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KANT

Il suo ideale politico era la costituzione repubblicana, libertà di pensiero ecc..(corrente illuministica).

Nasce nel 1724 e muore nel 1804 e nella sua tomba fa scrivere "il cielo stellato sopra di me, la legge
morale dentro di me": la morale deve essere qualcosa che ognuno di noi deve avere dentro di sé.
Kant è considerato un cognitivista: cerca di capire come l'uomo arriva ad apprendere, come funziona
il nostro apparato e facoltà cognitive.
Il suo percorso è diviso in 3 periodi:
1-scienze naturali (periodo precritico);
2-interesse filosofico (periodo precritico);
3-filosofia trascendentale che è tutta quella funzione conoscitiva di cui è dotato l'uomo, qualcosa al
di fuori della nostra realtà (periodo critico) es. Dio di Platone.
Segue lo studio trascendentale: meccanismi cognitivi per conoscere.

LA DISSERTAZIONE (1770)
Tutti noi collochiamo nel tempo e nello spazio le nostre esperienze.
Distinzione tra conoscenza sensibile e conoscenza intellettuale:
-la conoscenza sensibile è dovuta alla ricettività, che ha per oggetto il fenomeno (la cosa come
appare in relazione al soggetto); bisogna distinguere tra materia (sensazione che testimonia la
presenza dell’oggetto) e forma (legge che regola la materia).
-la conoscenza intellettuale è una facoltà del soggetto che ha per oggetto il noumeno (la cosa così
com’è nella realtà).
La conoscenza sensibile è apparenza e quella intellettuale è esperienza, gli oggetti dell’esperienza
sono i fenomeni.
Spazio e tempo sono quindi delle intuizioni, che precedono la nostra conoscenza sensibile, quindi
sono pure; sono anche soggettive perché collegano a sé tutti i dati sensibili.

4.IL CRITICISMO COME FILOSOFIA DEL LIMITE E L’ORIZZONTE STORICO DEL PENSIERO
KANTIANO
Il criticismo kantiano (secondo periodo della sua vita) è chiamato così perché si contrappone al
pensiero del dogmatismo, che accettava ogni dottrina senza interrogarsi, al contrario egli si
interroga sul fondamento di determinate esperienze senza dare le cose per scontate. Ne chiarisce:
- le possibilità, ciò che ne permette l’esistenza;
- la validità, legittimità e non legittimità che le caratterizzano.
- i limiti, i confini di validità.
Egli crede nella filosofia del limite ovvero il fatto che la ragione non sia in grado di arrivare
dappertutto ma al contrario che essa abbia un limite. Questo limite è determinato dall’esperienza, la
mancanza di questa e del dato empirico determina lo stare sotto il limite (se si sta sopra è metafisica)
Es. non posso dire con certezza che un Dio esiste senza farne esperienza.

Questo per riconoscere e accettare le norme che danno legittimità e fondamento ai limiti delle
facoltà dell’uomo. (Il limite però non è fisso ma variabile e dipendente dalle possibilità umane nelle
varie epoche).
Il limite non è solo una scoperta di kant ma anche l’esito di molte conclusioni degli studiosi al tempo
del filosofo come:rivoluzione industriale e crisi della metafisica tradizionale.
Quindi Kant cerca fino a che punto la ragione è in grado di darci delle risposte, individuando teorie
valide e condivisibili, interrogandosi su sapere, morale, esperienza estetica e sentimentale.

Il criticismo si distingue dall’Illuminismo perché non si limita ad un'analisi critica il mondo dell’uomo,
ma proprio a determinare le strutture e le possibilità della ragione stessa.
I limiti della ragione sono i limiti dell’uomo e varcare essi significa solo avventurarsi in fantasie.
CRITICA DELLA RAGION PURA
Kant si trova in mezzo a razionalismo (Cartesio) e empirismo (Hume), l’uno opposto all’altro, ai quali
Kant vuole trovare un punto di incontro.
Nel 1781 viene pubblicata la prima edizione della Critica della ragion pura la quale verrà poi estesa
in una seconda edizione nel 1787 (delle novità nella deduzione trascendentale), cosa che creerà
diverse interpretazioni per la preferenza della prima stesura da parte degli studiosi.

