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Con gli argomenti - ed autori - che questo libriccino richiama, si vogliono fornire spunti di
riflessione a chi s'interessa di critica sociale con spirito psicologicamente avvertito.
Nel corso del tempo trascorso da quando, per motivi d'insegnamento, ci impegnammo a
comporre un manuale di psicologia sociale , sempre con maggiore chiarezza abbiamo pensato
che la critica sociale di natura psicologica individualistica ed alquanto ostile al sociale
inteso come collettivo- afflitta da timori borghesi. Ci palese in Gustave Le Bon, un
precursore, ma traspare quasi in tutti gli altri autori, qui presentati in un collettivistico ordine
alfabetico. Tra loro brillano sociologi come Goffman, Lasch, Merton, e scrittori come Canetti,
Flaubert, Manzoni, Zola.
Nelle ultime pagine, intitolate conclusioni, tentiamo momenti di critica sociale che
considerano il contesto socio-politico, pi importante di quanto gli psicologi qui detti classici di
solito mostrino.
In altri termini: non la stessa cosa uniformarsi entro un sistema che persegue il profitto in
nome delle libert individuali, e uniformarsi entro un collettivo che persegue la giustizia
sociale.
Si pu perdere qualcuna delle libert (individuali, di gruppo, economiche, politiche, religiose) in
nome di una maggior giustizia per tutti?
Si deve.
non meno delle nostre percezioni, impressioni e opinioni, tanto pi che, com ovvio, gran parte
delle cose che sappiamo ci vengono dagli altri.
Abbiamo dunque, a quanto pare, due fonti di informazione, peccato che esse talvolta non siano
armoniche, anzi. Se i nostri amici, la maggioranza, denominano come giallo il segnale
intermedio tra verde e rosso del semaforo, un esempio, e noi invece, minoranza, abbiamo
limpressione che quel segnale sia arancione, possiamo finire per denominarlo giallo come
fanno gli altri, infatti abbiamo (pare) bisogno di sentirci in armonia con i nostri amici. Le
informazioni che ci provengono dagli altri si mescolano quindi con qualcosa che in prima
istanza non ha a che fare con loggetto, bens con le norme del gruppo al quale apparteniamo,
o vogliamo appartenere (Van Avermaet) . Bisogna sopravvivere, quindi le norme contano pi
delle informazioni alle quali sono mescolate. Se ci prendiamo la libert di sostenere (a torto o a
ragione, ma in buona fede) che il segnale del semaforo arancione, i nostri amici scanzonati
potrebbero iniziare a motteggiarci chiedendoci se il verde pistacchio o se il rosso
ciclamino. Meglio quindi nasconderci, come il camaleonte, giallo su giallo.
Il conformismo produce acquiescenza, cio una sorta di cedimento superficiale.
leffetto delle armi. Le masse di armi a disposizione dei cittadini sono considerevoli, tra esse
anche i fucili da caccia, com' ovvio. Sappiamo tutti come la relativa facilit di allungare le
mani sule armi da fuoco possa facilitare il precipitare catastrofico di una reazione distruttiva,
ma in questione non tanto la maggiore pericolosit di un comportamento aggressivo messo
in atto per mezzo di armi proprie, armi da fuoco in testa, ci che sarebbe banale. In questione
la funzione suggestiva svolta dalla presenza e disponibilit delle armi. In altri termini la
presenza sulla scena aggressiva dello strumento arma ha una sua responsabilit nello sfogo
distruttivo. Lo strumento arma ci detta nella pratica ci che esso rappresenta, e in una certa
misura ci usa. E utile che la psicologia sociale, basata su una concezione situazionale e
ambientale dellagire umano, tenga conto anche delle masse di strumenti tecnici, incluse le
armi, che circondano le persone influenzandone lagire.
fattori, diremmo noi, socio-individuali, in altre parole quelli legati alle esperienze avute dal
singolo nella famiglia. La psicologia delle masse dunque rinvia, secondo Freud, allanalisi dellio.
La psicologia individuale, viene dunque da domandarsi, davvero psicologia sociale, per Freud,
oppure piuttosto la psicologia sociale riducibile alla psicologia individuale (o socioindividuale)?
