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Kant (1724-1804)

Kant nacque nella periferia di Königsberg, allora capitale della Prussia Orientale. Frequenta il Collegium
Fridericianum. Cadenzava le sue azioni quotidiani in modo molto puntuale. E’ influenzato dalla
madre seguace del protestantesimo (con rigore morale simile al puritanesimo). Mette in
discussione il valore della metafisica. Il filosofo che la risvegliato dal sonno della metafisica è
Hume. La scienza non è universalmente valida perché si basa su logica basata su abitudine
mentale, un rapporto causa-effetto che però non è garantito. Nella “Religione nei limiti della
ragione” accusa il governo prussiano di usare la religione come strumento dispotico. Gli viene
quindi imposto di non scrivere più niente del genere. Nella “Pace perpetua” sottolinea il fatto che
lo stato deve essere guidata dall’ etica. Spiega l’etica nella “Critica alla ragione pratica”. E’ un
crocevia intellettuale. Mette d’accordo modi di pensare.
Si deve sottoporre a giudizio tutto lo scibile con la ragione (che è sia giudice che imputato).
Bisogna riconoscere il campo di validità della conoscenza scientifica e quindi universale. La ragione
per giudicarsi quindi deve trovare il proprio fondamento per riconoscere i propri limiti. Kant critica
il pensiero razionalista dicendo che non siamo in grado di rispondere a queste domande perché la
metafisica è oltre i limiti della nostra conoscenza e della ragione. Si deve ragionare solo sull’
esperienza, il fenomeno può essere pensato perché conosciuta, mentre, per esempio, Dio
(noumeno) non è conosciuto ma può essere pensato da noi quindi è noumeno). Il fenomeno
appare alla conoscenza perché dà un sensazione. La metafisica è rappresentata da Platone che lui
esprime con la metafora della colomba. Pensa che i razionalisti (metafisici) sbagliano perché
pensano a cose oltre questo mondo nonostante si sostengano con cose di questo. E’ in polemica
però anche con gli empiristi perché dicono che si conosce solo per esperienza a posteriori, e lui
pensa che questa conoscenza non è utile perché non si può prevedere perché non c’è il rapporto
causa-effetto. Pertanto la vera scienza non prescinde dall’ esperienza ma deve diventare
universale, deve quindi basarsi sull’ esperienza.
Il noumeno è ciò che si pensa che però non si conosce perché non è fenomeno e quindi non
appare nella realtà. L' empirismo dice che una cosa è vero solo perché è successa, mentre la
scienza è universale. Il noumeno esiste indipendentemente da chi le pensa, mentre il fenomeno
deve essere visto. Kant dice che per dare validità alla metafisica bisogna usare un metodo
scientifico.
Kant dice che esistono 3 tipi di giudizi, modo di esprimerci sul mondo. Nel giudizio si dà un
predicato al soggetto. Un giudizio analitico a priori mi informa su qualcosa senza aggiungere novità
e lo abbiamo prima dell'esperienza, il predicato è intrinseco nel soggetto (razionalista). I giudizi
sintetici a posteriori danno novità, quindi è scientificamente fecondo, però è a posteriori
(empiristico). Noi abbiamo bisogno di giudizi sintetici a priori come 3+4=7 perché dà novità ma
non ha bisogno di esperienza. Noi uomini pensanti conosciamo nello stesso identico modo se
pensiamo nel modo scientifico dei giudizi sintetici a priori. Tutto ciò che accade ha una causa.
Nella critica alla ragion pura ci sono più aspetti: dottrina del metodo (metodo che deve seguire la
scienza) e dottrina degli elementi (forme a priori) che si divide in estetica trascendentale
(sensibilità e le sue forme a priori, spazio e tempo) e in logica trascendentale (logica del pensiero)
che si divide in analitica e dialettica trascendentale (l’analitica studia le forme a priori dell’
intelletto cioè le categorie e io penso (conoscenza per intelletto), mentre la dialettica studia la
ragione e i suoi concetti, anima, mondo e Dio (ragione). Kant divide quindi la conoscenza in,
intellettiva e della ragione.
La rivoluzione copernicana nella conoscenza, dice che noi possiamo comprendere la realtà
fenomenica con le forme a priori spazio-temporali. E’ la realtà ad adattarsi a noi non il contrario.
Trascendente è ciò che non è nel piano fisico. Trascendentale non deriva dall’ esperienza, ma si
applica ad essa (conoscenza a priori, spazio, tempo e categoria).
La conoscenza sensibile ha un aspetto formale e uno materiale. L’ aspetto materiale è accertato
dalla percezione di un oggetto (passivo), mentre l’aspetto formale dà ordine alle percezioni (attivo)
e si basa su spazio e tempo sulla base dei quali percepiamo gli oggetti come intuizioni. Essendo lo
spazio e il tempo giudizi sintetici a priori appartengono a tutti. E’ più importante il tempo perché è
della nostra interiorità, mentre lo spazio esamina l’esterno. Un’informazione è a priori quando la
conosco con l’aspetto formale della mia sensibilità.
Con la conoscenza intellettiva esprimiamo con i giudizi e nel giudicare i dati all’interno di una
comune rappresentazione (concetto). I concetti sono empirici o puri. E’ empirico quando è
elaborato da dati derivati dall’esperienza. Quando abbiamo già dati a priori e si applicano
nell’esperienza è puro. I dati dei concetti puri sono le 4 categorie (quantità, qualità, modalità e
relazione) divise in 3 ulteriori categorie ciascuna. Siamo sicuri che i 4 giudizi siano legittimi e si
applichino bene alla realtà. Sono priori e (da un punto di vista legale) quando un bene è utilizzato
per un certo periodo di tempo la legge ne legittima la proprietà (quindi quando noi usiamo le
categorie per abitudine queste sono giustificate). Anche un sillogismo lo giustifica: gli oggetti sono
pensanti dall’ io, io penso con le categorie, quindi gli oggetti presuppongono le categorie. L’io è
l’ordinatore dei dati dell’esperienza fenomenica.
A noi non interessa dire se una cosa esiste in generale, ma solo se esiste per noi. La mente umana
non si accontenta di un orizzonte finito, in quanto sa che può esistere anche altro oltre i fenomeni.
La forma a priori del senso interno è il tempo, ma non si può avere la percezione degli infiniti
istanti dell’uomo perché non abbiamo percezione dell’infinito (l’infinito temporale è noumeno
quindi), ma nonostante ciò noi la ambiamo. Ciò che percepiamo dal nostro senso interno è
unificabile nell’anima. L’anima è idea che unifica tutti i dati del senso interno. Quindi questa idea è
scientificamente scorretta perché non possiamo percepire contemporaneamente tutti gli istanti.
Noi pensiamo anche di poter unificare anche tutti i dati dell’esterno. Quando la ragione vuole
unificare i dati del senso esterno cerca di percepire un idea mondo che però non esiste perché non
possiamo percepirlo perché infinito. Il mondo è noumeno che unifica i dati del senso esterno.