Consiste nella critica verso la scienza (matematica e fisica riprese dalla rivoluzione scientifica) e
metafisica (tradizionale)
Kant cercherà di rispondere a determinate domande, tra cui:
→ come è possibile la matematica pura?
→ come è possibile la fisica pura?
→ come è possibile la metafisica come scienza?

2.I GIUDIZI SINTETICI A PRIORI


Sono giudizi che fungono da pilastri e sono immutabili in ambito scientifico.
→ I giudizi sintetici a priori consistono in un soggetto al quale viene aggiunto un predicato (giudizi)
nuovo (sintetici) che non deriva dall’esperienza (priori).

-I giudizi analitici a priori sono giudizi dove il predicato è implicitamente contenuto nel soggetto.
(Richiama alla concezione scientifica).
-I giudizi sintetici a posteriori sono giudizi dove ad un soggetto si aggiunge un nuovo predicato che
deriva dall’esperienza (posteriori). (Richiama all’empirismo)
Es.l’acqua è bagnata (analitico a priori)
Es. il corpo pesa 10kg (sintetici a posteriori)

● Giudizi analitici a priori= infecondi, universali e necessari;


● Giudizi sintetici a posteriori= fecondi, particolari e non necessari;
● Giudizi sintetici a priori= fecondi, universali e necessari.

Idea di scienza di kant


I giudizi sintetici a priori + esperienza sono la spina dorsale della scienza, i principi assoluti e
fondamentali della scienza, infatti senza alcuni principi assoluti di fondo la scienza non potrebbe
esistere. Troviamo una forma di empirismo (sperimentare, Hume) e razionalismo (forme a priori).

3.LA RIVOLUZIONE “COPERNICANA”


Kant crea una divisione nei concetti di materia e forma:
-materia→ la molteplicità delle impressioni sensibili derivate dall’esperienza, l’oggetto così com’è .
-forma→ come la mente umana percepisce e ordina tali impressioni, come l’oggetto viene percepito.
Egli non crede nelle idee innate, ma in meccanismi innati e universali che permettono di elaborare i
dati ricevuti dall’esterno, quasi come i computer che elaborano i dati (per questo kant viene definito
un cognitivista). Se per esempio ci trovassimo ad indossare sempre delle lenti azzurre, il mondo per
noi, e non per altri, continuerà ad essere azzurro.
La rivoluzione copernicana di Kant consiste proprio in un ribaltare la scienza utilizzata fino a quel
momento: se prima si pensava che fosse la mente dell’uomo a modellarsi alla realtà, Kant ammette il
contrario, cioè che è la realtà a doversi adattare alle forme a priori attraverso cui la percepiamo.

In seguito:
-il fenomeno è la realtà come ci appare tramite le forme a priori.
-il noumeno è la realtà come realmente è, che non siamo in grado di percepire.
4.LA FACOLTA’ DELLA CONOSCENZA E LA PARTIZIONE DELLA CRITICA DELLA RAGION PURA
Kant distingue le facoltà conoscitive in:
-sensibilità: facoltà di intuire attraverso i sensi o spazio e tempo come forme a priori. Non derivano
dall’esperienza.
-intelletto facoltà di pensare ai dati tramite concetti puri e categorie.
-ragione: facoltà oltre l’esperienza di spiegare le idee di anima, mondo e Dio (non in maniera
oggettiva). Mi porta al di là del sperimentabile.

Dottrina degli elementi→ cerca di comprendere gli elementi delle forme a priori individualmente, si
divide in:
-estetica trascendentale, forme a priori della sensibilità.
-logica trascendentale, forme a priori del pensiero discorsivo:analitica trascendentale (forme a priori
dell’intelletto), dialettica trascendentale (forme a priori della ragione).

