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SENSO DELL’ESISTENZA
● Schopenhauer (1788-1860) → Una visione pessimistica della vita
● Kierkegaard (1813-1855) → Le possibilità e le scelte dell’esistenza
● Heidegger (1889-1976) → Il problema dell’esserci
Hanno una visione simile sul senso dell’esistenza anche se Heidegger vive in un periodo diverso.
CRITICHE ALL’IDEALISMO
Prima critica:
● Per Hegel la ragione coincide con la realtà e la spiega
● Per Kierkegaard non possiamo avere una spiegazione totale, ma solo una possibilità.
La possibilità per Kierkegaard ha un carattere negativo perché implica la minaccia del nulla cioè
anche la morte.
Legata a questo tema delle infinite possibilità dell’uomo vi è un atteggiamento di angoscia.
L’angoscia grava sempre sull’individuo in termine di possibilità annientatrice.
Lui parla anche del punto zero che è l’indecisione permanente, l’equilibrio instabile tra le opposte
alternative.
La decisione è molto difficile e alcune persone decidono di non scegliere fermandosi al punto zero.
Seconda critica:
● Per Hegel l’esistenza delle cose si dissolve nell’universalità della Ragione.
● Per Kierkegaard invece l’esistenza è indipendente dal pensiero e appartiene al singolo, perché
l’esistenza è indipendente dalle scelte che noi facciamo.
L’elemento razionale in Kierkegaard è meno presente.
Lui dice “La verità è una verità solo quando è verità per me”.
Kierkegaard contrappone ad Hegel una riflessione soggettiva, connessa con l’esistenza del singolo.
Kierkegaard afferma “ l’infinita differenza qualitativa” tra il finito e l’infinito.
In Hegel manca il soggetto concreto del pensiero.
DIFFERENZE TRA HEGEL E KIERKEGAARD
● Per Hegel la realtà è movimento dialettico, gli opposti trovano una conciliazione nella sintesi.
● Per Kierkegaard le contraddizioni non si risolvono bensì richiedono una scelta e richiedono che il
singolo scelga.
Le questioni umane non possono essere risolte nelle mediazioni dialettiche, perché esse richiamano
alla scelta e all’azione di ogni singolo soggetto.
Il soggetto si inserisce nei condizionamenti storici, economici e politici senza garanzie perché sono
sempre presenti il caso, la problematica e il rischio della scelta.
LA SCELTA
Per Kierkegaard le contraddizioni richiedono una scelta di uno dei due termini dell’alternativo.
Si parla di una scelta possibile.
Viene cioè posto un “aut-aut” → “oppure-oppure”, essere di fronte ad una scelta e dover scegliere
uno dei due elementi.
Nella sua opera “aut-aut” egli delinea due modelli o stadi dell’esistenza antitetici:
● Lo stadio estetico
● Lo stadio etico
O si sceglie lo stadio estetico oppure si può seguire lo stadio etico, non sono compatibili.
In Hegel mancava questa scelta.
LA VITA ESTETICA
Viene rappresentata da Don Giovanni, Faust e Johannes.
→ Don Giovanni è colui che vive una vita all’insegna del momento ed è una vita caratterizzata da un
amore momentaneo, dalla volontà di conquistare tutte le donne che gli capitano, l’obiettivo è avere
tutte le donne. A lui interessa la conquista, non l’amore. Finita la conquista si passa ad un’altra
donna.
La conseguenza inevitabile della vita estetica è la noia e la disperazione.
Elemento di continua ricerca che non è mai definitiva (noia e disperazione).
LA VITA ETICA
Colui che sceglie di ricercare una condizione tranquilla e serena→ padre di famiglia che decide di sposarsi e
avere una famiglia.
La conseguenza inevitabile della vita etica è il fallimento e vi è la necessità di compiere un salto,
abbandonandosi a Dio.
LA VITA RELIGIOSA
Basata sulla figura di Abramo che scelto da Dio ha un figlio in tarda età, Isacco→ questa gioia ha come
conseguenza il sacrificio del figlio.
Dio chiede ad Abramo di sacrificare suo figlio e lui accetta, alla fine poi Dio fermerà il braccio di
Abramo: la cosa su cui si concentra Kierkegaard è l’elemento non facilmente comprensibile di questa
scelta religiosa.
Dal punto di vista morale questo è un omicidio, ma la religione prevede questo elemento di assurdità
e quindi un rapporto di condivisione dell’individuo con l’Assoluto.
Si fonda sul rapporto assoluto con l’Assoluto ed è fede, paradosso, solitudine e scandalo.
La conseguenza della vita religiosa è l’unione con Dio.
La fede è paradossale, non è spiegabile razionalmente.
La religione è una scelta fatta nel proprio intimo e lui critica le manifestazioni di religiosità che non
sono frutto di una scelta intima, lui critica la messa ad esempio perché la considera come qualcosa di
non intimo.
L’ESISTENZA DELLA POSSIBILITA’
“Il concetto dell’angoscia”, “La malattia mortale”.
Radicale incertezza, instabilità e dubbio nell’uomo.
L’esistenza è caratterizzata dalla possibilità, ogni atto ed evento dipendono dalla libera scelta del
singolo. In relazione all’esistenza niente è necessario e tutto è possibile.
Non esiste alcun elemento necessario.
Di fronte alle infinite possibilità di scelta l’uomo prova angoscia (vertigine della libertà) o
disperazione.
L’angoscia è tipica dell’uomo perché ha infinite possibilità di scelta e quando si trova ad avvertire
questa molteplicità prova questo sentimento da cui si può sollevare attraverso la:
- salvezza
- peccato
L’angoscia è la condizione dell’uomo di fronte alle infinite possibilità.
La disperazione⇒ la malattia mortale dell’io riguarda il rapporto che l’uomo ha con se stesso, l’uomo può
essere disperato:
- quando non si accetta per quello che è: riconosce i propri limiti e non riesce ad accettarsi
- quando si accetta per quello che è: l’uomo accetta i suoi limiti e quindi non riesce a proiettarsi
oltre.
In entrambi i casi la possibilità va incontro allo scacco→ l’incapacità di affrontare la situazione, la vita;
non essere in grado di affrontare la vita e quindi porta infelicità che poi lo induce al suicidio.
La sua vita si chiude alla possibilità di trovare una via di uscita e quindi la disperazione è chiusura alla
possibilità.
UOMO TRA NECESSITA’ E LIBERTA’
La disperazione nasce:
● da una mancanza di necessità: l’io fugge verso possibilità che si moltiplicano indefinitamente
(individuo come “miraggio”)
● da una mancanza di libertà: l’individuo non vede possibilità→ l’individuo che non ha speranza e non
vede una soluzione si trova avvolto dalla necessità e non c’è via di uscita.
L’unico antidoto sicuro contro la disperazione è la fede.
L’uomo di fede riconosce la propria dipendenza da Dio e introduce nella propria vita la speranza e la
fiducia in Dio.
Ma la fede è l’aiuto che non aiuta→ essendo paradosso, assurdità e scandalo, non da la felicità.
La fede salva l’uomo dalla disperazione ma non necessariamente ci sarà il percorso verso la felicità.
Essa è paradosso, assurdità e scandalo.