Ne Il disagio della civilt (1929) Freud propone una teoria, quella del disagio come regola del
vivere dellindividuo civilizzato. Egli distingue linfelicit nevrotica, oggetto della cura
psicanalitica, dalla infelicit normale. La visione freudiana sottolinea che noi cittadini del
mondo civile di regola paghiamo le nostre innegabili conquiste in fatto di convivenza, di
organizzazione sociale, di cultura e cos via, con la repressione delleros. Dobbiamo rinunciare
al soddisfacimento naturale delle nostre pulsioni erotiche, quindi abbiamo continuamente a che
fare con la frustrazione. Normalmente siamo infelici, o almeno proviamo del disagio, dunque;
nel caso che la nostra costituzione pulsionale, cio, diremmo, la forza naturale delle nostre
passioni, ci abbia reso inadatti alla rinuncia, cadiamo in preda alle nevrosi.
Si comprende qui la ragione delletichetta di pessimismo che il pensiero freudiano reca su di
s, ma pi interessante riflettere sui lineamenti generali di questa psicosociologia, che
articola conflittualmente lindividuale con il sociale (inclusi in esso la cultura, larte, e la
religione) tramite il concetto somatopsichico di pulsione da non confondersi con il concetto di
istinto.
Se vero che noi esseri umani siamo sempre espressione di natura e cultura, Freud ne Il
disagio della civilt ha dato di ci un quadro dinamico.
Emile Zola in Germinal, parte quarta, in particolare capitolo settimo, e parte quinta, capitolo
terzo, quarto e quinto, racconta di una massa di migliaia di persone, uomini, donne, bambini
sfruttati e affamati, in sciopero contro la locale societ mineraria per ottenere qualche
miglioramento salariale e delle loro condizioni di lavoro, o piuttosto per rispondere a un
supposto tentativo della societ di affamarli ulteriormente. Zola mostra che una massa pu
essere, quanto alla sua organizzazione, come un bacino di raccolta di acque, che essa pu
trasformarsi, durante lo sciopero, in particolare nei cortei contro i crumiri, in un fiume in
piena, che infine pu diventare straripante e distruttiva nello scontro contro i soldati, nella
caccia ai borghesi, nella distruzione dei macchinari. Probabilmente le parti quarta e quinta di
Germinal sono rappresentazioni inevitabili per contestualizzare e illustrare gli inizi della
psicologia collettiva. Siamo vicinissimi nel tempo proprio a Le Bon, in questione adesso il
movimento operaio, il comunismo, lo spettro di cui scrive Karl Marx ne Il Manifesto del
Partito Comunista. C stata la Comune di Parigi (1871), grandi sono le speranze da una parte,
grandi i timori dallaltra. I borghesi di Zola spiano il corteo degli scioperanti da dietro il riparo di
cancelli, finestre, seminascosti, tremano, paventano lavvento di unepoca per loro amara.
Hanno torto, sfortunatamente.
Il tema della sopravvivenza propriamente detta buono per iniziare a comprendere una serie
di usi e costumi che oggi appaiono come naufragio dellindividuale nella societ massificata.
Chiudiamo gli occhi per non vedere e non sentire gli abusi di chi esercita malamente il potere,
per difenderci, per tirare avanti, per sopravvivere; ci facciamo piccoli, minimi, ridimensionando
i nostri valori, o peggio, dimenticandoli, per conservare un posto anche modesto alla tavola
imbandita in questa parte del mondo chiamata occidente. Christopher Lasch ne LIo minimo
spiega linteresse degli studiosi per la vita nei lager nazional socialisti non tanto con argomenti
inerenti alla storiografia, quanto con largomento della mentalit della sopravvivenza, che
ricaverebbe, secondo Lasch, modelli e ragioni da quella scuola di vita che fu il lager.
Primo Levi (I sommersi e i salvati) sul fenomeno dei kap (capi) spiega che queste persone,
anche ex delinquenti cosiddetti comuni, eseguivano ordini immorali perch erano sadici,
certo, ma anche per desiderio di potere e - suggeriremmo - per quello che gli psicanalisti
chiamano identificazione con laggressore, assunzione inconsapevole delle caratteristiche di
un modello consapevolmente ritenuto malvagio o pericoloso. I kap, diremmo, abusavano del
loro impotere in rapporto allo strapotere dei responsabili del lager.
