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Arthur Schnitzler

Azzardo all'alba
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Signor luogotenente!... Signor luogotenente!... Signor luogotenente! Solo alla terza


chiamata il giovane ufficiale si mosse, si stir e volse la testa verso la porta; ancora
insonnolito brontol dal cuscino: Che c'? Poi, svegliatosi, quando vide che era solo
l'attendente, che era appena visibile nello spiraglio della porta, grid: Al diavolo, ma cosa
c', cos all'alba?
C' un signore gi in cortile, signor luogotenente, che vuol parlare col signore.
Come sarebbe, un signore? Ma che ore sono? Non vi ho detto che di domenica non mi
dovete svegliare?
L'attendente and fino al letto e porse a Wilhelm un biglietto da visita.
Pensate che io sia un gufo, voi, babbeo, che riesce a leggere al buio? Fate luce!
Ancor prima che l'ordine fosse espresso, Joseph aveva aperto gli scuri della finestra e tirato
su la tenda biancosporca. Il luogotenente sollevandosi a met sul letto riusc a quel punto a
leggere il nome sul biglietto, lo mise gi sulla coperta, lo riesamin, si gratt i capelli,
biondi, tagliati corti, spettinati come succede all'alba, e rapidamente pens: Rifiutare?
Impossibile! Per quanto non ci sia ragione. Se si riceve non significa mica che ci si debba
aver a che fare. Del resto ha dovuto lasciare solo per colpa. Altri hanno pi fortuna, capita.
Ma cosa vuole da me? Si rivolse di nuovo all'attendente: Ma che aspetto ha, il signor
tenente, il signor von Bogner?
L'attendente rispose con un sorriso un po' triste: Umilissimamente segnalo <forma
obbligatoria per i soldati che si rivolgevano agli ufficiali - nell'imperlai-regio esercito austro-
ungarico>, signor luogotenente, che la tenuta del signor tenente ha avuto un aspetto
migliore.
Wilhelm tacque un momento, poi disse :Dunque, che si accomodi. Il signor tenente avr la
bont di scusare che io non sia ancora vestito. E ascoltate, in ogni caso, se uno degli altri
signori, il tenente Hoechster o il tenente Wengler, o il signor capitano, o chicchessia, chiede
di me, io non sono pi in sede, capito?
Mentre Joseph chiudeva la porta dietro di s Wilhelm alla svelta s'infil la blusa, si spazzol
i capelli a dovere, and alla finestra e guard gi nel cortile della caserma ancora vuoto; e
quando vide in basso l'ex camerata camminare in su e in gi a testa china, il cappello duro di
colore nero calcato sulla fronte, il soprabito giallo aperto, le scarpe marroni un po'
impolverate, quasi gli fece male il cuore. Apr la finestra, stava per fargli un segno, per
salutarlo ad alta voce, tuttavia in quel momento l'attendente era arrivato per l'appunto da lui
in attesa, e Wilhelm not sul volto intento del vecchio amico la tensione con cui aspettava la
risposta. Essendo positiva, l'espressione di Bogner si rasseren, insieme all'attendente
sparirono nel portone sotto la finestra di Wilhelm, che allora lui chiuse come se l'imminente
conversazione potesse richiedere comunque tale cautela. A un tratto l'odore del bosco e della
primavera, che in simili ore della domenica mattina cercava di infilarsi nel cortile della
caserma e di cui sorprendentemente durante la settimana in genere non ci si accorgeva, fu di
nuovo l. Cosa mai succede, pens Wilhelm, cosa deve succedere, del resto? Oggi senz'altro
vado a Baden <celebre localit di cura poco a sud di Vienna n.d.t.> e a mezzogiorno
pranzo allo 'Stadt Wien', se non mi dovessero di nuovo trattenere a mangiare a casa di
Kessner. Avanti! e con esagerata vivacit Wilhelm and a stringer la mano all'entrante.
Dio ti benedica, Bogner. Mi fa piacere, ma sul serio. Non vuoi toglierti il soprabito? Certo,
guardati intorno, tutto come prima. Neppure locale diventato pi spazioso. Ma nella pi
piccola casetta c' posto per un fortunato...
Otto sorrise cortesemente come se si fosse accorto dell'imbarazzo di Wilhelm e volesse
badare a liberarnelo. Si spera che il detto della casetta capiti che vada meglio che in questo
momento, disse.
Wilhelm rise forte, come si doveva. Purtroppo spesso no. Vivo abbastanza da scapolo.
Tanto vero che sono almeno sette settimane che nessun piede femminile ha percorso questa
stanza. Il Platone un principiante in confronto a me. Ma accomodati. Spost della
biancheria da una sedia al letto. Posso offrirti magari un caff?
Grazie, Kasda, non ti disturbare. Ho gi fatto colazione Una sigaretta, se non hai nulla in
contrario ...
Wilhelm non lasci che Otto si servisse delle sue ed indic il tavolino dov'era una scatola
piena. Gli accese, Otto senza parlare fece alcune tirate ed il suo sguardo cadde sul ben noto
quadro appeso alla parete sopra il divano di pelle nera il cui soggetto era una steeplechase
<corsa ad ostacoli> riservata a ufficiali, d'epoca passata da un pezzo.
Dunque, dimmi! Come ti va? Perch non si sentito pi nulla di te? Quando due o tre anni
fa ci siamo detti adieu mi hai promesso che di tanto in tanto ...
Otto lo interruppe: Era forse meglio che non facessi sentire e vedere nulla di me, e senza
dubbio sarebbe meglio che oggi io non avessi dovuto venire. Abbastanza sorprendendo
Wilhelm, si mise a sedere di colpo in un angolo del sof nel cui altro angolo c'erano dei libri
sciupati; Infatti, Willi, tu puoi pensare, parlava insieme svelto e brusco, che la mia visita
di oggi ad ora tanto insolita lo so che dormi volentieri di domenica che questa visita ha
uno scopo, altrimenti naturale che non me la sarei permessa, per farla breve vengo a fare
appello alla nostra vecchia amicizia al nostro cameratismo purtroppo non lo posso pi dire.
Non serve che tu impallidisca, Willi, non una cosa tanto pericolosa, si tratta di pochi fiorini
che sfortunatamente domattina presto devo avere o non mi resta altro che ... la voce gli si
fece militarmente acuta, ecco, quello che forse gi due anni fa sarebbe stata la cosa pi
saggia.
Ma di cosa parli, disse Wilhelm in tono amichevole ed involontariamente perplesso.
L'attendente port la colazione e spar di nuovo. Willi vers. Sent in bocca un sapore amaro
e trov sgradevole di non essersi ancora lavato. D'altra parte si era prefisso un bagno turco
sulla via della stazione ferroviaria. Senz'altro sufficiente nel caso che lui fosse arrivato a
Baden a mezzod. Non aveva nessun accordo preciso; e se avesse tardato, anzi, se neppur
fosse arrivato, nessuno se ne sarebbe accorto, n i signori al Caff Schopf n la signorina
Kessner; magari sua madre, che d'altra parte non era nemmeno male, lei s.
Ma prego, serviti, disse a Otto, che ancora non aveva portato la tazza alle labbra. Allora
quello prese un sorso e subito cominci: Per farla breve: tu forse lo sai, che sono impiegato
come cassiere da tre mesi in un ufficio di impianti elettrici. Del resto, da quale fonte dovresti
saperlo? Non sai nemmeno che sono ammogliato e che ho un bambino - di quattro anni.
Voglio dire, era al mondo gi quando io stavo ancora con voi. Nessuno lo ha saputo. Vedi, in
tutto questo tempo non mi andata particolarmente bene. Te lo puoi immaginare. E
particolarmente nell'inverno passato il bambino stato male dunque, tralascio i dettagli,
diverse volte mi prendo dalla cassa quanto serve prelevare. Ho sempre rimborsato in tempo.
Stavolta stato un pochino di pi del normale, purtroppo, e si ferm mentre Wilhelm
girava il cucchiaino nella sua tazza, e il malheur inoltre che luned, domani quindi, per
caso l'ho saputo, dalla fabbrica deve aver luogo una verifica. Voglio dire, siamo una filiale,
capisci, sono cifre del tutto insignificanti quelle che entrano ed escono, da noi; quella di cui
sono responsabile davvero una bagatella, novecentosessanta fiorini. Dicevo mille, ed era lo
stesso. Ma sono novecentosessanta. E domattina prima delle nove e mezza devono esser l,
altrimenti ma no, mi hai dimostrato una vera amicizia, tu, Willi, se questa somma me A
continuare non ci riusc. Willi si vergogn un po' per lui, non tanto a causa della modesta
appropriazione indebita o frode, come doveva correttamente definirsi che il vecchio
camerata aveva commesso, quanto piuttosto perch l'ex tenente Otto von Bogner ancora
pochi anni prima un ufficiale di classe, benestante e gagliardo si teneva, pallido e privo di
stile, in un angolo del divano e non riusciva, per inghiottir le sue lacrime, a parlare oltre.
Gli mise una mano sulla spalla. Via, Otto, non si deve perder la contenance, e, quando
quello lo guard, dopo tale non molto incoraggiante preambolo, spaventato, voglio dire, io
pure sono abbastanza a secco. Tutto il mio capitale ammonta a poco pi di cento fiorini.
Centoventi, per esser precisi come te. Che sono naturalmente a tua disposizione fino
all'ultimo soldo. Tuttavia se ci sforziamo un pochino dobbiamo trovarlo, un modo.
Otto lo interruppe: Puoi considerare gi esauriti tutti gli altri modi. Non ci serve dunque di
perdere tempo rompendosi la testa a vuoto, tanto meno che io son qui gi con una precisa
proposta.
Wilhelm lo guard intensamente negli occhi.
Immaginati, Willi, di essertici trovato te, in un imbroglio cos. Cosa faresti?
Non capisco bene, disse Tillema contrariato.
Naturalmente lo so che ancora non hai mai messo le mani in una cassa altrui pu
succedere solo a un borghese. Certo. Dopotutto per, se una volta avessi bisogno urgente,
per una ragione meno criminale, di una certa somma, a chi ti rivolgeresti?
Perdonami, Otto; ancora non ci ho pensato e spero Ho gi avuto qualche volta debiti,
non nego, solo nel mese passato, quando l'Hoechster mi ha aiutato con cinquanta fiorini che
naturalmente gli ho restituito il primo. Ecco perch ora sono cos a corto. Ma mille fiorini
mille assolutamente non saprei come procurarmeli.
Veramente? disse Otto fissandolo penetrante negli occhi.
Se te lo dico.
E tuo zio?
Che zio?
Tuo zio Robert.
Come ti viene in mente?
E' abbastanza ovvio. Ti ha aiutato diverse volte. E ci hai pure una sovvenzione regolare, da
lui.
La sovvenzione finita da parecchio tempo, rispose Willi irritato per il tono a stento
conveniente dell'ex camerata. E non solo la sovvenzione. Lo zio Robert, lui divenuto uno
stravagante. La verit che non l'ho pi visto da un anno. E quando l'ultima volta gli ho
chiesto una miseria in via eccezionale niente, mi ha buttato fuori.
Mm, ecco. Bogner si sfreg la fronte. Lo ritieni davvero assolutamente escluso?
Spero che tu non ne dubiti, rispose Wilhelm con una certa asprezza.
D'improvviso Bogner si alz dall'angolo del sof, spost da una parte il tavolo e and verso
la finestra. Dobbiamo provarci, dichiar con fermezza. Benissimo, scusa, ma dobbiamo.
Il peggio che pu accaderti che lui ti dica di no. E magari in un modo non del tutto cortese.
Concesso. Ma in confronto a quel che mi sta davanti se prima di domattina non ho messo
insieme i pochi miseri fiorini, si tratta di nulla pi che di una piccola seccatura.
Sar, disse Wilhelm, ma una seccatura che sarebbe del tutto senza scopo. Se ci fosse la
minima chance ehi, spero che tu non dubiterai della mia buona volont. E al diavolo, ci
saranno pure altre possibilit. Che ne per esempio calma, mi sta venendo in mente lui
di tuo cugino Guido, che sempre in soldi?
Puoi ritenere, Willi, rispose con calma Bogner, che anche con lui non c' niente da fare.
Altrimenti non sarei qui. Per farla breve, nel mondo intero non c' nessuno.
Willi sollev di colpo un dito, come se gli fosse venuta un'idea. Otto lo guard speranzoso.
Il Rudi Hoechster, se tu ci provassi con lui. Voglio dire, alcuni mesi fa ha ereditato.
Ventimila o venticinquemila fiorini, qualcosa dev'esserci rimasto.
Bogner corrug la fronte e un po' perplesso rispose: A Hoechster ho scritto tre settimane fa,
quando ancora la faccenda non era cos urgente, per molto meno di mille fiorini, nemmeno
mi ha risposto. Dunque lo vedi che non c' che una via d'uscita: tuo zio. Ed alzando le
spalle Willi: Lo conosco bene, Willi un vecchio signore distinto, pieno di charme. Siamo
stati diverse volte a teatro insieme e a caccia certo se ne ricorder! Ma s, dio buono, non
pu esser cambiato di colpo.
Con impazienza Willi lo interruppe. Eppure fa quest'effetto. Non lo so che cosa in effetti gli
sia successo. Ma tra i cinquanta e i sessanta capita, che la gente cambi tanto. Non so dirti
altro che questo, io da quindici mesi e passa non sono pi entrato in casa sua e, per farla
breve, a nessuna condizione ci entrer pi.
Bogner fiss lo sguardo davanti a s. Poi d'improvviso alz la testa, guard assente Willi e
disse: Allora ti chiedo di scusarmi, dio sia con te, prese il cappello e si dispose ad
andarsene.
Otto! grid Willi. Ci avrei un'idea ancora.
Anche una va bene.
Allora ascolta, Bogner. Oggi vado in provincia a Baden. Qualche volta di domenica
pomeriggio c' al Caff Schopf un po' di gioco d'azzardo: ventuno o baccar, secondo le
circostanze. Naturalmente io ci partecipo, tutt'al pi con moderazione, o neanche ci
partecipo. Tre o quattro volte ci sono stato, ma solo per scherzo. Chi fa sul serio il medico
reggimentale Tugut, che del resto ha un culo micidiale, anche il tenente Wimmer un
frequentatore, poi il Greising del settantasettesimo tu non lo conosci proprio. Si trova in
licenza a curarsi per una vecchia storia, ci sono anche dei borghesi, un avvocato straniero,
il direttore del teatro, un attore e un signore pi anziano, un certo console Schnabel. Ha una
relazione con una cantante di operetta, corista scelta in effetti. Ecco il piatto forte. Il Tugut
quaranta giorni fa gli ha portato via non meno di trecento fiorini in una seduta. Fino alle sei
di mattina abbiamo giocato nella veranda aperta, poi hanno cominciato a cantare gli uccelli;
i centoventi che oggi mi restano li devo del resto solo alla mia resistenza, senn sarei a
secco. Dunque, sai cosa, Otto, cento dei centoventi io oggi li gioco per te. Lo so, la chance
non sbalorditiva, ma il Tugut s' messo a sedere con nemmeno con cinquanta e s' alzato
con trecento. E poi c' qualcos'altro: che da qualche mese in amore non ho la minima
fortuna. E forse di un proverbio c' pi da fidarsi che delle persone.
Bogner taceva.
Allora, che te ne pare della mia idea?, chiese Willi.
Bogner sollev le spalle. in ogni modo ti ringrazio molto naturalmente non dico di no
per quanto -
E' evidente che non posso garantire, l'interruppe Willi con esagerata vivacit, ma non c'
molto rischio, in fondo. E se vinco ossia, di quel che vinco te ne appartengono mille per
lo meno mille appartengono a te. Se per caso dovessi fare un colpo speciale -
Non promettere troppo, disse Otto con un sorriso tetro. Ma ora non voglio trattenerti di
pi. Per quanto mi riguarda. E domattina mi permetter piuttosto aspetto domattina alle
otto e mezzo circa l davanti alla Alserkirche <chiesa cattolica viennese n.d.t.>. E con
una risata amara: Possiamo esserci incontrati anche per caso. Bogner si ripar dal tentativo
di risposta da parte di Willi velocemente aggiungendo: Per altro nel frattempo non resto con
le mani in mano. Ho ancora settanta fiorini, li gioco oggi pomeriggio alle corse
naturalmente nel settore da dieci soldi. Rapido and alla finestra e guard gi nel cortile
della caserma: L'aria nitida, disse fece una smorfia amaro-ironica, tir su il bavero, tese
la mano a Willi ed usc.
Wilhelm sospir leggermente, medit un attimo e poi in fretta si prepar ad uscire. Non fu
del resto molto soddisfatto dello stato della sua uniforme. Se quel giorno avesse vinto, era
deciso a comprarsi una nuova giubba. Rinunci al bagno turco in considerazione dell'ora
tarda; comunque volle prendersi un fiacre per andare alla stazione. A quel punto due fiorini
davvero non contavano.

Quando attorno a mezzod scese dal treno a Baden non si trovava affatto di cattivo umore. In
stazione, a Vienna, il colonnello Wositzky che era un superiore parecchio spiacevole in
servizio si era intrattenuto con lui nel modo pi amichevole, e nello scompartimento due
giovani ragazze avevano civettato con lui tanto vivacemente che, per il bene del suo
programma della giornata fu quasi contento quando loro non scesero insieme a lui. Con tutta
la sua buona disposizione d'animo per si sentiva tentato di far interiori rimproveri all'ex
camerata Bogner, nemmeno tanto a causa della violazione di cassa, che certo per cos dire
era scusabile per via di sfortunate situazioni esterne, quanto piuttosto a causa delle oscure
storie di gioco con cui di fatto tre anni prima lui aveva troncato la carriera. Un ufficiale
doveva pur sapere in fin dei conti fino a che punto poter arrivare. Lui stesso per esempio si
era levato tre settimane prima dal tavolo di gioco, quando la sfortuna gli stava sempre
addosso, per quanto il console Schnabel gli avesse messo a disposizione nel modo pi
gentile la sua borsa. Soprattutto aveva sempre saputo resistere alle tentazioni, e sempre gli
era riuscito di cavarsela con la limitata paga e le piccole integrazioni che prima aveva
ricevuto dal padre e, dopo che questi era morto come luogotenente a Temesvar <nome
ungherese di Timisoara, citt oggi rumena n.d.t.>, da zio Robert. E da quando quelle
integrazioni erano terminate, lui aveva saputo arrangiarsi di conseguenza: riduzione delle
visite al caff, distanza dalle compere, risparmio in fatto di sigarette, e a uno le donne
soprattutto non era permesso che costassero pi nulla. Una piccola avventura di tre mesi
prima, iniziata come molto promettente, era naufragata perch Willi non sarebbe stato in
condizione davvero, una certa sera, di pagare una cena per due.
Triste, in effetti, lui pens. Mai ancora gli era cos chiaramente divenuta consapevole la
ristrettezza della sua situazione come quel giorno in quella giornata meravigliosa di
primavera, quando con addosso una giubba purtroppo non pi molto squillante, dei calzoni
che alle ginocchia iniziavano ad essere un po' lustri, una cappa notevolmente pi modesta di
quanto l'ultima moda degli ufficiali prescrivesse, prese la via, attraverso giardini profumati,
verso la casa di campagna dove abitava la famiglia Kessner ammesso che non fosse di loro
propriet. Per la prima volta quel giorno gli successe che la speranza in un invito a pranzo, o
piuttosto la possibilit di tale aspettativa, avesse per lui il significato d'una speranza, come
sent vergognandosi.
Comunque si adatt non malvolentieri al fatto che tale speranza fosse esaudita non solo per
la squisitezza del pranzo e l'eccellenza del vino, ma anche perch la signorina Emilie, che
sedeva alla sua destra, con sguardi affettuosi e cenni confidenziali che del resto potevano
essere assolutamente casuali, si dimostr una vicina molto piacevole. Lui non era l'unico
ospite. C'era anche un giovane legale che il padron di casa aveva condotto con s da Vienna,
in grado di condurre la conversazione in modo lieto, leggero, a tratti anche un po' ironico. Il
padron di casa fu cortese, ma un po' freddo, nei confronti di Willi come in genere non si
mostrava particolarmente entusiasta delle visite domenicali del signor luogotenente, che era
stato presentato alle sue signore durante un ballo nell'ultimo carnevale e forse aveva preso
troppo alla lettera una proposta di venire una volta per un t, magari. Anche l'ancor sempre
piacente padrona di casa in modo chiaro non si ricordava pi del fatto che quaranta giorni
prima, su una panchina un poco in disparte d'un giardino, s'era sottratta all'imprevisto ardito
abbraccio del luogotenente solo quando s'era fatto percepibile il rumore di passi
avvicinantisi sulla ghiaia. A tavola dapprima si parl, con un miscuglio di locuzioni non del
tutto comprensibili per il luogotenente, d'un processo che il legale aveva da gestire per gli
affari della fabbrica del padron di casa; ma poi la conversazione pass all'argomento delle
villeggiature e dei viaggi estivi ed allora anche Willi pot parteciparvi. Due anni prima
aveva partecipato alle manovre imperiali sulle Dolomiti, e raccont di accampamenti
notturni all'aperto sotto il cielo, delle due figlie neroricciute d'un locandiere di Kastelruther
che s'erano chiamate, a causa della loro inavvicinabilit, le due Meduse, e d'un luogotenente
maresciallo di campo che per cos dire era caduto in disgrazia agli occhi di Willi per via d'un
infelice assalto di cavalleria. E come gli capitava di solito facilmente al terzo o quarto
bicchiere di vino, egli si fece sempre pi disinvolto, pi frizzante ed anzi quasi spiritoso.
Sent come si guadagnava pian piano i padroni di casa, come il tono del legale diveniva
sempre meno ironico, come nella signora iniziasse a brillare un ricordo; ed una viva
pressione del ginocchio del ginocchio di Emilie sul suo non si premur pi di aver valore
casuale.
Al caff comparve una corpulenta vecchia signora con le sue due figlie cui Willi fu
presentato come il nostro danzatore del Ballo degli industriali. Emerse presto che le tre
signore due anni prima avevano tutte soggiornato in Sud Tirolo, e non era stato il signor
luogotenente che avevano visto balzar dinnanzi al loro albergo di Seis <in sud Tirolo, oggi
Alto Adige, italianizzato in Siusi, localit collinare di villeggiatura>, durante una bella
giornata estiva, su un morello? Willi non volle proprio contestarlo, sebbene sapesse molto
bene che lui, modesto luogotenente di fanteria del novantottesimo, mai poteva aver fatto
balzi su un fiera cavalcatura in Tirolo od in una qualche localit del genere.
Le due giovani signore graziosamente abbigliate in bianco, nel mezzo la signorina Kessner
in rosa acceso, risaltavano birboncine sull'erba tutte e tre.
Come le tre Grazie, non vero?, osserv il legale. Di nuovo ci fece l'effetto di un'ironia,
e il luogotenente stava per chiedere: nel senso, signor dottore? Ma fu facile reprimere
quest'osservazione in quanto la signorina Emilia si era voltata, dal prato, ed a lui aveva fatto
un ilare cenno. Era bionda, un poco pi alta di lui, ed era ammissibile che le potesse toccare
una dote non insignificante. Ma ad arrivarci soprattutto, se si osava sognare partendo da
simili possibilit ci voleva ancora molto, molto tempo, e i mille fiorini per il disgraziato
camerata dovevano esser procurati al pi tardi per la mattina dopo.
Cos non gli rest altro che svignarsela, per far piacere all'ex tenente Bogner, quando
l'intrattenimento si trovava al suo meglio. Si ostent di volerlo trattenere, lui si dolse assai;
purtroppo era impegnato e soprattutto doveva far visita all'ospedale di guarnigione locale ad
un camerata che era in cura per un vecchia malattia reumatica. Anche a questo proposito il
legale sorrise ironico. Promettentemente sorridendo, la signora Kessner chiese se la visita
richiedeva l'intero pomeriggio. Willi alz incerto le spalle. E dunque in ogni caso si sarebbe
stati contenti, qualora gli riuscisse di liberarsi, di rivederlo nel corso della serata.
Quando lasci la casa arrivavano per l'appunto in fiacre due eleganti giovani signori, cosa
che non piacque a Willi. Perch non poteva succedere di tutto in quella casa, intanto che lui
era costretto a guadagnarsi mille fiorini al caff per un camerata sbandato? Non sarebbe
stato di gran lunga pi saggio non immischiarsene affatto e pi o meno in una mezz'ora,
dopo la presunta visita all'amico malato, ritornar dalle tre Grazie nel bel giardino? Tanto pi
saggio, continu a pensare con qualche vanit, in quanto le sue chance di una vincita al
gioco potevano esser nel frattempo calate.