ESISTENZIALISMO
L’esistenzialismo è la corrente di pensiero che si è sviluppata fra le due grandi guerre mondiali,
trovando la sua maggiore espressione nel periodo bellico e postbellico.
Si concentra sul problema dell'esistenza, il modo d’essere proprio dell’uomo.
Va oltre l’idealismo e il positivismo, vi è una relazione con il decadentismo e l’ermetismo italiano per
questo vi è un collegamento con Dostoevskij e Kafka.
Se il problema è quello dell’essere, per Heidegger bisogna chiarire il “senso” dell’essere, per questo
la domanda “che cos’è l’essere” si sposta in maniera automatica sull’uomo perché è solo l’uomo che
se la pone, gli oggetti e gli animali non si pongono domande.
ANALITICA ESISTENZIALE
→ Dasein, un esserci, il cui modo d’essere è l’esistenza.
Il modo d’essere dell’esserci è la sua esistenza.
Spostandosi sull’uomo dobbiamo chiederci “cos’è l’esistenza?”
1. L’esistenza è la possibilità di “comprendere” l’essere→ l’uomo deve comprendere l’essere perché è
l’unico essere che si pone la domanda sull’essere.
2. L’esistenza è possibilità d’essere (l’Esserci è sempre la sua possibilità. L’uomo è ciò che “ha da
essere”, è progetto e trascendenza), l’uomo è ciò che è ora però è anche proiettato verso il
futuro.
FEUERBACH E MARX
Dopo la morte di Hegel, i suoi allievi hanno preso due opposizioni:
→ La destra Hegeliana (i conservatori).
→ La sinistra Hegeliana (i progressisti).
La destra sosteneva il regime prussiano invece la sinistra era più progressisti e voleva un
cambiamento nella politica prussiana.
La sinistra Hegeliana puntava sulla concretezza e poneva al centro l’uomo con i suoi bisogni.
DESTRA E SINISTRA HEGELIANA:
La religione: per Hegel la religione (rappresentazione) e la filosofia (concetto) esprimevano la stessa
cosa (arte, religione e filosofia esprimevano l’assoluto) ma in forme diverse: la religione attraverso la
rappresentazione, la filosofia attraverso il concetto:
● La destra pensava la stessa cosa di Hegel e accentuava il fatto che religione e filosofia
esprimono lo stesso contenuto quindi sono portatrici della stessa verità.
La filosofia ripropone la verità religiosa in un’altra veste ma di fatto sembra svolgere il compito
di un ancilla della religione stessa (giustificazione razionale della verità religiosa). Similmente
all’uso della filosofia aristotelica da parte degli scolastici.
● La sinistra pose l’accento sulla diversità di forma tra religione e filosofia, per cui la
rappresentazione della prima è inadeguata ad esprimere la verità che è espressa
adeguatamente dal concetto filosofico. Il compito della filosofia è distruzione della religione.
La politica: per Hegel la realtà è la ragione.
Quindi la filosofia è come la nottola di minerva che ha il compito di giustificare razionalmente la realtà
già compiuta:
● La destra assunse un atteggiamento politico giustificazionista e conservatore nei confronti
dell’esistente.
● La sinistra pone l’accento sul divenire, sul processo storico più che sull’identità ragione e
realtà, sostennero che non tutto ciò che esiste è già di per sé razionale ma lo diventa
attraverso un processo che la filosofia può indicare a partire da una critica del presente.
FEUERBACH (1804-1872)
L’ATTENZIONE PER L’UOMO CONCRETO
Lui pone attenzione all’uomo completo, lui dice nella “filosofia dell’avvenire”: “occorre trarre l’uomo
fuori dal pantano (idealismo) in cui era sommerso”.
Hegel prima di Feuerbach aveva posto l’attenzione per lo spirito invece luii vuole vuole considerare di
più i bisogni dell’uomo, non lo spirito e l’idea.
“Il vero rapporto tra pensiero ed essere non può essere che questo: l’essere è il soggetto, il pensiero
è il predicato. Il pensiero dunque deriva dall’essere, ma non l’essere del pensiero”.
“LA CRITICA DELLA FILOSOFIA HEGELIANA DEL 1839”
Lui scrive la “critica della filosofia hegeliana” e dice che l’hegelismo è un’ideologia mascherata: “la
filosofia di Hegel è l’ultimo rifugio, l’ultimo sostegno razionale della teologia" e rimprovera Hegel di aver
dimenticato la dimensione concreta dell’uomo → lui infatti vuole creare un ribaltamento.
“La filosofia di Hegel ha estraniato l’uomo da se stesso”.
IL CAPOVOLGIMENTO
La filosofia Hegeliana è una filosofia che mette al primo posto la ragione e quindi considera dell’uomo
un aspetto secondario.
Il capovolgimento consiste nel mettere al centro l’uomo concreto, ciò che rende l’uomo quello che è.
Questo capovolgimento fa sì che al centro ci sia l’uomo ed è l’uomo che crea Dio attraverso
l’alienazione religiosa.
LA CRITICA ALLA RELIGIONE
Secondo Feuerbach è l’uomo ad aver creato Dio, Dio è la proiezione o l’oggettivazione a livello
fantastico di determinate qualità e perfezioni dell’uomo (ragione, volontà e amore).
Alienazione religiosa: la religione è un antropologia capovolta.
Per lui significa estraniare da sè, e lo riprende da Hegel.
Alienazione per i diversi filosofi:
- Per Hegel era il concetto dell’antitesi, l’idea è qualcosa di spirituale.
- Per Feuerbach è di tipo religioso perchè l’uomo proietta fuori di sè le qualità migliori dell’uomo,
come l’amore, la ragione e il sapere che vengono trasferite in Dio e Dio diventa creazione dell’uomo
(non è Dio che crea l’uomo, ma è l’uomo che crea Dio perchè trasferisce in questa entità tutte le sue
qualità) → si parla di filantropia.
- Per Marx è di tipo economico perchè è l’operaio che si disumanizza a causa del suo lavoro.
Brano → la religione come alienazione pag 76
UMANISMO NATURALISTICO
Si parla di un vero e proprio umanismo naturalistico, in ripresa del pensiero di Protagora,
sostenente che “l’uomo è misura di tutte le cose”.
Si attua dunque una filosofia del divenire che pone assieme umanismo e naturalismo, identificando
l’uomo come centro dell’indagine filosofica, inserendo questa figura in un contesto naturale fatto di
specifici bisogni legati alla corporeità.
L’uomo diviene un essere di carne e sangue e la corporeità diviene fondamentale anche in questo
filosofo, così come lo era stata per Schopenhauer.
Si ha inoltre un richiamo all’amore, inteso come amore per l’essere umano e un richiamo alla
socialità, considerando come l’essere umano abbia bisogno di un contesto sociale, così come
sosteneva lo stesso Aristotele.
Lettura pagina 75: nella religione cristiana, secondo Feuerbach, si avvertirebbe un respingimento
della socialità, puntando semmai ad un modello di individualismo egoistico.
Lo stesso Kierkegaard aveva parlato della scelta fedele quale un aspetto legato alla solitudine. Si
avverte quindi un richiamo alla dimensione antropologica: si parla in Feuerbach di Filantropia,
modello ateo in cui l’amore verso Dio viene sostituito dall’amore verso l’essere umano.
