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Il periodo che va dall’inizio del II all’inizio del IV secolo, segnato spesso e in molti
luoghi dalla persecuzione anti-cristiana, è caratterizzato per il nostro tema dai seguenti
tratti:
1. . fine dell’epoca apostolica, si nota una certa evoluzione rispetto agli scritti più
antichi del
Nuovo Testamento: le comunità, una volta scomparsi gli apostoli che fungevano da
San Ignacio. L’unità è talmente importante senza la comunione con il vescovo non
già li connotava nelle Lettere Pastorali (6). Ignazio chiede alle comunità di riconoscere il
vescovo come segno della paternità divina: i presbiteri - scrive - sono sottomessi
saggiamente al vescovo, anzi, «non a lui, ma al Padre di Gesù Cristo che è il vescovo di
tutti
connota la Chiesa fino ad oggi - si collocano adeguatamente entro una struttura ecclesiale
che rimane comunque caratterizzata dalla “casa”. «Prima che i cristiani disponessero dei
loro edifici di culto, è certo che la casa giocò un ruolo importante nell’evangelizzazione,
con l’accoglienza dei missionari, l’ospitalità dei cristiani nel bisogno e la testimonianza di
fede dei suoi membri» (9): le dimensioni ancora molto ridotte delle comunità cristiane e
l’impossibilità per loro di disporre di luoghi pubblici per il culto facilitano il mantenimento
di un ancoraggio solido dell’esperienza di fede alla “casa-famiglia”.
strutture che - appartenendo già al patrimonio religioso di ebrei e pagani - rendevano più
Dio con la pratica delle esigenze etiche evangeliche da essa derivanti; il rispetto reciproco,
la fraternità e l’accoglienza. La fede cristiana veniva in tal modo celebrata, pensata e vissuta
attraverso un’esperienza di relazioni dirette e “calde”, favorite dalle dimensioni
Prima però di documentare questi tre aspetti è bene sgombrare il campo da un possibile
settaria di Chiesa, quasi che ogni Domus Ecclesiae bastasse a se stessa e vivesse una sorta
di “intimismo comunitario”.