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DIFFERENZE TRA RAZIONALISMO ED EMPIRISMO

Esistono due vie per conoscere l’uomo:


1. Razionalismo→ L’uomo conosce utilizzando le idee innate (Cartesio).
Da qui si sviluppa una nuova corrente, quella del dogmatismo→ vi sono concetti che non possono essere messi in
discussione
2. Empirismo→ L’uomo conosce attraverso l’esperienza (Locke).
Da qui si sviluppa la corrente dello scetticismo→ non si può conoscere niente realmente.
Questi 2 concetti gnoseologici (di conoscenza) avevano condotto a 2 conseguenze:
- Il dogmatismo: il razionalismo porta a dei “dogmi” che non possono essere messi in discussione.
- Lo scetticismo: l’empirismo porta allo scetticismo cioè, ritenere che non possiamo conoscere nulla
(Hume).
CRITICA DELLA RAGION PURA:
Kant invece sostiene e spiega all'interno della “critica della ragion pura” (criticare la ragione umana su cosa può
e non può fare) (1781) l’esistenza di una terza corrente→ Criticismo il quale ci permette di superare le altre 2.
In questo trattato Kant espone varie tesi:
● Cosa posso sapere?
Egli parla del tribunale della ragione, il quale accerta i limiti e l’estensione delle capacità conoscitive
dell'uomo.
L’indagine della ragione per Kant deve esistere per capire i limiti dell’uomo→ la mente non può fare tutto.
Criticare=distinguere
Questo concetto verrà poi approfondito dalla corrente successiva dell’idealismo (per gli idealisti non ci sono
limiti).

● Com’è possibile la metafisica come scienza?


Nel mondo di Kant c’erano la metafisica e la scienza, e il suo lavoro si basa sul rapporto di queste due.
Si sapevano i limiti della scienza, ma Kant voleva scoprire anche quelli della metafisica e si chiede se la
metafisica può essere una scienza e per questo nascono i giudizi.
Un giudizio è una proposizione che collega un soggetto a un predicato.
Kant attua una distinzione dei giudizi (il giudizio è l’attribuzione di una caratteristica ad un soggetto):
- Analitico a priori→ è quello dei razionalisti, secondo cui i giudizi vengono prima dell’esperienza.
Essi sono universali e necessari, però hanno il difetto di non arricchire la conoscenza.
Il predicato è già incluso nel soggetto. (es: tutti i corpi sono estesi)
- Sintetico a posteriori → è quello degli empiristi, derivano dall’esperienza.
Essi non sono universali, però donano una conoscenza più ampia circa il soggetto. (es:i corpi sono
pesanti)
- Sintetici a priori→ Questa riporta i pregi dei due giudizi precedenti.
Sono di carattere universale e al contempo donano nuove informazioni circa il soggetto.
Questi ultimi sono i giudizi della scienza; della matematica e della fisica.
Per sapere se la Metafisica è una scienza, secondo Kant, bisogna accertarsi che i giudizi della Metafisica
siano sintetici a priori, però essi non lo sono e quindi non si può parlare della Metafisica quale scienza.
● La Rivoluzione Copernicana:
Egli attua una medesima rivoluzione in campo gnoseologico→ nell’ambito conoscitivo non bisogna più porre al
centro l’oggetto, bensì il soggetto (come aveva fatto Copernico).
Comprende che non è la mente condizionata dalla realtà ma è la realtà ad essere condizionata e modellata
sulle caratteristiche della mente umana.
Questo passaggio comporta l’uso dell’aggettivo trascendentale→ una conoscenza che si occupa di come la
nostra mente conosce, (diverso da trascendente che va oltre alla realtà).
Kant distingue 3 facoltà della mente umana:
- Estetica trascendentale→ si occupa di sensibilità, la quale è la base della conoscenza umana, che si
basa su un’esperienza sensoriale.
Con la sensibilità nascono le sensazioni che forniscono intuizioni sensibili
Attraverso i sensi recuperiamo le nostre percezioni e i dati dall’esterno.
Questi dati sono organizzati dallo spazio e dal tempo, che sono per il filosofo forme pure a priori presenti in tutti
noi→ vengono quindi definiti intuizioni pure.
Tutto ciò che scaturisce dalla sensibilità ha natura universale perché spazio e tempo hanno una natura
universale, poiché sono uguali per tutti, questi sono presenti in tutti noi, oltre alla sensibilità, infatti, ci sono
anche spazio e tempo.
Alla base del concetto di spazio vi è la geometria.
Alla base del concetto di tempo invece vi è l’aritmetica.
Spazio e tempo organizzano le intuizioni sensibili, e dato che li abbiamo tutti, le intuizioni sensibili sono
universali.
Per Kant sono una sorta di occhiali: la nostra sensibilità viene filtrata da questi occhiali che ci rendono la
realtà tale.
Si parla di occhiali fissi e quindi il nostro modo di intendere la realtà non potrebbe essere differente.
- Analitica trascendentale→ si occupa dell’intelletto (facoltà superiore alla sensibilità) il quale analizza,
elabora ed organizza i dati percettivi che raccogliamo attraverso la sensibilità (le due facoltà lavorano di pari passo→
senza una delle due facoltà non potrebbe esistere l’altra), consentendoci di dare un senso a dati raccolti.
Senza intelletto non si potrebbe pensare.
I pensieri senza contenuto sono vuoti, se non abbiamo le intuizioni, i concetti sono ciechi.
I dati percettivi e i pensieri sono collegati, se il pensiero non avesse nulla da pensare sarebbe cieco.
A livello temporale ci sono prima i dati percettivi ma poi collaborano.
Anche l’intelletto ha delle sue forme pure, ossia le dodici categorie:
Le dodici categorie sono ciò che unifica le intuizioni spazio-temporali della sensibilità, unifica cioè i dati
percettivi.
Alla fine dell’analitica trascendentale lui arriva alla distinzione di conoscenza fenomenica e noumenica:
- fenomeno→ ciò che appare, ossia ciò che l’uomo può conoscere, come appare al soggetto e come può essere
conosciuta.
- noumeno→ la cosa in sè, ossia la realtà che l’uomo può solo pensare e non conoscere, è un concetto limite delle
nostre pretese conoscitive.
- Dialettica trascendentale→ si occupa della ragione la quale consente all’uomo di spingersi a domandarsi
i vari interrogativi della vita, per dare un senso al tutto.
Si parla di domande che vanno oltre la sensibilità: non siamo semplicemente esseri intelligibili, bensì abbiamo
la necessità di guardare oltre.
Intelletto e ragione vengono distinte:
-L’intelletto organizza i dati.
-La ragione invece è la facoltà che ci permette di andare oltre → non vogliamo sapere solo l’essenziale, ma ci poniamo
altre domande.
LOGICA TRASCENDENTALE:
E’ la parte che si occupa della ragione, la quale vuole trovare delle spiegazioni e delle soluzioni alle
domande fondamentali della metafisica.
La ragione elabora le tre IDEE TRASCENDENTALI che sono:
- DIO→ si parla di Teologia razionale (ente supremo che mi permette di comportarmi bene).
- ANIMA→ si parla di psicologia razionale (ci chiediamo se l’anima dopo la morte avrà un continuo)
- MONDO→ si parla di cosmologia razionale
Facendo un'analisi della dialettica trascendentale Kant si rende conto che queste idee sono vuote,
ossia idee che vengono formate dalla ragione ma che non hanno contenuto, perché non hanno dati
sensibili e percettibili, di conseguenza non si possono formulare giudizi riguardo ad essi.
La conclusione è che la metafisica NON può essere una scienza, queste idee ci servono solo per dare un senso
alle nostre riflessioni→ Kant dice che hanno un funzione regolativa, ossia servono per organizzare la
nostra conoscenza, dare un senso alle nostre riflessioni e farci capire i limiti della conoscenza.
Le tre idee trascendentali cercano di spiegare la realtà:
Es. 1) E’ bene sapere che esiste Dio al fine di avere una guida nell’agire e nel comportamento
2) E’ bene sapere che esiste un'anima al fine di essere coscienti della propria soggettività
3) E’ bene sapere che esiste il cosmo perché la sua origine permette di vedere fenomeni della
realtà nella loro complessità
Quindi la conclusione è che la metafisica non è una scienza ma allo stesso tempo è utile per la sua
funzione regolativa.

CRITICA DELLA RAGION PRATICA


“Due cose riempiono l’animo di ammirazione e di venerazione sempre nuove e crescenti. Quanto più
sovente ed a lungo si riflette sopra di esse: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di
me”.
Kant ha 2 certezze:
- Il cielo stellato permette all'uomo di vivere una realtà necessaria perché anche l’uomo è un
essere necessario con una realtà fisica; il cielo stellato rappresenta ciò che posso conoscere.
- La legge morale permette all’uomo di agire e comportarsi in maniera libera.
Alla base della legge morale c'è il dovere perché la legge morale prescrive ciò che dobbiamo volere
perché la ragione morale oltre ad essere pura (conoscitiva) è anche pratica.
Quindi la ragione pratica fornisce all’uomo una legge morale che si basa sul concetto del dovere.
Per Kant c’è una differenza grande tra “agire secondo dovere” e “agire per dovere”:
- Es. trovo per strada un portafoglio pieno di soldi e le persone vicino a me mi guardano e
pensano che io sia un ladro e quindi lo porto dai carabinieri—> ho agito secondo dovere dato che
quel portafoglio non è mio, ma l’ho consegnato non per una mia convinzione di un idea giusta ma
perchè mi stavano guardando; lo faccio anche se per me non è la cosa giusta da fare.
- Agire per dovere invece significa comportarsi in un determinato modo perchè è giusto e perchè lo
dice la legge morale→ si deve agire per dovere e non secondo dovere.
La legge morale agisce attraverso l’imperativo categorico, il quale fornisce delle formulazioni formali,
ossia ci dice come bisogna comportarsi nelle situazioni.
L’imperativo categorico stabilisce il dovere non suscettibile di compromessi e fornisce formulazioni formali→
non ci dice cosa dobbiamo fare ma il comportamento che dobbiamo tenere.
Ci sono tre formulazioni:
1) “Agisci solo secondo quella massima che tu puoi volere, al tempo stesso che diventi una legge
universale”. La mia legge morale può essere usata in tutti i casi e sempre senza conseguenze
negative?
La ragion pratica non prescrive un’azione specifica ma indica come indirizzare la propria volontà→ se la mia
azione è universalizzabile diventa un'azione morale.
2) “Agisci in modo da considerare l’essere umano, sia nella tua persona sia nella persone di ogni
altro, sempre come fine e mai come mezzo”.
Rispetta la persona, la dignità della persona, che è in te e in tutti gli altri uomini evitando di usare il
prossimo e di ridurre te stesso a semplice mezzo.
3) “Agisci come se la massima tua azione dovesse diventare per tua volontà una legge universale di
natura”.
La legge morale esprime la volontà dell’uomo che non proviene dall’esterno ma da se stesso quindi l’uomo
ubbidisce solo a se stesso.
Quindi l’uomo è libero di agire seguendo oppure no la legge morale→ l’uomo è al centro della moralità.
In questo modo Kant riprende e attua la legge copernicana in campo etico.

In questo trattato Kant si chiede:


● Che cosa posso sperare?
Per rispondere a questa domanda Kant spiega il concetto di sommo bene→ ossia l’unione di virtù e
felicità.
Il sommo bene non è facile da raggiungere perché è complicato conciliare virtù e felicità:
- Se una persona rispetta costantemente la legge morale significa che punta solo a compiere il
dovere ma lascia da parte la felicità.
- Se una persona è sempre felice vuol dire che non rispetta il dovere.
Per conciliare questi due aspetti Kant dice che occorre ammettere dei postulati di carattere religioso
che scaturiscono dalla presenza della legge morale (Postulato→ dato di fatto che non ha bisogno di
dimostrazione):
- Immortalità dell’anima→ L’anima è immortale quindi l’uomo non può raggiungere la felicità in vita ma
la può raggiungere dopo la morte.
Questa non è una conoscenza teoretica ma è una riflessione di Kant→ dopo la morte sicuramente l’anima
raggiungerà il sommo bene (dalla morale alla religione).
- Esistenza di dio→ Dio esiste perché è considerato come un essere onnipotente e buono che ci garantisce
che prima o poi otterremo il sommo bene.
- La libertà→ Il “tu devi” è legato al “tu puoi” quindi l’uomo agisce in una certa maniera perché vuole
agire in quel determinato modo.
Se non ci fosse la libertà l’uomo non potrebbe agire seguendo la legge morale.
LA CRITICA DEL GIUDIZIO
Questo trattato affronta la tematica dell’estetica, intesa come scienza del bello.
Nelle due critiche precedenti abbiamo visto che l’uomo fa parte di due mondi completamente opposti
tra loro:
- Critica della ragion pura→ La funzione conoscitiva dell’intelletto che studia il mondo sensibile
caratterizzato dalla necessità
- Critica della ragion pratica→ Il mondo in cui vige la libertà e la moralità
La terza critica vuole trovare un punto di incontro tra il mondo della necessità e quello della moralità.
Kant trova questo accordo attraverso il sentimento, il quale viene viene visto come la facoltà
intermedia.
Si esprime attraverso giudizi riflettenti:
Giudizio riflettente→ riflette sulla realtà con lo scopo di analizzare l’oggetto e stabilire le caratteristiche.
Questo giudizio può essere di due tipi:
● Giudizio riflettente teleologico
● Giudizio riflettente estetico→ si basa sul gusto e riflette sul piacere/dispiacere che questo oggetto ci
produce.
Questo giudizio vale universalmente anche se l’uomo non riesce a spiegarne il perché, quindi
subentra il sentimento.
Es. la gioconda è bella a livello universale.
Il piacere suscitato da un'opera d'arte o un tramonto. Quindi lui fa una distinzione tra:
- piacere→ è universale ma non si riesce a spiegare il perché (es. un tramonto)
- piacevole→ è soggettivo (es. una borsa).
La conclusione a cui arrivo è: “è bello ciò che piace universalmente senza concetto”.
A noi piace qualcosa perché piace universalmente, ma concettualmente non sappiamo perché ci
piace.
IDEALISMO E ROMANTICISMO
Romanticismo: un movimento culturale che si sviluppa in Germania verso l’inizio del 1800 e riguarda
la letteratura, l’arte e la filosofia.
Idealismo: una corrente che riguarda solamente la filosofia
Aspetti in comune dei due movimenti: entrambi si pongono come obiettivo il superamento
dell’illuminismo e il ruolo della ragione (l’illuminismo si era concentrato su ciò che si può conoscere
attraverso l’intelletto) invece il romanticismo ritiene che bisogna andare oltre questa convinzione.
Questi movimenti partono dalla riflessione kantiana che distingue il noumeno dal fenomeno.
Non bisogna fermarsi solo alla realtà fenomenica perché è possibile conoscere la cosa in sé, ossia il
noumeno.
E’ possibile cogliere l’infinito perché ciò che noi conosciamo è frutto dell’infinito. Come?
Attraverso diverse vie.
Il movimento che segna l’inizio del romanticismo è lo sturm und drang che è un movimento letterario
ma che propone aspetti puramente filosofici:
Es. l’esaltazione del sentimento e delle passioni, la riscoperta della natura, la libertà (infatti va contro
alle regole precostituite), l’amore per la patria e per la nazione, la visione panteistica del mondo
(ossia la presenza perenne di Dio).
La nascita del romanticismo si ha con il circolo di Jena dove vi sono personalità fondamentali tra cui i
fratelli schlegel, Novalis, Hölderlin e Schleiermacher.
In questo circolo vi sono dei filosofi idealisti.
- Fichte
- Schelling
- Hegel
HEGEL:
Inizialmente aderisce in modo molto convinto agli ideali romantici ma successivamente diventa un
conservatore.
Kant aveva affermato che il Noumeno, L’infinito è inconoscibile.
I filosofi romantici adottano altre vie per raggiungere il noumeno/ infinito→ sono certi che questo sia il
fondamento della realtà e ne sentono la mancanza quindi la nostalgia.
Sentono che noi siamo parte dell'infinito e per questo vogliono raggiungerlo.
Le vie sono:
- sentimento
- arte
- fede
- il rinnovato esercizio della ragione (hegel).

Ci sono due approcci diversi


● Il modello panteistico→ si basa sul sentimento dell'immedesimazione tra infinito e finito. Porta ad
una religiosità cosmica perché vede Dio presente nel cosmo (concezione romantica).
● Il modello trascendentale → legato alla religione monoteistica e cristiana→ si basa sulla
trascendenza dell’infinito rispetto al finito. Questo porta alla religiosità storica
Nello spirito romantico c’è il sentimento del "sehnsucht""sehnsucht" che significa desiderio di
raggiungere l’infinito per poterlo conoscere in maniera profonda. Si parla addirittura del così detto
“demone dell’infinito” e porta a due atteggiamenti diversi:
- Ironia→ ogni realtà finita è nulla di fronte all’infinito
- Titanismo→ atteggiamento di sfida e ribellione

LA CONCEZIONE DELLA STORIA E DELLA POLITICA


Per i romantici qualsiasi periodo storico è importante, a differenza degli illuministi che avevano giudicato
negativamente il medioevo come secolo da dimenticare, i romantici invece sostengono che ogni epoca storica è
necessaria e anche il medioevo deve essere rivalutato→ es. nel medioevo è nata la concezione di nazione.
C’è una concezione giustificazionista e ottimista nei confronti della storia perché ogni periodo storico
ha il suo senso, il suo significato e la sua ragione.
La cultura romantica si caratterizza per essere favorevole alla rivoluzione ma solo inizialmente perché
poi si afferma un ruolo molto conservativo.
Questo concetto della nazione che possiamo far risalire al medioevo poi si delinea in maniera molto
chiara durante il romanticismo, si parla di “concetto romantico di nazione” → realtà chiusa e organica,
una comunità vivente di individui che condividono lingua, religione ecc…
Il concetto di nazione nato nel medioevo, si definisce in modo più chiaro proprio nel romanticismo, vi
è una vera e propria differenziazione tra le nazioni.
Questo porterà poi alla nascita del nazionalismo.

SENSO DELL’ESISTENZA
● Schopenhauer (1788-1860) → Una visione pessimistica della vita
● Kierkegaard (1813-1855) → Le possibilità e le scelte dell’esistenza
● Heidegger (1889-1976) → Il problema dell’esserci
Hanno una visione simile sul senso dell’esistenza anche se Heidegger vive in un periodo diverso.

SCHOPENHAUER (1788-1860) → Una visione pessimistica della vita


Lui ha avuto diversi influssi culturali.
Nasce a Danzica, veniva da una famiglia benestante e per questo ha potuto approfondire i suoi studi.
La sua visione della vita è agli antipodi rispetto a quella di Hegel (razionale), Schopenhauer infatti
aveva né una visione irrazionale.
Lui ebbe una cattedra a Berlino nello stesso periodo in cui vi era Hegel.
Schopenhauer teneva le lezioni nello stesso orario di Hegel, tuttavia tutti gli studenti preferivano
Hegel, per questo l’aula di Schopenhauer era sempre vuota e questo contribuì a peggiorare il
rapporto tra i due filosofi.
Lui scrive “Il mondo come volontà e rappresentazione” nel 1818 → opera più importante, che non
ebbe subito successo perché il clima culturale era hegeliano (razionalista), invece quello di Schopenhauer era
completamente opposto e il mondo non era ancora pronto.
Il successo avvenne con la pubblicazione, nel 1851, di “Parerga e paralipomena", un'opera di
divulgazione delle dottrine diffuse nel mondo.
Lui studia Platone del quale apprezza la teoria delle idee (la vera essenza, la vera realtà, la
presenza dell’iperuranio ecc.).
Un punto di riferimento del suo pensiero è il criticismo kantiano e soprattutto la differenza tra
noumeno e fenomeno. Egli però si contrappone all’idealismo.
Aveva interessi per la sapienza orientale (recupero di alcuni motivi, uso di espressioni suggestive,
ammirazioni per la sapienza orientale).
“Il mondo come volontà e rappresentazione”
Differenze tra Kant e Schopenhauer
Siamo in ambito gnoseologico.
Egli fa una distinzione tra “fenomeno” e “cosa in sé” di Kant e Schopenhauer:
● Per Kant il fenomeno era l’unica realtà conoscibile dalla mente umana.
Il noumeno invece era un concetto-limite, promemoria critico per ricordarci i limiti della
conoscenza (inconoscibile).
● Per Schopenhauer il fenomeno è una parvenza, un’illusione, un sogno
(“velo di Maya” → espressione presente nella sapienza orientale per dirci che non possiamo conoscere
direttamente la realtà perchè è coperta con questo velo).
Il noumeno invece è la volontà di vivere: per lui è ciò che “si nasconde" dietro la realtà
apparente del fenomeno e che il filosofo ha il compito di "scoprire" (conoscibile).
Il filosofo solleva il velo di Maya, questa è una differenza con Kant e gli idealisti.
Vi è la ripresa di Kant ma la riflessione lo porta ad una conclusione differente.

TESTO IL VELO DI MAYA - “il mondo come volontà e rappresentazione”


Qui Schopenhauer riprende la filosofia platonica e quindi il concetto di idea, nonché la saggezza
religiosa dei “Veda” e nello specifico il concetto del “Velo di Maya”.
Il filosofo giunge quindi alla conclusione: che quello che vediamo del mondo sia in realtà una mera
illusione, un’immagine ingannevole di quello che effettivamente è il mondo.
Se Kant aveva ammesso l’esistenza della realtà noumenica, limitandone però la conoscenza
all’aspetto fenomenico, ammettendo quindi solamente un’intuizione di tipo empirico; Schopenhauer
introduce invece il punto di vista platonico di un’intuizione di tipo intellettuale.
COME AVVIENE LA CONOSCENZA?
Schopenhauer dice che la conoscenza è frutto di una rappresentazione che ha origine dall’unione di
soggetto e oggetto, se manca uno dei due non arriveremo alla conoscenza.
Fondamentali, per la conoscenza, sono le funzioni di:
- Sensibilità: forme a priori di spazio e tempo (Kant) che operano come principio di
individuazione,
la cui funzione è quella di individuare gli oggetti nello spazio e nel tempo.
- Intelletto: attraverso cui la mente umana produce una conoscenza immediata.
Kant aveva parlato di 12 categorie, anche in questo caso Schopenhauer applica una modifica e dice
che la categoria è solo una e cioè quella della causalità che ci permette di collegare un effetto con la
sua causa.
LA VITA E’ UN SOGNO INGANNATORE
Noi non siamo solo pensiero ma siamo anche corpo.
Guardandoci dentro noi siamo spinti dalla volontà che ci serve per ottenere qualcosa e questa
volontà di vivere è presente in tutti noi.
La volontà di vivere c'è anche nel filo d'erba che in mezzo ad un pezzo di cemento.
Poi nell'uomo la volontà di vivere si esprime al massimo perché noi pensiamo e siamo consapevoli di
essere volontà di vivere.
Schopenhauer diceva che il mondo è come una rappresentazione, ma la rappresentazione inganna
“la vita è un sogno”, solo il filosofo è capace di andare oltre l’inganno e di interrogarsi sulla vera
realtà.
IL MONDO COME VOLONTA’
Per Kant la vera realtà era inconoscibile, per Schopenhauer era il contrario→ per lui possiamo
conoscere la realtà attraverso il corpo perché “l’uomo non è una testa alata senza un corpo”.
Ciò permette all’uomo di raggiungere il noumeno, l’essenza profonda delle cose, cioè la volontà di
vivere. L’uomo raggiunge la volontà di vivere attraverso la propria corporeità.
VOLONTA’ DI VIVERE
La volontà di vivere è impulso cieco e irrazionale che governa tutta la natura, sia inorganica che
organica, fino ad arrivare all’uomo che è l'essere più complesso ed è consapevole della volontà di
vivere.
La volontà è la cosa in sé del mondo e si concretizza nella natura:
● Mondo minerale
● Mondo vegetale
● Mondo animale
In questi tre non c’è la consapevolezza e coscienza della presenza della volontà di vivere.
Essa c’è solo nell’uomo. Egli quindi si rende conto di essere volontà di vivere.
Quando l’uomo agisce secondo la volontà di vivere ma quest’ultima viene negata, gli stimoli e i
desideri vengono repressi.
VISIONE PESSIMISTICA
Una delle caratteristiche della volontà di vivere è che non ha un fine ultimo ma è un continuo
desiderio che non ha mai fine e non ha un freno→ c’è quindi un continuo ripresentarsi del desiderio:
ogni qualvolta che un desiderio svanisce se ne ripropone un altro.
Quando c’è un desiderio subentra anche la sofferenza perché se desidero un qualcosa vuol dire che
quella cosa mi manca e questo provoca sofferenza.
Solo quando il desiderio viene realizzato subentra il piacere in forma di felicità e soddisfazione che
sono però solo momentanee perché poi subentra un altro desiderio e quindi un'altra sofferenza:
la sofferenza non ha mai fine.
Se il piacere permane a lungo subentra la noia, che subentra nel caso in cui i desideri cessano di
arrivare.
Per il filosofo la vita umana è come un pendolo che oscilla continuamente tra sofferenza e piacere.
Nella natura animale ci sono gli istinti che non sono però dati dalla consapevolezza quindi la
sofferenza è molto meno chiara ed evidente rispetto all’uomo.
Più si eleva la conoscenza, più vive la sofferenza.
Inoltre per gli uomini, più un uomo è intelligente e quindi più è sensibile, maggiore sarà la sua
sofferenza perché avverte il dolore in maniera più profonda rispetto alle altre persone.
CARATTERISTICHE DELLA VOLONTA’ DI VIVERE:
- È inconscia perché è oltre la dimensione del fenomeno e si sottrae alle forme a priori che la
caratterizzano.
La volontà in sé non si può conoscere quindi non può essere collocato nello spazio e nel temp
- È eterna perché è la forma del tempo quindi non ha né un inizio né una fine.
- È incausata perché è oltre la categoria di causa e si configura come forza libera.
- È senza scopo perché non ha una metà e vuole continuamente se stessa
- È unica perché esiste al di fuori dello spazio e del tempo che moltiplicano e dividono gli enti.
Questo concetto ci porta a dire che è una concezione completamente atea perché il fine ultimo
dovrebbe essere Dio ma per Schopenhauer non c’è un fine ultimo.
La divinità di Schopenhauer è quindi la volontà di vivere che domina il mondo.
LE OGGETTIVAZIONI DELLA VOLONTA’
La volontà è unica e governa il mondo.
● Essa ha delle oggettivazioni, cioè si manifesta nella natura attraverso le idee (ripresa di Platone).
- Ad esempio noi abbiamo un triangolo di carta, di legno o disegnato→ queste sono solo espressioni di una
realtà fenomenica, invece l’idea del triangolo è una sola.
● Oltre al grado di oggettivazione delle idee esiste anche l’oggettivazione nei vari individui del
mondo naturale→ le caratteristiche che noi vediamo nel mondo sensibile.
- Ad esempio l’idea di casa è il primo livello di oggettivazione, il secondo livello di oggettivazione è
quella dell’individuo cioè qualcosa di concreto, quando noi la costruiamo e non la pensiamo e
basta e la immaginiamo come idea di casa dove vive una famiglia.
Tra individui ed idee esiste un rapporto di copia (idea)-modello (individuo).
Il mondo delle realtà naturali si struttura in una serie di “gradi”, “una piramide cosmica” che culmina
nell’uomo: l’unico ad essere consapevole della sua volontà.
RIFIUTO DEL SUICIDIO
Shopenhauer si domanda se fosse possibile rifiutare la volontà di vivere (dolore)→ la nolontà (non volontà
di vivere): è possibile raggiungerla ma non attraverso il suicidio.
La volontà di vivere è molto forte nell’individuo e il suicidio non è cancellazione della volontà di vivere
anzi esprime la sua forza.
Sono altre per Schopenhauer le vie per liberarsi della volontà di vivere:
● Arte: conoscenza libera e disinteressata che si rivolge alle idee, con l’esperienza estetica si ha
una momentanea liberazione dalla volontà di vivere.
L’arte sottrae l’individuo alla catena infinita dei bisogni e dei desideri quotidiani → ha un effetto
catartico.
L’uomo grazie all’arte contempla la vita e si eleva al di sopra della volontà, del dolore e del
tempo.
Al culmine dell’esperienza artistica lui pone la musica, l’arte più profonda e universale.
Quando finisce l’esperienza estetica, la volontà di vivere ritorna impellente.
● Etica: implica un impegno nel mondo a favore del prossimo.
Attraverso la morale si ha una liberazione dalla volontà di vivere, anche in questo caso
temporanea.
Nasce dal sentimento di pietà o compassione, vivendo come nostre le sofferenza degli altri.
Questa è un’esperienza che ci aiuta perché non è solo l’essere singolo che soffre, ma tutti
soffrono perché si trovano tutti nella stessa situazione.
Questo ci fa sentire meglio perchè sappiamo che la sofferenza è qualcosa che ci accomuna.
Comprendere gli altri è simbolo di condivisione.
Tramite la pietà si sperimenta quell’unità metafisica di tutti gli esseri.
Ogni atto di pietà è il riconoscimento di tale unità.
La morale si concretizza nelle due virtù cardinali:
- la giustizia (carattere negativo→ io mi comporto in maniera giusta se decido di non fare male gli altri)
- la carità (carattere positivo→ aiuto gli altri).
● Ascesi: l’individuo rinnega i propri istinti e la propria persona, spegnendo in sé la volontà.
La via definitiva di liberazione dalla volontà di vivere, questa non è momentanea.
L’ascesi consiste nel cessare di volere la vita e il volere stesso, l’asceta cancella il proprio
desiderio:
1. castità perfetta
2. rinuncia ai piaceri
3. umiltà digiuno
4. povertà
5. sacrificio
6. auto macerazione
L’asceta rifiuta questo per raggiungere la noluntas→nolontà (liberazione dalla volontà di vivere).
Il raggiungimento della nolontà è simile alle condizioni dei religiosi buddhisti che raggiungono il
nirvana buddista.
KIERKEGAARD SOREN (1813-1855) → Le possibilità e le scelte dell’esistenza
La sua vita è stata molto tormentata e caratterizzata da eventi traumatici, ha perso la madre e i suoi
tre fratelli nel giro di due anni.
Il padre sembra che si sia macchiato di una colpa, non si sa bene quale, però il padre ha vissuto in
maniera molto forte questa sua colpa.
Probabilmente si tratta di una bestemmia o il fatto che abbia avuto una relazione con la cameriera.
A causa di questa colpa sembra che i lutti siano avvenuti conseguentemente.
Kierkegaard ha vissuto tutte queste cose da bambino ed è un fatto molto traumatizzante perché
percepì le ansie e i timori all’interno di una famiglia.
Questi sono momenti molto traumatizzanti per il piccolo Kierkegaard.
Lui è danese nato a Copenaghen.
“Sul concetto di ironia con costante riferimento a Socrate”-Tesi di laurea
Lui si appassiona subito alla filosofia anche se inizialmente studiava teologia, lui si è laureato con una
tesi in filosofia che riguardava l’ironia ripresa da Socrate.
Contiene due temi centrali:
● Il riferimento a Socrate e al suo metodo che si basa sul “sapere di non sapere”
Socrate utilizzava l’ironia per mettere in difficoltà l’interlocutore, una specie di maschera per
mettere in risalto la mancanza di sapere dei suoi interlocutori.
● L’ironia diventa centrale anche nella filosofia di Kierkegaard.
L’IRONIA
Permette di smascherare e denunciare la limitatezza della conoscenza umana→ la conoscenza umana non può
essere infinita.
L’ironia si traduce in una spinta a cogliere la finitezza delle cose.
● Da un lato Kierkegaard valorizza l’ironia che consiste nel “non prendere sul serio” il finito
● Dall’altro lato l’ironia viene criticata perché se portata alle estreme conseguenze può condurre al
nichilismo (niente).