Sono argomenti che servono a capire meglio perch i soggetti dell'esperimento di Milgram,
persone come noi nella vita di ogni giorno, inflissero scariche elettriche punitive e torturanti
alla vittima designata (v. oltre). Abusando del loro impotere in rapporto al potere della
scienza accademica, animatrice dellesperimento.
In un film di G. Pontecorvo, Kap, la protagonista, una fanciulla ebrea, diviene appunto una
kap (termine che mescola lingue diverse). Ci dipende dalle circostanze, dallambiente, dalle
sue regole, che dettano alla protagonista certe linee di sopravvivenza (in senso stretto).
Il lager fa testo a s, nel lager agisce non tanto linfluenza, quanto una vera e propria
costrizione socio-ambientale: il trauma subto da Bettelheim (v. sopra) come psicologo
freudiano vale, ma ha dei limiti nelle sue conseguenze teoretiche; daltra parte anche la
situazione sperimentale creata da Milgram, come tutte le situazioni sperimentali, specie quelle
di laboratorio, ha conseguenze teoretiche limitate. Georg Mosse forn invece, in unintervista,
precise memorie personali su situazioni di massa spontanee e libere da costrizioni: Nel 1936,
durante la guerra etiopica, ero a Roma e mi trovai in mezzo alla folla mentre sfilava un
reggimento che era tornato appunto dallEtiopia. Non ho mai dimenticato quellentusiasmo che
cera intorno a me. Cosa pensa che farebbe se si trovasse nel mezzo di una folla entusiasta che
saluta col braccio alzato? Lo alzerebbe anche lei. Ma non per paura. Perch sarebbe travolta dal
senso di cameratismo che si crea in certe circostanze. Cos l'autore de La nazionalizzazione
delle masse (1974) al quotidiano La Repubblica.
Le metamorfosi della giovane protagonista di Kap, che si trasforma in una carognetta, sono
forzate essenzialmente dal lager, mentre il saluto romano del giovane Mosse, ebreo, o il suo
naufragio rassicurante nella folla a un comizio di Hitler, allinsaputa dei genitori, sono effetti
non forzati dellambiente, nel senso che in casi come questo il soggetto avrebbe la possibilit di
non uniformarsi, di sottrarsi anche fisicamente alla folla, infatti, nei termini di Mosse, non
spinto dalla paura, come avviene invece nel lager. Con Canetti (v.sopra) diremmo che fare
massa, branco, abolire le distanze dai simili, un bisogno fondamentale umano, che lindividuo
moderno tende a negare, ma dal quale ripreso e infiammato - Canetti paragona certe
manifestazioni della massa al fuoco.
Nellesperimento di Milgram il soggetto ha, nellambito di un laboratorio universitario, la
possibilit di sottrarsi agli ordini immorali, in astratto ha tutte le possibilit di sottrarsi in
qualsiasi momento (v.oltre); il giovane Mosse pi libero del soggetto milgramiano, del resto
non deve applicare scariche elettriche a nessuno, non neppure obbligato dalla prospettiva di
riscuotere un po di soldi - cio da un contratto - com per il soggetto milgramiano, semmai
nel caso del comizio nazista egli ha ladolescenziale tornaconto di farla in barba ai genitori, il
tornaconto del proibito, mentre sottolineiamo che fascismo e nazismo sono da lui visti con gli
occhi di un ragazzo negli anni trenta.
Occorre empatizzare anche con le cose che non ci piacciono, dice Mosse. Milgram da parte
sua ci aiuta, tra laltro, a empatizzare con i nostri cedimenti allautorit, ad avvicinarci all
esperienza di cedimento. Prima di Milgram, con un esperimento di laboratorio assolutamente
privo di evidenti contrassegni etici - lopposto dellesperimento di Milgram -, ma non meno
incisivo, S.Asch (v. sopra)negli anni cinquanta dello scorso secolo volle farci capire com facile
che un individuo si lasci influenzare dalla maggioranza - nei termini di Mosse, che sia travolto
dal senso di cameratismo. Asch espose, ricordiamo, dei soggetti alla banale visione, su un
pannello, di barrette o linee da confrontare, quanto alla loro lunghezza, con una barretta di
riferimento. Certo, una fila di linee da mettere in rapporto con unaltra linea uno stimolo ben
pi neutro in confronto a quello fornito da un nostro simile che spasima in conseguenza della
nostra applicazione di scariche elettriche, come avviene nellesperimento di Milgram (v.oltre).