Si deve partire dalla concezione dell’inesistenza di Dio al fine di emancipare l’umanità. Altro elemento
caratteristico è la “teoria degli alimenti”: “l’uomo è ciò che mangia”, sosteneva il filosofo, immaginando
che l’individuo possa migliorarsi attraverso quanto ingerisce. “Se volete far migliore il popolo, in luogo
di declamazioni contro il peccato, dategli un’alimentazione migliore”, sosteneva sempre Feuerbach.
KARL MARX →(1818-1883) (pagina 78):
Nasce nel 1818 e muore nel 1883, vivendo dunque nel momento dell’affermazione della Seconda
rivoluzione industriale, tema preponderante per il suo pensiero, incentrato sulla condizione
operaia nel contesto storico di questa rivoluzione.
Il beneficio prodotto da essa ha comunque implicato lo sfruttamento e la negazione dei diritti di milioni
di persone. In sostanza si sta parlando dell’epoca del sistema capitalista, sistema economico-
sociale nato nel corso della rivoluzione e fondato sull’accumulo del capitale, gestito dai capitalisti,
nonché i datori di lavoro e possessori delle fabbriche e relativi materiali impiegati dagli operai,
retribuiti.
Si tratta tuttavia di un lavoro arduo e sottopagato, configurandosi come una forma di sfruttamento
esasperata.
Andava così definendosi un’abissale differenza tra chi possedeva e chi invece lavorare vivendo di
stenti Marx si focalizza proprio sullo sfruttamento all’interno delle fabbriche, incentrandosi sul mondo
operaio.
Gli operai inoltre vivevano in condizioni igieniche estremamente penose, vivendo limitrofamente
alle fabbriche, inalando i fumi emessi dalle fabbriche stesse.
I diritti per gli operai saranno garantiti anche attraverso l’opera di Marx, ma si è trattato di un processo
estremamente lungo.
Si sono affermati alcuni diritti che oggi sono fondamentali, come ad esempio il diritto al riposo,
assieme alla riduzione dell’orario lavorativo giornaliero.
Altro diritto garantito successivamente è stato quello di ottenere delle ferie, o un sussidio per malattia
ed infortunio, che allora non venivano retribuiti.
Marx è un punto di riferimento fondamentale per la filosofia contemporanea, ma non solo.
A livello storico, ad esempio, è stato grazie alla teorizzazione del Comunismo la sua opera che Lenin
ha potuto attuare la sua rivoluzione nel 1917.
La storia del ‘900 è quindi stata fortemente plasmata dal pensiero marxiano.
Fascismo e Nazismo, ad esempio, sono esperienze storico-politiche nate come forme di
avversione nei confronti del Comunismo.
Marx si è occupato anche di politica, concretamente, distaccandosi dal mero modello di filosofo
pensatore.
Egli si batteva per attuare le sue tesi, ponendosi come un autentico rivoluzionario.
Nel 1848 Marx ed Engels scrivono appunto il Manifesto comunista, battendosi per la risoluzione dei
problemi della classe operaia.
Tuttavia l'ideale marxiano è stato poi declinato negativamente nella sua applicazione.
LA CRITICA AL MISTICISMO LOGICO DI HEGEL
Marx fa parte della sinistra hegeliana e il punto di partenza sta sempre in Hegel.
Per affinità o per opposizione l’hegelismo ha esercitato una grandissima influenza su Marx.
Marx critica la filosofia di Hegel il cui procedimento viene definito misticismo logico, cioè Hegel per
Marx rende le realtà politiche avvolte dal mito ovvero come qualcosa che non può essere messo in
discussione.
Le istituzioni politiche appaiono allegorie o personificazioni di una realtà spirituale che se ne sta
occultata dietro di esse.
L’errore di Hegel è stato di fare della realtà la manifestazione dello spirito.
Il ruolo fondamentale di Hegel è quello del movimento dialettico che costituisce un pensiero
fondamentale per Marx perché per Marx l’opposizione che era rappresentata dall’antitesi è reale
soprattutto a livello storico-sociale perché tra la società vi è una grande contrapposizione.
Marx ritiene che l’antitesi sia il momento fondamentale.
Marx vuole attuare una “demistificazione” → è quello che vuole fare Marx relativamente ai miti creati da
Hegel.
Hegel aveva creato il mito dello stato, invece Marx dice che bisogna togliere la miticità (demistificare)
a questi elementi, ma c’è la possibilità del cambiamento.
CRITICA ALLO STATO MODERNO E AL LIBERALISMO
La filosofia di Marx è altamente critica soprattutto nei confronti di Hegel, Feuerbach e verso lo stato
moderno e al liberalismo.
Vede lo stato caratterizzato dallo stato borghese.
Lo stato borghese è caratterizzato dall’individualismo e dell'atomismo in cui l’attenzione è rivolta
all’individuo e alle singolarità.
Lo stato borghese è caratterizzato da due elementi:
● Proprietà privata: che conduce gli uomini a disinteressarsi dei bisogni degli altri→ alcuni hanno di
più degli altri.
● Libertà: che garantisce il diritto all’individuo di fare tutto quello che vuole → la maggior parte fanno
quelli che vogliono senza interessarsi agli altri
Questi due cardini sono quelli che impediscono l’uguaglianza e Marx per ripristinarla vuole attuare
una Rivoluzione sociale.
L’uguaglianza è fondamentale per Marx, non ci devono essere differenze.
LA CRITICA ALL’ECONOMIA BORGHESE
Lui critica lo stato borghese e la sua economia capitalista cioè quella che vige dalla rivoluzione industriale→
esiste un capitalista che arricchisce se stesso.
Marx vuole scardinare il sistema capitalistico e vuole istituire così il comunismo.
Il comunismo, però, non si attuò.
“ALIENAZIONE” IN MARX
Manoscritti economico-filosofici del 1844
L’alienazione non è un fenomeno "spirituale", ma un fatto concreto, l’espressione storica della
“disumanizzazione” che caratterizza i rapporti lavorativi nella società capitalistica.
Per uscirne, non basta esercitare una funzione critica, occorre piuttosto modificare la base materiale
della società.
L’operaio è alienato:
1. Rispetto al prodotto del suo lavoro: produce oggetti che non gli appartengono e che si
ergono di fronte a lui come una “potenza estranea”.
2. Rispetto alla sua attività: la sua forza-lavoro è proprietà del capitalista.
3. Rispetto alla sua essenza: vende la propria capacità lavorativa e dunque è ridotto ad una
cosa (abbruttimento progressivo).
4. Rispetto ai suoi simili: è escluso dai rapporti sociali e si relaziona soltanto col capitalista.
IL SUPERAMENTO DELL’ALIENAZIONE
Lui coniuga il pensiero con quello che si può fare veramente e quello che si può fare è il superamento
del regime della proprietà privata dei mezzi di produzione e quindi sostituire il capitalismo (incentrato
sulla proprietà privata e sullo sfruttamento dell’uomo da parte del capitalista) con il comunismo il
quale imponeva un rapporto egualitario tra gli uomini.
Concretamente si è cercato di applicare il comunismo in alcuni paesi come ad esempio in Russia, ma
non ci sono riusciti.
