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LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA

Prima di questo periodo, la dottrina cristiana controllava tutta la cultura, le scienze e l’architettura. Il modo di
fare scienza era completamente diverso da quello che abbiamo oggi, perché alla base della ricerca non c’era il
metodo sperimentale ma per rendere una ricerca vera bastava che questa fosse scritta grammaticalmente e
logicamente bene. Con la rivoluzione scientifica nasce la scienza moderna, così come la conosciamo noi. Ha
come epicentro il Nord Europa, ossia i paesi protestanti, in cui veniva celebrato il successo imprenditoriale.
La scienza deve diventare un sapere concreto, perché deve studiare la natura non solo per capirla, ma anche
per prevedere i cambiamenti futuri. Serve all’uomo per renderlo capace di interpretare la natura (non temerla),
e per sfruttarla a proprio vantaggio(ad es. per coltivazioni, edifici, ecc..). Perciò ora gli uomini non cercano il
sapere per sapere, ma lo cercano per guadagnare e aumentare il proprio benessere. Le università prendono
piene, prima in Italia e poi in Europa, e sono il luogo in cui nasce la nuova scienza perché si studiava tutto,
senza vincoli di censura. Non cambia il mondo, ma cambia il modo di vederlo. L’universo diventa un ordine
oggettivo, e lo scienziato deve valutarne gli effetti quantificabili. L’uomo non è più il centro dell’universo, ma è
una cosa tra le cose. La nuova scienza deve produrre fatti, senza arrivare alle cause supreme, raccogliendo
dati con gli esperimenti. Questi dati devono essere analizzati e classificati con la matematica. Due opere
fondamentali di questo periodo sono: “Le rivoluzioni dei Corpi Celesti” di Copernico, e “I principi matematici
della filosofia naturale” di Newton. In generale, si passa dal modello antico aristotelico, che vedeva l’Universo
come sistema chiuso con la Terra al centro, circondata da etere perfetto, al modello moderno, basato sulla
teoria eliocentrica di Copernico, che teorizzava il Sole al centro dell’universo.
GALILEO GALILEI
Galileo Galilei non era un filosofo e non ha scritto nessuna teoria filosofica, ma è considerato il pioniere della
rivoluzione scientifica. Cercò infatti di rivendicare l’indipendenza degli scienziati dalla chiesa, perché dovevano
essere liberi da costrizioni fisiche e morali. Fu il primo a capire l’importanza della comunità scientifica, e per
questo condivise pubblicamente tutte le sue scoperte, esponendosi anche alla Chiesa. La chiesa era appena
uscita dalla controriforma, e perciò era molto rigida. Galileo era cristiano cattolico, ma pensava comunque che
la scienza dovesse essere legata alla religione, e non schiacciata da essa. Secondo Galileo infatti, Dio parla
agli uomini con due strumenti: la Bibbia e la natura. La Bibbia è scritta usando parabole ed esempi, in modo da
spiegare in modo semplice il contenuto scientifico della natura. Dio poi creando il mondo crea la natura, che gli
uomini devono interpretare con la scienza per estrarne le leggi e i teoremi, tutti scritti nella natura in linguaggio
matematico. Perciò Bibbia e natura arrivano dalla stessa fonte, quindi non devono essere in contrasto. Galileo
non spiegò mai il suo metodo, ma lo applicò solo. Il metodo sperimentale si basa su analisi e sintesi. L’analisi
è l’osservazione dei fenomeni, con conseguente misurazione matematica e formulazione di prime ipotesi. La
sintesi invece si basa sull’esperimento, che consente di verificare le ipotesi. Se le ipotesi vengono verificate, si
può passare all’ultimo punto, la formulazione della legge.
CARTESIO
Nasce e muore filosofo, e lascia due opere: Discorso sul Metodo e Meditazioni sulla filosofia prima. Ha una
visione onirica, perché si sente investito da Dio di un compito, quello di rifondare il sapere su basi stabili. Infatti
secondo Cartesio bisognava annullare tutte le conoscenze e ripartire da zero. Il suo metodo si basa sul dubbio.
Il dubbio riguarda il pensiero scientifico, e significa che non bisogna prendere niente per vero, neanche se
scritto nel Vangelo, nella Bibbia o da qualche pensatore importante. Bisogna sempre controllare prima di
credere. Secondo lui, gli uomini sono tutti dotati della stessa intelligenza, ma deve impararla ad usarla bene. Se
l’uomo riuscisse ad usare correttamente la ragione riuscirebbe a scoprire le cose vere. La filosofia quindi
cambia ruolo, perché non indica più concetti ma indica strumenti intellettuali per usare al meglio la ragione.
