Danston, in questa disamina, non prospetta tanto unapologia delle cose, ma una
rinnovata considerazione della loro capacit di diventare le nostre stesse parole,
il serbatoio apparentemente silenzioso su cui si fonda la possibilit di articolare
il mondo e noi stessi. Questa premessa prelude alla riconsiderazione, affrontata
in Things that Talk, del rapporto narrativo e epistemologico instauratosi nella
contemporaneit con una serie di oggetti e artefatti che affollano il nostro
panorama percettivo: nelle arti figurative come in quelle architettoniche, nella
scienza come nelluniverso mediatico. Quello che rimane per inevaso la
questione del rapporto fra gli oggetti e la letteratura, fra il mondo della
narrazione e il mondo delle cose. possibile di fatto parlare di una narrazione
degli oggetti che vada al di l di una mera strategia descrittiva? Possiamo
individuare e definire una tradizione di scrittura che si sia misurata in senso non
preconcettualmente oppositivo con la materialit del panorama oggettuale che ci
circonda? Ci sono delle poetiche e degli autori che nellesercizio della propria
mimesi artistica hanno preferito affacciarsi verso il mondo delle cose piuttosto
che verso il proprio universo biografico e personale? E che tipo di corollari
letterari, stilistici, epistemici e filosofici emergono da un esercizio narrativo di
questo genere? Che tipo di immagine del mondo e quale comprensione della
realt e della letteratura si possono inferire da questi testi?
AnnalidItalianistica23(2005).LiteratureandScience
Pierpaolo Antonello
Pierpaolo Antonello
come una specie di pompa funebre degli oggetti, che vengono raccolti,
catalogati, mostrati nel loro carattere funerario (dove il Vittoriale diviene un
enorme cimitero delle cose); dallaltra, Franz Kafka, che nel romanzo
America racconter di un uomo, Karl Rossmann, che perde continuamente
oggetti, oggetti che rappresentano pezzi della sua identit, della sua memoria
(Gli oggetti 93), indicando uno spazio di corrispondenza metonimica fra
soggettivit e oggettualit.
Descrivere il mondo
Passando poi a considerare le esperienze estetiche della seconda met`a del
secolo, in unepoca che gi prelude al postmoderno, Del Giudice proietta le
proprie intenzioni critiche e di poetica su una triade di scrittori che hanno
partecipato allesperienza del laboratorio linguistico-matematico dellOu.li.po.
(Ouvroir de litterature potentielle): Raymond Queneau, Georges Perec, Italo
Calvino, tutti punti dentrata imprescindibili per ogni considerazione sul
rapporto fra cose e letteratura. In particolare, vengono citati lo Chant du Styrene
di Quenau; Les Choses, Cantatrix Sopranica L., e La Vie mode demploi di
Perec, nonch Palomar di Calvino (Gli oggetti 102): quel signor Palomar il cui
primo esercizio quello di tentare di leggere un oggetto, nella fattispecie un
oggetto elusivo come unonda del mare.
A questo proposito dobbiamo ricordare come Calvino sia stato un punto di
partenza con cui Del Giudice ha dovuto immediatamente misurarsi: non solo
perch rappresentava una pietra di paragone imprescindibile nel contesto
letterario nazionale, ma anche per il fatto che era stato proprio Calvino a
presentare a Einaudi il primo romanzo di Del Giudice, Lo stadio di Wimbledon.