Anche se non si è realizzata, l’idea è molto affascinante.
Il fatto di non avere più la proprietà privata generava preoccupazione tra gli uomini, i mezzi di
produzione dovevano essere in mano a tutti secondo lui e lo stato doveva applicare una politica di
distribuzione.
IL BISOGNO DELLA RELIGIONE
Marx sviluppa il tema di Feuerbach e cerca di spiegare perché avviene l’alienazione religiosa:
● Dio rappresenta il bisogno di consolazione per gli uomini → Dio è stato creato dagli uomini per
consolarsi durante la loro vita difficoltosa.
Gli uomini sanno che se la vita terrena è caratterizzata dalla sofferenza ci sarà una vita
ultraterrena che li porterà alla pace.
● La religione è:
- La “coscienza capovolta del mondo” → l’uomo pensa che i propri bisogno siano quelli legati alla
salvezza dell’anima mentre dimentica che i propri problemi sono economici-sociali.
- “L’oppio per il popolo” cioè la religione stordisce le popolazione e quindi sono più facilmente
controllabili dal potere come stordisce l’oppio.
● La religione è frutto malato di una società malata.
L’unico modo per sradicarla è distruggere le strutture sociali che la producono.
Marx diceva che si doveva distruggere la religione e distruggere le strutture che hanno creato la
religione.
Fino adesso il mondo è stato caratterizzato da tutte le negatività, dice Marx, e per questo lui voleva
cambiarlo.
MATERIALISMO STORICO
Il materialismo storico viene approfondita da Marx ed Engels.
Engels ha una visione materialistica della realtà e Marx ha una visione storica e dice che nella storia
bisogna sottolineare sempre l’ossatura economica della società.
I modi di produzioni sono la struttura economica e consistono in:
● Forze produttive: materie prime, forza-lavoro, le conoscenze scientifiche e gli strumenti.
Es:
- Nella struttura feudale per forze produttive si intendono la forza-lavoro dei servi della
gleba, le conoscenze che si avevano nel Medioevo, gli strumenti (aratro, zappa ecc.),
le terre che venivano coltivate.
● Rapporti di produzione: rapporti di potere che esistono tra i diversi soggetti che sono coinvolti
nel rapporto produttivo, da una parte ci sono i proprietari e dall’altra il servo della gleba e il
contadino.
Es:
- La struttura economica cambia nel corso della storia; si pensi al capitalismo, in
quest’ambito le forze produttive sono altre: le conoscenze tecnico-scientifiche
(locomotive, fabbriche, macchinari ecc.).
Anche i rapporti di produzione cambiano da una parte vi è il capitalista e dall’altra
l’operaio.
La struttura (ossatura economica della società) determina la sovrastruttura o ideologia: l’insieme
delle produzioni culturali di un determinato periodo storico (le riflessioni in campo religioso,
culturale, artistico ecc.)
Es:
- L’ideologia propria di una società improntata dal feudalesimo avrà come sovrastruttura quel
tipo di organizzazione con un ruolo fondamentale della chiesa e del clero.
Le istituzioni politiche nel Medioevo la struttura politica era vicino a quella della chiesa.
- Nella società capitalistica la sovrastruttura sarà diversa da quella della società feudale perché
era diversa.
Non ci può essere la stessa ideologia della società feudale.
Cambiando la base materiale della storia, cioè le condizioni di vita degli individui, cambiano le visioni
del mondo e i comportamenti sia sociali, sia privati
IL RAPPORTO STRUTTURA-SOVRASTRUTTURA
● I fenomeni politici e culturali dipendono dalla base economica ma ciò non vuol dire che
siano apparenze.
● Questo rapporto di dipendenza non si deve intendere in modo meccanico e immediato.
● Anche se le idee possono influire sugli avvenimenti storici, è la sola struttura economica ad
essere determinante per la storia.
LA DIALETTICA MATERIALE DELLA STORIA
● In ogni epoca storica, a determinare forze produttive corrispondono precisi rapporti di
produzione (es: forze produttive di tipo agricolo/rapporti di produzione di tipo feudale).
● Le forze produttive tendono a progredire con rapidità rispetto i rapporti di produzione creando
degli squilibri.
Questi squilibri si sono scontrati con i rapporti di produzione antiquati del feudalesimo.
● A questo punto nella storia avviene un evento rivoluzionario: il capovolgimento dialettico in
chiave materialistica delle forze in campo nella società.
Es:
- La borghesia nella Rivoluzione francese, si sono affermati nuovi rapporti di produzione perché
si sono sviluppate più velocemente degli strumenti di produzione nuovi.
- Nella società Marx prevede lo stesso evento: il conflitto tra classe dominante (capitalisti) e
classe oppressa (proletari) porterà alla rivoluzione.
“IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA” 1848
Lo scopo di questo manifesto era quello di comunicare ai lavoratori che non avevano una grande
cultura, infatti Marx utilizza dei termini molto semplici.
Compare per la prima volta la parola “comunista” → il comunismo era sostenuto dalla lega dei
comunisti che comprendeva diversi esponenti, i quali condividevano idee socialiste.
Erano un insieme di tutti movimenti operai che cercavano una risposta per la situazione operaia che
era tragica, con sfruttamento, scarsa igiene e nessun tipo di protezione sanitaria.
La lega dei comunisti nasce alla vigilia del 1848 (anno di rivolte in tutta Europa), prima era definita
lega dei giusti, poi Marx ed Engel cambiano il nome.
Il socialismo era diverso dal comunismo:
- Il socialismo è un movimento che vuole un cambiamento delle condizioni dei lavoratori e lo vuole in
maniera graduale → ci sono diverse forme di socialismo (utopistico, critico ecc.. ).
- Il comunismo invece è un movimento che vuole applicare dei cambiamenti in maniera
repentina e rivoluzionaria (Marx era un rivoluzionario).
Il comunismo per Engels e Marx era uno spettro della società : “uno spettro si aggira per l’Europa:
lo spettro del comunismo” → questo creava molta paura nella classe borghese.
Per cambiare la realtà bisogna togliere i mezzi di produzione ai capitalisti, quindi ai borghesi; per
questo loro temevano il comunismo.
Marx è convinto che nella storia ci siano state sempre classi in opposizione tra loro (oppressi e
oppressori):
- Si avrà l’affermazione della dittatura del proletariato.
- Poi si affermerà la società comunista, una società in cui viene abolita la proprietà privata (i
mezzi di produzione verranno collettivizzati) e in cui si afferma l’uguaglianza economica e
non solo giuridica e politica.
- Non ci sarà nemmeno bisogno dello Stato perché lo stato nasce per sopprimere la violenza
ma in uno stato comunista questa verrà meno e saranno tutti liberi; verrà meno anche il
bisogno della religione (gli uomini sono già felici e non hanno più bisogno della religione
come sostegno e consolazione) e non ci sarà violenza perché non ci sono più le condizioni di
lotta.
Tutto ciò non si realizzò.
IL CAPITALE E L’ECONOMIA
Dopo aver proposto l’affermazione di una nuova classe sociale (il proletariato che si sostituirà ai capitalisti),
negli ultimi anni della sua vita, quando si trovava a Londra, Marx ha approfondito gli studi di economia →
anche sotto l’influsso di Engels.