Quando unifico i dati interni ed esterni si cerca di percepire l’idea Dio. Kant critica le varie
cosmologie dicendo che le idee della ragione sono illusioni come le idee di anima, mondo e Dio. La
conoscenza è data da conoscenza sensibile più intellettiva. Si critica la psicologia tradizionale che
percepisce l’anima come ente a sé stante. Ciò non può essere perché l’anima è l’io penso, un
processo. Il mondo non è a sé stante come dice la cosmologia, perché dicendo che lo è, ci
esprimiamo su ciò di cui non si ha esperienza perché infinita.
Kant vuole illustrare la legge morale, ma questa non è scritta da nessuna parte, è dentro l’uomo e
non si può dimostrarne l’esistenza ma si constata come fatto della ragione. Kant dà 2 possibilità: si
agisce a seconda di ciò che si sente (istinto  egoismo). Oppure l’uomo agisce moralmente,
quindi la morale esiste. Se esiste la morale deve avere certe caratteristiche. La legge morale deve
essere libera e universale. Cioè posso agire in libertà perché non sono condizionato da nulla e la
legge deve essere stessa e identica per tutti (universalità). La morale è noumeno trascendentale.
Se libera e universale ha questi caratteri: categoricità (assumere la forma del dovere, bisogna agire
secondo essa), autonomia (non dipendere dai condizionamenti), disinteresse (gli interessi non
permettono di agire moralmente), formalità (non si guarda al contenuto ma alle forme a priori). La
natura umana è illimitata ed imperfetta quindi bisogna imporre la legge morale, ma ciò è
contraddittorio perché imporre è condizionare. La legge morale imposta dall’ esterno. Non è più
un atto di volontà libera. Kant gioca sulla forma della legge morale. Ovvero ci indica dei principi
che non hanno alcun contenuto. Questi principi etici possono essere di 2 tipi: massime o
imperative. Quelle massime sono valide solo per me quindi vanno escluse. Quelli imperativi sono
ipotetici o categorici. Il categorico dice che seguiamo il senso del dovere senza motivi e contenuti
ma è un dovere che abbiamo in noi. Gli ipotetici usano se…allora perché sono condizionanti poiché
hanno un contenuto.
Abbiamo bisogno di suggerimenti pratici, abbiamo bisogno di 3 massime: agisci in modo che la
massima della tua volontà possa anche essere legislazione universale. Ogni volta che si deve agire
secondo la legge morale bisogna pensare se questa è universale. Dice di agire in modo da
considerare sé stessi e l’umanità mai come mezzo ma come fine. Bisogna agire in modo che la tua
volontà non deve essere considerata sottoposta alla legge morale, ma può essere anche
autolegislatrice. Si passa da piano fenomenico a noumenico per decidere le proprie azioni. La
scelta morale parte da me. Il sommo bene per Kant è dato dalla nostra felicità e dall’agire secondo
la legge morale. Un assioma è una cosa vera a prescindere, un postulato è una cosa presa per
buona ma non dimostrabile. Noi diamo postulati perché sono necessari. La morale può essere
capita ma non apprezzata. Dei postulati rendono pensabile la morale. 1° L’immortalità dell’anima:
La piena conformità di virtù e felicità è solo nella condizione di santo (agire secondo legge morale
essendo felici). Solo la condizione di santità è di sommo bene, ma non è di questa esistenza a
causa del corpo. Bisogna postulare che l’anima sia immortale in modo da far fare esperienza in
altri modi per raggiungere il sommo bene. 2° Esistenza di Dio: deve esistere anche un’entità
onnisciente che sappia coniugare virtù e i meriti corrispondenti. Deve esistere questa entità che
premi i tuoi meriti perché altrimenti facciamo fatica a comportarci bene. 3° (non religioso) Libertà:
poiché deve agire moralmente, devo agire nel senso del dovere, il fatto che dobbiamo implica
anche che possiamo non farlo. Agire secondo il senso del dovere ci fa agire in modo incondizionato
a seconda di ciò che pensiamo.

Idealismo
Il romanticismo ha come corrente filosofica l’idealismo. Gli idealisti cercano di risolvere il conflitto
fra noumeno e fenomeno, si privilegia l’idea considerata verità ultima. L’idealismo è corrente solo
filosofica mentre il romanticismo si sviluppa nell’arte. L’idealismo rimane in Germania, mentre il
romanticismo si diffonde in tuta Europa. E’ esigenza imprescindibile andare oltre la ragione
illuminista per accedere all’assoluto per il tramite di nuove vie. Ci si arriva con altre vie come il
sentimento, l’arte e la religione. Questi sono strumenti per accedere al noumeno. La ragione non
basta, il romantico cerca di superare i propri limiti e attingere all’infinito. Il termine inglese
romantic aveva connotazione negativa per ciò che è irrazionale. Il termine romantico denota la
capacità creativa connessa al sentimento. L’artista imita Dio perché ricrea l’universo nell’opera
d’arte. Al circolo di Jena i filosofi scrivono per l’Ateneum. Questa mentalità risponde a all’esigenza
di tipo storico per appagare l’individuo frustrato dalla società. Il romanticismo esalta la libertà, la
natura e il pensiero che Dio sia in tutte le cose. Il romantico cerca l’infinito. Si pensa che questo sia
perché l’uomo ha origini divine per la visione panteistica di Dio. I romantici rifiutano il deismo per
tornare al passato. L’uomo è frustrato perché da questo presente sono fuggiti gli dei in quanto non
ci sono più valori morali. La poesia è la massima manifestazione di questo sentire dell’uomo e si
avvicina quindi a Dio. Novalis dice che il poeta accoglie il senso ultimo della natura meglio dello
scienziato e il suo valore meglio del moralista. Schiller dice che con l’arte l’uomo è svincolato dalla
necessità, perché con l’arte si accede a forme ideali non fisiche. Goethe riprende questi pensieri
nel Faust, dove descrive l’anima alla ricerca della conoscenza. Lo streben è lo sforzo in tedesco,
continuo per cercare la verità. Il romantico rivaluta il passato perché in esso c’era armonia fra
uomo e natura che ora è perduta e si vuole riportare nel futuro. La storia è il processo con cui
l’umanità raggiunge il suo stato di perfezione. Ciò perché dentro l’umanità stessa c’è Dio, garante
di questo percorso di perfezionamento. Questa idea è espressa da Herder, che da definizione del
linguaggio, dizionario dell’anima, perché permette di esprimere le sensazioni e ci innalza dai nostri
impulsi e ci apre alla società

Fichte
Studia teologia in Germania, figlio di una famiglia molto povera e quindi è costretto a fare il
precettore. Nel 1791 si reca a Berlino e conosce Immanuel Kant, che avrà un influenza notevole.
