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CHIESA DOMESTICA:

COMUNITA’ RADUNATA NELLA


“DOMUS ECCLESIAE”
INTRODUCION.

Il periodo che va dall’inizio del II all’inizio del IV secolo, segnato spesso e in molti

luoghi dalla persecuzione anti-cristiana, è caratterizzato per il nostro tema dai seguenti

tratti:

a) Comunidades y servicios ministerios estables referénciala a la Familia.

b) Aparecen las Domus Ecclesiae, o “case della Chiesa/della comunità”.

C. Per le celebrazioni liturgiche, la trasmissione della fede e dell’educazione cristiana,

1. . fine dell’epoca apostolica, si nota una certa evoluzione rispetto agli scritti più
antichi del

Nuovo Testamento: le comunità, una volta scomparsi gli apostoli che fungevano da

“guide” figure: i vescovi strutture ecclesiali: i ministeri nell’epoca proto-patristica

San Ignacio. L’unità è talmente importante senza la comunione con il vescovo non

b. Tonalità “famiIiare” dei ministeri nei primi secoli

I ministeri tuttavia, benché istituzionalizzati, mantengono quella tonalità “familiare” che

già li connotava nelle Lettere Pastorali (6). Ignazio chiede alle comunità di riconoscere il

vescovo come segno della paternità divina: i presbiteri - scrive - sono sottomessi

saggiamente al vescovo, anzi, «non a lui, ma al Padre di Gesù Cristo che è il vescovo di

tutti

2. La “Domus Ecclesiae” nel II e III secolo


I tratti “familiari” del triplice ministero - che da Ignazio in avanti, pur con alti e bassi,

connota la Chiesa fino ad oggi - si collocano adeguatamente entro una struttura ecclesiale

che rimane comunque caratterizzata dalla “casa”. «Prima che i cristiani disponessero dei

loro edifici di culto, è certo che la casa giocò un ruolo importante nell’evangelizzazione,

con l’accoglienza dei missionari, l’ospitalità dei cristiani nel bisogno e la testimonianza di

fede dei suoi membri» (9): le dimensioni ancora molto ridotte delle comunità cristiane e

l’impossibilità per loro di disporre di luoghi pubblici per il culto facilitano il mantenimento
di un ancoraggio solido dell’esperienza di fede alla “casa-famiglia”.

a. I saluti alle “Chiese che si radunano nelle case”

La struttura “domestica” della primitiva esperienza cristiana, quindi, rappresenta anche un

caso di “inculturazione”, ossia di inserimento in strutture preesistenti il Cristianesimo;

strutture che - appartenendo già al patrimonio religioso di ebrei e pagani - rendevano più

accessibile a molti l’accostamento a questa “nuova religione”.

3. L’esperienza cristiana vissuta e maturata nella “Domus Ecclesiae”


L’esperienza cristiana plasmata sulla dimensione della “casa-famiglia” comprendeva,

come è emerso anche dall’archeologia, tre aspetti fondamentali: la celebrazione dei

sacramenti del battesimo e dell’eucaristia; la preghiera, la lettura e lo studio della Parola di

Dio con la pratica delle esigenze etiche evangeliche da essa derivanti; il rispetto reciproco,

la fraternità e l’accoglienza. La fede cristiana veniva in tal modo celebrata, pensata e vissuta
attraverso un’esperienza di relazioni dirette e “calde”, favorite dalle dimensioni

ridotte delle “case-famiglia”.

a. “Dove è Cristo, lì è la Chiesa”

Prima però di documentare questi tre aspetti è bene sgombrare il campo da un possibile

equivoco. Il fatto che la “casa-famiglia” fosse il centro propulsore e il fulcro

dell’esperienza ecclesiale, non significa che sussistesse una visione “parcellizzata” o

settaria di Chiesa, quasi che ogni Domus Ecclesiae bastasse a se stessa e vivesse una sorta

di “intimismo comunitario”.

b. Celebrazione del battesimo e dell’eucaristia

Il primo aspetto dell’esperienza cristiana vissuto e maturato nelle Domus Ecclesiae è la

celebrazione del battesimo e dell’eucaristia.

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