La prima forma della dottrina di Vico sulla conoscenza si presenta come
diretta critica e antitesi del pensiero cartesiano, che da oltre mezzo secolo dava l'indirizzo generale allo spirito europeo ed era destinato a dominare ancora per un secolo le menti e gli animi degli uomini. Per prima cosa, Vico stabilì una differenza tra conoscenza divina e conoscenza umana. Infatti mentre a Dio appartiene un intelligere (intendere) perfetto di ogni elemento che costituisce l’oggetto, l’uomo può soltanto limitarsi al pensare, ovvero al cogitare, raccogliendo fuori di sé gli elementi necessari alla formulazione di una verità della quale potrà solo essere partecipe senza mai riuscire a possederla. Di conseguenza, Vico identificò il verum con il factum, cioè fissò in maniera per lui inequivocabile il fatto che si può conoscere con verità solo ciò che è stato fatto; questo principio viene espresso da Vico con le formule “Verum ipsum factum” e “Verum et factum convertuntur”, ossia “il vero è il fatto stesso” e “il vero e il fatto si convertono l’uno con l’altro”. Queste formule vanno a esprimere il concetto del sapere vichiano secondo cui la conoscenza di una cosa coincide con la conoscenza delle sue cause generatrici. Dunque l’uomo non può conoscere neppure il proprio essere perché non si crea da sé. Vico ribalta così cogito ergo sum di Cartesio, locuzione che significa letteralmente «penso quindi sono» con cui Cartesio esprime la certezza indubitabile che l'essere umano ha di sé stesso in quanto soggetto pensante. Vico, quindi, limita il cogito ergo sum alla sua funzione di coscienza e non di scienza del proprio essere. Mentre la coscienza può essere propria anche dell’ignorante, la scienza è la conoscenza vera fondata sulle cause. L’uomo non può conoscere la causa del proprio essere perché non si crea da sé. Vico osserva che Cartesio avrebbe dovuto dire “io penso dunque esisto” e non “io penso dunque sono”. Pertanto, la storiografia (che studia scientificamente ciò che l’uomo ha fatto) è la disciplina principale a cui bisogna dedicarsi, dato che la Natura è opera di Dio, e quindi trascende i nostri limiti conoscitivi. Il mondo della natura può essere oggetto solo della conoscenza divina. Prima di cominciare a prendere in considerazione la concezione della storia di Vico mi sembra opportuno riassumere quello che egli scrisse in una lettera spedita ad un amico. In tale lettera Vico dice che dopo aver pubblicato la sua opera “La Scienza Nuova” a Napoli nel 1725 ebbe l’impressione di averla pubblicata non in una grande città ma in un deserto, in quanto tutti coloro ai quali Vico aveva inviato una copia della sua opera quando lo incontravano facevano finta di niente, non davano il minimo segno di averla ricevuta e non dicevano neanche una parola sull’idea che si erano fatta dell’opera. Nella lettera Vico ammette che sentendosi umiliato dal comportamento adottato da quelli che avevano letto la sua opera, evitava di frequentare i luoghi pubblici, proprio per non incontrare nessuno di coloro ai quali aveva inviato la Scienza nuova.
Il motivo per il quale Vico ebbe risultati così deludenti dalla
pubblicazione della sua opera è molto semplice: le idee che egli vi esprimeva erano totalmente ed assolutamente in contrasto con le idee prevalenti nella sua epoca, nella quale dominavano incontrastate le idee di Cartesio. Secondo Cartesio l’unica vera scienza era la nuova scienza naturale fisico-matematica, in quanto solo con l’aiuto delle idee matematiche si poteva giungere a conoscenze certe. Pertanto, per il filosofo francese la storia era una pseudoscienza. Secondo il filosofo francese gli storici che pretendevano di conoscere la storia dell’antica Grecia o dell’antica Roma ne sapevano meno di quello che sapevano un cuoco o un contadino che erano vissuti a quei tempi. Molto famosa era la frase di Cartesio “La domestica di Cicerone conosceva meglio del miglior storico dei tempi di Cartesio gli avvenimenti storico-politici che avevano avuto Cicerone come protagonista”.
Al contrario, Vico sosteneva la natura scientifica della storia, fatto che
oggi ci sembra una cosa ovvia ma che al tempo dell’autore napoletano sembrava un’affermazione priva di senso, e pur vivendo in un’epoca dominata dalle idee cartesiane, si permise il lusso di capovolgere completamente il concetto di scienza elaborato da Cartesio, sostenendo che l’unica vera scienza era la storia. Vico si scagliò contro le idee cartesiane negando la possibilità che l’uomo potesse conoscere il mondo fisico, perché conoscere il mondo fisico era al di fuori delle capacità dell’intelletto degli uomini Cosicché per Vico la scienza naturale tanto esaltata da Cartesio non era una scienza.
Ma su quali basi Vico affermava che gli uomini potevano conoscere
scientificamente solo la storia, mentre non potevano avere una conoscenza scientifica del mondo fisico e naturale?
Secondo Vico l’uomo poteva conoscere scientificamente solo la storia
perché gli esseri umani erano i creatori della storia. Al contrario, gli uomini non potevano conoscere il mondo naturale – il cosmo fisico – perché l’universo non era stato creato dagli uomini, ma da Dio. Proprio perché l’universo era una creazione divina solamente Dio poteva conoscerlo perfettamente. Vico, dunque, si presentava agli occhi dei suoi contemporanei come l’Anti-Cartesio per eccellenza, e per questo motivo l’autore napoletano venne completamente emarginato in tutti gli ambienti intellettuali totalmente affascinati dalla filosofia di Cartesio.
Croce Benedetto - Insulti A Giordano Bruno - Che Cosa Sono Gli - Eterni Problemi - , e Quali Gli Odierni Loro Cultori - Purus Philosophus, Purus Asinus
Fogli di Filosofia - 2010, Fascicolo 1, Articolo 1, pp. 1-16 - Pierpaolo Ciccarelli - Impossibilità di «immaginare» e difficoltà di «intendere». Il contributo di Vico ad un’archeologia del non concettuale - http://www.scuoladifilosofia.it/fogli-di-filosofia