am
mettono punto che Raffaello sia si consigliato con letterati. In favore di questa
richiesta ili consiglio sta pure O e b r o t i , L e p ittu r i delle S ta n ze V aticane (Roma
1869) 13.
2 Ofr. a questo proposito H a g e n 127 s., 130 s.
s W i o k h o f f , D ie B ibliothek Ju liu s' I I . 49 ss., del quale riporto sopra le
dilucidazioni altamente pregevoli, che s i riconnettono ad un accenno fatto gi
anni addietro dallo S p r i n g e b . Contro il W i c k h o f f si dichiar R l a c z Ik o in
R evuc dt n D cux Monde ('XXIV (1894). 243 ss. (di nuovo in Jtile I I 211 ss.),
il quale vede nella Camera della Segnatura modellata sul cambio di P e
rugia una stanza per tribunale, il locale della Sign a tu ra gratiae. Contrarii
al W i o k h o f f si sono dichiarati recentemente il F a h r e (La Vaticane de S ia te IV
[Rome 1896] p. 27), D o j m z (in R eru e d. B ibliothque VI, 107 s.), S t e i n m a n n
(.1/7//. Zeitutig 1896. lid i. nr. 42) e K r a u s (L it. R undschau 1897. p. 4). J . v o n
K c h l o s s k r nel suo interessante studio sugli affreschi di Giotto in Padova e i
precursori della Stanza della Segnatura in Jahrl). d. ku n sth ist. Sam m lungen
de osterr. K aiserhause* XVII (W ien 1896), 13-100, si attiene invece allipo
tesi del W i c k h o f f . Ma questultimo in un punto rilevante, specie dopo le os
servazioni del F a b r e , non piil sostenibile: non si pu assolutamente iden
t i f i c a r e la biblioteca privata di Giulio II quale descritta dal B e m b o e dal-

988

Libro III Giulio II. 1503-1513. Capitolo 10.

filosofia, p oesia e g iu risp ru d en za , quale data dagli affreschi della


C am era della S eg n a tu ra , p roven n e senza dubbio dal papa. Questi
non era un dotto e quanto eg li com m ise di fa r e non pu essere
sta to ch e qualche co sa di sem p lice. Ora quella d istrib u zion e corri
sponde a capello allo schem a sta b ilito g i dal fo n d atore del m ece
n a tism o pontificio N iccol V, e secondo il quale erano allora ordi
n a te q u a si tu tte le b ib liotech e d Itala. Q uando si rifletta che allora
i libri non eran o cu sto d iti in scaffa li d isp osti lungo le p areti, ma
sopra le g g ii liberi (com e si v e d e a n ch e o g g i nella L au ren zian a di
F iren ze), n on ha pi n u lla d i stra n o la m m ettere ch e la Camera
della S eg n a tu ra fo s s e d estin a ta a b ib lioteca p rivata di G iulio II.
A q u esto alluderebbe a ltr e s la p arte rilev a n te che in q u esti affre
sch i v ie n e la scia ta a i libri. Le figure allegorich e in alto sedenti
in tro n o hanno in m ano dei lib ri ; so lo a lla g iu stiz ia la sp ad a e la
b ila n cia non la scia n o lib ere le m ani. G li ev a n g e li, i libri pi vene
randi pei cristia n i, sono p o rta ti gi ai fed e li per m ano di an geli;
quei q u a ttro sa n ti P adri raccolti in torn o al Sacram ento leggon o e
scriv o n o lib r i; g ia ccio n o d ei lib ri sp a rsi sul pavim en to e san ti e
la ici di quel sod alizio sono ca ra tterizza ti dal p ossesso di lib r i; ro
to li e lib ri so sten g o n o coloro ch e si giocondano n e lla m isteriosa
presen za delle m use ; tu tti i p erso n a g g i della Scuola dAtene hanno
in m ano lib ri e ta v o le tte ; -in ogni an g olo si pensa, s i scrive, si
legge, s in terp reta n o scrittu re, ta n to che ap p en a si pu im m agi
n are un q u a lsia si rapp orto con opere lettera rie, il quale non abbia
qui tr o v a to la su a sen sib ile e sp ressio n e. P ersin o i due som m i filo
sofi non son o co n tr a sse g n a ti che dai loro due libri pi fa m o si. A n
ch e il p a p a tien e un lib ro c o i canon i ecclesia stici e G iu stin ian o sta
l sed u to con a v a n ti un libro, il suo fa m o so Corpus. N e i ch iaro
scu ri so tto il P a rn a so si h ann o da una p a rte dei libri tr o v a ti entro
un sa r c o fa g o di m arm o, d alla ltr a si v eg g o n o pure dei libri g e t
ta ti al fu o co . N on v a ltra o p e r a da rte fig u ra tiv a , in cui ai libri
sia la scia ta u n a p arte co s gran d e, in cui tu tto p a rta dai libri
e tu tto ai libri s i r ip o r t i . 1
colla Camera della -Segnatura. Io invece ritengo ancora come assai
probabile che la Stanza della (Segnatura sia sta ta da principio ideata a scopo
di biblioteca e che ja base della decorazione fo sse posto lo schema iconografico
delle quattro facolt (leggermente modificato). Come dimostra J. v o n S c h l o s seb Sii s., questo schema era gi usuale per la decorazione in pittura dei lo
cali per biblioteca sulla fine del medioevo; esso si ricollega colla distribuzione
delle biblioteche in quattro scompartimenti principali, distribuzione preferita
fin dal secolo x m e la quale si basa sulla B iblionotnia di I U c c a r d o d i F o u r n t v a l (+ c. 1260). Anche nel periodo del rinascimento essa fu in uso con
qualche piccola variante (la poesia per la medicina), come per es. nella biblio
teca del duca di 'Urbino, che di padre di Kaffaello ha descritto nella sua cro
naca in versi.
i
W i c k h o f f 54. Non bisogna per insistere troppo sullallusione a una bi
blioteca e alle quattro divisioni tecniche dei libri. S atjer (loc. cit.) ha ad ogni

I 'A l b e r t i n i

Destinazione della ('amera della Segnatura.

In teso q u esto locale com e d estin a to a b iblioteca p riv a ta del


papa, si pu anche an m m ettere che qui abbiam o lo studio, cio la
cam era di lavoro e di affari ,di G iulio II, al che fa allusione il nom e
ste sso di C am era della seg n a tu ra (so tto scrizion e), che ricorre g i
n ellan n o 1 5 1 8 .1 S om m am ente bella in vero lidea, che il capo
della C hiesa a v e sse a so tto sc r iv e r e i suoi a tti in quella cam era,
dove la teo lo g ia e la filosofa, la poesia e il diritto, vale a dire
la v e r it ra p p resen ta ta in a ffresco com e rivelazion e, fo rza in tellet
tiv a , bellezza e o rd in am en to cristian o, avrebbero dalle pareti guar
dato in gi nel m om ento di p rend ere d elib erazion i e di so tto scri
verle . 2
C om unque per si v o g lia sp ieg a re la d estin azion e della Cam era
della seg n a tu ra , sul sig n ifica to e su lla coesion e d egli affresch i non
vi pu e sse r e alcun dubbio. Di nessun fo n d a m en to d evesi innanzi
tu tto riten ere e perci va r ig e tta ta u n ip otesi m essa avan ti recen
tem en te con g r a n sicu rezza. Secondo q u e stip otesi g li affreschi
d ella C am era d ella se g n a tu r a sarebbero lesp ressio n e gra n d io sa e
m on um entale del nuovo libero id eale d ellum an it quale lo concep
e realizz la n u ova cu ltu ra u m a n istic a . N on tra ttereb b esi qui di
una g lorificazion e della C hiesa e del papato, m a in opposizione
collec c le sia stic ism o di a llo ra il libero p en siero ed esam e, indip en d en te dalla r iv e la z io n e sarebb e posto allo ste sso grado della
re lig io n e . 3

modo dimostrato che il cielo delle pitture della Camera della Segnatura ottiene
il suo ulteriore organico sviluppo nella Stanza seguente, finch loriginale chiaro
pensiero nelPultima soffre d un oscuramento sempre maggiore a seconda che
il lavoro di Raffaello diventa minore.
1 Cfr. il passo di ' P a r i s d e C h a s s i s presso M n t z , L es historicns 132.
2 G s e l l - F e l s , R o m I I 2, UH. .Similmente K u h n , R o m a (Einsiedeln 1878)
264 s. ed altri. Lo ( S t e i n m a n n (C hiaroscuri <109 s.) ha per il primo di nuovo
richiamato l'attenzione sulle ligure nascoste negli scuretti delle finestre della
Camera della Segnatura. (Sono qui effigiati, quali simboli di giurisdizione, la
dottrina delle due spade e il giudizio di Zaleuco, legislatore di Locri. In questi
chiaroscuri, del resto gi descritti da P a s s a v a n t (II, 91 s.), S t e i n m a n n scorge
una nuova conferma dellipotesi ricordata qui sopra p. 987, n. 3, che cio il
papa in questo santuario dell'arte intendeva amm inistrare la giustizia e tenere
ogni gioved la S ig n a tu ra gratiae. .A mio avviso per una delle rappresenta
zioni, quella che sotto il sim bolo delle due spade illustra il rapporto tra il
potere spirituale e il temporale, panni alluda ad una pi ampia destinazione
della stanza, come stato ammesso sopra nel testo ; solo in questa ipotesi
i grandi affreschi parietali possono trovare la loro piena spiegazione.
s Cos nel 1879 H e t t n e k 190-191. Io mi posso dispensare da una confu
tazione pi particolare degli errori teologici e .filosofici del H e t t n e r , giacch
il punto principale stato efficacemente confutato dal W i c k h o f f . .Del resto
io ho trovato che l'erronea opinione, la quale sostiene che Raffaello e Giulio II
abbiano messo alla pari la filosofa p la teologia, stata messa fuori la prima
volta dal R a n k e nei suoi saggi Z u r O rechichte italien isch er K u m t pubblicati
nella rivista m ensile tedesca N ord und S d (aprile e maggio 1878). Quivi si
legge : Egli un atto del papato fa tto si mondano, ma pur sempre volto ai

990

Libro Ili. Giulio II. 1503-1513. Captolo 10.

B a sta dare uno sguardo a g li a ffresch i per ved ere lin su ssi
sten za di una ip o tesi, la quale del tu tto a rb itra ria m en te trasporta
idee m oderne al tem p o di R affaello. T u tta v ia nel fa tto , che alla
glorificazion e della filosofia co n sa cra ta una parete grande quanto
quella d ed icata a lla teologia, non si potrebbe scorgere un avvicin a
m ento al con cetto n ien te affa tto ecclesia stico del rin ascim en to pa
gan o? M a anche q u esto esclu so , e p er g iu n ta dallo stesso R af
fa ello . Ci rilev a si a n zitu tto d a lla Disputa, la quale, unica tra gli
affresch i, p resen ta una d iv isio n e in due m et, te r r e str e luna, cele
ste la ltr a e pel suo ca ra ttere solen n e si distacca non poco dagli
altri a ffresch i. Ci rilev a si pure dal m odo con cui nella Scuola
d'Atene ra p p resen ta to il p en siero e il sapere della n tich it. Un
punto cen tra le fisso, a cui tu tto si rife r isc a , a cui tu tto il resto al-

.pi alti fini dell'umanit, l'avere Giulio II non solo permesso, ma voluto clie
nelle stanze vaticane fosse rappresentata la scienza profana accanto alla
sacra ( R a n k e , W erke ,1j I e L I I . 280). Allipotesi del H k t t n k k si avvicinano
gli storti e confusi ragionam enti del Vii, l a r i . M achiavelli Ila , 25 s. e In parte
W o ltm a n n - W o e rm a n n
il, oj e J r a t 550, 553. Assoluta mente sbagliate
sono poi le spiegazioni ch e delle Stanze d il G r x o r o v i u s V i l i 3 159-100. Falso
gi <11 s stesso il punto da toni parte il G r e g o r o v i u s . E gli scrive: L angusto
orizzonte della <'hiesa medievale era allora spezzato. A quei giorni un pon
tefice aveva la tem erit di rigettare Icon disprezzo la dottrina onde i padri
ecclesiastici avevano insegnato che i pagani per quanto grandi fossero state
le loro viriti o la loro fam a nel mondo sarebbero irremovibilmente dannati
per tutta leternit. E ora, invece, quando Giulio II avr mirato i quadri che
ornavano le sue stanze domestiche, il suo sguardo senza dubbio si sar soffer
mato con maggior diletto sulle figure d i Apollo e delle Muse, di (Socrate 0 di
Archimede, che jion su quelle monotone dei patriarchi e (lei santi. Le imma
gini dipinte in quella sala pontificia esprimevano ci che venti anni dopo os
dire, con entusiastiche parole, uno dei (pi arditi riformatori. Xella sua pro
fessione di fede lo tZuinglio in fatti ebbe a tessere un quadro meraviglioso della
futura societ entro ila quale s i sarebbero raccolti in un solo consorzio tutti
gli uomini santi ed eroici. Abele e Enoch, No ed (bramo, Isacco e Giacobbe
avrebbero stretto la mano ad Ercole, a Teseo e a iSocrate, ad Aristide e ad An
tigono, a Kuma e a |Camillo, ai Catoni e agli Scipioni ; e verun uomo onesto,
santo e d i buona fede sarebbe perito davanti agli occhi di Dio . S e b b e n e
anche nei Padri s'incontrino certe sentenze relative alla salute eterna di gen
tili che in s possono fraintendersi, eg li tuttavia sicurissimo che nessun dot
tore ecclesiastico ha condannato incondizionatam ente alla perdizione ogni sin
golo gentile o tutti in massa. SantAgostino dice espressamente, che non tutti
i pagani, anche prima di Cristo, andarono perduti. I Padri della Chiesa riguar
davano la scienza profana dei gentili, come derivante da D io e dicevano che
i teologi dovevano trarne vantaggio. Cfr. il nostro vol. I 8 ss. (ed. 1931). Per il
modo con cui i IPadri s i esprimono intorno all'uso dei filosofi pagani cfr. K l e u t g e n -, Theologie der\V o rzeit IV* (Mnster 1873), 143 ss. Che langusto orizzonte
della Chiesa medievale sia sta to spezzato da altre idee diverse da quelle dei
santi Padri, nernmen per sogno. Il nesso che il G r e g o r o v i u s vuol trovare tra
le Stanze di Raffaello e unespressione di Zuinglio non che un parto della
ua fantasia.

Significato e coesione degli affreschi nella Camera della Segnatura.

991

luda, com e n ella Disputa, qui m anca a ffa tto . 1 P laton e e A r isto tile
vi com p aion o b e n s com e i som m i g en ii, m a ad e ssi non si a sso
ciano p ien a m en tn e che le sch iere dei discepoli di d estra e sin istr a ;
di pi q u esti due p rin cip i dei filosofi sono ch iaram en te p resen tati
com e ra p p resen ta n ti di un d iverso in d irizzo filosofico. Le sin gole
scuole filosofiche appariscono pi o m eno rig orosam en te ordinate
e isolate- A sin istr a lau ton om ia e in dip end en za dei filosofi rappresen t tiv i a ssa i bene c o n tra sseg n a ta d al fa tto , che ciascuno di
ossi p ren d e il su o posto su uno sp eciale g ra d in o . 2 A ssa i sig n ifica
tiv a poi in fine la d iv ersit a sso lu ta della scen a . Qui non si
sch iu d e alcun cielo, n essun D io m ostra le su e fe r ite che redim ono
il m ondo, n essu n r a g g io di luce so p ra n n a tu ra le p en etra gi fino in
terra per illu m in a re lum ano in te lle tto . N on si vede che lo sforzo
p u ram en te um ano ond e g iu n g ere al con oscim en to delle cose, com e
vien e pure esp resso dalla iscrizio n e apposta alla figura che sta
su lla volta. L im p oten za d e llo sp ir ito um ano abbandonato a s
stesso vien e esp ressa , com e in una m ed a g lia di G iulio I I 4 dal di
vin o P laton e, ra p p resen ta n te della teo lo g ia naturale, collatto di
rivolg ere l'in d ice v erso la lto. Con m olta a vved u tezza R affaello ha
d ip in to la D isputa d irim p etto a q u e sta officina din g eg n i um ani.
Qui lo sfo rzo v erso la v erit , iv i lin carn azion e e la pienezza
della v e r it , 5 non una p ienezza quale f u so g n a ta dagli an tich i, ma
tale che tra v a lica o gn i um ano p en siero e desiderio, quale non po
teva con cep ire che lam ore infinito del S alv a tore d el m ondo, che
sotto le um ili sp ecie del p ane veram en te, so stan zialm en te e real
m en te vuole rim an ere coi suoi fino alla con su m azion e dei se
coli .
L a r tista si poi e sp resso anche in altro m odo circa la tte g
g iam en to delle scien ze da lu e sa lta te a confronto colla C hiesa ; ci
1 II J a n s s e n in una lettera datata da Roma il 2 3 febbraio 1S44 e indiriz
zata alla signora von Sydow cos osserva: I>a cosiddetta D isputa dovrebbesi chiamare piuttosto concordanza, giacch tutto tende verso un punto cen
trale e la Scuola dA tene la disputa dove tutto va per proprio conto. Gli
antichi non ebbero centro alcuno nella verit, s invece nella bellezza, e per
ci Raffaello nel rappresentare la poesia pose nel centro Apollo . Vedi v. I a s t o r , J. Janssens Urie]e I , 2 0 8 .
2 P a s s a v a n t I, ( 1 4 9 (ed. francese I, 1 2 1 ). M l l n e r 107. Cfr. anche
Gr u y e b 9 8 s.

3 K u h n , R o m a 2 0 7 . Ofr. F h a n t z II, 7 3 0 .
*
Sulla medaglia di Cristoforo Romano, il cui rovescio presenta la Teo
logia, che addita alla Filosofia il sole della divina grazia come fonte id'ogni
cognizione, vedi H a b io h 9 4 .
s Bene dice i l R a n k e ( W erkc L l - L I I , 2 8 0 ) intorno al contrasto f r a la Scuola
d 'A ten e e !a D is p u ta : Iv i si apprende investigando, colla meditazione e la
riflessione; qui s impara adorando, accettando, mediante la rivelazione e l'il
luminazione . Cfr. anche G r x y e r loc. cit. e H a g e n 137-138. Nella D n p u ta
la conoscenza data dall'alto, essa non viene trovata, come nella Scuola
dA tene .

992

Libro li. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 10.

fece in finti r ilie v i so tto la scen a del P arn aso, solo lin d agin e mo
derna h a riv o lto la d eb ita a tten zio n e a questi ch iaroscu ri eseguiti
da G iovan F ra n cesco P en n i, dando anche la prova, che di m aestro
allu dend o qui a S isto IV , zio di G iulio II, ha voluto rap p resen tale
sim b o lica m en te com e il p ap a to p ro teg ga la vera scien za e com
b a tta la f a l s a . 1 II b ru cia m en to dei lib ri ch e ved esi in un rilievo
era fa c ilm e n te in te llig ib ile pei con tem p oranei poich i decreti pon
tifici d i censu ra degli a n n i 1491 e 1 5 0 1 2 erano senza dubbio in
vig o re anche a R om a. 3
N on ad una glorifica zio n e degli id eali del fa lso um anism o m i
ran o dunque gli a ffresch i d ella C am era della segn atu ra, m a piut
to sto a ra p p resen ta re sen sib ilm en te i q u a ttro gra n d i ram i dello sci
bile, la teologia, la filosofia, la p oesia e la giu risp ru d en za non che

1 L'interpretazione di questi rilievi seguita tino ad ora (Alessandro Magno


di ordine di deporre le opere di Omero presso le ossa di Achille e limperatore
Augusto impedisce che sia bruciata lEneide ; vedi P l a t n e r l i 1, 348) .
come dimostra W i c k h o f f 00, insostenibile. merito del W i c k h o f f di aver
trovato il vero significato e> lattinenza abbastanza velata dei rilievi con Giulio 11
La sua argomentazione si pu cos compendiare : Lo zio di Giulio II, Sisto IV,
aveva fatto i primi p assi come scrittore di teologia. Subito dopo l elezione di
Sisto IV, uno stampatore romano, Giovanni Filippo de Lignamine, pubblic
gli scritti del nuovo papa intorno a l sangue di Cristo e alla Onnipotenza d i Dio
(cfr. su ci il nostro voi. II, 188 e 437) esaltando nella dedica i m eriti di Sisto 1 V
riguardo alla fede cristiana. Similmente avrebbero agito non solo i Padri della
Chiesa, ma g li stessi gentUi secondo che dimostra un caso avvenuto soitto i
consoli 1. Cornelio e iBebio Tanfilo. Essendosi trovato nel podere di Lucio
P etilio un sarcofago pieno di libri greci e latini, i consoli disposero che i latini
venissero bens custoditi con riverenza, ma i greci, temendo che potessero
recar detrimento alla religione, li fecero bruciare per decreto del senato. Questo
racconto tolto dal primo libro idi Valerio Massimo . l i W i c k h o f f (p. (33)
cos conclude : Non pu esservi alcun dubbio, che l Giulio II facesse ripro
durre le scene riferite da Valerio Massimo, delle quali un tempo erasi fatto uso
come d'un titolo d'onore per su o zio. D a una parte vediamo i due consoli che
scoprono il sarcofago col singolare contenuto, dall'altra il bruciamento dei
libri filosofici pericolosi . Lipotesi del W i c k h o f f , rigettata dal W o i j t o s !>7,
confermata ,'dal fatto, che anche il giudizio di Zaleuco (cfr. sopra p. 989, n. 2)
proviene da Valerio Massimo e che secondo l'inventario pubblicato dal D o r e z
in Jtevue des BibU oth. VI, 100 lo -scritto del de Lignamine trovavasi nella bi
blioteca di Giulio II. G r q n a . u (231) l i a pel primo elevato dubbi su llinterpre
tazione d el W i c k h o f f accettata da G r o x e r (6) e del resto (finora accolta quasi
universalmente. H o o g e w e r f f (nei M o n a tsh efte fiir K u m tw is s . V ili L1915J,
] 0 s.) rigetta lipotesi d i Wickhoff e tien fermo a llantica interpretazone : del
resto i chiaroscuri sarebbero sta ti eseguiti soltanto sotto (Paolo 111 contempo
raneamente a quelli delle altre pareti, e tutt'al pi il primo abbozzo potrebbe
essere d i R affaello..
,
2 Cfr. sopra p. 302, n. 2 ie 597 s.
3 L'aneddoto del ritrovamento e abbruciamento di libri sacri sul Gianicolo evidentemente era nel Quattro e Cinquecento molto pi noto che ora.
raffigurato, ad esempio, anche in affreschi a Villa Laute ed in Castel iS. Angelo.

Significato e coesione degli affreschi nella Camera della Segnatura.

993

i loro rap p o rti colla C hiesa, quali li a v ev a fissati la sc o la stica . 1


N e lla pi str e tta alleanza colla cultura in tellettu a le la C hiesa e il
p ap ato avevan o con seg u ito i loro pi a lti su ccessi di v itto ria e di
sa lu te. R affaello non fe c e che glorificare p itto resca m en te q u esta
allean za, cio i leg ittim i rapporti della cu ltu ra in tellettu a le col cri
stia n e sim o e colla C hiesa. Il d ivin o u rb in ate d rilievo a ci su cui
sem p re in siste tte la s. S ed e: n ello .spirito del C ristian esim o la
scien za p ro fa n a gu id ata dalla sa p ien za dellau torit ecclesia stica
da D io sta b ilita deve v en ire g u ard ata da aberrazioni e deform it
e con oi v en ire condotta a vero e gen u in o fiore. Cos il ciclo de
g li a ffresch i d ella C am era della seg n a tu ra , com e tu tte le altre im
p rese a r tistic h e di G iulio II, si ricon n ette ai gran d i papi del prim o
rin ascim en to, a N iccol V e a S isto IV , m a an ch e alle an tich e tr a
d izio n i del papato. I co n cetti fo n d a m en ta li, sem p lici e gran d iosi,
son o p rop rii di G iulio II, la g en ia le esecu zion e resta la g lo ria im
m ortale di R affaello. N el m era v ig lio so poem a di questi d ip in ti
m urali, d istr ib u iti in q u a ttro p arti, eg li ci p resen ta dal punto di
v ista ca tto lico tu tto lim m en so cam po dello scib ile e del creare
um an o siccom e luce a p p arsa al m ondo m erc la rivelazion e. E ssa
c la cosa pi grande, che R affaello a v esse prodotto fino allora e
fo r s e anche lopera m a g g io re della p ittu ra cristia n a in genere. M a
in p ari tem p o la C am era della seg n a tu ra il m onum ento pi p re
zioso e pi nobile della gran dezza sp iritu a le del papato a llepoca
del rin a sc im e n to . 2 C i gode l an im o nel p en sare alla g ioia che il
1 I)i questo arriso anche J. von S c h lo sse r (Ja h rb . ri, cansthist. Sam m lungen des A lerh. Kai-serhauses XVII, 68), il quale, senza conoscere le mie os
servazioni, s dichiara parimenti contro H ettneb. A ragione lo Schlosskb
osserva che non per la forma, ma per il contenuto, gli affreschi della Camera
della Segnatura dipendono completamente dal cerchio di idee della scolastica,
quale si era m anifestato in maniera s grandiosa nei monumenti del Trecento.
Sullinflusso del poema dantesco ha insistito recentemente e con forza il Kbaus,
D ante 658 : Questo condurre tutta lumanit alla som iglinz e alla riunione
con D io per la quadruplice ria della bellezza ( il'Parnaso), della ragione (Vir
gilio), nella scuola dAtene e nella consegna dei diritti, analm ente della teo
logia e dei sacram enti della C hiesa (Disputa), questo un programma, che coin
cide perfetta mente colla ria percorsa dal protagonista dellumanit, Dante
Alighieri, nella su a Commedia . "Una minuta esplicazione di queste allusioni
data dal P a u e b nella monumentale Oescli. der christl. K u n st del K r a u s
(II 2, 403 s.). A farore dellinflusso di D ante parla il fatto solo di recente
reso noto, che G iulio II era un ferrido lettore della D irina Commedia.
2 Con questo giudizio di ' r . X. K b a u s ( lt. R und sch a u 1897, p . 4) confronta
quello del B e u h o t III % 390, il quale fa notare in particolare il legamento
armonico della forma classica col principio cristiano. V. anche le assennate
osservazioni del conte A. (S z c s e n , R a ffa el 558 s. e B u r c k h a r d t , Cicerone 666
(ed. 6*. 701), il quale negli affreschi della Camera delia S eg n a tu ra fa giusta
mente rilevare lassoluto equilibrio della forma e del concetto . Gli stessi
migliori maestri del Quattrocento si erano lasciati distrarre dalla ricchezza degli
accessorii (persone secondarie, panneggiamento suiterfluo, lusso di sfondo ecc.);
m olte delle loro cose si elidono a vicenda ; la loro forte caratteristica scomparte
P a s t o r , Storia dei P a vt. I I I .

63

i)94

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 10.

papa prov nel ved ere condotto a term in e questo capolavoro della
p ittu ra in uno dei pi t r is ti m om en ti del su o pontificato.
Im p oten te, in ferm iccio e str e tto d a n g u stie ta n to nel cam po po
litico che ecclesia stico , G iulio II aveva fa tto ritorn o alla sua ca
p itale il 27 di g iu g n o del 1511. La v ig ilia d ellA ssu n zion e egli
aveva v is ita to g li a ffresch i di M ich elan gelo n ella S is tin a .1 Non
m olto dopo debbono essere sta ti co n d o tti a term in e i lavori della
C am era d ella S eg n a tu ra , poich liscrizio n e di q u esta sta n za reca
lanno o tta v o di p ontificato di G iulio II, che com pivasi il 26 no
vem bre d el 1 5 1 1 .2
La m a n iera del tu tto in a tte sa onde R affaello aveva disim pe
g n a to il prim o incarico affidatogli d a G iu lio I I , 3 determ in questi

con troppa uniformit gli accenti sull'insieme ; Fra Bartolomeo, il primo grande
compositore accanto a Leonardo, si muoveva in una cei-chia assai ristretta, e
il senso chegli aveva della vita non erasi sviluppato alla pari col concetto
della forma. Per la prima volta in R affaello la forma di una bellezza asso
luta, nobile e spiritualmente animata senza pregiudizio dellintero. Nessun
particolare si presenta, si fa innanzi ; l artista conosce esattam ente la vita de
licata dei suoi grandi soggetti sim bolici e sa quanto sia facile che quanto
interessante nel dettaglio copra linsieme. Nondimeno le sue figure singole
sono diventate lo studio pi im portante da parte di tutti i pittori che vennero
in seguito... 11 panneggiamento, lespressione delle movenze, il succedersi delle
tinte e dei lumi offrono alla loro volta una fonte inesauribile di piacere . Jo
non posso dichiararmi soddisfatto della concezione radicalmente fredda che
dei dipinti delle |Stanze di Raffaello ha W o l f f i x n (Class. Kunst 85 s.). Quanto
dice questo critico circa la plasmazione p u ra m en te esterna dei dipinti certo
confortato da sottilissim e ed ottim e osservazioni, come pure senza dubbio
giusto quanto detto intorno alla caratteristica del talento artistico del R af
faello, tuttavia non mi 'sembra giusto il W o l f i m n quando fa consistere il
pregio speciale dei dipinti della Camera della Segnatura nellanimazione
ritmica dello spazio . f i dipinti delle istanze ci dicono indubbiamente qualche
cosa di pili di questo.
1 V. sopra p. 785 e 936.
Cfr. C r o w e , Rapinici II, 77 s.. il quale crede che la Camera della Se
gnatura e la (Sistina siano state scoperte contemporaneamente. Ci non si pu
affermare cosi recisamente, cfr. sopra p. 936. Siccom e l anno di pontificato si
chiude col giorno dellincoronazione, questo uno degli estremi ( C r o w e 127
pensa erroneamente, che i papi computassero gli anni di pontificato dal giorno
dellelezione). S aggiunge unaltra testim onianza che conferma il termine (vedi
G r o j a u 230), la lettera di IStazio Gadio da Roma 16 agosto 1511), in A r d i
ri.. iSoc. R om . di st. patr. IX, 525, su llintroduzione del ritratto di Francesco
Gonzaga nella 'Scuola d Atene. N ella consegna delle Decretali Giulio II ri
tratto colla barba, colla quale egli comparve per la prima volta ai Romani il
27 giugno 1511. Cfr. W a c k e r n a g e l in Jlo n a tslicfte f. K u n stw iss. II (1909), ove
per alcune date sono errate.
a Non abbiamo alcuna testimonianza per dire a quanto ammontasse il pa
gamento. Siccome si sa che pi tardi Raffaello percep per ogni affresco nella
Stanza dellincendio 1200 ducati doro, il medesimo pu ammettersi per la
Stanza della Segnatura ; egli quindi avrebbe ricevuto in compenso per una
sala 12,500 lire; vedi K r a u s 4. M u n t z , R a p h a el 321 (2* ed. ii2G). La decora
zione della Camera della Segnatura fu compiuta col disporvi spalliere con in-

Il progetto originario degli affreschi nella Stanza dEliocloro.

995

a com m etterg li anche la decorazione della stanza attigu a, che pi


tardi f u ch ia m a ta Stanza d'Eliodoro.1 B aldassarre P eruzzi 2 vi
aveva ra p p resen ta to quattro scen e d ellA ntico testa m en to ; No
che ricev e da D io lordin e di en tr a r e n e llarca; il sacrifcio d bra
mo im p ed ito d allA n g elo ; G iacobbe e la scala che isale al cielo ; la
apparizion e del S ig n o re a M os nel roveto ardente. Il p en siero
fon d am en tale qui esp resso la d iv in a vocazione dei quattro pa
tria rch i ad un nuovo ord in a m en to di sa lu te collegata colla libera
zione da som m i pericoli. N e i suoi affresch i delle pareti R affaello
si ria tta cc ad e ssi com e tip i d ella protezione divina che mai
m anca n ean ch e al capo d ella G h iesa n ei m aggiori pericoli. 3
O ltre a q u e ste g ran d i co m m issio n i m onum entali ven n ero allo
gate al 'Raffaello an che d elle p ittu r e su tavola. A nche in questo
g en ere G iulio II diede il buon esem p io . P e r la ch iesa p r e fe r ita dai
della R overe , 4 S. M aria del P opolo, eg li com m ise a R affaello una
M adonna, la quale pur trop p o sp a r ita . Dalle copie che se ne
hanno r ilev a si che R affaello volle esp rim ere su questo quadro il
prim o svegliarsi d i C risto bam bino. L a M adonna tiene il v elo sol
levato, il bam b ino allarga le sue p icco le braccia verso la m adre1,
la quale m ed itab on d a rig u a rd a v erso di lu i ; san Giuseppe sta nello
sfo n d o a p p o g g ia to a un b a sto n e . 5 O ltre a questo, Giulio II fece
fa r e per la d etta ch iesa il suo p ro p rio r itr a tto . Pi volte R affaello
ha ra p p resen ta to il suo a lto p ro tetto re, m a diffcilmente m ai in

tarsiature d i Fra Giovanni da Verona (vedi V a s a r i IV, (311), su che tratt


recentemente L u g a n o in R iv. star, benedett. 1908, 255-264. Vi fu raffigurata,
fra altro, la badia di Grottaferrata, che aveva tante relazioni con Giulio II ;
cfr. il nostro vol. I I , 458, 644.
1 Non pu determ inarsi con piena sicurezza il tempo. Fermi punti dap
poggio dnno soltanto le iscrizioni : secondo esse la Messa di Bolsena era com
piuta nel 1512 c gli altri affreschi sorsero fra il 1512 e il 1514. Il lavoro di
pittura nella Stanza deH'Eliodoro non pu essere stato intrapreso prima che
spirasse il 1511 ; vedi W ackebnagel in M o n a tsh e fte f r K unstvnss. II (1909), 320.
2 Vedi L . G r n e r , Raffael* D eckengem lde der s ta n z a dellEliodoro, Dre
sden 1875. ! G h > w e - C a v a & c a s e i x e hanno m ostrato che la cornice decorativa,
ia quale racchiude i grandi dipinti stesi a guisa d i arazzi nei cam pi (triango
lari della volta a croce, proviene da B. I'eruzzi. Quanto alle quattro scene,
il cui stile straniero si cerc di Spiegare co llinflusso d i M ichelangelo, il W i c k i i o f f per il primo neg che IRaffaello ,o la su a .scuola vi abbiano (preso iferte
od attribu a l Peruzzi il concetto e lesecuzione d i tutto il soffitto. D o l l j1avb
ne addusse la prova pi precisa in Z e itsc h rift del L tm o w ISiW- N. F . I, 292-299.
Cfr. D o j . l m a t r , R a ffa els W e rk st tte 2 4 4 s. (contro F r iz z o 1 195 s.) e W e e s h
in R epertorium f. K u n stw isse n sc h a ft XIX, 370. K l a c I k o 395 e F r i z z o r i (Arte
Hai, del R inascim ento, Milano 1891, 197) s i attengono alla vecchia opinione,
K r a u s h S a u e r (II 2, 421) sta col Dollmayr.
3 V e d i K k a u s -iS a u e k II 2, 241 s., ove per l a prima volta viene a c u t a m e n t e
afferrato il significato profondo della pittura del soffitto.
* Cfr. il nostro vol. II, 64.
5 Vedi S pringer 191 : Cbowe, R a p h a el II, 84 ss. : V gelin, D ie a<lnna
von L oretto, Zrich 1870 e Z eitschr. f. bild. K u n st. 1898, p. I l i s.

996

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 10.

m odo s vivo e v erace com e nel quadro d estin ato a S . itlaria del
Popolo, alla cu i esp o sizio n e accorse tu tta Rom a, com e riferisce
l am b a scia to re v e n e to .1 Il papa s t a sed u to in una sed ia a bracciuoli ; la barba liscia , fin e e b rizzolata g li scende pel bavero
di v ellu to porporino, chei porta sopra la lu n ga sop ra v v este; nelle
due m ani splen don o a n elli con p ie tr e p reziose: lesp ression e del
volto seria e pensosa, non sen za affan n i, com e se egli presentisse
la p rossim a tem p esta , che d o veva scu otere la C hiesa nella sua base.
Di questo m agnifico r itr a tto fu ro n o fa tte ben p resto varie
copie. F iren ze p o ssied e due esem p la ri del ritratto di Giulio, negli
Uffizi e n el P a la zzo P it t i; m a i critici fino ad oggi non s i sono
accord ati n el dire quale dei due vad a riten u to l o rig in a le . 2
F a davvero stu p ire com e il m a estro tro v a sse ancor tem po per
m olti a ltr i la v o ri o ltr e a q u elli e se g u iti per ordine del papa. Un
buon num ero di sp len d id e M adonne a p p a rtien e p arim en te allepoca
di G iu lio II. D egn o di nota in q uesti d ip in ti il c a ra ttere religioso
a cui e s s i so n o im p r o n ta ti . 3
U n in to n a zio n e str e tta m en te e so len n em en te relig io sa p osseg
gono pure le due m irab ili M adonne d ip in te da R affaello n e g li ul
tim i an n i di G iulio II : la Madonna di Foligno e la Madonna del
Pesce. Come la sta n z a dE liodoro, co s anche queste tavole rive
lan o lin flu ssso della m a n iera di S eb a stian o del P iom b o: in esse
R affaello si .abbandona affa tto lib era m en te e com pletam ente allo
stile p itto rico . 4
L a Madonna di Foligno (in o rig in e d estin a ta per la ch iesa dellA racoeli sul C am pidoglio e dal 1815 nella G alleria V a tica n a )
una fo n d a zio n e dello sto r ic o S ig ism o n d o d e Conti a m icissim o di
G iulio IL M a ria ,sta a sed ere q uasi in tron o su lle nubi, irrad iata

S a n u t o XVII, 60.
l'esemplare del P alazzo P itti; P a s s a v a n t II, 14, L r k e nellopera
su iRaffaello, testo 57 ; per lesemplare degli Uffizi : W o l t m a n n II, 648, B u r c k
h a rd t,
Cicerone (4* ed.) 659 e f l ' H a u s i n o in H ist. Z eitschr. del S y b e l
(X. F.) IX, 365 e B e z o l d in M itteil, des G erman. N ationalm us. 1917, 19 (cfr.
K u n stch ro n ik XXV III [1916-17], 72), rimangono indecisi: L b k e , M alerei II.
289 e M n t z 502. Lo { S p r i n g e r ,191 cos pensa di! questa controversia ; In fine
ha ragione ancora I I u m h o k , che m ise in dubbio l originalit di tutti e due gli
esem plari fiorentini. iS im il mente K e n n e r in Jahrb. d. ku n sth ist. Sam m lungen
il. sterr. K aiserhauses XVII. 143. Lesemplare degli Uffizi danneggiato, quello
della Galleria P itti sebbene forse una copia veneziana, pure si ben riuscito,
ohe se ne riporta la migliore impressione delloriginale. Contro K o o p m a n n , che
ritrova l originale del ritratto di Giulio II n ella galleria Borghese, v. L it. Centra lb la tt 1898, p. 198. Inoltre Giulio II nel dicembre del 1511 fece porre il suo
ritratto anche in |S. Marcello ; vedi S a n t j t o X III, 350. Sopra i ritratti di Giulio II
nelle Stanze vedi B u r c k h a r d t , B eitrge 278 e K l a c z k o 326 s . K r a u s - S a u e b
I I 2, 504 s.
a K n a c k f u .s s 58.
* S p r i n g e r 211.
1

Vedi

2 Per

Madonne di Raffaello e ritratto di Giulio II.

997

da una luce doro e circon d ata da a n geli b e a ti; in basso, S. G io


vanni B a ttista , iS. G irolam o, (S. F ran cesco e il fo n d atore orante,
fra q u e ste figure un a n g io letto , n ello sfo n d o la c itt di F olign o,
sulla quale sc e n d e un a fo lg o r e . P e r q u e sta liberazione da un pe
ricolo d i m orte volle ev id en tem en te S igism on d o esp rim ere la sua
ricon oscen za a lla R eg in a del Cielo. C os nacque lideale di un
quadro cristia n o p er altare, ch e a n ch e o g g i b rilla innanzi al ri
g u ard a n te per la su a in a lte r a ta b ellezza col pieno splendore delle
sue m agn ifich e tin te sp ir itu a liz z a te . 1
U n g io iello d a r te relig io sa pure il quadro d ella Madonna del
Pesce (ora nel M useo di M adrid) d estin a to ad a ttesta r e la ricono
scenza per una fe lic e g u a rig io n e d occhi. G iu sta m en te v ien cele
b rata in q u esto quadro la m ira b ile ten erezza desp ressio n e, in a rri
vab ile per qualunque altro m aestro, a n zi da R affallo ste sso non
pi ra g g iu n ta . N m eno m er a v ig lio sa la m aestria n el tr a tta r e il
colore, il quale ra p isce locchio p e r la sua in can tevole viv ezza e
pienezza di luce, non ch e per la su a p e r fe tta arm o n ia . 2
P er un a ltro p erso n a g g io d e lla corte pontificia, per il p relato
ted esco G iovanni G ritz, R affaello d ip in se il suo colossale p ro feta
Isaia sco rta to da d ue an g eli, che o ra tr o v a si n ella c h iesa d i S. A g o
stin o di R om a. 3
O ltre a questo R affaello decor anche il lungo andito che dal
V atican o conduce al B elved ere. Solo un conto ci d n o tizia di
q u esto lavoro ch e and pi ta rd i in ro v in a ; m a i so g g etti iv i rap
p r ese n ta ti non v en gon o purtrop p o in d ic a ti . 4 P er q u estopera R a f
fa ello rico rse c e r ta m en te a llaiu to dei suoi scolari G iulio R om ano
e P e n n i. 5

in flU t.-p o lit. B l. LXXXXVI, p. 3 8 s. e ^ p b i n g b b 2 1 2 s .


Cfr. K n a c k f u s s 6 5 ; Ilio, M ichel-Ange et R aphael 1 5 0
e B u r c k h a r d t , B eitrag e 7 1 . I . 'G a l l i (M em, <1. P ont. Accad. dei N uovi L incei
XXVIII, 1 9 1 0 ) rigetta l opinione finora mantenuta dagli storici dell'arte, che
Raffaello abbia voluto raffigurare una bomba scendente su Foligno : sarebbe
errata anche l interpretazione duna meteora mentre si tratta dun fulm ine
a palla. Xell'aureola dorata della Madonna K r i t z i n g e r (M onatshefte fiir K u n stwiss. V, 4 2 0 s.) vede la luna colle macchie lunari, con che, a vero dire, si
introducono troppe cose recondite nel magnifico quadro.
2 S p r i n g e r 2 1 1 - 2 1 5 . >Ofr. B u r c k h a r d t , B eitra g e 7 1 . K r a u s - < S a u e r II 1 , 4 4 1 s.
3 Oggi purtroppo assai male andato; vedi iS p b i n g e r 2 5 6 s . circa questo
dipinto, nel quale mon si pu disconoscere l'influsso di (Michelangelo. !V. anche
K n a c k f u s s <15. p e l putto a sinistra del quadro esiste ora in stato fram men
tario una im itazione del tutto som igliante n ellAccademia di |S. Luca di' iRoma,
appartenente in origine ad una decorazione dello stemma di Giulio II in (Vati
cano. G. D e h i o ritiene questo affresco per il p9 vecchio, lIsaia invece come
pi giovane e non di mano di Raffaello, sibbene forse d i Giulio Romano.
i v . i l c o n t o d e l d i c e m b r e d e l 151i3 r i p o r t a t o d a l ( M u n t z i n Gaz. des bcau.c
arts XX ( 1 8 7 9 ) , 1183, n o t a 4 . |V. a n c h e M u n t z , R aphael 3 8 7 .
5 D o l l m a y r , R affa cls V e rk st tte 2 4 7 .
1 Vedi

K eppler

K ra u s-* S a u e b

II

1 , 4 8 7 s .

998

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 10.

M entre che si dava v ita a q u este opere, non rim asero inter
ro tti i lavori p e r la S ta n za d E lio d o ro . 1 La testim on ian za del
G iovio, che anche q u esta v o lta il papa diede il tem a degli affre
schi, co n ferm a to dalle sp ecia li relazion i che m ostra con G iulio II
laffresco d ip in to per prim o e tecn ica m en te il pi p erfetto, la
cos d e tta Messa di Bolsena.
Il so g g e tto un m iracolo che accadde in B olsena n ellanno 1263
e fe c e g ran d e im p ressio n e su i contem poranei. U n prete tedesco,
cos racco n ta si, era to rm en ta to da g ra v i dubbii circa la dottrina
d ella C hiesa, ch e m ed ian te le parole della consacrazione il pane
e il v in o si co n v erta n o nel Corpo e n e l S an gu e del Signore. Egli
preg in sta n tem en te per a v ern e u n a prova, la quale gli fu accor
dato in un p e lle g r in a g g io a R om a, in quella che celebrava Messa
n ella ch iesa di S. C ristin a d i B o lsen a . Com eg li ebbe p roferito le
parole d ella con sacrazion e, d a llo stia sp icci del sangue, che tinse
di rosso tu tto il corp orale . 2 (La reliq u ia fu portata ad O rvieto e
i
Che Raffaello nel dipingere la stanza dellEliodoro fosse coadiuvato
dalla sua scuola, si pu appena m ettere in dubbio. Secondo D o l l m a y r ( Werkstiitte 241-245), egli, salvo uneccezione, non si sarebbe servito del suoi scolari
che per le parti meno importanti degli affreschi, per l architettura e l ornato.
Fa eccezione il paesaggio con rovine nellaffresco di Attila. D o l l m a y k 240 vede
nel suo carattere idillico un motivo per attribuirlo al P enni come un suo primo
tentativo. Cfr. W e e s e in R ep ert. f. K unsticissensoh. XIX, 369.
H e t t n e b 222-223 intorno alla M essa di Bolsena scrive cosi: Raffaeli"
prende le mosse dalla leggenda, che gi aveva dato motivo a llistituzione della
festa del Corpus D o m in i; ma egli lidealizza e lapprofondisce. La forma ori
ginaria della leggenda quale la conobbe Raffaello trovasi negli A n n a li del R a v n a l d (Parte IV, an. 1204. n. 20, p. 106). Trovandosi papa Urbano IV nel 1204
a Orvieto, un sacerdote nella vicina Bolsena dopo la consacrazione aveva ver
sato dal calice una goccia del vino consacrato sul corporale ; per nascondere
la sua negligenza ripieg il corporale, ma il sangue trapel da tutte le pieghe,
nelle quali rimase anche impressa la figura dellostia. La relazione soggiunge
che per celebrare questo miracolo il papa avrebbe ordinato la festa del Cor
pus D om in i, specialmente al fi ne Idi ravvivare la fede intiepidita, di confon
dere g li empii e rinvigorire la piet dei buoni. Con profondo e genialissim o pen
siero Raffaello lia trasformato il miracolo della leggenda in quello dellostia
sanguinante, facendo in modo che il prete stesso sia l'esitante e poi miracolo
samente si converta, e ch e il miracolo avvenga alla presenza e per la preghiera
del capo supremo della cristianit cattolica : mediante questa trasformazione
Raffaello ottiene una forza e chiarezza del motivo fondamentale e un c o m m o
vente contrasto drammatico della profonda agitazione e confusione del gio
vane prete e della ferma e fedele fiducia del papa, cose tutte di *cui la leggenda
non ha la minima traccia. E per mettere anche qui meglio in rilievo l'imme
diata attinenza col tempo, Raffaello ha anche qui dato al papa i lineamenti
di Giulio II. ;G. K i n k e l in un su o pregevolissimo studio (M osaik 161 s.) ha
additato un buon numero di leggende, che derivano da opere d arte. A queste
leggende vuoisi aggiungere la Messa di Bolsena. Ora la s i legge da per tutto,
non come sonava originariam ente e come la trov Raffaello, ma quale egli la
seppe con senno profondo trasformare . T ali elucubrazioni a b e n c o n s i d e r a r l e
non sono che fantasie. K a y n . v t . d narra bens il miracolo nella guisa suddetta,
riportandosi a S. Antonino, ma il racconto di questo scrittore morto nel 1459

L a M essa di B o lse n a .

999

diede o ccasion e alla costruzione di quel m agnifico duomo- P er la


cu stod ia del corporale il vescovo di O rvieto fe c e costru ire n e llanno
1338 un prezioso tabernacolo da rg en to del peso di 133 c h ilo g ra m
m i co n 12 figu re in sm a lto ra p p resen tan ti la sto ria del m ira co lo .1
N e llan n o 1477 e unaltra volta nel 1 4 8 1 S isto IV a v ev a prom osso
il cu lto d ella reliq u ia e in pari tem p o la fa b b rica del duom o con
cedendo a ta le sco p o in d u lgen ze. '- A llorch n ella sua prim a sp e
dizion e contro B ologna er a si tra tten u to in O rvieto, G iulio II aveva
m a n ife sta to v erso quella reliquia la sua v e n e r a z io n e .3 A questo

non pu esser preso in considerazione di fronte alla narrazione del prodigio,


quale ci data dalla grande epigrafe tuttavia esistente nella chiesa di S. Cri
stina di Bolsena presso laltare del miracolo. Questa fu pubblicata la prima
volta dal P e n n a z z i , Isto ria delPOstia che still sangue in B olsena (Monteflascone 1731), poi in italiano nella Isto ria del m iracolo eucaristico di B olsena (Mi
lano 1890) e di nuovo in latino confrontato colloriginale dal canonico B a t t a c l i n i nel periodico D ivux Thom as (Piacentiae 1884) A" V, nota 3. L iscrizione
posteriore alla canonizzazione di S. Tommaso dAquino, che detto beatus
e anteriore alla bolla dindulgenza di Martino V, quindi molto pi vecchia di
Antonino. Il B a t t a g l i n i lassegna allanno 1338. A. P a c e t t i , che ha trattato
recentemente del miracolo di Bolsena nel B o llettin o E ucaristico (Orvieto 1896),
dalle parole delliscrizione: habita prius solem ni inform atione, conclude con
molta precipitazione e certo erroneamente che essa sia la copia di una bolla
di Urbano IV. N elliscrizione si dice espressamente che il sacerdote (quidam
sacerdos T heutonicus, quindi non boemo, come dicono alcune fonti posteriori)
aveva dubitato della dottrina della transustanziazione. La narrazione da me
esposta nel testo si fonda sopra questo documento sfuggito a Benedetto XIV
per la sua opera De fe s tis -Jesu ('liristi (Wirceb. 1747), dove III, 773 discusso
il miracolo di Bolsena. Va d'accordo con questa iscrizione quanto intorno al
miracolo si narra in una memoria del 1466 edita da F r a n c e s c o d i M a u r o , N ar
razione del m iracolo di B olsena o Corporale di O rvieto, Estratto dal Propugna
tore voi. I. Cfr. ora anche G r a u s in K irchenschm itck 1901 n. 10.
1 V. le illustrazioni in N uovo giornale Arcadico, 3* serie II, Milano 1890,
e presso F u m i , Il S a n tu a rio del S S . Corporale del duomo dO rvicto, Descriz.
e il hi str. stor. c artistica, Roma 1896. Io non conosco nessuna testimonianza
contemporanea n il F u m i (loc. cit.) ne adduce che favorisca 1 asserzione
che il miracolo abbia contribuito a llistituzione della festa del Corpus Domini,
come racconta la laude del miracolo (li B olsena del 1405 (vedi M o n a c i , la c s itnili di antichi m a n o sc ritti II, Roma 1883, 441) e come poi fu universalmente
ammesso. N ella bolla del 1264 su detta istituzione (B ull. I l i , 705 s.) ne ven
gono addotte come ragioni solamente la confutazione degli eretici e la circo
stanza che la festa non poteva celebrarsi il Gioved Santo. La prima bolla,
che menziona il miracolo, quella di Clemente IV (presso F u m i nell opera
citata a n. 2).
2 La bolla di Sisto IV in Inll. ord. praedic. I l i , 555-556. Cfr. F um i S ta
tu ti e R egesti dellO pera di S . M aria d i O rvieto p. 103.
. . .
a P a r i s d e G r a s s i s . ed. F b a t i 35, al 7 settembre 1506: Vesperis finitis
Papa cum alba more solito vestitus et in gestatorio cum cappello ad ecclesiam
S Mariae delatus apud altare benedixit. Primo enim adoravit corporale san
guine Christi aspersimi quod super altare malori locatimi fuit, tum surgens
im ensum posuit in tliuribulo. quod cum navicula prior diaconorum m in istra v i
cum illud prior praesbvterorum ministrare debuerit. et deinde rursus genuflexus
incensavi!; postea conversus ad corporale stans benedixit dicens: ISit nomen

1000

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 10.

tem po r isa le certo lidea di g lorificare in V atican o quel m iracolo


p er m ezzo d ella r te ; secondo o gn i prob abilit G iulio II si allora
o b b ligato con un v o to a glorificare la reliq u ia d O r v ie to .1 Ora che
le cose avev a n o s g ra n d em en te cam biato e g li si sa r di nuovo
ricord ato di ta le prom essa.
m era v ig lio so com e R affaello e n tr a sse n ellidea del suo m e
cenate e com e sa p e sse a r tistic a m e n te esp rim ere la fiducia incon
cu ssa del papa n ell'aiu to m iracoloso del cielo, e la con fu sion e dei
dubbiosi e dei p u silla n im i che sicu ra m en te era da a tten d ersi. Del
pari m irab ile la m an iera onde eg li nella Messa di Bolsena, come
n ella rap p resen ta zio n e del P a rn a so , sep pe con som m a m aestria
su p erare le circo sta n ze sfa v o rev o li dello spazio r istr e tto a conver
tir e le difficolt in bellezze. Qui non si vede traccia di uno sforzo
q u a lsia si ; la com posizione s i sv o lg e con tu tta n atu ralezza attorno
alla fin estra ta g lia ta n ella parete- N el cen tro sopra la finestra si
vede il coro duna c h ie sa colla lta re, al quale si ascen d e dai due
lati per am pi g ra d in i ; in m odo stra o rd in a ria m en te abile langolo
sin istr o delia fin estra fa tto se r v ir e da gradino. U n a particolare
difficolt p roven iva dal non tr o v a r si la finestra nel centro della
p arete, m a a ssa i sp o sta ta verso sin istr a . R affaello elim in questa
irre g o la r it per locchio n ello sserv a to re allargan d o di ,tanto la
sca la a m ano d estra , che la sim m etria sem bri r is t a b ilit e .2 Lo

Domini benedictum ecc. Questa attinenza colla M essa di B olsena di Giulio II


e quella di suo zio (Sisto IV ricordata nella nota precedente non furono sinora
notate da nessun interprete delle Stanze di Raffaello. Alla luce d i queste rela
zioni cadono le spiegazioni del ^Fo r s t e r I , 817 e del ( P r a t 564, e cade pure
la congettura del H e t t n e r 222, che cio la M essa in Bolsena stia in rapporto
col concilio laberanense, quasi figurazione pittorica di questa interna lotta
ed interna vittoria della Chiesa . C.fr. contro H e t t n e r anche F k a n t z II, 732 s.
e iS p r i n g e r (2* ed.) 1, 264, 339 s. Lo iS p r i n g e r ha provato molto bene contro H e t t
n e r , che non v alcun fondamento in favore di un rapporto diretto degli affre
schi col concilio lateranense. Tuttavia nemmeno egli come tu tti gli altri critici
in grado d i dare una spiegazione soddisfacente, appunto perch ad essi sono
sfuggiti i rapporti speciali dei dipinti con Giulio II. La critica ha oggi ricono
sciuto concordemente che con essi tu tto l'affresco apparisce sotto una luce
completamente nuova. Cfr. B r i x in H ist.-polit. RI. CXIX, 286 ss e specialmente S t e i n m a n n in A llgem . Z citung 1896, B eil nr. 42. il quale riconosce i miei
ragionamenti intorno alle stanze come definitivi e insieme fondamentali .
Nella sua opera R o m (p. 1.01) egli d maggior peso alla relazione interiore
della Messa di Bolsena. col sentim enti di fede coraggiosa e sincera del ponte
fice, da me rilevata alla p. 1001. A mio avviso i due momenti sono egualm ente
essenziali per la piena intelligenza della creazione raffaellesca.
1 La giustezza di tale congettura d i un voto da parte di Giulio II T i e n e
confermata secondo K i .acz. k o , J u le s I I 396, dal fatto, che il cardinale G. de Me
dici per ingraziarsi il pontefice fece abbellire la chiesa di S. Cristina. P resso
P u m i , S ta tu ti e regesti 106 un ordine d i Giulio II del 21 dicembre 1509 per la
fabbrica del duomo dOrvieto.
2 L u b k e II, 2!. |Gfr. B u r c k h a r o t , Cicerone 668 ; iS p r i n g e r 199 e W o i .k f l i n 104.

La Messa di Bolsena

1001

sfo n d o fo rm a to dai larghi p orticati di una ch iesa del rin a sci


m en to ; una balaustra non in terro tta racchiude il coro. A sin istr a
in n an zi a lla lta re sta il g io v a n e p rete, che tien e in una m ano lostia,
n ellaltra il corporale cosp arso di san gu e. N e llaria del dubbioso
sacerd ote l a r tista ha sap u to esp rim ere con sq u isita e incom para
bile m isura lo stup ore, la con fu sion e, il ram m arico e lo sb ig o tti
m ento. D ue giovan i sp orgen d osi sulla b alau stra gu ardano con
g ra n d issim a a tten zio n e al m iracolo; d ietro il sacerd ote stan n o in
g in o cch ia ti tr e co risti con candele a ccese; un quarto in candida
v e ste sem b ra d ire col g esto p arlan te della m an o: S, eg li come
la C hiesa c in seg n a . Lo sb ig o ttim en to pel m isterioso p rodigio, che
con dolce v iolen za s im p o ssessa di q u e ste figure, au m en ta nel
grup po di (popolo a ssa i h e n e d istrib u ito , che avan za per la scala
dal lato sin istr o . Gli uni, p ro stra ti in atto di p rofon d a venerazione,
adorano in silen zio il p rodigio, g li altri accennano ad e sso colle
m ani p ro tese; a ltri ancora, com m ossi p er la g io ia , rin grazian o ad
a lta voce il S ig n o re che s d egn ato co n ferm are la fe d e della
C hiesa.
A q u esto m ovim en to in p arte im p etu oso di sin istr a f a pieno
con stra sto a d estra la ca lm a del vecch io pontefice e dei suoi fa m ig lia r i. T ale co n tra sto a p p arisce dalle ste sse candele d ellaltare, le
quali d a lla p arte del fpapa ardono ch etam en te, m entre d a llaltra
le fiam m e d elle can dele si m uovono qua e l com e a g ita te dal
vento. Il papa che reca ev id en tem en te le fa tte z z e di G iulio II, sta
in gin o cch io adorando, collo sg u a rd o im m obile rivolto a llaltare,
sul su o g fn u fle sso r io proprio d irim p etto a l sacerdote p rofonda
m ente co n fu so . T u tta la figura del pontefice sp ira una fed e incon
cu ssa quale si ad d ice al cap o suprem o della C hiesa ; non il m enom o
seg n o di a g ita zio n e, n essu n a tra ccia di stu p ore si a v verte in l u i .1
Cos in quei g io rn i difficili il m a estro a v r v isto nella chiesa pre
g a re pien o di fiducia e di fed e il vecchio pontefice. C om e sgu ito
di G iulio II com paiono in basso sulla scala due cardinali e due
preti ; p rop rio in fo n d o dn (a tto di calm o stupore stanno in gin oc
ch ia ti alcuni sold ati della g u ard ia s v iz z e r a 2 co lla sedia gesta to ria
del papa, lin o dei card in a li (le m agnifiche e c a r a tteristic h e teste
dei q uali rim an gon o in d im en tica b ili a chi le contem pla), dai pi ri
ten u te per R affaello R iario, colle m ani con giu n te innanzi al petto
gu ard a con occhio a c cig lia to al p rete, m entre laltro adora a m ani

1 A ragione F r a n t z i l , 735 si dichiara contrario a S p b i n g e k , che nel con


tegno riservato del papa e dei suoi fa m ig lia li non vede altro che un'esigenza
pittorica, mentre invece esso essenziale per il contenuto della composizione.
Gir. anche H e z o i .d in M itteil. dea Qerman. N utionalm uscum a 1917, 20.
2 Poich questi svizzeri portano il salone, non il robone, nOn sono propria
mente ufficiali, ma hanno un grado, che dovrebbe rispondere ai sottufficiali;
vedi B e t o n i ), Le costum e de la garde suisse pontificale, Rome 1917, 17, 23.

1002

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 10.

giu n te il p rodigio .avvenuto in co n fu ta zio n e dell'incredulit. La


d isp o sizio n e cos bella, i ca ra tteri ta n to corrisp on d en ti al vero, le
tin te cos d elicate e profonde, che a ragion e questo d ip in to stato
d ich ia ra to com e il pi im p o rta n te di tu tta la s e r ie .1
In quanto glorificazion e del s s. S acram ento, ven era to in m a
n ie r a p a rtico la re da G iulio I I , 2 la Messa di Bolsena fo rm a lanello
di co n g iu n zio n e c o lla sta n z a che p o ssied e la Disputa', in quanto
rap p resen ta un m iracolo e s s a c o stitu isc e il p a ssa g g io a g li altri a f
fr esc h i della Camera dEliodoro, nei quali R affaello ha prodotto il
suo lavoro pi su blim e com e p itto re di s ta n z e 3 e il m odello di
n arrazion e m on u m en tale p er tu tti i t e m p i .4 Il concetto fondam entale, ch e qui v ien e esp r e sso collarte, il segu en te : D io onni
p oten te si d im ostra sem p re b en ig n o p rotettore e soccorritore
d ella su a C hiesa. La sto ria del pon tificato di G iulio II aveva somm in istra to in p rop osito le prove pi so rp ren d en ti. E d in vero nel
le sta te del 1511 non era s ta to su p era to p rod igiosam en te il peri
colo m in a ccia to dai F ra n cesi ? E n e lla g o sto il papa orm ai spedito
d ai m edici non er a si fo r s e lev a to p rod ig iosam en te dal suo letto
p er conch iud ere la lega sa n ta a tu tela d ellu n it ecclesiastica?
Sebbene la g ran d e lo tta n on fo s s e an cora d ecsa, nondim eno G iu
lio II e con lui R affaello confidava ferm a m en te n ella m iracolosa
p rotezion e che D io non n ega m ai al suo v icario. Gli avven im en ti
diedero loro rag io n e. Il con cilio dei ca rd in a li scism a tici si di
sp erse, la ssa lto di L u ig i X II che doveva u m iliare la C h ie sa 5 fu
resp in to , il pred om in io dei F r a n c e si in Ita lia an n ien tato. .Nulla
pi n a tu ra le che la r tista , a n ch e s e non g li fo s s e sta to ap p osita
m en te com m esso, si rip o r ta sse a quello ch e allora ten ev a a lta
m en te occu pato il papa, i su o i fa m ig lia r i e il m ondo in tero. Cos
in m ezzo ai gra n d i a v v en im en ti sto rici del tem p o ven n ero alla
luce dei d ip in ti, che p arla v a n o ad ogn un o un lin g u a g g io in te lli
g ib ile.

1 W o i . t m a n n I I , 647. Cfr. W a l d m a h n i n Z eitschr. f r bild. K u n st X . jF.


XXV (1914), 791.
2 Cfr. sopra p. -S55.
3 Cfr. W a l d m a n n in Z eitschr. f r hi hl. K u n st X. F. XXV [1914], 79 s. ;
Lincanto dei colori della cacciata dEliodoro, che viene fuori dal crepuscolo,
la bellezza dei colori, irradiante nella pi perfetta chiarezza, d alla (Messa di
Bolsena e la scena notturna della liberazione di S. Pietro esercitano sullosser
vatore, che in grado d i eliminare i ritocchi, un effetto pittoresco di tale pro
fondit, che nessun altro affresco di quellet raggiunge .
*
Aedi W T .F F L iN , Kla-ss. K u n st. 9 8 ; cfr. anche W oss, D ie M alerei des St>trenaissance I. Berlin 1 9 2 0 , 51.
P a r i s d e C h a s s i s , ed. D l u n g e r 420, designa espressamente i Francesi
come ecclesiasticae lib erta tis occupatores et ecclesiarum profanatores ac om nis
lium anitatis et di fin ita ti nefa n d issim o s raptores et eorruptores.

La cacciata di Eliodoro dal tempio.

1003

D ue ch iaroscu ri sotto la Messa di Bolsena servono di p a ssa g g io


alle su sse g u e n ti r a p p r e se n ta z io n i.1 In uno figurato G iulio II
in tu tto lornato della sua d ig n it ch e ch iu d e la bocca a unidra,
cio a dire, a n n ien ta lo scism a, i n em ici in tern i della C hiesa. N e l
la ltr o e g li ap p arisce com e tr io n fa to r e d egli estern i opp ressori
d ella S a n ta ,Sede, com e resta u ra to re del le g ittim o patrim onio tem
p orale d e lla C hiesa. Ci secondo le idee del tem po esp resso raffi
gu ran d ovi lim p eratore C ostantino che co n segn a il triregnum a
papa S ilv estro , il quale reca i lin ea m en ti di G iulio I I . 2
L a v itto r ia su g li sc ism a tic i sta ta u lteriorm en te rap p resen tata
in m odo alleg o rico da R affaello neHaffresco, che occupa una m ezza
p a rete d ella sta n za e che a questa ha dato il nom e. Iv i il m aestro
riproduce la m iracolosa cacciata d Eliodoro sp o g lia to re sacrilego
del tem p io, co n fo rm e si n a rra nel secondo libro dei M accabei.'1
E liodoro, te so riere di Seleuco F ilo p a to re re di S iria, aveva lordine
din vo la re il teso ro del tem p io di G erusalem m e. Ma in quella che
e g li si a ccin g ev a a m and are ad effetto il suo d iv isa m en to lo sp i
rito di D io o n n ip o ten te com e dice la S. S crittu ra si fece v e
dere e con oscere chiaram en te, di m odo che tu tti quelli ch ebbero
co r a g g io di obbedire ad E liodoro, ro v esciati a terra per d ivin a
v ir t rim a sero p rivi di fo rze e pien i di sp aven to. P erocch com
p a rv e loro un ca v a llo m agn ificam en te eq u ip aggiato, che portava
un ter r ib ile ca v a liere e quello diede fu rio sa m en te de calci co piedi
d av a n ti a E lio d o ro ; il ca v a liere poi che lo m on tava pareva che
a v e sse arm i doro. C om parvero ancora due a ltri giovan i di v ir ile
b elt, m aesto si, orn ati d i v a g h e v e sti, i quali stan d o luno da un
lato, laltro d allaltro acca n to ad E liodoro, lo battevan o senza
posa, dandogli m olte sfe r z a te . E d E liodoro subito cadde per terra...
e si v id e m a n ife sta m e n te la m ano di D io... i Giudei poi benedice
van o il S ig n o re, perch a v ev a glorificato la sua c a s a . A tten en

1 Cosi

lo

in te n d e r e i q u e s te

v e r t i t e p r im a

d e llo

(C h ia ro scu ri

1 7 T s .) .

r a p p r e s e n ta z io n i r im a s te

c o m p le ta m e n te

in a v

S t e in m a n n , c o m p le ta n d o in t a l m o d o le s u e in t e r p r e t a z io n i

Cfr. S t e i n m a n n , C hiaroscuri 178. Che anche qui v i siano dei rapporti


diretti col pontefice, risulta a mio avviso da due momenti, sfuggiti allo S t e i n m a s x . Il triregno, simbolo della dominazione politica,
allude evidentemente
in pari tempo alla meravigliosa tiara, che Giulio II aveva fatto eseguire da
Caradosso : v. sopra p. 802. Siccome <li questopera artistica il papa si orn
solo nel 1511 in occasione dellanniversario della sua incoronazione, noi qui
abbiamo certo anche un indizio per fissare il tempo in cui ebl>e origine B'afffresco. Giulio II sinteressava in modo tutto particolare della donazione di Co
stantino, che egli deve aver ritenuta autentica ; l umanista G a l a t e o gli offr
una copia dell originale greco e B a b t o l o m e u s P i n c e r n u s h e M o n t e a r d u o
gli dedic una traduzione latina del documento; v. sopra l>. 117.
s Che anche qui Giulio II abbia suggerito il soggetto si pu arguire dal
fatto, che mentre era ancora cardinale egli aveva acquistato degli arazzi colla
storia di Eliodoro; vedi Mr.vrz. R aphael 276 (2* ed. 284-285).
z

1004

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 10.

dosi str e tta m en te a q u esto testo , R affaello ha p en n elleg g ia to il pro


d igioso a v v en im en to con in co m p a ra b ile fo rza d r a m m a tic a .1
Il v isita to r e gu a rd a en tro la n a v a ta di un gran d ioso tem pio,
per il quale il m aestro pu a v ere avuto p resen te la n u ova fabbrica
di S. P ie t r o ; 2 sotto lenorm e cup ola s ta in g in o cch ia to il som m o sa
cerdote d avan ti a lla lta r e col can d elab ro d alle se tte b raccia ; dietro
di lui sacerd oti e popolo in v a r ie m ovenze, com presi da lieto stu
pore pel c a stig o in flitto d a llO nnipotente. T u tto il v a sto sp azio ;fu
a bello stu d io la scia to libero d a lla r tista affinch locchio del ri
gu a rd a n te p o tesse con tem p lare l irrom p ere fu lm in eo e il repen
tin o a ssa lto d ei m essi della c e le ste v en d etta .s A d estra sul pro
scen io v erso lestrem o an golo del tem p io il terr ib ile ca v a liere ar
m ato di corazza d oro coi suoi due g arzon i v ib ra n ti il flagello ha
g iu sto r a g g iu n to in tem p o i p ro fa n a to r i del san tu ario. E liodoro sta
rov escia to a terra, l urna pien a doro g li scivolata di m ano, i
piedi a n terio ri del cavallo m in accian o di sch iacciarlo; in van o i
suoi serv i sp a v en ta ti te n ta n o di d arsi alla fu g a . Q uesto gruppo
pieno della pi m er a v ig lio sa e com m oven te p o esia ; esso com e il
fu lm in e d ellira d ivina, che a tterra i ribaldi. D irim p etto, d a llaltro
la to un fitto gruppo di donne e b am b in i, d isp osti jn vag h e m o
venze con in v iso le sp ressio n e della m era v ig lia e dello sb ig o tti
m ento . 4 D ietro q u este figure, la cui eco cen tu p lice a ttraversa
tu tta la rte p o s t e r io r e ,5 G iulio II n ella sua sedia gesta to ria , le
va to al di sopra d el m ovim en to del popolo, en tra in q u estassem

1
Sul barocco in questo affresco vedi iS t b z y g o w s k i , Da W erden des Barock
bei R affael und 'Correggio, Strassburg 1878 e H o r s t , Barockjrrobleme, Miinehen
1912, 270 s.
M. E rm ers
(D ie A rc h ite k tu re n R a ffa els in seinen T a fe lb ild e m und
F resken, Strassburg 1909) fa espressamente avvertiti che il porticato della
pittura dellEliodoro si presenta gi come barocco incipiente. La sua pianta,
una nave longitudinale d i cupole con fr a esse delle botti rialzate, che supe
rano anche le navi laterali coperte del resto in modo piatto, secondo E r m e b s
(v. tav. X III, fg. a e b), rimonta a un abbozzo di Fra Giocondo per |S. (Pietro.
E r m e b s congettura anche un rapporto colla chiesa di S. Giustina di Padova
cominciata nel 1505 : a Padova dimor Raffaello nel 1506 secondo V o c e . E r m e r s
deriva lo stile ciclopico di Raffaello, quale lo mostra larchitettura nellaffresco
della liberazione di iS. Pietro, daU'uHima m aniera di Bramante e d a llinflusso
diretto dell'antichit.
s S p r i n g e r 1202 ( 2 ed. I, 2 7 2 ) . Raffaello cos pensa uno dei primi co
noscitori darte non ha pi creato un gruppo di cost grandiose movenze
come quello del cavaliere celeste con i giovani al suo fianco librati nel turbine,
coll'empio profanatore atterrato insieme ai suoi satelliti . Giustamente
ammirato lo scorcio nel cavaliere e in Eliodoro, ma esso non che lespres
sione di mano maestra in servigio dellessenziale, cio il pi felice movimento
delle ligure stesse . B u r c k h a r d t , Cicerone 6 6 7 . Cfr. anche Rio IV, 4 7 4 s. ;
G r u y e r , Cham bres 1 9 7 s. e W o i . f f i . i n 1 9 9 s .
* K u g : l e r - B u r c k h a r d t , 590.
b B u r c k h a r d t , C icerone loc. cit.