Ispirato da Ponge e da Queneau, ma anche dal descrittivismo dellcole du
regard, Calvino si era da tempo impegnato a discutere del problema della
descrizione come strategia narrativa. In un saggio del 1972, Lo sguardo
dellarcheologo (pubblicato nell80 in Una pietra sopra), Calvino parla appunto
di descrizione e di catalogo come strategie narrative (Saggi 324-27). Nella
dizione calviniana, la descrizione si presenta come un problema da risolvere,
in un cammino progressivo verso lesattezza, ma anche come attivit
categoriale, ordinativa; inoltre si impone come metodo, e come istruzione
pedagogica. La descrizione si pone come un problema ad un tempo letterario e
scientifico: letterario, perch si riconnette a una tradizione consolidata (non solo
il gi citato Ponge o Gadda, ma anche certa filosofia naturale classica, da
Plinio a Cardano); scientifico, perch ogni attivit categoriale possibile solo a
partire da riduzione e semplificazione della realt fenomenica, da una messa in
scena sperimentale, galileiana, delloggetto o del processo che si vuole
osservare. La descrizione mostra, nelle parole di Calvino, come il desiderio di
conoscere trovi nello scrivere un modo di realizzarsi, chiarendo sensazioni,
impressioni, idee (Osservare 88-89; corsivo mio), che valorizza soprattutto la
Versolafinedelromanzoifuochidartificiocheesplodonosopraillagodi
Ginevranonassomiglianovagamenteasbuffiopennacchicoloratimasono:
fiori luminosi con lunghi stami rossi proiettati in cime ombrelliformi come gli eucalipti,
[...] fiori dal calice allungato che scoppiava in una corona doppia e tripla di sfumature
viola come la granadilla, fiori con grosso piumino di stami rabbuffati al centro della
corolla giallo oro come liperico, fiori che esplodevano in terminali oblunghi lasciando
fuoriuscire petali filiformi bianchi e rossi e rosa e violacei come il papavero da oppio.
Pierpaolo Antonello
(Atlante 149-50)
In questi lunghi elenchi non ci troviamo mai di fronte a quel processo che Leo
Spitzer ha definito come enumeracin caotica, tipico di scrittori come Borges o
Calvino e che ripropongono da una parte il problema dellarbitrariet di ogni
classificazione (si ricordi le pagine iniziali di Les mots et le choses di Michel
Foucault); dallaltra la dimensione straniante dellaccumulo descrittivo. Per Del
Giudice questa nomenclatura serve invece a riconoscere le cose in quanto tali,
ad averne un rispetto icastico e a potenziare il serbatoio di possibilit analogiche
e metaforiche della lingua letteraria allargandone la base espressiva,
metabolizzando un lessico rigoroso, attinto dal sovrabbondante (e solo
allapparenza arido) patrimonio linguistico delle scienze esatte e delle tecniche. 1
In questa direzione si supera la dimensione prettamente descrittiva e si entra in
un territorio in cui gli oggetti si fanno portavoci di se stessi, dove parlano
attraverso la loro lucida superficie denotativa, che al lettore esperto dar il senso
della precisione e delladerenza mimetica al mondo delle cose e del lavoro, e al
lettore ingenuo un effetto certamente straniante, ma che non di meno restituisce
allattenzione questi oggetti in maniera netta, assieme al loro mistero di cose
inusuali. In questo senso gli oggetti diventano strumenti epifanici: non della loro
transizione o trascrizione simbolica, ma nella loro esatta propriet di essere
oggetti duso, un uso iper-specializzato, un uso tecnico, un uso carico di
conoscenza pregressa che pu essere raggiunto solo attraverso un costante
esercizio pratico, un esercizio di familiarit che va al di l di qualsiasi teoresi
o espressione proposizionale.
Rispetto a questo regime di esattezza nomenclatoria e di competenza
tecnica, pi che la mediazione di Calvino, ha esplicitamente agito quella di
Carlo Emilio Gadda, ingegnere-filosofo, materialista convinto, campione
delleuforia e della precisione descrittiva, dellhypotyposis, e poeta delle cose.
Meglio di altri Gadda aveva infatti gi spiegato che gli oggetti non sono pacchi
postali, cio entit immobili, neutre, chiuse in se stesse, ma sono nuclei di
relazioni: relazioni fra le cose e relazioni fra individui e cose (Scritti vari 689).