Da una colonna un gran manifesto giallo che annunciava corse lo blocc e cos gli venne in
mente che in quel momento Bogner gi tifava alle corse, anzi forse era l l per guadagnare
da s la somma salvatrice. E per, se Bogner gli avesse taciuto un tal colpo di fortuna allo
scopo di assicurarsi in pi anche i mille fiorini, quelli vinti nel contempo da Willi al console
Schnabel o al medico reggimentale Tugut giocando a carte? Ma certo, se una volta si era
scesi abbastanza in basso da prenderne in una cassa altrui E in pochi mesi o settimane
probabilmente Bogner sarebbe di nuovo stato allo stesso punto in cui si trovava nel presente.
E quindi?
Della musica gli venne incontro. Si trattava d'una qualche ouverture italiana del genere fuori
moda che usano suonare soprattutto le orchestre delle localit di cura. Ma Willi la conosceva
bene. Per quattro anni l'aveva sentita suonare a Temesvar a quattro mani da sua madre e da
un qualche lontano parente. Lui stesso non era mai arrivato a far da partner alla mamma
nelle esecuzioni a quattro mani, e quando lei otto anni prima era morta le lezioni di piano
non c'erano pi state come qualche volta in precedenza, quando lui era tornato a casa per le
vacanze dalla scuola militare. Basse e toccanti le note suonavano nell'aria vibrante di
primavera.
Da un ponticello fu oltre il torbido Schwechat e dopo pochi passi gi si trovava davanti alla
terrazza domenicalmente affollata del Caff Schopf. Vicino alla strada, a un tavolino sedeva
il tenente Greising, il malato, pallido e sornione, con lui Weiss, il grasso direttore del teatro,
con un completo di flanella giallo canarino un poco spiegazzato, con il solito fiore
all'occhiello. Non senza fatica Willi si spinse tra i tavoli e le sedie verso di loro. Oggi siamo
davvero poco soddisfatti, disse tendendo loro la mano. Ed era per lui un sollievo pensare
che la partita forse non si sarebbe fatta. Ma Greising gli spieg che loro due, lui ed il
direttore del teatro, si trovavano seduti all'aperto solo allo scopo di irrobustirsi in vista del
lavoro. Che gli altri erano gi al tavolo di gioco, anche il signor console Schnabel, che del
resto come al solito era arrivato da Vienna in fiacre.
Willi ordin una limonata fredda; Greising gli chiese dove mai si fosse scaldato tanto da
aver gi bisogno d'una bevanda refrigerante e, senza altre mediazioni, osserv che le ragazze
di Baden in genere son bellocce e piene di temperamento. Rifer poi con espressioni non
particolarmente scelte d'una piccola avventura che la sera prima nel parco aveva intrapreso e
nella stessa notte portato al desiderato compimento. Willi beveva lentamente la limonata e
Greising, sospettando quel che potesse passargli per la testa, disse, come rispondendo, con
una risatina: Cos va il mondo, purtroppo ci van di mezzo anche gli altri.
Il tenente dei carriaggi Wimmer, spesso ritenuto dai nesci facente parte della cavalleria,
d'improvviso fu tra loro: Ma credete davvero, signori, che noi soli ci si debba scocciare con
il console? E dette la mano a Willi che, scattando a modo, sebbene fuori servizio, aveva
salutato il camerata di grado superiore.
Come va l dentro?, chiese Greising diffidente e brusco.
Lento lento, rispose Wimmer. Il console cova i suoi soldi come un drago, purtroppo
anche i miei. Dunque, signori toreri, alla lotta!
Gli altri si levarono. Io sono invitato in un posto, precis Willi mentre con recitata
indifferenza si accendeva una sigaretta.Star solo un quarto d'ora a guardare.
Ah ah, rise Wimmer, la via dell'inferno lastricata di buone intenzioni. - E quella del
paradiso di cattive, rimarc il direttore Weiss. Buona questa, disse Wimmer e gli dette un
colpetto sulla spalla.
Entrarono nel caff. Willi lanci ancora un'occhiata indietro verso l'aperto, sui tetti delle
ville, verso le colline. E giur a se stesso che al pi tardi in mezz'ora sarebbe stato in
giardino dai Kessner.
Insieme agli altri entr in un angolo in penombra del locale dove non c'era pi traccia di aria
primaverile n di luce. Aveva tirato parecchio indietro la sedia, ragion per cui chiaramente
faceva intendere che in nessun modo avesse pensato di partecipare al gioco <si tratta di
baccar - n.d.t.>. Il console, uno smunto signore di et incerta, con i baffi rossi tagliati
all'inglese, capelli scuri gi un poco ingrigiti, vestito elegantemente in grigio chiaro, stava
appunto succhiellando con la ponderazione a lui propria una carta che il dottor Flegmann,
che teneva il banco, gli aveva dato. Vinse, ed il dottor Flegmann prese altre banconote dal
suo portafogli.
Non batte ciglio, rimarc Wimmer con ironica ammirazione.
Batter ciglio non cambia nulla nei fatti, rispose Flegmann freddo, con gli occhi socchiusi.
Il medico reggimentale Tugut, primario nell'ospedale di guarnigione di Baden, punt
duecento fiorini.
Oggi davvero non fa per me, pens Willi, e spinse ancora pi indietro la sua sedia.
L'attore Elrief, un giovane di buona famiglia, famoso pi per via della sua stupidit che per
il suo talento, lasci che Willi gli guardasse le carte. Punt una piccola somma e scosse
perplesso il capo quando perse. Tugut aveva presto raddoppiato la sua puntata. Il direttore
Weiss fece un prestito ad Elrief, e il dottor Flegmann riprese ancora dei soldi dal suo
portafogli. Tugut voleva ritirarsi, quando il console, senza verificare disse: Opl, il banco.
perse, e prendendo i soldi da una tasca del panciotto pag il suo debito, trecento fiorini. E
di nuovo opl, disse. Il medico reggimentale rinunci, il dottor Flegmann accett la posta e
distribu le carte. Willi non prese alcuna carta; solo per divertirsi, su incitamento incalzante
di Elrief, per portargli fortuna, mise un fiorino sulla carta di lui e vinse. Al giro dopo il
dottor Flegmann diede anche a Willi una carta, che questi non respinse. Vinse ancora, perse,
vinse, spinse la sua sedia vicino al tavolo tra gli altri, che gli fecero prontamente posto; e
vinse perse vinse perse, come se la sorte non riuscisse a prendere una decisione giusta.
Il direttore doveva andare in teatro, e dimentic di restituire al signor Elrief la somma presa
in prestito, per quanto a lungo ne avesse accumulata una di molto pi alta. Willi era s
vincente, ma ai mille fiorini ne mancavano ancora circa novecentocinquanta.
Fa niente, dichiar Greising scontento. A quel punto il banco pass di nuovo al console e
tutti presagirono che da quel momento si sarebbe fatto finalmente sul serio.
Del console Schnabel non si sapeva molto altro se non che era appunto un console, console
di un piccolo Stato sudamericano, e grossista. Era il direttore Weiss che l'aveva portato
nella compagnia degli ufficiali e le sue relazioni con lui derivavano dal fatto che il console
aveva saputo interessarlo ai fini dell'ingaggio d'una attricina che subito dopo l'assunzione in
quel modesto impiego aveva stretto una relazione con il signor Erlief. Ci si sarebbe burlati
volentieri dell'ammiratore gabbato, secondo le vecchie buone abitudini, ma quando quello,
mentre distribuiva le carte tenendo tra i denti la sigaretta, aveva brevemente rivolto ad Elrief,
che faceva per l'appunto parte del gruppo, la domanda. E dunque, come va con la nostra
comune amica?, fu chiaro che in nessun modo ci si sarebbe divertiti a spese di quell'uomo
con scherzi e battute. Tale impressione si rafforz quando al tenente Greising, che una volta
a tarda notte dopo un bicchiere di cognac, e prima di un altro, aveva buttato l
un'osservazione allusiva sulla terra inesplorata del console, quello aveva replicato con
sguardo pungente: Perch signor tenente vi burlate di me? Non sapete che sono capace di
chieder soddisfazione?
Un grave silenzio segu a tale risposta, ma come per un segreto accordo non ne furono tratte
le conseguenze in alcun modo, e ci si decise senza commenti, eppure concordemente, ad una
condotta pi cauta nei suoi confronti.
Il console perdeva. Non si ebbe niente in contrario a che, contrariamente alle abitudini d'altri
tavoli, tenesse subito il banco di nuovo e, dopo un'altra perdita, lo ritenesse ancora. Gli altri
giocatori vincevano, in particolare Willi. Mise via il suo capitale iniziale di centoventi fiorini
che assolutamente non dovevano esser rischiati. Anche lui poi tenne il banco, in breve lo
ebbe raddoppiato, si ritir e con brevi interruzioni la fortuna rest dalla sua anche contro gli
altri tenitori del banco che uno dopo l'altro si alternarono. La somma di mille fiorini che lui -
per un altro aveva programmato di vincere era superata di circa un centinaio e, quando
proprio il signor Erlief si alz per recarsi al teatro allo scopo di rappresentare un ruolo su
cui, nonostante la domanda ironicamente interessata di Greising, non fece trapelare nulla di
pi, Willi colse l'occasione per far lo stesso. Gli altri furono subito di nuovo sprofondati nel
gioco; e quando Willi sulla porta di nuovo si volse, vide che solo gli occhi del console, dalle
carte, lo avevano seguito con una guardata fredda, veloce.

Solo quando di nuovo si trov all'aperto e la pulita aria della sera gli sfior la fronte divenne
consapevole della sua fortuna o, come subito si corresse, della fortuna di Bogner. Comunque
anche a lui restava tanto da potersi comprare una nuova giubba, una nuova cappa ed una
nuova dragona <ornamento, con nappa inclusa, dell'impugnatura della spada n.d.t.>.
Anche per parecchie cenette in piacevole compagnia, che a quel punto avrebbe saputo
trovare con facilit, quei fondi erano a disposizione. Ma a prescindere da ci che
soddisfazione, la mattina dopo alle otto e mezzo davanti alla Alserkirche poter consegnare al
vecchio camerata la somma salvatrice mille fiorini, anzi, il famoso pezzo da mille netto di
cui fino a quel momento lui aveva letto soltanto nei libri e che in quel momento di fatto
custodiva insieme ad una banconota da cento nel portafogli! Cos, mio caro Bogner, eccoteli.
Ne ho vinti proprio mille. Per essere del tutto esatti millecentocinquantacinque. Poi ho
smesso. Non autocontrollo, questo? E speriamo, caro Bogner, che da ora in poi no no,
non poteva far nessuna predica all'ex collega. Che avrebbe imparato da s la lezione e
sperabilmente avrebbe avuto tatto sufficiente per non ricavare, da quell'intermezzo a lui
tanto favorevole, all'incirca il diritto d'una ulteriore frequentazione amicale. Ma forse era pi
cauto, o addirittura pi giusto, mandarci l'attendente coi soldi, alla Alserkirche.
Andando dai Kessner Willi si chiese se l'avrebbero trattenuto anche per cena. Ah,
felicemente lui non dipendeva pi dalla cena, era anzi abbastanza ricco in quel caso da
invitare tutta quanta la compagnia a cena. Peccato solo che non c'erano fiori da comprare da
nessuna parte. Era per aperta, vide, una pasticceria, si decise a comprare una confezione di
bonbon e poi, tornando indietro sulla porta, una pi grande, riflettendo a come le avrebbe
distribuite, tra madre e figlia.
Quando fu entrato nella parte anteriore del giardino, dai Kessner, dalla cameriera gli fu data
notizia che i signori, anzi l'intera compagnia, erano andati nella Helenental <valle prossima a
Baden n.d.t.>, probabilmente a Krainerhuette <malga, baita, o rifugio nella Helenental, in
localit Krainer n.d.t.>. I signori avrebbero cenato fuori come la maggior parte delle
domeniche sera.
Una leggera delusione si dipinse sui tratti di Willi e la cameriera sorrise guardando le due
confezioni che il luogotenente aveva in mano. Certo, che farne a quel punto? Con mio
grande rammarico, per favore , disse porgendole alla cameriera, la pi grande per la
gentile signora, l'altra per la signorina, rispettosamente.- Forse se il signor luogotenente
prende una carrozza i signori sono certo ancora nella Krainerhuette. Willi serio ed incerto
guard l'orologio. Vedr, disse distrattamente, salut con scherzevolmente esagerata
cortesia e se ne and.
E fu solo nella serale viuzza. Un'allegra brigata di turisti, signori e signore con scarpe
impolverate, gli pass davanti. Davanti a una villa, seduto su un seggiolone, un vecchio
signore leggeva un giornale. Poco oltre sul balcone d'un primo piano sedeva una vecchia
signora che lavorando all'uncinetto parlava con un'altra che, nella casa di fronte, le braccia
conserte sul davanzale, si sporgeva dalla finestra. Parve a Willi come se quelle fossero le
uniche persone che nella cittadina a quell'ora non erano in gita. I Kessner avrebbero potuto
bene lasciargli detto qualcosa tramite la cameriera. A quel punto lui non intendeva imporre
la sua presenza. In fondo non ne aveva bisogno. Che fare, per? Tornar subito a Vienna?
Forse sarebbe stata la cosa pi ragionevole! E se si fosse lasciata la decisione al caso?
Davanti al casin c'erano due carrozze. Quanto prendete per la Helenental? Uno dei
cocchieri era prenotato, l'altro chiese una cifra addirittura sfacciata. E Willi decise di farsi
una passeggiata serale attraverso il parco. A quell'ora era ancora abbastanza ben frequentato.
Coppie di coniugi e d'innamorati che Willi ebbe l'ardire di distinguere con certezza le une
dalle altre, ragazzine e signore sole, in due, in tre, a passeggio davanti a lui, non poche
sorridenti, anzi incoraggianti una guardata. Ma non si poteva sapere mica se dietro
camminava un padre, un fratello, un fidanzato, ed un ufficiale era doppiamente e triplamente
tenuto alla cautela. Ad una snella signora dagli occhi scuri che per la mano teneva un
ragazzo and per un po' dietro. Essa sal la scala per la terrazza del casin, parve cercar
qualcuno dapprima invano, finch non le fu fatto un vivace cenno da un tavolo distante,
dopo di che, sfiorando Willi con uno sguardo ironico, prese posto in una numerosa
compagnia. Anche Willi fece come se cercasse un conoscente, pass dalla terrazza al
restaurant, piuttosto vuoto, and nella sala d'ingresso e poi nella sala di lettura gi
illuminata, dove, ad un lungo tavolo verde sedeva, unico, un generale a riposo in divisa.
Willi salut battendo i tacchi, il generale fece un cenno distratto e Willi fece un veloce
dietrofront. Fuori davanti al casin si trovava ancora uno dei fiacre il cui cocchiere si
dichiar non richiesto pronto a portare il signor luogotenente nella Helenental a un buon
prezzo. Ora non merita pi, disse Willi e volando si diresse al Caff Schopf.
5

I giocatori stavano l come se da quando Willi se n'era andato non fosse passato neanche un
minuto, disposti nello stesso modo <se nel baccar le posizioni variano in rapporto a chi
tiene il banco (v. Diz. Enc. Treccani), la precisazione non banale n.d.t.>. La fioca luce
elettrica era accesa sotto un paralume verde. Sulla bocca del console, il primo a far caso al
suo ingresso, Willi credette di osservare un sorriso ironico. Nessuno espresse il minimo
stupore quando Willi rimise la sua sedia restata vuota tra le altre. Il dottor Flegmann, che
per l'appunto teneva il banco, gli dette una carta come se la cosa fosse scontata. Nella fretta
Willi punt una banconota pi grossa di quanto aveva intenzione di puntare, vinse e punt
ancora con cautela; la fortuna per cambi verso ed alla svelta arriv il momento in cui la
banconota da mille sembr seriamente in pericolo. Che importa, pens Willi, non ne avrei
certo goduto io. Ma rivinse, non ebbe necessit di cambiare la banconota da mille, la fortuna
gli rest fedele e verso le nove, quando la partita si concluse, Willi si trov in possesso di
duemila fiorini. Mille per Bogner, mille per me, pens. La met mi serve come fondo per la
prossima domenica. Tuttavia non si sent cos contento come avrebbe dovuto naturalmente
essere.
Ci si rec a cena al 'Stadt Wien', ci si mise seduti in giardino sotto una quercia fittamente
fronzuta, si parl del gioco d'azzardo in genere e di partite a carte divenute famose nel Jokey
Club a causa di ammanchi enormi. E' e rimane un vizio, opin con tutta seriet il dottor
Flegmann. Si rise, ma il tenente Wimmer si divert a ritorcere l'affermazione. Quel che forse
era vizio tra gli avvocati, consider, non lo era gi pi per nulla tra gli ufficiali. Cortese il
dottor Flegmann spieg che si pu esser a un tempo viziosi e galantuomini, non mancando
di ci esempi: Don Juan per esempio, o il duca di Richelieu. Il console osserv che il gioco
un vizio solo se non si in condizione di pagare i propri debiti. In tal caso non proprio pi
alcun vizio, ma invece una frode; solo pi vile. Attorno si tacque. Per fortuna comparve per
l'appunto il signor Elrief con un fiore all'occhiello e lo sguardo vittorioso. Gi sfuggito alle
ovazioni? chiese Greising. Nel quarto atto non ci sono, rispose l'attore e svogliato si tolse
un guanto all'incirca come pensava di fare in una qualche nuova pice in qualit di visconte
o marchese. Greising si accese un sigaro. Fossi pi saggio, non fumeresti, disse Tugut.
Ma signor medico reggimentale, mica ce l'ho pi in gola, il fumo, rispose Greising.
Il console aveva ordinato alcune bottiglie di vino ungherese. Si bevve reciprocamente alla
salute. Willi guard l'orologio. Oh, purtroppo devo congedarmi. Alle dieci e quaranta parte
l'ultimo treno. - Finite di bere, disse il console, vi porta alla stazione la mia carrozza. -
Oh, signor console, non posso davvero ...
Ma s che puoi, l'interruppe il tenente Wimmer.
Ehi! Non sar finta qui, oggi? chiese il medico reggimentale Tugut.
Nessuno aveva dubitato che la partita avrebbe avuto il suo seguito dopo cena. Ogni
domenica era lo stesso. Non lunga, per, disse il console. Se la passano bene, pens Willi
ed a loro tutti invidi la prospettiva di rimettersi subito al tavolo da gioco, di tentar la
fortuna, di poter vincere i pezzi da mille. L'attore Elrief, cui subito il vino dava alla testa,
con una faccia un po' scema ed insolente trasmise al console un saluto dalla signorina
Rihoschek, come si chiamava la loro comune amica. Perch non avete portato direttamente
la signorina con voi, signor commediante? chiese Greising. Viene pi tardi a guardarci
giocare, se il signor console permette, disse Elrief. Il console non batt ciglio.
Willi fin di bere e si alz. A domenica prossima, disse Wimmer, ti alleggeriremo un
po'.- Ci rimarrete male, pens Willi, si riesce a non perdere, se si cauti. - Siate cos
gentile, signor luogotenente, precis il console, e rimandate subito indietro al caff il
cocchiere dalla stazione, e rivolto agli altri: ma cos tardi, o cos presto, come l'altra volta
stasera non si deve fare, signori miei.
Willi salut un'altra volta tutti e si gir per andarsene. A quel punto vide, gradevolmente
sorpreso, che a un tavolo vicino si trovava la famiglia Kessner e le signore del pomeriggio
con le loro due figlie. Non c'era n l'avvocato ironico n i due giovani eleganti presentatisi
alla villa in fiacre. Lo si salut molto gentilmente e lui rest al tavolo, allegro, naturale un
giovane ufficiale elegante, a suo agio e, dopo tre bicchieri di un forte vino ungherese, sul
momento senza concorrenza, ben messo. Lo s'invit a sedere, lui ringraziando rifiut
indicando con un gesto distratto l'uscita, dove la carrozza aspettava. Tuttavia dov
rispondere ad alcune domande: chi era il giovane carino in borghese, ah, un attore? - Elrief?
- Nessuno ne conosceva il nome. Il teatro in loco era ben scarso, al massimo si potevano
vedere operette, cos la signora Kessner. E con uno sguardo promettente propose: se il signor
luogotenente fosse tornato presto si sarebbe potuto forse andarci, a teatro. Sarebbe
bellissimo, disse la signorina Kessner, prender due palchi uno accanto all'altro, e sorrise
in direzione del signor Elrief che rispose luminosamente. Willi baci la mano a tutte le
signore, salut di nuovo in direzione del tavolo degli ufficiali e dopo un minuto si trovava
nel fiacre del console. Svelto, disse al cocchiere, che vi prendete una bella mancia.
Nell'indifferenza con cui il cocchiere si mobilit in rapporto a tale promessa, Willi ritenne di
sentire un'incresciosa mancanza di rispetto. Tuttavia i cavalli marciarono in modo egregio ed
in cinque minuti si fu alla stazione. Dove per, nello stesso momento, anche il treno,
fermatosi un minuto prima, si rimetteva in movimento. Willi, balzato fuori dalla carrozza,
segu con lo sguardo i vagoni illuminati come lenti e a fatica scorrevano via sul viadotto, ud
il fischio della locomotiva disperdersi nell'aria notturna, scosse la testa e non seppe se essere
arrabbiato o contento. Il cocchiere sedeva indifferente a cassetta ed accarezzava uno dei
cavalli con il manico della frusta. Niente da fare, disse alla fine Willi. Ed al cocchiere:
Allora torniamo al caff Schopf.
6

