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René Descartes (XVII sec.

« Si giunge così alla loso a moderna in senso stretto, che inizia con
Cartesius. Qui possiamo dire d’essere a casa e, come il marinaio dopo
un lungo errare, possiamo in ne gridare “Terra!”.
Cartesius segna un nuovo inizio in tutti i campi. Il pensare, il losofare,
il pensiero e la cultura moderna della ragione cominciano con lui. »

(G. W. F. Hegel, Lezioni sulla storia della loso a)


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La Filoso a cartesiana ancora prima che indagare la
Realtà come avevano fatto tutte le loso e tradizionali, si
propone di indagare il processo attraverso cui conosciamo
la realtà.

Dall’Ontologia alla Gnoseologia

Prima di conoscere la realtà, dobbiamo infatti capire come


conosciamo. L’attenzione loso ca si sposta dall’Oggetto
al Soggetto della conoscenza.
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In cosa consiste la novità della Filoso a moderna,
inaugurata da Cartesio?
La Fil. moderna è una critica al Realismo tradizionale e quindi al “senso
comune”: cioè alla concezione che considera esistenti le cose
indipendentemente dal soggetto che le conosce.
Il realismo dà per scontato che l’uomo possa conoscere la realtà così
come essa è, in maniera immediata.

La Fil. moderna si rende invece conto del carattere mentale, soggettivo,


del mondo che ci sta davanti, in cui viviamo. E, a partire da Cartesio,
porta alla luce la soggettività del mondo che ci appare: conoscere
qualcosa signi ca farsene una rappresentazione mentale.
OGNI REALTÀ È UNA REALTÀ PENSATA
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Questa non è una pipa, ma la rappresentazione di una pipa.
—> La nostra conoscenza della “Pipa” non è l’oggetto “pipa”,
due piani diversi.
La loso a moderna sostiene che non solo le idee ma anche gli oggetti
esterni (alberi, il cielo, la terra ecc) sono qualcosa di pensato. Sono tutte
nostre rappresentazioni e quindi esistono solo in quanto esiste il
pensare.

La cattedra esiste a prescindere da me?


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“Questa” cattedra…
che mi sta di fronte…

Io faccio exp. di una resistenza, di


un colore, di una forma… ma non
ho certezza che ciò che me li
procura esista a prescindere dalla
mia rappresentazione.
La cattedra di cui parliamo è una
nostra rappresentazione.
Cervelli nella vasca (Putnam)
In altri termini, io NON conosco la
cattedra

Ma conosco l’esperienza che la cattedra


mi procura —> La mia rappresentazione
della cattedra
Ci muoviamo in un percorso che era stato inaugurato da Galileo:
ricordi la differenza tra Prop. soggettive e Prop. oggettive?

Es. Amaro, colore


PROPRIETÀ SOGGETTIVE
ecc.

PROPRIETÀ OGGETTIVE Figura e quantità

Cartesio esaspera questa concezione: anche le proprietà siche e


matematiche sono proprietà soggettive! Non possiamo essere
certi che la realtà sia matematica solo perché le nostre
rappresentazioni lo sono!

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Problema della loso a moderna:
Una volta che abbiamo scoperto che tutto ciò con cui abbiamo a che fare, il
mondo che ci sta davanti, è una nostra rappresentazione, cosa ci assicura
che le nostre rappresentazioni corrispondano alla vera realtà esterna? O
peggio, che una realtà esterna esista?

Non possiamo essere sicuri che la vera realtà sia così come la
sperimentiamo, così come la pensiamo, così come ce la rappresentiamo, né
che, addirittura, esista all’infuori di noi!

Che fare?
Cartesio: bisogna dubitare su tutto. Il primo passo della loso a deve
essere il DUBBIO —> deve investire ogni ambito del sapere
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Dubbio deve investire ogni ambito del sapere
af nché si possa rintracciare qualcosa di indubitabile
su cui costruire un saldo edi cio di sapere!