Il riferimento di Del Giudice va in particolare a un suo saggio programmatico
del 1929, Le belle lettere e i contributi espressivi delle tecniche, dove Gadda
spiega come le tecniche abbiano recato alla espressione contributi essenziali,
non soltanto con apporto di forme, di materiali gi concreti (Saggi, giornali
482). Lelaborazione espressiva, nellambito proprio duna tecnica determinata,
morde in corpore veritatis e cio lavora sui fatti, gli atti, sulle cose, sulle
relazioni, sulla esperienza insomma [] e si aggruma in cognizioni ferme,
sistemate in una intelligenza, in una abilit, in una maestria, o almeno in una
pratica, in unabitudine (479). Anche Primo Levi altro scrittore a cui Del
Giudice dedica una lettura attenta (Introduzione) esprime posizioni analoghe
1 Per una esauriente analisi del linguaggio tecnico-scientifico nellopera di Del Giudice si
importante sottolineare come questi manuali non ci indichino solo una mera
dimensione stilistica, ma dischiudano anche un rapporto morale con il mondo:
Nei manuali cerano i nomi della natura, i nomi delle cose, la descrizione del loro
funzionamento, ci che bisognava fare [...]. Ogni manuale era per me un libro di galateo
Pierpaolo Antonello
applicato, un romanzo di formazione. Con ogni cosa nuova imparavo anche una nuova
nomenclatura, ed era come unalfabetizzazione del corpo: i nomi corrispondono ai gesti, i
gesti ai sentimenti, i sentimenti a un atteggiamento.
(Atlante 68)
Quasi-oggetti
Nel dibattito sociologico e filosofico degli ultimi anni, si imposta una vulgata
attraverso letture troppo ideologicamente precostituite e restrittive che
vuole loggetto delle societ occidentali ad un tempo merce, feticcio e segno,
secondo quellasse di comprensione che parte da una rilettura di Marcel Mauss e
arriva a Jean Baudrillard e al suo Le Systme des objects. Loggetto in una
prospettiva postmoderna stato ridotto alla sua monetizzazione allinterno di
rapporti istituiti dalla progressiva feticizzazione dellimmaginario, con una
deriva dello stesso a puro simbolo allinterno di un meccanismo permutativo di
sostituzione. Loggetto-merce non ha valore in se stesso ma in quanto moneta di
scambio simbolico o in quanto oggetto di consumo, programmato dal capitale a
diventare obsoleto nel momento stesso della sua acquisizione, o nella migliore
delle ipotesi come feticcio, come schermo proiettivo del desiderio pi o meno
sessualizzato.
Rispetto al destino del Novecento come secolo di oggettualit transitiva, derealizzata, di oggettualit sempre pi virtuale e simbolica, Del Giudice si
espresso esplicitamente a pi riprese. In Gli oggetti, la letteratura e la memoria
egli sottolinea come le cose nella nostra contemporaneit stiano perdendo di
spessore, di materialit; non siano pi luoghi di memoria, diventando sempre pi
oggetti duso e non pi oggetti lavorati. Paradigmatici di questo processo nella
narrativa di Del Giudice non sono per gli oggetti del consumo o i feticci
dellimmaginario postmoderno, ma oggetti pi elusivi e pi radicalmente
instabili come quelli della fisica particellare. Pur non trascurando un discorso di
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Questa reversibilit continua del punto di vista non significa per dubbio,
non significa incertezza, non significa pluralismo, come il principio di
Heisenberg stato troppo spesso inteso dalla vulgata umanistica; invece
significa rendere linterrelazione operante nella complessit (Il tempo 87).
La nuova fisica delle particelle ci porta inoltre allinterno del significato
profondo di possibilit e di probabilit. Ogni particella descritta da una
funzione donda che indica lampiezza di probabilit della particella stessa. Il
quadrato della funzione donda d la densit di probabilit di trovare una data
particella in una certa regione di spazio. Loggetto solo probabilmente l, mai
esattamente in quel luogo. Concordemente Del Giudice fa riferimento ad una
componente probabilistica della scrittura che vuole definirsi metaforicamente
attraverso la probabilit intrinseca di queste nuove cose e di questi nuovi oggetti:
anche il linguaggio, secondo lautore romano, dovrebbe essere usato in una
dimensione di probabilit, e con un certo stupore, lo stupore che il linguaggio e
le storie aggancino ogni volta probabilmente e forse anche misteriosamente, ci
che chiamiamo la realt (Conversazione 194). La mimesi per tanto non si
definisce attraverso unaderenza immediata e incondizionata alla realt, ma
2 Intervento di Daniele Del Giudice, Verbale n. 10 del Seminario del Settore Linguaggi
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Sal allultimo piano, pos i libri sul tavolo [...]. Pi tardi leggeva uno dei due romanzi.
(Atlante 92)
No. Per potevi fare prima, ha detto Brahe alzandosi e sistemandosi dietro.