La cacciata di Eliodoro dal tempio.

1005

blea d ellA n tic o T estam ento, per e sse r e testim o n e del celeste ca
s t ig o .1 P ien o di d ig n ito sa calm a eg li n e llin terv en to d i D io n el
l an tico p a tto ricon osce quella ste ssa m ano potente che im p r o v
v isa m e n te um ili anche i suoi sp ieta ti nem ici, i cardinali ribelli
e a n n ien t il loro d iseg n o di un concilio an tip a p a le essen d o
il m edesim o, ch e ha sta n za n e cieli qu egli che v isita e protegge
il luogo santo, e p ercuote e ste r m in a chi va a fa r e del m ale
(II Machab. I li , 3 9 ) .2
G iulio II non v isse ta n to da p oter ved ere il com pim ento dei due
se g u e n ti affreschi, ma e s s i fu ron o certam en te ideati al suo tem po.'1
D irim p etto alla Cacciata dEliodoro n e lla ltra grande parete
ra p p resen ta to Leone Magno davanti ad, A ttila . 1 Q uesto celebre
in con tro, n el quale la leggen d a m edievale fa apparire il principe
d egli A p ostoli P ietro sopra il capo del pontefice, ebbe luogo nelle

1 Nel barbuto lettighiere che sta sul dinanzi, comunemente per laddietro
si vedeva G iulio Romano. M o r e l l i ( L e r m o l i e f f ) , D ie G a k ric n B orghese und
D oria P am fili in Roin. Leipzig 1890, 190, ne ha dimostrata lidentit col Peruzzi,
opinione espressa gi da B rijn in G otting. Gel. A nz. 1882, I, 543, che poi
fu accettata universalmente (cfr. S t e i n m a n n 230; D o l l m a y k , R affaela W erks td tte 244 s). Lindividuo che in lungo abito nero cammina accanto alla lettiga
designato da uniscrizione posteriore (vedi R ioci in Rassegna da rte 1920)
come Io. Petro de FoliarUs Vrem onens. In tutte le descrizioni delle Stanze si
ripete anche oggi, che il personaggio qui immortalato da Raffaello sia il segre
tario dei Memoriali, sebbene il V a i b a n i II, 109 abbia gi mostrato pi di cento
anni fa, che questa carica sotto Giulio II e t rivestita da Giano Coricio.
2 B e l l o r i , se non erro, ha per primo espresso lidea, che l'affresco di
Eliodoro si riferisca alla cacciata dei Francesi dallo stato pontificio. Questa
spiegazione stata ripetuta da quanti negli affreschi della Stanza dEliodoro
veggono delle allusioni (negate da S p b i n g e r ) alia storia contemporanea (cosi
anche Gbimm, M ichelangelo Ib, 396; M u n t z [2 ied.1 373 e P b at 504). M a
se la cacciata dEliodoro vuole alludere alla cacciata delle truppe di Luigi XII
(come ha dato per sicuro recentemente anche M i n g h e t t i 120), allora sorge
questa difficolt, che l'affresco dellincontro d i Attila con Leone I verrebbe a
dire la stessa cosa. Ora il concetto d i questa scena appartiene parimenti d i
sicuro al tempo d i Giulio II ; cfr. sotto n. 4. Io proporrei d i riferire il primo
affresco ai nemici interni, il secondo ai nemici esterni, che a l tempo di Giulio II
minacciavano la Chiesa e il papato. A favore di questa interpretazione stanno
anche alcuni particolari del quadro. Lidea stata accettata recentemente
dallo Steinm ann, R o m 166. iSu Eliodoro quale tiipo di sacrileghi, v. oltre ai com
m entarli d i O. a . L a p i d e e di C a i m e t sopratutto il passo del contemporaneo
P a r i s d e G rassis dato a p. 1002, :n. 5.
a Quanto allaffresco di A ttila vedi K r a u s j S a u e b II 2, 424; e per S . Pietro
v. sotto p. 1006.
*
La composizione, il disegno e anche la tonalit di quest affresco mo
strano dei difetti che non si accordano collo stile classico di Raffaello. Il
W l f f l i x . che richiam su ci l attenzione, perci davviso (104 s.), che la
paternit di Raffaello riguardo a questo dipinto non si possa ammettere che
sotto condizione.

1006

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 10.

vicin a n ze di M antova su l M in c io .1 R affaello lo tr a sfe r isc e nei din


torn i di R om a. A s in is tr a in lo n ta n a n za sco rgon si an tich e rovine,
una b a silica e il C olosseo, m en tre a d estra la v a m p a che sa le al
cielo d esig n a la m arcia dei b arb ari. T utto fiducioso in D io, in abiti
pontificali e a cavallo d ella sua chin ea, il papa col suo segu ito
m uove in co n tro m ite e tra n q u illo ad A ttila , p rincipe d egli U nni.
E ssen d o m orto in questo fr a tte m p o G iulio II, il papa ireca i linea
m en ti di L eo n e X. Gli sta n n o so p ra , lib ra te in aria, le n ob ili figure
dei p rin cip i d egli .apostoli colle spad e in pugno. Q ueste g etta n o una
g lo r ia di luce su llo stu o lo dei sacerd oti, m en tre su scitan o uno scom
p ig lio in d icib ile in m ezzo a lla s e lv a g g ia ca v alleria dei barbari. Il
cielo si offu sca, un v en to im p etu o so a g ita qua e l i v essilli, i ca
valli aom brano; g li U n n i g u a rd a n o terro rizza ti la cele ste vision e
m en tre il loro duce la scia an dare le b rig lie e con in volon tario ap
p oggio f a dar v o lta al su o d estriero . In ta l m odo n ella e sta te del
1512 le sch iere dei barbari, i F ra n cesi, erano fu g g ite dallItalia
per poi e sse r n e cacciate ancora u n altra v o lta un anno pi tard i,
dopo la b a tta g lia (di N o v a r a .2
D i con tro alla Messa di Bolsena R affaello rappresent sopra
laltra fin estra la Liberazione di S- Pietro dal carcere secondo il
racconto d egli A tti (cap. X II). A n ch e in questo affresco fu supe
rata nel m odo pi fe lic e la difficolt ca u sa ta dalla finestra che sale
m olto in alto- In tu tti i d ip in ti d ella Stanza dEliodoro R affaello
aveva dato a lleffetto dei colori pi im p ortan za che in quelli della
Camera della Segnatura. In alcun e p arti d ella Messa di Bolsena
si am m esso lin flu sso del v en ezian o S eb a stian o del P iom bo allora
g iu n to a R om a, ma p robab ilm ente esse fu ro n o eseg u ite dallo stesso
S eb a stia n o . T u tto il resto sta to certa m en te dipinto da R a ffa e llo .3

1 G r i s a r i n Jiirch cn lexiko n di W e t z e r e W e l t e VII 2, 1 7 5 1 s. e in Homo


atta fine del m onde antico 7 2 s. Cfr. G r e c o r o v i t j s I 3, '1 8 7 , il quale osserva :
Leone era iin tquel tempo il vero rappresentante della cultura umana, la m i
salvezza stava ormai nella potenza spirituale della Chiesa .
2 Che Raffaello volesse da principio celebrare gli avvenimenti dellestate
del 1512. rilevasi dal disegno parigino ,(v. K r a u s -iS a u e r l i 2. 421). nel quale
invece di Leone X c Giulio II. Essendosi nellestate del 1513 ripetuta la
cacciata dei Francesi, l affresco venne riferito a questa ritirata. Allora an
che il poeta G i r a l d i nel suo H irm nus ad- dii'Uin Leonem Pont. M ax (stami*
in R o s c o f . III, 606-609) cant la cacciata dei Francesi dallItalia sotto Leone.
Giustamente lincontro di A ttila con Leone I viene qui localizzato nei dintorni
di Mantova. Forse anche da ci s i pu dedurre che labbozzo dellaffresco di
Raffaello risalga al tempo di Giulio II.
s Sebastiano del Piombo venne a Roma nel 1511 [v. Aroh. ri. Soc. S o m . d.
st. patr. II, 61, 68]. Ammette il suo influsso sulla Messa di Bolsena anche
d ' A c h i a r d i , Sebastiano del Piombo, Roma 1908, 11, 116. W a o k e r n a g e l , in Monatsth e fte fiir K unstioiss. II [1909], 321 dim ostra a mio parere in modo convin
cente la mano esecutrice di Sebastiano in una parte non insignificante della
Messa di Bolsena.

La Liberazione di S. Pietro di Raffaello.

1007

N el quadro della Liberazione di S. Pietro, che in una rap p resen


tazio n e a ssa i sig n ifica tiv a abbraccia ancora una volta il con cetto
fon d a m en ta le dei due g ran d i a ffresch i p a rietali della sta n za dE lio
doro, cio l'im potenza do gn i um ano d iseg n o di fr o n te alla C hiesa
e al su o capo p ro tetto da Dio, R affaello ten t di otten ere, m a con
sa p ien te m oderazione, effe tti di luce. N e l cen tro u n in ferria ta , che
si crede d: p o tervisi a g g ra p p a re colle m ani, fa p en etrare lo
sguardo n e llintern o del carcere, n el quale un angelo fu lg e n te di
luce s v e g lia l apostolo in ca ten a to a due sold ati, che sonnacchiosi si
ap p o g g ia n o alla p arete. La scen a sem p lice e tu tta v ia vera in
m odo com m oven te: la m a g ica illu m in azion e non fa che accrescere
leffetto m ir a b ile .1 A d estra la p ostolo lib era to p assa in m ezzo alla
g u ard ia a d d orm en tata com e tr a so g n a to ; lan gelo lo guida nel scen
dere la scala. N ella figu ra di q u esto m essa g g io celeste, il cui ete
reo fu lg o r e lu m e g g ia le due u ltim e scene, si r a v v isa a buon d iritto
una delle pi d iv in e isp ira zio n i d ella r t is t a .2 (Lazione continua
dal lato s in is tr o : una g u a rd ia ha n o ta to la fu g a e sb ig o ttito sa le
fr e tto lo so la sc a la per sv e g lia r e i com p agn i duri a riscu otersi
dal sonno. L a sc e n a illu m in a ta da fiaccole e dalla lu n a fa lc a ta
che appare tr a nubi m ezzo sq u arciate.
D ai pi si r itien e che questo q uadro alluda alla liberazione del
card in a le M edici (che fu poi L eone X) dopo la b a tta g lia d i R a
venna. S iccom e secondo liscrizio n e della finestra il quadro fu con
dotto a te r m in e n ellanno 1514, pu darsi che una tale sp iegazion e
fo s s e gi com une a i co n tem p oran ei ; tu tta v ia p i probabile che
anch e labbozzo di q u e sta ffresco risa lg a al tem po di Giulio I I ,g ia c
ch esso m o stra una ttin e n z a m a g g io re con questo papa. Giulio
in fa tti da ca rd in ale a v ev a ten u to per se tte anni il tito lo della ch iesa
di S. P ie tr o in V in coli e a v e v a f a t t o co stru ire un b assorilievo in

1
L u b k e I I , 297. Cfr. anche G r i m m in P re m i. Jahrb. L I , 190; G r t j y e r ,
Cham bres 233 ss. e specialmente W o l f e l i n 101 ss.
L u t z o w , Ita lie n s K unatnchdtze 447 ; cfr. anche . S t e i n m a n n , Rodi 164.
Giovio nella sua vita di R affaello vede, cosa strana ! nella liberazione di Pietro
la tomba del Salvatore circondata da guardie. i S z c s e n , R affncl 539, spiega
questerrore dal fenomeno, che in seguito agli effetti di luce il vero soggetto
dellaffresco venne a trovarsi nello sfondo.
3
G r i m m , R affa el 386, lo d per sicuro. Il G r i m m , come ho veduto poi,
aveva gi notato il rapporto colla chiesa titolare di Giulio II allorch era car
dinale; nel suo Michelangelo 1, 404 egli si atteneva ancora alla falsa sp ie
gazione della fuga del Cardinal Medici (cfr. sopra p. 826); dell'altra attinenza
colla festa trionfale del giugno 1512, sulla quale io per il primo ho richiamato
l attenzione, egli non sa nulla. Contro la comune interpretazione dellaffresco
come allusivo al cardinale de Medici ha gi protestato anche H e t t n e r 219,
ma solo per ragioni storiche di carattere generale. 'Colla mia spiegazione viene
pure stabilito lo stretto nesso tra la liberazione di P ietro e gli altri affreschi,
che lo S t r i n g e r (2* ed. 1, 264) non trova. Che alla liberazione di Pietro non
sia presente alcun papa, pare strano allo i S p r i n g e r , mentre ci naturalissimo,
essendo Pietro stesso il primo papa.

1008

Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 10.

bronzo della lib erazion e del p rin cip e d eg li ap ostoli per decorare
il reliq u ia rio che ne co n serv a le c a te n e ; q uivi e g li erasi condotto
in p e lle g r in a g g io il 23 g iu g n o del 1512 onde ringraziare Iddio per
la m iracolosa v itto r ia o tten u ta |sui F ra n cesi. N on quindi tem e
rario il pen sare, ch e al p itto re di co rte sia stato affidato il compito
d illu str a r e a r tistic a m e n te la g ra n d io sa fe s ta trio n fa le, che allora
era si celeb ra ta in R o m a .1 M olto a proposito quindi la Messa di
Bolsena ricorderebbe la su p p lica che n e llanno 1506 G iu lio II fece
in n an zi a lla reliq uia di O rvieto, nel m om ento din trap ren d ere la
su a p rim a ard ita m arcia p er la resta u razion e d ello sta to della
C hiesa; la Liberazione di S. Pietro ci ricorderebbe linno di rin
gra zia m en to , che n e llann o 1512, su lla fine della su a m ortale car
riera, il p a p a inn alz al cielo in n a n zi alle catene del P rin cip e degli
A p ostoli dopo a v er fiaccato la poten za fra n cese. - Con q u esti r iferi
m en ti sto r ic i non per n u lla esa u rito il contenuto delle m irabili
com p osizion i, che da m an o del m a estro offre allocchio dello sp et
ta t o r e .3 P er q u a n to a n ch e n ella seconda S ta n za figuri in prim a
lin ea la p ossen te p erso n a lit di G iulio II, in e ssa per il Ro
v ere d oveva v en ire g lorificato solo com e p ersonificatore della
su p rem a d ig n it sp iritu a le. Se n ella prim a S tanza rappresentata
la m issio n e della C hiesa per o gn i a ttiv it um ana, nella seconda,
invece, lim m o rta lit d i q u ellis titu to salu tare, la sua v ittoriosa
v ita lit d om in ante, in v irt della p rotezion e d iv in a , tu tte le tem p e
ste e p e r ic o li.4 A questa idea fo n d a m e n ta le alludono anche le p it
tu re del P er uzzi (nel soffitto. U n con cetto elevato p assa attraverso
il fa s c in o d elle g en ia li crea zio n i del d ivin o u rbinate 'in V atican o:
la g ran d ezza e la m aest, la v itto r ia e il tr io n fo della C hiesa, della
su a sc ie n z a e del suo cen tro, il p a p a to ; la m irabile protezion e che
1 Siccome la festa termin con una grande illuminazione di Koma (v. so
pra p. 829), s i potrebbe pensare che questa luminaria abbia suggerito a Raffaello
un affresco con effetti di luce.
2 Cfr. sopra p. 829. La giustezza della spiegazione data qui sopra, che
rendeva sicura la relazione della liberazione di Pietro con Giulio II, stata in
seguito accettata e anche pi ampiamente svolta dallo S t e i n m a n n (Rom 1(52 ss.)
Cfr. ora anche S t e i n m a n n , S ix tin isc h c K a pelle II. 62 s., 127 s.
s In occasione del quarto centenario della morte di Raffaello, papa Bene
detto XV aveva affidato e con ci dato una nuova prova del suo interesse iter
l arte e della sua generosit - alla Pontifcia Accademia Romana una pubbli
cazione, rispondente al progresso della attuale tecnica della riproduzione, degli
affreschi delle Stanze, del tesoro artistico cio forse il pi grande del Va
ticano.
*
Vedi K b a u s -S a t j e e II 2, -134. Nella precedente edizione questo molto
giusto pensiero non era stato espresso con sufficiente chiarezza, per ripetu
tam ente accennato (v. p. S17 e S32). Anche iS a t t e r , del resto, sostiene che negli
affreschi si alluda pure ad avvenim enti storici. (Naturalmente essi passana
presso di lui, lo storico dellarte, pi in seconda linea che non con me, storico.
N ella concezione esposta qui sopra dovrebbe essersi trovato un amichevole
accordo.

Glorifieazione della Chiesa e del papa per opera di Raffaello.

1009

il S ig n o re Id dio accorda al successore di colui, al quale E g li ha


fa tto q u esta p ro m essa : Tu se i P ietro e sopra, questa p ie tra edifi

cher la m ia C hiesa e le porte dellinferno non prevarran n o contro


d i essa.
Sem bra quasi una p rovvid en ziale d isp osizion e, che G iulio II, il
fo n d a to r e d ella m ondiale b asilica di S. P ietro, per opera del pi
g en ia le p itto re cristia n o e proprio alla v ig ilia della pi fu rio sa
tem p esta ch e ricordi la sto ria quasi d u em illen aria del papato,
abbia fa tto glorificare la d ottrina del SS . Sacram ento d ellaltare,
che doveva di l a poco essere cos v io len tem en te atta cca ta e la
d ivin a protezion e ch e non vien e m ai m eno alla C hiesa e al suo
Capo.

P a s to r, S toria dei P a pi, III.

(4

APPENDICE
DOCUMENTI IN ED ITI E COMUNICAZIONI
D ARCHIVI

AVVERTENZA

P R E L IM IN A R E

I d o c u m e n ti che q u i riu n isc o h an n o lo sc o p o d i c o n fe rm a re e com


p le ta r e i l stento d e l m io lib r o ; non e n tr a v a n el m io p ia n o un a v e ra et
p r o p r ia c o llezio n e d i d o cu m en ti. A d og n i n u m ero s i d. c o lla m a g g io re
e s a tte z z a p o s s ib ile il lu ogo ove fu tr o v a to . P e r ra g io n i d i s p a z io d o v e tti
essere, p a rc o d i n o te illu s tr a tiv e . P e r ci che rig u a rd a il te s to , io di
re g o la ho c o n se r v a to an ch e la g ra fia d e i d o c u m e n ti e le tte r e , che p e r lo
p i ho a v u ti s o tto g li occh i n e g li o r ig in a li: non h an n o b iso g n o d i e sse re
g iu s tific a ti i c a m b ia m e n ti f a t t i q u a n to a lle le tte r e in i z i a li m a iu sc o le
ed a llin te rp u n zio n e . H o se m p re n o ta to d o v e te n ta i e m e n d a zio n i, m en tre
se n za fa r n e s p e c ia le in d ic a zio n e fu ro n o c o r r e tti e r r o r i m in o ri ed e v i
d e n ti s b a g li d i s c r ittu r a . L e a g g iu n te f a t te d a m e sono c o n tr a sse g n a te
d a p a r e n te s i q u a d re, i p a s s i o in in te llig ib ili o d u b i t i d a u n p u n to
in te r r o g a tiv o o d a un sic! Q u ei ip a s s i, che, o n e l c o p ia re o d o p o , p re
p a ra n d o la s ta m p a , la s c ia i da p a r te a b e lla p o s ta sicco m e non e sse n
z i a l i o non n e c e s s a r ti a l m io sco p o , sono in d ic a ti da p u n ti (...)

1. Il cardinale A scanio Sforza a suo fratello Lodovico il Moro,


reggente di M ila n o .1
Roma, 22 settembre 1484.

. . . Questa m atin a
solennem ente p ub licato li
card1'
de
e l cardle ide

. . .
la S. de X. S. ha pronunciato et
inifrascripti legati videlicet li revml sig.
M ilano legato in Avignone
Girona

Campagna

1 Cfr. sopra p. 215 n. 1 su llimpreciso dato di B u b c a rd o . La presente le t


tera scioglie la questione toccata da H ag en , P apstw ahlen 10. Un giorno prima
annuncia la nomina B. Arlotti in un dispaccio in data di Roma 21 sett. 1484;
I Questa m atina sono stati publicati legati el card, (avello di Bologna, el
card. TJrsino de la Marca, e l Vesconte del patrimonio, Milano dAviniono, No
vara de Perusa, Geronda de Campagna . A r c h i v i o d i S t a t o i n Miod e n a. Secondo gli * .lc ia consist. dellA r e li i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o
partirono per la loro destinazione Areimboldi l] l ottobre, Orsini il 22 dicembre.

1014

Appendice.

el cardle S avello

U rsino
et io legato n el patrim onio.
Orig. a llA r e b i v i o

legato in B o lo g n a 1

la Marcha

di

(Stato

in

M i l a n o , R om a.

2. Il cardinale A sca n io Sforza a suo fra tello L odovico il Moro,


reggente di M ila n o .2
Roma, 2 2 ottobre 14&4.

M olti cardinali oggi hanno v isita to il duca di C alabria. P o i questi


stette per un'ora d al papa.
Io con P a r m a 3 andassim o da la
Sua S. dove era el card. R agona e t poco pose*4 supragionse el viceca n celler 5 et s. P etro in V in c u la 6 e t tu tti insem e andassim o ad casa
del vicecancellero che ne dedi [s ic ] c e n a ,7 la quale fu honorevole et
ben ordinata et sum ptuosa. L a casa era apparata m olto superbem ente et haveva la prim a Sala tu tta ornata de tapezarie h istoriate in
cercho et dreto ad .la sala uno altro salotto circondato tu tto de altra
tapazaria [s ic !] m olto bella con tapedi in terra ben conrespondenti
a li a ltri ornam enti con uno lecto e t c a p [o ]c e lo 8 tu tto p ara to de raso
crem esile et qui haveva una credenza tu tta piena de v a si de argento
et oro, m olto ben lavorati, u ltra li a ltri p ia ti, scudelle e t a ltri v a selli
che erano in grandissim o numero e t cosa m olto Ibella da vedere; et
subsequente ad questo l i erario du altre camere, l una parata de no
b ilissim i razi- et tapedi in terra con uiio altro lecto et c a p [o ]c e lo de
v elato A lexandrino et l altra m olto p i orn ata de le predicte con uno
altro lcto coperto de brocliato doro et la coperta fodrata de sib il
lin e 0 et xranze doro tanto orn ato quanto fu sse p ossib ile con una
ta v o la in rnezo coperta de veluto A lexandrino et scrane 10 ornatissim e
ben correspondenti a le altre cosa.
Orig. dell'A r c h i v i o

dis tato

'7

i n M i l a n o , Cari. g e n . fase. 1J(8 8 -1 i 9 0 .


t

* '

1 Innocenzo V i l i notitc ai Bolognesi la nomina del Savelli a legato della


loro citt con un * breve in data di Roma 25 sett. 1484. Originale n ellA r c h i v i o d i S t a t o i n B o l o g n a , Q. 3. Fin dal seguente anno il Savelli fu
sostituito da Ascanio Sforza. Ofr. il * breve a Bologna del 19 agosto 1485. * Dii),
brev. 1 8 , t . 252. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o e A r c h i v i o d i
S t a t o i n B o l o g n a . (). .1
2 Ofr. sopra p. 216, 321.
3 Card. Selafenati.
4 posa, poscia.
Card. Borgia.
s Car<l. Giuliano della Rovere.
~ Ci ricorda anche L e o s te llo 43.
baldacchino.

9
G i a n {Giorni. <1. L e ti. ita l. XXIX), 451) spiega sib illin e per una delle
tante bizzarre variet di stoffe intessute o ricam ate allora di m od a; efr. Ltrzio-Renikk, I l lusso 13 s.
10 sedie.
>
l .

Documenti inediti e comunicazioni darchivi. N. 3-4, a. 1485.

1015

3. A lessandro Cortesi a Marco Maroldi della B ella,


Maestro del Sacro P a la z z o .1
Roma, 21 aprile 1485.

... Interim quamquam non dubito quin a lii plures ad vos scripse r in t quecumque hic assidue fant, tam en offlcii m ei est certiorem te
reddere rerum earum que m em orabiles videri possint. In predio monachorum Sancte Marie Nove, quod prope viam A ppiani est, baud longe
ab ilio sepulchro, quod Herenniorum et T ulliorum esse litere indicabant, inventum est cadaver integrum, illesum , neque vetustate, neque
aqua que penetraverat in urnam corruptum. Caro ip sa m ollis et coloris
l>ene vivi hom inis cum prim um educta est. D einde aere perspecto contr a x it subnigrum colorem. Res mira videbatur quia etiam in fu la capiti
lo n d u cta aureis quibusdam lbulis ornata et serico intersecta filo
superstes erat. N am cadaver etsi m irab ile est to t annos conservatim i
esse non e st inauditum . Omnes enim scriptores narrant posse id fieri
et apud E gip tios in usu fu isse memorant. V ulgus hic in urbe arbltratur
liquorem ilium quo perunctum totum cadaver et q u a si picatum est, ex
m irrila et aloe confectum, doctores oleum cedrinum id esse p utant, sed
m ixtum fortasse. N am est crassum velu ti glutinum quoddam odore gravi
et quod late om nia im pleret; plures arripuere ex eo qui fOrsitan ad vos
m ittent. O quam vellem affuisses. R elatum e s t in urbern et in O apitolio
positum m axim a cuiusque generis turba com itante. Ego et v id i locum
in quo repertum est, et te tig i crines, ora, genas; facies est lib eralis,
rotunda, pingu is, forme adm irabilis membra om nia veluti succi piena
et viven tia; eam feminam esse liquet. O bstupui sane et obstupuere
omnes qui videre. N am argum entis probabant eruditi, quod et ego con
firm avi: vel antiquissim um hoc esse cadaver quoniam inter sepulchra
v etu stissim a vie A ppi compertum est, sim ul quod ante tem pora L. S iile
mos Komanus corporum servandorum fuit. ipse L. S iila comburi fecit
sese veritus talionem , quia M arii cadaver eruerat, quod postea secuti
sunt R om ani omnes. Ig itu r hoc ante S iile etatem condi tum fuit. Sed
ego ut dicam quod sentio: non puto deprehendi p osse n isi littere indices
inveniantur, qtias aliqui subreptas una cum marmorea tabula putant.
S crip si plura forte quam oportelbat; sed hoc desiderio tu i fit, cum quo
vellem colloqui de h is rebus quibus preclara ingenia delectantur. Y ale
Rome die 21 a p rilis 1485.
Cod. Ashburnh. .1637, p. 107.

Bibl.

Laurenzlana

Firenze.

4. In nocenzo VIII a C. B a n d in o .2
Roma, 12 ottobre 1485.

Cesario B andino de C astro P lebis com m issario nostro.


Con
fisi de prudentia et d iligen tia e t fide et in m ultis rebus probata in
d ustria te eonunissarium nostrum m ittim us ad conducendum dilectum

i Cfr. p. 289 n. 3. U g h e e x i IX, 3 3 2 si;


- Cfr. sopra p. 221.

M o r o n i,

XLI, 212.

1016

Appendice.

filium nobilem virum Robertum de Sancto Severino et eius copi a s quo


per loca S. R. E . tran situ re sunt.
D at. Bom ae X II. octob. 1483.
P ontif. n ostri anno secundo.
Lib. brcv. 19, f. 17b. i A r c h i v i o

segreto

pontificio.

5. Innocenzo V i l i a R ob erto S a n sev erin o .2


[Roma, 30 ottobre 1485).
D a lla lettera di Roberto il papa lia v isto che giunto a Cesena :
de quo vehementer sumus detati. E t quoniam d icis te per unum
diem velie ibi commorari et quiescere, deinde raptim venire ad Nos,
hortanm r nobilitateli! tuam quanto possum us studio u t statini hue
venias quia hoc adeo im portai, ut n ih il su p ra.
L ib. bre<\. 19, f. (34. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

6. Innocenzo V i l i al cardinale G iuliano della R overe.


[Rom a], 11 maggio 1480.

I l papa elogia l a ttiv it del cardinale.


Qui a Roma nulla
avvenuto: niediocriter omnia se liabent: quid futurum inrertum
habem us .
I l duca di Lorena non ancora giunto.
I l cardi
nale pinga il duca alla venuta.
Lib. rrev. 19, f. 363. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

7. J . P . Arrivabene al m archese di M a n to v a .5
Roma, 11 agosto I486.

In questhora I I I I de nocte s conclusa a stip u la ta la pace in


presenzia de li rmi Mons. de N ap o li, M ilano, S. A ngelo e Y esco n te6 col
mandamento solum de esso cardinale Y esconte quanto sia per lo stato
de M ila n o .7
Orig. allA r c h i v i o

Gonzaga

in

Mantova.

1 Nel medesimo luogo trovansi anche i seguenti brevi al proposito: f. 18*>:


( 1 2 ott.): vada incontro a Roberto Sanseverino
e si dia cura delle sue truppe; f. 2 0 : R oberto de Saneto Severino, dat. u t s.
( 1 6 ott.): N icolaus B uceiardus no ut e r sec. cani, affini gli riferir alcune cose
e gli presti fede; f. 3 2 : D uci F errarle, dat. u t s. ( 3 8 ott.): lo ringrazia davfer
concesso volonterosamente il passo a Rob. Sanseverino ; f. 3 3 b ; R oberto de
Sancto Severino, dat. u t s. ( 2 9 ott.) : H eriux A eciaiolus gli comunicher alcune
cose.
G ubernatori Ccscnac, dat. u t. s.

Cfr. sopra p.

221.

3 C f r . S ig is m o n d o

be

Conti I, 238.

1 Cfr. sopra p. 2 2 5 .
Cfr. sopra p. 2 2 8 .
Cavafa, Arcimboldi, Michiel e Ascanio Sforza.
? Cfr. il * dispaccio dellA rlotti in data di Roma 12 agosto 14S6 : Io non
dico altro per questa excepto che questa nocte passata a hore quatro fu con
clusa la pace. Deo lau-3 . A r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a .

Documenti inediti e comunicazioni darchivi. N. 8-9, a. 1489, 1490.

1017

8.
A n n otazion e di N iccol F ran co, V escovo di T reviso,
su un colloq u io privato con Inn ocen zo V i l i , d e lll l o tto b r e 1489. 1
(R om a], 11 ottobre 14X9.

Suiu sta to lungam ente cum La S ta del X. S. a l foco private et iloiuestice, risponde Sua B eatne che e conscio del bon anim o et opera
in terp osita per quella illma S. per sedar le cose sue et de S. ecclesia
.<11111 regc Ferdinando et dolese non poco che liabi deluso cusi com e
se dice haver facto et sempre Sua B ne f u de questo animo che m iss.
Marco A ntonio M oresino non operaria cosa alguna oh fa lla tia s ip siu s
regis, ma ben se ingegnarla de ten irlo per sm achar M ilano et Signor
Ludovico et a ltri potentati dem onstnando q u a l e quella se degna andar
a casa sua et dem onstrar far lega soto mano. Quanto al p ig lia r de li
signori <li Bom agna, la sua S,a non desidera altro et m olto piacerla
che quella ili"1 S. li p igliasse ad com m uni stip en d ii et che l horm ai
tre anni vel circa che ha in sta to et dal canto de nostra Sria Bevma e
stato so llicita to grandem ente, tamen mai quella S rl" ha voluto com pia
cere de cosa alcuna, et questo sempre disfarcendo [? ] vel dicendo che
acceptando questi Signori paroria a li altri potentati che ep sa illma S.
volesse su scitare scandolo in Ita lia vel seano excu sati che l era lo in
verno et non essere tempo da tuor sold ati et cusi ino per una via, ino per
unaltra m ai hano geluso [ ! ] . E t sem pre sua Sta sempre sta ta con
stante e t qwelJa-tesideirava qiresto perch ad fu r ie im provise et repen
tine se havesse precluso li p assi come intervene ad epsa I lllna Signoria
de Todeschi li quali anchor m inazano et voriano diffinition di quelli
castelli, ma Sua Sta vede m al el modo quum non producantur iura et
sim iliter al re de TJngaria el qual ha el stornatilo grosso contra epsa
1111* Signoria et adesso manda el stendardo al signor da Camariii ere.
Commiss. S. 1>. N. Papae ad episc. Tarvisrn. Cod. 90, p. I f. B i b l i o t e c a
c i v i c a

di

V e r o n a .

9. B on fran cesco A rlotti a Ercole, duca di F e r r a r a .2


Roma, 20 settembre ,1499.

HJ10 m io Sre. In questa liora XXI s e levato rumore subito et


insperato chel pai>a exp irato lic e t est in expirando per cataro sopravenuto, essendosse prim a ditto li ve ri a questa m atina hel staseva
lien et a m i per bocha del cardinale Beneventano, el quale cu si cre
deva, im o diceva lo dovesse per p arte scrive [re ] a V. Ex*. H-ora
questo accidente ha in ganato la b rigata et in gratia de V. IIlu ma S.
me recomaiido. B a p tissim e . . . E l conte de P itih ilg ia n o venuto et alogiato aia cam pagna qui fuora de Roma. P er lo sim ile li cardinali
veneno a fuora. Scrivendo Jinibasiatope Veneto me fa dine ut sopra
et che s e tem e non serra vivo de m atina; dio ce a iu ti quia angustie
sunt. u n d i q n e . . . 26 settemlbre 1490.
E. V. 111. D. D.
Servulus B. episcopus B egien sis
propria maini.
1 Cfr. p. 240, n. 3.
2 Cfr. sopra p. 243.

1018

Appendice.

[A tergo:] 111 principi et


Duo meo colmo.

exm o

Dno D. Herculi Estens. duci Ferr. etc.

O rator d ucis F errarie fa ciet diligentiam ,


su'bito subito. F errarie.
Orig. all'A r eh i v i o d i S t a t o in M o d e n a .

10. R ela zio n e m ilanese su lle io rze dei partiti


n el c o lle g io c a r d in a liz io .1
[Roma, sett. 1490], *

X oinina

cardinalium :

E p iscop i :

Vicecanc. 2
N a p o li3
S. M a r co 4
B alu a 0
S. P etro ad rincula 6
S. M aria in porticu;
Paebyteri : U lixbona 8
S. A ngelo 9
8. Clemente 1f
R eca n a te11
C on te12

Parma' 13

D iacon i :

B e n e v e n to 14
A leria 15
S. A n a sta sia 16
Zenova ; 17
Sena 13
S. Georgio 19
Savello
Collona
U rsino
A scanio.

V o c e s q u i a d h e r e b u n t A s
c i a n io:
V ice ca n c.2
N a p o li3
!
Q uesti li
C on te12
P an n a 13
m etto per
certi
A leria 15
S avello
S. M aria in porticu 7
S. A n a s ta s ia 16 ]
De questi ne cre
S e n a 18
(
do bene, pur non
S. Georgio 19 (
affirmo.
U rsino
V o c e s S. P e t r i a d v i n c u l a :
S. M arco 4
B a lu a 5
U lix b o n a 8
S. C lem ente10
R echanate 11
Z en ova17
S. A n g e lo 9
B en ev en to 14
Collona.

i Ofr. sopra p. 321.


- R. de Borgia.
3 Oarafa.
* M. Barbo mor li l marzo 1491 (vedi C o n t e l b i u s 61), per cui io col
locai l appunto al principio del 1491, quando 11 papa era m alato; y. sopra
p. 243 s. 321. D el resto potrebbe anche essere stato redatto nell'autunno del
1490, quando il papa era inferm o (cfr. sopra p. 243 s.) o, se si vogliono cal
care, le parole intorno al card, d e Medici, al principio del 1490.
5 Balue.
13 iSclafenati.
Giuliano della Rovere.
n L. Cibo.
Batt. Zeno.
i<> Ardicino della Porta.
8 Costa.
io A. Pallavicino.
9 Michiel.
i" Fregoso.
Domenico della Rovere.
18 Piccolomini.
11 Basso della Rovere.
19 Raffaele Itiario.
12 Joh. de Conti.
* Cfr. P ic o m , G iovanni de' Medici, 13, n. 2.

Documenti inediti e comunicazini d'archivi. N. 11, a. 1492.

019

Lo figliolo de L oren zo1 non credo liab ii ad intrare in .conclave :


a ss y sera che l adm ettano per cardinale.
La sorte per quello
che io posso indicare sera sopra U lix b o n a 2 o vero lo cardle de A leria 3
et p i presto de ambe dui verr sopra U lixbona per m olte ragione
>alvo se il caldo de q [u esto ] illmo stato non a iu ta sse A leria.
Orig. a llA r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o , Cori, gen, Raccolta dei
documenti senza data (una mano posteriore del secolo XIX ha scritto su l do
cumento : 1490-1500).

11. G iovanni Andrea B o ccaccio, vescovo di Modena


alla duchessa Eleonora di F e rr a ra .4
Roma, 4 agosto 1492.

Illu strissim a Madama m ia . . .


A questo pontificato m olti con
corrono et per lo prim o A leria 5 per ,la p arte de A seanio, et certamente
etiam per lu n iu ersale et omnium desiderio per la stimma (bont s o a ; 0
item N eap olitanu s 7 abenche il Ee li obsta m olto, n lsl s ii fictio, ad ci
che q ualchuno declina in lu i per indignatione concetta contra soa Maesta
che voglia dare lege in electione suprem a; quando pur se intenda esser
il vero eliel E e non voglia N apoli, m olti che havevano d rizate il pen
siero in a ltr i lo convertirano in lu i; quid dieam nescio, vulgo et scripto
dici tur vhel homo una m ala bestia.
Heri publice se disse che A seanio
se voleva fare papa coni pregare ciascuno seorsum che li volesseno dare
la voce soa m orta id est dopoi la prim a, et il signore Ludovico bavere
scritto per T ottavilla al castellano de Sancto A ngelo con grandissim e
prom issione de capello rosso et altre buone conditione, cliel volesse fare
del castello la volunta del dicto A seanio; piena est tota civitas et Ro
mana curia hoc rumore seu fam a, non se crede pero per li gravi, tuta via
non se discrede. I l vicecancellero segui per potentia de partidi, il pu
contentare la b rig a ta de m olte digne cose: primo coni la cancellarla,
ch' uno altro papato, la tem poralit chel ha de doe cita videlicet cita
C astellana et X epe com rocha Suriana, ch' una aquila fra le terre de
la chiexia, una ab b atia a l A)quila de valu ta de 1000 ducati, ad A lbano
appressa a Eom a una a ltra sim ile, in nel Reame due magiore, il veschovato de P orto 1200, l abbatia de Sublacho pur in le porte de Eom a com
22 ca ste lli de valu ta de 2000.
In Spagna sine fine dicentes X V I veschovati d ign issim i e t optim i l i ha senza le abbatie e t m olti a ltr i boni et
degni beneficii; prim o li ha il veschovato de Valenza de valu ta de
XVI' ducati, quello de Cartagina 7"', quello de Maiorcha V Im, labbatia

1 Giov. d e Medici ; cfr. sopra p. 312 s.


- Costa.
3 Ardicino della Porta.
4 Cfr. sopra p. 333.
5 Ardicino della Porta.
0 Cfr. T huasne I, 577.
7 Carafa.

1020

de V aldina appressa a V alenza coni m olti et m olti v a ssa lli 2000. Segui
etiam la concurrentia il Savello, U lisbona 1 inter primos, item Siena, e t nunc Sancto A ngelo; 3 aliqui loquuntur de Januense, * che non cade
in m ente a la b rigata e t ancha se p arla m olto et tuta via de San Cle
mente, 5 et osi de Sancta M aria in portico; 6 tu ti questi se sono molto
arm ati in casa loro, ne vana voce le case loro fossono poste a' saco come
gi stato facto, klest de quello facto papa interdum m aliciose se
cridara papa il ta le et non il vero se fa ad effectum per bavere pi
preda: et demum unus accipiet bravium. E t potria essere forte Spirita
Sancto chel tocharia al p atriarcha de Y e n e tia ,7 el qual entro heri, et
limlie post m issam exequiarum il fu r e c e [v ]u to dal sacro collegio come
cardinale; il Savello et Collimila li andorno obviani in questa matina
a la casa soa a condurlo a San Pedro.
In secretis se p a rla anche de
San l edro in vincula 8 et come lio dicto solimi unus ex tot concuiTentibu s accipiet bravium , n isi cadat ex scissu ra et per scism a inter p lu res
come gi sta to fatto, et q uasi tem poribus n ostris; ordinato che la
nova del futuro pontiflce debia esser a M ilano fra x l hore; far la
d ilig en tia m ia, si aliter erit non mea culpa . . .
Rome, 4, augusti 1492.

ExceH entissim e dom inationis vestre lium iliter


servus Joan n is A ndreas episcopus M utinensis.
[A tergo:] Illustrissim e ac excellentissim e domine domine Eleonore
<la Aragonia ducisse F erran e milii domine singolarissim e.
Orig. allA r c h i v i o d i |S t a t o i n M o d e n a , Cancelleria Due,ale; Dispacci
degli O ratori E sten si a Rom a.

12. Valori a F ir e n z e .9
[Rom a], 10 agosto 1492.

Magnifici domini mei observandissim i etc. Le S. Y. per la mia


de Y I haranno in teso come e sri car1* intrarono in conclave. D ip o i non
ho scrip to alle S. V. aspectando ad o(gni hora d i bavere nuovo ponte
fice; et vedendo sop rastare a lla electione p i che il consueto, mi parso
spacciare la presente chevaloa.ta bench pocco habbia da d i r e . . . Da poi
poi che e sri e car1' intrarono in clausura per qualche in d itio si inteso
come hanno facto due sq uittin m ercoled et. gioved m attina et stamani
hanno facto il terzo, et bench sia d iffid i cosa intenderne il vero, pure
si ritraile che tra loro sono in discordia non pichola; et non di i n a n e l l o
il car,e di N apoli et di Lisbona hanno p i voti che nessun altro. Questo
1 Costa.
2 Piccolomini.
3 Michiel.
4 Fregoso.
6 Domenico della Rovere.
6 Zeno.
T Gherardo; cfr. sopra p. 32!) s.
* Giuliano della Rovere.
Cfr. sopra p. 333.

Documenti inediti e comunicazioni darchivi. N. 13, a. 14!)2.

1021

quanto p artichulare si intende. I l conclave, come sanno le S. V . secretissin io et con grandissim o ordine ghovernato.
llo g g i si com in
ciato ad extrem are loro il vieto n s i dar pi che una sola vivanda et
da luned in l, in caso non habbino facto la electione, non si dar loro
a ltro che pane, vino et acqua, secondo che ordinato p er i sacri canoni.
Et i p relati, noi am basciatori et baron i et cittad in i Romani che siam o
a lla cu stodia del conclave seguirem o questo ordine, n ]tcr alchuna
sp etie di discordia sia intra loro car11 haviarno giurato m ai m utare senten tia, et l au torit che in questo c a i liaviam o sopra e car11 useremo
come ci concessa: et in questo modo saranno constrecti provedere di
nuovo p astore sanza m olto i n d u g i o . . .
La terra q uietissim a, n se
intende u vede cosa da fare tum ulto et questi s ri baroni, m axim e il
s. V irginio, sino a qui non si potrebbono portare m eglio, n m ostrarsi
pi u n iti alla co n servatan e d i queste cose.
I l palazo et il borgho di
San P iero sono benissim o guardati: nel borgho continuam ente stanno
arm ate alla guardia due squadre di gente darme, oltre a lalt* fan
terie, et ogni x ore si m utano.
I l conte di P itig lia n o et li a ltr i conductieri d ella C hiesa sempre sono a cavallo; et per non da dubitare
d' alchuna alteration e in questo tem po del co n cla v e.. . Due giorni fa
arrivorono ad H ostia cinque ghalee Genovesi, le quali per quanto m i
habbi decto il majg00 111. Stephano Taverna, ha m andate il s. Lodovico
a stanza del rmo monre A seanio per potersene servire in ogni suo caso:
per non esservi su m olto numero d i fan ti, qui ne tenuto poco conto.
D icem i ancora il (p* 111. Stephano che per a ventura decte ghalee anderanno ad u nirsi con la arm ata d ella Mt IJega, non ne essendo di b iso
gn i q u i . . .
o i l voglio la ssa re di dire alle S. V. che il d inftnzi
che e caru in trassin o in conclave cavorono della heredit del papa ar
genti per X I I m due. e q u ali si d istribuirono fra XIII card11 che dovevono b avere d a lla C hiesa p er d iverse c a g io n e. . .
MI Cam illo Pandoni
m andato a lla Mt del Ee arriv qui due giorni sono, n per ancora escie
di casa perch alquanto indisposto duna gamba . . . Com questa sar
un piegho di lettere di 111. P iero A lam anni. A ltro non ho da dire alle
S. V. all e q uali del continuo m i raccomando. E x custodia conclavis
die x. au gu sti 1492 hora xvta.
Servus Ph.v. V alorius or.
Magnifici dom inis octoviris practice reipublice F iorentine,
dom inis m eis osservand.
Florentie.
Orig. allA r c h i v i o d i S t a t o i n F i r e n z e , R iform agioni. O tto iM
Pratica.
Carteggio. Responsive. No. 8, f. 428.

13. A m brogio M ira b ilia 1 a Bartolom eo C a lc h u s.2


Itoma, 13 agosto 14!)2.
Ila. ottenu to da'l nuovo papa la refermii di questo officio per
a l t ri sei m esi p e r la via del . . . Mons. A seanio, quale s ta to causa
1 Eques ac aline urbis senator
- D ucalis primus secretarius . Cfr. p. 341.

Appendice.

1022

luy isolo de farlo papa 1 corno sono certo <la V. M. ne sia pienamente
inform ata et per ta le cosa la Sua 111. e t R a Sria ne lia acquistato tanto
credito et reputatione tehel non se poterebe d ire ne scrivere in modi)
che reputato non solum il prim o apresso a lla Sua Sta, m a reputai >
cpine papa .
Ie ri sera i conservatori e cittad in i (800 cavalli) and:i
rono con fiaccole dal papa.
Ie ri la citt era p ien a de fochi et altri
falodi .2
Orig. allA r c h i v i o

di

Stato

in

M i l a n o , Cari. gcn.

14. Taddeo V icom ercatn s a M ila n o .3


Venezia, 1 8 agosto [1 4 9 2 ] .

venuto un corriere da Roma : P oi d isse chel se diceva per Roma


anchora p u b ica m en te che la voce del rmo m onsre el patriarcha 4 d i quest
terra era stata causa chel pt0 m onsre rrao vicecancelliere fosse electo in
papa e t che ad dare la voce sua al vicecancelliere era inducto per via
de trib u ti da quelli m ando questa Srla seco et m axim e dal secretari<'
di questa Sria havendo lh ori operati in questo acto tu tto el contrario diquanto ha ve vano in com m issione da l e i . . . . Ie r i tei fu consulta sulla
cosa.
Orig. allA r c h i v i o d i

Stato

in

M i l a n o , C a r i . gen.

15. P apa A lessandro VI al vicecancelliere cardinale A scanio Sforza.


Roma,

26

agosto 1 4 9 2 .

P apa C alisto I I I abbisognava di denaro per la guerra turca. Perci


vendette a lu i (in m inoribus), che allora era cardinale vice cancelliere
((domimi seu domos p osita s in urbe in regione pontis prope ecclesiam
s. B la sii, in qua vel quibus publica secca 6 ab antiquo tem pore ten eri et
exerceri consueverat et que m anifestain ruinam m inabantur, cum suis
confinibus ac curia, au la, cam eris, terrenis, orto, p teis et cistern is .
I l prezzo della com pra im port 2000 flor. a u r i . . .
E t deinde cum
sicut evidentia fa c ti notorie dem onstrabat refectione ip siu s domus,
quam a fundam entis de novo quasi per totum reedificaverim us, maximum
sumptuni feceram us et in apparati! cla ssis m aritim e, quam P iu s II.
contra Turchos m overe intendebat. unam galeam optime d ispositam et
arm atam exp en sis n o stris in eadem cla sse m ittendam paraveram us , 7
cos P io I I conferm la vendita fa tta da C alisto I I I ,8 come anche P a o lo I I

1 'Ofr. sopra p. 338 s. e in proposito ISa n u t o , Spediz. 57 e il sonetto del


P is t o ia in. A rd i. V eneto XXXV, 209.
Ofr. sopra p 341.
Cfr. sopra p. 38t>.
Card. Oherardo.
Ofr. sopra p. 320 e 334.
Zecca.
Cfr. il nostro voi. II. 247.
Con * bolla data F a b ria n i 6 Id . J u n ii
blioteca Vaticana.
2

3
4
5

; v. Cod. Fai. lat. 9J88, B i

D ocum enti inediti e comunicazioni darchivi N. 16-17 a. 1492.

1023

q [u a ] nos domimi predictam sublim i e t egregio opere reedifican feceram us et in h iis majgnam pecunie quantitatem exposueram us . Anche
Innocenzo V i l i conferm la Vendita .
Egl i (A lessandro V I) dona ora
questo palazzo a l cardinale A. Sforza: attendentes quod tu in dieta
urbe n ullam propriam habitationem habes e t considerantes quod propter
tuam erga personam nostrani precipuam devotionem ac sin gularia per
te nobis im pensa obsequia plurim a a nobis m eruisti volentesque prnpterea vicem gra titu d in is im pendere . . .
D at. Laterani 1492 sept. cal.
sept. P. N . A. Io.
Conc. R egest. 869, t . 35. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

16. G iacom o T rotti al duca Ercole di F erra ra .1


Milano, 28 agosto 1402,

Oggi v is ita i l iu viato veneto che non contento dellelezione papale.


Venezia non s a llieta ta d ellelezione, m a non prova neanche alcun di
spiacere sebbene il Cardinal veneziano Gherardo abbia deciso l elezione
di A lessan d ro V I : (il suo carle patriarcha stato quello che lha facto
pontefice) asserendo che cum sim onia et m ille ribalderie et inhonestate
si venduto il pontificato, che cosa ignom iniosa et d e te sta b ile 2 et che
sua M agtia se persuade che quando F ranza et Spagna intenda tale exorb itan tie recusara d arli la obedientia et che bene Sua B n,; cum presenti
ha gratificato m u lti cardinali che etiarn gli ne sono rim asti dece senza
gratification alcun a et m alcontenti .
Orig. allA r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a .

ft
17. P apa A lessandro YI conferisce a Cesare Borgia
il vescovato di Y a len cia .3
Roma, 31 agosto 1492.

D ilecto ili io C esari electo V a le n t ...


E gli, il papa, ebbe fino
allora il vescovato d i V alencia. Ora per, essendo questo vacante per
la sua elezione a pontefice, eg li rivolse il suo sguardo a Cesare, electus
P am pilonen. quem tunc in decimo septim o vel circa tue eta tis anno
con stitutum f. ree. Innocentius papa V i l i , predecessor noster ecclesie
P a m p ilon en si ord. s*1 A ugu stin i . . . acbninistratorem in sp iritu alib us
et tem poralibus . . . constituit et deputavit ac quam primum dietimi
vicesim um septim um annum a ttig isses ex tunc eidem ecclesie Pampilon en si de tu a persona providit teque illi p referii in episcopum et pa-

1 Cfr. sopra p. 336, 345.


2 I> parole da cum fino a detestabile presso G r e g o b o v iu s , L ucrezia 43.
3 Cfr. sopra p. 349. 'S a n c ii i s y S iv e e a (pag. 2 1 ) ha trascurato questa
nostra stampa del documento.

1024

Appendice.

s to m a
Poich ha esercitato la u d a b ilite r la cura di quel vesco
vato ed ha circa 18 anni (e t a d p r e s e n s in d ecim o o c ta v o v e l circa 1 tue
c t a t i s an no c o n s titu tu s ). gli conferisce il vescovato di V alencia. D a t. Rom'tn; U fi* i>rid. cal. s e p t.
Conv. R egest. 772, f. 133. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

18. Papa A lessandro VI n om in a cardinale Juan B o r g ia .2


Uoma, 31 agosto 1492.
D ii. tilio Joh. tit. S. Susannae presbytero ca r d in a li. . . . Ricorda
g li sta tu ti della cap itolazione elettorale sui nuovi cardinali, nel numero
dei quali debbono accogliersi solo uom ini egregi: attendentes quod tu,
qui ecclesie M ontisregalis ordinis s. B enedirti hactenus laudabiliter
p raefu isti . . . Inibita super h is cuin eisdem fratrib us n ostris deliberation e m atura de illoruin unanim i consilio e t a ssen su lo nomina car
dinale...
D at. Roniae 1492 prid. caL sep ten ili.:: P . N. A. 1.
F irm ato da: Ego A lexan d er cath olicae ecclesiae episcopus manu propria.
Ego O liverius episcopus Sabinen. S. 1!. E, card. N e a p o lit.1
m anu propria.
Ego Joh. episcopus Portuen. card. S. A ngeli. 5
G. episcopus A lban, card. l'lix b o n .6
H ier. episcopus Prenest. card. R a ch a n a t.7
Ego D. tit. s. C lem en tis.8
P.
s. S ix t i .9
Jo. s. V ita li .10
Kgo Jo. J a . card. P a rm en .11
L. tit. s. C e c ilie .12
A. s. P r a x .13
1 Questa aggiunta non rende certo ]>ossibile una valutazione rigorosa di
questo passo per computare la nascita di Cesare, ma la notizia pi favore
vole all'anno 1475 da noi accolto sopra p. 319, n. 5, che al 1476.
- Cfr. sopra p. 349.
3
Cfr. sopra p. 349. H a y .v a l d , che ebbe sotto gli occhi il medesimo volume
dei registri comunicando 1492, n. 30 un passo del decreto, da erroneamente la
data Col. Septcm b. N eiroriginale per sta chiaro Jridic Cai. sept. Che real
mente la nomina avvenisse il HI d'agosto lo dicono non soltanto gli estratti in
Coti. X X X I I , 2)2 della B i b l . B a r b e r i n i i n R o m a , ma anche la **reiazione B1 agosto 1492 del Boccaccio da me citata a p. 349. A r c h i v i o di
S t a t o i n M o d e n a.
* O. Cara fa.
5 Giov. Michiel.
G. Costa.
7 Girolamo Basso della Rovere.
* Domenico della Rovere.
P. Fregoso.
G. Conti.
31 S c i a f e n a l i.

12 Lorenzo Cibo.
13 A. Palla vicino.

Documenti inediti e comunicazioni darchivi. N. 19-20, a. 1492.


E go

102

F . cardlis S en en .1 manu propria.


B. tit. s. G eorgii ca m era riu s.2
Jo. B. card, Sabellis.
Jo. card, de Columna.
B.

de U rsinis.
A s. Mar. vicecancell.
F . card. Sanseverinus.
C ollationata L. Podocatharus.
vis. M. de Thebaldis.
P. Tuba.

Conc. R egest. 869, f . 51. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

19. P apa A lessandro VI a Jofr B o r g ia .3


Roma, 31 agosto 1402.

G auf rido de B orgia clerico Bom ano n o ta r io . . . . I l papa confe


risce a Jofr B orgia di circa 12 an ni (in X I I . a n n o e ta t is v e l circa
c o n s titu tu s ) la . p arrochialis ecclesia de Incha, M aiorioeii. dioc., quam
dii. filiu s C aesar electus Valentinuis, quem liodie adm inistratorem ecclesia e V alen tinae per assum ptionem nostram... vacan tis in sp iritualibus
e t tem poralibus usque ad certuni tem pus de fratrum nostrorum consilio
constituim us et deputavim us ac deinde de persona sua illi providim us,
ex concessione et d ispensation e ap ostolica in commendam ob tin eb a t. . .
D at. Romae 1492 prid. cal. septemb. .
Conc. R egest. 772, f. 57b. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

20. F loram on te B rognolo al m archese di M antova. 1


Roma, 31 agosto 14i>2.

I l l mo S r mio.
Dom enica p assata fu coronato nostro S re cum
m azor pompa e cum mazor trium pho che sia m ai stato coronato pont
fice a n ostri tem pi. Tute le strade per .le quale and sua St erano co
perte de p ann i e t aparate de p ann i de razo, che dur circa due m iglia;
per le strade furono fa tti d i m olti archi trium phali m olto sum ptuosi e
b elli cum can ti e soni; fu a questa coronatione tu ti li baroni de Roma,
et ST de Camerino, li B aglioni, q uasi tu ti li prin cip ali da Perusa. La
m atin a Sua St disse la m essa a bona ora in sancto Pietro, p oi proce
d ette a la coronatione secondo usanza e fu consum ato tuto quello d in
can ti soni et altre feste; e Sua St dette de m olti denari segondo el con
sueto. La sera circa due ore di notte Sua St torn a palazo acompagnato quasi da tu ti li cardinali cum infiniti dopieri: e cosi fu finita la
i
z
3
*

Fr. Iiccolomini.
Raffaele Riario.
Cfr. sopra, p. 320, 359.
Cfr. sopra, p. 335. 341 e

P a s t o r , S to r ia d e i P a p i, I I I .

H acen,

P apstivahlen 23 s.

65

1026

Appendice.

festa ; m a so ben di re a la E x tia V. che tuta la corte era morte [sic!]


di straccila per haver havuto tu to quello d m olte incom modit da pol
vere, sole et a ltr i fa stid ii; p en si la E x la V. che cose Sh a cavalcare
otto o diece m ilia ca v a lli tuto uno d per una terra stretti a quello modo.
E l card10 U rsino a h avuto la p ossessione de Suriano, forteza de le pi
im portante che sia in questo stato... E l card10 Colonna a havuto la pos
sessione de la ab atia (de S-ublaco, che a 14 fortezze fra le terre sue e vicine
a Roma... E l card!e S avello per ancora non a havuto ila p ossessione de
C ivita C astellana, forteza etiam im portan tissim a, che li era sta ta pro
m essa, et quasi ognuno crede non la debba p i bavere; de le altre co?'1
l i erano state prom esse fin qui pare non ne venga alcuna a luce una
ab atia che li era sta ta prom essa nel Reame o inteso chel Re a scritto
chel non li dara m ai la p ossessione ne di quella ne di altra cosa chel
liabia n el paese uso; uno episcopato l i era stato prom esso in Spagna, e
p a n n i pure ohe li oratori del re habiano d itto che la Mt Sua non li
dar m ai la p ossessione; in summ a fin qui non intendo che Sua S. habia
havuta cosa alcuna. Io non scriver altrim ente a la E x la V. quello
habiano liavuti li a ltri card in ali perch seria una cosa infinita; molte
altre forteze sono state d istrib u ite fra loro, m a non essendo Romani
p ost m ortela sua ni tom aran n o a la sede apostolica... Rome ultim o au
gusti 1402.
E . E x. V. serr Floram ontus Brognolus.
Orig. a llA r c h i v i o G o n z a g a

in Ma ntova .

21. Papa A lessandro VI a Jofr B o r g ia .1


Roma, fi agosto 1493.

D ii. fili Ja u frid o de B orgia, dom ieello Romano... . In cip it : Illegitin ie genitos... A ttendentes ig itu r quod sicu t habet fide dignoruni
a ssertio nosque etiam novim us tu, qui defectum n atalium pateris de
nobis tunc episcopo P ortuen. S. R. E. vicecancellario genitus et de muliere vidna, defectum huiusm odi h onestate morum et vite aliisque proIbitatis e t virtutum m eritis m u ltip liciter recom pensas , ilo legittim a
m o tu p ro p r io ...
D at. R om ae apud js. P etru m 1493 octavo id us au
gu sti P. J. A . 1.
Cone. R cgest. 869, f. 83. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

22. Stefano Taberna 2 a M ila n o .3


Roma, 24 settembre |1493.

. . . S i intende che S. P [ie tr o ] in v [ in c u la ], quale a M arino et


giucava quando hebbe la nova de la creatione demonstr grave conunotione d i animo et nondimeno volse fare prova de perseverare al giocho,
ma la perseverantia fu di brevissim o sp atio et levandosi si ridusse et
1 Cfr. sopra p. 320.
2 Taberna era di nobile fam iglia milanese : fu vescovo di Parma dal 149T
al 1499 ; f 1499. Cfr. U g h e l l i II, 133. Arch. stor. ital. X V III 2, 28.
3 Cfr. sopra p. ,368. La presente relazione di molto valore per la crea
zione del settembre 1 49B , d i c u i B r o s c h 5 5 non ha riconosciuto limportanza.

Documenti inediti e comunicazioni darchivi. N. 23-24, a. 1493

1027

recluse solo in la camera sua et cominci ad exclam are et m ugire, et


la ltr i lieri li sopravenne la febre, de la quii le era stato libero alchuni
giorni et com inciava ad rihaversi, ile la quale febre non si poi mundato. N ap oli anche dem onstr m irabile alteratione de animo, ma la
coperse m eglio. S. A n g elo 1 sta pur grave et non ili fu la ssa to intendere
la creatione. D a G en o v a 2 et Conti, quali erano qui et seguirono la dureza de N apoli, si tiene cosi poco conto in questa corte che de la actione
loro non si parlato. Non si sa an ch e...3 de la intente cum la quale stano
li cardinali a'bsenti, quali sono stati oppositi, m a si conjectura che li
sera m olto doluto la perdita, et m axim e ad U lisbona et Siena,4 qual a sp i
rano al papato, possendo conoscere asay al loco, dove si trovano, se
m isurerano .la perdita loro et la victoria che li op positi soy; vera
m ente cosa da non possere ben scrivere la reputatione et la gloria quale
ha portato in corte questo prospero successo a lla Cels. V. et Monsre Rmo...
Lo arcivescovo et cardinale de V alen tia ancora fora di lom a et N. S.
ge lo la ssa ex industria perche li cardinali novi lo visitin o de fora infra
li qutajli il F arn esio ha fa cto p rin cip io questa m attin a essendo andato a
C aprarola... p er visitarlo... . G li a ltr i lo visiteranno, forse anche
A. Sforza.
Orig. allA r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o , C art. gen. (sta per sbaglio sotto
l anno 1495).

23. Il cardinale A scanio Sforza a suo fratello Lodovico Moro,


reggente di M ilano. 5
Roma, 28 settembre 1496.

. Questi cardinali oppositi continuano pur in segni de m alo


anim o verso N . Sre et N apoli non si reduce benche la Sua Sta servi
verso lu i modi m ansueti perche si reconoscha. U lisbona ha licen tiato
m olti de la fam iglia sua et si dice che si vole segregare et andare ad
stare a M onte O liveto in Toscliana. S. P [ie tr o ] in v in c [u la ] del
anim o consueto. Genua et Conti li seguono. D i 'Sena non si ha altra
noticia. Queste cose fan o pur star N. Sre ili qualche suspensione et
dubio che le potesseno reuscire ad qualche ischandalo et pero la Sua
Sta sta in expectatione de intendere sopra epse el consilio et iuditio
de la Ex. Y.
Orig. allA r c h i v i o

di

Stato

in

Milano,

Cart. gen.

24. Stefano T aberna a Milano. 8


Roma, 28 settembre 1493.

R elazione sui cardinali deiropposizione. S. P [ie tr o ] in v in c [u la ],


quale al n un tio de la creatione si infirm de febre, non ancora
libero. Ad N ap oli venuto uno [sic !] febre in tensa talm ente c h e . . .
1 Michiel.
i2 Card. Fregoso.
3 Guasto.
4 Costa e Piccolomini.
5 Cfr. sopra p. 368.
6 Cfr. so] ira p. 368.

1028

Appendice.

non senza p ericu lo. D i U lisb on a s i affirmo ogni ora p i che aiuter
ad M onte O liveto. A scriveno la causa de questa loro secessione a l a
prom otione de lo arcivescovo di V alen tia et a l essere sta ti negletti
d al papa .
Orig. allA r c h i v i o

di

Stato

in

Milano,

Cart. gen.

25. S tefano Taberna a M ila n o .1


Roma, 8 marzo [1494)1.

. . . Quanto alle cose occurrente la C els. V est. veder in le lettere


de M onsre I l l mo 2 il discorso havuto per la Sua Sig. Rev. cum X. S. et
la resolutione de S. Sta; l i rim edii opportuni pareno i l 3 s t r i n g e r
l a p r a t i c a d e S. P e t r o i n v i n ci bi l a c o l r e d e P r a n z a
e t ( v e d e r e s e b e n e c h e s e com inci ad parlare de tare dem onstratione sopra i l s p i r i t u a l e .
Orig. allA r c h i v i o

di

Stato

in

Milano,

C art. gen.

26. A lessandro VI a Francesco de Sprats, in v ia to pontifcio


in S p a g n a .4
Roma, 22 marzo 1494.

S icu t per a lia brevia n ostra tam a d . . . H isp an ie r e g e s . . . , quam


e tia m ad t e . . . scripsim us, nos accepim us responsum a carmo. . . Ca
rolo Francorum rege ch ristian issim o lad breve nostrum Sue M a iesta ti
directuni super negotio Turciiorum et bello X eapolitano, cuius etiam
responsi copiami cum in straction ib u s ad oratores suos d estin atis in
p refa tis brevibus n ostris inclusum tib i m isim us. Eodem ig itu r re
sponso in co n sisto n o nostro cum ven. fratrib u s u o str is S. R. E . card inalibu s communicato, de unanim o ip som m consilio denuo per alimi
breve nostrum rescribim us ip si ch ristian issim o regi, u t intendat nobiscum in stitu te exp ed ition i in infldeles, om isso bello X ea p o lita n o . . . ,
suadentes non m inus, ut si quid ius in e o . . . pretendat, illu d v ia iu sticie
et non arm is prosequatur, sicut videbis e x tenore ip siu s brevis nostri,
cu iu s exem plum presentibus inseruim us. Id letiam is tis seren.mis regi
et regin e per aliu m [isic!] alligatu m breve sig n iflca m u s. . . , ut omnia,
que hic aguntur in hoc negotio, suis m aiestatib u s innotescant. Eis
itaque exh ib ito dicto brevi, quanta p oteris dnstancia 6t dexteritate
illa s nom ine nostro rogabis, u t in hoc v e lin i pr suo oatholico animo
nobis adesse et apud ch ristianissim um regem prefatum oportunis modis
p artes suas interponere, ut idem rex F ran cie acquiescat m onitis no
str is . . .
Conc. foglio libero in M in u te brevium toni. I.
Archivio segreto pontificio.
i Ofr. sopra p. 372.
a Asc. Sforza.
3 Le parole Spaziate sono in cifra.
*
Ofr. sopra p. (371. Su llo Sprats cfr. anche P i e p e r . N u n tia tu re n 44.
H i n ' o j o s a , L o s despaclios d e l a diplom acia pontificia en Espaiia I, Madrid 1896:
R i c h a r d , Origines des nonciatures perm anentes 326.

Documenti inediti e comunicazioni darchivi. N. 27-28. a. 1494

1029

27. Il cardinale A scanio Sforza a suo fra tello Lodovico Moro,


reggente di M ila n o .1
Roma, 24 aprile 1494.

E xtractu s zifre vicecancellarii. Eom e 1494 A prile 24.


La Y. E x. h a inteso q uesti giorni la praticha facta cum S. P [ie tr o ]
in v [ in c u la ]. In questhora il S. P rospero Colonna me venuto ad tro
vare et factom e intendere de S. P. in v ; li ha m andato ad dire per
H . F a c io suo fidatissim o servitore che heri sera ad 4 hore de nocte
m ontato in uno brigan tino bene arm ato e t se p artito per andare in
F ran cia per fare quanto el R e de F ran cia et V. Ex. vorano e t che
la ssa H o stia et tu tte le altre sue cose in m ano del sig. Prospero et
sig. F a b ritio per disponerne corno io ordinar cum animo deliberato
de volere fare quanto saper ricercare et m olte altre parole cordiale
et am orevole verso la Ex. V. et me de la qual cosa essendo del supremo
momento et im portantia che a me p arso volando con la celerit de la
sta feta p agata avisarne la E x. V. la quale prego che senza dilatione
voglia respondere che p rovisione se harano ad fa r e che H o stia non sii
p ig lia t a . . . U ltra ci me pare che la E x. Y. volando m andasse ad Genoa
o vero in altro loco dove S. P . in v [in cu la ] potesse desm ontare et fa rli
fare ogni am orevole dem onstratione et offerirli con quelli boni modi
et term ini che V. E x. saper,a f a r e . . . . T u tta la faccenda st)a,ta finora
som mam ente segreta e dovr essere ten uta ta le a n c o r a . . .
Roma 23. ap rile hora 22. 1494.
Orig. alIA r c h i v i o

d i S t a t o i n M i l a n o . Cart. gen. (sta per errore nel


fascicolo dellagosto 1492).

28. G iorgio B rognolo a l m archese di M an tova.2


Roma, 26 aprile 1494.

. . . Zobia proxa p a s s a ta 3 circa a le x x n hore nostro Sre fu avisa to cliel p t0 San Pedro in vineula la nocte precedente era p artito
da H ostia in uno bregantino cum v in ti persone, la ssa ta essa H o stia
ben forn ita de homeni, arteliarie, victu alie et a ltre cose necessarie in
modo chel s i intende in ter cetera che li homeni che sono drento de
i Cfr. sopra p. 373.
Cfr. sopra p. 373. D e l a b o b d e 347, |n. 5 Iscrive : La date de la fuite de
La Rovre doit tre antrieure celle que lon trouve dans Sanuto et dans la
plupart des historiens. 2511e tait, en effet, dj connue de Ludovic le More le
23 avril. Ludovic D Aubigny et aux autres ambassadeurs franais. Vigevano,
23 avril 1494. A r c h . d e M i l a n . . Malgrado ci, io credo che debba te
nersi fermo alla notte del 23 aprile, perch questa data si trova non soltanto
nel dispaccio comunicato sopra e altrove (per es. A l l e g r e t t i 823), ma anche
nella lettera cifrata di A. 'Sforza a L. Moro, citata a l n. 27. (Se Lodovico nella
lettera citata da D e l a b o b d e parla gi il 23 d aprile della fuga, la cosa si spiega
coliaverne egli avuta in precedenza notizia segreta.
3 24 aprile.

Appendice.

1030

la rocha liaim o da vivere per dui anui. La St de N ostro Sre inteso


questo subito mand per li oratori regii, a li quali dette comissionc
clie n e scrivessero a la Mt del E, p regia n d o la a volerli essere fa
vorevole a levare questa terra de m ano de q u esti inim ici, alegando
quanto disturbo la ge porria dare. F u scripto etia m a l conte da l itilia n o che senza dimora ven isse qua, dove giunse heri sera al tardo;
tutta v ia se nnette a ordine (arteliarie et gente lezere per mandare a
H ostia . . . Bome x x v i A p is 1494.
Ex. A'. seror O eorgius Brognolu-.
Orig. a llA r c h i v i o

Gonzaga

in

Mantova.

29. Papa A lessandro VI a Fabrizio C o lo n n a .1


Roma, 24 maggio 144.