Apprezza la critica della ragion pratica. Una sua opera verrà scambiata e si penserà sia fatta da
Kant. L’ insegnamento gli causa problemi con le autorità. Ha difficoltà anche perché gli studenti
sono in rivolta e quindi indisciplinati. Pubblica i “Fondamenti della dottrina della scienza” che gli
causa l’accusa di eresia per la sua concezione di Dio come ordine morale del mondo. Si allontana
da Jena e va a Berlino e tiene i discorsi alla nazione tedesca celebrandone il popolo come quello
che detiene primato spirituale. Insegna un educazione alla libertà interiore. Si contraddistingue
per una fortissima etica. La sua stessa vita è manifestazione fisica dello streben (sforzo per la
libertà). Per tutta la vita cerca di liberarsi anche materialmente vista la sua povertà (era stato
anche guardiano di oche). Era molto affascinato dal prete in chiesa per cui voleva fare il pastore di
anime e guidare gli altri essendogli di riferimento. Si ispira a Lessing, contemporaneo a lui, dicendo
che la verità non è il suo possesso ma lo sforzo per raggiungerla. La vita di Fichte è aspirazione alla
libertà.
Secondo Kant il noumeno è indipendente dal soggetto perché non si può conoscere, quindi l’io
penso non è creatore. Ficthe pensa che se l’io penso può conoscere tutto e va oltre il limite
fenomeno/noumeno posto da Kant, perché tutto ciò che esiste è creato dall’io puro. Se il mondo è
creato dall’io non si può mettere nulla fuori dal soggetto. Gli uomini vengono tutti dall’io puro.
Fichte pensa che l’io ha le caratteristiche di assoluto e infinito. Noi dobbiamo essere attivi per
superare gli ostacoli per perfezionarci, gli ostacoli sono quindi creati dall’io per questo fine. L’io
deve creare perché in quanto ente creatore. L’io puro è creatore in quanto libero. La libertà è il
massimo a cui ci si può aspirare. Se noi fossimo liberi non avremmo niente di superiore a noi
perché così non potremmo essere influenzati. Secondo Fichte deriva tutto dall’io.
Questa posizione estrema è confrontata con quella di Kant. Questa idea porta al dogmatismo o
all’idealismo. Il dogmatismo (Kant) dice che c’è un limite insuperabile cioè il noumeno.
Nell’idealismo tutto è riconducibile all’io puro, c’è identità fra realtà e pensiero. Il dogmatico è
colui che non ha voglia di andare oltre i propri confini. L’idealista ammette di essere il creatore di
tutto realtà e io puro coincidono. Sono 3 i momenti della vita e dello spirito, non sono però
cronologici ma logici per cui temporalmente possono intersecarsi. Il primo momento è l’io (puro)
che pone sé stesso. Senza ciò l’io non esisterebbe. Prima di creare l’io pensa a sé, l’autointuizione
intellettuale ci fa porre. Nel secondo momento in questa intuizione se io esiste vuol dire che c’è
qualcos’altro non io che permette all’io di conoscersi come identità, cioè gli permette di sapere
che esiste altro oltre a lui. Questo qualcos’altro è la natura. Questo non io è creazione inconscia ed
è posto dall’io. L’io empirico (finito) è l’uomo. Nel terzo momento l’io si pone entro sé stesso cioè
agli io empirici (uomini). Ciò crea un conflitto interiore che bisogna superare, superando i propri
condizionamenti. L’uomo deve tornare alla consapevolezza di essere io puro. Dopo aver fatto ciò
l’uomo saggio deve condurre il resto dell’umanità al perfezionamento morale. Dopo un certo
livello di consapevolezza non abbiamo più bisogno di guide e di leggi perché siamo tanto evoluti da
non averne bisogno.
La natura è costituita dalla materia creata dall’io puro. Gli io empirici non sappiano di essere
creatori. Quando creiamo dal io puro siamo inconsci. La produzione della materia è più importante
di quella della conoscenza perché mi costringe di superare gli ostacoli che permettono di diventare
liberi (il primato dell’etica). Il mondo esiste in quanto teatro morale dell’io. E’ il luogo in cui si
supera se stessi superando i limiti. L’urto con io e natura fa sì che ci sia il miglioramento morale. Il
fondamento dell’agire morale è la libertà. Se l’io non si rende libero ma si fa condizionare la sua
vera essenza si avvilisce. Per Fichte è impossibile raggiungere la morale perfetta ma è importante
fare lo sforzo per raggiungerla. Il fine ultimo di Fichte è di sopprimere tutti gli impulsi. L’unico
impulso valido è alla socievolezza, fondamentale per l’uomo perché ha bisogno di condividere la
frustrazione di essere limitato. Deve anche servire a diffondere la consapevolezza. Ci sono 3 leggi
della morale: la prima è che l’umanità non è mezzo per il proprio io ma è al fine di sé stessa. La
seconda è che bisogna considerarsi educatore dell’umanità. La terza è “Agisci in modo che la
massima della tua volontà possa valere come legge eterna per te”. Il dotto deve educare
attraverso la filosofia e la storia. La filosofia fa capire la propria essenza, permette di comprendere
lo spirito e la sua evoluzione. La storia registra le tappe della nostra evoluzione
contestualizzandole. L’impulso fondamentale è essere socievoli. La società è dunque necessaria
ma è diversa dallo stato che agisce sui soggetti. Lo stato deve rendersi superfluo nonostante sia
necessario in origine. Se il cittadino diventa veramente libero non c’è bisogno che qualcuno gli dica
che fare. Lo stato è come il papà per un bambino

Hegel
Il maggiore esponente dell’idealismo. Il suo sistema intende dare spiegazione scientifica di tutto
ciò che esiste. In particolare la realtà deve essere spigata con la ragione dialettica.La realtà è lo
spirito cioè idea. Questa realtà non è semplice ma complessa e stratificata. La realtà può essere
capita, ma per farlo bisogna usare la dialettica. Ho bisogno di comprenderla con la ragione
dialettica che non separa, ma pur distinguendo unisce. Sono distinte ma non possono essere
comprese separatamente. Si comprendono i vari aspetti della realtà in una sintesi superiore data
dalla dialettica. La realtà è essa stessa dialettica. Si manifesta nelle fasi della tesi, antitesi e sintesi
da cui è formata. La sintesi è il superamento dell’antitesi che riafferma la tesi in modo accresciuto.
La sintesi sarà la tesi di un nuovo processo dialettico.
Si iscrive al seminario che gli dà una formazione teologica protestante. Non ne fu molto felice: non
sopportava la rigidità delle lezioni. Era affascinato dalla rivoluzione francese e da Kant. Non vuole
continuare con la carriera ecclesiastica e fa quindi il precettore nelle zone di Francoforte e Jena. A
Jena diventa supplente di filosofia. Poi va a Berlino per avere una cattedra in quanto diventa
famoso per uno suo scritto. Hegel ha i primi scritti raccolti come teologici giovanili. Nonostante
tutto non è troppo religioso, ma ha anche uno stampo illuministico. A Hegel il cristianesimo appare
come la migliore delle religioni perché unisce umano con divino attraverso l’amore. Secondo altre
religioni Dio è trascendente. In ogni trattazione tratta la realtà sempre come realtà come
stratificata con tesi antitesi e sintesi. Il cristianesimo dà la sintesi superiore fra umano e divino.
