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Nicola Spinosi

Due uscite dal mondo - con Proust e Jung


Ho pensato, lavorando su una piccola serie di fenomeni di sincronicit
(Jung) occorsami, alla intermittenza del cuore (Proust), legata alla
memoria. Entrambe hanno a che fare con il tempo. Intendo esplorare la
pensabilit di una combinazione tra i due concetti.

In Sodoma e Gomorra (Proust p.165) trovo un inciso, come se


esistessero nel tempo delle sequenze diverse e parallele, che mi pare
interessante. Nella pagina precedente trovo che vi un anacronismo che
tanto spesso impedisce al calendario dei fatti di coincidere a quello dei
sentimenti. Forse la sincronicit una rottura di tale anacronismo e la
messa in contatto delle sequenze diverse e parallele. Oppure, se
diverso, la sincronicit un fenomeno dovuto alla intermittenza del cuore.
La intermittenza del cuore apre delle vie di contatto tra le sequenze
parallele: esse si manifesterebbero non solo con la vivezza dei ricordi, ma
anche in modi curiosi, assurdi, come avviene nei fenomeni di sincronicit.
Cos la sincronicit sarebbe un segno che il cuore ri/corda.

Il narratore giunge per la seconda volta a Balbec non pi nuovo ed


estraneo ai luoghi, ma riconosciuto e per cos dire introdotto. ... mi chinai
con lentezza e cautela per togliermi le scarpe. Ma non appena ebbi toccato
il primo bottone dello stivaletto, il petto mi si gonfi, colmo di una
presenza sconosciuta, divina, i singhiozzi mi scossero Avevo scorto
nella mia memoria, chino sul mio male, il tenero volto preoccupato e
deluso della nonna, qual era stato in quella prima sera d'arrivo <riferimento
al primo soggiorno a Balbec n.d.c.>, il volto della nonna, non di quella
che mi ero stupito e rimproverato di rimpiangere cos poco, e di lei non
aveva che il nome <v. il calendario dei fatti - n.d.c.>; ma della mia vera
nonna, di cui io ritrovavo, in un ricordo pieno e involontario, la realt
viva. Tale realt non esiste per noi finch non sia stata ricreata dal nostro
pensiero. (p.164).
E' senza dubbio l'esistenza del nostro corpo, simile per noi a un vaso che
racchiuda la nostra spiritualit, a indurci a supporre che tutti i nostri beni
interiori siano perennemente in nostro possesso. Forse ugualmente
inesatto credere ch'essi sfuggano o ritornino. Comunque, se restano in noi,
per la maggior parte del tempo in un regno sconosciuto, dove non ci
rendono alcun servigio, e dove anche i pi usuali sono soffocati da ricordi
di un ordine diverso <v. le sequenze diverse e parallele - n.d.c.> e che
escludono ogni simultaneit con essi nella coscienza. Ma se riafferriamo
il quadro delle sensazioni dove sono custoditi, essi hanno a loro volta il
medesimo potere di scacciare tutto ci che loro incompatibile, e di
insediare in noi soltanto l'io che le ha vissute. (p.165). Si pu tentare un
accostamento tra tale simultaneit (simultanit nell'originale), da me
evidenziata in grassetto, e la sincronicit? I nostri beni interiori forse
restano in noi, ma per la maggior parte del tempo stanno in un regno
sconosciuto, si potrebbe dire che sono nello stato di incoscienza. In tale
stato non ci servono, e sono soffocati da ricordi di un ordine diverso che
escludono ogni simultaneit con essi nella coscienza. Proust distingue
quindi un regno sconosciuto dalla coscienza. In questa condizione
inconscia stanno i nostri beni interiori insieme a ricordi di ordine
diverso, ci significa che nell'inconscio c' l'oro, si potrebbe dire, soffocato
dalla sabbia? La sabbia esclude una coscienza, una simultanea coscienza,
una conscia simultaneit con l'oro. Non si sta insieme con i nostri beni
interiori, per la maggior parte del tempo, in simultaneit. Simultaneo
deriva da un incrocio tra simul (similis) e momentaneus (Devoto). Stesso
momento. Contemporaneo, suggerisce il Palazzi. Sincronicit e
contemporaneit sono la stessa cosa, avrei dunque isolato, in pagine
proustiane consacrate alla intermittenza del cuore un termine, simultaneit,
che rinvia alla sincronicit. Stare insieme nello stesso tempo consciamente
con i nostri beni interiori diventa possibile se riafferriamo il quadro delle
sensazioni dove sono custoditi. Allora essi espellono, hanno a loro volta
questo potere, quello che incompatibile con loro.