A lexander P P . VI. - D ilecte iili, salutoni et apost. benedict, ( f i l o


niani tua cura et opera arx n ostra O stien. n o b is restitu ta est, iuxta
prom issionem per te nobis fact ani et conventionem in ter nos inita ni
tenore presentium tib i proni ittim u s n ih il innovare contra te super
G ryptaferrata, sed quod p ossis earn tenere eo modo quo impreseli tiarum tenes, etiam s i quod a b sit ven. fra ter noster carlis S. T e t r i
ail vin cu la contra nos m a lign arci dummodo tu m align ation is ipsiu>
p articeps non fueris... D at. Eom e apud s. Petrum sub annulo piscat.
die x x m i. M aii 1494 P ont, n o stri anno secando... Lapsu term ini in
conventione contenti non obstante.
B. F lo r id a s.

[A tergo] : D ii. Alio nob. viro F a b ritio de Collimila domicello


Eomano.
Orig. allA r c h i v i o C o l o n n a

i n R o m a . Collezione dei brevi n.

30. Giorgio Brognulo al m archese di M a n to v a .3


Roma, 29 novembre 1491.

N e la u ltim a m ia de x x iv preselitis scrissi a la Ex. V. quanto


m i occorse et m axim e circa el progresso d e q uesti F ran zosi li quali
ogni d si vanno p i aproxim ando in qua ne fin qui li sta to facto
una resisten tia al mondo; vero chel S re V irginio p a rti de qui quatro
zorni fa cum le gente sue per andarsene a V iterbo de com m issione del
Pontefice, m a o sia stato per volu nta o per im potentia o per qual
s i voglia altro rispecto Sua S i. ha tard ato troppo, perche la nocte
in a n ti che quella dovesse giungere introrono dentro da V iterbo gran
numero de F ra n zo si: chi dice ITra ca v a lli: chi pi chi inanello, in
1 Cfr. sopra p. 373.
2 A sinistra trovasi scritto autograficamente : Alexander ppa.
propria .
3 Cfr. sopra p. 3S9. G b e g o b o v i u s V II2, 358.

manu

Documenti inediti e comunicazioni darchivi. N. 31, a. 1495

1031

s umilia el pt0 s. V irginio restato a Sutrio insiem e eoi card1 d al Frenese el quale anche non sta [ s ic !] voluto acceptare dentro da V i
terbo el ,src Taeobo C on te,1 el quale intendendo la venuta de F ran zosi
non li ha volu ti aspectare et se ne fugito et abbandonata essa roclia.
E seguito un altro caso, el quale benche non liabia quel fondamento
chio indicai al principio nientedim eno non p assato senza gran scorno
del Pontefice: non heri l altro venendo Ma ITadriana et M" J u lia cum
un altra sua sorella da uno suo castello nom inato Capo de Monte
per andare a V iterbo dal car'1' suo fra tello essendo vicin i a la circa
uno m iglio si incontrorono in una frotta de F ran zosi a cavallo et da
e ssi furono prese et conducte a M ontefiasclione cum tu tta la compa
gnia loro, che erano perho da XXV a XXX c a v a lli; el papa subito
che heflbbe la novella mand uno suo camarero fidato a M arino per
dolersi de questo caso cum Asclianio, el quale subito ritorno cum tal
com m issione che hozi se in teso le pte me cum tu tta la com itiva loro
esserstatc relaxate senza che li sia sta usato una desonest a l mondo,
cu ssi ne la robba come ne le persone. Questa relaxatione cussi su
bita argu isse che questo sia stato uno caso fortuito et non pensato
come la b rigata dubito al principio. Io sone [ s ic !] de parere che fra
pochi di q uesta terra h abia ad essere piena de F ran zosi; ver che
dentro da Roma si ritrova fina adesso circa 150 homeni danne et
tutta, via ne veneno de li a ltr i; dicono fin a la suinnui de XV squadre
e t dua m iglia fa n ti; nientedim eno ogni uno conclude che aproximandosi la Mta d el Re in qua cum la persona et gente sue che non li habia
ad esseruno ob staculo al mondo.
Orig. allA r c h i v i o

Gonzaga

in

Mantova.

31. Giorgio B rognolo al m archese di M antova.2


Itoma, 4 gennaio 1495.
. . . La M,a Sua come scrissi alhora alogiata in San Marcilo,
dove sempre sta ta fin a questo d: ne m ai andata d al Papa, el
quale sta pur in palazo et spesso va dal palazo al C astello per la via
coperta dove attende a fortificarsi pi chl po havendo totalm ente
deliberato de non d arlo a .la Mta del R e pto come fin qui ge ne stato
facto una m irabile in stan tia et tu tta via si fa, credo bene per opera
de quelli che vorriano vedere pi focho cha [s ic !] legna; cl Papa
conducto a questo che le contento de dare al pto Re per segureza sua
C ivitavechia, la quale ha porto et loco im portantmo, ma de Castello
Sanctangelo non vole sentire. Se questa dureza e t p ertinacia perse
vera da lun canto e dal altro io dubito che in fine desordine habia
a se g u ir e . . . 3
Orig. allA r c h i v i o G o n z a g a

in Mant ova.

1 Secondo questo si corregga S i g i s m o n d o d e C o n t i 81.


2 Cfr. sopra p. 398.
3 I passi che seguono presso G b e g o r o v iu s VII-, 869.

1032

Appendice.

32. Giorgio B rognolo al m archese di M a n to v a .1


Roma, G gennaio 1495.

. . . Tutto questo populo de Roma tanto m al contento quanto


si potesse dire: grandissim e extorsione s i fanno, hom icidij infiniti, ne
si sente a ltro elle strid i et lam en ti: et quando la casa resti qui In
b rigata se ne h arria a contentare, ma certam ente io vedo questa chiesia
in pegior term ini che forsi la fusse m ai per ricordo de homo vivente.
A ltro non m i occorre etc. Eom a V I. J a n u a rii 1495.
Orig. allA r e h i v i o

Gonzaga

in Mantova.

33. Giorgio B rognolo al m archese (li M antova.2


Roma, 8 gennaio 1495.

. . . Questo afflnno bene a la Ex. V. che le im possibile che uno


exercito cussi grosso possi stare longam ente dentro da Eom a dove
cornili za m ancare la robba ne se ne trova per denari. H ozi per
uno pocho de differentia che sta ta fra alcuni F ran zosi et Suiceri
tu tto el campo del E e posto in arme in modo che lera una cosa stu
penda a vedere ta n to numero de persone arm ate che erano per tutte
le strade.
Orig. allA r c h i v i o

Gonzaga

in Ma nt ov a.

34. F loram onte Brognolo al m archese di M a n to v a .3


Roma, 22 gennaio 1495.

I llmo |Sr m io . . . P er lu ltim o m ia d i 16 di questo la Ex. V. haver


in teso lacordo seguito fra N. S. e la Mt d el re de F ranza, e cosi pare
che tuta via el Pontefice s i sforzi di satisfa re universalm ente a tuti
q uesti F ran zosi, perche expectative, riserve, indulgentie e tu te le gratie
sono poste a m ano, in sununa tu te le g ratie sono le loro; non se i n t e n d e
ancora per certo la p artita de la prefata Mt. H eri m atina N. S. pnblic cardIe uno cusino di m onsr de L igni, el quale d i continuo sta
apresso a la M t del E e et ha grandis0 credito; poi Sua Stil fornito el
concistorio cant una m essa solenniss in sancto P ietro, dove inter
venne la Mt del E e e tu ti q uesti srl F ran zosi, poi li fu m ostrato la
V eronica, el ferro de la lan za che fer i C risto e t la testa d i Sto Andrea,
preterea e l P ap a dette la benedictione solenne, corno si fa a la pasqua
et li a ltr i d i o r d in a r ii. . .
Orig. a llA r c h i v i o

1 Cfr. sopra p. 398 e


- Cfr. sopra p. 398.
s Cfr. sopra p. 403.

B alan

Gonzaga

V, 334, n.

G.

in

Mantova.

D o cu m en ti inediti e com u n icazion i d'archivi. N. 35-3(5, a. 1496.

1033

35. Papa A lessandro VI al cardinal G iovanni C o lo n n a .1


Koma, 15 febbraio 1496.
D ileete fili e t c .. . . Quia intendim us D eo concedente im presentiar.
creare cardinale dilectum fllium Ioannem de B orgia electum Melfiensem nepotein et legatum nostrum N eapoli existentem et aliquos prelatos
dom esticos antiquos fam iliares n ostros: postquam ciroum spectio tua
cuius presentiam valde optarem us e st absens, rogam us iillam ut circa
h uiusm odi creationem cardinalium votim i tuum au t in pectore nostro
a u t in aliquo cardinale u t 2 . . . vicecancellario de quo confldere p ossis
per tu a s litter a s rem itiere velis, in qua re circum spectio tua nobis vehe
m enter compia cebit. E t liac de causa m ittim us ad te presentem tabellarium quem statim opportuno responso ad nos rem ittas . . . D at. lionvae ap. s. P etrum sub annulo pise, d ie XV. feb ru a rii 1496 Pont, nostri
anno quarto.
B. F loridus.
[A ter g o :] D ii. fll. nostro Io. sancte M arie in D om inica diacono
Car1* de Columna.
Orig. allA r c h i v i o

C o l o n n a i n R o m a . Collezione dei brevi n. 3'f.

36. Papa A lessandro VI nom ina quattro nuovi ca rd in a li.3


Roma, 19 febbraio 1496.
B o lla Rom ana ecclesia . . . . I l papa h ab ita super h iis cum
venerai), fratrib us deliberatione m atura de ilio [rum ] consilio, p eritia
et assensu nom ina cardinali Bartolom eo M artini, vescovo di Segovia,
J u an de Castro, vescovo di G-irgenti, Ju an Lopez, vescovo di Perugia
e Juan Borgia, 'electus [ep isc.] M elfitensis, che a l p resente a N'apoli
come n u n z io . . . D at. Romae 1495 [st. il.] X I. cal. m artii. P ontif. no
stri A 4 .
Ego A lexander, cath. ecclesiae episcopus. *
Do. s. C lem en tis.5
Io. la . card. P a rn ien .8
L. s. C ecilie. 7

1 Cfr. sopra p. 429.


2 Quanto segue guasto.
3 Cfr. sopra p. 429.
* D i nomi dei cardinali come stanno nei regesti, sebbene ivi non si osservi
lordine usuale.
5 Domenico della Rovere.
6 Sclafenati.
Lorenzo Cibo.

1034

A p pend ice.

A. card. s. P r a x e d is.1
Jo. )M o n tisre g a lis.2
Io s. Sabine card. s. D ion ysii. 3
Io. A nt. card. A lexandr. 4
B. card. s. -j- in J er u sa lem .5
O. episc. Sabinen, card. N e a p o lit.6
Io. >> P ortuen.

s. A n g e li7
G.

A lban.

U lix b .8
H.

Prenest.

B a c lia n a t.9
F . card. S en en .10
B. s. Georgi cam erariu s.11
A s. Ma. card. S fortia.
L. *card. die A ragonia.
C. s. M arie nove diac. card. Y a le u .12 m anu propria subsc-ripsi.
Iul. s. S ergii et B a c h i.13
D. s. N icolai in ter im a g .14
A. s. Cosme et D a m ia n i.15
B. s. C ir ia c i.16
Gollat. L. Podocatliar.
Conc. Regest, f. 361-364. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

37. Papa A lessandro VI a Lodovico il Moro, duca di M ila n o .17


Roma, 24 luglio 1496.
TJt
pericula
nostrum
venerali,
nostrum
dinalem

n iliil interm itterem us, quod ad Ita lica m quietem et communia


propulsanda p e r tin e r e t. . . in telligen tes carmum in Cliristo iiliuiu
M axim ilianum Bom anorum regem in Ita lia n i adventare, de
fratrum nostrorum S. E. E. cardiualinm consilio dii. fllium
B [ernardinum ] tit. S. Crucis in H ierusalem presbyterum carnostrum et A post. Sedis legatum de latere ad prefatum regem

1 Aut. Pallavicino.
- Juan Borgia.
3 .Tean de la Groslaye.
* Giov. Antonio Sangiorgio.
5 B. Carvajal.
O. Carafa.
7 Giov. Michiel.
s G. Costa.
9 Girol. Basso della Rovere.
10 Fr. Piccolomini.
11 Raffaele Riario.
12 Cesare Borgia,
is Giul. Cesarmi.
D. Grimaui.
3 A. Farnese,
10 B. Lunati.
i7 Cfr. sopra p. 423.

D o cu m en ti inediti e com u n icazion i darchivi. N. 38-39, a. 1497.

1035

destinandum duxim us et nune proficiscenti iniunxiinus, ut primum nobidestinandum duxim us et mine proficiscenti iniunxim us, ut primum nob ilitatem tuam adeat sibique quemadmodum federis n ostri necessitudo
requi ri t per nos com m issa aperiat aliaque nom ine nostro eidem n o b ilita ti
tu ae referat... . Confidi in questo legato.
Orig. allA r c h i v i o

di

S t a t o in Mi l a no .

38. Lettera duu anonim o a Giovanni B entivoglio.


[Roma], 17 giugno 1497.
H eri scrip si alla Sria V. del sin istro o s o de la morte del duca de
G andia, l'autore de la quale fin qui non s i sa, ma s i conclude luy esser
stato gabato da uno che prim a parecliie volte cam ufato et scognosciuto
li haveva p arlato sotto specie come se stim a de fa r li liaver qualche cosa
electa et che m eritasse el pretio a lla quale bisognasse andar solo et
secreto. . . El papa in tu tto el d de heri non dete audientia a persona,
ma stetesc ?olo et serrato in ca m era . . .
Copia allA r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o .

39. Il cardinale A scan io Sforza a suo fratello Lodovico 3Ioro,


duca di M ila n o .1
Roma, 19 giugno 14ff.
X. S re lia farto questa m attin a consistorio in lo
I l l mo etc___
quale cum sa p ien tiss0 et gravissim o discorso ha dim onstrato che quantunehe il caso del duca de Canda li sia de extrem o dolore per la per
d ita facta et per la qualita de la m orte et per lo amore immenso quale
gli portava, il quale era m agiore che a tucte le altre cose sue coniuncte
insiem e, nondimeno era per tollerarlo cum paciencia et ringratiare
X . S. D io del tucto existim ando eli e questo successo fu sse per il m i
g lio et che X. S. D io liavesse cum questo flagello grandissim o voluto
casticare la S ua St et advertirla d ella fra g ilit humana et attendere
cum paterna cura a llo offitio suo p astorale havendoli levato questo, il
qual teneva lo in tellecto de .la B ne Sua offuscato et lo distraheva in di
v ersi desideri!, li q uali cum questa m orte erano tucti finiti in Sua S*3
et confessava che la non havea p i carne ne sangue ne parenti ne affecto
et che la non curava pi cosa alchuna humana e t era proposito suo firm issim o de recognoseere cum le bone opere la visitatione, quale g li havea
facto X. S. D io e t attendere cum summo studio et v ig ila n tia a l bene de
la religione ch ristian a et al honore de questa s. sede et a l oftitio de bono
pontefice ne essere per desiderare o ricerchare pi da li p rin cip i o dal
sacro collegio cose non juste, honeste et snete ordinando et comandando
a lli rmi sri cardinali che non g li consentessero ne la obedissero m ai se

1 Cfr. sopra p. 436, 451.

1036

non in cose bone et sancte et che sim ilm te non voleva essere ricerchata
ne pregata de cose se non lic ite et h on estisse subgiungendo che per dar
prin cip io cum effecto a lla bona niente sua la deliberava de attendere
cuni summa d iligen tia a lla reform atione della chiesa e t a llo asetto rie
10 sta to suo tem porale p er contenerlo in quiete e t removere tucti li
scandali, a lli q uali effecti la B ne Sua fece ellectione de sei rm caru di
omne ordine, cio de doi sp iscopi (li quali sono N a p o li et Ulisibona,1 et rii
doi preti, quali isono s. P raxede et lo A le x ,2 et doi diaconi, quali sono
Sena et S. G io rg io ,3 a lli quali im pose che convenissero so llica tte in pala tio et exam inassero cum omne solertia tucte quelle cose che ad una
sancta reform atione de la chiesa et a llo asetto del stato tem porale ecde
siastico apartenesse et che la Sua S ta voleva esser la prim a reformata
ne recusaria alcuna q ualita de reform atione et cusi intendeva reformar
11 altri ne lassa re questa reform atione senza una perfecta conclusione
et effecto corno alchuni a ltr i pontefici, li q uali li haveano dato principio
et l haveano la ssa ta e t che per lo asetto et pace del sta to tem porale exa
m inassero tucte le cose n ecessarie et qte gente d a n n e bisognava tener
perche la Sua Sta non m anca ria in alchuna p arte e t expedissero presto
il tucto usando m olte altre sap ien tisse e relig io sissim e parole de la
su b stan tia predicta. Propose poi in fine S. Sta il facto del matrimonio
del S. de P esaro cum la fiola m onstrando che li dolesse liavem e causa
de parlare perche haveria d esid erato questo m atrim onio fu sse sta to per
petuo et tochando la Sua Sta che non era consumato epso m atrimonio
per ini [p oten tia] e t obstando anche il m atrim onio p de la fiola ne
parendoli che a lc h u fn a ] lion esta volesse che la cossa stesse in questi
te m im i ne anche parendoli honesto che la Sua B Iie n e fu sse judice ne
havea volu to parlare al sacro collegio et voleva commectere la causa de
iu stitia ne la quale se havesse ad procedere sinceram 48___ A lla Ex. V.
sempre me ra comando.
Eom ae XIX, Iu n ii 1497.
F r [a te r ] filiu s et sor A s. Ma. Carlls Sfor.
vicec[om es] S. E. E. vicecancell. etc.
Orig. allA r e l i l v i o di S t a t o i n M i l a n o (sta per sbaglio allann. 1498).

40. U n ignoto a G iovanni B e n tiv o g lio .4


Koma, 20 giugno 1497.
. . . Sono duv giorni che p u b ica m en te se dice l auctor di questa
cosa 5 esser sta to el fr a te llo Idei S. de P esaro ; hora non p are chel si
creda et sono ci diverse opinione, ma perche ogni discorso et iuditio
in questa m ateria difficile et periculoso ne laxaro el penser a chi
toclia.
E l P apa in su questo caso dim onstro essersi m olto resentito
et in tu fo disposto ad volere m utare vita et essere un altro homo da
quello stato; andato in S. P iero et ha d isign ato di volere fare la
i Carata e Costa.
- Pallavicino e Sangiorgio.
3 Piccolomini e R. Riario.
* Cfr. sopra p. 435.
s Uccisione del duca di Gandia.

D o cu m en ti inediti e co m u n icazion i darchivi. N. 41, a. 1497.

1037

tribuna del altare m agiore secondo el desegno de papa N icola, ove spen
derla m eglio de 4m ductt; sim ilm ente voi fare uno bel palco a S. Maria
M agiore et, g i ha sbursati 2m ducati.
Preterea heri in co n siston o
dixe de volere reform are la chiesa nel tem porale et sp iritu ale et ad
questo effecto elesse V I cardinali che havessero ad veder le cose reforinande et come se havessero ad reformare, li quali furno duy prim i
vescovi cardinali cio el card, di N apoli et el card, di U lixbona, duy prim i
p reti cio e l card, de S. A n astasia et el card. A lexandrino, duy prim i
diaconi cio el card, de Sena et el card, de S. G iorgio, duy auditori de
R ota cio M. F elin o de Ferrara et M. Guglielm o de P ereriis et lo ve
scovo de Capazo suo secretarlo, li quali questa m atina liano com inciato
fare congregatione per questo ad palazo. P reterea lu y d ixe nel dicto
consistorio come luy voleva fare gente darme inlfin in XL squadre et
non voleva si conducesse nessun barone Romano. S tim asi che fara capi
tano G onsalvo Ferrando volenthuom o et veram ente da bene e promette
de fare m olte altre cose laudabile et virtuose: se sia sim ulatione o inspiratione lo dem onstraranno li effecti et l opere subsequente.
Copia allA r c h i v i o

di S t a t o in Mi l a n o .

41. II cardinale A scanio Sforza a suo fratello Lodovico il Moro,


duca di M ila n o .1
Roma, 20 giugno 1497.
I llme etc. E ssendo stata u sata diligenti investigatione sopra il
caso del duca d i C andia de bo. m em oria non si sino adliora trovato
cosa alcuna cer.ta ne del loco dove sia stato extincto ne per chi mane
sia facto. F u veduto lu ltim a volta p assate .le 3 hore de notte in un loco,
dove una croce sopra la via, la quale va ad S. Ma del populo et h a .. . 2
uno in croppa col quale era etiam sta to veduto in altro .loco et eredesi s i . . . 2 sotto qualche fictione fraudolente lo habii conducto a lla
m o r te . . . 2 s i crede sia facta in qualche loco salvaticho propinquo alla
croce predieta, perche furno etiam in quelle circum stantie vedute homini
a cav a llo e t a pede q u ali se tene facessero leffecto: la incertitudine del
caso ha generato diverse conjecture essendo sta to dicto chel porria esser
proceduto de persone offese per causa de tem ine e t anche [] stato p a r
la to deio ili. duca d e U rbino per le cause successe quando se fece lo ac
cordo et stato dicto d elli U rsin i per le guerre passate; ci anche
sta to nom inato el rev. carle S. Sanseverino per rispecto delle cose delli
U rsin i et anche stato dicto che possevano essere sta ti hom ini de casa
m ia per quello che successe li d p a ssa ti della morte de uno liomo del
duca de C andia et de uno m io balestrer quale fu im piccato; u ltim a
m ente fo dicto con qualche affirmatione che era stato io ili. S. de Pesaro
o vero il fra tello et che uno depsi doveva esser sta to veduto con alcuni
ca v alli longo da qui XX m iglia et essendo una consuetudine in Cathalonia presertim in Barzelona et V alen tia che quando ferito o morto

1 Cfr. sopra p. 434.


2 Quanto segue guasto.

1038

A p pend ice.

uno li p aren ti di quello vano ail ferire et am azare li parenti di quelli)


che ha offeso etiam che in ep si non fu sse saputa ne colpa alcuna del
tlelicto et essendo fra el S. de P esaro et casa nostra el parentato che ,
sono proceduto con qualche respecto doppo il caso acio che li parenti
et servitori del duca in la acerbit del dolore non havesseno commisso
qualche sin istro effecto. .11 perche X. S. m i ha facto parlare da alcuni
rm svi carn COn m olte paterne e t affectionate parole dem onstrative del
amore che la Sua Sta m i porto et de la cura quale ha bavere del bene
e t salu te m ia et che da nessuno deli soi, quando bene il caso fu sse pro
ceduto dal Sor d e . . . 1 d al fratello, non mi havesse pero ad essere fa to
se non l i o n o r e ,. . 1 che venuto ad p arlare il m ag00 G areilasso et dicto
che per provedere in tu cti li modi che la consuetudine de Oathalonia
non m i p otesse in omne evento far prejudicio, li pareva de dovere essere
da X. S. et tore la fede ile la Sua S,a et come am basciatore obligarmi
anchora la fede deli soi Smi Ee che da riissim o parente ne servitore del
duca m i sara facto se non lionore, il qual modo sta to adim pito questa
m atina et se li sono trovati p resenti li amb" della Sma lega et del Sm0 Be
Federico, li q uali erano an dati per v isita r e X. S. e questo modo stato
.judicato el pi expediente existim ndose che quando se intenda la fede
de X. S. et d elli Smi R eali de H isp a n ia m i sia obligata, n issuno sia si
ardito che facesse desordine dal quale m i pare anche dovere stare con
10 anim o pi quieto perche sono poi venute le lettere della Ex. Y. et dal
r legato, le quale significano come il p*0 S. de Pesax-o era venito a
quella et anche se ha qualche a viso chel fratello non detbe esser par
tito da P esaro e benche sia cosa incredibile che ne dal uno ne dal altro
fu sse reuscito uno facto tanto crudele, nondimeno la u d o che epso Sr
scrivendo qua dem onstri la sin cerit sua e t del fra tello et quanto siano
a lien i 'da cose de sim ile natura significando a lla E x. Y. lo es>serse intesa
la venuta del p tt0 Sor de la et che il fra tello non debbe esser partito
da P esaro ha facto renovare la varieta de le conjecture da unde possi
esser nato questo [ca so ] terrib ile et tu ta v ia se in vestiga per trovare
11 v e r o .. . A [Ila Ex. Y. m i rieom an]do. Romae XX. Iu n ii 1497.
A sc [a n iu s ].
Orig. all'A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o .

42. P aolo B ilia a Lodovico il Moro, duca di M ila n o .2


Roma, 21 giugno 1497.
Ili"10 etc----- I l e i i 3 X. S. contra la opinione de ogniuno hebbe conci
storio dove interevenero tu ti li srl car1 excepto el s. Vicecancellero.
Quello che in epso fu tra tta to secundo se in teso che la Sta Sua con
certo pream bulo del amore suo cordiale verso el duca de C andia et
quanto li havesse p assato el icore questo suo acerbo caso dimonstro
ricognoseere le vicisitu d in e hum ane et ringratiaiulo D io de tale cognosim ento d isse che la d ispositione sua era de reform are insiem e con la

1 Quanto segue guasto.


2 Cfr. sopra p. 436, 437.
3 Pi esattamente ieri laltro, il 19 giugno.

D o c u m e n ti inediti e com u n icazion i d'archivi. N. 4.'J, a. 1497.

1039

vita sua etiam le cose de la cliiesia et attendere in lavenire con sumina


cura a sa tisfa re al peso qual susteue e per dare principio a questo
effecto forno electi sei de li sri car11 cio N apoli, rii sbona, Sena, S. Zorzo,
A lexandrino et S. A n astasia et con loro M. P liilin o et uno altro de li
au ditori de R ota quali in siem i [sic !] liabbino ad exam inare d iligente
m ente tu tto q uello che a bono et optim o pastore conveniente et sopra
tu tto in le cose de iu sticia ha dicto volere bavere precipua consideratione.
E l s. V icecancellero non and a questo concistoro per le strane
parole et de m ala natura quale erano reuscite da quelli de casa de N. S.,
del duca et de V alen tia e havendone la S. Sua li"1" facto fare querela
con X. S. excusando el non esser andato sopra questo la Stu Sua dim onstro sentirn e d isplicentia grand et cossi fece V alentia et mandorno
a pregare Mons. R chel non volesse risguardare a parole de gente senza
rasone et q u a li sono vincte da passione et dolore. F in ito efl concistorio
vene el revmo S. Severino et stete circa una hora con el S. Vro fratello.
D opoi venero li inci oratori H ispan o et de V. Ex. quali fecero intender
a lla Rma S. Sua che X. S. desiderava vederla e t p a rla rli et cosi per
s a tisfa r li se prese ordine de andarli hogi, como poi si facto circa le
19 bore in la q u ale epso R mo Monre Vicecancellero se transferse a palatio
accom pagnato da tu tti li m cl oratori salvo el V enetiano che non cera;
a rr iv a ti a lla cam era dove era el pontefice Mons. intr solo et noi altri
exp ectassim o in lanticam era ne prima uscite Mons. che alle 24 hore et
con ila Sria Sua uscirno li rmi V alentia et P e r o sa 1 et essendo poi per
descender scontr el B orgia col quale Mons. stete etiam un pezo in rasonam ento. A r r iv a ti a casa la B ma S. Sua me domando et disse che li
rasonam enti havuti con N. S. erano sta ti longhi ma per la m agior parte
in lam enti sin g u lti et expressione de excessivo dolore quale sustene N . S.
per el caso del duca et che havendosi la Sta Sua firmato ne la niente
sua de fare reuscire per qualunche modo el divortio tra el S. de Pesaro
et mad. L ucretia lo haveva caricato el pregato chel volesse scrivere alla
E x. V. acio che le i sia quello che trovi qualche bono expediente a questa
cosa de la quale separatam ente V alentia li ha etiam p arlato in stantissim am ente dim ostrando che senza questo effetto nisuno de loro sia per
riposare m ai de animo con dire che facto el divortio el papa la m an
dar in H isp n ia, como credo che largam ente dover bavere scripto la
S ua Ti. Sna Q uesto quanto beri et hogi accaduto e t c .. . . Romae die
XXI. J u n ii 1497.
Orig. allA r c h i v i o d i S t a t o

i n JI i l,a n o.

43. Progetto di riform a di papa Alessandro A 1.2


[giugno-luglio 1497].
In ap ostolice sedis specula divina dispositione locati, ut iu xta pasto
rali* (iffleii m inisterium evellenda vellam us et plantanda plantem us,
eirca reform ationem mornm toto m entis versamur affectu. Animadver*

1 Cardinal Antonio Ferreri.


2 Cfr. sopra p. 446 ss. Pare che del documento abbia avuto cognizione R ay xald 1497, n. 8 ; egli non d per alcuna comunicazione per la minuta. Mano
scritte furono molto diffuse le prescrizioni del progetto circa la riforma dei car

1040

A p pend ice.

tim us enim mores ip sos sensim ab illa veteri d isciplina deflexisse et j>er
fractis sacrorum conciliorum sum m orum que1 pontificum priscis et sai:,
bribus in stitu tis, quibus lib id o et avaritia erat coliercita, in licentiam
prorupisse 11011 am plius tolerandam ; in m alum euim prona e t natur,
m ortalium et ap petitu s non sem per ra tion i obtem perat, sed iu xta apostolum mentem captivam populum que d ucit in legem peccati. Semper
quidem optavim us, ut huiusm odi licen tia novis constitutionibus restriugeretun, sepe apud falicis recordationis P iu m II., P aulum II., Sixtum I I I I . et Innocentium, V i l i , nostros predecessores, dum in minoribnessem us et cardinalatu s fungerem ur honore, operam dedimus, in prin
cipio quoque nostiri pantiflcatus ha ne cura 111 cunctis a liis voluim us a n t e ponere; sed difticillim is ex adventu in Ita lia n i carissim i in Christo filii
n ostri C aroli regis Francorum C liristian issim i [cum ] exercitu potentis
simo n egotiis in volu ti in hunc diem differre coacti sunius. Cepimus
autem reform ationem a curia n ostra Romana, que ex om nibus nationibus
C hristian e p rofessionis coadunata b enevivendi exem pla a liis preberdebet. Rem igitu r tam sanctam , tam necessariam longo tempore a nobis
optatam ad effectum perducere cupientes, de venerabilium fratruiu 110
stroruni sancte Romane ecclesie cardinalium collegio sex delegim us probatissim os et in prim is Deum tim en tes O liveriuni videlicet Sabinensem
et Georgium A lbanensem episcopos, A ntoniottum titilli s. Praxedis et
Johannem titilli ss. N erei et A c h ille i presbiteros, F ranciscum quoque
s. E u sta ch ii et R aphaelem s. G eorgii diaconos cardinales, quorum mini*
sterio ad iu ti consilioque et p rudentia fr e ti recensitis om nibus temporum
superiorum constitutionibus e t tem porum q ualitate diligenter pensati^
con stitution es et ordinationes in frascrip tas, quas con stitution is perpetu e vigorem obtinere volum us ac decernim us, au ctoritate apostolica edi-

dinali; si trovano fra altro in Cod. Capponi L X X X I I , n. 26 ( N a z i o n a l e (li


F i r e n z e ) , in Cod. I J/1 della B i b l . B o r g h e s e (ora nellA r c h i v i o s e
g r e t o p o n t i f i c i o ) , in Cod. Ottob. 2519 ( Bi b l . V a t i c . ) e vennero pub
blicate da Chr. IG. H o f f m a n n . Nova sori pt. ac monumenti, coll ceti 0 I ( L i p s i a e
1731), 520-522. IPi minute, ma non sufficienti comunicazioni sullintiero progetto
diede nel 1880 L e o n e t t i III, 245 s. (cfr. 213) fecondo un codice della V a t i c a n a
Ci designa chiaramente il Cod. Vatte. 3884, f- 73 s., dal quale il T a n g l 402 s .
diede lintroduzione e le prescrizioni sulla (Cancelleria. A L e o n e t t i sfugg l a pub
blicazione di H o f f m a n n , a T a n g l quella di H o f f m a n n e di L e o n e t t i . Sul Coi.
Vatie. 388^, scritto al tempo di Giulio II (vedi T a n g l , l x ' x x i i i ) , T a n g l , 402 o s
serva : il codice molto mendoso e qua e l guasto fino a non essere intelli
gibile. Per stabilire il testo in tali casi si fece uso delle relative costituzioni di
papi precedenti e in parte s i pot mettere a contribuzione anche i Conclusa d e l
Cod. Vatic. Cai. 3883 . Una copia molto migliore, forse la pi antica del pro
getto di riforma, fu da me trovata nellA r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o
in A nn. X I, voi. SS col titolo R eform atio offlouilmm Ro. cur. per Alex. VI. B
volume non ha paginatura e contiene anche una seconda copia del m e d e s i m o
documento con alcune differenze, non per essenziali. Le formule finali e la
data mancano anche qui come in Cod. ,Vatio. 3884. Riservandomi a pi tardi la
pubblicazione integrale sulla base del codice dellA r c h i v i o s e g r e t o p o n
t i f i c i o , qui n o n comunico che linteressante, introduzione, la quale p r e s s o
T a n g l , talvolta affatto inintelligibile, pi i titoli delle singole sezioni.
1 Nel testo sacrorumque (nelle due copie).

D o cu m en ti inediti e com u n icazion i darchivi. N. 4.', a. 1497.

1041

dimus, quas iubem us in violab iliter observari, ceteris tarnen constitutionibu s predecessorum nostrorum super h is ed itis in suo robore perm ansuris.
De Summo pontfice et eius fam iliaribus.
Serm ones in capella.
Cantores.
Silentium in capella.
M agistri caeremoniarum.
Servientes episcopo in capella celebrandi.
De honestate cantorum.
Contra m agistrum capellae negligentem.
Censor supra p alatin os et m onitio ad ipsos.
D e relationibus con sistorialib u s pro provision ibus ecclesia rum.
Invocatio E ugenianae et P aulinae contra sim oniacos.
R eservationes non dentur.
C oadjutoriae non dentur.
P apa non alien et bona ecclesiae.
De gubernatoribus et castellan is terrarum et arcium ecclesiae.
P ro ecclesiarum provisionibus n iliil prom ittatur principibus.
E piscopus noque privetur eque transferatur contra jura.
D e cardinalibus et eoruni redditibus.
D im ittan t terras et arces ecclesiae.
In vocatio constitutionum E gidii in terris ecclesiae.
L egati resideant et sin t ibienn'ales.
In conclavi nulla corruptio.
C ardinali domino tem porali veresim iliter affecto non det pro eo
votum.
Liidu et venatio cessent.
F am iliares LXXX, equitaturae XXX.
Propinae cardinalibus honestae [nella seconda copia propinae pro
card, honestae '].
M usici, histrion es, adolescentes procul.
C ardinales sten t in curia.
F u n u s cardinalis.
D e secretariis. B revia liafoeant signaturam in gravibus.
Secretariorum taxa moderata.
B u llae per camerain non passim expediantur.
D atariu s non fiat ante data.
Com positiones.
Supplicationes sim ul sign atae [n ella seconda copia inoltre mitta n tu r ] .
S i est sign ata alteriu s su pp licatio datarius et referendarius 11011
petant.
Solum datent.
X 011 extralian tu r ex filtia.
Generalia de officialilnis. X ih il ultra taxam exigatur.
L aicis non dentur officia rem divinam concernentia.
P ASTOR, Storia dei P api. XII.

66

A p p en d ice.

Officia rem divinam concernentia [n ella seconda copia inoltre non


vendantur ] .
Ofticiales p a la tii testificentur libere.
Officia in u tilia.
Gubernator.
A uditor camerae.
O rdinationes in curia.
N otariu s ordinantis.
Ordinandus.
Supp] ica tiones ordinandorum.
F abrica b a silice principia apost.
Non passim absolvendos violatores ecccae libertatis.
E xpectativae.
R eservationes superius d ictae contra episcopo* desertores.
Contra concubina rios.
Bona n au fragii nemo occupet.
A nnona urbis copiosa.
Contra extractiones frum entarias.
R eligiones.
Contra ap ostatas.
Graduationes de licen tia.
P rofessio in fan tiu m nulla.
C ardinalis non sit con siliariu s principim i.
O ratores anuales.
Offlciales non sint oratores.
D eciinae p rincipibus 11011 concedendae.
P aenae ju ris in p rem issis salvae.
R egulae sign aturae gratiae.
A d incompatibi.lia et uniones.
Commenda.
M onasteria.
U niones perpetuae.
D erogatio in ris patronatus.
R egulae immobiles.
Testam enta p ia 11011 m utentur.
Stent requ isita a fundatoribus.
F ru ctn s in absentia.
Cum illeg itim i [Cum illeg itim is scil. filiis presbyterorum et aliis
illeg itim t n atis nunquam d ispensetur n isi . . . ] .
N u lli detur a lta re p orta tile n isi sit qualifica tus et tune per bullam.
F a cu lta s absolvendi in casibus ep iscopis reservatis om nibus firmiter
denegetur.
Pensiones.
M onasteria 11011 extinguantur.
O bservantia 11011 sit coacta.
P ro volentibus ap ostatare n ih il d e t u r , eq u e1 m onialibus c l a u s t r u i n
horrentibus.

1 Con ' Xeque comincia un nuovo titolo.

D o c u m e n ti inediti e com u n icazion i darchivi. N. 43, a. 1499.

1043

Gratificati) n u lli neque regressus.


Ooadiutoriae.
R egulae signaturae iu stitiae.
Com m issiones beneficiales Rota tantum .
C om m issio reiecta non reproponatur.
E xtra signaturam non porrigantur papae commissiones.
Quatenus to lla tu r iu s quesitum .
Proem iuin cancellariae cum membrls suis.
C onstitutionum iunovatio.
E xordiuui ad X additiones A lexandri V I.
In n ovatio constitutionem Rotae.
De auditoribus qui vel patres sunt vel fratrem seu patreni lntbentibus.
P er episcopatum d esin ai esse auditor.
A uditore non sin t oratores.
F avoribu s non assuinantur [s'cil. au d itores].
Stipendia auditoribus.
N on tard a subscriptio neque propinae inhonestae.
R egistra custodiantur.
R egistra non edantur, scribant notarii.
Stent auditores domi.
Comm endationes potentum postergent.
A uditores non litigen t.
Contra rap in as notarioruni et eos qui causas venantur.
M erees tabelliorum m oderata.
Scribant per se ip sos notarii.
Iuram enttun p aupertatis.
N o ta rii R otae resideant.
N on p aciscantu r pr quota lit is emendo causas.
Sine Jicentia R otae n u llu s in ea procuret.
R egistrum supplicationum .
A dditiones A lexan d ri V I.
D e officio custodis cancellariae.
Corrector cancellariae.
Protonot a rii pa rticipantes.
A bb reviatores de prima visione.
A'bbreviatores de parco m aiori.
Scriptoresi cancellariae.
S ollicitatores.
M agistri registri bulla rum.
M agistri plumbi.
B arbati.
S ecretarli cardinalium et vicec'ancellarii.
O onservator constitutionum cancellariae.
P oen iten tiaria.
Copia nell'A r c h i v i o s e g r e t o

pontificio.

1044

A p p en d ice.

44. Il cardinale A scanio Sforza a suo fratello Lodovico Moro,


duca di M ila n o .1
Roma, 15 luglio 14K
Q u esta m a t in a g iu n to 2 qui Don A lfonso. E ben che fino ad Ma
rino habi m enato con -se circa 50 cavalli nondimeno de Marino in qua
venuto con 6 o 7 ca v a lli havendo voluto cos N . S. perch'el venisse sen e
tam ente et lia disnato con me in p alatio. H ogi poi sta to da S. Stu, la
quale lo ha veduto m olto v olen tieri et li ha facto m olte careze. I l se
greto della presenza del duca noto in tu tta Roma.
Orig. allA r c h i v i o d i iS t a t o i n M i l a n o .

45. Il cardinale Ascanio Sforza a suo fratello Lodovico Moro,


duca di M ila n o .3
Roma, 17 luglio 1408.
D on A lfonso arrivato. H e r i el rev. card, di V alen tia lo volse de
com pagnia alle sta n tie sue et secondo m i refferito lo ha acharezato cui
tante am orevole dim onstratione et honore quanto si potesse dire. Hogi
poi N . S. lo lia havuto a se insiem e cum m adona Lucretia et avanti
S. S,a in p resen ta de revmo card, de P er o si , 4 de li n u n tii regii et mia si
sono V isita ti et acliarezati insiem e non usando pero altro che parole
g en er a le. . .
Orig. all'A r c h i v i o d i S t a t o i n M i l a n o .

46. G iovanni Lucido Catanei al m archese di M antova. 5


Roma. 8 agosto 1408.
.. ..T u tta v ia el P ap a in clina a la flia del Re F ederico et cum que
sta speranza ha fa tto el parent d el Don A lplionso cum donna Lucretia,
quali hanno consum ati el m atrim onio privatam ente, et doppoi un altro
di publieo cum inulte feste, p a sti e galle e fra li soi solam ente ne alcuno
am basadore o altra persona publica fo chiam ata. La fa m ilia de Valen
tia cum quelli de la prin cip essa sua cugnata hebbeno affar scandalo
insem e et sfodraron le spade a la p resen tii del P apa in una de le sale
u ltra la capella, dove si felce la prim a colatione nauti la cena, clic fu
dominica p a ssa ta e d u i vescovi hebeno de m o lti pugni ; e per lo tumulto
tan to la b rigata se andorono qua e l che non g'era portatori de con
fetti, in modo che li pi v ili bisognorono sa tisfa re: poi andorono a cena
de li un pezo, la qual dur tre hore et fino a l d chiaro; feceno repre-

1 Cfr. sopra p. 507.


2 Con ci viene determinata la data generica di Gbegorovtus, Lucrezia 103
(nel luglio).
3 Cfr. sopra p. 507.
* Ferreri.
5 Cfr. sopra p. 507 s. e

G re g o ro v iu s ,

L. Borgia 105.

D o c u m e n ti inediti e com u n icazion i d'archivi. N. 47-48, a. 1499-1500.

1045

sentatione, n e la qual V alentia comparve in form a de A licorno, che


lungo seria a scrivere, ma cum p i tem po vederi de bavere lordine e
lap arato et lo mandar, benche non ce sia stato 'cosa de excellentia mara vigliosa; e quella la quale si al proposito loro perch donna Lucretia se contenta m olto bene de Don A lphonso, el q ual per patto ha a star
qui ini anno per fermo, ne lei, vivendo el P ap a, obligata andar nel
Ream e; a una ta o la sola era S. S tH, a la ltr a per opposito el card1 de
M on reale1 et de Perora, - Lucretia, Ailphonso, la principessa e la sorella
de B o r g ia ___
Orig. allA r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .

47. II m archese di M antova a Isabella dEste.


Ferrara, 10 novembre 1499.
. . . I l papa gi volendo vedere se questa 3 era pur eh osa vera et non
artificiosa li fece lavare le piage d e le anane d'aceto, poi ponerii
uno p aio d i guanti lig a ti stretti et sig ila ti e d i poi uno certo tempo
desligare et trovosi pure essere cosa verissim a e divina e ;chi voi e
eonfessare quello , d ir che l una confnnatione di la giostra fede
e confusione de infedeli.
Copialettere 62. A r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .

48. Estratto dalla lettera dun ig n o to .4


Roma, 23 gennaio 1500.
. . . Che V alen tinoys ha facto gran doglianza a Roma per littera de
la m orte de Borgia, dicendo che i celi lhan facto soluin per ^inastarli
di soy desegni, et lu i stato mezo di fare che il fratello hablii el capello,
el quale li sera dato gionto che sia V alentinoys a Roma cum pacto che
esso fra tello p aghi l i d eb iti de Borgia, che sono ducati x v n im. Cliel
papa ha d icto volere subito refare a sue spese le roche de Im ola et de
F url... Che se prepara de fa re card1' tu tti a beneplacito de V alentinoys,
et perlio ben facto riponere ogni speranza de la practica de monsre
ne le sue m ane e t solicita rlo lu i che gli a ltri favori sono troppo da
lontano... Chel p ap a era per rom persi cum V enetiani, volendo in ogni
modo A rim ine et F aenza, e t non gli volendo loro consentire. Chel Sr
Zoanne da P esaro ha quatro m ila boni fanti, monetione et victualie
assai, et che delibera fina a m orte con trastare.6 Chel papa m ette ne le
rocche de la chiesia castellan i afetionati a Viailentinoys, et in castello
Sancto A nzelo novainente ha posto uno arcivescovo alevo lesso Valent in o v s . . . .
Orig. allA r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .

1 Juan Borgia.
2 Ferreri.
3 Le stimmate di Lucia da Narni.
4 Cfr. p. 520. Probabilmente un inviato o agente mantovano.
F e l i c j a n g e l i , S u llacquisto di Pesaro, (Camerino 1900, 29 s., mette in
dubbio questa notizia.

1 0 4 fi

A p p en d ice.

49. G iovanni Lucido Catanei al m archese di M a n to v a .1


Roma, 19 agosto 1500.
I l i 10 Sr mio. Stava don A lplionso duella de B iselia m arito de ma
donna Lucretia a sa i bene, pensava el ire de N apoli levarlo, ma essendo
redatto quando fu ferito in certa torre presso le camere del papa non
potea facilm ente levarsi; solo el m edico m andato da N apoli lo medicava
e la m olie li faceva lo suo m angiar aci non fusse atosicliato; al fine
beri n a n ti conplectorio m orite e sono sta presi alcuni N eapolitam i die li
soi e de la m olie im p u tati che volevano am azare lo ducha V alentino i n
sua casa e cam era; el papa ne sta de m ala valla, s per natura del caso
e per lo Ke de N ap oli, si perch la filiola se despera. A lfine pare una
cosa legiera questa, m a p arto rir con tem po m al a sa i verisimilinem
Lam basador de N apoli mand subito la roba sua qua e l a e t se redasse in
casa del orator Spagnolo, spingendol ad andar d a l papa per sua cantione perch staseva per levarse per dubio del li presoni pt, se ben ini
non se im pattarla in ta l novelle ; el papa le ha fa tto d ir chel resti secavo
sopra d e lu i, tamien lu i ha voluto levarse per lo meglio sina chel se b e n
in teso il tu tto et m olta arm ata sta al p a lla t io . . . .
Orig. allA r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .

50. Papa Alessandro VI al C ard in al Giuliano della R overe. 2


Roma, 1 settembre 1500.
D ii. rfil. Iu lian o episcopo O stiensi.
. . . . A tfendentes quod d ii. filiu s noster A scan iu s M aria S. V iti e t c .
diaconus cardinalis, S. li. E. vicecancellarius qui m onasterium ('lai
v a llis extra m uros iMediolanen. C isterciensi ordinis ex concessione e t
d ispensation e ap ostolica ob tin et in commendam pr eo quod idem cardi
n a lis in regno F ran cie pr (lieti d u ia tu s M ediolanensis pace, quiete e t
tran q u illitate ad praesens retinetur, regim ini e t adm inistrationi dicti
m a n a ste r ii-----intendere non valet nec etiam spes habetur quod brevi
tem pore intendere p ossit cum p refatu s rex de eo m inim e confdit
perci concede il detto m onastero al C a r d i n a l G iu lian o della. R o v e r e ,
in che, come gli fu notificato, conviene anche re L uigi X II.
D at. Romae 1500 cal. sept. A pontif. nostri nono .
Corte. Regest. 872, fol. 142. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .

51. G iovanni L ucido Catanei al m archese di M an tova.3


Roma, 24 settembre 1501.
Hra tjr mio. s on venuti dui anbasatori de Ferara qua, quali el papa
ha posto ad alagiar in la casa de la filiola e stanno in festa e balli
e tanto b alloe essa una de queste notte che lo d sequente stete alterata

1 Cfr. sopra p. 524. I l principio presso L u z i o - R e n i e r , Mantova e Urbino


404, nota.
2 Cfr. sopra p. 521 e Ardi. st. oinb. 1890. p. 144.
3 Cfr. sopra p. 549.

D o cu m en ti in ed iti e com u n icazion i d archivi. N. 52, a. 1502.

1047

de febre, pur ino sta bene e per executione de le prom esse per esserge
ordine diti la to de F erara che prim a se ge ad imi piseli a tuto quello li
sta offerto; vole li denari in F erara e con d utta a le confine de la Iomagna a spese del papa, qual prepara m andarla m olto honorevolissim a
e contenta e cum m olte m atrone de qua et se levarsi quando don Forando
v en er a . . . .
Orig. allA r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .

52.
R elazion e del cronista fiorentino B artolom eo Cerretani
su Pietro Bernardino, seguace del Savonarola, com e a n tip a p a .1
[1 5 0 2 1 ],

....V e n t i in circha liom ini d i popolo et d i b axa com litione liavendo


pe p a ssa ti tem pi segliuito frate G irolam o e v ix u ti in vita exactissim a
et santa, come di sopra dicemo, in questi tem pi si tirono da parte;
et facto insiem e m olti conventiculi et segrete raunate, creorono, secondo
il costum e degli Ebrei, un pontefice ial quale com issono ogni cura et po
test di loro m edesim i, cos tem poralm ente come spiritualm ente; vivendo
del continuo quasi insiem e nella cipta e n certi luoghi del contado.
Questo prim o pontefice loro fu F ioren tin o d i b assa qualit, danni XXV,
id iota e sanza lettera alcuna; m a per le continue prediche et letione
ha ve va u dite d al frate era divenuto d i tu tta la sclirittu ra sachra et m a
xim e de la B ib ia in modo p ratich e che le sapeva a mente quasi tutte:
e predichava et faceva serm oni di ta l q u alit et cos m irabile exspositione, che rendeva chascuno m eravigliato: et m entre fra Girolam o vixe,
su per li- logge et piazze serm oneggiava a fa n ciu lli et al popolo di tal
q u alit che cascliuno stu p iva, vendendo questa nuova suprestizione [ s ic !] per optim a religione. Morto e frate si tir da chanto e fatto
m olti con ven ticu li com inci a sua segliuaci 'a, dare nuovi precepti d i
cendo che la C hiesa saveva colla spada a rinovare, e che doppo la
m orte di frate G irolam o non era rim asto homo gusto in terra; il per
ch non era pi necessario il confessarsi perch tu tti e frati e prete
della C hiesa did d io erano tepidi; e per questo nessuno, se non facta
la renovatione, si confexassi. H aveva certo olio del quale ugneva a
d etti sua seghuaci le tem pie, aferm ando essere luntione dello Spirito
Sancto... Faicevano sp essissim e oratione m entale non udivano m essa, ve
stivan o poveram ente, la vita quando buona et quando trixta, secondo il
caso; n el m angare alcuna volta si ferm ava dicendo: lo sp irito vole che
si facci oration e; cos in silenzio oravano: in un tracto comandava il
m angare. Tenevano per certo che questo fu ssi profeta e se vestiva
o parlava o faceva alcuno cenno interpetravano che passerebbe in
Ita lia F ran cosi o Tedeschi o Turchi, o iche la C hiesa era presso a la
rovina e sim ile fantasie. E quali conventiculi et ratinate sendo notifichate a !o nquisitore et arciveschovo, respecto a m olte m acule de heresie
et com pagnie sospette, furilo per la via deglO tto interdette con presure

1 Cfr. sopra p. 1S7 s.

A p p en d ice.

1048

di loro et a ltre persequtione. I l che gli i'e p i restrignere insiem e mo


strando liaverle predette; e per questo d a eliordo si partirno et di segreto
e itin e a la volta d i B ologna si t.rasferirno a la M irandola, dove si
trovava il sigru Govan F rancesco, nipote del conte Covarmi, homo pi
su prestitioso [ s ic !] che savio, il quale sendo m acinato non pocho della
dottrina fratescha, liberam ente e t volentieri g li ricevette et non molto
tempo doppo sendo asediato da certi sua congiunti, per torgli lo stato,
arditam ente si difendeva: m a crescendo l opugnatione comincci non
pocho a temere. Il perch sendo da d etti su p restio si [sic!]ex o rta to , lo
inanim irono aferm ando che Iddio voleva che fu ssi libero da tale opugnatione, e che fu ssi superiore et vincitore de sua ninnici. La quale
cosa quanto pi cresceva el pericolo, arditam ente credeva, dando pi
luogho alla suprestione [s ic !] ohe a lla verit del juditio, insino a tanto
che ne perd la terra e lo sta to . E t quasi ignudo salvo se ne fugg.
Q uelli che gli tolsono la terra a u ti n elle m ani e detti su p restitiosi [sic !],
chiam ati vulgharm ente g lunti, g li m esse a m a r tin i, et m axim e Pietro
B ernardino, loro capo, et da lu i ritratto il modo de loro vita et costumi
e loro andam enti, lo chondenn con alquanti a l fuoOlio, perch g li tov
m acu latissim i di m olte heresie n ello in tellecto e del corpo spurcissinii
et vitio si. La quale cosa in tesa n ella cipt nostra fu causa che respetto
a uno clianonicho de Medici et alcuni fa n ciu lli di case nobile, subito
si scrisse a la M irandola e furono ricondotti a Firenze. P ietro Bernardo,
homo plebeo, piccolo, d i carne gentile, cap elli neri, naso lungho, voce
rochissim a, cliurvato, a stu tissim o fu vivo arso a la M ira n d o la 1; e tutti
e sua segliuaci banditi. E quali, torn ati n ella cipt nostra, cliautamente
veghiano, bench sia quasi sp en ta tale setta. F u m o alcuni lehe dixono
che da lu i ne torm enti non sebbe m ai nulla, m a tutto si ritra sse d aglaltri. E t cos la cipt, da diversi m ali sendo vexata, sandava alterando
et d igi e F aen tin i havendo arso e ta g lia to tu tti intorno a la terra,
actendevano al rip ararsi dalle isfren a te voglie del V a le n tin o ___
B a rto lo m e o

C e rre ta n i,

Biblioteca

Istoria fiorent. C'od. II. III. 7 .}, p . 274b ss.


n a z i o n a l e di F i r e n z e .

53. B eltrando C ostabili al (luca di F err a ra .2


Roma, 18 agosto 1503.
Illu strissim o et excellen tissim o signor m io observandissim o. A ci
vostra illu strissim a signoria sia ad uisata del successo de la infermitate de N ostro Signore, per questa li significo che essendo heri el bono
d de Sua S antit, m e ne andai a p ala tio et cum quanta in sta n tia io me
facesse per ogni v ia per parlare cum chi me sciapesse dare certa inform atione del successo, non p oteti m ai trovare persona a p r o p o s i t o ;
restando inflno a la sera et retom an do el cardinale de Cosentia a la stan
tia, il quale era sta to cum Sua S an tit, hebbe da Sua Signoria che la
B eatitu dine Sua havea p igliato heri m atino vno pocho de m ana, la quale

1 Cfr. V e t t o r i Viaggio 17.


2 Cfr. sopra p. 574. P e t r u

c e lli

d e lla

G a ttin a

I. 437 s. e

B a la n

V, 424.

D o cu m en ti inediti e com unicazioni d archivi. N. 54. a. 1503.

1049

ge havea facto vno bono servitilo et che tu tto heri la era sta ta de bona
voglia et quieta et chel se sperava chel parosism o de questa m atina on
non venisse on havesse ad essere p odio; dixemie etiam chel D uca era
-ta to m eglio... D a diversi hom ini de p alatio, se l>ene non sonno de quelli
che penetrano, liebbe chel (male de Sua S an tit se nomina vna Itertian a nota et cliel se dubita non se converta in vna quartana ; hebbi
etiam che per alcuni de casa de Su'a S an tit se fa fa re in sta n te orati'one ad vna donna reputata sancta migrata in s. P etro: la quale risponde
pocho sperane che sua S a n tit se h ab ii a lib erare de q uesto male...
In q uesta m atin a per tempo ho m andato a padatio per intendere el
successo et el m io me reporta per relatione de m ulti, quali se concordano
tu tti et spetiailmente per el cardinale de C ossentia 1 et del magiordomo
de la sign ora duchessa, che la m ana pare non faJeesse giovam ento a N o
stro Signore et che in questa nocte la S an tit Sua sta ta m ulto
inquieta et lo parosism o li | venuto a la x m hora m agiore d el precedente
questa m atina et in questa m atina Sua S an tit se confessata et communicata et per el d icto m esso m io vno medico alevo del vescouo de V e
nosa, 2 m e fa dire che Sua Beatitudine m ulto alterata et che la non se
monda... In q uesta nocte da niegia hora d i nocte .tato serrato el p alatio
et guardato cum m agiore d illigentia del solito et secondo intendo el car
dinale de B orgia et li signori picoli hanno m andato fora de la robba sua
per il che tu tto considerata la etate de N ostro Signore et la conditione
de li tempi se d ubita grandem ente de la salute de Sua Santit. liomae
xvm au gusti 1503.
De vostra illu strissim a signoria
servo Beltrando de C ostabili
[D i fu ori] : A lo illu strissim o et excellentissim o signore duca de
F errara m io signore observandissim o.
Orig. allA r c h i v i o

di

Stato

in

M o d e n a . Cancelleria ducale.

Dispacci degli Oratori Estensi a Roma.

54. Giovanni Lucido Catanei al m archese di M an tova.3


Roma. 18 agosto 1503.
I li1 Sr m io. Bench per la mia u ltim a di IO4 avisase V. 111. S. chel
papa non si mundava di febre et pareva m eliorato perli, tamen dopoi
pegiorato in modo che g li ogne d i p i acresciuto el parosism o et que
sta m atin a s i com unicato, parlando et asai galiardam ente a rispecto
del m alo; et ghia qualche grande m astro, al quale noto la sorte della
infirm itade sua, ha advisato ad certo sre card11' lontano de qua, chel si
aproxim a per potere essere ad hora de qua bisognando et alcuni coinenzano a sgom brare il suo m elioroniento [s ic !] 5 fora del p a lla tio di nocte

1 Francesco Borgia.
2 Bernardo Bongiovanni ; vedi
3 Cfr. sopra p. 574.
4 Vedi Luzio, Isd b . d'Este
5 Meglio delle robe.

G am s

040. E ubel II, 2iH).

i Borgia XLII, 451.

1050

A p p en d ice.

et cautam ente; apresso questa nocte p a ssata son sta te facte grandisv
guardie alle porte et toresin i delle m ure del p a lla tio , bench dicano
essere i'acte per q u elli di B r a z i a n o , per esserli intrato di novo certi
ca v a li et f a n t i . . . Komae 18 augtl 1503, hora vigsim a.
Orig. allA r c h i v i o

Gonzaga

in Ma n t o v a .

55. Giovanni Lucido Catanei al m archese di M antova.1


Roma, 10 agosto 1503.
I10 'Sr mio... H o significato a V. S. el p apa essere d erelitto e poi la
m orte; al presente ime achade sc riv e rli come lu i era in term ino de poter
viver a sa i a la effigie e presenta sua e anchora dopoi el m ale quanto sia
per l'a febre, ma li abond a l in proviso tanto e l cataro chel afog;
tuto in la fatta negro e infiato, e n ullo suspetto ge stato de veneno,
se ben p atre e filiolo ge sia n fu ti a uno tem po infirm ati... Rome xvim
augM 1503 liora xvm .
Orig. allA r c h i v i o

Gonzaga

in Mant ova.

56. D alla corrispondenza privata di Alessandro VI


negli an n i 149 3 -1 494.
Lispezione, concessa dalla lib era lit d i P io X e Benedetto XV, di
tu tti g li in ven tari dell A r e h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o , nella
quale m i furono cortesissim am ente daiu to Mons. St. L egrelle e Mons. A.
M ercati, ha condotto al ritrovam ento d i un resto d ella corrispondenza
p rivata di A lessand ro V I. G li a tti relativi spettano tu tti a g li anni 1
e 1404, cotanto ricchi di vicende. G iam b attista C onfalonieri, m olto bene
m erito di quellA rchivio, li ordin p iu ttosto capricciosam ente nel 1027
e li fece legare in otto volum etti, che ora hanno la segnatura : AA
Arni. I-X V III, 5020-5027. A la to d i m olte lettere di secondario interesse
ed anche affatto in sign ifican ti si trova un certo num ero di pezzi di valore,
p retti origin ali, come sei lettere di C arlo V i l i re d i F ran cia, delle quali
q uattro ad A lessand ro V I, una a Cesare B orgia ed una a l cardinale de la
Gr osi ave e al duca d i Lignv, tu tte m ancanti nella collezione del P licier;
inoltre due lettere d i Giovanni Sforza, il prim o m arito d i Lucrezia Bor
gia, tre di A driana M ila, la suocera di Lucrezia, e nientenem o che sette
di Lucrezia stessa, tu tte dirette ad A lessandro VI : io le com unico tutte
integralm ente. D elle lettere d i Ju an duca di Gandia al papa, scritte
n el ca ra tteristico dialetto di V alencia, basta riportarne una: d i parec
chie altre m i sono servito nel testo di questa nuova (dizione. S'aggiun
gono a lcu n i pezzi u n ic i : le due lettere d irette ad A lessandro V I di Giulia
F arnese-O rsini del 10 giugno e 14 agosto, in oltre tre b ig lietti, purtroppo
non d a ta ti, d i Vannozza 'Catanei.
F ra le lette di A lessand ro V I si trovano parim enti come pezzi
u n ic i tre lettere ad Adriana M ila e due a G iulia F arnese. Le poche let1 Cfr. sopra p. 574.

D o cu m en ti in ed iti e com u n icazion i d archivi. N. 56, a. 1493.

1051

tere conservateci di A lessandro V I a lla figlia (cfr. G r e g o r o v iu s , L u


c re z ia B o rn ia 75) sono accresciute d una del p rin cip io d i lu g lio 141*4.
Le lettere di A lessandro V I sono m inute o rig in a li : conforme ad un
costum e allora m olto diffuso, portano come sop rascritto le Jet tere in i
zia li del nome d i Ges C risto, parte con lettere la tin e, parte con greche
in due form e, cio uj e royp1. Questultim a form a della sop rascritta si
trova anche n elle lettere di Juan duna di Gandia ad A lessand ro V I pub
blicate recentem ente da S anchis x Sivera (43 ss., 47 ss., 87 ss.), che 'le
toglie da 11A rchivio di Valencia.
P er l esposizione storica in questa nuova edizione ho cavato partito
come conveniva d a lle corrispondenze d i C astel S. A ngelo, nella tra scri
zione e collazione d elle quali 'con somma cortesia mi port aiu to M onsi
gnor A. M ercati : esse sono di grande interesse anche perch m ostrano
in qual modo il papa Borgia comunicava coi p i p rossim i fam igliar!.
Quanto a lla condotta m orale di A lessandro V I esse conferm ano a sso lu
tam ente il nostro giudizio. Specialm ente la lettera di G iu lia del 10 giu
gno 1494 fa vedere su quanto deboli sostegni poggino i ten ta tiv i di sa l
varlo recentem ente fa tti in Italia e Spagna. D altra parte per non v e
traccia alcun a che autorizzi a ingrandire illim itatam ente la colpa del
papa Borgia come fa il P o r tig m o tti (pag. 352, n. 1). I documenti non
recano n ovit sensazion ali. La collerica lettera di rimprovero, che A les
sandro VI in vi a G iu lia F arn ese il 22 ottobre 1494, si riferisce a cose
p olitich e e illu m in a gli in izi del conflitto cogli Orsini, che pi tardi
port alla guerra con costoro.

1. Carlo V III, re di F rancia a papa Alessandro VI.

Amboise, 20 novembre 1403.


S i ullum preees n ostre pondus, beatissim e pater, apud Sanctitatem
V estram haberent, ip sa nobis quidpiam aequum atque honestum postulan tibu s sepius rogandi rem itteret necessitatela. U t enini beneficia quae
libenter cito et sine mila dubitatione tribuuntur gratissim a sunt, sic qui
d iu differ, n o lle se gratifica ri ip sa cunctatione testatili-. Quotiens autem
et quanta anim i affectione de cognati nostri P h ilip p i de Lucemburgo
Cenom anensis episcopi prom otione ad eandem Sanctitatem Vestram
etiam m anu propria scripserim us ipsam S. V. sa tis m em inisse non dubitam us. Cuius vero apud ipsam momenti scripta nostra fuerint, etsi antea

1
I\:rta questa soprascritta anche lordine di Alessandro VI a Virginio Or
sini di opporsi ai Francesi, pubblicato presso N . L i c h a t s c i i e v , Una lettera
di Pio V allo zar Ivan il Terribile in connessione colhi questione dei Brevi im
pali, Pietroburgo 1906 (in russo), <>7 e in parte a tav. VII (Lordine non
ha data, ma l scritto immediatamente dopo che fu catturata Giulia Farnese
[v. p. 389. n. 1. Gi / S a l o m o n (in Neues Archi v f. altere deut sche Gesch.
XXXII [1907], 468) aveva indicato un errore nella trascrizione del L i c h a t s c h e v .
Il testo italiano presenta anche altri errori : cosi va letto : 'rcwresce e non
inorereste, con furia invece di confluir-, l'artiglieria per Iran sten ir'. Laggiunta
allordine non del cardinale Giovanni Borgia, come pensa L i c i i a t s c m e v , n
del Carvajal o Lunati, come congettura i S a l o m o .y . ma di Alessandro VI stesso.
L i c h a t s c h e v non dice dove ha trovato il documento.

1052

A p p en d ice.

m om ip sa dulbium facibat, ex ista tam en n ovissim a cardinalium creatione factum est plane perspicuum , cum neque vel generis vel meritoruiii
eiusdem consanguinei n ostri neque precum nostrarum rationem ullam
S. A". habere dignata est. Quod profecto non tantum valde miramur
veruni eiiam ob nostrani erga Sedean A postolicam devotionem et fidem
equo anim o ferre non possum us. E t quoniam u t d ici solet n u lla res carias
con stat quam quae precibus em pta est, ab b is iam om nino desistereinus.
n isi am or sin g u la ris quean cum in domum Lucemburgensem nobis cognatione proxim am turn in ipsum P bilip pu m consanguineum nostrum suo
nomine gerinm s, nos cogeret velie iterum experiri S. V. erga nos voln
tatela. R ursum ig itn r rogam us, b eatissim e pater, ex intim o cordis affectu,
ut si quid unquani nostra causa S. V. factura videtur in hoc uno nobis
morelli gerere v elit, ut liic noster cognatus proxiniis quatuor temporibus
c a r d i n a la t i apice donetur. Q uippe quem pre caeteris om nibus pro qui
lla s nos litter a s dare fortasse con tigerit pnaeferri semper volumus. Quod
cum a S. Y. obtinuerim us, n iliil orit our u ltr a de eius erga, nos voln
tate dubitem us, sed et gratiam quantam anim us noster capere potest
sem per liabebim us. Y aleat feliciter eadem S. V., beatissim e pater, quaiu
D eus n obis d iu tissim e conservet ad E cclesie suae san et e regimen et
honorem. E x A m basie XX die Xovem bris.
D evotas fllius vester B ex Francorum .
Charles 1.
Eobertet ss.
[A tergo :1 S anctissim o domino nostro papae.
Originale con sigillo. Arm. 15, C. 12, n. 1, p. K9.
2. Carlo V ili, re d Francia, a papa Alessandro VI.
Amboise, 21 novembre 1493.
T ressainct pere. J a y est nagueres averti que a la derreniere creacin
de ta n t de cardinau lx V otre S ain ctete na eu regard a la promocion de
mon cousin levesque du la n s dont lie me puis bien contenter veil que
en avoit p lusieu rs foiz escript de ma m ain a V otre dite Sainctete. Et
pour ce, tres sain ct pere, je vous prie et requier de tout mon cueur que
mon d it cousin soit pourveu de la d ignit cardinale a la premiere crea
cin que Votre Ste fera, e t ic ellu i fa it card in a l je lenvoiray devers votre
dite Ste pour aucunes graves m atieres dont icol le sera tres contente.
T ressainct pere je prie D ieu q u ii vu eille preserver votre Ste longuement
au regim e de sa san ete egli.se. E scrip t de A m boise le X X Ilne jour de no
vembre.
T ressaint 3 pere jay fayt escrire ces letres an [s ic !] ma pressance.
V otre dvot iiz Isic!] !e roy de France
Charles 3
Eobertet ss.
[A tergo] : A notre tressa in ct pere le pape.
Originale con tracce di sigillo. Arb. 15, C. 12, n. 1, p. 49.

1 Autografo.
2 Filippo di Lussemburgo.
3 Da Tressaint a Charles autografo.

D o cu m en ti inediti e co m u n icazion i d archivi. N. 5G, a. 1493.