Privilegia il sistema di Schelling rispetto a quello di Fichte. Critica Fichte perché si focalizza sulla
scissione fra io e oggetto con cui ci si confronta. La verità non sta solo in una parte del processo
dialettico, ma in tutto. Apprezza Schelling perché non c’è scissione fra oggetto e soggetto ma li
unifica, questa sintesi può solo essere intuita. Ma in quanto usa intuizioni non comprende con la
dialettica. Si stacca quindi da questa idea perché critica. Un'altra critica è la definizione
dell’assoluto dell’unione fra oggetto e soggetto. L’assoluto non può essere indistinto nelle sue
parti perché si deve descrivere il processo al suo interno (vacche nere di notte). La filosofia deve
essere sottratta dai sentimenti romantici ma deve essere rigida e scientifica per spiegare la realtà.
SI torna a darle lo statuto di scientificità. Se l’insegnamento è sistematico lo sarà anche
l’apprendimento. Il sapere avviene in modo critico. Deve esserci anche però uno studio dei
contenuti per sviluppare questo senso critico. Si schiera a favore dello stato prussiano. Il primo
cardine vede Hegel è convinto che la realtà sia assolutamente razionale. Tutto ciò che è reale è
razionale. Il principio razionale è detto spirito o idea. Se non bisogna imporre la razionalità perché
essa è già razionale (1° cardine). La filosofia non insegna valori morali ma descrive ciò che si vede.
Bisogna trovare la verità come sintesi di tesi e antitesi. La civetta (simbolo di Minerva) spicca il volo
solo quando il giorno è finito. La filosofia parla solo dopo aver visto la realtà. La filosofia coglie la
verità del suo tempo, non può guardare al futuro o al passato. La convinzione che tutta la realtà sia
razionale è detta panlogismo. Il secondo cardine è la coincidenza di verità e tutto. Si deve
dispiegare tutto il processo per parlare si esso. Non si può comprendere la verità se ci si focalizza
sulle sue contestazioni. La verità non è singole manifestazioni (esempio dell’assassino). E singole
manifestazioni sono dette astrazioni. Il terzo cardine è la dialettica. Ha 2 significati: il pensiero con
cui comprendiamo la realtà e il modo in cui la realtà si manifesta. L’assoluto si manifesta
dialetticamente. Il soggetto sono i singoli ma anche l’umanità. La dialettica ha 3 momenti: il primo
è intellettuale, si vede la realtà per la sua apparenza di oggetti separati. Si pone poi l’antitesi,
(dialettica) negando ciò che esisteva già da prima, ogni cosa ha senso solo in relazione con le altre.
La sintesi (speculativo) supera l’antitesi conservando la tesi (bulbo che viene nascosto dal terriccio
diventa un fiore). La realtà si pensa in questi termini. La realtà è triadica. Hegel viene influenzato
religiosamente come ci fa vedere descrivendo la triade della Trinità. E’ verbo che diventa carne. Il
verbo poi è pronunciato dalla carne (Dio è tesi e Cristo è l’antitesi entro lo Spirito Santo è sintesi).
Nei primi scritti Hegel dice che amore e religione portano alla sintesi, poi dice che ciò è dovuto solo
alla filosofia. I contenuti sono espressi in 2 modalità: nella “Fenomenologia dello spirito” in cui in
sostanza c’è la storia romanzata delle tappe dello spirito in conquista della verità. L’altra via è
“L’enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio” che spiega la realtà con manifestazioni
triadiche. Come i romantici Hegel è convinto che nella storia antica ci fosse connessione fra spirito
e individuo, fra natura e spirito. Questa armonia viene poi perduta. Questa scissione è una ragione
scientifica e . Ha quindi, come i romantici, nostalgia di questa condizione. Si spezza il legame fra
uomo natura, divinità e uomo stesso valorizzando l’idea di individuo portando a una evoluzione. La
Fenomenologia è trattata in realtà dentro una sezione dell’Enciclopedia.Nella fenomenologia si
parla di coscienza: un individuo davanti a un oggetto lo pone come qualcosa di diverso da sé. Tutto
è analizzato triadicamente anche la coscienza. Le 3 fasi sono certezza sensibile, percezione,
intelletto. Si conosce con i sensi (certezza sensibile, conoscenza in sé). La conoscenza si amplia
come percezione, conoscenza per sé; il soggetto attribuisce un valore all’oggetto. La conoscenza in
sé e per sé è la sintesi (intelletto). L’intelletto coordina tutti i dati acquisiti da certezza sensibile e
percezione. Una seconda figura della fenomenologia è l’autocoscienza, che ci fa rendere conto di
chi siamo. La sua tesi è il rapporto servo-padrone: serve un’altra coscienza per confrontarsi. Non
c’è mai armonia perché se no non ci sarebbe confronto. Con l’altro individuo mi pongo in uno
scontro. Uno dei due per paura di morire si sottomette e diventa servo dell’altro. Il servo grazie al
lavoro diventa indipendente dai suoi impulsi e dal padrone (anche questo triade). Storicamente ci
sono delle filosofie di pensiero che hanno trattato il tema della libertà. In particolare gli stoici
affermavano di poter fare a meno della realtà esterna. Questa è ipocrisia perché nessuno è
davvero libero dal mondo esterno. Lo scettico dice che è libero e non ci sia verità. Negando la
verità però affermano comunque una loro verità, quindi sbagliano.