Scendono verso la citt nuova [].
(Atlante 106; corsivi miei)
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Lantropologo Remo Guidieri, nel volume Lesperienza delle cose, ricorda come
loggetto sia un vincolo che crea vincoli. Lo come instrumentum, cio come
medium tertium tra bisogni e fini []. Ma lo anche in quanto diventa esso
stesso bisogno. anzi perch esiste un bisogno di vincolo e un bisogno di
sfruttare il vincolo creato dalloggetto stesso che loggetto creato o prescelto:
che diventa oggetto necessario per instaurare vincoli (184-85). Allo stesso
modo in Del Giudice gli oggetti costruiscono vincoli strumentali e vincoli con e
fra gli uomini; ma non tanto in senso disforico, dove luomo si scopre succube
della pletora merceologica o tecnologica del mondo, ma come possibilit di
3 Una pi esaustiva discussione di questa posizione si trova nel mio Il mnage a quattro.
Scienza, filosofia, tecnica nella letteratura italiana del Novecento, Firenze, Le Monnier,
2005.
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relazionamento con laltro, con il pensiero e il lavoro dellaltro. Gli oggetti sono
strumenti e occasioni di pensiero che diventano forme di strutturazione del
comportamento, nonch strumenti di solidariet tacita. Qualsiasi indifferenza
verso loggetto una indifferenza verso luomo, verso la mano e il pensiero che
ha creato e posto in essere quelloggetto che ci viene ora reso disponibile,
donato. In Atlante occidentale, ad esempio, nel descrivere lordine artificiale
di un giardino, pieno di regole di potatura, innaffiatura, orientamento,
esposizione alla luce o allombra, o allumidit, Del Giudice fa dire al suo
protagonista: [] abbastanza mortificante usufruire di qualcosa, anche
soltanto di un rilassamento, senza sentire bene il pensiero che c dietro
(Atlante 33). Loggetto racchiude tutta una storia dello sforzo umano, una storia
di intelligenza e passione. E nel riconoscimento di questa disposizione si
dischiude unetica del rispetto e della cura.
Vi inoltre una relazione dinamica fra oggettualit e comportamenti umani,
dove il dialogo di confronto e adattamento scorre nelle due direzioni. Gillo
Dorfles, in Nuovi riti nuovi miti, cita il lavoro di G. W. Hewes in cui si parla
dellimportanza delle posture e alla necessit di tenere conto nella
progettazione di oggetti della nostra civilt tecnologica, delle Habitudes
corporelles. Le posture [] e le abitudini motorie ad esse relazionate, sono
intimamente legate con molti aspetti della vita quotidiana: incidono sul design
dei vestiti, delle scarpe, dellammobiliamento, dei veicoli, utensili e macchine
(73). Noi modifichiamo gli oggetti perch corrispondano meglio al nostro corpo
e ai nostri gesti, e allo stesso tempo questi oggetti entrano in relazione con la
nostra corporalit, modificando la nostra visione del mondo, i nostri
comportamenti e il nostro rapporto dinamico con la realt e con le nostre abilit
percettivo-motorie.
Loggetto come testimone
In un suo famoso saggio, Heidegger ricorda che la cosa etimologicamente,
nelle lingue germaniche, mediazione, il riunirsi, gathering fra gli uomini
(116). Thing in inglese ha originariamente proprio il senso di riunione, di
assemblea (Oxford English Dictionary), dallolandese medievale, dinc, con il
significato ancora di corte, assemblea, allo stesso modo in cui cosa deriva dal
latino causa, nel senso di azione legale e giudiziale. Le cose uniscono e sono
oggetto di disputa, in un perfetto doppio vincolo alla Bateson, o come
dimensione propria dellacquisizione mimetica, come previsto dallipotesi del
principio di ominizzazione proposta da Ren Girard. Nel descrivere un
laboratorio di fisica sperimentale, Del Giudice mette in evidenza proprio questo
ruolo delloggetto scientifico come strumento di assemblea, di negoziazione, di
riunione, associato a quella collegialit di intenzioni che spesso manca alla
cultura umanistica: il radunarsi attorno a degli oggetti concreti, definiti, per
trovarne conoscenza e attraverso questa conoscenza sperimentare il vincolo
associativo che questi impongono. In particolar modo, sono proprio i quasi-
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Pierpaolo Antonello
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surrounds things that talk (13), dove laccento viene spesso posto sulla
dimensione mistificante degli oggetti, sulla malleability of interpretation e su
the mutability of things in recontextualization (17), la traiettoria poetica e
epistemica individuata da Del Giudice sembra invece spostare il peso delle cose,
degli oggetti, dal lato dellevidence, della prova tangibile, dellelemento di
confronto, vera e propria pietra di paragone.