Nella prefazione a La sincronicit Jung scrive: Si tratta per lo pi di cose


delle quali non si parla a voce alta per non esporsi al rischio di un'irrisione
sconsiderata. (p.450). A voce bassa, ma parliamone. Gli archetipi sono
fattori formali che coordinano processi psichici inconsci: sono patterns of
behaviour. Al tempo stesso gli archetipi hanno una carica specifica:
sviluppano effetti numinosi che si manifestano come affetti. L'affetto
provoca un parziale abaissement du niveau mental, elevando un
determinato contenuto ad un livello di chiarezza superiore al normale, ma
sottraendo anche in pari misura agli altri possibili contenuti della coscienza
tanta energia che essi si oscurano, diventano inconsci. In conseguenza
dell'effetto restrittivo esercitato sulla coscienza dall'affetto, si manifesta un
calo dell'orientamento cosciente corrispondente alla durata dell'affetto,
calo che a sua volta offre all'inconscio un'occasione favorevole per
inserirsi nello spazio lasciato vuoto. E' quindi un'esperienza quasi regolare
che nell'affetto erompano e giungano a manifestarsi contenuti inattesi, che
di norma sono inibiti o inconsci E' mia opinione che agli archetipi siano
legati in certe circostanze fenomeni di contemporaneit, di sincronicit.
(p.466). Metterei al lavoro questo brano con il brano proustiano citato
prima. ... Il fattore emotivo svolge un ruolo considerevole nei fenomeni
di sincronicit (p.470). Sincronicit allora significa anzitutto la
simultaneit di un certo stato psichico con uno o pi eventi esterni che
paiono paralleli significativi della condizione momentaneamente
soggettiva e in certi casi anche viceversa. (p.471). Eventi
sincronistici si basano sulla contemporaneit di due stati psichici diversi.
Uno lo stato normale, probabile (cio sufficientemente spiegabile in
senso causale), l'altro lo stato non deducibile dal primo per via causale,
ossia l'evento critico. (p.474). Un contenuto inatteso in relazione
immediata o mediata con un evento esterno oggettivo coincide con lo stato
psichico abituale: questo fatto che chiamo sincronicit ... (p.474). Nel
caso proustiano il contenuto inatteso il dolore per la morte avvenuta in
un tempo ben anteriore della nonna del narratore; esso in relazione con
il fatto esterno oggettivo di togliersi le scarpe; coincide con lo stato
psichico abituale, direbbe Jung. Proust chiama ci simultaneit, Jung
sincronicit. Strano che quest'ultimo non menzioni la memoria. Tuttavia un
contenuto inatteso coincidente con stato psichico abituale pu
agevolmente rientrare in un fenomeno di memoria. Insomma, in una fase il
soggetto non ci pensa; dopo l'evento ci pensa. Qualcosa affiora alla
coscienza, per meglio dire.