Marx è un intellettuale con tantissime sfaccettature, è sia un filosofo, uno storico, un rivoluzionario ma
anche un economista.
Nell’ambito dell’economia lui fa una critica molto profonda negli ambiti dell’economia classica in
particolare a Smith e Ricardo.
Lui individua una nuova modalità di approccio nell'economia e queste erano nel “Capitale” diviso in
due volumi→ il secondo venne revisionato da Engels e pubblicato successivamente.
All’interno del “Capitale” ci sono informazioni importanti:
● Non esistono leggi universali.
● La società borghese porta in sé le contraddizioni strutturali.
● L’economia deve usare lo schema dialettico della totalità organica (deve basarsi sulla struttura
dinamica della realtà basata sulla tesi, contrapposizione e sintesi; ripresa da Hegel) e deve
inoltre studiare il capitalismo come una struttura i cui elementi sono interconnessi.
Marx parte dalle fondamenta dicendo che all’interno di un’economia ci sono delle merci che possono
essere d’uso o di scambio (“feticismo delle merci” → le merci assumono molta importanza, si
trasferisce una grande importanza alla merce finita invece che al lavoro che c’è stato prima, non si
tiene conto della fatica e dell'alienazione che questa ha creato nell’operaio):
- Il valore d’uso è quello che mi serve per fare una determinata cosa.
- Il valore di scambio è il risultato della possibilità di scambiare una determinata merce con un’altra di
valore uguale o maggiore → durante lo scambio non si parla più d’uso ma si parla di denaro o di baratto
nelle società più arretrate→ nelle società capitalistiche il valore di scambio è determinato dal denaro.
MERCE, LAVORO, PLUSVALORE
Marx si concentra sul lavoro dell’operaio e lo definisce come una “merce” pagata come tutte le altre
merci.
Il capitalista paga l’operaio dandogli un salario, la forza lavoro dell’operaio è una “merce” perché
viene acquistata dal capitalista.
La forza lavoro dell’operaio permette al capitalista di ottenere altre merci, quindi la forza lavoro è una
“merce” particolare.
All’interno dell’ambito di questa merce particolare, il capitalista ottiene il suo profitto.
Il profitto del capitalista viene chiamato plusvalore che è: il valore svolto dal lavoro dell’operaio in più
rispetto a quanto viene retribuito.
L’operaio viene pagato in parte, le rimanenti ore non vengono salariate e le merci prodotte da quel
lavoro in più, vengono intascate dal capitalista costituendo un valore aggiunto non retribuito
(plusvalore).
IL CICLO ECONOMICO CAPITALISTICO
● Nella produzione capitalistica il fine non è il consumo, bensì l’accumulazione di denaro.
● Nelle società pre-borghesi il ciclo è descrivibile con la formula M.D.M (merce-denaro-merce).
● Nel capitalismo la formula diventa D.M.D’ (denaro, merce, più denaro). Il “più monetario”
deriva dal plusvalore che determina il profitto del capitalista.
● L’operaio ha la capacità di produrre con il proprio lavoro un valore maggiore rispetto a quello
che gli è corrisposto con il salario.
● Il plusvalore dipende dal pluslavoro (lavoro svolto in più dall’operaio non retribuito).
I PUNTI DEBOLI DEL CAPITALISMO
Il capitalista vuole sempre aumentare il proprio profitto, introducendo anche le macchine che
aumentavano la produttività e diminuivano la forza-lavoro dell’operaio.
Un altro elemento che permette di aumentare la quantità di merce prodotta in un tempo inferiore è
utilizzare la forza-lavoro delle donne e dei bambini.
La conseguenza di ottenere sempre più profitto è la crisi di sovrapproduzione e la caduta
tendenziale del saggio del profitto → il capitalista non guadagna più di quanto ha investito perché
produce merce in abbondanza che non viene acquistata e quindi ne risulta una perdita.
Inoltre se un operaio ha un salario minimo spende solo per i beni di prima necessità, quindi questa
abbondanza di merce viene inutilizzata.
Per questo, per Marx la società capitalistica avrà una fine e ci sarà una grande diversificazione tra i
capitalisti (molto ricchi) e i proletari poveri.
Ci sarà sempre una grande diversificazione e per questo non potrà resistere il sistema capitalistico
all’infinito.
LA RIVOLUZIONE E LA DITTATURA DEL PROLETARIATO
La fine del sistema capitalistico avviene attraverso la rivoluzione, ma non si avrà subito il comunismo, ci sarà
una fase intermedia→ quella della dittatura del proletariato.
Per superare le contraddizioni della società borghese occorre:
● Socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio.
● Soppressione della divisione in classi.
● Attuare una “rivoluzione sociale” e abbattere lo Stato borghese (lo stato borghese infatti
serve alla borghesia per esercitare il proprio dominio di classe).
● Attuare la “dittatura del proletariato”, passaggio obbligato per la transizione dal capitalismo al
comunismo.
LE DUE FASI DELLA SOCIETA’ COMUNISTA
Questa fase intermedia si dovrà superare e per Marx si dovranno attuare le due fasi della società
comunista:
1. La società comunista appena emersa dalla società capitalistica è l’unico datore di lavoro che
trasforma tutti in salariati.
2. La società comunista (consolidata) terrà conto dei bisogni e delle capacità degli individui.
E’ una società: senza divisione del lavoro, senza proprietà privata, senza classi, senza
sfruttamento, senza miseria, senza divisione tra gli uomini, senza religione e senza Stato.
Questa fu una grande utopia di Marx, non venne mai realizzata perché l’idea della Rivoluzione non
funzionò
Nietzsche esegue una distinzione fondamentale: nella tragedia greca si è realizzata una sintesi
perfetta di due spiriti:
➔ L’apollineo: si rifà ad un senso di armonia, razionalità ed equilibrio, evidenziato nella tragedia
dalle vicende e dai dialoghi dei personaggi, accessibili con grande semplicità.
➔ Dionisiaco: punta ad uno spirito di ebbrezza, di tensione, dell’impulso vitale. Si tratta dunque
di uno spirito opposto all’apollineo che nella tragedia si esprime attraverso il popolo e la
musica.
I due aspetti coesistono perfettamente nelle opere di Sofocle ed Eschilo.
Ad un certo punto però i due spiriti si separano con l’avvento di autori differenti.
Nella fattispecie si rifà ora al modello di Euripide, in cui il dionisiaco viene eliminato.
Musica e coro hanno dunque meno spazio in lui.
Con lui si ritiene possibile che la vita possa seguire una direzione razionale e che possa esservi la
presenza dell’aspetto morale.
Si passa dunque dal pessimismo tragico che vede la vita come piacere e al contempo sofferenza, ad
una visione maggiormente razionale e filosoficamente dettato dall’avvento del pensiero di Socrate e
poi di Platone.
I due autori hanno introdotto nella filosofia il “concetto”, la razionalità, l’idea di una vita che possa
essere analizzata, compresa e spiegata.
Nietzsche crede invece che la vita sia fondata sull’irrazionalità, tratto ripreso da Schopenhauer.