Era carino attraversare cos la cittadina, volando in fiacre; ma ancor di pi lo sarebbe stato,
presto, una volta andare durante una tiepida serata d'estate in compagnia d'una qualche
graziosa creatura femminile in campagna verso Rodaun od a Roten Stadl <localit ai tempi
site nei pressi della capitale, oggi assorbite dalla megalopoli n.d.t.> e l cenare all'aperto.
Ah, che delizia, non esser pi obbligato a girare e rigirare ogni fiorino prima che ci si
potesse decidere a spenderlo. Cautela, Willi, cautela, si disse, prefiggendosi fermamente di
non rischiare in alcun modo l'intera vincita, ma al massimo la met. Oltre a questo aveva
intenzione di ricorrere al sistema di Flegmann: iniziare con una puntata minima; - non andar
oltre prima d'aver vinto una volta, poi per mai puntare tutto, ma solo i tre quarti del totale
e cos via. Il dottor Flegmann iniziava sempre con tal sistema, ma poi mancava di portarlo
avanti secondo le conseguenze necessarie. Cos che naturalmente non riusciva ad avere
alcun successo.
Willi salt fuori dalla carrozza davanti al caff ancor prima che quella si arrestasse e dette al
cocchiere una mancia signorile; tanto che anche una carrozza a nolo gli sarebbe costata poco
di pi. Il ringraziamento del cocchiere certo riusc ancor sempre parco e per abbastanza
gentile.
La partita era in pieno corso, anche l'amica del console, signorina Mizi Rihoschek, era
presente; notevole, sopracciglia nerissime, per altro non troppo truccata, in abito estivo, sui
capelli castani a grandi onde un cappello a falde piatte con una striscia rossa, ecco come
stava seduta presso il console, un braccio avvinghiato sulla spalliera della sedia di lui, e gli
guardava le carte. Quando Willi fu al tavolo il console non guard dalla sua parte, eppure il
luogotenente sent che quello aveva subito notato il suo arrivo. Ah, perso il treno, disse
Greising. Di mezzo minuto, rispose Willi. Certo, capita, disse Wimmer e dette le carte.
Per l'appunto Flegmann si tolse da quel giro poich aveva perso tre volte di seguito con una
piccola puntata contro una grossa. Il signor Elrief rimase in gioco, ma non aveva pi un
soldo. Un mucchio di banconote si trovavano davanti al console. Anzi, va benone, disse
Willi e punt nello stesso tempo dieci fiorini invece che cinque come in effetti s'era
proposto. La sua audacia fu premiata: vinse e seguit a vincere. Su un tavolino accanto c'era
una bottiglia di cognac. La signorina Rihoschek ne vers un bicchierino al luogotenente e
glielo porse guardandolo sbattendo le ciglia. Elrief lo preg di prestargli cinquanta fiorini
fino al giorno dopo alle dodici in punto. Willi gli allung la banconota, che un secondo dopo
pass dal console. Elrief si alz con la fronte imperlata di sudore. A quel punto abbigliato in
flanella gialla arriv il direttore Weiss, uno scambio verbale a bassa voce ebbe la
conseguenza che il direttore decise di rendere all'attore la somma da lui avuta nel
pomeriggio in prestito. Elrief perse anche quei soldi e, diversamente da quanto avrebbe fatto
il visconte che lui sperava presto di recitare, con rabbia spinse la sedia, si alz, imprec a
bassa voce e lasci il locale. Dato che dopo un po' non faceva ritorno, la signorina
Rihoschek si lev, sfior tra l'affettuoso e il distratto il console sulla testa e spar anche lei.
Wimmer e Greising, perfino Tugut, erano divenuti cauti, poich il termine della partita si
approssimava; soltanto il direttore mostrava ancora qualche audacia. Comunque il gioco
pian piano si era configurato come un duello tra il luogotenente Kasda ed il console
Schnabel. La fortuna di Willi era girata e lui, a parte i mille fiorini per il vecchio camerata
Bogner, non ne aveva pi che cento. Finiti i cento smetto, assolutamente, giur a se stesso.
Ma senza crederci nemmeno lui. Che m'importa in realt di questo Bogner?, pens. Non ci
ho affatto obblighi.
Riapparve la signorina Rihoschek canticchiando, si sistem la pettinatura davanti al grande
specchio, si accese una sigaretta, prese una stecca da biliardo, prov dei colpi, rimise la
stecca nell'angolo e poi fece andare prima la boccia bianca, poi la rossa sul panno verde , a
mano. Uno sguardo freddo del console la chiam, canticchiando gli prese posto accanto ed
appoggi alla spalliera un braccio. Dall'esterno, dove da tempo s'era fatto silenzio, a pi voci
risuon una canzone studentesca. Com' che ritornano a Vienna, a quest'ora?, si chiese Willi.
Poi gli venne in mente che forse erano ginnasiali di Baden, quelli che cantavano. Da quando
la signorina Rihoschek gli sedeva di fronte la fortuna era di nuovo dalla sua. Il canto si
allontan, perdendosi; l'orologio del campanile d'una chiesa batt. Un quarto all'una, disse
Greising. Ultimo banco, mise in chiaro il medico reggimentale. Uno a testa ancora,
propose il tenente Wimmer. Il console con un assenso muto notific che era d'accordo.
Willi non disse una parola. Vinse, perse, bevve un bicchiere di cognac, vinse, perse, si
accese un'altra sigaretta, vinse e perse. Il banco si ferm a lungo da Tugut. Un'alta puntata
del console glielo tolse definitivamente. Abbastanza stranamente riapparve il signor Elrief
dopo circa un'ora di assenza e, ancor pi strano, di nuovo aveva soldi con s. Signorilmente
neghittoso, quasi nulla fosse accaduto, si sedette come quel visconte che per mai avrebbe
recitato, con un'ulteriore nuance di pi signorile neghittosit tipica veramente del dottor
Flegmann: occhi semichiusi, stanchi. Punt trecento fiorini con naturalezza e vinse. Il
console perse con lui, con il medico reggimentale ed in modo particolare con Willi, che si
trov in possesso presto di non meno di tremila fiorini. Significanti nuova giubba della
divisa, nuova dragona, nuova biancheria, scarpe di vernice, sigarette, cene a due, a tre, gite
nella Wienerwald, due mesi di licenza senza stipendio - ed alle due aveva vinto
quattromiladuecento fiorini. Eccoli l davanti a lui, non c'era alcun dubbio:
quattromiladuecento fiorini e rotti. Gli altri erano tutti rimasti indietro, a stento seguitavano
a giocare. Basta, disse il console Schnabel d'improvviso. Willi si sent in contraddizione
con se stesso. Se ora si smetteva nulla pi poteva accadergli, e andava bene cos. Ma allo
stesso tempo provava una voglia irrefrenabile, veramente infernale, di continuare a giocare,
di spostare per incanto, dal portafogli del console nel suo, ancora qualche bella banconota da
mille, tutte le banconote da mille. Quello sarebbe stato un capitale con cui si sarebbe fatta la
sua fortuna. Non doveva mica esser sempre baccar c'erano le scommesse sulle corse al
Freudenau <ippodromo in zona Vienna> e sulle corse al trotto, c'erano le case da gioco, per
esempio Monte Carlo, e gi sulla spiaggia donne speciali, parigine Mentre i pensieri gli
andavano in tal verso, il medico reggimentale cercava di incitare al console ad un'ultima
partita. Elrief, quasi fosse lui l'ospitante, vers cognac. Lui stesso bevve l'ottavo bicchiere.
La signorina Mizi Rihoschek ciondolava canticchiando dentro di s. Tugut prese le carte
sparse e le mescol. Il console taceva. Poi d'improvviso chiam il cameriere e fece portare
due mazzi di carte nuove, vergini. Agli astanti luccicarono gli occhi. Il console guard
l'orologio e disse: Si conclude senza meno alle due e mezzo. Erano le due e cinque.

Il console dispose un banco come in quella cerchia ancora non era stato sperimentato, un
banco di tremila fiorini. A parte la compagnia dei giocatori ed un cameriere nel caff non si
trovava pi nessuno. Per la porta aperta da fuori arrivavano le voci albali degli uccelli. Il
console perdeva, ma rest per il momento con il suo banco. Elrief s'era completamente
ripreso e, esortato da uno sguardo della signorina Rihoschek, si ritir. Gli altri, tutti
abbastanza vincenti, continuarono a puntare modesto e cauto. Il banco era ancora per met
intatto.
Opl, disse d'improvviso Willi e fu spaventato dal suo dire, anzi dalla sua voce. Sono
diventato matto?, penso. Il console scopr un nove, un grosso punto e Willi fu impoverito di
centoquindici fiorini. Ordunque, ricordando il sistema Flegmann, Willi punt una cifra
ridicolamente bassa, cinquanta fiorini, e vinse. Troppo scemo, pens. Avrei potuto rivincer
tutto in un colpo! Perch son stato tanto vigliacco? Ancora opl. E perse. Di nuovo opl.
Il console parve esitare. Ma cosa ti viene in mente, Kasda?, esclam il medico
reggimentale. Willi rise provando come una vertigine salirgli nella fronte. Era forse il
cognac, ad offuscargli la mente? Naturalmente si era sbagliato, non l'aveva pensato in sogno,
di puntare mille o duemila fiorini in una volta. Perdonate, signor console, in realt
dicevo ... Il console non lo fece finire. Gentilmente fece notare: Se non avete avuto
contezza di qual somma in questione, allora prendo atto, naturale, della vostra ritirata. -
Come sarebbe, che ne prendete atto, signor console?, disse Willi. Opl vuol dire opl. -
Era proprio lui, a parlare? Erano parole sue? La sua voce? Se perdeva, addio nuova giubba
della divisa, nuova dragona, addio cenette in piacevole compagnia femminile; c'erano ancora
giusto i mille per il frodatore, per il Bogner, e lui era un povero diavolo come due ore prima.
Senza parlare il console scopri la sua carta. Nessuno ne disse il valore, eppure esso echeggi
come uno spettro nel locale. Willi sent uno strano che di bagnato sulla fronte. Mondo cane,
che velocit! Aveva pur sempre ancora mille fiorini davanti a s, perfino un po' di pi. Non
volle contarli, magari portava sfortuna. Era sempre tanto pi ricco che non il giorno prima a
mezzod al momento di scendere dal treno. A mezzod del giorno prima e nulla lo
costringeva a togliere dal gioco tutti i mille! Si poteva anzi ricominciare con cento o
duecento. Sistema Flegmann. Purtroppo per c'era cos poco tempo, nemmeno venti minuti.
Intorno silenzio. Signor luogotenente, fece il console interrogativo. Ah s, rise Willi
mettendo insieme i mille. La met, signor console, disse. Cinquecento?
Willi annu. Anche gli altri puntarono, pro forma. Ma in giro gi si sentiva che stava finendo.
Il tenente Wimmer stava in piedi con addosso il mantello. Tugut era appoggiato al bordo del
biliardo. Il console scopr la sua carta, otto, e la met dei mille di Willi fu persa. Lui scosse
la testa come se ci fosse qualcosa sotto. Il resto, disse pensando: sono calmissimo.
Succhiell pianissimo. Otto. Il console fu costretto a comprare una carta. Nove. E se ne
andarono i cinquecento, cio i mille. Via tutto. Tutto? No. Ci aveva ancora i centoventi
fiorini con i quali era arrivato a mezzod, e qualcos'altro. Da ridere, d'improvviso a quel
punto s'era davvero un povero diavolo come prima. E fuori cantavano gli uccelli come
prima quando lui ancora avrebbe potuto andare a Monte Carlo. Certo, purtroppo a quel
punto lui doveva smettere, infatti i pochi fiorini non ci si poteva permettere di rischiarli
smettere, anche se ancora c'era un quarto d'ora. Che sfortuna. In un quarto d'ora si potevano
vincere cinquemila fiorini altrettanto facilmente come si erano persi. Signor luogotenente,
domand il console. Desolato, rispose Willi con una vocetta acuta indicando le poche
misere banconote che stavano davanti a lui. Gli occhi gli ridevano addirittura, e come per
scherzo punt dieci fiorini sui una carta. Vinse. Poi venti e rivinse. Cinquanta, e vinse. Gli
sal il sangue alla testa, per la rabbia avrebbe potuto piangere. Ecco la fortuna, ed era troppo
tardi. Con un'improvvisa idea venutagli si volt verso l'attore che si trovava alle sue spalle
accanto alla signorina Rihoschek. Signor von Elrief, sareste tanto gentile di prestarmi
duecento fiorini ora?
Mi dispiace infinitamente, rispose Elrief sollevando signorilmente le spalle.L'avete visto,
signor luogotenente, ho perso tutto fino all'ultimo fiorino. Era una bugia, ognuno lo sapeva.
Parve per come se tutti trovassero regolare che l'attore Elrief mentisse in faccia al signor
luogotenente. Allora il console gli pass senza fargliele pesare, ed apparentemente senza
contarle, alcune banconote. Prego, fatene uso, disse. Il medico reggimentale Tugut si
schiar rumorosamente la voce. Wimmer ammon: Al posto tuo, Kasda, preferirei
smettere. Willi esitava. In nessun modo voglio cercar di persuadervi, signor luogotenente,
disse Schnabel <il console>. Aveva ancora una mano leggermente allargata sui soldi. Allora
Willi si precipit a prender le banconote, poi fece come se volesse contarle. Sono
cinquecentodieci, disse il console, potete starne certo, signor luogotenente. Volete una
carta? - Willi rise: No, cosa dite mai? - La vostra puntata, signor luogotenente? - Tutto
no, esclam Willi allegro, i poveri devono risparmiare, mille per cominciare. Succhiell,
lo stesso fece il console con la solita esagerata lentezza. Willi dovette comprare una carta,
ebbe oltre al suo quattro di quadri e un tre di picche. Il console scopr, aveva anche lui sette.
Preferirei smettere davvero, ammon il tenente Wimmer ancora una volta, e fece l'effetto
quasi d'un comando. Il medico reggimentale aggiunse. Ora sei abbastanza in pari. - In
pari!, pens Willi. In pari, dice lui. Un quarto d'ora prima si era un giovanotto benestante, e
ora si uno squattrinato, e lui dice in pari! Devo raccontargli di Bogner? Allora forse
capiscono.
Altre carte erano davanti a lui. Sette. No, non compr nulla. Ma neppure il console ne
chiese, si limit a scoprire il suo otto. Mille persi, ronz in testa a Willi. Ma li rivincer. E se
non li rivinco la stessa, ne posso restituire cos poco mille quanto duemila. Ora gi tutto
uguale. Ci sono ancora dieci minuti, posso anche rivincere tutti i quattro o cinquemila di
prima. Signor luogotenente?, chiese il console. Risuon pesantemente nel locale, infatti
tutti gli altri tacevano, tacevano udibilmente. Non c'era nessuno che dicesse: al posto tuo
preferirei smettere? No, pens Willi, nessuno osa. Sanno che sarebbe una scemenza se ora
smettessi. Ma che cifra doveva puntare? Aveva solo poche centinaia di fiorini davanti a s.
Improvvisamente erano di pi. Il console gliene aveva passati altri duemila. Usateli, signor
luogotenente. Benissimo, li us, punt millecinquecento e vinse. Potendo quindi pagare il
suo debito e serbare ancora qualcosa. Si sent una mano su una spalla. Kasda, disse dietro
di lui il tenente Wimmer. Basta. Suon duro, quasi severo. Non sono mica in servizio,
pens Willi, fuori servizio i miei soldi e la mia vita posso investirli come voglio. E punt,
punt con moderazione solo mille fiorini e scopr il suo vero punto fortunato. Otto. Schnabel
ancora succhiellava, mortalmente piano, come se avesse davanti un tempo infinito. C'era
ancora tempo, non s'era certo costretti a smettere alle due e mezzo. Di nuovo erano le sei e
mezzo. Di nuovo Bei tempi lontani. Ma perch stavano tutti intorno, come in un sogno?
Ah, tutti erano eccitati come lui, perfino la signorina Rihoschek, che gli stava di fronte, il
cappello con la striscia rossa sulla pettinatura ondulata, aveva occhi stranamente
lampeggianti. Lui le sorrise. Aveva un volto come quello d'una regina in una tragedia,
eppure era a mala pena pi d'una corista. Il console scopr la sua carta. Una regina. Ah, la
regina Rihoschek e un nove di picche. Maledetto picche che sempre gli portava sfortuna. E i
mille se ne andarono al console. Ma non faceva niente, lui ne aveva ancora. O era gi
rovinato? Oh, chiss C'erano gi di nuovo alcune migliaia. Generoso, il console. Ma
infatti, era certo di riaverli indietro. Un ufficiale deve pagare i suoi debiti di gioco. E un
signor Elrief restava tale in ogni caso, ma un ufficiale, ammesso che non si chiamasse
Bogner Duemila, signor console - Duemila? - Certamente, signor console. Non
compr niente, aveva sette. Ma il console dovette comprare. E stavolta non succhiell
affatto, tanto aveva fretta, ed ebbe, sul suo uno, un otto - otto di picche che faceva nove,
senza alcun dubbio. Otto sarebbero stati abbastanza. E duemila fiorini passarono al console,
e subito tornarono indietro. O erano di pi? Tre, o quattro? Meglio non guardare nemmeno,
portava sfortuna. Oh, il console non lo avrebbe imbrogliato, e c'erano l tutti gli altri che
stavano attenti. E dato che lui senza l'attenzione degli altri non sapeva pi bene di quanto
fosse debitore, punt di nuovo duemila. Quattro di picche. Certo, c'era da comprare. Sei, sei
di picche. Dunque uno di troppo. Il console non dovette nemmeno disturbarsi, eppure aveva
avuto solo tre E di nuovo passarono i duemila a lui, e subito tornarono a Willi. Era da
ridere. Da una parte all'altra. Ah, ecco l'orologio del campanile battere la mezza. Ma nessuno
chiaramente aveva sentito. Con calma il console distribu le carte. C'erano tutti, i signori,
solo il medico reggimentale era sparito. Anzi, gi prima Willi aveva notato che aveva scosso
la testa arrabbiato mormorando qualcosa tra i denti. Non poteva tollerare il modo come il
luogotenente Kasda giocava con la sua vita. Come poteva, un dottore, aver nervi tanto
deboli?
E di nuovo davanti a lui ci furono carte. Punt, quanto non lo sapeva bene. Una manciata di
banconote. Era un modo nuovo, seguire la sorte. Otto. Ora poteva andar meglio.
Non and meglio. Il console scopr nove, si guard intorno e poi butt via le carte. Willi
spalanc gli occhi. E dunque, signor console? Quello per sollev l'indice indicando
l'esterno. E' appena suonata la mezza, signor luogotenente. - Ma come?, grid Willi
apparentemente stupito. Non si potrebbe concedere ancora un quarto d'ora? Guard in giro
come se cercasse soccorso. Tutti tacevano. Il signor Elrief bramava di andarsene,
signorilmente assai, e si accese una sigaretta, Wimmer stringeva le labbra, Greising fischiava
nervoso, quasi inudibile, il direttore tuttavia con brutalit, come se si trattasse d'una inezia,
rimarc: Per, il signor luogotenente oggi ha davvero avuto sculo.
Il console s'era alzato, chiam il cameriere quasi fosse stata una notte come ogni altra.
Aveva da pagare solo due bottiglie di cognac, ma per farla breve volle saldare tutto lui.
Greising si oppose segnalando il caff e le sigarette a suo carico. Gli altri indifferenti si
fecero piacere l'atto d'ospitalit. Poi il console si volse verso Willi, ancora seduto, e di nuovo
con la destra indicando l'esterno, come prima, quando aveva fissato il suono dell'orologio del
campanile come supplemento, disse: Se a voi sta bene, signor luogotenente, vi porto nella
mia carrozza a Vienna. - Molto gentile, rispose Willi. E in quel momento fu per lui come
se quell'ultimo quarto d'ora, anzi l'intera nottata, con tutto quel che era successo, fosse
annullato. Cos la prendeva anche il console. Come avrebbe altrimenti potuto invitarlo nella
sua carrozza? Il vostro debito, signor luogotenente aggiunse il console gentilmente,
ammonta ad undici mila fiorini netti. - Benissimo, signor console, rispose Willi in tono
militare. Non serve qualcosa di scritto?, disse il console. No, fece notare con asprezza il
tenente Wimmer, siamo tutti testimoni noi. Il console non fece caso n al tono n alla
voce. Willi restava seduto, le gambe di piombo. Undicimila fiorini, mica male.
Approssimativamente lo stipendio di tre o quattro anni, se bastava. Wimmer e Greising
parlarono piano tra loro eccitati. Elrief rivel al direttore qualcosa di molto allegro, infatti
costui rise forte. La signorina Rihoschek, standogli vicina, rivolse a voce bassa al console
una domanda che lui scuotendo la testa respinse. Il cameriere mise il mantello sulle spalle
del console, un largo mantello nero senza maniche, munito di bavero in velluto, che a Willi
gi aveva dato nell'occhio in precedenza come molto elegante per quanto un tantino esotico.
L'attore Elrief rapidamente si vers un ultimo bicchiere di cognac dalla bottiglia di cognac
quasi vuota. Parve a Willi come se tutti loro evitassero di occuparsi di lui, anzi addirittura di
guardarlo. Si scosse e si alz. Ad un tratto era l accanto a lui il medico reggimentale Tugut
che sorprendentemente era tornato, parve prima cercare le parole, infine disse: Spero che tu
possa procurarteli entro domani. - Ma evidente, signor medico reggimentale, rispose
Willi con un sorriso largo e vuoto. Quindi si diresse da Wimmer e Greising e porse loro la
mano. Arrivederci a domenica prossima, disse con leggerezza. Essi non risposero n
accennarono alcunch. Va bene, signor luogotenente?, chiese il console. Sono a
disposizione. Quindi si conged ancora con molta gentilezza e giovialit dagli altri; ed alla
signorina Rihoschek cosa che non poteva guastare baci galante la mano.
Se ne andarono tutti. Nella terrazza i tavoli e le sedie rilucevano come spettri bianchi; sulla
citt e i suoi dintorni era ancor notte, ma non si vedeva pi una stella. Nelle vicinanze della
stazione cominciava a rischiararsi il bordo del cielo. V'era la carrozza del console in attesa, il
cocchiere dormiva con i piedi appoggiati alla predella. Schnabel gli tocc una spalla, lui si
svegli, si lev il cappello, dette un'occhiata ai cavalli e tolse loro le coperte. Gli ufficiali
portarono ancora una volta la mano al cappello quindi se ne andarono senza fretta. Il
direttore, Elrief e la signorina Rihoschek attesero finch il cocchiere non fui pronto. Willi
pens: perch il console non resta a Baden dalla signorina? Che cosa ce l'ha a fare, se non ci
rimane? Gli venne in mente che una volta aveva sentito riferire di un anziano signore che
aveva avuto un colpo nel letto dell'amante, e guard di traverso il console che per sembrava
freschissimo e di buon umore, per nulla incline alla morte e chiaramente per irritare Elrief
stava appunto congedandosi dalla signorina Rihoschek con un'evidenza di affettuosit che
con il resto del suo carattere non s'intonava bene. Poi invit il luogotenente nella carrozza
indicandogli il posto a destra, distese sulle ginocchia sue e su quelle di lui una coperta gialla
foderata di felpa marrone e partirono. Il signor Elrief si lev ancora il cappello con un
movimento molto ampio, non privo di umorismo, alla spagnola, come si riprometteva di fare
da qualche parte in Germania in un piccolo teatro di corte nel ruolo di Grande nel corso della
prossima stagione. Quando la carrozza pieg sul ponte il console si volt verso i tre che a
braccetto, la signorina nel mezzo, stavano allontanandosi senza fretta, e fece loro un cenno
di saluto; per quelli, vivacemente presi dal conversare, non ci facevano pi caso.