CRITICHE ALL’IDEALISMO
Prima critica:
● Per Hegel la ragione coincide con la realtà e la spiega
● Per Kierkegaard non possiamo avere una spiegazione totale, ma solo una possibilità.
La possibilità per Kierkegaard ha un carattere negativo perché implica la minaccia del nulla cioè
anche la morte.
Legata a questo tema delle infinite possibilità dell’uomo vi è un atteggiamento di angoscia.
L’angoscia grava sempre sull’individuo in termine di possibilità annientatrice.
Lui parla anche del punto zero che è l’indecisione permanente, l’equilibrio instabile tra le opposte
alternative.
La decisione è molto difficile e alcune persone decidono di non scegliere fermandosi al punto zero.
Seconda critica:
● Per Hegel l’esistenza delle cose si dissolve nell’universalità della Ragione.
● Per Kierkegaard invece l’esistenza è indipendente dal pensiero e appartiene al singolo, perché
l’esistenza è indipendente dalle scelte che noi facciamo.
L’elemento razionale in Kierkegaard è meno presente.
Lui dice “La verità è una verità solo quando è verità per me”.
Kierkegaard contrappone ad Hegel una riflessione soggettiva, connessa con l’esistenza del singolo.
Kierkegaard afferma “ l’infinita differenza qualitativa” tra il finito e l’infinito.
In Hegel manca il soggetto concreto del pensiero.
DIFFERENZE TRA HEGEL E KIERKEGAARD
● Per Hegel la realtà è movimento dialettico, gli opposti trovano una conciliazione nella sintesi.
● Per Kierkegaard le contraddizioni non si risolvono bensì richiedono una scelta e richiedono che il
singolo scelga.
Le questioni umane non possono essere risolte nelle mediazioni dialettiche, perché esse richiamano
alla scelta e all’azione di ogni singolo soggetto.
Il soggetto si inserisce nei condizionamenti storici, economici e politici senza garanzie perché sono
sempre presenti il caso, la problematica e il rischio della scelta.
LA SCELTA
Per Kierkegaard le contraddizioni richiedono una scelta di uno dei due termini dell’alternativo.
Si parla di una scelta possibile.
Viene cioè posto un “aut-aut” → “oppure-oppure”, essere di fronte ad una scelta e dover scegliere
uno dei due elementi.
Nella sua opera “aut-aut” egli delinea due modelli o stadi dell’esistenza antitetici:
● Lo stadio estetico
● Lo stadio etico
O si sceglie lo stadio estetico oppure si può seguire lo stadio etico, non sono compatibili.
In Hegel mancava questa scelta.
LA VITA ESTETICA
Viene rappresentata da Don Giovanni, Faust e Johannes.
→ Don Giovanni è colui che vive una vita all’insegna del momento ed è una vita caratterizzata da un
amore momentaneo, dalla volontà di conquistare tutte le donne che gli capitano, l’obiettivo è avere
tutte le donne. A lui interessa la conquista, non l’amore. Finita la conquista si passa ad un’altra
donna.
La conseguenza inevitabile della vita estetica è la noia e la disperazione.
Elemento di continua ricerca che non è mai definitiva (noia e disperazione).
LA VITA ETICA
Colui che sceglie di ricercare una condizione tranquilla e serena→ padre di famiglia che decide di sposarsi e
avere una famiglia.
La conseguenza inevitabile della vita etica è il fallimento e vi è la necessità di compiere un salto,
abbandonandosi a Dio.
LA VITA RELIGIOSA
Basata sulla figura di Abramo che scelto da Dio ha un figlio in tarda età, Isacco→ questa gioia ha come
conseguenza il sacrificio del figlio.
Dio chiede ad Abramo di sacrificare suo figlio e lui accetta, alla fine poi Dio fermerà il braccio di
Abramo: la cosa su cui si concentra Kierkegaard è l’elemento non facilmente comprensibile di questa
scelta religiosa.
Dal punto di vista morale questo è un omicidio, ma la religione prevede questo elemento di assurdità
e quindi un rapporto di condivisione dell’individuo con l’Assoluto.
Si fonda sul rapporto assoluto con l’Assoluto ed è fede, paradosso, solitudine e scandalo.
La conseguenza della vita religiosa è l’unione con Dio.
La fede è paradossale, non è spiegabile razionalmente.
La religione è una scelta fatta nel proprio intimo e lui critica le manifestazioni di religiosità che non
sono frutto di una scelta intima, lui critica la messa ad esempio perché la considera come qualcosa di
non intimo.
L’ESISTENZA DELLA POSSIBILITA’
“Il concetto dell’angoscia”, “La malattia mortale”.
Radicale incertezza, instabilità e dubbio nell’uomo.
L’esistenza è caratterizzata dalla possibilità, ogni atto ed evento dipendono dalla libera scelta del
singolo. In relazione all’esistenza niente è necessario e tutto è possibile.
Non esiste alcun elemento necessario.
Di fronte alle infinite possibilità di scelta l’uomo prova angoscia (vertigine della libertà) o
disperazione.
L’angoscia è tipica dell’uomo perché ha infinite possibilità di scelta e quando si trova ad avvertire
questa molteplicità prova questo sentimento da cui si può sollevare attraverso la:
- salvezza
- peccato
L’angoscia è la condizione dell’uomo di fronte alle infinite possibilità.
La disperazione⇒ la malattia mortale dell’io riguarda il rapporto che l’uomo ha con se stesso, l’uomo può
essere disperato:
- quando non si accetta per quello che è: riconosce i propri limiti e non riesce ad accettarsi
- quando si accetta per quello che è: l’uomo accetta i suoi limiti e quindi non riesce a proiettarsi
oltre.
In entrambi i casi la possibilità va incontro allo scacco→ l’incapacità di affrontare la situazione, la vita;
non essere in grado di affrontare la vita e quindi porta infelicità che poi lo induce al suicidio.
La sua vita si chiude alla possibilità di trovare una via di uscita e quindi la disperazione è chiusura alla
possibilità.
UOMO TRA NECESSITA’ E LIBERTA’
La disperazione nasce:
● da una mancanza di necessità: l’io fugge verso possibilità che si moltiplicano indefinitamente
(individuo come “miraggio”)
● da una mancanza di libertà: l’individuo non vede possibilità→ l’individuo che non ha speranza e non
vede una soluzione si trova avvolto dalla necessità e non c’è via di uscita.
L’unico antidoto sicuro contro la disperazione è la fede.
L’uomo di fede riconosce la propria dipendenza da Dio e introduce nella propria vita la speranza e la
fiducia in Dio.
Ma la fede è l’aiuto che non aiuta→ essendo paradosso, assurdità e scandalo, non da la felicità.
La fede salva l’uomo dalla disperazione ma non necessariamente ci sarà il percorso verso la felicità.
Essa è paradosso, assurdità e scandalo.
ESISTENZIALISMO
L’esistenzialismo è la corrente di pensiero che si è sviluppata fra le due grandi guerre mondiali,
trovando la sua maggiore espressione nel periodo bellico e postbellico.
Si concentra sul problema dell'esistenza, il modo d’essere proprio dell’uomo.
Va oltre l’idealismo e il positivismo, vi è una relazione con il decadentismo e l’ermetismo italiano per
questo vi è un collegamento con Dostoevskij e Kafka.

MARTIN HEIDEGGER (1889-1976) → Il problema dell’esserci


Lui ha vissuto le due guerre.
Ha avuto un’esperienza molto vicina al nazismo, è nato in Germania e data la sua formazione
filosofica e fenomenologica si avvicina all’esistenzialismo.
Nel 1933 lui va ad insegnare all’università di Friburgo aderendo al nazismo la sua posizione era
abbastanza ambigua.
La sua adesione al partito nazionalsocialista è un dato di fatto.
Dopo la guerra egli non negò la sua adesione al regime e proprio per questo aveva messo da parte
l’insegnamento e questa sua posizione così ambigua non è stata ben accetta.
Le forze alleate hanno proibito ogni attività didattica, poté riprendere solo nel 52.
Quando insegnava aveva come allieva Anna Aret, con la quale ha avuto una storia d'amore.
Vi era una grande differenza di età tra i due e lei era ebrea.
Non accettò per questo l’adesione di Heidegger al movimento antisemita.
L’opera principale (incompiuta perché lui si è concentrato sull’essere ma non sul tempo) di Heidegger
è “essere e tempo” noi possiamo definire la sua fase dell’esistenzialismo dal 1930 al 1945.
All’inizio aderisce all’esistenzialismo ma poi aderisce ad un altro movimento.