In questa prima frase il tema del tragico e dell’irrazionale è predominante: bisogna considerare la
tragicità della vita ed è necessario accettarla.
Per Schopenhauer era impossibile allontanarsi dall’irrazionalità e dalla volontà di vita, se non
attraverso però la noluntas.
Per Nietzsche, contrariamente, non esiste alcuna via per eliminare dalla vita l’irrazionalita.
LA DECADENZA
(Nietzsche è critico anche nei confronti della democrazia e della società di massa)
Nietzsche viene riscoperto solo dopo la Seconda guerra mondiale, quando la sua opera viene
epurata dall’errata interpretazione nazista.
Per Nietzsche la decadenza del dionisiaco cui si assiste nell’opera di Euripide è estremamente
negativo.
L’elemento irrazionale è fondamentale per bilanciare quello reale e lo stesso discorso vale per
Nietzsche anche in ambito filosofico: con l’avvento della filosofia socratica la componente irrazionale
viene meno.
È per questa ragione che Nietzsche apprezza particolarmente l’irrazionalità di Schopenhauer,
evidente nella volontà di vivere, sottolineare la tragicità dell’esistenza.
Secondo periodo di scrittura→ fase illuministica o genealogica
● Nietzsche si allontana dai maestri del periodo precedente (Wagner e Schopenhauer).
● Nietzsche privilegia la prospettiva della scienza.
● Metafisica, religione e arte appaiono illusione che bisogna distruggere
● La scienza a cui si rivolge Nietzsche è intesa come un metodo di pensiero che emancipa gli
uomini da pregiudizi ed errori.
Lui si richiama all’illuminismo del ‘700 e al fatto che l’illuminismo aveva liberato gli uomini dai
pregiudizi e dalle false illusioni (attraverso la scienza).
La prima grande illusione a cui l’uomo si aggrappa è quella di Dio.
Nella seconda fase del suo pensiero lui preannuncia la morte di Dio.
Dio viene considerata come “la nostra più lunga menzogna” → non nel senso del Dio dei cristiani, ma è un Dio
simbolo: si identifica come simbolo di tutte le illusioni metafisiche.
Ammettere che esiste Dio è ammettere che esiste qualcosa che sia diverso dalla realtà sensibile.
Per Nietzsche non esiste qualcosa d’altro oltre alla realtà sensibile, per lui esiste solo quello che
vediamo, quello che siamo e quello che viviamo.
Egli annuncia, nella “Gaia scienza”, del 1882 la morte di Dio (è un aforisma).
Questo annuncio ha una scrittura molto particolare: poetica e profetica.
Dopo aver annunciato la morte di Dio, lui dice che gli uomini lo hanno ucciso, ma allo stesso tempo non ne
sono consapevoli e per questo hanno trovato altre illusioni → come ad esempio: la scienza, la politica
(comunismo e democrazia), il denaro.
L’uomo non crede in una realtà che deve affrontare, perché non vuole affrontarla e per questo la
sostituisce con qualcosa di illusorio e da non affrontare.
Bisogna eliminare tutte le illusioni.
Terzo periodo di pensiero → L’eterno ritorno dalla morte di Dio al Superuomo
La figura del superuomo non è ancora pienamente definita, si tratta semplicemente di un abbozzo. Si
giunge così alla terza fase, coincidente con l’opera “Così parlò Zarathustra”, fondamentale anche dal
punto di vista storico e non solo filosofico: pare che tutti i soldati del III Reich ne avessero una copia.
Molti spunti dell’opera potrebbero rimandare, se mal interpretati, a ideologie di matrice nazista.
Si tratta di un poema in prosa, dove gli elementi fondanti sono immagini e parabole: è necessaria
un’opera di interpretazione. Zarathustra è colui che annuncia la venuta del Superuomo. L’opera è
divisa in tre parti:
● L’avvento del superuomo
● La volontà di potenza
● L’eterno ritorno
LE TRE METAFORE
Una delle metafore di cui si parlava è rappresentata da un brano in cui si evidenziano le metamorfosi
che annunciano l’avvento di questa nuova figura, che sono tre:
1. Lo spirito diventa cammello: il cammello è l’umanità che porta con sé il peso del passato. Il
cammello inoltre è obbediente e la formula associata è dunque quella del “tu devi”.
2. Il cammello diventa leone: l’essere umano passa dal suo stato di obbedienza alla liberazione
dai fardelli metafisici e morali. Si fonda sul principio “Io voglio”.
3. Il leone diviene fanciullo: l’essere umano vede ora con occhi nuovi la vita, dicendo sì.
Si può dunque ora parlare di oltreuomo, legato alla terra e alla vita, senza puntare ad un mondo
ultraterreno e metafisico.
Egli è fedele alla terra, ossia alla realtà concreta.
Questa entità ha una conformazione antidemocratica: per Nietzsche non tutti possono diventare
superuomini, si tratta di un’élite.
Ad ogni modo, non si tratta di un’entità da mistificare, bensì di un essere umano che riesce a liberarsi
da tutti i suoi vincoli, legandosi alla realtà piuttosto che all’astratto.
È per questo che la filosofia nietzschiana è stata interpretata in chiave nazista, partendo dal suo
spirito antidemocratico e dalla presenza di un gruppo elitario di uomini fuori dal comune.
Il Nazismo fa però riferimento ad una superiorità razziale che in Nietzsche non esiste invece.
Si parli poi dell’eterno ritorno: la concezione finora diffusa del tempo prevedeva che esso fosse
lineare, trovando avvio nel momento della creazione e cessando con la fine dell’esistenza.
L’oltreuomo ha invece una visione circolare del tempo, ripreso ad esempio dagli stoici greci, convinti
che il mondo fosse destinato alla distruzione per poi poter rinascere da sé.
Il processo si sarebbe ripetuto perpetuamente.
Nella visione circolare del tempo l’attimo assume un significato di particolare rilievo, tanto da parlare
di “eterno ritorno dell’attimo”.
L’attimo deve essere vissuto per sé stesso, ma non come un momento di passaggio tra un prima e
un dopo e dunque con un connotato effimero.
Ciò implica l’accettazione del mondo per quello che è, senza pensare al domani quale elemento
preponderante dell’esistenza (si pensi alla visione religiosa della vita ultraterrena).
Questo significa dire “sì” a tutto ciò che viene proposto dalla vita, nel bene e nel male.
Oltre alla vita deve essere accettata, allo stesso modo, la terra, ovviamente.
Il superuomo accetta che ogni momento vissuto ritornerà: non tutti gli esseri umani possono accettare
questa condizione del tempo, non è semplice accettare che i momenti più terribili della propria
esistenza torneranno.
L’ETERNO RITORNO
La formulazione di un tempo circolare non è innovativa, ma la visione in cui è inserita lo è, ossia
nell’immaginario dell’oltreuomo, che si differenzia dalla massa per la sua creatività.
L’ultimo periodo si caratterizza anche per la “Genealogia della morale”, tema già introdotto in realtà
nel secondo periodo.
Nietzsche si chiede come sia nata la morale, partendo dalla critica della morale religiosa,
evidenziando gli elementi più critici nei confronti della morale.
Essa sarebbe l’istinto del gregge nel singolo, essendo dunque un’imposizione esterna.
