Il suo ideale politico era la costituzione repubblicana, libertà di pensiero ecc..(corrente illuministica).
Nasce nel 1724 e muore nel 1804 e nella sua tomba fa scrivere "il cielo stellato sopra di me, la legge
morale dentro di me": la morale deve essere qualcosa che ognuno di noi deve avere dentro di sé.
Kant è considerato un cognitivista: cerca di capire come l'uomo arriva ad apprendere, come funziona
il nostro apparato e facoltà cognitive.
Il suo percorso è diviso in 3 periodi:
1-scienze naturali (periodo precritico);
2-interesse filosofico (periodo precritico);
3-filosofia trascendentale che è tutta quella funzione conoscitiva di cui è dotato l'uomo, qualcosa al
di fuori della nostra realtà (periodo critico) es. Dio di Platone.
Segue lo studio trascendentale: meccanismi cognitivi per conoscere.
LA DISSERTAZIONE (1770)
Tutti noi collochiamo nel tempo e nello spazio le nostre esperienze.
Distinzione tra conoscenza sensibile e conoscenza intellettuale:
-la conoscenza sensibile è dovuta alla ricettività, che ha per oggetto il fenomeno (la cosa come
appare in relazione al soggetto); bisogna distinguere tra materia (sensazione che testimonia la
presenza dell’oggetto) e forma (legge che regola la materia).
-la conoscenza intellettuale è una facoltà del soggetto che ha per oggetto il noumeno (la cosa così
com’è nella realtà).
La conoscenza sensibile è apparenza e quella intellettuale è esperienza, gli oggetti dell’esperienza
sono i fenomeni.
Spazio e tempo sono quindi delle intuizioni, che precedono la nostra conoscenza sensibile, quindi
sono pure; sono anche soggettive perché collegano a sé tutti i dati sensibili.
4.IL CRITICISMO COME FILOSOFIA DEL LIMITE E L’ORIZZONTE STORICO DEL PENSIERO
KANTIANO
Il criticismo kantiano (secondo periodo della sua vita) è chiamato così perché si contrappone al
pensiero del dogmatismo, che accettava ogni dottrina senza interrogarsi, al contrario egli si
interroga sul fondamento di determinate esperienze senza dare le cose per scontate. Ne chiarisce:
- le possibilità, ciò che ne permette l’esistenza;
- la validità, legittimità e non legittimità che le caratterizzano.
- i limiti, i confini di validità.
Egli crede nella filosofia del limite ovvero il fatto che la ragione non sia in grado di arrivare
dappertutto ma al contrario che essa abbia un limite. Questo limite è determinato dall’esperienza, la
mancanza di questa e del dato empirico determina lo stare sotto il limite (se si sta sopra è metafisica)
Es. non posso dire con certezza che un Dio esiste senza farne esperienza.
Questo per riconoscere e accettare le norme che danno legittimità e fondamento ai limiti delle
facoltà dell’uomo. (Il limite però non è fisso ma variabile e dipendente dalle possibilità umane nelle
varie epoche).
Il limite non è solo una scoperta di kant ma anche l’esito di molte conclusioni degli studiosi al tempo
del filosofo come:rivoluzione industriale e crisi della metafisica tradizionale.
Quindi Kant cerca fino a che punto la ragione è in grado di darci delle risposte, individuando teorie
valide e condivisibili, interrogandosi su sapere, morale, esperienza estetica e sentimentale.
Il criticismo si distingue dall’Illuminismo perché non si limita ad un'analisi critica il mondo dell’uomo,
ma proprio a determinare le strutture e le possibilità della ragione stessa.
I limiti della ragione sono i limiti dell’uomo e varcare essi significa solo avventurarsi in fantasie.
CRITICA DELLA RAGION PURA
Kant si trova in mezzo a razionalismo (Cartesio) e empirismo (Hume), l’uno opposto all’altro, ai quali
Kant vuole trovare un punto di incontro.
