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CARTESIO

I PRINCIPALI EVENTI DELLA VITA

René Descartes (o Cartesio) nacque nel 1596 a La Haye, in Francia e


morì a Stoccolma nel 1650, all’età di 54 anni.

Con Cartesio inizia la filosofia moderna.

Egli è stato il fondatore della corrente filosofica del razionalismo.

Come matematico inventò gli assi cartesiani ed è ritenuto il fondatore


della geometria analitica.

Cartesio nacque da una famiglia abbastanza ricca: la madre morì un anno


dopo la sua nascita (nel 1597) e con il padre spesso assente (il padre era un
consigliere del Parlamento di Bretagna) fu la nonna materna a prendersi
cura di Cartesio, che passò l'infanzia a La Haye con altri due fratelli.

Studiò nel prestigioso collegio dei gesuiti di La Fléche passando poi


all’Università di Poitiers dove studiò giurisprudenza, laureandosi nel
1616.

Nel 1618 si arruolò come allievo volontario nell’esercito olandese e andò a


combattere in Germania nella Guerra dei Trent’anni (1618-1648). 

Nel 1620 abbandonò la vita militare ed ereditò un piccolo patrimonio,


denaro sufficiente che gli permetterà di vivere con una certa tranquillità e
soprattutto poté dedicarsi esclusivamente ai propri studi e ai propri
interessi.

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Cartesio viaggiò molto per l’Europa: compì alcuni viaggi anche in Italia e
fino al 1628 visse a Parigi.

Nel 1629 si stabilì in Olanda e vi rimase fino all’agosto del 1649.

Poi, nel settembre del 1649, si trasferì a Stoccolma, su invito della regina
Cristina di Svezia, desiderosa di ricevere da lui lezioni di filosofia.
Cartesio impartiva le sue lezioni alla sovrana alle cinque del mattino
nella gelida biblioteca del palazzo reale.

La breve permanenza in Svezia, in questo “Paese di orsi, ghiacci e


scogli”, come lui stesso lo definì, gli causò una broncopolmonite che gli
fu fatale.

Alcuni studiosi ritengono che Cartesio fu avvelenato con un’ostia


all’arsenico dal frate agostiniano Francois Viogué, inviato da papa
Innocenzo X a Stoccolma per convertire al cattolicesimo la regina Cristina
che era luterana, conversione che rischiava di essere messa in dubbio dagli
insegnamenti di Cartesio.

Cartesio condusse una vita molto solitaria e appartata: raramente


usciva di casa e comunicava con gli altri filosofi attraverso scambi di
lettere.

LE OPERE PRINCIPALI

- Il Discorso sul metodo è la sua opera più famosa, pubblicata nel 1637.

- Le Regole per dirigere l’ingegno, rimaste incompiute.

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- Scrisse anche un trattato di fisica, Il Mondo, nel quale sosteneva la
dottrina copernicana, ma non lo pubblicò per evitare una condanna dalla
Chiesa.

- Rimase incompiuto anche L’uomo, uno scritto sul corpo umano.

- Nel 1641 pubblicò le Meditazioni metafisiche e nel 1644 i Principi


della filosofia in cui espose sistematicamente tutto il suo pensiero.

- Nel 1649 pubblicò Le Passioni dell’anima.


CARTESIO: IL FONDATORE DEL RAZIONALISMO

Cartesio è il fondatore del razionalismo, una corrente della filosofia


moderna rappresentata da Cartesio, Spinoza e Leibniz, che vede nella
RAGIONE il fondamento essenziale del sapere.

Cartesio era convinto che possiamo raggiungere un sapere sicuro


soltanto per mezzo della ragione e non possiamo fare affidamento sui
SENSI o la FEDE.

Non bisogna fidarsi dei nostri sensi perché ci ingannano.


(ad es. una corda a terra può essere scambiata per un serpente, oppure
pensate alle illusioni ottiche).
Anche quando sogniamo crediamo di vivere qualcosa di reale

Cartesio assegna alla ragione un primato “assoluto”.


La ragione è uguale per natura in tutti gli uomini.
Non basta avere un buon ingegno: quel che più importa è usarlo bene.

L’ESIGENZA DI UN METODO MATEMATICO APPLICABILE A TUTTI GLI


AMBITI DEL SAPERE
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Cartesio elaborò un metodo di ragionamento rigoroso come quello
matematico, basato sulla ragione, che si doveva applicare a tutte le altre
discipline.