Si mossero attraverso la citt che dormiva, non si percepiva altro rumore che lo stridere dei
ferri dei cavalli. Freddino, fece notare il console. Willi aveva poca voglia di conversare,
tuttavia consider la necessit di rispondere un qualcosa, foss'anche solo per conservare al
console un umore amichevole. E disse: S, cos verso il mattino, c' sempre fresco,
noialtri lo sappiamo dalle marce.- La faccenda delle ventiquattro ore, cominci
gentilmente il console dopo una breve pausa, non che vogliamo prenderla cos sul serio.
Willi fece un gran respiro e colse l'occasione. Volevo appunto pregarvi, signor console,
dato che sul momento si capisce che non ho disponibile l'intera somma ... - Evidente, lo
interruppe il console, difendendosi. I ferri dei cavalli ripresero a stridere, risuonando nel
passare sotto un viadotto nell'aperta campagna. Se insistessi sulle usuali ventiquattro ore,
continu il console, sareste tenuto, voglio dire, a pagarmi il vostro debole al pi tardi
domani notte alle due e mezzo. Sarebbe fastidioso per entrambi. Dunque fissiamo l'ora -
pareva che stesse riflettendo - per marted a mezzogiorno, se vi va bene. Tolse dal
portafogli un biglietto da visita e lo dette a Willi, che attentamente lo studi. La luce albale
era gi tale che lui fu in grado di leggere l'indirizzo. Helfersdorfer Strasse numero cinque
meno di cinque minuti dalla caserma, pens. Dunque domani a mezzogiorno, signor
console? E sent il cuore battere un po' pi svelto. S, signor luogotenente, suggerisco
questo. Marted esattamente alle dodici. Sono in ufficio dalle nove.- E se a tale ora io non
fossi in grado, signor console se per esempio lo fossi solo nel corso del pomeriggio o
mercoled ...
Il console lo interruppe: Sarete certamente in grado, signor luogotenente. Se vi sedete a un
tavolo di gioco naturale che dovreste anche preparato a perdere come altrettanto dovrei io,
e, nel caso che non disponiate di alcuna propriet vostra, avete comunque motivo di
supporre che i vostri genitori non vi abbandoneranno.
Non ho pi i genitori, rispose Willi rapido, ed a quel punto da Schnabel si ud rilasciare un
dolente Oh. Mia madre morta da otto anni, mio padre defunse cinque anni prima
luogotenente in Ungheria, - Dunque anche il vostro signor padre era un ufficiale? Parve
sollecito, quasi sincero. Certamente, signor console, chi sa se in altre circostanze avrei
intrapreso la carriera militare.
Strano, annu il console.Se si pensa a come la vita per parecchie persone per dir cos
presentata, mentre per altri da un anno, talvolta da un giorno, a quello successivo ...
Scuotendo la testa s'interruppe. Willi sent stranamente quella frase, comune e non terminata,
come rassicurante. E per render se possibile pi stretto il rapporto tra s ed il console tent in
certo modo di filosofeggiare genericamente anche lui, ed in modo un po' sconsiderato, come
subito gli divenne chiaro, disse che c'erano comunque ufficiali pronti a mutar di carriera.
S, rispose il console, senza dubbio vero, ma il pi delle volte ci accade contro la lor
volont ed essi sono, piuttosto, si trovano declassati in modo ridicolo, e possono a mala pena
tornare al loro precedente impiego. Al contrario uno come noi voglio dire, persone che
non hanno l'impedimento di nessunissimo pregiudizio di nascita, di ceto o d'altro genere
io per esempio sono salito e disceso un mezza dozzina di volte. E quanto in basso ah, se lo
sapessero i vostri signori camerati, fino a che punto, a stento si sarebbero seduti con me a un
tavolo di gioco sicuro. In merito a ci hanno pensato bene, i vostri signori colleghi, di
non fare alcuna ricerca troppo accurata. Willi rest silenzioso era in preda ad
un'impressione penosissima e tentennava su come comportarsi. Certo se Wimmer o Greising
fossero stati seduti l al suo posto avrebbero potuto trovare la risposta giusta. Lui, Willi,
doveva tacere. Non poteva chiedere: cosa volete dire con gi in basso, signor console, e
cosa con le ricerche. Per Diana, lo sapeva e come, cosa voleva dire: lui stesso era gi in
basso, gi quanto era possibile, pi gi di quanto poche ore prima avrebbe ritenuto possibile.
Non poteva che far ricorso alla gentilezza, compiacenza, alla grazia di quel signor console,
per quanto gi in basso egli potesse esser stato anche solo una volta. Ma sarebbe stato anche
clemente? Quella era la questione. Avrebbe accettato di esser pagato a rate in un anno o in
cinque anni oppure: avrebbe concesso la rivincita la domenica seguente? A ci non faceva
l'impressione di corrispondere no, per il momento assolutamente no. E se non era
clemente mm, in quel caso non restava altro che andare a questuare da zio Robert. Sicuro!
Zio Robert. Una pratica penosissima, addirittura terrorizzante, ma bisognava che venisse
tentata. Assolutamente Ed era in fondo impensabile che quello gli negasse il suo aiuto,
quando era in effetti in gioco, del nipote, dell'unico figlio della sua defunta sorella, la
carriera, l'esistenza, la vita, certo semplicemente la vita. Una persona che viveva di rendita,
certo ben modestamente, ma pur sempre da capitalista cui bastava prendere semplicemente i
soldi dalla cassa! Undicimila fiorini, che non era di sicuro la decima, la ventesima parte del
suo patrimonio. Invece di undici, si sarebbe potuto chiedergliene in effetti dodicimila subito,
sarebbe stata la stessa. Con il che anche Bogner sarebbe stato messo in salvo. Questo
pensiero dispose a Willi l'animo alla speranza, un po' come se il cielo avesse l'obbligo di
premiarlo senza indugio per il suo nobile sentimento. D'altra parte tutto ci era da prendere
in considerazione solo in via provvisoria, se il console restava inesorabile. E non era ancora
dimostrato. Con rapida occhiata di lato Willi sfior il suo accompagnatore. Pareva immerso
nei ricordi. Il cappello appoggiato alla cappotta della carrozza, le labbra socchiuse come in
un sorriso, appariva pi vecchio e pi indulgente di prima. Non sarebbe stato quello il
momento? Ma come cominciare? Onestamente ammettere che, semplice semplice, non si era
in condizione - che ci si era messi sconsideratamente in una cosa che s'era persa la testa,
anzi, che per un quarto d'ora non s'era stati addirittura sani di mente? Ed avrebbe mai osato
tanto, lui, si sarebbe spinto tanto oltre, se il signor console, non richiesto, anzi senza la
minima allusione, non gli avesse messo a disposizione i soldi, glieli avesse passati, se
diciamo non glieli avesse, anche se nel modo pi gentile, imposti?
Un che di straordinario, disse il console, una scarrozzata del genere di primo mattino,
non vero? - Magnifica, rispose il luogotenente sollecito. Peccato per, aggiunse il
console, che sempre si creda di doversi comprare qualcosa del genere al prezzo d'una
nottata di veglia, sia che si passi al tavolo da gioco, sia in qualcosa di pi sciocco. - Oh,
quanto a me, osserv il luogotenente rapido, non mi succede cos di rado di trovarmi
all'aperto tanto presto, anche senza nottata di veglia. L'altro ieri per esempio sono stato gi
alle tre e mezzo con la mia compagnia nel cortile della caserma. Abbiamo avuto
un'esercitazione nel Prater. Certo, non ho viaggiato in fiacre.
Il console rise cordiale, cosa che a Willi fece piacere, per quanto la risata fosse risuonata un
po' artificiale. S, a qualcosa del genere ho preso parte anch'io diverse volte, disse il
console, ovvio, non da ufficiale, neanche da volontario, a tanto non sono arrivato. Pensate,
signor luogotenente, a suo tempo ho servito per i miei tre anni e non sono avanzato che al
grado di caporale. Non ho istruzione, o almeno non ne avevo. Nel corso del tempo magari
qualcosa ho raccolto, viaggiando se ne ha l'occasione. - Avete girato molto il mondo,
signor console, disse Willi premuroso. Posso ben confermarlo, rispose il console, son
stato quasi dappertutto solo nel paese che rappresento come console, per l'appunto non
sono mai stato, nell'Ecuador. Ma prevedo di andarci presto per rinunciare al titolo. Rise, e
Willi fece lo stesso, per quanto un po' con fatica.
Transitavano per un abitato esteso, misero, tra casette basse, grige, trascurate. In un
giardinetto sul davanti un vecchio in maniche di camicia annaffiava la siepe; da una latteria
mattiniera una giovane vestita abbastanza da stracciona venne sulla strada con un bricco
pieno. Willi prov una certa invidia di entrambi, del vecchio che annaffiava il suo
giardinetto, della donna, che portava a casa latte per marito e bambini. Seppe che quei due
stavano meglio di lui. La carrozza oltrepass un edificio alto e spoglio davanti al quale
camminava avanti e indietro un agente; costui fece il saluto in direzione del luogotenente,
che ringrazi cortesemente come del resto era suo costume con la truppa. Lo sguardo con cui
il console fiss l'edificio, di disprezzo ed insieme di memoria, dette a Willi da pensare. Per
a che gli serviva, in quel momento, che il passato del console non fosse stato con ogni
probabilit proprio senza macchia? I debiti di gioco erano debiti di gioco, anche un
malfattore punito aveva diritto di riscuoterli. Il tempo passava, i cavalli correvano sempre
pi veloci, in un'ora, in mezz'ora si era a Vienna e poi?
E soggetti come per esempio quel tenente Greising, disse il console come a concludere il
corso di pensieri intimi, li si lasciano andare in giro liberi.
Dunque cos, pens Willi. Il tipo una volta stato in carcere. Ma in quel momento non
c'entrava, l'osservazione del console significava una chiara offesa a un camerata assente. La
poteva semplicemente lasciar correre come se non l'avesse sentita o come se la autorizzasse?
Vi devo pregare, signor console, di lasciar fuori dal discorso il mio camerata Greising.
Il console a ci ebbe solo un moto sprezzante della mano. E' proprio curioso, disse, come
signori che si attengono scrupolosi all'onor di casta, possano tollerare tra loro chi con piena
coscienza mette in pericolo la salute d'un altra persona, d'una sciocca, inesperta ragazza per
esempio, cos causandone la malattia e forse la morte.
Ci ignoto, rispose Willi un poco arrochito, comunque ci ignoto. - Ma signor
luogotenente, nemmeno mi viene in mente, di rimproverarvi. Di queste cose voi non siete
certo responsabile e non potete in alcun modo cambiarle.
Willi cerc inutilmente una risposta. Consider se non fosse obbligato di portare a
conoscenza dei camerati ci che aveva detto il console oppure avrebbe dovuto parlarne
prima ufficiosamente con il medico reggimentale Tugut? O chieder consiglio al tenente
Wimmer? Tuttavia, che gliene importava, di tutto ci? In questione era lui, proprio lui, la sua
cosa, la sua carriera, la sua vita! L nel primo bagliore del sole si ergeva gi la statua della
filatrice alla croce <nella Triestestrasse: una colonna a edicola del XIV secolo il cui
nome deriva da una leggenda narrante d'una donna che fila in attesa del ritorno del marito
dalla crociata da T.C.I., Austria, ed. La Repubblica, pag. 309>, e lui ancora non aveva
detto una parola adeguata all'ottenimento almeno ad una dilazione, ad una breve dilazione.
In quella si accorse che il suo vicino gli toccava piano il braccio. Perdonate, signor
luogotenente, cambiamo argomento, in fondo non m'importa davvero se il signor
luogotenente Greising o un altro tanto meno che anzi sar difficile che io abbia ancora il
piacere di sedere con i signori a un tavolo.
Willi ebbe uno scatto. Che significa, signor console? - Io parto, voglio dire, rispose
freddo il console. Tanto presto? - S. Dopodomani, per dir meglio: domani, marted. -
Per molto tempo, signor console? - Probabile da tre a trenta anni.
La Reichstrasse era gi abbastanza animata da veicoli commerciali. Willi, chino lo sguardo,
vide nel brillare del sole crescente i bottoni dorati della sua giubba. Una decisione
improvvisa, signor console, questa partenza?, chiese. Oh no, signor luogotenente, affatto,
stabilita da parecchio tempo. Vado in America, per il momento non in Ecuador, ma a
Baltimora, dove vive la mia famiglia e dove anche ho un'attivit commerciale. Certo non ho
potuto da otto anni occuparmene di persona e sul posto.
Ha famiglia, pens Willi. E con la signorina Rihoschek in pratica che cosa c'? Lo sa lei, che
lui parte? Ma a me che importa! E' ora. Rischio il collo. E senza volere si port una mano
alla gola. E' assai spiacevole, disse goffo, che il signor console parta gi domani. E io che
avevo, anzi, veramente avevo con qualche certezza calcolato - assunse un tono pi leggero,
in certo qual modo scherzoso - che il signor console mi avrebbe dato una piccola rivincita
domenica prossima. Il console alz le spalle, come se il caso fosse sbrigato. Ora come
faccio?, pens Willi, cosa faccio? Addirittura lo prego? Cosa possono contare per lui alcune
migliaia di fiorini? Ha una famiglia in America e la signorina Rihoschek. Laggi ha
un'attivit commerciale cosa significano per lui queste migliaia di fiorini? E per me si
tratta di vita o di morte.
Passarono sotto il viadotto della citt. Appunto dalla stazione sud rintron un treno. Ci
viaggiava gente per Baden e oltre, pens Willi, Klagenfurt, Trieste e da l forse via mare in
un'altra parte del mondo... Li invidi tutti quanti.
Dov' che deve scendere, signor luogotenente?
Prego, rispose Willi, dove vi aggrada. Io abito nella caserma di Alsergrund.
Vi porto fino al portone, signor luogotenente. E dette al cocchiere le istruzioni del caso.
Molte grazie, signor console, davvero non sarebbe necessario ...
Le case dormivano tutte. I binari del tram, ancora non toccati dal traffico del giorno,
correvano loro accanto lisce e lucenti accanto. Il console guard l'orologio: Bella corsa ha
fatto, un'ora e dieci. Avete delle marce oggi, signor luogotenente? - No, rispose Willi,
oggi ho addestramento.- Ma allora potete coricarvi per un pochino. - Del resto, signor
console, credo che oggi mi prender un giorno di licenza mi dar ammalato. Il console
annu e tacque. Dunque signor console, partite mercoled? - No, signor luogotenente,
rispose il console sottolineando ogni singola parola, domani, marted sera.
Signor console voglio confessarvi in tutta sincerit certo mi duole in modo estremo, ma
ho molta paura che mi sar totalmente impossibile in cos poco tempo entro domani a
mezzogiorno ... Il console rimaneva muto. Pareva che a mala pena stesse a sentire. E se
aveste, signor console, la speciale bont di concedermi una dilazione? Il console scosse la
testa. Willi prosegu. Oh, mica una dilazione lunga, potrei forse firmare una dichiarazione o
una cambiale che mi obbligherebbe sulla parola d'onore entro quaranta giorni si trover
certo un modo ... Il console continuava a scuotere la testa senza alcuna emotivit, in modo
tutto automatico. Signor console, ricominci Willi, ci facendo, del tutto contro la sua
volont, l'effetto di una supplica, signor console, mio zio, Robert Wilram, forse signor
console conoscete il nome? L'altro scuoteva ancora, irremovibile, la testa. Voglio dire,
non sono del tutto convinto che mio zio, di cui del resto posso fidarmi assolutamente, abbia
la somma in contanti sul momento. Ma evidente che lui pu in pochi giorni un
benestante, l'unico fratello di mia madre, vive di rendita. E d'improvviso, con voce
comicamente spezzata, con l'effetto d'uno che ride: E' davvero inevitabile che partiate
subito per l'America, signor console? - Dove io vada in viaggio, signor luogotenente,
rispose calmo il console, non vi riguarda affatto. I debiti d'onore si pagano notoriamente
entro ventiquattr'ore.
Mi noto, signor console, mi noto. Ma ci nonostante talvolta capita conosco anche
camerati che in situazione analoga Dipende solo da voi, signor console, che vogliate
provvisoriamente accontentarvi d'una cambiale o della mia parola almeno fino a domenica
prossima.
Non mi accontento, signor luogotenente, domani, marted, a mezzogiorno, termine ultimo
Oppure informo il vostro comando di reggimento.
La carrozza percorreva il Ring davanti al Volksgarten, i cui alberi svettavano floridamente
verdi al di sopra della cancellata indorata. Era una deliziosa mattina primaverile, a stento
visibile una persona in strada; solo una giovane elegante signora graziosamente mantellata
con un cagnolino passeggiava rapida come per dovere su e gi lungo la cancellata, e lanci
un'occhiata indifferente sul console che si era voltato verso di lei nonostante la moglie in
America e la signorina Rihoschek a Baden, la quale probabilmente apparteneva pi all'attore
Elrief che a lui. Che m'importa del signor Elrief e della signorina Rihoschek. Chi sa del
resto, fossi stato pi gentile con lei, forse ci avrebbe messo una parola buona, per me. E per
un momento seriamente consider se non dovesse andare alla svelta a Baden a pregarla di
intercedere. Intercedere presso il console? Gli avrebbe riso sul viso, lei. Lo conosceva bene,
il signor console, doveva conoscerlo E l'unica possibilit di salvezza era zio Robert.
Indubbio. Senn non restava altro che una palla in testa. Si era obbligati alla chiarezza.
Uno strepito ordinato come proveniente dal passo d'una colonna che si approssimasse gli
giunse alle orecchie. Non avevano mica un'esercitazione, quel giorno, quelli
dell'ottantanovesima? Al Bisamberg <collina amena a nord ovest di Vienna>? Sarebbe stato
imbarazzante incontrare in fiacre i camerati alla testa della sua compagnia. Non era nulla di
militare, per, ci che veniva avanti in marcia, era una fila di ragazzi, chiaramente una
classe scolastica che se ne andava a un'escursione con l'insegnate. Costui, un giovane
pallido, sfior con uno sguardo involontariamente ammirato i due signori che ad un'ora tanto
mattutina gli passavano davanti in fiacre. Willi non si sarebbe mai aspettato di dover vivere
un momento in cui perfino un povero maestro di scuola doveva parergli una creatura
invidiabile. Il fiacre sorpass un primo tram in cui stavano come passeggeri alcune persone
vestite da operai ed una vecchia. Un carro spargi acqua venne loro incontro, un tipo
dall'aspetto brutale con le maniche della camicia rimboccate agitava a scosse regolari, come
fosse una corda per saltare, il tubo flessibile dell'acqua, il cui bagnato inumidiva la strada.
Due monache, lo sguardo basso, attraversarono i binari in direzione della Votivkirche
<vistosa chiesa eclettica pseudo gotica, v. Austria, citato, pag.274>, che grigio chiara, si
ergeva verso il cielo con le sue torri slanciate. Su una panchina sotto un albero dai fiori
bianchi sedeva una giovane creatura dalle scarpe impolverate, il cappello di paglia in
grembo, sorridente come dopo una gradevole esperienza. Una carrozza chiusa con le tendine
abbassate corse via. Una vecchia grassa si occupava delle alte vetrine d'un caff con scopa e
strofinaccio. Tutte quelle cose e persone che altrimenti Willi non avrebbe notato si
segnalavano ai suoi occhi troppo svegli con contorni quasi dolorosamente netti. Ma l'uomo
al cui fianco lui sedeva nella carrozza intanto gli era come sparito dalla memoria. Allora gli
volse uno sguardo timido. Appoggiato indietro, il cappello sulla coperta, occhi chiusi, il
console sedeva l. Come pareva dolce ed affabile! Eppure era lui che lo spingeva verso la
morte? Dormiva veramente oppure fingeva? Niente paura, signor console, non vi disturber
oltre. Avrete marted alle dodici i vostri soldi. Oppure non li avrete. In ogni caso La
carrozza si ferm davanti al portone della caserma, ed il console si svegli subito o almeno
fece come se si fosse appena svegliato, strofinandosi gli occhi, un gesto un po' esagerato
dopo un sonno di meno di due minuti. La sentinella salut. Willi salt gi dalla carrozza
svelto, senza toccare il predellino, e sorrise al console. Fece anche di pi e dette una mancia
al cocchiere; non troppo, non troppo poco, come un gentiluomo cui in definitiva mancasse
niente, vinto o perso che aveva al gioco. Molte grazie, signor console e arrivederci. Il
console gli porse la mano dalla carrozza ed insieme lo attir leggermente a s come se
avesse qualcosa da confidargli che non necessitava qualcuno che udisse. Vi consiglio,
signor luogotenente, disse in tono quasi paterno, di non prendere la faccenda alla leggera,
se considerate importante restare ufficiale. Domani, marted, alle dodici. Poi a voce
alta: Dunque arrivederci, signor luogotenente. Willi sorrise compiacente, port la mano al
berretto, la carrozza svolt e se ne and.
9