Fonti? Autorità? Nessun valore

Bisogno dubitare da sé, senza appoggiarsi su alcun


sapere precostituito, dubitare di tutto, per trovare un
fondamento sicuro su cui fondare la nostra
conoscenza.

Ed è quello che fa Cartesio: ricomincia tutto da


capo.
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Descrive il suo percorso
intellettuale nel
Discorso sul Metodo (1637)

Cartesio parla in prima persona,


descrivendo come è arrivato a
concepire un metodo che certi chi la
verità di quanto si conosce, a partire
dalla critica della cultura tradizionale.
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Come vedremo, il criterio su cui basare quest’opera
titanica è la ragione (Cartesio è infatti il fondatore della
corrente loso ca del RAZIONALISMO):
Per Cartesio, la ragione (che in francese egli rende
come esprit, “buon senso”) è il principale organo di
verità a disposizione dell’uomo.

Questa ragione è uguale per tutti ed è universalmente


distribuita quindi, allo stesso stesso modo, il metodo
dovrà essere unico ed universale.
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Discorso sul Metodo (1637)

“Sono stato nutrito fin dall'infanzia di studi letterari, e poiché mi si


faceva credere che per mezzo di essi si potesse acquistare una
conoscenza chiara e salda di tutto ciò che è utile alla vita, ero oltremodo
desideroso di apprendere. Ma appena compiuto l'intero corso di studi al
termine del quale si suole essere accolti nel rango dei dotti, cambiai del
tutto opinione. Perché mi ritrovai impacciato da tanti dubbi ed errori
che mi sembrava di non aver ricavato altro profitto, cercando di
istruirmi, se non di avere scoperto sempre di più la mia ignoranza.
Eppure stavo in una delle più celebri scuole d’Europa (collegio gesuiti di
La Flèche) dove pensavo dovessero trovarsi dei dotti, se mai ce n'erano in
qualche parte della terra.”
Discorso sul Metodo (1637)

Nel Discorso inizia perciò criticando la cultura tradizionale,


specialmente quella umanistica.

Ad esempio, la loso a ha prodotto opinioni contrastanti (qual è


quella vera?), la matematica, nonostante le fondamenta solide, è
rimasta oscura e senza risultati pratici, la teologia si pone al di sopra
delle facoltà intellettive dell’uomo ecc.
Queste discipline peccavano essenzialmente di aver perso contatto
col reale, oltre che dell’assenza di un metodo unico.
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Discorso sul Metodo (1637)

“Per questo, non appena l'età mi liberò dalla tutela dei precettori,
abbandonai del tutto lo studio delle lettere. E avendo deciso di non
cercare altra scienza se non quella che potevo trovare in me stesso
oppure nel gran libro del mondo, impiegai il resto della giovinezza a
viaggiare, a visitare corti ed eserciti, a frequentare uomini di indole e
condizioni diverse, a raccogliere varie esperienze, a mettere alla prova
me stesso nei casi che il destino mi offriva […]
È bene conoscere qualcosa dei costumi di altri popoli, per poter
giudicare dei nostri più saggiamente, e non pensare che tutto ciò che è
contrario alle nostre usanze sia ridicolo e irragionevole, come fanno di
solito quelli che non hanno visto nulla.
Discorso sul Metodo (1637)

“E avevo sempre un desiderio estremo di imparare a distinguere il


vero dal falso, per veder chiaro nelle mie azioni e procedere con
sicurezza in questa vita.”

Tuttavia, neppure incontrando altre culture, Cartesio fu in grado di


rintracciare un fondamento unitario del sapere; anzi, se possibile alimentò i
dubbi che già nutriva: infatti, dato che ogni paese e popolo si dà degli
ordinamenti diversi ed esistono tanti sistemi culturali validi, è impossibile
decidere su quale sia da preferire.
Discorso sul Metodo (1637)

Esauriti i testi, indagato il mondo…non restava che indagare


sé stessi.