5.IL CONCETTO KANTIANO DI TRASCENDENTALE E IL SENSO COMPLESSIVO DELL’OPERA


(trascendente: Non riconducibile alle determinazioni dell'esperienza, in quanto sussiste
indipendentemente dalla realtà di cui è peraltro il presupposto)
Critica della ragion pura→ ragione come facoltà conoscitiva generale, “ragion pura” come i principi
per conoscere qualcosa a priori.
Trascendentale→ connesso con la forma a priori che non descrive una elemento in quanto tale , ma
una condizione che rende possibile la conoscenza della realtà del fenomeno (ciò che io percepisco, a
differenza del noumeno, che è ciò che realmente è). Non solo gli elementi a priori della ragione ma
come essi funzionano tramite lo studio filosofico.
Non ontologia ma come noi riusciamo a comprendere la realtà.

Se tutti abbiamo gli stessi meccanismi cognitivi significa che noi vediamo le cose allo stesso modo,
tramite i giudizi sintetici a priori.
Però la ragione ha un limite perché ciò che noi percepiamo è vero e tutto il resto, che non posso
sperimentare è noumeno.
Tribunale della ragione:la ragione diventa argomento di critica tramite il ragionamento, ragione
critica se stessa.

6.L’ESTETICA TRASCENDENTALE
Conoscenza intuitiva legata dallo spazio e dal tempo, come forme a priori e intuizioni pure della
sensibilità.

La teoria dello spazio e del tempo


Ci sono delle forme a priori che determinano un’ordine alla conoscenza sensibile (sono innate):
spazio→ forma del senso esterno, rappresentazioni a priori delle intuizioni esterne.
tempo→ forma del senso interno, rappresentazione a priori dei nostri stati interni che si susseguono
in ordine di successione.
Kant non pensa allo spazio e tempo come a dati empirici, perché direttamente, nello svolgere una
esperienza, dobbiamo introdurre ciò che viviamo in questi due fattori già presupposti nella nostra
mente.
Kant li percepisce come quadri mentali a priori entro cui connettiamo i dati fenomenici, sono dei
meccanismi che ognuno possiede.
L’esposizione trascendentale
La matematica è un concetto universale e necessario, immutabilmente valida per tutte le menti
pensanti.
Kant fonda la filosofia della matematica nel pensiero di geometria e aritmetica come scienze
sintetiche a priori.
Sintetiche → ampliano le nostre conoscenze con costruzioni oltre il già noto (7+5=12, ci aggiunge
che il 12 è dato dalla somma, concetto che non possiamo far derivare da via analitica)
A priori→ perché i teoremi valgono indipendentemente dall’esperienza.
La geometria corrisponde al concetto di spazio (le linee finite del mondo corrispondo alla retta,
quindi all’idea di spazio).
L’aritmetica consiste nell’idea del tempo, senza la quale i numeri non sarebbero mai sorti

7.L’ANALITICA TRASCENDENTALE
Logica che ha come oggetto di indagine l’origine, estensione e validità oggettiva delle conoscenze a
priori proprie dell’intelletto e della ragione.

Le categorie
I concetti sono funzioni che ordinano e unificano la realtá in rappresentazioni comuni; possono
essere:
→ empirici, se ricavati dall’esperienza,
→ puri, se contenuti a priori nell’intelletto.
I concetti si identificano con le categorie.
Esse rappresentano le supreme funzioni unificatrici dell’intelletto, e coincidono con i predicati
primi, cioè le grandi caselle entro cui rientrano tutti i predicati possibili.
Le categorie di Aristotele avevano valore ontologico e gnoseologico essendo forma dell’essere e del
pensiero mentre le categorie kantiane hanno una portata gnoseologica trascendentale in quanto
rappresentano di modi di funzionamento dell’intelletto , che non valgono per la cosa in sé ma per il
fenomeno (realtà come la vedo).
Poiché, secondo Kant, pensare è giudicare ci saranno tante categorie quante sono le modalità di
giudizio. Kant fa corrispondere a ogni tipo di giudizio ogni tipo di categoria.