Dalla Alserkirche suonarono le cinque meno un quarto. Il grande portone si apr, una
compagnia di quelli del novantottesimo marci davanti a Willi volgendo in segno di saluto le
teste verso di lui. Che ringrazi diverse volte portando la mano al berretto. Dove,
Wieseltier?, chiese con condiscendenza al cadetto che veniva per ultimo. Al prato dei
pompieri, signor luogotenente. Willi annu a mo' di approvazione e segu quelli del
novantottesimo con lo sguardo per un poco, senza vederli. La sentinella stava ancora nella
posizione del saluto quando Willi attravers il portone che a quel punto venne chiuso dietro
di lui.
Grida di comando dal fondo del cortile gli stridettero nelle orecchie. Una schiera di reclute si
esercitava a maneggiare le armi istruita da un caporale. Il cortile si estendeva illuminato dal
sole e freddo, qua e l si ergevano alcuni alberi nell'aria. Willi avanz lungo il muro; guard
la sua finestra, il suo attendente apparve nel riquadro, guard in basso, si mise sull'attenti e
spar. Willi sal le scale in fretta; gi in anticamera, dove l'attendente stava appunto per
accendere il fornello, si liber del colletto e apr la giubba. Signor luogotenente, sia
rispettosissimamente annunciato il caff subito pronto. - Ben fatto, disse Willi, entr in
camera, chiuse la porta dietro di s, si lev la giubba e si butt sul letto in camicia e scarpe.
Prima delle nove impossibile che possa andare da zio Robert, pens. Lo pregher
comunque subito di darmi dodicimila, e anche il Bogner raccatta i suoi mille, a meno che nel
frattempo non si sia sparato. Del resto chiss, magari ha vinto davvero alle corse ed
addirittura in grado di tirar fuori dai guai anche me. Ah, mica tanto facile vincerne undici o
dodicimila al totalizzatore.
Gli occhi gli si chiudevano. Nove di picche, asso di quadri, re di cuori, otto di picche, asso di
picche, fante di fiori, quattro di quadri, le carte gli ballavano davanti. L'attendente port il
caff, spost vicino al letto il tavolo, vers, Willi si sostenne su un braccio e bevve. Devo
togliere gli stivali al signor luogotenente? Willi scosse la testa. Non ne vale la pena. -
Devo svegliare il signor luogotenente pi tardi? E, dato che Willi lo guardava come senza
capire, sia rispettosissimamente annunciato, alle sette c' l'addestramento. Willi scosse di
nuovo la testa. Sono ammalato, devo andare dal dottore. Segnalatemi al signor capitano
ammalato, capite, faccio seguire la giustificazione scritta. Ho appuntamento con un
professore, per via degli occhi, alle nove. Faccio chiedere al cadetto supplente Brill di tenere
l'addestramento. Andatevene. Ferma! - Signor luogotenente? - Alle sette e
quarantacinque andate gi alla Alserkirche, il signore che ieri mattina era qui, s, il tenente
Bogner, sar l in attesa. Dovrebbe gentilmente scusarmi purtroppo non ho ottenuto alcun
risultato. Capito? - Certamente, signor luogotenente. - Ripetete. - Il signor
luogotenente manda a scusarsi che non ha ottenuto alcun risultato. - Purtroppo non ha
ottenuto alcun risultato. Ferma! Qualora ci fosse ancora tempo fino a stasera o a domattina,
si ferm d'improvviso. No, tutto qui. Non ho purtroppo ottenuto alcun risultato e basta.
Capito? - Certamente, signor luogotenente. - Quando tornate dalla Alserkirche bussate
in ogni caso. E ora chiudete anche la finestra.
L'attendente fece quanto ordinatogli troncando a met un acuto grido di comando nel cortile.
Quando Joseph si chiuse la porta dietro Willi si ridistese e gli occhi gli si chiusero. Asso di
quadri, sette di fiori, re di quadri, otto di quadri nove di picche, dieci di picche, donna di
cuori, canaglia maledetta, pens Willi. Infatti la donna di cuori era di fatto la signorina
Kessner. Non fossi rimasto al tavolo tutto quanto il malheur non ci sarebbe stato. Nove di
fiori, sette di picche, cinque di picche, re di picche, re di quadri, re di fiori, non prendetela
alla leggera signor luogotenente. Il diavolo se lo porti, i soldi li raccatta, ma poi gli mando
due signori, macch, non nemmeno capace di dar soddisfazione re di cuori, fante di
picche, donna di quadri, nove di quadri, asso di picche, cos gli passavano davanti ballando,
asso di quadri, asso di cuori senza senso, senza sosta al punto che gli occhi sotto le
palpebre gli facevano male. In tutto il mondo non c'erano tante carte da gioco quante gliene
imperversarono davanti in quell'ora.
Bussarono, rapido si svegli, anche davanti ai suoi occhi aperti le carte seguitavano a
scorrere. C'era l'attendente. Signor luogotenente, sia rispettosissimamente annunciato, il
signor tenente manda moltissimi ringraziamenti per lo sforzo e manda al signor luogotenente
i suoi migliori saluti. - Tutto qui, non ha detto altro? - No signor luogotenente, il signor
tenente si voltato ed subito andato di nuovo. - Si subito voltato E mi avete
segnalato come ammalato al signor capitano? - Certamente, signor luogotenente. E
vedendo che l'attendente ghignava, chiese: Ma cosa avete da ridere cos da stupido? - Sia
rispettosissimamente annunciato, a causa del signor capitano. - Perch? Ma cosa ha detto
il signor capitano? E seguitando a ghignare l'attendente rifer: Dal medico oculista, deve
andare il signor luogotenente, ha detto il signor capitano, probabile che abbia perso di vista
una ragazza, il signor luogotenente. E dato che Willi non sorrideva, l'attendente un po'
impaurito aggiunse: Ha detto il signor capitano, sia rispettosissimamente annunciato. -
Andatevene, disse Willi.
Intanto che si preparava, ripass tutto quel che doveva dire, interiormente aggiust il tono
del discorso con cui sperava di smuovere il cuore dello zio. Non lo vedeva da due anni. In
quel momento era appena capace di richiamare alla memoria la personalit di Wilram, ed
anche i tratti del suo viso; continuava a emergergli davanti sempre un'altra visione dello zio
con un'impressione del viso di lui diversa, con altre caratteristiche, un modo diverso di
parlare, e lui non riusciva ad aver contezza di quale gli si sarebbe presentata quel giorno.
Dai tempi dell'adolescenza si ricordava lo zio come un uomo snello, vestito sempre con
cura, comunque ancora giovane per quanto, di venticinque anni pi anziano, gli fosse
apparso allora gi ben maturo. Robert Wilram veniva sempre per pochi giorni in visita nella
cittadina ungherese dove il cognato, ai tempi ancora maggiore Kasda, era di guarnigione.
Padre e zio non andavano particolarmente d'accordo, e Willi si ricordava perfino
oscuramente d'una disputa tra i genitori in merito allo zio, finita con la madre che era uscita
dalla stanza piangendo. Dell'impiego dello zio non s'era parlato quasi, ma Willi credeva di
rammentarsi che Robert Wilram avesse occupato un posto di funzionario statale e, presto
vedovo, si fosse dimesso. Dalla moglie defunta aveva ereditato un piccolo patrimonio e da
allora aveva vissuto di rendita e viaggiato molto in giro per il mondo. Lo aveva raggiunto, la
notizia della morte della sorella, in Italia, e lui era arrivato subito dopo la sepoltura; ed era
restato impresso per sempre nella memoria di Willi il modo come lo zio, stando con lui
presso la tomba, senza lacrime, eppure con una espressione di tetra seriet, avesse guardato
la corona che stava gi appassendo. Presto erano partiti insieme dalla piccola citt; Robert
Wilram per Vienna e Willi di nuovo per Wiener-Neustadt presso la scuola allievi ufficiali.
Da allora aveva fatto visita allo zio qualche volta la domenica e nei giorni festivi ed era stato
condotto da lui a teatro o al restaurant; dopo, successivamente all'improvvisa morte del
padre, Willi inquadrato in un reggimento viennese, lo zio gli aveva destinato di sua volont
un sussidio mensile che anche durante i suoi occasionali viaggi, tramite banca, al giovane
ufficiale veniva corrisposto puntualmente. Da uno di quei viaggi, durante il quale si era
seriamente ammalato, Robert Wilram era tornato molto invecchiato, e, mentre il sussidio
mensile aveva continuato ad arrivare con regolarit all'indirizzo di Willi, erano intervenute
nel rapporto personale tra zio e nipote diverse interruzioni pi o meno lunghe, come infatti
erano apparse alternarsi in modo peculiare le epoche nell'esistenza di Robert Wilram.
C'erano tempi in cui egli dava a vedere una personalit serena e socievole, aveva cura come
prima di andare con il nipote nei restaurant, a teatro e, a quel punto, in locali di svago pi
facile dove poteva esser presente spesso anche una qualche gaia giovane signora che Willi,
dopo tale occasione iniziale, abitualmente non rivedeva mai una seconda volta. Poi di nuovo
c'erano settimane durante le quali lo zio pareva ritirarsi completamente dal mondo e dalle
persone; e se in genere Willi veniva ammesso, ecco che si trovava davanti un uomo serio, di
poche parole, invecchiato prima del tempo che, avviluppato in una vestaglia marrone scura
quasi talare, con la faccia d'uno che recita la parte del contristato, camminava su e gi nella
stanza dalle volte elevate e mai del tutto rischiarata, o anche leggeva, o lavorava, seduto alla
scrivania artificialmente illuminata. La conversazione quindi il pi delle volte procedeva con
fatica, lenta, come se reciprocamente si fosse divenuti del tutto estranei; solo in una, poich
per caso si parlava di un camerata di Willi che da poco aveva posto fine alla sua vita a causa
d'un amore infelice, Robert Wilram apr un cassetto della scrivania, ne tolse, con meraviglia
di Willi, una quantit di fogli scritti, e lesse al nipote alcune note filosofiche su morte ed
immortalit, inoltre diversi giudizi sfavorevoli ed espressioni malinconiche sulle donne in
generale, e ci facendo parve aver dimenticato del tutto la presenza del giovane, in ascolto
non senza imbarazzo e piuttosto annoiato. Proprio quando Willi tentava inutilmente di
reprimere un leggero sbadiglio, avvenne che lo zio sollevasse lo sguardo dal manoscritto; gli
si incresparono le labbra in un vuoto sorriso, raccolse i fogli, li rimise nel cassetto e
repentinamente parl di altre cose ipoteticamente pi vicine agli interessi di un giovane
ufficiale. Anche dopo quest'occasione di stare insieme poco riuscita ci fu comunque una
quantit di serate divertenti del vecchio tipo; poi fu la volta di passeggiate a due fatte specie
durante i pomeriggi festivi; ma un giorno, quando Willi doveva andare a prendere lo zio a
casa sua, arriv una disdetta e poco dopo una lettera di Wilram, in quel momento era cos
pressantemente occupato da dover purtroppo pregare Willi di astenersi per il momento da
visite ulteriori. E presto mancarono anche gl'invii di denaro. Un cortese richiamo scritto
rimase senza risposta, d'un secondo avvenne lo stesso, ad un terzo segu la dichiarazione che
Robert Wilram si vedeva dolorosamente costretto, a causa del radicale mutamento delle sue
condizioni a sospendere ulteriori versamenti a favore anche delle persone pi vicine.
Willi cerc di parlare con lo zio di persona. Per due volte non venne ricevuto, una terza vide
lo zio, che s'era fatto negare, mentre svelto spariva in una porta. Cos fu costretto infine a
riconoscere l'inutilit di ogni ulteriore sforzo, e non gli rest altro che fare il massimo
possibile di economie. L'insignificante eredit venutagli da sua madre, che fin l lui aveva
economizzato, fu quasi subito consumata, tuttavia secondo la sua natura lui al futuro fin l
non ci aveva pensato, fin quando, tutto in una volta, da un giorno, anzi da un'ora all'altra, la
preoccupazione, nella sua minacciosa forma, non si piazz sul suo cammino.
Con uno stato d'animo accasciato, ma non disperato, scese infine la scala degli ufficiali,
tortuosa, sempre mezza buia, e non riconobbe subito l'uomo che gli sbarrava il cammino con
le braccia aperte in avanti.
Willi! Era Bogner, a chiamarlo.
Sei tu? Cosa voleva? Non lo sai? Non te l'ha riferito il Joseph?
Lo so, lo so, ti voglio dire solo in tutti i casi che la verifica rimandata a domani.
Willi alz le spalle. Davvero gliene importava poco.
Rimandata, lo capisci?
Mica difficile, da capire, disse scendendo uno scalino di lato.
Bogner glielo imped. Ma un segno del destino, grid. Pu significare la salvezza. Non
fare l'antipatico, Kasda, che io ancora una volta lo so che ieri non hai avuto per niente
fortuna ...
Certamente, proruppe Willi, certamente, non ho avuto nessuna fortuna. E scoppiando in
una risata: Ho perso tutto, e anche qualcosa di pi. E senza dominarsi, come se la causa
prima della sua sfortuna stesse davanti a lui nella forma di Bogner: Undicimila fiorini, caro
mio, undicimila fiorini!
Mondo cane, certo che cosa pensi ... e s'interruppe. I loro sguardi s'incontrarono, ed il
viso di Bogner s'illumin. Ma allora vai da tuo zio!
Willi si morse le labbra. Molesto! Spudorato!, pens, e manc poco che lo dicesse.
Scusa questo non mi riguarda posso permettermi di metterci bocca tanto meno, in
quanto, diciamo cos, sono corresponsabile per, per, se ci provi, Kasda dodici o
undicimila per tuo zio sono quasi la stessa cosa.
Sei matto, Bogner. Raccatter cos poco gli undicimila quanto i dodicimila.
Eppure ci vai, Kasda!
Non lo so ...
Willi ...
Non lo so, rispose impaziente. Forse, e forse no Adieu. Lo spost da un lato e si
precipit gi per le scale.
Dodici o undici, per niente erano la stessa cosa. Proprio un migliaio poteva far la differenza!
E nella sua testa ronzarono l'undici e il dodici - undici, dodici - undici, dodici! Dunque, lui
doveva decidere non prima di trovarsi davanti allo zio. Doveva essere il momento a produrre
la decisione. Comunque era una stupidaggine essersi fatto sfuggire la cifra davanti a Bogner
e soprattutto essersi fatto fermare per le scale. Cosa gl'importava di quel tipo? Camerati s,
ma amici davvero non erano mai stati! E quindi il suo destino doveva d'improvviso esser
legato inscindibilmente con quello di Bogner? Assurdo. Undici, dodici undici, dodici.
Dodici suonava forse meglio di undici <elf, undici, significa anche sifilide> , forse gli
portava fortuna forse succedeva il prodigio proprio se chiedeva dodici. E per tutta la
strada dalla caserma di Alser, attraverso la citt, fino all'antichissima casa nella stretta strada
dietro la cattedrale di Santo Stefano <potrebbe trattarsi di un paio di chilometri, da nord
ovest (Alsergrund) a sud est (cattedrale)> egli consider se dovesse chiedere allo zio undici
o dodicimila fiorini, quasi che da ci dipendesse l'esito, come ne dipendeva in definitiva la
sua vita.
Una persona alquanto anziana che lui non conosceva apr dopo che ebbe suonato. Willi disse
chi era. Allo zio in altri termini, s, lui era il nipote del signor Wilram allo zio piacendo
di scusarlo, si trattava d'una faccenda molto urgente, non lo avrebbe disturbato
assolutamente a lungo. La donna, dapprima indecisa, si allontan e fece rapido ritorno con
un'espressione gentile, e Willi che fece un respirone venne subito ricevuto.
10