Tuttavia suggeriamo che nellesperimento di Asch si allude, fin dalla formulazione grafica del
problema, proprio allallineamento ed all omologazione, al riconoscimento delle differenze. In
Asch si allude, ci piace credere, al fatto che gli individui possano esser visti come bastoncini
quasi tutti uguali. E magari cos che stanno le cose.
Se Milgram ci getta in faccia quello che siamo, Asch ce lo sussurra. Mosse invece ci ricorda che
talvolta possiamo essere come un ragazzino ebreo che si lascia prendere dallemozione
dellidentit a un comizio di Hitler. La massa ha, e d, forza, potere, compensa l impotere.
Dal citato esperimento di laboratorio effettuato negli anni sessanta del secolo scorso negli Stati
Uniti da S.Milgram, scaturisce uninteressante tipologia: obbedienza, dissenso, disobbedienza.
Nellambito di ununiversit nordamericana, Yale, Milgram volle studiare gli effetti dellautorit
sulla obbedienza a ordini immorali da parte di persone comuni, dai venti ai cinquanta anni di
et, di vari strati sociali, raccolte per mezzo di avvisi pubblici, esclusi gli studenti (per evitare
fughe di informazioni nellambiente universitario).
La scena sperimentale prevedeva un rappresentante dellautorit scientifico-accademica, una
persona comune e la vittima. La persona comune poteva obbedire allautorit, dissentire o
disobbedire, in teoria era libera, Milgram dimostr che invece diveniva psicologicamente
obbligata dalla presenza dellautorit (e non solo) a nuocere alla vittima. Effetto sociale.
Il pretesto dellesperimento (Van Avermaet) distraeva la persona comune, soggetto
dellesperimento, dalla questione vera, lobbedienza, impegnandola in un compito avente a che
fare con il rapporto tra punizione e apprendimento. Quando la vittima commetteva errori, cio
spesso (era il suo ruolo), il soggetto dellesperimento doveva punirla, obbedendo allautorit
presente, applicando alla vittima delle scariche elettriche (in realt finte) crescenti da 15 V a
450 V, ben consapevole della loro pericolosit, infatti i livelli di intensit da gestire su un
pannello erano contrassegnati da indicazioni del tipo scarica leggera, scarica forte, scarica
intensa e cos via fino al massimo. Inoltre la vittima, da bravo attore, si lamentava.
Il 62,5 % dei soggetti applic le scariche fino al livello massimo (ci che suggerisce anche
considerazioni nere sul sadismo della gente comune, non condivise da Milgram, o induce a
sospettare che in qualche modo i soggetti dellesperimento si sentissero solo attori).
Lesperimento di Milgram, decisivo in ambito psico-sociale, meno semplice di come lo
abbiamo riassunto: la scena risult variata in merito alla distanza tra la persona comune e la
vittima, con il prevedibile risultato che tanto pi la vittima distava dalla persona comune, tanto
maggiori scariche le erano applicate, e viceversa. Inoltre fu manipolato il ruolo dellautorit
(la persona che ordinava di dare le scariche), pi prossima essa era pi scariche erano
applicate e viceversa; il ruolo della scena dellesperimento, pi o meno prestigiosa e
scientifica, non parve significativo, inoltre si prov a testare leffetto dellautorit quando la
persona comune non era da sola, ma accompagnata da altre persone comuni (in realt
complici dello sperimentatore) fautrici della disobbedienza. Ci influ positivamente, nel senso
che lazione delle persone comuni si modific, abbassando la media dellesecuzione completa
della tortura fino al 10 %.