Il filo che attraverso i decenni che qui li separano, a parte la sensibilit,


lega Proust e Jung (il testo sulla sincronicit apparve nel 1950), nel
concreto, a proposito di abaissement du niveau mental, Pierre Janet. La
teoria proustiana di cui sopra potrebbe, con Janet, essere spiegata come
segue: Ogni stato emotivo causa una modificazione della coscienza,
modificazione che Pierre Janet ha definito abaissement du niveau mental:
ci significa che subentra un certo restringimento della coscienza e al
tempo stesso un rafforzamento dell'inconscio. (p.475). Ci spiega i
fenomeni della memoria involontaria o intermittenze del cuore e i
fenomeni della sincronicit. Non c' rapporto causale tra il togliersi le
scarpe ed il mettersi a piangere, c' invece tra il significato del togliersi le
scarpe, per il narratore in quel momento, e il mettersi a piangere di dolore
eccetera. La sincronicit proustiana non sembra essere altro che il
contatto tra inconscio e coscienza. Tale contatto favorito da un evento
esterno che ne richiama uno analogo avvenuto nel passato. Tazza di t e
maddalenina, slacciarsi le scarpe, pietra sconnessa eccetera. Certo v'
qualcosa di emozionante, per quanto nel discorso proustiano manchi la
prestazione speciale (sognare una persona prima di incontrarla per caso)
che invece quella di cui s'interessa Jung, che omette per il riferimento
alla memoria. Il fenomeno della sincronicit quindi la risultante di due
fattori: 1) un'immagine inconscia si presenta direttamente (letteralmente) o
indirettamente (simboleggiata o accennata) alla coscienza come sogno,
idea improvvisa o presentimento; 2) un dato di fatto obbiettivo coincide
con questo contenuto. (p.477). Il fattore 1 e il fattore 2 non stanno in
rapporto di causa-effetto, ma in rapporto sincronistico, si tratta di un regno
diverso. Essi fanno qualcosa insieme. Se l'anima di un uomo cade in
preda a un grande eccesso di una qualche passione, si pu stabilire
sperimentalmente che esso <l'eccesso> costringe <magicamente> le cose e
le cambia nella direzione verso cui tende l'eccesso... (p.4779, qui Jung
cita Alberto Magno che a sua volta cita Avicenna; pi sotto menziona l'I
King (o I Ching). Mi viene da proporre che i fenomeni proustiani
potrebbero esser visti come altrettanti lanci delle tre monetine (mossa
iniziale della consultazione dell'oracolo), come casi (anche nel senso di
cose che cadono come vogliono - le monetine sul tavolo) che
consentono il contatto tra inconscio e coscienza. I metodi mantici <v. la
chiro/mante, ma anche il dia/mante n.d.c.> devono la loro efficacia
sostanzialmente a questa connessione con l'emotivit: sfiorando una
disponibilit inconscia destano interesse, curiosit, attesa, speranza e
timore, e quindi la corrispondente prevalenza dell'inconscio. Le potenze
operanti (numinose <sacre n.d.c.>) dell'inconscio sono gli archetipi.
L'enorme maggioranza dei fenomeni spontanei di sincronicit che ho avuto
occasione di osservare e di analizzare lasciavano intravedere senza
difficolt il loro rapporto diretto con un archetipo. (p.504). L'archetipo
la forma del coordinamento psichico a priori <qui Jung pensa a Kant
n.d.c.>, forma riconoscibile per via d'introspezione. Se a questo si associa
un processo sincronistico esterno, esso segue lo stesso disegno
fondamentale, ossia ordinato allo stesso modo. (p.535).

E se la sincronicit non fosse che un'immagine dell'archetipo? E di quale?


Comunque sia, segnalo che questo testo del 1993, e che finora (2017)
non avevo mai notato questa notevole apertura kantiana in Jung.

Le forme di coordinamento psichico rappresentano atti creativi nel


tempo. E' questo, sia detto di passaggio, il motivo profondo per cui ho
sottolineato come caratteristica di questi fenomeni la componente tempo, e
li ho definiti col termine 'sincronistici' (p.535). Evidenziazione mia. E'
per il caso di ricordare le caratteristiche generali della sincronicit (v.
p.545): 1) Coincidenza di uno stato psichico dell'osservatore con un
evento contemporaneo e obbiettivo che corrisponde allo stato o al
contenuto psichico dove tra stato psichico ed evento esteriore non
visibile alcun rapporto di causalit. 2) Coincidenza di uno stato pischico
con un evento esterno corrispondente, il quale per si svolge al di fuori
della sfera di percezione dell'osservatore, e quindi distanziato nello
spazio ... 3) Coincidenza di uno stato psichico con un evento
corrispondente non ancora esistente, futuro ..., verificabile solo a
posteriori.

Mi pare che si veda che il discorso junghiano qui si riferisce a stati psichici
consci, mentre quello proustiano si riferisce a stati psichici inconsci.