Lo zio stava in piedi ad una delle due alte finestre; non portava la vestaglia quasi talare che
Willi si era aspettato di trovargli addosso, ma un abito estivo chiaro di buon taglio, ma un po'
logoro, e scarpe basse di vernice che non luccicavano pi. Con un gesto largo, ma stanco,
salut il nipote. Salve, Willi. Che bello, che sei ritornato finalmente a vedere il tuo vecchio
zio. Ho creduto che tu mi avessi gi del tutto dimenticato.
Risposta naturale era che l'ultima volta non lo si era ricevuto ed alle sue lettere non c'era
stata risposta, ma lui ritenne pi conveniente esprimersi con cautela. Vivi cos ritirato,
disse, e poi non ho avuto la possibilit di sapere se una visita ti sarebbe stata benvenuta.
La stanza era restata uguale. Sulla scrivania si trovavano libri e carte, la tenda verde davanti
alla libreria era tirata a met, per cui si vedevano alcuni vecchi volumi rilegati in pelle; sopra
il divano era ancora disteso il tappeto persiano, cosparso di diversi cuscini ricamati. Alla
parete erano appesi due incisioni ingiallite che rappresentavano paesaggi italiani e ritratti di
famiglia incorniciati di oro appannato; la fotografia della sorella come prima si trovava sulla
scrivania, come Willi si ricord dalla forma della cornice.
Non vuoi sederti?, chiese Robert Wilram.
Willi stava in piedi con il berretto in mano, la sciabola al suo posto, eretto come se si
trovasse in un'occasione di servizio. Con un tono non del tutto in armonia con la sua postura
inizi: A dir la verit, caro zio, probabile che nemmeno oggi sarei venuto se allora, in
poche parole, si tratta di una faccenda molto molto seria.
Non dici quale, segnal Robert Wilram gentile, ma senza particolare partecipazione.
Almeno per me seria. Per farla breve, senza altri giri di parole, ho fatto una stupidaggine,
una grossa stupidaggine. Ho giocato ed ho perso pi di quanto avessi a disposizione.
Mm, un po' di pi che una stupidaggine, disse lo zio.
Una leggerezza, conferm Willi, una leggerezza imperdonabile. Non voglio ricamarci
sopra. Ma la cosa purtroppo sta cos: se entro oggi alle sette non ho pagato il debito, io sono
semplicemente sono ... alz le spalle e s'interruppe imbronciato come fosse un bambino.
Robert Wilram scosse addolorato la testa, ma non rispose nulla. Il silenzio nella stanza
divenne subito insopportabile, per cui Willi ricominci subito a parlare. In fretta rifer quel
che gli era successo il giorno prima. Era andato a Baden a far visita a un camerata ammalato,
l aveva incontrato un altro ufficiale, un buon vecchio camerata, e si era fatto indurre ad una
partita che, inizialmente fidata, pi avanti era degenerata, non a causa sua, in un azzardo
selvaggio. I nomi dei giocatori purtroppo voleva tacerli con l'eccezione di quello che era
divenuto suo creditore, un grossista, un console sudamericano, un certo signor Schnabel
sfortunatamente in partenza la mattina dopo per l'America che aveva minacciato, nel caso
che il debito non fosse saldato entro quella sera, di denunciarlo al comando di reggimento.
Tu sai, zio, cosa vuol dire, concluse Willi lasciandosi andare improvvisamente stanco gi
sul divano.
Lo zio, con lo sguardo diretto, al di sopra di Willi, sulla parete, ma ancora sempre gentile,
chiese: ma di che somma si tratta, di fatto?
Willi titubava ancora. Prima pens a caricarci su anche i mille fiorini per Bogner, poi per fu
improvvisamente convinto che proprio la piccola eccedenza avrebbe potuto mettere in
discussione la riuscita e cos si limit a nominare la somma di cui era debitore lui.
Undicimila fiorini, rispose Robert Wilram scuotendo la testa, con un tono quasi di
meraviglia.
Lo so, disse in replica veloce Willi, un piccolo capitale. Sono indifendibile. E' stata una
leggerezza infame, credo la prima, ma certo l'ultima, della mia vita. E non posso far altro,
zio, che giurarti che in tutta la mia vita non toccher pi una carta da gioco, che io mi
sforzer di dimostrarti con una vita veramente seria la mia eterna gratitudine, anzi, sono
pronto dichiaro solennemente di rinunciare una volta per tutte ad ogni diritto per il futuro
che mi potesse derivare all'incirca a causa della nostra parentela, se questa volta qui tu,
zio ...
Come conseguenza, Robert Wilram, fin l rimasto senza visibili moti interiori, parve divenire
poco a poco inquieto. Gi prima aveva sollevato una mano come a difendersi, a quel punto si
serv anche dell'altra quasi volesse ridurre al silenzio il nipote con un gesto il pi possibile
espressivo, e con una voce insolitamente alta, quasi stridula, lo interruppe. Molto dolente,
mi dispiace davvero, con la miglior volont non posso aiutarti. E poich Willi stava
aprendo bocca per replicare: nel modo pi assoluto non posso aiutarti; ogni altra parola
sarebbe inutile, dunque non sforzarti oltre. E si volt verso la finestra.
Willi, dapprima rimasto di stucco, fece la riflessione che in nessun modo poteva aver sperato
di sgominare lo zio al primo assalto, e cos riprese di nuovo: Non nego affatto, davvero,
zio, che la mia richiesta sia di una sfrontatezza senza pari; non avrei mai osato rivolgermi a
te se solo ci fosse stata la minima possibilit di trovare in un qualche altro modo il denaro.
Basta che ti metta al mio posto, zio. Tutto per me in gioco, non solo la mia permanenza
nell'esercito da ufficiale. Cos'altro poi posso cominciare a fare? Non ho imparato null'altro,
non m'intendo di null'altro. E soprattutto non posso, come ufficiale cacciato dall'esercito
proprio ieri per caso ho rivisto un camerata d'una volta che anche lui no no, meglio una
palla in testa. Sii buono, zio. Basta che te lo figuri. Il padre ufficiale, il nonno defunto
quand'era maresciallo di campo. E Dio non voglia che anche a me non vada a finire cos.
Sarebbe per una punizione troppo severa per uno sciocco colpo di testa. Non sono affatto
un giocatore abituale, questo lo sai. Non ho mai fatto debiti. Nemmeno quest'anno passato,
allorquando le cose mi sono state davvero difficili. E non mi son fatto traviare, per quanto
me lo si sia proposto. Certo, una cifra simile! Nemmeno a interessi da usura io credo che
riuscirei mai a procurarmela. E quand'anche, che cosa ne verrebbe fuori? In sei mesi sarei
debitore del doppio, in un anno di dieci volte tanto e ...
Basta, Willi, l'interruppe Wilram finalmente con voce ancor pi stridula di prima. Basta,
non posso esserti d'aiuto; mi piacerebbe, ma non posso. M'intendi? Neanch'io ho nulla, non
possiedo cento fiorini, come puoi vedere. Ecco, ecco ... Apr un cassetto dopo l'altro, della
scrivania, del com, come si trattasse di provare la veridicit delle sue parole, che l davvero
non si vedeva assolutamente una banconota o una moneta, ma solo documenti, scatole,
biancheria, minutaglia d'ogni genere. Poi gett sul tavolo anche il borsellino. Puoi
controllare tu stesso, Willi, se trovi pi di cento fiorini puoi per conto mio considerarmi
come ti pare. E di colpo si abbatt sulla sedia davanti alla scrivania lasciando cadere
pesantemente le braccia sul piano, per cui alcuni fogli di carta volarono gi sul pavimento.
Willi premuroso li raccolse, poi lasci vagare lo sguardo per la stanza come se dovesse a
quel punto qua o l scoprire qualche cambiamento corrispondente alle condizioni
incomprensibilmente mutate dello zio. Ma tutto sembrava a posto come due o tre anni
addietro. E lui si chiese se poi davvero le cose dovessero stare come assicurava lo zio. Il
vecchio strambo che due anni prima, cos all'improvviso, lo aveva piantato in asso, non era
anche capace, tramite una bugia resa credibile con mezzi da commediante, di volersi
proteggere da maggiori pressioni e suppliche del nipote? Ma come? Si viveva in un
appartamento ben tenuto nel centro della citt con una sorta di governante, i bei volumi
rilegati in pelle si trovavano come prima negli scaffali, i quadri incorniciati d'oro opaco
erano ancora tutti appesi alle pareti, mentre il proprietario di tutto ci doveva esser ridotto a
mendicante? Ma dov'erano finiti i suoi capitali nel corso di quegli ultimi due o tre anni?
Willi non gli credeva. Non aveva la minima ragione di credergli ed ancor meno ne aveva di
darsi semplicemente per vinto, dato che in nessun caso ci aveva pi qualcosa da perdere.
Cos si decise all'ultimo tentativo che per non riusc astuto come lui s'era proposto; infatti
improvvisamente, meravigliandosene lui stesso e vergognandosene, eccolo davanti a zio
Robert supplicare a mani giunte con calma al suo posto: Ne va della mia vita, zio, credimi,
ne va della mia vita. Ti prego ... La voce gli manc, seguendo una subitanea ispirazione
afferr la fotografia della madre e la tenne davanti allo zio come scongiurandolo. Quello
per, aggrottando leggermente la fronte, gliela tolse con calma di mano e la rimise al suo
posto dichiarando a bassa voce, nient'affatto irritato: Tua madre non ha nulla a che fare con
questa cosa. Lei non pu esserti d'aiuto poco quanto me. Quando io non ho voluto esserti
d'aiuto, Willi, non ebbi certo bisogno di alcuna scusa. Di obblighi, specie in un caso simile,
io non ne riconosco. E, secondo il mio modo di vedere, si pu sempre essere una persona del
tutto per bene e diventarlo anche da borghese. L'onore si perde in altri modi. Ma oggi non
puoi essere ancora tanto avanti da capirlo. Perci ti dico di nuovo: se avessi i soldi, stanne
certo, te li darei. Ma non li ho. Non ho nulla. Non ho pi il mio patrimonio. Ho solo un
vitalizio. S, ogni primo ed ogni quindici riscuoto un tanto ed oggi, indic il borsellino con
un tetro sorriso, oggi il ventisette. E vedendo negli occhi di Willi d'improvviso brillare
un lampo di speranza, aggiunse subito: Ah, tu pensi che potrei contrarre un prestito sul mio
vitalizio. Certo, mio caro Willi, ma dipende da dove lo si riscosso, il vitalizio, ed a quali
condizioni.
Forse, zio, forse sarebbe possibile, forse insieme potremmo ...
Ma Robert Wilram lo interruppe con forza: Nulla possibile, assolutamente nulla. E quasi
pi profondamente disperato: Non posso esserti d'aiuto, credimi, non posso. E si volt da
lui.
Allora, rispose Willi dopo breve riflessione, dato che purtroppo non posso far nient'altro
che chiederti perdono di averti Adieu, zio. Gi era alla porta, quando la voce di Robert
lo trattenne. Willi, vieni, non voglio che tu mi non so dirlo se non in due parole, che
ho intestato il mio patrimonio, non pi un granch, a mia moglie.
Sei sposato!, esclam Willi stupito, ed una nuova speranza gli brill negli occhi.Allora,
se la tua signora consorte ha il denaro, un modo si dovrebbe trovare voglio dire, se dici alla
tua signora consorte che si ...
Robert Wilram lo interruppe con un movimento impaziente della mano. Non le dir proprio
nulla. Non mi far di nuovo pressione. Sarebbe tutto inutile. S'interruppe.
Ma Willi, non disposto a rinunciare subito, di nuovo, all'ultima speranza emersa, tent di
ricominciare la sua tessitura, e disse: La tua signora consorte probabilmente non vive a
Vienna.
S che vive a Vienna, ma non insieme a me, come vedi. Percorse in su e in gi diverse
volte la stanza, poi ridendo amaro disse: S, ho perso altro che una dragona, e continuo a
vivere. S Willi ... S'interruppe improvvisamente e ricominci subito: Da un anno e mezzo
le ho intestato il mio patrimonio di mia volont. In effetti l'ho fatto pi per me che per lei
perch non sono, di natura, molto parsimonioso, e lei lei lo molto, questo bisogna
concederglielo, e anche molto abile negli affari, ha disposto dei i soldi meglio di quanto io
sia riuscito. Li ha investiti in certe speculazioni non sono addentro nemmeno alla grossa
di cui non capisco niente. La rendita che ne ricavo ammonta al dodici e mezzo per cento, che
non poco, quindi non ho diritto di lamentarmi Dodici e mezzo per cento. Ma non un
fiorino di pi. E ogni tentativo che all'inizio ho fatto di avere un prestito, occasionalmente,
stato inutile. Dopo il secondo tentativo del resto mi sono prudentemente astenuto. Infatti poi
non sono riuscito a vederla per sei settimane e lei ha giurato che mai l'avrei rivista in faccia,
nel caso che un'altra volta le avessi rivolto una simile richiesta. E questo, questo non ho
voluto rischiarlo. Voglio dire che ne ho bisogno, Willi, senza di lei non posso vivere. Ogni
otto giorni, la vedo, ogni otto giorni viene da me. Sta al nostro patto, innegabilmente la
creatura pi accurata del mondo. Ancora non mai mancata, ed anche i soldi ci sono, ogni
primo e ogni quindici del mese. In estate siamo andati insieme, ogni anno, da qualche parte,
nel paese, per ben quaranta giorni. E' contrattuale anche questo. Ma il resto del tempo le
appartiene.
E nemmeno tu, zio, vai mai da lei?, chiese Willi con un certo imbarazzo.
Ma certo, Willi. All'inizio delle feste di Natale, per Pasqua e Pentecoste. Quest'anno l'otto
giugno.
E se tu, perdona zio, se ti viene in mente una volta un qualche giorno diverso tu sei suo
marito in fondo, zio, e chi sa se ci non le farebbe pi piacere, se tu una volta ...
Non posso rischiare, lo interruppe Robert Wilram. In un caso dato che ti ho detto tutto
dunque, in un caso sono andato in su e in gi nella sua strada, una sera, vicino dove abita,
per due ore ...
E?
Non si fatta vedere. Ma il giorno dopo arrivata una sua lettera in cui c'era soltanto
scritto che non l'avrei pi rivista per tutta la mia vita, nel caso che mi fosse venuto ancora in
mente di gironzolare davanti a dove abita. Ecco come stanno le cose, Willi. E io so che
anche se ne andasse della mia vita lei mi lascerebbe andare in rovina piuttosto che sborsarmi
extra la decima parte di quanto desideri tu. Perch molto pi facilmente muoverai
all'indulgenza il signor console che io sia in grado di ammorbidire il cuore della mia 'signora
consorte'.
E E' stata sempre cos?, chiese Willi.
E' la stessa cosa, rispose Robert Wilram impaziente. Anche se avessi previsto tutto non
mi sarebbe servito. Dal primo momento sono stato sua preda, almeno, dalla prima notte, che
fu la nostra notte di nozze.
Evidente, disse Willi come a se stesso.
Robert Wilram fece una risata. Ah, vuoi dire che lei era una giovane signora ammodo di
buona famiglia borghese? Errore, mio caro Willi, era una donnaccia. E chi sa se non lo
ancora oggi con altri.
Willi si sent obbligato a dare ad intendere con un gesto i suoi dubbi; e ne aveva, in realt,
poich era impossibile che lui, dopo tutto il racconto dello zio, fosse capace di figurarsela
come un creatura giovane e graziosa. Per tutto il tempo del racconto s'era figurato una
persona vecchiotta, smunta, giallognola, vestita senza gusto e con il naso a punta, ed aveva
per un attimo pensato che magari lo zio volesse sfogare con una consapevolmente ingiusta
diffamazione la sua indignazione per l'indegno trattamento che doveva sopportare da lei. Ma
Robert Wilram gli tronc ogni parola e subito la riprese lui: Dunque, donnaccia forse
esagerato ai tempi, per sfortuna, era una venditrice di fiori. L'ho vista per la prima volta
quattro o cinque anni fa da 'Hornig' <Kaffebar viennese; fonte: Internet>; anche tu, del
resto. Anzi, forse te ne ricorderai ancora. Ed allo sguardo interrogativo di Willi: ci
trovavamo l quella volta in gran compagnia, si festeggiava il cantante Kriebaum, lei era in
rosso fuoco, bionda scapigliatura, un fiocco blu alla gola. Con una sorta di gioia accanita
aggiunse: Aveva un aspetto abbastanza ordinario. L'anno dopo da Ronacher era gi
cambiata del tutto, a vederla, allora era gi riuscita a farsi il suo seguito. Purtroppo con lei
non ho avuto nessuna fortuna, detto altrimenti: per disgrazia non ero abbastanza solvibile in
rapporto ai miei anni ecco, e poi proprio successo come spesso capita quando si lascia,
da vecchio asino, che ci giri la testa per una giovane sottana. E due anni e mezzo fa ho perso
in moglie la signorina Leopoldine Lebus.
Dunque si chiamava Lebus di cognome, pens Willi. Infatti che la ragazza di cui raccontava
lo zio non potesse essere altri che la Leopoldine anche se Willi aveva dimenticato da molto
tempo quel nome gli era divenuto chiaro nello stesso momento in cui lo zio aveva
menzionato l'Hornig, l'abito rosso e la bionda scapigliatura. Naturalmente s'era guardato
bene dal tradirsi, infatti per quanto lo zio non pareva farsi illusioni di alcun tipo sui
precedenti della signorina Leopoldine Lebus, sarebbe sto per lui ben doloroso subodorare
come andava a finire ogni sera da Hornig, o anche apprendere che Willi di notte verso le tre,
portato prima lo zio a casa, aveva incontrato di nascosto la Leopoldine e fino all'alba era
rimasto con lei. Cos per sicurezza fece come se non riuscisse bene a ricordarsi di tutta
quella serata; e come se servisse dir qualcosa di confortante allo zio, osserv che proprio
simili scapigliate talvolta erano divenute bravissime spose e donne di casa, mentre al
contrario ragazze di buona famiglia con reputazione ineccepibile di quando in quando
avevano causato ai loro mariti davvero amari disinganni. Conosceva inoltre l'esempio di una
baronessa che un camerata aveva sposato, dunque una giovane signora di fine, aristocratica
famiglia, che a mala pena due anni dopo le nozze era stata offerta ad un altro camerata, in un
salone dove erano disponibili a prezzi fissi signore ammodo. Il camerata celibe s'era
sentito in dovere di informare lo sposo; conseguenza: corte d'onore, duello, grave ferimento
dello sposo, suicidio della moglie; lo zio doveva certo averne letto, ai tempi! L'affaire aveva
fatto molto rumore. Willi parlava assai vivace, quasi d'improvviso gli interessassero quelle
faccende pi delle sue proprie, ed a un certo punto Robert Wilram lo guard un po' sorpreso.
Willi riprese il controllo di s e, per quanto lo zio nemmeno alla lontana potesse tuttavia
subodorare il piano che nel frattempo era venuto a galla ed era maturato in Willi, ritenne
corretto abbassare il tono ed abbandonare il tema, che l proprio non ci stava bene. Un po'
all'improvviso spieg che, dopo le informazioni che lo zio gli aveva dato, naturalmente non
poteva fargli ancora pressione, e addirittura ammise che un tentativo presso il console
Schnabel avrebbe potuto avere comunque anche pi prospettive di successo che non presso
la gi signorina Leopoldine Lebus; inoltre non sarebbe stato impensabile che anche il
tenente Hoechster, in possesso di una piccola eredit, forse anche un medico reggimentale
che il giorno prima aveva preso parte al gioco, si trovassero pronti insieme a salvarlo dalla
sua orribile situazione. S, doveva provare innanzitutto con Hoechster, quel giorno di
servizio in caserma.
Il pavimento gli scottava sotto i piedi, guard l'orologio, finse di aver pi fretta di quanta ne
avesse, porse la mano allo zio, si affibbi la sciabola pi strettamente e se ne and.

11
A quel punto la prima cosa che veniva era informarsi dell'indirizzo di Leopoldine, e Willi si
mise subito in cammino verso l'ufficio informazioni. Che lei potesse respingere la sua
richiesta, non appena l'avesse convinta che la sua vita era in gioco, in quel momento a lui
pareva addirittura impossibile. L'immagine di lei durante quella serata, che nel corso degli
anni da allora trascorsi non gli era affiorata alla memoria quasi mai, riviveva con forza. Vide
la bionda scapigliatura sul cuscino bianco di lino grezzo consunto, il volto pallido, infantile
da commuovere, su cui cadeva l'incerta luce della mattina estiva attraverso le fessure delle
vecchie persiane di legno verdi, vide l'anellino d'oro con la pietra preziosa falsa infilato nel
dito anulare della sua mano destra, distesa sulla coperta rossa, lo smilzo braccialetto
d'argento attorno al polso della mano sinistra che lei, in segno di commiato, aveva teso fuori
dal letto quando lui l'aveva lasciata. Gli si era data cos bene che lui andandosene si credeva
ben deciso a rivederla; ma vedi caso proprio allora un altro essere femminile aveva su di lui
diritti di pi vecchia data, era colei che, come amante fissa di un banchiere, a lui non costava
un fiorino, cosa che nelle sue condizioni era comunque da considerare; cos era avvenuto
che lui non si facesse pi vedere n da Hornig, n facesse uso dell'indirizzo della sorella
sposata presso cui lei abitava, e dove avrebbe potuto scriverle. Dunque da quell'unica notte
non l'aveva mai rivista. Ma qualunque cosa da allora nella vita di lei potesse esser avvenuta,
non poteva esser cambiata tanto da sopportare tranquillamente - quel che doveva accadere
se respingeva una richiesta che, comunque, per lei era tanto facile esaudire.
Ebbe in ogni modo un'ora da aspettare, nell'ufficio informazioni, prima di avere in mano il
foglietto con l'indirizzo di Leopoldine. Allora and con una carrozza chiusa fino all'angolo
della stradetta dove lei abitava, e scese.
La casa era abbastanza nuova, quattro piani, non gradevolissima da vedere, e si trovava di
fronte ad un deposito di legname circondato da uno steccato. Al secondo piano gli apr una
ragazza di servizio graziosamente vestita; alla sua domanda, se poteva parlare con la signora
Wilram, lei lo osserv perplessa, dopo di che lui gli porse il suo biglietto da visita: Wilhelm
Kasda, luogotenente della Imperial Regia Fanteria novantottesimo Reggimento, Caserma
di Alser. La ragazza torn subito con la risposta, la gentile signora era assai occupata; che
cosa desiderava il signor luogotenente? A lui venne in mente che Leopoldine probabilmente
non conosceva il suo cognome. Consider se dovesse dirsi semplicemente un vecchio amico
o a mo' di scherzo un cugino del signor von Hornig, quando la porta si apr e ne venne fuori
un tizio vecchio, vestito miseramente, con una cartella per documenti nera, che prese
l'uscita. Allora risuon una voce femminile, Signor Krassny!, che quello, gi sul
pianerottolo, non parve pi udire, dopo di che la signora che aveva chiamato venne in
anticamera di persona e di nuovo chiam il signor Krassny, e lui si volt. Tuttavia
Leopoldine aveva gi scorto il luogotenente e, come rivelarono il suo sguardo ed il suo
sorriso, subito lo aveva riconosciuto. Non aveva la minima somiglianza con la creatura che
lui aveva conservato nella memoria, era imponente e piena, manifestamente ingrossata, anzi;
aveva una pettinatura semplice, liscia, quasi severa, e, ci che era sorprendente al massimo,
sul naso le stava un pince-nez il cui cordoncino era fissato ad un orecchio.
Prego, signor luogotenente, disse. Ed a quel punto lui not che i suoi tratti in effetti erano
del tutto immutati. Non vi allontanate, per favore, sono subito a disposizione. Indic la
porta da cui era uscita, si rivolse al signor Krassny e sembr raccomandargli in modo
energico un'incombenza, certo a voce bassa ed incomprensibile per Willi, che nel frattempo
entr in una stanza spaziosa e luminosa al centro della quale c'era un lungo tavolo con su
calamaio, regolo, lapis e registri di commercio; alle pareti di destra e di sinistra si ergevano
due alte scaffalature di documenti, sull'altra al di sopra di un tavolino con su giornali e
materiale pubblicitario era distesa una carta d'Europa e Willi senza volere fu costretto a
pensare all'ufficio viaggi di una citt di provincia dove una volta aveva avuto da fare. Subito
per vide davanti a s la misera camera d'albergo con le persiane rovinate ed il cuscino del
letto consumato ed ebbe sensazioni strane, quasi come fosse in un sogno.
Leopoldine entr, chiuse dietro di s la porta, a quel punto giocherellando con il pince-nez,
poi tese al luogotenente la mano, gentile, ma senza visibile emozione. Lui si chin come se
volesse baciarle la mano, ma lei la ritir subito. Ma accomodatevi, signor luogotenente. A
cosa devo il piacere? Indic una sedia accogliente, e lei si mise al suo posto, evidentemente
abituale, su una semplice poltrona di fronte a lui, dietro al tavolo con i registri di
commercio. Willi si trovava come se fosse da un avvocato o da un medico. In che cosa
posso servirvi?, chiese in tono quasi impaziente che non suon molto incoraggiante.
Gentile signora, inizi Willi dopo essersi leggermente schiarito la gola, devo innanzitutto
premettere che non stato mio zio, come dire, a darmi il vostro indirizzo.
Meravigliata lei lo guard. Vostro zio?
Mio zio Robert Wilram, sottoline Willi.
Ah gi, sorrise e volse lo sguardo altrove.
Evidentemente lui non sa nulla di questa visita, prosegu Willi un po' in fretta. Devo
segnalarlo espressamente. Ed al suo sguardo meravigliato: Dopo tutto non l'ho visto gi da
molto tempo, ma senza averne la colpa. Solo oggi, nel parlare, mi ha comunicato che nel
frattempo si sarebbe sposato.
Leopoldine annu gentile. Una sigaretta, signor luogotenente? Gl'indic l'astuccio aperto,
lui si serv, lei gli dette il fuoco ed insieme si accese una sigaretta. Dunque, posso infine
sapere a qual circostanza devo il piacere ...
Gentile signora, si tratta, a proposito della mia visita, della stessa faccenda che mi ha
condotto da mio zio. Una faccenda piuttosto penosa, come purtroppo devo specificare
subito, e, dato che lo sguardo di lei subito si faceva considerevolmente scuro, non voglio
prendervi troppo tempo, gentile signora. Senza troppi discorsi: vi chiederei in altri termini di
anticiparmi una certa cifra per tre mesi.
A quel punto lo sguardo di lei si rischiar in modo notevole. La vostra fiducia per me
molto lusinghiera, signor luogotenente, disse lei scuotendo la cenere della sigaretta, anche
se di fatto non so bene com' che ne ho l'onore. Posso chiedervi comunque di quale cifra si
tratta? Tamburellava leggermente con il pince-nez sul tavolo.
Si tratta di undicimila fiorini, gentile signora. Si pent di non aver detto dodici. Voleva
correggersi, quando improvvisamente gli venne in mente che il console forse si sarebbe
accontentato di diecimila, e allora si accontent degli undici.
Ecco, disse Leopoldine, undicimila, qualcosa che si pu chiamare davvero una 'certa
cifra'. Fece brillare la lingua tra i denti. E quale garanzia mi fornite, signor luogotenente?
Sono un ufficiale, gentile signora.
Lei sorrise all'incirca bonaria. Perdonate, signor luogotenente, ma ci non indica ancora
alcuna garanzia, secondo gli usi di mercato. Chi garantirebbe?
Willi tacque guardando il pavimento. Un brusco rifiuto non l'avrebbe messo in imbarazzo
minore di quella fredda cortesia. Perdonate, gentile signora, disse. All'aspetto formale
della faccenda certamente ancora non ho riflettuto quanto serve. Mi trovo in altri termini in
una situazione del tutto disperata. Si tratta d'un debito d'onore che dev'essere pagato entro
domattina alle otto. Altrimenti l'onore ad essere perduto e quello che per quelli come
me ci comporta. E siccome credeva di veder brillare negli occhi di lei una traccia di
partecipazione, le raccont, giusto come un'ora prima allo zio, ma con parole pi eleganti ed
emotive, la storia della notte prima. Lei lo ascolt con sempre pi evidenti segni di empatia,
anzi, di compassione. E quando lui ebbe finito, spalancando promettente gli occhi lei gli
chiese: Ed io io, Willi, sono l'unico essere umano sulla terra cui hai potuto rivolgerti in
questa situazione?
Ci, specie il suo tu, lo colm di felicit. Si riteneva gi in salvo. Sarei tornato, senn?,
chiese. Non ho nessun altra persona davvero.
Lei scosse la testa comprensiva. Per me tanto pi penoso, rispose espirando lentamente il
fumo della sigaretta, non essere purtroppo in condizione di farti il favore. Il mio patrimonio
bloccato in svariate imprese. Mai son provvista di fondi consistenti. Davvero mi dispiace.
E si alz dalla poltrona come se l'incontro fosse alla fine. Willi, spaventato nel pi profondo
dei modi, rimase seduto. Incerto, goffo, quasi balbettando, le chiese di valutare se non fosse
possibile, in considerazione dello stato probabilmente molto positivo dei suoi investimenti,
un qualche prestito da qualche fondo o la richiesta d'un qualche credito. A lei s'incresparono
le labbra d'ironia, e sorridendo indulgente alla naivet di lui in fatto di affari, disse: Tu le fai
un po' pi semplici di come siano, le cose, ed evidentemente ritieni del tutto scontato che io
mi metta per i tuoi interessi in una qualche transazione finanziaria che per i miei interessi
mai e poi mai intraprenderei. E per di pi senza alcuna garanzia! E, davvero, nient'altro?
Queste parole di nuovo suonarono cos gentili, anzi civettuole, come se in realt lei dentro di
s fosse gi pronta a cedere ed aspettasse ancora solo una preghiera, un'implorazione, dalla
bocca di lui. Che ritenne di averla trovata e disse: Gentile signora Leopoldine sono in
gioco la mia esistenza e la mia vita.
Lei trasal appena; lui si accorse di aver esagerato, ed a voce bassa aggiunse: Chiedo
perdono.
Lo sguardo di lei si fece impenetrabile e dopo un breve silenzio seccamente consider: Non
posso assolutamente prendere una decisione senza aver chiesto consiglio al mio avvocato.
E siccome gli occhi di lui iniziavano a risplendere di nuova speranza, con un movimento
della mano come difensivo disse: Ho oggi stesso un colloquio con lui alle cinque nel suo
ufficio. Voglio vedere che cosa fattibile. Comunque ti consiglio, non contarci, nemmeno un
minimo. Perch non ne far naturalmente una questione di fiducia. E con improvvisa
durezza aggiunse: Davvero non saprei perch. Poi per sorrise di nuovo e gli porse la
mano permettendogli in questo caso di premerla con un bacio.
E quando posso venire per la risposta?
Parve rifletterci un poco: Dove abiti, tu?
Alla caserma di Alser, rispose rapido, Ala ufficiali, terza scala, camera quattro.
Lei sorrise appena. Poi lentamente disse: Alle sette, sette e mezzo, in ogni caso sapr gi se
posso farlo o no ..., riflett ancora un poco e concluse con decisione: Ti far trasmettere la
risposta tra le sette e le otto tramite una persona di fiducia. Gli apr la porta e lo
accompagn nell'anticamera. Adieu, signor luogotenente.
Arrivederci, rispose lui sorpreso. Lo sguardo di lei era freddo e distante. E quando la
ragazza di servizio apr al signor luogotenente la porta sul pianerottolo, la signora
Leopoldine Wilram era gi scomparsa nella sua stanza.