105'i

3. Cario VIII, re di Francia, a papa Alessandro VI.


Amboise, 9 dicembre 1493.
Tressa in et pere. Pour ce que de plus eu p lus avons en singulire
affection la prom otion de notre aine e t fal con seilller levesque (le
sain ct M a lo 1 a la d ignit cardinale a in si que vous avons par plusieurs
foiz escrip t tan t de notre [propre m ain que autrem ent parquoy avez
assez peu congnoistre comment nous desirons que la m atiere sortisse a
effect. Encores pour vous en advertir et affin que puissiez clereinent
congnoistre que en ce na avenue aucune variacin de notre part vous
en avons bien voullu davantaige une autrefoiz escripre. Combien que
par nos derrenieres lettres eussions escript a V. S. que nen escrivrions
plus, m ais le grant vouloir que nous avons que ledit evesque de sainct
Malo soit cardinal pour les causes que avons am plem et fa ictes savoir
par nos d ites lettres a V. d. S. nous a de reehef incite de vous envoyer
ces presentes considerans au ssi quelles vous pourront estre baillees
et presentees deux ou troys jours avant le terme dessu sd it ou environ,
et que en aurez m eilleurs souvenance pour amour de nous aquov avons
pairfaicte fiance et nous y actendons sans aucune difficult, si vous sup
plions tressain ct pere que le p la isir dk-elle V. S. soit y fa ire en m aniere
que nous voyons par effect que avez voulu acam plir notre d sir en eest
endroit. En nous nous en repputerons tan t tenuz a V. d. S. que p lus ne
saurions, et que de chose que peussiez faire a notre reqtieste et pryere.
E t dabondant n e revaquez en doubte que incontinent que serons advertiz
de sa creacin le ferons partir pour aller par del acotnplir entirem ent
le contenu aux in stru ctions de nostre aine et fal conseiller orateur et
am baxadeur labbe de sain ct Ouen, e t le fa it du Turc, dont nous avez
advertiz de quoy serez console et joyeulx comme tousiours vous avons
escript e t a ce naura point de fau'lte. Tressainct pere, en prian t le benoist
redem pteur qui vueille J. [sic!] Y. S. longuement conserver et m aintenir
au rgim e et gouvernem ent de notre mere sainete Eglise. Escript a Am
boise le IX me jour de dcembre.
Tres dvot filz le rov de France
Charles
Iiobertet ss.
[A tergo:! A notre tressain ct pere le pape.
Originale con sigillo. Arm. 15, C. 12, n. 1, p. 47.
4. II cardinale Raimondo Peraudi a papa Alessandro VI.
Yienna. 2.S dicembre 1493.
B eatissim e pater et clem entissim e domine post beatorum pedum
oscula. Superiore estte cum G alliarum regionem peragrarem ofendi
generalem O scitanie in presentiarum episeopum M acloviensem ,8 virum
integerrim e vite, summe auctoritatis, incredibilis rerum omnium expe-

1 G. Brionnet.
2 Autografo..
3 G. Brionnet.

1054

A p p en d ice.

rientie, apostoliche sedis et u niverse oh ristian e ecclesie em olum entis adeo


studiosuni, adeo fautorem atque auxiliatpreni, ut repente subita que
dam ine ceperit adniiratio, hoc seculo cenoso ac vitiorum reiertissimo
talem probitateni, ta le decus talenique splendoram reperiri : et ideo
letiori -animo accepi, quod tan ta est liu iu s v iri a pud christianissim um
G allo n ila regem au ctoritas, ta n ta apud uuiversos principes gratia atque
favor, ut omnia fa cile nutu atque arbitrati! suo regere ac moderari posse
videatur, nec ullum est n egotium tam arduum tam difficile, quod ille
non fa c ile absolvere ad optatum que exitum p ossit perducere; hic profeeto solu s G allias universa ad summiam Sedis apostolice reverentiani
totique cJiristiane ecclesie presidium firm issim um exhibendum impellere
atque inducere p otest, liic stlus omnium oiblocutorum atque illorum (pii
Romane ecclesie au ctoritatem im niinntam volunt im pios conatns effrenatanique audaciam compescere ac prorsus calcare et, ut brevi dicam
quod sentio, istiu s favorem com parare, id demmn est to tiu s G allie gratiam benivolentiam que assequi. H ec om nia solertius perpendens niensib us ela p sis ex G allia ad S anctitatem V estram litter a s dedi, quibns
significabam su mino gaudio sumnieque le titie S a n ctita ti V estre essi;
debere, si rex Francorum pro 'cardinalati! eidem conferendo Sanctitatem
V estram obsecrasset, cum h ie v elu ti radius corruscans nnbes abstergere
cm nesque ex G allia tenebras auferre p o ssit et quemdam S an etitatis Ve
stre atique Sedis A p ostolice splendorem n itid issim u m vibrare. Qui cum
in tin itis opibus m axim oque iiotentatu affinerei, m alu it Sedi Apostolice
in servire atque eeclesiasticani d isciplinam suscipere arb itratus id quoti
est dem pta fide ac religione cetera caduca fragiliaqu e esse ha'beatque
S an ctitas V ostra hoc pro com per to quod si prudentissim us Francorum
rex tem pore oportuno certior fu isse t hunc velie sacris in it [ i] ari, omni
bus a liis p reterm issis istu m unum qui et au ctoritate et favore louge antecellit efficacissim e propensissim eque S an ctita ti Vestre c o m m e n d a s s c t.
Q uapropter ego .ipse publico bono communique u tilita ti consulens Sanctitateni V estram oro obsecroque et obtestor ut hunc talem fidei Christi
propugnatorem , etiam regiis com m eiidationibus cess,antibus, quas tamen
non cessaturas certo scio, quamp,rimimi ad eardinalatum etiam solimi
eveliere dignetur. Xon mine de p r iv a to unius viri commodo agitili1: quod
si esset tardius frigidiu sq ue seriberem , sed de to tiu s republice eliristiane
em olumento atque am plitudine. H,ic est om nium horum quos terra sustinet S a n e tita tis Aestre devotissim u s, nemo ap tior aut m agis idoneus ad
hanc in Turchos expeditionem preparandam reperietur, quo p r o c u r a n t e
ex u niversis G a lliis p rom ptissim a a u x ilia confluent et pax inter lios
Reges arctissim o federe con solidata sta b ilio r firmiorque p ersistei. Est
enim in eo viro ad suscipienda n egotia consilium , m axim a ail agendum
prudentia sunmia ad perfieiendum au ctoritas atque solertia. Cum p l u r i m i
sin t anibitione atque avid itate inumoderata qui obedientiam Sanctitati
V estri debitam p rolatare atque tardare conentur, sperantes se e a m
viam in ven isse qua om nia que cu p iditate in sa tia b ili appetunt a S a n c t i ta te V estra exigere et vi extorquere valeant, h ic solus pre a liis p o t e s t
eorum conatus eft'ringere, audaciam tem perare rabiemque c o m p e s c e r e .
et u niversas G allia s S a n ctitati V estre non m inus obsequentes reddere
quam Germ ania, quam ip sa I ta lia sit. Quapropter liuius v iri p r o m o t i o
cum universe reipuM iee ch ristiane in p rim is S a n etita tis Aestre Sedi-

D o c u m e n ti inediti e com u n icazion i d archivi. N. 5G, a. 1494.

1055

sque A p ostolice honori plurim um et commodi et em olumenti est allatu ra:


plura verba ecclesie de hoc viro necessitas requirebat, sed certe immensa
S a n ctita tis V estre sapientia pauciora. U lud unum addami Sanctitatem
V estram n ih il posse consulere quod huic in Turchos expeditioni m agis
conducat, quam talem virum tante au etoritatis tantum que fldei propugnatorem defensoremque reipublice cliristiane preparare. V aleat Sanctitas V estra cui A ltissim u s rerum omnium conditor atque opifex fe lic i
tateli! longevosque annos contribut. W ienne XXVIII* decembris.
Eiusdem V estre S an ctitatis
hum illim a et devotissim a creatura
Raymondus cardinali Gurcensis.
Originale Arni. 15, ((. 12, n. 2, p. 50.
5. Giovanni Sforza, signore di Pesaro, a papa Alessandro VI
Pesaro, 0 giugno 1494.
S anctissim e pater post beatorum oscula pedurn et hum illim am comm endationem . La Sta V. per le m ie ultimamente date ad N ucea 1 et per
relatione de B eltram o hara inteso quanto fin dallo zorno era seguito in
questo nostro cam ino et corno fin li eravamo venuti tutti sani, lieti et
gagliardi. Iesta mo d ie ila sii avisata quanto da li fin qua sii successo.
D isunissim o ad N ucea et la sera venimo ad F ossato, terra de P erusini,
love per la incommodita del luoelio sterno al m eglio che potei no : basta
che approxim andosi al paese nostro, dove una hora ce pareva cento
anni de giongere, non era disconzo si grande, che volent iera noi tolerasimo, sperando al fine dappoi qualche incommodita p igliarsi li acconzi
nostri. E l d sequente venim o ad Cantiano et la ltro ad Fossombrono,
terre del s. duca de Urbino, et in ogniuno de questi iluochi trovassim o
uno m andato del predetto S., dal quale ultra lo lionorevole apparate et
maxim e ad Fossom brono fossim o sumptuosamente accarezati et lionorati. La Ex. del predetto S. ne madonna sua consorte ce furono per non
*e sentire troppo bene el Sri' O ttaviano et perche venendo in nostra com
pagnia gran zurma, 11011 essendo Roma senza su spoeto, forsi ha avuto
qualche dubio: conio se sii senio stati in le terre su e gratosamente
veduti, accarezati et ben tractati. Ilier i giongemo ad Pesaro con una
grandissim a p iogia; la dem onstratione et li apparati facti per questi
nostri per receverci honorevolmente in questa nostra venuta la B ne V. le
intender per lettere de m esser Francesco et de madonna Adriana. One
sto solo g li significo ad sua satisfactione che credo li santi patri non
stessino inai infanta expectatione de la venuta de Christo quanto expecta'a n o nuy q u isti n ostri hom ini, (piali non liavendo respecto al mal tempo,
ce venero incontro fin ad Fossombrono et intrati nel paese nostro (le
mano in m ano trovam o gente ; approxim andossi alla terra ce vene incon
tro tutto! populo et fossim o tanto (la ma soli i i quanto da fem ine recevuti
con tanta leticia e t alegreza quanto al mondo dire si possa, adeo che
avendogli io scripto pi volte volermi partire da Roma et venire ad casa
et (leceptoli [ s ic !] apena p o s s e vano credere vedendoci con Docili, che

1 Nocera.

A p p en d ice.

1056

ancora fossim o ven u ti; j>er quella sera non se attese ad altro che ad
su garsi; luigi et domani attenderem o ad feste, b a lli, comedie et egloghe;
li a ltr i spenderemo in andare a piacere por questi n ostri castelli. MV
parso per debito m io dare de questo a viso a la Sta V. et cos faro d
quanto succeder aLla giornata acioche ancora che la s ii absente sii
partecipe de le con solation i nostre. T utte queste m adonne et inspetio
la illu stre m adonna m ia consorte stano aiegre et io insiem e con epse:
sempre hum ilm ente recom m andandoci a lli beatissim i pedi de la Sta Vo
stra.
Ultetrius: supplicai li zorni p a ssa ti la V. B n<! che per non usare el
reverendo m onsignore de A rles 1 tu tta la d ilig en tia correspondente alla
relation e cliio havea facto de lu y ad quella, immo esserm i contra al rescuotere le taxe de li alogiam enti de li cavalli cliio et li m iei soldati
havem o ad Cesena, se d ign assi com m ettergli chel fa cessi dare ad me e
a lli d icti m iei sold ati el debito, quella m olto volentera se digno scrivergli
in opportuna form a e t secondo il bisogno. Gioncto cliio son ad casa
q u isti meii sold ati se son d o lu ti con m e che m ai hano p o ssu ti ne possono
havere la ratta loro ne io m edesim am ente et dicono chel breve che sopra
ci g li scripse la S ta V. selha 2 quodam modo g itta to sotto li pedi et non
ne fece una stim a al mondo in p reiud itio grande de d icti sold ati et mio,
deche me ne doglio et veduto che epso m onsignore, ;il quale havendo pia
fiate scripto et m andato mei cavalieri aposta ])er questo non existimava
ne m i ne la *Sta V . ho levato uno m io, cliio teneva ad Cesena per r e s c u o
tere diete taxe vedendomi fare la spesa senza fructo, con animo una
volta de prevalerm i sei m e accadera contra chi m e veta havere quel!
che d i bono anim o m e da la Sta V ostra. H o volu to sarivere queste pochi'
parole a lla B ne V. in excusation e m ia et pregarla et su pp licarla se degni
p restare ad m esser A ntonio de Leonibus m io oratore quella piena et
indubita fede, la se dignaria fare ad me proprio se con quella io parlassi
a bocha. Iterim i m i racom ando a lli bml pedi de V ostra Sta. P isa u ri die
9 Iu n ii 1194.
E. Stls V estre h u m ilis servus Joannes Sfortia.
[A tergo:] Sm0 D om ino n ostro Pape.
Originale con sigillo. Arm. 15, iC. 12, n. 1, p. 71.
6. Giulia Farnese-Orsini a papa Alessandro VI.
Pesaro, 10 giugno 1494.
S. m io um ilm ente b aso le m ano e p ied i de V. S. P er la presente aviso
quella i r i 3, che fu dom enicha e octo d el presente, arivam m o qui in
P esaro tucti per g rafia de D io e de la sua g ro lio sm a 4 m atre sani e s a lv i,
dove el S . ca 5 facte tancte careze e lionore quanto dir se potesse s e n z a
m ancharce cosalcuna corno per M. Francesclio quella defusam ente inteu1 Nicol Cibo.
2 se lo ha.
3 ieri.
4 Cos invece di gloriosissima.
6 ci ha.

D o c u m e n ti in ed iti e com unicazioni darch ivi N. 56, a. 1494.

1057

fiera, et por questo non ine curo a longo scriverne ad V. S., m a p er sua
sad isfation e g li (lidio quella posere stare m olto conteneto e sadisfacto
davere cos bene colocata la signora donna Lucretia ben che in vero
non mie [sic!] fuse m ai in dubio. Ma veram ente m ai n ecrese1 tancto
quanto in efecto o veduto e trovato et so certa se V. S. se trovase qua
d iria questo medesimo, impero che questa cita guiello - tancto bella
e civile e p er che m olti la equiparavano a F olin gn i [sic!] senza ilubio
alcuno p i bela questa m olto p i cevile e deletevole tancto quanto dir
se potese e q u esti v a ssa lli m olto afitionati a lor S. et cos comensano
adesere a la signora donna Lucnetia, la quale se porta benissim o con
tu cti si che Y. S. stia de bona volglia e col anim o reposato e quella sia
certissim a n olgli dicho una cosa perunaltra per che de tucto e pi che
10 non dicho; qua continovo se fa feste de baiare, de cantare, de fare
m aschere con recitare egloghe in latin o e in volgare, le quale non se
poriano quasi m elglio in Iom a e nel mezo (le la feste ail S. e la signora
donna Lucretia e io andammo a danzare che cera tancta gente iclie dera 3
una cosa stupenda, in sim illo Iod io e tu cti tre eravamo v estiti in pontifi
cale d ie p ariva avessim o sp o lgliata Fiorenza di bracati e tu cti li circostanct.i stavan o sp an tati p er non essere forse so liti vederne tancta
copia; secundo socederanno le cose per lavenire cos quella sera avisata
e perche forse V. S. se creder legendo le sopradicte cose nui stare in
gaudio e le titia esendo cos certificamo quella esere in grande ero re
perche e n d o 4 asente da Y ostra S. e dependendo da quella ongne mio
bene e ongne m ia felicita non p ossa co nissuno mio piacere e sadisfaetion e gu stare ta li piaceri e quando fusero m a g a re5 com agure6
despiacere lig u sta ria perche dove eH7 tresoro m io lie 8 el cor m io e quella
sia certissim a con tu cti li piaceri comensamo madamma e io a contar
11 giorni cabiam -o9 a sta r per che in fine tue t e 10 burla seno stare ali
piedi da Y. S. e chi ne dicese el contrario aria ben bagiano siche supricamo quella non ce v olglia mectere inoblio inaveree confinate qua che
se volglia recordare farce tornare presto a basare li disiderati piedi
e in questo m ezo farce dengne de qualche sua lettera per d ie saranno
causa farce stare alquanto p i contenete per presumere quella non se
sehordi de la m ia fidelissim a servit; preterea m onsignore] r mo mio
fra tello m ascrita una lettera, e ne la quale m avisa le faeende aveva da
fare con Y. S. esere im bon porto e quasi espedite, inpetialita la legatio n e che d e 11 q uasi e sp e d ita 12, dele qual cose o p ilg lia to tancto piacere
et consolatione quanto se quella de novo lavesse facto cardinale perche
1 Forma dialettale, certo = credette.
2 gioiello.
3 che era.
4 essendo.
3 m aggiori.
G con m aggiore.

7 il.
8 li .

s che habbiam o.

10 tutto .
11 che .
12 Cfr. il nostro voi. V, 14 s.
P a s to r,

Storia dei Papi, XIII.

67

1058

sap iva quanto d isi de rio navi va sua Rma S. e perche V . S. po esere certis
sim a apresso de sapere quella stare bene, che questo supera ongne ni
piacere; non posso intendere cosa me sia p i grata che intendere s u a
S. stia contencta, del che baso um ilm ente li piedi de Y. S. acomulamlu
questi coli a ltr i in finiti b en ifitii receputi da quella pregando D io l a
retribuiscila per me in d argli vita longa e con felicissim o sta to secundo
el suo desiderio, perch io n ollo p osso rstrebuire daltro che duna sincera
e fidelissim a fe, la quale finche lo sp irito rengnera in queste m isere mem
bra sempre stara vig ila n te in fa r cosa gli sia grata conio lespirientia
del tucto lo certificarando [sic ! ] e per non ted iarlo non saro pi lon_.
-se no recom andarm e ad quella con tu ctol core. Sortita im P esaro e dim ia p rop ria m anu a d i X de giungilo 1494
D. V. S. indengna serva e schiava che l i piedi ve basa.

Jtu lia l.
[A tergo:] A l m io unicho signore.
O riginale, in tiera m en te au to g rafo , con tracce di sigillo.
Arm. 15, C. 12, n. 8, p. 18.

7. Lucrezia Borgia a papa Alessandro VI. 1


P esaro, 10 giugno 1494.

B me p ater post pedum oscu la beatorum .


A viso V ostra S a n tit conio per gratia d i N ostro S. Id io sim o ar
vate sane e salve qua in P esaro donde anchora chel piovere ce destuib asse puro fum mo recepute con grandissim a festa e sopratutto con
gran d issim a dem ostratione de am ore de tu to e l populo, donde trovammo
una bella e comoda casa; deli apparecliiam enti e de le feste son sequite
io me remeter al referire de M esser F ran cesch o ,2 el quale so certa
inform ara V ostra B eatitu d in e del tuto.
X oi avemo in teso che al presente Roma p assa m olto m ale, de la qual
cosa tu te ne avem o p ilg la to grandissim o despiacere e m alinconia pei'
starce V ostra S a n tit dentro siche quanto posso suplicho V ostra Bea
titu d in e escila fora e quando no l i fu ssi comodo lo p a rtire ce facia una
gran d issim a guardia e d ellig en tia e questo V ostra B eatitu d in e non lo
im puti prosum tione, m a alo grandissim o e cordiale amore li porto e sia
certa V ostra S a n t i t a che m ai starr de bona volgla se non q u a n d o
sentir spesso nove de V ostra B eatitu dine. X on altro se non d ie s u p l i c h o

1 Q uesta e le a ltre le tte re che seguono im m ediatam ente ci inform ano m i


n u tam en te su lla n d a ta d i L u crezia a P e sa ro e il ricevim ento fatto le, su cui
G r e g o r o v i u s , L ucrezia 7 4 s. non fu in grado di d a re p artico lari.
2 Gaget, f a m i g l i a r e d e l P ap a , c o m e Fi'. G arzzet c a n o n i e . T o l e t a n u s g i
r i c o r d a t o n e l p a t t o d i n o z z e f r a U. O rsini e G iu lia F arn e se d e l 20 m aggio 1489,
p r e s s o G r e g o r o v i u s , L ucrezia, App. p . S .

D o c u m e n ti m ed iti e com unicazioni darch ivi. N. 56, a. 1494.

1059

V ostra B eatitu d in e se recordi del signor m io e de me, li quali siam o per


petui sch iavi de V ostra Santit, a la quale baso umilmente li piedi.
P isau ri 10 J u n ii 1494.
De V ostra Beatitudine indengaa schiava
Lucretia Borgia Sfortia marni propria.
[A ter g o :] Smo D n0 nostro Pape.
O riginale in tieram e n te autografo con sigillo. Arni. 15, C. 12, n. 8, p. 1.

8. Adriana Mila a papa Alessandro VI.


l e sa ro , 10 giu g n o 14IM.

B eatissim o patre baso i pedi ala Sts V. Domenica che fo ali octo
del presente, ad hora tarda arrivammo in Pesaro con grandissim a copia
de acqua, laquaile cosa fo causa de disturbo de molte feste, pure con
tucto ci ne forono facte assai. La terra m olto bella, le donne secondo
la terra sonno a ssa i l>en in ordine, lo palazo dove starno assai bello
et capace. Lo 8. Johanni ce fa tante careze quanto sia possibile possere
fare, p ure lo desiderio m io continuam ente et non penso in altro si non
essere adpresso ala S ta V. et vivere socto lombra dequella et essendo equi
[ s ic !] absente da la V. B eatitudine ine pare stare in capo del mondo.
H eri in tesi che lo cancellieri mio liaveva la peste, lionne hauta grande
pena, perch era un degnio servitore. Io supplico la Su V. tanto quanto
posso che quella se voglia partire da Roma et non voglia per niente stare
in questi pericoli, advisando quella che mai starrim o de bona voglia
quando sentiam o la V. B eatitudine continuare la stantia de Pom a perch
intendo le cose tucto d andare de male in peggio. D e queste donne la
V. stia de bona voglia et reposata perche stanno secondo lordine dato
Per la V. B eatitu dine et continuamente stanno insieme. P.ecommando
tanto quanto posso ala Sta V. le faccende del cardinale e del S. A n
g e lo 1; havem nio heri una lettera dalo prefato cardinale dove ce scrive
la bona conclusione facta cola V. Beatitudine dele faccende sue, delclie
tucte ne liavem o p igliato grandissim o piacere et basamone lipedi ala
sta V. O rsino ancora recommando ala S. V.. quale supplico se voglia
degnare m andare qualche {avaller deli soi ad ci possiam o scrivere
adposta. Donna Lucretia et G iulia continuamente basano li pedi ala
s " V. Pisauri X Ju nij MCCCCLXXXXIIII.
D e la V .Sta
schiava et serva che li basa li pedi
Adriana Mila.
[A terg o :] SanCt0 domino nostro pape.
O rig in a le in te r a m e n te a u to g ra fo

con sigillo. Arni. 15, C. 12, n. 8, p. 20.

1 F ra te llo di G iulia Farnese-O rsini.

1060

A p p en d ice.

9. Lucrezia Borgia a papa Alessandro VI.


P esaro, 25 giugno 1494.

B eme pater post pedum oscula beatorum . H o receputi doi brevi le


Vostra S antita, uno inderizato a me, la ltro de [ s ic !] madama Julia
e m io, q u ali aspetava con grandissim o desiderio per sentir bone nove
de V ostra B eatitu dine, che in vero m ai da p oi che son qua so stata de
bona volgla finche non recep dicti brevi, de l i q u ali rengratio quanto
posso V ostra B eatitu d in e d ele um anissim e parole e cordiale demostra
tion de amore verso de m e opsequentissim a schiava de V ostra Santit
et se n oi fussem o state un pocho tarde al respondere sia certa Vostra
B eatitu d in e che non st ato volunt a riam ente, m a perche domeniclu
m adam a C aterina de Gonzaga 1 fu qua e fin a l presente non se partita
sta ta causa de la tard ation e del scriver nostro; le belleze de la quale
narraro in qualche p arte a V ostra B eatitudine, perch so certa lo avena
acepto per la gran fam a sua; prim o le i grande pi de madama Julia
sei deta, a b elle carne e bianche, bella m ano e bella persona, poi a brutta
bocha e denti b ru tissim i, ochi bianchi e grossi, el n aso p i bruto che
bello, la facia longa, bruto colore de cap elli et ha m olto cera de homo,
a bono e acomodato p arlare; io lo voluto veder b allare, de la qual cosa
non ce m olto sa tisfa ta , in line de ongni cosa presentia m inuit famam. De
li portam enti m ei con la sign oria n ostra m adam a, che la tengo in lochn
iie m atre e de m adam a J u lia che la tengo in locho de sorella, io me
rem etero al iu d itio de loro sign orie; con tu to el populo son t a li che
credo ne rem angano tutti sa tisfa tti conio m esser F ra n cesch o 2 creilo
inform ara longa m ente V ostra S an tit del tuto, el quaile opsequisse con
grandissim a d iligen tia li com andam enti de V ostra B eatitu dine si che
per conoscerlo do afetion atissim o schiavo de V ostra S a n tit et ancho per
le v ir t sue e deportam enti fa verso de noi, son constreta a reco m an
darlo quanto posso a V ostra B ea titu d in e v ogla conoscerla sua ferven
tissim a servit con fa r li qualche bene, perch V ostra S an tita ongni di
ne restara pi sa tisfa ta e de questo V ostra B eatitu d in e a me farra singnla tissim a gratia. N on altro se non chel signor m io e io basanio umil
m ente li pedi ha V ostra B eatitu dine. P isa u ri XXV ju n ii 1494.
;"

D e V ostra S an tita indegna schiava


Lucretia B orgia S fortia manu propria[A ter g o :] Smo ac B eatmo D no nostro pape.
O riginale in tie ra m e n te a u to g rafo , con sigillo. Arni. 15, C. 12, n. 6, P- 2.

i T re * le tte re orig in ali di Cat. .Gonzaga a d A lessandro VI (Arni.


C. 12, n. 8, p. 12-14), in d a ta del 12 maggio, 8 giugno e 1 agosto [1494] non
offrono n u lla di notevole.
2 Gaget.

D o cu m en ti inediti e com u n icazion i darchivi. N. 56, a. 1494.

1061

10. Papa Alessandro VI a Giulia Farnesc-Orsini.


[Roma, fine d i giugno 1494],

is.
J u lia figliola cairma. U na tua lettera Inibiamo receputo la quale quanto
stata p i longa e prolixa ce lie stata pi grata, per m eter pi tempo
in leger le tu e lettere, benehe en diffunder te e dilatar te in le belleze
de quella p e r so n a 1 chie non saria degna de sca lca r te le scarpe; cognoscemo corno .si usa in tu tte le altre cose te s i 2 portata con gran m odestia,
e sapeano perch l a y 3 fatto, percii essendo tu inform ata che ogni uno
che ce lia scritto dice elle quando te era apresso pareva una lucerna
apresso el sole; facendola tu assai bella, nui comprendiamo la perfection tua, dela quale veramente mav ne siam o stati in dubio, e vorrissenio che cossi corno n ui cognoscemo chiaramente questo, cu ssi tutta
fu sti d estin ata senza m etzo 4 e d icata a quella persona che pi che nulla
altra te ama. E quando farai questa deliberatione si fin amo non la i
fatta te cognosceremo non manco savia che perfetta. E perch sapemo
che tu h a i de vedere tu tto quello scrivemo a m adam a5 e a Lucretia
non ce extenderem o pi si non che D io ve guarde.
M inuta originale, in tieram en te au to g rafa. Arni. 15, C. 12, n. 8. p. 32b.

11. Papa Alessandro VI a Lucrezia Borgia.


[Roma, principio di luglio 1404],

is.
D ona Lucregia figliola carissim a. Veramente tu ce hai d atto quatro
o cinque d dolorosi e p ien i de gravi affanni per le cative e acerbe novelle
che sonno istate d ivulgate per tu tta R om a6 che tu eri morta o vera
mente con stituta in ta l infirmita che nulla speranza se havea della v ita
tua. P oi p ensar de sim il fama quanto dolore senteva lanim o nostro pel
ei cordial e immenso amore che te portiamo quanto a persona de questo
mundo e fin a tanto che habianio visto la lettera che ce hai f a t t a ile
propria m ano, benche di m ala lettera, e m ostra ben che tu non stai bene,
m ai siam o sta ti con la niente r ip o sa ta .7 Bengratiam o a D io e a la glo

1 M anifestam ente C aterina Gonzaga.


- ti sei.
3 lo hai.
4 maezo.
5 A d rian a Mila.
6 iScritto in terlin earm en te in luogo del cancellato questa cltil .
7 In u n a m in u ta di A lessandro V I a (Francesco Ga?et, in A r m. 1 4 , C. 1 2,
n - 8, p. 3 1 1> si legge: , M ara velia ts stam d e vos, m osser Gacet, que may ns
baven a v is a t del m al e in firm itat de dona Lucrecia, c a r una niblant cosa
he re q u iria un c a v a lla r a posta. M anam vos nos avisen quin e i stat. lo m al de
dona L ucrecia p artico larm en t .

1062

A p p en d ice.

riosa nostra D ona te liabia scam pato de ogni perimilo, e si certa che mai
starem o contenti finatanto che personalm ente te balliam o visto etc.
E1 signor Joh an tuo 1 consorte e nostro carissim o figliolo ce ha scritto
corno de M ilano non h a avuto lo servito, ne manco speta 2 havere La imprestanza e che li son date parole. D ili cu ssi che nui siam o dela opinion
sua che non bavera altro che parole, perch lo sta to de M ilan vedendo
u n i 'ser <-oninne ti col Re A lf o n s o 3 e sapendo quello che a nui detto
signor Joh ann i che non ha de fa r sino quello che nui vorremo, non li
vorr donar li soi denari. E pertanto nui havem o pensato che s i a lui
li p iacesse e iu dicasse non p oterli esser nocivo n i fa r li danno al suo
Stato che per quella portione e 4 con d u cta4 li dava lo stato d i Milano
che lu i la p ig lia sse e se conducesse a li stipendij del Ite A lfonso insieme
con nui, si d ie m ostrali la presente e d ili che me a v ise im m ediate della
in ten tion e su a per lo presente -cavallaro perch fra otto di n ui creuewo
de vederce col Re A lfon so in un certo loco, e saputa la intentione sua
vederemo de a sse tta r el fa tto suo e quando non l i paresse questo par
tito fa r per le sta to [s ic !] suo, ce ne avise, perch che sforearemo per
a ltre vie a cunchiar el fatto suo e conforta per nostra parte a madonna
A driana e 5 a 5 J u l i a 5 ale q u ale porav m ostrar la .presente incantan
dole lo sopradetto sia secreto.
E l C a r d i n a l A scani per suspicione e (paura della vegliata del Ke
A lfo n so in questa pa.rte se p artito de qui et andato a Frascati *
e li sta con bona grafia 7 n ostra ; si fara altra m utatione in brevi se
vedera.
M inuta originale, non a u to g ra fa a d eccezione dellultim o tra tto .
A rra. 15, C. 12, n. 8, p. 29.

12. Papa Alessandro VI ad Adriana Mila.


[Roma, 8 luglio 1494].

Madama nepote carissim a. Una vostra lettera data in Pesaro a


XXV dei p assato Inibiamo receputa, della quale ne havem o preso gran
dissim a consolatione per liaver in teso la bona san ita de tu tti voy altri:
perche a questi d p a ssa ti ce h aveti dato p a red ii m al d per le cative
n ovelle che. se dicevano q ui a Roma che dona Lucregia che era. morta
o che veram ente non potea scam pare e questa fam a sta ta tanto
p ub lica che non se diceva altro per tu tta questa terra, per la qual
cosa starno a ssa i m ara v ig lia ti e bnal contenti de tu tti voy a ltri che

1
2
3
*
5
e

S critto in te rlin e a rm e n te invece d el cancellato no stro s .


asp etta.
vedendo (tino ad A lfonso aggiunto in m argine.
A ggiunto in m argine.
S critto in terlin earm en te,
11 28 giugno.
F r a li sta e con bona gratia vi i lino spazio in cui Alessandro VI
lia scritto di proprio pugno, certo come avviso per lo sc ritto re : E t l a p > r
t i d a de A s c a n i o .

D o c u m e n ti in ed iti e com u n icazion i darch ivi. N. 56, a. 1494.

1063

m ay cene b a cia te scritto ne fa tta m entione alcuna in tu tte le vostre


lettere, e veram ente non liavite fatto bene perche lotti!io vostro e del
bene e <lel m ale darcene adviso, e cussi vi comandamo (madama ce
dcbiate advisare per lo presente cavallaro che m al ha havuto detta
Iona Lueregia e de donde ha proceduto e che accidenti li sonno venuti
a rio che veramente sapiam o si stata in pericolo e corno sta de presente.
Q uanto al che ce scrivite che oram ay saria tempo che rito m a sa te
[ s ic !] d i qua, vui sap ite madama che ala partita vostra vi dicessim o
clic nostra intentione era che fu sti tornata ,a Roma [ter tu tto il presente
mese, m azorm ente si lo signor Johanni restasse a Pesaro, a ci che
vuy a ltri fu ssin o p i libere etc. Sopra questo passo del restar o venir
del signor Johanni in vostra lettera n ulla ne facete m entione. ni manco
tuesser F ran cesco Gacetto ne la sua lettera, e pertanto sera bono e
molto exj)ediente per lo presente cavallaro vu i ee d ate adviso, qual
sia la in tention e del detto signor Johanni sopra el venir o restar
suo e si fin qui lu i non vene ha fatta mentione alcuna facte cautamente
e discreta vuv e m esser Francesco per la via che ve parra de intendere
lanim o suo, perche si ditto signor Johanni se contentara che dona
LuCregia venga con vui e lu i resta a Pesaro per m etter in punto la
sua gente darm e e guardar la cita e stato suo, maxime ad esso che ven
gano li F ran ciosi per m ar e per terra nuv scrivirem o e manderemo
pi presto per vuv altri, perche non ce par bene che in sim il tempo ve
trovate a P esaro per la m ultitudine dela gente darme che se ritrovare
in questo p aise significandove che lo conte di Iitiglian o e la altra gente
del re A lfon so son za liaviate per venir la volta de Cezena, la arm ata
de re A lfo n so de XXXY galee, sey nave, m olte barehie gaiion i za
p a rtita e tira la volta de Genova per far garbili lo e novit in quella
cita e p aise. D ela qual armata e capitano el principe don Fedrieli
e van con lu i ol Cardinal de Genova, el prothonotario de F lisco, m esser
O bieto; d i quello che farano presto sene havera adviso, e per tanto
madama esforgateve de intendere la intentione del detto signor Johanni
sopra el ven ir o restar suo, conio Inibiamo ditto, e si ve parera che sia
necessario che muv sopra ci ne scriviam o qualche cosa a Qui e a vui
avisatecene, perch im m ediate scrivirem o opportunamente tutto quello
sia necessario. Xuv, madama, credemo partir de qui fra cinque o sey
d i 1 en uno certo loco conio scrivim o de mano propria a dona Lucrecia,
la qual ve m ostrara la lettera nostra e pertanto vorissem o sapere infra
questi sey d la intention vostra sopra lo vostro tornar di qua e si lo
signor Joh an n i restara a PesaTo, perche si dona Lucretia e vuv a ltr i
v o lite ritorn ar presto et essere qui a la fin del presente m ese o principio
del altro n uv tornaremo a Poma in fallanter a XXV del presente; si
veram ente vuy a ltri non devesisive ritornar cu si presto nuy ancora
ce starissem o di fora qualche d pi, si che distinctam ente vuy et m es
ser F r a n c e sc o 2 respondirete et advisarete per lo presente cavallaro
della in tensione vostra sopra tu tti questi capi che vi scrivemo, e delliberando vuy de ritornare presto havemo d elib er a to che la b irgata

1 ^'incontro col re napoletano ebbe luogo il 14 luglio a Vicovaro.


2 Gacet.

1064

A p p en d ice.

vostra stia in la casa e vign a de m esser Jacobo de Zim baldis, dove sta
adesso ol Cardinal de F renes e la persona vostra con quatro femine
stia te in B elveder e cu ssi vu y a ltr i dun canto e la fa m ig lia vostra
daltro tu tti sta r iti ben a lo g ia ti e starite a piacere e a riposo. E1 ditto
Cardinal de F renes se p artira domani de qui e vassene ala terra sua;
bier fu con nuy e m esser D esp u ig em baxador F ioren tin o suo cognato e
fin ino non liavem o possuto acordar aquesta cosa d ella legatione, niente
d i meno liavem o speransa che in ogni modo ase acordara e che lo
card in ale de F renes restara con la legatione, a l quale liavemo fatto
intendere quanto vuy, m adam a, ce h avite s c r itto 1 caldam ente in favor
suo etc.
Minuta originale, tutta autografa. Arni. 15, 0. 12, n. 8, p. 30.
13. Giovanni Sforza, signore (fi Pesaro, a papa Alessandro VI.
Pesaro, 12 luglio 1494.
B eatissim e p ater p ost h u m illim as com m endationes et beatimi ni
oscula peduai. H avendo e l rmo m onsignore cardinale d e F arn esio s c r i p t o
per cavallaro ap osta a madama et m adonna J u lia che rem ossa ogni
casone dovessino subito m ontare ad cavallo et andare ad C a p o d e m o n te
se volevano vedere vivo el s. A n g e lo 2, quale laborabat in extrem is,
epse g li m andorono volando uno cavallaro quale retornato et r e p l i
candogli de novo sua S. Rma che rem ossa ogni casone dovessino subito
andare, questa m atin a a lle sei hore son m ontate ad cavallo et aviato ssi verso Capodemonte. D io sa quanto le ho d isuase et quanto me
sia rincresciuto che se siano p artite senza sap uta et licen tia de la Sta V.
et per q u isti extrem i caldi per li q u ali dubito et etiam per laffanno
che p iglian o del caso del s. A ngelo che non se ama,lino. IIa n o volute
per debito del sangue et per obedire m onsignore rmo predetto fare
cosi, m a ad m i tnon e piaciuto. H o voluto d el tu tto per m io debito
dare aviso per q uesta m ia a lla Y. B ne et hum ilm ente r a c o m m a n d a r m i
,alli suoy bmi pedi. P isa u ri d ie 12 J u lij 1404.

[A

E. Stis Y.
h um illim u s servus Joannes Sforfia.
tergo] : [S a n c tjissim o D om ino nostro.
Originale con sigillo. Arm. 15, C. 12, n. 1. p. 73.

14. Il cardinale Ascanio Maria Sforza al cardinale Bernardino Carvajal.


Genazzano, 13 luglio 1404.
R evme in C hristo pater e t domine domine m i colendissim e. Aecepi
litte r a s D nis V. E x me cum brevis Smi D om ini N o stri exemplo, necnon
in te lle x i ex eius n untio ea quae suo nom ine m ihi retulit. Innum erabiles
habeo et ago gra tia s D ni V. E mae quae tam libere m ih i omnia signii1 Cfr. qui sopra la lettera di Giulia Farnese del 10 giugno 1494.

2 Fratello di Giulia Farnese-Orsini.

D o c u m e n ti inediti e com unicazioni d'archivi. N. 5ti, a. 149-1.

10(>

cavit et paterne admonuit. Doleo vero supra,modula. e t mirifici- anguiquuui videam S mum Dominum Nostrum iim nerito me d iversis cajlumuiis
notare e t ilig n ita ti ac honori meo detraliere quod profecto meac erga
B eatitudinem Suarn continuatae servitati m inim e convenit, non tamen
ileero boni cardinaiis officio fungi. E t ut inani ipsa cum Xmo Domino
N ostro de liis rebus sermonem liaberet atque ea s tractaret quoniam
piane cognosceret animum m ihi semper fuisse et esse quieti inservire
ac n ih il m agis exoptare quam ha,rum rerum compositioneni. De oratore
hispano in tellex i et domino Prospero ile Collimila servitori D nl" Y. Ex""notificavi m u ltis rationibus et presertim D nis V. Rev1'' causa (|uando
intellexcro de suo adventu tractabitur sicuri convenit oratori illorum
reguni serenissim orum quos observo ,11011 mediocriter. D nt V. RevmaP
me ex anim o comendo sciatque me erga eam illuni, esse ac futurum qui
semper fuerim , ac de mea. in Dne,n V. Ex"1'" servitute omnia sibi polliceri p osse ; doleo non posse sicu ti deberem ei manu propria rescribere, quare obsecro illam ut posthac abstineat scrivere maini p ro
pria quoniam sibi et m ihi hunc demet laborem. Jenezani X III J u lij
MOOQOLXXXX1111.
[A u to g ra fo ]: H u m ilis servitor A s[ca n iu s] Ila [ria ] V icecancellarius
p rop ria s [ c r ip s i] .
[A tergo] : Revmo in Christo patri et domino domino meo observ a u d issim o , dom ino B. tit. Sanctorum Petri et M ancellini presbitero
cardinali c a r 1 . . . , provinciarum Cam [panie et M ]aritim e legato.
Originale con sigillo. Arm. 15, . 12. 11. 2. p. (13.

15. Lucrezia Borgia a papa Alessandro \ i.


P esaro, 27 luglio 1494.

Sancti.ssim e p ater post beatissim orum pedum oscula. Se questa mia


non sera de manu propria contra el consueto et desyderio mio, supplico
la Sta A', non ne piglij adm iratione ne altenatione alcuna per non essere
causato da voliunta, m a da un poco de sinistro accadutomi* questi ili nel
brazo d extro, per el qual anchor che sii leve et che in breve ne liabii
ad essere in tu tto libera, tutta volta per liora ha disturbato lofficio et
debito mio, siche V. B ne se dignara liavermi excusata. N e la sua, che
V. S' ine scrive de X X IIII del presente* la me nota et dolse ili me
de non essere p i diligente et accurata in scriverli et de non h a \e ie
prohibita la p a rtita de madama H a d r[ia n a ] et donna J u lia. ( irca il
scrivere io me rendo certa che se non quello zorno saltelli poco dapoi
la dovesse recevere una de mia mano, p ortata per m esser I^elio C a p o
ferro, et se prim a havea in terlassato alquanto f perch intendevo \ . P.
essj-r fuor di Roma che altram ente non seria restata de fare el debito
mio verso lei, la quale di continuo me sta nel core et altro non desyilero

1 Quanto segue guasto.


2 II breve stampato in Ugolini II, 521-522.

3 O: 1a mencia ?

A p p en d ice.

1066

se 11011 di vederla felice et fru irla longo tempo. D ela partita dele pre
d ette m adonne veram ente V. Sta non h a da dolerse del signore m io ne di
me, perch giunta la nova de la grave infmnita del signore Angelo
m adam a H a [d r ia n a ] et donna J u lia deliberaveno p er ogni modo alhora
)>;! rtir se, m a n oi cimi orane efficacia cercamo dissuaderle cuni dirgli
ehera m eglio expectassero la m ente de V. B., senza licen tia delaquale
p er niente doveanse p artire; m a tanto era el dolore et il desvderio
haveano vederlo vivo, che ninna persuasione era efficace ad retenerle;
tandem cuni suprem a difficulta io feci che alm ancho expectorono tanto
he se m and e t ritorn un cavallaro de Capodemonte et questo pur feci
per m ettergli tem po da mezo, sperando che per questo e l dolore et tale
desvderio se h avesse ad reprim ere alquanto. G ionto el cavallaro et inteso
1 pegi or amento, non v a lse p ersuasione, non rasone, non preghere che
Tolsero per ogni m odo su b ito m ontare a cavallo et venirsene oontra
ogni voi unta del predetto sign or m io e t idi me. E t de tu tto ne f solo
asorie la tenereza g li p ortavano et lacerba pena sentirono de ta'.le per
d ita , che veram ente se non m i fosse -stato prohibito anclior io era neces
sita ta ad la r g ii com pagnia. P o essere certa la Sta V. che io ne ho sen
tito cordiale d isp licen tia et sum m a am aritudine, s i p er la grande perdita
de uno ta le signore, el quale liavea iin loco de bono fratello, isi etiam
per la p artita loro, la quale m e d ispiaceva precipuam ente per essere
.senx.i saputa et volunta de V. B. et per essere io m ancata deliamorevole
et dolce loro consuetudine; tu tta volta de la deliberai ione de a ltr i io non
ho lib erta alcuna ; epse me possono essere veri testim oni chio non sum
inanellata in alchuna p arte p er intertenerle. Suplico adonque la non
v o g lii del signor m io ne di me p igliare alcuna m ala im pressione ne
b vere a sdegno da noi quello che non sta to nostra colpa. Me dole
cordialm ente dela infirm ita del rm0 m ons. cardinale F arn ese et de ma
donna J u lia , et prego di continuo N. S. D io li reduca per sua clementi
ad bona convalescentia, com e io spero p er la presta et bona provisione
g li ha fa et V. S ta. P er li m eriti dela gloriosa nostra D onna p resto 1
p r e s to 1 seranno lib erati.
D el bene sta re dela persona depsa non poterla starne pi laeta et
contenta chio m e facia, perche da questo omne m io tiene et s p e r a n z a
dependono: cu ssi D io et la gloriosa nostra Donjia m e conceda gratia
intendere el medesimi di continuo, et cussi im m ortalm ente la rengratio
la se sia degnata darm ene aviso. Sim ilm ente de quanto la me significa
de essere stata ad colloquio col sermo re A lphonso e t me congratulo
grandem ente d elop tim a sa tisfa ctio n e la ne ha reportata. Cos D io per
m etta aluno ela ltro vit toria contra chi p en sasse de d isturbar (La quiete
et unione fra epsi. Che le cose d i C olonnesi se accordino non reputo
essere se non ad proposito si de loro, s i etiam de Y. S ta, a la q uale di
continuo prego D io g li conceda prosperit in omne suo desvderio, et ali
suoi sani issim i pedi devotissim am ente me raccomando.
P isa u ri X X Y II iu lii M CCOOLXXXXIIII.

1 Sottolineato nell'originale.

D o c u m e n ti in ed iti e com u n icazion i darchivi. N. 56, a. 1494.

1067

Sei cavallaro ritardato pi dela expectatione de A'. 1?. non sta to


colpa stia, m a per lab sen tia del signor mio, el quale venere and ad
Urbino, dove anclior sta, et bisognato expectare le liittere de Sua S i
gnoria.
De V ostra Beatitudine indengna schiava
Lucretia B orgia Sfortia ma.nu propria 1
[A tergo] : D. X. I T .
Originale con tracce (li sigillo. Arni. 15, C. 12, n. 8, p. i>.
16. G iulia F arnese-O rsini a papa Alessandro VI.

Gradoli 14 [agosto?) 141M.


P a tr e san to baso um ilm ente lipedi de V ostra B. P er avere auta
m onsignore m io revmo nova che el veschovo dA rim ine sta to ama z a to 2
et recordndome io quella per sua umanit pi e pi volte oaprom esso3
acasehando pi caso dalcuno veschovato ne voliva investire el cardinale
m io ateneto la sua estrem a necessita che fin a mo g li e pi presto debito
che altram ente el capello, corno la Santita V ostra e pinam ente in for
m ata. E d a v en o 4 io al/presente inteso questo me parso j>er questa mia
recordarlo a la S a n tita V ostra e supricarla volgila fare secundo Je sue
prom sse e secundo m ia ferma speranza ne la V ostra B. che avendoce
quella facto el p i delevarce da la terra ancho usque in finem v o/l glia
perseverale in esaltarce certificandola tncte le nostre e s a lta to n e serando
colocati a li schiavi de V ostra B., a la quale umilmente me recomand >
e per la p ressia del portatore non so pi longa como seria stato mio
desiderio, m a como m e acaschara scriver ad quella.
Gra duli die X I I I I e adore 3 de nocte 1404.
D. V. S. indengna schiava
J [ u lia ] m. propria.
P o s-rita . Perch la S. V ostra me scrive esortando me m olto a fare
quello che d e 5 m io debito de atendere aionesta a lla quale non fo res]>osia
along, perche de ta l cose volglio lefecto sia quello che responda, si che
sia certissim a la S. V ostra che io si per lonor mio e si per am or de
quella la nocte el d n o n o 0 da pensare in altro che immostrare d'esere
una santa C aterina se fuse possibile, et m assim e esendo in efecto conio
m* -Joanna 7 e anchora m esser Francesco 8 ne pora rendere bona testi -

1 Da I>e vostra a manu propria di pugno di Xucrezia.


= I,a notizia era falsa; Giacopo Favarella mori solo nell agosto 149C;
U g h e i . u II. 436.
3 ci ha promesso.
4 Et avendo.
5 che .
e non lio.
, ..
,
Juana de Moncada. I na l e t t e r a originale di essa ad Alessandro VI
da Pesaro, 25 giugno 14514. il Arni, lo, C. 12, n. S, p.
8 Gaget.

vedi

1068

A p p en d ice.

m onianza, e l quale se porta tan cto bene e con tan cta d iligensia che
in vero non saria posibile a dirne tancto quanto in efecto n e 1, i che la
S. V ostra lab ia p er recom andato che san Geronimo non credo fuse
m elglio de lu i donesta e quello a da fare per lu i sefl'orzi fa rlo presto,
perche ne l'ara ad nui g ratia e a lla Sta V ostra sera servit) che in vero
el m erita.
serva J. manu propria.
[A tergo] : S. I). N. P P .
Originale con sigillo. Arni. 15, C. 12. n. 8, p. 19-20.
17. L ucrezia B orgia a papa A lessandro V I.

Pesaro, 21 agosto 1494.


B eme p ater i>ost pedum oscula beatorum . P er m esser L e lio 2 ho receputo uno breve de V ostra S a n tita del qual quanto ala parte del ben star
de V ostra B eatitu d in e me sta to gratissim o, m a in quanto al resto ne
ho p ig ia ta grandissim a m alinchonia per lo comprendere in quello e nela
im bassata me ha referito M esser Lelio da p arte de V ostra S an tita quella
essere sdengnata al quanto con m edio, de la qual cosa me ne so assai
m araviglata per che quanto ala parte de la lettera scripta de mano del
can cellieri V ostra S a n tita non sene debbe m aravigliare perch avendo
io auto el m al del bracio conio e inform ata V ostra B ea titu d in e non la
p ossetti .scriver de m anu propria per che la prim a chio scrip si fu quella
chio m andai la ltr o d a V o stra S e n t it a ; 3 quanto ala d ettatu ra credo
sapia V ostra B eatitu d in e che la detatura dun cancellieri doferinfiala
de quella de una donna s i che V ostra S an tita non se am iri de questo,
per che vedera per lavenire che de continuo faro el debito m io; a a
parte de ila lettera de V ostra B eatitu d in e e qulla di m onsignor m io rmo
de V a len tia 4 io credo che le lettere siano pocho sconform e luna e la'ltra
in quanto a la volu n ta m ia de venire e t se V ostra S a n tita se dengna
le g e iia u n altra volta credo com prender non esser altro m io desiderio
se non de continuo sta r a li pedi de V ostra B eatitudine, de la qual cosa
um ilm ente e quanto posso la suplicho m e ne facia dengna, perche fin
chio non ce arrivo no starro m ai con ten ta e de questo ne sia certa
V ostra B eatitu dine; rengratio quanto posso ia V ostra B eatitu dine de la
no im prestanza a data ail signor m io e de li censi e d elatratta, de la qual
cosa in n ata olem entia de V ostra S an tit ne heravaino certissim i; sia pre
gato D io e la g lo riosissim a n ostra Donna dia tanta v ita a V ostra San
tita quanto quella e tu tti noi a ltr i desidera ino; baso l i pedi a Vostra
B eatitudine.
X X I a g u sti 1494.
D e V ostra S a n tita indengna schiava
L u cretia S fortia B orgia manu propria.
[A tergo] : S mo ac bemo D T> nostro pape.
Originale con sigillo. Arm. 15, C. 12, n. 8, p. 5.
ne .
2 L. CapodifeiTo.
3 V. sopra la lettera del 27 luglio.
* Cesare Borgia.

D o cu m en ti inediti e com u n icazion i darc-liivi. N. 6(>, a. 1494.

1069

18. Giulio Orsini, signore di M onterotondo, a Virginio O rsini.

Monterotonido, 21 settembre [1494],


ICS

U rsin o etc. D el campo me stato gerito corno la tua squadra junta


senz .1 de te dicendo che s i rem asto a C ita de ca stello per m al che tera
sopra venuto, la qual casa stata m olestissim a al duca de Calabria
perche li stato refl'erito che per non venir in campo hai Aneto de esser
am alato et per tan to te confortamo che per honor tuo et per purgare
questa contum acia tu vadi subito al duca de Calabria, el qual siam o
certi per ogni respecto te fara lionor e careze. Essendo noi in campo
ala F a ra ise vene novella corno la roca de Ostia per tradimento era stata
p r e s a 1 da questi Colonnesi et Sabelleschi de che in continenti m ontas
sim o a cavallo e t siam o v en u ti2 a Roma per confortar el papa et che
per questo non p erd esse8 el animo et fosse constante ne la im presa e t 4
non s i la s a s s i voltare d a l i 5 inim ici. In questa nostra venuta credendo*
trovar a m adam a tua m atre et moglia qua desideravamo de parli [sic ]
a tu tta doi e t pregarle et confortarle non se partisseno un punto dal
papa et che tenessero 7 guailiardo et fermo in questa im presa per ser
vi ci 8 et tato del re et beneficio della casa nostra et a questo effecto
em em o la Mt del S re liabia io scripto a madama. E t pertanto neces
sario et cos te pregamo et astrin gem o9 tu scrivi immediate a madama
pregandola et comandando expressam ente a tua moglia sene vengano
in con tinenti a Roma insiem e e t che continuamente con tutto ingenio et
arte confortino el papa stia saldo in questa impresa et che si loro
'comprendesseno che niente v a cilla le se lo tarano intendere a ci che
contem po possiam o provedere a le cose nostre. E t perche questa cosa
se im porta te mandamo el presente nostro staifiere per el quale se
responderai et avisa ra i del ordene che hai donato. D e Monterotondo
a XXI de setembre.
iCopia. Arm. 15, C. 12, n. 8, p. 42.
19 II cardinale Ascanio Sforza al cardinale Bernardino L unati.

lienazzano, 21 settembre 1494.


Urne jn C hristo pater et domine m i precipue. Per la lettera, quale
Li A'. Iima Signoria m i ha scripto de ordine de X osiro Signore, ho inteso
l i rasonamenti havuti sopra il caso m olesto de H ostia et la opera che

1 II 18 settembre 1494.
2 Segue cancellato : qua .
3 In origine c era perda , come pil avanti sia e lassi , coi retti in
fosse e lasassi .
* Segue cancellato : che .
5 li per il cancellato questi .
6 .Sostituito a credevamo.
7 Sostituito a tengano .
8 servicio due volte, la prima cancellato.
9 Sostituito a comanda mo .

1070

A p p en d ice.

B eatitu dine Sua desidera sia fa cta per me cimi questi sign ori et la dei-la
ration e quale recercha che io fa c ii sopra 'le cose de N epe cuiu la expie.-sione del amore iche la Sua S a n tit m i porta. Mi dole summamente che
a la B eatitu d in e Sua et in con cistorio sia refferito che in H o stia sii staro
cridato il nome m io, non sapendo io ad qual fine se g i non fu sse fatti
per tir a r si fo rsi a ltr i col nome mio qualche natura de favore come se fa
m olte volte in sim ili casi; o vero si dicesse questo d el nome mio i*-r
darm i caricho, perch io ho testim onio la coniscientia m ia et la verit
che de le cose de H o stia non ho avuto alchuna n oticia, et quelli ad
in sta n tia de li q u a li facta et li m in istri del successo si sono guardati
da uve corno da servitore de N ostro Signore. D a li q u a li la Beatitudhi
Sua, volendo, poter intendere essere cos il vero, et co s prego cum op.:
in sta n tia la S an tita Sua ad volersene bene chiarire, perche la trover
cum verit che stato p osto sin gulare studio ad celare il facto a me,
havendo loro etiam per diverse vie conosciuto che io in questa mia
abser.tia da Roma non ho desiderato ne procurato alchuna cosa, se ii'm
la propria conserviatione, el qual fine sapendosi la potentia et lanimu
de li ad versarii, rasonevole et n atu rale; et se bene intendo la Beatiti!
dine Sua essersi doluta cum alcliu ni am basadori portando giraveza : I
O hristianisisim o Re, a lo illmo Sre Ludovico et a me in questo facto de
Ilo s tia . nondimeno credo che la Sua S an tit a questhora possa ha'*
in teso quello che anche a me significato, cio che H o stia sia tolta et
m unita a nome de s. P [ie t r o ] in v [ in c u la ]. E t nondimeno p er obedire
la B eatitu d in e S ua sar cum q u esti sign ori per quelli elfecti, che 'la
epsa sono desiderati cos circa il tra n sito libero de le victu alie ad Hostia,
conio anche circa li inconunodi che si potessono fa re peri le signorie lori
in el p aese li, ne m ancharo de alchuno m io offitio p er sa tisfa re a la
Sua S an tita, se bene non possa prom ettere alchuna cosa certa de li
p red etti sign ori conio de ob bligati ad a ltr i et per trovarm i io in cas i
loro et bisogneram i procedei' cum m olta circumispectione e t rispetto,
et nondim eno come predicto fa ro sopra il p ossib ile per sa tisfa re a la
B eatitu dine Sua, forzandom i etiam de tenere qualchuno de li m iei propr
ad H ostia. Q uanto al facto de N ep e la S. Y . R evma poter risponder'
che non sono senza adm iratione de la declaratione quale la sua Santit
recercha da me in questo, havendo io comporobato per ta n ti experiment
la fede et devotione m ia verso la Sua S an tita, et che nesuna cosa mi e
pi a core che la comservatione et am plitudine de questa Santa Sede, pei
la sublim atione de la quale el sar considerato quello che dopo il ponti
ficato de la Sua B eatitu d in e ho facto, non sar p osto in dubio che de la
terra et rocha de N epe h abia fare, se non quello offitio che debito ad
uno bono cardinale, et cos la A'. R evma S. poter atrmare et d irli che
p ar el com m issario che la Sua S an tita dice non essere sta to adm isso *
N epe, questo sa r proceduto per lo ordine che si servato et serva ad
N epe continuam ente, poich la p este com inci in Roma, havendo io facto
custodire quello loco da contagione cum d ilig en tia per tu tti li ca si che
potesseno venire, sulbiungendoli che quanto a le victu a lie quale la
Sua S a n tita dice de Nepe, la supplico ad considerare che di qua non ho
altro loco proprio se non Nepe. il quale essendom i benignam ente dato
da la Sua S an tita, desidererei che la m i la sa sse usare la benignit Sua
e li commodi et sicu rt m ia, la qual con siste io non disfornine quello

D o c u m e n ti m ed iti e com unicazioni d archivi. N. 56, a. 1494.

1071

loco de victu alie, perche per la con d iton e de li tem pi non potera bavere
bisogno per me proprio essendo certo che 11011 li victu a lia Ichuna
superflua, m axim e essendom i negato in questi lochi et terre ci ram i
titante v ic tu a lie per li m iei denari per essere expresse in li comanda
menti che la Sua S antit ha facto per brevi proliibito le victu alie etiam
cardinalibus cum speciflchare due volte in ipsi brevi ca rdinalibus per
far m eglio intendere la mente de la Sua Beatitudine. Ne questo se po.
verisimi'lmente intendere per altri cha per me, essendo li a ltr i signori
cardinali de qua in ca sa loro et m uniti etiam sopra il bisogno suo.
E t per la Y. R ma Sria pregar in nome mio la Sua S an tit ad non
volermi gravare in questo facto de le victualie, et cum ogni hum illa
la rin g ra tia r de le paterne parole che ha usato verso me, cum d irli
che liavendo io facto et ricordato sempre cum. amore et sincerit, et
non liavendo le parole et opere mie facto fructo, non vedo in che possa
sa tisfare a queste benigne parole de la B eatitudine Sua, se non in con
servarm i in quella sincerit de animo che ho facto sin qui e t che e mio
in stitu to fare perpetuamente. Le qual cose ho voluto signifioaire per
risposta de le lettere de la V. R ma Sria comandando Sua S an tit che
io debba scrivere, ma perche non posso cos bene exprimen* il con epto
de la mente per lettere come faria per voce viva, m andarci voluntera
S te p h a n o 1 am basatore de lo iillrao sta to de M ilano a la \Sua. S antita
quando credesse chel venire suo et stare in Roma fusse ben sicuro. Del
che dubitando per vedere ie arme de la Sua Santita coniuncte cum quelle
d e li in im ici de lo ili"10 stato de M ilano et per le altre parte che lo ili""
sigre Ludovico ha toehato in alchune sue lettere, come ho facto inten
dere a la A7. R evma Sria prego quella che voglia domandare uno salvo
conducto a la Sua B eatitudine cum ilo quale Stephano possa venire in
Roma ad p arlare a la Sua Santita et poi starli cum quella sicurt che
si convene & la dignit de li 'soi illma signori et e debita. A la Revm* Sitt
Vostra me recomando. Genezani 21 septembris 1491.
ITumilis servitor A scanius Maria
vicecancellarius.
[A tergo] : Revm0 in CJhristo p atri et domino, domino meo precipuo
domino card in ali de Lonate.
Originale con sigillo. Arm. 15, C. 12. n. 2, p. C5-fK>.

20. Il cardinale Jorge Costa al cardinale Giuliano della Rovere.

Roma. 30 settembre 1-J&4.


R evmo in C hristo pater et domine, domine mi observandissim e humil.
eonui>en. Preteriti diebus ex Sancto Silvestro scripsi ad Dominationem
V estram R evmam cui significavi redditum ad Urbem illiu s mei parafren a rii ex Lugduno, quo sine aliquo periculo venit. Scripsi etiam quemadinoduni dom inus V irginiu s U rsinus prom iserat m ihi per isuas Gitteras se

1 St. T aberna.

1072

A p p en d ice.

consignnturiim illu d argentum persone, cui ego m andarem consignari;


nom inavi iieirsonam vid elicet d. l etruni de M ilitibus canonicum S. Petri
cappellanum meum, cui postea ip se dominus V irgin iu s in p alatio dixit
se iam com m isisse secretario suo u t restitueret argentum . Idem mens
capellanus fu it cum secretario et non in ven it aliquam factarn connnis
sioiiem . S crip si etiam ad dominum F ab ritiu m et dominam AgnesLuani
super alio argento; respondit I). F a b ritiu s, se in fra octo dies daturani
bonum ordinem ta li negotio, postea n ih il u lteriu s liabui ab eis licet sint
e la p si octo dies. S crip si etiam ad D nem V estrani R evmam, quemadmodmn
m andavi Johanni D onati, u t venderei granum ec exigeret a debitoribus
alia s in tr o itu s ten ute V ici quam citius fieri posset cum omni diligentia,
quod feci bono respectu. Item ante adventum (lieti parafrenarii scripseram ex St0 S ilv estro ad Smum Dom inum N ostrum super omnibus conte n tis in litte r is D nis A'. Rmac d atis Lugduni V i l i Iu lii, videlicet super
officio p en itentiariae, super relaxando sequestro fructum beneflciorum et
ab batiaru m , 'super legation e A vinionen. et quod D V. Kma posset e s s e
in aliquo beneflciorum suornm cum bona gratia Suae S an titatis etc.
liesp o iid it se v elie bene considerare super p raed ictis quoniam erant
m ulta cap ita et bene consideranda, e t quod postea responderet. Quo
responso non liab ito tandem m isi ad Suam Samctitatem s e c r e t a rii1m
meum post adventum p arafren arii et m isi littera s, quas D V. Revma
m anu propria ad me scrip sit, quas ]>ostquam Sua B eatitu do legit, mand a v it ut responderem iu xta tenorem quem bic m itto interclusum . Volili
hee replicare quia sum dubius an D \ r. Revma receperit dictas litteras
m eas. M isi etiam h is proxim is diebus unum meum fldissim um ad Fossam novam, cui dedi listam gran i et ordei et a lia rum rerum quas spectant ad D. V. R evmam et m andavi per litter a s illi priori ut venderet res
pftied ictas quam citiu s fieri p osset et pro m eliori p o ssib ili pretio ac cousign aret pecunias illi meo. Spero cito me habiturum responsum. Et
quoniam nudius tertiu s in tr a v i TTtfbem, nondum p otu i tacere verbum
Sme Dom ino nostro de re A ndegaven. pro d. Carolo Careto nec de legationem A vinionen. Sed faciam quamprimuin. Licet super legatione Avi
nionen. p ra eteritis diebus fecerim consignari m anibus Suae S a n c t i t a t i s
litter a s consulum A vinionen. super ta li negotio, a qua etiam non habm
responsum . D iu et felicissim e valeat D V. Revma. E x Urbe die XXIII
septem bris MOCOCLXXXXIIII.
Post, script. F eci verbum S mo D om ino N ostro super rebus praedictis
et etiam super beneficiis reveren. dom ini P atriarch ae germani v e s t r i.
R espondit 11011 esse tem piis petendi aliquid pro D no Y. R evma quae est
vSollicitatrix contra Suam S anctitatem in is tis partibus, et quod vult
agere palani contra vos ,et m and avit m ilii, ut id declararem D ni V. Revma
quae n isi isth in c rec-edat faciet omne quod p oterit contra earn. Si vero
recedei et volet stare in aliquo loco Ita lia e sibi securo et Sanctitati
Su.ie non suspecto, Sua S an ctitas non solim i non im pediet bona et res
Dnis A'. Revmae, sed servabit p rivilegia vestra ia d u lta et cetera et conabitur jiorius auigere quam in aliq u a p arte m inuere aut debilitare. Super
quibus rebus quoniam videntur valde tangere eandem decrevi mittere
loliaiinem praesentium latorem fam iliarem meum pro niaiori efficacia
et fide, qui saepe fu it super n egotiis D nis V. R evmae ad pedes Sanctitatis

D o cu m en ti inediti e com unicazioni d'archivi. N. 5t>, a. 14!)4.

1073

Nuae et e st bene inform atus et poterit latissim e declarare et etiain


ut semel in tellig a m littera s meas pervenisse ad eamdem. Quae din et
felicissim e valeat.
lix U rbe die ultim a Septembr. MCOOCLXXXXIIII.
D. V. Rev"""
liumil. servitor G. cardinalis Ulixboneu.
marni propiria.1
[A tergo] : Rmo in Christo p atri et domino domino lui. Episcopo
Ostien. S. Rom. E ccl. Card" S. P etri ad V incula domino.
Originale con sigillo. Arm. 15, C. 12, n. 2, p. (il.

21. J u a n B orgia, iluca di Gandia e principe di Tricarico, a papa Alessandro VI.

Gandia, 4 ottobre [14J!)4.


S anctissim e ac beatissim e pater.
A pres de besar humylment los peus de Vostria Kantedad. Poclis die.s
lia lie tram es a V ostra B eatitud les lletres e instructions que per
mossen L opis liauya dlibrt tranietre e ao per mar per un parent
de m ossen Lopis dirigides al d atari a fy que aquelles <0111111 iinicas a
Vostra Santedad, lo quai es p a rtit ab la nau ab que en to n ie lo comte
de A yello enibaxador del senyor Rey de Xapols. Apres de partida la
nau lie rebut 1111 breu de Vostra Santedad. ail lo quai me dona culpa
de algunes coses e sennyaladam ent sobre lo despendre e sobre la negligencia de fer rebre los comtes, en lo que pora veure la resposta per
dites lletres e ynstructions conexera que 110 sy ha despes res superfluu
n y en coses m aies sino en coses totes de onra e axi matex veura los
com tes e s i s o stat un pocli tard en enhiaro han causat los comtes que
se liauien a fer e per la turbatio del temps de la pestilencia nos podia
fer axi prom ptam ent. Quant ail res pondre al senyor Rey de X apols fent
gracies a Sa M ajestad de les merces que a mon germa e a my lia fetes
de continent h i volgi scriure sino que fuy de cebut per atiensa eorreu,
lo quai 111e dix que tornaria de V alencia per les lletres m ies e anasen
sens d im ie res. A pres no es p artit altre eorreu de Valencia a causa
de alquestes reuolucions per 011 me fon forat pensar en tranietre persona
proj.ria e axi deliberi de enuair a mossen Lopis, lo quai ja lia pus de
un nies fon expedit per niv, y e ll esprant de anar ab esta nau stigue
ta n t que aprs volent pairtir per terra ni fon segur lo cami ny de mar
ny di terra; ara hauem sabut que ja, uenen segurs per lo camy de terra
e per ao mossen Lopis partira dius liuyt o deu dies axi coin ja hauia
dlibrt y per ell sabra totes coses llargam ent Vostra S a n W a d y
conexera que 110 tinch la culpa quem [dona] Aostra B eatitud per son
'eu. E a x i m atex yra ab ell mossen Sira puyx ho insina Vostra San
tedad, per ells, dos sabra totes les coses particulannent de tota 111a casa

3 Da D. V. Kevmae a propria autografo.


P a s to r,

Storia dei Papi, III.

6*8

1074

A p p en d ice.

per q ue e li s dos lian tengut les m ans en to t y per o no fare mes llarg i
resposta sin o que ab lo que ja tincli d it per m es lletres e ynstructions
e ab lo que per e lls dos sera d it a bocha ha V ostra Santedad. De] queni
m ana V ostra Santedad d intre tres d ies Uance de casa m ya a arte
encontinent rebut lo dit breu ho he fet, e haguera hagut ha singular
gracia de aber les coses de m ala natura que diu V ostra Santedad, per
que si coses eren tocasen la honor mya sens sperar la punicio de aquy.
yo 1 aguera m olt ben castigat, pero per no saber que s ny que pot esser,
com en to t lo h a ja trob at le a l seruidor no he curat sino de expedi rio
de casa, lo qual m e lia dit que p u yx en res no m ha deseruit y en tot, din
eli, se troba q u iti de culpa, que delibera anar als peus de V ostra Santedad y m ostrar sa desculpa; yo h i prench m olt ploer vaja a fy Vostra
Santedad exam ine be del que 1 ian enculpad e si 1 trobara culpable que
1 m ane castigar e si no sera culpable que mane ca stigar m olt be lo<
qui ta l li hauran alleuat.
E per si la nau tardaua, ab ila qual enbie les lletres e ynstructioiiaxi pera V ostra Santedad coni par al senyor Rey e Reyna de Xapols
e per al princep e princesa de Squillachi, ha deliberai duplicar la letra
del senyor R ey y de la senyora Reyna de X apols de g r a d a r m i actione.
les q uais tram et vbertes a fi ques puguen leg ir e aprs cloure per que
V ostra Santedad les puga veure.
E nstre Senyor deu guarde la sua san tissim a persona e a l l a r g u t
sos <1ies coni desije.
D e Gandia a I I I I de Ottubre any L X X X X IIII.
D e V ostra Santedad esclau e hum vl factura
1o princep de Tricarico.
O riginale Arm. 15. C. 12. n. 5, p. 14-15.

22. Adriana Mila a papa Alessandro VI.


Capodim onte, 15 o ttobre [1494].

B eatissim e p atre depoi b a sa ti li pedi de V ostra S antitate. J era arivai


et D io sa quanto istracha. Io o p arlato con m onsignor lo cardinale1
e ditoli a pieno quanto V ostra B eatitu dine me dixe e rem ase tanto mal
contento, che io sia torn ata con questa resolutione e sensa a ltra conclu
sione, ma che questo p artito ab ia ire sopra le spalle d ela s [ignoria] sua
che non lo poria scrivere et si D io me guarde la S. V ostra che la S. Sua
voria som m are de fa re cosa che ve piagia et che non lo laxa se non per
vergognia del honore, che p ar li sia grandissim o m ancam ento venire en
roptura con Orsino per sim ile cosa cos scupertam ente, per che dice conoxe
lo cervello de O rsino che tu tto lo mundo ne inpieria e iria lo difamando.
avisando la S a n tita te V ostra che m entre so sta ta in Roma questi pochi
di ha u sata ta n ta in portu nitate Orsino che gi non sanno che :se n sa
pi se pigliare, siche suplico la B eatitu dine V ostra p er con so la to n e sua

1 II c a rd in a l F arn ese.

D o c u m e n ti in ed iti e com u n icazion i darchivi. N. 66, a. 1494.

1075

et de tu tti noi a ltri corno signore de tu ti e che tutto potete ce p ig lia te


qualche p artito e presto. M isser Francesco 1 ha inteso pili a pieno el par
lare de m onsignor e credo che de tuto abia data notizia a la S. V ostra
et m axim e de fare venir Orsino ala S an titate Vostra e con V irginio
asentar questa cosa; suplico la S antitate V ostra y voglia dare bona
e p resta conclusione, a li piedi dela quale lo cardinale, J u lia e io de con
tinuo ce ricomandamo.
De Capo de m onte a di XV de octobre.
De V ostra B eatitudine hum ile servitrice
A. Milafi.
[A tergo] : S. D. N . pape.
O riginale con tracce del sigillo. Aria. 15,

C. 12, n. 6, i>. 27.

23. Carlo VIH, re di Francia, al cardinale Cesare Borgia.


Chfltillon-s.-I., 18 ottobre 1494.
-Mous le cardinal. J e vous mercye de ce que vous estes si bien em
ploy comme ja y sceu envers nostre Sainct P ere touchant la provision
quil a faicte de l evesche de S ainct Malo et des abbayes dAngiers a
ma requeste en la personne de mon conseillier m aistre G uillaum e Briconnet. et vous asseure que je suis bien delibere quil so it recougneu
et p rin cip allem en t envers vous sans le mectre en oubly.
Incontinent que ja y sceu le deces du feu evesque de C a stres2 ja y
envoy ung de mes m aistres dostel et ung de mes secrtaires tous deux
parens dudit evesque de Sainct Malo devers ceulx de chappitre au dit
lieu et leurs y escript, a ce quilz vous eslizent eu postulent ou pour
inieulx me com plaire, et p lus seurement besongner quilz renvoyent le
tout a nostre dit S ainct P re pour en faire la provision a son plaisir. 3
A u ssi ja y commande et sont expediees voz lettres de naturalite par
lesquelles je vous octroy pouvoir tenir en mon royaume jusques a la
v alleur de six m ille ducaz en beneffices.
E t tout ceste fa it pour lonneur de nostre dit Sainct P ere et par la
bonne solicitacin de mon dit evesque de Sainct Malo, qui aprs ma
prye estre par deca vostre procureur et intercesseur ce que jay accorde
et ordonne, et vous advise bien que m eilleur ne le pourriez avoir.
E t fa u lt bien que vous soyez le sien a Borne envers nostre d it
S ainct P ere e t que faictes en faon que lui p laise le faire et creer car
d in al le p lu s b rief que faire se pourra comme jen ay le dsir. E t si Sa
Sainctete m e veult,ayder a lavancer grandement en leglise je luy avderav
p areillem ent a vous bien pourveoir en mon d it royaume. Mongr le car
dinal je vous prye sur tout tellem ent vous employer pour lu y a la dite
d ignit cardinale que jaye cause et m atiere de le bien recongnoistre
envers vous, vous ad vertissant que ne me saurrez faire plus agrable
p laisir
1 G aet
- Je a n d'A rm agnac.
3 Cfr. E u b e l . H ierarcliia II, 135.