La domanda fondamentale di Heidegger è “che cos’è l’essere?”


Per lui questa domanda era stata trascurata, eppure per lui era fondamentale perché l’essere è
l’orizzonte all’interno del quale possiamo elaborare qualsiasi definizione e su cui si tagliano
tutte le cose.
Es: quando parliamo di qualcosa, noi diciamo che qualcosa “è”.
Noi usiamo sempre l’essere, è un orizzonte molto ampio.
Per poter definire qualsiasi cosa noi dobbiamo basarci sull’essere, l’essere è ciò che ci permette di
dare una definizione.
L’essere è qualcosa che accomuna.

Se il problema è quello dell’essere, per Heidegger bisogna chiarire il “senso” dell’essere, per questo
la domanda “che cos’è l’essere” si sposta in maniera automatica sull’uomo perché è solo l’uomo che
se la pone, gli oggetti e gli animali non si pongono domande.
ANALITICA ESISTENZIALE
→ Dasein, un esserci, il cui modo d’essere è l’esistenza.
Il modo d’essere dell’esserci è la sua esistenza.
Spostandosi sull’uomo dobbiamo chiederci “cos’è l’esistenza?”
1. L’esistenza è la possibilità di “comprendere” l’essere→ l’uomo deve comprendere l’essere perché è
l’unico essere che si pone la domanda sull’essere.
2. L’esistenza è possibilità d’essere (l’Esserci è sempre la sua possibilità. L’uomo è ciò che “ha da
essere”, è progetto e trascendenza), l’uomo è ciò che è ora però è anche proiettato verso il
futuro.

● L’esserci è sempre in gioco, può continuamente scegliere. (“comprensione esistentiva” o


“ontica”: concerne l’esistenza concreta di ognuno) → ciascuno che concretamente esiste→ comprensione
sulla mia esistenza.
● “Comprensione esistenziale” o “ontologica”: indaga le strutture fondamentali dell’esistenza, va al
di là di ciò che siamo. Serve per conoscere la realtà dell’esistenza.
L’UOMO E IL SUO ESSERE NEL MONDO
L’uomo appare in un mondo e ciascun uomo ha un mondo.
Essendo collocato in un mondo lui vede la realtà dal punto di vista della sua utilizzabilità
Le cose appaiono come “utilizzabili”, sono strumenti, oggetti dotati di una certa funzione per la vita di
un individuo.
Il mondo quindi si caratterizza per la sua apertura nei confronti dell’uomo.
L’uomo è nel mondo secondo la modalità del “commercio”,cioè la manipolazione degli enti→ li
utilizziamo in base ai nostri bisogni.
Il mondo è una totalità di rimandi e di significati che fanno capo all’uomo.
L’uomo, oltre ad essere con le cose, è anche insieme agli altri.
Il rapporto che l’uomo vive nel suo mondo non è conoscitivo e razionale ma è un prendersi cura degli
oggetti, perché questi hanno un significato per lui.
L’UOMO E IL SUO ESSERE CON GLI ALTRI
Così come l’uomo si prende cura delle cose, si prende cura anche delle cose.
L’uomo ha cura degli altri in due forme diverse:
● Sottrarre agli altri le loro cure: l’uomo non si occupa tanto degli altri, quanto delle cose da
procurare loro (essere insieme).
● Aiutare gli altri ad essere liberi di assumersi le proprie cure: apre agli altri la possibilità di
trovare se stessi e di realizzare il loro essere (coesistere).
IL MODO D’ESSERE DELLA CURA
L’uomo si prende cura delle cose e degli altri perché l’uomo è progettualità (progetta la propria esistenza nel
momento della nascita → l’uomo, dice Heidegger, è un essere gettato perchè non decide di venire al
mondo; la gettatezza significa progettualità) che può trovare realizzazione in due modi differenti:
● L’esistenza inautentica (esistenza anonima: chiacchiera, curiosità, equivoco) → sono persone che
vivono la loro esistenza inautentica e si lasciano trascinare da un’esistenza anonima; gli uomini si
concentrano sul “si dice, si fa, si racconta”, questa nasce su chi è privo di una presa di
coscienza su ciò che vuole fare. Prevale quindi l’anonimato.
● L’esistenza autentica → qui vi è una presa di consapevolezza che nasce dall’esperienza
dell’angoscia cioè quella che serve per passare da un’esistenza inautentica ad una autentica
L’angoscia come sentimento di spaesamento verso qualcosa di indeterminato, rende manifesto il
nulla.
L’uomo può riappropriarsi della sua autenticità attraverso l'essere per la morte.
La morte tocca l’esserci nella sua stessa essenza di progetto, perché non è mai sperimentabile ma
ne chiude la progettualità.
Essere certi della morte, rende la vita autentica.
Solo il riconoscimento che nessuna delle possibilità che si incontrano nella vita è definitiva mantiene
l’apertura dell’esserci: anticipazione della morte.
Grazie a questa consapevolezza l’apertura dell’esserci verso il mondo rende l’uomo in grado di
affrontare la vita.
LA VOCE DELLA COSCIENZA
La voce della coscienza è ciò che richiama l’uomo alla sua esistenza autentica, l’uomo, essendo un
progetto gettato, non risulta il fondamento del proprio fondamento.
Deriva da ciò la nullità.
La voce della coscienza è il richiamo a questo nulla che ottiene attraverso l’angoscia.
La morte ha il compito (forte) di farci assumere la negatività strutturale dell’esistenza attestata dalla
voce della coscienza.

FEUERBACH E MARX
Dopo la morte di Hegel, i suoi allievi hanno preso due opposizioni:
→ La destra Hegeliana (i conservatori).
→ La sinistra Hegeliana (i progressisti).
La destra sosteneva il regime prussiano invece la sinistra era più progressisti e voleva un
cambiamento nella politica prussiana.
La sinistra Hegeliana puntava sulla concretezza e poneva al centro l’uomo con i suoi bisogni.
DESTRA E SINISTRA HEGELIANA:
La religione: per Hegel la religione (rappresentazione) e la filosofia (concetto) esprimevano la stessa
cosa (arte, religione e filosofia esprimevano l’assoluto) ma in forme diverse: la religione attraverso la
rappresentazione, la filosofia attraverso il concetto:
● La destra pensava la stessa cosa di Hegel e accentuava il fatto che religione e filosofia
esprimono lo stesso contenuto quindi sono portatrici della stessa verità.
La filosofia ripropone la verità religiosa in un’altra veste ma di fatto sembra svolgere il compito
di un ancilla della religione stessa (giustificazione razionale della verità religiosa). Similmente
all’uso della filosofia aristotelica da parte degli scolastici.
● La sinistra pose l’accento sulla diversità di forma tra religione e filosofia, per cui la
rappresentazione della prima è inadeguata ad esprimere la verità che è espressa
adeguatamente dal concetto filosofico. Il compito della filosofia è distruzione della religione.
La politica: per Hegel la realtà è la ragione.
Quindi la filosofia è come la nottola di minerva che ha il compito di giustificare razionalmente la realtà
già compiuta:
● La destra assunse un atteggiamento politico giustificazionista e conservatore nei confronti
dell’esistente.
● La sinistra pone l’accento sul divenire, sul processo storico più che sull’identità ragione e
realtà, sostennero che non tutto ciò che esiste è già di per sé razionale ma lo diventa
attraverso un processo che la filosofia può indicare a partire da una critica del presente.
FEUERBACH (1804-1872)
L’ATTENZIONE PER L’UOMO CONCRETO
Lui pone attenzione all’uomo completo, lui dice nella “filosofia dell’avvenire”: “occorre trarre l’uomo
fuori dal pantano (idealismo) in cui era sommerso”.
Hegel prima di Feuerbach aveva posto l’attenzione per lo spirito invece luii vuole vuole considerare di
più i bisogni dell’uomo, non lo spirito e l’idea.
“Il vero rapporto tra pensiero ed essere non può essere che questo: l’essere è il soggetto, il pensiero
è il predicato. Il pensiero dunque deriva dall’essere, ma non l’essere del pensiero”.
“LA CRITICA DELLA FILOSOFIA HEGELIANA DEL 1839”
Lui scrive la “critica della filosofia hegeliana” e dice che l’hegelismo è un’ideologia mascherata: “la
filosofia di Hegel è l’ultimo rifugio, l’ultimo sostegno razionale della teologia" e rimprovera Hegel di aver
dimenticato la dimensione concreta dell’uomo → lui infatti vuole creare un ribaltamento.
“La filosofia di Hegel ha estraniato l’uomo da se stesso”.
IL CAPOVOLGIMENTO
La filosofia Hegeliana è una filosofia che mette al primo posto la ragione e quindi considera dell’uomo
un aspetto secondario.
Il capovolgimento consiste nel mettere al centro l’uomo concreto, ciò che rende l’uomo quello che è.
Questo capovolgimento fa sì che al centro ci sia l’uomo ed è l’uomo che crea Dio attraverso
l’alienazione religiosa.
LA CRITICA ALLA RELIGIONE
Secondo Feuerbach è l’uomo ad aver creato Dio, Dio è la proiezione o l’oggettivazione a livello
fantastico di determinate qualità e perfezioni dell’uomo (ragione, volontà e amore).
Alienazione religiosa: la religione è un antropologia capovolta.
Per lui significa estraniare da sè, e lo riprende da Hegel.
Alienazione per i diversi filosofi:
- Per Hegel era il concetto dell’antitesi, l’idea è qualcosa di spirituale.
- Per Feuerbach è di tipo religioso perchè l’uomo proietta fuori di sè le qualità migliori dell’uomo,
come l’amore, la ragione e il sapere che vengono trasferite in Dio e Dio diventa creazione dell’uomo
(non è Dio che crea l’uomo, ma è l’uomo che crea Dio perchè trasferisce in questa entità tutte le sue
qualità) → si parla di filantropia.
- Per Marx è di tipo economico perchè è l’operaio che si disumanizza a causa del suo lavoro.
Brano → la religione come alienazione pag 76
UMANISMO NATURALISTICO
Si parla di un vero e proprio umanismo naturalistico, in ripresa del pensiero di Protagora,
sostenente che “l’uomo è misura di tutte le cose”.
Si attua dunque una filosofia del divenire che pone assieme umanismo e naturalismo, identificando
l’uomo come centro dell’indagine filosofica, inserendo questa figura in un contesto naturale fatto di
specifici bisogni legati alla corporeità.
L’uomo diviene un essere di carne e sangue e la corporeità diviene fondamentale anche in questo
filosofo, così come lo era stata per Schopenhauer.
Si ha inoltre un richiamo all’amore, inteso come amore per l’essere umano e un richiamo alla
socialità, considerando come l’essere umano abbia bisogno di un contesto sociale, così come
sosteneva lo stesso Aristotele.
Lettura pagina 75: nella religione cristiana, secondo Feuerbach, si avvertirebbe un respingimento
della socialità, puntando semmai ad un modello di individualismo egoistico.
Lo stesso Kierkegaard aveva parlato della scelta fedele quale un aspetto legato alla solitudine. Si
avverte quindi un richiamo alla dimensione antropologica: si parla in Feuerbach di Filantropia,
modello ateo in cui l’amore verso Dio viene sostituito dall’amore verso l’essere umano.
Si deve partire dalla concezione dell’inesistenza di Dio al fine di emancipare l’umanità. Altro elemento
caratteristico è la “teoria degli alimenti”: “l’uomo è ciò che mangia”, sosteneva il filosofo, immaginando
che l’individuo possa migliorarsi attraverso quanto ingerisce. “Se volete far migliore il popolo, in luogo
di declamazioni contro il peccato, dategli un’alimentazione migliore”, sosteneva sempre Feuerbach.
KARL MARX →(1818-1883) (pagina 78):
Nasce nel 1818 e muore nel 1883, vivendo dunque nel momento dell’affermazione della Seconda
rivoluzione industriale, tema preponderante per il suo pensiero, incentrato sulla condizione
operaia nel contesto storico di questa rivoluzione.
Il beneficio prodotto da essa ha comunque implicato lo sfruttamento e la negazione dei diritti di milioni
di persone. In sostanza si sta parlando dell’epoca del sistema capitalista, sistema economico-
sociale nato nel corso della rivoluzione e fondato sull’accumulo del capitale, gestito dai capitalisti,
nonché i datori di lavoro e possessori delle fabbriche e relativi materiali impiegati dagli operai,
retribuiti.
Si tratta tuttavia di un lavoro arduo e sottopagato, configurandosi come una forma di sfruttamento
esasperata.
Andava così definendosi un’abissale differenza tra chi possedeva e chi invece lavorare vivendo di
stenti Marx si focalizza proprio sullo sfruttamento all’interno delle fabbriche, incentrandosi sul mondo
operaio.
Gli operai inoltre vivevano in condizioni igieniche estremamente penose, vivendo limitrofamente
alle fabbriche, inalando i fumi emessi dalle fabbriche stesse.
I diritti per gli operai saranno garantiti anche attraverso l’opera di Marx, ma si è trattato di un processo
estremamente lungo.
Si sono affermati alcuni diritti che oggi sono fondamentali, come ad esempio il diritto al riposo,
assieme alla riduzione dell’orario lavorativo giornaliero.
Altro diritto garantito successivamente è stato quello di ottenere delle ferie, o un sussidio per malattia
ed infortunio, che allora non venivano retribuiti.
Marx è un punto di riferimento fondamentale per la filosofia contemporanea, ma non solo.
A livello storico, ad esempio, è stato grazie alla teorizzazione del Comunismo la sua opera che Lenin
ha potuto attuare la sua rivoluzione nel 1917.
La storia del ‘900 è quindi stata fortemente plasmata dal pensiero marxiano.
Fascismo e Nazismo, ad esempio, sono esperienze storico-politiche nate come forme di
avversione nei confronti del Comunismo.
Marx si è occupato anche di politica, concretamente, distaccandosi dal mero modello di filosofo
pensatore.
Egli si batteva per attuare le sue tesi, ponendosi come un autentico rivoluzionario.
Nel 1848 Marx ed Engels scrivono appunto il Manifesto comunista, battendosi per la risoluzione dei
problemi della classe operaia.
Tuttavia l'ideale marxiano è stato poi declinato negativamente nella sua applicazione.
LA CRITICA AL MISTICISMO LOGICO DI HEGEL
Marx fa parte della sinistra hegeliana e il punto di partenza sta sempre in Hegel.
Per affinità o per opposizione l’hegelismo ha esercitato una grandissima influenza su Marx.
Marx critica la filosofia di Hegel il cui procedimento viene definito misticismo logico, cioè Hegel per
Marx rende le realtà politiche avvolte dal mito ovvero come qualcosa che non può essere messo in
discussione.
Le istituzioni politiche appaiono allegorie o personificazioni di una realtà spirituale che se ne sta
occultata dietro di esse.
L’errore di Hegel è stato di fare della realtà la manifestazione dello spirito.
Il ruolo fondamentale di Hegel è quello del movimento dialettico che costituisce un pensiero
fondamentale per Marx perché per Marx l’opposizione che era rappresentata dall’antitesi è reale
soprattutto a livello storico-sociale perché tra la società vi è una grande contrapposizione.
Marx ritiene che l’antitesi sia il momento fondamentale.
Marx vuole attuare una “demistificazione” → è quello che vuole fare Marx relativamente ai miti creati da
Hegel.
Hegel aveva creato il mito dello stato, invece Marx dice che bisogna togliere la miticità (demistificare)
a questi elementi, ma c’è la possibilità del cambiamento.
CRITICA ALLO STATO MODERNO E AL LIBERALISMO
La filosofia di Marx è altamente critica soprattutto nei confronti di Hegel, Feuerbach e verso lo stato
moderno e al liberalismo.
Vede lo stato caratterizzato dallo stato borghese.
Lo stato borghese è caratterizzato dall’individualismo e dell'atomismo in cui l’attenzione è rivolta
all’individuo e alle singolarità.
Lo stato borghese è caratterizzato da due elementi:
● Proprietà privata: che conduce gli uomini a disinteressarsi dei bisogni degli altri→ alcuni hanno di
più degli altri.
● Libertà: che garantisce il diritto all’individuo di fare tutto quello che vuole → la maggior parte fanno
quelli che vogliono senza interessarsi agli altri
Questi due cardini sono quelli che impediscono l’uguaglianza e Marx per ripristinarla vuole attuare
una Rivoluzione sociale.
L’uguaglianza è fondamentale per Marx, non ci devono essere differenze.
LA CRITICA ALL’ECONOMIA BORGHESE
Lui critica lo stato borghese e la sua economia capitalista cioè quella che vige dalla rivoluzione industriale→
esiste un capitalista che arricchisce se stesso.
Marx vuole scardinare il sistema capitalistico e vuole istituire così il comunismo.
Il comunismo, però, non si attuò.