Le categorie possono essere di:


-quantità: si parla sempre di una o più totalità di cose;
-qualità: se una cosa risulta reale o no;
-relazione: ci permette di capire la causa-effetto o l’ipotesi; rapporto sostanza e accidente→ riprende
Aristotele (l’uovo diventerà sempre gallina a meno che non lo rompiamo);
-modalità: permette di decretare la possibilità, impossibilità, esistenza e inesistenza.
L’insieme di queste 4 categorie ci permette di formare giudizi/ragionamenti.

La deduzione trascendentale
Kant si chiede se veramente la realtà si adegua a queste categorie, perché se un oggetto non è dato
dallo spazio e dal tempo questo non può essere reale perché non intuito, per le categorie non è
evidente che gli oggetti devono sottostare a queste.
Soluzione kantiana:
→l’unificazione del molteplicità che avviene tramite il soggetto, deriva dall'attività sintetica del
nostro intelletto, distingue l’unificazione (dove gli elementi si incontrano tra loro)e l’unità (il fine, a
cosa si arriva).
→ si forma la suprema unità formatrice della conoscenza, l’io penso→ è l’identica struttura
mentale che è tipica di tutti gli uomini, il centro mentale unificatore, ovvero che rende possibile
arrivare al concetto, l’oggettività e universalità del sapere.
→ l'attività dell’io penso si attua tramite i giudizi che sono i modi con cui il molteplice viene pensato.
→ i giudizi si basano sulle categorie, che sono le maniere di agire dell’io penso.
→ gli oggetti non possono essere pensati senza essere categorizzati.
La realtà entra, viene intuita con spazio e tempo, categorizzata, interpretata e unificata dall’io penso
tramite i giudizi→ le leggi della natura sono oggettive perché vengono formate dall’uomo
interpretando il fenomeno.

L’Io come legislatore della natura.


Se tutti i pensieri presuppongono l’io penso e esso pensa tramite le categorie , tutti gli oggetti
pensati presuppongono le categorie.
Se ognuno fosse dotato del proprio io penso ognuno avrebbe conoscenze soggettive, ma dato che
l’io penso è universale la conoscenza è oggettiva e universale.
L’Io penso non è inoltre un il creatore ma si limita ad ordinare una realtà che già preesiste e senza
cui la realtà non avrebbe senso.
La natura viene percepita come là conformità a leggi dei fenomeni, l’uomo riesce ad ordinare i dati
empirici e i meccanismi della natura, grazie all’Io penso, e li reinterpreta tramite le leggi (Newton,
Galileo).
La fisica è per esempio una scienza perché poggia sui giudizi sintetici a priori della mente, che deriva
dalle intuizioni di spazio e tempo e dalle 12 categorie.

Gli ambiti d’uso delle categorie e il concetto di noumeno


Secondo il pensiero kantiano la conoscenza dell’uomo deve essere ricercata nella mente stessa di
quest’ultimo; nella soluzione di Kant il fondamento del sapere viene percepito limitato
conformemente a come è limitata la mente dell’uomo.
Le categorie funzionano solamente se si trovano in rapporto con il materiale che esse organizzano,
cioè in connessione con le intuizioni di spazio-tempo.
Esse sono valide quindi solo se in relazione al fenomeno, se considerate singolarmente, cioè senza
dati, sono vuote: il conoscere non può andare al di là dell’esperienza sensibile.
Differenze tra conoscere e pensare:
→ conoscere: oggetto pensato e intuizione data nei confronti dell’oggetto.
→ pensare: senza intuizione, l’oggetto è pensato solo in base alla forma.
Questo esclude un uso trascendentale delle categorie, infatti esse possono avere solo uso empirico.

Il vero e proprio oggetto della conoscenza umana è per Kant il fenomeno, perché il noumeno, cioè la
cosa come realmente è non può divenire oggetto di esperienza.
Lo intende:
→ in senso positivo come al di fuori della conoscenza umana ma come una possibile conoscenza di
un intelletto divino.
→ in senso negativo come il noumeno non potrà mai entrare in rapporto con la nostra mente e
intuizione sensibile.