1076

A p p en d ice.

E t sur ce vous dy adieu m onseigneur le Cardinal qui vous ait en


sa garde. E scrip t a C hastillon su r Yndre le X V I I Ime jour doctobre.
Charles.

Bohier.

[A tergo] : A m onsr le Cardinal de V alence evesque de Castres.


O riginale con sigillo di cera. A n n . 15, C. 12, n. 2. p. G).

24. Fra Teseo Seripando a Giulia Farnese-Orsini.


B assanello, 18 ottobre 1494.

t
111.
madama m ia liu m ili com endatione prem i ss a etc. L i d passati
per una m ia lettera A'. S. fo a r isa ta de alcuni m oti del s. L'rsino, et
q uella li scrip si de secreto dubitando non venisse a lle orechie de epso
s. U rsin o; da q uella in qua io n o n o 1 scrip to a ltro parendomi che tra
voi doi per ilettere lini con la ltr o ne intem lessiuo a ssa i ben, et da
hiersera inqua io sono stato et sto de m ala voglia, che ho visto et vego
el s. U rsino stare a ssa i con la m ente tra v a g lia ta et in grande dispia
cere de non venire vostro et m ezo in fan tasia che p i p resto voi abiate
ad andare a Roma che venire equi de modo che m i have rasionato, che
se ta le errore p er voi fosse fatto, lu i e per non com portarlo et per met
tere m ille vite se tan te ne h avesse e roba e quel che a, siclie lo vego
stare m olto m ale contento e flum ina 2 e fa cose in usitate. Io per lo oblig"
che o con tu tti doi con li m ig lio ri m odi cliio posso cerco de a p p li
carlo et dello extogliere de questa openione; non basto per n ien ti perche
lu i ten e deliberato e tu tto el m ondo ce ven isse con sua intennk-ione voi
non andiate a Roma e che venne vengate e conio o d ep to quando altra
m ente si faczia lu i fa corno el diavolo. Con tan to dispiacere sta che
non lo posso scrivere. V. S. prudente et savia per fare el line de que
sta causa e della pegiore via capera la m eglio la quella che alluno et
aQlaltro abiia. de resu ltare in honore et u tili, si che sap piate che ancor
nono 3 veduto lo s. U rsino tan to m al d isp osto quanto ora lo vego non
venendo 'lia S. Y. equi corno lu i tene d eliberato; altro non m i ochorrere
xecomandomii d i continuo a vostra bona grafia.
B a ssa n e lli X V I I I octobris 1404.
,T. I). V.
servitore fra Tihiseo Seripando.
[A tergo] : A lla 111. madama J u lia d e F arnese, patrona m ia honmaOriginale Arm. 15, C. 12, n. 8, p. 40.

1 non ho.
2 fulm ina.

3 non ho.

D o c u m e n ti in ed iti e com unicazioni darchivi. N. 56, a. 1494.

1077

25. Lucrezia Borgia a papa Alessandro VI.


Pesaro, 19 ottobre 1494.

B ,ne p ater post peduni oscula beatorum. Per aver per la lira m ia
a visata V ostra S,a del tutto non me stender pi a longo se non che
suplicho a Vostra B eatitudine che v en d o1 a Roma m esser L e lia 2 porta
tore de la presente, el qual referir a bocha el tutto V ostra StH li voghi
dar fede corno ala persona m ia propria, non altro baso umilmente li
san tissim i pedi de V ostra B eatitudine. De P esaro X V IIII octobris 1494.
D e V ostra Sta indengna schiava
Lucretia Sfortia Borgia manti propria.
[A terjro] : Sn"' Duo N ostro Pape.
O riginale tu tto au to g rafo , con sigillo, Arm. 15, C. 12, n. 8, p. (>.

26. Lucrezia Borgia a papa Alessandro VI.


(Senza data).

S . 3 a viso V. S. conio o opsequiti li comandamenti de quella le quale


o trovato le cose in quello m edesimo term ini chio le la ssa i si che la
S. V. po s ta r de bon animo, perche le cose vanno bene Iseeundo la volunta
d V. S. Io starro atenta de continuo e de punto in punto avisaro V. K.,
baso la m ano de quella et a quella me recoanando.
Indengna L.
O riginale con tracce del sigillo. Arm. 15, C. 12, n. 8, p. 7.

27. Adriana Mila a papa Alessandro VI.


Capodimonte, 19 ottobre [1494],

Ihs.
B eatissim e patre baso li pedi de V ostra Santifca. Messer Francesco *
scrive largam ente in quello che scrivo a la S,a Vostra siche suplicho
quella ce v oglia p ig ia r lo indrio [s ic !] sicundo per lo a tte d ia n o 5 scripsinio p er che non havim o pi scusa de tro b a r0 con Orsino e quella ce
rnande A ngelo domane. Non altro baso li pedi a la S. \ ostra.
D e Capi de m onte domenica adi XIX de Octobre a liore X \ II.
De V ostra Beatitudine
schiava
A. Milana.
[A tergo] : Smc D. N. Pape.
Originale tutto autografo, con tracce del sigillo. Arm. 15, C. 12 , n. 8, p. 24.

1 venendo.
2 Capodiferro.
3 Santit.
4 Gacet.
5 arcidiacono.
* tro v are.

107S

A p p en d ice.

28. L ucrezia B orgia a papa A lessandro VI.

Pe 3aro, 21 [ottobre?] 1494.


li""' pater post pedum oscula beatorum. Mandando el signor m io
a li pedi de V ostra Sta m esser L e lio 1 suo anticlio servitore per alcuni
bisogni n ecessarii de Sua S. a li q uali la B eatitudine V ostra non li
prevedendo certi fi elio V ostra Sta che esso se retrovara totalm ente m i
nato, per la qual cosa suplicho V ostra B eatitu dine che non mancando
ali a ltr i servitori soi de favore e de aiu to con tuto ci che non apartengano de sfin ita ala S,a V ostra m olto m agiorm ente vogla aiu tare esso
signor m io, el quale m olto pi de l i a ltr i e de V ostra Sta afectionatissim o servitore e de questo quanto posso ne suplicho V ostra Sta a li pedi
de la quale um ilm ente me racomando. P isa u r i X X I 1494
De V ostra B eatitu dine indengna schiava
Lucretia Sfortia Borgia manu propria.
[A tergo] : S mo D no nostro Pape.
Originale con sigillo. Arm. 15, C. 12. n. t8, p. 8 .
29. P ap a A lessandro VI a Giulia F arnese-O rsini.

Roma, 22 ottobre 1494.


io

y a

J u lia ingrata et perfida. U na tua lettera liavem o receputa per


X avarico per la quale s e 3 slgn ifiq u i (et d e c ia r i4 corno la in tention tua
non de venir qui sensa volunta de U rsino et bendi e fin qui a sa i eomprendessemo lanim o tuo cativo e t 5 de chi te conseglia pero conside
rando le tue finte et sim u late parole non sei possevem o in tu tto persua
dere che u sa ste ta n ta in gratitud in e et perfidia verso de noi h a v en d o si6
itante volte iurato et data la fede de star al comando nostro et non
acostare a U rsin o che adesso vogli fa r el contrario et andar ad Basan ello con expresso pericolo de la vita tua, nel podiero onedere lo facili
per altro si non per enprenvar te umaltra volta da quella equia 7 de
B asan ello et speram o in brevi tu et la in gratissim a m adam a Adriana
ve acorgerite del vostro errore et ne p o r ta n te la p en itentia condigna.
E t nientedem eno per tenor dela p resente sub pena excom unicationis late
sententie et m aledictionis eterne te comandamo che non te debi partire
de Capo de Monte o de M arta, n i manco andar a B a sa n ello per cose
concernente lostato nostro.
D e Rom a a X X II de otobre e t OOOCLXXXXIIII.
Minuta originale, intieramente autografa. Arm. 15, C. 12, n. 8, p. 28.
1 Capodiferro.
2 Di mano del Confalonieri vi scritto sopra : Minutae manu Alex. VI .
3 Segue cancellato : deciari .
1 dichiari.
3 et :> fino a conseglia scritto interlinearmente.
a havendosi fino a P.asanello in margine.
~ Certo una parolaccia catalana.

D o c u m e n ti in ed iti e com u n icazion i d archivi. N. 56, a 1494.

1079

30. P apa A lessandro VI ad A driana M ila.

Roma, 22 ottobre [1494],


Madama A driana. F inalm ente el vostro cativo anim o et m alignita
liavite scoperto per questa lettera che se liavite fata per N avarisco
declarandose non voler con J u lia ven ir qui eontra el voler de U rsino.
N on eran queste le parole vostre et prom issione et fede d ie u ltim a
m ente se li,avevate donate quando questi d fu ste con noi. Nientedemeno
sia te certa che del vostro inganno ne porterete la condigna penitencia
comiandandove sub pena exconununicationis la te sententie et m aledic-tionis eterne et confiscatonis om nium bonorum vestrorum non par
tia te de Capo de M onte o d e M arta senza n ostra esp ressa licenzia.
D e Roma a X X II de otolbre.
Minuta originale, intieramente autografa. Arm. 15, C. 12, n. 8, p. 28.

31. Papa A lessandro VI al cardinale l a rn e s e .1

[Roma, 22 ottobre 1404],


D om ine cardinalis. S apite quanto habiam o fato per voi et con
quanto am ore; non se haverissem o m ai persuasso che cos p resto ve ne
devesate escordare et preponere U rsin o a noi. Iterum ve pregam o et
eschortam o che non s e 2 vogliate p agar de simili m oneta perche non
sa tisfa rete ala fede che m olte volte se havete dato ne manco a l honor
e t ben vostro. X oi p erc h e3 ve p o ssia te excusar lapresso de U r s in o 3 et
atinche J u lia non habia de an dar ad B asanello ve farem o unaltro breve
come vederite 4 exhortandove ve conform ate liberam ente a l voler nostro.
Minuta originale, tutta autografa. Arm. 15, C. 12, n. 8, p. 28b.

32. Francesco G acet a papa A lessandro VI.

[Capodimonte, line di ottobre 1494].


B eatissim e pater post pedum obscula beatorum. A uise V. ISat com
a n it vespre a dos liores de n it vel circa arriba madama a si ben cansada,
e ha dit apertam ent al cardenal la volu n tat e u ltim a resolutio de
V ostra B ea titu t sabre la anada de madona J u lia aqui, e del anar del

1 II 22 ottobre * Alessandro VI, sexta hora noctis scrisse anche a Fran


cesco Gacet nello stesso senso comandandogli sub eisdem penis [excommunicationis etc.], di informarlo immediate, specialmente qui ria es la intendo
Ihur en obeir nos . Arm. 15, C. 12, n. 8, p. 28*>.
2 ci.
3 perch fino a Ursino scritto interlinearmente in luogo delle parole
cancellate vostra excusa .
*
Sopra come vederite sono scritte alcune altre parole fra le linee, non
pi leggibili.

A p p en d ice.

10H0

arci dia n o all senyor O rsino etc. e m olt stesam ent en presenta m ia ha
exprim it totes coses e per lo cardenal li es sta t respost lo parer seu
esser rom prim er se era resolt ab Sa Senyoria quant p arti per aqui, e
que no pot fer m es en aquesta cosa, e que ter contra Orsino es ier poca
cosa per sen i ir V ostra S an tetat, pero fer contra si m atex, el honor
propri e infam ia sua de la casa, que no li par be n i pot pensar que
Vostra B eatitu d, si ls ama, loy consellas, e m oltes altres raons e respostes ha fetes a m adam a, que ella no ha isabut que poderli responre, e
per que m adam a din lui d eclarat be e d a ra m en t a V ostra B eatitud la
resolutio que aci h au ia feta ab lo cardenal e aquella enten be totes coses,
sobre ago 110 curare de in sistir, e per que lo cardenal no es conten
del p artit segoli damunt he dit, lo arcid lano 110 c*s sta t necesari aliar a
Basii n ello segons la comi s io que li era. dada, mas lo remeten aqui ab
letres per les q u als V ostra B ea titu t pora entendre totes coses. Ver
es que madama et tots pensauen certam ent 'de trobar alcu n remey
solam ent se pogues sa tisfer a V ostra Santetat, per que to ts no desijam
alLtlre, e infine 110 sen troba altre mes comodo e per lo honor de Vo
stra B e a titu t e de tots ells e fugir in fam ies e scandels sino que Vostra
S antetat fes venir aqui a Orsino e en presenta de aquella lo senyor
V irgilio li faga per lo que aquella voi lo que crehen to ts aquestos
senyor es a V ostra B e a titu t fa c il cosa, m axim e ten int lo senyor V irgili
axi propici e tota la casa O rsinia e presa bona conclusio poren aqiii
fer que Orsino sen vaja en camp, vel alia s, e aqestes dones, apres de
eli p artit, poran aliar aqui, e eli n i per ara ili per lo venir pora veure
la niuWer, e dien sera euitar lo s escandels de la infam ia de tots, e Vo
stra S an tetat sera satisfeta. Yo he recita i tns aci les rahons e dispu
tes fets entre aquestos senyors e lo parer del cardenal, la B eatitut
V ostra es sau ia, e s i te desig que madama J . torne aqui, coni so cert
la te, e ella axim atex de es-ser aqui als peus de Vostra Santetat, e veu
totes coses redujdes al ultim o del ques pot, coni he dit damunt, soplir,
aquella se digne de penre presta resolutio, que aquesta cosa, segons yo
puch conexer, 110 pora penre m oltes d ilatio n s, segons diu lo cardenal
ni diu ipora ab honor seu resistir ,a la im p ortu n ad o de laquell. tant
solicitar la anada de sa m uller a B asanello. J o, b eatissim e pater,
volria m etre la vita m il voltes per sa tisfe r a V ostra S antetat, e no sols
le s fatigu es, e deus o sai, pero no puch m es. Vostra B ea titu t o ha de
fer, qui pot totes coses, resoluas e prest e aquella se digne de anisarm e
del que yo h e deffer, que lo penser meu la n it e dia 110 es sino fer cosa
grata e accepta a V ostra S an tetat, als peus de la qual de contim i liumilm ente me recoman.
D e V ostra B ea titu t indigne seruidor e sclau.
S1B0 D. N . pape.

F. Gaget.
O riginale Arm. 15, C. 12. n. S, p. 34.

D o c u m e n ti in ed iti e co m u n ica zio n i d arch ivi. N. 56, a. 1494.

10S1

33 A driana Mila a papa A lessandro VI.


Capodimonte, 7 novembre [1494],
B eatissim e (patre sante baso li petli de V ostra Ste. Io scrivo a Jeronim o algune cose che adesso ultim am ente o sentito e me fanno stare
de m ala voglia. Supplico la Stl V ostra se doglie d a rli fede quanto ala
persona m ia propria et quella per am or de D io proveda a tu tto '1 bisogn ia opportunam ente e presto. Non altro si non che J tu lia l ed io ce
riicomandamo continuam ente a li pedi de V. Ste et A ngelo ancliora
inform ato de nnolte cose che a boca dir a quella.
D e Capo de monte a di V II de Novem bre a doi hore de nocte vel
circa.
D e V. B eatitu dine serva
A. M ilana.
[A tergo] : S'no D no nostro l ape.
Originale tutto autografo, con tracce del sigillo. Arm. 15, C. 0.2, n. 8, p. 25.

34. Carlo V III, re di F ran cia, al cardinale Jea n V illier de la

G roslaye.

Firenze, 27 novembre [1494].


Trs cher et fal amy. N ous avons puis nagueres reeeu deux brefs
de nostre S ainct Pere lun par nostre trs cher e t fal amy le cardinal
d e G n rce1 contenant creance sur lui e t lau tre par ung des chevauclieurs
de nostre escurie. Le dit cardinal de G-urce par sa creance nous a porte
toutes bonnes et honnestes parolles de nostre d it .Sainct Pere, et de la
lionne voulente quil a m aintenait envers nous, dont avons este trs
ioyeux, car a u ssi de nostre part en suyvant les louables vertus des Roys
trs crestiens no/, predecesseurs nous avons tonsiours voulu e t dsir
estre son bon et dvot filz, reverer et honorer sa Ste et lu i donner toute
fa v eu r et ayde en tous ses affeurs, comme plus a p la in esperons en bref
lui dire de bouche. E t la bonne et sain cte entencion que avons au bien
et exaltation de la saincte fov catholique, et a l exj>edicion contre les
Turcs, et lors Sa S 11' congnoistra que pjusieurs p arolles qui p a r icy devant
lu i ont este raportees sont fau lses et controuvees. A u regard de lautre
bref par lequel nostre dit Sainct P ere se p la in t que noz gens de guerre
sont entrez en la terre de l E glise, ou ils ont p rin s grant liabondance de
v ictu a illes et quil ne croit p oint que ce soit de nostre sceu, vous pourez
(lire a Sa Ste, que nous avons commande et fait a lle r avant nos d its gens
de guerre le grant chemin de Rome pour ce que sommes dlibrez de
m archer incontinent aprs, et sils ont prins des vivres en la terre de
l'E glise, il nous semble bien que nostre dit sain ts Pere lia cause den estre
m al content, car ils y peuent aussi bien p asser que ceulx du Roy A l fonce
dA ragon lequel ne ses predecesseurs ne firent ja m a is si grans services
a u S ainct Siege A postolique que les d its trs crestiens Ioys nos prede-

1 Peraudi.

108-2

A p p en d ice.

cesseurs. E t sil se trouve que nos d its gens de guerre aient fa it quelque
dommage, nous voulons quil soit repare sans d elay quelconque. Donne
a Florence le X X V IIre jour de novembre.
Charles.
Eobertet.
[A tergo] : A noste trs cher et fal am y le cardinal de S ainct Denis.
Originale con tracce del sigillo in cera. Arm. 15, C. 12, n. 2, p. 68.

35. Galeazzo di Sanseverino a Ignoto.

Poggibonsi, Io dicembre [1494].


l i e t ili. domine frater honor. Oltra quello che la R ma S. Y. mi
ha scritto estesam ente, m. A ugu stino suo secretario m i ha anche parlato
a longo da parte sua .caricandomi ad adoperare in gr,atia de N ostro
Signore per la relaxation e de madama H adriana nepote de Sua Santit
et de le due sorelle d e lo rmo cardinale de F arn ese con le robe loro; con
me era poco necessario usare in sta n cia tanto vehem ente peroche essendo
iiv tu tti l'ialtri affecti vero fra tello de la S. V. Rma seria im possibile che
alla devotione verso N ostro Signore non li convellesse, a lla quaile et per
la fra tern it et per peculiare in stitu to l anim o m io ardentissim o et
se m i sara cosi data sp esso opportunit de poterla dim onstrare conio io
g li andar prom ptaniente et de core e speraro poter consequire che la
Sta Sua non m i postpona a qual si voglia che la si liabia per devotis
simo. Lopera qual h ab ia facto apresso al C hristianissim o Re per la
lib eratione de le prediate ni,adone m. A ugu stino la referir pienam ente a
bocha a lla S. V . Rnia et lei dopoi ila poter significare ad N ostro Signore
p resentandoli le a llig a te m ie, le q u ali scrivo a lla Sua S a n tit in rispo
sta del breve, tochandoli apresso al effecto de quello che ho operato et a
la summa reverentia et servit m ia verso epsa et lo im menso et conti
nuo desiderio che lio de servirli per declaratione de do quale la S. V. Rma
si extender [am ] piam ente quanto la cognosce de lanim o mio, et sa
potere prom etter per me alla 1 Sua B eane, a lli piedi de la quale sar
contento recom m andarm i et a [V . S .] 1 m e recommando. E x Pogibonso
d ie prim o decembris.
F ra ter G aleaz S fortia anglus de St0 S [e v e r i] n0
Originale con sigillo. Arm. 15, C. 12, n. .2, p. 56.

36. Il cardinale Fcil. Sanseverino a papa A lessandro VI.

Bracciano, 19 dicembre 1494.


B me pater et clem entissim e domine domine m i colendissim e post
pedum oscula. Ogi in cam ino a v isa y Y. Sta del officio haveva facto con
le gentedarane regie, quale haveva trovato parte vicino a M onte Mario

1 alla lino ,a [V. 3.] poco chiaro essendo la carta danneggiata dal
l'umidit.

D o c u m e n ti inediti e co m u n ica zio n i d archivi. N. 56, a. 1494.

1083

et p arte ad tre g a b a n e1 in fa rle ritornare in dreto. Trovay appresso


ir a te G r a tia n o 2 che reneva a lla Sta V. Q uesta sera poy gionto in que
sto loco e in teso la Mta regia la venuta m ia m onstro desyderare summaniente de odirm e presto e subito hebe audientia a lla quale p resen tar el
breve de la Sta V., e l q u ale to lse e vide voluntera. E t exposto quanto
haveva in icomissione e fu ssi oportuno et m axim e circa la liberatione
de lo illmo sor ricecanzell0 3 Sua Mta dem onstro chiaram ente che niuna
cosa pi desyderasse de ep sa lib eratione subiungendom i che a niuna
q u a lita d e cosa fusse per assen tire sin o che prim a effectuam ente redesse
ep sa lib eratione e t el p refa tto sr ricecan zell0 conduoto a lla presentia
sua, nel qual caso col mezo de Sua I llma S. era disposto sa tisfa re a tute
le cose ricercate per m e in nome de la ( S ta V. come me ha facto-intendere
harexl i facto refferire per fra te Gratiano. A l breve de V. Sta ha detto
roler fa r risp osta conreniente e questo in summa quello ho carato
da la Mta Sua in questa prim a audientia. Dom ane credo essere de noro
con la M,a Sua presso la quale non m ancher de tu tti li officii n ecessarii
per bene edificarlo e m axim e circa tener con la gente d ann e pi d istante
da Eom a che sia possibile. E t de quello se operara p er me ne avisaro la
Sta Y. la qual conforto a s t a t de bono animo perch non dubito che
quam prim um el sor viceeanzell0 se trova con la Mta regia seguirano
m olto boni effecti con gran satisfaction e de la Sta Y. e di questo ripossa
liberam ente, a lli pedi de la quale hum ilm ente me ricommando.
E x B raziano die X Y IIII0 Decembr. 1494 h ora nona noctis.
Stls Y.
hum il creatura
F. cardinalis de Sto S [everi] n0
[A tergo] : Smo D. D. N. Pape.
Originale con sigillo. Arm. 15, C. 12, n. 2, p. 18.

37. Il cardinale F cd . Sanseverino a papa A lessandro VI.

Borghetto, 19 dicembre 1494.


B eatissim e p ater et clem entissim e domine domine observandissim e
post pedum oscula. D e qua la oroce de Monte M ario ho trovato monsig re de A iegra capitaneo del C hristian issim o con circa cento liom ini
darm e, alle tre Capanne ho trovato m onsre de L igni parente e m ignono
de sua Mta con circa IT II,ento hom ini darme, q u ali tu tti renereno a
Roma. In teso lan data m ia alla prefata Mta exliortatoli ad ritira rsi in
dreto lo hano fatto roluntera e aspettarano sentire quello che io operar con la prefatta Mta la quale questa nocte a llo g ia ta in Campa
gna no. E ogi per quanto me ha deto ep so m onsigre de L igni per andare
a B racan o, dove io anche vado tu tavia e spero operare bene e disponere
i Capanne.
- Baldassarre Gratian de Yillanueva, confessore di Alessandro VI.
Ascanio Maria Sforza.

104

A p pend ice.

epsa Mta secundo el bisogno e desyderio de la S,a V ostra. Circa la qual


cosa non m ancharo dogni studio e d iligen tia e de quello operar questa
noete avisar S. B ne, a lli pedi de la quale lium ilm ente me ricominando
supplicandola se digna ha ver ricom m andato el sr viceean zellero1 e ben
tractare Sua S. I llma perch la p refa tta Mta non poria sen tir cosa pi
m olesta che intendere el contrario. M onsig1'1 d e L ign i m olto s doluto
chel sia ^tato detenuto per S. StH uno trom betta del sor Ite, dicendo
questo non essere el conveniente e la su plica a volerlo fa r relaxare,
perche quando altranm iente fusse converia fa re el sim ile a quelli de la
Sta V. (et a lli a ltr i de li n ostri, a lli pedi de la Sta V. hum ilm ente ricommandandomi pregandola voglii stare de bon animo fili che da m i liavera
altro aviso che sar im m ediate liauto l audientia de la Mta regia.
E x B urgheto die X V I I I I Decenibr. rap tissim e
S V.
liu m ilis creatura
E. cardinalis de Sto S [e v e r i]
[A tergo] : Smo 1). 1). N . Pape.
Orig. con sigillo. Arni. 15. 'C. 12. n. 2. ip. ,17.

38. Carlo V ili, re ili F ra n c ia , a papa A lessandro VI.

Bracciano, 21 dicembre [1494].


Trs sain t pere. -lay receu le bref quii a pieu a V otre Sainctete menvoier par m on cousin le cardinal de S aint Sevrin et ouy entirem ent tout
ce quii ma d it de p ar V. S. E t pource que le p la isir d iceile a este me
prom ettre p ar ledit bref que dedans quatre ou six jours elle m ectroit
au dlivr mon cousin le cardinal A scanyo vischan cellier du S aint Siege.
J e vous prie tan t et si affectueusem ent que je puis quii p laise a Y. S.
<m i ensum ant sa d ite prom esse et contenu endit bref d livrer mondit
cousin et le menvoyer, car anteques lu v je traicteray plus voulentiers
toutes choses a in si que je c-roy que serez bien content comme plusaplain
mon dit cousin le cardinal de sa in t Sevrin vous dira de nia part, lequel
vous p rie croire en priant le l>enoist fllz de D ieu, tre ssa i ut pere, quii
vu eille V. S. longuement preserver, m aintenir et garder au bon regime
et gouvernem ent de sain cte eglise.
E script a R rachianno le XXI jour de dcembre.
V otre dvot filz
C harles.

Kobertet ss.

[A tergo] : A notre tressain t ,]>ere le pape.


Originale con tracce del sigillo, (Arni. 15, >C. 12, n. 1, p. 48.
La lettera l ricordata presso
loriginale.

1 A scan io M aria Sforza.

Ie la b o rd e ,

508 che ]>er, non ne vide

D o cu m en ti inediti e co m u n icazion i d archivi. N. 56, a. 1494.

1085

3'-t. Lionello C hieregato, vescovo di Concordia e Giovanni de F onsalida,


vescovo di T erni, a papa A lessandro VI.

Hracciano, 21 dicembre [1494],


B eatissim e pater et clem entissim e domine post pedum oscula beatorum etc. Venim us X IX die p resen tis m ensis huc curai Regia M aiestate,
ubi invenim us r mum d. cardinalem S. Severini, quem audientes m issum
a Sl V. eadem noeti visitaviin u s et e i nos e t operam nostrani obtulim us
a d peragenda que Sli V. placerent. Ilespondit se fu isse regem ailloquutum , sed non Im buisse concili si vum responsum , quod sibi sequenti mane
d aretur; (pie autem liabuerat a rege Sli Y. per proprium nuntiuni siguificavit, propterea non opus est, ut eiu s verba reiterem us.
H eri fuit dilatim i regium responsum usque post prandium, postea
vocatus sine responso rem issus est, ita consulentibus, ut arbitram ur et
vidim us, eram us enim presentes, liis quibus eiu s leg a tio non placebat.
D ila ta et responsio usque p ost refectionem , sed neque tunc d a ta fuit.
A ssociavim us et frequentavim us eumdem d. cardinalem , quia in reni
esse putavim us quocumque in tentio eius tenderei. Ip se egre ferens eiusm odi dilationem m ulta nobiscum solito a p tiu s loquutus est, que in favorem S,is Y. tendere Addentar.
H eri nocte tubiceli custodie Stls V. reddidit nobis breve eiusdem un
copia brevis ad regem inclusa. H oc m ane fuim us cum d. S ancti Severini
et conim iinicavim us ei que habueram us a S te V .; placuit ei ut sollicitaremus eius exjieditionem . A ccessim us ad regem priiisquam cameram
exiret et rettu lin ius ei que S,as Y. ndbis significaverat ; placuerunt sib i
bona verba prolata ex parte S,is V. In stetin m s deinde pr expeditione
d. S ancti Severini, respondit quod statin i post m issam ipsnm expediret.
.Missa audita d ilatum e s t responsum post prandium.
Idem facim us cimi proceri bus, quod cum rege egim us, qui le ta ti sunt
ili b is que eis d ixin ius et responderuilt (1. S ancti Severini sta tin i fore
expediendum. C ontristati enim iu era ut. nonnulli ex eis videntes nos
regem alloqui p u tan tes nos ab eo licen tiam capere ad Stem Y. redeundi.
M arescallus h ospitioram qui fu it orator apud S tem Y. et ab ea nobiscum
recessit antequam bine discederet A ngu illariam ad parandum liospitia
pr rege, rogavit nos. ut S* V. commendaremus fratrem eius episcopum
N oviom en sem .1
Quod responsum liabuerit rnuiR d. Sancti Severini ipse scrib it B e a ti
tu d in i Y. cu iu s sacris pedibus nos h um iliter commendanius, quam A ltis
sim i^ ad vota felicitet.
B rach ian i die XXI. decem bris.

Ss y
Im m illim i servuli
L. Concordien. Jo. Interam neii.
[A tergo] : S mo D. X. Pape.
Originale con sigillo. Arm. 15, -C. 12, n. 3, p. 26.
i Charles Dangest, vedi E ubei, li, 227.

1086

A p p en d ice.

40. Lionello C hicregato, vescovo di Concordia e Giovanni de F onsalida,


vescovo di T erni, a papa A lessandro VI.

Bracciano, 24 dicembre [1494].


B eatissim e p ater et clem entissim e domine post pedum oscula bea
torum. B e r i nocte lapplicuerunt rmus dom inus cardinalis S. Severiui et
dominus E ln en sis 1 e t m agister G ratianus 2, qui m agister G ratianus red
d id it nobis breve Stls V. et. comunicavit nobis in stru ctiones eis data-.
Mane ven it ad nos d. E ln en sis et d ix it, quod S ta5 V. voluerat quo<!
oom unkarentur e i instructiones, non videbatur nobis opportunum ne
liaberent tantum spatium cogitandi. M agister G ratianus d ix it ita Stem V.
iu ssisse e t ita factum est. V ise sunt ei extranee, conati fuirnus argu
m enta eiu s refellere et Stis V. deliberationem m u ltis rationibus tueri
et rogavim us ut bene vellet operari.
D einde dominimi de B rixia, d. M acloviensem ,3 d. de la Trem olia, do
m inimi presidentem * et alios p resen ta tis eoruni brevibus opportune fuimus alloq u uti et n isi fuim us ostendere pericula, in quibus M aiestas regia
versa tur et non patere aditim i in TTrbem etiam inaiori potentia non coftsentiente S te A', et atten ta n ecessitate in qua is ti ubique versantur. Sperabam us eos ad contenta in in stru etionibu s condescensuros tamquam
rationabilia.
Cum d. S a n c ti S everin i om nia fecim us liti servitores S tis V. et ipsi
subalternati. P ost prandiuni liodie una cum ip so accessim us ad Regem.
D om inus S ancti Severini d ictis aliquibus p aucis verbis de bona niente
gts y._ erga m aiestatem suani iu ssit in stru ctiones ilegi, que per magistrum G ratianiun lecte fuerunt. D einde illa s receptas presidens inter
preta tus est in gallicu m R egi et com unicato consilio respondit nomine
regis e t non videbatur aliquam vin i tacere n isi in accessus regis ad
XJi'bem, non tarnen talem que non videretur posse superari. M agister
G ratianu s in terrup it presidentem dicens aliqua verba, quod non visum
est cardinali piacere ut postea ostendit. Tanien cardinalis n ullo alio
verbo replicato d ixit regi subm issa voce quod secrete alia habebat loqui
M aiestati S. et h is d ictis recessit ad cameram suam et non cim i ilio.
D einde fu it vocatus ad regem et nobis d ixit, quod deberemus remanere
et noliiit quod associarem us eum etiam usque ad cameram regis et duxit
seenni m agistruin G ratianum et fuerunt d iu in consilio regis etiam rege
absente. R esolutioneni ip si significant Stt V.
P ostquani dicunt se a lia habere a Ste V. u ltra instructiones n ostras
com unicatas etc. cardinalis non v olu it nos secuni habere fidelissim os
servitores Stis V., ne hie siinus cum dedecore Sts V. et nostro eras
accepto commeatu a regia m aiestate redibim us ad Stem V. cum bona
eiu s venia u t eam in qualicum que fortuna sequamur, quam solani seni-

1 Carolus de Jlartiniaco ; v. ibid. 166.


2 Or. de Villanueva.
3 G. Brigonnet.
* De Ganay.

D o cu m en ti inediti e co m u n ica zio n i d archivi. N. 56, a. 1494.

1087

per p ost D eum per oculis habuim us in om nibus serm onibus et act ioni bus
n ostris. Commendamus nos hum illim e sacris pedibus B ea titu d in is T .
quam A ltissim u s ad vota felicitet.
B rach ian i die X X IIII decembris bora V I.
Sis Y.
Im m illim i servuli
L. Con cordici!. Jo. Interajnnefi.
[In d irizzo] : Smo D. K. Pape.
Originale Arm. 15, C. |12, il. 8 , p. 27-27>j.

41. Carlo V III, re di F ran c ia , al conte di Ligny.

Bracciano, 24 dicembre [1494],


Mon cousin. N ostre sa in t Pere a cy iv o v e devers moy mon cousin
le cardinal de sain t Sevrin pour quelques bonnes m atieres, pour lesquel
les ay prom is que dem ain il ne se fera aucunes courses sur le duc de
Calabre, ses gens ne antres. Pour ceste cause che vous prie signiffer en
p ar tout ou il appartiendra, affin quil ny ai pour [s ic !] de faultes. E t
adieu mon cousin qui vous aie en sa garde.
E scrip t a B rassanno le X X IIIIe jour de dcembre.
Charles.

R obertet ss.

[A tergo] : A mon cousin le C onte de Liney.


Originale Arm. 15, ,0. 12, n. 2, p. (17.

42. V annozza de Cataneis a papa A lessandro VI.

[Borna], senza data.


B me p ater post oscula pedum Y estre B nis V annoza su pplica humilm ente a li pedi de quella che la vo lia ascoltar cray sera perche tanta
p aura glie in trata in core che onnimodo volle p a rtir quanto p i presto
poter e t corno p i p resto bavera b a ssa ti le pedi Smi de Y. Sto, a laquai
hum ilm ente et devotam ente se raccom andiam o, qui felicissim e valeat.
Q uella che d et notte prega per la vita de V ostra Sta.
Serva Vannoza de Catanj.
[A tergo] : Sm0 domino nostro Pape.
Orig. intieramente autografo, con tracce del sigillo. Arm. 15, C. 12, n. 8, p. 21.
43. V annozza de Cataneis a papa A lessandro VI.

(Senza luogo e data).


Jhs
B eatissim e pater de poi basando li pedi de V. S. A questi d p a ssa ti
scrip si una p o lisa a lla V. S.; nonso se la habuta, per ta n to torno a
supplicar la V. S. me facia gratia della m ia venuta qua per che haveva

10*8

A p p en d ice.

di dire m olte cose delle quale son certa V. S. ne liaveria p igiato piacere
et m axim am ente adesso venirm e ad alegrare della bona nova dello signor
duca del bello flglolo che li nato. D io sia pregato sempre aie liabiamo
bone nove con vita et san ita et felice stato della V. B eatitu dine; pili,
p ater sancte, sto mal contenta la S. V. mie fa lo bene et a ltr i sei gode
siclie suplico alla V. X. voglia provedere con m onsignor de C apaccio per
che me pare che se in frasch i et perlonga questa cosa che tan to me sa
pegio dello affanno che do alla V. B eatitu dine che dello danno m io; non
litri si non che hum iiem ente me raccom ando alli pedi de V. S.
E . S. V.
Vannozza de Cataneis.
[A tergo] : D. N. Pape.
<'riginale intieramente autografo, con sigillo. Arm. 15, C. 12, n. 8, p. 22.

44. V annozza de C ataneis a papa A lessandro VI.

[Roma], senza data.


Jhs
B eatissim e pater de poi lo b asar d e lli soi pedi san tissim i. Credo che
venendo rfisser C a r lo 1 da V. Sta li com m isi me recom m andasse a
Sua B eatitu dine et che li dom andasse de g ratia che io potessi venir
a v isita r q uella, conio sono certa lu i fece secundo la risposta me disse li
haveva facta la V. S tl1 che corno'era ben gu arita che era contenta venisse
m olto volentieri. H ora che me sento m eglio suplico a V. B eatitudine che
sia contenta che dom enica proxinia o quando aquella serra commodo
se degni m andarm ele avisare che veram ente, beatissim o patre, credo
sera la liberatione de lo m io m ale, lo quale in vero beatissim o patre non
stato p o d io et perche anchora o a dire cosa che 'a m i im porta a ssa i;
non altro a lli pedi de "V. S tn me recomando pregando D io li conservi in
felice stato.
La vostra liuinile serva et schiava
Yannoza de Catanj.
Originale intieramente autografo, con sigillo. Arm. 15, C. 12, n. 8, p. 23.

57. (h iv izza n o al m arch ese di M a n to v a .1


Roma, 12 settembre 1508.
. . . . Quanto siano le pratiche et fa lsi in gan i de
laso pensare a q u e la ; 3 m ai non fu v ista ta n ta cosa,
chi va e chi viene; tu ta note sono in pratica. L i
chano [ s ic !] de p alatio, li a ltri tra vallano, ma le

questi cardinali lo
fano com e formiche
S pagn oli non usicose sono fate cum

1 C. Canale, dall8 giu g n o 14SG m a r ito di Vannozza. Vedi G k e g o ro v iu s


VII3, 306.
2 Cfr. sopra p. 645, 646.
3 V. E.

D ocu m en ti in ed iti e co m u n ica zio n i d archivi. N . 58-59, a. 1503.

1089

ferm eza de cui deb La esere papa sar secondo el voto Spagnolo e non
ab iate altra openione. Q uesti srl F ran cesi com enciano ha pensare a la
f o r z a .,.. La Sua Sia 1 non sar papa ne S. P etro ad vin culla, ne N apoli
ne A Q essandrino;2 sar 'Capa c i 3 o Siena 4 o S. P r a se d e 8 aten to el fa
vore Spagnolo.
Orig. allA r c h i v 1 o G o n z a g a i ri 11 a n t o v a.

58. G hivizzano al m archese di M a n to v a .8


Roma, 15 settembre 1503.
. . . Iornatimi, se intra in conclavi-; liozi Eoha.no 7 he stato ha visitare
el cardle de N ap oli et Sto P etro ad vin cu la; Siena ne S. Prasede ne l ortugalo cimi Pollano non se sono inai visitati. El papato s'e stim a in Sena
;> S. Prasede o Ciapacio per essere bonus homo, li a ltri per essere come
n eu trali, ma ben favoriti da Spagnoli. Itozi nies1' Jo. Lucido me a dito
aviere p arlato cuan lo am basatore dii re di Romani e come alcuni ta r'1
da li q uali ha avisto llittere de la C esarea Mt scripte a questo sacro
colegio dim ostrando avere inteso esisere preso liom a d ui g m sis11 eserciti
;>er ili q uali se poria fare violentia a santa chiesa, per il che lui si come
obediente et conservatore de la fede se lioferise ad ogne m inim a richie
sta del sacro colegio de m andare per la via de T riesti (> m ilia fanti pagati
et lu i rompere in lo stato de M ilano lio venirsene d erito al camino ile
M antua et per questo he stato d ito a m esr Joh an Lucido se lo stato de
V. E x la sar rubelo al sacro im perio, li a risposto di no anzi sar obiedentmo ma cuan la persona la S. V. salver sempre suo lionor; questo la
E x la V. lo tenga preso le i per ogne condigno r is p e to . . . Rome 15 septemb. 1503 a hore due.
Orig. allA r c h l v t o G o n z a g a i n M a n t o v a .

59. (hivizzano al m archese di M antova. 8


Roma, 19 settembre 1503.
. . . liie r se r a al tarde parlando io eum lo anbasre de Inghelterra,
quale he m olto m io dom estico et confidente, me dise avere in gran secreto
da lo anbasre V enetiano come el caadle de N ap oli aveva abuto a lo primo
scrutinio, che fu fato h ieri quale dom enicha se doveva fare, ha abuto
voce x x n e Sena ne a abute vin ti, P ortugalo 18, C apacio 14; questo pare
abia inteso per cu n trasign i p ilia ti cum queli >ehe serveno dentro. P are
che de N ap oli se ne aiegra m olto el d ito anbasatore V enetiano; liozi si
1 Amboise.
2 Sangiorgio.
s Podocataro.
4 Piccolomini.
Pallavicini.
e Ofr. sopra p. 647, 64S.
" Amboise.
8 Cfr. sopra p. 649.
P a s to r.

S to ria dei P a p i , I I I .

69

A p p en d ice.

1090

far el secundo schurtinio e dom ane el terzo; lxozi o dimane averemo


el papa novo, se a le forze non se viene d ii che m olto se teme fra questi
c o r te sa n i. . .
Orig. allA r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .

60. Cosimo de P azzi, vescovo di A rezzo, a papa Pio I I I . 1


Firenze, 28 settembre 1503.
A nte oculos adirne m ilii p osite sunt calam itates superdorum teniporum, tetra ecclesiae rnatris n ostrae facies, flagellim i s. iracumdiae Dei
pr d elictis n ostris, quorum con d iti e tsi dura videbatur, durior tamen
longe era t am issa in m ultim i tem pus lib era tio n is om nis spes eaque
perpetuo, n isi m iseratio D ei ae salvatoris n ostri benignit insperatuiu
te nobis pontificem dedisset, cujus summum ingenium, s u n n a sapientia,
hum auissin ii m ores, religiosissim a educatio, acta per virtutem omneni
in liane diem vita, delatum sine labe, sine sorde, quinimmo m ira atque
antiqua in tegritate pontiflcium m unus, ita omnes bonos ac Deuni tim entes recreavit, ut d iscu ssis ecclesiae lab en tis tenebris tra n q u illit tem ))o.stiiac ac reconciliationem sa lvatoris n ostri speroni Jerusalem que
novam sponsam descendentem de celo m onilibus su is ornatam intueant u r . . . 2 F elices quos D eus in haec tempora servavit. D atum Florentia e XXV III. sept. 1503.
Orig. alla M a r c i a n a d i V e n e z i a . , Cod. lat. X , 17

(51. B eltrando Costabili al duca di Ferrara. 3


Roma, 19 ottobre 1503.
Illu strissim o et excellen tissim o signore m io ob serv a n d issim o .........La
m orte de questo Pontefice doluta a tu tta questa corte per essere
sta to reputato da ogni uno bono, prudente et sancto. E t tutto heri il
corpo stette in sancto Petro, et quantunque sempre piovesse m ulto forte,
li corsse tu tta Roma, et donne et hom ini cum gran calca tu tti se sforcia'vano basiarli li pedi, il quale pareva vivo et in niente pareva remutato. La fatich a lo ha durato dopo el P ontificato suo, non essendo bene
sano, se stim a, lo h ab ii morto. E l <l de la electioue sua non havea dormitonien te la nocte precedente et poi el d fu m ulto affatichato et poi de con
tinuo li sono sta ti cardinali per audientia; l i fu la ordinatione sua et la
consecratione et poi la coronai ione, li quali arti m ulto lo affaticliorno
et mercor p assato fece uno concistorio dur insino a le x x n i bore et non
fu longo per altra cau sa, se non per indurre ili card in ali a consentire
al fare card in ale el nepote de Rollano et Sua S a n tit ste tte jeiuna insino
a quella hora. E l venere poi che Sua S an tit se am al d ette la m atiua
una longa au dientia, poi volse m agnare posse per el giorno del venere,
havendo p ig lia ta m edicina el d precedente, il quale d li p igli ila febre
et m ai non lo ha la sciato in sin o a la mo r t e . . .
Orig. allA r c h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a .
1 Cfr. sopra p. <>54.

2 Apoc. 21, 2.
3 Cfr. sopra p. (559

P e t r t t

c e l l i

d e l l a

a t t in a

I, 454 s .

D o cu m en ti in ed iti e com u n icazion i d archivi. N. 62 -6 6 , a. 1503-1504.

1091

6*2. Delirando Costabili al duca di Ferrara. 1


Roma, 17 novembre 1503.
D a un am ico m io ho, il quale dice haverlo de bono loco che N. S.
ha dicto stran ie parole a lo ambre V eneto per le cose de F a v en tia et li
lia deto S. Sta voler vivere in pace e t volere che ogniuno p ossi godere
e l suo et quando V enetiajii perseverino in quello che hanno com inciato,
se ben sem pre in m inoribus ge li m inistrata am ica, g li fa r vedere
quello che non p en sa n o ..
Orig. allA r e h i v i o

di S t a t o

in

Mo d e n a .

63. G hivizzano al m archese di M a n to v a .2


Roma, 20: novembre 1003.
llie r i p a rtite de qui el S. duca de Rom agna per Fiorenza e t andosene
per mare senza lasarse vedere ad alcuna p erso n a . . . La coronatione se
fa r dom inicha pomposa al p ossib ile, grandissim o aparato se fa . . .
Orig. allA r e h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .

(54. Papa Giulio II a Firenze. 3


[Roma], 28 gennaio 1504.
Lode dei F ioren tin i. Comandino a lle loro truppe d i aiu tare larci
vescovo di R agusa, G iovanni di Sirolo.
Cchc. Lib. brev. 22,

f.

9. A r c h i v i o

segreto pontificio.

65. Papa Giulio II a F o r li.4


|Roma], 30 gennaio 1504.
Si fidino del suo in viato arcivescovo di R agusa, G iovanni di Sirolo.
C'onc. Lib. brev. 22, f. 9t>, A r c h i v i o

66.

segreto

pontificio.

Papa Giulio II a F o r l.5


[Roma], 1 febbraio 1504.

S i fidino di P e tr u s Paulu-s de C a lilo .


Cono. Lib. brev. 22, f . 15b. A r c h i v i o

1 Cfr.
2 Cfr.
3 Cfr.
* Cfr.
5 Cfr.

sopra
sopra
sopra
sopra
sopra

p.
p.
p.
p.
p.

696.
683, 687.
690.
690.
690.

segreto

pontificio.

1092

A p pend ice.

(7. Papa Giulio II ad A ngelo L eonini, vescovo di Tivoli,


n unzio a V e n e z ia .1
[Roma], 7 febbraio 1504.
. . . D ii. iilii regis Firanchorum V eiietiis oratorean pro liis que tanta
cura pro nostro et apostdlkte isedis lionore a g it plurim um in domino
commendamus cui tu etiam nom ine nostro g ra tia s ages .
Ora non pu pensarsi al tuo ritorno.
('one. Lib. brev. 22, f. 16, A r c h i v i o

segreto

pontificio.

(i8. Papa Giulio II al cardinal Bernardino C arvajal.2


LRoma], 28 febbraio 1504.
Advenerunt ad nos liom ines m issi a n-astellanis -arciuni Oesenae et
R r ito n o r i. . . 3 quod castellan i ip si easdein arces noliis restituere erunt
p arati, si di l ec t us . . . 4 n obilis vir Cesar Boitgia dux V alentinus relax.itus esset aut cito relaxaretur. Quibuis nos respondim us, nos omnes couditiones in bulla super hoc con fectia eontentas ad unguem observaturos,
si etiam nobis prom issa observarentur. Sixl ut scit cimmusipectio tua in
eisdem conditiondbus arcis F o rliv ii restitu tio est expressa, quod declarare poteris hom inibus ip sis, ne spem deponent lib ertatis et relaxation is
ejusdem du'cis. Quare danda est opera omni astu et ingenio, ut arx ipsa
F o rliv ien sis restituatur, ne ipse dux cum tanto circum spectionis tue
incoimnodo liodie d iu tiu s moram traliat et proficisci possit, quo cupit.
P reterea circum spectionem tuani hortam ur, ut iterum ad dilectum filium
Laurentium adeas, catliolicarum M ajestatnm oratorem , ducem et sella
tim i Venctorum liortetur ad restitutionem civitatum , a m u n et locoruni
IS. l. E., qrnis contra Deum et jn stitian i de facto occuparunt et occupant,
nobis integre et libere faciendam , s i am ieitia et benevolentia ipsaruni
m ajestatum perfrui volunt, declaret etiam eis expresse, nos in tam m ani
festa in ju ria et jactura S. R. E. nec acquiescere nee desistere velie aut
posse, donee restitutio, ut prefertur, hujusm odi integre f i at . . . V eneti
enim ip si non solum ab occupatione predictorum non cessant, sed etiam
per cland estin as et indirectas vias Forliviuan ejusque arcem nobis et
diete ecclesie subtrahere parant, quorum conatus et astus nos eludere
quibuscumque v iis possunius, querim us. nec dispendio u lli parcim us, seil
nostra au ctoritas apud eos non tantum valet, quantum valere debebat,
et n isi catliolici principes m anus apponant, ecclesiam predktani Ven etis ip sis prede et ludibrio, quod D eus a verta t. fore prospicimus.
Quanto ig itu r res in m ajore versatili1 periculo, tanto circumspecti-o tua
pro officio boni card in alis et sua solita probitate prom ptior erit ad haec
facienda, que opportuna putam us. D a t . 5
Coiw. Lib. brer. 29. f. 24. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .

1 Cfr. sopra p. (8.


2 Cfr. sopra p. 690, 698.
3 Orig. guasto.
* Guasto.
La data risulta da Lib. brer. 22. f. 22l>.

D o cu m en ti inediti e com u n icazion i d archivi. N. 69-72, a. 1504.

1093

<59. lapa Giulio II a F ir e n z e .1


[Roma], 20 febbraio 1504.
A iu tin o contro F orl l arcivescovo di R agusa, G iovanni di Siro lo
e P e tr u s P a u lu s de C a llio .
Cotte. Jjil. hrer. 22, f. 23. A r c b i v i o a e g r e t o p o n t i f i c i o.

70. Papa Giulio II a G iovanni di Sirolo, arcivescovo di Ragusa,


e a Petrus P aulus de C a llio .2
| Rumai, 23 marzo 1504.
(li furono m olto grad ite le loro lettere del 18 m arzo 1504 sulla con
quista di Fori ini popoli. Spera che si otterr anche la fortezza.
Conc. Lih. hrev. 22. f. 40. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o.

71. P apa Giulio II a F o r li.3


Roma, 11 aprile 1504.
An ian is et communi civ ita tis nostre F o rliv ii... . D a llarcivescovo
di R agusa Giovanni di S irolo ha appreso quanto volentieri siano ritornati
all'obbedienza. D i ci li loda e t eo m aiorem commendtioneni m erem ini
q [u ia ] causa fu istis deditionis areis .4
Conc. Lil). brev. 22, f. 44. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

72. Papa Giulio II a Filippo, conte palatino del R eno. 5


Roma, 26 aprile 1504.
Intel- cetera que d ilecto Alio .Mariano de Perusia causarum p a la tii
apostolici auditori t-apellano et cum potestate leg a ti a liatere nuntio
nostro ad Germ aniaiii d estinato, dedimnis in m andatis, ea res precipua
fu it, ut n obilitatela tuam dilecto Alio nobili viro A lberto duci B avarie
sacri Romani im perii electori eon san guin itatis et affinitatis vinculo tibi
connexo lecon ciliare studerei, interpositaque nostra e t hujus sanctissim e
sedis apostolice auctoritate, sublata om nis discordie d issensionisve causa
ad m utuaci earitatem et concordiam reduceret. Nani cum sitis duo p re
cipna in d v te n ation is germ anice lum ina et ex tam illu stri fam ilia orti,
que sacro romano im perio m ultos lau datissim os cesa res dedit, non potestis in tei vos d issid ere absque m agna jactmra non solimi n a tio n is ipsius
et fam ilie vestre, sed etiam totiu s reipublice Christiane. Clini preterea

1 Cfr. sopra p. 600.


2 Cfr. sopra p. 600.
3 Cfr. sopra p. 601.
* Questa notizia in breve si rivel falsa.
5 Cfr. sopra p. 600.

A p p en d ice.

1094

sedes ip sa san etissim a vos ut peculiare filios sit com plexa magnamque
in vobis spem colloca verit, benem erendi de ipsa sede e t Christiana re
publica, eo stud iosiu s tinem discordi is v estris debemus querere, quo vos
m agis florentes et honoratos esse cupimus. D iscordie enim ipse non nisi
jacturam fame et facu ltatu m vobis possunt alferre. Turpe enim est con
sanguinei a consanguineo, quos ip sa natura educatioque m axinio vinculo
ca rita tis duplicique necessitu din is glu tin o connexit, dissidere. Nani
quem alienim i fdum sibi sperare potest, qui suis fuerit h o stis? Hi rebus
consideratis pro sin gu lari et patera, qua utrumique vestruni prosequi
nm r cliaritate, n ob ilitatem tinaia hortam iir, bsecram us et obtestamur
in D om ino ac per viscera S alvatoris D om ini n ostri rogamo s, ut animili
tuuin ad -concordiain .cum A lberto ip so consanguineo tuo faciendam,
quam etiam a carissim o in Christo filio nostro M axim iliano Ronianorun;
rege illu str i queri summo studio scim us, inducere velis, et nuntio ipso
nostro cooperante, cu i auetorizandi concordiam ipsam etiam facultatem
dedimus, ad eas conditiones venire, per quas finis om nibus vestris dissensionibus im ponatur, charitasque fraterna, sanguinisque necessitudo,
que in tot d iscordiis vires su as habere non potuit, redeat in ter vos atque
vigeat. Sane si id feceritis, u t confldimus, magnam ab liom inibus la n
dein, magnum a D eo premium consequem ini et cum propheta poteritis
dicere: Quam bonuin quamque jucundum fratres habitare in unum.
D ebes etiam pro tua prudentia et probitate considerare, quantum peri
culum Christiane reipublice a perfidis Turcis inmiiineat, contra quos
saiicta et necessaria expeditio decerni non poterit discordiis vestris
vigentibus, ita ut per vos vid eatur stetisse, n isi invicem reconciliati fueritis, quominus ip sa expeditio fleret; nani neque ipse carissim us in
C hristo iliu s noster Roinanorum rex pium desiderili! suum consequi
neque reliqua Germania convenire p osset ad expedition! tam sanctam.
E st preterea vobis liabenda non niediocris ra tio defensionis S. B. E.,
p ien tissiin e m atris vestre, quam V eneti duabus preci a ri s civitatibus
com pluribusque arcibus et oppidis lac locis in provincia Eom andiole
contra Deum et ju stitia m per injuriam spoliarunt, et que per auxilium
n ation is G erm anice injuriam hujusm odi propulsare sperai ac desiderai,
cui au xilio si vestre discordie essent, prout fuerunt, impedimento, offend eretis Deum om nipotentem et m agna apud om nes laboraretis infam ia,
m eritoque vereri possetis, ne divinam nltionem in vobis vestrisque liberis
et fam ilia sen tiatis. D atum Eome apud s. Petrum die XXVI a p rilis anni
M D IV . P ontificatus n ostri anno primo.
Conc. Lib. brev. 22, f. 5flb. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .

73. Papa Giulio a G onsalvo (li C ordova.1


Roma. 11 maggio 1504.
...H o r t a m n r in domino et p aterae requirim us ut ducem ip su m 2 in
dem tuam receptum ita contineas atque coherceas ne quicquam adversus nostrum et S. E. E . statim i p ossit n ioliri efficaciter emn boriando
1

Cfr. sopra p. 091

2 Cesare Borgia.

V illa

390 s .

D o cu m en ti inediti e com u n icazion i darchivi. N. 74-77, a. 1504.

1095

et inducendo ut arcem ip siu s F o rliv ii iu xta ca p ita la cum castellano


illiu s inita et. a nobis im pleta et observata r e s t it u . . . faciat.
Conc. Lib. brev. 22, f. 5 1 b 52 . A r c h i v i o

segreto

pontificio.

74. Papa Giulio II ad A n n a, regina di F r a n c ia .1


R o m a. 1(1 m ag g io 1504.

H a m andato oratore al re p r pace C liristia n ita tis C a ro lu s de


C a r r e to m arch ion en i F in a r ii e le c tm n T h eb a n u m . Lo raccomanda.
Cane. Lib. brev. 22, f. 56b, A r c h i v i o

segreto

pontificio.

75. P apa Giulio II a Luigi X II, re di F ra n c ia .2


R om a, 8 g iu g n o 1504.

Ludovico F rancorum regi. Uno ferm e tempore littera s celsitudini*


tue, venerabilis fra tris ep iscop i A r e tin i3 et d ilecti filii thesaurarii Aven ionensis [cio P etri F ilio li] nuntiorum nostrorum accepim us, quibus
lectis et diligenter consideratis lo ringrazia per la suia condiscendenza
a riguardo di V enezia: poi antie perch il re d isp osto a lla pace colla
Spagna. Sine Jiac pace neque sanctam in perfldos Turcos expeditionem su seip i nec V en etis frenum in ijci p osse. Lo vedrai tu stesso.
Conc. Lib. brev. 22, f. 7Gb. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

76. P apa Giulio II a F o r li.4


R o m a, 10 giu g n o 1504.

S i scusa perch non ha ancora m andato il necessario per conquistare


la fortezza. Bono anim o sitis .
Conte. L ib. brev. 22, f. 7Sb. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

77. P apa Giulio II ad A ngelo L eonini, vescovo di Tivoli,


nunzio a V enezia. 6
R om a, 10 lu g lio 1504.

V enerabili fra tri A. episcopo Tiburtino. Accepim us litera s tue fratern ita tis, quibus nos certiores .reddis, quo die oratores ca rissim i in
Ohristo filii n ostri M axinmliani Komanorum regis illu stris istu c perve-

c o

1 C fr. so p ra p. 699.
2 C fr. so p ra p. 099.
a C osim o de' P a z zi, vescovo d A rezzo 1497-1508.
4 C fr. so p ra p. G91.
5 Cfr. sopra p. IKK). 700. iQuesta e 'le lettere seg u en ti al 'Leonini debbo alla
r t e s i a d e l D r. G o t t l o b .

A p p en d ice.

1096

nerint, quibus honoribus exeepti, quove die a Y enetis a u d iti fuerint, quod
responsum habuerint, quanta denique tu prudenti eos in stru xeris de
omnibus rebus, quibus rationes Venetorum confutare et nostras confir
mare facile poterant. G ratissim a nobis est diligenti et prudenti liec
tua, ob quani fraternitatem tuam plurim um in Domino commendamus.
(Considerantes autem, quo<l si ip si oratore, habito responso aliquo, quoti
restitutionem integrali! civitatum , loeorum et terraruin nostra rum, de
quibus agitur, non polliceatur, discedent, V eneti insolentiores eftiei po<
sent, et Regi Romanorum cordi non esse Itane restituionem arbitrarentur, volum us ut venerabilem fratrem nostrum episcopum A quensem ,1
cui nos plurim um fidinius, nomine nostro liorteris et roges, velit non
continuo discedere, sed diebus aliq u ot istliic mora-ri et Venets replicare,
ut rem tantani velin i etiam atque etiam altiu s considerare et restitu io
nem predictam .libere tacere, ne in se omnium christianorum principimi,
presertim R egis Romanorum, qui sancte Romane ecclesie pro officio suo
deesse nec potest nec vult, odia in se provocent. Oredimus ipsum episcopum i<l iilienter facturum , cum se in tellig a t rem non solum nobis, qui
m eritorum suonm i dignam rationein habebimus, sed Regi etiam suo gratissiniam rem facturum . Itaque enrabia hoc ei omnino persuadere. Res
F orlivien ses quotidie m elius D ei benignitate proeedunt, recuperavimus
jam arcein et ]n>rtum Sclavonic, quam Mora tin i, (pii nobis parimi fidi
m ulta fomenta castellan o m ajoris arcis subm inistraverant et nobis
hactenuis d istuleran t, restituere, adeo ut sperenms nos arce m ajori et
civitatula m ajori cito recupera tu ros. E rit etiam cure tue fnaternitatis
admonere dilectiun filium M arianum nostrum a pini regem ipsurn nuntiuni
de om nibus rebus, quas audiveris, quasque opportuna tuende cause
nostre penes dictum Regem perspicies. Rex H ungarie, qui egrotare periculosiSsim e dicebatur. D ei gratia bene va let, ut ex recentissim is litteris
sue seren itatis accepim us, qui etiam nuper onatorem desigmavit non
parve au ctoritatis, quem pro nostra et S. R. E. causa m ittet ad Yenetos, significans illis , quod ip se nullo foedere retardabitur, quin diete
ecclesiae defensionem su scipiat, prout ab ipso oratore in telliges, quelli
pari instructione arm abis cum venerit, et nos de .adventu illiu s deque
a liis rebus quam n ovissim e certiores eficies.
D atim i Rome apud
S. Petrum die X. J u lii 1504.
P ontificatus nostri anno primo.
Coite. Lib. brev. 22,

f.

115, A r c h i v i o

segreto

pontificio.

78. Papa Giulio II ad A ngelo L eonini, vescovo di Tivoli,


nunzio a V e n e z ia .2
R om a, 28 lu g lio 1504.

V enerabili fra tri A ngelo episcopo Tyburtino nostro cum potestate


leg a ti de latere Veneti is oratori. V enerabilis frater e t c .. . . Littere
tue fratern ita tis XV h u ju s m ensis date nos am biguos reddiderunt, q u i d

1 L u d o v ico B ru n o , vescovo d A cqni 1483-1508; su lu i cfr. I T . m a n n I, 411.


2 Cfr. sopra l>. 691).

D o cu m en ti inediti e com u n icazion i d archivi. N. 79, a. 1504.

1097

ile suo isth in c recessu ven erabilis frater episcopus A q u en sis1 deliberatu ru s esset, sed que X V i I1 ejusdem scripte fuerunt su blata am biguitate liuiusm odi nos non m ediocri le titia affeceruut. D eclaran t enim
episcopum ipsum rationibus tu is veris prudentissim isque adductum,
consilium cepisse im morandi V enetiis, ut restitutionem civitatum , arcium et locorum S. II. E. persuadere D uci et Senatui p ossit. Itaque
et episcopum ipsum , qui in liac re prudentiam singulrem veramque
ad nos sedemlque apostolicam observantiam suam ostendit, plurim um
in D om ino commendamus et te quoque summopere laudam us, qui tanta
prudentia et industria non solum eundem episcopum in procinctu discedendi retraxeris, sed etiam in Germaniam exq u isitissim a d iligentia
tam opportune scrip seris, ab eodemque episcopo A quensi scribi curaveris. X os consilium tuum secuti scribim us ad con ventimi Germanie
in earn sententiam , quam tu suades. L iteras dilecto Alio m agistro
.Mariano de B artolin is nostro illic oratori, m ittim us et onditione, ut
si absque offensione anim i regie celsitu d in is id fieri posse perspexerit,
littera s n ostras electoribus sacri R om ani im perii reddat, easque ipse
opportuna sequatur oratione, quo Veneti fa ciliu s ad restitutionem
hujusmjodi inducantur, ciun intellexerint, non solum Romano regi, sed
to ti inclvte n ation i German iae id cure et cordi esse; reliqua que in
dies audis et scru taris libenter cognovim us, et ut in posterum idem
facias, exhortam ur. Episcopo A quensi predicto, ut etiam suades, seribini us 2 et littera.rum exem plum m ittim us his acclusum. Res tu e nobis
curo sunt. D atum Rome apud S. Petrum die X X V III. J u lii 1504.
P ontiflcatus nostri anno primo.
('one. Lib. brev. 22, f. 12f>b. A r c h i v i o

segreto

p o n t i f i c i o.

<9. Papa Giulio II ad A n gelo L eon in i, vescovo di Tivoli,


n u n zio a V e n e z ia .3
F r a s c a ti, 12 s e tte m b re 1504.

E p iscop o T iburtino V e n e t iis ... oratori.


V idim us littera s dilecti
filli M ariani de B a r t o lin is .,. ad te et tuas ad n o s . . . G rata est n o b is
la vostra m utua fiducia. X egotium ven erabilis fra tris Ludovici epi
scopi A quensis, quod nobis com m endasti, cordi habebim us, prout ad
eum m ine scribim us. Cetera, que significasti, gra tissim a nobis fuere,
presertim de licen tia trinili m ilium salm arum grani pro Im olensibus
im petrata; sed et a lii populi provincie nostre Romandiole sim ili licentia
indigent . . .
D atum F rascati die X II. Septem bris 1504.
Cone. Lib. I>rev. 22, f. 17(il>. A r c b i v i o

s e g r e t o p o n t i f i c i o.

1 C fr. so p ra p. 1090, n. 1.
Lit le tte r a a l vescovo d i A cqui, a m b a s c ia to re im p e ria le a V enezia, in c u i
G iu lio J I lo lo d a p e rc h rim a n e ecc., sta in U h . brev. 22. fol. 173b.
s C fr. so p ra p. (>99.

1098

A p pend ice.

80. Papa Giulio II ad A n gelo L eonini, vescovo di Tivoli,


nunzio a V e n e z ia .1
B o m a, 1 o tto b re 1504.

V enerabili fra tri A ngelo episcopo Tiburtino. Vidim us literas tue


fraterni ta tis nobis g ratissim as et om nia, qua e scrip sisti, consideravim ns.
A lio responso res non indigere vkletur, n isi ut te bortam ur ad. perseveranduni et excitandum regios oratores. X os ad dilettim i fllium Franciscuin de M onte scribim us, exeinplnm brevis n ostri ad euin praesentibus
introclusuni m ittem us. D atum Romae apud S. Petrum sub annulo piscatoris d ie I. O ctobris 1504. P ontiflcatus n ostri anno primo.
Conc. Liti. l>rci\ 22, f. 18S, A r c h i v i o

segreto

pontificio.

81. Papa Giulio II a Lodovico B runo, vescovo di Acqui


e a Francesco de Monte, am basciatore d ellimperatore a V en ezia .2
liorna. 1 o tto b re 1504.

V enerabili fr a tr i Ludovico episcopo A quensi et dilecto filio F ran


cisco de M ontibus equiti carissim i in Christo filii n ostri M axim iliani
R omanorum Iiegis illu stri oratoribus... A ndivim us cum jocunditate te,
d ilecte F rancisce, V en etias pervenisse m issuni a carissim o in Christo
filio n ostro M axim iliano rege Romanorum illu stri, ut una cum venerabili
fratre Ludovico episcopo A quensi pro restitu tio n e civitatum , arcium et
terrarum S. R. E., quas V eneti occupant, in stes; novim us enim probitatem et prudentiam tuam nec dubitam us, quin res eiusdem S. R. E ___
cordi babeas. H ortam ur igitu r ut onini studio diligentiaque u ta ris et;-.
D at. Romae apud S. Petrum die I. Octobris 1504.
Conc. Lib. brev. 2, f. 187b. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

82. Papa Giulio II ad A nglo Leonini, vscovo di Tivoli,


n un zio a V n e z ia .3
B o m a, 17 o tto b re 1504.

A ngelo episcopo Tiburtino.


A ccepim us litter a s tu as quarti, quinti,
sexti et octavi dierum presents niensis de rebus P isau rensibu s et Cam erinensibus, quamquam consilium tuum non im probemus, nec tabi nec
a liis quicquam scribendum putamus. U e adventu Oratoris carissim i in
C hristo filii n ostri W la d isla i regis H ungariae valde letam ur, sperantes
quod cause nostre S. R. E. m ultim i sit profuturus presertim cum jam
u t scribis bona jecerit fundam enta. Iiatior.es, quibus eum a d prosequendam dictam causam nostram an im asti atque arm asti, optim e sunt

1 C fr. so p ra p. 690.
2 C fr. so p ra p. 099.
3 C fr. so p ra p. 099, 700.

D o cu m en ti in ed iti e com u n icazion i d arch ivi. N . 83, a. 1504.

1099

et ab ipsa v e n ta te deducte, quas non cessabis iterim i iterum que repetere


et eum ad p erseveran d oli liortari. C arissim i in C liristo filii n ostri
M axim ilian i Romanoruin regis illu stris optimum animimi et indefessum
Studium ad recuperationem civitatum et terrarum S. R. E ., cum ex
a:liis m u ltis rebus tum ex litteris, quas adoratores suos novissim e Ven etia s m isit, percepim us, nosque e i ob hoc quotidie m agis debere cognoscimus. Ig itu r hortandi erunt oratores ip si, u t restitu tio n i hujusmodi
opportune im portnneque instent. N os ad eos scribim us, prout suades,
litter a n m i exemiplum presentibus introclnsum m ittim us, easque sibi
trad i m andavim us. T ab ellarii error fu it, ut superiores littore nostre
tib i priusquam illis non fuerin t reddite. D atum Rome apud S. Petrum
die X V II. Octobris 1504, pontificatus n ostri anno primo.
Cono. Lib. brev. 22, fot. 393. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

83. Papa Giulio II agli Elettori te d e sc h i.1


R om a, 28 o tto b re 1504.

V enerabilibus fratrib us n ostris e t d ilectis tiliis nobilibus viris sacri


R om ani im perii p rin cip ib us electoribus... V enerabilis ira tres n ostri et
d ilec ti filii nobiles viri salutem etc.... C arissim us in C hristos filius noster
M axim ilian us rex Romanorum illu str is, qui S. R. E. e st advocatus,
u t est observant i.ssim us S. A postolice sedis anim ique celsi atque in vieti,
m isit nuper legatos suos ad Venetos pro restitutione civitatum , arcium
et locorum ejusdem iS. R. E., quas ip si V eneti, ceca reliquie Ita lie dominande lib id in e ducti, facta pace cum Turcis contra Deum atque omnem
ju stitiam in provincia nostra Rom andiole occuparunt e t occupant. Multum quidem legati ipsi apud ipsos Venetos deberent valere, utpote a reg
Romanorum et advocato S. R. E. inissi, cui in om nibus rebus presertim
tam ju stis obsequi eos par est. Verum tam en nos considerantes, quod
si vos quoque, qui praecipua membra sacri Rom ani im perii estis, et
ejusdem sancte sedis sem per observantissim i fiiistis, vestrum nomen vestramque auctoritatem liuic legation! addideritis, ut consensu totiu s
in clvte n ation is Germ aniae defensio S. R. E. videatur suscepta, plurimum h uic restitu tion i accelerandae conducere p oterit; vos, qui supra
ceteros principe et nationes in sign i prerogativa ac d ig n ita te decorati
estis, in D om ino quanto possunm s studio et affoetu irogamus, ut ad
venerabilem fratrem episcopum Acquensem ejusdem regis oratorem nunc
V en etiis existentem velitis scribere et injungere, ut causam restitn tion is
hujusm odi etiam vestro nomine prosequatur omni studio; quod si feceritis, ut speram us, erit im m ortali ilaude dignum et nobis supra quam
dici possit gratuni, prout dilectus ifilius m agister M arianus de B a rto
lin is 2 eausarum p alatii ap ostolici auditor, orator noster, la tiu s explicabit, cu i fidem indubiam prebere velitis. D atum Romae apud S. P e
trum sub annulo p iseatoris die X X V III. Octobris 1504. Pontificatus
n o stri anno primo.
Crmc. Lib. brev. 22, f. 201. A r c h i v i o
1 C fr. s o p ra p. 699.
2 C fr. s o p ra p. 699.

segreto

pontificio.

A p p en d ice.