Scrive Proust ne Il tempo ritrovato: Non ero andato io a cercare quei due
ciottoli del cortile dove avevo inciampato. Ma giustappunto il modo
fortuito, ineluttabile, con cui ero incappato nella sensazione, garantiva di
per se stesso la verit del passato che essa risuscitava, delle immagini che
liberava la garanzia dell'autenticit di tutto il quadro composto
d'impressioni contemporanee che la memoria o l'osservazione coscienti
ignoreranno sempre.
L'intimo libro di tali sconosciuti segni a rendermelo leggibile nessuno
poteva aiutarmi con alcuna regola, consistendo tale lettura in un atto
creativo ... (pp.188/189). L'evidenziazione, non direi troppo tendenziosa,
mia. Tornando a Sodoma e Gomorra possibile considerare il sogno che
fa il narratore narratore (sogna sua nonna) un fenomeno sincronistico, e sia
pure letterario? Vediamo: Balbec 1 soggiorno del narratore con la nonna;
la nonna muore; Balbec 2 soggiorno solitario del narratore; episodio
dello slacciarsi le scarpe (v. sopra), evento esterno, direbbe Jung;
liberazione dello stato psichico (dolore per la perdita della nonna) tenuto al
di fuori della coscienza, direbbe Jung; sonno; sogno della nonna: esso in
buona sostanza presenta il conto al narratore relativamente al suo non
essersi occupato della morta, mostrandola come una morta non proprio
morta ospedalizzata in una stanzetta e assistita da una infermiera
visitabile. La cosiddetta intermittenza del cuore (intermittence du coeur)
consiste in un recupero della memoria viva determinato da un evento
esterno che fa sentire la mancanza, la perdita, e quindi il valore della cosa
perduta o lasciata. La intermittenza del cuore proustiana ha a che vedere
con il lutto. Il narratore (p.170) vede il mare e pensa alla nonna che ai
tempi guardava il mare. Si volta per non vedere, ma incontra con lo
sguardo il tramezzo che tra loro ai tempi serviva, toccandolo a mo' di
pianoforte, a farsi segnali reciproci mattutini. Non si scappa.

Una fenomenologia sincronistica proustiana si trova nel terzo capitolo (un


ricevimento dalla principessa di Guermantes) ne Il tempo ritrovato, nel
senso che il narratore colpito da un caso analogo a quello sopra descritto
e, naturalmente, analogo a quello fondamentale della maddalenina
inzuppata nel t (La strada di Swann), solo che l'apertura totale e definitiva
a questo caso procura al narratore in sequenza temporale ravvicinata (il
tempo di un'esecuzione musicale a casa della principessa) altri tre o quattro
casi analoghi, non dal punto di vista del contenuto, ma da quello della
forma. Il che ricorda il caso junghiano dell'inciampare di continuo,
nell'arco di poco tempo, nel significante pesci, descritto ne La
sincronicit (pp. 455/456). Esperienze tattili, visive, uditive, puntiformi e
casuali, che in Proust rimandano ad altrettanti mondi sommersi,
dimenticati. Pi il narratore s'immerge nel loro significato e pi esse si
verificano, per spingerlo l dove deve andare. A comporre il romanzo che
il lettore ha sotto gli occhi.

Proust pone attenzione a questi casi o segni in riferimento al


passato/presente. I fenomeni/casi/segni rinviano ad una sottrazione rispetto
al presente, al tempo, sono compresi come extratemporali. Ma anche in
Jung, del resto ovvio, il rapporto causa/effetto (prima/dopo) rinvia allo
scorrere del tempo da un passato a un presente, a un futuro. La
a/causalit che contraddistingue la sincronicit rinvia invece ad un essere
fuori dal tempo, o in un altro tempo. Causalit=temporalit;
a/causalit=extratemporalit.
Quindi la sincronicit sarebbe un'uscita dal mondo? Come l'intermittenza
del cuore?

Riferimenti:
C.G. Jung, La sincronicit come principio di nessi acausali, trad. it. in
Opere, vol.8, Torino 1976.
M. Proust, La strada di Swann; Sodoma e Gomorra; Il tempo ritrovato,
trad. it. in Alla ricerca del tempo perduto, Milano 1970.

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