Secondo Cartesio, anche le questioni filosofiche si possono dimostrare


esattamente come si dimostra un teorema matematico, perché entrambi
ricorrono allo stesso identico strumento, cioè la ragione.
LE REGOLE DEL METODO CARTESIANO

Il metodo proposto da Cartesio si basa su quattro regole che evitano


l’errore per raggiungere validi risultati e avere una conoscenza certa.

Le 4 regole, illustrate nella sua opera principale Discorso sul metodo sono:

- l’evidenza,
- l’analisi,
- la sintesi,
- l’enumerazione e la revisione.

 L’EVIDENZA: bisogna considerare vere solo le cose chiare ed


evidenti, cioè senza il minimo dubbio.

 L’ANALISI: dividere ogni problema complesso in parti più semplici,


per poterlo risolvere più facilmente.

 LA SINTESI: risolvere il problema partendo dalle verità semplici ed


evidenti e risalire alle cose complesse.

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 L’ENUMERAZIONE: fare la REVISIONE di tutti i passaggi compiuti
nei procedimenti di analisi e sintesi, per arrivare alla correttezza dei
dati assicurandosi di non aver tralasciato o sbagliato nulla.

DAL DUBBIO METODICO ALLA CERTEZZA DI ESISTERE:


COGITO ERGO SUM

Il percorso che conduce alla conoscenza, inizia col dubbio.


Per giustificare il metodo, Cartesio muove dal DUBBIO METODICO:
“si deve dubitare di tutto e prendere le distanze dal sapere che si
possiede già”.
Cartesio mette in dubbio tutto il sapere precedente dichiarando di
volersi liberare dagli errori appresi inconsapevolmente dai libri su cui
aveva studiato.

Tutte le conoscenze devono essere sottoposte a dubbio:

- dubitare delle conoscenze sensibili (perché i sensi ci possono


ingannare e perché nel sonno si hanno impressioni simili a quelle della
veglia; anche quando sogniamo crediamo di vivere qualcosa di reale);

- dubitare persino delle verità matematiche che sono conoscenze vere e


date per certe (come facciamo a essere effettivamente sicuri che 2+2 fa
4?).
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In merito alle conoscenze matematiche, Cartesio affermò che la loro
evidenza può essere posta in dubbio.

“Chi mi vieta di pensare che esiste un genio maligno, astuto e


ingannatore, che beffandosi di me, mi fa credere che sia vero ciò che
invece è falso?”.
Le verità matematiche potrebbero essere state create da un genio maligno
che si pone l’obiettivo di ingannarci (IPOTESI DEL GENIO MALIGNO).

Dopodiché Cartesio estende il dubbio ad ogni cosa e diventa universale


(DUBBIO IPERBOLICO).

Dopo aver dubitato di tutto, Cartesio dice che NON SI PUÒ DUBITARE
SULL’ESISTENZA: nel momento in cui dubito sto anche pensando e,
quindi, ho la certezza di esistere come essere pensante.

Da questa affermazione, Cartesio fa derivare una delle sue frasi più


famose: COGITO, ERGO SUM letteralmente “penso, dunque sono”,
una constatazione talmente evidente da non poter essere confutata.

Ciò che è evidente è anche vero (prima regola del metodo).

È la prima certezza che viene raggiunta attraverso il procedimento del


dubbio metodico e, quindi, il punto di partenza per ogni ulteriore ricerca.

LE IDEE DELLA RAGIONE: IDEE INNATE, AVVENTIZIE, FATTIZIE

Secondo Cartesio, noi siamo esseri pensanti che abbiamo delle IDEE.
Le idee sono i contenuti del nostro pensiero, sono le immagini delle cose.

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Cartesio distingue tre tipi di idee: INNATE, AVVENTIZIE e FATTIZIE.

INNATE, che sono nate con noi, idee che possediamo già dalla nascita
nella nostra coscienza, come l’idea di Dio o dell’anima.
L’idea di Dio è la più importante delle idee innate.

AVVENTIZIE, provenienti dal di fuori, dal mondo esterno, per esempio


l’idea del Sole o dei colori.