Il Cristiano comprende quanto la realtà sia non vera in quanto cambia. Per questo il Cristiano vuole
ricongiungersi con Dio. Questa coscienza è infelice. I mistici cristiani nel medioevo cercavano Dio
alla proprietà con l’annullamento di sé. Il mistico comprende che è lui stesso Dio quando è
consapevole di essere spirito e supera la sofferenza dell’annullamento di sé. Lo spirito che pensa a
sé stesso è idea. Lo spirito è anima del soggetto e volontà libera. La psicologia è studio del
pensiero, del sentimento e dell’intuizione. Gli individui si sentono liberi quando hanno diritto alla
proprietà e l’acquisiscono. Lo spirito si manifesta anche materialmente. Il diritto è detto astratto. Si
giustificano così le istituzioni dello stato prussiano a cui Hegel è legato. Il diritto è la 1^
determinazione dello spirito oggettivo: è un insieme delle leggi che regolano i rapporti di proprietà
fra le persone. E’ astratto perché siamo ancore nella tesi universale. Si deve entrare poi nella
moralità. Il diritto è quindi diviso triadicamente. La tesi è il diritto alla tutela di qualcosa garantita
da contratto. Qualcuno può portarla via nonostante questo. Il torto è l’antitesi. Per ristabilire
l’equilibrio si torna alla tesi arrestandolo e dandogli una pena (sintesi). Il malvivente è uno spirito,
quindi facendogli di scontare la pena lo stato non lo educa ma fa rinvenire l’intrinseca razionalità
del delinquente. Dal diritto si deve passare alla moralità. Per Hegel il delinquente non basta che
rispetti la moralità imposta ma deve venire da lui la consapevolezza che è sbagliato commettere
reato. Questa è moralità. La tesi è questo proponimento interiore. Il bene universale è però in
contrasto con il suo (antitesi). Si supera entrando nell’eticità: il bene coincide con il benessere solo
nelle istituzioni come la famiglia, la società civile e lo stato. L’eticità è quindi superiore alla
moralità. Queste istituzioni sono una triade la famiglia e la triade matrimonio, accumulazione
capitale ed educazione. I figli dati dall’educazione danno più nuclei familiari che creano la società
civile. Questa è antitesi perché non tutte le famiglie hanno gli stessi interessi. La società deve
garantire il sistema dei bisogni e la necessità di essere garantito nella propria incolumità.
Attraverso la polizia si devono proteggere le famiglie. La società deve garantire l’equa
distribuzione di beni moderando accumuli ed egoismi ed educare i giovani. Lo stato armonizza la
società civile facendo rispettare le leggi dello stato, massima espressione dello spirito,
incarnazione dello spirito dei popoli. Gli interessi di tutti vanno a coincidere. Ci sono più stati e
ognuno e massima incarnazione dell’etica e diventa inevitabile la guerra fra le nazioni. La guerra è
momento di crescita. E’ quindi antitesi per la sintesi della pace. Hegel non accettava la visione
contrattualistica dello stato. Non riconosce che lo stato sia sotto le leggi. Deve essere sopra perché
massima etica. Le astuzie della ragione sono le passioni e i sentimenti che credono di seguire il loro
sentire ma in realtà sono sfruttate dallo spirito che le usa per manifestarsi. Nei momenti storici lo
spirito usa individui eroici, mentre quando non progredisce gli individui sono conservatori. Lo stato
è diviso in 3 poteri: legislativo (fare leggi con un assemblea) esecutivo e principesco (formale che
può porre blocco alle leggi. Lo spirito del popolo si manifesta nello stato ed evolvendosi le forme si
stato cambiano con lui. Esistono varie forme di stato. Nel mondo orientale lo stato è di dittature.
Solo il dittatore è libero. Si arriva al mondo greco-romano in cui secondo Hegel più persone sono
libere, ma molti sono inconsapevoli, soprattutto gli schiavi sono tali perché inconsapevoli. Nel
mondo tedesco sono tutti liberi. Lo spirito assoluto. Lo stato è incarnazione oggettiva dello spirito.
Lo spirito è ragione infinita e deve uscire dall’oggettività. Non ha bisogno di forme oggettive. Lo
L’arte è un’altra triade. L’arte ha come contenuto lo spirito, mentre l’espressione concreta è
forma. Lo spirito non è in grado di manifestarsi adeguatamente in forma di arte simbolica perché
non si libera dalla materia della forma. Nell’arte greca c’è equilibrio fra materia e spirito. Nell’arte
romantica lo spirito è esuberante e va sopra la manifestazione materiale. Nella religione si va oltre
la manifestazione fisica ma siamo bloccati dalla ritualità. Nella filosofia si può capire lo spirito nella
sua completezza.

Schopenhauer
E’ benestante e vive durante la dominazione napoleonica. Il fatto che sia agiato potrebbe farlo
diventare materialista ma invece succede il contrario. Il padre muore suicida e Schopenhauer si
dedica a quello che gli piace: studio della filosofia e dell’arte greca. Lascia gli agi ed è aiutato dalla
madre. Gli scritti di Fichte non lo entusiasmano: non gli piace l’idealismo. Quando insegnerà a
Berlino avrà uno scontro con Hegel e così perde gli studenti. L’idealismo giustifica tutto ma noi
siamo solo burattini dello spirito. Il Mondo come volontà e rappresentazione è la sua opera
maggiore ma è un fallimento. A Berlino c’è un epidemia di colera e se ne va a Francoforte. Siamo
schiavi che non andiamo oltre l’apparenza per Platone e Schopenhauer (mito dalla caverna). C’è
influenza da Leopardi perché entrambi hanno concezione negativa dell’esistenza. C’è influenza da
Kant per la critica al realismo. Gli oggetti sono indipendenti dall’oggetto che conosce. L’uomo
tende alla conoscenza del noumeno nonostante non sia possibile. E’ influenzato dal buddismo,
introdotto da Mayer: la vita è sofferenza ed è effimera. C’è il Velo di Maya che non riusciamo a
superare per passare dalla realtà inganno in cui siamo al noumeno. Schopenhauer riconosce
l’importanza di andare oltre. Si chiede cos’è il mondo. Il mondo può ingannare (contro l’idealismo
secondo cui il mondo non inganna). Il mondo è la propria rappresentazione: il mondo è ciò che
vediamo usando le forme a priori di Kant. Le categorie però non sono 12 ma riconosce anche
causa-effetto. Il principio secondo cui si conosce il mondo con le forme a priori è di individuazione.
Usando invece il rapporto causa-effetto si dice che è ragion sufficiente. Questo mondo è mondo
oggettivo della scienza. Non appaga conoscere il mondo scientificamente perché non è limitato a
ciò che può essere conosciuto alla scienza. La scienza è illusione perché se è illusione la vita lo
saranno anche i mezzi della conoscenza fra cui la scienza. Il mondo non è solo rappresentazione
ma anche volontà. Il conoscente ha davanti un oggetto per conoscerlo. Noi però possiamo essere
oggetto stesso della nostra conoscenza. Si entra entro sé stessi per essere sentiti. Scopre che
siamo manifestazioni della volontà di appagare sé stessa secondo il piacere. Non siamo veramente
noi la volontà di vivere, il nostro corpo è manifestazione della volontà di vivere che cerca di usarci
per essere soddisfatta. Il problema è essere felici ma non lo siamo. Le soddisfazioni della volontà
sono temporanee. Esistiamo senza un appagamento assoluto quindi la vita è sofferenza per la
noia. La volontà è forza primitiva. Ciò che vedo tutti i giorni è catalogato secondo spazio, tempo e
causalità. Scopriamo che il mondo è volontà. Noi siamo volontà di esistere, di soddisfare gli
impulsi. Non saremo però mai appagati da questi impulsi e vivremo fra noia e dolore. Per
conoscere il mondo bisogna andare oltre le rappresentazioni. Si deve estirpare la volontà di vivere
per estirpare la volontà degli impulsi. Ci si deve staccare da questi impulsi. Il suicidio dà
manifestazione della volontà di vivere. Se non si riesce ad essere felici si sceglie il suicidio.