Studiare dentro di sé, scrutare la propria interiorità, diventa allora per


Cartesio l’unica via percorribile per giungere ad un metodo che possa
ambire ad essere universale.
Non tanto perché fondato sulla sua personale soggettività, quanto perché
fondato il più possibile su ciò che di universale c’è nell’uomo: la ragione,
il buon senso.
Discorso sul Metodo (1637)

Ma come fa un uomo che cammina da solo nelle tenebre, decisi di


procedere così lentamente e di adoperare in ogni cosa tanta prudenza da
evitare almeno di cadere, pur avanzando assai poco. Non volli neppure
cominciare a respingere del tutto nessuna delle opinioni che potevano
essersi già introdotte fra le mie convinzioni…

Cartesio infatti, riconosce alla matematica di essere l’unica scienza che


è già in possesso di un metodo consolidato, fondato su catene di
ragionamenti certi ed evidenti, e per questo reputa conveniente
estendere allora il metodo della matematica, depurandolo dalla sua
astrattezza, alla conoscenza in generale…
Ritenni che mi sarebbero bastate le seguenti quattro regole, purché prendessi la
ferma e costante decisione di non mancare neppure una volta di osservarle.

1) Evidenza : accettare come vero solo ciò che si presenta alla mente in
modo evidente, cioè chiaro e distinto.
2) Analisi: regola dell’analisi, un problema deve essere suddiviso in sotto-
problemi più semplici, da considerarsi separatamente.

3) Sintesi: ricomporre quanto si è precedentemente diviso e studiato


singolarmente, passando dalle conoscenze semplici alle complesse.
4) Enumerazione: ripercorrere i passaggi compiuti assicurandosi di non
aver commesso alcun errore.

Es calcolo area gura irregolare


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Adesso che sappiamo come orientare la nostra conoscenza,
dobbiamo però chiederci: cosa ci garantisce che il metodo
?
sia valido?

Il fatto che funzioni per la matematica? Potrebbe non


funzionare per il resto…

Bisogna allora giusti carlo loso camente, trovando un


principio saldo ed indubitabile, una verità certa ed evidente
di per sé su cui poter costruire l’edi cio della conoscenza e
della tecnica.
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Per rintracciare l’evidenza radicale, come anticipato, Cartesio
opera una critica radicale di tutto il sapere, dubitando di tutto.

Se qualcosa resisterà al dubbio —> questo principio dovrà essere


ritenuto saldissimo e fungerà da evidenza per tutte le altre
conoscenze.
In questo principio si troverà dunque la giusti cazione del metodo.

DUBBIO METODICO DUBBIO IPERBOLICO

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DUBBIO METODICO (citazioni tratte da le Meditazioni Meta siche)

Anzitutto si deve dubitare delle conoscenze sensibili, la modalità primaria


attraverso cui noi conosciamo, ma anche la più fallibile:

Mi sono però reso conto che talora essi (i sensi) ingannano; e prudenza
vuole che non ci si fidi mai del tutto di chi ci abbia ingannati anche una
sola volta

Sì, però sembra dif cile negare che i sensi ci ingannino anche su ciò che ci è vicino:
che ora io sto qui, seduto accanto al fuoco, con addosso una vestaglia
[…] che esistano davvero le mie mani, e tutt’intero questo corpo che è
mio […] a meno che io non mi consideri fuori di senno…
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DUBBIO METODICO (citazioni tratte da le Meditazioni Meta siche)

Ma tuttavia anche quanto i sensi ci dicano sul nostro corpo ecc. è da scartare, in
quanto potremmo essere in un Sogno, e a volte si sogna la vita quotidiana
risultando incapaci di distinguerla da quella. Scrive Cartesio:

In effetti, spesso nel riposo notturno mi persuado di quel che mi è


abituale, e cioè appunto che sono qui, in vestaglia, seduto accanto al
fuoco, mentre invece sono svestito e disteso sotto le coperte

Tuttavia, ci sono conoscenze che sono vere sia nel sogno, sia nella veglia, come le
conoscenze matematiche (2 + 3 fa sempre 5, sia quando si dorme, sia quando si è
svegli).