8.LA DIALETTICA TRASCENDENTALE


Kant affronta il problema del considerare la metafisica come scienza, che risulta come una parvenza,
cioè una visione illusoria della realtà. Nella Dialettica Trascendentale il filosofo intende proprio
smascherare i ragionamenti fallimentari della metafisica e dei suoi ragionamenti.
La genesi della metafisica e delle sue tre idee
La metafisica viene definita come una materia che ha le sue origini dalla ragione che partendo da
dati sensibili (intuizioni) crea le rappresentazioni. Kant ritiene che il voler andare oltre i dati
esperienziali derivi dalla voglia dell’uomo di creare una spiegazione globale e onnicomprensiva della
conoscenza (es. la colomba che crede di riuscire a volare anche senza l’aiuto dell’aria o del vento).

Questa teoria kantiana fa leva su 3 idee trascendentali:


-anima, idea della totalità dei fenomeni interni;
-mondo, idea della totalità dei fenomeni esterni;
-Dio, idea del fondamento di tutto ciò che esiste.

L’errore della metafisica sta proprio nel trasformare queste tre idee in altrettante realtà,
dimenticandoci che ciò che osserviamo non è la realtà in sé (noumeno) ma il fenomeno della realtà;
questo porta l’uomo a spingersi verso orizzonti non oltrepassabili, e questo crea teorie fallimentari.
Kant evidenzia tre scienze che fanno parte della metafisica: psicologia razionale (anima), cosmologia
razionale (mondo), teologia razionale o naturale (Dio).

La critica alla psicologia razionale e della cosmologia razionale


Secondo Kant, l’equivoco svolto dalla psicologia razionale fu quello di unire i valori positivi all’io
penso, cioè dare a quest’ultimo tutti gli attributi dell’anima, mettendoli sullo stesso piano. Non
possiamo infatti attribuirgli gli ideali di immortalità, spiritualità, perché l’io penso si presenta solo
tramite le forme a priori (come coscienza) e non come un io dato dal noumeno, quindi nella sua
realtà.

La cosmologia razionale ha fallito nel credere al mondo nella sua totalità dei fenomeni cosmici, in
quanto l’uomo non è in grado di mostrare la totalità di un esperienza, perchè andrebbe oltre le
proprie capacità cognitive, oltre il fenomeno.

L’idea del mondo cade inoltre nella costruzione di antinomie, cioè l’offrire teorie contrarie l’una
all’altra che non potendone fare esperienza non siamo in grado di giudicare: le prime due sono
matematiche e le seconde dinamiche.
Coloro che hanno oltrepassato il mondo ci hanno dato opinioni giuste ma in contrasto tra loro come
nella prima antinomia.
Es. idea del mondo limitato in contrasto con il mondo infinito.
Esse vengono definite come fallimentare perché non potendo porci verso l’idea del mondo, questa
non può né confermare l’una né entrare in conflitto con l’altra.