Nell’istinto non si ragiona ma si agisce secondo volontà. La volontà quindi non coincide con la
nostra ragione. Le vie di liberazione dal dolore sono 3: dell’arte (la volontà di vivere prima si
oggettiva nel mondo poi sotto forma di idee e infine negli individui, l’arte dunque sa cogliere le
forme ideali che vediamo; vedendo un opera si vivono indirettamente tali emozioni e non si segue
più la volontà di vivere perché è fuori di me: vedendo l’opera percepiamo. Un impulso che
tendiamo ad allontanare), dell’ascesi (negativa: non ledere gli altri = giustizia = diritto perché
siamo tutti nella stessa condizione; positiva: si può fare qualcosa di positivo per gli altri come la
carità, andando oltre l’amore condizionato. La carità deve essere superata perché fa sì che la
volontà di vivere si manifesti con che si aiuta) e la noluntas (non volontà in cui gli impulsi non
devono essere soddisfatti e l’individuo deve rassegnarsi e all’abnegazione e all’esperienza del
nirvana, della pace totale, estirpata la volontà di vivere siamo veramente noi.

Soren Kierkegaard 1813-1855


Nato a Copenaghen. Pietista: una vita dedita al lavoro porta alla salvezza. Micael, il padre ebbe 6
figli dalla prima moglie. Un giorno Micael maledice Dio e dopo ciò muoiono 5 figli e la moglie. Ciò
colpisce Kierkegraad e pensa che debba scontare la pena trasmessa a lui. La sua vita è
caratterizzata da un grande terremoto. Nel 1834 finisce Il Diario in cui racconta del suo senso di
colpa. Nel ‘43 scrive Aut Aut (vita estetica) e Timore e Tremore (vita etica). Nel ’44 Il concetto di
angoscia (vita religiosa). La verità non è nelle masse ma nel singolo. E’ quindi contrario alle
rivoluzioni di quel periodo. La tesi di laurea è Il concetto dell’ironia con particolare riferimento a
Socrate. Ha molto interesse sull’ironico. Nel mondo romantico l’ironia è gioco o illusione che va
oltre i limiti che non si possono superare. E’ distacco dalla realtà stessa. Socrate con l’ironia prende
in giro l’interlocutore portandolo alla consapevolezza di non sapere. L’ironia smonta le pseudo
certezze di cui la mente si crede ricca. Socrate è l’unico che ha fatto la scelta di accettare la
condanna a morte imposta senza scappare anche se poteva farlo. Per Kierkegaard la scelta è
importante per l’individuo e ne caratterizza la vita. La categoria della scelta e quella della
possibilità sono fondamentali nell’esistenza. C’è la possibilità del nulla o mancanza di possibilità
che caratterizza la vita di Kierkegaard. Questo causa a lui angoscia perché la paura almeno è
riferita a qualcosa. Socrate dice che la verità esiste al contrario dei sofisti. Kierkegaard non dà
risposta. La ricerca della verità non ha senso. La verità per l’idealismo è nell’ assoluto e quindi tutto
è vero. L’idealismo giustifica tutto. Trova in ogni cosa la sua verità. Per Kierkegaard non è vero
perché lui soffre nonostante l’assoluto. Kierkegaard dice che le risposte non le dà l’idealismo.
Kierkegaard vede il singolo come creatura legata a Dio perché creato da lui. Il vero è una risposta
che dà il singolo nel suo rapporto con Dio. Lo stato non sceglie per il singolo, lui può scegliere o no.
La disperazione è il sentimento che l’individuo ha nei confronti dei propri limiti. Si possono
accettare i limiti ed essere disperato o si tenta invano di superarli. L’angoscia è puro sentimento
del nulla perché non si ha qualcosa di cui avere paura.
Davanti alla possibilità c’è la libertà dell’uomo che però non è solo positiva perché si possono fare
esperienze sia positive che negative. L’unica possibilità è quindi il salto della fede anche se non si
sa dove si va. Bisogna decidere di fare questo salto. La vera fede si vive fisicamente e critica quindi
la chiesa danese di atei cristiani che non ha capito il vero messaggio di Cristo. Si limitano ad andare
in chiesa. Lo stesso Kierkegaard non ha voluto l’estrema unzione. Nell’opera Aut Aut ci son 2
tipologie di scelte. La scelta è fra 2 realtà inconciliabili. Hegel avrebbe detto che l’esistenza è et et
con il processo dialettica confermando etica ed estetica. La vita estetica è contenuta in Un diario di
un seduttore in cui si presenta la vita dell’esteta, colui che vive per godere. Ce ne sono 2 tipi.
Johannes è seduttore intellettuale e Don Giovanni ama il piacere fisico. Il seduttore intellettuale
deve sedurre infinite donne perché il piacere vero non è nella conquista ma nella seduzione. Le
armi sono la finezza, l’arguzia, l’intelligenza, l’ironia. L’universo femminile è privo di questi
strumenti è per questo ne sono affascinate. Il piacere ricercato dal Don Giovanni è quello fisico. Un
esistenza di tante donne diventa vuota con noia e disperazione. Se si arriva alla disperazione si può
scegliere di cambiare vita in etica, simboleggiata dal padre che è il marito. Questo decide di amare
una donna conformandosi alla società. La moglie è emblema dell’amabilità, della concretezza con
cui si trova una felicità profonda. Anche il migliore mariti/padre si sentirà un forte senso di colpa
perché si rende conto di essersi adeguato a uno stile di vita che non riconosce. Ci si adatta contro
la sua vera natura. Dopo il senso di colpa viene il pentimento, germe della fede. Qui comprende
che non ha scelta perché continuerà a sentirsi così. Nel pentimento che sente però c’è la fede che
però non ha nulla di razionale.

Feuerbach
Per la destra hegeliana tra religione e filosofia c’è continuità perché c’è lo stesso contenuto: lo
spirito. E’ espresso però in diverse forme (rapporto e concetto). La sinistra vuole rivoluzionare con
una differenza. La filosofia può distruggere la religione. Feuerbach \foierbak\ è il maggior
esponente di sinistra. Lui studia filosofia e teologia a Berlino e poi la insegna all’università. La sua
vita era monotona e viene accusato di essere eretico. Procede i suoi studi e pubblica “Essenza del
Cristianesimo”. Tra i giovani ha successo. La mogli lo sostiene grazie alla sua fabbrica di porcellane.
Fouerbach muore di tubercolosi.
Vuole liberare l’uomo dai condizionamenti soprattutto religiosi. Si passa nell’” Essenza del
Cristianesimo” da una visione teologica del mondo ad antropologica. L’uomo crede perché
proietta le sue migliori qualità su un ente che viene idealizzato e poi ci si sottomette ad esso. Ciò
implica che se Dio è questo, credere in Dio equivale a privarsi delle nostre migliori doti
attribuendole a lui ci deresponsalizza. Questo perché si crede che Dio si deve prendere le
responsabilità. L’io non ha valore senza un confronto con cui crescere: un tu.
