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Giancarlo Ricci
celebre passo del Faust : “La fabbrica del pensiero è come un telaio da
tessitore: un colpo alle calcole ed ecco mille fili che si muovono, le
spole volano in qua e in là, i fili scorrono invisibili, un colpo solo forma
mille combinazioni”. Questo “colpo solo” coincide con la legge del
significante, comporta la tessitura delle parole, instaura la sintassi con
le sue infinite combinazioni. L’ascolto analitico cerca di riconoscere le
logiche della tessitura del linguaggio, le aperture, come annotava
Lacan, in cui l’inconscio parla la propria lingua. Molto dipende,
appunto, se viene riconosciuta.
L’esemplificazione più forte dell’agnizione, per Aristotele, la
troviamo quando quest’ultima è abbinata alla figura della peripezia:
evento imprevisto che produce il “mutamento improvviso da una
condizione di cose nella condizione contraria”. L’esempio riportato da
Aristotele è l’episodio dell’Edipo Re quando il messo venuto da
Corinto pensa di “annunciare cosa gradita ad Edipo”, in realtà,
rivelandogli il segreto della sua nascita, “produce l’effetto contrario”.
E’ interessante infine ricordare che il termine latino agnitio (con
la stessa radice di agnizione) aveva un’accezione giuridica per indicare
il riconoscimento di un figlio legittimo, l’agnito appunto. Anche qui il
rimando, ancora una volta, è alla questione edipica. Nello svolgimento
della tragedia di Sofocle la premessa logica che fonda la condizione del
parricidio compiuto da Edipo è il mancato (e reciproco)
riconoscimento tra padre e figlio. Laio non riconosce Edipo e
viceversa. Non si tratta di lapsus o svista. Come avrebbero potuto
riconoscersi se non si sono mai conosciuti? E non si sono mai
conosciuti in quanto, parecchi anni prima Laio, obbedendo a una
profezia, aveva rinnegato (e conseguentemente abbandonato) Edipo.
E’ curioso osservare che il percorso del figlio, la sua ricerca di verità, è
costretto a fare un doppio giro: non si tratta solo di riconoscere il
“vero” padre ma di riconoscere il rinnegamento che questi ha attuato
verso il figlio.
ossia simmetrici. Un altro modo per dirlo: “L’Io non è padrone in casa
propria”.
L’ambito implicato dal termine Agnoszierung è fecondo di
implicazioni: riguarda l’accostamento tra il diritto (non a caso il
riconoscimento del figlio) e la struttura della tragedia nei suoi possibili
modi di approdare alla soluzione. E la soluzione, in un’accezione non
letteraria ma clinica, è quella cui fa riferimento il saggio freudiano
Falso riconoscimento quando, al termine del percorso analitico,
“riabilitando l’evento stesso (…) accade che il paziente dica: ”Ora ho la
sensazione di averlo sempre saputo”. Freud conclude: “A questo
punto il compito dell’analisi è finito”. La questione meriterebbe altre e
ulteriori considerazioni. Tra queste accenniamo alla distinzione tra
conoscenza e sapere: l’inconscio presuppone un sapere altro, non una
conoscenza impedita o nascosta. Ossia la pratica analitica non riguarda
la massima “conosci te stesso”, anzi esattamente il contrario: è il
“conoscere” troppo bene se stesso a risultare insopportabile e a
mettere in gioco una domanda d’analisi.
Tra le numerose pieghe e implicazioni del riconoscimento come
Agnoszierung ravvediamo il tema dello straniante: riguarda l’irruzione
di qualcosa di inatteso, di insocializzabile, di non partecipabile. In
definitiva è la soggettività a trovarsi inaspettatamente in gioco. Lo
straniante irrompe lì dove non era atteso, nel punto della massima
imprevedibilità. L’oggetto stesso non si lascia riconoscere. Il
perturbante è prossimo al tema dello specchio, del sosia, del doppio:
figure dell’Altro e dell’alterità. Nel saggio Il perturbante (1919) Freud
racconta una propria esperienza: “Ero seduto, solo, nello
scompartimento del vagone letto quando, per una scossa più violenta
del treno, la porta che dava sulla toeletta attigua si aprì e un signore
piuttosto anziano, in veste da camera, con un berretto da viaggio in
testa, entrò nel mio scompartimento . (…) Mi accorsi subito, con
grande sgomento, che l’intruso era la mia stessa immagine riflessa
dallo specchio”.