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DUBBIO METODICO (citazioni tratte da le Meditazioni Meta siche)

Eppure, anche le verità matematiche sono investite dal Dubbio cartesiano:

[…] come posso sapere se Dio non abbia fatto in modo che anch’io i
inganni ogni volta che sommo 2 e 3?
Dio cioè, in quanto onnipotente, avrebbe potuto realizzare un
mondo dove 2 e 3 non facesse 5!

Si tratta della celebre ipotesi del GENIO MALIGNO:


Possiamo supporre di essere stati creati da un dio malvagio che ci inganni,
facendoci apparire chiaro ed evidente ciò che è assurdo.

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DUBBIO IPERBOLICO (citazioni tratte da le Meditazioni Meta siche)
Adottando quest’ipotesi, tutto diventa inaf dabile, tutto l’universo potrebbe essere
un’ “illusione onirica” creata dal Genio cattivo per ingannarmi!

Il dubbio diventa così iperbolico, cioè esteso ad ogni


possibile realtà, universale

Ma è proprio la radicalità del dubbio che ci porta, secondo Cartesio, a scoprire


una verità che sfugge a qualsiasi dubbio, che è fornita cioè di una evidenza
indubitabile:

È possibile che io sia ingannato e non conosca nulla di vero, ma per essere
ingannato o ingannarmi io devo quantomeno esistere!!!
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La certezza del COGITO

Tutta la realtà può anche essere una menzogna, ma io che dubito di


essa, per il semplice fatto di dubitare, quindi di pensare, devo
quantomeno esistere!

[…] mi accorsi che mentre volevo pensare, così, che tutto è falso,
bisognava necessariamente che io, che lo pensavo, fossi qualcosa.
E osservando che questa verità: penso, dunque sono, era così ferma e
sicura. […] giudicai che potevo accoglierla senza timore come il primo
principio della filosofia che cercavo. (Discorso)
Il cogito è la certezza che l’ “io” esiste, in quanto cosa che pensa.

Ma in che senso esisto? Come corpo? Non posso dirlo, l’esistenza


del corpo infatti non è una verità evidente…

Esisto piuttosto come una cosa che pensa.

Con la scoperta del cogito Cartesio dà inizio alla meta sica


soggettivistica moderna: il fondamento della realtà diventa il pensiero.
Si riconosce al pensiero una situazione assolutamente privilegiata, quale
«sostanza» che non richiede nulla di altro da sé.
Il pensiero risulta il punto di partenza di qualsiasi ulteriore verità.

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L’io esiste… ma il mondo esterno?!
La scoperta del Cogito costituisce la certezza dell’esistenza del soggetto
che pensa
Sono una cosa che
pensa e che ha idee
Tuttavia non sappiamo se alle idee che il soggetto pensa, corrispondano
delle effettive realtà. Per quanto ci sembri evidente, non possiamo ancora
essere sicuri dell’esistenza del mondo esterno…

Bisogna infatti superare l’ipotesi del Genio Maligno —> Realtà


esterna potrebbe ancora essere un’illusione
L’io esiste… ma il mondo esterno?!

Cartesio scrive:
…per rimuoverla [l’ipotesi del «genio maligno»] dovrò esaminare appunto
se Dio esista e se, nel caso che esista, possa darsi che sia ingannatore;
perché fino a che non lo sappia, mi pare che non potrò mai essere
completamente certo neppure di nient’altro. (Meditazioni metafisiche)

L’unico modo per accertarsi che il mondo esterno sia reale e non illusorio,
sarà quello di dimostrare l’esistenza di Dio, nonché la sua bontà.

Come vedremo, Dio per Cartesio sarà il garante della verità della
conoscenza umana.
Dimostrazioni dell’esistenza di Dio: La prima prova
Per elaborare la Prima Prova, Cartesio ri ette sul concetto
di “idea”, cioè di quelle che sono le nostre “rappresentazioni
mentali”, che sono di 3 tipi:

- Idee innate: connaturate, derivano dalla semplice facoltà di pensare

- Idee avventizie: derivano dall’esterno

- Idee fattizie: formate/inventate da me stesso

Le idee di eriscono quindi a seconda della causa che le abbia prodotte.