Infatti, la conoscenza che non porta a nulla è inutile. Cartesio studia se stesso per studiare tutti gli uomini, e
usa un metodo, che si basa su 4 regole:
• Evidenza: bisogna partire da due elementi indubitabili (idee chiare e distinte). Se partissi da idee non
chiare, il ragionamento sarebbe confuso;
• Analisi: bisogna scomporre il problema in più parti più semplici e cominciare a risolverle;
• Sintesi: bisogna prendere gli elementi fondamentali e raggrupparli in maniera logica;
• Enumerazione: bisogna controllare se tutto è stato analizzato e sintetizzato correttamente;
Queste regole sono modellate sull’intelletto, in modo che siano applicabili a tutti. Sono astratte e generiche,
così da poter essere applicate su tutte le cose. Infine, vanno usate per andare in fondo alle leggi scientifiche.
1ªMEDITAZIONE
Nella prima meditazione, Cartesio si chiede se l’uomo, se esistesse un dio ingannatore, riuscirebbe o meno ad
accorgersene. Ad es. l’uomo prende per vero che 2+2=4, ma potrebbe essere che un dio ingannatore ci illuda
che faccia 4 quando in realtà 2+2=5. Quindi questa divinità ingannatrice potrebbe ingannare anche sulle cose
più certe. Di conseguenza, l’uomo deve almeno una volta dubitare di qualsiasi cosa, per essere certi che
questa sia veramente vera. Arriva alla conclusione che tutto è dubitabile, anche le cose prese sempre vere
come la matematica. Bisogna sempre dubitare almeno una volta perché la conoscenza deriva dai sensi, che
almeno una volta nella vita mi hanno ingannato.
2ªMEDITAZIONE
Con la seconda meditazione, Cartesio giunge alla prima certezza: io sono perché penso. Io sono una res
cogitans, ossia una cosa pensante. Come tale io dubito, perché il dubitare è una delle azioni razionali e
naturali dell’uomo. Il pensiero è la certezza che io sono al centro dei miei pensieri; il pensare è un’azione
indubitabile (per forza penso), ma può sbagliare. Questo perché anche nei sogni sono io che penso, ma le
sensazioni non sono reali (sogno di essere seduto, ma in realtà sono sdraiato nel letto). Infine, Cartesio spiega
che l’idea di una cosa è più forte della cosa fisica. Per spiegarlo, fa l’esempio della cera: se un pezzo di cera
ha la sua forma o si scioglie, io lo chiamerò sempre cera, perché non mi baso sulle caratteristiche fisiche ma sul
concetto che ho in mente.
3ªMEDITAZIONE
Nella terza meditazione Cartesio si dedica alla dimostrazione dell’esistenza di Dio, ma di un Dio buono e giusto
perché dimostrando l’esistenza di Dio, eliminerà anche il dubbio dell’esistenza di una divinità ingannatrice.
L’esistenza di un Dio buono mi permette di pensare in maniera chiara (di un concetto so tutto e ne ho una
visione nitida) e distinta (riesco a spiegare un concetto senza rimandare ad altri concetti). Dio è la garanzia
che ciò che penso è vero, perché se conosco una cosa in modo chiaro e distinto per forza questa è vera. Per
dimostrare l’esistenza di Dio, Cartesio comincia dividendo le idee in tre categorie:
• Idee innate: sono le idee che esistono intrinseche nell’anima, già dal momento in cui nasco;
• Idee avventizie: sono le idee che ottengo nel mondo sensibile, ricevendo sensazioni dall’esterno;
• Idee fittizie: sono le idee che non esistono nella realtà, e che quindi sono una mia invenzione.