1100

84. Papa Giulio II ad A ngelo L eon in i, vescovo di Tivoli,


nunzio a V e n e z ia .1
Itnmn, 17 novembre 1504.
Il
papa ha ricevuto volentieri le sue n otizie d e ll'll eorr. e si ra l
legra ehe il vescovo di Acqui voglia venire a Roma.
Conc. Lih. brev. 22, f. 230. A r c h i v i o

segreto pontificio.

85. Papa Giulio II a Cosimo de* P azzi, vscovo dA r e zz o .2


[ llnnia |, 29 novembre 1504.
Cosimo episcopo A retino, prelato nostro domestico, nuntio et ora
tori nostro.
N e d iu tiu s responsum ex H isp a n ia de tua adm issione cum
honoris n ostri dim inu itione expectes et tenipus incassum terasw gii
comanda d i tornare subito.
Conc. Lib. brev. 22, f. 210b. A r c h i v i o

segreto

pontificio

S6. Papa Giulio II ad Angelo L eonini, vescovo di Tivoli,


nunzio a V e n e z ia .3
[Roma], 17 dicembre 1504.
V enerabili fratri episcopo T iburtino Veneti is nostro cum potestate
leg a ti de latere... E x tu is litteris. n ovissim e inteljlexinms, quod licet
dilecto Alio Petro B e iisla o preposito S. L aurentii carissim i in Christo
iilii nostri W lad islai, H ungarie et Bohem ie regis illu stris, oratori nec
fides nec d ilig en tia nec d exteritas ingenii d efuerit in repetendis terris
et io cis S. It. E., nullum tarnen saltelli bonuni responsum a Duce et Se
nati! isto elicere potuit, adeo ut fr u str a laborare et tem pus terere videatur. Quibus rebus consideratis ili dubio sum us, quid m agis expediat,
iiMinerene videlicet illu n i isth ic d iutiu s et V enetos pro dicta restitutione
indesinenter urgere, ali ad regem smini redire eique duritiem Venetoruni
referre, qui neque ju stitie respectu nec nuniine liujus s. sedis, nec cujusquam ch ristian i regis au etoritate moventur. Cuius rei judicium frateriita ti tue relinquim us, nani cum isth ic sis et non solum responsa sed
et nientes Venetorum perspicere p ossis, eidem oratori su a d e b is4 prout
m agis rebus n ostris conducere visum fuerit. N os in utrumque eventiini
brevia scribim is, quibus uteris prout res p ostu lab it; nani ea una cum
eoruni copiis presentibus m ittim us a lligata.
D atum die X V II. Dee.
1504, P ontiflcatus n ostri anno secundo.
'
Sigism undus.
Cmu4. Lib. brev. 22. f. 23S. A r c h i v i o
1
3
*

Cfr.
Cfr.
Cfr.
Cod.

sopra p. 009.
sopra p. 090.
sopra p. 700.
suadere.

segreto

pontificio.

D o cu m en ti inediti e com u n icazion i darchivi. N. 87-89, a. 1505.

1101

87. Floram onte Brognolo a Isablla, m archesa di M a n to v a .1


R om a, 17 g e n n aio 1503.

. . . De quello mai>amondo et sign i celesti, elle sono depinti in due


spere solide in la lib raria del papa, de ;li q uali V. E x la ne vorria exeniplo
lio ordinato elle sia fato per uno bono p ittore de palatio, e>l quale me
dice che ce andera qualche tem po per essere cosa ingeniosa; io non ce
inanella de sollicitu din e et de provvedere a lle spexa necessaria et quam
prim um sia facto lo niandar ]>er m esso fidato a V. Ili"1* H,a in bona
g ra tia de la quale sempre me i'icdo.
Rome die x vii Jan uarij 1505.
F loraniantus Brognolus.
O rig. al l A r c h i v i o

Gonzaga

in

Mantova.

88. Floram onte Brognolo a Isabella, marchesa di M antova. 1


R om a, 1 fe b b ra io lr,05.

I li Mada m ia.
Q uello m aestro pictore che vorria exem plare quello
m apam ondo et zodiaco, che sono in la libraria del papa, de li q uali V. Ex.
me scripse a li d p assati, me dice che ad volerli fare cum li telari e t
tondi che stiano sopra li piedi come stanno li a ltri ce a rida ria pi de
quaranta ducati de spexa, et che ad d esignarli in carta secundo uno
certo designo che pur in quello loco depililo in tela ce anderia pochis
sim a spexa ; me parso darne noticia ad V. E x. prim a che faci altra p re
visione de fa rli exem plare, eit q uella se degnara farine intendere la
volont sua, et sera facto quanto la scriver et in bona g ra tia sua sem
pre me ricod0.
Rome die p" feb" 1505.
Floram ontus Brognolus.
O rig. a llA r c b i v i o

G o li z a g a

in

M i i n t o v a.

89. Papa Giulio II al m archese di M a ssa .3


V iterb o , 30 s e tte m b re 150o.

D ileete etc------ A ndreas G allettu s statu ariu s sculptor de monte S. be


verin i presentium exh ib itor venit isth u c pr effodiendis m arm oribus cuidaim egregio operi, quod nostro iitssu factnrus est, necessariis. Quocirca
nobilitatem tuain hortam nr ut circa hoc eidem Andreae omnes oportunos
favores pr nostra et sedis apostolicae reverentia velis prebere; id si feceii'is, ut speram us, erit nobis plurim um gratum.
Da.t. V iterb ii die XXX
Sept. 1505. P ontif. nostri anno 2.
Cono. IAh. brev. 2.2. f. 377. A r e h i v i o s g r e t o p o n t i f i c i o.
1 Cfr. sopra p. 882. In D 'A r c o , JJdlc orti e degli artefici in Mantova, II,
58, ina con la falsa data del 7 gennaio.
2 Cfr. sopra p. 882. In H k k t o i.o t t i, A rtisti in relazione coi Gonzaga, 143.
3 Cfr. sopra p. -915. Non sono in grado di dare particolari sopra in summen
zionato artista. Neanche E. M untz seppe dar lumi intorno ad esso.

1102

A p pend ice.

90. Papa Giulio II a llA gostiniano Egidio da V iterb o .1


Roma, 4 novembre 1505.
((F ratri E gidio de V it e r b o ...
Iterum tib i Romani est redeundum :
tantum enim tui desiderium reliq u isti ut ab om nibus in lege domini
e t salutem anim arum querentibus exp ecteris . Venga dunque a Roma . . .
D at. Romae I I I I . Nov. 1505. A. X. P. 2.
Conc. Lib. brev. 22, f. 452. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

91. Papa Giulio II alla regina A nna di F r a n c ia .2


[Roma], 1 dicembre 1505.
La regina ha pregato perch sia fatto cardinale Roberto vescovo
di Iiennes. Lo d iven tato oggi.
Cotte. Lib. brev. 22, f. 401). A r c h i v i o

segreto

pontificio.

92. Girolamo Arsago a l m archese di M a n to v a .3


Roma, 24 dicembre 1505.
Questa sera X. Srt spaza in P ran za C istrione perch me pare che la
Mt del re de F ranza voleva che X. S. facesse cardle monsre de la Tram oia, altram ente cliel se intendivi de tore il possesso de li benefieij de
S. P [ie tr o ] in vincula e t cos h a fa tto ; per questo S. St manda per
assetto de questo el pto Cesterone [ s ic ! ] . . .
Orig. allA r c h i v i o

Gonzaga

in

Ma nt o v a .

93. Papa G iulio II alla regina A nna di F r a n c ia .4


Roma, 24 dicembre 1505.
V olen tieri egli avrebbe corrisposto ai d esid erii della regina nell'ultim a creazione cardinalizia, sed tan ta incidit difficultas, u t mirum
sit nos. quos creavim us, potuissie creare. A cquieti su ci il suo sp o so .5
Coite. Lib. brev. 22, f. 433. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

1 Cfr. sopra p. 152.


2 Cfr. sopra p. 672.
3 Cfr. sopra p. 706.
* Cfr. sopra p. 672 e R a y n a l d 1505, n. 40.
5
Luigi XII allora mirava anche alla nomina a cardinali di due altri fran
cesi ; vedi Sanuto VI, 275.

D ocu m en ti in ed iti e com u n icazion i d arch ivi. N. 94, a. 1506.

1103

94. Papa Giulio II al re Enrico VII (lInghilterra. 1


Itomu, 6 gennaio 1506.
R egi A nglie... C arissim e ete. D ecrevim us D eo dante vetustam admodimi et propemodum collabentem b asilicam 1). P etri aposWlorum princip is de urbe a fundam entis rehedificare decentique opere eum capellis
et a liis offieinis ile cessa ri is exornare atque instaurare. Cimi autem
n o stri et R o[m an e] E [ c c le s i] e redditus sin t admodum tenues et exiles
m ultaque a lia etiam pr defensione c a th [o lic e ] (idei nobis incumbant
dispendi ac propterea ad tantum tamque sumptuosum opus sin t christitidelium praesertini catholicorum suffragia phirim um opportuna,
M,em tuam quam religione et p ietate inter ceteros C hristianos reges
plurim um pollere cognovim us liortam ur et ex anim o requirim us, velit
aliquid de bonis sib i in tam in clito et opulento suo regno a Deo collatis,
prout devotio sua d ictaverit, in hoc san ct[u m ] ac pernecessarium opus
erogare et alieni, de quo conifldat, com m ittere, ut illu d videat in eum
tantum et non in alium usimi converti . Con ci obbligherai noi e la
Santa Sede ad esserti grati.
D at. Romae apud S. Petrum die V I. Januarii 1506. P on tif. n ostri anno 3 .
D u p licai, sub eadem data.
Si [m ile] archiap.

Cantuairien
sub. eadem data.
E b oracen .2

episcopo W in to n ie n 3

Lincolinen.

Sarisberico

N orvicen

Exonien. *

C onventrien .5

C u estien .6

H arforden.

M argarite m atri regis A nglie


duci B uckinganie.
march, de D orstat.
com iti Northum lterlandie.

de Y u rren .7

S a io p ie .8

Arundelie.

Devonie.

Oxonie .

1 Cfr. sopra p. 895, 902 s.


2 York.
3 Winchester.
* Exeter.
s Coventry.
6 Cicestren. : v. Engl. H ist. Revicw XII (1S97), 562.
7 Worchester.
Shrewsbury.

1104

A p p en d ice.

Si [m ile] doni. D u n b en d ii,1 r e g is ,2 A nglie cam erario.3

de B u rgorn ye.4
Onuiia duplicata sub eadem data.
Cono. Lib. brev. 22, f . 443. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

95. Girolamo A rsago al m archse di M a n to v a .5


Roma, 15 agosto 1500.
. . . Iter i sera lo am bassatore de lo Im peratore cum littere de sua Mta
Cesea sottoscripto de sua m ano, cosa non ha anchora facto, feci inten
dere a X. S re che lo Im peratore onuiino volea venire di curto ad incoro
n arsi et volere venire arm ato, del che S. S ta non lauda ne li pare sia
necessario chel venga armato. Se conteneva anchora in esse littere la
m orte del re de U ngaria, la quale non liavea a differire la venuta de la
Mta Cesea per respecto che li rim asto el filio nato pochi d fa. . .
Orig. a 11A r c h v i o G o n z a g a

in

Mant ova.

90. Papa Giulio II a Francesco Gonzaga, m archese di M antova. 9


Roma, 22 agosto 1500.
D ilecte etc..........D ie m ercurii proxim a, que lerit vigesim a sexta huius
m ensis A ugu sti, Roma a u xilian te A ltissim o discedem us ad civitatem no
strani Bononie profecturi iterque per Rom andiolam tacere cogitamus.
E r it igitu r nobis gratissim u m si Urbinvun an te accessum illue nostrum
te conferas, ubi te videre et alloqui prout desideram us possim us . E sorta
a fa r ci senza dilazione.
D at. Komae apud s. Petrum sub annulo piscatoris die X X II. A ugusti 1506. P ontif. nostri anno 3.
Sigism undus.
Orig. allA r c h i v i o ( o n z a g a i n M a n t o v a.

97. Papa Giulio II a Francesco G onzaga, m archese di M a n to v a .7


Castiglione. 10 settembre 1500.
D ilecte fili et c. . . . A ccepim us litter a s tuas pren u ntias tu i ad nos adventus, g ratissim as nobis quidem illa s et op tatissim as. Itaque tiiani iiohilita tem magno cum desiderio expectam us.
D at. in oppido nostro Castirion is ad lacum Trasim enum sub annulo p iscat. die X. Septem!bris 1500.
P on tif. anno 3.
Sigism undus.
Orig. allA r e h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a .
1
2

4
s
e
"

Daubency: v. Engl. Hist. Re viete XII (1897), 702.


Cod. : regni.
Cod. : cameraritis.
Burgavenn.v ; v. Engl, Hist. R e n a r XII (1S97), 762.
Cfr. sopra p. 704. 728.
Cfr. sopra p. 707.
Cfr. sopra p. 709.

D o c u m e n ti inediti e co m u n ica zio n i d archivi. N . 98-101, a. 1506.

1105

98. P ap a Giulio II a F rancesco Gonzaga, m archese di M antova


e N iccol B uonafede, vscovo di C h iu si.1
Forl, 15 ottobre 1500.
D ecrevim us progred Im olam usque, sed quia per F aventinum
agrum iter agendum erit m aiore quam consuevim us m ilitum numero
serptos nos esse oportet . Mandi dunque dom attina o sabato a F o rl
stratigotas et partem lev is arm aturae.
Sigism undus.
Orig. all'A r c h i v i o

Gonzaga

in

Mant ova.

99. Papa Giulio II al Cardinal Giov. A ntonio di S. G iorgio.2


Bologna, 5 novembre 3 1500.
A ntonio episcopo Tuscul'ano, cardinali A lexandrino... G abriel Valen tiu s nom inato R e fo r m a to r s tu d ii a ltn a e 4 u r b is : sia insediato il
1 gennaio 1507.
Corte. Lib. brev. 25, f. 29. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

100. P apa Giulio II a C e se n a .5


Bologna, 10 dicembre 1506.
C onservatoribus, A n tia n is et civ ita tis Cesenae... .
A vranno il d i
ritto di controllare a m ezzo d i tre cittad in i i conti d el tesoriere papale.
L a quarta parte delle m ulte per m alefizi sar im piegata a norm a della
bolla relativa. Il soprappi sia ap plicato a riparare il p o r tu s C esenatic u s e il palazzo.
Cono. Lib. brev. 25, f. 59. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

101. Giulio II a Ferdinando il c a tto lic o .6


Bologna, 11 dicembre 1506.
Furono esaud ite le sue preghiere perch ritornassero a i loro conventi
g li O sservanti cacciati e d i punire i C onventuali, m a il generale dell'Ordine avrebbe pregato perch s i concedesse ai C onventuali un m onastero
in A ragona ; eg li manda perci dal re il m aestro e professore di teologia

1 Cfr. sopra p. 715.


2 Cfr. sopra p. 871.
3 Forse va letto dicembre, perch soltanto li l novembre 1506 Giulio II
entr in Bologna.
4 Sui riformatori deHuniversitl vedi R e n a z z i I, 206 s.
6 Cfr. sopra p. 680.
6 Cfr. sopra p. 917. Invece del Mugla del codice va certo letto Mugia .
P a s t o r , S to r ia dei P a p i, X II.

70

1106

A p p en d ice.

F r. G iu lian o de M ugia per m ettere in chiaro le cose. Insiem e esorta ad


aiu tare il nunzio perch abbia i (denari racco lti l da F r. Cherubino
per il cap itolo generale celebrato ia Roma e che il papa aveva destinato
per il restauro della chiesa dei X II ap ostoli, ove si tenne detto capitolo.
E r it hoc D eo acceptum et nobis gratissim u m .
Gonc. L ib. brev. 25, f. lCb. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .

102. Papa Giulio II a Leonardo Lorcdano, doge di V e n e z ia .1


Bologna, 16 dicembre 1506.
L eonardo Lancedano [ s ic !] duci V en etia ru m . N uova esortazione
a m ettere il cardinal F arn ese nel p ossesso del priorato S. Perpetuae
la rg ito g li d a l papa, q u i nobis carissim u s est et h onoris ac am plitudinis
tu ae stud iosissim us. D at. R ononiae 1507 [ s ic ! ] Dec. X V I. P ontif. no
stri anno 4.
Cono. M b . brev. 25, f. 19. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .

103. Papa Giulio II a Leonardo Loredano, doge di V e n e z ia .2


Bologna, 18 dicembre 1506.
Leonardo Lauredano duci V enetiarum ... . I l ca r d S. Mar. Transtib. SenogalM ensis 8 sia m esso in possesso d eY E celes. T ra n e n sis a lu i
conferita. Perch si tard a? F orte raccom andazione.
Cono. L ib. brev,. 85, f. 37. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .

104. Papa Giulio II al cardinale Alessandro F a r n e s e .4


Bologna, 1 gennaio 1507.
A lexandro S. E u sta ch ii Card. diac. de F a rn esio am m inistratore
della M arca.
G li a b ita n ti di quella provincia s i lagnano dellangherie
di q u e llA d m in is tr t o r S a la r in e B erengario de A rm ellini. B isogna pro
cedere e proteggere g li ab itan ti m olto devoti a lla Santa Sede.
D at. Bononiae 1506 [ s ic !] Ian. I, P on tif. n o stri A 4.
Cono. L ib . brev. 25, f . 71b. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .

105. Papa Ginlio II a Ferdinando il C attolico. 5


Bologna, 5 gennaio 1507.
B egi C atholico... . I l nunzio Gabr. Merino g li raccom ander la causa
d i J o h . J o r d . de U r s in is col re francese.
Cono. I/ib. brev. 25, f. 110. A r c h i v i o s e g r e t o p o n t i f i c i o .

1 Cfr. sopra p. 734.


2 Cfr. sopra p. 734.
s M. Vigerio.
* Cfr. sopra p. 680.
s Cfr. sopra p. 703. Su Gabriele Merino cfr.
V. anche sotto, p. 1107, m. 108.

P i e p e r ,

Nuntiaturen 63.

D o c u m e n ti in ed iti e com u n icazion i d'archivi. N. 106-110. a. 1507

1107

106. P apa Giulio II a L u ig i X II . re di F ra n cia .1


B ologna, 5 g e n n a io 1507.

K egi C hristianissim o... . Sintrom etta p resso il re d i Spagna per


ch J o h . J o r d . XJrsini venga restitu ito, in seguito al p atto conchiuso
con Ferdinando dAragona.
Cono. JAb. brev. 25, f. 110b. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

107. Papa Giulio II a.1 cardinale Giorgio dA m b o ise.2


B o lo g n a, 5 g en n aio 1507.

Card. Kothomag... . AlilU rsin i, q u i p r c o ro n a F r a n c ia e n u llu m


r e v u s a v it d is c r im e n , siano r e stitu iti i beni ju s t a p o e ta e t c a p itu la cum
F e rd in a n d o e a th . reg e f a c t a ; esorti a ci il re di F ran cia.
Cerne. Lib. brev. 25, f. 111. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

108. Papa G iulio II a G onsalvo di Cordova. 3


B ologna, 5 g e n n aio 1507.

G undisalvo F ernan di duci Terraenovae rogis cath olici capitaneo


gen erali . V iene raccom andato G a b r. M e rin u s ( e u b ic u la riu s e n u n tiu s),
il quale sosterr presso il re la causa di Giov. Giord. de U rsin is su p e r
r e s titu ito n e te r r a r u m e t lo co ru m , qu a e r e p e tit.
Conc. Lib. brev. 25, f. 76b. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

109. Papa Giulio II al signore di La Trm ouille. 4


[B o lo g n a, 5 g e n n aio 15CK7].

D om ino de la Tremogla... A divt [ s ic !] ad .Ferdinandum cathol.


regem... Joh. Jordanus de U rsin is petens re stitu in dom inia p atem a
atque avita iu x ta conventa et pacta cum christianissim o rege; id tamen
adhuc im petrare non p otu it et propterea ad ipsum regem christ. nuntium m ittit exhibitorem praesentium . G lielo raccomanda, s. d.
Conc. Lib. brev. 25, f. 109. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

110. Papa Giulio II a Pierre Le F illeu l, arcivescovo di Aix. 5


B ologna, 5 g e n n a io 1507.

Medesimo contenuto d el 2i. 109.


Conc. L ib. brev. 23, f. 109*>. A r c h i v i o

1 C fr.
2 C fr.
3 C fr.
4 C fr.
5 C fr.

s o p ra
so p ra
s o p ra
s o p ra
s o p ra

p.
p.
p.
p.
p.

703.
703.
703.
703.
703.

segreto

pontificio.

no8

A p p en d ice.

111. Papa Giulio II ad A s c o li.1


B ologna, 6 g e n n aio 1507.

C iv ita ti A sculanensi... . M inaccia d i gitavi pene se non cacciano


il F iliu s in iq u ita tis A s c u ltu s cu m to t a e iu s f a m ilia e non si astengano da
ulteriori o stilit contro A rpignano, assoggettatosi a l papa.
Conc. Lib. brev. 25, f . 84b. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

112. Papa Giulio II al legato della M arca.2


B ologna, 11 g e n n aio 1507.

H a sentito lagnanze ida quella provincia circa concussioni dei g iu


dici. S i ordina al legato di provvedere.
Conc. L ib. brev. 25, f. 135. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

113. P apa Giulio II al governatore di S p o leto .3


B ologna, 23 g e n n aio 1507.

B arthol. de B u n e ie 4 civitat. Spolet. gubernatori... . H a lasciato


a b ella p osta scappare G u p o tn u s d e N o r s ia , v i r fa c tio s u s , dopo che il
legato di P erugia l aveva affidato a lu i in custodia. S i annunzia una
inchiesta.
Conc. Lib. brev. 25, f. 116. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

114. Papa Giulio II al Governatore di Cesena. 5


B ologna, 27 g e n n a io 1507.

C ivitatis Cesenae gubernatori... .

Debbono re stitu irsi a i cittadini

bon a in s e d itio n ib u s a b la ta .
Conc. Lib. brev. 25, f. 129. A r c h i v i o

segreto

pontificio.

115. Papa G iulio II a P . Ferreri, castellano dIinola. 6


B ologna, 21 fe b b ra io 1507.

Pedro P er rerio arcis n ostrae Im olae castellano... . P er la sua


fedelt riceve la custodia d ella fortezza. S i faccia un inventario da
in v ia rsi al p apa delle provviste e m unizioni che v i sono.
Conc. L ib . brev. 25, f. 186. A r c h i v i o

1 C fr. s o p ra p. 680.
2 C fr. s o p ra p. 680.
* C fr. s o p ra p. 680.
4 C e rto : R overe.
s C fr. s o p ra p. 6S0.
s C fr. s o p ra p. 6S0.

segreto

pontificio.

D o c u m e n ti in ed iti e com u n icazion i d archivi. N. 116-118, a. 1507.

1109

116. Papa Giulio II al cardinale A ntonio Ferreri. 1


Im o la , 24 fe b b ra io 1507.

<( A ntonio card. P erusino, Bononiae legato... . I l p apa g li ordina di


indennizzare un cittadino di Bologna, che aveva sofferto g ra v i danni
n eg li averi.
Conc. L ib. brev. 25, f. 1601). A r c h i v i o

segreto

pontificio.

117. Beltrando Costabili al duca di F erra ra .2


R o m a, 28 m a rz o 1507.

La san tita del papa b eri sera circa a le x x ii bore, essendo venuta
per aqua, sm unto a P onte M olle; et essendo andato a li lo reverendis
sim o legato et l i a ltri sign ori cardinali, quali erano resta ti a Koma et
tu ta la corte, la S an tita Sua, m u n tata a cavallo, se ne vene sino a
S. M aria del popolo cum grande p lau so d el popolo et li sm unt. In
questa xnatina la S an tita Sua li bave facto la capelLa et la benedictione
de le palm e et lo reverendissim o cardinale de R egio ba cantato la
m essa. D opoi la S antita Sua cum tu ti l i signori cardinali ba d isnato
al m onasterio. D opo disnare, et che la S an tita Sua hebe dorm ito a xxx
bora m untata a cavallo e t cum grandissim a solem nitate et trium pho
se n e venuta a S. Petro, dopoi 'al p allatio. La S an tita Sua dall popolo
and a la v ia de S. M archo e t p o i per la strafa consueta fa r ss i and a
Campo de F iore. E t p er li b a n d ii se ne vene a S. Petro. E t in diversi
loci se retrovom o archi triu m p h ali cum epigram i [ s ic !] in laude de
sua san tita, le strate coperte de panno et in m u lti loci le m ure apparate
de tapecciaria cum a ltr i ap p arati dove erano li ca p ito li de le chiesie
p atriarch ale et in altri loci religiosi in processione cum cantori e t canti,
in modo che lo stato judicato questa in trata essere sta ta p i solemne
non fu la coronatione. D opoi la S an tita Sua sm untata et licen tia ti li
sign ori cardinali in p arte al basso et in p arte ad a lto se retir a le
stan tie sue et non dimor m ulto che la se ne and a Belvedere. E t che
tu to per m io debito notifico a V ostra C elsitudine et a la sua bona grafia
de continuo me recommando. Romae x x v m , m a rtii 1507.
O rig. a llA r c h i v i o

di

Stato

In

Modena.

118. Il cardinale Sigism ondo G onzaga al m archese di M a n to v a .3


R o m a, 29 m a rz o 1507.

P er questa m i occorre significare a V. E x. come venero proxim o p as


sa to a di x x v i N . jS. p art da C ita C astellan a et and a ...4 e t de l i p a rt el
sabbato sequente, e t p arte a avallo, p arte in barcha per il Tivere d iv i
dendo el cam ino suo gionse a Ponte M olle circa liore x x i i i , dove era expec1
2
*
4

C fr. s o p ra p. 680.
C fr. so p ra p. 722 s.
C fr. s o p ra p. 722 s.
N om e d i luo g o illeggibile.

Ilio

A p p en d ice.

ta to da tu tti quelli cardu q u ali erano restati q ui et da quelli q u ali li avevono prevenuto S. Sta n el ven ir a R om a et d a m o lti R om ani et da tu tta la
corte, <et iv i sm ontato f u accom pagnato a Sta M aria del populo, dove
stette la nocte, et dove la m atin a seguente tu tti questi m iei Srl Rmi card15
da hore circa s u se reduseno per celebrare la solennit de le palm e et
fare loffitio consueto, q uale dur fino ad hore x v m , et dove la pta Sta
disen et cum q u ella m o lfi R mi Srl cardu de lo num ero de q uali io fu i
uno. P o i a le x x i hore vel circa quella cum tu tta la corte p a rt secondo
g li ordini consueti et facendo una gran volta per Roma cum grand110
iu b ilo di la terra et populo and a S. P ietro. P er le strate erano fa cti
grandi ap p arati de tapezarie e t a lta r i m axim e a le chiesie, dove erano
t u tti gli relig io si di Roma, cos scula ri come regulari cantando et fa cti
v i erano m o lti archi tryu m p hali cum d iverse e t varie in scrip tion i, e t fra
ile altre cose, q uali m olto me piaqueno, vi era num ero grande de populo
et d e cavalli, ita che erano circa hore x x n r e meza quando S. St smont
a le scale de S. P ietro, dove fu receputa da quelli S ri canonici et facta
loratione in S. P ietro e t accom pagnata in p alazo a le .caiaare sue se ne
tornam o a ca sa sonate le x x iii hore; a quale tem po se cominciorno fochi,
lu m inari e t soni cum strep ito grand 0 de artela rie in castello S. Angelo
e t p er tu tta Roma . . . Roma xxvrn i m a rtii 1507.
I l Vostro alevo et fidel servo S. Cardle de 'Gonzaga
m anu propria.
O rig . a llA r e h i v i o

iG o n z a g a

in

Mantova.

119. Bltrando Costabili al duca di F errara.1


R o m a, 12 a p rile 1507.

La Sta del papa hogi andato m ulto p rivatam ente in S. P etro per
vedere la fabrica et essendo me li retrovato la Sta Sua havendo cum lei
B ram ante se volt a me solo c [o n ] bocha de ridere e t ttixe come B ra
m ante disea liavere 250 [0 ] hom ini su questo lavoro e t che se ne potria
fare la m onstra et [ s ic ! ] bisognando adoperarli, dem onstrndose a sa i
aiegra. Io r e sp [o si] a proposito dicendo che tanto numero aconciaria
uno exercito, laudando poi la fabrica come convene. Sgiunsero poi alcuni
sig ri cardinali cio lo Fernese, S. Croce et F lisc h o successivam ente a li
q u ali S. Sta dete audientia in quello loco.
O rig. a llA r e h i v i o

di

iStato

in

Modena.

120. Papa Giulio II a Luigi X II, re di F r a n c ia .2


R o m a, 20 m aggio 1507.

R egi christianissim o... . Poco fa lo ha gi ringraziato con due le t


tere p r d e m e n tic i q u a in c v ita te m J a n u e n se m [S u a M aiestas] u sa e s t.
P a tr i e e n im c a r ita s f a c it, u t ea m incoium em , e sse c u p ia m u s. G li racco}m anda la fam iglia da S a u lis devota e fedele a lla corona di Francia.
Conc. Lib. brev. 25, f. 242. A r c h i v i o
1 Cfr. s o p ra p. 897.
2 O fr. so p ra p. 72G.

segreto

pontificio.

D o c u m e n ti in ed iti e com u n icazion i d archivi. N. 121, a. 1508.

1111

121. Papa Giulio II a M assim iliano I, imperatore rom ano e le t to .1


R o m a, 12 fe b b ra io 1508.

J u liu s papa II... C arissim e in C hristo fili noster, salu tem et aipostolicam benedictionem... S ester n o die in con sistorio nostro secreto
d ilecti filii n ostri M elchior oard in alis B r ix in e n sis3 et C onstantinus Com inatus M acedonie princeps litera s tue C elsitu d inis nobis et venerabilib u s fratribus n ostris sancte Romane ecclesie cardinalibus reddiderunt
exposueruntque illaru m vigore ipsam tuiam m aiestatem iter Ita lia m ver
sus pro im perialibus in fu lis de m anu nostra suscipiendis ingressum esse,
ac T ridenti nomen electi im peratoris Romanorum suscepisse, ut, quoniam hec exp ed itio a m iis tib i agenda est, inclinatlores tecum Germanos
habere p ossis, volu isse autem hoc nobis per eos rite signiiicari, ne quis
em ulus in calum niam v e lie r e posset et dicere, quod in nostrum e t s. Rom anae ecclesie prej udiri um id egisses. Cum tam en quidquid agis et m edi
ta r is ad honorem et commodum nostrum sedis apostoilice ref eras iterque
hoc ea niente susciperes, u t more clarissim orum predecessorum tuorum
coronam im perialem que unctionem ab eadem sede suscipias, accomoda
tissim a oration e in lite r is explicandis cardinalis et C onstantinus sunt
u si, que a nobis et ip sis venerabilibus fratrib us n o stris eq u issim is auribus atque anim is e st accepta. Itaque tuam Celsitudinem plurim um in
dom ino comimendamus, que in suscipiendo nom ine electi im peratoris
verit sit animimi nostrum offendere, quominus id ju ste et rite potueris
facere, cum sancta Rom ana ecclesia in precibus et orationibus, quas die
com m em orationis p assion is dom ini n o stri Jesu C hristi fidelibus fa cit,
electnm im pera torem appellet, itaqu e cum nostra benedictione et gratia
hoc electi nom ine u ti potes nec dubitare debes, u t nos cujusquam obtrectationibus aures praelbeamns. Tarn bonam enim opinionem de C elsitu
dinis tue erga nos et sanctam Romanam ecclesiam sin g u la ri devotione
et p ietate concepimus, u t n ih il a te cogitari d ici a u t Aeri posse credam us, quod in dim inutionem honoris et d ig n ita tis apostolice sedis cedat.
Quod vero rem arrnis agendam putes, non possum us non vehem enter
dolere, quamquam sperem us, in ter te et ch ristianissim um Francorum
regem pacem aliquo bono modo fieri posse, presertim cum aput [sic ]
te s it ven erabilis fra ter B. apiscopus Tusculanus, cardinalis s. crucis,
noster et diete sedis legatu s d e latere, sin gulari prudentia, fide et prob itate preditus, a nobis hujus p acis causa m issu s, ad quam etiam nos
Francorum regem non desinim us exhortari. Celsitudinem ig itu r tuam
per om nia n ostre religion is m isteria obsecram us e t obtestamiur, ut ab
ip sa pace anim um non avertas. P ace enim facta m agis securus magisque honoratus Romam venire poteris ac nobiscum deliberare (nani et tu
in tem poralibus caput fidelium es) de expeditione contra perfidos Turcas sumenda, cujus expeditionis m axim am occasionem D eus Salvatorque noster nunc obtulit. B axetu s enim illorum tiran nu s gravi bello (ut
m agnus Rhodi m agister nobis significavit) a rege Persarum premi tur
1 C fr. s o p ra p. 729, 731, n o n c h e U l m a n n I I , 333, n. ; 310 n. C irca la com
p o sizio n e d i q u e sto d o c u m e n to v. [N. 118.
2 M e lc h io rre d i M eckau.

1112

A p p en d ice.

et tan to in metti versatur, ut om nia m aritim a loca (quo omnes copias


regi P ersarum opponat) im m unit reliquerit ac propterea facilem sit
C hristi fidelbus victoriam concessurus. Si arm is in Italian i prorumpere
Teiles, pleriquc quod belloriun ex itu s sunt incerti, Ita lie ip siu s v a stita s
sequeretur cimi m agna tu i n ota et n ostra. T urcis quoque nunc perculsis
et trem entibus tem pus daretur se colligendi viresjque confirmandi. C ogita
igitu r, ut pacificus in Ita lia n i tuus sit adentus, proponim usque tib i
ante oculos optim um e t clarissim um genitorem tuum Fridericum , qui
om nibus Ita lis gaudentibus semel et iterum Romam venit. T ibi quoque
curandum p uta, ut cum omni gratu lation e venire p ossis. A nobis certe
ta n ta com itate, benignitate et lib eralitate excip ieris, quanta nullus unquam predecessorum tuorum a pontiifce Rom ano exceptus fuerit. Hec,
fili d iarissim e, pro zelo reipulblicae Christiane proque simgulari, qua celsitudinem tuam prosequim ur caritate paterne tib i scribenda duximus.
Que si in earn partem , qua debes, acceperis, desiderium tuum sine cede
et periculo consequeris... D at. Rome aput [ s ic !] s. P etrum sub annulo
p iscatori die X II. F eb ru arii M D V III, P ontif. n ostri anno quinto,
d ia r is s im o in C hristo Alio nostro M axim iliano electo Romanorum
im peratori sem per augusto.
D al la to esterno d i m ano d i L. F r te s la notai: K a is e r lic h Handlung...
B r e r e I u l i i I I . p o n tific is tuie k o n ig M a x im ilia n e r w e lte r k a is e r fr id lic h
kom en s o lle d ie cron z u e m p fa n g en .
C opia q u a si c o n te m p o ra n e a in u n fo g lio scio lto di c a r t a 1
n e llA r e h i v i o c i r c o n d a r i a l e
a Wrzburg.

122. Il Cardinal Sigism ondo G onzaga al m archese di M a n to v a .2


R o m a, 12 fe b b ra io 1508.

. . . H o ritenuto el presente cavallaro sin hora, perch essendo publica


fam a che a Trento lo Im perre h aveva facto bandir la guerra contra el
re de F ran za, contra V en etian i, contra el duca d i F errara, contra V. E x.
et contra tu t ti gli rebelli de lo Im perio, et che X. S. di questo haveva
adviso, m e ho voluto chiarire de la verit nel con sistorio facto questa
m atina, quale solam ente s ta to ad in sta n tia de lo Im perre, cio degli
o ratori suoi, videlicet d el rmo card!e de B rix in a et del Src C ostantino,
q uali presentate lettere credentiali a X . S. et al sacro collegio hanno su p
p licato a S. Stik et pregato detto sacro collegio, che cos come el Re suo
stato electo Im re a questi proxim i d p a ssa ti in Trento, cos sia con
tin u ato de la prefata St et sacro collegio, ita che per lo advenire el se
possi scrivere Im peratore electo. P oi hanno exposto de p arte sua, come
lu i a Trento cum exercito per venire a coronarsi et fa r si ila v ia contra
g li nem ici et rebelli de lo Im perio, q uali ge la vorano impedire. Mandati
fuori gli am bassatori et factosi con su lta sopra la loro proposta fu con
cluso de respondergli in questo modo, et cos g li fu resposto de N. Sre:
lu i cum consenso del collegio essere contento continuargli il tito lo et la
1 C fr. a l iN. 123 com e il d o c u m e n to d iv e n t noto.
2 C fr. s o p ra p. 731.

D o cu m en ti in ed iti e com u n icazion i darchivi. N. 123-124, a. 1508.

1113

in scrip tion e sua chel se p otessi dim andare Im peratore electO, et cos lo
continuava e t per tale lo Inaveva. Q uanto al venire suo a la coronatione,
che a lu i seria m olto grata la venuta sua quando fu sse nel modo che vene
el patre, cio senza arm e et cum bona pace de tu tti gli p rin cip i christian i, a la quale pace, unione et concordia per lo universale bene di tutto
el O hristianesinio lo exhortava. Questo quanto ho inteso, ne altrim ente
ho potuto intendere questo b a n n o 1 de la guerra, del quale p u r se dice
essern i m olte lettere a p articu lare persone, et che facta una processione
et cantata una messa del sp irito sancto et facta una oratione per S. Mu
a quelli P rincipi, q u alli tu tti se dice bavere com m ossi a lacrym e, da
quella fu aviata una p arte de lo exercito verso Ita lia , il che da m olti
se crede essere facto cum in tellig en tia de Y in etia n i, et quando cos non
sia, credessi che in ogni modo loro debbano asp ettare et componere le
cose sue cum lu i per non stare a pericolo de perdere in uno puncto el
stato suo, cosa quale seguendo serra cum ruina de tu tta questa povera
Italia. ..
O rig. a ll A r c h i v i o

Gonzaga

in

Mantova.

123. Il cardinal Sigism ondo Gonzaga al m archese di M an tova.2


R o m a, 24 fe b b ra io 1508.

. . . Her.i fu con sistorio n el quale N. S. se d o lse che a R im ini siano


sta ti intercepti g li brevi, quali S. Stil iscriveva a lo Imp exhortndolo
a deponere larm e et a ven ire a la coronatione cum unione et pace del
le C hristian issim o et de Ita lia , et etiam de litter e del rra0 card1" Brixinone et del Sr C ostantino del m edesim o tenore, et che p egio preso il
cancellere.
O rig. a ll'A r c h i v i o

Gonzaga

in

Mantova.

124. Beltrando Costabili al duca di F erra ra .3


R om a, 11 s e tte m b re 1508.

Stam ane a hore c. X I V m or il Cardinal G aleotto della Rovere:


en incontinenti dopoi la m orte la Sta del papa ha chiam ato e(l concistorio
et in quello have facto cardinale M. S ixto fra tello de epso quondam
r. cardle, il q uale se retrova a P erusia et babbi conferito tu tti li benefttii et lo officio de la can cellarla et facto lo chiam are. D el caso la
S. Sua si dknomstrata m olto ad olorata.
O rig. a ll A r c h i v i o d i

1 B ando.
2 C fr. s o p r a p. 731.
3 C fr. s o p ra p. 673.

Stato

in

Modena.

1114

A p p en d ice.

125. Papa Giulio II a B o lo g n a .1


R om a, 12 a p rile 1509.

L e ctis litter is v estris de apparatu e t copiis Venetorum a quibus


opida vestra iarn pene circunidata esse scrib itis m andavim us statin i ut
equites e t peditesi illi, q u i ad m arcliionem M antue profecturi erant, non
discedant a vobis, sed pro tutela et secu ritate istiu s n ostre dilectissim e
civ ita tis ac rerum vestrarum quemadmodum desid eratis permaneant.
Trepidationem. autem vestrani quam in litter is antedictis o sten distis,
non possila aus non m ira ri . Le forze m ilita ri sue e degli a lle a ti essere
s fo rti ut si qui nobis arm a inferre volent m agis de suo periculo quam
de detrim ento aliquo vestro debeant cogitare . Siano senza tim ore e
coraggiosi; non laiscier m ancare n u lla e in caso verr in persona.
O rig. a ll'A r e h i v i o

di

Stato

in

Bologna.

126. Papa Giulio II al duca Alfonso di F erra ra .2


R om a, 19 a p rile 1509.

U t re ip sa in tellig a s g ra tissim a nobis fu isse ea que pro nostro et


S. E. E. istatu in negocio Bononien. summa cum fide diligentiaque fc isti . . . liodie quod fe lix ac faustum sit te in co n sisto n o nostro secreto
de consilio ven. fratr. nostrorum S. B. E. cardinalium confalonerium
nostrum et ejusdem S. B. E . fe c im u s. . . . S tia unito a l duca d i Urbino,
che ha la stessa d ignit e poi tu tto andr bene.
O rig. a ll A r e h i v i o

di

Stato

in

Modena.

127. Lodovico de Fabriano al m archese di M a n to v a .3


R o m a, 24 a p rile 1509.

Q uesti U rsin i e t S av elli sono ven u ti a llo accordio cum X. Sre ve


nendo h ieri a lli pedi de Sua St per il mezo d i m adna E elice: N. S. li
rem osse ogni rebellione com m essa volendo da loro securta de c m illia
d ucati, de non p igliare soldo da nisun o senza expressa licen tia, et ad
questa q u an tit introrno prom essa per una p arte il populo di Roma, per
u naltra alcuni privati gen tilh om in i et card1*. Stando Sua B n(? in questa
d iscussione dove eravam o m olti, se volt al Sr J u lio dicendoli essendo
voi de pi tem po, h aveti dim ostrato m inor prudentia essendo voi stato
capo e t origin e di ta le rebellione, cum dire haverlo facto sapendo lo
anim o nostro di voler diifare casa U rsin a, subiungendo, siam o in sina
mo sta ti sei an n i in q uesta sede, et nesuno de baroni sd possono doler
di noi. N on si intese altram ente di darli conducta, pur s i estim a

1 C fr. so p ra p. 741.
2 S u lle f e s te c o lle q u a li fu so le n n iz z a ta in F e r r a r a la n o m in a d i A lfonso
v e d i S n u to V i l i , 140.
s C fr. s o p ra p. 741.

D o cu m en ti in ed iti e com u n icazion i d archivi. N. 128-129, a. 1509-1510.

1115

b avera mio provisione. C om andolli espressam en te, sub pena excommunication is, non dovessero restitu ire li octo m illia d u ca ti Jiavuti da Yenetia n i, absolvendoli d al juram ento et cap itoli fa cti fra loro, et cussi li
scusaranno una paga . . .
O rig. a llA r c h i v i o

Gonzaga

in

Mantova.

128. Lodovico de Fabriano al m archse di M a n to v a .1


R o m a, 24 a p r ile 1509.

I llmo S igre. La bolla de le censure contra V enetiani istata publicata questa xnatina in c o n sisto n o 2 e t sin qui non se ne lia copia; le
sta tu ito il term ine de 24 giorni a restitu ire le terre quibus ela p sis se
proceder ad censuras dnterdicti gen eralis e t altre pene gravissim e.
M onsr de Oornaro u scito fuora tu tto sb attuto et sbaffato. E t pi
V. S. I llma ad questliora liar in teso corno el S ig re de P esaro s conducto
a l soldo de N . S. cum p rovisione per la sua persona de otto m illia ducati
tenendo 100 ca v a lli lezeri. L i poveri U rsin i stanno m alcontenti, restano
senza soldo e t m al tra c ta ti da N. ,S.; credese el S r Oonstantino p artir
dom atina et porta littere de cambio per 70 m illia d ucati del resto sino
a lla summa de 100 m illia ; se consigna certi denari del jubileo che in
quelle p arte a lla Cesarea Mt ___
O rig. a llA r c h i v i o

Gonzaga

in M antova.

129. Papa Giulio II al cardinale Frane. A lid o si.3


R om a, 5 g iu g n o 1510.

<<Promisit ndbiis chirographo proprio dilectus filius n obilis vir Alphonsus dux F errarie oppidum B agn oli, cujus gubernationem ad no
stru m beneplaeitum ei concessim us quandocumque nobis lib itum esset
red d ere. . . Tempus est, ut ab eo repetam us p rom issa . G li manda il
chirografo e g li ingiunge u t oppidum antedictum repetas et recipias.
D atu m Romae V. ju n ii 1510, P ontificatu s n ostri anno 7.
[A ter g o :] F ran cesco tit. S. C eciliae presbytero card. P apien si, Bononiae etc. A post. Sedis legato .
O rig. a llA r c h i v i o

di

Stato

in

Modena.

1 C fr. s o p ra p. 741.
2 S econdo S a x tir o V i l i , 1G9 l a p u b b licazio n e a v v e n n e solo n e l c o n cisto ro
d e l 26 a p rile .
3 C fr. s o p ra p. 758.

A p p en d ice.

1116

130. Papa Giulio II al cardinal Ippolito dE s te .1


R o m a, 27 lu g lio 1510.

D ilecte etc... M onuimus om nes wardinales absentes etia m sub gravibus penis, ut ad nos e t rom nam Curiam veniant. Idem quoque tibi
faciendum putam us. Mandamus ergo tib i sub pena p rivation is pilei,
ut intra quindecim dies ad nos et dictam curiam personaliter venias, aut
saltern in tr a biduum a receptione presentium computandum Bononiam
te conferas, ubi a cardinali P a p ia e 2 legato nostro in telliges, quid te
velim us tacere. N ec valitu d in is excusation e u taris. N on enim ipsa
valitu d o te im pedivit, quom inus assid u e fa cia s ea, que volu ntati nostrae
et honori ac statu i S. A postolicae sedis valde contraria sunt.
D atum
Bom ae apud S. Petrum su'!) annulo p iscatoris die X X V II. iu lii 1510, pontificatus n ostri anno septim o.
Sigism undus.
[A terg o :] D ilecto tilio nostro H ip p olyto S. Lucie in silice
diac. card.
Orig. allA r e h i v i o d i S t a t o i n M o d e n a , Brevi.

131. Papa Giulio II al cardinal F rane. Alidosi


e a lle autorit di B o lo g n a .3
F o rl. 16 m aggio 1511.

D ilecti e t c ....
In tellexim us h ostes S. B. E . G allos tan te tem eritatis
fu isse ut prope civitatem istam n ostrani d ilectissim am , fidelissimam
atque m agnanim am a u si sin t accedere, falso existim an tes in vobis et u ni
verso populo isto fidelissim o ac p otentissim o non eam const an tiam et
fidean erga S. Sedem A postolicam esse quam osten distis atque ostend itis, que res non nobis aliquem terrorem incins>sit, sed certissim am spem
victoriae a ttu lit. G a lli enim ip si stu ltitia excecati in ea loca se demis is s e videntur, e quibus sine pernicie non possunt evadere . I l suo eser
cito, pi fo rte dei F ran cesi, loro d i fronte: li pu vincere facilm ente.
Loda la loro fedelt e l i incoraggia a vincere i nem ici. N os Me omnia
param us et facim us quae vobis p raesidium et hostibu s p em iciem p ossin t
a f fe r r e ... S itis igitu r bono animo. D atum F o r liv ii sub annulo p isca
to ris X V I. M ai 1511, pontifcatus n ostri anno octavo.
Sigism undus .
O rig. a llA r e h i v i o

1 C fr. s o p ra p. 760.
2 A litiosi.
3 Cfr. s o p ra p. 774.

di

Stato

in

Bologna.

D o cu m en ti inediti e com u n icazion i d arch ivi. N. 132.

1117

132. .Massimiliano I, candidato al soglio p on tificio.1


S u i p r o g e tti d i M a ssim ilia n o a l p a p a to s ta to s c r itto m o ltissim o .
D a g li s c r itti p i vecch i r ig u a r d a n ti q u esto so g g e tto .ci h a d a to u n a r a s
segn a A . J g e r in S itz u n g s b e r ic h te d e r W ie n e r A k a d . X I I (1854), 199 s.
I l su d d etto c r itic o rig e tta e certo a buon d ir itto i d u b b ii s o lle v a ti
con tro l a u te n tic it d elle le tte r e a lla fig lia M a r g h e r ita ed a P a o lo d i
L ie c h te n ste in (a lle q u a li in certo se n so a p p a r tien e an ch e l is tr u z io n e r i
co r d a ta so p ra a p. 778, n. 1, di M a ssim ilia n o a G io r g io d i N e id ec k del
10 g iu g n o 1507). P a r im e n ti e g li si d ic h ia r a c o n tr a r io a coloro che p ren
dono p ro p rio su l se rio secon d o il lo r o ten o re le le tte r e , non ch a q u eg li
e r u d iti d ie n on vi veggon o a ltr o d ie u n o sch erzo. J g e r q u in d i, facen d o
la r g h is s im o u so d e llo S c h r e c k (B io g ra fia d el c a rd . A d r ia n o , T ren to
18157), cerca sc io g lie r e l enignua in te r p r eta n d o a lle g o ric a m e n te le le tter e ,
co lle q u a li l im p era to re n o n av reb b e v o lu to fa r a ltr o che accen n are a l
su o d isegn o d i v o le r g u a d a g n a re la tia r a a d un u om o a llui d evoto, cio
a l c a r d in a le C a ste lle si r ifu g ia to s i n e l T irolo. C on tro q u e sta o p in io n e
p er L an z 118, B h m e H u b e r I I I , 394 h a n n o tassai g iu sta m e n te fa tto
a v v e r tir e , che il te s to c h ia ro e p reciso non p erm ette u n a ta le sp ie g a zio n e;
seg n a ta m en te c i deve d ir s i d ella le tte r a a 'P. v. L iec h ten ste in . T an to
era s ta to fa t t o g i p rim a in una c r it ic a a s s a i a c u ta del J g e r p r o b a b il
m en te d o v u ta a H f le r in O ri. A n z . d. M nch. A k a d . 1856, 15 ottobre.
L a m a g g io r p a r te d e i c r itic i s i a tte n n e r o p o i, m a lg ra d o i l J g e r , a llo p i
n io n e, che vera m en te M a ssim ilia n o m ir a sse a con g iu n g ere in sie m e la
d ig n it im p e r ia le e p o n tificia . B r o s c h (p. 385) c a v p oi d a llA r c h iv io
v en ezia n o ila p rova, che a n ch e n e l dicem b re 1511 fu r o n v i d e lle p r a tich e
a q u esto p ro p o sito tra M a ss im ilia n o e F e r d in a n d o d i S p agn a. I l la voro
d el J g e r r ite n u to d i s c a r s iss im o v a lo r e d a l B r o sc h . S eb b en e p er lo
stu d io d e l J g e r sia in m o lti p u n ti deficiente, tu t ta v ia la su a ip o te si
to rn in p a r te in on ore p e r le ricerch e d i G eb h ard t e IJlm axn . I l prim o
(A d ria n von C o rn e to 2 3 s .) p o t d im o stra re, d i e l a m b a sc ia to r e in g lese
a lla corte d ell'im p er a to r e i l 4 d i settem b re 1511 r ife r iv a a l su o re, che
M a ss im ilia n o d e sid e r a v a l e sa lta m e n to del c a r d in a le A d r ia n o a l p o sto
d i G iu lio I I o rm a i d isp e r a to d a i m ed ici. I l b io g r a fo d i M a ssim ilia n o ,
I U l m a n w , tr a tt nel 1888 la q u estio n e in un o s c r itto sp ecia le. C on tra
ria m en te al B h m ITJlmanit p ren d e in n a n z i tu tto come p u n to di p a r
ten za d e lla su a ricerca l istr u z io n e im p e r ia le d e llan n o 1507, d i cu i p er
n o n s i con osce a p p ien o il ten ore. I n d e tto an n o v iv e v a a n co ra l im p era
tr ic e , onde co s r a g io n a I U u i n n era im p o ssib ile che a llo r a M as
sim ilia n o p o te s se p en sa re a c o n seg u ire la tia r a . O r a sicco m e q u e lla
medesima, id ea n el 1511 fu fo r m u la ta n e llid en tico m odo d a lla su a ste ssa
pen n a, g iu s tific a to r ite n e r e seb b en e p er la m o rte d e llim p eratru 'e
fo s s e v en u to in q u esto m ezzo a c essa re l'im p ed im en to che ta n to nel
1511 che n e l 1507 il v ero d isegn o d i M a ssim ilia n o non sia sta to quello
d i ven ire in n a lz a to lu i ste sso a l tro n o p o n tifica le (p. 5). La vena essen za
d ei d iseg n i d i M a ss im ilia n o co n sistereb b e secondo I U l m a n n n e lla sua
id ea p r e d ile tta d i seco la r iz z a r e lo s ta to e c c le sia s tic o . S iccom e q u esta
id ea p en sa U l m a n n s i oppone a un co n seg u im en to p er so n a le d ella
1 V. p. 798 ss.

1118

A p p en d ice.

tiara, tu tte le n otizie circa una riunione delle due d ign it, papale e im
periale, non sarebbero altro che voci di ifinte manovre diplom atiche.
E sser certo che M assim ilian o n egli anni 1507-1511 non pu aver sognato
il conseguim ento della dignit papale, vuoi come un sovrano cesaro
p apista, v u oi come un vero capo sp iritu a le della Chiesa, sp ogliato di
ogni pompa im periale; p iu ttosto il suo pensiero predom inante esser
stato quello di arrogarsi i l d o m in iu m te m p o ra le ... I l p ossesso d i Eoma
doveva risa rcirlo della sign oria nell'A It a Ita lia , ed insiem e guarentirlo
(per mezzo d ellau torit su l feu datario pontificio di N apoli) di fronte
alle m isure antihabsburghesi d i F erdinando il C attolico nel mezzo
giorno dello stato della Chiesa. D a R om a poi, se m al non m i appongo,
egli pensava di em anare un appello a tu tta la cristia n it affinch s i schie
rasse sotto la bandiera im periale per debellare i Turchi (p. 47, 49).
Q uestipotesi, cui F U lm ann rim asto fed ele anche nel 2 voi. d ella sua
biografia d i M assim ilian o u scito in questo mezzo a lla luce (qui per II,
441 la spiegazione viene espressam ente presentata come ipotesi)), non
ha trovato pieno assentim ento che presso m olto pochi eruditi. Sgm ul] ,e r in L it e r a r . R u n d sc h a u 1889, p. 242, aderisce bens all'opinione delF U lmann , che M assim ilian o non abbia m ai pensato a una riunione
d lia dignit p apale e im periale, m a eleva eccezione contro lasserzione
che M assim ilian o abbia voh ito tirare a s le terre d ella C hiesa. J . B e in a y s ritien e invece p er provato che d a l 1507 l im peratore asp ira v a a lla
u surpazione dello S tato della C hiesa, m a sostiene poi che nel settem bre
del 1511 M assim ilian o voleva d iven tar papa ( G iitt. G el. A n z. 1888,
p. 1023-1024). U n obiezione sollevata d al B e r n a y s circa il vestito feudale
sta ta bens in questo frattem po rim ossa dallULMAxx I I, 440, ma con
ci non viene m odificato il giudizio su lla lettera im periale del 16 set
tem bre. D ecisam ente con trario a l ragionam ento e al risu lta to dello
scritto dellULMANisr indipendentem ente d al B e r n a y s si d ich iara G-. S e e l t g e i i pur riconoscendo pienam ente la lim p ida esposizione eh egli fa
delle condizioni politiche. Le relazioni di un fiorentino residente alla
corte di F ran cia, su lle q uali specialm ente si fonda I U l m a n n osserva
egli m olto bene non p ossib ile che scuotano la testim onianze imme
d ia te delle lettere im periali. Come fon te per conoscere le intenzioni pi
segrete di .M assim iliano dovrebbero queste m ettersi sempre in prima
lin ea ; n s i pu fare a meno di tener conto del loro non dubbio tenore
(D e u ts c h e L it e m t u r z t g . 18S8, p. 1607). A nche L. G - ( e ig e r ) in B e il. a lla
A ll;/. Z tg . 1SS8, nr. 320 ha sollevato d elle buone obiezioni contro quanto
espone F U l m a n n , a cui dichiara di non potere assentire. G e i g e r e Ur.m a x x (p. 32), con un po di conoscenza d ella d ottrin a cattolica avrebbero
del resto potuto evitare facilm ente l errore d i tradurre con A nbetung
la parola a d o r a tio n . P er tu tta questa questione di non piccolo peso
e corto senza confronto a ssa i pi im portante del documento addotto dal
B r o s c h una lettera del cardinale S. Gonzaga a lla m archesa Isab ella in
d ata di M acerata 2 ottobre 1511 da m e trovata in originale n ellA r c h i v i o G o n z a g a i n M a n t o v a e che ora sta ta pubblicata da M o r s o l i x , L A b b a te d i M o n te S u b a sio 14 (per la data cfr. L uzio, Is a b e lla
d E s te d i f r o n te ecc. 89 n.). Qui si legge : S. B.ne voleva m andare un
m onitorio al revmo Card, di S. Severino et a Labretto, che comparessero
personalm ente dinanzi a le i in fra certo term ine sotto pena de la privatione

D o cu m en ti in ed iti e co m u n icazion i d'archivi. N. 132.

1119

e t q u e sto fa c e v a p e r e s s e r s i in te so che h a ve v a n o p r o p o s to a llo I m p e r a


to r e d e fa r lo p a p a , c o sa n o n m a i v is ta e t in a u d ita . Q u esta n o tiz ia tro v a
la su a con ferm a p resso J o v iu s , A lp h o n s u s , 170, e p a r e che a ccen n i a lla
s te s s a cosa l a m b a sc ia to re v en ezia n o in B o m a il 3 e 5 d i n ovem b re 1511
(S a n u to X I I I , 255). M o r so lin crede d i tr o v a r e u n a llu sio n e a l d ise g n o
d i M a ss im ilia n o d i d iv en ta r p a p a an ch e in u n a m oneta s a t ir ic a del
see. x n ; ved i R iv. ita l. d i n u m ism a tic a A V i l i , fo l. 2. D e l resto tr a t
ta n d o s i di M a ssim ilia n o co s feco n d o didee stra n e non b iso g n a fa r
tro p p o ca so d i sim ili e sp r e s sio n i e d i q u este m om en tan ee a sp ir a z io n i.
B a s t i r ico r d a r e a q u esto p r o p o sito com e M a ss im ilia n o s i con ten n e d u
r a n te i n e g o z ia ti p er l ele z io n e di C a rlo V a im p era to re; c fr . M itth e il.
d. o s te r r . I n s t i t u s X I, 45. C ontro l o p in io n e d i Goei>eke, iche S. B r a n t
a b b ia d a to il su o a sse n so a l l u to p ia d e llim p era to re, ved i K nepper, N a tio n a le r G edflnke 176, n. 2. B ecen tem en te A l. S c h u l t e (K a is e r M a x im ilia n I , a is K a n d id a t f r den p d p s t l S tu h l 1551, L e ip z ig 1906) h a so tto p o
sta a n u o v a m in u ta in d a g in e la q u estio n e; e g li r ig e tta come in s o s te n ib ili
le ip o te si d i J iig e r e U lm a n n e so s tie n e il p a r e re che n el 1511 M a ssim i
lia n o r ea lm en te a sp ir a l p a p a to . B . II o ltz m a n n in T h eol. L it.-Z e itu n g
1906, n." 21, col. 180 ss., con vien e n e lla so sta n z a , m a q u a n to a lle co n si
d era zio n i fin a li d i Sch. o sser v a (581 s.): ((In g en er a le tu tto i l p ro g etto ,
i l p i b izzarro, che s ia sc a tu r ito d a l fa n ta s tic o c e rv ello d i q u esto im p e
ra to re, m i p a r e m eno f a t to p er m e d ita z io n i s u lla decad en za d e llid ea
im p eria le e p a p a le che c a r a tte r istic o p e r la p er so n a del p i str a n o d i
t u t t i g li H a b sb u rg , p e r la n a tu r a d el su o sp ir ito e p er g li s tr a v a g a n ti
p r o g e tti, a i q u a li a ll o cca sio n e s i a b b a n d on ava . S i esp r im o n o ad e
rendo a l la v o r o d i Sch. a n ch e G. S ( e e l ig e r ) in H i s t . V ie x rte lja h rssc h rift
IX (1906), 444 e H ir n in A ll. U t e r a t u r b l a t t (W ie n ) X V I I (1908), n. 12,
col. 363. U l m a n n in v ece n e lla D e u tsc h e L it.-Z e itu n g 1907, n. 1, col. 30 ss.,
s i m a n tie n e ferm o n e lla su a ip o te si, che M a ss im ilia n o a b b ia a s p ir a to
p e r s s o lta n to a lla s ig n o r ia p o litic a s u llo s ta to d e lla C h iesa u n ita m en te
a llelezio n e du n p a p a d ip en d en te da lu i, p ro b a b ilm en te A d r ia n o da
C o m e to (v. ib id . n. 4, co l. 240 s., la r is p o sta di S c h u l t e con breve r e
p lic a d i U l m a n n ). B ern a y s (n e lla H i s t . Z e its c h r if t C II [1 9 0 9 ], 125 s.)
rep u ta n on d e c is iv i g li a rg o m en ti d i S ch u lte co n tro U lm a n n : se a n
che cos e g li (126) le in te n z io n i d i M a ssim ilia n o fu ro n o tr a n s ito r ia
m en te r iv o lte a lla s te ssa sed e p o n tific ia , rim a n e tu tta v ia in p ie d i la
d im o stra zio n e d i U lm a n n , che M a ssim ilia n o , e q u esto ci che p i im
p o rta , d a l 1507 m ir a in ca m era re lo S ta to p o n tificio . A p ro v a d i ci pu
a d d u r si an ch e la seg u en te in te r e ssa n te te stim o n ia n z a : F r . V e tto r i, che
a v e v a ra p p r e se n ta to F ir e n z e p r e ss o M a ss im ilia n o n e l 1507 e 1508,
q u an d o d is c u sse con M a c h ia v e lli, il 12 lu g lio 1513, la situ a z io n e d e l
m ondo, e sp r e s se la su a con vin zion e, che l im p era to re con tu tte le sue
m u te v o li m isu r e n o n p e r se g u isse a ltr o scop o che q u ello d i p o ssed er
R o m a e t u t to q u ello p o ss ie d e la C h ie sa com e v e r o e le g ittim o I m p e
r a i ore. E q u e sto g iu d ic o d a lle p a ro le sue, le q u a li ha d e tte m e p re s e n te ,
e t a n co ra a d a l t r i (O p ere d i M ach., le tte r e fa m ilia r i). L accen n o d i V e t
to r i a ll'id e a d i M a ss im ilia n o ch e com e im p e r a to r e e g li d o v ea essere
sig n o re d e llo s t a t o d e lla C h iesa , p u con d u rre e ss o p u re a d im o stra re
com p leta m en te l ip o te si d i U lm a n n . S g m u l l e r g iu d ic a (in L ite r . R u n d
sch a u 1906, n. 9, col. 414 s.) che a n ch e il la v o r o d i S c h u l t e non h a

A p p en d ice.

1 1 2 0

recato una decisione del tu tto d efin itiv a : le fra si nella lettera di M as
sim iliano a L iechtenstein sul raggiungim ento del p apato potrebbero
anche in generale in tend ersi nel senso dun candidato dipendente dal
l'imperatore. K. K a s e r , in, M itte il. d e s I n s t i t u t f . s te r r . G e sc h ic h tsfo rsc h .
XXIX (1908), 194-196, conviene con Schulte sul punto che le lettere a
Margherita e a L iechten stein am m ettono soltan to una interpretazione
letterale, per non rigetterebbe com pletam ente l'opinione di Jger, Ge
bhardt e U linaim , ma tenterebbe di accordare le cozzanti idee: egli
opina che '(potrebbe p en sarsi, che al p rin cip io di settem bre M assim i
lian o abbia avuto il pensiero di procurare la tia ra alPinsigiiificante
Adriano, m entre in realt signore su lle rive del Tevere sarebbe sta to
lu i stesso. U n paio di settim ane p i tardi, quando compose l istruzione
per Liechtenstein, eg li sarebbe sa lito al progetto incom parabilm ente pi
ardito di m ettere se stesso in possesso del papato e di ricevere prim a
anche la corona im periale. D ue giorni dopo poi, n ella lettera a lla figlia,
forse sotto influenza spaglinola o perch, riflettendo pi tranquillam ente,
g li apparve non raggiun gib ile l id eale cesaro papista, si sarebbe deciso
ad una notevole m odificazione del suo p ia n o (in prim o luogo coadiu
tore del papa cum iu re su c c e d e n d i e rinunzia all'im pero a favore del
nepote Carlo). Tale cam biam ento del m edesim o progetto in breve
tempo non recherebbe m eraviglia in uno sp irito cos m utevole come
M assim iliano. Io accenno soltan to alla p o ssib ilit di questo sviluppo
d elle cose per senza poterla elevare a certezza . La stessa idea il
K a s k r sostiene nella sua D e u tsc h e G e sc h ic h te 11,121 s. A. N a e g l e ( K a is e r
M a x im ilia n I . als P a p s tk a n d id a t, in W is s e n s c h a ftl, B e ila g e alla G e r
m a n ia .1907, n. 3, 17-21), in seguito a indagine indipendente, giunge a llo
stesso risu ltato di S c h u l t e . A nche S c h ir r m a c h e r (G esch . vo n S p a n ie n
V I I , 590 ss.) sostiene lopinione, ch e d alla lettera di M assim iliano a
L iechtenstein ap p are indubbiam ente cheg li asp irava a lla d ig n it
p ap ale. K. B r e y sig (D a s e r s te V ie r te lja h r h u n d e r t cu r op. P o litik I, 3)
die';: <. [M assim iliano] ha per n u trito seriam ente per alcu n i m esi il
pazzo pensiero di asp irare a lla tia r a papale, naturalm ente in sostanza
per ragione d ello S tato pontificio .
Forse la contraddizione fra le due lettere di M assim iliano del 16
e 1S settembre 1511 pu m eglio ch iarificarsi se si tiene (bene in conto
a chi limperatore scrisse; col fido P aolo von L iechtenstein eg li non
aveva da nascondere la sua vera intenzione, altrim enti colla figlia, la
q uale era m olto prevenuta contro q u a lsia si tendenza scism atica .

133. Papa Giulio I I a Francesco Gonzaga, m archese di M a n to v a .1


R om a, 17 d ice m b re 1511.

. . . Enitenduin tib i est om ni d ilig en tia et caritate ut s i qui ex scism aticis olim cardinalibu s nunc h ereticis d etestabilib us in lo ca tuae
d ictionis pervenerint presertim B em ard in u s C arvajal et Federicus de
S. Severino llic o cap ian tu r et nom ine nostro retineantur atque castod ian tu r donec aliuc statu eriin u s . . .
C opia a llA r c h i v i o G o n z a g a
1 Cfr. sopra p. 808.

in

Mantova.

D ocu m en ti inediti e com u n icazion i d archivi. N. 134-135, a. 1512.

1121

134. Giuliano de Medici a Isab ella dEste,


m archesa di M a n to v a .1
P r a t o , S I ag o sto 1512.

I l l m* et exm" D na oltserma. Io so itene che Y. E x . se allegrerr dogni


comodo et bene m io come d i vero servitore suo (et per la. a viso con satisfa ction e et contento di tucta la citt di F irenze mons rmo patrone et.
fra tello m io et io domani ce ne toniam o in p atria et in casa nostra, et a
q uesto effecto son venuti qui m andati d a q u eli miagcl et exsl S ri tre ora
tori. In fin iti cittad in i son venuti qui a con gratu larsi con noi di tanto
ben nostro, del quale son certissim o V. E x. dover p ig lia re piacere grande
in siem e con lo i l l mo Sre suo consorte e t per li m ando a p osta el pre
sente homo m io inform ato delle p a rticu la rit d i queste cose nostre.
Per non dir a ltr o a quella se non che quanto p i posso me li offero e
raccom ando ricordandoli che di tanto pi. potr Y . E x. v alersi et ser
virsi quanto io p i potr in casa m ia che nel lungo exilio. A lla mia
Mna A ld a et a l m io E quicola m e raccom ando insiem e con tu cta la sua
v irtu o sissim a corte et cos fa el M occicone2 vero servo di V . E x. E x
P ra to die ult. A ugu sti 1512 hora V I I I I . noctis.
servitor
J u lia n u s de Medicis.
O rig. al l A r c h i v i o

135.

Gonzaga

in

Mantova.

R elazione di Egidio da Vitrbo su Giulio II,


Bram ante e la nuova fabbrica di S. P ie tro .3

. . . Qu a e in n ationibus vincendia virtu s, id Iu lio II. in hoc tempio


excitand o stud iu m f u i t ----- Splendidissim um erexit templum, quale non
sid erib us m inoribus, sed ip si isoli par sit; p osu it illud , inquit, in eius
ap ostoli, qui en arravit gloriam dei, in ipso divi P etri tumulo. Conatus
B ram antes, architectus h uiu s tem poribus princeps quo usus est Iu liu s
cum ad a lia quae extruxit edificia quain plurim a tum praecipue ad tem
plum m aximum d ivo P etro exedificandum, conatus inquio est ille per
suadere Iu lio, ap ostoli sepulcrum u t commodiorem in tem pli partem
transferretur, tem pli frons, non ad orientem solem, ut nunc vergit, sed
liti in m eridiem notliumque converteretur, ut obeliscus magna in tem pli
area tem plum ascensuris occnreret; negare id Iu liu s, immota oportere
e sse sacra dictitare, movere non m ovenda prohibere; contra in stare B ra
m antes, rem om nium accommodatisisimam futuram polliceri, si I u liii
pontis tem plum au gustissim um Iu lii C esaris monumentum, [quod] vulgo
putant, in vestb u lo et ipso tem pli aditu haberet; ad religionem facere
u t tem plum ingressurus facturusque rem sacram non n isi commotus
atton itusq ue novae m olis aspectu ingrediatur; saxa m ontibus lierentia
1 C fr. so p ra p. S32 e le le tte r e in S a n t t t o XV, 43, 52 s.
2 B ib b ien a, <li c u i in an o s c r i tt a la p re s e n te le tte ra ,
s C fr. so p ra p. 869, 899 s.
P

asto r,

Storia dei Papi, III

7t

1122

A p p en d ice.

difficile noveri; m ota loca in una fa cile ferri; anim os quoque affectum
expertes imniotos perstare, affectu concitos fa cile se ad tem pia arasque
p rosternere ; tum uli proinde transferendi sib i curam sumere, n iliil motum iri, sed tanralu cum vicina so li p arte quo m inus quicquam fa tisc a t
iptegre se convecturum polliceri. N ih ilo serius Iu liu s in sententia per
s is t , n ih il ex vetere tem pli situ inverti, n ih il e prim i pontifici tum ulo
attrectari se passurum d icit; quid C esaris obeliscum deceat, ip se viderit, se sacra proplianis, religionem splendori, pietatem ornam entis esse
praepositurum .

Aegidius Aiterb., H isto ria v ig in ti secvlor. Cod. C 8 19, f. 245.


Biblioteca

Angelica

Roma.