FATTIZIE, da noi inventate, sono frutto della fantasia, per esempio l’idea
del drago o di un mostro mitologico come la chimera).
L'ESISTENZA DI DIO

Cartesio, oltre al fatto di essere sicuro dell’esistenza di un io pensante


(Penso, dunque sono), è sicuro anche dell’esistenza di Dio.

Tutti noi abbiamo un’idea che avvertiamo chiaramente, è l’idea di


Dio come essere eterno, infinito, perfetto, onnipotente e creatore.

Questa idea non può essere stata prodotta dall’essere umano, che è limitato
e imperfetto: per questo motivo, l’idea di Dio è innata nell’uomo (è
impressa in noi dalla nascita) e deve avere la sua origine in un essere
infinito e perfetto (Dio appunto), che l’ha messa in noi.

Poiché Dio è perfetto, è anche buono, e quindi non può ingannare l’uomo.
Dio ha creato il mondo in maniera non ingannevole e conoscibile.
Allora non può esistere un genio maligno capace di ingannare l’uomo.

Con questa argomentazione Cartesio elimina definitivamente il dubbio


iperbolico che egli stesso aveva introdotto.

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Tutto ciò che conosciamo con la nostra ragione e ci appare chiaro ed
evidente è anche vero, perché Dio stesso che ne è il creatore, lo garantisce
come tale. 

Dio è il garante della verità, cioè della validità del criterio


dell’evidenza. Dio esiste e ci garantisce anche l’esistenza delle cose che
avvertiamo come chiare e distinte, cioè della realtà esterna.

Cartesio finora ci ha detto che: esiste un essere pensante, esiste Dio ed


esiste una realtà esterna.
MENTE E CORPO: LE DUE SOSTANZE (RES COGITANS E RES EXTENSA)

La realtà esterna, secondo Cartesio, è diversa dalla realtà del pensiero.


Cartesio afferma che esistono due realtà o “sostanze”:

una è la RES COGITANS, cioè la sostanza che pensa (la mente, l’anima);
l’altra è la RES EXTENSA, cioè la sostanza estesa nello spazio (la
materia, il nostro corpo e tutto il resto, dall’ambiente naturale agli
animali).

Entrambe le sostanze derivano da Dio, ma sono indipendenti tra loro. 

IL DUALISMO TRA ANIMA E CORPO: LA GHIANDOLA PINEALE

Secondo Cartesio l’uomo è res cogitans e res extensia.


È una duplice creatura che pensa e al tempo stesso occupa uno spazio.
L’uomo ha quindi un’anima e un corpo esteso.
Anima e corpo sono due sostanze completamente differenti e separate.

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Nell’essere umano esiste un dualismo tra il corpo e l’anima.
L’anima è soltanto res cogitans (sostanza pensante),
mentre il corpo è invece res extensa (sostanza estesa).

Solo gli esseri umani secondo Cartesio hanno un’anima.

Cartesio risolve il dualismo fra res extensa (il corpo) e res cogitans
(l’anima) affermando che le due sostanze si incontrano ed interagiscono
solo nell’uomo attraverso la GHIANDOLA PINEALE (oggi detta epifisi)
situata al centro del cervello dove ha sede l’anima, ma questa soluzione
non è credibile né in ambito filosofico né in quello scientifico.

I filosofi successivi tenderanno ad eliminare questo dualismo (tra


anima e corpo) e a ricollegare la vita del corpo con quella dell’anima.

Secondo Cartesio l’anima è superiore al corpo.


L’anima è immortale e a differenza del corpo non invecchia.

Il corpo umano è materia (res extensa) e funziona come una macchina;


la morte è la dissoluzione della macchina.

LE REGOLE DELLA MORALE PROVVISORIA

Nella terza parte del Discorso sul metodo, Cartesio enunciò e propose


come morale provvisoria quattro regole.

Sono norme semplici che è opportuno ricordare:

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1. bisogna obbedire alle leggi e ai costumi (anche religiosi) del paese in cui ci
si trova;
2. bisogna essere determinati nelle proprie azioni, una volta che si è scelta la
risoluzione più probabile;
3. bisogna cercare di vincere sé stessi più che la fortuna o il mondo;
4. coltivare la propria ragione.

A questa morale <<provvisoria>> Cartesio, tutto preso da altri interessi,


non fece seguire una morale definitiva.

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