Dice che la distinzione tra idee avventizie e idee fittizie non è chiara. Tutte le idee possono essere fittizie, e
perciò è plausibile pensare che io mi crei tutte le idee da solo, come nei sogni. Cartesio continua dicendo che
formalmente tutte le idee hanno lo stesso peso, perché tutte modi del pensiero. Le divide quindi in altri 2 livelli:
• Livello formale: è lo statuto di idea, uguale per tutte le idee perché tutte prodotte dal cervello con la
stessa procedura mentale;
• Livello contenutistico: cambia per tutte le idee, perché ogni idea ha un contenuto diverso;
L’oggetto fisico esistente nella realtà ha come causa prima la propria idea. L’idea è meno perfetta dell’oggetto
reale (o al massimo perfetta come), perché ha meno dettagli e perché una cosa in potenza non può essere più
perfetta dell’atto. Però l’uomo dentro di sé ha un’idea di essere perfetto e onnipotente, e non può essersela
creata da solo perché l’uomo non è perfetto, quindi per forza esiste un qualcosa di perfetto (perché l’idea è
meno perfetta di ciò che la crea). Perciò Dio esiste. La dimostrazione dell’esistenza di Dio, dimostra anche la
non esistenza della divinità ingannatrice, perché l’essere buono è una caratteristica fondamentale di Dio.
4ªMEDITAZIONE
Dio è la garanzia che le cose che ho ragionato sono vere, però allo stesso tempo l’intelletto sbaglia. Dio quindi
non può essere causa dell’errore, ma io sono ciò che causa il mio stesso errore. All’errore concorrono
entrambe le facoltà dell’uomo. Queste sono:
• Intelletto, ossia la facoltà di conoscere: è dove risiedono tutte le idee che conosco. È potenzialmente
infinito, ma è finto perché non posso conoscere tutto;
• Volontà, ossia la facoltà di scegliere: sarebbe il libero arbitrio, e mi permette di scegliere senza limiti.
È perciò infinita, perché posso scegliere ciò che voglio, anche le cose impossibili;
La volontà è la causa dell’errore, perché essendo più grande dell’intelletto, può fare le sue scelte anche su ciò
che l’intelletto presenta in modo chiaro e distinto. La volontà spesso mi spinge oltre al mio intelletto, dove ci
sono tutte le cose che non so in modo chiaro e distinto. Le libertà della volontà sono due:
• Libertà di ragione: è la libertà di muoversi all’interno dell’intelletto, quindi in ciò che so bene; se usassi
solo questa, non sbaglierei quasi mai;
• Libertà di indifferenza: è la libertà che ha la volontà oltre l’intelletto, quindi in ciò che non conosco; qui
la volontà è indifferente, non è più determinata dall’intelletto a scegliere il vero e non il falso.
Cartesio conclude questa meditazione dicendo che l’errore è imputabile solo all’uomo, perché si spinge oltre
all’intelletto. Per evitare di sbagliare, l’uomo dovrebbe esprimersi solo sulle cose che conosce bene.
5ªMEDITAZIONE
L’uomo ora ha due certezze: è una res cogitans e Dio esiste. L’obiettivo della quinta dimostrazione è quello di
dimostrare l’esistenza del mondo esterno. La prima caratteristica che hanno le cose fisiche è che occupano
uno spazio, perciò sono estese. Le cose estese hanno tre caratteristiche, che sono alla base della matematica
e della fisica. Queste sono: grandezza, figura e posizione. Cartesio si chiede poi se l’idea di spazio sia
indubbiamente così oppure se ce le siamo creata da soli. Sono indubbiamente così perché le conosco in modo
chiaro e distinto, e perciò Dio garantisce che queste idee sono vere. Con questo elimina la paura del dio
ingannatore. Successivamente fornisce la prova ontologica dell’esistenza di Dio: Dio esiste per sua stessa
definizione, perché è un essere perfetto e l’esistenza è una perfezione. Conclude la quinta meditazione dicendo
che Dio è il fondamento di ogni certezza, perché l’esistenza delle idee chiare e distinte si basano
sull’esistenza di Dio, che è stata appena dimostrata.
6ªMEDITAZIONE
Nell’ultima meditazione, Cartesio si chiede se è possibile che le cose estese esistano fuori da me. Questo è
altamente probabile grazie alle altre due facoltà dell’uomo, che non servono nel pensiero. Queste sono:
• Sensazione: è la facoltà passiva di ricevere informazioni dall’esterno sotto forma di dati sensoriali,
che vengono elaborati sotto forma di immagine sensibile;
• Immaginazione: è la facoltà attiva dell’intelletto di catalogare le cose, ricostruendo l’immagine
sensibile nella testa.
