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Immanuel Kant (1724-1804)

La filosofia di Kant fonda per la prima volta al pensiero moderno.

La filosofia kantiana si concentra in tre opere principali, pubblicate negli anni Ottanta
del Settecento («decennio critico»):

 la Critica della ragion pura (1781),

 la Critica della ragion pratica (1788)

 la Critica della facoltà di giudizio (1790).

Queste opere realizzano un’analisi dell’insieme delle facoltà dell’animo umano, per
stabilire i loro principi a priori (= non empirici) che determinano il loro funzionamento.

La possibilità di conoscere, quella di agire e quella di sentire piacere e dispiacere


riposano su determinati fondamenti a priori che la critica ha il compito di isolare e
definire. Conseguentemente, tale filosofia prende il nome di «filosofia critica»

Facoltà di conoscere ——> Critica della ragion pura 1

Animo Facoltà di desiderare ——> Critica della ragion pratica 2

Sentimento di piacere——-> Critica della facoltà di giudizio 3

La «rivoluzione copernicana» operata da Kant

La prima critica si sviluppa a seguito di un’intuizione che Kant ha nel 1769.

Essa tratta l’INTUIZIONE FONDAMENTALE delle relazione uomo-mondo (insieme


degli eventi). La conoscenza NON è uno specchio che riflette passivamente il
mondo, bensì è il CAMPO entro cui esso ci si presenta ed esiste in senso stretto. È
questa tesi che ci permette l’esistenza dalle idee a priori, che affermano un qualcosa
sugli oggetti prima che si presentano al nostro cospetto. Devono essere gli oggetti a
regolarsi sulla nostra conoscenza e non viceversa. SOGGETTO= legistratore della
natura.

La questione preliminare (Vorfrage) della KrV

Esiste un tipo di conoscenza che non deriva dall’esperienza, che si esprime tramite
giudizi sintetici a priori?

Sì, la conoscenza matematica e la conoscenza fisica sono entrambe caratterizzate


da giudizi universali e necessari che realizzano un’estensione della conoscenza.
Il giudizio sintetico a priori
 Giudizio analitico a priori: è universale e necessario, ed esplica ciò che è
contenuto nel concetto, ma non lo estende. Si basa sul principio di non
contraddizione (es.: tutti i corpi sono estesi)

 Giudizio sintetico a posteriori: è particolare o generale ed amplia la


conoscenza. Si basa sull’esperienza (il tavolo è verde)

 Giudizio sintetico a priori: è universale e necessario ed estende la


conoscenza a priori. Si basa sul problema fondamentale della critica, ovvero
l’esistenza di una CONOSCENZA NON DERIVANTE DALL’ESPERIENZA.

7 + 5 = 12

La questione fondamentale (Grundfrage) della KrV

Come sono in generale possibili giudizi sintetici a priori?

La critica deve prima scoprire il fondamento di tali giudizi, cioè gli elementi
puramente a priori (= assolutamente indipendenti dall’esperienza) per elaborare il
SISTEMA DELLA RAGION PURA, che esprime tutta le conoscenze a priori. ( 1
parte metafisica).

La questione finale della KrV

Una volta elaborato il sistema della ragione pura, bisogna approfondire la


CONOSCENZA SCIENTIFICA degli “oggetti” a cui l’uomo tende per natura e che
rappresentano lo SCOPO FINALE della metafisica. Questi problemi della ragion
pura sono Dio, la Libertà e l’Immortalità. ——> 2 parte della metafisica.

È possibile dimostrare che siamo liberi, che abbiamo un’anima immortale e che
esiste un Dio creatore? La questione fondamentale e quella finale si riassumono
nella domanda:

Com’è possibile la metafisica come scienza? (non c’è risposta)

Il concetto kantiano di metafisica

La della ragion pura è intesa come come:

a) CRITICA, cioè l’indagine preliminare delle facoltà della ragione in base a idee
a priori.

b) METAFISICA, cioè il sistema della ragion pura in senso stretto, che esprime
tutta la conoscenza possibile.
*= critica trascendentale, propedeutica, trattato sul metodo, scienza speciale
(KrV, KpV, KdU)
*= filosofia trascendentale, i principi della ragion pura (metafisica della natura e
dei costumi)

L’idea della metafisica della natura


La metafisica è costituita dalla filosofia trascendentale e dalla fisiologia della ragion
pura. Il sistema della metafisica si compone di quattro parti principali:

La seconda parte, o dottrina della natura della ragion pura, si divide physica
rationalis e psycologia rationalis”.

