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ANNA CASILLO 4^A

1.QUAL È L’ORIENTAMENTO DEL PENSIERO DI CARTESIO?


Cartesio è il fondatore del metodo razionale, il razionalismo. Dopo aver assimilato, tramite il
collegio dei gesuiti tutto il sapere del tempo, Cartesio si accorge di non avere alcuna certezza. Il
tema principale della filosofia cartesiana è quello di acquisire un criterio sicuro per distinguere la
realtà dall’apparenza. Infatti Cartesio ebbe un’intuizione avvenuta in sogno dei “mirabilis scientiae
fundamenta” ovvero dell’unità del sapere attorno alla scienza matematica, che permette di
stabilire quali sono i principi della conoscenza e come riconoscere le nozioni certe da quelle
ipotetiche. L’orientamento che Cartesio cerca è allo stesso tempo teoretico e pratico e ha come
fine ultimo il vantaggio che l’uomo può trarre sul mondo. La filosofia che ne deriva non sarà quindi
puramente speculativa, ma anche pratica, quindi rende fondamentale il cimento.

2.QUALI SONO LE REGOLE DEL METODO MATEMATICO PROPOSTO DA CARTESIO?


Le regole del metodo cartesiano sono quattro. La prima è l’evidenza, che prescrive di accogliere
come vero solo ciò che si presenta alla mente in maniera chiara e distinta. Per Cartesio l’evidenza
è la regola fondamentale, perché rappresenta il principale contrassegno della verità Si procede poi
con l’analisi, secondo la quale un problema articolato deve essere scomposto in sotto-problemi più
semplici, in modo da procedere per gradi. La terza regola è quella della sintesi, per la quale si
passa dalle conoscenze più semplici a quelle più complesse. Infine vi è la regola di enumerazione e
revisione, che prescrive di controllare l’applicazione delle due regole precedenti, in particolare:
l’enumerazione controlla che l’analisi sia stata condotta correttamente e la revisione fa lo stesso
per la sintesi. Il metodo cartesiano, che si concretizza in queste quattro regole, ha come fine quello
di evitare gli errori e di far raggiungere risultati che possano considerarsi validi.

3.QUAL È L’ASPETTO MATEMATICO DELLE QUATTRO REGOLE DEL METODO, E CHE COSA
PROPONGONO?
Cartesio per definire il proprio metodo si rivolge alla matematica. Per Cartesio, infatti, le scienze
matematiche hanno già un metodo efficiente, fatto di lunghe catene di ragionamenti. Eppure non
è sufficiente pendere le regole matematiche, astrarle da tale disciplina per poi applicarle a tutte le
branchie del sapere. È necessario giustificare. Giustificare vuol dire trovare un principio
ontologicamente valido (che non necessita di una dimostrazione) che funga da garante di
legittimità. Legittimare il metodo significa anche giustificare la possibilità della sua applicazione
universale, riportandolo al suo fondamento ultimo, ovvero colui che agisce come mente
universale. I presupposti del metodo sono la chiarezza per essere compreso senza dubbi,
l’evidenza che sta nel confronto e permette di vedere evidentemente quello che è chiaro, il buon
uso della ragione, perché deve essere universale. Infine l’efficacia, ovvero che produca dei risultati
validi. In questo modo si delinea un metodo universale del sapere che è l’abito comportamentale
costante del nostro essere.

4.CHE COSA È IL DUBBIO IPERBOLICO E METODICO AFFERMATO DA CARTESIO?


Cartesio ritiene che è possibile trovare il fondamento di un metodo solo dubitando, ed è per
questo che introduce il dubbio metodico. Questo perché, nonostante l’evoluzione della ragione,
questa è sempre limitata e fallibile. Dubitando, si giungerà ad un principio che resiste al dubbio e
che può essere considerato saldissimo. Il dubbio metodico investe in primo luogo i gradi inferiori
del sapere, ovvero le conoscenze sensibili, per poi estendersi ad ogni cosa, perfino alle conoscenze
matematiche. L’idea che anche le certezze matematiche possano essere illusorie deriva dalla
considerazione che, dato che non sappiamo nulla delle nostre origini, si può supporre che siamo
stati creati da un genio maligno, che ci inganna facendoci apparire chiaro ed evidente ciò che è
falso. In questo modo il dubbio metodico si estende a ogni cosa e diventa dubbio iperbolico.
Questo è conosciuto come iperbolico o universale e si estende dalla percezione del mondo alla
relazione dell’uomo con se stesso.

5.QUALE CERTEZZA SCATURISCE DAL DUBBIO IPERBOLICO?


Il dubbio iperbolico è un’incertezza estesa a tutto, anche alla nostra esistenza come esseri
individuali. Da questa incertezza universale scaturisce una prima certezza. Io posso ammettere di
ingannarmi o di essere ingannato in ogni modo, ma per ingannarmi o per essere ingannato prima
devo esistere, cioè essere qualcosa. La proposizione “io esisto” è l’unica ad essere assolutamente
vera, perché il dubbio stesso la conferma. Di una cosa quindi non posso dubitare: del fatto che sto
dubitando, che sto pensando. Il pensiero è la prima certezza che esiste una mente pensante,
perché solo chi esiste può dubitare. Il cogito, che significa “penso”, costituisce per Cartesio la
verità originaria che permette di sconfiggere il dubbio, poiché è esprimerla certezza indubitabile
che il soggetto ha di esistere, come mente pensante.

6.QUALE SIGNIFICATO COMPRENDE IL PRINCIPIO “cogito ergo sum” E QUALE VERITÀ


FONDAMENTALE RACCHIUDE?
L’unica verità che si sottrae al dubbio è la seguente “cogito id est sum”, che letteralmente significa
“penso dunque sono”. In pratica, il pensiero è la matrice di ogni verità esistente. La proposizione
‘io esisto’ implica che io esisto come cosa che dubita, cioè come cosa che pensa. Le cose pensate
possono anche non essere reali, ma sicuramente sono reali nel pensiero. Quindi affermare di
esistere significa essere un soggetto pensante. L’esistenza come essere pensante è l’unica cosa
certa, mentre le cose che penso non sono certe, ma esistono in virtù del mio pensiero. Tutto ciò
che esiste, quindi, esiste in quanto manifestazione del mio pensiero, della mia idea. In sostanza,
non è possibile che io non esista perché penso; è proprio su questa certezza, su questa verità
fondamentale, deve essere fondata ogni altra conoscenza. L’obiettivo è quello di trovare
nell’esistenza della mente pensante la possibilità di una conoscenza che gli permetta di dominare il
mondo per i suoi bisogni. Dal cogito deriva la verità dell’esistenza, della realtà e della sostanza
pensate.

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