136. Cornelio de Fine intorno a Giulio I I . 1


M agnus ergo Iu liu s I I. p on tifex m axiinus, pontificum decus atque
S. 1!. E . praesidium Italiaeq u e liberator, qui in v ita isua m ulta ardua
gessit, tem plum d ivi P etri ap ostoli a fundam entis aedificare coepit atque
m agna ex parte ingentem molem ab solvit, quae antiqua om nia fere aedificia proceritate excedit, ut vestig ia eius indicant e t ab om nibus videri
potest, ac etiam in urbe Eom a a lteriu s in gen tis aedificii apud s. B lasiu m
della P agnotta [fundam enta] ie cit cum tem pio egregiae structurae divi
B la sii, quod tarnen im perfectum reliq uit ob tem porum difficultatem et
im portunitatem cum n im is esset occupatus in lib eria te eclesiastica ab
inim ici extern is [tu en d a ]. In ci vitate veteri etiam a fundam entis
arcem m un itissim am extruxit atque m uu ivit ad eclesiae m unim er et a
barbaricis incursionibus securitatem et A venione cum esset in m inoribns
et archiepiscopus dictae civ ita tis a fundam entis extru xit pulcherrim um
p alatium ad usum archiepiscopi pro tempore ex isten tis m agno sum ptu
constructum . E rat enim v ir ta n ta e prudentiae, providentiae atque sag acitatis quod v ix a liu s illi com parari p otest, res inquam m iranda cum
non m ulta doctrina polieret sed m agis n atu rali ingenio p raed itus quam
sufficienti litteratu ra.
Copia alla B i b l i o t e c a n a z i o n a l e d i P a r i g i .

137. Paris de Grassis 2 intorno ai papi del rinascim ento com e oratori.
Il
2 di m aggio del 1513 Leone X si inform a presso P a ris de G ra ssis
su chi abbia introdotto il costume, che i p a p i rispondano p ersonal
m ente a g li am basciatori e in questa occasione fa valere in contrario
i suoi dubbia:
i C fr. s o p ra p. 845, 870. (Nel s u o * D ia rio d i c u i n e l 1897 tr o v a i u n a copia
a lla N a z i o n a l e d i P a r i g i (Cod. la t . 12552) C o r n e l io d e F i n e s i q u a
lific a filius quondam Jo a n n is de F ine, natione A lem annus inferioris ducatus B ra -

bantiae et patria Bergen&is supra S o m a m non procul ab A n tu erp ia emporio fa


moso. S tu d e n te di 18 a n n i la s c i n e l 11511 l'u n iv e r s it d i L o v an io , e p e r M agonza,
T re n to e B ologna p e lle g rin v e rso R o m a , dove e n tr n e lla P a s q u a del 1511.
C fr. s o p ra p. 284, 773, S70 e H o f f m a n n , X o ca Scrip t, collectio I (L ip s.
1731), 449-450.

D o cu m en ti in e d iti e com u n icazion i d archivi. N. 137, a. 1513.

1123

Kespondi bene m overi Stllm Suam e t profecto sic ageudum esset pro
actus et personae n iaiestate et quia etiam periculum evad itur si per
alium senn o fiat prout factum fu it fere ab om nibus pontificibus usque
ad P iu m I I, qui cum orator perfectus et artem omninuxkim ac plenaiu
haberet orandi in p ub licis lo c is e t actibus incoepit ip se solu s velie
personaliter orare et oravit. Postquam P a u lu s [I I .] ne diceretur timidus in recitando etiam ipse volu it pro se orare, cum tamen plerum que
defecerit quinim o ipse in su is con sistoriis secretis et congregationibus
et a liis sim ilib u s actibus non n isi viilgari serm one loquebatur e t cum
semel in quodam publico con sistorio v o lu isset quod unus advocatus consisto r ia lis, qui tune fu it dom inus P rosper de C affarellis, pro se ip so
pontifice loqueretur et dum iloqueretur defecit, contro quem papa tunc
turbatus est e t v olu it pro eo supplere, q ui etiam sim iliter e t peius
quam advocatus defecit quod miagnum ridiculum scandalum que fu it.
H u ic su ccessit S ixtu s [ I V ] , qui cum fu isset praedicator popularis sa tis
bene toto suo tem pore oravit, sed Innocentius [ V i l i ] successor numquam d ix it in publico quin v acillaverit unde erat necesse quod illi, qui
ei assisteb an t. addiscerent in m em oriaque tenerent ili um pontiflcis sermonem quia eo deficiente ip si posisent supplere, quod m anifestissim e
omnes saepe ac semper vidim us. Quid autem sub A lexandro [V I }
factum fu it, cum et ipse qui audacissim us erat, aliq u oties defecerit,
ut in responsione Iasoniis tunc pro duce Ludovico M ediolanensi oran tis
defecerit e t in responsione a lia ad S a ciu m 1 Senensem, qui cum e t ip se
vituperose defecerit et m ulta praeterm iserit recitare, qtiae p riu s p on ti
fici in scrip tis dederat, unde p ontifex ipse A lexander in responsione su a
non advertens respondere ad non proposita immo ad ob lita respondit
perinde ac si fu issen t recitata, quod peius vitiu m fu it ac si defecisset.
Non fa cio mentionem de Iu lio [ I I ] qui cum oraturus esset semper per
triduum ante actum occnpatus erat in studio m em orandi serm onis et
tam en cum in con sistorio publico dicere vellet semper semim ori videbatur. ita ut m ihi esset necesse accurrere e t excitare eum in stupore
membrorum occupatum et exanim atum sicut omnes viderunt.
C opia d e l D iarium caerem oniar. sub Leone X . auctore P a r id e
episc. P ita u ren ti et m atjistro caerem. papae.
B i b l i o t e c a R o s s i a n a in V i e n n a
(o ra n e lla B i b l i o t e c a V a t i c a n a ) .

i B e is a s s a n u s ; v e d i B u r c h a r d i D iarium I I , 46.

de

Gb a s s i s

INDICE DELLE PERSO NE 1

A
A cciain o li G io v a n n i (in v ia to ) 693, 701.
A c cia iu o li N e ri 1015.
A c cia iu o li Z an o b i 146.
A ccolti P ie tr o (vescovo d A ncona, c a r
d in ale ) 770.
A d im a ri, D io d a ta d egli 25.
A d orno C a te r. F iesco (s a n ta ) 71.
A d ria n o V I (p a p a ) 750.
A d ria n o d i C orneto, v. C a stellesi.
A fro d isio A lessandiro (filosofo) 131.
A g a z z a ri S te fa n o (sa n to ) 70.
A gostino (d o tto re d e lla C hiesa, sa n to )
120, 979.
A la m a n n i P ie ro 778.
A lb e rg a ti, N iccol d (vescovo di B o
logna, c a rd in a le , b e ato ) 69, 70.
A lb e ric i, M a ria d e g li ( s a n ta ) 71.
A lb e rti A n to n io 23.
A lb e rti B a rto lo m e a (m oglie d A n to
n io (23.
A lb e rti B eon B a tt i s t a ( a r t i s t a ) 15, 60,
87, 95, 170.
A lb e rti, N iccol degli 52.
A lb e rti, P ie tro d e g li 492.
A lb e rtin i F ra n c e sc o (u m a n is ta , c a
nonico) 711, 719, 863, 377, 904,
917, 921, 922, 933.
A lb e rto (d u c a di B a v ie ra ) 878, 879.
A ib e rto ( r e di P o lo n ia) 365.
A lb e rto (vescovo d i W iln a ) 588.
A lb e rto d a S a rte a n o (p re d ic a to re ) 148.
A lb in i B e n e d e tto d i G io v a n n i ( a r t i
s ta ) 901.
A lb o m o z (c a rd in a le ) 866.

|
j
!
|

A lb re t, A. d (c a rd in a le ) 526, 537, 795,


807.
A lb re t, A la in d 256.
A lb re t, C a rlo tta d 514.
A lb re t, G io v an n i d (re di N a v a r r a )
792.
A lb rici M a d d a le n a (b e a ta ) 70.
A id ro a n d i (v ia g g ia to re ) 982.
A le an d ro G iro lam o (p ro fesso re ) 803.
A ie g ra d e (g o v e rn a to re pontificio) 920.
A lle g re tto A lle g re tti 72.
A le m a n n i Iaco p o (dom enicano, sa n to )
71.
A le ssa n d ro , A le ssa n d ro d (u m a n is ta )
873.
A le ssa n d ro , A n to n io d (in v ia to ) 360,
371.
A le ssa n d ro d e N e ro n ib u s (g o v e rn a to re
p ontificio) 702.
A le ssa n d ro V I (p a p a ) 4, 37-39, 46, 53,
69, 73, 81, 103, 108, 118, 120, 125,
143, 144, 159, 172, 183-186, 197, 275,
283, 293, 302, 310, 317, 318, 829-637,
641, 645, 647, 650, 652, 662, 669, 670,
672, 674-677, 693, 697, 703, 778, 848,
849, 854, 870, 879, 894, 915, 925, 957,
958, 1022, 1023, 1024, 1025, 1026,
1028, 1030, 1033, 1034, 1039, 1046,
1047, 1050-10S9, ,1123 ; v . B o rg ia , R o
drigo.
A le ssa n d ro V II (p a p a ) 606.
A le ssa n d ro (vescovo d i F o rl) 47.
A lessio M a rco A ttilio 547.
A lfonso (m edico) 632.
A lfonso d i B isceg lie (figlio d A lfo n
so I I , sposo d i L u cre zia B o rg ia )
507, 516, 522, 523, 549. 553, 609, 616,
1044. 1045, 1046.

1 Sono in d ic a te in corsivo le p ag in e, n e lle q u ali le persone vengono tra tta te pi in


p a rtic o la re .

1126

In d ice d elle persone.

A lfo n so di C a la b ria ( r e A lfo n so I I di


N ap o li, figlio d i F e r r a n te ) 97, 206,
216, 217, 218, 221, 223, 225, 226, 245,
247, 270, 362, 864, 370, 371, 873, 375,
376, 378, 382, 384, 387, 388, 391, 393,
404, 412, 425, 1014, 1062.
A lid o si F ra n c e sc o (vescovo d i P a v ia ,
c a rd in a le ) 144, 673, 676, 721, 736,
745, 756, 763-765, 769, 774-776, 791,
S76, 918, 929, 931, 1116.
A llosio, E n ric o d i (c a rd in a le ) 69,
A lm eid a , F e rd in a n d o d (vescovo) 356,
568.
A ltie r i M a rc a n to n io (u m a n is ta ) 85,
578, 793.
A lv ian o , B a rto lo m e a d (so re lln di
V irg in io O rsin i, m o g lie del se g u e n te )
426.
A lv ia n o , B a rto lo m e o d (c o n d o ttie re )
124, 426, 655, 656, 657.
A m a d eo (fra n c e sc a n o , b e a to ) 71.
A m b oise, C a rlo d 717.
A m boise, G io rg io d (arc iv esco v o d i
Ito u e n . c a rd in a le , m in is tro d i L u i
g i X I I) 420 s 506, 510, 518, 521,
529, 537, 542, 563, 644-650, 657, 661.
683-085, 705, 720, 726, 727, 732, 754,
778, 804. 856, 921, 1053, 1089, 1107.
A m boise, L u ig i d (arc iv esco v o d i A lbi,
c a rd in a le ) 720, 757.
A n d re a d a F ire n z e (p itto re ) 173.
A n d re a d a M odella (fra n c e sc a n o , s a n
to ) 70.
A n d re a d a M o n te re a le (a g o stin ia n o ,
b e a to ) 71.
A n d re a da P e s c h ie r a (do m en ican o ,
b e ato ) 71.
A n d re a d a T re b iso n d a (s e g re ta r io p a
p a le ) 2S7, 809.
A n d r e a P a leo lo g o (d e sp o ta d i M orea)
403. 629.
A n d re lin i F a u s to P u b lio (p o e ta ) 750,
S46.
A n g e la F e lix (b e a ta ) 70.
A n g elico da F ie so le , F r a (b e ato , p i t
to re ) 66, 70, 81. 98S.
A n g e lin a (C larissa, b e a ta ) 70.
A n g e lin a d i C o rb a ra (d i M a rsc ian o ,
s a n ta ) 49, 70.
A ngelo d a S u tr i (le g a to ) 237.
A n g e lo d a Aallo m b ro sa (e re m ita ) 422,
802, SOS.
A ngolo di C h iav a sso (b e ato ) 71.
A ngelo (vescovo d i O rte) 255.
A n g u illa ra , L o r. d 677.
A n g u illa ra , E v e rso (co n te di) 53.

A n n a di B r e ta g n a (re g in a d i F ra n c ia )
246, 256, 506, 599, 672, 699, 1095,

1102

A nnio, T ito d a V ite rb o (dom enicano,


fa ls a rio ) 611, 630, 912.
A n sh elm (c ro n is ta ) 189.
A n tin o ri T o m m a so 492.
A h to n iaz zo R o m an o (p itto re ) 46, 212,
2S1, 635.
A n to n in o (a rc iv esco v o d i F ire n z e , s a n
to ) 25, 30, 86, 4S, 68, 70. 73, 79, 84,
90, 94, 146, 185, 1124.
A n to n io a b E c c le sia (b e ato ) 70.
A n to n io (a rc iv . d i G ra n a ta ), v. R o ja s.
A n to n io d a B ito n to 148.
A n to n io d a F o r l (g o v e rn a to re p o n ti
ficio) 704.
A nto n io d a M o n te S a n sa v in o 714.
A n to n io d a R im in i (p re d ic a to re ) 148.
A nto n io d a S tro n c o n io (b e ato ) 71.
A n to n io da V e n a fro 563, 564.
A n to n io N e y ro t d a R ip o li (b e ato ) 70.
A nto n io d a V e rce lli (p re d ic a to re ) SI,
85, 126, 148.
A ppiano, Ia co p o d ' (p rin c ip e di P io m
bino) 528.
A q u ila n o S e ra fin o 322, 333.
A ra g o n a, [Eleonora d (figlia d i F e r
r a n te , m oglie d rc o le I di F e r r a r a )
332, 1119.
A ra g o n a , F e d e rig o d (figlio d i F e r
r a n te ) , v. F e d e rig o d A rag o n a.
A ra g o n a, F ra n c e sc o d (figlio d i F e r
r a n te ) 221.
A ra g o n a , G io v an n i d (figlio d i F e r
r a n te , c a rd in a le ) 149, 206, 207-208,
219, 221, 238, 312, 689.
A ra g o n a , L u ig i d (c a rd in a le ) 72, 429,
537, 644, 64S, 726, 768, 811, 840.
A ra g o n a , L u ig i d ' (zio d i F e r r a n te )
246, 271.
A ra n d a , P ie tro d (vescovo d i C alah o rr a ) 599, 614.
A rb u e s, P ie tr o d (b e ato ) 303.
A rc an g e lo d a C a la ta fim i (b e ato ) 70.
A rcim b o ld i (c a rd in a le d i N o v a ra , poi
d i M ilano) 214, 229, 312, 1013.
A re n as, P ie tr o de (m issio n a rio ) 604.
A r e n iti C o sta n tin o (d u c a d i A c a ia e
M a c ed o n ia) 718, 729, 738.
A re tin o P ie tr o (u m a n is ta ) 105.
A rg e n tin o F ra n c e sc o (c a rd in a le ) 770.
A rio sto L u d o v ico 101, 102, 103. 104,
110, 117, 127, 553, 558, 664, S15, 877.
A risto te le 118, 121, 128.

In d ice d e lle persone.


A r lo tti B o n fra n c e sc o (in v ia to ) 205,
206, 208, 210, 211, 212, 214, 219, 231,
240, 243, 252, 253, 258, 259, 268, 288,
310, 311, 1013, 1016, 1017.
A rm e llin is, B e re n g a rio d e (c o m m issa
rio p a p a le ) 1106.
A rriv a b e n e G iov. P ie tr o (in v ia to e se
g r e ta rio p a p a le ) 20, 204, 208, 217,
21S, 219, 220, 223, 225, 228, 269, 287,
309, S II, 534, 1016.
A rriv a b e n e P ie tr o (n o taio ) 20.
A rsag o G iro lam o (in v ia to ) 672, 703,
704, 707, 728, 877, 1104.
A s c u ltu s, 1108.
A tta v a n ti P a o lo (p re d ic a to re ) 148.
A u b ig n y (g e n e ra le ) 530.
A u b ig n y , d (in v ia to ) 1029.
A u b u sso n , P i e r r e d ( g r a n m a e s tro dei
G io v a n n iti, c a rd in a le ) 256, 312.
A u g u re llo G iov. A u re lio (u m a n ista )
69.
A u to n , J e a n d ' (c ro n is ta ) 574, 726,
744, 784.
A v e rsa , G a s p a ro (conte d i) 353.

B
B a cc io d a M ontelupo (sc u lto re ) 174.
B a d o e r (in v ia to ) 274, 283, 346, 740.
B a g lio n e G e n tile 563.
B a g lio n e G ia n p a o lo (tir a n n o d i P e r u
g ia) 96, 140, 526, 563, 565, 056, 703,
709, 711, 729.
B a in b rid g e (c a rd in a le ) 770.
B a ja z e t (s u lta n o ) 20, 229, 248, 256,
260, 261. 266, 268, 271, 376, 378, 531.
B a k c z T o m m a so (a rc iv . d i G ran ,
c a rd in a le ) 526, 543, 742.
B a lb i G. (vescovo d i G u rk ) 846.
B a ld ig a r a D om enico (n o ta ro ) 21.
B a ld in i B accio (sc u lto re ) 174.
B a ld o li S ilv e s tro (u m a n is ta ) 613.
B a ln e o , Giov. F ra n c , de (c o n d o ttie re
220.
B a lu e G io v a n n i (c a rd in a le ) 219, 225,
226, 229, 239, 244, 257, 311, 317, 322,
1018.
B a n d e llo (g e n e ra le d ei D o m en ican i)
189.
B a n d e llo (n o v e lliere ) 68, OO, 146.
B a n d in o C e sa re (c o m m issa rio p a p ale)
1015-1016.
B a r b a r o Ermolao (u m a n is ta ) 287, 293,
607, 1123.
B a rb a ro F ra n c e sc o (pedagogo) 26.

1127

B a rb ie re T o m m a sin o 704.
B a rb o L odovico (b e n e d e ttin o ) 147.
B a rb o M arco (c a rd in a le , p a tr ia r c a d i
V enezia) 69, 203, |205, 206, 207, 219,
287, 292, 317, 1018.
B a rd o n e (sa n to ) 897.
B a r le t ta G a b rie le (dom en ican o ) 11, 89,
110, 126, 144.
B a r o tti O d d in o (p rev o sto , b eato ) 70.
B a ro z z i P ie tr o (vescovo d i C ividale)
68, 145, 292.
B a rto lin i, M a ria n o d e (c a n o n ista e
nu n zio p a p a le ) 698, 1097, 1099.
B a rto lo , G io v a n n i d i ( a r t i s t a ) 59.
B a rto lo m eo d e C e rv e riis (dom enicano,
b eato ) 71.
B a rto lo m eo di iSpina (dom enicano)
133.
B a rto lo m eo F r a , v. P o r t a , B a rto lo
m eo d e lla ( p itto re ).
B a sc h i, P e rro n de (a m b a sc ia to re ) 246.
B a ssa n d G io v a n n i (c elestin o ) 70.
B a tt i s t a M a n to v an o (G iov. B a tt i s t a
Spagnolo, c a rm e lita n o , le tte r a to )
B a tto n i ( a r t i s t a ) 777.
B eccad elli A n to n io ( u m a n is ta ) 100,
116.
B e cc h i G e n tile (u m a n is ta ) 345.
B e ch a d ellis, C e sa re d e (in v ia to ) 109.
B e d a (S a n ) 79.
B e h a im L o re n z o (u m a n is ta ) 503, 509.
B e ic a ri F e o (p o e ta ) 12, 13, 41, 44.
B e ic a ri O rso la (figlia d i (Feo) 12.
B e lla c c i T o m m a so (b e ato ) 70.
B e lla n ti L u cio (u m a n is ta ) 127.
B e lla rm in o 860.
B e llin i G e n tile (p itto re ) 33. 64.
B e llin i G iovanni (p itto re ) 65.
B e llo ri (s c ritto r e ) 794, 799.
B em bo B e rn a rd o (u m a n is ta ) 284.
B em bo P i e tr o (u m a n ista , figlio d i B e r
n a rd o ) 119, 554, 574, 739, 740, 812,
840, 871, 872, 873.
B e n a s s a n u s S a c iu s (in v ia to ) 1122.
B e n e d e tto d a M aian o ( a r t i s t a ) 6, 19,
61.
B e n e d tto d a B ovezzano ( a r t i s t a ) 62.
B e n ed e tto F r a (d om enicano) 157, 381,
494.
B e n e d e tto M a rce llo (v e n ez ia n o , se g re
ta r io d a m b a s c ia ta ) 22.
B e n ed e tto (m in ia to re ) 173.
B e n e d e tto X IV (p a p a ) 500.
B e n ed e tto X V (p a p a ) 1050.
B e n eim b en is, C am illo de (n o ta ro ) 613.
B e n in c a sa (s e rv ita , sa n to ) 70.
B e n iv ie n i G iro lam o (p o e ta ) 41.

1128

In d ice d e lle persone.

B e n iv ie n i P a o lo 289.
B o c ciard o G iorgio (in v ia to ) 376, 386.
B en n o n e (vescovo idi M eissen) 586, 855.
B o d m an n , C arlo d i (c an o n ico a W o rm s)
B e n tiv o g lio A le ssa n d ro (figlio d i G io
890.
v a n n i) 727, 73G.
B o g u sla o X (d u c a d i P o m e ra n ia ) 634.
B e n tiv o g lio (c o m m issa rio p a p a le ) 851.
B o ja rd o (.poeta) 100.
B e n tiv o g lio E rm e te (figlio d i G io v a n
B o lla n i D om enico (in v ia to ) 22.
ni) 562.
B o lo g n in i A n to n io (vescovo d i F o li
B e n tiv o g lio G io v a n n i ( tir a n n o d i B o
gno) 41.
lo g n a) 72, 92, 434, 527, 562, 563, 703,
B o lo g n in i L odovico (g iu r is ta ) 287, 606,
700, 707, 709, 712, 713, 714, 715, 716,
871.
720, 727, 1035, 1036.
B o n B a rto lo m eo ( a rc h ite tto ) 34.
B e rlo w e r T o m m aso (vescovo d i Co j B o n a v e n tu ra F r a (p re d ic a to re ) 195.
s ta n z a ) 307.
B o n a v e n tu ra M a ria n o 690.
B e ris la o P ie tr o (o r a to re d e l r e d U n | B o n a v e n tu ra (sa n to ) 972, 988.
g h e ria ) 1098.
B o n g io v an n i B e rn a rd o (vescovo d i V e
B e rn a ld e z A n d re a (c ro n is ta ) 400, 443.
n o sa ) 1049.
B e r n a r d i A n d re a (c ro n is ta ) 653, 845.
B o n ifac io V i l i (p a p a ) 855.
B e rn a rd in o d a B u s tis (p re d ic a to re )
B o n ifac io IX (p a p a ) 49, 622, 922.
148.
B o n im p e rto M a tte o (vescovo di M a n
B e rn a rd in o d a F e ltr e (b e ato ) 36, 71,
to v a) 68.
78, 89, 92, 93, '148, 149, 150.
j B o n si (o ra to re ) 482.
B e rn a rd in o d a S ie n a (sa n to ) 70, 85,
B o n tem p i (c ro n is ta ) 845.
88, 94. 110, 126, 148, 149, 150, 282.
B o n v isi G io v an n i (fra n c e sc a n o ) 71.
B e rn a rd in o P ie tr o (s e tta rio , a n tip a p a )
B o rg ia C e s a re (figlio d i A le ssa n d ro V I)
188, 189.
4, 53, 81, 83, 84, ,109, 137, 144, 185,
B e rn a rd o d i M a stro )A n to n io (p o e ta ) 46.
319-320, 349, 350, 358-856, 359, 368,
B e rn a rd o d i iScam m aca (dom enicano,
319,-320, 349, 350, 353-356, 359, 363,
b eato ) 71.
402, 404, 407, 430, 437, 441-444, 449B e ro a ld o F ilip p o , i l g io v an e (u m a n i
452, 463, 504-50S, 509, 510, 511, 513,
sta ) 791, 871, 872, 878.
514, 515, 517-521, 523-530, 539, 546B e rtin i. A n to n io (vescovo d i F o lig n o ) j
548, 555-558, 560-566, 568, 569, 5716S.
575, 580, 581, 592, 594, 607, 614, 615,
B e rto ld o d i H e n n e b e rg (a rc iv esco v o
620, 629-633, 641-645, 656-658, 660,
d i .M agonza) 252.
661, 682-692, 761, 1023, 1034, 1050,
B e r to n i G iacom o F ilip p o
(s e rv ita ,
1068, 1075, 1094.
b eato ) 71.
B o rg ia F ra n c e sc o (c u g in o d i A le ssa n
B e rto n o F a c c in o Isacco (c o m m issa rio
d ro V I, arciv esco v o d i C osenza, c a r
p a p ale) 851.
d in a le 526, 537, 546, 608, 627, 762,
B e ssa rio n e (c a rd in a le ) 69, S5, 12S.
777, 789, 795, 805, 1049.
B ia n c h in o ( a r t i s t a ) 897.
B o rg ia F ra n c e sc o (sa n to ) 364.
B ib b ie n a (c a rd in a le ) 103, 132, 775, 937,
B o rg ia G iro la ra a (fig lia d 'A le ssa n d ro
1008.
V I) 319.
B ib b ie n a , A n to n io d a 650.
B o rg ia G iro lam o (figlio illeg. d i Ce
B ib b ie n a , P ie tr o d a 650, 832.
s a re ) 356.
B ilia P a o lo 432, 433, 434, 436, 43S,
B o rg ia G iro lam o (c ro n is ta ) 549, 579.
1038.
B o rg ia J o f r (figlio d A le ssa n d ro V I,
B io n d o G a sp a ro ( s e g re ta rio pontificio)
p rin c ip e d i S q u illace) 318, 319, 320,
287. 309.
350, 359, 362, 364, 371, 373, 441, 445,
B istic c i, V e sp a sian o d a (lib ra io ) 10, 16,
566, 686, 1025, 1026.
28, 90.
B o rg ia I s a b e lla 319.
B la n e h e fo rt, G uido d i 257.
B o rg ia J u a n (figlio d i u n fra te llo di
B occaccio Giov. A n d re a (vescovo di
A le ssa n d ro V I, vescovo d i M elfi, a r
M odena, in v ia to ) 246, 269, 274, 314,
civescovo d i V a len c ia , c a rd in a le )
332, 350, 35S, 398, 1018, 1023.
366, 429, 430, 509, 1032, 1033.
B occaccio Giov. (n o v e lliere ) 28, 100.
B o rg ia J u a n (figlio d u n a so re lla d i
104, 139.
A le ssa n d ro V I, arciv esco v o d i M on

In d ice d elle persone.


re a le , c a rd in a le ) 349, 350, 360, 371,
373, 375, 398, 519, 537, 571, 590,
1024, 1044. 1051.
B o rg ia J u a n (tglio d A le ssa n d ro V I,
d u c a d i G a n d ia) 319, 350, 863, 366,
367, 371, 425, 426. 427, 428, 429, J,30W h 450, 451, 509, 519, 568, 11035,
1036, 1037, 1045, 1050, 1051, 1073.
B o rg ia J u a n (figlio d A le ssa n d ro V I,
d u c a d i N e p i) 54S, 562.
B o rg ia J u a n (te rz o d u c a d i G an d ia)
364.
B o rg ia L odovico (figlio d u n a so re lla
d A le ssa n d ro V I, f r a te llo d i J u a n ,
a rciv esco v o d i V a le n c ia , c a rd in a le )
523, 537, 615, 688, 689. 690.
B o rg ia L u c re z ia (figlia d i A lessan
d ro V I) 74. 318. 320, 50-353, 360,
367, 434, 439. 445, 451. 452, 507, 516,
518, 522, 523, 546, 549-558, 592, 612615. 620. 629, 692, 845, 1044, 1045,
1050, 1057, 1058. 1059, 1060, 1061,
1062, 1063, 1065. 1068, 1077.
B o rg ia. P e d ro L u is (figlio d A le ssa n
d ro V I, d u c a di G a n d ia ) 320, 613.
B o rg ia R o d rig o (c a rd in a le , p a p a A les
s a n d ro V I) 109. 125. 202. 204-207,
216. 226, 269. 273, 317-322, 333-336,
338. 340, 341. 342. 344. 345, 346, 347,
556. 611. 612, 662, 916, 1014. 1018.
B o rg ia R o d rig o (figlio di L u c re z ia ), r .
R o d rig o d i B isceglie.
B o rsia n o L u c a (vescovo d i F olig n o )
270.
B osco, M aso d e l ( a r t i s t a ) 953.
B osso M a tte o (u m a n is ta ) 85, 259, 289.
B o tta L e o n a rd o (in v ia to ) 98-99.
B o ttic e lli S a n d ro ( p itto re ) 167, 168,
174, 175, 187.
B o ttu n i T ro ia n o (o ra to re ) 230.
B o u c h er T o m m a so (c a rd in a le ) 312.
B oulow , N iccol di L u b ec ca 850.
B ourbom nais (d u c a d i) 376, 401, 404.
B o u rd e illes, E lia de (c a rd in a le ) 69.
B oyl B e rn a rd o (b e n e d e ttin o ) 371. 605.
B ra c c e si A le ssa n d ro 465.
B ra c c i A le ssa n d ro (in v ia to ) 436.
B r a m a n te D o n a to 61, 636, 637, 671, 767,
867, 868. 883, 8S6-892. 894, 896. 898900. 903-906. 910, 912, 913, 916, 917,
919-921, 926-92S. 958, 1121. 1122.
B ra m a n tin o , v. S u a rd i.
B ra n c a , S e b a stia n o d e (c ro n is ta ) 845.
B ra n d o lin i L ip p i A u re lio ( p re d ic a to

1129

re ) 148, 284, 522. 524, 230, COS.


COi).
Bramdolinii L ip p i R a ffa e llo ( f r a te llo
dii A u re lio , predicatore) 538, 549, 609.
B r a n t S e b a s tia n o 409, 420, 588.
B ra n t m e 397.
B regno A n d re a ( a r tis ta ) 177, 616, 653.
653.
B resse, M. d e (in v ia to ) 411.
B ri o n n e t (c a rd in a le ) 371, 399, 402,
416, 537, 592, 635, 726, 757, 760, 762,
777, 795, 804, 805.
B ri o n n e t G uglielm o (vescovo di L od r) 728, 1053, 1086.
B rig id a (s a n ta ) 297.
B ro c a rd o A n to n io 132.
B rocco G iov. B a tt. (in v ia to ) 409.
B rognolo F lo ra m o n te (in v ia to ) 270,
272, 273, 335, 341, 342, 356, 365, 403,
404, 406, 412, 664, 667, 672, 703. SS1,
1025. 1031, 1032, 1101.
B rognolo G iorgio (in v ia to ) 383, 3S9,
391, 393, 398, 412, 1029, 1030-1032.
B ru n e lle seo ( a rc h ite tto ) 44, 52, 58. 59.
B ru n e tti G io v a n n i 486.
B r u n i E n ric o (arc iv esco v o d i T a r a n to ,
te s o rie re pontificio) S96, 900.
B ru n i L e o n a rd o (u m a n is ta ) 114, 172.
B ru n o L odovico (vescovo d i A cqui, i n
viato ) 31, 879, 1095, 1098.
B u c c ia rd o N iccol 1015.
B u g g ia n o ( a r t i s t a ) 59.
B u o n a cc o rsi F., v. C allim aco.
B u o n a fe d e N iccol (vescovo d i C h iu si)
1104.
B u o n a rro to (fr a te llo d i M ichelangelo)
930.
B uonfgli B e n e d e tto ( p itto re ) 34.
B u o n g io v an n i B e rn a rd o (vescovo, p r o
tom edico p o ntificio) 586.
B u rc ai'd o Giov., m a e s tro d elle c e rim o
n ie 108, 204, 207, 208, 212, 213, 215,
240, 250, 285, 2S6, 297, 312, 330, 33S,
345, 361, 366, 367, 371. 372, 376, 377.
392, 432, 452, 549, 550, 551, 559, 572,
576, 588, 590, 608-610, 660, 672, 879.
S94.
B u rg o , A. d i (in v ia to ) 882, 886.
B u rig o zzo (c ro n is ta ) 195.
B u rla m a c c lii (c ro n is ta ) 159. 473, 492.
B u s ti A gostino (sc u lto re ) 815.
B u ti L u c re z ia 169.
B u tz e r M a r tin o 57.
B u z z a c a rin G ian F ra n c e sc o (c ro n is ta )
743.

1130

In d ice d e lle persone.


C

C a d o t (C a d r a tu s ) P ie tr o 213.
C aft'arelii, P ro s p e ro d e (a v v o c a to con
c is to ria le ) 1122.
l'a g n o lo , N iccol, d i P a r m a 351, 552.
C a e ta n o (c a rd in a le ), v. T o m m a so d e
Vio.
C a ie ta n i F ra n c e sc o (vescovo di Squillace) 68.
C a la f a ta E u s to c h ia (c la ris s a , b e a ta )
71.
C a la n d r in i F ilip p o (c a rd in a le ) 210.
C a lc a n e o N iccol (te s o rie re d e lla M a r
ea d A n co n a) 680.
C a lc h u s B a rto l. (s e g re ta rio d e g li S fo r
za) 311, 1021.
C a lc o n d ila D e m e trio ( le tte r a to ) 213.
C aleftini (c ro n is ta ) 201, 393.
C a lis to I I I (p a p a ) 54. 69, 204, 255, 317,
338, 344. 349, 350, 540.
C a llim a c o (F . B u o n a c c o rsi, in v ia to )
260, 264, 312.
C a llio , P ie tr o P a o lo de (c o m m issa rio
d e l p a p a ) 1091, 1092.
C a lm e la V. (in v ia to ) 523.
C alv in o 474.
C a m b i S e r (n o v e lliere ) 100, 492, 575.
C a m m e lli A n to n io (p o e ta ) 415.
C am peggio (n u n z io ) 835.
C am p o freg o so , L odovico de (in v ia to )
S II.

C a m p o sam p iero , L odovico d a (in v ia to )


731, 736, 750.
C a n a c c i G io v a n n i 486.
C a n a le C a rlo 318, 435.
C a n a le , M a ttia d e l (in v ia to ) 512.
C a n d id o P . 145.
C a n ta lic io G io v a n n i (u m a n is ta , vesco
vo d i P e n n e e A tri) 614.
C a n tz le r L e o n a rd o (c h ie ric o ) 568.
C a o u rs in G uglielm o 213, 249, 259.
C a p ello P a o lo (in v ia to ) 351, 412, 524,
525, 568, 665, 788.
C a p ilu p i 375.
C a p is tra n o
G io v a n n i
(fra n c e sc a n o ,
sa n to ) 70, 14S.
C a p o d ife rro , E v a n g e lis ta M a d d a le n o
d e (p o e ta ) 579, S45. S76, 911.
C a p o d ife rro L e lio 970.
C a p o g ra s s o B a r n a b a (d o m en ica n o , in
q u is ito re ) Sai.
C a p ra n ic a A ngelo (c a rd in a le ) 69.
C a p ra n ic a D om en ico ( f r a te llo d i A n
gelo, c a rd in a le ) 69.
C a p r a n ic a P a o lo 172.

C a p rin a , M eo d e l ( a r t i s t a ) 60.
C a ra d o sso (orefice) 323, 340, 342, 663,
678, 895, 1003.
C a r a t a A le ssa n d ro (arciv esco v o d i N a
poli) 68, 371.
C a r a f a G io v a n n i A n to n io (c o n te d i
M o ntorio) 218.
C a r a f a G io v a n n i P ie tro (figlio di G io
v a n n i A ntonio, vescovo d i lObieti,
p a p a P a o lo IV ) 68.
C a r a t a O liv ie ro ( c a rd in a le d i N apoli)
68, 219, 281, 331, 333, 334, 366, 368,
398, 435, 445, 446, 447, 459, 464, 467,
468, 469, 536, 558, 629, 641, 642, 644,
645, 647, 674, 704, 760, 873, 913, 1017,
1024. 1033, 1035.
C a rd o n a Giov. (in v ia to ) 505.
C a ris s im i (in v ia to ) 445, 599.
C arlo di B re sc ia 854.
C a rlo I d'A n g i (figlio di L u ig i V i l i
d i F r a n c ia , r e d i N a p o li) 403.
C a rlo V (im p e ra to re ) 298, 797, 830.
C a rlo V i l i ( r e d i F r a n c ia ) 4, 8, 111,
161, 162, 182, 184, 185, 224, 225, 239,
240, 246, 254-257, 261. 266, 294, 295.
332, 364, 365, 371, 372, 374, 375, 376,
37S, 379, 380-394, 395, 396, 399, 400,
401-406, 408, 416, 421-424, 454, 455,
463, 483, 504, 505, 506, 555, 617, 623,
632, 779, 884, 102S, 1040, 1050, 1051,
1052, 1075, 10S1, 1084, 1087.
C arlo di B o u rb o n (c a rd in a le ) 312.
C a rlo (d u c a d i Savoia) 808, 852.
C a rlo tta (fig lia d i F e d e rig o di N ap o li)
503.
C a rp a c c io (p itto re ) 33, 339.
C a rp i, d a r. P io.
C a rre tto , C a rlo D om enico d el, m a r
ch ese di F in a le (c a rd in a le ) 673, 699,
1072.
C a rr ie ri M a tte o (do m en ican o , b eato )
71.
<'a rte ro m a c o S cipione ( le tte ra to ) 520,
611, 878.
C a rv a ja l, B e rn a rd in o L opez d e ( c a r
d in a le d i iS. C roce) 224, 330, 339, 346,
365, 411, 423, 512, 537, 601, 616, 645,
649, 661, 689-691, 698, 728-731, 762,
777, 785, 790, 795, 797, 799, 802-807,
S10, S96, 1033, 1051, 1064, 1092, 1120.
C a rv a ja l, G io v a n n i de (c a rd in a le ) 69.
C a sa le B a tt i s t a (sc o laro ) 610.
C a sa n o v a Ia c o p o (c a rd in a le ) 569.
C a sa n o v a M a rc a n to n io (u m a n is ta ) 869.
C a sa s, B a rto lo m e o d e la s (d om enicano)
604.

In d ice d e lle persone.


C a sim iro ( r e d i P o lo n ia) 295, 312.
C a ssin i B ey (in v ia to ) 377.
C a u te la r G io v a n n i (c a rd in a le ) 569.
C a s te lla n i C a ste lla n o (p ro fe sso re e
p o eta) 41.
C a ste lla n o P ie ro zz o (p o e ta ) 44.
C a ste lle s i, A d ria n o d a /C orneto ( c a r d i
n a le ) 120, 121, 223, 261, 503, 569,
572, 575, 576, 612, 638, 707, 716, 718,
777, 786, 797, 876, 1117, 1119, 1120.
C a stig lio n e B a ld a s s a r r e ( le tte r a to e
d ip lo m a tic o ) 28, 97, 104, 812, 875, 876,
911, 966.
C a s tro c a ro , S te fa n o d e (in v ia to ) 235.
C a s tro , D iego G u illen de (p o e ta ) 602.
C a s tro , G io v a n n i de (vescovo d i G irg e n ti, c a rd in a le ) 429, 537, 614, 645,
(H9, 914, 1034.
C a ta n e i T o m m a so (vescovo d i C ervia)
217.
C a ta n e is , V a n o zza de 109, 818, 322,
366, 430, 435, 662, 1050, 1087, 1088.
< 'a ta n e i, A lb e rto de (le g a to ) 399.
< a ta n e i Giov. L u cid o (in v ia to ) 240,
242, 258, 259, 261, 269, 271, 312, 314,
345, 366, 506, 515, 523, 524, 525, 527529, 550, 560, 567, 569, 571, 575, 588,
658, 670. 689, 690, 691, 098, 1044,
1046, 1047, 1049, 1050.
C a te r in a d a P a lla n z a ( b e a ta ) 71.
C a te r in a d a B o lo g n a (c la ris s a , s a n ta )
70.
C a te rin a d e R icc i (s a n ta ) 500.
C a te rin a d a S ie n a ( s a n ta ) 49, 73, 297,
352, 587.
C a te rin a (fig lia d i s a n t a B rig id a ) 302.
C a v a lie ri (in v ia to ) 332.
C e la d e n u s (C e la d o n i) A lessio (vescovo
d i G a llip o li) 339, 575, 577, 647, 847.
C e n te lle s G u g lielm o 587.
C en telles, G io v a n n i de 353.
C e n te lle s R a im o n d o (p ro to n o ta rio ) 505.
C e re d a n o P a c ifico (fra n c e sc a n o , b e a
to ) 71.
C e r r e ta n i B a rto l. (c ro n is ta ) 157, 159,
160, 162, 187, 192, 193, 196, 371, 416,
4CS, 484, 492, 494, 498, 805, 807. 816,
821. 1047.
C e s a rm i G iu lia n o (m a io r), (c a rd in a le )
09. 366.
C e s a rin i G iu lia n o (c a rd in a le ) 69, 365,
397, 411, 413, 415, 437, 618, 643, 649,
892, 1035.
C esi (c a rd in a le ) 814.
C h a d e l G io v a n n i (c u sto d e d e lla V a ti
c a n a ) 881.

1131

C h a lla n d R o b e rto (vescovo d i R en n es,


c a rd in a le ) 213, 673. 706, 754, 1102.
C h a tillo n (g e n e ra le ) 805.
C h a u m o n t (g e n e ra le ) 763, 765, 773.
c h ie re g a to L io n e llo (vescovo d i T ra fi)
252, 253, 254, 392. 422, 423, 490, 598,
1085, 1086.
C h e ru b in o F r a 76.
C higi A g o stin o (m e rc a n te ) 108, 912,
916, 917.
C ibo A ra n o (p a d re d i G io v an n i B a ts tis ta ) 209.
(libo B a ttis tin a , v. U so d im a re.
Cibo F ra n c e s c h e tto (figlio di G io v a n
n i B a ttis ta , sig n o re d A n g u illa ra e
C e rv e te ri) 95, 208, 229, 1233, 237, 243,
257, 258, 273, 282, 309, 311, 357.
Cibo G io v a n n i B a tt i s t a (c a rd in a le , I n
nocenzo V i l i ) 203, 206, 207, 208,
209, 210, 211, 216, 394, 537.
C ibo L o ren z o (figlio d i M a u rizio , c a r
d in a le lien ev en tan o ) 274, 277, 281,
309, 636, 915, 1018, 1019, 1024, 1033.
Cibo M a u riz io (fra te llo d i G io v a n n i
B a ttis ta ) 237, 812.
Cibo N iccol (a rc iv e sc o v o d i A rles)
270.
Cibo T e o d o rin a (figlia d i G io v a n n i
B a ttis ta ) 209, 234, 245.
Ciocchi, A n to n io d e l M onte S a n sa v in o
(arc iv esco v o d i S ip o n to [M a n fre d o
n ia ] , c a rd in a le ) 770.
C iu ffag n i (sc u lto re ) 59.
O iv ita li (sc u lto re ) 60, 61, 62, 78.
C lau d io M ichiel (vescovo d i M onopoli)
626.
C laudio (p itto re su v e tro ) 752.
C lem ente IV (p a p a ) 379, 999.
C lem ente V II (p a p a) 620, 849.
('le rm o n t, F ra n o is G u illa u m e de ( a r
civescovo d i A u d i, c a rd in a le ) 671,
684, 710, 759, 763.
C occini (sto rico ) 772, 814.
C ola d i R ien z o 83.
O oleta (s a n ta ) 70.
C olla G io v a n n i (s e g re ta rio im p e ria le )
799.
C ollenuccio P a n d o lfo (in v ia to ) 369,
388, 445, 451.
C olloredo, A sq u in io d e 568.
Oolocci A ngelo (p o e ta ) 875, 910.
C olom ba d a R ie ti (b e a ta ) 49, 71.
Colom bo C risto fo ro 275, 514, 602, 604,
005.
Colom bo D iego (figlio d i C risto fo ro )
514, 605.

113:2

In d ice d e lle p ersone.

C olonna F a b riz io (g ra n c o n n e sta b ile


C oricio G iano (s e g re ta rio d e i m em o
d i N a p o li) 202, 331, 032, 373, 375,
r ia li) 875, 914.
306, 433, 683, 815, 1029, 1030.
C o rn a ro M arco (c a rd in a le ) 144, 526,
C olonna F ra n c e sc o (sig n o re di P a l e
537, 644, 695, 740, 769, 770, 834.
s t i n a ) 113.
C orniole, G io v an n i d a lle ( a r tis ta ) 157,
C olonna G io v a n n i (c ugino d i .F a b ri
174.
zio, c a r d in a le ) 202, 203, 206, 232,
C o rreg g io (p itto re ) 169, 170.
335. 362, 370, 396, 398, 422, 431, 516,
C orsi P ie tr o (u m a n is ta ) 878, 881.
537, 644, 646, 649, 792, 1018, 1019,
C o rte L an c in o (u m a n is ta ) 869.
1025,
1032.
C o rtese P a o lo (s e g re ta rio p a p a le ) 120,
877.
C olonna M a rc a n to n io (n ip o te d i G io
C o rtesi A le ssa n d ro 290. 1015.
v an n i) 803, 804.
C orvino M a ttia (re d U n g h e ria ) 220,
C olonna P om peo (n ip o te di G iovanni,
226, 236, 238, 248, 255, 256, 265. 293,
vescovo d i R ie ti, a b a te d i G r o tta f e r
294.
r a t a e S u b ia co , c a rd in a le ) 792, 793.
Cosim o, P ie ro d i (p itto re ) 5, 170.
C olonna P ro s p e ro ( f r a te llo d i G io v a n
C osm ico N iccol L elio (ipoeta) 111, 114.
ni, c o n d o ttie ro ) 202, 331. 332, 375,
C osta, G iorgio d a (c a rd in a le d i L i
390, 396, 430, 1029, 1065.
sb o n a o d i P o rto g a llo ) 204, 205, 206,
C olonna V itto r ia (figlia di F a b riz io )
219, 270, 331, 332, 333, 337, 368, 383,
29.
435, 447, 512, 537, 644, 647, 661, 722,
C olonnino C risto fo ro (n o ta ro ) 20.
S36, 1018, 1019, 1024, 1027, 1034,
C o m ita to C o sta n tin o v. A re n iti.
1071.
C om m ines, F il. de (sto ric o ) 97, 384,
C o sta b ili, B e ltra n d o d e (in v ia to ) 197,
399, 400, 408.
322, 451, 570, 573, 575, 647, 649, 650,
C onchilles G iacom o (in v ia to ) 771.
656-658, 660-662, 671. 673, 683, 686,
C ondivi (s to ric o d e lla rte ) S85, 918.
689, 692, 700, 722, 726, 738, 8S6. 896,
C o n er A n d re a 618.
1048, 1090, 1091, 1109, 1111, 1113.
C o rra d in o (do m en ican o , b e ato ) 70.
C rasso L o ren z o (u m a n is ta ) 878.
C o sta n tin o di M orea 550.
C redi, L o ren zo d i (p itto re ) 174.
C o sta n tin o (p rin c ip e d i G eorgia) 581.
C risto fa n o d i C a s tra n o (d e tto M a g riC o n ta rm i A n to n io ( p a tr ia r c a d i V e
no) 260.
n e zia) 112.
C o n ta rin i G a sp a ro ( u m a n is ta e uom o j C risto fo ro d a C a rav a g g io 919.
C risto fo ro R o m an o (sc u lto re ) 209, 282,
. d S ta to ) 133.
613, 913.
C o n ta rin i G iorgio (in v ia to ) 337.
C risto fo ro d a M ilano (d om enicano) 71.
C o n ta rin i Z a c c a ria (in v ia to ) 379.
C risto fo ro d i S e h ro ffen ste in (vescovo
C o n te lo riu s 722, 915, 1017.
di B re ssa n o n e ) 839.
C onti G iacom o 203, 205.
C risto fo ro (vescovo d i B a sile a ) S62.
C onti, G iov. d e (c a rd in a le ) 205. 336.
Croce, G iorgio de, d a M ilan o 318.
368, 1018, 1024.
C ro n a ca ( a rc h ite tto ) 174.
C o n ti Ia c o p o (c a ste lla n o p a p a le ) 852.
C ubello F . (in v ia to ) 711, 712.
C onti, iSigism ondo d e (sto ric o , se g re
C u p o tin u s de N o rs ia 1107.
ta r io p a p a le ) 22, 203. 210. 215. 221.
C u rte . F. de (in v ia to ) 392.
222. 223. 227 228. 229 244 245 257
C usano, r. N iccol dii C usa.
260, 264, 265, 266. 267, 26S. 270, 272.
273. 277, 2S7, 293. 295, 310. 311, 332.
D
336, 338, 354, 366, 375, 400, 404, 405.
407, 426. 427. 492. 508, 524. 548, 561. ; D a lb erg , G io v a n n i di (vescovo d i
563. 571, 578, 590. 593. 652. 672. SS,
W orm s) 213.
701, 704, 707, 713, 715, 71S, 726. 729.
D a m ia ta (m a d a m a ) 454.
741. 743, 749, 795, S72-873, 874, 894D a n d o lo Ia c o p o 734.
897. 1031.
D a n g e s t C a rlo 1085.
C o n tu g h i, C e sa rio de (p re d ic a to re )
D a n ie llo d a V enezia (cam ald o lese) 70.
14S.
D a n te 50, 82, 104, 117, 883, 960, 961,
C opernico N iccol 584.
962, 963. 970, 971, 974, 980, 981. 993.
D a t i A g o stin o (pedagogo) 26.
C opis d i M e c k au , v. M elchiorre.

In d ice d e lle persone.


D a ti A n to n io (p e n ite n z ie re , p o e ta ) 46.
D a ti G iu lia n o ,(p o e ta ) 44.
D a tin i F ra n c e s c o (m e rc a n te ) 12.
D a u n -O b e rste in F ilip p o (c o n te di) 86.
D ee io F ilip p o (g iu ris ta ) 803, 810.
D elfino P ie tr o (g e n e ra le d e i C a m a ld o
lesi) 314, 342. 418, 420, 445, 654.
D e l M onte c a rd ., v. C iocchi.
D e lic ad o F ra n c is c o 107.
D e m e trio d a L u c c a (c u sto d e d e lla V a
tic a n a ) 288, 881.
D e p r s J o s q u in (m usico) 283.
D e v a ris M a tte o (p o e ta ) 877.
D oza, D iego d i 605.
D iogene L a e rz io DOS.
D je m (p rin c ip e ) 23S, 240, 248, 255-267,
209, 270, 271, 376, 377, 378, 384, 386,
388, 391. 394, 399, (127.
D olfi F lo ria n i, il v e cc h io (g iu ris ta ) 98,
562, 849, 877.
D o m en ica di TTrbino (fra n c e s c a n a , b e a
ta ) 71.
D o m e n ic h i, D om enico d e ' (vescovo,
u m a n is ta ) 125, 143.
D o m enico d a A rig n a n o 318.
D om enico B u o n v icin i d a P e sc ia, F r a
(d o m en ica n o ) 157, 464, 487, 488,
489, 490, 491, 494, 495, 497.
D om enico d a V ite rb o ( fa ls a rio ) 308.
D om enico d i P a o lo (a rc h ite tto ) 173.
D om enico (sa n to ) 46, 48.
D o m in ic i G io v a n n i (c a rd in a le , b eato )
12, 23, 26. 41, 95, 148.
D o n a te llo ( a r t i s t a ) 34, 58, 59, 60, 76,
168, 171, 965.
D o n a to G iro lam o (in v ia to ) 117, 336,
653, 746, 753, 912.
D o n a to (Niccol ( p a tr i a r c a d A quile ia ) 293.
D o r ia A n d re a (a m m ira g lio ) 564.
D o ria L a z z a ro (in v ia to ) 208, 211, 221.
D o ro te a d i M o n ta u (b e a ta ) 297.
D ossi, M a ria n o d e i (m ed ico pontificio)
718.
D u ccio d i B u o n in se g n a (p itto re ) 72.
D ug lio li E le n a d a llOlio (b e a ta ) 71.
D r e r A lb e rto 674, 908.

E
E b e r V a len tin o 308.
E b e ra rd o (vescovo d i L ie g i) 110,
E c k G io v a n n i 56.
E g id io d a V ite rb o (g e n e ra le d e g li
s tin ia n i) 109, 146, 14S, 149, 152,
210, 234, 467, 5S1, 611, 641, 053,

S79.
ago
153,
711,

1133

735, 736, 759, 766, 819, 836, 854, 861,


S62, 863, 869, 875, 887, 899, 916, 1102,

1121

E1 P r e te d a C o rreg g io (in v ia to ) 552.


E m a n u e le (re d e l P o rto g a llo ) 534. 601,
794, 850, 853.
E n c in a , J u a n d e la (p o e ta ) 615.
E n ric o IV ( r e d i F ra n c ia ) 298.
E n ric o V I ( r e d In g h ilte r ra ) 586, 855.
E n ric o V II ( r e d I n g h ilte r ra ) 251, 354,
535, 541, 612, 864, 1103.
E n ric o V i l i (re d In g h ilte r ra ) 755,
784, 794, 813, 804.
E n riq u e z D o n n a M a ria (c u g in a d i F e r
d in a n d o i l c a tto lic o , m oglie d i J u a n
B o rg ia d u c a d i G a n d ia) 319, 363,
304, 443, 614.
E p ic u ro M a rc a n to n io 116.
E q u ico la M a rio 830.
E ra s m o 116, 145, 718, 846, 876, 879, 880,
918.
E rc o la n o d a P la g a r io (fra n c e sc a n o ,
b eato ) 70.
E rm a n n o (arc iv esco v o d i C olonia) 423.
E ro li B e r n a rd o (c a rd in a le ) 69.
E sp in a y , A n d re a d (c a rd in a le ) 256,
312.
E ste, A lfo n so I d (figlio d rc o le I,
d u c a d i F e r r a r a ) 102, 592, 716, 721,
738, 758, 763, 766, 769, 807, 814, 817,
830, 835, 932, 937, 1109, 1110, 1113,
1114.
E ste, E le o n o ra d (fig lia d i F e rra n te ),
m oglie d i E rco le I ( v . A ra g o n a,
E le o n o ra d .
E ste , E rc o le I d (d u c a d i F e r r a r a )
92, 102, 189, 213, 250, 271, 346, 382,
549, 551, 592, 1017, 1023, 1048, 1090.
E ste , E rc o le I I d (figlio d i A lfonso)
103.
E ste , F e r r a n te d (figlio d i E rc o le I)
083.
E ste , G iu lio d (figlio (dErooile I) 144.
E ste, Ip p o lito d (figlio d i .E rcole I,
c a rd in a le ) 96, 144, 294, 313, 366, 368,
445, 537, 543, 551, 644, 649, 726, 766,
777, 788, 807, 830, 831, 1116.
E ste , Is a b e lla d (figlia d i E rc o le I,
m oglie d i F ra n c e sc o G o n z ag a ) 97,
102, 124, 128, 272, 353, 442, 552, 562,
564, 571, 587, 595, 702, 772, 776, 793,
831, 803, 1045. .1101, 1121.
E sto u te v ille (c a rd in a le ) 316, 636.
E tto re de F o rliv io (c o n d o ttie re ) 220.
E u g en io IV (p a p a ) 19, 38, 49, 53, 69,
77, 338, 588.

1134

In d ice d elle persone

E u s ta c h io ( a r t i s t a ) 173.
E v erso , c o n te degli A n g u illa ia 53.
E y ck , f r a t e ll i v a n ( a r t i s t i ) 963.

F e r r a n t i n i B a rto lo m e o (m ag g io rd o m o
del p a p a ) 898.
F e r r a n tin o (figlio d A lfonso I I d i N aIK>li. d u c a d i C a la b ria , F e r r a n t e I I )
245. 240, 322, 378, 404, 405, 415, 422,
r
426.
F e r r a r i G ia m b a ttis ta (c a rd in a le ) 526,
537, 549, 568, 615.
F a b e r F e lic e (d o m en ican o ) 147.
F e r r a t a F ra n c e sc o 752.
F a b i P ie tr o 172.
P e r r e r i A n to n io (vescovo d i G ubbio,
F a b ria n o , L odovico d e (in v ia to ) 742,
c a rd in a le ) 673, 709, 1712, 721, 735,
1115.
736, 1039, 1044, 1109.
F a c io M. 1029.
F e r r e r i G io v a n n i (a rc iv esco v o d i A rF a r n e s e A le ssa n d ro ( c a rd in a le , p a p a
les, n u nzio) 529.
P a o lo I I I ) 366, 367, 425, 537, 591,
F e r r e r i P ie tr o (c a ste lla n o d e l p a p a )
649, 822, 896, 962, 1034, 1059, 1064,
1109.
1071, 1079. 1089, 1105, 1106.
F e r r e r i Z a c c a ria (a b a te ) 801, 808, S<>4.
F a rn e s e G iro la m a 389.
800, 808, S II.
F a rn e s e G iu lia (s o re lla d 'A le ssa n d ro )
F e r r o A n to n io (in v ia to ) 19.
361, 367, 3S7, 389, 580, 629, 631, 703,
F e rr u c c i (sc u lto re ) 01, 174.
1050, 1051, 1056, 1057, 1059, 1060.
j F ia m m e tta (a m a n te d i C e sa re B o rg ia )
1064, 1068, 1076, 1078.
109.
F a rn e s e R a n u c c io (c a rd in a le , n ip o te
F ia n d in i A m brogio (a g o stin ia n o ) 133.
d i A le ssa n d ro ) 877.
F ic in o (M arsilio (u m a n is ta , filosofo)
F a s a n in i F ilip p o ( le tte r a to ) 877.
98, 125, 129-131, 943, 970.
F a ttu c c i G io v a n n i F ra n c e s c o 929, 932.
F ie r a B a rto lo m eo , d a M an to v a 133.
F e d e le C a s s a n d ra 29.
F ie sc h i L o ren z o (le g a to ) 730.
F e d e ric o I I I (im p e ra to re ) 95, 224, 241.
F ie sc h i, N iccol d e (c o n te d i L a v a
248, 250, 252, 254, 262, 265, 296, 312,
gna. c a rd in a le ) 500, 677, 681.
345, 731.
F ie sc h i O b b ie tto (p ro to n o ta rio ) 212.
F e d e rig o C a sim iro (a rc iv esco v o d i C r a
F ila r e te A n to n io ( a rc h ite tto ) 53, 171.
covia , c a rd in a le ) 305.
F ilip e p i S im one (c ro n is ta ) 157, 162,
F e d e rig o I I (im p e ra to re ) 123.
177. 494, 566, 509.
F e d e rig o d A ra g o n a (Aglio di F e r r a n
F ilip p o , c o n te p a la tin o d e l R en o 212.
te I. p rin c ip e d A lta m u ra , r e d i N a
poli) 330, 303, 378, 382, 430, 450, 507, j F ilip p o d A q u ila (fra n c e sc a n o , sa n to )
70.
509, 517, 529, 547.
F ilip p o di L u sse m b u rg o (c a rd in a le )
F e lin o , v. S andeo.
406, 537, 777, 786, 805, 1051. 1052.
F e rd in a n d o il C a tto lic o ( r e d i S p a
F ilip p o il bello (figlio d i M assim i
g na) 213, 220, 224, 227, 230, 231, 246,
lia n o I. d u c a d i B orgogna, re d i C a268, 269, 296, 303, 319, 320, 346, 355,
stig lia ) 380, 585, 714.
361, 365, 371, 404, 409, 425, 437, 443,
F ilo n a rd i E n n io (n u n zio ) S24.
511. 520, 529, 530, 531, 534, 578, 599,
F in e , C ornelio d e ( s tu d e n te n e e rla n 601. 604, 6SS, 643, 645, 604, 669, 670,
dese, c ro n is ta , figlio di G io v an n i)
679. 091. 700, 725, 728, 748, 755, 771.
7S6. 814. S16, S43, 845, 870, SS9, 916,
781, 794. SOI, 813, 832, 837, 842, S49,
919, 1122.
852. 1010. 1105, 1100. 1107. 1117.
F e rd in a n d o (p rin c ip e d i C apila, figlio ; F in e , G io v a n n i d e 1122.
F la m in io G io v a n n i A nto n io (u m a n i
d i A lfo n so I I ) , v. F e rr a n tin o .
s ta ) 2S8, 324, 415, 611, 750, 839, 876.
F e r r e t t i G a b rie le 70.
F lo re z, A n to n io (n u n zio ) 251, 252, 256.
F e r p a n d e s V asco 213.
F lo r id u s B. (s e g re ta rio p a p a le ) 436.
F e m o M ichele (u m a n is ta ) 60S.
F o ix . G a sto n d e (g e n e ra le , n ip o te d i
F e r r a n t e (re d i N a p o li) 4, 88, 96, 97,
L u ig i X II ) 812, 813. 815, 824.
206, 215, 217-221, 224, 226-229, 231,
F o ix , O d et de S06.
233, 236-247, 250, 257, 268, 287, 297,
F o le n g h in o (in v ia to ) 818. 865.
312, 322, 331, 344, 346, 357-360, 362,
F o lia riis , G iovan P ie tro d e 1005.
364, 365, 367, 369, 411, 429.

In d ice d e lle persone.

1135

F o n tiu s R a rth . (u m a n is ta ) 289.


G
F o p p a B. (p itto re ) 6.
F o r e s ta B a rto lo m e o (fra n c e sc a n o , 1ten
G a b b io n eta, A le ssa n d ro di 844.
to) 71.
G a b riele d a B a r le tta (p re d ic a to re ) 89,
F o s c a ri F ra n c e sc o (in v ia to ) 837.
110, 126, 148.
F o s c a ri P ie tr o (c a rd in a le ) 312.
G a b rielli, G a b riello d e , d a (Fano (v e
F o sc h i T o m m a so (in v ia to ) (561.
scovo d i U rbino, c a rd in a le ) 672, 874.
F o u rn iv a l, R ic c a rd o di (e ru d ito ) 988.
G a ce t F ra n c e sc o (c anonico) 1055, 105.
F ra n c e s c a d i M a n to v a (s e rv ita , b e a
1060, 1061, 1062, 1075, 1077, 107s.
ta ) 71.
1079.
F ra n c e sc a , P ie ro d e lla (o d i F ra n c e
G adio S ta z io (in v ia to ) 842, 843, 844.
schi, p itto r e ) 34, 957.
j
G a lassio F r a (fra n c e sc a n o ) 565.
F ra n c e s c a R o m an a (s a n ta ) f>0, 70, 580. j G a la te o A ntonio (u m a n is ta ) 115, 116.
F ra n c e sc o d a B re v io (vescovo d i Ce117, 581. 877, 1003.
n e d a) 607.
Gal len i ni C ecilia 98.
F ra n c e sc o d a C a ld a ro la (fra n c e sc a n o ,
G a lle tti A n d re a (sc u lto re ) 915, 1101.
b eato ) 71.
G allo Ia co p o (u m a n is ta ) 874.
F ra n c e sc o d a M eleto (p re te so p ro fe ta )
G a m b a c o rti C h ia ra (d o m en ica n a , b e a
193.
ta ) 70.
F ra n c e sc o d a M o n te p u lc ian o ( fr a n c e
G a m b a c o rti P ie tro (b e ato ) 70.
scano) 191, 192.
G a m b a ra V ero n ica (p o e te ssa) 30.
F ra n c e sc o d a M o n te p u lc ian o (sp eciale)
G am boa P ie tr o (vescovo di C a rin o la )
191, 192.
573.
F ra n c e sc o d A ssisi, 40, 47-49.
G a n a y d e (p re s id e n te d e l p a rla m e n to
F ra n c e sc o d i D om enico (sc u lto re ) 904.
p a rig in o ) 393, 402, 1036.
F ra n c e sc o d i L u sse m b u rg o (c a rd in a le )
G a ra G a b rie le 676.
411.
G a ra L u c re z ia 676.
F ra n c e sc o di P a o la (sa n to , fo n d a to re
G arbo, R a ffa e llin o d e l 50
d e i M inim i) 71. 81. 585, 004, 854,
G a rib i G iro lam o (b e ato ) 71.
855.
G a u rico L u c a (a stro n o m o ) 124, 872
F ra n c e sc o d i P u g lia (fra n c e sc a n o ) 488.
G a u rico P o m p o n io (u m a n is ta ) 869.
495.
G aza T eo d o ro (e ru d ito ) 878.
F ra n c e sc o M a ria (p r e f e tto d i R o m a)
G e ile r d i Iv a ise rsb e rg (p re d ic a to re )
718.
467, 589.
F ra n c e sc o I (re di F ra n c ia ) 666, 846.
G em m a di S u lm o n a (b e a ta ) 70.
F r a n c ia F ra n c e sc o ( p itto re ) 64, 72,
G em m ingen, TJriele d i (a rtv e s c . d i M a 283. 956.
gonza) 885.
F ra n c io tto G io v a n n i F ra n c e sc o (m a
G e n tile P ie tr o (in v ia to ) 689.
r ito d i L u c h in a R o v e re) 671.
G e ra ld in i A n to n io (p o e ta ) 213, 287.
F ra n c o Niccoli vescovo d i T re v iso (le
G e rem ia P ie tr o (dom enicano, b e a to )
g ato) 233. 239. 243. 263. 1016.
70.
F re d d i, F e d e rig o d e (figlio d i F e lic e )
G h e ra rd i, d a V o lte rra , Ia c o p o (se g re
910.
ta rio pontificio) 150, 155, 232, 237,
251, 287. 310. 314, 321, 338, 653.
F re d d i, F e lic e d e (romano) 910.
G h e ra rd o M affeo ( p a tr ia r c a d i V ene
F re g o so F e d e rig o (arciv esco v o di S a
zia, c a rd in a le ) 312, 330, 336, 345,
lern o ) 870.
F re g o so G io v a n n i (doge d i G enova)
1020 . 1022 .
G h ib e rti L o ren z o ( a r t i s t a ) 34, 58, 59,
826.
964.
F re g o so P a o lo (c a rd in a le ) 332, 335,
G h ib e rti V itto rio ( a r tis ta ) 59.
349, 368. 375, 412, 1018.
G bin u cciis, A ndreuccio d e 213.
F u c h sm a g e n G io v a n n i (u m a n is ta ) 288.
G h ira rd a c c i (c ro n is ta ) 228, 384, 718.
F u g g e r E n ric o (b a n c h ie re ) 674.
G h irla n d a io D om enico (p itto re ) 7 6 ,1 6 8 ,
803.
618, 036.
F u g g e r (fa m ig lia ) 675, 800, 803.
G hisi G. (in c iso re in ra m e ) 968.
F u le h e ri D a m ia n o (b e ato , dom en ican o )
G hiv izzan o (in v ia to ) 645, 646, 647, 648,
71.

113*'

In d ice d elle porsone.

049, 050, 051, 050, 057, 059, 000, 002,


G iro lam o d a iSiena (e re m ita , p re te so
88, 085, 087, 088, 1088, 1089, 1091.
p ro fe ta ) 194-195.
G iacom o (a rc iv esco v o d i G lasgow ) 850.
G irolaono (sa n to ) 79, 110.
G iacom o d a B e rg a m o (s c ritto r e ) 10.
G iu lia n o d a M a ia n o ( a r tis ta ) 00.
G iacom o d a V o lte rra (s e g re ta rio p o n
G iu lia n o d e .Mugia, F r a 1025.
tificio), v. G h e r a r d i.
G iu lia n o d i G io v a n n i ( a rc h ite tto ) 887.
G iacom o d i S a n G enesio (m edico) 271.
G iu lio I I (p a p a ) 38-40, 49, 09, 78, 81,
G iacom o ( in f a n te d i P o rto g a llo , c a r
85, 94, 103, 117, 125, 145, 152, 195,
d in a le ) 09.
196, 310, 337, 355, 369, 578, 594, 615,
G iacom o I I I (r e d i (Scozia) 297.
021, 632, 6J,1-1U09, 1091, 1092, 1093,
G iacom o (vescovo d i T o rto n a ) 206.
1094, 1095, 1090, 1097, 1098, 1099,
G iacom o N o ta r 574.
1100, 1101, 1102, 1103, 1104, 1105,
G iacom o, v. a n c h e Iacopo.
1106, 1107, 1108, 1110, 1111, 1112,
G am blico (filosofo) 127.
1113, 1114, 1120, 1121, 1122; v. R o
G ia n o tti D . ( le tte ra to ) 174.
vere, G iu lia n o della.
G, (m a re sc ia llo d e ) 393.
G iu lio I I I (p a p a ) 009, 877.
G igli, Io h . d e 251.
G iu lio R o m an o ( a r t i s t a ) 109, 997, 1005.
G iocondo d a V e ro n a , F r a (d o m en ica
G iuseppe l in d ia n o (p re te o rie n ta le )
no, a rc h ite tto ) 018, S77, 987.
588.
G io rd a n o G io v a n n i 056.
G iu s tin ia n i A ntonio (in v ia to ) 502, 564,
G io rg io d i IN egroponte 912.
569, 570, 571, 572, .574, 041, 044, 050,
G iorgio (d u c a d i S a sso n ia ) 580, 855.
063. 680, 094, 095, 696, 697, 698, 712.
G io rg io n e (p itto re ) 120, 350.
G iu s tin ia n i L o ren zo ( p a tr ia r c a d i Ve
G io tto ( a r t i s t a ) 50.
ne zia, sa n to ) 36, 41. 6S, 70, 76, 140.
G iovau F ra n c e sc o d i S u tr i 879.
G iu s tin ia n o (im p e ra to re ) 902.
G io v a n n a (la p a p e s sa ) 170.
G ondi G iu lia n o (fio ren tin o ) 480.
G io v a n n a (b a d e ssa ) 170.
G o n d u la N iccol (a b b a te ) 533.
G io v a n n i (a b a te d i W e ln g a rte n ) 309.
G o n salv o H e rn a n d e z d i C ordova (d u c a
G io v a n n i d a E m p o li (v ia g g ia to re ) 21.
d i T e rra n o v a , g e n e ra le ) 421, 428, 507,
G io v a n n i d a M o n te c a tin i (e re tic o ) 114.
539, 543, 507, 041, 89, 090, 691. 1037,
G io v an n i d a N ap o li (p re d ic a to re ) 148.
1094, 1107.
G io v a n n i d a P is to ia 932, 935.
G onzaga C a te rin a 1001.
G io v a n n i d a P r a t o (p re d ic a to re ) 148.
(o n z a g a C ecilia (so re lla d i L odovi
G io v a n n i d a iS c u ta ri 196.
t
co I I I d i M a n to v a, fra n c e sc a n a ) 29.
G io v a n n i d a U dine (p itto re ) 620.
G onzaga E le o n o ra (fig lia d i F r a n c e
G io v a n n i d i B a rto lo (sc u lto re ) 59.
sco, m o g lie d i F ra n c e sc o M a ria d e l
G io v a n n i di G u a d a lu p a (fra n c e sc a n o )
la R o v e re) 670, 874.
584, 854.
G o n zag a E lis a b e tta (so re lla d i F r a n
cesco, m oglie d i G u id o b a ld o d U rG io v a n n i G u a lb e rto di V a llo m b ro sa
(sa n to ) S54.
bino) 57S, 592.
G onzaga F e d e rig o 49, 571. 750, 911,
G o v a n n i I I (d u c a d i d e v e ) 282.
966. .
G io v a n n i I I (re d i P o rto g a llo ) 295.
G onzaga F ra n c e sc o (m a rc h e s e d i M an
G io v a n n i IX (a b b a te d i C iste a u x ) 297.
G io v a n n i X X II (p a p a ) 076.
to v a ) 49, 97, 103, 114, 258, 377, 413,
435, 534, 552, 570, 072, 707, 710, 711.
G io v a n n a d i C a s tig lia (figlia d i F e r d i
n a n d o i l c a tto lic o ) 825.
712, 717, 720, 730, 731, 736, 740, 747,
749. 760, 792, 808, S12, 814, 841, 849,
G io v a n n a d i V alois ( s a n ta ) 584.
919. 994, 101. 1025, 1029, 1030, 1031,
G io v a n n a (m oglie d i L u ig i X II ) 505 s.
1032. 1045, 1040, 1047, 1048, 1050,
G iovio P a o lo (vescovo, sto ric o ) 120,
10S8, 1089, 1102, 1104, 1105, 1109,
31S, 351, 355, 554, 574, 641, 644, 649, '
001, G04, 085, 094, 973, 9S7, 998, 1002.
1110, 1112, 1113, 1114, 1118, 1120.
G onzaga G io v a n n i ( f r a te llo d i F ra n c e
G ira ld i G iglio G re g o rio ( u m a n is ta )
104.
sco) 710, 722, 771.
G iro lam o , A m ideo, d a L u cca (s e rv ita )
G onzaga Is a b e lla (m oglie d i F ra n c e
133.
sco), v. E ste , Is a b e lla d .
G iro lam o d a B e rg a m o (e re m ita ) 190.
G onzaga S igism ondo (fra te llo d i F ra n -

In d ice d e lle persone.


fesco, c a rd in a le ) 144, (152, 657, 072,
(173, 722, 720, 728, 730, 731. 740, 748,
796, 802, 817, 843, 863, 953, 1109,
1110, 1112, 1113, 1118.
G onzaga Tolom eo S p a g n o li 883.
G o ritz G io v a n n i (p re la to ) 875, 914,
997, 1004.
G ozzadini G iovanni (g iu ris ta ) 870.
Gozzoli R enozzo (p itto re ) 6, 108.
G ra p a ld i F ra n c e sc o M a ria ( u m a n is ta ,
s e g r e ta rio d a m b a s c ia ta ) 877, 881.
G ra ss is , A c h ille de (c a rd in a le ) 770.
G ra ss is , P a r is de (m a e s tro d i c e r i
m onie) 68, 284. 611, 665, 667, 668,
070. 672, 673, 704, 707-711, 715, 720,
728, 736, 760. 771, 776, 786, 791, 819,
S22. 827, 839-844, 847, 848, 868, 880,
893, 894, 898, 903. 920, 937, 938, 957,
959, 989, 1000, 1022.
G ra z ia n o d a V illa n o v a (c a rm e lita n o )
250, 1083.
G r a tta r o li P a s in o (n o ta ro ) 20.
G ra v in a P ie tr o (u m a n is ta ) 608.
G ra v iu s Id z a rd u s H)2.
G reg o rio I (papa 70, 979. 981.
G reg o rio I I (p a p a ) 981.
G reg o rio IX (p a p a ) 671.
G reg o rio X I I I (p a p a ) 973.
G reg o rio X V I (p a iw ) 624.
G re g o rio T lf e r n a te 124.
G re se m u n d (u m a n is ta ) 559.
Griffi P ie tr o (vescovo d i F o rli) 68.
G riffoni N iccol M a ria ( a rc h ite tto ) 919.
G rim a n i A ntonio (a m m ira g lio ) 125.
G rim a n i D om enico (c a rd in a le ) 365,
366, 537, 741, 822, 839. 876, 1034.
G rin g o re P ie r r e (p u b b lic ista ) 743, 781,
783.
Grosla.ve, G io v a n n i V illie r de la ( c a r
d in a le ) 329, 365, 384, 389, 397, 411.
412, 637, 1033, 1050. 1122.
C ro ssin o (in v ia to ) 109, 937.
G ru m ello A nto n io (c ro n is ta ) 523.
G ru n e w a ld M a ttia 531.
G ru n p eo k G iu se p p e (u m a n is ta ) 296,
729.
G u a rn a A n d re a, dia S a le rn o ( le tte r a
to) 891.
G u g lielm o I (d u c a d i liilic h ) 262.
G uglielm o I (c o n te d i A ssia) 282. r
G u ic c ia rd in i F ra n c e sc o 3, 142, 258, 343,
344, 345, 357, 386, 409, 410, 574, 576,
642, 647, 652, 668, 671, 680, 689, 691,
694, 696. 711, 728, 733, 753. 772, 785,
S09, 813. 814, 817, 828. 846, 864.
P asto r,

Storia dei Papi, XII.