Il concetto scolastico di metafisica (Suarez)


Sapienza

 Metaphysica generalis (ontologia)-> ens comune

 Metaphysica specialis: a) Psychologia—>homo

b) cosmologia—->natura
C) theologia——> deus

Il concetto aristotelico di «metafisica»


Filosofia prima

 Ontologia (conoscenza dell’essere in generale) —-> ente in quanto ente

 Teologia (conoscenza del fine ultimo) ———> ente più divino

L’oggetto della KrV: la facoltà conoscitiva

Tutta la conoscenza comincia con l’esperienza, ma non è detto che derivi sempre da
essa. La conoscenza è, infatti, SENSIBILITÀ ( come percepisco il mondo-> facoltà
delle intuizioni) e INTELLETTO ( forza modificatrice delle molteplicità delle emozioni
—> facoltà dei concetti).

LA STRUTTURA DELL’OPERA

LA DIALETTICA TRASCENDENTALE

La prima parte della metafisica esprime i concetti di SPAZIO e TEMPO, cioè i


principi a priori della sensibilità.
A) spazio e tempo sono intuizioni pure, senza le quali non ci sarebbe
l’esperienza, e non ci sarebbero realtà empiriche derivanti da essa. ( non si
ottengono con l’astrazione)

B) Spazio e tempo sono rappresentazioni necessarie, alla base della realtà


empirica. Sono le condizioni formali usate dall’anima per organizzare la
materia del fenomeno. (non sono né in realtà, non è qualcosa di sostanziale)

C) Spazio e tempo sono soggettivi, perché ognuno di noi le possiede


precedentemente all’esperienza.

La costruzione di un concetto è possibile grazie queste intuizioni pure.

 SPAZIO: forma del senso esterno, ciò mediante cui percepisco il mondo.

 TEMPO: forma del senso interno. È la successione di eventi psichici ed


emozioni. Ogni cosa del mondo diventa in una un’emozione e si traduce in un
flusso temporale. Pertanto, tra i due, è la forma più universale.

Sono due elementi ideali, non esistenti, provi di chi la pensa.

FENOMENO E NOUMENO

Il FENOMENO è un dato sensoriale, che si mostra quindi alla nostra sensibilità,


mentre il NOUMENO e ciò che sta aldilà del mondo ed è per noi irraggiungibile.

Noi, come essere finiti, siamo stati assegnati passivamente al mondo. Ma visto che
non siamo noi il creatore, dobbiamo supporre che esso sia un’APPARENZA che
cela una realtà a noi ignota (NOUMENO). Riusciamo a percepire il mondo grazie alla
facoltà conoscitiva, presupponendo l’utilizzo dello spazio e del tempo.

Il mondo si può considerare sotto due punti di vista:

 FENOMENO: come ci si presenta

 NOUMENO: realtà in se (pensabile ma non conoscibile)

Non considerando le condizioni spazio-temporale, bisogna sì ammettere l’esistenza


di qualcosa ma non sappiamo cosa sia. L’oggetto che si presenza al nostro cospetto
è RAZIONALE FINITO, mentre quello RAZIONALE INFINITO (oggetto in sé) si
presenta davanti a Dio, considerato l’intuizione originaria (=creatore del mondo).
La coscienza trascendentale

La coscienza trascendentale si occupa del nostro modo a priori di conoscere gli


oggetti. Tale concetto è simile alla COSCIENZA ONTOLOGICA di Aristotele, in
quanto entrambe indagano la STRUTTURA dell’ente in quanto ente. Tuttavia per
Aristotele la realtà è ciò che si presenta a noi e, pertanto, può essere definita in
modo universale e assoluto. Al contrario, Kant ritiene che la visione del mondo sia
SOGGETTIVA: riusciamo così a conoscere la STRUTTURA FENOMENICA, relativa
sempre a chi la concepisce.

La logica trascendentale

La logica si distingue, per Kant, in due categorie: la LOGICA FORMALE e la


LOGICA TRASCENDENTALE. La prima è generale e pura e si occupa della forma
del pensiero. Può astrarre da contenuti e ci permette di stabilire le REGOLE per
collegare una premessa alla sua necessaria conclusone. Non ci dice però se un
concetto sia oggettivo o meno. Al contrario, la logica trascendentale ci permette di
stabilire l’oggettività, l’origine e l’estensione di concetti puri a priori, che non siano
le intuizioni dell’estetica (spazio-tempo).