“ALIENAZIONE” IN MARX
Manoscritti economico-filosofici del 1844
L’alienazione non è un fenomeno "spirituale", ma un fatto concreto, l’espressione storica della
“disumanizzazione” che caratterizza i rapporti lavorativi nella società capitalistica.
Per uscirne, non basta esercitare una funzione critica, occorre piuttosto modificare la base materiale
della società.
L’operaio è alienato:
1. Rispetto al prodotto del suo lavoro: produce oggetti che non gli appartengono e che si
ergono di fronte a lui come una “potenza estranea”.
2. Rispetto alla sua attività: la sua forza-lavoro è proprietà del capitalista.
3. Rispetto alla sua essenza: vende la propria capacità lavorativa e dunque è ridotto ad una
cosa (abbruttimento progressivo).
4. Rispetto ai suoi simili: è escluso dai rapporti sociali e si relaziona soltanto col capitalista.
IL SUPERAMENTO DELL’ALIENAZIONE
Lui coniuga il pensiero con quello che si può fare veramente e quello che si può fare è il superamento
del regime della proprietà privata dei mezzi di produzione e quindi sostituire il capitalismo (incentrato
sulla proprietà privata e sullo sfruttamento dell’uomo da parte del capitalista) con il comunismo il
quale imponeva un rapporto egualitario tra gli uomini.
Concretamente si è cercato di applicare il comunismo in alcuni paesi come ad esempio in Russia, ma
non ci sono riusciti.
Anche se non si è realizzata, l’idea è molto affascinante.
Il fatto di non avere più la proprietà privata generava preoccupazione tra gli uomini, i mezzi di
produzione dovevano essere in mano a tutti secondo lui e lo stato doveva applicare una politica di
distribuzione.
IL BISOGNO DELLA RELIGIONE
Marx sviluppa il tema di Feuerbach e cerca di spiegare perché avviene l’alienazione religiosa:
● Dio rappresenta il bisogno di consolazione per gli uomini → Dio è stato creato dagli uomini per
consolarsi durante la loro vita difficoltosa.
Gli uomini sanno che se la vita terrena è caratterizzata dalla sofferenza ci sarà una vita
ultraterrena che li porterà alla pace.
● La religione è:
- La “coscienza capovolta del mondo” → l’uomo pensa che i propri bisogno siano quelli legati alla
salvezza dell’anima mentre dimentica che i propri problemi sono economici-sociali.
- “L’oppio per il popolo” cioè la religione stordisce le popolazione e quindi sono più facilmente
controllabili dal potere come stordisce l’oppio.
● La religione è frutto malato di una società malata.
L’unico modo per sradicarla è distruggere le strutture sociali che la producono.
Marx diceva che si doveva distruggere la religione e distruggere le strutture che hanno creato la
religione.
Fino adesso il mondo è stato caratterizzato da tutte le negatività, dice Marx, e per questo lui voleva
cambiarlo.
MATERIALISMO STORICO
Il materialismo storico viene approfondita da Marx ed Engels.
Engels ha una visione materialistica della realtà e Marx ha una visione storica e dice che nella storia
bisogna sottolineare sempre l’ossatura economica della società.
I modi di produzioni sono la struttura economica e consistono in:
● Forze produttive: materie prime, forza-lavoro, le conoscenze scientifiche e gli strumenti.
Es:
- Nella struttura feudale per forze produttive si intendono la forza-lavoro dei servi della
gleba, le conoscenze che si avevano nel Medioevo, gli strumenti (aratro, zappa ecc.),
le terre che venivano coltivate.
● Rapporti di produzione: rapporti di potere che esistono tra i diversi soggetti che sono coinvolti
nel rapporto produttivo, da una parte ci sono i proprietari e dall’altra il servo della gleba e il
contadino.
Es:
- La struttura economica cambia nel corso della storia; si pensi al capitalismo, in
quest’ambito le forze produttive sono altre: le conoscenze tecnico-scientifiche
(locomotive, fabbriche, macchinari ecc.).
Anche i rapporti di produzione cambiano da una parte vi è il capitalista e dall’altra
l’operaio.
La struttura (ossatura economica della società) determina la sovrastruttura o ideologia: l’insieme
delle produzioni culturali di un determinato periodo storico (le riflessioni in campo religioso,
culturale, artistico ecc.)
Es:
- L’ideologia propria di una società improntata dal feudalesimo avrà come sovrastruttura quel
tipo di organizzazione con un ruolo fondamentale della chiesa e del clero.
Le istituzioni politiche nel Medioevo la struttura politica era vicino a quella della chiesa.
- Nella società capitalistica la sovrastruttura sarà diversa da quella della società feudale perché
era diversa.
Non ci può essere la stessa ideologia della società feudale.
Cambiando la base materiale della storia, cioè le condizioni di vita degli individui, cambiano le visioni
del mondo e i comportamenti sia sociali, sia privati
IL RAPPORTO STRUTTURA-SOVRASTRUTTURA
● I fenomeni politici e culturali dipendono dalla base economica ma ciò non vuol dire che
siano apparenze.
● Questo rapporto di dipendenza non si deve intendere in modo meccanico e immediato.
● Anche se le idee possono influire sugli avvenimenti storici, è la sola struttura economica ad
essere determinante per la storia.
LA DIALETTICA MATERIALE DELLA STORIA
● In ogni epoca storica, a determinare forze produttive corrispondono precisi rapporti di
produzione (es: forze produttive di tipo agricolo/rapporti di produzione di tipo feudale).
● Le forze produttive tendono a progredire con rapidità rispetto i rapporti di produzione creando
degli squilibri.
Questi squilibri si sono scontrati con i rapporti di produzione antiquati del feudalesimo.
● A questo punto nella storia avviene un evento rivoluzionario: il capovolgimento dialettico in
chiave materialistica delle forze in campo nella società.
Es:
- La borghesia nella Rivoluzione francese, si sono affermati nuovi rapporti di produzione perché
si sono sviluppate più velocemente degli strumenti di produzione nuovi.
- Nella società Marx prevede lo stesso evento: il conflitto tra classe dominante (capitalisti) e
classe oppressa (proletari) porterà alla rivoluzione.
“IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA” 1848
Lo scopo di questo manifesto era quello di comunicare ai lavoratori che non avevano una grande
cultura, infatti Marx utilizza dei termini molto semplici.
Compare per la prima volta la parola “comunista” → il comunismo era sostenuto dalla lega dei
comunisti che comprendeva diversi esponenti, i quali condividevano idee socialiste.
Erano un insieme di tutti movimenti operai che cercavano una risposta per la situazione operaia che
era tragica, con sfruttamento, scarsa igiene e nessun tipo di protezione sanitaria.
La lega dei comunisti nasce alla vigilia del 1848 (anno di rivolte in tutta Europa), prima era definita
lega dei giusti, poi Marx ed Engel cambiano il nome.
Il socialismo era diverso dal comunismo:
- Il socialismo è un movimento che vuole un cambiamento delle condizioni dei lavoratori e lo vuole in
maniera graduale → ci sono diverse forme di socialismo (utopistico, critico ecc.. ).
- Il comunismo invece è un movimento che vuole applicare dei cambiamenti in maniera
repentina e rivoluzionaria (Marx era un rivoluzionario).
Il comunismo per Engels e Marx era uno spettro della società : “uno spettro si aggira per l’Europa:
lo spettro del comunismo” → questo creava molta paura nella classe borghese.
Per cambiare la realtà bisogna togliere i mezzi di produzione ai capitalisti, quindi ai borghesi; per
questo loro temevano il comunismo.
Marx è convinto che nella storia ci siano state sempre classi in opposizione tra loro (oppressi e
oppressori):
- Si avrà l’affermazione della dittatura del proletariato.
- Poi si affermerà la società comunista, una società in cui viene abolita la proprietà privata (i
mezzi di produzione verranno collettivizzati) e in cui si afferma l’uguaglianza economica e
non solo giuridica e politica.
- Non ci sarà nemmeno bisogno dello Stato perché lo stato nasce per sopprimere la violenza
ma in uno stato comunista questa verrà meno e saranno tutti liberi; verrà meno anche il
bisogno della religione (gli uomini sono già felici e non hanno più bisogno della religione
come sostegno e consolazione) e non ci sarà violenza perché non ci sono più le condizioni di
lotta.
Tutto ciò non si realizzò.
IL CAPITALE E L’ECONOMIA
Dopo aver proposto l’affermazione di una nuova classe sociale (il proletariato che si sostituirà ai capitalisti),
negli ultimi anni della sua vita, quando si trovava a Londra, Marx ha approfondito gli studi di economia →
anche sotto l’influsso di Engels.
Marx è un intellettuale con tantissime sfaccettature, è sia un filosofo, uno storico, un rivoluzionario ma
anche un economista.
Nell’ambito dell’economia lui fa una critica molto profonda negli ambiti dell’economia classica in
particolare a Smith e Ricardo.
Lui individua una nuova modalità di approccio nell'economia e queste erano nel “Capitale” diviso in
due volumi→ il secondo venne revisionato da Engels e pubblicato successivamente.
All’interno del “Capitale” ci sono informazioni importanti:
● Non esistono leggi universali.
● La società borghese porta in sé le contraddizioni strutturali.
● L’economia deve usare lo schema dialettico della totalità organica (deve basarsi sulla struttura
dinamica della realtà basata sulla tesi, contrapposizione e sintesi; ripresa da Hegel) e deve
inoltre studiare il capitalismo come una struttura i cui elementi sono interconnessi.
Marx parte dalle fondamenta dicendo che all’interno di un’economia ci sono delle merci che possono
essere d’uso o di scambio (“feticismo delle merci” → le merci assumono molta importanza, si
trasferisce una grande importanza alla merce finita invece che al lavoro che c’è stato prima, non si
tiene conto della fatica e dell'alienazione che questa ha creato nell’operaio):
- Il valore d’uso è quello che mi serve per fare una determinata cosa.
- Il valore di scambio è il risultato della possibilità di scambiare una determinata merce con un’altra di
valore uguale o maggiore → durante lo scambio non si parla più d’uso ma si parla di denaro o di baratto
nelle società più arretrate→ nelle società capitalistiche il valore di scambio è determinato dal denaro.
MERCE, LAVORO, PLUSVALORE
Marx si concentra sul lavoro dell’operaio e lo definisce come una “merce” pagata come tutte le altre
merci.
Il capitalista paga l’operaio dandogli un salario, la forza lavoro dell’operaio è una “merce” perché
viene acquistata dal capitalista.
La forza lavoro dell’operaio permette al capitalista di ottenere altre merci, quindi la forza lavoro è una
“merce” particolare.
All’interno dell’ambito di questa merce particolare, il capitalista ottiene il suo profitto.
Il profitto del capitalista viene chiamato plusvalore che è: il valore svolto dal lavoro dell’operaio in più
rispetto a quanto viene retribuito.
L’operaio viene pagato in parte, le rimanenti ore non vengono salariate e le merci prodotte da quel
lavoro in più, vengono intascate dal capitalista costituendo un valore aggiunto non retribuito
(plusvalore).
IL CICLO ECONOMICO CAPITALISTICO
● Nella produzione capitalistica il fine non è il consumo, bensì l’accumulazione di denaro.
● Nelle società pre-borghesi il ciclo è descrivibile con la formula M.D.M (merce-denaro-merce).
● Nel capitalismo la formula diventa D.M.D’ (denaro, merce, più denaro). Il “più monetario”
deriva dal plusvalore che determina il profitto del capitalista.
● L’operaio ha la capacità di produrre con il proprio lavoro un valore maggiore rispetto a quello
che gli è corrisposto con il salario.
● Il plusvalore dipende dal pluslavoro (lavoro svolto in più dall’operaio non retribuito).
I PUNTI DEBOLI DEL CAPITALISMO
Il capitalista vuole sempre aumentare il proprio profitto, introducendo anche le macchine che
aumentavano la produttività e diminuivano la forza-lavoro dell’operaio.
Un altro elemento che permette di aumentare la quantità di merce prodotta in un tempo inferiore è
utilizzare la forza-lavoro delle donne e dei bambini.
La conseguenza di ottenere sempre più profitto è la crisi di sovrapproduzione e la caduta
tendenziale del saggio del profitto → il capitalista non guadagna più di quanto ha investito perché
produce merce in abbondanza che non viene acquistata e quindi ne risulta una perdita.
Inoltre se un operaio ha un salario minimo spende solo per i beni di prima necessità, quindi questa
abbondanza di merce viene inutilizzata.
Per questo, per Marx la società capitalistica avrà una fine e ci sarà una grande diversificazione tra i
capitalisti (molto ricchi) e i proletari poveri.
Ci sarà sempre una grande diversificazione e per questo non potrà resistere il sistema capitalistico
all’infinito.
LA RIVOLUZIONE E LA DITTATURA DEL PROLETARIATO
La fine del sistema capitalistico avviene attraverso la rivoluzione, ma non si avrà subito il comunismo, ci sarà
una fase intermedia→ quella della dittatura del proletariato.
Per superare le contraddizioni della società borghese occorre:
● Socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio.
● Soppressione della divisione in classi.
● Attuare una “rivoluzione sociale” e abbattere lo Stato borghese (lo stato borghese infatti
serve alla borghesia per esercitare il proprio dominio di classe).
● Attuare la “dittatura del proletariato”, passaggio obbligato per la transizione dal capitalismo al
comunismo.
LE DUE FASI DELLA SOCIETA’ COMUNISTA
Questa fase intermedia si dovrà superare e per Marx si dovranno attuare le due fasi della società
comunista:
1. La società comunista appena emersa dalla società capitalistica è l’unico datore di lavoro che
trasforma tutti in salariati.
2. La società comunista (consolidata) terrà conto dei bisogni e delle capacità degli individui.
E’ una società: senza divisione del lavoro, senza proprietà privata, senza classi, senza
sfruttamento, senza miseria, senza divisione tra gli uomini, senza religione e senza Stato.
Questa fu una grande utopia di Marx, non venne mai realizzata perché l’idea della Rivoluzione non
funzionò