Si tratterebbe inoltre della soggezione umana a vincoli imposti che andrebbero a frenare la creatività
del superuomo.
Si concentra sulla morale cristiana fondata sul perdono, la compassione e l’amore per il prossimo.
Mette in discussione attraverso la sua opera l’immagine positiva che la società europea dà di sé
stessa, partendo dai principi dei 10 Comandamenti.
Per metterli in discussione deve studiarne la genealogia, che condurrebbe a due tipi di morale: quella
dei signori e quella del gregge.
La morale diffusa è quella che porta in sé falsi valori.
La morale dei signori su cui si basa Nietzsche, è aristocratica ed esalta i valori del corpo e della vita.
Essa comprende in sé, a livello storico, la morale dei guerrieri puntante a valori quali, forza e
coraggio.
Tale morale si è poi contrapposta a quella dei sacerdoti legata alla sfera spirituale, esaltando l’anima
piuttosto che il corpo.
Fino ad un certo punto nella storia l’etica dei guerrieri era la preminente, finché la spiritualità ha avuto
il sopravvento sul corpo con l’affermazione delle religioni ebraica prima e conseguentemente poi
quella cristiana.
Si tratta di una morale legata all’accettazione e alla compassione, all’umiltà.
Questo modello, grazie alla superiorità della classe sacerdotale su quella guerriera, ha preso il
sopravvento affermandosi come principale.
Tale morale è identificata nell’idealizzazione della democrazia e del socialismo/comunismo per
Nietzsche.
La politica a lui coeva sarebbe dunque stata dettata dalla morale dei servi e del gregge, segnata dal
risentimento: il gregge prova nei confronti degli altri, ossia dei guerrieri, un forte astio, sentendosi
inferiori e volendo attuare così un ribaltamento.
Nietzsche propone dunque la trasvalutazione dei valori; quanto prima era considerato bene ora
assume un nuovo senso, nella fattispecie puntando all’esaltazione personale, più che sulla
compassione, essendo una morale aristocratica.
Per il filosofo solo il superuomo può cambiare questo modello.
La trasvalutazione dei valori si collega all’annuncio della morte di Dio che ha introdotto il nichilismo,
prevedente la mancanza di punti di riferimento e la credenza in nulla.
L’oltreuomo va però oltre anche al nichilismo e al suo vuoto, ponendosi come risposta alla morte di
Dio.
Egli è l’artista supremo, creatore di immagini e sensi.
I valori non sono più assoluti, ma libere manifestazione dell’attività creativa umana. Altro aspetto
tipico dell’ultima fase è “La volontà di potenza”, redatta di fatto dalla sorella.
Il concetto si riconnette a quello del superuomo e del tempo circolare.
Ci si rifà alla volontà di vivere di Schopenhauer, che tanto aveva colpito Nietzsche in epoca più
giovanile.
La volontà di potenza si identifica con la vita stessa, senza però spingersi all’autoconservazione, alla
sua riproduzione e propagazione.
È insita a tutti gli individui, ma solo l’oltreuomo può accedervi, dunque solo l’artista.
Il Nichilismo è una fase di transizione che conduce l’oltreuomo a dire sì alla vita: l’annullamento dei
riferimenti è però un passaggio fondamentale e necessario per l’affermazione di questa realtà.
Può essere passivo quando si pone unicamente come accettazione di tutto ciò che è, o attivo, ossia
quello dell’oltreuomo, che lo sfrutta per smantellare i valori rimasti e crearne di nuovi, di autentici.
SIGMUND FREUD (1856-1939)
Sigmund Freud è stato un medico neurologo e fondatore della psicoanalisi.
Freud è noto per aver elaborato la teoria psicoanalitica secondo la quale i processi psichici inconsci
influenzano il pensiero, il comportamento umano e le interazioni tra individui.
● Biografia
Sigmund Freud, conosciuto come il padre della psicoanalisi, nacque a Freiberg, in Moravia
(l'attuale Repubblica Ceca), nel 1856.
All'età di 4 anni si trasferì a Vienna con la famiglia.
Si laureò in medicina focalizzandosi sulla psichiatria e, approfittando di una borsa di studio, si trasferì
per un breve periodo nella città di Parigi dove si interessò ai fenomeni isterici curati attraverso
l’ipnosi.
Diversamente dal comune approccio medico che tendeva a sottovalutare tutte le patologie di natura
psicologica (in quanto non erano supportate da concrete lesioni fisiche), Freud e altri medici
cominciarono ad osservare con occhio più curioso i fenomeni isterici e i sintomi nevrotici (fobie varie,
tosse nervosa, anoressia, ecc.) e a cercare metodi per curarli.
Tra il 1885 e il 1886 mentre è a Parigi collabora con Charcot e si avvicina all’ipnosi come cura per
l’isteria.
Ritornato a Vienna, Freud divenne il collaboratore del medico Josef Breuer: quest’ultimo aveva
notato come l’ipnosi potesse risultare utile per tenere sotto controllo i sintomi isterici.
In questo periodo si occupa principalmente di malati di nevrosi e scrive gli “Studi sull’isteria” (1892-
95).
Attraverso la cura della nevrosi, nonché l’analisi di sé e dei propri sogni, nel 1897 pone le basi della
psicoanalisi.
Il libro “L’interpretazione dei sogni”, uscito nel 1899 ma datato 1900 lo rende poco per volta noto a
un più vasto pubblico.
Le teorie di Sigmund Freud non ebbero immediato successo ma, ciononostante, nel 1910 fu fondata,
a Norimberga, la “Società internazionale degli psicoanalisti”.
Nel 1938, con il nazismo al potere, Freud sarà costretto a lasciare Vienna e a trasferirsi a Londra.
Solo un anno dopo morirà per via di un grave tumore alla gola, venutogli probabilmente a causa del
forte vizio del fumo che aveva.
Sigmund Freud era infatti un grande amante di sigari (ne fumava anche venti al giorno) e, quando il
cancro divenne per lui troppo doloroso, chiese al suo medico di procedere con la morte assistita,
attraverso un'iniezione di morfina.
● Psicoanalisi
Freud inizia ad interessarsi alle malattie nervose e l’incidenza che poi hanno sul comportamento.
Lui voleva indagare le cause e poi curare le malattie.
Questi sono gli anni della sperimentazione, all’inizio lui pensava che la cocaina potesse curare il
dolore psicofisico.
La psicoanalisi è una delle scuole psicologiche di fine Ottocento.
Si studia Freud in filosofia perché la sua psicanalisi è una teoria psicologica che propone una nuova
concezione dell’uomo, cosa che non avviene con le altre teorie psicologiche.
Continuando ad indagare le cause dell’isteria, Sigmund Freud arrivò alla conclusione che, alla base
dei sintomi nevrotici, non c’erano dei problemi organici ma un conflitto tra forze inconsce.
Da tale scoperta nacque dunque la psicoanalisi che letteralmente significa studio della mente e che
riguarda l’inconscio.