Analitica trascendentale

Si divide in: analitica dei concetti (empirici= esperienza, puri=prescindono


dall’esperienza); analitica dei principi.

L’analitica trascendentale, detta anche “analitica dell’intelletto”, fornisce una


scomposizione del pensiero per arrivare a stabilire l’insieme degli elementi puri, su
cui riposa ogni atto di pensiero, a prescindere dallo spazio-tempo. Pensare significa
unificare il molteplice e si esprime con un GIUDIZIO ( come la sinossi platonica). Il
molteplice si presenta così sotto una RAPPRESENTAZIONE COMUNE.

PENSARE= CONCEPIRE= GIUDICARE


L’ANALITICA DEI CONCETTI

La parte iniziale dell’analitica trascendentale è l’ANALITICA DEI CONCETTI e


indaga sulle categorie ( concetti puri e universali), cioè unità per unificare il
molteplice.

Per individuare il numero esatto (=12) di queste categorie è necessario un principio


che le leghi. Bisogna ricorrere ai giudizi, tramite i quali si esprime un atto di pensiero.
Si può quindi stabilire una TAVOLA DEI GIUDIZI che è la ratio cognoscendi (filo
conduttore) della tavola delle categorie. ( visto che giudicare=pensare, ci saranno
tanti giudizi quante categorie.

La deduzione trascendentale delle categorie (giustificare l’esistenza delle


categorie)

Una volta stabilita la tavola delle categorie, bisogna verificare la loro <deduzione>,
cioè se hanno validità oggettiva da far sì che ogni dato sensoriale si adegui a noi e
non al nostro intelletto. (Estensione del diritto di dell’intelletto).

Il problema di fondo è: COME POSSONO LE CATEGORIE (soggettive) RIFERIRSI


NECESSARIAMENTE AI FENOMENI NATURALI? L’Unità sta nell’intelletto
Com’è evidente che tutto ciò che ci arriva si adatta allo spazio-tempo non lo è
altrettanto il fatto che il dato debba adattarsi alla nostra visione. Questa conoscenza
( di concetti puri a priori) deve avvenire NON con l’intuizione, ma secondo le regole
della congiunzione.

La sintesi del molteplice si chiama conjuctio ed è un’operazione esclusiva


dell’intelletto. Le 12 categorie sono quindi l’espressione di un ente originario noto
come “unità sintetica dell’appercezione”>principio alla base (oppure “percezione
pura”, o “unità oggettiva dell’auto conoscenza”), cioè la preposizione(giudizio) IO
PENSO. Viene quindi considerata la RATIO ESSENDI, su cui si basano le categorie.
Aristotele e i quattro modi dell’essere.

Dopo aver stabilito il nesso categorie-io penso, la deduzione ci mostra come ogni
intuizione debba relazionarsi con l’unità. Alla base c’è un ragionamento per
assurdo: senza questa unità non sarebbe possibile collegare l’istante presente a
quello passato o futuro (sintesi empirica delle percezioni). La conoscenza
risulterebbe, quindi, frammentata. Allora se ogni intuizioni si sottopone all’unità e, di
conseguenza, alle 12 categorie, esse sono necessariamente valide in modo
oggettivo.

1. premessa: tutte le categorie sono espressione dell’unità

2. Premessa: tutte le intuizioni sono sottoposte all’unità

L’analitica dei principi

L’analitica dei principi, partendo dai risultati ottenuti nella prima parte(nesso
categorie-io penso come fondamento), analizza come sia concretamente possibile
l’incontro(categorie-dato) ed elabora i giudizi sintetici originari a priori. Infatti
l’intelletto, inteso come ente limitato in termine di atti di conduzione, è molto diverso
rispetto al dato sensoriale. La sensibilità, essendo a posteriori, non permette
all’intelletto di agirvi direttamente, ma solo indirettamente; deve pertanto
relazionarsi solo con ciò che gli somiglia. Può agire solo sul tempo, la suprema fra le
condizioni formali che permette l’intuizione del dato sensoriale. È necessario
l’introduzione di una terza facoltà conoscitiva intermedia, che determina il tempo a
priori: l’immaginazione trascendentale. È una facoltà inconscia ma indispensabile,
che permette di congiungere la molteplicità dell’intuizioni all’unità dell’appercezione.
Senza di essa esisterebbero solo fenomeni e non oggetti di conoscenza empirica.
L’immaginazione è produttiva e va a determinare la condizione formale di tutti i
fenomeni grazie a degli schemi trascendentali (tanti quanti le categorie). Essi sono
delle rappresentazioni intuitive di concetti puri, che sono sia intellettive che
sensibile. Pertanto l’immaginazione è la facoltà INTERMEDIA che unisce le
categorie alla forma pura del tempo. (Unità pensate dal concetto puro)

La sintesi figurata= La pura attività schematizzante dell’immaginazione giustifica la


validità oggettiva delle categorie, in riferimento al dato sensoriale. Quella
immaginativa è, quindi, l’ultima azione fondatrice dei giudizi sintetici a priori.
Risponde alla questione fondamentale della critica: come sono possibili i giudizi
sintetici a priori.