L’uomo non vede le qualità in lui m nell’insieme di tutta l’umanità. Hegel rovescia spirito e buono.
E’ Hegel con la dialettica inverte il processo. L’individuo è concepito come essere che vive soffre e
gioisce: condizionato dal corpo e dai bisogni. La sua sensibilità implica l’amore, sentimento
fondamentale perché è la via che ci apre verso il mondo e ci lega alla vita. Significa ammettere che
ha bisogno degli altri. L’io non può stare senza il tu perché ha bisogno del confronto con l’altro
come intime necessità. Da qui si elabora il comunismo filosofico: solo grazie al confronto con
l’altro che l’uomo può far avere idee e fare filosofia. L’uomo è ciò che mangia (Teoria degli
alimenti). Esprime la consapevolezza che l’uomo è unità psicofisica e quindi mente e corpo non si
possono dividere. Se si vogliono migliorare le condizioni spirituali si parte da quelle materiali. Il suo
è un pensiero matrice del pensiero Marxista.

Karl Marx
Inizialmente studia giurisprudenza ma lui non è interessato. Vive in modo disordinato, ha molti
debiti e viene messo in carcere per disturbo alla quiete pubblica. Conosce la donna della sua vita
da cui ha 3 figli che muoiono prematuramente. Dichiara di non voler continuare gli studi di
giurisprudenza ma di filosofia. L’impostazione hegeliana dell’università non gli piace. La sua tesi di
laurea mette in evidenza che gli interessa più la parte razionale e scientifica della filosofia. Le sue
idee non vengono accettate e quindi si trasferisce a Parigi. Protegge gli ebrei e critica Hegel.
Pensava di essere al ripara dalla censura ma non è così e sen ne va Bruxelles. Critica Hegel e
Feuerbach. Secondo Marx la storia e l’evoluzione c’è quindi la dialettica di Hegel è valida, però lui
fa derivare dall’astratto il concreto. La critica su Feuerbach è per aver sbagliato le cause
dell’alienazione religiosa. Per Marx, Feuerbach ha ragione per essersi concentrato sull’uomo. Marx
è seppellito nel cimitero degli sconsacrati (senza religione)
L’uomo per Marx non crede in non perché l’uomo porta fuori di se le sue qualità, ma in quanto la
società rende l’uomo alienato (prende per esempio l’operaio dell’industria). L’uomo quindi cerca
consolazione nella religione. L’alienazione è dunque sociale. Critica i socialisti utopisti, pensano
che il sistema degli operai è funzionale perché è per un bene più ampio. Pensano inoltre che il
prezzo della merce va fatto in base alla relazione domanda/offerta. Per Marx il prezzo deve essere
base al tempo di produzione. Il sistema per Marx va sconvolto. E’ considerato primo scienziato
della storia perché vuole capirla e capire come cambiarla. Fa il primo congresso della lega dei
comunisti e con il suo braccio destro fa il manifesto comunista. I moti ci sono anche in Germania e
ci torna per sostenere i suoi compagni ma viene espulso. Scrive poi “Il Capitale” in volumi. E’
umanista e intellettuale quindi scrive in molte forme.
Secondo Karl Marx l’operaio è caratterizzato da 4 condizioni di alienazione. E’ alienato dal proprio
prodotto perché con le catene di montaggio fa solo una parte di esso. E’ alienato dalla proprio
capacità di produzione, la disponibilità di progettare e fare non è più sua ma del datore di lavoro.
E’ alienato dai suoi rapporti di lavoro, dai suoi colleghi e dalle relazioni con gli altri. E’ alienato dalla
sua westen, essenza dell’essere uomo: l’operaio è merce del datore di lavoro. Il lavoro ideale deve
avere progettività, creatività e reciprocità di scambio (fra uomo che lavora e natura che dà i
mezzi). Secondo Marx siamo stati noi a creare le disuguaglianze e le classi sociali.
Marx dice che lo stato in realtà non è liberalista perché esso è di diritto e non di fatto. Lo sfruttamento
viene dalla privatizzazione dei mezzi di produzione. Eliminando la proprietà privata non c’è più alienazione.
I discorsi della sinistra hegeliana sono solo discorsi da pecore per Marx. Devono mettere invece in pratica la
rivoluzione. Marx attraverso l’analisi della storia riesce quindi a modificarla. Le forze della storia non sono
spirituali come diceva Hegel, ma sono materiali. Secondo Marx, l’ideologia pensa che con un piccolo gruppo
di persone bisogna convincere la popolazione per la maggioranza dando un immagine distorta della realtà.
L’ideologia è dunque strumento di potere. La storia è mossa dai 2 modi di produzione. Una è la forza
produttiva (operai, macchine, materia prima, edifici, conoscenze) e l’altra è il rapporto di produzione
(rapporto fra capitalista e operaio). Sulla struttura si innesta la sovrastruttura. Si influenzano a vicenda. La
base economica della società è la struttura, tutti gli altri rapporti sono sovrastruttura (arte, giustizia…). Per
Marx se cambiamo la struttura lo fa anche la sovrastruttura. Con una modifica della struttura anche la
famiglia si modifica.

La dialettica materiale della storia è l’interpretazione dei modi di produzione. Le forze produttive
sono destinate ad ampliarsi per gli investimenti. Ma l’espansione deve rompere come un guscio la
relazione capitalista-operaio che diventerà consapevole della propria utilità e forza. Riconosce la
visione dialettica mettendo il comunismo in forma socialista, non rozzo come sintesi.

Positivismo
Positivo indica ciò che reale, contrapposto con l’astratto. Positivo indica anche ciò che utile
rispetto all’inutile che non porta vantaggio. Nasce in Francia e poi si diffonderà. I suoi tre principi
sono: non c’è conoscenza se non utilizziamo la scienza, l’unico metodo proficuo è lo scientifico, la
metafisica non ha alcun valore. La filosofia dunque non ha un contenuto su cui indagare ma deve
trovare i principi comuni alle scienze e le deve catalogare. La società funziona se industrialmente
avanzata. Molti positivisti sono progressisti: devono progredire tecnologicamente e non
politicamente. La Francia è terra della classe borghese e ha il primo politecnico e molti importanti
scienziati.

Agoust Comnte
E’ stretto collaboratore con un famoso economista dell’epoca (Saint Simmon). L’ordine politico è
finalizzato alla produzione industriale. Non avrà la cattedra al politecnico. Farà lezioni private del
corso di filosofia positiva.