Questo vero e proprio kamasutra dellobbedienza non dimostra solo che lautorit (qui
scientifico-accademica) ha effetti enormi su di noi, persone comuni, che obbediamo a ordini
immorali conformandoci a voleri e valori non nostri, deresponsabilizzandoci in nome della
compiacenza; dimostra anche che il dissenso, non di rado considerato positivo, dialettico,
dinamico e cos via, si accompagna in realt allobbedienza. Molte delle persone comuni di
Milgram protestarono anche con forza, dissentirono, ma ben poche si alzarono e se ne
andarono, disobbedendo senzaltro. Anche solo per aver osato dissacrare il dissenso la ricerca
di Milgram ci sembra che valga molto.
In conclusione noi diremmo che il caso Zelig meno straordinario di quanto una visione
affrettata del film di W.Allen faccia credere (v. sopra).
organizzata dagli sperimentatori tra i due gruppi; altrimenti non si mangia. Lo scopo comune
raggiungibile per mezzo della collaborazione, unitamente al tocco deamicisiano, ha i suoi
effetti, infatti laggressivit reciproca diminuisce e la considerazione dei membri di un gruppo
per i membri dellaltro cresce.
Tajfel, ebreo come altri autori ricordati nel presente lavoro, seriamente colpito dalla
persecuzione nazionalsocialista, era un esperto in materia di amor proprio gruppale, di
favoritismoe di stereotipi, tutte chicche che, a quanto egli indica, fanno parte della nostra
natura. Non se ne esce, questo il nostro parere; tuttavia con il mezzo della giustizia sociale
potremmo limitare i danni.
giovanotto sia stata scambiata per una prostituta: ci potrebbe spiegare loltraggio dei due
automobilisti, ovviamente ingiustificabile. Le persone, in folla o da sole, possono attribuire al
malcapitato di turno la posizione di poco di buono, uno che se l cercata (questa una delle
spiegazione degli psicologi), ma non omettono sempre lintervento, talvolta partono invece
allattacco, come per dare inizio a un linciaggio. Non escluso che un episodio di caccia alle
streghe avesse, ai tempi, caratteristiche iniziali in parte analoghe. Inoltre si pu pensare a
fenomeni estemporanei di mobbing. La strega, la prostituta, il tizio che abbia un
atteggiamento sospetto, la donna in giro di notte da sola, la ragazza del ponte di Seattle
tentata dal suicidio, ostacolo al traffico del mattino, inquietano, e attirano unattenzione ostile.
Non detto che linerzia di cui scrive Zamperini non dipenda anche dallostilit per chiunque,
vittima o artefice, turbi lordine dando luogo a una situazione insolita, certo differente da
quelle strange situations provocate sperimentalmente dagli psicologi allo scopo di studiare i
livelli di sconforto e di protesta manifestati da bambini di un anno lasciati, in una stanza
per loro nuova, in presenza di una persona estranea - ma non meno evocativa. Talvolta, viene
da pensare con Gustave Le Bon, siamo come bambini di un anno.
Vittorio Zucconi, corrispondente de La repubblica dagli USA, ha raccontato una storia che
davvero, anchessa, rende desiderabili i fenomeni di indifferenza metropolitana. Qualche giorno
dopo lundici settembre del 2001, a Detroit un trentenne bianco, tale Brent, di mattina si arma
di pistole, mitraglietta, bombe a mano, e si reca a casa della sua ex compagna: la trova a letto
con il marito, un americano di origine iraniana. Brent, che a quanto pare inferocito, si accinge
a usare le armi, ma i due riescono a trattenerlo in qualche modo dall insano gesto. Brent,
troppo emotivo, a questo punto si sente male e si accascia a terra. La donna, date le
circostanze poco vestita, corre a telefonare per un aiuto sanitario, mentre il marito, medico,
inizia a dare colpi sul petto di Brent - massaggio cardiaco. Peccato che il trambusto e le urla,
com facile immaginare, richiamino sul posto alcuni vicini circostanza che stavolta sembra
confermare la teoria che considera responsabilizzante lessere in pochi. Costoro, che
evidentemente non conoscono il marito della donna, vedono un non bianco che picchia un
bianco disteso in terra e una donna nuda, cos Zucconi, urlante al telefono: che fanno? Uno di
loro spara sul non bianco; ne risultano due morti, Brent, per sua sfortuna cardiopatico, e il
medico, per sua sfortuna non bianco, per sua sfortuna nel posto giusto, s, a casa sua, ma nel
momento sbagliato: dopo lundici settembre.