I principi dell’intelletto puro

Dopo aver dato un a risposta alla questione fondamentale della critica. Kant
provvede a determinare i giudizi sintetici a priori più originali. Così facendo, è
possibile stabilire il sistema della ragion pura, che racchiude tutto il sapere
metafisico. Va quindi a individuare il complesso dei giudizi più originari,
indispensabili per la struttura di ogni fenomeno. Questi giudizi sono OTTO e ci
offrono la natura formaliter spectata, cioè delle leggi universali e necessarie per le
quali ogni cosa accade (fenomeno=natura MATERIALITER SPECTATA)

L’analitica trascendentale termina con una considerazione sull’ESTENSIONE delle


categorie. Esse valgono solo se riferite a un fenomeno e dipendano pertanto dalla
sensibilità.

La dialettica trascendentale

La seconda parte della “logica trascendentale” analizza tutte le deduzioni


necessarie a dar vita a dei concetti puri noti come IDEE TRASCENDENTALI. Essi
sono prodotto necessario e sono oggetti incondizionati, che non possono essere
conosciuti dall’esperienza. La ragione si illude di poter dimostrare la loro la validità
oggettiva. La dialettica trascendentale ha due compiti:

a) Analizzare l’origine delle idee trascendentali e della parvenza naturale, che ci


spinge a dimostrare la loro validità oggettiva.
b) Dimostrare l’infondatezza delle 3 scienze che si fondano sulle 3 idee
trascendentali e spiegare come su tale concetti si fonda la concezione
empirica

La dialettica è divisa in due parti: la prima si occupa dei concetti della ragion pura, la
seconda dei sillogismi dialettici e trascendenti. All’origine delle idee trascendentali
(anima, mondo e dio) c’è l’io-penso che tende naturalmente a cercare di concepire
l’insieme dei fenomeni in modo assoluto e incondizionato. Esso, nel tentativo di
concepire questa totalità diventa ragione, cioè la facoltà dei principi in senso
assoluto, tramite la quale pensiamo l’incondizionato. La totalità può essere
concepita sotto 3 punti di vista:

A) Totalità nel senso intero-> idea psicologica (anima)

B) Totalità nel senso esterno-> cosmologica ( mondo)

C) Totalità assoluta delle cose->idea teologica ( Dio)

La sintesi di queste tre idee portata all’estremo le rende infondate. La ragione non
potrà MAI dimostrarle, nonostante ciò, sono importanti per la sintesi empirica.

L’idea è un concetto necessario della ragione, che non ha un corrispettivo


sensoriale e viene, pertanto, chiamata idea trascendentale. Deriva naturalmente
dalla ragione e si riferisce all’uso dell’intelletto. Essendo trascendenti sono al di là
dell’esperienza e non avranno mai un riscontro sensoriale.

La confutazione della psicologia

L’obiettivo della psicologia è quello di dimostrare l’esistenza di una sostanza


pensante. Se dico <<io>> mi riferisco a me stesso, ma ciò che non corrisponde a
nessuna percezione. La psicologia razionale si fonda su un errore: eguaglia il modo
di esistere di una realtà empirica al modo di esistere dell’’<<io penso>>. È
quest’ultimo a rendere possibile L’apparire (fondamento) e non le categorie. Non
essendo una realtà estesa è anche immateriale e incorruttibile.
La confutazione della cosmologia

L’obiettivo della cosmologia razionale è quello di definire in modo assoluto la


struttura del mondo, partendo dall’idea di d mondo. Essa pretende di poter superare
i quattro naturali e inevitabili problemi che impediscono il raggiungimento del suo
scopo. Questi problemi sono in realtà impossibili da sciogliere; si arriva a una
condizione antinomica, caratterizzata da due tesi, una opposta all’altra:

1. Problema: tesi: il mondo è finiti e limitato nel tempo e nello spazio. Implica il
passaggio dal non essere all’essere.

Antitesi: il mondo è infinito e illimitato nel tempo e nello spazio.