Questo diventa particolarmente evidente soprattutto nel racconto pi
toccante, pi lacerante di questa poetica degli oggetti individuata da Del
Giudice, laddove lo scrittore raggiunge il punto massimo della sua tensione etica
e epistemologica: Unreported inbound Palermo. Si tratta di un racconto sulla
tragedia di Ustica, sul DC-9 Itavia inabissatosi con ottantotto persone a bordo
nel mare di Ustica il 28 giugno 1980 (Staccando 97-104). Un racconto scritto
tutto tra parentesi, quasi in segno di rispetto per quellevento che ancora oggi, a
distanza di venticinque anni, non trova dei responsabili n una narrativa
storicamente condivisa. Anche in questo caso, come nellepisodio gi citato di
Atlante occidentale, la narrazione non viene condotta dal punto di vista dei piloti
o dei passeggeri, ma dal punto di vista dellaereo: si racconta innanzitutto il
dramma dellaereo, la sua storia, la maniera in cui stato ridotto a pezzi, e poi
recuperato dal fondo del Tirreno e assemblato in un hangar come un grottesco e
tragico mosaico, come un grosso animale preistorico.
Ma che storia pu raccontare un amasso di rottami? Che cosa pu dirci il
relitto di un oggetto meccanico? In realt laereo sa benissimo cosa successo
quella sera del 28 giugno 1980 sopra i cieli di Ustica. Perch lui l cera. Ed
lunico testimone sopravvissuto. E come tale pu essere interrogato, attraverso il
suo linguaggio particolare: il linguaggio materiale delle tracce e delle spie che
radunano una storia di eventi, un percorso narrativo che ci parla della storia di
questi oggetti:
Ogni piccolo particolare era una deduzione, gli strumenti di bordo come i tappetini e la
moquette, tranciata di netto allaltezza della quarta fila di sedili. Che ne sanno gli oggetti
delle trame e delle azioni? Che ne sanno dei mandanti e degli esecutori, gli oggetti sono
l. Sarebbe la storia dellaereo, perch laereo conosce la sua storia, quanti la conoscono
al mondo?, in mancanza di parole sarebbe una storia di cose, storia di metallo offendente
e metallo offeso, la fusoliera sa che cosa ha prodotto una frantumazione diseguale poco
prima della coda, la pinna sinistra dello stabilizzatore di coda sa che cosa gli ha aperto un
taglio a croce sul fondo [] ogni pezzo di metallo e plastica o tessuto sa quale altro
oggetto, quale scheggia, e di che cosa, lha ridotto cos.
(Staccando 99-100)
Pian piano laereo cominciava a farsi leggere come un testo frammentario, ogni
pezzo si offriva al racconto di una possibilit dellaccaduto (Staccando 101).
Loggetto dice poche cose ma forse sono le sole cose a cui si possa veramente
credere. E il ritorno allostinata stolidit delloggetto ci potr forse salvare dalle
mistificazioni dellopinione e della politica, dalle troppe parole spese a riguardo:
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Barthers Roland, Le degr zro de lcriture, Paris, Seuil, 1953; tr. it., Il grado zero della
scrittura, Torino: Einaudi, 1982.
Barthers Roland, Mythologies, Paris, Seuil, 1957.
5 In science, as in the courts, circumstantial evidence is not an inferior substitute for the
evidence of eyes and ears: it is the very foundation of knowledge (Hocart 11). There is
a popular, but natural, delusion that direct evidence is necessarily better than
circumstantial, in fact that it is the only satisfactory kind of evidence. [...] Direct evidence
not only fails to explain; it may even suggest the wrong explanation; because it tells us
only a fraction of the facts, while seeming to tell all (22).
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