Nel 1781 viene pubblicata la prima edizione della Critica della ragion pura la quale verrà poi estesa
in una seconda edizione nel 1787 (delle novità nella deduzione trascendentale), cosa che creerà
diverse interpretazioni per la preferenza della prima stesura da parte degli studiosi.
Consiste nella critica verso la scienza (matematica e fisica riprese dalla rivoluzione scientifica) e
metafisica (tradizionale)
Kant cercherà di rispondere a determinate domande, tra cui:
→ come è possibile la matematica pura?
→ come è possibile la fisica pura?
→ come è possibile la metafisica come scienza?
-I giudizi analitici a priori sono giudizi dove il predicato è implicitamente contenuto nel soggetto.
(Richiama alla concezione scientifica).
-I giudizi sintetici a posteriori sono giudizi dove ad un soggetto si aggiunge un nuovo predicato che
deriva dall’esperienza (posteriori). (Richiama all’empirismo)
Es.l’acqua è bagnata (analitico a priori)
Es. il corpo pesa 10kg (sintetici a posteriori)
In seguito:
-il fenomeno è la realtà come ci appare tramite le forme a priori.
-il noumeno è la realtà come realmente è, che non siamo in grado di percepire.
4.LA FACOLTA’ DELLA CONOSCENZA E LA PARTIZIONE DELLA CRITICA DELLA RAGION PURA
Kant distingue le facoltà conoscitive in:
-sensibilità: facoltà di intuire attraverso i sensi o spazio e tempo come forme a priori. Non derivano
dall’esperienza.
-intelletto facoltà di pensare ai dati tramite concetti puri e categorie.
-ragione: facoltà oltre l’esperienza di spiegare le idee di anima, mondo e Dio (non in maniera
oggettiva). Mi porta al di là del sperimentabile.
Dottrina degli elementi→ cerca di comprendere gli elementi delle forme a priori individualmente, si
divide in:
-estetica trascendentale, forme a priori della sensibilità.
-logica trascendentale, forme a priori del pensiero discorsivo:analitica trascendentale (forme a priori
dell’intelletto), dialettica trascendentale (forme a priori della ragione).
Se tutti abbiamo gli stessi meccanismi cognitivi significa che noi vediamo le cose allo stesso modo,
tramite i giudizi sintetici a priori.
Però la ragione ha un limite perché ciò che noi percepiamo è vero e tutto il resto, che non posso
sperimentare è noumeno.
Tribunale della ragione:la ragione diventa argomento di critica tramite il ragionamento, ragione
critica se stessa.
6.L’ESTETICA TRASCENDENTALE
Conoscenza intuitiva legata dallo spazio e dal tempo, come forme a priori e intuizioni pure della
sensibilità.
7.L’ANALITICA TRASCENDENTALE
Logica che ha come oggetto di indagine l’origine, estensione e validità oggettiva delle conoscenze a
priori proprie dell’intelletto e della ragione.
Le categorie
I concetti sono funzioni che ordinano e unificano la realtá in rappresentazioni comuni; possono
essere:
→ empirici, se ricavati dall’esperienza,
→ puri, se contenuti a priori nell’intelletto.
I concetti si identificano con le categorie.
Esse rappresentano le supreme funzioni unificatrici dell’intelletto, e coincidono con i predicati
primi, cioè le grandi caselle entro cui rientrano tutti i predicati possibili.
Le categorie di Aristotele avevano valore ontologico e gnoseologico essendo forma dell’essere e del
pensiero mentre le categorie kantiane hanno una portata gnoseologica trascendentale in quanto
rappresentano di modi di funzionamento dell’intelletto , che non valgono per la cosa in sé ma per il
fenomeno (realtà come la vedo).
Poiché, secondo Kant, pensare è giudicare ci saranno tante categorie quante sono le modalità di
giudizio. Kant fa corrispondere a ogni tipo di giudizio ogni tipo di categoria.