Saint Simmon dice che nello studio della società troviamo delle leggi comuni di sviluppo. La società
progredisce da uno stadio teologico-feudale a uno stadio positivo con uno sviluppo economico
industriale. Comnte è influenzato da Saint Simmon e individua a differenza sua 3 stadi. Nello stadio
teologico, infanzia della società, si crede che tutto è creato da un’entità che influenza l’umanità
(che viene così deresponsabilizzata). Nello stadio metafisico (giovinezza), l’uomo non crede più nel
Dio creatore ma ricerca i fenomeni naturali e crede che dentro ogni fenomeno ci sia la forza che lo
ha generato. Il positivismo è invece la fase matura.
Comnte intende classificare la conoscenza. Ogni scienza deve evolvere allo stadio positivo. Per
valutare il punto della sua evoluzione bisogna considerare vari aspetti. L’astronomia è la più vicina
perché è la più semplice e generale. Dopo l’astronomia c’è la fisica terrestre (fisica e chimica)
seguita dalle scienze organiche divise in biologia e sociologia (messe in questo ordine). La
matematica è esclusa perché il metodo matematico è applicato a tutte queste scienze. La
psicologia è esclusa perché indagando i processi psichici, si studia il cervello quindi biologia. Gli
effetti psichici, cioè i comportamenti sono sociologia. La filosofia è scienza per classificare lo scibile
umano e individuare le leggi genarli. La sociologia deve trovare i fondamenti e deve essere quindi
indagata con il metodo matematico. La divide in statica sociale e dinamica sociale. La statica ha
come oggetto di indagine gli elementi sociali stabili come la famiglia la proprietà, lo stato. E’
fondamentale per questa l’ordine degli organismi nella struttura. Il progetto cardine della dinamica
è invece la trasformazione. E’ sempre fondamentale l’ordine che però deve portare al progresso.
Studia le relazioni fra gli organi della società. Lo stadio presente ha il seme per l’evoluzione
positiva. Nell’ultima fase del suo pensiero Comnte ha un culto dell’umanità e non riconosce più
Dio. Questo per il potenziale evolutivo che porterà al perfezionamento. Se l’uomo comprende la
sua evoluzione può controllare e prevedere le leggi di sviluppo proprie e della natura (scienza
donde previsione, previsione donde azione).

Friedrich Nietzsche
L’uomo cerca una versione rassicurante del mondo e quindi non vera. Per questo Nietzsche sa che
non sarà ascoltato. Si riconosce all’inizio con Schopenhauer perché lui riconosce la tragicità della
vita. Va in crisi e vive con insofferenza la vita.
Il padre, pastore protestante, quindi potrebbe essere stata ereditata. Ha un influenza negativa da
madre e sorella. Studia a Lipsia. Negli anni della formazione ha una forte influenza dall’insegnante.
La filologia molto importante. Il suo maestro si approccia a qualsiasi forma di conoscenza tra cui
quelle antiche con la filologia. Come Schopenhauer pensa che la scienza non ci possa dire nulla sul
noumeno (verità) La via per il noumeno è l’arte e la musica. Il dionisiaco è ciò che caratterizza le
arti antiche. Le sue opere avranno successo dopo la sua morte perché ha idee troppo anticipate
rispetto al tempo. Ciò lo manda in crisi e mette in discussione la sua carriera accademica. Va in
solitudine diventando un vagabondo e cercando i luoghi più belli della natura. Nell’ 83 pubblica un
libro “Per tutti o per nessuno” che anche questa non venne accolta. Mentre scrive le ultime opere
va in crisi totale. “Volontà di potenza” è usato e travisato dai teorici del nazismo e per questo
viene accusato.
Nietzsche vuole essere originale, anche nello stile di scrittura. Si deve passare per lui in una nuova
fase culturale con nuovi valori. Le spiegazioni vogliono essere logiche. Nelle opere di Wagner si
sente lo spirito dionisiaco. L’apollinino si esprime con la scultura, è l’armonia e l’ordine come
Apollo, è ciò che rassicura. Il dionisiaco è l’irrazionalità, istinto e gioia di vivere. Nella civiltà greca
erano insieme ma poi Socrate togli l’istinto di vivere e tiene solo la ragione. Nietzsche pensa che si
deve tornare al dionisiaco. Wagner aderisce al cristianesimo, cosa che non piace al filosofo perché
un insieme di valori e norme della classe dominante. Il cristianesimo esprime la morale del
risentimento, ovvero degli schiavi. Nietzsche lo accusa di aver rinunciato agli istinti e alla vita.
Sempre di questa fase fa parte il periodo del nichilismo. E’ desiderabile morire presto o non
nascere proprio. Scrive 4 saggi fra cui “Sull’utilità e il danno sulla vita” e “Sull’utilità e il danno della
storia”. Secondo lui il passato non segna il futuro, altrimenti l’uomo non potrà cambiare. E’ utile
però quando è monumentale e va presa come modello di riferimento. “Sulla verità e sulla
menzogna” dice che scienza positivista e religione sono un insieme di regole che qualcuno ha
pensato per controllare altri. La scienza deve essere libera e creatrice (Gaia scienza).
L’arte ci conduce alla verità assoluta come la scienza nuova. Nietzsche si riconosce in Voltaire e
parte da lui per dimostrare gli errori del cristianesimo. Analizza i suoi elementi originali e vede che
sono desideri di alcuni che li hanno imposti come valori universali. C’erano due morali
inizialmente: La morale dei cavalieri era forte ma non aveva bisogno di essere imposta La morale
degli schiavi non può essere imposta, quindi deve far valere i suoi valori con la creazione di una
religione, dicendo che solo essendo umili ci si salva. Per l’uomo è difficile riconoscere il proprio
dionisiaco poiché siamo stati influenzati e non abbiamo il coraggio di guardare l’orrido dell’uomo,
quindi ci rivolgiamo all’apollineo e dunque alla chiesa. Arriva il concetto di morte di Dio. Dio
rappresenta i valori che scompaiano quando ci accorgiamo della loro origine e che quindi non sono
validi. Bisogna poi costruirsi una morale come ritiene opportuno. Parla dell’avvento del
superuomo (che non è condizionato dalla moralità attuale) in modo da Vangelo. Il superuomo
rappresenta per Hitler la razza ariana. A mano a mano che scrive sembra che trasforma se stesso.
La prima metamorfosi dello spirito è il cammello (le gobbe sono un peso che viene portato, cioè la
tradizione). La seconda è il leone che sbrana la tradizione (drago). Nell’ultima trasformazione il
leone diventa fanciullo che non condizionato può determinare il proprio valore. Nell’antica Grecia
c’era apollineo e dionisiaco. La tragedia rappresenta l’apollineo per l’armonia che si va a riformare
nel finale, ma il coro rappresenta il dionisiaco. Un corteo di uomini travestiti da capri erano i
dionisiaci che nelle processioni si lasciano andare ai propri istinti. Alcuni avevano paura del
dionisiaco facendo prevalere l’apollineo. La mediazione dell’apollineo serve ad accettare la
drammaticità e gli istinti (dionisiaco) della vita.

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