La critica alle prove dell’esistenza di Dio


La teologia non ha avuto un ragionamento che ci ha condotto ad una conoscenza vera e propria; ci
ha dato l’idea di Dio come supremo modello, ma non ci ha aiutato a capire se questa idea fosse
dimostrabile realmente, lasciandoci nell’ignoranza assoluta.
3 prove sull’esistenza di Dio:
→ ontologica: vuole ricavare l’esistenza di Dio dal suo essere perfetto; secondo Kant però non può
essere possibile passare da un ragionamento a una realtà (es. pensare a 100 euro o avere 100 euro),
perchè la realtà può essere solamente dedotta per via empirica, tramite l’esperienza. La prova
ontologica è quindi impossibile (se vuole derivare una realtà da un’idea) e contraddittoria (se
nell’idea di perfettissimo assume già l’esistenza che vorrebbe dimostrare).
→ cosmologica: distinzione tra contingente (casuale) e necessario (del destino); se qualcosa esiste
oggi deve esistere anche un fattore necessario, perfettissimo, dal quale derivi tutto il resto, e questo
fattore viene identificata con Dio.
Passare da un intuizione ad un idea di Dio è proprio l’errore svolto dalla cosmologia, perché questa
idea non è basata su dati empirici, e quindi non è scientificamente valida.
→ fisico-teologica: Il creato è un meccanismo dove tutto si incastra, ed essendo questo meccanismo
perfetto esso non può essere creato da Dio, l'essere perfettissimo, il quale si occupa sia dell’uomo
che del mondo.
I filosofi sono partiti dall’esperienza per poi elevarsi subito all’idea di causa trascendente,non
valutando i dati empirici della natura, ricadendo nello stesso errore dell’ontologia e della cosmologia;
secondo Kant, l’uomo passa dall’esperienza per poi saltarne fuori, creandosi idee illusorie.
Kant non è ateo, non esclude l’esistenza di Dio, ma è agnostico, quindi ritiene che la ragione umana,
coerentemente ai propri limiti, non sia nè in grado di dimostrare l’esistenza di Dio, né la sua non
esistenza.

CRITICA DELLA RAGION PRATICA


2.LA REALTA’ E L’ASSOLUTEZZA DELLA LEGGE MORALE
Esiste una legge a priori universale dentro ognuno di noi.
O la legge morale è un'illusione, o essa è guidata da una forza incondizionata, presupponendo una
ragione pratica pura capace di svincolarsi dalle inclinazioni sensibili e di guidare la condotta in modo
stabile.
La legge deve essere morale e libera, perché sono io a valutare quale sia la strada più giusta da
compiere.
Kant attribuisce alla moralità gli attributi di categoricità, formalità disinteresse e autonomia.
Morale è ab-soluta, è una bipolarità tra ragione e sensibilità: se l’uomo fosse solo sensibile sarebbe
un animale, se fosse solo razionale, l’individuo sarebbe accompagnato dalla santità etica (perfetta
adeguazione alla legge, in qualsiasi circostanza si agisce solo nel miglior modo possibile).
L’agire morale è una lotta continua tra ragione e impulsi egoistici.
Contro il fanatismo che è il continuo oltrepassare della condotta umana, sostituendo alla virtù la
santità etica.
Dottrina degli elementi → si divide in:
-analitica (regole della verità, categoricità, formalità e autonomia)
-dialettica (parvenza morale, l’antinomia connessa all’idea del sommo bene)

3.LA CATEGORICITA’ DELL’IMPERATIVO MORALE


Principi pratici (regole della volontà umana) sono suddivisi in: massime, imperativi e volontà.
→ Le massime sono prescrizioni di valore soggettivo, cioè valida per il singolo individuo.
→ Gli imperativi sono prescrizioni di valore oggettivo, universale; si dividono in:
-ipotetici, in vista di determinati fini, di valore universale (es. studiare per passare l’esame); ha in sé le
regole dell’abilità (le tecniche per raggiungere il fine) e i consigli della prudenza (mezzi per ottenere
il benessere e la felicità).
-categorico, dovere in modo incondizionato; ci sono situazioni dove il dover fare qualcosa è
categorico e non vi è altra possibilità. Ha le caratteristiche di una legge, ordina un “devi assoluto”
vale per tutte le persone e per tutte le circostanze in maniera universale, ha in se stesso i
contrassegni della moralità (es. interrogazione programmata, devo andare in ogni caso).

For mula-base dell'imperativo categorico


Agire secondo le proprie volontà facendo in modo che queste volontà abbiamo carattere della legge
morale. Si deve agire secondo una massima universale.

Seconda formula
Bisogna rispettare la nostra dignità ma anche quella degli altri, non usando chi ci circonda in maniera
egoistica, come mezzo per arrivare a qualcosa.

Terza formula
Il comando morale non è qualcosa di esterno e schiavizzante ma una volontà razionale
dell’individuo, che così agendo non sottostà a nessuno che a se stesso→ siamo noi che facciamo la la
LEGGE.