G u ic c ia rd in i Ja c o p o ( f r a te llo d i F r a n
cesco)
G u id icc io n i F ra n c e s c o (in v ia to ) 671,
685, 689 ,694, 697.
G uido d i B lan c l'.e fo rt 256.
G u idobaldo (d u c a d i U rb in o ) 422, 426,
427, 428, 435, 436, 437, 561, 591, 688,
718.
Giuillen d e Avi l. D iego 615.
G u id o tti S te fa n o (in v ia to ) 201, 205.
G u in ig l P a o lo 51.
G uzzoni B occolino (c o n d o ttie re ) 226,
229, 250. 253.

H
H a rff, c a v a lie re A rn o ld o von (v ia g g ia
to re ) 46-47, 56, 1413, 592.
H a ro , D iego L opez d e (in v ia to ) 362.
H e rm a n n sg riin , H a n s von 779.
H e rn a n d e z A lonso (p o e ta ) 610.
H e y m e ric k A rn a ld o (u m a n is ta ) 126.
H ordofiez A lfonso (c a rd in a le ) 878.
H u g o n e t F ilib e rto (c a rd in a le ) 204, 311.
H u tte n , U lrico d i 846.

1
la c o b a z io A n d re a (p o e ta ) 615.
Ia co b a zz i D om enico (c a rd in a le ) 802.
Ia c o b y L u ig i (in ciso re i n ra m e ) 968.
Iaco p o d a B ite tto (fra n c e sc a n o , b ea
to) 71.
Iacopo d a P i e tr a s a n t a (a rc h ite tto ) 278.
Iaco p o d e lla .M arca (fra n c e sc a n o , p re
d ic a to re ) 71, 148, 150, 297.
Iaco p o n e d a T o d i, f r a (p o e ta ) 40, 150.
Ig in o 874.
Ilo r is F ra n c e sc o (c a rd in a le ) 145, 560.
Im p e ria (c o rtig ia n a ro m a n a ) 108, 144.
In f e s s u ra (c ro n is ta ) 107, 209, 211, 219,
222. 228, 220, 227. 230, 236, 239, 241,
272, 279, 304, 308, 329, 330, 334, 335,
341. 345, 359, 361, 367, 614.
In g h ira m i T om m aso F e d ra (s e g re ta
r io pontifcio e p r e fe tto d e lla V a ti
c a n a ) 289, 608, 610, 613, 673, 859,
862, 874, 878, 880, 881, 922.
Innocenzo I I I (p a p a ) 37, 865, 980.
In n o cen zo IV. 90.
Innocenzo V I (p a p a ) 204, 296.
Innocenzo V I I (p a p a ) 49, 209.
Innocenzo V I I I (p a p a ) 137, 38, 46, 75,
S I, 93, 94, 103, 111, 125, 129, 143,
201-326, 329-331, 338, 347, 349, 357,
72

113

In d ice d elle p ersone.

371, 440, 585, 595, 509, 006, 007, 14,


623, 647, 669, 677, 855, 871, 907, 908,
922, 1013, 1015, 1016, 1023, 1040,
1123 ; v. Cibo, Giov. B a tt.
I n s tito r is E n ric o (d o m en ican o ) 306.
Jiirg a u f d e r 'Fitte (G io rg io S u p e rsa x o )
811.
J rg e F r a y (c o m m e n d a ta rio d e llo r d i
n e d i S a n tia g o ) 604.
Is a b e lla d A ra g o n a (m oglie d i F e r d i
n a n d o il c a tto lic o ) 213, 224, 231, 346,
409, 520, 599, 638, 879.
Is a b e lla d i M a n to v a 272, 797.
Is m a il (s c i d i P e r s ia ) 850.
I s o tta (a m a n te d i S igism ondo M alate s ta ) 170.
Is v a lie s P ie tro ( c a rd in a le a rciv esco v o
d i R eggio (C alabria) 526, 537, 539,
767, 770, 776.
In stim i (sa n to ) 979.
I u z a r te F ra n c e sc o (in v ia to ) 794.
iv a ni A nto n io (p ed ag o g o e u m a n is ta )
26.

Leu d e n a ri ( a r t i s t a ) 60.
L e o n a rd o d a V inci 21, 64, 98, 165, 169.
558, 679, 750, 956.
L eone I (p a p a ) 582.
L eo n e IX (p a p a ) 859, 873.
L eone X (p a p a ) 139, 49, 53, 69, 75, 98,
101, 104, 117, 119, 125, 131-133, 137,
160, 190-196, 298, 559, 581, 626, 665,
671, 678, 880, 884, 898, 911, 918, 920,
962, 1006, 1007, 1122.
L eone X I I I (p a p a ) 625, 939.
L eo n in i A ngelo (p ro fe sso re d i m ed i
c in a , vescovo di T iv o li, n u nzio) 526,
607, 687, 695, 6.96, 697, 699, 754, 1092,
1096, 1097, 1098, 1100.
I.coptiklo d A u s tr ia (sa n to ) 296, 297.
L e rin , c o n te d i 692.
L ic ci G io v a n n i (b e ato ) 71.
L ie c h te n ste in , P a o lo di (la n d m a re sc ia llo tiro le se ) 79S, 1117. 1119, 1120.
L ig n a m in e , G io v a n n i F ilip p o d e (s ta m
p a to re ) 992.
L ig n y , c o n te d i 392, 1050, 1087.
L io n ello d a C a rp i, v. P io L ionello.
L ip p i F ilip p in o .(figlio d i f r a F ilip p o ,
K
p itto re ) 174, 281, 352.
L ippi, f r a F ilip p o (c a rm e lita n o , p it
K e lle r 761, 857.
to re ) 146, 169, 172.
K e y ssle r .1. K. (v ia g g ia to re ) 973.
L ip p i L o ren zo (u m a n is ta ) 130.
L ip p o m a n o G iro lam o (in v ia to ) 665,
666, 767, 791, 792.
L
L o c h e r G iacom o (u m a n is ta ) 424.
;J L odovico d a F a b r ia n o (in v ia to ) 743,
L a b re to , v. A lb re t d .
I
1114.
L a m b e rti N iccol (sc u lto re ) 58.
I L odovico il M oro, v. S fo rza.
L a n c e lo tto S cipione (m edico) 792.
L ollio A nto n io (p re d ic a to re ) 285, 304,
L a n d in o C risto fo ro (u m a n is ta ) 125,
312.
453.
L o m b a rd i N a tu lo (vescovo di B ovino)
L a n d u c c i B a tt i s t a (tiglio d i L u c a ) 17.
68
L a n d u c c i L u c a (c ro n is ta ) 17-18, 178,
L o m b a rd o P ie tr o ( a r t i s t a ) 61.
452. 477, 485, 492, 496, 731.
L opez G io v an n i (s e g re ta r io pontificio,
L a n f r e d in i 239.
vescovo d i P e ru g ia , c a rd in a le ) 361,
L a n g M a tte o (vescovo d i G u rk , c a r
390, 429, 512, 537. 615, 623, 1033.
d in a le ) 730, 733, 770, 771, 772, 773,
L o re d a n o A n to n io (in v ia to ) 111.
77S. 780, 797, 834, 836, 840, 880.
L o re d a n o L e o n a rd o (doge d i V enezia)
L a n tu s L. (in v ia to ) 202.
552, 679, 755, 794, 1101.
L a p a e in o F ilip p o ( a r t i s t a ) 173.
L o re n z i G io v a n n i (se g re t. p a p ale) 287.
L a P a lic e (g e n e ra le ) 816, 827.
L o ren zo la P i e t r a s a n t a (a rc h ite tto )
L a s c a r is G io v a n n i (u m a n is ta ) 265, 611.
278.
I^attes, B o n n e t de (m ed ico p a p a le ) 598,
611.
L o ren zo d i C re d i (p itto re ) 174.
L a u ro G iacom o (c ro n is ta ) 561.
L o ris, v. Ilo ris.
L a z z a ro n i P ie tr o ( u m a n is ta 6i2.
L o tto L o ren zo (p itto re ) 958.
L u a ld i M ic h elan g e lo (canonico) S94.
L e f v re d 'E s ta p le s Ia c q u e s 593.
L e F ille u l P ie tro (vescovo di S is te r m ,
L u ca di T h o rn 583.
L u can o B a rto lo ( le tte ra to ) 285.
a rc iv . d i A ix ) 706, 1107.
L u c a s d e R e n a ld is 576.
L e m a ire G o v a n n i (p o e ta ) 744, 785.

In d ice d e lle persone.


L ucevo (in q u is ito re ) 852.
L u c h in a d a iSoneino (b e a ta ) 05>.
L u c ia d a J i a r n i (b e a ta ) 40, 550, 586,
1044.
L u c re z ia (m oglie d i F ra n c e sc o d a M on
te p u lc ia n o ) 675.
L u ig i d a P o r to 734, 738.
L u ig i d O rl a n s (c o g n ato d i C a r
lo V i l i ) 382.
L u ig i X I ( r e d i F ra n c ia ) 76, 218, 254,
313, 505, 584.
L u ig i X I I ( r e d i F ra n c ia ) ,197, 503,
504. 505, 512, 515, 510, 517, 521, 522,
524, 530, 534, 549, 560, 562, 563, 567,
568, 574, 599, 643, 645, (67, 689, 710,
719, 720, 725, 726, 727, 728, 731, 732,
737, 739, 747, 748, 752, 755, 759, 760,
761, 765, 769, 778, 780, 781, 783, 785,
789, 794, 796, 803, 804, 805, 807, 810,
811, 815, 819, 820, 825, 826, 827, 852,
864, 921, 1003, 1046, 1095, 1102, 1107,
1110 .

L u in i (p itto re ) 64.
L u n a ti B e rn a rd in o (c a rd in a le ) 365,
366, 383, 390, 397, 401, 402, 426, 438,
1034, 1051, 1069.
L u te ro M a rtin o 56, 145, 196, 474, 669,
677, 840, 861, 911.

M
M acconi, A g ostino d e ' (p itto re ) 173.
M a c h ia v e lli 4, 20, 81-83, 104, 105, 115,
133-1.',S, 108, 179, 855, 462, 484, 564,
565, 568, 642, 050, 654, 660, 682, 687,
6SS, 689, 693, 695, 706, 708, 710, 711,
713. 714, 715, 710, 735, 744, 760, 804,
805, 846, 861, 1119.
M a c h ia v e lli P ie ro 115.
M acin elli-S tro zzi A le s s a n d ra 11-12, 87,
106.
M a c in g h i-S tro zz i M a tte o (figlio d i A le s
s a n d r a ) 11.
M a d e rn a ( a r t i s t a ) 890.
M affei G iul. (a rc iv esco v o d i R a g u sa ,
p re fe tto d e lla V a tic a n a ) 881.
M affei M a rio (u m a n is ta ) 879, 901.
M affei R a ffa e le (il V o la te rra n o , s to
ric o ) 117, 309, 323, 647, 668, 877.
M aggi S e b a stia n o (dom enicano, b e ato )
71, 455.
M a g istri G io v a n n i (a v v o ca to ) 254.
M ag rin o , v. C risto fa n o di C a stra n o .
M utilarci O liv ero (fra n c e sc a n o ) 295,
505.
M aino, G iaso n d el (u m a n is ta ) 341, 345.

M a la te s ta Panelolfo (sig n o re d i R i
m in i) 527.
M a la te s ta R o b e rto (fra n c e sc a n o ) 70.
M a la te s ta S igism ondo (sig n o re d i R i
m in i) 81, 83, 115, 170.
M a ld e n te F ra n c e sc o (fa ls a rio ) 308.
M a lip ie ro (c ro n is ta ) 351, 406, 452, 507,
.->32.
M alvezzi G iulio 7(>ti.
M a m m a cin i R om olo (c u sto d e d e lla V a
tic a n a ) 881.
M a n c in e lli A. ( u m a n is ta ) 555, 869.
M ancino P a o lo ( a r t i s t a ) 901.
M a n e tti G lannozzo 16.
M a n fre d i A s to rre (sig n o re d i F a e n z a )
527.
M a n fre d i d i R iv a (e re m ita ) 70.
M a n fre d i (in v ia to ) 334, 336, 413, 511,
62L
M a n fre d i A s to rre (sig n o re d i F a e n z a )
527.
M a n fre d i G a leo tto (sig n o re d i F a e n z a )
235, 2.37.
M ansi D om enico 565.
M a n si P ie tr o (vescovo d i C e se n a) 262.
M a n te g n a A n d re a (p itto re ) 0, 21, 64,
106, 169, 258, 280-282, 414.
M anuel, v. E m a n u ele .
M anuzio A ldo (u m a n is ta ) 609, 611, 876.
M a r a tti C a rlo ( a r t i s t a ) 948.
M arcello C risto fo ro (n o ta ro a p o sto lic o )
838.
M a rc illa t, G uglielm o de (d o m en ican o
p itto re su v e tro ) 908.
M arco d a F o lig n o (m edico) 016.
M arco d i M odena (dom enicano, b e ato )
71.
M a rg h e rita di B orgogna (figlia d i M a s
sim ilia n o I) 246, 732, 747, 797, 798,
852, 1117, 1119.
M a rg h e rita (p rin c ip e s sa d i S av o ia, b e a
ta , d o m en ican a) 69.
M a rg h e rita d i R a v e n n a (b e a ta ) 71.
M a rg h e rita d i Scozia (re g in a ) 297.
M a rg h e rita d i S o m e rse t (m a d re d i E n
ric o V I I dI n g h ilte r ra ) 1102.
M ari, T e o d o rin a de (m a d re di In n o
cenzo V i l i ) 209.
M a ria d e G u rg a 545.
M a ria d i C a stig lia , v. E n riq u e z D o n n a
M a ria .
M a ria n o d a C a v i (p re d ic a to re ) 152.
M a ria n o d a G enazzano, F r a (p re d ic a
to re ) 155, 280, 611.
M a ria n o d a P e ru g ia , v. B a rto lin i, M a
ria n o d e .

1140

In d ice d elle persone.

794, 810. 815, 819, S26. 832. 876. 913,


M a rin o A n to n io D a n ie le ( g iu ris ta ) 22.
962. 1000, 1017, 1018.
M arin o G io rg io (in v ia to ) 538.
M edici, G iu lian o de (d u c a d i N e m o u rs,
M a rio d i P a t t i 290.
f r a te llo d i G io v an n i) 136, 1121.
M a r S im eone ( p a tr ia r c a n e sto ria n o )
M edici, G iulio de (n ip o te d i L orenzo,
588.
c a rd in a le , p a p a C lem e n te V II) 39,
S ia rso P ie tro (u m a n is ta ) 285. (508. 610.
132. 194. 816.
M a rsu p p in i C a rlo (c a n c e llie re d i F i
M edici, L orenzo d e (il M agnifico,
renze) 74.
figlio di P ie ro ) 4, 17, 29, 41, 44, 74,
M a rtin i B a rto lo m e o (vescovo d i Sego79, 88, 98, 111, 112, 135, 13S, 139,
v ia, c a r d in a le ) 429, 614, 1033.
155. 158, 159, 169, 172, 211, 220, 229,
M a rtin o d a V e rc e lli (a g o stin ia n o , b e a
230. 232, 234, 235, 238, 271, 283, 288,
to ) 71.
295. 301. 313-315, 318.
M a rtin o d i B ro z zi (p re te so p ro fe ta )
M edici. L u cre zia T o rn a b u o n i d e (poe
H i.
te s sa ) 29.
M a rtin o V ( p a i ) 49, 53, 68, 77, 94,
M edici, M a d d a le n a d e (figlia di L o
418, 922.
re n zo ) 44. 229, 233.
M aruffi F r a S ilv e s tro (d om enicano)
M edici, M a ria d e (figlia d i P ie ro ) 106.
164, 489, 490, 495, 497.
M edici, N a n n in a d e (figlia d i P ie ro )
M a ru llo M ichele (p o e ta ) 116, 209, 283.
8S.
M asaccio A ngelo (c am ald o lese, b e ato )
.Medici, P ie ro d e (figlio di C osim o)
70.
106. 171. 343. 345, 357, 358, 366, 384.
M a siis, D a tin o de (n o ta ro ) 341.
454. 458, 484.
M assim i. D om enico d e ( c itta d in o ro
M edici, R o lan d o d e 171.
m ano) 418, 917.
.M elchiorre Copia d i M e c k au (vescovo
M a ss im ilia n o I (im p e ra to re ) 145, 197.
d i B re ssa n o n e , c a rd in a le ) 570, 661,
222, 239-241, 246. 250, 254, 262, 265.
2.83, 341. 366, 369. 370. 382. 390. 400.
403, 40S, 409. 416, 420, 423-425, 436,
510, 528, 531. 534. 540. 541, 549, 576.
594. 641. 643, 667, 674, 698, 709. 720.
727. 730, 739, 748, 752, 755, 769, 771.
77N, 802. 834, 841. 842. 843. 844, 859.
863. 1035. 1093. 1095. 1098, 1111.
1117, 1118, 1119. 1120.
M a stro A n to n io , B e rn a rd o d i 45.
M a stro . P a o lo d e llo 202.
M asuccio (n o v e llie re ) 100.
M a ta ra z z o F ra n c e s c o 238, 367. 413, 435.
M a tte o da G irg e n ti (fra n c e sc a n o , b e a
to ) 70.
M a tte o S a n e se (sc u lto re ) 59.
M a ttia (b e n e d e ttin o , vescovo di G ro en
la n d ia ) 597.
M azzocchi ( u m a n is ta ) 559.
M azzoni G uido ( a r t i s t a ) 65.
M edici, A le ssa n d ro d e ' (g ra n d u c a di
F ire n z e ) 501.
M edici. C arlo d e (figlio di Kosim o, p re
v osto d i P r a t o ) 106.
M edici. C la ric e de' 233.
M edici, C osim o d e ' 15, 74. 82, 106, 162.
171.
M edici, G io v a n n i d e 171.
M edici, G io v an n i de' (c a rd in a le , figlio
di L orenzo, p a p a L eone X ) 233, 313315, 336, 349. 366, 537, 646, 671, 791,

1111.

M elozzo d a F o ri! 958.


M e m b rin i A le ssa n d ro , Idi Conciliano
680.
M endoza, D iego H u r ta d o d e ( c a r d i
n a le ) 526, 537.
M endoza. P ie tro G onzalez (G u n d isa lv o )
d e ( c a rd in a le ) 69, 637.
M enigo A n to n io da C a ssam p o ( a r t i s t a )
901.
M e ren d a G . (c ro n is ta ) 201.
M e rili P ie tr o (n o ta ro ) 336.
M e rin o G a b rie le (n u n z io ) 1106.
M ich elan g elo 4, 17, 29, 41, 44, 74, 79,
88, 98, 111. 112, 135, 139, 155, 158,
159, 169, 172, 211, 220, 229, 230, 232234, 235-238, 271, 283, 288, 295, 301,
313-315, 318.
M ichele d a C a rca n o (p re d ic a to re ) 148.
M ichele d a M ila n o (p re d ic a to re ) 85,
89, 110.
M ichele d i B a r g a (fra n c e sc a n o , b e ato )
71.
M ich elo tto , D o n 355.
M ichelozzo ( a r t i s t a ) 59, 60.
M ichiel G io v a n n i (c a rd in a le ) d i s. A n
gelo) 225, 292, 332, 335, 336, 568,
1016. 1018. 1019. 1023. 1025. 1031.
M ila A d ria n a 387. 390. 1050. 1055. 1059,
1061. 1062, 1074. 1077. 1079. 1081.

In d ice d e lle persone.

1141

.Mila. L u is i G io v a n n i del (c a rd in a le ) | N iccol V (p a p a ) .1 0 , 49, 54, 77, 91,


537.
204, 278, 434, 593, 000, 624, 047, 720,
M ino d a F ie so le ( a r t i s t a ) 00, 01, 70. j
8158, 809, 883, 884, 888, 891, 893, 898,
M ira b ilia A m brogio (se n a to re ) 341. j
903, 906, 922, 924, 957, 988, 993.
343, 1022.
N id e r G io v a n n i (dom en ican o ) 304.
M ira n d o la , v. Pico.
Nil'o A g o stin o (filosofo) 133.
M ooenigo G. (D oge) 217.
N ilo (m onaco b a silia n o ) 589.
M ocenigo P ie tro (D oge) 98.
N iv e rio E u sta c h io (canonico) 879.
N o g a ro la I s o tta d i V erona 30.
M oles G io v a n n i (cardinaile) 204, 206,
N o rb e rto (sa n to ) 47.
207, 215, 312, 1013.
M olza F ra n c e sc o M a ria (p o e ta ) 874.
N o tk e r B a lb u lo 856.
.Ninnai A le ssa n d ro (vescovo di F o rli)
M ou cad a, I u a n a d e 1008.
47.
M o n s e ra ti d e G ilda 894.
M o n taig n e, JM. de (v ia g g ia to re ) 973.
M u n ta lto A le ssa n d ro (c a rd in a le ) 000.
O
M onte, F ra n c e sc o d e (in v ia to ) 388.
M o n te falco , B onif. ile (n o ta io d e lla
O lao I I (r e d i N o rv eg ia, sa n to ) 000.
C a m e ra po n tificia) 674.
l in d a , A n to n io d e 459.
M onte 8 a i n a vino (c a rd in a le ), v. Cioc
Oldo, Iaco p o d (b e ato ) 70.
chi.
O lg ia ti G iro lam o (c o sp ira to re ) 83.
M olitorio ,io n te di), 0. C a ra ta Giov.
O liva A le ssa n d ro (c a rd in a le ) 09.
A nt.
O liv ero tto d a F e rm o (condottieri*) 564.
M o n tp e n sie r (g e n era le ) 410, 422.
O rc a g n a ( p itto re ) 50.
M orelli G io v a n n i (c ro n is ta , fioren tin o )
O rdelafii, L. d e (91.
14.
OrlGans, L u ig i d 379.
M oreno B a rto lo m e o (v icecam erlen g o )
O riol G io v a n n i (p ro to n o ta rio ) 252.
272.
O rsi C hecco 235.
M oresino M arco A nto n io 1016.
O rsi L odovico 235.
M orone 815.
O rsin i B a rto lo m eo (c o n d o ttiero ) 124.
M o rto n J o h n (a rc iv e sc o v o d i C a n te r
O rs in i H a ttis ta (fr a te llo d i G iulio, c a r
b u ry , lo rd c a n c e llie re d In g h ilte rra ,
d in ale ) 207, 214, 215, 222, 5223, 227,
c a rd in a le ) 312, 365, 366.
249, 317, 322, 344, 349, 397, 537, 562,
M ugello, A gostino d i P a o lo d e l (p it565, 500, 507, 792, 1013, 1025.
, to re ) 173.
O rsin i C a rlo (figlio di V irginio, c o n te
M a g ia. F r. G iu lia n o d e (teologo) 1105.
d A n g u illa ra ) 427.
O rs in i C laric e (m oglie d i L orenzo d e
N
M edici) 233.
O rsin i F e lic e (figlia d i G iu lia n o d e lla
N a g e ll G io v a n n i (in v ia to ) 262.
Ito vere, m oglie di Giovanna G io r
N a n n i d 'A n to n io di B a n co (sc u lto re ; j
dano) 704, 741, 876.
O rs in i F ra n c e sc o (d u c a d i G ra v in a )
58.
N a r d i (sto ric o ) 485, 492, 594, 847.
562, 564.
N a rd iu i S te fa n o (c a rd in a le di M ilano)
O rs in i F ra n c io tto (n ip o te d i iliinaldo)
69. 205, 215. 312, 1013.
5(52.
O rsin i G ia m b a ttis ta (figlio d i V irg in io ,
N a v a g e ro A n d re a (p o e ta ) 877.
p ro to n o ta rio ap o sto lico ) 582.
N a v a g e ro P*. (in v ia to ) 398, 663.
N eideek, G iorgio d i (vescovo d i T r e n
O rsin i G io v an n i G io rd a n o (figlio di
V irg in io ) 426, 507, 688, 704, 707, 789,
to) 778, 783.
1107.
N e ri, F ilip p o (sa n to ) 496.
O rsin i G iovanili P a o lo (c u g in o d i V ir
N e y ro t A n to n io (b e ato ) 70.
ginio, sig n o re d i L a m e n ta m i e A triN icio N ico la 896.
p a ld a ) 223, 547, 563, 564.
N iccolo d a F o lig n o ( a r t i s t a ) 34.
O rsin i G iulio (sig n o re di M o n te ro to n
N iccol d i C usa (c a rd in a le ) 09, 143.
do, d u c a d A scoli) 391, 427, 1069.
594.
O rsin i L a u ra (figlia d i O rso O rsin i,
N iccol I I (p a p a ) 337.
m o g lie d i N iccol d e lla R overe) 70S.
N iccol I I I (p a p a ) 624.

1142

In d ice d elle persone.

O rs in i L o ren zo 703.
O rs in i N iccol (c o n te d i P itig lia n o )
239, 244, 373, 392, 1018.
O rsin i O rso (sig n o re d i M o n te ro to n d o )
O rs in i R in a ld o (cu g in o d i Giulio, a r
civescovo d i F ire n z e ) 220, 565.
O rs in i V irg in io (c o n d o ttie re , d u c a -di
B ra cc ia n o ) 202, 203. 206, 223, 227,
242-245, 258, 267, 271, 314, 331, 344,
357-359, 363-366, 870, 378, 883, 389,
422, 426. 431, 440, 1051, 1069, 1071.
O rso lin a d a P a r m a ( b e a ta ) 70.
O rte g a de G am ie 1. I u a n 615.
O s a n n a d a M a n to v a ( b e a ta ) 49, 71.

P
P aclieo D iego (g iu ris ta ) 684.
.P a d illa , J u a n de (p o e ta ) 578.
P a la z z i, L a z z a ro d e ( a rc h ite tto ) 53.
P a lla d io D o m izio ( u m a n is ta ) 608.
P aleo lo g o A n d re a 403, 629.
P a lla v ic in o A n to n io tto ( c a rd in a le di
S. P ra s s e d e e 'S . A n a s ta s ia ) 284, 312,
"35, 398, 411, 435, 447, 537. 12. 644,
646. 649, 663, 672, 727, 1018, 1024.
1033, 1036, 1089.
P a lm e jz a n o ( a r t i s t a ) 356.
P a lm ie ri a la t te o (c ro n is ta , fio ren tin o )
14. 114.
P n n d o lfin i F r . (in v ia to ) 229. 241. 789.
814.
P a n d o lfin i N iccol (vescovo di P i
sto ia ) 68.
P a n d o n e C a m illo (in v ia to ) 331, 404,

1020.
P a n e zio B a tt i s t a (p re d ic a to re ) 148.
P a n v in io O. (sto ric o ) 339. 429, 718,
891.
P ao lo d i M id d e lb u rg (a stro n o m o , v e
scovo d i F o sso m b ro n e) 875.
P a o lo de H e re d ia 2S8.
P a o lo I I (p a p a ) 38, 49. 09. 77. 85, 01.
94. 114, 125, 126. 143, 204, 210, 276,
296. 320, 338. 588. 629, 647, 651, 870.
88S. 907, 1022, 1040, 1122.
P a o lo I I I (p a p a ) 125, 367, 650.
P a o lo IV (p a p a ) 281, 500.
P a o lo V (p a p a ) 637, 659.
P a o lo R o m an o (sc u lto re ) 60.
P a r e n ti P ie ro (c ro n is ta ) 93, 157, 163,
179. 1S3, 193, 246. 247, 843, 345. 432.
434, 451. 454. 463, 464. 468, 473. 484,
494, 49S, 575, 651, 662.

P a rm e n io L o ren zo (u m a n is ta , c u sto d e
d e lla V a tic a n a ) 877, 881, 895.
P a r tic a p p a M a ria n o (p o e ta ) 46.
P a s s a r e lla Ia co p o (vescovo) 68.
P a s in i B o n ifa z io (p itto re ) 33.
P a te rn o , G io v an n i de (arc iv esco v o di
P a le rm o ) 878.
P a tr iz i A g o stin o 286.
P a tr iz z i F ra n c e sc o (vescovo d G a e ta )
213.
P a u lu s G iro lam o (c u ria le ) 606.
P a z zi, C osim o de (vescovo d i A rezzo)
701. 1090. 1095, 1100.
P azzi Ia co p o 179.
P e c c h in o lli A ngelo (u u n zio ) 294.
P e lla ti F ra n c e sc o (g iu ris ta ) 287.
P e n n i (p itto re ) 992, 997, 998.
P e ra u d i R a im o n d o (c a rd in a le ) 69. 250,
251, 254i, 256, 261, 366, 375, 385, 389,
397, 398. 401-404, 406, 429, 535, 537,
539, 540, 541, 542, 594, 662, 1053,
1081.
P e re riis , G uglielm o d e (u d ito re ili
R o ta ) 202, 281, 486, 1037.
P e re z I u a n 605.
P i-rro n de B a sc h i 363. 365.
P e rso n a C ris to fa ro 287.
P e ru g in o (p itto re ) 64, 174, 212, 2S1,
323. 959, 967.
P e ru z z i B a ld a s s a r r e (p itto re ) 879, 904,
907, 995.
P e s a ro B e n e d e tto (a m m ira g lio ) 174.
543.
l'e s a r o Ia c o p o ( f r a te llo d i B e n e d e tto ,
vescovo) 544.
P e s c a ra , m a rc h e s e d i (g e n e ra le ) 815.
P e t r a r c a 28, 82, 120, 125, 621, 970.
P e tr u c c i A lfonso (c a rd in a le ) 770.
P e tru c c i A ntonello (m in is tro d i F e r
ra n te ) 97.
P e tru c c i P a n d o lfo (tir a n n o d i S ie n a 1
96, 169, 355, 528, 563, 565, 649.
P ia E m ilia di C a rp i (m oglie d i A n
to n io d a M o n te fe ltro ) 670, 874.
P ie tr o M a r tir e (sto rico ) 344, 574, 814.
P ie tr o R a v e n n a te 824.
P ic co lo m in i A n d re a (fra te llo di F ra n I
cesco) 659.
P ic co lo m in i E n e a S ilv io (p a p a P io I I )
95.
P ic co lo m in i F ra n e , (n ip o te d i P io I I ,
c a rd in a le d i S ien a, p a p a P io I I I )
205, 208, 212, 238, 324, 331, 333, 343,
345. 36S, 8S5, 388, 429, 435, 445, 447,
537. 609, 633, 636. 644, 645, 646, 648,
649. 650, 651, 652. 654, 658. 662, 1018,

Indice delle persone.

1143

1010, 1024, 1026, 1033, 1036, 1037, ! P iom bo, S e b a stia n o del (p itto re ) 006,
1006.
1080
P ic co lo m in i G iacom o (fr a te llo d i F r a n
P is a n i (in v ia to ) 337, 740, 741.
cesco) 28, 659.
P sto fllo B o n a v e n tu ra 554.
P ic co lo m in i G io v a n n i (arciv esco v o d i
I itto rio L . 472.
S ie n a) 673.
P i t t i Ia c o p o 101.
P ic e rn o d e M o n te ard u o , B a rto lo m eo
Iia n k iS tefano (s ta m p a to re ) 253, 274,
( le tte r a to ) 117, 862, 877, 1003.
346.
P ico d e lla M ira n d o la , A ntonio M a ria
P la to n e 118, 121, 128, 120, 130.
( f r a te llo d i G io v a n n i) 433.
P la u to (p o e ta ) 102, 103.
P ico d e lla M ira n d o la , F e d e rig o ( f r a
P le to n e G em isto (u m a n is ta ) 128.
tello d i G ia n F ra n c e sc o ) 189.
P lin io (il v-ecchio) 010.
Pico d e lla M ira n d o la , G ia n F ra n c e sc o
P lu ta rc o 136.
(n ip o te di G io v a n n i) 189, 577, 769,
P odio, A u x ia s de (c a rd in a le ) 60.
1040.
P o d o c a th a ro L odovico (m edico e se
P ico d e lla M ira n d o la G io v an n i (filo
g r e ta r io pontificio, vescovo d i Casofo) 21, 126, 120, 130, 150, 176, 180,
laccio, c a rd in a le ) 215, 287, 376, 435,
300, 801, 302, 330, 341, 070.
436, 526, 537, 613, 644, 647, 1024,
P ic o d e lla M ira n d o la , L odovico ( f r a
1035, 1080.
te llo d i G ia n F ra n c e sc o ) 189.
| P og g io A n to n io (u m a n is ta ) 100, 168,
P ic o G iro la m o (e d ile d i R o m a) 917.
;
007.
P ie m o n te G uglielm o 844.
P og g io C risto fo ro ( s e g re ta rio d i G io
P ie rio V fllerian o 844.
v a n n i B entivogliO ) 351.
P ie ro tto (se rv o pontificio) 566, 5GS.
| P o g g io F ra n c e sc o (teologo) 802.
P ie tr a s a n ta , L orenzo d a (a rc h ite tto ) i P o liz ia n o A ngelo ( u m a n is ta ) 70, 102,
278.
111, 155, 150, 1(52, 172, 178, 283, 284,
P ie tr o d a L u c c a (e re tic o ) 851.
288, 313, 366, 614.
P ie tr o d a M olino (fra n c e sc a n o , b eato )
P o liam o lo A nto n io ( a r t i s t a ) 6, 274,
71.
278, 323.
P ie tro (vescovo d i C a rin o la ) 572.
P o lia m o lo iSim one 928.
P im p in e lli V incenzo (p o e ta ) 881.
P o m p o n azzi P ie tro (filosofo) 131-133.
P in e lli G io v a n n i B a tt i s t a (vescovo di
P om ponio L eto (u m a n is ta ) 102, 111,
C osenza) 68.
116, 285, 289, 367, 608, 615, 875, 912.
P in to r (m ed ico pontificio) 612.
P o n s G a sp a re (n u n z io ) 542.
P in tu ric c h io B e rn a rd in o (p itto re ) 6,
P o n ta n o G io v a n n i G ioviano (u m a n i
64, 277, 270, 323, 339, 622, 625, 626,
s ta ) 96, 100, 112, 115, 118, 125, 227,
627, 628, 629. 631, 632, 657, 918, 958,
233, 269, 331, 332, 410, 594, 875, 877.
963.
P o n ta ssie v e , A nto n io di G iacom o del
P in z o n i S. (in v ia to ) 513.
( a r tis ta ) 901. .
P io A lb e rto (co n te d i C a rp i, in v ia to )
P o n te lli B accio ( a rc h ite tto ) 61, 277.
721, 748, 758, 879.
P o rc a ro C am illo (u m a n is ta ) 608.
P io L io n ello (f r a te llo di A lb e rto , s i
P o rc a ro S te fa n o 83.
g n o re d i M eldola e iS arsin a) 760.
P o rc io C a m illo (u m a n is ta ) 874.
P io I I (p a p a ) 27, 38, 49, 60, 75, 77, 95,
P o rta , A rd ic in o d e lla (c a rd in a le ) 313,
124, 143, 148, 204, 245, 277, 308, 318,
331, 333, 336, 508, 1018.
338, 446. 550, 647, 652, 746, 855, 870,
P o r ta , F r a B a rto lo m e o d e lla (p itto re )
1022, 1040; v. P iccolom ini, E n e a
6, 65, 66, 157, 169, 173-175, 956. 983,
S ilvio.
994.
P io I I I (p a p a ) 27. 81. 521, 574, 650,
P o r f i d i 409.
653-659, 673. 676, 683, 914, 1090;
P o r tin a r i P ig ello (s e g re ta rio im p e
v. P ic co lo m in i F ra n c esc o .
ria le ) 796.
P io IV (p a p a ) 298, 624, 877, 905.
P o rz io G iro lam o (c a n o n ista , vescovo
P io V I (p a p a ) 278, 280.
d i A n d ria ) 330, 613.
P io V I I (p a p a ) 624, 906.
P o s tu m o G uido (p o e ta ) 750.
P io IX (p a p a ) 625.
P ozzi (in v ia to ) 741.
P io X (p a p a ) 930.

*H4

In d ice delle persone.

Pozzi, Cosimo de (vescovo d i Arezzo)


52.

^Zzi, Giov. Luca de (vescovo di Reg


gio) 551, 736.
Piato, Francesco di (architetto) 173.
itato (cronista) 809.
Josiuiri des (musico) 281.
l^e, Ren de (vescovo di Bayeux,
cardinale) 721, 726, 762, 777, 796,
_06, SOS.
lfisuiuio Pellegrino (matematico) 121,

5.50, S72.
1*1% (cronista) (561, 6&4.
Pubblio Gregorio da Citt (di Castello
(poeta) 117.
Put,i Lorenzo (protonotario) 368, 694.
Pulci, Antonia de (poetessa) 29.
Pulci Antonio (poeta) -tt
Pulci Bernardo (poeta) 44, 82.
Pulci Luigi (p o e ta ) 98, 112, '113.
Q

Quercia, Iacopo della (scultore) 58, 59.


la .
Q uillJaiis, S te fa n a d e (s a n ta ) 7.

Riibj^a Lodovico (carmelitano) 71.


Raft':ieU0 28, 63, 65, 76, 78, 127, 169,
27()r i05, 626, 667, 775, 867, 868, 873,
87i gc)8, 904, 911. 913, 018, 023, 924,
043i 6-1010.

l^a' IUcJndi) di Cardo na (vicer di Na


poli) gl2, 842.
Ranej^j Bernax-dino (notaio) 20.
KanSont. Gabriele (cardinale) 69, 312.
R a p a g li Benlncasa (servita, beata)

70.
Raspi giii'^oiotuco (notaro) 21.
Qdorico (sto ric o ) 571.
R e d d iti p artoloineo 166, 183, 461, 482.

494, 4fl6.
R e n a l a I-'X'il d e 726.

Renat0 ,,mca di Lorena) 224, 225, 226,


240.
Reuchin (umanista) 607, 011.

Riario aterina (moglie di Girolamo),


v -

S j0ri(a C aterina.

Riario (.rolmiu) (signore di Forl e


d Im,,]..) 201, 202, 206, 305, 206, 235,
t2 3 6 S M.
K
iano
QjtflVian0
{figli,, di Girolamo,
s i g n o r i Foni e tr rniola) 236, 383.
Riario p^tro (cardinale, fratello di
Girolum,.) 88.

R ia rio R a ffae llo (n ip o te di G iro lam o ,


c a r d in a le d i S. G iorgio) 103, 125, 201-

202, 206, 207, 236, 269, 289, 311, 317,


324, 329, 335, 336, 435, 447, 620, 637,
642, 644, 649, 657, 675, 704, 709, 722,
701, 820, 842, 863. 879, 913, 1018,
1024, 1033, 1066.
R icci, C a te rin a d e (s a n ta ) 500.
R iccio A n d re a (sc u lto re ) 172.
R iccio M ichele 683.
R idolfi G io v an n i (in v ia to ) 377, 564.
R ienzo, C ola di 83.
R ig a N iccol (n o ta ro ) 20.
R ita d a C ascia (b e a ta ) 70.
R o b b ia, G iovanni d e lla ( a r tis ta ) 174.
R o b b ia, L u ca d e lla ( a rtis ta ) 52, 59,
64, 76, 174.
R o b e rto d a L ecce (p re d ic a to re ) 68, 84,
89, 05, 110, 126, 128, 146. 148, 150-153.
R o c c a m u ra F ra n c e sc o (c a ste lla n o p a
p a le ) 614, 642.
R o d e ric o d e |S. E lla (teologo) 145.
R o d rig o d i B isceglie (figlio d i L u c r e
z ia B o rg ia (d u c a d i S e rm o n eta) 547,

565, 669.
R o ja s , A n to n io de (a rc iv esco v o di G ra
n a ta ) 851.
R o ja s, F ra n c is c o d e (in v ia to ) 578, 599,

645, 668.
R om o lin o F ra n c e sc o (vescovo d i Ile r d a , c a r d in a le ) . 568, 656.
R o n d in e lli G iu lian o (fra n c e sc a n o ) 491.
R o sp ig lio si A ntonio d i T a d d e o 23.
R o ssellin o B e rn a rd o (a rc h ite tto ) 59,

885, 903.
R o ta rio C a rlo (im p ie g a to p a p ale) 718.
R overe, B a rto lo m e o d e lla 1108.
R overe, C lem e n te G ro sso della (c ugino
d i G iu lia n o , c a rd in a le ) 671.
R overe, D om enico d e lla (c ugino dii
G iu lia n o , c a rd in a le ) 281, 332, 335,

336, 412, 537, 1019, 1020, 1024, 1033.


R o v ere, E m ilia P ia d e lla 670.
R overe, F e lic e d e lla , v. O rsin i F e lic e .
R overe, F ra n c e sc o M a ria d e lla (n ip o te
di G iu lia n o , d u c a d i U rb in o ) 670, 672,

685, 707, 710, 713, 716, 757, 763, 775,


790, 812, S17, 826, 842, 874, 819, 952,
966, 988.
R overe, G a leo tto d e lla (n ip o te d i G iu
lia n o , c a rd in a le ) 673, 719, 734, 876,

913, 917, 1113.


R overe, G io v a n n i d e lla (fra te llo d i
G iu lia n o ) 207, 211222, 373, 376, 428,

503.
R overe, G iro la m o B a sso d e lla (cugino

In d ice d elle persone.


d i G iu lia n o , c a rd in a le ) 330, 708, 014,
101S.
R o v ere, G iu lia n o d e lla ( c a rd in a le d i
S. P ie tro in V incoli, p a p a G iu lio II )
125, 172, 202, 200, 207, 208, 200, 210,
211, 216, 210, 222, 224, 225, 227, 220,
244, 264, 270, 272, 273, 270, 281, 317,
321, 323, 324, 331, 332, 333, 336, 340,
350-300, 363-366, 368, 370, 372-376,
378, 370-381, 382, 383, 386, 387, 305,
306, 308, 400-402. 404, 407, 400, 410.
412, 424, 428, 436, 509, 511, 512, 517,
520, 525, 536, 544, 562, 037, 656-658.
660 663, 603, 703, 872, 877, 878, 885,
908, 1014, 1018, 1019, 1046, 1071.
R o v ere, Io h . ,F e ltria de 680.
R o v e re, L e o n a rd o G rosso d e lla ( f r a
te llo d i C lem ente, c a rd in a le ) 673,
712, 835, 918, 950.
R o v e re, L u c h in a d e lla (s o re lla d i G iu
lia n o , m oglie di G a leo tto ) 666, 671.
R o v ere, N iccol d e lla (f r a te llo d i G a
le o tto ) 751.
R o v ere, S isto G a ra d e lla (n ip o te di
G iu lian o , c a rd in a le ) 673, 734.
R o v e re lla B a rto lo m e o (c a rd in a le ) 60.
R o v e re lla L o ren z o 200.
R o b e is, Io h . A u t. d e 736.
R u c e lla i B e r n a rd o (figlio d i G io v an n i)
16, 88.
R u c e lla i G io v a n n i (m e rc a n te ) 15, 10.
R u c e lla i P a n d o lfo (figlio d i G iovanni)
16, 176.
R u g io (A b a te) 359.
R u s tic i A g a p ito 172.
R u s tic i C incio 172.
R uj-sch G io v a n n i (p itto re ) 958.

S
S a b a tin o d egli A lie n ti ( s c ritto r e ) 10.
S ab ellico (u m a n is ta ) 607, 600.
S a c c h e tti F r. 200.
S a d o leto Iaco p o (u m a n is ta , c a rd in a le )
875, 910, 070.
S a g a n , d uca d i 593.
S a la m o n i .Mario 1 1 7 , 138, 077, 749, 793.
859.
S a la z a r, T r is ta n o d e (a rc iv esco v o di
S eus) 252.
S a l u ta t i B e n e d e tto (m e rc a n te ) 88.
S a n c ia (figlia d A lfonso d i N a p o li, m o
glie d i J o f r B o rg ia) 362, 364, 373.
S a n d e o F e lin o ( g iu ris ta ) 287, 310, 436,
607, 1037.

1145

iSandonnino N iccol (vescovo d i M o


d e n a) 68.
S a n g a llo , A nto n io da, il vecchio ( a r
c h ite tto ) 622, 634.
S a n g a llo , {Antonio d a , il g io v an e ( n i
p o te d e l vecchio, a r ti s t a ) 40, 53, 890,
804, 001, 905, 921.
S a n g a llo , B a stia n o da 950.
'S an g allo , F ra n c e sc o d a (figlio d i G iu
lia n o ) 889, 910.
S a n g a llo , G iu lia n o d a ( fra te llo d A n
to n io il vecchio, a rc h ite tto ) 61, 618,
634, 635, 636, 884, 885, 86, 904, 909,
910, 027, 028.
S a n g io rg io , B e n v e n u to d i 346.
Sangiongio, A n to n io G io v an n i d i ( c a r
d in a le a le ss a n d rin o ) 365, 398, 435,
447, 512, 537, 538, 636, 639, 674, 684,
1033, 1085, 1036, 1089, 1105.
Sam nazzaro Iaioopo (u m a n is ta ) 116, 118,
367, H32, 556, 875.
S a n se e o n d o G iacom o (v io lin ista ) 0(>3.
S a n se v e rin o F e d e rig o (tglio d i R o b e r
to, c a rd in a le ) 312, 322, 329, 335, 336,
389, 300, 301, 302, 303, 307, 434, 515,
510, 517, 537, 762, 777, 705, 706, 806,
805, 807, 810, 813, 816, 1037, 1082,
1083, 1084, 1120.
S a n se v e rin o G aleazzo 390, 1082.
S a n se v e rin o G iro lam o 229.
S a n se v e rin o , P ie tr o A nto n io di ( p r in
c ip e d i B isig n a n o ) 705.
S a n se v e rin o R o b e rto (conte, c o n d o t
tie ro ) 217, 221, 222, 223, 227, 1015.
S a n so n i (c a rd in a le ) 537.
S an so v in o A n d re a (sc u lto re ) 171, 174,
209, 521, 013.
S a n so v in o Iacopo (sc u lto re ) 63, 011,
013.
S a n ta Croce, G iacom o 565.
S a n ta Croce G io rg io 231.
S a n to li F a z io (vescovo d i C esena, c a r
d in a le ) 673, 877.
S a n u to [S a n u d o ] M a rin o (c ro n is ta ) 68,
111, 190, 373, 386, 409, 4jl5, 410, 422,
427, 428, 420, 130, 507, 508, 525, 526,
574, 622, 707, 711, 728, 742, 753, 755,
807.
S a rd i T om m aso (dom en ican o ) 500.
S a rto , A n d re a d el (p itto re ) 34, 65.
S a s s a te lli G io v an n i (c o n d o ttie re ) 710.
S a s s e tti F ra n c e sc o (m e rc a n te ) 23, 172.
S a tr i S te fa n o ( c itt. ro m an o ) 22.
S a u li B a n d in e llo (c a rd in a le ) 770.
S a u li P a o lo 674.
S a v e lli B e rn a rd in o (p ro to n o ta rio ) 236.

In d ice d e lle persone.


S a v e lli G io v a n n i B a tt i s t a (c a rd in a le )
203, 206, 214, 221, 226, 232, 243, 317,
332, 335. 341), 302. 370, 396, 39S, 401,
792, 1013, 1014, 1024.
S av elli, P ie ro G io v a n n i d e (sig n o re
d A n g u illa ra ) 221.
S av elli, S ilv io (b a ro n e ro m an o ) 442,
459.
S a v o n a ro la 18, 06, 75. 93, 118, 127, 151,,
187, 188, 189, 190, 192, 193, 194, 196,
197, 286, 302, 325, 326, 337, 381, 383,
3S4. 413, 420, 421, 436, 444, 1,53-503,
575, 587. 613, 9S0, 981, 1047.
S a v o n a ro la M ichele (m edico) 154.
S c a la B a rto lo m e o ( u m a n is ta ) 163, 213,
2S3.
S chedel E r m a n n o (c ro n is ta ) 336, 497,
613.
S cheid M a ttia (vescovo di S e c k au , i n
v ia to im p e ria le ) 635.
S c h in n e r M a tte o (vescovo d l S itte n ,
c a rd in a le 755. 770, 809, 82S, 839.
S c h iv en o g lia (c ro n is ta ) 337.
S chnberg. N iccol d i (e ru d ito ) 878.
S c h o tt (v ia g g ia to re ) 973.
S c h ra d e r (v ia g g ia to re ) 972.
S cipio M a rco (m edico) 791.
S c la fe n a ti ( c a rd in a le d i P a r m a ) 317,
335. 417, 450, 1014, 1018, 1023.
S copelli G io v a n n a (b e a ta ) 71.
S c u ta rl, Gtiov. d a 193.
S e b a s tia n o (in v ia to ) 357, 359.
S e ra fin a d a P e s a ro (b e a ta ) 71.
S e rb a ld i da P e sc ia , P ie r M a ria 664.
S-oreri tilt. C ip ria n o di (c a n c e llie re d el
T iro lo ) 798.
S e n n in i G e n tile (n o v e llie re ) 98.
S e rm o n in o d a Y im e re a to (e ru d ito , in
v ia to ) 743, 87S.
S e rra Iaco p o (c a rd in a le ) 3S7. 526. 537.
Seyssel, de (le tte r a to ) 880.
S fe ru lo F ra n c e s c o ( u m a n is ta ) 614.
S fo n d ra to B a rto lo m e o (in v ia to ) 532.
S fo rz a B ia n c a M a ria (figlia d i G a
lea zz o M a ria , m o g lie d i M a ssim i
lia n o I) 369.
S fo rz a C a te r in a (figlia d i G a lea zz o
M a ria , m o g lie di G iro lam o R ia rio )
20. 74, 150, 201, 235, 382, 519.
S fo rz a d e V isc o n ti A sca n io M a r ia ( f r a
te llo di L odovico, c a r d in a le v ic e c a n
c ellie re) 171. 206. 207, 211. 214. 215219. 223, 225, 233, 235, 241, 243, 246,
269, 271, 317, 321, 330, 332-338, 344,
345. 349-351, 353, 356-360. 362-366,
36S, 370-373, 375. 378. 383, 3SS-391,

392, 393, 396, 398, 401, 407, 409. 410,


412, 416, 424-427, 430, 431. 433-441,
450, 451, 464, 505, 506, 507, 508, 510,
511, 513, 515-517, 521, 531, 537, 560,
644, 648, 650, 662, 667, 671, 708, 706,
874, 913, 914, 918, 1013, 1014, 1016,
1018, 1019, 1020, 1021, 1022, 1027,
1028 1029, 1035, 1037, 1044, ,1064,
1069, 1083.
S fo rz a F ra n c e s c o (d u c a d i M ilano) 44.
S fo rz a G a b riele (arciv esco v o d i M i
lan o , f r a te llo dii F ra n c e sc o ) 68.
S fo rz a G aleazzo ( fra te llo di G io v an n i)
434.
S fo rz a G a lea zz o M a ria (figlio d i F r a n
cesco, d u c a d i M ilan o ) 20, 005.
S fo rz a G ia n g alea z zo (M aria (figlio d i
G aleazzo M a ria , d u c a di M ilano) 92,
349, 356, 378, 382, 410.
S fo rz a G io v a n n i (c o n te d i C o tig n o la ,
sig n o re d i P e sa ro ) 353, 360, 434-436,
439, 441, 442, 444, 451, 452.
S fo rz a, G io v a n n i d A ra g o n a (c a r d in a
le), v. A ra g o n a.
S fo rz a I p p o lita (s o re lla d i G aleazzo
M a ria , m o g lie di A lfonso I I d i N a
poli) S6.
iS forza L odovico, il M oro ( f r a te llo di
G aleazzo M ania, d u c a d i M ilano) 4,
98, 124, 206, 212, 222, 236, 239, 240,
312, 343, 345, 349, 356-358, 362. 363,
308-370, 374, 375, 879, 380, 8S7, 388,
391-393, 399, 409. 410, 414, 416, 423,
437-439. 441. 450-452, 455, 459, 466.
510, 517, 520, 521, 522, 531, 534, 540,
841. 1013. 1014. 1016. 1021, 1027,
1029, 1030. 1035, 1037. 1088, 1044.
S fo rz a M a ss im ilia n o (figlio d i L odovico) 832.
S fo rz a O tta v ia n o (figlio d i C a te rin a ),
v. R ia rio O tta v ia n o .
S fo rz a O tta v ia n o (figlio d i G aleazzo
M a ria , vescovo d i L odi) 827.
S igism ondo (a rc id u c a ) 295, 342.
S idonio A p o llin a re 969.
S ig n o re lli L u ca (p itto re ) 6, 48, 16S,
169, 020.
S ilb er E u c h a r io 275.
S ilenen, Io s t d i (vescovo di ISion) 416.
S illin o G a s p a re 677.
S ilv e s tri
G uido
P o s tu m o
(p o e ta ),
v. P o stu m o .
S ilv estro . F r a (d o m en ican o ), v. M a
rnili.
S ilv e s tro d i S iena (p re d ic a to re ) 148.
S im m le r Io s ia s S12.

1147

Indice delle persone.


S im o n e tta B o n ifa z io (u m a n is ta ) 283.
SinibaLdi, F a lc o n e d e ' (te s o rie re p o n
tificio) 277, 288,-289.
S iro lo G io v a n n i (a rc iv esco v o d i R a
g u sa ) 503, 690, 1092.
S isto IV (p a p a ) 3S, 47, 49, 53, 54, 69,
76, 85, 86, 91, 94, 125, 127, 143-145,
173, 201-205, 207, 210, 217, 282, 236,
251, 26S, 276, 283, 287, 288, 292, 296,
310, 313, 317, 319, 320, 322, 323, 338,
418, 446, 587, 598, 620, 647, 652, 669,
679, 868-870, 872, 881, 900, 907, 915,
916, 922, 924, 940, 949, 980, 981, 987.
S isto V (p a p a ) 905.
S o a rd in o (in v ia to ) 849.
S odom a (p itto re ) 967, 992, 999, 1000,
1040, 1123.
S o d e rin i F ra n c e s c o (vescovo d i V o l
t e r r a , c a rd in a le ) 569, 644, 646, 685,
687, 842, 870, 928, 930.
S o d e rin i P a o lo A n to n io (in v ia to ) 377.
S o d e rin i P ie r o ( f r a te llo d i F ra n c e sc o ,
g o n fa lo n ie re in F ire n z e ) 563, 832.
S om enzi P a o lo (in v ia to ) 422, 459, 468,
483, 492. 498.
S o ria n o A n to n io (in v ia to v en eto ) 368,
702.
S o ra n o D om enico P a lla d io (u m a n is ta )
283.
S o ra n z o (v e n eto ) 99.
Sozzino B a rto lo m e o ( g iu r is ta ) 287
346.
S p a g n a G io v a n n i ( p itto re ) 64, 700.
S pagnolo G io v a n n i B a tt i s t a ( u m a n i
s ta ), v. B a tt. M a n to v an o .
S p e ra n d io ( a r t i s t a ) 414.
S p e ra lo F ra n c e sc o , d i (Spoleto 354.
S p in o la Ia c . 346.
S pieg el (s e g re ta rio im p e ria le ) 780.
S p ra ts , F ra n c e sc o d e ( c a rd in a le ) 371
569.
S p re n g e r G iacom o (d o m en ican o ) 305
306.
S ta b e llin i B . 850.
S ta c c o li A g o stin o (s e g re ta rio p a p a le )
287.
S ta m p a G a s p a ra 29.
S ta n g h a A. (in v ia to ) 331, 409.
S ta n g h a C. (in v ia to ) 344.
Stazio p a p in io (p o e ta ) 963.
S ta z io G adio 994.
S te fa n o di N a rn i (n o ta r o p a p a le ) 420.
S tr a s c in o d a S ie n a (p o e ta ) 108.
S tro z z i E r o d e ( u m a n is ta ) 100. 554,
032, 910.

M a c in g h iS tro z z i
A le s s a n d ra ,
S tro z zi.
S tro z z i T it o V e s p a s ia n o ( u m a n is ta )
213, 285, 28S, 553.
S tu r e iSten ( a m m in is tr a to r e d e l re g n o
d i S v e z ia ) 347.
S u a r d i B r a m a n tin o (p itto r e ) 958.
S u lp iz io G io v a n n i A n to n io ( u m a n is ta )
289.
S u p e rsa x o , v. J o r g a u f d e r F lu e .
S u r ia n o A n to n io (in v ia to ) 367, 700.
S u tri, G iov. F r . da 886.
S z a k m a ry G iorgio (vesco v o d i C inque
C h iese) 753.

T
T u b a P . 381.
T a b e rn a iS tefan o (v esco v o di P a r m a ,
in v ia to ) 333, 359, 365, 368, 372, 375,
387, 392, 437, 635, 1020, 1070.
T a le a z z i S te fa n o (vesco v o d i T o rc e llo )
535.
T a le n tis , I. A. de ( in v ia to ) 212.
T a n siilo 116.
T a v e lli G io v a n n i (vescovo, b e a to ) 70.
T e b a ld e o A n to n io ( u m a n is ta ) 284.
T e b a ld e o Ia c o p o 841.
T e b a ld is , M . d e (s e g r e ta r io p a p a le )
1023.
T e le s fo ro (p re te s o p r o fe ta ) 196.
T e re n z io 102.
T lie b a ld is , M. d e ( s e g r e ta r io po n tificio )
1023.
T e o d o ro (m onaco, p re te s o p r o f e ta ) 193.
T e o d o ro d e M aro 194.
T o m m a so d A q u in o 09. (120, 2S1, 971,
980, 985, 988.
T o m m a s o d e Vio d i G a e ta (g e n e ra le
d e i d o m en ic an i, c a r d in a le C a e ta n o )
69, 788, 804, 838, 871, 987.
T o m m a so (vescovo d i F o rl) 670, 847.
T in to A n to n io (v e n e z ia n o ) 33.
T in to r e tto (p itto re ) 34.
T iz ia n o 33, 109, 340, 543.
T iz io S ig ism o n d o d i .S iena (c ro n is ta )
73, 124. 155, 350, 432. 442, 451. 453,
491. 049, 651, 654, 050, 058, 001. 931.
T occio. F ra n c e sc o d e l ( a r c h i te t to ) 901.
T occo E e o n a rd o 544.
T o d esch in i-P ico o lo m in i A le s s a n d r o 054.
T o ln a , M a tte o d i 853.
T o m m a su c c io d a F o lig n o (b e a to ) 404.
T o re lli B a r b a r a 553.
T o rn a b u o n i F ra n c e s c o ( a r c h ite tto ) 172.

1148

In d ice d elle p ersone.

U reeo C odro (p ro fe sso re ) 114.


T o rn a b u o n i L o ren zo (n ip o te d i L u c re
U s o d im a re B a ttis tin a (figlia di G he
zia ) 17.
ra rd o , m oglie d i L u ig i d 'A ra g o n a )
T o rn a b u o n i L u c re z ia (m oglie di P ie ro
234, 272.
de le d ic i, p o e te ssa ) 2, 41.
U so d im a re G h e ra rd o (m e rc a n te , m a
T o rq u e m a d a , J u a n de (c a rd in a le ) 36,
r i to d i T eodonina Cibo) 234, 245.
69, 286, 923.
U s o d im a re P e r e tt a (figlia d i G h e ra rd o
T o rre , .M arcantonio deilla (m edico) 172.
m o g lie d i A lfonso d el C a rre tto , m a r
Tose-anelli P a o lo (m edico ed e ru d ito )
chese di F in a le ) 234.
123.
T ozzo, G iu lia n o d e l ( a r t i s t a ) 905.
T r a n c h e d in o F ra n c e sc o (in v ia to ) 336.
V
T ra p e su n z io A n d re a (s e g r e ta r io p a
p ale), v. A n d re a d a T re b iso n d a .
V a d ian (u m a n is ta ) 826.
T r m o u ille , J e a n F ra n o is d e la ( a r c i
V aga, F e rin o del (p itto re ) 626, 967.
vescovo d i A u d i, c a rd in a le ) 720, 726.
V a g lie n ti P ie ro (c ro n is ta ) 177,179, 494.
T re v isa n o D . (in v ia to ) 668, 676, 754.
Valcles, D iego d i 615.
T re v is a n o G iro lam o (vesco v o d i C re
V a len ti, P ie tr o d e (g iu ris ta ) 678.
m o n a) 742.
! V a le n tin is E le n a (b e a ta ) 70.
T re v is a n L. (in v ia to ) 801.
V a le n tiu s G a b riele 1105.
T rife m io (a b a te d i ,Sponheim ) 251, 590.
V a le ria n o P ie rio (p o e ta ) 835, 877.
T riv ilio , M. d e (in v ia to ) 392.
V algulio C a rlo (u m a n is ta ) 611.
T riv u lz io G ia n a n to n io (c a rd in a le ) 526,
V alla L o ren zo (u m a n is ta ) 81, 100, 113,
644.
117, 290.
T riv u lz io G ia n ia co p o (c o n d o ttie re , c u
V alois, K e n a ta d i (figlia di L u ig i X II,
g ino di G ia n a n to n io ) 189, 227, 230.
m oglie d i E rco le I I di F e r r a r a ) 103.
232, 517, 773, 785, 805.
V a lo ri B a rto lo m eo 844, 1020.
T ro c h e ( s e g r e ta r io p a p a le ) 344, 570.
V a lo ri F ra n c e sc o (in v ia to ) 273, 335,
T r o tt i G iacom o (in v ia to ) 336, 343, 315,
359, 484, 494.
398.
V a q u e ira s, B e rtra n d o d i 421.
T r o tt i G ia n G aleazzo 415.
V a ra n o G iulio C e sa re (c o n d o ttiero )
T u b a P.* 381.
238, 561.
T u llia d A ra g o n a (p o e te ssa ) 109.
V a rc h i B e n e d e tto (sto ric o ) 52.
T u r a Csi m o 126.
V a s a ri (sto ric o d e lla rte ) 169, 279, 622,
T u r in i ( a r t i s t a ) 60.
628, 827, 887, 907, 934, 950-952, 957T u r r e c renna t a , G io v a n n i d e (c a n o n i
959, 963, 980.
s ta ) 185-186.
V asello, A n to n io d i 21."., 291, 417.
T u l l i a n i A n to n io (a g o stin ia n o , b eato )
V a sin io la 372.
71.
V asq u ez (p o e ta ) 615.
T u r r ia n o G ioacch in o (g e n e ra le d e i do
V e c c h ie tta (sc u lto re ) 6, 59, 60, 61.
m en ic an i) 596.
V ega, G a rc ila s so d e la (in v ia to ) 436,
'f u t i, A rc an g e lo dei (m ed ico p a p a le )
515, 599, 1035.
718.
V e g i o . M affeo (u m a n is ta e pedagogo)
T u tta v illa G iro lam o 311, 410, 1019.
27, 891.
T y g rln i X iccol 346.
V elasquez (p itto re ) 969, 973.
V e ltri T ito (vescovo d i C a stro ) 286.
V e n u ti 373.

V e ra G io v a n n i (c a rd in a le ) 526, 537,
U b a ld in i O tta v ia n o 578.
642.
U b e rti d a C esena, F ra n c e sc o (u m a n i
V e rg erlo P ie tr o P a o lo , il vecchio (p e
s ta ) 354, 612.
dagogo e u m a n is ta ) 27, 75.
U ghi, F r a M a ria n o (d o m en ican o ) 181.
V erino U golino (p o e ta ) 119, 269.
U rb a n o IV (p a p a ) 980, 998.
V ero n ese P a o lo (p itto re ) 106.
U rb a n o V (p a p a ) 849.
V ero n ica d i B in asco (s a n ta ) 71.
U rb a n o V i l i (p a p a ) 622.
Veri-occhio ( a r t i s t a ) 34, 59, 60, 171.
U rb in o P ie tro P a o lo (p ro fe s so re di
V espucci A g ostino (im p ie g a to fio ren
m ed ic in a ) 176.
tin o ) 610, 614.

In d ice d elle persone.


V espucci A m erig o 170.
V espucci G iorgio (fio ren tin o ) 170.
V espucci G u id A n to n io (in v ia to ) 201,
203, 205, 208, 212, 214, 312, 486.
V e tto ri F ra n c e sc o (in v ia to ) 100, 134,
138, 140, 579, 592, 730, 1119.
V e tto ri P ie ro (in v ia to ) 2B9.
V ic en tin o P ie tro (vescovo d C esena)
233.
V ich, G iro lam o de (in v ia to ) 770, 824.
Vico, G io v a n n i de (m edico p a p a le ) 791,
871, 877, 1100, 1107.
V ic o m e rc a ti T a d d e o
(in v ia to ) 330,

1021

V lgerio M arco (g iu r is ta , vescovo di


S e n ig a llia , c a rd in a le ) 073.
V ig n a ti A lb e rto (c ro n is ta ) 812, 814.
V igne, A n d r <le la 305, 788.
V ig n eu lles, F ilip p o de 211, 813, 859.
V ig ri C a te rin a , d i B ologna (c la ris e a ,
s a n ta ) 09.
V illad ieg o , G u n d isa lv o de 006.
V illen eu v e, L u ig i d e (a m b a sc ia to re )
508.
V incenzo d i B e a u v a is (e n ciclo p e d ista )
971.
V incenzo d Acxuila (fra n c e sc a n o , s a n
to ) 71.
V incenzo <11 N ola (in v ia to ) 230.
V ioli (c ro n is ta ) 491.
V isco n ti C ris tin a (b e a ta ) 70.
V isco n te (c a rd in a le ), v. S fo rz a . A scanio.
V ita le d a B a s tia (b e a to ) 71.
V ite lli P a o lo (e o n d o ttie re ) 124.
V ite lli V itellozzo (f r a te llo d i P a o lo t i
ra n n o d i C itt d i C a stello ) 73, 427,
428, 527, 504.
V iti T im o te o ( p itto re ) 35.
V itto rin o d a F e l tr e (pedagogo) 26.
V olsco ( u m a n is ta ) 008.
V o lte rra , R a ffa e le d a , v. M affei.

1149

W
W a ld m a n H a n s (b o rg o m a stro d i Z u
rigo) 290.
W irt W ig a n d (d om enicano) 587.
W a lk e n s td n 801.
W im pliellng G iacom o ( u m a n is ta ) 780,
802, 877, 879.
W la d isla o (re di B o em ia e U n g h e ria )
2 0 5,299, 357, 305, 544, 851, 804, 1098,

1100.
W olkenistein, M. d i 801.

X
X im en es F ra n c e sc o
005, 725, 789.

(c a rd in a le )

09,

Y
Y saac E n ric o (m usico) 283.

Z
Z acchi G a sp a re (vescovo d i O sim o) 08.
Z am b ec c ar! (in v ia to ) 412.
Z a m b e c c a ri A le ssa n d ro d a B ologna
891.
Z am b o tto , B e rn a rd in o (c ro n is ta ) 552.
Z a m o m e tii, A n d re a 483.
Z an e B e r n a r d in o (teo lo g o e d u m a n i
s ta ) 822.
Z an in o de Solcia (e re tic o ) 114.
Z a r f a ti Samuel (m edico) 791.
Z e iile r (v ia g g ia to re ) 973.
Z eno B a tt i s t a (c a rd in a le ) 331, 332,
333, 536, 1019.
Z eno R u tilio 346.
Z erb i G a b riele (m edico) 287.
Z orzi F ra n c e sc o (n o ta ro ) 21.
Z orzi G irolam o (in v ia to ) 417.
Z uin g lio U lrico 825.
Z uniga. J u a n d e (c a rd in a le ) 071.
Z u rita (sto rico ) 302, 307, 428, 430, 449,
091.

E R R A T A -C O R R IG E

P ag. 240, n. 3; invece di: Cfr. in Appendice n. II di questo Supple


mento, leggi: Cfr. in Appendice n. 8.
P ag. 290, seguito d i n. 3 d i pag. 289, invece di: V. anche nellAppendice
di questo supplemento al n. II, leggi: V. anche nellAppendice n. 3.

IMPRIMATUR
t

Io seph u s P

a l ic a ,

Arch. Philippen.,

Vicesgerens.

! 1. S. A. I
jV E N E Z l A j

Bib l io t e c a

10 5

--------------

Potrebbero piacerti anche