Non lo sapremo mai in quanto il mondo non è un fenomeno.

2. Problema: tesi: ogni sostanza è composta da parti semplici.

Antitesi: nessuna sostanza è composta da parti semplici.

Non si arriva mai a una causa ultima della materia. La ragione cerca sempre
di farlo.

3. Problema: tesi: non è solo dalle leggi della natura che dipendono le azioni.
Anche noi, con la nostra volontà, possiamo essere autori (causalità mediante
libertà).

Antitesi: tutto ciò che accade segue necessariamente le leggi della natura.

4. Problema: tesi: c’è un qualcosa che esiste come elemento o causa ed è


assolutamente necessario. Ammette l’esistenza di un essere assolutamente
necessario come elemento del mondo (panteismo).

Antitesi: non esiste un essere che è la causa del mondo.

Sul piano puramente teorico è impossibile decidere tra tesi e antitesi, in quanto
abbiamo varie argomentazioni per sostenerle entrambe. Attraverso un ragionamento
razionalistico viene sostenuta la tesi, attraverso uno empiristico l’antitesi. Il problema
di fondo di questa situazione aporetica è che il mondo non può essere sottoposto a
una deduzione oggettiva, in quanto è un oggetto trascendentale. Si fonda dunque
sulla natura della ragione e non se ne verrà mai a capo.

La confutazione della teologia

La teologia razionale si fonda sull’essere supremo, originario e perfetto: quale


Dio.egli genera tutto e quindi nella sua mente si presenta la totalità assoluta di tutte
le cose, che dipendono esclusivamente da lui. Viene pertanto definito l’ens
realissimum. L’obiettivo della teologia è quello di dimostrare l’onnipotenza,
l’onniscienza e la personalità di Dio, suoi tratti caratteristici. La dialettica
trascendentale va a confutare le “prove dell’esistenza di Dio”, raggruppati in tre
categorie:

 Ontologia: viene formata per la prima volta da Anselmo d’Aosta ed è la prova


a priori. Pretende di affermare analiticamente che Dio, essendo perfetto, non
può mancare di nessun attributo, tanto meno dell’esistenza.

 Cosmologia: è una prova a posteriori si parte dal presupposto che siccome


c’è il divenire, ci deve essere per forza una causa ultima.

 Fisico-teologia: cioè ordine, quindi c’è Dio (a posteriori)

Le due prove a posteriori implicano quella a priori: è, per questo, necessario


dimostrare prima l’argomento ontologico. L’errore di fondo della prova ontologica sta
nella pretesa di massate automaticamente dal concetto all’esistenza di Dio.

CONCETTO DI DIO. ANALISI. ESISTENZA DI DIO

L’esistenza non qualifica una cosa ed è giustificabile solo con l’esperienza. Dio però
sta al di là dell’esistenza sensibile e non può essere percepito in alcun modo. Si può
pensare che sia vera la pretesa dell’esistenza di Dio, ma fino a quando non sarà
approvata da percezioni sarà comunque un concetto contraddittorio. Quindi, se il
passaggio arbitrario concetto-esperienza è inammissibile, tanto più lo sarà per il
concetto di Dio (al di là dell’esperienza).

Le conclusioni della dialettica trascendentale

La dialettica trascendentale ha confutato le tre scienze che pretendono di poter


offrire la conoscenza teorica delle tre idee trascendentali. Essi, dato che si originano
dalla nostra ragione e non hanno alcun rapporto con l’esperienza, possono essere
sottoposte solo a una deduzione soggettiva. Il nostro intelletto tende infatti a
portare all’estremo la conoscenza delle tre idee e noi, in quanto esseri razionali finiti,
non possiamo cercare di dimostrarle.tendenza della ragione ha una duplice valenza:

-negativa, in quanto non riusciremo mai a dimostrare la validità oggettiva delle tre
idee sul piano teoretico

-positiva, perché ci spingono oltre limiti della conoscenza empirica.

La KVR ha quindi ho tenuto due tipi di risultati:

1 positivo: siamo in grado di definire la natura formaliter spectata, cioè la struttura


in generale di un fenomeno. Prima di incontrare in qualsiasi fenomeno, conosciamo
già le sue determinazioni universali e necessarie che ne permettono la
manifestazione (Analitica trascendentale) 2.Negativo: la metafisica specialis, nel
suo fine ultimo, è impossibile. La ragione capisce di non poter afferrare mai nulla di
certo su ciò che la circonda a livello puramente teorico.

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