FRIEDRICH NIETZSCHE (1844-1900)


Nasce nel 1844 e muore nel 1900 è l’anno che segna il passaggio al nuovo secolo.
Nietzsche rappresenta un passaggio fondamentale nella storia della filosofia: assieme a Freud è uno
dei filosofi che ha segnato la filosofia del ‘900.
Il 1900 è fondamentale anche per Freud, anno in cui pubblica “l’Interpretazione dei Sogni”,
segnalando l’avvento della psicanalisi.
LA CRITICA VERSO LA SOCIETA’ DEL SUO TEMPO
Nietzsche è critico nei confronti:
● Della società di massa
● Del positivismo (che dava molta importanza alla scienza e al progresso)
● Del marxismo e il socialismo
La sua scrittura è molto particolare, lui utilizza strumenti diversi: usa il saggio filosofico, ma usa anche
l’aforisma (breve frase che racchiude un pensiero estremamente complesso) che richiede una
lettura lenta ed è un'attitudine che secondo Nietzsche manca agli uomini moderni che consumano
tutto in breve tempo.
Nietzsche è stato ripreso da molti autori successivi come ad esempio:
- D’annunzio, che che ha subito il fascino del suo pensiero.
- Thomas Mann
Prima di essere scoperto come filosofo, quindi, è stato scoperto in ambito letterario.
Questi autori sono rimasti molto affascinati dalla sua figura, il cui pensiero è stato considerato inoltre
precursore del Nazismo.
Nei suoi scritti si possono ritrovare diversi spunti che si riscontrano in seguito anche nella mentalità
nazista.
La sorella Elisabeth, nel 1901, ha pubblicato l’opera del fratello “La volontà di potenza”, una raccolta
degli ultimi scritti di Nietzsche.
Questa donna è sposata con un antisemita e si pensa dunque che alcuni aspetti del pensiero
originario possa essere stato travisato proprio in chiave antisemita.
A partire dal 1889 Nietzsche impazzisce: si trova a Torino e ha appena vissuto un periodo di grande
crisi, arrivando poi alla follia.
Verrà internato in una clinica da cui non uscirà più.
L’opera del 1901 non si può dunque definire una sua opera, considerando come mancasse
totalmente una sua revisione.
IL PENSIERO NIETZSCHIANO
Il suo pensiero può essere suddiviso in tre periodi:
1. Wagneriano-schopenhaueriano: si nota una profonda influenza del pensiero di Wagner e
Schopenhauer
2. Illuministico o Genealogico
3. Eterno ritorno
Primo periodo di scrittura (wagneriano-schopenhaueriano)
L’opera principale per la prima fase è “La nascita della tragedia”, opera filologica.
Inizialmente il campo d’indagine di Nietzsche è appunto la filologia (studio delle parole e del loro
sviluppo).
La nascita della tragedia è talmente fitta di significati filosofici da divenire a pieno un’opera filosofica.
Per via della sua ambiguità di campo, l’opera non fu apprezzata né dai filologi né dai filosofi.
Viene ripresa la tragedia greca, nella fattispecie quella di Eschilo e Sofocle, tramite cui analizzare la
nascita della tragedia greca.
Si sofferma sugli elementi più oscuri e reconditi dell’esistenza umana, così come facevano i
tragediografi greci citati, che sono stati in grado di sottolineare la tragicità dell’esistenza umana.
Lo stesso, secondo Nietzsche, starebbe facendo Wagner, che inizialmente era suo amico.
L’elemento di tragicità, facendo un paragone con la filosofia, viene individuata nel periodo
presocratico, nella fattispecie in Eraclito, filosofo del divenire.

Nietzsche esegue una distinzione fondamentale: nella tragedia greca si è realizzata una sintesi
perfetta di due spiriti:
➔ L’apollineo: si rifà ad un senso di armonia, razionalità ed equilibrio, evidenziato nella tragedia
dalle vicende e dai dialoghi dei personaggi, accessibili con grande semplicità.
➔ Dionisiaco: punta ad uno spirito di ebbrezza, di tensione, dell’impulso vitale. Si tratta dunque
di uno spirito opposto all’apollineo che nella tragedia si esprime attraverso il popolo e la
musica.
I due aspetti coesistono perfettamente nelle opere di Sofocle ed Eschilo.
Ad un certo punto però i due spiriti si separano con l’avvento di autori differenti.
Nella fattispecie si rifà ora al modello di Euripide, in cui il dionisiaco viene eliminato.
Musica e coro hanno dunque meno spazio in lui.
Con lui si ritiene possibile che la vita possa seguire una direzione razionale e che possa esservi la
presenza dell’aspetto morale.
Si passa dunque dal pessimismo tragico che vede la vita come piacere e al contempo sofferenza, ad
una visione maggiormente razionale e filosoficamente dettato dall’avvento del pensiero di Socrate e
poi di Platone.
I due autori hanno introdotto nella filosofia il “concetto”, la razionalità, l’idea di una vita che possa
essere analizzata, compresa e spiegata.
Nietzsche crede invece che la vita sia fondata sull’irrazionalità, tratto ripreso da Schopenhauer.
In questa prima frase il tema del tragico e dell’irrazionale è predominante: bisogna considerare la
tragicità della vita ed è necessario accettarla.
Per Schopenhauer era impossibile allontanarsi dall’irrazionalità e dalla volontà di vita, se non
attraverso però la noluntas.
Per Nietzsche, contrariamente, non esiste alcuna via per eliminare dalla vita l’irrazionalita.
LA DECADENZA
(Nietzsche è critico anche nei confronti della democrazia e della società di massa)
Nietzsche viene riscoperto solo dopo la Seconda guerra mondiale, quando la sua opera viene
epurata dall’errata interpretazione nazista.
Per Nietzsche la decadenza del dionisiaco cui si assiste nell’opera di Euripide è estremamente
negativo.
L’elemento irrazionale è fondamentale per bilanciare quello reale e lo stesso discorso vale per
Nietzsche anche in ambito filosofico: con l’avvento della filosofia socratica la componente irrazionale
viene meno.
È per questa ragione che Nietzsche apprezza particolarmente l’irrazionalità di Schopenhauer,
evidente nella volontà di vivere, sottolineare la tragicità dell’esistenza.
Secondo periodo di scrittura→ fase illuministica o genealogica
● Nietzsche si allontana dai maestri del periodo precedente (Wagner e Schopenhauer).
● Nietzsche privilegia la prospettiva della scienza.
● Metafisica, religione e arte appaiono illusione che bisogna distruggere
● La scienza a cui si rivolge Nietzsche è intesa come un metodo di pensiero che emancipa gli
uomini da pregiudizi ed errori.
Lui si richiama all’illuminismo del ‘700 e al fatto che l’illuminismo aveva liberato gli uomini dai
pregiudizi e dalle false illusioni (attraverso la scienza).
La prima grande illusione a cui l’uomo si aggrappa è quella di Dio.
Nella seconda fase del suo pensiero lui preannuncia la morte di Dio.
Dio viene considerata come “la nostra più lunga menzogna” → non nel senso del Dio dei cristiani, ma è un Dio
simbolo: si identifica come simbolo di tutte le illusioni metafisiche.
Ammettere che esiste Dio è ammettere che esiste qualcosa che sia diverso dalla realtà sensibile.
Per Nietzsche non esiste qualcosa d’altro oltre alla realtà sensibile, per lui esiste solo quello che
vediamo, quello che siamo e quello che viviamo.
Egli annuncia, nella “Gaia scienza”, del 1882 la morte di Dio (è un aforisma).
Questo annuncio ha una scrittura molto particolare: poetica e profetica.
Dopo aver annunciato la morte di Dio, lui dice che gli uomini lo hanno ucciso, ma allo stesso tempo non ne
sono consapevoli e per questo hanno trovato altre illusioni → come ad esempio: la scienza, la politica
(comunismo e democrazia), il denaro.
L’uomo non crede in una realtà che deve affrontare, perché non vuole affrontarla e per questo la
sostituisce con qualcosa di illusorio e da non affrontare.
Bisogna eliminare tutte le illusioni.
Terzo periodo di pensiero → L’eterno ritorno dalla morte di Dio al Superuomo
La figura del superuomo non è ancora pienamente definita, si tratta semplicemente di un abbozzo. Si
giunge così alla terza fase, coincidente con l’opera “Così parlò Zarathustra”, fondamentale anche dal
punto di vista storico e non solo filosofico: pare che tutti i soldati del III Reich ne avessero una copia.
Molti spunti dell’opera potrebbero rimandare, se mal interpretati, a ideologie di matrice nazista.
Si tratta di un poema in prosa, dove gli elementi fondanti sono immagini e parabole: è necessaria
un’opera di interpretazione. Zarathustra è colui che annuncia la venuta del Superuomo. L’opera è
divisa in tre parti:
● L’avvento del superuomo
● La volontà di potenza
● L’eterno ritorno
LE TRE METAFORE
Una delle metafore di cui si parlava è rappresentata da un brano in cui si evidenziano le metamorfosi
che annunciano l’avvento di questa nuova figura, che sono tre:
1. Lo spirito diventa cammello: il cammello è l’umanità che porta con sé il peso del passato. Il
cammello inoltre è obbediente e la formula associata è dunque quella del “tu devi”.
2. Il cammello diventa leone: l’essere umano passa dal suo stato di obbedienza alla liberazione
dai fardelli metafisici e morali. Si fonda sul principio “Io voglio”.
3. Il leone diviene fanciullo: l’essere umano vede ora con occhi nuovi la vita, dicendo sì.
Si può dunque ora parlare di oltreuomo, legato alla terra e alla vita, senza puntare ad un mondo
ultraterreno e metafisico.
Egli è fedele alla terra, ossia alla realtà concreta.
Questa entità ha una conformazione antidemocratica: per Nietzsche non tutti possono diventare
superuomini, si tratta di un’élite.
Ad ogni modo, non si tratta di un’entità da mistificare, bensì di un essere umano che riesce a liberarsi
da tutti i suoi vincoli, legandosi alla realtà piuttosto che all’astratto.
È per questo che la filosofia nietzschiana è stata interpretata in chiave nazista, partendo dal suo
spirito antidemocratico e dalla presenza di un gruppo elitario di uomini fuori dal comune.
Il Nazismo fa però riferimento ad una superiorità razziale che in Nietzsche non esiste invece.
Si parli poi dell’eterno ritorno: la concezione finora diffusa del tempo prevedeva che esso fosse
lineare, trovando avvio nel momento della creazione e cessando con la fine dell’esistenza.
L’oltreuomo ha invece una visione circolare del tempo, ripreso ad esempio dagli stoici greci, convinti
che il mondo fosse destinato alla distruzione per poi poter rinascere da sé.
Il processo si sarebbe ripetuto perpetuamente.
Nella visione circolare del tempo l’attimo assume un significato di particolare rilievo, tanto da parlare
di “eterno ritorno dell’attimo”.
L’attimo deve essere vissuto per sé stesso, ma non come un momento di passaggio tra un prima e
un dopo e dunque con un connotato effimero.
Ciò implica l’accettazione del mondo per quello che è, senza pensare al domani quale elemento
preponderante dell’esistenza (si pensi alla visione religiosa della vita ultraterrena).
Questo significa dire “sì” a tutto ciò che viene proposto dalla vita, nel bene e nel male.
Oltre alla vita deve essere accettata, allo stesso modo, la terra, ovviamente.
Il superuomo accetta che ogni momento vissuto ritornerà: non tutti gli esseri umani possono accettare
questa condizione del tempo, non è semplice accettare che i momenti più terribili della propria
esistenza torneranno.