Il fattore undici settembre, coinvolgente in modo collettivo i cittadini USA (e non solo), certo
straordinario, permette esemplarmente di pensare in modo ampliato a fenomeni come quelli
appena riferiti. Ci che gli psicologi non considerano abbastanza, quando lavorano a spiegare
linerzia, lindifferenza sociale, infatti la cornice socioculturale e politica. Nel caso Brent deve
aver agito la paura e la rabbia del dopo undici settembre, come contesto immediato. Ma tale
spiegazione non basta.
Nelle societ capitalistiche, USA in testa, valgono il successo e il denaro come mete, cos ha
teorizzato a suo tempo il sociologo Robert K. Merton (v. sopra), e gran parte della vita delle
persone assorbita da tali mete, che logicamente moltissimi non raggiungono, ma insomma,
come si dice? - limportante partecipare. Nelle societ capitalistiche, oggi stragrande
maggioranza nel mondo, in USA particolarmente, ben poco garantito nella vita delle persone,
mi riferisco allabitazione, alla salute, alla scuola, al lavoro, alla pensione, tutte merci che si
devono pagare salate (tra esse il lavoro si deve invece vendere a poco). In altri termini nelle
societ capitalistiche le persone tendenzialmente non hanno tempo per occuparsi dei loro
cosiddetti simili, che esse devono anzi tenere a bada non solo come estranei ( la
tradizionale eterofobia), ma anche come concorrenti( la mentalit capitalistica), le
persone infatti hanno troppo da fare allo scopo di pagarsi la loro vita. Gli altri sono estranei,
concorrenti oppure clienti ( la mentalit del venditore), ci interessano da questo punto di
vista, ci interessano molto meno come nostri cosiddetti simili, come cosiddetto prossimo: come
concittadini. Se poi non rigano diritto, se ci danno fastidio con qualcosa di sbagliato, come
la ragazza del ponte a Seattle, come la signora brutalizzata nella cittadina del nord Italia, come
Ketty Genovese - se danno problemi, allora noi possiamo anche diventare come i bambini di
un anno nella cosiddetta strange situation, o come una folla a caccia di streghe. E per
questo che lindifferenza sociale sembra, nella societ capitalistica, il male minore.
Riferimenti.
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Berkowitz, v. oltre: Hewstone.
Bettelheim, Il cuore vigile, Adelphi.
Brown, v. oltre: Hewstone.
Canetti, massa e potere, Adelphi.
Flaubert, L'educazione sentimentale, Einaudi.
Freud, Psicologia delle masse e analisi dell'io, Boringhieri.
Freud, Il disagio della civilt, Boringhieri.
Gennaro, Manuale di sociologia della devianza, Angeli.
Goffman, Stigma, Laterza.
Goffman, Asylums, Einaudi.
Goffman, Il comportamento in pubblico, Einaudi.
Graumann, v.oltre: Hewstone.
Hewstone (a cura di), Introduzione alla psicologia sociale, Il Mulino.
Horkheimer e W.Adorno (a cura di), Lezioni di sociologia, Einaudi.
Lasch, L'io minimo, Feltrinelli.
Le Bon, Psicologia delle folle, Longanesi.
Levi, I sommersi e i salvati, Einaudi.
Manzoni, I promessi sposi, qualsiasi edizione.
Milgram, Obbedienza all'autorit, Bompiani.
Mummendey, v. sopra: Hewstone.
Palmonari, v. oltre Tajfel.
Ross e c., La persona e la situazione, Il Mulino.
Pewzner e c., Storia della psicologia, Einaudi.
Stoetzel, Psicologia sociale, Armando.
Tajfel, Gruppi umani e categorie sociali, Il Mulino.
Van Avermaet, v. sopra: Hewstone.
Zamperini, Psicologia dell'inerzia e della solidariet, Einaudi.
Zola, Germinal, Casini.