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Dimostrazioni dell’esistenza di Dio: La prima prova

Abbiamo tutti l’idea di in nito eppure non è immediato


rintracciarne la causa: l’idea di in nito infatti non deriva dai
sensi né dal pensiero; è infatti impossibile che l’uomo, nito
ed imperfetto, abbia potuto concepire l’in nito e la
perfezione.

La causa di questa idea dovrà dunque essere esterna —> idea di


in nito non può che derivare da un essere in nito, Dio.

Dio, la cui esistenza è quindi evidente, ha prodotto in noi l’idea


innata di In nito
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Schematizzando…

Siamo niti ma Non possiamo


possediamo l’idea averla prodotta da Dio ha prodotto in
di in nito noi noi l’idea di
in nito, quindi
esiste

Sarebbe impossibile avere l’idea di In nito se Dio non esistesse


e ettivamente:
questa idea innata è stata posta in me da Dio,
«come il marchio dell'arte ce impresso sulla sua opera».
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Dimostrazioni dell’esistenza di Dio

La Seconda prova è essenzialmente la riproposizione della prova ex


causa tomista.
La Terza è la riproposizione dell’Argomento ontologico anselmiano.

Dimostrata l'esistenza di Dio, il metodo trova la sua


de nitiva garanzia (Evidenza = Verità)
Dio, essendo perfetto e quindi sommamente buono, non può
ingannarmi; tutto ciò che appare chiaro ed evidente deve essere
anche vero, perché Dio lo garantisce come tale.
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Con il GENIO MALIGNO

Certezza del cogito e dell’idea, ma non della


realtà esterna (potrebbe essere illusoria)
Dopo aver dimostrato esistenza DIO

La cattedra che vedo e che penso, deve


necessariamente esistere. Dio, che è buono, non mi
ingannerebbe mai
Due interessanti critiche alle dimostrazioni
cartesiane dell’esistenza di Dio :

- Arnauld (teologo giansenista): circolo vizioso, Cartesio pretende di giusti care


l’evidenza attraverso un concetto rinvenuto grazie…all’evidenza.

(Prima usa il pensiero per dimostrare Dio, e dopo Dio per certi care il pensiero)

- Gassendi ( losofo materialista): idea di in nito non deve necessariamente


essere innata. Noi avremmo potuto ricavarla per negazione a partire dalla
nostra nitezza.

Risponde: come è possibile sapersi niti senza


conoscere implicitamente l’idea di in nito?
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PER CARTESIO DIO HA FUNZIONE EPISTEMOLOGICA

DIFFERENZE/ANALOGIE CON GALILEO?


Perché allora a volte capita di sbagliare?

Cosa rende possibile l’ERRORE?


Il Dualismo Cartesiano: res cogitans e res extensa
La ricerca scienti ca e loso ca di Cartesio può nalmente avviarsi
basandosi su queste due certezze:
• Esistenza dell’Io, una “sostanza”* che pensa
• Esistenza delle cose corporee, garantita da Dio

Queste due realtà appaiono però molto diverse tra loro, propriamente di due nature
di erenti:

C'è una grossa differenza tra la mente e il corpo, per il fatto che il corpo è per
sua natura sempre divisibile, mentre la mente assolutamente indivisibile; ché, se
considero […] me stesso in quanto sono soltanto una cosa che pensa, di sicuro
non posso affatto distinguere in me delle parti (Meditazioni metafisiche)

* Per Cartesio, “Sostanza” è una realtà che esiste in modo tale da non aver bisogno di nessun'altra realtà per esistere.
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Il Dualismo Cartesiano: res cogitans e res extensa
Cartesio divide perciò la realtà in due “componenti” distinte ed eterogenee:

La Sostanza pensante La Sostanza estesa


(res cogitans): incorporea,
libera, consapevole.