L’ETERNO RITORNO
La formulazione di un tempo circolare non è innovativa, ma la visione in cui è inserita lo è, ossia
nell’immaginario dell’oltreuomo, che si differenzia dalla massa per la sua creatività.
L’ultimo periodo si caratterizza anche per la “Genealogia della morale”, tema già introdotto in realtà
nel secondo periodo.
Nietzsche si chiede come sia nata la morale, partendo dalla critica della morale religiosa,
evidenziando gli elementi più critici nei confronti della morale.
Essa sarebbe l’istinto del gregge nel singolo, essendo dunque un’imposizione esterna.
Si tratterebbe inoltre della soggezione umana a vincoli imposti che andrebbero a frenare la creatività
del superuomo.
Si concentra sulla morale cristiana fondata sul perdono, la compassione e l’amore per il prossimo.
Mette in discussione attraverso la sua opera l’immagine positiva che la società europea dà di sé
stessa, partendo dai principi dei 10 Comandamenti.
Per metterli in discussione deve studiarne la genealogia, che condurrebbe a due tipi di morale: quella
dei signori e quella del gregge.
La morale diffusa è quella che porta in sé falsi valori.
La morale dei signori su cui si basa Nietzsche, è aristocratica ed esalta i valori del corpo e della vita.
Essa comprende in sé, a livello storico, la morale dei guerrieri puntante a valori quali, forza e
coraggio.
Tale morale si è poi contrapposta a quella dei sacerdoti legata alla sfera spirituale, esaltando l’anima
piuttosto che il corpo.
Fino ad un certo punto nella storia l’etica dei guerrieri era la preminente, finché la spiritualità ha avuto
il sopravvento sul corpo con l’affermazione delle religioni ebraica prima e conseguentemente poi
quella cristiana.
Si tratta di una morale legata all’accettazione e alla compassione, all’umiltà.
Questo modello, grazie alla superiorità della classe sacerdotale su quella guerriera, ha preso il
sopravvento affermandosi come principale.
Tale morale è identificata nell’idealizzazione della democrazia e del socialismo/comunismo per
Nietzsche.
La politica a lui coeva sarebbe dunque stata dettata dalla morale dei servi e del gregge, segnata dal
risentimento: il gregge prova nei confronti degli altri, ossia dei guerrieri, un forte astio, sentendosi
inferiori e volendo attuare così un ribaltamento.
Nietzsche propone dunque la trasvalutazione dei valori; quanto prima era considerato bene ora
assume un nuovo senso, nella fattispecie puntando all’esaltazione personale, più che sulla
compassione, essendo una morale aristocratica.
Per il filosofo solo il superuomo può cambiare questo modello.
La trasvalutazione dei valori si collega all’annuncio della morte di Dio che ha introdotto il nichilismo,
prevedente la mancanza di punti di riferimento e la credenza in nulla.
L’oltreuomo va però oltre anche al nichilismo e al suo vuoto, ponendosi come risposta alla morte di
Dio.
Egli è l’artista supremo, creatore di immagini e sensi.
I valori non sono più assoluti, ma libere manifestazione dell’attività creativa umana. Altro aspetto
tipico dell’ultima fase è “La volontà di potenza”, redatta di fatto dalla sorella.
Il concetto si riconnette a quello del superuomo e del tempo circolare.
Ci si rifà alla volontà di vivere di Schopenhauer, che tanto aveva colpito Nietzsche in epoca più
giovanile.
La volontà di potenza si identifica con la vita stessa, senza però spingersi all’autoconservazione, alla
sua riproduzione e propagazione.
È insita a tutti gli individui, ma solo l’oltreuomo può accedervi, dunque solo l’artista.
Il Nichilismo è una fase di transizione che conduce l’oltreuomo a dire sì alla vita: l’annullamento dei
riferimenti è però un passaggio fondamentale e necessario per l’affermazione di questa realtà.
Può essere passivo quando si pone unicamente come accettazione di tutto ciò che è, o attivo, ossia
quello dell’oltreuomo, che lo sfrutta per smantellare i valori rimasti e crearne di nuovi, di autentici.
SIGMUND FREUD (1856-1939)
Sigmund Freud è stato un medico neurologo e fondatore della psicoanalisi.
Freud è noto per aver elaborato la teoria psicoanalitica secondo la quale i processi psichici inconsci
influenzano il pensiero, il comportamento umano e le interazioni tra individui.
● Biografia
Sigmund Freud, conosciuto come il padre della psicoanalisi, nacque a Freiberg, in Moravia
(l'attuale Repubblica Ceca), nel 1856.
All'età di 4 anni si trasferì a Vienna con la famiglia.
Si laureò in medicina focalizzandosi sulla psichiatria e, approfittando di una borsa di studio, si trasferì
per un breve periodo nella città di Parigi dove si interessò ai fenomeni isterici curati attraverso
l’ipnosi.
Diversamente dal comune approccio medico che tendeva a sottovalutare tutte le patologie di natura
psicologica (in quanto non erano supportate da concrete lesioni fisiche), Freud e altri medici
cominciarono ad osservare con occhio più curioso i fenomeni isterici e i sintomi nevrotici (fobie varie,
tosse nervosa, anoressia, ecc.) e a cercare metodi per curarli.
Tra il 1885 e il 1886 mentre è a Parigi collabora con Charcot e si avvicina all’ipnosi come cura per
l’isteria.
Ritornato a Vienna, Freud divenne il collaboratore del medico Josef Breuer: quest’ultimo aveva
notato come l’ipnosi potesse risultare utile per tenere sotto controllo i sintomi isterici.
In questo periodo si occupa principalmente di malati di nevrosi e scrive gli “Studi sull’isteria” (1892-
95).
Attraverso la cura della nevrosi, nonché l’analisi di sé e dei propri sogni, nel 1897 pone le basi della
psicoanalisi.
Il libro “L’interpretazione dei sogni”, uscito nel 1899 ma datato 1900 lo rende poco per volta noto a
un più vasto pubblico.
Le teorie di Sigmund Freud non ebbero immediato successo ma, ciononostante, nel 1910 fu fondata,
a Norimberga, la “Società internazionale degli psicoanalisti”.
Nel 1938, con il nazismo al potere, Freud sarà costretto a lasciare Vienna e a trasferirsi a Londra.
Solo un anno dopo morirà per via di un grave tumore alla gola, venutogli probabilmente a causa del
forte vizio del fumo che aveva.
Sigmund Freud era infatti un grande amante di sigari (ne fumava anche venti al giorno) e, quando il
cancro divenne per lui troppo doloroso, chiese al suo medico di procedere con la morte assistita,
attraverso un'iniezione di morfina.
● Psicoanalisi
Freud inizia ad interessarsi alle malattie nervose e l’incidenza che poi hanno sul comportamento.
Lui voleva indagare le cause e poi curare le malattie.
Questi sono gli anni della sperimentazione, all’inizio lui pensava che la cocaina potesse curare il
dolore psicofisico.
La psicoanalisi è una delle scuole psicologiche di fine Ottocento.
Si studia Freud in filosofia perché la sua psicanalisi è una teoria psicologica che propone una nuova
concezione dell’uomo, cosa che non avviene con le altre teorie psicologiche.
Continuando ad indagare le cause dell’isteria, Sigmund Freud arrivò alla conclusione che, alla base
dei sintomi nevrotici, non c’erano dei problemi organici ma un conflitto tra forze inconsce.
Da tale scoperta nacque dunque la psicoanalisi che letteralmente significa studio della mente e che
riguarda l’inconscio.
Freud quindi fonda una dottrina psicologica che entra profondamente in discussione con la filosofia e con
la concezione filosofica dell’uomo⇒ tutta la cultura occidentale del Novecento sarà condizionata dalle ricerche
freudiane. Es:
- la letteratura: Italo Svevo “La coscienza di Zeno” ( dottor S è lo stesso Freud)
- la storia dell’arte: surrealismo

“STUDI DELL’ISTERIA”
Nella prima parte del libro Freud spiega che i ricordi traumatici che danno origine all’isteria sono
preclusi alla coscienza, in quanto troppo dolorosi.
Questa è una reazione di difesa dell’individuo che lo porta (solo apparentemente) a dimenticare
l’evento stesso, anche se in realtà rimane presente nell’inconscio.
L’isterico dunque soffre per lo più di “reminiscenze”.
Essendo negata la possibilità di esprimere la carica emotiva attraverso gesti, parole e azioni,
l’energia inespressa si determina in sintomi isterici e nevrotici.
La guarigione: il medico deve mettere un paziente nella condizione di rievocare tali ricordi attraverso
l’ipnosi per far rivivere le emozioni ad essi legate.
In questo modo si permette la guarigione dell’isterico e la scomparsa dei suoi sintomi.
● Caso di Anna O.
La teoria psicologica di Freud nasce dallo studio dell’isteria, che a fine Ottocento colpiva molte
donne.
L’isteria era una malattia della psiche che prendeva a livello fisico (ad esempio paralisi, mutismo,
svenimento) e non permetteva a chi ne era colpito di avere una vita sociale.
Queste donne però non venivano considerate perché non avevano problemi di natura organica, era
come se loro stesse si inventassero il proprio male.
Freud decide di occuparsene e fa un tirocinio a Parigi dove incontra Charcot.
Questo medico francese aveva scoperto che il metodo dell’ipnosi funzionava per curare gli attacchi
di isteria.
Tornato a Vienna Freud decise di provarlo insieme a Breuer.
Si occupò in particolare di Anna O., che soffriva di idrofobia (paura dell’acqua) e attraverso il metodo
catartico dell’ipnosi egli riuscì a guarirla.
Aveva tosse nervosa, perdeva l’udito e non mangiava.
Anna O. fu messa in una condizione di rilassatezza che sotto ipnosi l'ha aiutata a ricordare eventi del
passato e Freud imparò che da bambina, la sua governante faceva bere dal proprio bicchiere il
cagnolino e ciò le ha provocava ribrezzo e disgusto.
Appena risvegliata dall’ipnosi il sintomo isterico non esisteva più.
Secondo Freud il soggetto tende a difendersi da tutto ciò che gli può provocare il dolore.
Per lui un metodo di guarigione è l’oblio, cioè, significa che il soggetto dimentica alcune cose ma
nonostante questo, esse si accumulano nell'inconscio.
Nell’inconscio vengono accatastati una serie di ricordi che ci hanno traumatizzato e creano una forte
energia e questa forte energia porta ad un forte disagio della nostra nevrosi.
L’isteria è data da:
- Un evento traumatico che abbiamo seguito
- Ad esso segue una reazione di difesa che porta la rimozione all’oblio
- Energie ed impulsi repressi
- Manifestazione della nevrosi con sintomi che determinano il nostro disagio
La parte conscia diventa sempre più minoritaria, il soggetto ha sempre meno consapevolezza di se.
La rivoluzione psicanalitica freudiana consiste nello stabilire un soggetto che ha sempre meno
consapevolezza di sé, in un soggetto che, in piccola parte autonomo e indipendente, ha una parte
che fuoriesce dal proprio dominio.