4.LA FORMALITA’ DELLA LEGGE E IL DOVERE PER IL DOVERE


Una caratteristica dell'etica kantiano è che essa non ci dice "che cosa dobbiamo fare" ma come
dobbiamo fare quella cosa. L'imperativo etico risiede in una legge formale-universale la quale
afferma solo che: quando agisci tieni presenti gli altri e rispetta la dignità umana che è in te e nel
prossimo.
Questo formalismo sta nella scoperta della fonte della moralità che alimenti i costumi dei popoli e il
loro divenire storico restando immune ad ogni mutamento.
(Rivoluzione copernicana: non è la realtà che detta le regole ma la realtà che si adegua alle nostre
regole)
Il cuore della moralità sta nel dovere-per-il-dovere, cioè non in vista di obiettivi o risultati personali
guidati dalla felicità ma solo verso il dovere.

Rigorismo kantiano→ esclude le emozioni e i sentimenti, ma ammette solamente il rispetto nei


confronti della legge.

Il dovere comporta inoltre che non si passi dalla moralità alla semplice legalità, perché per
partecipare ad una legge lo si deve fare non perché spinti dall'esterno, quindi dalla norma, ma per un
volere morale interiore.
Non è la morale ciò che si fa ma l'intenzione con cui la si fa'.

5.L'AUTONOMIA DELLA LEGGE E LA RIVOLUZIONE COPERNICANA MORALE


L'autonomia dell'uomo sta secondo kant nel saper valutare tramite la ragione che cosa è giusto e che
cosa è sbagliato.
Kant è contro tutte le morali eteronome (al di fuori dell'uomo) perché egli crede che se fossimo
influenzati dalla società non saremmo più liberi ma sempre in relazione con il resto.
Anche nella religione l'uomo non deve agire in funzione di qualcosa: se Dio ci dice che non dobbiamo
uccidere, non deve dircelo Dio ma dobbiamo essere noi stessi a dettare questo concetto nella nostra
morale; essendo legati ai valori religiosi infatti, la morale non è più universale perché sottoposta a
qualcosa di esterno.
Il tema dell'autonomia morale scioglie anche il paradosso della ragion pratica secondo cui non sono i
concetti del bene e del male a fondare la legge etica dell'uomo(perché la legge a volte può sbagliare,
es.nazismo), bensì l'uomo che tramite la propria legge comprende ciò che è buono e ciò che è
sbagliato. (La realtà si adatta a noi non il contrario)
Morale eteronoma: dall’esterno.
Morale autonoma: dentro di noi.

6.LA TEORIA DEI POSTULATI PRATICI E LA FEDE MORALE


La Dialettica di Kant prende in considerazione l'idea di sommo bene o assoluto morale (comportarsi
sempre moralmente) che però non è ancora il sommo bene della nostra natura, che consiste
nell’addizione di virtù e felicità.
Nel mondo virtù e felicità non sono mai congiunte, sono due azioni distinte ed opposte in quanto
una rende l'uomo morale, l'altra lo avvicina ai vizi rendendolo egoista.
L'unico modo per uscire da questa antinomia è di postulare un mondo dell'aldilà in cui si possa
realizzare ció che nell'aldiqua non è possibile→ virtù=felicità.
I postulati sono qualcosa che viene preso per vero anche senza spiegazioni o dimostrazioni:
→ immortalità dell’anima: poiché la santità non è di questo mondo si deve pensare ad un tempo
infinito grazie a cui arrivare alla santità.
→ esistenza di Dio: di una divinità che mi permetterà di raggiungere la felicità.
→ libertà: le legge morale non deve arrivare da qualcuno esterno, con la morale vi è l’idea che esista
un mondo di libertà dove ognuno sia libero di scegliere.

I postulati principali sono principalmente religiosi in quanto il libero arbitrio non può essere
affermato scientificamente in quanto il mondo dell’esperienza si fonda sul principio di causa-effetto.

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