Queste due facoltà non servono a pensare. Se per assurdo avessi nella mia testa tutte le immagini e
cominciassi ad usarle, non mi servirebbe alcun mondo esterno perché conoscerei già tutto. Perciò
probabilmente queste due facoltà derivano da qualcosa in me (non il pensiero). Cartesio continua la
meditazione dicendo che come conseguenza delle idee chiare e distinte, tutte le cose che so chiaramente e
distintamente sono state create da Dio separate. Da questo derivano due conoscenze: un’idea chiara e distinta
di me come res cogitans e cosa inestesa, e un’idea chiara e distinta del concetto di corpo, cosa estesa e non
pensante. E ancora, l’anima è distinta da questo corpo (di cui non è ancora stata dimostrata l’esistenza), e può
vivere senza di esso. La meditazione continua con l’aggiunta del concetto di sostanza, che può essere diviso
in: sostanza prima, ossia ciò che è in sé (ciò che esiste senza aver bisogno di altro per esistere), ed è solo
Dio; sostanze seconde, ossia ciò che esiste senza aver bisogno di altro per esistere oltre a Dio. Ogni
sostanza ha degli attributi, ossia caratteristiche che si riferiscono ad essa. Ne esistono di due tipi:
• Attributi essenziali: le caratteristiche che forniscono l’essenza della sostanza, che senza di questi non
può esistere;
• Attributi accidentali: le caratteristiche che una cosa può avere come no.
L’attributo fondamentale della mente (la res cogitans) è il pensiero, mentre l’attributo fondamentale del corpo
(la res extensa) è la corporeità, ossia la capacità di occupare uno spazio. Sensazione ed immaginazione sono
attributi accidentali del pensiero, e quindi arrivano dalla res extensa. Per dimostrare l’esistenza del mondo
esterno, serve trovare la parte attiva, ossia ciò che consente di ricevere le idee delle cose materiali. Ci sono tre
ipotesi su chi potrebbe essere:
• Io, ma non è possibile perché io sono solo una cosa che pensa, e talvolta ricevo queste idee contro la
mia volontà;
• Dio, che avrebbe la forza per farlo, ma se lo facesse annullerebbe il mondo esterno ingannandoci.
Quindi non è possibile perché Dio non può ingannare;
• Le res extensa stesse, che contengono formalmente ciò che mi rappresentano, ma non possiede tutte
le qualità che noi percepiamo. Quindi possiede solo le qualità oggettive (le caratteristiche che posso
cogliere con il solo pensiero, come l’estensione), ma non le qualità soggettive (le caratteristiche che
attribuisco alla cosa estesa a causa della sensazione, come il colore).
La sensazione mi dice tre cose certe: ho un corpo, questo corpo è unito all’anima, e che esistono altri corpi
oltre al mio. Questa non mi fa conoscere le cose, perché la conoscenza è solo dell’intelletto, ma serve a
riconoscere ciò che nuoce o giova al mio corpo.
BACONE
Bacone è un teorico della scienza, che scrive due opere fondamentali: Nuovo Organo e Nuova Atlantide, due
omaggi a Platone e Aristotele. Per Bacone, la conoscenza umana è una crescita progressiva e continua, e la
scienza deve portare un vantaggio. L’uomo deve usare la natura come strumento, domandola con rispetto per
diventare grande. Ci sono due ostacoli:
• Ostacolo culturale, perché l’uomo si porta dietro delle zavorre culturali accumulate dai primi pensatori;
il compito di Bacone è di eliminarli;
• Ostacolo metodico, perché la logica aristotelica non basta più, siccome si basa sull’anticipazione (è a
priori).
Bacone vuole ripulire la testa degli uomini da alcuni pregiudizi, gli idola. L’idola è il concetto di idea, ma nel
senso di immagini non reali che distraggono. Questi sono nati da: come nasce l’uomo, come ragiona e dalla
cultura precedente. Sono i 4 tipi:
• Idola del teatro: il teatro è una metafora per dire che i precedenti pensatori hanno esposto le idee su
un palco, come in un teatro, e vengono prese per vere anche se non dimostrate scientificamente;
• Idola del mercato (foro): Al mercato gli uomini parlano e discorrono. La parola è ingannevole per sua
natura e spesso crea disguidi. Perciò bisogna tenere in considerazione che il linguaggio può ingannare;
• Idola della tribù: sono legati alla conformazione dell’essere umano, e come tali hanno i limiti e i difetti
dell’uomo. L’uomo non è spettatore neutrale nell’universo perché lo cambia irrimediabilmente, ma
questo non può essere modificato se non eliminando l’uomo;
• Idola della caverna: ognuno ha il suo modo di crearsi lo sguardo, e perciò questi filtri creati da solo
dall’uomo si aggiungono agli altri dell’universo.

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