Nella costruzione della psicoanalisi questo evento fu fondamentale perché egli capì che tutti
possiedono l’inconscio.
Il significato filosofico della teoria di Freud è che fino ad allora gli individui avevano pensato di agire in
maniera certa e consapevole, ora invece si scopre che in ognuno di noi esiste un elemento
irrazionale (l’inconscio) che è un principio autonomo che influenza la nostra parte consapevole.
“L’io non è padrone in casa” propria ma agisce sempre perchè c’è un elemento che lo influenza.
Questa visione dell’uomo non era completamente nuova. Es:
● Platone con il mito della biga alata aveva notato che nell'uomo avvengono diversi eventi
● Schopenhauer affermava che la volontà di vivere era una forma irrazionale e inconsapevole
● Nietzsche con la sua teoria dello spirito dionisiaco
Nessuno come Freud aveva però affermato in maniera così netta che era la parte inconscia a guidare
le nostre scelte.
PSICOPATOLOGIA
È lo studio del funzionamento anormale dell’attività psichica come accade nel caso della nevrosi
e dell’isteria:
➔ NEVROSI: disturbo della sfera affettiva dell’individuo, il quale rimane cosciente dei conflitti e
delle sofferenze e mantiene un contatto con la realtà
➔ ISTERIA: grave forma di nevrosi caratterizzata da manifestazioni patologiche somatiche prive di
una base organica
● Teoria della rimozione
Dentro l’inconscio ci sono i contenuti rimossi.
La rimozione diventa una teoria freudiana molto importante, si tratta di un meccanismo di difesa per
quando si vivono situazioni che potrebbero mettere a rischio la nostra salute mentale.
Di fronte a traumi o situazioni di particolare gravità, il contenuto rimosso può determinare una
patologia e diventare disturbo mentale.
La nostra mente sposta questi ricordi nel nostro inconscio, che quindi rimangono comunque presenti.
La rimozione può anche riguardare aspetti di lieve entità che non causano problemi e può avere esiti
differenti da individuo ad individuo.
Per Freud il limite tra salute e malattia è molto lieve perciò bisogna trovare un equilibrio che deve
essere continuamente conquistato.
● Psicopatologia nella vita quotidiana
È possibile riconoscere una psicopatologia anche nella vita quotidiana: sviste, sdrucciolamenti della
lingua (lapsus), errori o omissioni di memoria (atti mancati), motti di spirito…
Queste mancanze sono il risultato di un’azione intenzionale ma inconsapevole→ alla loro base c’è
un desiderio inconscio non accettabile che sfugge alla censura della rimozione.
Viene chiamato un fallimento della rimozione.
● Psicoterapia
Ad un certo punto è necessario riportare alla coscienza il contenuto rimosso e prendere coscienza di
ciò che è accaduto altrimenti l’energia inespressa si determina in sintomi isterici e nevrotici.
Nel nostro organismo però ci sono delle resistenze che insorgono perché l’io vuole evitare la
sofferenza.
Esistono nonostante tutto dei modi per riportare alla luce un contenuto rimosso senza determinare un
problema più grave:
➔ il sogno
➔ gli atti mancati
➔ le libere associazioni

Anche la terapia può recuperare il contenuto rimosso per riportarlo alla coscienza.
Per questo interviene la teoria delle LIBERE ASSOCIAZIONI.
Freud sosteneva che ogni evento psicologico avesse un significato: “se un pensiero conduce ad un
altro pensiero c’è un motivo”.
In termini tecnici, il compito del clinico diviene l’eliminazione delle difese→ Freud individua nelle libere
associazioni il metodo in grado di smantellare le difese.
Il paziente dice qualsiasi cosa gli venga in mente, senza tentare di filtrare o selezionare i pensieri.
L’analista può così individuare i desideri inconsci, mentre le difese rimangono attive e possono
essere affrontate.
Il tutto avviene con il paziente perfettamente sveglio.

ANALISI DEI SOGNI


I sogni permettono di esplorare l’inconscio perché in essi emergono i contenuti repressi o rimossi che
non arrivano alla coscienza.
Nel sogno viene meno il controllo della coscienza e ritorna in superficie ciò che era stato rimosso:
emergono rappresentazioni che esprimono desideri inappagati.
Sono come sintomi nevrotici che creano un appagamento sostitutivo all’individuo.
Il sogno è un’esperienza di ogni essere umano, sia malato che sano.
La differenza tra i due sta nella dinamica: il sano infatti riesce a tollerare un mancato appagamento.
Nel sogno si distingue:
● contenuto latente: comprende pensieri e desideri inconsci che rappresentano il significato del
sogno
● contenuto manifesto: riguarda l'esperienza cosciente fatta durante il sogno che può essere
ricordata al risveglio
● lavoro onirico: trasforma, deformandolo, il contenuto latente in manifesto.
Quest’ultimo comprende:
- le impressioni sensoriali della notte (suono sveglia, sete…)
- i pensieri e le preoccupazioni della vita
- gli impulsi dell’Es (desideri)
TEORIA DELLA PSICHE
● La prima topica
La prima topica è quella che Freud ha elaborato in contemporanea con la pubblicazione de
“L’interpretazione dei sogni” del 1900.
Si ha una rappresentazione della nostra psiche sotto forma di iceberg:
➔ la parte che si vede è il conscio, le cose di cui siamo consapevoli e siamo certi di
provare.
Il conscio è la parte consapevole e razionale della psiche
➔ una fascia intermedia chiamata pre-conscio che va fino alla censura.
Qui sono contenuti pensieri consci/inconsci che a volte tornano a galla o stanno per
essere rimossi
➔ l’inconscio è la parte più consistente della nostra psiche che continente i nostri traumi
e desideri repressi e costituisce il nostro essere senza che ne siamo consapevoli.
Di questa parte non vi è consapevolezza e quindi sfugge alla coscienza
● La seconda topica
La rivoluzione psicoanalitica freudiana poggia su una visione nuova di mente.
Freud rifiuto l’io come una coscienza integra che è capace di guidare l’agire e il pensare dell’uomo in
modo ordinato e sempre sottoposto ad una capacità di revisione.
Freud rifiuta una visione unitaria di psiche ed elabora una visione di mente nuova.
La mente è un’unità complessa costituita da sistemi con funzioni diversi che vengono teorizzati nella
seconda topica della mente freudiana
La seconda topica viene pubblicata vent’anni dopo.
Freud decide di rielaborare la prima topica perché si rende conto che la divisione della psiche per
luoghi non spiegava al meglio la mente umana.
Nella seconda topica egli parla dei luoghi che compongono la mente dell’uomo:
➔ L’Es: è il polo pulsionale, è una forza impersonale ed è la parte inconscia che preme sull’Io
come se fosse indipendente da esso.
L’Es è ciò che condizione il nostro pensare e il nostro ragionare.
Esso non conosce cosa sia il bene e il male perché segue solo il piacere.
Ignora le leggi della morale e della logica, ed è ricco di contraddizioni.
L’Es è una parte magmatica della nostra personalità
Per indicare questa parte della psiche si usa il pronome impersonale: Es, Id, It, Ça.
(Esempio dell’Es: “l’ira mi ha sopraffatto”, “è stato più forte di me”...)
➔ Il Super-io: è la coscienza morale ed è l’insieme delle proibizioni che si premono sull’io
attraverso l’educazione (coscienza morale), la società (convenzioni da rispettare) ecc.
Secondo Freud il Super-io è fondamentalmente l’erede dei genitori nella strutturazione della
personalità dell’individuo.
Il Super-io è l’insieme delle norme di moralità di bene e di male che vengono date dai poli
educativi.
Questo andrà poi a riflettersi nella fase adulta di un uomo.
(Esempio del Super-io: non picchiare le persone, non andare in giro nudi…).
➔ Dell’Io: è la parte organizzata e parte cosciente.
Esso deve trovare una mediazione tra polo pulsionale e le proibizioni, deve essere a metà tra Es
e Super-io.
Qui deve avvenire l’organizzazione della mente umana.
Le nevrosi infatti nascono quando non esiste un equilibrio tra le parti della mente.
Se c’è un super-io troppo rigido schiaccia l’Io che subisce delle proibizioni fortissime che portano
ad uno squilibrio del comportamente; se invece c’è un Es troppo forte rispetto all’Io si avranno
delle pulsioni di piacere estreme che lo portano a non avere una capacità di autorganizzarsi.
In questa seconda topica si vede come il soggetto sia sempre in balia a forze che si muovono nei
suoi confronti.
Se non riesce gestire la situazione subentrano problemi di carattere.
“L’interpretazione dei sogni”
Il 1900 da un punto di vista storico è un anno gettato all’interno della belle epoque.
Bella epoque riguardante il progresso e l’età più strana degli ultimi secoli.
Il 1900 è un anno anonimo all’interno della belle epoque ma ci sono due avvenimenti:
- La morte di Nietzsche.
- L’uscita dell’ “interpretazione dei sogni” di Freud.
La rivoluzione psicanalitica freudiana si basa su questa opera.
Quest’opera è l’opera attorno a cui ruota il mondo della psicanalisi, dell’inconscio e della personalità.
In questa rivoluzione il sogno occupa una grande parte: il sogno è l’appagamento camuffato di un
desiderio rimosso.
Il sogno in questa prospettiva di mente moltiplicata (Es, Super-io e Io) rappresenta il desiderio (es)
che spinge ad avere un desiderio che il super io rimuove e viene vissuto quindi attraverso il sogno.
Il sogno è in grado di farci vivere dei desideri che non possono essere appagati nella realtà.
Interpretare il sogno significa accedere alla parte inconscia della nostra personalità, attraverso i sogni
si può entrare nella parte più oscura della nostra mente.
Il sogno va interpretato, infatti bisogna distinguere due elementi:
1. Il contenuto manifesto del sogno
2. Il contenuto latente → quello che sta sotto al contenuto manifesto che è figlio di quel desiderio e spinta
(erotica per Freud).
Il super- io interviene anche nella fase onirica per non farci cadere nella tentazione di questo
desiderio represso.
Il contenuto latente viene censurato dal contenuto manifesto e lo psicanalista deve però vedere il
contenuto latente per poter accedere alla parte più recondita di noi e farci guarire da una possibile
nevrosi.
LA TEORIA DELLA SESSUALITA’
Prima di Freud la sessualità era considerata genitalità ed era presentata come di stampo medico e
biologico, che aveva come unico scopo la riproduzione→ questa teoria era legata al pensiero della chiesa.
Con Freud la sessualità cambia:
Tema della perversione:
● prima→ si esclude e non si considera la perversione (ricerca del piacere)
● adesso→ si sviluppa il concetto di perversione ossia di avere rapporti sessuali che hanno come scopo il
piacere e non solo la riproduzione.
Concetto di sublimazione:
è il trasferire la libido verso oggetti che quindi non sono le zone erogene→ ciò significa che l’energia viene
scaricata su altre attività come lo sport, la moda, il tifo, le emozioni e la violenza (infatti freud dice che si può
portare ad avvenimenti storici dannosi)… che non sono quindi strettamente legate alla dimensione sessuale
perchè se no si svolgerebbe un’attività sessuale costante. ORGIA
Ogni uomo incanala la libido in attività diverse, e ognuno vive la sessualità in modo diverso, ciò
significa che è una cosa soggettiva legata alla psiche.
Sessualità infantile
● prima→ si esclude la sessualità di questa età
● adesso→ Freud pensa che la sessualità ci sia già da bambini, che sono quindi mosso da la libido.
Si distinguono tre fasi della sessualità infantile→il bambino vive la sessualità perchè va ala ricerca del piacere e
non della riproduzione:
➔ fase orale (fino al primo anno di vita) → c’è come zona erogena la bocca (es.il ciuccio, il seno della
mamma)
➔ fase anale (fino ai tre anni) → la zona erogena è l’ano perchè l’azione del defecare crea liberazione e
piacere
➔ fase genitale (dal terzo anno)→ Questa fase si divide in due sottofasi:
1. fase fallica→ data dalla scoperta del pene per il maschio e dell’assenza del pene per la femmina motivo
per cui il maschio poi prova il complesso di castrazione e la femmina prova l’invidia del pene
perchè prova inferiorità rispetto al maschio dato che gli manca qualcosa. In questa fase si
scopre il piacere perché data la scoperta, la libido inizia ad essere indirizzata in queste zone
erogene
2. fase genitale→ accentuazione delle pulsioni sessuali
Durante la fase genitale si sperimenta il complesso di Edipo.
Mito greco di Edipo: era stato predetto che avrebbe ucciso il padre e sposato la propria madre.
Freud ritiene che il bambino assuma come oggetto del desiderio il genitore di sesso opposto, mentre
il genitore del proprio sesso è vissuto come un rivale.
A questo punto avviene un capovolgimento: la competizione è vista come impossibile e il bambino
si identifica con il genitore del proprio sesso ed in questo modo aquisisce identità sessuale.
● La libido
L’uomo è al centro di un delicato equilibrio fra cui:
➢ le pulsioni dell’io sono guidate dal principio di realtà
➢ le pulsioni sessuali che sono guidate dal principio del piacere.
Queste pulsioni costituiscono la LIBIDO, una fonte di energia primaria operante nell’individuo,
irrazionale e violenta.
Tra i due principi vi è un conflitto insanabile.

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