Attributo fondamentale è
Attributo fondamentale è
l’Estensione
il Pensiero
(cioè occupare uno spazio)

Per Cartesio, “Sostanza” è una realtà che esiste in modo tale da non aver bisogno di
nessun'altra realtà per esistere, “attributo”” è la qualità che ne de nisce l’essenza.
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La Fisica Cartesiana… il Meccanicismo
La Sostanza estesa La Res Extensa è, in altre parole, la realtà sica, la
materia.

La netta separazione tra le due sostanze, pensiero e materia, permette a Cartesio di


depurare l’ indagine scienti ca, specie quella sica, dal pregiudizio nalistico:

• Dallo studio della natura viene de nitivamente eliminato qualsiasi


riferimento nalistico (vd. Aristotele). Attributi fondamentali del mondo
sico sono Estensione e Movimento, e i comportamenti di qualsiasi
fenomeno possono essere spiegati facendo ricorso a queste due
caratteristiche, senza bisogno che esistano degli scopi.
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La Fisica Cartesiana… il Meccanicismo
La concezione del mondo sico considerato solo nei suoi aspetti di estensione
e movimento prende il nome di MECCANICISMO

Mondo: ESTENSIONE + MOVIMENTO

Il mondo sico dunque è visto come un grande meccanismo,


descritto spesso, con una metafora in voga nel Seicento, come un
orologio costruito da un Orologiaio (Dio).
Dio ha infatti creato il mondo fornendogli sia la materia estesa che una
quantità costante di moto; come un orologio cui viene data la carica,
anche il mondo dopo la creazione funziona da sé, non richiedendo
alcun intervento divino.
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La Fisica Cartesiana… il Meccanicismo
Le “macchine” diventano i modelli per interpretare i fenomeni naturali, compresi i
fenomeni Biologici.

Ogni essere vivente infatti è solo una macchina, una sorta di automa composto di
materia e movimento (trova conferme nell’anatomia del tempo) i cui comportamenti
sono perfettamente determinati.

Gli Animali ad esempio, per Cartesio, sono da intendersi


alla stregua di automi naturali.
Non essendo dotati di anima, cioè di res cogitans, gli animali
sono mera res extensa, semplice materia in movimento. Il
comportamento animale è la risultanza di processi
meccanici totalmente prevedibili (spontaneità, volontà)
La Fisica Cartesiana… il Meccanicismo

Tutte le funzioni corporee si possono spiegare in termini


meccanicistici, tranne il pensiero.
Perciò, come tutti i corpi viventi, anche il corpo umano è una
macchina. L'uomo, non è altro che un congegno atto a svolgere le
funzioni indispensabili alla vita, come il battito del cuore, la
respirazione, la digestione ecc., di cui la res cogitans si serve come
di uno strumento.

Ma se Pensiero e Materia sono due realtà totalmente diverse tra


loro, come fa la res cogitans a comunicare un comando alla res
extensa? —> Problema MENTE - CORPO
La Fisica Cartesiana… è Geometria
Dal momento che la Res Exstensa è primariamente estensione
la Fisica viene ridotta da Cartesio alla Geometria, in quanto
disciplina che studia lo spazio e le sue gure.

(Anche il movimento inoltre può essere spazializzato)


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La Fisica Cartesiana… è Geometria
Identi care Fisica e Geometria comporta una serie di conseguenze, alcune delle
quali piuttosto bizzarre:
• La sica di Cartesio è anti-empiristica, le proprietà geometriche dei corpi infatti
non sono oggetto d’esperienza ma frutto di deduzione matematica.
• Lo spazio geometrico è in nito…quindi altrettanto in nito è lo spazio sico.
• Lo spazio geometrico è divisibile all’in nito…quindi lo è anche la materia. Non
sono ammissibili gli atomi.
• Lo spazio geometrico è continuo, non ha cioè interruzioni…perciò anche lo spazio
sico non avrà fratture, non può esistere il vuoto (etere)