12

Durante il poco tempo che Willi aveva trascorso da Leopoldine aveva attraversato stati
d'animo di scoraggiamento, di speranza, di sicurezza e nuovamente di delusione tanto
cangianti che scese le scale come stordito. All'aperto subito riguadagn un po' di lucidit e
gli parve che la sua faccenda nel complesso non stesse male. Che Leopoldine, se solo lo
voleva, fosse in condizione di procurarsi i soldi per lui, era indubbio; che fosse in suo potere
ordinare al suo legale quel che lei desiderava era sufficientemente provato dal complesso del
suo carattere; che infine in cuor suo lei gli fosse ancora favorevole tale sensazione ebbe su
Willi una ricaduta tanto forte da fargli credere, oltrepassando mentalmente un lungo periodo
di tempo, di vedersi subito come marito della gi signora Leopoldine Wilram, vedova, e
quindi moglie del maggiore Kasda.
Comunque tale sogno ad occhi aperti impallid presto mentre lui andava, in effetti senza
meta, a passeggio nell'afoso mezzod estivo, per viuzze animate assai, sul Ring <noto viale
di cintura che attornia il centro citt Austria, cit., pag. 254>. Si ricord della spiacevole
stanza-ufficio dove lei lo aveva ricevuto; e la sua immagine, attorno a cui per un attimo s'era
diffusa una certa grazia donnesca, riassunse la dura, quasi severa espressione che in diversi
momenti lo aveva intimidito. Comunque fosse, per aveva davanti ancora molte ore
d'incertezza che in un qualche modo dovevano esser trascorse. Gli venne l'idea di, come si
dice, godersela, seppure per l'ultima volta, anzi, appunto per quello. Decise di pranzare nel
buon restaurant d'un hotel dove ai tempi aveva mangiato diverse volte insieme allo zio, si
fece servire in un angolo fresco e in penombra un ottimo pasto, ci bevve una bottiglia di vino
ungherese appena abboccato e cadde un po' alla volta in uno stato di benessere che non
cerc di contrastare. Rimase a lungo l con un buon sigaro, unico avventore, seduto su un
divano di velluto, perduto in fantasticherie, e quando il cameriere gli propose di acquistare
vere sigarette egiziane, subito lui ne prese una scatola intera; difatti era la stessa cosa, nel
peggiore dei casi le avrebbe lasciate al suo attendente.
Di nuovo in strada, si sent davanti ad un'avventura non poco pericolosa, ma in sostanza
interessante, pi o meno come un duello. E si ricord d'una sera, d'una mezza nottata che
aveva due anni prima passato con un camerata che il giorno dopo doveva battersi alla
pistola; prima in compagnia di alcune femmine, poi con lui da solo, a parlare di cose serie e
filosofeggianti. S, allora doveva essersi sentito come si sentiva in quel momento l, e che la
cosa allora fosse andata bene a Willi parve che fosse un buon presagio.
Bighellon sul Ring, giovane ufficiale non troppo elegante, ma snello, belloccio, non male
da vedere da parte delle giovani signore dei pi svariati ambienti che lo incontravano, come
egli not da diverse occhiate. Davanti ad un caff all'aperto bevve una moca, fum sigarette,
sfogli riviste illustrate, e guard i passanti, in effetti senza vederli; e dapprima
gradualmente, malvolentieri, ma necessariamente, lui si dest alla chiara consapevolezza
della realt. Erano le cinque. Inarrestabile, per quanto troppo lento, il pomeriggio procedeva;
la cosa pi saggia era far ritorno a casa e riposarsi un poco, per quanto possibile fosse. Prese
un tram a cavalli, scese davanti alla caserma e senza alcun incontro spiacevole dal cortile si
diresse al suo alloggio. Joseph, occupato in anticamera a mettere in ordine il guardaroba del
signor luogotenente, rispettosissimamente annunci che non era successo niente di nuovo, a
parte che il signor von Bogner era venuto in mattinata ed aveva lasciato il suo biglietto da
visita. Che me ne faccio del suo biglietto da visita, disse Willi sgarbato. La carta si trovava
sul tavolo, Bogner vi aveva scritto il suo indirizzo privato: Piaristengasse, 20. Neanche
lontano, pens Willi. D'altra parte cosa me ne viene se sta lontano o vicino, quel matto. Gli
stava dietro come un creditore quell'importuno. Stava per fare a pezzettini la carta quando
ci ripens e la gett stancamente sul com e si rivolse all'attendente: quella sera tra le sette e
le otto sarebbe venuto qualcuno da lui a chiedere del signor luogotenente Kasda, un signore,
forse insieme ad una signora, magari anche una signora da sola. Capito? - Certamente,
signor luogotenente. Willi si chiuse la porta dietro, si distese sul sof - era un po' troppo
corto, per cui i piedi gli penzolarono gi dal bracciolo inferiore, e sprofond nel sonno come
in un precipizio.

13

Era gi il crepuscolo quando si svegli per via d'un indistinto rumore, socchiuse gli occhi e
vide davanti a s una giovane signora in abito estivo punteggiato di bianco e blu. Ancora
assonnato si alz, vide che l'attendente si trovava dietro di lei con nello sguardo un po' di
ansia, come consapevole di un fallo, e subito distinse la voce di Leopoldine. Scusate, signor
luogotenente, che io non abbia permesso al vostro signor attendente di annunciarmi, ma
che abbia aspettato, purtroppo, fino a che vi svegliaste da solo.
Quanto pu esser stata l, pens Willi, e che voce mai questa? E che aspetto ha! E' tutta
un'altra rispetto a stamattina. Di sicuro ha con s i soldi. Mand via l'attendente, che subito
spar. E rivolto a Leopoldine; Dunque, gentile signora, v'incomodate voi stessa sono
molto felice. Prego, gentile signora ... E la invit a sedersi.
Lei fece circolare nella stanza uno sguardo luminoso e quasi allegro e parve approvare del
tutto l'ambiente. In mano teneva un ombrellino a righe bianche e blu intonato all'abito di seta
leggera a puntini bianchi e blu. Indossava un cappello di paglia di foggia non modernissima,
la larga falda, alla guisa fiorentina, ornata con pendule ciliege finte. Molto carina, la stanza,
signor luogotenente, disse mentre le ciliege le si muovevano attorno ad un orecchio. Non
immaginavo che stanze d'una caserma potessero avere un aspetto cos piacevole e
ordinato. - Non sono tutte uguali, precis Willi con una certa soddisfazione. E lei
complet la frase sorridendo: dipender certo, in genere, da chi vi abita.
Eccitato, tra felicit e imbarazzo, Willi mise in ordine sul tavolo i libri, chiuse lo stretto
armadio di cui lo sportello si era un po' aperto, e subito offr a Leopoldine una delle sigarette
che aveva acquistato nell'hotel. Lei non accett, calando tuttavia leggera sul divano. Ha un
aspetto incantevole, pens Willi. Proprio come una signora di un buon ambiente borghese.
Talmente poco ricordava la donna d'affari di quella mattina come la scapigliata d'un tempo.
Dove poteva averli, gli undicimila fiorini? Come se indovinasse i suoi pensieri, lei lo guard
sorridendo quasi in modo birbone, e poi gli chiese, con apparente innocenza: Ma come vi
sta andando la vita, signor luogotenente? E dato che Willi era incerto circa la risposta a
quella domanda troppo generica, lei s'inform se il servizio fosse leggero o pesante, se lui
sarebbe salito presto di grado, come si trovasse con i superiori e se facesse spesso uscite nei
dintorni della citt, per esempio la domenica ventura. Willi rispose che il servizio era cos e
cos, che dei superiori in genere non aveva da lamentarsi, in particolare il colonnello
Wositzky era molto gentile con lui, che una promozione non c'era da aspettarsela prima di
tre anni, che per le uscite naturalmente aveva poco tempo, come la gentile signora poteva
immaginare, a parte le domeniche, appunto, quando lui si prendeva un po' di respiro.
Leopoldine osserv a tal proposito, lo sguardo graziosamente sollevato su di lui stava
infatti ancora di fronte a lei, a distanza di tavolo - che sperava che sapesse impiegare le sue
serate in modo pi utile che al tavolo di gioco. Ed a quel punto avrebbe potuto
disinvoltamente aggiungere: Ah, giusto, signor luogotenente, che non mi dimentichi la
piccola cosa per cui Voi stamattina venuto da me Invece niente, nessuna parola, nessun
movimento interpretabile in quel modo. Lei continuava a guardarlo sorridente, con piacere,
ed a lui non rimase altro che seguitare la conversazione con lei cos com'era. Cos raccont
della simpatica famiglia Kessner e della bella villa dove loro abitavano, dello stupido attore
Elrief, dell'imbellettata signorina Rihoschek, e del viaggio in fiacre fino a Vienna. In buona
compagnia, spero, osserv lei. Per niente, era venuto con un altro giocatore. Allora lei
s'informo scherzosa se la signorina Kessner fosse bionda, castana o bruna. Non lo sapeva
bene, rispose lui, con il tono che intenzionalmente rivelava nella sua vita non c'erano in
alcun modo significative faccende di cuore. Credo che voi, gentile signora, vi figuriate la
mia vita del tutto diversa da com'. Piena di simpatia, a labbra dischiuse, lei lo guardava.
Se non si fosse cos soli, aggiunse lui, una cosa tanto spiacevole non accadrebbe. Lei
spalanc gli occhi, tra innocente e interrogativa, quasi non capisse bene, poi annu seria, ma
nemmeno a quel punto approfitt dell'occasione; e invece di parlare dei soldi che in ogni
modo aveva con s o pi semplicemente ancora di mettere le banconote sul tavolo, osserv:
C' solitudine e solitudine. - E' giusto, disse lui. Dato poi che lei annuiva comprensiva
ed a lui aumentava l'ansia, se la conversazione languiva, si decise a chiederle come le erano
andate le cose, cos' avesse vissuto, di buono, evitando di menzionare il vecchio signore con
cui si era sposata, lo zio di lui, e tralasciando di parlare di Hornig, o d'una certa camera
d'albergo con le gelosie rovinate ed i cuscini consunti. Era, quella, una conversazione tra un
luogotenente non particolarmente sveglio ed una graziosa giovane signora borghese che non
sapevano in nessun modo, l'uno dell'altra, cose pericolose, ma che potevano avere le loro
ragioni per non toccarle, tali cose, anche solo per non mettere in pericolo l'atmosfera, che
non mancava di grazia, anzi, di promesse. Leopoldine s'era tolto il cappello di paglia di
Firenze e lo aveva messo davanti a s sul tavolo. Portava i capelli pettinati lisci come al
mattino, ma lateralmente s'erano sciolte diverse ciocche che cadevano arricciolate sulle
tempie, cosa che ricordava, certo alla lontana, la scapigliatura d'un tempo.
Si faceva sempre pi buio. Willi si chiese se doveva accendere la lampada che si trovava
nella nicchia della stufa coperta da mattonelle bianche; allora Leopoldine riprese il cappello.
Dapprima parve come se ci non avesse alcun significato, infatti lei stava raccontando d'una
escursione che aveva fatto proprio a Baden l'anno precedente passando da Moedling,
Lilienfeld, Heiligenkreuz <localit nei dintorni di Vienna Heiligekreuz (Santa Croce)
sede di un'abbazia; fonte: Internet> , ma d'improvviso si rimise il cappello di paglia di
Firenze, se lo calc e con un cortese sorriso constat che per lei era tempo di salutare. Anche
Willi sorrise, ma era un sorridere incerto, quasi spaventato, quello che errava sulle sue
labbra. Stava burlandosi di lui? O voleva solo divertirsi con la sua inquietudine, con la sua
paura, per farlo infine felice informandolo di aver portato con s i soldi? O era venuta solo
per scusarsi che la era stato impossibile rendergli disponibile la somma, e non trovava le
parole giuste, ecco, per dirglielo? In ogni caso, indiscutibile, lei era seriamente intenzionata
ad andarsene, ed a lui impotente non restava altro che mantenere la condotta d'un giovane
garbato che non poteva davvero ricevere la piacevole visita una bella giovane signora e
rassegnarsi a lasciarla andare cos nel bel mezzo della conversazione. Ma perch volete
andarvene subito?, chiese nel tono di un ammiratore deluso. E pressante: Non vorrete
davvero andarvene, Leopoldine? - E' tardi, rispose lei. E leggermente scherzosa
aggiunse: Tu, ti comporterai poi con qualche prudenza in pi, in una cos bella sera
d'estate?
Lui fece un respirone, quando lei d'improvviso, in quel momento, gli si rivolse di nuovo con
il confidenziale tu; e gli era difficile non tradire una risalita della speranza. No, non ne
aveva la minima, dinnanzi, disse, e di rado aveva potuto affermar qualcosa con la stessa
certezza. Lei fece ancora un po' la preziosa, si ritolse il cappello, and alla finestra, che era
aperta, e guard da basso nel cortile come se le si fosse destato un improvviso interesse. Non
c'era davvero molto da vedere: davanti allo spaccio, attorno ad un tavolo lungo, sedevano
soldati; un attendente, con un pacchetto legato sotto braccio, attraversava in fretta il cortile,
un altro spingeva un carretto con una botte di birra verso lo spaccio, due ufficiali
passeggiavano chiacchierando in direzione del portone. Willi fu accanto a Leopoldine, un
po' dietro, il suo abito di seta leggera a puntini bianchi e blu frusci appena, il braccio
sinistro le si sciolse gi, la mano dapprima rimase immobile, e quando tocc quella di lui
pian piano le dita scivolarono tra le sue. Da una camerata di fronte le cui finestre erano
spalancate eruppero i passaggi malinconici della esercitazione di una tromba. Silenzio.
E' un pochino triste, disse infine Leopoldine. Trovi? E poich lei annuiva, disse: Ma
non dovrebbe affatto esserlo. Lei volse lenta il capo verso di lui. Si sarebbe atteso di
vederle un sorriso sulle labbra, tuttavia not un che di tenero, quasi malinconico. Ma lei si
raddrizz improvvisamente e disse: Ora per davvero tardi, la mia Marie mi aspetter gi
con la cena. - Non l'avete ancora mai fatta aspettare, carissima? E poich lo guard
sorridendo, lui si fece pi ardito e le chiese se non le sarebbe piaciuto di dargli la gioia di
restare a cena da lui. Avrebbe mandato l'attendente alla Riedhof <nota birreria viennese;
fonte: Internet>, e lei avrebbe potuto con tutta facilit essere a casa prima delle dieci. Le sue
obbiezioni ebbero un tono cos poco convinto che Willi pass svelto senz'altro in
anticamera, comunic rapidamente al suo attendente quel che doveva fare e fu subito di
nuovo da Leopoldine che, restando presso la finestra, con un appropriato e vivace lancio
fece volare il cappello di paglia di Firenze oltre il tavolo, sul letto. E da quel momento parve
diventata un'altra. Sorridendo sfior la testa liscia di Willi che che le strinse la vita e la attir
sul sof. Per quando volle baciarla lei si gir con forza, lui tralasci ulteriori tentativi e le
domand come aveva l'abitudine di passare le sue serate, di fatto. Lei lo guard seria negli
occhi. Durante la giornata ho talmente da fare, disse, e sono ben felice se la sera posso
star tranquilla e non vedere nessuno. Lui le confess che non era capace di farsi dei suoi
affari alcuna idea che stesse in piedi, e soprattutto gli pareva un mistero che lei fosse riuscita
in quel tipo di vita. Lei obbiett, lui non ne capiva nulla, di cose simili. Non si arrese subito,
lui, lei doveva raccontargli almeno qualcosa di quel che aveva fatto nella vita, mica tutto,
naturale, questo non poteva chiederglielo, ma gli sarebbe piaciuto sapere all'incirca
cos'aveva fatto lei da quel giorno in cui in cui s'erano visti per l'ultima volta. E per quanto
tendesse assai a venirgli da fare il nome di suo zio, qualcosa lo arrestava dal pronunciarlo. E
le chiese all'improvviso, quasi a precipizio, solo se era felice. Senza guardarlo lei rispose a
bassa voce: Credo di s. Sono libera, prima di tutto, come ho sempre desiderato al massimo,
non dipendo da nessuno come se fossi un uomo.
Ma grazie a Dio questa l'unica cosa che ci hai, di un uomo, disse Willi avvicinandosi a
lei e intenerendosi. Lei lo lasci fare, ma come distrattamente. E quando da fuori si ud la
porta, si distolse rapida da lui, si alz, prese la lampada dalla nicchia della stufa e fece luce.
Joseph entr con la cena. Leopoldine prese in considerazione quel che aveva portato ed
annu approvando. Signor luogotenente, dovete avere dell'esperienza, osserv sorridente.
Quindi insieme a Joseph apparecchi il tavolo senza permettere che Willi alzasse un dito;
rimase seduto sul divano come un pasci, precis lui, e fum una sigaretta. Quando tutto
fu in ordine e l'antipasto in tavola, Joseph venne per il momento licenziato. Prima che
andasse Leopoldine gli mise in mano una mancia cos ricca che quello rest sconcertato e
salut riverente come dinnanzi a un generale.
Alla tua salute, fece Willi brindando con Leopoldine. Vuotarono i bicchieri, lei pos il suo
rumorosamente e premette le labbra con passione sulla bocca di Willi. Facendosi impetuoso,
lei lo spinse via da s e precis: Prima la cena, e cambi i piatti.
Mangi come fanno di solito le persone sane che hanno eseguito il loro lavoro quotidiano, di
gusto, lei, mangi con la bianchezza poderosa dei suoi denti e per con finezza e a modino,
come fanno le signore che talvolta abbiano cenato in piacevoli ristoranti insieme a signori
raffinati. Presto la bottiglia di vino fu vuota, e venne buona una mezza bottiglia di cognac
francese, sa Iddio residuo di quale occasione, che il signor luogotenente si ricord al
momento opportuno di avere nell'armadio. Dopo il secondo bicchiere Leopoldine parve farsi
un po' torpida. Si appoggi indietro sul divano e quando Willi si chin sulla sua fronte e la
baci sugli occhi, sulle labbra, sulla gola, lei mormor indifesa il suo nome come in sogno.