Freud quindi fonda una dottrina psicologica che entra profondamente in discussione con la filosofia e con
la concezione filosofica dell’uomo⇒ tutta la cultura occidentale del Novecento sarà condizionata dalle ricerche
freudiane. Es:
- la letteratura: Italo Svevo “La coscienza di Zeno” ( dottor S è lo stesso Freud)
- la storia dell’arte: surrealismo
“STUDI DELL’ISTERIA”
Nella prima parte del libro Freud spiega che i ricordi traumatici che danno origine all’isteria sono
preclusi alla coscienza, in quanto troppo dolorosi.
Questa è una reazione di difesa dell’individuo che lo porta (solo apparentemente) a dimenticare
l’evento stesso, anche se in realtà rimane presente nell’inconscio.
L’isterico dunque soffre per lo più di “reminiscenze”.
Essendo negata la possibilità di esprimere la carica emotiva attraverso gesti, parole e azioni,
l’energia inespressa si determina in sintomi isterici e nevrotici.
La guarigione: il medico deve mettere un paziente nella condizione di rievocare tali ricordi attraverso
l’ipnosi per far rivivere le emozioni ad essi legate.
In questo modo si permette la guarigione dell’isterico e la scomparsa dei suoi sintomi.
● Caso di Anna O.
La teoria psicologica di Freud nasce dallo studio dell’isteria, che a fine Ottocento colpiva molte
donne.
L’isteria era una malattia della psiche che prendeva a livello fisico (ad esempio paralisi, mutismo,
svenimento) e non permetteva a chi ne era colpito di avere una vita sociale.
Queste donne però non venivano considerate perché non avevano problemi di natura organica, era
come se loro stesse si inventassero il proprio male.
Freud decide di occuparsene e fa un tirocinio a Parigi dove incontra Charcot.
Questo medico francese aveva scoperto che il metodo dell’ipnosi funzionava per curare gli attacchi
di isteria.
Tornato a Vienna Freud decise di provarlo insieme a Breuer.
Si occupò in particolare di Anna O., che soffriva di idrofobia (paura dell’acqua) e attraverso il metodo
catartico dell’ipnosi egli riuscì a guarirla.
Aveva tosse nervosa, perdeva l’udito e non mangiava.
Anna O. fu messa in una condizione di rilassatezza che sotto ipnosi l'ha aiutata a ricordare eventi del
passato e Freud imparò che da bambina, la sua governante faceva bere dal proprio bicchiere il
cagnolino e ciò le ha provocava ribrezzo e disgusto.
Appena risvegliata dall’ipnosi il sintomo isterico non esisteva più.
Secondo Freud il soggetto tende a difendersi da tutto ciò che gli può provocare il dolore.
Per lui un metodo di guarigione è l’oblio, cioè, significa che il soggetto dimentica alcune cose ma
nonostante questo, esse si accumulano nell'inconscio.
Nell’inconscio vengono accatastati una serie di ricordi che ci hanno traumatizzato e creano una forte
energia e questa forte energia porta ad un forte disagio della nostra nevrosi.
L’isteria è data da:
- Un evento traumatico che abbiamo seguito
- Ad esso segue una reazione di difesa che porta la rimozione all’oblio
- Energie ed impulsi repressi
- Manifestazione della nevrosi con sintomi che determinano il nostro disagio
La parte conscia diventa sempre più minoritaria, il soggetto ha sempre meno consapevolezza di se.
La rivoluzione psicanalitica freudiana consiste nello stabilire un soggetto che ha sempre meno
consapevolezza di sé, in un soggetto che, in piccola parte autonomo e indipendente, ha una parte
che fuoriesce dal proprio dominio.
Nella costruzione della psicoanalisi questo evento fu fondamentale perché egli capì che tutti
possiedono l’inconscio.
Il significato filosofico della teoria di Freud è che fino ad allora gli individui avevano pensato di agire in
maniera certa e consapevole, ora invece si scopre che in ognuno di noi esiste un elemento
irrazionale (l’inconscio) che è un principio autonomo che influenza la nostra parte consapevole.
“L’io non è padrone in casa” propria ma agisce sempre perchè c’è un elemento che lo influenza.
Questa visione dell’uomo non era completamente nuova. Es:
● Platone con il mito della biga alata aveva notato che nell'uomo avvengono diversi eventi
● Schopenhauer affermava che la volontà di vivere era una forma irrazionale e inconsapevole
● Nietzsche con la sua teoria dello spirito dionisiaco
Nessuno come Freud aveva però affermato in maniera così netta che era la parte inconscia a guidare
le nostre scelte.
PSICOPATOLOGIA
È lo studio del funzionamento anormale dell’attività psichica come accade nel caso della nevrosi
e dell’isteria:
➔ NEVROSI: disturbo della sfera affettiva dell’individuo, il quale rimane cosciente dei conflitti e
delle sofferenze e mantiene un contatto con la realtà
➔ ISTERIA: grave forma di nevrosi caratterizzata da manifestazioni patologiche somatiche prive di
una base organica
● Teoria della rimozione
Dentro l’inconscio ci sono i contenuti rimossi.
La rimozione diventa una teoria freudiana molto importante, si tratta di un meccanismo di difesa per
quando si vivono situazioni che potrebbero mettere a rischio la nostra salute mentale.
Di fronte a traumi o situazioni di particolare gravità, il contenuto rimosso può determinare una
patologia e diventare disturbo mentale.
La nostra mente sposta questi ricordi nel nostro inconscio, che quindi rimangono comunque presenti.
La rimozione può anche riguardare aspetti di lieve entità che non causano problemi e può avere esiti
differenti da individuo ad individuo.
Per Freud il limite tra salute e malattia è molto lieve perciò bisogna trovare un equilibrio che deve
essere continuamente conquistato.
● Psicopatologia nella vita quotidiana
È possibile riconoscere una psicopatologia anche nella vita quotidiana: sviste, sdrucciolamenti della
lingua (lapsus), errori o omissioni di memoria (atti mancati), motti di spirito…
Queste mancanze sono il risultato di un’azione intenzionale ma inconsapevole→ alla loro base c’è
un desiderio inconscio non accettabile che sfugge alla censura della rimozione.
Viene chiamato un fallimento della rimozione.
● Psicoterapia
Ad un certo punto è necessario riportare alla coscienza il contenuto rimosso e prendere coscienza di
ciò che è accaduto altrimenti l’energia inespressa si determina in sintomi isterici e nevrotici.
Nel nostro organismo però ci sono delle resistenze che insorgono perché l’io vuole evitare la
sofferenza.
Esistono nonostante tutto dei modi per riportare alla luce un contenuto rimosso senza determinare un
problema più grave:
➔ il sogno
➔ gli atti mancati
➔ le libere associazioni
Anche la terapia può recuperare il contenuto rimosso per riportarlo alla coscienza.
Per questo interviene la teoria delle LIBERE ASSOCIAZIONI.
Freud sosteneva che ogni evento psicologico avesse un significato: “se un pensiero conduce ad un
altro pensiero c’è un motivo”.
In termini tecnici, il compito del clinico diviene l’eliminazione delle difese→ Freud individua nelle libere
associazioni il metodo in grado di smantellare le difese.
Il paziente dice qualsiasi cosa gli venga in mente, senza tentare di filtrare o selezionare i pensieri.
L’analista può così individuare i desideri inconsci, mentre le difese rimangono attive e possono
essere affrontate.
Il tutto avviene con il paziente perfettamente sveglio.