La deduzione trascendentale
Kant si chiede se veramente la realtà si adegua a queste categorie, perché se un oggetto non è dato
dallo spazio e dal tempo questo non può essere reale perché non intuito, per le categorie non è
evidente che gli oggetti devono sottostare a queste.
Soluzione kantiana:
→l’unificazione del molteplicità che avviene tramite il soggetto, deriva dall'attività sintetica del
nostro intelletto, distingue l’unificazione (dove gli elementi si incontrano tra loro)e l’unità (il fine, a
cosa si arriva).
→ si forma la suprema unità formatrice della conoscenza, l’io penso→ è l’identica struttura
mentale che è tipica di tutti gli uomini, il centro mentale unificatore, ovvero che rende possibile
arrivare al concetto, l’oggettività e universalità del sapere.
→ l'attività dell’io penso si attua tramite i giudizi che sono i modi con cui il molteplice viene pensato.
→ i giudizi si basano sulle categorie, che sono le maniere di agire dell’io penso.
→ gli oggetti non possono essere pensati senza essere categorizzati.
La realtà entra, viene intuita con spazio e tempo, categorizzata, interpretata e unificata dall’io penso
tramite i giudizi→ le leggi della natura sono oggettive perché vengono formate dall’uomo
interpretando il fenomeno.
Il vero e proprio oggetto della conoscenza umana è per Kant il fenomeno, perché il noumeno, cioè la
cosa come realmente è non può divenire oggetto di esperienza.
Lo intende:
→ in senso positivo come al di fuori della conoscenza umana ma come una possibile conoscenza di
un intelletto divino.
→ in senso negativo come il noumeno non potrà mai entrare in rapporto con la nostra mente e
intuizione sensibile.
L’errore della metafisica sta proprio nel trasformare queste tre idee in altrettante realtà,
dimenticandoci che ciò che osserviamo non è la realtà in sé (noumeno) ma il fenomeno della realtà;
questo porta l’uomo a spingersi verso orizzonti non oltrepassabili, e questo crea teorie fallimentari.
Kant evidenzia tre scienze che fanno parte della metafisica: psicologia razionale (anima), cosmologia
razionale (mondo), teologia razionale o naturale (Dio).
La cosmologia razionale ha fallito nel credere al mondo nella sua totalità dei fenomeni cosmici, in
quanto l’uomo non è in grado di mostrare la totalità di un esperienza, perchè andrebbe oltre le
proprie capacità cognitive, oltre il fenomeno.
L’idea del mondo cade inoltre nella costruzione di antinomie, cioè l’offrire teorie contrarie l’una
all’altra che non potendone fare esperienza non siamo in grado di giudicare: le prime due sono
matematiche e le seconde dinamiche.
Coloro che hanno oltrepassato il mondo ci hanno dato opinioni giuste ma in contrasto tra loro come
nella prima antinomia.
Es. idea del mondo limitato in contrasto con il mondo infinito.
Esse vengono definite come fallimentare perché non potendo porci verso l’idea del mondo, questa
non può né confermare l’una né entrare in conflitto con l’altra.
Seconda formula
Bisogna rispettare la nostra dignità ma anche quella degli altri, non usando chi ci circonda in maniera
egoistica, come mezzo per arrivare a qualcosa.
Terza formula
Il comando morale non è qualcosa di esterno e schiavizzante ma una volontà razionale
dell’individuo, che così agendo non sottostà a nessuno che a se stesso→ siamo noi che facciamo la la
LEGGE.
Il dovere comporta inoltre che non si passi dalla moralità alla semplice legalità, perché per
partecipare ad una legge lo si deve fare non perché spinti dall'esterno, quindi dalla norma, ma per un
volere morale interiore.
Non è la morale ciò che si fa ma l'intenzione con cui la si fa'.
I postulati principali sono principalmente religiosi in quanto il libero arbitrio non può essere
affermato scientificamente in quanto il mondo dell’esperienza si fonda sul principio di causa-effetto.