14

Quando Willi si svegli schiariva e dalla finestra entrava l'aria fredda dell'alba. Leopoldine
per era in piedi nel mezzo della camera completamente vestita, il cappello di paglia di
Firenze in testa, i capelli pettinati e l'ombrellino in mano. Signore Iddio, devo aver dormito
sodo, fu il primo pensiero di Willi, e il secondo: dove sono i soldi? Stava l col cappello e
l'ombrellino chiaramente pronta ad andarsene dalla stanza tra un momento. Accenn un
buongiorno al risvegliato, e quando questi le tese le braccia, come fosse bramoso, lei si
avvicin e gli si mise vicina sul letto, gentile ma seria. E volendola lui stringere tra le
braccia, attirarla a s, lei accenn al suo cappello, all'ombrellino che, quasi come un'arma,
teneva in mano, e scosse la testa: Basta con le sciocchezze, e fece per alzarsi. Lui non
glielo permise. Non vuoi mica andartene?, chiese con voce velata.
Certo che voglio, disse lei accarezzandogli i capelli a mo' di sorella. Vorrei riposarmi un
paio d'ore, alle nove ho una riunione importante.
Gli venne in mente che la riunione qual suono aveva la parola! - potesse riguardare lui, che
fosse il consulto dell'avvocato per il quale il giorno prima lei non aveva evidentemente avuto
tempo. E per l'impazienza le chiese senz'altro: Un colloquio con il tuo legale? - No,
rispose lei con disinvoltura, un socio in affari che aspetto da Praga. Si chin, gli liber le
labbra dai baffi, gli diede un bacetto e mormor: Adieu, alzandosi: un secondo pi tardi
poteva esser fuori alla porta. A Willi si ferm il cuore. Se ne andava? Se ne andava cos?
Eppure una nuova speranza gli si svegli dentro. Magari per discrezione, per dir cos, lei
aveva messo i soldi da qualche parte, inavvertita. Inquieto, angoscioso il suo sguardo err in
giro nella stanza sopra il tavolo, nella nicchia della stufa. O l'aveva nascosto, mentre lui
dormiva, sotto i cuscini? Senza volere vi pose la mano. Niente. O era ficcato nel suo
portamonete che stava accanto all'orologio? Magari potesse controllare! E insieme sent,
seppe, vide che lei, ad ogni sua occhiata, ad ogni movimento, era sta dietro sempre con
scherno, se non gi con gioia maligna. Solo per una frazione di secondo il suo sguardo
s'incontr con quello di lei. Egli lo distolse come colto sul fatto era ancora l alla porta con
la maniglia in mano. Stava per chiamarla per nome, la voce gli manc come in un incubo,
volle saltar fuori dal letto, gettarlesi ai piedi, trattenerla; anzi, si sent pronto a seguirla per le
scale in camicia pure vide la scena, come in un bordello in provincia parecchi anni prima
una volta aveva visto una prostituta correr dietro a un signore che le era rimasto debitore
dell'amoroso valsente; ma lei, come avesse percepito il proprio nome, da lui nemmeno
fatto, sulle sue labbra, senza togliere la mano destra dalla maniglia, port nello scollo
dell'abito la sinistra. Quasi dimenticavo, disse come tra parentesi, si avvicin e fece
scivolare una banconota sul tavolo, ecco, ed era gi di nuovo alla porta.
Con uno scatto Willi si sedette sul bordo del letto e fiss la banconota. Era solo una, da
mille; banconote di valore maggiore non c'erano, dunque poteva essere solo un migliaio.
Leopoldine, grid lui con una voce che non era la sua. Ma quando lei si gir verso di lui,
sempre la mano sulla maniglia, con sguardo meravigliato, gelido, fu assalito da una
vergogna cos profonda, dolorosa, come mai aveva provato. Era per a quel punto troppo
tardi, lui doveva andar oltre, ovunque, quale che fosse l'onta in cui cadeva. E irresistibile
dalle sue labbra usc:
E' troppo poco, Leopoldine, non mille, forse ieri mi hai capito male, sono undicimila che ti
ho chiesto. E senza volere si tir sopra le gambe nude la coperta, sempre guardato da lei
gelidamente.
Lei parve non aver capito bene. Poi annu un paio di volte come se tutto le fosse divenuto
chiaro. Gi, tu hai pensato ... e con un movimento del capo, fuggevole e sprezzante, verso
la banconota: quello non c'entra. I mille fiorini non sono un prestito, sono tuoi per questa
notte. E la sua lingua umida giocherell tra le sue labbra semiaperte, ed i suoi denti
luminosi.
Willi si tolse la coperta dai piedi, si rizz, il sangue gli saliva bruciante agli occhi ed alla
fronte. Immobile, come fosse curiosa, lei lo guardava. E, poich lui non riusciva a dire una
parola, a mo' di domanda: Troppo poco? Ma cosa ti sei immaginato, davvero? Sono mille
fiorini! Quella volta da te ne raccattai solo dieci, ricordi? Lui si mosse verso di lei che rest
con calma sulla porta. Afferr con rapida mossa la banconota, la spiegazz, gli tremavano le
dita, era come se stesse per tirarle i soldi ai piedi. Allora lei lasci la maniglia, gli and
davanti e gli rest con gli occhi fissi nei suoi. Non un rimprovero, disse. Allora non
chiedevo di pi. Dieci fiorini erano anzi sufficienti, perfino troppi. E con gli occhi ancor
pi fissi in quelli di lui: A dirla giusta, erano dieci di troppo.
Lui la fiss, e abbass lo sguardo iniziando a capire. Non potevo saperlo, gli usc fioco di
bocca. Avresti dovuto, replic lei, non era tanto difficile.
Sollev di nuovo lo sguardo e nel profondo degli occhi di lei scorse uno strano scintillare:
era lo stesso, grazioso e di bimba, che era balenato nei suoi occhi in quella notte da tanto
tempo trascorsa. E rinnovato sal in lui il ricordo non solo del piacere che lei gli aveva dato
come molte altre prima di lei, e molte dopo e dei vezzeggiativi lusinghieri che anche da
altre aveva sentito; si ricord anche della stupefacente, mai altrimenti vissuta, dedizione con
cui lei gli aveva cinto il collo con le sue scarne braccia infantili; e certe parole andate
perdute risuonarono in lui suono, ed anche parole, mai da nessun altra sentite: Non mi
lasciare sola, io ti amo. Tutte quelle cose dimenticate lui allora le seppe di nuovo. E giusto
come lei aveva fatto stavolta seppe anche questo incurante, meccanico, intanto che lei
ancora pareva sonnecchiare dolcemente spossata, quella volta lui s'era levato dal suo fianco
e, dopo una fuggevole riflessione sull'opportunit di accompagnare l'atto con un bigliettino,
aveva messo sul tavolino da notte, generoso, un foglio da dieci fiorini; poi, sulla porta, gi
sentendo su di s l'assonnato eppure trepido sguardo di lei che si svegliava, se l'era svignata
in fretta per stendersi un paio d'ore sul letto, in caserma; ed in mattinata, anche prima di
entrare in servizio, la piccola venditrice di fiori da Hornig era dimenticata.
Tuttavia nel frattempo, intanto che quella notte, da tanto tempo trascorsa, cos
misteriosamente riviveva in lui, pian piano la grazia infantile dello scintillare degli occhi di
Leopoldine si spense di nuovo. V'era in essi una fredda, grigia, distante fissit, e nella
misura in cui l'immagine di quella notte impallidiva in Willi, gli salivano rifiuto, rabbia,
esasperazione. Cos'aveva in mente, lei? Cosa si permetteva di fare contro di lui? Davvero
poteva comportarsi come se credesse che lui s'era offerto per i soldi e trattarlo come una
puttana, che si fa pagare i suoi favori? Ed a tale incredibile insulto lei aggiungeva anche la
derisione pi impudente, diminuendo il prezzo come un libertino deluso dall'abilit erotica
d'una prostituta, quasi che dubitasse anche minimamente del fatto che lui le avrebbe gettato
ai piedi anche tutti gli undicimila fiorini, se lei avesse osato proporglieli come amoroso
valsente?
Eppure tra le parole ingiuriose che lei si meritava, lui cerc la via delle sue labbra, nel
levare il pugno, quasi volesse rovinarla, quelle parole gli si sciolsero sulla lingua, non dette,
e la sua mano lentamente si riabbass. Difatti d'improvviso seppe e non l'aveva gi
indovinato, prima? - che lui, per parte sua, era stato pronto a vendersi. E non solo a lei,
anche a qualche altra, a una qualunque che gli mettesse a disposizione la somma che poteva
salvarlo; cos, con tutto il crudele e insidioso torto che una femmina malvagia gli aveva
fatto, nel fondo della sua anima, per quanto facesse resistenza, egli inizi a sentire una celata
eppure ineluttabile dirittura che, al di sopra della triste avventura nella quale era irretito, si
rivolgeva al pi profondo del suo essere.
Alz gli occhi, si guard attorno, era come se si svegliasse da un sogno caotico. Leopoldine
era andata via. Ancora lui non aveva aperto la bocca, e lei era via. A stento comprese come
avesse potuto sparire dalla stanza cos all'improvviso cos inavvertita. Sent nella mano
ancora contratta la banconota accartocciata, balz alla finestra, la spalanc come per tirarle
dietro i mille fiorini. Lei stava camminando l. Stava per chiamarla, ma era lontana.
camminava lungo il muro a passi compiaciuti, ondeggianti, l'ombrellino in mano, con il
cappello di paglia di Firenze che seguiva l'onda camminava come uscisse da una notte
d'amore uguale, ovviamente, ad altre cento che aveva avuto. Era sul portone. La sentinella
fece lo stesso saluto saluto che avrebbe fatto ad una persona importante, e lei spar.
Willi chiuse la finestra ed arretr nella stanza, lo sguardo gli cadde sul letto sfatto, sul tavolo
con i resti della cena, le bottiglie ed i bicchieri vuoti. Senza volere apr la mano e la
banconota cadde. Nello specchio al di sopra del cassettone vide la sua immagine capelli in
disordine, occhiaie scure; rabbrivid, essere ancora in camicia lo disgust immensamente;
prese il cappotto dall'attaccapanni, se lo infil, lo abbotton, alz il bavero. Diverse volte,
insensato, corse avanti e indietro in quel poco spazio. Infine, come incantato, si ferm
davanti al cassettone. Nel cassetto mediano, tra i fazzoletti, lo sapeva, c'era il revolver.
Certo, era arrivato a quel punto. Proprio come l'altro, che forse aveva gi finito di soffrire. O
era ancora in attesa d'un prodigio? Ora, lui, Willi, aveva fatto la sua parte ed anche di pi. Ed
in quel momento gli parve come se davvero si fosse messo al tavolo di gioco solo pro
Bogner, se avesse tanto a lungo tentato la fortuna solo per Bogner, fino a quando non ne era
diventato la vittima.
La banconota si trovava sul piatto degli avanzi sbriciolati di torta, cos come lui l'aveva
lasciata cadere di mano da un attimo, e non pareva nemmeno pi particolarmente
accartocciata. Aveva cominciato a ridistendersi; ci avrebbe messo poco a farlo, tanto era
liscia, totalmente liscia come un qualche altro foglio intatto, e nessuno avrebbe potuto pi
credere che non fosse in effetti niente di meglio di ci che si usa chiamare un prezzo
dell'infamia e un guadagno disonesto. Ora, comunque era sua, apparteneva alla sua
condizione di derelitto, per dir cos. Un sorriso amaro si mosse sulle sue labbra. Poteva
passarla a chi voleva, e se quell'uno ne aveva diritto. Bogner era pi d'ogni altro la persona
giusta. Gli venne da ridere. Eccellente! Certo, c'era da provvedere ancora, e in ogni caso.
Bogner c'era da sperare che non l'avesse fatta finita prematuramente. Eccolo l il prodigio a
suo pro! Bastava solo aspettarlo.
Il Joseph era dove? Quel giorno c'era la marcia. Willi avrebbe dovuto esser pronto alle tre,
ed erano le quattro e mezzo. Il reggimento in ogni caso era lontano. Tanto profondamente
aveva dormito, che non aveva udito nulla. Apr la porta in anticamera. Ma era seduto l, il
giovanotto, sul panchetto accanto alla piccola stufa di ferro, e si mise sull'attenti:
Rispettosissimamente annuncio, signor luogotenente, che ho segnalato la malattia del
signor luogotenente.
Malattia? Chi ti ha dato Ah s. Leopoldine! Lei avrebbe potuto disporre anche subito di
segnalarlo come defunto, sarebbe stato pi semplice. Va bene. Fatemi un caff, disse, e
chiuse la porta.
Dov'era il biglietto da visita? Cerc in tutti i cassetti, sul pavimento, in ogni angolo, cerc
come se ne dipendesse la sua vita. Invano. Non lo trov. Non doveva proprio esser cos.
Anche Bogner aveva sfortuna, tanto le sorti loro erano collegate, inseparabili. Allora
d'improvviso nella nicchia della stufa lo vide, il biglietto, bello bianco. Era l, con su
l'indirizzo: Piaristengasse, venti. Vicinissimo. E se anche fosse stato pi lontano! Ci aveva
fortuna, dunque, quel Bogner. E se la carta fosse stata introvabile?!
Prese la banconota, la osserv a lungo senza di fatto vederla, la pieg, la chiuse in un foglio
bianco, l per l pens se dovesse scrivere qualche parola di spiegazione, alz le spalle. A
che scopo?, e si limit a scrivere sulla busta l'indirizzo: signor tenente Otto von Bogner.
Tenente, ma s, gli stava ridando il grado, di sua autorit. In un qualche modo si restava
sempre ufficiali uno poteva aver combinato quel che voleva oppure lo si ridiventava
se i propri debiti erano stati saldati.
Chiam l'attendente, gli dette la missiva da consegnare. Ma muovetevi.
E' una risposta, signor luogotenente?
No. Consegnatela personalmente non affatto una risposta. E non svegliatemi in nessun
caso, quando tornate. Lasciatemi dormire. Fin quando non mi sveglio da solo.
Agli ordini, signor luogotenente. batt i tacchi, arretr e fil via. Per le scale ud ancora la
chiave girar dietro di lui nella porta.

15

Tre ore dopo suon il campanello alla porta d'ingresso. Joseph, che era ritornato da molto e
pisolava, salt su ed apr. C'era Bogner cui tre ore prima lui aveva consegnato secondo
l'ordine del signor suo la missiva.
E' in casa il signor luogotenente?
Vi prego moltissimo, il signor luogotenente dorme ancora.
Bogner guard la porta. Subito dopo la verifica, spinto vividamente a ringraziare senza
indugio il suo salvatore, s'era svincolato dal lavoro per un'ora e dava molta importanza al
fatto di non restare assente. Impaziente and in su e in gi nella piccola anticamera. Ha
nessun servizio il signor luogotenente?
Il signor luogotenente ammalato.
La porta esterna era ancora aperta, il medico reggimentale Tugut entr. Abita qui il signor
luogotenente Kasda?
Certamente, signor medico reggimentale.
Posso parlargli?
Signor medico reggimentale, rispettosissimamente segnalo che il signor luogotenente
ammalato. Sta dormendo.
Annunciatemi, medico reggimentale Tugut.
Prego, rispettosissimamente, il signor luogotenente ha ordinato di non svegliarlo.
E' urgente. Svegliate il signor tenente sotto mia responsabilit.
Mentre Joseph con impercettibili esitazioni bussava alla porta, Tugut lanci un'occhiata
diffidente sul borghese che si trovava nell'anticamera. Il nome dell'ufficiale congedato in
circostanze penose non era sconosciuto al medico reggimentale, tuttavia lui fece finta di
nulla e gli si rivolse per nome. Ci si astenne dalla stretta di mano.
Nella camera del luogotenente Kasda c'era ancora silenzio. Joseph buss pi forte, appoggio
un orecchio alla porta, alz le spalle e come rassicurante disse: Il signor luogotenente
dorme sempre sodo.
Bogner e Tugut si guardarono a vicenda, e tra loro cal una barriera. Allora il medico
reggimentale and alla porta e grid il nome di Kasda. Nessuna risposta. bizzarro, disse
Tugut corrugando la fronte, spinse in basso la maniglia invano.
Joseph era pallido e con gli occhi sbarrati.
Chiamate il fabbro reggimentale, ma svelto, ordin Tugut.
Agli ordini, signor medico reggimentale.
Bogner e Tugut restarono soli.
Incomprensibile, osserv Bogner.
Siete informato, signor von Bogner?, chiese Tugut.
Della perdita al gioco, caro signor medico reggimentale? E Tugut annuendo: Ma certo.
Volevo vedere come stanno le cose, inizi Tugut esitante. Se la somma gli riuscito
voglio dire, lo sapete, signor von Bogner?
Non ne so niente, rispose Bogner.
Tugut ritorn alla porta, la scosse, chiam il nome di Kasda. Nessuna risposta.
Bogner, dalla finestra: Ecco che viene il Joseph con il fabbro.
Eravate suo camerata?, chiese Tugut.
Con una smorfia improvvisa, Bogner: Sono senza dubbio l'ex camerata.
Tugut non fece caso alla precisazione. Succede, riprese, che dopo grossi impulsi
certo ammissibile, inoltre, che stanotte non abbia dormito.
Ieri in mattinata, osserv Bogner freddamente, comunque ancora non aveva messo
insieme il denaro.
Tugut, come se ritenesse pensabile che Bogner avesse portato un parte della somma, lo
guard interrogativo, e quello come per rispondere disse: Purtroppo non mi riuscito
procurarmi la somma.
Fece la sua comparsa Joseph, e con lui il fabbro reggimentale, un tipo molto giovane, ben
pasciuto, con le guance rubiconde, indossava l'uniforme del reggimento ed aveva gli attrezzi
necessari. Tugut buss ancora una volta con violenza ultimo tentativo, tutti rimasero alcuni
secondi col fiato sospeso; nulla si mosse.
Dunque, si volt Tugut con un gesto di comando al fabbro, che subito si mise all'opera.
Fatica minima, dopo pochi secondi la porta si apr con uno scatto.
Il luogotenente Willi Kasda, con addosso il cappotto, il bavero rialzato, stava nell'angolo del
divano nero di pelle, dalla parte della finestra, le palpebre semichiuse, la testa chinata sul
petto, lasco il braccio destro pendeva dal bracciolo, sul pavimento giaceva il revolver, dalla
tempia sulla guancia colava una striscia stretta di sangue rosso scuro che si perdeva tra la
gola ed il bavero. Per quanto fossero preparati, tutti loro, il fatto li scosse molto. Per primo il
medico reggimentale si accost, prese il braccio che pendeva gi, lo sollev, lo rilasci, e
subito esso penzol di nuovo, lasco come prima, gi dal bracciolo del divano. In aggiunta
poi Tugut sbotton il cappotto di Kasda, sotto la camicia da notte era sgualcita e molto
aperta. Meccanicamente Bogner si chin per raccogliere il revolver. Ferma!, alz la voce
Tugut, un orecchio sul petto nudo del morto. Tutto deve restare com'era. Joseph ed il
fabbro continuavano a stare sulla porta aperta immobili, il fabbro alz le spalle e gett uno
sguardo tra l'imbarazzo e l'inquietudine su Joseph, come se si sentisse corresponsabile dello
spettacolo offerto al di l della porta, da lui forzata.
Da basso si avvicinarono passi, prima lenti, poi sempre pi rapidi, fino a che non si
fermarono. Lo sguardo di Bogner si volse meccanicamente verso l'ingresso alla cui porta,
socchiusa, apparve un vecchio signore in abito estivo chiaro un po' logoro, con l'aria d'uno
che recita l'afflizione, e fece vagare lo sguardo smarrito in giro. Vide suo nipote appoggiato
da una parte sul divano con un braccio che pendeva gi lasco, ed aveva l'intenzione di andar
l; subodorava qualcosa di male che per non voleva credere subito. Il medico reggimentale
lo trattenne, gli mise una mano su un braccio. Purtroppo successa una disgrazia. Non c'
pi niente da fare. E dato che l'altro lo fissava come se non capisse: Medico reggimentale,
mi chiamo Tugut. La morte dev'essere avvenuta un paio di ore fa.
Robert Wilram ed a tutti il movimento parve stranissimo d'improvviso prese dalla tasca
del panciotto una busta e l'agit in aria, Ma io li ho portati, Willi!, grid. E come credesse
davvero di poterlo far rivivere in quel modo: ecco il denaro, Willi. Poco fa me l'ha dato lei.
Tutti gli undicimila, Willi. Eccoli! E, come scongiurando gli altri: E' l'intera somma,
signori miei, Undicimila fiorini! - quasi dovessero, dato che il denaro era stato procurato,
fare almeno un tentativo di riportare in vita il defunto. Troppo tardi, purtroppo, disse il
medico reggimentale. Volgendosi a Bogner: vado a stendere il rapporto. poi in tono di
comando: La salma deve restare nella posizione in cui stata trovata. Ed infine
guardando l'attendente, severo: Siete responsabile che tutto resti cos. E prima di
andarsene, di nuovo voltandosi, strinse la mano a Bogner.
Bogner pensava: dove li ha presi i mille per me? In quel momento il suo sguardo cadde sul
tavolo scostato dal divano. Vide i piatti, i bicchieri, le bottiglie vuote. Due bicchieri ?
Joseph si avvicin al divano accanto al suo defunto superiore. Si mise sull'attenti come una
sentinella. Ciononostante non si oppose affatto quando Robert Wilram d'improvviso si
avvicin al morto con le mani sollevate come in preghiera, ancora tenendo la busta con il
denaro. Willi! Come disperato scosse la testa. Poi si chin davanti al morto e gli si
avvicino al punto che dal petto nudo, dalla camicia da notte stropicciata, un profumo
stranamente noto gli alit addosso. L'inspir, alz lo sguardo sul volto del morto come
tentato di porgli una domanda.
Dal cortile risuon il passo regolato della marcia del reggimento che rientrava. Bogner aveva
voglia di sparire prima che, com'era probabile, vecchi camerati entrassero nella stanza. La
sua presenza era comunque superflua. Rivolse un ultimo sguardo d'addio al morto che
immobile era appoggiato su un lato del divano, quindi, seguito dal fabbro, prese alla svelta le
scale. Attese, sul portone fino al termine del passaggio del reggimento, poi, se la svign
rasente la parete.
Robert Wilram, ancora in ginocchio davanti al nipote morto, fece vagare ancora lo sguardo
nella stanza. Prima not il tavolo con i resti della cena, i piatti, le bottiglie, i bicchieri. Sul
fondo di uno ancora c'era una traccia umida giallo oro. Chiese all'attendente: Ma il signor
luogotenente ha avuto una visita anche ieri sera?
Passi sulle scale. Confusione di voci; Robert Wilram si alz.
Certamente, rispose Joseph, che stava ancora sull'attenti come una sentinella, fino a tardi
Un signor camerata.
E l'assurdo pensiero che era transitato fuggevolmente nella testa del vecchio svan nel nulla.
Le voci, i passi, si avvicinarono.
Joseph ancora sull'attenti come prima. Entr la commissione.

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