Tutte le proprietà dello spazio sico sono DEDOTTE alla maniera di un teorema
geometrico —> perfettamente logica ma…sbagliata :)
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Rapporto MENTE - CORPO

I fenomeni corporei involontari possano essere


facilmente spiegati facendo riferimento alla
meccanica del corpo, ma lo stesso non può dirsi
degli atti volontari:
• come fa il pensiero a “controllare il corpo negli
atti volontari? (Es. alzare il braccio)
• Come fanno le sensazioni a suscitare passioni
nell’anima? (Es. dolore)

Cartesio ovviamente riconosce che tra le due sostanze vi sia una forte interazione,
perciò tenta di elaborare una teoria in grado di spiegarne il rapporto.
(Lettere ad Elisabetta di Boemia)
Rapporto MENTE - CORPO

Di che tipo è questa interazione? Alla stregua di una coabitazione, come se la res
cogitans fosse “il pilota del suo battello”? No:

La natura m'insegna anche, per mezzo di queste sensazioni di dolore, di fame, di


sete, ecc., che io non soltanto sono alloggiato nel mio corpo, come pilota nel
suo battello, ma che gli sono strettissimamente congiunto, e talmente confuso e
mescolato da comporre come un sol tutto (Meditazioni metafisiche)

La relazione è ben più stretta. Potremmo parlare di una mescolanza: quando


mi ferisco infatti avverto il dolore, mentre se la nave si danneggia il pilota non
avverte alcun dolore. La res cogitans è allora connessa al corpo nella sua
interezza, secondo Cartesio, attraverso una speci ca ghiandola.
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Rapporto MENTE - CORPO

Si tratta della Ghiandola Pineale, che


Cartesio considera il luogo di
interscambio tra le sensazioni corporee
e gli input del pensiero.

Si tratta dell’Epi si, ghiandola che, oggi


è noto, secerne la melatonina (sonno-
veglia)
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Problema MENTE - CORPO: ulteriori sviluppi

Antonio Damasio, neuroscienziato contemporaneo,


critica Cartesio per aver separato il corpo e la mente,
sostenendo che la concezione di una mente razionale
distinta dal corpo materiale sia frutto di un nostro
pregiudizio, quindi errata.
Secondo l’autore portoghese, questa concezione (e il suo
successo) ha avuto ripercussioni assai negative sulla
sviluppo della medicina, ritardandone i progressi.

“Eccolo, l’errore di Cartesio: ecco l’abissale separazione


tra corpo e mente […] Quanto sarebbe stato infastidito
da Cartesio, Aristotele, se lo avesse conosciuto”
Problema MENTE - CORPO: ulteriori sviluppi
Damasio abbandona il modo irrelato di intendere la coscienza, che secondo lui è invece
indissolubilmente legata a processi chimici, biologici ed emotivi, quindi condizionata da
aspetti sici. Nell’Errore di Cartesio Damasio parte dalla trattazione di un noto caso di
rilevanza neuro-cognitiva.

IL CASO DI PHINEAS GAGE (XIX sec.)

Mentre lavorava come operaio in un cantiere ferroviario come


operaio, Phineas Gage viene colpito da una lunga barra di ferro
che gli penetra nel cranio, attraversando la parte anteriore del
suo cervello. Sorprendentemente, Gage sopravvive all'incidente,
ma i suoi conoscenti notano subito un drastico cambiamento
nella sua personalità e nel suo comportamento.
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Problema MENTE - CORPO: ulteriori sviluppi

IL CASO DI PHINEAS GAGE (XIX sec.)

Prima dell'incidente, era descritto come diligente e


rispettoso, mentre dopo è diventato impulsivo,
irascibile e incapace di controllare le sue emozioni.
Soprattutto ad essere intaccata è la sua capacità di
prendere decisioni e piani care.

Diventando un caso internazionale per gli studiosi, ha


contribuito signi cativamente alla comprensione del
legame tra le lesioni cerebrali e le funzioni
cognitive e comportamentali, suggerendo che
speci che regioni del cervello siano cruciali per la
regolazione dell'umore e del comportamento.
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